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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 24 di martedì 13 dicembre 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CHIARA BRAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 57, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

In attesa dell'arrivo del Presidente del Consiglio, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,50. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,50.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Per un richiamo al Regolamento.

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Per un richiamo al Regolamento?

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Signor Presidente, unificando in questa locuzione i due Presidenti in Aula presenti, vorrei dirle che sono in quest'Aula da parecchi anni - forse qualcuno dice anche troppi - e non mi era mai capitato nella mia vita che, addirittura senza alcuna motivazione, l'Aula fosse convocata alle 9,30 con le dichiarazioni del Presidente del Consiglio e, come dissi qualche settimana fa, trattati un po' da camerieri, ci venisse comunicato che il Presidente del Consiglio sarebbe arrivato alle 9,50. Non è normale, signor Presidente. Non è solo un problema di educazione, è un problema anche di rapporti istituzionali (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo so, adesso probabilmente si alza qualche collega della destra e dice che è colpa della sinistra perché c'era traffico magari, perché voi siete capaci di tutto. Però, vorrei dirle che mi auguro (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti…

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Ma com'è che siete così eccitati? Adesso parla la Presidente del Consiglio, però fate parlare anche gli altri. Le vorrei dire, signor Presidente, non so se gli uffici possano (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Scusate…

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). È l'eccitazione…Sono eccitati. Vorrei dirle, signor Presidente, che mi auguro che (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)... Se questo eccitamento aumenta…

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti …

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). … posso anche continuare, posso andare avanti così anche per 40 minuti, come volete.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti …

ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Sì, Presidente, vorrei chiederle semplicemente se mi può aiutare con i precedenti degli uffici e farmi sapere se, negli ultimi vent'anni, è mai accaduto che la Camera, convocata alle 9,30 con tutti quanti per le dichiarazioni Presidente del Consiglio, sia stata rinviata, senza una motivazione, di 20 minuti perché il Presidente del Consiglio non era in Aula. Io non lo ricordo. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, sicuramente le faremo pervenire, e li guarderemo, tutti i precedenti.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi calendario).

Avverto che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri e le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto avranno luogo con ripresa televisiva diretta.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intanto mi scuso con il collega Giachetti e con l'Aula perché sono stata io a chiedere al Presidente di rinviare l'inizio della discussione. Non diremo, ovviamente, che è colpa di qualcuno, ma per un motivo oggettivo di traffico che non mi consentiva di arrivare in tempo. Non avevo previsto quello che ho trovato stamattina e quindi mi scuso con voi e vi ringrazio per la vostra pazienza.

Il Consiglio europeo del 15 dicembre è un appuntamento, ovviamente, molto importante (Commenti)… No, non ho detto che è colpa di Gualtieri, ho detto banalmente che c'era del traffico, colleghi, perché è la realtà. Dopodiché, ognuno trarrà le sue conclusioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dicevo, il Consiglio europeo del 15 dicembre, appuntamento molto importante per le materie cruciali che saranno all'ordine del giorno del dibattito, sarà il primo nel quale l'Italia verrà rappresentata dal nuovo Governo. Tuttavia, non è il nostro primo impegno a livello internazionale, anche a livello dei leader, avendo io già partecipato, come voi sapete, alla COP27 di Sharm el-Sheikh, al G20 di Bali, al vertice dei Balcani occidentali a Tirana e alla riunione del G7 nella giornata di ieri. E non sarà la mia prima presenza a Bruxelles da Presidente del Consiglio, perché, come è noto, lo scorso 3 novembre il Governo si è recato in missione istituzionale a Bruxelles per incontrare i vertici delle istituzioni europee, ovvero il Presidente del Parlamento europeo, il Presidente della Commissione europea e il Presidente del Consiglio europeo. E voglio dire che non è stato un caso che il mio primo viaggio istituzionale all'estero da Presidente del Consiglio sia stato presso le istituzioni dell'Unione europea. Non è stato un caso. È stata, invece, una scelta che muoveva da una consapevolezza e da una convinzione: la consapevolezza che, alla prova dei fatti, non sarebbe stato difficile dimostrare quanto la realtà di questo Governo fosse distante da un certo racconto disfattista e interessato che era stato fatto all'estero alla vigilia della sua nascita; e la convinzione che l'Italia debba e possa giocare un ruolo da protagonista in Europa nell'interesse dell'intera Unione, ma avendo sempre come stella polare la difesa del proprio interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Vedete, colleghi, noi abbiamo sempre dibattuto, a volte con decisione e con veemenza, attorno all'ipotesi che in Italia dovesse esserci più o meno Europa. Quasi mai, invece, ci siamo chiesti se in Europa dovesse esserci più o meno Italia. Ecco, l'obiettivo di questo Governo è avere, piuttosto che più Europa in Italia, più Italia in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), in condizione di pari dignità con gli Stati membri, come si conviene a una grande Nazione fondatrice.

Significa non limitarsi a ratificare le scelte a valle, ma contribuire a definire quelle scelte a monte; far sentire forte la voce della nostra Nazione per indirizzare l'integrazione europea verso risposte più efficaci alle grandi sfide del nostro tempo e verso un approccio più attento ai bisogni dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.

Il Consiglio europeo di giovedì avrà in agenda temi estremamente importanti, sui quali l'Italia ha tutte le carte in regola per offrire il suo contributo autorevole: l'aggressione russa all'Ucraina, la sicurezza e la difesa, l'energia, i rapporti con il vicinato sud dell'Europa, le relazioni transatlantiche e l'allargamento dell'Unione. Si tratta di questioni apparentemente diverse tra loro che hanno, invece, un fondamentale aspetto in comune: riguardano tutte la sovranità strategica dell'UE, la sua capacità di garantire quella sicurezza e quel benessere socioeconomico dei nostri cittadini che sono stati prima messi in discussione dalla pandemia e poi minacciati dalla guerra in Ucraina e dal domino di conseguenze che quella guerra ha causato, a partire dall'impatto dell'aumento dei prezzi dell'energia. Sfide di portata globale che l'Europa e l'Occidente nel suo complesso devono saper affrontare con visione, strategia ed efficacia.

E l'Italia, Stato fondatore tanto dell'Unione europea quanto dell'Alleanza atlantica, non intende tirarsi indietro di fronte a questo compito. Noi siamo chiamati ad essere protagonisti e non comprimari in questo dibattito, forti della capacità che abbiamo avuto di onorare la nostra parte degli impegni assunti, tra Nazioni libere che hanno scelto di seguire un percorso comune in base ai comuni valori di libertà e democrazia. Perché, inevitabilmente, a questi valori corrispondono i nostri interessi nazionali e gli interessi stessi dei nostri cittadini, atteso che la storia ci ha insegnato che non ci sono benessere e sviluppo dove non ci sono anche giustizia, pace e libertà. È la ragione per la quale riteniamo che l'Unione europea debba continuare a essere unita nel sostegno all'Ucraina contro l'aggressione russa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Come sempre, anche su questo non abbiamo cambiato idea, perché le nostre convinzioni non mutano in base al fatto che ci troviamo al Governo o all'opposizione. Un impegno verso la causa ucraina che, fin dall'inizio, abbiamo sostenuto a 360 gradi, dalla dimensione politica a quella militare, dal fronte umanitario a quello economico-finanziario, in coerenza con lo sforzo dell'Unione europea, della NATO e delle altre Nazioni a noi vicine.

Il Governo ribadisce il suo pieno appoggio a Kiev in tutte queste dimensioni interconnesse, perché, come mi è capitato di dire molte altre volte, in gioco non vi è solamente il rispetto del diritto internazionale e il conflitto non coinvolge unicamente il futuro libero e pacifico del popolo e delle istituzioni ucraine, ma quello dell'intera Europa. In altre parole, piaccia o no a chi, per certi versi comprensibilmente vivendo un'epoca di crisi, vorrebbe voltarsi dall'altra parte, il conflitto in Ucraina ci riguarda tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per questo, con convinzione e a viso aperto, continueremo a sostenere il cammino europeo dell'Ucraina e continueremo a impegnarci perché si faccia ogni sforzo diplomatico utile alla cessazione dell'aggressione da parte della Federazione Russa. Tra timidi segnali incoraggianti, come lo scambio di prigionieri o l'accordo sulla commercializzazione del grano e dei fertilizzanti, e continue azioni inaccettabili, come i deliberati attacchi russi alle infrastrutture civili, lo spazio di manovra per il cessate il fuoco appare oggi, purtroppo, assai limitato. Ma l'Italia sosterrà in ogni caso gli sforzi in proposito e anzi crede che l'Unione europea debba assumere su questo fronte un ruolo più incisivo, riappropriandosi della sua vocazione geografica e geopolitica a beneficio della sicurezza dell'intero continente. Perseguire questo obiettivo e assistere il popolo ucraino implica che l'Italia contribuisca, anche sul piano militare, al sostegno europeo e internazionale all'Ucraina, perché, lo ripeto, al di là della facile propaganda in tema di pace, le condizioni possibili per cessare le ostilità in questi contesti sono da sempre solamente due: che uno dei due perisca o si arrenda, e nel caso in cui si trattasse dell'Ucraina noi non ci troveremmo di fronte a una pace, ma a una invasione; oppure che vi sia, tra le forze in campo, un sostanziale equilibrio e, dunque, uno stallo nel conflitto che costringa chi ha mosso invasione a desistere dai suoi intenti e addivenire a più miti consigli.

Per questo, per perseguire una pace, sì, ma una pace giusta, l'Italia deve continuare a fare la sua parte; e lo fa in ambito di Unione europea, sia tramite lo strumento finanziario European Peace Facility, con il quale viene parzialmente rimborsato il controvalore economico degli aiuti militari ceduti a Kiev, sia attraverso la partecipazione alla missione europea di addestramento dei militari ucraini. Inoltre, siamo protagonisti, in ambito NATO, con l'attivazione di misure di irrobustimento della postura di deterrenza e difesa sul fianco Est dell'area euro-atlantica, partecipiamo concretamente a una serie di altri consessi promossi dagli Stati Uniti, come il Gruppo di contatto per la difesa dell'Ucraina, nei quali vengono coordinate varie azioni a supporto dell'Ucraina, non solo in termini di aiuti militari e umanitari, ma anche di cooperazione industriale, con prospettive legate soprattutto alla ricostruzione del territorio ucraino.

L'Italia, insomma, ha onorato i suoi impegni internazionali fin dall'inizio della guerra attraverso la fornitura di una serie di aiuti militari in virtù dei cinque decreti interministeriali approvati dal precedente Esecutivo. La Difesa è impegnata, in questo momento, nel completamento delle consegne dei materiali del quinto decreto approvato a ottobre scorso, che dovrebbero ultimarsi entro dicembre. Rimaniamo impegnati anche sulle misure sanzionatorie, compreso il congelamento di 345 milioni di fondi e quasi 2 miliardi di euro di asset riconducibili a personalità sottoposte a sanzioni. Certo, le sanzioni sono dolorose per il nostro tessuto produttivo, ma hanno dimostrato di essere efficaci, poiché stanno avendo un indubbio effetto sullo sforzo bellico russo e noi crediamo svolgano un ruolo fondamentale per accelerare la fine del conflitto e portare a negoziati sostenibili.

Pochi giorni dopo la decisione da parte dell'Unione europea del massimale del prezzo del petrolio greggio e degli oli di petrolio originari o esportati dalla Russia, sono iniziati i colloqui per la definizione del nono pacchetto di sanzioni europee, incentrato su un nuovo ampio numero di designazioni di individui ed entità e su nuove misure settoriali. Abbiamo approcciato tali nuove discussioni con uno spirito aperto e mirato a imporre alla Russia costi che, ovviamente, devono sempre essere superiori a quelli sopportati dagli Stati europei.

Per questo è importante, da parte nostra, anche vigilare sulle conseguenze delle sanzioni e, in particolare, sulle ricadute sul piano energetico e occupazionale, come è stato fatto dal Governo nel caso della raffineria Isab-Lukoil di Priolo, che abbiamo messo nelle condizioni di continuare a lavorare anche dopo il 15 settembre, data dell'entrata in vigore del divieto di importazione di greggio dalla Russia. Permettetemi di sottolineare l'importanza di questo provvedimento: il Governo è intervenuto su uno dei tanti dossier finora irrisolti, tutelando un nodo energetico strategico e difendendo i livelli occupazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), atteso che sono stati messi complessivamente in sicurezza circa 10 mila lavoratori. Lo abbiamo fatto perché difendere l'interesse nazionale italiano vuol dire anche non scaricare sui cittadini italiani i costi delle giuste sanzioni alla Russia.

Sul piano dell'accoglienza ai profughi ucraini, l'Italia continua a sostenere la risposta coordinata e solidale dell'Unione europea all'afflusso massiccio di persone in fuga dai bombardamenti e dagli stenti, acuiti dalla strategia russa di accanirsi sulle centrali elettriche per cercare di piegare la tenacia del popolo ucraino con il freddo e l'oscurità. La gran parte dello sforzo di accoglienza è stato fatto con slancio, generosità e spirito di fratellanza dagli Stati dell'Est Europa, Polonia in testa. Li voglio ringraziare per questo, ma anche l'Italia ha contribuito a questo sforzo. Le registrazioni di protezione temporanea effettuate in Italia sono oltre 172 mila, in larghissima parte donne e bambini, accolti con affetto nelle nostre scuole grazie soprattutto allo straordinario lavoro dei nostri insegnanti. Ma siamo impegnati anche nell'assistenza umanitaria, dove abbiamo organizzato trasporti per oltre 66 tonnellate di beni. Siamo fieri della grande solidarietà mostrata dall'Italia nei confronti del popolo ucraino in questo momento drammatico (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Il Consiglio europeo sarà chiamato a ribadire anche l'impegno all'assistenza finanziaria e alla ricostruzione dell'Ucraina assieme ai propri partner. La recente proposta della Commissione di assistenza macro-finanziaria da 18 miliardi di euro per tutto il 2023 conferma la volontà di un sostegno ambizioso e duraturo e l'Italia ha partecipato con 110 milioni di euro a sostegno del bilancio generale e 200 milioni di prestito senza oneri. Secondo stime della Banca mondiale e della Commissione europea, la ricostruzione dell'Ucraina richiederà 349 miliardi di euro, tanta è la devastazione causata dai bombardamenti russi e temo sia una cifra destinata ad aumentare con il protrarsi della guerra. Dunque, sarà necessario un coordinamento intenso, internazionale, europeo, ma anche un'adeguata partecipazione, come ho ribadito ieri nella riunione del G7, anche di Stati terzi, organizzazioni multilaterali, settore privato.

Giustamente, il prossimo Consiglio europeo riaffermerà l'importanza del tema della sicurezza alimentare globale, e, dunque, della UN Black Sea Grain Initiative, così come dei corridoi di solidarietà europei. La solidarietà riguarda, in questo caso, sia l'Ucraina, sia Stati e regioni del mondo colpiti duramente dall'aumento dei prezzi di prodotti alimentari di prima necessità. Contrastare la carenza di cibo è sicuramente un dovere morale dell'Unione, ma riguarda strettamente anche la sicurezza europea, perché saremmo direttamente investiti dalle conseguenze dell'instabilità dei Paesi africani in difficoltà alimentare, e non dobbiamo consentire che Putin utilizzi la carenza di cibo come arma contro l'Europa, come già sta facendo con il petrolio e con il gas.

Il Consiglio europeo tornerà a occuparsi dell'impatto dell'aumento dei prezzi delle energie sulle economie europee, come accade ormai da ottobre dell'anno scorso su impulso italiano, con l'obiettivo di far intraprendere all'Unione europea un percorso di sicurezza energetica incentrato, in particolare, sulla gestione dei prezzi e sulla diversificazione rispetto alle forniture russe. Proprio oggi, 13 dicembre, si riunisce nuovamente il Consiglio dei ministri dell'energia dell'Unione europea, dove da mesi l'Italia è in prima fila nel proporre soluzioni efficaci come il tetto dinamico dei prezzi. Su questo, ad oggi, riteniamo che la proposta della Commissione europea sia insoddisfacente, perché inattuabile alle condizioni date. Per noi, è fondamentale porre un argine alla speculazione.

Voglio, su questo, essere chiara: la posta in gioco per l'Unione europea sull'energia è molto alta perché definisce la capacità stessa dell'Europa di proteggere le sue famiglie e le sue imprese (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), senza lasciar prevalere logiche unilaterali secondo le quali gli Stati con maggiore spazio fiscale fanno da sé e quelli con scarsa capacità di spesa possono essere lasciati indietro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È evidente a tutti come un meccanismo nel quale, all'interno dell'Unione, si può dare un grado diverso di tutela alle imprese da Nazione a Nazione produrrebbe una distorsione del mercato unico, che non penalizzerebbe solo l'Italia, ma comprometterebbe l'intera Europa. Per questo è ormai la maggioranza degli Stati membri a chiedere l'introduzione di un tetto dinamico al prezzo del gas. Insieme all'Italia ci sono infatti, pur con diverse sensibilità, Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna e Slovenia. Quel che è certo è che andare in ordine sparso di fronte a questa sfida epocale, pensando che chi è più forte economicamente possa salvarsi se necessario a scapito degli altri, non solo sarebbe un'illusione, ma tradirebbe la realtà di un'Europa molto diversa da quella che è stata decantata in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Occorre fermare la speculazione, che sta drenando risorse vitali alle nostre economie e occorre assicurare risorse adeguate a tutti. È, dunque, essenziale per noi che l'Unione europea, nelle more dell'approvazione dello strumento REPowerEU, avanzi rapidamente anche nel rendere disponibili agli Stati membri misure per aiutare famiglie e imprese, assicurando maggiore flessibilità sull'uso dei fondi di coesione non ancora impegnati.

Il Consiglio europeo si occuperà anche di sicurezza e difesa. L'impegno dell'Unione a sostegno dell'Ucraina ha visto l'Unione europea compiere un salto di qualità in direzione di una difesa comune, in complementarietà con la NATO e coerentemente con il ruolo storico e strategico delle relazioni transatlantiche per la sicurezza e la stabilità del continente. Il Consiglio intende riconoscere la maggiore assunzione di responsabilità da parte dell'UE anche in chiave di aumento dell'autonomia strategica, di capacità di affermarsi come fornitore di sicurezza globale, di rafforzare la capacità industriale e tecnologica del continente. Questo riconoscimento avviene nel segno dei rapporti transatlantici, che si riflettono sia nella Bussola strategica, adottata dal Consiglio europeo del marzo scorso, sia nel concetto strategico NATO. L'autonomia strategica dell'Unione europea deve essere interpretata come un'opportunità di rafforzare le proprie capacità di difesa e quale pilastro europeo in ambito NATO.

Verranno affrontate anche alcune priorità di sicurezza e difesa comune, come la rapida adozione del regolamento per l'approvvigionamento congiunto e maggiori investimenti nella cybersicurezza e nella resilienza delle infrastrutture critiche. Ritengo che il fatto che il Consiglio europeo abbia in agenda sempre più di frequente questi temi sia il segnale di una presa di coscienza sulle priorità strategiche che non sempre abbiamo visto in passato, un segnale di attenzione politica alle grandi questioni che crediamo vada incoraggiato.

Sempre il Consiglio europeo di giovedì avrà un'approfondita discussione sulle relazioni transatlantiche. Gli Stati Uniti riconoscono all'Europa il ruolo di partner di prima istanza. La crisi ucraina ha reso ancora più evidente come, dinanzi alle minacce essenziali, la compattezza e il ruolo politico dell'Unione siano essenziali. L'Italia sostiene con convinzione una più stretta collaborazione tra Unione europea e Alleanza atlantica. È prioritario assicurare la tenuta a lungo termine del fronte occidentale e della rinnovata unità di intenti nei settori di interesse comune, nella cornice dell'Agenda transatlantica congiunta lanciata in occasione del Vertice del 15 giugno 2021 e dei suoi diversi strumenti di cooperazione economica e politica.

In ambito commerciale si sono registrati notevoli progressi sulle principali controversie bilaterali. Il Consiglio commerciale e tecnologico UE-USA è il risultato chiave del Vertice che segna il rilancio di un'agenda commerciale bilaterale positiva e costituisce uno strumento importante per incrementare il commercio e gli investimenti, promuovere una leadership tecnologica e industriale basata su valori condivisi e offrire un foro di dialogo su temi su cui non vi è piena convergenza.

L'Inflation Reduction Act americano, che prevede 369 miliardi di incentivi fiscali per gli investimenti e per la produzione di veicoli elettrici e batterie di energia rinnovabile e relativo stoccaggio, di idrogeno rinnovabile e per la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica desta, invece, preoccupazione perché non possiamo nascondere i potenziali effetti distorsivi e discriminatori verso le imprese europee che potrebbe generare. Al riguardo, è un primo segnale positivo l'istituzione, nell'ultima riunione del Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia, di un'apposita task force transatlantica per affrontare le eventuali storture derivanti dall'attuazione del provvedimento, un aspetto del quale ho discusso anche durante il mio bilaterale con il Presidente degli Stati Uniti, Biden, in occasione del G20 di Bali. Ovviamente l'approccio cooperativo nei rapporti Europa-USA non impedisce che l'Europa protegga tempestivamente la propria industria. Il Governo italiano è pronto a sostenere ogni sforzo per un intervento a livello europeo che abbia l'obiettivo di difendere il potere d'acquisto delle nostre famiglie e la competitività delle nostre imprese. Consideriamo positivamente misure che favoriscano la competitività e proteggano le produzioni strategiche preservando l'integrità del mercato unico, senza discriminazioni. La parità di condizioni di competitività per le nostre imprese è condizione fondamentale che va garantita sia nei confronti del mercato USA che all'interno dello stesso mercato europeo. Significativo per la stabilità del continente europeo è anche l'altro tema della sezione relazioni esterne del Consiglio europeo, ovvero i Balcani occidentali e il sostegno del Consiglio europeo alle conclusioni del Consiglio affari generali in corso oggi a Bruxelles in materia di allargamento. L'attuale scenario internazionale ci impone di riflettere sul ruolo dell'Europa come attore globale, nella consapevolezza che eventuali vuoti strategici saranno riempiti da altri attori e questo, ovviamente, a partire dalle aree di nostro diretto interesse. Ciò vale, in particolare, per i Balcani occidentali la cui stabilizzazione rappresenta una priorità anche in termini di sicurezza per l'Italia e per l'intera Europa. Una prospettiva di adesione credibile rimane il più potente strumento a disposizione dell'Unione europea per tenere le Nazioni della regione ancorate ai nostri valori. È questa la posizione che il Governo ha ribadito in occasione del Vertice UE-Balcani dello scorso 6 novembre a Tirana, un Vertice che ha permesso di rafforzare l'azione e la visibilità dell'Unione europea nella regione, tra le più esposte alle conseguenze del conflitto ucraino così come all'influenza destabilizzante della Russia. In quest'ottica, occorre mantenere lo spirito generato dall'apertura dei processi negoziali con la Macedonia del Nord e l'Albania. Se c'è un'esigenza che accomuna tutti i popoli della regione dei Balcani occidentali è quella dell'integrazione europea e oggi più che mai mi rendo conto di come questa integrazione per questi Paesi passi attraverso una grande domanda di Italia. È un'opportunità che noi dobbiamo saper cogliere. Far avanzare concretamente il percorso europeo dei Paesi balcanici significa rendere l'Italia più centrale in Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Il Consiglio europeo riprenderà questo dibattito e, a nostro avviso, un risultato concreto più alla portata è la concessione dello status di candidato alla Bosnia-Erzegovina nel rispetto delle condizioni contenute nella raccomandazione della Commissione europea del 12 ottobre scorso. Si tratta essenzialmente di un segnale, ma molto importante per tutta la regione. Il Governo segue con preoccupazione le crescenti tensioni nelle zone settentrionali del Kosovo a maggioranza serba. Con la missione congiunta dei Ministri Tajani e Crosetto abbiamo affermato la nostra volontà di essere protagonisti e portatori di pace laddove da tanti anni operano le truppe italiane, che ringrazio, inquadrate nella missione KFOR (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Azione-Italia Viva-Renew Europe). Condanniamo l'attacco alla missione EULEX e richiamiamo gli attori coinvolti a evitare reciproche provocazioni e ad aderire al pieno rispetto degli accordi vigenti.

Il Consiglio europeo prevede una discussione anche sui rapporti tra l'UE e il Vicinato Sud, discussione tempestiva, perché l'aggressione russa all'Ucraina ha dimostrato, ancora una volta, quanto le due sponde del Mediterraneo siano profondamente interconnesse.

I Paesi del Nordafrica subiscono ripercussioni concrete dal conflitto e queste ripercussioni, impattando su una situazione già fragile, amplificano il rischio di instabilità anche in termini di conseguenze sui flussi migratori. La rotta del Mediterraneo centrale è stata considerata per la prima volta prioritaria in un documento della Commissione europea. Non era mai accaduto e non sarebbe accaduto, se l'Italia non avesse posto con determinazione due questioni: il rispetto della legalità internazionale e la necessità di affrontare il fenomeno delle migrazioni a livello strutturale. Continuiamo a essere convinti che occorra passare dal dibattito sulla redistribuzione dei migranti a quello sulla difesa comune dei confini esterni dell'Unione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Serve un quadro di collaborazione basato su flussi legali e su un'incisiva azione di prevenzione e di contrasto di quelli irregolari, fermando le partenze e lavorando ad una gestione europea dei rimpatri. Con oltre 94.000 arrivi, l'Italia, insieme ad altri Stati di primo ingresso in Europa, sta sostenendo l'onere maggiore della protezione delle frontiere europee di fronte al traffico di esseri umani nel Mediterraneo.

Non intendiamo fingere che vada bene così, anche perché quando leggo le notizie di scontri a fuoco tra le forze del Ministero libico e i trafficanti di esseri umani o quelle che raccontano di scafisti pronti a gettare le persone in mare di fronte agli imprevisti, mi convinco ancora di più - qualora ce ne fosse bisogno - che arricchire questi cinici schiavisti del terzo millennio nulla abbia a che fare con il concetto di solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Di fronte a un fenomeno di tale portata, che riguarda tanto i Paesi d'origine e transito quanto quelli di destinazione, è necessario responsabilizzare non solo l'Unione nel suo complesso, ma anche i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Per questo crediamo che l'UE debba rilanciare un'effettiva attuazione degli impegni presi da tempo in tema di cooperazione migratoria con i nostri partner dell'Africa e del Mediterraneo, attraverso un loro maggior coinvolgimento nella prevenzione e nel contrasto al traffico di esseri umani. Il fianco Sud della sfida migratoria non è meno importante del fianco Est. Ci adopereremo perché i due fronti vengano affrontati con la stessa attenzione, cosa che non è avvenuta fin qui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E anche qui l'Italia può e deve giocare un ruolo da protagonista.

Come è emerso anche nel vertice dei Paesi mediterranei dell'UE di Alicante, occorre rafforzare la cooperazione con i Paesi del Mediterraneo nei settori al centro dell'attualità internazionale (energia, sicurezza alimentare, migrazioni) e garantire adeguati finanziamenti a favore del Vicinato Sud, con la dovuta priorità allo sforzo comune contro la migrazione illegale. Uno degli obiettivi principali dell'azione italiana nella regione euromediterranea è far evolvere la dimensione mediterranea della politica europea di vicinato, trasformandola in un vero e proprio partenariato mediterraneo che non si esaurisca nella recessione delle crisi e che non si limiti a rapporti bilaterali.

La nostra Nazione è cerniera e ponte energetico naturale tra il Mediterraneo e l'Europa, in virtù della sua posizione geografica, delle sue infrastrutture e del prezioso contributo delle proprie imprese. L'obiettivo strategico che questo Governo intende perseguire è fare dell'Italia uno snodo energetico che colleghi tramite gasdotti - che in prospettiva dovranno trasportare idrogeno verde - ed elettrodotti la sponda Sud del Mediterraneo con il resto d'Europa.

Voglio ricordare a questo proposito il recente via libera della Commissione europea allo stanziamento di 307 milioni di euro per cofinanziare la nuova interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia, un'opera che sarà realizzata da Terna e della società tunisina STEG, che costituirà un nuovo corridoio energetico tra Africa ed Europa, favorendo la sicurezza dell'approvvigionamento energetico e l'incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili. Attraverso progetti di cooperazione come questo, lavoriamo per fare dell'Italia la Nazione promotrice di un piano Mattei per l'Africa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), un modello virtuoso, di collaborazione e di crescita, tra Unione europea e Nazioni africane. Un approccio che, prendendo esempio da un grande italiano come Enrico Mattei, non sia predatorio nei confronti dei Paesi africani, ma collaborativo, fondato su uno sviluppo che garantisca crescita, dignità, lavoro, che costruisca le condizioni per difendere il diritto a non dover emigrare, piuttosto che il diritto a dover emigrare per forza sostenuto fin qui (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Guardiamo, infine, con favore all'inserimento, nelle conclusioni del Consiglio europeo, di un segnale di condanna per le sentenze di pena capitale in Iran a seguito delle proteste nel Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Azione-Italia Viva-Renew Europe). L'uso della forza contro dimostranti pacifici contro le donne da parte delle autorità iraniane è ingiustificabile e soprattutto inaccettabile (Applausi). Questo Governo sarà sempre impegnato per la difesa e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Iran come nel resto del mondo.

L'impegno del Governo, insomma e concludo, è dimostrare quanto l'Italia possa essere un valore aggiunto nel contesto europeo, stravolgendo la falsa narrazione di un'Italia che arrancherebbe, rappresenterebbe quasi un peso per l'Unione europea. Non solo noi siamo fondatori di questo processo di integrazione, non solo siamo centrali nelle dinamiche geopolitiche del continente: noi siamo una colonna indispensabile alla crescita economica e sociale dell'intera Europa. Questa è l'Italia che vogliamo rappresentare al Consiglio europeo con il sostegno del Parlamento italiano e con il mandato che ci darete oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Misto – Deputati si levano in piedi).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritta a parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, membri del Governo, onorevoli colleghi, indubbiamente l'appuntamento del Consiglio europeo è importante e abbiamo considerato anche rassicuranti e importanti le dichiarazioni del Presidente del Consiglio proprio in merito all'Ucraina. Al riguardo, riteniamo che l'Italia debba appoggiare European Peace Facility proprio per dotare l'Ucraina di una maggiore difesa aerea, come riteniamo anche importanti gli aiuti umanitari, l'intervento della Protezione civile e la ricostituzione delle opere critiche e strategiche. Del resto, è una necessità anche temporale, considerando che stiamo andando verso un inverno molto difficile e che le temperature sono già molto rigide. L'intervento dell'Italia non va solo in continuità con quanto già fatto, ma va sottolineato che proprio la scelta di avere l'Ucraina come Paese candidato è un supporto verso il futuro di integrazione dell'Unione europea e, quindi, questo è un passaggio fondamentale. Come anche è fondamentale l'inserimento, nel nuovo regolamento, nella proposta di regolamento, delle reti transeuropee, come avvenne del resto per i Balcani occidentali nel 2015.

A proposito del tetto al gas, è stato giustamente sottolineato che quello finora raggiunto non è un risultato che possa definirsi soddisfacente. Questo, Presidente, è il prezzo della cosiddetta non-Europa, quando gli Stati sono quelli che determinano l'insuccesso. Allora, confidiamo, Presidente, che ci sia una continuità, nel solco di quanto già fatto fortemente dal Presidente Draghi, nel pretendere che questo tetto al gas sia veramente efficace, altrimenti non avremo quei risultati tanto attesi che invece devono rassicurare i cittadini e anche le imprese.

E mi permetto di dire che deve anche cessare questo inutile rimpallo tra il Consiglio europeo e la Commissione europea. A proposito di Vicinato meridionale, è una regione importante quella di cui stiamo trattando per ciò che lei ha ricordato, Presidente, cioè per il fatto di essere un riferimento per l'approvvigionamento energetico, ma anche per la questione legata alla migrazione.

Va detta anche un'altra cosa ad onor del vero e cioè che indubbiamente c'è una distinzione da fare tra la migrazione economica e la richiesta di asilo, perché sappiamo che alcuni arrivi che sono migranti economici, in realtà, poi chiedono l'asilo politico. Quindi, bene quanto ha detto in merito all'intervento nei Paesi d'origine, ma mi permetto di richiamare anche l'urgenza di tornare sul tema del regolamento di Dublino. E sappiamo che era stato il regolamento Dublino II ad aver portato a un punto focale, cioè quello di avere il Paese di approdo come responsabile della pratica di asilo. Ebbene, questo punto deve essere assolutamente ripreso e va ripreso in continuità - posso dirlo? - con quanto già avviato nella precedente legislatura, quando si tentò di modificare il regolamento Dublino III superando questo principio che naturalmente è svantaggioso, in primo luogo, per l'Italia e per i Paesi affacciati sul Mediterraneo, ma anche rispetto a quella ricollocazione tra i Paesi che deve diventare una solidarietà come automatismo.

Ebbene, purtroppo una parte della maggioranza che regge questo Governo non votò a favore di quella modifica del regolamento e sappiamo bene che anche i Paesi del gruppo Visegrád, purtroppo, sono tra quelli che hanno ostacolato l'avvio di questi negoziati. Quindi, se vogliamo davvero più Italia in Europa, allora contiamo, Presidente, sul suo convincimento, proprio in quella sede, rispetto al gruppo di Paesi che ostacolano questo tipo di riforma.

A proposito, poi, di altri temi, non sono direttamente connessi all'ordine del giorno del Consiglio europeo, però ci sono due punti focali per noi: uno di questi è il MES. L'Italia ha atteso pazientemente la decisione della Germania. Questa decisione è stata presa e noi ci auguriamo che l'ultimo Paese in ordine, che è appunto l'Italia, prenda finalmente una decisione in questo senso perché, io dico, è meglio avere una garanzia in più che una garanzia in meno. Non necessariamente bisogna farvi ricorso, però è uno strumento che oggi è a disposizione dei Paesi, degli Stati membri; anzi, diciamo che questo Trattato deve essere sottoscritto a vantaggio degli Stati membri e dell'Eurozona in particolare, quindi non vediamo il motivo per il quale si debba soprassedere rispetto a questo.

Con riferimento al tema del cosiddetto PNRR, questo è un argomento che lei non ha toccato. Riteniamo comprensibile che ci sia una richiesta di proroga o, comunque, una revisione dei progetti; quello che, però, dobbiamo sempre tener presente sono gli impegni che ci siamo assunti, in particolare sulla revisione dei servizi pubblici locali, su una maggiore digitalizzazione, su una revisione del sistema della giustizia, sul combattere il lavoro irregolare, sul fatto anche di combattere l'evasione. Ebbene, su questo punto, è chiaro che anche dei piccoli movimenti di denaro, anche delle piccole somme, ma che, poi, nell'ambito nazionale hanno un numero significativo, possono rappresentare risorse rilevanti che vengono sottratte al bilancio dello Stato. Noi auspichiamo, invece, che queste somme, anziché rimanere indebitamente nelle tasche di qualcuno, possano andare a vantaggio, per l'appunto, del bilancio dello Stato e, poi, a destinazione dei servizi pubblici e, in modo particolare, del Servizio sanitario che ne ha estremamente bisogno. Infine, Presidente, lei ha toccato un tema decisamente importante e delicato che fortunatamente è stato inserito nelle conclusioni del Consiglio europeo che riguarda la situazione in Iran. È un tema purtroppo, come dicevo, di attualità, in quanto ci sono violente repressioni di manifestanti pacifici, in particolare, le donne, ci sono esecuzioni capitali e, di fronte a questo, nessuno davvero può tacere. Quindi, confidiamo che ci sia una ferma presa di posizione dell'Italia e dell'Unione europea affinché ci sia davvero la fine di queste orrende reazioni nei confronti dei manifestanti e ci sia una condanna dell'azione di uno Stato che non ha rispetto, purtroppo, per i diritti delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri, colleghi, è chiaro a tutti che nel prossimo Consiglio l'obiettivo comune sarà continuare a sostenere, nelle diverse dimensioni, l'Ucraina e i suoi cittadini e favorire, quindi, ogni utile sforzo per una progressiva risoluzione del conflitto che possa giungere ad una pace rispettosa dell'integrità territoriale, della sovranità e dell'indipendenza dell'Ucraina.

Anche in vista dei prossimi mesi invernali, è fondamentale l'impegno europeo per la protezione della sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, in collaborazione con le Nazioni Unite, nel quadro della Black Sea Grain Initiative, proseguendo tutte quelle azioni messe in campo, già dai primi mesi dell'invasione, volte ad aiutare il Paese ad esportare i suoi prodotti agricoli.

Dobbiamo, però, anche prevenire ulteriori situazioni che possano minacciare la sicurezza alimentare mondiale, potenziando quei corridoi di solidarietà che stanno raggiungendo i limiti di capacità, e creare percorsi logistici alternativi che utilizzino tutte le modalità di trasporto, al fine di facilitare le esportazioni agricole dell'Ucraina e l'importazione di tutti i beni di cui il Paese ha bisogno, fornendo un'ancora di salvezza dell'economia.

