XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 137 di martedì 11 luglio 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 luglio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative di competenza di carattere normativo in materia di procedure antidoping, anche al fine di un miglioramento della giustizia sportiva - n. 2-00154)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Ciocchetti n. 2-00154 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Ciocchetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Una breve illustrazione, grazie Presidente. Quello dell'interpellanza è un tema molto delicato, che riguarda l'uso del doping nelle attività sportive e anche, però, una considerazione diversa da parte della giustizia sportiva nell'esaminare i singoli casi. In questo caso mettiamo a confronto due vicende: quella di un calciatore di serie A dell'Atalanta, José Luis Palomino, che è stato riscontrato positivo al Clostebol Metabolita, uno steroide anabolizzante, e che, alla fine di tutto il processo della giustizia sportiva, è stato assolto e quella di un giocatore di calcio della serie C, Umberto Eusepi, del Lecco, che ha avuto lo stesso riscontro di presenza di doping, ma è stato condannato pesantemente da parte della giustizia sportiva. La domanda che pongo al Ministro per lo Sport è - vista questa situazione assolutamente incomprensibile e vista la necessità, chiaramente, di avere un comportamento unico e, soprattutto, di rilanciare una lotta al doping nello sport, che è cosa assolutamente importante - se ritenesse opportuno avviare innanzitutto delle verifiche e poi assumere anche dei provvedimenti normativi al fine di assicurare una più forte lotta al doping e un'unicità di comportamenti da parte della giustizia sportiva.

PRESIDENTE. Il Ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ABODI, Ministro per lo Sport e i giovani. Grazie, Presidente. Buongiorno. Ringrazio anche l'onorevole interpellante. Si tratta di un tema molto delicato, sicuramente per le rilevanze di carattere sociale, oltre che per la tutela della salute. È un tema che rischia di riverberarsi anche sulle giovanissime generazioni e su cui, quindi, bisogna continuare a intervenire in termini educativi, formativi e informativi, proprio per evitare cattive interpretazioni, che, peraltro, collegano questo argomento, ossia il doping in ambito sportivo, con il più ampio tema del consumo di stupefacenti a tutti i livelli; e quindi è particolarmente attenzionato, per quanto mi riguarda, in collaborazione anche con altri Ministeri, ossia con i Ministeri della Salute, delle Politiche sociali ed evidentemente anche dell'Istruzione e del merito. Quindi, la ringrazio per l'interpello.

Al riguardo, faccio presente che l'Agenzia mondiale antidoping (World Anti-Doping Agency, WADA), istituita con lo scopo di armonizzare i programmi antidoping a livello internazionale e nazionale, redige la lista delle sostanze e dei metodi proibiti, che costituisce parte integrante della Convenzione internazionale contro il doping nello sport, ratificata dall'Italia con legge n. 230 del 2007, nel rispetto dei criteri previsti dal Codice mondiale antidoping. Ai sensi dell'articolo 4.1 del Codice mondiale antidoping, la lista WADA viene aggiornata almeno una volta l'anno. L'attività di revisione prevede un ampio processo di consultazione condotto dalla WADA, che raccoglie informazioni rilevanti, tra cui le più recenti ricerche scientifiche e mediche. Inoltre, prima dell'approvazione della lista WADA da parte del comitato esecutivo, una bozza della stessa viene fatta circolare tra i portatori di interesse, affinché possano trasmettere le proprie considerazioni in merito. L'interpellante si sofferma, in particolare, su alcuni atleti risultati positivi al Clostebol Metabolita, evidenziando che di recente la giustizia sportiva si è espressa in modo contraddittorio su due casi analoghi. Entro un po' nel merito delle due questioni, perché, in effetti, uno degli atleti è stato assolto e un altro pesantemente sanzionato. In merito al caso del calciatore Umberto Eusepi, si rappresenta che la procura nazionale antidoping ha proceduto nei suoi confronti per violazione degli articoli 2.1 e 2.2 del Codice mondiale antidoping, essendo l'atleta risultato positivo al Clostebol Metabolita, a seguito di un controllo antidoping disposto da Nado Italia, che è la struttura che rappresenta la WADA nel nostro Paese, effettuato in data 9 marzo 2022, fuori competizione. L'atleta ha sostenuto che tale positività fosse derivata da contatto accidentale con la sostanza in questione. La procura ha deferito l'atleta, chiedendo nei suoi confronti l'applicazione di una squalifica di un anno, apparendo colposa la condotta posta in essere.

Il tribunale nazionale antidoping ha pronunziato decisione di assoluzione per insussistenza di condotte sanzionabili, anche solo per colpa. La procura ha proposto appello avverso tale decisione. La Corte nazionale di appello antidoping, in accoglimento dell'appello, ha dichiarato la responsabilità per colpa dell'Eusepi, irrogando allo stesso la squalifica di un anno.

La sentenza di appello non è impugnabile, ai sensi dell'articolo 18.1 della procura di gestione dei risultati, che stabilisce per gli atleti di livello nazionale due gradi di giudizio nell'ambito della giurisdizione nazionale antidoping, qualora la parte interessata non abbia, con il consenso degli altri soggetti che intervengono nel procedimento, adito per saltum il tribunale arbitrale dello sport con sede a Losanna, rinunciando così ai gradi di giudizio nazionali.

Le diverse valutazioni fatte dai due organi giudicanti costituiscono manifestazione della normale dinamica e dialettica processuale, che salvaguarda la rappresentazione e la deliberazione di tutte le emergenze raccolte in contraddittorio tra le parti, poste in condizione di parità innanzi al giudice, cui è riservato libero apprezzamento di esse.

In merito al caso del giocatore Jose' Luis Palomino, si rappresenta che la procura ha proceduto nei suoi confronti per la violazione degli stessi articoli, naturalmente.

L'atleta ha sostenuto a sua volta che la positività fosse derivata da contatto accidentale con la sostanza in questione. La procura ha deferito l'atleta, chiedendo nei suoi confronti l'applicazione di squalifica di 2 anni, valutata l'entità della colpa e la non convincente indicazione delle modalità di contatto.

Il tribunale nazionale antidoping ha pronunziato decisione di assoluzione per insussistenza di condotta sanzionabile, anche solo per colpa. Avverso tale pronuncia NADO Italia ha proposto impugnazione dinanzi al TAS a Losanna, essendo il giocatore Palomino atleta di rilevanza internazionale, come definito dalla relativa Federazione internazionale, ovvero la Fifa, qualità che, secondo la normativa sportiva antidoping, impone l'appello a tale organo.

Il giudizio è pendente innanzi al TAS e il panel arbitrale ha in corso la fissazione dell'udienza. Non sussiste, pertanto, alcuna definitiva decisione inerente a Palomino. Tenuto conto di quanto sopra evidenziato, e mi avvio a concludere, non risulta alcuna disparità di trattamento tra le posizioni dei calciatori Eusepi e Palomino, né implicazioni riconducibili alla differenza dei campionati o alla notorietà dei soggetti coinvolti, comprovate dal fatto che è stata assicurata a tali soggetti, come a tutti coloro che sono sottoposti al giudizio disciplinare in materia di antidoping, identità di procedure e stretta tutela della loro situazione processuale.

Quanto, infine, al profilo della prospettata necessità di interventi normativi in merito, si ritiene utile ricordare che la richiamata Convenzione internazionale contro il doping nello sport, ratificata con legge n. 230 del 2007 che ho già citato, riconosce il ruolo sovraordinato della WADA e stabilisce che gli Stati parte si impegnino a rispettare i principi sanciti dal Codice mondiale antidoping.

Sulla base di tali principi e in adesione all'articolo 20.5.1 del predetto Codice, le organizzazioni nazionali antidoping devono svolgere la propria attività in piena autonomia e indipendenza operativa rispetto ai movimenti sportivi e ai Governi nazionali, i quali ultimi, ai sensi dell'articolo 22.8 del Codice, hanno il dovere, a loro volta, di rispettare l'autonomia dell'organizzazione antidoping operante a livello nazionale.

Al riguardo, si fa presente che NADO Italia, quale organizzazione nazionale antidoping, è sottoposta a costanti e rigorose verifiche di conformità da parte dell'Agenzia mondiale antidoping, anche con riferimento alle norme sportive antidoping adottate, che recepiscono il codice e gli standard internazionali WADA.

PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Presidente, sono soddisfatto per la parte regolamentare che il Ministro ha recitato, chiaramente a mia conoscenza. Nel merito, però, della questione non è vero che non c'è stata una contraddittorietà, perché un calciatore è stato squalificato fino a luglio del 2023, cioè fino ad adesso, per un anno, e l'altro ha continuato a giocare. Quindi, mi pare evidente - anche se, chiaramente, c'è il tema del controllo, del giudizio da parte dell'organo internazionale che differenzia - che vi è un problema di equilibrio nell'autonomia della giustizia sportiva, nelle verifiche che poi vengono svolte in merito ai controlli doping, con riferimento ai tempi, ai modi di discussione, agli accertamenti sia a livello internazionale e sia sul piano nazionale, per quanto riguarda i calciatori che non sono di interesse internazionale.

Credo che questa contraddizione esista. Capisco che non è che il Governo possa intervenire in maniera diretta, ma credo, però, che un indirizzo nei confronti della Federazione gioco calcio e degli organismi di giustizia sportiva - oltretutto in qualche dichiarazione precedente il Ministro aveva dichiarato di dover precisare meglio in termini non di intervento, ma di regolamentazione più specifica delle competenze, dei tempi e dei modi di attuazione, come abbiamo visto anche in altri casi, che non sono quelli legati al doping - possa in qualche modo essere dato.

Credo che questa contraddizione abbia creato qualche dubbio nel mondo del calcio, perché è chiaro, è evidente di fronte a tutti che, per lo stesso specifico agente doping, che è stato verificato e accertato, si sono avuti due comportamenti totalmente diversi. Credo che questa sia la questione e quindi credo che anche una segnalazione nei confronti degli organismi, per quanto di indirizzo e non certamente di intervento diretto, possa essere utile per evitare che avvengano di nuovo casi simili, con l'auspicio chiaramente di un rilancio dell'azione antidoping nei confronti sia degli sportivi a livello nazionale e internazionale e anche, soprattutto, per chi svolge attività amatoriale, perché sappiamo che il doping, purtroppo, è molto presente anche nelle cosiddette palestre.

Questo credo sia un tema che il Governo, il Ministro e il Parlamento debbano assolutamente rilanciare in termini di un segnale forte per evitare l'utilizzo del doping.

(Elementi e iniziative in materia di collocamento al lavoro dei disabili - n. 2-00133)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Ciocchetti n. 2-00133 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Ciocchetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Una breve illustrazione, Presidente, grazie. Questa interpellanza, che è rivolta al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, concerne un tema molto sensibile che riguarda il collocamento obbligatorio per i disabili nel mondo del lavoro. Abbiamo segnalato nella stessa una serie di dati che in qualche modo pongono il dubbio della difficoltà, da parte delle aziende private e pubbliche, ad assumere lavoratori disabili, nonostante le normative che in questo Paese sono molto avanzate. Come sappiamo e come penso sappiano tutti, chi non assume può pagare una sanzione, che è stata aumentata nel corso del tempo, ma in questo modo elude il principio della stessa normativa esistente, ossia quello di integrare e includere le persone disabili che hanno talenti e che possono, quindi, lavorare davvero, quindi includerli nel mondo del lavoro. È un tema che è all'attenzione perché è stato già posto anche nelle audizioni presso la XII Commissione della Camera, e credo anche al Senato, da parte del Governo.

Ho voluto sottolinearlo perché credo sia un problema sociale particolarmente importante che ha bisogno da parte di tutti della necessità di rafforzare il messaggio sociale che il lavoro può dare in termini di inclusione e di integrazione completa di queste persone che hanno diritto di svolgere la loro funzione lavorativa.

Quindi, il tema dell'interpellanza è esattamente questo, e credo e spero che potremo tutti insieme svolgere un'azione che sia in grado di poter superare questo stigma, che ancora oggi impedisce a tanti ragazzi e ragazze disabili di avere un'opportunità seria di lavoro.

PRESIDENTE. La Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio, innanzitutto, l'onorevole Ciocchetti, per aver sollevato su questo tema un'attenzione importante da parte del Governo e di tutto il Parlamento. Certamente è priorità di questo Governo dare attenzione alle persone con disabilità e riconoscere il diritto alla piena inclusione, tra l'altro un diritto che comporta, quando non applicato e non esigibile, una reale violazione dei diritti umani rispetto a una vita indipendente e piena, in cui si possa partecipare alla costruzione non soltanto della propria esistenza e della propria famiglia, ma allo sviluppo e, quindi, all'evoluzione della comunità a cui si appartiene e, dunque, dell'Italia tutta.

A dimostrazione proprio dell'interesse che il Governo ha dimostrato sin dall'inizio rispetto al tema della piena inclusione delle persone con disabilità, vi è proprio il varo del decreto Lavoro, che è stato convertito in legge il 3 luglio scorso. Con questo Governo, infatti, si è prevista una specifica iniziativa finalizzata alla valorizzazione delle competenze professionali dei giovani con disabilità, preordinando, quindi, un canale preferenziale di inclusione lavorativa rispetto a quello che c'era nel passato e che avevamo ereditato. Segnatamente, proprio l'articolo 28 del decreto ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, un apposito Fondo, finalizzato al riconoscimento di un contributo per le nuove assunzioni nell'anno corrente - già a partire dalle assunzioni avvenute il 1° agosto 2022 - di giovani con disabilità. Il Fondo opererà in favore degli enti del Terzo settore, delle organizzazioni di volontariato, delle associazioni di promozione sociale e di tutte le organizzazioni, quindi, che si occupano della solidarietà sociale e sarà erogato in relazione a ogni persona con disabilità di età inferiore ai 35 anni, assunta, ai sensi della legge 19 marzo 1999, n. 68, con contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Allo stesso modo, un altro importante intervento, in tali termini, è previsto all'articolo 10 del decreto, che riconosce ai datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell'assegno di inclusione, nonché del supporto per la formazione e il lavoro, un esonero dal versamento dei contributi previdenziali per ciascun lavoratore. Una percentuale di tale incentivo è riconosciuta anche alle agenzie per il lavoro, ai patronati, agli enti del Terzo settore, alle associazioni e alle imprese sociali che svolgono attività dirette alla tutela delle persone con disabilità o all'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati o con disabilità per ogni soggetto assunto a seguito di specifica attività di mediazione. Sono tutti interventi che rafforzano la partnership tra istituzioni pubbliche e attori privati, tra cui anche le parti sociali, le imprese e il Terzo settore. Il modello partecipato consente, infatti, di strutturare regole e politiche capaci di garantire l'effettività del diritto al lavoro delle persone con disabilità e delle persone tutte, in quanto siamo fermamente convinti che i luoghi di partecipazione riconoscono una pari dignità a tutti i soggetti coinvolti, quindi pubblico, privato e privato sociale.

Tutto ciò posto, l'attività di verifica e controllo da parte dell'Ispettorato nazionale del lavoro circa gli obblighi di assunzione dei lavoratori con disabilità è fondamentale per garantire l'effettività del risultato, come lei ha anche sottolineato nell'illustrazione della sua interpellanza. Nel corso degli anni, l'Ispettorato nazionale del lavoro ha mantenuto costante il proprio impegno nella tutela dei diritti sostanziali delle categorie dei soggetti più vulnerabili e, pertanto, anche dei lavoratori con disabilità.

Al fine di poter meglio circoscrivere il perimetro entro il quale si svolge l'attività del personale ispettivo, appare opportuno richiamare quanto disposto all'articolo 6, comma 1, della legge n. 68 del 1999. In forza di tale disposizione, gli organismi individuali delle regioni, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 469 del 1997, sono tenuti a comunicare, anche in via telematica e con cadenza almeno mensile, al competente ispettorato territoriale del lavoro il mancato rispetto degli obblighi di cui all'articolo 3 su assunzioni obbligatorie e quote di riserva della suddetta legge, nonché il ricorso agli esoneri ai fini dell'attuazione degli eventuali accertamenti.

Tenuto conto di tale previsione e della possibilità, per il suo tramite, di indirizzare l'attività di controllo sulle aziende che non rispettano le quote di riserva, il personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, al fine di garantire l'effettività delle coperture delle quote d'obbligo, attiva le procedure di controllo a seguito delle segnalazioni provenienti dai suddetti organismi ovvero della ricezione di richieste di intervento in materia, anche su segnalazione del servizio preposto al collocamento.

Dagli accertamenti effettuati negli anni dal 2016 al 2022, in relazione alla violazione dell'obbligo di assunzione delle persone disabili ai sensi della legge n. 68 del 1999, si evince come, nel tempo il fenomeno abbia sempre interessato prevalentemente i settori manifatturiero, del commercio, dei servizi di supporto alle imprese e, con qualche oscillazione, dei servizi di informazione e comunicazione, del trasporto e magazzinaggio oltre che dell'amministrazione pubblica e della Difesa.

In particolare, l'Ispettorato nazionale del lavoro ha comunicato che nell'anno 2022 sono state 126 le posizioni lavorative per disabili risultate scoperte, per le quali si è provveduto a irrogare le relative sanzioni. Questo dato è da ascriversi all'interno di quello più generale, sempre relativo all'anno 2022, in cui l'Ispettorato nazionale del lavoro ha definito un complesso di 82.183 ispezioni in totale, con un indice di irregolarità globali - non solo relative alle posizioni lavorative per disabili - pari al 72 per cento. Allo stato, non viene monitorato il dato delle ispezioni avviate con specifico riferimento alla tutela dei lavoratori diversamente abili, tuttavia, il documento di programmazione dell'Agenzia per il 2023 prevede che, al fine di assicurare tutela alle categorie di lavoratori considerati maggiormente vulnerabili, tra cui ci sono i lavoratori con disabilità, si orienti l'attività di controllo al contrasto dei fenomeni di irregolarità che ne pregiudicano i diritti. La capacità di intervento capillare dell'Ispettorato nazionale del lavoro sarà inoltre rafforzata, perché siamo ovviamente consapevoli dell'importanza di dotare di maggiori risorse umane lo stesso Ispettorato nazionale del lavoro. Per questo sono state svolte e portate avanti procedure per assumere 982 ispettori, che sono già formalmente in carico proprio dai primi giorni di questo mese, così da arrivare, nel triennio 2022-2024, all'ingresso complessivo di 2.580 funzionari.

Alla luce di quanto esposto, occorre, pertanto, rafforzare con vigore le attività di vigilanza, che sono indispensabili. Per questo il compito che abbiamo è proprio renderle possibili, a fronte di una dotazione di risorse umane che sia adeguata al compito importante che viene destinato all'Ispettorato nazionale del lavoro, ben consapevoli che, trascorsi 60 giorni dalla data in cui insorge l'obbligo di assunzione, proprio nel caso di specie, per ogni giorno lavorativo il datore di lavoro è tenuto al versamento di una sanzione amministrativa al Fondo regionale per l'occupazione delle persone con disabilità, le cui risorse, provenienti, appunto, per gran parte dagli importi derivanti dall'irrogazione di sanzioni amministrative, sono destinate al finanziamento di programmi regionali di inserimento lavorativo - quindi, per questo sono importanti - e dei relativi servizi, la cui gestione è di competenza di ciascuna regione.

La sussistenza di sanzioni e il mancato rispetto della normativa inerente al collocamento mirato, come bene lei diceva in precedenza, insieme a un'attività ispettiva che presumibilmente ha prodotto risultati modesti, ci induce a compiere una riflessione d'obbligo, e che stiamo intraprendendo, sulla possibilità di effettuare una riforma complessiva della normativa in materia di inserimento lavorativo delle persone con disabilità, insieme a un miglior utilizzo delle risorse del Fondo stesso, di cui all'articolo 14 della legge n. 68 del 1999.

In linea generale, è doveroso evidenziare che per eliminare situazioni di disparità nel mercato del lavoro e nei luoghi di lavoro tra le persone con e senza disabilità è necessario potenziare e rendere efficienti i servizi di collocamento finalizzati a incrementare le opportunità di accesso nel mercato del lavoro per le persone con disabilità.

Una riforma ad ampio spettro, però, non potrà che partire da una considerazione complessiva e ad ampio raggio della fattispecie in esame, non limitata al momento patologico sanzionatorio e alla precedente attività ispettiva, e che abbracci - con un'azione coerente, coordinata e, soprattutto, sistematica - tutti gli attori in causa.

Basti considerare, come sopra menzionato, che nella sola attività ispettiva e sanzionatoria le parti in causa sono ben tre: l'Ispettorato nazionale del lavoro, gli organismi individuati dalle regioni ai sensi del decreto legislativo n. 469 del 1997 e il servizio preposto al collocamento.

Ancora, questa volta in relazione alle somme destinate al predetto fondo, il quadro delle competenze istituzionali è effettivamente complesso e articolato e, quindi, fonte di criticità potenziali in termini di riuscita collaborazione tra le diverse amministrazioni interessate sulle tematiche riguardanti la gestione delle risorse, rimessa principalmente in capo all'INPS in qualità di soggetto erogatore, il quale è chiamato, inoltre, a relazionare il Ministero sulle minori entrate che vengano monitorate con riferimento alla durata degli incentivi per l'assunzione dei lavoratori con disabilità.

Tale attività - di grande rilievo empirico - va certamente riorganizzata, tramite la predisposizione di linee guida che la rendano più effettiva ma, soprattutto, coordinata con le relazioni dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

Un primo appuntamento utile in tal senso, che certamente noi rispetteremo (seppur limitatamente all'istituto in oggetto), che possa essere di esempio nell'ottica di un'organizzazione sistemica, è atteso a breve, stante la previsione del decreto Lavoro (si ricorda l'articolo 28 in tema di incentivi per il lavoro delle persone con disabilità), per cui le modalità di ammissione, quantificazione ed erogazione del contributo, le modalità e i termini di presentazione delle domande, nonché le procedure di controllo saranno definite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato per le disabilità e del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, entro il 1° marzo 2024.

Sottolineo, fin d'ora, la massima disponibilità del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, una disponibilità che è del tutto doverosa, perché sappiamo che il compito è fondamentale e che l'obiettivo di piena inclusione lavorativa delle persone con disabilità è da troppo tempo disatteso.

Valuteremo, quindi, strumenti più efficaci volti al rispetto della normativa inerente al collocamento mirato, avendo in animo la consapevolezza di voler fortemente tutelare un diritto costituzionalmente garantito, quale quello a un'occupazione dignitosa e adeguata alle capacità, alle professionalità di persone che si trovano in condizioni di particolare difficoltà nell'accesso al mercato del lavoro. Queste difficoltà sono soprattutto legate a istituzioni che non sono state capaci nel tempo di rendere quel diritto esigibile; quel diritto che esiste su carta - come lei ha ben detto -, a livello nazionale, con leggi che sono di esempio anche a livello internazionale e mondiale ma che, purtroppo, come molte altre, vengono disattese. In questo caso, dato che si parla di persone che devono costruire la propria vita indipendente, il Governo sarà particolarmente attento a far sì che questo diritto venga pienamente riconosciuto.

PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Grazie, Presidente. Sono fortemente soddisfatto della risposta. Chiaramente, l'interpellanza era stata presentata precedentemente all'approvazione del decreto Lavoro, che ha previsto una serie di interventi importanti per rafforzare le politiche del Paese per quanto riguarda il collocamento obbligatorio per le persone con disabilità.

Allo stesso modo, credo che siano importanti le valutazioni del Vice Ministro sui controlli che oggettivamente, fino ad oggi, sono esistiti, ma sono esistiti con i dati che abbiamo di fronte, in modo assolutamente carente, non solo sulle attività private, ma anche su quelle pubbliche, perché noi abbiamo anche il problema degli enti pubblici che non rispettano la legge n. 68 del 1999. Quindi, c'è un problema di rafforzamento dei controlli da parte dell'Ispettorato nazionale del lavoro, da parte delle regioni ed è importante che saranno integrati 982 ispettori dell'Ispettorato nazionale del lavoro che potranno, quindi, svolgere un'azione di particolare verifica su tutto il territorio nazionale.

Credo che questo sia importante, come credo sia importante anche avviare il cantiere di una riforma della normativa. Pur essendo una normativa molto avanzata, sia a livello nazionale che internazionale, ha dimostrato che, purtroppo, in molti casi, non ha prodotto quello che era l'auspicio dell'approvazione e anche delle successive modifiche fatte alla legge n. 68 del 1999. Quindi è giusto ed è importante, a mio avviso, che si possa avviare un cantiere di riforma, in modo da assicurare questo diritto, che è un diritto assolutamente fondamentale, se vogliamo migliorare la vita di queste persone e anche delle famiglie che, in qualche modo, hanno la possibilità di vedere i loro figli vivere una vita piena e completa, con il soddisfacimento di un diritto essenziale, come quello al lavoro.

(Iniziative per ovviare alla carenza di risorse umane e strumentali del comando provinciale dei vigili del fuoco di Varese, con particolare riferimento alla realizzazione della caserma di Luino – n. 3-00117)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Candiani n. 3-00117 (Vedi l'allegato A).

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Candiani richiama l'attenzione sulla carenza di organico presso il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Varese e sulle procedure previste per la realizzazione della nuova sede del distaccamento di Luino.

Va preliminarmente rilevato che, in base alla ripartizione della dotazione organica del Corpo nazionale, definita con decreto del Ministro dell'Interno del 20 luglio 2022, al Comando dei vigili del fuoco di Varese è attribuito un organico di 502 unità di personale operativo, di cui 146 appartenenti al ruolo dei capi squadra e dei capi reparto e 356 al ruolo dei vigili del fuoco.

Il comando di Varese può contare complessivamente su 406 unità, registrando effettivamente carenze di organico nei predetti ruoli operativi. Al fine di colmare le carenze di personale, il Ministero dell'Interno aveva già provveduto ad assegnare 56 vigili al comando di Varese, a conclusione del 91° e 92° corso di formazione, e segnalo che, a conclusione del 93° corso di formazione, è stato disposto l'invio di ulteriori 53 unità nel ruolo di vigile del fuoco.

Rappresento, inoltre, che al termine del 94° corso per allievi vigili del fuoco, attualmente in fase avanzata di svolgimento, si procederà all'assegnazione di ulteriore personale del ruolo.

Lo scorso dicembre, al medesimo comando sono state assegnate anche 18 unità nel ruolo dei capi squadra e capi reparto; ulteriori assegnazioni sono già state programmate e, pertanto, potranno essere effettuate a conclusione del concorso interno relativo alle predette qualifiche.

Informo, inoltre, che la procedura concorsuale per il passaggio di qualifica a capo squadra, per la quale attualmente è in svolgimento il relativo corso, prevede n. 42 posti disponibili per l'assegnazione di ulteriore personale nel corrispondente ruolo.

Evidenzio anche che, per sopperire alle esigenze di copertura del servizio, sono state impiegate risorse finanziarie che hanno consentito il richiamo in servizio straordinario di personale del ruolo di capo squadra e capo reparto; in particolare, per il primo trimestre dell'anno in corso, alla direzione regionale per la Lombardia è stato destinato un plafond di 5.544 ore di straordinario, di cui 984 assegnate al comando di Varese.

Per quanto riguarda, invece, la situazione relativa alle dotazioni strumentali, faccio presente che sono stati assegnati al comando di Varese due nuovi mezzi, un'autoscala nel marzo scorso e un autocarro per soccorso aeroportuale nel corrente mese.

Nel passare ora alla questione relativa alla realizzazione della nuova sede del distaccamento di Luino, rammento che il Ministero dell'Interno ha garantito un finanziamento per un importo iniziale pari a 2 milioni di euro. Nel maggio 2021 è stato firmato un atto di intesa tra il comune di Luino e il dipartimento dei Vigili del fuoco al fine di avviare le procedure per la realizzazione delle opere e, nel luglio dello stesso anno, è stato nominato il responsabile unico del procedimento (RUP), che ha avviato i primi procedimenti interfacciandosi anche con i referenti del locale comando dei Vigili del fuoco. Ulteriori passaggi dell'iter procedurale, tuttora in corso, hanno evidenziato la necessità di incrementare i fondi messi a disposizione e la disponibilità del comune di Luino a redigere il progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'opera. Il RUP, nell'aggiornare il comando di Varese sullo stato di avanzamento dell'iter tecnico-amministrativo, ha comunicato che ulteriori, recenti indagini geologiche e geotecniche inerenti al terreno di fondazione hanno fatto emergere diverse criticità, per le quali sono in corso attività di approfondimento tecnico, delle quali si attende di conoscere gli esiti.

