XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 16 novembre 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,

          premesso che:

              nel corso della XVIII legislatura il Parlamento e, con particolare impegno ed attenzione, la prima firmataria del presente atto, hanno tenuto alta l'attenzione su alcuni temi molto importanti, ovvero quelli del contrasto alla violenza di genere e della tutela dei minori;

              i fatti pressoché quotidiani di cronaca ci dicono che, nonostante i più recenti interventi normativi in materia, quella di una maggiore tutela dei diritti e dei bisogni dei minori e delle donne vittime di violenza, è una evidenza non trascurabile;

              è essenziale proseguire nell'opera di sensibilizzazione di tutti i cittadini, poiché una più capillare diffusione della conoscenza di questi costituisce l'arma in più per ridurre le differenze ed un valido strumento di educazione ai diritti civili;

              questi temi hanno bisogno di trovare risposte precise ed organiche, all'interno di un quadro sistematico di interventi che metta al centro donne e uomini, ma soprattutto l'educazione e la sensibilizzazione dei più giovani, il nostro futuro;

              in ricordo dell'uccisione delle tre sorelle Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabai, assassinate nella Repubblica Dominicana il 25 novembre 1960 per la loro resistenza alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo, nel 1999 le Nazioni Unite hanno istituito la giornata mondiale del 25 novembre per l'eliminazione della violenza contro le donne, per sensibilizzare la collettività sul fatto che in tutto il mondo le donne sono soggette a stupri, violenze domestiche e altre forme di violenza;

              «La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l'uguaglianza, lo sviluppo e la pace», così diceva Kofi Atta Annan, il settimo Segretario generale delle Nazioni Unite;

              la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993 fornisce per la prima volta una definizione ampia della violenza contro le donne, definita come «qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata»;

              nel 2020, anno della pandemia, il tema della violenza contro le donne è riemerso in tutta la sua drammaticità;

              il 1° ottobre 2020 il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel suo discorso a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare il 25° anniversario della quarta Conferenza mondiale sulle donne tenutasi a Pechino, ha sottolineato come la pandemia abbia enfatizzato la mancanza di tutela dei diritti delle donne, perché «sono proprio donne e ragazze a essere maggiormente colpite dalla crisi e a portare sulle proprie spalle il peso del fortissimo impatto sociale ed economico che essa sta determinando in tutto il mondo». Sempre lo stesso Segretario generale ha affermato che «Nelle fasi iniziali della pandemia, le Nazioni Unite previdero che quarantene e chiusure forzate avrebbero potuto portare all'allarmante numero di 15 milioni di casi di violenza di genere in più ogni tre mesi.». Previsioni che sembrano ora essersi avverate. «In dodici Paesi studiati dalle Nazioni Unite, il numero di casi di violenza contro le donne riferiti a varie istituzioni è aumentata dell'83 per cento dal 2019 al 2020, con l'aumento del 64 per cento di quelli denunciati alla polizia»;

              secondo l'Unfpa (United Nations Population Fund), l'agenzia delle Nazioni Unite che lavora per promuovere l'eguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne, in tutto il mondo si stima che una donna su tre sarà, nel corso della propria vita, oggetto di abusi fisici o sessuali;

              la maggior parte dei Paesi dell'Unione europea dispone di leggi per contrastare la violenza basata sul genere sull'orientamento sessuale. Tuttavia, l'assenza di una definizione unica e di regole comuni impedisce che venga affrontata in modo efficace. Per tale motivo il Parlamento europeo è tornato più volte a chiedere una normativa europea a tale riguardo che consentirebbe la definizione di standard giuridici comuni, nonché la previsione di sanzioni penali minime in tutta l'Unione europea; il completamento dell'adesione dell'Unione europea alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica resta una priorità;

              in Italia, la piaga dei femminicidi continua a popolare la cronaca italiana: secondo il report periodico elaborato dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale del Ministero dell'interno, nel periodo che va dal 1° gennaio al 14 novembre 2021 sono stati registrati 252 omicidi, con 103 vittime donne, di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato, rispetto a quello analogo dello scorso anno, si nota un lieve decremento (-2 per cento) nell'andamento generale degli eventi (da 256 a 252), con le vittime di genere femminile che invece mostrano un leggero aumento, passando da 100 a 103 (+3 per cento). La settimana 16-22 agosto 2021 è stata particolarmente drammatica sul fronte della violenza sulle donne, con ben quattro omicidi. Tra questi casi si ricordi il delitto di Aci Trezza: la giovane 26enne Vanessa uccisa con un colpo di pistola alla testa dal suo ex ragazzo mentre passeggiava con degli amici;

              nella maggior parte dei casi, i carnefici fanno parte della sfera affettiva delle vittime, spesso all'interno delle mura di casa, come emerge dallo stesso report citato. Nel 2020 è quasi raddoppiato, rispetto al 2019, il numero delle chiamate al numero antiviolenza 1522: complice la pandemia, con il lockdown durante il quale le famiglie sono state più a stretto contatto. Secondo i dati pubblicati dall'Istat nel Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs), che offre le misure statistiche finalizzate al monitoraggio dell'Agenda 2030 dell'Onu, nel 2020 più di 49 donne ogni 100.000 si sono rivolte al numero verde 1522 perché vittime di violenza: nel 2019 la cifra era di circa 27. Un aumento, quello delle chiamate, che è stato diffuso tra tutte le regioni. Il tipo di violenza più segnalato è quella psicologica, che quasi sempre si accompagna a quella fisica;

              laddove le famiglie sono più a stretto contatto e trascorrono più tempo assieme, come avvenuto durante l'attuale pandemia, aumenta il rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza, soprattutto se in famiglia vi sono gravi perdite economiche o di lavoro; man mano che le risorse economiche diventano più scarse, possono aumentare anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner;

              nei primi cinque mesi del 2020 sono state 20.525 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza, per l'8,6 per cento la violenza ha avuto origine proprio da situazioni legate alla pandemia (ad esempio la convivenza forzata, la perdita del lavoro da parte dell'autore della violenza o della donna) (fonte: Nota Istat del 17 maggio 2021 «Le richieste di aiuto durante la pandemia»);

              oltre ai delitti, rimane il problema dei cosiddetti «reati spia», quei reati che sono indicatori di violenza di genere, espressione dunque di abusi fisici, sessuali, psicologici o economici, diretti contro una donna in quanto tale. Secondo i dati del Ministero dell'interno, nel primo semestre del 2021 i reati spia sono stati 19.128, con l'incidenza delle vittime donne che rimane invariata, attestandosi al 79 per cento;

              tali dati preoccupano e dimostrano quanto ancora ci sia da fare per prevenire e contrastare tale grave fenomeno;

              la violenza contro le donne è certamente un fatto culturale. Nei femminicidi, infatti, l'uomo considera la donna un suo possesso, un oggetto, dunque l'educazione dei giovani costituisce una delle chiavi di volta per un reale cambio di passo della nostra società. E uno degli strumenti per prevenire e contrastare la violenza di genere sarebbe quello di introdurre l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado;

              in tale direzione va anche una proposta di legge, presentata il 19 ottobre 2022, della prima firmataria del presente atto (atto Camera 407), recante «Delega al Governo per l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari»;

              il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne, italiane e straniere, una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento. Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima è il pronto soccorso. È qui che le vittime di violenza, a volte inconsapevoli della loro condizione, si rivolgono per un primo intervento sanitario. In particolare, per la tempestiva e adeguata presa in carico delle donne vittime di violenza che si rivolgono al pronto soccorso, sono state adottate, nel 2017, le specifiche linee guida nazionali per le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza;

              salvo che non sia necessario attribuire un codice di emergenza (rosso o equivalente), alla donna deve essere riconosciuta una codifica di urgenza relativa (codice giallo o equivalente) così da garantire una visita medica tempestiva e ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari. È previsto, inoltre, che la donna presa in carico debba essere accompagnata in un'area separata dalla sala d'attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza. Poiché spesso, però, la violenza rimane nascosta, al fine di individuarne il più rapidamente possibile i segni è importante rafforzare le competenze degli operatori sociosanitari che entrano in contatto con le vittime, mediante specifici programmi di formazione;

              gli stessi ordini professionali degli avvocati, dei medici, degli psicologi e degli assistenti sociali, nell'ambito della propria autonomia e delle rispettive competenze, devono costantemente integrare i programmi e le attività di formazione degli iscritti mediante la previsione dello sviluppo e dell'aggiornamento di conoscenze e competenze in materia di violenza domestica e di genere, con particolare riferimento alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l'11 maggio 2011, e resa esecutiva dalla legge 27 giugno 2013, n. 77, nonché in materia di ascolto e trattamento dei minori nei procedimenti giudiziari;

              il nostro Paese ha compiuto un passo storico nel contrasto della violenza di genere con la legge 27 giugno 2013, n. 77, approvando la ratifica della Convenzione di Istanbul, redatta l'11 maggio 2011. Le linee guida tracciate dalla Convenzione costituiscono, infatti, il binario e il faro per varare efficaci provvedimenti, a livello nazionale, e per prevenire e contrastare tale fenomeno;

              nella XVIII legislatura il Parlamento ha proseguito nell'adozione di misure volte a contrastare la violenza contro le donne, iniziata nella XVII legislatura con la citata ratifica della Convenzione di Istanbul, le modifiche al codice penale e di procedura penale volte ad inasprire le pene di alcuni reati più spesso commessi nei confronti di donne, l'emanazione del Piano d'azione straordinario contro la violenza di genere e la previsione di stanziamenti per il supporto delle vittime;

              il legislatore è intervenuto in tale ambito perseguendo in via principale gli obiettivi di prevenzione dei reati e di protezione delle vittime, comunque prevedendo parallelamente un inasprimento delle pene per la commissione dei cosiddetti reati di genere;

              il provvedimento che più ha inciso nel contrasto alla violenza di genere è la legge n. 69 del 2019 (cosiddetto codice rosso), che ha rafforzato le tutele processuali delle vittime di reati violenti, con particolare riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica;

              tale legge ha evidentemente apportato miglioramenti al sistema di tutela delle donne; tuttavia, paiono necessari alcuni correttivi, anche proposti in un testo della prima firmataria del presente atto (atto Camera 473) recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere e della violenza sui minori»;

              una estensione delle tutele per le vittime di violenza domestica e di genere è stata prevista anche dalla legge n. 134 del 2021, di riforma del processo penale, mentre la legge n. 53 del 2022 ha potenziato la raccolta di dati statistici sulla violenza di genere;

              non hanno invece terminato il loro iter parlamentare il disegno di legge che il Governo aveva presentato al Senato (A.S. 2530) volto a rafforzare la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne, e una proposta di legge, già approvata dalla Camera, volta a concedere il permesso di soggiorno alle vittime del reato di costrizione o induzione al matrimonio (A.S. 2577);

              il Governo adotta, con cadenza biennale, piani straordinari per contrastare la violenza contro le donne; dopo l'emanazione nel 2015 del primo Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere e del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020, è stato recentemente adottato il terzo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne per il biennio 2021-2023;

              il Piano 2021-2023 ripropone la struttura del Piano precedente, con un'articolazione in 4 assi tematici (prevenzione, protezione e sostegno, perseguire e punire, assistenza e promozione) secondo le linee indicate dalla Convenzione di Istanbul, a ciascuna delle quali si ricollegano specifiche priorità;

              dopo molti anni dall'emanazione della direttiva europea in materia, il nostro Paese non è ancora riuscito ad approvare una legge che renda veramente giustizia a tutte le vittime di reati violenti, compresi i familiari, e che possa rispondere alle esigenze di equa e giusta riparazione provenienti dalle stesse; sarebbe quindi necessario provvedere, al più presto, ad una completa rivisitazione della disciplina vigente;

              è di recente istituzione il «reddito di libertà» per le donne vittime di violenza, tuttavia occorre fare di più per una piena emancipazione e indipendenza economica che consenta di poter denunciare senza paura i soprusi subiti;

              i dati ufficiali illustrati non tengono ovviamente conto del sommerso, vale a dire di tutte le vittime di violenza che decidono di non chiedere aiuto né denunciare;

              i dati inerenti ai casi di violenza, relativamente al periodo del lockdown conseguente alle misure anti COVID-19, evidenziano che la convivenza e il confinamento forzati hanno acutizzato situazioni di violenza preesistenti all'interno della famiglia;

              persiste una maggiore difficoltà per il raggiungimento dell'autonomia da parte delle donne vittime di violenza, che hanno intrapreso un percorso presso una casa rifugio nei centri antiviolenza, nel trovare una soluzione abitativa decorosa e capace di soddisfare le esigenze proprie ma, soprattutto, nella maggior parte dei casi, dei figli minori;

              le novità introdotte nella materia costituiscono passi importanti, ma ad essi dovrebbe necessariamente far seguito anche la creazione di una rete capillare di servizi che diminuisca il costo economico e psicologico dell'uscita della donna dal luogo in cui è vittima di violenze;

              il reinserimento nel mondo del lavoro per le vittime di violenza di genere risulta difficoltoso, compromettendo quel fattore determinante per l'emancipazione femminile che è l'indipendenza economica, elemento, quest'ultimo, decisivo anche per l'uscita definitiva dal terribile circolo delle violenze;

              quanto al tema della tutela dei minori è imprescindibile prestare una particolare attenzione al sistema degli allontanamenti di minori dalle proprie famiglie e della loro accoglienza in strutture esterne e/o familiari;

              una revisione della disciplina, invero, viene da più parti invocata, poiché necessaria e urgente, in particolare a seguito di alcune drammatiche vicende che hanno portato alla luce gravissime lacune del sistema di affidamento dei minori nel nostro Paese e che hanno scosso, in particolare negli ultimi anni, la coscienza collettiva;

              lo Stato deve farsi garante del benessere dei minori e deve contrastare comportamenti illeciti, soprattutto di funzionari pubblici o di persone da essi incaricate, che pregiudicano l'integrità psicofisica dei minori e delle loro famiglie;

              l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza ha pubblicato la seconda raccolta di dati sperimentale elaborata con le procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni, intitolata «La tutela dei minorenni in comunità»;

              nello studio si evidenzia che i numeri dell'accoglienza in comunità dei minori allontanati dalla propria famiglia di origine al 31 dicembre 2015 mostrano, complessivamente, una tendenza all'aumento rispetto a quanto rilevato nell'anno precedente. In particolare, i minori presenti nelle strutture di tipo familiare sono 21.035, con un incremento del 9,3 per cento rispetto al 31 dicembre 2014;

              dal confronto tra il numero di minori presenti in comunità al 31 dicembre 2015 e il totale dei minorenni residenti in Italia al 1° gennaio 2016, pari a 10.008.033, si evince che i bambini e gli adolescenti accolti dalle strutture di tipo familiare rappresentano circa lo 0,2 per cento dell'intera popolazione infradiciottenne;

              si evidenzia, inoltre, un incremento del 5 per cento del numero di strutture per minori attive nel territorio nazionale che, al 31 dicembre 2015, risulta pari a 3.352 unità, rispetto alle 3.192 registrate al termine dell'anno 2014, correlativamente a un aumento del 7,8 per cento della domanda di accoglienza connesso, come osservato, alla rilevata crescita del numero complessivo degli ospiti delle comunità al 31 dicembre 2015;

              per quanto concerne il numero medio di ospiti per struttura, su base regionale, si osserva che i valori più elevati si registrano, nell'ordine: a Bolzano, con 13,6 ospiti; in Umbria con 12,4 ospiti; nel Molise con 12,1 ospiti; nel Friuli Venezia Giulia con 11,8 ospiti; nelle Marche con 10,3 ospiti e in Sicilia con 10 ospiti per struttura. I territori dove, invece, il numero medio di ospiti per struttura risulta più contenuto corrispondono all'area del Piemonte e della Valle d'Aosta (3,7 ospiti) e alla provincia autonoma di Trento che, al pari del Veneto, segna un numero medio di 3,9 ospiti per struttura, seguiti dall'Emilia-Romagna con 4,6 ospiti;

              per quanto riguarda il profilo dell'età dei bambini e ragazzi accolti in comunità al 31 dicembre 2015 si nota la netta prevalenza della classe d'età più elevata (14-17 anni) che segna il 61,6 per cento del numero complessivo dei minorenni ospiti delle strutture e che risulta, peraltro, in crescita rispetto al 57,2 per cento registrato nella precedente rilevazione. Inoltre, è emerso che il 13,2 per cento dei minorenni collocati in comunità ha un'età inferiore a 6 anni, con una diminuzione rispetto al 15 per cento rilevato al 31 dicembre 2014. In diminuzione risulta anche l'incidenza relativa dei bambini di età compresa tra 6 e 10 anni (12,8 per cento, rispetto al 14,1 per cento del 2014) e dei ragazzi nella fascia di età 11-13 anni (12,4 per cento, rispetto al 13,8 per cento del 2014);

              l'inserimento dei minori nelle strutture di accoglienza avviene, nella maggioranza dei casi (57,8 per cento), a seguito di un provvedimento dell'autorità giudiziaria, segnando una netta prevalenza rispetto alla percentuale di collocamenti di cui è stata espressamente dichiarata la natura consensuale (13,7 per cento). Tuttavia, nel restante 28,5 per cento dei casi le comunità non hanno fornito alle procure della Repubblica alcuna precisa indicazione sulla tipologia di inserimento;

              dal confronto con il dato risultante dalla precedente raccolta di dati dell'Autorità emerge una sostanziale continuità, seppur con una lieve diminuzione, della percentuale dei casi di minori presenti in comunità da più di ventiquattro mesi, che passa dal 26,5 per cento, rilevato al 31 dicembre 2014, al 23 per cento, mentre il restante 77 per cento degli ospiti di minore età si trova in comunità, al 31 dicembre 2015, da meno di ventiquattro mesi;

              bisogna, infatti, tenere conto che la permanenza dei minori fuori della loro famiglia di origine in comunità non può superare i ventiquattro mesi, salve eventuali proroghe disposte dal tribunale per i minorenni nel caso in cui la sospensione del collocamento possa recare pregiudizio al minore;

              alla fine dell'estate 2018 sono emersi fatti di cronaca relativi a casi di presunto sfruttamento illecito del sistema degli affidamenti di minori, anche al fine di arricchimento personale, noto come «caso Bibbiano», dal nome del piccolo comune in provincia di Reggio Emilia in cui le vicende hanno avuto origine;

              il 27 giugno 2019, a seguito dell'operazione di polizia «Angeli e demoni», molte persone sono state sottoposte a misura cautelare in quanto accusate di aver costruito un illecito e redditizio sistema di gestione dei minori, attraverso il quale essi venivano sottratti illegittimamente alle famiglie di origine per poi essere collocati in affidamento, a pagamento, presso persone amiche o conoscenti, generando un giro di affari illecito di diverse centinaia di migliaia di euro;

              secondo l'accusa, il sistema si basava su false relazioni degli operatori e su disegni dei bambini artefatti per allontanare i minori dalle loro famiglie e collocarli in affidamento retribuito per poi sottoporli a un programma psicoterapeutico, con un giro di affari di centinaia di migliaia di euro;

              gli indagati sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamenti su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d'uso;

              nel corso delle indagini sono state prese in esame accuse di vario genere in merito all'impiego di metodi suggestivi utilizzati sui minori per manipolare le testimonianze durante le sedute di psicoterapia: redazione di relazioni mendaci, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata aggiunta di connotazioni sessuali, terapeuti travestiti da personaggi cattivi delle fiabe messi in scena per rappresentare, di fronte ai minori, i genitori intenti a far loro del male, impiego di apparecchiature elettriche indicate come «macchinetta dei ricordi»; mentre i servizi sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali inviati dai genitori naturali, che i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato in un magazzino dove erano stati accatastati;

              tra gli affidatari dei minori c'erano persone con problemi psichici e genitori di figli suicidi, mentre vi sono stati due casi accertati di stupro presso le famiglie affidatarie e in comunità, dopo l'illegittimo allontanamento;

              tale sistema distorto ha avuto gravissime ripercussioni sui minori, così come incalcolabili sono stati i danni provocati alle famiglie, separate in maniera forzata e talvolta ingiusta dai propri figli, al precipuo scopo di ottenere vantaggi personali;

              a seguito di tale vicenda, il Ministero della giustizia ha istituito una squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini con il compito di assicurare il raccordo fra i diversi soggetti coinvolti nei procedimenti di collocamento dei minori nelle comunità, la salvaguardia dei livelli omogenei di tutela degli stessi e di rispetto delle procedure. Nel novembre 2019, il Ministro della giustizia ha illustrato i risultati della squadra speciale a seguito di un monitoraggio globale effettuato presso tutti gli uffici giudiziari che si occupano di minori, che ha registrato dati molto interessanti;

              dal gennaio 2018 al giugno 2019 sono stati collocati fuori della famiglia 12.338 minori (23 al giorno). Rapportando questo dato al totale della popolazione di minori in Italia, pari a circa 9 milioni di individui, si ottiene una percentuale di allontanamenti dello 0,13 per cento;

              nello stesso periodo 1.540 minori, tra quelli allontanati, hanno fatto rientro nelle famiglie di origine (12 per cento del totale) mentre del restante 88 per cento non è dato sapere con certezza la destinazione;

              i collocamenti sono stati disposti in sette casi su dieci dai tribunali per i minorenni (8.722) e in tre casi su dieci da tribunali civili, corti d'appello e altri uffici giudiziari;

              nello stesso periodo sono state disposte 5.173 ispezioni ordinarie delle comunità di accoglienza, che ammontano in Italia a circa 3.300 strutture;

              dal punto di vista normativo, è urgente l'esigenza di adeguare la tutela amministrativa e giurisdizionale dei diritti dei minori e, in generale, delle persone nell'ambito familiare ai dettami sovranazionali e, segnatamente, all'articolo 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950 e resa esecutiva dalla legge 4 agosto 1955, n. 848, che, come interpretato costantemente dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e in sostanziale conformità al sistema di principi posto dagli articoli 30 e 31 della Costituzione, da un lato afferma l'intangibilità della vita privata e familiare in assenza di specifiche e comprovate esigenze di tutela di soggetti bisognosi della protezione pubblica e da un altro contempla l'obbligo cosiddetto «positivo» delle istituzioni degli Stati parti di apprestare i servizi assistenziali alla famiglia affinché questa possa essere sostenuta, anche in caso di disagio sociale o relazionale, mantenendo la propria unità e senza che abbia luogo la compressione autoritativa delle funzioni e dei legami che in essa si esplicano;

              da lungo tempo, infatti, sono frequenti le condanne della Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dell'Italia per l'inadempimento dei predetti obblighi positivi e per lo svolgimento di interventi autoritativi non preceduti dal necessario impegno nell'assistenza consensuale alla famiglia. In particolare, alcune condanne anche recentissime hanno riguardato addirittura vicende definite con dichiarazioni di adottabilità passate in giudicato e, dunque, almeno allo stato della normativa, sostanzialmente irreversibili, pure a fronte delle constatate ingiustizia, erroneità e illegittimità. Al contempo, da oltre un decennio il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa sollecita la previsione di efficienti meccanismi di adeguamento alle statuizioni della Corte europea dei diritti dell'uomo, anche mediante il superamento del principio di intangibilità del giudicato, almeno nelle ipotesi di violazioni particolarmente incisive dei diritti fondamentali incidenti sullo status personae e sullo status familiae, quali quelle riconosciute nell'ambito di procedimenti definiti con dichiarazione dello stato di adottabilità di minori;

              in un quadro siffatto si colloca l'inquietante dato che ha origine da una statistica elaborata dal Ministero della giustizia, confermato da studi di esperti e da inchieste giornalistiche: quasi 40.000 minori, nel 2011, erano collocati coattivamente in strutture comunitarie o comunque in ambito extra-familiare. Più volte operatori del diritto ed esperti nel campo della tutela minorile si sono espressi, pubblicamente e anche mediante studi editi, testimoniando la tendenza al progressivo incremento di questo numero;

              l'impressionante dato statistico viene confermato anche in base a studi statistici condotti da Governi esteri, che hanno sentito l'esigenza di tutelarsi, anche mediante richieste di chiarimenti alle istituzioni italiane, circa la frequenza degli allontanamenti coattivi di minori dalle loro famiglie, specificamente con riguardo a situazioni di fatto non caratterizzate dall'accertamento o anche dalla contestazione della violazione di doveri parentali, ma esclusivamente da condizioni di disagio economico-sociale;

              la necessità di comprendere i contenuti e le ragioni dello stato di fatto sintetizzato dai citati dati statistici, unita all'assenza di un'anagrafe ufficiale degli affidamenti extra-familiari di minori, ha determinato lo svolgimento, da parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, di un'approfondita e pluriennale indagine sugli interventi autoritativi in ambito minorile, con particolare riferimento all'allontanamento coattivo dei minori dalle loro famiglie;

              nel corso di detta indagine conoscitiva è emerso in modo chiaro che se, da un lato, occorre che sia garantita la tutela dei minorenni da pericoli di maltrattamento fisico e psicologico in ambito familiare, nondimeno nella stragrande maggioranza dei casi i provvedimenti di collocazione extrafamiliare e di affidamento etero-familiare sono determinati da valutazioni di rischio condotte sulla base di indicatori presuntivi non riconosciuti sul piano scientifico e, ancora più frequentemente, da ragioni di disagio della famiglia non imputabili a specifici e accertati comportamenti pregiudizievoli dei genitori nei confronti nei figli. Addirittura, è stato osservato, persino da magistrati e da avvocati esperti nel settore minorile, oltre che da rappresentanti di associazioni impegnate nella tutela dell'infanzia, che in un grande numero di casi l'allontanamento coattivo del minore è determinato dalla situazione di indigenza economica della famiglia. Inoltre, un numero considerevole di provvedimenti di allontanamento è motivato in base a giudizi sulla personalità e sul carattere dei genitori o dei parenti dei minori interessati, anziché dall'accertamento di comportamenti pregiudizievoli; normalmente, tali giudizi sono espressi per iscritto in segnalazioni di operatori di pubblica sicurezza o di assistenti sociali e, in alcuni casi non infrequenti, persino in comunicazioni anonime pervenute alle procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni, mentre non costituiscono oggetto di ulteriore istruttoria nel contraddittorio processuale;

              numerosi operatori del diritto minorile, ascoltati nell'ambito della predetta indagine conoscitiva, hanno riferito concordemente e univocamente che, nella maggior parte dei casi, il provvedimento di collocazione del minore fuori dall'ambito familiare viene emesso, in via nominalmente provvisoria, non solo prima di ogni adempimento istruttorio, ma addirittura prima dell'audizione dei genitori del minore, i quali vengono sentiti solo dopo l'emissione del provvedimento e, molto spesso, a distanza di settimane o addirittura di mesi dalla sua esecuzione. Inoltre, in difformità dal dettato normativo e dall'avviso più volte ribadito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, i provvedimenti provvisori, anche se relativi alla collocazione extra-familiare di minori, risultano privi dell'indicazione, anche orientativa, della durata dell'intervento, di guisa che sovente restano efficaci per anni, ad onta della natura interinale e della previsione normativa del termine di ventiquattro mesi quale ordinaria durata massima della collocazione extra-familiare del minore, superabile soltanto in caso di acclarato pregiudizio derivante dalla riunificazione della compagine familiare;

              in molti casi, inoltre, i provvedimenti provvisori di allontanamento vengono reiterati per ragioni diverse rispetto a quelle originariamente considerate dal giudice e, segnatamente, in base a relazioni rese dai gestori delle strutture collocatarie o sulla base di notizie da loro fornite e non verificate nel contraddittorio delle parti. In tali situazioni si determina un evidente conflitto di interessi, quanto meno potenziale, nelle persone dei gestori delle strutture collocatarie, in ragione del metodo di finanziamento delle stesse;

              infine, è importante segnalare che nella XVIII legislatura la Commissione II (Giustizia) della Camera ha approvato (nella seduta del 12 luglio 2022) la proposta di adottare come testo base per il prosieguo dell'esame il testo unificato recante «Modifiche al codice civile e alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di affidamento dei minori» (C. 2102 Bazoli, C. 2264 Locatelli, C. 2897 Ascari, C. 2937 Giannone, C. 2796 Bellucci e C. 3148 Boldrini), il cui iter, conclusosi a causa della conclusione anticipata della legislatura, sarebbe più che mai necessario riprendere tempestivamente,

impegna il Governo:

1) a valutare di assumere iniziative in relazione all'ormai improcrastinabile necessità di superare il carattere di straordinarietà del piano d'azione contro la violenza sessuale e di genere a favore di azioni non improntate all'eccezionalità, ma di carattere sistemico;

2) a prevedere iniziative concrete tese a garantire una rete omogenea su tutto il territorio nazionale dei centri antiviolenza e delle case rifugio, con stanziamento di adeguate risorse economiche, anche per garantire personale adeguatamente formato, assicurando l'aggiornamento costante della mappatura dei centri anti violenza del Dipartimento per le pari opportunità, e adottando, inoltre, le iniziative di competenza per garantire che la violenza contro le donne sia affrontata tramite un coordinamento efficace tra autorità nazionali, regionali e locali;

3) ad adottare iniziative per rendere omogenei, su tutto il territorio nazionale, norme e finanziamenti per le azioni di contrasto alla violenza contro le donne e per incrementare le risorse destinate al Fondo contro la violenza e le discriminazioni di genere, al Fondo per le pari opportunità, al Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, al Fondo antitratta e, in generale, a tutte le politiche per la promozione della parità di genere e per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne;

4) ad adottare iniziative per garantire la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile, nonché l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;

5) ad adottare le iniziative di competenza per contrastare la violenza di genere sui social network, in particolare le forme di istigazione che prendono di mira l'aspetto fisico, l'appartenenza religiosa o razziale, anche attraverso l'istituzione di un osservatorio sul fenomeno;

6) a porre in essere le iniziative ritenute opportune affinché nella comunicazione istituzionale e nell'attività dell'amministrazione sia assicurato il rispetto della distinzione di genere nel linguaggio attraverso l'adozione di formule e terminologie che prevedano la presenza di ambedue i generi attraverso le relative distinzioni morfologiche, ovvero evitando l'utilizzo di un unico genere nell'identificazione di funzioni e ruoli, nel rispetto del principio della parità tra uomini e donne;

7) ad adottare iniziative per potenziare il raccordo fra scuola, servizi territoriali e consultori familiari e per adolescenti per intervenire più efficacemente quanto alle politiche educative sull'uguaglianza e sul rispetto delle differenze;

8) a dare attuazione, per quanto di competenza, alle risultanze e alle raccomandazioni contenute nelle relazioni e nei documenti dei lavori della «Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere» della XVIII legislatura, promuovendo iniziative normative, anche di carattere fiscale, e amministrative volte ad accompagnare o orientare le donne vittime di violenza nel percorso di recupero della libertà e dell'integrità fisica, morale ed economica;

9) a promuovere, nelle scuole di ogni ordine e grado, l'educazione alla parità tra i sessi, nonché la prevenzione della violenza di genere, attraverso il potenziamento di specifici percorsi di formazione del personale docente nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa, promuovendo altresì l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e nei corsi di studio universitari;

10) ad adottare iniziative per stanziare risorse adeguate da destinare alla formazione delle Forze dell'ordine che si relazionano con le donne che hanno subito ogni tipo di violenza, nonché alla promozione di una cultura sociale e giudiziaria maggiormente orientata alla tutela della vittima, anche attraverso iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione nei luoghi di socialità, di svago, di cura e benessere delle donne, agevolando, altresì, l'emersione dei casi di violenza domestica;

11) ad adottare iniziative per potenziare il «reddito di libertà» per le donne vittime di violenza, al fine di sostenere le donne che vogliono fuoriuscire dal circolo vizioso della violenza domestica, in modo da ottenere un'indipendenza economica;

12) ad adottare iniziative per destinare una percentuale del Fondo unico giustizia, delle liquidità e dei capitali confiscati ai mafiosi e ai corrotti, all'imprenditoria femminile, privilegiando, nell'assegnazione, le donne vittime di violenza, al fine di incentivare un percorso di reinserimento sociale, oltre che l'indipendenza economica;

13) al fine di contrastare la recidiva, ad adottare iniziative volte all'istituzione e al potenziamento dei centri di riabilitazione per gli uomini maltrattanti, in particolare, ad attivare programmi di trattamento nella fase di esecuzione della pena, predisponendo specifiche disposizioni di dettaglio ed indirizzi operativi rispetto a quanto previsto dall'articolo 6 della legge n. 69 del 2019, oltre a garantire, su tutto il territorio nazionale, un adeguato numero di strutture preposte a fornire percorsi di recupero;

14) ad adottare iniziative normative per introdurre – in caso di condanna per «femminicidio» – quale pena accessoria, l'«indegnità» del reo a succedere, nonché prevedere modifiche volte ad escludere dall'applicabilità dell'istituto introdotto all'articolo 162-ter del codice penale, relativo all'estinzione del reato per condotte riparatorie, tutti i reati che implichino violenza nei confronti delle donne, inasprendo, altresì, le pene per il reato di violenza sessuale, con l'introduzione di nuove aggravanti e aumenti di pena in riferimento alle condotte operate nei riguardi dei soggetti più vulnerabili;

15) ad assumere iniziative normative tese a prevedere percorsi specifici in carcere per gli autori di reati di violenza sessuale sulle donne e di sfruttamento della prostituzione, inclusi interventi finalizzati a rendere obbligatoria in caso di condanna per reati contro le donne la destinazione di una percentuale del reddito generato da lavoro del reo in favore delle vittime o familiari delle stesse, quale risarcimento;

16) ad adottare le iniziative di competenza per garantire, su tutto il territorio nazionale, che le vittime dello sfruttamento della prostituzione possano essere inserite in percorsi sociali efficaci per rompere definitivamente il legame con gli sfruttatori;

17) ad adottare iniziative normative per la revisione dell'articolo 165 del codice penale in tema di presupposti per la concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena e dei criteri per il percorso degli uomini maltrattanti, in particolare prevedendo che il suddetto beneficio sia concesso esclusivamente all'esito positivo del percorso di recupero medesimo;

18) tramite il Ministero della giustizia, nella predisposizione delle linee programmatiche di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, a promuovere lo svolgimento di attività formative finalizzate allo sviluppo e all'aggiornamento di conoscenze e competenze in materia di violenza domestica e di genere, nonché in materia di ascolto e di trattamento di minori in occasione di procedimenti giudiziari;

19) ad adottare iniziative per migliorare la circolazione di informazioni tra tribunale civile e penale, onde evitare situazioni paradossali di affidamento congiunto in caso di violenza intra-familiare;

20) ad adottare iniziative per introdurre strumenti per potenziare la protezione delle vittime di violenza in occasione della concessione della misura cautelare, quali il divieto di avvicinamento o l'ordine di allontanamento;

21) ad adottare iniziative normative per modificare il sistema attualmente vigente nel processo penale al fine di consentire l'ingresso nel procedimento al difensore della vittima nei termini più ampi possibili rispetto all'attuale disciplina;

22) ad adottare iniziative per istituire una banca dati nazionale che raccolga in modo uniforme le denunce di violenza di genere tramite la modifica all'articolo 110 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale in materia di obblighi di comunicazione dei dati iscritti nel registro delle notizie di reato, prevedendo che la segreteria di ogni procura della Repubblica trasmetta tali informazioni, immediatamente dopo l'iscrizione nel registro, al Centro elaborazione dati istituito presso il Ministero dell'interno dalla legge 1° aprile 1981, n. 121;

23) a promuovere la costituzione di un gruppo di lavoro interforze tra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri per l'analisi, la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza di genere;

24) ad adottare iniziative per prevedere meccanismi più veloci per la distribuzione delle risorse economiche in favore dei centri anti-violenza e distribuire in modo uniforme i centri per gli uomini maltrattanti, prevedendo un organismo terzo che controlli il percorso e l'effettivo risultato dei maltrattanti in modo che quest'ultimi possano prendere consapevolezza, del crimine commesso e così ravvedersi;

25) ad adottare iniziative normative, al più presto, per una completa rivisitazione della disciplina di cui alla legge n. 122 del 2016 in materia di indennizzi in favore delle vittime dei reati violenti, nonché per la tutela delle vittime del reato di matrimonio forzato anche ai fini della disciplina in materia di immigrazione, e altresì per prevedere modalità per il cambio del cognome delle medesime vittime del reato di matrimonio forzato, di cui all'articolo 558-bis del codice penale;

26) a favorire, per quanto di competenza, l'iter di esame delle proposte di legge in Parlamento recanti misure inerenti al contrasto alla violenza di genere e alla tutela delle vittime, al fine di velocizzarne l'iter e l'approvazione definitiva;

27) ad adottare iniziative normative per la revisione dell'articolo 384 del codice di procedura penale al fine di introdurre il nuovo strumento operativo a disposizione del pubblico ministero del fermo di indiziato dei delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutoria, utilizzabile anche al di fuori dei casi di flagranza, con decreto motivato, quando sussistono fondati motivi per ritenere che le condotte criminose possano essere reiterate ponendo in grave e attuale pericolo la vita o l'integrità fisica o psichica della persona offesa;

28) ad adottare iniziative normative per la revisione dell'articolo 342-bis del codice civile, ampliando l'ambito soggettivo di applicazione dello strumento dell'ordine di protezione contro gli abusi familiari estendendolo anche al coniuge legalmente separato o che è parte di un'unione civile nonché ad altro convivente o persona alla quale la persona offesa è legata o è stata legata da relazione affettiva;

29) ad adottare iniziative normative per la revisione della legge 7 luglio 2016, n. 122, in particolare volte ad introdurre una provvisionale a titolo di ristoro «anticipato», in favore della vittima o, in caso di morte, degli aventi diritto che, in conseguenza dei delitti di omicidio, violenza sessuale o lesione personale gravissima, e deformazione dell'aspetto mediante lesioni permanenti al viso, commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa, vengano a trovarsi in stato di bisogno;

30) a favorire, per quanto di competenza, l'avvio dell'esame delle proposte di legge in Parlamento recanti misure inerenti modifiche al codice civile e alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di affidamento dei minori, portando così a termine il relativo iter iniziato nella XVIII legislatura;

31) ad adottare iniziative volte all'istituzione di una anagrafe nazionale per il monitoraggio delle procedure di allontanamento di minori dalla propria famiglia e loro accoglienza in strutture esterne e/o familiari;

32) ad adottare iniziative normative per la revisione del codice civile e della legge 8 febbraio 2006, n. 54, al fine di tutelare l'esercizio del diritto del minore alla bigenitorialità, anche in un'accezione negativa, in particolare nei contesti familiari in cui vi sia la presenza di un genitore violento o non ritenuto degno di rivestire tale ruolo;
(1-00004) «Ascari, Amato, Aiello, Orrico, Pavanelli, Giuliano, Iaria, Ilaria Fontana, Torto, Morfino, Quartini, Dell'Olio, Caso, Penza, Carotenuto, Di Lauro, D'Orso, Sportiello».


