XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 60 di mercoledì 1° marzo 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 22 febbraio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Imprese e del made in Italy, il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e la Ministra del Turismo.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza volte alla realizzazione di una rete nazionale a controllo pubblico nel settore delle comunicazioni elettroniche - n. 3-00207)

PRESIDENTE. Il deputato Pino Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00207 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevole Ministro, il settore delle comunicazioni elettroniche affronta da anni una transizione importante, che ha portato le istituzioni pubbliche competenti a riflessioni approfondite per ripensare l'organizzazione del mercato. TIM rappresenta la principale impresa italiana impegnata nell'offerta di servizi di comunicazione elettronica e ha come primi azionisti Vivendi e Cassa depositi e prestiti. Il 17 gennaio 2023 l'amministratore delegato di Vivendi ha confermato, con forza, l'interesse industriale dell'azienda per TIM e la propria volontà di intraprendere ulteriori operazioni industriali in Italia. L'8 febbraio lei, signor Ministro, ha dichiarato: “La volontà del Governo è quella di realizzare una rete nazionale che raggiunga l'ultimo straordinario borgo del nostro Paese, consentendo quella competitività e connettività che imprese e famiglie italiane meritano: una rete a controllo pubblico”. Pochissimi giorni fa, il consiglio di amministrazione di TIM ha deliberato di richiedere ulteriori indicazioni necessarie per comprendere a pieno gli assunti e gli economics delle proposte.

Le chiediamo, quindi, quali iniziative intenda assumere per quanto di competenza, con quali tempi e modalità, considerati anche i poteri in materia di golden power, per raggiungere l'obiettivo di una rete a controllo pubblico, senza violare i vincoli della legislazione antimonopolistica.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie agli interroganti per aver riproposto una questione che è all'attenzione del Governo sin dal primo giorno della legislatura, in virtù della sua particolare rilevanza per il sistema del nostro Paese e per la competitività delle nostre attività. Dell'argomento, peraltro, avevo dato specifiche indicazioni proprio nella prima audizione in questo Parlamento, nelle competenti Commissioni riunite in questa Camera, sulle linee programmatiche in tema di telecomunicazioni. In quella sede, abbiamo ribadito che il Governo intende contribuire a realizzare una rete delle telecomunicazioni a copertura nazionale che consenta al Paese di raggiungere gli obiettivi prefissati, in un sistema ad alta competitività internazionale, salvaguardando i livelli occupazionali e le specificità del territorio.

Vogliamo valorizzare l'Italia dei borghi e dei piccoli centri, dove contiamo di arrivare con la connettività e con servizi al cittadino che sono altrettanto importanti. A tal proposito, cito il progetto Polis, di Poste italiane, in sinergia con il nostro Ministero, ma anche i progetti di rivitalizzazione delle ferrovie dismesse, di tratti infrastrutturali remoti particolarmente significativi proprio per la conformazione del nostro territorio e per la distribuzione della popolazione. Uno sforzo specifico, infatti, lo stiamo profondendo per raggiungere una copertura omogenea di tutte le zone, anche e soprattutto delle zone bianche e grigie, meno redditizie e dunque scarsamente appetibili per gli investitori privati, ad opera di un'infrastruttura nuova ed efficiente, da un lato, cercando di rimuovere gli ostacoli amministrativi, in particolare per i progetti legati alle scadenze del PNRR e, dall'altro, valutando delle rimodulazioni alla luce degli accresciuti costi delle materie prime necessarie per la realizzazione dell'infrastruttura. In merito al tema specifico, esso riguarda l'asset di TIM, un asset strategico. Come hanno correttamente ricordato gli onorevoli interroganti, il fondo americano KKR ha presentato un'offerta non vincolante a TIM per una quota di Netco, alla quale farebbe capo la rete fissa, inclusi gli asset e le attività di FiberCop e la partecipazione in Sparkle. Il 24 febbraio si è riunito il consiglio d'amministrazione di TIM, che ha esaminato l'offerta e rilevato che la stessa non riflette pienamente il valore dell'asset e le aspettative di TIM e ha richiesto ulteriori elementi informativi, con l'obiettivo di riceve un'offerta migliorativa entro il 31 marzo 2023. Trattandosi di una società quotata e di un asset strategico, con chiari risvolti in tema di sicurezza, il Governo sta seguendo con la massima attenzione gli sviluppi, ferma restando l'autonomia di TIM e i profili relativi alla golden power che gli interroganti ben conoscono. Inoltre, dato che gli interroganti lo hanno evidenziato, rispetto al ruolo di Vivendi, posso dire che la società Vivendi, nella persona anche dell'amministratore delegato de Puyfontaine, sta lavorando al tavolo che abbiamo realizzato insieme agli altri attori istituzionali e a tutti gli attori privati interessati, in un clima - credo che sia riconosciuto - di piena collaborazione che credo possa aiutarci sia nel trovare una conclusione positiva a questa importante e significativa sfida sia a incrementare ed incentivare ulteriori investimenti esteri nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei ha ben evidenziato le due questioni che sono in gioco e che destano l'interesse del Governo e, credo, di tutto il Parlamento, innanzitutto di questa maggioranza, e l'obiettivo fondamentale, che è quello della digitalizzazione del nostro Paese. La sfida del futuro passa anche attraverso le nuove infrastrutture, che non sono solo quelle materiali, le vecchie e tradizionali infrastrutture, ma sono anche quelle digitali e immateriali e, da questo punto di vista, tutti gli sforzi - ricordo gli obiettivi strategici del PNRR - devono essere fatti. È poi evidente che questa sfida della digitalizzazione in un settore come quello delle telecomunicazioni si gioca, da un lato, con aziende importanti che agiscono con le regole del mercato e del privato e, dall'altro lato, con l'indirizzo che il Governo vuole dare. TIM - lo ha ricordato lei, ma lo ricordiamo a tutti - è ancora oggi il principale operatore in questo settore e quello che ci preoccupa, ovviamente, è anche il futuro di questa azienda, perché quei 42.347 dipendenti che noi citiamo nella nostra interrogazione non sono solo persone, ma sono un patrimonio, una risorsa che va tutelata e sviluppata. Credo che il fattore tempo, signor Ministro, sia fondamentale. Il Governo, la cui linea condividiamo, dia l'indirizzo e segua con attenzione gli sviluppi che questa situazione può avere, in particolare riguardo l'obiettivo, che è quello di una rete che possa avere un controllo da parte del pubblico. Seguiremo insieme gli sviluppi, per quanto ovviamente di competenza del Parlamento e delle Commissioni, e sosterremo il Governo in questa linea di indirizzo che lei ci ha spiegato.

(Iniziative in relazione alla normativa sulle procedure selettive per l'aggiudicazione delle concessioni demaniali balneari, al fine di ottenere il pagamento della prossima rata dei fondi del PNRR e di scongiurare un'ulteriore procedura di infrazione comunitaria - n. 3-00208)

PRESIDENTE. La deputata Torto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Todde ed altri n. 3-00208 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, nel decreto Milleproroghe avete rinviato di un anno l'indizione delle gare per le concessioni demaniali, strappando così a questo settore sia la stabilità che la certezza di programmare il futuro. Vi avevamo detto di stare attenti. Vi avevamo detto che ci avreste portati dritti dritti verso la procedura di infrazione da parte dell'Europa, però non ci avete ascoltato. È dovuto intervenire il Presidente della Repubblica Mattarella per bacchettarvi e ricordarvi di cambiare subito questa stortura.

Ora il danno è fatto non soltanto per colpire le nostre imprese, ma - oltre il danno, anche la beffa - avete remato contro il Paese, perché così perderemo i 19 miliardi previsti dal PNRR.

Mi rivolgo a lei, Ministro - lei che è il Ministro delle imprese italiane o, se meglio preferisce, del made in Italy - e le chiedo se volete correggere questi vostri errori, e di corsa, oppure se dobbiamo continuare a essere traditi dalla vostra propaganda sciocca e pericolosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sì, siamo impegnati a correggere tanti errori commessi nella precedente legislatura, ma questo non ci fermerà nell'intenzione di portare saggezza e concretezza nell'attività di questo Parlamento, di questo Governo e, soprattutto, della nostra Europa.

I recenti interventi legislativi richiamati nell'interrogazione mirano a garantire effettiva e concreta praticabilità all'opera - alla quale tende costantemente il Governo - di equilibrata costruzione di un tessuto ordinamentale che coniughi effettivamente il riconoscimento dell'effettivo funzionamento di un regime concorrenziale nel mercato interno con le esigenze specifiche del settore in esame. È evidente, infatti, che le disposizioni di cui alla legge n. 118 del 2022, alle quali fanno riferimento gli interroganti in premessa, in quanto limitate alla fissazione di criteri di delega legislativa non possono costituire nell'attualità un concreto parametro normativo o regolatorio per l'immediata applicazione da parte delle amministrazioni pubbliche e degli operatori economici interessati nella dimensione richiamata e, pertanto, neppure possono risultare strumenti dotati di effettiva utilità ai fini invocati nell'interrogazione.

Occorre, pertanto, anzitutto definire in concreto la disciplina di riferimento che consenta alle amministrazioni locali di procedere senza incertezze o dubbi applicativi, in un contesto, peraltro, nel quale non risulta ancora definita la compiuta mappatura delle aree interessate su tutto il territorio nazionale, né sono definiti i criteri uniformi da adottare per la definizione omogenea delle procedure, nel rispetto dei termini essenziali per l'adeguamento da parte degli operatori economici e dei lavoratori interessati.

Quanto ai timori avanzati dagli interroganti circa le paventate conseguenze finanziarie che potrebbero derivare in termini di effettivo riconoscimento della quota di risorse spettanti nell'ambito del PNRR, è opportuno precisare che la definizione della disciplina in materia di concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative e sportive non costituisce obiettivo del citato PNRR, né in termini di autonomo target, né di specifiche milestone e, pertanto, non rileva nella dimensione rappresentata.

La ricordata pendenza di una procedura di infrazione comunitaria in materia, in ogni caso, è attentamente monitorata dalle amministrazioni competenti in costante coordinamento con i referenti della Commissione dell'Unione europea, al fine di pervenire quanto prima a una soluzione che consenta il superamento della stessa attraverso una definizione che, coerente con le analoghe esperienze di altri Paesi europei, risulti coniugare armonicamente, stante il venire in rilievo dell'utilizzo dei beni demaniali, il rispetto dei principi di funzionamento del mercato interno con il riconoscimento delle ragioni della collettività, delle amministrazioni pubbliche centrali e locali, dei lavoratori e degli operatori economici interessati.

PRESIDENTE. La deputata Auriemma ha facoltà di replicare.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Le dico, però, che la risposta non ci soddisfa. E, in tutta sincerità, ho avvertito anche un certo imbarazzo nelle parole del Ministro, perché era evidente a tutti, tranne a questo Governo, che l'ennesima proroga delle concessioni balneari avrebbe portato l'Italia a sbattersi contro l'ennesima infrazione comunitaria, tra l'altro violando una direttiva che il Governo “Berlusconi 4”, dove c'era il Ministro Meloni, ha ratificato. È evidente, quindi, che è dovuto intervenire addirittura il Presidente Mattarella per richiamarvi. Ma la cosa assurda è che si mettono a repentaglio le risorse del PNRR. Questo è un grave danno per la collettività.

Vi dico già che, però, la storia che il MoVimento 5 Stelle è contro i balneari e contro le imprese non regge più, dopo il disastro che avete realizzato con il superbonus. Nel settore balneare ci vuole una nuova visione, Ministro, che tenga insieme il diritto di impresa con il sacrosanto diritto di tutti quanti ad accedere a spiagge pubbliche e al mare. Ad un mare pulito - aggiungo - perché è risaputo da tutti che le spiagge libere sono ormai ridotte ad un fazzoletto, molto spesso vicino a canali di scarico e, quindi, vicino ad un mare sporco.

Presidente, le dico già, però, che comprendiamo anche le difficoltà di questo Governo ad avere questa visione per la quale il mare è un bene comune, perché questo Governo è abituato alle spiagge tutte bollicine e paillettes, dove una tenda - neanche più un ombrellone, una tenda - costa 300 euro al giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È scandaloso, Presidente!

Mi accingo a concludere. Approfitto anche della presenza del Ministro Santanche', per dirle, suo tramite, che le parole che ha speso lo stesso Ministro Santanche' nel definire le spiagge pubbliche come un luogo dove ci sono tossicodipendenti e rifiuti sono scandalose. Ed è il termometro di quanto questo Governo sia lontano dal Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Concludiamo.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Caro Ministro, nelle spiagge pubbliche c'è la vita reale. Di tossico c'è solo la visione di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

(Iniziative a livello nazionale e comunitario a sostegno del comparto automobilistico e del relativo indotto, in relazione a recenti provvedimenti adottati dalle istituzioni europee - n. 3-00209)

PRESIDENTE. Il deputato Flavio Tosi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cattaneo ed altri n. 3-00209 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FLAVIO TOSI (FI-PPE). Presidente, Ministri, colleghi. Signor Ministro, il tema è quello dell'automotive e quindi di quelle decisioni che sono state assunte, non definitive, in sede europea (la più famigerata, quella che proibirebbe l'uso di motori a combustione interna dal 2035), ma ci sono anche quelle (regolamento euro 7, diesel) che invece hanno effetto già dal 2025.

Sappiamo che in Italia l'automotive rappresenta 270.000 posti di lavoro, 5.500 aziende, il 5 per cento del PIL, due terzi nella sola componentistica. Una fonte autorevole come la Clepa, che è l'Associazione europea componentistica, quindi una fonte autorevole e neutrale, stima che l'Italia, già al 2030, perderebbe 67.000 posti di lavoro, se queste direttive venissero approvate esattamente come sono state impostate.

PRESIDENTE. Concludiamo.

FLAVIO TOSI (FI-PPE). Concludo. Quindi, bene stanno facendo questo Governo e questa maggioranza, in sede europea, a tenere una linea di contrapposizione a questi provvedimenti. La richiesta è se vi siano intenzioni da parte del Governo nei confronti delle ditte che producono tecnologie biofuel, dove l'Italia è leader mondiale, e se vi siano anche iniziative in itinere che vadano incontro alla nostra filiera nazionale dell'automotive.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Oggi è una giornata significativa in Europa proprio sulla tematica che gli interroganti hanno posto in essere, perché, dopo il nostro “no” al dossier sulle autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri, il Coreper è stato rinviato a venerdì, perché la nostra presa di posizione, così chiara e netta, insieme a quella di altri Paesi come la Polonia e la Bulgaria, hanno indotto a un'ulteriore riflessione su una tematica dirimente non tanto e non soltanto sulla questione dell'automotive, ma sulla politica industriale che l'Europa deve mettere in campo per rispondere alla grande sfida sistemica della Cina e anche alla politica assertiva degli Stati Uniti.

Peraltro, questa riflessione ulteriore che faranno al Coreper, e quindi nel Consiglio, segue quella decisione che il Parlamento ha preso l'altro giorno ma che, a differenza delle altre precedenti decisioni in materia, è passata solo per un pacchetto di voti maggioritari. Il che vuol dire che c'è una riflessione in corso, direi un ripensamento, sia nel Parlamento europeo che nel Consiglio, perché si tende a prendere atto della realtà, si deve prendere atto della realtà così come gli altri ce l'hanno imposta.

Per questo noi saremo particolarmente assertivi anche negli altri due importanti dossier aperti, la riduzione di CO2 per i veicoli pesanti e, soprattutto, il Regolamento sull'Euro 7, che interviene su un settore già fortemente sotto stress, con l'obiettivo di creare le condizioni affinché poi, nel 2026 - con un Parlamento eletto dai cittadini e dai lavoratori europei che avrà verosimilmente una conformazione diversa da quella attuale e con una Commissione che sarà espressione dei Governi di allora, il prossimo anno - si possa costituire quell'alleanza con le imprese, con i lavoratori europei e con le nazioni industriali europee per fare davvero della clausola di revisione del 2026 un obiettivo strategico. Ciò per rimettere in discussione soprattutto i tempi e la modalità della transizione ecologica che deve, a nostro avviso, assolutamente coniugarsi con i tempi, i bisogni e le necessità della società europea, delle imprese e dei suoi lavoratori, affinché sia economicamente sostenibile e socialmente equa.

Nel contempo e nel frattempo stiamo incentivando la nostra azione per creare in Italia quella tecnologia green e quella tecnologia digitale che serve poi alla duplice transizione. Per questo abbiamo chiesto all'Europa maggiore flessibilità sull'utilizzo delle risorse PNRR, Repower EU, coesione sociale, per impiegarle e investirle nella tecnologia che servirà alle nostre imprese e alle nostre famiglie a garantire un'autonomia strategica europea nella duplice transizione.

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. D'altra parte - e concludo - quando si parlava di incentivi, voglio far notare che c'era una dotazione iniziale di 8,7 miliardi di euro fino al 2030, abbiamo a disposizione altri 6 miliardi di euro per incentivare il mercato dell'automotive, importante e significativo soprattutto per la filiera industriale. Ma pongo una riflessione a questo Parlamento: gli incentivi sino ad oggi utilizzati sono andati per il 40 per cento al gruppo Stellantis con i suoi stabilimenti in Italia, ma il 45 di questo 40 per cento è andato ad autovetture realizzate dal gruppo fuori dall'Italia. Il che vuol dire che, complessivamente, quasi l'80 per cento degli incentivi che abbiamo dato sono finiti a incentivare l'acquisto di autovetture composte all'estero…

PRESIDENTE. Ministro, devo pregarla di concludere, per favore.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. …ancorché, ovviamente, molto spesso con una filiera produttiva che ha una forte e significativa ramificazione in Italia. Bisogna calibrare meglio gli incentivi insieme agli investimenti per incentivare la produzione e, quindi, di conseguenza, anche la realizzazione e la vendita di autovetture realizzate nel nostro Paese con il lavoro e le imprese italiane.

PRESIDENTE. Il deputato Tosi ha facoltà di replicare.

FLAVIO TOSI (FI-PPE). Ringrazio il Ministro. Lo ringrazio non perché Tosi è nella maggioranza e dà ragione al Ministro. Lo ringrazio per i numeri che ha fornito perché sono inequivocabili; per la posizione del Governo, anche in sede europea, perché c'è chi anche in quest'Aula, oltre che in Europa, preferisce la demagogia, preferisce lo scontro a prescindere, l'opposizione a prescindere. E invece noi apprezziamo il pragmatismo - come ha detto lei - il realismo, e i numeri parlano per le nostre aziende.

Il Ministro ha bene sottolineato il fatto che ci sono Paesi che stanno prendendo direzioni diverse rispetto all'Europa, come gli Stati Uniti e la Cina. Bene ricordare che anche la produzione dell'elettrico inquina, perché la Cina, che è un grande produttore di tecnologia elettrica, è un enorme inquinatore globale. Ogni normativa che vada ad assumere una direzione di restrizione, come appunto quella dell'Euro 7 per i diesel o anche quella del 2035, va contro la filiera del nostro Paese. Bene ha fatto il Ministro a ricordare e a difendere le auto italiane prodotte in Italia e la produzione nazionale, perché, evidentemente, più assumi norme restrittive, più aumentano i costi e più è difficile poi - e chiudo, Presidente - per gli italiani, le famiglie e le imprese, sostenere i costi dell'acquisto dell'auto, con il paradosso che l'età media delle auto in Europa continua ad aumentare: è arrivata a 12 anni, e un quinto del parco auto nazionale italiano è oltre i 18 anni proprio per questi motivi, uniti poi alle gravi crisi che abbiamo vissuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative volte ad affrontare l'emergenza siccità, anche attraverso un più efficiente utilizzo delle risorse idriche in agricoltura - n. 3-00210)

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Castiglione ed altri n. 3-00210 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA CHIARA GADDA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, oggi è il 1° marzo e nel nostro Paese intere filiere produttive già stanno subendo gli effetti negativi della gravissima siccità che sta davvero mettendo in ginocchio la filiera del riso, dell'allevamento, persino dell'acquacoltura.

Noi con questa interrogazione le chiediamo quali siano le soluzioni di breve e di brevissimo termine per dare una risposta alle carenze strutturali che esistono in molte regioni, a partire da quelle del Sud, a cui si aggiungono però le nuove difficoltà nella Pianura Padana. Il Po, il lago d'Idro, il lago di Garda, i grandi fiumi del Nord in questo momento sono in secca e quindi vi è la necessità di investimenti infrastrutturali. Mancano oltre 2.000 bacini idrici, come ha detto l'ANBI; servono però degli interventi urgenti e una pianificazione di lungo periodo.

Con questa interrogazione le chiediamo quali siano le soluzioni che si possono mettere in atto, ma soprattutto se e come intenda coordinare e farsi promotore di un coordinamento tra gli usi agricoli, civili, industriali e turistici, perché altrimenti la nostra economia, ma soprattutto anche la sicurezza alimentare del nostro Paese, verrà messa in difficoltà e non avrà prospettive future, come per quanto riguarda il nostro prezioso made in Italy.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Intanto vorrei ringraziare la collega Gadda e il collega Castiglione, che sottolineano per primi questo punto che riguarda regioni come quella siciliana, dalla quale proviene il collega Castiglione, e la Lombardia, che invece era esente, fino a qualche anno fa, da problematiche di questa natura.

Il 2022 si è appena concluso ed è stato uno degli anni più caldi, se non il più caldo, per i Paesi centro-occidentali d'Europa e del Mediterraneo centrale. In Italia, addirittura, il 2022 è stato il più siccitoso dal 1800, con un deficit di precipitazioni a chiusura del periodo pari al 30 per cento; deficit che sale al 40 per cento per le regioni del Nord.

I dati relativi ai primi mesi dell'anno si pongono sulla stessa linea. La mancanza di acqua è un problema che investe tutta la popolazione, ma è avvertito particolarmente dalle aziende agricole, che ne utilizzano quasi il 53 per cento, con rilevanti perdite di prodotto e rischi, evidentemente, anche per la sicurezza alimentare. Occorre, pertanto, assumere soluzioni strategiche, definitive e pianificate in modo adeguato.

Il Governo ha convocato in data odierna la prima riunione della cabina di regia interministeriale che va incontro esattamente all'esigenza che lei pone, coinvolgendo il Ministero dell'Agricoltura, il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e il Ministero della Protezione civile. Ma lei ha ragione: vanno coinvolti anche altri Ministeri che dall'acqua traggono beneficio, per esempio il Ministero del Turismo, anche qui presente con la collega Santanche'.

La cabina di regia è presieduta dal Presidente Meloni stessa proprio per dare rilevanza all'impegno che tutto il Governo vuole avere nell'affrontare una questione che è emergenziale nell'epifenomeno di quest'anno, ma è strutturale negli ultimi venti anni, perché siamo al quinto evento siccitoso, che poteva, a nostro avviso, essere affrontato in maniera un po' diversa nella previsione e nell'utilizzo delle risorse.