La Commissione è chiamata, inoltre, su un punto fondamentale all'ordine del giorno, quello energetico, sul quale il Presidente si è espresso. La Commissione dovrà presentare ulteriori misure per affrontare questa difficile situazione, contenere i prezzi del gas, garantire la sicurezza delle forniture, ridurre la domanda, diversificare gli approvvigionamenti con partner affidabili.

Il Consiglio europeo straordinario dei Ministri dell'energia convocato oggi dovrebbe raggiungere un accordo di compromesso sul price cap al gas. La Presidenza ceca ha lavorato alacremente, mettendo sul tavolo tre proposte rispetto a quella iniziale della Commissione, portando il tetto da 275 euro per megawattora a 220 euro e riducendo da 15 a 5 giorni il periodo in cui la differenza con il gas nazionale liquefatto deve essere superiore a 35 euro affinché scatti il meccanismo. Su questo testo occorrerà cercare di apportare delle modifiche. Non solo l'Italia, ma anche gli altri 11 membri ritengono necessaria questa modifica al meccanismo di attivazione (dall'ampliamento del campo di applicazione del regolamento ai livelli di 220 e 35 euro per cui, secondo i 12 Paesi, i valori dovrebbero essere molto più ridotti), che dovrebbe scattare ben prima dei 5 giorni consecutivi attualmente previsti.

E sul meccanismo di correzione del mercato occorre trovare rapidamente questo giusto equilibrio e l'accordo politico nei prossimi giorni.

L'Italia per prima, già a suo tempo con il precedente Governo, ha posto questo problema sul tavolo della discussione comunitaria e confidiamo nella continuazione e nell'apporto. Riteniamo che, accanto al tetto al prezzo del gas, occorra anche una successiva accelerazione alla proposta di riforma strutturale del mercato dell'energia elettrica per un'efficace decarbonizzazione del sistema energetico, tema sul quale Commissione e Stati membri si stanno confrontando.

Con azione simultanea dobbiamo anche, però, intervenire per progetti di materia energetica nei settori dell'innovazione e dell'efficienza delle infrastrutture. Abbiamo bisogno di tutti questi strumenti per tenere sotto controllo la dinamica dei prezzi dell'energia che si riverbera, comunque, sull'innalzamento dell'inflazione comunitaria, che sempre più pesantemente sta colpendo i portafogli dei cittadini europei e minando la tutela delle nostre imprese. La tutela della nostra base industriale e dello sviluppo tecnologico resta, dunque, prioritaria e non ci è sfuggito il suo impegno su quel termine “vigilare” anche sugli effetti, poi, delle sanzioni.

Non meno importante sarà la discussione relativa al rafforzamento della sicurezza e della difesa dell'Unione nel prossimo decennio, per dare quindi una concreta realizzazione alla Bussola strategica approvata la scorsa primavera. Lei ha citato, in esordio del suo intervento, tre concetti: visione, strategia, efficacia. Qualche settimana fa, il Consiglio ha espresso un orientamento generale sulla proposta di regolamento sull'istituzione di uno strumento per il rafforzamento dell'industria europea della difesa mediante appalti comuni e ora si avvieranno negoziati con il Parlamento. Non c'è dubbio che un'industria della difesa forte e competitiva costituirà la colonna portante della capacità di difesa europea. Lei ha fatto cenno alla sovranità strategica dell'Unione. È quindi indispensabile dotarsi di uno strumento che possa aiutare le imprese e prevedere meglio la capacità produttiva al fine di garantire le forniture essenziali, in uno scenario geopolitico mondiale in rapida evoluzione, che dovrà vedere l'Unione europea al fianco della NATO, protagonista nella difesa dei nostri valori occidentali dalle minacce cui sono sottoposti. Sul resto dei nostri argomenti - pacchetto allargato per il riconoscimento del percorso europeo dell'Ucraina, della Repubblica della Moldova e della Georgia e sulla centralità dei principi affermati e promossi dall'articolo 3 del TUE nella politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, sostenendo le iniziative contro le autorità della Repubblica islamica dell'Iran e i loro provvedimenti, e sull'impegno dell'Unione per favorire il pieno sviluppo socioeconomico e la stabilità dei Paesi sulla sponda Sud del Mediterraneo e dell'Africa subsahariana - si soffermerà più diffusamente il collega Battilocchio. Voglio, però, sottolineare l'importante risultato di questa nostra presenza come XIV Commissione, dove la nostra coalizione ha dato un apporto, in perfetta condivisione di valori e di unione di intenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, accolgo come primo momento il suo passaggio su quello che sta succedendo in Iran e ci affianchiamo assolutamente alla condanna rispetto alle violenze che stanno accadendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Di violenza si parla purtroppo dal 24 febbraio del 2022, giorno della criminale invasione dell'Ucraina da parte di Putin, dove è mutata, purtroppo, la storia del nostro continente; una guerra che si sta svolgendo alle porte dell'Europa e che l'Alto Commissario delle Nazioni Unite ha recentemente definito con numeri che fanno tremare i polsi, ovviamente. Si parla di situazione di emergenza, spiegando che più di 17 milioni, anzi, quasi 18 milioni di persone oggi hanno bisogno di assistenza umanitaria: 9 milioni sono bisognosi di alimenti, 7 milioni e mezzo sono i rifugiati e 6 milioni e mezzo gli sfollati interni. Davanti a questi numeri bisogna intraprendere tutte le azioni necessarie per fornire loro assistenza umanitaria, finanziaria ed economica. Guai a voltarsi dall'altra parte. Dobbiamo schierarci, senza se e senza ma, con il popolo ucraino, ma oggi stare al fianco delle popolazioni ucraine significa lavorare per un immediato cessate il fuoco. Riguardo a tutto quello che si sta facendo, bisogna ribadire con forza - e questo il MoVimento 5 Stelle lo sta dicendo da mesi - che non è stato fatto abbastanza e non è stato fatto a sufficienza. L'escalation militare fa ancora più paura se la uniamo alla minaccia nucleare. Si è imboccato, a nostro avviso, purtroppo, un vicolo cieco, dove si sta provando a raggiungere una vittoria militare sul campo che causerà inevitabilmente altre vittime. La soluzione, per noi, è solo una: fermarsi e dare voce ai negoziati di pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siamo infatti convinti che la pace non si raggiunga oggi con l'invio di altre armi, ma mettendo al centro la diplomazia, quella stessa diplomazia che molte persone hanno richiesto nella manifestazione di Roma, dove donne e uomini hanno sfilato come noi, affermando il fatto che non ci si vuole arrendere a una logica di escalation militare. È necessario, quindi, preparare il terreno per una conferenza di pace internazionale, una conferenza che potrebbe tenersi anche qui a Roma, città della pace, città del Papa, dove 65 anni fa furono firmati i Trattati da cui iniziò a prendere forma proprio la Comunità europea. Da questa situazione, quindi, si esce solamente con uno sforzo condiviso a livello europeo, con quella stessa postura e con quello stesso atteggiamento costruttivo con cui abbiamo affrontato la pandemia. In quella fase, ricorderete, abbiamo lavorato con insistenza, piegando anche le resistenze dei Paesi frugali, ovviamente combattendo contro una diversità di opinioni ma portando un risultato a casa. Ricorderete che l'allora Presidente Conte, nonostante tante difficoltà, ha strappato i 209 miliardi su cui si sta appoggiando oggi il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), affermando l'adozione di un nuovo meccanismo di debito comune europeo. Parlo, ovviamente, di quel Recovery Fund che sia la Lega sia Fratelli d'Italia non hanno votato per cinque volte, in Europa, perché probabilmente in quel momento bisognava schierarsi a fianco degli amici sovranisti di Ungheria e Polonia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vedete, è proprio qui che si celebrano e si consumano le nostre differenze sostanziali. Voi state portando avanti una continuità, che noi abbiamo già contestato, con il Governo Draghi, rispetto al quale vi siete posti all'opposizione ma che state imitando, secondo noi, in malo modo. Ancora peggio, affermate un principio che, per quanto ci riguarda, non condividiamo nella maniera più assoluta e che si radicalizza nella richiesta del vostro Ministro Crosetto di mettere le spese militari al di fuori del Patto di stabilità. Noi, invece, chiediamo – su questo punto vorrei soffermarmi brevemente - che ad essere esclusi da questo Patto di stabilità siano le conseguenze che i cittadini italiani stanno subendo dalla crisi, e non le armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una questione di priorità. La vostra priorità, evidentemente, è quella di far costruire altre armi e aiutare le industrie, da questo punto di vista; la nostra priorità è il benessere delle persone. Per questo c'è una differenza rispetto a quel passaggio che vi ho appena illustrato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) Per noi, Presidente, il benessere della persona e il progresso del nostro Paese si basano su tre pilastri fondamentali, che sono la pace, la giustizia sociale e la riconversione industriale che si fonda sulla transizione ecologica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché oggi pace, oltre che faro della politica di ogni Paese, vuol dire stabilità, giustizia sociale vuol dire democrazia e parità di diritti e transizione industriale, legata alla transizione ecologica, è il nostro futuro ed è il nostro lavoro. È per tale motivo che su questo abbiamo basato la politica degli ultimi anni. Nella manovra, invece, voi avete dimostrato anche un altro tipo di atteggiamento che non abbiamo condiviso. Avete fatto in modo che il dissenso sociale rimanesse in maniera orizzontale e non salisse mai verso il vertice, che il nemico delle persone che non riescono a arrivare a fine mese fosse il percettore del reddito di cittadinanza. Questa è una cultura che noi rigettiamo e, soprattutto, rigettiamo il fatto di spostare mediaticamente i problemi del Paese su questo, quando poi, nel silenzio delle Aule, nel silenzio di quello che succede in questa Camera e in Senato, cercate di indebolire gli anticorpi del Paese nei confronti dell'anticorruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in un momento cruciale per il Paese, che è quello dei maggiori investimenti della storia della nostra Repubblica. Queste mistificazioni non sono un mio punto di vista o un vezzo del MoVimento 5 Stelle; sono dati chiari, limpidi che la Guardia di finanza ha messo al centro. Parliamo di 36 miliardi di frodi. Sa, di queste, quante sono legate al reddito di cittadinanza? Meno dell'1 per cento, lo 0,8 per cento. Ovviamente, tutte frodi da risolvere. Sa quante, invece, sono legate agli appalti e alle mazzette? 12 miliardi, il 35 per cento.

Ora mi dica lei qual è il protagonista dei problemi nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Il punto, rispetto a quello che state dimostrando in questi mesi ma soprattutto a quello che sta avvenendo in Senato, è che è anche facile venire qui e, nei proclami del discorso di insediamento, parlare dei principi di Falcone e Borsellino; altra cosa però è mettere in pratica quei principi e, sotto questo profilo, secondo me, tutto è abbastanza deficitario.

Sul fronte poi del caro bollette, il Governo si è limitato a una manovrina evanescente, anzi “prudente”, così come è stata da voi definita. Vi ricordavamo un po' più intraprendenti, invece oggi il principio più importante è la prudenza. La proposta che, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo avanzato è chiara - la preghiamo di portare questo messaggio in Europa – ed è volta ad istituire l'Energy Recovery Fund, cioè un piano che prevede investimenti, stoccaggio comune e fondi europei a supporto della lotta al caro energia. Come vedete, questa proposta va oltre i tre mesi che sono stati protagonisti di questa legge di bilancio per quanto riguarda il caro energia, per vostra stessa ammissione; va un po' più in là, d'altronde questa si chiama “visione”, si chiama “programmazione”.

Infine, il discorso migratorio: si tratta di un tema complesso e forse lo state scoprendo in questo periodo. Purtroppo per voi, non è possibile affrontarlo a colpi di demagogia o con esibizioni muscolari a danno delle famiglie disperate, servono principi di umanità, responsabilità e soprattutto serietà istituzionale. Chiediamo quindi che il ricollocamento sia automatico e obbligatorio e non su base volontaria, come invece avviene in questo momento, superando quindi di fatto il regolamento di Dublino, che sancisce la responsabilità del primo Paese di approdo. Sono azioni fondamentali per costruire insieme una politica sull'immigrazione in grado di tutelare gli Stati grazie al principio di cooperazione, praticamente tutto quello che non state facendo in questo momento. Preferite andare avanti a colpi di propaganda e poi, sistematicamente, siete costretti a fare dei dietrofront. Siete riusciti ad aprire una faida con la Francia che non discuto nel merito ma che, per quanto riguarda la risoluzione dei problemi, ha portato poi nella pratica la Francia a lasciare 3.000 migranti nel nostro Paese. Questo per noi non è risolvere le questioni riguardanti questo tema. Questi sono i risultati che si ottengono facendo un ragionamento con slogan che sono vuoti e, a nostro avviso, inefficaci. Lasciatemi dire, in conclusione, che l'alleanza sovranista, tanto cara a voi, al Ministro Salvini e a lei, Presidente, è un ossimoro in termini e soprattutto calpesta quegli interessi nazionali del nostro Paese perché non ci siamo dimenticati delle posizioni di Ungheria e Polonia, che si sono sempre opposte alla redistribuzione dei migranti in quote. Ora, se Orbán fosse veramente l'amico della destra, l'Italia si troverebbe nuovamente a gestire da sola un flusso che da sola non può sostenere. Quindi, la domanda con cui vi lascio è questa: ce la fate ad ammettere che l'alleanza con i Paesi di Visegrád ci sta danneggiando? Riuscite almeno a parlare con questi vostri amici sovranisti e a convincerli, oppure Orbán ha ragione anche su questo e quelli sbagliati, un'altra volta, siamo noi che guardiamo agli interessi del nostro Paese? Ecco, vi lasciamo con questa domanda. Non dovete rispondere al MoVimento 5 Stelle ma, probabilmente, a un popolo che aspetta la risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Presidente Fontana, Presidente Meloni, onorevoli colleghe e colleghi, prima di tutto solidarietà al popolo iraniano per quello che sta succedendo in quel Paese, in quella terra (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Il nostro Paese non può rimanere silente e sono contento e felice che, anche da quest'Aula parlamentare, tutti i gruppi si stiano pronunciando e che anche il Governo si sia pronunciato.

Sostegno all'Ucraina, sostegno ad ogni azione che porti alla pace, Presidente Meloni. L'Unione europea deve riprendere il suo ruolo centrale come mediatore, un ruolo che, ahimè, invece, le è stato strappato da altri attori internazionali. Noi, come gruppo Lega, speriamo e auspichiamo che, all'interno della famiglia europea, sia proprio l'Italia l'attore centrale. È già stato detto in quest'Aula: questa città può essere sede di trattative, questo Paese ha una propensione verso la diplomazia, una propensione verso la pace. Siamo un Paese di “dialogatori”, siamo un Paese capace di far sedere le parti in causa. Certo, c'è una parte che aggredisce e c'è una parte che viene aggredita; questo è chiaro e non dobbiamo mai dimenticarcelo. Tuttavia, è anche chiaro che un ruolo centrale in questo processo di pace potrebbe dare rilancio e lustro al nostro Paese. E poi - mi permetta di dirlo, Presidente Meloni - è nel nostro DNA, perché noi siamo proprio quello, un Paese capace di far sedere le parti in causa, anche le più distanti, farle parlare e far fare la pace; l'abbiamo già fatto nella nostra storia. Questo ruolo dobbiamo recitarlo, Presidente Meloni, perché gli effetti della guerra stanno ovviamente devastando l'Ucraina, il popolo ucraino, le famiglie e i cittadini, a cui diamo tutta la nostra solidarietà, ma anche perché gli effetti di questa guerra sono anche visibili nel nostro Paese e sono devastanti. Chiunque di noi abbia l'onere e l'onore di girare, di monitorare e di parlare con i territori, che qui siamo chiamati a rappresentare, se ne accorge, se ne accorge dal grido disperato delle nostre imprese che non riescono più a produrre per il costo dell'energia e dal grido disperato dei nostri cittadini. Allora, tutte le azioni che sta compiendo il nostro Governo, nel breve e medio periodo, trovano chiaramente tutto il nostro appoggio, ma è chiaro che la soluzione è una: nel lungo periodo, il nostro Paese - ma mi permetto di dire in questa sede “il nostro continente” - deve arrivare ad essere indipendente ed autonomo dal punto di vista energetico e dal punto di vista della produzione. Abbiamo visto, infatti, come le regole della globalizzazione funzionino alla perfezione in tempo di pace ma, quando poi si innescano delle crisi internazionali, delle crisi profonde, che vanno a colpire il tessuto stesso che regola e che ha sempre regolato il rapporto fra i Paesi e fra gli Stati, a quel punto quelle regole saltano. Allora, da qui la consapevolezza che tutto lo sforzo di questo Governo e di questa maggioranza parlamentare deve essere portato all'autonomia e all'indipendenza dal punto di vista energetico e dal punto di vista produttivo del nostro Paese. Oggi per noi questo vuol dire tornare a essere pienamente padroni a casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) perché solo un Paese in grado di produrre - e non stiamo parlando ovviamente di autarchia o di chiudere i rapporti commerciali con l'estero, ci mancherebbe altro - e di camminare da solo nei momenti di crisi è un Paese in grado anche di esportare e di aiutare gli altri nei momenti di crisi, come d'altra parte stiamo già facendo. Allora, l'autonomia del Paese e l'autonomia dell'Unione europea devono tornare al centro del discorso politico europeo già da questo importantissimo vertice perché troppo spesso, troppo spesso, Primo Ministro Meloni, l'aggressione economica da Oriente invade i nostri spazi economici e commerciali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E li invade in Africa, nell'Africa subsahariana, li invade nell'Africa orientale, ma li invade anche nei vicini Balcani e li invade persino dentro i confini dell'Unione europea. E di questo noi siamo molto preoccupati. Come Parlamento, vigiliamo e diamo il massimo supporto e il massimo apporto a questo Governo, al nostro Governo, nel cercare di contrastare quella che è una vera e propria aggressione commerciale da parte della Repubblica popolare cinese e di altri grandi attori internazionali. Poi è chiaro che in questo discorso il focus non può essere che mirato e concentrato sui Balcani occidentali, che sono un'estensione, se vogliamo, dell'Unione europea. Non possiamo perdere quel rapporto diretto che abbiamo, come Unione europea e come Italia, in quella parte di mondo, che è una parte di mondo che guarda all'Unione europea, ma contemporaneamente è un nostro spazio economico, è una parte di mondo in cui le nostre imprese fanno affari, è una parte di mondo che, dal punto di vista commerciale, guarda in modo importante all'Europa, ma, mi permetto di dire, in questo contesto, soprattutto al nostro Paese, soprattutto a questo Paese. Questo rapporto con i Balcani occidentali non va dunque perso e non dobbiamo farci portare via i Balcani occidentali, e i Balcani in generale, da altri attori internazionali extraeuropei.

L'Europa deve guardare a Occidente, agli Stati Uniti, ma semplicemente perché siamo un tutt'uno, siamo il mondo occidentale e siamo quella parte di mondo che ha, come cardine del proprio sistema, la democrazia. E, quindi, siamo orgogliosamente parte della NATO, che deve rimanere, dal punto di vista della difesa, dal punto di vista militare, il nostro punto di riferimento, la stella a cui guardare. Non può essere che così, e, anche da questo punto di vista, mi permetto di dirlo che è nel nostro DNA.

Lei ha perfettamente ragione, Primo Ministro Meloni, quando dice che la priorità è bloccare gli sbarchi. Questa è, ovviamente, la priorità nostra storica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma altrettanto importante è scardinare quel dogma, che oggi esiste ancora nell'Unione europea, che dice che i Paesi di primo arrivo devono sobbarcarsi tutto il peso dei flussi migratori. Questo è sbagliato, questo è profondamente sbagliato.

Dublino: è un Patto che è stato scritto ed è stato firmato in un altro periodo storico, un periodo storico in cui l'emergenza sbarchi, l'emergenza flussi, non era così strutturata - ed è quasi un ossimoro parlare di emergenza strutturata, ma è la realtà che stiamo vivendo in questi anni - e non era così importante. E, allora, ci viene da dire, da quest'Aula parlamentare, che i Paesi del nord Europa, sostanzialmente i Paesi che non sono Paesi di primo arrivo, non possono continuare a lavarsene le mani. Da parte di questo Governo noi ci aspettiamo azioni, sì, azioni anche forti in sede europea, per far capire a quel mondo, per far capire a quella parte dell'Europa che questa parte d'Europa, l'Europa mediterranea, in particolare il nostro Paese, che è il naturale punto di arrivo per la rotta centro-mediterranea, non può fare a meno di chiedere solidarietà ai Paesi del nord Europa. Io penso che qui, o l'Unione europea dimostra di esistere, o l'Unione europea dimostra di esserci, oppure è evidente che c'è qualche cosa di sbagliato in questa Unione europea. Quindi, rivedere quel Patto di Dublino deve essere comunque al centro della nostra agenda, posto che, come ha detto lei, la priorità è quella anche, da quei Paesi e in quei Paesi, di bloccare gli sbarchi.

E poi, Presidente, c'è un tema di cui mi preme assolutamente parlare, per l'importanza che ricopre per il nostro Paese, per l'Unione europea e per le nostre imprese, anche se non è all'ordine del giorno di questo Consiglio europeo, e su cui vorrei fare un passaggio: la transizione verde. È chiaro che tutti noi siamo ecologisti, tutti noi siamo ambientalisti, tutti noi riconosciamo che c'è un tema a livello globale, tutti noi sappiamo che gli Stati debbono fare delle politiche per andare verso il concetto di impatto zero dal punto di vista ambientale. L'Europa ci impone certi passi, l'Europa ci impone una certa strada, alcuni di questi passi sono assolutamente condivisi da noi, come sistema Paese. Ma è chiaro che la transizione verde, per quanto sacrosanta e per quanto importantissima, non può andare a creare scompensi dal punto di vista economico e dal punto di vista sociale, in questo continente e nell'Unione europea. L'altro grande pilastro dell'Unione europea, che è il pilastro sociale, va tutelato anche pensando e ideando le politiche della transizione verde. Allora, noi chiediamo all'Europa, chiediamo a lei come Primo Ministro, al Governo e alla maggioranza parlamentare, a noi che siamo la maggioranza parlamentare, ma, per nostra e vostra estensione, alla Commissione europea e all'Unione europea, che il pilastro sociale, quindi le politiche per contenere la disoccupazione nel nostro continente e nell'Unione europea e le politiche per contenere l'impatto ambientale, viaggino alla pari. E non lo dice la Lega, non lo dice il gruppo della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), lo dice l'Agenda 2030, al punto 17, in cui sancisce che ogni punto è importante tanto quanto gli altri punti e che tutti i punti dell'Agenda debbono viaggiare allo stesso modo e nella stessa direzione. Quindi, è giusto andare verso un continente a impatto zero, ma è importantissimo, contestualmente, andare verso un continente che sia anche a disoccupazione zero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le due politiche devono viaggiare assolutamente alla pari, altrimenti si creano scompensi.

E poi, per concludere: revisione del Patto di stabilità. Ormai, dopo la pandemia, in questo periodo di guerre, in questo periodo di crisi internazionale, è qualcosa forse di scontato da dire, ma la direzione deve essere andare verso una revisione del Patto di stabilità, che sia strutturale e perpetuo.

Allora, Presidente Meloni, tramite il Presidente Fontana, io la ringrazio per il suo discorso e mi complimento, da presidente della XIV Commissione, con tutti i capogruppo della mia Commissione, per la stesura di questo importantissimo testo: la risoluzione parlamentare che va a indicare a lei e a voi, Governo, come si fa in una Repubblica parlamentare, la via, la strada e la postura che il nostro Paese deve tenere in questo Vertice europeo e, per estensione, a livello europeo e a livello internazionale.

Buon lavoro, Presidente Meloni, buon lavoro, Ministro Fitto, buon lavoro, Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vinicio Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, deputati, Presidente Meloni, rappresentanti del Governo, io intervengo soltanto su uno dei temi del Consiglio europeo oggetto delle comunicazioni del Presidente del Consiglio, ossia quello che riguarda energia ed economia, concentrando le mie considerazioni su alcuni aspetti che riguardano il tema dell'energia.

Infatti, Presidente, nella proposta di conclusioni del Consiglio europeo, viene sottolineata l'importanza di un passo avanti degli investimenti in innovazione, in infrastrutture di interconnessione, in energie rinnovabili e progetti di efficientamento energetico per consentire all'Unione europea di uscire dalla dipendenza dall'importazione di fonti energetiche russe, di accelerare - mi riallaccio, attraverso di lei, Presidente, anche alle considerazioni appena fatte dal collega della Lega - la transizione ecologica e di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; quindi, questioni non solo connesse, ma inscindibili tra di loro, da affrontare insieme, a maggior ragione a fronte della drammatica situazione prodotta dalla guerra di aggressione della Russia che sta avendo un impatto rilevante sui cittadini, sull'economia italiana e su quella di tutta l'area dell'Unione europea, in particolare, a causa del drastico aumento dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari. È il frutto avvelenato di una strategia precisa del regime di Putin, come ha ricordato la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo discorso del 14 settembre scorso sullo stato dell'Unione, la Russia sta continuando a manipolare attivamente il nostro mercato delle energie. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, i prezzi a pronti del gas registrato presso il TTF olandese, che erano rimasti per circa quattro anni sotto i 25 euro megawattora, sono arrivati ai dati drammatici che conosciamo tutti quanti, con l'impennata, a partire da agosto, stabilmente sopra i 200 euro megawattora.

Credo sia utile, in questa discussione, ricordare anche che l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, ESMA, ha dichiarato recentemente che, sebbene i mercati dei derivati su merci aperti e ben funzionanti svolgano un ruolo essenziale per la determinazione dei prezzi, a causa del recente periodo di estrema tensione, potrebbero essere utili misure volte a contenere l'eccessiva volatilità, per migliorare il funzionamento complessivo di tali mercati. L'ESMA ha, inoltre, sottolineato che il quadro della seconda direttiva sugli strumenti finanziari di mercato, MIFID 2, prevede già una serie di meccanismi di volatilità, in particolare le sospensioni delle negoziazioni e il contenimento dei prezzi, insomma, a conferma che tempi eccezionali richiedono misure di emergenza eccezionali, in merito alle quali l'Unione europea deve agire insieme, in modo unito come non mai.

Tutte le misure adottate a livello dell'Unione europea per combattere la crisi dei prezzi dell'energia devono essere pienamente compatibili con gli obiettivi climatici dell'Unione a lungo termine, compreso il Green Deal europeo, per promuovere l'autonomia strategica aperta dell'Unione europea. È necessario che la Commissione, a tale riguardo, analizzi gli impatti cumulativi delle misure di emergenza nazionale e dell'Unione europea, garantendo che siano coerenti con l'obiettivo dell'Unione di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Le misure proposte dovrebbero riconoscere, poi, certo, la diversità delle circostanze nazionali e prevedere, pertanto, la flessibilità necessaria per la loro attuazione.

A tale proposito, Presidente, voglio ricordare la risoluzione del Parlamento europeo dello scorso 5 ottobre che ricorda che l'energia più economica, innanzitutto, è quella che non consumiamo e che l'efficienza energetica e le misure di risparmio energetico, non solo aiuteranno l'Unione europea nel breve termine, ma aiuteranno anche a rispettare gli impegni climatici per il 2030. Allora, il conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo renderà i nostri sistemi energetici più efficienti, maggiormente basati sulle energie rinnovabili, più forti di fronte alle crisi, più resilienti agli shock esterni; garantirà energia stabile e a prezzi accessibili e contribuirà all'autonomia strategica aperta. Gli Stati membri e la Commissione europea sono chiamati ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili che è il modo migliore per porre fine alla dipendenza dal gas naturale e rispettare gli impegni dell'Unione in materia di clima. Il riscaldamento residenziale deve essere decarbonizzato mediante l'elettrificazione intelligente e le soluzioni di tele riscaldamento.

Sono diversi i compiti che vengono richiamati dalla risoluzione. Tuttavia, Presidente, voglio ricordare anche come sia evidente, oggi più di ieri, che la creazione di un mercato unico dell'energia, pienamente integrato, che offra una rete energetica europea realmente resiliente, compresa la costruzione di nuovi interconnettori, migliorando le piattaforme di scambio, allevierebbe la pressione sui prezzi per le imprese e i consumatori nel breve termine e porterebbe all'indipendenza e alla resilienza energetica nel lungo termine.

La riforma del mercato dell'energia dell'Unione europea deve essere perseguita in modo più coerente e gli investimenti nelle energie rinnovabili, nell'efficienza energetica, nelle infrastrutture necessarie, compresi i progetti transfrontalieri mirati ben definiti, come quelli previsti con gli investimenti in Next Generation EU e REPower EU, aiutano l'Unione Europea a conseguire la sovranità energetica.

In ragione di queste considerazioni, Presidente, in conclusione, voglio richiamare la risoluzione che ha presentato il gruppo del Partito Democratico che, su questi temi, impegna il Governo a favorire l'adozione, sulla base del piano REPower EU della Commissione europea, che ha integrato il Green Deal europeo, di interventi strutturali a livello europeo, per il contenimento della domanda, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la riduzione della dipendenza energetica…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Mi sembra che quello scampanellio, Presidente, indichi che il mio tempo si sta concludendo. Allora, mi permetta, Presidente, di chiederle l'autorizzazione a depositare il testo dell'intervento; questo mi consente almeno di lasciare agli atti il complesso delle argomentazioni. Vorrei concludere semplicemente dicendo, Presidente, che mi sembra che il tema dell'energia non sia il solo, ma che, indubbiamente, per la sua rilevanza, in questo momento, dimostri l'importanza del processo di integrazione europea. Si sente spesso dire nel dibattito pubblico e viene usato anche come un argomento di carattere politico: cosa fa l'Europa? L'Europa fa quello che le abbiamo chiesto di fare come Stati membri, perché l'Unione europea si basa sul principio delle competenze di attribuzioni e l'energia è materia concorrente; sono stati fatti passi avanti nel corso degli anni, ma ancora non sufficienti. L'energia è una di quelle materie dove serve un di più di Europa e sentirlo dire, oggi, Presidente del Consiglio, da lei, dalle forze politiche che la sostengono, dalle forze politiche che finora si sono definite sovraniste, che finora hanno sempre sostenuto il contrario, fa indubbiamente piacere; avete cambiato idea? Bene, adesso servono però comportamenti coerenti. Si difendono gli interessi nazionali italiani nel processo di integrazione europea, non dal processo di integrazione europea; si difendono gli interessi nazionali nel rafforzamento, non nel rallentamento. Un'Europa più forte, più integrata, più unita significa tutelare meglio gli interessi nazionali italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sara Kelany. Ne ha facoltà.

SARA KELANY (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Presidente del Consiglio, per questa informativa puntuale, che soddisfa pienamente Fratelli d'Italia rispetto alla posizione che si andrà ad assumere al Consiglio europeo del prossimo 15 dicembre. Ci soddisfa pienamente, perché, nella sua prolusione, lei, Presidente, ha tracciato una visione di ampissimo respiro, ha fornito gli elementi che consentono a questo Parlamento di avere le idee molto chiare rispetto a quello che verrà trasferito in Europa.

Ebbene, oggi, finalmente, dopo dieci anni di vaghezza sugli obiettivi politici di breve, medio e lungo periodo, abbiamo un Governo confortato da un granitico responso popolare e che mostra una grande lucidità nell'affrontare le sfide che ci si impongono. Questo Governo porta in sé, dunque, non solo il peso della rappresentanza, ma anche quello della responsabilità politica, che ad essa è fortemente e strettamente connesso. Con le sue parole, Presidente, ha dato ampiamente conto, non solo, della volontà di portare sulle sue spalle quest'onere, ma anche della capacità di farsene carico senza tentennamenti, anche quando alcune scelte possono risultare impopolari, perché la politica, oggi, è di fronte a un bivio: o decidiamo di scrivere un destino nuovo per la Nazione, oppure, come vedo purtroppo fare troppo spesso ad altre latitudini di questo emiciclo, possiamo scegliere di volare basso, nei pantani delle piccinerie contingenti, in cui si baratta l'immediato consenso con le sorti future dell'Italia.

Dunque, anche rispetto a fatti enormi, come il conflitto russo-ucraino, ci si trincera dietro un pacifismo di facciata che non corrisponde però alle reali, immediate e concrete esigenze di pace di cui oggi l'Ucraina ha fortemente bisogno, dando sfogo a vergognose speculazioni politiche, salvo sino a ieri, quando si sedeva tra i banchi del Governo, avere votato invece per la partecipazione dell'Italia agli aiuti militari. Ebbene, noi non ci siamo mai fatti incantare dalle sirene del consenso e ci siamo da subito schierati per il sostegno alla causa ucraina senza “se” e senza “ma”, quando probabilmente il mero tornaconto ci avrebbe potuto spingere su posizioni differenti; ma non importava allora e a maggior ragione non importa oggi.

Ad altre latitudini, invece, dicevo, abbiamo dovuto assistere a prese di posizione ondivaghe, se non a volte schizofreniche. Però, si badi, la strumentalizzazione della questione ucraina porta con sé implicazioni non solo di natura etica ma anche di natura politica e internazionale, che mettono a rischio non solo la sicurezza del Paese ingiustamente invaso ma anche le possibilità concrete di aprire un negoziato di pace, oltre che la stessa postura dell'Italia di fronte al mondo. Questa è una responsabilità gravissima che i colleghi che oggi fanno politica con la guerra devono assumersi, se intendono perseverare su queste posizioni dissennate. Noi oggi, Presidente, invece abbiamo il coraggio di ribadire quanto abbiamo sempre coerentemente professato. Lo facciamo per moltissimi motivi ma il principale è che oggi nel cuore dell'Europa si è fatto scempio delle più basilari norme di diritto internazionale, dando voce alla legge del più forte.

Continuare a sostenere sotto ogni profilo l'Ucraina fissa questo principio: nel mondo occidentale, quello nato dalle ceneri della seconda guerra mondiale, che ha patito sul suo suolo le tragedie di conflitti sanguinosi, non vale la legge del più forte ma vale la legge del rispetto del diritto, del rispetto dei confini, del rispetto dell'autodeterminazione dei popoli, del rispetto della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Oggi noi siamo chiamati a dare il nostro sostegno ancora più forte non solo dal punto di vista militare ma anche sotto il profilo delle criticità infrastrutturali, energetiche, di crisi alimentare che la popolazione ucraina sta purtroppo affrontando. Noi ci siamo, siamo orgogliosi del fatto che, con il suo Governo, l'Italia non si metterà ai margini, darà il suo contributo, non sarà più vista come l'anello debole della catena e non creerà una crepa, questa sì, gravissima e incolmabile nel fronte occidentale.

Inoltre, permettetemi di fare un ulteriore passaggio: per troppi anni non solo siamo stati l'anello debole della catena ma abbiamo abdicato ad un ruolo che naturalmente ci spettava, vuoi per contesto vuoi per vocazione o per collocazione geografica. Per troppi anni abbiamo consentito che il baricentro degli approvvigionamenti venisse spostato verso oriente, con una Russia che sempre più ha monopolizzato le fonti energetiche, creando una sorta di vassallaggio europeo sull'energia. Oggi, in realtà, è con un vero e proprio ricatto che la Russia sta tentando di tenere sotto scacco l'Europa. Ebbene, ora abbiamo la concreta possibilità di invertire i poli, ce lo ha ricordato lei prima. Dal Nord dell'Europa, zona logistica in cui si concentravano le fonti russe, dobbiamo tornare verso il Sud, con l'Italia che davvero può diventare un grande hub energetico per l'Europa.

Dunque, anche su questo, Presidente, conveniamo con lei. Noi vediamo l'Italia al centro del Mediterraneo, con l'Italia che faccia da traino ad un'Europa che tornerà, grazie all'Italia, al centro del Mediterraneo. Ci ricordava prima l'ottima notizia del cofinanziamento da parte della Commissione europea dell'infrastruttura di interconnessione energetica tra Italia e Tunisia e sicuramente questo è un punto di partenza per un totale cambio di rotta in tema di energia. È la prima volta, peraltro, che l'Europa cofinanzia un'opera infrastrutturale di uno Stato membro con uno Stato non membro, peraltro africano.

Questo segna il passo di un cambiamento di visione. Ne parlava prima lei, è un piano Mattei per l'Africa. Investire in Africa per l'ottenimento dei reciproci vantaggi: per noi nuova linfa energetica, per l'Africa lavoro e sviluppo. Un cambiamento di visione che dunque, grazie a questo Governo, sta diventando proprio anche delle istituzioni europee rispetto alla necessità di fare fronte comune per affrontare tematiche che non possono essere risolte da singoli Stati che operino come monadi nel contesto geopolitico.

