XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 24 gennaio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,

          premesso che:

              l'Italia, con quasi un quinto del vino prodotto a livello globale, è il maggior produttore di vino nel mondo e vanta una tra le più antiche e rinomate produzioni, con una storia che risale a migliaia di anni fa;

              la produzione vinicola italiana è molto diversificata, con una grande varietà di vitigni e tecniche di coltivazione, tradizioni vinicole e denominazioni geografiche che determinano storia e identità dei diversi territori;

              l'Irlanda di recente ha ricevuto il formale via libera dell'Unione europea per procedere all'adozione di etichette che informino dei rischi per la salute connessi al consumo di alcol sulle bottiglie di alcolici, tra i quali rientra anche il vino;

              l'autorizzazione dell'Unione europea si è realizzata a seguito del «silenzio assenso» al termine del periodo di moratoria di sei mesi previsto dalla normativa alla richiesta da parte dell'Irlanda di introdurre a livello nazionale l'obbligo di inserire alert sanitari sull'etichetta delle bevande alcoliche; se arriverà anche l'autorizzazione dell'organizzazione mondiale del commercio, su tutte le bottiglie di bevande alcoliche che saranno messe in vendita in Irlanda sarà obbligatorio indicare nell'etichetta i rischi sanitari connessi all'uso delle sostanze alcoliche;

              la regolamentazione che vuole introdurre l'Irlanda non differenzia l'uso dall'abuso di alcol, tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche e, pertanto, non appare in grado di apportare misurabili ed effettivi benefìci nella lotta contro il consumo irresponsabile;

              la nuova regolamentazione voluta dall'Irlanda crea una forte spaccatura all'interno del mercato unico europeo, legittimando etichettature differenti sui prodotti all'interno dei Paesi membri, mettendo in pericolo l'armonizzazione della legislazione e compromettendo la libera circolazione delle merci nel mercato interno;

              il Parlamento europeo nel 2022 si è espresso, con un voto a larghissima maggioranza, contro le suddette indicazioni nelle etichette. Nell'approvazione della relazione sul Piano di azione anti-cancro, dal testo originario è stato cancellato il riferimento ad avvertenze sanitarie in etichetta e introdotto l'invito a migliorare l'etichettatura delle bevande alcoliche con l'inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol;

              la decisione dell'Irlanda avrà conseguenze negative per l'export italiano, con il rischio che il danno diventi molto più consistente nel caso in cui altri Paesi decidano di seguirne tale esempio;

              avverso la decisione irlandese, oltre all'Italia, anche altri Paesi dell'Unione europea hanno espresso parere negativo, rilevandone le conseguenze negative sul mercato interno,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi nelle sedi europee ed internazionali al fine di scongiurare sia l'autorizzazione da parte dell'Organizzazione mondiale del commercio all'iniziativa dell'Irlanda, sia l'adozione di analoghe iniziative da parte di altri Paesi membri, con l'obiettivo di salvaguardare le produzioni italiane e assicurare un corretto funzionamento del mercato interno, prevenendo o rimuovendo eventuali barriere;

2) a favorire un'azione coordinata a livello europeo, basata sul dialogo costruttivo tra i Paesi membri e con le istituzioni europee, al fine di promuovere politiche volte a incoraggiare un consumo consapevole e responsabile di alcol, accompagnate da azioni più mirate contro quello eccessivo e pericoloso, in un'ottica di proporzionalità e ragionevolezza della regolazione.
(1-00046) «Serracchiani, Gnassi, Vaccari, De Luca, Peluffo, Forattini, Marino, Andrea Rossi».


      La Camera,

          premesso che:

              dalla quantità dei servizi erogati dalle amministrazioni comunali dipende largamente la possibilità di godere dei diritti di cittadinanza previsti dalla Costituzione;

              secondo alcuni dati della Corte dei conti, le amministrazioni comunali sono altresì responsabili del 46 per cento degli investimenti nel settore pubblico, circostanza ancora più rilevante poiché ad oggi il Pnrr affida loro una rilevante quota degli impegni di spesa in conto capitale previsti, tra i 40 e i 50 miliardi;

              le capacità delle amministrazioni comunali di svolgere i propri compiti possono essere misurate, dalla quantità e dalla qualità del loro personale, ed in Italia il numero di dipendenti dei comuni rapportato alla popolazione è molto diverso a seconda della loro dimensione, è maggiore nei più piccoli e nei più grandi, minore in quelli di dimensione intermedia, e varia tra le regioni, è più alto in quelle a statuto speciale, decisamente minore in Puglia, ma anche in Lombardia, Veneto, Abruzzo e Campania;

              va anche sottolineato che il personale comunale al Sud mediamente deve fare fronte ad uno spettro più ampio di servizi. Infatti, come mostrato sempre dalla Banca d'Italia, al Centro-Nord è più frequente la gestione indiretta, in particolare per il trasporto pubblico locale e la gestione dei rifiuti. Ciò significa che il personale che eroga questi servizi non fa capo direttamente all'amministrazione ma, in genere, a società partecipate. Anche la gestione di servizi attraverso associazioni di più comuni è maggiormente diffusa nel Centro-Nord;

              in tutti i comuni il personale si è sensibilmente ridotto negli ultimi anni, da 479.233 unità nel 2007 a 348.036 nel 2020, a causa di un sostanziale blocco del turn-over. In particolare, il personale nei comuni delle regioni a statuto ordinario del Sud si è ridotto del 32 per cento, contro il 22 per cento al Centro-Nord. Nelle grandi città del Sud la riduzione è stata del 45 per cento. Il blocco del turn-over ha contribuito ad un significativo innalzamento dell'età media dei dipendenti, con conseguente riduzione del personale dipendente giovane nei comuni del Sud. Il limitato ricambio contribuisce anche a spiegare il peso molto basso del personale con istruzione universitaria in tutti i comuni italiani, ma ancora una volta con particolare riferimento al sud Italia, dove solo poco più di 2 dipendenti su 10 hanno conseguito la laurea, contro i 3 del Centro-Nord;

              la spesa per investimenti al 2021 presentati dalla Corte dei conti, mostra importi in pro capite, significativamente diversi: 241 euro nel Nord-Est, 215 euro nel Nord-Ovest, 179 euro nel Sud continentale, 152 euro al Centro e 143 euro nelle Isole;

              si riscontra una maggiore disponibilità al sud Italia di risorse stanziate dalle politiche di coesione, europee e nazionali;

              dai dati provenienti da uno studio del 2021 della Banca d'Italia e da una recente analisi congiunta dell'Ufficio parlamentare di bilancio e dell'Irpet, risulta una minore disponibilità di risorse ordinarie: una minore capacità di realizzazione, cioè un maggiore scarto fra gli impegni e i pagamenti. I tempi delle realizzazioni al Sud si accorciano significativamente per le opere finanziate con fondi comunitari, per le quali operano meccanismi di accelerazione, che potrebbero auspicabilmente ripetersi per il Pnrr;

              la spesa corrente dei comuni, da cui dipende la loro capacità di erogare servizi, è molto differenziata sul territorio nazionale. Una ricostruzione della Banca d'Italia, mostra valori decisamente più alti nelle aree a statuto speciale del Nord, in Sardegna, ma anche nel centro Italia e in Emilia-Romagna, inferiori nella Pianura padana e in vaste zone del Mezzogiorno, specie in Campania e in Puglia. La relativa carenza di risorse si ripercuote su tutte le principali voci di spesa;

              tale situazione deriva soprattutto dalla mancata attuazione delle regole sul finanziamento dei comuni previste dalla legge n. 42 del 2009, dalla mancata fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep), dai distorti meccanismi di calcolo dei fabbisogni standard (anche se per gli asili nido e alcuni servizi sociali sono state introdotte importanti innovazioni con la legge di bilancio 2020) nonché dal parziale meccanismo di calcolo del fondo di solidarietà comunale (Fsc);

              i dati della Banca d'Italia mostrano che al Sud, a parità di reddito, la pressione fiscale è superiore ma la disponibilità di servizi è assai inferiore. Ad integrazione, ma solo parziale, di quanto appena detto, va ricordato che la «capacità di riscossione» delle amministrazioni del Sud è inferiore rispetto al resto del Paese; ciò determina che quasi il 30 per cento della popolazione del Mezzogiorno vive in comuni in dissesto o in predissesto. Peggiori situazioni di bilancio e difficoltà finanziarie possono acuire le criticità collegate alla stessa realizzazione delle opere, ad esempio in termini di capacità di acquisire prestazioni tecniche esterne o servizi di consulenza e soprattutto incidere sulla capacità delle amministrazioni di fornire nuovi o migliori servizi a valle dei cospicui investimenti in conto capitale previsti dal Pnrr;

              risulta necessario migliorare la capacità dei comuni di far fronte alle proprie responsabilità nella fornitura di servizi e nella realizzazione di investimenti;

              per questo sono state individuate tre aree problematiche, soprattutto nel Mezzogiorno: il personale, in forte contrazione e minore in quantità e peggiore in «qualità» al Sud; i tempi di realizzazione degli investimenti, maggiori nel Mezzogiorno; la capacità di erogare servizi, anche a valle degli investimenti Pnrr, non garantita senza una corretta attuazione delle disposizioni sul federalismo fiscale;

              secondo una stima della Svimez, la spesa in conto capitale dei comuni del Sud, grazie agli stanziamenti del Piano, dovrebbe aumentare di oltre il 50 per cento nel 2024-2025, rispetto al periodo 2017-2019. Inoltre, primissime evidenze relative ad alcune misure del Pnrr a titolarità del Ministero delle infrastrutture sembrerebbero mostrare divari territoriali, a danno del Sud, nella velocità della loro attuazione;

              pertanto, si ritiene indispensabile e urgente sostenere la capacità di realizzazione degli appalti dei comuni, in particolare al Sud, ben più di quanto fatto con alcune misure di sostegno messe in atto dal Governo Draghi, rivelatesi insufficienti;

              senza un radicale potenziamento, quantitativo e qualitativo del personale dei comuni di tutta Italia, con particolare riferimento al Sud, molti di essi difficilmente saranno in grado di svolgere tempestivamente e con qualità le loro funzioni;

              i tempi di realizzazione al Sud si accorciano significativamente per le opere finanziate con fondi comunitari, per le quali operano meccanismi di accelerazione, che potrebbero auspicabilmente ripetersi per il Pnrr,

impegna il Governo:

1) ad intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, per adottare iniziative al fine di accelerare la fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e dei fabbisogni standard, nonché al fine di dare completa attuazione dei meccanismi del Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) per supportare i comuni più deboli del Sud Italia ma non solo, i quali avranno difficoltà a svolgere le proprie attività correnti e di investimento nei prossimi anni e, inoltre, a gestire i cospicui investimenti previsti dal Pnrr che rischieranno di non tradursi in nuovi o migliori servizi per i cittadini;

2) ad adottare iniziative volte a prevedere un aumento della soglia di investimento del Pnrr destinata al Mezzogiorno per quanto riguarda la misura transizione 4.0., visto che, dal monitoraggio ufficiale del Dipartimento per le politiche di coesione, attualmente si registra solo un dato intorno al 20 per cento.
(1-00047) «L'Abbate, Amato, Cherchi, Ascari, Morfino, Aiello, Pavanelli, Penza».

Risoluzioni in Commissione:


      Le Commissioni X e XI,

          premesso che:

              la Whirlpool Corporation è un'azienda multinazionale americana, produttrice di elettrodomestici; il primo prodotto a marchio Whirlpool viene lanciato nel 1950. Nel 2006 dopo aver rilevato la Maytag Corporation e i relativi marchi, è divenuta la principale produttrice mondiale di elettrodomestici;

              nel 2014 rileva la multinazionale italiana Indesit Company e, attraverso questa operazione, acquisisce il controllo dei marchi Indesit e Hotpoint;

              in Italia Whirlpool ha 6 stabilimenti, tra cui quello di Napoli coinvolto in una lunga vertenza a seguito della decisione assunta dalla multinazionale il 1° novembre 2020 di cessare la produzione nel sito di Napoli e di licenziare i dipendenti, nonostante l'accordo del 25 ottobre 2018 firmato da parti sociali e Governo prevedesse il mantenimento dei livelli occupazionali e, nel sito di Napoli, un investimento per il triennio 2019-2021 di circa 17 milioni di euro tra prodotto, processo, ricerca e sviluppo, a fronte dell'utilizzo di ammortizzatori sociali da parte delle istituzioni;

              il caso Whirlpool rappresenta uno dei tanti casi in cui una grande impresa internazionale decide di lasciare il nostro Paese. Da anni, infatti, l'Italia è uno dei Paesi europei maggiormente soggetti alla delocalizzazione, anche se recentemente sembrerebbe che il fenomeno abbia subito un progressivo rallentamento per effetto di una tendenza inversa (il «reshoring», ossia il rientro nel Paese di origine di aziende che nel corso del tempo avevano spostato la sede all'estero);

              le conseguenze della dismissione dell'ex impianto Whirlpool di Napoli – in assenza dell'adozione di adeguate misure per il rilancio produttivo dell'intera area e per il riassorbimento dei dipendenti ex Whirlpool – avrebbe l'effetto di un impoverimento del tessuto sociale dell'area con drammatiche ricadute in termini occupazionali ed economiche per tutti i dipendenti dello stabilimento e per le loro famiglie in una città come quella di Napoli già attraversata da difficoltà economiche;

              attualmente sono 317 gli ex operai dello stabilimento colpiti dalla procedura di licenziamento e che beneficiano della Naspi, l'indennità mensile di disoccupazione che ammonta a 800 euro e già dai prossimi mesi diminuirà gradualmente;

              il 23 marzo 2022, Whirlpool, ha ribadito all'allora Ministero dello sviluppo economico la volontà di vendere a prezzo simbolico l'immobile di via Argine a uno o più soggetti che si fossero impegnati in un loro progetto di reindustrializzazione che garantiscano l'assorbimento degli ex lavoratori Whirlpool;

              il 24 marzo 2022, si sono quindi istituiti presso la prefettura di Napoli i tavoli di confronto che hanno visto la partecipazione costante di tutti gli attori istituzionali coinvolti; durante i numerosi incontri regione Campania, comune di Napoli e il Commissario della Zes-Zona economica speciale Campania davano ampia disponibilità ad assumere tutte le iniziative di propria competenza, al fine di chiarire tempestivamente le questioni ambientali, urbanistiche ed edilizie e così consentire l'avvio del processo di reindustrializzazione e formazione del personale;

              nell'ottobre del 2022 veniva firmato un protocollo d'intesa fra Ministero dello sviluppo economico, Prefetto di Napoli, comune di Napoli, il Commissario della Zes (Zona speciale economica), regione Campania e sindacati con il quale si prevedeva che il comune di Napoli mantenesse la vocazione industriale dell'area mentre il Commissario della Zes Campania si dichiarava disponibile, in presenza delle idonee condizioni normative, ad acquisire la proprietà del sito di via Argine entro il 30 novembre 2022, al fine di mettere in sicurezza lo stabilimento con l'impegno di cederlo in un secondo momento al soggetto che si sarebbe occupato della reindustrializzazione con il vincolo di assorbire tutti i lavoratori e alle medesime condizioni economiche e normative della società di provenienza;

              in data 14 dicembre 2022 si è svolto un incontro convocato dal Ministero delle imprese e del made in Italy avente ad oggetto lo stabilimento con sede a Napoli della multinazionale Whirlpool; all'incontro hanno partecipato i rappresentanti del Ministero delle imprese e del made in Italy, il Prefetto di Napoli, Invitalia, la regione Campania, il comune di Napoli, la Zes-Zona economica speciale Campania, il Commissario straordinario del Governo, Giuseppe Romano, le Segreterie di Cgil, Cisl, Uil, Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil e Ugl metalmeccanici, unitamente alle RSU;

              nel corso dell'incontro veniva confermato l'impegno del Governo alla soluzione della vertenza che riguarda i lavoratori provenienti dal bacino Whirlpool Napoli nonché l'imminente avvio della fase di formalizzazione degli atti presso il notaio per la stipula dell'atto di cessione dell'area industriale di via Argine 310 a Napoli da Whirlpool Emea S.p.A. al Commissario straordinario del Governo della Zes-Zona economica speciale Campania dottor Giuseppe Romano entro il 31 dicembre 2022;

              nel medesimo incontro veniva prevista la formalizzazione entro il prossimo 15 gennaio 2023 dell'avviso pubblico per la ricerca di potenziali investitori con la conferma dell'impegno di quanto riportato nel precedente verbale del 21 ottobre 2022 ovvero che la successiva cessione dell'immobile verso soggetti che presentino Piani completi e dettagliati con l'assicurazione della tutela dell'intero bacino con priorità di occupazione ai lavoratori ex Whirlpool alle medesime condizioni economiche e normative della società di provenienza, vigilando sul mantenimento dell'impegno che i tempi di assunzione rimangano nei limiti del periodo coperto dagli ammortizzatori;

              come si apprende dalla stampa on line (www.ilsole24ore.it del 23 dicembre 2022), in data 23 dicembre 2022 la multinazionale del bianco ha formalizzato il trasferimento della piena proprietà dello stabilimento di Napoli, sito in via Argine 310, e delle relative pertinenze al Commissario Straordinario di Governo per la Zona economica speciale (Zes) regione Campania;