È urgente procedere alla razionalizzazione delle governance: oggi abbiamo un mare di enti e istituzioni che devono affrontare questo problema, con un passaggio da una scrivania all'altra, per semplificarlo, che va evidentemente affrontato per cercare di arrivare all'obiettivo principale, che è risolvere i problemi, ma dobbiamo intervenire con una programmazione di breve, di medio e di lungo periodo.

Quella di breve periodo va immediatamente attuata, per quanto possibile, e la cabina di regia si occuperà di una pianificazione in questo senso che coinvolgerà, evidentemente, anche il Parlamento. Serve efficientare gli acquedotti, nei quali c'è una dispersione idrica che arriva quasi al 50 per cento in termini di perdita.

È indispensabile elaborare un piano per la realizzazione di invasi e bacini e farlo in maniera rapida, semplificando - è questa la problematica maggiore - le norme per realizzarli. Voglio, però, ricordare che esistono ingenti risorse. Abbiamo a disposizione quasi 8 miliardi, che sono lì da qualche anno, nell'impossibilità spesso di essere spesi per ragioni burocratiche e normative, sulle quali bisognerà intervenire rapidamente e lavorare per affermare le nuove tecnologie. Noi abbiamo messo 225 milioni sull'innovazione tecnologica in agricoltura, per cercare anche di elaborare un sistema di risparmio idrico. Poi, evidentemente, con il cambio climatico, si dovrà lavorare anche a colture meno idroesigenti, per quanto possibile. C'è da questo punto di vista un ragionamento da fare, in termini strategici, non solo a livello italiano, ma a livello europeo, perché come sapete la problematica sta investendo molte altre Nazioni d'Europa che, come le regioni del Nord in Italia, non avevano mai dovuto sopportare il fenomeno.

PRESIDENTE. Il deputato Castiglione ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE CASTIGLIONE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, noi condividiamo le sue preoccupazioni. Come lei ha detto, il 2022 è stato l'anno della grande sete, dall'Europa all'Africa, al Nord America, all'Asia, le condizioni della prolungata siccità hanno messo a rischio tutte le grandi produzioni agricole. In Europa, addirittura, è stata la peggiore siccità degli ultimi 500 anni e, quindi, condividiamo con lei la preoccupazione e, soprattutto, cogliamo oggi con favore l'istituzione della cabina di regia, auspicando però che non si sommi ai tanti tavoli che vengono costituiti giornalmente - oggi anche la regione Lombardia apre un tavolo - mentre rischiamo che in Italia 3 milioni di cittadini subiscano gravi carenze idriche. Addirittura, dal 6 al 15 per cento della popolazione italiana potrebbe essere interessata da carenza idrica. Salutiamo con favore la cabina di regia, vediamo le risorse che sono messe a disposizione, ma basterebbe leggere la relazione della Corte dei conti di qualche giorno fa per rendersi conto, Ministro, che c'è una eccessiva burocratizzazione.

Noi dobbiamo spendere queste risorse, perché non solo il PNRR, ma anche le risorse destinate dalle leggi di bilancio nazionale servono per migliorare le infrastrutture idriche, per la conversione dei sistemi irrigui, per l'adeguamento della rete di distribuzione e, soprattutto, per mettere in campo le nuove tecnologie - come lei diceva -, la digitalizzazione e tutto quello che serve al sistema irriguo. Nel 2001, in Sicilia, ci trovammo nella medesima condizione a seguito di una gravissima emergenza di siccità e, allora, adottammo un atto di Protezione civile. È necessario e urgente che si possano adottare procedure spedite, perché le risorse messe a disposizione possano essere utilizzate dai nostri cittadini e soprattutto dagli enti preposti. Un coordinamento è assolutamente auspicabile tra i diversi enti che si occupano di irrigazione. Come diceva la collega Gadda, bisogna avere un coordinamento tra l'utilizzo irriguo, tra l'acqua potabile e quella utilizzata a fini industriali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

(Iniziative a sostegno delle aziende agricole in relazione ai danni derivanti dalla siccità e dalle eccezionali elevate temperature - n. 3-00211)

PRESIDENTE. Il deputato Davide Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00211 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Grazie, Presidente, grazie, signor Ministro. Il 2023, purtroppo, sarà ancora un anno difficile per le nostre imprese agricole, poiché abbiamo avuto problematiche legate alla siccità, che hanno colpito in modo pesante il comparto. Abbiamo sorgenti prosciugate e fiumi che hanno ridotto i loro corsi di oltre il 60 per cento. Nel Nord Italia, oramai in tutte le regioni, è allarme siccità proprio a causa delle forti diminuzioni di pioggia e di neve. La portata di un fiume come il Po è diminuita di oltre 3 metri se confrontata ad analoghi periodi dell'anno e ciò mette a repentaglio tutto il sistema legato al mondo agricolo. Sappiamo che tutte le filiere soffrono della mancanza di acqua e l'agricoltura rischia di perdere oltre il 40 per cento della propria produzione, con una perdita in proiezione, confrontata con l'anno precedente, che è già di oltre 2 miliardi. Sappiamo benissimo che l'acqua è un elemento essenziale per il nostro mondo agricolo e per mantenere tutto il comparto della filiera agroalimentare. Per questo chiediamo a lei, signor Ministro, per quanto di competenza sua e del suo Ministero, quali siano le azioni che si intendono mettere in atto, in tempi celeri, per far fronte a tale problematica che sta colpendo le nostre imprese, che si trovano in competizione con le imprese straniere, in modo da poter risolvere in tempi ragionevoli il problema della siccità.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Lei ha ragione, collega Davide Bergamini, nell'avere sottolineato in maniera puntuale i rischi di una situazione che ho appena descritto rispetto alle sollecitazioni di altro gruppo. Non mi ripeterò, ma è evidente che i cambiamenti climatici negli ultimi tempi hanno messo a dura prova il sistema mondiale, e, per quanto ci riguarda, creato disagi alle nostre aziende, alle aziende agricole e non solo. In particolare, l'agricoltura sconta le problematiche pesanti che hanno diretto impatto su quantità e prezzi al consumo, che i nostri cittadini si trovano a sostenere, non per colpa dei nostri agricoltori, ma per la crescita dei costi di produzione o la diminuzione del quantitativo prodotto. Gli eventi siccitosi si susseguono in Italia ormai da vent'anni e sono sempre più presenti nel nostro Paese, anche in regioni, come la sua, che non conoscevano questo fenomeno. Sostenere con ogni mezzo cittadini e imprese è un obbligo per lo Stato ed è un impegno di questo Governo. Dopo pochi mesi dall'insediamento, come Governo, ho firmato i decreti di declaratoria di eccezionali avversità atmosferiche per tutte le regioni colpite dalla siccità nel 2022, consentendo in questo modo le erogazioni delle risorse agli agricoltori maggiormente danneggiati dal fenomeno. Il 26 gennaio scorso è stato approvato il piano di gestione per il rischio del 2023, che prevede, tra le altre cose, l'entrata a regime del Fondo mutualistico nazionale agricolo contro le avversità catastrofali, l'Agri-Cat, che rappresenta per le imprese agricole una rete di sicurezza a copertura dei rischi derivanti da eventi catastrofali come la siccità. Il Fondo, con una dotazione di 350 milioni l'anno, contribuirà al pagamento dei premi assicurativi per le polizze che gli agricoltori stipuleranno a copertura dei predetti rischi. Non è possibile, tuttavia, affrontare il problema della siccità senza programmare una serie di interventi strategici di breve, medio e lungo periodo. È per questo che oggi abbiamo riunito una cabina di regia, che ho testé descritto, presieduta dalla Presidente Meloni, con i ministri competenti, che si confronterà anche con il Parlamento per intervenire nell'immediato e recuperare le criticità in essere per mancanza di azione, nel passato, in termini di semplificazione burocratica-amministrativa, che ha indotto oggi ad avere oltre 8 miliardi non spesi negli anni, a causa anche della sovrapposizione di istituzioni che rendono impensabile il mantenimento di questa condizione.

La percentuale di perdita delle reti è enorme. Arriviamo al 40 per cento di media nazionale e al 50 per cento nelle regioni del Mezzogiorno. Visto che le nostre aziende agricole consumano il 53 per cento dell'acqua, è un problema prioritario per noi e anche per il mio Ministero di cui occuparsi; e lo facciamo ben volentieri. Ci auguriamo che nei prossimi giorni il Parlamento sia coinvolto per ragionare di azioni immediate, che permettano un intervento di semplificazione o di sussidiarietà, rispetto a coloro che non hanno agito nei tempi e nei modi, con cui dovevano agire per spendere risorse utili a prevenire gli effetti della siccità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Davide Bergamini.

DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Grazie, signor Ministro, per la risposta che troviamo sicuramente esauriente, anche perché il fatto che oggi è stata istituita una cabina di regia, di concerto con tutti gli altri Ministeri interessati, rappresenta un segnale di un Governo attento alle esigenze del comparto. Credo sia una collaborazione positiva fra i ministeri che può solamente essere vista in chiave positiva dalle nostre aziende agricole, anche se siamo certi ci sarà tanto da lavorare. Come Lega abbiamo sempre supportato il comparto dell'agricoltura e siamo felici anche di sentire da lei, dalle sue parole, che c'è una partecipazione attiva nell'ascolto da parte del Ministero verso le associazioni e le imprese agricole. Serviranno, come lei ha giustamente sottolineato, interventi strutturali importanti, anche perché quello che prima era solamente un momento sporadico, un momento di siccità, è diventato negli ultimi anni sempre più repentino e, quindi, dovremo sicuramente andare in quella direzione con interventi di lungo termine.

Servirà, però, una certa rapidità, a nostro parere, per intervenire in modo strutturale e importante sulla possibilità di realizzare bacini idrici, riuscire a dare più capienza ai nostri corsi d'acqua, anche semplificando le procedure da un punto di vista burocratico, considerato che, a volte, la burocrazia, in questo Paese, va a fermare anche lavori e opere sicuramente importanti.

Vorrei solo ricordare di mantenere anche un'attenzione verso il fenomeno del cuneo salino, perché in alcune zone del nostro Paese, purtroppo, ciò sta provocando una vera e propria desertificazione dei territori agricoli, impedendo, poi, agli agricoltori di continuare a fare ciò che da anni facevano all'interno della loro attività, portando eccellenze vere e proprie del nostro territorio anche nei Paesi stranieri.

Io la ringrazio, sono certo che questo sia un primo passo importante per risolvere una problematica che sta sicuramente colpendo in modo pesante l'intero settore agricolo, ma che possa essere anche una visione positiva per quello che sarà lo sviluppo, nei prossimi anni, nel nostro Paese. Non posso fare altro che augurare buon lavoro a lei e a tutto il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a fronteggiare la carenza delle risorse idriche in agricoltura, anche attraverso il pieno coinvolgimento delle regioni e degli operatori del settore - n. 3-00212)

PRESIDENTE. Il deputato Simiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vaccari ed altri n. 3-00212 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente, gentili colleghi. Signor Ministro, come sa benissimo, la siccità rappresenta una delle sfide più pressanti del nostro tempo e richiede politiche pubbliche efficaci di prevenzione e di adattamento ai cambiamenti climatici per la gestione delle perdite di acqua e investimenti nelle infrastrutture idriche. Tali investimenti possono garantire una maggiore disponibilità di acqua per attività agricole, industriali e domestiche.

Nelle scorse settimane, il Governo, dopo le sollecitazioni, nostre e delle associazioni di categoria, ha convocato incontri, e oggi un tavolo, per affrontare l'emergenza siccità e ha annunciato la nomina di un commissario per l'emergenza idrica, una task force con poteri di deroga a cui assegnare la gestione dell'acqua.

Per questo, vogliamo sapere quali iniziative e azioni concrete intenda intraprendere per fronteggiare le condizioni idriche emergenziali esistenti, che rischiano di compromettere le coltivazioni e l'attività dell'intera filiera e, su questo, vogliamo capire come coinvolgere le regioni, le associazioni di categoria e, soprattutto, i portatori di interesse.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Ringrazio il collega Vaccari, per aver sottolineato, come anche gli altri gruppi, una problematica che in questo momento sta a cuore, credo, a tutti gli agricoltori, a tutti coloro che hanno e devono usufruire dell'acqua e, ovviamente, a tutti i cittadini, per le conseguenze che la carenza idrica comporta.

L'emergenza siccità, negli ultimi venti anni si è ripresentata a più riprese, ma mai sono state assunte soluzioni strategiche definitive o pianificate in modo adeguato. Per questo motivo, come già detto nelle risposte precedenti, il Consiglio dei ministri ha convocato, in data odierna, la prima cabina di regia interministeriale per la siccità, per attivare le azioni di emergenza e trovare gli strumenti idonei per elaborare strategie che permettano di arginare le criticità relative alla siccità nel breve, medio e lungo periodo, sui cui scopi ho già riferito in dettaglio nel precedente question time. In tale sede, è stato anche valutato il coinvolgimento delle regioni e degli altri interlocutori che hanno competenza sulla realizzazione e gestione degli interventi e sono davvero tanti.

Riguardo alle azioni intraprese per contrastare la fragilità del nostro Paese per effetto dei cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico, ricordo che la rivisitazione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico contempla, tra l'altro, interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e promuove il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, anche al fine di aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e ridurre le dispersioni idriche che ricordavo in precedenza.

Rilevo, inoltre, che l'Investimento 4.3 della Componente 4 della Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza “Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche”, di competenza del MASAF, è teso a migliorare la gestione delle risorse idriche, a tutela del territorio dagli effetti dei cambiamenti climatici e a proteggere la biodiversità, con una dotazione pari a 880 milioni. In particolare, detto investimento si propone di aumentare l'efficienza dei sistemi irrigui attraverso lo sviluppo di infrastrutture innovative e digitalizzate, per un settore agricolo più sostenibile, che si adatti meglio ai cambiamenti climatici. I progetti prevedono interventi di conversione dei sistemi irrigui in altri più efficienti, di adeguamento delle reti di distribuzione, al fine di ridurre le perdite, di installazione di tecnologie per un uso efficiente delle risorse idriche, quali contatori e sistemi di controllo a distanza.

Informo, infine, che sono stati presentati 97 progetti, i cui soggetti attuatori sono gli enti irrigui. Tutte le gare sono state pubblicate entro i termini previsti e trasmesse alla Commissione europea per l'aggiudicazione entro il prossimo 31 dicembre. Nei prossimi giorni avremo occasione, evidentemente all'esito della seconda riunione della cabina di regia oggi istituita e presieduta dall'onorevole Meloni, di poter produrre al Parlamento proposte di natura emergenziale, che si affiancano a proposte di natura strategica, per riuscire a spendere finalmente quegli 8 miliardi che da troppo tempo giacciono in vari Ministeri e, soprattutto, non possono essere spesi proprio per l'eccesso di burocrazia, l'eccesso di normative che entrano in conflitto l'una con l'altra, impedendo la realizzazione di invasi e impedendo la possibilità di pulire gli invasi esistenti, come le dighe, per ragioni che io so essere ben note al collega Vaccari.

PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di replicare.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, dico subito che siamo soddisfatti del fatto che anche gli altri gruppi parlamentari di maggioranza, dopo la presentazione della nostra mozione sul tema sul quale abbiamo interrogato il Ministro, abbiano convenuto con noi sull'importanza determinante e strategica di questo tema per tutta l'economia del nostro Paese. Abbiamo presentato la mozione più di una settimana fa - e mi auguro che possa essere calendarizzata -, a prima firma della nostra capogruppo Serracchiani, con l'obiettivo proprio di entrare nel merito di quelle azioni - come, giustamente, ha ricordato lei, Ministro - che, dal punto di vista emergenziale e, allo stesso tempo, dal punto di vista strutturale, provino a dare risposte, però, concrete a questo tema.

Molte delle cose che lei ha detto e che anche noi abbiamo riportato nella nostra mozione erano già contenute in una risoluzione che questa Camera ha discusso nel luglio dell'anno scorso - la 7-00853 -, che prendeva a riferimento proprio dati dell'Osservatorio permanente sulle crisi idriche dell'Autorità distrettuale del bacino del Po, che ricordava come eravamo in una condizione, già allora, di emergenza; ci dispiace che si sia perso già troppo tempo per dare queste risposte. Aspettiamo, dalla cabina di regia che è stata convocata, questo tipo di risposte, ma crediamo che, sul fronte emergenziale, servano atti conseguenti, per dare immediate risposte al settore agricolo, innanzitutto. Poi, certo, ci sono anche le risposte strutturali, e noi evidenziamo, in particolar modo, tre questioni, che, poi, riprenderemo, mi auguro, nella discussione della mozione. La prima, che riguarda…

PRESIDENTE. Dovremmo concludere, però, onorevole.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Io ho due minuti.

PRESIDENTE. Lei è già oltre i due minuti, è a due minuti e mezzo, in questo momento.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Termino subito. Dicevo, abbiamo individuato tre punti: il primo, gli sprechi delle reti del servizio idrico, il secondo, la necessità di nuovi invasi, piccoli o grandi che siano, e la riattivazione di quelli che ci sono e risposte certe agli agricoltori, non solo ex post, per i danni. Soltanto in questo modo, potremo costruire un piano strutturale di adattamento ai cambiamenti climatici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative in ordine alle criticità proprie degli allevamenti intensivi - n. 3-00213)

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00213 (Vedi l'allegato A).

LUANA ZANELLA (AVS). Presidente, signor Ministro, gli allevamenti intensivi causano il 79 per cento delle emissioni di gas serra nel settore dell'agricoltura e generano forti concentrazioni di polveri sottili.

Nel corso di una recente puntata di Report sono state documentate le condizioni terribili degli allevamenti di polli di alcuni impianti siti nelle regioni Marche ed Emilia-Romagna, in particolare quelli dell'azienda agricola Fileni, leader della produzione biologica di pollo, in Italia.

La stessa azienda, nel comune di Maiolo (Rimini), è stata autorizzata a realizzare un nuovo impianto nella zona della Valmarecchia per l'allevamento intensivo fino a mezzo milione di polli da ingrasso da destinare al macello.

Contro questo impianto si è sollevata la popolazione locale e altri soggetti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUANA ZANELLA (AVS). Chiedo al Ministro se intenda verificare, assieme all'ente certificatore del biologico, se effettivamente siano biologici i polli che sono allevati in questo modo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Ringrazio la collega Zanella per il quesito e, preliminarmente, preciso che le produzioni biologiche sono certificate da organismi di controllo autorizzati dal Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, come lei ricordava. Ad oggi, sono stati autorizzati 19 organismi di controllo nazionali e 2 per la provincia di Bolzano.

L'ispettorato centrale repressione frodi dello stesso Ministero esercita la vigilanza sugli organismi di controllo autorizzati, controllando che siano posseduti e mantenuti i requisiti organizzativi, gestionali e amministrativi previsti per il loro riconoscimento e per l'autorizzazione ad operare. Gli organismi di controllo operano quotidianamente per accertare che le aziende mantengano il livello di qualità dei prodotti richiesto per l'attribuzione della certificazione di prodotto biologico.

Per quanto riguarda, in particolare, la presenza di numerosi allevamenti intensivi in determinate zone del Paese, il Ministero della Salute ci ha rappresentato che è in fase di definizione il decreto che definisce i criteri di biosicurezza per gli allevamenti avicoli, tra cui anche la distanza minima dagli allevamenti preesistenti che dovrà essere rispettata dagli allevamenti di nuova apertura, cui anche lei faceva poc'anzi riferimento.

Riguardo alla tutela degli animali da allevamento, inoltre, il predetto Ministero pianifica i controlli ufficiali, emanando annualmente un Piano nazionale benessere animale nel quale sono programmati i controlli su base statistica e secondo criteri di valutazione del rischio degli allevamenti. In caso di mancato rispetto della normativa sulla densità massima per l'allevamento dei polli da carne, sono previste specifiche sanzioni.

Mi preme, comunque, rassicurare che il benessere animale, all'interno degli allevamenti, rappresenta un punto fermo del nostro Ministero. Siamo convinti che gli stessi livelli di produzione con migliore qualità di prodotto si possano raggiungere mediante allevamenti che garantiscano il naturale sviluppo vitale dell'animale. È innegabile, tuttavia, come abbiamo evidenziato al margine dell'Agrifish di novembre scorso, che ci troviamo in una situazione nella quale i cittadini europei hanno scoperto di non essere indipendenti dal punto di vista degli approvvigionamenti. È, quindi, necessario contemperare la difesa dell'ambiente, il raggiungimento di un minore impatto ambientale del modello di sviluppo dell'agricoltura e della zootecnia, con una posizione che tenga conto della necessità di rafforzare le produzioni per evitare un deficit di produzione a danno dei cittadini europei.

Ieri guardavo un palazzo di 26 piani costruito in Cina per ospitare produzioni intensive di maiali. Quindi, corriamo il rischio di diminuire le produzioni nazionali e, poi, di doverci approvvigionare da Nazioni che il rispetto dell'animale nemmeno lo prendono in considerazione.

Rammento, infine, che l'apertura di nuovi allevamenti è subordinata a verifiche amministrative particolarmente rigorose, in cui è vagliato il potenziale impatto ambientale del nuovo allevamento, anche in relazione agli elementi inquinanti prodotti e rilasciati nell'ambiente.

Mi impegno a seguire con attenzione la problematica da lei segnalata, convinto che occorra lavorare con cautela, al fine di contemperare le esigenze del settore con la salvaguardia dell'ambiente e un'equità sociale che è garantita anche dalle produzioni nazionali.

Riguardo alle vicende Fileni, che lei ha citato, rammento che ci sono state sentenze della giustizia amministrativa che hanno dato precise indicazioni alle autorità amministrative in merito alla procedura autorizzativa; quindi, per quanto di nostra competenza, vigileremo affinché venga ottemperata in ogni ambito.

PRESIDENTE. La deputata Evi ha facoltà di replicare.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Ministro, la ringraziamo per le rassicurazioni e per l'impegno a monitorare e verificare l'applicazione delle regole. Tuttavia, vorrei sottolineare alcuni aspetti. Il primo aspetto riguarda la questione che ha citato, ovvero un deficit di produzione a fronte di possibili nuove importazioni. Al riguardo, dobbiamo anche sfatare quello che è sotto gli occhi di tutti: un terzo del cibo prodotto finisce letteralmente in spazzatura. Su questo, non possiamo continuare a tacere e pensare di continuare ad aumentare, senza sosta, la produzione.

A proposito di questo, quindi, mi soffermo su due punti, specificatamente legati anche alla questione che abbiamo sollevato. Come è possibile conciliare l'apertura di nuovi allevamenti intensivi o l'ampliamento di quelli esistenti con gli obblighi di riduzione, in particolare, dell'ammoniaca e, in generale, degli inquinanti atmosferici e dei gas climalteranti che abbiamo davanti, anche sulla base alle direttive europee (mi riferisco alla direttiva europea sulla qualità dell'aria e sulle emissioni inquinanti)? Queste due cose non vanno insieme ed è evidente come, anche dagli studi di impatto ambientale presentati dalle aziende proponenti, in questo caso i capannoni della Valmarecchia, si stimi che saranno prodotti 4.000 chili di metano e tra i 12.000 e i 14.000 chili di ammoniaca. Eppure, l'Italia deve ridurre le sue emissioni, mentre, nel corso del tempo, le abbiamo aumentate; negli ultimi trent'anni i trend sono assolutamente in aumento.

