TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 607 di Mercoledì 1 dicembre 2021

 
.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   PELLICANI, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'attività delle vetrerie di Murano era in lenta ripresa, dopo mesi difficili di crisi e cassa integrazione, aggravati dalla pandemia, ma l'aumento dei costi del gas sta rimettendo tutto in discussione, mettendo letteralmente in ginocchio le aziende. Si tratta di aumenti insostenibili del 400/500 per cento;

   in tal modo le vetrerie di Murano, con alle spalle una storia millenaria, rischiano il fallimento. Sono «ostaggio» delle bollette del gas, alle quali presto non riusciranno più a fare fronte;

   le cifre illustrate dai rappresentanti del settore parlano da sole: 7,5/8 milioni di euro è la spesa annuale che saranno chiamate a far fronte le 64 aziende attive nell'isola per alimentare le fornaci con il gas. A fronte di una spesa di circa 3 milioni di euro, sostenuta nelle annualità precedenti alla pandemia;

   complessivamente sono 650 gli addetti diretti delle vetrerie e per molte aziende le bollette potrebbero arrivare anche a 60 mila euro al mese;

   in base alle statistiche elaborate da Gme (Gestore mercati energetici), il gas metano è passato da 0,23 euro al metro cubo del settembre 2019 agli 0,85 euro di ottobre 2021, fino addirittura ai 0,98 euro di questi giorni. Si tratta di un aumento quasi quotidiano e in costante crescita, che costringe gli artigiani a lavorare in perdita sulle commesse e in alcuni casi a spegnere i forni, che per funzionare devono rimanere accesi 24 ore su 24;

   il pericolo che si sta correndo è quello di vanificare gli sforzi di rilancio dell'economia veneziana e in particolare di una produzione unica, che rappresenta un fiore all'occhiello del made in Italy;

   la regione del Veneto ha previsto un contributo di 3 milioni di euro a sostegno del distretto del vetro di Murano, che consentirà alle aziende di sopravvivere fino alla primavera 2022;

   oggi, quello che chiedono i vetrai di Murano e le associazioni sono interventi a sostegno della bolletta energetica e misure strutturali per abbattere gli oneri di sistema e per evitare la scomparsa del settore –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere a sostegno delle vetrerie di Murano, realtà storiche con una produzione unica al mondo, che rappresentano un'eccellenza del Paese e ora rischiano la chiusura.
(3-02656)

(30 novembre 2021)

   PIGNATONE, GAGNARLI, BILOTTI, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, GALLINELLA, L'ABBATE, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato dall'analisi dei dati della World meteorological organization, una delle conseguenze dei cambiamenti climatici è l'aumento della frequenza e dell'intensità dei fenomeni meteorologici avversi, con ripercussioni devastanti per il settore agricolo;

   le analisi evidenziano come il 2020 (temperatura media +1,2 gradi centrigradi) si inserisca a pieno titolo nel contesto del global warming; analizzando i dati riferiti al solo territorio nazionale si può affermare che anche l'Italia sia stata interessata da un innalzamento della temperatura; in base agli studi del Cnr-Isac è emersa un'anomalia di +1,04 gradi centrigradi rispetto al trentennio di riferimento; si tratta del secondo anno più caldo per il nostro Paese dal 1800, preceduto solo dal 2018;

   nonostante dal 1980 a oggi la temperatura in Italia sia in costante ascesa, il numero di aziende agricole assicurate appare in marginale flessione;

   in particolare, secondo il rapporto Ismea sulla gestione del rischio in agricoltura, sebbene nel 2020 siano aumentate le risorse per la gestione del rischio, le variazioni operate dalle regioni sono prevalentemente in diminuzione, poi compensate dagli incrementi di spesa di due sole regioni, Emilia-Romagna e Sicilia;

   relativamente alle quote di mercato territoriali, le elaborazioni Ismea confermano il primato delle regioni settentrionali, che per valori assicurati concentrano il 79,5 per cento del totale nazionale, 0,6 in meno rispetto all'anno precedente;

   la graduatoria regionale vede in testa il Veneto (20 per cento), seguito da Emilia-Romagna (17,3 per cento), Lombardia (15 per cento), Trentino-Alto Adige (11,4 per cento) e Piemonte (11 per cento); le prime quattro regioni concentrano il 60 per cento del mercato;

   al Sud il primato resta alla Puglia (5 per cento), seguita a distanza da Sicilia, Abruzzo e Campania, che insieme cumulano il 3,5 per cento;

