XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 18 novembre 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,

          premesso che:

              sono circa 2 milioni i lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento e oltre 2,5 milioni possono essere considerati lavoratori in situazione di povertà proprio per gli stipendi: sono i cosiddetti «working poors», che anche il reddito di cittadinanza escluderebbe da qualsiasi tipo di aiuto pubblico e che ricevono salari al di sotto dei minimi stabiliti dalla contrattazione;

              come noto, il primo comma dell'articolo 36 della Costituzione dispone che «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;

              dopo un lungo processo di valutazione e coinvolgimento delle parti sociali, il 19 ottobre 2022 l'Unione europea ha adottato la direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa a salari minimi adeguati nell'Unione europea;

              i criteri su cui si è informata la nuova disciplina comunitaria sono riconducibili a quattro obiettivi principali: il salario minimo deve sempre garantire un tenore di vita dignitoso; le norme UE rispetteranno le pratiche nazionali di fissazione dei salari; il rafforzamento della contrattazione collettiva nei paesi in cui è coinvolto meno dell'80 per cento dei lavoratori; il diritto di ricorso per i lavoratori, i loro rappresentanti e i sindacalisti in caso di violazione delle norme;

              nel quarto punto del preambolo della suddetta direttiva, si ricorda che la Carta europea sociale (Esc) «Riconosce il diritto di tutti i lavoratori a un'equa remunerazione sufficiente per un tenore di vita dignitoso per sé e per le proprie famiglie. Riconosce inoltre il ruolo dei contratti collettivi liberamente conclusi, nonché dei meccanismi legali di fissazione del salario minimo, per garantire l'effettivo esercizio di tale diritto, il diritto di tutti i lavoratori e datori di lavoro di organizzarsi in organizzazioni locali, nazionali e internazionali per la protezione dei loro interessi economici e sociali e il diritto alla contrattazione collettiva.»;

              nel successivo punto 7 del preambolo si ribadisce il principio in base al quale «Migliori condizioni di vita e di lavoro, anche grazie a salari minimi adeguati, vanno a beneficio dei lavoratori e delle imprese dell'Unione, nonché della società e dell'economia in generale, e sono un prerequisito per il conseguimento di una crescita equa, inclusiva e sostenibile. Affrontare le grandi differenze nella copertura e nell'adeguatezza della tutela del salario minimo contribuisce a migliorare l'equità del mercato del lavoro dell'Unione, a prevenire e ridurre le disparità salariali e sociali e a promuovere il progresso economico e sociale e la convergenza verso l'alto. La concorrenza nel mercato interno dovrebbe basarsi su norme sociali elevate, tra cui un livello elevato di protezione dei lavoratori e la creazione di posti di lavoro di qualità, nonché sull'innovazione e sul miglioramento della produttività, garantendo nel contempo condizioni di parità»;

              nell'Unione europea il salario minimo legale è in vigore in grandi Paesi come Francia e Germania e sono soltanto cinque gli Stati, oltre all'Italia, dove non è previsto;

              come evidenziato anche nell'ultimo Rapporto Inapp 2022, l'Italia è l'unico Paese dell'area Ocse, nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento), mentre in Germania è cresciuto del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento. Si tratta di un andamento composto, infatti nella decade 1990-2000 e in quella 2000-2010 i salari in Italia sono cresciuti, seppure con una dinamica piatta, rispettivamente dello 0,7 per cento e del 5,2 per cento. L'ultima decade 2010-2020 è stata quella maggiormente negativa con una caduta del -8,3 per cento. In queste tre decadi è aumentato il divario tra la crescita media dei salari nei Paesi Ocse e la crescita dei salari in Italia progressivamente dal -14,6 per cento (1990-2000), al -15,1 per cento (2000-2010) e, infine, al -19,6 per cento (2010-2020). Allo stesso tempo, questi valori si sono accompagnati ad un andamento della produttività del lavoro che, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell'area, è comunque cresciuta più dei salari, quindi non solo la sua dinamica è stata contenuta, ma non sembrano nemmeno aver funzionato i meccanismi di aggancio dei livelli salariali alla performance del lavoro;

              oltre alla ordinaria dinamica delle retribuzioni che ha determinato questi andamenti, uno dei fattori che influiscono sul fenomeno dei working poors è certamente originato dall'ampliarsi dei rapporti di lavoro atipici e, come evidenziato dal rapporto annuale Istat (2020), dalla larga diffusione dei lavoro part-time e, in particolare, di quello involontario che si accompagna a un'elevata marginalità dell'occupazione;

              ai sensi della richiamata direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio si individua la contrattazione collettiva quale strumento centrale per la tutela dei diritti salariali dei lavoratori, tanto da individuare la soglia dell'80 per cento del tasso di copertura della medesima contrattazione collettiva quale limite minimo, al di sotto del quale gli Stati membri sono tenuti ad adottare un piano d'azione con un calendario chiaro e misure concrete per aumentare progressivamente il tasso di copertura della contrattazione collettiva;

              parimenti, il legislatore comunitario con la citata direttiva individua degli impegni specifici per gli Stati membri quali l'adozione di misure: che garantiscano l'accesso effettivo dei lavoratori al salario minimo legale (articolo 8); per garantire che, nell'aggiudicazione e nell'esecuzione di appalti pubblici o contratti di concessione, gli operatori economici e i loro subappaltatori rispettino con gli obblighi applicabili in materia di salari, diritto di organizzazione e contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari (articolo 9); per garantire la raccolta dei dati per monitorare la tutela del salario minimo (articolo 10); per assicurare le informazioni relative ai salari minimi legali e alla protezione dei salari minimi prevista dai contratti collettivi universalmente applicabili (articolo 11); per prevedere il diritto al risarcimento e la protezione contro trattamenti o conseguenze sfavorevoli (articolo 12); per la definizione di appropriate sanzioni applicabili alle violazioni dei diritti e degli obblighi in materia di retribuzioni (articolo 13);

              in coerenza con le suddette finalità, nel pieno rispetto del ruolo della contrattazione collettiva e con la tradizione delle relazioni industriali del nostro Paese, il riferimento per la definizione della retribuzione minima applicabile ai lavoratori del settore privato dovrà coincidere con il valore del trattamento economico complessivo stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro stipulato dalle associazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, per dare piena e tempestiva attuazione ai principi e alle finalità della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europea e del Consiglio, con particolare riguardo:

      a) alla definizione della retribuzione minima legale, da far coincidere con il complessivo trattamento economico non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, da applicare a tutti i lavoratori del settore di riferimento, ovunque impiegati nel territorio nazionale, prevedendo in ogni caso che il complessivo trattamento economico corrisposto ai lavoratori non possa essere inferiore a 9,50 euro all'ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali;

      b) alla predisposizione di misure che favoriscano l'estensione della contrattazione collettiva ai settori ancora non coperti, prevedendo procedure amministrative che, attraverso il pieno coinvolgimento delle parti sociali individuino, nelle more, soglie minime di retribuzioni applicabili;

      c) alla previsione di chiare disposizioni volte ad assicurare che l'applicazione dei contratti collettivi sottoscritti dalle associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale sia condizione per poter intrattenere rapporti economici con le pubbliche amministrazioni, nonché per accedere ai benefici di legge previsti dal nostro ordinamento;

      d) alla definizione di misure che assicurino il diritto al risarcimento e la protezione contro trattamenti o conseguenze sfavorevoli sul piano salariale, nonché per l'applicazione di appropriate sanzioni in caso di violazioni dei diritti e degli obblighi in materia di retribuzioni;

2) a informare costantemente il Parlamento in merito alle misure adottate in materia di applicazione dei salari minimi legali e di applicazione dei contratti collettivi stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
(1-00012) «Orlando, Serracchiani, Provenzano, Laus, Fossi, Gribaudo, Sarracino, Scotto».


      La Camera,

          premesso che:

              il 25 novembre, giorno del brutale assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Dominicana, delle tre sorelle Mirabal, considerate rivoluzionarie, ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. La ricorrenza è stata istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999, per invitare i Governi, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative a predisporre attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema;

              la violenza contro donne e ragazze rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e devastanti che può manifestarsi come violenza fisica, sessuale e psicologica e che fin troppo spesso non viene denunciata per i motivi più disparati che vanno dall'impunità, al silenzio, alla vergogna;

              le caratterizzazioni della violenza contro le donne assumono purtroppo diverse forme e nello specifico comprendono maltrattamenti all'interno dell'intimità di rapporti familiari (maltrattamenti, abusi psicologici, stupri coniugali, femminicidio), violenza e molestie sessuali (stupro, atti sessuali forzati, avance sessuali indesiderate, abusi sessuali su minori, matrimonio forzato, molestie di strada, stalking, molestie informatiche); ma anche traffico di esseri umani (schiavitù, sfruttamento sessuale), mutilazione genitale femminile e matrimonio infantile;

              la sopraddetta molteplicità di manifestazioni ha fatto sì che numerose convenzioni dell'Onu e carte regionali prescrivano responsabilità istituzionali e impegni precisi per gli Stati sottoscrittori, anche nell'adozione di misure atte a cambiare la cultura degli stereotipi e dei pregiudizi alla base delle violenze sulle donne, nonché l'adozione di strumenti di protezione delle vittime;

              l'articolo 1 della Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne, emanata dall'Assemblea Generale nel 1993, definisce violenza contro le donne: «ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata»;

              la violenza contro le donne continua ad essere un ostacolo allo sviluppo, alla realizzazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze per il raggiungimento dell'uguaglianza;

              a livello parlamentare, nelle ultime legislature, sono state adottate diverse misure volte a contrastare la violenza contro le donne; ne costituiscono un valido esempio la ratifica della Convenzione di Istanbul, le modifiche al codice penale e di procedura penale volte ad inasprire le pene di alcuni reati più spesso commessi nei confronti di donne, l'emanazione del Piano d'azione straordinario contro la violenza di genere e la previsione di stanziamenti per il supporto delle vittime. Il legislatore è intervenuto, inoltre, perseguendo in via principale gli obiettivi di prevenzione dei reati e di protezione delle vittime, comunque prevedendo parallelamente un inasprimento delle pene per la commissione dei cosiddetti reati di genere;

              un'estensione delle tutele per le vittime di violenza domestica e di genere è stata prevista anche dalla legge n. 134 del 2021, di riforma del processo penale, mentre la legge n. 53 del 2022 ha potenziato la raccolta di dati statistici sulla violenza di genere; inoltre – da ultimo – importante il lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, istituita con delibera del Senato della Repubblica del 16 ottobre 2018, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 249 del 25 ottobre 2018 le cui conclusioni sono state pubblicate nella relazione finale sull'attività della commissione approvata nella seduta del 6 settembre 2022, che ha evidenziato il fenomeno in tutte le sue forme ed elaborato obiettivi e proposte;

              il recente dossier sulle attività del Ministero dell'interno, pubblicato ad agosto 2022, in occasione del Comitato per l'ordine e la sicurezza, denuncia un aumento di omicidi e femminicidi, le donne sono il 39,2 per cento del totale delle vittime di omicidio volontario. Tra il primo agosto 2021 e il 31 luglio 2022, sono state uccise 125 donne, più di una ogni tre giorni, in aumento rispetto alle 108 dei 12 mesi precedenti. 108 di questi femminicidi sono stati compiuti in ambito familiare o affettivo, in particolare 68 da un partner o ex. Nell'ultimo anno, invece, sono diminuite le denunce per stalking: 15.817 a fronte delle 18.653 del periodo precedente. Contemporaneamente sono aumentati gli ammonimenti del questore, 3.100 contro 2.565, di cui oltre la metà per violenza domestica;

              i dati dell'Istat raccolti nelle «Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia», evidenziano che la violenza sulle donne è un fenomeno sommerso e strutturale e che sono in aumento i casi; l'Eures stima un aumento degli omicidi di donne, che rappresentano frequentemente l'atto ultimo ed estremo di una catena persecutoria di violenze e di sopraffazioni di natura psicologica, fisica, sessuale, economica, lavorativa e sociale;

              i dati forniti annualmente dall'Organizzazione mondiale della sanità, inoltre, confermano che la violenza di genere costituisce una questione strutturale, un fenomeno di dimensioni globali, un flagello che rappresenta la prima causa di morte delle donne, una «malattia sociale», trasversale a tutte le latitudini geografiche, alle appartenenze etniche, ai ceti sociali, alle religioni ed alle età;

              è opportuno evidenziare che nel corso della pandemia, in Europa si è manifestato un preoccupante aumento degli episodi di violenza sulle donne, e il fenomeno ha coinvolto anche l'Italia; nel contesto del lockdown le famiglie sono state più a stretto contatto e hanno trascorso più tempo assieme, aumentando così il rischio che le donne e i figli siano esposti alla violenza soprattutto se in famiglia si verificano gravi perdite economiche o di lavoro; più si riducono le risorse economiche, infatti, più aumentano anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner;

              nel 2020 dati recenti rilevano che le chiamate al 1522 sono aumentate del 79,5 per cento rispetto al 2019, sia per telefono, sia via chat (+71 per cento), e il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo 2020, in piena emergenza COVID-19, con picchi ad aprile (+176,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2 per cento rispetto a maggio 2019);