      La Camera,

          premesso che:

              il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999;

              dal punto delle fonti sovranazionali, il Trattato di Lisbona, firmato il 13 dicembre 2007, ha riaffermato il principio di uguaglianza tra donne e uomini (già enunciato agli articoli 2, 3 e 13 del previgente. Trattato istitutivo della Comunità europea – TCE), inserendolo tra i valori (articolo 2 Trattato sull'Unione europea – TUE) è tra gli obiettivi dell'Unione (articolo 3, paragrafo 3 TUE); la dichiarazione n. 19 annessa ai Trattati ha affermai che l'Unione mirerà a lottare contro tutte le forme di violenza domestica, impegnando gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per prevenire e punire tali atti criminali e per sostenere e proteggere le vittime;

              l'eradicazione di tutte le forme di violenza fondate sul genere costituisce una priorità della Strategia 2010-2015 per la promozione della parità fra uomini e donne nell'Unione europea, nonché del Programma di Stoccolma per lo Spazio di libertà sicurezza e giustizia, 2010-2014;

              in tale contesto un riferimento fondamentale continua a essere rappresentato dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (cosiddetta Convenzione di Istanbul del 2011), primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza; la Convenzione, oltre a intervenire specificamente anche nell'ambito della violenza domestica, quale fenomeno non concernente solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini e anziani, ai quali altrettanto si applicano le medesime norme di tutela, specifica i seguenti obiettivi: proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica; contribuire ad eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne e promuovere la concreta parità tra i sessi, ivi compreso rafforzando l'autonomia e l'autodeterminazione delle donne; predisporre un quadro globale, politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica; promuovere la cooperazione internazionale al fine di eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica; sostenere e assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell'applicazione della legge in modo che possano collaborare efficacemente, al fine di adottare un approccio integrato per l'eliminazione della violenza contro le donne e la violenza domestica;

              in precedenza, sempre a livello sovranazionale, il tema aveva ricevuto un significativo impulso dalla Dichiarazione di Pechino e dalla relativa Piattaforma d'Azione nel 1995, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW, 1979) e, successivamente, con il suo Protocollo opzionale (1999) e la Raccomandazione generale n. 19 del CEDAW sulla violenza contro le donne, aggiornata poi dalla Raccomandazione generale n. 35 del 26 luglio 2017: tale Raccomandazione forniva un più esatto inquadramento degli obblighi a carico degli Stati membri e degli ambiti di intervento per il contrasto al fenomeno della violenza contro le donne, tramite il divieto di violenza di genere come norma consuetudinaria del diritto internazionale e la conseguente necessità di cambiare le norme sociali che favoriscono tale forma di violenza; la Raccomandazione, inoltre, ampliava la definizione di violenza di genere, includendovi quelle forme che riguardano il diritto alla salute riproduttiva nonché quelle che si verificano online e negli altri ambienti digitali creati dalle nuove tecnologie;

              più recentemente, nella risoluzione ONU del 25 settembre 2015 per l'adozione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, si stabiliscono traguardi internazionali coerenti nella cornice dell'Obiettivo 5 «Raggiungere l'uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze»;

              in questo contesto normativo, nei giugno 2019 è stata approvata dall'OlL, Organizzazione Internazionale del lavoro, la Convenzione 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro; questa ha sancito l'obbligo di adottare misure normative coerenti con la costatazione «che la violenza e le molestie nel mondo del lavoro possono costituire un abuso o una violazione dei diritti umani, e che la violenza e le molestie rappresentano una minaccia alle pari opportunità e che sono inaccettabili e incompatibili con il lavoro dignitoso»; a fronte di tali problematiche, la Convenzione ha altresì proposto l'adozione un approccio inclusivo, integrato e in una prospettiva di genere, che intervenga sulle cause all'origine e sul fattori di rischio, ivi compresi stereotipi di genere, forme di discriminazione multiple e interconnesse e squilibri nei rapporti di potere dovuti al genere;

              il complesso panorama di norme sovranazionali ha imposto l'obbligo per gli Stati Parte di rispettare, tutelare e garantire i diritti umani in essi sanciti; questo triplice obbligo impone allo Stato – o ai suoi organi – di astenersi da qualsiasi comportamento lesivo dei diritti umani, di proteggere i suoi cittadini da violazioni di tali diritti da parte di terzi e di garantirne la realizzazione mediante misure attive. Lo Stato è tenuto a proteggere i privati da lesioni e soprusi commessi da altri privati: al riguardo, la violenza domestica è pacificamente considerata una violazione dei diritti umani da parte di un privato;

              in adempimento agli obblighi internazionali, nell'ultimo decennio, l'Italia ha adottato numerosi provvedimenti atti a prevenire e tutelare il fenomeno della violenza domestica;

              con la legge 27 giugno 2013, n. 77, l'Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica sia nella sfera privata;

              a pochi mesi di distanza, il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 15 ottobre 2013, recante misure contro la violenza di genere, ha per la prima volta definito con chiarezza la centralità e la peculiarità della violenza compiuta entro le mura domestiche da chi ha vincoli familiari o affettivi con la persona colpita; ha, inoltre, introdotto profonde modifiche processuali a tutela della vittima, con l'obiettivo, da un lato, di rafforzare gli strumenti repressivi, secondo un disegno che tenga conto delle caratteristiche delle violenze di genere, e dall'altro con l'intenzione di implementare gli strumenti volti a tutelare la vittima stessa. Ha, poi, introdotto misure di sostegno per le donne e i minori coinvolti nella fase processuale: modalità protette per le testimonianze, gratuito patrocinio, dovere del giudice di comunicare rispetto alle modifiche delle misure cautelari, processi più rapidi e l'estensione del permesso di soggiorno alle donne straniere vittime di violenza domestica slegato dal permesso del marito;

              inoltre, la legge de qua ha previsto che il Ministro delegato per le pari opportunità «anche avvalendosi del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità [...] elabora, con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza, e adotta [...] un “Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere” [...] con l'obiettivo di garantire azioni omogenee nel territorio nazionale»;

              in attuazione dell'obbligo, il 17 novembre 2021 è stato adottato il nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-23; il nuovo Piano ha fatto proprie molte delle istanze avanzate dalla Commissione parlamentare sul femminicidio, nella Relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, approvata l'8 settembre 2020, che segnalava come prioritario e urgente «1) implementare le risorse per l'intero sistema di prevenzione e contrasto alla violenza, semplificare e velocizzare il percorso dei finanziamenti, verificarne l'effettiva erogazione ai centri antiviolenza e alle case rifugio attraverso un sistema di monitoraggio più efficace e potenziare la governance centrale del sistema»;

              precedentemente, un ulteriore passaggio da evidenziare è rappresentato dall'approvazione della legge 11 gennaio 2018, n. 4, recante «Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici» che ha modificato alcune norme del Codice civile, di quello penale e di procedura penale, introducendo nuove tutele per gli orfani di crimini domestici, intesi come figli minori o maggiorenni economicamente non autosufficienti, i quali siano divenuti orfani di un genitore a seguito di omicidio posto in essere in danno dello stesso genitore dal coniuge, anche separato o divorziato, dall'altra parte dell'unione civile, pure se l'unione civile è cessata, ovvero dalla persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza;

              altro fondamentale intervento del legislatore nazionale è rappresentato poi dalla Legge n. 69 del 19 luglio 2019 (recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere») denominata codice rosso; la legge contiene disposizioni di diritto penale sostanziale, così come ulteriori disposizioni di carattere processuale; fra le novità in ambito procedurale, è l'introduzione del «doppio binario» per i reati considerati indice di violenza domestica, in relazione ai quali è stata prevista un'accelerazione per l'avvio del procedimento penale, con l'effetto della più celere eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime; inoltre, è stata modificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nella finalità di consentire al giudice di garantirne il rispetto anche per il tramite di procedure di controllo attraverso mezzi elettronici o ulteriori strumenti tecnici, come il braccialetto elettronico. Nello specifico, il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l'applicazione di misure di prevenzione; la legge ha, quindi, introdotto quattro nuove fattispecie di reato: il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (sexting e revenge porn); il reato di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso; il reato di costrizione o induzione al matrimonio; il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa;

              nonostante la copiosa legislazione, come si evince dai dati, la violenza contro le donne in Italia è un fenomeno strutturale e diffuso e rappresenta uno dei maggiori ostacoli al conseguimento dell'uguaglianza di genere;

              i perduranti e sistemici episodi di violenza sulle donne impediscono di potersi considerare raggiunta la piena emancipazione femminile e derivano da una secolare tradizione di rapporti di forza disuguali fra uomini e donne, basata su concezioni patriarcali e su ruoli sociali stereotipati che, nel ventunesimo secolo, dovrebbero, potersi considerare ormai più che superati;

              la violenza degli uomini sulle donne, alla cui base sono radicati misoginia, discriminazione e un insostenibile divario di genere in termini sociali, lavorativi, salariali, culturali, rappresenta una tra le più gravi e profonde violazioni dei diritti umani a livello globale; questa particolare giornata fornisce un'occasione ai governi, alle istituzioni nazionali, alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative sia per organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica, sia per individuare sempre migliori strategie finalizzate allo sradicamento di quella che è una vera e propria «emergenza strutturale»;

              anche il fenomeno della prostituzione rappresenta una tipologia di violenza ed è una problematica sempre più consistente. Tale considerazione deriva anche dal fatto che i dati che si trovano su tale fenomeno, vengono raccolti con estrema difficoltà, poiché si tratta di un fenomeno sommerso, di cui è possibile effettuare mere stime, e per il quale è possibile fare riferimento solamente al numero di ragazze effettivamente entrate nei percorsi di protezione sociale: rimangono fuori tutte coloro che non hanno avuto la possibilità di emergere in quanto vittime di tratta o che non sono state correttamente identificate come tali;

              la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, evidenzia come il legislatore «In costante raccordo con tutte le istituzioni e gli ordini professionali coinvolti, ha il dovere di rafforzare e mettere a sistema i modelli positivi emersi, come pure di implementare le misure normative vigenti al fine di garantire a tutti i soggetti coinvolti l'accesso agli strumenti processuali e la formazione necessaria per una corretta lettura e un efficace e tempestivo contrasto della violenza di genere e domestica»;

              la cronaca quotidiana in Italia e nel mondo dimostra che non si può affrontare e sconfiggere la crescente ferocia degli uomini nei confronti di donne e bambine, in qualunque forma essa si manifesti, dalla violenza fisica a quella psicologica, dalla violenza domestica a quella economica, dall'odio in rete al revenge porn, dalla tratta allo sfruttamento, dallo stalking alle molestie e allo stupro, fino all'apice del femminicidio, senza correlarla al tema dell'uguaglianza di genere, della parità e delle pari opportunità, obiettivi ancora mancati;

              molte sono le misure approvata volte a promuovere con decisione politiche la parità di genere, incrementare l'occupazione femminile, sostenere l'indipendenza economica, l'autonomia e l'emancipazione delle donne;

              per quanto riguarda la dotazione di strumenti «repressivi», di particolare rilievo appare l'introduzione di un'aggravante per gravi delitti violenti da applicare in caso di «violenza assistita», e cioè avvenuta in presenza di minori, con particolare riferimento al regime della querela di parte: la querela è diventata irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate e aggravate. In tutti gli altri casi, comunque, una volta presentata la querela, la remissione potrà avvenire soltanto in sede processuale, ma il delitto resta perseguibile d'ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio, con la possibilità di disporre intercettazioni quando si indaga per atti persecutori, di cui all'articolo 612-bis, del codice penale;

              la legge n. 69 del 2019, il cosiddetto codice rosso rispondendo alla ratio di porre un'efficace e immediato argine alla violenza contro le donne, ha predisposto strumenti per consentire allo Stato, di intervenire con tempestività al fine di stroncare sul nascere l'azione criminosa evitando che la stessa, se non interrotta, produca conseguenze drammatiche;

              il cardine dell'intervento normativo è l'ascolto della persona offesa entro tre giorni dalla presentazione della denuncia. L'audizione della vittima, svolta senza ritardo dall'autorità giudiziaria ha lo scopo di evitare stasi procedimentali che causerebbero ritardi nell'adozione di provvedimenti a loro tutela;

              in data 24 novembre 2020, il Ministero della giustizia ha pubblicato un primo bilancio (Il Rapporto: un anno di «Codice Rosso») della legge n. 69 del 2019, ad un anno dalla sua entrata in vigore, al fine di fornire un primo dato di conoscenza relativo all'applicazione della disciplina sia con riferimento ai nuovi reati introdotti, sia con riguardo ai corrispondenti elementi processuali di rilievo in termini di denunce, pendenze e condanne, anche per procedere ad ogni eventuale iniziativa di perfezionamento o intervento;

              se la creazione di una corsia preferenziale per i reati spia di violenza di genere appare giusta, deve rilevarsi che ciò che non è giusto per le donne, è la lentezza del procedimento, momento nel quale la donna diviene maggiormente esposta a violenze e ritorsioni. È, pertanto, necessario intervenire per evitare i processi di vittimizzazione secondaria, riducendo la drammatica persistenza di pregiudizi culturali o stereotipi sessisti nelle aule dei tribunali, nella rappresentazione dei media e nel più ampio contesto sociale, che conduce a vittimizzazione, nuovamente, le donne che hanno già subìto violenza, esponendole a un ulteriore trauma e ostacolando la giustizia;

              è di primaria importanza istituire un pool di magistrati specializzati per garantire una risposta professionale adeguata alle specificità proprie delle indagini nella delicatissima materia della violenza sulle donne con l'obiettivo di avere una maggiore uniformità delle capacità di reazione delle denunce;

              non può non segnalarsi che gli interventi legislativi degli ultimi anni abbiano condotto ad un aumento delle denunce da parte di donne che, anche grazie alle Associazioni e ai gruppi di ascolto, vengono accolte e accompagnate nel processo di presa di coscienza che la violenza non è una condizione fisiologica e ordinaria, bensì un male da estirpare;

              ciò nonostante, la denuncia costituisce solo un passo embrionale e di per sé non è risolutiva della problematica; invero, se l'aumento dei numero di segnalazioni deve essere interpretato positivamente, non esclude il dovere irrinunciabile delle Istituzioni di garantire una protezione costante, effettiva ed efficace alle donne nei confronti di chi le maltratta, offende, violenta e tormenta, soprattutto nella fase successiva alla denuncia;

              invero, per intervenire in via preventiva ed evitare epiloghi drammatici, è necessario prevedere misure cautelative efficaci che, alle prime avvisaglie e segnalazioni di violenza, proteggano concretamente la donna e il suo nucleo familiare, oltre a pene certe e concretamente deterrenti, posto che la polifunzionalità della pena implica che le stesse debbano avere anche un ruolo deterrente, ossia una funzione intimidatrice nei confronti del profitto criminoso;

              pertanto, è evidente che a mancare non sia tanto l'attenzione delle istituzioni al tema o le tutele legali sul piano strettamente formale, data la presenza di molteplici fonti nazionali e sovranazionali che, nei diversi ambiti di intervento, dispongono l'uguaglianza di genere, quanto piuttosto tutele operative, concrete e sostanziali, adottate sinergicamente in base ad un piano che operi sistematicamente e a più livelli, partendo dal territorio;

              la violenza di genere costituisce, da alcuni anni, oggetto di misurazione statistica anche in Italia. L'Istat ha infatti elaborato due indagini, una nel 2006 e nel 2014. In base ai dati dell'ultima indagine sulla sicurezza delle donne (2014), nel corso della propria vita poco meno di 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788.000), quasi una su tre (31,5 per cento), riferiscono di aver subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale, dalle forme meno gravi (come la molestia) a quelle più gravi, come il tentativo di strangolamento o lo stupro. Gli autori delle violenze più gravi (violenza fisica o sessuale) sono prevalentemente i partner attuali o gli ex partner due milioni e 800.000 donne ne sono state vittime. Il 10,6 per cento delle donne dichiara di aver subìto una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni. Più di una donna su tre, tra le vittime della violenza del partner, ha riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (37,6 per cento). Circa il 20 per cento è stata ricoverata in ospedale a seguito delle ferite riportate. Più di un quinto di coloro che sono state ricoverate ha riportato danni permanenti;

              nondimeno, la fruibilità di dati attendibili sui fenomeni di violenza di genere ha rappresentato un grave vulnus nel sistema normativo di tutela delle donne, restituendo una condizione sovente sottostimata. In tal senso la legge n. 53 del 5 maggio 2022, è intervenuta a disciplinare la raccolta di dati e informazioni sulla violenza di genere esercitata contro le donne, al fine di monitorare il fenomeno ed elaborare politiche che consentano di prevenirlo e contrastarlo. A tal fine la legge: introduce l'obbligo per gli uffici, gli enti, gli organismi e i soggetti pubblici e privati che partecipano all'informazione statistica ufficiale di fornire i dati e le notizie per le rilevazioni previste dai programma statistico nazionale, nonché di rilevare, elaborare e diffondere i dati relativi alle persone disaggregati per uomini e donne; introduce l'obbligo per tutte le strutture sanitarie pubbliche e in particolare le unità operative di pronto soccorso di fornire i dati e le notizie relativi alla violenza contro le donne; istituisce un sistema integrato tra i Ministeri dell'interno e della giustizia per la rilevazione dei dati riguardanti la commissione di reati ascrivibili al fenomeno della violenza contro le donne, con particolare riguardo a quei dati che consentono di ricostruire la relazione esistente tra l'autore e la vittima del reato; prevede che alle rilevazioni concernenti specifici reati siano apportate le opportune modifiche affinché vengano registrati i dati riguardanti la relazione tra l'autore e la vittima del reato, la loro età e genere e le circostanze del reato, attraverso l'emanazione, entro dodici mesi dall'entrata in vigore delle legge, di due appositi decreti del Ministro della giustizia tali decreti non sono ancora stati emanati; perfeziona, arricchendole di ulteriori dati informativi, le rilevazioni annuali condotte da Istat sulle prestazioni e i servizi offerti rispettivamente dai Centri antiviolenza e dalle case rifugio;

              la natura strutturale della violenza di genere impone una rapida concreta operatività dei sistemi di rilevamento dei dati introdotti dalla citata Legge n. 53 del 2022;

              un altro aspetto della violenza di genere è costituito dalle molestie e dai ricatti sessuali in ambito lavorativo. Con il decreto legislativo n. 80 del 2015 è stata prevista in favore delle vittime di violenza di genere, oltre a un indennizzo, la concessione di un congedo retribuito di tre mesi, valido sia per le lavoratrici dipendenti che per le titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;

              la complessità del fenomeno, richiede una strategia integrata che si basi su un approccio multidimensionale, sistemico e interistituzionale. Un'azione globale, che deve fondarsi su di una solida conoscenza delle problematiche e su un'approfondita analisi dei dati disponibili;

              la pandemia da COVID-19, le conseguenti misure di contenimento, in uno con la crisi economica senza precedenti che ha investito e continua ad investire il nostro Paese, hanno ulteriormente evidenziato il tema della violenza contro le donne, enfatizzando le lacune tuttora esistenti per una efficace tutela;

              non tutti i femminicidi sono prevedibili: molti si verificano non dove ci sono episodi di violenza fisica precedenti, ma dove c'è stata violenza psicologica. In questi casi è difficile prevenire con una migliore applicazione della legge e per questo si rende sempre più stringente l'esigenza di intervenire culturalmente con una sensibilizzazione a partire dalle nuove generazioni nelle scuole: una simile rivoluzione culturale passa per le parole, per il non ridere alle battute sessiste;

              il sistema educativo assume significato nei diversi livelli e con modalità differenti nella lotta alla violenza sulle donne e alla violenza domestica; la scuola è un osservatorio privilegiato sulla vita delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, in cui figure di prossimità di grande importanza, come gli insegnanti, possono favorire l'emersione della violenza subita e assistita, riconoscendo i segnali di disagio e attivando segnalazioni e percorsi di sostegno e di aiuto. I dati forniti dall'Istat con la ricerca sulla violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia, mostrano che il 10 per cento delle donne vittime di violenze sessuali le ha subite prima dei 16 anni, quindi nella fascia d'età dell'obbligo scolastico; nel caso poi dei figli delle donne vittime di violenza, il 65 per cento ha assistito agli abusi subìti dalla madre e la violenza assistita si configura a tutti gli effetti come una violenza, con conseguenze anche molto gravi sullo sviluppo psicofisico del minore;

              la scuola, senza sostituirsi alla famiglia, è chiamata a proporre e ad avviare le studentesse e gli studenti in modo adeguato all'età, a una riflessione sulla qualità dei rapporti tra uomo e donna, e deve impegnarsi nel realizzare una reale inclusione per valorizzare le singole individualità e coadiuvare le famiglie nell'educare le nuove generazioni al valore positivo della cultura del rispetto. La nascita di una dialettica tra identità e diversità consente la più compiuta affermazione dell'individuo;

              l'esperienza della scuola segna tutto il periodo di crescita e di formazione dei minori: si parte dalla fase educativa dei nidi e delle scuole dell'infanzia per poi passare a quella delle scuole di ogni ordine e grado in cui ogni bambina e ogni bambino è accompagnato, anno dopo anno, nel lungo percorso di formazione della personalità, di cambiamento del corpo, di crescita intellettuale, in tale contesto la scuola si affianca ed è a sua volta affiancata dalle famiglie, un contesto articolato, quindi, nel quale la figura dello psicologo scolastico deve essere visto come una figura di collegamento tra tutti i soggetti che entrano in relazione tra loro, scuola e famiglia, scuola e servizi socio-sanitari, docenti e alunni, che sia in grado di riconoscere un disagio o potenziali patologie, che funga da supporto ad un sano sviluppo di interessi e stili cognitivi;

              sarebbe altresì opportuno che le istituzioni scolastiche, anche promuovendo l'adozione di una strategia condivisa in collaborazione con le famiglie, le amministrazioni locali, i servizi socio-sanitari, gli altri soggetti del sistema di educazione e di formazione, inserissero la prospettiva all'educazione al rispetto nel piano di percorsi e di servizi che accompagnano l'uomo e la donna nelle diverse situazioni della vita è nello sviluppo del proprio progetto personale, educativo e professionale;

              il problema, come riportato nella citata relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, è di entità tale da richiedere interventi che, in termini di costi e rispetto dei vincoli di bilancio pubblico, sono meno onerosi delle conseguenze derivanti dagli atti di violenza;

              in un'ottica di prevenzione dei fatti di violenza contro le donne, al fine di fornire a queste ultime strumenti psicologici e caratteriali, ma anche forza fisica, che consentano di respingere eventuali atti di violenza, anche verbale, è molto utile la pratica di sport di autodifesa che dovrebbero essere offerte in forma gratuita, anche in collegamento con i centri anti-violenza, le cui risorse finanziarie dovrebbero essere implementate;

              al pari dei sopracitati ambiti di intervento, nell'impegno contro la violenza sulle donne, riveste un ruolo di primo piano l'investimento sul lavoro e sulla valorizzazione dell'esperienza femminile: il sostegno all'indipendenza economica, quindi, come leva per contrastare la violenza di genere e tutelare le vittime di questa ormai, endemica piaga sociale;

              sebbene nel confronto internazionale la posizione del nostro Paese sia per alcuni aspetti migliorata nell'ultimo decennio, l'Italia rimane tra i Paesi dell'Unione europea con il più ampio gender gap occupazionale. Nel 2019, il tasso di occupazione nella fascia di età (20-64) è pari al 54 per cento per le donne rispetto al 73 per cento per gli uomini. Tenendo conto del numero di ore lavorate, il tasso di occupazione delle donne è pari al 31 per cento rispetto al 51 per cento degli uomini (dati 2018). Il 33 per cento delle donne lavora a tempo parziale, rispetto all'8 per cento degli uomini (2019). Le donne occupate lavorano in media meno ore, guadagnano meno, accumulano minore anzianità;

              una bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita anche la crescita economica di una nazione. Ridurre tale divario aiuta a diminuire i costi economici e sociali del Paese ed è un fattore rilevante per la crescita del prodotto interno lordo, con un impatto positivo che secondo la Banca d'Italia, arriva fino a 7 punti percentuali che crea un sistema di trasparenza e garanzia per le lavoratrici con un sistema di certificazione che premia le aziende virtuose. Senza sfruttamento nel mercato del lavoro e contribuendo al benessere dette donne e della stessa comunità;

              la sfida del raggiungimento della parità di genere, fondamentale per contrastare la sottocultura della violenza degli uomini contro le donne, passa per l'eliminazione di barriere e ostacoli quali, ad esempio, la situazione di inferiorità economica in cui si trovano endemicamente le donne nel nostro Paese, e che vede le lavoratrici italiane guadagnare in media il 31,2 per cento in meno dei loro colleghi maschi; proprio per affrontare il cosiddetto gender pay gap, e cioè il divario di genere in termini di guadagno a parità di mansioni fra uomini e donne. Il Parlamento il 27 ottobre 2021 ha licenziato una legge che introduce controlli, sanzioni e anche premialità, nonché tutela contrattuale e flessibilità di forme di lavoro e orari; sulla base del rapporto pubblicato nel luglio 2022 sul gender gap dal World Economic Forum, l'Italia si colloca ancora al 63° posto su 143 Paesi della classifica mondiale, occupando la stessa posizione del 2021, dopo Uganda (61a) e Zambia (62a). A livello di Europa l'Italia è 25a su 35 Paesi;

              il dato senza dubbio più negativo è quello relativo alla partecipazione economica e al lavoro, con l'Italia all'ultimo posto tra i Paesi dell'unione Europea. Ecco perché, alla luce di questi dati, c'è la conferma che il focus deve essere improntato al lavoro e allo sviluppo di politiche di miglioramento, ancor più dopo gli effetti negativi della pandemia sul settore;

              viene previsto l'ampliamento dell'ambito soggettivo di applicazione dell'obbligo di redazione del rapporto sulla situazione del personale, prevedendo che lo stesso sia redatto dalle aziende (pubbliche e private) che impiegano più di 50 dipendenti (anziché più di 100, come attualmente previsto), nonché la previsione, tra l'altro, di incentivi alle assunzioni, di agevolazioni fiscali, di strumenti per favorire la conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, di un sistema di certificazione della parità di genere;

              per la prima volta l'Italia si è dotata di una Strategia nazionale per la parità di genere, che riprende i princìpi già definiti dalla Strategia europea per la parità di genere 2020/2025 e che si concentra sui temi del lavoro, del welfare, dell'educazione e della promozione della leadership femminile, con un substrato di approccio culturale, di linguaggio, di rimozione degli stereotipi che è condizione necessaria di qualsiasi politica attiva sulla parità di genere;

              il 26 agosto 2021 si è svolta a Santa Margherita Ligure, per la prima volta nell'ambito di un G20, la Conferenza sull'empowerment femminile, cui hanno partecipato i Ministri responsabili per le pari opportunità dei Paesi del G20, rappresentanti di organizzazioni internazionali, del mondo delle imprese, dell'accademia, con al centro Stem, alfabetizzazione finanziaria e digitale, ambiente e sostenibilità da un lato, lavoro ed empowerment economico ed armonizzazione dei tempi di vita dall'altro;

              nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Porr) sono previsti importanti specifici interventi, ma l'empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere sono perseguiti quali obiettivi trasversali nell'ambito di tutte le componenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza; la parità di genere è stata assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza si caratterizza per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso, economica e sociale, delle donne;

              sono molteplici le politiche di incentivazione all'imprenditoria femminile, di decontribuzione per incoraggiare l'assunzione di lavoratrici, e di conciliazione tra lavoro e famiglia, messe in atto in favore dell'occupazione femminile, quali, a titolo esemplificativo, gli sgravi contributivi per chi assume donne, o il Fondo a sostegno dell'imprenditoria femminile con una dotazione di 40 milioni di euro (20 per il 2021 e altrettanti per il 2022), ovvero il Fondo per l'assegno unico volto a riordinare e potenziare le misure di sostegno economico per i figli a carico e favorire la fruizione di servizi a sostegno della genitorialità;

              la violenza economica è una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze in ambito familiare, soprattutto quando il partner detiene il potere economico, il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari; fondamentale è dunque il sostegno economico alle vittime per aiutarle a conseguire l'indipendenza finanziaria dal partner violento. In tal senso gli strumenti di welfare e di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne, rivestono un ruolo estremamente importante;