   inoltre si evidenzia che in molte regioni del Nord il peso della superficie assicurata regionale su quella assicurata totale sia molto più elevato del rapporto superficie agricola utilizzata regionale e superficie agricola utilizzata nazionale, a testimonianza del fatto che lo strumento assicurativo riveste un ruolo relativamente più significativo in queste aree, al contrario di quanto emerge in buona parte del Sud e del Centro Italia –:

   se non ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, iniziative volte a promuovere una diffusione uniforme sul territorio nazionale degli strumenti di polizza assicurativa a copertura delle perdite di produzione causate da eventi atmosferici avversi nel settore agricolo, anche considerando l'importanza sempre maggiore di strategie di prevenzione dei rischi, sia climatici sia economico-finanziari, da cui in larga parte dipende la crescita stessa del sistema Paese.
(3-02657)

(30 novembre 2021)

   CAON, BOND, SANDRA SAVINO, ANNA LISA BARONI, SPENA, PAOLO RUSSO e NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono presenti focolai di aviaria, dalla bassa padovana al veronese, nel bresciano, nel Lazio, con casi anche in Sicilia;

   soprattutto in Veneto sono stati coinvolti numerosi allevamenti di tacchini, i primi animali ad essere stati infettati, ma il virus circola anche negli allevamenti di ovaiole e di broiler;

   secondo i dati dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie, il centro di referenza nazionale, nella prima settimana di novembre 2021, gli episodi sono aumentati anche in altre regioni;

   il virus è stato rinvenuto in alcuni uccelli migratori i quali hanno la capacità di diffondere anche a lunga distanza il virus, in questo caso del ceppo H5N1, fra quelli ad alta virulenza. Per questo motivo si ritiene sia stato riscontrato il virus in numerose regioni;

   in Veneto la situazione è particolarmente delicata. Il presidente della regione, per contenere il contagio, ha disposto misure restrittive, prevedendo un'ampia zona di protezione ove vige l'obbligo di tenere il pollame e i volatili in strutture chiuse o in un luogo in cui non possono venire in contatto con volatili di altre aziende. Le carcasse degli animali morti vanno distrutte immediatamente e i veicoli vanno sottoposti a disinfezione. Non sono ammessi l'ingresso e l'uscita di volatili in cattività e dei mammiferi domestici, tranne quelli che hanno accesso esclusivamente agli spazi riservati all'abitazione umana. Sono vietati lo spargimento della pollina e l'introduzione e l'immissione di selvaggina delle specie sensibili. Non è possibile movimentare volatili, uova o carcasse tra le aziende, così come il trasporto di carni di pollame dai macelli, dagli impianti di sezionamento e dai depositi frigoriferi. Sono infine vietate le fiere e le esposizioni di pollame e altri volatili. Misure sostanzialmente analoghe sono previste per la zona di sorveglianza –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere adeguati sostegni nei confronti degli allevatori, i quali, oltre ai danni diretti, come gli abbattimenti, ne subiscono di indiretti per effetto dell'adozione delle misure di biosicurezza che determinano perdite economiche ingenti a causa di mancati o ritardati accasamenti, costi per pulizie, disinfezioni e distruzione della pollina, destinazione alternativa delle uova, distruzione delle uova da cova e mancata produzione nelle aree di depopolamento.
(3-02658)

(30 novembre 2021)

   FORNARO, PASTORINO e TIMBRO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   è in atto l'iter per la procedura di valutazione di impatto ambientale sulla richiesta di Enel di sostituire nella centrale di La Spezia un'unità di produzione elettrica a carbone con una turbogas da 800 megawatt;

   la centrale è stata costruita negli anni '60 con quattro unità a carbone. Attualmente è in esercizio una sola a carbone;

   l'Enel ha presentato il 19 marzo 2020 un'istanza di valutazione di impatto ambientale ed è stata espletata la fase della consultazione pubblica, conclusasi il 14 luglio 2020;

   presso la Camera dei deputati il 10 dicembre 2019 è stato accolto dal Governo un ordine del giorno che chiede l'impegno del Governo stesso a garantire il rispetto del termine relativo allo stop all'utilizzo del carbone quale fonte di approvvigionamento energetico per la centrale di La Spezia, previsto per gennaio 2021 dismettendo per quella data la centrale, evitando anche la riconversione a gas;

   la costruzione di questa unità a gas è in evidente contraddizione con la necessità di accelerare il passaggio alle energie rinnovabili e l'abbandono di quelle derivanti da fonti fossili;