Vorrei, in conclusione, soffermarmi su alcuni aspetti di carattere generale, segnalando che l'azione del Governo mira a garantire standard qualitativi sempre più elevati nell'attività di soccorso pubblico. In tal senso, il Ministero dell'Interno è impegnato in tre macro-priorità: il potenziamento e la valorizzazione delle risorse umane del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, l'efficientamento organizzativo e l'ammodernamento delle risorse strumentali. Nonostante l'attuale congiuntura economica, con l'ultima legge di bilancio sono state reperite significative risorse finanziarie per assunzioni nelle Forze di Polizia e nel personale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che hanno consentito l'istituzione di uno specifico Fondo, con una dotazione di 90 milioni di euro per l'anno in corso, 95 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 e ulteriori somme, progressivamente incrementate negli anni, fino a superare i 125 milioni di euro a decorrere dal 2033. Facendo seguito a tale intervento normativo, con il recente decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, sono state autorizzate assunzioni straordinarie di 1.020 unità di personale nei vari ruoli del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco, che consentiranno di compensare, in parte, le carenze che si registrano nel territorio nazionale. Proseguiranno, pertanto, gli interventi volti a potenziare gli organici con il completamento dei concorsi in via di svolgimento e l'indizione di nuovi bandi, anche al fine di ridurre l'età media del personale nei ruoli operativi.

L'impegno rimane costante anche in relazione alle infrastrutture tecnologiche. Sono, infatti, programmate azioni per ammodernare il parco mezzi di soccorso, le attrezzature per la sicurezza degli operatori e gli standard di intervento. A tali iniziative si provvederà con appositi fondi pluriennali stanziati a bilancio, nonché con risorse previste nel PNRR, per un importo complessivo di 424 milioni di euro.

PRESIDENTE. Il deputato Candiani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Apprezziamo e apprezzo la risposta del sottosegretario Molteni, tanto più che si è fatto carico anche di argomenti che non sono direttamente pertinenti alla sua delega. Questo dimostra, però, l'attenzione e dà il senso di quanto al Ministero dell'Interno ci sia considerazione quando si presentano interrogazioni che riguardano l'organico del personale in servizio, in questo caso specificamente dei Vigili del fuoco di Varese, e le attrezzature che devono essere messe a disposizione. Sono soddisfatto, certamente, perché è stata fatta una disamina a partire dal territorio fino agli uffici del Ministero e questo è importante per dare consapevolezza di come stiano le cose al livello di base. Certamente occorre impegno, perché gli elementi che il Sottosegretario ha messo in evidenza, nella sua risposta all'interrogazione, testimoniano anche che ci sono state assegnazioni di personale, ma c'è una problematica interna ai comandi, essenzialmente in comandi come quello di Varese, ovvero che il personale inviato dal dipartimento subito dopo si trasferisce in altre parti d'Italia. Tant'è che mi consta che, su 53 assegnati, già 40 se ne siano andati altrove, e si è quindi ritornati ad avere una carenza di personale, questo sia per le leggi speciali sia per altre questioni. Occorre una revisione della disciplina per cui, quando vengono assegnati gli uomini, ci sia una certezza che quegli uomini operino in quel territorio almeno per un periodo che sia moderatamente stabile, dando quindi certezza di poterli utilizzare a pieno organico. Altrimenti accade, come in questo momento in provincia di Varese che, per la carenza di personale, il distaccamento dei Vigili del fuoco di Somma Lombardo, a seconda della disponibilità degli uomini a livello provinciale, viene tenuto fermo e non lo si fa funzionare, avendo bisogno, in questo caso, di Vigili che vengano da Novara, da Varese o da Busto Arsizio. Ci sono poi questioni legate alla situazione di Luino, che è stata ben evidenziata dal Sottosegretario, sulle quali richiamo, utilizzando questo caso, a una necessità di revisione generale, perché i tempi sono troppo lunghi.

È indubbio che un progetto iniziato nel 2019, che ancora oggi è al livello della fattibilità, con valutazioni ancora non complete e complessive sulla caratterizzazione del luogo, del territorio, ed altro, dice che qualche cosa nel meccanismo deve essere oliato, affinché la sua attuazione sia più celere.

Quindi, sono soddisfatto. Abbiamo bisogno di ulteriore attenzione e solleciteremo ancora, proprio perché ci sia soluzione a questi problemi, nella direzione che abbiamo indicato.

(Iniziative in materia di geografia giudiziaria nella provincia di Foggia, con particolare riferimento al superamento delle carenze di organico, al ripristino degli uffici giudiziari soppressi e all'istituzione di una sede della direzione distrettuale antimafia – n. 3-00521 e n. 3-00520)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni La Salandra n. 3-00521 e Giuliano n. 3-00520 che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Deve essere innanzitutto ricordato, in relazione alle due interrogazioni sottoposte oggi all'attenzione, che la riforma della geografia giudiziaria, prevista dalla legge n. 148 del 2011, ha inteso razionalizzare la dislocazione degli uffici giudiziari di primo grado, garantendo la permanenza dei tribunali nei comuni capoluogo di provincia e, in ogni caso, assicurando la permanenza di almeno tre tribunali e delle relative procure della Repubblica in ogni distretto di corte d'appello. L'auspicato obiettivo era, a ogni evidenza, quello di una presunta spending review, riducendosi il numero degli uffici giudiziari con allocazione delle risorse disponibili in funzione dei carichi di lavoro. Possiamo dire oggi, a distanza di un decennio, che la riforma della geografia giudiziaria non ha traguardato gli esiti sperati e attesi. Stiamo affrontando siffatta problematica presso il Ministero della Giustizia, tenendo anche conto del fatto che, però, dal 2015 a oggi vi è stato il trasferimento dai comuni al Ministero della Giustizia delle spese obbligatorie per il funzionamento degli uffici giudiziari, circostanza che evidentemente ha accresciuto considerevolmente gli oneri ministeriali relativi al mantenimento dei presidi di giustizia territoriali. Di recente, sono stati formati gruppi di lavoro per verificare la possibilità di conciliare l'efficienza del sistema giudiziario, mediante la razionalizzazione delle risorse, mediante la digitalizzazione, mediante l'informatizzazione, con la doverosa risposta di giustizia di prossimità più volte sollecitata dalla stessa Europa, una giustizia di prossimità che dovrebbe garantire, soprattutto nelle sedi più disagiate, una risposta più celere, più immediata, più chirurgica e più vicina al cittadino. La priorità del nostro intervento ha anche imposto l'inserimento di un disegno di legge già nel collegato alla legge di bilancio 2023 e, quindi, nel Documento di economia e finanza licenziato dal Consiglio dei ministri. Questo per quanto riguarda la richiesta in ordine a una rivisitazione della cosiddetta riforma della geografia giudiziaria.

Per le questioni più specificamente attinenti al circondario di Foggia, va ricordato che la riforma della geografia giudiziaria ha determinato, in particolare, come ricordavano gli stessi onorevoli interroganti, la soppressione del tribunale di Lucera, con accorpamento del relativo circondario a quello di Foggia.

Il tribunale di Lucera, infatti, unico tribunale subprovinciale astrattamente sopprimibile nel distretto della corte di appello di Bari, presentava dati dimensionali nettamente al di sotto degli standard indicati per il mantenimento del presidio di giustizia di prossimità, sia per numero di abitanti, sia per indice delle sopravvenienze sia, ancora, per il fatto che, in ogni caso, la distanza a cui si trovava dal tribunale di Foggia era di una ventina di chilometri. In tal modo, per il tramite dell'accorpamento, il tribunale di Foggia ha conseguito un bacino di utenza di circa 670.000 abitanti e un'estensione territoriale di circa 7.200 chilometri quadrati.

Il decreto ministeriale del 18 aprile 2013 ha rideterminato le piante organiche del personale di magistratura addetto agli uffici giudiziari in corrispondenza delle suddette variazioni dell'assetto territoriale. In quest'ambito, per quanto qui interessi, i magistrati in pianta organica nel tribunale di Lucera e nella procura presso il tribunale di Lucera sono stati integralmente attribuiti alla rispettiva sede accorpante e, quindi, al tribunale di Foggia e alla procura presso il tribunale di Foggia nei seguenti termini: un presidente di sezione, 15 giudici, un procuratore aggiunto e 5 sostituti. Siffatte determinazioni sono state oggetto di riconsiderazione, in ogni caso, già con il decreto ministeriale del 1° dicembre 2016, con il quale sono state rideterminate le piante organiche dei tribunali e delle procure della Repubblica, disponendo un ulteriore incremento di un posto di giudice presso il tribunale di Foggia. Successivamente, con il decreto ministeriale del 14 settembre 2020, le piante organiche del tribunale di Foggia e della procura della Repubblica presso il tribunale di Foggia sono state ulteriormente incrementate di 6 unità complessive, di cui 3 assegnate al tribunale e, consequenzialmente, 3 assegnate alla procura della Repubblica.

Merita di essere segnalato che, nel medesimo contesto è stata, altresì, prevista l'attribuzione di 29 posti di sostituto procuratore alle procure della Repubblica sedi di direzione distrettuale antimafia, di cui 2 assegnati alla procura della Repubblica presso il tribunale di Bari.

Sempre in relazione all'organico del personale di magistratura, indubbi benefici per gli uffici giudiziari in generale e, pertanto e consequenzialmente, anche per il tribunale di Foggia e la procura della Repubblica presso il tribunale di Foggia, potranno derivare dall'introduzione delle cosiddette piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto di corte di appello che presentino condizioni critiche di rendimento. In questo modo, sostanzialmente, si è voluto dotare i distretti di corte d'appello di una vera e propria task force da destinare a supporto degli organici esistenti, per rispondere con maggiore efficacia, con maggior puntualità e con maggiore effetto chirurgico alle peculiari esigenze in tema di smaltimento dell'arretrato o a sopravvenienze e urgenze che possano avere i singoli tribunali o le singole procure.

Con il decreto ministeriale del 23 marzo 2022 si è provveduto all'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, individuando sia il contingente nazionale complessivo di tali piante organiche, che prevede 179 unità, sia i contingenti da destinare ai singoli distretti di corte d'appello. Per la corte d'appello di Bari che, quindi, incide evidentemente sul tribunale di Foggia, i posti per le funzioni giudicanti sono 5, i posti per le funzioni requirenti sono altrettanti, ovverosia 5.

Per ciò che concerne, invece, gli uffici del giudice di pace del circondario di Foggia, si rileva la presenza di 8 uffici giudiziari: Foggia, Cerignola, Lucera, Manfredonia, Rodi Garganico, San Giovanni Rotondo, San Severo e Trinitapoli.

Tuttavia, il decreto legislativo n. 156 del 2012, all'articolo 3, ha previsto la facoltà per gli enti locali interessati di chiedere il mantenimento o il ripristino del presidio giudiziario, assumendo a proprio carico le spese di funzionamento e di erogazione del servizio di giustizia, con la sola esclusione di quelle inerenti al personale di magistratura. Risultano, così, inseriti nell'ufficio di pace del distretto interessato, cioè di Foggia, 8 uffici di pace, di cui 2 a gestione integralmente ministeriale, Foggia e Lucera, e i residui 6 a gestione degli enti locali.

In particolare, per quanto riguarda l'ufficio del giudice di pace di San Giovanni Rotondo, citato dall'onorevole interrogante La Salandra, ripristinato con il decreto ministeriale del 27 maggio 2016, a seguito di specifica istanza, è competente sui territori dei comuni di Rignano Garganico, San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis, con un bacino di utenza di circa 42.000 abitanti e con una pianta organica del personale di magistratura onoraria di 4 unità.

In relazione all'ufficio del giudice di pace di San Giovanni Rotondo, non risulta pervenuta al Ministero, da parte del presidente del tribunale di Foggia, alcuna richiesta in merito a una valutazione di un'eventuale soppressione dello stesso.

Con riferimento, poi, alla prospettata istituzione dell'ufficio/sede distaccata della direzione distrettuale antimafia di Bari a Foggia, la stessa evidentemente è oggetto di riflessione da parte di questo Ministero, come qualsivoglia volta intervenga una richiesta di questo tenore da dislocare sui territori, soprattutto là dove vi sia una temibile e radicata criminalità organizzata (mi permetto anche di dire: con dati che crescono, come proprio esattamente nel circondario di Foggia). Dovremo assumere e individuare la soluzione più agevolmente percorribile dal punto di vista tecnico e più corretta sotto il profilo ordinamentale.

Deve essere, altresì, evidenziato che, al momento, per quanto riguarda le carenze di organico segnalate e lamentate dagli onorevoli interroganti, il tribunale di Foggia presenta la scopertura di un posto di presidente di sezione (su 5 in organico), di 5 posti di giudice (su 52 in organico), di 8 posti di giudice onorario (su 32 in organico), mentre la procura della Repubblica presso il tribunale di Foggia presenta una scopertura di 6 posti di sostituto procuratore su 25 e di 8 posti di vice procuratore onorario sempre su 25.

Si rimarca, a questo punto, riguardo anche al personale amministrativo, di cui vi è traccia nelle interrogazioni che, dal Piano triennale dei fabbisogni 2023-2025, emerge chiaramente la volontà di questo Governo di sopperire quanto più possibile alle carenze di personale amministrativo. Ciò determinerà effetti positivi e ricadute evidenti anche presso il tribunale di Foggia e presso la procura del tribunale di Foggia.

La previsione di procedure volte alla stabilizzazione del personale amministrativo assunto a tempo determinato allo scopo di non perdere competenze acquisite nel tempo, nonché la previsione, in deroga alla normativa vigente, della validità delle graduatorie dei concorsi svolti in periodo pandemico, consentono, a tal fine, di immaginare un'ottima attività di reclutamento del personale amministrativo.

L'attività di reclutamento prevista nell'arco temporale che va dal 2023 al 2025 concerne, infatti, 1.051 unità per quanto riguarda l'area dei funzionari, 6.624 unità per quanto riguarda l'area degli assistenti e 179 unità per quanto riguarda l'area dei dirigenti, per un totale di 7.854 risorse umane che, per il combinato disposto dei due interventi che ho elencato in precedenza del Dicastero, evidentemente, verranno immesse nel sistema giustizia con fatali ricadute positive anche per quanto riguarda il tribunale di Foggia e la procura di Foggia.

Vi è, poi, da aggiungere il contingente di 3.691 unità di personale amministrativo non dirigenziale, per le quali l'autorizzazione a bandire e ad assumere, in aggiunta alle facoltà assunzionali, è prevista da varie fonti normative, divise in 1.967 funzionari e 1.724 assistenti.

In data 28 febbraio 2023 il Governo ha disposto, peraltro, la proroga della scadenza dei contratti individuali di lavoro a tempo determinato sottoscritti da personale assunto con la qualifica di operatore giudiziario, nonché la contestuale assunzione a tempo indeterminato degli stessi presso le sedi ove prestavano servizio alla data del 30 maggio 2022.

Tradotto, è stato prorogato il contratto a tempo determinato, è maturato il requisito che avevano altri operatori giudiziari, già maturato in ordine alle scadenze contrattuali, sono stati stabilizzati questi operatori giudiziari, atteso che è di tutta palmare evidenza ed è noto al Dicastero della Giustizia che le carenze segnalate dagli onorevoli interroganti esistono, sono vere e debbono essere sanate. Questo è stato un altro strumento che il Dicastero ha tempestivamente messo in campo il 28 febbraio 2003, all'indomani dell'assunzione delle deleghe all'interno dei singoli Ministeri. Si evidenzia, infine, che, allo scopo di fronteggiare le ulteriori criticità che nel frattempo dovessero sopravvenire, determinate dal pensionamento - così come correttamente indicato dagli onorevoli interroganti - di unità di personale, ovvero da altre situazioni di carattere soggettivo (la maternità), l'organico del personale amministrativo del tribunale di Foggia e della procura della Repubblica presso il tribunale di Foggia potrà essere implementato facendo ricorso all'istituto della mobilità temporanea del personale, previsto dall'articolo 20 dell'accordo sottoscritto in data 15 luglio 2020.

PRESIDENTE. Il deputato La Salandra ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Sì, grazie Presidente. Mi ritengo compiutamente soddisfatto perché, ascoltando le parole del Sottosegretario Delmastro, è evidente come si abbia consapevolezza del tema giustizia soprattutto in alcuni territori e lo si affronti con il canone della pragmaticità: la pragmaticità e la consapevolezza di chi ha piena scienza di quanto la riforma della geografia giudiziaria abbia inciso sui singoli territori, determinando un vero e proprio vulnus, non solo rispetto al tema della giustizia di prossimità, ma anche al progressivo crescere dell'accesso alla giustizia, e di come determinati strumenti, posti in essere negli anni, si siano rivelati assolutamente insufficienti rispetto a quel sentimento di giustizia che gli italiani spesso ci chiedono. Pragmaticità e consapevolezza che sono evidenti anche nelle misure messe in atto, misure che sono finalizzate a collocarsi in un quadro ben più ampio. Da deputato della provincia di Foggia, di un collegio tra i più grandi che esistano sul territorio nazionale, nonché come avvocato, non posso che accogliere con favore le risposte, anche e soprattutto rispetto alle soluzioni prospettate, con l'ovvio e fisiologico auspicio che tutto sia sempre perfettibile e migliorabile, ma sicuramente mi ritengo pienamente soddisfatto delle risposte ottenute.

PRESIDENTE. La deputata Giuliano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Io ringrazio il Sottosegretario Delmastro. Sono soddisfatta parzialmente e spiego anche perché parzialmente e perché continuerò a vigilare su questa situazione. Lo ringrazio, innanzitutto, per l'attenzione prestata a questa tematica che, in realtà, come MoVimento 5 Stelle, da me personalmente ma con tutto il gruppo parlamentare, è seguita da anni, tanto che quest'interrogazione che oggi discutiamo in Aula è l'ultima di una lunga serie di interventi che, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo fatto, con riferimento alla situazione della provincia di Foggia, che ha delle particolarità che nessun altro territorio ha in questo momento, anche in funzione della gravissima emergenza criminale che stiamo registrando, come ha ricordato lo stesso sottosegretario Delmastro. Il Ministero è intervenuto con diversi interventi, che il Sottosegretario ha ricordato. Ricordo il decreto ministeriale, che è stato poc'anzi citato, del 14 settembre 2020, che fu una prima svolta, con l'istituzione e la nuova copertura con 6 unità, 3 del tribunale e 3 in procura, che furono disposte dall'allora Ministro Alfonso Bonafede, e con l'attivazione di ulteriori 29 posti, di cui 2 previsti per la procura di Bari. E ancora, un segnale ulteriormente importante, a livello nazionale, ma in particolare per la provincia di Foggia, è stata l'istituzione, che poc'anzi ricordava anche il Sottosegretario, sempre da parte dell'allora Governo Conte 2, delle piante flessibili, proprio per mettere nelle mani del Ministero e dei presidenti e dei procuratori degli uffici giudiziari uno strumento in più per far fronte a delle situazioni emergenziali.

Oggi le scoperture del tribunale di Foggia sono tanto più allarmanti e importanti in considerazione della scellerata riforma della geografia giudiziaria, che ha concentrato drammaticamente nel tribunale di Foggia un carico di lavoro abnorme. Voglio ringraziare per il lavoro congiunto svolto il presidente del tribunale di Foggia, il dottor Gentile, e il procuratore della Repubblica, il dottor Vaccaro, uno sforzo teso ad accelerare il più possibile i procedimenti anche in termini di celebrazione di udienze. Si tratta di 13.000 processi che, spesso, purtroppo, non possono essere adeguatamente celebrati, con un numero elevatissimo di prescrizioni, soprattutto nei processi dinanzi al giudice monocratico, non per scarsa celerità della macchina della giustizia, né tanto meno per colpa degli operatori, quanto per la mancanza fisica di aule di udienza a cui, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo dato una risposta importante, stanziando 70 milioni di euro per la realizzazione della cosiddetta “cittadella giudiziaria”. Proprio nei giorni scorsi, il Vice Ministro Sisto è venuto a Foggia a raccogliere i frutti di questo lavoro, portato avanti insieme all'allora Sottosegretario Vittorio Ferraresi e all'allora Ministro Alfonso Bonafede, che vennero in prima persona a Foggia a metterci la faccia e ad annunciare questo finanziamento. Mi ritengo parzialmente soddisfatta e, ovviamente, continuerò a seguire fino all'ultimo questa situazione.

Per quanto riguarda l'istituzione della sede distaccata della DDA a Foggia, con la Corte d'appello e con il tribunale per i minorenni, noi abbiamo già depositato, nella scorsa legislatura, una proposta di legge, che è stata da me presentata alla Camera e dal senatore Marco Pellegrini al Senato ma, parallelamente, abbiamo anche portato avanti un discorso ancora più concreto e attuabile, ossia lo spostamento fisico dei magistrati - che già attualmente, presso la procura della Repubblica, alla DDA di Bari, si occupano di mafia foggiana - senza incidere sulle competenze, accanto alla DIA di Foggia. Quindi, a giugno, grazie al lavoro instancabile del MoVimento 5 Stelle e della Sottosegretaria Anna Macina, si è raggiunto questo risultato. Io spero che questo primo tassello possa concludersi celermente e sono contenta della risposta del Sottosegretario Delmastro, che ci dà una speranza, perché io rivolsi questa mia interrogazione, tempo fa, nel settembre 2021, all'allora Vice Ministro Sisto, il quale, purtroppo, mi rispose negativamente. Accolgo con favore il cambio di orientamento del Governo in questo senso e continuerò a vigilare affinché, a questi dati che lei ci ha riportato, ma anche a queste parole importanti, seguano nella maniera più celere possibile i fatti.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendiamo a questo punto la seduta che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, riprenderà alle ore 14,30.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 14,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 14,50. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,31, è ripresa alle 14,50.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Desidero informare l'Assemblea che la nostra collega Giulia Pastorella è diventata mamma del piccolo Ulisse (Applausi). Esprimo alla mamma e al papà gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Il 2 febbraio 2023 è stata presentata dal MoVimento 5 Stelle una mozione di sfiducia nei confronti del Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove. Su questo tutto tace, mentre il Ministro della Giustizia si era permesso di dire che il documento diffuso dal Sottosegretario non era né segreto, né riservato, aggiungendo che comunque la segretezza o la riservatezza dipendono dalla sua classificazione, dimenticando, però, che è una disciplina preesistente che lo prevede, quindi un decreto, non il Ministro che dispone di volta in volta. Il GIP di Roma ha disposto l'imputazione coatta per il Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Viene, quindi, diffusa da Palazzo Chigi una nota nella quale si legge un'accusa diretta ai magistrati di aver rivelato notizie segrete; non solo, ma si afferma anche: “è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione e di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni politiche”. Siamo di fronte a un conflitto tra poteri dello Stato, Presidente; siamo di fronte a una democrazia che scricchiola, sempre più debole, in cui la magistratura è messa sotto accusa e impedita nello svolgere il proprio dovere e il proprio lavoro.

Presidente, chiediamo che la Presidente del Consiglio dei ministri venga in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e riferisca innanzitutto se quelle note che provengono da Palazzo Chigi siano a sua firma e se ella abbia omesso di assumerne la responsabilità. Se quella responsabilità debba ricadere su di lei, venga a riferirlo, perché il conflitto tra poteri dello Stato è quanto di peggio possa esistere in una democrazia, sempre più debole, come la nostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mentre ci apprestavamo a iniziare questa giornata di lavori parlamentari, con le votazioni sulla delega fiscale, abbiamo appreso dalle agenzie di stampa che, nel corso della cabina di regia, sarebbero state approvate le modifiche alla quarta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, proseguendo con le agenzie, abbiamo anche scoperto che sarebbero state condivise con l'Unione europea 10 modifiche, su 27 obiettivi, quindi si tratta della modifica di più di un terzo del PNRR relativo alla quarta rata.

Allora, ci viene da porre una domanda. Considerato che era stata calendarizzata per questa settimana l'audizione del Ministro delegato al PNRR, onorevole Raffaele Fitto, ma lo stesso ha fatto pervenire una comunicazione circa l'impossibilità a presenziare per improrogabili impegni istituzionali, e dato che, secondo le agenzie di stampa, al termine della cabina di regia, siamo ben oltre la fase di studio perché, addirittura, sono state approvate le modifiche, formalmente ci permettiamo, come Partito Democratico, sempre che ciò non disturbi i manovratori, di chiedere l'audizione della Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro Fitto. Quest'oltraggio alle prerogative parlamentari non può, infatti, passare sotto silenzio e, soprattutto, non può registrarsi su di esso la compiacevole acquiescenza di un'opposizione che, sul tema del PNRR, ha sempre dimostrato senso di responsabilità e volontà di essere al fianco delle istituzioni democratiche per fare in modo che questa scommessa fosse vinta da tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Viene il dubbio che le modifiche siano strumentali e vogliano tendere a non attuare pienamente il PNRR perché, in realtà, non credete negli obiettivi di fondo su cui abbiamo innestato questa grande azione di resilienza del Paese. E siccome non ci rassegniamo semplicemente a questa ipocrisia di fondo, proviamo, per il suo tramite, a chiedere spiegazioni al Governo, utilizzando le parole che forse sono più consone alla Presidente del Consiglio. Sì, perché crediamo non sia giusto che si voti un Piano di questa portata senza avere avuto neppure il tempo di leggerlo. Il PD è un partito serio e non accetta il metodo di un Piano volutamente tenuto in un cassetto e poi presentato alle Camere con la formula del prendere o lasciare. Adesso provi a immaginare le parole della Presidente del Consiglio di un anno fa e comprenderà come questa pantomima ipocrita ormai stia diventando una tragedia, sulle spalle degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Dovevamo metterci alle spalle una delle crisi più profonde che il nostro Paese e questa Europa hanno attraversato, una pandemia che ha picchiato durissimo, ha fatto vedere ancora di più le disuguaglianze che giacevano nei nostri territori, le ha fatte esplodere in mille contraddizioni. Avevamo davanti un'opportunità, un'opportunità unica, quella di affrontare questa discussione a tutto tondo, provando a salvare il sistema sanitario nazionale, ma anche rispettando quelle ragioni che hanno portato l'Unione europea a mettere tantissime risorse in campo proprio per ridurre quelle disuguaglianze e per affrontare le crisi che abbiamo davanti, come quella climatica.

A noi sembra abbastanza chiaro: il Governo vive il PNRR con sofferenza, come se fosse un problema che ha di fronte e che continua a rimandare, continuando a prendere tempo e togliendo dal tavolo alcuni oggetti che sono stati fra i più fondanti. Ne dico due: il ripensamento territoriale della nostra sanità, a partire da quelle case di comunità in cui, invece di trovare l'alibi soprattutto sulla spesa corrente, soprattutto per quello che dovrebbe essere un grande piano di assunzione pubblica nazionale, a partire dall'infermiere di comunità, a partire dai medici di base, dei pediatri di base, invece di ripensare tutto questo, insieme alle politiche sociali, insieme ai comuni, la prima cosa che si è fatta è dire che probabilmente quelle case di comunità non saranno realizzate.

La seconda grande vicenda è quella degli asili nido. Ma come si può essere così ipocriti come siete stati in questi mesi, continuare a dire che servirebbe un piano per la natalità, quando non fate niente per ridurre la precarietà e nulla per dare un'immagine diversa di quelli che saranno gli investimenti dei prossimi anni. Noi rischiamo di vedere sfumare la terza rata e rinviarla ancora, oggi si convoca una cabina di regia urgente proprio perché anche la quarta rata è a rischio.

Ci uniamo ai colleghi e, come Alleanza Verdi e Sinistra, chiediamo alla Presidente Meloni di uscire da questa pantomima.

Vogliamo, in fretta, urgentemente, sapere quali sono le revisioni di questo PNRR e vogliamo avere la certezza che non un asilo nido e non una casa di comunità usciranno da questo Piano, e vogliamo avere la sicurezza che questo Piano abbia ancora al centro i temi della resilienza, della transizione ecologica e, soprattutto, tutti gli oggetti che serviranno alla coesione di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Governo è presente e naturalmente riferirò al Presidente delle richieste di informativa.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la riforma fiscale (A.C. 1038-A​) e dell'abbinata proposta di legge: Marattin e Enrico Costa (A.C. 75​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1038-A: “Delega al Governo per la riforma fiscale” e dell'abbinata proposta di legge n. 75.

Ricordo che nella seduta del 10 luglio si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea (e - ove ripresentati - non sono pubblicati).

Inoltre, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili: gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore; i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.

Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) nella riunione odierna, non ritiene ammissibile, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto suscettibile di recare nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, l'articolo aggiuntivo Pastorino 12.02.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, i gruppi MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e la componente +Europa del gruppo Misto sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.1 Marattin e 1.2 Tabacci.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.2 Tabacci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ieri, in sede di discussione generale, abbiamo affrontato la filosofia che accompagna questa delega al Governo. La sintesi può essere così costruita: questa delega al Governo si giustifica con la grave crisi del sistema fiscale del nostro Paese, una crisi che ne mina il corretto funzionamento e la stessa legittimazione. Questo genera sfiducia nella pubblica opinione e grande preoccupazione per il futuro. Nel nostro Paese, come in altri Paesi europei, è necessaria un'adeguata pressione fiscale per il finanziamento di moderni sistemi di welfare che sono il vanto del nostro continente.