Altro aspetto che brevemente menziono è la questione autorizzativa. Le autorizzazioni troppo spesso avvengono in modo lacunoso, se non allegro, quando non addirittura forzato. Per quanto riguarda i capannoni, in particolar modo della Valmarecchia, vi era addirittura un Piano territoriale che impediva nuovi allevamenti intensivi e, con una forzatura delle regole, si è detto che la continuità aziendale doveva essere mantenuta, quando i capannoni esistenti erano fermi e chiusi da oltre 15 anni. Quindi, è evidente una forzatura delle regole.

Chiudo, semplicemente dicendo che l'unica strada, Ministro, è fare una vera e propria moratoria, per impedire nuovi allevamenti intensivi e l'ampliamento degli stessi, al fine di tutelare anche la produzione nazionale e, soprattutto, la salute dei cittadini e l'ambiente circostante (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

(Intendimenti in ordine alla riforma della professione di guida turistica - n. 3-00214)

PRESIDENTE. Il deputato Antoniozzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00214 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALFREDO ANTONIOZZI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'interrogazione che svolgerò, anche a nome di altri colleghi, punta a comprendere meglio un settore molto delicato, quello della riforma della professione di guida turistica.

Sappiamo tutti che non basta avere un grande e straordinario patrimonio culturale, naturalistico e ambientale, come quello del nostro Paese; bisogna anche saperlo raccontare e bisogna stabilire un'accoglienza adeguata.

Nell'ambito dell'accoglienza, la guida turistica è il nostro biglietto da visita nel rapporto, vis-à-vis, con il turista. Ecco perché, anche a seguito di rilievi dell'Unione europea che aveva contestato una violazione della direttiva dei servizi, poiché questa professione era normata a livello regionale, e non a livello nazionale, la normativa va riformata. Nell'ambito della riforma, naturalmente puntiamo a dare una svolta a questa professione in senso qualitativo, proprio perché riteniamo che questa professione abbia un compito delicatissimo nel rapporto con il turista.

Auspichiamo, intanto, il rispetto della tempistica (mi pare al dicembre 2023, quindi, direi che il tempo ci sia). Sappiamo che si sta lavorando con impegno su questa riforma. Sappiamo, altresì, che bisognerà introdurre un albo professionale nazionale e questo consentirà di superare le questioni che l'Europa ci ha posto, ma anche di dare maggiori contenuti e importanza a questa categoria.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALFREDO ANTONIOZZI (FDI). Sappiamo che, nell'ambito dell'albo professionale - ho concluso -, ci saranno i codici identificativi. Quindi, l'interrogativo è: a che punto siamo? Verso che direzione andiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. La Ministra del Turismo, Daniela Garnero Santanche', ha facoltà di rispondere.

DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministra del Turismo. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la riforma della professione delle guide turistiche, come già anticipato dagli interroganti, rappresenta uno degli obiettivi del PNRR e ha lo scopo di regolamentare i principi fondamentali della professione e dare, quindi, alle guide turistiche un ordinamento univoco che rispetti l'autonomia locale e anche i principi sanciti dall'Unione europea, definendo uno standard che sia omogeneo a livello nazionale, anche mediante la previsione di obblighi di formazione e aggiornamento, al fine di supportare al meglio l'offerta turistica.

A tal riguardo, l'ufficio legislativo del Ministero del Turismo ha predisposto un disegno di legge che tiene conto, sia della normativa nazionale, regionale e dell'Unione europea attualmente vigente, sia dei prevalenti orientamenti giurisprudenziali della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato.

Inoltre, sono state recepite le osservazioni e le istanze che sono state formulate dalle associazioni di categoria e dagli assessori al turismo delle varie regioni in occasione degli incontri tenuti nelle ultime settimane, al fine di arrivare a un testo il più condiviso possibile. È mia intenzione presentare al più presto il disegno di legge in Consiglio dei ministri, per l'approvazione e per dar via all'iter parlamentare necessario per l'attuazione della riforma che, come si è detto e come ha detto lei, deve avvenire entro il 31 dicembre 2023.

La riforma prevedrà, tra l'altro, diverse misure volte a contrastare l'esercizio abusivo della professione, prima tra tutte, l'obbligo di sostenere un esame di abilitazione e l'iscrizione in un apposito elenco nazionale tenuto presso il Dicastero. Sarà, inoltre, rilasciato, alle guide abilitate e iscritte in tale elenco, un tesserino di riconoscimento, che dovrà essere esibito durante lo svolgimento dell'attività. Su questo tesserino ci sarà il codice identificativo, verificabile in sede di controllo.

Anche per le guide turistiche che, invece, sono già abilitate all'entrata in vigore della riforma, si provvederà a verificare l'effettivo possesso dei titoli e delle competenze dichiarate in sede di domanda di iscrizione nell'elenco nazionale, fermo restando che le stesse non dovranno sostenere alcun nuovo esame di abilitazione.

Saranno, infine, previsti specifici divieti di esercizio della professione, di uso di tessere e di altri segni distintivi, in mancanza di regolare possesso del titolo abilitativo, nonché il divieto di avvalersene anche utilizzando le piattaforme digitali di soggetti non abilitati a svolgere l'attività propria delle guide turistiche. A tale riguardo, saranno attuati specifici sistemi di controllo e previste anche sanzioni pecuniarie in caso di violazione delle disposizioni contenute nella legge di riforma.

PRESIDENTE. Il deputato Schiano Di Visconti ha facoltà di replicare.

MICHELE SCHIANO DI VISCONTI (FDI). Grazie, Presidente e grazie Ministro. Esprimo soddisfazione per la sua risposta puntuale e, a nome mio e del gruppo di Fratelli d'Italia, la ringrazio per l'ottimo lavoro che sta facendo nel suo ruolo di Ministro del Turismo, affrontando problematiche che si trascinavano da anni su tutto il territorio nazionale.

La ringrazio veramente di cuore per l'ottimo lavoro e auguro buon lavoro a lei e a tutto il Governo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15, con la commemorazione dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 74, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Commemorazione dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, il 22 febbraio 2021 Luca Attanasio, ambasciatore d'Italia nella Repubblica Democratica del Congo, rimaneva vittima, insieme al carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e alla loro guida congolese Mustapha Milambo, di un vile attacco messo in atto contro un convoglio delle Nazioni Unite nei pressi della città di Goma.

Nato a Saronno il 23 maggio 1977, laureato in economia aziendale presso l'università Bocconi di Milano, dopo un breve percorso professionale nella consulenza aziendale e un master in politica internazionale, nel 2003 Attanasio intraprende la carriera diplomatica.

Assegnato dapprima alla Direzione per gli affari economici, Ufficio sostegno alle imprese, poi alla segreteria della Direzione generale per l'Africa, nel 2004 ricopre l'incarico di vice capo segreteria del Sottosegretario di Stato con delega per l'Africa e la cooperazione internazionale. Alla fine del 2006 ottiene il primo incarico all'estero presso l'ambasciata di Berna come capo dell'Ufficio economico e commerciale. Console reggente a Casablanca dal 2010 al 2013, assume poi l'incarico di capo segreteria della Direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali presso il Ministero degli Affari esteri. Nel 2015 è nominato primo consigliere presso l'ambasciata d'Italia in Nigeria. Nel 2017, a soli 40 anni, diviene capo missione a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, alla cui guida è riconfermato nell'ottobre 2019 in qualità di ambasciatore straordinario plenipotenziario.

All'attività diplomatica, che svolge con grande competenza e profonda dedizione, affianca l'impegno in diversi progetti umanitari a sostegno della società civile africana, per il quale riceverà il Premio internazionale Nassiriya per la Pace nell'ottobre 2020. Uomo di pace al servizio delle istituzioni, Attanasio era fortemente convinto che quella diplomatica fosse una vera e propria missione da portare avanti rivolgendo una particolare attenzione soprattutto verso i bisognosi. In questa prospettiva, ha sempre sostenuto l'esigenza di potenziare i programmi di cooperazione internazionale per uno sviluppo equo e sostenibile del continente africano.

A distanza di due anni dalla tragica scomparsa, ne ricordiamo con commozione sincera la sua passione ideale, il suo entusiasmo, il forte senso umanitario e di solidarietà che hanno contraddistinto il suo operato.

Allo stesso modo, rivolgiamo un pensiero commosso e rendiamo omaggio al carabiniere scelto Iacovacci, addetto al reggimento Carabinieri, in servizio di protezione all'ambasciatore Attanasio, ribadendo il senso di gratitudine nei suoi confronti per aver saputo rappresentare, anche in questa tragica circostanza, lo spirito più autentico, nobile e generoso dell'Arma dei carabinieri. Nel coraggioso tentativo di mettere in salvo il diplomatico, Iacovacci gli ha fatto scudo con il proprio corpo, rimanendone ucciso. Per il suo coraggio, l'alto senso del dovere e lo spirito di sacrificio dimostrato gli è stata conferita, alla memoria, la medaglia d'oro al valor militare.

Ai familiari dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere scelto Iacovacci, che oggi sono presenti in tribuna, desidero, quindi, rinnovare l'espressione del più sentito cordoglio e della piena vicinanza, mia e della Camera dei deputati.

Invito ora l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Prolungati applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie. Presidente. Colleghe e colleghi, signor Ministro, erano le 10,15 locali del 22 febbraio di due anni fa, quando, a pochi chilometri dalla città di Goma, nell'est della Repubblica Democratica del Congo, un convoglio del World Food Programme, sotto l'egida delle Nazioni Unite, è stato brutalmente attaccato. La spedizione, nata con la finalità di seguire alcuni programmi di aiuti alle popolazioni locali, si trova improvvisamente colpita da diversi uomini, che iniziano a sparare, incuranti o, forse, disinteressati, ai molti simboli posti dalle Nazioni Unite sulle auto del convoglio. Secondo le prime ricostruzioni, Mustapha Milambo, l'autista congolese, muore sul colpo. Vittorio Iacovacci, carabiniere trentenne, con particolari capacità nei servizi di protezione alla persona, viene colpito gravemente e muore poco dopo. Luca Attanasio, brillante ambasciatore italiano di ruolo a Kinshasa, perde la vita durante il trasporto all'ospedale di Goma.

Sul luogo dell'attacco gli assalitori avrebbero cercato di rapire il diplomatico italiano, con la speranza di poterne ricavare un riscatto: una versione che, ad oggi, non ha ancora alcuna conferma. Sono tre, infatti, le inchieste che da mesi cercano di far luce su quanto avvenuto in quel tragico giorno di due anni fa. La prima è stata promossa dal Dipartimento per la sicurezza delle Nazioni Unite, la seconda dalle autorità italiane e l'ultima dalla Repubblica Democratica del Congo. Non è compito nostro, tuttavia, sostituirci alla magistratura e non sarebbe di certo il modo migliore per rendere il doveroso omaggio che dobbiamo tributare ai nostri due connazionali deceduti, ad oggi senza un perché.

Il compito della politica e delle istituzioni è quello di mantenere vivo il ricordo, il loro sacrificio e ciò che hanno fatto per la nostra Nazione e per la popolazione locale fino alla morte. Benissimo, quindi, le parole del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che nei giorni scorsi ha detto: ricordare Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci non è solo un dovere istituzionale, ma un atto di giustizia e di amore. Benissimo le parole del Presidente della Repubblica, che, sempre nei giorni scorsi, ci ha ricordato che la Repubblica italiana conserva la memoria del sacrificio loro e di tutti coloro che hanno generosamente dato la vita nel servire le istituzioni. Possiamo, però, colleghi, forse, fare di più, tutti noi, oggi. Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci sono morti perché stavano compiendo il proprio dovere come servitori dello Stato, aiutando il prossimo. Sono deceduti perché impegnati, a migliaia di chilometri dai nostri confini, mentre si recavano in un villaggio per portare aiuto e speranza. Il nostro dovere è quello di lavorare per dare ancora futuro a quanto hanno fatto e a quanto avrebbero potuto fare. Lo dobbiamo a loro e a tutti i nostri diplomatici e militari, che, ogni giorno, in ogni parte del mondo, rappresentano il nostro Paese con senso del dovere, orgoglio e amore (Applausi).

Diceva Nietzsche che il vero amore pensa all'eternità e mai alla durata. Il nostro compito, oggi, è proprio questo, e mi rivolgo ai parenti; il nostro compito è rendere omaggio all'amore eterno di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, per il loro lavoro, per gli altri e per l'Italia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, due anni fa apprendemmo la drammatica notizia dell'agguato di Kikumba, nel Nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo, in cui venne ucciso l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, insieme al carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, e all'autista del World Food Programme, il Programma alimentare mondiale, Mustapha Milambo.

Il gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista si unisce alla moglie Zakia, alla famiglia, agli amici, ai diplomatici, colleghi di Luca Attanasio, nel ricordo di una persona di grande valore, e nella richiesta che si raggiunga finalmente la verità su quanto accaduto quella mattina del 22 febbraio 2021. Ritardi, reticenze, ritrattazioni e rogatorie inevase hanno impedito, fin qui, alla magistratura di Kinshasa di individuare con certezza i colpevoli. Tutto questo deve finire. Si individuino finalmente i responsabili e si faccia giustizia. Lo si deve a Luca Attanasio, a Vittorio Iacovacci, a Mustapha Milambo. Ma lo si deve anche al nostro Paese.

Presidente, ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Luca Attanasio, quando, nel maggio 2017, da Presidente della Camera, svolsi una missione istituzionale in Nigeria. Lui era il vicecapo missione della nostra Ambasciata ad Abuja. Apprezzammo subito le sue qualità molto chiare e la sua competenza, il suo sincero e profondo interesse per il Paese e per il continente in cui si trovava a operare, il suo tratto umano aperto e forte, una bella persona, sempre disponibile e proteso verso gli altri, sempre al servizio della comunità. È stato definito, giustamente, ambasciatore di pace. E di pace c'è un disperato bisogno nella Repubblica Democratica del Congo, tormentata da un conflitto sanguinoso proprio in quel nord-est del Paese dove è stato ucciso Luca Attanasio.

La settimana scorsa, Presidente, a Kinshasa, la via dove ha sede l'Ambasciata italiana è stata intitolata a Luca Attanasio. È indubbiamente un fatto significativo se diventerà, per tutte e per tutti, il simbolo di un triplice impegno: per il ricordo, per la verità e per la giustizia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, ricordare la figura dell'ambasciatore Luca Attanasio, a due anni dalla sua scomparsa, occorsa in circostanze drammatiche in Congo, in seguito a un agguato che costò la vita anche al carabiniere Vittorio Iacovacci, è giusto, anzi doveroso. È un omaggio a una persona che ha inteso il servizio diplomatico come una missione, legando il proprio nome all'amore per gli ultimi, dando un'elevata caratura morale all'azione che il nostro Paese cerca di svolgere nelle terre più difficili di questo pianeta. Lo aveva spiegato lui stesso, in occasione della cerimonia con la quale era stato insignito, nell'ottobre 2020, del Premio internazionale Nassiriya per la pace. È bello citarlo ancora una volta qui, per esteso: “Bisogna partire dal presupposto che fare l'ambasciatore è un po' come una missione: secondo me, quando sei un rappresentante delle istituzioni, hai il dovere morale di dare l'esempio (…) È necessario agire per dare loro un futuro migliore. Cerchiamo, nel nostro piccolo, di ridisegnare il mondo”. Un vero testamento spirituale. Attanasio è certamente andato molto oltre ciò che gli era richiesto per ragioni d'ufficio, in qualità di capo della nostra ambasciata a Kinshasa, proprio perché intimamente convinto che ciò rispondesse a un'esigenza etica, che avvertiva profondamente. Il senso del suo sacrificio risiede proprio in questo, andare a vedere con i propri occhi ciò che non poteva essere conosciuto altrimenti. Sicuramente, una forma di eroismo, che oggi, qui, commemoriamo con convinzione.

Vogliamo cogliere quest'occasione per esprimere a tutti i servitori dello Stato, impegnati in contesti difficili, tutto il nostro apprezzamento e sostegno. Grazie per ciò che fate e un abbraccio, da tutta la Lega, alle famiglie di chi è caduto servendo l'Italia e all'Arma dei carabinieri (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, gentili colleghe e colleghi, questa commemorazione riguarda un giorno oltremodo triste per l'Italia. Due anni fa, il 22 febbraio del 2021, il nostro Paese ha, infatti, perso, in un brutale agguato, due dei suoi figli migliori, l'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci. L'ambasciatore Attanasio, il carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci e la loro guida Mustapha Milambo sono infatti caduti vittime di un attacco armato avvenuto nei pressi della città di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, mentre erano impegnati in una missione nell'ambito del Programma alimentare mondiale.

È dunque per me un grande onore, in questa giornata dall'alto valore simbolico, poter esprimere, a nome del mio gruppo, innanzitutto la mia più profonda vicinanza alle famiglie delle vittime, colpite da una tragedia così grande (Applausi). Le parole non sono certamente sufficienti a lenire il dolore, ma la speranza è che possa recare una qualche forma di conforto la certezza che la memoria del sacrificio di chi è morto servendo egregiamente le istituzioni del Paese resterà imperitura. L'ambasciatore Attanasio e il carabiniere scelto Iacovacci prestavano, infatti, servizio in uno dei contesti più difficili di tutto il continente africano, caratterizzato da tantissime sfide irrisolte.

L'ambasciatore Attanasio era uno di quegli uomini dalla profonda umanità, metteva l'anima nel suo lavoro, andando ben oltre quel che sarebbe stato tenuto a fare. Un uomo di pace in una terra dalle dinamiche, purtroppo, violente. E l'ambasciatore sapeva bene quanto fosse essenziale il pieno sostegno al processo di stabilizzazione e rafforzamento delle istituzioni democratiche nel quadro generale dello sforzo di pacificazione nazionale, così come sentiva prioritaria l'istanza di alleviare le sofferenze delle persone attorno a lui. E altrettanta stima e ammirazione va al carabiniere scelto Iacovacci, al quale è stata conferita la medaglia d'oro al valore militare, per la sua coraggiosa azione di protezione dell'autorità, nonostante la situazione oltremodo pericolosa e ormai disperata. Il carabiniere scelto Iacovacci è stato, infatti, colpito a morte proprio mentre cercava di proteggere l'ambasciatore Attanasio, facendogli scudo con il proprio corpo. Virtù militari e altissimo senso del dovere, spinto fino all'estremo sacrificio, e le nostre parole saranno sempre inadeguate rispetto a questo esempio di infinito coraggio e dedizione. Ecco perché condivido appieno le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha sottolineato come l'impegno italiano in Africa per la promozione dei valori di solidarietà e convivenza pacifica tra i popoli prosegua nel loro ricordo.

Auspico, inoltre, il massimo impegno da parte di questo Governo per far luce su tutti gli aspetti ancora oscuri del brutale attacco avvenuto. E concludo richiamando alla memoria l'amore, il rispetto e la stima che queste due persone, fuori dal comune per cuore e professionalità, hanno saputo suscitare in tutti. Per usare le parole di Emily Dickinson, chi è amato non conosce morte (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Sono trascorsi già due anni dalla tragica morte del nostro giovane ambasciatore Luca Attanasio in quel drammatico, vigliacco agguato al convoglio nell'est del Paese, tra Goma e Rutshuru, che è costato la vita anche al carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e all'autista Mustapha Milambo. Erano seminatori di speranza e il loro sacrificio non andrà perduto, ha ricordato Papa Francesco. Seminatori di speranza, ed è bello vedere che, in loro memoria, nel loro nome e, soprattutto, grazie a loro esempio, stanno già germogliando nuovi fiori. Il Ministero degli Affari esteri, assieme all'ICE e alla rete diplomatico-consolare, sta realizzando un progetto economico dedicato proprio a Luca, l'Iniziativa Attanasio, per garantire e rafforzare l'assistenza alle realtà imprenditoriali italiane che si affacciano sui mercati dell'Africa subsahariana.

In omaggio a Luca Attanasio sono state istituite borse di studio per gli studenti dei Paesi africani in cui ha prestato servizio, ed è crescente la collaborazione del Ministero degli Affari esteri e delle altre istituzioni per i progetti della fondazione Mama Sofia. In occasione della recente Conferenza degli ambasciatori è stata inaugurata dal Ministro Tajani e dal sindaco Gualtieri la Scalea Attanasio del Palazzo della Farnesina e al carabiniere Iacovacci è stata intitolata la sede dell'Unità di crisi dove vengono ogni giorno gestiti i piani di emergenza in assistenza agli italiani nel mondo. Via Luca Attanasio ospita oggi l'ambasciata d'Italia in Congo. Semi da cui stanno nascendo fiori. L'esempio fulgido di Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci è ogni giorno fonte di ispirazione per tanti giovani diplomatici italiani e, più in generale, per tutti coloro che in ogni angolo del mondo onorano con il loro impegno il nostro tricolore. La loro scomparsa ci ricorda, inoltre, che c'è un'Italia che lavora in Africa e per l'Africa con passione e dedizione, lontana dai riflettori della cronaca. Oggi più che mai esprimiamo vicinanza alle famiglie di Luca e Vittorio, che hanno dedicato le loro vite al servizio dello Stato. Oggi più che mai rendiamo in quest'Aula, cuore della nostra Repubblica, deferente omaggio alla loro generosità, al loro prezioso contributo all'azione dell'Italia per la pace, la diplomazia, la cooperazione e la promozione dei nostri valori nel mondo. Onore a voi, grazie ambasciatore Attanasio, grazie carabiniere scelto Iacovacci (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Castiglione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CASTIGLIONE (A-IV-RE). Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, ricordiamo la barbara uccisione dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere scelto Vittorio Iacovacci, caduti in un'imboscata il 22 febbraio del 2021 nella Repubblica Democratica del Congo. Per noi e per il Paese ancora quella data è una ferita aperta. L'Italia in quel tragico giorno non ha perso solo un'eccellenza nel campo diplomatico, ma innanzitutto un uomo perbene, retto da saldi principi morali e da un encomiabile senso del dovere. Un uomo che ha sempre servito e rappresentato con onore l'Italia nel mondo, scegliendo di spendersi per la tutela dei più deboli. Nell'adempimento della propria attività umanitaria si è sempre battuto affinché nessuno potesse bloccare il cammino culturale di rinascita e di riscatto di un popolo.

In Africa, la sua seconda casa dal lontano 2010, è stato in prima linea nella lotta contro la miseria. Il suo obiettivo era quello di innescare un processo di sviluppo delle comunità e dei Paesi a cui era assegnato, costruendo una grande rete di solidarietà, incentrata sul valore delle relazioni umane. Come non ricordare la sua grande passione, i bambini. Al suo arrivo a Kinshasa è rimasto colpito dai 40.000 bambini che erano stati abbandonati dalle loro famiglie. Insieme alla moglie aveva fondato l'associazione Mama Sofia, che ogni anno salva centinaia di donne e di bambini con progetti nel campo della salute, dell'istruzione, dell'accesso all'acqua. Il suo sogno era quello di riunire le associazioni italiane che ogni giorno lottano per i diritti dei bambini del Congo, sogno che continua grazie alla costituzione di un gruppo di lavoro autonomo che ha preso il nome di I bambini dell'ambasciatore, composto da 14 associazioni umanitarie della rete di Congo ForumSaD.