   diverse associazioni hanno dato vita alla «Rete per la rinascita dell'area Enel», chiedendo l'archiviazione della procedura di valutazione di impatto ambientale e l'avvio di una discussione sul futuro dell'area interessata, con una lettera inviata al Ministero della transizione ecologica il 6 novembre 2021;

   il comune di Arcola ha inviato, sempre al Ministero della transizione ecologica, il 23 febbraio 2021, una richiesta di sospensiva della procedura di valutazione di impatto ambientale;

   le istituzioni territoriali hanno ribadito la contrarietà alla riconversione a gas, con prese di posizione unanimi dei consigli comunali di La Spezia e di Arcola e del consiglio regionale della Liguria;

   oltre sessant'anni della presenza di una centrale termoelettrica all'interno del perimetro urbano ha prodotto effetti testimoniati dal parere espresso dall'Istituto superiore di sanità;

   è ormai una diffusa considerazione che l'apporto fornito dalla centrale di La Spezia non è più necessario nel quadro nazionale di produzione elettrica;

   andrebbero valutati e perseguiti progetti alternativi, basati sulla sostenibilità ambientale, sul rispetto della salute della popolazione, sull'occupazione e sullo sviluppo economico e in linea con i nuovi indirizzi delle politiche dell'Unione europea –:

   se non ritenga, tenuto conto anche delle prese di posizione contrarie delle istituzioni locali e regionali e dell'ordine del giorno accolto alla Camera dei deputati il 10 dicembre 2019, di adottare iniziative di competenza per avviare una fase nuova, cercando per l'area interessata una soluzione diversa in linea con il superamento delle fonti fossili.
(3-02659)

(30 novembre 2021)

   RUFFINO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da tempo sulle montagne italiane gli allevatori denunciano la presenza di numerosi branchi di lupi che hanno predato centinaia di capi di bestiame; i danni sono ingenti; oltre ai capi uccisi o abbattuti per le ferite riportate, si aggiungono le spese veterinarie per i capi feriti, i costi di rimozione e smaltimento delle carcasse e le perdite subite dalla produzione, per la riduzione della produzione di latte, ma anche per lo stress degli animali che subiscono gli assalti che, se gravidi, abortiscono;

   altrettanto gravi – e meno noti – sono i danni indiretti all'ambiente e all'ecosistema: l'allevamento allo stato brado è un'attività agricola che tutela e valorizza la biodiversità; non è possibile recintare i pascoli che si estendono su un territorio molto vasto; molti allevatori hanno rinunciato ad andare in alpeggio per i troppi capi predati: questo fa emergere, di conseguenza, il problema dell'abbandono degli alpeggi e del bosco che avanza, un problema mai affrontato con interventi adeguati; la presenza di un elevato numero di lupi e di altra fauna selvatica rischia di determinare uno stravolgimento degli habitat naturali e l'abbandono delle aree interne e montane, con inevitabili conseguenze sull'assetto idrogeologico del territorio e quindi sull'equilibrio climatico e sulla collettività; per proteggere gli animali, i pastori sono costretti a dormire con le greggi; una vita – e un lavoro – di grandi sacrifici che porta al progressivo abbandono degli alpeggi, dell'allevamento allo stato brado e quindi anche alla perdita del presidio del territorio garantito da coloro che dalla difesa dell'integrità dell'ambiente e dall'equilibrio dell'ecosistema traggono la propria ragione di vita e la principale fonte di reddito –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per ristabilire un rapporto equilibrato e sostenibile tra animali selvatici come i lupi, le comunità locali e gli allevatori, con metodi ecologici, nel pieno rispetto dell'equilibrio ambientale, anche mediante l'aggiornamento del piano di conservazione e gestione del lupo, di competenza del Ministero della transizione ecologica.
(3-02660)

(30 novembre 2021)

   NOJA, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   di fronte all'espandersi della variante cosiddetta omicron, i Ministri della salute del G7 hanno recentemente dichiarato «(...) la comunità internazionale si trova a dover valutare la minaccia di una variante altamente trasmissibile che richiede un'azione urgente»;

   la questione dell'accesso alla terza dose per i Paesi europei, nonché della realizzazione di una campagna vaccinale capillare per i Paesi del continente africano e per alcuni Paesi asiatici, è divenuta di importanza vitale;

   l'Italia, anche rispetto ad altri Paesi europei, si trova avvantaggiata da una campagna vaccinale che ha raggiunto gran parte della popolazione ed ha avviato la somministrazione della terza dose, prima con particolare riferimento alla popolazione fragile, poi per fasce di età. Al momento la somministrazione del booster, in alcune regioni, è stata allargata a tutti i cittadini e, dopo l'autorizzazione di Ema, si è in attesa della decisione dell'Agenzia italiana del farmaco sulla somministrazione della prima dose ai bambini di 5-12 anni;