              è necessario promuovere una campagna di sensibilizzazione per le donne vittime della lesione dei loro diritti a causa di fondamenti culturali religiosi e dei loro costumi consolidati; si ricorda, solo come esempio, il «caso» di Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa il 30 aprile 2022 a Novellara di cui si ipotizza l'uccisione da parte del padre, per aver rifiutato un matrimonio combinato;

              il dramma delle «nozze forzate» è talmente esteso da rendere indispensabile l'inserimento nel cosiddetto codice rosso di un articolo che introduca nel codice penale il nuovo reato di «costrizione o induzione al matrimonio» attraverso violenze o minacce;

              un altro grave fatto di cronaca giudiziaria, inserito nel medesimo contesto della violenza sulle donne dovuta a fondamentalismi religiosi, è quello attinente ad una giovane ragazza di origini marocchine che ha sporto denuncia querela per maltrattamenti in famiglia nei confronti del marito dalle medesime origini il quale, oltre ad un episodio di maltrattamenti fisici, aveva imposto costrizioni alla moglie tra le quali l'uso del velo integrale e il divieto di uscire di casa applicando una vera e propria segregazione; ebbene, successivamente si è appresa la notizia della richiesta di archiviazione a firma del pubblico ministero con la specifica motivazione secondo cui «... la condotta di costringerla a tenere il velo integrale rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati (...)»;

              si tratta, invece, di una posizione a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo non condivisibile in una Nazione libera e democratica, nella quale i diritti fondamentali della persona debbono essere garantiti a chiunque; questa archiviazione non è accettabile né giuridicamente né moralmente perché rappresenta un atto di sottomissione del nostro ordinamento e delle nostre leggi all'Islam, alle sue storie e tradizioni;

              è importante che la magistratura abbia polso fermo nei confronti di chi si dimostra recidivo nell'assumere comportamenti persecutori e lesivi della persona e della sua integrità psicofisica. È emblematico il caso di cronaca dello scorso anno di Juana Cecilia Hazana Loayza, assassinata da Mirko Genco, che era già stato arrestato poche settimane prima del delitto per atti persecutori e il giorno dopo scarcerato, nonostante la convalida dell'arresto e nonostante fosse sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento. Il 10 settembre 2021 era stato nuovamente arrestato per violazione alla misura del divieto avvicinamento, violazione di domicilio e ulteriori atti vessatori, ottenendo gli arresti domiciliari fino al 4 novembre 2021, giorno in cui è decaduta la misura cautelare per la sentenza di patteggiamento emessa dal tribunale di Reggio Emilia il giorno prima. È stato un grande errore quello di non trattenere in carcere il giovane, considerando anche il suo profilo psicologico: sembrerebbe sia, infatti, a sua volta, figlio di una donna vittima. Trovare soluzioni per non alimentare le catene della violenza è un atto di fondamentale importanza. Lo Stato dovrebbe farsi carico di offrire il giusto sostegno psicologico anche ai familiari delle vittime di crimini domestici;

              da una fase iniziale che vedeva una presenza minima e sperimentale dei cosiddetti «centri per maltrattanti» oggi si assiste ad un numero sempre più crescente di uomini che seguono percorsi di cambiamento tramite sostegno psicologico e psichiatrico. Chi aderisce a questi percorsi termina il comportamento violento ed è meno propenso a cadere in recidiva. Diventa, pertanto, indispensabile, renderlo fruibile a tutti coloro che volontariamente, su invito del giudice o dei servizi sociali scelgono di diventare consapevoli della propria rabbia e di non perseguire più atteggiamenti aggressivi in famiglia. Questa forma di prevenzione diventa così la prima arma per salvare molte vite;

              in Italia sono oltre 2.000 gli orfani di vittime di crimini domestici, ma possiamo affidarci solo a delle stime, perché i dati ufficiali non esistono. Ancora oggi non esiste la possibilità di un supporto psicologico per i ragazzi. L'80 per cento non ha possibilità di accedere all'aiuto di uno specialista, se non a pagamento;

              da dati Istat del 2019, in Italia, in 5 anni, ben 427 mila minori hanno vissuto situazioni di violenza domestica nei confronti delle proprie mamme e più di una vittima su 10 ha temuto per la propri vita o per quella dei propri figli. Assistere alla violenza significa guardare, ascoltare, vivere l'angoscia, esserne investiti, contagiati, sovrastati senza poter far nulla. Significa esporre un bambino a qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative all'interno di ambienti domestici e familiari. È un fenomeno ancora sommerso, quasi «invisibile», contraddistinto da segnali plurimi, i cui effetti possono essere devastanti sullo sviluppo fisico, cognitivo e comportamentale dei bambini;

              la terza indagine internazionale sull'educazione civica e per la cittadinanza «International Civic and Citizenship Education Study», promossa dalla International association for the evaluation of educational achievement, che si è posta l'obiettivo di identificare ed esaminare, all'interno di una dimensione comparativa, i modi in cui i giovani vengono preparati a svolgere in modo attivo il proprio ruolo di cittadini nelle società democratiche, ha rilevato che in Italia l'educazione alle competenze sociali ed emotive rappresenta il «pezzo mancante» dei curricula scolastici e della formazione degli insegnanti; prevedere un insegnamento nelle scuole è di certo un passo avanti verso la creazione di giovani cittadini emotivamente più consapevoli;

              l'Italia ha un corpo giuridico articolato e consolidato per combattere il fenomeno delle violenze di genere: la legge n. 66 del 1996, recante «Norme contro la violenza sessuale», sancisce che tali crimini non sono più «reati contro la moralità pubblica ed il buoncostume», ma «reati contro la persona»; la legge n. 38 del 2009, di conversione del decreto-legge n. 11 del 2009, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», introduce una nuova fattispecie di reato (articolo 612-bis del codice penale), punisce le minacce insistenti, le molestie assillanti e le violenze che, per la loro sequenza continuativa modalità aggressiva, incidono sulla tranquillità e sull'incolumità personali e violano la sfera privata; la legge n. 119 del 2013, di conversione del decreto-legge n. 93 del 2013, reca norme per la prevenzione ed il contrasto della violenza domestica e di genere;

              la citata legge n. 119 del 2013, in attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, prevede l'adozione di un Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e relativi stanziamenti. Il Piano prevede una pluralità di azioni: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi, nonché di tematiche antiviolenza e antidiscriminazione; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive;

              il Piano straordinario prevede, altresì, il coinvolgimento delle associazioni impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza presenti sul territorio;

              da ultimo, la legge 19 luglio 2019, n. 69, recante «Modifiche al Codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere», ha modificato la disciplina penale, sia sostanziale che processuale, della violenza sulle donne, corredandola di inasprimenti di sanzione;

              a più di due anni dall'entrata in vigore del cosiddetto «codice rosso», però, il bilancio della dottrina e, in particolare, degli avvocati matrimonialisti, non è positivo e la media delle donne vittime di violenza domestica rimane ancora troppo alta. Alla base di questo amaro giudizio ci sono diverse considerazioni: le leggi non devono rappresentare un semplice pezzo di carta, ma devono essere accompagnate da grandi economici adeguati, che consentano di sanare, ad esempio, la carenza di personale, piaga irrisolta dell'Italia, perché se, da un lato, si accelerano le procedure e si inaspriscono le pene, dall'altro è indispensabile rafforzare gli organici;

              il codice rosso non potrà mai portare davvero risultati se i centri anti-violenza chiudono e se la pianta organica dei magistrati vede una carenza di almeno duemila unità. Il magistrato, di fatto, non ha la possibilità di sentire la vittima di violenza domestica entro tre giorni dalla denuncia, come disposto per legge, circostanza su cui, comunque, Fratelli d'Italia aveva chiesto l'introduzione della scelta da parte della vittima nell'applicazione del termine cogente al fine del rispetto dei temi emotivi della donna, se il carico di lavoro è eccessivo per il numero di magistrati in servizio;

              nel 2019 è stato finalmente introdotto l'uso della cavigliera elettronica per i reati di stalking, maltrattamenti, abusi e violenze. Il giudice che dispone l'allontanamento dalla casa familiare del colpevole può ordinare l'applicazione del braccialetto elettronico come ulteriore modalità di controllo e a tutela dell'incolumità psicofisica della vittima. In Spagna, questo meccanismo è in uso già dal 2009 e ha raggiunto obiettivi importanti: nella Comunità autonoma di Madrid, ad esempio, gli omicidi legati alla violenza sulle donne sono diminuiti del 33 per cento ed inoltre, dato ancor più importante, «nessuna delle vittime sottoposte a controllo elettronico è stata nuovamente oggetto di violenza». Nel 2020 il Ministro della giustizia pro tempore ha richiesto «di aumentare l'attuale dotazione di braccialetti». È fondamentale, perciò, raccogliere questo appello e incrementare il numero di cavigliere elettroniche a doppio dispositivo gps: il primo non rimovibile per lo stalker, il secondo rimovibile per la vittima che viene così avvertita in tempo utile nel caso il suo persecutore decidesse di avvicinarsi oltre i limiti consentiti,

impegna il Governo:

1) ad elaborare e adottare sempre nuove ed efficaci strategie in grado di prevenire tutte le forme di violenza contro le donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica;

2) ad operare concretamente attuando le iniziative e gli impegni finanziari previsti nel Piano operativo, coerentemente con le risorse finanziarie che le amministrazioni centrali e territoriali hanno dichiarato di mettere a disposizione;

3) a continuare ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire la protezione delle donne e dei loro figli;

4) ad adottare ogni utile iniziativa in grado di porre in essere le basi per l'introduzione nelle scuole della figura professionale dello psicologo scolastico e dell'insegnamento della intelligenza emotiva per aiutare i giovani studenti a superare forme di disagio e prevenire ogni possibile sentimento di discriminazione, affinché tali malesseri non si trasformino in età adulta in forme di violenza contro le donne;

5) ad assumere sempre nuove iniziative volte a potenziare i percorsi di assistenza e di supporto psicologico per le donne che hanno subito una violenza e per i loro familiari anche attraverso lo sviluppo di una capillare rete di servizi socio-sanitari e assistenziali dotati di specifiche professionalità come psicologi e psicoterapeuti;

6) ad adottare iniziative che consentano di sostenere la donna al fine di garantirle la libera scelta e di rispettarne i tempi di elaborazione emotiva e psicologica, rispetto all'obbligo del magistrato di sentirla entro tre giorni dalla denuncia, assicurando altresì un adeguato contesto nell'audizione e il supporto di figure professionali in grado di sostenerla emotivamente;

7) ad adottare iniziative per prevedere percorsi di specializzazione per avvocati, magistrati e forze dell'ordine;

8) a favorire specifiche iniziative per incentivare l'inserimento delle vittime di violenza nel mondo del lavoro;

9) ad adottare iniziative per garantire che le risorse ripartite nella Conferenza Stato-regioni (a cominciare da quelle stabilite nella Conferenza del maggio 2018) siano erogate con regolarità e puntualità, assicurando il funzionamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio presenti sul territorio ed eliminando le disparità regionali nell'offerta dei servizi alle vittime di violenza;

10) ad adottare iniziative per verificare i costi economici e socio-sanitari della violenza, nonché procedere alla raccolta dei dati relativi agli omicidi di donne con motivazione di genere;

11) ad informare il Parlamento con cadenza semestrale sulle attività della cabina di regia prevista per dare impulso alle politiche di prevenzione e contrasto della violenza;

12) ad adottare ogni iniziativa di competenza per favorire l'attuazione della legge n. 4 del 2018, che tutela gli orfani di crimini domestici, al fine di renderla pienamente operativa;

13) ad adottare iniziative per implementare le risorse destinate al fondo per le politiche relative alle pari opportunità e, più in generale, a tutte le politiche per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne e per la promozione di un'effettiva parità di genere;

14) ad indire un censimento sul territorio nazionale di tutte le associazioni e dei centri antiviolenza che svolgono attività di sostegno a vittime di violenza, abusi psicofisici e stalking e le accompagnano con personale qualificato in un percorso verso l'autonomia relazionale, sociale ed economica, anche al fine della certificazione degli stessi;

15) a porre in essere le iniziative di competenza atte a velocizzare e de-burocratizzare la distribuzione delle risorse finanziarie statali e regionali alle associazioni e ai centri antiviolenza così certificati, nonché alle case rifugio in modo da consentire a tali strutture di svolgere efficacemente le attività cui sono preposte;

16) ad adottare iniziative per stanziare appositi fondi per il sostegno psicologico dei minori vittime di violenza assistita;

17) ad avviare una mappatura dei centri di terapia per soggetti maltrattanti e ad adottare iniziative per ampliarne la presenza in tutte le regioni;

18) ad aumentare il numero di cavigliere elettroniche a doppio dispositivo gps e a metterle nelle disponibilità del Ministero della giustizia nel più breve tempo possibile;

19) ad adottare iniziative per prevedere opportune misure di esenzione sanitaria per le prestazioni collegate alla violenza subita e un possibile rimborso delle spese legate al percorso psicologico che le donne dovranno intraprendere.
(1-00013) «Varchi, Vietri, Foti, Caretta, Ciaburro, Chiesa, Lucaselli, Mantovani, Schifone, Almici, Ambrosi, Amich, Amorese, Antoniozzi, Baldelli, Benvenuti Gostoli, Buonguerrieri, Caiata, Calovini, Cangiano, Cannata, Caramanna, Cerreto, Ciancitto, Ciocchetti, Colombo, Colosimo, Comba, Congedo, Coppo, De Bertoldi, De Corato, Deidda, Di Giuseppe, Di Maggio, Dondi, Donzelli, Filini, Frijia, Gardini, Giordano, Giorgianni, Giovine, Iaia, Kelany, La Porta, La Salandra, Lampis, Lancellotta, Longi, Loperfido, Maccari, Maerna, Maiorano, Malagola, Malaguti, Marchetto Aliprandi, Mascaretti, Maschio, Matera, Matteoni, Mattia, Maullu, Messina, Michelotti, Milani, Mollicone, Morgante, Mura, Osnato, Padovani, Palombi, Pellicini, Perissa, Pietrella, Polo, Pozzolo, Pulciani, Raimondo, Rampelli, Rizzetto, Roscani, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rosso, Rotelli, Rotondi, Ruspandini, Gaetana Russo, Sbardella, Schiano Di Visconti, Rachele Silvestri, Testa, Trancassini, Tremaglia, Tremonti, Urzì, Vinci, Volpi, Zucconi, Zurzolo».