Da decenni nei contesti istituzionali Luca era il simbolo del buon nome dell'Italia nel mondo. Ha mostrato il vero volto degli italiani con la sua semplicità, con la sua empatia, ma anche con la sua determinazione (Applausi). Un uomo convinto della capacità di ognuno di noi di dare il contributo alla realizzazione di un mondo migliore, un uomo coraggioso, che non si tirava mai indietro e non si arrendeva di fronte alle difficoltà. Per citare le parole pronunciate dalla moglie Zakia, era un sognatore che guardava il mondo come se fosse un bel giardino, umile e sensibile. Era questo tutto il nostro Luca.

Luca e Vittorio erano umili servitori dello Stato che, tanto nel loro percorso di vita terrena quanto nella memoria che ci hanno consegnato, lasciano un vuoto difficile da colmare. Ecco perché credo sia giusto e doveroso nei confronti delle famiglie accertare le responsabilità. È necessario accertare cosa c'era dietro quel vile atto. È francamente inspiegabile che le autorità congolesi abbiano deciso di congelare la vicenda ed è doveroso ricostruire quanto accaduto, nel rispetto della memoria di Luca e Vittorio. Nel giorno del ricordo di Luca Attanasio, ci stringiamo ancora più forte alle sue tre bambine, a Sofia, a Miral, a Lilia, tramite i cui occhi Luca vivrà per sempre, e alla moglie Zakia, al papà Salvatore, alla famiglia, alla mamma, con la quale ha condiviso la lotta e l'impegno al fianco dei più deboli e che oggi prosegue la moglie nella sua opera. Mi piace ricordare anche quanto avvenuto qualche settimana fa a Monreale, con l'inaugurazione della panchina della pace, che tantissimi giovani hanno voluto dedicare al loro ambasciatore, a Luca Attanasio. L'opera è stata donata da uno scultore siciliano, come simbolo di speranza per un mondo migliore da consegnare alle generazioni future. Luca ha sempre detto di vivere il ruolo di ambasciatore come una missione, in cui un rappresentante delle istituzioni ha sempre il dovere morale di dare l'esempio. Queste parole rappresentano appieno il suo lascito. Onorevoli colleghi, credo che l'esempio, la testimonianza, il coraggio e la memoria di Luca Attanasio e le sue parole rimarranno per noi sempre scolpite nei nostri cuori. A noi l'onere di non far cadere nell'oblio la sua meravigliosa testimonianza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. “Quando sei un rappresentante delle istituzioni hai il dovere morale di dare l'esempio”. Queste sono parole di Luca Attanasio, pronunciate in occasione della cerimonia svoltasi nell'ottobre 2020, in cui gli venne conferito il premio internazionale Nassiriya per la pace, organizzata dall'associazione culturale Elaia. Quel premio gli era stato attribuito pochi mesi prima dell'attentato del 22 febbraio 2021, per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli e per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari, distinguendosi per l'altruismo, la dedizione, lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà. Luca Attanasio è stato un promotore di pace, un servitore dello Stato, come dimostrato anche dal suo modo di interpretare il suo ruolo. Essere ambasciatore - diceva - è un po' come una missione, a volte anche pericolosa. Essere ambasciatore significa non lasciare indietro nessuno in qualsiasi parte del mondo. Sensibile e disponibile al dialogo, si è dimostrato sempre interessato alle attività di cooperazione allo sviluppo, un uomo che si prodigava per la comunità dove prestava servizio.

Nel corso del suo mandato di ambasciatore d'Italia in Congo si è impegnato in prima linea con grande dedizione nella realizzazione di progetti umanitari, spendendosi soprattutto a sostegno dei bambini del territorio. Assieme a Luca Attanasio, ricordiamo l'autista dell'auto sulla quale viaggiava, Mustapha Milambo, e il carabiniere Vittorio Iacovacci, che si trovava in Congo con il complesso compito di assistere e proteggere l'ambasciatore in un contesto geopolitico particolarmente delicato. Vittorio Iacovacci è stato insignito della medaglia d'oro al valor militare con questa motivazione: Impegnato in missione umanitaria, garantiva all'ambasciatore Attanasio, con ferma determinazione, l'incolumità durante il violento tentativo di sequestro ad opera di un commando armato. Nelle successive fasi del conflitto a fuoco tra i rapitori e le forze di sicurezza locali proseguiva la coraggiosa azione di protezione. Nel corso dell'ultimo tentativo di mettere in salvo il diplomatico, fattogli scudo con il proprio corpo - ripeto: fattogli scudo con il proprio corpo - veniva colpito a morte. Esempio di altissimo senso del dovere spinto fino all'estremo sacrificio. Questa è, quindi, l'occasione per rivolgere, a loro, alle loro famiglie, al Corpo diplomatico e all'Arma dei carabinieri, la nostra vicinanza e la più sentita gratitudine. Concludo con altre parole di Luca Attanasio: In Congo tante di quelle cose che diamo per scontate, anzitutto la pace, la salute o l'istruzione, lì non lo sono. Anzi, sono un privilegio per pochissimi. Pace, famiglia e solidarietà sono le tre parole chiave. Ecco, con questa commemorazione oggi possiamo rinnovare quindi il nostro impegno a fare in modo che i diritti umani siano diritti universali assoluti e non privilegi per pochi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente, il primo sentimento che vorrei esprimere in quest'Aula, a nome di tutto il nostro gruppo, è quello della gratitudine nei confronti dell'ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci. È un giorno di cordoglio, certo, e quindi di dolore, per assenze vissute in primo luogo dalle loro rispettive famiglie. Sono assenze anche per il nostro Paese, per la mancanza della loro presenza all'estero. Non è un caso che siamo qui, in quest'Assemblea, in Parlamento, a celebrare e ricordare questo giorno, anche alla presenza autorevole del Ministro degli Affari esteri. Oggi è anche un giorno di memoria. Da qui, anche se sembra paradossale, la gratitudine per il loro sacrificio, per il lavoro di cui Luca Attanasio è stato protagonista, con una testimonianza positiva e significativa del ruolo della nostra diplomazia nel mondo. L'ambasciatore Luca Atanasio viveva la sua responsabilità di diplomatico, certamente, nella difesa e nella promozione degli interessi del nostro Paese, con la coscienza che questo compito passava anche attraverso il sostegno alla realtà dei nostri connazionali, impegnati a promuovere lo sviluppo dei Paesi in cui operano. Non è un caso - e lo ricordo ancora, a due anni di distanza - che, la sera prima della sua drammatica scomparsa, l'ambasciatore Attanasio fosse a cena, non a un evento di alta rappresentanza, ma a mangiare la pizza con i missionari nel centro di Goma. “I suoi occhi brillanti elogiavano i nostri progetti”, come ricorda un'amica missionaria da lui incontrata, insieme a 50 cooperanti. In un'altra occasione, il 2 giugno 2020, il nostro ambasciatore, celebrando in Congo la festa della nostra Repubblica, a un altro gruppo di cooperanti, diceva: “la diplomazia, la nostra ambasciata, è a vostra disposizione” ed esprimeva riconoscenza per quella presenza capillare degli italiani e dell'Italia attraverso il lavoro dei nostri cooperanti. In una situazione drammatica come quella del Congo - chi lo ha visitato sa di che situazione stiamo parlando -, ricordo che i nostri cooperanti svolgono sostegno scolastico per i bambini soldato, finanziandoli con lo strumento dell'adozione a distanza. L'ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci non erano eroi. Sono diventati eroi e, come tali, li ricordiamo e li commemoriamo per un solo motivo: facevano il loro dovere con passione e dedizione, innanzitutto con cuore. Un grande Papa, San Giovanni Paolo II, una volta, ricordando San Benedetto, disse che era tempo che l'eroico diventasse quotidiano e che il quotidiano diventasse eroico. Ecco, io credo per tutti noi, ma per l'intero Paese, che questa sia stata la testimonianza della loro vita e della vita - lo ricordo a noi stessi che siamo qui in Parlamento - di tanti italiani impegnati nelle periferie del mondo, in particolare in quell'Africa che deve diventare il terminale di un asse per lo sviluppo che l'Europa deve costruire e di cui l'Italia deve essere protagonista di primo piano, seguendo l'esempio di questi suoi grandi concittadini (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani. Ne ha facoltà.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, onorevoli colleghi, cari familiari dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere scelto Iacovacci, quelle del diplomatico e del carabiniere non sono professioni come tutte le altre. Rappresentano una scelta di vita, che talvolta comporta persino di perderla, quella vita, dedicata agli altri, al bene comune, al servizio dello Stato e della Nazione, Questo è il prezzo, altissimo, troppo alto, pagato dall'ambasciatore Attanasio e dal carabiniere scelto Vittorio Iacovacci, che lo ha protetto fino all'estremo sacrificio, e dell'autista del Programma alimentare mondiale, Mustapha Milambo, che guidava l'auto che due anni fa fu oggetto di un'imboscata nel nord-est della Repubblica democratica del Congo. Oggi sentiamo, con la stessa commozione, il dolore straziante per quel barbaro eccidio, testimoniamo tutta la nostra vicinanza ai familiari delle vittime e ribadiamo l'impegno a lottare per assicurare loro giustizia e per onorare la memoria dei caduti. Qualche giorno fa, incontrando il Segretario generale delle Nazioni Unite, ho chiesto di togliere l'immunità per le persone che potrebbero essere oggetto del processo perché, in qualche modo, coinvolte in quella vicenda.

In omaggio alla memoria e all'azione dell'ambasciatore Attanasio, il Ministero degli Affari esteri sta organizzando una serie di iniziative importanti, prendendo spunto proprio dall'esperienza e dalle idee di Luca. Abbiamo patrocinato 43 borse di studio per gli studenti di 12 Paesi, in alcuni dei quali l'ambasciatore Attanasio ha prestato servizio. Il bando è stato lanciato il 22 febbraio, secondo anniversario della brutale uccisione, frutto della collaborazione con l'università e-Campus e la Fondazione “Mamma Sofia”, l'ONG che la signora Zakia, condividendo con Luca l'amore per gli altri, ha fondato vari anni fa, per aiutare i bambini di strada. Con la signora Seddiki Attanasio avevamo annunciato il progetto, lo scorso dicembre, durante l'ultima Conferenza degli ambasciatori e delle ambasciatrici, perché dare opportunità di formazione ai Paesi che più soffrono è compito di una diplomazia che guarda al futuro, con una visione ispirata alla prosperità condivisa, al beneficio comune.

Sempre durante la Conferenza, abbiamo voluto dedicare - come è stato ricordato in quest'Aula - all'ambasciatore Attanasio la scalea esterna adiacente al Palazzo della Farnesina e al carabiniere scelto Iacovacci una sala dell'Unità di crisi, e la via della nostra ambasciata a Kinshasa porta ora il nome di Luca.

Condividiamo la memoria nei nostri cuori, ma anche nei nostri luoghi di lavoro e promuoviamo azioni che traggano ispirazione dall'esempio che i caduti ci hanno lasciato. In una società in cui troppi sono i disvalori che vengono offerti alle giovani generazioni, il sacrificio di questi due uomini rappresenta la sintesi di valori positivi della nostra società: due uomini che erano al lavoro per aiutare gli altri, per aiutare popoli che vivevano in condizioni economiche che dovevano essere cambiate, uomini che non hanno esitato a mettere a repentaglio la loro vita. Devono rimanere un esempio per i giovani, perché nella vita ci sarà sempre qualcuno che si metterà a disposizione degli altri, per salvarli, per aiutarli.

È stato un grande atto d'amore e di amicizia - lo ricordava, poco fa, il Presidente Fontana - quello del carabiniere Iacovacci, che ha fatto di tutto per salvare la vita dell'uomo che doveva proteggere, ma che era anche diventato un suo amico, dopo tanto tempo trascorso insieme in Congo. Sono gesti dei quali non si parla forse abbastanza, ma che devono essere portati a esempio per le nuove generazioni: occorre parlarne di più nelle scuole, ricordare che ci sono persone che difendono i valori nei quali credono, andando oltre la difesa dei propri interessi, anche quello della vita. Ma, evidentemente, il carabiniere Iacovacci aveva impresso nel suo cuore il sacrificio di Salvo D'Acquisto, un altro carabiniere che ha dato la vita per salvare innocenti, per salvare vittime innocenti. Questi sono esempi positivi, che tutti noi dobbiamo trasmettere nel nostro Paese, se vogliamo che la nostra sia una società migliore.

Voglio anche ricordare un'altra iniziativa intitolata all'ambasciatore Attanasio, dedicata alla promozione commerciale e all'assistenza alle imprese italiane impegnate nei mercati dell'Africa subsahariana. Gli uffici di ICE, le agenzie, le nostre ambasciate e i nostri consolati la stanno realizzando, sulla base di una proposta che proprio Luca aveva avanzato, forte della sua esperienza all'estero. La diplomazia è un mondo poco conosciuto, pochi cittadini sanno esattamente cosa fanno i nostri diplomatici.

Il ricordo di Luca e il suo esempio ci aiutano a renderlo più vicino. Raccontare la sua vita ci fa capire come rappresentare il nostro Paese all'estero significhi costruire ponti, coltivare il dialogo, anche nelle aree e nei momenti più difficili. Il sacrificio dell'ambasciatore in un Paese lontano, dove era impegnato al servizio dell'Italia per promuovere la cooperazione internazionale, la pace e i nostri valori fondanti, diviene sempre più attuale. Cito una bella riflessione della signora Zakia per la quale restare indifferenti equivale a essere complici di chi ha provocato sofferenze e ingiustizie. L'esempio di Luca mostra l'importanza di dialogare e collaborare con il Sud del mondo, sostenere lo sviluppo locale, investire nelle nuove generazioni.

I nostri diplomatici, non solo quelli impegnati in prima linea, affrontano grandi difficoltà con senso del dovere e attaccamento allo Stato, lavorando spesso lontano dai riflettori, come faceva il carabiniere scelto Iacovacci, come fa tutto il personale dell'Arma dei Carabinieri, come fanno tutte le donne e gli uomini delle nostre Forze armate, in Italia e nel mondo. La loro capacità di associare fermezza con i violenti e disponibilità con i più fragili è riconosciuta nei tanti Paesi in cui prestano servizio per assicurare sicurezza e tutelare la pace. A loro va la profonda gratitudine della Nazione. Il ricordo e la gratitudine vanno anche nei confronti dei nostri caduti.

Ricordare l'ambasciatore Attanasio, il carabiniere scelto Iacovacci e l'autista Milambo non è solo un dovere istituzionale, ma un atto di giustizia e di amore: lo ha sottolineato il Presidente del Consiglio, in occasione del secondo anniversario della loro tragica scomparsa. La memoria di questi straordinari servitori dello Stato continuerà a ispirare l'azione di tutti noi nell'operare per la pace del dialogo e nell'impegnarci per un mondo più giusto, dove i nostri figli possano guardare, come mi auguro possa farlo la figlia dell'ambasciatore Attanasio, con più ottimismo verso il futuro (Prolungati applausi - l'Assemblea si leva in piedi).

PRESIDENTE. È così conclusa la commemorazione dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere scelto Iacovacci.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 455 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, recante misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale (Approvato dal Senato) (A.C. 908​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 908: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, recante misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 908​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. I deputati del gruppo Noi Moderati voteranno la fiducia al Governo, un Governo che, anche in questo decreto, dimostra di avere le idee chiare e dimostra di decidere, senza alcun tentennamento, su una situazione difficile e delicata, come quella delle Acciaierie di Taranto.

Il Governo ha il coraggio di assumersi la responsabilità di intervenire, finalmente, a sostegno di un asset strategico nazionale, a differenza di quanto è stato fatto nei Governi precedenti a guida MoVimento 5 Stelle, dove le posizioni ideologiche, l'incertezza del non saper scegliere, la manifesta incompetenza e l'impossibilità di dar seguito alle fantasiose e surreali soluzioni proposte agli elettori, che si sono immediatamente dimostrate irrealizzabili e assolutamente incomprensibili, hanno portato, negli anni, l'impianto siderurgico di Taranto ad essere, purtroppo, abbandonato a se stesso, senza una prospettiva e senza alcuna certezza.

Oggi, invece, con questo decreto, diamo un futuro alle acciaierie di Taranto, dimostrando che si può tornare a parlare, in Italia, di politica industriale che punta sui suoi elementi di forza. L'impianto siderurgico di Taranto è, infatti, di fondamentale importanza per l'industria italiana e per l'industria europea ed è un asset strategico della nostra economia. Per questo, il Governo, con questo decreto, tutela gli interessi aziendali, tutela il diritto al lavoro delle migliaia di lavoratori, tutela il diritto alla salute e l'ambiente.

Per Noi Moderati questo è il principio che governa le scelte di sostenibilità, che vuol dire coniugare l'economia, la garanzia che, in un Paese industriale come il nostro, si continui a produrre, in modo compatibile con la presenza dell'uomo e soprattutto in un ambiente di qualità. Questi elementi non sono tra loro in contrapposizione, ma possono coesistere.

Attraverso il decreto voluto dal Governo, mettiamo su un binario certo le acciaierie di Taranto, attraverso un sostegno deciso e chiaro dello Stato, per poi - non avendo una visione assistenzialista e neanche una visione basata sul principio di nazionalizzazione delle industrie che producono nel nostro Paese - poter affidare questa importante industria al privato attraverso percorsi di affidamento che possano garantire una prospettiva di lungo termine, in modo tale da garantire investimenti adeguati.

Tuttavia, oggi, è necessario ciò che il Governo italiano sta facendo, anche perché l'Ilva è un importante soggetto economico, anche per l'indotto che crea, basti pensare alle 145 aziende appaltatrici delle acciaierie di Taranto.

Abbiamo visto che, in questi anni, uno dei fattori critici dell'impianto siderurgico è stato il blocco dell'attività a causa di sanzioni interdittive. Allora, il decreto su questo interviene con chiarezza, evitando che tali sanzioni blocchino l'attività industriale, fattore che è stato il grande problema anche nel recente passato.

Credo che la dimostrazione di quello che è stato fatto come Governo e come maggioranza di centrodestra sull'Ilva sia la concretezza. Abbiamo avuto un mandato chiaro dagli elettori attraverso la presentazione di un programma da realizzare molto semplice. Abbiamo volutamente fatto un programma che potesse immediatamente trovare una sua sostanziale risposta nei provvedimenti del Governo, perché probabilmente, in questi anni, gli elettori si sono stancati di promesse mirabolanti, che non hanno trovato una soluzione.

Per noi, la strada della serietà, della concretezza e, soprattutto, della responsabilità è la strada maestra. Per noi, responsabilità vuol dire non seguire i populismi, ma essere concreti e trovare risposte. Per questo, gli italiani ci hanno dato un mandato così deciso alle ultime elezioni nazionali e ci hanno chiesto di governare l'Italia.

In questi mesi, abbiamo agito con responsabilità su tutti i provvedimenti della maggioranza, basti pensare al decreto-legge Aiuti-quater, dove abbiamo stanziato 9 miliardi per il carovita, che sono stati ricavati attraverso un'autorizzazione del Parlamento all'utilizzo degli extraprofitti.

Lo abbiamo fatto anche sul tema dei rave. L'intervento è stato tanto criticato, probabilmente a causa di un'opposizione in grado di intervenire seriamente nel merito di alcuni provvedimenti, ma in modo deciso in quel momento bisognava fermare fenomeni che creavano disagi sociali importanti. L'abbiamo fatto anche con il sesto pacchetto di aiuti per sostenere l'Ucraina contro la Russia, perché noi su questo tema abbiamo una posizione chiara, non equivoca, e crediamo che la nostra appartenenza al Patto atlantico sia un principio fondamentale di politica estera e, quindi, della politica del nostro Paese. Con la legge di bilancio abbiamo stanziato 35 miliardi a sostegno delle famiglie e delle imprese, per il caro energia, per il quale abbiamo messo a disposizione 21 miliardi, e per l'aumento dell'inflazione.

Anche sul superbonus abbiamo dimostrato coraggio e responsabilità, perché non si poteva immaginare di avere ancora voragini nelle finanze dello Stato pari a 77 miliardi per un provvedimento fatto male dal Presidente Conte e applicato, in alcuni casi, ancora peggio. Ovviamente, nel sospendere la cessione dei crediti non vogliamo mettere in difficoltà le imprese e il Governo ha già dichiarato con chiarezza che interverrà e lo sta facendo anche con la concertazione con le associazioni che tutelano gli interessi degli imprenditori, per evitare che questo provvedimento metta in affanno il mondo economico e produttivo.

Per concludere, sempre in termini esemplificativi, ricordo la semplificazione per l'accesso ai fondi del PNRR. Anche in questo caso, con responsabilità e con l'interlocuzione con l'Europa, abbiamo fatto comprendere quanto alcuni stanziamenti, alcune risorse europee rischino di non trovare concretezza semplicemente perché, all'atto pratico e sostanziale, non si riescono a mettere a terra queste risorse. Grazie anche al buon rapporto con le istituzioni europee - rapporto che spesso è stato invece definito tutt'altro che buono, ma i fatti dimostrano che i rapporti con l'Europa sono più che solidi e anche costruttivi e, attraverso la modifica di queste regole, lo abbiamo dimostrato - siamo intervenuti con concretezza, come ci hanno chiesto gli italiani, anche su questo argomento.

Concludendo, Presidente, noi continueremo su questa strada e poi ci giudicheranno gli elettori che per noi sono sempre sovrani nel dare il loro giudizio e, quindi, nello scegliere chi li deve guidare. Nel frattempo, però, abbiamo affrontato, in queste settimane, un test importante, quello della campagna elettorale per le regionali del Lazio e della Lombardia e mi sembra sia stato un buon test, perché in queste regioni vivono 15 milioni di italiani che hanno dato una risposta molto chiara. Evidentemente, col voto regionale ci hanno incoraggiati ad andare avanti sul percorso che abbiamo intrapreso; noi continueremo ad ascoltare le istanze e il giudizio degli italiani che ci indicano sempre la strada riguardo a quello che dobbiamo fare.