È dunque necessaria una condivisione anche sull'approvvigionamento del gas. Un vero, concreto tetto europeo al prezzo del gas è quello che serve, è l'unica molla per fermare la speculazione economica. Agire di concerto è l'unica via per vincere le sfide che questo periodo infausto ci ha posto davanti in maniera così repentina e inaspettata. Questo su ogni tematica che involge e che travolge come un fiume in piena tutta l'Europa. È così per la guerra, è così per gli approvvigionamenti, è così per il problema dell'immigrazione, su cui lei ha dato chiarissime indicazioni. Problema sul quale non si intende fare alcun passo indietro, solo passi in avanti nella direzione della condivisione delle responsabilità, perché l'Italia oggi segna i confini dell'Europa e difendere i confini italiani significa difendere i confini europei. Oggi, dopo che questo Governo finalmente ha messo sul tavolo il problema per la prima volta - ce lo ricordava - in Europa si mette nero su bianco che la rotta del Mediterraneo centrale è per l'Europa una priorità. Voglio ricordare che su quella rotta del Mediterraneo centrale ci siamo noi, ci siamo noi italiani, ed è nostro dovere impedire che uomini, donne e bambini vengano mandati a morire in mare; è nostro dovere impedire che i trafficanti di uomini continuino ad ingrassare i loro sporchi affari; è nostro dovere consentire che chi ha i requisiti possa avere un futuro dignitoso e libero in un'Europa che sia solidale, unita, in cui ciascuno, per le proprie possibilità, faccia la propria parte. A questo proposito, anche mettere di fronte alle proprie responsabilità l'Europa con riguardo a temi non più rinviabili, come le terribili evoluzioni della vicenda iraniana, diventa un passaggio fondamentale. Oggi in Iran si consuma un dramma incalcolabile, l'oscurantismo islamista uccide la libertà e, con questa, mette a morte chi manifesta per la libertà.

Dobbiamo, dunque, insistere per una moratoria su tutte le condanne a morte per i manifestanti iraniani, perché noi siamo la culla dei diritti, noi siamo la culla della libertà, noi siamo la culla della democrazia. Lo dobbiamo a chi è già morto per questo, lo dobbiamo a Masha, morta di “mal velo”, affinché non accada mai più. Dunque, concludo: Presidente, ciò che Fratelli d'Italia ribadisce è il pieno sostegno alle linee del Governo. Poniamo all'attenzione di questo Parlamento e del Governo temi fondamentali con la nostra risoluzione, sulla quale chiediamo a tutti i colleghi di spogliarsi delle necessità politiche contingenti e di considerarla per la sua oggettiva sostanza, perché oggi siamo chiamati a dare risposte ad emergenze superiori rispetto al tornaconto elettorale.

Infine, Presidente, lei ci sta dando una visione, ci sta dando la misura del nuovo corso che la Nazione si appresta ad affrontare sotto una guida saggia, pragmatica ma che non ha perso la capacità di sognare, che sa di poter tornare a volare alto. Dunque, così come ha fatto finora, Presidente, continui a volare alto. Gli italiani sono con lei e, insieme a lei, volerà alta la Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Care colleghe e cari colleghi, gentilissima Presidente, questa mattina mi ha scritto Pega, una nostra concittadina di origine iraniana. Dice: sono esausta nel vedere l'indifferenza con cui la politica sta trattando la questione iraniana. Parlare di indignazione e solidarietà non basta, servono azioni concrete per i diritti umani. Infine mi ha scritto: le nostre urla valgono meno dei vostri sussurri. Una considerazione amara, che dovrebbe far sentire a tutte e tutti noi un peso molto più grande. Arrivo alla sua relazione. In ogni occasione, come lei sa, abbiamo espresso ferma condanna della feroce aggressione russa in Ucraina, che è in palese violazione del diritto internazionale e ha aperto uno scenario angosciante di insicurezza globale. Lo facciamo anche oggi.

Purtroppo, però, possiamo dirci, nonostante le altalenanti evoluzioni del conflitto sembra prefigurarsi una condizione di guerra di posizione e logoramento destinata a protrarsi a lungo, aumentando il carico di morte, distruzione e sofferenza. Non possiamo non tenerne conto. Lo stesso capo di stato maggiore USA ha infatti indicato come sia poco probabile che l'Ucraina possa costringere militarmente la Russia a lasciare tutto il territorio ucraino che occupa.

Quindi, siamo di fronte a un contesto nel quale non è immaginabile una soluzione militare al conflitto. E, quindi, un'altra parola, fin qui assente, soprattutto dalle sue parole, deve tornare protagonista: la pace. Altro che retorica, e l'Unione europea ha il dovere di farsene carico concretamente, come, purtroppo, fin qui, al momento, non ha fatto.

La fornitura di equipaggiamento militare all'Ucraina era considerata come uno strumento per determinare migliori condizioni negoziali. Dico bene? Tuttavia, oggi, appare lampante l'assenza di qualsiasi percorso di pace e persino dell'individuazione di condizioni concrete e realistiche in cui un negoziato possa aver luogo e la sua relazione - mi permetta - lo dimostra. Crediamo, perciò, che sia urgente un cambio di prospettiva, nostra e dell'Unione europea. Insomma, la via negoziale per la ricerca della pace e la fine del conflitto deve diventare la priorità dell'Europa, come sancito, tra l'altro, dall'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea.

Serve una grande iniziativa diplomatica, a partire dalla convocazione di una conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza. Il venir meno di un approccio multilaterale alle relazioni internazionali e la costruzione di una polarizzazione del mondo oggi sono un elemento di forte instabilità e insicurezza. Ecco perché l'impegno europeo deve muoversi in direzione di una rilegittimazione dei luoghi multilaterali, dove vanno cercate soluzioni avanzate e condivise per una effettiva sicurezza globale. L'assenza di una forte iniziativa europea per la pace ha fin qui dato spazio all'azione di altri attori negoziali, come la Turchia, le cui pratiche si pongono esplicitamente in contraddizione con la difesa della democrazia e dei diritti umani.

In questo quadro, e ancor prima di questo quadro, si inserisce una drammatica corsa agli armamenti. La decisione di aumentare la spesa militare al 2 per cento del PIL, nel quadro di un impegno NATO, oltre ad alimentare, appunto, una pericolosa corsa agli armamenti, è, evidentemente, in contrasto con l'obiettivo dell'autonomia strategica ed iniziativa politica nelle relazioni internazionali dell'Unione e della costruzione di un sistema di difesa comune, che, al contrario, dovrebbe comportare una razionalizzazione e una riduzione della spesa militare complessiva. Siamo tutti d'accordo o no?

È inutile nasconderlo: in questi anni il Mediterraneo ha perso progressivamente centralità nella politica estera dell'Unione. Noi crediamo, invece, che l'Europa dovrebbe investire politicamente ed economicamente sul vicinato meridionale, per rafforzare le politiche di cooperazione e di sviluppo tra i Paesi del Mediterraneo. I diritti umani, in molti Paesi dell'area, sono gravemente deteriorati. Ecco perché serve costruire relazioni più forti con le organizzazioni della società civile. In questi anni disgraziatamente e colpevolmente molti partenariati tra l'Unione e i Paesi terzi sono stati, invece, utilizzati per esternalizzare la gestione delle frontiere e controllare i flussi migratori, con gravi effetti distorsivi sulle politiche di sviluppo di quelle zone e palesi e gravissime involuzioni dei diritti umani, come nel caso della Libia. Proprio la difesa dei diritti umani deve essere una bussola costante e inderogabile delle politiche dell'Unione.

Potrei stare zitto e, invece, voglio proprio dirlo qui: anche per questo, guardiamo, con grande repulsione e allarme, a quanto sta emergendo dalle indagini della polizia belga rispetto a fenomeni di corruzione volti a influenzare decisioni favorevoli al Qatar (ne abbiamo parlato da poco in un question time). Rispetto a questo, dobbiamo avere massima fiducia nel lavoro della giustizia, ma anche ribadire con forza un elemento politico: la democrazia non si vende sul mercato nero, come i diritti umani e i diritti dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), a partire da quelle migliaia di persone morte di lavoro in condizioni di schiavitù per costruire gli stadi di un Mondiale edificato su tutto il rimosso della nostra coscienza lurida. Non siamo in vendita in Qatar, non lo siamo in Arabia Saudita del feroce bin Salman e neanche nella Russia di Putin.

Infine, il prossimo Consiglio toccherà, evidentemente, una questione cruciale come la situazione economica e la crisi energetica. Siamo convinti che l'attuale sistema di governance economica europea, anche nel quadro delle sospensioni decise nel contesto della pandemia, sia ancora inadeguato a fornire le risposte necessarie agli effetti economici e sociali della guerra.

È urgente, quindi, una profonda riforma della governance economica che superi l'impianto attuale del Patto di stabilità e crescita, in modo da poter sostenere le necessarie politiche sociali, fornire politiche espansive e anticicliche e investimenti strategici.

Siamo oggi tutti convinti della necessità di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia - oggi, non ieri! -, ma la necessità e la necessaria diversificazione delle fonti energetiche non può non avvenire nel quadro di una strategia complessiva di contrasto al cambiamento climatico e investimenti sulle energie rinnovabili. Proprio il Qatar di cui parlavo prima, che è il maggior esportatore mondiale di gas naturale liquido, sarebbe il sostituto naturale della Russia se l'Europa procederà sulla via del gas e della dipendenza energetica. Proprio quello Stato, che attraverso i suoi emissari avrebbe provato a dirottare l'attività legislativa e politica dell'Unione europea, quel Qatar, fra le altre cose, grande importatore di armi. C'è anche l'Italia, che, nel 2021, ha esportato nel mondo armamenti per quasi 4,8 miliardi di euro. Tra i maggiori destinatari del sistema militare made in Italy figura, appunto, il Qatar con 958.849.653 euro. La dico così: voi sapete che per i Paesi del Golfo la diplomazia comprende comprare armi di cui non hanno alcun bisogno? Riflettiamoci!

Per tutte queste ragioni, con il nostro atto chiediamo un impegno al Governo: a lavorare nell'ambito del Consiglio europeo per una forte iniziativa diplomatica dell'Unione europea per la richiesta di un cessate il fuoco e l'avvio di un processo di pace in un contesto multilaterale; a investire su un nuovo protagonismo dell'Unione europea per la pace, nel quadro di una sua effettiva autonomia strategica; a sostenere l'impegno europeo volto a garantire supporto e aiuto umanitario alla popolazione colpita del conflitto; a sospendere la fornitura nazionale di equipaggiamento militare e porre in Consiglio la necessità di interrompere anche il ricorso all'European Peace Facility; a sostenere in Consiglio europeo una riforma della governance economica del Patto di stabilità e crescita e a definire strumenti fiscali europei volti a compensare gli squilibri economici e sociali causati dalla guerra e dall'impatto asimmetrico delle sanzioni; infine, a respingere la prospettiva che la risposta emergenziale alla crisi energetica si traduca in un anacronistico e pericoloso rilancio dei combustibili fossili e ad anticipare la definizione di un tetto europeo del prezzo del gas, con un'analoga misura a livello nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Martina Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, il Consiglio europeo del 15 dicembre rappresenta un passaggio fondamentale per l'Unione europea per i temi all'ordine del giorno e per le sfide da affrontare. La possibilità per l'Europa di ricoprire un ruolo da protagonista nello scacchiere internazionale dipende proprio dalla capacità di affrontare queste sfide. È necessario recuperare lo spirito che ha consentito di reagire allo shock pandemico mettendo in atto strumenti come il Next Generation EU, un piano di riforma strutturale che va a puntare su leve di sviluppo non solo economiche, ma anche di inclusione sociale. Basti pensare a un tema a me particolarmente caro, che è quello dell'empowerment femminile e del raggiungimento della parità di genere. La piena occupazione femminile, cioè il 60 per cento contro l'attuale 52 per cento, varrebbe ben 7 punti sul PIL.

Mai come in questo momento l'essenzialità del tema energetico emerge in tutta la sua evidenza. Le tensioni internazionali, le difficoltà di approvvigionamento e gli obiettivi incalzanti della transizione ecologica hanno sollevato le debolezze e le criticità del mercato dell'energia. È necessario continuare a sostenere le nostre famiglie e le nostre imprese. Restano a rischio filiere fondamentali per il made in Italy e penso a un tema a me caro, che è quello, appunto, del vetro di Murano. Allora, in una complessiva politica industriale europea, dobbiamo salvaguardare la produzione e agevolare la promozione all'estero delle nostre aziende italiane.

La via verso la riduzione della dipendenza energetica e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento sono fondamentali per la protezione del sistema produttivo italiano dalle fluttuazioni dei mercati e dalle tensioni internazionali, ma è necessario anche lavorare sull'efficienza energetica e sullo sviluppo delle energie rinnovabili, proseguire nello sviluppo delle interconnessioni e delle reti intelligenti per trasportare l'energia da rinnovabili, prodotta principalmente al Sud, verso il Nord e, infine, semplificare il processo burocratico per l'allaccio, agevolando anche l'installazione dei sistemi di accumulo, ovvero temi come quello delle comunità energetiche. sostenute dal nostro gruppo.

Questo è ciò che possiamo fare a livello nazionale, ma a livello europeo è necessario uno scatto in più. Le divisioni interne dovute a interessi nazionali molto differenti non hanno ancora consentito di raggiungere un accordo su un meccanismo in grado di arginare la speculazione, senza pregiudicare le forniture, e hanno prodotto la situazione di stallo nel dibattito del price cap, tema di complessa soluzione, su cui non possiamo che fare nostre le parole di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che, sul meccanismo di correzione del mercato, ha dichiarato che dobbiamo trovare il giusto equilibrio e abbiamo bisogno di un accordo politico. Ecco, su questo accordo politico, l'Italia deve essere protagonista. Il prossimo Consiglio europeo, quindi, ha all'ordine del giorno temi chiave per il nostro futuro e dobbiamo dare un segno forte di unità. Come in una squadra sportiva, si può litigare e confrontarsi animatamente, scontrarsi all'interno dello spogliatoio, a porte chiuse, ma poi, quando si tratta di scendere in campo, bisogna dimostrare unità e compattezza, così deve fare l'Europa.

L'Italia ha piena autorevolezza nel contesto europeo: le vicende internazionali si proiettano anche nel nostro Paese. Non c'è solo l'aggressività evidenziata da Putin per la sua volontà di tendere ad uno sbocco sul mare verso Sud, ma ci sono anche altre crisi ancora insolute, specie nei Balcani, tra Serbia, Kosovo e Bosnia, che coinvolgono certamente l'Adriatico e, quindi, tutte le nostre coste, da Trieste a Brindisi, passando per Venezia, Ravenna, Ancona e Bari. Dopo la caduta del muro di Berlino, insieme a tutto l'Occidente, ci siamo forse un po' troppo rilassati e la storia, invece, si è rimessa in movimento e l'Italia ha ripreso un ruolo centrale anche per la sua posizione nel Mediterraneo. Penso alle questioni della Libia, della Turchia e, in generale, dell'immigrazione. Il nostro Paese ridiventa terreno privilegiato di confronto tra la visione atlantista e quella che viene da Stati totalitari, come la Russia e l'Iran.

Sono i Governi e le Nazioni a fare le guerre, non i popoli, ecco perché, metaforicamente parlando, il campo di battaglia dove l'Italia è imbattibile è quello storico-culturale. Sotto questo aspetto, il nostro Paese può ricoprire un ruolo importante nello scenario europeo e anche internazionale. Vogliamo, quindi, confermare il sostegno all'Ucraina nell'ambito dell'Alleanza atlantica. Il Parlamento ha appoggiato, negli ultimi mesi, gli sforzi in atto per contrastare l'invasione russa all'Ucraina e avviare negoziati per fermare il conflitto in corso. Tante sono le azioni di gemellaggio che partono proprio dai nostri comuni, straordinari comuni: si pensi, fra tutti, a Firenze con Kiev e a Venezia con Odessa.

C'è poi un altro tema fondamentale per il nostro Paese, che riguarda la filiera agroalimentare. È notizia di qualche giorno fa la vittoria che ha consentito di non mettere vino, carne e birra tra i prodotti considerati nocivi per la salute, una vittoria che ci ricorda quanto sia importante difendere le nostre eccellenze agroalimentari e il made in Italy. Questa battaglia vale oltre 40 miliardi, come ci ha ricordato Coldiretti, oltre alle centinaia di migliaia di posti di lavoro. Infatti, signor Presidente, signori del Governo e cari colleghi, c'è un aspetto fondamentale che non va tralasciato in tutte le nostre discussioni e nel nostro operato: le persone. Dietro ad ogni azienda, c'è un imprenditore, ci sono famiglie, c'è il lavoro. La salute dei cittadini è ciò a cui l'Europa - ma anche ognuno di noi - tende e l'equilibrio nutrizionale lo si raggiunge diversificando gli alimenti e non eliminandone taluni, a prescindere che quest'ultima azione porterebbe ad una pericolosissima omologazione alimentare mondiale.

Signor Presidente, mi avvio a concludere. Voglio fare un esempio su tutti, il cosiddetto cibo sintetico. Ho firmato qualche giorno fa, a Vicenza, la petizione di Coldiretti per dire “no” al cibo creato il laboratorio, che eliminerebbe completamente l'identità del popolo italiano e del nostro prezioso made in Italy alimentare, petizione che abbiamo immediatamente sostenuto con il nostro gruppo.

In conclusione, l'Italia deve essere protagonista attiva delle politiche comunitarie, da quelle economico-finanziarie a quelle energetiche, da quelle culturali a quelle sull'immigrazione. Dobbiamo avere un ruolo di indirizzo strategico, perché abbiamo testa, cultura, cuore e spirito come nessun'altra Nazione. Con queste finalità, fondamentali alla ripresa dell'economia nazionale, Noi Moderati diamo un mandato pieno al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell'ambito del prossimo Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Ministro Fitto, la Presidente Meloni, con grande enfasi, ha detto: pari dignità, protagonisti e non comprimari in Europa! Guardi, Ministro Fitto - lo dico a lei -, se ci attestassimo anche su un livello appena sotto quello di Draghi, avremmo già fatto un passo avanti.

Sui punti della relazione, quanto a Ucraina e Kiev, sono d'accordissimo: sottoscrivo aiuto umanitario, aiuto economico, aiuto militare. Come ha detto la Presidente Meloni, le sanzioni sono efficaci. Spero che sia diventato il punto assunto da tutta la maggioranza e su questo ci troverà a fianco, come le dissi anche nel corso del dibattito sulla fiducia, che le negammo come +Europa, in sede di insediamento del suo Governo.

Secondo punto toccato: allargamento ai Balcani occidentali. È la nostra posizione e la mia posizione da qualche decennio, quindi, si vada avanti su quella strada, siamo d'accordo.

Difesa comune europea dei confini esterni: bene, sono d'accordo anche su questo. Sia chiaro che ciò vuol dire avere più Europa in Italia, il contrario del sovranismo; è un approccio federalista, bisogna essere chiari su questo. Ma, se vorremo affidare all'Unione europea, devolvendo poteri e strumenti, il controllo dei confini esterni, noi saremo molto d'accordo su questo.

La Presidente del Consiglio ha detto: le mie convinzioni non mutano tra opposizione e Governo. Confesso d'aver avuto esattamente l'impressione opposta. Il suo è stato un intervento, come avrebbe detto lei, totalmente mainstream. Io l'ho ascoltata in queste Aule, Presidente Meloni, sulla politica estera e sull'Unione europea, quand'era all'opposizione. Mi sembra di capire - e ne prendo atto positivamente - che la pacchia in Europa non finisce con il Governo Meloni. Forse, dopo il disastro diplomatico che avete causato con la Francia, avete capito che bisognava non solo cambiare tono, ma cambiare contenuti. A proposito di Meloni di opposizione e di governo, io mi aspetto - lo dico al Ministro Fitto - che nella replica si dica una parola chiara sul MES, considerato che il dossier Orbán, grazie alla presidenza ceca, non è più spinoso. Dopo questa cosa un po' pietosa, “aspettiamo la Germania”, diteci se ratificherete il MES oppure no. Se la Presidente Meloni ha cambiato idea sul MES, sottoscrivo anche questo e sono contento. Avanti così, la pacchia in Europa non è finita, perché la realtà prevale sulla vostra propaganda.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro, colleghi, mi riconduco all'intervento della collega Rossello in questa discussione sul Consiglio europeo, che si apre dopodomani e che dovrà affrontare diversi importanti temi, a cominciare da quello che dallo scorso 24 febbraio occupa l'agenda europea e preoccupa l'intero continente: la guerra di aggressione che la Federazione russa sta conducendo nei confronti dell'Ucraina. Nel pomeriggio, dopo avere ascoltato le comunicazioni del Ministro Crosetto, saremo chiamati a votare l'atto di indirizzo, che consentirà all'Esecutivo, in assoluta sintonia con gli altri membri dell'Alleanza atlantica, di proseguire la cessione di mezzi, materiali e equipaggiamenti militari.

Io mi auguro che si ricrei lo spirito dello scorso 1° marzo e che l'intero emiciclo si dimostri solidale con il popolo dell'Ucraina, proprio ora in cui la strategia russa è drasticamente mutata: non più quella di presidiare i territori occupati e continuare ad avanzare sul terreno ma quella di fiaccare la resistenza con bombardamenti delle infrastrutture critiche, soprattutto elettricità e acqua, lasciando la popolazione civile senza quei servizi indispensabili per sopportare il rigido inverno.

L'Italia, assieme all'Unione europea, è determinata nel continuare a dare a Kiev, nell'immediato e nel medio e lungo periodo, un sostegno quando occorrerà far fronte ai bisogni legati alla ricostruzione del Paese. In quest'ottica va inserito l'accordo raggiunto in sede di Consiglio UE su un pacchetto legislativo che consentirà di fornire all'Ucraina un aiuto finanziario per tutto il 2023, pari a 18 miliardi di euro.

Per quanto attiene alle relazioni esterne, nodale, centrale per gli interessi dell'Italia è la realizzazione di un partenariato sempre più ampio con la sponda Sud del Mediterraneo. Va rafforzata la cooperazione con gli Stati rivieraschi. I Paesi nordafricani rappresentano un'area di interazione strategica per l'Italia e per l'Unione europea. Con questi Stati rimane fondamentale rafforzare il dialogo e la cooperazione, anche al fine di un'efficace gestione dei flussi migratori, del controllo delle frontiere esterne dell'Unione e di una proficua lotta ai trafficanti di uomini. Contestualmente, vanno affrontate le cause profonde delle migrazioni: le crisi politiche e istituzionali che attraversano molti Paesi africani, la diffusione dell'Islam integralista, le drammatiche situazioni economiche, anche legate ai cambiamenti climatici.

In questo l'Unione deve essere sempre più protagonista, sia politicamente, cercando di recuperare quel terreno di credibilità perso negli anni a favore di altre potenze geopolitiche regionali e mondiali, sia sotto l'aspetto dell'impegno economico. Occorre, quindi, rilanciare quell'idea di Piano Marshall per l'Africa, finanziato con il bilancio comunitario, in grado di creare nuove opportunità. In questo contesto, grande attenzione va posta alla preoccupante evoluzione della crisi istituzionale libica, dopo il brusco colpo di arresto nel dialogo tra la Camera e il Senato della Libia avvenuto la settimana scorsa, che ha ulteriormente messo in dubbio la già difficilissima prospettiva delle elezioni nel Paese.

Sul tema dell'allargamento vanno nella giusta direzione le raccomandazioni contenute nel cosiddetto pacchetto allargamento e le conclusioni del Consiglio europeo di giugno, che ribadiscono l'impegno comune nel riconoscimento del percorso europeo dell'Ucraina, della Moldova e della Georgia. L'Italia vuole continuare a svolgere un ruolo di primo piano nei Balcani occidentali e sostenere questo percorso, un percorso che sta dando risultati importanti. Registriamo progressi significativi, con la tenuta delle prime conferenze intergovernative tenute con l'Albania e la Macedonia del Nord. Infine, un occhio sempre più attento alla situazione in evoluzione in Kosovo e in Serbia. Io credo, anzi, sono certo, Presidente Meloni, che l'Europa e l'Italia, che è stata presente, nei giorni scorsi, in loco con i Ministri Tajani e Crosetto, sapranno e vorranno mettere in campo tutti gli strumenti diplomatici necessari per ripristinare quelle condizioni per ritornare ad un tavolo negoziale, facendo avanzare il dialogo tra le parti e disinnescando una drammatica e pericolosa escalation. Buon lavoro, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, Presidente del Consiglio, l'occasione di questo Consiglio europeo non è certo una di quelle da farsi scappare. Dopodomani, a Bruxelles, si affronteranno argomenti da cui dipende la vita di decine e decine di milioni di persone e, tra questi argomenti, ci saranno anche quelli del vicinato meridionale e delle relazioni esterne dell'UE, che lei, Presidente, ha declinato quasi esclusivamente sul tema dei fenomeni migratori. Ho ascoltato con grande attenzione le sue parole su questo, Presidente, sperando di trovare un sano pragmatismo, ma devo ammettere, con dispiacere, che non l'ho assolutamente trovato. Ho trovato, invece, una buona dose di propaganda a uso interno e un approccio ideologico deteriore. Ma quando si va in Europa, Presidente, a rappresentare l'Italia, è meglio lasciare a casa le bandiere degli ideologismi e delle strumentalità. Perché? Perché non fa bene all'Italia. È meglio portare quelle dei valori e della concretezza, che una politica seria può e dovrebbe tenere tranquillamente insieme.

Lei parla spesso - l'ha fatto anche oggi - di difesa dell'interesse nazionale. Ma qual è l'interesse nazionale in questo caso? Creare tensioni internazionali con gli altri Paesi europei è nell'interesse nazionale? Costringere i principali Paesi europei a ricordarci gli obblighi del soccorso in mare e dell'accoglienza, cioè i diritti umani fondamentali, è nell'interesse nazionale? Dire che con questo Governo è finita la pacchia per l'Europa, come molti altri colleghi hanno ricordato oggi, è nell'interesse nazionale? Strizzare l'occhio a Polonia e Ungheria, che sono sorvegliati speciali dell'Europa, è nell'interesse nazionale? O, ancora di più, abolire la protezione umanitaria, come ha fatto l'attuale Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, allora Ministro dell'Interno, creando dalla sera alla mattina, in pochi mesi, 30.000 nuovi irregolari che, altrimenti, sarebbero stati regolari è nell'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Togliere risorse al sistema dell'accoglienza e dell'integrazione è nell'interesse nazionale? Siamo veramente sicuri che tutte queste scelte, queste dichiarazioni vadano nell'interesse di avere un'Italia più forte, più giusta, più credibile in Europa? O non vanno esattamente nella direzione opposta?

Guardate, io penso che l'interesse nazionale l'abbiamo difeso molto meglio quando, anche molto recentemente, abbiamo fatto, per esempio, l'accordo di Malta, nel settembre 2019, che coinvolgeva allora 5 Paesi sulla redistribuzione dei migranti. Tale accordo ha portato - cioè, ne era il padre - all'accordo politico del giugno di quest'anno, che è arrivato a coinvolgere 23 Stati europei, con un meccanismo volontario di solidarietà che prevede il ricollocamento di 10.000 migranti, di cui 3.500 solo dall'Italia, o, in caso contrario, un consistente aiuto economico, anche questo soprattutto a favore dell'Italia. Io penso che abbiamo fatto gli interessi del nostro Paese quando abbiamo rafforzato il sistema di accoglienza, non quando l'abbiamo indebolito; quando abbiamo proposto e realizzato il sistema di accoglienza diffusa sul territorio, non quando qualcuno ha fatto grandi centri di accoglienza dove stipare centinaia e centinaia di persone, magari in zone periferiche, per creare conflitto e provare a cavalcarlo. Abbiamo fatto l'interesse dell'Italia quando, con lo scorso Governo, siamo andati al Consiglio europeo del giugno del 2021 e abbiamo proposto 8 piani d'azione per i Paesi di origine e di transito, cioè, sostanzialmente, quello di cui si parlerà anche in questa occasione, che lei ha provato ad intestarsi come proprio merito.

Se il prossimo Consiglio europeo troverà un accordo avanzato sul tema migratorio - e noi lo auspichiamo molto fortemente - non sarà per l'atteggiamento provocatorio e sbagliato che l'Italia e questo Governo hanno tenuto a Catania contro le ONG o obbligando delle navi ad andare in altri Paesi. Non sarà per quello ma sarà nonostante quello. Per cui, noi tifiamo che quell'accordo si raggiunga e sappiamo che, se ci si arriverà, non sarà certamente grazie all'Italia ma nonostante questo Governo.

Lei ha invocato - lo fa spesso - il rispetto della legalità e noi non possiamo che essere d'accordo. Però, guardi, il rispetto della legalità vale per tutti, vale anche per gli Stati, vale pure per questo Governo, vale pure per il diritto internazionale, vale per il Governo italiano e vale verso tutti, vale anche verso i migranti.

E in merito a questo, in queste settimane ho sentito dichiarazioni sibilline che lasciano intendere che si starebbe andando nella direzione di una stretta ulteriore sulle ONG, come se fosse un problema chi salva le vite umane in mare e non chi le mette in pericolo. Sappiamo che stiamo parlando di poco più del 10 per cento del totale degli arrivi via mare sul Mediterraneo centrale, senza considerare, per esempio, tutta la rotta balcanica. Ma siete veramente sicuri che il problema siano le ONG? Guardate che stiamo parlando di persone che vengono salvate in mare e che sarebbero comunque arrivate - il 90 per cento sono sbarchi autonomi -, oppure altrimenti che sarebbero morte in fondo al mare. Penso che questo atteggiamento sia assolutamente inaccettabile, come inaccettabili sono i respingimenti di Stato, che sono ripartiti sulla rotta balcanica. Ma pensate veramente che qualche regola nazionale - dicevo - possa fermare le partenze? Pensate veramente che un bel decreto-legge sia più forte delle cause profonde che spingono, ogni anno, milioni di persone a lasciare la propria casa e la propria famiglia? Pensate che due normette siano più forti delle spinte date dalle guerre, dalle carestie, dagli squilibri economici, dalle persecuzioni, dalla destabilizzazione del Paese e dall'instabilità politica? Beh, insomma, mi sembra veramente un po' eccessivo. Abbiamo sentito anche che sarebbe al collasso il sistema dell'accoglienza, ma - lo dico per esperienza - non è vero. Ma, se siete così convinti di ciò, fate una bella cosa: mettete in legge di bilancio le risorse per potenziare l'accoglienza e l'integrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Questo è l'unico modo serio per affrontare e contrastare in tempi brevi l'immigrazione irregolare, avere un rapporto con l'Unione europea e governare il fenomeno, non per cavalcarlo. L'Europa, con cui spesso voi ve la prendete, non è il problema - finisco Presidente -, ma è l'unica soluzione possibile. È in Europa che dobbiamo lavorare per la revisione del Patto sull'immigrazione e l'asilo e per il regolamento di Dublino, per avere una politica migratoria europea comune, solidale ed equa. Ma non si può chiedere all'Unione europea visione e strategia, se non si offre all'Europa visione e strategia. Vorrei essere fiero dell'Italia, che fa prevalere i propri valori e la propria umanità verso tutti gli immigrati, anche, Presidente - visto il suo riferimento agli ucraini -, verso quelli che non vengono dall'Europa o che hanno un colore diverso della pelle, ma che, alle spalle, hanno le stesse identiche tragedie. Insomma, da quello che ho sentito - e chiudo Presidente -, è evidente che chi fa il sovranista a casa propria poi entra in contraddizione quando chiede una mano fuori dei confini. I peggiori nemici dei sovranisti sono i sovranisti loro amici degli altri Paesi. È per fronteggiare questa contraddizione che scatta l'antieuropeismo e che si dice: “è finita la pacchia”, perché il sovranista è, per definizione, arrogante verso gli altri e l'arroganza - si sa - va sempre a braccetto del vittimismo. Presidente, noi vorremmo che in Europa l'Italia non ci andasse, né con arroganza, né con il cappello in mano, mai, ma per evitarlo serve autorevolezza e l'autorevolezza si conquista giorno per giorno, così come si conquista il rispetto e non mi sembra proprio - mi perdoni - che siamo sulla strada giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rotondi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI (FDI). Grazie signor Presidente e onorevoli colleghi. Signor Presidente del Consiglio, la sua relazione ed il suo intervento hanno pienamente soddisfatto il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, come ha illustrato, da par suo, la collega Kelany, che è intervenuta precedentemente.

Credo che il dibattito si svolga - come è giusto che sia, in presenza di argomenti così significativi e importanti per la vita di milioni di persone - nei toni giusti, pur con qualche stimolo alla riflessione che penso l'opposizione dia quando, ad esempio, sottolinea che vi sarebbe una sorta di diminuzione di soddisfazione per la fine della “pacchia” europea: ho trovato, al contrario, nelle parole del Presidente del Consiglio, la conferma delle speranze della vigilia, che tante aspettative hanno suscitato nell'elettorato, quando il Presidente del Consiglio ha detto che, oltre a doverci essere più Europa in Italia, principalmente, ci auguravamo - e siamo lieti che stia avvenendo - che ci sia più Italia in Europa, perché si tratta di una antinomia che abbiamo fabbricato propagandisticamente e rispetto alla quale penso che questo Governo, il Presidente del Consiglio ed il Ministro Fitto abbiano rimesso i concetti in ordine al proprio posto.

Non è un avvenimento qualsiasi il Consiglio europeo che si svolgerà tra qualche giorno, perché tocca argomenti - primo fra questi la posizione dell'Europa sul conflitto bellico - che sono la definizione stessa di Italia. Qui mi permetto di dire che non c'è antinomia tra più Europa e più Italia, perché sono concetti che toccano la definizione stessa della nostra identità, che è nazionale, europea e transnazionale, perché tocca i valori dell'Occidente. Nelle parole del Presidente Meloni c'è stata la rivendicazione, non di una semplice identità nostra, ma di una scelta di campo, che, nel tempo che attraversiamo - e che ci è dato di vivere -, è, purtroppo, ineludibile, perché, o siamo dalla parte dell'Occidente, o siamo dalla parte dei valori dei padri costituenti dell'Europa, che amiamo citare, o siamo dalla parte giusta della storia dell'umanità, o scegliamo, anche con abilità dialettiche e tartufeschi ragionamenti, una posizione defilata, che significa automaticamente stare dalla parte opposta. Ed io ringrazio il Presidente del Consiglio di aver detto parole chiare, che fanno onore all'Italia, che rassicurano la comunità internazionale e che collocano il nostro Paese dalla parte giusta, ove è sempre stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Apprezzo la buona fede - penso all'intervento del collega Silvestri - e l'ansia pacifista di chi, come me, è cresciuto nell'Azione cattolica, e qui siamo tanti i cristiani e i praticanti: chi di noi può non desiderare la pace? Queste settimane abbiamo ricordato l'anniversario di un grande, spesso citato a sproposito, Giorgio La Pira e ho sentito dire che dovremmo fare a Roma una riunione di tutti i grandi Capi di Stato per la pace. La Pira la fece a Firenze, ma la fece quando non esplodevano le bombe. La pace si prepara in tempo di pace, si difende anche in tempo di guerra ma, mentre volano le mine, vedo difficile fare queste riunioni che invocano la pace. Non saremmo dalla parte giusta, se usassimo l'ansia pacifista per alimentare tesi giustificazioniste di una presa di posizione unilaterale, perché vi è uno Stato aggressore e vi è uno Stato aggredito e questo Governo sta dalla parte dello Stato aggredito. L'Europa sta dalla parte dello Stato aggredito e metterà in atto, con il concorso dell'Italia, tutte le azioni necessarie per assicurare all'Ucraina il sostegno di fronte a un'aggressione ingiustificata e censurata da tutta la comunità internazionale. Dopodiché, siamo cresciuti in un periodo in cui ci veniva insegnata la definizione della politica estera italiana e si diceva che l'Italia dovesse essere un Paese amico della Russia e alleato dell'America (ricordi giovanili): è naturale che nessuno criminalizza la cultura russa - abbiamo censurato chi voleva fare dell'occasione bellica l'occasione per singolari e surreali censure di letteratura e cinema -, è ovvio che rimaniamo ancorati a una cultura europea di cui la traccia russa è parte integrante, ma nessuno di questi discorsi tartufeschi può giustificare un defilamento rispetto a precisi doveri che il nostro Paese, l'Italia, ha e che questo Governo sta assolvendo con pienezza, con chiarezza e con una linearità che archivia il luogo comune dell'Italietta che non sceglie, perché questo è un Paese che torna ad essere protagonista della politica europea (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il Presidente del Consiglio ha parlato di un'Italia protagonista: sì, signori, anche politicamente, perché vorrei ricordare a me stesso e all'Assemblea che il nostro Presidente del Consiglio è anche presidente di una forza politica europea che ha una parte importante nelle decisioni politiche europee e che concorre a definire prospettive politiche.