Una corretta distribuzione del carico fiscale è, quindi, tutt'altro che un “pizzo di Stato”, quanto piuttosto un elemento sociale in cui i cittadini dovrebbero riconoscersi. Poiché la filosofia di questa delega fa emergere posizioni molto distinte e distanti in quest'Aula - e ciò richiede un'attenta valutazione di entrambe le Camere -, l'emendamento è teso a rafforzare il ruolo del Parlamento. Quindi, chiedendo che sia messo in votazione, annunciamo il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Tabacci, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Abbiamo diversi voti, colleghi, quindi vi invito a restare il più possibile ai posti.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Colleghi, come probabilmente avete notato, c'è un problema allo schermo piccolo, per cui i risultati che leggo non appaiono. Se volete, andiamo avanti. È un problema tecnico. Andiamo avanti? Diciamo che acquisisco il parere per le vie brevissime. Andiamo avanti, va bene.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Parere contrario su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Della Vedova, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Fenu, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 2.3 Guerra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo l'articolo “princìpi generali del diritto tributario nazionale”. Ora sembrerebbe abbastanza logico che la finalità principale di un sistema fiscale sia finanziare la spesa pubblica e che tale finanziamento debba avere un assetto stabile e generale. Questo è il punto fondamentale della proposta emendativa, che non riesco a capire perché abbia avuto un parere negativo. Mi preoccupa molto che non si voglia affidare al sistema fiscale la finalità di finanziare in modo stabile e generale il finanziamento della spesa pubblica. Quindi, s'intende mettere in dubbio e compromettere il finanziamento della spesa pubblica. Attenzione, è un passaggio molto delicato: quale spesa pubblica mettiamo in forse? Quale, se non vogliamo difendere il carattere stabile della spesa pubblica - guardate cosa dice questo tremendo emendamento! -, accompagnare l'azione degli operatori economici e restituire certezza, uniformità e generalità del prelievo su tutte le categorie reddituali?

Quindi, respingere questo emendamento significa che non si vuole un sistema fiscale certo e che non si vuole - soprattutto credo sia questo il problema - uniformità e generalità nella tassazione. Invece, è proprio un obiettivo su cui noi vorremmo insistere, perché è un punto fondamentale di sensatezza e di razionalità di un sistema fiscale, che sia generale e che, quindi, cerchi di tassare tutte le forme reddituali, se si parla di reddito, e di tassarle in modo omogeneo, uniforme e, vorremmo dire, equo. Respingere questo emendamento significa che - ripetiamo - si vuole un sistema fiscale che non garantisce il finanziamento stabile della spesa pubblica - e quindi ne mette in dubbio la sostenibilità - e, in secondo luogo, si vuole un sistema fiscale che sia disomogeneo e cioè disuguale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 2.4 D'Alfonso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Se vuole intervenire, ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, grazie. Lei mi ha introdotto, dicendo se voglio intervenire, ma io mi sento doverosamente convocato, avendo appreso l'orientamento del Governo e dei relatori, che hanno espresso parere contrario, rispetto a un emendamento, dove davvero la “m” di emendamento mi fa pensare alla “m” di medicazione. È un emendamento che vuole medicare parti cadenti dell'impianto di questa legge delega. Abbiamo fatto un grande sforzo nell'attività istruttoria della Commissione per cercare di rispettare la coppia di impostazione lavorativa (legge delega-prodotti successivi) ad opera del Governo. Una preoccupazione che ha guidato il lavoro dei commissari della Commissione è stata provare a contenere una specie di fiume carsico che caratterizza questa legge delega, un fiume carsico che tende ad appaltare al Governo il prodotto della riforma fiscale. Noi riteniamo che questo possa generare non solo difficoltà, ma il contrario esatto della volontà di partenza, financo degli stessi legislatori di maggioranza. Quando, all'articolo 2, in corrispondenza del comma 1, lettera a), l'opposizione - e per l'opposizione chi sta parlando - prova a completare e a dare resistenza tematica e culturale, prevedendo che il sistema di esazione fiscale deve produrre “sviluppo inclusivo e sostenibile”, francamente è difficile capire il parere contrario. Se noi siamo all'interno di un pezzo dell'ordinamento che produce diritto, il diritto attraverso la legislazione del diritto positivo che spetta ai parlamentari, è francamente difficile ritenere che sia legittimo escludere questa compiutezza di dicitura, di descrizione: “sviluppo inclusivo e sostenibile”. Qual è la ragione per la quale si è detto “no” nel parere istruttorio e poi si è costituito un “no” dal punto di vista politico? Si vuole fare in fretta? Non si è compreso il valore di indirizzo della delega? La legge delega, appunto, “delega”, non appalta esclusivamente l'intero, ma traccia. Il rapporto tra delega e decreti attuativi, come diceva, una volta, un maestro di diritto parlamentare - non mi riferisco al professore Lupo, ma al professore Manzella - è il rapporto che c'è tra la parte larga e la parte stretta dell'imbuto. Nella parte larga dell'imbuto, riferito a questo cantiere di lavoro, non si può ritenere problematica, non si può ritenere disvalore la dicitura “sviluppo inclusivo e sostenibile”. Permettetemi, se fossimo in un linguaggio socialmente motivato, se non avessimo all'ordine del giorno la dettatura forzata e sforzata di una norma, se fossimo in un rapporto tra cittadini alle prese con un negozio giuridico, sospenderemmo il negozio e diremmo: è una bestemmia. Quello che si sta facendo è una bestemmia. Qual è la ragione per cui rappresenta disvalore, nella coerenza dello scritto, “sviluppo inclusivo e sostenibile”? Quindi, resta l'impostazione che ho provato a tratteggiare, ossia che si vuole fare solo in fretta, senza aver cura della qualità del prodotto finale.

Noi riteniamo che questo è il tempo per concepire una riforma dell'ordinamento tributario, dopo avere fatto, a tante mani, la riforma possibile della giustizia tributaria. Questo lavoro di riforma dell'ordinamento tributario, quanto alla raccolta di cui descrive l'articolo 53, andava fatto con un atteggiamento di maggiore accoglienza e di inclusione. Questa è la ragione per la quale, usando l'unico strumento che si ha in democrazia, che è la parola, l'argomentazione, vi chiedo di rivedere il vostro parere istruttorio e di fare in modo che l'arricchimento indirizzante di queste due espressioni concettuali trovi collocazione nello scritto della norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 2.9 Alifano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. Noi chiedevamo di inserire all'articolo 2, tra i principi generali del diritto tributario, oltre, ovviamente, ai temi della natalità, dato che in Italia la natalità ha tassi drammaticamente bassi, anche la tutela dell'occupazione femminile, che è un'altra emergenza. In Italia, l'occupazione femminile, al pari della natalità, presenta tassi drammaticamente bassi. Tra l'altro, i due temi sono convergenti: l'occupazione femminile è un tema che, di fatto, si lega a quello della natalità, considerato che la creazione di asili nido o di scuole per l'infanzia potrebbe portare uno stimolo ad ambedue gli ambiti. Quindi, non si riesce a comprendere perché il Governo non abbia accolto questo nostro emendamento, che, invece, va nella direzione di risolvere due problemi oramai storici di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 2.12 Merola.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Presidente, l'emendamento proposto all'articolo 2 in realtà mira a definire la razionalizzazione del carico fiscale con riferimento a due categorie che storicamente sono oggetto di tassazione più che proporzionale in termini di carico: i lavoratori dipendenti e i pensionati. In questo Paese negli ultimi 20 anni si è assistito a un'erosione della base imponibile dell'Irpef, che oggi si traduce in un enorme problema di equità fiscale e sociale. Infatti, nel corso degli anni, si sono stratificate fughe di intere categorie di contribuenti dall'imposta sui redditi delle persone fisiche e il risultato è che il nostro sistema fiscale scarica sostanzialmente sui lavoratori dipendenti e sui pensionati il carico fiscale nella misura dell'85 per cento.

Giusto per fare un esempio: se oggi volessimo confrontare le diverse categorie di contribuenti a parità di reddito, prendendo un reddito di qualunque tipo, scopriremmo che, sul lavoro di un lavoratore dipendente, grava un onere contributivo di 1,6 volte più alto di quello di un percettore di dividendi, di 2 volte superiore rispetto a chi dà in affitto i propri immobili usando la cedolare secca e di 2,8 volte più alto di quello di un professionista in regime forfettario.

Quindi, Presidente, davvero non ci spieghiamo perché il Governo non abbia voluto accogliere il nostro emendamento, prendendo atto di questa situazione oggettiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.12 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 2.15 Merola.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. La discussione sui principi generali del diritto tributario ha già visto un voto contrario con riferimento al fatto che il regime fiscale debba assicurare il funzionamento della spesa pubblica, necessario per il nostro ordinamento. È stata respinta l'idea che oggi una moderna crescita economica coincida con lo sviluppo sostenibile, come chiedono tutte le organizzazioni internazionali e anche la Commissione europea.

Si è respinto il fatto che, per garantire maggiore equità nell'applicazione di questa riforma, occorra innanzitutto ridurre il carico sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, cosa che è evidente di per sé a chi davvero vuole fare giustizia fiscale.

Adesso c'è un parere contrario su un emendamento che si limita a sottolineare che, nei principi di un diritto tributario moderno, in un Paese a grande rischio di invecchiamento e di calo demografico, occorra dare particolare attenzione, oltre ai temi del lavoro, anche a quelli dell'occupazione femminile e delle politiche di conciliazione. Al riguardo, si fanno sempre molte dichiarazioni, ma, a partire dai principi, credo sia importante prevedere, in una riforma del sistema fiscale, il fatto che il calo demografico non è un destino, se ci sono iniziative e indirizzi chiari per invertire questa tendenza. Poiché sappiamo che molte delle possibilità di crescita e di sviluppo economico del nostro Paese e di contrasto alla denatalità sono affidate all'aumento dell'occupazione femminile e a serie politiche di conciliazione, ci ostiniamo a presentare questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.15 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.16 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.19 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 2.20 De Luca.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiediamo davvero un supplemento di riflessione rispetto a questo emendamento che abbiamo presentato e che è stato respinto. Lo chiediamo in modo serio e costruttivo, invitando a leggere il contenuto, visto che si parla di una legge delega. Noi chiediamo di aggiungere, tra i criteri direttivi, l'indirizzo legato alla necessità di favorire lo sviluppo economico del Mezzogiorno e la riduzione del divario territoriale. È, francamente, incomprensibile la ragione per la quale il Governo abbia deciso di esprimere un parere contrario e, allo stesso modo, la maggioranza. Un parere contrario su questo del Governo vuol dire pronunciarsi, nella sostanza, contro il dettato e lo spirito della Costituzione italiana. Lo ricordo, l'articolo 119 dice espressamente che: “Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'esercizio effettivo dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati comuni, province, città metropolitane e regioni”.

In sostanza, la Costituzione invita la politica, le istituzioni a lavorare per ridurre i divari territoriali, per unire il Paese e rafforzare la coesione sociale. Chiediamo semplicemente questo come indirizzo politico nella legge delega e voi ci rispondete negativamente.

D'altra parte, questo vostro atteggiamento fa seguito a quello che abbiamo riscontrato in questi mesi: non avete detto una parola riguardo al Mezzogiorno nella legge di bilancio. Nulla. Continuate a tenere bloccata l'erogazione dei fondi FSC: sono oltre 20 miliardi di euro, già ripartiti tra le regioni del Mezzogiorno, ripartiti oltre un anno fa e continuate a tenerli bloccati. Proponete un progetto sull'autonomia differenziata - che spacca l'Italia e spacca il Paese - con riferimento al quale faremo e continueremo a fare un'opposizione forte all'interno delle istituzioni e nel Paese; un progetto di autonomia differenziata che è stato bocciato dagli stessi componenti del Comitato che avete creato per l'elaborazione dei cosiddetti LEP, che hanno contestato profondamente il metodo con il quale questo Comitato sta operando. E, da ultimo, continuate a penalizzare non solo l'Italia, ma, in particolare, il Mezzogiorno, bloccandolo, con il caos che state creando rispetto all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

In questo quadro, vi chiediamo un sussulto di orgoglio e di dignità. Fate attenzione, perché non indicare la necessità, nell'ambito di questa legge delega, di promuovere lo sviluppo economico, la coesione sociale e la riduzione del divario territoriale rispetto al Mezzogiorno sarebbe un segnale gravissimo di disattenzione nei confronti di un pezzo fondamentale del nostro Paese e sarebbe la conferma della vostra volontà di spaccare e dividere l'Italia. Noi non siamo d'accordo. Noi vi chiediamo di tornare indietro da questo punto di vista e vi chiediamo un messaggio chiaro per quanto riguarda questo emendamento. Vi proponiamo, da un punto vista costruttivo, di accantonarlo, semmai, rifletterci meglio. Sarebbe davvero un segnale profondamente negativo e per noi inaccettabile. L'Italia è una, unica, unita, indivisibile e dovete lavorare per rafforzare la coesione, non per aumentare i divari e le distanze esistenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei supportare l'emendamento del collega De Luca ed invitare il Governo ad una riflessione sull'accantonamento, per un motivo molto semplice. Il suo emendamento potremmo definirlo come livello essenziale di prestazione: l'emendamento che viene proposto riguarda quelli che dovrebbero essere i livelli essenziali di prestazione. Credo che sia addirittura ultroneo, però bocciarlo significa dare un segnale estremamente negativo al Mezzogiorno e, soprattutto, sembrerebbe che i livelli essenziali di prestazione e i livelli di unità nazionale siano soltanto proposti a parole e non nei fatti.

Quindi, avallerei la richiesta di accantonamento del collega De Luca per invitare il Governo a un surplus di riflessione e accantonare, quindi, almeno momentaneamente, questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà, per un minuto.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io invito il Governo all'accantonamento, anche perché, all'articolo 9, come esito della discussione avvenuta in Commissione, il Governo ha già, di fatto, accolto un emendamento a firma del collega De Luca che va esattamente nella stessa della direzione; quindi, non capisco perché nei principi della delega fiscale non debba essere contenuto lo stesso principio.

PRESIDENTE. Il relatore ci dice se è d'accordo sull'accantonamento o no?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. No.

PRESIDENTE. Il relatore è contrario.

Il collega De Luca insiste per votare sull'accantonamento o votiamo l'emendamento? Votiamo sull'accantonamento?

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Sì, votiamo sull'accantonamento.

PRESIDENTE. Chi chiede di parlare a favore o contro l'accantonamento? Nessuno.

Passiamo, dunque, ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 2.20 De Luca.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 48 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 De Luca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.25 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 2.27 Borrelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Mi suggeriscono altri esponenti della minoranza, vista l'importanza e visto il tema di cui parliamo - lo split payment - se il Governo può prendere in considerazione l'accantonamento di questo emendamento per valutarlo con più attenzione.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore il parere sulla richiesta di accantonamento.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Insiste per votare sull'accantonamento, onorevole Borrelli? Deve alzarsi.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). No, chiedo di votare, a questo punto, sull'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.27 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.29 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 2.30 Grimaldi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. In un Paese in cui l'evasione fiscale picchia sui 100 miliardi di euro, credo che sia davvero incredibile che la maggioranza abbia appena respinto l'emendamento, a prima firma Borrelli, sullo split payment, soprattutto perché le tecnologie offrono una grande occasione nella lotta contro l'evasione fiscale e perché così facendo è possibile procedere alla tracciabilità assoluta dei pagamenti, anche promuovendo l'uso della moneta elettronica e, soprattutto, utilizzando le banche dati per la tracciabilità dei dati dei contribuenti.

Con questo emendamento proviamo, invece, ai fini della prevenzione e riduzione dell'evasione e dell'elusione fiscale, a chiedere di introdurre meccanismi premiali a favore dei consumatori finali che attuino il contrasto di interessi con la loro condotta, con le loro pratiche, coi loro acquisti. Il contrasto di interessi tra le parti della transazione si può attuare con l'abitudine di chiedere le ricevute dei pagamenti, le fatture, gli scontrini fiscali. Insomma, ci sono molti modelli con cui il pagatore, il cittadino, il contribuente è agevolato e addirittura premiato per questo tipo di richieste. In Italia, sembra quasi che le richieste di quello scontrino, di quelle fatture e di quei pagamenti tracciabili siano il primo passo di una contrattazione che non dovrebbe esistere: “ti faccio uno sconto se”.

Credo che, davanti a una delega fiscale così vuota, questo tipo di emendamento sia importante per dare un segnale al Governo su quello che si deve fare e per evitare le battaglie che abbiamo visto, anche durante l'esame della legge di bilancio, sulla tracciabilità del contante e, soprattutto, sui pagamenti elettronici.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.30 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 2.31 Fenu. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Oggi stiamo discutendo sulla delega fiscale, cioè stiamo segnando i confini entro i quali poi il Governo dovrà scrivere la riforma fiscale di questo Paese.

L'articolo 2 parla dei principi generali del diritto tributario nazionale che il Governo deve osservare per poter scrivere questa riforma fiscale.

Con il nostro emendamento, chiediamo di inserire tra le azioni per prevenire, contrastare e ridurre l'evasione e l'elusione fiscale la diffusione dei pagamenti elettronici e digitali. Io capisco che questo Governo strizzi l'occhio agli evasori, parlando di pizzo di Stato o aumentando il tetto al contante, però, come ha detto anche il Presidente dell'Agenzia delle entrate, bisogna diminuire il tax gap e, quindi, l'evasione e l'elusione fiscale in questo Paese e, per farlo, uno strumento fondamentale è appunto il pagamento elettronico.

Stiamo chiedendo, quindi, al Governo di incentivare i pagamenti elettronici ma quest'ultimo, a quanto pare, è sordo a questa nostra richiesta. Però, se volete veramente fare il bene di questo Paese ed avere una fiscalità più giusta, più equa, cambiate il parere a questo emendamento o quantomeno accantonatelo, per ripensare un attimo a questo parere.

È veramente ridicolo che il Governo, piuttosto che combattere un cancro come l'elusione e l'evasione fiscale di questo Paese, ci vada a braccetto ed è anche veramente vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.31 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'emendamento 2.32 Borrelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Questo emendamento serve a scongiurare, per il futuro, il continuo ricorso, tramite decreti, ai condoni. A parole, noi continuiamo a dire che bisogna ridurre i condoni, che bisogna essere virtuosi. Qualcuno dovrà pure ringraziare i contribuenti che non ricorrono a condoni o ad altri modi per non pagare o per evadere le tasse, soprattutto quelli che, casomai, portano o utilizzano i capitali in modo scorretto o truffaldino. I condoni, anche secondo la Corte dei conti, sono, da tempo, un sistema che non serve neanche più a fare cassa. Questo emendamento andava semplicemente in una direzione che ci sembrava di aver capito fosse anche quella del Governo. Io mi trovo in una sorta di difficoltà perché, in Commissione, sembra che su alcuni punti ci troviamo d'accordo, che ci sia uno spirito costruttivo e che su alcuni punti si possa trovare ragionevolezza, salvo quando si parla di condoni o di altre cose. Non dico che tutti coloro che hanno fatto i condoni sono, per forza, cattivi pagatori. Però, oggettivamente, non possiamo immaginare che il nostro Paese sia fondato sui condoni. Invece, ogni cosa che tenda a limitare questo modus operandi legislativo, che viene stigmatizzato, oramai in modo fortissimo, anche dalla Corte dei conti, trova un muro invalicabile.

Chiedo all'Aula di mettere ai voti questo emendamento, invitando i colleghi e il Governo a riflettere su questo muro che è stato messo anche su un emendamento che, oserei dire, è quasi banale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.32 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.34 Fratoianni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.40 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.43 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'emendamento 2.47 Fenu. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Ormai siamo abituati all'idea che, per poter ottenere una agevolazione di qualsiasi natura, anche di natura fiscale, dobbiamo fare un'istanza, una domanda. Sempre più spesso, queste istanze contengono informazioni e dati già in possesso dell'amministrazione finanziaria o della pubblica amministrazione. Noi sappiamo che, dal 1990, c'è il divieto, per la pubblica amministrazione, di richiedere alcuni dati e informazioni. Credo sia la norma più violata della storia della Repubblica; è stata riproposta anche in seguito, quindi, la pubblica amministrazione, teoricamente, non potrebbe richiedere dati e informazioni di cui è già in possesso.

Coniugando questi aspetti anche con l'interoperabilità delle banche dati, chiediamo al Governo una cosa molto semplice: occorre prevedere un graduale passaggio a una erogazione automatica dei benefici. Quindi, se il contribuente, in base ai dati di cui è in possesso l'amministrazione finanziaria, ha diritto a un beneficio, il beneficio stesso deve essere erogato automaticamente. Credevamo fosse un principio condiviso, ma evidentemente non è così, forse si vuole risparmiare proprio sul basso tiraggio delle misure (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.47 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.48 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'emendamento 2.49 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Mi scusi, Presidente, l'ho segnalato alla segreteria, ma intervengo per dire pubblicamente che, sull'emendamento 2.34 Fratoianni, per un mero errore, mi sono astenuto, anziché votare a favore.

PRESIDENTE. Va bene, se l'ha segnalato agli uffici, l'avranno registrato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.49 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 2.50 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, anche qui si tratta di un principio proposto già da un po' di anni dai commercialisti e stupisce che l'emendamento non sia stato accolto, considerato che questo Governo, già da un po' di mesi, dice di essere amico dei commercialisti. Però, è un principio che riguarda tutti i contribuenti ed è semplice, in latino si chiama habeas data, sarebbe il diritto di ogni contribuente di venire a conoscenza di quelle che sono le informazioni in possesso dell'amministrazione finanziaria, di tutte le informazioni. Questo potrebbe consentire di prevenire contenzioso tributario o accertamenti, quindi, un inutile dispendio di risorse anche per l'amministrazione finanziaria, perché se il contribuente, entrando nel suo cassetto fiscale, rileva che c'è un'anomalia sulla sua dichiarazione dei redditi può o giustificare o, se non ha adempiuto, adempiere. Così si evita di produrre carta, accertamenti e situazioni anche non piacevoli per i contribuenti e dispendiose per l'amministrazione finanziaria.

Era un principio, anche questo, che pensavamo fosse condiviso; era soprattutto un principio, dato che questa proposta di delega è carente di principi o, se ci sono, sono enunciati inutilmente, ma anche in questo caso non siamo stati ascoltati dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, ascoltando il collega Fenu, mi è tornata in mente una lezione riuscita di un maestro di pensiero della Lega, che ho avuto la fortuna di avere come docente, Gianfranco Miglio, il quale a una generazione di studenti ha spiegato come lo Stato, a un certo punto, si poteva soffermare, raccogliere tutta la potenza organizzativa e digitale prodotta e concepirne l'utilizzo a favore dei diritti dei cittadini.

Sulla materia fiscale potrebbe andare in onda questo livello di declinazione, facendo sì che dati e informazioni non vengano utilizzati soltanto da Amazon, Alibaba o dai giganti che prendono i dati e li vendono al posto di beni e servizi, anche concependo una funzionalità per i diritti di cittadinanza. Bene ha fatto Fenu a sottolinearlo. Il mio è un contributo laico, affinché lo spirito deliberativo si ritrovi e si proceda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'emendamento 2.52 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, di questo emendamento vorrei evidenziare un punto. Poi avremo modo di parlare di altri anche con riferimento ai successivi emendamenti. Qui c'è una norma che ci era stata suggerita nella scorsa legislatura dagli auditi nell'indagine conoscitiva sulla riforma Irpef; noi l'avevamo proposta, è stata sposata anche da altre forze politiche ed è entrata nella delega dello scorso Governo: mi riferisco a quella sul cashback fiscale e cioè la possibilità per i contribuenti di ricevere immediatamente con un accredito sul conto corrente l'importo delle spese detraibili, partendo, ad esempio, dalle detrazioni per le spese mediche e sanitarie. Perché è necessaria una misura di questo tipo? È necessaria per fare quello che il Governo dice di voler fare nella delega, ma che non è tra le vere intenzioni; dice di voler razionalizzare le detrazioni e le deduzioni, ma, in realtà, la volontà, che è anche emersa, è quella di tagliarle.

In questo modo, invece, con un accredito diretto e un controllo tramite una piattaforma, si riesce a dare subito il beneficio al contribuente, che non è più costretto a conservare ricevute e scontrini e a fare la dichiarazione dei redditi. Riceve subito il beneficio e lo Stato ha la possibilità, davvero, di controllare in tempo reale l'andamento delle detrazioni, monitorarle e razionalizzarle.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo agli identici emendamenti 2.53 Onori e 2.54 Toni Ricciardi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Presidente, mi consenta di fare appello al Vice Ministro Leo: in Commissione, abbiamo lavorato con un clima, tutto sommato, molto positivo, nonostante le distanze di vedute rispetto all'impostazione di fondo della delega fiscale. Se nella delega fiscale oggi ritroviamo il lavoro agile, lo smart working, la tutela di coloro che si trasferiscono ai comuni del margine o dell'ultra margine, questo lo si deve alle proposte del Partito Democratico e lo si deve anche, ovviamente, al fatto che abbiamo ragionato in Commissione.

L'impostazione della delega fiscale ci fa capire in che modo intendiate stabilire e sancire questo contratto sociale con i cittadini. E la domanda qual è? In che maniera noi gestiamo la tassazione, la fiscalità e il gettito e per cosa li utilizziamo? Ora, questo emendamento vi chiede di trattare allo stesso modo coloro che sono residenti all'estero, ma che producono introiti e utili per soggetti imprenditoriali, o statali in questo caso, italiani. Il problema qual è? A queste persone non è concesso il diritto all'assegno unico familiare. Ora noi le chiediamo, Vice Ministro Leo, di accantonarlo, quantomeno per un'ulteriore riflessione sul tema, del quale già abbiamo discusso in Commissione. Le posso garantire che si tratta di un tema che riguarda migliaia e migliaia di nostri connazionali che lavorano principalmente per lo Stato italiano e non si vedono, però, riconoscere un diritto al pari di altre lavoratrici e di altri lavoratori che lavorano per lo Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Relatore, sulla richiesta di accantonamento?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI , Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Collega, insiste per votare l'accantonamento o votiamo gli emendamenti? Votiamo gli emendamenti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.53 Onori e 2.54 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

L'emendamento 2.55 Fratoianni è stato ritirato.

Passiamo all'emendamento 2.56 Merola.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, grazie. Credo che questo emendamento vada considerato strutturale, nel senso che si fa carico e si prende cura di una situazione che ha vissuto la condizione dello scarto ed è la condizione dell'autonomia finanziaria impositiva degli enti locali. Non è il titolo di un convegno, questo emendamento. Non è un obiettivo di quella economia catering and slide che, purtroppo, per troppo tempo, ha evitato di affrontare i nodi di questioni risalenti. Il tema dell'autonomia impositiva degli enti locali è una questione che dobbiamo affrontare e vi spiego perché.

Quando il Ministro per il Sud e la coesione territoriale si meraviglia che abbiamo ancora in pancia, in molta parte del Mezzogiorno, le risorse dei Fondi per lo sviluppo e la coesione del passato settennio è perché gli enti locali non hanno le risorse adeguate nei primi tre Titoli di bilancio, che trovano copertura attraverso la capacità fiscale. Cosa si compra con le risorse dei primi tre Titoli di bilancio degli enti locali? Le prestazioni professionali intellettuali, la dotazione di competenze per muovere progetti, trasformare e mettere in sicurezza il suolo, per organizzare la modernizzazione. Serve l'autonomia impositiva. Dove si mette questo? Non in un emendamento aggressivo “acchiappa soldi” di un qualsiasi decreto-legge, ma in un'iniziativa legislativa di indirizzo, poiché servono studio, dedizione e puntualità di prescrizione, come si è fatto negli anni passati del migliore Novecento.

Allora, questo emendamento - lo dico al Vice Ministro Leo, al professore Leo, al direttore emerito del Ministero dell'Economia e delle finanze - affrontatelo non come un argomento da patibolo, ma come un argomento che consenta il ritrovamento del governo degli enti locali. Altrimenti, dovremo continuare a pensare a soluzioni emergenziali che non consentono la democrazia dei territori. De Rita ci diceva che il territorio vale, non è il parente di “terreo”, “terrificante”, ma il territorio è il luogo dove ci sono progetti di vita, ambizioni legittime, bisogni, ma serve la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per 1 minuto.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Sì, lo so benissimo, grazie, Presidente, anche di meno. Era per rafforzare l'intervento del collega D'Alfonso. La delega fiscale non affronta per nulla la questione dell'autonomia impositiva degli enti locali. Eppure, questa è una vicenda centrale.

La riforma di cinquant'anni fa, che abbiamo già ricordato ieri in sede di discussione generale, ha trasformato la finanza locale - che poggiava sull'imposta di famiglia e che era il punto di autonomia di un intero comune: tra il 70 e il 75 per cento delle entrate derivavano dall'imposta di famiglia - in una finanza derivata su base storica. Alla lunga questa cosa si è slabbrata e oggi abbiamo una crisi della finanza locale che è strutturale. Penso che non dedicare attenzione a questo nell'ambito di una legge delega di questa importanza sia un gravissimo errore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Presidente, suo tramite, mi rivolgo ai colleghi della Lega: com'è possibile che un partito che ha sostenuto da sempre l'importanza dei territori e dell'autonomia dei territori non si pronunci, diversamente da quanto fece nell'altra legislatura, a favore di un principio fondante, ossia che un sistema fiscale lasci ai territori migliori uno spazio di eccellenza in cui, a fronte di un aumento o di una variazione della richiesta impositiva, offrire ai propri cittadini servizi migliori? Mi sembra che questo sia un principio che non può essere confutato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.56 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'emendamento 2.58 Borrelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, vorrei ricordare - l'avevo anticipato anche in Commissione - che questo emendamento chiede di riorientare l'imposizione fiscale in maniera coerente con la decarbonizzazione e gli obiettivi climatici a medio e lungo termine, spostando il carico fiscale dal lavoro alle attività più inquinanti e maggiormente dannose per l'ambiente e - aggiungo io - per la salute.