              «Secondo quanto contenuto nell'atto di vendita, la Zes Campania utilizzerà tale acquisizione ai fini della successiva cessione – mediante un bando pubblico – ad uno o più soggetti e finalizzato alla futura reindustrializzazione dell'area produttiva»;

              «L'acquisizione del sito da parte del Commissario Zes Campania – secondo una nota congiunta di Prefettura di Napoli, regione Campania, comune di Napoli e Commissario Zes Campania – rappresenta il primo, necessario, passo per la reindustrializzazione del sito, ed è stato concordato durante le numerose riunioni dedicate alla crisi industriale, che hanno visto coinvolti tutti gli attori istituzionali di riferimento»;

              la futura cessione del sito impone la messa in campo di strategie industriali efficaci e tempestive finalizzate a garantire non solo la ricerca ed individuazione di uno o più investitori che assicurino l'avvio e/o il rilancio dell'attività industriale ma anche l'occupazione futura e il riassorbimento di tutti i lavoratori del bacino ex Whirlpool,

impegnano il Governo:

          a ricercare, valutare e sostenere, per quanto di competenza, ogni progetto industriale che abbia come obiettivo prioritario la rigenerazione economica e produttiva dello stabilimento ex Whirlpool di Napoli di cui in premessa nonché la garanzia del riassorbimento di tutti i 317 ex dipendenti Whirlpool, la reindustrializzazione dell'area e l'avvio dell'attività produttiva;

          ad adottare, unitamente agli altri soggetti istituzionali coinvolti, urgenti ed efficaci strategie industriali volte alla ricerca ed alla individuazione di investitori che forniscano adeguate garanzie finalizzate alla realizzazione di un piano industriale condiviso con le parti sociali e che abbia come priorità il riassorbimento dei lavoratori dello stabilimento ex Whirlpool e il rilancio del ruolo produttivo dell'area;

          ad assicurare, nelle more della cessione finalizzata alla futura reindustrializzazione dell'area produttiva, anche con la previsione di apposite risorse finanziarie, specifici percorsi di aggiornamento e riqualificazione professionale di tutti i 317 ex dipendenti dello stabilimento Whirlpool di Napoli anche al fine di favorirne il riassorbimento e l'occupazione futura, coinvolgendo le istituzioni regionali e locali interessate;

          a sostenere, per quanto di competenza, l'azione del Commissario straordinario di Governo per la Zona economica speciale (Zes) della regione Campania e di tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti al fine di favorire il rilancio del sito e dell'area produttiva e comunque la salvaguardia del perimetro occupazionale dello stabilimento ex Whirlpool di Napoli.
(7-00029) «Pavanelli, Carotenuto, Marianna Ricciardi, Cherchi, Amato, Barzotti, Penza».


      Le Commissioni X e XI,

          premesso che:

              la società Dema è un operatore di rilevanza primaria in ambito nazionale nel segmento delle aerostrutture, che conta alcuni siti produttivi in Campania e Puglia;

              dopo anni di difficoltà finanziarie, nel 2017 la società ha avviato una ristrutturazione, trovando nel fondo inglese «Bybrook Capital» il nuovo socio di maggioranza, salito poi nel 2019 al 100 per cento del capitale societario;

              la società Dema ha due sedi denominate Dema (in Somma Vesuviana e Brindisi) e due aziende controllate al 100 per cento denominate Cam (Paolisi) e Dar (in Brindisi); in totale sono occupate circa 674 dipendenti;

              l'emergenza epidemiologica ha determinato un forte impatto sul mercato di riferimento: la perdita di fatturato ha spinto la società ad una necessaria modifica del piano industriale mediante una rivisitazione al ribasso dei volumi produttivi;

              tuttavia la sostenibilità del Business Plan è stata possibile grazie al supporto finanziario degli azionisti che hanno apportato ingenti risorse;

              con riferimento alla procedura di ristrutturazione, la società ha tentato di addivenire ad un accordo con i propri debitori. Precisamente, Dema ha firmato accordi di riscadenzamento del debito con molti dei creditori, spesso prevedendo l'allungamento del periodo e la restituzione in quote crescenti;

              intanto il fondo Bybrook viene assorbito e diventa Cairn Capital;

              nell'aprile del 2021 la società ha ottenuto il provvedimento di omologa dell'accordo di ristrutturazione del debito ai sensi dell'articolo 182-bis della legge fallimentare e ha avviato una serie di interlocuzioni con Invitalia per verificare la fattibilità di interventi di finanza agevolata;

              come risulta dal verbale di incontro del 12 ottobre 2022 presso il Ministero dello sviluppo economico, il Presidente Angelo Rodolfi, recentemente nominato presidente e amministratore delegato della Dema SpA, ha reso noto che la società ha presentato un'istanza di pre-concordato presso il tribunale di Napoli a causa di una situazione di forte instabilità finanziaria. In particolare, è stato fornito un quadro descrittivo della società dal 2012 al 2022, periodo durante il quale quest'ultima ha registrato un calo di fatturato del 70 per cento, l'assenza di utili e perdite di circa 200 milioni;

              come conseguenza, la società attraversa una grave situazione di difficoltà finanziaria non disponendo di risorse sufficienti a coprire i costi della produzione e del personale;

              la società ha dichiarato che, con il supporto dell'advisor KPMG, si procederà alla stesura di un piano per intervenire sulle diseconomie di gestione e per dare impulso agli investimenti al fine di garantire la continuità aziendale, auspicando il supporto delle istituzioni per individuare percorsi di sostegno;

              in tale contesto le organizzazioni sindacali hanno valutato negativamente l'operato del Fondo e del gruppo dirigente degli ultimi anni evidenziando conseguenze negative sui lavoratori che, con i sacrifici e il loro impegno, hanno mantenuto la continuità operativa anche nella fase complessa della pandemia;

              hanno, quindi manifestato una forte opposizione ad un possibile ridimensionamento dei livelli occupazionali e dei perimetri industriali attualmente presenti sui tre siti, auspicando che, nel contempo, vengano definiti gli interventi volti al rilancio dell'azienda;

              al termine dell'incontro del 12 ottobre 2022, il rappresentante del Fondo Cairn Capital ha offerto la propria disponibile a supportare finanziariamente un piano di rilancio del gruppo Dema che sia valutato sostenibile dagli organi deliberanti del Fondo;

              l'azienda ha dichiarato che non procederà ad azioni unilaterali in materia di riduzione del personale cui è applicato il CCNL dell'industria metalmeccanica e delle installazioni degli impianti fino alla convocazione del prossimo incontro;

              in occasione dell'incontro del 12 ottobre 2022 l'azienda, infine, si impegnava ad avanzare istanza al tribunale di Napoli per essere autorizzata a corrispondere il residuo delle retribuzioni del mese di settembre e fino al 7 ottobre, e a erogare entro il 20 di ottobre l'anticipo del 25 per cento delle retribuzioni di ottobre 2022 e la restante parte nelle scadenze naturali;

              a tutt'oggi, tuttavia, rimane forte la preoccupazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali in merito alle prospettive occupazionali: gli ultimi anni di gestione della società hanno dimostrato che non è con i tagli del personale che può essere superata la crisi ovvero la perdita di competitività sul mercato della società Dema, ma con la elaborazione di un adeguato piano industriale che consenta alla stessa di essere produttiva in tempi rapidi e che preveda non solo il riequilibrio dei conti ma anche il rilancio degli investimenti con adeguate iniezioni di capitale e risorse unitamente all'adozione di tutte le misure necessarie per garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e la valorizzazione dei redditi dei lavoratori,

impegnano il Governo:

          a promuovere immediatamente un tavolo di crisi a livello governativo che veda il coinvolgimento della società Dema Spa, delle parti sociali e di tutti gli attori istituzionali interessati;

          ad adottare tutte le iniziative utili al fine di favorire e sostenere l'adozione di un piano industriale di rilancio aziendale condiviso con le parti sociali, organizzazione dei lavoratori e attori istituzionali che coniughi il rilancio degli investimenti da parte della società Dema e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e dei redditi dei lavoratori.
(7-00030) «Pavanelli, Carotenuto, Marianna Ricciardi, Cherchi, Amato, Penza».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


      ORSINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il Mediterraneo sembra diventare sempre più un'area contesa, con crescenti e contrastanti rivendicazioni dei Paesi rivieraschi e gli interventi di potenze esterne, creando preoccupanti tensioni anche per quanto attiene allo sfruttamento delle sue risorse;

          il perdurante conflitto in Ucraina continua a porre il nostro Paese dinanzi alla necessità di trovare strategie urgenti e lungimiranti per assicurare, già nel breve periodo, una soluzione alla questione della sicurezza energetica;

          il fenomeno dell'immigrazione irregolare ha visto negli ultimi mesi un aumento dei flussi che giungono dalla Libia e dalla Tunisia, Paesi attraversati da profonde crisi politiche ed economiche;

          la Libia, in particolare, continua ad essere divisa, con evidenti ripercussioni sia sulla cooperazione migratoria sia sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici che provengono da quel Paese; accanto a queste criticità lo scenario regionale offre occasioni di collaborazione legate alla valorizzazione delle risorse economiche –:

          quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato, anche alla luce di quanto esposto in premessa, per dare nuovo impulso all'azione dell'Italia volta a stabilizzare l'area del Mediterraneo al fine di promuovere gli interessi del nostro Paese.
(3-00124)


      SERRACCHIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, AMENDOLA, BOLDRINI, FERRARI, GHIO, CASU e FORNARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          nei giorni scorsi, il Ministro interrogato ha incontrato il Presidente egiziano Al-Sisi e ha riferito, via social, riguardo il colloquio che: «ho chiesto e ricevuto rassicurazioni per forte collaborazione sui casi Regeni e Zaki». Il portavoce della Presidenza egiziana ha dichiarato che: «l'incontro ha testimoniato la volontà e l'interesse reciproco di sviluppare le relazioni bilaterali tra i due Paesi in tutti i campi nel prossimo periodo»;

          a metà novembre 2022, la Presidente del Consiglio dei ministri Meloni aveva avuto un incontro con il Presidente Al-Sisi e aveva ribadito che in Italia c'è la massima attenzione per il caso Regeni e che «ci si aspetti collaborazione»;

          l'Egitto si è sempre rifiutato di prestare la minima collaborazione per processare gli indagati del delitto Regeni;

          difatti, un funzionario del Ministero della giustizia, riferendo in tribunale nell'ambito del processo Regeni, ha confermato di «non aver ricevuto nessuna risposta dalle autorità egiziane», che per gli egiziani nessun processo e nessuna collaborazione sono possibili e che in Egitto non si potrà più aprire un procedimento per il caso Regeni nei loro confronti, per il principio del «ne bis in idem»;

          il processo Regeni in Italia è fermo da quasi due anni per una questione procedurale, in quanto non è possibile notificare gli atti agli imputati. Ma la notifica è impossibile senza la collaborazione dell'Egitto, che non consegna gli indirizzi all'Italia. A nulla sono valse rogatorie internazionali, né le pressioni politiche del nostro Governo. L'ex Ministra della giustizia, Cartabia, si era offerta di andare personalmente al Cairo. Ma l'Egitto non si è degnato nemmeno di rispondere. Per questo motivo, parrebbe anche che l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi aveva maturato la decisione di non partecipare alla Cop26. Draghi aveva compiuto anche un altro atto dal valore fortemente simbolico: la costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri nel procedimento contro i quattro agenti egiziani;

          un'ultima via legale ancora esperibile potrebbe essere quella dell'arbitrato internazionale, facendo ricorso agli strumenti previsti dalla Convenzione internazionale contro la tortura, di cui Italia e Egitto sono entrambi firmatari, e citando, dunque, l'Egitto davanti a un giudice per aver violato la Convenzione –:

          che tipo di «rassicurazioni per una forte collaborazione sul caso Regeni» abbia ricevuto il Ministro interrogato dal Presidente egiziano e se il Governo intenderà avvalersi dei meccanismi previsti dalle Nazioni Unite e citare l'Egitto per aver violato la Convenzione internazionale contro la tortura.
(3-00125)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


      GADDA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

          i commi 45-51 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, riconoscono, come per il quarto trimestre 2022, un credito d'imposta a favore delle imprese esercenti attività agricola, della pesca e agromeccanica pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del carburante per la trazione dei mezzi utilizzati effettuano nel primo trimestre 2023;

          tale agevolazione è estesa per lo stesso periodo, per le imprese esercenti attività agricola e della pesca, anche alla spesa per gasolio e benzina utilizzati per il riscaldamento delle serre e dei fabbricati adibiti all'allevamento;

          la normativa si applica sia al gasolio/benzina per autotrazione che al gasolio agricolo/benzina agricola, per cui il credito di imposta può riguardare sia il gasolio che la benzina utilizzati sulle diverse tipologie di veicoli destinati all'esercizio dell'attività agricola (articoli 54, 57 e 58 del codice della strada);

          le macchine agricole semoventi sono definite dal codice della strada all'articolo 57 comma 2: trattrici agricole, macchine agricole operatrici a due o più assi e macchine agricole operatrici ad un asse;

          è opportuno chiarire l'applicabilità del credilo d'imposta nel caso in cui il gasolio agricolo sia utilizzato per alcune lavorazioni che sono effettuate con veicolo fermo e quindi non prevedano la funzione di «trazione»;

          infatti le macchine semoventi possono effettuare lavorazioni agricole tramite attrezzature azionate dalla presa di potenza, che, a prescindere se la macchina sia in movimento oppure no, è alimentata dal gasolio agricolo della stessa;

          il concetto è stato chiarito dalla definizione di trattrici e dell'articolo 57 del codice della strada che prevede le seguenti funzioni: trazione, tirare, spingere, portare prodotti agricoli e sostanze di uso agrario, azionare determinati strumenti, eventualmente equipaggiate con attrezzature portate o semiportate da considerare parte integrante della trattrice;

          è opportuno valutare la possibilità di applicare il credito d'imposta a tutte le lavorazioni elencate nel decreto 30 dicembre 2015 («decreto ettaro-coltura»), come l'irrigazione effettuata con motori dedicati o l'essiccazione dei cereali –:

          se sia a conoscenza che diverse tipologie di lavorazioni agricole potrebbero essere escluse dall'accesso al credito d'imposta e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire l'accesso all'agevolazione a tutto il gasolio agricolo utilizzato dalle imprese agricole, a partire dall'esclusione normativa del riferimento alla «trazione dei mezzi», evitando un'inutile limitazione burocratica nell'accesso alla misura e incertezze nell'attuazione e nel controllo.
(5-00284)


      PIERRO, DAVIDE BERGAMINI, CARLONI e BRUZZONE. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

          nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea n. L 247 del 13 luglio 2021 è stato pubblicato il Regolamento UE n. 2021/1139 con il quale viene istituito il FEAMPA, nuovo strumento finanziario di sostegno del settore pesca e acquacoltura per il periodo di programmazione 2021-2027;

          con decisione di esecuzione della Commissione europea C (2022) 8023 finale è stato approvato il programma «Fondo europea per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura – Programma per l'Italia» per il periodo 2021-2027;

          come previsto dall'articolo 3 del citato regolamento, il FEAMPA è destinato a quattro priorità, tra le quali la prima è promuovere la pesca sostenibile, il ripristino e la conservazione delle risorse biologiche acquatiche;

          nell'ambito della prima priorità è prevista una misura di sostegno per l'arresto temporaneo delle attività di pesca, volto a compensare le perdite subite dalle imprese di pesca e dai pescatori per effetto dell'interruzione temporanea obbligatoria;

          sono previste compensazioni alle imprese di pesca, dirette a mitigare l'impatto socio-economico dovuto ad una trasformazione verde del settore nonché per garantire e assicurare un equo tenore di vita alle comunità dei pescatori e dei proprietari di imbarcazioni costretti a sospendere le attività di pesca e quindi la propria fonte di reddito;

          per attivare la predetta misura è necessario che sia emanato un decreto ministeriale, finalizzato ad individuare i criteri e le modalità di erogazione degli aiuti alle imprese di pesca che effettuano l'interruzione temporanea obbligatoria;

          l'armatore doveva depositare il modello di manifestazione di interesse presso l'Ufficio marittimo nel quale si effettua il fermo prima della fine del periodo di arresto obbligatorio o delle misure tecniche successive se previste entro 1131 dicembre 2021;

          agli interroganti, ad oggi, non risulta che sia ancora stato emanato il suddetto decreto ministeriale e che non siano, quindi, ancora stati effettuati i pagamenti per l'arresto temporaneo obbligatorio –:

          quali siano le ragioni per le quali il suddetto decreto ministeriale, relativo ai criteri e alle modalità di erogazione degli aiuti alle imprese di pesca che hanno regolarmente effettuato nel 2021 il fermo pesca, non sia ancora stato emanato e quale sia le tempistica per detta emanazione.
(5-00285)


