XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
in Italia il carcinoma della mammella è il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne. I principali fattori di rischio sono rappresentati da: età, fattori riproduttivi, fattori ormonali, fattori dietetici e metabolici, stile di vita, pregressa radioterapia a livello toracico, precedenti displasie o neoplasie mammarie, familiarità ed ereditarietà;
per l'anno 2022, in ordine decrescente di incidenza stimata nella popolazione complessiva, i tumori più frequenti sono il tumore della mammella e, nelle donne, in ordine decrescente di incidenza stimata, i tumori più frequenti sono il tumore della mammella (55.700 casi); dunque, il tumore della mammella continua a confermare la sua tragica prevalenza e frequenza tra i tumori della popolazione e tra i tumori delle donne;
la maggior parte dei cancri nasce e cresce lentamente e silenziosamente e tanto più piccolo è il tumore, tanto maggiori sono le probabilità di guarigione: la ricerca dei tumori piccoli e asintomatici si chiama prevenzione secondaria che seppure ha fatto negli anni passi straordinari e purtroppo ancora lontana dal raggiungere tutti gli obiettivi attesi;
gli screening oncologici di popolazione ricercano tumori asintomatici e frequenti e rivelano la presenza di neoplasie che si sarebbero manifestate più avanti nel tempo in uno stadio più avanzato, più difficili da curare e con meno speranze di guarigione;
l'efficienza delle campagne di screening è una misura qualificante dell'efficienza del sistema sanitario e a riguardo si rileva che i programmi nazionali di screening per i tumori della mammella sono inegualmente praticati nel territorio nazionale a causa della diversa organizzazione dei progetti di prevenzione, diversa sensibilizzazione della popolazione, diverse risorse sanitarie, logistiche e tecnologiche;
lo screening e la maggior consapevolezza delle donne consentono di diagnosticare la maggior parte dei tumori maligni mammari in fase iniziale quando il trattamento chirurgico può essere più spesso conservativo e la terapia adottata più efficace, permettendo di ottenere sopravvivenze a 5 anni molto elevate;
i medici di medicina generale sono i professionisti che più di altri possono condurre una efficace prevenzione secondaria comunicando i benefici della diagnosi precoce del tumore alla mammella;
oltre a ciò è fondamentale una comunicazione capillare e permanente nella scuola e negli ambienti di lavoro;
l'emergenza sanitaria ha messo in evidenza le fragilità dei programmi di screening soprattutto in alcune aree del Paese e per alcuni programmi;
secondo quanto si evince dalla dodicesima edizione dei «Numeri del cancro in Italia» – anno 2022 – la pandemia da COVID-19 ha aumentato le difficoltà di produrre stime sulle incidenze delle neoplasie e la raccolta dei dati da parte di molti registri tumori di popolazione ha subito rallentamenti e disfunzioni, mentre solo pochi registri hanno potuto aggiornare i dati delle nuove incidenze neoplastiche;
i programmi di screening oncologico sono compresi tra i livelli essenziali di assistenza (Lea decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017) e la loro attività viene monitorata attraverso una serie di analisi effettuate dall'Osservatorio nazionale screening (ONS) e dalla sorveglianza PASSI (Progressi delle aziende sanitarie);
lo screening mammografico è una attività di prevenzione secondaria periodica rivolta a donne asintomatiche al fine di effettuare una diagnosi di carcinoma mammario in stadio precoce e, quindi, offrire trattamenti meno aggressivi e più efficaci, con l'obiettivo di ridurre la mortalità da carcinoma mammario;
in Italia, i programmi di screening mammografico prevedono l'esecuzione di una mammografia ogni due anni nelle donne tra i 50 e i 69 anni, ed in alcune regioni fino all'età di 74 anni. In alcune regioni è stata inoltre adottata l'estensione dello screening a donne tra 45 e 49 anni con mammografia annuale;
secondo quanto si evince dalle linee guida neoplasie della mammella – edizione 2021 (in continuo aggiornamento) – pubblicate nel Pnlg dell'Iss ed elaborate dall'AIOM – Associazione italiana di oncologia medica, in collaborazione con AIRO, ANISC, SIAPEC-IAP, SICO, SIRM – la mammografia è tuttora ritenuto il test più efficace di screening, la modalità organizzata di popolazione è preferibile rispetto a quella spontanea e la tecnica digitale (digital mammography, Dm) è da preferire alla mammografia analogica (film-screen);
sulla tecnica digitale c'è da rilevare che non tutte le strutture sanitarie che effettuano lo screening sono dotate della predetta tecnica;
i dati dell'ONS per lo screening mammografico del periodo 2018-2021, per macro area geografica (Nord, Centro, Sud e Isole) e complessivi per l'Italia evidenziano che: il valore medio italiano, che nel 2020 si era attestato al 30 per cento nel 2021 ritorna in linea (46,3 per cento) con i valori di copertura del periodo 2018-2019. I livelli di copertura sono differenti tra le macro aree, con un evidente gradiente Nord-Sud. Al Nord i valori di copertura, stabili intorno al 61 per cento nel biennio 2018-2019, si sono ridotti drasticamente al 40 per cento nel 2020 per poi ritornare, nel 2021, ai valori pre-pandemici. I valori di copertura della macro area Centro nel periodo 2018-2019 si attestavano intorno al 50 per cento per ridursi al 38 per cento nel 2020 e riposizionarsi quindi intorno al 48 per cento nel 2021. I valori di copertura nell'area Sud e Isole sono sempre stati decisamente inferiori alle altre due aree (intorno al 20-21 per cento), con un sensibile peggioramento nel 2020 (12 per cento) e un recupero al 23,2 per cento nel 2021;
come noto, nel 2020 in tutte e tre le macro aree si è osservato un importante contrazione dei volumi di attività dello screening mammografico e nonostante in linea di massima si sia registrato nel 2021 un ritorno ai valori di copertura pre-pandemici, all'interno di ogni singola macro-area ci sono regioni con maggiore capacità di ripresa ed altre che dimostrano una evidente difficoltà anche nel 2021; solo alcune regioni hanno recuperato completamente il ritardo, mentre la maggior parte sono riuscite a prendere in carico, entro la fine del 2021, tutta la popolazione che doveva essere invitata nel 2020, con uno slittamento al 2022 di una quota parte di donne che doveva essere invitata nel 2021;
i dati evidenziati nella dodicesima edizione dei «Numeri del cancro in Italia» confermano che in ambito di screening mammografico le diseguaglianze nell'offerta sono forti e sono profonde le differenze di attenzione al proprio stato di salute;
i dati, come evidenziato nel predetto rapporto, «ci consegnano una Italia a due se non a tre velocità, ma anche con notevoli capacità di rispondere alle emergenze. Senz'altro in epoca pre-pandemica vi era una maggiore sofferenza nella macro-area Sud e Isole anche se, almeno per lo screening mammografico e cervicale, nel triennio precedente la pandemia si era osservato un progressivo miglioramento nella capacità di offerta dei servizi. In realtà i valori di copertura pre-pandemici non ottimali che si registravano in questa area erano anche osservati in alcune, seppur limitate, aree del Centro e del Nord. In sintesi, si registravano fragilità certamente dovute a difficoltà di implementazione dell'offerta, in particolare nelle regioni in piano di rientro, ma anche ad una allocazione non adeguata delle risorse sia dal punto di vista meramente numerico che qualitativo (in particolare scarsa competenza organizzativo-manageriale)»;
in sostanza, l'emergenza pandemica ha messo in risalto ancora di più le fragilità che già erano evidenti in epoca pre-pandemica e che ancora non consentivano di ottenere livelli di copertura ottimali in tutte le aree del Paese;
i dati PASSI 2021-2022 mostrano che in Italia il 70 per cento delle donne fra i 50 e i 69 anni si è sottoposto allo screening mammografico a scopo preventivo e che la quota di donne che si sottopone allo screening mammografico è maggiore fra quelle più istruite o con maggiori risorse economiche, fra le donne di cittadinanza italiana rispetto alle straniere, e fra le donne coniugate o conviventi;
anche i dati PASSI 2022 confermano che la copertura dello screening mammografico disegna un chiaro gradiente Nord-Sud con una copertura totale dell'80 per cento al Nord, 76 per cento nel Centro e solo del 58 per cento nelle regioni meridionali. Il Friuli Venezia Giulia (88 per cento) è la regione con la copertura maggiore, la Calabria (43 per cento), il Molise e la Campania (entrambe al 51 per cento) sono le regioni con le coperture totali più basse; non è trascurabile la quota di 50-69enni che non si è mai sottoposta a una mammografia a scopo preventivo o lo ha fatto in modo non ottimale: 1 donna su 10 non ha mai fatto un esame mammografico e quasi il 20 per cento riferisce di averlo eseguito da oltre due anni;
secondo quanto evincibile dal sito della LILT «il rischio di tumore al seno si modifica in rapporto all'età: i tassi di incidenza aumentano esponenzialmente fin verso i 50 anni, quindi subiscono una pausa, o addirittura una lieve diminuzione, per poi riprendere a crescere, ma con un tasso inferiore, dopo il periodo menopausale. Esiste una stretta correlazione tra l'insorgenza del tumore mammario e gli ormoni femminili. La prima gravidanza precoce e l'allattamento riducono il rischio, che aumenta per effetto della terapia ormonale sostitutiva con associazione di estrogeni e progestinici, in età perimenopausale e in menopausa, se protratta per più di 5 anni. Altri fattori di rischio riconosciuti sono rappresentati dal numero di parenti di I grado con tumori alla mammella, l'obesità dopo la menopausa, l'eccessivo consumo di alcol, l'età al menarca e l'eventuale diagnosi di iperplasia atipica, il diabete e l'ipertensione arteriosa. Solo il 5-8 per cento dei tumori della mammella sono dovuti a fattori genetici riconosciuti. Un precedente carcinoma della mammella aumenta le probabilità di un secondo tumore alla stessa o nell'altra mammella. Le radiazioni ionizzanti, se utilizzate ripetutamente in età prepubere o puberale, anche a scopo diagnostico, specialmente sulla parete toracica e sulla colonna vertebrale, costituiscono riconosciuti fattori di rischio.»;
nel numero del 20 agosto 2022 della rivista «Lancet» sono stati resi noti i risultati del più grande e rappresentativo studio finora pubblicato sull'associazione tra vari fattori di rischio e mortalità per tumori. Usando stime delle morti per tumori in più di 200 Paesi, i ricercatori del «Global Burden of Disease Study 2019 (GBD Study)» hanno stimato che, nel 2019 nel mondo, i vari fattori di rischio evitabili siano responsabili di 4.450.000 morti per cancro. Questa stima in valore assoluto corrisponde al 44,4 per cento di tutte le morti per cancro documentate nel mondo nel 2019 (il 50,6 per cento delle morti per cancro negli uomini e il 36,3 per cento delle morti per cancro nelle donne): fumo di tabacco, consumo di bevande alcoliche e un alto indice di massa corporea sono risultati di gran lunga i più impattanti fattori di rischio evitabili per la mortalità oncologica nel mondo intero; lo studio conferma e aggiorna a livello mondiale le evidenze ben note da decenni, e ribadisce alcuni concetti fondamentali per la prevenzione dei tumori: non fumare, controllare il proprio peso ed evitare l'uso di bevande alcoliche;
il trattamento standard delle forme iniziali del tumore mammario è costituito dalla chirurgia conservativa associata a radioterapia o dalla mastectomia e dopo la chirurgia, viene generalmente proposto un trattamento sistemico poli-chemioterapico o radioterapico nell'ottica di ridurre il rischio di recidiva e di morte ad esso associata, tenuto conto della situazione del singolo paziente;
nelle pazienti con carcinoma mammario a recettori ormonali positivi/HER2-negativo sono oggi prescrivibili in regime di rimborsabilità da parte del SSN classificatori prognostici genomici, i quali sono indicati in pazienti a rischio intermedio di recidiva, per le quali sia quindi necessaria un'ulteriore definizione della effettiva utilità dell'aggiunta della chemioterapia adiuvante al trattamento endocrino;
nelle pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale a recettori ormonali positivi/HER2-negativo, operato, ad alto rischio di recidiva, è oggi disponibile l'inibitore CDK 4/6 abemaciclib; questo medicinale, tuttavia, non è al momento rimborsata da parte del SSN;
nelle pazienti con carcinoma mammario triplo-negativo localmente avanzato, infiammatorio o in stadio iniziale ad alto rischio di recidiva, è oggi disponibile l'inibitore del checkpoint immunitario PD1 pembrolizumab, nell'ambito di un programma ad uso compassionevole e tale opzione terapeutica non è al momento rimborsata da parte del SSN;
circa 30 mila donne del nostro Paese affette da cancro metastatico del seno HER2 Low attenderebbero, da oltre un anno, la possibilità di curarsi con Enhertu, INN-trastuzumab deruxtecan, un farmaco approvato da Aifa sia per la cura del cancro metastatico al seno HER2+ che per HER2Low, ma per cui è stato concluso l'iter di rimborsabilità solo per HER2+, lasciando quindi le donne affette da HER2Low sospese fino al termine del nuovo iter, che dovrebbe essere non prima di febbraio 2024;
Enhertu è un chemioterapico di ultima generazione che ha ottenuto risultati rilevanti rispetto agli altri chemioterapici per la cura del cancro al seno metastatico, sia HER2+ che HER2Low, e se l'HER2+, nelle more della rimborsabilità, era stato previsto l'uso compassionevole, per il cancro HER2Low tale possibilità non è stata prevista;
incomprensibilmente sono attive due diverse procedure per la rimborsabilità dello stesso farmaco, con le stesse case farmaceutiche e per lo stesso tipo di cancro (metastatico al seno) che viene distinto solo per la differenza di proteina HER2 contenuta nel sangue, nonostante l'Aifa abbia accertato e ratificato che la cura è efficace per entrambi i casi; l'ulteriore procedura per il cancro HER2Low durerebbe in media più di 400 giorni e ritarderebbe l'accesso alle cure di ulteriori sei mesi;
nel 6-7 per cento dei casi, il tumore alla mammella si presenta metastatico già alla diagnosi, tuttavia la maggior parte delle donne che oggi vive in Italia con carcinoma mammario metastatico (circa 37.000) ha presentato una ripresa di malattia dopo un trattamento per una forma iniziale di carcinoma mammario. Grazie ai progressi diagnosticoterapeutici, alla disponibilità di nuovi farmaci antitumorali, alle migliori terapie di supporto e alla migliore integrazione delle terapie sistemiche con le terapie locali, la sopravvivenza globale di queste pazienti con malattia metastatica è notevolmente aumentata;
il 12 marzo 2019 il Parlamento, su proposta del gruppo parlamentare M5S, ha approvato all'unanimità la legge n. 29 del 2019, recante «Istituzione e disciplina della rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione»;
l'articolo 1, al comma 2, della predetta legge prevede l'emanazione, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, di un regolamento da parte del Ministro della salute con il quale devono essere individuati e disciplinati i dati che possono essere inseriti nella rete, le modalità relative al loro trattamento, i soggetti che possono avere accesso alla rete, i dati che possono essere oggetto dell'accesso, le misure per la custodia e la sicurezza dei dati nonché le modalità con cui è garantito agli interessati l'esercizio dei diritti previsti dal GDPR;
l'articolo 1, al comma 6, della medesima legge dispone che «Per le finalità della presente legge, il Ministro della salute può stipulare, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, accordi di collaborazione a titolo gratuito con università, con centri di ricerca pubblici e privati e con enti e associazioni scientifiche che, da almeno dieci anni operino, senza fini di lucro, nell'ambito dell'accreditamento dei sistemi di rilevazione dei tumori, secondo standard nazionali e internazionali, della formazione degli operatori, della valutazione della qualità dei dati, della definizione dei criteri di realizzazione e di sviluppo di banche dati nazionali e dell'analisi e interpretazione dei dati, purché tali soggetti siano dotati di codici etici e di condotta che prevedano la risoluzione di ogni conflitto di interesse e improntino la loro attività alla massima trasparenza, anche attraverso la pubblicazione, nei rispettivi siti internet, degli statuti e degli atti costitutivi, della composizione degli organismi direttivi, dei bilanci, dei verbali e dei contributi e delle sovvenzioni a qualsiasi titolo ricevuti»;
l'articolo 4 prevede poi l'istituzione del referto epidemiologico, al fine di consentire un controllo permanente dello stato di salute della popolazione, anche nell'ambito dei sistemi di sorveglianza, dei registri di mortalità dei tumori e di altre patologie, con particolare riferimento alle aree più critiche del territorio nazionale;
infine, l'articolo 6 stabilisce: «Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e successivamente entro il 30 settembre di ogni anno, il Ministro della salute trasmette una relazione alle Camere sull'attuazione della presente legge, con specifico riferimento al grado di raggiungimento delle finalità per le quali è stata istituita la Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza di cui all'articolo 1, nonché sull'attuazione del referto epidemiologico di cui all'articolo 4»;
sono passati quasi 4 anni dall'approvazione della legge ma, ad oggi, il regolamento non risulta adottato e non è stata trasmessa alle Camere alcuna relazione sull'attuazione della legge,
impegna il Governo:
1) a potenziare ulteriormente lo screening mammografico quale attività di prevenzione secondaria periodica rivolta a donne asintomatiche al fine di effettuare una diagnosi di carcinoma mammario in stadio precoce e, quindi, offrire trattamenti meno aggressivi e più efficaci, con l'obiettivo di ridurre la mortalità da carcinoma mammario, assicurando che non vi siano aree del Paese carenti quanto a strutture organizzative e tecnologiche;