Mi sembrava che fosse una richiesta quasi ovvia nell'ottica di voler affrontare l'emergenza climatica, almeno a parole, e cercare di riportare sui giusti binari anche un fisco che abbia, nell'ottica generale, come tanti altri settori, al primo posto l'ambiente e, quindi, anche la salute dei nostri concittadini. Ma per l'ennesima volta è stato bocciato o, almeno, c'è stato un parere negativo.

La domanda che ci facciamo e che stiamo ponendo in termini costruttivi, non ostativi e, soprattutto, dialoganti con la maggioranza, è: quando, in modo concreto, ci saranno dei segnali nella direzione della difesa dell'ambiente e della costruzione di un Paese moderno, come d'altronde credo che tutti vorremmo, anche e soprattutto in difesa dei territori e dell'ambiente? Non lo stiamo facendo. E, anche in questa occasione, cosa c'è di più equo nel sostenere fiscalmente chi investe, paga le tasse e lo fa difendendo anche l'ambiente? Era una cosa che ritenevamo quasi ovvia. Pensavamo che il Governo e la maggioranza lo facessero di propria sponte. Abbiamo dato un suggerimento assolutamente costruttivo, ma ci viene dato il parere negativo e, ovviamente, chiediamo di porre in votazione l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.58 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'emendamento 2.64 Alifano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. Con questo emendamento torniamo ancora sul tema della denatalità, che è uno dei problemi che affligge la nostra società e che sicuramente in un futuro, nemmeno tanto lontano, riverbererà i propri effetti negativi sul sistema previdenziale, tanto per dirne una.

Ebbene noi, con questo emendamento, proponevamo di inserire, sempre tra i principi del diritto tributario, all'articolo 2, il comma 1-bis, nel quale prevedevamo di non ridurre mai gli importi dell'assegno familiare unico, che è una delle misure di sostegno per i nuclei familiari con figli a carico e, tra l'altro, è anche una misura che va incontro alle esigenze delle persone che hanno redditi medio bassi. Non si comprende per quale motivo il Governo, invece, abbia opposto un diniego a questo nostro suggerimento di buonsenso, che per l'appunto, va proprio nell'ottica di aumentare il tasso di natalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.64 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame del disegno di legge di delega in materia fiscale proseguirà, senza sospensioni, sino alle ore 20,30 di oggi. Le Commissioni potranno, quindi, riunirsi successivamente.

Nella seduta di domani, i lavori dell'Assemblea riprenderanno con il seguito dell'esame del disegno di legge di delega, a partire dalle ore 9 e sino alle ore 13,30 ed, eventualmente, dalle ore 16 alle ore 18; ove l'esame del disegno di delega fiscale si concluda entro le ore 13,30, nella parte pomeridiana della seduta avrà luogo il seguito della discussione delle mozioni in materia di emergenza abitativa, da concludersi, in ogni caso, entro le ore 18.

Resta fermo, alle ore 15, lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Nella giornata di giovedì l'Assemblea non terrà seduta.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1038-A e abbinata.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Grazie, Presidente. I pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il parere del Governo sugli emendamenti è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.1 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Allora, sappiamo che i piccoli contribuenti - pensiamo a commercianti, ristoratori e artigiani - sono costretti ogni anno in dichiarazione dei redditi a compilare i vecchi studi di settore (adesso si chiamano modelli ISA), che sono degli strumenti presuntivi in mano all'amministrazione finanziaria.

Qui tralascio l'utilità e la correttezza di questi strumenti; però, poiché per i piccolissimi contribuenti utilizziamo questi strumenti positivi, proponiamo che vengano utilizzati anche per i grandissimi contribuenti, che sarebbero i colossi del web.

In particolare, con altre proposte di cui poi parleremo negli emendamenti successivi, poiché c'è la necessità di raccogliere i dati che noi cediamo gratuitamente a questi soggetti e che costituiscono una materia prima per generare ricchezze mai viste prima, abbiamo prospettato la realizzazione di un registro dei dati, che ci consenta innanzitutto di intercettarli, di individuarli e poi di valorizzarli, perché i nostri dati hanno un valore. Questo ce lo dice già l'Unione Europea ed è un principio utilizzato dalla Guardia di Finanza che, qualche mese fa, ha compiuto un accertamento ai danni di Meta-Facebook, fondato proprio sul valore dei dati e sulla permuta dati-servizi.

Quindi, in questo emendamento proponiamo che queste informazioni e questi dati vengano utilizzati per capire quali possano essere i ricavi conseguiti da questi soggetti in Italia. È la nostra proposta e, ovviamente, diciamo che vogliamo essere anche in linea con gli orientamenti ed i principi stabiliti, ad esempio, dall'OCSE. Su questo tema il Governo, nella delega, non ha fatto quasi niente - ne abbiamo parlato anche in Commissione -, con la scusa di attendere gli orientamenti degli organismi internazionali, ma tutti sappiamo che, sulla tassazione dell'economia digitale, mentre l'Europa sta andando avanti e ha stabilito principi molto giusti e corretti, l'OCSE in realtà, sul cosiddetto Pillar One, non sta facendo niente. Questo perché evidentemente c'è l'interesse di un determinato Paese, gli Stati Uniti, a non andare avanti su questo tema, visto che gran parte delle grandi imprese del web hanno sede proprio in quel Paese. Però ci pare corretto che l'Italia inizi a ragionare su un tema fondamentale per reperire risorse e, ridurre, ad esempio, la pressione fiscale ai contribuenti ordinari e, quindi, sempre in questo emendamento, abbiamo proposto di istituire una Commissione di esperti in seno al Ministero dell'Economia per studiare proprio l'economia digitale e ridisegnare nuove forme di prelievo e di tassazione su questa economia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Mari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo all'emendamento 3.4 Scotto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento praticamente riconferma e riproduce il testo attuale della lettera d) del comma 1 dell'articolo 3, che stiamo votando, e che riguarda l'attrattività nei confronti degli investimenti dall'estero e prevede, esattamente come il testo in essere, la possibilità che siano introdotti incentivi all'investimento e al trasferimento di capitali in Italia. Ma in che cosa si differenzia dal testo in essere? In un punto particolare, ossia nel fatto che, oltre a richiedere che i suddetti incentivi prevedano misure idonee a prevenire ogni forma di abuso, introduce anche una norma fondamentale, e cioè che gli incentivi siano disegnati in modo tale - leggo testualmente - “da garantire il rispetto delle leggi in materia di lavoro e della contrattazione tra le parti sociali”.

Ora mi chiedo come si possa votare contro un emendamento che prevede che, quando si concedono incentivi per attività economiche, si richieda che quelle attività economiche, che intendano trasferirsi in Italia, rispettino le nostre norme in materia di lavoro e di contrattazione tra le parti sociali. Io mi chiedo veramente con quale criterio vengono dati questi pareri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Scotto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 3.6 D'Alfonso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento, a mio avviso, aiuta, laddove venisse compreso nella giusta direzione di marcia, l'ordinamento tributario italiano in una visione compositiva con l'ordinamento tributario europeo che prima o poi dobbiamo cominciare a configurare. Come sanno coloro i quali si sono occupati di più, sul piano internazionale, del diritto internazionale ed europeo, siamo ancora privi dello spazio fiscale unico europeo. È un dossier aperto che va nutrito di adesione politica, di coinvolgimento, di coinvolgimento delle agende nazionali, e dentro questo contesto nasce la riflessione del gruppo parlamentare del PD che affronta il tema su come si attraggono investimenti, su quali menù di convenienze devono servire per attrarre gli investimenti. Ed esistono veri e propri menù. Mi ricordo una vecchia intuizione di Bassanini, quando era Sottosegretario, che, attraverso un'agenzia che provava ad attrarre investimenti prima della nascita di Invitalia, di Sviluppo Italia, fece un menù di convenienze e cominciò a contemplare, già da allora, la cosiddetta zona fiscale speciale, zona economica speciale, zona franca urbana. Meccanismi di defiscalizzazione e di semplificazione amministrativa per fare in modo che nascesse uno spazio di competizione per l'attrazione degli investimenti.

Il gruppo del PD con questo emendamento solleva il tema della legalità dei capitali provenienti dall'estero anche con finalità di accrescimento dell'investimento. Come fa un emendamento di questo tipo a riscontrare ritrosia, disinteresse, velocismo istruttorio? Cacciari direbbe: nullità, nihilità. Perché c'è bisogno di questo velocismo nel disinteresse? Almeno date luogo ad una lettura approfondita. Sono stato presidente di Commissione parlamentare e attivavo un tiro alla fune con gli uffici istruttori affinché tenessero da conto le ragioni per le quali si affermava di “sì” o di “no”. Non può essere l'antipatia, non può essere il non rientrare all'interno di un perimetro di contenuti graditi all'azione di Governo, perché si svilisce l'attività istituzionale. L'attività istituzionale è di una realtà terza che addirittura prende dalle parti, ma non scompare nelle parti. Invece, certa attività istruttoria viene fatta con il bilancino: ma da dove viene? È come se contasse solo la provenienza e non il destino, il punto di arrivo. Credo che dovremmo tornare a dare più importanza al lavoro di merito, arricchente, del Parlamento e delle Commissioni, poiché queste norme entrano in un ordinamento che dura più di 60 mesi, anche più del tempo della vita politica di un momentaneo leader che ha goduto della ventosità elettorale. Ecco perché vi chiedo: fate attività nel merito di istruttoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'emendamento 3.8 Grimaldi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Sono ancora qui che aspetto Giorgetti che, durante la legge di bilancio, mi disse: la stupirò, Grimaldi, la stupirò, vedrete cosa faremo sulla tassazione delle multinazionali.

Accipicchia, mi ha veramente stupito non vedere nulla, proprio nulla, su questo tema. Parliamo di aziende che sono le più ricche del mondo, ma presentano bilanci più o meno da società no profit in questo Paese. Grandi multinazionali che pagano meno tasse di qualsiasi bottega artigiana. A dicembre del 2021 l'OSCE ha approvato, nell'ambito del secondo pilastro delle regole globali, la finalità di porre un freno al trasferimento di utili verso giurisdizioni con imposizione molto bassa o inesistente, nonché alla concorrenza fra Stati. Guardate, non vale solo per i paradisi fiscali, vale anche per Paesi che sono dentro i confini dell'Unione europea. Questo nuovo insieme di regole, che sarà recepito progressivamente dalle singole giurisdizioni nazionali, ha l'obiettivo di garantire che in ogni giurisdizione in cui viene a insediarsi un gruppo transnazionale esso sconti un'effettiva imposizione non inferiore al 15 per cento. Se la tassazione locale è inferiore, allora il gruppo dovrà provvedere a prelevare un'imposta integrativa. Noi che cosa chiediamo? Chiediamo che questa imposizione arrivi al 21 per cento, e lo diciamo con un lavoro fatto da degli economisti di fama mondiale, come Torslov, Wier e Zucman, contenuto nel loro studio The missing profits of nations, che ci ricorda che su scala globale le imprese multinazionali hanno trasferito verso i paradisi fiscali societari profitti per 616 miliardi di dollari. Secondo le stime per l'Italia l'ammontare dei profitti trasferiti era stimato in 28,9 miliardi di dollari, con un ammanco erariale di circa 7 miliardi di dollari, pari al 18 per cento del gettito Ires. Questo fenomeno è riconducibile alla pianificazione fiscale aggressiva messa in atto da molte multinazionali, che, al fine di ottimizzare il proprio carico fiscale globale, trasferiscono, tramite le strategie infragruppo più disparate, profitti realizzati in giurisdizioni a fiscalità d'impresa medio-alta. Ma guardate, c'è poco da prenderla così alta, basta guardare i dati delle nostre regioni, dell'IRAP che volete abolire. Le multinazionali che hanno sede in Italia, che hanno sedi produttive in Italia, se la sono già tolta da sole, non c'è bisogno della vostra abolizione. Pensate che in una regione come quella da cui provengo, il Piemonte, fino a 10 anni fa incassavamo 2 miliardi e mezzo di IRAP. Le 30 più grandi multinazionali, che conoscete benissimo, una dietro l'altra pagavano 20, 30, 40, 50, 80, 120 milioni di euro di IRAP. Da più di 5 anni, da quando hanno spostato le sedi fiscali e legali all'estero, pagano zero e contribuiscono meno del 5 per cento di tutte le imprese piemontesi. Anche per questo, se siete dalla parte delle imprese italiane, se siete dalla parte delle piccole e medie imprese che pagano le tasse, se siete dalla parte dei lavoratori che pagano l'83 per cento delle tassazioni in Italia, allora votate questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.8 Grimaldi, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Fenu, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.11 Fenu, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.12 Fenu, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.13 Fenu, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.14 Fenu, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare, sul complesso degli emendamenti all'articolo 4, l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.

VITO DE PALMA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Nella delega della riforma fiscale sono molto importanti le disposizioni in materia di revisione dello statuto del contribuente. In questo articolo 4, queste sono volte a garantire un più equilibrato rapporto tra contribuenti e amministrazione finanziaria, prevedendo il rafforzamento da parte dell'ente impositore dell'obbligo di motivazione degli atti impositivi, specificando le prove su cui si fonda la pretesa e il diritto d'accesso da parte del contribuente agli atti del procedimento tributario, funzionali al corretto dispiegarsi del diritto al contraddittorio.

Diversi emendamenti di Forza Italia sono stati approvati e devo ringraziare il Governo, il Vice Ministro Leo e il Sottosegretario Freni per aver accolto le nostre proposte. Con l'approvazione di un emendamento di Forza Italia, è stata aggiunta, tra i criteri direttivi per la revisione dello statuto, la disciplina della consulenza giuridica, distinguendola da quella dell'interpello. Sempre con riferimento allo statuto, un altro emendamento di Forza Italia, approvato durante l'esame in Commissione, stabilisce che le disposizioni dello statuto costituiscono principi generali dell'ordinamento e criteri di interpretazione adeguatrici dalla legislazione tributaria. Altra modifica è l'istituzione di una figura unica nazionale, in sostituzione dei garanti territoriali dei contribuenti. Il Garante nazionale sarà un organo monocratico di durata quadriennale. La finalità di questa istituzione è stabilire un rapporto equilibrato fisco-contribuente, nonché semplificare ed accelerare la soluzione di eventuali criticità del sistema fiscale. È stata introdotta anche una moratoria per le scadenze ricadenti nel mese di agosto. Sempre nell'ottica di un maggior rispetto dei contribuenti e dei professionisti, si prevede la sospensione nei mesi di agosto e dicembre dell'invio da parte dell'amministrazione finanziaria di comunicazioni, di inviti, richieste di dati e documenti e l'esclusione dalla decadenza dei benefici fiscali in casi di inadempimenti formali o di minore gravità. Anche grazie a un ulteriore emendamento è stato inserito il principio di prevedere agevolazioni per interventi di rigenerazione urbana. Insomma, la legge delega prevede che la revisione dell'intero meccanismo di tassazione dovrà essere attuata in modo da perseguire gradualmente l'obiettivo della equità orizzontale.

Pertanto, nel provvedimento non è contenuto un intervento di semplice manutenzione ordinaria, ma una radicale e organica riforma fiscale, che per noi persegue gli obiettivi di ridurre la pressione fiscale, dare equità alla tassazione, semplificare il sistema tributario, aumentare il grado di certezza del diritto e migliorare il rapporto fisco-contribuente attraverso il contrasto all'evasione fiscale, puntando alla compliance piuttosto che a misure repressive.

In conclusione, il nostro obiettivo nel provvedimento di delega per la riforma fiscale è di dare, a distanza di più di cinquant'anni, una vera riforma e un assetto organico e sistematico a questa materia. Si tratta di condizioni imprescindibili e irrinunciabili per rilanciare la nostra economia e accrescere la competitività delle nostre imprese.

A proposito di eredità del presidente Berlusconi, di cui si è discusso in questi giorni, per noi è questa la sua eredità politica: semplificare il fisco, ridurre la pressione fiscale e mettere i cittadini nelle condizioni di non esser chiamati sudditi, ma di essere dei cittadini che contribuiscono alla leva fiscale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sul complesso degli emendamenti all'articolo 4, l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Gli esponenti di centrodestra sono tutti molto educati. Lo sono sempre stati, come del resto quelli di centrosinistra, di centro e di lato. Nel corso degli ultimi 10 anni, il primo segnale dopo l'incontro era sempre il saluto: Ciao, buongiorno, buonasera, buon pomeriggio. Immediatamente dopo il saluto, c'era la frase: “Quando andremo al Governo, metteremo in Costituzione lo statuto del contribuente”. E alcuni la dicevano prima ancora di salutare. Sono state presentate centinaia di proposte di legge da parte del centrodestra, quando era all'opposizione, sulla costituzionalizzazione dello statuto del contribuente. Siccome nel lavoro della delega Draghi, il lavoro dell'era Draghi si svolgeva a fine legislatura, non c'era il tempo materiale per procedere a un'inclusione in Costituzione. Badate bene, non si parla di tutto lo statuto del contribuente; ad esempio, quello dell'irretroattività è sicuramente un principio che non potrà mai essere inserito in Costituzione, perché ingesserebbe troppo la politica fiscale. Tuttavia, alcuni princìpi, come il principio di semplicità dell'ordinamento tributario o alcuni concetti sull'abuso del diritto, sono l'unico modo per evitare che lo statuto del contribuente continui ad essere la legge più violata del pianeta Terra. Infatti, collega, quanto previsto in quest'articolo non cambia assolutamente nulla, perché, finché rimane a livello di norma primaria, lo Stato è, allo stesso tempo, giudice e parte in causa di quel discorso, quindi, continuerà a violare lo statuto, come sta facendo adesso. L'unico modo per evitare che alcuni princìpi siano soggetti a violazioni continue è inserire quegli stessi princìpi in Costituzione.

In questa legislatura, abbiamo depositato - ma immagino che ci saranno proposte analoghe di altri colleghi - una proposta ragionevole d'inserimento in Costituzione di alcuni principi, che poi ne consente, con la normativa di rango costituzionale, una maggiore cogenza e, quindi, la realizzazione di quanto lei ha appena espresso. Chiediamo al Governo, poiché ce n'è, di tempo, davanti, quattro anni - almeno voi così dite -, se sia possibile iniziare insieme un intervento su cui siamo d'accordo tutti, ovvero prendere alcuni principi dello statuto del contribuente, fissarli in una Costituzione che, nella scorsa legislatura, ha visto inserire di tutto, tranne forse le cose che... no, ritiro. Ha visto inserire di tutto.

Chiediamo se sia possibile iniziare un percorso condiviso, a partire dalla calendarizzazione, magari immediata, della nostra proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Vice Ministro Leo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LEO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Con riferimento alla proposta dell'onorevole Marattin, già il Governo, nel corso della discussione generale, ha manifestato piena disponibilità a elevare a norma di rango costituzionale lo statuto del contribuente. Il Governo, quindi, è assolutamente favorevole a seguire tutte le iniziative mirate a tale obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Anche noi, come gruppo Lega, abbiamo presentato una proposta di legge per elevare a rango costituzionale lo statuto del contribuente. Quindi, per noi questa può essere anche l'occasione; ovviamente, solo alcuni princìpi, perché non tutto è possibile. Infatti, la retroattività creerebbe problemi nell'attività legislativa futura. Tuttavia, alcuni temi abbisognano sicuramente di rango costituzionale. Apprezziamo anche l'attività del Governo, che ha posto, seppur non a rango costituzionale, la forte attenzione su una legge calpestata negli ultimi 20 anni da quasi tutti e da un'attività che spesso ha dimenticato il contribuente, soprattutto in ordine all'affidamento delle norme di legge, a cui, invece, il cittadino spesso è stato obbligato, ma non è stato considerato allo stesso modo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io devo ricordare - non è difficile ricordarlo - che, nei tanti incontri e nei tanti convegni che avevano ad oggetto il tema fiscale e la sua riforma anche durante la scorsa legislatura, uno dei cavalli di battaglia, condiviso anche da noi del centrodestra, era l'elevazione a rango costituzionale dello statuto del contribuente.

In questa proposta, fatta nell'articolo 4, in realtà, non c'è traccia - anche se apprezzo la buona volontà del Vice Ministro - di questa volontà di elevare a rango costituzionale lo statuto del contribuente.

Com'è stato detto, è una delle normative più violate, in primis dall'amministrazione finanziaria, ma anche dalle varie commissioni tributarie. Non credo ci sia la reale volontà di elevare questa norma a rango costituzionale, perché vediamo che, nella proposta di legge, non c'è un'intenzione ben precisa; è chiamata legge generale tributaria e sparisce il riferimento, che attualmente c'è nella formulazione dello statuto del contribuente, all'attuazione degli articoli 3, 23, 53 e 97 della Costituzione. Su questo punto, infatti, per sicurezza. abbiamo proposto un emendamento.

Tuttavia, in un'audizione del Vice Ministro in Commissione finanze è stato chiesto conto della mancata elevazione a rango costituzionale di questa norma e il Vice Ministro ha detto chiaramente che non è opportuna un'elevazione a rango costituzionale, perché potrebbe essere necessario, ad esempio, prevedere, definire e determinare norme retroattive. Quindi, il concetto è che non diventa una norma costituzionale, perché, comunque, avremo sempre necessità di violarla.

Pur apprezzando la buona volontà del Vice Ministro, credo che, nonostante i proclami del centrodestra nella scorsa legislatura e fino a pochi mesi fa, in realtà, non ci sia una reale volontà di elevare questa norma a rango costituzionale. Questo è un peccato, perché uno dei principi fondamentali previsti da questa norma, anch'esso sempre violato, è un principio che dovrebbe essere, in realtà, patrimonio comune - ma non lo è - ed è il principio dell'affidamento, della buona fede e della collaborazione tra amministrazione finanziaria e contribuente.

Mi auguro che il Governo accolga adesso gli emendamenti che abbiamo presentato oppure ci sia l'opportunità di accantonarli per rifletterci un po' di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo che l'articolo 4 convochi ciascuno di noi a rilevare l'importanza dell'ambizione tematica e, nello stesso tempo, la mancanza dello svolgimento. Voglio ricordare all'Aula e anche ai rappresentanti del Governo che l'anno scorso, esattamente 11 mesi fa, il lavoro del Parlamento e quello del Governo sono riusciti a portare a casa un importante risultato che si iscrive lungo il tracciato delle garanzie del contribuente.

È l'articolo 4, comma octies, della legge di riforma della giustizia tributaria, laddove si stabilisce che il funzionario dell'agenzia fiscale che non valorizza situazioni di fatto e di diritto del contribuente quando pone la domanda di conciliazione o di riesame, se poi perde davanti alla corte di giustizia tributaria di primo grado, allora le spese di giustizia gravano come azione di responsabilità sul funzionario. Per la prima volta si è fatta una rivoluzione di questo tipo, con il parere favorevole di tutta la filiera di coloro che, appunto, devono esprimere il parere.

Qual è la ragione per cui si norma a livello costituente, statuente e stabilente una norma quale quella che si occupa delle condizioni di garanzia del contribuente, cioè diritti e doveri che trovano la forma dello statuto e che dovrebbero assumere il rango di stabilito costituzionale? Perché è lì che si situa anche il cuore della democrazia: non esiste una democrazia senza la responsabilità fiscale. Questo non lo dice D'Alfonso dagli Abruzzi, ma lo dice Franco Gallo, lo dice il dettato dell'articolo 53 della Costituzione.

Quindi, diritti e doveri. Allora, quando, per esempio, si solleva la domanda di giustizia tributaria, la giustizia tributaria dev'essere prevedibile e non un'opera artistica. È per questo che si è fatta la riforma vigente, che è valsa 24 miliardi di euro nella trattativa negoziato e contratto con l'Europa per i fondi del PNRR. Quella è una riforma fatta e consegnata sul punto in tempo, cioè entro il 31 dicembre 2022.

Noi, però, dobbiamo fare anche altre riforme. Sul punto di dove collochiamo il rango dello statuto del contribuente, è chiaro che deve assumere un rango costituzionale per essere indiscutibile, davanti a che cosa? Davanti a quello che rivelò un nostro padre costituente, addirittura un padre costituente che pensava all'Italia prima dell'Italia unita. Mi riferisco a Silvio Spaventa, che è colui che per primo ha posto, nella storia del diritto italiano, il tema della parità dei rapporti tra contribuente e pubblica amministrazione. Silvio Spaventa che pretese la IV sezione del Consiglio di Stato come sito di giustezza e di giustizia nei rapporti.

Allora, al Vice Ministro Leo e al Sottosegretario Freni: facciamo in modo che questa spinta, avvertita come riformatrice e doverosa, si concluda, in maniera tale che il contribuente non sia sballottato come l'acqua sui tetti ma abbia certezza di riferimenti e collocazione resistente anche quando c'è un principio di precontenzioso. A questo serve lo statuto che assume rango costituzionale.

Io concludo con un'annotazione. Vedete, già nel documento di indirizzo della riforma dell'Irpef, che venne lavorato da Marattin e da D'Alfonso come presidenti delle due Commissioni e degli organi collegiali di riferimento, si scriveva del principio di affidamento, che è un principio orientatore della cultura giuridica europea e si scriveva dell'inversione dell'onere della prova e anche della composizione dei dati e delle informazioni a favore della macchina tributaria e del contribuente se deve difendersi e lì lo scrivemmo come indirizzo. Ora siamo di nuovo all'indirizzo. Però, facciamo in modo che le riforme, a fronte della domanda di rispetto della dignità del cittadino, producano certezza di aggancio, di riferimento e anche di produzione di valore quando deve descriversi il patrimonio di interessi che ha il cittadino contribuente nei confronti della macchina dell'ordinamento tributario.

Il Leviatano va contenuto sempre. Quando assume la forma della giustizia penale, della giustizia amministrativa o della giustizia tributaria è un Leviatano che ha bisogno di regole che lo contengano. Questo lo hanno detto tutti i liberali di tutte le matrici. Non voglio citare la grande scuola del Partito d'Azione su questo, ma vi cito di nuovo un abruzzese, Silvio Spaventa di Bomba, che questo ha insegnato a generazioni di elettori, di eletti, di magistrati e anche di docenti di diritto. Nel 1875, a Bergamo, insegnò a una generazione di costituzionalisti qual era il livello che doveva assumere il rapporto tra Stato e cittadino a fronte delle esagerazioni Stato quando amministra le sue procedure. Di questo tratta l'articolo riferito allo statuto del contribuente, se vogliamo che non sia una farfalla che si piega gli interessi della parte e, molte volte, la parte è prepotente perché assume le fattezze dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore a esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 4.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Il parere è contrario su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il Governo è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.1 Fenu.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 4.3 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente. Di fatto, noi chiedevamo di rafforzare l'obbligo di motivazione degli atti accertativi e degli atti impositivi non solo in relazione all'indicazione delle prove, così come previsto dalla lettera a) dell'articolo 4, ma anche con l'indicazione dei dati personali. L'amministrazione si avvarrà sicuramente, nell'accertamento della capacità contributiva dei cittadini, dell'utilizzo di banche dati. Quindi, si chiedeva di fare riferimento anche ai dati personali, a come vengono estratti, anche per garantire una maggiore tutela al contribuente e alla sua possibilità di difendersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo all'emendamento 4.6 Tabacci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. C'è una frase di Aldo Moro che si attaglia a quest'articolo in particolare, perché richiama l'equilibrio tra diritti e doveri: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”. Cosa significa questa cosa? Significa che lo statuto dei diritti del contribuente non può essere dissociato dai doveri e il dovere del contribuente è che non può evadere gli impegni fiscali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Questo statuto può anche essere costituzionalizzato, ma non può prescindere dalla realtà: la massiccia evasione di intere categorie di contribuenti, che nascondono al fisco il 65-70 per cento della loro base imponibile proveniente da redditi di lavoro autonomo e da imprese individuali. Agli stessi contribuenti è, poi, riservata un'imposta sostitutiva, con determinazione forfettaria dell'imponibile e aliquota piatta, molto favorevole, cui si è aggiunta, per chi non aderisce al regime forfettario, l'aliquota piatta sugli incrementi di reddito. Il trattamento agevolato per lavoratori autonomi e professionisti si traduce in una serie di distorsioni che aggravano la stessa scarsa produttività del settore dei servizi. Poiché, ieri, in discussione generale è stato enfatizzato questo argomento, l'emendamento che mi sono permesso di proporre prevede che i provvedimenti interpretativi dell'Agenzia delle entrate su una materia così delicata tengano conto anche degli atti di indirizzo eventualmente deliberati dalla Camera e dal Senato in materia, quindi dal Parlamento. Il Parlamento dovrebbe tutelare l'interesse generale, non quello dei clienti dei professionisti, nel senso che l'interesse dei clienti va inserito all'interno del bene comune, dell'interesse generale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Gli atti di indirizzo delle Camere hanno una valenza superiore a quella del club dei commercialisti, che puntano a privatizzare le controversie fiscali, ridimensionando il ruolo della terzietà della pubblica amministrazione. Non si scappa da questa logica, c'è un intreccio tra diritti e doveri: fare il canto dei diritti, prescindendo dai doveri, è un atto di irresponsabilità senza limiti. Sarà bene che questo Parlamento ne prenda atto, diversamente sarà sommerso, e questa delega diventerà una chimera, perché, tra l'altro, non prevede neppure le coperture necessarie. Questo è lo scandalo della rottura del rapporto tra diritti e doveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Teniamo conto di questo, colleghi, finché siamo in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Volevo sottoscrivere l'emendamento del deputato Tabacci, a nome del nostro gruppo, e sottolineare che ha detto una cosa importantissima, che noi cerchiamo di ribadire e che non viene detta a sufficienza in questo Parlamento: vale a dire che esistono i diritti, ma esistono anche i doveri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Tabacci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.7 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.8 Benzoni e 4.9 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.10 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo agli identici emendamenti 4.11 Alifano, 4.12 Tabacci e 4.13 Gruppioni. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Signora Presidente, qui, siamo nella prospettiva - ma solo delineata a chiacchiere e a parole - del fisco amico. Noi, con questo emendamento, chiedevamo di sopprimere il punto 4) della lettera c) del comma 1 dell'articolo 4, con il quale si subordina l'ammissibilità delle istanze di interpello al pagamento di un contributo, seppure subordinato e anche graduato in relazione a diversi fattori, come la tipologia di contribuente o la questione posta all'attenzione dell'amministrazione. Ora, l'interpello, come è notorio e come è stato tra l'altro rilevato in sede di audizione degli esponenti del consiglio nazionale dei dottori commercialisti, è una modalità riuscita di avvicinare il cittadino al fisco, anche perché il cittadino, molto spesso, non sa come muoversi nella giungla di norme, di circolari, spesso fumose, e, quindi, chiede una risposta pronta all'amministrazione.