Certamente, mentre le opposizioni sono smarrite e non sanno come contrastare il buon governo che il centrodestra sta dimostrando, noi andremo dritti e siamo certi che, insieme, nonostante il tentativo di evidenziare contrapposizioni all'interno della maggioranza, continueremo a fare il bene dei nostri cittadini, perché questo è il mandato con il quale si può tornare a una politica seria e concreta che col tempo aveva perso l'attenzione, la passione da parte dei cittadini. Credo che col lavoro che stiamo facendo, serio, silenzioso ed efficace, ritorneremo anche ad avere meno astensione e più italiani che credono nella politica e credono nelle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, non un altro bambino, non un altro abitante di questa città, Taranto, non un altro lavoratore dell'Ilva abbiano ancora ad ammalarsi o a morire a causa delle emissioni tossiche del polo siderurgico. Queste erano le parole con cui terminava l'ordinanza del giudice delle indagini preliminari Patrizia Todisco che, il 26 luglio 2012, emanava l'ordinanza di sequestro degli impianti Ilva considerati, in base a un'apposita indagine epidemiologica e a una perizia chimica, pericolosi per la salute umana. A distanza di quasi 11 anni, il Parlamento è chiamato per la quattordicesima volta a discutere di un decreto Salva Ilva e lo fa nei peggiori dei modi, garantendo immunità, impunità e dissequestro di impianti anche se violano le leggi ambientali, sanitarie e sulla sicurezza sul lavoro. Con questo decreto si trasforma Taranto in zona di sacrificio ambientale, come ha detto l'ONU. L'ONU scrive testualmente in una sua lettera: “La perdurante esistenza di zone di sacrificio, come quella di Taranto, è una macchia sulla coscienza collettiva dell'umanità”. “L'Ilva mette a rischio la salute dei cittadini di Taranto”: questo è ciò che scrive la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, che ha pronunciato quattro condanne nei confronti dell'Italia a causa delle emissioni dello stabilimento siderurgico. “Nel mio reparto, così come nel reparto oncologico, i malati aumentano ogni giorno di più. I trapiantati al midollo osseo sono tantissimi. Il reparto è gestito da personale eccellente, ma lavora a fatica perché siamo veramente tanti. È straziante sentire una mamma che dice: «Se io potessi tornare indietro non metterei mai al mondo mio figlio in queste condizioni», per la paura che si ammali, o sentire amiche che dicono: «Non voglio fare figli. Rinuncio perché ho paura». Se noi siamo arrivati al punto che una donna dice questo vuol dire che come umanità abbiamo fallito”. Queste sono le parole di Celeste Fortunato, attivista tarantina malata di leucemia.

Sono tanti, troppi le mamme e i papà che hanno perso i loro figli a Taranto. Nel maggio 2012 per mia esperienza professionale stavo nel quartiere Tamburi. Una ragazza mi ha riconosciuto, mi ha preso con forza il braccio e mi ha detto: “Per favore, vieni nella mia casa”. Teneva per mano, nell'altra mano, il proprio figlio di 8-10 anni. Il figlio aveva giocato a pallone. Era maggio e i bambini giocavano all'aperto, ma a Taranto le aree verdi erano chiuse ai giochi perché c'era un'ordinanza che li vietava, perché i terreni erano contaminati. La mamma ha lavato il figlio nella vasca, poi ha levato il tappo. L'acqua girava, girava e girava, facendo il mulinello e il nero si attaccava ai bordi della vasca e al fondo. La mamma ha preso con un asciugamano quel nero e lo ha asciugato col phon. Poi ha preso una calamita: quel nero era il minerale di ferro. Quel bambino era pieno di minerali di ferro: li aveva nel corpo e nel naso. Questa è la triste vita dei bambini e delle bambine di Taranto.

In questi anni, i picchi di benzene hanno raggiunto livelli storici record. Gennaio e febbraio 2023 - non tre anni fa - sono stati i peggiori degli ultimi 10 anni per la media di benzene e PM10 a via Orsini, nel quartiere Tamburi, secondo i dati ARPA. Le emissioni fuggitive sono una triste realtà, come le emissioni della diossina e i picchi di diossina nella masseria Carmine.

Insomma, l'atto di amore più bello che esiste, la mamma che allatta il proprio figlio, in quei quartieri è stato ed è una scelta che crea ansia e dramma, perché nel latte materno sono state trovate quantità drammatiche di diossina. Ebbene, le indagini epidemiologiche, che sono state rese pubbliche quattro giorni fa e che non hanno avuto alcun clamore mediatico, indicano dati drammatici per il triennio 2015-2018: aumento del 266 per cento di casi mortali di mesotelioma della pleura (aumento del 259 per cento nella popolazione femminile) e aumento del 39 per cento di linfomi non Hodgkin. Si può ancora andare avanti, ma non voglio fare un'indicazione di dati che sono veramente drammatici (le anomalie congenite del sistema nervoso sono aumentate del 54 per cento). Questi dati, onorevoli colleghi e colleghe, dimostrano il fallimento di queste politiche dei decreti Salva Ilva, che sospendono i diritti costituzionali degli uomini e delle donne di Taranto. Era il 7 giugno 2015 quando l'operaio dell'Ilva di Taranto Alessandro Morricella, di 35 anni, veniva investito da una violenta fiammata mista a ghisa. Alessandro morì dopo quattro anni di agonia. La procura di Taranto, come prevede la legge, sequestrò l'impianto, per garantire anche la sicurezza dei lavoratori che stavano in quel luogo. Ebbene, il Governo il 3 luglio 2015 - era il Governo Renzi - approvò una norma che consentiva il dissequestro per non fermare l'attività produttiva. Quel decreto fu dichiarato incostituzionale dalla Consulta (relatrice Marta Cartabia). Cosa scrive la Corte costituzionale? È bene che gli onorevoli colleghi le sentano queste parole: “La Corte ha ritenuto che il legislatore abbia privilegiato unicamente le esigenze dell'iniziativa economica e sacrificato completamente la tutela addirittura della vita, oltre che dell'incolumità e della salute dei lavoratori”.

Con questo decreto oggi voi riproponete quello che la Corte ha bocciato nel 2018 e dichiarate Taranto come Priolo, Augusta e Melilli, il famoso triangolo della morte, zone dove c'è l'immunità per chi viola la legge ambientale, sanitaria e sulla sicurezza sul lavoro, ancora in maniera più estensiva dell'immunità che già era prevista dal Governo Conte con l'articolo 14 del decreto-legge Salva imprese del 2019. Come potete votare un decreto che garantisce l'immunità a chi inquina, a chi fa ammalare e porta la morte? Garantite l'immunità a chi non garantisce la sicurezza sui luoghi di lavoro: questa è una barbarie giuridica e umana inaccettabile! Non esiste in alcun Paese europeo una fattispecie di questo tipo, e lo fate, come ho detto prima, anche a Priolo, Augusta e Melilli, l'area chiamata triangolo della morte. A Priolo il 5 per cento dei bambini è nato con malformazioni (ipospadia e malformazioni agli apparati genitali).

Avevate promesso, negli anni con questi decreti Salva Ilva, che avreste garantito l'occupazione ma avete abbandonato anche i lavoratori, che sono stati travolti da licenziamenti e cassa integrazione. L'accordo tra ArcelorMittal e Invitalia, che ha dato vita ad Acciaierie d'Italia, è stata un'operazione economica a carico dei cittadini italiani e chi fa un affare - un affare d'oro e l'ha fatto - è stata la multinazionale franco-indiana ArcelorMittal, che ha messo 70 milioni di euro, mentre lo Stato ha messo un miliardo di euro e a tutti i finanziamenti precedenti si aggiungono altri 3,68 miliardi di euro, a partire dal finanziamento che è presente in questo decreto: tutti soldi pubblici.

Le bonifiche non le avete fatte. Le falde non sono state messe in sicurezza. Il mar Grande e il mar Piccolo hanno i fondali carichi di PCB, furani e diossine. Avete rinunciato e non volete affrontare quella conversione industriale che in altri Paesi d'Europa è stata fatta, come avvenuto a Bilbao e a Pittsburgh, la città dell'acciaio che oggi è diventata la città del sapere, o nella Ruhr, dove si è rilanciata fortemente l'occupazione e dove il tema dell'inquinamento è stato drasticamente abbattuto. Vorreste, invece, portare la produzione a 8-10 milioni di tonnellate all'anno, nonostante la valutazione del danno sanitario, fatta anche con i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità che dicono che questo sarebbe un rischio inaccettabile per la salute. Dico con molta chiarezza, a coloro i quali decisero di far entrare nel nostro Paese ArcelorMittal a gestire l'Ilva, che avrebbero dovuto chiedere - ma avrebbero potuto leggerlo tranquillamente nella cronaca - all'ex Presidente della Repubblica francese, François Hollande, il quale, avendo a che fare con ArcelorMittal - Mittal indiana, Arcelor francese -, non riuscì a far rispettare gli impegni presi da ArcelorMittal, perché la strategia era quella di rilevare, prendere quote di mercato e chiudere gli impianti, attraverso una procedura selvaggia di delocalizzazione degli stessi. Avrebbero potuto anche chiedere e verificare come questa grande multinazionale in giro per il mondo sia sottoposta a procedimenti giudiziari per violazione delle leggi ambientali. Questo vale negli Stati Uniti d'America, nell'Est e in molte parti del nostro Paese. Quello che si sta facendo oggi con questo decreto è dichiarare Taranto, come Priolo, un luogo in cui la legge non esiste, un luogo in cui i diritti costituzionali della salute e dell'ambiente, per bambini, uomini e donne non esistono. Aggiungo anche il diritto al lavoro, perché non siete stati in grado in 11 anni di garantire il lavoro, considerato che sono aumentati i licenziamenti e il ricorso alla cassa integrazione.

Di fronte all'inquinamento dell'Ilva, invito gli onorevoli colleghi e colleghe ad esercitare un'obiezione di coscienza, rifiutando la conversione in legge di questo decreto. Per questo motivo noi di Alleanza Verdi e Sinistra voteremo “no” e voteremo “no” - me lo lasci dire, Presidente - anche in nome di un popolo inquinato che non sa più se le leggi dello Stato sono a loro tutela (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Grazie, signor Presidente. Governo, colleghi, il disegno di legge su cui è stata posta la fiducia è stato approvato al Senato il 22 febbraio scorso. Si tratta di misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale; l'ex Ilva è tra questi ed è la storia più complessa, segnata da un susseguirsi di provvedimenti, parlo di una dozzina di provvedimenti. Noi oggi ci accingiamo a scrivere l'ennesimo capitolo legislativo e il numero è sicuramente indice di una serie di difficoltà irrisolte. Gli interessi nazionali spesso sono stati dati in pasto a pregiudizi ideologici. Il nostro è un Paese che fa fatica a dotarsi di una vera e propria politica industriale, che procede di emergenza in emergenza, allontanandoci dalla difesa degli interessi nazionali. Il precedente Governo, nella consapevolezza che questo stabilimento avesse davvero una valenza strategica e che l'Italia è la seconda economia manifatturiera d'Europa e che soprattutto non si può e non si deve fermare la produzione dell'acciaio, ha fatto una serie di cose. La prima è l'autorizzazione a SACE a rilasciare garanzie su finanziamenti sotto qualsiasi forma in favore degli impianti siderurgici; è stata destinata la cifra di 150 milioni di euro dei fondi confiscati alla precedente gestione per progetti di decarbonizzazione del ciclo produttivo dell'acciaio; è stata autorizzata Invitalia a sottoscrivere aumenti di capitale e a erogare finanziamenti in conto soci per un valore di 705 milioni di euro. È chiaro che anche il Governo attuale deve affrontare le gravi esigenze di liquidità e l'esplosione dei costi energetici e ha il dovere di definire un piano industriale adeguato.

È evidente che questa vicenda non sarà risolta sul piano giudiziario: chi ha applaudito a sentenze come quelle del maggio 2021, che hanno comminato pene esemplari alla precedente proprietà, chi si vanta di questo dovrebbe ricordare che alcune responsabilità le ha anche lo Stato perché, degli oltre 60 anni di storia di questo complesso industriale, soltanto 17 sono stati a conduzione privata, nei restanti anni Ilva era sotto il controllo pubblico. In realtà abbiamo notato molte lacune e molte criticità anche quando lo Stato ha avuto responsabilità di gestione. Il Governo attuale annaspa su più fronti, dai migranti alla scuola, alle prese di posizione di un Ministro nei confronti di una dirigente scolastica, al superbonus, al reddito di cittadinanza, questioni aperte e irrisolte. A tutte queste questioni si aggiunge l'Ilva e questo ci preoccupa perché, se le altre non trovano soluzione, non vorremmo che anche questo aspetto fosse ulteriormente penalizzato. Ci preoccupano la modalità di agire e la strategia politica: temiamo che il Governo non abbia fornito rassicurazioni adeguate nella definizione del piano industriale, sulla decarbonizzazione per il mondo dell'acciaio, soprattutto perché il sito tarantino ne è l'emblema, così come sulle risorse autorizzate dallo Stato in aumenti di capitale per far fronte all'aumento dei costi energetici.

Siamo chiari e netti nell'esprimere il parere di Azione-Italia Viva sullo scudo penale: siamo favorevoli; lo siamo nei termini che ormai sono noti e che non vogliono assolutamente dire che chi guida l'ex Ilva è autorizzato a sversare in atmosfera sostanze inquinanti o a compiere atti illeciti. Noi siamo favorevoli allo scudo penale perché siamo convinti che, se vogliamo disegnare un futuro industriale per questo Paese, occorre uscire da una logica che prevede che l'industria sia sempre e comunque sinonimo di inquinamento o che la protezione dell'ambiente si possa realizzare solo bloccando le produzioni, fermando lo sviluppo o condannando migliaia di persone alla perdita del posto di lavoro. Riteniamo non sia così. Noi pensiamo che non sia così ed è un fatto che, solo in Italia, acciaio e ambiente sono considerati incompatibili. È pericolosissimo continuare a fomentare il binomio acciaio-inquinamento, che ormai purtroppo si sta radicando nell'opinione pubblica. Grazie alle moderne tecnologie, le due cose non sono più alternative: basterebbe uscire dallo scontro ideologico, ma purtroppo è ciò che ci imprigiona, quello scontro ideologico che è la piaga e la causa di scontri e di fallimenti e che alimenta il circolo vizioso che costringe l'Italia a rifornirsi di acciaio all'estero.

Badate bene: ci riforniamo da Paesi che non hanno i nostri vincoli ambientali e che non pagano le loro emissioni quanto le pagano le nostre aziende. Noi - e non solo noi - affermiamo che, senza acciaio, non c'è industria.

Torno al 2018 e alle elezioni politiche: il MoVimento 5 Stelle ottenne a Taranto il 47 per cento dei voti, promettendo che avrebbe chiuso lo stabilimento e bonificato tutto. Non è andata così, tuttavia quella battaglia un esito lo ha prodotto: sotto il Governo Conte, infatti, fu cancellato lo scudo penale, che era una delle architravi della gara proposta dal Governo Gentiloni, con Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Cancellando lo scudo penale con un tratto di penna si è consentito ad ArcelorMittal di sottrarsi ai suoi impegni. Siamo di fronte a un copione già scritto, che è frutto di quell'errore del 2019. Pensiamo che il decreto in votazione sia un decreto modesto: prevede l'immissione di liquidità con la flessibilità necessaria a far fronte all'esplosione dei costi energetici. La bolletta dell'Ilva, infatti, è passata da 200 milioni a 1,5 miliardi, il fatturato di Ilva è di 3,5 miliardi e ci vuol poco per capire che non è sostenibile. Ribadiamo ancora che è difficile immaginare una conduzione dell'Ilva nei prossimi anni senza la reintroduzione dello scudo penale. La soluzione avrebbe potuto essere diversa? Noi pensiamo di sì: la politica deve prendersi le sue responsabilità, perché la politica non si fa con i “se” e con i “ma”. Non approvare questo decreto oggi non ci darebbe la possibilità di tornare indietro ed evitare gli errori commessi. Occorre agire nell'attuazione di quel piano di sviluppo che è stato illustrato dall'azienda anche nel corso delle audizioni che si sono svolte in Commissione attività produttive, piano che punta, in un decennio, alla completa decarbonizzazione della produzione.

Non siamo ottimisti, vorremmo poterci fidare di questo Governo e del partner industriale che ha al suo fianco e che, però, in questi anni ha dimostrato una certa dose di opportunismo. Abbiamo motivate riserve anche sul piano industriale.

Ribadisco le precisazioni fatte: serve un decreto che garantisca la produttività nello stabilimento di Taranto, come in tutti gli altri stabilimenti collegati in Italia. Si tratta di dare prospettive alle oltre 200 aziende dell'indotto del nostro Paese.

Annuncio quindi, signor Presidente, il voto di astensione sul provvedimento da parte del gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe, come segnale per frantumare quell'immobilismo nemico della crescita, dell'occupazione e dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.

VITO DE PALMA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la tematica in discorso è stata affrontata nelle sedi parlamentari e in quelle regionali e comunali e, per le implicazioni che comporta, ha interessato anche alcune sentenze della Corte costituzionale e persino della Corte europea dei diritti dell'uomo.

Le norme hanno la finalità di risolvere le questioni connesse alle problematiche ambientali, coniugandole con il rispetto massimo del diritto alla salute della comunità locale e con la tutela dell'occupazione. La situazione dell'impianto siderurgico di Taranto è stata oggetto di diversi incontri, nell'ambito dei tavoli di crisi attivati presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, con i rappresentanti di Acciaierie d'Italia. Nel Consiglio dei ministri del 28 dicembre scorso, giorno in cui è stato varato il decreto-legge in esame, il Ministro delle Imprese e del made in Italy ha tenuto un'informativa sull'Accordo di rafforzamento patrimoniale e produttivo di Acciaierie d'Italia, che prevede una modifica dei patti parasociali attualmente in vigore e un aumento di capitale da finalizzare in futuro. Il nuovo accordo tra gli azionisti di Acciaierie d'Italia ed Invitalia stabilisce: il rilancio del sito produttivo con garanzie occupazionali e obiettivi di produzione, la riconversione industriale dell'impianto al fine di renderlo sostenibile e il risanamento ambientale delle aree interessate, con il completamento dell'autorizzazione integrata ambientale nei tempi previsti, e, infine, investimenti legati allo sviluppo industriale e al porto di Taranto. L'ultima riunione del tavolo di crisi si è svolta lo scorso 19 gennaio, con la partecipazione delle forze sociali, sindacati, associazioni produttive, rappresentanti degli enti locali, azionisti pubblici e privati, durante la quale l'azienda ha illustrato i piani di sviluppo e gli impegni industriali e occupazionali.

Voglio ricordare che nel 2018 l'intero impianto è stato acquisito, con bando pubblico, dal colosso mondiale d'acciaio ArcelorMittal, che aveva il compito di rimettere in piedi l'azienda, tentando di risanarla. Ma il Governo Conte dell'epoca stracciò gli accordi contrattuali precedentemente sottoscritti. Lo Stato italiano, quindi, decise di diventare direttamente proprietario della società. Per mezzo di Invitalia, oggi, lo Stato possiede il 32 per cento del capitale, in attesa che la quota superi la maggioranza, a maggio del 2024.

Con questo decreto-legge, all'articolo 1, Invitalia viene autorizzata ad effettuare ulteriori rafforzamenti patrimoniali, sino ad un importo di 1 miliardo. Un ulteriore finanziamento in conto soci, nel limite di 705 milioni di euro, servirà a risollevare l'azienda, oggi a corto di liquidità principalmente per via dell'aumento dei costi energetici. Le risorse previste dal decreto sono necessarie per la copertura dei debiti energetici e per il proseguimento dell'attività dell'indotto di Taranto, che, da novembre, subisce lo stop degli ordini e il blocco delle nuove commesse, una situazione drammatica. Queste risorse, unitamente al miliardo stanziato per DRI, per il forno elettrico, e un altro miliardo dai decreti-legge Aiuti-bis e Aiuti-ter, costituiscono un'ottima spinta propulsiva per completare i lavori di ambientalizzazione e raggiungere l'obiettivo della decarbonizzazione.

La questione più spinosa del provvedimento in esame riguarda sicuramente le disposizioni normative relative al cosiddetto scudo penale. Ed è in relazione a ciò che voglio riprendere la dichiarazione testuale del presidente della regione Puglia, in occasione della sua audizione presso il Senato su questo medesimo provvedimento: se qualcuno agisce al fine di realizzare le previsioni dell'AIA - diceva il presidente Emiliano - che riguardano la fabbrica, non commette alcun reato. È evidente che lo scudo, in questo caso, ha più un valore psicologico, per rassicurare gli operatori che sono impegnati in questo processo di ambientalizzazione. Quindi, in questi termini, siamo anche disponibili a non contrastarlo. Non lo condividiamo, non lo contrastiamo, ma non è una di quelle questioni sulle quali la regione Puglia si sente di aprire una vertenza frontale con il Governo, anche perché riteniamo che l'insieme delle proposte che il Governo ha fatto siano condivisibili, e quindi pensiamo, sotto l'aspetto politico, che puntualizzare sulla questione dello scudo penale possa rischiare di far saltare tutto l'insieme dell'accordo, che, invece, prevediamo di stipulare.

Ma cosa stabiliscono le norme sullo scudo penale? L'articolo 5 del decreto-legge ha l'obiettivo di garantire la continuità aziendale, tramite il commissario, anche nel caso di sanzioni. L'articolo prevede che le sanzioni interdittive non possano essere applicate quando pregiudichino la continuità dell'attività svolta in stabilimenti industriali, o in parti di essi, dichiarati di interesse strategico nazionale, sempre che l'ente elimini le carenze organizzative che hanno determinato il reato, mediante l'adozione e l'attuazione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi. È del tutto evidente che si vuole preservare l'attività industriale, coniugandola, però, con la prevenzione della fattispecie di reato.

L'articolo 6 detta una specifica disciplina in materia di sequestro per la prosecuzione dell'attività. In particolare, prevede che il giudice detti prescrizioni, ove necessario per realizzare un bilanciamento tra le esigenze di continuità dell'attività produttiva e di salvaguardia dell'occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e quindi dell'ambiente.

L'articolo 7 disciplina la responsabilità penale e stabilisce, in effetti, quello che viene chiamato, in modo più o meno appropriato, scudo penale.

Il testo stabilisce che chiunque agisca al fine di dare esecuzione a un provvedimento che autorizza la prosecuzione dell'attività di uno stabilimento industriale, o di parte di esso, dichiarato di interesse strategico, non è punibile per i fatti che derivano dal rispetto delle prescrizioni dettate dal provvedimento diretto a tutelare i beni giuridici protetti dalle norme incriminatrici; e si è agito in conformità alle medesime prescrizioni.

La norma, comunque, chiarisce che la responsabilità penale è esclusa solo per i fatti che derivano dal rispetto delle prescrizioni dettate dal provvedimento, diretto appunto a tutelare i beni giuridici protetti dalle norme incriminatrici e solo quando l'autore abbia agito in conformità alle medesime prescrizioni. Queste due previsioni - un doppio limite - delimitano fortemente l'operatività dello scudo. Si tratta, comunque, con tutta evidenza, di norme eccezionali, che derogano ai princìpi generali dell'ordinamento penale e, come tali, non potranno essere estese ad altre fattispecie diverse da quelle, del tutto peculiari, in esame e neppure fatte oggetto di interpretazione analogica.