2) a garantire uniformità territoriale dello screening mammografico per la diagnosi precoce del carcinoma mammario, adottando iniziative di competenza volte a prevedere che la piena realizzazione dello screening mammografico, in tutte le regioni, non solo rappresenti un adempimento ai fini della verifica dell'erogazione dei Lea da parte del Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei Lea e del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali, ma consenta anche l'accesso alle forme premiali di cui all'articolo 2, comma 67-bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, nell'ambito del riparto delle risorse del Fsn;
3) ad estendere lo screening mammografico, ampliando la soglia anagrafica di accesso alle donne con fascia di età dai 45 anni ai 74 anni di età, tenuto conto che in alcune regioni è stata già adottata l'estensione dello screening a donne tra 45 e 74 anni con mammografia annuale;
4) ad aggiornare il sistema di realizzazione dello screening mammario, usufruendo delle possibilità oggi consentite dalla tecnologia e dalla comunicazione digitale, prevedendo che l'informazione e l'avviso per l'effettuazione dello screening possa avvenire tramite sms o altra tecnologia;
5) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire, con oneri a carico del SSN, l'accesso a tutte le ulteriori indagini specialistiche per le donne ad alto rischio di carcinoma mammario per ragioni di familiarità o mutazione genetica;
6) ad adottare iniziative di competenza volte ad assicurare che in tutte le regioni sia garantita, con oneri a carico del SSN, la ricostruzione mammaria contestuale all'atto demolitivo, sia per le protesi che per tutti i tipi di intervento di ricostruzione anche con tessuti autologhi;
7) ad assicurare che i protocolli terapeutici e assistenziali siano uniformi in tutte le regioni in conformità al Piano oncologico nazionale vigente e alle Linee guida pubblicate nel Pnlg dell'Istituto superiore di sanità, adottando ogni iniziativa di competenza volta a verificarne periodicamente l'adozione in tutte le strutture sanitarie;
8) a garantire che in tutte le strutture sanitarie oncologiche siano presenti figure professionali per il supporto psicologico delle donne che si sottopongono al complesso e doloroso percorso di cura conseguente al tumore al seno, sostenendo anche l'istituzione in ogni unità complessa di oncologia di un servizio di psiconcologia riservato ai pazienti e ai familiari;
9) ad assicurare che il riconoscimento dell'invalidità civile per le donne che ne hanno diritto sia rapido;
10) ad adottare iniziative di competenza volte ad assicurare il più rapido accesso al farmaco e alla innovazione farmacologica a tutte le pazienti che sono affette da carcinoma mammario;
11) a verificare e quindi ad adottare iniziative di competenza volte a superare la coesistenza di diverse procedure di approvazione per una medesima patologia che differenzia le pazienti che ne sono affette a seconda della bassa o alta presenza della proteina HER2 garantendo a tutti i pazienti affetti da cancro metastatico al seno, sia HER2+ che HER2Low, il medesimo trattamento di cura, assicurando a tutti i pazienti i medesimi tempi di accesso al farmaco;
12) ad implementare, assicurandone una maggiore capillarità, le campagne informative per la prevenzione del tumore al seno che coinvolgano i medici di medicina generale, le strutture consultoriali di tutte le regioni, le scuole e le università e gli ambienti di lavoro;
13) a definire un piano strategico per l'eliminazione dei principali fattori di rischio del tumore al seno, attraverso azioni mirate alla promozione dei corretti stili di vita e alla informazione puntuale dei diversi fattori di rischio evitabili: fumo di tabacco, consumo di bevande alcoliche e un alto indice di massa corporea, prevedendo campagne informative specifiche, anche attraverso i media, che indichino come il fumo, l'alcol ed un'alimentazione sbagliata siano all'origine anche del tumore al seno oltre che di altri tipi di tumori;
14) a garantire che nel territorio nazionale siano presenti ambulatori specifici per le donne in menopausa, tenuto conto che esiste una stretta correlazione tra l'insorgenza del tumore mammario e gli ormoni femminili e che il rischio di tumore al seno aumenta per effetto della terapia ormonale sostitutiva con associazione di estrogeni e progestinici, in età perimenopausale e in menopausa, soprattutto se protratta per più di 5 anni;
15) a sostenere, con azioni mirate, l'allattamento al seno, tenuto conto che, come più volte ribadito, lo stesso riduce il rischio di tumore al seno;
16) ad adottare iniziative volte a completare il percorso istitutivo del registro nazionale tumori e della rete dei registri regionali nonché del referto epidemiologico nazionale, assicurando un corretto conferimento dei dati regionali relativi al tumore al seno in un unico e funzionante database nazionale.
(1-00214) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu».
ATTI DI CONTROLLO
AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR
Interrogazione a risposta orale:
DE LUCA, AMENDOLA, UBALDO PAGANO e PROVENZANO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
le incertezze operative, le modifiche in corso d'opera e i cambiamenti alla governance del PNRR apportati dal Governo nell'ultimo anno hanno comportato consistenti ritardi, tanto che il pagamento della terza rata, relativa al secondo semestre 2022, è avvenuto soltanto il 9 ottobre 2023;
il 30 giugno 2023 è scaduto anche il quarto semestre di attuazione del PNRR – da cui dipende l'assegnazione della quarta rata pari ad oggi a 16,5 miliardi di euro – senza raggiungere gli obiettivi previsti;
a luglio il Governo ha dapprima formalizzato la richiesta di modificare 10 dei 27 obiettivi di tale semestre e di aggiungere quello relativo ai nuovi alloggi per studenti (non raggiunto nel semestre precedente), e successivamente ha presentato alla Commissione europea una proposta di revisione complessiva del PNRR italiano che prevede, oltre alle modifiche per la quarta rata e a 9 definanziamenti, la modifica di ben 144 tra riforme e investimenti, nonché l'inserimento del capitolo dedicato al piano «REPowerEU»;
a seguito dell'approvazione delle modifiche relative alla quarta rata da parte del Consiglio UE, è stata inoltrata la relativa richiesta di pagamento, che tuttavia avverrà a conclusione della verifica sul conseguimento dei corrispondenti traguardi e obiettivi;
è ancora in corso l'interlocuzione con la Commissione europea sulla proposta di revisione del piano, che peraltro comporta tagli per circa 16 miliardi, di cui oltre 13 a danno degli interventi affidati ai comuni, in particolare quelli per la riduzione del rischio idrogeologico e alluvionale, la riqualificazione, l'efficienza energetica e la rigenerazione urbana, soprattutto nel Mezzogiorno. In relazione a questi interventi, secondo i dati disponibili, risultano già attivati oltre 46 mila progetti, per una spesa sostenuta di oltre 2,3 miliardi;
il prossimo 31 dicembre 2023 scadrà anche il quinto semestre, che al momento prevede il conseguimento di 69 obiettivi di cui, a metà ottobre, sono stati conseguiti soltanto 10, come riporta la Corte dei conti nella relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR nel primo semestre 2023, recentemente pubblicata;
la maggioranza degli obiettivi del secondo semestre 2023 è comunque oggetto della proposta di revisione, che ne modifica ben 42, riducendo tra differimenti ed eliminazioni il numero complessivo da 69 a 51;
come rilevato dalla stessa Corte dei conti occorre urgentemente rimuovere fattori di incertezza, sia per le iniziative che a seguito della revisione resteranno nell'ambito del PNRR, sia per quelle che ne saranno espunte, al fine di consentire a soggetti responsabili e attuatori gli opportuni, adattamenti;
ritardi si registrano anche sul fronte del completamento dell'attuazione normativa del PNRR: dei 221 decreti attuativi richiesti dalle norme, secondo i dati disponibili, ne risulterebbero ancora mancanti 54, in alcuni casi bloccando l'erogazione di risorse –:
in relazione alla quarta rata del PNRR, a che punto sia la verifica da parte della Commissione europea e quando si preveda concretamente il pagamento, anche in considerazione dei ristretti spazi di manovra che lo stesso Governo ha dichiarato per il 2024 e dell'approssimarsi del ripristino dei vincoli posti dal Patto di stabilità e crescita;
quale sia lo stato di attuazione delle misure PNRR relative alla scadenza del 31 dicembre 2023, e quali iniziative il Governo stia portando avanti per assicurare la corresponsione della quinta rata, auspicabilmente senza i ritardi che hanno caratterizzato le precedenti;
come procedano i negoziati sulla proposta di revisione del PNRR italiano e quando se ne preveda la conclusione, in modo da fornire certezze in merito agli obiettivi da raggiungere, anche ai fini delle prossime scadenze, e in particolare nei confronti dei comuni per i progetti finanziati dal PNRR, molti dei quali già avviati.
(3-00807)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta scritta:
CAVANDOLI e DAVIDE BERGAMINI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
il regolamento (CE) n. 178/2002, in vigore dal 21 febbraio 2002, che reca le norme generali europee in materia di legislazione alimentare e consolida le norme sulla sicurezza di alimenti e mangimi nell'Unione europea, ha istituito l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), agenzia di coordinamento essenzialmente per la valutazione e la consulenza in materia alimentare che presta assistenza per fornire prove scientifiche e valutazioni di alimenti e mangimi;
il regolamento, recentemente modificato dal regolamento (UE) 2019/1381, a partire dal 27 marzo 2021, ha disposto innanzitutto il divieto di mettere in vendita alimenti ritenuti pericolosi per la salute o non adatti al consumo umano;
l'Efsa finanziata dall'Unione europea, offre assistenza tecnica e scientifica alla Commissione europea ai Paesi dell'Unione in tutte le aree che hanno un impatto sulla sicurezza alimentare. Essa si occupa inoltre di coordinare le valutazioni del rischio, di identificare i rischi emergenti e di fornire consulenze sulla gestione delle crisi;
essendo, quindi, un mero organismo scientifico consultivo indipendente, l'Efsa non ha voce in capitolo nel processo decisionale dell'UE; le decisioni in merito all'autorizzazione alla commercializzazione dei nuovi prodotti alimentari e ai requisiti di etichettatura sono di competenza degli enti UE di regolamentazione, ossia la Commissione europea, insieme agli Stati membri dell'Unione;
tra i compiti dell'Efsa rientrano: raccogliere dati e conoscenze scientifici, fornire consulenze scientifiche indipendenti e aggiornate su questioni riguardanti la sicurezza alimentare, informare il pubblico sulle attività scientifiche svolte;
sarebbe opportuno che fra le competenze dell'Efsa non ci fosse solamente la tutela della sicurezza degli alimenti – aspetto certamente fondamentale e prioritario –, ma queste andrebbero implementate anche con quelle in materia di tutela della qualità e sostenibilità, competenze per nulla secondarie, per aiutare i consumatori a scegliere bene e favorire le produzioni di pregio, e che altresì andrebbero a completare e rendere più efficaci i compiti già assegnati all'autorità europea;
le competenze in tema di qualità e sostenibilità del cibo sono aspetti sinergici sempre più legati tra loro e verso i quali con il passare degli anni c'è stata una crescente attenzione da parte dei consumatori e delle istituzioni degli Stati membri. Assegnare le competenze nel suddetto ambito ad un'Authority europea già deputata a vigilare sulla sicurezza alimentare è consequenziale nell'epoca attuale è necessario agire a livello UE, con l'aiuto di tutte le istituzioni, per aumentare il livello di sicurezza alimentare, ma sempre nel rispetto del cittadino consumatore e della salubrità dei prodotti — :
se non ritenga opportuno di adottare le iniziative di competenza, nelle opportune sedi europee, al fine di ampliare le competenze dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con sede a Parma, anche con riferimento alla qualità e alla sostenibilità del cibo per una corretta e sana alimentazione.
(4-01891)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'Autorità per la sicurezza nucleare (Asn) francese ha avviato, a dicembre 2020, una consultazione pubblica nazionale relativa al progetto di decisione di prolungare per altri 10 anni il funzionamento continuato dei 32 vecchi reattori nucleari della compagnia Électricité de France (Edf), senza attivare alcun processo di valutazione di impatto ambientale (Via) che prevede anche una fase di Via tranfrontaliera, che avrebbe dovuto coinvolgere gli Stati limitrofi, Italia inclusa;
un simile prolungamento determinerebbe il superamento del tempo di funzionamento oltre la quarta revisione periodica decennale, ovvero oltre il termine massimo di attività per il quale tali reattori sono stati progettati;
entro 200 chilometri di distanza dal confine con l'Italia risultano attive, in Francia, 16 centrali Edf, con potenze che vanno dagli 880 ai 1.335 megawatt elettrici, entrate in funzione tra il 1979 e il 1987;
la riunione, tenutasi tra l'8 e l'11 dicembre 2020 delle parti (MoP) della convenzione di Espoo del 25 febbraio 1991 sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliera, la cui ratifica per l'Italia è stata autorizzata dalla legge 3 novembre 1994, n. 640, ha adottato le linee guida sull'applicabilità della convenzione all'estensione del ciclo di vita delle centrali nucleari (linee guida Lte);
ai sensi delle linee guida Lte, il funzionamento delle centrali nucleari Edf, oltre i tempi previsti dalla quarta revisione, ricade nella definizione di estensione del ciclo di vita delle centrali e dove dunque essere accompagnato da un procedimento di Via transfrontaliera ai sensi della convenzione di Espoo;
in questo ambito, nel gennaio 2021, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica inviò una nota a| Ministero dell'ecologia francese chiedendo di attivare una consultazione transfrontaliera o una Via ai sensi della convenzione di Espoo;
il Governo francese ha cercato di giustificarsi al comitato di implementazione della convenzione di Espoo sostenendo che non si tratterebbe di un prolungamento della licenza di esercizio dei reattori, bensì di una normale manutenzione degli impianti. Posizione che ha spinto il 23 settembre la MoP di Espoo ad aprire una procedura contro il Governo francese «a causa del fondato sospetto del non rispetto della Francia dei propri obblighi»;
alla Francia viene contestata la tesi dell'ordinaria manutenzione sulla base degli stessi documenti dell'Asn, ritenendo che abbia violato l'obbligo di informare e consultare i Paesi confinanti;
tra il 12 e il 15 dicembre 2023 si terrà a Ginevra il Meeting of the Parties to the Espoo Convention, 9th session and Meeting of the Parties to the Protocol on SEA, 5th session, una nuova riunione nella quale verrà affrontato, tra i documenti, anche quello del lite time extension delle centrali nucleari Francesi –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto, se l'Italia parteciperà alla MoP di dicembre 2023 con un proprio rappresentante sostenendo nell'ambito della riunione la posizione già espressa dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica rispetto alla necessità di coinvolgere l'Italia nella procedura di consultazione transfrontaliera o di Via relativa all'estensione del ciclo di vita delle centrali nucleari francesi.
(3-00808)
Interrogazione a risposta scritta:
SERGIO COSTA, BARZOTTI, CAPPELLETTI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il progetto in corso di valutazione riguardante la realizzazione della Ciclovia del Garda, che mira a costruire una pista ciclabile che comprenda l'intero perimetro del lago presenta, allo stato attuale, numerose criticità in ambito di legittimità, sicurezza, impatto ambientale, costi pubblici, consumo del suolo ed economia del territorio;
lo scopo dell'opera, invece, dovrebbe essere racchiuso nella promozione di un turismo economicamente ed ecologicamente sostenibile, nonché nella valorizzazione dell'inestimabile risorsa naturale rappresentata dal lago di Garda;
è stato stimato che i costi di realizzazione ammonterebbero alla spropositata cifra di 344 milioni di euro, di cui si prevede un aumento effettivo del 300 per cento, per un tracciato di 160 chilometri, senza contare i costi di manutenzione, particolarmente alti a causa della particolare morfologia del luogo;
i 7 diversi tipi di litologie presenti nel luogo, individuate nell'indagine preliminare geotecnica e idrogeologica commissionata dal comune di Malcesine rendono «imprevedibile e non riducibile a zero» il rischio di frane lungo il percorso della ciclabile;
tutto l'Alto Garda, infatti, è area ad elevato rischio geologico, con penalità 4, massimo grado, quindi vi è vietata ogni tipo di attività di trasformazione urbanistica ed edilizia, salvo che l'opera non risulti in nessun modo delocalizzabile;
l'opera risulta delocalizzabile su acqua, tramite il sistema di battelli già esistente sul lago, il che rende l'esecuzione del progetto ad avviso degli interroganti illegittima;
tutto il Garda, inoltre, è situato in area sismica rischio 2 (medio-alto);
l'intera opera, pur con scopi legati alla sostenibilità ambientale, avrebbe invece un enorme impatto sull'ecosistema: basti pensare alla realizzazione di pensiline metalliche a sbalzo, ancorate nella roccia a strapiombo sul lago, con una larghezza prevista di 3,5 metri e distaccate dalla parete di 1 metro, da realizzare tramite trivellazioni, scassi e getti di cemento armato;
un investimento totalmente dedicato al cicloturismo nel luogo non appare sinergico con le attuali imprese per lo spostamento di piacere sul lago, come quelle dei battelli, bensì andrebbe in competizione con esse;
sia la disciplina normativa, sia la logica economica invitano a prevedere un'alternativa mista di pista ciclabile e vie su acqua, un progetto unico in Europa, in modo da potenziare due rami dell'economia locale e scongiurare i maggiori rischi, sostituendo i tratti più pericolosi della ciclabile con rotte via acqua, in particolare i tratti fra Limone e Riva del Garda, fra Navene e Torbole e gli attraversamenti dei grandi comuni come Malcesine, Garda, Desenzano, Salò e Tuscolano Maderno;
in merito alle criticità del progetto di cui in premessa sono state già presentate l'interrogazione Fontana Ilaria n. 4-01490 e l'interpellanza Cappelletti n. 2-00252, alle quali al momento il Governo non ha dato riscontro –:
se i Ministri interrogati intendano assicurare che la realizzazione dell'opera avvenga senza arrecare impatti intollerabili sull'ambiente e sugli ecosistemi e nel pieno rispetto della normativa per le zone ad elevato rischio geologico;
se i Ministri interrogati intendano valutare l'implementazione del menzionato progetto di viabilità mista tra pista ciclabile e battelli, al fine di tutelare l'ecosistema del lago di Garda e sostenere l'economia dei suoi territori.
(4-01895)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
CONGEDO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
lo storico cine-teatro «Schipa» di Gallipoli risale al 1907 quando venne inaugurato con il nome di Eldorado ed era parzialmente in legno, così che spalti e platee potessero essere rimodulati secondo le esigenze;
nel 1913 il contratto «per la concessione enfiteutica del Largo Cavallotti per costruirvi un teatro», redatto a cura di Cosimo Gerardo Biasco e Silvio De Simone, determina la realizzazione di un teatro in muratura e legno a tre ordini di palchi, uno dei quali ad uso di galleria o loggione;
nello stesso anno il giornale locale «Spartaco» testimoniava l'avvio della stagione del «Teatro Nuovo» con una serie di spettacoli circensi, mentre dal 1914 partiva la programmazione integrale, fatta anche di spettacoli cinematografici, tra i primi in provincia;
nel 1925 il «Teatro Nuovo» veniva intitolato al tenore leccese Tito Schipa; seguirono ristrutturazioni e passaggi di proprietà e di gestione, come quello a Pasquale Petrucelli, mitico imprenditore e proprietario del cine-teatro Italia;
centinaia di attori, registi, personaggi e spettatori hanno popolato le sale del Teatro «Tito Schipa» e hanno reso ogni spettacolo un nuovo pezzo di storia del teatro italiano e internazionale, facendone uno dei riferimenti culturali più vivaci di Gallipoli;
nel 1998 e nel 2022 le due svolte importanti: la prima con una radicale ristrutturazione, la seconda con la gestione da parte di un gruppo imprenditoriale che fa capo ad Achille Maggino che, dopo soltanto un anno dalla fastosa riapertura, celebrata in città e dai media, mette in vendita l'edificio;
l'annuncio di vendita affidata al gruppo Ricercato Immobiliare propone in esclusiva la vendita dello storico complesso teatrale «Tito Schipa» quale immobile commerciale di proprietà privata (e non di un ente pubblico) la cui destinazione d'usi (cat. D3), nel corso degli anni, ha consentito l'attività cinematografica, teatrale, concerti e spettacoli;
questo luogo di aggregazione e intrattenimento rappresenta uno dei capisaldi di cultura necessari alla vita stessa delle comunità ed è doveroso difenderlo da mire esclusivamente commerciali;
è fondamentale che non venga modificata la sua destinazione d'uso, anche a seguito dell'acquisizione di altro proprietario, in modo che possa continuare a svolgere l'attività, oramai centenaria, di teatro e cinema –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di riconoscere lo storico complesso teatrale «Tito Schipa» quale teatro di rilevante interesse culturale come previsto dal decreto ministeriale 27 luglio 2017, così da preservarne la destinazione d'uso e le disposizioni di tutela previste dalla normativa vigente.
(4-01886)
DIFESA
Interrogazione a risposta scritta:
GIAGONI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
la regione autonoma della Sardegna da sempre è in prima linea nella lotta agli incendi, per gestire la complessa macchina organizzativa e per conservare e difendere il patrimonio ambientale isolano;
il fenomeno degli incendi rientra nell'ambito delle principali emergenze sociali ed ambientali che interessano la Sardegna;
la macchina organizzativa, nel periodo di massima allerta, da giugno a settembre, contrasta con mezzi e uomini messi a disposizione dalla regione le centinaia di incendi, più o meno importanti, che annualmente devastano il patrimonio ambientale dell'isola;
la flotta aerea di Stato è composta da 14 velivoli «Canadair» CL415, 2 AT 802 «Fire Boss» e 5 elicotteri Erickson S64F, cui si sono aggiunti 13 elicotteri del comparto difesa, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e dell'Arma dei carabinieri e, in situazioni estremamente critiche, i velivoli cofinanziati dalla Commissione europea nell'ambito del progetto «rescEU» di cooperazione internazionale contro le catastrofi;
nell'anno 2023 la dotazione antincendio in capo alla regione, in base ad un accordo con il Dipartimento della protezione civile, prevedeva la dislocazione di tre aerei Canadair, tutti nell'aeroporto civile Olbia-Costa Smeralda, che ha ospitato sia la base per i mezzi e i tecnici che gli uffici destinati agli equipaggi della protezione civile, motivando tale decisione semplicemente con la vicinanza logistica alla Penisola;
nel 2019 Alghero Fertilia ha ospitato i 3 aerei Canadair presso il distaccamento dell'Aeronautica militare, dove sono presenti un hangar utilizzabile per gli interventi manutentivi e la sede logistica per gli equipaggi;
il supporto viene fornito dall'Aeronautica militare, senza utilizzo delle aree civili, permettendo che le operazioni di traffico civile non siano inficiate e non creare ritardi alle operazioni commerciali;
nell'anno 2012, l'ultimo in cui la campagna antincendi ha visto schierato un aereo Canadair presso l'aeroporto di Cagliari-Elmas, la base cagliaritana della protezione civile ha effettuato il 90 per cento degli interventi nelle ex province di CA, VS, CI, essendo possibile un intervento più tempestivo per lo spegnimento delle fiamme in particolare tra Basso Campidano, Parteolla, Trexenta, Sarcidano e Sarrabus Gerrei, dove le statistiche di quell'anno riportavano il maggior numero di incendi registrati;
i Canadair contribuirono inoltre efficacemente allo spegnimento di incendi in Sicilia, Calabria, Lazio e Umbria;
un grosso incendio sviluppato il 15 novembre 2023 nelle campagne di Siniscola ha provocato l'evacuazione di decine di case rurali e timore e danni alle aziende dell'agroalimentare;
l'assenza di mezzi aerei dislocati in Sardegna e pronti ad intervenire ha consentito al fuoco di propagarsi velocemente mettendo fortemente a rischio l'incolumità della popolazione civile;
il patrimonio boschivo e quello faunistico costituiscono un vero tesoro per la regione, un'eccellenza da salvaguardare per l'agricoltura e le strutture ricettive agrituristiche –:
quali iniziative di natura organizzativa i Ministri interrogati intendano predisporre per garantire un'adeguata copertura territoriale, tale da assicurare la tutela del patrimonio boschivo, ambientale, naturalistico di tutta l'isola, al fine di scongiurare il rischio di pericolosi ritardi nelle operazioni di spegnimento degli incendi;
se non ritengano doveroso disporre, in previsione della campagna antincendi 2024, una distribuzione più equilibrata dei Canadair nel territorio regionale, utilizzando anche gli scali di Cagliari-Elmas e Alghero-Fertilia, valutando la possibilità di creare un centro manutentivo permanente sull'aeroporto Olbia-Costa Smeralda, e l'assegnazione allo stesso di almeno un velivolo per tutto l'anno;
se non ritengano inoltre opportuno, al fine di garantire la sicurezza del territorio isolano e degli abitanti che vi dimorano, richiedere la presenza di una quarta unità aerea antincendio Canadair, da destinare alle aree più a rischio sia del territorio regionale, che delle vicine regioni del Meridione d'Italia.
(4-01892)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta scritta:
PAVANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
da un comunicato della FNC UGL Comunicazioni si apprende la notizia di una presunta cessione di un pacchetto azionario di Poste Italiane s.p.a. – attualmente di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze – in favore di Cassa Depositi e Prestiti s.p.a.;
l'azionariato di Poste Italiane s.p.a., attualmente, è così ripartito: 35 per cento Cassa Depositi e Prestiti; 29,26 per cento Ministero dell'economia e delle finanze; 23,29 per cento investitori istituzionali; 11,87 per cento investitori individuali; 0,58 per cento azioni proprie;
la cessione di quote azionarie determinerebbe un mutamento dell'azionista di maggioranza nell'ottica di un'ulteriore fase di privatizzazione dell'azienda Poste Italiane;
al contempo, è inevitabile che un cambio nell'assetto proprietario sia potenzialmente in grado di generare effetti negativi nei servizi offerti in termini di continuità operativa, oltre che una minaccia per i livelli occupazionali della categoria;
il prossimo eventuale trasferimento di quote azionarie, inoltre, sarebbe destinato a generare effetti anche sul nuovo piano industriale previsto nei primi mesi del 2024;
Poste Italiane ha chiuso i primi nove mesi del 2023 con risultati ancora una volta in crescita: ricavi in salita del 6,8 per cento a 8,9 miliardi, risultato operativo in aumento dell'1,5 per cento (2,1 miliardi) e utile netto a 1,5 miliardi (+ 5,8 per cento) –:
se la notizia relativa alla cessione di un pacchetto azionario di Poste Italiane s.p.a., attualmente di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, in favore di Cassa Depositi e Prestiti s.p.a. corrisponda a verità e quali siano, eventualmente, le ragioni poste alla base di tale decisione, anche in considerazione dei risultati economico-gestionali positivi;
quali garanzie intenda assumere per garantire la continuità aziendale e occupazionale, nonché l'adozione del nuovo piano industriale a fronte del possibile mutamento dell'azionista di maggioranza.
(4-01885)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
il 10 novembre 2023 il Ministro Salvini ha annunciato di aver designato, d'intesa con il sindaco di Venezia Brugnaro, l'urbanista Roberto Rossetto quale presidente dell'Autorità per la Laguna, di cui all'articolo 95 del decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104;
la nomina – che dovrà essere perfezionata con l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che dovrà essere trasmesso alle competenti commissioni parlamentari per il parere – ad avviso degli interpellanti non sembra coerente con il dettato normativo del citato articolo 95, non avendo l'interessato ricoperto «incarichi istituzionali di grande responsabilità e rilievo», e appare altresì in contrasto con il comma 9 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 95 del 2012, che vieta l'attribuzione di incarichi ai lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza; a tal riguardo non sovvengono le disposizioni derogatorie approvate con l'articolo 11 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 105, che si riferiscono a ambiti diversi e a precisi presupposti soggettivi dei beneficiari;
immediatamente dopo la nomina, Rossetto ha dichiarato di ritenere fondamentale l'approvazione del piano morfologico della Laguna;
nel merito appare opportuno sottolineare quanto segue:
a) un piano morfologico è vigente, ed è quello del 1992, e contiene impegni precisi e vincolanti molti ancora inattuati o perfino traditi;
b) il Governo del 2001 ha imposto un «aggiornamento» dello stesso piano, per inserirvi, tra le indicazioni prescrittive, il «potenziamento degli interventi per la riattivazione dei dinamismi naturali», il «contrasto delle azioni distruttive dell'ambiente naturale», la «realizzazione delle opere necessarie al riequilibrio idrogeologico e morfologico della laguna»;
c) entrambe le proposte di tale «aggiornamento» del piano sono state bocciate dalla commissione Valutazione impatto ambientale e dal Ministero dell'ambiente: più precisamente, con riferimento alla prima versione, del 2014, il decreto del Ministro del 2018, lo ha riconosciuto totalmente evasivo sia delle indicazioni delle leggi speciali e relativi indirizzi governativi del 1975, sia delle indicazioni della deliberazione del Governo del 2001 con cui è stato richiesto tale aggiornamento, e ne ha prescritto un'integrale revisione, fornendo a tale fine indicazioni prescrittive precise;
d) sulla seconda versione, del 2022, che doveva provvedere in tal senso, la Commissione Via-Vas nel proprio parere, poi trasmesso e reso pubblico dalla Direzione generale del Ministero, ha invece rilevato che tutte le più importanti indicazioni sia della normativa speciale sia della deliberazione del Governo del 2001 e del decreto del Ministro del 2018 sono rimaste ancora del tutto inevase. Anche la versione ultima di tale aggiornamento è quindi inapprovabile e deve essere integralmente rivista per disporre azioni concrete che attuino finalmente le indicazioni vincolanti della normativa e delle deliberazioni Governative;
non sembra pertanto possibile «approvare» il piano morfologico (l'aggiornamento del piano), bensì occorre riscriverne totalmente sia i contenuti programmatici che le relative misure attuative, dando attuazione alle indicazioni per una vera ed efficace salvaguardia delle città e della Laguna;
agli interpellanti appare altresì remota l'ipotesi di affidamento della revisione al Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia (CorRiLa), il quale, oltre ad essere in sostanziale conflitto di interessi (per l'incarico professionale della redazione di tale ultima versione del 2022), non sembra avere dimostrato negli anni di essere adeguato al ruolo, come dimostrano gli scarsi risultati nella progettazione degli interventi che sarebbero stati necessari a partire dalla legislazione speciale per Venezia, che risale a 50 anni fa;
la bocciatura, da parte del Ministero competente, delle proposte di aggiornamento del piano rende necessario l'avvio di una nuova elaborazione, per la quale si auspica il coinvolgimento, fin dall'inizio, dell'Autorità di Bacino:
a) in primis rispettando e attuando le indicazioni del suo più recente piano gestione acque e del suo piano alluvioni (approvati e vigenti) specificamente formulate per la Laguna;
b) più in generale, dando attuazione concreta anche all'assetto istituzionale definito con la riforma generale del sistema di tutela del suolo (e delle acque e della sicurezza idrogeologica), che ha sottratto le precedenti competenze di pianificazione dell'allora magistrato alle acque (e quindi anche al Provveditorato opere pubbliche), e ha incentrato appunto nell'Autorità di bacino i poteri sopraordinati di pianificazione della sicurezza del suolo (e delle acque) anche dell'intero territorio lagunare, ad essa autorità di bacino spetta la parola definitiva, come autorità procedente, sulla relativa pianificazione (a fianco del Ministero dell'ambiente-DG Valutazioni ambientali e Ministero della cultura, per i relativi impatti ambientali-paesaggistici) –:
se i Ministri interrogati non ritengano particolarmente importante e urgente dare precise indicazioni, per quanto di competenza, per garantire che le norme vigenti relative all'aggiornamento del piano morfologico della Laguna di Venezia vengano rispettate, e che venga data finalmente attuazione al piano aggiornato e agli interventi previsti;
se i Ministri interrogati abbiano effettuato le necessarie verifiche sulla piena legittimità della nomina del dottor Roberto Rossetto per la presidenza dell'autorità per la Laguna di Venezia, anche alla luce delle perplessità espresse in premessa.
(2-00271) «Sergio Costa, Cappelletti, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino».