      SCHULLIAN. – Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. – Per sapere – premesso che:

          la misura «Parco Agrisolare», Missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» del Piano nazionale di ripresa e resilienza, si pone come obiettivo di sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica solare fotovoltaica nel settore agricolo e agroindustriale;

          il decreto ministeriale 25 marzo 2022, n. 140119, del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, così come integrato dal decreto ministeriale del 15 luglio 2022, n. 315434, ha stabilito i soggetti beneficiari, mentre con l'Avviso pubblico pubblicato in data 23 agosto 2022, è stato approvato il Regolamento operativo parco agrisolare;

          il primo bando si è concluso il 27 ottobre 2022. Successivamente all'istruttoria del GSE è stato emanato il decreto ministeriale 654947 recante l'elenco dei destinatari;

          da notizie informali del settore agricolo si apprende che è stata annunciata la pubblicazione di un secondo elenco di beneficiari del primo bando, mentre entro l'inizio 2024, uscirà un ulteriore bando;

          risulta impossibile procedere ad un trasferimento aziendale nei 5 anni successivi alla concessione del beneficio. Questa limitazione deriverebbe unicamente dalla risposta ad una Faq contenuta nel secondo blocco al numero 11): dopo l'accoglimento della domanda non è possibile alcun trasferimento di titolarità dell'azienda. La disponibilità deve essere mantenuta dallo stesso richiedente per tutta la durata dell'intervento e i successivi 5 anni;

          il decreto ministeriale 25 marzo 2022 all'articolo 12, in realtà dispone solo che l'impianto deve rimanere in funzione per almeno 5 anni: Articolo 12. Il Ministero ... ha facoltà di effettuare controlli e ispezioni ... al fine di verificare il rispetto delle condizioni ... ed il mantenimento in efficienza e in esercizio gli interventi per i 5 anni successivi alla data di erogazione dell'ultima agevolazione;

          un trasferimento aziendale potrebbe rendersi necessario per un normale ricambio generazionale ma anche ad un soggetto esterno per cause come la morte del proprietario;

          altri benefici concessi (crediti di imposta, Nuova Sabatini) in caso di trasferimento aziendale, seguono l'azienda;

          la Faq 11 citata, se confermata, sarebbe penalizzante per gli imprenditori agricoli, mentre all'interno delle società agricole semplici e non, sarebbe sempre possibile sostituire un socio –:

          quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per verificare le criticità emerse e adottare le opportune iniziative, anche normative, al fine di chiarire, sia nel bando già chiuso che in quello in arrivo, che dopo l'accoglimento della domanda relativa alla misura agevolativa sul Parco Agrisolare sia possibile procedere a trasferimenti di titolarità dell'azienda che non pregiudichino il mantenimento del beneficio in questione.
(5-00286)


      CARAMIELLO, SERGIO COSTA e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

          il Regolamento (UE) 1308/2013 prevede che per ogni Stato sia riconosciuta una sola Organizzazione interprofessionale (OI) rappresentativa di uno specifico settore e, in particolare, è previsto che, per l'olio di oliva, tale organizzazione debba rappresentare, in Italia, almeno il 40 per cento della filiera in tutte le sue componenti;

          il riconoscimento di una OI per il settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola risulta fondamentale per attuare le misure previste dall'OCM e per indirizzare con scelte strategiche lo sviluppo del settore;

          l'unica OI riconosciuta in Italia per il settore è il Ceq – Consorzio extravergine di qualità; tuttavia, dal 2017, un'altra organizzazione Fooi – Filiera olivicolo olearia italiana, sta tentando l'istanza di riconoscimento presso il dicastero agricolo anche se, di fatto, informalmente si attesta già l'esistenza del Fooi sia attraverso la partecipazione al Tavolo olivicolo, sia con la sua presenza alle riunioni del Comitato consultivo del consiglio oleicolo internazionale;

          la contestuale richiesta di Fooi e Ceq per l'accesso ai fondi comunitari nel periodo transitorio 2021-2022 ha fatto sì che si avviassero delle verifiche sulla reale rappresentanza di entrambe le OI della filiera dell'olio, addivenendo al fatto che, presumibilmente, nessuna delle due riuscirebbe a coprire da sola il 40 per cento della filiera in ogni sua componente;

          alla situazione venutasi a creare, si è cercato di trovare un accordo per la creazione di un'unica OI in grado di essere davvero rappresentativa del settore olio nazionale. I tentativi, come reso noto anche da fonti stampa, sono stati sinora fallimentari;

          nel 2021, in occasione di una risposta ad una interrogazione in Commissione Agricoltura alla Camera, il Ministero interrogato affermò di stare valutando il mantenimento dei requisiti della rappresentatività delle due organizzazioni, poiché all'epoca, il requisito della rappresentatività non sussisteva né in capo all'uno né all'altra, al contempo il dicastero si era impegnato a promuovere un intervento diretto ad avallare un accordo per la creazione di un'unica OI;

          è evidente l'urgenza di definizione dell'Interprofessionale del settore dell'olio italiano –:

          quali iniziative di competenza siano state poste in essere affinché si giunga ad un accordo tra le due principali organizzazioni nazionali, al fine di avere una voce univoca ai tavoli europei del settore, evitare l'enorme disgregazione che caratterizza la filiera dell'olio italiana e valorizzare nel mondo questa eccellenza del nostro made in Italy.
(5-00287)


      VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

          il comparto ippico nella sua filiera comprende e coinvolge migliaia di operatori indiretti, le cui attività oggi sono seriamente a rischio di sopravvivenza con una conseguente ricaduta negativa sulle condizioni economiche delle attività sportive, ludiche e di intrattenimento a livello nazionale;

          il sistema di remunerazione delle società di corse e degli ippodromi è stato interessato, negli anni, da numerosi interventi di riforma e di scelte regolatorie non sempre lineari, determinando negli anni, sperequazioni fra le società di corse;

          la rivisitazione del sistema di cui sopra sarebbe dovuta avvenire a mezzo del decreto del Sottosegretario di Stato alle politiche agricole, alimentari e forestali in ossequio al principio desumibile dall'articolo 12 della legge 7 agosto 1990, n. 241. Decreto che avrebbe dovuto mettere a punto un sistema di sovvenzione delle società di corse volto a remunerare le società medesime in misura congrua rispetto ai servizi resi e ai costi sostenuti per l'organizzazione delle giornate di corsa;

          la Società Modenese, società di corse riconosciuta da Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha impugnato i provvedimenti concernenti le stagioni di corsa dal 2018 in poi e altri atti e provvedimenti connessi e collegati (Ricorsi tutti pendenti presso il Tribunale Amministrativo per il Lazio), lamentando una serie di vizi e profili di illegittimità;

          con decreto protocollo n. 61643 del 9 febbraio 2022, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha approvato il calendario nazionale delle corse ordinarie per il periodo 1° marzo - 31 dicembre 2022, con decreto direttoriale 8 aprile 2022, n. 162003 prevedendo per la Società ricorrente la somma complessiva di 1.117.343,83 euro;

          la scelta del Ministero sembrerebbe in contrasto con l'obiettivo di valorizzare la reale capacità operativa di ciascun ippodromo ad organizzare le corse assegnate, garantendo il miglioramento tecnico-organizzativo delle stesse e assicurando l'adeguamento e mantenimento delle strutture esistenti;

          appare necessario avviare una riflessione sulla necessità di reindirizzare i criteri relativi alle erogazioni delle sovvenzioni spettanti agli ippodromi valorizzando la capacità operativa di ciascun ippodromo;

          quali iniziative urgenti, anche normative, il Ministro interrogato intenda intraprendere a sostegno dell'intero comparto ippico oggi in forte sofferenza, anche al fine di valorizzare le capacità organizzative e i servizi resi riferiti alle singole giornate di corsa effettuate e non il dato dei cavalli medi partenti su base annua.
(5-00288)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

          il dattero di mare (Lithophaga lithophaga), appartenente alle specie marine protette, è un mollusco bivalve perforatore che colonizza le rocce calcaree fino a 35 metri di profondità;

          in tutti i Paesi dell'Unione europea, ai sensi dell'articolo 8 del regolamento (CE) 1967/2006, è vietata la pesca, la detenzione e il consumo del dattero di mare, mentre in Italia tale divieto era già fissato nel decreto ministeriale del 16 ottobre 1998;

          nonostante tale divieto, il fenomeno della pesca illegale del dattero di mare è molto diffuso, specie in alcune regioni quali Campania e Puglia, e tale fenomeno, anche a causa delle ricadute sul circuito dell'economia illegale – il commercio del dattero di mare è infatti molto redditizio, specie nel contesto della ristorazione –, è sempre più spesso legato ad azioni di vera e propria criminalità organizzata;

          la pesca di questi molluschi ha un altissimo potenziale distruttivo per l'ecosistema marino: i datteri, che raggiungono 5 cm di lunghezza dopo circa venti anni, vengono estratti spaccando e sminuzzando la roccia con picconi, scalpelli e addirittura martelli pneumatici. Tale pratica, oltre a comportare la distruzione irreversibile della roccia, determinerebbe anche l'eliminazione del suo substrato costituito da decine di specie viventi sia animali che vegetali con rilevanti squilibri dell'ambiente marino;

          nel corso degli anni, oltre alla richiesta di inasprire le pene per la pesca illegale al dattero di mare – si ricorda che nella scorsa legislatura è stata approvata dalla Camera una proposta di legge sul comparto ittico che contemplava proprio una modifica al decreto legislativo 9 gennaio 2012, n. 4, volta all'aumento delle pene per la pesca illegale della specie Lithophaga lithophaga –, nonché di potenziare il sistema di controlli, coadiuvando il lavoro della Guardia di finanza, si è più volte ipotizzata la possibilità che tale reato venisse ascritto a quello del disastro ambientale, non limitandosi più a pene di carattere esclusivamente oneroso;

          in Campania, le numerose indagini, condotte da Guardia costiera e Guardia di finanza, e coordinate dalla Procura di Torre Annunziata, hanno consentito di accertare l'esistenza di una vera e propria organizzazione criminale operante dal 2016 e dedita in maniera professionale alla raccolta e messa in commercio dei datteri di mare e di altri prodotti della pesca vietati al consumo e pericolosi per la salute umana;

          il 29 ottobre 2022, tali indagini hanno portato all'adozione di una sentenza che accerta e documenta il reato di disastro ambientale provocato da una alterazione permanente dell'ecosistema marino delle zone interessate;

          in particolare, il disastro ambientale è rappresentato dalle alterazioni irreversibili dell'ecosistema marino con la completa desertificazione; dall'alterazione irreversibile del sistema costiero, derivante dalla perdita irreversibile del «bene geologico», dall'alterazione irreversibile dei rilievi sommersi e dalla conseguente modifica ed alterazione della direzione, del tipo di flusso e dell'energia delle correnti locali;

          tale reato è aggravato dal fatto di essere stato prodotto all'interno dell'Area marina protetta di Punta Campanella, dei Faraglioni di Capri e della ZTB (Zona tutela biologica) del Banco di Santa Croce ed ai danni dell'habitat di scogliera della penisola sorrentina, incluso nella «Direttiva Habitat 92/43/CEE – Rete Natura 2000», come habitat d'interesse comunitario e di tutte le specie ad esso associate;

          oltre al danno irreversibile dei fondali marini predati e alla conseguente desertificazione degli habitat preesistenti, il danno economico causato dai datterari è pari a circa 3.000,00 euro/mq;

          l'inchiesta ha comportato tre anni di indagini, 113 indagati, 245 capi di imputazione, oltre 2 tonnellate e mezzo di datteri di mare sequestrati, più di 6 chilometri di costa devastati dall'azione dei datterari e un giro di affari stimato in oltre 100 mila euro al mese;

          ad oggi si è proceduto all'arresto di 18 persone, tra custodia cautelare e arresti domiciliari, nonché all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altre due persone, l'accusa è quella, appunto, di disastro ambientale, ricettazione e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di reati concernenti la pesca illegale dei datteri di mare;

          sempre in materia di pesca illegale, dal 2016 è in vigore un efficace strumento repressivo del bracconaggio acquatico rappresentato dalla legge n. 154 del 2016, che superando le vecchie sanzioni amministrative ha trasformato in un illecito penale la pesca fuori dai regolamenti –:

          se il Governo, alla luce dei fatti esposti in premessa e della evidente gravità dei danni perpetrati all'ecosistema marino dalla pesca illegale al dattero di mare, non intenda adottare iniziative normative per introdurre tale fenomeno tra i delitti di disastro ambientale di cui all'articolo 452-quater del codice penale, sostenendo in questo modo il prezioso lavoro della Guardia costiera e delle Capitanerie di porto, inasprendo le pene per tale attività e disincentivando in maniera decisa i fenomeni criminali che la sottendono.
(2-00053) «Sergio Costa, Amato, Bruno, Morfino, L'Abbate, Marianna Ricciardi, Ilaria Fontana, Santillo, Penza, Carotenuto».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          le comunità energetiche rinnovabili (Cer), così come definite dalla direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018 (cosiddetta direttiva «Red II»), sono un soggetto giuridico «il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera [...]»;

          nelle more del completo recepimento della summenzionata direttiva, il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8 (cosiddetto «Milleproroghe») aveva già autorizzato l'attivazione dell'autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili, ovvero la realizzazione delle Cer;

          finalmente, con il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, si è prevista la piena attuazione della direttiva Red II, il cui termine era già scaduto il 30 giugno 2021 e aveva visto la Commissione aprire la relativa procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese;

          già da molto tempo, infatti, cittadini, imprese, associazioni ed enti locali interessati alla questione chiedono di porre fine ai ritardi nell'emanazione delle regole attuative e un riconoscimento definitivo delle Cer per poter procedere, una volta per tutte, a progettare e realizzare interventi basati su indicazioni normative risolutive e non meramente transitorie e incerte;

          di questi continui rinvii si è resa protagonista anche l'Arera, la quale solamente il 27 dicembre 2022, con dieci mesi di ritardo rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ha pubblicato la propria delibera attuativa n. 727;

          il Ministero interrogato già oltre due mesi fa aveva annunciato il completamento del decreto attuativo e l'avvio di una consultazione pubblica, terminata poi a metà dicembre 2022;

          la viceministra Gava, invece, pochi giorni fa ha affermato che bisognerà attendere ulteriori settimane per la sua pubblicazione in Gazzetta –:

          quando si procederà alla pubblicazione definitiva del decreto attuativo sulle comunità energetiche, dando finalmente una base normativa alle migliaia di realtà che da troppo tempo la aspettano, con particolare riferimento ai comuni sotto i 5 mila abitanti ai quali il PNRR ha destinato 2,2 miliardi di euro.
(5-00271)

Interrogazione a risposta scritta:


      ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          da quanto si apprende da organi di stampa, nella frazione di Malcontenta del comune di Venezia e nelle zone limitrofe al Petrolchimico di Porto Marghera nel corso del 2021 diversi episodi di emissioni odorigene hanno destato forte allarme nella Municipalità di Marghera e nel Comitato tutela salute e ambiente, che hanno sollecitato il comune a fornire strumenti consoni a verificare il livello di rischio ambientale e sulla salute dei cittadini;

          proprio nella zona di Malcontenta si sarebbe registrata in passato un'alta concentrazione di benzopirene, agente particolarmente tossico, ed elevati livelli di polveri sottili, con valori oltre i limiti di legge;

          il Comitato tutela salute e ambiente di Malcontenta recentemente avrebbe noleggiato un gascromatografo per monitorare la presenza nell'aria di benzene, toluene, etilbenzene, xilene, collocandolo all'interno del cortile della scuola primaria «Fratelli Bandiera» di via Moranzani, istituto più volte investito da odori nauseabondi, che hanno anche determinato la sospensione delle attività didattiche;

          il monitoraggio si sarebbe svolto dal primo dicembre 2022 al primo gennaio 2023, rilevando, nello specifico, un quadro allarmante per quanto concerne soprattutto la concentrazione di benzene, superiore al valore limite di 1,5 ppb anche per periodi prolungati, in particolare al mattino presto o la sera tardi, anche in concomitanza di condizioni meteorologiche con debole ricambio di aria e con venti provenienti da Nordest, area dove sorgono gli impianti petrolchimici;

          nel polo industriale di Porto Marghera, Sito di Bonifica di Interesse Nazionale (Sin) perimetrato con decreto del Ministero dell'ambiente del 23 febbraio 2000, nelle cui vicinanze è situata la scuola interessata al monitoraggio e numerosi altri istituti scolastici, ricadono aree interessate o potenzialmente interessate dalla discarica di rifiuti industriali, oggetto di rilevanti processi di bonifica e riconversione industriale;

          malgrado nel comune di Venezia siano già attivi da parte di Arpav centraline di rilevazione degli inquinanti, anche alla luce dei frequenti episodi di esalazioni odorigene denunciati nella frazione di Malcontenta, appare quanto mai necessario che le autorità competenti verifichino attraverso una specifica campagna di monitoraggio il livello degli inquinanti nelle scuole più vicine alla zona industriale –:

          se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di propria competenza intenda assumere perché venga avviata una specifica campagna di monitoraggio dell'aria indoor/outdoor ai fini della valutazione dell'esposizione inalatoria nelle scuole della frazione di Malcontenta nel comune di Venezia ed in tutti gli istituti scolastici ricadenti nelle zone limitrofe al Petrolchimico di Porto Marghera, a tutela della popolazione esposta.
(4-00319)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