E su questo punto mi piace aggiungere una nota politica: è naturale che le scelte di prospettiva dell'Europa nascano anche dalle scelte delle forze politiche. Quindi, l'augurio è che gli equilibri politici europei tornino a essere anche provenienti da un modello italiano, come ha detto il Presidente del Consiglio, presentando qui il Governo. Molti domandano alla Presidente Meloni quale sia il suo modello: lei ci ha detto di aspirare a far sì che il laboratorio italiano sia un modello. Quindi, nella gestione di questo passaggio delicato del Consiglio europeo, mi piace sognare che conservatori e popolari possano costruire un equilibrio di scelte, un asse di garanzia che condizioni anche il futuro della politica europea, partendo da quanto è avvenuto in Italia, con consapevolezza di tutte le scelte che ci attendono e che attendono il Consiglio d'Europa, anche quelle delicate che sono state richiamate nei molti interventi che ho ascoltato. Ad esempio, in tema energetico, è normale che siamo tutti lieti, spero anche l'opposizione, del fatto che il Presidente del Consiglio abbia detto che il tetto all'energia significa che un tetto ci sia davvero. Infatti, sentir parlare di tetto dinamico richiama espressioni un po' confuse che possono suscitare qualche preoccupazione in un Governo che vuole avere la certezza che, viceversa, vi sia una chiarezza nel prezzo e vi sia un intervento dell'Europa per assicurare un “no” fermo a tutte le speculazioni che possono avvenire in un tempo come quello che attraversiamo. Così vi è anche l'auspicio di politiche europee a sostegno delle energie rinnovabili, delle energie alternative, e di una transizione ecologica - lo dico agli ecologisti - che non sia contrapposta alle ragioni dello sviluppo e dell'occupazione, perché sarebbe un grave danno alla crescita di una comune sensibilità ecologica se noi contrapponessimo all'occupazione e allo sviluppo queste ragioni importantissime, che ormai sono un processo decisionale irreversibile per tutti i Governi civili del mondo. Per cui è giusto quello che ho ascoltato in alcuni interventi di colleghi della maggioranza e dell'opposizione, ossia la preoccupazione di difendere i livelli occupazionali, poiché non debbano essere i lavoratori a pagare il prezzo di scelte sistemiche che debbono appartenere a tutti i Governi e, quindi, a tutte le classi dirigenti avvedute che guidano le comunità nazionali.

Certamente, abbiamo apprezzato, Presidente Meloni, le parole ferme, forti e chiare di condanna rispetto agli abusi che avvengono in Iran, ed è una importante presa di posizione, che, per fortuna, ha visto registrare un consenso generale di tutta questa Assemblea, che dall'Italia fa giungere la solidarietà alle donne dell'Iran e a tutte le vittime di soprusi e violenze, che la comunità internazionale ha giustamente esecrato.

Certamente, vi sono argomenti specifici in materia di conferma della Bussola strategica e di ragioni di visione della difesa europea, che questo Governo concorrerà, in Europa, ad assicurare, e sono tutti temi che riempiono d'orgoglio il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, che apprezza l'intervento di oggi, ma apprezza soprattutto la condotta e la linea che questo Governo ha dato, con grande soddisfazione della maggioranza che lo sostiene con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00007, Serracchiani ed altri n. 6-00008, Richetti ed altri n. 6-00009, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00010 e Zanella ed altri n. 6-00011 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Io sarò abbastanza breve e nella replica mi atterrò alle materie all'ordine del giorno del Consiglio europeo. Intanto perché, ovviamente, quello che noi stiamo chiedendo a questo Parlamento è un mandato sulla discussione oggetto della giornata di giovedì, e, in secondo luogo, perché questo riguarda anche il tema delle risoluzioni presentate, sulle quali poi esprimerà il parere il Ministro Fitto.

Ho visto che, all'interno delle risoluzioni, sono state inserite molte materie che non sono oggetto della discussione di dopodomani, sulle quali abbiamo difficoltà a dare un parere compiuto, perché esulano dalla materia della quale stiamo discutendo oggi.

Nel Consiglio europeo di giovedì, per intenderci, non si parla di Patto di stabilità, di etichettatura dei prodotti, di agroalimentare, di packaging, di MES, a maggior ragione, non si parla di reddito di cittadinanza e di manovra finanziaria, come ho sentito in questo dibattito. Quindi, io mi atterrò alle materie che, invece, sono oggetto della discussione giovedì.

Non entrerò nelle valutazioni politiche che sono state fatte da molti colleghi. Mi limito a osservare che – mettiamola così - è un po' bizzarro nello stesso dibattito essere accusati di essere troppo sovranisti e troppo mainstream (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però, devo dire che, francamente, neanche mi stupisce, perché - vedete - penso che queste contraddizioni nella lettura del lavoro che stiamo facendo siano figlie delle etichette troppo semplicistiche che, per troppi anni, alcuni hanno tentato di affibbiarci e che, alla prova dei fatti, stanno tornando indietro come dei boomerang.

Perché è corretto quello che dice il collega Rotondi, che ringrazio. Noi non scimmiottiamo nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non ci rifacciamo ad alcun modello. E la nostra storia, la nostra cultura e la nostra linea politica sono troppo profonde per essere inserite nelle etichette semplicistiche con le quali, troppe volte, si tenta di leggere la politica italiana. Quindi, comprendo la ragione per la quale per alcuni sia difficile caratterizzare il lavoro che stiamo facendo.

Dopodiché, sono contenta di osservare che non esistono - non ci sono stati nel dibattito - rilievi critici, in particolare, circa molte materie oggetto della mia relazione: la politica italiana verso i Balcani occidentali, il tema di un maggiore ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, la strategia dell'Italia - che questo Governo vuole imprimere - di essere configurata sempre più come un hub di approvvigionamento energetico dell'intera Europa. Infatti, nella situazione drammatica nella quale ci troviamo, soprattutto sul tema energetico, io credo che siano nascoste anche occasioni che noi dobbiamo saper cogliere.

Si sa che noi italiani siamo bravissimi di fronte alle criticità e alle difficoltà a trasformare quelle criticità e quelle difficoltà anche in opportunità, ed è quello che tentiamo di fare.

Non ci sono stati rilievi critici sul tema della politica di difesa in ambito UE, sul tema del rapporto con l'Alleanza atlantica.

Io mi limito a fare alcune rapide valutazioni sulle questioni oggetto di maggiore dibattito e anche, ovviamente, di appunti critici.

Partiamo dal tema dell'energia. Noi - l'ho detto e lo ribadisco - siamo pronti a fare tutto quello che c'è da fare per fermare la speculazione sui prezzi dell'energia. Ovviamente, da questo punto di vista, mi pare che siamo d'accordo sul fatto che gli unici interventi davvero efficaci e davvero risolutivi debbano arrivare dall'Unione europea. Anche su questo punto qualcuno ha detto: avete cambiato idea. No, non abbiamo cambiato idea. Abbiamo sempre sostenuto la stessa tesi, e cioè che l'Europa dovesse occuparsi delle grandi materie strategiche, delle quali non sempre si è occupata, piuttosto che occuparsi delle questioni più prossime alla quotidianità dei cittadini che, invece, andavano lasciate alla competenza degli Stati nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ovvero quello che c'è scritto nei Trattati: il principio di sussidiarietà; non si occupi Bruxelles di quello di cui può meglio occuparsi Roma; non venga lasciata Roma da sola di fronte a ciò di cui non può occuparsi efficacemente.

La materia del contrasto alla speculazione è esattamente una materia sulla quale gli Stati nazionali hanno maggiore difficoltà a occuparsi e, forse, si dovrebbe notare, colleghi, che un'Europa, che è sempre stata solerte e veloce, molto spesso, a occuparsi di materie delle quali probabilmente gli Stati nazionali si potevano occupare con la stessa efficacia, oggi, tarda ad affrontare una situazione che per noi è epocale, strategica, ma non per noi italiani, per l'Europa nel suo complesso, per quello che dicevo nella mia relazione introduttiva, per la sua capacità di dare risposte di fronte a sfide internazionali, a muoversi come attore politico globale.

Su questo, oggi, abbiamo difficoltà e abbiamo difficoltà perché, come sappiamo, per la difesa degli interessi alcuni Stati nazionali, segnatamente non quelli definiti sovranisti - lo ripeto, segnatamente non quelli definiti sovranisti - fin qui, mandano avanti la trattativa. Quindi, segnalo che non c'è alcuna novità rispetto a quello che abbiamo detto finora. Ora, io su questo mi riservo, nella replica di domani che farò al Senato della Repubblica, di offrire qualche elemento in più, perché voi sapete che c'è una trattativa aperta; l'ho detto, oggi è convocato il Consiglio europeo sull'energia ed io sono in contatto, ovviamente, con il Ministro Pichetto Fratin, che sta rappresentando il Governo in questa riunione, la trattativa è in corso, oggi, e ovviamente domani, sulla base di quello che dovesse emergere dalla riunione di oggi, avremo ulteriori elementi. Come ho detto e ripeto, noi siamo anche pronti a intervenire a livello nazionale se le misure europee - cosa che non auspichiamo - dovessero ulteriormente tardare o dovessero rivelarsi inefficaci.

Intanto, come avete visto, noi stiamo facendo tutto il possibile per mettere in sicurezza le nostre imprese e le nostre famiglie: 30 miliardi di euro sono stati liberati in un mese di governo e sono stati utilizzati per mettere in sicurezza famiglie e imprese sul tema del caro energia; ma non solo; io sono fiera del lavoro che abbiamo fatto, ad esempio, con la norma che consente di tornare a produrre gas nazionale, in cambio della possibilità di fornire quel gas a prezzi calmierati alle aziende italiane energivore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che significa lavorare sulla propria indipendenza, vuol dire diversificare gli approvvigionamenti e vuol dire mettere in sicurezza il tessuto produttivo.

Sono molte le iniziative che da questo punto di vista stiamo portando avanti. Intendiamo andare avanti, ovviamente, sul tema del mix energetico, cioè sul tema di una diversificazione sempre maggiore sia delle fonti di approvvigionamento sia dell'energia.

Dopodiché, la questione migratoria è stata richiamata da più di un intervento e si torna sul tema dei ricollocamenti. Però, a me pare di aver detto, nella mia relazione, che considero che i ricollocamenti - e anche su questo ho sempre sostenuto la stessa cosa e ho sempre pensato alla stessa maniera - non siano la soluzione a questo problema, per varie ragioni.

La prima ragione, la più importante, se vogliamo, è proprio di banale carattere matematico; allora, io penso che tutti in quest'Aula sappiate - e sappiamo - che il regolamento di Dublino, per intenderci, riguarda solamente rifugiati secondo la Convenzione di Ginevra, e chi ha diritto alla protezione sussidiaria e, quindi, i richiedenti asilo che hanno credibili opportunità di ottenere queste forme di protezione; non riguarda i migranti economici e non riguarda neppure chi può ottenere la protezione speciale, cioè quella che un tempo si chiamava protezione umanitaria, che era stata prevista dall'Italia.

Quindi, i ricollocamenti riguardano, in base ai dati storici, meno del 30 per cento di chi è sbarcato da noi. Ora, perché dico che è un fatto matematico? La Polonia, da sola, dà accoglienza a un milione di profughi ucraini; la Repubblica Ceca, da sola, dà accoglienza a circa 500 mila profughi ucraini; l'Italia, quest'anno, ha fatto entrare 94 mila migranti e, proprio lavorando a dati ampi, meno del 30 per cento di queste persone, cioè meno di 30 mila persone avrebbero diritto a essere ricollocate, secondo il regolamento di Dublino. Siete sicuri che, pallottoliere alla mano, questa sia la soluzione per l'Italia? Io credo che questa non sia la soluzione per l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE); continuo a ritenere che la soluzione per l'Italia sia distinguere profughi e migranti illegali, trattare le due cose in maniera diversa, perché quando si mettono sulle stesso piano si rischia - diciamo così - di penalizzare chi ha più bisogno di aiuto.

Voglio dire un'altra cosa, mi rivolgo al collega del MoVimento 5 stelle Silvestri che dice: con la vostra politica verso la Francia, la Francia ha lasciato 3 mila migranti nel nostro Paese. Sa, collega, quante persone entrate in Italia sono state ricollocate in Francia, quest'anno? Sono 38, più 57 in Germania; 117 persone in totale, su 94 mila persone entrate quest'anno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Temo che questa non sia la soluzione al problema, colleghi, e i dati, purtroppo, danno ragione a questa posizione. E in cambio di cosa noi abbiamo ricollocato 38 persone in Francia e 57 persone in Germania, in cambio di cosa? Della previsione che l'Italia sia l'unico porto di sbarco possibile in Europa.

Ora, questo voglio chiederlo ai colleghi della sinistra, che sono storicamente favorevoli a una politica di piena accoglienza: non vi ha colpito la reazione francese di fronte alla prima nave di una ONG che sbarcava migranti in Francia? Non vi è sembrata strana (Commenti)? Perfetto, quindi voi siete d'accordo sul fatto che l'Italia debba essere tenuta a fare, per conto dell'Europa, quello che tutti gli altri non sono disposti a fare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Io non sono d'accordo; credo che in Europa debbano valere gli stessi diritti e gli stessi doveri per tutti, non penso che l'Italia debba fare da sola ciò che gli altri non sono disponibili a fare! È un fatto che esula dal tema dell'immigrazione, è un fatto che esula dal tema specifico dell'immigrazione e dalla posizione che si può avere in tema di immigrazione; è il fatto di riconoscere che tutti quanti devono essere messi nelle stesse condizioni.

Allora, poiché io ritengo che la soluzione che può mettere tutti d'accordo, come da sempre sosteniamo, sia fermare le partenze e difendere i confini esterni dell'Unione europea, credo che su ciò si debba lavorare. Credo che non sia una soluzione dire che l'Italia debba essere l'unico porto di sbarco in Europa e poi che su 100 mila persone che entrano se ne prendano 30, nelle altre Nazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché credo che l'Italia, di fronte a questo, si troverà in difficoltà; mentre continuo a essere assolutamente d'accordo e solidale sulla massima accoglienza dei profughi e sul sostegno che, come ho detto, stiamo garantendo anche noi, e siamo sempre disposti a fare di più.

Dopodiché, passiamo alla vicenda ucraina. Ovviamente, io ho ascoltato molti interventi che richiamano la necessità di lavorare per arrivare a una soluzione del conflitto, l'ho detto in apertura del mio intervento, lo condivido, ovviamente, penso che tutti ci rendiamo conto del domino, come dicevamo, di conseguenze che il conflitto in Ucraina ha generato.

Credo che tutti quanti vogliamo lavorare perché quel conflitto si risolva, ma, come ho anche ribadito nella relazione introduttiva, lavorando su una pace giusta, perché - vedete - anche qui si è detto: la soluzione è fermarsi - fermarsi - e arrivare alla pace. Ok, siccome il tema mi interessa, mancano ancora le dichiarazioni di voto, vorrei chiedere, per il tramite del Presidente Fontana, a chi interverrà e che sostiene questa tesi, di scendere un po' più nel concreto, cosicché possa giudicare meglio i contorni della proposta.

Cerco di entrare un po' nel concreto: si propone di riconoscere alla Russia i territori invasi o annessi? Sì o no? Si propone il ritiro pacifico delle truppe russe dall'Ucraina, e, se sì, se mi si dice come si pensa di convincerli, oppure si propone che l'Ucraina si arrenda e sia instaurato a Kiev un Governo gradito alla Russia? Queste, oggi, nella condizione nella quale ci troviamo, sono le concrete ipotesi di uno scenario, figlie di un “fermarsi”, fermiamoci e arriviamo alla pace. Altrimenti, temo che rimanga solamente l'opzione che abbiamo tentato di raccontare. C'era un tentativo di invasione, si pensava che sarebbe stata facile quell'invasione; se quell'invasione fosse riuscita facilmente, noi oggi non avremmo una situazione di pace, ma una situazione di guerra potenzialmente più ampia anche all'interno del continente europeo. Le cose non sono andate così, e ricordo quando qualcuno sosteneva: non bisogna mandare le armi all'Ucraina, perché gli ucraini sono troppo deboli, è inutile. Invece, il coraggio e la determinazione del popolo ucraino hanno dimostrato che inutile non era (Applausi)! E se oggi c'è una possibilità - grazie al fatto che le forze in campo sono in una situazione di stallo - di aprire un tavolo di trattative è perché la comunità internazionale è intervenuta, signori, perché, certo, la pace la vogliamo tutti. Il punto è come ci si arriva, altrimenti si sta solamente - me lo consentite - facendo propaganda sulla pelle di una Nazione e della sua libertà ed anche sulla pelle della credibilità italiana, che è tema al quale, come sapete, io tengo molto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Queste sono le risposte che ritengo di dover dare in base a quelle che sono le questioni oggetto del Consiglio europeo di giovedì. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Deputati si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.

Grazie, Presidente. Molto rapidamente, perché mi sembra che sia stato già detto tutto. Il parere del Governo è favorevole sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00007 ed è contrario sulle altre risoluzioni per alcuni aspetti di merito che sono emersi dal dibattito, ma anche e soprattutto perché diverse questioni indicate negli impegni di queste risoluzioni non sono in alcun modo attinenti con l'ordine del giorno del Consiglio europeo di giovedì prossimo.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,33).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente del Consiglio o signor Primo Ministro, lei ha detto in replica che non capisce la dialettica tra sovranismo e mainstream. Credo che nella realtà lei stia facendo scelte da mainstream, anzi, benvenuta nel mainstream europeista sull'Ucraina, sull'allargamento ai Balcani, anche sul rispetto delle regole di bilancio europeo. E anche benvenuta nel mainstream quando lei ha sottolineato la necessità di avere un controllo comune, quindi europeo, quindi europeista, dei confini. Questo è, nei fatti, il contrario del sovranismo.

Signor Presidente del Consiglio, capisco il ritardo dovuto alla pioggia, ma le posso anche dire, da non romano, che anche chi sta a Roma sa che quando piove, se deve arrivare puntuale a un appuntamento (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), qualunque cosa abbia da fare, di pubblico o privato, si organizza.

SALVATORE CAIATA (FDI). È incomprensibile!

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Già è arrivata in ritardo, la prego cortesemente di ascoltare. Stavo dicendo, quindi, benvenuta nel mainstream europeista. Dove ha ricominciato (Commenti)…signor Presidente, signor Presidente…

PRESIDENTE. Onorevoli, facciamo continuare l'onorevole Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Dove invece scatta la faccia feroce europeista della propaganda, non della realtà, è quando si parla di migranti. Lei ha rifatto il suo solito attacco alla Francia con parole più moderate di quelle che ho sentito in quest'Aula negli anni precedenti, perché c'è proprio un'ossessione per la Francia e per Macron, ma lei sa benissimo, e se non lo sa ancora se lo faccia dire dal Ministro degli Affari esteri, dal Ministro dell'Interno, dai Sottosegretari che parlano con i propri interlocutori in Europa di questo, che il tema degli arrivi, anche quelli via mare, è probabilmente e soprattutto un tema italiano, ma il tema di dove questi migranti vanno non è legato al fatto che dalla Francia ce li rimandano. È legato al fatto semplicemente - guardi i numeri - che quelli che arrivano qui se ne vanno. Vanno in Germania, vanno in Francia a decine di migliaia negli anni. Questo è il tema! Non raccontiamoci la storiella che poi li teniamo noi, perché non è così; e, se abbiamo un problema, e lei lo sa, signora Presidente del Consiglio, con gli altri Paesi europei, sono i movimenti secondari. I movimenti secondari noi dovremmo riprenderceli, e, giustamente, secondo quello che dice lei, non ce li riprendiamo. Quindi, non raccontiamo storielle sull'Italia che accoglie e gli altri Paesi che respingono, perché sono storielle.

Chiudo, sono d'accordo con lei: serve più Europa in Italia, serve un controllo comune dei confini, una Polizia di frontiera europea - chiamatela come volete -, ma questo significa cedere potere, non le vostre chiacchiere sul sovranismo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, ha ragione lei quando più volte nel suo intervento e nella replica ha detto che sui temi oggetto della nostra discussione oggi in questo Parlamento - la guerra nel cuore dell'Europa, che continua ad esserci sempre più drammatica dopo otto mesi, le politiche energetiche, che sono la base del benessere di una Nazione e di una comunità, nonché la questione mediterranea, cioè il ruolo che l'Europa e l'Italia possono e debbono giocare in ordine ai flussi migratori e come protagoniste del Mediterraneo e dell'Africa - rappresentano tre questioni su cui si gioca il futuro dell'Europa. Questo è ciò di cui noi stiamo discutendo, su questo noi vogliamo confrontarci, sul ruolo da protagoniste che l'Italia e l'Europa insieme possono e debbono riprendersi.

Sul primo punto, la guerra drammatica nel cuore dell'Europa, dopo otto mesi è evidente che tutti vogliamo la pace; abbiamo detto - lei lo ha detto in maniera chiara e forte, e sottoscriviamo questa sua affermazione - che vogliamo, però, una pace giusta.

C'è un primo elemento fondamentale, lo dico a tutti i colleghi che sono qui presenti in Aula, di maggioranza e di opposizione, che può e deve costruire la pace, ed è il coraggio della verità. Come gruppo parlamentare, vogliamo qui ricordare chi ha avuto quel coraggio ed oggi si trova condannato a 9 anni di carcere. Era un cittadino sovietico, Ilya Yashin, che ha avuto il coraggio di dire, nonostante la propaganda di Putin dicesse che non si poteva riconoscere che c'era una guerra, che a Bucha è stata fatta una strage. Per questa sua affermazione è stato condannato a 9 anni di carcere.

Così come dobbiamo avere il coraggio di dire che si stanno bombardando civili e ospedali, che si stanno bombardando infrastrutture strategiche non per lo scenario di una guerra o di una strategia tattica, ma per la vita quotidiana di ogni singola persona. Pensate noi a -10 gradi o a -8 gradi, senza acqua e senza corrente elettrica. Purtroppo, il coraggio della verità vuol dire ricordare che la storia tante volte si ripete e si ripete come si è ripetuta in quella Nazione nel 1931 e nel 1932, quando Stalin fece morire di fame 4 milioni di ucraini. Eppure, c'era la giustificazione di una strategia ideologica, di un potere che si voleva affermare.

Noi vogliamo dire che la pace va costruita e la pace va costruita con la fermezza delle posizioni che dobbiamo percorrere, che sono quelle che abbiamo percorso in questi mesi, innanzitutto con l'aiuto economico, con l'aiuto militare a difendersi e con la via della diplomazia, che ha un'unica condizione: ovviamente, che chi è l'aggressore faccia tacere le armi. E lo dico con dispiacere anche a chi - e continuo ad ascoltarlo in quest'Aula - per cinque volte ha, correttamente, sostenuto questa posizione e ha votato per cinque volte sugli aiuti economici e sull'invio delle armi, tranne, poi, forse pentirsi quando, oggi ancora di più, questa Nazione, l'Ucraina, ha bisogno di non sentirsi abbandonata. Lo dico ai colleghi del gruppo MoVimento 5 Stelle, così come lo dico a chi pensa che bombardare infrastrutture strategiche o acquedotti o, appunto, centrali elettriche sia la giustificazione che Putin vuole perché c'è bisogno di difendersi dall'espansionismo della NATO. Io credo che tutto questo non faccia parte del ruolo e della responsabilità che noi abbiamo. L'obiettivo è la pace, la costruzione della pace, ma questo obiettivo lo si raggiunge con una pace giusta e con una fermezza di posizioni. Non è, invece, che chi vuole la fermezza delle posizioni, come noi vogliamo, è un guerrafondaio e chi vuole che le armi tacciano, magari dichiarandosi sconfitto, è a favore della pace: così facendo si ha un solo sconfitto, il popolo ucraino, assieme all'intera Europa e all'intera comunità mondiale.

C'è, poi, una seconda questione che lei ha trattato, che è altrettanto fondamentale, ed è la questione energetica. Ricordo che le guerre scoppiano da sempre, nella storia dell'umanità, per l'energia - per l'Occidente – e che la pace si costruisce sull'energia e sul benessere. L'Europa è nata sulla scommessa, del dopoguerra, della politica energetica (allora il carbone e l'acciaio). Per questo, oggi più che mai, ha ragione lei a sostenere che c'è bisogno di un'azione unitaria nella questione energetica, abbandonando logiche unilaterali, che illudono qualche Paese di trarre vantaggi per sé, ma che hanno come risultato solo quello di danneggiare tutti, anche se stessi. Non ci si salva da soli. Lo abbiamo sperimentato di fronte a un nemico nascosto, perfido e malvagio, che era il COVID, un virus che superava i confini, e ancora di più lo dobbiamo sperimentare oggi. Ci si salva insieme, abbandonando logiche personalistiche o singole perché si ipotizza di trarre vantaggi.

Sulla questione energetica, però, noi vogliamo sottolineare che dobbiamo imparare dalla storia e questo è un passaggio che sta avvenendo proprio in questi giorni. Ricominciamo a guardare oltre la preoccupazione quotidiana, signor Presidente del Consiglio. È un errore che l'Italia ha già pagato, abbandonando un campo di ricerca in cui era in prima linea e all'avanguardia: il nucleare civile. Sono di oggi le notizie sull'avanzamento dei progetti di fusione nucleare. È chiaro che si tratta di prospettive a medio-lungo termine, ma quanti errori abbiamo fatto perché pensavamo che il 2030 fosse lontano e non fosse vicino? In una di queste ricerche, l'ENI, una nostra azienda - tra l'altro, un campione nazionale; lei ha anche citato Mattei -, è protagonista. Ma, per esempio, l'ENI oggi si trova nell'impossibilità di realizzare impianti in cui sviluppare questa ricerca qui, in Italia, e deve realizzarli all'estero, perché abbiamo ancora una legge e il risultato di un referendum con cui si impedisce di fare ricerca, non di costruire. Questa è una contraddizione in termini. Dobbiamo avere il coraggio, insieme, di guardare al futuro e di cercare, insieme, di ritornare a essere protagonisti.

Passo, infine, alla questione mediterranea. Anche su questo punto mi permetto di chiedere di alzare lo sguardo. È vero: l'immigrazione illegale è un'emergenza che non può essere affrontata solo dai Paesi del primo sbarco; va affrontata, come ha detto lei, dall'Europa intera. Ma non è solo una questione di sicurezza. Ci sono i migranti che fuggono da Paesi in guerra e ci sono i migranti economici. È una distinzione che va mantenuta, ma non illudiamoci che i secondi spariscano perché li blocchiamo. Un intervento immediato è inevitabile, ma bisogna agire sulle cause. È questo il passaggio fondamentale che lei ha fatto nell'ultimo punto che ha trattato. La possibile soluzione si chiama sviluppo e cooperazione e l'asse per la cooperazione, anche sul piano energetico, è quello Nord-Sud, dopo decenni che ci siamo, in modo miope, assopiti sull'asse Est-Ovest. A una scuola di formazione per giovani, che ogni anno organizziamo, ho fatto vedere un video con un intervento di Enrico Mattei - e mi è ritornato in mente perché lei l'ha citato - che parlava del suo rapporto con la Tunisia e delle ostilità degli altri Paesi europei nei confronti delle sue iniziative. Allora, concludo con questa frase di Mattei: “Noi andiamo lì” – diceva appunto Mattei – “non come stranieri, non più solo come emigranti che possono offrire solo il lavoro delle loro braccia, ma come imprenditori che hanno tutto il supporto tecnico che un Paese moderno come il nostro può dare, e andiamo lì costruendo società al 50 per cento con le imprese locali, offrendo condizioni di lavoro più umane” e condividendo il nostro know-how, come diremmo oggi.

Questa è la strada, questa è la strada che da sempre l'Italia percorre, con l'orgoglio delle sue capacità, ma con la sua grande umanità. Anche questa è una strada lunga, ma questa è la nostra responsabilità. Possiamo diventare un hub energetico di snodo tra l'Africa e l'Europa, ma è nel nostro DNA nazionale, per la posizione geografica e per la storia delle nostre missioni, di essere anche forse un hub culturale, un incubatore formativo per le giovani generazioni dei Paesi della sponda del Sud del Mediterraneo. Ancora oggi questa è la vera sfida, la vera sfida per tutte le Nazioni, per il mondo e, in particolare, per il continente africano. Pensiamo solo di ridurre tutto a politica energetica e sfruttamento? Non a caso abbiamo lasciato il continente africano in mano ai cinesi, in mano ai russi e in mano ai turchi. Eravamo, invece, i veri protagonisti, insieme con l'Europa, di quell'area. Questo è lo spirito del Piano Mattei, che lei ha evocato, che non è pietistica solidarietà, ma è un crescere insieme, un coltivare con lungimiranza il nostro interesse nazionale.

Per questo il gruppo di Noi Moderati voterà convintamente la risoluzione che abbiamo condiviso e sottoscritto. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente Meloni, oggi, nell'introduzione della sua relazione, lei ha affermato che il suo Governo ha sfatato il racconto disfattista, che veniva fatto all'estero, del nostro Paese. Le voglio ricordare, però, che lei, pochi anni fa, da leader del suo partito, diceva che l'Europa è un comitato di affari e di usurai. Io non so come lei può definire questa frase, da lei pronunciata pochi anni fa, se sia disfattista o qualcosa che, invece, rappresenta in maniera diversa l'elemento, come lei l'ha definito, dell'interesse nazionale.

Lei, signora Presidente, ha detto che non bisogna scaricare sui cittadini i costi delle sanzioni e della crisi legati alla speculazione sul gas, ma, vede, voi state facendo esattamente questo. Nella vostra manovra economica avete approvato una serie di norme e quella principale fa un grande regalo di Natale - forse perché siamo in atmosfera natalizia - a quelle società energetiche che in questi mesi hanno realizzato utili stratosferici, utili pagati dagli italiani con le bollette, da quelle famiglie che si recano bimestralmente a pagare bollette che sono state sestuplicate, bollette che hanno messo in ginocchio le imprese. Sa dove è il regalo di Natale, Presidente Meloni? Lei ha fatto una norma sugli extraprofitti che ci fa rimpiangere il Premier Draghi, una norma sugli extraprofitti che prevede un gettito, sulla tassa degli extraprofitti, minore di quello previsto da Draghi: 10,5 miliardi prevedeva il Governo Draghi; voi ne prevedete 2,5 miliardi. Io non so perché rida, Presidente Meloni.

Penso che ci sia veramente da piangere, nel momento in cui questa crisi la stanno pagando gli italiani e voi state facendo esattamente il contrario di quello che lei oggi ha negato in quest'Aula, dicendo che la crisi non la possono pagare gli italiani, perché state facendo un grande regalo alle società energetiche.

Una questione, che non riteniamo soddisfacente nella sua relazione, è quando parla del tetto al prezzo del gas. È un anno che questo Paese attende il prezzo del gas e la speculazione del gas, invece, sta mettendo in ginocchio la nostra economia e le famiglie italiane. Non si capisce la ragione per la quale il Portogallo e la Spagna questo lavoro l'hanno fatto già nel mese di giugno 2022 e sono riusciti a contenere i prezzi dell'energia e a dare una risposta all'economia e un sollievo alle famiglie di quei Paesi. Penso che, da questo punto di vista, siate in grande ritardo. Ma voglio anche segnalarle un punto, che per noi è assolutamente inaccettabile: la sua relazione è un atto veramente ostile a una questione fondamentale, che molto si lega con la sicurezza energetica, che è la crisi climatica. Come è possibile non aver sentito da lei chiare parole di come l'Italia voglia andare verso una politica energetica che si basi sulle rinnovabili, che è quello che ci dice l'Europa? Lei ha detto con grande fierezza e con grande orgoglio che siamo qui a riprendere le trivellazioni nel nostro Paese. Dica agli italiani, che ci stanno vedendo in questo momento, che quelle trivellazioni non soddisferanno nemmeno l'1,5 per cento del fabbisogno del nostro Paese, mentre stiamo rinunciando a esercitare un ruolo di leader nella produzione di energie rinnovabili, nel risparmio e nell'efficienza energetica. Avete deciso una strategia energetica - mi scusi, Presidente Meloni - che sembra disegnata da questo grande player, questa multinazionale italiana che si chiama ENI, trasformando l'Italia in un hub del gas europeo e rinunciando, di fatto, a esercitare una funzione molto importante dal punto di vista strategico nel nostro Paese. Guardi, signora Presidente, che questa strategia farà pagare un prezzo enorme alla nostra economia e alle famiglie, perché le fonti fossili sono responsabili non solo della crisi climatica, ma anche del caro energia. Bisogna dirlo con chiarezza a chi ci sta vedendo e ascoltando e al Parlamento intero: non si vogliono le rinnovabili, perché hanno un costo economico basso; si vuole continuare a dipendere dalle fonti fossili, perché lì si esercitano utili stratosferici che pagano gli italiani.

Il suo Governo sta facendo, in Europa, una battaglia per noi assolutamente non condivisibile, di smontare i provvedimenti europei. In particolar modo, mi riferisco a quelli climatici, come ad esempio il piano “Fit for 55”, ma non c'è solo questo. Non abbiamo sentito una parola, da parte sua, anche di presa di distanza rispetto, ad esempio, a un esponente del Governo, l'onorevole Vittorio Sgarbi, che, proprio per stoppare le politiche sulle rinnovabili, non ha avuto pudore nell'equiparare le pale eoliche - faccio fatica pure a nominare quelle parole – a una violenza nei confronti dei bambini. Lei non ha preso distanze da tutto ciò. Le chiedo, quindi, se questo rappresenta un interesse nazionale, quello di abdicare a una strategia energetica pulita, per continuare a dipendere dalle fonti fossili.

Signora Presidente, però, accogliamo il suo appello di condanna alla violenza in Iran. Lo accogliamo e lo riteniamo importante. È importante, in particolar modo, prendere, in maniera molto forte, un'iniziativa che difenda le donne in Iran, come è importante non dimenticare quello che accade nel Qatar, in Arabia Saudita, in Yemen, nei Paesi dove ci sono gravi violazioni dei diritti umani. Pecunia non olet: compriamo il gas dal Qatar. Andiamo da al-Sisi, dittatore egiziano, a difendere i giacimenti di petrolio, ma dimentichiamo che quel Paese ha assassinato Giulio Regeni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) ed imprigiona studenti per post sui social. Questo lo dimentichiamo e, francamente, è un atto di ipocrisia che non possiamo accettare. Come non possiamo accettare l'ipocrisia su quanto il nostro collega, l'onorevole Marco Grimaldi, in maniera molto puntuale, ha detto sul Qatar, ovvero l'indecenza di questo scandalo della corruzione. Però, sa, Presidente Meloni, quello scandalo non sarebbe mai venuto fuori, se non ci fossero state le intercettazioni, quelle intercettazioni che voi, nella vostra manovra economica, state tagliando, quelle intercettazioni che il Ministro della Giustizia Nordio vorrebbe assolutamente ridurre. Signora Presidente Meloni, noi abbiamo bisogno di pace, non di armi. Io non so se riescano a essere educati, questi colleghi della maggioranza; sono maggioranza e sono anche un po' leggermente cafoni, signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Onorevole, la prego.

ANGELO BONELLI (AVS). Detto questo, abbiamo bisogno di pace, non di armi, perché di armi ce ne sono tante, troppe. Abbiamo superato la spesa di oltre 2.200 miliardi di dollari nel mondo, mentre carestia e desertificazione provocano morti e, in particolar modo, nel centro Africa, con flussi migratori.

Si ribadisce l'impegno del 2 per cento del PIL per le spese per armamenti, in particolar modo per quanto riguarda l'impegno con la NATO, mentre nel nostro Paese si taglia il trasporto pubblico, la sanità e l'impegno ONU sulla cooperazione, quello di destinare lo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo non viene rispettato. La domanda è: perché si ritiene che alcuni impegni debbano essere rispettati e altri importanti, che determinerebbero un ruolo molto importante nel sostegno alla cooperazione, vengono totalmente disattesi? Prima si parlava della questione legata ai migranti. Signora Presidente, lei è stata duramente contestata dalle istituzioni europee per come ha gestito gli sbarchi da quando lei è diventata Presidente del Consiglio, perché il diritto internazionale si rispetta: non è un optional rispettare il diritto internazionale.

Signora Presidente - e vado alla conclusione -, lei diceva che l'Italia diventa l'unico sbarco. Ma lo sa chi è che ha fatto questo? Lo sa chi è che ha voluto che l'Italia diventasse un unico porto in Europa? Siete stati voi, la vostra maggioranza, che ha approvato quel Trattato di Dublino, che non dice, invece, che, chi sbarca in Italia, sbarca in Europa! Voi siete i responsabili e, oggi, vi lamentate della responsabilità e del danno che avete fatto.

Per queste ragioni, non condividiamo assolutamente la sua relazione e, pertanto, voteremo “no” alla risoluzione e, ovviamente, alla sua relazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (A-IV-RE). Grazie, Presidente Fontana. Presidente Meloni, colleghi, c'è una scena dalla quale ti mettono in guardia quando arrivi a Roma, una scena un po' stereotipata, una scena che, tra l'altro, si ritrova anche nel film Febbre da cavallo, la scena in cui tu arrivi e ci sono quelli che ti fanno il gioco delle tre carte: carta rossa, carta nera, carta rossa vince, carta rossa perde. Perché, Presidente, prendo questa immagine? Perché nel suo “non più Europa in Italia, ma più Italia in Europa”, che è un abilissimo gioco di parole, c'è un po' di quella scena, che, nella migliore delle ipotesi, tende a confondere l'interlocutore. Ovviamente, il gioco tende più all'imbroglio, ma, in questo caso, solo a confondere l'interlocutore. Infatti, ho l'impressione che, in questa improbabile quanto però apprezzabile transizione tra il sovranismo e l'europeismo - che lei giustamente nega dicendo: “No, noi siamo sempre quelli, abbiamo sempre lo stesso punto” –, di fatto, si fa i sovranisti con il POS e si fa gli europeisti con le politiche energetiche (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe)! Si fa i sovranisti con un sistema di pagamento per il quale tutta l'Europa - tutta l'Europa! - dice di andare verso i pagamenti veloci, sicuri, digitali, utilizzati dai giovani, dai turisti e dagli studenti. Fate un giro in questa città! Qui non è il problema, come ci ricorda Salvini, se lui il caffè lo paga con l'euro o con la carta: non ce ne frega nulla! Il problema è che tutto il mondo sta pagando in questi termini e voi utilizzate il tema della libertà in maniera totalmente distorta: sarò ben libero di pagare col contante, ma qui la libertà che state negando è quella di chi il contante non lo vuole utilizzare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe), perché il contante lo prendete sempre, mentre il POS non va bene, quando voi dite che non va bene!