Interrogazione a risposta in Commissione:
GHIO, ORLANDO, FORNARO e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
il progetto unico Terzo valico dei Giovi – Nodo di Genova è una linea ad alta capacità veloce che consente di potenziare i collegamenti del sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto d'Europa;
la città di Genova, il suo porto, le regioni Liguria e Piemonte e l'intero Nord-Ovest beneficeranno fortemente della nuova linea, il collegamento offrirà alle merci un percorso preferenziale riservato, migliorando così anche i collegamenti ferroviari locali. Le merci potranno arrivare fino al Nord-Europa evitando la circumnavigazione del continente con benefici economici e ambientali;
da articoli a mezzo stampa si apprende da tempo che i lavori del Terzo valico di Genova Milano sono caratterizzati da problemi tecnici nello scavo delle gallerie che hanno provocato lo stop anche della seconda talpa: si tratta in particolare dell'avanzamento del cantiere Pozzo Cascina Radimero vicino ad Arquata Scrivia, dove si scavano le gallerie del valico, dove erano state impiegate due talpe bloccate dalla friabilità del terreno;
oggi, sempre da articoli di stampa, si apprende con grande preoccupazione che il Terzo valico di Genova Milano, a causa dei problemi tecnici nei lavori, che potrebbero comportare di non riuscire a completare l'opera entro i tempi previsti dall'Unione europea, ossia il 2026, rischia di essere escluso dalle opere finanziate con i fondi del PNRR per 3,4 miliardi di euro, che il Governo sposterebbe su altra linea ferroviaria –:
se corrisponda al vero la notizia di un definanziamento di oltre 3 miliardi da fondi PNRR per il completamento del Terzo valico di Genova Milano;
se fosse confermato il definanziamento PNRR emerso a mezzo stampa, con quali fondi alternativi il Governo intenderebbe finanziare l'opera;
se i problemi tecnici relativi allo stop della seconda talpa consentano di mantenere il cronoprogramma attuale che prevede l'attivazione della linea nel 2026 o se il cronoprogramma sia stato modificato.
(5-01633)
Interrogazioni a risposta scritta:
AMORESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in data 9 dicembre 2020 la viabilità sulla strada statale 12 del Brennero è stata interrotta a causa di una frana in località Chifenti a Borgo a Mozzano, tra il chilometro 44,300 e il chilometro 46,200;
nei mesi successivi si sono susseguiti lavori per ripristinare il tratto, con gravi ritardi da parte di Anas, ma non si è mai attuato un progetto concreto di messa in sicurezza e ripristino della strada statale 12 del Brennero;
si segnalano inoltre i seguenti atti di indirizzo e controllo presentati in seno al Consiglio regionale Toscana:
a) l'interrogazione a risposta scritta n. 64 dei 30 dicembre 2020 «in merito alla viabilità sulla Strada Statale 12 del Brennero»;
b) l'interrogazione a risposta orale n. 80 del 25 gennaio 2021 «in merito ai danni provocati dai frequenti fenomeni temporaleschi in Toscana»;
c) la mozione n. 220 del 4 maggio 2022 «in merito agli indennizzi a favore dei cittadini e delle attività danneggiati dalla prolungata chiusura della Strada Statale 12 del Brennero»;
in tutta la Valle del Serchio, in particolare nella Mediavalle, il maltempo e le abbondanti precipitazioni stanno diventando una costante e la frequenza di eventi atmosferici impattanti sta provocando situazioni emergenziali;
poiché tale zona è caratterizzata da un significativo rischio idraulico e idrogeologico, è necessario, per fronteggiare i pericoli di frane e di alluvioni, intervenire attraverso la prevenzione, la messa in sicurezza e il ripristino dei dissesti dovuti agli eventi calamitosi;
occorre quindi un intervento strutturale definitivo che garantisca la durevolezza e la resistenza nel tempo;
a causa degli ultimi eventi atmosferici, la strada statale 12 del Brennero è stata nuovamente chiusa a causa di smottamenti;
risultano essere ingenti i danni economici per i residenti e le aziende che insistono sul quel territorio;
in particolare, i cittadini di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca, comune sicuramente più danneggiato dalla chiusura del tratto che va da Chifenti a Borgo a Mozzano, ogni anno, con l'avvento dell'autunno sempre più caratterizzato da forti piogge, si ritrovano di fronte a chiusure incessanti e ripetute del tratto stradale, nonché a una mancanza di sicurezza per il transito;
venerdì 10 novembre 2023, si è verificato un nuovo smottamento sul lato monte tra Piaggione e Scott Italvetro, già interessato anch'esso nel dicembre 2022 da una frana –:
se intenda attivarsi presso il compartimento Anas della Toscana, soggetto gestore della strada statale 12 del Brennero per sapere:
a) quale sia ad oggi lo stato dell'arte dei progetti di messa in sicurezza del tratto stradale;
b) a che punto sia il progetto che riguarda il tratto che dal Ponte del Diavolo arriva a Piaggione (frazione di Lucca);
c) per quando si ritenga possibile la riapertura del tratto sul lato monte tra Piaggione e Schott Italvetro, interessato da una recente frana.
(4-01888)
FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il 20 ottobre 2023 il consorzio Zai (zona agricola industriale) celebrava a Verona il 75° anniversario della sua costituzione. Questo consorzio gestisce l'infrastrutturazione del Quadrante Europa con lo scopo statutario, fra gli altri, di promuovere lo sviluppo dell'economia veronese a livello europeo;
nel corso del convegno tenutosi a Verona nel palazzo della Gran Guardia, il presidente del consorzio e l'amministratore delegato e direttore generale di Rfi hanno sostenuto l'urgenza di costruire nuovi binari della lunghezza di 750 metri per accogliere i treni che attraverseranno il Brennero una volta terminato il tunnel di base (BBT);
la società BBT SE, responsabile della costruzione del tunnel, ha comunicato che lo stesso non sarà terminato e utilizzabile prima del 2032;
nell'evento del 20 ottobre l'amministratore delegato e direttore generale di Rfi comunicava che Rfi a Verona avrebbe investito 250 milioni di euro, senza dettagliare gli interventi, eccetto quello della costruzione del nuovo terminal con binari ferroviari della lunghezza di 750 metri;
al termine dell'evento Zai e Rfi hanno siglato due protocolli il cui contenuto non sarebbe stato reso pubblico;
a parere dell'interrogante non si ravvisa la necessità e l'urgenza di costruire nuovi binari nell'immediato, perché quelli esistenti, della lunghezza di 550 metri, sono più che sufficienti a recepire anche un aumento dei treni nei prossimi anni. È noto che le attuali strutture sono sottoutilizzate e non esiste alcun dato ufficiale che descriva la percentuale di treni che vengono lavorati per ogni binario nelle 24 ore;
prima del 2032, ma ultime indiscrezioni danno per terminato il tunnel nel 2033, nessun treno lungo 740 metri attraverserà il Brennero per raggiungere o partire dal Quadrante Europa di Verona;
la ottimale utilizzazione del tunnel per i treni merci lunghi 740 metri sarà possibile quando in Baviera si costruirà la nuova tratta ferroviaria Grafing-Rosenheim, il cui utilizzo – ma i lavori non sono ancora iniziati – è previsto a partire dal 2042;
la costruzione di nuovi binari da 750 metri nel Quadrante Europa avverrebbe tra l'altro in un sito che impedisce in futuro possibili ampliamenti, essendo limitato da un lato dalla linea ferroviaria Milano-Venezia e dall'altro da una strada a 4 corsie di grande viabilità che conduce alle tangenziali che portano alle autostrade A22 del Brennero e A4 Milano-Padova/Nord est d'Italia;
peraltro, in località Isola della Scala, lontana da Verona 20 chilometri esiste un terreno libero di 750 mila metri quadrati, raddoppiabili, acquisito 25 anni orsono da Autostrade del Brennero per costruire un nuovo e moderno centro intermodale che può servire le linee ferroviarie del Brennero e della dorsale Milano-Centro/Sud Italia sulla quale è posizionato. Ciò avverrebbe senza consumo di suolo in quanto mero centro intermodale;
tale soluzione eviterebbe anche l'occupazione della Marangona, un'area oggi verde nel Quadrante Europa, con ulteriore cemento e infrastrutture, dato che è stato apertamente annunciata dal presidente del consorzio l'imminente e prioritaria cementificazione di un'altra area di 200 mila metri quadrati del Quadrante Europa, denominata Corte Alberti/Palazzina;
ad avviso dell'interrogante sarebbe più opportuno che Rfi e consorzio Zai individuassero soluzioni alternative a quella proposta evitando il possibile spreco di denaro pubblico dal momento che non si ravvisa l'urgenza di costruire nuovi binari nel terminal intermodale di Verona Quadrante –:
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché Rfi e Consorzio Zai riconsiderino il progetto che prevede la costruzione di nuovi binari ferroviari della lunghezza di 750 metri nel terminal intermodale di Verona Quadrante Europa non ravvisandosene, a parere dell'interrogante, l'esigenza e l'urgenza per le motivazioni riportate in premessa e se sia a conoscenza del perché non sarebbe stato reso pubblico il contenuto dei protocolli firmati tra Zai e Rfi al termine dell'evento richiamato in premessa.