      SANTILLO, AMATO, ALIFANO e PENZA. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

          l'antica Cales, ritenuta da più fonti come la principale città del popolo degli Ausoni, era sita lungo la via Latina, non molto distante dall'Appennino sannita e a pochi chilometri dall'antica Casilinum e dalla città di Teanum Sidicinum (capitale dei Sidicini), nel territorio dell'attuale comune di Calvi Risorta, in provincia di Caserta;

          il prestigio dell'antica Cales, come riportano molteplici fonti storiche, è testimoniato anche dalle informazioni riportate dal sito «storico.beniculturali.it» del Ministero della cultura (MiC), che ricorda come la città antica si conservi a tutt'oggi nella sua estensione, sebbene tagliata dal tracciato dell'autostrada del Sole, per i cui lavori di ampliamento furono eseguite indagini che testimoniarono la presenza dell'abitato nella fase protostorica, arcaica e preromana;

          dell'antica città rimangono evidenze storiche come la cinta muraria con sei porte, con alcuni tratti risalenti al V secolo a.C., il Ponte delle Monache, scavato nel banco tufaceo per consentire il passaggio della strada che si dirigeva verso l'ager Falernus, ma soprattutto l'Anfiteatro, costruito in parte con la tecnica dello scavo del terreno tufaceo e in parte a terrapieno artificiale, che presenta analogie con l'anfiteatro di Pompei, databile al I secolo a.C. con successive fasi di età imperiale;

          di notevole evidenza è il complesso delle Terme centrali, riferibile agli inizi del I secolo a.C., che conserva quasi integralmente parte degli ambienti, alcuni di essi con decorazioni originali, oltre alle Terme settentrionali, risalenti al I-II secolo d.C., i cui resti sono visibili;

          nell'area archeologica sono presenti i ruderi del Castellum aquae e di un edificio templare su podio di età imperiale, oltre al teatro di antichissima datazione, il cui primo impianto sembra risalire al II secolo a.C.;

          nel corso dei decenni, come documentato da numerose inchieste giornalistiche (si veda, ad esempio Cales, urbis egregia tra «monnezza» e saccheggio della camorra, su www.ilfattoquotidiano.it, del 19 marzo 2013) il sito archeologico dell'antica Cales è stato vittima di un grave saccheggio ed è attualmente teatro di una vera e propria discarica a cielo aperto, con conseguenti criticità anche di ordine ambientale;

          l'area è stata teatro di numerosi scavi clandestini ad opera di cosiddetti «tombaroli», come dimostrano le operazioni di polizia che hanno portato a diversi arresti nel corso degli anni, di vere e proprie bande criminali;

          tra le operazioni di polizia, si ricorda quella del 2015 condotta dal nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale di Napoli e della compagnia Carabinieri di Capua, in collaborazione con i comandi provinciali dei Carabinieri di Caserta, Napoli, Frosinone e Latina e con il VII elinucleo Carabinieri di Pontecagnano, nell'ambito dell'indagine denominata «Dedalo», coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e avviata nel 2011, che portò all'arresto di 19 persone;

          il caso dell'area archeologica è stato anche oggetto di un recente libro dal titolo «Cales, il grande oltraggio», del giornalista Silver Mele, che ricostruisce le vicende annose che nei secoli hanno, riguardato l'antica Cales;

          nonostante lo stato di abbandono che persiste da decenni, l'area archeologica dell'antica Cales conserva ancora dei reperti storici di altissimo valore;

          l'adeguata valorizzazione dell'area rappresenterebbe innanzitutto un obbligo etico e morale da parte delle istituzioni, nonché un'occasione di rilancio turistico e culturale per il territorio di Calvi Risorta e dei comuni limitrofi –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

          quali iniziative si ritengano di adottare per la bonifica ambientale e la messa in sicurezza del patrimonio archeologico;

          se si ritenga di perseguire, opportunamente, tutte le iniziative necessarie alla tutela, al recupero e al rilancio turistico e culturale dell'area archeologica.
(4-00322)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SERGIO COSTA e PELLEGRINI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

          con il decreto legislativo n. 177 del 2016 il Corpo Forestale dello Stato, forza di polizia ad ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare, è stato assorbito dall'Arma dei Carabinieri che è subentrata nei rapporti giuridici attivi e passivi dell'ente disciolto e ne ha integrato i reparti nella propria struttura organizzativa;

          l'Arma dei Carabinieri subentra anche come datore di lavoro dei cosiddetti operai forestali, personale civile assunto a supporto dei compiti istituzionali del CFS previsti dalla legge del 6 febbraio 2004 n. 36;

          tale personale viene organizzato e gestito ad oggi secondo regole militari, pur mantenendo un contratto di assunzione di diritto privato – si tratta, infatti di lavoratori addetti alla sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria; un inquadramento che, pur mantenendone inalterati i compiti ne riduce i diritti rispetto al CCNL, ad esempio minori tutele relativamente all'infortunio sul lavoro, alla possibilità di usufruire della legge 104 o di prestazioni a sostegno del reddito;

          tali operai si trovano quindi a lavorare per lo Stato non potendo però vantare un contratto pubblico, ciò perché la legge del 12 aprile 1962, n. 205, la prima che regolamentò l'assunzione e la gestione di tale tipologia di personale per esigenze temporanee per lavori condotti dall'Amministrazione Forestale, ne individuò lo status di operai ma precisando che essi non acquisivano la qualifica di operai dello Stato;

          tuttavia, nel corso degli anni, e ancor di più dopo la riforma del 2016, le esigenze temporanee si sono trasformate di fatto in compiti istituzionali ordinari;

          gli operai forestali sono circa 1.500, inquadrati sia a tempo determinato (OTD) che indeterminato (OTI), e sono stati assunti con contratto di natura privatistica ai sensi della legge del 5 aprile 1985, n. 124: «Disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste», ma ad oggi, dopo la riforma del 2016, essi dovrebbero dipendere di fatto dal Ministero della difesa;

          al fine di risolvere tutte le diverse anomalie su esposte, per tali operai potrebbe essere predisposto un inquadramento presso il dicastero della difesa – lo stesso, tra l'altro, già prevede l'assunzione di personale operaio destinato anche a svolgere mansioni all'interno di caserme militari – con i profili professionali, contrattuali ed economici, analoghi a quelli pubblici del comparto ministeri, anche finalizzato a rendere indeterminato il rapporto di lavoro di tali operai;

          è evidente che il ruolo degli operai forestali, specie in alcuni settori particolari, quali la tutela della biodiversità, la gestione dei parchi o la prevenzione del dissesto idrogeologico, è fondamentale per l'efficace svolgimento delle delicate mansioni dei Carabinieri Forestali –:

          se intenda adottare iniziative, anche di carattere normativo, al fine di risolvere questa annosa situazione che compromette il lavoro e la professionalità di oltre 1.500 operai forestali, al fine di garantire loro un di lavoro a tempo indeterminato ed effettivamente corrispondente alle mansioni svolte e delinearne infine l'inquadramento all'interno del Ministero della difesa.
(5-00269)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

          con avviso esplorativo protocollo n. 2022/2206RI/DR-VE del 7 dicembre 2022 – è stata pubblicata la manifestazione d'interesse per l'acquisto o concessione di valorizzazione di lunga durata dell'isola di Sant'Andrea (Venezia), un isolotto trapezoidale, dove sono collocati due edifici di un sistema fortilizio vero con strutture funzionali all'uso militare, la cui superficie complessiva è di circa 22.400 metri quadrati – bene con vincolo di demanio storico artistico ex decreto legislativo n. 42 del 2004;

          con avviso esplorativo protocollo n. 2022/2207RI/DR-VE del 7 dicembre 2022 è stata pubblicata la manifestazione d'interesse per l'acquisto – dopo sdemanializzazione – del compendio, denominato «Casa Madonna Nicopeja» sito a Venezia Lido: un'ampia struttura utilizzata come comunità e alloggio, l'area si sviluppa su una superficie di 7.400 metri quadrati sulla quale insiste un immobile, articolato su più piani, avente superficie coperta di 1.300 metri quadrati;

          con avviso esplorativo è stata pubblicata la manifestazione d'interesse per l'acquisto in proprietà ovvero per la concessione di valorizzazione di lunga durata della maggior porzione del compendio immobiliare sito in Venezia, denominato «Ex Convento di San Salvador», composto da un fabbricato, con tipica conformazione dei monasteri cinquecenteschi, disposto in quattro piani praticabili, caratterizzato dalla presenza di due chiostri, entrambi con pozzo centrale. Bene con vincolo di demanio storico artistico ex decreto legislativo n. 42 del 2004;

          con avviso esplorativo è stata pubblicata la manifestazione d'interesse per l'acquisto in proprietà ovvero per la concessione di valorizzazione di lunga durata dell'isola di Poveglia, composta da tre isolotti ravvicinati che si conformano, approssimativamente, in un tronco di piramide, di superficie complessiva di circa 72.500 metri quadrati. Bene con vincolo di demanio storico artistico ex decreto legislativo n. 42 del 2004;

          per quanto concerne l'isola di Sant'Andrea si ricorda che lì insiste l'omonimo forte realizzato nella prima metà del XVI secolo, incorporando una precedente costruzione fortificata sopravvissuta solo nell'antico mastio centrale che caratterizza tutt'ora il forte. Opera dell'architetto veronese Sanmicheli, autore di numerose costruzioni civili e militari rimaste celebri in tutti i domini della serenissima, sorge su uno scanno sabbioso di fronte alla bocca di porto di Lido, l'ingresso principale dal mare alla laguna di Venezia;

          il valore storico del forte e dell'intero compendio è immenso. Salire sul forte è il modo migliore per capire Venezia, il rapporto mare-laguna-entroterra; da lì (previa messa in sicurezza) dovrebbe partire una vista tesa alla comprensione della città e della sua storia; il forte potrebbe diventare la sede, o una sede, del museo della città (o museo della civiltà dell'acqua) che è l'anello mancante del sistema museale pubblico della città di Venezia;

          con delibera 9 giugno 2021, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile ha finanziato una serie di interventi per il completamento e la messa in sicurezza della laguna: sono opere di compensazione ambientale, ex articolo 95, comma 23, del decreto-legge 14 agosto n. 104 del 2020. Tra queste figure la messa in sicurezza idraulica dell'insula San Marco, ivi compresa la piazza, il completamento degli interventi di recupero degli edifici storici dell'isola del Lazzaretto Vecchio in Laguna centrale, il consolidamento di un tratto di muro demaniale dell'isola di San Giorgio Maggiore, gli interventi di recupero e valorizzazione dell'isola di Sant'Andrea e dell'annesso Forte demaniale, gli interventi di recupero e di risanamento di marginamenti lagunari per un importo totale: euro 40.620.691,40;

          sono tutte opere per il completamento e l'integrazione degli interventi richiesti dalla Commissione europea, in esito alla procedura di infrazione n. 2003/4762, relativi alla necessità di identificare gli impatti conseguenti alla realizzazione del sistema Mose e sono misure idonee a prevenire l'inquinamento e il deterioramento degli habitat;

          è necessario che all'interno di questa linea di finanziamento, oppure con altre risorse da individuare, sia garantito il recupero del forte come bene pubblico da mettere a disposizione della città lagunare;

          per quanto concerne i compendi di Casa Madonna Nicopejia e San Salvador è necessario individuare specifiche funzioni civili utili alla città e che non consentano un incremento dell'offerta di ricettività turistica, tenendo anche conto della raccomandazione n. 4 sullo stato di conservazione del sito Unesco «Venezia e la sua Laguna» riportata dalla decisione World Heritage Committee 44COM.7B.50;

          da tempo si sta lavorando per perfezionare gli strumenti di gestione del turismo, migliorando gli spazi pubblici e gli alloggi pubblici mettendo in atto un modello di turismo sostenibile, sviluppando strategie e politiche che si tradurranno nella riduzione del numero di visitatori, migliorando significativamente la qualità della vita dei residenti riqualificando le aree urbane al corretto uso residenziale, in un assetto economico più diversificato e resiliente per il futuro di Venezia, la sua laguna e gli abitanti;

          per quanto concerne le isole di Poveglia da anni è in attesa di una risposta l'offerta di cittadini e cittadine di attivare un percorso virtuoso di rigenerazione sociale ed urbana dell'isola presentato dalla associazione «Poveglia per tutti», che di recente ha ribadito la sua opposizione all'ipotesi di alienazione della proprietà e l'intendimento di partecipare all'avviso esplorativo di cui sopra, presentando una istanza finalizzata ad ottenere dall'Agenzia del demanio la concessione delle isole;

          sempre su Poveglia si ricorda che nella XVIII legislatura era stata presentata una proposta per realizzarvi un Centro studio e ricerca internazionale sui cambiamenti climatici, già previsto con sede a Venezia, in ottemperanza alla legge n. 204 del 4 novembre 2016, proposta che poteva convivere con l'istanza della associazione «Poveglia per tutti» –:

          se i Ministri interrogati, anche alla luce di quanto in premessa, non ritengano dover mettere in atto tutte le iniziative urgenti e necessarie per evitare la svendita di un inestimabile patrimonio ambientale, storico ed artistico destinandolo alle funzioni proprie di Venezia.
(2-00055) «Zanella».

GIUSTIZIA

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il Ministro della giustizia, nel corso delle sue comunicazioni del 19 gennaio 2023 alla Camera dei deputati, è tornato, nuovamente, sul tema delle intercettazioni, in particolare citando il caso della diffusione di quelle, definite irrilevanti, tra il presidente della regione Veneto Zaia e il professor Crisanti, in relazione alla gestione dell'emergenza COVID-19, quale esempio della necessità di intervenire «radicalmente sugli abusi e sugli errori di queste intercettazioni»;

          la legge n. 103 del 2017 conteneva i criteri volti a garantire la riservatezza delle comunicazioni e conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione, in attuazione dei quali è stato emanato il decreto legislativo n. 216 del 2017, una riforma entrata stabilmente in vigore con la conversione in legge del decreto-legge n. 161 del 2019, e che ha cercato un punto di composizione tra le esigenze investigative e quelle relative al diritto alla riservatezza e al diritto di difesa;

          le norme in vigore, infatti, prevedono che le intercettazioni ritenute dal giudice, anche in contraddittorio con le parti, «irrilevanti», siano conservate in un apposito archivio telematico, sotto la sorveglianza del pubblico ministero e che non possano, dunque, né essere trascritte né tanto meno essere inserite nel fascicolo, assicurando così, un controllo giurisdizionale sul materiale che entra nel fascicolo; inoltre, prima della loro distruzione, sono coperte da segreto e dunque non sono pubblicabili; ogni accesso all'archivio deve essere registrato; il pubblico ministero, inoltre, deve vigilare affinché nelle annotazioni non siano in ogni caso riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dati personali ritenuti sensibili;

          anche in caso di misure cautelari il pubblico ministero ha l'onere di depositare le conversazioni rilevanti su cui si fonda la misura, escludendo quelle non rilevanti, facendo salvo il diritto alla difesa;

          per le violazioni e per gli eventuali abusi sono già previste sanzioni severe e proporzionate, che precludono del tutto l'utilizzo di intercettazioni penalmente irrilevanti, e questo anche a tutela di uno strumento che riteniamo fondamentale per accertare reati e per il contrasto alla criminalità, anche organizzata, e non per disvelare fenomeni di malcostume;

          appare, dunque, urgente e necessario vigilare sulla corretta applicazione delle norme già approvate in materia ed evitare assolutamente di utilizzare questo tema come terreno di scontro ideologico, provocando guerre e delegittimazione tra poteri dello Stato –:

          se il Ministro interrogato, in base alle sue proprie dichiarazioni rese al Parlamento, che riferiscono di violazioni della normativa in materia di intercettazioni nell'ambito dell'inchiesta della procura di Padova che ha visto coinvolto il presidente della regione Veneto, abbia già esercitato il potere ispettivo che gli assegna la legge 12 agosto 1962, n. 1311.
(2-00054) «Orlando».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ORFINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          nel mese di novembre del 2017 il senatore Stefano Esposito, allora in carica, riceveva in notifica un avviso di proroga del termine delle indagini preliminari nell'ambito del procedimento penale n. 5194/2017 r.g.n.r. pendente presso la Procura della Repubblica di Torino, apprendendo di essere indagato per il reato di turbativa d'asta. Il procedimento era stato iscritto l'8 marzo 2017;