      La Camera,

          premesso che:

              il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite (con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999) e l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha invitato i Governi, le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della violenza di genere;

              questa particolare giornata fornisce un'occasione ai Governi, alle istituzioni nazionali, alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative sia per organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica, sia per individuare sempre migliori strategie finalizzate allo sradicamento di quella che è una vera e propria «emergenza strutturale»;

              il report della CriminalPol «Un'analisi sulla violenza di genere a due anni dal Codice rosso» pubblicato il 24 novembre 2021 reca i seguenti dati: su un totale di 263 omicidi volontari compiuti in Italia dal 1° gennaio al 21 novembre 2021, 109 hanno riguardato donne. Di questi, 93 sono avvenuti in ambito familiare-affettivo e, in particolare, 63 per mano del partner o dell'ex partner. Numeri che in percentuale mostrano un aumento consistente delle vittime di genere femminile (+8 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2020. In crescita anche tutti i delitti commessi in ambito familiare-affettivo che passano da 130 a 136 (+5 per cento). Anche in questo caso è significativo l'aumento delle vittime donne (+7 per cento), e tra queste quelle uccise per mano del partner o dell'ex partner (+7 per cento);

              un fenomeno multiforme quello della violenza di genere che emerge nella sua complessità anche attraverso l'analisi dei dati raccolti a poco più di due anni dall'entrata in vigore, il 9 agosto 2019, del cosiddetto «Codice rosso» (legge n. 694 del 2019), che ha introdotto nuove fattispecie di reato e perfezionato meccanismi di tutela delle vittime. Un'analisi dettagliata che unisce al monitoraggio delle nuove fattispecie di reato introdotte dal Codice rosso (tra cui la costrizione al matrimonio e il revenge porn) anche l'indagine di quelli che sono i principali reati spia, ovvero di tutti quei delitti che sono indicatori di violenza di genere come i maltrattamenti in famiglia, gli atti persecutori (stalking) e la violenza sessuale;

              nello specifico, dal 1° gennaio al 31 ottobre 2021 sono aumentati del 10 per cento le violazioni dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e dei divieti di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (da 1.584 a 1.740). Dall'entrata in vigore del Codice rosso sono stati 4.234 i casi in tutta Italia, in particolare Sicilia (585), Lazio (452), Lombardia (398), Piemonte (386) e Campania (340) sono le regioni con il maggior numero di violazioni;

              un'altra fattispecie introdotta dal Codice rosso, le costrizioni o induzioni al matrimonio, ha fatto registrare nel periodo in esame un considerevole aumento (+143 per cento, da 7 a 17) legato alla progressiva conoscenza della nuova norma e la maggiore propensione alla denuncia. Si tratta di un fenomeno che riguarda nell'86 per cento dei casi donne, di cui il 68 per cento di nazionalità straniera;

              crescono anche i reati di deformazione dell'aspetto della persona con lesioni permanenti al viso (+35 per cento, da 46 a 62). In totale dall'entrata in vigore della legge sono stati 143 i delitti commessi. Le vittime donne sono il 22 per cento, gli autori sono nel 92 per cento dei casi di sesso maschile;

              incremento rilevante dei casi di «revenge porn» (+45 per cento). Le vittime di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, che dall'entrata in vigore del Codice rosso ha registrato complessivamente 2.329 reati denunciati, sono nel 73 per cento dei casi donne, italiane (87 per cento) maggiorenni (82 per cento);

              sempre nel report realizzato dalla CriminalPol trovano inoltre spazio l'analisi dei cosiddetti «reati spia» (atti persecutori-stalking, maltrattamenti contro familiari e conviventi, violenza sessuale) e dei profili demografici delle vittime femminili dei reati di specie e degli autori dei reati;

              infine, un ulteriore focus è dedicato ai provvedimenti di tutela delle vittime di violenza: gli ammonimenti del questore per stalking e per violenza domestica (+18 per cento rispetto al 2020) e gli allontanamenti dalla casa familiare (– 4 per cento rispetto al 2020);

              preme ricordare che Masha Amini, giovane donna iraniana di 22 anni, è deceduta il 17 settembre 2022 dopo il suo arresto da parte della cosiddetta «polizia morale» in quanto accusata di indossare il velo (hijab) nella maniera ritenuta non appropriata. A seguito di questo e di altri gravi episodi di violenza commessi da fiancheggiatori del regime iraniano contro le donne, è esplosa una forte protesta popolare con la quale si chiede il rispetto dei diritti inviolabili della persona umana e la fine di un regime che non garantisce tali diritti alle cittadine e ai cittadini iraniani;

              la «Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica» detta Convenzione di Istanbul è uno strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo. L'obiettivo di questo strumento è anche quello di combattere e punire le forme di violenza nei confronti delle donne;

              il nuovo Piano strategico nazionale 2021-23 sulla violenza maschile contro le donne ha fatto proprie molte delle istanze avanzate dalla Commissione parlamentare sul femminicidio, nella Relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, approvata l'8 settembre 2020, che segnalava come prioritario e urgente «1) implementare le risorse per l'intero sistema di prevenzione e contrasto alla violenza, semplificare e velocizzare il percorso dei finanziamenti, verificarne l'effettiva erogazione ai centri antiviolenza e alle case rifugio attraverso un sistema di monitoraggio più efficace e potenziare la governance centrale del sistema»;

              la legge n. 69 del 19 luglio 2019 (recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere») denominata «codice rosso» contiene l'introduzione del «doppio binario» per i reati considerati indice di violenza domestica, in relazione ai quali è stata prevista un'accelerazione per l'avvio del procedimento penale, con l'effetto della più celere eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime; inoltre, è stata modificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, nella finalità di consentire al giudice di garantirne il rispetto anche per il tramite di procedure di controllo attraverso mezzi elettronici o ulteriori strumenti tecnici, come il braccialetto elettronico. Ed ancora, il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l'applicazione di misure di prevenzione. Sono inoltre state introdotte quattro nuove fattispecie di reato: il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (sexting e revenge porn); il reato di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso; il reato di costrizione o induzione al matrimonio; il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa;

              nonostante la nutrita e abbondante legislazione, i dati confermano che la violenza contro le donne in Italia è un fenomeno strutturale e diffuso e rappresenta uno dei maggiori ostacoli al conseguimento dell'uguaglianza di genere;

              anche il fenomeno della prostituzione rappresenta una tipologia di violenza ed è una problematica sempre più consistente. Tale considerazione deriva anche dal fatto che i dati che si trovano su tale fenomeno, vengono raccolti con estrema difficoltà, poiché si tratta di un fenomeno sommerso, di cui è possibile effettuare mere stime, e per il quale è possibile fare riferimento solamente al numero di ragazze effettivamente entrate nei percorsi di protezione sociale: rimangono fuori tutte coloro che non hanno avuto la possibilità di emergere in quanto vittime di tratta o che non sono state correttamente identificate come tali;

              nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sono previsti importanti specifici interventi, ma l'empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere sono perseguiti quali obiettivi trasversali nell'ambito di tutte le componenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza; la parità di genere è stata assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza si caratterizza per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso, economica e sociale, delle donne;

              sul fronte penale, invece, il Parlamento ha approvato la legge 27 settembre 2021, n. 134, che delega il Governo ad operare, entro un anno, la riforma del processo penale (decreti attuativi emanati ed in attesa della loro entrata in vigore). Tra le altre rileva una disposizione immediatamente precettiva, una previsione che integra le norme a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere introdotte con legge n. 69 del 2019 (cosiddetto codice rosso), estendendone la portata applicativa anche alle vittime dei suddetti reati in forma tentata e alle vittime di tentato omicidio;

              i dati e la cronaca continuano a dire con evidenza che gli sforzi fin qui attuati a livello legislativo e istituzionale, non sono ancora riusciti ad arginare e a ridurre questo fenomeno. Pur in presenza di un quadro normativo avanzato, e di misure di protezione importanti, queste ultime spesso non vengono applicate o non vengono applicate in maniera abbastanza tempestiva. Serve dunque una maggiore capacità di valutazione del rischio e di lettura della pericolosità delle situazioni in cui si trovano le donne;

              per tutto quanto detto risulta fondamentale lavorare sulla formazione culturale dei cittadini partendo dalla tenera età, nonché nella formazione di polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario, psicologi, periti e tutti coloro che vengono a contatto con la violenza sulle donne,

impegna il Governo:

1) a continuare ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire la protezione delle donne e dei loro figli;

2) a sostenere ogni azione di contrasto sul piano interno e internazionale ad ogni forma di violenza sulle donne così come indicata in premessa;

3) ad assumere iniziative per investire risorse adeguate per la formazione specifica e per il necessario aggiornamento del personale chiamato a interagire con la vittima: forze dell'ordine, magistrati, personale della giustizia, polizia penitenziaria e personale sanitario al fine di prevenire e perseguire i reati specifici;

4) a prevedere l'obbligatorietà dei suddetti corsi di formazione per il personale individuato dall'amministrazione di appartenenza;

5) ad adottare iniziative per assicurare che i finanziamenti stanziati annualmente siano erogati regolarmente senza ritardi e vincolati all'assunzione di impegni precisi, all'individuazione delle priorità e alla valutazione dei risultati ottenuti;

6) ad adottare iniziative per prevedere indicatori per la valutazione, da effettuarsi con cadenza annuale o comunque per ogni ciclo di finanziamento, dell'impatto degli stanziamenti per informare circa le future strategie di intervento, tramite la consultazione delle organizzazioni della società civile e dei centri antiviolenza;

7) a predisporre una sezione all'interno del sito del dipartimento per le pari opportunità volta a rendere accessibile, in tempi rapidi, la rendicontazione completa delle attività finanziate con i fondi della legge n. 119 del 2013, nella quale le amministrazioni regionali e locali possano caricare direttamente e in autonomia la documentazione rilevante (delibere, risultati bandi, reportistica delle attività svolte da parte dei beneficiari dei fondi e altro), facendo sì che tali informazioni siano disponibili in formato «aperto» (open data), e siano uno strumento efficace e incisivo di segnalazione di materiale sessista che non si limiti esclusivamente all'ambito pubblicitario;

8) ad aggiornare la mappatura dei centri antiviolenza del Dipartimento per le pari opportunità secondo la reportistica ricevuta da regioni e province autonome, anche al fine di stimare il fabbisogno reale dei centri antiviolenza per la loro sopravvivenza e il loro adeguato funzionamento, informando di conseguenza circa lo stanziamento necessario per assicurare servizi adeguati su tutto il territorio;

9) ad assumere iniziative per incoraggiare il settore privato, il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e i mass-media, nel rispetto della loro indipendenza e libertà di espressione, a partecipare all'elaborazione e all'attuazione di politiche e alla definizione di linee guida e di norme di autoregolamentazione per prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il rispetto della loro dignità, anche promuovendo una comunicazione improntata al pieno rispetto della dignità culturale e professionale delle donne e vietando forme di comunicazione che possano indurre una fuorviante percezione dell'immagine femminile;

10) ad assumere iniziative per introdurre, nell'ambito delle istituzioni scolastiche, anche contemplando il potenziamento dell'offerta formativa, percorsi e progetti mirati a garantire pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, con il coinvolgimento delle famiglie al fine di superare ogni tipo di disuguaglianza e discriminazione, in tal modo educando le nuove generazioni alla parità tra uomo e donne all'affettività, nonché a definire linee guida che forniscano indicazioni per includere nei programmi scolastici i temi dell'educazione alla legalità, del diritto all'integrità dell'identità personale e del contrasto alla violenza sulle donne e allo sfruttamento della prostituzione;

11) ad assumere iniziative normative, volte a prevedere percorsi specifici in carcere per gli autori di reati di violenza sessuale sulle donne e di sfruttamento della prostituzione, inclusi interventi sulla normativa che disciplina l'ordinamento penitenziario volti a rendere obbligatoria per i detenuti per reati contro le donne la destinazione di una percentuale del reddito generato da lavoro in favore del risarcimento delle vittime;

12) ad adottare iniziative normative per abrogare la «legge Merlin»;

13) fermo restando il principio vigente della libertà di cura, a promuovere ogni iniziativa normativa volta ad introdurre trattamenti terapeutici e farmacologici inibitori della libido, per soggetti condannati per reati attinenti alla sfera sessuale, affetti da patologie psichiatriche e che si sottopongano a tali terapie, prevedendo percorsi penitenziari individualizzati sul piano della esecuzione della pena;

14) ad adottare iniziative per reperire le occorrenti risorse economiche atte a garantire l'erogazione a carico del servizio sanitario nazionale, in esenzione dalla partecipazione al relativo costo, di tutte le attività, prestazioni, servizi, dispositivi e ausili necessari alla diagnosi e al trattamento delle affezioni di carattere fisico e psichico conseguenti ad atti di violenza fisica, oggetto di denuncia all'autorità giudiziaria;

15) ad assumere iniziative per introdurre, nell'ambito delle istituzioni scolastiche, percorsi e progetti mirati a garantire l'educazione delle nuove generazioni alla parità tra uomo e donne, all'affettività, nonché a definire linee guida che forniscano indicazioni per includere nei programmi scolastici i temi dell'educazione alla legalità, del diritto all'integrità dell'identità personale e del contrasto alla violenza sulle donne e allo sfruttamento della prostituzione;

16) a continuare ad assumere opportune iniziative volte a potenziare i percorsi di assistenza e di supporto psicologico per le donne che hanno subito una violenza e per i loro familiari anche attraverso lo sviluppo di una capillare rete di servizi socio-sanitari e assistenziali dotati di specifiche professionalità come psicologi e psicoterapeuti;

17) data l'importanza di reprimere la reiterazione di reati contro donne e minori, a potenziare ogni iniziativa volta a garantire la presenza in ogni regione di centri per la cosiddetta cura del colpevole di reati commessi in tale ambito, al fine di avviare un percorso di responsabilizzazione, prevenzione e repressione dei reati di violenza;

18) ad aumentare il numero di cavigliere elettroniche a doppio dispositivo Gps e a metterle nelle disponibilità del Ministero della giustizia nel più breve tempo possibile;

19) ad esercitare ogni forma di pressione affinché lo Stato iraniano consenta e cessi di reprimere con la violenza le manifestazioni pubbliche e la libertà di espressione.
(1-00014) «Bisa, Molinari, Matone, Morrone, Sudano, Bellomo, Ravetto, Cavandoli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      D'ALFONSO e LAUS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il caro energia sta mettendo in ginocchio non solo il sistema produttivo del paese, ma anche le famiglie, soprattutto quelle monoreddito, quelle numerose, con persone disabili o malate, che per pagare le bollette di energia elettrica e gas e per fronteggiare il caro prezzi non riescono più ad arrivare a fine mese;

          le già menzionate famiglie non riescono più in questo periodo a far fronte agli affitti, agli impegni assunti con le finanziarie e con le banche per finanziamenti e mutui;

          si rende necessario la sospensione di sfratti per morosità, finanziamenti e mutui prima casa per tutte quelle famiglie e quei lavoratori che hanno un reddito Isee inferiore a 18.000 euro –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare affinché si proceda con solerzia e sollecitudine a una moratoria di sfratti per morosità, finanziamenti per beni di prima necessità e mutui prima casa accessi da lavoratori con reddito Isee inferiore a 18.000 euro, con sospensione delle rate da pagare da novembre 2022 a maggio 2023 compreso, quantomeno, per la quota capitale.
(5-00038)


      TRAVERSI e ILARIA FONTANA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          la grave emergenza idrica causata dal lungo periodo di siccità e l'aumento delle temperature registrate soprattutto in questi ultimi sei mesi sta mettendo in grande difficoltà moltissime regioni d'Italia. La portata dei fiumi e dei torrenti non riesce a contrastare la salita dell'acqua salmastra verso l'entroterra, mettendo a rischio falde acquifere;

          l'innalzamento del cuneo salino è un fenomeno che si ripresenta con tempi di ritorno sempre più brevi che colpisce sempre più aree della nostra penisola. Un caso emblematico è quello del territorio del comune di Andora, in provincia di Savona, in cui da mesi si registra la fuoriuscita di acqua salmastra e torbida dai rubinetti delle abitazioni e degli esercizi con ricadute preoccupanti sia sul piano sanitario che economico;

          abitanti e residenti pur continuando a pagare il servizio idrico non hanno a loro disposizione l'acqua potabile. Sono enormi i disagi di chi deve ricorrere all'approvvigionamento di acqua delle autobotti. Le iniziative di protesta, richieste di indennizzo e chiarimenti intrapresi dal comitato «Acqua cara in bolletta», Assoutenti, «Onda Ligure consumo e ambiente» sono molteplici, ma ad oggi non si ha ancora certezza delle tempistiche previste per ripristinare della normalità e corretta del servizio idrico. Quello che preoccupa maggiormente i residenti, al di là della carenza delle precipitazioni, è lo stato precario e obsoleto delle infrastrutture idriche il cui consorzio che gestisce gli acquedotti della zona è Rivieracqua;

          ciò che oggi vivono i cittadini di Andora potrebbe presto ripetersi anche per altre realtà italiane, purtroppo le conseguenze della risalita del cuneo salino stanno compromettendo irreversibilmente la risorsa di acqua dolce per quanto riguarda gli usi idropotabile e agricolo, provocando un'alterazione permanente delle falde con devastanti conseguenze ecologiche ed ambientali dell'intero ecosistema;

          i commi 4-bis e 4-ter dell'articolo 2 del decreto-legge n. 121 del 2021 hanno previsto l'adozione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (Pnissi) per la programmazione e la realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e per promuovere il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, anche al fine di aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e ridurre le dispersioni di risorse idriche –:

          se il Governo possa intraprendere iniziative al fine di accelerare il ripristino del sistema di approvvigionamento idrico del territorio del comune di Andora;

          se non si ritenga opportuno avviare strategie specifiche a livello nazionale per

          affrontare il gravoso fenomeno della risalita del cuneo salino.
(5-00042)

Interrogazione a risposta scritta:


      UBALDO PAGANO, SARRACINO, TONI RICCIARDI, LAI, MANZI, FOSSI, GRIBAUDO, MORASSUT, GIRELLI e SIMIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

          a fronte dell'accordo tra ArcelorMittal e Invitalia del 10 dicembre 2020, lo Stato ha, de facto, fatto ingresso nella società produttrice di acciaio che conta tra i suoi stabilimenti anche quello ex Ilva di Taranto;

          ad oggi, lo stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto conta circa 8200 dipendenti di cui, a causa della produzione attualmente ridotta, circa 3000 in cassa integrazione a rotazione;

          Confindustria Taranto nelle scorse settimane ha reso noti gli importi arretrati nei pagamenti alle ditte dell'indotto e dell'appalto da parte di Acciaierie d'Italia, che ammonterebbero circa a 100 milioni di euro;

          come noto, molte di queste aziende stanno per terminare gli ammortizzatori sociali, cosa che comporterà la cessazione di attività e quindi procedure di licenziamento per i lavoratori qualora non vengano pagate le fatture con gli ordini di lavoro che non partiranno;

          in data 11 e 12 novembre 2022, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, Acciaierie d'Italia avrebbe sospeso, a decorrere da lunedì 14 novembre 2022, le attività di 145 aziende appaltatrici;

          trattandosi di un numero elevato di imprese, come rilevato dalle parti sociali, le conseguenze sull'intero indotto potrebbero essere molto serie, con inevitabili ricadute anche sul fronte occupazionale;

          Acciaierie d'Italia non ha precisato le motivazioni della sospensione, tuttavia riconducibili alla forte crisi di liquidità che da molti mesi investe l'azienda dell'acciaio e che si è già tradotta in una serie di mancati o ritardati pagamenti a imprese e fornitori;

          nel comunicato stampa rilasciato in occasione della suddetta sospensione, l'azienda ha affermato che «sopraggiunte e superiori circostanze ci inducono a comunicarvi, con particolare rammarico, la necessità di sospendere le attività oggetto degli ordini, nella rispettiva interezza, prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023, oppure fino all'anteriore data prevista dagli ordini quale termine di consegna» –:

          se e quali iniziative si intenda intraprendere per scongiurare la sospensione delle attività delle imprese dell'indotto;

          quali iniziative si intenda intraprendere per tutelare tali aziende, anche in merito ai ritardi nel pagamento di attività già eseguite, fatturate ma non pagate;

          quali iniziative si intenda intraprendere per salvaguardare i posti di lavoro diretti e indiretti relativamente allo stabilimento di Taranto;

          se e quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda intraprendere nei confronti di ArcelorMittal rispetto alle violazioni degli accordi assunti con lo Stato, segnatamente riguardo alle innovazioni tecnologiche degli impianti, alla tutela occupazionale, alla salvaguardia dell'ambiente.
(4-00087)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


      PORTA e FERRARI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la legge 14 dicembre 2000, n. 379, recante «Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all'impero austro-ungarico e ai loro discendenti» (i cui effetti, prorogati al 2010 con il decreto 30 dicembre 2005, n. 273, sono scaduti), consentiva ai nati nei territori dell'ex impero austroungarico di ottenere jure sanguinis il riconoscimento della cittadinanza anche agli emigrati e ai loro discendenti;

          in occasione di precedenti atti di sindacato ispettivo, il Ministero dell'interno ha riferito che le istanze presentate a far data dal 2003, principalmente presso i consolati italiani in Brasile e Argentina, ove risiede il maggior numero di emigrati discendenti dalle suddette popolazioni, ammontano a poco meno di 50.000 e che ne risultano definite circa 38.000 (risposta all'interrogazione n. 4-05806 del novembre 2020);

          a distanza di venti anni dall'inizio del trattamento amministrativo delle istanze, dunque, non sarebbero state esaminate un quinto delle domande. E questo nonostante il decreto del Ministero dell'interno del 13 gennaio 2009 abbia previsto, nell'ipotesi in cui le istanze risultino munite di documentazione completa ed esauriente, nonché del parere favorevole delle autorità riceventi, che il nulla osta venga rilasciato direttamente dal direttore centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze, senza il preventivo avviso della commissione interministeriale, istituita presso l'ufficio studi e legislazioni del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, che viene convocata soltanto quando la complessità dell'esame della documentazione necessiti di una più ampia ed articolata valutazione;

          risultano numerose istanze pervenute dalle rappresentanze consolari, a mezzo posta elettronica certificata (PEC), che il Ministero dell'interno riferisce essere ancora in corso di trattazione, anche per necessità di integrazioni documentali; e ve ne sono altre, non quantificabili perché mai registrate, che vengono segnalate dai diretti interessati, ma che non risultano agli atti e per le quali si rende pertanto necessario di volta in volta richiedere alle sedi diplomatiche competenti rinvio della relativa documentazione. Si tratta di pratiche di cittadinanza di trentini rimaste inevase o delle quali si sono perse le tracce, sia al Ministero dell'interno, sia nelle rappresentanze consolari in Brasile, come risulta anche dalle diverse segnalazioni dell'Associazione trentini nel mondo;

          il ritardo di anni nel semplice svolgimento di una procedura amministrativa fissata da una legge dello Stato non solo collide con un fondamentale diritto di cittadinanza e, in particolare, con il diritto del cittadino ad avere per ogni atto amministrativo una risposta certa in tempi definiti, ma rischia di vanificare lo spirito di una legge volta a reintegrare le prerogative di cittadini sottoposti a dolorose prove storiche e umane –:

          quali siano i dati aggiornati delle pratiche esaminate, per le quali si sia avuta una compiuta valutazione e una conseguente risposta ai soggetti interessati;

          quante pratiche giacciano ancora presso le rappresentanze italiane, quante ne siano state trasmesse al Ministero dell'interno e quante di queste richieste abbiano ottenuto il nulla osta;

          quale previsione di ordine temporale i Ministri interrogati intendano avanzare in ordine al completo trattamento delle pratiche di richiesta di cittadinanza giacenti, alla luce dell'andamento amministrativo consolidato nel tempo.
(4-00082)

AFFARI EUROPEI, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


      AMENDOLA. — Al Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

          come evidenziato in un dettagliato articolo a firma di Fiorella Lavorgna pubblicato dal Sole 24 Ore il 16 novembre 2022, in riferimento ai fondi concernenti la politica di coesione «2021-2027», si registrano criticità per quanto riguarda diversi programmi regionali e molti programmi nazionali, in vista della perentoria e inderogabile scadenza del 31 dicembre 2022;

          per il 2021-2027 l'Italia attinge a tre fondi: ai tradizionali Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e Fondo sociale europeo (Fse+), si è aggiunto il Just Transition Fund (Jtf);

          due terzi dei programmi finanziati con Fse+ (27 in totale, di cui 9 finanziati anche con risorse del Fesr) sono già stati approvati;

          come riporta il citato articolo, la regione che sta destando maggiori preoccupazioni è la Basilicata per la quale sono ancora in corso discussioni sui contenuti e le cui difficoltà sono legate anche alla decisione della regione di unificare in un programma plurifondo i vecchi Fesr e Fse. Così come manca la valutazione ambientale e strategica – Vas – e il programma di rafforzamento amministrativo PRigA;

          è evidente che anche la fase di criticità politico istituzionale che sta attraversando la giunta, a guida del centrodestra, di Basilicata, rischia di incidere negativamente su una situazione di per sé molto complessa con una probabilità molto elevata allo stato attuale di perdere risorse a discapito della comunità;

          come è noto, i programmi non approvati entro fine anno perderanno parte del finanziamento europeo: l'intera quota del 2022 e un quarto del 2021 –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato con la massima celerità al fine di verificare la situazione riguardante la Basilicata in riferimento a quanto riportato in premessa, al fine di scongiurare che la comunità lucana perda queste risorse e ottemperi al rispetto della data del 31 dicembre 2022.
(3-00025)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      D'ALFONSO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          due eventi franosi a distanza di poco più di una settimana hanno interessato il comune di Monteodorisio, in provincia di Chieti. Il primo il 7 novembre e l'ultimo, verificatosi domenica 13 novembre 2022, a ridosso delle infrastrutture e dell'edificato in via Capo di Rocca, hanno costretto il primo cittadino a interdire con una ordinanza la scalinata monumentale di Capo di Rocca;

          dopo la frana che ha interessato la zona a valle della scalinata monumentale di via Capo di Rocca, collegamento pedonale tra il santuario della Madonna delle Grazie e il centro del paese, la preoccupazione per tutta la cittadinanza è che nuove piogge possano far continuare lo scivolamento del terreno a valle;

          con una nota del 14 novembre 2022 il Sindaco Di Fabio ha lanciato un appello alle istituzioni regionali al fine di valutare e definire i procedimenti amministrativi volti a reperire le risorse economiche, nell'ambito della programmazione regionale, stante l'assenza di risorse disponibili nel vigente bilancio comunale –:

          quali iniziative intendano adottare, i Ministri interrogati, per supportare le istituzioni regionali e locali in maniera da attuare i primi interventi di messa in sicurezza dell'area oggetto di movimento franoso, anche alla luce della emergenzialità climatica legata ai mesi invernali;

          come intendano procedere e su quali risorse fare affidamento per introdurre iniziative straordinarie per far fronte alla questione del rischio idrogeologico verso la quale tutto il nostro Paese è esposto.
(5-00037)

Interrogazione a risposta scritta:


      ASCARI, AMATO, QUARTINI e SPORTIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          a distanza di quasi 40 anni dalla pianificazione dell'opera, la bretella cosiddetta Campogalliano-Sassuolo, l'infrastruttura autostradale che dovrebbe costituire il nuovo collegamento tra l'A22 in corrispondenza dell'intersezione con l'A1 e la strada statale 467 Pedemontana (lungo la direttrice nord-sud) e tra la tangenziale di Modena e la strada statale 9 via Emilia (lungo la direttrice est-ovest), non è stata ancora realizzata, grazie anche alla richiesta della Autocs spa, titolare della concessione, di rivedere il piano economico finanziario a causa della riduzione del traffico;

          da molto tempo, attraverso comitati ed associazioni di rappresentanza, i cittadini e le associazioni ambientaliste si sono opposti alla realizzazione dell'opera evidenziandone l'inutilità, il mutato contesto economico e sociale e le esigenze del territorio radicalmente cambiate, senza al momento essere stati ascoltati, nonostante la messa a disposizione di ipotesi progettuali alternative, quali l'utilizzo della superstrada già esistente Modena-Fiorano, la realizzazione di un collegamento Modena-Reggio Emilia a nord della ferrovia dell'Alta Velocità in alternativa alla tangenziale di Rubiera, in parte già esistente e soprattutto il trasferimento su ferro di gran parte della produzione di ceramica a destinazione internazionale attraverso la realizzazione del collegamento ferroviario Dinazzano-Marzaglia e la realizzazione di un polo logistico intermodale a Marzaglia;

          alla contrarietà all'opera si è aggiunto un forte disagio della popolazione che lavora o vive nelle porzioni di territorio coinvolte nella realizzazione della bretella, causando gravi e importanti danni a livello economico e di vivibilità;

          il progetto esecutivo dell'opera non darebbe, inoltre, alcuna garanzia sul suo impatto ambientale, oltreché sociale, in particolare sulle acque sotterranee (in primis la tutela delle falde acquifere che alimentano, tra l'altro, l'acquedotto di Modena) e sulla qualità dell'aria (si ricorda la recente condanna della Corte europea nei confronti dell'Italia per le sue inadempienze in materia di inquinamento atmosferico);

          il nuovo comma 3 dell'articolo 9 della Costituzione, nel prevedere che la Repubblica (dunque, tutti gli enti della Repubblica) «Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni», detta un criterio generale di azione dei pubblici poteri improntato alla protezione dell'ambiente, vincolando direttamente le istituzioni nazionali e ribadendo sul piano interno il principio di integrazione delle esigenze ambientali nelle scelte pubbliche, già espresso dall'articolo 11 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

          recentemente la realizzazione dell'opera è stata inserita in un pacchetto di opere da realizzare nella forma del partenariato pubblico-privato che prevede anche il rinnovo della concessione autostradale della A22. Numerose associazioni di cittadini hanno presentato un esposto alla Commissione Ue ritenendo illegittimo questo percorso per vari motivi;

          è inaccettabile, ad avviso dell'interrogante, che non si sappia, a fronte dello stravolgimento delle vite della comunità e del territorio interessate dalla realizzazione della bretella, se e quando la costruzione dell'opera avrà inizio o se si abbandonerà definitivamente il progetto a favore di interventi più sostenibili, tenuto conto anche delle indicazioni europee che intendono, spostare il trasporto merci su ferrovia, come una bretella ferroviaria a collegamento dell'esistente nodo ferroviario di Dinazzano (Reggio Emilia) con lo scalo merci di Marzaglia (Modena), o se si abbandonerà definitivamente il progetto –:

          se i Ministri interrogati, nell'ambito della propria competenza, siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

          se si ritenga che la realizzazione dell'opera sia in linea coi nuovi dettami dell'articolo 9 della Costituzione, a maggior presidio della tutela dell'ambiente;

          se intendano valutare le proposte alternative avanzate dai comitati di cittadini assai meno ambientalmente impattanti, meno costose ed altrettanto efficaci trasportisticamente;

          se non intendano sospendere il percorso del partenariato pubblico-privato in attesa del parere della Commissione Ue in ordine all'esposto presentato;

          se siano stati rivalutati i costi e benefici dell'opera e la sua sostenibilità ambientale ed economica in seguito al forte cambiamento economico e sociale degli ultimi anni e in seguito alla condanna della Corte europea dell'Italia per il suo inquinamento atmosferico di cui gran parte è dovuto al traffico veicolare.
(4-00085)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


      ZIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          la chiesa di San Francesco a Pisa è un monumento duecentesco di straordinaria bellezza, un gioiello dell'architettura italiana del XIII secolo. Nel convento, nel 1263, durante il Capitolo di Pisa, fu approvata da San Bonaventura la Legenda Maior, la biografia di San Francesco d'Assisi;

          la chiesa, così importante da avere dato il nome ad uno dei quattro quartieri del centro storico, è inoltre per grandezza la seconda di Pisa dopo la cattedrale e si contraddistingue per le sue dimensioni imponenti, per le proporzioni perfette che la rendono esempio raro di edificio protorinascimentale, per il campanile pensile – capolavoro assoluto di ingegneria medioevale – e per il fatto di costituire un esempio paradigmatico dello stile architettonico francescano;

          nel 2016 la chiesa, bene di proprietà del Demanio ma fino ad allora gestita e manutenuta dai padri francescani, è stata chiusa al culto e ai visitatori per l'imminente pericolo di crollo;

          grazie alla disponibilità che la Fondazione Pisa ha dato a coprire tutte le spese necessarie al recupero della chiesa con una donazione al Ministero dei beni culturali di 2,4 milioni di euro, pari all'importo stimato dalla soprintendenza per il restauro del tetto, la facciata dell'edificio è stata subito messa in sicurezza tramite ponteggi;

          da qualche giorno sono scomparse le impalcature e almeno la facciata, adesso consolidata, è tornata a mostrarsi agli occhi dei passanti in tutta la sua bellezza;

          gli interventi di consolidamento interno, necessari a fronte del fatto che il tetto è a rischio crollo, non sono però ancora cominciati e dunque la chiesa, a distanza di sei anni, continua a rimanere chiusa;

          ad oggi la soprintendenza non è in grado di comunicare se e quando tali interventi saranno cantierizzati, dunque non si può riprogrammare l'apertura al pubblico di questo gioiello architettonico –:

          se il Ministro interrogato ritenga di avviare le opportune verifiche affinché la soprintendenza di Pisa provveda ad affidare i lavori di restauro dell'edificio nel più breve tempo possibile.
(4-00081)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


      La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

          il 31 dicembre 2022 chiuderà la sezione distaccata del tribunale di Portoferraio (isola d'Elba);

          andando a ritroso nel tempo occorre evidenziare che con decreto legislativo n. 51 del 1998 vennero istituite, le sedi dei tribunali della Repubblica e loro sezioni distaccate, tra le quali, anche la sezione distaccata di Portoferraio (Livorno), sull'isola d'Elba;

          di contro, con successivo decreto legislativo del 2012, n. 155, si è stabilita la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, prevedendo la soppressione di alcune sezioni (Portoferraio, Ischia, Lipari) distaccate, tra cui quella di Portoferraio;

          con decreto legislativo n. 14 del 2014 si è sancito il temporaneo ripristino delle su citate sezioni, in ragione della specificità territoriale e dei gravi problemi legati all'insularità ed alla mancanza di continuità territoriale con le sedi distrettuali;

          successivi interventi normativi da parte del Governo hanno posto la proroga del termine per la chiusura della sezione al prossimo 31 dicembre 2022;

          in data 28 luglio 2022 è stato approvato alla Camera dei deputati in seconda deliberazione, la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che ha modificato l'articolo 119 della nostra Costituzione, aggiungendo un nuovo comma che recita: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità»;

          occorre sottolineare come la chiusura della sede di Portoferraio comporterà notevoli disagi alla popolazione residente, agli agenti di Polizia penitenziaria, alle Forze dell'ordine e un consistente aggravio di costo per lo Stato;

          per i cittadini, in particolare, la chiusura di questa sede metterà a serio rischio l'accessibilità ad un servizio costituzionalmente garantito, come la giustizia; per lo Stato, l'impossibilità per i cittadini di raggiungere il tribunale determinerà una serie di rinvii «ingolfando» la macchina giudiziaria;

          i 35 mila abitanti dell'isola, infatti saranno costretti a recarsi a Livorno per le udienze, impiegando almeno 12 ore qualora volessero andare e tornare in giornata o dovendo sostenere i costi alberghieri nel caso ciò non fosse possibile, senza contare che potranno trovarsi nell'impossibilità di raggiungere Piombino, in caso di mareggiata;

          sull'isola, inoltre, è presente la casa di reclusione di Porto Azzurro e, il dislocamento della sezione a Piombino avrà come conseguenza il trasferimento dei detenuti dall'Elba a Livorno per le udienze e per tutte le altre necessità con negativi effetti in termini di sicurezza, di organizzazione e di costi;

          a ciò va ad aggiungersi tutta una serie di costi a carico degli utenti come ad esempio l'indennità di trasferta degli ufficiali giudiziari;

          si tratta di una situazione critica, con conseguenze concrete per la popolazione che ha il diritto di far valere un proprio diritto alle stesse condizioni del resto della nazione;

          a tal proposito bisogna evidenziare come la Commissione europea per l'efficienza della giustizia (Cepej), nel dettare le proprie linee guida, ha riconosciuto il valore della vicinanza degli uffici giudiziari ai cittadini come un elemento utile a favorire l'accesso alla giustizia e ha sottolineato che «dover presenziare a un'udienza fissata la mattina presto per una persona anziana, o per una persona che non guida o non è dotata di mezzo proprio, in assenza di adeguati mezzi di trasporto pubblico, rappresenta una situazione problematica che può influire sul diritto di equo accesso alla giustizia» –:

          se il Ministro interpellato abbia conoscenza dei fatti sopra esposti;

          se il Ministro interpellato non ritenga di dover adottare iniziative di competenza al fine di rivedere la decisione assunta, garantendo il mantenimento della sezione distaccata del tribunale di Livorno a Portoferraio, tenuto conto delle conseguenze in termine di economicità ed efficienza, al fine di rappresentare le esigenze di continuità territoriale dell'isola d'Elba.
(2-00018) «Tenerini».

Interrogazioni a risposta scritta:


      SOTTANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          in data 17 novembre 2022 le sigle sindacali provinciali Sappe, Sinappe, Uspp, Uilpa, Cisl e Cgil del corpo di polizia penitenziaria hanno inviato una missiva volta a sottolineare la gravissima situazione nella quale versa la Casa circondariale di Teramo;

          nella lettera, indirizzata al Ministro interrogato, al Sottosegretario Del Mastro Delle Vedove, a numerosi parlamentari – tra i quali il firmatario del presente atto – nonché a svariate autorità, locali e nazionali, le predette organizzazioni hanno lamentato che negli ultimi anni nell'istituto – gravato da un sovraffollamento che si attesta al 150 per cento – si sono registrate innumerevoli aggressioni, insulti e minacce nei confronti del personale di polizia penitenziaria e di tutti gli altri operatori (ad oggi circa 1.600 eventi «critici», a fronte di 800 dello scorso anno);

          inoltre, nella propria lettera le organizzazioni sindacali hanno altresì evidenziato che il personale non risulta «debitamente formato per fronteggiare eventi critici, con scarso equipaggiamento e senza protocolli operativi»;

          all'assenza di formazione si aggiunge, inoltre, la sistematica e strutturale carenza di personale, mancando ad oggi un funzionario, nove ispettori, diciotto sovrintendenti e ben ventidue agenti. Nonostante questo – sempre secondo quanto riferito nella missiva – si sarebbe proceduto al trasferimento di tre neo ispettori teramani «in istituti del nord, anziché assegnarli a Teramo», depotenziando il già fragile organico della struttura;

          i problemi interessano anche le figure dirigenziali dell'istituto: pur necessitando di tutto l'impegno possibile, infatti, il competente Prap (Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria) ha disposto che l'attuale Direttore assumesse la reggenza di un altro importante istituto della regione, con il rischio di dispersione di quelle competenze ed energie che, al contrario, dovrebbero essere canalizzate per risolvere le numerose criticità dell'istituto;

          le problematiche di cui si è detto si riverberano inevitabilmente sugli operatori penitenziari, provocando una grave compromissione dei diritti dei lavoratori, dell'ordine e della sicurezza dell'Istituto teramano nonché delle relazioni sindacali, queste ultime – secondo quanto riferito nella lettera – caratterizzate «dalla mancata attuazione degli accordi pattizi da parte della Direzione e dai mancati riscontri alle numerose note sindacali»;

          alla luce della oggettiva impossibilità di garantire il regolare svolgimento delle attività, le organizzazioni sindacali hanno proceduto ad indire lo stato di agitazione del personale di polizia penitenziaria e l'interruzione delle relazioni sindacali con la direzione –:

          se il Ministro sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo ed attivandosi in ogni possibile sede istituzionale, intenda adottare per porre rimedio alla gravissima situazione nella quale versa la casa circondariale di Teramo, anche mediante l'immediato rafforzamento dell'organico del penitenziario.
(4-00086)


      BISA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          presso la casa circondariale di Belluno vi sono stati sgradevoli episodi in quest'ultimo periodo, dove l'apice è stato raggiunto nella giornata del 4 ottobre 2022, nella quale, un «paziente detenuto» della sezione Articolazione per la tutela della salute mentale, ha aggredito due unità di polizia penitenziaria in servizio presso la sezione. Un episodio molto simile si era verificato già un anno fa, quando un detenuto della stessa casa circondariale aveva aggredito agenti di polizia penitenziaria prima con le gambe metalliche di un tavolo che aveva rotto per lo scopo, poi con una lametta occultata negli indumenti;

          solo la calma e la professionalità dei due poliziotti avevano limitato i danni fino all'arrivo di altro personale che allarmato accorreva in soccorso. Inoltre, sempre un anno fa, in un altro reparto dell'istituto, grazie alla professionalità e alla tempestività dei poliziotti era stato sventato un tentativo di suicidio tramite impiccagione;

          le aggressioni si ripetono con frequenza da troppo tempo, «senza interventi concreti né da parte dell'amministrazione penitenziaria, lasciando i poliziotti alla mercé degli eventi, né da parte del servizio sanitario»;

          con riguardo alla carenza di organico, preme evidenziare che: a Belluno sono in servizio 77 persone, una decina sono in malattia, il personale ha accumulato straordinari non smaltiti per 1690 ore, i giorni di riposo non fruito sono 231. Della sorveglianza ai 10 detenuti con problemi psichiatrici sono incaricati due agenti, una sproporzione numerica che ben rende l'idea della polveriera con cui ha a che fare ogni giorno e ogni notte il personale;

          oggi più che mai occorre una riforma del corpo di polizia penitenziaria nonché del regolamento di esecuzione della pena inasprendo le regole più rigide per chi aggredisce uomini dello Stato;

          occorre altresì dotare la polizia penitenziaria di taser per evitare fatti analoghi –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle gravi condizioni di sicurezza all'interno dell'istituto bellunese, acutizzate dalla carenza di personale;

          quali urgenti e adeguate iniziative intenda assumere individuando le giuste soluzioni e assumendo le dovute iniziative per garantire ed assicurare l'incolumità per gli uomini in servizio all'interno del penitenziario di Belluno;

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare anche in merito all'inadeguatezza del vetusto edificio del suddetto carcere per rendere le condizioni strutturali e igieniche, conformi alle prescrizioni normative e regolamentari.
(4-00088)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

          a Bagnoli della Rosandra, frazione di San Dorligo della Valle (Ts), ha la sede legale Wärtsilä Italia s.p.a., controllata dalla società finlandese Wärtsilä Corporation, leader nella fornitura di soluzioni per la generazione di energia per il settore marino e terrestre;

          il sito di Trieste di Wärtsilä Italia s.p.a. sviluppa, commercializza, produce e offre servizi di assistenza per un'ampia gamma di motori. A Trieste è presente anche la Land & Sea Academy, centro di eccellenza per la formazione di esperti in campo motoristico, l'Hybrid Centre, primo centro ibrido su scala reale al mondo ed il Contract Management Expertise Centre, supporto operativo da remoto ai clienti con contratti di manutenzione O.&M. dell'area SEAF (Sud Europa ed Africa);

          il 14 luglio 2022, senza alcun tipo di preavviso, l'azienda ha pubblicato sul proprio sito una nota in cui comunica di ridurre la produzione a Trieste e di centralizzare la produzione di motori a quattro tempi in Europa a Vaasa, in Finlandia. La fine della produzione dei motori e l'assemblaggio propulsori comporterà la perdita di 451 dipendenti, su un totale di circa 970 lavoratori impiegati nel sito produttivo triestino, senza contare i numeri correlati con l'indotto. Il Gruppo Wärtsilä a inizio 2022, al Ministero dello sviluppo economico, aveva smentito qualunque dismissione assicurando anzi un rinnovato interesse anche alla luce degli strumenti che il Ministero aveva messo a disposizione;

          le numerose attestazioni di solidarietà ai lavoratori di Wärtsilä Trieste a rischio licenziamento hanno raggiunto l'apice il 3 settembre 2022 con la straordinaria partecipazione alla manifestazione contro la chiusura dello stabilimento con la presenza di oltre 12.000 persone;

          il 23 settembre 2022 il tribunale del lavoro di Trieste, con decreto urgente, ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria in merito alla decisione di Wärtsilä di spostare la produzione dei motori da Trieste in Finlandia, annullando con sentenza la procedura di licenziamento collettivo dei 451 addetti promossa dal gruppo;

          con l'insediamento del nuovo Parlamento, tutti i rappresentanti di Camera e Senato eletti in Friuli Venezia Giulia hanno incontrato il 21 ottobre 2022 le rappresentanze sindacali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm e firmato un documento congiunto in cui si sono impegnati a sostenere le richieste dei lavoratori di Wärtsilä e dei sindacati in vista dell'imminente ripresa del confronto tra istituzioni e azienda e ad intervenire presso il Governo, non appena insediato, sui Ministri competenti;

          il 30 ottobre 2022 il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, ha dato disposizione di congelare i 34 milioni di fondi Pnrr destinati al gruppo finlandese, concessi per sostenere progetti di ricerca e sviluppo per la realizzazione di motori con carburanti meno inquinanti, definendolo «un atto coerente con le decisioni improvvise della società», e impedendo alla multinazionale di accedere contemporaneamente ai finanziamenti dell'Ue sia in Italia che in Finlandia;

          il 10 ottobre e in ultimo il 7 novembre 2022, si sono tenuti due incontri tra i nuovi vertici di Wärtsilä Italia e le Rsu a seguito dei quali l'azienda ha sostanzialmente confermato i 451 licenziamenti, nonostante la sentenza del tribunale del lavoro di Trieste;

          in occasione dell'incontro del tavolo presso il Ministero delle imprese e del made in Italy del 17 novembre 2022, la dirigenza del gruppo finlandese ha riconosciuto l'importanza del sito produttivo per l'area e ha manifestato la disponibilità ad accettare un percorso di reindustrializzazione che contempli anche la costruzione di motori marini da parte di altri soggetti industriali;

          la sospensione della produzione ha già prodotto notevoli problemi anche alle imprese committenti del territorio e non solo –:

          quali urgenti iniziative intendano adottare in tutte le sedi utili e opportune per sostenere le richieste lei lavoratori, del sindacato, delle istituzioni e delle imprese del comparto finalizzate alla continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, con particolare riguardo al mantenimento della produzione di motori, componente essenziale alla filiera produttiva della cantieristica navale italiana;

          quali iniziative si ritenga di dovere porre in essere per preservare il know how e la capacità industriale del sito, evitando la dispersione del patrimonio professionale degli operai, dei tecnici e degli impiegati, quale presidio fondamentale per l'economia triestina e nazionale e che rappresentano uno dei punti di eccellenza del Made in Italy.
(2-00017) «Serracchiani, De Micheli, Di Biase, Fossi, Gnassi, Gribaudo, Laus, Orlando, Peluffo, Sarracino, Scotto».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      D'ALFONSO e LAUS. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

          il 28 ottobre 2022 la direzione della Sevel – Società europea veicoli leggeri – ha inviato alle rappresentanze sindacali una comunicazione avente per oggetto la fusione per incorporazione di Sevel S.p.A. in FCA Italy S.p.A.: «Tale fusione rientra in un progetto di semplificazione societaria avente per obiettivo la realizzazione di sinergie mediante l'ottenimento di significativi risparmi nella gestione operativa della società attraverso la concentrazione in FCA Italy S.p.A. delle attività facenti capo alla Sevel S.p.A., in particolare l'incorporante assumerà su di sé le funzioni relative alla produzione e all'assemblaggio di autoveicoli e loro componenti nello stabilimento di Atessa svolte dalla incorporanda Sevel S.p.A., così semplificando i flussi relativi alla produzione attualmente in essere»;

          questa comunicazione risponde al comma 1 dell'articolo 47 della legge n. 428 del 1990 e viene effettuata per iscritto almeno venticinque giorni prima che sia perfezionato l'atto;

          lo stesso articolo, al comma 2, di fatto dispone l'impossibilità di intervento del rappresentante dei lavoratori nel processo di fusione per incorporazione ai sensi degli articoli 2501 e seguenti del codice civile;

          la ratio dell'istituto di fusione per incorporazione è finalizzata alla volontà di rendere più competitive sul mercato le imprese coinvolte, ottimizzando l'assetto logistico, con la conseguente compressione dei costi amministrativi;

          è evidente che la redazione del progetto di fusione, l'approvazione dello stesso e la stipula dell'atto di fusione per incorporazione avvengono nel rapporto esclusivo tra gli organismi della società incorporante e della società incorporanda;

          a proposito della fusione per incorporazione, si evidenziano profili giuridici in quanto, mentre con le sentenze n. 11059/2011 e n. 22998/2015 della Suprema Corte di cassazione si è affermato come «in tema di fusione per incorporazione si realizza una successione universale corrispondente a quella mortis causa delle persone fisiche, sicché il nuovo soggetto risultante dalla fusione diviene l'unico e diretto obbligato», con riferimento invece al testo dell'articolo 2504-bis codice civile post-riforma del 2003, le Sezioni Unite hanno rilevato come già la sentenza della Corte di cassazione n. 2637/2006 (seguita da Cassazione n. 14526/2006), aveva affermato che la fusione tra società non determina, nelle ipotesi di fusione per incorporazione, l'estinzione della società incorporata, né crea un nuovo soggetto di diritto nell'ipotesi di fusione paritaria ma attua l'unificazione mediante l'integrazione reciproca delle società partecipanti, risolvendosi piuttosto in una vicenda meramente evolutivo-modificativa dello stesso soggetto giuridico, il quale conserva la propria identità, pur in un nuovo assetto organizzativo;

          dal punto di vista letterale infatti – osservano le Sezioni Unite – l'eliminazione della locuzione «società estinte» dalla formulazione dell'articolo 2504-bis codice civile e la sostituzione con la locuzione «società partecipanti alla fusione» sembra confortare la tesi della fusione come modificazione dell'atto costitutivo;

          nonostante tali orientamenti, con la sentenza n. 21970/2021, le Sezioni Unite hanno concluso che «la fusione per incorporazione estingue la società incorporata», rendendo, probabilmente, opportuno indagare quali possano essere i riflessi di questa ultima interpretazione nel processo di fusione per incorporazione di Sevel in FCA Italy –:

          quali iniziative il Governo intenda assumere per procedere, mediante l'istituzione di un tavolo di confronto permanente, ad una ricognizione degli assetti societari tra controllante, controllate e partecipate;

          se a detta ricognizione intenda fare seguire un documento programmatico sull'elaborazione di una finora assente politica industriale in Italia, anche alla luce degli effetti imprevedibili di un progetto di «autonomia differenziata» che inciderà inevitabilmente sulla tenuta delle filiere in un quadro omogeneo, nonché sul piano degli investimenti nel settore della ricerca, vitale per lo sviluppo delle imprese.
(5-00034)


      UBALDO PAGANO, SERRACCHIANI, TONI RICCIARDI e ANDREA ROSSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          a fronte dell'accordo tra ArcelorMittal e Invitalia del 10 dicembre 2020, lo Stato ha, de facto, fatto ingresso nella società produttrice di acciaio che conta tra i suoi stabilimenti anche quello ex Ilva di Taranto;

          l'ex Ilva di Taranto è stata, a partire dal 2012, oggetto di numerosi provvedimenti e inchieste sugli alti livelli di inquinamento prodotti, responsabili di gravissimi danni all'ambiente e alla salute umana e animale dell'area;

          a dieci anni dal sequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento tarantino, i fenomeni emissivi di sostanze nocive non sono cessati;

          da quanto si apprende da organi di stampa e inchieste locali corroborata dai dati dell'Arpa Puglia, nel novembre del 2021 (periodo in cui lo Stato, tramite Invitalia, aveva già una consistente partecipazione in Acciaierie d'Italia), il valore medio mensile delle emissioni di diossina e pcb ha superato la media annuale del lontano 2008, ben oltre i limiti di legge;

          tali fenomeni si abbattono sull'abitato circostante lo stabilimento, non risparmiando le scuole presenti nell'area, i terreni agricoli, le aree destinate all'allevamento di capi di bestiame;

          l'inquinamento prodotto, insomma, ha effetti diretti e indiretti sulla salubrità dell'aria e dell'acqua, nonché su alimenti e bevande di origine animale e vegetali prodotti nel circondario –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;

          se intendano fornire informazioni con riguardo agli eccezionali livelli di emissioni registrate nel novembre 2021;

          quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, per far cessare tali fenomeni, chiudendo definitivamente le fonti inquinanti e dando finalmente avvio al processo di decarbonizzazione dello stabilimento.
(5-00041)

Interrogazione a risposta scritta:


      CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

          Sanac S.p.A. è un'azienda presente sull'intero territorio nazionale con stabilimenti in Provincia di Savona, Vercelli, Massa Carrara e Cagliari, dotata di trecento unità di lavoratori dipendenti, che fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai;

          la suddetta società è controllata dal Ministero dello sviluppo economico, ora Ministero delle imprese e del made in Italy, ed è attualmente in amministrazione straordinaria con gestione commissariale;

          nonostante il suo stato di amministrazione straordinaria non consenta di effettuare investimenti di sviluppo nel lungo periodo, Sanac S.p.A. è una realtà industriale sana e produttiva che ha chiuso il bilancio 2021 con quattro milioni di euro di utili, un aumento del 20 per cento della propria produzione, un aumento del 30 per cento del proprio fatturato e la stabilizzazione di 12 lavoratori;

          nel 2018 ArcelorMittal ha siglato un accordo per la gestione delle acciaierie «ex Ilva»;

          nel 2019 il gruppo ArcelorMittal si è aggiudicato il primo bando di gara per l'acquisizione di Sanac S.p.A., cui tuttavia non è mai seguito alcun perfezionamento dello stesso da parte della società acquirente e ciò ha determinato la decadenza del bando di gara stesso nel 2022 e l'indizione di due nuovi ulteriori bandi, di cui l'ultimo con scadenza dei termini il 7 novembre 2022;

          Acciaierie d'Italia S.p.A., azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, che attualmente gestisce gli impianti siderurgici «ex Ilva», ha una partita debitoria verso Sanac S.p.A. pari a 23 milioni di euro;

          Acciaierie d'Italia S.p.A. da circa un anno ha assunto – in maniera unilaterale e arbitraria – la decisione di non rifornirsi più di materiale refrattario da Sanac S.p.A., di cui rappresentava quasi il 60 per cento del fatturato, compromettendo in maniera significativa la tenuta economica della società;

          emergono così numerosi elementi di incertezza rispetto alle prospettive produttive future dell'azienda che potrebbero avere ricadute negative di rilevanza nazionale sul piano occupazionale –:

          se il Ministro interrogato sia al corrente di manifestazioni di interesse presentate con riferimento al già citato bando con scadenza dei termini al 7 novembre 2022, se ritenga tali manifestazioni di interesse idonee per la salvaguardia di questa realtà aziendale, controllata dal Ministero delle imprese e del made in Italy che opera in un settore strategico per il Paese, e quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare la produttività e i livelli occupazionali dell'azienda.
(4-00083)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      SARRACINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          nei giorni scorsi la nuova Caserma dell'Arma dei Carabinieri realizzata a Sant'Antimo in provincia di Napoli è stata oggetto come denunciato dal sindaco Massimo Buonanno di atti vandalici che ne hanno provocato numerosi e rilevanti danni materiali;

          questo comporterà purtroppo un oggettivo ritardo nella consegna dell'immobile all'Arma nonché un ulteriore dispendio di risorse pubbliche;

          il sindaco ha avvertito il prefetto chiedendo un rafforzamento in termini di uomini e mezzi per l'azione di controllo del territorio comunale noto per la sua complessità –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per rafforzare l'azione di controllo e presidio del territorio da parte delle forze dell'ordine e supportare l'amministrazione comunale nel ripristino dell'immobile danneggiato consentendo di accelerare la consegna della nuova caserma.
(5-00035)


      CANDIANI e CAVANDOLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il coinvolgimento degli enti comunali nell'esecuzione dei provvedimenti emessi dai tribunali per i minorenni sta mettendo in seria difficoltà le medesime amministrazioni locali nel reperire le risorse, economiche necessarie;

          in particolare, il sistema integrato dei servizi sociali ed assistenziali gestito dagli enti comunali fa emergere le molteplici problematiche legate alla procedura di affidamento dei minori ai Comuni interessati, ai quali spetta contemperarne la gestione ottimale nell'ambito delle risorse disponibili;

          occorre, inoltre, tenere presente il crescente numero di strutture territoriali che giornalmente si occupano sia dei minori affidati su provvedimento del tribunale che di minorenni stranieri non accompagnati;

          difatti, la compartecipazione alla spesa per l'accoglienza dei minorenni nei servizi residenziali comunali non è sempre applicata in modo cogente e omogeneo sul territorio nazionale, con inevitabili ripercussioni sulle finanze locali;

          fermo restando che il collocamento assistenziale nei servizi residenziali di accoglienza per i minorenni ha un ruolo di fondamentale importanza nel reinserimento sociale e nella prevenzione della devianza, assicurando le esigenze educative e quelle contenitive di controllo –:

          quali iniziative di competenza intendano adottare in considerazione degli ingenti costi a carico enti comunali per il mantenimento in istituto, ovvero in comunità, dei minori non accompagnati italiani o stranieri – oggi diventato insostenibile – pena l'annullamento della funzione di servizio sociale;

          quali iniziative intendano intraprendere per consentire ai comuni le necessarie risorse per far fronte alle incombenze economiche generate dagli affidi dei minori disposti dai tribunali con onere a carico delle medesime amministrazioni territoriali, scongiurando così il disequilibrio finanziario degli enti comunali interessati;

          se intendano prevedere iniziative di sostegno per le maggiori spese sostenute dagli enti comunali in modo da riequilibrare la gravosità degli oneri sostenuti dalle finanze locali.
(5-00039)


      CANDIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          per effetto della circolare n. 115 del 2022 emanata da Ministero dell'interno, è stato sospeso in via cautelativa il servizio di certificazione anagrafica online con i soggetti convenzionati (tabaccherie, edicole, etc.);

          in particolare, il Dipartimento per gli affari interni e territoriali ha precisato che «è esclusa la possibilità per il richiedente di acquisire, accedendo alla piattaforma ANPR con la propria identità digitale, certificati relativi a soggetti terzi, diversi da quelli indicati dalla predetta norma» (confronta articolo 2 decreto ministeriale 3 novembre 2021, che stabiliva: «Il servizio consente all'iscritto in ANPR di richiedere il rilascio di un certificato per sé stesso o uno dei componenti della propria famiglia anagrafica»);

          iuris effectus in executione consistit; precludere ai cittadini l'opportunità di richiedere certificati anagrafici tramite Anpr presso le edicole e le tabaccherie convenzionate potrebbe compromettere il percorso già avviato dalla pubblica amministrazione verso la semplificazione e digitalizzazione, indispensabile per facilitare la vita ai cittadini, già gravati da molte incombenze burocratiche;

          a parere dell'interrogante, invero, andrebbe favorita la dislocazione dei servizi amministrativi come, per esempio, il rilascio del passaporto o carte di identità presso punti di erogazione raggiungibili agevolmente dai cittadini, onde evitare lunghe code agli sportelli anagrafici e snellire il carico di lavoro dei Comuni –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ridurre il carico burocratico degli uffici comunali e rendere così più agevole il servizio dell'anagrafe civile garantendo, al contempo, la necessaria tutela dei dati sensibili;

          a fronte del perdurante carico di lavoro in capo agli agenti della polizia di Stato nella gestione amministrativa dei passaporti, se non ritenga necessario avvalersi della collaborazione del Poligrafico dello Stato;

          se, nell'ambito delle proprie competenze, non consideri opportuno semplificare ulteriormente la procedura per il rilascio dei passaporti seguendo la stessa pratica utilizzata oggi per la carta d'identità elettronica, rendendo quindi possibile anche svincolare gli agenti della polizia di Stato da oneri e incombenze amministrative che talvolta ne impediscono invece il dislocamento sul territorio.
(5-00040)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BALDELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          si è venuti a conoscenza, tramite fonti di stampa, di una dichiarazione del Segretario nazionale del partito «Azione», Carlo Calenda, rilasciata durante un'intervista al noto giornalista Bruno Vespa in occasione della sua prossima pubblicazione dal titolo «La grande tempesta»;

          nella dichiarazione, Carlo Calenda sostiene che il finanziere ungherese George Soros ha sovvenzionato con un milione e mezzo di euro la lista di +Europa con la condizione imprescindibile che si facesse un «listone anti-Meloni»;

          nella smentita, solo parziale, il leader di +Europa Benedetto Della Vedova ha affermato: «alcuni candidati di +Europa hanno ricevuto un contributo diretto da parte di George Soros per le spese della campagna elettorale. (...) Siamo orgogliosi che alcuni nostri candidati abbiano chiesto e ricevuto il suo sostegno»;

          il noto George Soros è uno dei trenta uomini più ricchi del mondo. Finanziare ungherese, oltre ad essere noto come speculatore (famoso il suo attacco alla lira nel 1992), nella sua vita ha finanziato numerosi partiti, finanche – come riportano alcune fonti – i gruppi insurrezionali che hanno dato vita alle cosiddette «Primavere Arabe» –:

          se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, i Ministri interrogati intendano assumere o abbiano assunto al fine di accertare la veridicità delle rilevanti dichiarazioni sopra riportate, nonché di quali elementi dispongano circa il rispetto, da parte della stessa lista e della coalizione di appartenenza, delle regole elettorali e di finanziamento per le elezioni politiche dello scorso 25 settembre 2022.
(4-00084)


      FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          diversi esponenti politici, nonché membri del Governo, intervenendo nel dibattito sulle navi ong e le operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale citano un documento di Frontex che dimostrerebbe come queste costituiscano un «pull-factor», ovvero un fattore di attrazione per i migranti che li incoraggerebbero a tentare di partire per raggiungere l'Europa;

          tale argomento viene spesso utilizzato come elemento inconfutabile dell'esigenza di vietare alle ong ogni operazione di salvataggio in mare, ma non risulta che il citato rapporto sia mai stato diffuso e reso pubblico essendone trapelate soltanto delle indiscrezioni;

          il Ministro dell'interno, nell'informativa a Camera dei deputati e Senato della Repubblica del 16 novembre 2022 sulla gestione dei flussi migratori ha dichiarato: «Sulla base delle più recenti analisi degli scenari di rischio periodicamente elaborate da Frontex, emerge che la presenza di assetti navali delle ong in prossimità delle coste libiche continua a rappresentare un fattore di attrazione». «Il cosiddetto pull factor, secondo Frontex, va riferito sia ai migranti che si sentono rassicurati dalla presenza in mare di tali assetti sia alle organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, le quali plasmano il loro modus operandi in rapporto alla presenza di assetti ong nell'area»;

          l'attuale Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale in due interviste, sul Corriere della Sera e a Mezz'ora in più su Rai 3, ha ribadito: «In un rapporto dell'agenzia europea Frontex è scritto che le ong si danno appuntamento con gli scafisti nel Mediterraneo»;

          a tal proposito vi è da sottolineare come tale teorema sia già stato proposto in passato, senza mai trovare conferme;

          peraltro, se il citato rapporto esistesse davvero, sarebbe stato redatto in un periodo in cui a dirigere Frontex vi era Fabrice Leggeri, dimessosi nell'aprile del 2022 a causa di un rapporto dell'Olaf, l'agenzia antifrode dell'Ue, che lo accuserebbe di essersi mostrato «sleale verso l'Ue» e responsabili di una «cattiva gestione del personale» e di una inchiesta giornalistica dalla quale emergerebbero pratiche di respingimenti nell'Egeo – vietati dalle norme Ue e dal diritto internazionale – verso la Turchia, da parte della Guardia costiera greca, alla presenza di funzionari Frontex;

          lo studio condotto sui dati 2014-2019 da Eugenio Cusumano e Matteo Villa per l'European University Institute sulla teoria del pull-factor ha confutato comunque che in quel periodo vi fosse una correlazione tra partenze dalla Libia e presenza di navi ong e anche per il periodo citato da Frontex non ci sarebbero evidenze, anzi, nei primi quattro mesi e mezzo del 2021 la media di migranti partiti ogni giorno dalle coste libiche è di 125 con le ong presenti nell'area sar libica e 135 senza, stando alle affermazioni dell'analista dell'Ispi Matteo Villa basate su dati ufficiali;

          sempre secondo Matteo Villa, inoltre, in ogni caso il lasso di tempo dell'analisi di Frontex sarebbe troppo limitato per dimostrare statisticamente il pull-factor;

          a parere dell'interrogante le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Antonio Tajani risultano ancora più gravi perché accuserebbe le ong di complicità nel traffico di persone attraverso vere e proprie consegne concordate di migranti;

          sino ad oggi non è mai stato dimostrato che tra trafficanti e Ong possano essere intercorsi degli accordi e tale argomento, non supportato da alcuna prova e smentito da dati e inchieste giudiziarie, intende soltanto criminalizzare la doverosa attività di soccorso operata dalle navi umanitarie –:

          se i Ministri interrogati non intendano chiarire da quale documento ufficiale elaborato da Frontex hanno appreso le notizie richiamate in premessa, secondo cui le navi Ong costituirebbero un «pull-factor», facendosi al contempo promotori verso l'agenzia Frontex affinché tale rapporto venga integralmente diffuso e reso pubblico.
(4-00089)


      ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          i giudici del tribunale di Roma hanno accolto il ricorso di due madri: sul documento rilasciato dal Comune di Roma è necessario indicare la qualifica neutra di «genitore»;

          i giudici del tribunale civile di Roma (XVIII sezione) hanno accolto il ricorso di due madri per l'identità da scrivere sulla carta di identità elettronica valida per l'espatrio della figlia;

          «Il tribunale accoglie parzialmente il ricorso e per l'effetto dichiara il difetto di legittimazione passiva di Roma Capitale». È una sentenza importantissima, che spiana la strada all'abolizione della norma, contenuta nel cosiddetto decreto Salvini del 31 gennaio 2019, che imponeva la dicitura «padre» e «madre», e al riconoscimento del ruolo genitoriale di due mamme o due papà anche sui documenti del minorenne;

          l'ordinanza del 9 settembre 2022, non impugnata dal Ministero dell'interno, è rivolta al Ministero dell'interno e ora il sindaco di Roma, «come ufficiale del Governo», «è tenuto ad indicare (apportando al software e/o dell'hardware predisposto per la richiesta, la compilazione, l'emissione e la stampa delle carte d'identità elettroniche le modifiche che si rendessero all'uopo necessarie) le qualifiche "neutre" di "genitore" in corrispondenza dei nomi delle ricorrenti (...)»;

          il ricorso delle due mamme era stato portato avanti dalle associazioni Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno, che fin dal 31 gennaio 2019 si erano attivate per modificare la dicitura impressa sulle carte d'identità elettroniche rilasciate a minorenni;

          l'adozione del provvedimento andava infatti contro le indicazioni del Garante della privacy e della Conferenza Stato-città e metteva in seria difficoltà le famiglie omogenitoriali: migliaia di mamme e di papà, già legalmente tali in forza di legge o di intervenute sentenze di adozione, sono state costrette (e lo sono ancora oggi) a vedere il proprio nominativo femminile indicato sotto la dicitura «padre» e viceversa il proprio nominativo maschile indicato sotto la dicitura «madre»;

          l'ordinanza, ampiamente motivata, precisa: «Discutendosi, nella fattispecie, del rilascio della Carta d'Identità Elettronica valida per l'espatrio, la falsa rappresentazione del ruolo parentale di una delle due genitrici, in evidente contrasto con la sua identità sessuale e di genere, comporta conseguenze (almeno potenziali) rilevanti sia sul piano del rispetto dei diritti garantiti dalla Costituzione, sia sul piano della necessaria applicazione del diritto primario e derivato dell'Unione europea»;

          inoltre, il giudice ha aggiunto: «La carta d'identità è un documento con valore certificativo, destinato a provare l'identità personale del titolare, che deve rappresentare in modo esatto quanto risulta dagli atti dello stato civile di cui certifica il contenuto. Ora, un documento che, sulla base di un atto di nascita dal quale risulta che una minore è figlia di una determinata donna ed è stata adottata da un'altra donna, indichi una delle due donne come "padre", contiene una rappresentazione alterata, e perciò falsa, della realtà ed integra gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico (articoli 479 e 480 del codice penale)»;

          la sentenza rappresenta un importante risultato, ora sta al Governo annullare il decreto se non vuole continuare ad offendere la dignità e l'identità di tante famiglie, che volta per volta dovrebbero chiedere a un tribunale di disapplicare il decreto per vedersi riconosciuti i propri diritti fondamentali –:

          se il Ministro interrogato non ritenga, anche alla luce di quanto in premessa, di dover annullare il decreto in oggetto, tutelando così i diritti dei più deboli, in questo caso i minorenni, evitando che vengano riportate su documenti ufficiali informazioni false e lesive della dignità dei bambini con due mamme o due papà anziché veder riconosciuta la loro storia e la loro famiglia.
(4-00090)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CASU, MANZI, ASCANI, ZINGARETTI, MADIA, ORFINI, MORASSUT, CIANI, SPERANZA e BERRUTO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          da alcuni organi di stampa si apprende che un professore del liceo artistico Enzo Rossi di Roma sarebbe stato accusato dai suoi allievi di antisemitismo, infatti, il docente si sarebbe rivolto ad alcuni suoi studenti di religione ebraica appellandoli come nasoni e sostenendo inoltre che andrebbero tutti cremati;

          l'avvenimento è stato reso noto dal Collettivo Osa durante l'occupazione dell'istituto romano, inoltre la violenza verbale sarebbe continuata anche nei confronti di alcune studentesse intente a raccogliere oggetti caduti, alle quali il medesimo docente si sarebbe rivolto dicendo che le studentesse lo stavano provocando;

          purtroppo non si tratta di un caso isolato di violenza verbale, la settimana scorsa, infatti, al liceo Cavour uno studente trans di 18 anni nel ricevere indietro il proprio compito in classe si è visto attaccato dal docente a causa del nome con il quale aveva firmato il proprio compito;

          le parole espresse dal professore, se confermate, risulterebbero, di una gravità inaudita, in quanto espresse in un contesto, quale quello scolastico, che dovrebbe essere di inclusione e protezione nei confronti degli studenti, oltre che di crescita culturale e personale per gli stessi –:

          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di verificare i fatti espressi in premessa e se non intenda valutare l'invio di ispettori del Ministero al fine di accertare le eventuali responsabilità del docente oltre che condannare pubblicamente gli incresciosi eventi raccontati;

          se il Ministro in indirizzo intenda adottare iniziative volte a prevedere, all'interno degli istituti scolastici, percorsi educativi rivolti a studenti e insegnanti indirizzati all'insegnamento dei principi di uguaglianza e rispetto reciproco.
(5-00036)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


      DORI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          con bando pubblicato l'11 dicembre 2020 è stato indetto un concorso pubblico distrettuale per l'assunzione di 2700 cancellieri esperti;

          all'esito della procedura concorsuale in alcuni distretti il numero dei vincitori è risultato inferiore al numero dei posti messi a concorso mentre in altri distretti la graduatoria è composta da un numero di candidati, risultati idonei al termine delle prove, superiore al numero dei posti messi a bando;

          ad ottobre 2021, conclusa la procedura di assunzione dei vincitori, si è provveduto ad effettuare un primo scorrimento delle graduatorie capienti, al fine di coprire le vacanze determinatesi a seguito di rinunce alla sottoscrizione del contratto;

          ad oggi sono state immesse in servizio 2381 unità;

          alla pagina 21 del Piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024) si afferma: «stante la sussistenza di graduatorie vigenti formatesi al termine di concorsi specifici banditi dal Ministero della giustizia, nella qualifica di direttori e cancellieri esperti, si chiede di portare a compimento... l'assunzione di 686 unità di cancellieri esperti... mediante scorrimento ad esaurimento della graduatoria citata, a copertura parziale del fabbisogno nella qualifica, pari a 1047 unità richieste»;

          dalla tabella delle facoltà assunzionali allegata al Piano triennale risulta evidente la sussistenza di fondi volti ad assumere integralmente le 686 unità di cancellieri esperti;

          in risposta all'interrogazione a risposta orale 3-02870 dell'interrogante, il 14 giugno 2022 il Ministero della giustizia rispondeva che: «Va infine ricordato che con nota formale inoltrata al Dipartimento della Funzione Pubblica... questo Dicastero ha richiesto di procedere, per l'anno in corso, alla assunzione di tutti gli idonei non vincitori presenti ancora nelle dette graduatorie, 345 idonei quanto a direttori e 686 idonei quanto ai cancellieri esperti»;

          secondo il Piano triennale, l'assunzione di 340 unità di direttori e 686 unità di cancellieri esperti ha un costo complessivo a gravare sul budget residuo 2019-2020 pari a 33.827.544,51;

          con decreto del 30 giugno 2022, n. 132, il Ministro per la pubblica amministrazione ha autorizzato il Ministero della giustizia ad effettuare procedure di reclutamento e ad assumere a tempo indeterminato le unità indicate nella tabella 11, quindi solo 319 assunzioni residue;

          dal Piano triennale risulta la sussistenza di sufficienti fondi per procedere, come chiesto dal Ministero della giustizia, allo scorrimento integrale delle graduatorie del concorso per cancellieri esperti, nella misura di 686 idonei –:

          quali informazioni i Ministri interrogati intendano fornire relativamente all'adozione dei provvedimenti che autorizzino lo scorrimento integrale della graduatoria distrettuale per l'assunzione dei restanti idonei nella qualifica di cancelliere esperto al fine di rispettare il termine del 31 dicembre 2022.
(3-00026)

SALUTE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'economia e delle finanze – per sapere – premesso che:

          la legge 4 agosto 2021, n. 116, approvata all'unanimità dal Parlamento in tutte le tre letture di cui è stata oggetto, reca disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici;

          la finalità dell'intervento normativo è quella di favorire il più possibile la diffusione della presenza di defibrillatori presso le sedi delle pubbliche amministrazioni, luoghi pubblici e aperti al pubblico, nell'ambito dell'attività sportiva ed anche all'interno di strutture private come i condomini;

          in particolare l'articolo 1 della legge prevede la definizione di un programma pluriennale per favorire la progressiva diffusione e l'utilizzazione dei defibrillatori semiautomatici e automatici esterni tramite un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare su proposta del Ministro della salute, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e per la pubblica amministrazione, sentiti tutti gli altri Ministri interessati e previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;

          per l'acquisto dei Dae la legge ha altresì previsto un finanziamento a regime di 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021, stanziamento che regolarmente figura al capitolo 3603 dello stato di previsione del Ministero della salute come approvato per l'anno 2022 e per il triennio 2022-2024 dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234;

          la diffusione della presenza e dell'accesso ai Dae nel maggior numero di luoghi possibili, ad iniziare da scuole e università, oltre che in altri luoghi pubblici, è di fondamentale importanza per salvare vite umane e l'importanza di tale finalità è stata resa esplicita dal consenso unanime tributato da tutte le forze politiche alla legge, unanimità di consensi che raramente si verifica nell'ambito dell'esercizio della potestà normativa da parte del Parlamento;

          se non attuata nelle parti che lo prevedono la legge non può essere applicata e le risorse economiche regolarmente stanziate non potranno essere utilizzate per la loro finalità che è quella di salvare vite umane –:

          quale sia lo stato di attuazione della definizione del programma pluriennale di cui all'articolo 1, comma 2, nonché quello degli altri provvedimenti attuativi previsti dalla legge n. 116 del 2021 all'articolo 1, comma 3, all'articolo 4, comma 2, all'articolo 7 comma 1 e all'articolo 8, comma 3.
(2-00016) «Mulè».

Interrogazione a risposta scritta:


      CIANI, FURFARO, GIRELLI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

          la nostra Costituzione pone all'articolo 3, comma 1, il principio di uguaglianza formale, che è di fatto il corollario immediato della non discriminazione: «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali», mentre al comma 2 si evidenzia, invece, che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà ed eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Nel 1948, con l'entrata in vigore della Costituzione in Italia, si posero le prime basi per la costruzione di un vero e proprio apparato di principi e di norme a contrasto della discriminazione;

          ebbene, nel 2022, diversi articoli di stampa – diffusi in data martedì 15 novembre – rendevano noto un caso di razzismo nei confronti del dottor Enock Rodrigue Emvolo, originario del Camerun, che ha da poco iniziato ad esercitare a Fagnano Olona, provincia di Varese, la sua professione di medico. «Non mi faccio curare da un nero. Vada a far pascolare le pecore» o «Un medico africano non lo vogliamo» sarebbero stati gli insulti ricevuti via social;

          il fatto che una persona, medico, giovane, decida di venire nel nostro Paese per lavorare è un'ottima notizia per la partecipazione e la democrazia. Che per gli stessi motivi diventi oggetto di attacchi volgari e vergognosi dà la misura di quanto la predicazione dell'odio si sia radicata e quanto i social ne siano divenuti la pubblica piazza. Se lasciati impuniti questi comportamenti possono solo abbassare il livello di umanità e civiltà del nostro Paese. Occorre dare un segnale chiaro di condanna di questo linguaggio che sdogana violenza e odio –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intendano dissociarsi categoricamente dall'utilizzo delle espressioni offensive qui descritte, ribadendo contestualmente l'importanza di un linguaggio inclusivo e pacifico quale elemento chiave per contrastare il diffondersi di una cultura dell'odio e dello scarto.
(4-00080)

ERRATA CORRIGE

      Interrogazione a risposta in Commissione Fenu e altri n. 5-00032 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 10 del 16 novembre 2022. Alla pagina 169, prima colonna, dalla riga prima alla riga terza deve leggersi: «FENU, TORTO, ALFONSO COLUCCI, DELL'OLIO, AMATO, CAFIERO DE RAHO, ALIFANO, QUARTINI, MORFINO, TODDE, CASO, CAROTENUTO, AIELLO, ASCARI, ILARIA FONTANA, CARMINA, D'ORSO, CHERCHI, ORRICO, TUCCI, AURIEMMA, PAVANELLI, GIULIANO, L'ABBATE, LOVECCHIO e SCERRA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere –» e non come stampato.