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XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta n. 52 di Giovedì 19 settembre 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 

Audizione di Claudia Segre, esperta di educazione finanziaria e fondatrice nonché presidente della Global Thinking Foundation:
Semenzato Martina , Presidente ... 3 
Segre Claudia , esperta di educazione finanziaria e fondatrice nonché presidente della Global Thinking Foundation ... 4 
Semenzato Martina , Presidente ... 7 
Bonetti Elena (AZ-PER-RE)  ... 7 
Ascari Stefania (M5S)  ... 8 
Semenzato Martina , Presidente ... 8 
Segre Claudia , esperta di educazione finanziaria e fondatrice nonché presidente della Global Thinking Foundation ... 9 
Semenzato Martina , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARTINA SEMENZATO

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Claudia Segre, esperta di educazione finanziaria e fondatrice nonché presidente della Global Thinking Foundation.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione della dottoressa Claudia Segre, esperta di educazione finanziaria e fondatrice nonché presidente della Global Thinking Foundation. A nome di tutti i commissari e di tutte le commissarie, do il benvenuto alla dottoressa Segre che ringrazio per la disponibilità a contribuire ai lavori della nostra Commissione.
  Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti della Commissione. Ricordo, inoltre, che i lavori potranno seguire in forma segreta sia a richiesta dell'audita che dei colleghi, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.
  Con questa audizione diamo avvio al filone d'inchiesta incentrato sul fenomeno della violenza economica inquadrato dalla Convenzione di Istanbul tra le cause più profonde della violenza contro le donne.
  La dipendenza economica e la privazione di ogni forma di autonomia finanziaria costituiscono, infatti, capisaldi del controllo sulle vittime private della possibilità di accedere e permanere nel mercato del lavoro. Si tratta di un fenomeno che ha costi assai pesanti per la collettività sul piano economico ed anche sociale, con impatti drammatici anche sui minori coinvolti.
  Quanto al nostro Paese, è doveroso segnalare che il Global Gender Gap Report, pubblicato dal World Economic Forum, evidenzia come nella partecipazione economica femminile, assimilabile alla dimensione del lavoro proposta da EIGE, l'Italia sia fanalino di coda tra i Paesi europei.
  Su questi temi si impegna da anni la Fondazione Global Thinking, fondata dalla dottoressa Segre, che ha elaborato e pubblicato il Manuale di prevenzione della violenza economica per difendere il diritto all'indipendenza e all'uguaglianza di genere ed ha sviluppato il progetto «Family MI» per l'inclusione finanziaria delle giovani madri.
  Prima di dare la parola alla nostra ospite, mi fa piacere sottolineare che la pluridecennale carriera della dottoressa Segre in finanza si è sviluppata in primarie banche italiane, specializzandosi sui mercati internazionali e nell'approfondimento delle dinamiche geopolitiche globali.
  Nelle attività di relazioni internazionali con il Fondo monetario e con l'OCSE ha affiancato l'impegno su Womenomics e Gender Advocacy dal 1997.
  La dottoressa Segre ricopre ruoli di spicco, quale quello di componente del Comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica presso il Dipartimento delle pari opportunità e Pag. 4della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri e anche presso la Commissione pari opportunità dell'Accademia dei Lincei. È stata inoltre insignita di prestigiosi premi internazionali ed è autrice di testi ed articoli che rappresentano un riferimento sulla materia.
  Ciò premesso rinnovo il ringraziamento alla dottoressa Segre per la sua disponibilità ad essere audita da questa Commissione e le do subito la parola.
  Grazie, dottoressa.

  CLAUDIA SEGRE, esperta di educazione finanziaria e fondatrice nonché presidente della Global Thinking Foundation. Ringrazio la presidente Semenzato e tutti voi di questa possibilità e dell'ascolto che vorrete riservare a un riferimento puntuale che riguarda l'ambito della violenza economica per una Fondazione che si identifica nella sua missione statutaria come unica nel suo genere, proprio perché dedita alla prevenzione della violenza economica e dell'abuso finanziario attraverso la disseminazione di educazione finanziaria e digitale, con progettualità misurabili e iniziative filantropiche sul territorio italiano, francese e belga.