E sulle politiche energetiche, Presidente Meloni, lei ha assolutamente ragione: quello a cui è arrivata oggi l'Europa è un punto di insoddisfazione, anche per noi, perché sul price cap, che sia a 275 o, come ci ricordavano, a 220, è un punto ancora troppo alto per le famiglie e le imprese italiane, perché sul decoupling, sullo sdoppiamento, cioè sul fatto che remuneriamo diversamente l'energia elettrica prodotta con il gas rispetto alle altre, se le altre le paghiamo, come pare, 180 euro a megawattora, è un decoupling troppo alto.

Ma c'è un problema, qui dite “può fare solo l'Europa”. Ma dove sta scritto? Ci sono due leve, che vi abbiamo anche indicato nel corso di un'interlocuzione che io ho ritenuto molto importante e molto fruttuosa. La prima: perché continuate ad utilizzare il credito d'imposta, che è sostanzialmente un “pagherò sul prossimo anno”, quando, se ci sono quelle risorse, si possono integrare sul price cap europeo? E, se il price cap è troppo alto, noi diciamo che costruiamo un tetto variabile per le famiglie e le imprese al 50 per cento, per cui, a saldo zero, i vostri soldi vanno a dimezzare la bolletta e il fornitore di quella bolletta va in conguaglio di circa quel 50 per cento che le imprese e i cittadini non pagano. Quella è una cosa che non vi riesce. Ma perché non vi riesce? Perché sul decoupling non ci volete sentire circa il fatto che “PUN” vuol dire “prezzo unico nazionale”? Ma una volta che c'entra la Nazione, mettiamocela in mezzo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe)! E prezzo unico nazionale vuol dire che si può intervenire, certo, in maniera complessa, Presidente, e ce lo ha anche argomentato nel corso del nostro incontro, però quella via non intendete percorrerla, perché non c'è niente di meglio che dire: faccio l'europeista in un momento in cui l'Europa, su quelle due questioni - io sono d'accordo con lei - non dà risposte all'altezza.

Io non cerco la polemica, sono d'accordo con lei, Presidente, bisogna percorrere tutte le strade che portano soluzioni e risorse, ma ci sono due strade. Una è quella del PNRR, visto che andiamo in Europa, sulla quale è bene che chiudiamo ogni tipo di polemica e ci concentriamo su un punto. Sì, siamo in ritardo e, poiché siamo in ritardo, i comuni vanno sostenuti nella progettazione, i soldi vanno spesi bene e vanno spesi tutti; credo anche che si debbano ridefinire gli obiettivi, quanto, tutt'al più, una parte della loro realizzazione. Le abbiamo posto anche questo aspetto: si possono ampliare le azioni con l'obiettivo della transizione ecologica e digitale agli investimenti privati e il risultato sarebbe un secondo, imponente piano “Industria 4.0”, finanziato, in parte, con i fondi del PNRR. Ci sono precedenti importanti su questo e noi siamo pronti a fare la nostra parte.

E, poi, c'è il MES, non ne parliamo oggi, domani nel corso del question time al Ministro Giorgetti. Avete detto di aspettare la Corte costituzionale tedesca, la decisione della Corte costituzionale tedesca è arrivata, ha dato il via libera al MES. Io, francamente, non capisco: non stiamo parlando di prendere i soldi del MES, ma di ratificare un Trattato. Qui siamo oltre l'irrazionalità di non essere su un aspetto fondamentale in termini di opportunità per il sistema Paese.

Ho tenuto come ultimo punto l'Ucraina, Presidente, perché voglio essere il più chiaro possibile in sua presenza. Ho apprezzato sia le parole di oggi in quest'Aula, che quelle ieri pronunciate al G7, sono parole che non contengono nessun tentennamento. Oggi la popolazione ucraina chiede un supporto ancora più importante sul piano umanitario, perché l'inverno, dopo i bombardamenti russi ai punti strategici di fornitura energetica, ha reso la condizione delle persone al limite del sopportabile. Serve un supporto militare, perché la resistenza Ucraina è la condizione imprescindibile ad ogni processo di pace; la resa da chiedere, eventualmente, è quella all'aggressore, non allo Stato illegittimamente attaccato. Però, Presidente, voglio farmi carico - perché so quanto i suoi impegni non consentono di essere costantemente in quest'Aula parlamentare, e ci mancherebbe - di porgerle un velocissimo aggiornamento sul dibattito parlamentare sul tema del sostegno alla popolazione ucraina. Solo pochi giorni fa, quest'Aula ha discusso su mozioni che impegnano il Governo e la sua maggioranza si è fatta carico di bocciare - aperte le virgolette della nostra proposta - “si impegna il Governo a proseguire senza riserve l'attività di sostegno, economico e militare a Kiev e al popolo ucraino, in continuità con le azioni intraprese ed i provvedimenti adottati dall'Esecutivo guidato da Mario Draghi, anche mediante l'invio di nuovi equipaggiamenti bellici, tenendo opportunamente informato il Parlamento sulle decisioni che si intenderanno assumere”. Questo pezzo della mozione di Italia Viva e del Terzo polo è stato bocciato. Allora, quando lei mi invita e ci invita a non cambiare idea se si è in maggioranza o all'opposizione, a me sarebbe sufficiente che non si cambiasse idea quando le cose condivise vengono dette dall'opposizione e coincidono esattamente con ciò che lei ha appena dichiarato e annunciato in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe). Perché delle due, l'una: se si cerca dialogo e collaborazione, quando ci sono contenuti che coincidono, quella per noi è la via maestra.

Molto d'accordo sul tema del rafforzamento di un sistema di difesa comune europeo. Lo dico anche perché il nostro Paese parte da una straordinaria posizione di forza, che è rappresentata dalla competenza e dalla preparazione universalmente riconosciute al nostro Stato maggiore, a quello della Difesa, dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica, dell'Arma dei carabinieri, dei reparti speciali, che dobbiamo sempre ringraziare per le condizioni di sicurezza che assicurano al nostro Paese e non solo.

Concludo, Presidente, sulla questione, che lei ha giustamente portato all'attenzione dell'Aula, circa i lavori del prossimo Consiglio europeo. Sull'Iran non solo servono parole chiare, ma servono azioni conseguenti, servono soprattutto le seconde. L'Europa dei diritti non si può limitare a condannare con qualche autorevole dichiarazione le violentissime repressioni del regime di Teheran, le sommarie esecuzioni, utilizzate finanche in maniera macabra come monito ai manifestanti che continuano pacificamente a manifestare il loro dissenso, non possono rimanere impunite e non possono essere tollerate un minuto in più, così come non può essere tollerata un minuto in più l'inaccettabile e odiosa forma di discriminazione e segregazione femminile. Insomma, Presidente, serve coraggio, è tempo di coraggio e concretezza e l'Europa, forte e integrata, è la garanzia migliore (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Il Consiglio europeo del 15 dicembre è un appuntamento molto importante per il nostro Paese, per l'Europa e per gli equilibri internazionali per i temi affrontati. Oggi, in quest'Aula, sono emerse con forza le tre grandi direttrici su cui l'Italia dirà la sua: la politica estera, con la crisi ucraina, così come le altre tante crisi aperte, le tematiche sull'immigrazione e quelle di politica energetica.

È il primo Consiglio europeo in cui l'Italia si presenta con il nuovo Governo. Presidente Meloni, lei può andare a testa alta in quel consesso perché porta con sé una novità assoluta per l'Italia: lei potrà entrare da quella porta forte del consenso popolare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Noi abbiamo vinto le elezioni, dietro di lei c'è una coalizione, c'è il voto dei cittadini italiani e ciò, per chi crede nella democrazia, rappresenta la forza più straordinaria che ci possa essere per incidere, anche nei consessi internazionali. E ci andrà anche con la forza di una coalizione unita, perché, a dispetto di chi ci dipingeva deboli, disuniti, incerti, noi stiamo dimostrando, anche proprio su questi temi europei, di politica internazionale, che la coalizione è unita. Certo, siamo tre forze diverse, ognuna ha le sue idee, ognuna ha la sua identità, ma, da quasi 30 anni, il centrodestra riesce, poi, a trovare la sintesi, come abbiamo fatto oggi lavorando sulle risoluzioni. Ringrazio per questo i colleghi delle Commissioni e gli altri capigruppo. Insomma, il centrodestra esiste da quell'intuizione del Presidente Berlusconi del 1994 e in quest'Aula ne dimostra la forza, anche nel presentarsi a consessi internazionali, facendosi trovare uniti, a dispetto di chi ci voleva divisi.

Ci ha anche rubato lo slogan, non so se se ne sia resa conto, Presidente Meloni: più Europa in Italia, più Italia in Europa, è lo slogan con cui Forza Italia si è presentata alle elezioni europee del 2019. Ne siamo contenti, perché vuol dire che c'è un comune sentire, vuol dire che, in fondo, da quel 2019, passi in avanti si sono fatti.

Più Europa in Italia si ha con il PNRR, con un'istituzione europea che riesce ad essere vicina ai bisogni e anche per il grande lavoro che Forza Italia porta avanti all'interno del Partito Popolare europeo, con serietà e autorevolezza. Più Italia in Europa, perché vogliamo un protagonismo della nostra Nazione.

Quanta carenza di leadership internazionale denunciamo troppo spesso! Allora, c'è bisogno di trovare un'Italia protagonista. Arriviamo anche in giorni difficili per le istituzioni europee e noi non lo vogliamo tacere. Lo scandalo della corruzione nelle istituzioni europee ci preoccupa, ma Forza Italia, lavorando con persone perbene e con persone autorevoli all'interno di quelle istituzioni, lavorerà per difendere la dignità e la credibilità delle istituzioni europee, perché ne abbiamo davvero bisogno. Allora, insieme affronteremo le criticità internazionali, a partire da quella sull'Ucraina. Anche su questo, quante storie ci hanno raccontato! Sull'Ucraina, invece, il centrodestra si è fatto trovare rigoroso, coerente all'interno dell'alveo occidentale, fedele ai valori dell'atlantismo che, certo, però, vuole un protagonismo diverso nell'azione diplomatica. Ce lo ripete sempre il presidente Berlusconi: dobbiamo perseguire con forza la via diplomatica, vogliamo la pace. Quando si apre uno spiraglio, dobbiamo percorrerlo per primi, per approdare a una soluzione pacifica il prima possibile, lontani, però, dalle strumentalizzazioni che vengono da certa sinistra e dai 5 Stelle che, invece, fanno speculazione politica su una vicenda internazionale in cui, al contrario, l'Italia dovrebbe farsi trovare unita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Noi speculazioni politiche non ne facciamo, rivendichiamo le nostre idee e diamo una mano all'Italia ad essere un grande Paese. Proprio per dare una mano al nostro paese, diciamo che bisogna pensare subito alla ricostruzione dell'Ucraina. Lei ha citato la stima di 349 miliardi di dollari che è stata fatta. Lo andiamo ripetendo, Forza Italia dice che già da adesso, subito, dobbiamo pensare al processo di ricostruzione di quel Paese, dobbiamo farci trovare vicini. Pensate al dopoguerra italiano: la vicinanza dei valori dell'atlantismo - e non solo dei valori, anche dell'approccio economico - ci ha garantito di ripartire e ci ha fatto poi sentire vicini a quei Paesi. Ne è nata, ne è sorta, ne è continuata e si è rafforzata una visione comune di valori. Allora, dobbiamo stare vicino anche in questo modo e da subito all'Ucraina, senza perdere un solo minuto.

Un'altra crisi che vogliamo denunciare è quella che sta avvenendo in Iran. Forza Italia è vicina alle donne e agli uomini di quel popolo, ai giovani che ci guardano, chiedendo un aiuto. Chi ha avuto l'occasione di visitare quel Paese sa che è un Paese estremamente orgoglioso, con una storia millenaria. È un popolo che si distingue sorprendentemente per l'affabilità. Il popolo iraniano ti accoglie quando visiti quel Paese. Quelle persone chiedono una mano all'Occidente e l'Occidente non può voltarsi dall'altra parte, non può abbandonare le donne e gli uomini dell'Iran (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Forza Italia, sui temi di libertà e per la libertà è sempre in prima linea.

Su questi temi poi tutto si tiene. Proprio dalla politica internazionale derivano le problematiche dell'immigrazione che ci coinvolgono. Sull'immigrazione, sposiamo appieno la linea del rigore - che noi chiamiamo pragmatismo - dell'Italia, che deve tornare a essere semplicemente un Paese serio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che difende i propri confini e che accoglie nella misura in cui è capace di dare possibilità di una reale integrazione. Siamo contrari a quei modelli ipocriti che hanno portato, invece, ad affamare troppe persone che sono state sfruttate. Come me, tanti se lo ricordano, quando hanno fatto magari i sindaci e gli amministratori locali, negli anni scorsi: gli immigrati venivano accolti con ipocrisia, dicendo “avanti, c'è posto”, ma poi sui territori erano sbattuti sulle spalle degli enti locali, abbandonati, mentre non vedevano l'ora di ricongiungersi con i propri familiari nel nord Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Siamo per una politica concreta e la concretezza ci dice che dobbiamo rilanciare un Piano Marshall per l'Africa. Lo andiamo ripetendo da tanto tempo, dobbiamo organizzare seriamente i flussi. Anche l'industria ci dice che c'è un'immigrazione buona che garantisce integrazione e risposte ai bisogni del nostro Paese. Dobbiamo perseguirla, facendo quello che fanno i Paesi seri: organizzare i flussi. Come? Con rapporti diplomatici che rialzano la testa, con una credibilità internazionale che, grazie alla componente di Forza Italia nel Governo, si sta sempre più delineando. Bisogna andare anche in Europa a rivedere il Trattato di Dublino, affinché l'Italia sia non più una cenerentola d'Europa, non più il muro di gomma dell'accoglienza, ma un Paese che si fa sentire e che si fa rispettare. Per questo, serve più Europa, però. Noi ne siamo molto persuasi e per questo noi diciamo anche che ci sarà una sfida da vincere con coraggio, nel senso che più Europa vuol dire delegare anche politicamente alcune decisioni. Per questo, per esempio, siamo convinti che sia venuto il tempo di parlare in maniera convinta di un esercito europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e di una politica estera internazionale che parli a una sola voce. Subito, per esempio, è necessario costituire un corpo di intervento rapido di 100.000 uomini che intervenga laddove ci sono emergenze internazionali, sotto le istituzioni dell'Europa.

Infine, le tematiche energetiche. Inizio dalla ricordata vicenda ISAB-Lukoil. Ne siamo contenti, perché Forza Italia si è battuta più di ogni altro nel passato Governo. L'onorevole Prestigiacomo aveva presentato proprio un emendamento su quella vicenda. Eravamo rimasti inascoltati all'interno di quel Governo. Il nostro governatore della Sicilia è tornato sul tema e tutti noi, più volte, abbiamo fatto presente quanto, nel caso di un embargo, a pagare l'embargo non possano essere le nostre aziende. La vicenda Lukoil credo sia emblematica di come si possano coniugare le due cose: coerenza internazionale, senza mortificare i territori e le nostre economie.

Sulla politica energetica siamo il partito dei “sì”. Quindi, convintamente vogliamo tornare a alle estrazioni di gas, a investimenti infrastrutturali. Abbiamo persino governatori, come quello della Calabria, Occhiuto, che vogliono i rigassificatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Vogliamo le infrastrutture, perché pensiamo siano il motore del Paese. In Europa, intanto, siamo convinti che la strada del price cap sia giusta da percorrere, ma ancor di più lo è l'azione diplomatica. È stato citato, come esempio, il caso della Tunisia. Un grande Paese come l'Italia deve portare avanti iniziative diplomatiche che diventano poi ricadute industriali per il nostro Paese.

Le sfide, insomma, sono tante e irrinunciabili e Forza Italia darà ancora una volta il suo contributo prezioso, dirimente, basato su un'esperienza politica e diplomatica incontrovertibile, sempre al servizio del Paese, del bene comune, della libertà e dell'indipendenza dei popoli. Il Governo saprà fare la sua parte e l'Europa non potrà tirarsi indietro. È il momento di dire di sì a un nuovo corso di mediazione, unione e identità che rimetta la storia sui binari del dialogo e, quindi, della pace. Buon lavoro, Presidente. Forza Italia c'è e ci sarà, in Europa, da protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuseppe Conte. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Signor Presidente, signora Presidente, onorevoli colleghi… Se gentilmente il Presidente vorrà riservare la stessa attenzione che per tre anni ho riservato ai suoi interventi, anche se, qualche volta, con contumelie, senza labiale… Lo scorso 24 febbraio, Vladimir Putin ha promosso una vile e ingiustificata aggressione che sta causando una crisi umanitaria: migliaia di morti, milioni di sfollati, distruzione di infrastrutture e conseguenze economiche e sociali anche per noi europei. Il MoVimento 5 Stelle da subito ha espresso totale vicinanza alla popolazione Ucraina ingiustamente aggredita, ma ciò che mettiamo in discussione è la strategia che l'Occidente sta perseguendo. Ormai da tempo stiamo chiedendo, signora Presidente, di poter discutere in quest'Aula di questa strategia, soprattutto della posizione che l'Italia porta nei consessi internazionali. Da mesi chiediamo un'intensa, costante svolta, un'azione diplomatica che possa mettere finalmente in moto la macchina europea che, dall'inizio della guerra, non si è mai realmente attivata, mentre, invece, l'escalation militare ha raggiunto livelli davvero allarmanti. Crediamo che l'Italia debba diventare capofila di questa azione diplomatica per una mediazione internazionale e non lasciare questo ruolo alla Turchia di Erdogan.

La pace va costruita. Va costruita, però, in modo serio, non scherzando con i quiz, qui, in questa sede. È un percorso faticoso, ne siamo consapevoli. Però si tratta di offrire, sicuramente, risposte a due questioni cruciali. Questi sono gli interessi delle parti in gioco: la sicurezza, da garantire a tutti, e la tutela delle minoranze russofone. In giro per il mondo ci sono tanti modelli di tutela delle minoranze. Quindi, non è con gli slogan, non è con i quiz, che si può costruire un serio e faticoso percorso di pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vorrei, poi, chiarire che qui nessuno ha mai messo in discussione, per quanto riguarda il MoVimento 5 Stelle, né la NATO, né l'Alleanza atlantica. Il tema è come ci si pone, la postura dell'Italia in questi consessi. In passato, lei aveva parlato, in caso di sua vittoria, di un'Italia - cito testualmente - libera, forte, sovrana. Quello che notiamo oggi, però, è davvero incoerente rispetto a questi programmi, perché a noi sembra che su questa strada ci sia una totale acquiescenza alle indicazioni di Washington, come pure una accettazione supina della strada al perenne invio di armi, in piena continuità con l'ex Presidente Draghi. Di questa realtà geopolitica lei ha dato scarse tracce, nel suo intervento.

Ma lei ha taciuto un'altra questione, che è di primaria importanza, vede. Ma non la giudichiamo, noi, di primaria importanza. L'ha giudicata lei, di primaria importanza, in passato, insieme al Ministro Salvini. Mi avete rivolto un'accusa, forse la più grave e infamante che si possa rivolgere a un Presidente del Consiglio, l'accusa di alto tradimento, tra l'altro nel periodo più duro della pandemia, quando mi avete accusato di aver sottoscritto la riforma del Trattato del MES nottetempo, senza informare gli italiani. Quella notizia era falsa. Ignobile è stato il tentativo di fomentare l'odio e la ribellione sociale, ma soprattutto adesso siamo alla nemesi della storia, perché è il momento della verità. Vi siete rifugiati, sin qui, dietro il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca. Pensate un po', quanto imbarazzo, per chi ha sempre rivendicato il primato dell'interesse nazionale sopra ogni cosa, rifugiarsi dietro una Corte costituzionale straniera. Questo è un sovranismo da operetta, consentitecelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Adesso, però, dovrete scegliere, Presidente Meloni, se respingere la ratifica della riforma del Trattato del MES, che pure apporta dei miglioramenti, oppure continuare nella vostra storica posizione. Mi permetto, se deciderete per la ratifica, Presidente Meloni, guardi, la vorrei rassicurare, non credo che deluderà molti italiani, perché ormai si stanno abituando alle vostre contraddizioni e alle vostre piroette (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non siate impazienti. L'elenco è lungo, ne riassumo alcune. Sulle trivelle, in occasione del referendum del 2016, lei, testualmente: “Basta all'inquinamento dei nostri mari”. Non si era neppure insediata, la prima cosa che ha detto: assolutamente sì, nuove trivellazioni; con l'applauso degli industriali petroliferi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Sull'immigrazione, lei ne ha parlato tanto, però sta girando intorno a un tema. Ci ha riempito per anni la testa di propaganda, dicendo che aveva la ricetta, la ricetta facile: il blocco navale. Ma lo vogliamo dire agli italiani che, mai come in questo periodo, ONG, barche, barchini e barconi stanno sbarcando e attraccando in tutti i nostri porti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ovviamente, aggiungo, menomale, visto che ovviamente trasportano persone fragili, persone in condizioni disperate.

E considerato che parliamo di politica estera, lei invoca addirittura un nuovo slogan: Piano Mattei. Scusi, ma si è accorta che questo Piano Mattei addirittura non può funzionare perché lei ha tagliato i fondi del Programma per la cooperazione allo sviluppo? Con quali soldi lo vuole finanziare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Il PNRR: per cinque volte non l'avete votato, a Bruxelles. Fosse stato per voi, non sarebbe arrivato. Adesso, però, ovviamente, state ribadendo all'opinione pubblica l'importanza strategica di questo Piano. Bene, meglio tardi che mai. Però, attenzione, state già mettendo le mani avanti, chiedendo dilazioni dei termini per i ritardi che state accumulando.

E poi, la lotta all'illegalità e alla corruzione: Presidente Meloni, lei ha detto che il tratto distintivo di questo suo Governo sarà la lotta all'illegalità e invoca sempre i numi tutelari dell'antimafia, Falcone e Borsellino. Ma come sta conducendo questa battaglia? Ce lo spieghi. Concedendo favori e sconti a evasori e corrotti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Favori e sconti a chi non ha pagato le tasse? A chi vuole andare in giro con le tasche piene di contante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Avete persino la sfacciataggine di voler smontare un pilastro cardine della legge spazza corrotti. Presidente Meloni, lei giovedì andrà a Bruxelles e troverà una Bruxelles scioccata dallo scandalo sul Qatar, dalle mazzette di soldi nascoste dentro bustoni di plastica. Cosa porta in dote? Un'Italia che propone misure per rendere più facile la vita per i corrotti della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Che agevola gli evasori? Che vuole far candidare i condannati? Perché volete rivedere anche la Severino!

Il punto, però, più alto della sua incoerenza - e qui raggiunge l'acme - è la legge di bilancio. Solo pochi mesi fa dichiaravate, in campagna elettorale: siamo pronti. Oggi, invece, venite a dirci che avete avuto poco tempo per la manovra di bilancio. Vien fatto di rispondere: meno male - visti i risultati - che avete avuto poco tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Oggi ha coniato un nuovo vuoto slogan: più Italia in Europa. Si ricorda, invece, quando per tanto tempo, tante volte, in campagna elettorale, ha celebrato: è finita la pacchia per l'Europa? Quando ha assunto questo atteggiamento eurocritico, condannando le politiche espansive? Beh, guardi, la pacchia è finita per lei e per queste bugie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Lei, con il suo Governo, sta confezionando la manovra di bilancio più recessiva, nel segno dell'austerity, degli ultimi anni. Sì, proprio così, degli ultimi anni. L'avanzo primario, l'approccio contabile e gli “0 virgola” sono tornati ad essere più importanti del malessere dei più fragili, dei pensionati e delle imprese, che, tra l'altro, vedono ridimensionata qualsiasi misura di investimento, a partire dal superbonus e Transizione 4.0.

Lei ha parlato adesso, oggi, di spazio fiscale. Ma, guardi, che lo spazio fiscale è come il coraggio: se uno non ce l'ha, non se lo può dare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Vi accanite contro i fragili, contro le fasce indifese della popolazione, impoverite il ceto medio e sdoganate anche una sorta di “evasione di cittadinanza”. Voi state lavorando in modo scientifico per arricchire sempre di più i ricchi e impoverire sempre di più i poveri. Per i ricchi state stendendo tappeti rossi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Consentirete ai fondi stranieri di venire in Italia. I profitti che genereranno qui, nel nostro Paese, non li pagheranno all'erario italiano. Dimezzate l'imposta sino al 14 per cento per le plusvalenze finanziarie nel caso di vendita di azioni o di quote di investimento. Ancora, permettete finanche ai soci delle società immobiliari di potersi intestare immobili a condizioni agevolate; imposta sostitutiva ribassata …

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

GIUSEPPE CONTE (M5S). … dimezzamento dell'imposta di registro, base imponibile calcolata sui valori catastali e non di mercato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi gli extraprofitti, ma, abbiate pazienza: avete previsto 2 miliardi e mezzo, con le speculazioni in atto.

Il buon Natale e il felice anno 2023, Presidente Meloni, lei li sta augurando soltanto a pochi privilegiati, a questi pochi privilegiati, speculatori, corrotti ed evasori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Concluda. Onorevole, deve concludere…

GIUSEPPE CONTE (M5S). A chi non ha invece nulla da mangiare, lo avete privato del reddito!

PRESIDENTE. Onorevole Conte, deve concludere, perché ha finito il tempo.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Mi avvio a concludere. Per quanto riguarda i pensionati, avete previsto, rispetto agli aumenti già previsti per la minima, solo 8 euro; questo è un inganno vergognoso per i pensionati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tagliate la spesa sanitaria, chiudete centinaia di scuole, disarticolate “Opzione donna” con discriminazione. Lo ripeto, avete sempre detto: siamo pronti. Ma pronti per cosa? Forse - e concludo - per oscurare una visione di futuro del Paese, per tagliare speranza e respiro a un Paese già in difficoltà…

PRESIDENTE. Onorevole Conte, deve concludere.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Ma non preoccupatevi, il MoVimento 5 Stelle contrasterà tutto questo, per restituire al nostro Paese l'ambizione che merita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per una precisazione, il Ministro Fitto. Ne ha facoltà.

Scusate colleghi, penso interessi tutti…

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Il parere del Governo potrebbe modificarsi, rimettendosi all'Aula, per quanto riguarda la risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00008, nel caso in cui venga accolta la proposta di eliminare i punti 13, 14, 15, 22 e 23, non nel merito, ma perché, evidentemente, non sono temi attinenti al dibattito in questione nel Consiglio europeo di giovedì. Per quanto riguarda la risoluzione Richetti ed altri n. 6-00009, vi è la stessa proposta di eliminazione dei punti 5 e 6, per le stesse ragioni. In tal caso, il Governo si rimetterebbe al parere dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Presidente Meloni, è evidente che qualcuno, qui, ha preso l'occasione per fare il suo piccolo comizietto, magari, indirizzandolo non al Governo, ma al Partito Democratico, che è responsabile delle male politiche che il presidente Conte elencava prima (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ne abbiamo fatto l'esperienza anche in quella breve stagione in cui abbiamo governato assieme.

Presidente Meloni, lei all'inizio del suo intervento ha fatto l'elenco dei vertici a cui ha già partecipato - glielo dico come impressione -, quasi volendo dare a quest'Aula la certezza di essere pronta, di essere all'altezza, e che questo è un Governo pronto alle responsabilità che lo attendono in Unione europea. Ma questa legittimazione non c'è bisogno di chiederla attraverso un elenco, questa legittimazione è popolare ed è arrivata da un voto preciso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), da un voto che ha detto che questa maggioranza ha tutta l'autorevolezza per recarsi in sede europea, per fare valere gli interessi di questo Paese e per fare rispettare gli interessi degli italiani.

Abbiamo steso una risoluzione, abbiamo fatto un buon lavoro in Commissione e l'abbiamo fatto con una maggioranza coesa che non ha avuto alcuna esitazione a trovare l'intesa sugli impegni che dopo voteremo assieme; apprendiamo anche con piacere che ci sia un ulteriore allargamento di questi impegni che saranno sostenuti, quindi, anche da altre parti politiche. Infatti, Presidente, quello che c'è in quella risoluzione corrisponde esattamente a quello di cui c'è bisogno, in questo momento, di dare come risposte: si parla di energia, si parla della necessità di dare una risposta coerente e ferma in merito alla grave situazione ucraina, si parla di una situazione sui migranti che deve essere ancora completata e, soprattutto, deve essere rimessa all'agenda, si parla di quello che accade in Iran e non dimentichiamoci che, prima di quello che è accaduto in Iran, c'è quello che è accaduto in Afghanistan, eccetera. Anche qui apro una parentesi: va bene, serve più Europa in Italia e serve più Italia in Europa, ma serve più Europa nel mondo; serve più capacità dell'Unione europea di farsi rispettare e di avere una voce che sia considerata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che sia considerata se si parla di finanza, se si parla di economia, se si parla di agricoltura, se si parla di diritti umani, se si parla di tutto quello che riguarda la politica, perché è evidente che troppo spesso abbiamo avuto una visione europeista più autoreferenziale verso l'interno che non proiettata verso l'esterno e la debolezza, poi, la si è vista. Quando ci sono state scelte strategiche, l'Europa non ha giocato da primaria potenza, ma da comprimaria, se va bene, se non, purtroppo, addirittura da comparsa.

Allora, occorre anche una legittimazione, ma questa legittimazione, Presidente, lei ce l'ha e ce l'ha completa; ci sono circostanze che sembrano un po' entrare con fatica nel dibattito di questa mattina e non perché siano estranee all'ordine del giorno del Consiglio europeo, ma perché, evidentemente, sono pruriginose e fastidiose per qualche parte politica. L'ha accennato prima chi è intervenuto per conto del MoVimento 5 Stelle; ci ha sconcertato quel fatto di corruzione a cui abbiamo assistito e su cui ci stiamo approssimando ad avere altre notizie dalla stampa, quotidianamente, a livello europeo; ci ha sconcertato, non perché la corruzione non alberghi nei palazzi, si sa, purtroppo, è un fatto endemico che esiste da quando esiste l'uomo, ma ci sconcerta la superficialità con cui qualche rappresentante politico oggi declassa il tutto come se fosse quasi un fatto di cronaca. Un cronista prima mi ha chiesto fuori dall'Aula: che cosa sarebbe accaduto, se fosse stato per parte opposta, magari qualcuno di area di centrodestra e non qualcuno collegato al Partito Democratico o alla Sinistra Europea? Ci sarebbe stato un linciaggio, un linciaggio mediatico e poi un linciaggio parlamentare. Noi non ci abbassiamo a questi livelli, ma diciamo che quella supposta supremazia morale non esiste a sinistra e che si faccia un esame di coscienza quella sinistra europeista che si è sottomessa alle lobby e che si è sottomessa alle lobby, prendendo soldi per modificare l'opinione del Parlamento europeo e le direttive europee (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non nell'interesse dei cittadini europei, ma nell'interesse del proprio portafoglio! Questa è una vergogna per la quale chi ha mandato in Europa certi rappresentanti dovrebbe farsi l'esame di coscienza.

Invece, Presidente, deve andare in Europa portando la posizione dell'Italia, che è un Paese che non ha da sottoporsi continuamente a esami di maturità, ma che chiede che ci sia una maturità a livello europeo nell'affrontare le problematiche. Se si parla di energia, bisogna parlare anche di una necessaria autonomia, che non può essere limitata solo alla questione energetica. La questione energetica ha messo in evidenza che la nostra eccessiva dipendenza da fonti energetiche esterne all'Unione o esterne addirittura all'Italia ci rende più deboli ed è una debolezza che si sconta poi in politica estera, è una debolezza che si sconta nel momento in cui ci si deve sedere, anche per parlare di economia. Quindi, raggiungere e recuperare dei livelli di autonomia è tema fondamentale per il quale daremo il nostro voto convinto a questa risoluzione e le diciamo che, in sede europea, ci deve essere il convincimento che ci deve essere una necessaria autonomia, che si parli di agricoltura, che si parli di finanza, che si parli di industria, che si parli di qualsiasi settore strategico, non solo per il nostro Paese, ma all'interno dell'Unione europea.

Ebbene, non bisogna poi trascurare che c'è una situazione economica che durerà e sarà difficile per parecchio tempo. Allora, anche qui, vi è una questione che viene ad essere di tutta urgenza: il PNRR. Noi, sul PNRR, non dobbiamo avere alcuna esitazione a sollevare la questione, perché è cambiato il mondo, da quando il disegno fu fatto. Dovevamo uscire dalla pandemia, dare uno strumento e avere uno strumento a disposizione per potere recuperare i punti di economia persi. Quei punti di economia persi non saranno mai recuperati con un aumento dei costi del 30 per cento ed è evidente, quindi, che ci deve essere una revisione del sistema di finanziamento, del sistema che vuole investimenti col PNRR, perché, altrimenti, non è questione di incapacità dell'Italia, ma lo stesso sistema europeo di Recovery non sarà in grado di raggiungere gli obiettivi. Non è una questione nostra, è una questione generale. È stato detto correttamente che, se l'Italia non si riaggancia alla ripresa, tutta l'Unione europea sarà in difficoltà.

Apro un tema: la questione MES, che viene costantemente toccata e ritoccata. Basta con questa allegria nell'andare a dire che l'Italia si deve indebitare con creditori esterni. Noi abbiamo una capacità di indebitamento interno, ma attenzione che tutti quelli che ci vogliono vedere più indebitati verso l'esterno, semplicemente ci vogliono rendere meno liberi nelle politiche economiche e incapaci, domani, di dire “no” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), se ti vengono imposte politiche lobbistiche, omologanti, contro l'interesse degli italiani.

Attenzione a coloro che facilmente ci propongono risorse finanziarie di cui poi dobbiamo restituire il capitale, senza avere una crescita economica altrettanto all'altezza di restituire quel capitale. Questo vuol dire mettere un cappio al collo dell'Italia e degli italiani, non vogliamo questo. Quindi, ci deve essere una presenza consapevole all'interno dell'Unione europea e, Presidente Meloni, come dicevo prima, che porti anche l'Unione europea a riflettere sulla necessità di riforme. Non è tema all'ordine del giorno del Consiglio europeo, ma non può essere ignorata, questa necessità di riforme. Noi abbiamo un Parlamento europeo eletto dal popolo, ma abbiamo istituzioni europee totalmente svincolate dalla volontà popolare; una Commissione europea che è espressione degli Stati, un Consiglio europeo che è espressione degli Stati, e all'interno di questo, purtroppo, uno spettro di corruzione che, come abbiamo visto colpire alcuni esponenti del PD e la sinistra, testimonia che quel meccanismo europeo che mette tutto nelle mani di chi ha la maggioranza ed esclude qualsiasi visione alternativa di opposizione non è democratico e ha bisogno di essere riformato. Quindi, anche su tale aspetto vi è una necessità di imporre a livello europeo una revisione e una riconsiderazione del sistema democratico di rappresentanza dei popoli europei.

Noi siamo sicuri che la nostra capacità di influenza all'interno del Consiglio europeo sarà forte in ragione anche di questa maggioranza che la supporta. Noi abbiamo determinatamente partecipato alla stesura del programma di Governo, che non ammette deviazioni. È inutile che qualcuno venga a dire, oggi “aspettiamo le capriole, le giravolte” e compagnia cantante. Sul tema immigrazione siamo stati chiari fin dall'origine e siamo chiarissimi, all'interno della maggioranza: chi viene in questo Paese - lo dico, tramite il Presidente, agli amici della sinistra - fuggendo da guerre sarà sempre ospitato, ma chi viene in questo Paese caricato sulle navi dagli scafisti, per ingrassare poi le ONG e consentire magari a qualcuno che si sporca gli scarponi di venire poi in Parlamento a farci la predica, noi questo non lo tolleriamo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), perché non abbiamo bisogno di questo tipo di morali. Sappiamo, infatti, come aiutare le persone, lo abbiamo sempre fatto, ma abbiamo bisogno che il Governo sia responsabile e autorevole in sede europea, perché la questione migranti deve essere risolta a livello europeo e la gestione dei confini non può essere un fatto relativo solamente al Paese che si trova al fronte.