              è in questa direzione che va l'istituzione del «reddito di libertà»; un aiuto economico mensile per favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà;

              la misura rientra tra quelle emergenziali adottate in risposta alla crisi economica dovuta alla pandemia e incrementa di 3 milioni di euro per l'anno 2020, il «Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità» ed è stato poi rifinanziato dalla legge 30 dicembre 2020, n. 178, che destina risorse pari a 2 milioni di euro per il 2021 e 2 milioni di euro per il 2022. L'8 novembre scorso, l'Inps ha pubblicato sul suo sito la circolare relativa all'erogazione del reddito di libertà;

              certamente, si tratta di una iniziativa importante, ma si può e si deve fare ancora di più: le drammatiche vicende di cronaca che si sentono, purtroppo, ormai ogni giorno reclamano interventi urgenti e incisivi;

              occorre, oltre ad una maggiore sensibilizzazione al fenomeno, un cambiamento culturale che investa tutta la società per contrastare la cultura della violenza;

              in tale direzione va il micro-credito di libertà promosso dal precedente Governo in collaborazione con Abi e Federcasse, l'Ente nazionale per il microcredito (Enm e la Caritas);

              nel complesso, l'impegno e lo sforzo trasversale delle forze politiche hanno portato l'Italia ad avere un buon impianto normativo in tema di violenza maschile sulle donne. Da ultimo, nella scorsa legislatura, con le riforme del processo civile e del processo penale che contengono norme attente ai problemi della violenza di genere, anche in attuazione della Convenzione di Istanbul;

              sul versante civile, con l'approvazione della «Delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata», sono stati modificati anche ai procedimenti relativi all'allontanamento dei minori dalla famiglia, alle controversie sull'esercizio della responsabilità genitoriale e all'affidamento familiare;

              con specifico riferimento alle donne vittime di violenza, si dà pieno riconoscimento alle disposizioni della Convenzione di Istanbul. La riforma introduce, infatti, una novità importante: il pieno riconoscimento della violenza contro le donne anche nel processo civile, in primis nelle cause di separazione e divorzio. Attraverso le misure previste, si consentirà alla giustizia di difendere meglio donne e minori;

              sempre la riforma, prevede che il consulente tecnico d'ufficio debba attenersi «ai protocolli e alle metodologie riconosciute dalla comunità scientifica». Inoltre, sempre nel medesimo disegno di legge, è prevista l'introduzione di specifici requisiti di competenza necessari per l'iscrizione dei professionisti in tale categoria. Interventi che mirano a rafforzare la base e la solidità scientifica delle perizie, quando vengono richieste dal giudice, sempre fatto salvo il suo obbligo di verificarne l'attendibilità;

              si ricorda che la sindrome da alienazione parentale (Pas), non è riconosciuta dalla comunità scientifica e che la Corte di cassazione ha ribadito più volte che non si possono adottare provvedimenti giudiziari basati su soluzioni prive del necessario conforto scientifico. Ma, nonostante ciò, è sempre più utilizzata, in sede giudiziale dalle consulenze tecniche d'ufficio (Ctu) quale causa per allontanare i minori principalmente dalle madri, definite allenanti, simbiotiche, malevole e manipolatrici per il solo fatto di aver denunciato le violenze e dato avvio alla separazione dal partner violento;

              la riforma prevede, inoltre, tra le altre cose, che i giudici dovranno ascoltare e rispettare la volontà espressa da bambini e ragazzi che rifiutano di vedere un genitore. Potranno avvalersi, se necessario, di professionisti specializzati, ma non potranno delegare ad altri i colloqui, che saranno videoregistrati. Sarà dunque il giudice ad accertare le cause del rifiuto considerando eventuali episodi di violenza nella determinazione dell'affidamento dei figli. Si stabilisce inoltre, che l'uso della forza pubblica per i prelievi in casa, in attuazione delle sentenze, avvenga solo come estrema ratio, cioè se è a rischio la vita del bambino/ragazzo;

              sul fronte penale, invece, il Parlamento ha approvato la legge 27 settembre 2021, n. 134, che delega il Governo ad operare, entro un anno, la riforma del processo penale. Tra le altre rileva una disposizione immediatamente precettiva, una previsione che integra le norme a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere introdotte con legge n. 69 del 2019 (cosiddetto codice rosso), estendendone la portata applicativa anche alle vittime dei suddetti reati in forma tentata e alle vittime di tentato omicidio;

              ciò nonostante, ancora oggi, le donne rischiano ancora di subire fenomeni di vittimizzazione secondaria derivanti dal contatto insoddisfacente con il sistema di giustizia penale, vivendo così un ulteriore trauma psico-emotivo. È quindi importante favorire, attraverso strumenti normativi buone prassi e formazione mirata, integrata e permanente di tutti gli operatori coinvolti (anche sui contenuti della Convenzione di Istanbul), e dunque una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima di genere. Un ulteriore elemento di vittimizzazione secondaria di cui occorre tenere conto, è l'estrema durata del procedimento penale;

              il 29 ottobre 2021 si è concluso il processo di ratifica della Convenzione Oil 190 del 2019 sulla violenza e le molestie nel mondo del lavoro, un'adesione che colloca l'Italia al nono posto nel mondo e al secondo in Europa, tra i Paesi che hanno ratificato la convenzione;

              i dati e la cronaca continuano a dire con evidenza che gli sforzi fin qui attuati a livello legislativo e istituzionale, non sono ancora riusciti ad arginare e a ridurre questo fenomeno. Pur in presenza di un quadro normativo avanzato, e di misure di protezione importanti, queste ultime spesso non vengono applicate o non vengono applicate in maniera abbastanza tempestiva. Serve dunque una maggiore capacità di valutazione del rischio e di lettura della pericolosità delle situazioni in cui si trovano le donne;

              quella culturale è certamente la sfida più grande da vincere, come si evince anche dalla narrazione che i media fanno della violenza sulle donne che è ancora pervasa da stereotipi e sessismo. Spesso le notizie contengono elementi che giustificano gli uomini autori di violenza e il sensazionalismo mediatico accende i riflettori sul fenomeno ma non aiuta ad andare a fondo, a capire le radici strutturali del problema e quindi a risolverlo. La donna diventa così vittima due volte; del reato e del racconto che di quella violenza viene fatta pubblicamente;

              con il decreto-legge «Infrastrutture e trasporti» n. 121 del 2021, approvato il 4 novembre 2021, sono state vietate affissioni e pubblicità sulle strade, ma anche su mezzi pubblici o privati, che abbiano contenuti con «messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica, oppure discriminatori con riferimento, all'orientamento sessuate, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche»;

              la violenza maschile contro le donne chiama in causa la relazione tra donne e uomini. L'educazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle capacità che aiuteranno i bambini e le bambine a creare rapporti sani, in particolare insegnando la parità di genere, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti, la violenza di genere, il rispetto della libertà delle donne;

              è fondamentale anche lavorare sulla formazione per abbattere stereotipi e pregiudizi e favorire un cambiamento culturale anche di polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario, psicologi, periti e tutti coloro che vengono a contatto con la violenza sulle donne. Quando le donne trovano la forza di denunciare devono trovare dall'altra parte persone che credono a ciò che dicono e che conoscono il ciclo della violenza. Perché la violenza va letta correttamente e in tempo utile;

              nell'era del web la violenza, come è noto, corre anche in rete e le donne sono le principali vittime del discorso d'odio online, il cosiddetto hate speech;

              il 16 settembre 2021, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con la quale si chiede alla Commissione di includere la violenza di genere, sia online che offline, come una nuova sfera di criminalità ai sensi dell'articolo 83 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea insieme ad altri crimini che devono essere combattuti su base comune come il terrorismo, il traffico di esseri umani, di droga, di armi. I reati contro le donne diverrebbero pertanto eurocrimini;

              purtroppo, ancora oggi, nei mondi che vengono a contatto con la violenza sulle donne, sono presenti molti pregiudizi. Pregiudizi che, uniti all'assenza di stigma sociale verso chi commette violenza sulle donne, possono comportare una errata valutazione del rischio da parte degli operatori delle reti di protezione della donna vittima di violenza, con conseguente assenza di misure di protezione adeguate che possono avere come conseguenza il femminicidio. Troppo spesso dalle cronache giudiziarie emergono situazioni nelle quali il soggetto violento, trasformatosi in omicida di genere, non risultava sottoposto ad alcuna misura, pur avendo la donna più volte denunciato la violenza subita;

              la scelta di una donna vittima di violenza di affidare il racconto della propria storia alle Forze dell'ordine, va accolta con capacità e professionalità: chiedere aiuto è un punto di arrivo che segna il passaggio tra il passato e il futuro. Per queste ragioni, chi accoglierà tale affidamento, e soprattutto il modo in cui lo farà, può segnare una grande differenza nel prosieguo del viaggio di rinascita della donna,

impegna il Governo:

1) a proseguire nelle politiche di contrasto alla violenza di genere e la violenza domestica quali prioritarie dell'azione di Governo, coerentemente con le disposizioni nazionali, europee e internazionali di riferimento al fine di raggiungere la piena applicazione della convenzione di Istanbul;

2) ad adottare le iniziative necessarie a promuovere e a sostenere, con azioni sistematiche e con garanzia che il personale che entra nelle scuole abbia i requisiti adeguati, percorsi formativi all'educazione al rispetto della donna finalizzati a: educare tutti gli studenti, a prescindere dalla loro cultura o pratica religiosa, al rispetto della donna, intesa come persona titolare di diritti e doveri al pari dell'uomo; a sensibilizzarli su comportamenti e forme di comunicazione che esprimano sessismo ovvero una divisione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna, promuovendo altresì l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e nei corsi di studio universitari;

3) ad adottare le iniziative normative di competenza, nel rispetto dell'autonomia scolastica, volte a istituire la figura professionale dello psicologo scolastico, al fine di contribuire alla sana formazione della personalità degli studenti, di prevenire i fattori di rischio o situazioni di disagio giovanile, di sostenere le famiglie e il personale scolastico nonché di favorire l'insegnamento dell'intelligenza emotiva;

4) ad assumere iniziative volte a portare a termine i decreti attuativi previsti dalla legge 5 maggio 2022, n. 53 «Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere», al fine di garantire un flusso informativo strutturato, continuo e rigoroso sulla violenza contro le donne, poter mettere a punto politiche efficaci di prevenzione e contrasto, monitorando il fenomeno e consentendo di stimare la parte sommersa dei diversi tipi di violenza – fisica, sessuale, psicologica, economica – considerando anche l'eventuale presenza di figli minori;

5) ad adottare tutte le misure necessarie a mettere a sistema e rendere pienamente efficace e operativo il complesso degli strumenti e di tutele di cui il nostro Paese si è dotato, con l'obiettivo di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul e di contrastare e prevenire la violenza sulle donne;

6) a proseguire e potenziare le iniziative per la formazione specifica e per il necessario aggiornamento del personale chiamato ad interagire con la vittima, polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario;

7) a proseguire nella promozione di adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione sulla violenza contro le donne e sulla violenza domestica, che stimolino pubblici dibattiti e favoriscano lo sviluppo di adeguate politiche di prevenzione, anche attraverso il coinvolgimento dei mass media e della carta stampata;

8) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a istituire, anche in collaborazione con i centri antiviolenza, corsi di autodifesa personale destinati alle donne;

9) a proseguire e implementare lo stanziamento di risorse da destinare alla formazione delle Forze dell'ordine che si relazionano con le donne che hanno subito ogni tipo di violenza;

10) ad adottare le opportune iniziative finalizzate alla promozione di una cultura sociale e giudiziaria maggiormente orientata alla tutela della vittima, anche attraverso iniziative di formazione, informazione è sensibilizzazione nei luoghi di socialità, di svago, di cura e benessere delle donne, agevolando, altresì, l'emersione dei casi di violenza domestica;

11) ad adottare iniziative di competenza volte ad istituire un pool di magistrati specializzati per garantire una risposta professionale adeguata alle specificità proprie delle indagini nella delicatissima materia della violenza sulle donne con l'obiettivo di avere una maggiore uniformità delle capacità di reazione delle denunce, compatibilmente con le dimensioni degli uffici giudiziari;

12) a promuovere iniziative al fine di sostenere la donna e garantirle la libera scelta e di rispettarne i tempi di elaborazione emotiva e psicologica, rispetto all'obbligo del magistrato di sentirla entro tre giorni dalla denuncia, assicurando altresì un adeguato contesto nell'audizione e il supporto di figure professionali in grado di sostenerla emotivamente;

13) ad assumere iniziative normative, volte a prevedere percorsi specifici in carcere per gli autori di reati di violenza sessuale sulle donne e allo sfruttamento della prostituzione, inclusi interventi sulla normativa che disciplina l'ordinamento penitenziario volti a rendere obbligatoria per i detenuti per reati contro le donne di genere la destinazione di una percentuale del reddito generato da lavoro in favore del risarcimento delle vittime;

14) a incrementare le risorse destinate al Fondo contro la violenza e le discriminazioni di genere, al Fondo per le pari opportunità, al Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, al Fondo anti-tratta nonché agli indennizzi per le vittime di reati intenzionali violenti e per gli orfani di femminicidio;

15) ad adottare iniziative per garantire la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile, nonché l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;

16) a dare attuazione, per quanto di competenza, alle risultanze è alle raccomandazioni contenute nella relazione conclusiva del lavori della «Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio» della XVII legislatura, promuovendo iniziative normative, anche di carattere fiscale, e amministrative volte ad accompagnare o orientare le donne vittime di violenza nel percorso di recupero della libertà e dell'integrità fisica, morale ed economica;

17) ad adottare iniziative per introdurre strumenti per potenziare la protezione delle vittime di violenza in occasione della concessione della misura cautelare, quali il divieto di avvicinamento o l'ordine di allontanamento, incrementando il ricorso all'utilizzo del braccialetto elettronico, e potenziandolo;

18) ad adottare iniziative per migliorare la circolazione di informazioni tra tribunale civile e penale, onde evitare situazioni paradossali di affidamento congiunto in caso di violenza intra-familiare, nonché per modificare il sistema attualmente vigente nel processo penale al fine di consentire l'ingresso nel procedimento al difensore della vittima nei termini più ampi possibili rispetto all'attuale disciplina;

19) a promuovere nell'ambito della Direzione centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, la costituzione di un gruppo di lavoro interforze tra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri per l'analisi, la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza di genere;

20) a dare piena ed efficace attuazione al Piano nazionale antiviolenza per il triennio 2021-2023;

21) a dare piena attuazione, alla Strategia nazionale per la parità di genere;

22) ad adottare iniziative per rafforzare le politiche e le risorse necessarie, volte ad Implementare progetti e percorsi di educazione finanziaria, per le donne vittime di violenza, al fine di prevenire e contrastare la violenza economica, nonché di favorire l'autonomia, l'empowerment e l'integrazione lavorativa delle donne, nella fase di uscita dall'esperienza di violenza;

24) ad adottare iniziative volte a rendere strutturale il «reddito di libertà» per favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà;

25) a promuovere iniziative utili a incoraggiare le donne a denunciare, garantendo loro una rete di protezione che nasca e operi nell'ambito di una fattiva ed effettiva collaborazione interistituzionale;

26) a prevedere adeguati stanziamenti e programmi volti alla formazione del personale coinvolto nel contrasto alla violenza di genere;

27) a rafforzare le politiche volte a garantire la piena parità di genere nel mondo del lavoro e a mettere in campo iniziative per incrementare l'occupazione femminile, obiettivi fondamentali per la liberazioni delle donne dalla violenza;

28) ad adottare iniziative specifiche per eliminare la violenza on-line, comprese le molestie on-line e l'istigazione all'odio verso le donne;

29) ad adottare le iniziative necessarie volte a rafforzare le tutele per i figli rimasti orfani a seguito di un crimine domestico;

30) a proseguire nelle iniziative per verificare i costi economici e sociosanitari della violenza, nonché procedere alla raccolta dei dati relativi agli omicidi di donne con motivazione di genere.
(1-00005) «Polidori, Cattaneo».


      La Camera,

          premesso che:

              la data del 4 novembre venne celebrata come festività, per la prima volta, nell'immediato anniversario dell'armistizio: su iniziativa del Governo Nitti, il regio decreto 19 ottobre 1919, n. 1888, dichiarò festivo il giorno 4 novembre 1919; un'analoga determinazione fu assunta con il regio decreto 28 ottobre 1921, n. 1462, per il 4 novembre 1921, giorno in cui il milite ignoto fu sepolto solennemente all'Altare della patria a Roma;

              fu con il regio decreto-legge 23 ottobre 1922, n. 1354, che il 4 novembre fu proclamato definitivamente «festa nazionale», e con il successivo regio decreto-legge 30 dicembre 1923, n. 2859, recante l'elenco dei giorni festivi a tutti gli effetti civili, delle feste nazionali e delle solennità civili, la festività prese ufficialmente il nome di «Anniversario della vittoria»;

              nel mutato contesto costituzionale, tale previsione normativa trovò conferma nella legge 27 maggio 1949, n. 260, recante disposizioni in materia di ricorrenze festive, che, all'articolo 1, comma 2, inserì il 4 novembre, con la nuova denominazione di «Giorno dell'unità nazionale» tra i «giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici»;

              nel 1977, valutazioni legate alla crisi economica di quegli anni, la cosiddetta austerity, indussero il legislatore – nel quadro della riforma del calendario delle festività nazionali e al fine di frammentare il meno possibile l'attività lavorativa del Paese – a intervenire normativamente per ridurre «l'elevato numero delle festività infrasettimanali e della loro negativa incidenza sulla produttività sia delle aziende che degli uffici pubblici»;

              con tale finalità, l'articolo 1 della legge 5 marzo 1977, n. 54, dispose, tra l'altro, che la celebrazione della festa dell'unità nazionale avesse luogo la prima domenica del mese di novembre, e la giornata del 4 novembre cessò di essere considerata festiva, causando, negli anni Ottanta e Novanta, il conseguente declino della ricorrenza e, con esso, della memoria di un evento cardine della storia della nostra Patria;

              appare, dunque, oggi, indispensabile recuperare e raccontare alle nuove generazioni lo spirito e il significato profondo della festa: custodire, nell'interesse comune, il valore dell'unità nazionale e la memoria di quanti, sacrificando la vita, hanno contribuito a portare a compimento, con la vittoria nella prima guerra mondiale, il progetto concepito nel Risorgimento, dell'Unità della Patria e il profondo legame che unisce i fratelli d'Italia;

              da autorevoli e recenti studi, sono dimostrate l'efficacia e l'incidenza di film e serie televisive sulla conoscenza storica, tanto da promuovere, tramite le nuove tecnologie e con accordi con le principali televisioni pubbliche o private, le storie delle imprese delle nostre medaglie d'oro e delle imprese delle nostre Forze armate;

              occorre, inoltre, ricordare come sia sempre stata la Festa delle Forze armate in cui è stato possibile mostrare i volti degli uomini, e oggi anche delle donne, impegnati al servizio della Patria;

              oltre la storia, appunto, sarebbe fondamentale mostrare, oggi più di ieri, la vita quotidiana di un militare, i mezzi che utilizza e le caserme in cui vive e lavora, sottolineando l'importanza dell'addestramento e della continua preparazione, utile non solo nel senso strettamente militare, compresi i risultati nelle missioni all'estero;

              è utile rimarcare come la vittoria di un popolo non possa essere dimenticata o cancellata,

impegna il Governo:

1) a decorrere dall'anno 2023, ad adottare iniziative normative affinché la celebrazione del giorno dell'unità nazionale abbia luogo il 4 novembre di ogni anno, facendolo tornare a essere considerato giorno festivo, così come originariamente previsto dall'articolo 2 della legge 27 maggio 1949, n. 260;

2) a promuovere e favorire iniziative per diffondere la conoscenza degli eventi e la storia delle nostre medaglie d'oro della prima guerra mondiale presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado, anche attraverso la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende da parte di istituzioni ed enti;

3) a promuovere e favorire, tramite appositi protocolli tra istituzioni, televisione pubblica, emittenti private e piattaforme televisive, il legame tra la produzione audiovisiva in Italia e la promozione storica degli eventi e delle medaglie d'oro della prima guerra mondiale;

4) a promuovere e favorire iniziative per diffondere la conoscenza dell'impegno delle nostre Forze armate in relazione agli eventi e alla vittoria della prima guerra mondiale presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado, anche attraverso la realizzazione, da parte di istituzioni ed enti, di opportuni protocolli, sul modello «Caserme aperte» per visite guidate, non solo il 4 novembre.
(1-00006) «Deidda, Lampis, Michelotti, Urzì, Fabrizio Rossi, Colombo, Vinci, La Salandra, Gaetana Russo, Amorese, Amich».


      La Camera,

          premesso che:

              l'Einstein Telescope (ET) è il progetto per la realizzazione di un osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione, il cui scopo è quello di ascoltare l'Universo attraverso la ricerca di simili onde emesse in fenomeni catastrofici, quali la collisione (coalescenza) di buchi neri o di stelle a neutroni, con un notevole aumento della sensibilità di ascolto, rispetto agli odierni rilevatori (Advanced Virgo e Advanced Ligo), estendendo il raggio di osservazione rispetto agli strumenti attualmente utilizzati e rendendo accessibile l'ascolto anche alle basse frequenze;

              il progetto prevede la costruzione di un gigantesco interferometro sotterraneo triangolare, da collocare ad una profondità compresa tra i 100 e i 300 metri, per isolarlo dai movimenti delle onde sismiche, su un'area avente un perimetro di circa 30 chilometri: in particolare, l'infrastruttura in esame – la cui realizzazione è sostenuta dalla Commissione europea ed inserita nel VII Programma Quadro, con l'impiego di 200 scienziati provenienti dall'Europa e dal resto del mondo – sarà formata da tre lunghi bracci di 10 chilometri, attraversati da specchi di altissima qualità superficiale;

              nel nostro Paese, al riguardo, è già in atto un analogo progetto di ricerca che utilizza un gigantesco e sensibilissimo interferometro laser, denominato Virgo, installato nel comune di Cascina, nella campagna pisana, frutto di una collaborazione italo-francese tra Infn e Cnrs: tale infrastruttura, gestita dal consorzio EGO, è un rivelatore di seconda generazione, costituito da due bracci perpendicolari di 3 chilometri ciascuno ed agisce in collaborazione con altri tre interferometri esistenti sulla terra, i due «Ligo» situati negli Stati Uniti e il «Geo600» collocato in Germania;

              tra i siti candidati per l'installazione vi è la località «Sos Enattos», in Sardegna, nell'ambito territoriale del comune di Lula, individuata in base alle caratteristiche funzionali del progetto: la località in esame, infatti, è classificata come uno dei luoghi più silenziosi della terra, anche in ragione dell'assenza, pressoché totale, di attività sismica, e, il complesso minerario ivi presente, rappresenterebbe la base necessaria per l'allocazione del progetto;

              appare opportuno sottolineare come l'installazione di tale infrastruttura rappresenterebbe per il citato territorio un'importante opportunità di rinascita, tenuto conto del fatto che il solo investimento iniziale ammonta a 6,184 miliardi di euro, produttivo di una crescita del prodotto interno lordo pari a 2,263 miliardi, con un'indiscutibile ricaduta occupazionale, allo stato stimata, tra effetti diretti e indotto, in 36.085 unità;

              il Governo italiano ha già dato pieno sostegno alla candidatura della citata località sarda, anche con una lettera dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri, professore Mario Draghi, indirizzata al Presidente dell'INFN, professore Antonio Zoccoli; parimenti ha fatto la regione Sardegna, la quale si è impegnata a sostenerne la realizzazione con un investimento di 350 milioni di euro, aggiuntivo rispetto allo stanziamento del Ministero per il sud e la coesione territoriale, il quale supporterà la realizzazione con le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-2027;

              allo stato, l'Istituto nazionale di fisica nucleare è impegnato nella realizzazione del dossier per la candidatura dell'Italia, in vista della scelta definitiva del sito che interverrà entro il 2025, anche se, di fatto, la fase preliminare di realizzazione è già iniziata, con la costruzione del laboratorio Sargrav (che rappresenta la prima tappa del progetto), grazie anche al supporto della regione Sardegna e di tutti gli enti scientifici coinvolti (Università di Sassari e Cagliari, Infn, Ingv);

              in particolare, le tappe per la realizzazione del progetto dovrebbero essere le seguenti: a) 2020, supporto alla caratterizzazione fisica, geofisica e ambientale del sito in Sardegna (già in corso); b) 2021-2022, progettazione preliminare dell'infrastruttura in Sardegna, realizzazione degli scavi preliminari (sondaggi, carotaggi, ampliamento del laboratorio Sargrav, attualmente presente a «Sos Enattos»); c) 2022-2024, progettazione definitiva e operativa dell'infrastruttura in Sardegna, progettazione e sviluppo delle maggiori soluzioni tecnologiche, test in sotterraneo, nel laboratorio Sargrav di alcune tecnologie abilitanti; d) 2025, realizzazione dei laboratori di superficie, inizio degli scavi dell'infrastruttura sotterranea; e) 2031-2032, fine della costruzione dell'infrastruttura, inizio dell'istallazione dei detectors; f) dal 2032, installazione, messa in funzione e operatività;

              con riferimento al solo panorama italiano, gli enti di ricerca coinvolti sono: Infn, Inaf e Ingv, a cui devono aggiungersi moltissime Università italiane, già impegnate con il progetto Virgo, tra le quali hanno evidentemente un ruolo essenziale quelle di Cagliari e Sassari, oltre ad altri 41 istituti italiani ed europei che hanno sostenuto la stessa proposta;

              occorre pertanto garantire un costante ed unitario impegno da parte di tutte le Istituzioni, statali e locali, al fine di ottenere l'attribuzione del progetto all'Italia, con conseguente installazione dell'ET nella località «Sos Enattos», in Sardegna, nell'ambito territoriale del comune di Lula,

impegna il Governo:

1) a confermare e rispettare l'impegno al sostegno della candidatura dell'Italia quale sede per la realizzazione del progetto Einstein Telescope, adottando tutti gli opportuni atti e iniziative, sia di carattere economico che, ove occorra, normativo, annullando espressamente eventuali, precedenti provvedimenti assunti che possano, per comprovate ragioni tecnico-scientifiche, arrecare un danno alle attuali, idonee condizioni del sito prescelto, se del caso, anche con la convocazione di apposita conferenza di servizi, per il coinvolgimento di tutti gli enti interessati;

2) a patrocinare e diffondere, attraverso ogni mezzo e sistema di comunicazione pubblica e/o privata, sia in Italia e che in ambito internazionale, una campagna di sensibilizzazione a sostegno della candidatura italiana;

3) a valutare l'opportunità di costituire un comitato interistituzionale per predisporre le misure di accompagnamento e le infrastrutture necessarie a sostenere la candidatura.
(1-00007) «Deidda, Colombo, Vinci, Giagoni, Amich, Fabrizio Rossi, Pittalis, Cherchi, Cerreto».


      La Camera,

          premesso che:

              a Bagnoli della Rosandra frazione di San Dorligo della Valle (Ts) ha la sede legale Wärtsilä Italia SpA, controllata dalla società finlandese Wärtsilä Corporation, leader nella fornitura di soluzioni per la generazione di energia per il settore marino e terrestre;

              il sito di Trieste di Wärtsilä Italia s.p.a. sviluppa, commercializza, produce e offre servizi di assistenza per un'ampia gamma di motori. A Trieste è presente anche la Land & Sea Academy, centro di eccellenza per la formazione di esperti in campo motoristico, l'Hybrid Centre, primo centro ibrido su scala reale al mondo ed il Contract Management Expertise Centre, supporto operativo da remoto ai clienti con contratti di manutenzione O.&M. dell'area SEAF (Sud Europa ed Africa);

              il 14 luglio 2022, senza alcun tipo di preavviso, l'azienda ha pubblicato sul proprio sito una nota in cui comunica di ridurre la produzione a Trieste e di centralizzare la produzione di motori a quattro tempi in Europa a Vaasa, in Finlandia. La fine della produzione dei motori e l'assemblaggio propulsori comporterà la perdita di 451 dipendenti, su un totale di circa 970 lavoratori impiegati nel sito produttivo triestino, senza contare i numeri correlati con l'indotto. Il Gruppo Wärtsilä a inizio 2022, al Ministero dello sviluppo economico, aveva smentito qualunque dismissione assicurando anzi un rinnovato interesse anche alla luce degli strumenti che il Ministero aveva messo a disposizione;

              le numerose attestazioni di solidarietà ai lavoratori di Wärtsilä Trieste a rischio licenziamento hanno raggiunto l'apice il 3 settembre 2022 con la straordinaria partecipazione alla manifestazione contro la chiusura dello stabilimento con la presenza di oltre 12.000 persone;

              il 23 settembre 2022 il tribunale del lavoro di Trieste, con decreto urgente, ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria in merito alla decisione di Wärtsilä di spostare la produzione dei motori da Trieste in Finlandia, annullando con sentenza la procedura di licenziamento collettivo dei 451 addetti promossa dal gruppo;

              con l'insediamento del nuovo Parlamento, tutti i rappresentanti di Camera e Senato eletti in Friuli Venezia Giulia hanno incontrato il 21 ottobre 2022 le rappresentanze sindacali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm e firmato un documento congiunto in cui si sono impegnati a sostenere le richieste dei lavoratori di Wärtsilä e dei sindacati in vista dell'imminente ripresa del confronto tra istituzioni e azienda e ad intervenire presso il Governo, non appena insediato, sui Ministri competenti;

              il 30 ottobre 2022 il Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha dato disposizione di congelare i 34 milioni di fondi PNRR destinati al gruppo finlandese, concessi per sostenere progetti di ricerca e sviluppo per la realizzazione di motori con carburanti meno inquinanti, definendolo «un atto coerente con le decisioni improvvise della società», e impedendo alla multinazionale di accedere contemporaneamente ai finanziamenti dell'Ue sia in Italia che in Finlandia;

              il 10 ottobre e in ultimo il 7 novembre 2022, si sono tenuti due incontri tra i nuovi vertici di Wärtsilä Italia e le Rsu a seguito dei quali l'azienda ha sostanzialmente confermato i 451 licenziamenti, nonostante la sentenza del tribunale del lavoro di Trieste,

impegna il Governo:

1) a intervenire in tutte le sedi utili e opportune per sostenere le richieste dei lavoratori, del sindacato e delle istituzioni finalizzate alla continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, con particolare riguardo al mantenimento della produzione di motori, componente essenziale alla filiera produttiva della cantieristica navale italiana;

2) a porre in atto interventi volti a preservare il know how e la capacità industriale del sito, evitando la dispersione del patrimonio professionale degli operai, dei tecnici e degli impiegati, quale presidio fondamentale per l'economia triestina e nazionale.
(1-00008) «Serracchiani, De Micheli, Di Biase, Fossi, Gnassi, Gribaudo, Laus, Orlando, Peluffo, Sarracino, Scotto».


      La Camera,

          premesso che:

              il 17 febbraio 2022 il Nucleo investigativo del Comando provinciale Carabinieri di Roma ha dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma nei confronti di 65 persone, di cui 39 in carcere e 26 agli arresti domiciliari, gravemente indiziate di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dai metodo mafioso, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma di fuoco, fittizia intestazione di beni e attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato dal metodo mafioso;

              nel corso dell'attività di indagine avviata nel 2018 e denominata operazione Tritone, con il coordinamento della Dda della procura capitolina, sono emersi gravi elementi in ordine alla presenza di una articolazione dell'associazione mafiosa cosiddetta 'ndrangheta, incardinata sul territorio dei comuni di Anzio e Nettuno;

              in forza di tali evidenze e delle sollecitazioni pervenute da più fonti, la prefettura di Roma già da tempo aveva posto sotto stretta osservazione le vicende dei comuni di Anzio e Nettuno al fine di cogliere tempestivamente i segnali di possibili infiltrazioni nella gestione amministrativa;

              su richiesta della stessa prefettura, il 21 febbraio 2022 sono state nominate due distinte commissioni di indagine, al fine di riscontrare la sussistenza di concreti e rilevanti elementi su collegamenti degli amministratori con la criminalità organizzata ovvero su ferme di condizionamento degli stessi tali da determinare un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi dell'ente e da compromettere il buon andamento e l'imparzialità dell'azione amministrativa nonché il regolare andamento dei servizi;

              le commissioni hanno completato Cattività di verifica e indagine su entrambi i comuni e hanno rassegnato nei termini previsti le conclusioni al Prefetto di Roma, il quale, sentito il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblico, ha inviato al Ministero dell'interno la relazione con le proprie valutazioni;

              alla luce di tali circostanze pare del tutto opportuna la proposta di provvedere allo scioglimento dei Consigli comunali di Anzio e Nettuno,

impegna il Governo:

1) a verificare con la massima urgenza, in base a tutti gli elementi valutativi raccolti, se sussistono i presupposti per lo scioglimento dei Consigli comunali di Anzio e Nettuno, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000;

2) a rafforzare la dotazione, in termini di mezzi e di personale, delle forze di polizia, della Direzione investigativa antimafia, delle direzioni distrettuali antimafia, dell'Ispettorato del lavoro e dell'ufficio del Commissario di Governo per le attività antiracket e antiusura, con particolare riguardo al litorale romano e al territorio pontino.
(1-00009) «Francesco Silvestri, Ilaria Fontana, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Ascari, Cafiero De Raho, D'Orso, Giuliano, Scutellà».


      La Camera,

          premesso che:

              l'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina del 24 febbraio scorso, è ormai in atto da circa nove mesi, in un contesto segnato da una perdurante escalation militare inasprita, peraltro, dallo spettro della minaccia nucleare;

              a seguito della summenzionata aggressione, il Governo ha autorizzato, fino al 31 dicembre 2022, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative ucraine, in deroga alle disposizioni di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185 e agli articoli 310 e 311 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66;

              in particolare, tale autorizzazione, è disposta dall'articolo 2-bis, comma 1, del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, ed attuata con l'emanazione, ad oggi, di cinque decreti interministeriali contenenti allegati con il dettaglio delle forniture. Gli allegati in questione sono considerati «documenti classificati» e sono stati illustrati dal Governo in seno al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir);

              la ratio della norma succitata, riconducibile all'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, ha consentito all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa nei confronti della Russia, responsabile della violazione dei principi cardine del diritto internazionale. La Carta delle Nazioni Unite prevede infatti un generale divieto del ricorso alla forza (articolo 2) con la sola eccezione della legittima difesa individuale e collettiva (articolo 51);

              il Governo italiano ha annunciato l'emanazione di un sesto decreto interministeriale per la cessione di mezzi militari, con particolare riferimento ai sistemi di artiglieria per la difesa aerea;

              inoltre, con il decreto-legge n. 14 del 2022 sono state adottate misure, per far fronte alla eccezionale e drammatica crisi umanitaria provocata dall'aggressione della Russia, volte a incrementare le risorse finanziarie destinate alle attività del sistema di prima accoglienza per le persone vulnerabili provenienti dall'Ucraina;

              successivamente, il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, ha integrato le misure di assistenza e accoglienza, prevedendo l'attivazione di ulteriori modalità di assistenza diffusa affidata ai Comuni e associazioni del terzo settore, nonché la concessione di un contributo di sostentamento;

              il 1° marzo 2022 la Camera, a seguito delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto Russia e Ucraina rese dal Presidente del Consiglio dei ministri, ha approvato la risoluzione n. 6-00207 che impegnava il Governo ad assicurare sostegno e solidarietà, al popolo ucraino e alle sue istituzioni attivando, con le modalità più rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie a fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, nonché – tenendo costantemente informato il Parlamento e in modo coordinato con gli altri Paesi europei e alleati – la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione;

              il 22 giugno 2022 la Camera, a seguito delle comunicazioni rese dal Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio, europeo del 24 e 25 giugno 2022, ha approvato la risoluzione n. 6-00224 con la quale si impegnava, tra l'altro, il Governo a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario ed ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità, ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle Istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari;

              Governo e Parlamento, in questi mesi, si sono adoperati per consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa, e per sostenerla per mezzo di aiuti umanitari e finanziari, come attestato dai provvedimenti adottati;

              tuttavia, la drammatica situazione venutasi a produrre non è più sostenibile: decine di migliaia di vittime, civili e militari, distruzione di edifici pubblici e privati e infrastrutture vitali, la crisi umanitaria, nonché, per gli equilibri geopolitici, le evidenti ripercussioni sul tessuto economico-produttivo internazionale, sull'approvvigionamento energetico e sulle principali regole della convivenza internazionale;

              il 27 aprile 2022 il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo all'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, in un passaggio del suo discorso afferma che «quanto la guerra ha la pretesa di essere lampo – e non le riesce – tanto la pace è frutto del paziente e inarrestabile fluire dello spirito e della pratica di collaborazione tra i popoli, della capacità di passare dallo scontro e dalla corsa agli armamenti, al dialogo, al controllo e alla riduzione bilanciata delle armi di aggressione.». La pace, ha rimarcato, «è frutto di una ostinata fiducia verso l'umanità e di senso di responsabilità nei suoi confronti». Invoca il bisogno di «prospettare una sede internazionale che rinnovi radici alla pace, che restituisca dignità a un quadro di sicurezza e di cooperazione, sull'esempio di quella Conferenza di Helsinki che portò, nel 1975, a un Atto finale foriero di positivi sviluppi», allo scopo di «affermare con forza il rifiuto di una politica, basata su sfere di influenza, su diritti affievoliti per alcuni popoli e Paesi e, invece, proclamare, nello spirito di Helsinki, la parità di diritti, la uguaglianza per popoli e persone.»;

              il 23 ottobre scorso il Presidente della Repubblica ha inoltre partecipato all'Incontro Internazionale «Il grido della pace Religioni e culture in dialogo». Nel suo intervento ha ribadito l'importanza e la necessità di «realizzare con perseveranza percorsi di pace, attraverso un impegno collettivo della comunità internazionale che valorizzi il dialogo, i negoziati, il ricorso alla diplomazia in luogo delle armi.», in quanto «la pace è un processo, non un momento della storia; ha bisogno di coraggio, di determinazione, di volontà politica e di impegno dei singoli.». Rinnovando la ferma condanna delle azioni della Federazione russa che rappresentano una sfida diretta ai valori di pace, afferma che sono stati stravolti i principi e i valori della vita internazionale e che la comunità globale è chiamata «a trovare soluzioni cooperative urgenti a problemi comuni; le crisi sanitarie e alimentari, gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, le minacce terroristiche.», facendo appello al bisogno di un multilateralismo efficace;

              il 5 novembre scorso si è svolta a Roma una importante manifestazione della società civile italiana, sotto l'egida di «Europe for peace», che ha visto partecipare migliaia di persone per sostenere fermamente le ragioni della pace e chiedere alla politica e alle istituzioni italiane ed europee il cessate il fuoco subito e il negoziato per la pace in Ucraina;

              il 15 novembre scorso, durante un massiccio attacco lanciato dalla Russia contro la rete di infrastrutture energetiche ucraine, due missili hanno raggiunto la Polonia. Uno ha colpito una fattoria di Przewodow, al confine con l'Ucraina e l'altro un deposito di cereali a Hrubieszow 35 km a nord: due persone sono rimaste uccise;

              alla luce di quanto esposto, appare ineludibile la necessità di concentrare tutte le azioni, in sinergia con gli altri Paesi europei, per giungere ad una soluzione diplomatica del conflitto e porre fine alla crisi in atto,

impegna il Governo:

1) a voler illustrare preventivamente alle Aule parlamentari l'indirizzo politico da assumere in occasione di consessi di carattere internazionale riguardanti il conflitto Russia-Ucraina, compreso quello concernente l'eventuale invio di forniture militari, al fine di tenere conto degli indirizzi dalle stesse formulati;

2) a promuovere iniziative in cui il nostro Paese si faccia interprete e protagonista di una nuova fase di sforzi diplomatici affinché sia scongiurato si rischio di una ulteriore escalation militare, a tal fine intraprendendo le opportune iniziative nelle sedi europee e internazionali allo scopo di promuovere una decisa e forte azione diplomatica volta ad imporre un immediato cessate il fuoco e, nel contempo, l'avvio, di negoziati per il raggiungimento di una soluzione politica, giusta, equilibrata, duratura e in linea con i principi di diritto internazionale;

3) a sostenere un ruolo dell'Italia, in prima linea, in direzione del rafforzamento del pilastro europeo della difesa comune, che adeguatamente posto a supporto di una politica estera europea, possa garantire maggiore sicurezza all'Unione europea e consentire una razionalizzazione delle spese e degli investimenti militari, in modo da dotarsi di uno strumento militare europeo più moderno ed efficiente, oltreché più economico per i singoli Stati membri;

4) ad adoperarsi, ripartendo dai principi di diritto che sono alla base dell'ordine internazionale, per la convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa, al fine di ristabilire, in nome di un rinnovato spirito di Helsinki, un quadro di pace, sicurezza e cooperazione, nonché avviare un percorso per una Conferenza multilaterale sulla pace;

5) a proseguire con un'azione costante di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché con le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare: la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui anziani e disabili;

6) ad avviare con urgenza un confronto costruttivo per l'istituzione di un Fondo energetico europeo straordinario, quale strumento, a disposizione dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, a supporto della lotta al caro energia, al fine di garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico;

7) ad adottare iniziative di competenza affinché, nel quadro delle iniziative europee, venga adottata una strategia comune di sostegno energetico (Energy Recovery Fund), volta a raggiungere, in tempi brevi, l'obiettivo dell'indipendenza dall'approvvigionamento energetico russo, nonché adottando idonee iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate a favorire la transizione ecologica, energetica e verso l'economia circolare, mediante la progressiva riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, e la tempestiva definizione di appositi indicatori per gli investimenti ecosostenibili.
(1-00010) «Conte, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Lomuti, Onori, Pellegrini, Gubitosa».


      La Camera,

          premesso che:

              la nomina del commissario straordinario per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del Lago di Garda nella figura del prefetto di Brescia è avvenuta con l'articolo 4 comma 7 del decreto-legge n. 92 del 23 giugno 2021 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 148 del 23 giugno 2021, il quale prevedeva che «Al fine di consentire la rapida attuazione del sistema di collettamento e depurazione del lago di Garda e la conseguente tempestiva dismissione della condotta sublacuale, giunta al termine della propria vita tecnica, il Prefetto di Brescia è nominato Commissario straordinario, con i poteri di cui all'articolo 4, commi 2 e 3, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, per la progettazione, l'affidamento e l'esecuzione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del lago di Garda. Il Commissario straordinario avvalendosi, senza nuovi o maggiori oneri, delle strutture del Ministero della transizione ecologica, elabora un Piano degli interventi e lo sottopone al Ministro della transizione ecologica. Tale piano deve indicare, ai sensi dell'articolo 11 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, i codici unici di progetto delle opere che si intende realizzare e il relativo cronoprogramma. Il monitoraggio degli interventi ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229, è effettuato dal soggetto che svolge le funzioni di stazione appaltante. Il Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi può avvalersi, sulla base di apposite convenzioni, delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, degli enti pubblici, delle società controllate da amministrazioni dello Stato, nonché dei soggetti privati da individuarsi con le procedure di cui all'articolo 4, comma 3, del predetto decreto-legge n. 32 del 2019, dotati di specifica competenza tecnica nell'ambito delle aree di intervento. Gli oneri di cui alle predette convenzioni sono posti a carico dei quadri economici degli interventi da realizzare, come risultanti dai sistemi informativi della Ragioneria Generale dello Stato. Il compenso del Commissario, i cui oneri sono posti a carico del quadro economico degli interventi da realizzare o completare, è pari a quello indicato dall'articolo 15, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. Nel caso in cui il Commissario svolga le funzioni di stazione appaltante è autorizzata l'apertura di una contabilità speciale intestata al medesimo nella quale confluiscono tutte le risorse finanziarie pubbliche, nazionali e regionali, nonché le altre risorse destinate alla realizzazione delle opere. Alle dirette dipendenze del Commissario opera una struttura di supporto composta da un contingente di sei unità di personale non dirigenziale reclutato con le modalità di cui al comma 4, in possesso delle competenze e dei requisiti di professionalità richiesti dallo stesso Commissario straordinario per l'espletamento delle proprie funzioni. La struttura cessa alla scadenza dell'incarico del Commissario straordinario e comunque entro il 31 dicembre 2026.»;

              il suddetto decreto non è mai stato convertito in legge ed è stato abrogato dalla legge n. 113 del 6 agosto 2021 riguardante la: «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia.», la quale ne ha fatto comunque salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti dal momento dell'entrata in vigore, ovvero con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;

              è stata quindi inserita la nomina del suddetto commissario al comma 7 dell'articolo 17-octies del decreto-legge n. 80 attraverso un emendamento in fase di conversione nella legge 6 agosto 2021 n. 113;

              il Governo ha più volte abusato non solo della decretazione d'urgenza, della questione di fiducia e dei maxi emendamenti, così come sottolineato dallo stesso Presidente della Repubblica nella sua lettera al Parlamento nel luglio 2021, ma anche della tecnica di promulgazione di decreti che poi vengono abrogati e fatti confluire come emendamenti in altri decreti su materie completamente estranee ed eterogenee;

              di fatto, anche la nomina del Commissario per la depurazione del Garda non ha seguito un iter normativo lineare, contribuendo ad impedire un corretto e legittimo dibattito parlamentare su di un tema così complesso ed importante per il territorio interessato;

              i diversi studi effettuati riguardanti le condotte sub lacuali del Lago di Garda hanno evidenziato la più che buona funzionalità delle condotte e il fatto che queste possano durare ancora per molti anni a venire confermate anche nell'ultimo studio del 14 giugno 2021 ad oggetto «Verifica dello stato di conservazione delle condotte sublacuali Toscolano Maderno-Torri del Benaco dopo gli interventi di riparazione alto fondale (2° anno – marzo 2021)», dove viene evidenziato, nelle conclusioni, che «il collettore si sta avvicinando progressivamente al termine della vita tecnica stimata in circa 40 anni (estendibile a 50 sotto determinate condizioni)». Da ciò consegue che vi sia tutto il tempo per una decisione definitiva sull'opera di collettamento e depurazione che sia la più ponderata, ragionata e condivisa possibile;

              alla medesima conclusione si è giunti in seguito ad una nuova ispezione della condotta effettuata nell'aprile 2022 dal gestore Acque Bresciane, che ha spiegato che anche se l'offensiva dei batteri si è fatta più aggressiva, la condotta sub lacuale non ha evidenziato problemi e potrà continuare ad essere utilizzata ancora per molti anni, ben oltre il suo limite funzionale stabilito al 2035;

              nella seduta del 30 novembre 2020, il Consiglio provinciale di Brescia ha approvato con 12 voti favorevoli e uno contrario la cosiddetta mozione «Sarnico» avente come oggetto «l'aggiornamento delle linee di indirizzo del 2020 per l'Azienda Speciale della Provincia di Brescia Ufficio d'Ambito di Brescia.»;

              nel dispositivo si impegna la giunta provinciale a modificare il «Piano programma delle attività per l'anno 2020» dell'ufficio d'ambito di Brescia, inserendo come indirizzo strategico, in merito alle infrastrutture di depurazione, il criterio, a valere anche sulle opere ancora in corso di progettazione, che persegua il principio generale che gli impianti consortili di depurazione siano localizzati nelle aree territoriali dei comuni afferenti all'impianto stesso;

              detta mozione è espressione della volontà della provincia di Brescia e intende prevedere un principio localizzativo inderogabile nella progettazione di impianti di trattamento delle acque reflue ad uso civile, ovvero che i nuovi depuratori debbano essere collocati nei territori dei comuni a cui essi afferiscono;

              alla luce di quanto sopra esposto la mozione cosiddetta «Sarnico» è stata totalmente disattesa dall'attuale progetto, che ha invece visto l'approvazione da parte della struttura commissariale, in aperto contrasto con quanto espresso dai sindaci e dalla stessa provincia di Brescia attraverso il consiglio provinciale;

          la deliberazione del Consiglio regionale della Lombardia N. XI/2048 del 19 ottobre 2021, impegna la Giunta regionale «a farsi parte attiva con il Governo, perché venga nuovamente approfondita la problematica in oggetto, valutando anche altre soluzioni, seguendo un iter istituzionale condiviso con tutti gli enti coinvolti» nonché di «farsi parte attiva monitorando e supportando dal punto di vista tecnico, il progetto di depurazione che verrà ritenuto idoneo, con particolare attenzione alla tutela e salvaguardia dei corsi d'acqua eventualmente interessati.»,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative volte ad abrogare il sopracitato comma 7, articolo 17-octies, del decreto-legge n. 80, approvato con legge di conversione nella legge 6 agosto 2021 n. 113, restituendo i poteri agli enti territoriali preposti.
(1-00011) «Barzotti, Caramiello, Caso, Alifano, Pavanelli, Morfino, Ilaria Fontana, Fede, Aiello, D'Orso».

Risoluzione in Commissione:


      La III Commissione,

          premesso che:

              per la legge iraniana le donne e le ragazze che si mostrano in pubblico senza indossare il velo, o indossandolo in modo non appropriato, possono essere punite con una pena detentiva, la fustigazione o un'ammenda;

              la «Gasht-e Ershad», la cosiddetta polizia «morale» è solita fermare sistematicamente per strada donne e ragazze su base casuale, insultandole e minacciandole o aggredendole fisicamente con atti che equivalgono a vere e proprie pene crudeli, disumane e degradanti, in palese violazione del diritto internazionale e della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (International covenant on civil and political rights, Iccpr) di cui l'Iran è firmatario;

              l'hijab è lo strumento che il regime usa per controllare e sottomettere le donne e, nel contempo, l'insieme della società iraniana;

              il 13 settembre 2022 Mahsa Jina Amini, cittadina iraniana di origini curde, è stata arrestata a Teheran, capitale dell'Iran dalla cosiddetta polizia «morale» con l'accusa di non aver indossato nel modo corretto lo hijab;

              secondo diverse testimonianze oculari, Mahsa Jina Amini è stata picchiata durante il trasferimento al centro di detenzione di Vozara a Teheran, dove poco dopo è entrata in coma ed è deceduta il 16 settembre 2022, in un vicino ospedale, mentre si trovava in stato di fermo. Da quel giorno decine di migliaia di cittadini iraniani, provenienti da tutti i segmenti della società, hanno partecipato, con grande coraggio, a manifestazioni antigovernative in tutto il Paese, al grido di «Donne, Vita, Libertà»;

              si tratta di un movimento spontaneo, del tutto pacifico, strenuamente contrario alla struttura conservatrice del regime e che si batte affinché siano assicurati alla giustizia i responsabili della morte della giovane ventiduenne; un movimento che sta mostrando caratteristiche senza precedenti nei quarantatré anni di regime teocratico;

              le proteste stanno coinvolgendo non sono solo le masse urbane, istruite, borghesi e giovani studenti, ma anche larghi strati della popolazione rurale;

              i manifestanti – donne e uomini, giovani e anziani, scesi per le strade in ogni angolo del Paese – stanno rischiando la vita non per chiedere piccole riforme, ma perché sia posta fine all'insopportabile «regime di apartheid di genere»;

              a differenza di quanto accadde nelle proteste del 2009 e del 2019, si assiste ad una imponente partecipazione diretta delle donne iraniane, come nelle proteste del «Mercoledì bianco» del 2018 a Teheran, quando giovani donne si toglievano il velo in una pubblica piazza per sventolarlo come una bandiera contro il regime oscurantista degli ayatollah;

              accanto alle donne di tutte le province dell'Iran che si tolgono l'hijab e ad esso danno fuoco, sono scese in piazza le giovani adolescenti nei licei che si fanno fotografare in atteggiamenti di sfida nei confronti del regime e delle autorità religiose;

              il liberarsi del velo, il simbolo dell'oppressione, ha un forte valore simbolico: tolto l'hijab, l'intero sistema teocratico al potere dal 1979 è destinato a crollare. Per tale motivo questi proteste stanno assumendo di giorno in giorno il carattere di una vera e propria rivoluzione pacifica;

              nonostante le forti restrizioni su internet operate dal regime, i manifestanti hanno elaborato efficaci strategie di comunicazione in grado indicare luoghi e orari delle manifestazioni che, di settimana in settimana, sono diventate sempre più numerose;

              il regime iraniano continua a dipingere queste proteste come un complotto straniero, capeggiato da Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele, dai loro mercenari c dai «traditori iraniani» residenti all'estero che starebbero fomentando le proteste e i disordini;

              secondo recenti stime sarebbero almeno 326 le persone rimaste uccise nelle proteste in corso da circa due mesi in più di 130 città del Paese per mano delle forze di sicurezza e dalle milizie paramilitari Basiji. L'organizzazione non governativa statunitense Iran Human Rights, con sede ad Oslo, ha riferito che tra i morti ci sarebbero 43 minori e 50 donne. Quasi 15.000 persone sarebbero state arrestate;

              il 10 ottobre 2022 l'Unione europea ha aggiunto undici persone e quattro entità statali all'elenco delle persone soggette a misure restrittive nell'ambito dell'attuale regime di sanzioni per le ripetute violazioni di diritti umani in Iran;

              le proteste si sono diffuse anche nel Kurdistan iraniano, terra di origine della giovane Mahsa Amini e in diverse città della provincia di Sistan e Balochiostan a prevalenza sunnita, situata nella parte sudorientale del Paese, dove si sono registrati durissimi scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza;

              gli scontri nella provincia sunnita, una delle più povere dell'Iran avvengono ormai con cadenza settimanale a cominciare dal 30 settembre 2022 quando le forza di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i manifestanti radunati a Zahedan per protestare contro lo stupro di una ragazza quindicenne attribuito ad un agente di polizia. La strage, che ha causato più di 90 morti, è stata denominata dagli attivisti «venerdì di sangue»;

              nella repressione delle proteste il regime ha incrementato l'uso della forza e minaccia l'utilizzo della pena di morte. Le forze di sicurezza e le milizie paramilitari Basiji, oltre a sparare contro i manifestanti con gas lacrimogeni e cartucce di vernice, utilizzano ormai anche munizioni vere ad altezza d'uomo; per sedare le proteste viene utilizzato anche lo squadrone equestre «Aswaran», fondato nel 2013;

              duecento ventisette deputati iraniani, su duecento novanta complessivi, hanno chiesto «una sentenza divina», con la condanna a morte di tutti i manifestanti. Emblematico è il caso dei giovane Saman Yasin, un rapper curdo iraniano, condannato alla pena di morte per aver «dichiarato guerra a Dio» per il suo sostegno social alle proteste per la morte di Masha Amini;

              l'11 novembre 2022 gli ambasciatori di Germania e Islanda presso le Nazioni Unite a Ginevra hanno richiesto la convocazione di una sessione speciale del Consiglio dei diritti umani dell'Onu per affrontare il deterioramento della situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, in particolare per quanto riguarda donne e bambini;

              il 14 novembre il Consiglio degli affari esteri dell'Unione europea ha aggiunto ulteriori 29 persone e tre entità all'elenco dei soggetti sottoposti a sanzioni per violazioni di diritti umani in Iran. Nella lista sono stati inseriti i quattro membri della squadra che ha arrestato Mahsa Amini, i capi provinciali delle forze dell'ordine iraniane (Lef) e del corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Irgc), nonché il generale di brigata Kiyumars Heidari, comandante delle forze di terra dell'esercito iraniano, per il loro ruolo nella brutale repressione delle proteste. L'Unione europea ha inserito nella lista anche l'emittente televisiva di Stato iraniana «Press Tv», come responsabile della produzione e della trasmissione delle confessioni forzate dei detenuti;

              l'Iran ha fortemente criticato le nuove sanzioni e il portavoce degli affari esteri Nasser Kanani in un comunicato diffuso dall'agenzia di stampa ufficiale Irna ha affermato che la Repubblica islamica dell'Iran risponderà in modo efficace e con forza alle azioni non costruttive dell'Europa;

              si ritiene opportuno ringraziare il lavoro silenzioso svolto dai nostri diplomatici, dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dagli uomini e donne dei nostri apparati di intelligence, che hanno consentito il rientro in patria della nostra connazionale Alessia Piperno;

              è doveroso, altresì, plaudere ed esprimere la propria vicinanza alle ragazze, ai ragazzi, alle donne e agli uomini iraniani che pur consapevoli di rischiare la propria incolumità e condanne draconiane, compresa la pena capitale, lottano in modo non violento rivendicando il proprio diritto a protestare pacificamente e ad esprimere liberamente le proprie richieste e opinioni,

impegna il Governo

          a proseguire in tutte le sedi internazionali e sovranazionali l'intensa opera diplomatica affinché;

              a) si intensifichi la pressione sul Governo iraniano per porre fine alla repressione in atto nei confronti dei pacifici manifestanti e delle minoranze in Iran (curdi, i beluci, arabi e minoranze religiose non sciite e non musulmane) e per sanzionare i responsabili di questi odiosi crimini e, in difetto di risposta positiva, ad ampliare, aggiornare ed estendere ulteriormente l'elenco delle sanzioni individuali, includendo i membri della polizia «della moralità» e tutti i funzionari statali e decisori politici responsabili della repressione e dell'uso letale della forza contro i manifestanti;

              b) le milizie paramilitari Basiji che stanno diffondendo il terrore nel Paese vengano inserite nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali.
(7-00001) «Orsini, Marrocco, Battilocchio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

          l'Ilva, ora Acciaierie d'Italia s.p.a., è il più grande stabilimento europeo per la produzione dell'acciaio;

          Invitalia, Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, nel 2021, è entrata nel capitale sociale dello stabilimento e ne è titolare del 38 per cento il Gruppo ArcelorMittal è titolare del 62 per cento;

          nel corso della audizione alla Commissione bilancio e industria del Consiglio regionale della Puglia di giugno 2022, il Presidente di Acciaierie di Italia Franco Bernabè, ha ribadito che lo stabilimento ex Ilva di Taranto «deve rimanere in vita, deve rimanere uno stabilimento che produce acciaio in maniera compatibile» dal punto di vista ambientale, ma «deve rimanere in vita perché uno stabilimento morto di quel tipo diventa una bomba ecologica». E ha anche detto che «dobbiamo lavorare tutti per sviluppare questo stabilimento, se viene abbandonato il problema non è più risolvibile»;

          lo stesso Bernabè ha aggiunto che uno degli obiettivi fondamentali della riconversione dell'ex Ilva è quello occupazionale, attraverso il recupero della competitività. Obiettivo primario e condivisibile soprattutto in questo momento di grave crisi economica e sociale che attraversa il nostro paese ed il Sud in particolare;

          nel Sole 24ore del 12 novembre 2022 si legge che «a partire da lunedì 14 novembre, 145 aziende appaltatrici di Acciaierie d'Italia, ex Ilva, sono sospese dalla loro attività in fabbrica a Taranto. La comunicazione è stata fornita nella mattinata del 12 novembre dall'azienda alle organizzazioni sindacali, ma Confindustria Taranto segnala che diverse aziende già l'11 novembre 2022 hanno ricevuto una pec dall'ex Ilva»;

          la sospensione, dicono fonti sindacali, riguarda le attività e i lavori che queste imprese stavano svolgendo nel siderurgico. «E ovviamente – specificano – trattandosi di un numero elevato, vuol dire che l'indotto verrà colpito in larghissima parte. Continueranno a lavorare solo le imprese che per l'ex Ilva effettuano attività ritenute essenziali»;

          l'effetto di tale iniziativa è la messa a rischio di 2500 posti di lavoro in una contingenza recessiva e sociale particolarmente attenzionata dal Governo appena insediato. Tale atto pare in contrapposizione con quanto dichiarato dal Presidente di Acciaierie Italia sull'obiettivo occupazionale dell'investimento fatto;

          il Ministro Urso in una sua dichiarazione del 15 novembre 2022 ribadisce: «Mi aspetto ad ore che l'azienda ci dia un segnale costruttivo rispetto a quello che ha fatto, senza nessun preavviso, nei confronti delle aziende dell'indotto e dei loro lavoratori» –:

          quali iniziative intende adottare il Governo alla luce della situazione descritta in premessa.
(2-00010) «Alessandro Colucci, Lupi, Bicchielli, Cavo, Cesa, Pisano, Romano, Semenzato, Tirelli».

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

          la società Energas s.p.a. ha richiesto autorizzazione per realizzare un deposito costiero di gas da petrolio liquefatto (Gpl) a Manfredonia, alimentato da un gasdotto di collegamento al porto industriale e servito da raccordo ferroviario;

          il deposito sorgerà in località Santo Spiriticchio (zona industriale) su un'area recintata di 180.000 metri quadri. Sono previsti 12 serbatoi tumulati da 5.000 metri cubi cadauno. Il gasdotto, che collegherà il pontile, servirà per consentire l'attracco delle navi gasiere che scaricheranno il Gpl nella conduttura al deposito;

          il progetto Energas, che prevede lo stoccaggio di 60 mila metri cubi (circa 28 mila tonnellate) rientra tra le attività «a rischio di incidente rilevante» – di cui al decreto legislativo n. 334 del 1999. Rilevante è quindi la possibilità che si verifichino incidenti dalle conseguenze disastrose, considerando anche l'aumento del traffico di autocisterne sulla statale 89. Ove l'incidente si verificasse nell'area portuale, gli effetti per l'ecosistema marino sarebbero devastanti;

          concreto e inoltre il rischio di una nuova procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, in quanto la zona interessata è considerata ad alto pregio naturalistico e archeologico;

          la realizzazione di tale opera ha incontrato il parere avverso della Regione Puglia, del Comune di Manfredonia e della cittadinanza, che si è espressa con un referendum consultivo svoltosi il 13 novembre 2016, dove oltre il 95 per cento dei votanti ha decretato la netta contrarietà all'opera;

          i tre tavoli di conciliazione, convocati dalla Presidenza del Consiglio per cercare l'accordo delle parti in causa (Regione, Comune, Autorità portuale Mar Adriatico meridionale, Ministero delle infrastrutture, Ministero dello sviluppo economico, soprintendenza archeologica, per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia) sulla realizzazione di tale progetto (l'ultimo tenutosi il 4 marzo 2022) hanno confermato il mancato accordo;

          a fronte dello stallo, rispondendo ad una interrogazione il 6 aprile 2022, il Ministro della transizione ecologica ha precisato che la decisione sull'opera era stata demandata al suo Ministero e al Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri per una possibile deliberazione del Cdm;

          secondo il Ministro, «la remissione del procedimento deriva dalla constatazione della strategicità dell'intervento proposto e dalla considerazione per cui le osservazioni tecniche espresse nell'intesa negativa della regione Puglia sono state approfondite nell'ambito dell'istruttoria di valutazione di impatto ambientale»;

          il Ministero della transizione ecologica ha analizzato diversi aspetti, in particolare la coerenza del progetto con l'opportunità del Pnrr rilevando che nel settore trasporti il Gpl è ancora tra i carburanti alternativi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del comparto nella direttiva «DAF». Tuttavia è anche vero che l'Italia nel Pnrr si muove in direzione dei synthetic fuel;

          il Ministro dello sviluppo economico pro tempore, rispondendo a interrogazioni parlamentari (n. 3-00995 del 2 ottobre 2019 e n. 3-02034 del 19 gennaio 2021) ha precisato che «...ogni tipo di determinazione politica non prescinderà dall'esigenza, da un lato, di rispettare il territorio interessato e, dall'altro, dalla necessità di tutelare i cittadini di quel territorio, anche e soprattutto all'esito del referendum consultivo sul tema»;

          l'avversione della città di Manfredonia, località marittima ai piedi del Gargano, che aspira ad uno sviluppo turistico ecocompatibile, non è frutto di un capriccio, ma la risultante di una serie di considerazioni, la prima delle quali è che non crea occupazione, ma solo beneficio per un'azienda privata;

          il progetto Energas non risponde alla necessità di energie prodotte da fonti rinnovabili, può rappresentare un problema insormontabile per le strategie di sviluppo del territorio previste dalla regione Puglia e dal comune di Manfredonia. È del tutto incompatibile con quelli che sono i punti di forza dell'area che dovrebbe ospitarlo: dalle bellezze paesaggistiche alle ricchezze ambientali fino all'immenso patrimonio culturale e archeologico di Siponto;

          il timore delle istituzioni locali è che si potrebbero generare altre conseguenze negative in un pezzo della provincia di Foggia che ha già pagato un prezzo altissimo a causa delle politiche industriali completamente slegate dalle vocazioni della «porta del Gargano». Manfredonia subisce ancora le conseguenze dell'ex Enichem, con un processo di bonifica del sottosuolo ancora in fase di stallo e di cui si sa poco;

          da notizie di stampa si apprende che il Consiglio dei ministri del 10 novembre 2022 nel corso del quale è stato esaminato il decreto-legge «Aiuti-quater» che introduce misure urgenti in materia di energia, avrebbe valutato la questione del progetto del mega impianto costiero di Gpl a Manfredonia, ai sensi dell'articolo 14-quater, comma 3, della legge n. 241 del 1990, ai fini dello sblocco dell'opera –:

          se non ritengano opportuno adottare iniziative volte a riconsiderare sotto il profilo dei costi-benefici il progetto di realizzazione di un deposito costiero di gas da petrolio liquefatto (Gpl) a Manfredonia, in considerazione degli impatti sul territorio, della contrarietà dei cittadini, della vocazione turistico-culturale dell'area e dell'obsolescenza di una impostazione energetica basata sullo sviluppo dello stoccaggio dei combustibili fossili.
(2-00013) «Gatta».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BOLDRINI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il 16 settembre 2022 una ragazza iraniana di 22 anni, Masha Amini, in visita a Teheran con la famiglia è morta in un centro di detenzione dove era stata portata dalla «polizia morale», la Ershad, perché secondo gli agenti non indossava correttamente il velo;

          la famiglia e le organizzazioni per diritti umani iraniane hanno accusato gli agenti della Ershad di aver picchiato la ragazza con tanta forza da ucciderla;

          la morte di Masha Amini ha scatenato un'ondata di indignazione e di proteste in tutto il Paese, che ha visto come protagoniste innanzitutto le donne alle quali si sono uniti tanti giovani e molte personalità del mondo dello sport, della cultura e dello spettacolo;

          il velo è obbligatorio per le donne in Iran dal 1978, anno della rivoluzione islamica di Khomeini e negli ultimi mesi l'esecutivo guidato dal Presidente conservatore Raisi ha inasprito la sorveglianza e le punizioni: decine di donne sono state arrestate perché non indossavano correttamente il velo o perché erano vestite in modi «modi contrari alla morale»;

          la stretta sulle libertà femminili si accompagna a un'ondata di repressione del dissenso politico e culturale che ha portato all'arresto di politici di opposizione, come il noto riformista Mostafa Tajzadeh, o di uomini di cultura come i registi Mohammad Rasoulof, Jafar Panahi e Mostafa Al-Ahmad, con l'accusa di fare propaganda contro lo Stato;

          dal 16 settembre 2022 la mobilitazione non si è mai interrotta, nonostante la brutalità e la ferocia della repressione messa in atto dal regime: secondo la Ong «Iran Human Rights» di Oslo sono almeno 326 i manifestanti finora uccisi dalle forze dell'ordine;

          il 6 novembre 2022 227 deputati sui 290 che compongono il Parlamento iraniano hanno sottoscritto un documento in cui si invoca la pena di morte per chi osa manifestare contro il regime e sono già due le condanne alla pena capitale comminate nei giorni scorsi dal Tribunale di Teheran contro persone che hanno partecipato alle proteste –:

          quali iniziative intenda intraprendere, nei rapporti bilaterali e nelle sedi europee e internazionali, affinché le autorità iraniane cessino quant'opera di violenta repressione, garantendo il dissenso, il diritto di manifestare e la libertà delle donne e affinché venga promossa, come ha chiesto recentemente anche la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, un'indagine internazionale indipendente sulle cause e le responsabilità della morte di Masha Amini.
(5-00020)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


      BRAGA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          da diversi anni la tariffazione deliberata e applicata agli utenti del Servizio idrico integrato non domestico da parte delle amministrazioni provinciali lombarde, sulla base dei criteri di articolazione tariffaria fissati dall'ente di regolazione Arera, ha prodotto un consistente aggravio di costi soprattutto a carico delle imprese zootecniche lombarde;

          il generale aumento del costo del servizio idrico integrato per le aziende zootecniche sembrerebbe dovuto anche al fatto che nello stabilire i nuovi criteri di tariffazione le amministrazioni provinciali lombarde non hanno tenuto conto di quanto disposto all'articolo 9, comma 3, del decreto-legge n. 66 del 2 marzo 1989, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 144 del 24 aprile 1989, secondo cui: «Per l'anno 1989, le tariffe per il servizio degli acquedotti sono determinate dagli enti locali e loro consorzi, o, se abilitati per legge, dagli enti gestori in deroga all'articolo 17, comma 1, della Legge 28 febbraio 1986, n. 41(a), in misura non inferiore all'80 per cento e non superiore al 100 per cento dei costi di gestione. I suddetti enti devono adottare entro il 30 giugno 1989 appositi regolamenti per il servizio degli acquedotti che prevedano distinzioni tra le categorie di utenza. Per le attività di allevamento degli animali il costo unitario del servizio non potrà superare il 50 per cento della tariffa ordinaria determinata per le abitazioni civili»;

          sulla questione, gli enti di governo d'ambito delle province lombarde hanno precisato che la nuova articolazione tariffaria del sistema idrico integrato anche per uso agricolo e zootecnico è stata adottata in adempimento alla delibera dell'Arera n. 665/2017/R/IDR e quindi nel rispetto dei contenuto del titolo 3 «Articolazione tariffarie per gli usi diversi dal domestico», senza tuttavia alcun richiamo all'agevolazione indicata dalla legge n. 144 del 1989 ovvero senza osservare per le attività di allevamento il limite del 50 per cento della tariffa ordinaria applicata per le abitazioni civili;

          ad avviso dell'interrogante si configurerebbe una disapplicazione, nei criteri adottati dalla delibera di Arera, delle disposizioni indicate dal decreto-legge n. 66 del 1989, convertito, con modificazioni dalla legge n. 144 del 1989 –:

          quali iniziative di carattere normativo i Ministri interrogati intendano porre in essere, per quanto di competenza, al fine di giungere ad un chiarimento in merito all'applicazione del dispositivo contenuto nel decreto-legge n. 66 del 1989, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 144 del 1989 recante l'agevolazione per le attività di allevamento.
(4-00078)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta scritta:


      BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          il dottor Stefano Laporta dal 15 luglio 2017 è presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale nonché del Sistema nazionale per la protezione ambientale (Snpa), nonché presidente della Consulta degli esperti dell'ispettorato per la sicurezza nucleare;

          l'Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) è oggi l'Autorità nazionale competente in materia. È stato istituto in ossequio alle direttive europee 2009/71/Euratom, 2011/70/Euratom, già modificate dalla direttiva 2014/87/Euratom, in base alle quali dette funzioni devono essere affidate a un'autorità indipendente;

          il ruolo di presidente della Consulta degli esperti dell'Ispettorato per la sicurezza nucleare ricoperto dal dottor Laporta era evidentemente motivato dal trasferimento di competenze dell'Ispra al costituendo Isin con riferimento alle funzioni di regolamentazione in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione;

          dopo una prima fase transitoria avviata il 1° agosto del 2018, l'Isin è divenuto operativo e svolge le proprie funzioni in piena autonomia dal 1° gennaio 2019. Da tale data è infatti subentrato pienamente nei compiti e nelle funzioni attribuite al Cnen, all'Enea-Disp, all'Ispra e all'Agenzia per la sicurezza nucleare e previsti da tutte le altre disposizioni normative di settore vigenti in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione ex decreto legislativo n. 45 del 2014;

          si consideri, inoltre, che è vigente un accordo quadro di collaborazione tra Isin e il Snpa, di cui il dottor Laporta ricopre attualmente l'incarico di presidente –:

          se il Ministro interrogato ritenga opportuno, stanti le già menzionate caratteristiche di indipendenza dell'Isin, che il dottor Laporta, oltre alla presidenza dell'Ispra-Snpa, continui a ricoprire il ruolo di presidente della Consulta degli esperti dell'Isin, con funzioni di coordinamento interno organizzativo della stessa.
(4-00076)

CULTURA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

          lo scorso febbraio le sette diocesi della Romagna (Ravenna-Cervia, Imola, Faenza-Modigliana, Forlì-Bertinoro, Cesena-Sarsina, Rimini e San Marino-Montefeltro, anche se quest'ultima di competenza civile delle Marche) hanno inviato al Ministero della cultura le schede richieste in merito a 60 progetti in materia di messa in sicurezza antisismica dei luoghi di culto per essere ammessi a contributo, ai sensi di quanto previsto dal PNRR;

          solo l'arcidiocesi di Ravenna-Cervia ha ricevuto in data 25 febbraio 2022 la comunicazione della Soprintendenza di Ravenna che aveva provveduto a trasmettere al Ministero competente le proprie valutazioni sui progetti presentati dalla stessa arcidiocesi, senza tuttavia comunicarne il tenore;

          nessuna lettera di questo tipo è stata inviata alle altre diocesi della Romagna, né sono state date ulteriori indicazioni;

          nell'allegato del decreto del Segretario Generale n. 455 del 7 giugno 2022, che assegna le risorse per la sicurezza sismica nei luoghi di culto e il restauro del patrimonio culturale Fondo edifici di culto, non risulta inserito alcun progetto delle diocesi della Romagna, di competenza della Soprintendenza di Ravenna, mentre sono approvati i progetti presentati alle Soprintendenze dell'Emilia, creando di fatto una disparità di trattamento all'interno del territorio regionale (fra Emilia, con 3 milioni di abitanti, e Romagna con 1,5 milioni di abitanti);

          in data 27 giugno 2022 i vescovi romagnoli hanno scritto all'allora Ministro della cultura, Dario Franceschini, al Presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi e per conoscenza alle Soprintendenze e autorità interessate, per lamentare il mancato finanziamento dei progetti per il recupero e il miglioramento antisismico di luoghi con un elevato valore religioso, storico, artistico e culturale, e che sono rappresentativi per le comunità e i territori di riferimento. Edifici che, inoltre, vengono utilizzati anche per l'accoglienza turistica e la fruibilità del patrimonio artistico;

          neppure questa lettera ha ottenuto risposta, né dal Ministero né dalle Soprintendenze;

          i vescovi della Romagna esprimono la viva preoccupazione sul fatto che è davvero urgente mettere in sicurezza i luoghi di culto messi a progetto, perché ubicati in zona sismica, come stanno dimostrando i recenti terremoti dell'Emilia (2012) e quelli di pochi giorni fa delle Marche –:

          quali siano le ragioni che hanno portato all'esclusione dei progetti delle diocesi della Romagna richiamate in premessa, e se il Ministro intenda valutare la possibilità di accogliere alcuni progetti presentati a suo tempo, anche attraverso ulteriori modalità di finanziamento, ponendo così rimedio alla disparità territoriale venutasi a creare.
(2-00014) «Tassinari, Cattaneo».

Interrogazioni a risposta immediata:


      MANZI, BERRUTO, ORFINI, SPERANZA, ZINGARETTI e FORNARO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          verso il termine della XVIII legislatura è stata approvata definitivamente ed è entrata in vigore la legge 15 luglio 2022, n. 106, recante «Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo»; composta di 12 articoli, contiene disposizioni volte sia a ridefinire la governance complessiva del settore, sia a disciplinare i profili di più stretta attinenza lavoristica, previdenziale e assistenziale;

          si tratta di una tra le riforme di settore attesa da anni dai lavoratori dello spettacolo, che consente l'avvio di un nuovo welfare, centrale per la vita economica e culturale del Paese;

          la legge ha fissato alcuni principi fondamentali e introdotto strumenti innovativi: la definizione di nuove norme in materia di contratti di lavoro e di equo compenso per i lavoratori autonomi, il riconoscimento del ruolo professionale degli attori, l'introduzione dell'indennità di discontinuità e benefici previdenziali e, inoltre, ha redatto un vero e proprio codice dello spettacolo;

          entro 12 mesi dall'entrata in vigore, si attendono i decreti legislativi con cui verranno stabilite le modalità di attuazione;

          con l'approvazione della suddetta legge delega l'allora Esecutivo ha unito, a tutela di un settore per molto tempo penalizzato e in grande sofferenza a causa dell'emergenza sanitaria, due grandi valori costituzionali: il diritto al lavoro, di cui agli articoli 4, 35 e 36, e la promozione e la diffusione culturale, di cui agli articoli 9 e 33 –:

          se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative – in occasione del prossimo disegno di legge bilancio – per implementare le risorse destinate all'attuazione delle disposizioni recate dalla legge 15 luglio 2022, n. 106, in materia di spettacolo, di cui si attende l'approvazione in tempi brevi dei decreti attuativi.
(3-00019)
(Presentata il 15 novembre 2022)


      LUPI e CAVO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          la cultura rappresenta un elemento fondamentale per il rilancio del Paese e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale italiano;

          secondo l'Istat sono 4.880 i musei e gli istituti similari presenti in maniera capillare su tutto il territorio nazionale;

          sempre secondo i dati Istat, circa un comune su tre ospita almeno un museo, un'area archeologica e/o un monumento;

          il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il Fondo complementare destinano 5,74 miliardi di euro complessivi alla cultura, di cui buona parte destinati alla digitalizzazione del patrimonio artistico e alla rimozione delle barriere architettoniche, per permettere alle persone con disabilità di accedere al patrimonio artistico e culturale italiano;

          l'opinione pubblica nazionale ha già iniziato a dibattere sulle tante questioni aperte ad oggi sul tavolo del Ministero, tra cui l'apertura gratuita dei poli museali in alcune giornate dell'anno e la destinazione di Villa Verdi;

          gli organi di stampa hanno riportato negli scorsi giorni la notizia che il Ministro interrogato ha attivato gli uffici tecnici del Ministero per verificare la «delicata situazione» in cui versa il museo di «Villa Verdi», considerata di un'«importanza fondamentale per la memoria e l'identità degli italiani» –:

          quali iniziative intenda adottare per il rilancio della cultura e l'accesso dei cittadini al patrimonio italiano, per esempio rivedendo l'estensione della gratuità dei musei in favore dei residenti nella città e, con riferimento alle recenti notizie di attualità che interessano la struttura di Villa Verdi, quali siano le intenzioni del Ministro interrogato sulla destinazione della struttura.
(3-00020)
(Presentata il 15 novembre 2022)


      FOTI, MOLLICONE, AMORESE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, MESSINA, PERISSA, ROSCANI, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, ANGELO ROSSI, VINCI, LA PORTA, MURA, PULCIANI e SBARDELLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          il 30 ottobre 2022 è stato l'ultimo giorno di apertura di Villa Verdi, la casa dove Giuseppe Verdi ha vissuto per cinquanta anni, ora in parte adibita a museo, sita in località Sant'Agata, nel comune di Villanova sull'Arda;

          a causa dell'impossibilità di risolvere la questione ereditaria sorta nel 2001 tra gli eredi del compositore, la villa sarà venduta all'asta, con il rischio che vada perduto un bene di valore inestimabile sotto il profilo storico e culturale;

          nelle more, la normativa impone un vincolo di visitabilità del bene, che si trova per ora posto in capo al tribunale e rispetto al quale si attende di conoscere con quali modalità sarà garantito;

          l'unica soluzione idonea percorribile è l'esercizio del diritto di prelazione che la legge riserva allo Stato in questi casi, permettendo l'acquisizione della casa museo e la continuazione della fruizione dei suoi spazi per i visitatori –:

          in che modo intenda garantire la salvaguardia di Villa Verdi e il suo immenso valore storico e culturale.
(3-00021)
(Presentata il 15 novembre 2022)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PAVANELLI. — Al Ministro della cultura.— Per sapere – premesso che:

          in data 14 novembre 2022 l'interrogante ha appreso, per mezzo di un articolo pubblicato nella rivista online umbria24.it, del ritrovamento di un importante sito archeologico affiorato durante gli scavi per la realizzazione di un maneggio tra Sant'Egidio e Collestrada;

          secondo quanto noto, si tratterebbe di una villa romana di notevole importanza, risalente al primo secolo d.C., come confermato dalle figure geometriche ritratte da un pregevole mosaico, parimenti rinvenuto;

          l'importanza della scoperta emerge anche dalla decisione di sottoporre il sito a vincolo archeologico, in ragione del fatto che la stessa è stata qualificata dalla Soprintendenza perugina importante dal punto di vista storico e culturale, permette di comprendere molte cose dell'epoca e del luogo;

          dal medesimo articolo di stampa sembrerebbe emergere la volontà di procedere al rinterramento del suddetto sito archeologico –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questo importante ritrovamento e se corrisponda al vero la volontà di rinterrare il sito archeologico;

          se non intenda adottare iniziative volte a stanziare sufficienti risorse al fine di valorizzare l'area in ragione del grande interesse nazionale della stessa e dell'importante potenziale indotto per l'intera regione.
(4-00066)


      BORRELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          il 13 luglio 2022 è stata approvata in via definitiva dalla Camera dei deputati la nuova legge delega in materia di spettacolo che ha tra gli obiettivi più virtuosi lo stop all'utilizzo degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti;

          gli animali selvatici nei circhi sono costretti ad assumere comportamenti mai visti in natura e, sebbene alcuni di essi siano allevati in cattività da decine di generazioni, continuano comunque a seguire il comportamento tipico dei loro omologhi selvatici;

          l'articolo 2, comma 1 della legge 15 luglio 2022, n. 106 «Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo» conferisce delega al Governo per l'adozione di uno o più decreti legislativi per il riordino delle disposizioni normative in materia di spettacolo;

          si tratta di una delega analoga a quella di cui all'articolo 2 della legge 22 novembre 2017, n. 175, non esercitata entro i termini ivi previsti (12 mesi dalla data di entrata in vigore della medesima legge), della quale richiama i princìpi e criteri direttivi, il procedimento, nonché le condizioni per l'adozione dei decreti legislativi e delle eventuali disposizioni correttive e integrative;

          ora dovrà seguire un decreto legislativo attuativo del Ministero della cultura che porterà alla messa al bando (graduale) degli animali dagli spettacoli circensi: la legge 22 novembre 2017, n. 175, «Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia», all'articolo 2, comma 4, lettera h), prevede la revisione delle disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, specificamente finalizzata al graduale superamento dell'utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse;

          di fatto questa legge delega contiene al suo interno una chiara indicazione affinché gli oltre 2000 animali utilizzati dalle circa 200 attività circensi del nostro Paese possano trovare una nuova vita. Un quadro legislativo che si allinea finalmente con quello europeo, dato che in ventitré Paesi dell'Unione europea, ultima a decidere in tal senso la Francia, esiste già il divieto di utilizzo degli animali nei circhi –:

          se intenda predisporre nel più breve tempo possibile lo schema di decreto attuativo per l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri, al fine di avviare la riconversione degli spettacoli in tempi certi ed evitare che nuovamente scada il termine di 12 mesi previsto dalla legge per la sua adozione e si riesca, quindi, ad individuare un percorso che porti al graduale superamento dei circhi con gli animali entro i due anni successivi, prevedendo altresì la ricollocazione degli animali presso strutture in grado di garantirne il miglior mantenimento degli stessi sottraendoli agli spettacoli.
(4-00068)

DISABILITÀ

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

          il 3 ottobre 2022, il Comitato Onu sui diritti delle persone con disabilità ha condannato l'Italia per la mancanza di tutela giuridica dei caregiver, accertando così la violazione degli obblighi internazionali assunti con la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006;

          il Comitato si è espresso a seguito di denuncia presentata da una cittadina italiana (di seguito «M.S.B.») caregiver di marito e figlia, entrambi con disabilità, la quale sosteneva che il mancato riconoscimento legale e di supporto socio-economico costringeva lei e i suoi cari a soffrirne dal punto di vista professionale e della salute;

          nella pronuncia, il Comitato ha ribadito i diritti dei caregiver familiari, sia in quanto necessari alla tutela delle persone con disabilità, sia in quanto soggetti direttamente meritevoli di tutela, e ha ordinato all'Italia di rispondere entro 180 giorni indicando le misure correttive intraprese e di corrispondere un risarcimento in favore della famiglia;

          oltre ad evidenziare le gravi carenze normative dell'Italia, questa decisione porterà indubbiamente con sé uno strascico di denunce analoghe e costi ingenti per le casse dello Stato;

          nelle osservazioni sull'Italia del 2016, il Comitato aveva già espresso preoccupazione per le «conseguenze prodotte dalle attuali politiche», nonché per la «mancanza di misure specifiche per sostenere le famiglie dei minori con disabilità o di adulti con elevate necessità di sostegno, compreso il sostegno economico»;

          i dati più approfonditi sui caregiver familiari in Italia sono contenuti in un'indagine Istat del 2015, che li stima in circa 3 milioni di persone;

          uno studio del premio Nobel per la medicina, Elizabeth Blackburn, ha dimostrato come i caregiver familiari abbiano una aspettativa di vita tra i 9 e i 17 anni inferiore alla media a causa dei danni fisici e al logoramento dovuti allo stress causato dal prendersi cura di familiari con disabilità;

          la figura del caregiver familiare è stata riconosciuta normativamente per la prima volta dalla legge di bilancio 2018, la quale ha istituito un fondo di sostegno di 60 milioni di euro (poi incrementato con altri 15 milioni di euro dalla legge di bilancio 2019), per il sostegno del titolo di cura e di assistenza del caregiver familiare;

          inoltre, la legge di bilancio 2021 ha disposto la costituzione del fondo diretto ad interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico delle attività di cura del caregiver familiare, con una dotazione totale di 90 milioni di euro, assieme ad un contributo di 500 euro per genitori disoccupati o monoreddito facenti parte di nuclei monoparentali con figli a carico aventi una disabilità riconosciuta almeno al 60 per cento, criteri arbitrari che spesso escludono ingiustamente potenziali beneficiari;

          da anni le famiglie richiedono una legge strutturata che preveda per i caregiver familiari contributi previdenziali, coperture assicurative e sostegni economici, e solo raramente, come nel caso di emendamenti alla legge regionale del Lazio n. 10 del 2022, si sono visti tentativi di implementare riforme strutturali;

          la legge 22 dicembre 2021, n. 227, promossa dall'allora Ministra Erika Stefani, ha delegato il Governo ad adottare, entro venti mesi, uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle disposizioni vigenti in materia di disabilità, in attuazione degli articoli 2, 3, 31 e 38 della Costituzione e in conformità alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite già citata, alla Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 di cui alla comunicazione della Commissione europea COM(2021) 101 final del 3 marzo 2021, e alla risoluzione del Parlamento europeo del 7 ottobre 2021 sulla protezione delle persone con disabilità, «al fine di garantire alla persona con disabilità di ottenere il riconoscimento della propria condizione, anche attraverso una valutazione della stessa congruente, trasparente e agevole che consenta il pieno esercizio dei suoi diritti civili e sociali, compresi il diritto alla vita indipendente e alla piena inclusione sociale e lavorativa, nonché l'effettivo e pieno accesso al sistema dei servizi, delle prestazioni, dei trasferimenti finanziari previsti e di ogni altra relativa agevolazione, e di promuovere l'autonomia della persona con disabilità e il suo vivere su base di pari opportunità con gli altri, nel rispetto dei principi di autodeterminazione e di non discriminazione»;

          la delega non, è ancora stata esercitata;

          durante la XVIII legislatura erano in discussione al Senato le proposte di legge S. 1461 e abbinate in materia di riconoscimento e sostegno del caregiver familiare, che purtroppo si sono arenate in Commissione dopo il deposito degli emendamenti;

          già nella XVII legislatura si era svolta una approfondita discussione in Commissione sulle proposte S. 2128 e abbinate, anche in tal caso senza che si concludesse l'iter –:

          come il Governo intenda rispondere al Comitato Onu e quali iniziative verranno intraprese per sostenere i caregiver familiari, prevedendo il giusto riconoscimento di quello che è spesso, a tutti gli effetti, un impegno a tempo pieno;

          se i fondi in premessa verranno rifinanziati per le prossime annualità;

          se si provvederà, con un intervento normativo, anche in vista della necessaria attuazione della legge delega sulla disabilità, a dare una definizione strutturale dei diritti e delle tutele per i caregiver familiari, assieme ad un monitoraggio puntuale sui dati e le statistiche riferite al fenomeno.
(2-00009) «Grippo, Bonetti, Richetti».
(Presentata il 15 novembre 2022)

Interrogazione a risposta immediata:


      MOLINARI, PANIZZUT, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

          la legge 22 dicembre 2021, n. 227, ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle norme vigenti in materia di disabilità, in conformità alle disposizioni della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, alla Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 e alla risoluzione del Parlamento europeo del 7 ottobre 2021 sulla protezione delle persone con disabilità;

          la legge citata è stata approvata in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in particolare, della missione n. 5 «Inclusione e coesione», componente 2, riforma 1.1, recante «legge quadro per le disabilità»;

          coerentemente con le indicazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, gli ambiti di intervento della riforma, elencati dall'articolo 1, comma 5, della legge delega, riguardano, in particolare e tra l'altro: la definizione della condizione di disabilità, la revisione dei suoi processi valutativi di base, la valutazione multidimensionale, la realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, l'informatizzazione dei processi, la riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità, nonché l'istituzione di un Garante nazionale della disabilità;

          le disposizioni della legge delega traducono finalmente in principi e criteri direttivi le istanze avanzate, da molti anni a questa parte, dalle persone con disabilità, dalle rispettive famiglie e dalle associazioni più rappresentative del mondo della disabilità, che hanno sottolineato il ruolo strategico di questa riforma per lo sviluppo di una società effettivamente inclusiva che rappresenta un obiettivo imprescindibile per la ripresa e la crescita del Paese –:

          se e quali aggiornamenti intenda fornire in merito all'attuazione della legge 22 dicembre 2021, n. 227, recante «delega al Governo in materia di disabilità».
(3-00018)
(Presentata il 15 novembre 2022)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:


      FRANCESCO SILVESTRI, CONTE, SANTILLO, BALDINO, AURIEMMA, CAPPELLETTI, FENU, AIELLO, ALIFANO, AMATO, APPENDINO, ASCARI, BARZOTTI, BRUNO, CAFIERO DE RAHO, CANTONE, CARAMIELLO, CARMINA, CAROTENUTO, CASO, CHERCHI, ALFONSO COLUCCI, SERGIO COSTA, DELL'OLIO, DI LAURO, DONNO, D'ORSO, FEDE, ILARIA FONTANA, GIULIANO, GUBITOSA, IARIA, L'ABBATE, LOMUTI, LOVECCHIO, MORFINO, ONORI, ORRICO, PAVANELLI, PELLEGRINI, PENZA, QUARTINI, RAFFA, MARIANNA RICCIARDI, RICCARDO RICCIARDI, SCERRA, SCUTELLÀ, SPORTIELLO, TODDE, TORTO, TRAVERSI e TUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

          l'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto «decreto rilancio», con riferimento al cosiddetto superbonus, ha introdotto la possibilità di usufruire di alcune agevolazioni fiscali in materia edilizia e di efficientamento energetico sotto forma di sconti sui corrispettivi, ovvero prevedendo la facoltà per il beneficiario della detrazione di cedere il credito a un soggetto terzo che diviene titolare del credito di imposta, comprese banche e intermediari finanziari, in deroga alle disposizioni sulla cedibilità dei crediti;

          la cessione del credito nei termini indicati si è rivelato uno strumento fondamentale per consentire il rilancio del settore edilizio, in linea con l'esigenza di scongiurare un ulteriore consumo di suolo e di incrementare il livello di efficienza energetica degli edifici, considerata, anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come l'Italia che dispone di un parco edifici con oltre il 60 per cento dello stock superiore a 45 anni;

          i dati sul superbonus forniti da Ance registrano un investimento nel settore superiore al 20 per cento nel 2021 e al 12 per cento nel 2022. Purtroppo, gli stessi dati mostrano, per il 2023, un decremento degli investimenti, imputabile anche all'incertezza normativa dovuta ai numerosi provvedimenti medio tempore intervenuti sul meccanismo della cessione del credito, rallentandone la portata applicativa;

          in tale contesto, suscita particolare preoccupazione la nota di Poste italiane del 7 novembre 2022, dalla quale si apprende che il servizio di acquisto dei crediti di imposta «è sospeso per l'apertura di nuove pratiche», con ciò uniformandosi a una soluzione già adottata dai principali istituti di credito;

          considerata la gravità della situazione, è di questi giorni la richiesta al Governo, avanzata anche da Abi e Ance, di una misura tempestiva e di carattere straordinario volta a consentire agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto, compensando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24 con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari –:

          quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per rimuovere gli ostacoli che limitano l'accesso alla detrazione fiscale del cosiddetto superbonus nella forma della cessione del credito, anche per i profili inerenti alla responsabilità del cessionario, avviando un'interlocuzione con gli istituti di credito e gli intermediari finanziari, nonché con le società controllate o partecipate dallo Stato, al fine di pervenire ad una soluzione che consenta di riavviare e consolidare il processo di acquisto e cessione dei crediti fiscali.
(3-00022)
(Presentata il 15 novembre 2022)

Interrogazione a risposta orale:


      DORI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'attuale sede centrale del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Bergamo, sita in via Mauro Codussi, necessita di opere di ristrutturazione e manutenzione straordinarie;

          l'immobile è di proprietà di Investimenti Immobiliari Italiani Sgr S.p.A. (Invimit Sgr), società di gestione del risparmio del Ministero dell'economia e delle finanze;

          la Direzione regionale dei Vigili del fuoco della Lombardia, con lettera del 11 giugno 2020 indirizzata a Invimit e alla Direzione centrale per le risorse logistiche e strumentali del Dipartimento dei Vigili del fuoco, ha manifestato l'intenzione di attivare ogni iniziativa utile finalizzata all'acquisto dell'attuale sede di via Codussi;

          l'acquisizione della proprietà della struttura consentirebbe di rendere l'immobile pienamente fruibile e adeguato alle esigenze funzionali dei Vigili del fuoco di Bergamo;

          tale soluzione risponderebbe anche agli obiettivi di riduzione dei consumi e di razionalizzazione delle spese di gestione degli immobili attraverso un sensibile abbattimento dei costi connessi alla locazione passiva della sede –:

          quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per concludere positivamente le interlocuzioni in atto con Invimit al fine di acquisire dalla stessa la proprietà della struttura ospitante la sede del comando provinciale dei Vigili del fuoco di Bergamo.
(3-00024)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CAPARVI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la crisi energetica in corso rappresenta una situazione emergenziale per gli enti locali che erogano servizi essenziali ai cittadini e sono chiamati in questo momento a dover sostenere ingenti costi per assicurarne la continuità; le ripercussioni del caro energia sui bilanci comunali sono, infatti, fortemente impattanti e coinvolgono anche le forniture in convenzione di gestione per luce e gas verso servizi pubblici comunali;

          l'affidamento di fornitura in gestione del servizio luce consiste nell'erogazione del servizio di illuminazione pubblica, tramite un contratto «a risultato», che affida l'intero ciclo di gestione degli impianti ad un unico soggetto, garantendo l'efficienza e la qualità nell'erogazione del servizio e incentivando il risparmio energetico e la messa a norma degli impianti (ad esempio le convenzioni Consip s.p.a. servizio luce);

          tali contratti di fornitura dei servizi energia, sottoscritti mediante convenzioni Consip, sono calcolati in riferimento ai «prezzi unitari del servizio» per tipologia di lampada e varia in base all'indice di revisione dei prezzi, che è aggiornato trimestralmente;

          risulta all'interrogante che l'indice Consip di aggiornamento dei prezzi dell'energia, oltre a basarsi sui valori storici e non già su quelli effettivi, non tenga conto dei benefici dell'efficientamento energetico precedentemente composti, generando quindi una sperequazione a favore della ditta che ha investito per efficientare; ne conviene, una necessaria rinegoziazione delle convenzioni Consip che dovrebbe essere quindi impostata bilanciando gli oneri finanziari e gli effettivi consumi;

          sebbene molti comuni abbiano già attuato interventi immediati per ottenere risparmi, occorre, tuttavia, adottare ogni misura utile a contrastare e ridurre l'impatto dei costi economici e sociali, sì da garantire al contempo la tutela della sicurezza dei cittadini, nonché i servizi essenziali –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, ovvero se intenda eventualmente prevedere dei correttivi nelle convenzioni Consip relative alla fornitura di energia che tengano, appunto, conto delle specifiche variabili legate alla volatilità dei mercati.
(5-00024)


      DELL'OLIO e FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          FTX è un exchange di criptovalute fondato nel 2019 da Sam Bankman-Fried e Gary Wang. Cresciuto esponenzialmente in pochi mesi, è arrivato a gestire quotidianamente scambi per circa 10 miliardi di dollari in controvalore con oltre 1,2 milioni di utenti divenendo uno dei primi tre operatori al mondo;

          nel marzo 2022 si stabiliva FTX EU LTD, filiale europea di FTX, dotata di licenza CySEC a certificare la conformità a operare nel mercato cipriota – e quindi Europeo – in qualità di intermediario finanziario;

          le disposizioni CySEC introducono un «investor compensation fund» che prevede indennizzi fino a 20 mila euro per investitore in caso di problematiche di liquidità dell'operatore interessato;

          il 2 novembre 2022 un report di CoinDesk poneva serie questioni sugli asset in capo all'hedge fund Alameda Research, di proprietà di Sam Bankman-Fried e collegato a FTX, provocando una fuga degli utenti dalla piattaforma FTX e conseguenti prelievi massivi per oltre 6 miliardi di dollari in poco più di 48 ore;

          con un secondo report, il 20 novembre 2022, CoinDesk segnalava come Alameda Research utilizzasse per le sue operazioni risorse in capo a FTX ma riferibili direttamente ai depositi degli utenti;

          a seguito della crisi di liquidità, l'11 novembre 2022 FTX richiedeva l'intervento delle misure previste dal «Chapter 11», disciplina statunitense per la protezione da bancarotta;

          da quanto riferito da Reuters, il 12 novembre 2022 risulterebbero almeno un miliardo di dollari mancanti nel bilancio di FTX, riferibili ai depositi degli utenti;

          alla data di presentazione del presente atto non risulta che FTX o società collegate siano iscritte alla sezione speciale del registro Oam introdotta ai sensi del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 13 gennaio 2022, iscrizione che doveva essere completata entro luglio 2022. Questo, oltre a rendere FTX un operatore abusivo per quanto concerne l'esercizio in Italia, impedirebbe di avere contezza esatta dell'esposizione dei clienti italiani coinvolti –:

          quali iniziative di carattere informativo il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di chiarire ogni aspetto della questione, anche in relazione agli adempimenti informativi e agli ambiti di competenza delle authority Consob e Banca d'Italia;

          se FTX o società ad essa collegate risultino iscritte o abbiano avanzato richiesta d'iscrizione alla relativa sezione speciale del registro Oam ai sensi del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 13 gennaio 2022;

          se sia disponibile una stima relativa agli utenti italiani coinvolti e se, a tutela di essi il Ministro interrogato intenda attivarsi al fine di far valere le disposizioni di cui all'«investor compensation fund» previsto dalla licenza CySEC in capo a FTX EU LTD;

          se intenda promuovere, per quanto di competenza, opportune misure ordinamentali, fiscali e informative al fine di portare maggiore chiarezza sul settore delle valute virtuali, con particolare riferimento all'insegna della maggior chiarezza informativa a tutela di risparmiatori e investitori, e di rendere il nostro Paese all'avanguardia nel contesto internazionale.
(5-00025)


      FENU, CHERCHI, L'ABBATE, LOVECCHIO e SCERRA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          in data 11 novembre 2022, la Presidente del Consiglio dei ministri ha sostenuto che il superbonus pesa sulle casse dello Stato per 60 miliardi di euro e che ha determinato uno scostamento («buco»), rispetto alle previsioni iniziali, per 38 miliardi di euro circa, omettendo di evidenziare che tali detrazioni, per l'importo complessivo di 60 miliardi di euro, sono fruibili nel quinquennio in ragione di 12 miliardi l'anno;

          nella medesima predetta conferenza stampa dell'11 novembre 2022, il Ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che: «Non si è mai vista nella storia – almeno italiana – una misura che costasse così tanto per la finanza pubblica a beneficio di così pochi»;

          le summenzionate dichiarazioni del Ministro Giancarlo Giorgetti non tengono in alcuna considerazione che i meccanismi alternativi alla detrazione, in particolar modo lo «sconto in fattura», sono stati introdotti proprio per consentire di effettuare i lavori a soggetti privi di qualsiasi fonte reddituale. In questo senso, quindi, il superbonus ha una innegabile «impronta» sociale che lo ha reso fruibile soprattutto da parte dei condomini, che altrimenti non avrebbero potuto deliberare i lavori a causa del dissenso di condomini incapienti;

          in data 11 luglio 2022, l'Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) ha reso pubblico uno studio che mostra l'impatto, sul gettito dello Stato, della misura del Superbonus 110 per cento;

          l'analisi, che parte da una stima di circa 1,3 milioni di unità abitative coinvolte, porta a concludere «che se lo stato spende 57 miliardi per i bonus, ne incassa, direttamente 26 miliardi, ovvero il 47 per cento della spesa complessiva»;

          tali entrate fanno riferimento, nello specifico, ad Iva da intervento Irperf, Ires, Inps, Inail, Irap, Iva da consumi, e sono determinate soltanto in considerazione degli effetti diretti che derivano dai cantieri coinvolti dagli interventi;

          dal recentissimo rapporto «Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese» del Censis emerge che «Per una spesa di 55 miliardi di euro in Super ecobonus (pari a 60,5 miliardi di detrazioni a carico dello Stato), totalizzata nel periodo agosto 2020-ottobre 2022, il Centro Studi CNI stima ... un gettito derivante dalla produzione complessiva attivata nel sistema economico di 42,8 miliardi di euro, pari a circa il 70 per cento del valore delle detrazioni a carico dello Stato»;

          secondo il rapporto, «Sulla base dei calcoli effettuati, si ritiene che al netto del gettito fiscale la spesa in termini di detrazioni si riduca a circa il 30 per cento del suo valore figurativo messo a bilancio»;

          per effetto della misura il settore delle costruzioni ha inciso con una percentuale del 27 per cento circa sulla performance complessiva del Pil 2021;

          sul fronte dell'occupazione, dal citato rapporto Censis, emerge che «La spesa e le produzioni attivate hanno generato un impatto occupazionale che nei soli settori della filiera delle costruzioni ha superato le 583 mila unità. Se a questi si aggiungono anche gli addetti attivati nel resto dei settori economici, si arriva a un totale che supera di poco le 900 mila unità»;

          la significatività dei dati indicati in premessa, l'autorevolezza delle fonti citate, le ricadute positive della misura sull'occupazione, sull'economia del Paese, sul gettito fiscale, sull'efficientamento energetico degli edifici, sul risparmio energetico sono elementi che rendono inopportuna qualsiasi dichiarazione parziale, fuorviante e, per queste ragioni, fonte di ulteriore incertezza per operatori economici e famiglie –:

          se sia intenzione del Ministro interrogato stimare le maggiori entrate indotte dalla misura cosiddetta «Superbonus», in termini imposte dirette e indirette, da intervento e da consumo generato dai redditi prodotti, nonché in termini di entrate, in generale, a beneficio della pubblica amministrazione.
(5-00032)

Interrogazione a risposta scritta:


      MARINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          la legge n. 89 del 24 marzo 2001, cosiddetta legge «Pinto», ha previsto il diritto all'equa riparazione per il mancato rispetto del «termine ragionevole» di durata del processo;

          l'organo competente a decidere sulle domande di equo indennizzo per l'eccessiva lungaggine dei processi è la Corte d'appello, e la valutazione del «termine ragionevole» di durata del procedimento, nonché la quantificazione del danno subito spettano all'autorità giudiziaria adita;

          la legge prevede un ricorso nazionale per l'accertamento della violazione del diritto alla ragionevole durata del processo e per la quantificazione del relativo indennizzo, con la finalità di deflazionare il contenzioso innanzi alla Corte di Strasburgo;

          l'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ratificata con la legge 4 agosto 1955 n. 848, stabilisce, tra l'altro, che ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole;

          la Cedu, inoltre, si è ripetutamente pronunciata nei confronti dell'Italia sul rispetto del diritto alla ragionevole durata del processo;

          l'articolo 111 della Costituzione che prevede il principio del giusto processo, in base al quale ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizione di parità, prevede, al secondo comma, che la legge ne assicuri la ragionevole durata;

          in data 25 giugno 2013, il Tribunale Amministrativo per la Sicilia (Sezione quarta), pronunciando sul ricorso presentato da Gian Piero Venti nei confronti del Ministero dell'economia e delle finanze, in merito alla liquidazione di indennizzo da equa riparazione, «legge Pinto», decreto rep. 1211 del 2013, condannava il medesimo Ministero al pagamento della somma di 4.000 euro e della metà delle spese di lite;

          inoltre in data 28 luglio 2015 la Corte di appello di Caltanissetta in merito al procedimento per equa riparazione promosso da Vincenzo Calogero Giunta, riteneva ammissibile e fondata la domanda di equa riparazione del danno del ricorrente, per la durata del giudizio presupposto, protrattosi per ben undici anni circa, con un notevole superamento della misura di otto anni del termine ragionevole di durata, determinato per il giudizio di primo grado in tre anni alla stregua dei parametri fissati dalla Cedu e dalla Corte di cassazione;

          la medesima Corte, pronunciando in sede di rinvio in Cassazione sul ricorso citato, condannava il Ministero dell'economia e delle finanze al pagamento in favore di Vincenzo Calogero Giunta, del pagamento di 4.000,00 euro, oltre che alle spese processuali;

          ad oggi, nonostante reiterati solleciti, ed a distanza di moltissimi anni dall'avvio delle azioni giudiziaria originaria, a quanto consta all'interrogante, nulla sarebbe stato ancora corrisposto agli interessati –:

          se i Ministri non ritengano di dover rispondere in merito alle ragioni dei ritardi di cui in premessa, e quali iniziative intendano adottare con sollecitudine al fine di arrivare finalmente alla liquidazione delle somme dovute, e più in generale, quali iniziative di competenza si reputi necessario adottare per definire un sistema di pagamento delle riparazioni spettanti ai cittadini pregiudicati dalla irragionevole durata del processo.
(4-00075)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


      PAVANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il codice della crisi d'impresa di cui al decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, entrato in vigore in data 15 luglio 2022, all'articolo 356, ha istituito, presso il Ministero della giustizia, l'albo unico dei soggetti incaricati dall'autorità giudiziaria delle funzioni di gestione e di controllo nelle procedure di cui al codice della crisi e dell'insolvenza;

          il successivo articolo 357 del decreto legislativo n. 14 del 2019, rimanda a un decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, avente rango di regolamento ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge n. 400 del 1988, la disciplina regolatoria relativa al funzionamento dell'albo di cui all'articolo 356, e in particolare le modalità di iscrizione all'albo; le modalità di sospensione e cancellazione, volontaria o disposta dal Ministero della giustizia dal medesimo albo anche a seguito del mancato versamento del contributo previsto dal comma 2; le modalità di esercizio del potere di vigilanza da parte del Ministero della giustizia;

          a tale norma è stata data attuazione con decreto del Ministero della giustizia del 3 marzo 2022, n. 75, pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 21 giugno 2022 ed entrato in vigore a seguito di vacatio ordinaria in data 6 luglio 2022;

          l'articolo 3, comma 5, del citato decreto ministeriale n. 75, ha demandato a un decreto dirigenziale del responsabile per i sistemi informatizzati del Ministero della giustizia, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del regolamento, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, la determinazione delle specifiche tecniche per l'inserimento dei dati di cui al comma di cui al precedente comma 2 relativi agli iscritti;

          sebbene il predetto termine non sia ancora spirato, la mancata emanazione del decreto dirigenziale risulta tuttora ostativa all'effettivo funzionamento del nuovo albo unico;

          nelle more, pur in vigenza di una norma che impone l'individuazione dei soggetti incaricati delle funzioni di gestione e di controllo nelle procedure di cui al codice della crisi e dell'insolvenza dall'albo unico, all'interrogante risulta che i giudici, per le suddette nomine, continuano ad utilizzare i vecchi albi territoriali, rischiando di viziare l'intera procedura di crisi –:

          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

          se non intenda adottare iniziative affinché si proceda celermente all'emanazione dei decreti attuativi riguardanti l'operatività dell'albo unico di cui all'articolo 356 del decreto legislativo n. 14 del 2019, nonché dell'integrale funzionamento del codice della crisi d'impresa.
(4-00067)


      GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          nel corso della trasmissione di Radio Radicale, «Radio Carcere» del 5 aprile 2022, la dottoressa Maria Picardi, giudice presso il tribunale di sorveglianza di Napoli, ha affermato che solo a Napoli i condannati «liberi sospesi» sono almeno 14.000;

          i «liberi sospesi» sono persone condannate a pene detentive inferiori ai 4 anni (o 6 se tossicodipendenti), che hanno ottenuto dalla procura la «sospensione» dell'esecuzione della pena. Queste persone rimangono anche per anni in attesa di una pronuncia da parte del giudice di sorveglianza chiamato a decidere se affidarle ai servizi sociali oppure se mandarle in carcere; in un articolo pubblicato sul Riformista del 25 febbraio 2022, a firma Valentina Manchisi, si riporta un'affermazione dell'ex deputata Rita Bernardini – che da anni si occupa della questione – secondo la quale in tutta Italia i «liberi sospesi» sarebbero almeno 80 mila;

          ad avviso dell'interrogante, a causa dell'inefficienza dello Stato – in questo caso della magistratura di sorveglianza, sempre più in sofferenza per la carenza degli organici sia dei giudici che del personale amministrativo – l'esecuzione della pena che si verifica a troppi anni di distanza dal fatto-reato e dalla sentenza, contravviene ai princìpi costituzionali di risocializzazione tanto più quando si traduce nella restrizione in un carcere;

          la questione dei «liberi sospesi» è stata posta alla Corte europea dei diritti dell'uomo con il ricorso n. 54859/20 – Valorio c. Italia, curato dall'avvocato Marina Silvia Mori; il ricorso ha superato il filtro ed è stato portato all'attenzione della Corte;

          come si può evincere dall'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Milano, che ha accolto in data 10 febbraio 2022 l'istanza di affidamento in prova del condannato Valorio, i fatti reato sono stati commessi tra il 2010 e il 2011, mentre la sentenza di condanna è divenuta definitiva il 20 aprile 2015; l'affidamento in prova giunge pertanto a 12 anni dal fatto reato e a 7 dalla condanna definitiva;

          alla Corte europea sono state sottoposte le violazioni degli articoli 8 paragrafo 2 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e 2 paragrafo 3 del Protocollo n. 4 aggiuntivo alla Convenzione (libertà di circolazione) sotto il duplice profilo: a) della sussistenza di un'ingerenza statale nell'esercizio del diritto priva – per il decorso del tempo – della connotazione di necessità per ragioni di pubblica sicurezza, difesa dell'ordine e prevenzione dei reati e b) per l'impossibilità di fare valutare al giudice interno la persistenza dell'interesse dello Stato a fare eseguire il residuo di pena, che rileva anche ai sensi della violazione dell'articolo 6, paragrafo 1, come possibilità di accedere a un tribunale –:

          se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

          quali dimensioni assuma il fenomeno dei condannati «liberi sospesi» presso ogni tribunale di sorveglianza;

          se il Ministro abbia commissionato studi per conoscere la durata delle pendenze del fenomeno dei «liberi sospesi» presso ogni tribunale di sorveglianza;

          quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare per risolvere le violazioni di diritto, anche alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali legate al fenomeno del ritardo nell'esecuzione delle sentenze dei «liberi sospesi».
(4-00072)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta scritta:


      PICCOLOTTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          il 12 novembre 2022 Acciaierie d'Italia ha improvvisamente comunicato la sospensione momentanea delle attività di 145 aziende dell'appalto – a partire da lunedì 14 novembre 2022 – probabilmente a causa della crisi di liquidità lamentata dai vertici aziendali;

          nonostante le rassicurazioni dell'amministratore delegato di ArcelorMittal, di circa un mese fa, in cui comunicava che nonostante le piccole riduzioni della capacità produttiva dovute all'emergenza gas, lo stato dello stabilimento della ex Ilva di Taranto non presentava criticità, e non si prevedevano cambiamenti tali che potessero compromettere il futuro dell'acciaieria, l'azienda ha improvvisamente scoperto di trovarsi in difficoltà;

          questo ultimo atto unilaterale di Acciaierie d'Italia rappresenta l'ennesima provocazione nei confronti dei lavoratori, delle lavoratrici e della città di Taranto, da parte di un management sempre pronto a chiedere nuove risorse pubbliche, utilizzando l'occupazione come elemento ricattatorio;

          siamo di fronte ad un gesto gravissimo compiuto dall'azienda in una fase drammatica per le famiglie tarantine, già provate da mesi di cassa integrazione e ritardi negli stipendi, in un già difficile contesto generale, che vede un'inflazione da record e conseguentemente un aumento considerevole del costo della vita;

          ad oggi non risulta chiaro alle organizzazioni sindacali come siano stati definiti alcuni blocchi delle attività di manutenzione, tranne per i lavori previsti dall'autorizzazione integrata ambientale, in un'azienda che necessita di maggiori investimenti e non di rinvii che metterebbero ulteriormente a rischio la salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, dal momento che un così ingente numero di dipendenti sospesi andrebbe ad aggravare ulteriormente la già drammatica situazione degli impianti, che necessitano di urgenti manutenzioni ordinarie e straordinarie e graverebbe sull'aspetto psicologico dei lavoratori, alle prese, ormai da tempo, con una continua incertezza per il loro futuro e delle loro famiglie;

          le organizzazioni sindacali inoltre hanno riscontrato un ulteriore ed inspiegabile rialzo dei numeri sulla cassa integrazione per i lavoratori diretti di Acciaierie d'Italia che compromette il già precario sistema produttivo dello stabilimento siderurgico di Taranto;

          a parere dell'interrogante, così come sostenuto anche dalle organizzazioni sindacali, è necessario che il Governo intervenga immediatamente anche utilizzando gli strumenti previsti dal suo ruolo di azionista in Acciaierie d'Italia e vincoli le risorse ad un intervento pubblico che garantisca occupazione ed una giusta transizione ambientale e produttiva non cedendo ai continui ricatti della multinazionale;

          è indispensabile inoltre un celere intervento da parte dei Ministri in indirizzo affinché vengano definiti e discussi tempi e modalità sui futuri assetti societari, sul processo di transizione ecologica e sul piano occupazionale ed industriale;

          occorre affrontare urgentemente la drammatica situazione produttiva ed occupazionale in cui versa la società Acciaierie d'Italia e finalizzare l'azione di patrimonializzazione disposta con gli ultimi provvedimenti normativi del Governo precedente puntando sul rilancio degli investimenti e delle produzioni e nel miglioramento delle prospettive occupazionali, stante anche il ruolo di Azionista che lo Stato ricopre in questa società –:

          quali iniziative urgenti intendano assumere i Ministri interrogati affinché venga affrontata, anche nel confronto con le organizzazioni sindacali, la drammatica situazione produttiva ed occupazionale in cui versa la società Acciaierie d'Italia e vengano definiti e discussi tempi e modalità sui futuri assetti societari, sul processo di transizione ecologica e sul piano occupazionale ed industriale dell'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia, puntando con determinazione ad una vera riconversione ecologica del sito, capace di dare risposte ai lavoratori, alle lavoratrici e a tutti i cittadini e le cittadine di Taranto;

          quali iniziative di competenza intendano assumere affinché Acciaierie d'Italia revochi la sospensione delle attività per le aziende dell'appalto richiamate in premessa.
(4-00065)


      SERRACCHIANI, LAUS e SCARPA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          a Porcia (Pordenone) ha sede legale Electrolux Italia, ex Industrie Zanussi SpA, storica azienda produttrice di elettrodomestici fondata nel 1916 e leader mondiale nel settore, passata sotto il controllo della multinazionale svedese nel 1984;

          il Gruppo Electrolux conta sedi sparse in tutto il mondo, dove operano quasi 50.000 persone, di cui circa 4.600 dipendenti soltanto in Italia;

          è notizia degli scorsi giorni la volontà della multinazionale svedese di procedere con un piano di ristrutturazione aziendale, dopo le forti perdite dell'elettrodomestico registrate nel terzo trimestre dell'anno (con perdite di 55,3 milioni di euro dovute al calo della domanda), i rincari energetici e delle materie prime e la difficoltà di rifornimento;

          il piano andrà ad interessare oltre 4.000 lavoratori situati principalmente nell'Area nord americana, ma le ripercussioni di questa ristrutturazione aziendale potrebbero interessare anche i siti italiani di Susegana e Porcia. Secondo il coordinamento Rsu tenutosi in data 7 novembre 2022, si stima che circa il 7-8 per cento dei tagli annunciati riguarderà il nostro Paese, quindi un numero attorno ai trecento lavoratori, a cui vanno aggiunti i contratti a termine (che solo tra Porcia e Susegana sono circa altrettanti) per un totale di circa 600 posizioni lavorative a rischio licenziamento o mancato rinnovo dei contratti a termine;

          si precisa altresì che il 2022 è stato un anno pesantemente segnato da casse integrazioni, fermi produttivi e mancato rinnovo dei contratti a termine per i siti di Susegana e Porcia. L'attività produttiva dello stabilimento friulano sarà inoltre sospesa per i giorni di venerdì 11, lunedì 14 e venerdì 18 novembre 2022 (la copertura delle giornate sarà in cassa integrazione);

          per lo stabilimento di Solaro (Milano) sono al contempo previsti investimenti di 102 milioni di euro nel periodo 2023-2026, per realizzare un nuovo reparto tecnologico, nuovi impianti e nuove linee di produzione al fine di creare un polo d'eccellenza per le lavastoviglie a livello europeo –:

          se i Ministri competenti stiano già monitorando e abbiano già previsto di aprire interlocuzioni con il gruppo al fine di valutare interventi a sostegno dell'innovazione tecnologica e alla competitività della produzione nel sito di Porcia e Susegana, che già hanno superato situazioni di crisi grazie all'unità d'intenti del Governo e delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia;

          se i Ministri interrogati ritengano di intraprendere iniziative per scongiurare l'ingente perdita di posti di lavoro;

          se i Ministri competenti intendano promuovere, a partire dalla prossima legge di bilancio e in altri strumenti normativi, norme specifiche per sostenere il settore dell'elettrodomestico in forte crisi e l'indotto a esso correlato.
(4-00070)


      PICCOLOTTI e MARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          in data 9 novembre 2022 i lavoratori e le lavoratrici della Baritech hanno appreso della volontà dell'azienda di cedere l'immobile industriale di sua proprietà;

          i dipendenti dell'ex Osram-Baritech erano già in stato di agitazione a causa della decisione dei vertici aziendali di non prolungare la cassa integrazione per i 117 lavoratori;

          il 31 dicembre 2022, dunque, questi dipendenti terminerebbero di usufruire dell'ammortizzatore sociale, nonostante abbiano richiesto alla proprietà un prolungamento di 4 mesi delle misure di sostegno economico;

          secondo quanto riportato da notizie di stampa la proprietà aziendale non solo avrebbe rigettato la manifestazione d'interesse da parte di due possibili acquirenti intenzionati a rilevare l'attività produttiva ma avrebbe comunicato all'amministrazione comunale di Bari la chiusura di un contratto preliminare che sancirebbe la cessione dell'immobile industriale da Baritech all'azienda di logistica «Conserva»;

          appresa questa notizia i lavoratori e le lavoratrici hanno deciso di presidiare ad oltranza i cancelli della struttura aziendale;

          a parere dell'interrogante l'atteggiamento di chiusura totale da parte dell'azienda rispetto alle richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali denota un comportamento della società cinico scorretto e irresponsabile;

          secondo le organizzazioni sindacali infatti la proprietà, in questi anni, avrebbe operato esclusivamente per massimizzare il profitto, garantito grazie al lavoro dei dipendenti e potendo godere non solo di un accordo di fornitura con la struttura commissariale per l'emergenza COVID-19, ma anche di agevolazioni e contributi pubblici e nonostante ciò decide oggi di sacrificare i propri lavoratori, in spregio al principio di responsabilità sociale, negando anche il confronto con le organizzazioni sindacali e le istituzioni regionali;

          occorre che il Governo intervenga immediatamente perché non è più tollerabile che aziende, soprattutto tra quelle che hanno beneficiato di contributi e commesse pubbliche, possano decidere di licenziare 117 lavoratori senza neanche voler confrontarsi su altre soluzioni, peraltro in un territorio già provato da elevati indici di disoccupazione –:

          quali iniziative urgenti intendano assumere i Ministri interrogati per richiamare la proprietà della Baritech alle proprie responsabilità nei confronti del territorio in cui opera e dei 117 dipendenti che il 31 dicembre 2022 termineranno anche la cassa integrazione e che rischiano il licenziamento, vista anche l'indisponibilità dimostrata dall'azienda ad un confronto con le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali e regionali sul futuro produttivo e occupazionale dello stabilimento barese.
(4-00074)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

          la rete ferroviaria campana, di proprietà della regione Campania, è affidata all'Eav, Ente autonomo Volturno, che gestisce, tra le altre, le ferrovie isolate Circumflegrea, Cumana e Circumvesuviana;

          la rete Circumvesuviana si estende per circa 142 chilometri, distribuiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio, collegando un'area metropolitana di circa 2 milioni di abitanti, e toccando città ad altissima frequentazione turistica, come Pompei e la penisola Sorrentina;

          il governatore della Campania Vincenzo De Luca, al momento del suo insediamento, ha nominato come amministratore delegato e presidente dell'ente il dottor Umberto De Gregorio;

          all'interrogante risulta che fino al 2003, ben prima dell'era De Luca-De Gregorio, sulle tratte erano assicurate all'utenza oltre 500 corse giornaliere che, successivamente si sono gradatamente ridotte fino a dimezzarsi scendendo alle 290 attuali;

          gli attuali 50 treni disponibili sono numericamente insufficienti a ricoprire le reali esigenze dell'utenza, per cui le poche corse sono sovraffollate ben oltre la ragionevole capienza;

          nella giornata dell'8 novembre 2022 solo 5 treni avrebbero operato corse, mentre gli altri sono rimasti in deposito per guasti;

          secondo quanto consta all'interrogante, si stanno da tempo riscontrando notevoli disagi per l'utenza, con corse improvvisamente soppresse (in sei mesi del 2019 ben 1634), mancati rimborsi agli abbonati che non hanno potuto usufruire di quanto anticipatamente pagato, mancanza di personale viaggiante e di stazione, per cui, sia sui convogli che nelle stazioni stesse, si sono verificati più volte episodi di violenza a danno di turisti, pendolari e viaggiatrici solitarie;

          la scarsa manutenzione dei vecchi convogli ha causato sia blocchi improvvisi dei treni con viaggiatori (pendolari e turisti) costretti a raggiungere a piedi le stazioni camminando sui binari, che vari incidenti che solo per mera fortuna non hanno causato vittime. Ultimi in ordine temporale, il 2 novembre 2022 con lo scoperchiamento del tetto di uno dei vagoni durante il tragitto Sorrento Napoli, con perdita di pezzi di rivestimento. Il 7 novembre 2022, un convoglio carico di passeggeri è deragliato all'ingresso della stazione di Pompei scavi;

          la scarsa sicurezza dei treni in questione era già stata oggetto di atto di sindacato ispettivo presso il Senato della Repubblica (atto n. 3-01002 del 2019) avendo come primo firmatario il senatore Agostino Santino;

          le città ad alta frequentazione turistica ricevono da questi episodi danni economici e di immagine;

          malgrado le continue rimostranze di sindaci e utenti, sia il governatore della Campania che il dottor De Gregorio sembrano non sentirsi minimamente sfiorati da responsabilità –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, quali iniziative di competenza intenda mettere in atto per far sì che si evitino disagi e possibili tragedie e se, alla luce di quanto esposto, non ritenga ipotizzabile un commissariamento dell'ente, viste le risultanze elencate.
(2-00011) «Amato, Penza, Carotenuto, Di Lauro, Caramiello».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      FORATTINI e BONETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il ponte sul fiume Po, tra i comuni di S. Benedetto Po e Bagnolo S. Vito, rappresenta un'infrastruttura viaria di importanza cruciale per il sistema dei collegamenti e della mobilità per i territori lombardo-emiliani, di cui è nota l'importanza economica;

          l'attuale ponte fu realizzato a metà degli anni '60 dall'Anas e purtroppo già nel 1987 sono iniziati i primi problemi strutturali quando una piena provocò la variazione statica di due campate. Nel 1993 si registrarono ulteriori danni che determinarono, in un primo momento, la chiusura del ponte e, successivamente, la sua riapertura, sebbene con una circolazione limitata;

          nel 1994 vennero compiuti accertamenti da parte della regione, della provincia e dell'Anas, dai quali risultò necessaria la sistemazione delle fondazioni del ponte;

          nel 2001 il ponte è stato chiuso per lavori di ristrutturazione e la strada statale 413 interrotta. Il ponte ha, quindi, subito una serie di dissesti che hanno causato una limitazione al transito dei mezzi pesanti e l'impossibilità di ristrutturare il ponte con caratteristiche di prima categoria, agibile a tutti i mezzi;

          nel 2010 la gestione del ponte è passata dall'Anas alla Provincia;

          nel 2012 il sisma ha compromesso il ponte in maniera irreversibile facendo quindi emergere la necessità della costruzione di un nuovo ponte;

          l'appalto per la costruzione del nuovo ponte è stato vinto dalla ditta Toto spa nel 2017, la quale presenta un progetto che si sarebbe dovuto concludere nel 2019;

          problemi legati alla necessità o meno di indurre una gara di appalto per i lavori in golena da parte della provincia, di Mantova, oltre all'incremento dei costi delle materie prime legate alla guerra e alla pandemia, avrebbero di fatto bloccato ulteriormente l'avanzamento dei lavori;

          i lavori per la realizzazione del nuovo ponte di San Benedetto Po sono infatti ancora in essere e non è chiara la data di ultimazione. La viabilità ridotta da oltre trent'anni sta causando innumerevoli danni e ritardi e/o ulteriori chiusure rischiano di affossare definitivamente l'area territoriale del basso mantovano;

          occorre far di tutto per evitare che il territorio sul quale insiste il ponte di San Benedetto Po e Bagnolo S/V subisca nuovi danni nella ricerca della soluzione giuridicamente sostenibile e più idonea per proseguire l'opera di costruzione del ponte. In questi anni, il tessuto sociale ed economico dell'area ha pagato un prezzo altissimo e non è più possibile procrastinare a tempo indeterminato una situazione che rischia di indebolire l'economia di questa parte della provincia –:

          quali siano gli elementi conoscitivi di cui disponga, per quanto di competenza, circa i motivi dei ritardi nella realizzazione del nuovo ponte sul fiume Po tra i comuni di S. Benedetto Po e Bagnolo S. Vito e quali iniziative, in raccordo con le amministrazioni territoriali competenti, intenda proporre per una rapida conclusione dei lavori;

          se intenda adottare le iniziative di competenza per nominare un commissario straordinario, previa intesa con gli enti territoriali competenti, con il compito di accelerare le attività per la realizzazione del Ponte tra i comuni di S. Benedetto Po e Bagnolo S. Vito.
(5-00021)


      AMENDOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          dal giorno 9 novembre 2022 sono in protesta i lavoratori dell'Autogrill ubicato presso il raccordo autostradale Potenza-Sicignano in direzione Metaponto a seguito della decisione assunta dall'azienda di chiudere la struttura commerciale con sospensione della ristorazione dopo la decisione di Anas di classificare come «abusivi gli accessi all'area di servizio»;

          infatti in data 28 ottobre 2022, Anas ha deciso di «considerare abusivi gli accessi all'area di servizio, il cui utilizzo, anche da parte dell'utenza, avviene in violazione delle norme del Codice della Strada, con profili di responsabilità penale e civile in caso di incidenti»;

          si tratta di una decisione che, oltre ai 16 dipendenti della struttura commerciale, rischia di riverberarsi anche sui 24 dipendenti dell'area rifornimento carburanti e della struttura ricettiva molto nota nella città di Potenza;

          le organizzazioni sindacali di categoria, Filcams Cgil, Uiltucs Uil, e Fisascat Cisl, hanno chiesto un incontro al prefetto di Potenza, chiedendo l'attivazione di un tavolo;

          nei giorni scorsi erano state prospettate una serie di soluzioni che in qualche modo potessero consentire di proseguire l'attività in attesa di un progetto di adeguamento e messa in sicurezza degli accessi a norma di legge a salvaguardia delle attività economiche e dei livelli occupazionali, a cui però Anas non ha dato risposta –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di promuovere un tavolo di confronto con Anas al fine di individuare in tempi rapidi soluzioni in grado di rendere a norma e in sicurezza gli accessi e contestualmente di assicurare la salvaguardia dei posti di lavoro a rischio.
(5-00022)


      GHIO, SERRACCHIANI, CASU, MORASSUT, BAKKALI, BARBAGALLO e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          grande preoccupazione desta la richiesta di sospensiva contenuta nel ricorso del consorzio Eteria, guidato dalle imprese Gavio e Caltagirone e accolta dal Tar della Liguria, sull'aggiudicazione dell'appalto integrato complesso al consorzio di imprese guidate da Webuild e Fincantieri per la costruzione della Nuova Diga Foranea davanti al porto vecchio di Sampierdarena;

          la nuova diga foranea permetterà di riqualificare il Porto di Genova e di renderlo accessibile alle nuove navi portacontainer di grandi dimensioni. Il Progetto ha forte valenza europea e, insieme con il Terzo Valico dei Giovi, rafforzerà il sistema portuale di Genova e del Nord Italia nell'ambito del corridoio Reno-Alpi della Rete TEN-T. Si tratta dell'opera più importante contenuta nel Pnrr, finanziata con il fondo complementare legato al Pnrr e con risorse della Bei, e trasformerà Genova in uno degli hub commerciali più importanti d'Europa, in grado di superare il target dei 5 milioni di «teu» di capacità;

          sul futuro dell'opera gravano, tuttavia, anche altre difficoltà perché è interessata anche da altre azioni legali che creano un vero e proprio percorso ad ostacoli che rischia di mettere in pericolo un'opera fondamentale per la Liguria e per tutto il Paese; oltre alla richiesta di sospensiva, il Tar ha precedentemente annullato la gara da 20 milioni di euro per il coordinamento progettuale e direzione lavori aggiudicata dalla società Rina Consulting che ha impugnato la sentenza, mentre si profila un ulteriore ricorso sulla decisione dell'Autorità portuale di revocare parte degli spazi oggi concessi a Nuovo Borgo Terminal per dare spazio alla fabbricazione dei cassonetti per la diga;

          anche i sindacati non nascondono i propri timori perché con il blocco dell'opera sono in ballo mille posti di lavoro l'anno, cinquemila in totale nei 5 anni, poiché potrebbe garantire continuità al settore edile che dopo l'espansione dovuta ai bonus rischia una contrazione; in generale la realizzazione della diga è destinata a cambiare la prospettiva della città dando nuove possibilità di occupazione ai giovani ed invertendo la dinamica che oggi vede andare via dal proprio territorio tanti giovani in cerca di lavoro lasciando una città che invecchia sempre più;

          ora c'è grande attesa per l'udienza del Tar fissata il prossimo 18 novembre 2022 e speranza che già in quella sede si possa avere una pronuncia vista l'urgenza che riveste l'opera. In caso contrario i lavori che dovevano partire ad inizio 2023 potrebbero subire un rinvio anche se la nuova diga fa parte delle dieci opere prioritarie per cui è prevista una procedura accelerata di approvazione di cui al decreto-legge n. 77 del 2021; in particolare, il Commissario designato alla realizzazione dell'opera, Paolo Emilio Signorini, attuale presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, ha indicato una norma specifica che consente la prosecuzione dei cantieri, previa votazione del collegio dei giudici;

          appare evidente che le criticità che stanno emergendo sul progetto rischino di compromettere la realizzazione dell'opera nei tempi stabiliti e, conseguentemente, l'utilizzo dei fondi comunitari del Pnrr –:

          quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere al fine di garantire che la nuova diga del porto di Genova venga realizzata nei tempi previsti e se eventuali ritardi sulla realizzazione della diga rischino di compromettere l'utilizzo dei fondi già stanziati del Pnrr.
(5-00030)


      RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          dall'inizio del mese di febbraio 2022, le due gallerie della cosiddetta «variante di Porte», realizzate sulla strada provinciale 23 in provincia di Torino in vista delle olimpiadi invernali del 2006, sono state chiuse a tempo indeterminato a causa di problemi strutturali;

          durante un sopralluogo, infatti, furono riscontrate delle criticità strutturali causate da infiltrazioni d'acqua che avevano causato addirittura delle cavità dietro al rivestimento principale delle gallerie stesse, nonostante l'investimento di 51 milioni di euro per la realizzazione della variante sia avvenuto meno di 20 anni fa;

          fin da subito, dunque, la viabilità è stata modificata causando, al contempo, notevoli disagi e rallentamenti dovuti agli importanti flussi di traffico locale, commerciale e turistico, con conseguente aumento dell'inquinamento e del rischio di incidenti su strade non più adatte a tali flussi;

          dopo diversi mesi di attesa, a partire da luglio 2022 diversi sindaci e cittadini della zona hanno incominciato a protestare formalmente nei confronti della città metropolitana di Torino a causa dei gravi ritardi sul cronoprogramma dei lavori e lamentando come, tra l'altro, l'appalto non risultasse ancora assegnato;

          la stessa amministrazione metropolitana ha, poi, additato gli adempimenti burocratici quali causa principale degli intoppi;

          è proprio notizia di pochi giorni fa che i lavori risulterebbero finalmente assegnati, dopo una prima apertura delle buste andata deserta, ma il cronoprogramma dei lavori ancora non è stato reso noto;

          dopo un'intera stagione primaverile ed estiva su cui le chiusure hanno avuto un impatto negativo in termini di attrattività turistica, le prospettive della stagione invernale non sono affatto rosee visto che ancora non si ha consapevolezza su quando le gallerie, e l'intera variante, saranno finalmente riaperte –:

          se il Ministro interrogato intenda adottare, in raccordo con le amministrazioni interessate, le iniziative di competenza al fine di sollecitare che i lavori in oggetto garantiscano una rapida riapertura della variante di Porte, per dare sollievo ad una intera porzione di Piemonte che da troppo tempo ormai ne soffre la chiusura, a maggior ragione in vista della imminente stagione turistica invernale;

          quali siano le intenzioni del Governo in termini di contrasto alle lentezze burocratiche che troppo spesso rallentano la realizzazione o la manutenzione di opere infrastrutturali strategiche, impattando negativamente sui cittadini.
(5-00033)

Interrogazioni a risposta scritta:


      SANTILLO e CARMINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          con decreto ministeriale numero 550 del 28 novembre 2017 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti istituiva la continuità territoriale tra le isole di Pantelleria, Lampedusa e la Sicilia sottoponendo ad oneri di servizio pubblico le rotte Pantelleria-Trapani e viceversa, Pantelleria-Palermo e viceversa, Pantelleria-Catania e viceversa, Lampedusa-Palermo e viceversa, Lampedusa-Catania e viceversa;

          con cadenza triennale si rinnova il bando europeo attraverso il quale si indice la gara per l'assegnazione del suddetto servizio di trasporto;

          a causa della pandemia da Covid-19 il servizio di trasporto viene effettuato in proroga dal giugno 2021, ovvero alla scadenza del bando 2018-2021;

          il nuovo bando di continuità territoriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 15 giugno 2022 è andato deserto, ovvero l'unico vettore che ha partecipato al bando ha sottoposto un'offerta superiore al valore del bando stesso;

          a fronte della mancata assegnazione del bando, l'Enac ha attivato la procedura d'urgenza per l'assegnazione delle rotte onerate fino a tutto giugno 2023 e tale procedura è stata conclusa positivamente;

          la scadenza della procedura di emergenza indetta dall'Enac sarà il 30 giugno 2023, per cui già da oggi non è possibile prenotare voli aerei da e per Pantelleria oltre tale data, creando non poche difficoltà ai residenti l'isola ed alla sua economia, legata principalmente al turismo;

          il servizio aereo di linea sulle rotte suesposte costituisce un servizio d'interesse economico generale ed assicura il diritto alla mobilità per i territori oggetto della presente;

          già nel 2018 e più recentemente nel 2022 ha partecipato al bando una sola compagnia aerea;

          il 31 marzo 2022 Enac ha costituito la società «Enac Servizi Srl» allo scopo di gestire in via diretta l'aeroporto di Pantelleria; agli interroganti consta che, ad oggi, «Enac Servizi Srl» non è entrata nel pieno delle sue funzioni e non sembra lo sarà a breve; l'assenza di un gestore industriale pone un serio limite allo sviluppo se non al proseguimento dell'operatività dell'aeroporto stesso –:

          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga urgente prestare il dovuto interesse alla vita quotidiana degli abitanti dell'isola di Pantelleria e dell'isola di Lampedusa che, laddove si interrompesse questo traffico garantito dal servizio pubblico, nel periodo invernale sarebbero isolati dal punto di vista del collegamento aereo e che, tenuto conto delle frequenti condizioni meteomarine avverse caratteristiche dell'inverno, correrebbero il rischio di essere isolate del tutto;

          se non ravveda una ulteriore urgenza, posto che l'incertezza nei collegamenti può inficiare lo sviluppo turistico delle isole di Pantelleria e Lampedusa, che sono un tesoro naturalistico, storico e culturale anche considerando lo spostamento dell'assegnazione del prossimo bando a periodo diverso da quello estivo;

          se non ritenga necessario adottare iniziative volte a garantire un chiaro assetto istituzionale di gestione dell'aeroporto affinché sia permesso al gestore, pubblico o privato, la possibilità di una efficiente operatività attraverso investimenti e aumento del traffico.
(4-00064)


      TENERINI, SACCANI JOTTI, MAZZETTI e TASSINARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la realizzazione del progetto di un'autostrada tirrenica è stata affidata a Sat (Società Autostrada Tirrenica) grazie ad una convenzione con Anas siglata nel 2009;

          l'idea originaria è stata negli anni sottoposta a modifiche sia rispetto al percorso territoriale sia rispetto alle concrete modalità di attuazione;

          con delibera del CIPE del 2009 è stato approvato il progetto definitivo inerente la realizzazione della tratta «Rosignano Marittimo-San Pietro in Palazzi», inglobando nel tracciato autostradale per circa 3 chilometri la variante Aurelia;

          nel progetto definitivo è espressamente previsto il posizionamento di una barriera a pedaggio a Rosignano;

          nel 2009 la deliberazione della giunta regionale della regione Toscana prima e la deliberazione del CIPE dopo sancivano l'esenzione del pedaggio per l'utilizzo della tratta in esame per i residenti dei 10 comuni della bassa Val di Cecina;

          nel 2011 è stato inaugurato a Rosignano il casello su evidenziato;

          successivamente, nel 2015 è stato sottoscritto il Protocollo di Intesa tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Toscana, la regione Lazio, la Sat e Autostrade per l'Italia spa sulla base del quale si è stabilito l'investimento di ulteriori 1,4 milioni di euro per un ulteriore ampliamento della tratta;

          nel protocollo veniva confermata l'esenzione riconosciuta ai veicoli leggeri (classe A) di proprietà dei residenti di tutti i comuni attraversati dall'autostrada;

          occorre rilevare come il tratto autostradale ss1 Aurelia che va da Rosignano a San Pietro Palazzi, non possa definirsi autostrada in nessuna parte del suo sviluppo a norma del codice della strada, articoli 1 e 2, ma strada extraurbana di ampia circolazione, non sottoponibile in linea teorica, in base alle normative vigenti, a pedaggi;

          a tal proposito non esiste alcun fondamento giuridico per cui i cittadini debbano pagare un servizio peraltro esercitato da parte di una società privata;

          nel 2014 il consiglio regionale della Toscana ha approvato una mozione per richiedere la rimozione della barriera di Vada;

          di contro, tra il 2016 e il 2018, Sat ha incrementato i pedaggi dell'11,30 per cento;

          con l'approvazione del decreto-legge n. 162 del 2019, cosiddetto decreto Milleproroghe, è stata cancellata l'originaria autorizzazione alla Sat (fino al 2046) con l'intenzione di passare tutti i progetti ad Anas, lasciando alla prima la gestione fino al 2028 delle tratte in esercizio;

          nel 2021 la regione Toscana ha emanato una nuova mozione volta a richiedere la soppressione del pedaggio;

          appare incongruente il permanere del pagamento del pedaggio autostradale in un casello gestito da una società concessionaria privati sottoposta a revoca e in una «autostrada» non ancora del tutto completata;

          ad oggi in considerazione dell'abbandono definitivo del progetto venga meno ogni pretesa del concessionario, dovendo quindi il costo del casello, essere soppresso;

          alla luce della valenza strategica dell'opera appaia strano che alcun cenno riguardante la piena realizzazione dell'autostrada Tirrenica figuri nel Piano di ripresa e resilienza approvato dal Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2021;

          trattandosi di un'infrastruttura fondamentale, attesa da decenni e assolutamente prioritaria e strategica per lo sviluppo della viabilità nelle aree interessate è auspicabile che non vi sia alcuna incertezza né rinvio in merito alla sua imminente realizzazione –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

          quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di procedere all'immediata soppressione del pedaggio autostradale al casello «Barriera di Rosignano» che rende quel tratto autostradale uno dei più cari d'Italia;

          se ritenga opportuno fornire dei chiarimenti in merito all'intenzione del Governo rispetto ai tempi ed alle modalità di realizzazione del tratto mancante dell'autostrada Tirrenica, struttura di importanza strategica per il nostro Paese.
(4-00077)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

          l'interpellante ha già ripercorso nelle interrogazioni n. 4-12738 del 15 settembre 2022 e 4-00002 del 13 ottobre 2022 le informazioni che erano allo stato disponibili in merito alla vicenda di Hasib Omerovic, l'uomo di etnia rom affetto da sordità, che il 25 luglio 2022 è precipitato dalla finestra della sua abitazione a Roma, dove si trovava assieme alla sorella S., disabile, durante una perquisizione della polizia;

          quattro agenti si sarebbero presentati in borghese presso l'abitazione della famiglia Omerovic, sprovvisti di mandato di perquisizione, a seguito di alcune segnalazioni originate dalla pubblicazione di un post su Facebook, poi rimosso, che recitava: «FATE ATTENZIONE a questa specie di essere, perché importuna tutte le ragazze bisogna prendere provvedimenti»;

          secondo quanto riportato nell'esposto presentato dalla famiglia Omerovic, nei giorni successivi all'intervento un agente del commissariato di Primavalle avrebbe riferito informalmente ai familiari, che Hasib avrebbe «infastidito molestandole alcune ragazze del quartiere», per cui gli agenti si sarebbero recati nella sua abitazione per chiedere l'esibizione dei documenti. Secondo il racconto dell'agente, Hasib durante l'intervento della polizia sarebbe rimasto tranquillo, tanto che gli stessi gli avevano scattato delle foto, ma mentre stavano andando via, avrebbero sentito alzare la tapparella della finestra della camera da dove Hasib si sarebbe buttato;

          non è chiaro il motivo per cui la polizia sia entrata nell'abitazione e abbia richiesto ad H. i documenti né perché gli siano state fatte delle fotografie; i familiari non sono a conoscenza di eventuali verbali a suo carico né di alcuna attività di indagine specifica svolta dalla polizia giudiziaria rilievi, fotografie), né al loro arrivo sui posto né successivamente;

          la sorella S., unica testimone oculare, pur essendo affetta da disabilità ha raccontato in modo chiaro ai genitori, all'amministratore di sostegno, nonché ha reso testimonianza in presenza di una psicologa incaricata dalla Procura, riferendo la propria versione della vicenda: «ho sentito suonare e ho aperto la porta... una donna con degli uomini vestiti normalmente sono entrati in casa... la donna ha chiuso la serranda della finestra del salone... hanno chiesto i documenti di H. ..., hanno fatto le foto... lo hanno picchiato con il bastone, H., è caduto e hanno iniziato a dargli i calci... è scappato in camera e si è chiuso... loro hanno rotto la porta... loro gli hanno dato pugni e calci... lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù»;

          la vicenda è stata resa pubblica durante una conferenza stampa tenutasi alla Camera dei deputati il 12 settembre 2022 nel corso della quale è stato illustrato l'esposto presentato dalla famiglia;

          nell'esposto i familiari riferiscono, allegando le foto, che la serratura della porta di ingresso della camera di H. è completamente divelta, la tubatura esterna del termosifone sradicata dal muro, il rinvenimento del bastone di una scopa spezzato e di sangue sul lenzuolo;

          in una successiva conferenza stampa il 29 settembre 2022 l'avvocato della famiglia Arturo Salerni ha menzionato ulteriori punti oscuri, come il fatto che l'ospedale Gemelli, due giorni dopo l'accaduto, abbia restituito in una busta bianca degli indumenti e scarpe diversi da quelli indossati da Hasib il giorno della caduta;

          l'accertamento degli eventi che hanno portato alla caduta e al conseguente ricovero a causa delle lesioni riportate di Hasib presso l'ospedale Gemelli è ad oggi oggetto di indagini da parte della Procura della Repubblica di Roma. A quanto si apprende a mezzo stampa, in particolare attraverso due articoli pubblicati dal quotidiano La Repubblica l'11 e 12 novembre 2022, la procura ha contestato a quattro agenti del commissariato locale di Primavalle i reati di tentato omicidio e falso;

          negli stessi articoli di stampa si rivela che ai quattro agenti viene contestato di aver posto in essere «atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Hasib Omerovic, persona affetta da disabilità essendo muto dalla nascita», avendolo «percosso e minacciato», afferrandolo poi «per i piedi e gettandolo dalla finestra della stanza da letto dell'abitazione dove lo stesso risiedeva». Per quanto attiene al reato di falso, ai quattro indagati viene contestato di aver omesso nella relazione di servizio alcuni aspetti della vicenda, sostenendo che Hasib si sarebbe lanciato «nel vuoto dalla finestra della camera da letto, omettendo anche di indicare che lo stesso era stato percosso, minacciato e che era stata sfondata la porta di una stanza interna dell'appartamento»;

          a seguito della prima conferenza stampa dei 12 settembre 2022, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha comunicato che, in relazione all'intervento effettuato dagli agenti del distretto di Primavalle presso l'abitazione della famiglia Omerovic, «il Capo della Polizia Lamberto Giannini segue in prima persona gli accertamenti che la Questura di Roma sta effettuando per far luce su quanto accaduto con la massima trasparenza garantendo una costante collaborazione alla Procura della Repubblica»;

          secondo quanto si è appreso nei giorni successivi il questore di Roma, Mario della Cioppa, avrebbe rimosso il dirigente del commissariato di Primavalle nonché la vicedirigente. Inoltre, in data 30 settembre 2022, da un articolo apparso sul quotidiano La Repubblica gli agenti indagati non sarebbero stati più in servizio presso il commissariato di Primavalle, essendo tre in ferie forzate e il quarto agente stato trasferito ad altra sede;

          da recentissime indiscrezioni di stampa gli agenti oggetto di indagine della procura risulterebbero nuovamente in servizio –:

          se, fatti salvi i profili di competenza dell'autorità giudiziaria, sia stata disposta un'indagine interna e a quali risultati abbia condotto;

          se, in relazione alla gravità delle ipotesi di reato e agli atti illegittimi emersi dagli accertamenti, siano stati assunti dei provvedimenti cautelari nei confronti degli indagati e dei loro superiori.
(2-00008) «Magi, Schullian».
(Presentata il 15 novembre 2022)

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

          la nave cargo Humanity 1 ha soccorso in mare 179 naufraghi attendendo per oltre dieci giorni davanti le coste della Sicilia orientale l'assegnazione di un porto dalle autorità italiane, nonostante il comandante avesse inviato più richieste alla Centrale di coordinamento dei soccorsi italiana (Imrcc), segnalando i soccorsi operati e il peggioramento delle condizioni di salute dei naufraghi;

          un decreto adottato dai Ministri interrogati ha autorizzato la nave a sostare nel porto di Catania per il tempo strettamente necessario per l'espletamento delle operazioni di soccorso e assistenza a persone in condizioni di emergenza e in condizioni di salute precarie, operando una selezione su base medica priva di fondamento scientifico e di basi legali;

          in data 6 novembre 2022 le autorità italiane hanno consentito prima lo sbarco di 145 naufraghi (di queste 102 minori di cui 100 non accompagnati), poi, due giorni dopo, di altre 35 persone sulla base di ulteriori accertamenti sanitari e non come doveroso completamento di un'operazione di ricerca e salvataggio;

          anche la Geo Barents, di Medici senza frontiere, con a bordo 568 naufraghi, è poi stata fatta attraccare nel porto di Catania solo al fine di valutare i casi di soggetti vulnerabili a bordo senza la concessione di un Pos (place of safety);

          secondo Msf il personale sanitario Usmaf ha fatto sbarcare 357 persone, in una prima fase, e i restanti naufraghi – costretti a rimanere a bordo – soltanto martedì 8 novembre;

          anche in questo caso non è stata riconosciuta la natura di evento SAR dei soccorsi operati dalle due ONG in acque internazionali in quanto gli stessi non sarebbero stati «coordinati» dalle autorità italiane;

          il Viminale ha annunciato a mezzo stampa «le persone che hanno i requisiti possono sbarcare», ma «gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali». Posizione rimarcata dal Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, che ha sottolineato che l'Italia si fa «carico di ciò che presenta problemi di ordine assistenziale e umanitario», ma «senza derogare al fatto che gli obblighi di presa in carico competono allo Stato di bandiera»;

          le persone a bordo delle suddette navi hanno comunque presentato, come loro diritto, richiesta di asilo alle autorità del nostro Paese mentre alla nave Ocean Viking della Ong SOS Mediterraneè è stata negata per due settimane l'assegnazione di un porto di sbarco sicuro poi concesso dal Governo francese, che si è impegnato a ricevere tutte le richieste di asilo dei naufraghi senza operare alcuna (illegittima) selezione sulla base di apparenti condizioni fisiche;

          gli indirizzi impartiti a livello governativo e ministeriale hanno tentato di instaurare una prassi di omessa assegnazione del porto di sbarco sicuro e di sbarchi «selettivi», poi falliti, che viola gli obblighi internazionali che impongono agli Stati di garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco in un luogo sicuro (place of safety) e il principio di non respingimento affermato dalla Convenzione di Ginevra e dal Quarto Protocollo allegato alla Cedu;

          tali prassi omissive non sono utili a modificare il Regolamento Dublino III sulle regole di distribuzione delle richieste di asilo tra i diversi Paesi europei;

          non si può agire sulla pelle dei naufraghi per ottenere la ricollocazione dei migranti prima ancora che essi sbarchino sul territorio italiano;

          le Convenzioni internazionali prevedono che chiunque sia in pericolo in mare vada salvato e il soccorso è considerato concluso solo con lo sbarco in un luogo sicuro;

          i comandanti delle navi delle Ong indicate in precedenza hanno sempre agito nel rispetto del diritto internazionale e avvertito tempestivamente gli Stati competenti per il coordinamento SAR, senza peraltro ricevere alcuna risposta positiva;

          l'istituzione di una zona SAR è intrinsecamente subordinata alla circostanza che lo Stato parte della Convenzione sia in grado di garantire un'operatività continua ed efficace nell'area di propria competenza;

          le autorità libiche non soddisfano questa condizione nell'ampia zona SAR auto-dichiarata dal Governo di Tripoli nel giugno del 2018;

          l'Unhcr, la Commissione europea, rappresentanti dei Governi norvegese e tedesco avevano chiesto all'Italia il rispetto delle Convenzioni internazionali ratificate consentendo lo sbarco a terra dei naufraghi in tempi rapidi mentre il vigente regolamento «Dublino» e la direttiva «Procedure» non prevedono la presentazione di richieste di asilo a bordo delle navi soccorritrici –:

          se e come il Governo intenda assicurare che i propri provvedimenti rispettino il diritto e gli obblighi internazionali in relazione alle convenzioni internazionali vigenti sulla salvaguardia della vita umana in mare, sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, sul diritto del mare, sullo status dei rifugiati delle Nazioni Unite, garantendo l'immediata assegnazione del porto di sbarco sicuro a tutte le navi che abbiano a bordo naufraghi, senza discriminazioni arbitrarie basate sulla «declassificazione» meramente discrezionale degli eventi di soccorso ad «eventi migratori illegali», o contestando che le navi soccorritrici avrebbero operato senza coordinamento delle autorità italiane, che, seppure richiesto in numerose occasioni, è stato disatteso.
(2-00015) «Soumahoro, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BOLDRINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          da notizie a mezzo stampa si è appreso che circa 1.200 lavoratrici e lavoratori interinali, impiegati dal marzo 2021 presso il Ministero dell'interno, le questure, le prefetture e le commissioni territoriali per il diritto d'asilo, hanno il contratto in scadenza nel dicembre 2022;

          al momento, circa 600 di queste lavoratrici e di questi lavoratori operano tramite l'Agenzia Manpower presso le prefetture nell'ambito del progetto Emersione previsto dal decreto-legge n. 34 del 2020, come convertito nella legge n. 77 del 2020, volto a favorire l'emersione del lavoro nero prevedendo la possibilità di regolarizzare rapporti di lavoro domestico o subordinato; 408 di loro operano invece tramite l'Agenzia Gi Group presso la II Sezione Immigrazione delle questure e, infine, 176 di loro operano, sempre tramite l'Agenzia Gi Group, presso le commissioni territoriali per il diritto d'asilo e la IV Sezione Immigrazione delle questure;

          dal marzo del 2021 queste lavoratrici e questi lavoratori hanno svolto con professionalità un lavoro delicato nel campo delle procedure per il riconoscimento del diritto di asilo, dell'esame delle richieste di permessi di soggiorno, nella messa in atto delle procedure volte a favorire l'emersione del lavoro nero e delle altre pratiche connesse al settore dell'immigrazione, e hanno svolto anche un lavoro di supporto all'attività ordinaria degli uffici del Ministero sul territorio, andando spesso a coprire un fabbisogno strutturale dell'amministrazione in materia di immigrazione;

          il 31 dicembre 2022, con la scadenza di questi contratti, l'operatività delle commissioni, delle prefetture e delle questure, rischia di essere compromessa, soprattutto in un periodo nel quale a causa dei conflitti, dei cambiamenti climatici e della povertà le migrazioni sono in costante aumento;

          tale scadenza rappresenterà ovviamente un trauma profondo per le lavoratrici e i lavoratori, che temono di perdere il lavoro, riconosciuto come un diritto dalla nostra Carta Costituzionale, soprattutto in un momento in cui il costo della vita sta diventando sempre di più insostenibile anche per chi ha uno stipendio garantito –:

          quali iniziative urgenti intendano adottare per salvaguardare i posti di lavoro e la professionalità di queste lavoratrici e questi lavoratori anche al fine di garantire l'operatività delle commissioni, delle prefetture e delle questure, fortemente impegnate negli ambiti sopra citati.
(5-00026)

Interrogazioni a risposta scritta:


      D'ATTIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con decreto dipartimentale del 26 febbraio 2021, n. 32, è stato pubblicato un bando di concorso interno, per titoli ed esami, per la copertura di 313 posti per l'accesso alla qualifica di ispettore antincendi ripartiti in: 293 posti generici, 20 posti da radioriparatore e 6 posti Aib;

          al termine della procedura concorsuale sono risultati vincitori 307 candidati, di cui 293 generici, 11 radioriparatori e 3 Aib e 39 partecipanti sono risultati idonei ma non vincitori;

          la mancata copertura dei posti messi a disposizione mediante scorrimento della graduatoria, rappresenta una grave mancanza in considerazione della necessità di assicurare la pronta operatività, la funzionalità e l'efficienza del corpo nazionale dei vigili del fuoco;

          tale corpo, infatti, soffre di una carenza di organico che si protrae da tempo, oggetto di politiche di riduzione della spesa che hanno comportato non solo la mancata copertura della carenza stessa, ma un peggioramento del rapporto tra fabbisogno di personale e pianta organica effettiva, con particolare riferimento ai professionisti operativi –:

          se e quali iniziative di competenza, anche di carattere amministrativo, intenda adottare al fine di garantire lo scorrimento della graduatoria menzionata in premessa, e così colmare la carenza di personale nel ruolo di ispettore antincendio.
(4-00063)


      ORRICO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'imprenditore calabrese Pino Masciari non arrendendosi ai soprusi della 'ndrangheta denunciava all'Autorità Giudiziaria, nel 1994, le collusioni fra la criminalità organizzata e la malapolitica nonché i numerosi tentativi di racket perpetrati a suo carico;

          questa sua scelta comportava un notevole prezzo da pagare in termini personali, familiari e lavorativi tanto da dover chiudere tutte le proprie imprese ed abbandonare la Calabria;

          è entrato, dal 1997, con moglie e figli, nel programma speciale di protezione riservato ai testimoni di giustizia in virtù delle sue coraggiose denunce;

          è considerato, come sostenuto dall'ex Procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna, uno tra i più importanti testimoni di giustizia del Paese;

          Masciari, dal 2010, è fuoriuscito dal programma speciale di protezione;

          il 15 ottobre 2022, al Masciari, veniva notificato dalla prefettura di Torino il provvedimento attraverso il quale il Viminale ha avviato anche la revoca della scorta –:

          quali iniziative di competenza intenda avviare il Ministro interrogato per verificare l'opportunità di revocare il servizio di scorta ad un imprenditore come il Masciari che, schierandosi dalla parte della legalità e dello Stato, ha rappresentato nel corso del tempo un esempio di virtù civiche e morali.
(4-00079)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      MANZI, CASU e DI BIASE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

          ha destato molto scalpore quanto denunciato dagli studenti del Liceo Cavour di Roma in merito ad un episodio che avrebbe visto coinvolto un insegnante e uno studente;

          un professore, in base a quanto riportato dalle cronache dei media, si sarebbe ripetutamente rifiutato di applicare la legge per il piano personalizzato di studio e il regolamento della carriera «alias» nei confronti di uno studente che ha tutti i documenti in regola;

          il docente si sarebbe rifiutato di prendere un compito con la firma dello studente cancellando la firma e annullando il compito perché, questa la contestazione, non corrisponderebbe al genere riportato sulla carta d'identità;

          l'accaduto ha suscitato una immediata e forte reazione della comunità scolastica che ha solidarizzato con lo studente;

          per la gravità di quanto riportato occorre fare immediatamente chiarezza –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, in ogni caso, quali iniziative intenda assumere al fine di verificare l'accaduto e tutelare lo studente rispetto a, qualora confermate, gravi discriminazioni perpetrate ai suoi danni, nonché quali misure intenda promuovere per evitare che episodi del genere possano ripetersi.
(5-00023)


      MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          l'obiettivo del concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici bandito nel novembre 2017 era quello di assegnare 2.425 posti da dirigente scolastico per il triennio successivo;

          visto l'alto numero di iscritti, si è fatto ricorso ad una prova preselettiva per scremare il numero dei partecipanti;

          per essere ammessi alla prova scritta e successivamente a quella orale, occorre collocarsi nel test di 100 domande a risposta multipla di accesso entro la posizione numero 8.700;

          nel luglio del 2018 si svolge la prova preselettiva e qualche giorno dopo viene pubblicata la lista degli ammessi alla prova scritta, che si svolgerà nel successivo mese di ottobre;

          nel marzo 2019 è stato pubblicato l'elenco dei 3.795 candidati ammessi alla prova orale, successivamente al quale è stata sostenuta la prova orale;

          il Tar Lazio, con sentenze n. 8655 del 2 luglio 2019 e n. 8670 del 3 luglio 2019 ha annullato la procedura concorsuale per illegittimità, sentenza la cui esecutività è stata successivamente sospesa da parte dal Consiglio di Stato, ritenendo preminente l'interesse pubblico alla tempestiva conclusione della procedura concorsuale;

          si viene a determinare, a causa del rincorrersi dei ricorsi, una situazione surreale: da una parte, l'attesa dell'esito dei ricorsi, dall'altra, i neo dirigenti alle prese con l'anno di prova e con la successiva conferma in ruolo in attesa della sentenza definitiva;

          situazione resa ancora più complessa dall'apertura, da parte della procura del tribunale di Roma e di altre procure italiane, di procedimenti penali a seguito di irregolarità denunciate nel corso di indagini giornalistiche;

          il concorso vede pendenti tutt'ora numerosi ricorsi dinanzi al Tar Lazio e al Consiglio di Stato avverso le procedure di valutazione delle prove scritte, delle prove orali e dei dirigenti cosiddetti sessantini, ovvero coloro che, a fronte del ricorso presentato avverso il mancato superamento della prova preselettiva, hanno avuto la possibilità dal giudice di proseguire il percorso concorsuale sulla base di un provvedimento cautelare del giudice;

          a ciò si aggiunga che, con il decreto n. 07176 del 17 settembre 2022, il Consiglio di Stato avrebbe ribadito la tesi secondo cui la soluzione dei contenziosi deve avvenire mediante soluzione extragiudiziale, procedendo alla sospensione del decreto di depennamento e accogliendo l'istanza cautelare interinale, permettendo altresì la pubblicazione per pubblici proclami;

          la legge n. 107 del 2015 ha previsto per analoghi contenziosi una soluzione che contempera le esigenze di vincitori ed idonei con quelle dell'amministrazione e dei ricorrenti, ovvero lo svolgimento da parte di questi ultimi di «un corso intensivo di formazione e della relativa prova scritta finale»;

          sebbene la bozza del bando per il concorso dirigenti scolastici 2022 sia stata sottoposta già da diversi mesi al parere – non vincolante – del Consiglio superiore della pubblica istruzione, si è ancora in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo definitivo: il parere positivo del Cspi (febbraio 2022) non è stato, infatti, sufficiente per dare il via alle relative procedure concorsuali a distanza di circa cinque anni dall'ultimo concorso;

          la graduatoria di quest'ultimo è, tuttavia, in fase di esaurimento: tant'è che dopo gli ultimi 317 conferimenti di incarico restano in attesa di assunzione appena 184 candidati;

          tenendo presente che la procedura concorsuale per diventare dirigente scolastico è complessa – tanto da richiedere circa due anni – sarebbe importante che il bando fosse pubblicato a breve affinché la procedura si possa concludere in tempi utili a garantire l'assunzione dei dirigenti scolastici necessari a coprire il fabbisogno –:

          quali iniziative di competenza, anche di carattere extragiudiziale, intenda adottare per risolvere la questione esposta in premessa e risolvere in via definitiva i problemi relativi ai contenziosi e, con quali tempi e scadenze, intenda indire il prossimo concorso per dirigente scolastico.
(5-00031)

Interrogazioni a risposta scritta:


      AMENDOLA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          in Basilicata la popolazione scolastica è scesa da 79.568 unità riferite all'anno scolastico 2017-2018 alle 70.802 unità dell'anno scolastico in corso con una perdita netta di 8.766 studenti;

          tale dato è stato reso noto dall'Unione delle province italiane (Upi) Basilicata;

          lo spopolamento delle aree interne e dei piccoli comuni della regione Basilicata è fenomeno ormai, purtroppo, conclamato da tempo, non reversibile nel breve e medio periodo e questo si ripercuote anche sui servizi scolastici;

          gli istituti scolastici si intendono dimensionati per l'assegnazione del dirigente e il direttore dei servizi generali e amministrativi quando il numero di studenti iscritti è pari o superiore a 600, ridotto a 400 per i comuni montani, delle piccole isole o delle aree con specificità linguistica;

          la legge n. 234 del 30 dicembre 2021, legge di bilancio per l'anno 2022 e pluriennale per il triennio 2022-2024, ha fissato per gli anni scolastici 2022/2023 e 2023/2024 il limite inferiore a 300 unità e a 500 quello superiore derogando alla previsione di legge richiamata in precedenza;

          è del tutto evidente che per le aree interne, le zone montane e le piccole isole, sarebbe un problema assai rilevante qualora dalla fine del prossimo anno scolastico (2023/2024) si tornasse ai parametri preesistenti poiché ciò determinerebbe la soppressione di sedi e istituti proprio nelle aree maggiormente svantaggiate pregiudicando di fatto il diritto allo studio;

          considerato che il dirigente scolastico può efficientare l'organizzazione del proprio istituto in un arco temporale triennale, la scadenza dei limiti attualmente in essere (300 e 500) impedirebbe, per le scuole che si trovassero in tale condizione, l'assegnazione stessa del dirigente e del direttore dei servizi generali e amministrativi –:

          se e quali iniziative normative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di rendere definitivi gli attuali riferimenti di dimensionamento per l'attribuzione del dirigente scolastico e del direttore dei servizi generali e amministrativi (300 e 500) proprio a tutela delle aree svantaggiate, montane e delle piccole isole, e se intenda valutare la possibilità di considerare un istituto scolastico dimensionato qualora, indipendentemente dal numero di studenti iscritti, comprenda le sedi di quattro comuni oltre a quello dell'istituto principale, sede della presidenza, ciò al fine di garantire la presenza del dirigente anche nei plessi dei comuni aggregati all'istituto principale, in situazioni specifiche in cui orografia e carenze infrastrutturali incidessero in maniera rilevante.
(4-00071)