Signor Presidente, il presente provvedimento vuole rafforzare e difendere la produzione nazionale di beni strategici. A Taranto, i lavori di ammodernamento tecnologico e gli interventi di riduzione dell'impatto ambientale sono in ritardo e ne soffre l'occupazione diretta - circa 3.000 persone, rispetto alle 5.000 che l'anno scorso si prevedeva di occupare -, ma ne soffre anche l'indotto. Parliamo di aziende del settore metalmeccanico, edile, di trasporto, dei servizi, che occupano oltre 4.000 lavoratori nella provincia di Taranto e nella regione Puglia: quell'indotto, che vede circa 150 imprese protestare, nel reclamare con forza il diritto a vedersi ristorate nei crediti da parte di Acciaierie d'Italia.

A tal proposito, le risorse messe a disposizione vanno principalmente utilizzate per tutelare le imprese dell'appalto, che hanno garantito la prosecuzione dell'attività produttiva del siderurgico, anche a fronte di sistematici ritardi nel pagamento delle fatture da parte del committente. Queste ditte, ora messe alla porta, attendono la ripresa dei cantieri e, quindi, degli ordini, per salvare i propri lavoratori e le proprie aziende. Queste ditte, con i loro 2.500 dipendenti, hanno retto le sorti e garantito la sopravvivenza del siderurgico sin dal lontano 2015, quando assorbirono da sole lo shock di 150 milioni di crediti evaporati a seguito del fallimento ad opera di un'azienda in gestione commissariale dallo Stato, in una generale impotenza da parte degli attori all'epoca interessati. Queste ditte dell'indotto hanno retto la difficoltà finanziaria delle acciaierie e sono sopravvissute, prendendo risorse da altri settori e territori, rifondendole e mettendole a disposizione su Taranto nei processi di ambientalizzazione e continuità produttiva, per trasformare il siderurgico ex Ilva nella più grande acciaieria green d'Europa.

Il decreto in esame recepisce le urgenze attuali e le traduce in misure concrete, che andranno a sostenere un recupero dell'impianto dal punto di vista della riconversione ambientale che vedrà l'ex Ilva alimentata solo da idrogeno verde. L'obiettivo è di dare non solo l'acciaio italiano all'Europa, ma anche un'occupazione stabile ai lavoratori dell'ex Ilva e dell'indotto, e il diritto a non ammalarsi di tumore, più che in un altro luogo d'Italia, a chi vive nella splendida città di Taranto. È un percorso non facile, attraverso il quale il Governo e il Parlamento intendono continuare a sostenere Taranto e il suo maggior polo produttivo. Ecco perché Forza Italia dice “sì” al voto di fiducia, nella speranza che queste norme raggiungano gli scopi prefissati.

Concludo il mio intervento, signor Presidente, fiducioso che, con questo decreto, si possa costituire un importante passo avanti e definitivo per il risanamento ambientale e, quindi, occupazionale del sito produttivo di Taranto. Forza Italia ci crede. Forza Italia per questo impegnerà tutte le proprie forze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, il MoVimento 5 Stelle non voterà la fiducia al Governo Meloni, perché, in questi 4 mesi di operato, abbiamo assistito al susseguirsi di provvedimenti deludenti, nel migliore dei casi, ma più spesso sconclusionati, raffazzonati, assurdi e dannosi per i cittadini e per le imprese, per chi cerca lavoro, per chi produce e per chi è in difficoltà.

La solfa di questo Governo e di questa maggioranza è sempre la stessa: continui slogan da eterna campagna elettorale, idee pochissime e ben confuse su ciò che realmente serve al Paese.; priorità, ovviamente tra virgolette, risibili come i rave party e il quasi miliardo di euro regalato alle società di calcio che stipendiano calciatori milionari.

E così il Governo Meloni va avanti, in modo ostinato e reiterato, a sfasciare tutto ciò che di buono avevano trovato con la maggioranza, accecati da una furia ideologica che lascia senza parole. Tutto ciò al solo scopo di mostrare agli italiani che stanno facendo qualcosa e che stanno governando. Gli esempi sono tantissimi, lo abbiamo visto con il reddito di cittadinanza, archiviato alla velocità della luce, di un battito di ciglia, senza dare alle fasce più fragili, più indifese e più bisognose della popolazione italiana una qualsiasi prospettiva, se non parole vuote come “occupabili”. Ma che significa “occupabili”? Chi non ha trovato lavoro fino ad oggi lo troverà domani solo perché la Meloni e la sua propaganda li hanno definiti occupabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

La Ministra Calderone aveva promesso mari e monti sulle politiche attive, da attivare entro il 31 gennaio. Questa maggioranza e questo Governo avevate promesso riforme che avrebbero dovuto consentire da subito di trovare lavoro a chi prende il reddito di cittadinanza, ma oggi siamo a marzo, oggi è il 1° marzo, e non avete fatto ancora un bel niente al riguardo, né a livello nazionale né a livello delle regioni che vi vantate di governare in gran numero!

Tanto è vero che, quando gli esponenti di questo Governo vanno in TV e sono pungolati su questo tema, dicono: sì, ma noi abbiamo fatto una scommessa. E certo, voi state scommettendo sulla pelle degli italiani, questo state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ma poi c'è anche l'aspetto tragicomico, se così posso definirlo, nel vostro “sgovernare” l'Italia, e cioè, nella furia devastatrice che vi contraddistingue, avete abolito anche la norma che consentiva di perseguire e condannare chi percepiva illegalmente il reddito di cittadinanza. E con questo, ovviamente, avete tradito tutti i falsi proclami che avete fatto negli ultimi 4 anni a questo riguardo.

Ma chi sta cercando lavoro, lo troverà nelle aziende dell'edilizia che questo scellerato Governo sta mettendo sul lastrico, grazie agli assurdi provvedimenti che impediscono le cessioni dei crediti fiscali? Purtroppo no, non lo troverà, perché questo Governo sta facendo di tutto perché i posti di lavoro si perdano, e non sta facendo nulla per crearli, perché non ha una visione d'insieme, perché scardina provvedimenti del MoVimento 5 Stelle, perché quella è l'ossessione, quello è l'obiettivo, per furia ideologica. Provvedimenti che avevano creato ricchezza per il Paese, un incremento del PIL di oltre il 10 per cento in 2 anni.

Provate a farlo voi se ne siete capaci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questo Governo non è in grado di mettere in atto una politica industriale che dia prospettive e speranze agli italiani, ma si limita a dare mancette alle categorie che ritiene amiche, e, infatti, la legge di bilancio è stata riempita di condoni fiscali. Da ultimo, per fare un altro esempio, avete approvato la proroga delle concessioni ai balneari, proroga per la quale il Presidente della Repubblica è dovuto intervenire, dicendo chiaramente al Governo che così non va bene!

Sul caro carburante, avete fatto l'ennesima retromarcia su Roma, non confermando lo sconto sulle accise della benzina, e quindi provocando un aumento considerevole, contrariamente a tutti gli slogan urlati in campagna elettorale per mesi e per anni prima dai vari Meloni, Salvini e propaganda cantando, mentre dicevate che eravate pronti. Così facendo, avete alimentato l'inflazione, che fa aumentare i prezzi di tutti i beni di prima necessità, mettendo in difficoltà milioni e milioni di italiani, anche quelli che avevano creduto alle vostre false promesse!

Però ve la siete presa con i benzinai, volevate spezzare le reni ai benzinai. Avete deciso di ridurre in poltiglia il superbonus, misura che ha trainato il PIL - lo dicevo prima - nel 2021 e nel 2022, e che ha contribuito a diminuire significativamente il debito pubblico. Questa è notizia confermata proprio oggi, altro che buchi di bilancio di cui cianciano la Meloni e Giorgetti!

E nella vostra furia cieca sono finite nella spazzatura anche importanti misure a favore delle imprese, come Transizione 4.0 oppure Opzione Donna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che consentiva alle italiane di andare in pensione anticipatamente, visto che spessissimo fanno un lavoro doppio o triplo, se si considera quello di cura e di accudimento in famiglia.

E poi c'è la transizione ecologica: ma che roba è questa transizione ecologica? È una visione del diversa del mondo, della tecnologia diversa, che guarda all'ambiente, alle generazioni future, per produrre in modo diverso, ma egualmente profittevole, se non di più. Ma, oltre a ciò, già oggi questa transizione ecologica assicura alle famiglie di pagare, per esempio, bollette molto meno care e di risparmiare circa 1.000 euro all'anno sulle bollette per quelle abitazioni che hanno usufruito dell'ecobonus o del superbonus, e dà modo, quindi, di respirare anche un'aria più salubre, un'aria migliore, di diminuire la dipendenza dagli acquisti del gas proveniente dall'estero.

Quasi 1.000 euro all'anno in meno in bolletta sono un aiuto forte e concreto alle famiglie che davvero sono in difficoltà e che sono state travolte dalla crisi economica in seguito alla pandemia prima e alla guerra poi.

Ma tutta questa roba al Governo Meloni interessa poco o nulla! Le decisioni prese da ottobre ad oggi sono sconfortanti, e non solo sull'autolesionistico blocco del superbonus 110 per cento, ma anche sul taglio dei fondi per il contrasto al dissesto idrogeologico oppure sulla decisione di fare nuove trivellazioni, nuovi inceneritori, ostacoli vergognosi e inaccettabili sui decreti attuativi per le comunità energetiche, un'altra idea del MoVimento 5 Stelle, che, anche in questo caso, assicura risparmi veri e immediati in bolletta ai cittadini, alle famiglie e alle imprese.

E ancora, zero iniziative in tema di mobilità sostenibile, zero iniziative per porre rimedio alla preoccupante siccità. Un disastro epocale, un vero e proprio disastro epocale questo Governo. E, di fronte ai percorsi intrapresi dall'Unione europea sulle cosiddette case green e sullo stop alle auto a diesel e benzina dal 2035, non vi siete presi nemmeno un minuto per riflettere, alzando da subito un muro, non capendo i danni che in questo modo fate all'intero sistema produttivo ed economico del Paese. E siccome non c'è mai fine al peggio, addirittura avete aperto alla caccia le aree naturalistiche perché, tra le vostre priorità, non c'erano le difficoltà delle famiglie di mettere un piatto a tavola, c'erano le esigenze dei cacciatori con il fucile in mano.

Non per niente esponenti locali del centrodestra hanno dichiarato di essere vicini alla lobby delle armi, avevano fatto proprio un comunicato stampa, tranne poi rinnegarlo e rimangiarselo, e la Sottosegretaria della Difesa si fa ritrarre con un mitra in mano alla fiera di Dubai. Però poi ha detto che è un mitra italiano, e quindi dovremmo stare tutti contenti.

Ma l'apice del vostro sfascismo lo avete raggiunto con questo decreto Ilva, ripristinando a Taranto, di fatto, il diritto a uccidere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Uno sfregio crudele nei confronti di una città che ha pagato un prezzo altissimo negli ultimi decenni in termini di malattie e di morti causati dall'inquinamento, provocati dall'attività del centro siderurgico.

Il ritorno all'insulso scudo penale è uno schiaffo a tutte quelle famiglie che hanno dovuto piangere i loro morti, ed è accompagnato, peraltro, da una incredibile eliminazione del vincolo di dissequestro quale condizione necessaria per sbloccare i finanziamenti pubblici e garantire la continuità produttiva. L'accoppiata Meloni-Urso, non soddisfatta, ha deciso, inoltre, di accantonare ogni tutela legata all'ambiente e alla valutazione relativamente all'acciaieria. La VIIAS, cioè la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario, che consentirebbe di rilevare i danni derivanti dagli agenti inquinanti prima che questi sortiscano gli effetti negativi, cioè morti e malattie, e non dopo, come è accaduto finora, non è stata neanche contemplata.

Come se non bastasse, poi, il Governo ha avuto il coraggio di paventare l'ipotesi di un piano industriale - mi avvio a concludere, Presidente, e la ringrazio - che prevede, nell'ordine, la produzione a carbone ancora per altri 10 anni, l'aumento dei volumi produttivi sino a 6 milioni di tonnellate, la costruzione di un rigassificatore, la costruzione di forni elettrici, ma alimentati da energia prodotta da gas, invece che da idrogeno verde, contravvenendo così a prescrizioni europee del PNRR e poi la realizzazione di un cementificio per smaltire l'ingente loppa d'altoforno che è un rifiuto di produzione. Tra l'altro, si è appreso che, a fine luglio 2022, sono stati eseguiti esperimenti di combustione di materie plastiche negli altiforni ex Ilva, come se gli impianti fossero degli inceneritori, senza alcun preavviso alla cittadinanza.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Un quadro davvero - ho finito e la ringrazio - sconcertante e avvilente, che fa mettere le mani nei capelli, un decreto che per noi è assolutamente indigeribile.

Da ultimo - e ho concluso davvero - voglio dare un consiglio alla Presidente Meloni: legga approfonditamente la nostra Costituzione, con particolare riferimento agli articoli che riguardano la salute e l'ambiente, e si accorgerà che il contenuto di questo decreto è assolutamente in contrasto con le statuizioni della nostra Costituzione.

In conclusione, nel maldestro tentativo di salvare l'ex Ilva, state rimettendo ancora una volta indietro le lancette dell'orologio, senza indicare alcuna via nuova, moderna e sostenibile, condannando ancora una volta i cittadini di Taranto al rischio di contrarre malattie gravissime. Solo per questo dovreste guardarvi allo specchio e almeno lì, soli con voi stessi, vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, oggi la Lega voterà con convinzione la fiducia al Governo. Dopo aver ascoltato i colleghi dei banchi dell'opposizione, è bene ricordare che questo Governo è passato da un chiaro mandato elettorale, con una coalizione consolidata e, se volete, anche collaudata, che oggi governa 15 regioni, capace di confrontarsi, ragionare con buonsenso e, nel rispetto delle differenze, sempre capace di fare sintesi con grandissimo senso di responsabilità.

I primi 100 giorni dell'Esecutivo hanno messo in evidenza il fatto che siamo uniti da una forte volontà politica, che da subito ha dato la spinta a importanti provvedimenti economici. Basti pensare, oltre alle misure della legge di bilancio, al decreto per la tutela dell'interesse nazionale dei settori produttivi, il cosiddetto Golden Power. Oggi trattiamo questo decreto che interessa i siti strategici di interesse nazionale, come appunto l'ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie d'Italia. Tornando alla legge di bilancio, va ricordato che il Governo ci ha lavorato per solo poco più di un mese; il risultato è stata una manovra pulita, responsabile, approvata in tempi da record, con la priorità del caro bollette, come promesso ai cittadini, fino ad arrivare ad oggi con l'avvio di interventi strutturali, l'ideazione del cosiddetto piano Mattei, con importanti incontri in Algeria e Libia, per fare dell'Italia un hub energetico d'Europa.

Anche per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza, i gufi e i detrattori nei confronti di questo Governo sono stati messi totalmente a tacere. Esponenti del PD e dei 5 Stelle dicevano convinti che l'Italia non ce l'avrebbe mai fatta, che il nuovo Governo ci avrebbe fatto perdere i fondi del PNRR e che non saremmo riusciti a trovare l'accordo per mettere il tetto europeo al prezzo del gas.

Previsioni errate, solo propaganda, vostra propaganda, che vi è andata molto, molto male. Davanti abbiamo ancora quattro anni: alla faccia di tutti coloro che non vedono l'ora di assistere a una minima scossa della maggioranza, in modo da rifilarsi e magari intrufolarsi in un Governo dove non sono stati eletti dal popolo, come è stato così da troppo tempo! Tuttavia, le elezioni regionali in Lombardia e Lazio sono state un bel primo test politico, molto chiaro e netto, e noi continueremo ad impegnarci con rispetto per chi ci ha dato fiducia.

Nei primi 100 giorni di Governo abbiamo ribadito che l'Italia, anche a livello internazionale, intende difendere le sue infrastrutture, il suo marchio e le sue eccellenze e questo provvedimento è la dimostrazione di un altro importante tassello concreto. Va ricordato che l'attuale contesto internazionale di crisi energetica e di aumento dei prezzi delle materie prime potrebbe mettere a repentaglio il funzionamento delle nostre produzioni industriali, considerate di interesse strategico nazionale. Per tale motivo è stato ritenuto urgente intervenire per salvaguardare determinati contesti industriali e per fornire allo Stato strumenti più rapidi, al fine di consentire la permanenza e la competitività nel mercato.

Proprio per questo il Governo, a pochi mesi dal suo insediamento, ha deciso di intervenire con un decreto coraggioso, che punta a salvaguardare e rilanciare un impianto di interesse strategico nazionale, come l'ex Ilva, un provvedimento urgente e necessario, che fornisce allo Stato nuovi strumenti per essere rapido, qualora la gestione delle imprese di interesse strategico nazionale dovesse rivelarsi insufficiente e inadeguata.

Ovviamente l'aspetto più importante del decreto riguarda il rafforzamento patrimoniale dell'ex Ilva, con la possibilità di stanziare, attraverso Invitalia, fino a un miliardo di euro, soldi necessari per garantire l'operatività dell'impianto siderurgico di Taranto e che dovrebbero servire anche per pagare i tanti debiti accumulati nei confronti di centinaia di piccole e medie imprese dell'indotto, che rischiano di collassare a causa dei mancati pagamenti.

È importante ricordare che l'Italia ha una lunga storia di produzione di acciaio di alta qualità e una forte conoscenza tecnica in questo settore. L'Italia ha una buona rete di trasporti e infrastrutture che facilitano l'importazione di materie prime e l'esportazione dei prodotti finiti. Il settore siderurgico italiano si sta evolvendo verso una maggiore automazione e digitalizzazione, aumentando l'efficienza produttiva e la qualità dei prodotti. Le aziende siderurgiche italiane sono riuscite a rimanere competitive grazie all'alta qualità.

È pur vero che il settore siderurgico italiano risente di alcune debolezze: i costi energetici e i costi del lavoro in Italia sono elevati, il che rende difficile competere con Paesi che hanno costi più bassi; l'Italia dipende fortemente dalle importazioni di materie prime, come il minerale di ferro e il carbone, che possono essere soggette a fluttuazioni di prezzo; il settore siderurgico italiano si trova a competere con aziende di altri Paesi, molti dei quali hanno costi inferiori e una maggiore capacità produttiva di grandi quantità. Però, ad oggi, l'ex Ilva di Taranto resta una delle più grandi acciaierie d'Europa.

L'ex Ilva ha effettuato negli ultimi anni ingenti investimenti per la messa in sicurezza dell'impianto, con l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale e migliorare la sicurezza dei lavoratori. Ciò significa che l'azienda oggi dispone di infrastrutture e tecnologie all'avanguardia, che la pongono in una situazione favorevole rispetto alla concorrenza.

Inoltre, il settore siderurgico sta vivendo una fase di rilancio anche grazie alla transizione ecologica, che sta investendo l'industria europea. L'acciaio rappresenta, infatti, un materiale fondamentale per la produzione di tecnologie a basse emissioni di carbonio.

Infine, l'ex Ilva ha una posizione strategica, in quanto situata in una zona di grande importanza logistica, con un porto capace di accogliere grandi navi e di servire il Mediterraneo e l'Europa. Ciò significa che l'azienda potrebbe diventare un importante hub per l'importazione e l'esportazione di materiali e prodotti finiti, migliorando la competitività del settore manifatturiero italiano.

Il Governo ha dimostrato fin da subito di avere obiettivi chiari e una strategia precisa per affrontare la crisi dell'Ilva: rilancio del sito produttivo con investimenti legati allo sviluppo industriale e al polo di Taranto; tutela dei posti di lavoro; riconversione industriale dell'impianto per renderlo sostenibile; risanamento ambientale. Inoltre, sono state introdotte disposizioni in materia penale, sostanzialmente finalizzate a impedire che eventuali responsabilità in tal senso possano compromettere la produzione industriale.

Con questo decreto il Governo sta andando nella direzione giusta e siamo sicuri che nei prossimi mesi metterà in campo tutte le misure che si renderanno necessarie per salvare e rilanciare un asset industriale di fondamentale importanza per l'intero Paese.

La Lega da molto tempo sostiene la necessità di proteggere l'industria siderurgica italiana, considerata un pilastro dell'economia nazionale. Nel corso degli anni ha promosso politiche a sostegno del settore, come la riduzione delle tasse e degli oneri fiscali, la semplificazione delle procedure burocratiche e la promozione di accordi commerciali favorevoli. In particolare, vanno promosse politiche di investimento in ricerca e innovazione tecnologica, per migliorare la produttività e la qualità dei prodotti.

La Lega, inoltre, sottolinea la necessità di garantire la tutela dell'ambiente e la sostenibilità delle attività produttive, senza però compromettere la competitività delle aziende italiane. Riteniamo il sostegno alla siderurgia italiana un elemento fondamentale per la crescita del nostro Paese e la sostenibilità ambientale deve accompagnarsi con la sostenibilità economica e sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Basti pensare a quanto sta accadendo in questi giorni. Per gli italiani, l'automobile e la casa hanno un valore culturale speciale e ci troviamo ad affrontare una direttiva europea che obbliga a mettere a norma la casa sul fronte energetico in tempi insostenibili e impone la messa fuori norma dell'automobile, diesel e benzina, mettendo la mano forzata nel portafoglio degli italiani e mettendo a repentaglio migliaia di prestatori di lavoro. È fuori da ogni logica sociale, economica e di buonsenso, è una follia. Il Governo oggi è al lavoro con determinazione e responsabilità per difendere il nostro Paese e gli interessi degli italiani e da parte della Lega avrà il voto favorevole alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Signor Presidente, vorrei iniziare questo mio intervento citando un numero: 55. Senza ulteriori parole, è il numero scritto su uno dei tanti cartelli apparsi lo scorso sabato a Taranto. Sì, perché, questo sabato, a Taranto, c'è stata una grande protesta contro questo decreto, contro l'immunità penale, contro l'ennesimo crimine commesso ai danni di quella comunità. Cinquantacinque è il numero di bambini attualmente ricoverati nel reparto di oncoematologia pediatrica dell'ospedale tarantino. È naturale, allora, che non ci fosse scritto nient'altro su quel cartello, perché qualsiasi altra parola sarebbe stata superflua. I cittadini di Taranto, migliaia di famiglie, non hanno più parole per descrivere il dramma che vivono da decenni e hanno preso, forse, ad esprimersi in numeri, perché come numeri si sentono trattati in tutti questi anni.

Numeri in mezzo ad altri numeri, cifre espresse, prima, in lire e, poi, in euro di chi ha sacrificato vita e salute sull'altare del profitto; cifre in tonnellate, anzi, in milioni di tonnellate di tutto l'acciaio prodotto senza alcuna valutazione scientifica sull'impatto ambientale, che hanno avvelenato il mare, contaminato la terra, ucciso il verde. E, guardate, non esprimo un'opinione personale, ma cito stralci di tutte le sentenze sinora passate in giudicato sul tema che oggi trattiamo. E, poi, cifre in carne ed ossa del prezzo più terribile, quello che ogni giorno, malgrado i decreti, anzi, a causa di decreti come questo, il nostro Paese è disposto a pagare per salvaguardare l'interesse strategico nazionale.