Su queste basi, Presidente del Consiglio, confermo il voto del gruppo Lega alla risoluzione presentata dalla maggioranza e naturalmente mi auguro che la sua azione a livello europeo sia sempre più determinata nel far valere l'interesse del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, hanno parlato, in questo nostro dibattito, i colleghi Peluffo e Mauri; a nome del nostro gruppo, hanno espresso considerazioni che fanno parte anche di quello che voglio dire in questa sede per motivare il nostro voto favorevole sulla risoluzione che abbiamo presentato. Sarà, quello di oggi, per me l'ultimo intervento da segretario del mio partito in un dibattito importante come questo sull'Europa, questi dibattiti che avvengono ogni semestre, perché il nostro partito è impegnato in un congresso importante e dopo di me arriverà un segretario o una segretaria. Voglio cogliere anche questa occasione per ringraziare qui il mio gruppo parlamentare, il nostro gruppo parlamentare, per il lavoro importante che abbiamo fatto in questi mesi, per il sostegno che ho sempre sentito da parte loro, ringraziarli per questo impegno, ed essere qui, in questo momento, a parlare di Europa per me è ancora più importante di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Comincerò dal tema che mi sta più a cuore, in questo momento, la questione dell'Iran. Signor Presidente, giovedì lei porterà la voce di tutto il nostro Paese; dovrà chiedere, con forza, all'intero Consiglio dell'Unione europea di non limitarsi alle parole. Quello che succede oggi a Teheran, quello che succede oggi in quel Paese è drammatico. È impossibile, inaccettabile che nel tempo di oggi, per aver partecipato a manifestazioni, donne e uomini che vanno lì a gridare “donne, vita, libertà” siano portati in carcere, siano impiccati, sia repressa nel sangue una manifestazione, un'espressione di manifestazione di libertà. È qualcosa che riteniamo inaccettabile, che deve trovare dall'Europa una risposta unica, forte. Lo abbiamo fatto davanti all'ambasciata iraniana, in queste settimane e in questi mesi, lo rifaremo con grande forza. È importante che questo Parlamento sia in grado di dirlo con forza: basta alla repressione dell'Iran, basta alla pena capitale a Teheran, sì alla libertà di quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ma il Consiglio europeo sarà molto importante anche e soprattutto per dire con chiarezza dove sta l'Europa e dove sta l'Italia sulla vicenda, drammatica, che sta vivendo il popolo dell'Ucraina. Purtroppo questa vicenda non è cambiata ed è il motivo per il quale, non essendo cambiata tale vicenda, anche se forse ci sono stati altri cambiamenti, c'è una maggiore stanchezza nelle nostre pubbliche opinioni, stanchezza dimostrata anche dai sondaggi; ma noi riteniamo che, per far cambiare la nostra posizione sull'Ucraina, debba cambiare la condizione del popolo ucraino, non la stanchezza del popolo italiano. Deve cambiare l'atteggiamento da parte della Russia, devono smettere di cadere le bombe che dalla Russia continuano a cadere ogni giorno, che stanno distruggendo quel Paese, la sua infrastruttura energetica e che rendono impossibile per quel Paese immaginare un inverno come quello che vivremo, invece, noi. Per noi, quindi, è impossibile oggi immaginare che da parte dell'Europa possa interrompersi quell'aiuto al popolo ucraino che ha rappresentato un elemento di orgoglio per tutti noi, in questi mesi. Quell'atteggiamento di supporto e di aiuto, per quanto ci riguarda, deve continuare, con l'impegno, che abbiamo tutti messo anche in questo Parlamento nei dibattiti che abbiamo avuto, per arrivare a una conferenza di pace, per essere in grado di far sì che quella pace arrivi e che la Russia sia obbligata a una pace che, per quanto ci riguarda, è il punto fondamentale.

Quindi, signor Presidente, vada in questo Consiglio europeo, forte di una posizione che, come è stato per il Presidente Draghi, sia - noi ce lo auguriamo - la più larga possibile in questo Parlamento. E lo faccia sapendo che sta facendo l'interesse del nostro Paese, l'interesse dell'Unione europea, sta facendo l'interesse del popolo ucraino, che, in questo momento, è il vero anello debole di tutta la catena. Per noi fare l'interesse del popolo ucraino vuol dire fare l'interesse dei diritti dell'uomo, fare l'interesse delle persone, fare l'interesse del fatto che vincano i valori europei, contro l'aggressione e la morte che la Russia sta portando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Vada in quel Consiglio europeo portando anche l'impegno del nostro Parlamento, in linea con quello che è accaduto fino a oggi, a favore dell'allargamento ai Balcani occidentali. Anche questo è un punto importante e anche su questo, da parte nostra, la volontà di una continuità è significativa.

Ma il dibattito di oggi è importante ed è stato importante anche per altri motivi. Si è parlato di questo doppio ragionamento tra sovranismo ed europeismo, evoluzioni, non evoluzioni. Voglio qui mettere un altro punto, forse, di osservazione: questo dibattito è importante perché ha dimostrato che l'Europa è forte, perché l'Europa è molto più forte rispetto a tante convinzioni che anche lei, signora Presidente del Consiglio, e il suo partito anni fa avevate portato, e che oggi sono cambiate, perché dalle idee iniziali dalle quali il suo partito è nato, al suo primo congresso, l'idea di uscire dall'euro, oggi lei è venuta qui, soprattutto, devo dire, nel discorso che ha letto, piuttosto che nella replica, e ha fatto un discorso che è chiaramente di continuità rispetto a queste posizioni che il nostro Paese ha avuto negli ultimi tempi, ed è un discorso che dimostra quanto l'Europa sia più forte di qualunque atteggiamento di sovranismo.

Quello che voglio dire qui con forza è attenzione a non forzare la mano sul doppio linguaggio, perché ci sono temi sui quali questo non funziona. Uno di questi, ne hanno parlato i colleghi Peluffo e Mauri, è quello dell'immigrazione. Il doppio linguaggio sull'immigrazione non funziona, sull'immigrazione c'è bisogno di politiche che funzionino, e non solamente di propaganda. La propaganda sull'immigrazione è fatta sulla pelle delle persone più deboli, è insopportabile ed è insostenibile.

Sull'immigrazione c'è bisogno di una cooperazione rafforzata a livello europeo. Se non si va in quella direzione, non ce la faremo, perché l'idea di avere l'unanimità di tutti i Paesi europei su posizioni che sono complicate - e che vedono soprattutto i Paesi su situazioni asimmetriche, con noi ovviamente che abbiamo bisogno di tutti gli altri e gli altri che non hanno bisogno di condividere con noi queste scelte - non funziona. Così come tutto questo non funziona su tante altre politiche. Questa notte è stato trovato un accordo importante sulla carbon tax e in queste ore si sta trovando un accordo importante sulla tassazione delle multinazionali. Perché su queste scelte tanta fatica? Molto semplicemente, perché ci sono Paesi che hanno messo il veto, potevano farlo: la Polonia e l'Ungheria (prima l'Ungheria e adesso, sembra, la Polonia). Hanno messo il veto perché le regole europee lo consentono, perché alcuni Paesi hanno voluto che ci fosse ancora il veto.

Allora, e lo dico al Governo e a tutte le forze di maggioranza, capire se si vuole più Europa o più Italia: non mi fermo su questa discussione terminologica, perché quello che conta è un'Europa che decida. Lo voglio dire rispetto anche alla stucchevole discussione che anche qui ho ascoltato tante volte: “Ma questa Europa! Perché non è così efficace sulla politica estera e nel mondo? Perché non è così efficace su questo o su quest'altro?”. Quando non è efficace vuol dire che la regola con cui si decide è il diritto di veto, il voto all'unanimità, e se c'è il diritto di veto e il voto all'unanimità vuol dire che qualcuno li usa come ricatto, esattamente come ha fatto l'Ungheria fino a ieri (fino a stanotte), e questi ricatti sono quelli che bloccano l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Così come ho citato la tassazione sulle multinazionali, voglio chiedere perché avete cambiato posizione sui lavoratori sulle piattaforme digitali? Perché su questo tema non siete in grado di essere lineari? Chiedo anche perché sull'energia, tema importante di questo Consiglio europeo, non avete portato, fino in fondo e con forza, una posizione italiana che ci porti ad avere già attuata una decisione - l'ha detto il collega Richetti e concordo con quello che ha affermato - sul tetto del gas nazionale e soprattutto sul disaccoppiamento nazionale tra il costo dell'energia prodotta da rinnovabili e il costo dell'energia prodotta dal gas russo? Quella scelta, che noi vi chiediamo di prendere e che noi vogliamo portare avanti, ci consentirebbe di essere molto più forti a livello europeo, perché, oggettivamente, a livello europeo, non basta quello che stiamo facendo.

Voglio concludere, signor Presidente. In questi tempi turbolenti c'è bisogno di un'Europa autorevole e forte, quella che noi vogliamo, ed è quella su cui, in questa sessione del Parlamento italiano, chiediamo e speriamo che vi sia il massimo consenso possibile. C'è bisogno di un'Europa autorevole e forte e, purtroppo, le notizie delle inchieste che abbiamo ascoltato in questi giorni raccontano di altro. Le notizie di quelle inchieste raccontano qualcosa di scandaloso e di inaccettabile. È un danno gravissimo che quelle vicende fanno all'Europa e al cuore della sua democrazia; è un danno a tutti noi, è un danno ai nostri ideali ed è un danno all'Europa che amiamo.

Le istituzioni reagiscano in modo inflessibile, la magistratura faccia fino in fondo il suo dovere. Quella lì non è la nostra Europa: è la più lontana possibile dai nostri ideali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quella lì non è la nostra Europa, perché la nostra Europa è quella della purezza degli ideali e del coraggio della pratica giorno per giorno di David Sassoli. A quegli ideali e a quel coraggio abbiamo sempre fatto riferimento e continueranno a essere la nostra bussola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, circa cinquanta giorni fa i due rami del Parlamento hanno votato la fiducia al Governo Meloni.

La situazione era più o meno questa: si paventava che nessuna Cancelleria avrebbe ricevuto l'onorevole Meloni, anzi ci sarebbero state le porte sbarrate; il crollo della Borsa; lo spread schizzato verso l'alto. Ebbene, in 50 giorni, Presidente del Consiglio, lei ha incontrato tutti gli uomini più importanti del mondo, la borsa è aumentata del 10 per cento e lo spread è diminuito del 14 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La narrazione è fallita, i sinistri profeti di sventura sono stati serviti! Ciò nonostante, qualche sventurato, in questo dibattito che doveva essere volto a dare al Presidente del Consiglio indicazioni e suggerimenti per l'importantissimo consesso europeo del 15 e 16 dicembre, ha preferito dare il meglio di sé.

Presidente del Consiglio, lei aveva fatto una domanda molto semplice: a fronte dei tanti che ci spiegano che bisogna arrivare alla pace, chiedeva soltanto di avere qualche indicazione in merito. Invece, abbiamo assistito allo sproloquio di un rappresentante di un importante movimento politico, che evidentemente non ha perso le origini rispetto a un populismo da strapazzo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), il quale si è dilettato ad andare fuori tema parlando della legge di bilancio, di cui evidentemente ha letto i titoli degli articoli perché il contenuto non l'ha capito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma vede, signor Presidente, io le dico questo: secondo me, il problema è stato un altro. A me ricorda quando, a fronte di un professore che ti interrogava e non eri preparato, cercavi di divagare e mi ricordava, l'Avvocato del popolo, quello studente che, di fronte al professore, non sapendo cosa dire, vaneggiava così, un po' a destra e un po' a sinistra, ma non aveva il coraggio di dire la verità, cioè che il cane a casa gli aveva mangiato il compito, perché questo è ciò che è successo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il cane, in realtà, non ha mangiato il compito: l'ha tenuto soltanto tra i denti e l'ha portato qui fuori e io l'ho preso. Sa qual è la proposta che viene formulata qui? È molto semplice: secondo alcuni, per raggiungere la pace, sa cosa bisogna fare? O diamo un superbonus agli ucraini per arrendersi o, diversamente, diamo un reddito di cittadinanza ai russi per ritirarsi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

L'ho messa così perché è impossibile rispondere, se non con ironia, ad una serie di insulti, anche personali, perché quando si dice, rivolgendosi a lei, che lei sarebbe persona supina, questa cosa, detta da un prono, è il massimo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Allora, dato che i problemi sul tavolo sono seri, mi permetto di ringraziarla per questa attività che ha fatto in questi cinquanta giorni, volta essenzialmente, onorevole Meloni, a creare le condizioni reali perché il tema dell'Ucraina, come quello dell'energia e della crisi energetica, sia affrontato con pragmatismo, con realismo e con capacità.

Le dico questo perché oggi avremo un dibattito in quest'Aula riferito alle armi, alla possibilità di concedere armi all'Ucraina, e sembra quasi, in una certa narrazione, che il nostro sia il Paese più guerrafondaio di tutto il mondo. Vorrei far presente che, secondo i dati forniti dagli istituti specializzati, questo Paese, l'Italia, è stato ed è al dodicesimo posto per aver contribuito a fornire armi all'Ucraina.

Basta bugie, basta ricostruzioni velleitarie, basta narrazioni che non esistono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Ma c'è di più. Noi sappiamo molto bene che quello delle sanzioni è un tema delicato. È un tema molto delicato, ma lei ha ribadito con chiarezza che quelle sanzioni sono state uno strumento positivo per iniziare a piegare quello che riteneva di essere un gigante politico, come la Federazione russa, e che abbiamo scoperto, nel momento in cui ha invaso l'Ucraina, essere un gigante dai piedi di argilla. Presidente, noi siamo convinti che in questo Consiglio europeo si troveranno anche ulteriori possibilità sanzionatorie affinché si consenta finalmente di poter andare attorno a un tavolo, ma con una distinzione fondamentale: noi stiamo con gli aggrediti, non saremo mai con gli aggressori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle)!

Quanto poi all'altro tema, molto delicato, il tema della crisi energetica (Commenti dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle)…No, ma lasciateli fare, è l'unica cosa che riescono a fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Movimento 5 Stelle). Quanto al tema della crisi energetica, Presidente, alcuni aspetti importanti sono sul tavolo, come l'acquisto congiunto volontario di gas e la solidarietà energetica; tuttavia, il tema politico, che deve entrare negli animi, nelle teste e nei cuori di tutti i popoli europei è che, se non c'è autonomia energetica, si finisce per non avere autonomia politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E senza autonomia politica si è nelle mani di tutti i “dittatorelli” del mondo. Questo è il problema di fondo!

Lei, Presidente, ha detto giustamente che l'Italia vuole essere protagonista in Europa. Il riferimento che ha fatto alla vicenda dei crediti di imposta sulle auto elettriche, principalmente pensata negli Stati Uniti, deve farci riflettere. Attenzione, non vi è solo una guerra economica in questo momento tra Cina e Stati Uniti in ordine alle auto elettriche, ma occorre stare molto attenti a smantellare la filiera dell'automotive europea e italiana, altrimenti rischiamo, fra cinque o sei anni, di non avere più l'industria da una parte e l'alternativa dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il che non significa - sia ben chiaro - che noi neghiamo le possibilità concrete di un processo che ci porti effettivamente ad un miglioramento della situazione ambientale, quale oggi essa è, alla quale - vorrei ricordare - anche l'Europa concorre, ma vi concorre, in termini di emissioni, nella misura del 9 per cento, rispetto ad altri concorrenti che contribuiscono, in termini di emissioni, con percentuali più alte, anche attraverso politiche sleali che creano molte difficoltà alle aziende europee.

In conclusione, quanto alle critiche becere che le sono state mosse da alcuni, non ragioniam di lor, ma guarda e passa. Quanto invece al suo impegno e a quello che lei ha fatto, noi siamo certi, Presidente Meloni, che grazie alla sua presenza l'Italia torna veramente protagonista in Europa. Ci torna a testa alta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ci torna con le sue bandiere, ci torna con i suoi valori, ci torna con le sue idee (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ci torna per confrontarsi e non per subire! Ci torna per cooperare e non per girare con il cappello in mano in qualche corridoio di Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Grazie, onorevole Meloni: avanti così e vedrà che l'Italia le sarà grata (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 14)

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00007, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione della risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00008.

Avendo i presentatori accettato l'espunzione dei capoversi 13°, 14°, 15°, 22° e 23° del dispositivo, il Governo si rimette all'Assemblea.

Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate della risoluzione n. 6-00008, nel senso di votare: dapprima, distintamente il 2° e il 21° capoverso del dispositivo; a seguire la restante parte del dispositivo; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco, pertanto, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00008, limitatamente al 2° capoverso del dispositivo. Il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00008, limitatamente al 21° capoverso del dispositivo. Il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00008, limitatamente alla restante parte del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo. Il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00008, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00008, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00009.

Avendo i presentatori accettato l'espunzione dei capoversi 5° e 6° del dispositivo, il Governo si rimette all'Assemblea.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00009, come riformulata su richiesta del Governo. Il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00010.

Avverto che il gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 2° capoverso, lettera e), del dispositivo distintamente dalla restante parte della risoluzione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00010, ad eccezione del 2° capoverso, lettera e), del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00010, limitatamente al 2° capoverso, lettera e), del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo adesso alla votazione della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00011.

Avverto che il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: distintamente, ciascun capoverso del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Avverto, altresì, che, a seguito dell'approvazione del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00008 e del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00009, il 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00011 risulta precluso e, pertanto, non sarà posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00011, limitatamente al 1° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00011, limitatamente al 2° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00011, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00011, limitatamente al 5° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00011, limitatamente al 6° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00011, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022.

Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 58, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 dicembre 2022, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali): “Conversione in legge del decreto-legge 12 dicembre 2022, n. 190, recante disposizioni urgenti in materia di prolungamento delle operazioni di votazione” (698) - Parere della V Commissione.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato, altresì, assegnato al Comitato per la legislazione.

In morte degli onorevoli Antonio Mazzone e Alberto Alessi.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Antonio Mazzone, già membro della Camera dei deputati dalla IX alla X e nella XII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Comunico che è deceduto l'onorevole Alberto Alessi, già membro della Camera dei deputati nell'VIII e dalla X all'XI legislatura.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Comunicazioni del Ministro della Difesa ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 185 del 2022.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Ministro della Difesa ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 185 del 2022.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 6 dicembre 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 6 dicembre 2022).

(Intervento del Ministro della Difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro della Difesa, Guido Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Presidente, onorevoli colleghi, lasciatemi iniziare con un'affermazione che ritengo sia condivisa da ognuno di noi: tutti, all'interno di quest'Aula e, chiaramente, al di fuori di quest'Aula, siamo per la pace e tutti ripudiamo la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Tutti, nessuno escluso, sia quelle forze politiche e parlamentari che dal Governo e dall'opposizione, fino a due mesi fa, hanno dato il loro totale supporto alle molteplici iniziative multilaterali, internazionali ed europee a sostegno dell'Ucraina, sia quelle che ora formano un nuovo Governo e un nuovo Parlamento e che, oggi, dovranno nuovamente esprimersi.

Mi sia concesso, da Ministro della Difesa pro tempore, di sottolineare con forza e senza timore di smentita che coloro che la guerra l'hanno vista da vicino, cioè gli uomini e le donne a cui abbiamo delegato la nostra difesa e la nostra sicurezza, le donne e gli uomini delle Forze armate, la odiano e la disprezzano più di ogni altra persona (Applausi). Perché per loro, molto più che per chiunque di noi, la guerra rappresenta una ferita reale, profonda, insanabile, quella dei loro compagni, dei loro amici, dei loro uomini, dei loro superiori che, per difendere la pace in teatri di guerra, hanno perso la vita o sono stati privati di qualcosa dal punto di vista fisico, mentale, psicologico. I nostri caduti, i nostri veterani ci ricordano ogni giorno cosa significa la guerra e quanto male possa fare all'umanità. È stata proprio la memoria di ciò che la prima e la seconda guerra mondiale avevano significato per l'Europa, con milioni di morti, che ci ha consentito di vivere nel nostro continente un periodo lunghissimo di relativa pace.

Uso il termine relativa, perché non posso dimenticare la violenza degli scontri dell'ex Jugoslavia, che portarono un Governo italiano, quello di allora, alla scelta di un intervento militare diretto in un territorio straniero. Anche allora si trattò di porre fine ad una violenza che stava calpestando ogni minimo baluardo di umanità, di rispettare la scelta di un'alleanza internazionale di cui facevamo parte dalla fine della seconda guerra mondiale e di muoversi nel solco delle risoluzioni delle organizzazioni internazionali. Ancora oggi, in quella terra la Difesa italiana, lo Stato italiano, è impegnato a garantire pace, dialogo, convivenza, ma, come sapete, anche in quella zona, nonostante il tempo trascorso, sotto le ceneri le braci non si sono ancora spente.

Proprio in queste settimane, siamo nuovamente impegnati a svolgere il ruolo di mediatori spesso di cuscinetto, in quello che rischia di diventare un nuovo focolaio di scontri. Lo facciamo con competenza, serietà, credibilità, determinazione, la determinazione a voler mantenere la pace. Certo, è più facile rappresentare il Ministero della Difesa come Ministero della guerra, che non magari Ministero della difesa, della pace e delle missioni di pace, ma la verità è che si tratta di un'organizzazione che nasce per preservare la pace ovunque. Questo è il ruolo che ha il Ministro della Difesa, questo è il ruolo che gli affida la nostra Costituzione.

Nel solco di questa storia, siamo qui oggi con lo stesso spirito che da sempre guida la nostra Nazione e le nostre Forze armate per tre motivi semplici.

Il primo è illustrare al Parlamento le ultime evoluzioni di una vicenda che, in realtà, conoscete benissimo: la guerra mossa dalla Russia all'Ucraina, che, dal 24 febbraio 2022, ha sconvolto le vite di decine di milioni di cittadini ucraini e ha cambiato le nostre e quelle dei nostri concittadini.

Il secondo è quello di ricordare le motivazioni che hanno spinto il Parlamento precedente a scegliere la via che abbiamo percorso finora, di vicinanza totale al popolo ucraino, condanna all'aggressione russa, aiuto alla difesa dell'Ucraina e rispetto delle decisioni condivise con gli alleati e l'Unione europea.

Il terzo è quello di verificare se l'attuale Parlamento conferma quella scelta, dando mandato al Governo e al Ministro della Difesa di proseguire il nostro impegno a fianco del popolo ucraino, con il supporto necessario e con forniture di materiali ed equipaggiamenti, civili e militari, con il contributo militare nei termini e nelle modalità decise dal precedente Esecutivo e dalla precedente maggioranza e finora utilizzati, con l'intenzione di sostenere ogni possibile realistico percorso, diretto al cessate il fuoco e all'avvio di negoziati per una pace giusta.

Nelle scorse settimane ho sentito molte polemiche mediatiche su ipotetici invii di armi, fantomatici riferimenti a un sesto decreto, richiami addirittura ad una presunta postura guerrafondaia del Governo e del Ministro. Sono polemiche che non sono riuscito a capire, veramente non penso per incapacità mentale, ma perché rappresentavano un Governo di cui io non ero a conoscenza, cioè un Governo che era inteso tutto il giorno a mandare armi all'insaputa del Parlamento, come se fosse possibile. Per fortuna, i Governi agiscono per atti formali, non di soppiatto e, quindi, mi è stato facile affermare, senza alcuna possibilità di smentita, che il Governo e il Ministero della Difesa non hanno fatto altro, in questi due mesi, su questo tema, che dare attuazione alle scelte precedenti, ai famosi cinque decreti approvati dal Governo Draghi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e, quindi, ereditati come impegno dal Governo Meloni.

Devo dirvi, con sincerità, che non è ancora finito il lavoro per implementare quei decreti, perché molte delle cose contenute nei decreti saranno in consegna nei prossimi mesi.

Lo Stato però funziona così: non si interrompe il giorno del cambio di Governo, ma, in un continuum istituzionale, i vari Governi che si susseguono implementano le scelte e onorano gli accordi che i Governi precedenti hanno preso o hanno sottoscritto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), non per scelta politica, ma perché gli Stati si comportano così. Mi sono perso, vedete, scusate, l'influenza.

Una volta mantenuti gli impegni assunti dallo Stato prima del loro arrivo, i nuovi Governi, se lo ritengono, modificano la linea politica, nelle forme previste dalla legge e nelle sedi istituzionali competenti. Fino a oggi, quindi, l'attuale Governo non ha fatto ancora alcuna scelta che non fosse quella di ribadire - così come aveva fatto come coalizione politica in campagna elettorale - che avrebbe proseguito la linea imboccata dal Governo precedente, in totale condanna dell'aggressione russa e di sostegno all'Ucraina, nella lotta di difesa dei suoi cittadini, delle sue città, delle sue istituzioni e della sua libertà.

Nelle settimane scorse, in questo solco, si era deciso di presentare alle Camere un emendamento, per prorogare, fino al 31 dicembre 2023, la norma di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge n. 14 del 2022. Su questo, c'è stata polemica e, allora, vorrei chiarire cosa è successo. Quella era una scelta determinata soprattutto dalla consapevolezza che i decreti-legge in scadenza e la discussione della finanziaria avrebbero lasciato pochissimo spazio per la discussione e la necessaria conversione di un ulteriore provvedimento legislativo.

Quindi, in accordo con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, mi ero premurato di fornire l'emendamento ai gruppi, molto prima che fosse presentato, affinché mi dicessero, i gruppi, se poteva essere accettabile un inserimento. Quando, alla fine, ho capito che l'inserimento non aveva avuto il concorde parere di tutti, semplicemente, sentito il Presidente Meloni e concordando con il Ministro Ciriani, abbiamo deciso di ritirare quell'emendamento, prevedendo di inserirlo all'interno di un provvedimento dedicato; cosa che abbiamo fatto con il Consiglio dei ministri del 1°dicembre scorso, che ha approvato il decreto-legge attualmente in conversione al Senato, per la proroga dell'autorizzazione alla cessione, con procedure semplificate, di materiali, anche militari, alle autorità governative dell'Ucraina, previo indirizzo delle Camere.

Vedete, l'indirizzo che oggi riceviamo era contenuto anche in quell'emendamento: ci sarebbe stato lo stesso questo passaggio parlamentare. Ma a qualcuno non era piaciuto lo strumento, che, ricordo, non era lo strumento della sanità in Calabria: era uno strumento che riguardava esattamente l'Ucraina e i rapporti tra lo Stato e l'Ucraina, in cui, semmai, il provvedimento della Calabria poteva rientrare poco, non sicuramente un emendamento di questo tipo. Per rispetto, per manifestare, fisicamente e immediatamente, il rispetto totale che questo Governo ha verso il Parlamento, non soltanto verso questo Parlamento, ma verso tutti, è stato inserito in un decreto-legge apposito.

Oggi siamo qui a relazionare, senza nasconderci. Anzi, siamo qui per ricevere l'indirizzo, perché è fondamentale, affinché questo decreto esista, che le Camere si esprimano e diano al Governo questo indirizzo. Fin dall'inizio del mio mandato, ben prima di ogni dibattito sulla proroga, ho auspicato questo momento di confronto, non solo - ripeto - per rinnovare l'atto di indirizzo, ma perché ritengo doveroso che il Parlamento si esprima e possa disporre di tutti i necessari elementi informativi, soprattutto rispetto a un argomento così importante.

Non c'è alcun dubbio che tutti desideriamo la pace, ma l'obiettivo può essere perseguito senza fornire assistenza a un Paese sottoposto a un'aggressione ingiustificata, unilaterale e in violazione delle norme di diritto internazionale? La risposta che l'Italia ha dato, in questi mesi, è stata chiara: “no”. Questo non solo perché abbiamo ritenuto giusto e doveroso aiutare una Nazione aggredita a difendersi, ma perché ci troviamo di fronte alla situazione in cui l'intransigenza finora dimostrata dalla leadership russa non lascia, al momento, intravedere spazi per intraprendere alcun negoziato per una pace giusta. Non voglio, però, nascondermi dietro una richiesta tecnica e asettica, che eviti di dare un giudizio politico, necessariamente di parte, sugli avvenimenti in corso e su come l'Italia ha deciso di reagire. Abbiamo scelto una strada, quella di rispettare le decisioni prese all'interno del nostro quadro di alleanze internazionali e dell'Unione europea. Non sono state, come dicono alcuni, scelte subite o imposte, dovute alla sudditanza del Paese, come affermano alcuni, ma scelte compiute in modo formale dallo Stato italiano, scelte che hanno una radice antica. Iniziano, ad esempio, il 4 aprile 1949, quando i 12 Paesi fondatori firmano il Trattato della NATO: tra quei 12 Paesi c'è l'Italia. Da 73 anni facciamo parte di un'Alleanza che ci ha consentito, in epoche più complesse, come gli anni della Guerra Fredda e della contrapposizione Est-Ovest, di contare su una forza che da soli non avremmo mai potuto avere, un'Alleanza che ci ha garantito protezione collettiva, ma in cui ciascuno degli alleati è chiamato a fare la propria parte. I critici dicono che non si sia trattato di un'Alleanza paritetica o affermano che si tratta di un'Alleanza che ha anche commesso errori nella sua storia. Mi sembra banale ricordare, a tutti noi, che ci sono state Nazioni che in questa Alleanza hanno messo molto più di noi - più risorse economiche, maggior contributo militare, più investimenti - e hanno avuto necessariamente un peso maggiore, cosa che, però, ci è sempre andata bene, perché ci consentiva di avere sicurezza a bassissimo costo economico, di godere di un ombrello di protezione finanziato da altri. Poi, l'Alleanza ha iniziato a chiederci cose più impegnative, un impegno maggiore nelle missioni internazionali, nell'organizzazione della Difesa, nell'ammodernamento delle nostre Forze armate, nella formazione dei militari, nella interoperabilità complessiva tra le Nazioni. E così abbiamo iniziato un percorso, portato avanti da ogni Governo che ci sia stato negli ultimi 72 anni in Italia - da tutti, nessuno escluso -, che ci porterà a rispettare un impegno sottoscritto anni fa, quello del 2 per cento del PIL dedicato alla funzione difesa, che non è mai stato messo in discussione da alcuno. Semmai, le tempistiche sono state messe in discussione, ma mai l'obiettivo da raggiungere. Molti Paesi dell'Alleanza l'hanno raggiunto; gli Stati Uniti - lo ricordo a tutti - sono poco sotto il 4 per cento e molti Paesi NATO stanno spingendo, in questo momento, per alzare la soglia al 3 per cento, cosa su cui l'Italia non si è dimostrata d'accordo, fino ad ora.

Ma oggi affrontiamo un altro tema: con i nostri storici alleati, di fronte all'aggressione di una libera Nazione democratica, all'interno dell'Europa, ai nostri confini, abbiamo deciso di reagire, di non rimanere indifferenti, di aiutare il popolo invaso in ogni modo possibile, senza entrare direttamente in conflitto. Potevamo decidere di non farlo? Sì. Avremmo potuto far finta di non vedere e considerare la cosa irrilevante, un litigio tra vicini, indifferente per il resto del mondo? Avremmo potuto giudicare l'aggressione russa come una cosa normale e accettabile, compatibile con un futuro di pace in Europa? La risposta che lo Stato italiano ha dato è stata “no”, è stata “no” per chiunque, anche per chi aveva pensato che la Russia avrebbe potuto, poco per volta, diventare un partner affidabile e privilegiato per l'Unione europea, anche per chi aveva a cuore il rispetto delle minoranze linguistiche russofone. Ma la Russia non ha mai voluto limitarsi a proteggere i diritti delle popolazioni russofone: ha usato quel pretesto per cercare di espandere il proprio territorio, occupando zone economicamente ricche, utili per la posizione geostrategica e potenzialmente concorrenti sulle future forniture di gas. Di fronte a questo attacco inaccettabile e folle, molte Nazioni del mondo e l'Unione europea hanno deciso di intervenire in ogni modo possibile, anche con il supporto militare esterno, cioè fornendo materiale, logistica e addestramento.

Di fronte a questa decisione collettiva dei nostri storici alleati dell'Unione politica ed economica, dell'Unione europea, avevamo diverse scelte possibili. Alcuni, ad esempio, sono convinti che avremmo dovuto abbandonare l'Unione europea, o la NATO, e scegliere l'altro blocco. Per carità, io rispetto sempre qualunque scelta - sarà un mio limite non capirne le ragioni - ma un ruolo dell'Italia tra le Nazioni satelliti della Russia e della Cina non riesco a vederlo.

La discussione fondamentale, però, ha riguardato altro, cioè la possibilità di rimanere terzi. Qualcuno sostiene, legittimamente, che esiste una terza via, cioè un modo per far finta di nulla, di mettersi forse in un angoletto e aspettare che gli eventi determinino qualcosa, senza prendervi parte. E qualcuno ha cercato di spiegare che questo atteggiamento ci avrebbe preservato dalle conseguenze che questa guerra ha provocato sull'economia, italiana e mondiale. Purtroppo, però, l'inflazione, l'aumento delle materie prime, la crisi economica e l'aumento di gas e petrolio hanno colpito tutte le Nazioni perché, drammaticamente, le conseguenze economiche della guerra non si fermano ai confini, chiedendo, prima di entrare, come il Governo di quel Paese abbia deciso di comportarsi. Purtroppo, la crisi che stiamo vivendo, iniziata con la pandemia, certo - piaccia o non piaccia -, è stata aggravata in modo pesante dalla decisione di un uomo, Vladimir Putin, di invadere una libera Nazione, perché, se anche esistevano ragioni storiche per spiegare i rapporti deteriorati tra Russia e Ucraina, se anche esistevano rivendicazioni, che avrebbero potuto trovare un trattamento più intelligente a supporto delle popolazioni russofone e avrebbero potuto avere maggiore attenzione dalla comunità internazionale, nulla può servire a giustificare minimamente un attacco, con lo scopo di invadere o occupare un'altra Nazione, annettendola ai propri territori. Di fronte a questi fatti, non esisteva, per l'Europa e per la comunità occidentale, altra possibilità che supportare l'Ucraina affinché potesse difendersi e si potessero costruire le condizioni di un tavolo di pace nel quale non fosse l'invasore a dettare le condizioni.

Ripeto la domanda: potevamo tenerci fuori, ai margini? La risposta del Paese è stata “no”, la mia e quella del Governo continua a essere “no”. Non lo hanno fatto, d'altronde, Nazioni che, da secoli, avevano scelto di non schierarsi e di essere neutrali, come la Svezia o la Finlandia; non potevamo certamente farlo noi. Alcuni sostengono che sarebbe stato più semplice e più facile provare a fare altre scelte ma, tra ciò che era semplice e ciò che era giusto, l'Italia ha scelto di fare ciò che era giusto. Non c'è dubbio che tutti desideriamo la pace, ma l'obiettivo non può essere perseguito senza fornire assistenza a un Paese sottoposto a un'aggressione unilaterale, in violazione delle norme del diritto internazionale.

Voi pensate se le bombe, che adesso sono intercettate dalle armi fornite dall'Occidente, non esplodessero in aria e raggiungessero i loro obiettivi! Sono state centinaia, molte centinaia, quelle che, nell'ultimo mese, non hanno raggiunto il terreno e non hanno raggiunto i loro obiettivi in Ucraina! Voi pensate se fosse mancata all'Ucraina la possibilità di intercettarle! Non erano bombe che avevano un obiettivo militare, non erano bombe che facevano parte di uno scontro militare: erano bombe che fanno parte di una nuova strategia, quella di colpire obiettivi civili, quella di lasciare milioni di persone al freddo e al gelo, di fronte a un inverno che sarà drammatico per l'Ucraina.

Ecco, io vorrei dire alle persone che hanno approvato i cinque decreti - che, oltre all'Italia, molte Nazioni hanno approvato - che, con quell'approvazione e con quella fornitura, noi abbiamo impedito che molte di quelle bombe raggiungessero i loro obiettivi e facessero danni ben maggiori (Applausi). Si tratta di un altro modo di vedere le cose: non abbiamo aiutato l'Ucraina a compiere un atto di guerra verso un'altra Nazione; noi stiamo aiutando l'Ucraina a difendersi, stiamo aiutando l'Ucraina a sopravvivere e la stiamo aiutando in una situazione che diventa sempre più difficile perché la guerra era iniziata per durare una settimana e - come ho ricordato oggi al Senato - la storia del mondo si è scontrata violentemente contro la volontà di un solo uomo. Questa guerra infatti è iniziata, con la violenza che vediamo oggi, con il rifiuto da parte del Presidente ucraino di salire sull'elicottero che gli avevano preparato per lasciare la sua città, per abbandonarla, perché questa era la previsione iniziale; nessuno aveva pensato a una guerra di questa portata. La previsione era che la guerra sarebbe durata una settimana, che le truppe russe sarebbero arrivate a Kiev, che il Presidente ucraino sarebbe scappato, che sarebbe stato messo al suo posto un altro uomo e poi si sarebbe andati a discutere con la comunità internazionale. La scelta di un uomo ha cambiato la storia del mondo, quando quel giorno ha detto: “non ho bisogno di un elicottero, ma ho bisogno di aiuti”.

E noi ci troviamo oggi a vivere questa situazione. Una situazione iniziata con un'avanzata russa che ha portato ad occupare quasi il 20 per cento del territorio e sta terminando con il consolidamento, da parte della Russia, di una parte del territorio occupato. È una guerra che non può avere “vincitori” in senso tradizionale. Lo ripeto: nessuno pensi che questa guerra possa avere un vincitore in senso tradizionale: in questa guerra perderanno tutti.

In questa guerra, ciò che sostiene i due eserciti sono le capacità di fornitura e le capacità di fornitura non possono essere messe in crisi perché, da una parte, dipendono dalla NATO e la Russia non ha intenzione di allargare alla NATO il conflitto e, dall'altra, dipendono dalla Russia e la NATO non ha dato all'Ucraina la potenzialità militare, per sua volontà e scelta, per attaccare la Russia sul suo territorio, ma solo quella di difendersi.

Allora, noi dobbiamo necessariamente pensare che il punto finale di questa guerra debba essere il tavolo di pace. Il confronto oggi è su come raggiungere quel punto finale.

Scusatemi se ho smesso di leggere il discorso - l'ho già fatto al Senato e mi sembra molto più rispettoso parlare liberamente a voi - ma penso che tutte le strade siano legittime. Guardo con rispetto alle persone che da mesi sostengono che l'unica via sia la pace e che sia errato l'invio delle armi, ma - vi ripeto - se l'Italia avesse smesso di mandare armi, sarebbe cambiato qualcosa nella situazione ucraina? Gli altri Paesi avrebbero smesso di mandarle? Quale sarebbe stato il risultato finale se noi avessimo smesso di inviare armi? Sarebbe stato quello di una guerra che continuava con armi che davano altre persone e ci sarebbe stata una frattura importantissima all'interno delle nostre storiche alleanze. Noi in qualche modo ci saremmo relegati in un angolino rispetto al mondo con cui abbiamo affrontato gli ultimi sette decenni della nostra vita economica, politica, sociale e di crescita democratica. Ci saremmo messi ai margini della famiglia di cui abbiamo fatto parte - già questo sarebbe stato grave - ma non solo: avremmo mostrato una frattura, avremmo mostrato ai russi che la loro capacità di dividere l'alleanza era riuscita a creare una frattura, a spaccare quell'alleanza, a indebolirla.

Per questo mi chiedo come sia possibile pensare a una soluzione che ci metta fuori dal panorama di alleanze e di cooperazione che abbiamo sempre avuto. Se fosse possibile mantenere una posizione dell'Italia che portasse alla pace, velocemente a un tavolo di pace, magari tenendo una posizione diversa all'interno dei consessi delle alleanze di cui vogliamo continuare a far parte, questo Governo se la caricherebbe sulle spalle subito. Perché non esiste un Governo che abbia volontà di alimentare una guerra o di sentirsi responsabile di alimentarla. Noi stiamo alimentando la possibilità di pace e di costituzione di un tavolo di pace, riequilibrando i pesi che si erano sbilanciati con un'aggressione unilaterale e l'occupazione del territorio ucraino da parte della Russia. I tavoli di pace non si costruiscono con pesi diversi; non si costruiscono quando uno dei due interlocutori è costretto a subire, perché è invaso, le ragioni del più forte (Applausi).

Per cui, certo che è una posizione difficile da capire e difficile da spiegare. Certo che nei bar e a casa è molto più facile sentire: ma non potevamo star fuori? No, non potevamo star fuori, perché i nostri interessi, gli interessi nazionali, richiedono in alcuni momenti scelte difficili, scelte da fare con gli alleati, scelte da fare con la propria famiglia.

Come dicevo prima, è stato comodo godere di un ombrello di protezione fatto da altri Paesi. Non è più sufficiente. Questa guerra ha sconvolto noi. Sconvolgerà questo Paese ancora di più. È appena iniziata. Sconvolgerà l'organizzazione che abbiamo dato. Il mio Ministero esce sconvolto da questa guerra, perché le Forze armate italiane erano costruite per altro, come quelle tedesche, forse quelle francesi non lo erano. Erano costituite per fare operazioni di peacekeeping internazionale, ossia operazioni completamente diverse da quelle che si sono aperte a febbraio di quest'anno, perché nessuno pensava che potesse esistere in Europa una guerra di invasione di territori, un'occupazione territoriale da parte di uno Stato nei confronti di altri.

Eppure, ci siamo trovati in questa nuova realtà che ha cambiato tutto. Cambierà le Forze armate, perché noi abbiamo costituito delle Forze armate in cui mandiamo ad addestrare persone che hanno cinquant'anni ancora adesso. Perché non erano Forze armate costituite con la possibilità reale di dover combattere e, magari, di dover difendere il proprio Paese. Quindi, in questo panorama cambiato, anche noi abbiamo dovuto cambiare. E il nostro atteggiamento rispetto a quello delle operazioni di peacekeeping si è dovuto evolvere. E nel momento in cui un Paese invaso, un Paese che condivideva con noi la volontà di diventare un Paese democratico, ci ha chiesto aiuto non abbiamo giustamente ritenuto di poter dire di no.

E oggi siamo qui non perché, come ho letto sui giornali, il Governo cerca di costruire un sesto decreto. No. Il Governo cerca di prolungare per un anno la condizione e la cornice giuridica all'interno della quale poter fare ogni tipo di operazione di aiuto all'Ucraina. Ad esempio, le richieste ultime che arrivano sono, sì, in parte militari, ma in parte riguardano i generatori per sopperire alla mancanza di energia; non alla mancanza di energia delle truppe che si trovano al fronte, ma alla mancanza di energia negli ospedali, nelle scuole, nelle case, nelle città (Applausi). E vi assicuro che anche quelli faranno parte, se ci sarà, di un sesto decreto, perché in tali decreti questa visione di aiuti, che debbano essere unilaterali e che siano sempre e solo di un certo tipo, togliamocela dalla testa. Intanto, le richieste di aiuti che arrivano dall'Ucraina negli ultimi mesi sono, come leggete su ogni giornale, anche quando parlano di armi, aiuti di materiale che serva alla difesa. Perché tutti i nomi tecnici che avete letto di varie batterie contraeree servono per abbattere missili prima che esplodano sulla terra, sulle case, sulle scuole, nelle città.

Quindi, cerchiamo di dare uno sguardo a 360 gradi, da parte di tutti, di verità sul periodo che stiamo vivendo e su questa scelta, che è una scelta di altissimo livello, di altissimo profilo, anche difficile per chi la prende. Non pensate che non sia difficile per la persona che poi verrà accusata di essere il guerrafondaio, il fornitore d'armi, il venditore d'armi.

Sapete con che sofferenza o fastidio uno legge sui giornali queste cose, che non tengono conto minimamente di come si è comportato nei 59 anni della sua vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… di quelli che sono stati i suoi rapporti, sia politici che personali e il suo modo di agire? Ma non è questo il tema. Il tema è capire se noi abbiamo voglia di continuare sulla linea che fino adesso ci ha consentito di rimanere a testa alta non solo nei consessi democratici istituzionali e internazionali, ma anche quando ci confrontiamo con la nostra coscienza e con la necessità di aiutare chi ce lo chiede.

Vedete, io, tutte le volte che sui social vedo le scene di persone che filmano il delinquente di turno che picchia un disabile, picchia un bambino o una persona debole, non riesco a capire come sia possibile filmare una cosa del genere o scappare e non intervenire. Ed è la stessa cosa se parlo di una Nazione. Io non riuscirei a rispondere alla mia coscienza, se mi fossi girato dall'altra parte di fronte al grido di aiuto lanciato dall'Ucraina. E non penso che questo Governo e questo Parlamento potranno mai girarsi dall'altra parte. La scelta, qualcuno la riterrà giusta, qualcuno la riterrà sbagliata? È legittimo farlo. Si sappia soltanto che, se verrà fatta, se verrà adottato un sesto decreto, se passerà, oggi, l'atto di indirizzo di questa Camera, sarà perché abbiamo scelto di aiutare un Paese. Non abbiamo portato avanti una scelta ideologica, non abbiamo portato avanti una scelta di comodo: abbiamo portato avanti una scelta di cui sentiamo sulle spalle un'enorme responsabilità, ma la politica nasce per portare sulle spalle responsabilità che le persone, che non la fanno, non devono avere. Quest'Aula sceglie per i nostri cittadini e alcuni parlano di sondaggi. Vedete, la politica non può seguire i sondaggi. La persona a cui voglio più bene, l'ho citata in un argomento simile, è mia madre, ma io non chiederei mai a mia madre il suo parere su una cosa di questo tipo, perché non penso abbia la profondità tecnica, la voglia di capire, la voglia di analizzare per dare una risposta, mentre, invece, voi, ognuno di voi ha questa responsabilità in coscienza. Non significa che deve votare come dice il Governo. Significa che deve votare in coscienza, analizzando tutto, tutti gli attori che sono sul tavolo, tutte le scelte che sono sul tavolo, tutte le possibilità e, dopo aver votato, magari pentirsi di una parte di quel voto. Ma questo è il nostro destino: inseguire la giustizia, sapendo che ogni nostra scelta sarà un'approssimazione verso la giustizia. È la condanna della politica; è la condanna della politica alta, ma quello che io vorrei è che questo Parlamento, oggi, decidesse con un atto che gli dia dignità, qualunque sia la scelta, di fronte al nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Azione-Italia Viva-Renew Europe e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della Difesa.

È iscritta a parlare la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, la gravità del tema sul quale oggi siamo chiamati a esprimerci richiede un altissimo senso di responsabilità. La responsabilità della politica, che richiamava poco fa il Ministro, a fronte della tragedia, prima di tutto umana, oltre che sociale ed economica, non può che essere affrontata tenendo fermo lo sguardo, quindi, verso l'obiettivo comune, che, accanto e insieme agli altri Stati dell'Unione europea e in linea con i nostri partner internazionali, riconosciamo come valore fondante e fondamentale: la pace, una pace che deve essere giusta, sostenibile, come dice la risoluzione che abbiamo oggi in quest'Aula, e costruita nel rispetto del diritto internazionale, dell'integrità territoriale delle Nazioni, dell'autodeterminazione dei popoli e alla luce del principio di solidarietà, del principio della libertà, nel rispetto del diritto internazionale. Essere per la pace vuol dire essere accanto a chi è stato attaccato. Seppure questo conflitto abbia le sue origini 8 anni fa, ciò a cui abbiamo assistito quest'anno è l'invasione di uno Stato sovrano. Su questo è difficile argomentare diversamente. Sì, Ministro, stiamo aiutando il popolo ucraino a difendersi e a sopravvivere. Il sostegno alla resistenza ucraina vuol dire consentire alle vie diplomatiche di aprire un tavolo di pace.

Le drammatiche vicende degli ultimi mesi aprono, purtroppo, uno scenario niente affatto confortante; la strada che ci troviamo a percorrere non risulta semplice, si aprono questioni fondamentali sulle quali è necessario dare una risposta, prima tra tutte, la crisi umanitaria, aggravata peraltro dalle rigide condizioni dettate dalla presente stagione invernale.

La Conferenza di Berlino dello scorso 25 ottobre ha posto le basi per un Piano Marshall del XXI secolo per la ricostruzione dell'Ucraina del dopoguerra. Hanno partecipato i rappresentanti del G7 e una serie di esperti delle principali organizzazioni internazionali.

Secondo le stime di ottobre della Banca mondiale, la ricostruzione dell'Ucraina costerà almeno 350 miliardi di dollari, ma l'impatto economico della guerra lo stiamo già subendo, direttamente e indirettamente, supportando, per quanto possibile, con aiuti umanitari, l'Ucraina, ma soprattutto sul piano delle implicazioni energetiche. Il conflitto è alla base delle difficoltà di approvvigionamento e della speculazione finanziaria che sta rendendo difficile da sostenere il prezzo del gas.

Nell'auspicio che il prossimo Consiglio europeo trovi una soluzione per arginare i costi energetici, è necessario continuare a supportare la popolazione ucraina contro un esercito invasore e lavorare alla pacificazione del continente europeo. L'orizzonte è quello della Bussola strategica europea, che consente all'Unione di acquisire un ruolo necessario sullo scacchiere internazionale, perseguendo quattro obiettivi fondamentali: lo sviluppo di partenariati contro le minacce comuni, gli investimenti in capacità e tecnologie, l'azione rapida e decisa in momenti di crisi e la sicurezza dalle minacce e protezione dei cittadini e dell'Unione europea, a partire dalla costituzione di un comune Esercito europeo.

L'impegno italiano deve proseguire all'interno delle consolidate alleanze tradizionali, lavorando al rafforzamento della capacità europea di svolgere un ruolo politico cruciale, a difesa dei valori fondativi dell'Unione stessa, nell'interesse, non di una parte, ma di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulio Sottanelli. Ne ha facoltà.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (A-IV-RE). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo. Il 24 febbraio 2022, la Federazione Russa ha invaso militarmente l'Ucraina, in aperto contrasto con le norme che regolano la vita della comunità internazionale, nonché con i principi di indipendenza, sovranità e integrità territoriale di ogni Stato. Come sappiamo tutti, le mire imperialiste di Vladimir Putin sono iniziate ben prima, nel 2014, con l'annessione della Crimea, e la presenza russa nel territorio si è man mano rinforzata, attraverso il finanziamento delle forze separatiste nel Donbass. Tutta la comunità occidentale si è immediatamente stretta attorno al popolo ucraino, condannando l'aggressione insensata, che ogni giorno continua a provocare perdite umane, sofferenze e distruzione.

L'obiettivo di Vladimir Putin si è ormai rivelato nei suoi contorni in maniera nitida ed inequivocabile: annientare militarmente e culturalmente il popolo ucraino. Tutto questo avveniva mentre nel nostro Paese si dava vita, qualche anno fa, al Governo gialloverde - 2018 - ancora oggi ben rappresentato in quest'Aula dal Vice Premier e Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, dal leader del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, il Governo più filorusso della storia repubblicana italiana, giusto per non dimenticare. Infatti, mentre nell'Europarlamento Salvini dichiarava di voler cedere due Mattarella per mezzo Putin, Conte, a nome del Governo, chiedeva di togliere le sanzioni contro la Russia; motivo per cui il Governo russo riteneva amico l'allora Governo gialloverde, a tal punto da dirsi disposto ad acquistare i nostri titoli di Stato.

Da una parte, il cambiare idea, da parte del leader della Lega, è sinonimo di intelligenza, se fatto in maniera genuina; al contrario, è sinonimo di trasformismo e di opportunismo politico. Apprezziamo, invece, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Meloni, in occasione del G7 di ieri, ma anche quelle che ci ha ripetuto qui, questa mattina, sulla chiara scelta di continuare a sostenere, senza “se” e senza “ma”, la resistenza ucraina, in perfetta coerenza con la linea politica della NATO e dell'Unione europea.

Dall'altra parte, oggi, assistiamo all'ennesima giravolta di un leader del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che, dopo esser passato dal Governo con la Lega, filorusso, a quello col PD, atlantista, torna ora a rischierarsi, nonostante le belle parole sulla pace, a favore della resa dell'Ucraina, perché, diciamolo chiaramente, negare l'aiuto militare significa condannare a morte quel popolo, formato di donne e uomini, anziani e bambini, perché non sarà mai disposto ad arrendersi. Come diceva bene il Ministro, quelle armi servono per fare in modo che non cadano i missili sulle teste dei bambini e delle donne dell'Ucraina. Dalle informazioni che abbiamo noi è un popolo che mai si arrenderà: mai si arrenderà, fino alla fine.

Quindi, inviare le armi significa dare un aiuto a quelle donne, a quei bambini e a quelle persone anziane. Credo che, oggi, sia fin troppo facile per l'onorevole Giuseppe Conte schierarsi contro l'invio delle armi, dopo aver sostenuto e votato favorevolmente lo stesso provvedimento per ben cinque volte all'interno del Governo Draghi. Mi chiedo allora: sarà forse che il MoVimento 5 Stelle votava favorevolmente quei provvedimenti solo per mantenere i propri Ministeri, mentre oggi dai banchi dell'opposizione preferisce ottenere qualche manciata di voti in più tornando a far valere il buon rapporto di amicizia con il leader del Cremlino, di cui tanto si vantava nel 2018?

Il gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe, invece, è stato sempre convinto sostenitore dell'intervento della NATO, dell'Unione europea e, quindi, dell'Italia, da un lato, con gli aiuti umanitari, i mezzi, i materiali di equipaggiamento militari, e, dall'altro, con l'inasprimento delle sanzioni alla Russia. Questo ha dato la forza al popolo ucraino di potersi difendere, di difendere la propria sovranità, il proprio futuro e, forse, anche quello dell'Europa intera.

Nel corso di questi mesi, sono stati distrutti infrastrutture civili, ospedali, scuole, reti elettriche, abitazioni; migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case e a rifugiarsi nei Paesi vicini di confine, in condizioni di assoluta precarietà. La popolazione ucraina, che invece è rimasta sul territorio, ha vissuto e continua a vivere sotto i bombardamenti, non ultimi, Ministro, qualche ora fa, nascosta in cantine e luoghi di fortuna, senza acqua, cibo, elettricità e riscaldamento, in un territorio dove la temperatura in questi giorni è sempre sotto lo zero.

Vorrei mandare un saluto al senatore Carlo Calenda, segretario del partito di Azione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe), leader del Terzo Polo, che con coraggio e determinazione è attualmente in Ucraina, invitato dal sindaco di Leopoli per portare personalmente la nostra solidarietà e la vicinanza al popolo ucraino. Mi sento, inoltre, in dovere, in questa occasione, di ringraziare tutto l'universo del volontariato, dell'associazionismo e i singoli cittadini che ogni giorno portano aiuti e donazione al popolo dell'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

Il 9 di novembre c'è stato il ritiro delle truppe russe dalla regione di Kherson; questo testimonia, anzi, certifica che la resistenza del popolo dell'Ucraina sta riuscendo a contenere l'invasione e in certi casi a reprimerla. Questo risultato è frutto dell'azione complessiva che i Paesi della NATO hanno portato avanti fino a oggi e della forza e determinazione del popolo ucraino. Il 10 dicembre, Vladimir Putin ha anche dichiarato: sull'Ucraina andrà trovato un accordo, mostrando un chiaro segnale di apertura ad un trattato che ci possa avvicinare alla fine di una guerra, divenuta ormai logorante, non solo, per chi subisce l'invasione, ma anche per chi invade.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (A-IV-RE). La strada è quella giusta. Per tale motivo siamo favorevoli alla proroga dell'autorizzazione alla fornitura di mezzi e di equipaggiamenti militari, accompagnati sempre dagli aiuti umanitari, dalla ricerca di negoziati che possano portare alla pace. Sono convinto che in questa Assemblea siamo tutti a favore della pace, come ha detto nell'incipit il Ministro, e nessuno qui è per la guerra. È però importante fare chiarezza: noi del gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe siamo per una pace che abbia come obiettivo la liberazione dell'Ucraina, che passa esclusivamente attraverso il sostegno della NATO alla resistenza ucraina, e non attraverso la resa, come altri invece sostengono. La posizione ambigua di alcuni colleghi e del gruppo del MoVimento 5 Stelle non è accettabile.

Per questo motivo vorrei che fosse una volta per tutte chiarito da quale parte della storia volete stare: dalla parte dei più deboli, come più volte da voi ribadito, o dalla parte dei prepotenti? Sabato scorso tutti noi, compresi gli esponenti del MoVimento 5 Stelle, abbiamo rivolto…

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (A-IV-RE). …un pensiero alla Giornata mondiale dei diritti umani. Vorrei ricordarvi che sia l'autodeterminazione dei popoli che il diritto alla vita dei bambini, degli anziani, delle donne e degli uomini dell'Ucraina sono diritti umani. Allora. come fate a non condividere il sostegno a questo popolo? In questa giornata quest'Aula ha l'obbligo di dare un segnale forte, unanime e di unità alla Federazione Russa e al mondo intero a favore del popolo dell'Ucraina che ormai da troppo tempo continua a essere vittima di un'invasione folle. Per questi motivi, noi del gruppo di Azione-Italia Viva-Renew Europe abbiamo proposto una nostra risoluzione, che spero venga condivisa da tutta l'Assemblea, che rappresenta una rinnovata vicinanza economica, militare e sociale al popolo ucraino (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di liberare i banchi del Governo. Onorevole De Corato, mi scusi, se può liberare i banchi del Governo.

È iscritto a parlare l'onorevole Carra'. Ne ha facoltà.

ANASTASIO CARRA' (LEGA). Onorevoli colleghi, signor Presidente, onorevole Ministro, abbiamo seguito il dibattito che nelle scorse settimane si è sviluppato sulla questione degli aiuti all'Ucraina e ringraziamo il Ministro della Difesa per essere intervenuto in quest'Aula, mentre in Senato è già iniziato l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge varato il 2 dicembre per prorogare, per tutto il 2023, l'autorizzazione preventiva a dotare Kiev di ulteriori supporti, se e quando ritenuto necessario.

In effetti, proprio qui, a Montecitorio, questo dibattito è iniziato con l'esame di una serie di proposte di risoluzione che avevano ad oggetto lo stesso argomento di cui già abbiamo parlato. Sono passati pochi giorni dall'esito delle votazioni su una serie di testi e dall'approvazione di alcuni di questi, in effetti molto chiari negli impegni. La Camera si è espressa a favore della continuazione degli aiuti sulla base di un'autorizzazione generale a tempo, giudicando negativamente sia l'ipotesi di una loro riduzione sia l'idea di sottoporre l'invio futuro di nuove forniture a comunicazioni preventive e circostanziate da parte del Governo in quest'Aula.

Apprezziamo che il titolare del Dicastero militare sia venuto qui a spiegarci perché questa strada sia più opportuna di qualsiasi altra alternativa. Ovviamente, noi della Lega-Salvini Premier auspichiamo, come tutti, che si creino le basi per avviare un negoziato che ponga fine alle ostilità e riteniamo che anche l'Italia possa e debba fare la sua parte, incoraggiando, ovunque sia possibile, le parti a trattare e a considerare almeno l'idea di una tregua (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il conflitto è, infatti, durissimo, avrebbe fatto almeno 100 mila tra morti e feriti da ambo le parti belligeranti. Ha provocato, inoltre, distruzioni enormi nelle infrastrutture e alle abitazioni civili, soprattutto, ma non esclusivamente, in Ucraina. Anche se gli sforzi protesi ad incoraggiare le parti, a dialogare, si moltiplicano, però i segnali che giungono dal teatro delle operazioni non sono incoraggianti e veramente ci si chiede quanti lutti ancora russi ed ucraini dovranno sopportare prima che si decida di porre fine a questa follia. Ciascuno sembra ancora credere alle virtù delle proprie armi, gli uni a difesa dei territori sottratti illegalmente e con la forza al loro legittimo proprietario, il popolo ucraino, gli altri, invece, intenti a programmare la riconquista di tutto ciò che è stato perduto dal 2014 ad oggi.

È evidente come in discussione ci siano principi di grande valenza morale e politica, ovvero le basi su cui è stato costruito l'ordine internazionale dopo il 1945, a partire dalla illeceità della guerra d'aggressione, che è vietata dal diritto internazionale. L'Ucraina è riuscita a resistere all'invasione principalmente per due motivi: la determinazione a non capitolare, sulla quale persino gli americani, lo scorso febbraio, avevano dubbi, ed il sostegno materiale che tutto l'Occidente ha assicurato a Kiev. Se anche uno solo di questi elementi venisse meno, non ci sarebbe resistenza e neppure la speranza di un'Ucraina libera di determinare il proprio ordinamento interno e le proprie alleanze internazionali.

A prescindere dal valore politico, noi, cari colleghi deputati, signor Presidente, onorevole Ministro, abbiamo l'obbligo etico e morale di garantire la tutela collettiva dei Paesi lesi arbitrariamente nel diritto di esercitare la loro sovranità e indipendenza. L'Italia, coerentemente alle diverse esperienze passate, deve tendere ad un intervento che possa avere come obiettivo primo e ultimo il ripristino degli equilibri nei territori coinvolti e la riaffermazione dei diritti fondamentali per tutte quelle popolazioni da tempo tormentate da guerra, morte e violenza.

In conclusione, quanto affermato sinora fa rendere pienamente conto di come sia importante e imprescindibile un'etica che non si fermi davanti ai confini nazionali, ma possa abbracciare ciascun Paese con ogni sforzo e impegno da parte nostra e dell'Italia tutta, prestando ancora una volta fede a tutti quei principi ai quali da italiani ci siamo sempre ispirati e per i quali abbiamo saputo lottare.

Per tali motivi, condividiamo e approviamo le comunicazioni rese dal Ministro Crosetto e, nella circostanza, ci tengo ad evidenziare e colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta tutti i militari impegnati nelle diverse missioni estere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Presidente, colleghe, colleghi, Ministro Crosetto, ci avviciniamo a un triste anniversario, che è quello del primo anno di guerra in Ucraina. Una guerra di invasione che ha violato il diritto internazionale e che ha portato morte, devastazione e sofferenze indicibili al popolo ucraino, provocando, altresì, una crisi umanitaria, economica ed energetica, sia in Ucraina, ma anche in Europa e nel mondo, con pochi precedenti.

È stata ed è un'aggressione assurda. Noi del MoVimento 5 Stelle l'abbiamo condannata sin dal primo momento e continuiamo a condannarla, perché siamo e saremo a fianco del popolo ucraino, ma quello che è accaduto in questi mesi di conflitto dimostra che “una vittoria militare e completa di una delle due parti appare sempre più improbabile” e che “quando si crea un'opportunità di negoziare, quando è possibile conseguire la pace, l'opportunità va colta”.

Queste parole non sono mie: non le ha dette un velleitario pacifista, non le ha dette chi non vuole fare niente, come ha appena indicato il Ministro Crosetto, non le ha dette chi vuole voltarsi dall'altra parte o chi vuole fare facile propaganda, come ha detto questa mattina la Presidente Meloni, ma le ha pronunciate, qualche settimana fa, il Capo di stato maggiore delle Forze armate degli Stati Uniti, il generale Mark Milley, cioè colui che si intende di guerra, di armi, di attacchi e di difese molto più di ciascuno di noi presente in questo Parlamento e al Governo. L'opportunità a cui faceva riferimento in generale è la probabile stabilizzazione, nelle prossime settimane, delle linee dei fronti a causa dell'arrivo dell'inverno. Tra l'altro, il generale paventava anche il rischio di andare verso una guerra più statica, quasi una guerra di trincea, il che aggiungerebbe morte a morte e devastazioni a devastazioni. Oltre a tutto ciò, esiste il rischio non marginale di un possibile uso di armi nucleari, con esiti facilmente immaginabili per la vita sul pianeta.

Noi del MoVimento 5 Stelle non abbiamo istinti bellicistici, né ci siamo assuefatti alla guerra. Non la riteniamo un evento ineluttabile, né un mezzo per risolvere le controversie internazionali, come recita l'articolo 11 della nostra Costituzione. È per tutti i motivi che ho elencato, compresi quelli che ricordava - e che ho riportato - il generale Milley, proponiamo da mesi che l'Italia svolga un ruolo da protagonista per l'apertura di tavoli negoziali e per un cessate il fuoco che inneschi una escalation diplomatica e che, quindi, metta fine all'escalation militare che, purtroppo, va avanti da molti mesi. Infine, auspichiamo che l'Occidente e l'Europa cambino strategia, perché quella attuale, come diceva il generale Milley, non porterà alla fine del conflitto, ma provocherà altre centinaia di migliaia di morti innocenti, per lo più tra la popolazione civile.

È nostro dovere lavorare, ripartendo dai principi del diritto internazionale, per la convocazione di una Conferenza sulla sicurezza in Europa, al fine di ristabilire, in nome di un rinnovato spirito di Helsinki, un quadro di pace, sicurezza e cooperazione e per innescare un percorso che porti a una conferenza multilaterale sulla pace, cercando di coinvolgere anche Paesi importanti che sono extra NATO.

Oggi, siamo in una situazione diversa da quella del 1° marzo, quando in quest'Aula si approvava una risoluzione che dava massimo sostegno e solidarietà al popolo ucraino, attivando rapidamente tutte le azioni necessarie a fornire assistenza umanitaria, finanziaria e anche militare. Quel voto noi del MoVimento 5 Stelle lo rivendichiamo, perché si fondava sul diritto internazionale, ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, perché era giusto aiutare l'Ucraina, affinché potesse esercitare il diritto alla legittima difesa nei confronti dell'aggressore russo. Senza quell'intervento italiano e occidentale, probabilmente, l'Ucraina sarebbe capitolata in poche settimane. Quindi, abbiamo fatto bene! Tuttavia, in quella risoluzione era previsto espressamente che gli sforzi del Governo italiano dovessero essere indirizzati a una de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca - ho riportato letteralmente -, cosa che non è avvenuta. Anzi, il Governo ha continuato a mandare armi, senza nemmeno confrontarsi pubblicamente con le Camere, nonostante tale confronto fosse previsto anche nella risoluzione del 22 giugno.

Dobbiamo invertire la tendenza e dobbiamo contribuire tutti a far emergere la ragionevolezza e la volontà di perseguire la pace, come da tempo ci indica anche Papa Francesco, il cui grido di dolore, finora, è rimasto praticamente inascoltato. In quest'Aula - e anche oggi l'ho sentito, anche pochi minuti fa -, molti hanno affermato di volere la pace, ma temo sia solo un esercizio retorico da parte di alcuni, anzi di molti, perché, nei fatti, molti in quest'Aula continuano a insistere pervicacemente sulla necessità di una escalation militare, che, invece, è una strada senza uscita.

Portare avanti le ragioni della pace in questi periodi è particolarmente difficile e si viene subito tacciati di essere filo-putiniani, come ha appena fatto il deputato Sottanelli, se non ricordo male, che ha raccontato un fatto inesistente - non so dove l'abbia visto; forse l'ha sognato -, che sarebbe forse da querela se non fosse ridicolo. Quindi, quello che ha detto lo derubrico a cosa ridicola. Quindi, dicevo che si viene subito tacciati di essere filo-putiniani con un impeto neo-maccartista da parte di chi, tra l'altro, prima dell'invasione dell'Ucraina definiva Putin un grandissimo Presidente, un sincero liberale, talmente bravo che avremmo dovuto clonarlo per portarlo in Italia.

Ora questa gente e questi partiti politici additano noi come amici di Putin (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Del resto, se non credete alle mie parole - mi rivolgo all'esterno, ovviamente, e non a quest'Aula, che sa benissimo i fatti come si sono svolti - basta andare su Internet o YouTube e ricercare le dichiarazioni di apicali esponenti politici della destra o del centrodestra, che dir si voglia.

Ciò premesso, Ministro Crosetto, devo rettificare una sua affermazione, fatta nel suo intervento, che non ha fondamento fattuale. Non è vero, infatti, che l'Italia sia uno dei pochi Paesi della NATO ad avere una spesa militare ancora al di sotto del 2 per cento del PIL; è vero, invece, l'esatto contrario, cioè che questo obiettivo è stato raggiunto solo dalla Grecia, che è praticamente commissariata, dalla Polonia e dai Paesi baltici. Tutti gli altri, a esclusione, ovviamente, delle due superpotenze storiche, quindi Regno Unito e Stati Uniti, sono ampiamente al di sotto della soglia del 2 per cento. Tra l'altro, questa soglia non è stata scritta sulla pietra come una tavola della legge, perché è stata ampiamente rivista nei modi e nei termini più volte negli ultimi anni e nulla vieta di rivederla, vista la situazione particolarmente difficile che stiamo vivendo dal punto di vista economico e sociale.

Invece, solo per i militari e solo per la lobby dei produttori di armi, per ragioni che sono del tutto evidenti, questo è un traguardo da raggiungere al più presto, come lo è per Fratelli d'Italia che solo qualche mese fa aveva cercato di imporre al Paese un folle aumento delle spese e, quindi, sarebbero occorsi 10-15 miliardi in un biennio per raggiungere il famoso obiettivo del 2 per cento. Una vera e propria assurdità, visto il periodo che stiamo vivendo, che è stata sventata grazie al MoVimento 5 Stelle che praticamente da solo si è messo di traverso rispetto a questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ministro, visti i suoi recentissimi trascorsi come principale lobbista dell'industria bellica italiana, fa davvero impressione (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) … Non lo sapevate? Ve l'ho data io la notizia. Fa davvero impressione sentirla parlare della necessità di aumentare le spese militari sfruttando l'onda emotiva della guerra in Ucraina. Un classico ed enorme caso di cosiddette porte girevoli e lei è passato da una poltrona all'altra, da una porta all'altra, davvero in maniera simultanea.

Ministro, qui si sta spingendo verso una corsa al riarmo che ha poco a che fare con la sicurezza immediata dei cittadini, che vedrebbero gli effetti concreti di questi investimenti tra quindici o vent'anni, per come è conformato il sistema della Difesa, ma ha molto a che fare - questa corsa al riarmo - con gli utili delle aziende del settore industriale che lei, fino a qualche giorno fa, rappresentava (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…Se non lo sapete studiate.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Questa corsa causerà un aumento senza precedenti delle spese militari nei prossimi anni e un incremento…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole: si rivolga alla Presidenza. Colleghi, per favore, fate continuare il collega. Prego.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Sì, vorrei continuare a fare con tranquillità il mio intervento (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi!

MARCO PELLEGRINI (M5S). Come dicevo, questo incremento è ancora più consistente di quello già ingente previsto dalla legge di bilancio che il Governo Meloni ha appena presentato e che prevede un più 7 per cento rispetto all'anno precedente. Addirittura, un più 13 rispetto all'ultimo bilancio della Difesa del Governo Conte, con un'impennata della spesa per la Difesa che sottrarrà risorse preziose che, invece, andrebbero investite per la protezione sociale, per lo sviluppo economico e per creare posti di lavoro per i bisogni dei cittadini e non per quelli dei fabbricanti di armi.

Noi del Movimento 5 Stelle pensiamo che, invece di spendere per la Difesa, sia necessario spendere meglio, cioè spendere insieme in un'ottica di cooperazione europea che eviti la duplicazione di programmi militari e sprechi di risorse, consentendo una razionalizzazione, appunto, della spesa. Posso fare un esempio, che è uno dei più lampanti e che riguarda il settore aeronautico, dove l'Italia, che ancora sta spendendo miliardi per i caccia di quarta generazione, i Typhoon, e per quelli di quinta generazione, i famosi F-35, si sta imbarcando in un progetto - miliardario anche questo - per il caccia di sesta generazione, il Tempest, con Regno Unito, Svezia e Giappone; mentre la Francia e la Germania stanno investendo altrettante risorse per sviluppare un altro modello d'arma di caccia di sesta generazione. Quindi, c'è una duplicazione incomprensibile - e mi avvio a concludere - di programmi che andrebbe corretta da subito prima che le strade divergano e che, quindi, sia impossibile tornare indietro.

Ad oggi, i Paesi membri dell'Unione europea spendono per la difesa, nel loro complesso, oltre 200 miliardi, che equivale a quasi 600 milioni al giorno, ossia il triplo di quanto spende la Federazione Russa. Questo vuol dire che, se noi ci vogliamo proteggere dal nostro più prossimo e potenziale nemico, possiamo spendere molto meglio proprio efficientando la spesa, come dicevo prima. Non si riesce a capire perché bisogna aumentare la spesa e, invece, non si percorre la strada della sua razionalizzazione.

Una spesa comune europea deve essere incentivata e questo Parlamento deve prendere sulle proprie spalle questa scelta e questa strada. E questa strada deve essere intrapresa senza approfittare dell'allarme sociale che la guerra in Ucraina ha provocato, tra l'altro senza approfittare, per esempio, delle esenzioni IVA che sono state approvate recentemente e che, invece, dovrebbero essere riservate ai beni di prima necessità.

Per tutti questi motivi, e concludo, Presidente, il MoVimento 5 Stelle, nella sua risoluzione, oltre a chiedere lo stop dell'invio di armi all'Ucraina e un forte impegno diplomatico, chiede una graduale riduzione delle spese destinate agli armamenti, anche attraverso l'immediata razionalizzazione a cui facevo riferimento poc'anzi, individuando le priorità più urgenti e operando un serio controllo dei costi. Respingiamo con forza, poi, Ministro, la sua proposta, che riteniamo indecente…

PRESIDENTE. Deputato, concluda.

MARCO PELLEGRINI (M5S). ... di escludere le spese per la Difesa dal computo del deficit nell'ambito del Patto di stabilità che, tra l'altro, è una vecchia idea della lobby industriale militare, guarda un po' che coincidenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Invece noi proponiamo di scorporare gli investimenti per la transizione ecologica, l'innovazione tecnologica e il sostegno sociale ai cittadini più bisognosi dal computo del deficit di cui al Patto di stabilità.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Ho finito, la ringrazio Presidente. Queste per noi sono le vere priorità del Paese - altro che armi - e ci impegneremo con tutte le nostre forze per ottenere questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cappellacci. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, intanto grazie dell'approfondita e del tutto convincente relazione, signor Ministro. La posizione del nostro movimento politico ha radici profonde nella tradizione che caratterizza i partiti popolari e cristiani e che è inequivocabilmente europeista, occidentale, atlantista. Per questo, ogniqualvolta i nostri rappresentanti sono stati chiamati a scegliere da quale parte della storia schierarsi lo hanno sempre fatto senza esitazione alcuna, senza riserve mentali e ponendosi sempre dalla parte della libertà, della pace, del diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Questo è il ruolo centrale che abbiamo sempre esercitato sia quando abbiamo avuto la responsabilità di guidare la nostra comunità nazionale sia quando Forza Italia, dai banchi dell'opposizione, con il suo voto, ha garantito, nei decenni passati, che si mantenessero gli impegni internazionali, senza tentennamenti e scongiurando incidenti di percorso da parte di qualche nostalgico delle ideologie del secolo scorso.