Il fatto di subordinare l'interpello al pagamento di un contributo, verosimilmente, allontanerà il cittadino dall'amministrazione finanziaria e avrà come effetto sicuro, certo, un aumento del contenzioso, quel contenzioso che, sempre a parole, questa delega vorrebbe deflazionare. Quindi, per questo, si chiedeva di sopprimere questa norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.11 Alifano, 4.12 Tabacci e 4.13 Gruppioni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.14 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.15 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.16 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.17 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.18 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo all'emendamento 4.19 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, quest'emendamento, in realtà, va esattamente nella medesima direzione di quanto già previsto nel testo dall'articolo 4, lettera g), in particolare, che prevede di potenziare l'esercizio del potere di autotutela estendendone l'applicazione agli errori manifesti. Ora, con la proposta emendativa cosa intendiamo fare? Intendiamo proprio rafforzare, in particolare, la finalità deflattiva del contenzioso che può avere l'istanza di annullamento in autotutela, chiaramente quando riguardi atti non ancora definitivi; quindi, facendo che cosa? Prevedendo che la presentazione dell'istanza di annullamento in autotutela sospenda il termine per impugnare l'atto impositivo.

Oggi accade che il contribuente presenta l'istanza di autotutela e inizia ad aspettare, per lo più invano, purtroppo, un riscontro da parte dell'amministrazione finanziaria. Non sa se può o meno fare affidamento sulla lealtà dell'amministrazione finanziaria, ma nel frattempo decorre inesorabile il termine per impugnare l'atto.

Proponiamo di prevedere, invece, un meccanismo di sospensione del termine di impugnazione dell'atto e, al contempo, di richiedere all'amministrazione finanziaria di provvedere in modo espresso sull'istanza medesima entro un tempo congruo. Tra l'altro, scriviamo così nell'emendamento, proprio perché si tratta di un principio di delega e vogliamo, in qualche modo, lasciare la libertà al Governo di prevedere il termine che riterrà più congruo. In assenza di un provvedimento espresso da parte dell'amministrazione finanziaria maturerebbe, cosa che già avviene in diritto amministrativo, il cosiddetto silenzio accoglimento e, quindi, varrebbe il silenzio come accoglimento dell'istanza.

Questo è un emendamento di buonsenso perché rispetta proprio il fatto che si tratti di errori manifesti. Quindi, se noi riteniamo che i funzionari non debbano essere ingolfati dal dover rispondere in modo espresso a istanze di annullamento in autotutela, possiamo benissimo inserire questo meccanismo del silenzio che valga come accoglimento dell'istanza, per cui, quando l'errore è palese e quando l'amministrazione ritenga di poter accogliere l'istanza medesima, non ha neanche bisogno di provvedere in modo espresso, ma fa decorrere quel termine che si prevedrà o, insomma, che noi auspicheremmo fosse previsto dal decreto legislativo attuativo, e così si potrà in qualche modo archiviare e ritenere definita la posizione del contribuente.

Si tratta di un meccanismo che rafforza quella leale collaborazione che ci dovrebbe essere tra i contribuenti e l'amministrazione finanziaria e, lo ripeto, con l'intento di potenziare proprio la finalità deflattiva del contenzioso. Infatti, arrivano spesso a contenzioso - proprio per l'incertezza del contribuente di poter fare affidamento o meno rispetto a un riscontro da parte dell'amministrazione finanziaria - delle controversie di natura bagatellare o, comunque, che sono di facile o, si direbbe così, di pronta soluzione e che vanno a ingolfare le commissioni tributarie e le corti tributarie, oggi, per motivi per cui potrebbe essere assolutamente non necessario ricorrere davanti ad un giudice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.19 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.20 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'emendamento 4.21 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Anche quest'emendamento ha una finalità deflattiva del contenzioso perché proponiamo di istituire una piattaforma telematica della giustizia predittiva tributaria, consultabile attraverso il sito web del Ministero dell'Economia e delle finanze e accessibile a tutti i contribuenti, in forma gratuita. Perché sarebbe uno strumento deflattivo del contenzioso? Perché oggi i contribuenti hanno sicuramente difficoltà nel districarsi nella normativa tributaria, che è particolarmente complessa, in continua evoluzione e suscettibile, spesso, di interpretazioni che si avvicendano costantemente. Avere uno strumento attraverso il quale il contribuente possa prevedere, in qualche modo, l'esito della controversia che vorrebbe sottoporre al giudice tributario sicuramente potrebbe, molto spesso, scoraggiare la presentazione di un ricorso, scoraggiare dal rivolgersi all'autorità giudiziaria, oppure potrebbe, in altri casi, rafforzare tale intendimento.

Sicuramente, potrebbe essere uno strumento utile per agevolare l'attuazione di un principio fondamentale in materia tributaria, la compliance tra l'amministrazione finanziaria e i contribuenti. Questo sarebbe un ulteriore strumento utile proprio in questa prospettiva.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.21 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.22 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sul complesso degli emendamenti perché l'articolo 5 riguarda la nostra principale imposta progressiva. Noi abbiamo presentato alcune correzioni che provengono, in parte, dalla precedente proposta di delega a cui un po' tutti abbiamo partecipato. Abbiamo proposto un'elevazione della no tax area per lavoratori dipendenti e pensionati fino a 12.000 euro all'anno e abbiamo proposto un riordino delle deduzioni e delle detrazioni, anche proponendo il rimborso diretto di queste spese fiscali. Abbiamo, inoltre, proposto un'imposta scivolo dal regime forfetario verso l'imposizione ordinaria perché, purtroppo, capita che i contribuenti in regime forfettario, pur di rientrare in tale regime, tendano a non prendere nuovi lavori o direttamente a non fatturare, quindi a evadere.

Per evitare quest'elusione, abbiamo previsto un periodo agevolato di passaggio dall'imposta forfetaria all'imposta ordinaria.

Intendevo intervenire sul complesso degli emendamenti, anche perché, di fatto, l'Irpef, che è praticamente la nostra unica imposta progressiva, sta diventando un po' la riserva indiana di lavoratori dipendenti e pensionati che, di fatto, sono gli unici, insieme a pochi altri imprenditori individuali, a pagare questa imposta progressiva. Non c'è soltanto un problema d'iniquità orizzontale, così com'è definita. L'equità orizzontale sarebbe quel principio in base al quale, a parità di reddito, ciascuno deve ricevere lo stesso trattamento tributario e, quindi, deve pagare la stessa imposta. Non c'è soltanto un problema di violazione di questo principio, ma c'è anche un problema di sostenibilità, perché gran parte dei nostri servizi e del gettito dello Stato poggiano proprio sull'Irpef e, negli anni, la platea Irpef si sta riducendo sempre di più. Purtroppo, lo Stato offre sempre di più vie di fuga dall'Irpef attraverso la miriade di imposte sostitutive.

In questa delega, non è chiaro quale sia la linea del Governo. Nella scorsa legislatura, si era trovata una sorta di punto di caduta su un'imposizione cosiddetta duale, da una parte, l'imposta progressiva, principalmente l'Irpef e, dall'altra, un'unica imposta proporzionale e possibilmente identica per tutti quelli che applicavano imposte sostitutive.

Il Governo, anche nella delega, stabilisce che vuole applicare la flat tax, la cosiddetta tassa piatta, però, dopo le modifiche, ma anche a leggere bene il testo, in realtà dalla proposta del Governo sparisce anche la tassa piatta e assistiamo a un'esplosione di tasse piatte.

In questo modo, il Governo è riuscito a coniugare - era difficile farlo - il difetto della tassa piatta, che è quello dell'iniquità, col difetto della progressività, che è quello della moltitudine di aliquote. Quindi, si è riusciti a prevedere un sistema iniquo ma, allo stesso tempo, complesso.

È difficile raggiungere i livelli ottimali delle caratteristiche che deve avere un sistema tributario ma, in questo caso, il Governo è riuscito in modo egregio ad allontanarsi da tutte le caratteristiche ottimali che deve avere un sistema di imposizione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore a esprimere i pareri.

FABRIZIO SALA, Relatore. I pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'emendamento 5.2 Guerra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quest'emendamento è per il Partito Democratico particolarmente importante perché, attraverso un emendamento (cosa molto difficile), cerca di dare l'idea di come potrebbe essere una riforma fiscale degna di questo nome. La premessa è che questa riforma fiscale non è degna di questo nome. Essa, infatti, parte da un sistema fiscale - mi riferisco, in questo caso, all'imposta sui redditi - che ha difetti riconosciuti da tutti i soggetti auditi l'anno scorso (gli accademici, i soggetti istituzionali, tutti quanti). È un sistema fiscale assolutamente frammentato, in cui l'esito dell'obbligo impositivo è totalmente casuale, cioè non c'è alcuna logica. Nella mia vita laica insegno Scienza delle finanze all'università: questo sistema fiscale non è più raccontabile agli studenti, perché devi dire loro che è soltanto un insieme infinito di piccole deroghe rispetto a chissà quale sistema di riferimento che non esiste più.

Allora, una riforma fiscale dovrebbe avere, prima di tutto, il ruolo di dare una razionalità, dare una guida, far capire perché io pago di più e un altro paga di meno, o viceversa. Invece, la riforma che ci viene proposta segue la via esattamente contraria; invece di eliminare, semplificare, ridurre e accorpare qualcuno dei mille regimi speciali che sono stati introdotti nel corso degli anni e si sono stratificati senza alcuna logica, fa esattamente il contrario, cioè ne introduce altri.

In questo contesto così farraginoso, proponiamo almeno una razionalizzazione. Non è il mondo ideale, ma è un mondo che avrebbe un senso, che è raccontabile, e cioè dire: adottiamo uno dei modelli fiscali esistenti, dibattuti e anche adottati da altri Paesi, che è il modello della tassazione duale, modello su cui, peraltro, si erano conclusi i lavori delle Commissioni finanze dell'anno scorso. Si tratta di un modello che dice: diamo omogeneità, da un lato, alla tassazione di tutti i redditi di lavoro dipendente e autonomo, compresi anche i redditi di pensione, che potrebbero rimanere dentro l'IRPEF, quindi, dentro un'imposta ordinatamente progressiva, e, dall'altro, nella selva della tassazione dei redditi di capitale, che si articola su un numero rilevante di aliquote profondamente differenziate, senza alcun motivo, fra di loro, adottiamo una tassazione omogenea, con un'unica aliquota. E questa è la proposta che facciamo nostra in questo emendamento.

Interveniamo, poi, nell'ambito dell'Irpef, con una valutazione di cosa debba essere la progressività. Infatti, a cosa ci rimanda questa legge delega? Ci rimanda all'idea futura, ma non adottata nella delega, di una flat tax, che è una cosa assolutamente assurda, a meno che non si voglia tagliare di 7, 8, 10 punti il welfare del nostro Paese. Però, si fa una cosa che diventa più realistica, che è quella di una flat tax incrementale, cioè un altro regime sostitutivo, riservato non a chi ha la fortuna di poter aumentare il proprio reddito, ma solo ad alcuni che hanno questa fortuna. Infatti, se nella versione iniziale c'era una forse probabile apertura a una flat tax incrementale - che, ripeto, è assurda, perché fa pagare meno a chi prende più reddito ma che, comunque, era pensata per tutti -, adesso il velo è stato squarciato e abbiamo capito, nel corso di questo percorso parlamentare, che la flat tax incrementale sarà solo per lavoratori autonomi e imprese, mentre per i lavoratori dipendenti la flat tax significherebbe detassare gli incrementi contrattuali. Ciò è troppo costoso e nessuno lo farà, quindi ai lavoratori dipendenti verrà fatta qualche piccola regalia (un po' di tredicesima, un premio di produzione, un piccolo straordinario), per rovinare ulteriormente il sistema fiscale, facendo perdere il senso di questi interventi, invece che affrontare in modo razionale e compiuto la riduzione del peso sul lavoro dipendente e pensionato, che paga troppo, in un'ottica di riequilibrio della distribuzione degli oneri fiscali.

Nella nostra proposta emendativa, sostituiremmo questo coacervo di regole senza flat tax incrementale e con una progressività comprensibile alle persone, cioè un'aliquota media che cresce in modo continuo, in modo tale che, sapendo qual è la tua aliquota media, tu sai l'incidenza dell'imposta e altro non devi sapere, in piena trasparenza.

C'è un ultimo punto. Si vuole intervenire - e finisco subito - nella riduzione delle detrazioni dei regimi delle tax expenditures. Questa è roba Irpef: se la riduciamo - e noi siamo d'accordo -, non lo facciamo, però, per dare ulteriori privilegi fiscali a chi è fuori dall'Irpef, ma per ristrutturare, rendere più razionale e, quindi, anche diminuire il peso di chi sta dentro l'Irpef (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Solo per chiedere, con il consenso dei presentatori, di sottoscrivere quest'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo all'emendamento 5.3 Bonetti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei esprimere alle colleghe e ai colleghi il mio e il nostro profondo stupore rispetto al parere contrario che - e lo voglio scandire chiaramente - il Governo e il relatore hanno dato a un emendamento che invitava alla revisione dell'ISEE. Colleghe e colleghi, dai banchi del Governo, al posto del Sottosegretario Freni, anzi mi permetta di dire, Sottosegretario, con il Sottosegretario Freni, abbiamo più volte dato parere favorevole ad ordini del giorno che impegnavano il Governo alla revisione dell'ISEE. Io, a quella richiesta, avevo, con il Sottosegretario Freni, dato seguito, istituendo un tavolo per la revisione dell'ISEE. Il Governo è caduto, è finita la legislatura, oggi c'è una maggioranza di centrodestra, cioè di coloro che chiedevano di rivedere l'ISEE. Io, in coerenza con l'impegno che mi sono presa con gli altri colleghi, dico: inseriamo un impegno di revisione dell'ISEE, e cosa accade? Accade che il re è nudo, e questa maggioranza dà parere contrario alla revisione dell'ISEE. Io non ho problemi a fare una bella agenzia, che sarà ben accolta dalle associazioni familiari, rispetto al fatto che l'ISEE - uso le vostre parole - è uno strumento ormai obsoleto per valutare lo stato economico di dimensionamento degli interventi per le politiche familiari. Ma, d'altra parte, forse, il re è nudo non solo sull'ISEE. Leggo: l'emanazione tempestiva dei decreti attuativi del Family Act è un punto chiave, il secondo punto del programma elettorale di Forza Italia. Non del mio partito, di Forza Italia! E invece di dare seguito a questo - che avrebbe permesso, nel giro di 2-3 mesi, di fare quelle detrazioni fiscali che voi avete inserito in questa delega, con vaghi principi secondo quei vincoli che voi stessi, attraverso i vostri emendamenti, avete inserito nella legge n. 32 del 2022 - cosa fate? Annacquate i principi di delega e rimandate addirittura di ulteriori 24 mesi quello che dovrebbe scadere tra 11 mesi, perché alla fine, care colleghe e cari colleghi, mi duole davvero dirlo, ma l'impressione che state dando è che le politiche a sostegno delle famiglie siano “domani”, perché così, in qualche modo, ci possiamo tenere il dibattito ideologico, che ci posiziona da una parte o dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Presidente, il tema dell'ISEE è molto importante, perché è un indicatore che guida tutte le misure che sono condizionate alla prova dei mezzi e, sicuramente, dopo una decina d'anni, dalla sua ultima modifica, necessita di una revisione.

Devo, però, dire che abbiamo difficoltà a sostenere quest'emendamento, perché è privo di principi di delega, in quanto si richiama solo alla necessità - che possiamo condividere - di una revisione dell'indicatore della situazione economica equivalente, dando una delega in bianco al Governo. Delega che, vorrei sottolineare alla collega Bonetti, di cui conosco l'ottima ispirazione della proposta, potrebbe essere molto male usata, così come il Governo ha già dimostrato di saper fare quando ha introdotto una cosa che ha chiamato quoziente familiare e che è un indicatore della condizione economica a cui, poi, giustamente, non ha dato seguito, ma che grida vendetta rispetto a chi si occupa di questi temi; ciò perché, ad esempio, non considera, nella valutazione della condizione economica, alcuna componente patrimoniale e considera solo i redditi rilevanti ai fini Irpef. Allora, se mai fosse questa la revisione dell'Irpef, è ovvio che non possiamo assolutamente sottoscriverla. Quindi, un principio di delega dato in questo modo non può vedere il nostro sostegno, ma solo per questa motivazione. In altra sede, con altre modalità e dando seguito al lavoro iniziato nella scorsa legislatura, il Partito Democratico è ben disponibile ad affrontare questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo all'emendamento 5.4 Merola.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche con quest'emendamento, in subordine a quello presentato dalla collega Guerra, insistiamo sul fatto che, a proposito dei criteri per la revisione del sistema dell'Irpef, sia importante ricordare quello che questo Governo non vuole prevedere, ovvero che il carico fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati è eccessivo, iniquo e ingiusto rispetto alla situazione vissuta quotidianamente dalle persone.

Con quest'emendamento, proponiamo la revisione e la graduale riduzione dell'Irpef a vantaggio dei redditi bassi e medi prevedendo, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, un sistema ad aliquota continua per rispettare il criterio della progressività anche attraverso il riordino delle deduzioni dalla base imponibile, delle detrazioni dall'imposta lorda e dei crediti d'imposta. Sempre con quest'emendamento, invitiamo a prevedere detrazioni differenziate per tipologia di reddito a garanzia della discriminazione qualitativa in favore dei redditi da lavoro e a titolo di riconoscimento forfetario dei costi di produzione del reddito per il reddito da lavoro dipendente. In sostanza, per quanto riguarda questa maggioranza, se il tema del carico fiscale, soprattutto a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, non è importante, almeno cerchiamo di fare in modo che, intervenendo sui criteri di applicazione dell'Irpef, sia data una maggiore attenzione proprio ai redditi medio-bassi. Nello stesso tempo, prevediamo di cancellare la flat tax incrementale proprio perché contraria a questi criteri di progressività e al riconoscimento del carico fiscale che già pesa in modo spropositato sui lavoratori dipendenti di questo Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.4 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo agli identici emendamenti 5.5 Fenu, 5.6 Marattin e 5.7 Della Vedova.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Perché non avete inserito queste parole come principio di delega, signor Vice Ministro? Le parole sono: “un giorno faremo un'aliquota unica sull'Irpef”. Se veramente ci credete, se veramente credete che sia possibile ed equo avere un'Irpef ad una sola aliquota, perché invece di mettere questa iniziativa fra le varie ed eventuali, senza alcun valore giuridico, non l'avete inserita come principio di delega?

In realtà, come principio di delega non avete neanche inserito la riduzione del numero delle aliquote Irpef. Pensate che un noto network televisivo, uno dei più rispettabili, ieri ha fatto un sondaggio per capire quale fosse la cosa che piaceva di più della delega fiscale, fornendo una serie di opzioni. La cosa che piaceva di più era la riduzione del numero di aliquote Irpef. Stamattina ho chiamato quel network, dicendo: “Vi siete accorti che la riduzione del numero delle aliquote Irpef non è nella delega fiscale?”. Quindi, voi non siete riusciti a mettere in quest'articolo neanche la riduzione da 4 a 3 delle aliquote, nonostante i network televisivi siano convinti di sì - perché a questo è arrivato in Italia lo scollamento fra realtà e percezione della realtà -, ma avete inserito queste parole, cioè la prospettiva, un giorno, di un'aliquota unica, che ha lo stesso valore se aveste scritto la prospettiva che un giorno la Juve vinca la Champions di nuovo (Commenti); è la stessa cosa. Se scrivevate: “nella prospettiva che la Juve vincesse la Champions di nuovo”, queste parole avrebbero avuto lo stesso valore di quelle che avete scritto sulla flat tax. Quindi, visto che questa è una delega fiscale seria - e ve ne diamo atto, nonostante le valutazioni siano ancora in corso per quanto riguarda il nostro gruppo -, perché non buttate il cuore oltre l'ostacolo e dimostrate agli italiani che l'epoca della televendita è finita? Il fatto di agitare davanti agli italiani questa cosa che un giorno farete la flat tax - come state facendo da 5 anni - è una scemenza che nessuno di voi crede in cuor proprio. Perché non approvate quest'emendamento, dicendo: “vabbè, per 5 anni l'abbiamo raccontato, ma ovviamente non si farà mai. Passiamo a valorizzare le tante cose buone che ci sono in questa delega fiscale”. Vice Ministro - lei che è così cortese, mi risponda -, che bisogno c'è di mantenere questo slogan da televendita di quinta generazione? Che bisogno c'è?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. Sentire dire dal collega che la flat tax possa condurre a un regime di maggiore equità mi sembra qualcosa di veramente incredibile, anzi noi invece speriamo che sia scritto solo in questa lettera, ma che poi non venga attuata, perché quello della flat tax credo sia il regime fiscale più iniquo in assoluto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo non lo dico io, come rappresentante in questo momento del mio gruppo, ma lo ha anche riferito la Banca d'Italia: i rappresentanti della Banca d'Italia auditi in Commissione hanno sottolineato che, di fatto, viene adottata attualmente solo da Paesi in via di sviluppo e con un welfare assolutamente limitato, quindi in situazioni economiche che non sono rapportabili a quelle nostre. A tutti i sostenitori della flat tax, che hanno messo ipoteticamente in rilievo i benefici e gli effetti favorevoli - cioè la capacità di autofinanziarsi degli imprenditori, la riduzione dell'evasione fiscale o la semplificazione amministrativa - ricordiamo che questi sono effetti che, sempre Bankitalia, ha definito come vari ed eventuali, non provati. Quello che invece è certo è che la flat tax acuirà le diseguaglianze ed è ovviamente contraria al principio di progressività scandito dalla nostra Costituzione. Chiaramente non possiamo che essere contrari a questo regime impositivo, anche perché poi non si comprende dove si troveranno le coperture, a meno di non tagliare i servizi (Commenti).

ENRICA ALIFANO (M5S). Ma magari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza: lo dico a lei per tutti, non è un dibattito tra voi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo presentato un emendamento perché - non me ne vorrà il Vice Ministro Leo - le parole: “nella prospettiva della transizione del sistema verso l'aliquota impositiva unica”, nella loro totale inutilità, qualificano e quindi squalificano l'intero provvedimento. Sarei anche pronto ad aprire una discussione sulla flat tax, su come mantenere un sistema progressivo con un'aliquota unica, ma questo in una delega non è accettabile, e credo che il Vice Ministro Leo lo sappia meglio di noi, non solo meglio di me. Quindi queste parole vanno tolte, perché altrimenti queste parole, che vengono poi utilizzate, sbandierate, date in pasto alla propaganda e alla demagogia, squalificano l'intero provvedimento. Se si parla di flat tax, non si può metterla così. Che cosa vuol dire, che la delega tende a…? No, la delega che il Parlamento dà al Governo deve essere, soprattutto sul fisco, il più possibile rigorosa. Poi possiamo discutere con quale aliquota, con quale revisione delle deduzioni e delle detrazioni, con quali effetti sul bilancio pubblico nel breve, nel medio e nel lungo periodo, se pensate di coprirla con la curva di Laffer o se pensate di coprirla con una riduzione della spesa pubblica, ma messa così - mi rifaccio anche alle parole del collega Marattin - semplicemente non è accettabile che una delega fiscale, che si vuole seria, consenta questo riferimento, perché è un riferimento pregnante dal punto di vista politico, perché è quello che avete sbandierato in campagna elettorale. Tutto, e chiudo, si risolve in queste parole, che sono veramente inqualificabili dentro una delega fiscale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Sarà che per noi tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, e pensiamo che il sistema tributario sia formato e informato ai criteri di progressività. Per questo do ragione agli onorevoli Marattin e Della Vedova solo sul fatto che quel punto vada stralciato. Se ci vedete troppo poco, noi ci vediamo troppo, e la diciamo così: mi fa un po' ridere, un po' specie, che chi se la prende con i terrapiattisti non se la prenda con il “tassapiattismo”, che è in sé la negazione del criterio di progressività dell'imposizione fiscale sancito proprio dall'articolo 53 della Costituzione. Mettetela come volete, ma chi crede nel “tassapiattismo”, nella flat tax, non crede nella nostra Costituzione, non crede, tra l'altro, in quella che è la cronaca di una morte annunciata. I ricchi già oggi non pagano le tasse. Chi dovrebbe contribuire di più paga le tasse à la carte. E invece di dirci che il 90 per cento delle entrate sono dai lavoratori dipendenti, da chi in qualche modo ha dato il sangue per il nostro sistema, che dovrebbe essere più progressivo di quello che è oggi, invece no, continuiamo a mettere lì un mantra, un mantra che fa malissimo, anche nella forma dilazionata che vediamo in questa delega fiscale. Insomma, non se ne può più di questa retorica e non se ne può più neanche di sentire liberisti della domenica che spiegano quanto bisognerebbe fare ancora di più per arrivare a una tassa piatta. Noi alla tassa piatta diciamo “no”, così come lo diciamo a questa formulazione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. A parte il fatto che desideravo sottoscrivere le parole espresse sul complesso degli emendamenti dalla collega Guerra, segnalo anche un altro punto, lo dico nell'economia di una discussione che evidentemente rende un po' sorda la maggioranza, molto attenta, come diceva il collega Della Vedova, ai proclami, a questo refrain della tassa piatta sbandierata in tutti i modi, sulla quale esprimo la mia assoluta contrarietà, come ha fatto il collega Grimaldi. Però, al di là di noi, che siamo l'opposizione, al di là dei sindacati, che sono quelli brutti e cattivi, l'altro giorno sono stato al convegno dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure, e anche da quella platea, dalla presidenza dei giovani industriali, uno degli argomenti principali è stato quello di annunciare la profonda contrarietà a questo tipo di iniziativa, ovvero la flat tax o la tassa piatta. Lo dico perché, forse, a questo tipo di sensibilità, che non viene da noi, da quelli che lo dicono da sempre, potreste essere anche più attenti.

Questo, nell'economia di questa discussione, che va comunque in una direzione molto chiara, può consentire alla maggioranza di avere un ulteriore elemento di valutazione da oggi in avanti, in attuazione di una delega che ha questa parte assolutamente incomprensibile e fuori luogo, ma che deve fare tesoro anche delle voci che vengono fuori da qui, compresa quella dei giovani industriali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.5 Fenu, 5.6 Marattin e 5.7 Della Vedova, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'emendamento 5.12 Guerra.

Ha chiesto di parlare la collega Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è “di cui” di un emendamento che abbiamo già votato, però bisogna farvi un'ulteriore riflessione. Noi stiamo approvando una delega che prevede la revisione delle detrazioni e delle deduzioni Irpef, stiamo parlando appunto dell'Irpef. Rivedere e razionalizzare le deduzioni e detrazioni dell'Irpef è cosa giusta, porterà a un incremento di gettito. Ossia le persone che adesso godono di queste deduzioni e detrazioni in parte dovranno pagare più imposte, giusto, ma questo gettito a chi va? Allora, siccome questa è l'unica fonte di finanziamento interna che ha questa delega, altrimenti completamente scoperta, che promette mari e monti, ma non si sa dove tirerà fuori i soldi, noi ci teniamo che sia chiaro che non è che si riducono alcune misure che oggi facilitano e favoriscono soggetti che sono tenuti al pagamento dell'Irpef e poi la si utilizza per dare ulteriori privilegi fiscali a soggetti che non sono tenuti al pagamento dell'Irpef, perché quelli che rientrano nell'Irpef sono soggetti tartassati. Sono gli unici che pagano un prelievo progressivo e sono gli unici che sostengono il finanziamento dei servizi pubblici locali, comunali e regionali, perché sono gli unici che pagano l'addizionale all'Irpef.

E, allora, sarebbe un'ingiustizia profondissima utilizzare questi soldi, che togliamo da soggetti che già pagano l'Irpef, per favorire, ancora una volta, soggetti che sono al di fuori di tale tassazione e godono di privilegi fiscali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.12 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.13 Baldino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.14 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.15 Alifano, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.16 Piccolotti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei fare un appello al Governo e alla Presidente, se è possibile, per proporre un accantonamento ai Vice Ministri e ai Sottosegretari. Siamo davanti a un emendamento che chiede di aggiungere, oltre che per la crescita dei figli, le seguenti parole: “per l'accrescimento dei figli, dalla loro nascita fino al completamento degli studi o della formazione”. Siamo di fronte a un dibattito centrale in qualsiasi riforma fiscale. Avete giustamente accennato alla questione della crescita dei figli e noi vogliamo introdurre un tema fondante di tale crescita. Intanto, diciamo che bisognerebbe farli crescere dall'asilo all'università, per tutta la loro formazione, e per questo proponiamo di sancire un punto fondamentale. Infatti, non basta prevedere i bonus nei primi anni di vita. Mediamente, un figlio, in Italia, costa fra i 700 euro ed i 1.000 euro e oltre, soprattutto quando si arriva nell'età dell'adolescenza, per poi arrivare ai costi dell'università, riguardo ai quali basti pensare al dibattito fatto sul tema della casa e dei fuori sede. Parliamoci francamente, sullo stato del diritto allo studio scolastico, pensate ai voucher. Pensate a cosa succede nelle regioni, anche quelle in cui si pagano più tasse e ci sono più entrate; per citarne alcune, in Lombardia, quasi 100.000 famiglie fra i 10.000 euro e i 20.000 euro di ISEE non prendono voucher; in Piemonte, dai 7.000 euro ai 25.000 euro di ISEE ci sono famiglie idonee non beneficiarie e sono oltre 70.000. Insomma, se si vuole sostenere la crescita e se si vogliono sostenere i figli, bisogna farlo dalla loro nascita fino al completamento degli studi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. L'onorevole Grimaldi ha chiesto l'accantonamento. Relatore, sull'accantonamento?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, insiste per votare sull'accantonamento? Onorevole Grimaldi?

MARCO GRIMALDI (AVS). Votiamo l'accantonamento.

PRESIDENTE. Qualcuno vuole parlare a favore? Qualcuno vuole parlare contro? Allora, passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 5.16 Piccolotti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 71 voti di differenza.

A questo, punto, pongo in votazione l'emendamento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.16 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.18 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.19 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo. La votazione è aperta. No, scusate, revoco la votazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà. Scusi, non l'avevo vista.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, voglio specificare, in particolare al Governo, che l'emendamento del nostro gruppo prevede il regime fiscale speciale per i nuclei familiari residenti nei comuni montani. Noi abbiamo fatto una valutazione, legata anche a tanti fenomeni che, soprattutto negli ultimi anni, arrivano su tutti i nostri territori, ossia la diminuzione demografica e l'abbandono di interi territori. Uno degli elementi che potrebbe spingere una parte della popolazione a non abbandonare le aree montane sarebbe un regime fiscale vantaggioso soprattutto per i nuclei familiari. Ci meraviglia che anche un'ipotesi del genere sia stata giudicata negativamente dal Governo e dalla maggioranza.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 17,50)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.19 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo. Dichiaro aperta la votazione. Scusate, revoco l'indizione della votazione. Per favore, però, fatevi vedere prima. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Io credo che la montagna abbia bisogno di tante cose e, soprattutto, di un'azione a 360 gradi. Non si può andare in ordine sparso, come è stato fatto in questi anni, per cui sembra che ci siano alcune misure, ma poi queste non servono a risolvere il problema delle aree interne. Serve una proposta davvero organica, che possa comprendere tutti gli aspetti della montagna, non così, a spizzichi, soltanto per portare una bandierina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.19 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.20 Bonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.23 Francesco Silvestri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78)

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.24 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.25 Sergio Costa.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei porre l'attenzione del Governo su questo emendamento. Stiamo cercando semplicemente di invitare il Governo a proseguire l'obiettivo che ci siamo dati con la Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta di inserire, fra i principi e i criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche, oltre a quanto già previsto, quindi agli obiettivi di miglioramento dell'efficienza energetica e della riduzione del rischio sismico, un'altra opportunità per portare avanti la decarbonizzazione. Il Ministro ne ha parlato in questi giorni e ha detto che per il Governo la decarbonizzazione deve essere portata avanti. Quindi, suppongo che questo emendamento possa essere rivisto e preso in considerazione, anche perché sarebbe importante, al fine di garantire un'equità nell'accesso e nell'uso di tecnologie e soluzioni necessarie alla transizione energetica e climatica. Diamo, quindi, importanza all'obiettivo che ci siamo posti di raggiungere la neutralità climatica nel 2050, ponendo, anche qui, azioni che sicuramente sono strettamente necessarie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.25 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.26 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.27 Della Vedova.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. In questa delega, in cui si infila un po' di tutto e anche la flat tax, in prospettiva, noi proponiamo - e chiedo al Governo di considerarlo - di inserire tra i principi e gli obiettivi l'incentivazione della formazione universitaria, perché, come sappiamo, abbiamo bisogno di incentivare o, comunque, di raggiungere dei livelli di istruzione universitaria molto maggiori. Noi abbiamo una percentuale di laureati troppo bassa rispetto ai nostri competitor, anche solo europei. Quindi, noi vogliamo inserire il principio della riduzione delle aliquote Irpef in caso di assunzione, fino a un massimo del 50 per cento, fino a un massimo di 5 anni e fino al massimo di 30 anni di età per i laureati che vengono assunti e che diventano, quindi, lavoratori dipendenti. Per i professionisti con redditi fino a 85.000 euro c'è la flat tax della partite IVA, ma prevedere per i laureati, che hanno investito, che hanno sopportato il caro affitti e che hanno avuto l'impossibilità, di fatto, di accedere alle borse di studio, che nei primi 5 anni possano avere un incentivo, tramite la riduzione della propria Irpef quando vengono assunti, credo che sia anche un modo per dire che riconosciamo l'investimento che le famiglie e gli studenti hanno fatto e riconosciamo, quindi, che chi si laurea costituisce un valore per il Paese in generale, oltre che per sé.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.27 Della Vedova, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.28 Della Vedova.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Scusi, Presidente. Mi sono distratto.

PRESIDENTE. Siamo sul suo emendamento 5.28, a pagina 21 del fascicolo.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Sì, l'ho trovato, mi scusi. Stavo sbagliando emendamento. Con questa proposta emendativa noi vogliamo inserire un principio di equità nelle retribuzioni all'interno delle famiglie, comprese, naturalmente, anche le unioni civili. Si è discusso moltissimo del tema della tassazione nelle famiglie e nelle unioni civili, che va a inserirsi nella discussione sull'incentivo per la partecipazione femminile al lavoro, principalmente, anche se non unicamente.

Quindi, l'idea è che il soggetto percettore di reddito da lavoro o d'impresa inferiore rispetto a quello degli altri componenti della famiglia possa beneficiare di una modulazione delle aliquote di maggior beneficio. Credo che anche questo sarebbe un modo per usare il fisco, visto che lo volete usare in tanti modi, per raggiungere obiettivi che sono grosso modo condivisibili, cioè un maggior numero di laureati e una maggiore partecipazione femminile al lavoro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.28 Della Vedova, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.31 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.33 Tabacci.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sull'articolo 5 proseguo il profilo e la postura delle considerazioni svolte dalla collega Cecilia Guerra. In particolare, questo emendamento segnala la necessità di un graduale perseguimento dell'equità orizzontale anche attraverso misure volte a limitare l'erosione della base imponibile. Perché questo? A causa della frammentazione del sistema di imposizione, per cui non solo le diverse tipologie di reddito sono trattate differentemente ma esistono differenziazioni anche all'interno di tali categorie, con la conseguenza che, pure a parità di reddito, i contribuenti subiscono prelievi molto diversi - questo mi sembra un punto centrale - e perseguire l'equità orizzontale è un dovere assoluto, per mettere i cittadini nelle stesse condizioni di fronte al fisco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.33 Tabacci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.35 Grimaldi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Per dire che, nell'ambito dei criteri per noi da seguire in sede di revisione e di graduale riduzione dell'Irpef, con questo emendamento specifichiamo che questo tipo di revisione intanto deve alzare a 12.000 euro la quota di reddito esente da imposte, la cosiddetta no tax area, e prevedere un ulteriore scaglione, con aliquote che arrivino, per esempio, al 65 per cento per i redditi superiori ai 10 milioni di euro. Sembrano cifre molto dissimili da questa legge delega eppure erano cifre del tutto normali nell'Italia repubblicana che abbiamo conosciuto per tantissimi anni. Sono scaglioni presenti in tutta Europa e lo sono anche per altri tipi di tassazione (penso alla vicenda delle tasse di successione).

Per chi si scandalizza ricordiamo che questo tipo di tassazione è presente sia in Germania sia in Francia e ricordiamo le vicende anche recenti. Noi non ci scandalizziamo per queste aliquote e, anzi, proponiamo che continuino a esserci degli scaglioni in cui ci sono delle esenzioni. Noi proponiamo, appunto, l'innalzamento fino a 12.000 euro e pensiamo che i redditi superiori ai 10 milioni di euro dovrebbero essere tassati molto di più. Lo diciamo soprattutto in un'Italia in cui anche le tasse di successione sono ridicole, all'8 per cento, meno del costo, tra l'altro, dell'IVA su tanti beni primari, e lo diciamo così, sommessamente, a chi ha appena ricevuto 30 milioni di euro per l'amore silenzioso che ha dato, pagando meno dell'8 per cento di tasse. Noi crediamo che queste ingiustizie andrebbero sanate, anche perché, lo ricordiamo, i lavoratori e le lavoratrici italiane pagano molto, molto, molto, ma molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.35 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Passiamo agli identici emendamenti 5.38 Borrelli e 5.39 Toni Ricciardi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, l'emendamento che noi proponiamo è soppressivo per una questione di impostazione di fondo. Di che cosa parliamo? Della flat tax incrementale. Mi ha sollecitato molto l'intervento del collega Marattin: è come se si vivesse la nostalgia di un tempo passato, Presidente, quando più falli facevi e meno cartellini prendevi. Ho questa sensazione, la interpreto così. Allora, da questo punto di vista, la richiesta che noi facciamo è, ovviamente, soppressiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Noi chiediamo di sopprimere la previsione della flat tax incrementale per i lavori dipendenti, perché riteniamo che l'applicazione di una flat tax incrementale mini la possibilità di perseguire una qualsivoglia equità orizzontale. Vorrei far presente ai colleghi, alla maggioranza e, in particolare, al Governo, che prima è intervenuto sulla nostra proposta di un regime fiscale agevolato per chi vive nelle zone montuose dicendoci che ci sarà una legge o un intervento ad hoc, che a noi sembra che, in questi decreti e in queste leggi, si intervenga su tante cose, ma non capiamo perché, su alcune cose, si va avanti - come, ad esempio, la vicenda della flat tax, che, poi, probabilmente, come dice il collega Marattin, è soltanto a parole -, mentre, su altre cose, molto concrete e molto vere, che si possono immediatamente fare, si sceglie di dire “ne parleremo, ne discuteremo”, quando noi continuiamo a sostenere delle proposte esclusivamente nel merito, tra l'altro in un'azione di continuo stimolo al Governo e alla maggioranza, senza alcun intento polemico, ma solo costruttivo.

Mi ha meravigliato molto, prima, la risposta del collega, per un motivo molto semplice: io mi sono limitato ad illustrare un emendamento, dicendo che, con la riduzione demografica in atto, è interesse di tutti cercare di mantenere l'agevolazione in alcuni territori che, oramai, si stanno demograficamente desertificando. Mi si dice che la montagna è una cosa più seria e che bisogna fare un intervento più ampio: ebbene, nelle more del benaltrismo del “più ampio”, cerchiamo di fare qualcosa di concreto. Allo stesso modo, ci sembra che, fondamentalmente, questa storia della flat tax sia un elemento di polemica, che non ha delle basi solide.

Per questa ragione, proponiamo l'abrogazione e la soppressione di questo articolo e continuiamo ad invitare il Governo e la maggioranza a un atteggiamento più costruttivo, vista l'attività della minoranza, che, ovviamente, con punti di vista anche diversi, sta cercando di portare un contributo a questo lavoro che abbiamo fatto assieme, in uno spirito, devo dire, sempre di collaborazione e rispetto reciproco nella Commissione, di cui ringrazio il presidente Osnato, il Sottosegretario e il Vice Ministro che hanno più volte partecipato. Ma noi continuiamo ad insistere nel dire che ci sono delle modifiche che si possono fare, che possono trovare un consenso molto più ampio e che possono metterci nella condizione di sostenere delle azioni del Governo che, in questo momento, invece, troviamo assolutamente sbagliate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, non sul regolamento sportivo, ma sull'emendamento, l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Se dovessi intervenire sul regolamento sportivo, ci divertiremmo molto di più. Per motivare il nostro voto contrario a questo emendamento e per esprimere tanta simpatia, stima e affetto per i colleghi Toni Ricciardi e Borrelli, vorrei ricordare che hanno letto la parte sbagliata del testo. Bisogna leggere la parte di destra, non di sinistra (è riferito solo al foglio, non alla politica). La parte di destra è quella risultante dopo l'esame in Commissione referente: la flat tax incrementale è stata eliminata da un emendamento del Terzo polo e sostituita con la detassazione dei premi di produttività. Quindi, quest'Aula non può eliminare la flat tax incrementale per il lavoro dipendente, perché è già stata eliminata in Commissione. Era solo una precisazione en passant, come dicono quelli bravi.

PRESIDENTE. Quelli che hanno studiato.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.38 Borrelli e 5.39 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.40 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.41 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.43 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Passiamo all'emendamento 5.44 Guerra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Torniamo en passant sulla questione della flat tax incrementale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché non è vero che è stata abolita. Leggiamo a sinistra e leggiamo anche a destra. A sinistra era nata in questo modo: una flat tax da confermare, tutto con le dovute cautele, per i redditi da lavoro autonomo e da impresa e, poi, un regime peculiare, sempre di flat tax incrementale, per i titolari di reddito da lavoro dipendente, che agevoli l'incremento reddituale e via dicendo. Questa seconda parte non c'è più; la prima viene, comunque, confermata in termini di valutazione, anche a fini prospettici, del regime sperimentale di tassazione degli incrementi di reddito e via seguitando.

Quindi, viene confermata un'ipotesi di flat tax incrementale su lavoratori autonomi e imprese e, invece, viene eliminata sicuramente per il lavoro dipendente, perché, come dicevo in un precedente intervento, è troppo costosa; questo è anche il motivo per cui c'è un pochino di cautela per una ipotesi di flat tax incrementale anche sul lavoro autonomo, perché è costosa, oltre che essere profondamente iniqua. Però, viene sostituita con qualcosa che, se è possibile, è ancora peggio, cioè un insieme di possibili, probabili istituti di detassazione sulle cose più svariate e, in particolare, sugli straordinari.

Con l'emendamento in esame togliamo sia la flat tax incrementale - quel pezzo che è rimasto - sia il fatto di prevedere delle detassazioni sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario. Infatti, il problema che abbiamo in Italia è che il lavoro deve essere pagato: se uno chiede al suo lavoratore una prestazione straordinaria, deve pagarla di più, non deve metterne il costo a carico della collettività (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È una questione proprio di scelta fondamentale di giustizia, di senso.

Il mercato del lavoro funziona se, come dice l'articolo 36 della Costituzione, data la quantità e la qualità del lavoro, si dà una giusta retribuzione. Se chiedo a una persona di lavorare di più, in un momento in cui è più costoso e più oneroso, la pago di più; altrimenti, mi decido ad assumere quelle persone di cui ho bisogno, andando incontro a un'offerta di lavoro molto alta che non trova risposta nel nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.44 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.45 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Passiamo all'emendamento 5.46 Marattin.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Fatto 30, perché, appunto, abbiamo eliminato la flat tax incrementale per il lavoro dipendente - e anche la nostra valutazione è negativa sulla flat tax per il lavoro autonomo introdotta con la legge di bilancio, la cui valutazione contenuta in questa legge delega siamo sicuri darà esito negativo, Vice Ministro, anche in legge di bilancio -, però, facciamo 31: perché dobbiamo estendere una detassazione anche alla contrattazione di secondo livello? Perché la contrattazione di secondo livello è il luogo dove avviene in maniera più efficiente lo scambio fra salari e produttività. L'incremento delle retribuzioni non si ottiene evocandolo, lo si ottiene favorendo uno scambio fra produttività e salario; e lo scambio fra produttività e salario, più ci avviciniamo al livello dove si lavora, maggiormente è probabile.

Ecco perché - e questa è una richiesta anche delle organizzazioni sindacali, fra l'altro, perché a volte l'eterogenesi dei fini è strana - detassare la contrattazione di secondo livello significa che lo Stato dice: con riguardo a tutto ciò su cui le parti sociali si mettono d'accordo, nello scambio più produttività e più salario, io rinuncio ad ogni pretesa fiscale o, meglio, riduco al minimo le pretese fiscali. Perché, dopo aver fatto 30, non possiamo fare 31? Non avete i soldi…

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.46 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.47 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.48 Tabacci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento è molto semplice, è in riduzione del danno. Prevede che la flat tax per gli autonomi sia sostituita per il futuro dal regime forfettario per i soli contribuenti di minori dimensioni. Anche nella funzione legislativa ridurre le inclinazioni sbagliate è sempre positivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.48 Tabacci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.49 Merola.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Insistiamo con un concetto che abbiamo già ribadito con altri emendamenti e che dovrebbe essere chiaro a chi ha a cuore davvero le autonomie locali e le comunità locali. Con questo emendamento, chiediamo, che gli incrementi di reddito, in ogni caso, siano sottoposti all'applicazione delle addizionali regionali e locali, che, come è noto, già attraverso le cedolari secche, non permettono di versare alcun contributo per i servizi pubblici locali alle comunità locali. Lo troviamo particolarmente ingiusto, anche verificando in questa discussione quanto poco stia a cuore a questo Governo e a questa maggioranza l'autonomia impositiva degli enti locali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Presidente, chiedo scusa per rappresentare la mia esigenza di parlare. Questo è un tema importantissimo, che crea una fortissima iniquità fiscale. Vi faccio un esempio, non prendo questa volta a riferimento il lavoro dipendente, ma il pensionato. Restiamo a Roma: un pensionato con 20.000 euro di reddito paga, all'anno, a titolo di addizionali comunali e regionali, 600 euro, che non vengono invece pagati da persone che hanno un altro reddito di 20.000 euro, ma che siano al di fuori dell'Irpef. Se questo pensionato ha un reddito di 40.000 euro, questa imposta locale, l'addizionale comunale e regionale, ammonta a quasi 1.500 euro.

Allora, c'è una ragione al mondo per la quale un soggetto che ha lo stesso reddito debba contribuire al suo comune e alla sua regione per 1.500 euro, mentre un altro, a parità di reddito, non versa un euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Sono un abitante dell'Emilia-Romagna. Questa regione ha messo un'addizionale straordinaria regionale per finanziare la non autosufficienza. Abbiamo un servizio molto buono rispetto a quello che succede in altre regioni, ma, mi chiedo: lo devono pagare solo i dipendenti e i pensionati? Interroghiamoci (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.49 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Colleghi, sono arrivate numerose richieste alla Presidenza di fare una breve sospensione, che la Presidenza accoglie e, dunque, ricominceremo i nostri lavori alle 18,35.

La seduta, sospesa alle 18,20, è ripresa alle 18,35.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1038-A e abbinata.

Passiamo all'emendamento 5.50 Marattin. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.50 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.51 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

Passiamo all'emendamento 5.52 Alifano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

Deve parlare l'onorevole Alifano, collega Giachetti. Chiedo scusa, onorevole Alifano, per le intemperanze. Ora temperiamo l'intemperante…

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Tra l'altro, mi ricollego proprio a lui che ha fatto una prolusione sulla parte destra e sulla parte sinistra dell'attuale testo di delega.

Riprendo una riformulazione fatta nella parte destra dell'articolo 3-bis in cui si valuta l'introduzione, seppure per un periodo limitato di tempo, di misure idonee a favorire i trasferimenti di residenza nei comuni periferici e ultraperiferici. Il problema dello spopolamento delle aree interne è un problema non meno importante del decremento dei tassi di natalità o dei drammatici tassi di occupazione femminile in Italia.

Sicuramente, questa misura va nel senso di contrastare lo spopolamento delle aree interne, solo che non si comprende perché questa misura sia così timida. Si parla, infatti, di valutare l'introduzione. Noi, invece, con questo emendamento chiediamo di cancellare proprio il verbo introduttivo, cioè “valutare”. Non c'è tempo per valutare, Vice Ministro, bisogna agire con prontezza e il verbo “valutare” rimanda a una speranza futura e incerta.

Tra l'altro, approfitto per intervenire su altri due emendamenti successivi (di cui sono prima firmataria) contenuti nell'elenco degli emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle. Si chiede, da parte del nostro gruppo, di prevedere misure di favore non solo per chi trasferisce la residenza nei comuni soggetti a spopolamento, massimamente in quelli delle aree interne del Paese, ma anche per gli imprenditori che vi fissino attività imprenditoriali ovvero anche per i lavoratori che vi si trasferiscano, con particolare attenzione per chi svolge smart working, lavoro agile. Credo che siano suggerite misure di buonsenso che vanno nella direzione di contrastare un'emergenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.52 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.53 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.54 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).

Passiamo all'emendamento 5.58 Guerra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Molto semplicemente per ricordare il motivo di questo emendamento, che cerca di limitare, per un verso, questo ulteriore esempio di proliferazione di regimi speciali.

In questo caso, mi riferisco ad alcuni aspetti relativi ai redditi agrari, che già in molti casi godono della piena esenzione, mentre altri sono tassati in Irpef fino al 43 per cento. I redditi agrari sono spesso esenti. Qui si estende la possibilità di avere regimi semplificati e quindi agevolati ad altri casi particolari, ad esempio al caso in cui i redditi siano percepiti da persone che sono in pensione o comunque con reddito modesto. Al di là del merito il tema è proprio cercare di dare un segnale di confinamento al proliferare di questi regimi speciali che proprio non hanno senso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.58 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.59 Gruppioni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).

Passiamo all'emendamento 5.60. Tabacci. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'emendamento 5.60 è sostitutivo e lo commento insieme all'emendamento 5.64, che discuteremo dopo. Riguarda i regimi cedolari e sostitutivi e, poiché questi sono molto diffusi, sottraggono una parte rilevante dei redditi alle addizionali comunali e regionali e all'Irpef - già ne hanno parlato, prima, gli onorevoli Guerra e Merola - e, quindi, al dovere di contribuire al finanziamento dei servizi pubblici locali.

È una questione assolutamente centrale e io credo che sia stata illustrata dai rappresentanti del nostro gruppo in maniera adeguata, ed è un punto che ci porta ad essere molto distanti dall'impostazione complessiva su questa delega fiscale nei confronti della maggioranza di quest'Aula parlamentare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.60 Tabacci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.62 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.64 Tabacci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.65 De Luca, con il parere contrario del Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 107).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.70 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 108).

Passiamo all'emendamento 5.71 D'Alfonso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo parlando di cedolare secca estesa anche agli immobili strumentali, quindi un ulteriore regime derogatorio rispetto alla tassazione in Irpef. Ricordo che la cedolare secca, nel caso degli immobili residenziali, è stata articolata in modo tale da permettere, con l'aliquota più bassa del 10 per cento, una ripartizione del beneficio fra chi dà in affitto e chi prende in affitto. E questo è il tema che in realtà stiamo ponendoci, cioè il tema è: c'è bisogno di dare un trattamento fiscale privilegiato - che è comunque opzionale, quindi è privilegiato di sicuro - a chi affitta un immobile commerciale? Potrebbe essercene bisogno, se questo significasse tenere un po' più bassi gli affitti di chi li deve pagare, e quindi potremmo cercare di dare questo senso, con un certo sforzo, alla proposta, prevedendo un meccanismo analogo a quello che si ha per i contratti concordati fra i rappresentanti degli inquilini e i rappresentanti dei piccoli proprietari di casa per gli immobili residenziali, anche nel caso dei capannoni e altri immobili strumentali. Quindi, questo emendamento propone di limitare l'estensione della cedolare secca al caso in cui ci siano canoni convenzionali. È un'ipotesi migliorativa di una previsione che non condividiamo. La speranza è blanda, perché sappiamo che anche nel caso degli immobili residenziali il beneficio fiscale non si è trasferito sugli inquilini. Ci dice, da ultimo, la Corte dei Conti - se si può ancora citarla in quest'Aula - che, se guardiamo le città a più alta tensione abitativa, ormai i canoni concordati sono praticamente allineati ai canoni di mercato. Però - è almeno un tentativo per rimediare a una cosa fatta male - proponiamo che venga votato.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.71 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 109).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.74 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 110).

Passiamo all'emendamento 5.80 Guerra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che interviene sulla tassazione dei redditi finanziari. Devo dire, a onor del vero, che, in questo campo, come Partito Democratico, abbiamo ottenuto uno dei pochissimi successi, perché siamo riusciti a far passare un emendamento che prevede che la riforma proposta almeno abbia, come obiettivo, quello di contenere gli spazi di elusione dell'imposta. Però qui il problema è che la riforma sposa l'idea di superare compiutamente e completamente la distinzione attualmente esistente fra redditi di capitale e redditi finanziari diversi, ossia praticamente fra interessi e dividendi, da un lato, e plusvalenze e minusvalenze, dall'altro, cosa che ammetterebbe una piena compensazione delle minusvalenze nei confronti dei redditi di capitale. Questo tipo di previsione è, a mia conoscenza, scarsamente diffusa nei regimi fiscali dei Paesi con cui generalmente ci confrontiamo, perché apre una possibilità di elusione facilissima, ovviamente in un contesto, come quello che noi adottiamo, in cui la delega addirittura estende la detassazione alla realizzazione, perché, in questo caso, è sufficiente vendere un titolo, realizzare una minusvalenza, riacquistarlo un secondo dopo, quindi non alterare il proprio portafoglio, ed avere una minusvalenza da portare immediatamente in compensazione, riducendo quindi la tassazione sui redditi di capitale, interessi e dividendi. Ora, questo abbatte significativamente, soprattutto per contribuenti con portafogli consistenti, il gettito fiscale. Credo che, siccome non ci sono cautele nella predisposizione di questa delega, questa sia una cosa assolutamente da contrastare. Da questa considerazione nasce, appunto, l'emendamento, che ripropone la necessità di tenere separate le due categorie reddituali.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.80 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 111).

Passiamo all'emendamento 5.81 Grimaldi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come sapete, l'idea originaria della Tobin tax era di mettere a punto uno strumento per contrastare la forte volatilità e instabilità dei mercati monetari. Tuttavia, il vantaggio per l'economia reale di tale forma di tassazione risiede soprattutto nel fatto che, nel momento in cui gli investitori vengono dissuasi dalla realizzazione di operazioni speculative, stante la loro volatilità, questa massa monetaria può essere utilizzata proprio per finanziare le attività produttive e commerciali. Sono attualmente sottoposti a Tobin tax, con diverse modalità di applicazione, i trasferimenti di proprietà di azioni e altri strumenti partecipativi emessi da società residenti nel territorio dello Stato e i derivati aventi sottostanti azioni emesse nel territorio dello Stato. L'imposta si applica a tutte quelle transazioni, anche quando le azioni non sono quotate nei mercati regolamentari. Essa si applica anche al cosiddetto trading ad alta frequenza, svolto attraverso l'utilizzo di elaboratori entro la soglia temporale di mezzo secondo: non so se avete presente cosa vuol dire questa scansione di tempo, che non vorrei, però, trattare in questa sede. Ecco, in tutti i casi, è irrilevante il luogo di conclusione della transazione e lo Stato di appartenenza dei contraenti, in quanto il perimetro delle imposte è delineato in base all'oggetto della transazione.