          il 15 ottobre 2020 al senatore veniva notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari con il quale gli sono stati contestati, oltre al reato di turbativa d'asta, anche quelli di corruzione e traffico di influenze illecita;

          il 29 luglio 2021 il pubblico ministero emetteva la richiesta di rinvio a giudizio e il 21 settembre 2021 veniva notificato al senatore l'avviso di fissazione dell'udienza preliminare;

          come si evince dall'esame della richiesta di rinvio a giudizio, il pubblico ministero ha indicato tra le fonti di prova anche intercettazioni telefoniche, da cui emergono oltre 120 conversazioni che vedono quale interlocutore il senatore Esposito;

          il 30 novembre 2021 tutti i difensori degli indagati richiedevano di trattare in via preliminare l'inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche, con particolare riferimento alle conversazioni intercorse con il senatore Esposito, in quanto all'epoca investito di mandato parlamentare;

          il giudice rispondeva con apposita ordinanza che recitava: «le questioni riguardanti la utilizzabilità di atti processuali (...) debbono essere valutate unitamente al merito, e decise con l'adozione dei provvedimenti di definizione dell'udienza preliminare; PQM dispone procedersi oltre nell'udienza preliminare, invitando i difensori ad esporre le relative doglianze nel corso della loro discussione e riservando all'esito ogni decisione in merito»;

          nonostante il tenore dell'ordinanza, la difesa del senatore Esposito richiedeva al giudice di dichiarare l'inutilizzabilità delle conversazioni che lo riguardavano in quanto frutto di intercettazioni «indirette» effettuate in violazione dell'articolo 68 della Costituzione e dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003 o, in subordine, qualora ritenute frutto di intercettazioni «casuali», di trasmettere gli atti al Senato ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003 al fine di richiedere l'autorizzazione cosiddetta «successiva» per poterle eventualmente utilizzare nei confronti di Esposito;

          a fronte delle eccezioni il giudice emetteva un'ordinanza che stabiliva: «il giudice sulle questioni sollevate dalle difese, richiamate le argomentazioni espresse nella precedente ordinanza in merito alla non necessità di decidere anticipatamente rispetto al merito le questioni sollevate, dispone procedersi oltre nell'udienza preliminare, e riservando all'esito ogni decisione in merito»;

          nell'udienza preliminare del 14 dicembre 2021, il pubblico ministero ha chiesto, tra gli altri, il rinvio a giudizio del senatore Esposito, quindi, il 16 febbraio 2022 il difensore del senatore Esperito rinnovava la richiesta di decisione immediata sulle questioni già sollevate all'udienza del 30 novembre 2021, depositando altresì apposita memoria;

          tuttavia, il 1° marzo 2022, il giudice dell'udienza preliminare emetteva il decreto che disponeva il giudizio senza ottemperare alla sua stessa ordinanza del 30 novembre 2021, con riferimento alle questioni sollevate dai difensori degli imputati ed in particolare sulle questioni di inutilizzabilità delle intercettazioni del parlamentare;

          anche a voler ritenere che le predette conversazioni costituiscano il frutto di intercettazioni «casuali», al fine di poterle utilizzare nei confronti del senatore Esposito risulta comunque necessaria l'autorizzazione «successiva» del Senato;

          l'articolo 6 della legge n. 140 del 2003 impone all'autorità giudiziaria di procedere alla richiesta di autorizzazione alla Camera di appartenenza del parlamentare in qualsiasi caso intenda utilizzare le sue conversazioni casualmente intercettate. Tuttavia, il pubblico ministero ha utilizzato le conversazioni del senatore indicandole quali fonti prova nella richiesta di rinvio a giudizio in assenza di autorizzazione del Senato;

          ciò appare, a giudizio degli interroganti, come una palese violazione delle prerogative della Camera di appartenenza del senatore;

          il 30 giugno 2022 in aula al Senato si è votato di sollevare il conflitto di attribuzione al Tribunale di Torino per violazione all'articolo 68 della Costituzione –:

          se il Ministro, alla luce di quanto sopra esposto, non ritenga opportuno promuovere immediate iniziative ispettive presso gli uffici di cui in premessa.
(5-00272)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


      MARIANNA RICCIARDI, QUARTINI, CHERCHI, AMATO, PELLEGRINI, ALIFANO, PENZA, DI LAURO e CAROTENUTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

          la legge n. 24 del 2017 (cosiddetta legge Gelli-Bianco) disciplina diversi temi, tra cui la sicurezza delle cure e il rischio sanitario, la responsabilità del professionista sanitario e della struttura sanitaria pubblica o privata, le modalità dei procedimenti giudiziari, l'obbligo di assicurazione e l'istituzione del fondo di garanzia per i soggetti danneggiati; prevede che la struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata che si avvalga dei professionisti sanitari, anche se scelti dal paziente e anche se non dipendenti dalla struttura, risponde delle loro condotte colpose a titolo contrattuale; al contrario, il professionista risponde a titolo extra contrattuale, salvo che abbia agito nell'adempimento di obbligazione contrattuale assunta con il paziente;

          inoltre, l'articolo 10 demanda a tre decreti ministeriali la sua effettiva attuazione. In particolare il comma 6 prevede un decreto ministeriale per la determinazione dei requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private e per gli esercenti le professioni sanitarie, prevedendo l'individuazione di tassi di rischio a cui far corrispondere massimali differenziati, i requisiti minimi di garanzia e le condizioni generali di operatività delle altre analoghe misure, anche di assunzione diretta del rischio, le regole per il trasferimento del rischio nel caso di subentro contrattuale di un'impresa di assicurazione, nonché la previsione nel bilancio delle strutture di un fondo rischi e di un fondo costituito dalla messa a riserva per competenza dei risarcimenti relativi ai sinistri denunciati;

          a distanza di cinque anni dall'approvazione della legge, il Ministero dello sviluppo economico (oggi Ministero delle imprese e del made in Italy), di concerto con il Ministero della salute ed il Ministero dell'economia e delle finanze, dopo aver sentito una gran quantità di parti interessate tra cui l'Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), l'Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici), le associazioni di categoria degli operatori sanitari (medici, veterinari, infermieri ed altre), associazioni di pazienti ed associazioni rappresentative della spedalità privata, ha emanato uno schema di decreto che ha ricevuto il parere favorevole della Conferenza Stato-regioni in data 9 febbraio 2022. In data 13 maggio 2022, il Ministero dello sviluppo economico aveva chiesto il parere del Consiglio di Stato sullo schema di decreto succitato ex articolo 10, schema sul quale erano stati acquisiti i concerti richiamati in precedenza; il Consiglio di Stato, nel successivo mese di giugno 2022 ha sospeso il proprio giudizio a riguardo, lamentando in particolare la mancata trasmissione sia degli atti integrali dei predetti concerti sia della formale «bollinatura» da parte della Ragioneria generale dello Stato della relazione tecnico-finanziaria e richiedendo una integrazione alla relazione pervenutagli dal Ministero, in particolare sul meccanismo bonus/malus che si va introducendo;

          l'attuazione del comma 6 dell'articolo 10 sopra richiamato è dirimente per una esaustiva attuazione della legge sulla responsabilità sanitaria e, senza i requisiti minimi delle polizze assicurative, la disposizione rimane inefficace anche rispetto all'obbligo di assicurazione ed alla possibilità di azione diretta nei confronti dell'impresa assicuratrice –:

      ad oltre sette mesi dal rinvio da parte del Consiglio di Stato al Ministro interrogato dello schema di decreto attuativo, quanto tempo occorra per trasmettere al Consiglio di Stato l'integrazione alla relazione già inviata nel maggio 2022;

          in via incidentale, se il Ministro interrogato abbia già iniziato l'iter di concertazione per quanto riguarda i decreti attuativi previsti dall'articolo 10, commi 5 e 7, della legge n. 24 del 2017.
(4-00320)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          il Progetto unico terzo valico dei Giovi – Nodo di Genova è una linea ad alta capacità veloce che consente di potenziare i collegamenti del sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto d'Europa;

          il primo beneficiario della nuova linea sarà l'intero sistema portuale di Genova: il collegamento offrirà alle merci un percorso preferenziale riservato, migliorando così anche i collegamenti ferroviari locali. Le merci potranno arrivare fino al Nord del continente, evitando la circumnavigazione dell'Europa intorno a Spagna e Francia, come avviene adesso, con notevoli benefici economici ed ambientali. Più in generale la nuova linea ottimizzerà i trasporti in maniera sostanziale, andando a ridurre notevolmente i tempi di percorrenza sulle tratte Genova-Milano, Genova-Torino e Genova-Venezia;

          il 6 febbraio 2021 è stato firmato il contratto che affida al general contractor guidato da Webuild la prima tranche degli interventi tecnologici funzionali alla realizzazione del «Sestuplicamento» e del «Quadruplicamento»;

          la data di conclusione dei lavori del Terzo valico è prevista per la fine del 2024;

          da articoli a mezzo stampa si apprende che un nuovo intralcio per il Terzo valico farà slittare ancora i tempi di realizzazione, in quanto il 14 novembre 2022 è andata deserta anche la gara relativa alla posa in opera di barriere fonoassorbenti nel tratto ferroviario ad alta velocità Pozzolo Formigaro-Tortona;

          Cociv e Rfi hanno avuto altri 30 giorni di tempo per rimettere a gara il 60 per cento degli appalti. L'opera è finanziata da oltre 3 miliardi di fondi europei con fondi PNRR, che saranno a rischio se l'intervento non sarà concluso entro il 2026 come data di attivazione dell'intervento;

          gli stessi finanziamenti potrebbero essere a rischio anche a seguito di quanto emerso, sempre a mezzo stampa, ossia che Anac ha segnalato che i cantieri ad alta velocità affidati a imprese terze fallite sono stati riacquisiti dal consorzio e che l'opera rischia la procedura di infrazione;

          un'opera strategica come quella del Terzo valico è fondamentale per l'assetto produttivo ligure e non solo e i ritardi sopra descritti inducono forte preoccupazione sul rispetto delle tempistiche previste e vincolate all'utilizzo dei fondi europei –:

          quale sia lo stato dei lavori e lo sviluppo del percorso a seguito dei ritardi e della situazione sopraggiunta e se siano state adottate iniziative volte a rispettare i tempi legati all'erogazione dei finanziamenti europei indispensabili per la realizzazione dell'opera.
(5-00270)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


      GHIRRA e ZANELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in aderenza alla normativa europea e internazionale in tema di libertà di movimento, l'articolo 1 legge n. 1185 del 1967 stabilisce che ogni cittadino è libero, salvi gli obblighi di legge, di uscire dal territorio della Repubblica, valendosi di passaporto o di documento equipollente;

          il passaporto ha durata decennale e attesta l'identità dei cittadini diretti o prevenienti dall'estero; alla scadenza deve essere rinnovato;

          dal 20 maggio 2010 viene rilasciato, da tutte le questure in Italia e all'estero dalle rappresentanze diplomatiche e consolari, un documento elettronico costituito da un libretto a modello unificato, dotato di un microchip, contenente le informazioni relative ai dati anagrafici, la foto e le impronte digitali del titolare;

          le domande relative ai passaporti vengono presentate, di regola nel luogo dove il richiedente ha residenza, domicilio o dimora, alla questura o all'ufficio locale di pubblica sicurezza; in mancanza di questi, al comando locale dei Carabinieri o al comune e, in casi eccezionali, agli ispettorati di frontiera;

          il cittadino che necessita presentare domanda per il rilascio del passaporto deve prenotare un appuntamento sul sito internet della Polizia di Stato a cui si accede unicamente tramite Spid, Cie o Cns;

          tale sistema costituisce l'unica ed esclusiva modalità per il rilascio del passaporto in diverse realtà territoriali del Paese, come per gli uffici della questura di Cagliari e per i commissariati di Polizia di Stato di Quartu Sant'Elena, Carbonia e Iglesias;

          in diverse città sono lunghissime le attese per ottenere il passaporto: presso la questura di Cagliari occorre attendere oltre sei mesi per ottenere il primo appuntamento utile per la presentazione della domanda, con un intervallo maggiore quando la richiesta riguarda minori;

          questa situazione di fatto, oltre che evidenziare una disomogeneità nella distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, limita in maniera rilevante la libertà di circolazione dei cittadini che risiedono in specifiche aree territoriali e si trovano nella necessità di recarsi all'estero per motivi di salute o di lavoro o per motivi di svago, posto che la procedura per il rilascio urgente viene autorizzata solo in condizioni realmente eccezionali e su valutazioni dell'ufficio competente largamente discrezionali –:

          quali soluzioni intenda attuare, anche potenziando il personale addetto, per risolvere la problematica descritta, rendendo omogenea sul territorio nazionale la tempistica necessaria per l'emissione dei passaporti e garantendo, al contempo, il rispetto dei principi della libertà di movimento, riconosciuta anche a livello internazionale, a tutti i cittadini.
(3-00126)


      BENZONI, PASTORELLA, GADDA, ENRICO COSTA, DEL BARBA e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il passaporto è sempre più un documento necessario per potersi muoversi facilmente in un mondo globalizzato e facilmente collegato;

          come riportato da vari articoli di stampa, numerosi cittadini in diverse zone d'Italia stanno vedendo negata la possibilità di ottenere in tempi ragionevoli il rinnovo del passaporto presso le questure, con una limitazione della loro libertà di movimento;

          a titolo esemplificativo, si registrano in media quattro mesi di attesa a Parma, a Padova e a Reggio Emilia, sei mesi a Pavia, a Forlì, a Napoli e a Cagliari, addirittura otto a Varese, dai due agli otto mesi a Brescia;

          diverse le ragioni addotte dalle questure come causa dei ritardi: dall'introduzione dell'obbligo del passaporto per recarsi in Gran Bretagna dopo la Brexit fino alla pandemia, che ha determinato un calo significativo della domanda di passaporti a causa delle restrizioni imposte agli spostamenti;

          di conseguenza, al numero normale di richieste si sono aggiunte oggi quelle dei cittadini che negli ultimi tre anni non avevano rinnovato i documenti; infine, la prima scadenza decennale dei nuovi passaporti emessi nel 2012 e 2013;

          tra le cause non è da sottovalutare la mancanza di personale, con la conseguenza che gli operatori non riescono a smaltire in tempi rapidi l'aumento di richieste nonostante vi sia la disponibilità dei libretti, e le tempistiche per la formazione del personale funzionario che si attestano a circa 18 mesi;

          oltre ai tempi di attesa, si segnalano inoltre difficoltà nell'accedere al portale on line delle prenotazioni; spesso il sistema è off line e, anche quando si riesce ad accedere, non risultano appuntamenti disponibili –:

          se il Ministro interrogato non ritenga di rivedere e semplificare le procedure di rilascio e rinnovo dei passaporti ottimizzando così il lavoro degli operatori, in particolare digitalizzando l'iter attraverso apposita piattaforma gestita direttamente dal Ministero dell'interno, consentendo le prenotazioni per i residenti fuori zona e velocizzando i processi di assunzione del personale mancante.
(3-00127)


      ZINZI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          domenica 22 gennaio 2023, alle ore 15.30, a Pagani (Salerno) era in programma la partita di calcio Paganese-Casertana, valevole per il girone G del campionato di serie D;

          i rapporti tra le tifoserie delle due squadre sono da tempo caratterizzati da una forte rivalità, tanto da allertare l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive poiché ritenuta partita «a rischio»;

          circa mezz'ora prima dell'inizio della partita, secondo la stampa, all'angolo tra via San Domenico e via Leopardi, a poche centinaia di metri dallo stadio Torre, un pullman con a bordo una cinquantina di sostenitori della Casertana è stato oggetto di un'aggressione culminata con un lancio di un fumogeno che ha causato l'incendio del mezzo;

          l'incendio ha, altresì, coinvolto e danneggiato un edificio, causando danni al palazzo e paura tra i residenti, prima di essere estinto dai vigili del fuoco;

          nei minuti seguenti l'agguato si sono verificati scontri tra le tifoserie, con l'uso di armi improprie, interrotti dall'intervento dei Carabinieri;

          sarebbero stati, inoltre, commessi atti di vandalismo contro auto in sosta e vetrine di attività commerciali situate nelle vie in cui si sono verificati gli scontri;

          sarebbero tre le persone che hanno avuto necessità di ricorrere a cure sanitarie a causa degli incidenti, fortunatamente senza necessità di ricovero: un carabiniere per una ferita lacero-contusa a una gamba e due sostenitori della Casertana;

          gli accertamenti sull'accaduto sono stati affidati ai Carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore;

          a poche ore dagli incidenti il Ministero dell'interno ha diffuso una nota in cui annuncia di esser «pronto a procedere con massimo rigore nei confronti dei responsabili degli incidenti e delle due tifoserie, ma verrà sviluppata anche un'approfondita riflessione circa i criteri con cui sarà, d'ora in avanti, consentito lo svolgimento di partite considerabili “a rischio” anche nelle serie minori»;

          la partita ha avuto comunque luogo e la Casertana, immediatamente dopo la gara, ha diffuso una nota di condanna delle violenze in cui ringrazia la società Paganese per l'accoglienza riservata ai dirigenti e ai tesserati «nel segno di quel rispetto che ha sempre regnato tra le nostre società» –:

          quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare per chiarire quanto prima l'esatta dinamica dei fatti riportati in premessa affinché siano individuati i responsabili dell'agguato incendiario e degli altri episodi di violenza – anche ai fini del risarcimento dei danni economici cagionati – e quali iniziative di competenza intenda realizzare per evitare il ripetersi di simili incidenti.
(3-00128)


      FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MORGANTE, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la recente pagina di cronaca relativa alla cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro ha provocato non solo una forte reazione nell'opinione pubblica, ma ha anche riacceso i riflettori sull'importanza dell'attività di controllo da parte delle forze dell'ordine sul territorio nazionale, evidenziando come la costante presenza dello Stato nei centri urbani sia necessaria al fine di contrastare i gravi episodi riconducibili alla criminalità organizzata di stampo mafioso;

          nonostante gli strumenti normativi di cui la nostra nazione si è dotata nel tempo, l'impegno contro le mafie e i poteri criminali non è certo concluso: la mafia è ancora straordinariamente pericolosa e capace di adattarsi, colpendo il tessuto vivo del Paese, insinuandosi negli affari e nella società; essa, infatti, ha una forte specificità territoriale, essendo caratterizzata da una peculiarità che la distingue da tutte le altre, ovvero quella di connotarsi come «anti-Stato»;

          risulta sempre più avvertita l'esigenza di una riflessione sul concetto di sicurezza, che, soprattutto oggi, caratterizza la condizione di complessità propria dei grandi centri urbani e che richiede una serie di misure di rassicurazione della comunità civile: queste ultime mirano a rafforzare la percezione che le pubbliche istituzioni concorrono unitariamente alla gestione delle conseguenti problematiche, nel superiore interesse della sicurezza collettiva e individuale;

          a dimostrazione di quanto sopra riportato, la conclusione dell'operazione di cattura del boss mafioso Messina Denaro è stata resa possibile dall'attuazione del noto «metodo Dalla Chiesa», di cui il controllo sul territorio risulta esserne il perno centrale: nonostante nello scenario attuale si sia rivelato sempre più importante il ruolo della tecnologia e delle nuove tecniche di indagine, non bisogna, quindi, dimenticare la centralità delle operazioni di analisi e osservazione del territorio;

          la risposta più incisiva che si può dare per contrastare la territorialità delle grandi organizzazioni mafiose è, pertanto, il rafforzamento della capacità di controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, capisaldi della storia e dell'ordinamento del nostro Paese –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare al fine di potenziare ulteriormente l'attività di controllo sul territorio esercitata dalle forze dell'ordine per contrastare la criminalità organizzata.
(3-00129)

Interrogazione a risposta scritta:


      CERRETO e CANGIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          destano sconcerto le immagini del bus che ospitava i tifosi della casertana nel derby campano del girone G Paganese-Casertana, dato in fiamme prima dell'inizio della partita;

          il rogo, che ha attinto anche la parte esterna di una palazzina e distrutto un'attività commerciale della zona da poco completamente ristrutturata, è stato sedato dal tempestivo intervento dei vigili del fuoco, ma subito dopo violenti scontri tra i sostenitori delle due tifoserie hanno trasformato le strade di Pagani in un vero campo di battaglia, rischiando di sfociare in tragedia: le due fazioni di ultrà si sono fronteggiate all'incrocio tra via San Domenico e via Leopardi dove un autobus è stato appunto, dato alle fiamme e numerose automobili sono state danneggiate a colpi di bastoni e pietre;

          i tifosi sono stati dispersi dall'azione dei Carabinieri in assetto antisommossa e sono in corso accertamenti da parte dei Carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore per l'identificazione dei responsabili;

          secondo quanto si apprende da fonti di stampa, oltre ad alcuni tifosi, c'è anche un carabiniere ferito tra le tre persone che hanno fatto ricorso alle cure mediche in ospedale dopo gli scontri tra tifosi della Paganese e della Casertana;

          a poche settimane dalla guerriglia fra tifosi del Napoli e quelli della Roma, si è assistito a intollerabili atti di vera delinquenza, che nulla hanno a che fare con il tifo calcistico, che hanno colpito i tifosi della Casertana in trasferta a Pagani; si è sfiorata la tragedia e i ragazzi casertani hanno corso un rischio enorme, soprattutto se si pensa che a partecipare alla manifestazione sportiva c'erano intere famiglie con bambini;

          la partita era, peraltro, stata etichettata come «a rischio» considerati i precedenti tra le opposte tifoserie, ma, nonostante ciò, la guerriglia urbana non è stata evitata, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti e per l'ennesima volta, una giornata di sport è diventata una giornata di violenza inaudita e immotivata che ha travisato il vero volto del calcio e dello sport –:

          quale sia stato il piano di sicurezza attuato in occasione della partita, considerata ad alto rischio, e per quali motivi non si sia provveduto alla bonifica e ai blocchi della circolazione nella zona di stazionamento dei pullman delle tifoserie ospiti;

          quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché siano individuati i responsabili della guerriglia, nonché per porre rimedio a questi intollerabili episodi di violenza, ormai sempre più frequenti e, in particolare, quali criteri intenda adottare per consentire lo svolgimento di partite considerabili a rischio anche nelle serie minori.
(4-00321)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta immediata:


      ORRICO, CHERCHI, AMATO e CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          nelle scuole superiori del comune di Cividale del Friuli è stato distribuito un opuscolo promosso dalla locale amministrazione e dalla regione Friuli Venezia Giulia dal titolo «Prevenire le aggressioni, combattere la violenza»;

          tale opuscolo avrebbe dovuto informare i giovani studenti sui rischi di aggressioni e sugli abusi di natura sessuale in modo da prevenirli;

          nella sopra citata pubblicazione, invece, molte delle raccomandazioni presenti sono focalizzate sugli atteggiamenti che le donne dovrebbero rispettare nei luoghi pubblici, come, ad esempio, non indossare abiti vistosi, gioielli o non sorridere e non guardare sconosciuti, lasciando intendere che alla base delle aggressioni e delle molestie ci sia il modo di comportarsi delle vittime, ledendo la loro libertà e ribaltando su di esse la responsabilità;

          l'opuscolo è, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, in distribuzione già da tre anni;

          i contenuti della pubblicazione hanno determinato le legittime proteste degli organi e dei movimenti studenteschi del territorio, nonché l'indignazione generale di buona parte dell'opinione pubblica, che ritiene che la violenza non sia mai giustificabile;

          in particolare, sono ritenute inaccettabili non solo le frasi contenute in questo opuscolo, ma anche l'opportunità stessa di un volantino pieno di messaggi pregiudizievoli rivolti alle potenziali vittime;

          tuttavia, a oggi l'opuscolo non è stato ritirato, mentre sarebbe oltremodo opportuno provvedere a un immediato ritiro dell'edizione attuale dell'opuscolo «Prevenire le aggressioni, combattere la violenza», caratterizzato da contenuti marcatamente sessisti, retaggio di una cultura maschilista e patriarcale che intende limitare la libertà di espressione delle donne;

          sarebbe auspicabile che in tutte le scuole di ogni ordine e grado si affronti il tema della prevenzione alla violenza di genere, al fine di evitare la riproposizione di qualsiasi atteggiamento direttamente o indirettamente giustificazionista di ogni forma di violenza attraverso l'utilizzo di argomentazioni basate sulla condanna di comportamenti adottati dalle potenziali vittime –:

          se non ritenga di adottare iniziative di competenza affinché si proceda a un immediato ritiro dell'opuscolo, promuovendo piuttosto iniziative che, nel rispetto della dignità delle donne, siano di sensibilizzazione e di contrasto alla cultura della violenza.
(3-00130)


      LUPI, CAVO, BICCHIELLI, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          il sistema nazionale di istruzione segnala da lunghi anni la necessità di reperire ulteriori risorse di finanziamento per rispondere prontamente alla dispersione scolastica, alle attività di manutenzione e all'ammodernamento di immobili e strumentazione didattica;

          i dati Invalsi del 2022 segnalano che, tra gli studenti che concludono il ciclo d'istruzione secondaria di primo grado, solo il 61 per cento raggiunge un livello almeno adeguato per quanto riguarda l'italiano, il 56 per cento per la matematica, il 78 per cento per la lettura in inglese e il 62 per cento per l'ascolto in inglese;

          il sistema degli istituti tecnici superiori, che per sua natura coinvolge direttamente gli enti del territorio nelle proprie fondazioni – enti locali, imprese, enti del terzo settore, università, altre istituzioni scolastiche –, sta dimostrando una rilevante capacità di sviluppo, anche grazie al contributo del settore privato;

          cresce il numero delle aziende che negli ultimi anni hanno deciso di costituire – al proprio interno o in collaborazione con enti esterni – scuole aziendali, accademie e centri di formazione, dimostrando una maggiore sensibilità verso l'educazione e lo sviluppo di competenze che talvolta non sono raggiunte nel corso dei cicli d'istruzione scolastica;

          il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto 6 riforme e 11 linee di investimento dedicate all'istruzione, per un totale di 17,59 miliardi di euro suddivisi in 6 linee di investimento per le infrastrutture, con una dotazione di 12,1 miliardi di euro, e 5 linee di investimento per le competenze, per le quali il piano prevede 5,46 miliardi di euro di stanziamenti;

          nonostante i segnali positivi di una maggiore attenzione riservata al finanziamento del mondo scolastico, per esempio negli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sussiste la necessità di stimolare maggiori finanziamenti da parte del settore privato, anche per rispondere alla crescente povertà educativa, soprattutto in alcune aree geografiche del Paese –:

          quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per favorire e sostenere ulteriori contributi di cittadini, imprese ed enti del terzo settore al finanziamento delle scuole, eventualmente anche introducendo misure dedicate volte a garantire benefici fiscali per i soggetti che intendono destinare donazioni agli enti del sistema scolastico nazionale.
(3-00131)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          da quanto si apprende, con due distinte sentenze il tribunale di Firenze, sezione lavoro, ha accolto in questi ultimi giorni due distinti ricorsi proposti dalla Flc Cgil Toscana a favore di due docenti a tempo determinato, che non avevano potuto beneficiare della carta del docente, il voucher di 500 euro l'anno che gli insegnanti a tempo indeterminato possono utilizzare per l'aggiornamento professionale e acquistare fra l'altro libri, riviste, ingressi nei musei, biglietti per eventi culturali, teatro e cinema o per iscriversi a corsi di laurea e master universitari, a corsi per attività di aggiornamento, svolti da enti qualificati o accreditati presso il Ministero dell'istruzione e del merito;

          sulla base del principio di non discriminazione tra docenti assunti a tempo determinato e docenti assunti a tempo indeterminato il tribunale ha dunque riconosciuto alle due insegnanti precarie il diritto a vedersi riconosciuta la carta per gli ultimi cinque anni scolastici;

          sentenze di questo tenore si stanno susseguendo in tutta Italia: da Foggia a Trani, da Catania a Marsala, da Torino Vercelli, e altro;

          nel maggio 2022 anche la Corte europea di giustizia e il Consiglio di Stato si erano espressi allo stesso modo, riconoscendo ai docenti assunti a tempo determinato il diritto di avvalersi della carta del docente per l'aggiornamento e la formazione;

          a parere dell'interrogante dunque, anche sulla scorta delle molteplici sentenze citate, l'esclusione dei precari da questo bonus è non solo irragionevole ma in contrasto con il principio della non discriminazione;

          da anni le organizzazioni sindacali denunciano la necessità di estendere la carta del docente anche agli insegnanti precari ed è giunto il momento che il Ministero dell'istruzione e del merito si attivi per riconoscere la carta docente a tutti e tutte gli insegnanti, senza discriminare tra chi ha un contratto a tempo determinato e chi a tempo indeterminato –:

          quali iniziative intenda assumere affinché la carta del docente venga estesa nel più breve tempo possibile anche agli e alle insegnanti assunti con contratto a tempo determinato, ponendo fine ad una ingiustificata discriminazione e disparità di trattamento tra docenti.
(5-00267)


      CHERCHI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la materia del primo soccorso a scuola è stata disciplinata dall'articolo 1, comma 10, della legge 13 luglio 2015, n. 107, che ha introdotto l'obbligo di corsi di primo soccorso negli istituti secondari di primo e secondo grado e di iniziative di formazione rivolte agli studenti al fine di acquisire le tecniche di primo soccorso ritenute necessarie e fondamentali per fronteggiare situazioni di emergenza improvvise, quali un arresto cardiaco o un'ostruzione delle vie respiratorie;

          la suddetta disposizione, così come modificata dall'articolo 5, comma 1, della legge 4 agosto 2021, n. 116, prevede che le predette iniziative siano estese anche al personale docente e al personale amministrativo, tecnico e ausiliario;

          in data 7 novembre 2017 sono state predisposte, in attuazione dell'articolo 1, comma 10, della legge 13 luglio 2015, n. 107, le linee di indirizzo per la realizzazione delle attività di formazione sulle tecniche di primo soccorso, nelle quali si definisce il primo soccorso come «il primo aiuto (First Aid) che viene prestato alla vittima di un improvviso evento dannoso per la salute, quale un malore e/o un trauma in attesa dell'intervento di soccorso garantito istituzionalmente, su tutto il territorio nazionale, dal Servizio di Emergenza Territoriale 118. Gli obiettivi del primo soccorso sono preservare la vita, alleviare la sofferenza, prevenire nuove malattie o lesioni, favorire la guarigione.»;

          secondo le sopracitate linee guida, ogni istituzione scolastica, nell'ambito della propria autonomia, provvede ad organizzare le iniziative di formazione includendole nel piano triennale dell'offerta formativa (Ptof), programmando le attività (anche in rete di scuole) in accordo con le strutture sanitarie e di volontariato;

          nonostante tali linee di indirizzo, queste misure, secondo quanto consta all'interrogante, vengono largamente disattese nella maggioranza delle istituzioni scolastiche del Paese, anche conseguentemente alla mancanza di fondi e risorse da destinare allo svolgimento di tali corsi –:

          se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare iniziative volte ad assicurare che tali misure vengano efficacemente adottate in tutte le istituzioni scolastiche presenti sul territorio nazionale, affinché tutti gli alunni possano seguire corsi di primo soccorso in orario curricolare, considerando che tali tecniche risultano fondamentali e necessarie al fine di salvare la vita delle persone in situazioni di estrema emergenza;

          se si intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di prevedere un simile corso non solo per i docenti, ma anche per i genitori degli alunni, in qualità del loro ruolo genitoriale nell'educazione dei figli.
(5-00268)

Interrogazione a risposta scritta:


      D'ALFONSO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          il Comune di Pescara, con delibera di Giunta del 22 febbraio 2022, n. 130, ha deliberato di partecipare ad un bando indetto dal Ministero dell'istruzione nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) avente ad oggetto «piano per asili nido e scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia». Tale partecipazione avrebbe dovuto essere funzionale all'ottenimento di risorse per la realizzazione di una nuova struttura nell'area di cessione destinata ai servizi di interesse comune nel comparto 10.04.A di via Celestino V a Pescara. Il punto 9 della delibera precisa che la stessa non comporta riflessi diretti e indiretti sul patrimonio e sulla situazione economico-finanziaria dell'ente;

          con deliberazione di Consiglio comunale del 14 settembre 2022, n. 115 è stato aggiornato il Programma triennale dei lavori pubblici e prevista la realizzazione di una nuova struttura da adibire ad asilo nido in via Celestino V;

          con deliberazione di Consiglio comunale del 15 novembre 2022, n. 1006, avente ad oggetto la nuova costruzione di asilo nido in via Celestino V, la Giunta comunale ha approvato il «Progetto di fattibilità tecnica/economica» dell'intervento denominato «Nuova costruzione Asilo Nido Via Celestino V»;

          a differenza di quanto deliberato, è emerso che il nuovo asilo nido verrebbe realizzato in via Fornace Bizzarri, ugualmente su un'area di cessione che da sempre è adibita a parco pubblico, costruito con risorse (compensate), provenienti da oneri concessori di attività edificatoria. Da anni questo parco è manutenuto dal Comune;

          il nuovo edificio dovrebbe sorgere al posto di un parco pubblico, luogo di incontro e di socialità imprescindibile per il quartiere, unica area in una zona periferica della città che svolge un ruolo di piazza-giardino, incassato tra tre edifici condominiali, e presenterebbe delle criticità in relazione al non rispetto degli standard urbanistici previsti dal piano regolatore generale ai sensi del decreto ministeriale n. 1444 del 1968, articolo 3;

          il comitato cittadino di residenti e frequentatori del parco pubblico che si è costituito a seguito dell'emergere del progetto in questione, ha provato a ricercare soluzioni alternative in grado di evitare la distruzione del parco e di garantire la realizzazione dell'asilo nido;

          secondo quanto risulta all'interrogante, con due note informative, inviate al Ministero dell'istruzione il 21 novembre 2022 e alla Commissione europea il 1° dicembre 2022, uno dei portavoce del comitato cittadino, Antonio Dichiarante, ha sollecitato le Istituzioni affinché si rendessero conto di ciò che stava accadendo e provare ad avanzare delle soluzioni alternative;

          il 22 dicembre 2022 alcuni residenti e componenti del comitato cittadino per la salvaguardia del parco sono ricorsi al Tar Abruzzo – sezione di Pescara contro il comune di Pescara e il Ministero dell'istruzione e del merito per l'annullamento previa sospensiva della delibera di Giunta del comune di Pescara del 15 novembre 2022, n. 1006;

          al centro della protesta del comitato, vi è la proposta di ubicare il nuovo asilo in altra area di cessione, esistente proprio in via Celestino V ovvero, in alternativa, nel parco Falcone e Borsellino, ovvero nel parco in via Alento, ovvero in altra area idonea con le caratteristiche necessarie per attingere ai fondi PNRR e che invece, solo verbalmente, l'amministrazione avrebbe promesso al banco alimentare;

          ad avviso dell'interrogante è necessario intervenire con urgenza al fine di garantire il bilanciamento degli interessi legittimi in conflitto, ovvero tra il diritto a non perdere un nuovo asilo nido nel comune di Pescara e il diritto dei cittadini nell'abitare spazi di socialità e benessere esistenti –:

          quali iniziative di competenza, anche in funzione della corretta esecuzione del bando indetto nell'ambito del PNRR, il Ministro interrogato intenda attivare al fine di arrivare ad una soluzione definitiva del problema descritto in premessa.
(4-00323)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


      APPENDINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          in Italia ci sono circa 2.386 istituti di vigilanza privata ed impiegano complessivamente 86.659 addetti circa, una categoria di lavoratori che attualmente è legalmente e giuridicamente normata da un regio decreto del 1931;

          il contratto collettivo dei lavoratori della vigilanza è scaduto da otto anni e quello che viene proposti dalle associazioni datoriali è peggiorativo;

          una guardia giurata armata percepisce uno stipendio di 1.200 euro lordi al mese con servizi da dodici ore. I fiduciari non armati, come per esempio le guardie dei supermercati, guadagnano 4,60 euro lordi l'ora, ovvero 4 euro netti;

          tutto questo a fronte di una categoria di lavoratori sottoposta a elevato stress lavorativo, elevata richiesta di professionalità a fronte di turni anche di dodici ore in deroga al decreto legislativo n. 66 del 2003 che regolamenta i riposi e i turni di lavoro;

          la formazione dei lavoratori è estremamente scarsa, vengono imposte per esigenze di servizio compressioni di riposo ripetute che, da contratto nazionale, non dovrebbero essere più di 12 all'anno;

          le guardie particolari giurate inoltre vengono utilizzate in sostituzione delle Forze dell'ordine in porti, aeroporti, tribunali, ospedali, caserme e uffici pubblici senza però avere gli stessi benefìci e le stesse indennità;

          un agente su quattro, il 26 per cento, riporta nel tempo patologie organiche, cardiovascolari, muscolo-scheletriche e neurologiche, si rileva anche un'intensificazione di suicidi da arma da fuoco;

          è necessario normare l'ormai novecentesca figura del «metronotte» con una nuova disciplina dell'orario di lavoro, una più congrua retribuzione, maggiori tutele giuridiche e sociali e una formazione continua;

          è inoltre indispensabile l'istituzione di un albo nazionale dei lavoratori, il riconoscimento delle qualifiche giuridiche necessarie all'espletamento dei compiti e l'iscrizione della Categoria nella lista dei lavori usuranti;

          si rende noto che l'argomento è all'attenzione delle Camere con il disegno di legge n. 119 a prima firma della Senatrice Pirro –:

          se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione lavorativa sopra descritta;

          se sia negli intendimenti del Ministro interrogato convocare al più presto un tavolo con le sigle sindacali e le associazioni datoriali al fine di agevolare e promuovere un accordo sul rinnovo contrattuale che tenga conto delle criticità enunciate.
(3-00123)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


      LAUS, TONI RICCIARDI, GRIBAUDO, BRAGA, QUARTAPELLE PROCOPIO, FOSSI, SARRACINO e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          dal prossimo 1° febbraio 2023 cesserà di avere effetto quanto stabilito il 18-19 giugno 2020 in merito alle disposizioni di smart working per i lavoratori frontalieri con la Svizzera;

          la richiamata organizzazione del lavoro, sperimentata durante la pandemia, ha dimostrato un'indubbia validità, sia in termini strutturali che economici e la sua continuazione operativa in tal senso da parte di molte aziende svizzere ne è prova concreta;

          dal 1° febbraio si rischia di trovarsi pertanto nella situazione per cui un lavoratore svizzero potrà continuare la propria attività di «Home office», mentre un equivalente lavoratore frontaliere italiano della medesima azienda potrà svolgerla solo un giorno a settimana, con ricadute negative non solo sul lavoratore ma anche sull'azienda;

          in merito vi è un elemento di criticità previdenziale in quanto, in base all'articolo 13 del regolamento CE n. 883 del 2004 e articolo 14 del Regolamento CE n. 987 del 2009, una persona residente in Italia che sottoscrive un contratto di lavoro in Svizzera può lavorare da casa al massimo per il 24,99 per cento del tempo di lavoro previsto dal contratto stesso ma in caso di superamento di questa soglia l'autorità previdenziale italiana (cioè l'Inps) acquisisce la facoltà di richiedere all'azienda svizzera l'incasso del relativo contributo in Italia, il che implica molta burocrazia oltre a maggiori oneri finanziari;

          vi è anche un aspetto di criticità fiscale, in quanto in base all'accordo tra Italia e Svizzera, del 1974, relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei comuni italiani di confine, il frontaliere residente nei comuni di frontiera, se svolge delle intere giornate di lavoro su suolo italiano, è poi tenuto a dichiarare all'Agenzia delle entrate la quota di reddito maturata in quegli stessi giorni, misura sospesa proprio in relazione alle disposizioni economiche per fronteggiare l'emergenza Covid;

          la modifica introdotta dal Governo del regime di smart working rischia però di incidere in maniera negativa su questi lavoratori considerata la loro specificità –:

          per quanto di competenza, quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di consentire un ulteriore regime di proroga per questi lavoratori per quel che concerne l'accesso allo smart working, almeno fino al prossimo giugno 2023 in attesa della emanazione dei nuovi regolamenti, previsti dall'Unione europea, finalizzati ad accordi bilaterali, in maniera da tutelare, adeguatamente, la peculiare condizione di questi lavoratori.
(5-00273)


      SOUMAHORO e PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          da circa un decennio la società ATM spa, operante net trasporto pubblico locale della regione Molise, è in sistematico ritardo, anche accumulando diversi mesi, nel pagamento della retribuzione mensile ai propri dipendenti, causando così pesantissime difficoltà alle maestranze e alle loro famiglie ormai allo stremo;

          da ultimo i ripetuti ritardi hanno prodotto la mancata retribuzione dei lavoratori nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2022, in aggiunta non è stata erogata la tredicesima mensilità, condannando i dipendenti a un periodo natalizio ben lontano dall'armonia delle festività;

          il 12 gennaio 2023 si è svolto un presidio, ampiamente partecipato, del personale dipendente e organizzazioni sindacali dinanzi al palazzo della giunta regionale, per denunciare la gravissima situazione e chiedere alla regione, quale ente affidante i servizi pubblici in questione, di attuare un intervento di carattere sostitutivo nel pagamento degli stipendi dei lavoratori, così come consentito dal codice degli appalti;

          in tale occasione, l'assessore ai trasporti avrebbe confermato l'intento regionale di sostituirsi alla ditta inadempiente ed erogare la retribuzione a tutti coloro che ne abbiano fatto domanda, precisando che saranno pagati al termine degli adempimenti burocratici e domandando di non sovrapporre diverse procedure, nello specifico richiesta di decreti ingiuntivi, in quanto in tali casi diventa più difficile poiché la norma non ha per nulla chiarito cosa accade a coloro i quali hanno attivato due procedure;

          i ritardi nel pagamento, oltre ad essere un atto inammissibile, sono ancor più ingiustificati dal fatto che sembra esservi un regolare versamento mensile del compenso derivante dal contratto di servizio pubblico in essere da parte della regione;

          nel continuo rimpallo di responsabilità fra regione e azienda, che dai suo canto minaccia querele sostenendo di essere nel giusto, a perdere sono sempre i lavoratori a cui non è data alcuna certezza e sono ormai in difficoltà non solo nel fare rifornimento per andare al lavoro ma anche nell'acquistare beni di prima necessità come cibo e medicinali;

          all'approssimarsi dell'erogazione della mensilità di gennaio 2023 sembra non essere ancora stato individuato un percorso certo per assicurare il pagamento delle retribuzioni dovute e correnti a tutti lavoratori che continuano a garantire il servizio di trasporto pubblico –:

          se sia a conoscenza della grave situazione esposta in premessa e quali iniziative adottare al fine di indicare un percorso certo per assicurare dignità e diritti ai lavoratori dell'ATM spa molisana, da troppo tempo vessati dall'inadempienza della ditta, garantendo loro il pagamento delle retribuzioni dovute e correnti.
(5-00274)


      MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha reso noti i dati trimestrali sulle comunicazioni obbligatorie relativamente a dimissioni e licenziamenti del primi nove mesi, e relativamente al terzo semestre del 2022;

          dai dati forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali risultano essere 1,66 milioni le dimissioni che si sono registrate nei primi nove mesi del 2022, queste sono il 22 per cento in più delle dimissioni registrate nel 2021 che risultavano essere 1,36 milioni, le dimissioni sono attualmente la seconda causa di cessazione dei rapporti di lavoro, venendo dopo la scadenza dei contratti a termine;

          nel terzo trimestre 2022, le dimissioni sono state 562 mila, in aumento del 6,6 per cento, oltre 35 mila uscite volontarie in più;

          i licenziamenti nei tre trimestri del 2022 sono stati 557 mila, nel 2021 erano stati 379 mila, con un aumento del 47 per cento. Nel solo terzo trimestre del 2022 sono stati 181 mila, (+10,6 per cento) ovvero un aumento di 17 mila licenziamenti;

          l'aumento delle dimissioni sembra derivare dalla insufficiente qualità del lavoro offerto dalle imprese, il 95 per cento di queste hanno un numero di dipendenti inferiore a 10, si tratta in particolare di aziende dove non esiste contrattazione, non vi è adeguata formazione e possibilità di crescita personale ed economica, anche se non è da escludere che in parte possano derivare da suggerimenti dei datori di lavoro in relazione alla flat tax;

          resta grave e preoccupante il livello dei licenziamenti che è collegato alla crisi di interi settori produttivi ai quali si risponde con offerte di lavoro sempre più precari come il riutilizzo dei voucher, servirebbe al contrario definire piani industriali e capacità di creare lavoro vero e di qualità;

          si deve abbandonare la precarizzazione del lavoro e dei lavoratori con un piano straordinario per il lavoro che coniughi la conversione ecologica con la qualità della vita, con una dimensione del lavoro che fornisca formazione continua, stipendi adeguati e possibilità di crescita personale, un piano per il lavoro come progetto di politica economica basato sulla piena occupazione con al centro investimenti pubblici ad esempio nella sanità, come in tutto il pubblico impiego o nella cura del territorio affrontando il dissesto idrogeologico non più come emergenza –:

          se non ritenga necessario definire con le organizzazioni sindacali un piano pluriennale per il lavoro con investimenti pubblici finalizzati alla piena occupazione di qualità, a partire dalla riduzione dell'orario di lavoro e dalla definizione di un salario minimo garantito.
(5-00275)


      NISINI, GIACCONE, CAPARVI e GIAGONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il cosiddetto contratto in somministrazione o staff leasing è una forma di flessibilità che ben coniuga le necessità di impresa in termini di sgravi, vantaggi fiscali e costo del lavoro con la sicurezza occupazionale e di reddito dei lavoratori;

          tale tipologia contrattuale può essere a tempo indeterminato ovvero determinato; il soggetto utilizzatore può essere anche una pubblica amministrazione ma, in tal caso, la somministrazione è consentita solo a tempo determinato;

          durante l'iter di conversione in legge del cosiddetto decreto energia, al Senato, è stata modificata la data a partire dalla quale trova applicazione il limite massimo di 24 mesi, fissandola al 30 giugno 2024;

          tale data è stata più volte oggetto di posticipi e rinvii dal 2020 ad oggi;

          tuttavia la previsione di un vincolo temporale per le somministrazioni a tempo determinato presso le aziende utilizzatrici dei lavoratori assunti a tempo indeterminato dalle agenzie di somministrazione – peraltro mai piaciuta anche alle parti sociali ed alle associazioni datoriali di settore (Assolavoro e Assosomm), che ne chiedevano la cancellazione – riconduce la problematica alla confusione sottostante tra il contratto di lavoro tra agenzia e lavoratore assunto a tempo indeterminato e quello che lega l'agenzia all'azienda committente;

          in seguito all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 87 del 2018, cosiddetto «Decreto Dignità», si ricorda, il Ministero del lavoro, con circolare n. 17 del 31 ottobre 2018, chiarì opportunamente che, in caso di assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori somministrati da parte delle agenzie per il lavoro, i limiti individuati dal decreto (durata, causale e altro) non trovassero applicazione;

          si rammenta, altresì, che nella XVIII legislatura era stato avviato, su iniziativa della Lega, anche un tavolo ad hoc sulle criticità create dal limite temporale, in primis un inevitabile turn over che, nei fatti, non reca beneficio ad alcuno e pone a rischio una vastissima platea di lavoratori assunti a tempo indeterminato quantificabile in 100.000 unità;

          i settori che rischiano di essere maggiormente colpiti da una riduzione dei livelli occupazionali dei lavoratori così assunti saranno tutte le attività manifatturiere –:

          se e quali iniziative di competenza intenda adottare in merito alla criticità esposta in premessa.
(5-00276)


      CAROTENUTO, AIELLO, BARZOTTI e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          all'articolo 2-bis del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, è prevista una indennità una tantum, pari a 550 euro, a favore dei lavoratori a tempo parziale ciclico verticale, per il cui riconoscimento l'Inps ha pubblicato, in data 13 ottobre 2022, la circolare n. 115;

          destinatari della misura sono i lavoratori dipendenti di aziende private, già titolari nel 2021 di un contratto di lavoro a tempo parziale ciclico verticale, caratterizzato da periodi non interamente lavorati di almeno un mese. Può accedere alla prestazione il lavoratore che, in forza del suddetto contratto, nell'alternanza dei periodi di lavoro e non lavoro, possa fare valere un periodo continuativo di non lavoro di almeno 4 settimane. Ai fini del riconoscimento dell'indennità, il lavoratore non deve essere titolare di altro rapporto di lavoro dipendente, di trattamento pensionistico diretto o di Naspi, ancorché sospesa;

          l'indennità interessa quindi numerosi lavoratori la cui prestazione lavorativa è soggetta a periodo di sospensione nel corso dell'anno, come ad esempio chi opera nei servizi scolastici;

          secondo notizie apprese sulla stampa, nonché da comunicazioni ufficiali di alcune parti sociali, sarebbero emerse criticità nella concessione della citata indennità tali da comportare il respingimento medio di più del 50 per cento delle relative domande, con percentuali diverse a seconda dei territori interessati;

          un dato preoccupante tanto più se correlato alla limitatezza delle risorse del fondo per il sostegno dei lavoratori con contratto part time verticale ciclico che ammontano a 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023 (si veda articolo 1, comma 971, della legge 30 dicembre 2021, n. 234) e al criterio cronologico, nella concessione ed erogazione delle indennità –:

          se la Ministra sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di adottare iniziative affinché Inps definisca le procedure di riesame delle domande celeri e dirette dallo stesso Istituto, senza necessità di una ulteriore domanda da parte dell'interessato, nonché tali da non compromettere il diritto del lavoratore all'indennità.
(5-00277)