      SCOTTO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          il 9 novembre 2022 si è celebrata la «giornata della libertà», in ricordo dell'abbattimento del muro di Berlino, istituita con legge 15 aprile 2005, n. 61;

          in tale data i Dirigenti delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale d'istruzione si sono visti recapitati una missiva a firma del Ministro dell'istruzione e del merito;

          tale lettera avrebbe avuto lo scopo di invitare a discutere e riflettere gli studenti e le studentesse dei nostri istituti in merito alla caduta del muro di Berlino;

          tale lettera appare all'interrogante come una parziale e faziosa ricostruzione storica di un fenomeno molto ampio e complesso che ha investito l'Europa ed il mondo nel secolo precedente;

          in tale circostanza viene fornita una comparazione ed un parallelismo implicito tra l'Europa durante il periodo della «Guerra fredda» e il tragico periodo di crisi bellica che sta attanagliando in questi mesi il nostro continente;

          la Costituzione della Repubblica italiana garantisce e tutela la libertà d'insegnamento;

          le parole del Ministro dell'istruzione e del merito possono avere un effetto condizionante nei confronti dei dirigenti scolastici, del corpo docenti e degli studenti e delle studentesse –:

          se non si ritenga inopportuno e in contrasto con il principio della libertà di insegnamento un messaggio come quello circolato negli istituti del nostro territorio e se non ritenga che tale iniziativa possa implicitamente provocare un revisionismo storico volto a effettuare analisi differenziate in tema di regimi dittatoriali, che sono e vanno considerati tutti pericolosi e lesivi della dignità e della libertà degli individui.
(4-00073)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

          la nuova figura professionale del cosiddetto navigator costituisce oggi una comunità professionale formata da circa 1.500 persone – delle 3.000 inizialmente assunte – perlopiù con esperienze di lavoro pregresse e dotati di competenze specialistiche acquisite sia attraverso una formazione specifica, sia in circa tre anni di attività sul campo. In ossequio alle finalità di contrasto alla povertà e per il reinserimento sociale ed economico dei percettori del reddito di cittadinanza, operando come case manager, i navigator hanno svolto un'attività di raccordo tra imprese e disoccupati di lunga durata, ricercato ed individuato offerte di lavoro ed opportunità formative, ma soprattutto hanno lavorato in contesti gravati da decennali carenze strutturali e di organico ed estremamente diversificati sul piano delle effettive opportunità occupazionali e sociali, in un periodo caratterizzato dall'emergenza sanitaria i cui effetti, sommati a quelli prodotti dalla attuale crisi internazionale, benché già evidenti, sono ben lungi dall'essere stati realmente stimati;

          l'articolo 40-bis del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, ha autorizzato Anpal servizi spa a prorogare i contratti stipulati con i cosiddetti navigator, ovvero il personale che opera presso le sedi territoriali delle regioni e delle province autonome, al fine di consentire la continuità delle attività di assistenza tecnica, fino al 30 aprile 2022, atte a garantire l'avvio e il funzionamento del reddito di cittadinanza, nelle more dello svolgimento delle procedure di selezione e di assunzione delle unità di personale da destinare ai centri per l'impiego di cui all'articolo 12, comma 3-bis, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26;

          a decorrere dal 2021, il citato decreto-legge n. 4 del 2019 (articolo 1, comma 3-bis), ha consentito sia alle società a partecipazione pubblica, sia alle agenzie, nonché agli enti regionali, alle province e alle città metropolitane (se delegate all'esercizio delle funzioni con legge regionale), di assumere ulteriori 4.600 unità di personale, compresa la stabilizzazione delle unità di personale, nei limiti e a valere sulle risorse assegnate a ciascuna regione e non ancora utilizzate per le assunzioni previste;

          secondo la più recente nota pubblicata da Anpal ad ottobre 2022, alla data del 30 giugno 2022, i beneficiari del reddito di cittadinanza indirizzati ai servizi per il lavoro e ancora in misura sono 920 mila, di cui il 71,8 per cento (660 mila) è soggetto alla sottoscrizione del patto per il lavoro e il 18,8 per cento (173 mila) è occupato;

          dal rapporto Istat sul mercato del lavoro pubblicato il 13 settembre 2022, nonostante nella ricerca di lavoro continui a prevalere l'uso del canale informale, l'utilizzo di azioni di ricerca più formali risulta in aumento e, in particolare, la percentuale di persone che si rivolgono al centro pubblico per l'impiego è pari al 21,3 per cento del totale, registrandosi un incremento di 3,3 punti rispetto all'anno precedente;

          il Piano nazionale di ripresa e resilienza investe importanti risorse nel potenziamento delle politiche attive del lavoro per le quali, sarà necessario assumere maggiori unità nei centri per l'impiego e in Anpal;

          in particolare, a fronte della necessità di personale qualificato all'interno della Pubblica amministrazione, legata alle riforme da attuarsi nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza – ed in particolare per l'attuazione del Programma Gol, azione di riforma prevista nell'ambito della missione 5, componente 1, per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro, attuato dalle regioni e province autonome sulla base dei piani regionali approvati da Anpal, in connessione al Piano di potenziamento dei centri per l'impiego e al Piano nazionale nuove competenze – sarebbe paradossale non valorizzare risorse umane già formate, su cui si è ampiamente investito, da impiegare immediatamente secondo utilità;

          ad oggi risulta incerta la collocazione di circa 1500 navigator (538 con collaborazioni cessate tra maggio e agosto 2022, mentre 958 scaduti il 31 ottobre 2022);

          il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con una circolare del 28 ottobre 2022 ha espressamente richiesto alle regioni una urgente manifestazione di volontà in riferimento alla fattispecie di cui all'articolo 34, comma 3, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, e dunque alla possibilità ivi prevista, per le regioni, di continuare ad utilizzare i navigator per l'attuazione del Programma Gol, già ricontrattualizzati da parte di Anpal servizi spa, per il periodo 1° agosto-31 ottobre 2022;

          tuttavia, il comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali data 1° novembre 2022 risulta ad avviso degli interpellanti in assoluta contraddizione rispetto alla volontà precedentemente manifestata con atto formate –:

          quali siano i motivi o gli intendimenti della Ministra interpellata circa il repentino cambio di condotta citato in premessa;

          se non sia necessario ed urgente definire una strategia occupazionale per la figura dei navigator, sì da garantire la continuità dell'investimento già effettuato negli anni per formazione e professionalità ormai acquisite, certamente funzionali all'interno del sistema di servizi per il lavoro e inclusione sociale che il nostro Paese necessita, e prioritariamente con riguardo all'attuazione del Programma Gol, citato in premessa, al fine di riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro, in connessione al Piano di potenziamento dei centri per l'impiego e al Piano nazionale nuove competenze.
(2-00007) «Barzotti, Aiello, Carotenuto, Tucci, Sportiello, D'Orso, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Alifano, Amato, Appendino, Ascari, Auriemma, Baldino, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Cappelletti, Caramiello, Carmina, Caso, Cherchi, Alfonso Colucci, Conte, Sergio Costa, Dell'Olio, Donno, Fede, Fenu, Ilaria Fontana, Giuliano, Gubitosa, Iaria, L'Abbate, Lomuti, Lovecchio, Morfino, Onori, Orrico, Pavanelli, Pellegrini, Penza, Raffa, Riccardo Ricciardi, Santillo, Scerra, Scutellà, Francesco Silvestri, Todde, Torto, Traversi».
(Presentata il 15 novembre 2022)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CURTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          con il decreto n. 1 del 13 gennaio 2022 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fornito le istruzioni per l'indennità onnicomprensiva prevista in caso di fermo pesca obbligatorio o non obbligatorio per l'anno 2021, per i lavoratori dipendenti del settore pesca marittima, come stabilito dall'articolo 1, commi 282 e 283 della legge del 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021);

          il decreto sopracitato stabilisce che le indennità siano erogate nei limiti degli stanziamenti iscritti in bilancio a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il quale cura l'istruttoria delle domande, l'autorizzazione delle prestazioni e i trasferimenti delle risorse in favore dei funzionari delegati delle Capitanerie di Porto sede di direzione marittima;

          infatti, con nota del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 17 settembre 2018, l'organo erogatore dell'indennità suddetta è individuato nei funzionari delegati delle Capitanerie di Porto sede di direzione marittima;

          a quanto risulta dagli organi di stampa e all'interrogante, le imprese della pesca e i relativi lavoratori beneficiari delle misure di cui al decreto n. 1 del 2022 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali operanti sotto la competenza della Capitaneria di Porto di Ancona non hanno, ad oggi, ricevuto le somme spettanti e ad essi assegnate –:

          se i Ministri interrogati siano al corrente della situazione esposta e quali iniziative intendano assumere affinché la Capitaneria di Porto di Ancona proceda al trasferimento delle risorse ai soggetti aventi diritto.
(5-00019)


      SERRACCHIANI, FURFARO, CIANI, GIRELLI e MALAVASI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

          la legge n. 46 del 2021 ha introdotto nel nostro ordinamento l'assegno unico quale strumento universale di sostegno economico alle famiglie attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento del ventunesimo anno di età (al ricorrere di determinate condizioni) e senza limiti di età per i figli disabili il cui importo varia in base all'Isee tenuto conto dell'età, del numero dei figli nonché di eventuali situazioni di disabilità di quest'ultimi;

          il decreto legislativo n. 230 del 2021 attuativo della legge n. 46 del 2021 all'articolo 4 prevede due maggiorazioni riservate alle famiglie numerose. La prima dispone per ciascun figlio successivo al secondo una maggiorazione, parametrata sul valore Isee, dell'importo massimo di 85 euro mensili mentre la seconda prevede una maggiorazione universale di 100 euro mensili destinata alle coppie con quattro o più figli per nucleo familiare;

          nonostante la seconda maggiorazione fosse un diritto già presente nel nostro ordinamento dal 2008, nei primi mesi di applicazione della riforma questa è stata riconosciuta solamente ai nuclei con 4 o più figli minori o comunque fino a 21 anni di età ancora a carico con esclusione dei nuclei familiari dove pur essendoci quattro figli e tutti a carico uno di loro avesse più di 21 anni;

          successivamente, l'Inps intervenuto sulla vicenda (messaggio n. 1714 del 20 aprile 2022), ha chiarito che nella determinazione del numero totale dei figli dovessero essere considerati tutti i figli a carico sulla base delle regole di appartenenza al nucleo Isee, ancorché alcuni di essi non avessero diritto all'assegno;

          nonostante il messaggio dell'Inps sia del 20 aprile 2022, agli interroganti consta che, solo a luglio 2022 l'ente previdenziale ha aggiornato il modulo telematico per la trasmissione delle domande, permettendo l'inserimento anche dei figli over 21 ancora fiscalmente a carico dei genitori;

          ad oggi, nonostante siano passati sei mesi dal messaggio di aggiornamento e più di tre mesi dall'aggiornamento del modello telematico, sembra che l'Inps non abbia liquidato alcun importo –:

          quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare affinché alle famiglie numerose che ne hanno diritto vengano riconosciute le maggiorazioni previste dall'articolo 4 della legge n. 46 del 2021 comprensive anche degli arretrati fino ad ora non erogati a causa di una errata interpretazione della normativa stessa.
(5-00027)


      FOSSI, SARRACINO, SCOTTO, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

          Meta, società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha annunciato ad inizio novembre 2022 il taglio del 13 per cento del personale, quantificato in oltre 11.000 dipendenti;

          la notizia è stata ufficializzata con una lettera del Ceo di Meta, Mark Zuckerberg, ai lavoratori; nella lettera, oltre ai licenziamenti, sono stati comunicati «una serie di ulteriori misure per costruire un'azienda più snella ed efficiente, tagliando le spese discrezionali ed estendendo il blocco delle assunzioni fino al primo trimestre del 2023»;

          nonostante la maggior parte dei dipendenti di Meta si trovino negli Stati Uniti, esistono comunque alcune sedi nazionali aperte nei Paesi dove la presenza e gli interessi delle piattaforme sono più consistenti e fra questi vi è anche l'Italia;

          da quanto emerge dai media la sede italiana di Milano (dove si svolgono prevalentemente le attività di pubblicità, comunicazione, traduzione e gestione delle campagne pubblicitarie) sarà interessata da 22 licenziamenti a fronte di 127 dipendenti;

          sempre secondo la stampa l'azienda dovrebbe incontrare i sindacati il 15 novembre 2022; va rimarcato in questo contesto come non ci siano state, fino ad oggi nell'azienda (come per altre filiali italiane delle Big Data) una rappresentanza sindacale;

          attualmente negli Stati Uniti le condizioni del licenziamento sono state definite: è stata infatti fissata una buonuscita di 16 settimane a cui vengono aggiunte due settimane per ogni anno di lavoro in azienda, sei mesi di assistenza sanitaria e promosse opportunità di ricollocamento in altre aziende del settore;

          in Italia, al contrario, non è ancora chiaro cosa succederà ai dipendenti al termine della procedura di licenziamento collettivo;

          va aggiunto che i tagli annunciati da Meta potrebbero avere altre ripercussioni sull'intera filiera: è emerso che la compagnia starebbe chiudendo intere sezioni e progetti a cui ha lavorato negli ultimi anni al fine di contenere le spese. Fonti stampa hanno riferito che «Meta avrebbe chiuso i team di Portal, il sub-brand della compagnia che, in tempi recenti, si è occupato di realizzare display smart per le videochiamate e che pare abbia lavorato negli ultimi mesi ad una serie di smartwatch targati Facebook, che ora non vedranno più la luce del mercato»;

          appare inoltre evidente come occorrano politiche nazionali capaci di garantire i lavoratori italiani dei big data, al fine di tutelare i diritti dei lavoratori e per non disperdere le competenze conseguite, adottando ogni misura utile volta ad assicurare un rapido ed efficace reinserimento nel mondo del lavoro;

          secondo l'osservatorio Big Data & Business Analytics, il mercato dei Big Data Analytics ha infatti archiviato il 2021 nel segno della ripartenza, raggiungendo quota 2 miliardi di euro, in crescita del 13 per cento, rispetto all'anno precedente –:

          se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intendano assumere al fine di favorire la continuità occupazionale dei lavoratori di Meta presenti nel nostro Paese e dell'indotto, verificando che vengano garantiti tutti gli istituti di tutela dei lavoratori previsti dal nostro ordinamento;

          se non ritengano opportuno promuovere iniziative specifiche al fine di prevedere apposite misure di reinserimento nel mondo del lavoro per detti lavoratori, anche promuovendo la costituzione di un apposito tavolo istituzionale finalizzato a monitorare i livelli occupazioni diretti e indiretti del settore dei big data nel nostro Paese.
(5-00028)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


      PAOLO EMILIO RUSSO, CATTANEO, NAZARIO PAGANO e SORTE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 35-ter del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introduce percorsi più veloci, trasparenti e rigorosi per selezionare il personale nelle pubbliche amministrazioni, con un sistema innovativo digitale che semplifichi l'incontro tra domanda e offerta;

          nello specifico, si stabilisce che tutte amministrazioni pubbliche si avvalgano del portale unico del reclutamento (www.InPA.gov.it), sviluppato dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri che ne cura la gestione;

          il comma 2 dell'articolo 2 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, precisa, altresì, che il portale è operativo dal 1° luglio 2022 e, a decorrere dalla medesima data, può essere utilizzato dalle amministrazioni pubbliche centrali e dalle autorità amministrative indipendenti; dal 1° novembre 2022 le medesime amministrazioni utilizzano il portale per tutte le procedure di assunzione a tempo determinato e indeterminato –:

          se il Ministro interrogato non intenda fornire opportuni approfonditi elementi sul funzionamento del portale unico del reclutamento, sul numero degli utenti registrati, sulla tipologia degli enti accreditati e sulle attività in corso.
(3-00014)
(Presentata il 15 novembre 2022)


      RICHETTI, DEL BARBA, GADDA, ENRICO COSTA, SOTTANELLI e CASTIGLIONE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta la più importante occasione dal dopoguerra ad oggi per modernizzare e rafforzare il nostro sistema Paese: utilizzare al meglio tutte le risorse a disposizione costituisce non solo un obbligo assunto con le istituzioni eurounitarie, ma anche un dovere nei confronti delle nuove generazioni;

          nella gestione delle risorse stanziate per la realizzazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono emersi gli storici problemi legati alla capacità di spesa che da decenni attanagliano la pubblica amministrazione: nel corso del 2021, a fronte di 13,7 miliardi di euro di spesa ipotizzati per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ne sono stati effettivamente spesi solo il 37,2 per cento; per il 2022, invece, si stima che a fronte di 29,4 miliardi di euro di spesa ipotizzati per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ne verranno effettivamente spesi poco più della metà;

          il problema della messa a terra dei fondi del Piano riguarderà, in particolare, i comuni, sui quali graverà l'onere di gestire, per i prossimi quattro anni, quasi 50 miliardi di euro; molti di essi, tuttavia, non posseggono personale adeguatamente formato per seguire le varie fasi connesse ai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per opere e servizi, anche di carattere sociale, ai quali sarebbero interessati a partecipare, con rischio di dispersione degli stanziamenti disponibili;

          questa problematica riguarda, in particolar modo, il ruolo di responsabile unico del procedimento, che coordina e supervisiona tutte le fasi del procedimento amministrativo, ovvero programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione: l'assenza di tale figura costituisce evidentemente un ostacolo alla messa a terra degli investimenti;

          la situazione è aggravata dalla circostanza che l'articolo 110 del decreto legislativo n. 267 del 2000 fissa al 5 per cento il tetto massimo di dirigenti dotati di potere di firma che le amministrazioni possono assumere a tempo determinato. Si produce, dunque, un evidente paradosso, poiché i comuni non hanno sufficiente personale interno, né possono acquisire esternamente le competenze tecniche indispensabili per la messa a terra dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

          come intenda intervenire per superare le criticità illustrate in premessa, anche adottando iniziative volte a prevedere la possibilità di nominare responsabili unici del procedimento esterni all'amministrazione o a consentire una deroga al tetto massimo di dirigenti esterni, al fine di assicurare ai comuni le necessarie risorse umane per l'implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-00015)
(Presentata il 15 novembre 2022)


      PASTORINO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          presso i comuni italiani, secondo i dati del Ministero dell'economia e delle finanze inseriti nel conto annuale 2020, sono in servizio 348.036 unità di personale, di cui solo 316.784 a tempo indeterminato;

          dal 2007 i comuni hanno subito una contrazione di 131.000 unità di personale. I dipendenti in servizio erano più di 8 ogni mille abitanti e sono oggi meno di 6, con un'età media cresciuta da 47 a 52 anni;

          in applicazione del decreto ministeriale del 17 marzo 2020, i comuni determinano la capacità assunzionale su un parametro di sostenibilità finanziaria desumibile dal rapporto tra spesa di personale ed entrate correnti. Un incremento della spesa o una diminuzione delle entrate si traducono, quindi, in un taglio delle assunzioni effettuabili;

          nelle leggi di bilancio degli ultimi anni sono state stanziate risorse per i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021 delle amministrazioni centrali, lasciando a carico dei bilanci degli enti territoriali gli oneri per il rinnovo del contratto nazionale del comparto delle funzioni locali, con un impatto in termini di spesa a regime dal 2022 di quasi 1 miliardo di euro annui, cui si sommano gli oneri per arretrati riferiti al 2019, 2020 e 2021;

          pertanto, l'incremento di spesa, non compensato da corrispondenti entrate, determina una riduzione a regime degli spazi assunzionali. Inoltre, il decreto-legge n. 36 del 2022 ha introdotto forti limiti al ricorso agli istituti del comando o del distacco tra amministrazioni, creando gravissime difficoltà ai comuni;

          il ricorso a tali istituti è motivato da esigenze di flessibilità organizzativa, anche emergenziale, legata alla suddetta carenza di personale in organico e al flusso in uscita per pensionamento o per mobilità in uscita, non compensati in entrata da altri comparti –:

          se intenda adottare iniziative normative al fine di estendere la sterilizzazione degli oneri finanziari relativi agli incrementi del contratto collettivo nazionale lavoro, ai fini della quantificazione delle nuove assunzioni di personale, oggi prevista solo per gli arretrati contrattuali, a tutto l'incremento di spesa a regime, avviando un tavolo di confronto per valutare gli effetti del decreto ministeriale del 17 marzo 2020 ed eventuali misure migliorative, prendendo in considerazione l'ampliamento delle deroghe al divieto di comandi e distacchi per esigenze temporanee fino a 12 mesi, per esigenze sostitutive di personale infungibile o a sua volta comandato o distaccato presso altri enti, nonché nell'ambito delle gestioni associate.
(3-00016)
(Presentata il 15 novembre 2022)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

          la crisi pandemica scoppiata ad inizio 2020 è stata la sfida più grande a cui i cittadini ed i Governi sono stati sottoposti negli ultimi decenni;

          l'Italia è stata duramente colpita e i due precedenti Governi hanno dovuto attuare – prima di tutti gli altri paesi europei – misure molto pesanti volte a contrastare l'avvento del SARS-CoV-2;

          seppur il momento peggiore della crisi sanitaria sembra ormai superato, non vi è dubbio che il COVID-19 è ancora presente nel nostro paese e vi è la necessità di continuare a tenere alta l'attenzione ed a continuare con la strategia di una campagna vaccinale capillare per poter proteggere la popolazione più fragile;

          le prime misure intraprese da questo Governo sembrano andare in totale contrasto e discontinuità con le precedenti gestioni;

          Il Presidente del Consiglio dei ministri, in Parlamento, aveva dichiarato che non avrebbe affrontato il tema del COVID con un approccio ideologico, ma tenendo in considerazione le evidenze scientifiche;

          ma i fatti sembrano smentire le parole pronunciate in Parlamento in quanto le prime azioni sembrano essere state attuate con l'approccio ideologico di chi pare essere fiancheggiatore di no-vax e negazionisti;

          qualche giorno fa la fondazione Gimbe denunciava la condotta di questo Governo definendo la sua strategia in tema di contrasto alla diffusione del COVID-19, come «oscurantista», in risposta al fatto che i dati sull'andamento del contagio e della vaccinazione non sono più pubblicati a cadenza giornaliera, ma settimanale;

          la pubblicazione giornaliera dei dati sull'andamento del contagio e sulla campagna di vaccinazione e la loro accessibilità sono fondamentali strumenti d'informazione e di controllo messi al servizio dei cittadini, ricercatori, fondazioni ed associazioni e che la trasparenza e l'accessibilità sono principi fondamentali in un sistema democratico;

          anche sul fronte dei vaccini vi sono segnali in controtendenza rispetto alla precedente gestione, come il reintegro del personale sanitario non vaccinato;

          per la fondazione Gimbe: «Le evidenze scientifiche si costruiscono con dati di qualità, aperti, accessibili e aggiornati tempestivamente. (...) La pubblicazione dei dati a cadenza settimanale rappresenta un ulteriore tassello della strategia oscurantista del Governo nella gestione della pandemia: dal reintegro anticipato dei sanitari non vaccinati al "ritiro" della circolare del Ministero della Salute (...) sul piano di preparazione per la stagione autunno-inverno, al silenzio assordante sulla campagna vaccinale, in particolare sulla somministrazione dei richiami per i più fragili»;

          la strategia sulla campagna vaccinale e sulla quarta dose non pare oggi chiara e non si intravede una campagna di comunicazione volta ad informare i cittadini sulla sua importanza;

          ad una non chiara posizione sulla necessità di continuare sulla campagna vaccinale come elemento necessario per contrastare il diffondersi dell'epidemia da COVID-19 si aggiungono le sconcertanti parole del Sottosegretario alla salute onorevole Gemmato che, intervenendo alla trasmissione «Restart-L'Italia ricomincia da te» andata in onda lunedì 14 novembre 2022 in seconda serata sulla rete nazionale Rai 2, rispondendo al vicedirettore del Corriere della Sera che aveva osservato «senza vaccini sarebbe stato magari peggio», ha replicato non solo che non si schiera a favore o contro i vaccini ma che per «larga parte della pandemia» di COVID-19 «l'Italia è stata prima per mortalità e terza per letalità, quindi questi grandi risultati non li vedo raggiunti»;

          si tratta di dichiarazioni non solo inaccettabili ma anche antiscientifiche visto che il vaccino riduce la carica virale e dunque il rischio di trasmissione; abbassa i tempi di negativizzazione da 7 giorni a 4; ha evitato il 72 per cento dei decessi per le persone con più di 80 anni;

          inoltre, tali dichiarazioni sminuiscono l'importanza della vaccinazione nel tutelare la vita di tutti, specie delle persone anziane e dei più fragili –:

          se il Ministro intenda dissociarsi categoricamente dalle dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario Gemmato, ribadendo contestualmente l'importanza della vaccinazione quale elemento chiave per contrastare il diffondersi dell'epidemia da COVID-19, nonché quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere affinché questo Governo continui con il lavoro portato avanti dalla precedente gestione in tema di contrasto al COVID-19, se non ritenga che i primi provvedimenti di questo Governo in tema di contrasto al COVID-19 possano essere pericolosi in quanto possano indurre i cittadini ad abbassare l'attenzione su una questione così delicata e se non ritenga di dover ripristinare la pubblicazione giornaliera dei dati rendendoli accessibili a tutti essendo strumento fondamentale d'informazione ed in linea con il principio di trasparenza nonché come intenda proseguire la campagna di vaccinazione in modo capillare e deciso per poter proteggere la parte più fragile dei cittadini e delle cittadine.
(2-00006) «Serracchiani, Scotto, Furfaro, Ciani, Girelli, Malavasi, Stumpo».
(Presentata il 15 novembre 2022)

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, approvato il 12 gennaio 2017, sono stati definiti i nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea), prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione, con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale;

          tuttavia, trascorsi ben oltre cinque anni, nella regione Puglia non sembra esservi stato alcun miglioramento strutturale della capacità di erogazione dei Lea, come dimostra il fatto che nelle Rsa, le cosiddette «prestazioni estensive», anziché essere a totale carico del servizio sanitario regionale e quindi gratuite per i pazienti (ad esempio affetti da Alzheimer), continuano a gravare sugli stessi in misura pari al 50 per cento del costo totale;

          inoltre, il numero dei posti letto nelle Rsa anziani e disabili e quello dei centri diurni, anch'essi a favore di anziani e disabili, contrattualizzati con il Servizio sanitario regionale, non raggiunge quello pur minimo individuato dalla stessa regione Puglia, che dal 2017 ad oggi non è stata in grado di completare le procedure amministrative previste per la contrattualizzazione con le strutture;

          tale ritardo nel garantire ai cittadini pugliesi non autosufficienti le prestazioni dei Lea, dichiaratamente motivato dalla carenza di personale e da tutte le altre incombenze straordinarie dovute alla pandemia, non può oltremodo essere giustificato e giustificabile;

          è necessario, infatti, intervenire al più presto per garantire la salute ai cittadini pugliesi non autosufficienti, anziani e disabili, contribuendo così, ad un tempo anche a migliorare la difficile situazione in cui versa il settore socio-sanitario pugliese aggravata dai costi della crisi energetica –:

          quali iniziative intenda adottare per garantire l'effettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenza nella regione Puglia, così superando le criticità esposte in premessa.
(2-00012) «D'Attis, Caroppo, Dalla Chiesa, De Palma, Gatta».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FURFARO, CIANI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          durante la trasmissione «Restart-L'Italia ricomincia da te» andata in onda lunedì 14 novembre 2022 in seconda serata sulla rete nazionale Rai 2 il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, rispondendo al vicedirettore del Corriere della Sera, ha affermato che non ci sono elementi per affermare che senza vaccini l'ondata di pandemia da COVID-19 che ha investito l'Italia in questi ultimi due anni sarebbe andata peggio dichiarando che «per larga parte della pandemia» di COVID-19 «l'Italia è stata prima per mortalità e terza per letalità, quindi questi grandi risultati non li vedo raggiunti»;

          si tratta di dichiarazioni pericolose, violente e antiscientifiche. Pericolose perché sminuiscono l'importanza della vaccinazione nel tutelare la vita di tutti, specie degli anziani e dei più fragili, ed è gravissimo che a farlo sia un esponente del Governo. Violente nei confronti di tutti quegli italiani che, purtroppo, non hanno fatto in tempo a beneficiare della vaccinazione. Antiscientifiche perché l'importanza della vaccinazione nel contrastare il Covid è stata già dimostrata. Il vaccino riduce la carica virale e dunque il rischio di trasmissione; abbassa i tempi di negativizzazione da 7 giorni a 4; ha evitato il 72 per cento dei decessi per le persone con più di 80 anni. E non solo: il tasso dei decessi tra le persone non vaccinate è 9 volte più alto, come certificato a luglio dall'Iss –:

          se il Ministro intenda dissociarsi categoricamente dalle dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario Gemmato ribadendo contestualmente l'importanza della vaccinazione quale elemento chiave per contrastare il diffondersi dell'epidemia da COVID-19.
(5-00029)

Interrogazione a risposta scritta:


      CIANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge del 13 settembre 2012 n. 158 (Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute) convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1 della legge 8 novembre 2012 n. 189, all'articolo 7, ha qualificato come ludopatie i fenomeni patologici connessi all'uso di apparecchiature per il gioco, attribuendo alla relativa normativa di contrasto la valenza di una disciplina della salute pubblica, ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione;

          la ludopatia è definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come la «patologia che caratterizza i soggetti affetti da sindrome da gioco con vincita in denaro»;

          nell'edizione di maggio 2013 del DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) il gioco d'azzardo è stato inquadrato nella categoria delle cosiddette «dipendenze comportamentali»;

          i volumi di gioco registrano il 36 per cento di diagnosi gravi secondo le indicazioni del DSM, cioè persone con casa, famiglia e lavoro che giocano ogni giorno fra i 100 e i 1000 euro, mentre solo il 7 per cento dei giocatori d'azzardo può essere considerato lieve;

          l'Italia è uno dei Paesi in cui si registra la maggiore spesa pro capite per il gioco: secondo gli ultimi dati forniti dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, nel 2020 sono stati giocati dagli italiani 88,38 miliardi di euro di cui 49,2 per il gioco on line;

          in questi ultimi anni, in materia di gioco d'azzardo vi sono stati ripetuti interventi legislativi da parte del legislatore, fondati sull'esigenza di tutelare la salute, specialmente dei minori e dei soggetti più fragili, l'ordine e la sicurezza pubblica, oltre che di regolarne i profili di carattere fiscale;

          anche le regioni ed i comuni, al fine di contrastare la dilagante diffusione del gioco d'azzardo, negli ultimi anni hanno adottato, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, non solo misure dirette al contenimento dell'offerta di gioco, ma anche interventi di ordine socio-sanitario;

          attualmente, l'attuale disciplina sul gioco d'azzardo, specialmente per quanto riguarda l'orario di apertura degli esercizi si presenta molto differenziata non solo tra le regioni ma anche tra i singoli comuni a seconda delle scelte operate dalle singole amministrazioni;

          pur nel rispetto delle competenze comunali è necessario predisporre una normativa unitaria su tutto il territorio nazionale al fine di ridurre l'offerta complessiva del gioco d'azzardo stabilendo limitazioni temporali, specialmente per quando riguarda le ore notturne ferma restando l'autonomia di ciascun comune nell'adottare provvedimenti più stringenti in base alle esigenze del territorio –:

          alla luce dei fatti sopraesposti, se i Ministri interrogati non ritengano per quanto di competenza al fine di garantire la sicurezza, la salute e l'ordine pubblico nonché per un efficace contrasto del disturbo da gioco d'azzardo, adottare iniziative volte a limitare l'orario, specialmente per quanto riguarda le ore notturne, di esercizio delle sale da gioco autorizzate ai sensi dell'articolo 86 del testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 nonché dell'orario di funzionamento degli apparecchi da intrattenimento e svago con vincita in denaro di cui all'articolo 110, comma 6, del medesimo testo unico di cui al regio decreto n. 773 del 1931 collocati presso esercizi pubblici e commerciali, circoli privati e locali aperti al pubblico.
(4-00069)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


      PICCOLOTTI, ZANELLA, GRIMALDI, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, MARI, SOUMAHORO e ZARATTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          la stampa ha reso nota una lettera inviata alla Ministra interrogata dai presidenti di 87 società scientifiche recante l'invito a cogliere l'opportunità dei fondi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza a università e ricerca per ridurre il ritardo dell'Italia rispetto ai maggiori Paesi europei, tenendo conto delle proposte del tavolo tecnico per la Strategia italiana in tema di ricerca fondamentale; questo settore ha vissuto, infatti, anni difficili: tagli alla ricerca pubblica, blocco del turnover, precarietà e conseguente fuga dei «cervelli» hanno determinato dal 2008 una grave riduzione del personale;

          con il Piano nazionale di ripresa e resilienza si è creata l'opportunità per università e ricerca di usufruire di nuove risorse per ridurre il divario con i Paesi più avanzati, portando per i prossimi anni la spesa ad un livello dello 0,70-0,75 per cento del prodotto interno lordo; queste risorse, però, sono a scadenza e tale rischia di essere il lavoro delle migliaia di ricercatori impiegati sul Piano nazionale di ripresa e resilienza se i richiamati livelli di spesa per la ricerca non verranno stabilizzati anche oltre il 2026;

          il tavolo tecnico per la Strategia italiana in tema di ricerca fondamentale, proprio su questa questione, ha pubblicato un documento nel luglio 2022, indicando precise proposte di intervento e, in particolare, segnalando l'esigenza di prevedere nella programmazione una spesa aggiuntiva, rispetto ai finanziamenti del Ministero dell'università e della ricerca già deliberati, di 200 milioni di euro per il 2023, di 800 milioni di euro per il 2024 e di 2.000 milioni di euro per il 2025;

          in questo modo, nel quadro di un piano quinquennale, sarà possibile stabilizzare la spesa ai citati livelli del prodotto interno lordo e sostenere con risorse adeguate quei cambiamenti introdotti nel reclutamento universitario dal recente decreto-legge n. 36 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 79 del 2022, che, seppur positivi in relazione alle tipologie contrattuali, vincolano le stesse a un rigido tetto minimo di spesa e, dunque, in assenza di finanziamenti adeguati, rischiano di generare nei prossimi mesi l'espulsione di circa un terzo degli attuali assegnisti di ricerca, come segnalato dalla Flc Cgil, dal Coordinamento «Research strike» e da altre associazioni –:

          quali iniziative di competenza, come quelle auspicate dai presidenti delle 87 società scientifiche, la Ministra interrogata intenda assumere per l'aumento dei finanziamenti della ricerca pubblica, affiancando quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di garantire il recupero in via strutturale del divario con gli altri Paesi europei e che la transizione ai nuovi inquadramenti del preruolo non espella dal sistema universitario intere linee di ricerca.
(3-00017)
(Presentata il 15 novembre 2022)

Interrogazione a risposta orale:


      BARZOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          la stampa locale e nazionale riporta un'incredibile vicenda;

          Pavia, è mercoledì 09 novembre 2022, piove;

          presso l'aula del Polo di San Tommaso dell'Università, Giorgia, una studentessa invalida al 100 per cento sta consumando il suo pasto al caldo in un'aula dove poco dopo si terrà lezione;

          una dipendente dell'Università le si avvicina e le chiede di allontanarsi perché «non si può mangiare in aula» in base alle regole dell'ateneo. Lei fa presente di avere un tumore e che, dovendo seguire un dieta alimentare specifica preparata a casa, non può andare a pranzare in un esercizio commerciale, quindi sarebbe costretta ad uscire e a consumare il pasto all'aperto, correndo anche il rischio di raffreddarsi e ammalarsi (complicando ulteriormente il proprio quadro clinico);

          la dipendente torna poco dopo insieme a un collega; entrambi insistono sull'impossibilità di mangiare all'interno dell'aula. Quando accorrono altre studentesse per difendere Giorgia, il personale minaccia di chiamare i carabinieri per fare identificare la studentessa. Allora la ragazza crolla e si allontana, per poi tornare in portineria al fine di rispiegare la situazione, ma viene nuovamente ignorata;

          quel giorno, Giorgia trova supporto dall'ufficio disabili e dai rappresentanti degli studenti che si sono prontamente attivati per chiedere informazioni e chiarimenti sull'accaduto;

          il giorno dopo, arrivano le scuse del Magnifico Rettore e poi l'interessamento della Ministra della disabilità. Intanto, Giorgia dovrà di volta in volta chiedere dove consumare il pranzo al chiuso agli operatori della portineria, lo stesso luogo frequentato dal personale che la costretta ad uscire dall'aula solo qualche giorno prima e che le ha fatto vivere un episodio di discriminazione. Lei ovviamente rifiuta tale soluzione, perché si sentirebbe ghettizzata;

          nonostante segnalazioni risalenti ad almeno due anni fa il successivo interessamento del Senato Accademico, ad oggi permane il più ampio problema dell'insufficienza delle mense in centro città, nonché dell'assenza di luoghi al chiuso, in molti poli dell'Università, dove gli studenti possano consumare i pasti, anche durante la stagione invernale –:

          se il Ministro interrogato sia informato dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda portare avanti per sostenere anche economicamente il servizio di mense universitarie delle città pavese, supportando l'ateneo nella ricerca urgente di soluzioni che consentano il consumo dei pasti al chiuso per gli studenti universitari in vista della stagione invernale, evitando così che questi – con o senza fragilità – siano costretti a non poter frequentare l'ateneo, oppure a violare le regole.
(3-00023)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Gribaudo e Quartapelle Procopio n. 5-00008, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 novembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Casu, Morassut, Berruto, Boldrini, Fassino, Fossi, Furfaro, Ghio, Malavasi, Porta, Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Scarpa, Vaccari.

      L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Foti n. 3-00021, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 novembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pietrella, Gaetana Russo, Dondi, Buonguerrieri, Malaguti, Colombo, Lucaselli.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Forattini e Bonetti n. 4-00026 del 26 ottobre 2022 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00021.

ERRATA CORRIGE

      Testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Dori n. 4-00055 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 9 del 10 novembre 2022. Alla pagina 115, seconda colonna, alla riga quarta deve leggersi: «DORI. – Al Ministro della giustizia. – Per», e non come stampato;

      alla pagina 116, prima colonna, le righe dalla decima alla ventisettesima sì intendono soppresse.