Per questo noi chiediamo semplicemente di ripensare al vostro parere e, magari, di accantonare questa riformulazione, in cui chiediamo la revisione della tassazione sulle transazioni finanziarie, attraverso un allargamento della sua base imponibile, da estendere a tutte le azioni, alle obbligazioni societarie e a tutti gli strumenti derivati, con aliquota da applicare a ogni singola transazione, al fine di contrastare le operazioni più altamente speculative.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.81 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 112).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.82 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 113).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.83 Fenu. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento incide sulla lettera e) dell'articolo in esame, che riguarda tra l'altro il regime di tassazione di lavoro dipendente. Il nostro emendamento va nella direzione di prevedere un trattamento salariale minimo - è una delle battaglie del nostro gruppo politico -, che garantisca ovviamente i redditi dei lavoratori, redditi che sono stati vieppiù intaccati dai fenomeni inflattivi in atto. La garanzia di un trattamento minimo - in un momento come questo, caratterizzato dall'inflazione, una specie di tassa iniqua che copre tutta la popolazione, ma che si accanisce particolarmente sui redditi medio bassi - penso che avrebbe potuto essere di sollievo per chi attualmente è maggiormente colpito dai fenomeni inflattivi. Quindi, per questo, si chiedeva, si proponeva e si sperava che l'emendamento venisse accolto dal Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.83 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 114).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.87 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 115).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.88 Merola.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. In coerenza con la nostra impostazione alternativa, noi continuiamo a proporre misure che tendono ad allargare la base imponibile Irpef, cosa che evidentemente è contraria agli indirizzi di questa maggioranza. In questo caso, noi chiediamo il rientro dei redditi sottoposti a regime forfettario nell'Irpef, con la previsione per i contribuenti di minori dimensioni di aliquote di compensazione dell'IVA riscossa e di un sistema semplificato di comunicazioni e adempimenti fiscali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.88 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 116).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.89 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 117).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.90 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 118).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.91 Caramiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 119).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.93 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 120).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 121).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 6.

PRESIDENTE. Compresi gli articoli aggiuntivi?

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Sì, compresi gli articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Il Governo?

MAURIZIO LEO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.2 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 122).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.3 Marattin.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Vice Ministro Leo, nella discussione di questo articolo, è stato approvato un importante emendamento di Azione-Italia Viva-Renew Europe, che allarga la detassazione Ires agli utili destinati agli schemi di partecipazione dei dipendenti. Noi lo riteniamo un ottimo risultato, però, per il rispetto che ho verso di lei, non posso evitare di ricordare che nell'emendamento in esame, il 6.3, c'è una nuova opportunità per il Governo di ripensare un meccanismo sbagliato. Infatti, in base a questa legge delega, state dicendo a me imprenditore, con un utile di 100 euro, che la parte di questi 100 euro che nei prossimi 2 anni penso di destinare ad assunzioni viene tassata non al 24, ma al 24 meno X. Cioè, io sto dicendo: “su 100 euro di utile, tu mi dovresti tassare al 24 per cento, però 20 di questi 100 euro tassameli al 15 per cento perché, nei prossimi 2 anni, assumerò qualcuno”. Ma voi chiudete gli occhi e immaginate cosa può succedere a qualche milione di imprese italiane che, dopo 6 mesi, diranno che è cambiato il ciclo economico e non possono più assumere, anche perché magari il ciclo economico è cambiato veramente; e, quindi, l'Agenzia delle entrate dovrà andare da milioni di imprese a recuperare, su quei 20 euro, la differenza fra il 15 ed il 24 per cento. Ma che bisogno c'è?

L'obiettivo più assumi e meno paghi, che ha guidato la campagna elettorale di Fratelli d'Italia, è un obiettivo che condividiamo, ma che si realizza con la decontribuzione. Assumo Maurizio Leo e su Maurizio Leo oggi non pago i contributi. Dal 2015 al 2018 la decontribuzione che facemmo contestualmente al Jobs Act portò all'incremento di più di un milione di posti di lavoro, perché il più assumi e meno paghi si fa così: assumo Leo e non ci pago sopra i contributi. Non si dice: nei prossimi 2 anni prometto di assumere Leo, quindi oggi detassami e, se succede un battito d'ali di farfalla che mi dà la scusa, magari vera, di non assumerlo più, succede un disastro in termini di burocrazia e di recupero di gettito. Togliete questa cosa, perché l'obiettivo è giusto, lo strumento è sbagliato. Pensate in un Paese come questa cosa succede con l'Agenzia delle entrate che rincorre utili che dovevano andare ad assunzioni e che, legittimamente magari, ad assunzioni non vanno più. L'obiettivo è giusto, lo strumento è sbagliato. Per favore, una riflessione ulteriore in questo senso.

PRESIDENTE. Il Governo non sembra avere colto l'opportunità che offriva.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 123).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.4 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 124).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.8 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 125).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.9 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 126).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.10 Baldino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 127).

Passiamo all'emendamento 6.11 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. È stato detto qualche giorno fa, in quest'Aula, del grave divario esistente tra i salari dei dipendenti delle imprese e delle aziende e quelli dei propri manager, che è indice del livello di diseguaglianza raggiunto in Italia e che è cambiato fortemente dagli anni Sessanta, poi dagli anni Ottanta fino a oggi. Sono stati fatti questi esempi: negli anni Sessanta il rapporto tra il salario di un lavoratore dipendente e un suo dirigente, un suo manager, era di 1 a 12, negli anni Ottanta di 1 a 45, nel 2020 questo rapporto è arrivato a essere di 1 a 649, nel senso che lo stipendio di un lavoratore dipendente è un seicentoquarantanovesimo dello stipendio del manager dell'azienda. L'emendamento che abbiamo proposto introduce un'agevolazione sull'Ires per quelle imprese che rispettano questo rapporto, questa percentuale, in una misura non superiore ad 1 su 50.

Il Governo non ha neanche preso in considerazione la nostra proposta di emendamento, però richiamo l'attenzione del Governo su un tema molto importante per il nostro Paese, perché la disuguaglianza, soprattutto quando è così marcata, nel tempo - e lo stiamo constatando - produce declino sociale ed economico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.11 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 128).

Passiamo all'emendamento 6.13 Fenu. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Anche qui rilevo l'atteggiamento un po' particolare del Governo, in questo caso sull'Ires, cioè sull'imposta diretta sulle società di capitali. Il Governo e la maggioranza si sono sempre detti favorevoli alla flat tax; è una posizione diversa dalla nostra, però è una posizione chiara. Dovete sapere, come molti di voi sanno, che l'Ires, che è l'imposta che pagano le società di capitali, è l'unica tassa piatta in Italia. C'è da tanti anni e ha un'aliquota proporzionale del 24 per cento. Quindi, quello che fa il Governo è in contraddizione con la sua posizione di applicare a tutti una tassa piatta, perché interviene sull'unica tassa piatta esistente, che era l'Ires, per renderla molto più complessa. In questo caso, si propone, per una finalità che è assolutamente condivisibile, quindi incentivare gli investimenti e le assunzioni, di intervenire con una mini Ires. In questo periodo i commercialisti stanno chiudendo le dichiarazioni dei redditi, quindi me li immagino che, quando chiudono la dichiarazione dei redditi, perché è in questo periodo che leggono norme di questo tipo, devono leggere che c'è una riduzione dell'Ires nel caso in cui sia impiegata in investimenti una somma corrispondente, in tutto o in parte, al reddito entro i due periodi di imposta successivi alla sua produzione.

Mi chiedo, ma la semplificazione, che è uno dei principi enunciati in questa delega, dove la ritroviamo in una norma di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Quello che chiediamo in questo emendamento è un altro aspetto relativo sempre a questo articolo, alla lettera successiva. Esistevano - ed esistono - strumenti per agevolare le assunzioni e gli investimenti. Uno è la decontribuzione, ne ha parlato il collega Marattin. Sugli investimenti lo strumento erano i crediti d'imposta a Transizione 4.0, che hanno funzionato e che il Governo ha definanziato. Qui chiaramente li si vogliono eliminare del tutto, perché si parla ancora di super-ammortamento. Il super-ammortamento era una norma che, sì, in parte aveva funzionato, però non consente alle società che vanno in perdita di recuperare gli investimenti realizzati. Quindi, è evidente che anche in questa proposta c'è un atteggiamento che va in tutt'altra direzione rispetto a quella di semplificare la norma tributaria, e in più si abbandonano strumenti di incentivazione che avevano funzionato. Un'altra presa in giro, insomma, in questo caso per le società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.13 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 129).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.14 Lovecchio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 130).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.15 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 131).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.16 Fenu, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 132).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.17 Lovecchio, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 133).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.18 Marattin, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 134).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.19 Gruppioni, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 135).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.20 D'Alfonso, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 136).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.21 De Luca, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 137).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.22 Caramiello, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 138).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.23 Sergio Costa, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 139).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.24 Sergio Costa, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 140).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 141).

Passiamo ora agli articoli aggiuntivi. Onorevole Fenu, siamo a pagina 34.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.01 Fenu, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 142).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 6.02 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo articolo aggiuntivo proponiamo di inserire nella delega la riforma del catasto dei fabbricati, con riferimento ai valori di mercato degli immobili, eliminando gli attuali moltiplicatori, senza aumentare il gettito, ma redistribuendolo tra i contribuenti. Ancora una volta, proponiamo una misura di equità fiscale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Intervengo a titolo personale. Uno dei motivi, per cui, nella precedente legislatura e in quella ancora precedente, ci si opponeva a questo tipo di logica, di attività di aggiornamento di una cosa vecchia cinquant'anni, era la paura che fosse una scusa per aumentare il gettito sulle case. Ora la maggioranza ha numeri saldissimi per fare questa riforma bene, senza aumentare il gettito sulle case. Non ci sono più scuse.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.02 Merola, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 143).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Parere contrario su tutti gli emendamenti e sugli articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Governo?

MAURIZIO LEO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Fenu, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 144).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.2 Simiani, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 145).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.4 Guerra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sappiamo che l'IVA è un'imposta che dà un gettito molto inferiore a quello che dovrebbe dare, per due ragioni: una è l'evasione fiscale, l'altra è l'erosione, ovvero un uso troppo esteso di aliquote agevolate. Siccome le aliquote agevolate sono previste, anche come l'aliquota zero, in questa delega, com'è giusto che sia, anche in considerazione degli spazi aperti dalla nuova direttiva, l'emendamento sollecita a fare la revisione delle aliquote, tenendo però in mente la necessità di ridurre l'erosione fiscale, altrimenti quanto vogliamo togliere dall'Irpef, ovvero un insieme spropositato di tax expenditures, lo reintroduciamo nell'IVA. Sarebbe piuttosto sbagliata la rincorsa a questo tipo di aliquote, senza un ragionamento razionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.4 Guerra, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 146).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.5 Fenu, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 147).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.6 Gadda, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 148).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.7 Sergio Costa, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 149).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.8 Sergio Costa, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 150).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.9 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 151).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.10 Manzi e 7.11 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 152).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.12 Stefanazzi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è un tema minore, ma, in una delega fiscale che non incide sul regime delle spese fiscali e, quindi, sostanzialmente sul recupero del minor gettito, anzi introduce altre spese fiscali ed è, quindi, una manovra che non fa nulla per ridurre il problema del minor gettito, noi chiedevamo semplicemente che per alcune categorie di beni, che sono quelli prodotti da associazioni o anche da imprese che operano nelle carceri oppure tramite persone con disabilità, fosse definita una riduzione dell'aliquota IVA al fine di renderli competitivi rispetto al mercato. Tenga presente, Presidente, che parliamo di imprese che assumono i dipendenti e che fortunatamente stanno proliferando soprattutto negli istituti detentivi e stanno offrendo a moltissime donne e a moltissimi uomini, che scontano delle pene, un'opportunità di recupero sociale.

Quindi, è un tema minore e me ne rendo conto, però - ripeto - davanti all'enormità e alla mancanza di iniziative per aumentare il gettito mi sembra davvero il minimo che si possa fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.12 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 153).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.13 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 154).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.14 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 155).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.15 Caramiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 156).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.18 Borrelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, solo per sottolineare che noi abbiamo, ancora una volta, cercato di migliorare le condizioni del regime fiscale delle famiglie che vivono nelle zone montane, nelle zone interne del nostro Paese. A parole, tutti quanti insistono nel dire che si deve dare una particolare attenzione a tali territori, ma poi, nei fatti, ciò non avviene.

Scusate, perdonatemi. Sto parlando dell'emendamento del collega Zaratti. Invece, devo parlare…

PRESIDENTE. Siamo sul suo emendamento 7.18.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Mi perdoni. Stavo parlando dell'emendamento 7.19 Zaratti. Sull'emendamento 7.19 Zaratti ovviamente interverrà il collega o eventualmente interverrò di nuovo io.

Sul mio emendamento 7.18 noi parliamo, in particolare, della questione del benessere animale. Precedentemente, abbiamo fatto e votato una serie di emendamenti, presentati anche da altri colleghi, che hanno messo al centro dell'attenzione la difesa, la tutela e gli incentivi per chi difende l'ambiente, per chi opera nel rispetto del territorio, per chi cerca di tutelare questo bene primario. In questo emendamento, in particolare, ci siamo concentrati su chi si occupa del benessere animale. A parole, diciamo di avere grande rispetto per il mondo animale, però poi nei fatti questo non avviene.

Allora, cosa prevede questo emendamento? Prevede un regime fiscale speciale per le aziende e per le attività produttive che operano nel rispetto del benessere animale. È una proposta su cui, ancora una volta, siamo meravigliati che non sia stata presa nella dovuta considerazione. Ci sembra che tutte le nostre proposte non siano in contrasto anche rispetto alle idee di molti esponenti della maggioranza, eppure non vengono prese nella considerazione che noi vorremmo.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.18 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 157).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.19 Zaratti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, era l'emendamento su cui ero intervenuto precedentemente. Qui prevediamo un regime fiscale speciale per le aziende e le attività produttive che operano nei comuni montani. Per riprendere il discorso di prima, noi abbiamo una grande attenzione per le aree interne, anche perché lo spopolamento delle aree interne, sotto tutti i punti di vista, nei nostri territori, porta anche una minore attenzione sul territorio e, quindi, aumenta anche il dissesto idrogeologico.

L'azione e le proposte che stiamo facendo sono nell'interesse generale, perché queste aree sono quelle che si stanno spopolando maggiormente, che demograficamente stanno riducendo maggiormente il numero degli abitanti e della natalità, e, dunque, poi ci troviamo con territori completamente privi di abitanti. Addirittura, stiamo cominciando a vedere che è offerto del denaro per andare a vivere in determinate zone. Noi vorremmo evitare cose del genere e proponiamo tutta una serie di interventi che frenano o impediscono lo spopolamento delle aree interne del nostro territorio. Soprattutto, chiediamo che si continui a mantenere un controllo di quel territorio, perché i territori abbandonati non diventano solo deserti ma diventano anche territori non più curati.

Allora, io colgo in positivo l'intervento che ha fatto precedentemente la collega, anche se era per criticarmi. Spero che sulle aree montane e sulle aree interne ci sia un intervento ad hoc da parte del Parlamento e del Governo, perché noi siamo molto preoccupati e, considerando anche i dati sulla riduzione demografica del nostro Paese, constatiamo che abbiamo interi territori - in particolare, le aree interne e montane del nostro Paese - che si stanno spopolando e desertificando.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.19 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 158).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 159).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi 7.01 Barbagallo e 7.02 Cappelletti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo per attirare l'attenzione di Governo e maggioranza su questo emendamento, che ritengo particolarmente importante.

Nella sostanza, invita il Governo, in sede di esercizio di delega, a osservare alcuni principi, come quello di proporzionalità fiscale, ossia di adottare la leva fiscale per incentivare l'acquisto di autovetture in base all'emissione di CO2 di queste vetture, incentivando, naturalmente, le vetture a basso livello di emissione. Sostanzialmente, si propone, quindi, di adattare la tassa di immatricolazione in maniera inversamente proporzionale alle emissioni di CO2, per i veicoli aziendali, di prevedere misure anch'esse di declinazione delle percentuali di deducibilità del costo d'acquisto, quindi incentivando maggiormente quelle che emettono di meno in termini, appunto, di emissioni di CO2 e, infine, analogo discorso va fatto per i fringe benefit, prevedendo una progressività dell'imposizione fiscale in base ai parametri emissivi e anche alla detraibilità IVA per i veicoli aziendali, naturalmente sempre sulla stessa base logica.

Mi chiedo, Presidente, e chiedo al Governo e alla maggioranza se c'è un'intenzione o meno di seguire una strategia di decarbonizzazione nel settore dei trasporti e, se c'è questa strategia, se non la perseguiamo utilizzando la leva fiscale, quali altre strade possono essere percorribili per ottenere questi obiettivi. Io non sono sorpreso del parere contrario di maggioranza e Governo rispetto a questo emendamento, che va nella direzione di far fare al nostro Paese un passo avanti verso la transizione ecologica, ma perché abbiamo visto una serie di interventi da parte di maggioranza e Governo per smantellare tutti quei provvedimenti che portavano il nostro Paese esattamente in quella direzione. Avete smantellato il super ecobonus, che andava esattamente in quella direzione, avete smantellato la cessione dei crediti, che, di fatto, ha paralizzato, poi, il sistema delle ristrutturazioni energetiche delle abitazioni degli italiani, avete smantellato Transizione 4.0, salvo, poi, ripescarla, dichiarando che è necessario riprenderla in mano, ma, allora, non si capisce perché sia stata smantellata.

Concludo, Presidente. Ci troviamo in una situazione anche difficile, perché, nel 2022, i dati di vendita delle auto elettriche nel nostro Paese hanno segnato un meno 27 per cento, in controtendenza rispetto a tutti gli altri Paesi d'Europa. Ossia, abbiamo l'Europa e il mondo che vanno in una direzione e noi che andiamo, invece, in una direzione opposta e contraria e rischiamo in questa maniera, veramente, di perdere il treno della modernità, ma, soprattutto, dello sviluppo del nostro Paese.

Per questo motivo, invito il Governo a rivedere la sua posizione e, in subordine, noi voteremo favorevolmente a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con l'articolo aggiuntivo 7.01 insistiamo sull'aspetto, su cui è intervenuto il collega poc'anzi, della decarbonizzazione dei trasporti, proprio perché, nel tempo in cui viviamo, il tema della decarbonizzazione dei trasporti dovrebbe essere al centro, tra gli obiettivi principali non solo del PNRR, su cui iniziamo a pagare ritardi pesanti a causa del cambio della governance, ma anche del PNIEC, su cui il Partito Democratico ha lamentato più volte, in queste settimane, la mancanza di un confronto vero, proprio poco prima della scadenza della fine del mese di giugno, per aggiornarlo. Non c'è un cambio di passo come, invece, era previsto negli obiettivi sulla decarbonizzazione dei trasporti. Quindi, il testo all'esame dell'Aula può aprire un ragionamento importante sulla revisione del regime fiscale sulle autovetture.

Ahimè, il tema dell'elettrico continua a non decollare nel Paese, c'è un calo preoccupante nelle vendite e, soprattutto, c'è l'idea, vera, che le auto elettriche abbiano un costo che non è più a portata di mano per le famiglie normali, ma è riservato soltanto a un mercato elitario ed è, dunque, soltanto per pochi.

Quindi, con questo articolo aggiuntivo, semplicemente, chiediamo l'introduzione di quattro misure che, grazie alla leva fiscale, consentirebbero degli interventi per rendere più a portata di mano per le famiglie l'acquisto delle auto elettriche e per garantire, sostanzialmente, un primo passo verso la decarbonizzazione dei trasporti, che, peraltro, nel resto d'Europa inizia a marciare in modo spedito, a differenza di quello che avviene in Italia. Sono quattro misure: la revisione della tassa di immatricolazione, parametrandola al costo del veicolo e alle emissioni di CO2, la revisione della fiscalità per i veicoli aziendali, la revisione delle imposte sulle auto aziendali e la revisione delle percentuali di detraibilità dell'IVA. Sono quattro misure elementari, abbiamo ascoltato l'annuncio del Governo del parere contrario: chiediamo, invece, un'inversione di tendenza, che il Governo ci ripensi, perché la decarbonizzazione dei trasporti non può più aspettare, non soltanto nel settore dell'auto, ma anche in quello ferroviario, perché la situazione è veramente fuori controllo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, nel chiedere di sottoscrivere questo articolo aggiuntivo, volevo sottolineare due cose, a nome del nostro gruppo. Con questa normativa, si sta perdendo una grande occasione, noi stiamo cercando in tutti i modi di segnalarlo, ovviamente con il rispetto dell'Aula, del Governo e della Presidenza. Io voglio insistere, noi vogliamo insistere su una cosa: se non creiamo gli strumenti per ridurre le emissioni, spingendo verso la defiscalizzazione, la riduzione dei costi per chi inquina di meno, non daremo un grande incentivo; altrimenti diventa veramente solo estetica della difesa dell'ambiente. Noi veramente non riusciamo a comprendere come alcune cose, che, secondo noi, dovevano essere già fatte proprie dal Governo e dalla maggioranza e che noi stiamo portando avanti - in questo caso, i colleghi del Partito Democratico - in tutti i modi per cercare di dare un contributo positivo, non vengano prese neanche in considerazione. Quale sarebbe l'azione per combattere le emissioni e per ridurre l'inquinamento? Noi dobbiamo farlo a tutti i livelli. In questo caso sarebbe una soluzione importante, ma io vedo, invece, un'altra direzione: cerchiamo di difendere, dicendo che si perderebbero posti di lavoro - esiste anche la riconversione, è esistita da sempre -, il carbone ad oltranza e non cerchiamo di trovare tutti gli strumenti per ridurre l'inquinamento. Anche in questa occasione, dal nostro punto di vista, si sta andando nella direzione che sicuramente non è a favore delle nuove generazioni e della difesa del territorio e dell'ambiente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà, per un minuto.

EMILIANO FENU (M5S). A titolo personale, Presidente, per invitare il Governo a fare una riflessione in più su questo articolo aggiuntivo. Io non credo che il costo sarà così alto, però si risolvono, allo stesso tempo, due problemi: uno è quello evidente dell'articolo aggiuntivo, di tendere alla decarbonizzazione, in questo caso con riguardo agli autoveicoli aziendali; l'altro è cercare di risolvere il problema della bassissima deducibilità per quanto riguarda i costi e detraibilità per quanto riguarda l'IVA delle auto aziendali. Tutte le aziende, le imprese hanno, infatti, difficoltà ad acquistare automezzi nuovi proprio perché la convenienza fiscale è davvero bassa. In questo caso, si riesce, in qualche modo, ad andare incontro alle esigenze delle imprese, anche di investimenti, anche di rinnovo della flotta aziendale, portando avanti allo stesso tempo, una condotta più sostenibile e anche in linea con le indicazioni dell'Europa.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 7.01 Barbagallo e 7.02 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 160).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti all'articolo 8, compresi gli articoli aggiuntivi.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti e su tutti gli articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Il Governo?

MAURIZIO LEO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Colleghi, siamo alla pagina 40 del nostro fascicolo. Il primo emendamento è l'8.1 Mari.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Mari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 161).

Passiamo all'emendamento 8.2 Fenu. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, approfitto dell'intervento anche per chiedere di ritirare il mio emendamento 8.3, semplicemente perché è sbagliato. Invece sull'8.2 mi ricollego al discorso di prima. Abbiamo un'unica tassa piatta che è l'Ires e anche in questo caso la si sta rendendo più complessa. Noi abbiamo chiesto, e lo chiediamo anche in questi emendamenti, di superare l'IRAP, ovviamente compensando anche quelli che saranno i minori introiti per le regioni, perché l'IRAP finanzia una parte del Servizio sanitario. In questo modo, prevedendo una sovraimposta all'IRAP, una sovraimposta all'IRES accade che l'IRAP, in realtà, non viene eliminata, diventa una sovraimposta all'IRES e diventa anche iniqua, perché a pagarla saranno non più tutte le imprese, quindi, le imprese individuali e le società di persone, ma soltanto le società di capitali. Quindi, ci sarà un disincentivo, a questo punto, a costituire società di capitali, perché ci sarà una tassa in più.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.2 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 162).

L'emendamento 8.3 Fenu è stato ritirato.

A questo punto votiamo l'articolo 8.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 163).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.01 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 164).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 8.02 Borrelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). L'articolo aggiuntivo 8.02 sarebbe l'ex…

PRESIDENTE. È l'articolo aggiuntivo a pagina 42.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Sul catasto, perfetto. Presidente, in questo articolo aggiuntivo abbiamo fatto una proposta, visto che la delega non si occupa del catasto e della sua arretratezza. Vogliamo modernizzare il Paese, però non ci occupiamo di una delle cose più importanti. Attualmente, alcuni classamenti risalgono agli anni Trenta, del Novecento, ovviamente; si tratta di rendite calcolate negli anni Ottanta e rivalutate in modo parziale ed uniforme, nonostante variazioni dei prezzi non omogenee, arretratezza che tra l'altro in molti casi penalizza i proprietari di immobili di minor pregio rispetto a quelli di maggior valore.

Secondo questa proposta emendativa, noi introduciamo una riforma catastale ed è necessario a nostro avviso fare una fotografia aggiornata dei valori catastali degli immobili al fine di decidere se, quando, in che modo e con quali effetti distributivi, modificare le imposte che hanno tali valori come base imponibile.

Noi continuiamo a fare un lavoro di proposta, chiedendo al Governo e alla maggioranza di intervenire su aspetti della vita quotidiana dei nostri cittadini che sono fondamentali. In questo caso la delega poteva mettere mano finalmente a un aspetto che si trascina in molti casi da decenni e al quale sembra che nessuno voglia mettere mano. E, poi, diventerà, e diventa, ogni giorno, un problema che rischia di esplodere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.02 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 165).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 8.03 Fenu. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, questa proposta emendativa riguarda una richiesta dovuta di aggiornamento dei valori delle rendite catastali. Sappiamo tutti quanto sia vetusto il nostro catasto e sappiamo anche quante sperequazioni derivino da questa vetustà. Magari, in qualche città queste sperequazioni si sono già colmate, però, in gran parte delle città assistiamo al classico esempio per cui, nel centro storico, vi sono immobili di valore, che hanno una rendita catastale molto bassa, mentre nelle periferie vi sono immobili, magari nuovi, con un valore di mercato molto più basso, ma poiché sono nuovi e, quindi, hanno una classificazione catastale più recente, hanno anche un valore fiscale molto più recente. Questa è sicuramente una sperequazione che va colmata e può essere colmata solo con l'aggiornamento del catasto.

Però, bisogna stare attenti ovviamente a non colpire il patrimonio dei cittadini e bisogna iniziare a fare delle differenze tra quello che è il patrimonio vero e proprio, che sono le grandi ricchezze, anche immobiliari, e quello che magari è il frutto del risparmio di una vita di lavoro, magari, di soggetti pensionati che non hanno neanche più quelle disponibilità che gli consentono di sostenere, ad esempio, gli oneri tributari sulla casa. Per questo è importante aggiornarlo, ma è importante farlo, ad esempio, servendosi dell'interoperabilità delle banche dati, quindi, iniziando a collegare la proprietà immobiliare alla condizione economica reddituale e familiare del proprietario, in modo che le imposte sulla casa vengano pagate in base a quella che è la reale condizione di chi la casa la possiede.

Questo è ciò che chiediamo in questo articolo aggiuntivo; chiediamo che gli aggiornamenti catastali vengano realizzati in modo partecipato, con la partecipazione dei comuni, dei tecnici e dei proprietari, però ribadiamo il concetto secondo cui questi aggiornamenti non devono comunque essere utilizzati per aumentare la pressione fiscale sulla casa, perché - non ce lo dimentichiamo - in realtà è l'Europa che ci chiede da tanti anni di spostare la tassazione dal lavoro al patrimonio immobiliare. In Italia sappiamo che il patrimonio immobiliare è una delle ricchezze, è uno di quei beni, di quegli asset a cui gli italiani tengono di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.03 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 166).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. I pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere assolutamente conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 9.1 Benzoni.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 167).

Passiamo all'emendamento 9.2 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Con una certa ostinazione, rispetto al fatto che non si vuole provvedere a un'equità fra i contribuenti, con questo emendamento noi proponiamo di nuovo, e in modo molto perentorio, che tutti i redditi con imposta sostitutiva debbano contribuire al prelievo comunale e regionale attraverso l'introduzione di apposite addizionali.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 19,55)

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Ci pare importante che ci sia una parità di trattamento fra i cittadini e ci pare assurdo che alcuni cittadini nei comuni contribuiscano al mantenimento dei servizi pubblici locali e altri no.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.2 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 168).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.3 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 169).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.4 Marattin, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 170).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.5 Guerra, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 171).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.7 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 172).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.8 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 173).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.9 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 174).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.10 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 175).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.11 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 176).

Passiamo all'emendamento 9.12 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo al Governo di fare una profonda riflessione. Il motivo è questo. Nell'ambito dell'avanzamento della spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza, riguardo al quale, a quanto si sa, si sta perseguendo il gioco del salto della rata, tanto che, fra poco, chiederemo la quinta rata direttamente, le uniche voci di spesa che stanno avanzando sono quella della transizione ecologica legata a Transizione 4.0. e quella legata all'incentivo dei bonus edilizi, in particolare con riferimento ai crediti d'imposta. Con questo emendamento chiediamo di disciplinare in maniera organica la tematica della cessione dei crediti di imposta, con particolare riguardo alla cedibilità, e questo noi lo chiediamo soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in America.

Cari colleghi, in America il piano di transizione ecologica sta gettando le proprie basi sul processo di certificazione dei crediti d'imposta; si chiama Inflation reduction act, sono quasi 400 miliardi basati sul concetto della circolazione dei crediti di imposta. Noi chiediamo al Governo di accantonare questo emendamento e di approfondire tutto ciò che vuole, in termini di valutazione. Ci sembra strano, infatti, che questa maggioranza e questo Governo siano atlantisti a tratti. In altri termini, quando c'è da inviare le armi in Ucraina, allora si segue ciò che ci dice l'America (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, adesso che l'America ci dice che è virtuoso il meccanismo della circolazione dei crediti d'imposta, questo Governo invece li ha definitivamente affossati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Chiedo al relatore il parere sulla richiesta di accantonamento.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Il parere sull'accantonamento è contrario.

PRESIDENTE. Se i presentatori insistono per votare sull'accantonamento, chiedo se qualcuno intenda intervenire contro o a favore. Nessuno vuole intervenire, quindi passiamo ai voti

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione dei nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 9.12 Fenu.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 81 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.12 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 177).

Passiamo all'emendamento 9.13 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento, che abbiamo in realtà presentato anche come proposta di legge, nella delega nasce anche da una domanda che ci siamo fatti un po' tutti. Uno degli obiettivi indicati e condivisibili della delega è la riduzione del carico fiscale. Però, non si capisce effettivamente da dove si prenderanno i soldi per questa riduzione. Infatti, io temo che molte delle misure, molte delle proposte resteranno inapplicate proprio perché non si disegna, ad esempio, un sistema di prelievo sulla nuova economia digitale oppure, come nel caso di questo emendamento, non si fa nulla per tassare i profitti inaspettati, chiamati in inglese windfall profit, cioè quei profitti che nascono per effetto di situazioni straordinarie. Ne abbiamo avuto diversi esempi in questi ultimi anni, ad esempio riguardo all'industria farmaceutica, per effetto della pandemia, all'industria bellica, per effetto della guerra, e al settore bancario, per effetto dell'aumento dei tassi d'interesse. Questi sono gli esempi che abbiamo vissuto.

Però, la proposta di emendamento è generale e richiede la determinazione di un contributo straordinario a carico delle grandi imprese in caso, ad esempio, di dichiarazione dello stato d'emergenza, quando ci sono profitti che aumentano di più del 75 per cento rispetto ai 3 anni precedenti. È un emendamento assolutamente di buon senso, assolutamente attuale, che è proposto da tantissimi economisti nel mondo, perché circa 700 multinazionali, negli ultimi due anni, hanno conseguito 2.000 miliardi di extraprofitti. Quindi c'è un problema, questa è una proposta che cerca di stabilizzare questo problema e trarre anche delle risorse per ridurre la pressione fiscale a carico dei contribuenti ordinari.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.13 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 178).

Passiamo all'emendamento 9.14 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, quando parliamo di riforma fiscale, dobbiamo riferirci non solo ad una parte soltanto squisitamente finanziaria. Dovremmo fare anche riferimento al contrasto delle povertà. In questo caso, parliamo della povertà energetica. Per questo motivo, chiedo un approfondimento di valutazione. In particolare, noi chiediamo che ci sia un Piano nazionale di efficientamento energetico di edifici pubblici e privati. Questo Piano, ovviamente, ha un costo. Il Ministro Giorgetti, che il 10 luglio, a Milano, è intervenuto al convegno sulla sostenibilità all'hub DHL a Malpensa, ha dichiarato: si chiede al decisore, alla politica, una serie di norme e di incentivi. Bisogna, però, capire chi paga.

Allora, se mentre, in precedenza, abbiamo detto che l'America vi ha fatto capire che il percorso giusto è quello della circolazione dei crediti d'imposta, qui la toppa è peggio del buco, perché, a dire al Ministro Giorgetti chi paga è lo stesso ex Sottosegretario Zanetti, oggi consigliere economico del Ministro Giorgetti, che gli dice: guardi, Ministro Giorgetti, il superbonus, quella misura virtuosa con cui abbiamo inventato, con il decreto-legge Rilancio, anche la cessione dei crediti e la loro circolazione, genera un deficit, che aumenta il debito meno di quanto la misura aumenti il PIL, dunque c'è una riduzione del rapporto tra debito e PIL, quindi la misura è virtuosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo noi chiediamo, con questo emendamento.

E poi, per andare a concludere, chiediamo anche che ci sia un piano strategico industriale di stabilizzazione delle agevolazioni edilizie, un piano che finisca per premiare, con incentivi fiscali, chi è più efficiente energeticamente nel proprio fabbricato, chi abbatte le barriere architettoniche, chi a casa propria realizza un impianto di energia da fonti rinnovabili, chi pone in essere sulla sua casa interventi per la messa in sicurezza strutturale e per la difesa dal rischio idrogeologico. Però, affinché il tutto funzioni, ci vogliono tanti soldi, considerato che il Governo soldi non ne ha. I soldi, il Governo li trova per altre cose: per esempio, anche per finanziare di più il Senato, dopo il ripristino dei vitalizi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Invece, noi siamo di un'altra opinione: noi pensiamo che quei soldi si possono trovare sotto la forma di bonus edilizi, e quindi incentivi fiscali, purché sia ripristinato il concetto di certificazione, cessione e circolazione del credito d'imposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.14 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 179).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.15 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 180).

Passiamo all'emendamento 9.16 Di Sanzo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento volevamo proporre una finestra di apertura verso i nostri connazionali all'estero, proprio per invitarli a investire in Italia. Si tratta, infatti, di attivare meccanismi, in linea con l'attuale legge sul rientro dei cervelli, che possano spingere gli italiani residenti all'estero - i quali spesso conservano il desiderio di voler aiutare l'Italia e ridare qualcosa al nostro Paese - a investire in Italia, riallacciando i legami con il territorio e dando energie nuove allo sviluppo del nostro Paese. Molti dei nostri connazionali che risiedono all'estero vorrebbero, infatti, contribuire veramente a una rinascita anche economica del nostro Paese ed essere accolti come contributori per lo sviluppo del territorio, anche animati da un amore e una riconoscenza verso l'Italia.

Si trattava, quindi, di ipotizzare meccanismi limitati nel tempo per incentivare l'avvio di start-up innovative, di cui abbiamo fortemente bisogno per rilanciare l'economia e diventare un Paese all'avanguardia anche nella transizione ecologica. In questo caso, l'esperienza degli italiani all'estero può essere sicuramente di aiuto. Tanti connazionali sono parte integrante dell'economia degli altri Paesi, sviluppano aziende più innovative e sarebbero orgogliosi di farlo anche nei nostri territori. L'idea è quella di considerare gli italiani all'estero veramente parte effettiva del nostro sistema economico e di dare loro la possibilità concreta di innovare il nostro Paese attraverso azioni, come la creazione di nuovo lavoro e l'implementazione di nuove pratiche imprenditoriali, frutto anche delle esperienze acquisite all'estero.

Con amarezza, devo dire che il Governo, ancora una volta, mostra, però, la sua indifferenza verso il mondo degli italiani all'estero e degli imprenditori all'estero. Dopo averli usati in modo strumentale in campagna elettorale, promettendo il Ministero degli Italiani all'estero, mostra, ancora una volta, di ignorare il potenziale, anche economico e produttivo, della ventunesima regione d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.16 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 181).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.17 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 182).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.18 De Luca, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 183).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.19 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 184).

Passiamo all'emendamento 9.20 Fenu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Presidente, questo è un emendamento molto semplice, ma che sicuramente risolve una situazione molto fastidiosa per i contribuenti. In un riordino di quella che dovrebbe essere la fiscalità generale, si propone di far assorbire, appunto dalla fiscalità generale, il canone RAI, gli oneri di sistema che paghiamo nelle bollette e le accise, in modo tale da non pesare sul bilancio delle famiglie, che è un bilancio che subisce questi costi quasi ogni mese.

Lo vede nelle bollette, lo vede quando va a rifornire la propria auto, lo vede nel canone Rai. Quindi, era una proposta di buon senso che non richiedeva oneri, perché, comunque, si riassorbivano nella fiscalità generale. Abbiamo chiesto al Governo di poter accogliere e valutare questo emendamento, ma non è stato fatto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.20 Fenu, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 185).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 186).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI, Relatore. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 10.1 Dell'Olio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, chiediamo di prevedere la possibilità per gli operatori professionali che acquistano immobili per poi destinarli alla cessione in un tempo limitato e senza poterli utilizzare per altri scopi, quindi ristrutturandoli e rimettendoli in cessione, di evitare la doppia imposizione che, di fatto, non ha senso di esistere, perché la Ragioneria non può cifrare questo importo in ingresso.

Infatti, nel momento in cui un operatore non fa questo lavoro, non c'è l'ingresso per lo Stato. Questo è un problema, perché questa doppia imposizione, per cui si potrebbero perdere gli incassi per lo Stato, in realtà, è un finto problema. Infatti, nel momento in cui una struttura effettua la ristrutturazione e va a cedere l'immobile, si evita il nero che le persone possono fare andando a ristrutturare, ma soprattutto lo Stato ha un positivo, perché il singolo che acquista l'immobile non va a portare in detrazione. Quindi non vale per tutti, ma varrà sicuramente per tutti quelli che vogliono acquisire un immobile già ristrutturato, senza andare ad affrontare tutti i problemi delle ristrutturazioni.

Si fa ripartire il mercato immobiliare anche delle ristrutturazioni, che, saltando il superbonus (di fatto, salta) viene a saltare, e non si genera un problema per lo Stato, anzi, lo Stato ci va a guadagnare.

Per questo motivo, chiediamo di andare avanti su questo emendamento, che ritengo possa andar bene a tutti i gruppi politici, però non capiamo perché ci si continui a intestardire sul pensiero che questo è un emendamento che ha necessità di soldi per poter andare avanti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 Dell'Olio, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 187).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.2 Benzoni, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 188).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.5 Tabacci, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 189).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.6 Cappelletti e 10.7 Merola, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 190).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 191).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1038-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 192).

Ha chiesto di parlare, l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà. Su cosa?

MARCO OSNATO (FDI). Sull'ordine dei lavori. Vorrei fare una proposta. Siccome siamo arrivati all'articolo 12, sul quale dovremmo riunire il Comitato dei nove, vista l'ora, che è quasi quella prestabilita, proporrei di sospendere qui i lavori e di aggiornarci a domani (Applausi).

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, consideriamo accolta la proposta del presidente Osnato. L'esame è rinviato a domani mattina, alle ore 9.

Sostituzione di un componente della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa la senatrice Anna Bilotti, in sostituzione del senatore Stefano Patuanelli, dimissionario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 12 luglio 2023 - Ore 9:

(ore 9 e ore 16)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Delega al Governo per la riforma fiscale. (C. 1038-A​)

e dell'abbinata proposta di legge: MARATTIN e ENRICO COSTA. (C. 75​)

Relatori: GUSMEROLI e SALA.

2. Seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00003, Santillo ed altri n. 1-00161, Zanella ed altri n. 1-00166 e Manes ed altri n. 1-00167 in materia di emergenza abitativa .

Relatrice: LATINI.

3. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):

VARCHI ed altri: Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano. (C. 887-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CANDIANI ed altri; LUPI ed altri.

(C. 342​-1026​)

Relatori: VARCHI, per la maggioranza; MAGI di minoranza.

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 411 - Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (Approvato dal Senato).

(C. 1134​)

e dell'abbinata proposta di legge: BILLI ed altri. (C. 101​)

Relatore: PIETRELLA.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

CENTEMERO ed altri: Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti. (C. 107​)

e dell'abbinata proposta di legge: STEFANAZZI ed altri. (C. 1061​)

Relatore: CENTEMERO.

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

DORI e D'ORSO; PITTALIS ed altri; MASCHIO ed altri: Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo. (C. 536​-891​-910-A​)

Relatori: DONDI e DORI, per la II Commissione; MATONE e CIANI, per la XII Commissione.

7. Seguito della discussione della proposta di legge:

LUPI e ALESSANDRO COLUCCI: Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale. (C. 418-A​)

(ore 15)

8. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 13 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 18, 35, 41 e 162 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 19 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 23 il deputato Borrelli ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 27 il deputato Paolo Emilio Russo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 36 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 42 e 127 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 45 e 55 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 49 e 55 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 50 la deputata Lancellotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 52 il deputato Lampis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 53 il deputato Caiata ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 58 la deputata Torto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

nella votazione n. 64 il deputato Alessandro Colucci ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 66 il deputato Pellicini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 71 e 150 la deputata Malavasi ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 84 il deputato Mari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 86 la deputata Gadda ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 87 la deputata Malavasi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 103 il deputato Borrelli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 104 il deputato Dell'Olio ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 105 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 114 la deputata Piccolotti ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 118 la deputata Piccolotti ha segnalato che si è erroneamente astenuta, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 118 la deputata Morgante ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 124 il deputato Loperfido ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 127 e 128 il deputato Candiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 137 e 139 la deputata Torto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 138 la deputata Frijia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 143 il deputato Borrelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 143 la deputata Torto ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 148 il deputato Toccalini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 169 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 176 il deputato Baldelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 186 la deputata Bisa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1038-A E ABB. - EM. 1.1 280 245 35 123 81 164 58 Resp.
2 Nominale EM. 1.2 286 285 1 143 103 182 57 Resp.
3 Nominale ARTICOLO 1 273 269 4 135 166 103 57 Appr.
4 Nominale EM. 2.1 286 285 1 143 119 166 57 Resp.
5 Nominale EM. 2.2 287 284 3 143 117 167 57 Resp.
6 Nominale EM. 2.3 290 274 16 138 102 172 57 Resp.
7 Nominale EM. 2.4 288 274 14 138 106 168 56 Resp.
8 Nominale EM. 2.5 293 291 2 146 120 171 56 Resp.
9 Nominale EM. 2.9 291 291 0 146 122 169 55 Resp.
10 Nominale EM. 2.12 292 289 3 145 119 170 55 Resp.
11 Nominale EM. 2.15 297 293 4 147 121 172 54 Resp.
12 Nominale EM. 2.16 294 231 63 116 61 170 54 Resp.
13 Nominale EM. 2.19 291 288 3 145 120 168 54 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM. 2.20 293 292 1 147 122 170 54 Resp.
15 Nominale EM. 2.25 292 292 0 147 123 169 54 Resp.
16 Nominale EM. 2.27 292 240 52 121 70 170 54 Resp.
17 Nominale EM. 2.29 291 277 14 139 108 169 54 Resp.
18 Nominale EM. 2.30 290 270 20 136 101 169 54 Resp.
19 Nominale EM. 2.31 290 271 19 136 103 168 54 Resp.
20 Nominale EM. 2.32 287 254 33 128 68 186 54 Resp.
21 Nominale EM. 2.34 286 224 62 113 40 184 54 Resp.
22 Nominale EM. 2.40 290 289 1 145 120 169 54 Resp.
23 Nominale EM. 2.43 294 292 2 147 106 186 54 Resp.
24 Nominale EM. 2.47 291 291 0 146 122 169 54 Resp.
25 Nominale EM. 2.48 288 288 0 145 120 168 54 Resp.
26 Nominale EM. 2.49 289 289 0 145 122 167 54 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM. 2.50 286 286 0 144 119 167 54 Resp.
28 Nominale EM. 2.51 284 283 1 142 102 181 54 Resp.
29 Nominale EM. 2.52 288 273 15 137 46 227 54 Resp.
30 Nominale EM. 2.53, 2.54 292 289 3 145 118 171 54 Resp.
31 Nominale EM. 2.56 293 293 0 147 120 173 54 Resp.
32 Nominale EM. 2.58 289 285 4 143 100 185 53 Resp.
33 Nominale EM. 2.64 289 286 3 144 115 171 53 Resp.
34 Nominale ARTICOLO 2 275 272 3 137 174 98 53 Appr.
35 Nominale EM. 3.1 293 272 21 137 100 172 53 Resp.
36 Nominale EM. 3.3 293 290 3 146 118 172 53 Resp.
37 Nominale EM. 3.4 293 290 3 146 120 170 53 Resp.
38 Nominale EM. 3.6 290 290 0 146 120 170 53 Resp.
39 Nominale EM. 3.7 290 288 2 145 99 189 53 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM. 3.8 289 284 5 143 98 186 53 Resp.
41 Nominale EM. 3.10 291 289 2 145 118 171 53 Resp.
42 Nominale EM. 3.11 290 217 73 109 47 170 53 Resp.
43 Nominale EM. 3.12 294 274 20 138 101 173 53 Resp.
44 Nominale EM. 3.13 293 290 3 146 100 190 53 Resp.
45 Nominale EM. 3.14 294 293 1 147 100 193 53 Resp.
46 Nominale ARTICOLO 3 278 277 1 139 176 101 53 Appr.
47 Nominale EM. 4.1 284 284 0 143 117 167 53 Resp.
48 Nominale EM. 4.3 280 223 57 112 63 160 53 Resp.
49 Nominale EM. 4.4 293 234 59 118 63 171 53 Resp.
50 Nominale EM. 4.6 284 284 0 143 120 164 53 Resp.
51 Nominale EM. 4.7 287 286 1 144 121 165 52 Resp.
52 Nominale EM. 4.8, 4.9 285 283 2 142 119 164 52 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM. 4.10 292 220 72 111 54 166 52 Resp.
54 Nominale EM. 4.11, 4.12, 4.13 296 294 2 148 124 170 51 Resp.
55 Nominale EM. 4.14 292 290 2 146 121 169 51 Resp.
56 Nominale EM. 4.15 292 291 1 146 122 169 51 Resp.
57 Nominale EM. 4.16 296 296 0 149 125 171 51 Resp.
58 Nominale EM. 4.17 295 238 57 120 67 171 51 Resp.
59 Nominale EM. 4.18 292 234 58 118 63 171 51 Resp.
60 Nominale EM. 4.19 297 234 63 118 62 172 51 Resp.
61 Nominale EM. 4.20 295 231 64 116 59 172 51 Resp.
62 Nominale EM. 4.21 293 293 0 147 121 172 51 Resp.
63 Nominale EM. 4.22 292 235 57 118 49 186 51 Resp.
64 Nominale ARTICOLO 4 278 273 5 137 168 105 51 Appr.
65 Nominale EM. 5.1 285 269 16 135 43 226 51 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale EM. 5.2 291 289 2 145 102 187 51 Resp.
67 Nominale EM. 5.3 289 287 2 144 52 235 51 Resp.
68 Nominale EM. 5.4 291 289 2 145 103 186 51 Resp.
69 Nominale EM. 5.5, 5.6, 5.7 287 287 0 144 119 168 51 Resp.
70 Nominale EM. 5.12 284 284 0 143 118 166 51 Resp.
71 Nominale EM. 5.13 282 227 55 114 62 165 51 Resp.
72 Nominale EM. 5.14 289 288 1 145 122 166 51 Resp.
73 Nominale EM. 5.15 290 205 85 103 35 170 51 Resp.
74 Nominale EM. 5.16 269 257 12 129 101 156 51 Resp.
75 Nominale EM. 5.18 275 265 10 133 108 157 51 Resp.
76 Nominale EM. 5.19 282 211 71 106 47 164 51 Resp.
77 Nominale EM. 5.20 275 207 68 104 45 162 51 Resp.
78 Nominale EM. 5.23 281 207 74 104 44 163 51 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale EM. 5.24 272 202 70 102 45 157 51 Resp.
80 Nominale EM. 5.25 283 199 84 100 33 166 51 Resp.
81 Nominale EM. 5.26 281 248 33 125 70 178 51 Resp.
82 Nominale EM. 5.27 283 225 58 113 59 166 51 Resp.
83 Nominale EM. 5.28 283 182 101 92 16 166 50 Resp.
84 Nominale EM. 5.31 281 279 2 140 114 165 50 Resp.
85 Nominale EM. 5.33 284 284 0 143 118 166 50 Resp.
86 Nominale EM. 5.35 285 251 34 126 71 180 50 Resp.
87 Nominale EM. 5.38, 5.39 282 281 1 141 99 182 50 Resp.
88 Nominale EM. 5.40 279 278 1 140 99 179 50 Resp.
89 Nominale EM. 5.41 282 280 2 141 42 238 50 Resp.
90 Nominale EM. 5.43 284 281 3 141 98 183 50 Resp.
91 Nominale EM. 5.44 282 281 1 141 97 184 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 8 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale EM. 5.45 280 279 1 140 44 235 50 Resp.
93 Nominale EM. 5.46 282 220 62 111 52 168 50 Resp.
94 Nominale EM. 5.47 285 275 10 138 107 168 50 Resp.
95 Nominale EM. 5.48 285 269 16 135 100 169 50 Resp.
96 Nominale EM. 5.49 284 283 1 142 99 184 50 Resp.
97 Nominale EM. 5.50 254 252 2 127 41 211 50 Resp.
98 Nominale EM. 5.51 253 190 63 96 30 160 50 Resp.
99 Nominale EM. 5.52 264 264 0 133 108 156 50 Resp.
100 Nominale EM. 5.53 261 260 1 131 106 154 50 Resp.
101 Nominale EM. 5.54 266 254 12 128 95 159 50 Resp.
102 Nominale EM. 5.58 265 262 3 132 106 156 50 Resp.
103 Nominale EM. 5.59 264 206 58 104 44 162 50 Resp.
104 Nominale EM. 5.60 269 242 27 122 73 169 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 9 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 117)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nominale EM. 5.62 260 232 28 117 63 169 50 Resp.
106 Nominale EM. 5.64 269 266 3 134 91 175 50 Resp.
107 Nominale EM. 5.65 264 261 3 131 100 161 50 Resp.
108 Nominale EM. 5.70 269 267 2 134 107 160 50 Resp.
109 Nominale EM. 5.71 272 259 13 130 94 165 50 Resp.
110 Nominale EM. 5.74 266 213 53 107 41 172 50 Resp.
111 Nominale EM. 5.80 269 266 3 134 88 178 50 Resp.
112 Nominale EM. 5.81 273 219 54 110 41 178 50 Resp.
113 Nominale EM. 5.82 272 209 63 105 40 169 50 Resp.
114 Nominale EM. 5.83 273 208 65 105 42 166 50 Resp.
115 Nominale EM. 5.87 266 202 64 102 42 160 50 Resp.
116 Nominale EM. 5.88 273 272 1 137 91 181 50 Resp.
117 Nominale EM. 5.89 273 263 10 132 30 233 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 10 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 118 AL N. 130)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
118 Nominale EM. 5.90 269 256 13 129 29 227 50 Resp.
119 Nominale EM. 5.91 274 270 4 136 36 234 50 Resp.
120 Nominale EM. 5.93 275 273 2 137 91 182 50 Resp.
121 Nominale ARTICOLO 5 265 260 5 131 167 93 50 Appr.
122 Nominale EM. 6.2 275 259 16 130 88 171 50 Resp.
123 Nominale EM. 6.3 278 277 1 139 46 231 50 Resp.
124 Nominale EM. 6.4 266 254 12 128 92 162 50 Resp.
125 Nominale EM. 6.8 277 201 76 101 31 170 50 Resp.
126 Nominale EM. 6.9 264 201 63 101 39 162 50 Resp.
127 Nominale EM. 6.10 276 226 50 114 57 169 50 Resp.
128 Nominale EM. 6.11 283 271 12 136 32 239 50 Resp.
129 Nominale EM. 6.13 286 273 13 137 32 241 50 Resp.
130 Nominale EM. 6.14 283 269 14 135 29 240 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 11 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 131 AL N. 143)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
131 Nominale EM. 6.15 284 283 1 142 109 174 50 Resp.
132 Nominale EM. 6.16 289 285 4 143 111 174 50 Resp.
133 Nominale EM. 6.17 276 274 2 138 110 164 50 Resp.
134 Nominale EM. 6.18 288 231 57 116 57 174 50 Resp.
135 Nominale EM. 6.19 289 278 11 140 103 175 50 Resp.
136 Nominale EM. 6.20 278 275 3 138 109 166 50 Resp.
137 Nominale EM. 6.21 289 288 1 145 114 174 50 Resp.
138 Nominale EM. 6.22 284 265 19 133 42 223 50 Resp.
139 Nominale EM. 6.23 281 262 19 132 91 171 50 Resp.
140 Nominale EM. 6.24 285 269 16 135 98 171 50 Resp.
141 Nominale ARTICOLO 6 274 269 5 135 173 96 50 Appr.
142 Nominale ART. AGG. 6.01 289 214 75 108 40 174 50 Resp.
143 Nominale ART. AGG. 6.02 283 254 29 128 64 190 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 12 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 144 AL N. 156)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
144 Nominale EM. 7.1 282 274 8 138 33 241 50 Resp.
145 Nominale EM. 7.2 283 282 1 142 111 171 50 Resp.
146 Nominale EM. 7.4 282 265 17 133 94 171 50 Resp.
147 Nominale EM. 7.5 282 280 2 141 108 172 50 Resp.
148 Nominale EM. 7.6 280 226 54 114 56 170 50 Resp.
149 Nominale EM. 7.7 281 226 55 114 40 186 50 Resp.
150 Nominale EM. 7.8 278 225 53 113 38 187 50 Resp.
151 Nominale EM. 7.9 282 254 28 128 68 186 50 Resp.
152 Nominale EM. 7.10, 7.11 281 261 20 131 91 170 50 Resp.
153 Nominale EM. 7.12 278 261 17 131 92 169 50 Resp.
154 Nominale EM. 7.13 279 266 13 134 44 222 50 Resp.
155 Nominale EM. 7.14 275 257 18 129 90 167 50 Resp.
156 Nominale EM. 7.15 278 267 11 134 41 226 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 13 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 157 AL N. 169)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
157 Nominale EM. 7.18 276 273 3 137 40 233 50 Resp.
158 Nominale EM. 7.19 277 277 0 139 43 234 50 Resp.
159 Nominale ARTICOLO 7 268 264 4 133 168 96 50 Appr.
160 Nominale ART. AGG. 7.01, 7.02 274 272 2 137 96 176 49 Resp.
161 Nominale EM. 8.1 279 196 83 99 14 182 49 Resp.
162 Nominale EM. 8.2 275 265 10 133 35 230 49 Resp.
163 Nominale ARTICOLO 8 269 264 5 133 168 96 49 Appr.
164 Nominale ART. AGG. 8.01 278 211 67 106 31 180 49 Resp.
165 Nominale ART. AGG. 8.02 273 240 33 121 64 176 49 Resp.
166 Nominale ART. AGG. 8.03 274 261 13 131 97 164 49 Resp.
167 Nominale EM. 9.1 274 210 64 106 46 164 49 Resp.
168 Nominale EM. 9.2 278 246 32 124 63 183 49 Resp.
169 Nominale EM. 9.3 276 245 31 123 65 180 49 Resp.


INDICE ELENCO N. 14 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 170 AL N. 182)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
170 Nominale EM. 9.4 277 212 65 107 45 167 49 Resp.
171 Nominale EM. 9.5 277 241 36 121 65 176 49 Resp.
172 Nominale EM. 9.7 276 262 14 132 95 167 49 Resp.
173 Nominale EM. 9.8 275 260 15 131 93 167 49 Resp.
174 Nominale EM. 9.9 275 209 66 105 42 167 49 Resp.
175 Nominale EM. 9.10 278 273 5 137 105 168 49 Resp.
176 Nominale EM. 9.11 275 270 5 136 94 176 49 Resp.
177 Nominale EM. 9.12 273 210 63 106 34 176 49 Resp.
178 Nominale EM. 9.13 271 221 50 111 44 177 49 Resp.
179 Nominale EM. 9.14 275 273 2 137 91 182 49 Resp.
180 Nominale EM. 9.15 274 222 52 112 41 181 49 Resp.
181 Nominale EM. 9.16 266 266 0 134 100 166 49 Resp.
182 Nominale EM. 9.17 265 202 63 102 26 176 49 Resp.


INDICE ELENCO N. 15 DI 15 (VOTAZIONI DAL N. 183 AL N. 192)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
183 Nominale EM. 9.18 269 268 1 135 97 171 49 Resp.
184 Nominale EM. 9.19 269 217 52 109 39 178 49 Resp.
185 Nominale EM. 9.20 264 203 61 102 28 175 49 Resp.
186 Nominale ARTICOLO 9 253 248 5 125 162 86 49 Appr.
187 Nominale EM. 10.1 265 194 71 98 29 165 49 Resp.
188 Nominale EM. 10.2 264 259 5 130 39 220 49 Resp.
189 Nominale EM. 10.5 264 262 2 132 88 174 49 Resp.
190 Nominale EM. 10.6, 10.7 267 255 12 128 88 167 49 Resp.
191 Nominale ARTICOLO 10 260 255 5 128 165 90 49 Appr.
192 Nominale ARTICOLO 11 260 255 5 128 165 90 49 Appr.