(4-01890)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
BICCHIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la lotta al fenomeno del racket e dell'usura si concretizza sia con misure repressive nei confronti di coloro che gestiscono le attività illegali sia in misure di tutela e di sostegno alle vittime;
la legislazione in materia si basa sul fondamentale principio di offrire un incentivo alla denuncia delle vittime attraverso la garanzia della protezione dello Stato o a chi collabora con le istituzioni nella lotta alla criminalità organizzata, mettendo spesso a rischio la propria incolumità personale, quella delle proprie famiglie ed il proprio patrimonio;
lo Stato, dunque, tutela le vittime di racket e dell'usura con la legge 23 febbraio 1999 n. 44 attraverso l'istituzione del «Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive», ridenominato con la legge 7 luglio 2016 n. 22 «Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime di reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell'usura e dei reati intenzionali violenti»;
al succitato fondo possono accedere i soggetti che esercitano qualunque tipo di attività economica e che non abbiano aderito o abbiano cessato di aderire alle richieste estorsive;
il fondo elargisce una somma di denaro a titolo di contributo al ristoro del danno patrimoniale subito: tale somma deve essere versata entro 60 giorni dalla presentazione della documentazione necessaria;
al 2022 le istanze presentate presso il Ministero dell'interno risultano essere 329, di cui 195 per racket;
da quanto si apprende dagli organi di stampa, tra cui «Il Mattino» del 10 novembre 2023 ed il TGR del 10 novembre 2023, oltre 20 tra imprenditori e commercianti campani attendono da due anni che venga versato il risarcimento spettante;
si apprende che i ritardi sono dovuti a una mancata comunicazione, riguardante le pratiche presentate, tra la prefettura di Napoli ed il Ministero dell'interno;
nonostante la sentenza e le continue sollecitazioni da parte degli avvocati difensori, l'ultima ad aprile 2023, non risultano ulteriori sviluppi;
bisogna ricordare che la lotta al racket si basa soprattutto sulla protezione che deve garantire lo Stato a chi denuncia –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative intenda adottare per accelerare le tempistiche del versamento a tutela degli imprenditori e commercianti che hanno denunciato.
(4-01889)
VOLPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 26 ottobre 2023 presso la sala convegni del CIS di via Etruria, in Roma, si è svolto il convegno «Medio Oriente, contro il terrorismo – Senza SE e Senza MA» al quale è intervenuto l'ex Ministro degli esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata;
poche ore prima sul muro della sede del CIS sono comparse scritte minatorie che hanno preceduto il ritrovamento, nella buca delle lettere, di una lettera minatoria rivolta agli organizzatori dell'evento;
a seguito di questo ritrovamento il segretario generale del CIS, sen. Domenico Gramazio, ha immediatamente sporto denuncia presso il nucleo dei Carabinieri di San Giovanni –:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario stigmatizzare l'episodio violento valutando, per quanto di competenza, la sussistenza dei presupposti per intraprendere iniziative di carattere preventivo, nel rispetto della libertà di espressione, e al fine di contrastare l'aumento e la diffusione dell'odio politico, particolarmente vivo in alcune zone d'Italia.
(4-01894)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta scritta:
GHIRRA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 230 del codice della strada, rubricato educazione stradale, prevede che il Ministro dell'istruzione, al fine di promuovere l'educazione stradale e la sensibilizzazione in materia di comportamento stradale, di concerto con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'interno e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la conferenza Stato-città ed autonomie locali, avvalendosi dell'Automobile Club d'Italia, predisponga appositi programmi, corredati dal relativo piano finanziario, da svolgere come attività obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, ivi compresi gli istituti di istruzione artistica e le scuole materne, che concernano la conoscenza dei principi della sicurezza stradale, nonché delle strade, della relativa segnaletica, delle norme generali per la condotta dei veicoli, con particolare riferimento all'uso della bicicletta, e delle regole di comportamento degli utenti, con particolare riferimento all'informazione sui rischi conseguenti all'assunzione di sostanze psicotrope, stupefacenti e di bevande alcoliche;
la disposizione citata dispone inoltre che il Ministro dell'istruzione disciplini le modalità di svolgimento dei programmi nelle scuole, anche con l'ausilio degli appartenenti ai corpi di polizia municipale, nonché di personale esperto appartenente alle già menzionate istituzioni pubbliche e private. Si prevede, tra l'altro anche la formazione dei docenti in materia;
inoltre, l'articolo 208 del codice della strada, al comma 2 lettera a), nel disciplinare i proventi delle sanzioni del codice, prevede che parte dei proventi sia utilizzato per iniziative e attività di promozione della sicurezza della circolazione;
al comma 4, nell'ambito della ripartizione dei proventi in capo agli enti locali, alla lettera c), si prevedono interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti, quali bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti, svolgimento, da parte degli organi di polizia locale, nelle scuole di ogni ordine e grado, di corsi didattici finalizzati all'educazione stradale, misure di assistenza e di previdenza per il personale di cui alle lettere d-bis) ed e) del comma 1 dell'articolo 12, misure di cui al comma 5-bis del presente articolo e a interventi a favore della mobilità ciclistica –:
quali sia lo stato dell'arte delle iniziative di educazione stradale e delle iniziative messe in campo dal Ministro interrogato;
se vi sia qualche forma di coordinamento con gli enti locali dotati di servizi di vigilanza e polizia locale visto che anche per questi è prevista attività di formazione nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di tendere all'azzeramento delle morti sulle strade con lo strumento della prevenzione;
se non ritenga inoltre necessario e urgente adottare iniziative di competenza, nel primo provvedimento utile, al fine di stanziare adeguate risorse, incrementando quelle già previste per i progetti di sicurezza stradale nelle scuole di ogni ordine e grado.
(4-01893)
SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
RUBANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il disegno di legge di bilancio 2024-2026 vincola una quota pari a 50 milioni di euro per l'anno 2024 ed una quota pari a 200 milioni di decorrere dall'anno 2025 per consentire l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea), in attuazione delle disposizioni di cui ai commi 558 e 559 della legge 28 dicembre 2015, n. 208;
e competente per l'aggiornamento dei Lea la commissione nazionale per l'aggiornamento dei Lea e la promozione dell'appropriatezza nel Servizio sanitario nazionale, istituita dal comma 556 della su citata legge 208 del 2015;
la commissione è nominata e presieduta dal Ministro della salute, con la partecipazione delle regioni, dell'istituto superiore di sanità, dell'Agenzia italiana del farmaco – Aifa, del Ministero dell'economia e delle finanze e dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – Agenas;
l'attuale Commissione si è insediata il 28 luglio 2020, dura in carica tre anni, ed è quindi in fase di rinnovo;
le modificazioni della composizione dei cittadini, soprattutto per quanto attiene all'età media degli assistiti, sta comportando un'evoluzione organizzativa del Ssn, che sta assegnando un ruolo di maggiore rilevanza alle prestazioni infermieristiche soprattutto in relazione alle più ampie esigenze di assistenza domiciliare da parte delle famiglie;
secondo il Censis il sommerso delle prestazioni infermieristiche a domicilio ammonterebbe a circa 800 milioni di euro l'anno e permette anche a soggetti non adeguatamente formati di proporsi per attività infermieristiche non garantendo, in tal modo, la qualità delle prestazioni;
l'introduzione del lavoro domiciliare degli infermieri liberi professionisti come prestazioni convenzionate, in aggiunta ai tradizionali canali di assistenza domiciliare integrata, offrirebbe ai cittadini un ampliamento della rete assistenziale, ridurrebbe l'impatto economico sulle fasce più deboli della società e garantirebbe la qualità del servizio;
nei prossimi giorni si procederà al rinnovo dei componenti della commissione nazionale per l'aggiornamento dei Lea e questo rinnovo potrebbe rappresentare l'occasione ideale per bilanciare i livelli di assistenza includendo in essi anche le prestazioni infermieristiche delle quali i pazienti non possono privarsi –:
se il Ministro interrogato non consideri, alla luce dei cambiamenti e delle nuove necessità che il Servizio sanitario nazionale presenta, di prevedere l'inserimento delle prestazioni infermieristiche nei Lea e di includere anche un esponente del mondo infermieristico nella composizione della Commissione nazionale per l'aggiornamento dei Lea quale riconoscimento del ruolo e dell'importanza delle prestazioni infermieristiche e di coloro che le esercitano per tutelare e salvaguardare la salute e l'assistenza ai cittadini.
(4-01887)