XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 338 di giovedì 1° agosto 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO BATTISTONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 80, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Per richiami al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per un richiamo al Regolamento, all'articolo 8 e seguenti, sull'andamento delle Commissioni I e II di questa notte sul disegno di legge Sicurezza. Mi trovo costretta a segnalare, in quest'Aula, con tutta la durezza che è necessaria, quanto è avvenuto questa notte sulla discussione di un provvedimento, lo ricordo, che non ha alcuna scadenza, che non è contingentato, sul quale si è svolta una seduta fiume che si è conclusa meno di mezz'ora fa, con una modalità di gestione delle due Commissioni, da parte della presidenza, totalmente irrispettosa del dibattito parlamentare e del diritto delle opposizioni. Sono stati contingentati i tempi di intervento sugli emendamenti, in assenza di qualsiasi atteggiamento ostruzionistico da parte delle opposizioni, che avevano presentato emendamenti di merito, con una modalità di gestione delle Commissioni che ha visto momenti di forte tensione, anche a fronte di intimidazioni e minacce nei confronti dei deputati dell'opposizione. Sono stati ristretti completamente i tempi di discussione e c'è stata una modalità di gestione di questo provvedimento che non è davvero accettabile, per la sua natura, per le modalità in cui si è svolta la discussione, per il fatto che questo provvedimento non aveva alcuna urgenza di essere chiuso - e difatti non è stato chiuso - nella seduta notturna. Ora, mi risulta che, in questo momento, sia in corso un ufficio di presidenza, in cui si sta tentando, ancora una volta, una forzatura, che per noi non è accettabile, cioè ritornare, subito dopo l'informativa, a riprendere le votazioni, quando abbiamo un calendario che prevede una seduta e l'esame di un provvedimento in Aula.
Noi le chiediamo di farsi garante, affinché la forzatura che si è verificata questa notte venga stigmatizzata e ci sia un intervento della Presidenza per riportare un ordine nel dibattito parlamentare, rispettoso dei diritti delle opposizioni e di tutto il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Per questo, le chiediamo di convocare al più presto una Conferenza dei presidenti di gruppo e di assumere determinazioni che riportino davvero un minimo di dialettica e di rispetto democratico in quest'Aula, in questa istituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Prima di passare al prossimo intervento - e ce ne sono diversi già prenotati, che comunque avranno corso - vorrei precisare che è già calendarizzata, dopo questo giro di informative, una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che affronterà l'argomento e prenderà le decisioni del caso. Quindi, dobbiamo comunque dare corso all'informativa, chiesta peraltro da un gruppo parlamentare, a cui si sono associati altri, e che è prevista per la prima, primissima, mattinata di oggi.
Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Mi dispiace anche dovere, in qualche modo, ritardare l'inizio dell'informativa del Ministro su un tema così importante e peraltro su un'informativa richiesta dalle opposizioni, ma quello che è avvenuto stanotte in Commissione rende per noi inaccettabile proseguire con l'andamento ordinario dei lavori in Aula senza prima aver denunciato quanto la maggioranza e il Governo hanno fatto questa notte, proprio durante l'esame del DDL Sicurezza, come ha già ricordato l'onorevole Braga.
Ci uniamo alla richiesta di una Conferenza dei presidenti di gruppo, che lei, Presidente, ci ha detto essere già stata, peraltro, convocata proprio su questo tema. Il DDL Sicurezza non ha alcun tipo di urgenza, non ha alcun tipo di scadenza, non trattandosi appunto di un decreto-legge e non è nemmeno contingentato. Non si capisce, quindi, quale sia l'esigenza di aver portato due Commissioni (la Commissione giustizia e la Commissione affari costituzionali) a lavorare ininterrottamente in aula in Commissione dalle 9 di ieri mattina fino a ora, senza soluzione di continuità, per un provvedimento che non è in scadenza e a fronte di un atteggiamento delle opposizioni - tutte - che non ha previsto un secondo di ostruzionismo, fino a ieri sera. Il comportamento delle opposizioni è sempre stato costruttivo, con emendamenti sul merito, con interventi sul merito, in un'ottica di collaborazione, rispetto a un provvedimento che pure le opposizioni non condividono, anzi considerano altamente negativo e pericoloso. Ciononostante, abbiamo tenuto un comportamento corretto in Commissione.
A fronte di questa disponibilità, c'è stata una forzatura ieri sera, dopo appena mezz'ora dall'inizio dei lavori in Commissione, quando è stato deciso di contingentare i tempi, con un intervento per gruppo da un minuto e 30 secondi a titolo personale, nemmeno per tutti i componenti, soltanto per la metà meno uno. Sono stati citati, peraltro, precedenti che, a nostro avviso, non sono in termini, perché si riferiscono a provvedimenti in scadenza ed erano relativi a una fase di ostruzionismo delle opposizioni - quindi sicuramente quello che non si è verificato in questo caso - e, al netto dei toni spesso sbrigativi, delle minacce, anche da parte del Governo, che ci sono state ieri sera in Commissione, e di un modo di presiedere che non è stato assolutamente rispettoso delle prerogative dei parlamentari e delle opposizioni, noi ci ritroviamo stamattina con la proposta, in ufficio di presidenza, del presidente Maschio, come se nulla fosse successo, come se stanotte fosse andato tutto liscio, addirittura di non potere partecipare ai lavori dell'informativa, perché vuole convocare la Commissione appena terminerà di parlare il Ministro. Quindi, nemmeno l'informativa possiamo ascoltare.
A noi pare veramente che si sia superata la soglia, considerando che questo Governo ci ha obbligato a convertire nove decreti-legge in un mese, e ne abbiamo ancora due in conversione prima della pausa estiva. Se questo è l'atteggiamento, auguri (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
TOMMASO FOTI (FDI). Auguri anche a lei!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Santillo. Ne ha facoltà. Vi chiedo, però, di accorciare il più possibile i vostri interventi, perché c'è anche un dovere di rispetto istituzionale nei confronti del Ministro, che ha comunque degli impegni, e anche rispetto (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)… Chiedo scusa, sto parlando. Non so se vi siete accorti che sto parlando. Il Ministro ha degli impegni istituzionali e il Parlamento lo ha convocato. Quindi, noi abbiamo anche questo dovere: portare rispetto e andare avanti con i lavori dell'Aula. La Conferenza dei presidenti di gruppo - l'ho già annunciato - è convocata. Non possiamo fare per due volte la stessa discussione, quindi io volentieri faccio parlare tutti i gruppi, ma chiedo la cortesia di contingentare i tempi dei vostri interventi.
Ha chiesto di parlare il deputato Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Purtroppo continua questa mortificazione delle prerogative parlamentari. Ne prende atto anche il Ministro della Difesa. Ministro, ci dispiace, ma quanto accaduto stanotte in Commissioni riunite affari costituzionali e giustizia è veramente sconcertante e, tra l'altro, va a mortificare anche il lato umano, lo stato di salute.
Allora, Presidente, come Presidenza della Camera, noi chiediamo anche di tutelare lo stato di salute dei funzionari della stessa Commissione, che per un desiderio della maggioranza di trasformare in legge un disegno di legge, non un decreto-legge, accelerano in maniera assurda i lavori, mettendo da parte quelli che sono i diritti proprio del lavoratore. Come datore di lavoro, la Presidenza Camera si deve porre un problema. Poi, apprendiamo che è ancora in corso, o è appena terminato l'Ufficio di Presidenza, e ancora si provano a fare delle forzature.
Noi preghiamo e ci auspichiamo che la Presidenza della Camera intervenga affinché queste forzature abbiano un termine e cessino da un momento all'altro. Il problema di trovare uno spazio per lavorare non c'è. Il nostro gruppo, come gli altri di opposizione, non ha fatto ostruzionismo e non lo farà. Vogliono collaborare su questo disegno di legge ma date loro degli spazi temporali che siano almeno congrui con la possibilità di essere lucidi mentalmente, perché, dopo una nottata di lavoro, chiedere di iniziare nuovamente a lavorare alle 10,30, quando le persone non sono andate nemmeno a dormire, mi sembra veramente assurdo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Grazie a lei, davvero. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà. Diamo il tempo al collega Foti di prendere la propria postazione. A lei la parola, presidente Foti.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, intervengo per la verità dei fatti. La Commissione era convocata martedì sera alle ore 22 (Commenti)… Prego?
PRESIDENTE. No, non va bene. Parla il presidente Foti. Nessun dialogo.
TOMMASO FOTI (FDI). La Commissione era convocata, c'era un ufficio di presidenza convocato. Ci è stato rappresentato che iniziare alle ore 22 non era, a livello parlamentare, una cosa normale. Abbiamo acconsentito addirittura di non riunire la Commissione martedì sera, come capigruppo d'Aula - come capigruppo d'Aula - e puntualmente non si è tenuta la Commissione.
È evidente che vi sono dei tempi. Continuo a sentir dire che non c'è alcuna scadenza. No, il Regolamento prevede che i disegni di legge del Governo, dopo due mesi, possano e debbano venire in Aula. Quindi, una scadenza c'è (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), una scadenza c'è ed è una scadenza regolamentare, a tal punto che voi sapete benissimo che c'è la possibilità di chiedere l'urgenza per il dimezzamento di quei tempi, e non è stato chiesto.
Ora, io accolgo la richiesta, perché mi sembra (Commenti)… Presidente, mi scusi…
PRESIDENTE. Colleghi!
TOMMASO FOTI (FDI). Capisco che si voglia intervenire, ma si interviene quando uno ha finito.
È pur vero che qualcuno ha detto oggi e questa notte che bisognava andare a casa del Presidente della Camera, che non mi sembra un'iniziativa parlamentare di grande eleganza, a tacere di dove dovesse mettersi qualcuno un telefonino (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sempre per essere chiari, posso capirlo che la concitazione ci stia tutta, però almeno non si faccia i docenti. Almeno non si faccia quello.
Dopodiché, io penso che sia doveroso dire che, dato che c'è un'informativa su un tema particolarmente sensibile - ed è giusto che tutti i parlamentari possano ascoltare quella informativa - la Commissione rimandi l'esame del provvedimento al momento in cui si sospenderà la seduta per la Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Mi scuso anche io con il Ministro perché ci tenevamo a sentire la sua informativa, però quello che è accaduto questa notte effettivamente, dal nostro punto di vista, è molto grave.
Voglio ricordare ai colleghi, anche che hanno parlato, che questo provvedimento è stato approvato dal Governo a novembre dello scorso anno, a novembre dello scorso anno. Prima che è stato portato in Commissione, è arrivato maggio: questo per dire quanto è stato l'interesse del Governo e della maggioranza ad approvare il provvedimento. Dopodiché, voglio aggiungere che non c'è stata mai, da parte nostra e di tutta l'opposizione, alcuna forma di ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista
e MoVimento 5 Stelle - Commenti), mai, in alcun momento.
Siamo sempre intervenuti sul merito delle questioni, con i tempi che sono stati dati dalle presidenze delle Commissioni. Per quanto riguarda ieri sera, cari colleghi, la dimostrazione della nostra buona fede è stato il fatto che noi abbiamo lavorato tutta la notte con grande tranquillità, nonostante un atteggiamento, direi, aggressivo da parte della maggioranza, aggressivo. Noi abbiamo chiesto semplicemente di stare nei tempi di discussione nel merito. Abbiamo dato la disponibilità di discutere in tutti i tempi liberi che c'erano dai lavori di Aula. Quindi, non c'è stata da parte nostra nessuna volontà ostruzionistica.
Ciononostante, e credo che sia una delle poche volte che è capitato in quest'Aula, ci è stato dato come tempo di dibattito un minuto per ogni gruppo e 30 secondi per gli interventi di carattere individuale. Ma davvero, vogliamo scherzare? Vogliamo scherzare che si debba discutere un provvedimento come il DDL Sicurezza, che riguarda la libertà delle persone in primo luogo, con un minuto a gruppo. Ciononostante, siamo stati anche a quelle regole, ma una cosa deve essere certa: la discussione deve essere sempre condivisa nei modi e gestita dalle presidenze in modo che sia garantita sia la libertà, ovviamente, della maggioranza di portare avanti i propri provvedimenti e, contemporaneamente, il diritto dell'opposizione di manifestare le proprie idee.
Chiunque pensa che ci si può tacitare su questioni come queste, invocando Regolamenti e altro, ha sbagliato, perché i Regolamenti ci devono garantire il fatto che noi possiamo esprimere la nostra idea. Siamo d'accordo, ringraziamo per la Conferenza dei presidenti di gruppo e, fino a quel momento, è evidente che qualunque convocazione delle Commissioni deve essere assolutamente evitata (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Nessuno di noi, ieri sera, 12 ore fa, avrebbe immaginato di vivere la nottata un po' folle di lavori che abbiamo vissuto. Una nottata fatta di forzature, devo dire, anche per chi ha un po' di esperienza parlamentare - mi rivolgo al presidente Foti -, incomprensibile e controproducente, iniziata da subito con un ulteriore contingentamento dei tempi da parte dei presidenti, che contraddicevano quello che essi stessi avevano appena deciso e annunciato, tanto per creare subito un clima di distensione.
Si è prodotta una rottura fra maggioranza e opposizioni questa notte per un'impuntatura, per una forzatura su un provvedimento che ha la storia parlamentare che è stata appena ricordata. È arrivato nelle Commissioni nel mese di gennaio scorso. Lei, presidente Foti, ha citato la sera di martedì, di ieri sera. Forse, non gliel'hanno raccontata bene: le opposizioni erano disponibili a lavorare dal termine dell'Aula, cioè dalle ore 19. È emersa l'esigenza di un gruppo di maggioranza, di Forza Italia, di avere un'iniziativa, da quello che ho capito, neanche particolarmente politica, più conviviale o ludica, e c'è stato, quindi, proposto di riprendere i lavori, di attendere l'esito del convivio, alle ore 22,30.
Abbiamo detto: beh, scusate, noi siamo qui alle ore 19, altrimenti ci vediamo domani. Ma nelle settimane precedenti era stata la maggioranza, per motivi politici di questioni da comporre su emendamenti e su riformulazioni, non entro nel merito, a causare la dilazione dei tempi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
Allora, noi abbiamo semplicemente chiesto il rispetto delle prerogative delle opposizioni. Ci siamo adeguati persino a qualcosa che era umiliante ed è stato umiliante per le due Commissioni, I e II congiunte, cioè dover intervenire per un minuto a gruppo sugli emendamenti che toccano la libertà personale. Allora, personalmente dovrò partecipare alla Conferenza dei presidenti di gruppo. Ringrazio il Presidente Fontana, al quale tutti quanti abbiamo scritto per le vie brevi stanotte. Mi aspetto che non vi sia nessun colpo di mano, nessuna convocazione prima delle decisioni della Conferenza dei presidenti di gruppo.
In ogni caso, è chiaro che, per quanto ci riguarda, quello che è avvenuto stanotte, politicamente, non può che avere delle conseguenze (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe - Commenti del deputato Foti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Poiché è l'ultimo intervento, Presidente, non rubo altro tempo, perché l'informativa del Ministro Crosetto è troppo importante per quest'Aula e i contenuti sono di una delicatezza tale che non sottraggo tempo al dibattito. Dirò quello che penso di ciò che è successo alla Conferenza dei presidenti di gruppo che lei ha annunciato, però deve finire il fastidio di avere delle opposizioni in quest'Aula e nelle Commissioni, perché le opposizioni stanno in quest'Aula e nelle Commissioni (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Misto-+Europa).
Informativa urgente del Governo sugli esiti del Vertice NATO di Washington.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli esiti del Vertice NATO di Washington.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
(Intervento del Ministro della Difesa)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Difesa, Guido Crosetto.
GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, vi ringrazio per l'opportunità che mi è stata offerta di riferire, in rappresentanza del Presidente del Consiglio dei ministri, sull'esito e sui risultati dell'ultimo Vertice NATO, tenutosi a Washington dal 9 all'11 luglio scorsi.
La NATO è stata per 75 anni il nostro ombrello di deterrenza e difesa. Se per 75 anni il continente europeo ha potuto vivere al riparo da tensioni e crisi, lo dobbiamo anche alla comune appartenenza all'Alleanza atlantica, che ci ha permesso, soprattutto all'indomani del secondo conflitto mondiale, di concentrarci sulla ripresa economica e sociale, preoccupandoci di meno della sicurezza e della difesa, grazie proprio all'istituto della deterrenza offerta dall'articolo 5 del Trattato dell'Alleanza.
L'importanza della NATO è stata nuovamente riscoperta quando, con gli eventi internazionali degli ultimi anni e la conseguente crisi del multilateralismo, abbiamo dovuto prendere atto dell'impossibilità di avere un sistema globale in pace perpetua grazie alla sola forza del libero commercio, dei diritti universalmente sanciti e della pacifica convivenza tra le Nazioni. L'importanza della NATO la cogliamo soprattutto ora, che ci troviamo ad affrontare diverse situazioni di crisi, con effetti globali che nascono da confronto e scontro di visioni diverse e spesso incompatibili.
Proprio per questo, il messaggio cardine sul quale si è articolato il Vertice di Washington è quello di un'organizzazione determinante nel garantire la sicurezza degli alleati e risoluta nel confermare la primazia del diritto internazionale, anche attraverso il sostegno alle Nazioni che, come l'Ucraina, sono state uno Stato libero e democratico invaso e in parte occupato, in spregio alle più elementari regole del diritto internazionale, che stanno incorrendo e stanno vivendo questi momenti drammatici.
Ma andiamo per ordine: l'evento è stato articolato in tre sessioni. La prima, che ha interessato esclusivamente i Capi di Stato e di Governo della NATO, ha trattato i temi più generali, quali la deterrenza e difesa, il burden sharing e l'industria della difesa. La seconda, che ha visto il coinvolgimento dei partner dell'Asia e del Pacifico, con un focus sui rapporti di cooperazione e sul rafforzamento del dialogo politico nella regione. La terza ha coinciso con la riunione del Consiglio NATO-Ucraina, che ha visto la partecipazione anche del Presidente Zelensky.
A margine delle attività, si sono tenute le celebrazioni del 75° anniversario, un evento sul filone di lavoro “donne, pace e sicurezza” e un evento sull'industria della difesa. A corollario del vertice, come ormai è consuetudine, sono stati organizzati due NATO Public Forum, eventi di diplomazia pubblica a cui hanno partecipato diversi stakeholder della società civile, i giovani e il settore privato.
La prima sessione è stata aperta dagli interventi del Segretario Stoltenberg e dal Presidente degli Stati Uniti Biden, che hanno entrambi confermato l'attenzione dell'Alleanza verso le principali minacce contro l'area euro-atlantica, con particolare riguardo alla Russia, ma senza tralasciare altre sfide, incluse quelle ibride, da parte di attori non statuali e quelle derivanti dai sempre più complessi rapporti con la Cina.
Sono stati approfonditi gli sviluppi relativi ai nuovi piani di difesa dell'area euro-atlantica, evidenziando la necessità che i Paesi alleati proseguano nel percorso di sviluppo di queste capacità militari, necessarie a garantire - ove mai fosse necessario - una piena messa in pratica di questi ultimi. Un percorso di sviluppo che non può prescindere dal rafforzamento nella parte industriale della difesa: qui l'accento è stato posto sulla sicurezza della catena di approvvigionamento delle materie prime, sui meccanismi di finanziamento, sulle iniziative di procurement multinazionali e congiunte, quali strumenti atti a stimolare l'incremento della produzione. Infatti, uno degli insegnamenti più significativi, tratti dal conflitto russo-ucraino, è che l'industria della difesa transatlantica attualmente non è in grado di soddisfare la domanda che nasce dall'esigenza di ripianare o ampliare le scorte, nonché di ammodernare gli strumenti militari e mantenere la superiorità tecnologica rispetto alle produzioni russe, cinesi, iraniane e nordcoreane. Relativamente al rapporto spese per la difesa/PIL, nel corso del Summit, è stato evidenziato come 23 Paesi abbiano già raggiunto il parametro del 2 per cento che è visto ormai da molti come requisito imprescindibile per la credibilità e la modernizzazione della difesa e delle capacità di deterrenza dell'Alleanza. Addirittura, alcuni di questi Paesi hanno espresso forti considerazioni sul fatto che il 2 per cento rappresenti l'obiettivo minimo, ormai insufficiente a sostenere le attuali necessità di difesa e hanno auspicato che si possa individuare un parametro superiore, a partire dal prossimo Vertice dell'Aja. Questo aspetto rappresenta una delle maggiori criticità che vengono contestate al nostro Paese, in quanto ricordo che l'Italia, nel 2024, è sestultima all'interno della NATO, con un valore dell'1,53 per cento.
Al riguardo, abbiamo rassicurato i partner, rinnovando l'impegno italiano - dichiarato al Vertice del Galles nel 2014 e poi confermato annualmente da tutti i vari Governi, anche di diverso colore politico, che si sono succeduti -, per il raggiungimento del 2 per cento del PIL, ma - lo abbiamo ribadito - in maniera graduale e sostenibile. Questo, nonostante tale obiettivo difficilmente potrà essere conseguito nel 2028, come previsto e dichiarato dai Governi che hanno preceduto il nostro e che sono stato il primo a dichiarare e a fare.
Abbiamo rappresentato le difficoltà e i vincoli connessi all'alto debito pubblico, alle limitazioni di spesa pubblica derivanti dal Patto di stabilità e crescita dell'Unione europea, oltre alla constatazione che, talvolta, a percentuali virtuose espresse da alcuni alleati, non corrispondono altrettanti significativi output operativi. Ricordo, a tal proposito, che, a prescindere dal parametro puramente finanziario, noi siamo un contributore di primo piano della NATO, soprattutto nei contributi operativi e in termini quantitativi e qualitativi. In buona sostanza, le nostre truppe, i nostri assetti operativi di terra, di mare e di cielo, sono in prima linea su molti fronti dell'Alleanza, dall'Est fino al Sud, e il nostro contributo in termini di quantità e di qualità è, nella NATO, ampiamente apprezzato.
Infine, si è diffusamente concordato sulla necessità di avere una capacità di difesa più robusta e dotata di maggiore prontezza, soprattutto sul fianco Est, ma senza tralasciare altre direttrici di potenziale interesse, quali quelle provenienti dal fianco Sud.
In tale contesto, il Presidente Meloni ha riaffermato l'importanza di un approccio “a 360 gradi” alla sicurezza alleata, richiamando i rischi provenienti, in particolare, dal continente africano e collegati alla sempre maggiore pervasività della presenza russa e cinese.
La NATO ha colto, soprattutto nel corso dell'ultimo anno, la rilevanza di questo quadrante, dando ascolto alle sollecitazioni che sono partite dall'Italia. Infatti, nel precedente Vertice di Vilnius, del 2023, coagulando la volontà di altri alleati europei, l'Italia riuscì a far approvare l'istituzione di un gruppo di esperti per il Sud, che avrebbe dovuto presentare le risultanze di un apposito studio a distanza di un anno entro il Vertice di Washington.
Questo gruppo di esperti, di cui faceva parte anche un rappresentante della Farnesina, proprio nell'imminenza del Vertice americano, ha reso noto questo studio, le cui raccomandazioni prevedono l'adozione di un piano d'azione per il Sud (essenzialmente focalizzato a garantire, a richiesta dei Paesi partner e amici, attività di consulenza e di defense capacity building) e l'istituzione della figura del rappresentante speciale del Segretario generale dedicato all'area.
Questi risultati sono un chiaro successo dell'attività politica e diplomatica svolta dall'Italia in seno all'Alleanza. Tuttavia - non lo voglio nascondere - questo successo è stato in qualche modo macchiato dalla decisione assunta dal Segretario generale uscente in merito alla nomina del rappresentante speciale per il Sud, che ci ha lasciato particolarmente perplessi - mi ha lasciato particolarmente perplesso - e su cui intendo fornirvi uno specifico approfondimento più avanti.
La seconda sessione, che ha visto la partecipazione di Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea e dei vertici delle istituzioni europee, si è sviluppata nel solco dell'esigenza - già riconosciuta da parte della NATO - di rafforzare il dialogo e la cooperazione tra l'Alleanza, l'Unione europea e i partner della regione indo-pacifica.
Nel complesso contesto di sicurezza odierno, le relazioni con partner che condividono stessi principi e stessi valori sono sempre più importanti per affrontare questioni di sicurezza trasversali e sfide globali, rese ancora più imprevedibili delle minacce ibride e cibernetiche.
Durante l'incontro è stato espresso un unanime accordo circa l'indivisibilità della sicurezza dell'area euroatlantica e di quella indo-pacifica, poiché, come abbiamo potuto osservare, gli sviluppi in quella regione possono influenzare direttamente la nostra sicurezza. Inoltre, l'Indo-Pacifico sta assumendo sempre maggiore rilevanza per gli interessi dei Paesi alleati dell'Unione europea dal punto di vista economico, di approvvigionamento energetico, per la tutela delle principali rotte commerciali.
In quest'ottica, è stato posto l'accento sugli importanti “progetti bandiera”, già attivati nelle aree del supporto all'Ucraina, nel settore cibernetico e ibrido (per quest'ultimo con particolare focus sul contrasto alla disinformazione) e dello sviluppo tecnologico. Tali progetti sono stati condivisi con i partner nell'Indo-Pacifico, allo scopo di irrobustire la capacità di lavorare congiuntamente, rafforzando le nostre comuni capacità di resilienza, anche in chiave di contenimento delle potenziali minacce poste dalla Cina, dall'Iran e della Corea del Nord, soprattutto alla luce dei rinsaldati rapporti di questi Paesi con la Russia. La Cina, infatti, intende diventare un attore dominante a livello globale, con l'implicito potenziale di rappresentare uno sfidante strategico per la NATO e gli alleati in tutti i domini. Con riferimento alla guerra in Ucraina, Pechino si è contraddistinta per aver incrementato con la Russia gli scambi nel settore militare e industriale della difesa.
Il Presidente del Consiglio ha espresso preoccupazione anche verso le nuove forme di neo imperialismo che stanno emergendo nel panorama internazionale e ha ribadito come l'Italia abbia riconosciuto la rilevanza dell'Indo-Pacifico, dimostrando particolare attenzione nei suoi confronti, anche in occasione della presidenza di turno del G7 e con le diverse attività attualmente condotte dalle nostre Forze armate nell'area, mediante l'impiego di assetti navali ed aerei.
Il Presidente Meloni si è poi soffermato sull'importanza dell'autonomia strategica al fine di evitare di incorrere di nuovo nell'errore di subire gravi forme di dipendenza energetica e nel campo delle materie prime.
Con riferimento alla sessione dedicata alla riunione del Consiglio NATO-Ucraina, gli interventi degli alleati sono stati principalmente accomunati dal riconoscimento della resistenza dell'Ucraina, dalla condanna dell'aggressione russa, del crescente e solido sostegno internazionale a Kiev e dall'affermazione di un irreversibile percorso che condurrà l'Ucraina a una graduale adesione all'Alleanza, complementare anche al suo ingresso nell'Unione europea.
Rispetto agli esiti del precedente Vertice di Vilnius, si è trattato in questo caso di un ulteriore passo in avanti, rappresentato proprio dall'introduzione del concetto di irreversibilità che, nel contesto NATO, implica una ferma posizione dell'Alleanza nel portare avanti il processo politico diretto alla futura adesione, con l'obiettivo che l'integrazione possa concretizzarsi quando le condizioni di sicurezza lo permettano e Kiev avrà soddisfatto i requisiti e i parametri necessari all'adesione.
Non possiamo permetterci di fare troppi passi avanti, troppo velocemente, per non rischiare un'ulteriore escalation degli eventi, ma, allo stesso tempo, la NATO ha voluto mandare un chiaro e forte messaggio alla Russia della sua determinazione di difendere alleati e partner.
L'Italia ha confermato il fermo e immutato sostegno all'Ucraina, sia nel breve termine, sia nel sostenere le priorità di ripresa e ricostruzione nel medio e lungo periodo. Al riguardo, abbiamo enfatizzato la centralità di questo tema anche nell'agenda del Vertice G7, ospitato sotto la Presidenza italiana, lo scorso mese di giugno, consesso nel quale è stato concordato un ulteriore sostegno grazie all'utilizzo dei fondi derivanti dai profitti maturati dai beni russi congelati.
A livello nazionale, infine, il Presidente Meloni ha valorizzato l'approvazione del 9° pacchetto di aiuti, all'interno del quale è stata riservata particolare attenzione al rafforzamento delle capacità di difesa aerea, settore che è stato riconosciuto fondamentale per la protezione dei civili e delle infrastrutture critiche.
L'Italia sta agendo, anche in questo caso, in modo fattivo e concreto, con la donazione di strumenti militari che hanno scopi di difesa e non di attacco - voglio ribadirlo per l'ennesima volta -, di certo, non sul suolo russo.
Quanto finora detto ha trovato, infine, riscontro nella dichiarazione congiunta rilasciata a conclusione del Vertice che, in estrema sintesi, fa stato del cruciale momento storico che interessa l'area euro-atlantica, ma non solo. Tuttavia, la dichiarazione non contempla appieno la rilevanza della regione mediterranea, quale area di importanza strategica. E qui, come promesso, passo ad affrontare più in dettaglio il tema del Sud. Tuttavia, prima di parlare della recente attribuzione allo spagnolo Colomina dell'incarico di Rappresentante speciale per la NATO, consentitemi di fare un passo indietro per dare conto dell'impegno che l'Italia ha sempre profuso ai fini di una giusta rilevanza del Sud in ambito alleato e non solo.
Mi preme sottolineare che la forte instabilità e le connesse problematiche, provenienti da questa direzione strategica, costituiscono un rilevante profilo di attenzione per la politica militare nazionale.
Senza timore di smentita, riconoscendo il prezioso lavoro fatto, anche dai precedenti Esecutivi, nel corso degli ultimi anni, l'Italia ha sempre promosso, con coerenza e impegno, una maggior considerazione e attenzione per il fianco Sud, sia su base bilaterale sia su base multilaterale.
Tuttavia, a fronte di questa forte spinta politica nazionale, al Sud non è mai stata conferita adeguata priorità dai nostri principali partner e alleati. Tale approccio ha caratterizzato anche l'atteggiamento della NATO, ove tale impegno è sempre rimasto residuale, sia in termini di risorse che in termini di postura.
Infatti, a fronte di un adattamento molto efficace e tempestivo dell'Alleanza verso le minacce provenienti dal fianco Est, il Sud è sempre stato considerato una direzione strategica, verso cui l'Alleanza, nonostante le dichiarazioni del cosiddetto approccio a 360 gradi, non ha mai adottato provvedimenti concreti, atti ad aumentare la capacità di prevenire e rispondere alle crisi con adeguata reattività e a stabilire rapporti di mutuo beneficio con Paesi partner e Paesi fragili.
Per questo, nonostante le implicazioni dell'invasione russa dell'Ucraina in Europa, l'Italia ha sempre esortato gli alleati affinché non si traguardasse il futuro esclusivamente attraverso un prisma della sicurezza, orientato a rafforzare la deterrenza e la difesa solo verso un lato dell'Alleanza, sottostimando quanto sta accadendo a Sud, né a maggior ragione, a mettere in secondo piano gli altri due compiti fondamentali del concetto strategico della NATO, ossia, la prevenzione e gestione delle crisi e la sicurezza cooperativa.
Le sfide che arrivano da Sud sono, per loro natura, molto insidiose e, talvolta, meno riconoscibili ma non per questo meno pericolose. Vi è un mix di fattori piuttosto rischiosi, determinato dalla profonda condizione di povertà delle popolazioni africane, in particolare nel Sahel e nel Corno d'Africa, associata alla marcata instabilità dei Governi e delle istituzioni locali, che non hanno saputo attuare adeguate politiche di sviluppo e di sicurezza interna.
Fatte queste dovute premesse e, tornando all'avvenuta nomina del Rappresentante speciale della Nato per il fianco Sud, evidenzio che si è giunti a questo risultato grazie alla strenua iniziativa italiana a favore del Sud (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Come ho già detto, un primo importante tassello fu posto al Vertice NATO di Vilnius, lo scorso anno, quando, su spinta del Presidente Meloni, i Capi di Stato e di Governo approvarono l'istituzione di un gruppo di esperti, con il mandato di sviluppare un'approfondita riflessione su minacce, sfide e opportunità che interessano la regione, allo scopo di fornire raccomandazioni sull'approccio della NATO verso il fianco Sud. Questo ha consentito di giungere, come anticipato, all'elaborazione di un piano d'azione NATO per il vicinato Sud, approvato al Vertice di Washington.
Non nascondo, tuttavia, che le aspettative italiane fossero più alte dei risultati ottenuti. La nostra principale ambizione, oltre all'istituzione della figura del Rappresentante, era quella di ottenere l'avvio di una missione permanente di sviluppo capacitivo nel settore della difesa, che non ha avuto seguito.
Tale missione avrebbe consentito di iniziare una cooperazione strutturata con i Paesi del vicinato Sud, svolgendo attività di formazione e addestramento, da concordare sulla base delle loro necessità e richieste sul modello NATO Mission in Iraq, che sta dando risultati di grandissimo rilievo.
Ciò avrebbe consentito di porre le basi anche per un efficace dialogo politico da parte della NATO con i Paesi dell'area, offrendo un modello di cooperazione diverso, dal carattere non predatorio, rispetto a quello che alcuni Paesi - segnatamente Russia e Cina - stanno fornendo in questo momento.
Un modello fortemente ispirato all'approccio italiano, che ha sempre dimostrato la propria attenzione verso quelle regioni nella convinzione che il mantenimento di un dialogo pragmatico possa evitare di lasciare ulteriore spazio di manovra ai competitor e alle organizzazioni terroristiche.
È la riproposizione, in chiave NATO, di quanto stiamo già facendo noi su base bilaterale: lo facciamo da anni con alcuni Paesi africani come, ad esempio, il Niger. E non è un caso che l'unica Nazione a cui sia consentito rimanere in Niger, a cui sia richiesto di rimanere in Niger, sia l'Italia: non è un caso (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Tale atteggiamento è assolutamente coerente con l'approccio individuato dal Presidente del Consiglio verso l'Africa: quello che chiamiamo il Piano Mattei. Permettetemi di affermare che quanto l'Italia assicura, anche attraverso il costante impegno e sacrificio dei nostri militari, è determinato anche sulla base di una realtà di cui siamo ben consapevoli, ossia, del fatto che l'azione europea in quella regione, ad oggi, è fallita: ha fallito e ne prendiamo atto.
Ciò è scaturito proprio a causa di un approccio prioritariamente securitario che, probabilmente, non ha tenuto conto delle effettive esigenze delle istituzioni e delle popolazioni locali e, invece, ha aperto la strada a una facile narrativa di disinformazione, volta ad attribuire all'influenza europea un connotato negativo, esclusivamente predatorio.
Ma tornando a quanto approvato a Washington, l'istituzione della figura del Rappresentante speciale NATO per il vicinato del Sud deve essere considerata, invece, come un riconoscimento e un chiaro successo dell'impegno politico sostenuto negli anni dall'Italia - da tutta l'Italia - attraverso il quale si è, finalmente, riusciti a ottenere una prima forma di adattamento dell'Alleanza verso il fianco Sud.
Con altrettanta chiarezza, in merito alla designazione di Colomina, ribadisco quanto ho avuto modo di affermare e, cioè, che tale decisione, assunta direttamente dal Segretario generale uscente, ha di fatto ridotto drasticamente il potenziale della figura del Rappresentante speciale del Sud, perché è stata diluita all'interno degli altri incarichi già assegnati a Colomina che, infatti, è attuale Vicesegretario generale della NATO per gli affari politici e la politica di sicurezza, nonché Rappresentante speciale della NATO per il Caucaso e l'Asia centrale.
Sicuramente, l'Italia, anche in virtù della sua esperienza e della sua attenzione verso le dinamiche del fronte Sud, avrebbe potuto svolgere questo compito con grande capacità, conoscenze ed esperienza. Ce lo aspettavamo? Probabilmente sì. Probabilmente sì, visto alcuni segnali forniti da Stoltenberg con altre nomine dell'ultimo momento - io le ho chiamate come “i nobili della scaletta”, noti in Italia - all'interno degli uffici di diretta collaborazione.
Ma voglio essere più chiaro: non contesto e non mi interessa che sia stata fatta la nomina di un non italiano, perché siamo sicuri che, chiunque designato in quell'incarico, al di là della sua nazionalità, sarebbe stato in grado di porre lo stesso impegno che avrebbe avuto un funzionario italiano, specialmente qualcuno che conoscesse le dinamiche mediterranee.
Quello che io ho contestato è che, conferendo la delega a un funzionario già oberato di altri importanti incarichi, Stoltenberg ha di fatto svuotato l'obiettivo politico che si intendeva perseguire, minando l'efficacia di quanto approvato al Vertice NATO. Quindi, non è un tema di nomi o di nazionalità: è il rilievo politico che si è voluto dare a quella nomina (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). È come si è voluto annacquare quel risultato.
La spiego in modo che possa capirlo chiunque ci ascolterà da fuori, non certamente quest'Aula: è come se io mi accollassi il compito di fare il Ministro delle Finanze, oltre a quello della Difesa, in questo momento drammatico. Sarebbe il modo per affossare le finanze italiane o la difesa, uno dei due.
Perché nessuno può avere la capacità di occuparsi di temi completamente diversi e, quindi, di gestire una parte importante della NATO, di averne un'altra e di aggiungere un impegno così importante e così rilevante come quello di ampliare la visione della NATO nel fronte Sud, che merita un'attenzione, merita un coordinamento, merita una struttura di supporto. Perché non si fa basandosi sulle notizie giornalistiche, si fa investendo, mandando gente sul territorio, facendo ascoltare le istituzioni locali; non commettendo l'errore che abbiamo fatto in molti anni e che hanno fatto in molti anni le organizzazioni internazionali, di guardarlo attraverso gli occhi di think tank esterni o attraverso quello che veniva rappresentato dall'informazione. No, noi abbiamo il dovere di approfondire, di avere le scarpe sulla terra e ce l'ha la NATO ancor di più. E questo volevamo dalla NATO quando chiedevamo attenzione verso il fronte Sud.
Per questo e, forse sbagliando, io l'ho presa - e l'ho voluto dire, quindi, esco dal discorso del Ministro - nel senso personale. Perché l'ho vissuta come un momento di mancanza personale, visto quello che noi abbiamo messo in questi anni nei confronti della NATO, visto il nostro impegno, vista la nostra serietà con cui abbiamo affrontato e rispettato ogni parola e ogni impegno che ci siamo presi.
Noi avevamo creduto e abbiamo creduto in questa scommessa, ci crediamo ancora. Noi ci ostiniamo a dire che il Sud sarà il prossimo fronte, che nessuno di noi può pensare di veder crescere 2 miliardi di persone povere, vederle diventare 2,5 miliardi, senza pensare che saranno un elemento deflagrante per la nostra sicurezza futura, e se noi non pensiamo, oggi, che quel destino si incrocerà, se non con il nostro, con quello dei nostri figli e dei nostri nipoti, noi siamo miopi, e abbiamo il dovere di urlarlo a chi non lo vede, a chi non vede che l'Africa in questo momento è occupata.
Il Presidente Meloni ha fatto vedere una cartina nella quale si vede qual è il debito dei Paesi africani nei confronti della Cina, altre in cui si vede la presenza dei militari russi a formare i militari in Africa, e sovrapponendo le cartine si vedeva un'Africa che sembra occupata da due Nazioni che in questo momento non percepisco come amiche dell'Europa e dell'Occidente, penso che nessuno possa percepirle così; se non vogliamo dire nemiche, vogliamo dire competitor, vogliamo usare un altro termine? Allora, c'è qualcuno di noi che può pensare che 2,5 miliardi di persone povere, affamate e giovani - l'età media sarà sotto i 18 anni, quando la nostra sarà sopra i 45, quella dell'Africa sarà sotto i 18 anni -, non saranno potenzialmente, se lasciate in queste condizioni di povertà e di insicurezza, una bomba, non solo per l'Europa o per l'Italia, ma per il mondo?
Allora, noi abbiamo cercato di porre questo all'attenzione della NATO, lo abbiamo fatto con determinazione, lo abbiamo fatto insistendo e siamo riusciti a ottenere un risultato. E siamo stati delusi quando abbiamo visto che questo risultato importante ottenuto, in qualche modo, è stato trattato come se non lo fosse, come se fosse una cosa di cui poteva occuparsi, come suo terzo compito, uno dei Vicesegretari di Stoltenberg. Questa è stata la critica, non una critica a un esponente spagnolo o a una persona, ma al principio con cui è stata individuata questa figura (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Ciò detto, il Governo continuerà e non verrà meno a dare tutto il suo contributo alla NATO, alla coesione atlantica, continuerà in ogni consesso possibile, però, a sostenere quelle che noi riteniamo siano le istanze giuste da sostenere. Non abbiamo alcun problema con la NATO e mi auguro che con il nuovo Segretario generale ci sarà la possibilità di riconsiderare e di rifare il ragionamento che oggi ho fatto in quest'Aula e che ci ha portato e ci porta a dire e a continuare a dire, ostinatamente, come facciamo anche nei consessi europei, che il fronte sud non è un tema italiano, non riguarda il problema delle migrazioni, ma è qualcosa di più grande, che riguarda l'Europa e riguarda il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E questa è la parte che dovevo a seguito della richiesta di un gruppo parlamentare.
Mi sembrava surreale venire in quest'Aula e non parlare anche di un altro fronte che è aperto, per cui, se voi me lo consentite, perché esco al di fuori della richiesta che mi è stata fatta, vorrei fare un accenno a quello che sta succedendo anche in Medio Oriente (Applausi). Mi riferisco alle preoccupanti notizie che arrivano dal confine tra Libano e Israele e alla situazione di sicurezza che interessa gli oltre 1.000 militari italiani impiegati nella missione UNIFIL e i circa 200 presenti a Beirut nella missione bilaterale MIBIL. L'attacco missilistico di sabato 27 luglio contro un campo di calcio nella cittadina drusa-israeliana di Majdal Shams, nel Golan, che ha provocato morti e feriti, gran parte dei quali bambini e adolescenti, ha innalzato ulteriormente la tensione e rischia di provocare una tragica escalation degli eventi in Medio Oriente.
Nonostante le smentite di Hezbollah, le prime analisi avrebbero confermato la provenienza del razzo da un'area sotto il suo controllo, dalla quale, nella stessa giornata, erano partiti altri razzi, una trentina, contro una caserma israeliana. Un attacco, peraltro, rivendicato dalla stessa Hezbollah. La dura ritorsione di Israele, annunciata dal Premier Netanyahu, si è già manifestata con due eventi occorsi nelle ultime 48 ore: le uccisioni del numero due di Hezbollah, Fuad Shukr, a Beirut, e del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, anche se su quest'ultima non c'è alcuna rivendicazione ufficiale. Potrei aggiungere l'ultimo a Damasco di ieri, come terzo segnale.
A questi eventi sono immediatamente seguite le dichiarazioni di possibili ritorsioni da parte delle due organizzazioni e del regime iraniano. Al di là dei legami palesi tra Iran, Hezbollah e Hamas, palesati anche dalla presenza, quale ospite, a Teheran, del leader politico di Hezbollah, quella che si prospetta è una situazione estremamente delicata e potenzialmente molto pericolosa, per la quale non può essere escluso un confronto militare in prossimità o sul territorio del Libano. La preoccupazione del Governo e mia, come Ministro della Difesa, per la situazione in Libano era già alta in precedenza per i continui scambi di attacchi con droni, razzi, missili e artiglieria tra l'organizzazione di Nasrallah e l'esercito di Tel Aviv.
Hezbollah, incurante della risoluzione 1701 dell'ONU, che autorizza la sola presenza armata di UNIFIL e delle Forze armate libanesi nel Sud del Libano, tra il fiume Litani e la Blue Line, ha creato nel tempo una vera e propria rete di avamposti, installazioni, depositi di armi e munizioni, forte del fatto che UNIFIL, costretto dal suo mandato a operare solo al seguito delle Forze armate libanesi, non sarebbe intervenuto a causa della mancanza di capacità e della fragilità delle Forze armate libanesi stesse.
Per questo motivo, fin dal 7 ottobre scorso, ho avviato una serie di contatti e corrispondenza con le Nazioni Unite, in particolare con il Segretario generale Guterres e il Vicesegretario generale per le operazioni di pace Lacroix, per sollecitare l'attuazione di tutte le possibili misure atte a garantire la piena sicurezza al personale di UNIFIL e, al tempo stesso, a consentire alla missione di operare efficacemente, implementando e facendo rispettare il dettato della risoluzione 1701.
Ho voluto anche segnalare la necessità di un'incisiva e rapida azione delle Nazioni Unite che mettesse UNIFIL nelle condizioni di esercitare una reale deterrenza all'uso della forza, ad esempio irrobustendo il contingente, prevedendo la disponibilità di una riserva operativa schierabile nel Libano del Sud con stretto preavviso, contemplando di operare anche autonomamente senza unità delle Forze armate libanesi.
In aggiunta a ciò, mi sono mosso per supportare le Forze armate libanesi. Siamo, infatti, presenti a Beirut dal 2015 con una missione militare bilaterale che provvede all'addestramento specialistico dei militari libanesi. Recentemente, su iniziativa dello stato maggiore della Difesa italiano, abbiamo istituito un comitato tecnico-militare, a cui hanno aderito Canada, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti, il cui scopo è quello di identificare, con lo stato maggiore della Difesa libanese, programmi, attività e iniziative per aiutare lo strumento militare libanese a crescere e acquisire capacità operative, divenendo più credibile. In questo senso, stiamo organizzando una “conferenza dei donatori” necessaria a reperire i fondi per finanziare tali progetti.
Dobbiamo, quindi, procedere su tre binari: da un lato, rafforzare le Forze armate libanesi, per metterle in condizioni di operare efficacemente e costituire un'alternativa a Hezbollah; dall'altro, sensibilizzare le Nazioni Unite, affinché ci sia piena applicazione della risoluzione 1701, anche rafforzando il contingente di UNIFIL; e, infine, garantire la sicurezza del contingente italiano, per quanto riguarda l'Italia, impiegato in UNIFIL, lungo la Blue Line.
Ad oggi, ritengo che la sicurezza dei nostri militari non sia più a rischio che nei mesi scorsi. Non sono un target diretto e abbiamo un ottimo apparato di intelligence. Tuttavia, potrebbero essere coinvolti incidentalmente negli scontri tra le parti, che diventano più frequenti e di crescente intensità. In questo senso, in prima persona mi sono fatto portavoce di questa preoccupazione, sia con il mio omologo israeliano, sia con quello libanese, la stessa cosa hanno fatto il Ministro Tajani e il Presidente del Consiglio, affinché venisse rispettato il ruolo e l'integrità di UNIFIL e del personale che vi opera. Ricordo che noi parliamo dei 1.000 italiani, ma UNIFIL supera le 10.000 unità, se calcoliamo tutti i contingenti che sono presenti.
Peraltro, sono in costante contatto con il Capo di stato maggiore, il Comandante operativo di Vertice Interforze e il direttore dell'AISE, per monitorare, ormai ora dopo ora, dettagliatamente, quanto accade a cavallo della Blue Line. Al contempo, l'operato sinergico del COVI e dell'unità di crisi della Farnesina ha consentito di aggiornare i piani di evacuazione, sia per i nostri militari, sia per i civili presenti in Libano. L'Italia continua a considerare il Medio Oriente di primaria importanza e a ritenere il Libano un elemento chiave per la sua stabilità.
Per questo motivo, confermo che noi continueremo a operare, fin quando l'ONU riterrà di poter operare, anzi sono convinto che la nostra presenza e quella di UNIFIL siano in questo momento l'unico elemento che può portare stabilità ed evitare ulteriori escalation (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Se è vero che questa missione non ha raggiunto l'obiettivo che si prefiggeva la risoluzione dell'ONU, e non lo abbiamo raggiunto, perché dobbiamo prenderne atto: noi non dobbiamo dire che tutto quello che è stato fatto va bene, siamo bravissimi. No, noi non lo abbiamo raggiunto, anzi, la missione, non gli italiani, non ha raggiunto l'obiettivo. Anzi, si è implementata la presenza di Hezbollah in quell'area, e uno degli elementi che adesso porta ad aumentare lo scontro e la frizione è proprio la presenza, in quella zona molto vicina a Israele, di luoghi da cui possono partire gli attacchi, di depositi di armi, una presenza militare, che è il segno del fallimento di quello che doveva fare UNIFIL.
Ma, nonostante questo, proprio in questo momento, la presenza di 10.000 persone, di 10.000 soldati che appartengono all'ONU in quella zona, può essere uno degli elementi che consente che non ci sia uno scontro diretto, che non parta uno scontro diretto; può essere un elemento di pacificazione, mai come oggi può esserlo. Certo, come chiedo all'ONU non da oggi, ma da oltre un anno, con le garanzie di sicurezza per i soldati che sono impegnati, con una forte presenza dell'ONU, che si fa attraverso il dialogo costante con gli attori in causa.
Le organizzazioni internazionali servono a questo, ad avere la capacità di dialogare con tutti gli attori, anche quando sono in guerra tra loro, e l'ONU, proprio in questi giorni, deve ribadire agli attori che sono in guerra - da una parte Israele e dall'altra l'Iran, Hezbollah, le Forze armate libanesi, i Paesi che si sentono feriti da questo continuo della guerra, da ciò che succede a Gaza, che sono sempre di più - che quei soldati non sono alleati di una delle due parti. Sono soldati che sono lì per l'ONU e per la pace, sono soldati che sono lì a garantire che non deflagri il conflitto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) in qualcosa di più ampio, di più pericoloso.
Quindi mai come oggi noi abbiamo e dobbiamo avere un ruolo. Certo, a questo si accompagna una costante preoccupazione, perché non c'è giorno in cui non mi chieda: e se succede qualcosa? E se per errore qualcosa…? Non c'è giorno in cui non chieda assicurazioni a chi si occupa, all'interno della mia organizzazione, di darmi informazioni, come prima di me lo faceva Lorenzo Guerini, lo facevano altri. Ditemi qual è il rischio, è aumentato il rischio? Oggi è più pericoloso di ieri? Abbiamo sentito una parte e l'altra? Abbiamo le garanzie?
È la stessa cosa che facciamo tutti i giorni, perché il primo compito del Ministero della Difesa - del Ministero, non parlo dei militari - è quello di garantire la sicurezza dei militari, perché il primo compito dei militari è quello di garantire la democrazia e le libere istituzioni, ma il primo compito di chi i militari pro tempore li guida è quello di pensare alla loro sicurezza, e quello che voglio che quest'Aula sappia è che si tratta dell'impegno principale che io, come i miei predecessori, svolgo ogni giorno, soprattutto in momenti di crisi come questo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare il deputato Comba. Ne ha facoltà.
FABRIZIO COMBA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro della Difesa, onorevole Guido Crosetto, colgo l'occasione per ringraziarla per il puntuale ed esaustivo intervento con il quale ci ha illustrato gli esiti del summit NATO di Washington, a testimonianza dell'impegno che il Presidente del Consiglio e il Governo hanno profuso. Un impegno tangibile che arriva in un momento storico per l'Alleanza atlantica, che festeggia i 75 anni della sua fondazione, ma anche un momento, forse, tra i più difficili degli ultimi decenni.
Concordiamo con l'analisi effettuata dal Ministro della Difesa sul fatto che ci troviamo ad affrontare situazioni di crisi complesse e concomitanti, con effetti globali. Gli scenari di instabilità regionale e i conflitti in corso non possono essere visti esclusivamente come eventi a sé stanti, al contrario, hanno effetti e conseguenze che travalicano i confini fisici degli stessi. Se pensiamo alla guerra in Ucraina, al conflitto in Medio Oriente, alla profonda instabilità dell'Africa subsahariana e alle crescenti tensioni nella regione Indo-Pacifico, risulta evidente come si tratti di situazioni caratterizzate da grande incertezza, connesse tra loro da legami a volte poco visibili, ma pur sempre esistenti.
Quando trattiamo il conflitto in Ucraina, dobbiamo avere la consapevolezza che non stiamo solo supportando un popolo a difendere il proprio Paese dalla legge del più forte, ma stiamo soprattutto difendendo la sicurezza dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), del nostro sistema e dei nostri valori democratici, come lei stesso, signor Ministro, ha sottolineato. Per questo, noi riteniamo imprescindibile rimanere al fianco di Kiev (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) con tutte le iniziative messe in atto dal Governo e, di volta in volta, illustrate a questo Parlamento.
Allo stesso tempo, non possiamo più ignorare, trascurandola, l'importanza di garantire, soprattutto ora, un adeguato finanziamento nel settore della difesa e della sicurezza stessa. Non banalizziamo l'obiettivo del 2 per cento a un semplice parametro che la NATO ci ha imposto, innanzitutto perché non ci è stato imposto, ma è stato concordato, come lei ha indicato poc'anzi, dal summit del Galles nel 2014, confermato da tutti i Governi, a prescindere dal loro colore e dalla loro provenienza politica.
Ma, soprattutto, perché il raggiungimento di questo parametro è funzionale a soddisfare la capacità di difesa del nostro Paese. È il minimo indispensabile per dotarci di uno strumento militare efficace, credibile, capace di esercitare una concreta deterrenza e, se necessario, rispondere in modo adeguato alle minacce presenti e future, e mai come in questo periodo storico abbiamo bisogno di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Immaginiamo cosa sarebbe successo se ci fossimo stati noi al posto dell'Ucraina, o se avessimo dovuto difenderci da un attacco congiunto di droni, razzi, missili come quello lanciato dall'Iran nei confronti di Israele lo scorso mese di aprile.
Meglio, ovviamente, che non sia successo, ciò è naturale, ma non possiamo far finta di nulla. Oggi, però, ci troviamo a dover affrontare anche altre sfide più complesse, subdole, e a 360 gradi. Mi riferisco a quelle a cui lei ha accennato poc'anzi, signor Ministro, quelle ibride, per certi versi legate spesso alle nuove forme di neoimperialismo che stanno emergendo nel panorama internazionale. Per questo, condividiamo l'importanza che durante il summit NATO è stata riservata alla regione dell'Indo-Pacifico e ai sempre più complessi rapporti con la Cina, sì con la Cina.
Con Pechino dobbiamo giocare una partita basata sull'equilibrio e il reciproco rispetto, evitando un avvicinamento a Mosca, che può sembrare inevitabile, ma non lo è. Dobbiamo essere abili nel mantenere un canale di dialogo aperto, come ha fatto il Presidente del Consiglio nella sua recente visita in Cina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'Indo-Pacifico sta assumendo sempre maggiore importanza per i risvolti che questa regione ha e i suoi interessi. Mi riferisco, naturalmente, al commercio, alle vie di comunicazione commerciali, ma anche all'approvvigionamento di materie prime, di energia e di risorse naturali.
Siamo ben contenti che il Governo abbia riconosciuto l'importanza strategica di questo quadrante geografico, e la Marina militare e la Difesa sono presenti con la nave Cavour. A breve, ci sarà anche la presenza della nave Vespucci in giro per il globo, il nostro gioiello italiano, che, nell'ambito di questo fantastico momento di giro, toccherà diversi porti dei Paesi più importanti del globo, arriverà in Giappone, con la sosta prevista a Tokyo già a fine agosto. Una presenza, quella di nave Vespucci, che sarà accompagnata negli scali più importanti dall'allestimento di un “Villaggio Italia” per la promozione dei nostri prodotti e del made in Italy.
Ma le sfide di sicurezza che dobbiamo affrontare riguardano anche aree a noi vicine, come il cosiddetto fianco sud del Mediterraneo e dell'Alleanza. Ci preoccupa molto la situazione di instabilità caratterizzata nel Medio Oriente, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti ai quali lei, poc'anzi, faceva riferimento, signor Ministro. Siamo, ahimè, consapevoli dell'intenso lavoro che il Ministro della Difesa e il Ministro degli Affari esteri stanno portando avanti per monitorare la situazione e scongiurare il rischio di una nuova escalation degli eventi e per garantire la protezione dei nostri connazionali presenti in quella regione.
Permettetemi, in questo frangente, di ricordare e di ringraziare gli oltre 1.200 militari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che stanno operando, con estrema dedizione, in Libano nella missione UNIFIL e MIBIL. Infine, concludo il mio intervento, signor Presidente, riportando l'attenzione su un tema che è stato ben descritto dal Ministro Crosetto. Mi riferisco alla situazione che riguarda l'Africa. Questo continente vive la grande contraddizione di essere uno dei grandi continenti con le maggiori potenzialità, ma anche di essere il più povero del mondo.
È una terra giovane, dalle grandi risorse in termini di capitale umano e di materie di cui la stessa Europa è sprovvista; allo stesso tempo, vive una perenne situazione di grande instabilità, caratterizzata da condizioni di vita precaria, da una crescita demografica incontrollata, da instabilità politica e conflitti diffusi. L'Africa è oggi un terreno sempre più di scontro. Qui è forte l'influenza di attori terzi, Cina e Russia in primis, che si muovono in modo sempre più spregiudicato e libero, portando avanti i loro interessi e accompagnandoli con una forte narrativa antioccidentale.
Per questo riteniamo che sia necessario un approccio strutturato caratterizzato da una spiccata capacità di capire le dinamiche, di prevedere la crisi, anticipandone gli effetti, in luogo di essere costretti, poi, a subirli. In tale contesto, il nostro Paese, l'Italia, non solo per la vicinanza geografica, può giocare un ruolo di primissimo piano. L'arco mediterraneo che dall'Africa occidentale attraversa il Golfo di Guinea e, quindi, a Sud il Sahel, fino allo Stretto di Hormuz, è, infatti, un'area di grande influenza, ove risiedono importantissimi interessi nazionali.
Plaudiamo che questa consapevolezza sia stata più volte riconosciuta dal nostro Governo, in particolare con l'approccio individuato dal Presidente del Consiglio con il Piano Mattei, ma anche lei, signor Ministro, con le sue dichiarazioni ha prestato una grande attenzione in questi mesi a questo argomento. Occorre pensare all'Africa in modo diverso, innescando un processo di sviluppo economico che faccia crescere la ricchezza e le condizioni di vita. Ma non possiamo fare tutto da soli e dobbiamo lavorare per realizzare iniziative strutturate…
PRESIDENTE. Deve chiudere.
FABRIZIO COMBA (FDI). …e coordinate - e chiudo - possibilmente con la NATO, con cui dobbiamo condividerle. Le nuove e più complesse sfide ci richiedono un cambio di passo, una visione nuova e ampia, che porti lo sguardo della NATO oltre i confini euroatlantici. Occorre mantenere credibilità e deterrenza sul fianco est.
PRESIDENTE. La ringrazio.
FABRIZIO COMBA (FDI). Auspichiamo, quindi, che la NATO avvii, ad esempio, una missione permanente di sviluppo e dia peso al valore della figura del rappresentante speciale per il Sud, anche ascoltando i consigli di chi da sempre ha…
PRESIDENTE. Grazie.
FABRIZIO COMBA (FDI). Chiudo, chiudo, chiedo scusa (Commenti).
PRESIDENTE. Guardi, è proprio fuori con l'accuso, come si dice dalle nostre parti. Deve chiudere.
FABRIZIO COMBA (FDI). Signor Ministro, grazie per il suo operato prezioso e determinato al servizio del nostro Paese. Voglio manifestare la vicinanza di tutta la maggioranza e confermare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per l'informativa che lei oggi ci fa sulla NATO e sul Vertice della NATO a Washington, ma non possiamo esimerci dal parlare di quello che in realtà sta accadendo in questi giorni, soprattutto nel Medio Oriente, su quello che è accaduto nelle ultime 48 ore. Siamo dispiaciuti che il Ministro degli Affari esteri venga martedì e non senta l'esigenza di farlo subito, di venire qui a spiegare quello che sta in realtà accadendo. Però lì ci sono due possibili scenari: il primo, quello che in gergo si dice escalation for de-escalation, cioè la possibilità che quello che è accaduto diventi un'opportunità per Israele per definire una vittoria a tutto campo, liberare Gaza, fare un piano serio di ricostruzione e rimettere in moto un Governo da questo punto di vista, che è uno scenario, però, su cui ad oggi nessuno scommette, mentre c'è un altro scenario, che è quello sostanzialmente dove si rischia di aprire il terzo fronte, quello con il Libano, ma, soprattutto, c'è anche il rischio di aprire un quarto fronte, quello diretto tra Israele e Iran e una nuova intifada in Cisgiordania.
Queste cose ci fanno chiedere con forza, e chiediamo che il Governo italiano lo dica con forza, che c'è bisogno, con chiarezza e senza se e senza ma, di un cessate il fuoco lì (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché questa è l'esigenza principale che c'è in questo momento. Però, fatemi dire - e lo dico al Ministro - che c'è bisogno anche di una grande forza dell'Europa, c'è bisogno della voce dell'Europa, che oggi ancora non c'è. L'Europa ancora non parla in modo forte e c'è bisogno di un'azione diplomatica molto forte da questo punto di vista, perché, se non c'è un'azione diplomatica, il rischio dell'escalation è ancora molto, molto, molto alto, e noi siamo molto preoccupati.
E da qui fatemi mandare un pensiero soprattutto a tutti i soldati italiani che sono impegnati lì, perché dobbiamo tutti ringraziarli ogni giorno che sono lì a difesa della pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). C'è un tema di fondo, e vengo al Vertice della NATO. Penso che siano state utili le tre sessioni, soprattutto quella su donna, pace e sicurezza. Penso che le tre sessioni siano state utili, ma importante, tra tutte, credo sia stata quella sulla regione Indo-Pacifico, perché quella regione può rappresentare oggettivamente un nuovo asse dentro al quale, in realtà, si può costruire una condizione per tenere una resistenza possibile verso le escalation.
Bene, diciamo, andare in quella direzione. C'è bisogno, però, di dire con chiarezza, dopo 75 anni della NATO, che questa è stata un elemento fondamentale ma ha bisogno ancora di rinnovarsi, da questo punto di vista, per la difesa, la sicurezza e la libertà soprattutto degli Stati che aderiscono a questa organizzazione. Bene la vicenda dell'Ucraina e il rapporto che è stato fatto. Attenzione, però, perché anche lì c'è bisogno di una forte azione diplomatica dell'Europa, che, ancora una volta, è assente da questo punto di vista, e noi su questo abbiamo bisogno sempre di più di andare in quella direzione.
Poi, Ministro, un appunto sulla vicenda che riguarda il fianco sud. Lei lo ha detto e voglio ribadirlo con chiarezza: sul fianco sud l'Italia ha sempre posto il tema, ma sul fianco sud oggi è importante che ci sia un inviato. Ma attenzione, ritengo non saggio avere fatto una polemica pubblica sulla nomina dello spagnolo. Penso che, invece, sia più utile guardare alla pianificazione militare, ai contenuti da questo punto di vista, alla quantità di impegno per l'inviato, ma soprattutto rafforzare quelli che sono gli hub da questo punto di vista, partendo da quello di Napoli, perché, se ragioniamo nel merito, forse facciamo un servizio positivo nei confronti del tema della deterrenza. Quindi, penso che dobbiamo lavorare nella direzione positiva.
Lei ha detto delle parole su UNIFIL, però dobbiamo chiarirci: o l'UNIFIL è stato un fallimento oppure ci è utile. Penso che in questo momento abbia un'utilità, però noi vogliamo manifestare la nostra preoccupazione, come l'ha manifestata anche lei, ma noi la vogliamo ribadire per i nostri militari che sono lì, perché è ovvio che le regole di ingaggio sono quelle ed è evidente che, per quanto ci riguarda, la preoccupazione aumenta ogni minuto in più, perché il rischio, a nostro avviso, è molto, molto alto. Allora, molta attenzione, perché rischierebbero di trovarsi lì, tra due potenze che, sostanzialmente, sono due potenze missilistiche, su cui loro non potrebbero agire come vorrebbero.
Il nostro obiettivo è quello di dire sempre di più “lavoriamo per la pace”, sapendo che, in questo momento, c'è una condizione di difficoltà oggettiva, perché i primi che, in realtà, vengono colpiti, da questo punto di vista, sono esattamente i negoziatori.
E, allora, siccome c'è una difficoltà, penso che ci sia bisogno di alzare il livello dell'impegno diplomatico e dell'impegno dell'Italia e dell'Europa. Penso che questo sia il tema di oggi, perché oggi il mondo trema al solo pensiero di ciò che può accadere in Medio Oriente, ma, mi faccia dire, un po' in tutto il Mediterraneo e in tutta l'Europa, che, dopo settant'anni, era un continente di pace, e ora rischia di diventare un continente di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro la ringrazio per le costanti attenzioni che riserva al Parlamento e per tutte le informazioni che costantemente ci trasmette. Oggi, in qualche modo, ci uniamo al summit di Washington nel celebrare i 75 anni della NATO.
Sono 75 anni dell'alleanza politico-militare più longeva della storia, un'alleanza che è passata da 12 a 32 membri, ricordiamo gli ultimi due accessi di Finlandia e Svezia. Questa alleanza - lo dimostrano, purtroppo, i tragici scenari che ci circondano - è sempre più attuale.
Certo, magari, il concetto strategico è mutato rispetto al “tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi”, come disse Lord Ismay. Oggi, ci dobbiamo concentrare di più sul mantenimento e la difesa delle nostre democrazie, che - noi della Lega non abbiamo paura di dirlo - sono sotto attacco cibernetico, sotto attacco in tutti i quadranti del mondo.
L'Italia, per la propria posizione geografica - questo ponte verso l'Africa, questo protendersi nel Mediterraneo -, è, ovviamente, in primis, interessata al Mediterraneo, ha coniato quel concetto di “Mediterraneo allargato”, e noi al Mediterraneo, all'Africa guardiamo ogni giorno. Quindi, dalla Lega pieno sostegno, Ministro, per quanto è stato fatto per ottenere il rappresentante per il Fianco Sud.
Mi sia consentito spendere qualche parola per ricordare l'operato, non solo di questa delegazione, nella legislatura attuale, all'Assemblea parlamentare della NATO, ma anche della precedente. In seno a quell'Assemblea, le delegazioni parlamentari si trovano concordi nel chiedere questa attenzione costante al Fianco Sud, lo fanno tutti i partiti italiani ed è qualcosa che dà forza al nostro Paese e dà piena consapevolezza di quanto sia importante, sulla politica estera, restare uniti e difendere l'interesse nazionale. L'interesse nazionale dovrà per forza veder riconosciuto il ruolo e lo sforzo del nostro Paese, che è immenso, con la nomina di un nuovo rappresentante per il Fianco Sud. Per questo, auguriamo buon lavoro al prossimo segretario generale Mark Rutte, certi che saprà riconoscere quello che spetta all'Italia.
Passando all'Ucraina, noi della Lega abbiamo sempre votato per sostenere e aiutare questo Paese aggredito e continueremo a farlo, ma è necessario mettere alcuni paletti, li abbiamo già messi, ma voglio qui ribadirlo: no all'invio degli addestratori, no ad attacchi sul suolo russo e armi - come giustamente ha voluto ribadire -, perché l'Ucraina si difenda.
Quindi, dall'Ucraina allarghiamo lo sguardo e passiamo da quel nuovo concetto che si sta affermando, che non è più solo Mediterraneo allargato, ma è Indo-Mediterraneo. È Indo-Mediterraneo, perché il ruolo dell'India - con la quale il dialogo ferve sia a livello parlamentare, che governativo e che, non a caso, è al centro del Quad, il dialogo quadrilaterale - e sempre crescente. Quad, intese bilaterali, trilaterali (in questi giorni abbiamo visto anche in Giappone un vertice): qualcosa si muove nell'Indo-Pacifico, si muove anche lì per difendere quei diritti, quei valori, quali la libertà di navigazione, il diritto internazionale, che sono fortemente minacciati. Ed è per questo che proprio a quel Vertice - lo ricordava - si è dedicata tanta attenzione all'Indo-Pacifico. Ancora qui, voglio richiamare i lavori parlamentari, perché troppo spesso si dimentica il ruolo del Parlamento e sono proprio gli stessi parlamentari a dimenticarlo, perché, ormai, da mesi, lavora presso la Commissione esteri il Comitato per l'Indo-Pacifico.
È la prima volta che nel Parlamento italiano ci si occupa di quell'area. Abbiamo potuto seguire da vicino la missione di diplomazia navale della nave Morosini (adesso è del Cavour) e sappiamo dell'esercitazione Pitch Black in Australia: l'impegno dell'Italia anche in quell'area è enorme.
Ma, allora, proprio a fronte dell'impegno del nostro Paese, diciamo ai nostri alleati attenzione al Fianco Sud, impegno del nostro Paese a difendere democrazia e Stato di diritto anche in mari lontani, come quelli dell'Indo-Pacifico, però, non sottovalutate mai ciò che proviene da Sud, le sfide che pone il Mediterraneo. Questo è doveroso non solo per l'Italia, ma per tutti i Paesi componenti l'Alleanza, perché quelle sfide, poi, si riverberano sull'intero continente europeo e non solo.
Ancora, sul Medio Oriente, vediamo cosa sta succedendo. Qualche anno fa, addirittura, si sognava una NATO del Medio Oriente a guida israeliana, con gli Stati arabi. Purtroppo, quel sogno, oggi, sembra essersi infranto. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che il dialogo, per un futuro che si possa basare sull'economia - e qui, di nuovo, l'Indo-Mediterraneo, perché quel corridoio economico che porta merci dall'India al Golfo e poi al Mediterraneo -, porterà in futuro - ne siamo sicuri - anche la pace, ma porterà la pace solo se sapremo riconoscere chi sono i terroristi, chi minaccia la nostra libertà e non avremo dubbi.
Purtroppo, anche oggi, sui giornali italiani, si celebrano terroristi, sono stati uccisi, sì, ma la celebrazione, la geografia fa male, fa male perché i nostri valori di libertà non possono essere confusi. Non ci può essere dubbio: o si è per le democrazie o si è con i terroristi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quindi, le auguro, di nuovo, buon lavoro, come lo auguro a tutti i nostri militari che sono impegnati ogni giorno per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, preliminarmente, voglio sottolineare che noi del MoVimento 5 Stelle le avevamo chiesto comunicazioni incentrate su quanto sta succedendo in Ucraina. Tuttavia prendiamo atto che, invece, le sue comunicazioni hanno riguardato anche altro.
Noi riteniamo fondamentale per il Parlamento e per il popolo italiano conoscere esattamente come si sta evolvendo la situazione in Ucraina, che è fonte di preoccupazione per tutti noi. Vengo, quindi, al Vertice NATO e all'informazione che lei ha dato.
L'Italia si è impegnata formalmente a fornire equipaggiamenti fino all'anno 2025 per 1,7 miliardi di dollari. Questo rende del tutto evidente l'assenza di qualsiasi realtà negoziale da parte della NATO, dell'Europa e dell'Italia. Questa cifra corrisponde a 1,6 miliardi di euro. È un valore superiore rispetto alle stime che sono state fatte per gli ultimi anni; dico stime perché non abbiamo i dati ufficiali e queste stime ammontano a circa 1,2 miliardi all'anno.
Complessivamente, l'impegno dell'Italia per inviare armi all'Ucraina ammonterebbe a circa 5 miliardi di euro, che - tanto per fare un esempio - è lo stesso importo e lo stesso valore del nuovo pacchetto lavoro annunciato dalla Presidente del Consiglio.
Quindi, se questi sono i numeri - quindi, se arriviamo a 5 miliardi -, meno male che l'Italia e gli italiani non avrebbero speso un euro per inviare armi all'Ucraina, come disse incautamente la Presidente del Consiglio. Voglio riportare le sue parole: “Considero puerile” – ripeto: puerile - “la propaganda di chi racconta che l'Italia starebbe spendendo soldi per mandare armamenti in Ucraina (…). Questo è falso, e in quest'Aula” - era al Senato - “lo sappiamo tutti. L'Italia sta inviando all'Ucraina materiali e componenti già in suo possesso (…)”.
Quindi, Presidente, chi era puerile? Chi è puerile? Chi racconta bugie, chi dice la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma, al di là delle stime ufficiose che noi leggiamo sui giornali, ci piacerebbe davvero conoscere le cifre ufficiali che riguardano la spesa complessiva a cui facevo riferimento, facendo anche un bilancio dei contributi e dei rimborsi che sono stati versati e ricevuti finora dall'Italia allo European Peace Facility e conteggiando anche tutte le spese - questo voglio sottolinearlo - per ripianare le scorte. Penso e mi voglio riferire al recente acquisto di un centinaio di nuovi missili antiaerei americani Stinger, per un valore di 808 milioni, o al nuovo approvvigionamento di quasi 900 missili anticarro Spike, acquistati dall'israeliana Rafael, per altri 92 milioni. Io credo che interessi al popolo italiano sapere quali tipologie di armi sono state inserite nell'ultimo pacchetto di invio - armi all'Ucraina, intendo - e se ci sia un altro lotto dei letali missili di attacco a lunga gittata Storm Shadow, che sono capaci, come tutti noi sappiamo, di raggiungere il territorio russo.
Ministro Crosetto, sono passati due mesi - era il 29 maggio - da quando lei disse in quest'Aula, rispondendo a una nostra sollecitazione, che stava pensando di togliere il segreto sulle informazioni riguardanti l'invio delle armi italiane in Ucraina, tra l'altro in linea, se fosse accaduto, con quanto avviene in tanti importantissimi Paesi della NATO (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e come il MoVimento 5 Stelle richiede, praticamente, da due anni, dal dicembre del 2022. Se non c'è niente da nascondere, dia seguito, Ministro, alla sua apparente apertura e, quindi, ci dia tutte le informazioni del caso: come, ripeto, succede in altri importantissimi Paesi della NATO. Gli italiani non sono un popolo di serie B e, quindi, non devono essere tenuti nell'ignoranza di dati che sono, invece, importanti per farsi un'idea propria e per formare, quindi, un'opinione pubblica che possa decidere, con dati di fatto, se essere ancora favorevole a questo invio di armi, oppure se non essere a favore, come tutte le rilevazioni demoscopiche stanno dimostrando.
Come è del tutto evidente da quello che è successo negli ultimi due anni e mezzo e anche nell'ultimo vertice NATO, manca assolutamente qualsiasi volontà negoziale di intraprendere un serio percorso che porti alla pace. Si parla solo di forniture sempre più letali. Noi partimmo dal primo invio di armi, sottolineando che dovevano essere armi solo difensive, poi siamo passati ai missili SAMP/T, poi siamo passati ai letali Storm Shadow, che, come dicevo poc'anzi, sono capaci di arrivare in territorio russo e, quindi, almeno in astratto, sono capaci anche di far salire l'escalation e di coinvolgere altri Paesi europei, come l'Italia, in questa escalation e, quindi, in questo scontro armato.
Però, tutto ciò sembra passare in cavalleria e, anzi, ormai, si parla sempre di più anche di invio di uomini. Ha fatto scalpore il primo che ne ha parlato, il Presidente francese Macron, ma, in realtà, Presidente, le ricordo che, prima di Macron, ne parlò l'ex Segretario generale della NATO e noi gliene chiedemmo conto in un question time. È passato più di un anno. Lei ci trattò con sarcasmo, sostenendo che dicevamo corbellerie, però i fatti hanno dimostrato che non dicevamo corbellerie, stavamo semplicemente analizzando i fatti che erano del tutto evidenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Mi avvio a concludere, Presidente. Quindi, devo rimarcare questo aspetto: finora ci sono stati zero tentativi negoziali da parte dell'Italia e dell'Europa e l'unico tentativo è stato fatto a marzo del 2022 - quindi, quando la folle invasione russa era avvenuta da pochi giorni, da poche settimane -, organizzato da Turchia e Israele. Questo tentativo portò alla stesura di una bozza di trattato che, poi, venne bloccata sul nascere dal Presidente Biden e dal Premier Johnson, che pensavano di piegare la Russia militarmente in poche settimane e, invece, dopo due anni e mezzo, la guerra è impantanata ed è diventata una guerra di trincea.
L'ultima riflessione, e davvero concludo e la ringrazio, Presidente, verte su quello che è successo in merito alla questione del fianco Sud. È un'amara riflessione, è una vicenda che davvero rappresenta uno schiaffo in pieno volto all'Italia…
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO PELLEGRINI (M5S). … perché non è bastato all'Italia essere, praticamente, genuflessa nei confronti della NATO, aver detto sempre sì, e questo Governo lo ha fatto incessantemente da quando è in carica, per ottenere questo riconoscimento. Io davvero credo che questo schiaffo in pieno volto rappresenti esattamente il valore attuale e il peso politico attuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che l'Italia ha in campo internazionale e nella NATO, e ne avete voi esclusiva responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.
ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi, intanto ringrazio, come hanno fatto coloro i quali sono intervenuti, il Ministro che, come sempre - ripeto, come sempre -, interviene in Aula, rispondendo alle richieste del Parlamento. Lo ha fatto in questi due anni, lo ha fatto sempre e ha confermato la sua presenza anche oggi. Infatti, mi sono un pochino stupito quando qualcuno che è intervenuto ha parlato della mancanza di spiegazioni particolareggiate sulla situazione in Ucraina. Non abbiamo chiesto questo e, quindi, credo che sia, perlomeno, rispettoso nei confronti del Parlamento quello che ha fatto il nostro Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Se volessimo avere risposte sull'Ucraina, le ha già date più volte, credo, ma penso che non ci dovrebbe essere nessuna difficoltà da parte del Governo di intervenire anche su questo tema in maniera estremamente chiara, come estremamente chiaro è stato l'intervento nei confronti di questo Paese amico in tutti questi anni.
Quindi, torniamo all'argomento di cui sopra, cioè all'informativa urgente del Ministro sugli esiti del vertice NATO, che ha rappresentato un momento cruciale per l'Alleanza atlantica - 75 anni -, chiamata ad affrontare sfide sempre più complesse, in un contesto geopolitico in rapidissima evoluzione. La NATO, nata per garantire la sicurezza collettiva dei suoi membri, si trova oggi a dover rispondere a minacce diverse ed articolate che, solo qualche mese fa, non erano neanche ipotizzabili. Prima di entrare nel dettaglio delle criticità che sono emerse all'esito di questo vertice, che vorrei ci portassero ad una riflessione, è importante riconoscere i successi ottenuti. La NATO ha ribadito la sua unità e il suo impegno per la difesa collettiva, elemento fondante del Trattato del Nord Atlantico. Sono stati raggiunti accordi significativi in ambito di cooperazione militare, cyberdifesa e sviluppo tecnologico, tuttavia non possiamo ignorare - come, del resto, evidenziato anche dal Ministro - le numerose criticità che rischiano di minare la nostra stabilità e la nostra sicurezza.
La prima grande criticità riguarda la crescente minaccia rappresentata dalla Russia. Nonostante gli sforzi diplomatici, le tensioni con Mosca rimangono elevate. Le recenti manovre militari al confine ucraino e l'attività di disinformazione su scala globale sono solo alcuni esempi della strategia di destabilizzazione adottata dal Cremlino. Per l'Europa questo significa dover rafforzare le proprie capacità difensive e migliorare la prontezza operativa delle Forze NATO sul territorio.
Prontezza operativa: è cruciale che gli Stati membri investano in modo significativo nelle proprie difese.
Lo ripeto: è cruciale che gli Stati membri investano in modo significativo nelle proprie difese, rispettando gli impegni presi in termini di spesa militare, anche, ovviamente, da Governi che non ci appartenevano in alcun modo, ma che comunque rappresentavano degnamente il nostro Paese. C'è, però, da dire che questo comporta sfide politiche interne non indifferenti, in un momento in cui le economie europee sono ancora in fase di ripresa dalla pandemia.
Un'altra area di preoccupazione riguarda la sicurezza cibernetica. Gli attacchi informatici sono in costante aumento (ne abbiamo visto qualcheduno in questi giorni, anche di particolare evidenza) e non possiamo permetterci di sottovalutare questa minaccia. La dipendenza crescente dalle tecnologie digitali rende i nostri Paesi vulnerabili a intrusioni che possono compromettere infrastrutture tecniche, rubare dati sensibili e influenzare i processi democratici. La NATO ha riconosciuto la necessità di potenziare la cyberdifesa, ma restano da risolvere questioni importanti relative alla cooperazione tra gli Stati e alla condivisione delle informazioni. Questo è molto importante: cooperazione tra gli Stati e condivisione delle informazioni. Ogni membro dell'Alleanza deve impegnarsi a sviluppare capacità adeguate a prevenire, rilevare e rispondere agli attacchi informatici e ciò richiede un livello di coordinamento e fiducia che non è facile da raggiungere. Quando parlo di fiducia, questo è un termine molto delicato ma necessario da raggiungere.
Inoltre, la crescente influenza della Cina - e qualcheduno ne ha parlato, ovviamente il Ministro in maniera particolare - rappresenta una sfida ulteriore per la NATO che, negli anni iniziali della sua attività, non era sicuramente all'ordine del giorno. Pechino sta ampliando la sua presenza globale attraverso iniziative economiche, tecnologiche e militari. Sebbene la NATO non consideri la Cina una minaccia militare immediata, è chiaro, l'estensione delle sue capacità militare e il suo comportamento assertivo nel Mar cinese meridionale sollevano preoccupazioni sulla stabilità globale. Per l'Europa questo significa dover bilanciare la necessità di mantenere relazioni economiche vantaggiose con la Cina. Abbiamo visto con piacere i viaggi, abbiamo seguito con interesse, con piacere e con soddisfazione il viaggio del nostro Presidente del Consiglio in questi giorni a Pechino. Quindi, la NATO deve sviluppare una strategia chiara e coesa per affrontare la sfida cinese, promuovendo allo stesso tempo un dialogo costruttivo e responsabile con Pechino. Cosa non semplice, delicatissima, anche a seguito del monito dell'Alleanza di interrompere qualsiasi sostegno materiale e politico allo sforzo bellico russo non accolto dalla Cina. Questo è un fatto estremamente importante.
Un'altra criticità importante è rappresentata dalle divisioni interne dell'Alleanza.
PRESIDENTE. Concluda.
ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Vedo che ci sarebbe molto altro da dire, ma non voglio approfittare evidentemente di tempo che non è nostro. Quindi, andrei a concludere, signor Ministro, manifestando la piena, totale, assoluta condivisione delle sue idee e del suo modo di agire, del suo modo di essere e soprattutto del suo modo di proporsi da parte del gruppo di Forza Italia. Sono sicuro che l'Italia farà la sua parte, anche grazie a lei, signor Ministro, e al nostro Governo, la cui lungimiranza e il cui impegno hanno permesso di rafforzare il ruolo del nostro Paese sulla scena globale, contribuendo in modo significativo alla sicurezza collettiva. La nostra storia - ho finito, signor Presidente - la nostra storia, la nostra assidua partecipazione alle missioni di pace e la nostra capacità di dialogo ci rendono un attore indispensabile, un faro di speranza e un esempio di impegno per la pace e la sicurezza internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, non solo per l'informativa ma anche per il tono, la postura con cui l'ha resa e anche la disponibilità ad allargare la sua riflessione non solo al resoconto del vertice di Washington, ma alla situazione che l'Italia e il mondo stanno attraversando.
Vede, questa discussione dovrebbe avere due grandi direttrici: una legata al ruolo della NATO dopo 75 anni dalla sua costruzione e l'altra a come la NATO impatta sui molteplici, purtroppo troppi, scenari di crisi del mondo. E io credo che, in realtà, queste due discussioni non siano scindibili e le parole dei miei colleghi, le ultime del collega Pellegrini, che portano a darne una lettura con un'equazione - chiedo scusa al collega per la semplificazione - NATO, strumenti militari e quindi strumenti che producono guerra, sono fuori da ciò che accade nella realtà.
Il Vertice di Washington, prima di essere segnato da ogni documento, è stato segnato dal più grande attacco al più importante ospedale pediatrico in Ucraina, producendo decine e decine di morti. Fuori da ogni tipo di strumentalizzazione di una cosa così grave, io penso che ogni strumento di difesa verso gli attacchi russi, che non così raramente sono rivolti a punti civili, sia un punto che gli Stati che fanno parte della NATO e dell'Unione europea devono tenere con forza. Spesso parla prima di me il collega Fratoianni, invece questa volta mi seguirà, ed è con lui stimolante discutere di questo, ma su questo punto ci voglio stare. È inutile che continuiamo a raccontare l'idea del 2 per cento delle spese militari come un 2 per cento che produce conflitto perché nessuno vuole la guerra, ma tutti vogliono la sicurezza. E quel 2 per cento cosa produce? 1,8 e 1,5 di investimento. Io, però, rimpiango di non aver potuto offrire alla popolazione ucraina tutti gli strumenti per impedire ogni forma di attacco (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Perché l'attacco che sta subendo l'Ucraina non è un attacco evitabile in un documento.
Ora, questo è il primo punto e io sono tra quelli, condividendo una cultura democratica con tanti colleghi con i quali ho fatto pezzi di strada insieme e chissà cosa ci riserva il futuro, che, quando vedo bruciare una bandiera della NATO, vedo bruciare una bandiera della pace (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Io so che qualcuno scuota la testa, ma se aveste il privilegio che quest'Assemblea mi ha dato, quello di sedere nell'Assemblea parlamentare della NATO, dove siedono colleghi di tutti i nostri gruppi, e se aveste avuto il privilegio e l'occasione, che il presidente Cesa ha creato qualche settimana fa alla base di Napoli, di vedere plasticamente tutti i punti di intervento NATO nel mondo, non c'è uno scenario di guerra, c'è solo uno scenario di pace e deterrenza. Tirate via la NATO dai Balcani, tirate via la NATO dal Nordafrica, tirate via la NATO dall'Asia, e che accade? E che accade? Fuori dalla NATO vuol dire fuori da uno strumento di deterrenza rispetto al conflitto. È uno scenario sufficiente, un punto di approdo? Io penso di no.
Penso anche che il Ministro oggi - e di questo lo voglio ringraziare perché ho trovato un uomo di Stato prima che un uomo di una parte politica - abbia posto anche elementi che aprono a una discussione che riguarda la prospettiva della NATO, perché va bene l'alleanza di Stati che garantiscono democrazia, difesa e pace, ma c'è un tema di condivisione delle strategie. Perché se un membro della NATO, e la Turchia lo è, si propone di invadere Israele, sì che c'è una questione rispetto a Paesi che aderiscono alla medesima Alleanza.
Così come la NATO deve porsi la questione di essere soggetto di relazione internazionale. Le parole del portavoce del Ministro degli Esteri cinese sono parole preoccupanti; la NATO non è un residuo della Seconda guerra mondiale. Allora, questo è, secondo me, un fronte che questo Parlamento e la sua delegazione in seno alla NATO, in rapporto col Ministro della Difesa, devono porre. Io non mi ascrivo tra quelli che devono fare il bilancio delle cose positive o delle cose negative di quel Vertice.
Credo che ci siano molte questioni care all'Italia, a tutta l'Italia: il tema del Fianco Sud, il tema del sostegno alla causa ucraina, qualche passo in avanti avvenuto dopo il G7 circa la questione del congelamento dei beni russi, destinato e incastrato alla causa della ricostruzione ucraina, ma bisogna assolutamente aumentare la dimensione strategica della NATO.
Voglio concludere, Ministro, con ciò che ha posto in chiusura della sua relazione e che condivido totalmente. Lei, tra l'altro, gliene devo dare atto, dai primi giorni della crisi in Medi Oriente, ha posto la questione dei nostri soldati dentro la missione UNIFIL. Oggi pone - e fa bene a farlo - all'Unione europea la questione del ruolo di quel contingente. Fatemi anche dire che le nostre donne e i nostri uomini, in qualunque fronte siano impegnati, sono motivo di orgoglio e devono avere il sostegno incondizionato di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). E ha ragione il Ministro a porsi il fatto che chi garantisce sicurezza, lo deve fare in condizioni di sicurezza.
Ministro, per fare tutte queste cose, non le posso non riservare una piccola nota critica: questo Governo deve preoccuparsi di avere quell'autorevolezza che, in questi giorni, anche nel consesso europeo, ho avuto il timore che potesse venire meno. Non mi infilo in nessuna forma di polemica, perché discutere della sua informativa significa discutere di come garantire sicurezza al mondo, ma per fare questo l'Italia deve avere, sì, schiena dritta, ma anche grande credibilità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la ringrazio, naturalmente, per la sua informativa, dalla quale, almeno per la prima parte, mi riferisco a quella legata al vertice NATO, emergono tre questioni su cui intendo concentrarmi.
La prima è una questione il cui segno è quello della burla o della farsa. Il nostro Paese ha puntato tutto sul delegato del Fronte Sud e ha preso un palo, come si dice. Pazienza. Dico pazienza, perché non considero questa la questione decisiva, ma è un dato di realtà, ce lo ha, peraltro, detto lei.
Poi ci sono altre due questioni. Queste sono, invece, molto, molto serie e molto preoccupanti. La prima emerge dalla prima parte della sua informativa. Lei è venuto qui a raccontarci che la nostra spesa militare è destinata, inevitabilmente, a crescere. L'obiettivo del 2 per cento è diventato addirittura un obiettivo minimo e c'è già chi propone di aumentarlo. Noi siamo completamente contrari a questa prospettiva (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). L'idea di spendere miliardi e miliardi di spesa corrente in più, ogni anno, in sistemi di difesa e in armamenti è una follia per un Paese come il nostro, per un mondo come quello che abbiamo di fronte, che, invece, ha disperatamente bisogno di enormi investimenti strutturali, che vadano in tutt'altra direzione.
E lo dico, Presidente, per suo tramite, all'ottimo collega Richetti, col quale ci capita, per posizionamento parlamentare, uno dopo l'altro, a seconda della tipologia del dibattito, di interloquire: io non sono affatto indifferente, noi di Alleanza Verdi e Sinistra non siamo affatto indifferenti al tema della sicurezza. Il punto qui è un altro. Il punto è esattamente quali sono le politiche che garantiscono, qui ed ora, ed in prospettiva, sicurezza al mondo terribile che abbiamo davanti. Perché, se quello che ha detto il Ministro Crosetto è vero, e io penso che sia verissimo, Ministro Crosetto, cioè che 2 miliardi e mezzo di persone (l'Africa), che vivono in condizioni di disperante povertà nella stragrande maggioranza dei casi, non possono non essere considerate una potenziale enorme bomba ad orologeria, non per noi, che siamo sul Fronte Sud, per il mondo intero, è vero, lei lo ha detto; il punto è che, a questa dimensione del problema, non può essere delegata, per la sua risposta, la NATO, un'Alleanza militare. Servono politiche. Come si interviene perché quei 2 miliardi e mezzo di persone vengano sottratte ad una condizione di disperante povertà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), tale da renderli una bomba? Si interviene con politiche legate alla transizione, con politiche legate alla redistribuzione delle risorse, con politiche che la chiudano, una volta per tutte, con la predazione sistematica delle risorse di interi continenti, che, invece, ancora una volta, anche con lo sbandierato Piano Mattei, noi, in barba ad ogni retorica, stiamo reiterando.
Si fa con la politica. E, invece - e qui arrivo al terzo punto -, c'è l'altro elemento di drammatica preoccupazione, che mi pare incredibile che non venga sottolineato: ma perché la NATO deve occuparsi del Fianco Sud? Fatemi capire. Perché la verità è che lei è venuto a dirci che stiamo delegando le funzioni della politica, a cominciare dalla politica estera, ad un'Alleanza militare. Io non sto discutendo qui: NATO sì, fuori la NATO. Potremmo fare una grande discussione sul ruolo della NATO, sulla sua attualità, sulla necessità di superare alcuni modelli, ma non è questo il luogo, non è questo il momento. Sto dicendo che non è possibile delegare la politica - e risolvere il drammatico deficit di politica, che oggi misuriamo nelle grandi istituzioni nazionali e sovranazionali, l'Unione europea e le Nazioni Unite, mute su ogni scenario di guerra e di conflitto, mute! - ad un'Alleanza militare. Questo è il problema! Perché, se la NATO è il soggetto a cui affidiamo la politica dell'oggi e del domani, a proposito dei 2 miliardi e mezzo, colleghi e colleghe, è finita! Chiaro? È finita. Stiamo accettando l'idea che l'unico modo di risolvere, affrontare e gestire le crisi dell'oggi e del domani sia quello dell'esercizio della forza militare. Questo mondo chiude così. Vale per le crisi in corso, per quelle annunciate, vale per chi vaneggia di guerre frontali con la Russia, per chi già si prepara alla guerra dell'Indo Pacifico nella faglia di Taiwan, perché di questo si discute in queste riunioni. E il fatto che tutto questo venga rappresentato come normale - normale! -, che venga elencato come una serie di inevitabili conseguenze di un dato di realtà, di fronte al quale ci sediamo muti, passivi e incapaci perfino di pensare a un elemento di trasformazione nelle mani della politica, questo è il punto più disperante col quale dovremo fare seriamente i conti, fuori da ogni bandierina o rappresentazione farsesca del nostro posizionamento. È una grande questione che ci riguarda.
Il Libano: avremo modo di discutere nuovamente col Ministro Tajani, purtroppo, tra troppi giorni, ho avuto modo già di dirglielo, ieri, nel question time, quindi lo ripeto qui: Ministro, anche qui, la questione non si risolve soltanto con l'elenco di quello che è accaduto, tra cui, però, spicca l'assenza di un giudizio. L'assassinio del leader politico di Hamas a Teheran non è una cosa che può essere liquidata così, perché quella scelta ha un impatto politico enorme sull'escalation potenziale e drammaticamente reale di quell'area del mondo, ha un impatto enorme sul diritto internazionale, che richiamiamo sempre, a piene mani, quando discutiamo, giustamente, di Ucraina e del diritto internazionale, che scompare in altre aree del mondo.
Allora, anche qui, il ruolo politico della NATO è francamente discutibile. Non so - ed è l'ultima cosa che dico - se, quando discutete del ruolo politico dell'Alleanza, questa discussione la facciate anche con il Presidente turco, che, qualche giorno fa, prometteva di invadere Israele. Siccome la Turchia di Erdogan è uno dei più potenti eserciti della NATO - e ho chiuso, Presidente - vorrei sapere, dal punto di vista del ruolo politico dell'Alleanza, cosa pensa il Presidente Erdogan delle vostre discussioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Io, sinceramente, rimango allibito nell'ascoltare alcuni interventi che non tengono minimamente conto del contesto internazionale.
Faccio riferimento all'ultimo intervento, ma anche all'intervento del collega del MoVimento 5 Stelle, perché sembra che la NATO si stia attrezzando per difendersi e difendere i Paesi che fanno parte della NATO - e per fortuna si è decisa una politica di allargamento e, quindi, apprezzamento per quello che è emerso negli ultimi mesi -, sembra che tutto questo stia accadendo così, per gioco, per la voglia di armarsi, mentre nel mondo vige un sistema di pace e di tranquillità.
Io ho visto le elezioni in Venezuela, stravincere le opposizioni, ma naturalmente Maduro si è proclamato vincitore e chi plaude? La Cina, la Russia, il fronte dei non democratici.
Quello che sta accadendo con riferimento all'Ucraina, signor Ministro, ossia il fatto che si decida di sostenere la resistenza ucraina non è - anche lì - figlia della volontà della NATO di ampliare un conflitto, ma qualcuno dovrebbe andare a vedere quali sono le armi che stanno utilizzando i russi per l'invasione ucraina, nordcoreane, iraniane, perfino alla Cina hanno chiesto aiuto per sostenere quell'invasione.
Come si fa a non vedere cosa sta accadendo in questo momento nel mondo: conflitti diversi, con nature diverse, una storia diversa, stanno avendo una congiunzione in alcune forze mondiali che impone alla NATO di organizzarsi. Chi pensa alla politica, a tutto quello che vuol dire diplomazia, deve sapere che la politica e la diplomazia possono entrare in campo soltanto se l'altro interlocutore capisce che c'è una forza che è parimente organizzata. L'idea che si fa la diplomazia e si costruisce la politica attraverso il disarmo della NATO e far finta che, attorno alla Russia, alla Cina, all'Iran e a tante altre forze, non si stia costruendo un'organizzazione, credo che viva nel mondo dei sogni.
Quindi, signor Ministro, credo che, per quanto riguarda quello che è accaduto al Vertice NATO, l'atteggiamento che ha avuto il Governo italiano sia assolutamente corretto e opportuno. Credo che bisogna andare sempre più in questa direzione e, per fortuna, che la NATO funziona ancora, per fortuna che si è rafforzata, per fortuna che non si è dismessa, così come si è pensato qualche anno fa, perché probabilmente si sarebbe compiuto un atto assolutamente contrario a quello che si verifica nel mondo, con l'instabilità del mondo, che - ripeto - è un'instabilità che vede dividersi conflitti, molto diversi fra loro, ma che sono congiunti e quindi ci portano a un ragionamento unitario.
Signor Ministro, però mi consenta un elemento che lei non ha minimamente affrontato. Io, sul tema che riguarda il fianco Sud e sul tema della mancata nomina di un italiano, non glisserei in maniera così semplicistica come lei ha fatto, cioè il tema “vabbè poteva essere un altro, purché si desse una soggettività a quel ruolo; una forza, un ruolo che non può essere assegnato ad una personalità che già si occupa d'altro”. Io credo che l'Italia abbia un atteggiamento bifronte su tutta questa vicenda internazionale: da un lato, c'è quello che lei qui ci ha detto, che io condivido parola per parola e non metterei una parola diversa o una parola in più rispetto a quello che lei ha detto; ma, dall'altro lato, c'è l'atteggiamento degli esponenti politici che stanno a supportare questa maggioranza.
Partiamo dalla Lega. Ho sentito qui l'intervento dell'esponente della Lega: condivisione di quello che ha detto lei, importante sostegno alla NATO, l'invasione in Ucraina, ma chi è quel tizio, che si chiama Matteo Salvini, che dichiara costantemente che più armi si mandano più si alimenta la guerra? Si può continuare a tenere questo atteggiamento ipocrita, del fare dichiarazioni all'esterno di un certo tipo, e poi atteggiamenti di diverso tipo in Aula, perché le armi gliele state mandando voi? Per cui, da un lato Salvini dichiara che le armi non vanno mandate perché altrimenti si alimenta la guerra e, dall'altro, la Lega vota tutti i provvedimenti di invio delle armi.
Così come, Ministro Crosetto - mi consenta - voi dovreste fare a gara, la Meloni e Salvini, a chi sta più lontano anni luce da Orbán e, invece, fate a gara a chi se lo avvicina di più. Orbán è quello che è andato, per autonoma iniziativa, lasciando quella contraddizione di rappresentante dell'Europa, a parlare con Xi Jinping, a parlare con Trump, a parlare con Putin, facendo il messo dei tre leader di forze che sono alternative e contrapposte in questo schema che abbiamo descritto. È una personalità che, di fatto, è contraddittoria, è filo-Putin, Ministro.
Così come il voto, espresso dalla Meloni su Ursula von der Leyen, non credo che non c'entri nulla con quello che poi si è verificato alla NATO, non credo non c'entri nulla sulla mancanza di credibilità che ha il nostro Paese, fino in fondo, perché quello che sta aspettando Putin è che, col tempo, il fronte occidentale si sgretoli. Su quello sta fondando la sua strategia. Se l'Italia non è un Paese fermo in questo sgretolamento, se l'Italia presta il fianco ai putiniani che hanno votato contro Ursula von der Leyen, se presta il fianco ad Orbán e presta il fianco a forze che minano la nostra credibilità, come ci aspettiamo poi di avere un ruolo importante e centrale all'interno della NATO?
Quindi, la sua analisi va benissimo e la condividiamo, ma c'è un problema di comportamenti consequenziali. Io credo che, da questo punto di vista, ci debba essere da parte dell'Italia una postura importante. Bene anche il passaggio che ha fatto sul Libano e sulla necessità di sostenere le nostre forze, che in quel territorio svolgono un ruolo importantissimo. Naturalmente - ripeto - sostegno da parte nostra se da parte del Governo ci sarà volontà di portare avanti una posizione credibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro Crosetto, innanzitutto intendo ringraziarla, anche a nome di tutto il gruppo di Noi Moderati, per l'ampiezza dell'informativa che ha riportato a quest'Aula e anche per la frequenza con cui aggiorna il Parlamento in merito ai vari scenari di crisi che sono aperti. Come purtroppo accade, però, spesso, in queste situazioni di grave instabilità internazionale, gli eventi rendono molte volte i vertici in parte superati. È quanto ci troviamo a dover rappresentare, ad esempio, per il quadrante mediorientale. Infatti, l'offensiva israeliana su Beirut e l'uccisione del capo dell'ufficio politico di Hamas, in un raid, aumentano inevitabilmente la criticità e la possibilità di allargamento del conflitto. È un'ipotesi ovviamente da scongiurare con ogni mezzo, ma, per fare questo, abbiamo bisogno di più NATO e non di meno NATO. Anzi, ribadiamo ancora una volta, signor Ministro, l'esigenza di potenziare una vera difesa europea.
Come lei sa, nel vertice europeo informale, che si tenne a Versailles nel febbraio del 2022, l'idea era appunto “more Europe more NATO”.
Signor Ministro, però, dobbiamo dirci anche alcune cose, cioè, solo basandoci su un'industria bellica europea integrata, possiamo avere sistemi d'arma tra loro compatibili su cui addestrare le nostre truppe, senza perdere il controllo nazionale.
Quindi, signor Ministro, ribadiamo anche questa volta con forza che bisogna a tutti i costi evitare un'escalation dei conflitti in tutti i territori e per tutte le crisi aperte in giro per il mondo. Sappiamo benissimo che il nostro Governo è impegnato su questo fronte e chiediamo che, qualora divenga necessario, intensifichi ulteriormente il lavoro e metta in atto tutti gli strumenti possibili per evitare l'aggravarsi di ogni situazione. Gli effetti, purtroppo, su più livelli, sarebbero gravissimi. Ad esempio, la presenza italiana, con due contingenti, in Libano, ci pone in una situazione particolare - conosciamo bene il territorio - e bene ha fatto, signor Ministro, a chiedere alle Nazioni Unite quali posizioni intendano assumere in uno scenario che sta cambiando velocemente e rischia di evolvere, in particolare in riferimento alle regole d'ingaggio. Confidiamo che l'intenzione, manifestata da Israele, di non procedere con altri attacchi diretti al Libano possa essere in parte un possibile argine a questa escalation. In Libano, come anche nel cuore dell'Europa, in Medio Oriente come in Ucraina, ogni sforzo italiano è volto alla ricerca di una via per la pacificazione.
Signor Ministro, non ho usato a caso questa parola, “pacificazione”, invece del sostantivo “pace”.
Pace è sicuramente una bellissima parola, è un augurio, è una promessa, ma può essere anche un'arma, brandita magari inconsapevolmente. Se, infatti, pace vuol dire interrompere immediatamente gli scontri, in alcune realtà ciò non corrisponde ad una reale pacificazione. I conflitti in corso, soprattutto i più importanti, sono molto differenti fra loro, ma in entrambi questi scenari il posizionamento dell'Italia, che lei, signor Ministro, ha ribadito anche in questa occasione, rappresenta una posizione di equilibrio e, direi, di giustizia: al fianco di un'Ucraina invasa e in alternativa a una Russia che ritiene di risolvere le questioni occupando i territori di una Nazione sovrana; accanto al popolo ebraico, vittima di un attacco terroristico del 7 ottobre scorso, e a sostegno anche del popolo della Striscia di Gaza e delle sue istanze.
Quindi, la pacificazione è un processo, non un punto netto.
Un processo che necessita di più impegno, ma che porta sicuramente a risultati più concreti e stabili. Quindi, proseguiamo questo impegno in entrambi gli scenari e anche in tutte quelle realtà ad essi collegati. Penso, ad esempio, anche alle tensioni che ci sono nel Mar Rosso. Al di là delle contingenze e degli scenari in crisi, sui quali condividiamo le posizioni e le iniziative, vi sono poi le risultanze del Vertice di Washington, che segnano il percorso di rafforzamento dell'Alleanza. Abbiamo, come dicevo all'inizio del mio intervento, bisogno di una NATO più forte, per prevenire tensioni e mantenere gli equilibri, per difendere i valori su cui si fonda, valori di democrazia e, voglio ricordarlo, di dialogo e di confronto aperto.
In quest'ottica, ribadiamo per l'ennesima volta l'esigenza, come lei ha ben detto nella sua informativa, di raggiungere quel 2 per cento di PIL, non per spese militari, ma, come diceva anche qualche mio collega, per la sicurezza. Il 2 per cento ormai è una quota minima, che è stata peraltro assicurata e confermata da tutti gli Esecutivi precedenti, a prescindere dal colore politico. Condividiamo fortemente anche gli obiettivi e gli impegni per migliorare la capacità industriale di settore tramite attività di procurement congiunta a livello europeo.
Abbiamo un tema che diventa sempre più prioritario per la sicurezza, ed è quello della sovranità tecnologica, della capacità di sviluppare e introdurre le nuove tecnologie emergenti senza aumentare la dipendenza dall'estero, anzi, puntando all'autonomia in particolari settori più sensibili. Questo a causa delle forti criticità che si sono verificate sulle catene di approvvigionamento e del valore durante le crisi che si sono succedute. Eventi che hanno messo in evidenza la fragilità del sistema economico occidentale, esponendolo ad attacchi mirati e consapevoli.
Una particolare attenzione la si deve alla questione, come diceva lei, del rappresentante del fianco sud. È ovvio che sia un successo la manifestazione di un interesse e un'attenzione che quest'Aula merita fortemente, dalla pressione migratoria agli snodi commerciali, fino alle instabilità politiche che caratterizzano questo quadrante e che ci vedono sempre in prima linea. Proprio per il ruolo svolto dall'Italia, resta, come ha ribadito, la delusione e l'amarezza per la nomina effettuata, e auspichiamo un cambiamento a breve dopo l'avvicendamento atteso del Segretario, sottolineando - possiamo dirlo? - l'ineleganza del gesto di nomina a pochi giorni dalla scadenza, in presenza di un successore già designato.
L'Italia, quindi, in termini di competenza - concludo -, comprensione e capacità di relazione e azione può dare un contributo essenziale al rafforzamento del ruolo della NATO negli equilibri internazionali che si stanno delineando e, in particolare, nelle aree di crisi attuali.
Rafforziamo il nostro impegno, signor Presidente, e rafforziamo il nostro ruolo per aumentare la sicurezza. Signor Ministro, buon lavoro a lei e a tutti i nostri militari (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua informativa sul Vertice NATO e non solo. Tre minuti, tre telegrammi: confermo il nostro sostegno al Governo per quel che riguarda, in ambito NATO e non solo, il sostegno all'Ucraina. Credo che possiamo discutere di tutto, ma non possiamo sottrarci al dovere di fornire difese aeree all'Ucraina sotto i missili violenti di Putin. Noi dobbiamo anche evitare di pensare che Putin ragioni come ragioniamo noi. Putin non ragiona come ragioniamo noi, scatena la sua violenza ovunque possibile.
Noi dobbiamo dare, innanzitutto, strumenti di difesa. Condividiamo, nella sostanza, la posizione del Governo anche sulla crisi in Medio Oriente, la condanna del 7 ottobre, un invito e una ricerca di una tregua innanzitutto umanitaria, i sostegni umanitari, ma dobbiamo a questo proposito, in particolare, prendere atto anche della inevitabile irrilevanza a livello nazionale, l'incapacità di incidere. Da questo punto di vista, signor Ministro, anche rispetto alle spese militari, credo che l'Europa da tempo avrebbe dovuto prendere in mano il proprio destino e la propria agenda sulla sicurezza, ma, da questo punto di vista, credo, signor Ministro, che la riflessione sull'adeguamento del dispositivo di sicurezza europeo non possa che avvenire, per essere realistico e per essere razionale, in uno schema di difesa comune europea.
Su questo, signor Ministro, però, non so quale sia la posizione dell'Italia. Penso che l'Europa debba darsi come obiettivo quello di un riequilibrio all'interno della NATO - vado a chiudere, signor Presidente - in termini di rilevanza militare, e quindi di rilevanza politica. Questo non si fa senza un sistema di difesa comune. A un sistema di difesa comune si arriva superando il diritto di veto e il Primo Ministro Meloni ha ribadito al Presidente del Consiglio Costa, dieci giorni fa, che voi siete per mantenere il diritto di veto in Europa, e quindi non si faranno passi avanti e anche gli sforzi di ogni singolo Paese europeo verranno vanificati, non saranno efficaci, non renderanno ai cittadini europei quanto, invece, si potrebbe fare con uno schema di difesa comune.
Chiudo sul fianco sud: lei oggi ha un po' corretto il tiro, signor Ministro, dicendo che la reazione così stizzita e sopra le righe dell'Italia non fosse dovuta alla nomina di uno spagnolo, anziché di un italiano…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). …ma al ruolo già ricoperto con altri incarichi NATO. A me era parso, ma non le sto a leggere le dichiarazioni, che ci fosse un riflesso sciovinista e un po' provinciale. Se è così, signor Ministro, cioè che a noi interessa solo, che all'Italia interessa solo che sia un full-time job, mettiamola così, allora diciamolo subito ed evitiamo, lei e soprattutto i suoi colleghi di Governo, di farne una questione di bandiera, perché così non si fa né l'interesse della NATO né l'interesse dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Avendone fatto richiesta, anche in ragione del suo ruolo istituzionale come presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO, ha facoltà di intervenire, in via del tutto eccezionale, per uno spazio temporale molto contenuto, il deputato Cesa. Prego, a lei la parola.
LORENZO CESA (MISTO). Grazie, Presidente, davvero, per avermi concesso questa opportunità. Colgo anche l'occasione per chiederle e chiedere a tutti i capigruppo di quest'Aula una riflessione anche sul lavoro che si svolge come delegazioni, perché noi lavoriamo tutto l'anno in maniera molto intensa, ma poi non c'è mai occasione di poter riferire qua, in Aula, il lavoro che noi svolgiamo. Devo dire che sono molto orgoglioso di quello che fa la delegazione NATO, del lavoro che ha svolto in questo ultimo anno e mezzo.
Siamo passati da zero incarichi a 9 incarichi all'interno dell'Assemblea parlamentare: ci tengo a dirlo, perché colleghi che hanno preso la parola anche qui, questa mattina, oggi, hanno ruoli importanti all'interno dell'Assemblea NATO.
Mi limito oggi a ringraziare davvero il Ministro Crosetto e, attraverso il Ministro Crosetto, voglio ringraziare il Ministro degli Affari esteri Tajani e soprattutto la Presidente del Consiglio per lo straordinario lavoro fatto in questo anno e mezzo, che almeno io seguo come presidente della delegazione NATO, all'interno della NATO e per rafforzare la posizione del nostro Paese all'interno della NATO. Ringrazio il Presidente Fontana e il Presidente La Russa per il lavoro che hanno svolto a Washington in seno all'Assemblea parlamentare NATO. Qual è stato il nostro ruolo?
Il nostro ruolo è quello di puntare veramente degli obiettivi e sostenere la NATO senza se e senza ma, ricordando a tutti - io vi prego - di andare a leggervi le ragioni costitutive della NATO, perché se non si va a vedere quali sono state le ragioni della costituzione, non si capisce il perché. La NATO è strumento di difesa della democrazia, è strumento di difesa della libertà dei popoli, del singolo cittadino che appartiene all'Alleanza atlantica, è strumento di pace. Lo dice un credente che ogni domenica ascolta anche il Santo Padre (Commenti della deputa Boldrini): è lo strumento di pace e lo voglio dire soprattutto a chi mi ha preceduto, al collega Pellegrini, al collega Fratoianni che sono stati molto critici. Forse Fratoianni non ha ben compreso anche le parole del Ministro. Rispetto all'Africa, in Africa noi sviluppiamo delle partnership con Paesi che ce lo chiedono per rafforzare la democrazia in alcuni Paesi, rispetto a un lavoro che i russi e i cinesi stanno facendo in quel Paese. Non prendere atto della situazione…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LORENZO CESA (MISTO). Voglio dire un'ultima cosa, Presidente. Faccio un appello a tutti: ammainiamo le bandierine, lo ha detto lei onorevole Fratoianni, ammainiamo le bandierine. Quando si parla di sicurezza del Paese, quando si parla di difesa di un Paese, è patrimonio di tutti, dovremmo occuparcene tutti con un'unità di intenti.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 12,25.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che, nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che la seduta di lunedì 5 agosto 2024 avrà inizio alle ore 13,30 e che l'esame del disegno di legge n. 1660 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario -, la cui discussione sulle linee generali era già prevista per la settimana 5-9 agosto 2024, al termine degli altri argomenti, avrà luogo alla ripresa dei lavori dell'Assemblea dopo la pausa estiva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, il deputato Francesco Michelotti, vicepresidenti i deputati Elisa Montemagni e Andrea Quartini, segretari il senatore Antonio Guidi e la deputata Ilenia Malavasi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,29).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Valentina Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo a chiedere un'informativa urgente della Ministra Roccella per un fatto grave, emerso in questi giorni. A tutt'oggi, a quasi otto mesi di distanza dall'approvazione della legge di bilancio, che ha previsto 10 milioni di euro per sostenere economicamente le donne vittime di violenza, non è stato ancora adottato il decreto di assegnazione delle risorse all'INPS, destinate al reddito di libertà. Ieri questa denuncia è stata fatta anche pubblicamente, nell'ambito dell'Osservatorio sulla violenza contro le donne dalla vicepresidente dell'ANCI.
I dati dell'INPS parlano chiaro, mostrano come, su quasi 6.500 domande presentate, solo 2.700 richieste sono state evase, addirittura 3.026 donne non hanno ricevuto alcuna risposta. Cosa ne è di quelle donne obbligate a rimanere in situazione di violenza familiare, perché private di un loro diritto di autonomia economica? Che cosa vuol dire questo? Vuol dire che, ad oggi, quando sono già oltre 25 le donne uccise, vittime di femminicidio da inizio anno, le donne che subiscono violenza e che provano ad uscirne, che provano a salvarsi, sono state lasciate sole. Sono passati solo pochi mesi da quando tutte le opposizioni unite hanno proposto al Parlamento, durante l'ultima finanziaria, di utilizzare i 40 milioni a disposizione interamente su un unico obiettivo, il contrasto alla violenza di genere, proprio nella convinzione che questo rappresenti una priorità assoluta: 3 milioni per la formazione, 5 per i centri antiviolenza, 4 milioni per decontribuzioni e 4 milioni per rafforzare il reddito di libertà. Sono passate invece solo poche ore dall'approvazione unanime, nella Commissione bicamerale femminicidio, dalla ricognizione delle norme di contrasto alla violenza di genere, fra cui si trovano anche queste misure che ancora non hanno attuazione. La stessa Commissione femminicidio che ha deciso, in modo concorde, di mettere al primo punto di lavoro il tema della violenza economica. Ma di cosa parliamo, signor Presidente, se poi il Governo non riesce a dare attuazione alle misure che, in diversi casi, in molti casi, possono fare la differenza tra la vita e la morte delle donne vittime di violenza? Se non arrivano quei soldi alle donne maltrattate, la violenza economica privata, la violenza economica familiare si amplifica e diventa violenza economica di Stato. Ma ci rendiamo conto che, da una parte, si illudono le donne invitandole a uscire dalla situazione di violenza e, poi, non si attuano le condizioni per evitare di farle tornare a casa dal compagno violento, perché non hanno i soldi per mantenersi?
Fare contrasto alla violenza contro le donne - e qui chiudo - significa anche vigilare e assumersi le proprie responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ciascuno secondo le proprie competenze istituzionali e questo Governo, oggi, non lo sta facendo. Quindi, signor Presidente, chiediamo che il Governo dia rapida attuazione all'adozione del decreto di assegnazione fondi che manca, e che la Ministra Roccella venga in Aula a riferire su questa grave situazione e sullo stato di attuazione dell'impiego dei 40 milioni, che il Parlamento ha deciso di destinare al contrasto della violenza maschile contro le donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi, che in Aula sono impegnati in capannelli, di cessare cortesemente di parlare tra loro, per evitare che ci sia brusio. Anche se i venti minuti prima dell'inizio delle sedute con voti, solitamente, vengono interpretati impropriamente come una sorta di ricreazione, qui si sta comunque lavorando. Colleghi! Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sempre sullo stesso argomento. Mi associo alla preoccupazione che le colleghe del Partito Democratico hanno appena richiamato, ma credo debba interessare trasversalmente tutte le forze politiche presenti in quest'Aula. Ricordo che lo strumento del reddito di libertà è stato introdotto nella scorsa legislatura ed è stato finanziato in modo significativo. Tra l'altro, credo che vada resa ragione ad una delle donne che si è battuta per farlo, l'onorevole Lucia Annibali, che è stata una delle portatrici, a livello parlamentare, di questa importante e innovativa iniziativa, che ha dato riscontri estremamente significativi.
Ne ho la prova diretta per averlo implementato e attuato dal Governo, ma anche perché poi ho riscontrato, nel dialogo con i centri antiviolenza e con chi si occupa della presa in carico delle donne vittime di violenza, la valenza positiva di questo strumento. Abbiamo accolto favorevolmente che l'attuale Governo abbia detto di “sì” a una richiesta arrivata dal nostro gruppo: quella di rendere strutturale il finanziamento del reddito di libertà. Richiesta purtroppo arrivata - lo ricordo - dopo un primo definanziamento nella prima legge di bilancio, cui aveva tentato di rimediare in qualche modo - gli va dato atto - il collega Lupi, ma con un finanziamento che era meno di 2 milioni, a fronte dei 12 che avevamo utilizzato nei due anni precedenti. Un finanziamento strutturale importante, che doveva essere semplicemente implementato. L'attuale Governo si era trovato già l'impianto del decreto ministeriale fatto; l'impianto dell'accordo con l'INPS fatto; la procedura già implementata. Era già tutto organizzato, doveva solo accendere il bottone per aumentare le cifre e portare avanti questa iniziativa.
Il blocco di questi dieci mesi è del tutto inspiegabile e, soprattutto, è inspiegabile la mancanza di risposte. Tra l'altro, questa è una denuncia che non parte dai banchi parlamentari, ma parte dall'ANCI. Abbiamo qui il presidente Pella che sicuramente si farà carico della voce che l'ANCI ha portato dentro all'Osservatorio nazionale sul contrasto alla violenza contro le donne, per richiamare il Governo a dare lo strumento che ai servizi sociali comunali, insieme alla rete dei centri antiviolenza, serve urgentemente per dare delle risposte - che vanno date - alle donne che sono vittime di violenza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. A questo punto, la seduta è sospesa e riprenderà alle ore 12,50.
La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 12,50.
Seguito della discussione della proposta di legge: Toni Ricciardi ed altri: Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero (A.C. 960-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 960-A: Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero.
Ricordo che, nella seduta del 22 luglio, si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 960-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
In particolare, il parere della Commissione bilancio reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A) e che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Se nessuno chiede di intervenire invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti presentati.
ELISABETTA GARDINI , Relatrice. Sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. Sull'emendamento 1.7 Onori il parere è contrario. Sugli emendamenti 1.400 e Tit.1 della Commissione il parere è favorevole.
GIORGIO SILLI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
In seguito all'approvazione dell'emendamento 1.300, decade l'emendamento 1.7 Onori, che risulta precluso.
Passiamo all'emendamento 1.400 della Commissione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.400 Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
Passiamo all'emendamento Tit.1 della Commissione, è un emendamento al titolo. Non ci sono richieste di intervento, quindi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit.1 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 960-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
GIORGIO SILLI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Sugli ordini del giorno n. 9/960-A/1 Soumahoro e n. 9/960-A/2 Onori il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/960-A/1 Soumahoro.
Ha chiesto di parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno nasce da una situazione nota anche al Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. In giro per il mondo, le nostre ambasciate hanno bisogno di un adeguamento della rete consolare per far fronte alle domande di visto di ingresso nel nostro Paese. Presidente, io sono stato in Senegal, qualche settimana fa, e non ho aspettato 9 mesi, 12 mesi o un anno e mezzo per poter avere un visto di ingresso; sono andato in Senegal e in 24 ore ero già a Dakar. Per un cittadino del Senegal, che decida di non affidarsi ai trafficanti di esseri umani, che decida di non abbracciare le vie del mare, che decida di percorrere il percorso della legalità e di prendere appuntamento con la nostra ambasciata, Presidente, per questo cittadino occorrono 12 mesi solo per un appuntamento, prima ancora di poter accedere alla nostra ambasciata.
Una situazione del genere è nota, è nota in Pakistan, è nota in India, è nota in Marocco ed è nota in tanti altri posti del mondo. Allora, come agevolare, come consentire a questi cittadini, a queste persone di fare una sacrosanta richiesta di visto di ingresso attraverso canali legali e regolari? Questo è il primo punto che chiede quest'ordine del giorno.
Ho avuto modo di parlare con la nostra ambasciatrice in Senegal, a Dakar, giorni fa, che fa un lavoro capillare per poter affrontare una situazione del genere: 80 pratiche lavorate al giorno, di fronte a una disponibilità di risorse umane e anche di mezzi che non permettono tutto ciò, e non solo nel caso specifico, del Senegal, perché è generale. Quest'ordine del giorno chiedeva di facilitare questo, di rafforzare la rete consolare.
Presidente, vado a concludere. L'altro tema riguarda il rafforzamento degli istituti italiani di cultura. In che modo vogliamo promuovere l'Italia nel mondo se non attraverso il verbo, se non attraverso l'arte, se non attraverso la cultura che abbatte i confini e permette di entrare in contatto con il mondo? Come si trasforma anche l'ambito della cultura in occasioni per promuovere iniziative imprenditoriali? Questo è quello che chiede l'ordine del giorno. Sarà il problema il proponente? Ma non guardiamo il dito, guardiamo la luna, si tratta di consentire possibilità di accesso nel nostro Paese attraverso percorsi regolari, visti d'ingresso…
PRESIDENTE. Concluda. È fuori di un minuto, le chiedo di concludere.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). La seconda è la lingua italiana. Quindi, Presidente, chiedo per il suo tramite, al rappresentante del Governo, di ripensare al suo parere e per questo motivo chiedo all'Aula di esprimersi e, quindi, chiedo di mettere al voto quest'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/960-A/1 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/960-A/2 Onori.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/960-A/2 Onori, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 960-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, sarà un intervento breve, per annunciare il voto favorevole a questo provvedimento e ne enuncerò brevemente i motivi. Innanzitutto, è positivo che in Commissione e, credo, anche qui, oggi, ci sia un consenso unanime. Questo è un fatto positivo, su cui ci auguriamo, però, di trovare un consenso anche sui problemi che ancora sussistono sui consolati, perché una cosa va detta, e cioè che i consolati rappresentano certamente un'immagine del Paese all'estero nel dare i servizi ai cittadini italiani, ma anche ai turisti e anche ai cittadini stranieri che si interfacciano con queste istituzioni.
Quindi, sarebbe fondamentale che ci fosse una rete consolare messa in grado di svolgere davvero i propri servizi in termini di efficienza, di rapidità, e garantendo anche una comunicazione semplice e diretta con i suoi utenti. E questo, bisogna dirlo, anche forse per esperienze dirette che noi abbiamo avuto, non sempre avviene. Quindi, è necessario assolutamente intervenire in questo senso. Il provvedimento è positivo anche per la sua struttura: è certamente snello, chiaro e con costi assai contenuti, e quindi auspichiamo che venga recepito rapidamente anche nell'altro ramo del Parlamento.
Bisogna, però, rilevare che vi sono stati alcuni problemi in Commissione e, in particolare, un po' per le coperture e un po' per il tentativo di risolvere le eccezioni che erano state sollevate, vi sono dei dubbi interpretativi che speriamo non ostacolino l'efficacia che deve essere data al provvedimento stesso. Mi riferisco, in particolare, al secondo periodo del comma 2 dell'articolo unico del provvedimento. Quindi sarebbe stato auspicabile un ruolo del Governo, quantomeno nella competente direzione del MAECI, e questo per dare certezza alle risorse effettive che ciascun ufficio consolare dovrà avere per realizzare le finalità del provvedimento stesso.
Noi diamo un giudizio complessivo favorevole a quanto stiamo per approvare, ma non senza evidenziare, comunque, che ci debba essere un rafforzamento della rete consolare italiana all'estero. Questo richiede necessariamente, come forse è emerso in maniera anche molto esplicita dagli ordini del giorno che abbiamo appena esaminato, una riorganizzazione e un efficientamento della rete diplomatica estera. Questo potrà trovare attuazione, perché no, in un lavoro stesso della Commissione esteri nella sua attività conoscitiva, perché forse qualche parte in termini conoscitivi, di audizioni, è rimasta inevasa e incompleta.
Quindi, bisognerà davvero che questa Commissione si occupi anche dell'analisi precisa dell'efficienza dei servizi che la nostra rete diplomatica svolge all'estero, e questo non solo per gli utenti in generale, ma per il ruolo che dovrebbe avere anche riguardo alle imprese. Quindi, con queste osservazioni, ma in termini positivi, rilevando la positività della norma, noi approveremo e, quindi, daremo un voto positivo al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento tecnico, ma che ha una ricaduta importante sui cittadini italiani che vivono all'estero, quindi è ancora più importante, perché questi cittadini hanno bisogno, proprio perché non sono qui, in patria, di un'attenzione particolare, di poter accedere più velocemente e con più attenzione a tutto ciò che riguarda gli aspetti burocratici, per lo sveltimento delle pratiche che li riguardano. Quindi, il nostro è un intervento per annunciare il voto favorevole di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente, sarò brevissimo. Intervengo per ringraziare, ovviamente, i colleghi e tutte le persone che hanno lavorato a questo testo, per ringraziare il lavoro dei pochissimi lavoratori e lavoratrici italiani negli uffici consolari, che hanno fatto questo lavoro spesso in condizioni difficilissime, perché, se sei un italiano residente all'estero e il tuo ufficio dell'anagrafe, magari, è anche a centinaia di chilometri, devi comunque aspettare tra gli 8 e i 9 mesi di media per ricevere quel rinnovo del passaporto, e questa è la media europea, ma spesso il riconoscimento può essere difficoltoso, anche per rientrare d'urgenza in Italia.
Ci sono, come sapete, 7 milioni di italiani iscritti all'AIRE, e di questi il 65 per cento risiede in Europa, e il 90 per cento di quelle partenze annuali che oscilla tra le 100.000 e le 150.000 unità l'anno si dirige prevalentemente, appunto, in Europa. È qui, quindi, che vengono segnalate le principali difficoltà nell'ottenere il passaporto. Con questa legge - fatemi dire, e ho concluso, e consegnerei l'intervento scritto - si va oltre l'urgenza, si va oltre, di solito, all'emendamento che si fa durante la legge di bilancio. Speriamo che sia un passo avanti per tanti, per le tantissime difficoltà che hanno trovato in questi anni, e speriamo che, però, la situazione migliori anche per i tantissimi italiani che in tutte le nostre città fanno difficoltà addirittura a ottenere, entro un anno, l'appuntamento.
Quindi, spero che questo possa essere un buon inizio per tanti, non solo per gli italiani all'estero, ma per tutti noi, perché è incredibile che si debba lottare in questo Paese, così come all'estero, per ottenere il proprio passaporto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ovviamente autorizzazione concessa, la ringrazio, deputato Grimaldi.
Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Voglio anch'io, intanto, congiungermi ai ringraziamenti nei confronti dei colleghi che hanno lavorato su questo provvedimento e, prima di tutto, al suo presentatore, il collega Ricciardi. È evidente che è un provvedimento tecnico, ma qui affronta un tema che, invece, tecnico non è, è di sostanza ed è profondo, cioè il sottodimensionamento dei nostri uffici all'estero anche, e non solo, per quanto attiene a tutte le relative pratiche consolari che vengono svolte. Quindi, con questo intervento - che peraltro, bisogna ricordare, è frutto anche di un ragionamento che con il Governo e con la maggioranza è stato fatto, che va apprezzato, perché la proposta di legge è a prima firma di un collega di opposizione - si prova a mettere un piccolo tassello.
Ce ne sono molti altri da mettere su questo, anche la collega Onori ha lavorato su questo e ha provato a ricordarli con il suo lavoro emendativo e con il suo lavoro in Commissione, a cominciare dal tema del lavoro precario nelle nostre ambasciate e nei nostri consolati, che va affrontato in maniera più sistematica e con un provvedimento ad hoc, che da parte nostra sicuramente ci sarà. Voglio fare solo due altre osservazioni. La prima è che dovrebbe essere un interesse comune, da parte nostra, intervenire in maniera più rigorosa e sistematica sui tempi che coinvolgono i nostri connazionali all'estero nel ricevere i documenti e tutte le pratiche consolari.
Sono tempi irragionevoli, spesso accompagnati da distanze molto lunghe che bisogna anche percorrere da una parte all'altra dei diversi Paesi. Su questo avremo bisogno di molta più tecnologia e avremo bisogno di molto più personale e di capacità di venire incontro a queste esigenze, che sono esigenze di nostri connazionali che sono all'estero; non vanno ricordati solo con enfasi e retorica, ma vanno ricordati anche nell'assunzione di questi provvedimenti. Non è una questione che riguarda questo Governo, è una questione che riguarda tutti i Governi che si sono succeduti. È un tema antico, ma è un tema a cui abbiamo l'interesse di mettere mano.
La seconda questione - e ultima - riguarda il nostro personale nelle ambasciate e nelle sedi diplomatiche più in generale. Noi stiamo affrontando, parallelamente, in Commissione la grande questione che il Governo ha posto relativa al Piano Mattei. Affrontare un tema come quello del Piano Mattei, quindi una proiezione diversa del nostro Paese, in particolare nell'Africa, sapendo che molti Paesi non hanno neanche un'ambasciata, e che, quando abbiamo un'ambasciata, generalmente in questa lavora un terzo, un quarto, un quinto del personale che lavora nella vicina ambasciata francese o tedesca, dovrebbe metterci nelle condizioni di definire questa come una priorità del Paese. È cambiato completamente il mondo, e questo cambiamento del mondo comporta che la nostra proiezione all'estero debba essere adattata ai cambiamenti che ci sono stati.
La prima cosa per adattarsi a questi cambiamenti - lo rappresenta anche il maggior tempo che, in quest'Aula, spendiamo per occuparci di politica estera e la maggiore attenzione che il Governo deve mettere sulla politica estera - e che dobbiamo fare è adattare la nostra struttura di ambasciate e la nostra struttura consolare a questo cambiamento che c'è stato nel mondo.
Io mi aspetto - lavoreremo senza voler strappare e polemizzare su questo - che ci sia un intervento strutturale del Governo nella prossima legge di bilancio per aumentare, in maniera cospicua, le risorse per il nostro Ministero, per il nostro MAECI, affinché possa riuscire a fare una cosa indispensabile per il sistema Paese, anche per il sistema economico: in un Paese dove non c'è un'ambasciata, le nostre aziende che lì esportano non hanno neanche un minimo di supporto; abbiamo il dovere di sostenere, anche sotto il profilo della diplomazia italiana, le nostre esportazioni.
Quindi lavoreremo - spero di trovare in questo attenzione anche da parte della maggioranza, che c'è nelle dichiarazioni, ma dobbiamo trovarla anche nei numeri - per fare un intervento strutturale e forte nella legge di bilancio, a sostegno del MAECI e, in particolare, di questo aspetto, che riguarda la capacità del nostro Paese di dare risposte in politica estera (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, apprezzando le circostanze, sarò molto sintetico, limitandomi a una breve considerazione. Questo provvedimento è, certamente, un segnale di attenzione verso i nostri connazionali che vivono all'estero, un'attenzione doverosa e che, da sempre, costituisce una priorità per Forza Italia e per questa maggioranza di Governo. Del resto, il lavoro del Ministero degli Esteri, il lavoro del Ministro Tajani, che è anche il segretario del nostro partito, il lavoro del Sottosegretario Silli e degli altri membri di tutto il Ministero degli Esteri è caratterizzato, fin dalla nascita di questo Governo, da una particolare attenzione verso gli italiani all'estero, in particolare verso il potenziamento della nostra struttura diplomatica e consolare al servizio dei nostri connazionali. Stiamo parlando di 6 milioni di persone, solo per quanto riguarda gli iscritti all'AIRE, vale a dire un decimo della popolazione nel nostro Paese. Un'emigrazione che ha radici antiche e che ha conosciuto, nelle generazioni passate, storie di lavoro duro, di sofferenza, di emarginazione, ma che ha saputo affermarsi e integrarsi nei Paesi di adozione e occupare ruoli prestigiosi nell'economia, nella ricerca e nella politica. A fianco a questo c'è un'emigrazione più recente e con caratteristiche diverse: un'emigrazione intellettuale, soprattutto di tanti giovani che non riescono a costruire il loro futuro nel nostro Paese - un futuro adeguato a una elevata formazione scolastica e universitaria - e che devono trovare in altri Paesi la realizzazione di ciò per cui si sono preparati nella vita. Nei confronti di tutti questi nostri concittadini abbiamo dei doveri; l'Italia non può dimenticare questi concittadini, che sono una delle eccellenze del nostro Paese ed è giusto che a occuparsi di loro sia la politica tutta insieme, che non vi siano divisioni di parte sui diritti dei nostri connazionali lontani. È l'Italia tutta - non una maggioranza, non un singolo partito - che deve dare loro le risposte a cui hanno diritto: da questo nasce lo spirito unitario di questa proposta di legge, della quale ho l'onore di essere cofirmatario; una proposta che reperisce risorse per potenziare i servizi consolari per i cittadini italiani residenti o presenti all'estero; un provvedimento che ha visto l'attenzione e la condivisione da parte della Commissione esteri e ha consentito, in un proficuo dialogo fra maggioranza e opposizione e con il supporto del Governo, di superare le criticità contenute nella prima stesura, presentata dall'onorevole Ricciardi. Si è giunti, così, a un articolato finale che costituisce, senza dubbio, un'opportunità per potenziare un servizio molto richiesto dai nostri concittadini residenti fuori dall'Italia.
Oggi, dunque, con questo provvedimento compiamo, tutti assieme, un piccolo passo, ma un passo concreto che va sulla strada giusta. Per questo Forza Italia voterà, con grande convinzione, questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Semplicemente, nel ringraziare i colleghi di Commissione che hanno portato avanti questo provvedimento, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il sottoscritto e tutta la Lega-Salvini Premier hanno sostenuto, fin dall'inizio, questo provvedimento. Il Governo di centrodestra si è dimostrato molto efficace e concreto e ha lavorato per reperire le risorse necessarie alla messa in pratica di questa legge, nell'interesse della comunità italiana all'estero.
Presidente, i precedenti Governi di sinistra non avevano mai realizzata una cosa del genere; la farà questo Governo di centrodestra. Chiaramente, il nostro impegno per il potenziamento della rete consolare e nell'interesse della comunità italiana all'estero non si fermerà qui, perché continueremo a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Colleghi, cerchiamo di fare un po' di silenzio, per favore.
Ha chiesto di parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretario Silli, colleghe e colleghi, generalmente in questi casi si parte dal ringraziare tutti e tutte. Però, vorrei partire con un pensiero che mi ha attraversato in queste lunghe settimane, perché poi, come ho detto già in discussione generale, Presidente, io credo che molte e molti di noi, quando iniziamo a fare questo mestiere, in maniera temporanea ovviamente, immaginano che sia significativo poter cercare di incidere nel migliorare, anche solo di una virgola, le condizioni delle persone che noi rappresentiamo, e il lavoro fatto in questi mesi, anzi in questo lungo anno, quasi un anno e mezzo - e lo ricordo al Sottosegretario Silli, che ha seguito tutto l'iter del provvedimento anche in audizione e quant'altro -, mi fa giungere alla conclusione, Presidente Rampelli, che la legge migliore è nemica della legge possibile, ed è esattamente la fotografia di quanto è avvenuto.
Io ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti prima, perché non era scontato, né dovuto e perché abbiamo dato dimostrazione plastica che quando ci capiamo, quando ragioniamo, quando ognuno immagina che non ha la ragione tutta dalla propria parte, ma che la ragione è un processo di condivisione e di elaborazione tra le parti, allora probabilmente qualche risultato si ottiene.
Mi sia consentito, Presidente. Io voglio ringraziare il mio partito, il mio gruppo, la mia capogruppo, Chiara Braga, il nostro capogruppo in Commissione esteri, il collega Enzo Amendola, tutti i commissari e le commissarie della Esteri e i colleghi del mio partito eletti all'estero, perché io non ricordo, Presidente Rampelli - e lo chiedo anche a voi, colleghe e colleghi - che un provvedimento che riguardasse gli italiani e le italiane all'estero avesse mai seguito un iter ordinario e che non fosse stato inserito in una legge di bilancio o in un Milleproroghe. Se questo è stato possibile lo è stato grazie alla spinta e alla convinzione del mio partito, ma grazie anche alla condivisione e nei momenti di difficoltà, Presidente Rampelli, che pure ci sono stati; lei mi deve consentire di ringraziare il collega Andrea Di Giuseppe, perché, nel momento di massima difficoltà, ci siamo capiti, abbiamo discusso e si è individuata una soluzione possibile.
Allo stesso modo, un ringraziamento va agli uffici delle Commissioni e dei vari Dicasteri che sono stati coinvolti, nonché a tutte e a tutti gli eletti all'estero degli altri partiti, perché stiamo parlando di un provvedimento che riguarda la ventunesima regione d'Italia. Infatti, sono 7 milioni le italiane e gli italiani iscritti all'AIRE e, soprattutto, negli ultimi tempi, gli italiani all'estero ogni tanto vengono strattonati per la giacchetta e tirati in ballo in discussioni a volte anche incomprensibili.
Oggi, con questo provvedimento, colleghe e colleghi, un ramo del Parlamento italiano sta dando dimostrazione del fatto che, nel momento in cui si lavora per individuare una risposta a un problema possibile, si sta lavorando sul riconoscimento e il rafforzamento di un processo di cittadinanza, perché queste persone, che vivono all'estero, non hanno bisogno di essere ricordate, perché hanno vissuto il sacrificio della migrazione e oggi vivono l'esperienza della mobilità, ma vanno riconosciute in quanto cittadine e cittadini a pari titolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È la ventunesima regione d'Italia!
La dimostrazione è data dal fatto che, probabilmente, tra qualche minuto, quel tabellone, anche per un solo istante, ci farà riconnettere, tutte e tutti, con queste comunità, perché alla fine dei conti, Presidente, per i cittadini e per le cittadine conta non la rivendicazione di parte, ma cogliere il lavoro della condivisione dell'obiettivo da raggiungere.
Sarebbe stato facilissimo giocare il teatrino che molte volte si mette in scena, ma questa volta, non è avvenuto, riconoscendo che non è solo merito del Partito Democratico. Certo, noi l'abbiamo spinto, l'abbiamo pensato, ma è un processo di condivisione della politica, che si ritrova attraverso questo micro intervento.
Intanto, abbiamo individuato un Fondo strutturato di 4 milioni di euro, che è l'equivalente del 10 per cento di quanto producono i passaporti. Nell'ultimo anno, Presidente Rampelli, sono stati 550.000, per un gettito per le casse dello Stato, solo di contributi, di 40 milioni di euro. Allora, noi abbiamo lì un serbatoio di umanità di cui ci dobbiamo preoccupare e con cui dobbiamo discutere e parlare.
Poi, c'è l'ultimo punto e mi avvio a chiudere. Contestualmente, è stata depositata una proposta di legge, che è già legge in Spagna, ovvero quella che, al raggiungimento del settantesimo anno di età, il documento di riconoscimento, tranne che per fatti specifici, non dovrà essere più rinnovato. Ora, colleghe e colleghi, vi segnalo un dato: nell'affollamento dei consolati, soprattutto in alcune realtà storiche (ma lo stesso vale anche nel territorio nazionale), se riuscissimo ad affrontare questo tema, andremmo a liberare il 30-35-40 per cento di carico degli uffici nell'erogazione del documento di riconoscimento. Voi capite bene, colleghe e colleghi, che questo elemento aumenta il livello di produttività, in linea con questo provvedimento, sgrava il carico, alza la qualità di resa e soprattutto crea un servizio più confacente alle esigenze dei cittadini e delle cittadine.
Presidente, per questa ragione - non so come dirlo, perché, in questo caso, devo dire come voterà il gruppo parlamentare del quale faccio parte -, ringraziando nuovamente tutte e tutti, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANDREA DI GIUSEPPE (FDI). Grazie, Presidente. Io intanto ringrazio, ovviamente, il Sottosegretario, gli uffici del MAECI, il Tesoro e, quindi, tutte le Commissioni in cui questo provvedimento è atterrato.
La proposta di legge in esame mira a rafforzare l'operatività delle unità diplomatiche e consolari, destinando loro nuove risorse per favorire il rilascio di passaporti all'estero e non solo; come si è detto in precedenza, i consolati e le nostre unità diplomatiche sono un contenitore documentale che qui in Italia è ben diviso.
Considerando la volontà politica della maggioranza di valorizzare il potenziamento operativo delle nostre sedi diplomatiche, si è deciso, insieme al Ministero degli Affari esteri e al Ministero dell'Economia e delle finanze, di apportare modifiche al testo originario, in modo da poter licenziare positivamente una proposta di legge che vada a rispondere alle esigenze di milioni di nostri connazionali.
Da numerosi anni, i cittadini italiani all'estero ci chiedono di poter potenziare alcuni fondamentali servizi, che spesso le nostre sedi consolari non riescono a soddisfare. Una delle criticità maggiori riguarda i tempi di rilascio documentale dei visti, criticità che, in alcuni Paesi, ha portato anche ad episodi di corruzione che ho potuto denunciare - come ben sapete - alle autorità competenti. Restando sulla questione della criticità del rilascio dei passaporti, come riportato anche nella relazione illustrativa della presente proposta di legge, una porzione significativa di domanda di passaporti presso la rete diplomatico-consolare è costantemente inevasa.
La mancata risposta genera nei nostri connazionali all'estero un senso di abbandono. Secondo le stime, lo Stato italiano rilascia all'estero circa 400.000 passaporti all'anno, una somma rilevante che fa comprendere la necessità di intervenire per supportare l'operatività delle nostre sedi consolari. Considerando che oggi gli italiani che vivono all'estero, secondo i dati dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente all'estero, sono circa 6 milioni, il rilascio di passaporti rappresenta un'esigenza in aumento per numerosi nostri connazionali. I dati pubblicati nel Rapporto Italiani nel Mondo ci dicono che, nel 2022, l'Italia ha perso, in un solo anno, lo 0,5 per cento della popolazione residente, mentre, nel medesimo anno, la popolazione residente all'estero è cresciuta addirittura del 2,7 per cento.
Ora, qui faccio un inciso. Noi tutti sappiamo che gli italiani che risiedono all'estero sono ben più dei 6 milioni iscritti all'AIRE, purtroppo. Tuttavia, nonostante l'iscrizione all'AIRE sia un obbligo prescritto dalla legge, è ancora un dato parziale, in quanto molti nostri connazionali, illegittimamente, usufruiscono o hanno usufruito dei servizi che sono stati riconosciuti esclusivamente agli italiani che vivono nel territorio nazionale. In merito a questa fattispecie, che fa emergere una serie di problematiche da non sottovalutare, questo Governo ha deciso di intervenire in maniera decisa, incrementando da una parte le sanzioni di chi viola la legge e, dall'altra, si è deciso di rafforzare l'operato della Guardia di finanza mediante dei controlli.
Anche qui c'è un inciso. Una delle ragioni principali - perché poi ce lo dobbiamo dire - per cui gli italiani all'estero non si iscrivono, non si sono iscritti all'AIRE è per la perdita della tessera sanitaria. Quindi, ci sarà una proposta di legge - che spero possa approdare molto presto in quest'Aula - per regolarizzare anche questo fatto. Per quanto detto in precedenza, anche in virtù dell'elevato numero di cittadini residenti all'estero, il rilascio del passaporto tramite le unità diplomatiche rappresenta un elemento rilevante da non trascurare e questo anche riguardo alle nostre imprese italiane, quelle non che esportano dall'Italia, ma quelle che sono già all'estero e, quindi, hanno bisogno di servizi consolari.
È opportuno aggiungere che il potenziamento delle reti consolari avrà effetti positivi anche nel potenziamento di ulteriori servizi - che vi dicevo prima -, risultando anch'essi molto richiesti, quali la concessione di eventuali visti e carte d'identità elettroniche. Ecco, sul tema della carta d'identità elettronica, il MAECI, in cooperazione con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all'innovazione tecnologica, stanno velocizzando la possibilità di erogare le carte d'identità elettroniche in tutte le unità diplomatiche e consolari all'estero.
Dopo le dovute premesse, ritengo opportuno parlare del provvedimento, testimoniando l'importante lavoro che, politicamente, tutte le forze politiche coinvolte hanno portato avanti per arrivare a un testo che è riuscito a risolvere quelle criticità strutturali che originariamente aveva. In sede di valutazione in Commissione affari esteri, si è ritenuto di emendare alcune criticità che potevano ostacolare l'approvazione di un provvedimento intelligente.
Per questo motivo, si è deciso fin da subito di definire un onere specifico da coprire, elemento fondamentale per la sostenibilità finanziaria della proposta. Successivamente, si è agito per emendare anche la questione relativa al prelievo diretto da parte delle singole unità consolari dal conto valuta Tesoro, cosa che contrastava con la normativa sulla contabilità. Con i colleghi di maggioranza in Commissione affari esteri abbiamo ritenuto che la proposta rappresentasse un'ottima opportunità per il potenziamento di un aspetto molto richiesto all'interno delle nostre unità diplomatico-consolari.
Grazie a questo provvedimento, si potranno velocizzare le pratiche di emissione dei documenti, con la probabile conseguenza di un incremento delle entrate nelle casse dello Stato. Alla base di questa scelta vi è la consapevolezza che l'incremento operativo delle sedi consolari produrrà un circolo di entrata virtuoso, che, addirittura, permetterà di superare l'onere di copertura stimato. Riguardo al suddetto onere di copertura, è opportuno ricordare che, mediante un lavoro coordinato con i Ministeri degli Affari esteri e dell'Economia e delle finanze, si è riusciti a quantificare un onere definito e sostenibile.
In precedenza, si è parlato della volontà di erogare entro l'anno, in tutte le nostre sedi consolari, il rilascio delle carte di identità elettroniche, che non è poca cosa. Questo aspetto è di fondamentale importanza per i nostri connazionali e anche per le nostre imprese all'estero, che necessariamente faranno domanda per l'ottenimento di un documento fondamentale per rilasciare l'accesso a determinati servizi. L'approvazione della presente proposta di legge, con lo stanziamento di nuove risorse, permetterà di incrementare operatività di risposta anche alle numerose domande di carte di identità elettroniche che, verosimilmente, si produrranno nei prossimi mesi.
Va altresì aggiunto che, attraverso il miglioramento dei servizi consolari, sarà possibile ridurre i tempi di rilascio dei documenti richiesti, permettendo a numerosi cittadini italiani all'estero di rientrare all'interno del nostro Paese. Se si considera, inoltre, che, nel 2025, eventi come il Giubileo provocheranno un forte incremento di nostri connazionali che vorranno rientrare in Italia o una quantità rilevante di richiesta di visti, il potenziamento delle reti consolari diventa un importante, importantissimo strumento di prevenzione al fine di evitare problematiche all'interno delle nostre reti consolari e di evitare il collasso in alcune di esse che, già attualmente, sono in sofferenza.
Cari colleghi, vi do un angolo di lettura diverso dei cittadini italiani. I cittadini italiani all'estero, molte volte, si notano come grandi casi oppure come grandi scienziati o imprenditori, però vi garantisco che il piccolo imprenditore che internazionalizza, lo scienziato, la parte culturale dei nostri italiani all'estero è di eccellenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'angolo di lettura che vi voglio dare è che, se noi continuiamo a pensare che l'Italia sia fatta di 58 milioni di persone, sarà difficile poter rimettere in piedi la nostra cara Patria.
Dobbiamo considerare che l'Italia è fatta da quasi il doppio tra italiani all'estero e oriundi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che sono, naturalmente, i nostri ambasciatori e che noi dobbiamo valorizzare, altrimenti faremo un danno non tanto a loro, vi garantisco, quanto all'Italia. Per tutte queste ragioni, esprimo il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 960-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 960-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 960-A, con il seguente nuovo titolo: "Disposizioni per il finanziamento di interventi volti al rafforzamento dei servizi consolari in favore dei cittadini italiani residenti o presenti all'estero".
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 6) (Applausi).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Noi pazientemente attendiamo che i colleghi fuoriescano dall'Aula. Contestualmente, però, raccomandiamo che possano - confido in questo - farlo in maniera silenziosa. Abbiamo ancora degli interventi di fine seduta. Per una questione di rispetto dell'Aula e dei colleghi che devono intervenire, vi chiedo, se volete uscire dall'Aula - ovviamente non è obbligatorio uscire dall'Aula -, di farlo in silenzio.
Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie per il silenzio perché, mentre al Senato si sta discutendo il decreto Carceri, che affronteremo nella settimana prossima, sono 5 i morti suicidi in carcere rispetto alla settimana scorsa. È un'emergenza senza fine. Come da inizio legislatura, vorrei raccontare i loro nomi e la loro storia oggi qui. Un quarantasettenne si è suicidato nella casa circondariale Dozza di Bologna; un trentunenne a Regina Coeli, proprio qui, a Roma; un ventisettenne a Prato; l'ultimo, il sessantunesimo, nel carcere di Rieti.
Allora, mentre discutiamo di un decreto Carceri che sappiamo già non risolvere questa emergenza, mentre abbiamo mandato come una palla in tribuna la proposta dell'onorevole Giachetti in quest'Aula per un intervento concreto, in carcere si continua a morire e continuano a morire anche tanti giovani. E non mi fermerò mai di chiedere a quest'Aula una riflessione più complessa e complessiva per risolvere questa emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Prestipino. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dopo le barbarie a danni degli animali alle quali abbiamo assistito in questi giorni terribili di luglio, dopo il cane ucciso per una vendetta tra balordi, il gattino legato sui binari e lasciato uccidere dal treno in corsa, e ci metto anche l'orsa Kj1, abbattuta da quel campione di ambientalismo che si chiama Fugatti, che ha vigliaccamente ucciso questa mamma orsa con i suoi cuccioli, decidendo di tutelare non tutto il suo habitat, non tutta la sua regione, ma solo una parte, perché di quella regione fanno parte anche gli animali, di diritto, soprattutto gli animali selvatici, è dell'altro ieri l'uccisione barbara di un cane, decapitato a freddo sotto gli occhi della Polizia, che non è riuscita a intervenire.
Questo folle, perché solo di un folle si può trattare, ha buttato poi la testa contro un agente della Polizia che ha provato a salvare il cane, senza riuscirci, ma ci ha rimesso pure lui in questa rissa. È stato fermato e rilasciato dopo qualche ora di interrogatorio. Ho chiesto, da Garante dei diritti degli animali di Roma capitale, al sindaco Gualtieri di far costituire il comune parte civile contro questa barbara uccisione. E ritorno, veramente fino allo sfinimento, con un appello a tutti, alle forze di maggioranza e all'opposizione, perché si arrivi ad inasprire le pene per i reati contro gli animali. Non è più fattibile, non è più accettabile assistere a queste barbarie.
Sono esseri indifesi, sono esseri senzienti, sono esseri fragili, che meritano la nostra tutela, non la nostra cattiveria e la nostra malvagità. Io, veramente, rifaccio l'appello e lo farò per tutta la legislatura. Mi appello alla Presidente Meloni, che so essere sensibile a questo tema. Vi prego, arriviamo a una legge di civiltà. Puniamo, com'è giusto punire, chi tratta gli animali come oggetti e non come esseri senzienti (Applausi).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 2 agosto 2024 - Ore 9,30:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1162 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 2024, n. 76, recante disposizioni urgenti per la ricostruzione post-calamità, per interventi di protezione civile e per lo svolgimento di grandi eventi internazionali (Approvato dal Senato). (C. 1997)
Relatore: ZINZI.
La seduta termina alle 13,40.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MARCO GRIMALDI (A.C. 960-A)
MARCO GRIMALDI (AVS). (Dichiarazione di voto finale - A.C. 960-A). La proposta di legge in esame è finalizzata a reperire specifiche risorse per poter rafforzare i servizi consolari per i cittadini italiani residenti o presenti all'estero, con priorità per i servizi maggiormente richiesti, come le richieste di emissione di passaporti all'estero. Come precisato nella relazione illustrativa allegata alla proposta di legge, infatti, una porzione significativa di domanda di passaporti presso la rete diplomatico-consolare rimane, purtroppo, inevasa, causando un grave disservizio. Basti pensare che, senza un passaporto valido, è impossibile ottenere lo SPID all'estero.
Se sei un italiano residente all'estero l'ufficio consolare è il tuo ufficio anagrafe e, se devi aspettare in media tra gli otto e i nove mesi (se ti va bene) per l'ottenimento di un documento di riconoscimento, può essere difficoltoso, ad esempio, poter rientrare d'urgenza in Italia. Così come bisogna considerare che l'ufficio consolare può trovarsi anche a centinaia di chilometri da dove sì risiede.
Sette milioni sono gli italiani iscritti all'AIRE. Di questi il 65 per cento risiedono in Europa. Il 90 per cento delle partenze annuali, che oscilla tra le 100.000 e le 150.000 unità l'anno, si dirige prevalentemente in Europa. È qui, quindi, che vengono segnalate le principali difficoltà nell'ottenere il passaporto.
La presente proposta di legge punta a lasciare direttamente a disposizione dei consolati una percentuale delle entrate (diritti e tasse consolari) derivanti dalla loro attività di rilascio dei passaporti, con lo scopo di disporre di più personale interinale per le mansioni esecutive (informazioni e gestione urgenze, verifica preventiva dei documenti dei richiedenti, presa delle impronte, foto eccetera) e aumentare i rilasci. Introducendo questa procedura di produttività, in sostanza, più passaporti vengono erogati, più risorse la sede consolare riceve direttamente ogni trimestre, più risorse riesce ad ottenere la sede consolare e maggiormente riesce a migliorare i servizi offerti e, di conseguenza, consegnare più passaporti richiesti.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni da n. 1 a n. 3 le deputate Loizzo, Miele e Latini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 6 la deputata Montemagni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | PDL 960-A - EM 1.300 | 252 | 252 | 0 | 127 | 252 | 0 | 56 | Appr. |
2 | Nominale | EM 1.400 | 253 | 253 | 0 | 127 | 253 | 0 | 56 | Appr. |
3 | Nominale | EM TIT 1 | 252 | 252 | 0 | 127 | 252 | 0 | 56 | Appr. |
4 | Nominale | ODG 9/960-A/1 | 253 | 252 | 1 | 127 | 108 | 144 | 56 | Resp. |
5 | Nominale | ODG 9/960-A/2 | 255 | 162 | 93 | 82 | 16 | 146 | 56 | Resp. |
6 | Nominale | PDL 960-A - VOTO FINALE | 236 | 236 | 0 | 119 | 236 | 0 | 54 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.