      SCHIFONE e CERRETO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          desta preoccupazione la situazione dei 193 lavoratori della multinazionale dell'elettronica Jabil s.p.a., con stabilimento a Marcianise (CE), in vista della prossima scadenza del 31 gennaio 2023, quando terminerà la cassa integrazione e l'azienda americana, in mancanza di soluzioni alternative, avvierà la procedura di licenziamento;

          l'annosa vertenza si trascina dal giugno 2019, quando la società americana annunciò un piano di esuberi per 350 lavoratori, cui si sono aggiunte ulteriori 100 unità nel piano industriale della scorsa primavera;

          la stessa multinazionale in pregressi tavoli politico-istituzionali si era detta disponibile alla redazione di un piano di riassorbimento dei lavoratori in esubero attraverso un progetto industriale illustrato nel febbraio del 2022 al Ministero dello sviluppo economico, accolto favorevolmente dalle parti sindacali;

          licenziamenti sospesi fino, appunto, a fine gennaio e cassa integrazione estesa fino alla stessa data erano le decisioni emerse dai tavoli istituzionali di confronto sulla vertenza Jabil, ma ad oggi non è stata trovata alcuna soluzione industriale alternativa per evitare una nuova emorragia occupazionale;

          a spingere verso i licenziamenti è stato anche un altro elemento; l'impossibilità di assicurare la ricollocazione degli esuberi in una newco costituita ex novo dopo il citato accordo raggiunto, con capitale privato al 55 per cento (detenuto dall'azienda Tme, dello stesso comprensorio) e pubblico al 45 per cento con Invitalia;

          il 10 gennaio 2023 le parti sociali con una nota congiunta hanno richiesto un incontro urgente al Ministero delle imprese e del made in Italy;

          a conferma della drammaticità della situazione, si è mobilitato anche il vescovo di Caserta che, con missiva del 12 gennaio 2023, ha chiesto un intervento risolutivo, al fine di scongiurare «il verificarsi dell'ennesimo dramma sociale che questa terra è chiamata a subire. [...] si trovino strade percorribili che possano allontanare lo spettro dei licenziamenti o comunque individuare soluzioni alternative che salvaguardino i posti di lavoro»;

          in assenza di una soluzione, si rischia di andare incontro al disastro sociale in una provincia, quella di Caserta, già deindustrializzata da troppi anni e che, ancora una volta, pagherà un prezzo non indifferente in termini sociali e occupazionali –:

          quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda avviare per la prosecuzione del tavolo di confronto sulla vicenda Jabil s.p.a., allo scopo di promuovere tutte le condizioni utili a preservare i livelli produttivi e occupazionali, anche avviando il previsto piano di riassorbimento e riallocazione del personale considerato in esubero dalla Jabil s.p.a..
(5-00278)


      TENERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il Governo Draghi e la recente manovra finanziaria del nuovo Esecutivo hanno stabilito una serie di aumenti pensionistici a partire dal 2023;

          tali incrementi sono stati dettati dalla necessità di garantire un adeguamento pensionistico rispetto all'andamento dell'inflazione oltre che dalla volontà di prevedere un innalzamento delle pensioni minime;

          per i trattenenti pensionistici complessivamente pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps (2.101,52 euro), gli importi sono stati rivalutati nella misura del 100 per cento cioè del 7,3 per cento, considerato che questo è l'incremento inflazionistico calcolato;

          ai sensi della circolare n. 135 del 22 dicembre 2022 (Inps) tale aumento è scattato dal 1° gennaio 2023;

          fino al 2022 la soglia di tetto massimo di reddito pensionistico per poter percepire, in aggiunta alla pensione da lavoro, la pensione di invalidità (per invalidi totali, ciechi civili, sordi), era di euro 17.050,49 lordi annui;

          dal 2023 tale soglia è stata innalzata ad euro 17.920,00 lordi annui, per un incremento di importo pari al 5 per cento e non del 7,3 per cento al pari dell'incremento dei redditi pensionistici;

          tale discrepanza ha determinato per molti pensionati, invalidi anche al 100 per cento, la totale perdita del diritto alla pensione di invalidità dal momento che il loro reddito da pensione lavorativa è stato aumentato del 7,3 per cento senza uguale innalzamento del limite reddituale per ricevere il sussidio –:

          se e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per fare in modo che una classe di cittadini fragili e svantaggiati non perda il diritto ad un sussidio nella maggior parte dei casi fondamentale anche per l'accesso alle cure ed ai farmaci di cui ha bisogno.
(5-00279)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


      GIRELLI, FURFARO, MALAVASI, CIANI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario ha raggiunto livelli allarmanti, sia per numerosità che per gravità dei casi, senza differenze tra presidi di guardia medica e ospedali;

          secondo gli ultimi dati pubblicati da Inail, dai 2016 al 2020 sono stati più di 12 mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati positivamente dall'Istituto e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari, con una media di 2.500 casi l'anno. A essere più colpiti sono i «tecnici della salute», infermieri ed educatori professionali normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi. Nel computo, con il 5 per cento dei casi di aggressione in sanità, anche la categoria dei «medici», che non comprende i sanitari generici di base e i liberi professionisti in quanto non inclusi nell'obbligo assicurativo Inail;

          sempre più spesso i pazienti che si sentono abbandonati per le lunghe attese nei pronto soccorso o perché non riescono ad accedere alle prestazioni per le lunghe liste di attesa, sfogano la loro violenza su medici e infermieri, incolpevoli «front office» di un sistema sanitario allo stremo;

          la legge n. 113 del 2020 «Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni» prevede tra le varie misure, l'istituzione della giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, (istituita con decreto il 12 marzo di ogni anno), la costituzione di un osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (istituito con decreto a gennaio 2022), l'estensione dell'articolo 583-quater del codice penale anche alle lesioni gravi e gravissime contro gli operatori sanitari e la procedibilità d'ufficio se ci sono le aggravanti delle minacce, nonché all'articolo 7 la possibilità per le strutture sanitarie di prevedere nei propri piani per la sicurezza misure volte a stipulare protocolli operativi con le forze di polizia per garantire un tempestivo intervento in caso di aggressioni;

          misure queste necessarie ma che, ad oggi, si sono rilevate insufficienti ad arginare l'escalation di un fenomeno ormai quasi più sotto controllo –:

          alla luce dei fatti sopraesposti, quanti siano ad oggi i protocolli operativi previsti dall'articolo 7 della legge n. 113 del 2020 tra le strutture sanitarie e le forze di polizia, tra le ulteriori misure urgenti da adottare contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.
(5-00280)


      ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la riabilitazione è definita dall'Organizzazione mondiale della sanità: «un insieme di interventi progettati per ottimizzare il funzionamento e ridurre la disabilità in persone con problemi di salute che ne limitano l'interazione con l'ambiente», ed è fondamentale anche per i pazienti oncologici; in Italia vivono oggi 3.600.000 persone con una pregressa diagnosi di tumore e 1.100.000 persone guarite;

          un recente rapporto Oms stima che il 42 per cento della popolazione europea, circa 394 milioni di persone, vive una condizione di salute che richiede cure riabilitative. Secondo il rapporto sono circa 27 milioni gli italiani (44,9 per cento della popolazione) che hanno almeno una condizione per la quale dovrebbero fruire dei servizi riabilitativi;

          le fasce di età interessate sono tra 15 e 64 anni, oltre 15,3 milioni di persone, e nella fascia oltre i 65 anni, 11 milioni di persone. Fino ai 64 anni il numero di donne e uomini è sostanzialmente pari, mentre tra gli over 65 in maggioranza sono donne;

          l'Italia non può continuare a negare il diritto di accesso alla riabilitazione oncologica in tutte le fasi della malattia: acuta, cronica e palliativa. Una misura necessaria per garantire un ritorno alla vita attiva alle persone guarite, ritenuta ormai improcrastinabile, anche alla luce del ruolo significativo riconosciuto alla riabilitazione all'interno del Piano europeo di lotta contro il cancro;

          si assiste a un vulnus assistenziale che va superato in quanto la riabilitazione è un elemento fondamentale nel percorso di presa in carico del malato oncologico con un elevato valore sociale ed economico, derivante da una riduzione dei costi diretti e indiretti correlati con la disabilità legata alla malattia oncologica;

          la riabilitazione continua a essere nel nostro Paese una cenerentola per i malati di cancro. Sia per la insufficiente offerta di trattamenti riabilitativi sul territorio. Sia per un approccio culturale ancora deficitario, che troppo spesso relega la riabilitazione ai margini del percorso assistenziale;

          la riabilitazione è un bisogno imprescindibile nel contesto dei percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali, ma risulta essere ancora oggi una lacuna assistenziale e la causa principale, almeno nel caso dell'Italia, sta nell'esclusione della riabilitazione oncologica dai Livelli essenziali di assistenza, che genera anche disparità territoriali nell'accesso alle prestazioni e ai servizi connessi –:

          se non ritenga necessario e improcrastinabile l'inserimento dei percorsi di riabilitazione per i pazienti oncologici nei Lea anche al fine del superamento delle disparità territoriali nell'accesso alle prestazioni e ai servizi.
(5-00281)


      MARIANNA RICCIARDI, QUARTINI, SPORTIELLO e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la legge n. 24 del 2017 (cosiddetta legge Gelli-Bianco) disciplina diversi temi, tra cui la sicurezza delle cure c il rischio sanitario, la responsabilità del professionista sanitario e della struttura sanitaria pubblica o privata, le modalità dei procedimenti giudiziari, l'obbligo di assicurazione e l'istituzione del Fondo di garanzia per i soggetti danneggiati;

          prevede che la struttura sanitaria o sociosanitaria pubblica o privata che si avvalga dei professionisti sanitari, anche se scelti dal paziente e anche se non dipendenti dalla struttura, risponde delle loro condotte colpose a titolo contrattuale; al contrario, il professionista risponde a titolo extra contrattuale, salvo che abbia agito nell'adempimento di obbligazione contrattuale assunta con il paziente;

          inoltre, l'articolo 14 della predetta legge istituisce il fondo di garanzia per i danni derivanti da responsabilità sanitaria alimentato dal versamento di un contributo annuale dovuto dalle compagnie assicurative e demanda ad un altro decreto la definizione della misura e delle modalità di versamento del contributo, i princìpi cui dovrà uniformarsi la convenzione tra il Ministero della salute e la Consap Spa e le modalità di intervento, il funzionamento e il regresso del Fondo di garanzia;

          a distanza di più di cinque anni dall'approvazione della legge il Fondo previsto dall'articolo 14 non è stato istituito poiché manca il decreto attuativo del Ministero della salute;

          l'attuazione dell'articolo 14 sopra richiamato è dirimente per una esaustiva attuazione della legge sulla responsabilità sanitaria e, senza Fondo di garanzia per coloro che non posso usufruire di idonee polizze assicurative, di fatto, la disposizione rimane inefficace anche rispetto al contenimento della medicina difensiva –:

          quale sia la situazione attuale in riferimento alla completa attuazione della legge n. 24 del 2017 (cosiddetta legge Gelli-Bianco), se il fondo in premessa sarà operativo entro l'anno corrente e quali iniziative intenda porre in essere a riguardo.
(5-00282)


      LOIZZO, PANIZZUT, LAZZARINI e MATONE. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

          con determinazione n. 1535/2017, l'Aifa ha individuato i criteri per la classificazione dei farmaci innovativi e dei farmaci oncologici innovativi ai sensi dell'articolo 1, comma 402, della legge 11 dicembre 2016, n. 232;

          l'articolo 1, commi 400 e 401, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, hanno previsto, nella loro formulazione originaria, l'istituzione di due fondi, con una dotazione di 500 milioni di euro ciascuno, destinati al concorso al rimborso alle regioni delle spese sostenute per l'acquisto, rispettivamente, dei medicinali innovativi e dei medicinali oncologici innovativi;

          l'articolo 35-ter del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, ha disposto l'unificazione dei predetti fondi, istituendo a decorrere dal 1° gennaio 2022 un fondo unico per l'acquisto dei farmaci innovativi (di seguito Fondo), con una dotazione di 1.000 milioni di euro annui, successivamente incrementata dall'articolo 1, comma 259, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

          il fondo si è rivelato uno strumento di grande efficacia nel ridurre le tempistiche di accesso e nell'aumentare la numerosità di molecole innovative rese disponibili ai pazienti italiani;

          le regioni possono accedere alle risorse del fondo per il rimborso dei farmaci innovativi per fornire assistenza sanitaria immediata al pazienti in bisogno;

          il requisito dell'innovatività terapeutica permane, tuttavia, per un periodo massimo di 36 mesi e alla sua scadenza devono esistere determinati motivi per il rinnovo;

          una volta che il medicinale perde il requisito dell'innovatività, la spesa della terapia va a gravare sui budget regionali nonché sul FILE F dei centri di trattamento;

          il mancato rinnovo del requisito dell'innovatività può dare luogo a criticità per i pazienti in termini di mobilità e di accesso alle cure;

          la mancata centralizzazione della spesa sul fondo può determinare problematiche importanti a livello regionale, anche dal punto di vista della mobilità, aggravando i budget di spesa delle regioni che detengono i centri prescrittori;

          la compensazione tra le regioni ha tempi non più sostenibili –:

          quali iniziative di competenza intenda intraprendere per fornire adeguate risposte sulla gestione dei farmaci innovativi al momento della scadenza del requisito dell'innovatività.
(5-00283)

Pubblicazione di un testo riformulato

      Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Dori n. 3-00122, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 41 del 23 gennaio 2023.

      DORI. – Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

          il Rapporto sul consumo di suolo in Italia, realizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente nel 2021, sottolinea il valore del suolo come risorsa limitata e non rinnovabile, che fornisce cibo, biomassa e materie prime, elemento centrale del paesaggio, in grado di stoccare, filtrare e trasformare acqua, elementi nutritivi e carbonio. La sua impermeabilizzazione costa all'Italia circa tre miliardi di euro l'anno, secondo le stime calcolate tra il 2012 e il 2020. Eppure si continua a perdere suolo al ritmo di 2 metri quadri al secondo, sostituendolo con coperture artificiali;

          negli ultimi anni, pur in presenza di un rallentamento del mercato immobiliare, non si arresta il consumo di suolo anche dovuto alla forte crescita della logistica, che riguarda in particolare regioni in cui le dinamiche di consumo di suolo sono già fortemente critiche;

          la Pianura Padana, uno dei luoghi con l'aria più inquinata al mondo, è diventata una grande piattaforma logistica, che serve anche il mercato europeo. Tra Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, centinaia di ettari di suolo agricolo vengono trasformati per realizzare poli logistici collegati a porti e aeroporti, presso i caselli autostradali e gli snodi ferroviari;

          nella bassa pianura bergamasca, il paesaggio rurale è stato stravolto in soli quattro anni, da quando nel 2017 a Calcio, presso l'autostrada BreBeMi, è sorto il primo polo logistico della zona. Oggi i poli sono cinque e si parla di «Quadrilatero della logistica» per i comuni di Calcio, Covo, Cortenuova e Cividate al Piano, dove il suolo agricolo perso è pari a 154 campi di calcio;

          come riportato dai mezzi di stampa, il 17 gennaio 2023 il sindaco di Romano di Lombardia, Sebastian Nicoli, ha scritto al presidente della provincia di Bergamo per contestare l'ipotesi di realizzare un nuovo Polo intermodale a Cortenuova, che rappresenterebbe un motivo di attrattività che causerebbe anche un aumento di traffico sulle strade del territorio;

          in particolare il sindaco di Romano di Lombardia riferisce che il presidente della Provincia di Bergamo, il sindaco di Bergamo e il sindaco di Cortenuova avrebbero inviato una lettera al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti «per interessarlo, specificamente, della realizzazione dello scalo merci, preludio di un hub intermodale di vastissime dimensioni, da collocare sul territorio periferico al paese di Cortenuova»;

          come si apprende da organi di stampa, il presidente della provincia di Bergamo avrebbe invece sottolineato la necessità di «avere uno scalo merci nel territorio provinciale per le attività produttive dopo che quello di Bergamo dal prossimo mese di agosto traslocherà a Rovato» e che l'obiettivo della lettera inviata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sarebbe quello di sapere «se il Mit sia interessato concretamente alla realizzazione di uno scalo merci nella nostra provincia. Circa il polo intermodale, si tratta di una proposta privata il cui progetto così com'è stato proposto, secondo la Provincia, presenta delle lacune»;

          risulta necessario garantire un governo coordinato e programmato degli insediamenti della logistica di area vasta, coniugando i princìpi di intermodalità, contenimento del consumo del suolo, di rigenerazione urbana e di sviluppo sostenibile;

          secondo l'ultimo rapporto Ispra, la provincia di Bergamo è la quarta provincia d'Italia col maggior consumo di suolo, con l'11,9 per cento del territorio cementato: solo nel 2021 sono stati consumati altri 143 ettari di suolo, pari a 200 campi da calcio –:

      se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di propria competenza intendano assumere, mediante un'interlocuzione con la provincia di Bergamo e i comuni interessati, al fine di evitare che la bassa bergamasca venga devastata dai poli della logistica.
(3-00122)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta scritta Zanella n. 4-00251 del 12 gennaio 2023;

          interrogazione a risposta in Commissione Toni Ricciardi n. 5-00220 del 12 gennaio 2023;

          interrogazione a risposta scritta Gadda n. 4-00293 del 19 gennaio 2023;

          interrogazione a risposta scritta Orrico n. 4-00301 del 20 gennaio 2023.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

          interrogazione a risposta scritta Cherchi n. 4-00165 del 13 dicembre 2022 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00268;

          interrogazione a risposta scritta Piccolotti n. 4-00271 del 17 gennaio 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00267.