   le case farmaceutiche si sono dichiarate pronte ad aggiornare i vaccini contro omicron se risultasse necessario;

   nelle prossime due settimane, 1-12 dicembre 2021, il generale Figliuolo ha intenzione di procedere a circa 400 mila inoculazioni al giorno, che al momento appare essere un obiettivo ancora distante: il giorno di picco delle dosi booster è stato venerdì 26 novembre 2021 con 347.424 inoculazioni;

   il Governo si è dato nuovi e più stringenti obiettivi, ma alcune regioni faticano a ripristinare la rete vaccinale dopo averla parzialmente smontata, motivo per cui alcune di esse stanno procedendo con maggiore lentezza: le più in ritardo sono Sicilia, Calabria e Friuli Venezia Giulia, che hanno coperto solo un terzo dei destinatari. Vanno meglio Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte;

   la questione dell'omogeneità delle somministrazioni a livello nazionale diviene sempre più stringente, anche in vista delle festività che porteranno inevitabilmente ad un maggiore trasferimento della popolazione da una regione all'altra –:

   quali siano i programmi del Governo per raggiungere in breve tempo la maggior parte della popolazione con la dose booster e quali iniziative intenda adottare per fare fronte al rischio del dilagare della cosiddetta variante omicron nel nostro Paese.
(3-02661)

(30 novembre 2021)

   MAGI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Mario, malato tetraplegico da 10 anni a causa di un incidente, nell'agosto 2020 ha chiesto all'azienda sanitaria locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere legalmente in Italia ad un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze, in applicazione della sentenza di incostituzionalità della Corte costituzionale n. 242 del 2019 che indica le condizioni di non punibilità dell'aiuto al suicidio assistito;

   a ottobre 2020 gli viene comunicato un diniego senza che vengano attivate le procedure indicate dalla predetta sentenza;

   con i legali dell'associazione Luca Coscioni, Mario presenta un ricorso d'urgenza al tribunale di Ancona che a marzo 2021 conferma il diniego; a seguito del reclamo, a giugno 2021 viene depositata una nuova ordinanza che ordina ad Asur Marche, previa acquisizione del parere del comitato etico competente, di accertare: a) se il reclamante sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili; b) se sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; c) se le modalità, la metodica e il farmaco prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile (rispetto all'alternativa del rifiuto delle cure con sedazione profonda continuativa e ad ogni altra soluzione in concreto praticabile);

   Mario ha finalmente ottenuto il parere positivo del comitato etico che conferma la sussistenza di tutti i requisiti individuati dalla Corte costituzionale; restano da definire il farmaco più idoneo e le modalità di assunzione, aspetti che l'Asur Marche avrebbe dovuto accertare a seguito dell'ordinanza del tribunale di Ancona; la regione ha invece comunicato che deve essere nuovamente il tribunale a decidere;

   in risposta a una lettera scritta da Mario ad agosto 2021, il Ministro interrogato ha affermato che l'attesa e l'auspicio di una legge non possano esimere dal prendere atto che la sentenza della Corte costituzionale non può essere ignorata, motivo per il quale il Ministero della salute ha avviato un confronto con le regioni e province autonome per superare i problemi che rischiano di ostacolare l'attuazione della sentenza, riconoscendo il dovere di garantire l'uniformità dei diritti costituzionali su tutto il territorio nazionale –:

   al fine di non negare l'esercizio di tali diritti e nell'attesa degli esiti di tale confronto, se non ritenga necessario adottare con urgenza ogni atto di competenza idoneo a fornire indicazioni chiare e univoche alle aziende sanitarie locali sulla procedura di applicazione del dispositivo della sentenza della Corte costituzionale.
(3-02662)

(30 novembre 2021)

