FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 3595

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
PATELLI, ENRICO BORGHI, CASU, CIABURRO, COLMELLERE, DE ANGELIS, DI MURO, FASSINA, FORNARO, GARIGLIO, GIACOMETTO, GRIBAUDO, GUSMEROLI, LIUNI, MATURI, MONTARULI, PETTAZZI, PORTAS, RACCHELLA, RUFFINO, GIGLIO VIGNA, ZICCHIERI, BAZZARO, BIANCHI, CARELLI, CASCIELLO, ANDREA CRIPPA, FIORINI, GASTALDI, GIACOMETTI, LEGNAIOLI, LUCCHINI, LUCENTINI, MOLLICONE, PANIZZUT, PICCOLI NARDELLI, PICCOLO, PRETTO, ROSSI, SUTTO, TATEO, TONELLI, TUZI

Istituzione della Giornata dedicata alla memoria dei caduti del «Grande Torino»

Presentata il 5 maggio 2022

  Onorevoli Colleghi! — La presente proposta di legge è volta a istituire la «Giornata dedicata alla memoria dei caduti del “Grande Torino”», deceduti – come tutti sanno, non solo in Italia o in Europa – in occasione del drammatico incidente avvenuto il 4 maggio 1949, quando pochi minuti dopo le 17 il trimotore Fiat G.212 in servizio presso la compagnia aerea Avio Linee Italiane, siglato I-ELCE, con a bordo l'intera squadra del Torino – all'epoca la più forte e conosciuta al mondo – si schiantò a piena velocità contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sul colle da cui prende il nome, uno dei rilievi più alti tra quelli che circondano Torino.
  Su Torino, proprio quel 4 di maggio, era in corso una tempesta di vento, pioggia e lampi, mentre le nuvole basse e la nebbia avvolgevano le pendici delle colline e i quartieri limitrofi della città; quando a un certo punto del pomeriggio si avvertì un boato terribile; sarà il parroco, spaventato, accorso sul luogo della tragedia e poi rientrato in basilica, a dare l'allarme per telefono: «Sono tutti morti!».
  Proprio così, nella tragedia di Superga morirono tutti.
  Perirono trentuno persone fra atleti, dirigenti, giornalisti e membri dell'equipaggio. I giocatori Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert; gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Levesley; il massaggiatore Ottavio Cortina con i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civalleri. Morirono inoltre tre dei migliori giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di «Tuttosport»), Renato Tosatti (della «Gazzetta del Popolo») e Luigi Cavallero (de «La Stampa») ed i membri dell'equipaggio: il primo pilota comandante Pierluigi Meroni, il secondo pilota, maggiore Cesare Biancardi, il motorista Celeste D'Incà e il capo-marconista Antonio Pangrazzi, fra i migliori elementi che l'aviazione commerciale potesse vantare.
  A riconoscere i corpi, carbonizzati e sfigurati, era stato il torinese Vittorio Pozzo, allenatore della nazionale italiana, che a suo tempo aveva contribuito, assistendo il presidente del sodalizio Ferruccio Novo, alla costruzione di quella squadra che, insieme con Fausto Coppi e Gino Bartali nel ciclismo, aveva ridato speranza a un Paese intero dopo la devastazione della guerra, mondiale e civile, che aveva dilaniato il nostro Paese. Perché, così come le due ruote, il pallone giocato dalle maglie granata del Grande Torino faceva sognare gli italiani, che simpatizzavano per questa squadra priva di celebrità ma che era un blocco unico, insormontabile, capace di non perdere una partita in casa per quattro anni di fila, al mitico Filadelfia, capace di vincere uno scudetto con sedici punti di vantaggio sulla seconda segnando 125 gol, capace di vincere partite anche 10-0, capace di essere l'evento da andare a vedere, l'esempio da imitare; eppure, quando il 4 maggio 1949 i giocatori del Torino tornavano a casa da una trasferta a Lisbona dove avevano disputato una partita contro il Benefica, concordata tra i due capitani delle squadre, quella straordinaria sequenza di successi ebbe fine.
  Due giorni dopo l'intera città di Torino si strinse intorno alla squadra.
  Una lunga, ininterrotta processione rese omaggio alle bare allineate a Palazzo Madama e oltre mezzo milione di persone partecipò ai funerali: era il 6 maggio 1949. Erano presenti alle esequie rappresentanze di tutte le squadre italiane e di molte squadre straniere, e proprio i campioni della Juventus con indosso le loro maglie guidavano rispettosamente il corteo con il loro stemma sociale listato a lutto, accanto a quello del Torino. Giulio Andreotti – in assenza del Presidente del Consiglio, che era all'estero – era presente in rappresentanza del Governo italiano, insieme con il Presidente della Federazione italiana giuoco calcio, Ottorino Barassi, che fece l'appello della squadra come dovesse scendere in campo, mentre Indro Montanelli scriveva: «Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede».
  Tutta la nazione si fermò con l'orecchio teso verso Torino.
  Gli altoparlanti sistemati nelle piazze più importanti delle varie città trasmisero in diretta la cerimonia funebre, e così a Roma, Milano e Napoli, con la piazza del Plebiscito stracolma, per ricordare una squadra perfetta. Il Grande Torino infatti era l'Italia, e ciò era vero anche nel senso proprio della parola: arrivarono a indossare la maglia azzurra dieci giocatori granata su undici, una volta. Era contro la fortissima Ungheria. Vittoria per 3-2. L'unico intruso, il portiere: Sentimenti IV, estremo difensore della Juventus. Bacigalupo, il portiere granata, era ancora troppo giovane.
  Le salme di molti dei quei campioni del Grande Torino, tra cui Valentino Mazzola, il capitano, furono tumulate al cimitero monumentale del capoluogo piemontese, mentre gli altri furono trasportati nelle città di origine, per volere delle famiglie, e lì sepolti dopo solenni cerimonie funebri; grandi funerali si svolsero per esempio per Romeo Menti a Firenze, nella basilica di Santa Maria Novella, con la piazza antistante gremita di persone.
  Il campionato di quell'anno si era quasi concluso prima della tragedia, e per la superiorità già ampiamente dimostrata dai granata tutte le altre società all'unanimità decisero di assegnare lo scudetto al Grande Torino, ottenendo l'ufficialità della decisione dalla Federazione; tuttavia il presidente Ferruccio Novo volle onorare quel grande gesto di generoso rispetto portando a termine la stagione del 1948/49 schierando la formazione giovanile del Torino, che disputò tutte le restanti quattro gare contro le formazioni giovanili delle altre squadre. Il Torino così vinse sul campo tutte le rimanenti partite, chiudendo il campionato 1948/49 con 60 punti, cinque di vantaggio sull'Inter, seconda in classifica.
  Fu un trionfo conseguito sul campo, così.
  Ma fu amaro, segnato dall'indelebile ricordo della tragedia.
  Il 26 maggio 1949 venne organizzata allo stadio comunale una partita il cui incasso era destinato ai familiari delle vittime. Contro il grande River Plate – giunto dal Sudamerica con l'approvazione di Juan Domingo ed Evita Perón – si schierò il «Torino simbolo», un gruppo di undici fuoriclasse prestati da tutte le squadre, che indossarono la maglia granata. Per il Torino giocarono Sentimenti IV, Manente, Furiassi, Annovazzi, Giovannini, Achilli, Nyers, Boniperti, Nordhal, Hansen, Ferrari II, Lorenzi, mentre stella degli argentini era Di Stefano. In un comunale al limite della capienza la partita-spettacolo terminò 2-2.
  Il 4 maggio di ogni anno è la più intima delle ricorrenze calcistiche, eppure quasi per paradosso è la celebrazione di tutti, ma proprio di tutti i tifosi di calcio al di sopra di ogni colore, appartenenza e confessione, e di tutti gli appassionati e sportivi al di là di ogni disciplina seguita o praticata. L'esigenza di istituire la Giornata dedicata alla memoria dei caduti del Grande Torino scaturisce dalla necessità imprescindibile di «non dimenticare», e di unire tutto il popolo sportivo e civile.
  La presente proposta di legge intende appunto ricordare, mediante una specifica ricorrenza, la squadra che è stata il simbolo di appartenenza a un territorio e di un'intera nazione, esempio da raccontare anche nelle scuole a tutti i giovani che si affacciano al mondo dello sport.
  La presente proposta di legge, dopo aver previsto, all'articolo 1, comma 1, l'istituzione della solennità civile nel giorno e con le modalità anzidetti, prevede, al comma 2 dello stesso articolo, che la ricorrenza non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260. All'articolo 2 prevede la sensibilizzazione dell'opinione pubblica in ordine all'importanza di attuare iniziative di informazione sulla tragedia.
  Il provvedimento non comporta oneri a carico del bilancio dello Stato.

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

  1. A perenne ricordo della cosiddetta «tragedia di Superga» avvenuta il giorno 4 maggio del 1949, la Repubblica riconosce il giorno 4 maggio di ogni anno quale Giornata dedicata alla memoria dei caduti del «Grande Torino».
  2. La Giornata nazionale di cui al comma 1 è considerata solennità civile ai sensi dell'articolo 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260, e non determina riduzione dell'orario di lavoro negli uffici pubblici né, qualora cada in giorno feriale, costituisce giorno di vacanza o comporta riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54.

Art. 2.

  1. In occasione delle celebrazioni della Giornata nazionale di cui all'articolo 1, presso il muraglione posteriore orientale del complesso architettonico di Superga, dove sorge la lapide che commemora i caduti del «Grande Torino», le amministrazioni pubbliche, anche in collaborazione o coordinamento con la Federazione italiana giuoco calcio, gli enti pubblici e privati, le associazioni e le società sportive, i circoli culturali, le scuole di ogni ordine e grado e le università promuovono, in tutto il territorio nazionale, idonee iniziative di comunicazione, ricordo e divulgazione, dirette a facilitare e a rafforzare la conoscenza del «Grande Torino» quale fattore inteso a favorire la formazione culturale e sociale della persona e della collettività nazionale, con particolare attenzione alle giovani generazioni.
  2. La RAI-Radiotelevisione italiana Spa, nell'ambito della propria programmazione televisiva, radiofonica e multimediale, riserva, in occasione della Giornata nazionale di cui all'articolo 1, appositi spazi alla divulgazione e al ricordo del «Grande Torino», in quanto patrimonio culturale e sociale italiano, e gli istituti italiani di cultura all'estero di cui alla legge 22 dicembre 1990, n. 401, possono organizzare, con il patrocinio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero della cultura e del Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, eventi legati alla promozione della cultura e della lingua italiane attraverso il ricordo del «Grande Torino», in quanto simbolo di unità e della rinascita italiana dopo le tragedie della seconda guerra mondiale.

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser