XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 227 di martedì 16 gennaio 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
STEFANO VACCARI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 gennaio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Svolgimento di una interpellanza e una interrogazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di una interrogazione.
(Elementi e iniziative a favore delle filiere agroalimentari, anche attraverso l'utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza - n. 3-00820)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Vaccari ed altri n. 3-00820 (Vedi l'allegato A).
Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.
LUIGI D'ERAMO, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, riguardo a quanto rappresentato dall'interrogante, vorrei anzitutto evidenziare che il Ministero dell'Agricoltura, a fronte delle 331 domande (programmi) pervenute alla data del 24 novembre 2022, per l'accesso alle agevolazioni previste dal V bando per i contratti di filiera per il settore agroalimentare, di cui all'avviso n. 182458 del 22 aprile 2022, ha provveduto, in soli 7 mesi, a verificare la sussistenza dei requisiti in capo a oltre 6.500 beneficiari, essendo tale il numero dei progetti all'interno dei programmi indicati.
Come previsto dal predetto bando, con decreto del 30 giugno 2023 è stata approvata la graduatoria provvisoria. Successivamente, si è reso necessario esaminare 230 richieste di riesame da parte dei proponenti, all'esito delle quali è stato predisposto il decreto di approvazione della graduatoria definitiva dei programmi ammessi a valutazione, pubblicato il 12 gennaio scorso. Entro 5 giorni da tale data verranno trasmesse le previste comunicazioni via PEC ai soggetti i cui programmi, in base al punteggio riportato e alle risorse disponibili del Piano nazionale complementare, sono risultati idonei e immediatamente finanziabili.
Per quanto attiene al rilancio dei programmi di investimento finalizzati al rafforzamento delle filiere produttive agroalimentari, informo l'interrogante che è stato previsto un ulteriore finanziamento di oltre 2 miliardi di euro per i contratti di filiera agroalimentare, pesca e foreste, nell'ambito dell'incremento, riconosciuto dalla Commissione europea, della dotazione finanziaria delle risorse del PNRR e dei fondi del Piano nazionale complementare destinati al settore agroalimentare.
PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io mi dichiaro parzialmente soddisfatto, perché quelle che il Sottosegretario - che ringrazio - ci ha fornito sono informazioni che avevamo già, anche per la lettura dei giornali che abbiamo fatto in queste ultime settimane.
La parziale soddisfazione ha a che fare con la preoccupazione che, rispetto a tutto ciò che è stato costruito - mi viene da dire, con un po' di problemi, alcuni lo definiscono un pasticcio - riguardo all'organizzazione dei lavori, all'assegnazione dei punteggi e alle procedure, un po' anomale, che si sono seguite, innanzitutto i 690 milioni di euro, che sono l'unica fonte certa al momento a disposizione, ma soprattutto i percorsi e gli iter di ricorso che tante filiere hanno presentato sia contro la graduatoria provvisoria sia contro la graduatoria definitiva, rischiano di inficiare l'esito di questo bando, che ha un'importanza strategica già individuata, in primis, dal Governo Draghi rispetto all'impostazione iniziale del PNRR e, successivamente, come anche noi avevamo chiesto. Infatti, le risorse stanziate, i 690 milioni di euro, erano ampiamente insufficienti e quindi è stato necessario integrarle, per non lasciare a secco tantissime domande, rispetto a quelle che con i 690 milioni, cioè 39 posizioni, sarebbero attualmente finanziabili. E siccome i finanziamenti vanno spesi entro la fine del 2026 e fino alla fine di maggio 2024 si rimarrà in uno stallo derivante dai numerosi ricorsi presentati, è indubbio che siamo molto preoccupati sui tempi e sull'esito di queste procedure. Infatti, nel caso in cui il tribunale amministrativo riconosca responsabilità in capo al Ministero, è chiaro che tutta la graduatoria complessiva dovrebbe essere rimodulata e, quindi, i tempi di attuazione dei singoli progetti necessariamente slitterebbero. E ovviamente questo andrà a detrimento del bisogno, che le filiere che hanno presentato domanda hanno, di avere risorse in tempi certi per continuare a stare sui mercati e a sostenere, in particolar modo, dentro alla struttura della filiera, le imprese agricole produttrici.
Quindi, siamo senza dubbio preoccupati e continueremo a monitorare la questione e a spingere sul Governo affinché questa questione venga in qualche modo chiarita e risolta, perché stiamo parlando di uno degli strumenti più importanti attraverso cui è possibile sostenere, in un momento di crisi e di difficoltà, il comparto agricolo. Quindi, necessariamente, non ci possiamo ritenere complessivamente soddisfatti perché il lavoro che è stato fatto avrebbe potuto sicuramente essere fatto in modo molto più chiaro e diverso e le valutazioni e i criteri relativi ai punteggi assegnati, utilizzati in modo personale e non collegiale come da bando, avrebbero potuto produrre senza dubbio un esito diverso, con certezza per le filiere che hanno fatto domanda.
(Elementi e iniziative di competenza in merito al rispetto del principio della presunzione di innocenza, con particolare riferimento alle conferenze stampa e ai comunicati degli organi inquirenti, nonché ai limiti di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare - n. 2-00212)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Enrico Costa n. 2-00212 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Enrico Costa se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ENRICO COSTA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, illustro brevemente questa interpellanza. Devo dire che il filo conduttore che ispira tante iniziative che sono state poste in essere dal sottoscritto a livello parlamentare è sempre lo stesso e, cioè, che lo Stato deve essere messo nelle condizioni, attraverso gli inquirenti, la Polizia giudiziaria e i magistrati, di svolgere le indagini. Quindi, deve avere le risorse, le strutture e il personale. Tuttavia, lo Stato deve anche fornire la garanzia che quando una persona, chiamata a rispondere in un procedimento penale, ne esce da innocente sia la stessa persona, come immagine, come reputazione, come portafoglio e come credibilità, che è entrata nell'ingranaggio giudiziario. Questo spiega iniziative che sono state approvate da questo Parlamento - penso a quella sulle spese legali degli assolti, penso a quella sul diritto all'oblio per gli assolti - per cercare di ristabilire le condizioni di partenza, perché oggi, molto spesso, al termine di un'indagine o di un processo, la sentenza di assoluzione lascia comunque sulla persona un marchio che rischia di essere indelebile. In questo contesto si inserisce la direttiva europea sulla presunzione di innocenza, che noi abbiamo recepito, come Paese, e in seguito alla quale è stato approvato il decreto legislativo n. 188 del 2021. Questo decreto legislativo contiene norme molto significative proprio per evitare il marketing giudiziario che è qualcosa di incivile, di illiberale e di arbitrario perché è una forma di propalazione di comunicazione che svolge una sorta di processo parallelo rispetto a quello che si svolge nelle aule del tribunale. Questo processo parallelo non contempla l'assoluzione perché si svolge soltanto durante la fase delle indagini preliminari. Quei riflettori, infatti, accesisi durante le indagini preliminari, si spengono sempre durante il processo, quindi all'assoluzione tutti sono disinteressati. Noi, con questo decreto legislativo, abbiamo ottenuto l'approvazione di norme molto significative. Penso a quella sulla comunicazione giudiziaria, affinché le comunicazioni siano non più quelle enfatiche con accuse in conferenze stampa o botta e risposta con i magistrati ma siano sobrie comunicazioni, per contemperare la presunzione di innocenza con il diritto di informare e di essere informati, comunicati stampa e solo eccezionalmente conferenze stampa, quando c'è l'interesse pubblico a che queste si svolgano. Ci può essere un interesse pubblico, però il magistrato lo deve specificare. Tuttavia, in molte circostanze abbiamo visto svolgersi delle conferenze stampa e devo dire che ho un po' di dubbi sulla sussistenza dell'interesse pubblico. L'interesse pubblico non può risiedere nel rafforzamento di un'inchiesta, nella visibilità o nella spettacolarizzazione di un'inchiesta, l'interesse pubblico è qualcosa di diverso, che deve essere motivato e argomentato.
Quindi, noi chiediamo al Ministero se ha svolto quel monitoraggio che si era impegnato a svolgere sia in una mozione parlamentare sia in un ordine del giorno. Chiediamo anche al Ministero se ritiene compatibili con la presunzione di innocenza - visto che il decreto legislativo stabilisce che i nomi alle indagini devono essere compatibili con la presunzione di innocenza - nomi come quelli che fioriscono continuamente e sono attribuiti alle indagini. Io ne ho citato uno nell'interpellanza. Mi spiegate come possa essere compatibile con la presunzione di innocenza il nome, assegnato e, devo dire, sottoscritto anche da una procura, di “Banda Bassotti”? Immagino che un cittadino che vede una persona coinvolta nell'inchiesta “Banda Bassotti” non dica che si possa trattare di un presunto innocente, non mi pare proprio. Allora, cerchiamo di fare in modo che la legge sia applicata e non sia soltanto un pezzo di carta che non viene preso in considerazione. Peraltro, la legge prevede anche sanzioni disciplinari e mi chiedo se qualche azione disciplinare sia stata avviata e dove e quando lo sia stata.
Quindi, questa interpellanza risponde ovviamente allo stesso spirito che ci ha portato a promuovere quell'emendamento sul divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare in forma letterale o per estratto. C'è uno spirito, c'è un filo conduttore, non sono iniziative punitive o estemporanee. Ho cercato di spiegarne lo spirito, sono convinto che il Governo possa condividerlo e che questa leale collaborazione tra Parlamento e Governo - il Governo deve monitorare l'effettiva applicazione delle norme approvate dal Parlamento - possa essere certamente proficua perché l'Italia diventi, sempre di più, un Paese civile dal punto di vista giuridico.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Condivido lo spirito con cui l'onorevole interpellante ha posto i temi. Anzi, dirò di più. L'onorevole interpellante diceva che è necessario ristabilire le condizioni di partenza nei confronti del presunto innocente, tanto più se poi risulta innocente. Questo Governo sta cercando di fare qualcosa di più, noi vogliamo rendere meno afflittive le condizioni di partenza. Pur senza deprivare minimamente la magistratura di un solo strumento di indagine, abbiamo posto in campo un arsenale volto a dare corpo vero alla segretezza degli atti istruttori, a garantire la presunzione di innocenza nella comunicazione, a evitare la spettacolarizzazione mediatica della giustizia, che tanto male ha fatto, non solo e non tanto ai presunti innocenti, ma spesso alla stessa percezione che hanno i cittadini della giustizia, che sembra ondivaga e contraddittoria a tratti. Allora, sin dal primo momento dell'illustrazione del Piano per la riforma della giustizia da parte di questo Ministero, abbiamo posto in rilievo la fondamentale necessità di rivedere completamente la disciplina della segretezza degli atti istruttori, con particolare riferimento peraltro alle intercettazioni. Abbiamo presentato poi un disegno di legge, intitolato “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare”, volto peraltro a introdurre innovazioni normative tese a rafforzare la tutela del terzo estraneo al procedimento rispetto alla circolazione delle comunicazioni intercettate. Nel citato disegno di legge, si amplia, significativamente direi, l'obbligo di vigilanza da parte del pubblico ministero sulle modalità di redazione dei verbali stessi delle operazioni - i cosiddetti brogliacci - e si stabilisce il dovere del giudice - lo ribadisco, dovere - di stralciare le intercettazioni includendovi, oltre ai già previsti dati personali sensibili, anche quelle relative a soggetti diversi dalle parti, a meno che non abbiano evidentemente una rilevanza a penalistica.
Si prevede, inoltre, che nella richiesta di misura cautelare formulata dal pubblico ministero e nell'ordinanza applicativa della misura cautelare emessa dal giudice non debbano essere indicati i dati personali dei soggetti diversi dalle parti, anche in questo caso al netto di una eventuale rilevanza penalistica. Ancora, in sede di emendamenti presentati alla legge di delegazione europea, si è previsto - leggo testualmente : “(…) in attuazione dei principi e diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, ma nel rispetto dell'articolo 21 della Costituzione (…)” - il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell'ordinanza cautelare sino al termine dell'udienza preliminare.
Ora, fatta questa premessa giova, però, ricordare a tutti noi che il diritto della difesa e la presunzione di innocenza debbono essere contemperati, evidentemente, anche con il diritto di cronaca e di essere informati da parte dei cittadini, poiché si tratta di patrimoni - credo - indissolubili, patrimoni morali garantiti dalla nostra Costituzione in termini indissolubili. “Banda Bassotti” non credo rientri nel diritto di cronaca, ma scivoliamo già pericolosamente sulla spettacolarizzazione. Allora, noi dobbiamo distinguere tra diritto di cronaca e l'essere informati dei cittadini. Per esempio, una comunicazione su eventuali truffe a catena stimola, sollecita un cittadino a sua volta truffato dalla medesima persona, eventualmente, a depositare più o meno tardivamente un'istanza o quant'altro, ma non necessariamente deve avere dei titoli tipo: “Banda Bassotti”.
Tanto premesso, a questo punto deve essere ricordato l'articolo 3 del decreto legislativo n. 188 del 2021, recante “Disposizioni per il compiuto adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva (UE) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016” - che l'onorevole interrogante prima citava-, “sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali”, che è volto soprattutto all'aspetto più informativo, più legato all'informazione. Il succitato articolo, così come novellato nel 2021, modificando il decreto legislativo n. 106 del 2006, stabilisce tra l'altro che: “ (…) il Procuratore della Repubblica mantiene personalmente, ovvero tramite un magistrato dell'ufficio appositamente delegato, i rapporti con gli organi di informazione, esclusivamente tramite comunicati stampa ufficiali, oppure, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa. La determinazione di procedere a conferenza stampa è assunta con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che la giustificano (…). La diffusione di informazioni su procedimenti penali è consentita solo quando è strettamente necessaria per la prosecuzione delle indagini o ricorrono altre specifiche ragioni di interesse pubblico. Le informazioni sui procedimenti in corso sono fornite in modo da chiarire la fase in cui il procedimento pende e da assicurare, in ogni caso, il diritto della persona sottoposta a indagini e dell'imputato a non essere indicati come colpevoli, fino a quando la colpevolezza non è stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili. È fatto divieto ai magistrati della procura della Repubblica di rilasciare dichiarazioni o fornire notizie agli organi di informazione circa l'attività giudiziaria dell'ufficio (…). Nei comunicati e nelle conferenze stampa (…) è fatto divieto - “come ricordava l'onorevole interpellante” - “di assegnare ai procedimenti pendenti denominazioni lesive della presunzione di innocenza. Il procuratore della Repubblica ha l'obbligo di segnalare al Consiglio giudiziario, per l'esercizio del potere di vigilanza e di sollecitazione dell'azione disciplinare, le condotte dei magistrati del suo ufficio (…)”. Questo, per informare, poi, anche i cittadini, non l'onorevole interpellante, che ne è già a conoscenza, di quale sia lo stato dell'arte e quali siano i passaggi normativi che questo Parlamento ha svolto in ordine alla presunzione di innocenza, anche in termini di presentazione alla stampa. Queste prescrizioni hanno, poi, trovato una speculare considerazione sotto il profilo disciplinare, attraverso la modifica del decreto legislativo n. 109 del 2006, che tra le condotte sanzionate prevede attualmente anche la violazione di quanto disposto appunto dal decreto legislativo n. 106 del 2006, appena citato.
Rispetto alla nuova fattispecie di illecito che si è così configurata, l'Ispettorato generale ha attivato le debite procedure, in adempimento, peraltro, agli obblighi di legge. Il Governo ha emanato direttive riguardo all'effettuazione, da parte dell'Ispettorato generale, del “monitoraggio degli atti motivati dei procuratori della Repubblica in ordine alla sussistenza dell'interesse pubblico che giustifica l'autorizzazione a conferenze stampa e comunicati degli organi inquirenti (…)”. Sulla scorta di siffatte direttive - chiare ed inequivocabili, direi, in ordine al monitoraggio per verificare che vi sia un adeguamento ai principi di presunzione di innocenza sollecitati dalla stessa Unione europea - l'Ispettorato generale, a partire dalle ispezioni ordinarie eseguite nel mese di settembre dell'anno 2023, ha attivato un monitoraggio in relazione a 13 procure della Repubblica, ossia in relazione a quelle presso i tribunali di Avellino, Brescia, Cagliari, Catanzaro, Ferrara, Frosinone, Latina, Livorno, Rimini, Rovigo, Tempio Pausania, Torino e Vercelli, per i quali l'onorevole interpellante, data la complessità degli atti, potrà chiedere evidentemente l'accesso agli atti, chiederne copia per verificare come si stia svolgendo il richiamato monitoraggio.
Al di là delle valutazioni politiche in merito all'opportunità o meno di ricorrere alla comunicazione pubblica, sono da non sottovalutare le ipotesi di ricorso a tale modalità, però, nella fattispecie dei reati come truffe e frodi a catena, perché una pubblicità dell'inchiesta può fare emergere ulteriori vittime di reato e rendere, quindi, maggiore giustizia ai cittadini italiani. In relazione, infine, al monitoraggio relativamente alla prassi deprecabile di assegnare denominazioni alle inchieste che possano violare la presunzione d'innocenza o la presentazione dell'indagato come un presunto innocente, il dato non è in possesso attualmente dell'Ispettorato generale, perché non vi è stata, sotto questo profilo, attivazione di parte alcuna né alcuno ha ritenuto che sia stata lesa la sua onorabilità sociale per il tramite dei titoli dell'inchiesta. È evidente che questo Ministero, in ogni caso, può assicurare di allargare lo spettro del monitoraggio in ordine alle conferenze stampa e alle comunicazioni, più o meno autorizzate, come stiamo facendo, anche alla intitolazione delle stesse indagini, in più ossequiosa e aderente adesione a quelli che sono i principi che abbiamo mutuato nel nostro ordinamento, a seguito della ben nota direttiva europea, citata dall'onorevole interpellante.
PRESIDENTE. Il deputato Enrico Costa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ENRICO COSTA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Io sono parzialmente soddisfatto per la parte in cui è stato annunciato un monitoraggio relativamente a una serie di procure della Repubblica in ordine alle forme della comunicazione giudiziaria. A me interessava fino a un certo punto conoscere nel dettaglio l'esito di questo monitoraggio. Il fatto che, però, il Ministero si stia interessando della questione, stia dando seguito a una disposizione normativa è un aspetto significativo, importante, già inserito in un ordine del giorno, già inserito in una mozione approvata da questa Camera. Però è importante, appunto, che ci sia un'efficacia, che ci sia una conseguenza, perché uno dei problemi significativi del mondo della giustizia è che ci sono molte norme dal punto di vista ordinatorio che non hanno sanzioni effettive ed efficaci.
Per quello che riguarda, invece, la denominazione delle inchieste, è vero che le denominazioni delle inchieste sono un qualcosa di mediatico e non giuridico, mentre l'atto che motiva una conferenza stampa deve essere posto in essere formalmente dal procuratore, gli atti relativi alla denominazione delle inchieste attengono forse di più alla Polizia giudiziaria, però, sono anche battezzati dalle procure, e hanno un profilo più mediatico.
Per cui provvederò io, me ne farò carico io, nella rassegna stampa, di trasferire al Ministero - ogni volta che mi imbatterò in denominazioni di indagini più o meno rilevanti che siano contrastanti con la presunzione di innocenza - questi documenti, nella forma dell'atto di sindacato ispettivo, ma anche nella forma di comunicazione più semplice, trasferendo gli articoli di stampa, perché questi documenti si trovano negli articoli di stampa. Ricordiamoci bene. Il nome delle inchieste è studiato sempre in modo sapiente, perché deve rimanere in un titolo di giornale, deve rimanere nella mente delle persone e poi una persona che fosse assolta, dichiarata innocente da quell'indagine, rimarrà sempre la persona del nome dell'inchiesta e ci sarà sempre un'associazione. Quindi, questo contrasta con lo spirito che evidenziavo prima, che è quello per cui, se una persona esce innocente dall'ingranaggio giudiziario, deve essere la stessa persona che vi era entrata, quanto a immagine, quanto a reputazione e quanto a credibilità.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e dell'interrogazione all'ordine del giorno.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 15,20.
La seduta, sospesa alle 15,02, è ripresa alle 15,20.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Federico Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi, ascoltiamo il collega Gianassi sull'ordine dei lavori, perché è una questione che interessa tutti. Prego.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Il 22 novembre, tutti i 26 presidenti delle corti d'appello italiane hanno inviato una lettera al Ministro Nordio, con la quale hanno espresso grande preoccupazione per l'approvazione della proposta, che oggi è all'esame dell'Aula, nel caso in cui non fosse accompagnata da una norma transitoria. Affermano il rischio di un allungamento dei tempi del processo e con ciò, dunque, il rischio di non rispettare gli obiettivi del PNRR, che attribuisce all'Italia e al comparto giustizia italiano 3 miliardi di euro, una somma enorme per un comparto estremamente fragile. A ciò si aggiunge che - lo leggiamo - il Consiglio superiore della magistratura, nei giorni scorsi, ha affermato la stessa preoccupazione e ha esattamente sostenuto la medesima argomentazione, cioè che l'approvazione della proposta di legge senza una norma transitoria produrrebbe il rischio concreto della perdita di 3 miliardi di euro sul PNRR. Si tratta di un capitolo molto sensibile per il Governo che sta faticando sul PNRR e, in particolare, per la giustizia, sulla quale il Governo, nella manovra di bilancio, ha previsto, nel triennio, una riduzione di un miliardo. Per un comparto così fragile, sarebbe estremamente grave correre il rischio di perdere le risorse del PNRR.
Allora, chiediamo di rinviare il provvedimento in Commissione per consentire di audire i presidenti delle corti d'appello e il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, al fine, ferme restando le diverse opinioni sul tema, di affrontare il punto, di elaborarlo e di valutare se non sia opportuno, come noi pensiamo che sia opportuno, di adottare alcuni accorgimenti. Qualora si sostenesse che vi è il rischio di una perdita di tempo, mi corre l'obbligo di evidenziare che questo provvedimento è rimasto per svariati mesi in Commissione, senza che la maggioranza accelerasse l'iter e che pende qui in Aula da più di due mesi. La discussione generale c'è stata fatta il 6 novembre e non c'è stata un'accelerazione sui tempi né del Governo né della maggioranza. Dunque, non c'è un problema di tempi.
Si aggiunga che c'è un tema, invece, di interesse generale, perché abbiamo già detto che si tratta di un comparto, quello della giustizia, sul quale il Governo sta faticando a reperire risorse. Il Ministro delle Infrastrutture ha celebrato centinaia di milioni di euro per l'edilizia carceraria, ma è evidente che 3 miliardi sono molto di più e, dunque, sono una somma che non può essere assolutamente persa.
Infine, siccome immagino che in quest'Aula qualcuno potrebbe…
PRESIDENTE. Per favore, colleghi. Colleghi, per favore ordinatamente prendete posto, così andiamo avanti. Scusi, onorevole Gianassi.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Ci mancherebbe. Siccome immagino un'obiezione che potrebbe essere fatta e che spesso viene fatta in quest'Aula, cioè che il Parlamento è sovrano e non deve cedere a richieste che provengono dall'esterno, soprattutto se sono della magistratura, vorrei evidenziare, in primo luogo, che il Ministro Nordio, appena insediato dopo la richiesta dei capi delle procure italiane di rinviare l'entrata in vigore del processo penale della riforma Cartabia, adottò il rinvio, argomentando che i capi delle procure evidenziavano rischi sull'entrata in vigore.
Detto questo, aggiungo che la lettera dei presidenti delle corti d'appello - se è stata letta e io immagino che sia stata letta - non è un intervento finalizzato a intervenire sulla sfera del legislatore, ma semmai a chiedere al legislatore di svolgere appieno la propria funzione, perché in questa lettera leggiamo che i presidenti delle corti evidenziano il rischio che questo intervento, che non è affatto il ritorno alla legge Orlando, per la sua complessità rischia di aprire spazi a interpretazioni difformi, che mettono a repentaglio la certezza del diritto e i tempi del diritto. Poi, dicono che, a fronte di questi rischi, è apprezzamento tipico del legislatore delineare e sciogliere questi dubbi e non può essere lasciato all'incertezza delle interpretazioni e aggiungono che, se sui reati commessi dal 1° gennaio 2020 si applica la nuova normativa o le precedenti discipline intervenute sul tema, è anch'essa questione che compete esclusivamente alla responsabilità del legislatore. I presidenti delle corti d'appello stanno sostanzialmente dicendo: il Parlamento faccia il Parlamento e la politica si assuma la responsabilità di scegliere in modo chiaro, senza lasciare incertezze. Mi sembra una richiesta estremamente ragionevole, se, oltre a questo, c'è il rischio di perdere molte risorse per il PNRR. Poiché non c'è un'esigenza e un'urgenza nei tempi, chiedo all'Aula, ferme restando le diverse posizioni, per non correre il rischio che il Parlamento sacrifichi il PNRR nel comparto giustizia, di tornare in Commissione e verificare questi dubbi ed eventualmente scioglierli. Credo che chi è convinto di questo provvedimento non avrà paura di confrontarsi né col vicepresidente del CSM, né con i presidenti delle corti d'appello italiane, né con i gruppi parlamentari che hanno un'idea diversa. Se si tratta di sciogliere dubbi, credo che nessuno avrà paura del confronto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Sulla richiesta di rinvio in Commissione testé avanzata, chiedo ai relatori, onorevoli Enrico Costa e Pellicini, di esprimere il parere, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento.
ENRICO COSTA, Relatore. Presidente, riteniamo di non aderire alla pur garbata richiesta del collega Gianassi. Il collega Gianassi ha posto un tema, quello sollevato dai presidenti delle corti di appello, che sollecitano l'inserimento di una norma transitoria per stabilire il regime di prescrizione da applicarsi in concreto. La grande sensibilità dell'onorevole Gianassi, però, non si è tradotta in emendamento, perché o ho letto male gli emendamenti o non ho trovato l'emendamento Gianassi che corrisponde a quello che lui ha detto fino a questo momento. Quindi, la sua richiesta era probabilmente perché il suo gruppo è stato intempestivo nel proporre un emendamento e voleva avere il tempo per poterlo produrre.
Ci sarà la possibilità di fare un ordine del giorno, ci sarà la possibilità di avviare atti di indirizzo, però è evidente che le lettere dei presidenti di corte d'appello, nel combinato disposto con la posizione della Sesta commissione del Consiglio superiore della magistratura, rappresentino uno schema abbastanza consolidato. Il legislatore viene in Aula con un testo della Commissione e arrivano le critiche e le osservazioni dall'esterno. Io penso che la sede migliore per discutere sia quella attuale, senza rinvii e senza riferimenti.
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione darò la parola a un oratore contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà. Il suo intervento è su questo argomento? Perché prima vorrei finire questa fase.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Io intervengo proprio su questo, Presidente, per chiedere a lei di valutare, considerata l'importanza della questione posta dall'onorevole Gianassi, di avere più di un solo intervento a favore e contro su questo rinvio, visto e considerato che ci sono già numerosi precedenti e che c'è una rilevanza non solo economica, ma anche nel merito del provvedimento in discussione.
PRESIDENTE. Il suo rilievo mi è chiaro e il riferimento regolamentare è all'articolo 45. Quindi, se qualche altro deputato di altri gruppi farà richiesta, uno per gruppo, ovviamente, lo faremo intervenire.
Onorevole Dori, lei chiede di parlare a favore o sull'ordine dei lavori? Oramai siamo in una fase in cui, dando seguito alla richiesta dell'onorevole Cappelletti, eventualmente, ci sarà l'intervento di un deputato per gruppo.
Però, per fare le cose ordinate, fatemi sentire se c'è qualcuno che vuole parlare contro la richiesta di rinvio in Commissione.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Pellicini.
ANDREA PELLICINI (FDI). Presidente, le motivazioni che attengono al nostro rigetto dell'istanza avanzata dall'onorevole Gianassi sono state ampiamente articolate dal mio correlatore, l'onorevole Enrico Costa. L'onorevole Gianassi ha, sì, parlato della lettera dei 26 presidenti delle corti d'appello, ma si è anche dimenticato, ad esempio, di parlare della ferma posizione dell'avvocatura contro la lettera dei 26 presidenti delle corti d'appello. Di conseguenza, citiamo non soltanto la posizione della magistratura, ma, una volta, anche la posizione dell'avvocatura nazionale. Il nostro parere è contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Io ringrazio il collega Gianassi per questa istanza di rinvio in Commissione del testo, a cui mi associo e voteremo, quindi, a favore, in modo da consentire alla Commissione un lavoro specifico. Non è solo una questione di emendamenti, ma anche della possibilità di svolgere un approfondimento, anche alla luce di quanto ha appena detto il collega poco fa, non solo da parte della magistratura, in particolare dei presidenti delle corti d'appello, ma anche dell'Avvocatura, perché no? Facciamo, quindi, un approfondimento e questo, secondo me, potrebbe far emergere anche elementi utili, soprattutto perché, se si intende effettivamente procedere con una riforma della prescrizione - e questa è una ferma volontà -, non possiamo, però, nemmeno mettere in croce il sistema giudiziario. Ecco perché da lì ne deriva anche la richiesta di una norma transitoria. In particolare, è stata citata questa lettera inviata anche al Ministro della Giustizia, Nordio, il 22 novembre da parte dei presidenti delle corti d'appello. Effettivamente, la lettera è molto chiara, perché, alla luce di questa riforma, questa rivisitazione imporrà il materiale accesso a decine di migliaia di fascicoli cartacei pendenti. E non è - dicono giustamente - a costo zero, perché impiegherà anche tanto tempo da parte di magistrati e personale amministrativo - perché bisogna sempre tenere a mente anche quello -, che devono, poi, fronteggiare tutta questa mole di lavoro, con le croniche e ataviche scoperture di personale. In più, aggiungono che l'assenza di una tempestiva, chiara ed esauriente disciplina transitoria renderebbe questo lavoro gravoso, ingovernabile, addirittura dicono, mettendo anche a rischio poi, dal punto di vista del PNRR, gli obiettivi fissati. Ribadisco, quindi, il nostro voto favorevole rispetto a questa richiesta di rinvio in Commissione del testo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. A nome del MoVimento 5 Stelle, dichiaro il voto favorevole al rinvio in Commissione di questa proposta di legge, perché non può rimanere assolutamente inascoltato il grido d'allarme che è stato lanciato, già due mesi fa, dai presidenti delle 26 corti d'appello. Tra l'altro, è un grido d'allarme che è stato formulato in modo molto garbato, in modo accorato, ma garbato. Si pensava, si credeva, si è creduto fino a un minuto fa che potesse sortire qualche effetto anche al Ministero, perché l'appello poi fatto è quello di una disciplina transitoria. Evidentemente, delle due l'una: non c'è capacità di comprendere quali saranno le conseguenze di questo genere di provvedimento, di riforma che state innescando, anche se i presidenti delle corti d'appello vi hanno anche spiegato passo, passo cosa succederà negli uffici giudiziari, i problemi organizzativi. Quindi non ci sono problemi di altro tipo, di altra natura, se non quelli dell'impatto sul modello organizzativo degli uffici giudiziari, che si troveranno a dover ricalcolare tutti i termini di prescrizione. Ma vi dico di più, si troveranno ad affrontare anche delle questioni interpretative, perché noi ci troviamo davanti due istituti, uno di natura sostanziale e uno di natura processuale, istituti che impattano in modo diverso a favore o meno del reo, dell'indagato, dell'imputato, di chi vogliamo. Restare sordi a questo appello è davvero incredibile, a nostro avviso. Tra l'altro, il CSM sta per licenziare un parere che, bene o male, dice esattamente la stessa cosa, dice: state attenti, perché c'è il rischio di perdere i fondi del PNRR, se si continua così, quantomeno per il comparto giustizia ce li possiamo sognare. Allora, delle due l'una, mi vien da dire: o c'è incapacità di cogliere la delicatezza, l'impatto e le conseguenze di questa riforma o c'è assoluta malafede, perché, siccome non li sapete spendere, voi non li volete i fondi del PNRR, è questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, stiamo costruendo una serie di alibi, forse per farceli togliere, perché è meglio non averli, perché tanto non sappiamo come metterli a terra. Quindi, delle due l'una: io non comprendo come si possa negare un approfondimento istruttorio. Diceva bene il collega Devis Dori, alla fine questo viene richiesto: un approfondimento istruttorio, perché si vede che non avete ben chiare le conseguenze di quello che state facendo, oppure per farvi dire quello che vi sto dicendo io. Avete ben chiare le conseguenze? Allora è proprio un intento quello di mandare in tilt, di ingolfare la macchina della giustizia, perché, in realtà, c'è a chi conviene che la macchina della giustizia non funzioni, al netto delle dichiarazioni che fate solo a parole. Conviene a molti che tutto sia intasato e lo state dimostrando, per l'ennesima volta, anche oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 76 voti di differenza.
Seguito della discussione della proposta di legge: Pittalis ed altri: “Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione” (A.C. 893-A) e delle abbinate proposte di legge: Enrico Costa; Maschio ed altri; Bisa ed altri (A.C. 745-1036-1380).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 893-A: “Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione” e delle abbinate proposte di legge nn. 745-1036-1380.
Ricordo che, nella seduta del 6 novembre 2023, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.
(Esame degli articoli - A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).
Avverto che fuori dalla seduta l'emendamento 1.112 D'Alessio è stato ritirato dal presentatore.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
ANDREA PELLICINI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme al parere del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.2 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Presidente, l'emendamento soppressivo presentato e sostenuto dal MoVimento 5 Stelle ha origine nella volontà di non vanificare i risultati raggiunti con la normativa ancora vigente. La disciplina oggi al voto dell'Aula resuscita vergognosamente la ex Cirielli, con correttivi di sospensione privi di alcun significato nell'attuale quadro dei tempi del processo. Perché “vergognosamente” vi chiederete? Perché la ex Cirielli venne sepolta da oltre quattro normative per la incapacità di assicurare giustizia.
Nel rapporto del 2009 del GRECO, che è noto a tutti essere il gruppo di Stati europei contro la corruzione, vennero sottolineati alcuni deficit e, tra di essi, proprio quello della prescrizione. L'analisi dei dati relativi alla durata media dei giudizi di impugnazione prima che la legge n. 3 del 2019 sortisse i suoi effetti evidenziava, per gli anni 2019-2021, che il giudizio di appello si definiva, in media, in 906 giorni, media che superava di 8 volte la media europea.
Diversamente, nel primo semestre 2022, si è passati - a seguito della riforma introdotta dalla legge n. 3 del 2019, la cosiddetta Spazzacorrotti, criticata dalla maggioranza e dai detrattori del MoVimento 5 Stelle - alla media di 705 giorni in grado di appello. E, recentemente, alcuni studi riferiscono che nel 2023 - parlo di alcuni studi, perché non abbiamo i dati del Ministero - si sarebbe giunti addirittura a 615 giorni.
La riduzione dei tempi di celebrazione dei processi in appello è stata l'effetto di quella legge, che aveva previsto la sospensione della prescrizione con la sentenza di primo grado, ancora la Spazzacorrotti, di cui è stato protagonista il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e che, guardate, allora venne fortemente criticata. Oggi l'effetto è straordinario: ridurre i tempi da 915 giorni a poco più di 600 giorni è veramente qualcosa di straordinario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Dalla tabella pubblicata dal Ministero della Giustizia a seguito del monitoraggio sulla giustizia penale dal 2003 al 2023 emerge che, tranne sporadiche eccezioni, dal 2003 al 2020 il trend delle pendenze era in aumento; nel 2021 comincia a decrescere del 3,9 per cento, nel 2022 dell'8,5 per cento, nel primo semestre 2023 dell'8,6 per cento, e non abbiamo altri dati. Ridurre, come è stato evidenziato, le pendenze dei processi fino all'8,6 per cento nel primo semestre 2023 è ugualmente un dato di straordinaria rilevanza. Ma cosa fa la maggioranza? Sceglie di tornare a una legge di venti anni fa, una legge che era stata modificata e poi abbandonata per gli effetti disastrosi prodotti; torna alla prescrizione e si riprende il modello ex Cirielli, quando cioè la prescrizione estingueva un numero impressionante di reati.
Qualcuno, nella maggioranza, ha provato, sulla base dei dati del Ministero della Giustizia, a capire quali saranno gli effetti di questa riforma? Ha provato a svolgere la più semplice operazione aritmetica, quando non ci sarà più un freno alle pratiche dilatorie, quando si avrà interesse ad allungare quanto più possibile i tempi del processo? Ebbene, anche quella sospensione di cui si parla è solo apparente, perché nei distretti di Napoli e Roma i tempi sono ancora lunghi. Quella che abbiamo riferito è la media, ma laddove l'accumulo è enorme questa sospensione è soltanto apparente; in questi distretti, come in tanti altri, il termine verrà costantemente sforato e la prescrizione farà il suo corso, senza alcuna sospensione, pur dando in astratto l'illusione della sua applicabilità.
PRESIDENTE. Deve concludere.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Sì, Presidente. Anche le corti di appello, come si è detto, hanno invitato a rivedere l'impianto o, almeno, a disporre una norma transitoria. La nuova disciplina impone ai giudici di ricalcolare i termini di prescrizione, rivedere e riorganizzare i ruoli di udienza: uno sforzo enorme, insostenibile in un quadro di enorme difficoltà, di mancanza di giudici, di personale amministrativo. Non si faranno più i processi, si dovrà vedere quali sono in scadenza per questa prescrizione, e nessuno pensa che questo è prioritario rispetto a qualunque altra cosa. Ma cosa fa questo Governo? Nulla. Non abbiamo alcuna notizia. Nulla è fatto per accelerare il processo. Questo Governo, con l'attuale maggioranza, sta totalmente stravolgendo i valori della nostra Costituzione e quelli etici della civiltà giuridica. Questo ci è chiarissimo, e faremo di tutto per impedire il percorso gravemente abrogativo del sistema di contrasto delle illegalità costituito con l'impegno dei nostri predecessori e con il sangue dei nostri eroi, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Passiamo all'emendamento 1.7 Cafiero De Raho.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei fare una riflessione in merito a questo emendamento, perché dall'inizio di questa legislatura, passo dopo passo, questo Governo e questa maggioranza sono andati avanti verso un'unica direzione, che è quella di indebolire la nostra legislazione antimafia e intaccare la lotta alla corruzione. Se mettiamo in fila tutti gli elementi, il quadro risulta ben chiaro e molto preoccupante. Innanzitutto, con la norma bavaglio di qualche settimana fa, avete scelto di coprire di fatto le malefatte dei colletti bianchi durante le indagini, impedendo la pubblicazione del testo dell'ordinanza di custodia cautelare: un bavaglio ai giornalisti e un danno ai cittadini e alle cittadine, che hanno il diritto di essere informati. Si tratta di informazioni che, lo abbiamo detto in quest'Aula, sono un dovere e un diritto costituzionalmente tutelato; quello che volete fare voi è una censura, perché tutto deve rimanere nelle tenebre.
In poco più di un anno, avete disincentivato la collaborazione con la giustizia dei condannati per reati ostativi, tra cui quelli soprattutto per mafia, avete restituito i benefici penitenziari ai corrotti e ai corruttori, impedito le intercettazioni a strascico sui reati contro la pubblica amministrazione, avete proposto e ottenuto di abolire il reato di abuso d'ufficio, cioè l'abuso di potere che di fatto adesso è legittimato, di indebolire quello di traffico di influenze e abbattuto il trojan. Avete detto “no” al nostro ordine del giorno che chiedeva al Governo di introdurre le iniziative necessarie per una rapida approvazione delle proposte di direttiva dell'Unione europea per la lotta alla corruzione, affossato l'iniziativa parlamentare: ve ne è un esempio, la scorsa settimana, con l'abbattimento della legge sugli illeciti agroalimentari.
Di fatto, avete progressivamente creato sacche di impunità nei reati contro la pubblica amministrazione. Mentre procedevate e procedete in questa direzione, in questa corsa deplorevole, additate come nemico chiunque tenti di ostacolarvi, penso in questo caso all'opposizione parlamentare, alla Corte dei conti, all'Anac, alla Banca d'Italia, all'Ufficio bilancio del Senato, alla magistratura, o parte di essa, accusata addirittura di intenti eversivi, al giornalismo d'inchiesta, alla libertà di stampa. Facendo leva sulla forza dei numeri, avete imposto interventi legislativi che vanno contro i diritti costituzionalmente garantiti e che smantellano quanto di buono era stato fin qui portato avanti negli anni precedenti.
Da ultimo, state scardinando l'equilibrio tra i poteri costituzionali con riforme come il premierato e la separazione delle carriere, quando l'Italia è l'unico Paese europeo a non avere una legge sulle lobby e in materia di conflitto di interesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando all'interno del nostro Parlamento, tra deputati e senatori, ci sono 97 portatori di interessi che trasformeranno questi interessi, molto probabilmente, in leggi ad personam.
Nel vostro mirino è finita soprattutto la legge Spazzacorrotti, che aveva segnato un cambio epocale della giustizia, stabilendo che non deve esserci nessuna data di scadenza; i processi devono avere una ragionevole durata, ma chi ha sbagliato deve scontare una pena e non può restare impunito solo perché è passato troppo tempo da quando il reato è stato commesso: un principio da cui non bisognerebbe mai tornare indietro. Invece, da mesi vi arrovellate sul tema, come se tutti i problemi che affliggono la giustizia potessero essere risolti con l'ennesima riforma sulla prescrizione. E portate avanti una posizione ideologica che non presta alcuna attenzione alle persone offese, che tornano a essere dei fantasmi nelle aule dei tribunali, ma soltanto all'imputato.
Vi affaticate per nascondere i possibili reati dei potenti, di cui l'opinione pubblica ha il diritto di venire a conoscenza, e promuovete una visione classista della giustizia.
Ecco, voglio dirlo, colleghe e colleghi, questa non è giustizia veloce - siamo alla quarta riforma in sei anni -, come la chiamate voi, ma solo e soltanto giustizia negata. Una giustizia che diventa patologica all'interno di un Parlamento totalmente messo in un angolo, ancora una volta, ai danni dei cittadini e delle cittadine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo all'emendamento 1.19 Cafiero De Raho. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, cerchiamo di dare una via d'uscita a questa maggioranza, una via d'uscita che, ovviamente, la maggioranza non vuole cogliere e sappiamo bene il perché. Pensare che i colpevoli restino impuniti è un assoluto fallimento per lo Stato. Ma pensare che i soggetti che sono imputati non abbiano una risposta di giustizia, in termini di responsabilità o di mancata responsabilità, è un fallimento dello Stato. Questo intervento, in realtà, va contestualizzato nell'ambito di un'idea di giustizia molto più ampia. Non è un intervento singolo, chirurgico, parcellizzato, ma dà la misura di una vostra visione di giustizia, che è assolutamente allarmante e che noi respingiamo con tutte le nostre forze.
Infatti, l'idea di giustizia che sta delineando questo Governo è assolutamente quella che va verso una percezione di assoluta impunità, verso un abbassamento della guardia dello Stato soprattutto in alcuni settori nevralgici e soprattutto quando si parla di reati particolarmente gravi. Basti pensare a uno degli ultimi interventi del Governo, il cosiddetto DDL Nordio, che, ripeto, a nostro avviso, spalanca veramente strade di impunità. Indebolite i presìdi contro la corruzione e andate a colpire il diritto all'informazione, limitando così fortemente la possibilità di pubblicare, per esempio, le intercettazioni che sono depositate nei procedimenti e che siano pertinenti. Abolite o state tentando di abolire l'abuso d'ufficio. State pian piano, pezzo dopo pezzo, smontando tutti gli strumenti a presidio del malaffare. Avete iniziato con il decreto Rave, avete proseguito con la modifica del codice degli appalti e, anche lì, avete tolto una serie di presìdi di legalità e di certezza, aprendo le strade alla mafia e ai grandi centri criminali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avete aperto le porte dei benefici penitenziari a corrotti e corruttori, quando, con il decreto Rave, avete eliminato dal meccanismo ostativo che non consentiva, a chi era condannato per gravi reati contro la pubblica amministrazione, di accedere ai benefici penitenziari senza collaborare. Ebbene, voi avete aperto le porte dei benefici penitenziari anche a tutti coloro che non collaborano con la giustizia.
Ancora, avete attaccato e depotenziato ANAC e i poteri della Corte dei conti. Quindi, sostanzialmente - e questo è uno dei tanti tasselli che, purtroppo, state inserendo nel vostro puzzle malefico -, questo Governo e questa maggioranza, ancora una volta, confermano di avere il vero e proprio guanto di velluto nei confronti dei colletti bianchi e tentano di eliminare e di distruggere tutti i presìdi di legalità sulla corruzione, senza rendersi conto – o, forse, ve ne rendete conto ed è questa una delle finalità della vostra azione - che così stanno mettendo a rischio i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Avete delegittimato le intercettazioni, avete eliminato l'uso del trojan nelle indagini per corruzione e negli altri reati contro la pubblica amministrazione. E con quest'ulteriore riforma, andate a spuntare le armi e a gettare nella confusione più totale la magistratura e le procure. Magistratura e procure, perché, a seconda della fase del procedimento, tantissimi addetti dovranno ricalcolare i tempi della prescrizione. E questo lo sapete bene, perché avete chiuso ogni dialogo con i 26 procuratori delle corti di appello, che vi avevano chiesto di valutare la possibilità di natura transitoria, ma tutto questo non l'avete fatto.
PRESIDENTE. Concluda.
CARLA GIULIANO (M5S). Con questo emendamento, in realtà, riproponiamo una delle ipotesi che lo stesso Ministro Nordio aveva messo sul tavolo, cioè quella di far decorrere i termini della prescrizione dalla iscrizione della notizia di reato. Evidentemente, vi contraddite…
PRESIDENTE. Onorevole Giuliano, grazie.
CARLA GIULIANO (M5S). …e neanche questa soluzione, che lo stesso Ministro Nordio aveva paventato, va per voi bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il Sottosegretario in rappresentanza del Governo forse non ha seguito l'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle, però volevo chiedere, per suo tramite, al Governo se era intenzione del Sottosegretario confermare il parere contrario sull'emendamento del MoVimento 5 Stelle. Vorrei chiedere se lo conferma e se ha avvertito il Ministro Nordio, Sottosegretario, perché il MoVimento 5 Stelle ha presentato - la informo, qualora le fosse sfuggito - un emendamento che propone di porre il termine della prescrizione a decorrere dal giorno dell'iscrizione della notizia di reato. È una proposta che non condividiamo e voteremo contro, perché la prescrizione deve decorrere alla commissione del reato.
Però, non so se le è sfuggito, ma questa è una proposta del Ministro Nordio, il quale (mi permetto di leggere un virgolettato del Ministro), negli anni - certamente immagino che non sia una persona che cambia idea -, ha dichiarato che la prescrizione è la garanzia di una ragionevole durata del processo e va mantenuta e ha aggiunto: “È vero, però, che alcuni reati si scoprono sempre anni dopo la loro commissione, pensiamo ai falsi in bilancio o alle frodi fiscali, e, quindi, si sono già mangiati metà del tempo di prescrizione. Il compromesso giusto sarebbe far decorrere il termine della prescrizione non dal momento della commissione del reato, ma da quello della scoperta del suo autore e, dunque, dalla iscrizione nel registro degli indagati”.
Il MoVimento 5 Stelle ha solidarizzato con il Ministro Nordio e ha avanzato la proposta del Ministro Nordio. Lei ha dato parere contrario sulla proposta del MoVimento 5 Stelle e del Ministro Nordio. Chiaritevi. Che voi abbiate divisioni sulla giustizia è del tutto noto, ma che il Sottosegretario venga in Aula per dare un parere contrario sulla proposta del Ministro Nordio - e io le ho letto il virgolettato - mi sembra stupefacente. Per questo chiedevo se conferma il parere contrario e se davvero la maggioranza voterà contro il Ministro Nordio su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo all'emendamento 1.20 Cafiero De Raho. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Sia pure che il tempo concesso è molto, molto ristretto, tenterò di fare un ragionamento per questo emendamento e per quello successivo, poi, continuerò il ragionamento.
Allora occorre, secondo me, in quest'Aula sgombrare il campo da quello che è forse l'equivoco più grande in tema di prescrizione, su cui giocano tutti i sostenitori della prescrizione stessa, ovverosia che la prescrizione sia invocata come antidoto alla irragionevole durata del processo. Ecco, deve essere chiaro a tutti che la funzione della prescrizione non è questa: questo istituto è nato ed è stato introdotto nel nostro ordinamento già nel 1930, con il codice Rocco e quindi è un istituto che precede il principio della ragionevole durata del processo che - ricordo a me stessa - è stato inserito con la riscrittura dell'articolo 111 della Costituzione. Quindi, già questo fatto dovrebbe farci comprendere come non ci sia una correlazione tra questi istituti, che nascono in momenti storici diversi e che rispondono ad esigenze diverse. La correlazione quindi è una mistificazione e questo si vede negli effetti pratici che essa produce: lo si vede se andiamo a guardare cosa avviene nelle aule di giustizia. La prescrizione, più che essere la terapia rispetto alla lunghezza dei processi, ahimè, è in realtà, sempre più spesso, un fattore patogeno perché, se siamo intellettualmente onesti qua dentro, una cosa ce la dobbiamo dire: dobbiamo ammettere che l'orizzonte della prescrizione incentiva delle condotte dilatorie da parte della difesa, che sono condotte legittime - lo sottoscrivo e lo ribadisco -, ma antagoniste rispetto all'obiettivo di garantire la celerità del processo. Quindi, la prospettiva della prescrizione cosa fa? Induce inevitabilmente strategie volte ad allungare i tempi del processo per raggiungere il tempo necessario a prescrivere e, di certo, scoraggia la definizione con riti alternativi. Quindi, paradossalmente, l'imputato, prima provoca la lunghezza del processo avvalendosi legittimamente degli strumenti a sua disposizione e poi però dovrebbe beneficiare della prescrizione come tutela contro la lunghezza di quel processo, lunghezza che ha contribuito a produrre. Lo capite che questo è un corto circuito che non ha un senso? E lo capite che non possono essere credibili, agli occhi dei cittadini, uno Stato e un sistema penale che funzionano così? Tra l'altro, se il Ministro Nordio volesse davvero far funzionare il rito accusatorio - come va dicendo per mari e per monti - dovrebbe sapere che il rito accusatorio può essere efficiente, solo se una modesta parte dei processi arriva a dibattimento e se invece la maggior parte dei processi viene definita con i riti alternativi e quindi non dovrebbe avallare una riforma in questo senso, non dovrebbe incentivare la prescrizione sostanziale. E poi un'altra considerazione: la funzione del processo penale - dovremmo essere tutti d'accordo - è quella di accertare i fatti, individuare le responsabilità e irrogare le sanzioni, quindi l'efficienza del processo si misura nella capacità di accertare i fatti, di individuare le responsabilità e di irrogare le sanzioni e non in altro. Se lo Stato abdica all'esercizio della giurisdizione, tradisce il patto sociale con cui l'individuo cede il monopolio della forza allo Stato per avere in cambio la protezione, la tutela dei propri beni giuridici e quindi la repressione dei reati ed il perseguimento degli autori dei reati. Ogniqualvolta un giudice pronuncia una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, sancisce il fallimento e l'inadempimento di questo patto sociale da parte dello Stato. Allora, davanti a questo fallimento e a questo tradimento, ci devono essere delle ragioni fortissime e prevalenti da imporre. Tradizionalmente le ragioni su cui si fonda davvero la prescrizione sono due - ora ne dico una e poi mi riservo di dire l'altra nel prossimo intervento - e nessuna delle due ha copertura costituzionale, non lo dico io ma lo dicono autorevoli giuristi. Lo Stato può rinunciare alla sua pretesa punitiva solo quando è passato davvero un notevole lasso di tempo dalla commissione del fatto e si è spento l'allarme sociale, si è spenta proprio l'esigenza di perseguire quel reato e quindi sarebbe uno spreco continuare ad impiegare risorse economiche ed umane. Ma questa ragione e questa considerazione, che in qualche modo sostiene l'istituto, ha un senso solo se si riferisce al lasso di tempo che decorre dalla commissione del fatto alla richiesta di rinvio a giudizio in cui la pretesa punitiva viene cristallizzata. Con l'emendamento in votazione questo vi stiamo dicendo, ossia di ritornare alla vera natura ed alla vera funzione di questo istituto della prescrizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie Presidente. Intervengo per esprimere il voto contrario del gruppo del Partito Democratico ed argomentare, anche perché, sui precedenti emendamenti, su questi e sui prossimi abbiamo espresso ed esprimeremo voto contrario. Questi emendamenti del MoVimento 5 stelle si prefiggono l'obiettivo, del tutto legittimo, di ritornare alla riforma Bonafede. Si tratta di una riforma che noi non condividevamo - il Partito Democratico votò contro - perché, pur ponendosi ovviamente una domanda giusta, ossia come garantire che l'autore di un grave fatto commesso nel Paese possa essere processato e, se colpevole, condannato, dà una risposta sbagliata. Noi garantiamo che una persona sia, se colpevole, condannata e la vittima tutelata da un giusto processo e lo Stato comunità tutelato dalla certezza di un processo che si svolge in tempi certi, se quel processo si svolge in tempi ragionevoli. Questa è la sfida che debbono porsi le istituzioni, il Parlamento e il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista): garantire che il processo si svolga in tempi ragionevoli, coerentemente con un diritto fondamentale di ogni cittadino, che è il diritto alla ragionevole durata del processo. Tanto è vero che le proposte del Partito Democratico si orientarono in segno diverso, tenendo insieme questo equilibrio tra interessi diversi, ma nessuno negoziabile e rinunciabile, con la riforma Orlando del 2017, che però la riforma Bonafede cancellò, e successivamente con l'intervento della riforma Cartabia che garantisce, con l'improcedibilità in appello o in cassazione e con l'attribuzione della responsabilità dei tempi del processo al capo dell'ufficio giudiziario, che questo si svolga in tempi ragionevoli. Detto questo, in quest'Aula noi manteniamo coerenza, ma c'è chi l'ha perduta perché la riforma Bonafede entrò in vigore, non solo perché legittimamente il MoVimento 5 Stelle la sostenne e la condivise, ma perché la Lega votò a favore. Quindi, oggi noi manteniamo coerenza con i nostri principi e difendiamo le riforme che vanno nella direzione giusta - proporremo dopo, con un emendamento, il ritorno alla riforma Orlando -, ma c'è chi in quest'Aula - come spesso succede sui temi della giustizia - evidentemente ha cambiato posizione, quel partito è la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.21 D'Orso. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie Presidente. Allora, continuo il ragionamento di prima: quindi, se è vero che la finalità reale, quindi la vera ratio dell'istituto della prescrizione ci porterebbe a dire che il corso della prescrizione deve rimanere sospeso con la richiesta di rinvio a giudizio, è vero anche che, con la riforma fortemente voluta dall'ex Ministro Bonafede e dal MoVimento 5 Stelle, si era trovato un punto di equilibrio, che era quello di fermare il corso della prescrizione alla pronuncia della sentenza di primo grado o del decreto di condanna e questo fino poi alla data di esecutività della sentenza definitiva. Ora, questa chiaramente è una soluzione ancora più di buon senso rispetto alla funzione dell'istituto perché un'altra ragione per cui questo istituto venne introdotto nel codice penale, a suo tempo, era quella di evitare che passasse un lasso di troppo lungo perché poteva essere difficoltosa la ricostruzione probatoria del fatto quanto più ci si allontanava da esso. Ecco, questo ha un senso ma fintanto che quel fatto non viene accertato con una sentenza di primo grado perché, a quel punto, non c'è più un'esigenza di questo tipo. Quindi, ancor di più, la soluzione voluta dall'ex Ministro Bonafede era una soluzione assolutamente ragionevole e tra l'altro un punto di caduta fortemente apprezzato anche dall'Europa. Sappiamo bene come l'inserimento di questo emendamento nel contesto della legge Spazzacorrotti fu appunto apprezzato dal Gruppo di Stati contro la corruzione, quindi dall'organismo di matrice europea, e vi voglio dare anche la spiegazione del motivo.
Infatti, c'è un altro effetto che determina la prescrizione. La prescrizione intanto provoca un'altra distorsione del sistema che ha ricadute sul principio di uguaglianza, perché tenere in vita a lungo un processo e affrontare tutti i gradi di giudizio ha costi notevoli - come sappiamo - che solo le persone più abbienti possono permettersi. E, quindi, che cosa succede? Succede che, di solito, è uno di quegli istituti che scattano per tutti i reati corruttivi per due ordini di motivi: intanto, perché l'emersione della corruzione avviene a distanza di parecchio tempo rispetto alla commissione del reato, spesso e volentieri, perché c'è un sodalizio criminale tra il corrotto e il corruttore che difficilmente emerge, perché non è interesse, né dell'uno, né dell'altro, far emergere il patto scellerato tra i due. E, allora, succede che già passa del tempo rispetto all'emersione del reato, in più, abbiamo degli indagati, degli imputati eccellenti che hanno la possibilità di pagare le migliori difese e mantenere in vita il più a lungo possibile il processo. Ecco come la prescrizione sia un istituto che va a inserirsi in quella cassetta degli attrezzi che avvantaggia i colletti bianchi e che, quindi, fa anche da scudo, sempre come impunità, per i colletti bianchi, per i potenti.
Anche qui viene tradita, dunque, la vera finalità del Governo, di questo Governo e di queste forze di maggioranza, che è quella di fare della giustizia una giustizia classista, una giustizia su misura per i colletti bianchi. Come diciamo sempre, e come ripeteremo in continuazione, perché è giusto che ai cittadini arrivi questo concetto, voi usate il guanto di velluto con i colletti bianchi e, invece, poi mostrate il volto duro con le fasce più deboli della popolazione. Potremmo dire che mostrate il volto duro per non affrontare le problematiche, spesso e volentieri, di marginalità sociale. La risposta repressiva è sempre quella più facile, più di pancia e più eclatante e, allora, invece di trovare la strada più complessa, che è quella di intervenire per eliminare la marginalità sociale, adottate il volto duro con questi soggetti; mentre, lo ripeto, utilizzate i guanti di velluto con i colletti bianchi.
La riforma voluta dal Ministro Bonafede aveva anche questo senso: andare a scardinare uno dei meccanismi che sono nella cassetta degli attrezzi dei colletti bianchi, per, in qualche modo, colpire la loro impunità. Voi con la riforma che state portando avanti state dicendo “no” a questo: è questo il messaggio che state dando e io spero che ai cittadini questo arrivi forte e chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.59 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.111 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Presidente, in questi mesi, nella discussione in Commissione sulla proposta della destra di intervenire sulla prescrizione, si è spesso sentito dire che tale proposta consisteva nel ritorno alla riforma Orlando. In realtà, nel corso dei lavori in Commissione si sono alternati 3, 4 o 5 interventi di proposte radicalmente diverse tra loro, fino all'ultima, quella che arriva in Aula, che recupera il lavoro della commissione Lattanzi, seppure corretto. Quindi, sostanzialmente, anche prendendo l'ultima proposta, quella che arriva in Aula, e non le precedenti, si è sostenuto che si tratterebbe di un ritorno alla riforma Orlando.
È del tutto evidente che non si tratti di un ritorno alla riforma Orlando, così come peraltro hanno evidenziato i presidenti delle corti di appello che lo hanno scritto nero su bianco nella lettera rivolta al Ministro Nordio e alla quale lui non ha risposto. Però, per togliere ogni dubbio a noi in quest'Aula e a quelli fuori - poiché noi certamente sosteniamo la bontà di quella riforma che intervenne per risolvere difficoltà che si erano create con i precedenti interventi e che con un lavoro equilibrato aveva saputo tenere insieme interessi diversi, nessuno rinunciabile - aiutiamo la destra a mostrarsi coerente con quelle indicazioni che aveva in qualche modo sostenuto, affermando che sarebbe stata disponibile a tornare alla riforma Orlando. Pertanto, abbiamo presentato questo emendamento, che è per l'appunto il ritorno alla riforma Orlando.
Dunque, se la destra e la maggioranza sono favorevoli al ritorno alla riforma Orlando, voteranno a favore, sostituiranno la proposta fatta e noi voteremo a favore del provvedimento. Qualora votassero contro, avrebbero dimostrato, come noi sosteniamo fin dall'inizio, che non c'è nessuna volontà da parte loro di ritornare alla riforma Orlando, ma di issare una bandiera ideologica, una riforma della prescrizione qualunque essa sia, pur di avere un vessillo da sventolare nel disinteresse della situazione generale della giustizia e con il rischio di perdita delle risorse del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Presidente, noi voteremo a favore di questo emendamento, perché ha la stessa finalità di altri emendamenti che avevamo già proposto in Commissione, cioè il ritorno alla riforma Orlando del 2017. Il nostro ragionamento è sempre stato lo stesso, cioè, se proprio - e ripeto “se” - si intende intervenire con una nuova riforma della prescrizione, così a distanza di pochi anni dalle ultime, è opportuno, a nostro parere, ritornare a quella riforma, appunto, alla riforma Orlando del 2017, che a nostro parere è la più equilibrata e aderente alla Costituzione, perché, sostanzialmente, restituisce all'istituto della prescrizione la sua vera natura che è quella di essere un istituto di natura sostanziale. Per questo motivo voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, vorrei sfruttare il tempo e il minuto che viene concesso solo per una precisazione: noi stiamo affrontando in quest'Aula, oggi, la riforma che possiamo definire “Nordio-Delmastro”; la definiamo “Nordio-Delmastro” perché era nata effettivamente da un'iniziativa parlamentare che poi è stata in qualche modo riformulata, e c'è stato un intervento profondo del Governo che ha spinto - diciamo così - anche il Parlamento ad andare in una direzione. Dico “Delmastro”, non solo, perché oggi il Sottosegretario è presente, ma anche perché ricordavamo che, ad esempio, il Vice Ministro Sisto avesse un'opinione diversa rispetto alla riforma della prescrizione, così come era stata originariamente prospettata. Quindi, noi, oggi, e non è una provocazione, chiediamo di tornare sui passi che erano stati delineati anche da chi per primo aveva presentato la proposta di riforma della prescrizione e cioè la riforma Orlando, perché a detta anche allora dei colleghi parlamentari di maggioranza e anche di un pezzo dell'opposizione quella riforma era la più equilibrata e, in qualche modo, interveniva anche per superare quelle che, secondo loro, erano le storture della cosiddetta improcedibilità.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Oggi, apprendiamo, qualora il voto fosse contrario su questo nostro emendamento, che non era neppure così e, quindi, evidentemente hanno avuto suggerimenti diversi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.
ANDREA PELLICINI, Relatore. Presidente, solo per una precisazione, perché ho risposto all'onorevole Gianassi già in Commissione. Il nuovo articolo 159-bis, che prevede questa riforma, ritorna in parte alla riforma Orlando, ma è migliorativo, perché il tempo della sospensione utilizzato in appello, se non viene adeguatamente utilizzato, se non interviene la sentenza d'appello nei due anni, viene conteggiato ai sensi della prescrizione e, di conseguenza, è migliorativo, sia per le persone sottoposte ad un processo, sia per le persone offese, che non possono rimanere in un processo indefinitamente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.111 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.110 Gianassi. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo di integrare e rendere complementari il requisito della prescrizione sostanziale con quello processuale della improcedibilità. Una delle argomentazioni che hanno spinto la maggioranza a intervenire sul tema - così hanno riferito in Commissione - era che ritenevano importante che l'istituto dell'interruzione del processo fosse un istituto diritto sostanziale. Non credo che gli italiani si appassionino troppo a questioni di grandissima tecnicalità. Tuttavia, per venire incontro a questa esigenza non rinunciabile da parte della maggioranza, con questo emendamento proviamo a tenere insieme i due obiettivi. Da un lato, la prescrizione di diritto sostanziale, istituto di diritto sostanziale nella forma della riforma Orlando, e dall'altro l'improcedibilità, in secondo grado e in Cassazione, che sussistendo complementarmente garantirebbero di evitare il rischio della perdita delle risorse del PNRR verso il quale il Governo e la maggioranza ci stanno velocemente spingendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Signor Presidente, in aggiunta alle osservazioni poc'anzi fatte dal collega Gianassi, volevo ulteriormente precisare, proprio alla luce delle affermazioni del collega, che il tema che noi poniamo e che hanno posto anche i presidenti delle corti d'appello è proprio sulla modalità con cui verrà poi applicata la riforma Nordio-Del Mastro. Questa riforma avrà, evidentemente, degli effetti molto pesanti sugli uffici giudiziari perché, come appunto ricordava il collega, siamo di fronte a riforme che, in parte si sovrappongono, come è stato riconosciuto da uno dei relatori, e in parte no. Il che significa che ogni presidente di corte d'appello dovrà dire ai propri uffici, siccome - lo ribadisco - i giudizi d'appello sono ancora manuali, non c'è la digitalizzazione, di riprendere ogni singolo fascicolo presente in corte d'appello, dovrà essere ricalcolata la prescrizione, si dovrà stabilire qual è la disciplina applicabile sul presupposto che c'è un contrasto di disciplina, alcune di natura procedurale, altre di natura sostanziale. Ricordo che quelle di natura sostanziale entrano in vigore sulla base del principio del favor rei, il che significa, quindi, che ci sarà una difficoltà oggettiva a stabilire qual è la normativa più favorevole tra quelle numerose che si sono affastellate in questi ultimi anni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.110 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.61 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.62 D'Orso. Ha chiesto di intervenire l'onorevole D'Orso.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Signor Presidente, solo per dire che questo emendamento fa parte di una serie di emendamenti che direi sono di riduzione del danno, ovverosia, noi in modo assolutamente costruttivo e collaborativo, preso atto della volontà così solida, così convinta della maggioranza di portare a compimento questo che per noi è un disastro, ci siamo comunque messi nell'ottica di tentare di proporre qualcosa per limitare i danni. L'emendamento 1.62 che porta la mia prima firma vuole ampliare praticamente il tempo di sospensione sia nel grado di appello, sia nel grado di Cassazione.
Proponiamo, quindi, un tempo molto più ragionevole che vada incontro alle vere esigenze degli uffici giudiziari, nonché a quei problemi organizzativi che questa riforma provocherà; darà il tempo di compensare, con questo arco temporale più esteso, tutti i danni di questa riforma. Faccio un appello alle forze di maggioranza per questo emendamento, un correttivo che potrebbe limitare i danni e dare una risposta all'appello lanciato dai presidenti di corte d'appello. Potrebbe già essere qui la soluzione, al netto di una disciplina transitoria, perché dando un tempo di sospensione più ragionevole, chiaramente si ingolferanno meno gli uffici giudiziari e si eviterà di mandare in tilt la macchina della giustizia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Avverto che è stato ritirato l'emendamento 1.112 D'Alessio.
Passiamo all'emendamento 1.63 D'Orso, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.64 D'Orso. Ha chiesto di intervenire l'onorevole D'Orso.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Signor Presidente, sempre nell'ottica di limitare il danno, con questo emendamento si chiede la soppressione della locuzione secondo cui il periodo di sospensione è computato ai fini della determinazione del tempo necessario a prescrivere se, per avventura, il deposito della sentenza avviene oltre il termine previsto di sospensione. Questo è, secondo noi, veramente un danno gravissimo che si va a configurare perché anche un solo giorno di ritardo rispetto a quel termine farebbe scattare di nuovo il riconteggio, quindi farebbe ricomprendere il periodo di sospensione nella determinazione del tempo necessario a prescrivere e questo, a parte innestare una imprevedibilità assoluta nel calcolo della prescrizione stessa, è assolutamente pregiudizievole rispetto, anche e soprattutto, alle istanze delle vittime del reato, di cui non parliamo mai. Questo davvero ci sembra la parte più offensiva rispetto ai diritti e alle istanze delle vittime di reato e per questo noi volevamo cancellarla.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.64 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Passiamo all'esame di tre proposte emendative che costituiscono una serie a scalare, dall'emendamento 1.65 Ascari all'emendamento 1.60 Ascari. Ai sensi dell'articolo 85, comma 8, primo periodo del Regolamento e secondo la prassi consolidata, la Presidenza porrà in votazione il primo emendamento, 1.65 Ascari, e l'ultimo emendamento della serie, 1.60 Ascari, dichiarando assorbiti gli altri.
A questo punto passiamo all'emendamento Ascari 1.65: chiedo se qualcuno vuole intervenire.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Signor Presidente, questo emendamento ha lo scopo di dare proprio il tempo agli uffici all'interno dei tribunali di adattarsi a questa nuova riforma. Ricordiamo che in sei anni ci sono state quattro riforme. Questo comporta tutto un nuovo sistema di calcolo, di riorganizzazione e questo vuol dire tempo che i magistrati e gli uffici impiegheranno. Questo vuol dire lavoro in più e rallentamenti ulteriori per arrivare a questo adeguamento. Quello in esame è semplicemente un emendamento di buon senso, volto ad aiutare proprio gli uffici e la magistratura. Tra l'altro, una richiesta che è venuta proprio dagli addetti ai lavori, da tutti gli auditi che abbiamo sentito in Commissione giustizia, che come sempre non sono stati ascoltati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Signor Presidente, su questi emendamenti che propongono l'inserimento di una norma transitoria, noi ovviamente votiamo favorevolmente, perché la mancanza di una norma transitoria costituiva la ragione per la quale avevamo chiesto il rinvio in Commissione per analizzare meglio il provvedimento. Quindi, su questo e sul successivo che verrà messo in votazione, anche per tranquillizzare il collega Costa, voteremo a favore perché sosteniamo l'esigenza di una norma transitoria collegata a questo provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.65 Ascari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.60 Ascari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.66 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.67 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Passiamo all'emendamento 1.103 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vista l'iniziativa della maggioranza di fare la quinta riforma della prescrizione, abbiamo ritenuto di suggerire, per quanto possibile, una particolare attenzione ad alcuni reati, con riferimento ai quali, evidentemente, la maggioranza non ha avuto la sensibilità di ritenere che un'eccezione nell'estensione della prescrizione è quanto mai opportuna. Anche perché, visto che, con la prescrizione, stiamo rimettendo in difficoltà gli uffici giudiziari e stiamo oggettivamente creando le condizioni per tornare al passato nonché a quelle distorsioni che, ad esempio, abbiamo visto con l'ex Cirielli e i tanti processi che sono saltati, ci permettiamo, se non altro, di suggerire alla maggioranza di essere un po' più sensibile rispetto ad alcuni reati. In particolare, quelli indicati nell'emendamento 1.103 fanno riferimento alle lesioni gravi e gravissime in violazione di norme sulla sicurezza sul lavoro e in relazione al caporalato. Io credo che, rispetto a questi reati, che non sono stati assolutamente considerati dalla maggioranza, potrebbe esserci o dovrebbe esserci una particolare attenzione da parte dei colleghi che hanno seguito il provvedimento.
Pertanto, Presidente, mi appello anche ai colleghi relatori e al Governo sull'opportunità di prendere un po' di tempo e di ragionare se non sia opportuno modificare il provvedimento, così come è stato presentato per il suo esame in Aula, aggiungendo tale previsione, affinché venga estesa anche a questi gravissimi reati. Ripeto, stiamo parlando dei reati che attengono alla sicurezza sul lavoro e al caporalato: non posso pensare che questi reati non siano di interesse anche della maggioranza, tanto più oggi che assistiamo, purtroppo, ad una strage continua di morti sul lavoro. Quello della sicurezza sul lavoro non può essere soltanto un annuncio, come più volte è stato fatto in quest'Aula; non vi può essere soltanto un'attenzione sulla carta, ma deve essere concreta. Ora avete la possibilità di dare un segnale, anche solo simbolico, rispetto a questa previsione. Io mi appello alla maggioranza, mi appello, in particolare, ai colleghi della maggioranza che operano in Commissione lavoro e in Commissione giustizia: attenzione a non lasciare questi reati fuori dalla possibilità di introdurre un'eccezione sulla prescrizione, perché il giorno che questi reati si prescriveranno, questa volta la prescrizione avrà un nome e cognome. Mi riferisco, in particolare, ad una maggioranza che su questo non può essere disattenta. Pertanto, mi appello alla maggioranza e al Governo di valutare se non ci siano le condizioni di accantonare temporaneamente questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Questo emendamento, così come il precedente a firma D'Orso, in realtà fa parte di un pacchetto di emendamenti - sono ben nove - proposti dalle opposizioni per ampliare quel catalogo di reati, già previsto anche dalla maggioranza alla lettera c) dell'articolo 1, per i quali l'interruzione della prescrizione può comportare un aumento dei termini di prescrizione. In particolare, con l'articolo 1, lettera c), la maggioranza già va a modificare l'articolo 161, secondo comma, del codice penale: siamo d'accordo, ad esempio, quando vanno ad introdurre reati come le lesioni personali, lo stalking, e via di seguito, però in questi nostri emendamenti, in realtà, poniamo l'accento anche su tanti altri reati altrettanto gravi, come quello di cui stiamo discutendo adesso relativo, ad esempio, al grave fenomeno del caporalato. Pertanto, come Alleanza Verdi e Sinistra, dichiaro il voto favorevole su tutto questo pacchetto di emendamenti, compreso quello di cui stiamo discutendo ora, proprio con questa finalità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. A questo punto, essendoci stata una richiesta di accantonamento, chiedo al relatore se intenda aderire alla richiesta o no. Prego, onorevole Costa.
ENRICO COSTA, Relatore. Siamo contrari all'accantonamento.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Passiamo all'emendamento 1.102 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Questo emendamento, come il precedente e come i successivi, è finalizzato a prevedere un regime eccezionale prescrizionale per il reato di disastro colposo. La nostra normativa prevede una regola generale sulla prescrizione e, poi, al contempo, prevede che, per alcuni reati particolarmente gravi o percepiti come particolarmente gravi, si possa prevedere un regime più lungo ed evitare, dunque, che si prescrivano.
La collega Serracchiani è intervenuta sui reati che costituiscono violazioni delle norme sul lavoro, in questo caso si tratta, per l'appunto, del disastro colposo, un reato odioso, si è verificato più volte, abbiamo pianto molte vittime. Crediamo sia opportuno, per evitare come talvolta è successo che questi reati si prescrivano, che anche per questo reato, al pari di altri per i quali già il nostro codice lo prevede, sia previsto il regime eccezionale prescrizionale più lungo per consentire che possa essere celebrato e definito il processo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Passiamo all'emendamento 1.107 Dori.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Come dicevo poco fa, sostanzialmente, questi emendamenti, come anche il successivo - che erano già stati presentati in Commissione e, purtroppo, bocciati - servono proprio per ampliare questo catalogo di reati. In particolare, in questo emendamento andremmo ad introdurre, relativamente proprio al tema dell'interruzione della prescrizione che può comportare un aumento del termine di prescrizione, nello specifico fino alla metà, anche i reati di violenza sessuale, violenza sessuale di gruppo e il cosiddetto revenge porn. Sono assolutamente convinto che tutti condividano la finalità di questo emendamento. È vero anche che, almeno per quanto riguarda la violenza sessuale e la violenza sessuale di gruppo, l'articolo 157, sesto comma, del codice penale prevede già oggettivamente un raddoppio dei termini per alcuni reati, però alcuni di questi sono rimasti esclusi. Ad esempio, la maggioranza ha inserito il reato di stalking, ma ne sono rimasti esclusi altri. Con questo emendamento potremmo almeno includere il reato di revenge porn, così come quello di mutilazione degli organi genitali femminili.
Ecco, quindi davvero io spero e auspico ciò, non chiedo una modifica del parere al Governo e ai relatori, ma spero che l'Aula possa votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento del collega Dori.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.107 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.108 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.104 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Passiamo all'emendamento 1.105 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Così come già evidenziato dai colleghi che mi hanno preceduta, vi sono fattispecie di reato che noi reputiamo particolarmente gravi, particolarmente odiose. Prima sono stati citati quei reati di carattere sessuale per cui anche il Partito Democratico ha preso fortemente posizione affinché ci fosse un'eccezione sui termini della prescrizione. Tra questi - e francamente spiace che non ci sia stato, da parte del Governo, un ripensamento, almeno per un accantonamento - c'è sicuramente la propaganda e l'istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, per motivi etnici e per motivi di natura religiosa.
Chiediamo l'allungamento dei termini della prescrizione, perché riteniamo - ed è questa la questione su cui vorremmo che riflettesse tutto il Parlamento - che a questo allungamento dei termini corrisponda una giustezza del processo e, quindi, ci auguriamo davvero che su questo si possa arrivare a un voto condiviso; su questo come sull'altro tema che affronteremo a breve, che riguarda il reato, gravissimo, di tortura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105, Gianassi con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Passiamo all'emendamento 1.100 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento fa parte di quel pacchetto di proposte emendative, ma direi che è particolarmente importante, trattandosi di un reato particolarmente odioso: mi riferisco al reato di tortura e di istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura.
Suo tramite, Presidente, mi rivolgo in particolare al sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che so essere sensibile rispetto a queste ipotesi di reato, con riferimento alle quali magari potrebbe essere utile e opportuno che vi fosse - o che ci sia - comunque un'attenzione da parte del Sottosegretario e della maggioranza, visto che noi abbiamo, in questa sede, presentato già in altre occasioni, in un question time al Ministro Nordio, la richiesta di un'informazione molto puntuale sulle intenzioni del Governo e della maggioranza proprio con riguardo a questo reato, il reato di tortura, che, come dicevo, è particolarmente odioso.
Tra l'altro, tale reato è stato introdotto nel nostro ordinamento anche a seguito di una indicazione molto puntuale e precisa di organismi internazionali, che hanno ritenuto che il nostro Paese non potesse essere sprovvisto di un intervento di questo tipo e di una fattispecie di reato così importante.
Ebbene, a noi è giunta notizia, più volte, che la maggioranza e il Governo volessero addirittura intervenire sul reato di tortura, in qualche modo impedendone l'applicazione pratica. Ora, quando abbiamo interrogato sul punto il Ministro Nordio, quest'ultimo ci ha detto: sia mai! Noi non possiamo far scomparire il reato di tortura perché è un reato necessario nel nostro ordinamento, però lo riscriveremo in modo da rendere più chiaro l'elemento soggettivo (così disse, se non ricordo male); sembrava quasi far riferimento a quella evanescenza a cui spesso si appella, come quando, ad esempio, voleva eliminare il concorso esterno in associazione mafiosa, ritenendolo appunto un reato evanescente. Ora, poiché noi non riteniamo che né l'uno né l'altro reato siano tali, in particolare la tortura e in particolare l'odiosa tortura qualora questa venisse istigata da un pubblico ufficiale, vorremmo dare un segnale che non è soltanto simbolico ma anche molto puntuale; cioè, da una parte, vorremmo avvertire il Ministro Nordio che non è assolutamente opportuno fare interventi che vadano in quella direzione, e sia mai che accada; dall'altra, però, vorremmo anche dire alla maggioranza e al Governo che questo tipo di reato, che riteniamo particolarmente odioso, venga quantomeno inserito in una di quelle previsioni nelle quali nel nostro ordinamento si ponga attenzione al fatto che questi reati così odiosi - e i relativi procedimenti giudiziari - non vengano a prescriversi. Ciò anche perché sarebbe un brutto segnale, un segnale di inefficienza della giustizia, di una giustizia non più giusta, di una giustizia che, proprio rispetto a queste fattispecie di reato, invece deve dimostrare, con completezza e con forza, da che parte sta. E sta dalla parte della giustizia giusta.
La giustizia giusta non può non ritenere questa fattispecie un reato sul quale prestare non solo la massima attenzione, ma deve dare appunto, anche rispetto alla prescrizione, un'attenzione che faccia sì che questi processi, o eventuali processi, che abbiano a oggetto fatti rientranti in questa fattispecie non possano prescriversi o, quantomeno, abbiano tempi ragionevoli rispetto al loro accertamento, alla loro conclusione e alla loro definizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo anzitutto per chiedere di poter sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra questo emendamento, con il consenso del proponente, collega Gianassi.
Sarebbe effettivamente importante poter includere il reato di tortura all'interno di questo catalogo di cui abbiamo detto poco fa, soprattutto e anche alla luce di quelle affermazioni un po' ambigue da parte di alcuni membri del Governo rispetto a questo reato, compreso il Sottosegretario Delmastro.
Sostanzialmente ricordo anch'io, in occasione di un question time, la risposta del Ministro Nordio, che parlò proprio della necessità di circoscrivere il reato. Però, oggettivamente non vorrei che poi, alla fine, a furia di circoscrivere e circoscrivere, arriviamo all'abrogazione definitiva del reato, un po' come sta avvenendo con l'abuso d'ufficio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per sottoscriverlo, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Passiamo all'emendamento 1.106 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento prendiamo atto di un dato di fatto.
Se andiamo a prendere i dati rispetto ai reati che vanno maggiormente in prescrizione, vediamo come, in realtà, i reati contro l'ambiente e i reati legati all'edilizia, come poi vedremo nel successivo emendamento, sono quelli che maggiormente vanno in prescrizione. Questi sono i dati con percentuali incredibili, anche superiori al 50 per cento. Quindi, che cosa chiediamo con questo emendamento? Una modifica, un'integrazione dell'articolo 157 del codice penale, sesto comma, che prevede già oggi per i delitti contro l'ambiente un raddoppio dei termini di prescrizione. Tuttavia - ed è questo l'aspetto fondamentale - il codice penale non esaurisce il catalogo dei reati contro l'ambiente, tant'è che ne restano esclusi anche tanti particolarmente gravi, come quelli connessi al ciclo dei rifiuti, contenuti nel codice dell'ambiente, quindi proprio il decreto legislativo citato nell'emendamento, il n. 152 del 2006. Quindi, sarebbe fondamentale e sostanzialmente coerente introdurre il riferimento anche a questi reati contenuti nel codice dell'ambiente in modo da dare una copertura completa proprio ai reati ambientali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.106 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo all'emendamento 1.109 Dori, a pagina 8 del nostro fascicolo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. L'obiettivo è lo stesso, rispetto all'emendamento precedente: prima abbiamo parlato di reati contro l'ambiente, in questo caso, invece, nello specifico, parliamo dei reati edilizi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001. Considerate che questi sono i reati in assoluto che vanno maggiormente in prescrizione: i dati, che sono stati resi pubblici, parlano addirittura del 57 per cento dei casi. È chiaro che stiamo parlando di reati che presentano una particolare complessità proprio in relazione alla possibilità di farli emergere e, quindi, ai tempi che servono per le indagini e quant'altro. Dunque la richiesta è davvero di buonsenso e speriamo che possa esserci un voto favorevole dell'Aula, proprio introducendo e, quindi, prevedendo, anche per questi reati, quanto già previsto all'articolo 157, sesto comma, perché, al momento, i reati edilizi non vengono presi in considerazione dal codice penale e, pertanto, chiediamo questa integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.109 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione…No, chiedo scusa. Revoco la votazione perché l'onorevole Gianassi ha chiesto di intervenire sull'articolo 1. Prego, onorevole Gianassi.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per fare una dichiarazione di voto contrario sull'articolo 1. Questo articolo è frutto di un lavoro molto lungo della maggioranza, del Governo e della destra e, a nostro giudizio, totalmente confusionario e contraddittorio. Era stata prospettata dalla maggioranza l'ipotesi di un ritorno alla legge Orlando, poi in Commissione è stata votata, come testo base, la ex Cirielli. Sono state, quindi, portate indietro le lancette dell'orologio di vent'anni, per tornare a una stagione nella quale i problemi della giustizia non si risolvevano, ma si alimentavano con lo scontro ideologico. Successivamente, è stata introdotta una modifica radicale del testo, perché è stata utilizzata l'esperienza della Commissione Lattanzi. Nemmeno quella è andata bene e il testo è stato ulteriormente cambiato con una riscrittura, una correzione della Lattanzi, e oggi arriva in Aula. Ne emerge che, per la maggioranza e per il Governo, non c'era l'esigenza di adottare una specifica riforma della prescrizione. C'era l'esigenza di affermare un posizionamento ideologico. Poiché della prescrizione si è fatta, nei decenni, una battaglia ideologica, era necessario per questa maggioranza e per il Governo sventolare questa bandiera. Ma quando le tematiche della giustizia, del processo e del processo penale vengono alimentate dal furore ideologico, non è mai una buona cosa, soprattutto perché, accanto a questo settarismo ideologico che è stato mostrato, si affianca, nella prassi di ogni giorno, una prima e importante controtendenza rispetto ad alcune disfunzioni del sistema della giustizia. E non lo diciamo noi, lo dice il Ministero della Giustizia. Il Ministero della Giustizia ha pubblicato i dati sulla riduzione dei tempi del processo e ha preso atto - lo ha detto pubblicamente anche il Ministro Nordio - che, a seguito dell'entrata in vigore delle riforme Cartabia, tra le quali quella del processo penale e anche quella dell'improcedibilità, i tempi del processo si sono radicalmente ridotti. Questa riduzione è collegata al fatto che quelle norme hanno imposto ai capi degli uffici giudiziari la responsabilità della riorganizzazione dei propri uffici proprio per garantire che il processo si svolgesse speditamente, nel rispetto dei diritti delle parti. Allora, in presenza di un risultato positivo e importante, per alcuni addirittura eccellente, al quale peraltro sono collegate le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè 3 miliardi di euro sulla giustizia, per quale motivo, se non per furore ideologico, si decide di cancellare una riforma appena entrata in vigore, che ancora non ha dispiegato pienamente i propri effetti, per mettere in campo una controriforma che, nel merito, ha visto per molto tempo divisa la maggioranza, la quale ha presentato diverse soluzioni? Noi pensiamo sia un grave errore quello che viene commesso ora. Così come è un grave errore il fatto che il Governo abbia deciso di non rispondere agli appelli pubblici che gli sono stati rivolti. Se il Governo fosse stato convinto della soluzione si sarebbe confrontato. Chi è convinto delle proprie scelte non ha paura del confronto. Invece, voi avete dimostrato di avere paura del confronto, perché nemmeno voi credete che questa sia una buona soluzione. Vi dovete porre il tema della norma transitoria: non lo fate oggi e lo farete al Senato. Vi dovete porre il tema del fatto che siamo obbligati a dare pubblicità alla riduzione dei tempi del processo e, con questo intervento, i tempi - lo sapete anche voi - si allungheranno.
L'ideologia prevale sul pragmatismo anche da parte di coloro che per anni hanno sventolato la bandiera del pragmatismo, contestando l'ideologia. È un grave errore, di cui voi oggi portate la responsabilità. Noi non saremo responsabili di questo errore e voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 27).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.
ANDREA PELLICINI , Relatore. Presidente, sull'emendamento 2.100 Gianassi c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 30).
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, al quale è riferito solo un articolo aggiuntivo (Vedi l'allegato A).
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31).
Invito adesso il relatore ad esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo 4.0100 Gianassi.
ANDREA PELLICINI , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, siamo abbastanza colpiti dall'atteggiamento della maggioranza e del Governo. Questo emendamento non prevede risorse, non prevede una copertura finanziaria ma prevede una cosa che ci sembra di assoluto buon senso e che, però, è stata eliminata fin dall'inizio della legislatura, si potrebbe dire, e cioè il monitoraggio sull'applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Voglio ricordare che il secondo pilastro del Piano nazionale di ripresa e resilienza era proprio la giustizia e voglio ricordare che i fondi per la giustizia, che sono 3 miliardi, li avremmo ottenuti se fossimo intervenuti, come abbiamo fatto con le riforme Cartabia e, in particolare con quella sul processo penale, sulla riduzione della durata del processo, cioè per raggiungere l'obiettivo della ragionevole durata del processo, che non può non essere un obiettivo patrimonio comune di questa maggioranza e di questo Governo. Quindi, non riusciamo a capire l'ideologia che c'è dietro al “no” su questo emendamento che, lo ripeto, è di semplice buon senso e chiede di prevedere un monitoraggio sull'applicazione della nuova disciplina sulla prescrizione che, ribadisco, non ha neanche un regime transitorio di attuazione e che, pertanto, riguardando un aspetto sostanziale, entrerà in vigore immediatamente, confliggendo con la disciplina già in vigore. Chiediamo di riuscire ad avere, quanto meno, il monitoraggio di quello che succede da quando la normativa entra in vigore e fino a sei mesi o un anno dall'entrata in vigore, cioè per i tempi che saranno necessari almeno per monitorare l'attuazione della disciplina da qui al 2026. Noi veramente non riusciamo a capire perché rifuggire anche da questo controllo e da questo monitoraggio, di cui avete tutto l'interesse perché, magari, viene fuori che siete stati anche più bravi, che le cose vanno bene, che non c'è una discussione sui 3 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta solo di un monitoraggio, cioè di dire che riconosciamo l'opportunità di verificare, visto che questa norma non ha un regime transitorio ed entra in vigore subito, se la sua attuazione e la sua applicazione mettano in discussione gli obiettivi e i target del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Devo anche precisare che quel Piano ci concede l'opportunità di avere 3 miliardi e che l'ultima manovra di bilancio ha tagliato un miliardo alla giustizia nei prossimi tre anni. Se adesso mettiamo in discussione anche i 3 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in quale modo procediamo a una riforma della giustizia che è una priorità anche della Presidente del Consiglio? La Presidente del Consiglio ha detto infatti che tale riforma è una delle sue priorità. Però, se è una delle sue priorità, come può farla senza soldi? Si mettono in discussione i fondi del PNRR, sono stati disposti i tagli, ma almeno il monitoraggio fatelo, nel vostro interesse! Per carità, l'interesse dei cittadini dovrebbe essere primario ma, evidentemente, non è il vostro interesse se reintroducete l'istituto della prescrizione. Almeno, nel vostro interesse, verificate come stanno andando le cose. Insomma, aiutate il soldato Fitto che già ci sembra in grande difficoltà! Se adesso non date anche al soldato Fitto la possibilità di disporre di uno strumento in più, che è quello del monitoraggio per quanto riguarda l'applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza sulla giustizia, continuate a metterlo in difficoltà, non soltanto sui fondi europei, ma anche sul PNRR. Io mi appello a voi: cercate di dargli una mano in qualche modo, almeno controllate come vanno le cose. Ma, evidentemente, non vi interessa e di questo prendiamo atto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.0100, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Colleghi, a questo punto, avendo ricevuto l'ultimo ordine del giorno non più di 10 minuti fa ed essendoci delle necessità di interlocuzione tra il Governo e alcuni colleghi che hanno presentato gli ordini del giorno, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,15.
La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,25.
PRESIDENTE. Colleghi, succede che, in concomitanza con l'ultimo voto, siano stati presentati alcuni ordini del giorno, proprio in rigor mortis, per intenderci. Questo costringe il rappresentante del Governo e la stessa Presidenza a valutarne l'ammissibilità e a consentire al Governo un tempo congruo per poterli esaminare.
Allora, la proposta è di sospendere per 15 minuti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Vorrei solo un'informazione, Presidente. Quanti ordini del giorno sono arrivati in questo momento di chiusura della discussione? A che numero siamo arrivati?
PRESIDENTE. In totale sono 20, di cui 8 appena ricevuti. Anzi, sono 21.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ma se, quando lei ha chiuso la discussione, erano 13, come funziona? Perché c'è un Regolamento e a me risulta che gli ordini del giorno possano essere presentati fino al momento della chiusura della discussione. Se questo avviene dopo e, poi, addirittura allunghiamo la seduta, c'è qualcosa che non va nella mia mente o nell'attuazione del Regolamento?
PRESIDENTE. La sua mente ha un percorso lineare, come sempre peraltro onorevole Giachetti, non è contorta ed è regolare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Succede che, nella trasmissione tra gli uffici del gruppo e la Presidenza, ci sia stato uno sfasamento di un minuto, forse due.
Allora, siccome prima dell'elettronica facciamo funzionare altre condizioni della mente, a questo punto, per quieto vivere e anche per economicità della seduta, la sospendiamo per 15 minuti. Alle 17,45 riprenderemo con l'esame degli ordini del giorno.
La seduta, sospesa alle 17,27, è ripresa alle 17.55.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, mentre attendevamo una risposta dal Sottosegretario Delmastro Delle Vedove - che ringrazio, peraltro - sugli ordini del giorno, apprendiamo che, sulla prescrizione, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove dice o scrive: “Archiviata l'infausta stagione del MoVimento 5 Stelle, ora più diritti e garanzie per i cittadini. Approvata alla Camera la riforma della prescrizione! Orgogliosi di aver restituito diritti sostanziali ai cittadini. Abbiamo archiviato in un colpo solo non solo l'infausta stagione pentastellata che aveva disegnato un universo concentrazionario di indagati e imputati a vita, ma anche l'improcedibilità in appello che, con il complice voto di PD e MoVimento 5 Stelle, avrebbe rottamato i processi di più grave allarme sociale”.
Presidente, per suo tramite, vorrei far sapere al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, anche per rispetto al Parlamento nel quale siamo, che quella prescrizione che lui dice essere approvata non è stata ancora approvata: abbiamo votato soltanto gli emendamenti, dobbiamo ancora ricevere il parere sugli ordini del giorno e dobbiamo ancora votare gli ordini del giorno, fare la dichiarazione di voto e il voto finale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi verrebbe da dire, se non fosse, Presidente, una frase infausta, che gli è partito un colpo a salve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Onorevole D'orso, anche per rispondere alla collega Serracchiani, preciso che, se è una considerazione politica, come a tutto tondo era quella dell'onorevole Serracchiani, la risposta è “no”, nel senso che il Sottosegretario ha fatto una dichiarazione che evidentemente è un giudizio politico, che è tutto suo, quindi, se è su questo, no. Prego, onorevole D'Orso…
VALENTINA D'ORSO (M5S). Mi scusi, Presidente, però, se il Sottosegretario fa una comunicazione che non è veritiera, perché ancora quest'Aula non ha approvato alcunché, non ha dato un giudizio politico, ha detto una cosa che non è vera, ha anticipato anche l'esito di qualcosa che ancora non è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e allora, è proprio un modus operandi, questo. Se ha tanta voglia di parlare e di riferire, riferisca la verità su una vicenda che ancora non ha i contorni chiari. Ecco, se ha tanta voglia di parlare con i giornalisti, perché non va a riferire che cosa è successo la notte di Capodanno?
Si riprende la discussione.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che l'ordine del giorno La Salandra n. 9/893-A/13 è stato ritirato dal presentatore. Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/1 Romano il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/2 Bicchielli vi è una riformulazione nel senso di espungere tutte le premesse e riformulando l'impegno nel seguente modo: “a valutare l'opportunità di interventi sulla disciplina dell'archiviazione che evitino la possibilità di prassi improprie di duplicazione dei fascicoli”.
Sugli ordini del giorno n. 9/893-A/3 Alifano, n. 9/893-A/4 D'Orso e n. 9/893-A/5 Quartini il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/6 Torto vi è una proposta di riformulazione, nel senso di espungere i capoversi 3, 4, 5 e 6 delle premesse, da “l'effetto derivante”, fino a “risorse”, sostanzialmente. E, poi, al 9° capoverso, espungendo la prima frase, cioè da “in molteplici”, a “casi giudiziari”. E, nella parte dell'impegno al Governo, inserendo le parole “dei processi” al posto di “del processo”.
Sugli ordini del giorno n. 9/893-A/7 Giuliano, n. 9/893-A/8 Scutella', n. 9/893-A/9 Auriemma e n. 9/893-A/10 Ascari il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/11 Dori, vi è una proposta di riformulazione, nel senso di espungere le premesse di cui ai capoversi 2, 3 e 4, cioè da “il 22 novembre”, a “PNRR”, e impegnando il Governo “ad adottare, compatibilmente con le risorse e nei limiti dei fabbisogni”; e, poi, rimane: “urgentemente (…)”.
PRESIDENTE. Quindi, è un'aggiunta, come ha declinato.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì. Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/12 Furfaro, vi è una riformulazione. Vengono espunti nelle premesse i paragrafi 8, 9 e 10, ovverosia, da “quando in data 18 aprile” sino a “oltre un anno”; nella parte di impegno: “impegna il Governo ad assumere, nel rispetto delle risorse disponibili,” e poi prosegue esattamente come indicato dall'onorevole Furfaro.
Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/14 Serracchiani il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/15 Gianassi c'è una proposta di riformulazione. Vengono espunti, nelle premesse, i paragrafi 1 e 2, nonché i paragrafi 7 e 8; vi è pertanto il parere favorevole, previa l'espunzione della parte delle premesse.
Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/16 Di Biase, sono espunte le premesse di cui ai paragrafi 1, 2 e 3, cioè da “quest'Aula” fino a “prodotti”, e nella parte dell'impegno si inserisce “a valutare l'opportunità di” nell'ambito delle prerogative, e si tiene tutto quanto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Sull'ordine del giorno n. 9/893-A/1 Romano vi è un parere contrario: viene ritirato. Ordine del giorno n. 9/893-A/2 Bicchielli: la riformulazione viene accettata.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/3 Alifano, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO (M5S). Signor Presidente, ripetiamo cose che già sono state dette in quest'Aula dagli interventi che mi hanno preceduto. È la quarta riforma nel giro di sei anni che incide sull'istituto della prescrizione, una cosa della quale penso che non avremmo proprio bisogno, perché creerà un'ulteriore incertezza nell'applicazione del diritto, come è stato stigmatizzato da tutti i presidenti di tutte le corti di appello d'Italia.
Ciò su cui invece bisognerebbe incidere, a parer mio - e con questo ordine del giorno si sollecita questo intervento governativo - è la riduzione dei tempi processuali. Noi abbiamo in Italia un'eccessiva durata del processo penale. Ci sono delle stime condivise da tutti: tre volte il tempo del giudizio di primo grado in Italia rispetto alla media europea; ben otto volte – udite, udite: otto volte! - il giudizio di appello. E' su quello che bisogna intervenire, ma come fare? Sicuramente, non modificando ulteriormente l'istituto della prescrizione, reintroducendolo nel grado di appello e nel giudizio di Cassazione, cosa che, ripeto, creerà un'ulteriore incertezza nell'applicazione delle norme, bensì procedendo a un piano di assunzione del personale amministrativo e della magistratura, ampliando l'organico della magistratura e prevedendo anche dei corsi di formazione.
Si ripete ancora che la durata eccessiva del processo, oltre a frustrare i diritti delle persone offese, che spesso vedono un nulla di fatto dopo un'estenuante battaglia che dura magari anni e anni, frustra anche i diritti dell'imputato innocente, ma anche dell'imputato colpevole, che nel frattempo potrebbe aver cambiato vita e si ritrova magari a scontare una condanna, a grande distanza di tempo, quando non è più quello che ha commesso il reato. Quindi, finisce col frustrare anche gli interessi di tutti i cittadini, compresi coloro che si ritrovano, in modo colpevole o meno, nel meccanismo della giustizia.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per motivare il nostro voto di astensione su questo ordine del giorno, rispetto al quale condividiamo l'impegno, cioè autorizzare a finanziare procedure concorsuali pubbliche in aggiunta a quelle previste a legislazione vigente, al fine di procedere all'assunzione straordinaria di personale non dirigenziale del Ministero della Giustizia e nuovi magistrati ordinari. Questa è anche la nostra posizione, l'abbiamo sollecitata con emendamenti e ordini del giorno anche in precedenti occasioni e continueremo a farlo. Tuttavia, non condividiamo le premesse, che sono parte integrante di questo ordine del giorno, nelle quali, legittimamente, il MoVimento 5 Stelle rivendica la bontà della riforma Bonafede, in particolare, e contesta che la riforma antecedente, quella Orlando, non andasse nella giusta direzione e nemmeno quella successiva, la riforma Cartabia. Noi, invece, abbiamo detto più volte in quest'Aula che la riforma Orlando era un'ottima riforma di contemperamento di interessi diversi, l'interesse della certezza dei tempi del processo e quello delle persone coinvolte nel processo, e che parimenti la riforma Cartabia, fissando dei termini certi in appello e in Cassazione, del cui rispetto si fanno carico i capi degli uffici giudiziari, è un'ottima riforma. Non condividendo le premesse, non voteremo a favore pur condividendo l'impegno ad assumere più personale nel comparto della giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anche Alleanza Verdi e Sinistra su questi due ordini del giorno, questo e anche il successivo, si asterrà, non perché non condividiamo l'impegno e il contenuto - anzi, a dire il vero, su questo tema ci sarà un altro ordine del giorno a mia firma - ma proprio per le premesse che sono fortemente politiche, inclusa anche la forte critica alla riforma Orlando della prescrizione.
Quindi, per questi motivi, pur condividendo gli impegni, ci asterremo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/3 Alifano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/4 D'Orso, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/5 Quartini, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Sono veramente esterrefatto, allibito, anche un po' addolorato perché è stato negato il parere favorevole a questo ordine del giorno. Vi leggo solo il dispositivo, giusto per dare un orientamento all'Aula. Si chiede di adottare iniziative legislative che possano scongiurare il ripetersi di analoghi epiloghi giudiziari, con grave nocumento delle istanze di verità delle vittime. Ci riferiamo alla strage di Viareggio, ci riferiamo a 32 vittime innocenti che non hanno avuto giustizia. Proprio ieri si è concluso il giudizio in Cassazione e di quattro reati ne sono andati in prescrizione ben tre. Voglio ricordare che lo stesso Salvini dichiarava: mai più stragi impunite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi, questo Parlamento sta facendo un'operazione drammatica. Io propongo di incriminare questo Parlamento di tortura morale nei confronti delle vittime delle stragi. È una cosa che non è assolutamente accettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché negando il voto a questo ordine del giorno voi state facendo un'operazione drammatica, alla ferita, ancora lacera e riaperta dalla prescrizione, state aggiungendo acido e sale. Non avete nemmeno la dignità di provare pietà nei confronti delle vittime.
La lentezza dei processi non deve garantire l'impunità, deve garantire la giustizia, deve garantire il diritto delle vittime violate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una cosa inaccettabile quello che state facendo in questa fase e con questo concludo, perché ho finito le parole e mi restano solo parole ben più pesanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche in questo caso, nelle premesse, il MoVimento 5 Stelle legittimamente rivendica le riforme che ha approvato negli anni. Sono iniziative legislative che furono votate dal MoVimento 5 Stelle e dalla Lega e non dal PD, che ha messo in campo altre proposte. Tuttavia, pur non condividendo questo approccio, riteniamo che il tema sia così delicato, così sensibile, e la parte dispositiva dell'ordine del giorno condivisibile, che esprimeremo un convinto voto favorevole su questo e sugli altri analoghi ordini del giorno che si riferiscono a tragedie che si sono verificate nel Paese. In questo caso, appunto, è attinente alla strage di Viareggio del 2009. Credo onestamente che l'impegno ad adottare iniziative legislative che possano scongiurare il ripetersi di analoghi episodi giudiziari, con grave nocumento alle istanze di verità delle vittime, non sia in alcun modo da respingere. Semmai, aggiungo alla riflessione del collega Quartini un altro punto, che le vittime hanno l'esigenza - e, io credo, la comunità - che il processo avviato arrivi a conclusione. Permettetemi, però, di dire che le vittime di fatti gravissimi hanno anche il sacrosanto diritto che i processi avvengano velocemente e velocemente nelle aule giudiziarie sia accertata la verità, perché, a 15 anni da quella tragedia, la sofferenza non si è mai chiusa e non si chiuderà mai. I processi devono svolgersi velocemente, perché decenni e decenni nelle aule giudiziarie in attesa di una sentenza che accerti la verità giudiziaria non è tollerabile in un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/893-A/5 Quartini, così come per i successivi n. 9/893-A/6 Torto, n. 9/893-A/7 Giuliano, n. 9/893-A/8 Scutella', n. 9/893-A/9 Auriemma e n. 9/893-A/10 Ascari, pur non condividendo le premesse che, come dicevo prima, presentano una forte critica nei confronti della riforma Orlando, che noi non condividiamo, voteremo a favore di questo e dei successivi ordini del giorno, fino all'ordine del giorno n. 9/893-A/10 Ascari, proprio perché i colleghi hanno posto delle situazioni e delle vicende drammatiche conosciute e condividiamo gli impegni che hanno indirizzato al Governo. Pertanto, voteremo a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/5 Quartini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/6 Torto sul quale c'è una riformulazione che non è accettata.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/6 Torto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione…revoco la votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come ha fatto poc'anzi il collega Gianassi, anche in questo caso intervengo per giustificare il voto favorevole del Partito Democratico, ma con una precisazione. Noi oggi, credo in modo molto chiaro e trasparente, abbiamo voluto mantenere fermi i principi che sono stati inseriti, peraltro anche con l'apporto di una parte della maggioranza che oggi si dice contraria, proprio nella riforma Cartabia. Come abbiamo spiegato più volte, il collo di bottiglia, la prescrizione si verifica per lo più nei giudizi di appello. È nei giudizi di appello che, purtroppo, la prescrizione corre e, quando un processo si prescrive, evidentemente siamo di fronte ad una inefficienza della macchina della giustizia. Proprio per questo motivo, abbiamo ritenuto di mantenere fermo quel principio che, in qualche modo, ha aiutato, non soltanto a raggiungere il disposition time previsto per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche, effettivamente, ad accelerare i processi, che è quel dispositivo noto con il termine di improcedibilità.
Vede, Presidente, con la prescrizione il cerino rimane in mano a tutti e a nessuno e, quindi, alla fine, quando c'è la prescrizione, è colpa di tutti ed è colpa di nessuno. Invece, la dichiarazione di improcedibilità determinava assolutamente l'individuazione di una responsabilità certa, nome e cognome di chi non aveva portato avanti, nel termine previsto dalla procedibilità, il procedimento.
Questa trasparenza, questa conoscenza, questa consapevolezza vengono meno proprio con l'introduzione di questa riforma Nordio-Delmastro, che elimina la previsione della improcedibilità, elimina quella certezza, elimina quel tempo fisso e, tra l'altro, reintroducendo in questo modo distonico e senza il regime transitorio, la normativa della prescrizione, l'istituto della prescrizione, porrà - come abbiamo detto in più circostanze e ribadiremo anche in questa sede e successivamente - enormi problemi ed effetti negativi sul lavoro degli uffici giudiziari. Di tutto questo credo che la maggioranza e il Governo dovranno tener conto e dovranno rispondere nei prossimi mesi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente, rapidamente. Siccome lo abbiamo già sentito - questo è il secondo, poi ce ne sono altri tre o quattro - mi consenta di esprimere la mia fraterna solidarietà al mio amico Andrea Orlando, ex Ministro della Giustizia, che per cinque volte, insieme a tutto il gruppo Partito Democratico, sarà costretto a votare a favore di un ordine del giorno che, a un certo punto - e non è che i giudizi politici nelle premesse, amici del Partito Democratico, contino molto meno del resto - testualmente, onorevole Orlando, recita come segue… E attraverso di lei, Presidente, avviso l'onorevole Gianassi che è vero che il Partito Democratico ha votato contro la Spazzacorrotti, ma il Partito Democratico ha successivamente votato, tutte le volte, contro gli emendamenti che proponevamo, come Italia Viva, perché si ritornasse alla legge Orlando. Quindi è una verità a metà quella che ci racconta il Partito Democratico. Ma quello che stanno votando per la seconda e, poi, adesso per altre tre volte, dice: “Premesso che gli effetti distorsivi dell'istituto della prescrizione, come era delineato prima della riforma operata nel Governo Conte 1 con la legge n. 3 del 2019, cosiddetta Spazzacorrotti (…)”. Potrei continuare. State sputando sulla roba che avete fatto voi! Ma un po' di dignità ce l'avete? Per che cosa? Per inseguire i peggiori comunisti che ci sono (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)?
PRESIDENTE. Si rivolga a me, onorevole.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La dignità dove sta?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Onorevole, è già intervenuta. Ma, prego, mi dica.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, visto che si parla di dignità, forse è la stessa dignità per cui oggi una buona parte anche di Italia Viva - ora Azione, non capisco bene, ma ci spiegheranno - ha votato in un modo nella scorsa legislatura e vota in un modo diverso questa volta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Magari è quella stessa dignità a cui fa riferimento l'onorevole Giachetti, su cui, magari, una riflessione andrebbe fatta.
PRESIDENTE. L'onorevole Torto non accetta la riformulazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/6 Torto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/7 Giuliano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.
Avverto che il suo gruppo ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà al gruppo MoVimento 5 Stelle un tempo aggiuntivo, pari ad un terzo rispetto ai tempi originariamente assegnati al gruppo medesimo dal contingentamento. Quindi, ha facoltà di intervenire. Prego.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Purtroppo, oggi mi tocca parlare dell'ennesimo caso in cui la mannaia della prescrizione si è abbattuta e ha impedito di mettere a fuoco le responsabilità penali. Parliamo di un caso che ha scosso l'intera Puglia, che ha scosso la città di Taranto e che ha scosso l'Italia intera. Purtroppo, nel caso “Ambiente svenduto”, che ha riguardato appunto i vertici dell'Ilva, nel febbraio 2020 è stata infatti dichiarata la prescrizione nei confronti del commissario straordinario dell'Ilva e dell'ex direttore dello stabilimento, che erano imputati di reati gravissimi quali getto pericoloso di cose e attività di gestione di rifiuti non autorizzata. La stessa prescrizione, poco dopo, si è abbattuta nei confronti di un ex perito della procura che aveva falsamente attestato l'assenza di qualsiasi connessione tra la dispersione di diossina presente nell'aria, che danneggiava l'ambiente, e l'attività siderurgica dell'Ilva di Taranto.
Ebbene, noi, proprio con la riforma Bonafede, volevamo mettere un freno a tutti questi episodi vergognosi di denegata giustizia. In questo modo, con questa ulteriore riforma, voi state dando uno schiaffo in faccia alle vittime, comprese le vittime della città di Taranto. Voglio ricordare che, non da ultimo, la corte d'assise ha ricordato che, purtroppo, chi ha gestito l'impianto siderurgico dell'Ilva ha messo in pericolo la vita e l'integrità fisica dei cittadini di Taranto. In molti casi, i danni all'ambiente si sono concretizzati in omicidi colposi, in un aumento della mortalità dei lavoratori, della mortalità dei cittadini di Taranto per i tumori e per la presenza di diossina nel latte materno. Per noi, questa ulteriore riforma della prescrizione manderà in fumo migliaia di processi e costituirà un ulteriore schiaffo alle vittime di ieri, che già sono state colpite dalla prescrizione, e alle vittime di domani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/7 Giuliano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/8 Scutella'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Il 14 agosto 2018 crolla il ponte Morandi e porta con sé 43 vite, una data che nessuno di noi potrà dimenticare e, soprattutto, nessuno di noi potrà dimenticare l'immagine di quel camion fermo sulla strada. Io vorrei leggere la frase, le parole di Marco Piagentini, gravemente ustionato nella strage ferroviaria di Viareggio, che dice: “La verità non si cancella con un colpo di spugna”. Ma cos'è la spugna? La spugna è la prescrizione. La prescrizione mette fine a un processo, mette fine alla giustizia. Ebbene, nonostante il vostro tempismo, perché, nel momento in cui il Presidente della Repubblica si reca alla commemorazione del 14 agosto e auspica che ci sia un accertamento di verità e di giustizia, allo stesso tempo il Ministro della Giustizia Nordio dice di voler intervenire sulla prescrizione, io potrei intervenire e inveire contro di voi e smantellare punto per punto ogni vostra argomentazione pro-prescrizione.
Presidente, in alcuni momenti, quando si parla di alcune cose - magari gradirei anche un po' di silenzio, perché stiamo parlando di persone che non ci sono più - credo che i numeri servano molto di più. Vi riporto, quindi, alcuni numeri. Come calcolato dai pubblici ministeri, le prime prescrizioni potrebbero scattare nel 2026 per le contestazioni di omicidi colposi semplici, lesioni gravi semplici, lesioni stradali e attentato alla sicurezza dei trasporti e nel 2033 per gli omicidi colposi stradali, per gli imputati cessati dagli incarichi prima del 2008. Questi sono date, numeri, scadenze che pesano come un macigno sui familiari delle vittime del crollo del ponte, per i quali, con questo ordine del giorno, vi chiediamo di non portare via l'unica cosa che a loro è rimasta, la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/8 Scutella', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/9 Auriemma, su cui vi è il parere contrario del Governo. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/9 Auriemma, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/10 Ascari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno vuole evitare un pericoloso ritorno al passato, con grave danno soprattutto per le vittime dei reati che, con questa riforma della prescrizione, ritornerebbero a essere, all'interno delle aule dei tribunali, dei fantasmi, veramente inascoltate e, soprattutto, destinate a non avere né giustizia, né verità.
La lentezza dei processi non si contrasta con l'impunità, perché questa è solo giustizia negata. La durata ragionevole dei processi, poi, deve essere garantita con una giustizia che funziona, però per fare questo bisogna mettere risorse della giustizia, cosa che non è stata fatta. Penso, per esempio, a un piano straordinario di assunzioni nel settore della giustizia, un rafforzamento per quanto riguarda gli uffici del processo, per quanto riguarda il potenziamento di tutti i sistemi telematici. E sicuramente andava fatto un monitoraggio sull'efficienza dei nuovi strumenti introdotti, cosa che non è avvenuta nel caso della prescrizione. Ed è incomprensibile intervenire, in questo momento, su un tema senza aver verificato i risultati della normativa in vigore. Infatti, Presidente, se si fosse verificato, si sarebbe visto come l'analisi dei dati dimostra il funzionamento della Spazzacorrotti; ma questo ovviamente, per questa maggioranza e per questo Governo, è inaccettabile.
L'imputato ha diritto a un giusto processo, in tempi ragionevoli, ma bisogna impedire che i criminali restino impuniti e che le vittime e le loro famiglie non abbiano risposte. Vorrei ricordare che la Corte di Strasburgo ha condannato più volte l'Italia per violazione dei diritti delle vittime, rinunciando a condannare gli autori di omicidi per il sopraggiungere della prescrizione.
Tra i casi di prescrizione che desidero ricordare in quest'Aula e per cui le istituzioni dovrebbero chiedere scusa, vi è il caso di Martina, una giovanissima ragazza di Firenze, che è morta nel 2011, dopo essere precipitata dal balcone di una stanza d'albergo. Era andata in vacanza ed è tornata nel nostro Paese non più in vita. Secondo l'accusa, la giovane sarebbe caduta nel tentativo di sfuggire a una violenza sessuale. I due giovani imputati finiti a processo con l'accusa di aver cagionato la morte di Martina come conseguenza di un altro reato sono stati condannati in primo grado, ritenuti responsabili della sua morte, mentre la corte d'appello ha dichiarato prescritto il reato di morte come conseguenza di un altro delitto, lasciando così impunito chi era stato accertato come responsabile della morte di Martina, con una sentenza appunto - lo ripeto - emessa in primo grado, di responsabilità.
A mio avviso, ritengo che le istituzioni debbano chiedere scusa a Martina e alla sua famiglia, e mi dispiace che ci sia questo brusio in quest'Aula perché parliamo di una ragazza che non c'è più! Ed è un orrore sentire questo brusio in un'Aula del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), tenendo presente che Martina potrebbe essere nostra figlia e noi approviamo in questo Parlamento una legge che non dà né giustizia né verità a una ragazza di 20 anni.
Io dico che nessun cittadino dovrebbe vivere in un Paese senza giustizia, perché un Paese di vittime senza giustizia è un Paese senza futuro e soprattutto non è tollerabile in un Paese democratico e civile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/10 Ascari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/11 Dori.
Onorevole Dori, ha esaurito i tempi. Ha svolto già due interventi. Deve dire solo se accetta la riformulazione o se non l'accetta e lo vuole mettere in votazione.
DEVIS DORI (AVS). Accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Accetta la riformulazione e chiede che sia posto in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/11 Dori, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 41).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/12 Furfaro.
Onorevole Furfaro, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno?
MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e chiedo che l'ordine del giorno venga posto ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/12 Furfaro, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 42).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/14 Serracchiani.
Onorevole Serracchiani, il parere è contrario sul suo ordine del giorno. Ha già svolto due interventi e, quindi, mi deve dire se lo vuole mettere in votazione o meno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/14 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/15 Gianassi.
Onorevole Gianassi, lei dovrebbe dirmi solo se accetta la riformulazione: la accetta e lo mettiamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/15 Gianassi, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 44).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/893-A/16 Di Biase.
L'onorevole Di Biase accetta la riformulazione del suo ordine del giorno e chiede che sia posto in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/893-A/16 Di Biase, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 45).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Vorrei intanto tranquillizzare i colleghi che sono intervenuti, in particolare quelli del MoVimento 5 Stelle che hanno parlato del grido di dolore che si è levato dai presidenti delle corti d'appello che, più in generale, corrisponde al grido di dolore che viene sollevato ogni volta che il Parlamento prova ad affrontare le questioni della giustizia senza preventivamente essere passato per il timbro del sindacato dei magistrati, in particolare dell'Associazione nazionale magistrati, dicendo loro che non stiamo facendo una rivoluzione. Vorrei dare una notizia a tutti i colleghi, anche a quelli più preoccupati: non stiamo facendo una rivoluzione!
Non stiamo neanche facendo una riforma epocale. A mio avviso, una riforma importante era quella fatta dal Ministro Orlando e non solo su questo tema. Il lavoro che è stato fatto dal Ministro Orlando, con tutta la parte che riguardava l'ordinamento penitenziario, è sicuramente un'impronta riformista che ha lasciato il segno, almeno nelle intenzioni di chi si è trovato ad affrontare i temi della giustizia in un momento di…
PRESIDENTE. Perdoni, onorevole Giachetti, perdoni un attimo.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Io la perdono sempre, Presidente.
PRESIDENTE. Lei è troppo buono.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Tranne in un caso, che lei può immaginare.
PRESIDENTE. Lo so, ma non lo posso dire.
Allora, colleghi, o facciamo silenzio o chi non vuole ascoltare esce comunque in silenzio dall'Aula, perché dobbiamo ascoltare la dichiarazione dell'onorevole Giachetti, che non comincerà il suo intervento, se non c'è il silenzio necessario. Questo lo dico ai colleghi alla mia destra, al centro e alla sinistra. Aspetti, onorevole Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Non mi muovo, Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi di Fratelli d'Italia, stiamo aspettando il silenzio necessario.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, proviamo…
PRESIDENTE. No, no, non va bene. Hanno finito. Prego, onorevole Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Stavo per riassumere, dicendo che non stiamo facendo una rivoluzione, non stiamo neanche facendo una riforma epocale, ma più facilmente stiamo ripristinando un piccolo tratto di civiltà giuridica in questo Paese; tratto di civiltà giuridica che è stato massacrato con la riforma del Ministro Bonafede, che era la riforma cosiddetta Spazzacorrotti e all'interno della quale c'era anche questa norma.
Ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - la gran parte dei quali, giustamente, non ha potuto vivere il clima che si è vissuto nel momento in cui si discuteva della riforma Bonafede in Parlamento -, dato che ho sentito dire che non c'è stata la voglia di fare un approfondimento e che non c'è stata attenzione alle proposte dell'opposizione, senza bisogno di andare molto lontano, vorrei dire loro di farsi raccontare dal presidente Conte, Presidente del Consiglio della maggioranza gialloverde, qual era il clima nel quale questo Parlamento ha dovuto affrontare quelle riforme, il clima sia interno, sia esterno, anche aizzato da quel populismo giudiziario che, per onestà, vi ha sempre accompagnato, anche se adesso avete altre persone che vi accompagnano in questo populismo. Con quale protervia, con quale arroganza e con quale finto decisionismo portavate avanti le vostre proposte.
Tutto quello che abbiamo sentito nella giornata di oggi, da parte di chi è contro questo provvedimento, mette sostanzialmente a confronto o a scontro il tema della velocità dei processi. Noi dobbiamo accelerare i processi, noi dobbiamo avere una giustizia veloce. Però, la nostra Costituzione non chiede una giustizia veloce; chiede una giustizia giusta, che è un concetto molto diverso. È una giustizia che dia le garanzie previste dalla Costituzione e vorrei dire che se dovessimo ragionare - lo dico con grande rispetto e anche, ovviamente, con una piccola provocazione all'amico Cafiero De Raho - sul fatto che il problema è quello che dobbiamo velocizzare, velocizzare e velocizzare, probabilmente, se presentiamo una proposta di legge che ripristina la pena di morte e abolisce l'appello, risolviamo il tema forse in solo qualche settimana o qualche mese; perché se la ratio è questa, per cui, in ragione della rapidità, dobbiamo annullare tutto quello che i Padri costituenti e i cultori della civiltà giuridica di questo Paese hanno messo in piedi, probabilmente, faremmo meglio con riforme più rapide.
D'altra parte, non è solo un problema di giustizia veloce contro giustizia giusta. Le camere penali, quando abbiamo affrontato la riforma Bonafede e, quindi, l'introduzione, allora, di questa riforma della prescrizione, parlavano di una disciplina della prescrizione che è una battaglia tra due concezioni dello Stato e del diritto, che, da una parte, vede la cultura delle garanzie e, dall'altra, il populismo, che vuole il processo eterno, che scommette sull'imputato comunque colpevole, che non consente a nessuno di sottrarsi alla potestà punitiva, che assegna al processo il compito di vendetta sociale. Dunque, il ritratto di una società spaventata e sofferente che non sa immaginare soluzioni diverse dalla rappresentazione del processo come strumento di vendetta e che identifica la pena esclusivamente con il carcere. Sottoscrivo queste parole ed è questa la linea di demarcazione tra chi crede nella giustizia giusta e chi ha soltanto esigenze di rappresentare un giustizialismo traguardato da ogni parte.
D'altra parte, il mio collega Enrico Costa, che è relatore del provvedimento, nella discussione generale ha dedicato molto tempo… però, onorevole Tosi, lo dico molto francamente: è difficile proprio. Se si sposta di 20 metri, posso pure continuare, grazie.
Dicevo che il mio collega Enrico Costa si è soffermato molto, durante la discussione generale, sulla questione del tempo, che è un pezzo fondamentale sia per la vittima, sia per colui che è imputato all'interno del processo, il tempo, che, ovviamente, non va sprecato, ma che non deve essere neanche considerato un tempo perso. Ricordava Enrico Costa che il 50 per cento dei processi si conclude con l'assoluzione. Dal 1992, oltre 30.000 persone sono state risarcite per ingiusta detenzione. La prescrizione, in qualche modo, salda l'esigenza del rispetto di alcuni precetti costituzionali, che sono sicuramente: il tema della durata ragionevole dei processi, ovverosia dell'irragionevole durata dei processi; quello della pena, che deve avere una finalità di rieducazione e di reinserimento nella società e poi il principio fondamentale del difensore e del potersi difendere con le prove. La prescrizione funziona esattamente per questo. Peraltro, la versione che è stata modificata rispetto alla versione Orlando - e ha ragione credo il relatore, che è intervenuto prima - dà un contributo aggiuntivo, che tiene conto anche di perplessità che sono state avanzate.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, dicendo cosa? Non è questa la riforma epocale. E vorrei dire al Governo che c'è un problema, ne parleremo domani nella relazione sulla giustizia, e cioè che si può fare pure la riforma della prescrizione, ma se, contemporaneamente, non facciamo una seria operazione di depenalizzazione, anzi, attraverso l'attività del Governo si fa una legislazione che costruisce nuovi reati e aumenta le pene per i reati già esistenti, è chiaro che andiamo incontro a un corto circuito, che non sarà certo la riforma della prescrizione a risolvere.
Signor Presidente, noi di Italia Viva, ma sicuramente anche coloro che sono in Azione e che l'anno scorso erano nella legislatura, penso, per l'appunto, al collega Costa - lo dico all'onorevole Serracchiani, che, evidentemente, era distratta, oppure non so che cosa -, abbiamo sempre votato allo stesso modo sulla prescrizione. Vorrei ricordare all'onorevole Serracchiani che, se non fosse arrivato il dramma della pandemia, Italia Viva aveva posto una questione in Consiglio dei ministri, stava uscendo dalla maggioranza e su quello stava saltando la maggioranza del Conte 2. Forse se l'è scordato, l'onorevole Serracchiani. Noi siamo andati fino in fondo e in Consiglio dei ministri avevamo votato contro questo provvedimento, così come abbiamo fatto in tutte le occasioni in Aula, perché eravamo contrari, perché eravamo con le camere penali, perché abbiamo partecipato alla maratona oratoria con gli avvocati, perché lo ritenevamo uno stravolgimento. Non è una riforma epocale, è un ripristino di civiltà giuridica, ma quella riforma era un danno enorme ai criteri che noi riteniamo essere fondamentali per la civiltà giuridica. Quindi, è bene che la memoria ritorni. Noi di Italia Viva non abbiamo una coerenza?
PRESIDENTE. Concluda.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ho terminato. È strano, è proprio Greenwich? Perché a me risultano 8 minuti e 20 adesso, va bene, comunque, la chiudo, Presidente, perché abbiamo sempre un problema, come dire, di sintonia tra il mio orologio e quello della Presidenza, però sono così bravo che sono in grado di terminare anche sulla base del suo orologio, oltre che del mio! Per dire, semplicemente, che ci sentiamo in una botte di ferro in termini di coerenza. Pensiamo che stiamo facendo una cosa giusta, esattamente come due anni fa e tre anni fa abbiamo cercato in tutti i modi di far fare una cosa giusta anche ad altri, che oggi trovano il modo di votare non contro quello che si è fatto col Governo Conte, ma addirittura contro quello che si è fatto al Governo, quando il Ministro - bravo Ministro, per quanto mi riguarda - della Giustizia, Orlando, fece una riforma della prescrizione, che oggi viene giudicata e che non voglio riprendere, perché sono umilianti le parole che ci sono in quel documento, e sulle quali, però, il Partito Democratico ha votato a favore. Ecco, noi rivendichiamo una coerenza, che è una coerenza rispetto alla prescrizione, ma anche rispetto alle tante incoerenze che affronteremo di questo Governo, rispetto a provvedimenti seri di riforma della giustizia, strutturali - quelle sì, rivoluzioni! -, dalla riforma della separazione delle carriere ad altre questioni, che, purtroppo, non si risolvono con la riforma della prescrizione e, francamente, nemmeno con quella dell'abuso d'ufficio.
Questo Paese ha bisogno di riforme serie e strutturali. Bisogna fare un bel passo in avanti, magari lo facessimo tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, solo per ricordare che il campanello avverte che manca 1 minuto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, quando si affronta il tema della prescrizione si respira quasi un senso di smarrimento, perché in tutti questi anni noi crediamo che si sia perso di vista il vero senso dell'istituto della prescrizione.
La prescrizione è un tema assolutamente attuale, ne parliamo oggi in Aula, ma affonda le sue radici nella storia del diritto. Basta ricordare l'antica Grecia, ad Atene: si parlava di prescrizione per tutti i reati, fatta eccezione per l'omicidio e per i reati contro le norme costituzionali. Lo vediamo negli scritti dell'antica Roma, nelle XII tavole, dove già su questo argomento si discuteva molto all'interno del Senato romano. E poi lo vediamo nella storia repubblicana, sino ai giorni d'oggi, e credo che non sarà l'ultima occasione in cui ne discuteremo.
L'istituto della prescrizione, per quanto riguarda Noi Moderati, non può essere affrontato senza tener conto di altri fondamentali princìpi nell'ambito della giustizia: il diritto al giusto processo, la ragionevole durata del processo, la presunzione di innocenza e il senso rieducativo della pena. Intanto, dobbiamo pensare dove collochiamo la prescrizione e il senso della prescrizione, per poi calarlo all'interno di questi princìpi. La prescrizione non è altro che la rinuncia dello Stato a far valere la propria pretesa punitiva in considerazione del tempo trascorso dalla commissione del reato.
Detto questo, è fondamentale la presunzione di innocenza, per cui l'imputato non è considerato colpevole sino a sentenza definitiva. Vede, questo, per noi, Presidente, vale per tutti. Noi siamo garantisti con tutto l'arco costituzionale e con tutti coloro che, nell'ambito della giustizia, possono essere interessati da inchieste e possono essere inseriti all'interno dei famosi brogliacci, su cui, grazie al cielo, al Senato si sta intervenendo per quanto riguarda le intercettazioni. Ma in quest'Aula, ogni qualvolta appare un nome all'interno delle intercettazioni, c'è subito qualcuno che punta il dito e che individua un colpevole o il responsabile e ne chiede conto in Aula rispetto alle sue responsabilità, che neanche sono, addirittura, in alcuni casi, previste all'interno di indagini o di avvisi di garanzia.
Noi siamo garantisti sempre e difendiamo l'innocenza degli imputati fino all'ultimo grado di giudizio, anche quando si parla del fondatore del MoVimento 5 Stelle, Grillo, che è indagato per traffico di influenze, ma mai utilizzeremo questo strumento per fare politica, e anzi vogliamo garantire al fondatore del MoVimento 5 Stelle che per noi non sarà mai il responsabile, se non ci sarà una condanna in ultimo grado. E lo siamo con altri colleghi, come la collega Appendino, che è arrivata a essere condannata in secondo grado di giudizio, ma finché non ci sarà l'ultimo grado di giudizio non ci esprimeremo mai su questo tema, perché crediamo che la garanzia della presunzione di innocenza sia fondamentale e sia una questione di convivenza civile, oltre che di diritto nel nostro Paese.
Contestualmente, crediamo che ci sia il principio della ragionevole durata del processo. Lo dice la Costituzione italiana all'articolo 111, ma anche l'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, siglata a Roma nel 1950 e poi ratificata dall'Italia con la legge del 1955, dove si sancisce che ogni persona ha diritto di farsi ascoltare, in corretto e pubblico giudizio, da un giudice imparziale ed indipendente, costituito per legge, cui spetti decidere in tempo ragionevole sulle controversie intorno ai suoi diritti ed obblighi di carattere civile, così come sul fondamento di ogni accusa mossa a suo carico. La Carta dei diritti dell'Unione europea, approvata nel 2000, alla quale il Trattato di Lisbona attribuisce valore giuridico, all'articolo 37 sancisce il diritto di ogni individuo a che la sua causa sia esaminata equamente e pubblicamente entro un termine ragionevole da un giudice indipendente ed imparziale precostituito per legge. Sono tutti principi che non sono solo contenuti nelle norme a cui noi ci richiamiamo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale.
Oltre al tema del principio, cui ho appena fatto riferimento, e lasciando perdere questo tema, è sotto gli occhi di tutti che c'è un'irragionevole durata del processo nel nostro Paese, dovuta al meccanismo di funzionamento della giustizia, ai problemi organizzativi della macchina giudiziaria e di sovraccarico del lavoro degli uffici amministrativi.
Noi dobbiamo puntare su questo. Non possiamo pensare che ci sia un processo che duri vent'anni a carico una persona, con tutto quello a cui assistiamo in termini di massacro mediatico, di strumentalizzazioni sui social, che, prima ancora di una condanna definitiva, condanna una persona che in quel momento è solo sospettata, è solo sotto processo. Credo che questo principio non possa, per tutti, non essere tenuto in considerazione.
Il fattore tempo, poi, è fondamentale anche perché col trascorrere del tempo e l'allontanarsi dalla commissione di un reato può essere che una persona cambi. Questo lo dice il diritto, e qui ci sono autorevoli giuristi che sanno bene quanto le fonti giuridiche evidenzino e sottolineino questo aspetto, ossia che più passa il tempo e più c'è la possibilità che le persone cambino, che col tempo addirittura si siano rieducate.
Per non parlare poi del tema complessivo della giustizia: oggi parliamo di prescrizione, ma al Senato in queste ore si stanno affrontando temi importanti legati al traffico di influenze, che è stato riformulato, perché era chiaramente agli occhi di tutti indefinito; l'abuso d'ufficio che, come è stato raccontato in questi giorni nel corso di lunghi e approfonditi dibattiti, è diventato oramai uno strumento con cui spesso si indica un amministratore responsabile, un qualcosa che nel 95 per cento dei casi non viene poi verificato in processo e nelle condanne (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). È bene che il Senato stia intervenendo su questo, lo affronteremo poi alla Camera.
C'è poi tutto il tema delle intercettazioni che, proprio per la strumentalizzazione delle carte che riguardano le questioni legate a reati e a processi in corso, giustamente devono essere limitate nel loro utilizzo per evitare che la gogna mediatica diventi una sentenza definitiva. Per non parlare poi della situazione delle carceri nel nostro Paese: voglio sapere come si può definire rieducativa una pena nel momento in cui le carceri sono nelle condizioni in cui versano e che tutti noi conosciamo.
Questo passaggio sulla prescrizione è per noi un primo step per una strada che abbiamo tracciato: lo abbiamo scritto nel programma elettorale e su questo abbiamo avuto il consenso da parte dei cittadini che ci chiedono di lavorare in questa direzione, per far sì che il nostro Paese possa diventare competitivo e attrattivo. Un Paese in cui, a causa delle lungaggini che la giustizia determina - ad esempio, anche a causa della burocrazia -, la giustizia diventa un balzello burocratico, una barriera all'ingresso di molti investitori esteri e certe volte fa scappare addirittura dall'Italia investitori italiani.
Noi su questo tema ci siamo, lavoreremo a fianco del Governo, continueremo affinché siano garantiti i principi costituzionali e i diritti dei cittadini, perché crediamo che un Paese che abbia una giustizia giusta sia un Paese nel quale tutti possano lavorare serenamente, consapevoli che verranno misurati per la loro competenza, la loro professionalità e non per teorie o teoremi che poi non vengono confermati, certe volte dopo troppi anni, quando ormai la vita di una persona è stata già rovinata (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà, prego.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. L'istituto della prescrizione di reato da decenni è uno dei principali campi di battaglia sui quali si affrontano le varie forze politiche. Noi oggi ci troviamo a discutere l'ennesima riforma della prescrizione. Riforme che nemmeno hanno il tempo di entrare in vigore o di dar prova di pregi e difetti che vengono superate da una nuova riforma.
Mentre i Governi che si susseguono non sanno esattamente come risolvere alcuni atavici problemi come, ad esempio, la disoccupazione giovanile o delle donne, pare invece che ogni maggioranza abbia la convinzione di possedere la formula magica per riformare la prescrizione.
In ogni caso, su un punto dovremmo essere tutti d'accordo: con un processo penale efficiente e veloce nessun reato - ripeto, nessun reato - andrebbe in prescrizione. In tal modo la prescrizione fungerebbe, come effettivamente deve essere, da norma di chiusura di garanzia, necessaria ma assolutamente residuale. La prescrizione non è la cura della vera patologia, che è l'eccessiva durata dei processi; la patologia va curata in altro modo. Vogliamo oppure no curare il vero male della giustizia così da rendere residuale il dibattito sulla prescrizione? Servono investimenti, fondi per la giustizia, mentre non si investe a sufficienza, non ora ma da molto tempo. La prescrizione è un istituto giuridico, a nostro parere, fondamentale ma che si dovrebbe attivare in casi rarissimi, in cui la giustizia non è riuscita per vari motivi a garantire tempi congrui, oserei dire, tempi umani, perché un processo lungo, anche quando si conclude con una piena assoluzione, rappresenta una condanna preventiva. È lì che dovrebbe concentrarsi l'attenzione della politica, è lì che la politica dovrebbe investire tempo, energie e soldi perché, al di là delle alchimie legislative, le soluzioni si trovano nella presa di coscienza che, senza assunzioni di personale amministrativo, con l'azzeramento delle scoperture, e senza l'aumento delle piante organiche della magistratura e la digitalizzazione, la prescrizione continuerà ad avere un ruolo che non le è proprio.
Ciò premesso, entrando nel merito del provvedimento, come Alleanza Verdi e Sinistra sin dall'inizio dei lavori in Commissione abbiamo ribadito che, così come afferma in numerose sentenze la Corte costituzionale, la prescrizione è un istituto di natura sostanziale e che se si fosse voluto riformare nuovamente la prescrizione - ripeto, se - allora la scelta più opportuna sarebbe stata il ritorno alla riforma Orlando, la più equilibrata e aderente ai principi costituzionali. Tuttavia, per quanto ci riguarda siamo contrari a queste continue riforme e controriforme. I continui ritocchi e stravolgimenti della disciplina della prescrizione sono l'antitesi del garantismo. Il vero garantismo si garantisce solo con norme certe che durano nel tempo, sulle quali si può avere un legittimo affidamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Una norma continuamente modificata crea sovrapposizioni legislative e caos normativo e questo è stato rilevato anche dai presidenti delle corti d'appello italiane che, già il 22 novembre scorso, hanno inviato al Ministro della Giustizia una lettera chiedendo una disciplina transitoria dei processi di impugnazione pendenti. Secondo i presidenti delle corti d'appello italiane - quindi, non noi - questa riforma comporterebbe un notevolissimo aggravio di lavori per le corti, che saranno costrette a tirare fuori dagli armadi migliaia di fascicoli pendenti e a ricalcolare i termini di prescrizione del reato. Ciò non solo vanificherà il lavoro organizzativo svolto negli ultimi anni ma rallenterà il processo mettendo a rischio anche il raggiungimento degli obiettivi del PNRR. Quindi, non noi, ma i presidenti hanno espressamente detto che ogni eventuale modifica imporrà necessariamente altra rivisitazione di parte molto consistente della pendenza di ciascun ufficio e questa rivisitazione imporrà il materiale accesso a decine di migliaia di fascicoli cartacei pendenti. Ciò avverrà non a costo zero, perché sarà ancora tempo, tanto, di magistrati e personale amministrativo, che fronteggiano scoperture di organico rilevantissime, sottratto alla trattazione delle udienze i cui tempi inevitabilmente si allungheranno. In questo contesto, l'assenza di una tempestiva, chiara e esauriente disciplina transitoria renderebbe tale gravosissimo lavoro ingovernabile. È un concetto, quello del rischio di non raggiungere gli obiettivi del PNRR, ribadito anche dal CSM - VI commissione del Consiglio superiore della magistratura – che, in un suo parere, si è espresso in questo modo: “A fronte della brevità del termine che residua per il conseguimento dell'obiettivo negoziato con la Commissione europea nell'ambito del PNRR, risulta giustificata la preoccupazione (…) che l'entrata in vigore della novella renderebbe necessaria una completa riprogrammazione delle attività giurisdizionali negli uffici di secondo grado e di legittimità, con riorganizzazione dei ruoli d'udienza ad oggi predisposti”.
A ciò si aggiunga il fatto che sia in Commissione sia in Aula non c'è stato modo di convincere la maggioranza ad accogliere, anche solo un emendamento, uno, delle opposizioni. Tutti gli emendamenti dell'opposizione sono stati infatti rigettati. La maggioranza si è chiusa a riccio, nella necessità, evidentemente, di non riaprire un testo per evitare spaccature interne alla maggioranza. Peccato, perché ci troviamo in prima lettura e c'era tutto il tempo e il modo di farlo.
Noi avevamo invece proposto delle migliorie. La prima partiva da una constatazione: il testo della maggioranza prevede già un'integrazione dell'articolo 161, secondo comma, del codice penale che attualmente prevede per alcuni reati che l'interruzione della prescrizione possa comportare l'aumento di un quarto, della metà o di due terzi del tempo necessario a prescrivere. Ecco, la maggioranza ha aggiunto nel testo alcuni reati connessi alla violenza sulle donne come, ad esempio, le lesioni personali, la deformazione o sfregio permanente del viso e lo stalking e fin qui siamo d'accordo. Tuttavia, sin dai lavori di Commissione, con alcuni nostri emendamenti, avevamo chiesto che non ne venissero esclusi altri che hanno la medesima ratio. Pertanto, abbiamo chiesto l'inserimento anche dei reati di violenza sessuale, di violenza sessuale di gruppo e di revenge porn. È vero che l'articolo 157, sesto comma, del codice penale prevede già un raddoppio dei termini per alcuni reati, tra cui la violenza sessuale e la violenza sessuale di gruppo, ma allora, se la maggioranza non ha voluto, come avrebbe dovuto fare, per una coerenza sistemica, inserire quei due reati nell'articolo 161, perché non includere almeno il reato di revenge porn o anche il reato di pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili di cui all'articolo 583-bis del codice penale?
Un'altra miglioria che avevo già proposto in Commissione e che ho ripresentato in Aula prende spunto proprio da un dato di fatto: i reati ambientali e i reati edilizi sono percentualmente i reati che vanno maggiormente in prescrizione, a causa della complessità dell'accertamento dei fatti. Quindi, se oltre il 50 per cento di questi reati va in prescrizione, ciò significa che, al di là del mero termine di prescrizione parametrato all'entità della pena, tali reati hanno bisogno di tempo in più in considerazione della complessità del processo. Ora, l'articolo 157 del codice penale, al sesto comma, prevede già per i delitti contro l'ambiente un raddoppio dei termini di prescrizione. Tuttavia, il codice penale non esaurisce il catalogo dei reati contro l'ambiente, tant'è vero che restano esclusi tanti altri gravi reati, ad esempio quelli connessi al ciclo dei rifiuti contenuti nel codice dell'ambiente, cioè il decreto legislativo n. 152 del 2006. Sarebbe stato, quindi, fondamentale e coerente introdurre il riferimento anche ai reati di cui al codice dell'ambiente, in modo da dare copertura completa ai reati ambientali.
Con la stessa finalità, avevamo chiesto di introdurre il raddoppio dei termini di prescrizione anche per i reati edilizi di cui al DPR n. 380 del 2001, considerato che - questi sono dati del Ministero - si tratta di reati che nel 57 per cento dei casi, dati più alti in assoluto, vanno in prescrizione. Anche da questo punto di vista, non abbiamo ottenuto dalla maggioranza la necessaria attenzione.
Pertanto, in conclusione, come Alleanza Verdi e Sinistra esprimeremo su questo provvedimento un voto contrario, anzitutto perché intravediamo il pericolo di continuare a riformare un istituto come la prescrizione, col rischio, appunto, di sovrapposizioni. Come è stato anche evidenziato dai presidenti delle corti d'appello e dal CSM, si rischia di mettere in stallo l'attività giudiziaria e conseguentemente di compromettere gli obiettivi del PNRR. Poi, perché questa riforma avrebbe almeno la necessità di essere accompagnata - non a costo zero - da forti investimenti nel comparto giustizia per risolvere le carenze di organico, del personale amministrativo e anche della magistratura. Infine, anche per la chiusura della maggioranza rispetto a tutti i nostri emendamenti, in particolare, come dicevo poco fa, sull'emendamento che interveniva su quei reati che finiscono più frequentemente in prescrizione, cioè i reati ambientali, e che avrebbero permesso di affrontare anche da questo punto di vista con maggiore efficacia e serietà la grave crisi climatica in atto, attraverso una maggiore attenzione e consapevolezza circa la connessione fra l'azione dell'uomo e i cambiamenti climatici e, infine, fra i cambiamenti climatici e la nostra sopravvivenza su questo pianeta.
Per questi motivi, nonostante condividiamo la restituzione della prescrizione alla sua natura sostanziale, come Alleanza Verdi e Sinistra esprimeremo un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. È con una certa soddisfazione che prendo la parola in quest'Aula, in dichiarazione di voto, per il ritorno della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio. Io facevo parte di questo Parlamento quando, nella scorsa legislatura, venne approvata la cosiddetta legge Spazzacorrotti, una legge che aveva una caratteristica, quella di garantire il “fine processo mai”.
“Fine processo mai” significa che, di fronte alla situazione critica di molti procedimenti che finivano in prescrizione, si potevano scegliere due strade: quella di intervenire sul processo per renderne più celere la celebrazione, oppure quella di scaricare sul cittadino le inefficienze dello Stato. Si è scelta la seconda strada: sarà il cittadino colpevole, innocente o vittima del reato a subire le conseguenze dell'incapacità dello Stato di far fronte ai propri doveri. La sospensione definitiva, l'interruzione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio porta a questo.
Ricordo le considerazioni che accompagnarono quel testo: eh, ci sono gli avvocati che proliferano con le loro tecniche dilatorie, che vogliono allungare i tempi, che chiedono rinvii, che chiedono atti istruttori... Quando oggi non c'è un atto richiesto dalla difesa che non determini la sospensione della prescrizione, non ce n'è uno, e se noi andiamo a vedere dove si generavano e dove si generano le prescrizioni, scopriamo che il 60 per cento delle prescrizioni interviene durante la fase delle indagini preliminari, quando la difesa non tocca palla.
Allora, forse, qualcos'altro andrebbe fatto. Se c'è un proliferare di fascicoli, magari, occorrerebbe intervenire in chiave di depenalizzazione, esattamente l'opposto di quello che ha fatto quel Governo, che è intervenuto, cancellando, di fatto, la prescrizione. Perché, signor Presidente, il tempo, in un processo, è l'elemento essenziale. Il tempo è essenziale per la persona innocente, che vuole dimostrare la propria innocenza e lo vuole fare in tempi contenuti; è fondamentale per la vittima, che chiede giustizia, ma è fondamentale anche per chi è condannato, perché c'è un principio, il principio di rieducazione della pena, che significa che la pena deve intervenire sullo stesso soggetto che ha commesso il reato e se il soggetto, nel frattempo, si è fatto una famiglia, ha avuto figli, ha un lavoro, quando interviene una pena a distanza di 15, a distanza di 20 anni è una pena inefficace, che perde il suo senso e perde il suo significato.
E se il processo si allunga a dismisura, in un tempo quasi indeterminato, qual è la vera sentenza? La vera sentenza è quella conferenza stampa del procuratore della Repubblica che annuncia come si sono chiuse le indagini preliminari. La vera sentenza è l'atto d'accusa, perché quello si consolida, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. Quando tu, in primo grado, attendi la celebrazione dell'udienza, ti fanno un'udienza che dura dieci minuti e te la spostano di sei mesi, perché andate a vedere anche le statistiche di questi rinvii: di fronte ai tempi contenuti dell'udienza, i tempi lunghissimi dei rinvii.
Allora, il tempo è essenziale, anche per cercare di scongiurare il marketing giudiziario. Il marketing giudiziario è qualcosa di incivile, illiberale e arbitrario, significa: io rafforzo la mia inchiesta, io, procura della Repubblica, perché te la sbatto in faccia durante le indagini preliminari, tanto la vera sentenza arriverà dopo 15 anni, quando io, procuratore della Repubblica, che ho fatto tutto quello, magari sarò procuratore capo, sarò stato promosso al CSM, rientrerò tra il 99,6 per cento di valutazioni positive dei magistrati. E quando, magari, quello che io ho arrestato nella fase delle indagini preliminari ha ottenuto la riparazione per ingiusta detenzione, tutti si saranno dimenticati dei vari passaggi che hanno fatto quei fascicoli, dei cassetti dove ha dormito il fascicolo. Questo è il tempo, questo è il valore del tempo e noi non vogliamo capirlo, perché un giorno di sofferenza per un imputato che vuole provare la propria innocenza è un giorno di sofferenza per la propria famiglia, è un giorno in cui guarda negli occhi suoi interlocutori e pensa che quegli interlocutori lo guardino come una persona non presunta innocente, ma con quei titoli di giornale che sono stati pubblicati nella fase delle indagini.
Allora, penso che sia fondamentale questo provvedimento, perché la prescrizione rappresenta alcuni principi fondamentali in Costituzione. Penso al diritto di difesa, ma non semplicemente il diritto di difesa in termini generali, ma il diritto di difendersi provando. Voglio portare in dibattimento le prove della mia innocenza. E come posso portarle, se il dibattimento si celebra dopo 6, 7, 8, 10 anni? Se la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale si celebra dopo 10, 12, 13 anni? E' un principio che è totalmente affievolito.
Ho già detto del principio di rieducazione della pena e cito il tema della presunzione di innocenza, perché, se si consolida quell'accusa e, nel corso del tempo, si arrivasse, anche dopo 10 o 15 anni, ad una assoluzione, quella assoluzione non varrà assolutamente niente, perché quello che si è consolidato nell'opinione pubblica e nei cittadini è un qualcosa che non riesce più a capovolgersi.
Quindi, penso che il compito dello Stato - lo dicevo stamattina in occasione di un'interpellanza - sia quello di mettere gli organi inquirenti nella condizione di chiamare i cittadini a rispondere dei reati. Dobbiamo, quindi, garantire le strutture, il personale e le risorse. Però, c'è anche un altro compito che lo Stato deve garantire: se una persona è chiamata a rispondere e ne esce da innocente dopo qualche anno, sia la stessa persona, come immagine, come reputazione, come credibilità di quella che è entrata in quell'ingranaggio giudiziario. E il tempo è un elemento essenziale, perché se quella persona entra nell'ingranaggio giudiziario e ne esce in tempi contenuti, forse quella cicatrice si potrà rimarginare, ma se ne esce in tempi dilatati, quella cicatrice non si rimargina. Ecco, il significato simbolico del provvedimento che oggi andiamo ad approvare. Significa che diamo valore al tempo, cerchiamo di fare in modo che ci sia un rigoroso rispetto del tempo e il tempo, abbiate pazienza, è molto dilatato.
Avremo minimo un tempo di 10 anni e mezzo per celebrare il processo, non ci saranno reati con meno di 10 anni e mezzo, e si potrà arrivare a 15, a 18, a 20 o a 22. Ma chiedo a coloro che voteranno contro questa legge: cosa vogliono? Vogliono tenere una persona appesa per 30, 35, 40 anni o all'infinito? (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Vogliono questo? Ce lo spieghino e lo dicano!
Non mi soffermo neanche sulle contraddizioni di una parte dell'opposizione, che se legge il testo e lo confronta con il testo della riforma Orlando, troverà molte, moltissime affinità. Ebbene, siamo una forza di opposizione non pregiudiziale, anzi una forza di opposizione propulsiva nei confronti di questa maggioranza. Quello in cui crediamo lo proponiamo, lo mettiamo a disposizione della maggioranza e lo votiamo, anche se non è farina del nostro sacco. Il Partito Democratico ha presentato una proposta simile a questa e vota contro. Sono due forme di opposizione: c'è una forma di opposizione pregiudiziale e una forma di opposizione più pragmatica. Magari è più giusta la loro. Magari nel conflitto tra curve ultrà, probabilmente, è più chiara la loro posizione. Però, ci sentiamo, in coscienza, più tranquilli e soprattutto riteniamo di avere un'identità, perché l'identità non si costruisce soltanto nell'essere pregiudizialmente contro la maggioranza di turno. L'identità si costruisce nei tempi, soprattutto, portando le forze politiche sulle proprie posizioni. Ecco, per questo, annuncio il nostro voto favorevole. (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Signor Presidente, voglio innanzitutto ringraziare le forze politiche di maggioranza e di una parte dell'opposizione, in particolare, l'onorevole Enrico Costa, per aver consentito in sede referente di adottare, quale testo base, quello a mia prima firma. È un testo condiviso da tutto il gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e che, come quelli a firma dell'onorevole Costa, dell'onorevole Maschio e dell'onorevole Bisa, ha il pregio di cancellare sia la riforma Bonafede, sia la riforma Cartabia, per le quali la sentenza di primo grado blocca per sempre il corso della prescrizione. Si tratta di un risultato che valutiamo positivamente perché, se da un lato segna una netta inversione di tendenza rispetto a quella stagione di riforme oscurantiste dell'ex Ministro Bonafede, il peggiore Ministro che la storia repubblicana ricordi, dall'altro, conferma la forte determinazione di questa maggioranza di attuare quelle riforme necessarie per il miglior funzionamento del sistema giustizia. E in quest'ottica, è fuor di dubbio che l'intervento sulla prescrizione rappresenti un tassello importante nell'ambito di un più ampio disegno riformatore ispirato ai valori liberali e garantisti.
L'istituto della prescrizione del reato in questi ultimi due decenni è stato riformato quattro volte. Dopo la legge Cirielli, si sono, infatti, succedute la riforma Orlando nel 2017, la riforma Bonafede nel 2019 e, da ultimo, la riforma Cartabia nel 2021. Si tratta di quattro riforme che hanno introdotto quattro diversi regimi della prescrizione, con un intervento, quello dell'ex Guardasigilli Bonafede, che rappresenta un'evidente involuzione, un affievolimento delle garanzie, in palese contrasto con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Infatti, si è voluto affrontare il problema con la cancellazione, con un colpo di spugna, di questo istituto di civiltà giuridica, la cui ratio si collega preminentemente, da un lato, all'interesse di non perseguire i reati rispetto ai quali il lungo tempo decorso dopo la loro commissione abbia fatto venir meno o, comunque, notevolmente attenuato l'allarme della coscienza comune, e dall'altro al diritto all'oblio dei cittadini, quando il reato non sia così grave da escludere tale tutela.
Una riforma, dunque, assolutamente necessaria, considerato che la eliminazione della prescrizione dopo il primo grado del processo non solo rende possibile il dilatarsi ulteriormente dei tempi processuali, ma sottopone l'imputato e tutte le parti processuali, compresa dunque anche la parte offesa, ad un processo infinito che produce solo afflizione e costi rilevantissimi.
Noi di Forza Italia respingiamo fortemente l'idea di un imputato a vita e questo lo diciamo a chiare lettere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Ma abbiamo voluto superare anche quella riforma, per così dire, di mediazione dell'ex Ministro della Giustizia Cartabia, con cui si è introdotta la improcedibilità dell'azione penale, perché affronta il problema senza tenere conto del fondamento e della natura dell'istituto che, come ha precisato la Corte costituzionale, costituisce nell'attuale configurazione un istituto di natura sostanziale, non senza peraltro aver rilevato alcune evidenti criticità ed in particolare forti differenziazioni tra i vari distretti di corti di appello in merito ai carichi processuali e, in particolare, la sostanziale attribuzione al capo dell'ufficio di una inammissibile discrezionalità di quali fascicoli trattare e quali invece far prescrivere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E proprio perché si tratta di un istituto che assume centralità nelle dinamiche del processo penale, la prescrizione non può essere lasciata al libero arbitrio, ma deve trovare compiuta disciplina per assicurare tempi certi. Chi è sottoposto a un procedimento penale deve essere messo in condizione di conoscere il termine oltre il quale lo Stato non potrà esercitare la pretesa punitiva.
Allora, la proposta di legge che esaminiamo supera entrambe queste riforme, eliminando il blocco della prescrizione, con la previsione di una soglia prescrizionale parametrata alla pena massima edittale prevista per il reato e con la previsione, già prospettata dalla Commissione Lattanzi e che riprende anche la cosiddetta riforma Orlando, di due fattispecie sospensive, con il correttivo che, quando il deposito della motivazione non sopravviene prima della scadenza del termine della sospensione, cessano gli effetti di questa, la prescrizione riprende il suo corso e il periodo di sospensione è computato ai fini della determinazione del tempo necessario a prescrivere.
Mi rendo conto, colleghe e colleghi, che ogni soluzione ha, tendenzialmente, degli aspetti critici, ma qui si tratta di far funzionare un sistema, si tratta di rimettere il processo sul binario dei principi sanciti dalla Costituzione. E sia chiaro che non si tratta di una riforma che deve soddisfare l'avvocato o il magistrato, ma di un nuovo passo per garantire, da un lato, l'efficienza della macchina giudiziaria e, dall'altro, la tutela dei diritti degli imputati, che non possono restare in eterno, come già detto, in balia della pretesa punitiva dello Stato, anche perché l'istituto della prescrizione - lo dico, soprattutto, guardando ai banchi dell'opposizione - è un evento eccezionale. Se si considera che la fisiologia del processo è propriamente la sua ragionevole durata, se il processo non è celebrato nei tempi fisiologici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), la prescrizione diventa giusta e necessaria, perché non si può scaricare sull'imputato e sulla difesa l'inefficienza della macchina giudiziaria.
Allora, anziché assumere posizioni pretestuose e strumentali sorrette solo dal pregiudizio ideologico e anziché liquidare il problema, cancellando questo istituto di civiltà giuridica con un colpo di spugna, come ha fatto l'ex Ministro Bonafede, bisogna, forse, interrogarsi sulle ragioni delle lungaggini dei processi e sulle ragioni della inefficienza del sistema. E una cosa va detta con chiarezza: le ragioni della lentezza dei processi, sia fisiologiche che patologiche, sono purtroppo strutturali e nulla c'entrano con l'attività della difesa, nulla c'entrano con la persona dell'imputato. Se su questo versante, come riteniamo, c'è tanto ancora da fare, approfitto della presenza del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove per chiedere ancor più investimenti sul comparto giustizia, con quelle adeguate risorse strutturali e umane che contribuiscono a riportare al centro l'efficienza del processo e le regole del giusto processo.
Ho sentito anche nel dibattito, oggi, da parte delle opposizioni che con questa, come con altre riforme sulla giustizia in cantiere, questo Governo e questa maggioranza vogliono ammorbidire la lotta alla corruzione e salvare i colletti bianchi. Questa è una grave menzogna, si tratta di menzogne, di critiche faziose, che non meritano neppure un commento. Secondo me, invece, qualcuno dovrebbe chiedersi perché nascono certe inchieste inizialmente roboanti, che durano decenni e, poi, si concludono con le assoluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), però, intanto, la vita degli imputati è stata rovinata, e non ha torto chi dice che già il processo è una pena.
Da ultimo, mi preme anche ritornare su quello che oggi ho sentito essere una sorta di plauso all'iniziativa dei presidenti delle corti d'appello. Ma avete letto quella lettera?
I presidenti delle corti d'appello si lamentano perché ci sono migliaia di fascicoli che devono essere messi sul tavolo e questo costituirà una perdita di tempo, lavoro nuovo per i magistrati. Ma i magistrati cosa stanno a fare nei tribunali e nelle corti d'appello, se non a esercitare la loro funzione? Allora, qui il problema è un altro. Il Parlamento, ricordiamocelo tutti, deve appropriarsi del proprio ruolo, perché le leggi le fa il Parlamento e i giudici le devono applicare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Io vedo che c'è tanta sensibilità anche nei banchi del Partito Democratico, che si è alleato ormai con il MoVimento 5 Stelle per introdurre ancora una pratica a loro cara, probabilmente perché conosciamo bene intrecci tra politica e magistratura che noi vogliamo per sempre superare e restituire dignità a questo Parlamento, ed è la ragione per la quale voteremo convintamente “sì” a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. La prescrizione è la rinuncia dello Stato a far valere la pretesa punitiva. Oggi è al voto dell'Aula, ancora una volta, la ex Cirielli, che è stata soppressa da oltre quattro provvedimenti, oggi la resuscitiamo, con qualche piccolo correttivo. Io però voglio ricordare che, nel 2009, cioè in costanza di quella legge, il Greco, che non è un cittadino della Grecia, ma è il gruppo di Stati europei contro la corruzione - questo lo devo precisare, perché, probabilmente, in tanti credono che sia un cittadino della Grecia -, con il suo gruppo di valutazione, aveva appreso con grave preoccupazione - sto spiegando perché, a chi si chiede perché - che quasi tutti i suoi interlocutori, qui, per l'indagine che fece in Italia, per valutare l'Italia, una percentuale preoccupante di tutti i procedimenti per corruzione non veniva portata a termine a causa della scadenza dei termini di prescrizione. Per ogni determinato caso vi era un'elevata probabilità che il termine di prescrizione scadesse prima della conclusione del processo, anche in presenza di prove solide. Ciò rappresentava un grave punto debole che, chiaramente, minava l'efficacia e l'attendibilità del diritto penale quale strumento indispensabile nella lotta alla corruzione.
Al medesimo gruppo di valutazione era stato più volte riferito che le garanzie del sistema - sono le parole del rapporto, non le sto inventando io - venivano discostate dal loro scopo originario dal momento che esse consentivano agli imputati assistiti da abili avvocati di utilizzare tattiche dilatorie per protrarre i procedimenti sino alla scadenza dei termini. E voi, dalla maggioranza, oggi tornate a quella disciplina, consapevoli della incapacità di fare giustizia. Il ritorno alla prescrizione non tiene conto dello sviluppo del processo, abbatte la scure dell'estinzione del reato con il decorso del tempo, indipendentemente dal punto processuale di approdo. Appare totalmente incomprensibile che si torni oggi alla piena operatività ed efficacia della prescrizione, senza tener conto degli straordinari risultati raggiunti fino ad oggi proprio da quella legge Bonafede che voi avete finora criticato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
I numeri ve li ho detti: vi è una decrescita nel 2020 del 3,9, nel 2021 dell'8,5, nel 2022 dell'8,6, fino al 2023 con un miglioramento nell'eliminazione delle pendenze, senza prescrizione, lo ripeto, senza prescrizione; i processi si sono fatti e le pendenze sono state ridotte. Oggi il processo giunge a uno stadio così avanzato, qual è la sentenza di primo grado e si sospende, perché lo Stato non deve rinunciare alla pretesa punitiva e, guardate, non è solo l'Italia; anche altri Paesi, anche la Germania, alla quale spesso sento fare riferimento, ha una norma analoga a quella italiana: è prevista lì la sospensione della prescrizione con la sentenza di primo grado. E, poi, quella che era stata l'improcedibilità prevista recentemente dalla Cartabia sostanzialmente introduceva proroghe, correttivi, qualcosa che tenesse conto dei processi gravi, della complessità dei processi, qualcosa che tenesse conto del lavoro che veniva svolto nel giudizio di appello. Di tutto questo, invece, questa legge non tiene conto, una legge che fa resuscitare la prescrizione nella sua totalità. Con quella sospensione che fa riferimento a termini che certamente vengono superati, verranno superati nei distretti di Napoli e Roma, così come in tanti altri dove i termini sono ben al di là dei 2 anni ai quali voi avete pensato. E, quindi, cosa si farà? Si valuterà una proiezione, ma si tornerà indietro nel momento in cui il processo verrà sviluppato in secondo grado. Con la formula di non doversi procedere per estinzione del reato per intervenuta prescrizione si chiuderanno i procedimenti penali per le costruzioni edilizie in assenza o totale difformità della concessione, che configurano reati contravvenzionali.
Nel 2022 è stato segnalato un incremento delle case abusive del 9,1 per cento, cioè ogni 100 case costruite il 42,1 per cento sono abusive; ecco, diamo un'ulteriore mano a coloro che vogliono costruire la loro casa abusivamente, diamogli la patente per poter proseguire i lavori senza certezza di una pena. Lotta all'evasione fiscale, avevate detto quando vi insediasse, così aveva detto la Meloni e, invece, la lotta all'evasione fiscale con questa legge verrà ulteriormente indebolita; non è stato sufficiente intervenire con il decreto-legge 30 marzo 2023 n. 34, che prevede la possibilità di una causa di non punibilità il giorno prima della sentenza di condanna in secondo grado, no, anche la prescrizione interverrà, per cui con l'una o con l'altra c'è sempre possibilità di salvarsi. E, ancora, i complessi processi per corruzione resteranno tutti prescritti, perché sono complessi i processi per corruzione e i tempi non ci sono. Il dibattito in tema di prescrizione del reato ancora oggi non affronta il vero problema della giustizia penale, che è la lentezza del processo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Anche lei, onorevole Pittalis, ne ha parlato e ha detto che il problema è la lentezza dei processi. Ma perché non guardate, allora, a come dover superare questo problema, a come risolvere questo problema, anziché pensare alla prescrizione, a tutto ciò che, invece, agevola la chiusura dei processi? E, guardate, ancora devo dire che non vi è alcuna differenziazione fra tutti i processi, perché tutti sono uguali davanti a questa prescrizione, anzi diciamo anche le cose come stanno: questa maggioranza vuole trattare tutti i processi allo stesso modo, nella consapevolezza, che certamente non è ignorata da alcuno di loro, che i processi riguardanti il sistema della corruzione, per la loro complessità, difficilmente si concluderanno nel rispetto dei termini di prescrizione. La prescrizione quindi sarà la regola. Riservare a essi il trattamento proprio di tutti gli altri reati significa assicurare l'impunità a quelli che continuiamo a chiamare i colletti bianchi, agli autori dei reati commessi dai comitati di affari, dagli appartenenti alle istituzioni, ai centri di potere, le cui indagini richiedono l'espletamento di attività investigative di grande ampiezza.
Eppure, ancora non si vuole il trojan, non si vogliono le attività investigative, si escludono le misure di prevenzione, si escludono percorsi diversi e più rigorosi per accedere ai benefici penitenziari, si esclude l'uso dei risultati delle intercettazioni sviluppate in altri procedimenti, si abroga il delitto di abuso d'ufficio. Sono tutte queste le garanzie per i colletti bianchi che questa maggioranza ha raggiunto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e di cui può essere fiera. Molto meno orgoglioso potrà essere, invece, il nostro Paese per la caduta verticale nel pozzo della corruzione. D'altro canto, le numerose indagini, di cui negli ultimi giorni la stampa ci parla, lo dimostrano chiaramente.
Vedete, le Corti di appello hanno lanciato un grido d'allarme e quel grido d'allarme non è una volontà di non collaborare: è tutt'altro. Hanno chiesto una norma transitoria perché possano affrontare questo problema, cioè scrivere per ogni fascicolo - probabilmente tanti lo ignorano: quando si hanno decine di migliaia di fascicoli davanti, su ognuno di essi bisogna scriverlo - il termine di prescrizione e lo si scrive per ogni reato e lo si scrive per ogni indagato. Ognuno di essi ha un termine di interruzione e per ognuno va calcolato diversamente. Quindi, quel grido di allarme non è la volontà di non lavorare, ma ancora una volta, ancora una volta, signori, mi pare che questa politica ritenga come propri nemici non i delinquente e i corrotti, ma i pubblici ministeri e i giudici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché ancora una volta sono loro sul banco degli imputati.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Per tutti coloro che si attendevano giustizia: ancora una delusione. La giustizia penale è una risposta chiara di assoluzione o condanna, non è silenzio. Nel silenzio muoiono la libertà, lo Stato di diritto e, con esso, la democrazia, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà.
DAVIDE BELLOMO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Ragionevole: la nostra Costituzione ci impone la durata di un processo! Non è un concetto vuoto, ma è un concetto che è espresso nella nostra Costituzione, è espresso da numerose direttive, è espresso da numerose sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, è espresso in una legge dello Stato italiano, la cosiddetta legge Pinto che addirittura punisce lo Stato nei confronti di un imputato, poi dichiarato colpevole, solo per il fatto che la colpevolezza è stata raggiunta dopo troppi, dopo numerosi anni di processo.
Se in quest'Aula non parliamo di diritto, ma di altro, allora facciamo solo discussioni da bar, facciamo solo conversazione che non rispetta la massima assise per quanto riguarda la legge dello Stato italiano.
Parliamo della parola “giustizia”, perché è di questo che parliamo quando ci riferiamo alla prescrizione. Parliamo del significato etimologico di questa parola: “giustizia”, composta dalle parole latine iustus e ius.
Correttezza, legalità e diritto: queste parole, tutte e tre insieme, che sono parte integrante della medesima parola, danno il significato di come noi ci dobbiamo comportare nel momento in cui normiamo in una materia. Quando parliamo di prescrizione, elemento di diritto sostanziale del nostro codice penale, questa diventa parte integrante di tutti i reati che girano attorno a questo concetto di giustizia e ancora una volta non facciamo onore alle pratiche di tribunale; qui mi sembra di vivere in un'altra realtà. Sembra che chi mi ha preceduto probabilmente faccia finta di non essere stato nei tribunali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché i fascicoli, a indagine finita e proprio per mantenere l'imputato sotto indagine, vengono portati in udienza preliminare due o tre anni dopo che le indagini sono completate e, ciononostante, si dice che dobbiamo allungare i termini di prescrizione o dobbiamo fare in modo che l'appello non esista e che la Cassazione non esista. Quindi, significa che si fa torto ad un normale concetto di diritto che noi dovremmo e dobbiamo avere, avendo l'obbligo di garantirlo ad un semplice cittadino. Perché l'imputato è anche un cittadino. E qui dobbiamo anche capirci: l'imputato non è la persona che ha commesso un delitto. L'imputato è una persona che è stata accusata di quel delitto e che poi può essere assolta da quel delitto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io vorrei vedere ognuno di voi essere imputato almeno una volta nella vita per capire che significa!
E poi vi chiedo: il condannato che, dopo vent'anni, deve subire la giusta pena per il delitto commesso, ma secondo voi, è la stessa persona di vent'anni fa?
Provate ad avere il ricordo di quello che ognuno di voi era vent'anni fa o di quando si fa qualsiasi cosa: siamo le stesse persone?
Ed è giusto - visto che chi mi ha preceduto lo ha detto - in un sistema rieducativo condannare qualcuno dopo vent'anni? E ci dimentichiamo, anche chi mi ha preceduto dimentica, il fatto che la giustizia si accelera quando la prescrizione è incipiente e si rallenta quando la prescrizione è più lontana. È di pochi giorni fa una notizia di cronaca secondo la quale un pubblico ministero ha chiesto una custodia cautelare dopo 14 anni dal fatto e pretende di incarcerare una persona a 14 anni dal fatto! Se neghiamo questa evidenza, che la nostra giustizia, ovvero che noi siamo la Patria del diritto, o almeno riteniamo di essere il miglior Paese per i nostri romani - tutti gli altri Stati prendono ancora spunto da quello che i romani hanno garantito con il diritto - ebbene scopriamo oggi che non siamo il miglior Paese per quanto riguarda la giustizia. Non lo siamo. La giustizia è come un bradipo: se al bradipo diamo la possibilità di essere ancora più lento, avremo un giudizio eterno, ma non esiste, in diritto, in nessuno Stato. Quando si fa il paragone con altri Stati, è perché non esiste una lentezza tale come quella della giustizia.
Con riferimento, poi, a ogni condotta dello Stato civile, siccome purtroppo lo Stato ha delle deficienze, che cosa facciamo noi come Stato? Inseriamo la norma di rilievo penale. Quindi, per quella condotta, che non riesco con le sanzioni amministrative a punire, che faccio? Metto il rilievo penale e creo decine di migliaia di fascicoli, che alle volte hanno la precedenza solo perché, magari, quel fascicolo ha un nome e un cognome diverso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È questo l'approccio che noi vogliamo dare al nostro diritto?
E parliamo della prescrizione. Che cos'è la prescrizione? Tutti quanti non negano che la prescrizione sia legata alla gravità del reato, cioè la pena massima per quel reato è accoppiata al numero degli anni necessari a prescriverla. Quindi, è evidente il legame, la connessione tra la gravità del reato e il numero di anni necessari per prescrivere. Qui ho sentito dire che addirittura per le contravvenzioni - probabilmente qualcuno nemmeno conosce la differenza tra delitti e contravvenzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! - dobbiamo stare 15 anni in un processo. Studiatevi anche le sentenze che avete richiamato all'interno dei vostri ordini del giorno: erano per contravvenzioni, non per delitti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E voi avete, invece, l'ardire di dire che per le contravvenzioni devo essere sottoposto a 15 anni di processo. Questo è l'istituto della prescrizione. Questo è quello che accade ogni giorno nei tribunali. Volete processi più rapidi? Allora, entrate nei tribunali…
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Rivolgiti alla Presidenza!
DAVIDE BELLOMO (LEGA). Chiedo scusa, ha ragione. Mi rivolgo alla Presidenza. Per il tramite della Presidenza: se voi non entrate nei tribunali… volete un processo più rapido?
Poi ho visto un ordine del giorno nel quale si dicono due cose contraddittorie. In uno si dice: abbiamo bloccato la prescrizione, perché, grazie al Governo Conte, Bonafede ha fatto assumere, come operatori della giustizia, magistrati, cancellieri, numerosissime migliaia di persone. Quindi, abbiamo risolto il problema occupazionale all'interno della giustizia e abbiamo bloccato la prescrizione. In quello stesso ordine del giorno, però, si dice anche che abbiamo la necessità di assumere più persone!
Allora delle due l'una: o si ha necessità di ulteriore personale e probabilmente è così, e, quindi, la prescrizione deve essere confermata, oppure non è così.
Avete mai fatto uno studio sui processi contro la pubblica amministrazione? Quando si dice che la corruzione si prescrive - Dio santo - l'articolo 318 del codice penale, che è una condotta per corruzione per atto d'ufficio, cioè il pubblico funzionario che commette, che fa un atto del suo ufficio solo perché si fa pagare o riceve un'utilità, risponde a una pena. Quelli contro la pubblica amministrazione e corruzione sono reati che prevedono una pena elevatissima e non si prescrivono mai! Già adesso con l'attuale sistema, quindi non unite la prescrizione ai reati di corruzione come prescrizione incipiente perché così non è. Faccio riferimento a un soggetto che è stato assolto in primo grado per un reato di corruzione e questa prescrizione viene congelata ad aeternum e si arriva poi ad una sentenza, perché, riguardo ai magistrati, soprattutto quando l'imputato è eccellente, in tutti i fascicoli va fatto, c'è la data di prescrizione; caso strano quando riguarda reati contro la pubblica amministrazione e si viene da assoluzione poi i fascicoli vengono chiamati pochi giorni prima che il reato si prescriva e io rimango anni con una sentenza di assoluzione con un carico pendente per un reato gravissimo.
Concludo Presidente, dichiaro il voto convintamente favorevole del mio gruppo a un sistema giuridico che prevede l'equità come sistema premiante di quello che dovrebbe essere la legislazione del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie Presidente. Ho ascoltato con interesse gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e devo dire che se qualcuno ha seguito i nostri lavori temo abbia capito poco del punto che oggi stiamo trattando perché di contraddizioni ne abbiamo sentite tante. Facciamo chiarezza. La nuova disciplina abolisce l'istituto della improcedibilità dell'azione penale per superamento dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione, reintroduce la prescrizione del reato di appello in Cassazione, facendo venire meno il blocco dopo il primo grado. Questo è quello che oggi sta succedendo.
Siamo all'ennesima modifica della prescrizione che il codice Rocco prevedeva nella cosiddetta “a scaglioni”, che l'ex Cirielli nel 2005 ha profondamente modificato riducendo fortemente i tempi di decorrenza e che poi negli ultimi sette anni è stata, come detto più volte, modificata quattro volte con la riforma Orlando nel 2017, intervenuta proprio per correggere le distorsioni dell'ex Cirielli che aveva fatto saltare tanti processi, con la riforma Bonafede del 2019 che prevedeva una sorta di prescrizione sine die. Vorrei anche rendere noto, ai tanti colleghi che hanno citato il Ministro Bonafede, che hanno anche detto che intervengono oggi proprio per superare la riforma Bonafede, che tale riforma è stata bella che superata dalla Cartabia e non è nella sostanza più applicabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Infine, la riforma Cartabia del 2021, che aveva previsto ipotesi di sospensione, interruzione e cessazione della prescrizione e che aveva introdotto l'improcedibilità. Oggi siamo alla riforma Nordio-Delmastro. Pensate che gli studenti iscritti a Giurisprudenza negli ultimi otto anni hanno studiato, ciascuno in anni diversi, cinque diverse discipline della prescrizione: la ex Cirielli fino al 2016, la Orlando nel 2017-2018, la Bonafede nel 2019-2020, la Cartabia nel 2021-2023 e ora la Nordio-Delmastro.
Voglio dire a chi ha suggerito al Partito Democratico di non dire che non siamo contenti della riforma Orlando, che noi non soltanto l'abbiamo sempre sostenuta la riforma Orlando ritenendola la più equilibrata di tutte in assoluto, ma vorremmo anche ricordare, per suo tramite, per esempio al collega Giachetti, che poc'anzi ha votato contro l'emendamento che reintroduceva la riforma Orlando, tanto bella che evidentemente non è piaciuta se avete votato contro. Vorrei anche ricordare, a proposito di dignità dei voti, che proprio Italia Viva ha, per esempio, votato contro la mozione di sfiducia dell'allora Ministro Bonafede, tanto per ricordare i voti espressi nel passato a proposito di dignità. La prescrizione viene reintrodotta nei giudizi d'appello come fosse un bene da ripristinare quando è proprio l'appello il collo di bottiglia.
È chiaro, infatti, che l'appello…Però, Presidente scusi, lei ha il dovere di intervenire…Credo francamente che quello a cui stiamo assistendo sia un po' troppo…
PRESIDENTE. Abbia pazienza, onorevole Serracchiani. Abbia pazienza…
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Guardi là…
PRESIDENTE. Io so dove guardare, non si preoccupi…
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Però, non stava vedendo… Era un suggerimento il mio.
PRESIDENTE. Per favore, onorevole Battilocchio, la prego, mettetevi in condizioni di non farvi rimproverare. Fatelo per me. Prego, onorevole Serracchiani.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come dicevo, il collo di bottiglia sono proprio i procedimenti d'appello. Solo nel 2022, è andato in prescrizione, nei procedimenti d'appello, il 27 per cento, cioè oltre un quarto dei procedimenti giudiziari; a Napoli, oltre la metà dei procedimenti in appello si è definito con la prescrizione del reato. Diceva il Ministro Nordio nella presentazione delle linee programmatiche: abbiamo dovuto rinviare di qualche mese la riforma Cartabia, è stato un atto necessario, perché abbiamo colto il grido di dolore dei magistrati e poiché quarant'anni di procura della Repubblica mi hanno reso in un certo senso esperto delle difficoltà materiali che incontrano gli uffici in questi settori. Questo grido di dolore è stato accolto. Va detto che questo termine è invalicabile e va assolutamente rispettato per ottenere gli aiuti europei. Ora, va dato atto al Ministro di non aver mai parlato, nelle sue linee programmatiche, di prescrizione, ma va altresì dato atto che noi, già oggi, nel 2023, e mi concentro proprio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, abbiamo raggiunto i target previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e negli impegni assunti in Europa e cioè ridurre di almeno il 25 per cento, rispetto al 2019, il disposition time, cioè il tempo medio con cui si calcola la durata dei procedimenti in Europa. Non lo dice il Partito Democratico, lo dice il Ministero della Giustizia, il quale ci avvisa che, in tribunale, i procedimenti sono stati ridotti addirittura del 29,7 per cento, in corte d'appello del 26,6 per cento e in Corte di cassazione del 39,1 per cento. In totale, la media è del 27 per cento, cioè l'Europa ci chiedeva il 25 per cento al 2026 e noi nel 2023 abbiamo già raggiunto abbondantemente quel target. Vanno ricordati, ovviamente, i risultati di alcuni distretti, con punte del 57 per cento a Napoli, dove la media del processo penale era prima di 5 anni e mezzo e oggi è di 2 anni e 3 mesi, del 54 per cento a Caltanissetta, del 52 per cento a Brescia, del 51 per cento a Torino, del 43 per cento a Bari e del 32 per cento a Milano.
Questi risultati sono il frutto del lavoro riorganizzativo straordinario di tutto il sistema penale, spinto dalla terapia d'urto rappresentata dalla riforma Cartabia, attraverso l'introduzione dell'improcedibilità, attraverso l'investimento sull'ufficio per il processo, attraverso le modifiche in materia di procedibilità a querela e le novità sul processo in assenza, tutte questioni su cui siete intervenuti con l'accetta. Addio all'ufficio per il processo, addio all'improcedibilità e, ora, anche addio alle novità sul processo in assenza. Ma, allora, mi domando e ci domandiamo: Ministro, se ha raggiunto i target per il Piano nazionale di ripresa e resilienza per avere i 3 miliardi che l'Europa ci ha promesso, perché metterli in discussione, perché metterli a rischio, perché ricominciare da capo, perché reintrodurre la prescrizione? E, visto che nella manovra del 2024 avete già previsto che nei prossimi tre anni la giustizia verrà tagliata di un altro miliardo, volete rinunciare anche ai 3 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza? Io mi rivolgo al Ministro, per il tramite della presenza del Sottosegretario Delmastro: negli ultimi due anni, i magistrati italiani hanno riorganizzato i ruoli di udienza e il proprio lavoro, lo dico anche al collega Pittalis; hanno fatto riunioni su riunioni negli uffici di presidenza e nelle sezioni, per riuscire a celebrare i processi di appello e di Cassazione entro i termini di improcedibilità. Nel fare ciò, hanno, tra l'altro, attuato una disposizione di legge, l'articolo 165-ter delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, che affida ai presidenti della Corte di cassazione e di appello proprio di adottare i provvedimenti organizzativi necessari per attuare il costante monitoraggio dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione. Ma perché abrogare questa disposizione? Perché dire di no ad una norma che ha prodotto efficienza e concorre ad attuare il principio costituzionale della ragionevole durata del processo, che avete richiamato voi tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché tornare all'inefficienza? Perché quando un processo si prescrive, si prescrive, perché c'è un'inefficienza nel procedimento giudiziario. Perché vanificare il lavoro dei magistrati, dei cancellieri, degli addetti all'ufficio per il processo, che ora dovranno ricominciare da capo, fascicolo per fascicolo, manualmente, perché nel processo penale in appello non c'è ancora la digitalizzazione e manualmente dovranno tirare fuori fascicolo per fascicolo, dovranno ricalcolare la prescrizione, ma, soprattutto, dovranno stabilire - e noi non gli diamo le condizioni e gli strumenti per farlo con certezza - qual è la riforma che si applica in questo affastellamento di riforme degli ultimi anni, perché dovranno comprendere se si applica prima quella procedurale, se si applica quella di natura sostanziale, qual è quella più favorevole al reo.
Capite che stiamo creando un caos nei tribunali che va esattamente contro gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che va contro l'interesse dei nostri cittadini, che va contro il principio di ragionevole durata del processo, che va contro la giustizia giusta. Questa, guardate, è una responsabilità enorme che vi state prendendo e lo dico al Ministro Nordio, per il tramite del Sottosegretario. Solo per Venezia, stiamo parlando di circa 3.500 fascicoli e Venezia credo che il Ministro Nordio la conosca bene.
Chiedo al Ministro Nordio un'altra cosa. Visto che ha ascoltato il grido di dolore delle procure - che evidentemente conosce bene, visto che per 40 anni, anzi 45 anni vi ha lavorato -, perché non ha avvertito la stessa esigenza di ascoltare il grido di dolore di tutti e 26 i presidenti di tutte e 26 le corti d'appello italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Che certamente non sono tutte toghe rosse, che certamente non ce l'hanno tutti con questo Governo, ma che hanno semplicemente detto che sarà un rompicapo cercare di capire quale sarà la disciplina applicabile. Infatti, in quella lettera - che sì, onorevole Pittalis, noi abbiamo letto -, hanno chiesto almeno di prevedere un regime transitorio. Lo dico perché voi state introducendo una norma che è di natura sostanziale e che in virtù del principio del favor rei entrerà immediatamente in vigore, creando quel caos che ho detto poc'anzi.
Da ultimo, Presidente, me lo consentirà, in un anno e mezzo nella scorsa legislatura sono state fatte tre grandi riforme della giustizia. In quest'anno e mezzo, abbiamo solo assistito ad annunci ed interventi di puro panpenalismo emozionale con qualche pennellata di impunità travestita da garantismo. Con questa asserita riforma la maggioranza produce un autentico corto circuito, perché da un lato introduce nuovi reati: i rave party, gli scafisti, l'uccisione dell'orso bruno marsicano, rendete reato universale in tutto il globo terracqueo la maternità per altri e mandate in carcere i bambini. Dall'altro lato, reintroducete nei giudizi di impugnazione la prescrizione del reato che, come dicevo prima, nel 2022 ha mandato in fumo oltre 30.000 processi in appello.
Concludo, Presidente. Tra questi processi, ci potrebbe essere quello del vostro vicino di casa o quello di un vostro parente o quello che potrebbe riguardare disastri e tragedie che hanno colpito il nostro Paese. Ma davvero volete tornare a tutto questo, colleghi? Perché, guardate, questo avviene con buona pace delle dichiarazioni della Presidente del Consiglio per cui la giustizia - come ha detto nell'ultima conferenza stampa - è una priorità. Ebbene, voi che vi vantate di essere ordine e disciplina dovreste sapere che con la prescrizione la responsabilità della giustizia ingiusta è di tutti e di nessuno, ma in questo caso quella responsabilità è tutta vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.
ANDREA PELLICINI (FDI). Signor Presidente, oggi finalmente andiamo a votare questa proposta di legge, che è stata sostenuta a gran voce dalla maggioranza e da una parte importante dell'opposizione. Una riforma che mira a reintrodurre la prescrizione sostanziale in tutti i gradi del giudizio, sancendo e difendendo un principio di civiltà giuridica in base al quale non deve essere il cittadino a pagare per le inefficienze dello Stato. Quando noi ci riferiamo al cittadino, ci riferiamo non soltanto al cittadino imputato, ma anche al cittadino persona offesa. Entrambi hanno diritto ad un processo equo che abbia una ragionevole durata e che porti ad una sentenza definitiva.
Come diceva il grande avvocato Francesco Carnelutti, la stessa durata del processo è una pena per chi lo subisce, ma non soltanto per l'imputato, davvero anche per le vittime del reato. Le quattro proposte di legge che si sono intersecate - quindi la proposta Pittalis, la proposta Maschio, la proposta Costa e la proposta Bisa - mirano davvero a ottenere questi obiettivi di una ragionevole durata del processo. In Commissione, devo darne atto all'ottimo presidente Maschio, il dibattito è stato ampio e intenso e davvero oggi non si spiega la richiesta di tornare in Commissione perché davvero abbiamo lavorato tantissimo in sede di Commissione. Le opposizioni hanno mantenuto le loro convinzioni, ma il dibattito è stato ampio e assolutamente rispettoso di tutti i passaggi di Commissione referente.
Questa proposta di legge si fonda su alcuni capisaldi e, quindi, come detto, il ritorno alla prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio, prescrizione che è causa di estinzione del reato; l'abbandono - secondo caposaldo - della prescrizione processuale, che è causa estintiva dell'azione penale, non del reato. La Cartabia, da questo punto di vista, ha ripristinato un istituto presente nel codice Zanardelli del 1889, che già nel 1930 era stato messo da parte.
Ancora: l'abrogazione dell'articolo 161-bis del codice penale e, cioè, la riforma Bonafede, che aveva stabilito la cessazione del corso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado e, quindi, la durata indefinita dei giudizi d'appello; l'introduzione - quarto caposaldo - nel nostro codice penale dell'articolo 159-bis, che introduce una forma di sospensione condizionata. Cioè, dopo la sentenza di primo grado, la regolarità del giudizio d'appello è consentita attraverso la sospensione del corso della prescrizione per 2 anni; se è confermata la sentenza d'appello in Cassazione, la prescrizione è sospesa per un anno. Ma, se il giudice d'appello o il giudice della Cassazione non sfruttano adeguatamente questo periodo di tempo e, quindi, non emettono la sentenza, tutto questo periodo va calcolato ai fini della prescrizione e, quindi, questa è una riforma assolutamente equilibrata.
È vero, in questi anni l'istituto della prescrizione ha avuto un andamento schizofrenico: nel 2017 vi è stata la riforma Orlando, nel 2019 vi è stata la riforma Bonafede, nel 2021 la riforma Cartabia. Come sappiamo, la riforma Bonafede, lo abbiamo detto prima, fa sì che i giudizi d'appello non abbiano una durata finita, ma possono durare infinitamente nel tempo. Quindi, come venne bollata la riforma Bonafede? Come la riforma del “fine processo mai”, secondo noi oscurantismo giustizialista, che non era assolutamente sopportabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È vero - è stato detto più volte in questa discussione - che la riforma Cartabia perseguì l'obiettivo di mitigare “il fine processo mai”, ma lo fece, secondo noi, con un compromesso al ribasso, che fu quello dell'introduzione dell'improcedibilità. Perché riteniamo che sia un compromesso al ribasso? Perché l'improcedibilità va a rottamare il processo. Noi vogliamo, invece, che i processi siano celebrati nell'interesse di tutte le parti.
Io, in questo periodo di tempo, da relatore su questo provvedimento, ho avuto modo di confrontarmi con magistrati, con avvocati, con professori universitari e davvero tanti di essi mi hanno messo di fronte ai pregiudizi per l'imputato che l'improcedibilità crea. Perché? Perché stabilire un periodo entro il quale in maniera netta debba celebrarsi il giudizio d'appello fa sì che le corti d'appello accolgano meno di quanto debbano fare, ad esempio, le istanze di rinnovazione istruttoria ai sensi dell'articolo 603 del codice di procedura penale. Quindi, i diritti degli imputati sono messi da parte per chiudere il processo, il processo viene rottamato. Noi riteniamo che l'istituto dell'improcedibilità sia davvero stato un compromesso al ribasso. Perché è un compromesso al ribasso? Perché messo in atto da un Governo tecnico, sostenuto da una maggioranza variegata, che davvero non poteva trovare una soluzione migliore.
In effetti, una soluzione migliore c'era ed era quella che oggi davvero abbiamo trovato noi, perché il Ministro Cartabia non si limitò a introdurre l'improcedibilità: prima di introdurre l'improcedibilità, diede incarico ad una commissione di grandi esperti, la Commissione Lattanzi, formata dal primo presidente della Corte costituzionale, dal primo presidente emerito della Corte di cassazione, dal professore Gian Luigi Gatta, professore di procedura penale dell'università degli Studi di Milano. Ebbene, la Commissione Lattanzi offrì al Ministro e, quindi, in qualche modo, al Parlamento la prospettazione di questa sospensione condizionata che noi oggi andiamo ad attuare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Ed è una soluzione migliore, perché in questo modo i processi non si rottamano. Io mi chiedo veramente perché il Partito Democratico non voti questa legge. Ho sentito l'onorevole Serracchiani e ho capito le sue motivazioni, ma continuo a chiedermi perché. Perché questa riforma ricalca in gran parte la riforma Orlando ma, allo stesso tempo, come detto, mitiga gli effetti dell'improcedibilità e introduce appunto come effetti quelli della sospensione condizionata, che non rottama il processo, ma gestisce il processo e lo accelera. Come dice il dispositivo finale della relazione della commissione Lattanzi, la ratio di questa sospensione condizionata è quella di imprimere un'accelerazione alla trattazione dei procedimenti, specie quando si tratta di reati prossimi alla prescrizione. Potendo il termine di prescrizione maturare nei giudizi di impugnazione, si evita, tanto per l'assolto quanto per il condannato, il rischio di un processo dai tempi potenzialmente infiniti, e lo dicono il Presidente della Corte costituzionale, il Presidente della Corte di cassazione e uno dei migliori giuristi italiani, non lo diciamo soltanto noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Con la riforma che noi ci accingiamo a votare viene tutelato il diritto dell'imputato a non subire un processo infinito, ma davvero anche quello della persona offesa a non veder rottamato il processo. È davvero, a tutti gli effetti, una riforma equilibrata e io, in questa sede, volevo rendere omaggio al Sottosegretario Andrea Delmastro che, nei lavori della Commissione giustizia, ha svolto il ruolo di rappresentante del Governo in maniera encomiabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), mantenendo sempre quell'equilibrio, perché anche nella maggioranza qualche sfumatura c'era, ma lui è stato sempre il punto di equilibrio, perché noi conosciamo l'onorevole Delmastro come un grande combattente, come un politico appassionato, ma in questa, come in altre occasioni, ha dimostrato di essere un fine giurista. Grazie al Sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Per i suddetti motivi, Presidente, non mi resta che annunciare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia a questo provvedimento, e lo faccio davvero con convinzione, perché questa proposta di legge tutela lo Stato di diritto, tutela il giusto processo, ma davvero è fatta per tutelare la giustizia efficiente, di cui il cittadino e la Nazione italiana hanno bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 893-A e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 893-A:
"Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione".
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 46) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 745, 1036 e 1380.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Volevo sottoporre alla sua attenzione e, tramite lei, a quella del Governo e anche dei colleghi della maggioranza una vicenda che ha riguardato l'ultima legge di bilancio. È stato approvato un ordine del giorno, fortemente proposto da alcuni esponenti della maggioranza, fortemente pubblicizzato, in cui si parlava del fatto che il Governo si era impegnato a prorogare al 30 giugno tutti, sottolineo tutti, gli incarichi a tempo determinato del personale ATA, già attivati e relativi all'organico aggiuntivo. Vorrei far presente che da giorni sta arrivando - non penso soltanto a me, ma anche ad altri colleghi parlamentari di maggioranza o di minoranza - la notizia che sono stati licenziati. Noi abbiamo preso un impegno, come Parlamento, abbiamo votato un ordine del giorno con parere positivo del Governo e, quindi, anche, immagino, del Ministro competente e poi gli assistenti amministrativi non hanno avuto lo stesso trattamento dei collaboratori scolastici e sono stati tutti licenziati. Adesso so che il 18 ci sarà un incontro presso il Ministero per discutere come rinnovare questi contratti.
Io le chiedo, in qualità di Presidente della Camera, di intervenire, perché altrimenti i nostri ordini del giorno, i pareri positivi del Governo e il nostro lavoro vengono assolutamente sminuiti. Mi riferisco - permettetemelo - soprattutto ai colleghi della maggioranza, che hanno annunciato, con comunicati e giusti proclami pubblici, una cosa che poi non è avvenuta e che fa fare brutta figura a loro e a tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, io ricordo che l'iscrizione all'AIRE per gli italiani residenti all'estero è un diritto, è un diritto, ma è anche un dovere. È un dovere anche per poter usufruire dei servizi consolari e del diritto di voto all'estero. Ricordo che la legge di bilancio - quest'ultima legge di bilancio, quella del 2023 - ha introdotto una sanzione di massimo 1.000 euro per ogni anno di mancata iscrizione all'AIRE, per un massimo di 5 anni.
Presidente, io qui sono a richiedere, pertanto, un periodo transitorio, per concedere più tempo ai nostri concittadini residenti all'estero per poter regolarizzare la propria posizione all'AIRE. Non tutti sanno di questa cosa, non è facile, all'estero, informarsi sulle nuove leggi del nostro Governo e, pertanto, ritengo che sia assolutamente necessario un periodo transitorio e anche sospendere le eventuali multe che potrebbero essere già state comminate in questo periodo. Grazie mille, Presidente, e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 17 gennaio 2024 - Ore 8,30:
1. Votazione per l'elezione di due Segretari di Presidenza.
(ore 10,30)
2. Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
(ore 15)
3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
(ore 16,45)
4. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 693 - Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici e modifiche agli articoli 518-duodecies, 635 e 639 del codice penale (Approvato dal Senato). (C. 1297)
e dell'abbinata proposta di legge: BAGNAI ed altri. (C. 789)
Relatore: PALOMBI.
5. Seguito della discussione del disegno di legge:
Istituzione del premio di "Maestro dell'arte della cucina italiana". (C. 1419-A)
Relatrice: LA PORTA.
6. Seguito della discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino concernente il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni giudiziarie in materia di misure alternative alla detenzione, sanzioni sostitutive di pene detentive, liberazione condizionale e sospensione condizionale della pena, fatto a San Marino il 31 marzo 2022. (C. 924)
Relatore: BILLI.
7. Seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea. (Doc. LXXXVI, n. 1-A)
Relatore: GIORDANO.
La seduta termina alle 20,15.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 1, 26 e 40 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 4 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 6 la deputata Bisa ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 7 la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 15 il deputato Sbardella ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 16 il deputato Vaccari ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 17 il deputato Morassut ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 21 il deputato Ziello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 31 il deputato Alfonso Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 35 la deputata Montemagni ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 35 il deputato D'Alfonso ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;
nella votazione n. 46 il deputato Caiata ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 893-A E ABB - EM 1.2 | 261 | 256 | 5 | 129 | 37 | 219 | 65 | Resp. |
2 | Nominale | EM 1.7 | 270 | 267 | 3 | 134 | 37 | 230 | 63 | Resp. |
3 | Nominale | EM 1.19 | 272 | 272 | 0 | 137 | 37 | 235 | 63 | Resp. |
4 | Nominale | EM 1.20 | 279 | 279 | 0 | 140 | 38 | 241 | 61 | Resp. |
5 | Nominale | EM 1.21 | 281 | 281 | 0 | 141 | 39 | 242 | 59 | Resp. |
6 | Nominale | EM 1.59 | 269 | 269 | 0 | 135 | 35 | 234 | 59 | Resp. |
7 | Nominale | EM 1.111 | 279 | 276 | 3 | 139 | 64 | 212 | 59 | Resp. |
8 | Nominale | EM 1.110 | 276 | 263 | 13 | 132 | 54 | 209 | 59 | Resp. |
9 | Nominale | EM 1.61 | 278 | 275 | 3 | 138 | 37 | 238 | 59 | Resp. |
10 | Nominale | EM 1.62 | 283 | 283 | 0 | 142 | 38 | 245 | 59 | Resp. |
11 | Nominale | EM 1.63 | 283 | 283 | 0 | 142 | 38 | 245 | 59 | Resp. |
12 | Nominale | EM 1.64 | 283 | 283 | 0 | 142 | 38 | 245 | 59 | Resp. |
13 | Nominale | EM 1.65 | 289 | 287 | 2 | 144 | 106 | 181 | 59 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | EM 1.60 | 284 | 281 | 3 | 141 | 103 | 178 | 59 | Resp. |
15 | Nominale | EM 1.66 | 284 | 282 | 2 | 142 | 40 | 242 | 59 | Resp. |
16 | Nominale | EM 1.67 | 285 | 282 | 3 | 142 | 102 | 180 | 59 | Resp. |
17 | Nominale | EM 1.103 | 285 | 284 | 1 | 143 | 102 | 182 | 59 | Resp. |
18 | Nominale | EM 1.102 | 279 | 278 | 1 | 140 | 103 | 175 | 59 | Resp. |
19 | Nominale | EM 1.107 | 288 | 286 | 2 | 144 | 107 | 179 | 59 | Resp. |
20 | Nominale | EM 1.108 | 286 | 285 | 1 | 143 | 105 | 180 | 59 | Resp. |
21 | Nominale | EM 1.104 | 283 | 280 | 3 | 141 | 102 | 178 | 59 | Resp. |
22 | Nominale | EM 1.101 | 283 | 281 | 2 | 141 | 104 | 177 | 59 | Resp. |
23 | Nominale | EM 1.105 | 288 | 286 | 2 | 144 | 104 | 182 | 58 | Resp. |
24 | Nominale | EM 1.100 | 278 | 277 | 1 | 139 | 105 | 172 | 58 | Resp. |
25 | Nominale | EM 1.106 | 278 | 276 | 2 | 139 | 101 | 175 | 58 | Resp. |
26 | Nominale | EM 1.109 | 280 | 280 | 0 | 141 | 100 | 180 | 58 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | ARTICOLO 1 | 283 | 279 | 4 | 140 | 180 | 99 | 58 | Appr. |
28 | Nominale | EM 2.100 | 285 | 273 | 12 | 137 | 57 | 216 | 58 | Resp. |
29 | Nominale | ARTICOLO 2 | 285 | 282 | 3 | 142 | 220 | 62 | 58 | Appr. |
30 | Nominale | ARTICOLO 3 | 286 | 282 | 4 | 142 | 180 | 102 | 58 | Appr. |
31 | Nominale | ARTICOLO 4 | 282 | 278 | 4 | 140 | 178 | 100 | 58 | Appr. |
32 | Nominale | ART AGG 4.0100 | 280 | 279 | 1 | 140 | 108 | 171 | 58 | Resp. |
33 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/3 | 270 | 205 | 65 | 103 | 37 | 168 | 57 | Resp. |
34 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/4 | 270 | 205 | 65 | 103 | 37 | 168 | 57 | Resp. |
35 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/5 | 262 | 257 | 5 | 129 | 94 | 163 | 57 | Resp. |
36 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/6 | 265 | 263 | 2 | 132 | 100 | 163 | 57 | Resp. |
37 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/7 | 267 | 265 | 2 | 133 | 100 | 165 | 57 | Resp. |
38 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/8 | 265 | 264 | 1 | 133 | 99 | 165 | 57 | Resp. |
39 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/9 | 264 | 264 | 0 | 133 | 99 | 165 | 57 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 46) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/10 | 265 | 263 | 2 | 132 | 96 | 167 | 57 | Resp. |
41 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/11 RIF | 269 | 265 | 4 | 133 | 264 | 1 | 57 | Appr. |
42 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/12 RIF | 269 | 264 | 5 | 133 | 262 | 2 | 57 | Appr. |
43 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/14 | 268 | 267 | 1 | 134 | 114 | 153 | 57 | Resp. |
44 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/15 RIF | 270 | 264 | 6 | 133 | 260 | 4 | 57 | Appr. |
45 | Nominale | ODG 9/893-A E ABB/16 RIF | 268 | 264 | 4 | 133 | 264 | 0 | 57 | Appr. |
46 | Nominale | DDL 893-A E ABB - VOTO FINALE | 252 | 252 | 0 | 127 | 173 | 79 | 56 | Appr. |