Eppure, decine e decine di studi, rapporti, relazioni avvertono che, a Taranto, la situazione non è sotto controllo e non lo è mai stata. Lo dice, ad esempio, il rapporto del Consiglio per i diritti umani dell'ONU, agghiacciante: ha inserito Taranto, unica città in Italia, tra le cosiddette zone di sacrificio, ossia quelle che rappresentano, come si legge nel rapporto, la peggiore negligenza immaginabile dell'obbligo di uno Stato di rispettare, proteggere e realizzare il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile.

Uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista Nature ha dato risultati ancora più agghiaccianti: i bimbi nati e cresciuti nei rioni più vicini all'ex Ilva evidenziano deficit cognitivi fino a 10 punti inferiori rispetto agli stessi bimbi vissuti dall'altra parte della città e questo a causa dell'esposizione ad agenti inquinanti, come arsenico e piombo. La differenza nell'aspettativa di vita e nella capacità cognitiva risiede nel nascere a poche decine di chilometri. Ma molti continuano a credere che sia colpa del caso o, peggio ancora, della sfortuna.

Ebbene, il Governo Meloni, con la complicità della sua maggioranza, ha deciso di uccidere un'altra volta la dignità di un popolo. Ha vigliaccamente scelto, da lontano, chiaramente, di piegare le ragioni di una comunità intera alla ragion di Stato.

Avevamo proposto di mettere in piedi un accordo di programma - esattamente come aveva promesso il Ministro Urso - un tavolo per riunire le parti, dai vertici dell'azienda ai rappresentanti degli enti locali, dai sindacati alle imprese, uno spazio di confronto pubblico che fosse decidente insieme il futuro della fabbrica, per parlare di decarbonizzazione, di bonifica, dei limiti della produzione su basi scientifiche, di tutela della salute e dell'occupazione.

Sì, perché il prezzo della necessaria transizione ecologica non può, e non deve, essere pagato dai lavoratori. Ma avete respinto un emendamento specifico che avevamo presentato su questo tema e così avete smentito voi stessi. Avevamo proposto di accelerare il passaggio della maggioranza delle quote dell'azienda alla parte pubblica, di prendere il pieno controllo delle sorti dell'ex Ilva entro la fine dell'anno, per realizzare quel risanamento che da troppo tempo attende il territorio. Ma anche questa proposta è stata respinta, perché, evidentemente, preferite continuare a regalare risorse pubbliche a un privato, completamente sordo alle esigenze di Taranto e del sistema Paese. Avevamo proposto emendamenti per aumentare il valore della cassa integrazione agli operai, considerato che grossa parte dei soldi che stanziamo, da tempo tornano indietro perché il meccanismo non funziona e ci avete detto che non era il tempo per poter intervenire. Attendiamo fiduciosi una prova d'appello. Avevamo proposto di sostenere le imprese dell'indotto, che, anche questa volta, sono state totalmente ignorate dal Governo, restando sotto lo schiaffo di un management a cui non frega nulla di tutelare il tessuto produttivo. Avevamo chiesto di effettuare una valutazione di impatto sanitario preventiva, perché crediamo che ce lo imponga la Costituzione sapere se un'attività industriale inquina a tal punto da far ammalare e uccidere le persone.

Su nessuna di queste proposte ci avete dato ascolto, anzi, con questo provvedimento sferrate tre pugnalate profonde, che colpiscono dritto al cuore una città e una comunità già ferite. Avete avuto il coraggio, innanzitutto, di reintrodurre lo scudo penale. Ne avete fatto uno strumento addirittura peggiore di quanto già non fosse nella precedente versione: un'esimente illimitata. E lo dice lo stesso dossier della Camera: ci dice che l'autore della condotta può essere chiunque, perché non avete avuto neanche l'intelligenza di ritenere di circoscrivere la norma, dando vita, quindi, a un mostro giuridico vero e proprio, in cui i fruitori potranno essere tanti. Non solo, non si identificano nemmeno le incriminazioni rispetto alle quali si esclude la responsabilità penale, cosa che, invece, il decreto del 2015, per quanto errato, aveva fatto, facendo esplicito riferimento ai reati in materia ambientale. Insomma, una soluzione preventiva pura e semplice verso qualsiasi atrocità sarà commessa nella fabbrica. Che muoia un altro operaio, che si ammalino altre mille persone, che si sversino in mare e nell'aria sostanze tossiche, nessuno sarà responsabile.

Ma, purtroppo, non finisce qui, perché anche altre norme di questo decreto vanno nella medesima direzione. Una volta tutelati i vertici, si autorizzano a non preoccuparsi più dei limiti per produrre. Per giustificarvi, avete addirittura distorto il senso della Costituzione, spacciando la prosecuzione dell'attività come un bene da bilanciare con il diritto alla salute, il diritto all'ambiente e il diritto alla vita. No, signori, non c'è alcun bilanciamento, nessun equilibrio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista): lo ha chiarito per ben due volte la Corte costituzionale, con sentenze che voi, oggi, calpestate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Quei valori sono valori superiori, non negoziabili, da tutelare sempre e comunque. L'iniziativa economica non può svolgersi in modo da recare danno ai diritti fondamentali dell'essere umano. Ma, per essere più tranquilli anche su ogni possibilità che ci fosse un giudice naturale a decidere su quanto accade in quel sito, avete anche spostato la possibilità del giudice naturale di occuparsi di quanto avviene in quel sedime siderurgico, proprio a ribadire che non ve ne frega nulla.

E, infine, l'ultimo colpo. Non avete dato alcuno sguardo al futuro per l'Ilva, niente nella direzione che, soprattutto degli ultimi due anni, si è cercato di dare a Taranto: una prospettiva a zero emissioni, un futuro lavorativo per i dipendenti, un piano ambientale e industriale condiviso con la città. È questo il danno peggiore che fate a Taranto: dare a questa città la sensazione di essere abbandonata a se stessa. E, guardi, signor Presidente, anche la mia forza politica non è immune da responsabilità per quanto è accaduto, negli anni, a Taranto, lo dico a scanso di equivoci. Molti di noi non erano affatto d'accordo quando il Governo di allora varò il decreto nel 2015, quando mise l'immunità penale e, poi, decise di cedere al peggiore dei proponenti la gestione degli stabilimenti siderurgici e, per questo, quelle stesse persone hanno rischiato di pagare un prezzo politico altissimo. Ma il PD, in questi anni, ha fatto i conti con il suo passato. Di fronte alle evidenze scientifiche, ha avuto il coraggio di tornare sui suoi passi; è andato a Taranto e salendo, con l'allora segretario Zingaretti, sui tetti del quartiere Tamburi, ha chiesto scusa alla comunità tarantina! Da voi un gesto del genere non l'abbiamo mai visto.

Allora, vorrei concludere, signor Presidente, esattamente come ho iniziato, con le parole che hanno usato i manifestanti di sabato per esprimere un concetto semplice, che dovrebbe, però, risuonare forte nella coscienza di tutti noi: “Tutto l'acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino”.

Noi non vi daremo la nostra fiducia su questa porcheria, che offende la Costituzione, perché siamo al fianco dei tarantini, che vogliono proseguire in questo rinascimento, che non solo li ha portati, in pochi anni, a cambiare l'aspetto della città, ma che ha anche aperto nuovi orizzonti di crescita che voi, invece, state provando a deprimere.

“La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli”, diceva Aristotele. Qui, state dimostrando quanto poco valore date alla dignità con cui vi siete impegnati, giurando sulla Costituzione. Peccato, avete perso un'ulteriore occasione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Comba. Ne ha facoltà.

FABRIZIO COMBA (FDI). Signor Presidente, colleghe, colleghi, sono davvero orgoglioso di prendere la parola, oggi. Ho sentito grandi maestri della teoria, si potrebbero alimentare Treccani, volumi di teoria, ma poi dobbiamo tornare alla fattispecie concreta, cioè dalla sussunzione, dalla teoria, al fatto concreto.

Caro Presidente, io oggi, lo dico con fierezza da imprenditore, sono orgoglioso di intervenire, perché ritengo che un imprenditore ogni santo giorno giochi una partita estremamente difficoltosa nel campo della battaglia della produttività, delle transazioni commerciali e del mercato del lavoro e lo fa con dignità, lo fa con passione per sé, per i suoi dipendenti, per la sua gente, per il proprio Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Finalmente - e lo sottolineo, mi consenta, finalmente - abbiamo un Governo italiano, che si batte senza infingimenti per sanare e risolvere esigenze che non sono più procrastinabili per questa Nazione! Per tutto ciò, essendo anche di mia competenza per materia, per la materia che trattiamo nella Commissione che mi onoro di condividere con autorevoli colleghi, sono orgoglioso di fornire una piccola linfa vitale per le future sfide e i traguardi da superare, personali e di appartenenza politica.

Prendo solo poco tempo, per rimarcare che, anche questa volta, in modo oserei dire pretestuoso, financo penoso, le opposizioni ci hanno aggredito sul piano mediatico, utilizzando mezzi subdoli e ipocriti, come è loro costume ormai da tempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Oggi dobbiamo ascoltare la solita litania monocorde della critica del centrosinistra che, con modalità semplicistica, banalizzando la consueta narrativa, di sana pianta ci racconta di un Governo Meloni che è appiattito su precedenti posizioni del Governo Draghi. Ebbene, tacciare di camaleontismo questa coalizione è pura e semplice mistificazione della verità. Qui si tratta di negare la storia, fatti oggettivi, ma, soprattutto, si tratta anche di dimenticare tutto quello che è stato fatto dai precedenti Governi!

Il Governo Draghi aveva un unico oppositore che faceva sentire la sua voce e il suo dissenso, ancorché sempre responsabile e obiettivo, anche rischiando di risultare impopolare e ghettizzante. Eravamo solo noi di Fratelli d'Italia a dover interpretare la parte dei cattivi del film, che la maggioranza, spiccatamente il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle, sceneggiava il più delle volte in maniera grossolana. Ma gli italiani hanno capito perfettamente chi recitava male, per conto di chi, chi era il mandante e chi invece aveva a cura il loro futuro e i loro interessi.

Diciamo, finalmente, cari colleghi di maggioranza, che non si poteva ancora aspettare. Gli impianti rilevanti, sia economicamente sia dal punto di vista produttivo, di questa grande Nazione, le strutture portanti, i settori di interesse strategico nazionale meritavano una disciplina adeguata, misure di rafforzamento e sostegno oltre che migliorative di urgenze strutturali non più rimandabili e neanche “sopperibili”. Già, perché i concetti di “sopperibilità”, di surrogabilità, precarietà, temporaneità non possono più far parte del vocabolario istituzionale e della grammatica legislativa del nuovo corso della politica iniziato nell'ottobre scorso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il provvedimento oggi sottoposto al voto dell'Assemblea è un esempio eloquente di legislazione collettiva e delle distorsioni del passato e interviene in modo deciso e perentorio nell'interesse esclusivo - e tengo a ribadire “esclusivo” - della Nazione nei vari campi di operatività di tutto il suo tessuto produttivo. Dall'annosa questione Ilva e dalla sua continuità di funzionamento produttivo al connesso settore fondamentale dell'industria, non solamente legato al comparto siderurgico, dipendono comunque tantissime aziende della filiera.

Chiedo scusa, Presidente, ma la inviterei cortesemente a chiedere, se qualcuno non è interessato, di guadagnare la porta dell'uscita dall'Aula.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Comba. Colleghi, cortesemente, cerchiamo di ascoltare possibilmente, o almeno di abbassare il tono della voce, per permettere all'onorevole Comba di terminare il suo intervento. Per cortesia.

Prego, onorevole Comba.

FABRIZIO COMBA (FDI). Dall'annosa questione dell'Ilva, dalla sua continuità di funzionamento produttivo e dal connesso settore fondamentale dell'industria, anche aeronautica, dipendono poi le catene di filiera dell'Ilva. Noi abbiamo aziende, tipo la Sanac, un'azienda leader nel settore dei materiali refrattari, che ha quattro insediamenti produttivi che sono determinanti per la redistribuzione della ricchezza di questo Paese, perché fare impresa ha anche una funzione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non si può immaginare di chiudere tout court le imprese senza pensare a quale sia la ricaduta sociale per le famiglie di questo Paese. Ciò lo si fa trasversalmente dal punto di vista sociale e non solo la categoria imprenditoriale ne trae beneficio ma anche quella dei lavoratori dipendenti, che sono da proteggere, come quelli di tutte le aree in crisi, che ormai sono molte, purtroppo, in questo Paese.

Infine, vi sono alcune disposizioni di salvaguardia, Presidente, di notevole portata innovatrice, in quanto volte a limitare sanzioni interdittive e cautelari inutilmente vessatorie e limitative per la produzione delle imprese di interesse strategico.

In definitiva, il testo così pervenuto dal dibattito di sintesi operata in Commissione è stato egregiamente presentato e illustrato - devo dire - in maniera ineccepibile da chi mi ha preceduto nella discussione generale. Pertanto, non voglio dilungarmi, per ovvie ragioni temporali, in analisi tecniche che potrebbero essere semplicemente e oltremodo pleonastiche, ma mi preme, ancora una volta, dichiarare il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia, rammentando l'efficacia normativa, la visione di crescita e di sviluppo industriale, nazionale e razionale, che ne sono all'origine e la necessità di applicazione che lo rendono un provvedimento sostanziale dal punto di vista strategico, industriale e per la sua ricaduta sociale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 908​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri.

La chiama avrà inizio dal deputato Andrea Delmastro Delle Vedove.

Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo, già pervenute.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltose le operazioni di voto.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: ……………….... 336

Votanti: …………………. 332

Astenuti: ………………....... 4

Maggioranza: …………... 167

Hanno risposto sì: ……… 194

Hanno risposto no: ……... 138

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Albano Lucia

Almici Cristina

Ambrosi Alessia

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Antoniozzi Alfredo

Bagnai Alberto

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barabotti Andrea

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Bellucci Maria Teresa

Benigni Stefano

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bicchielli Pino

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Bisa Ingrid

Bof Gianangelo

Bordonali Simona

Brambilla Michela Vittoria

Bruzzone Francesco

Buonguerrieri Alice

Calderone Tommaso Antonino

Calovini Giangiacomo

Candiani Stefano

Cangiano Gerolamo

Cannata Giovanni Luca

Caparvi Virginio

Cappellacci Ugo

Caramanna Gianluca

Caretta Maria Cristina

Caroppo Andrea

Carra' Anastasio

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavo Ilaria

Cecchetti Fabrizio

Cerreto Marco

Cesa Lorenzo

Chiesa Paola Maria

Ciancitto Francesco Maria Salvatore

Ciocchetti Luciano

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colombo Beatriz

Colosimo Chiara

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Coppo Marcello

Cortelazzo Piergiorgio

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Maggio Grazia

Di Mattina Salvatore Marcello

Dondi Daniela

Donzelli Giovanni

Ferrante Tullio

Filini Francesco

Fitto Raffaele

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frijia Maria Grazia

Furgiuele Domenico

Gardini Elisabetta

Gatta Giandiego

Gemmato Marcello

Giaccone Andrea

Giagoni Dario

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Iaia Dario

Iezzi Igor

Kelany Sara

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Latini Giorgia

Leo Maurizio

Longi Eliana

Loperfido Emanuele

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Maiorano Giovanni

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetto Aliprandi Marina

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Mattia Aldo

Maullu Stefano Giovanni

Mazzetti Erica

Messina Manlio

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Milani Massimo

Molinari Riccardo

Montaruli Augusta

Montemagni Elisa

Morgante Maddalena

Morrone Jacopo

Mule' Giorgio

Mura Francesco

Nevi Raffaele

Nisini Tiziana

Orsini Andrea

Osnato Marco

Ottaviani Nicola

Padovani Marco

Palombi Alessandro

Panizzut Massimiliano

Patriarca Annarita

Pella Roberto

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pierro Attilio

Pietrella Fabio

Pisano Calogero

Pizzimenti Graziano

Polo Barbara

Pozzolo Emanuele

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Romano Francesco Saverio

Roscani Fabio

Rossi Angelo

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Rubano Francesco Maria

Ruspandini Massimo

Russo Gaetana

Russo Paolo Emilio

Saccani Jotti Gloria

Sala Fabrizio

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Semenzato Martina

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Squeri Luca

Stefani Alberto

Sudano Valeria

Tassinari Rosaria

Tenerini Chiara

Testa Guerino

Tirelli Franco

Toccalini Luca

Tosi Flavio

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Tremonti Giulio

Urzi' Alessandro

Varchi Maria Carolina

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Ziello Edoardo

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zurzolo Immacolata

Hanno risposto no:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amato Gaetano

Amendola Vincenzo

Appendino Chiara

Ascari Stefania

Auriemma Carmela

Baldino Vittoria

Barbagallo Anthony Emanuele

Barzotti Valentina

Benzoni Fabrizio

Berruto Mauro

Boldrini Laura

Bonafe' Simona

Bonelli Angelo

Bonetti Elena

Bonifazi Francesco

Borrelli Francesco Emilio

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cafiero De Raho Federico

Cantone Luciano

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Carfagna Maria Rosaria

Carmina Ida

Carotenuto Dario

Caso Antonio

Castiglione Giuseppe

Casu Andrea

Cherchi Susanna

Ciani Paolo

Colucci Alfonso

Conte Giuseppe

Cuperlo Gianni

Curti Augusto

D'Alessio Antonio

D'Alfonso Luciano

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Monte Isabella

Del Barba Mauro

Dell'Olio Gianmauro

Di Biase Michela

Di Lauro Carmen

Di Sanzo Christian Diego

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

Evi Eleonora

Faraone Davide

Fede Giorgio

Fenu Emiliano

Ferrari Sara

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fratoianni Nicola

Furfaro Marco

Gadda Maria Chiara

Gallo Francesco

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Gianassi Federico

Girelli Gian Antonio

Gnassi Andrea

Graziano Stefano

Grimaldi Marco

Grippo Valentina

Gubitosa Michele

Guerini Lorenzo

Guerra Maria Cecilia

Iacono Giovanna

Iaria Antonino

Lacarra Marco

Lai Silvio

Laus Mauro Antonio Donato

Letta Enrico

Lomuti Arnaldo

Lovecchio Giorgio

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Malavasi Ilenia

Manzi Irene

Marattin Luigi

Mari Francesco

Marino Maria Stefania

Mauri Matteo

Merola Virginio

Morassut Roberto

Morfino Daniela

Onori Federica

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pastorino Luca

Pellegrini Marco

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Penza Pasqualino

Piccolotti Elisabetta

Porta Fabio

Provenzano Giuseppe

Quartapelle Procopio Lia

Quartini Andrea

Raffa Angela

Ricciardi Marianna

Ricciardi Riccardo

Ricciardi Toni

Richetti Matteo

Roggiani Silvia

Rosato Ettore

Rossi Andrea

Ruffino Daniela

Santillo Agostino

Sarracino Marco

Scarpa Rachele

Scerra Filippo

Scotto Arturo

Scutella' Elisa

Serracchiani Debora

Silvestri Francesco

Simiani Marco

Sottanelli Giulio Cesare

Soumahoro Aboubakar

Speranza Roberto

Stefanazzi Claudio Michele

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Todde Alessandra

Torto Daniela

Traversi Roberto

Tucci Riccardo

Vaccari Stefano

Zanella Luana

Zaratti Filiberto

Zingaretti Nicola

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Manes Franco

Schullian Manfred

Steger Dieter

Sono in missione:

Ascani Anna

Bergamini Deborah

Bitonci Massimo

Caiata Salvatore

Carloni Mirco

Centemero Giulio

Ciaburro Monica

Costa Enrico

Costa Sergio

Della Vedova Benedetto

Ferro Wanda

Freni Federico

Gava Vannia

Giachetti Roberto

Giorgetti Giancarlo

Gruppioni Naike

Gusmeroli Alberto Luigi

Loizzo Simona

Lollobrigida Francesco

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Mazzi Gianmarco

Meloni Giorgia

Minardo Antonino

Mollicone Federico

Molteni Nicola

Nordio Carlo

Pagano Nazario

Pavanelli Emma

Pichetto Fratin Gilberto

Roccella Eugenia

Silvestri Rachele

Sportiello Gilda

Tajani Antonio

Zucconi Riccardo

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 19,36)

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Vittoria Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). La ringrazio, Presidente. Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori perché, nel corso dell'audizione in I Commissione sulle linee programmatiche del suo Dicastero, il Ministro Piantedosi, a fronte delle reiterate richieste che venga a riferire in Aula a rendere un'informativa in Aula circa la tragedia di Steccato di Cutro, ha manifestato la sua immediata disponibilità a venire a riferire in Aula dicendo testualmente: “Quando volete”.

Allora, siccome noi vogliamo e il fatto che vogliamo è manifestato agli atti, perché la richiesta di informativa è stata formulata da più gruppi in questa sede, ma anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, e poiché nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri sembra che le indicazioni pervenute dal Governo circa la disponibilità del Ministro Piantedosi a venire a riferire fossero diverse, le chiediamo, Presidente, cosa osti affinché il Ministro Piantedosi venga a riferire in Aula e a rispondere alla nostra richiesta.

A tale richiesta, Presidente, a beneficio dell'Aula e anche del Governo, abbiamo anche aggiunto la richiesta che venga a riferire anche il Ministro Salvini in Aula, visto che sempre di più emerge un buco temporale nella gestione dei soccorsi che investe la Guardia costiera, di competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Quindi, posta la volontà dei gruppi parlamentari di opposizione che i Ministri vengano a riferire in Aula e manifestata la disponibilità del Ministro a riferire, abbiamo, però, appreso dal calendario della prossima settimana che non è prevista l'informativa. Dunque, le chiediamo di calendarizzare quanto prima questa informativa, perché quello che sta emergendo richiede una risposta tempestiva in quest'Aula e non ci accontentiamo, soprattutto rispetto al Ministro Salvini, delle sue dichiarazioni a mezzo stampa. Devono venire a riferire qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Onorevole Baldino, lei chiede alla Presidenza cosa osti: nulla osta, nel senso che siamo soltanto in attesa di ricevere il giorno e l'ora esatta in cui il Ministro Piantedosi verrà. Sarà certamente la prossima settimana. Siamo soltanto in attesa di sapere dal Ministro - come peraltro ieri aveva già detto il Ministro per i Rapporti con il Parlamento in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo - il giorno e l'ora esatta. Comunque, sarà la prossima settimana.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR IEZZI (LEGA). Si, Presidente, intervengo sullo stesso tema, perché l'abbiamo già affrontato in Commissione affari costituzionali e la vera questione è se ha senso parlare delle questioni in Commissione quando poi sembra che non le ascolti nessuno. Abbiamo già chiarito in Ufficio di Presidenza che il Governo - e, quindi, indirettamente il Ministro dell'Interno - ha dato la disponibilità a partecipare all'audizione in Aula, tant'è vero che senza nessun problema il Ministro oggi è venuto in audizione in Commissione e si è discusso quasi unicamente del tema su cui è stata chiesta l'informativa.

Quindi, questo tentativo, un po' imbarazzante e un po' strumentale, della sinistra di far vedere che ci sia la volontà di tenere nascosto chissà quale segreto è una falsità (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), è un'enorme falsità di chi non ha argomenti con cui affrontare il tema. Ne abbiamo dibattuto abbondantemente oggi in Commissione e il Ministro ha già detto che verrà in Aula. Appena avrà il momento per farlo verrà e potremo affrontare un tema su cui non c'è nessun segreto, tant'è vero che oggi in Commissione se n'è dibattuto abbondantemente, tra l'altro smentendo tutte le tesi fantasiose della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole Iezzi, diciamo che il suo intervento sull'ordine dei lavori sottolinea quanto già la Presidenza aveva detto precedentemente.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà. L'unica cosa, onorevole Fratoianni: siamo sempre sulla richiesta di informativa?

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Sì, siamo sulla richiesta, ma sarò anche molto breve.

PRESIDENTE. Prego.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Non sarei intervenuto perché era sufficiente, per quel che mi riguarda, la richiesta opportuna della collega Baldino di avere una risposta, perché mi duole, per suo tramite, dover informare il collega Iezzi che c'è una differenza, diciamo, tra l'audizione in Commissione e l'informativa nell'Aula di Montecitorio.

Credo che questo Parlamento e questa Camera abbiano diritto di ascoltare dai Ministri competenti una versione ufficiale, alla luce degli sviluppi che ogni giorno disegnano una scena ancora più drammatica nella tragedia che di per sé ogni giorno stiamo misurando, e abbiano il diritto di conoscere, qui in quest'Aula, formalmente la versione del Governo e poterne dibattere. Altro che manovra strumentale! Si tratta di rispondere in Parlamento, di fronte al Paese, di quello che è successo, che è costato la vita a decine e decine di persone.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fratoianni. Ribadisco che il Ministro Piantedosi ha già dato la sua totale disponibilità e ribadisco anche a lei quello che ho detto prima sull'ora e il giorno esatto, ma sarà, comunque, la prossima settimana.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Noi come MoVimento 5 Stelle - è un intervento sull'ordine dei lavori - siamo a richiedere un'informativa, tramite lei ovviamente, al Governo sul tema siccità.

Sappiamo che oggi vi è stata una cabina di regia proprio su questo tema. Stiamo parlando di oltre 300.000 aziende agricole e stiamo parlando di oltre 3,5 milioni di italiani che verranno coinvolti da questa emergenza. Che cosa vuol dire? Vuol dire che 3,5 milioni di italiani avranno difficoltà ad aprire il rubinetto di casa, questo vuol dire affrontare il tema siccità. È una situazione drammatica quella del Po, è sotto gli occhi di tutti: la sua portata si registra purtroppo al di sotto del minimo storico anche rispetto agli altri anni. È una vera emergenza, se pensiamo che siamo a febbraio e che abbiamo iniziato a parlare di questo tema. Serve una strategia nazionale: serve una strategia nazionale per utilizzare la risorsa idrica in maniera razionale, serve una strategia nazionale per affrontare il tema della desertificazione e della risorsa suolo come matrice, serve una strategia nazionale per affrontare la crisi climatica, che - mi permetta, Presidente - non riesco, con tutta la buona volontà, a capire come questo Governo e questa maggioranza vogliano affrontare.

Infatti, davanti a noi vediamo provvedimenti come l'apertura della caccia nelle aree protette, l'apertura alle trivelle o provvedimenti che portano a evitare il blocco della vendita delle auto con motore endotermico e, ancora, provvedimenti con i quali addirittura, come strategia politica, si vuole aprire - e questo è ancora peggio - al nucleare di nuova generazione.

Ma avete idea di quanta acqua serva per gli impianti del nucleare di nuova generazione di cui parliamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Quando poi si affrontano queste emergenze con una crisi climatica, la cabina di regia deve affrontare in maniera pragmatica e concreta questi aspetti e i provvedimenti che il Governo e questa maggioranza nelle Commissioni vanno ad affrontare devono manifestare una certa logica, lealtà e anche coerenza perché poi sembra quasi - non vorrei che fosse così, adesso aspettiamo questo decreto di cui leggiamo nelle agenzie - che la montagna partorisca il topolino.

Quindi, noi siamo in attesa di questo decreto, ma nel frattempo è dovere del Governo venire in quest'Aula e permettere anche al Parlamento di fare il proprio lavoro per affrontare insieme questa emergenza. Noi, come MoVimento 5 Stelle, come sempre, ci mettiamo a disposizione con delle idee pragmatiche e in maniera assolutamente non ideologica. Quindi aspettiamo i Ministri competenti - vista la complessità della tematica è ovvio che non c'è solo un Ministro competente -; lascio ovviamente a lei, Presidente, e al Governo scegliere la formula che preferiscono, ma a noi basta che vengano in quest'Aula e ci raccontino cosa vogliono fare per affrontare questa gravissima emergenza e necessità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fontana. Come ha avuto modo di dire durante il suo intervento, già oggi gran parte del question time è stata proprio dedicata al tema della siccità e a tutti i problemi connessi, non soltanto sul versante civile, ma anche agroalimentare, quindi sarà cura della Presidenza chiedere che il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste possa venire in Aula a rendere l'informativa che lei ha chiesto.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 908​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Ricordo che, secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, nella seduta odierna l'esame degli ordini del giorno sarà limitato alle fasi dell'illustrazione e del parere del Governo.

Avverto che gli ordini del giorno n. 9/908/21 Mari e n. 9/908/29 Grimaldi sono stati ritirati dai presentatori.

Ha chiesto di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/908/14 il deputato Alessandro Amorese. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Grazie Presidente. Con questo ordine del giorno, preparato insieme al collega Deidda, abbiamo voluto ribadire al Governo, che sta lavorando molto su questo tema dal suo insediamento, l'attenzione verso tutto ciò che riguarda l'indotto dell'ex Ilva ed in particolar modo la situazione dell'azienda SANAC, un'azienda che descrivo in breve.

Sono quattro unità produttive: Massa, la provincia di Cagliari, Gattinara, in provincia di Vercelli e Vado Ligure. Tra le tante vertenze industriali che sono state ereditate dal Governo Meloni, è una situazione che, in un'eventuale - se possibile - classifica tra le crisi industriali, vincerebbe, secondo noi, il premio del surreale. Perché dico questo? Perché fino a qualche anno fa questa azienda, leader nel settore dei refrattari, aveva una sorta di monopolio, era fornitrice unica di Taranto dell'ex Ilva, poi ArcelorMittal e Acciaierie d'Italia.

L'illogicità di questa situazione la fotografa il fatto che, da due anni a questa parte, Acciaierie d'Italia ha smesso di ordinare queste commesse a Sanac e ha iniziato a ordinarle in tutto il mondo, tranne che in Italia e lo Stato, che è ormai da qualche anno, con Invitalia, in Acciaierie d'Italia, si trova a pagare due volte; si trova a pagare all'estero le forniture, si trova a pagare la periodica cassa integrazione ai dipendenti; 300 persone, erano 450 nel 2015. Parliamo di un'azienda in salute, di un'azienda che ha, anzi, una grande potenzialità di recuperare occupazione in territori importanti, in territori particolarmente disagiati dal punto di vista sociale e io non posso non ricordare, per esempio, che nel 2016 l'allora Governo sfilò questa importante realtà dal bando che riguardava l'ex Ilva e tutto l'indotto, per un'importanza che avrebbe dovuto avere Sanac. Peccato che, da quel momento, quell'azienda ha attraversato bandi, con varie vicissitudini, ha attraversato una crisi, illogica, per il motivo che dicevo in precedenza.

Quindi noi, oggi, intanto riscontriamo che il Governo fin dall'inizio - io parlai subito, appena insediato, con il Ministro Urso - ha un attivismo inedito su questo tema, e ringrazio il Sottosegretario Bergamotto, perché fin da subito appunto ha preso a cuore i 300 dipendenti, che rappresentano la priorità, evidentemente, ma anche una potenzialità importante. Ribadisco questo concetto perché è importante, non per niente i miei colleghi di partito e di gruppo, di Fratelli d'Italia che mi hanno preceduto - in discussione generale l'onorevole La Salandra e, in dichiarazione di voto, l'onorevole Comba, e li ringrazio - hanno voluto anch'essi parlare di Sanac e potevano parlare anche di tante altre situazioni che riguardano l'indotto, Quello che è successo in questi anni è, lo dicevo, è surreale.

Vado a concludere, leggendo il dispositivo finale del nostro del nostro ordine del giorno, in cui impegniamo il Governo a porre in essere ogni azione utile, anche in forza delle linee indicate da questo decreto, per assicurare il pieno rilancio dell'attività produttiva nello stabilimento di Taranto - questo è essenziale nel dispositivo finale - per far vivere questa azienda e una ripresa degli ordini commerciali a favore delle imprese dell'indotto, compresa la società Sanac (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prendo, però, prima atto che l'onorevole La Salandra sottoscrive l'ordine del giorno n. 9/908/14 Amorese.

Signor Sottosegretario, prego.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. L'ordine del giorno n. 9/908/1 Peluffo è accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a proseguire i lavori del tavolo istituzionale avviato presso il MIMIT, composto dalle amministrazioni centrali e locali, aperto al territorio, alle organizzazioni sindacali e ai rappresentanti degli operatori economici e delle imprese, che arrivi a definire un accordo di programma con relativo piano industriale, come presupposto concreto della ambientalizzazione e della transizione ecologica dello stabilimento ex Ilva di Taranto.”

Sugli ordini del giorno n. 9/908/2 Orlando e n. 9/908/3 Stefanazzi, il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/908/4 Lacarra è accolto con la seguente riformulazione: premettere “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/908/5 Ubaldo Pagano, il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/908/6 De Palma è accolto con la seguente riformulazione: “a proseguire i lavori del tavolo istituzionale avviato presso il MIMIT con tutti i soggetti coinvolti, al fine di definire urgentemente, e con chiarezza, un piano industriale definitivo, accompagnato da un piano di investimenti, affinché riprendano con celerità l'attività del sito siderurgico di Taranto e, conseguentemente, i lavori bloccati, avviando contestualmente l'emissione di nuovi ordini necessari per raggiungere i livelli produttivi adeguati alla sopravvivenza dello stabilimento e della relativa occupazione diretta e indotto.”

Sugli ordini del giorno n. 9/908/7 Donno e n. 9/908/8 Ilaria Fontana, il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/908/9 Auriemma è accolto con la seguente riformulazione dell'impegno: “a proseguire il tavolo tecnico già avviato, al fine di addivenire ad un accordo di programma improntato alla transizione ecologica e alla salvaguardia industriale”.

L'ordine del giorno n. 9/908/10 L'Abbate è accolto con la seguente riformulazione dell'impegno: “a proseguire il tavolo tecnico già avviato, al fine di addivenire ad un accordo di programma improntato alla transizione ecologica e alla salvaguardia industriale”.

L'ordine del giorno n. 9/908/11 Todde è accolto, limitatamente al primo impegno, con la seguente riformulazione: “a proseguire nell'attività avviata con il tavolo istituito presso il MIMIT, anche per valutare di sottoscrivere un accordo di programma finalizzato all'adozione di interventi che garantiscano la salvaguardia e la tutela ambientale, l'eliminazione delle sorgenti di inquinamento e la riduzione delle sostanze inquinanti, in armonia con i princìpi e le norme comunitarie e internazionali, la salvaguardia dei livelli occupazionali, la riconversione industriale ecosostenibile dell'impianto siderurgico, il sostegno ai programmi di investimento e di riconversione industriale delle attività imprenditoriali dell'indotto e la definizione di indirizzi per la riqualificazione urbana”.

PRESIDENTE. Mi scusi, signora Sottosegretaria, s'intende quindi che l'unico impegno è questo e che il successivo capoverso è espunto?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Esattamente.

PRESIDENTE. Sono espunte anche le premesse o le premesse rimangono?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Le premesse rimangono.

L'ordine del giorno n. 9/908/12 Riccardo Ricciardi è accolto, limitatamente al secondo capoverso dell'impegno, con la seguente riformulazione: “a porre in essere tutte le azioni necessarie al fine di garantire la ripresa degli ordini commerciali da parte di Acciaierie d'Italia, in modo da assicurare la prosecuzione dell'attività produttiva anche degli stabilimenti del gruppo Sanac Spa e, quindi, il mantenimento dei livelli occupazionali”.

PRESIDENTE. Signora Sottosegretaria, per quanto riguarda questo ordine del giorno, viene accolto, con riformulazione, limitatamente al secondo capoverso, mentre sul primo capoverso il parere è contrario.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Esatto.

PRESIDENTE. Devo richiederle, per cortesia, la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/908/9 Auriemma.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. La riformulazione dell'impegno è la seguente: “a proseguire il tavolo tecnico già avviato, al fine di addivenire ad un accordo di programma improntato alla transizione ecologica e alla salvaguardia industriale”.

PRESIDENTE. L'impegno che ha letto, signora Sottosegretaria, intende sostituire tutti i capoversi dell'impegno dell'ordine del giorno n. 9/908/9 Auriemma?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì.

PRESIDENTE. Quindi, sostituisce interamente con l'impegno che lei ha appena riformulato.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Esattamente.

PRESIDENTE. La ringrazio e se, per cortesia, mi rinverdisce la memoria sull'ordine del giorno n. 9/908/10 L'Abbate?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. L'ordine del giorno n. 9/908/10 L'Abbate, anche qui, accolto con riformulazione: “impegna a proseguire il tavolo tecnico già avviato, al fine di addivenire ad un accordo di programma improntato alla transizione ecologica e alla salvaguardia industriale”.

PRESIDENTE. La riformulazione che ha appena detto sostituisce i due impegni dell'ordine del giorno.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Esattamente.

PRESIDENTE. La ringrazio. Riprendiamo il filo dall'ordine del giorno n. 9/908/12 Riccardo Ricciardi.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. L'ordine del giorno n. 9/908/12 Riccardo Ricciardi è accolto, limitatamente al secondo impegno, con la seguente riformulazione: “a porre in essere tutte le azioni necessarie al fine di garantire la ripresa degli ordini commerciali da parte di Acciaierie d'Italia, in modo da assicurare la prosecuzione dell'attività produttiva anche degli stabilimenti del gruppo Sanac Spa e, quindi, il mantenimento dei livelli occupazionali”.

PRESIDENTE. Bene, questa è la riformulazione dell'impegno che, evidentemente, espunge e sostituisce il resto. Ordine del giorno n. 9/908/13 Ghio?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Accolto con riformulazione: “a valutare la praticabilità di soluzioni a valere sul fondo di garanzia al fine di agevolare l'accesso al credito da parte delle aziende dell'indotto creditrici”.

PRESIDENTE. La formula che ha appena letto, ovviamente, si intende che sostituisce l'impegno che era contenuto originariamente.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Esattamente.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/908/14 Amorese?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. L'ordine del giorno n. 9/908/14 Amorese è accolto, così come i successivi ordini del giorno n. 9/908/15 Alessandro Colucci, n. 9/908/16 Cavo e n. 9/908/17 Barabotti.

L'ordine del giorno n. 9/908/18 Zucconi è accolto come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/908/19 Maiorano è accolto come raccomandazione, limitatamente al primo impegno e con la seguente riformulazione.

PRESIDENTE. Un triplo salto carpiato, praticamente. Prego.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. La riformulazione è: “ad adottare ogni utile iniziativa di sostegno al fine di tutelare le aziende dell'indotto, anche a fronte del protrarsi della crisi dell'impianto industriale”.

PRESIDENTE. Quindi è accolto come raccomandazione, con la riformulazione che ha appena annunciato, che sostituisce interamente l'impegno.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Il primo impegno.

PRESIDENTE. E gli altri rimangono o vengono espunti?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. No, sono espunti.

PRESIDENTE. Sono espunti. Quindi, lo ripetiamo: è accolto come raccomandazione, con la riformulazione che ha letto, limitatamente al primo impegno ed espungendo tutti gli altri.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Esatto.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ordine del giorno n. 9/908/20 Bonelli?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Non accolto.

PRESIDENTE. Quindi è contrario. L'ordine del giorno n. 9/908/21 Mari è ritirato. Ordine del giorno n. 9/908/22 Dori?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Non accolto.

PRESIDENTE. Quindi è contrario. Ordine del giorno n. 9/908/23 Zaratti?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Parere contrario, così come sull'ordine del giorno n. 9/908/24 Zanella, parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/908/25 Evi è accolto, limitatamente al secondo impegno, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di garantire le risorse necessarie alla piena attuazione dei progetti relativi all'area di Taranto in materia di bonifica e risanamento ambientale”.

PRESIDENTE. Lo riepilogo: l'ordine del giorno n. 9/908/25 Evi verrebbe accolto, con la riformulazione del secondo capoverso dell'impegno che ha appena letto ed espungendo il primo capoverso dell'impegno.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Esatto.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ordine del giorno n. 9/908/26 Ghirra?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere misure volte ad assicurare l'attività di controllo e monitoraggio ambientale a tutela della salute pubblica, attualmente svolta dall'ARPA Puglia, anche implementando le attuali stazioni fisse e mobili di monitoraggio della qualità dell'aria per la rilevazione in continuo degli inquinanti e, in particolare, PM10, PM2.5, benzene, CO, S02”.

L'ordine del giorno n. 9/908/27 Fratoianni è respinto…

PRESIDENTE. Quindi parere contrario. Ordine del giorno n. 9/908/28 Borrelli?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Parere contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/908/29 Grimaldi è ritirato. Ordine del giorno n. 9/908/30 Piccolotti?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Parere contrario.

PRESIDENTE. La ringrazio molto, signora Sottosegretario. Prima di andare avanti, vorrei pregare i delegati d'Aula presenti e, contestualmente, poi, sarà cura della Presidenza avvertire i gruppi, di prendere nota dal resoconto delle riformulazioni che sono state appena lette. Ciò consentirà domani di procedere con più speditezza ed evitare sempre di rileggere le riformulazioni. Quindi, adesso le mettiamo nel resoconto, così le abbiamo domani e siamo pronti per andare più spediti.

Interrompiamo, a questo punto, l'esame degli ordini del giorno. Come convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, nella seduta di domani, giovedì 2 marzo, avranno luogo, a partire dalle ore 9, la votazione degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale del provvedimento.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nelle giornate del martedì del mese di marzo le sedute con votazioni avranno inizio alle ore 14. Conseguentemente, nel corso delle stesse giornate lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni avrà luogo alle ore 11.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la collega Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Presidente, illustri colleghi, voglio informare il Parlamento di una situazione orribile e crudele di cui sono vittime povere creature innocenti.

Come riportato dall'associazione Animal Equality, che ringrazio per la lotta che sta portando avanti per affermare il rispetto dei diritti di queste creature, che stento a chiamare animali, ogni anno milioni di cavalli, maiali e bovini sono costretti a estenuanti viaggi al caldo torrido, in un freddo intenso, impossibilitati al movimento. Sono viaggi orribili, senza ritorno, durante i quali molti di loro muoiono tra atroci sofferenze. Arrivano a destinazione con arti fratturati, ferite incredibili, ossa del collo spezzate.

Solo i più forti arrivano vivi a destinazione, dove comunque trovano la morte ad attenderli. Una crudeltà che deve finire, e non lo dico io, ma lo dice un mondo civile e molti Paesi dell'Unione europea, come Austria, Germania, Danimarca, Lussemburgo, che hanno chiesto un radicale cambio di passo entro la fine del 2023. Ma l'Italia? L'Italia, nella figura del Ministro Lollobrigida, ha scelto di sostenere la direzione opposta durante la riunione del Consiglio di agricoltura e pesca dello scorso gennaio, così come affermano le sue dichiarazioni, che antepongono la logica del profitto rispetto al diritto della salute di esseri viventi.

Il Ministro forse non ricorda le parole di Gandhi: la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali. Voglio parafrasare Gandhi e dico che la civiltà e la grandezza di un uomo, di un uomo, di un uomo, si misura dal modo in cui tratta gli animali e, in generale, dal modo in cui tratta i deboli, i più indifesi. Colleghi, dovremmo imparare ad essere forti con i forti e deboli con i deboli, perché solo così si possono aiutare, perché è facile essere forte con i deboli, lo sanno fare tutti.

Per questo motivo ho presentato un'interrogazione volta a comprendere se questa presa di posizione del Ministro sia fondata su basi scientifiche o sia frutto di una mera connotazione ideologica ed economica di partito, che contrasta non solo con il diritto degli animali, ma anche con le richieste provenienti dall'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.

ANDREA PELLICINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, venerdì 10 febbraio 2023, nel comune di Castelveccana, in provincia di Varese, un uomo di origine extracomunitaria ha perso la vita, e in relazione a questo fatto la procura della Repubblica di Varese ha aperto un'indagine per il reato di omicidio a carico di un carabiniere della compagnia di Luino, il quale, come emerge dalle cronache, avrebbe sparato colpi di arma da fuoco nell'ambito di un pattugliamento finalizzato al contrasto della cessione di stupefacenti. Il fatto ha portato ancora una volta l'attenzione su una piaga che da tempo affligge il Nord della provincia di Varese, il cosiddetto Varesotto, costituito dallo spaccio di droga nei boschi da parte di criminalità extracomunitaria clandestina.

In questi ultimi anni sono state tantissime le azioni messe in atto dalle procure della Repubblica di Varese e di Busto Arsizio, nonché dalle Forze di Polizia dei comandi provinciali, al fine di contrastare questo fenomeno, che ha assunto proporzioni allarmanti. Si tratta, infatti, di boschi che si estendono per circa 50 mila ettari e che sono, di fatto, presidiati da gruppi organizzati di spacciatori extracomunitari armati a difesa dei loro accampamenti, in cui nascondono droga che vendono sul luogo a tantissimi assuntori di ogni età e categoria.

Gli arresti e le condanne sono stati molti, ma gli spacciatori hanno ormai un'organizzazione che prevede continui reclutamenti di stranieri irregolari e una sorta di infinito turnover. I sindaci hanno sempre denunciato l'occupazione dei boschi del loro territorio, anche perché la gente è spaventata e spesso è stata minacciata. Il prefetto della provincia di Varese è molto attivo su questo fronte e ha più volte convocato il comitato per l'ordine e la sicurezza, rimanendo sempre vicino ai sindaci e alla popolazione. Nei giorni scorsi, anche a seguito di una mia interrogazione sul punto, il Sottosegretario Molteni è venuto in provincia di Varese, per ribadire l'impegno del Governo nella lotta contro questo fenomeno criminale. Ritengo comunque importante che anche da quest'Aula giunga la più ampia solidarietà ai carabinieri della compagnia di Luino, che rischiano ogni giorno la vita, per proteggere la collettività e per far sì che lo Stato non abdichi di fronte a questa invasione criminale del territorio varesino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 2 marzo 2023 - Ore 9:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 455 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, recante misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale (Approvato dal Senato). (C. 908​)

Relatrice: CAVO.

2. Seguito della discussione della mozione Boschi, Gardini, Ciani, Loizzo, Lupi, Patriarca, Quartini, Schullian, Zanella ed altri n. 1-00078 concernente iniziative in materia di malattie rare .

La seduta termina alle 20,10.