  Prendo proprio spunto dalla Convenzione di Istanbul, che è entrata in vigore definitivamente il 1° ottobre del 2023 per tutti i Paesi dell'Unione europea, quindi obbligandoli a una attuazione importantissima sui tre assi che riguardano la prevenzione, l'eliminazione della violenza e il perseguimento di tutte le misure attuative fondamentali con un riferimento a quattro forme di violenza: economica, psicologica, fisica e sessuale. Ed è proprio alla Convenzione di Istanbul che dobbiamo l'introduzione della violenza economica, così codificata e denominata, punto di riferimento per quelle che sono state le azioni che vedono attualmente il 50 per cento dei Paesi a livello globale avere normative specifiche riguardanti la violenza economica.
  Nel 2013, anno della ratifica da parte dell'Italia della Convenzione di Istanbul, erano solo il 40 per cento.
  Le stesse quattro forme di violenza le ritroviamo nella Convenzione n. 190 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO). Questo tassello è molto importante, perché fa riferimento a quella scarsa partecipazione delle donne al mondo del lavoro che permette l'acquisizione di competenze che affrancano da possibili situazioni di isolamento economico. Ma è proprio in quell'anno, il 2021, che i Paesi anglosassoni hanno fatto la differenza, inserendo nelle loro leggi sull'abuso domestico l'ambito della violenza economica e quindi includendo l'abuso e la violenza economica come reato in relazione all'abuso domestico, portando, quindi, un netto cambiamento nella vita delle vittime e dei sopravvissuti, istituendo il ruolo di un commissario per il monitoraggio dell'esito di questa risposta governativa all'abuso domestico, includendo quindi l'abuso economico e la violenza economica in una definizione legale come riconoscimento nei confronti delle persone più vulnerabili, innescando una spirale positiva da parte di imprese, istituzioni, banche nell'attuazione di verifiche al loro interno finalizzate a facilitare la lotta contro l'abuso economico, anche mettendosi all'ascolto dei lavoratori e delle lavoratrici colpite da questa situazione.
  Il Governo inglese ha aggiornato le linee guida sul reato del comportamento controllante e coercitivo, come hanno fatto molti altri Paesi europei, inserendo questo tipo di aggravante nell'ambito dell'abuso economico.
  Così ha fatto la Francia con la legge Marie-Pierre Rixain del 24 dicembre 2021. La cito perché noi siamo stati chiamati in audizione. Veniva prima ricordato il Manuale sulla violenza economica nella sua rivisitazione del 2024. Proprio nel 2019, alla presenza di Christine Lagarde, a Parigi, al Consiglio economico e sociale presentammo la Guide pratique violence économique et conjugale. Questa guida venne ripresa durante un'audizione di un'intera giornata prima dell'approvazione della Marie-Pierre Rixain per richiesta della deputata, essendo l'unico progetto a livello europeo che presentasse un modello di diffusione di educazione finanziaria e digitale misurata da un'analisi di impatto sociale e che, con oltre 10.000 partecipanti negli ultimi cinque anni e mezzo, ci ha permesso di confrontarci con esponenti della Banque Pag. 5de France, degli ordini professionali, notai, avvocati e tutti coloro che professionalmente entrano in contatto con le possibili vittime. È un orgoglio per noi rappresentare l'Italia nell'ambito del Parlamento francese, proprio perché l'Italia in questo momento non ha nessuna forma di reato riconducibile alla violenza economica, anche se nella giurisprudenza ricordiamo due sentenze importanti: la n. 19847 dell'aprile 2022 con la quale la Sesta Sezione penale della Corte di Cassazione ha riconosciuto non solo la Convenzione di Istanbul come il più importante strumento giuridicamente vincolante sulle forme di violenza contro le donne, ma anche dichiarando chiaramente che è sufficiente un comportamento dell'autore o autrice volto a comprimere la libertà, l'integrità e l'autodeterminazione della persona offesa per creare una violazione dell'articolo 3 proprio di quella Convenzione di Istanbul; poi ancora la sentenza n. 6937 del febbraio 2023, dove ancora una volta si riprende e si amplia il concetto di interpretazione dell'articolo 572 sui maltrattamenti in famiglia.
  Non stupisce, quindi, che anche l'America, sempre in quegli anni, abbia istituito dei Dipartimenti all'interno dei differenti Stati sulla giustizia economica e l'empowerment, proprio per affrontare gli impatti degli abusi finanziari e superare le barriere economiche che vanno a detrimento della sostenibilità e della sicurezza finanziaria delle famiglie.
  Dal Codice rosso (legge n. 69 del 2019), il disegno di legge Roccella 2023, che vede per la prima volta, tra l'altro, non solo il recepimento delle istanze che, come Comitato tecnico-scientifico, abbiamo portato, ma anche il lavoro congiunto di tre Ministeri molto importanti, sino alla nuova direttiva n. 1385, entrata in vigore lo scorso 13 giugno 2024. Sulla base di questo impianto normativo, evidentemente robusto, si può ora agire definitivamente nei confronti del reato di violenza economica e già si può fare, nell'ambito del Manuale, una mappatura delle fasi nelle quali si sviluppa e si arriva all'abuso economico, partendo dalla prima fase di isolamento economico e di perdita della propria indipendenza, per continuare con il controllo coercitivo e finire con la terza fase, quella della perdita di autonomia, del controllo e della tangibilità delle risorse familiari a disposizione, fino allo spossessamento e all'abuso economico.
  Questo ci ha portato a inserire in Wikipedia la parola violenza economica in italiano e in francese dove non c'era e non senza notevoli difficoltà, almeno fin quando la documentazione ufficiale del Parlamento francese ha definitivamente convinto il Comitato Wikipedia a inserire questa parola. Possiamo dedurre da questo contesto come, dal punto di vista sociale, ci siano degli aspetti sui quali si possa lavorare, prima di tutto quello dell'indipendenza economica delle donne, peraltro già ben chiara sin dai tempi di Virginia Woolf, che diceva: «non si può amare, lavorare o pensare senza cenare adeguatamente, e quindi senza una rendita economica». Lo stesso Franklin Delano Roosevelt diceva: «La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica e indipendenza».
  Non basta questo per identificare la violenza economica e l'impianto culturale di accettazione della coercizione del controllo sul denaro di un individuo e i relativi vincoli che si pongono alla persona con impegni di lungo termine: fideiussioni e garanzie fatte firmare spesso inconsapevolmente, che creano dei vincoli inscindibili e anche la rinuncia da parte della vittima a difendersi. A questo si devono aggiungere specificazioni che devono essere messe in atto dalle imprese nel mondo del lavoro per l'attuazione della Convenzione ILO precedentemente citata e la necessità di formazione non solo delle Forze dell'ordine, come è insito nella legge n. 69 del 2019, ma anche degli ordini professionali che intervengono a diretto contatto con le vittime e con le famiglie.
  Finché il discorso della violenza economica rimarrà solo un passaparola e non sarà determinato nella sua fattispecie di costo sociale e umano, inevitabilmente nelle future generazioni si assisterà al reiterarsi in ambito domestico di comportamenti disfunzionali che creeranno ulteriori danni.Pag. 6
  Tra i dati più significativi che abbiamo rilevato con un sondaggio su 1.400 donne, il 68,8 per cento delle donne intervistate si dichiara economicamente indipendente, a fronte di un 31.2 per cento che dipende da partner o altro familiare. Sappiamo bene dalla ricerca di Surviving Economic Abuse (SEA) che nel 95 per cento dei casi di violenza domestica e di femminicidio l'innesco nasce con la violenza economica, con quel percorso di spossessamento della propria libertà che abbiamo prima descritto. A ciò aggiungiamo un altro elemento che abbiamo portato in audizione alla Commissione Giustizia lo scorso novembre, che riguarda la salute. Lo stress economico-finanziario va a incidere nel 75 per cento delle vittime di violenza economica in ambito di stress mentale e acuisce i casi di malattie degenerative o croniche, creando ulteriori costi indiretti che vanno a inglobarsi in quei 39 miliardi del costo della violenza sulle donne misurato dall'EIGE.
  Le attività con gli sportelli, i mentorship, che si aggiungono all'attività formativa, ci permettono di identificare in maniera precisa questo fenomeno. Attendiamo i dati dell'Istat, per adesso fermi alle rilevazioni del 2021, per vedere gli effetti di queste attuazioni attraverso i disegni di legge e capire come intervenire.
  Il nostro auspicio quindi è quello che, sulla scia delle azioni fattive dell'impianto normativo così descritto, si possa arrivare a una riduzione dei costi sociali della violenza economica intervenendo con quattro aspetti fondamentali: prima di tutto un intervento, come nella legge Marie-Pierre Rixain, dal 2026 obbligatorio per tutte le imprese, di pagamento dello stipendio delle lavoratrici e lavoratori sul proprio conto intestato o cointestato, questo perché attualmente il 17,7 per cento, secondo le nostre analisi, delle donne non ha un conto corrente personale rispetto al dato prima del Covid del 37 per cento. Un miglioramento è stato rilevato anche in quel 24 per cento che ha conti correnti cointestati con i familiari. Qualcosa sta cambiando, ma dobbiamo fare una moral suasion con le imprese, secondo il rafforzamento delle norme sull'abuso domestico, sottolineando l'aspetto del controllo coercitivo inerente alla violenza economica e quindi estendendo il reato di comportamento controllante e coercitivo con aggravante degli abusi di violenza domestica. Quindi, riguardo l'articolo 143 del Codice civile per l'obbligo dei coniugi a contribuire, a sostenere economicamente la famiglia, non accontentiamoci del fatto che la trasparenza sia inserita nell'ambito separazione e divorzio, ma fin dall'inizio del matrimonio si deve lavorare in un'ottica di vera trasparenza patrimoniale, perché quell'obbligo dell'articolo 143 venga effettivamente assolto e perché non si vada a detrimento della futura sostenibilità economica dei figli e della vittima.
  Concludo sottolineando l'importanza delle attività della Fondazione nell'ambito del tavolo internazionale del network e dell'educazione finanziaria dell'OCSE, così come i tavoli della società civile del Fondo monetario internazionale. Sono fondamentali per definire buone pratiche e poter dare respiro e lungimiranza ai nostri progetti e misurazioni.
  Ricordiamo il lavoro fatto con il G7 delle donne nel 2017, proprio il G7 italiano, dalla dottoressa Belloni, quel G7 delle donne che poi i canadesi trasformarono in Women 7. Siamo stati degli ispiratori e ispiratrici. Sul tavolo dell'educazione portammo l'educazione finanziaria e digitale dove, come ricordava la presidente Semenzato, purtroppo l'Italia, secondo l'EIGE, è molto carente, soprattutto per quelle donne che non partecipano all'attività lavorativa. Come ho relazionato anche la scorsa settimana al G7 a Cagliari, ritengo che empowerment economico, giustizia sociale, salute e violenza economica siano tra esse correlate e solo il lavoro sinergico di questa Commissione, già attenzionata su questi aspetti, possa far arrivare ad un welfare di impresa differente che comprenda anche misure previdenziali e assicurative per le donne e per le famiglie. Possa far arrivare, quindi, ad una valutazione di servizi nei confronti dell'economia di cura attribuita e non retribuita per i contratti in chiaro e a quella certificazione di genere che è esclusiva dell'Italia, che è stata ben evidenziata Pag. 7non solo nel comunicato Women 7, di cui sono copresidente, ma anche nel comunicato del G7 a Borgo Egnazia; una certificazione che deve essere rafforzata dall'impegno delle imprese nei confronti della violenza economica e dell'abuso economico. Tutti questi spunti e la messa a disposizione della nostra esperienza ci rafforza in un impegno che vede non solo le dipendenti, ma anche le attività di volontariato del CdA, del Comitato tecnico-scientifico degli oltre 121 volontari e volontarie che lavorano su tutto il territorio nazionale per la Fondazione e che ringrazio.

  PRESIDENTE. Aggiorno i colleghi commissari, ma anche i tanti consulenti che sono collegati, che la dottoressa Segre ha dato la disponibilità ad entrare nella squadra di lavoro di questa Commissione come consulente, proprio come esperta sul tema della violenza economica.
  Dopo i colleghi farò anche io una domanda, perché sapete che, di concerto con le vicepresidenti, la senatrice D'Elia e la senatrice Leonardi, uno dei temi prioritari di indagine di questa Commissione è proprio la violenza economica, dove io ritengo non ci sia ancora un'analisi di inchiesta così approfondita. Io uso sempre il termine «non c'è ancora letteratura». Questa inchiesta deve necessariamente servire, oltre che a scavare tutti i processi della violenza economica, anche ad individuare quei suggerimenti pratici per intervenire fattivamente poi sul Governo e su chi è tenuto ad intervenire per dare degli indirizzi puntuali su questo tema, con la consapevolezza, e me lo dice lei, dottoressa Segre, che il 62 per cento delle donne che ricorre ad un centro antiviolenza non è economicamente indipendente o, se lo era, è stata poi indirizzata dall'uomo maltrattante ad abbandonare l'indipendenza economica, con tutto quello che ne consegue, come il ritardo nella denuncia, perché non si vedono alternative.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ELENA BONETTI(Intervento in videoconferenza). Mi scuso con la dottoressa Segre e con tutti voi, ma purtroppo abbiamo avuto un contrattempo nello svolgimento dei lavori della Commissione Affari sociali, che è terminata dopo quanto era previsto.
  Innanzitutto ringrazio la dottoressa Segre per la sempre puntuale relazione. Ricordo a tutti noi il contributo importante che la dottoressa Segre ha dato, come ricordava, nella strutturazione dei gruppi affiancati sia al G20 che al G7, al Women 7, anche con risultati fattivi che vanno riconosciuti. Penso che i lavori di quest'anno e la dichiarazione dei leader, come è stata richiamata, abbiano posto un tema molto netto, anche suggerendo come strumento di buona pratica da implementare la certificazione per la parità di genere che già nel G7 del 2022 avevamo portato e va riconosciuto a questo Governo di essere riusciti a portare avanti tale istanza. Questo credo sia molto importante.
  La dottoressa Segre è stata anche membro del Comitato scientifico dell'Osservatorio nazionale di contrasto alla violenza contro le donne, proprio in virtù dell'inserimento nel Piano strategico nazionale del tema sulla violenza economica.
  Detto questo, presidente, chiedo alla dottoressa Segre di dire qualcosa su alcune misure che, come dicevo, vanno poste in essere e che pongo anche come spunto di riflessione. Mi riferisco a due questioni. La prima è una macro questione. Sono molto d'accordo sul fatto che oggi manchi una codifica puntuale del tema della violenza economica e questo, ovviamente, soprattutto nell'intercettare la violenza economica come causa di violenza nei confronti delle donne. Penso che su questo gli addetti ai lavori, dalla magistratura alle Forze dell'ordine, ai servizi sociali, abbiano meno strumenti anche per intercettarle. Mi chiedo come possiamo dare una maggiore definizione in questo senso. Dall'altro lato, gli strumenti di contrasto alla violenza economica sono tanti, dall'educazione finanziaria all'implementazione dell'empowerment economico delle donne.Pag. 8
  La legge Rixain è una legge importante, che spero possa trovare un ulteriore passaggio nella normativa italiana. Io ho presentato un testo di legge analogo e spero che possa trovare una convergenza da parte delle altre forze politiche.
  Nella prossima legge di bilancio abbiamo la possibilità di incidere su alcuni elementi. Abbiamo fatto lo scorso anno un passaggio, che io reputo molto importante, sul tema del reddito di libertà. Proprio per la competenza della dottoressa Segre, credo che potrebbe essere interessante un suo parere sul microcredito di libertà, cioè percorsi di empowerment finanziario attraverso lo strumento del microcredito, che è già attivo nel nostro Paese, come renderlo strutturale e come renderlo ancora più efficace proprio come percorso di empowerment lavorativo e finanziario per le donne.
  Grazie.

  STEFANIA ASCARI. Ringrazio per il grande contributo.
  La collega Bonetti ha anticipato quello che volevo dire. Abbiamo un impegnativo obiettivo davanti, che è la legge di bilancio. Sarebbe importantissimo tradurre questo tema in un emendamento concreto, alla luce delle esperienze del Regno Unito e della Francia, e quindi inserirlo in modo condiviso, magari partendo dalla Commissione femminicidio in modo unitario e trasversale; un emendamento che veramente contrasti la violenza economica, che è il primo motivo per cui spesso una donna che ha trovato la forza di denunciare, non avendo un'alternativa, un'autonomia o un'indipendenza, un supporto economico, un supporto concreto in primis dalle istituzioni, torna purtroppo da chi le fa del male.
  Tra i provvedimenti in discussione, c'è anche il congedo paritario, c'è la possibilità di estendere per le donne vittime di violenza da tre a sei mesi la possibilità di frequentare i percorsi presso i centri antiviolenza e quindi dare più supporto. C'è la possibilità di aumentare il reddito di libertà, perché comunque ad oggi l'importo è pur sempre una stampella, però l'importo è troppo basso per chi ha dei figli, l'affitto e tante spese da sostenere. Mi chiedevo anche, finito il periodo della stampella e quindi del reddito di libertà, se, effettivamente, e in che percentuale, le donne che magari sono seguite dai centri antiviolenza o in percorsi di indipendenza economica effettivamente siano inserite nel mondo del lavoro. Questa è una verifica che va fatta, così come bisogna sicuramente anche stimolare, con gli incentivi, le imprese nell'assumere le persone più vulnerabili, vittime di questo fenomeno criminale.
  Le soluzioni sono tante, il tempo è poco e quindi è importante, in modo trasversale, cercare di tradurre in atti concreti anche le soluzioni che ha detto la dottoressa e le leggi che sono ad oggi pendenti e che non vedono nessuno sbocco.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Faccio anche io una domanda perché poi, come ci siamo detti prima, la dottoressa Segre si è resa disponibile a contribuire ai lavori della nostra Commissione. Se dovesse fare una riflessione di approccio metodologico sull'indagine della violenza economica, di quali strumenti, secondo lei, dovremmo dotarci – avendo in animo i tanti interlocutori istituzionali che ci sono sulla violenza di genere, i centri antiviolenza, le Forze dell'ordine, avvocati, magistrati in sede di giudizio – per cominciare ad analizzare in maniera fattiva l'inchiesta sulla violenza economica? Quali sono gli interlocutori, fatto salvo che noi abbiamo strumenti come le audizioni, ma non solo, perché possiamo ovviamente reperire report e dialogare (l'ha detto bene) con i colleghi omologhi a livello europeo e internazionale? Giustamente lei ha fatto una riflessione su strumenti normativi che hanno avuto un esito positivo in altre legislature europee.
  Di quali strumenti questa Commissione si dovrebbe dotare – alcuni, perché poi si va strada facendo – per iniziare quell'indagine approfondita (io dico sempre che i numeri sono testardi) per capire poi quali saranno gli interventi normativi e non solo normativi con cui dialogare con le associazioni di categoria? Quando cominciamo un'analisi, fatta salva l'audizione, quali strumenti ci mancano e che potremmo già Pag. 9attuare come Commissione? È una riflessione procedurale.
  Do la parola alla nostra ospite per la replica.

  CLAUDIA SEGRE, esperta di educazione finanziaria e fondatrice nonché presidente della Global Thinking Foundation. Partirei da una delle misure fondamentali già citate dall'onorevole Bonetti, ovvero la codifica, che non è solo una forma di definizione di linguaggio, che peraltro trova già degli spunti nella Convenzione di Istanbul. È una vera e propria codifica dell'ambito della violenza economica, che può fare da spunto a tutti gli attori che lavorano nelle comunità e nella nostra società. Questo, come è già stato dichiarato peraltro dalla ministra Roccella, vedrà la nascita di un Libro bianco al quale il Comitato tecnico-scientifico ha lavorato e sta lavorando, in coordinamento con l'Osservatorio, che vedrà dei riferimenti puntuali che, com'è già stato annunciato, prevedono il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, al di là delle Forze di polizia già codificate nella legge n. 69 del 2019, che riguardano i magistrati, gli avvocati e gli ordini professionali.
  Si deve partire da lì perché è solo attraverso questo tipo di condivisione che si può arrivare a delle sentenze più pertinenti e in forme di tutela vera preventiva anche a peggioramento di situazione o addirittura all'abbandono di certe situazioni che nascono con una denuncia e poi dopo vedono la donna fare un passo indietro.
  Su questo passo indietro – lo dico all'onorevole Ascari – purtroppo non abbiamo una misurazione, non abbiamo dati. Diventa fondamentale questo tipo di tracciamento e di mappatura.
  Aggiungo che strumenti come quello del microcredito di libertà – e anche in questo caso il tracciamento del pre e post utilizzo del microcredito di libertà – diventano importantissimi. Vediamo che nella collaborazione ci sono molte banche del territorio alle quali abbiamo dato supporto fattivo dal punto di vista dell'impianto della violenza economica, che stanno portando avanti iniziative sui loro territori – mi riferisco alla Sicilia, al Lazio ad altre regioni – sul microcredito di libertà. Secondo me, possono essere tranquillamente mutuate e prese d'ispirazione da altre banche ben più grandi, che possono venire incontro a quello sforzo che già sta facendo il Governo con le risorse economiche che possono essere implementate, ma che devono vedere in questa collaborazione con le banche di territorio quel necessario tracciamento di come vengono assegnati e qual è l'esito di quella assegnazione, tenuto conto che sappiamo bene che gli ambiti di solvibilità e quindi di restituzione, anche dell'ambito dei prestiti che vengono fatti, vedono nelle donne le migliori e assolutamente più affidabili solventi.
  Dico questo perché tra le misure che ritengo metodologicamente importanti sono sicuramente da mutuare quelle sulle linee guida che seguiranno e partiranno proprio dal Libro bianco, fondamentali per tutti, anche perché siamo di fronte a un altro fenomeno dove possono intervenire le imprese, che riguarda anche l'aggravamento di queste forme di violenza economica tramite le ludopatie digitali economiche che coinvolgono i ragazzi e le famiglie, che non sono circoscritte nel DSM-5, quindi nell'impianto sanitario internazionale del DSM-5. Mi riferisco all'ambito delle ludopatie digitali, del trading speculativo e dello shopping compulsivo. Sono tutti aggregati alla violenza economica, che vanno a depauperare e a spossessare i beni di sostentamento delle famiglie. È proprio dalla raccolta di questi dati e dai questionari di impatto pre e post sui fenomeni che possiamo, grazie anche all'impegno dei centri antiviolenza, arrivare a una definizione del fenomeno e a far sì che quelle misure di prevenzione primaria e secondaria arrivino al loro obiettivo e riducano le azioni che post evidentemente non limitano, ma vanno ad acuire il costo sociale complessivo.
  Peraltro, il discorso del congedo che è stato sollevato dall'onorevole Ascari, ancora una volta risiede nelle possibilità che hanno le imprese di fare un salto di qualità in un welfare 5.0 veramente customizzato sulle esigenze delle donne e delle ragazze. Faccio il pratico esempio degli impegni di lungo termine come il mutuo, dove l'accantonamento del fondo pensione per i ragazzi Pag. 10da offrire alle lavoratrici e ai lavoratori e le assicurazioni di invalidità da allegare al mutuo sono tutte misure di prevenzione che possiamo insegnare, che possiamo implementare in un lavoro, anche qui, di grande disponibilità da parte delle società assicuratrici, di grande disponibilità ad attuarle da parte delle imprese, in una riduzione dei costi che poi vanno a detrimento di altre misure di Governo che possono essere attuate per implementare il microcredito di libertà.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, ringrazio la dottoressa Segre, le do il benvenuto in questa Commissione e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.