   MOLINARI, BUBISUTTI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella regione Friuli Venezia Giulia si registra, ormai da diverse settimane, una significativa ripresa della circolazione del virus che ha determinato l'innalzamento degli indicatori di monitoraggio e, da ultimo, con ordinanza in data 26 novembre 2021, il passaggio della regione in zona gialla;

   le ragioni alla base di questa nuova fase di recrudescenza dei contagi, più marcata rispetto a quella che si osserva nelle altre regioni italiane, hanno natura prettamente geografica e sono da ricondurre alla mancata, tempestiva, implementazione dei controlli al confine a est con la Slovenia e a nord con l'Austria;

   di questo avviso è anche l'associazione medici e dirigenti sanitari Annao Assomed Friuli Venezia Giulia, secondo cui il virus è entrato per «contiguità geografica» con i Paesi direttamente confinanti: l'Austria, dove il contagio sta dilagando ed è stato varato un lockdown delle attività economiche, e soprattutto la Slovenia, dove la campagna di vaccinazione procede a rilento, un tampone su due è positivo e si registra una saturazione pressoché totale delle terapie intensive;

   è stata denunciata anche la disparità e la mancanza di solidarietà nei riguardi del Friuli Venezia Giulia, visto che solo un anno fa, a parti invertite, la Slovenia aveva totalmente chiuso i varchi, posizionando delle barriere in corrispondenza di essi che impedivano fisicamente il passaggio ai cittadini italiani in Slovenia e viceversa;

   il presidente della regione Friuli Venezia Giulia ha immediatamente lanciato un appello al Governo, invocando l'implementazione delle necessarie misure di controllo ai confini, con gli strumenti giuridici e di sorveglianza sanitaria attualmente a disposizione, a partire dalla verifica del cosiddetto green pass che dovrebbe costituire un requisito indispensabile per l'ingresso nel Paese;

   è di tutta evidenza la necessità di dare ascolto alle richieste che provengono dal presidente della regione Friuli Venezia Giulia, quotidianamente in prima linea nella lotta contro il COVID-19, assicurando un intervento concertato e tempestivo che possa proteggere la popolazione friulana e scongiurare l'applicazione di nuove restrizioni alle attività locali –:

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, a tutela della salute pubblica, per arginare l'ingresso del virus dagli Stati direttamente confinanti con la regione Friuli Venezia Giulia.
(3-02663)

(30 novembre 2021)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a fronte di circa venti milioni di accessi all'anno, i punti di pronto soccorso su tutto il territorio nazionale versano in una situazione drammatica a causa della carenza di medici;

   la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza negli scorsi giorni ha organizzato una protesta per tornare a evidenziare il fatto che «la perdita di professionisti ha ormai raggiunto i massimi livelli storici e oggi si è molto vicini a compromettere, in maniera decisiva, la qualità dell'assistenza offerta, peggiorando il livello di rischio clinico per la salute dei cittadini. Nella realtà dei fatti possiamo affermare che siamo di fronte alla concreta possibilità di un fallimento che si ripercuote su tutto il sistema sanitario nazionale»;

   la carenza di medici è un problema che in Italia va avanti almeno dal 2019, anno in cui uscirono dal servizio sanitario nazionale oltre cinquemila medici per pensionamenti e più di tremila andarono a lavorare nel settore privato, e la ricerca del superamento dell'imbuto formativo ha causato una minore attrattività delle borse nella specialità emergenza-urgenza;

   secondo i dati più aggiornati ad oggi nei punti di pronto soccorso mancano circa quattromila medici, che rappresentano circa il 30 per cento della struttura organica necessaria per farli funzionare adeguatamente, e diecimila infermieri;

   oltre ai pensionamenti la medicina d'urgenza sembra essere in crisi per il mancato cambio generazionale: i concorsi vanno deserti in tutte le regioni italiane e nell'anno accademico 2021/2022 circa la metà delle borse di studio della specialità di emergenza-urgenza non sono state assegnate per disinteresse dei neolaureati, un dato confermato anche dalla Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, che ha rilevato come «la scarsa attrattiva che la disciplina ha sui giovani laureati è stata evidenziata da una scuola di specialità che registra abbandoni, di anno in anno superiori, e borse di studio non assegnate»;

   la crisi dei punti di pronto soccorso non solo segna il calo della qualità dell'assistenza medica nelle situazioni di emergenza, ma si intreccia con altre due gravi criticità che oggi gravano sul servizio sanitario nazionale: la crisi strutturale della medicina del territorio, per la quale il pronto soccorso si trova spesso a sopperire alle carenze dell'assistenza territoriale, e l'abbandono della medicina di prevenzione;

   molte aziende sanitarie per colmare i vuoti si stanno rivolgendo alle cooperative, trovandosi costrette ad accettare costi molto più elevati di quelli che dovrebbero affrontare con l'organico completo –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per risolvere le criticità di cui in premessa, garantendo a tutti i cittadini l'accesso alle cure di emergenza e la qualità nell'assistenza.
(3-02664)

(30 novembre 2021)

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser