XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 25 settembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,

          premesso che:

              un Paese che non riesce a riconoscere il dovuto ruolo della donna nella società, nell'economia e nelle istituzioni, oltre a perpetrare una ingiustificabile discriminazione che ne frustra le legittime aspirazioni e potenzialità – è ormai dimostrato da innumerevoli studi e ricerche – rinuncia a uno sviluppo equilibrato e inclusivo, nonché a ingenti quote di ricchezza nazionale che, secondo la Banca d'Italia, arrivano fino a 7 punti percentuali di Pil;

              nel contesto europeo, il tasso di occupazione femminile in Italia risulta essere – secondo dati relativi al quarto trimestre 2022 – quello più basso tra gli Stati dell'Unione europea, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media Ue: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è stato, infatti, pari al 55 per cento, mentre il tasso di occupazione medio UE è stato pari al 69,3 per cento. Il recente dato dell'aprile 2024 di limitato incremento dell'occupazione femminile nella fascia di età 15-64 anni, con un 53,4 per cento, non sembra certo il prologo per una inversione di tendenza, anche in considerazione del fatto che, in numeri assoluti, si registrano 13.781 mila occupati maschi a fronte di 10.194 mila lavoratrici, con un divario occupazionale di 18 punti percentuali;

              in Germania il tasso di occupazione femminile è al 77,4 per cento, in Francia, al 71,7 per cento, ma anche in Spagna è superiore di quasi dieci punti percentuali a quello italiano e con divari che si fermano al 7,7 per cento in Germania, al 5,5 per cento in Francia e al 10,2 per cento in Spagna;

              per di più, secondo Eurostat 2024, una donna su cinque presenta le proprie dimissioni dopo la nascita del primo figlio. Quasi la metà delle dimissioni presentate nel 2022 (il 42 per cento) è collegata apertamente alle difficoltà di svolgere il lavoro di cura a causa dell'assenza di adeguati servizi per la prima infanzia e il 22 per cento a problemi legati all'organizzazione del lavoro, secondo quanto riferito dall'ispettorato nazionale del lavoro;

              inoltre, in Italia, alla maternità è associata una forte perdita salariale per le donne, la difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro e minori possibilità di progressioni di carriera. Tale effetto, conosciuto come «child penalty», si traduce in cifre allarmanti: nel lungo periodo la perdita dei salari annuali delle lavoratrici madri determinata dalla nascita di un figlio è pari al 53 per cento, dovuto per il 6 per cento alla riduzione del salario settimanale, per l'11,5 per cento all'accesso a rapporti di lavoro a tempo parziale e per il 35,1 per cento al minor numero di settimane retribuite (secondo i dati del 2020 dell'Istituto nazionale della previdenza sociale);

              come lucidamente chiarito dal Presidente della Repubblica, in occasione del recente messaggio inviato all'11a edizione dell'iniziativa «il tempo delle donne», «Il divario del quasi 20 per cento tra occupazione maschile e femminile costituisce un punto critico di sistema: ogni sforzo va compiuto per ridurlo sempre di più. Il lavoro è anche libertà, dignità e riscatto. Nei rapporti di lavoro occorre rispettare i diritti di parità e di eguaglianza, previsti dalla nostra Costituzione. Ancor oggi nel lavoro femminile sono presenti ostacoli, rallentamenti e disparità, per l'accesso, nella retribuzione, nella progressione di carriera, negli incarichi di vertice. Le barriere possono alzarsi fino a giungere a inaccettabili e odiose discriminazioni: licenziamenti, dimissioni in bianco, pressioni indebite, persino forme di stalking e di violenza, fisica o psicologica. Il rispetto delle norme e dei diritti va assicurato anche attraverso una vigilanza ferma ed efficace.»;

              sul tema della parità salariale il Parlamento ha compiuto un significativo passo in avanti approvando la legge n. 102 del 2021, legge sulla parità salariale e di opportunità sul luogo di lavoro, in linea con le finalità della successiva direttiva (UE) 2023/970. Con tale misura si introducono disposizioni volte a sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e a favorire la parità retributiva tra i sessi, con l'obiettivo di ridurre la differenza di salario tra donne e uomini, e far emergere ogni discriminazione, anche indiretta, in ambito lavorativo, fornendo concretezza ai principi di equità già sanciti dalla Costituzione e dalla «legge Anselmi» del 1977 (legge 9 dicembre 1977, n. 903, «Parità, di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro»);

              il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una grande occasione per intervenire sulle disuguaglianze e sul gender gap: le proposte del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevedono la digitalizzazione, l'innovazione, la competitività e la cultura, ovvero la promozione di posizioni dirigenziali di alto livello e incentivi per il corretto bilanciamento tra vita professionale e vita privata; investimenti nell'imprenditoria femminile digitale; un piano asili nido e di estensione del tempo pieno per semplificare la gestione della cura famigliare e l'occupazione femminile, uno specifico investimento nell'imprenditoria femminile, soprattutto nelle aree più critiche per la crescita professionale delle donne. In più, sono previste azioni per l'autonomia delle persone disabili che avranno effetti indiretti sull'occupazione femminile, nonché il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto domiciliare;

              il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto, inoltre, un investimento significativo per le giovani donne, che beneficeranno di progetti nei campi dell'istruzione e della ricerca, come pure dello stanziamento di risorse per l'estensione del tempo pieno scolastico e per il potenziamento delle infrastrutture sportive (a tal proposito, è promossa l'attività motoria nella scuola primaria, in funzione di contrasto alla dispersione scolastica), nonché la previsione di una clausola di condizionalità per l'assunzione di almeno il 30 per cento di donne e giovani. In tale prospettiva, appare più che criticabile la decisione del taglio dei fondi del PNRR riguardo il target finale degli asili nido e delle scuole dell'infanzia previsti dal precedente Governo Draghi, riducendo, difatti, sia il numero da 264.480 a 150.480 di posti e operando un taglio di 900 milioni destinati all'avvio della gestione del servizio di prima infanzia. Anche il successivo decreto del ministro dell'istruzione e del merito per un nuovo Piano per gli asili nido del valore di 734,9 milioni di euro, che, in linea con gli obiettivi del PNRR, punta a incrementare i posti degli asili nido, non compensa il taglio fatto a valere sulle risorse del PNRR di 1,3 miliardi di euro;

              a livello internazionale va ricordata la Convenzione 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro in questo contesto normativo, approvata dall'organizzazione internazionale del lavoro nel giugno 2019, con la quale si stabilisce l'obbligo di adottare misure normative coerenti con la constatazione «che la violenza e le molestie nel mondo del lavoro possono costituire un abuso o una violazione dei diritti umani e che la violenza e le molestie rappresentano una minaccia alle pari opportunità e che sono inaccettabili e incompatibili con il lavoro dignitoso». A fronte di tali problematiche, la Convenzione ha, altresì, proposto l'adozione un approccio inclusivo, integrato e in una prospettiva di genere, che intervenga sulle cause all'origine e sui fattori di rischio, ivi compresi stereotipi di genere, forme di discriminazione multiple e interconnesse e squilibri nei rapporti di potere dovuti al genere;

              tra i fattori che maggiormente incidono in negativo sulla condizione delle donne lavoratrici si segnala certamente l'incidenza del lavoro precario e del part-time involontario, fenomeni che vedono coinvolti maggiormente proprio le donne e i giovani, con particolare riguardo per quelle che vivono nelle regioni del Sud. Il contrasto alla precarietà e la promozione della buona e stabile occupazione rappresentano uno degli obiettivi prioritari per il miglioramento della condizione delle lavoratrici italiane;

              un lavoro precario, discontinuo e sottopagato precostituisce la condizione per una prospettiva pensionistica di povertà, a fronte della quale le misure adottate dal Governo non solo non rappresentano una opportunità reale, ma addirittura ne peggiorano il quadro. Basti pensare alla pressoché eliminazione di «opzione donna» o all'introduzione di «quota 103» con l'applicazione integrale del calcolo contributivo, che non costituisce alcuna concreta opportunità di uscita anticipata per le donne;

              sul piano salariale va ricordato che dai recenti lavori del Forum Ambrosetti si sia stato evidenziato come l'introduzione del salario minimo legale in Germania abbia ridotto il gender pay gap tra uomini e donne. Una valutazione confermata dall'Osce che ha dimostrato come l'introduzione del salario minimo abbia aiutato Paesi come Germania, Francia e Spagna nella fase della crescita inflazionistica, mettendo al riparo il potere di acquisto, soprattutto, dei lavoratori più fragili quali le donne;

              l'articolo 3, comma 1, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 dicembre 2020, ha introdotto il «reddito di libertà», destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l'autonomia; la legge di bilancio per il 2024 legge 30 dicembre 2023, n. 213, al fine di incrementare la misura ha incrementato di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 e di 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027 il Fondo di cui all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;

              per quanto concerne la condivisione dei carichi familiari, soprattutto nei primi mesi di vita dei figli, appare sempre più urgente l'introduzione della misura del congedo paritario e non trasferibile di almeno cinque mesi, come strumento per sostenere le donne e la loro carriera professionale e, al tempo stesso, garantire agli uomini la possibilità di essere più vicini ai propri figli. Un concreto supporto per contrastare la crisi della natalità, favorire l'occupazione femminile e redistribuire il carico di cura dentro le famiglie,

impegna il Governo

1) ad assumere le necessarie iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di favorire l'implementazione della normativa in materia di parità salariale di genere e la trasparenza retributiva, in linea con quanto disposto dalla legge 5 novembre 2021, n. 162, anche prevedendo un'estensione incentivata dell'applicazione alle imprese fino a 20 dipendenti, nonché dalla direttiva (UE) 2023/970;

2) ad adoperarsi affinché sia tempestivamente presentata alle Camere la relazione ai sensi dell'articolo 20, del decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, in merito ai risultati del monitoraggio sull'applicazione della legislazione in materia di parità e pari opportunità nel lavoro e sulla valutazione degli effetti delle disposizioni del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, nonché per rendere accessibili i dati relativi ai Rapporti sulla situazione del personale presentati dalle aziende, ai sensi dell'articolo 46 del medesimo decreto legislativo;

3) ad adottare un vero a proprio piano per incrementare l'occupazione femminile, con particolare riguardo nelle aree interne e del Mezzogiorno;

4) ad avviare un concreto e tempestivo confronto con le parti sociali realmente rappresentative, volto a definire una nuova strategia in materia di lavoro nel nostro Paese, che metta al centro la buona e stabile occupazione e il contrasto a ogni forma di precarietà attraverso una vera e propria, «bonifica» normativa delle diverse forme di precarietà che colpiscono con particolare riguardo le donne e ai giovani;

5) ad adottare iniziative volte a introdurre significative modifiche al quadro normativo in materia previdenziale, al fine di assicurare appropriate condizioni di accesso al trattamento pensionistico per le donne, ripristinando integralmente l'istituto originario di «opzione donna», così come disciplinato nel 2004 dall'allora Ministro Maroni, nonché prevedendo il riconoscimento del lavoro di cura per le lavoratrici, attraverso una riduzione del requisito anagrafico per l'accesso alla pensione di vecchiaia di dodici mesi per ogni figlio, nel limite massimo di tre anni;

6) ad assumere iniziative normative volte a prevedere, già in occasione del prossimo disegno di legge di bilancio, l'introduzione di un congedo paritario di almeno 5 mesi, pagato al 100 per cento per entrambi i genitori, non trasferibile, così come positivamente praticato in altri Paesi UE;

7) a favorire, con la massima sollecitudine, ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta a dare piena e tempestiva attuazione ai principi e alle finalità della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, così come agli indirizzi espressi dalla Corte di cassazione, introducendo anche nel nostro ordinamento il riconoscimento alle lavoratrici e ai lavoratori di ciascun settore economico del salario minimo legale, coincidente con il trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Un trattamento salariale in grado di garantire una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e ad assicurare alle lavoratrici e ai lavoratori e alle relative famiglie un'esistenza libera e dignitosa;

8) a monitorare e a garantire, per quanto di competenza, che le missioni e le modalità di attuazione indicate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per la parità di genere e volte alla eliminazione del gender gap, come, a esempio, la clausola del 30 per cento, siano applicate concretamente in tutti i campi di azione indicati in premessa, nonché a individuare le opportune risorse per ripristinare le condizioni per realizzare l'obiettivo dei 264.480 posti negli asili nido;

9) ad assumere le necessarie iniziative anche di carattere normativo volte a dare piena attuazione alla Convenzione approvata dall'Organizzazione internazionale del lavoro nel giugno 2019, la Convenzione n. 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, che ha sancito l'obbligo di adottare misure normative coerenti con la constatazione «che la violenza e le molestie nel mondo del lavoro possono costituire un abuso o una violazione dei diritti umani e che la violenza e le molestie rappresentano una minaccia alle pari opportunità e che sono inaccettabili e incompatibili con il lavoro dignitoso», introducendo nel nostro ordinamento la fattispecie di reato di molestia sessuale, nonché tese a mettere in campo strategie efficaci volte a prevenire e perseguire ogni forma di violenza e molestia sul luogo di lavoro anche dotandosi di Linee Guida per la predisposizione di appositi protocolli volti prevenire e ad affrontare adeguatamente le molestie sul luogo di lavoro;

10) ad adottare iniziative volte a garantire adeguati stanziamenti finanziari per le case rifugio e per i centri antiviolenza, nonché per gli sportelli dedicati alle vittime di reati violenti, semplificando, velocizzando e rendendo stabile il percorso dei finanziamenti stessi, verificando l'effettiva erogazione ai centri antiviolenza e alle case rifugio attraverso un sistema di monitoraggio più efficace anche al fine di assicurare una loro adeguata distribuzione in tutto il territorio nazionale;

11) a garantire annualmente con tempestività la distribuzione dei fondi per il reddito di libertà alle regioni, assicurando che tale misura sia fruibile da tutte le donne inserite nei percorsi di uscita dalla violenza che ne facciano richiesta.
(1-00334) «Gribaudo, Ferrari, Ghio, Scotto, Fossi, Laus, Sarracino, Braga, Forattini, Scarpa, Marino, Iacono, Romeo, Madia, Bonafè, Manzi, Quartapelle Procopio, Malavasi, Roggiani, Boldrini, Serracchiani, Evi, Prestipino».


      La Camera,

          premesso che:

              nel 2014, dalla fusione tra Fiat e Chrysler, nasce Fiat Chrysler Automobiles (FCA), con sede legale ad Amsterdam e domicilio fiscale a Londra;

              a dicembre 2019 i Consigli di amministrazione di Fca e del gruppo francese Psa hanno annunciato la fusione tra le due società per dare vita al quarto gruppo mondiale del settore per volumi di vendita;

              a marzo 2020 Fca ha ricevuto un prestito da 6,3 miliardi di euro a un tasso agevolato con garanzia pubblica all'80 per cento di Sace, nell'ambito della procedura prevista dal decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23. A fronte della garanzia, Fca si era impegnata a utilizzare le risorse a supporto del piano industriale prevedendo: a) investimenti in Italia per 5,2 miliardi di euro; b) pagamenti ai fornitori e al personale degli stabilimenti italiani; c) gestione dei livelli occupazionali attraverso accordi sindacali; d) divieto di distribuzione dei dividendi ordinari e di riacquisto di azioni proprie;

              il 21 dicembre 2020 l'Unione europea ha approvato la fusione tra le due società;

              il 4 gennaio 2021 le assemblee degli azionisti di Psa e Fca hanno deliberato la fusione divenuta effettiva il 16 gennaio 2021, sette mesi dopo la concessione del prestito con garanzia pubblica del Governo italiano, e dalla fusione tra Fca e Groupe Psa, è nata Stellantis N.V., holding multinazionale con sede nei Paesi Bassi;

              nel 2021 il Governo decise di non esercitare i poteri speciali (Golden power) sull'operazione di fusione tra Fiat Chrysler Automobiles N.V. e Peugeot S.A., ritenendola non oggetto di obbligo di notifica;

              il Governo francese, invece, concordò l'ingresso nel capitale di Bpi France, controllata dalla Caisse des depots et consignations, l'equivalente della nostra Cassa depositi e prestiti, rafforzando la presenza pubblica nella nuova società, avendo già una partecipazione azionaria significativa in Peugeot;

              tra i primi mesi del 2020 e la primavera 2021 diverse interrogazioni (3-01285, 3-01764, 3-02292 Camera, 3-02397 Senato) presentate dai Gruppi che compongono l'attuale maggioranza hanno denunciato la non pariteticità dell'avvenuta fusione tra i gruppi industriali del settore automobilistico PSA e FCA, dovuta allo sbilanciamento in termini di quota di possesso del nuovo gruppo automobilistico Stellantis;

              dette interrogazioni chiedevano le motivazioni del mancato ingresso di Cassa depositi e prestiti con quota pari a quella detenuta dallo Stato francese o altra forma di partecipazione pubblica dello Stato italiano, allo scopo di garantire che anche gli stabilimenti industriali italiani e la filiera dell'automotive nazionale fossero protetti in caso di ristrutturazioni;

              anche il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, nella relazione annuale al Parlamento presentata nel febbraio 2022, aveva evidenziato uno squilibrio azionario a favore della Francia, con ricadute «già evidenti nel settore dell'indotto connesso con le linee di produzione degli stabilimenti italiani», e, inoltre, un aumento della presenza dello Stato francese nell'azionariato, «determinando una distribuzione della proprietà diversa da quella precedentemente annunciata», invitando a un ingresso nel capitale di Stellantis da parte di Cassa depositi e prestiti per «preservare gli interessi nazionali nell'industria automobilistica»;

              nel corso del 2021 il gruppo Stellantis ha ottenuto una nuova linea di credito revolving di 12 miliardi di euro con un gruppo di banche, utilizzata per sostituire le precedenti linee di credito di PSA per 3 miliardi di euro e FCA per 6,3 miliardi di euro;

              a gennaio 2022, con un anno di anticipo, Stellantis ha rimborsato la linea di credito da 6,3 miliardi vincolata agli impegni sopra richiamati;

              l'assetto societario di Stellantis prevedeva al momento della fusione una quota di partecipazione pari al 6,2 per cento per Bpi France, banca d'investimento di proprietà dello Stato francese. Come risultato del meccanismo di voto in vigore, i poteri di voto di Bpi sono attualmente del 9,9 per cento;

              su territorio italiano sono operativi sei stabilimenti di assemblaggio: Torino Mirafiori, Modena, Cassino, Pomigliano, Melfi e Atessa;

              oltre a questi stabilimenti di assemblaggio, sono presenti anche altri stabilimenti:

                  tre centri di produzione dei cambi: Torino Mirafiori, Termoli (Campobasso) e Verrone (Biella);

                  tre stabilimenti per la produzione di motori: Cento (Ferrara), Pratola Serra (Avellino) e Termoli (Campobasso);

              i dati della produzione dei siti produttivi italiani di Stellantis nei primi sei mesi del 2024 hanno segnato una riduzione della produzione con una quantità tra autovetture e furgoni commerciali di 303.510 unità contro le 405.870 del primo semestre 2023, e, in particolare, la produzione di autovetture ha registrato una contrazione del 36 per cento;

              le imprese della componentistica nazionale sono circa 2.200, impiegano 167.000 addetti e generano un fatturato pari a 56 miliardi di euro; di tutte le aziende la metà produce componenti specifici per veicoli endotermici e non è attiva nei veicoli elettrici;

              il Ministero delle imprese e del made in Italy (MIMIT) ha avviato in data 5 dicembre 2022 il Tavolo automotive, rappresentativo di tutte le realtà del comparto, e in data 6 dicembre 2023 un Tavolo permanente con Stellantis, Anfa (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), sindacati di categoria e regioni con l'obiettivo di giungere a un accordo con Stellantis e tutti gli attori del settore al fine di: a) aumentare i livelli produttivi; b) consolidare i centri di ingegneria e ricerca; c) rafforzare gli investimenti sui modelli innovativi; d) riqualificare le competenze dei lavoratori; e) sostenere la riconversione della filiera della componentistica;

              in quell'occasione, il Ministro delle imprese e del made in Italy ha sottolineato l'importanza di invertire la progressiva contrazione dei volumi produttivi, con lo scopo di raggiungere in Italia la produzione di almeno un milione di veicoli Stellantis;

              il 10 luglio 2023 l'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, al termine del primo incontro con il Ministro delle imprese e del made in Italy, affermò di condividere l'obiettivo del milione di veicoli;

              nel corso dell'incontro il Ceo di Stellantis, al fine di incrementare la produzione in Italia, chiese al Governo, di rimuovere l'ostacolo del regolamento Euro 7, che avrebbe costretto a investire risorse su una tecnologia di transizione e realizzare un piano incentivi significativo;

              in data 18 dicembre 2023 il Ministero delle imprese e del made in Italy è riuscito nell'obiettivo di modificare in modo radicale il regolamento sull'omologazione di veicoli a motore e motori, nonché di sistemi, componenti ed entità tecniche indipendenti destinati a tali veicoli, per quanto riguarda le relative emissioni e la durabilità delle batterie, meglio noto come regolamento Euro 7, nella direzione auspicata dalle case automobilistiche;

              il Ministero delle imprese e del made in Italy ha realizzato per il 2024 un piano di incentivi alla domanda da un miliardo di euro che ha raggiunto tre dei quattro obiettivi che si era proposto: a) supporto alla transizione energetica; b) rinnovo del parco auto circolante; c) supporto alle persone con minori capacità d'acquisto; non è stato invece raggiunto l'obiettivo di aumentare la produzione in Italia: la quota nel mercato italiano di Stellantis nei primi otto mesi 2024 si è addirittura ridotta passando al 31,2 per cento dal 33,2 per cento dello stesso periodo del 2023;

              a giugno 2024 Automotive Cells Company (Acc), la joint venture per la produzione di batterie tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies, ha annunciato di sospendere il progetto di costruzione delle gigafactory previste a Termoli in Italia e a Kaiserslautern in Germania, adducendo la motivazione che i costi di produzione non sarebbero stati competitivi con quelli extraeuropei e che il mercato delle auto elettriche non aveva i ritmi di crescita che erano stati previsti;

              il Ministero delle imprese e del made in Italy ha convocato Acc il 17 settembre 2024, in presenza della regione Molise e delle organizzazioni sindacati, e in quella sede Acc ha affermato l'intenzione di sviluppare una nuova tecnologia più competitiva assumendo l'impegno a chiarire il Piano industriale entro la prima metà del 2025;

              il Ministero delle imprese e del made in Italy, alla luce di quanto manifestato da Acc, al fine di non pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e di utilizzare le risorse pubbliche entro il 2026, pari a circa euro 256 milioni, ha comunicato che procederà a riallocare i fondi previsti per la realizzazione del sito produttivo di Termoli in altri investimenti coerenti con la transizione energetica del comparto e nel contempo ha assicurato che in presenza di un nuovo progetto avrebbe assicurato il sostegno finanziario in pari entità con altre risorse non legate alla tempistica del Pnrr;

              il 14 maggio 2024 Stellantis ha annunciato l'accordo con Leapmotors che prevede la vendita di auto cinesi sul territorio europeo nella rete vendita dell'azienda;

              il 7 agosto 2024 è stato convocato il terzo incontro del Tavolo automotive al Mimit in cui il Ministro delle imprese e del made in Italy ha ricordato l'operazione di salvataggio dello stabilimento Marelli di Crevalcore, rilevato dalla Tecnomeccanica, che ha consentito di garantire la riconversione industriale e la salvaguardia dei livelli occupazionali;

              in quella stessa occasione, il Ministro ha dichiarato soddisfazione per il raggiungimento di quasi 7 obiettivi posti dalla misura dell'Ecobonus, a eccezione dell'incremento appunto dei volumi produttivi dei modelli prodotti in Italia;

              nella medesima sede, viste queste premesse, Il Ministro delle imprese e del made in Italy ha comunicato che, nel prossimo futuro, il piano incentivi sarà rimodulato, puntando a una programmazione pluriennale delle risorse e allo stimolo all'acquisto di veicoli a prevalente incidenza di componentistica europea e italiana;

              il Ministro delle imprese e del made in Italy ha comunicato l'intenzione di porre in essere una politica di attrazione in Italia di nuovi player, consentendo l'insediamento di almeno un'altra casa automobilistica. A tale riguardo, il Ministro ha dichiarato di aver sottoscritto Memorandum of Understanding con il Ministero dell'industria cinese e con diverse case automobilistiche;

              l'Italia è l'unico Paese produttore di auto in Europa ad avere una sola casa automobilistica; negli altri Paesi, dalla Francia alla Germania, Spagna, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia ne sono presenti da 4 a 7;

                  il Ministero delle imprese e del made in Italy ha annunciato che nei Mou è previsto che le case automobilistiche debbano produrre in Italia con componenti italiane o europee così che possano rispondere alle regole d'origine al fine di sostenere la filiera dell'automotive;

              in sede di regolamentazione UE, il piano Fit for 55 (Regolamento 2019/631 Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019) prescrive che, entro il 2025, le case automobilistiche europee dovranno ridurre l'impronta di CO2 delle loro flotte di veicoli mediamente del 19 per cento rispetto al periodo 2020-2024 (e di un ulteriore 38 per cento entro il 2030), fino ad azzerarle nel 2035. In caso di mancato raggiungimento di tali obiettivi, è prevista una multa che ammonterà a 95 euro per ogni grammo al chilometro di CO2 emesso sopra la soglia, moltiplicato per il numero di veicoli immatricolati;

              si tratta di un risultato pressoché irraggiungibile per tutti i produttori europei; secondo le simulazioni Dataforce, società di analisi di mercato, il Gruppo Stellantis dovrebbe avere una quota di vendite di BEV e plug-in del 26 per cento, ma lo scorso anno non è arrivata a 18 e ora è al 13 per cento;

              per il 2025 si stimano già sanzioni complessive da pagare per i costruttori europei comprese tra i 7,5 e i 15 miliardi di euro;

              il Gruppo Volkswagen ha annunciato l'inizio di una fase di spending review che partirà con la chiusura del sito produttivo Audi di Bruxelles, ma potrebbe estendersi anche alle fabbriche di Dresda e Osnabruck con il licenziamento di trentamila lavoratori;

              a normativa vigente, la Commissione Europea dovrà effettuare entro il 2026 una revisione 5 complessiva dell'efficacia del regolamento che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi; tale revisione includerà l'opportunità di aggiornare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni e stabilire soglie minime di efficienza;

              l'8 settembre 2024 al meeting internazionale di Cernobbio, il Ministro delle imprese e del made in Italy ha annunciato l'intenzione del Governo italiano di proporre l'anticipo della revisione alla prima parte del 2025 per evitare il collasso della industria europea dell'auto a fronte dei dati che già dimostrano la impossibilità di reggere la come pressione globale con la tempistica e le regole che l'Unione europea ha imposto alle proprie aziende, anche al fine di non lasciare i mercati nella incertezza per altri due anni preso atto sin d'ora della assoluta necessità di rivedere il green deal;

              il Ministro ha, inoltre, avviato una serie di consultazioni bilaterali con i colleghi europei su quella che sarà la proposta italiana, e ha convocato per lunedì 23 settembre 2024 le rappresentanze delle imprese e dei sindacati per confrontarsi nel merito anche in vista del meeting europeo sull'automotive che si svolgerà a Bruxelles il 25 settembre 2024 e del successivo Consiglio competitività del 26 settembre 2024;

              a giugno del 2024 Mario Draghi, incaricato dalla Commissione europea di elaborare un rapporto sul futuro della competitività europea, ha stimato in via preliminare in 500 miliardi l'anno il fabbisogno necessario per sostenere le transizioni verde e digitale dei settori produttivi europei, pari al gap di investimenti tra UE e USA;

              il «Rapporto sul futuro della competitività europea» (cosiddetto rapporto Draghi), pubblicato il 9 settembre 2024, stima invece in 800 miliardi l'anno, tra risorse pubbliche e private, il fabbisogno necessario per sostenere le transizioni verde e digitale dei settori produttivi europei, per effetto di un divario dell'Unione europea rispetto agli USA che si sta progressivamente allargando; la differenza rispetto alla stima di giugno dà la misura della rapidità nell'evoluzione degli scenari e della necessità di un intervento urgente per rafforzare la competitività dell'industria europea;

              il rapporto Draghi sottolinea l'esigenza di introdurre fondi comunitari per sostenere la duplice transizione digitale ed ecologica delle economie dell'Unione europea;

              il rapporto Draghi evidenzia che il settore automobilistico è un esempio chiave della mancanza di pianificazione dell'Unione europea che nel tempo ha creato un disaccoppiamento tra politica climatica e politica industriale, causando la progressiva perdita di leadership a livello globale ed evidenzia la necessità di una visione fondata sulla «naturalità tecnologica», come evidenzia il Governo italiano in sede nazionale ed europea sin dall'inizio della legislatura;

              in particolare, per il settore automobilistico il rapporto Draghi, sottolinea l'importanza di rafforzare la certezza sulla legislazione in vigore e dare al settore il tempo adeguato di adattamento di prodotti e processi attraverso un forte stimolo agli investimenti aziendali e la ricerca nel settore automobilistico;

              il mercato europeo delle auto elettriche, a zero emissioni, è ancora limitato e non evidenzia un trend crescente significativo: nel primo semestre 2024, le immatricolazioni di BEV sono pari al 13,9 per cento del totale in Europa, quota praticamente in linea con l'anno precedente, e appena al 3,9 per cento in Italia;

              ad agosto detto mercato ha registrato un calo del 43,9 per cento rispetto all'agosto 2023: la quota di mercato complessiva perde un terzo, passando dal 21 per cento al 14,4 per cento, i risultati peggiori si sono registrati in Germania (-68,8 per cento), Italia (-40,9 per cento) e Francia (-33,1 per cento); il calo è dovuto, secondo gli analisti, alla mancanza di chiarezza sugli incentivi, ai prezzi elevati delle vetture e alle preoccupazioni sul basso valore residuo dei veicoli elettrici; in tale quadro Stellantis ha registrato una delle performance peggiori con un -52 per cento;

              il 19 settembre 2024 Acea, associazione che rappresenta le case produttrici europee, ha rilasciato un comunicato pubblico in cui chiederà alla Commissione europea e a tutti i Capi di Stato dell'Unione europea di sviluppare un pacchetto completo di misure a breve e lungo termine per riportare saldamente sulla buona strada la transizione a emissioni zero, garantire i posti di lavoro nel settore e ripristinare la nostra competitività. In particolare, Acea ha chiesto alle istituzioni europee di varare misure urgenti di sostegno in vista dell'entrata in vigore nel 2025 dei nuovi obiettivi per le emissioni di CO2 per automobili e i furgoni, nonché di anticipare le revisioni del regolamento CO2 per le automobili e i furgoni e per i mezzi pesanti, attualmente previsti rispettivamente per il 2026 e il 2027;

              al fine di evitare le sanzioni miliardarie sopra indicate, Acea ha chiesto di posticipare al 2027 l'entrata in vigore delle sanzioni per il superamento dei limiti di emissioni previste per il 2025. Nonostante la performance estremamente negativa della casa automobilistica da lui condotta, il Ceo di Stellantis si è espresso contro la richiesta di Acea;

              in costanza dell'attuale quadro normativo, le case produttrici si troverebbero di fronte al dilemma di tagliare la produzione di veicoli endotermici, con effetti sulle quote di mercato e sulla base produttiva, ovvero di riversare il costo delle sanzioni sul prezzo di vendita dei veicoli; oltre alla perdita di competitività, si aggraverebbe la tendenza di mercato già in atto che vede ridursi la presenza di veicoli nuovi dal costo accessibile per i cittadini meno abbienti;

              nel Rapporto annuale «Veicoli sulle strade europee» pubblicato da Acea a febbraio 2024, si segnala che dal 2018 l'età media di tutti i tipi di veicoli è aumentata di circa un anno (secondo il Rapporto in Italia è di 12,5 anni, ma un'auto su cinque è una Euro 0-2, con almeno 18 anni di anzianità): le politiche sin qui perseguite a livello europeo sembrano aver sortito l'effetto di aumentare le difficoltà per i cittadini a svecchiare il parco circolante;

              consapevole di questi aspetti problematici e al fine di evitare che gli automatismi della legislazione europea, trasfusi nelle norme sulla circolazione emanate dagli enti territoriali, incidessero su cittadini e imprese, il Governo ha emanato il 12 settembre 2023 il decreto-legge n. 121 in materia di pianificazione della qualità dell'aria e di limitazioni della circolazione stradale,

impegna il Governo:

1) ad avanzare una proposta in sede europea per rivedere da subito il percorso del green deal anche alla luce del rapporto sulla competitività che conferma quel che il Governo italiano ha sempre evidenziato;

2) a proporre in sede dell'Unione europea l'anticipo alla prima metà del 2025 della presentazione della relazione sui progressi sulla mobilità e della clausola di revisione del regolamento che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, al fine di dare certezze alle imprese della filiera e ai consumatori;

3) a promuovere, anche in sede europea, percorsi di transizione della filiera italiana dell'automotive non solo verso l'elettrico ma anche verso soluzioni tecnologicamente ecologiche che utilizzino carburanti di nuova generazione come gli e-fuel (carburanti sintetici), biocarburanti e idrogeno, potenziando le misure di incentivazione delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, nonché gli investimenti in beni strumentali;

4) a proporre in sede dell'Unione europea l'elaborazione e l'approvazione di un piano che preveda la costituzione di un Fondo con risorse comuni finalizzato a supportare la transizione all'elettrico dell'intera filiera;

5) a proporre in sede dell'Unione europea l'elaborazione di politiche volte a incentivare la realizzazione di veicoli a basso impatto a prezzi accessibili ai cittadini meno abbienti;

6) a convocare i vertici Stellantis per chiarire i termini del piano industriale del Gruppo in Italia, così come da impegni emersi nei lavori del tavolo Mimit impegnando Stellantis a comunicare i dati dei dipendenti fuoriusciti dagli stabilimenti italiani attraverso la prassi (con accordi sindacali) delle dimissioni incentivate, così da valutare la congruità con il piano di sviluppo industriale;

7) a fornire aggiornamenti sui Memorandum of Understanding firmati con il Ministero dell'industria cinese e con le diverse case automobilistiche condividendo l'obiettivo di altre case produttrici in Italia;

8) a monitorare il nuovo progetto di Aco, sollecitando Stellantis a mantenere gli impegni presi e a mettere in sicurezza le risorse del Pnrr utilizzando eventualmente risorse che abbiano altre tempistiche di impegno più confacenti alle nuove modalità del progetto;

9) a valutare i risultati applicativi del decreto-legge 12 settembre 2023, n. 121, citato in premessa riconsiderandone gli obiettivi e adottando le misure che si dovessero rendere necessarie per il suo aggiornamento.
(1-00335) «Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo, Antoniozzi, Andreuzza, Casasco, Colombo, Benvenuto, Polidori, Comba, Di Mattina, Giovine, Gusmeroli, Maerna, Maccanti, Pietrella, Toccalini, Schiano di Visconti, Zucconi».


      La Camera,

          premesso che:

              il territorio della città di Brindisi, come altre città pugliesi a esempio Taranto, è attualmente al centro di una gravissima crisi industriale ed economica, esacerbata dalla chiusura della centrale a carbone Enel «Federico II» di Cerano e dalla crisi del settore chimico e farmaceutico, con pesanti ricadute occupazionali e sociali;

              la decarbonizzazione, necessaria per contrastare il cambiamento climatico, ha portato a chiusure di impianti energetici senza l'adeguata pianificazione di alternative occupazionali stabili, lasciando numerose famiglie senza sicurezza economica;

              la centrale a carbone Enel «Federico II» di Cerano, uno degli impianti di maggiore impatto ambientale della regione, deve essere chiusa entro il 2025 in conformità con le normative nazionali e le direttive europee per la decarbonizzazione. Tuttavia, non sono stati definiti piani concreti per affrontare l'impatto socio-economico della chiusura sull'occupazione e per gestire le conseguenze ambientali della dismissione dell'impianto;

              la situazione di Brindisi è aggravata dalla presenza di aree contaminate come la «micorosa», colmata con scorie tossiche provenienti dall'ex Petrolchimico, che presenta elevatissime concentrazioni di tricloroetano. Inoltre, la presenza di fiammate visibili provenienti dall'impianto Eni Versalis contribuisce al deterioramento della qualità dell'aria;

              il settore aerospaziale, già in difficoltà, rischia ulteriori contraccolpi economici, mentre altre industrie cruciali, come la chimica e la farmaceutica, sono in declino, come evidenziato dalle crisi che hanno colpito aziende quali Basell ed EuroApi;

              tra il 2001 e il 2020, il comune di Brindisi ha registrato un drammatico spopolamento, con una perdita di circa 19.000 abitanti, specialmente giovani, in cerca di migliori opportunità altrove;

              il mercato del lavoro locale è sempre più precario e mal retribuito, aggravando la condizione di povertà economica e sociale nel territorio;

              il sistema sanitario locale soffre di una cronica carenza di personale e risorse, con gravi conseguenze per la salute dei cittadini e il rispetto del diritto costituzionale alla salute;

              il porto di Brindisi rappresenta una risorsa strategica per il rilancio economico del territorio, con la possibilità di essere trasformato in una piattaforma logistica polifunzionale per il Mediterraneo, se adeguatamente sviluppato;

              il miglioramento dei trasporti e della mobilità, inclusa l'integrazione di Brindisi nei piani nazionali di alta velocità e alta capacità, è cruciale per garantire un'infrastruttura moderna e funzionale al rilancio economico;

              il turismo, l'agricoltura e l'agroindustria, insieme all'edilizia sostenibile e alla gestione innovativa dei rifiuti, rappresentano settori strategici per un modello di sviluppo sostenibile e integrato per il territorio;

              è quanto mai necessario che il Governo adotti un approccio integrato e sostenibile per affrontare la transizione industriale di Brindisi, garantendo il benessere della popolazione, la tutela dell'ambiente e lo sviluppo economico sostenibile. La città ha bisogno di azioni concrete e tempestive per superare le attuali criticità e per avviare un percorso di rinascita che possa essere di esempio per altre realtà in difficoltà;

              il processo di decarbonizzazione, pur rappresentando un passo obbligato verso la sostenibilità, deve essere accompagnato da politiche industriali capaci di generare nuove opportunità occupazionali, specialmente nel settore delle energie rinnovabili e della produzione di idrogeno verde;

              la chiusura della centrale di Cerano richiede una pianificazione strategica che garantisca un adeguato supporto per i lavoratori e la gestione dell'impatto ambientale;

              è necessario accelerare le bonifiche ambientali nel territorio per sbloccare aree cruciali allo sviluppo e favorire l'insediamento di nuove attività industriali sostenibili;

              la progettazione e realizzazione di infrastrutture portuali devono essere gestite con attenzione ai rischi idrogeologici e all'inquinamento dei fiumi;

              è urgente promuovere un'economia della conoscenza, attraverso la creazione di un polo di eccellenza legato alla ricerca, alla formazione e all'innovazione tecnologica;

              l'edilizia può costituire un motore per la crescita occupazionale, a condizione che si promuovano strategie di riqualificazione urbana, efficienza energetica e rigenerazione dei quartieri pubblici;

              la gestione dei rifiuti deve basarsi su una raccolta differenziata spinta e sull'adozione di tecnologie avanzate per il riciclo, senza ricorrere all'ampliamento delle discariche esistenti;

              l'autonomia differenziata rappresenta una minaccia per la coesione nazionale, rischiando di aumentare le disuguaglianze territoriali, in particolare a discapito delle regioni del Sud, come la Puglia;

              nonostante l'urgenza di affrontare queste problematiche, le decisioni politiche attuali non sembrano orientate verso una reale salvaguardia della salute dei cittadini o verso una transizione sostenibile. È fondamentale avviare un confronto costruttivo con la cittadinanza e garantire un'adeguata informazione ambientale;

              la città di Brindisi ha un potenziale significativo per una rinascita sostenibile, sfruttando le opportunità offerte dall'economia circolare e dalla green economy, settori in cui l'Italia ha ottenuto risultati positivi a livello europeo,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza volte a promuovere un piano di sviluppo sostenibile per Brindisi che preveda l'accelerazione dei processi di bonifica delle aree inquinate, la realizzazione di infrastrutture per la produzione di energie rinnovabili, come l'eolico, il fotovoltaico e l'idrogeno verde e l'esclusione di progetti incompatibili con lo sviluppo sostenibile del territorio, quali il deposito Gnl di Edison e il deposito di carburanti Brundisium;

2) a valorizzare il porto di Brindisi come piattaforma logistica strategica per il Mediterraneo, integrando nautica e cantieristica per stimolare il traffico marittimo e creare opportunità economiche;

3) a garantire l'inclusione di Brindisi nei piani nazionali per l'alta velocità e alta capacità ferroviaria, migliorando le connessioni infrastrutturali del territorio;

4) a sostenere politiche di destagionalizzazione del turismo, valorizzando le risorse naturali e culturali di Brindisi, e promuovendo investimenti per la modernizzazione dell'agricoltura e dell'agroindustria;

5) ad adottare le iniziative di competenza volte a elaborare e adottare un piano strategico per la reindustriaiizzazione del territorio brindisino, con un focus sulle energie rinnovabili, la produzione di idrogeno verde e le filiere industriali locali, favorendo l'occupazione stabile e di qualità;

6) a implementare un piano straordinario di assunzioni e investimenti per il settore sanitario della provincia di Brindisi, assicurando il diritto alla salute e migliorando la qualità dei servizi offerti ai cittadini;

7) a contrastare l'autonomia differenziata, promuovendo politiche nazionali che garantiscano l'unità del Paese e la coesione sociale e territoriale;

8) a sviluppare soluzioni programmatiche e lungimiranti affinché la transizione della città di Brindisi non sia solo finalizzata alla decarbonizzazione, ma anche allo sviluppo dell'economia circolare e della bioeconomia, individuando misure per il mantenimento e il potenziamento dei livelli occupazionali, anche attraverso la ricollocazione dei lavoratori nell'ambito delle attività di riqualificazione e bonifica;

9) ad assumere iniziative volte a garantire un'accelerazione nelle operazioni di bonifica delle aree inquinate del territorio brindisino, con particolare attenzione alla riperimetrazione delle stesse per favorire nuovi insediamenti produttivi;

10) a promuovere un modello di gestione dei rifiuti basato sulla raccolta differenziata spinta e sull'adozione di nuove tecnologie per il riciclo, evitando l'ampliamento delle discariche e favorendo la chiusura sostenibile del ciclo dei rifiuti;

11) a garantire, per quanto di competenza, che la transizione energetica e la decarbonizzazione non comportino la realizzazione di nuove infrastrutture per la produzione di energia da combustibili fossili, ma piuttosto la riconversione dell'esistente, dando priorità all'autoconsumo, allo stoccaggio e alla gestione sostenibile.
(1-00336) «L'Abbate, Donno, Morfino, Dell'Olio, Auriemma, Fenu, Lomuti, Santillo, Carmina, Alifano, Fede, Penza, Carotenuto, Alfonso Colucci, Cappelletti, D'Orso, Ilaria Fontana, Traversi, Orrico, Amato, Ferrara, Quartini, Pavanelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BRAGA, SIMIANI, CURTI, EVI, FERRARI, GNASSI, BAKKALI, MEROLA, VACCARI, ANDREA ROSSI, MALAVASI, DE MARIA, GUERRA e DE MICHELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

          gli eventi alluvionali di maggio 2023 sono stati uno spartiacque tra passato e futuro nel settore della i difesa idraulica e idrogeologica del territorio;

          per far fronte agli effetti di tali avvenimenti, il decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2023, n. 100, prevede la predisposizione di un piano speciale di interventi sulle situazioni di dissesto idrogeologico;

          in particolare, i piani speciali sono previsti al comma 2 dell'articolo 20-octies del decreto n. 61 del 2023 e hanno l'obiettivo di definire le prime linee di intervento sul reticolo idrografico e per l'assetto e consolidamento dei versanti;

          tali piani sono approvati dal commissario straordinario entro otto mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto (31 luglio 2023), acquisita l'intesa delle regioni interessate, da sancire entro quindici giorni, anche in sede di cabina di coordinamento per la ricostruzione di cui all'articolo 20-quater, nonché acquisito il parere delle amministrazioni statali competenti in materia e dell'autorità di bacino distrettuale territorialmente competente (articolo 20-octies, comma 4 del decreto-legge n. 61 del 2023;

          la cabina di coordinamento (articolo 20-quater, comma 4 del decreto-legge n. 61 del 2023) non approva il piano, ma coadiuva il Commissario straordinario: a) nella progressiva integrazione tra le misure di ricostruzione e le attività regolate con i decreti di cui all'articolo 20-ter, comma 3; b) nel monitoraggio dello stato di avanzamento dei processi di ricostruzione, anche sulla base dei dati disponibili nei sistemi informativi del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato; c) nella definizione dei criteri per l'adozione delle misure necessarie per favorire e regolare il proseguimento dell'esercizio delle funzioni commissariali in via ordinaria;

          tale cabina di coordinamento, di supporto al commissario Figliuolo, è composta ai sensi dell'articolo 20-quater commi 1 e 2 del decreto-legge n. 61 del 2023: dal commissario straordinario, che la presiede; dal capo del Dipartimento «Casa Italia» della Presidenza del Consiglio dei ministri; dal capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri; dai presidenti delle regioni interessate, dai sindaci metropolitani interessati; da un rappresentante delle province interessate designato dall'Unione delle province d'Italia; da un rappresentante dei comuni interessati designato dall'Associazione nazionale dei comuni italiani; dai rappresentanti dei Ministeri competenti per materia;

          il piano speciale preliminare è stato approvato con determinazione del commissario straordinario n. 82 del 23 aprile 2024, previa acquisizione in sede di cabina di coordinamento dell'intesa della regione Emilia-Romagna (deliberazione della giunta regionale n. 703 del 22 aprile 2024) e del parere di tutte le amministrazioni statali competenti, comprensive del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nonché dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po;

          per il piano speciale definitivo, invece, si è seguito un iter più formale, infatti la cabina di coordinamento inizialmente convocata per fine luglio 2024 stata rinviata per raccogliere i pareri formali degli enti competenti;

          la cabina di coordinamento, a quanto consta all'interrogante rinviata a fine luglio 2024, non risulta ad oggi convocata;

          il ritardo nell'approvazione del piano speciale definitivo significa ritardare l'attuazione di una nuova strategia di intervento, oltre che di pianificazione, per ridurre il dissesto idrogeologico e rafforzare le infrastrutture viarie e ambientali dell'Emilia-Romagna –:

          quali siano le ragioni che non hanno consentito il rispetto del termine degli otto mesi previsti dal decreto-legge n. 61 del 2023 per l'approvazione del piano speciale definitivo per la ricostruzione da parte del commissario straordinario ed entro quale termine si preveda venga adottato.
(5-02880)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      QUARTAPELLE PROCOPIO, PROVENZANO, PORTA e AMENDOLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          da notizie a mezzo stampa, parrebbe che, giovedì 19 settembre 2024, l'Italia abbia ritirato la propria partecipazione al Core Group Onu di Ginevra;

          il gruppo si occupa del monitoraggio del rispetto dei diritti umani in Siria e l'Italia ne fa parte con un ristretto gruppo di Paesi, quali Francia, Germania, Olanda, Qatar, Turchia, Stati Uniti e Regno Unito;

          la notizia è stata definita «vergognosa» dall'ONG Syria Campaign, considerando la drammatica situazione siriana e i numerosi crimini di guerra e violazioni dei diritti umani che sono imputati al presidente Assad;

          difatti, nel 2011, l'Unione europea ha sospeso le relazioni con Damasco, imponendo severe sanzioni economiche al regime. Inoltre, l'Unione ha concordato una strategia per la Siria nel 2017, con l'obiettivo finale di una transizione politica;

          intanto, però, l'Italia, ha nominato a luglio 2024 un ambasciatore a Damasco, unico Paese del G7 e dell'Unione europea, atto, interpretato da molti, come un cambio di strategia e una volontà di «normalizzare» i rapporti e interagire con la dittatura siriana;

          in Siria la situazione umanitaria continua ad essere al collasso e la repressione dei diritti civili non si arresta. Lo stesso rappresentante permanente d'Italia presso le Nazioni Unite e le altre Organizzazioni Internazionali a Ginevra, ambasciatore Vincenzo Grassi, intervenendo il 23 settembre 2024 a Ginevra, nell'ambito del Dialogo interattivo con la Commissione internazionale d'inchiesta sulla Siria, nel quadro della 57ma sessione del Consiglio diritti umani, ha affermato che «la situazione umanitaria in Siria rimane drammatica, come confermato dal rapporto della commissione di inchiesta, che fa stato di perduranti attacchi contro civili, detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni forzate e morti in detenzione non indagate» –:

          se la notizia del ritiro della partecipazione dell'Italia al Core group Onu di Ginevra sia vera;

          e se, in tal caso, il Ministro interrogato non ritenga necessario ed urgente fornire ogni utile chiarimento circa tale decisione e circa i nuovi indirizzi riguardo alla politica nei confronti della situazione siriana.
(5-02877)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BRAGA, SIMIANI, CURTI, EVI e FERRARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          il comma 607 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo per le assunzioni di personale a tempo indeterminato a favore delle amministrazioni dello Stato, degli enti pubblici non economici nazionali e delle agenzie, con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro per l'anno 2022, 200 milioni di euro per l'anno 2023, 225 milioni di euro per l'anno 2024, 210 milioni di euro per l'anno 2025 e 200 milioni di euro a decorrere dall'anno 2026, da ripartire, sulla base delle specifiche richieste pervenute dalle predette amministrazioni, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;

          il comma 607-bis della medesima legge 30 dicembre 2021, n. 234, introdotto dall'articolo 1, comma 700 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, prevede che «al fine di rafforzare la tutela del territorio e la gestione delle acque, per mitigare gli effetti del dissesto idrogeologico e del cambiamento climatico, il 20 per cento delle somme di cui al comma 607 è riservato all'assunzione di personale a tempo indeterminato presso le autorità di bacino distrettuali di cui all'articolo 63 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152»;

          la quota teorica riservata alle Autorità di bacino era di circa 40 milioni di euro e sarebbe stata sufficiente per coprire le dotazioni organiche di tutte le Autorità;

          risulta all'interrogante che tale fondo sia stato svuotato con prelievi attuati con provvedimenti successivi (da ultimo l'articolo 10, comma 2 del decreto-legge n. 133 del 2023) e comunque ad oggi nessuna assunzione a valere su tale fondo è stata autorizzata all'Autorità di bacino distrettuale Fiume Po;

          in particolare, l'Autorità di bacino distrettuale Fiume Po dovrà gestire il piano speciale previsto dalla legge n. 100 del 2023 per la ricostruzione dell'Emilia-Romagna –:

          se intenda adottare, nel primo provvedimento utile, idonee iniziative di competenza volte a garantire la copertura finanziaria alle assunzioni di personale a tempo indeterminato presso le Autorità di bacino distrettuali con priorità per l'Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po per le motivazioni suddette.
(5-02881)


      FOTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          con decreto interministeriale 12 gennaio 1962, n. 80, venne concessa al comune di Genova la grande derivazione d'acqua dal torrente Brugneto, mediante sbarramento e invaso in località «I Crombelli» nei comuni di Torriglia, Rondanina, Propata e Genova (provincia di Genova), per l'alimentazione dell'acquedotto civico di Genova e per la produzione di energia elettrica in due centrali (piè diga e Canate);

          la concessione fu accordata per anni 70 a decorrere dal 28 luglio 1954;

          il comune di Genova ha da tempo cessato l'utilizzo dell'acqua derivata e degli impianti della diga, fatti oggetto dell'atto di vendita alla Società azienda mediterranea gas e acqua Spa, (Rep n. 72.585; N. Ordine 17.865);

          tale atto è stato ritenuto nullo dal tribunale amministrativo regionale per la Liguria (sentenza 16 dicembre 2004 n. 1717) in ragione della natura demaniale dei beni asseritamente ceduti;

          non risulta agli atti il nulla osta ministeriale alla cessione dell'utenza (ex articolo 20 del regio decreto n. 1775/1933) né altro titolo idoneo alla derivazione dell'acqua da parte dell'attuale «gestore di fatto»;

          le previsioni di incremento demografico della popolazione della città di Genova sottese al Piano generale degli acquedotti degli anni '60 e alla derivazione verso il relativo territorio delle acque del Brugneto, che appartengono al bacino idrografico del Po e quindi naturalmente dovrebbero in esso sfociare, non si sono realizzate e il contesto e le esigenze di corretto equilibrio ambientale e dei diversi usi risultano oggi radicalmente mutati;

          sussiste una conclamata crisi idrica ed emergenza climatica della Valle Padana e del bacino del fiume Po, che necessita una nuova e aggiornata determinazione circa la destinazione delle acque del torrente Brugneto e del fiume Trebbia, da attuarsi per il tramite di un apposito procedimento amministrativo –:

          se e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine del rilascio di una nuova concessione che, oltre a rispettare i mutamenti legislativi nel frattempo intervenuti, tenga conto dei legittimi diritti e interessi delle utenze irrigue piacentine.
(5-02883)

Interrogazione a risposta scritta:


      PAVANELLI, SERGIO COSTA e FEDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          il lago Trasimeno, situato nella provincia di Perugia, con una superficie di 128 chilometri quadrati, è il quarto lago più esteso d'Italia;

          trattandosi di un lago «laminare» e di una via navigabile di seconda classe, necessita di manutenzioni costanti su infrastrutture come darsene, pontili, banchine e fondali;

          le irregolarità idrologiche causano oscillazioni significative del livello dell'acqua, che dal 2015 è diminuito costantemente, raggiungendo -156 centimetri sotto il livello zero idrometrico nel 2023, dato tra i più bassi dal 1968;

          alla luce dell'andamento meteorologico previsto, la descritta criticità è destinata a perdurare almeno fino al 2026, con impatti negativi su spiagge, strutture portuali e attività legate al turismo e alla navigazione, soprattutto verso le isole Maggiore e Polvese;

          il basso livello del lago determina rilevanti problematiche come l'agibilità e fruibilità delle spiagge balneari, dei fondali, il degrado ambientale causato dall'affioramento di vaste aree spondali, con conseguente putrefazione dei materiali organici spiaggiati, l'agibilità delle strutture portuali e delle infrastrutture di attracco, con compromissione del trasporto pubblico (compreso il trasporto merci) e delle attività legate al turismo e al diporto;

          quanto sopra detto richiede interventi urgenti che nel breve periodo devono interessare il ripristino dell'officiosità idraulica degli imbocchi delle darsene, approdi, e altro. Si tratta di interventi già approvati a livello tecnico dall'unione dei comuni del Trasimeno con delibera di giunta n. 27 del 27 maggio 2024 e già autorizzati dalla regione Umbria. Ulteriori interventi nel breve periodo devono riguardare il ripristino dell'officiosità idraulica mediante approfondimento fondale del bacino di carenaggio presso la base d'armamento di Passignano s/t, l'utilizzo di battelli a più basso pescaggio, la progettazione e la realizzazione nei punti di attracco della navigazione pubblica di sovrastrutture quali scale che garantiscano l'accesso al lago (anche per i disabili) in caso di impossibilità di utilizzare le passerelle per abbassamento del livello del lago –:

          se non ritenga di dovere adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo e finanziario al fine di tutelare il lago Trasimeno e tutti gli aspetti socio-economici derivanti dal progressivo abbassamento del livello delle acque nello stesso;

          se non condivida la necessità di istituire un fondo speciale per la tutela e la conservazione del lago Trasimeno, quale bacino idrico più importante dell'Italia centrale;

          se non ritenga di dovere adottare iniziative di competenza per istituire una cabina di regia dotata di una commissione tecnico-scientifica che possa occuparsi di verificare tutte le diverse possibilità di stabilizzazione strutturale del livello del lago.
(4-03484)

DIFESA

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per sapere – premesso che:

          dopo sette anni, a seguito dei ricorsi presentati e vinti presso i Tar Veneto e Lazio da parte di ex piloti ed operatori di elicotteri del Corpo forestale dello Stato, viene riconosciuto il diritto al pagamento dell'indennità di trasferimento ai sensi del decreto legislativo n. 86 del 2001. Ciò conferma ad avviso dell'interrogante che, dal 1° gennaio 2017, gli ex agenti del Corpo forestale dello Stato non hanno scelto di diventare militari, ma sono stati costretti a subire una trasformazione radicale, passando da civili a membri di una forza armata;

          questo riconoscimento, sebbene tardivo, rappresenta un passo importante verso la comprensione delle difficoltà affrontate;

          gli ex forestali hanno già ottenuto una vittoria presso il Comitato europeo dei diritti sociali contro questa militarizzazione forzata, che ha violato i loro diritti civili. Si attende la pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo;

          va chiarito che si è trattato di un passaggio forzato da un'organizzazione civile con funzioni tecniche a una militare, senza possibilità di scelta;

          il Corpo forestale dello Stato era una forza di polizia con specifiche funzioni tecniche e non può essere ridotto a una semplice unità di supporto, né confrontato con esigue sezioni specializzate come quelle ambientali presenti all'interno delle forze armate;

          il Corpo forestale dello Stato aveva competenze uniche nella gestione e tutela ambientale e la sua rilevanza non risiedeva solo nel numero di personale, ma soprattutto nelle cruciali funzioni che svolgeva per la salvaguardia del territorio;

          nonostante la loro indiscutibile professionalità, queste competenze specifiche non sono mai state pienamente valorizzate dalle amministrazioni che li hanno assorbiti. Anziché sfruttare appieno le loro capacità tecniche e operative, acquisite in anni di esperienza sul campo, tali risorse sono state spesso sottoutilizzate o confinate in ruoli marginali. Si è così persa una preziosa opportunità d'integrare personale altamente qualificato nell'antincendio boschivo all'interno di un sistema che avrebbe potuto trarre enormi benefìci dal loro bagaglio di conoscenze;

          la decisione di sopprimere il Corpo forestale dello Stato, proprio in un periodo in cui i temi ambientali e i repentini cambiamenti climatici – i cui effetti sono visibili a tutti – richiedevano un'attenzione crescente, è stata una scelta ad avviso dell'interrogante scellerata che non ha portato alcun risultato concreto, né tantomeno i risparmi economici previsti;

          lo sforzo da parte dell'Arma dei carabinieri d'integrare gli ex forestali appare a giudizio dell'interrogante fortemente edulcorata. L'unica certezza è che le esperienze e le competenze degli ex membri del Corpo forestale si stanno perdendo, visto le difficoltà oggettive che incontrano nell'integrarsi nel corpo militarizzato;

          nel frattempo, nel 2023 si sono registrati 35.487 illeciti ambientali, in crescita del 15,6 per cento, per un giro d'affari di 8,8 miliardi di euro, con una media di 97,2 illeciti al giorno, ovvero quattro ogni ora. Campania, Sicilia, Puglia e Calabria sono le regioni più colpite. Questo è quanto emerge dalla trentesima edizione del «Rapporto ecomafia» di Legambiente, che invita il Governo a dare segnali di discontinuità, proponendo interventi come la lotta all'abusivismo e sanzioni più severe contro i trafficanti di rifiuti e gli illeciti nelle filiere agroalimentari (45.067, +9,1 per cento);

          le foreste, storicamente riconosciute per le loro funzioni protettive e produttive, hanno oggi assunto una rilevanza internazionale come uno dei principali ecosistemi del pianeta. A causa dei cambiamenti climatici e degli interessi sovranazionali, la gestione forestale si è evoluta dalla gestione locale «per materia» a una «gestione per obiettivi», con l'obiettivo di salvaguardare e sviluppare gli ecosistemi forestali;

          la frammentazione amministrativa delle foreste italiane tra più Ministeri e regioni ha creato una gestione incoerente. Nonostante l'introduzione del testo unico in materia di foreste e filiere forestali e della Strategia nazionale forestale, manca una riorganizzazione nazionale che tenga conto della nuova dimensione multifunzionale delle foreste;

          l'articolo 117 e il nuovo articolo 9 della Costituzione riservano allo Stato la «tutela dell'ambiente e degli ecosistemi», ma ciò non è ancora pienamente attuato –:

          se i Ministri interpellati non ritengano opportuno e urgente adottare iniziative per avviare un percorso di riorganizzazione delle competenze forestali e ambientali, con la riunificazione delle funzioni tecniche specifiche in un nuovo Corpo tecnico forestale nazionale, dotato di personale altamente qualificato per la gestione sostenibile delle foreste, la prevenzione degli incendi boschivi e la mitigazione del dissesto idrogeologico;

          se non ritengano di adottare iniziative volte a promuovere una revisione della normativa vigente per istituire un nuovo servizio ambientale forestale, centralizzato e coordinato a livello nazionale, in grado di collaborare efficacemente con le regioni, al fine di migliorare la governance forestale e ambientale e affrontare in maniera più efficiente le sfide legate alla tutela del territorio;

          se non ritengano prioritario adottare iniziative per reintrodurre un'istituzione tecnico-forestale capace di recuperare e valorizzare le competenze precedentemente esercitate dal Corpo forestale dello Stato, superando l'attuale frammentazione amministrativa e operativa, che ha ridotto l'efficacia della protezione del territorio e della lotta contro i crimini ambientali.
(2-00443) «Zaratti, Bonelli».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


      CONGEDO, FILINI, GIORDANO, MATERA, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          nel corso delle audizioni svolte recentemente al Senato per l'esame di un decreto-legge, il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, Elbano De Nuccio, ha evidenziato la necessità d'introdurre in tempi rapidi una disposizione normativa volta a consentire la possibilità di avvalersi dell'invio della comunicazione di cessione del credito sostitutiva per la correzione degli errori di opzione di sconto o cessione, il cui termine ultimo di presentazione è scaduto lo scorso 4 aprile 2024;

          permettere ai contribuenti di correggere quanto prima gli errori commessi in sede di compilazione e presentazione all'Agenzia delle entrate delle comunicazioni di opzione di sconto o cessione, il cui termine è cessato in data suesposta, ha rilevato il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili (con l'esclusione dei soli errori che hanno comportato la comunicazione e il riconoscimento di un credito d'imposta di ammontare minore rispetto a quello che sarebbe stato spettante) consentirebbe ai soggetti interessati di sanare anche errori per i quali, attualmente non sussiste altro rimedio che l'annullamento della comunicazione;

          secondo De Nuccio inoltre, tale misura correttiva, senza appesantire di un solo euro il monte dei crediti d'imposta attualmente riconosciuto nei cassetti fiscali dei fornitori e cessionari preso a base dal Ministero interrogato, per la redazione dei documenti di economia e finanza, rimedierebbe come suddetto, di sistemare una situazione complessa, in un contesto in cui tuttavia (causa la sopravvenuta esclusione delle comunicazioni di opzione dal novero degli adempimenti fiscali, per i quali vige il principio della remissione in bonis) tale annullamento non consentirebbe di procedere alla ripresentazione di una nuova comunicazione corretta, con conseguente perdita del credito d'imposta spettante al contribuente;

          la possibilità di correzione in precedenza richiamata, rileva altresì il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, deve inoltre essere consentita a tutti quei condomini che hanno commesso l'errore di far presentare la comunicazione di opzione al condominio anche con riguardo alle spese relative a interventi agevolati, che riguardavano le parti private dell'edificio di pertinenza dei singoli condomini, anziché le parti comuni di pertinenza condominiale;

          quali iniziative urgenti, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare, specie riguardo alla necessità di consentire la correzione degli errori commessi in sede di compilazione, al fine di sanare errori da parte dei soggetti per i quali al momento, come suindicato, non esiste altra possibilità di rimediare che l'annullamento della comunicazione all'amministrazione fiscale.
(5-02866)


      DE BERTOLDI e GEBHARD. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          nell'ambito delle misure contenute all'interno del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, convertito con modificazioni dalla legge 23 maggio 2024, n. 67, gli interroganti evidenziano come non sia stata contemplata la disposizione della remissione in bonis relativa alle comunicazioni dell'opzione della cessione del credito per gli incentivi fiscali legati all'edilizia, il cui termine ultimo è scaduto lo scorso 4 aprile 2024;

          tali indicazioni, fornite dall'Agenzia delle entrate in materia di bonus edilizi, contenute nella circolare 6 ottobre 2022, n. 33/E per sanare le violazioni commesse in relazione all'invio della comunicazione, che consentono di optare per la cessione del credito o per lo sconto in fattura relative alle spese sostenute nell'anno d'imposta 2023, riconoscono ai contribuenti di evitare di trovarsi in situazioni che possono pregiudicare l'operazione messa in atto;

          a giudizio degli interroganti, fermo restando che, assodato l'aggravio generato sui conti pubblici, non può essere posto in contestazione la condivisibile cessazione definitiva dell'incentivo fiscale legato al cosiddetto superbonus, risulta urgente intervenire sull'istituto della remissione in bonis, in relazione alle comunicazioni di cessione e sostenere l'impossibilità per i contribuenti che hanno commesso errori nelle comunicazioni di cessione trasmesse nei mesi scorsi di marzo e aprile 2024 di rimediare tramite tale strumento normativo;

          la riapertura dei termini per la suesposta sanatoria, indubbiamente utile per il contribuente che ha dimenticato di effettuare alcuni adempimenti, consentirebbe a coloro che hanno già inviato le comunicazioni di cessione, di correggere errori quali, ad esempio: il codice identificativo della tipologia d'intervento, i codici fiscali di cedente e cessionario senza modificare tuttavia l'importo della spesa e della detrazione e al contempo non determinerebbe conseguenze sui conti pubblici;

          quali iniziative, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda intraprendere, in relazione alla necessità di riconsiderare i termini scaduti lo scorso 4 aprile 2024, della remissione in bonis e di consentire ai contribuenti di correggere eventuali errori diversi dall'importo complessivo del credito ceduto o del contributo sotto forma di sconto afferenti alle comunicazioni di cessione inviate all'Agenzia delle entrate, la cui misura normativa non implicherebbe alcun onere aggiuntivo per la finanza pubblica.
(5-02867)


      CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          i sistemi multilaterali di negoziazione di tipo azionario gestiti da Borsa Italiana, nell'obiettivo di bilanciare esigenze di flessibilità delle imprese e need for protection degli investitori, hanno sempre assicurato, pur in assenza di previsioni normative, una disciplina privatistica in materia di offerta pubblica di acquisto. Nel mercato alternative investment market Italia, aperto agli investitori al dettaglio, sono state inserite previsioni regolamentari che impongono alle società quotate di adottare a statuto clausole di Opa endosocietaria;

          occorre comunque considerare che la cosiddetta «Opa endosocietaria» presenta dei limiti sia con riferimento alla mancata vincolatività degli obblighi statutari nei confronti di soggetti terzi rispetto agli azionisti e agli organi societari (offerenti terzi) nonché ai meccanismi sanzionatori esclusivamente privatistici ad essa collegati. Essa presenta inoltre degli elementi di disomogeneità, quanto al rango delle fonti perché in alcune ipotesi disciplina privatistica e pubblicistica si applicano in maniera concorrente;

          a seguito del consolidamento dei sistemi multilaterali di negoziazione italiani dedicati alle Pmi e del percorso di rafforzamento del mercato dei capitali intrapreso con la legge n. 21 del 2024, sarebbe auspicabile e in linea con le best practice europee, prevedere altresì:

              a) in materia di offerte pubbliche di acquisto, un regime di opt-in, attivabile ad iniziativa del gestore singolo Multilateral trading facility nell'ambito del regolamento del mercato, in base al quale le società negoziate su un Mtf che ha attivato l'opt-in saranno assoggettate (in tutto o in parte, in base a quanto avrà stabilito il gestore nel regolamento) al regime normativo previsto per le società quotate ipermercati e regolamentati. In tal senso dispone ad esempio l'ordinamento francese per gli Mtf azionari;

              b) come alternativa, la disciplina legislativa dell'Opa potrebbe essere estesa in toto alle società italiane ammesse sui sistemi multilaterali di negoziazione. Potrebbe essere eventualmente prevista la facoltà della Consob di escluderne l'applicazione in dipendenza delle caratteristiche di determinati sistemi multilaterali di negoziazione (ad esempio in funzione della tipologia di investitori) –:

          se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di estendere la disciplina dell'offerta pubblica di acquisto, anche con riferimento alle previsioni collegate in materia di partecipazioni rilevanti e patti parasociali, ai sistemi multilaterali di negoziazione.
(5-02868)


      FENU, RAFFA, GUBITOSA e SANTILLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          in risposta all'interrogazione 5-01625 del 13 novembre 2023, l'Agenzia delle entrate ha fornito una esaustiva tabella relativa all'utilizzo dei crediti d'imposta edilizi dal mese di ottobre 2020 al 14 novembre 2023, dando evidenza anche del residuo di crediti da utilizzare rispetto ai crediti maturati;

          in risposta a successive interrogazioni presentate nel corso dell'anno 2024 (si veda interrogazione 3-01011 dello scorso 21 marzo, presentata al Senato dal Sen. Mario Turco), il Ministero dell'economia e delle finanze ha evidenziato che «per quanto riguarda la questione dei cosiddetti crediti incagliati, le quote di crediti riferibili alle annualità scadute indicano che la perdita è molto contenuta e definita da Eurostat come trascurabile ai fini della classificazione statistica»;

          il Ministero ha altresì precisato che la predetta quota di crediti non utilizzati «potrebbe essere riconducibile al fenomeno delle frodi e dei crediti illegittimi»;

          la trascurabilità dei crediti non compensati è stata confermata nella nota predisposta da Eurostat lo scorso 4 luglio 2024 –:

          in aggiornamento dei dati di cui alla tabella allegata alla risposta all'interrogazione richiamata in premessa, quale sia ad oggi, per ciascuna tipologia di bonus e distinguendo il dato per anno di maturazione, l'ammontare complessivo dei crediti d'imposta compensati rispetto al totale dei crediti maturati nonché l'ammontare dei crediti d'imposta da considerarsi scaduti, che non possono essere più utilizzati in compensazione o essere ceduti a terzi.
(5-02869)


      MEROLA e VACCARI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          come noto, il fenomeno dei giochi e delle scommesse, attraverso un'ascesa pressoché irrefrenabile, ha assunto volumi impressionanti veicolati nei vari canali con un totale di 1.617 miliardi di euro di raccolta nel periodo dal 2004 al 2023;

          la raccolta di giochi e scommesse nei punti fisici e telematici ha registrato nel 2023 un volume di oltre 147 miliardi di euro;

          in questo particolare momento storico marcatamente segnato da congiunture sfavorevoli nel quale, ad esempio, le famiglie italiane si sono viste corrodere la propria ricchezza (alla fine dei 2022 la ricchezza è diminuita in termini reali del 12,5 per cento rispetto al 2021, fonte Istat) l'indebitamento a fine 2023 si è accresciuto in maniera esponenziale con un valore totale del credito al consumo di circa 160 miliardi di euro; ciò sta a significare un debito medio di 9.949 euro pro capite, equivalente a 22.674 euro a nucleo familiare;

          alla luce di questa situazione sarebbe importante conoscere, a parere degli interroganti, a quanto ammonti la raccolta, ossia il volume di giocate veicolate nei canali dei giochi e delle scommesse nei punti fisici e telematici dal 1° gennaio 2024 ad oggi (o comunque aggiornati alla data più recente) e quale sia il numero di tagliandi di lotterie istantanee denominati «Gratta e vinci» facenti parte del cosiddetto gioco fisico venduto nel corso degli anni 2021, 2022 e 2023, il valore della raccolta degli stessi e il payout con una suddivisione per annualità –:

          se intenda fornire un quadro complessivo della raccolta dei giochi e il numero dei tagliandi gratta e vinci venduti esplicitando in particolare i dati espressi in premessa.
(5-02870)


      BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'ultimo tema divisivo all'interno della maggioranza è, in ordine di tempo, quello dell'eventuale tassazione degli extraprofitti a carico di quei comparti dell'economia (ad esempio il settore bancario/assicurativo, l'industria bellica, l'industria farmaceutica e l'industria energetica) che, negli ultimi anni, hanno maggiormente guadagnato dalla congiuntura internazionale;

          il fronte è diviso tra chi, nel partito di Fratelli d'Italia, sostiene che il richiamo «ad un autentico spirito di solidarietà a sostegno del sistema Paese» andrebbe rivolto a banche, a grandi compagnie di assicurazione o ai grandi gruppi energetici del Paese, e chi invece, soprattutto dalle parti di Forza Italia, teme che una tassa generalizzata danneggerebbe le banche di prossimità finendo per colpire soprattutto le banche popolari e di credito cooperativo che, grazie ad una struttura organizzativa più agile e flessibile rispetto a quella delle banche di grandi dimensioni, svolgono un ruolo fondamentale per l'economia e, per queste ragioni, vedrebbe di buon occhio un prelievo solidale una tantum dell'1-2 per cento sugli utili degli ultimi 12-24 mesi da definire con le aziende interessate;

          invero, lo scorso 9 luglio 2024 il Ministro interrogato in un passaggio del suo intervento tenuto all'assemblea annuale dell'Associazione bancaria italiana, riferendosi alle ripercussioni economiche ed ai futuri scenari derivanti da un contesto internazionale, come quello attuale, che resta quanto mai incerto e gravido d'incognite ha dichiarato che le banche, definite «braccio operativo dell'economia», sono chiamate a fare la loro parte;

          si tratterebbe di un prelievo ben visto, a giudizio dell'interrogante, dalla stragrande maggioranza di cittadini e appare legittimo in base alla giurisprudenza della Corte costituzionale, qualora risponda a taluni presupposti quali: 1) la razionalità, quale correlazione del tributo con una ricchezza aggiuntiva, collegata con non ricorrenti fenomeni di mercato e idonea a distinguere il settore occasionalmente premiato dagli altri comparti economici; 2) la proporzionalità, attraverso l'individuazione di una base imponibile coerente col fenomeno da cui risulta l'inusuale arricchimento; 3) la singolarità, dovendo la tassazione straordinaria rivestire il carattere di eccezionalità –:

          se ritenga non più procrastinabile, anche alla luce dell'imminente varo di una manovra finanziaria che si prospetta difficile, l'adozione di un'imposta sugli extraprofitti a carico di quei settori dell'economia che hanno maggiormente beneficiato della congiuntura internazionale connessa alla pandemia da COVID-19 e alla crisi ucraina.
(5-02871)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SERRACCHIANI, MEROLA e TABACCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 12 della legge 21 marzo 2024, n. 21, disciplina la presentazione delle liste da parte del consiglio di amministrazione delle società quotate in occasione del rinnovo degli organi apicali;

          la applicazione delle disposizioni introdotte è prevista a decorrere dalla prima assemblea convocata per una data successiva al 1° gennaio 2025;

          importanti criticità emergono in relazione a diverse disposizioni, uniche nel panorama internazionale, contenute nel citato articolo 12, tra le quali quelle che limitano e complicano la capacità del consiglio di amministrazione uscente di proporre una nuova lista, i complicati meccanismi previsti per l'elezione del Consiglio di amministrazione, nonché riguardo al sistema previsto per i diritti di voto e al ruolo e agli interessi degli azionisti di minoranza, e sono state da subito oggetto di forti perplessità da parte degli organi di governance delle società quotate, dagli azionisti, specie di minoranza, dagli investitori e dagli analisti, in ragione del potenziale effetto negativo sulla competitività del mercato italiano nel panorama internazionale;

          in un recente studio dell'università cattolica di Milano-Centro ricerche finanziarie sulla corporate governance, iniziano ad emergere preoccupanti rischi ed effetti sul futuro assetto della governance di numerose ed importanti società quotate italiane, con riguardo ai margini ristretti all'autonomia statutaria e ai dubbi applicativi: le nuove regole possono produrre impatti di rilievo e addirittura ribaltare l'esito dell'assemblea portando a una potenziale instabilità degli assetti societari e a un incentivo a creare blocchi di disturbo meritevoli di un supplemento di riflessione da parte del legislatore;

          le analisi evidenziano che le disposizioni dell'articolo 12 possono determinare assetti di governance sensibilmente diversi in società come TIM, e come nei casi di Generali e Mediobanca, dove gli azionisti critici verso l'attuale management potrebbero ottenere, a determinate condizioni, un sostanziale potere di veto sulla presentazione della lista del Cda uscente;

          le regole asimmetriche introdotte dalla «legge Capitali», legge n. 21 del 2024, a giudizio dell'interrogante, in palese contrasto con le finalità della legge stessa, sono orientate a favorire taluni azionisti attivi e alla creazione di posizioni di disturbo, al punto che, in molti casi, non risulterebbe conveniente presentare le liste, con effetti negativi per le public company che, non avendo azionisti di riferimento, non avrebbero altro modo per presentare le liste;

          per effetto di tali disposizioni si sta generando una crescente sfiducia degli investitori, alimentata dalla scelta di associare la delega di riforma del testo unico della finanza con importanti (Tuf) con importanti sovrapposizioni tematiche, aumentando la mancanza di trasparenza e certezza del diritto e rischiando di configurare il citato articolo 12 come una temporary rule con rilevanti negativi effetti in termini di affidabilità e credibilità del Paese –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione ai potenziali rischi emergenti dall'applicazione dell'articolo 12 della legge 21 marzo 2024, n. 21 espressi dalle società interessate, dagli azionisti, dagli investitori e dagli analisti di mercato dei capitali e ai potenziali effetti negativi sulla competitività del mercato italiano nel panorama internazionale;

          se, a tal fine, intenda attivarsi tempestivamente con le necessarie iniziative normative allo scopo di rivedere le citate disposizioni prima della loro effettiva applicazione prevista per il 1° gennaio 2025, anche al fine di favorire, per quanto di competenza, la discussione in Parlamento di una condivisa riforma organica in materia di mercato dei capitali, che sia effettivamente indirizzata a migliorare la competitività del mercato dei capitali italiano, fondamentale per accompagnare e sostenere la crescita del nostro sistema economico e ad affrontare le sfide che attendono il nostro Paese.
(5-02882)

Interrogazione a risposta scritta:


      FOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          in data 14 giugno 2023 l'Agenzia entrate riscossione emetteva nei confronti di M.E. un provvedimento di pignoramento presso terzi del conto corrente, acceso presso la Banca Crédit Agricole Italia s.p.a.;

          detto provvedimento è stato emesso in assenza di alcuna notificazione di avviso di mora o intimazione, diversamente da quanto previsto dalla normativa, secondo cui è onere dell'agente della riscossione notificare tali atti al contribuente prima dell'avvio delle procedure esecutive;

          il provvedimento, inoltre, è stato emesso nel periodo di termini aperti per l'adesione alla Definizione agevolata scadente il 30 giugno 2023, la cosiddetta «rottamazione-quater», che, per il contribuente in questione, avrebbe potuto rappresentare un'opportunità per regolare le proprie pendenze fiscali;

          conseguentemente all'atto di pignoramento, l'istituto bancario citato, pur nelle more della legge, che concedeva allo stesso un termine per la risposta di 60 giorni, fermo restando il congelamento delle somme presenti sul conto corrente alla data del ricevimento della comunicazione, in data 15 giugno 2023 bonificava l'importo giacente di euro 14.183,15 all'Agenzia entrate riscossione;

          entro il termine di legge fissato in data 30 giugno 2023 il contribuente presentava regolare domanda di Definizione agevolata per i ruoli oggetto del provvedimento di pignoramento, nonché per tutti gli altri ruoli a suo carico e per quelli ove fosse risultato responsabile in solido, mettendo altresì in rateazione i ruoli non ricompresi nella definizione agevolata;

          poiché a seguito dell'immediato giro degli importi da parte della banca l'Agenzia entrate riscossione operava il saldo totale della cartella 08520210000116065501 e il saldo parziale della cartella 08520210015669915501 e veniva comunicato al contribuente interessato che la domanda di rottamazione relativa al ruolo n. 08520210000116065501 risultava a zero mentre per il ruolo n. 08520210015669915501 veniva accolta per la differenza –:

          se il Ministro interrogato, alla luce della omessa notificazione dell'avviso di notificazione ai sensi di legge e della conseguente impossibilità del contribuente di avvalersi della Definizione agevolata, intenda, per quanto di competenza, assumere gli atti necessari per far rientrare i ruoli saldati mediante l'illegittima procedura nella Definizione agevolata.
(4-03486)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 282-bis del codice di procedura penale dispone l'allontanamento dell'imputato per maltrattamenti o altri atti nocivi nei confronti della moglie, partner o convivente dalla casa familiare, ovvero l'obbligo di non farvi rientro, nonché, in caso di necessità di tutela dell'incolumità della persona offesa o dei suoi prossimi congiunti, il divieto di «avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa, in particolare il luogo di lavoro, il domicilio della famiglia di origine o dei prossimi congiunti»;

          l'articolo 282-ter del codice di procedura penale sancisce altresì che tale divieto di avvicinamento, che comporta «la impossibilità per il soggetto di avvicinarsi a luoghi determinati, abitualmente frequentati dalla persona offesa, ovvero di mantenere una certa distanza da tali luoghi o dalla persona offesa», sia garantito attraverso l'applicazione delle modalità di controllo ex articolo 275-bis del codice di procedura penale, «mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici», ivi compreso il ben noto «braccialetto elettronico»;

          sono innumerevoli e noti i casi in cui tali controlli vengono elusi o aggirati dagli autori del maltrattamento o degli atti nocivi, che spesso ricominciano, degenerando in episodi ancor più drammatici che balzano agli onori della cronaca;

          nella notte tra il 23 e il 24 settembre 2024, si è verificato a Torino l'ultimo eclatante episodio, nel corso del quale la trentaquattrenne Roua Nabi è stata uccisa a coltellate davanti ai figli di 12 e 13 anni dall'ex marito, il cittadino tunisino Ben Alaya Abdelkader;

          sull'autore di questo ennesimo femminicidio gravava dal mese di agosto 2024 il divieto di avvicinamento all'ex coniuge, secondo le modalità di cui al codice di procedura penale, con annesso impiego di braccialetto elettronico, il quale, tuttavia, secondo quanto si apprende dalle prime notizie e dalle dichiarazioni delle autorità inquirenti, sarebbe risultato non funzionante;

          risulta palese la necessità di garantire una tutela fattuale nei confronti delle vittime più esposte ad episodi di conclamata violenza, garantendo che l'allontanamento degli autori conclamati di tali atti sia effettivo e oggetto di costante monitoraggio, in modo da evitare che tragedie come quella occorsa a Torino si ripetano –:

          se i Ministri interrogati abbiano contezza dell'attuale situazione relativa alla qualità e all'obsolescenza dei «mezzi elettronici o altri strumenti tecnici» di cui all'articolo 275-bis del codice di procedura penale, dunque a tutti i mezzi di monitoraggio che dovrebbero impedire il riavvicinamento di soggetti pericolosi alle proprie vittime in caso di ordinanze restrittive;

          quali iniziative di competenza intendano assumere per assicurare il corretto funzionamento degli strumenti suddetti e il fatto che l'allontanamento e il relativo monitoraggio siano effettivi.
(5-02879)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


      TONI RICCIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          la galleria Monte Pergola lungo il raccordo Avellino-Salerno continua a costituire una gravissima criticità per tutto il sistema viario irpino acuendo le problematicità di un sistema infrastrutturale inadeguato alla mole di traffico e al legittimo diritto alla mobilità del territorio;

          nel corso delle ultime settimane lo stop alla percorrenza a seguito della caduta di calcinacci ha fatto sì che i sindaci della valle dell'Irno preoccupati per la sicurezza della infrastruttura sollecitassero un incontro al prefetto;

          si fa presente che con la chiusura della galleria in oggetto i mezzi pesanti sono costretti a transitare per la salita di Turci Castello, percorso davvero complicato; risulta inoltre essere stato rescisso il contratto con una delle imprese che lavorano alla galleria Monte Pergola e che a detta della stessa Anas responsabile dell'infrastruttura sarebbe stato realizzato soltanto il 30 cento degli interventi;

          la sicurezza è un valore non negoziabile soprattutto parlando di arterie stradali in un territorio che ha pagato prezzi altissimi anche in termini di vite umane –:

          quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato nei confronti di Anas al fine di avere un cronoprogramma certo e la quantificazione di risorse adeguate agli interventi necessari alla messa in sicurezza e alla riapertura di uno snodo cruciale per la viabilità comprensoriale come la galleria del monte Pergola.
(3-01447)


      SERRACCHIANI, MANZI, SIMIANI, BARBAGALLO e CASU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della cultura, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

          con decreto n. 448 del 16 novembre 2021, del Ministero delle infrastrutture, è stato finanziato il progetto relativo alla cabinovia metropolitana Trieste-Porto vecchio-Carso;

          nell'ottobre del 2022 la competente soprintendenza esprime parere negativo alla richiesta di adeguamento al piano paesaggistico regionale della variante al piano regolatore generale comunale di livello c;

          la soprintendenza invia il suddetto parere alla conferenza di servizi, evidenziando le numerose criticità registrate, sia per quel che riguarda l'impatto dell'intervento nell'ambito delle aree tutelate, sia per la compatibilità dello stesso rispetto ai numerosi provvedimenti di tutela diretta e indiretta riguardanti l'area e le relative prescrizioni;

          a seguito di ulteriore richiesta di parere da parte del comune di Trieste, la soprintendenza rilascia, nel novembre 2022, parere positivo con prescrizioni;

          in sede di conferenza di servizi per il progetto di fattibilità tecnica ed economica integrato ai fini dell'affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione dei lavori del parco lineare verde di archeologia industriale, la soprintendenza rilasciava un parere nel quale evidenziava l'esistenza di numerose criticità concernenti il progetto di cabinovia in particolare nel tratto del Porto vecchio;

          nell'aprile del 2023 la soprintendenza speciale PNRR, insediata presso il Ministero della cultura, rilasciava parere non favorevole nell'ambito della consultazione VAS al Piano regolatore generale del comune denominato «Accesso nord: mobilità sistematica e turistica», confermando, di fatto, lo stesso parere formulato dalla soprintendenza;

          l'assessora regionale Fvg a infrastrutture e territorio, Cristina Amirante, ha affermato il 24 settembre 2024 che «il ruolo della valutazione ambientale strategica non è un orpello burocratico obbligatorio, ma una grande opportunità con cui accompagnare tutta la fase di progetto di piano»;

          con verbale n. 10 del 18 settembre 2023 i comitati tecnico-scientifici della Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio del Ministero della cultura esprimevano numerose e rilevanti perplessità relative al progetto auspicando una revisione del progetto in questione;

          la cabinovia e le sue stazioni erano state inserite nella Variante al Piano regolatore del Porto Vecchio già nel 2021, ma nell'eventualità di una conferenza dei servizi sull'esecutivo il parere del Ministero della cultura avrà un peso comunque determinante considerando i tanti vincoli storici e architettonici cui è sottoposto lo scalo ed evidenziati dalla soprintendenza in fase preliminare: tra le prescrizioni c'era in particolare le richieste di scartare le stazioni inizialmente disegnate da Fuksas, e adeguare il posizionamento dei piloni al fronte degli edifici;

          come riportato dalla stampa il 22 settembre 2024 e sostanzialmente confermato dall'amministrazione comunale di Trieste, il Ministero delle infrastrutture avrebbe inviato una missiva, lo scorso 11 settembre 2024, allo stesso comune in cui comunica che: «l'intervento della cabinovia non può avere accesso alle risorse del PNRR»;

          nella stessa lettera è riportato l'invito al comune di Trieste a «rimodulare il programma di interventi» e a «valutare nel rispetto della normativa nazionale ed europea la possibilità di diverse forme di finanziamento» –:

          se sia intendimento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti impegnare ingenti fondi nazionali per supplire alla perdita dei fondi europei, imputando alla fiscalità generale, già costretta da vincoli e ristrettezze, il peso di un progetto forzato dalle origini e quindi la realizzazione di un'opera come la cabinovia metropolitana Trieste-Porto vecchio-Carso che non ha superato il vaglio di Bruxelles in quanto «non soddisfa i criteri di biodiversità» e su cui incombono le prescrizioni della soprintendenza;

          se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda proporre al comune di Trieste di rimodulare il progetto della cabinovia in un altro progetto di mobilità sostenibile con caratteristiche tali da poter utilizzare i fondi PNRR già assegnati.
(3-01448)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MORFINO, D'ORSO, SCERRA, CANTONE, CARMINA, ILARIA FONTANA e AIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          a seguito di due gare andate deserte, Fincantieri S.p.A., la più grande azienda italiana operante nel 2 settore della cantieristica navale, attualmente controllata da Cdp Equity, del gruppo di Cassa, Depositi e Prestiti, istituzione finanziaria dello Stato, sotto il controllo maggioritario del Ministero dell'economia e della finanza, si è aggiudicata, in via definitiva, la gara per la costruzione di una nuova nave traghetto RO-PAX Classe A (Codice Identificativo Gara CIG: 929094170E), destinata alle tratte tra la Sicilia e le isole di Lampedusa e Pantelleria, per un finanziamento complessivo vicino ai 120 milioni di euro;

          tale bando prevedeva la facoltà per la Regione Siciliana di esercitare, entro un anno dalla stipula del contratto, un'opzione per la costruzione di una seconda unità navale, con caratteristiche analoghe alla prima, da destinare al trasporto di passeggeri, auto, mezzi pesanti e merci pericolose;

          detta seconda unità navale sarebbe costruita presso il cantiere navale di Palermo, contribuendo allo sviluppo economico e occupazionale del polo cantieristico locale;

          dopo l'interrogazione dell'on. Varrica dell'Assemblea Regionale Siciliana (ARS) a febbraio 2024, nella quale si chiedeva al Governo regionale della Sicilia le intenzioni riguardo all'esercizio dell'opzione per la seconda nave, la Commissione IV dell'ARS ha approvato, nella seduta n. 97 del 17 luglio 2024, una risoluzione che impegna il Governo regionale a compiere tempestivamente ogni atto utile, inclusa la trasmissione di una formale richiesta al Governo nazionale, per reperire le risorse necessarie a esercitare tale opzione;

          successivamente, con il Documento di economia e finanza regionale (Defr) presentato all'Assemblea Regionale Siciliana, è stato nuovamente confermato l'impegno a procedere con l'esercizio dell'opzione per la seconda nave;

          in questi anni si sta procedendo al rilancio del cantiere, con un investimento complessivo di oltre 120 milioni di euro per il bacino da 150.000 t.p.l.;

          l'eventuale costruzione della seconda nave presso il cantiere di Palermo rappresenterebbe un'importante occasione per consolidare il ruolo strategico del polo cantieristico siciliano e garantire migliaia di posti di lavoro, così da generare un impulso importante allo sviluppo dell'economia locale –:

          se il Ministro interrogato abbia ricevuto dalla Regione Siciliana una formale richiesta di finanziamento relativa alla costruzione di una seconda nave RO-PAX Classe A presso il cantiere navale di Palermo, come previsto dal bando CIG: 929094170E;

          in caso affermativo, se si intenda prevedere il detto finanziamento del progetto in tempi rapidi, al fine di garantire che la regione possa esercitare l'opzione prevista per la costruzione della seconda unità navale presso il cantiere navale di Palermo, entro i termini previsti dal contratto.
(5-02876)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          le sentenze, che il Consiglio di Stato ha pronunciato il 19 luglio 2024 sui due ricorsi della compagnia armatoriale Grandi navi veloci contro i verdetti del Tar di Genova relativi ai dinieghi opposti dall'Autorità di sistema portuale del capoluogo ligure alle ripetute richieste di autorizzazione ad affidare al bordo le operazioni di rizzaggio e derizzaggio del proprio carico, hanno confermato le pronunce del Tar;

          nel primo caso i giudici hanno validato tutti e sei i motivi opposti da Autorità di sistema portuale e Grandi navi veloci. La sentenza ribadisce, infatti, l'esclusività del personale da adibirsi a suddette operazioni nonché la necessità che sia garantito il rispetto della normativa speciale inerente alla sicurezza e alla salute dei lavoratori adibiti a tali funzioni;

          inoltre, i giudici del Consiglio di Stato hanno respinto la richiesta di strutturalità avanzata da Grandi navi veloci, dal momento che l'eventuale autorizzazione all'autoproduzione deve avere invece natura occasionale, e confermato che sulla base del contratto collettivo nazionale del lavoro marittimo le operazioni di rizzaggio e derizzaggio dei veicoli devono essere svolte da personale di terra specializzato e non da personale marittimo in virtù della riserva in favore del personale di terra;

          la seconda sentenza ha riconosciuto il diritto all'autoproduzione di una compagnia già autorizzata a operare ma coi limiti previsti da tale autorizzazione che non contempla la possibilità di utilizzare personale di bordo che non sia esclusivamente dedicato a tali mansioni;

          l'interpretazione delle pronunce appare chiara, eppure la questione è stata riaccesa da alcune dichiarazioni di un avvocato della compagnia Grandi navi veloci sulla possibilità di svolgere il rizzaggio delle ro-ro in autoproduzione. Secondo l'Associazione nazionale compagnie imprese portuali le sentenze del Consiglio di Stato non mutano l'attuale situazione, anzi ribadiscono l'attività di regolazione e di controllo delle autorità portuali; una posizione analoga viene da Filt Cgil e da Usb;

          il timore è l'avvento della totale e definitiva liberalizzazione del sistema del lavoro portuale. Le dichiarazioni della compagnia controllata da Msc minano le attuali modalità operative delle banchine, che hanno dimostrato di funzionare bene, garantendo qualità, tutela del lavoro e continuità operativa. Il porto di Genova con l'attività della compagnia unica e dei suoi membri ne è la riprova –:

          quali iniziative di competenza intenda porre in essere affinché sia garantita la tenuta dell'attuale assetto, in linea con le sentenze sopra citate, tutelando la qualità dell'operato e l'occupazione dei lavoratori portuali.
(4-03483)


      MORFINO, SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA e L'ABBATE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riportato dalla stampa, in base al progetto attuale, uno dei piloni di sostegno del ponte sullo stretto di Messina dovrebbe poggiare su un'area interessata da una faglia;

          in particolare, in base alla documentazione di riferimento, la mappa PB0010_F0 – già presente nel progetto del 2011, poi temporaneamente espunta per ricomparire identica alla versione iniziale – mostra il profilo in sezione della faglia «Cannitello», che viene indicata come «certa»;

          in base all'approfondimento effettuato da Ispra la faglia «Cannitello» rappresenta quella di maggiore preoccupazione;

          la faglia di «Cannitello» potrebbe essere legata al terremoto del 1783, rendendo ancora più allarmante l'ipotesi che possa ospitare uno dei piloni del ponte – versante calabrese – alto circa 400 metri, le cui fondazioni risulterebbero ricadere nella zona di rispetto dove è escluso qualunque tipo di intervento edilizio e complessivamente tutte le opere in progetto (strade, ferrovie, svincoli, pontile a mare), secondo quanto espresso nella fase di osservazione alla procedura di Via, ricadono nelle zone sopracitate che comunque presentano limiti molto restrittivi;

          inoltre la tavola n. AMW3010, ossia la «Carta di microzonazione Calabria – comune di Villa San Giovanni», individua una fascia lungo tutta la sponda calabrese come faglia attiva, in grado di generare eventi sismici e a rischio di maremoto e perdita di consistenza in caso di evento sismico; inoltre le linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da faglie attive e capaci (Fac) versione 1.0 redatto dalla commissione tecnica per la micro-zonizzazione sismica per conto della conferenza delle regioni e delle provincie autonome e della Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della Protezione civile nel 2015, prevedono l'inedificabilità assoluta nelle aree prossime alle faglie, specificando come in presenza di faglie attive, capaci e certe sia vietata qualsiasi tipo di nuova edificazione, anche provvisorie e secondarie, entro una zona di rispetto di 30 metri a cavallo del piano di rottura della faglia;

          giova sottolineare che, a seguito del devastante terremoto dell'Aquila del 2016, è stato avviato un dettagliato monitoraggio delle faglie esistenti, fissando criteri più rigorosi di gestione del territorio, ampliando in modo considerevole le dimensioni lineari della fascia di attenzione; in sostanza, seguendo scrupolosamente detti criteri, nell'area indicata per la realizzazione del pilone non sarebbe possibile costruire alcun manufatto;

          il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ad aprile 2024, aveva dichiarato che i lavori per la realizzazione del ponte sullo stretto sarebbero iniziati entro l'estate, ma non solo questo – come era prevedibile – non è avvenuto, anzi emergono continuamente nuove e preoccupanti criticità che rendono quantomeno avventato fare ipotesi sul cronoprogramma dei lavori –:

          se il Ministro interrogato intenda fornire informazioni adeguate sui rischi connessi alla realizzazione di un'infrastruttura così importante in zone che la stessa documentazione ministeriale indica come non idonea, assumendosi così la piena responsabilità di una scelta così rilevante;

          se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto, non intenda rivedere il cronoprogramma di realizzazione del ponte, tenendo conto delle numerose criticità realizzative emerse recentemente.
(4-03489)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


      PAOLO EMILIO RUSSO e DE PALMA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la città di Altamura, in provincia di Bari, è diventata, negli ultimi tempi, teatro di numerosi e gravissimi episodi di violenza che evidenziano una situazione preoccupante legata alla mancanza di sicurezza in città;

          come riportato da recenti notizie di cronaca sul territorio si sta verificando un aumento dei reati predatori, con una recrudescenza dei reati di furto a danno delle attività produttive cittadine e rurali, degli uffici pubblici e privati, aggressioni e furti in abitazioni private, scippi, incendio di autovetture e altri episodi che testimoniano una situazione sempre più allarmante per la comunità di Altamura;

          la situazione è aggravata dalla presenza di un elevato numero di soggetti di nazionalità estera che spesso sono stati protagonisti di risse avvenute anche in luoghi di ritrovo delle famiglie, come nel caso di quella scoppiata all'interno del luna park durante una festa patronale;

          i cittadini e i commercianti di Altamura sono ormai esasperati da questa situazione di degrado e marginalità che investe sia il centro che la periferia della cittadina e che trasmette una forte sensazione di paura e di impotenza, oltre a creare allarme sociale

          alla luce di quanto descritto in premessa, quali iniziative urgenti e tempestive di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire adeguati livelli di sicurezza sull'intero territorio della città di Altamura, anche attraverso un maggiore impiego delle forze dell'ordine, con l'obiettivo di attuare un controllo capillare del territorio.
(5-02861)


      BONAFÈ e MADIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'8 e il 9 giugno 2024, in occasione dello svolgimento delle ultime elezioni europee, gli studenti fuori sede hanno potuto votare, per la prima volta e in via sperimentale, al di fuori della propria circoscrizione elettorale di origine o comunque nel comune di temporaneo domicilio; l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2024 ha previsto infatti una normativa sperimentale in vista delle imminenti elezioni per il Parlamento europeo, in base alla quale gli studenti che si trovavano al di fuori del comune di residenza per motivi di studio avrebbero potuto esercitare tale diritto, ma solo con riferimento a questa consultazione elettorale;

          il voto dei fuori sede era stato fortemente auspicato all'interno del libro bianco sulle misure per ridurre l'astensionismo e agevolare il voto, presentato nell'aprile del 2022, e nella scorsa legislatura era stato finalmente calendarizzato per l'Aula, su richiesta del gruppo del Pd, l'Atto Camera 1714, che prevedeva il voto al di fuori della propria circoscrizione elettorale per gli studenti e per coloro che per ragioni di lavoro o di cura si trovavano fuori sede, con riferimento tanto alle elezioni europee quanto a quelle politiche e referendarie;

          tale atto è stato prontamente ripresentato nella XIX legislatura (Atto Camera 115 Madia e altri), e nuovamente calendarizzato in quota opposizione, ma quando nel corso dell'esame alla Camera è stato inaspettatamente trasformato per volere del Governo in una delega, la stessa sottosegretaria Ferro, sollecitata nel maggio del 2023 a seguito dei malumori dell'opposizione, ha pubblicamente dichiarato di aver personalmente preso un impegno anche con i comitati per fare una «buona legge» attraverso la delega al fine di garantire l'esercizio dei diritti dei fuori sede in vista delle prossime tornate elettorali;

          trascorso più di un anno dal maggio del 2023, mentre per milioni di cittadini, studenti e lavoratori che studiano o lavorano lontano dal proprio comune di residenza continua ad essere impossibile recarsi alle urne, se non al prezzo di intraprendere viaggi lunghi e costosi, e spesso insostenibili, la legge delega voluta dal Governo che a parere degli interroganti ha stravolto quella di iniziativa parlamentare, che non necessitava dell'adozione di ulteriori atti legislativi con forza di legge, terminato l'esame alla Camera non ha ancora iniziato l'esame al Senato dallo scorso febbraio –:

          come intenda procedere per portare a regime e in tempo utile per lo svolgimento delle prossime elezioni referendarie e politiche il voto ai fuori sede, anche estendendolo alle lavoratrici e ai lavoratori.
(5-02862)


      ALFONSO COLUCCI, PENZA, ALIFANO e AURIEMMA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          non è la prima volta che i firmatari del presente atto, nella presente legislatura, sottopongono al Ministro interrogato la condizione di gravosa carenza di alloggi di servizio in cui versa la Polizia di Stato – molte sono state anche le proposte emendative avanzate in tema dagli stessi, costantemente ignorate;

          le organizzazioni sindacali del corpo hanno denunciato più volte l'impoverimento quantitativo e qualitativo degli alloggi di servizio, segnalando quanto esso incida pesantemente sulla vita dei poliziotti, anche a fronte della perdita del potere di acquisto dei salari;

          preme agli interroganti rappresentare con forza la necessità di un'azione lungimirante, una soluzione strutturale per il reperimento di alloggi di servizio necessari e dovuti, onde scongiurare che il personale preposto alla sicurezza dei territori e della collettività si trovi nella totale incertezza della sistemazione alloggiativa, questione che si riverbera sul piano logistico e operativo nonché sulla dignità del personale;

          la carenza di alloggi sarà oltremodo sentita e acuita a fronte degli interventi e dei servizi a tutela della sicurezza che saranno necessari e dovranno essere garantiti con l'avvio dell'anno giubilare, evento di portata mondiale, e il conseguente incremento esponenziale di eventi, pellegrini e turisti, senza contare, già oggi, la Presidenza italiana del G7 in corso;

          in proposito, gli interroganti non possono non stigmatizzare il netto contrasto tra la questione in parola irrisolta e le operazioni in corso in Albania per la gestione dei migranti, dove il Governo, con un enorme esborso di risorse finanziarie, garantisce un elevato contingente di personale, alloggiamenti adeguati nonché una proporzione tra personale di polizia e persone cui garantire la sicurezza – in generale, dunque, una spesa per investimenti in presidi di sicurezza e logistica altissima – che sul territorio nazionale il corpo della polizia e i cittadini possono solo sognare –:

          al fine di far fronte alla grave carenza di alloggi di servizio per il personale della Polizia di Stato, se non intenda adottare misure che ne assicurino l'adeguata copertura, anche vagliando, per quanto di competenza e in collaborazione con le istituzioni e gli enti preposti, la possibilità di assegnare al dipartimento della polizia di Stato aree o immobili da destinare, tramite la realizzazione vera e propria, anche in forma cooperativa, o la ristrutturazione funzionale, ad alloggi di servizio nonché la possibilità di ammettere il personale della Polizia di Stato a partecipare alla assegnazione, ove disponibili, di alloggi di servizio appartenenti alle Forze armate.
(5-02863)


      ZARATTI e ZANELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          Ben Alaya Abdelkader, 48 anni, accusato di aver accoltellato l'ex moglie, Roua Nabi, 34 anni, a Torino, davanti ai figli, uccidendola, aveva il braccialetto elettronico;

          indossava il dispositivo da quest'estate, quando il giudice aveva disposto il divieto di avvicinamento alla donna per episodi di violenza e, pertanto, sono in corso accertamenti per capire cosa non abbia funzionato nel braccialetto;

          l'uomo è stato arrestato dai carabinieri mentre scappava inseguito dal figlio di 13 anni;

          meno di un anno fa il braccialetto elettronico alla caviglia di Franco Panariello non gli ha impedito di entrare in casa della moglie Concetta Marruocco a Cerreto d'Esi, in provincia di Ancona, nel cuore della notte e ucciderla con 15 coltellate;

          anche in quell'occasione funesta lo strumento che avrebbe dovuto segnalare la presenza dell'uomo alle forze dell'ordine e allertare la donna non ha funzionato. O meglio, ha funzionato troppo tardi, quando lui era già in casa;

          l'interrogativo, più largo, che incombe, adesso è: il braccialetto elettronico, impiegato come prevenzione per reati di violenza e stalking, basta a fermare uomini violenti?

          ogni strumento di misura cautelare, compresa quella del braccialetto elettronico, va considerata all'interno della valutazione del rischio che corre la donna. E in quelle situazioni dove rischio di reiterazione del reato da parte dell'uomo è molto elevato il braccialetto può non essere abbastanza;

          quelli installati dalle forze dell'ordine italiane sono gestiti da Fastweb, sono cavigliere dotate di Gps che lanciano un segnale alle vicine centrali di polizia o carabinieri, nel caso di violazione dei limiti imposti dal giudice, mentre un altro segnale arriva a un piccolo dispositivo o all'applicazione sullo smartphone della donna che subisce la violenza;

          questo tipo di reato, ovvero la violazione della misura cautelare, ha numeri incredibilmente alti in Italia: è un dato che emerge dall'ultimo monitoraggio del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa; è un fenomeno ancora sottovalutato in tutte le sue implicazioni e nulla è stato fatto nell'ultimo provvedimento sulla sicurezza;

          l'applicazione del braccialetto elettronico come prevenzione per i reati di violenza è relativamente recente e in fase di perfezionamento –:

          se il Ministro interrogato non ritenga di dover effettuare, per quanto di competenza, una verifica puntuale e urgente sulle possibili cause di malfunzionamento, manomissione o altro dei dispositivi come il braccialetto elettronico anche al fine di incentivarne l'utilizzo per contrastare efficacemente sia i delitti di femminicidio, sia altre ipotesi delittuose.
(5-02864)


      URZÌ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell'interno relativi al numero dei migranti sbarcati nei primi sei mesi del 2024 in Italia, sarebbero 24.477 gli stranieri giunti sulle nostre coste illegalmente;

          nei casi in cui si debba procedere all'espulsione dello straniero dal suolo italiano ma non sia possibile eseguire con immediatezza la misura mediante accompagnamento alla frontiera o respingimento, per via di situazioni transitorie che ostacolino la preparazione del rimpatrio o l'effettuazione dell'allontanamento, il questore dispone, con proprio provvedimento, che lo straniero sia trattenuto per un periodo funzionale alle procedure di identificazione, espulsione e rimpatrio, presso il centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) più vicino, tra quelli individuati o costituiti con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ex articolo 14 del decreto legislativo n. 286 del 1998;

          in tali strutture lo straniero è trattenuto con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza e il pieno rispetto della sua dignità;

          nella regione Trentino-Alto Adige, a tutt'oggi, non sono presenti centri di permanenza per il rimpatrio, con conseguente impegno delle forze di polizia destinate ai trasferimenti degli stranieri interessati dai provvedimenti di espulsione in regioni anche lontane;

          il Governo Meloni, sin dal suo insediamento, è impegnato in un'azione a tutto campo volta non solo a prevenire e contrastare l'illegalità ma anche a respingere e rimpatriare nei propri Paesi d'origine coloro che commettono reati nel nostro Paese, senza avere titolo per esservi, e il dimezzamento del numero degli sbarchi rispetto a un anno fa è la prova di un cambio di rotta nelle politiche di accoglienza in Italia –:

          in che tempi si preveda che saranno realizzati nella regione Trentino-Alto Adige uno o più centri permanenti per il rimpatrio e, a tal fine, quale sia lo stato delle interlocuzioni fra il Ministero dell'interno e le autonomie locali.
(5-02865)

Interrogazione a risposta scritta:


      CALDERONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la sicurezza pubblica rappresenta un aspetto fondamentale per il benessere di una società, sia per quanto concerne la tutela della legalità sul territorio, sia per la sicurezza della cittadinanza;

          l'inadeguatezza delle risorse umane e strumentali costituisce una problematica che da anni caratterizza le forze dell'ordine e, nel caso specifico della città di Palermo, come stigmatizzato in una recente nota diffusa da alcune associazioni sindacali, il personale dell'ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura del capoluogo siciliano è diminuito del 25 per cento, passando da 410 agenti in servizio nel 2014 ad appena 310 nel 2024, mentre la squadra mobile si è ridotta da 285 unità dal 2019 a 204 ( www.palermotoday.it del 23 settembre 2024);

          a ciò si aggiunge, sempre secondo quanto riportato nella nota, il mancato aumento degli stipendi a fronte di una circolare emanata nei mesi scorsi a seguito di una delle crisi legate alla «malamovida» di Palermo, in base alla quale si invitava ad utilizzare con parsimonia gli straordinari a causa della carenza di risorse;

          tra i vari episodi verificatisi di recente e riportati dalle cronache (www.palermotoday.it del 24 settembre 2024) è eloquente quello del commissariato Libertà, che copre un'ampia fascia del territorio cittadino comprendente quartieri molto distanti tra loro e che, a causa della mancanza di carta, ha vissuto enormi disagi nella raccolta delle denunce;

          ci si trova di fronte ad una situazione su cui occorre intervenire tempestivamente ed in maniera incisiva, poiché si tratta di territori che purtroppo sono spesso teatro di episodi di microcriminalità e macrocriminalità diffuse, che contribuiscono a creare un senso di malumore della cittadinanza rivolto anche contro le forze dell'ordine, che invece quotidianamente svolgono con impegno e dedizione il proprio operato;

          al fine di garantire una risposta adeguata alle esigenze dei cittadini, le forze dell'ordine devono essere dotate di risorse umane e strumenti tecnologici all'avanguardia, con un incremento delle unità operative, necessario per fronteggiare anche le situazioni emergenziali, come incidenti gravi, disordini pubblici o calamità naturali;

          è necessario incrementare la presenza delle forze dell'ordine e, in particolare, delle quattro specialità della Polizia di Stato, dotandole delle strutture e dei mezzi necessari, attraverso investimenti sul reparto sicurezza e nuove assunzioni dirette a sopperire la carenza di organico –:

          alla luce di quanto descritto in premessa, quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di incrementare gli organici del comparto della sicurezza e, in particolare, quello della polizia sul territorio di Palermo, dando risposte concrete alle legittime aspettative di coloro che ogni giorno, con sacrificio e professionalità, operano per garantire un capillare monitoraggio del territorio e per tutelare la sicurezza dei cittadini, ristabilendo la fiducia verso le istituzioni e le forze dell'ordine.
(4-03487)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


      MANZI, ORFINI, IACONO e BERRUTO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          il 23 aprile 2020 con decreto dipartimentale n. 510 è stata bandita una procedura straordinaria per titoli ed esami per la scuola secondaria di primo e secondo grado, su posto comune e di sostegno, riservato a tutti i docenti con almeno tre anni di servizio, finalizzata alla definizione di una graduatoria di vincitori, distinta per regione, classe di concorso, tipo di posto, in misura pari a 24 mila posti per gli anni scolastici dal 2020/21 al 2022/23 e anche successivamente, fino ad esaurimento della graduatoria;

          i dati riportati dei posti riservati evidenziano che negli anni alla graduatoria di merito del concorso straordinario 2020 siano state riservati sempre piccole percentuali di posti, determinando una grave disparità di trattamento rispetto alle altre procedure concorsuali;

          i candidati idonei del concorso ordinario 2020 (svolto dopo il concorso straordinario 2020) sono stati tutelati dal cosiddetto Decreto PA-bis che avrebbe trasformato la loro graduatoria di merito ad esaurimento; ancora il decreto-legge n. 71 del 2024, ai fini delle immissioni in ruolo 2024/25, avrebbe incluso i candidati idonei del concorso 2020 dalle immissioni in ruolo non operando alcuna distinzione tra vincitori ed idonei;

          una nota interna del Ministero dell'istruzione e del merito, inviata agli USR in data 29 aprile 2024 (0061161) illustrando le indicazioni operative per le immissioni in ruolo 2024/25 relativamente al concorso straordinario 2020 (decreto dipartimentale n. 510 del 2020) e al concorso ordinario 2020 (499/2020), escluderebbe invece gli idonei del concorso straordinario 2020;

          peraltro, si segnala come il primo anno di validità (2021/22) non sia stato utilizzato ai fini dell'immissione in ruolo perché il 100 per cento dei posti è risultato riservato al concorso 2018, per i due anni successivi sarebbe invece stata riservate agli idonei una piccolissima percentuale di posti, peraltro, da dividere con concorso ordinario 2020 creando disparità persino fra gli idonei della stessa procedura concorsuale perché per alcune classi di concorso sono stati assunti molti idonei, per altre classi di concorso purtroppo non per mancanza di disponibilità di posti –:

          se il Ministro interrogato intenda intervenire chiarendo se la graduatoria del concorso straordinario 2020 sia da ritenersi ancora vigente e come intenda, in ogni caso, intervenire a tutela degli idonei di codesta procedura concorsuale anche attraverso la sua trasformazione in graduatoria ad esaurimento.
(5-02872)


      CASO, ORRICO e AMATO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          tra i principi a fondamento dell'educazione civica richiamati nelle nuove linee guida adottate dal Ministro Valditara vi è il richiamo «al primato dell'essere umano su ogni concezione ideologica», un'espressione che ha ricevuto il plauso di varie associazioni e movimenti pro-life, tra cui Pro Vita & Famiglia, che sostiene da tempo la necessità di opporsi alle cosiddette ideologie «gender» nelle scuole;

          come riportato dal quotidiano Domani, il legame tra questi movimenti ed il Governo Meloni passa attraverso l'evoluzione politica di ex militanti diventati oggi Ministri: alle Pari Opportunità è stata indicata Eugenia Rocce Ila, presente sin dagli esordi alle manifestazioni di Pro Vita & Famiglia, insieme a Lucio Malan, capogruppo di Fdi al Senato, Ignazio La Russa, Presidente del Senato e Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio;

          l'associazione Pro Vita & Famiglia, nel marzo 2023, ha consegnato al Ministro Valditara un documento dal titolo «Progetti applicati nelle scuole italiane ispirati alla teoria "gender"», un documento da aggiornare ogni mese che riporta città, scuole, indirizzi, nonché nomi e cognomi dei protagonisti che portano avanti corsi di educazione alle differenze;

          nelle aule di 51 province è, inoltre, presente Teen Star, un corso di educazione sessuale tenuto dai gruppi pro-vita, accreditato dal Ministero dell'istruzione e del merito come ente erogatore di formazione per il personale scolastico e basato su proposte di castità e astinenza come unico metodo per prevenire gravidanze indesiderate;

          questi corsi, insieme alle nuove linee guida, hanno contribuito a frenare progetti legati al tema dell'affettività nelle scuole e hanno messo in difficoltà i docenti, come denunciato da Monica Pasquino, presidente di Educare alle differenze e portavoce del senso di persecuzione che avvolge il corpo insegnanti che tenta di opporsi al nuovo corso;

          al contrario, i percorsi di educazione affettiva e sessuale sono finalizzati a trasmettere ai giovani l'importanza dell'inclusione e del rispetto, dando loro gli strumenti utili per riconoscere l'insussistenza di teorie puramente astratte, come la sopracitata «ideologia gender», citata in modo strumentale nel dibattito pubblico per supportare una precisa strategia politica, che utilizza la scuola come strumento per veicolare messaggi omotransfobici e antiabortisti, ma, di fatto, privi di evidenza scientifica –:

          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché si eviti l'eccessiva ingerenza di movimenti «anti diritti» nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di contrastare quelle che, ad avviso degli interroganti, rappresentano narrazioni ideologiche lacunose e prive di fondamento scientifico.
(5-02873)


      PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          è stato pubblicato qualche giorno fa l'annuale rapporto «Education at a Glance» curato dall'Ocse, secondo cui l'Italia è sotto la media per quanto riguarda la spesa pubblica per l'istruzione (4 per cento del Pil, rispetto al 4,9 per cento dei Paesi Ocse);

          l'insostenibile condizione di precarietà della scuola italiana, che vede 1 lavoratore su 4 con contratto a scadenza, rende incerte le prospettive professionali, personali e familiari di centinaia di migliaia di persone che operano nella scuola nei diversi profili e determina instabilità e discontinuità dei processi formativi di tantissime alunne e alunni;

          eppure il Ministero interrogato decide di limitare il contingente per le assunzioni di personale docente a tempo indeterminato a soli 45.124 unità rispetto agli oltre 64.156 posti liberi in organico;

          inoltre, il Ministero interrogato decide che gli idonei non vincitori del concorso straordinario del 2020, che aspettavano di essere immessi in ruolo quest'anno, siano scavalcati dai vincitori del concorso PNRR 2023-24. La cosa incredibile è che, questa volta, tutti coloro che hanno superato il concorso PNRR non saranno considerati né idonei né abilitati. Inoltre, nessuno sa dire se le graduatorie degli idonei non vincitori del 2020 possano considerarsi scadute o ancora valide, condannando a una sorta di limbo chi vi è iscritto. Paradossalmente, i fondi del PNRR, che dovevano ridurre la precarietà, andranno ad aumentare precari e incertezza sul futuro per il personale docente;

          ad avviso dell'interrogante questa situazione comporterà gravi e irreparabili pregiudizi sia nei confronti di coloro che, avendo superato il concorso ordinario dei 2020, avevano la legittima aspettativa di essere assunti all'inizio del corrente anno scolastico, sia nei confronti di coloro che hanno superato i concorsi successivi banditi dalla stessa amministrazione;

          è assurdo, ad avviso dell'interrogante, che vengano aumentati i canali di assunzione e contemporaneamente diminuiti i posti, che vengono accantonati per future procedure concorsuali –:

          quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda promuovere per individuare le risorse necessarie all'assunzione a tempo indeterminato di tutti i docenti risultati idonei nei precedenti concorsi, in particolare gli idonei 2020 che da anni aspettano il giusto riconoscimento del ruolo, e a garantire il riconoscimento dell'idoneità con relativa graduatoria di merito a scorrimento per tutti coloro che hanno superato il concorso PNRR 23/24, limitando nel prossimo triennio l'emanazione di ulteriori bandi di concorso alle regioni, alle tipologie di posto, alle discipline per le quali le graduatorie sono esaurite o insufficienti.
(5-02874)


      CANGIANO, AMORESE, DI MAGGIO, MATTEONI, MESSINA, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

          il triste fenomeno della dispersione scolastica è una piaga che da anni interessa le nostre regioni, con particolare riferimento a quelle del Sud d'Italia, che hanno fatto spesso registrare picchi allarmanti, come facilmente deducibile dai dati Eurostat in nostro possesso e che ci vedono sofferenti anche in un contesto europeo;

          oltre alla dispersione «esplicita», ovvero l'abbandono scolastico vero e proprio, esiste un altro fenomeno preoccupante: la dispersione «implicita», in riferimento a quegli studenti che, pur completando gli studi, non acquisiscono competenze adeguate in materie fondamentali tra le quali matematica, italiano e inglese;

          sin dal suo insediamento, il Governo Meloni ha inteso concentrare una intensa azione di finanziamenti, a valere sia sulle infrastrutture che sulle competenze, per incidere significativamente sul fenomeno della dispersione scolastica e del superamento dei divari territoriali, utilizzando in modo mirato e ragionato le misure in materia previste dal PNRR;

          sia istituzioni scolastiche che gli enti locali hanno risposto in maniera positiva a queste determinazioni del Ministero dell'istruzione e del merito, attuando in termini progettuali, ed ognuno per parte di competenza, un ampliamento dell'offerta formativa anche in orario non esclusivamente curricolare, e la realizzazione di nuovi spazi fisici e/o virtuali che hanno consentito un approccio diverso alla didattica tradizionalmente intesa ed una maggiore interazione ed una maggiore socializzazione tra gli alunni, sostenendo al contempo le necessità lavorative delle famiglie, garantendo mense scolastiche, tempo pieno e luoghi di ritrovo e di aggregazione in cui gli studenti hanno potuto esprimere al meglio se stessi;

          una delle testimonianze più importanti in tal senso, è data dalle norme contenute nel decreto cosiddetto Caivano, i cui effetti positivi sono già pienamente tangibili e visibili, e che si aggiungono ai riscontri che ci provengono dalle azioni che afferiscono alle linee di investimento previste dal PNRR –:

          quali siano i dati aggiornati in possesso del Ministro interrogato circa il tasso reale ed attuale di dispersione scolastica in Italia, in che misura siano stati incisivi gli interventi normativi sopra menzionati, anche in relazione alla dispersione implicita, e se siano in previsione ulteriori interventi, per quanto di competenza, per continuare ad agire a fronte di una situazione socioeconomica complessa e multidimensionale che genera conseguenze negative sia sul singolo individuo sia sulla società di cui fa parte.
(5-02875)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


      MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          sono numerose le famiglie che vivono in affitto, con anziani, minori e persone disabili nel nucleo, quelle che a fine 2023 hanno perso il Reddito di cittadinanza e non hanno potuto ricevere l'Assegno di inclusione perché i requisiti sono diventati più restrittivi, lo afferma il Rapporto annuale Inps, presentato il 24 settembre 2024. Tra i nuclei famigliari esclusi dalla «riforma» sono proprio le famiglie con le presenze di bambini, persone disabili quelle che hanno subìto le ripercussioni dell'abbandono del Reddito di cittadinanza;

          secondo il rapporto Inps le famiglie che nel 2023 hanno preso più di sette mensilità di Reddito di cittadinanza sono circa 860 mila, ma di queste, 331 mila non risultano beneficiarie di Assegno di inclusione nel 2024;

          la metà delle famiglie escluse dall'assegno di inclusione vive in affitto, quindi è rimasta sprovvista di quell'aiuto che serviva anche a pagare il canone di locazione, il 40 per cento ha un anziano con più di 60 anni nel nucleo, il 26 per cento ha un minore; il 15 per cento di quelle escluse dall'Assegno di inclusione sono presenti persone disabili;

          i dati Inps, dopo mesi di opacità sul tema dicono che con l'entrata in vigore dell'Assegno di inclusione, a perdere il sussidio non sono stati solo gli «occupabili» ma anche minorenni, anziani e disabili;

          tra i motivi che hanno portato alle migliaia di esclusioni dall'Assegno di inclusione risultano: il requisito di reddito più basso meno generoso rispetto al numero di componenti del nucleo e la cosiddetta scala di equivalenza. Così come le spese per l'affitto che innalzavano la soglia con il Reddito di cittadinanza, ora non rilevano nella definizione del reddito;

          a perdere l'Assegno di inclusione sono soprattutto le famiglie povere del Nord: il 26 per cento dei nuclei esclusi vivono nelle regioni settentrionali. Si tratta probabilmente di lavoratori poveri esclusi a causa dell'abbassamento del reddito, ora tra le famiglie di ex percettori del Reddito di cittadinanza che percepiscono l'Assegno di inclusione solo il 17 per cento vive al Nord;

          solo una parte degli esclusi dall'Assegno di inclusione hanno potuto beneficiare del Supporto formazione lavoro, tenuto conto che solo 102 mila ne sono stati i beneficiari;

          a giudizio dell'interrogante ci si trova di fronte al fallimento di una narrazione del Governo che affermava avrebbe garantito le categorie da proteggere e i dati dell'Inps lo dimostrano –:

          tenuto conto dei dati forniti dall'Inps se non ritenga necessario e improrogabile assumere le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a realizzare una inversione di tendenza che porti al superamento dell'Assegno di inclusione verso una misura di sostegno effettiva e strutturale di contrasto alla povertà e di efficace supporto alla formazione lavoro e in tale ambito quali siano le intenzioni o le proposte che il Governo intende assumere.
(4-03485)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MALAVASI, FURFARO, GIRELLI, STUMPO e CIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          secondo il nuovo bollettino mensile del sistema di sorveglianza nazionale, coordinato dal dipartimento di malattie infettive dell'istituto superiore di sanità (Iss), attualmente l'incidenza del morbillo è pari a 22 casi per milione di abitanti;

          solo nel mese di agosto 2024 i contagi sono stati ben 53, quando invece in tutto il 2023 i casi di morbillo sono stati 43 e 15 nel 2022;

          il 90 per cento delle 864 persone che sono state colpite dal morbillo non era vaccinato;

          l'età mediana dei casi segnalati è pari a 30 anni, per il 53 per cento si tratta di adolescenti o giovani adulti e un ulteriore 23,9 per cento ha più di 40 anni di età. Tuttavia, l'incidenza più elevata è stata osservata nei bambini sotto i 5 anni d'età;

          tra i casi segnalati, 68 sono operatori sanitari, di cui 50 non vaccinati;

          come evidenziato dagli scienziati è sbagliato considerare il morbillo esclusivamente una malattia dell'infanzia poiché il virus colpisce a tutte le età e può avere, specie in età adulta, conseguenze anche fatali;

          per gli esperti l'aumento dei contagi dipenderebbe dal calo di vaccinazione, soprattutto delle seconde dosi;

          il morbillo è uno dei virus più trasmissibili che si conosca con un tasso di diffusione molto più alto dell'influenza o di Sars CoV2 e per questo può dare luogo rapidamente a focolai epidemici;

          17 regioni e province autonome hanno segnalato casi dall'inizio dell'anno, di cui otto (Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Sicilia, Campania, Toscana, Abruzzo, Liguria) hanno riportato complessivamente il 90,7 per cento dei casi;

          l'unica difesa efficace contro il virus è la vaccinazione ma la copertura vaccinale nel nostro paese non è ottimale: nel 2022 (ultimo dato disponibile) è stata pari al 92 per cento della popolazione per la prima dose e all'86 per cento per la seconda, in calo rispettivamente dell'1 per cento e del 3 per cento rispetto al 2018;

          «le complicanze più gravi del virus – si legge sul sito dell'Iss – sono la polmonite e l'encefalite acuta. Altre complicanze includono l'otite media, la laringotracheobronchite, la diarrea, la disidratazione, la cheratite, la trombocitopenia e le convulsioni febbrili. Il 20-30 per cento dei casi complicati da encefalite acuta ha esiti permanenti a livello neurologico. Il morbillo associato a carenza di vitamina A è una delle cause più comuni di cecità acquisita nei bambini dei Paesi in via di sviluppo»;

          il vaccino antimorbillo rappresenta uno strumento salva-vita assolutamente sicuro e somministrabile ad ogni età ed è – in tal senso – fondamentale aumentare la copertura vaccinale della popolazione;

          secondo uno studio dell'organizzazione mondiale della sanità pubblicato su The Lancet, negli ultimi 50 anni i vaccini contro 14 malattie infettive (difterite, Haemophilus influenzaetipo B, epatite B, encefalite giapponese, morbillo, meningite A, pertosse, malattia pneumococcica invasiva, poliomielite, rotavirus, rosolia, tetano, tubercolosi e febbre gialla) hanno salvato almeno 154 milioni di vite di cui 101 milioni di neonati;

          tale studio dimostra come la vaccinazione sia l'intervento sanitario più efficace per garantire che i bambini continuino a condurre vite sane fino all'età adulta: in particolare, il vaccino contro il morbillo ha avuto il maggior impatto sulla riduzione della mortalità infantile (-60 per cento) e nella prevenzione delle malattie a esso correlate –:

          quali iniziative di competenza si intendano promuovere per sostenere le coperture vaccinali, in particolare, quella contro il morbillo e rafforzare gli sforzi per superare la «vaccine fatigue», definita in letteratura come l'inerzia o «l'inazione delle persone nei confronti delle informazioni sui vaccini a causa del burden percepito e del bournout», che si sta manifestando con sempre maggiore intensità nel Paese.
(5-02878)

Interrogazione a risposta scritta:


      BICCHIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il dottor Enrico Coscioni, direttore del dipartimento di cardiochirurgia dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona è, dal 6 marzo 2024, sottoposto alla misura di interdizione dall'attività medica per aver causato la morte di un assistito dovuta alla dimenticanza di un lembo di garza nel ventricolo sinistro del paziente;

          nonostante la misura di cui il dottor Coscioni è destinatario risulta, da una ispezione dei carabinieri del nucleo investigativo di Salerno, come si legge nel quotidiano «Il Mattino» del 21 settembre 2024, che il cardiochirurgo fosse presente nei corridoi dell'ospedale «impartendo regolarmente disposizioni sulla gestione dei pazienti, determinando il ricovero dal pronto soccorso al reparto, attivando medici e personale sanitario, nonché fornendo consulenze ai colleghi sulle terapie che dovevano essere somministrate ai pazienti»;

          il dottor Coscioni agiva indisturbatamente all'interno dell'ospedale con la totale noncuranza della legge e senza intervento alcuno del direttore generale dell'azienda ospedaliera;

          come riportato dal quotidiano online «Salerno Today» del 19 settembre 2024 il procuratore Borrelli, a seguito degli accertamenti, ha proceduto ad un inasprimento delle misure nei confronti del dottor Coscioni disponendo anche il divieto di dimora nel comune di Salerno;

          i fatti gravissimi commessi dal dottor Coscioni hanno portato anche il Ministro interrogato a sollevarlo dall'incarico di cui era destinatario presso l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali –:

          quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere in relazione alla situazione, nell'esclusivo interesse dei pazienti dell'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona e dei cittadini di Salerno.
(4-03482)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


      RAMPELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          desta sconcerto la notizia del laboratorio per «Bambin* trans e gender creative», organizzato dall'Università Roma Tre – dipartimento Scienza della Formazione, oggi al centro di legittime polemiche e indignazioni da parte di famiglie e associazioni;

          in particolare, la responsabile del progetto di ricerca «titolare» del laboratorio, dott.ssa Michela Mariotto, a gennaio del 2024 avrebbe vinto un assegno di ricerca di quasi 24 mila euro per «Comprendere l'impatto dei discorsi di odio online sulla vita quotidiana degli adolescenti», finanziato con i fondi del Pnrr;

          non è chiaro come tale bando, da attività di ricerca sociale in materia di contrasto dei discorsi d'odio online si sia trasformato in un laboratorio di sperimentazione sulle teorie gender nel quale coinvolgere anche i bambini di 5 o 6 anni, come dimostra la locandina che pubblicizza l'evento;

          il bando, invece, si rivolgeva agli adolescenti, età complessa che già di per sé comprende tre fasi (la prima dagli 11 ai 12 anni, la seconda dai 13 ai 15, la terza dai 16 ai 20) e non aveva alcuna attinenza alla sfera sessuale o genderista;

          in una recente intervista, pubblicata sul blog della giornalista Eugenia Romanelli, proprio la titolare del progetto ha dichiarato, con riferimento al tema del gender: «Compito degli adulti e delle istituzioni è creare lo spazio che permetta al/la bambin* di prendere consapevolezza della propria soggettività» o frasi come «situazione non sempre facile da inquadrare come concetto e descrivere con le parole a disposizione» ... ben sapendo che i soggetti in questione, in realtà, nel caso dei bambini più piccoli, non sanno ancora nemmeno quasi scrivere il proprio nome, figurarsi comprendere teorie così distanti dalla realtà come quelle gender, della fluidità sessuale e del non-binarismo";

          le istituzioni educative, scuola in primis, assieme con la famiglia, sono chiamate a formare i minori in modo che questi acquisiscano le conoscenze necessarie per un sano ed equilibrato sviluppo della personalità e per la partecipazione attiva alla vita sociale, ma l'inclusione passa dalla reciproca accettazione, non dall'apprendimento di teorie sulla sessualità o sull'azzeramento dei sessi;

          le cosiddette teorie gender nulla hanno a che fare con l'importanza di educare bambini e ragazzi al rispetto di ogni persona nella sua peculiare e differente condizione in modo che nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive, e altro) possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza del laboratorio organizzato dall'università Roma Tre di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di garantire che i progetti finanziati dalle Università con fondi pubblici siano coerenti con i programmi di ricerca oggetto dei relativi bandi, evitando così episodi analoghi a quello segnalato in premessa.
(4-03488)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Faraone e altri n. 3-01443, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 settembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Del Barba, Giachetti, Bonifazi, Boschi, Gruppioni.

      L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Peluffo e Simiani n. 5-02852, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 settembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Sanzo.

      L'interrogazione a risposta scritta Caramiello e altri n. 4-03479, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 settembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cherchi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta scritta Urzì n. 4-03026 del 25 giugno 2024;

          interrogazione a risposta scritta Santillo n. 4-03366 del 10 settembre 2024;

          interrogazione a risposta in Commissione Testa n. 5-02796 del 16 settembre 2024;

          interrogazione a risposta scritta De Palma n. 4-03451 del 19 settembre 2024;

          interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-02835 del 20 settembre 2024;

          interrogazione a risposta in Commissione Merola n. 5-02836 del 23 settembre 2024;

          interrogazione a risposta in Commissione Madia n. 5-02842 del 23 settembre 2024.