Tale è ancora oggi la tensione ideale e morale, con la quale sentiamo questo compito, che non ci siamo limitati a una presenza passiva dell'Italia nei consessi internazionali, ma abbiamo esercitato un ruolo attivo, positivo, concreto.

Sono trascorsi 20 anni dalla giornata storica in cui il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, giungeva le mani del Presidente degli Stati Uniti con quelle di Vladimir Putin per suggellare così lo storico accordo di Pratica di Mare; un accordo che coronava quella fine della Guerra Fredda agognata per generazioni, quel sogno di un mondo più libero, quel sogno di pace nel quale noi, neppure in queste ore difficili, dobbiamo smettere di credere.

Chi vi parla si è recato più volte in Ucraina, sin dai primi di marzo di quest'anno e lo ha fatto per portare in salvo sul territorio italiano alcune centinaia di bambini orfani e ha visto con i propri occhi il dramma della guerra.

Immaginate questo Parlamento con le porte e le finestre ricoperte da sacchi di sabbia; immaginate, durante i lavori del Parlamento, di dover interrompere per via dell'allarme aereo e andare negli scantinati per poter trovare riparo; immaginate, ancora peggio, di vedere edifici residenziali completamente crivellati di colpi diventare dei colabrodo; immaginate delle scuole, delle chiese, dei campetti di calcio completamente devastati da proiettili, da bombe. Non si trattava di obiettivi militari, si trattava di obiettivi civili. E quel dolore, quei morti, quella distruzione, quei sacchi di sabbia resteranno sempre nei miei occhi, nel mio cuore, come un segno indelebile che, credetemi, è veramente difficile rendere a parole.

Secondo l'Alto commissario ONU per i diritti umani, ad oggi, le vittime civili nel Paese invaso sono oltre 6.700; di questi, 174 sono bambine, 212 bambini. Questa sofferenza indicibile deve tradursi in una sorta di giuramento per tutti noi.

Onorevoli colleghi, noi siamo la generazione che ha beneficiato dell'opera di ricostruzione morale, culturale e ideale dell'Europa compiuta con il sudore e con il sangue dei nostri padri. Siamo la generazione che ha visto nel crollo del muro di Berlino la speranza di un mondo più libero. A oltre trent'anni di distanza, quella fiaccola di speranza sembra essersi spenta e la guerra è ritornata nel cuore dell'Europa. Il compito della nostra generazione è quello di riaccenderla per consegnarla a chi verrà dopo. In questi mesi e in queste ore il popolo ucraino si difende e, come ha ricordato il Santo Padre: “Difendersi è non solo lecito, ma anche un'espressione di amore alla Patria. Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama. Qui si tocca un'altra cosa che ho detto in uno dei miei discorsi” - dice ancora il Santo Padre - “e cioè che si dovrebbe riflettere più ancora sul concetto di guerra giusta”.

Ebbene, il nostro compito, insieme al mantenimento degli impegni assunti sul sostegno ai fratelli, alle sorelle e ai figli ucraini, è quello di usare l'arma più efficace di tutte, l'arma della diplomazia e, per usare l'arma della diplomazia, è necessario che sussistano le condizioni. E quello che noi stiamo andando a fare oggi con la risoluzione crea le condizioni per poter lavorare sulla democrazia, per poter andare verso la pace. Ecco perché è fondamentale, come indicato nella risoluzione, proseguire e intensificare, in tutte le sedi appropriate, l'azione diplomatica volta a conseguire una pace giusta e sostenibile, a vantaggio della stabilità e della sicurezza internazionale.

Si può spiegare con un disegno, e non lo dico certo per banalizzare un tema così grave. Sono più disegni che fecero i bambini ucraini nel pullman nel viaggio di ritorno. Erano sostanzialmente due i temi che trattavano: uno era il disegno dei carri armati, delle bombe che colpivano gli edifici, l'altro era il disegno del pullman, con dei grandi fiori colorati a fianco, che li portava verso la salvezza. La paura e la speranza.

Allora, a proposito di speranza, l'8 dicembre si è elevata nuovamente alta la voce di Papa Francesco e noi vogliamo ascoltarla. Il Papa ha fatto riferimento alle parole dell'Angelo alla Vergine: “Nulla è impossibile a Dio”. E ha sottolineato: “Con l'aiuto di Dio la pace è possibile; il disarmo è possibile. Ma Dio vuole la nostra buona volontà”. La nostra buona volontà c'è e con questa risoluzione noi, oggi, ci schieriamo dalla parte della speranza e dalla parte della buona volontà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, io credo che sia doveroso da parte del Governo, a due mesi dall'insediamento, venire a riferire su quella che è la principale, più difficile e più esistenziale decisione che questo Parlamento si trova a dover prendere. Come reagire all'aggressione russa è, infatti, l'argomento più difficile che questo Parlamento tratta. Nessuno di noi, oggi, voterà in modo distratto o meccanico, e credo che - lo ha ricordato anche lei - dal 24 di febbraio ci interroghiamo tutti su quale sia la scelta migliore, la scelta più giusta, la scelta più in linea con i nostri principi.

Credo che tutti quanti, comunque voteremo, sentiamo il peso delle decisioni che prendiamo, perché ragionare di pace in tempo di guerra significa rendersi conto dell'immensa difficoltà di questa sfida. Quindi, inviterei tutti quanti noi a non banalizzare un passaggio parlamentare che ci costringe a fare i conti a fondo con i nostri principi e che ci porta a reagire, ancora oggi, a un fatto che, come ricordava lei, ha stravolto la stabilità e persino la storia del nostro continente.

La decisione che prendiamo oggi non la prendiamo certo a cuor leggero. Noi, come Partito Democratico, continueremo a sostenere l'Ucraina perché questa è la cosa giusta da fare. Io ho ascoltato quello che lei ha detto, Ministro. Lei ha richiamato molto a tante ragioni altre: le ragioni delle alleanze, le ragioni del “non si può fare che così perché tanto lo farebbero gli altri”. Ecco, io penso che, in realtà, nelle decisioni che prendiamo oggi ci siano delle ragioni che riguardano i nostri principi. Si sta con l'aggredito, prima di tutto, ed è una questione di principio. Si sta con l'aggredito e lo si aiuta a difendersi. Si sta con l'aggredito con gli aiuti economici, con il sostegno umanitario, con i progetti per la ricostruzione, come sta avvenendo, proprio in queste ore, in Francia dove non si sta svolgendo una conferenza generica per la pace, ma si sta ragionando sulle risorse da mettere per aiutare l'Ucraina a superare questo inverno e a ricostruire.

Stiamo con l'aggredito anche nella quotidianità, con l'invio di generatori e, sì, anche con l'invio delle armi. L'invio delle armi è un elemento chiave. Uno dei tanti miti emersi sulla guerra in Ucraina è che ci sarebbero stati alcuni patti alla fine della Guerra Fredda. L'unico patto alla fine della Guerra Fredda è stato firmato il 5 dicembre 1994 a Budapest. Fu un memorandum con cui l'Ucraina restituì le armi nucleari alla Russia in cambio dell'intangibilità del proprio territorio e della sovranità e dell'indipendenza del Paese. Se c'è un patto che è stato violato è quel memorandum di Budapest, firmato 28 anni fa.

Il voto di oggi riguarda quindi l'Ucraina, la solidarietà che dobbiamo quel Paese. È questo un principio indiscutibile, è un dovere più alto che ci permette, anche con il voto di oggi, di superare le contraddizioni tra le parti e di votare, non solo la nostra risoluzione, ma anche la risoluzione del Governo, proprio come decise di fare, il 24 febbraio, Fratelli d'Italia, che era all'opposizione, quando la Presidente Meloni annunciò il sostegno ai provvedimenti del Governo Draghi. È questo che si fa davanti ad una minaccia esistenziale: ci si unisce in nome della difesa di quello che ci è più caro: la libertà, l'indipendenza e la solidarietà contro un invasore.

Sostenere l'Ucraina, però, non è solo una questione di principio, è anche il modo migliore per difendere la pace in Europa. Difendere la pace si può solo contrastando la principale minaccia alla sicurezza che il nostro continente sta vivendo, cioè la minaccia rappresentata dalle politiche di aggressione della Russia di Putin.

Lavorare per la pace, oggi, significa lavorare per creare sempre le condizioni per cui l'uso della forza per aggredire risulti più un danno che un guadagno. Solo in questo modo, solo rendendo chiaro all'aggressore che l'aggressione è molto costosa, si scoraggia ogni ulteriore tentativo di aggressione da parte di chiunque altro in futuro.

Oggi non è in gioco solo il nostro rapporto con la Russia, è in gioco anche il nostro rapporto e la stabilità globale in tanti altri teatri. Altri Paesi, quelli con pulsioni aggressive e regimi autoritari e quelli con dispute territoriali aperte in regioni lontane dalle nostre, osservano quello che accade ora con la Russia. In base a come noi reagiamo, in base ai costi che la Russia dovrà sostenere capiranno se e quanto a loro convenga azzardare qualcosa di simile. La nostra reazione di oggi, quindi, quella che permette all'aggredito di difendersi e all'aggressore di dover pagare un prezzo enorme, è il modo migliore per evitare nuove guerre domani.

Vorrei aggiungere un'altra cosa: la strategia messa in campo finora, cioè le sanzioni e la solidarietà con ogni mezzo all'Ucraina, hanno portato risultati. Quella strategia ha isolato la Russia, ha costretto altre potenze a fare i conti con la necessaria condanna alla Russia e con la necessità di isolarla in sede ONU, in sede di G20 e nelle altre sedi bilaterali.

Inviare le armi ha fatto sì che l'Ucraina, la straordinaria resistenza ucraina, delle Forze armate e del suo popolo, riconquistasse più della metà del territorio che la Russia aveva occupato subito dopo il 24 febbraio. Mi rivolgo a chi, oggi, cambia il suo voto: fermare oggi il sostegno all'Ucraina significa buttare via gli sforzi di questi ultimi nove mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e far arretrare le prospettive della fine della guerra. Non è che se noi smettiamo di fornire le armi la guerra si ferma; semplicemente, la guerra continuerà e continuerà soprattutto la guerra della Russia contro un'Ucraina con meno mezzi per difendersi.

Per concludere, per accompagnare la riflessione su questo voto, voglio usare le parole che il presidente Macron ha utilizzato qui, a Roma, poche settimane fa, durante un'importantissima iniziativa della Comunità di Sant'Egidio: non permettiamo che la pace venga oggi catturata dalla potenza russa, pace non è una parola per loro, stanno facendo il contrario e la pace oggi non può essere la consacrazione della legge del più forte, né il cessate il fuoco che cristallizzerebbe uno stato di fatto. Per questo, voteremo a favore, a sostegno dell'Ucraina, proprio per le ragioni di una pace giusta in quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maullu. Ne ha facoltà.

STEFANO GIOVANNI MAULLU (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, signor Ministro, io credo che il dibattito in quest'Aula debba non riguardare semplicemente ciò che viviamo in tempo reale, ma debba sostanzialmente partire da ciò che la Russia e Vladimir Putin, in particolare, intendono rispetto a ciò che riguarda il concetto di democrazia. Credo che a nessuno possa sfuggire ciò che al G20 di Osaka del 2019 Vladimir Putin disse riguardo alle democrazie: le democrazie erano considerate obsolete, inattuali, non in grado di rispondere alle esigenze del Paese. Da lì nacque, sostanzialmente, ciò che noi oggi viviamo. Nacque, preventivamente, con l'annessione della Crimea, l'annessione di una parte di un Paese, l'Ucraina, che fu fatta quasi senza colpo ferire, e, poi, da ciò che sedici mesi fa accadde in Afghanistan, il ritiro degli Stati Uniti. Tutto ciò ha creato le condizioni, perché la Russia pensasse di poter fare ciò che non è consentito, cioè aggredire un Paese sovrano e farlo con una metodologia che ci riporta indietro di decenni, che ci riporta indietro alla guerra fredda. Questo è ciò che pensava di fare Vladimir Putin nel momento in cui ha schierato ai confini con l'Ucraina le armate: ha pensato di poter insediare un governo fantoccio in Ucraina. Io credo che debba essere questa la realtà con la quale ci confrontiamo, un'idea di democrazia, un'idea di convivenza civile che è completamente diversa da quella che viviamo, che il nostro Paese ha nelle radici occidentali e democratiche di questa parte del mondo, di questa Europa vecchia, ma ancora in grado di poter indicare la via. Di questo credo che valga la pena di parlare, di ciò che possiamo offrire, di ciò che dobbiamo dare all'interno di un sistema a cui siamo ancorati, un sistema di regole, un sistema di doveri e di diritti. Credo che l'aiuto all'Ucraina non abbia bisogno di sofismi legati a ciò che può essere fornito in termini di assistenza umanitaria o di fornitura bellica, perché basterebbe ripercorrere questi dodici mesi per rendersi conto che il cambiamento vero sul teatro bellico è stato determinato dalla fornitura di ciò che tutti gli altri Paesi hanno messo in campo, insieme all'Italia. Penso ai lanciamissili Himars degli americani, che hanno consentito, pur con la limitata gittata, di impedire l'avanzata delle forze russe, e penso a tutta la rete satellitare a terra che è stata creata da Elon Musk e donata alle forze militari ucraine, permettendo la connessione via internet in un Paese dove le infrastrutture, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana venivano ad essere divelte, smontate, per arrivare a ciò che noi stiamo vivendo e vedendo, soprattutto, cioè la condizione di un popolo che, nel duro inverno, si trova a doversi confrontare senza luce, senza acqua e continuamente bombardato. Questa è la risposta che occorre dare in quest'Aula. Ciò che ho sentito soprattutto da una parte dell'opposizione che stigmatizzava l'invio delle armi, è contro ciò che dobbiamo alla nostra democrazia e alla nostra dignità. Ecco perché è inevitabile ripensare a tutto ciò che l'Italia ha dato nei decenni, a partire dall'eccidio di Kindu dove, in una missione di pace, i nostri militari dell'Aeronautica furono trucidati. È una condizione, quella del nostro esercito, di portare pace ma, per portare pace, occorre che ci sia, anche dall'altra parte, la disponibilità ad affrontare questa condizione. Bene, Vladimir Putin ha detto più volte che pensa di ripercorrere le orme di Pietro il Grande, della grande Russia. Ecco, credo che questo debba essere spiegato bene e che non possa essere consentito. L'unica possibilità che abbiamo è quella di continuare ad alimentare la resistenza, la resistenza Ucraina, perché di questo si tratta, di un popolo valoroso che ha trovato negli strumenti di difesa forniti dall'Occidente la possibilità di continuare a difendere il proprio territorio. Questa è la risultante di tutto ciò che abbiamo fatto in questi mesi ed è l'unica possibilità che abbiamo per costringere un satrapo, come Vladimir Putin, a una trattativa. Lo stallo della guerra è la migliore delle realtà alle quali si può arrivare; da quella realtà occorre partire per un processo di pace che non può essere interrotto da una serie di iniziative che vanno contro quello che il popolo ucraino chiede, ovvero la possibilità di difendersi. Ecco perché il voto favorevole alla risoluzione va nella giusta direzione, quella di rispondere alle esigenze di un popolo sovrano che sta difendendo, in maniera encomiabile, il proprio territorio, ma soprattutto del rispetto di noi stessi, della storia di questo Parlamento, della storia della Repubblica e della dignità del popolo che rappresentiamo, quello italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Ministro e colleghi, dopo quasi dieci mesi di guerra, lunghi e terribili mesi di morte e distruzione, in cui il popolo ucraino è stato brutalmente aggredito da Putin - un'aggressione che si pone in palese violazione del diritto internazionale e che ha aperto uno scenario angosciante di insicurezza globale - come tutte le guerre, anche questa colpisce soprattutto la popolazione civile inerme e ha provocato una crisi umanitaria, alimentare ed energetica, con conseguenze in Europa e nel mondo che ricadono soprattutto, come sempre, sulle persone più fragili e vulnerabili. Oggi abbiamo il dovere di interrogarci se quanto fatto finora, in questi lunghi mesi, ci abbia avvicinato all'obiettivo di far cessare il fuoco e di costruire la pace. Questo dovere di interrogarsi lo abbiamo tutti noi, questo Parlamento, il Governo italiano e l'Europa tutta. Inviare armi aveva lo scopo – lo dicevano tutti, tranne noi - di determinare migliori condizioni negoziali - era questo il mantra ripetuto continuamente – ma, dopo quasi dieci mesi, ormai è chiaro che siamo di fronte ad una guerra di logoramento che non si concluderà con l'azione militare. Però, va rilevata, con estrema preoccupazione, l'assenza di qualunque percorso negoziale o persino dell'individuazione di condizioni concrete e realistiche in cui tale negoziato possa aver luogo. Aggiungo che è stata persino controproducente contribuendo, invece, a indebolire il ruolo dell'Unione europea nella ricerca di una soluzione al conflitto; l'Europa, che finora ha abdicato al suo ruolo di intesa, di mediazione, di promozione della riforma degli organismi internazionali multilaterali, a partire proprio dalla sua stessa struttura istituzionale dove ancora oggi prevalgono logiche di veti incrociati e la struttura ingessata delle decisioni prese all'unanimità. Abbiamo visto, anche con riguardo alle sanzioni alla Russia, un percorso tortuoso, lento e farraginoso. Non dimentichiamo mai che sanzioni parziali significa continuare ad importare combustibili fossili in Unione Europea e significa, quindi, finanziare la guerra di aggressione della Russia. Ricordo a quest'Aula che il Parlamento europeo ad aprile scorso votò, a larghissima maggioranza, una risoluzione per introdurre immediatamente un embargo totale su tutti i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas e anche uranio), ma i Governi europei hanno agito in modo molto diverso. L'Europa, così facendo, tradisce se stessa, le sue fondamenta e le sue origini. L'Europa di pace, dei diritti umani e della diplomazia perde la sua identità e noi italiani con essa. Pertanto, è necessario mettere immediatamente in campo una forte iniziativa diplomatica multilaterale, che includa la convocazione di una conferenza di pace con un rinnovato protagonismo delle Nazioni Unite per il cessate il fuoco e per la definizione di un nuovo quadro di sicurezza regionale e internazionale, condivisa e costruita su un sistema di garanzie multilaterali. Occorre, dunque, un cambio di passo, la necessità di una verifica di un'iniziativa politica di costruzione della pace. Oggi, invece, il Governo italiano vuole ancora insistere sulla strada delle armi, proponendo di inviare mezzi, materiali ed equipaggiamento militare all'Ucraina fino alla fine del 2023.

Quali armi poi lo sa solo il Copasir, perché l'intero Parlamento e, soprattutto, i cittadini italiani e le cittadine italiane non possono sapere quali. Eppure, altri Paesi europei, come la Germania, su questo punto, garantiscono piena trasparenza. Con la proroga dell'invio delle armi a uno dei due eserciti in lotta, l'Italia interviene in modo attivo nella guerra e questo è in totale distonia con quanto prescritto dalla nostra Costituzione, che, all'articolo 11, stabilisce che il nostro Paese ripudia la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Noi per primi, in solitudine, in questo Parlamento, ci siamo opposti all'aumento delle spese militari. Oggi, fortunatamente, nuove voci arrivano a sostegno e chiediamo, quindi, di interrogarci sulle alternative all'invio di armi. Da tempo, vorremmo intavolare una vera si discussione, seguita da azioni concrete sul disarmo, soprattutto nucleare; vorremmo una forte iniziativa dell'Unione europea su questo, per dare migliore implementazione al Trattato di non proliferazione degli armamenti nucleari e invitare a una più ampia sottoscrizione e ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari per lavorare ad un piano di disarmo dell'Europa, basato sul principio di reciprocità. Ma non solo: vorremmo una discussione sull'introduzione del dividendo per la pace - come richiesto da oltre 50 premi Nobel – e l'istituzione e implementazione dei corpi civili di pace. Queste sono proposte concrete per costruire la pace. Infine, per costruire la pace, dobbiamo abbandonare le energie fossili e il nucleare. La Russia fa parte a pieno titolo dell'oligopolio globale del settore petrolifero e del gas, esporta anche carbone - la fonte in assoluto più sporca - e controlla anche un terzo del mercato globale del combustibile nucleare. Una transizione verso fonti rinnovabili faticosamente – lo ripeto - faticosamente avviata con l'Accordo di Parigi spiazzerebbe la posizione economica della Russia, il cui bilancio dello Stato è fortemente dipendente dalle esportazioni delle fonti fossili. Infatti, il primo impianto eolico in Russia è stato installato l'anno scorso, però il potenziale rinnovabile della Russia è immenso. Ma c'è una sostanziale differenza tra un assetto dominato dall'industria fossile e quello dominato dall'industria rinnovabile. Nel primo, si tratta di controllare fisicamente pochi siti di produzione in cui estrarre le risorse fossili per venderle; invece, uno scenario dominato dalle rinnovabili è completamente diverso: si tratta di investire in moltissimi impianti, un sistema diffuso, decentralizzato, quindi, orizzontale e democratico per produrre energia, resiliente e, quindi, costruttore di pace. In sostanza, uno sviluppo di questo genere è scarsamente compatibile con la persistenza di una oligarchia petrolifera, basata sul controllo territoriale dei giacimenti, come quella attuale. Ecco perché l'accordo di Parigi non è solo un accordo sul clima globale, ma è anche un accordo di pace, perché crea un quadro istituzionale globale per gestire in modo negoziato questo cambio epocale. In Italia, invece, abbiamo deciso di diversificare gli approvvigionamenti di fonti fossili, comprandoli - vado a concludere - da altri Paesi politicamente instabili – non è affatto una scelta lungimirante - e puntiamo sul gas nostrano, scarsissimo e suddiviso in una miriade di piccoli giacimenti, quindi, questo è un grande bluff, mentre la proposta di accelerare sulle rinnovabili e di avviare ed espandere investimenti in risparmio ed efficienza è pressoché snobbata. Dunque – e concludo –, armamenti, trivelle, guerra e fonti fossili sono strettamente collegati. Per costruire, invece, la pace e difendere il clima dobbiamo puntare sul disarmo e sulle rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro e sottosegretario, prima di tutto mi potrete concedere un ringraziamento di rito - che di rito non è - a tutti quegli uomini e alle donne delle Forze armate e della difesa con cui ho avuto il piacere di collaborare nella scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi ricollego a questo, perché, signor Ministro, noi, come Fratelli d'Italia, siamo orgogliosi di averla come Ministro e siamo orgogliosi del lavoro che avete fatto in questi mesi, in questi pochi mesi, da quando lei è entrato in carica, per i nostri uomini e le nostre donne delle Forze armate. Già dalla prima legge di stabilità, si vede che abbiamo mantenuto quanto promesso in campagna elettorale. In quest'Aula, signor Ministro, lei è troppo signore per ricordare alcuni fatti che fortunatamente sono registrati nei resoconti e nei ricordi anche di molti che erano presenti nella scorsa legislatura, ma, quando si parla di F35, non si dice che il loro acquisto è stato approvato quando c'era il Ministro Trenta del MoVimento Cinque Stelle, quando c'era Angelo Tofalo del MoVimento 5 Stelle, quando c'era Gianluca Rizzo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e quando c'era il Presidente Conte, che diceva che bisognava investire in quell'industria? Perché non si racconta che quel 2 per cento del PIL è stato firmato da Gianluca Aresta, che era il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Commissione difesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché è facile oggi, come in un computer o in un videogioco, azzerare tutto, ripartire e darsi una nuova veste. Io sono fiero di quelle amicizie, di quelle collaborazioni, Angelo Tofalo, quei nomi del MoVimento 5 Stelle: dalle loro posizioni, con l'onestà intellettuale, abbiamo lavorato insieme per portare finalmente quel lavoro dentro la Commissione difesa e spiegare agli italiani quel 2 per cento del PIL. E qui bisogna dire basta alle bugie.

Presidente, la invito anche a rileggere alcune dichiarazioni di qualche collega, perché non può venire in quest'Aula ad accusare un Ministro di fare determinate azioni per il proprio interesse e per le industrie in cui lavorava (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quelle sono calunnie belle e buone! Non c'è libertà di espressione per chi racconta calunnie.

Allora, ricominciamo a parlare. Non parlerò subito dell'Ucraina, parliamo dell'Afghanistan, dell'imbarazzo dell'Italia, quando l'allora Ministro della Difesa del Partito Democratico, Guerini, andava al tavolo NATO, avvertendo gli alleati che forse era troppo rischioso quel ritiro immediato dall'Afghanistan. Un sottosegretario 5 Stelle, invece, nel momento in cui l'Italia trattava nei tavoli NATO, scriveva su Twitter che, finalmente, il MoVimento 5 Stelle aveva raggiunto quell'ambizioso obiettivo di far ritirare i nostri militari dall'Afghanistan. Poi cosa è successo? I nostri militari hanno portato in salvo migliaia di bambini, migliaia di militari afgani e migliaia di civili afgani, a costo della loro vita. Quando sono tornati in Italia, pregavano le nostre istituzioni per tornare in Afghanistan e salvare queste persone. E, oggi, com'è quel teatro? Com'è quel territorio? Dov'è adesso la gioia di aver detto: stappiamo le bottiglie di champagne per brindare a quel ritiro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? La memoria è corta. Infatti, sono fiero quando qualcuno dice “ma noi cosa ci facevamo in Afghanistan e quei morti?”. Sono fiero di aver sentito, con le mie orecchie, un ragazzino afgano di 20, 25 anni che ringraziava i nostri militari, perché, in quei vent'anni di presenza italiana, era riuscito a crescere in pace e sicurezza, era riuscito ad istruirsi e ad andare anche all'università. Siamo andati via noi ed è dovuto scappare dalla furia dei talebani.

E ha fatto bene, Ministro, a ricordare quelle persone che hanno lavorato per cercare di portare in Europa la Russia, che hanno lavorato per una pace secolare. Infatti, ricordo le parole del collega Delmastro, quando raccontava, in quest'Aula, che era un obiettivo dell'Europa, doveva essere un obiettivo portare la Russia verso l'Europa e non consegnarla alla Cina. Ma questo non impediva di condannare senza “se” e senza “ma” un'aggressione militare. E ricordo benissimo l'atteggiamento - ringrazio la collega Quartapelle che l'ha ricordato - dell'opposizione di Fratelli d'Italia, che poteva lucrare su quelle divisioni della maggioranza di allora, dell'epoca Draghi, della confusione, ma ha assunto un atteggiamento responsabile, un atteggiamento in cui chiedeva serietà e che ha portato l'Italia a mostrarsi sulla scena internazionale con quella serietà che poi ha premiato Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni, portandola ad essere Presidente del Consiglio - Presidente del Consiglio, non Ministro, Primo Ministro, non Ministro, come è stato dichiarato -, eletto dal popolo italiano.

Così come lei, Ministro, e i sottosegretari di questo Governo, che, con serietà, siete venuti in quest'Aula, a chi chiedeva il dibattito sull'Ucraina, ecco, è servito. Ha fatto bene a parlare di armi, a spiegare a cosa servono i missili, a cosa servono le armi, a cosa servono le strutture, che non sono solo armi, ma spieghi anche che quel 2 per cento del PIL della Difesa non serve per comprare armi che vengono spedite in Ucraina, ma serve per i nostri ragazzi, perché, come ha detto lei, tutti quei militari che sono nell'Est europeo hanno 50 anni e meritano, invece, di avere le attrezzature per salvarsi la vita e operare al meglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Invece, qui, viene propagandato quello che spediamo, il 2 per cento del PIL per mandare armi in giro per il mondo: queste calunnie sono inaccettabili. Girate l'Italia, girate l'Italia nelle caserme, da nord a sud, a vedere nelle città dove dormono i nostri militari, che meritano il rispetto, come dei lavoratori che rischiano la vita ogni giorno, e non meritano, invece, di essere marchiati come persone che ne usufruiscono, forse, o che sono mercanti di morte, o servitori dei mercanti di morte, che vogliono la guerra, guerrafondai, come quelli che cantavano dieci, cento, mille Nassiriya, un antimilitarismo da operetta, questo sì, da strapazzo.

Forse, ci vorrebbe più serietà. Come hanno fatto quei ragazzi del MoVimento 5 Stelle – lo ripeto e, quindi, ne parlo bene per questo - con la Commissione difesa, che hanno girato le caserme, non hanno rinnegato il loro essere del MoVimento 5 Stelle, ma l'hanno fatto con l'onestà intellettuale di vedere le necessità dei militari, le necessità di alcuni interventi.

Tutti i sistemi d'arma approvati nelle Commissioni - dove la maggioranza, il primo partito, era il MoVimento 5 stelle - sono stati approvati nella scorsa legislatura. E c'è stata la prova delle ricadute sulle piccole e medie imprese che operavano in Italia, piccole e medie imprese non legate all'AIAD o ad altro. Perché allora adesso si cerca, invece, di rinnegare quello che è stato nella scorsa legislatura, cercando di rifarsi una verginità? Sulla pelle di chi? Dei nostri militari, che ancora una volta, in quest'Aula, devono vedere rinnegato quel 2 per cento del PIL, che, ripeto, serve per rinnovare gli organici, per comprare le loro divise, per basi militari sicure, per le caserme verdi, per le basi blu, per l'aeronautica militare; quegli stessi militari che poi salvano i bambini e che dalla Sardegna o dalle isole li portano al Gaslini o negli altri ospedali. Quegli stessi militari che operano tutti i giorni, quando c'è qualche tragedia o qualche alluvione; quegli stessi militari che andavano in giro per l'Italia per vaccinare, per fare gli screening. Quello è il 2 per cento del PIL: serve per ristrutturare l'ospedale militare di Anzio, per attrezzare l'ospedale del Celio. Potrei citare mille altre risorse con cui il Ministero deve far fronte rispetto alle esigenze dei nostri militari.

Ed è giusto parlare della difesa degli ucraini. È giusto parlare del fatto che nessuno sta aiutando gli ucraini per avere una vittoria schiacciante. L'ha detto bene il Ministro: non serve per avere una vittoria schiacciante o rivendicare una vittoria schiacciante, serve per raggiungere una pace, che serve agli ucraini, serve all'Europa e serve anche a tutti quei popoli per non vedersi invadere con la scusa di qualunque altro motivo.

E quando si parla di difesa, bisognerebbe smetterla di parlare di Forze armate come se per forza i militari volessero la guerra, perché sono i primi a pagarne il prezzo. Perché siamo andati, con la Commissione, a Costanza, nell'Est europeo, in Romania, a pochi chilometri dal luogo in cui c'erano i combattimenti. Alcuni sono andati con piacere, immagino, mentre qualcuno adesso qui sputa sul loro lavoro.

Ministro, lei vada avanti. So che lo farà con determinazione, perché qui tutta Fratelli d'Italia, che è in Commissione difesa ma anche in tutte le Commissioni, nel programma non ha nascosto il proprio intendimento, l'ha rivendicato con orgoglio. Noi dobbiamo finanziare le nostre Forze armate perché sono un pilastro della nostra istituzione, sono coloro che ci garantiscono il rispetto dei nostri interessi internazionali, sono coloro che vanno in Libano, così come in tutti i teatri operativi, mandati a volte da un Governo… Lo ricordi: qualcuno li voleva mandare in tante missioni internazionali per raggiungere il 2 per cento del PIL, con il cottimo (c'è chi dichiarava queste cose nei verbali della Commissione).

Buon lavoro, Ministro. Fratelli d'Italia, ripeto, è orgoglioso del suo operato. Avrà sempre il nostro sostegno, così come questo Governo avrà sempre il sostegno finché - e sono sicuro che lo farà - sosterrà le nostre Forze armate, perché sono il nostro orgoglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Presidente, colleghi, Ministro, è molto importante essere qui, nell'Aula della Camera, per fare il punto con il Governo e con tutti i gruppi parlamentari, relativamente al ruolo dell'Italia di fronte al conflitto in Ucraina.

Come Partito Democratico abbiamo sempre chiesto con grande nettezza, fin dall'inizio del conflitto, il costante coinvolgimento del Parlamento. Abbiamo detto a questo Governo che non era con un emendamento in un decreto che si poteva garantire trasparenza verso il Paese e pieno coinvolgimento del Parlamento. Lo abbiamo detto subito in Aula, con il nostro capogruppo in Commissione difesa, il collega Graziano, ed è stato un bene che sia stato ritirato l'emendamento e ci sia ora il decreto.

Oggi, siamo in quest'Aula per votare risoluzioni che indirizzino l'azione del Governo. Come Partito Democratico, fin dai primi giorni della guerra di aggressione scatenata dal regime di Putin, abbiamo detto parole chiare e contribuito in modo determinante a far sì che l'Italia sia stata all'altezza della drammaticità di quello che stava e sta accadendo. Peraltro, sapevamo e sappiamo bene chi era e chi è Putin e quali sono le caratteristiche del suo regime e non abbiamo mai avuto, a differenza di altri, ambiguità nel giudizio politico sugli attacchi alle libertà democratiche all'interno e sulle azioni di aggressione verso l'esterno.

Fin da subito, abbiamo indicato i riferimenti imprescindibili per l'Italia. Il primo: la condanna senza ambiguità dell'invasione russa dell'Ucraina, che ha rappresentato una gravissima violazione del diritto internazionale e sta provocando lutti e sofferenze indicibili alla popolazione civile di quel Paese, fino ai bombardamenti indiscriminati di questi giorni, un'evidente risposta alle difficoltà delle sconfitte che la Russia ha subito nell'ultima fase. Ed è importante, oggi, che ragioniamo anche sulla fornitura di generatori per la popolazione che sta affrontando, senza riscaldamento, un inverno rigidissimo.

Il secondo: il sostegno all'Ucraina su tutti i piani, nell'ambito dell'iniziativa dell'Unione europea e dell'Alleanza atlantica, da quello del diritto all'autodifesa, previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, all'assistenza ai profughi, al sostegno economico e umanitario, alla messa in atto di sanzioni economiche per contribuire a far sì che la Russia cessi l'azione militare.

Abbiamo chiesto e chiediamo il ritiro delle forze d'invasione per il pieno ripristino della sovranità nazionale dell'Ucraina. Voglio ringraziare, qui, gli uomini e le donne delle Forze armate, chi è impegnato nell'associazionismo, nel volontariato, nelle ONG, nelle istituzioni locali, tutti quelli che sono protagonisti delle diverse iniziative che l'Italia ha messo in campo.

Il terzo: la solidarietà verso quei cittadini russi che hanno il coraggio di manifestare contro la guerra di Putin, esponendosi a rischi personali e alla brutale repressione del regime (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Oggi, il Governo russo sta mandando al fronte giovani militari di leva, esponendoli, spesso senza gli equipaggiamenti necessari, al dramma della guerra.

Poi, certamente, ricordo la ricerca testarda di ogni prospettiva di pace, di riapertura del dialogo e di un immediato cessate il fuoco. È importante che l'Italia con tutta la sua autorevolezza e credibilità lavori in tutti i contesti, perché ogni spiraglio che si apre per conquistare la pace non venga trascurato.

Avere sostenuto e continuare a sostenere l'Ucraina di fronte all'invasione russa e lavorare per la pace sono due priorità fra loro strettamente legate. È per questo che, oggi, è fondamentale confermare tutti gli impegni assunti dall'Italia nel quadro dell'azione multilaterale, a partire dall'Unione europea e dall'Alleanza atlantica. Se oggi rinunciassimo a sostenere l'Ucraina non renderemmo più vicina una prospettiva di pace, ma al contrario daremmo forza all'aggressione russa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non possiamo sottovalutare la gravità e la drammaticità di quello che è accaduto e che sta accadendo. L'aggressione russa all'Ucraina rappresenta la scelta della guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, che l'Italia ripudia, come sta scritto in uno degli articoli più belli della nostra Carta costituzionale, che mi ha fatto piacere sentire citare dal Ministro, in apertura del suo intervento.

L'invasione dell'Ucraina porta con sé il rischio concreto di un'escalation e di un allargamento del conflitto e ha comportato gravissime conseguenze economiche e sociali per tutti i popoli del mondo. Noi guardiamo giustamente alle conseguenze in Italia e lavoriamo per governarle, ma se guardiamo un poco oltre i nostri confini c'è il dramma di un'emergenza alimentare che stanno pagando e pagheranno i popoli dei Paesi più poveri.

Si torna persino a parlare del possibile uso di armi nucleari nel nostro continente. Non ci sono alibi per la gravissima responsabilità che porta il regime russo, che ha evidentemente sottovalutato il coraggio del popolo ucraino, che sta difendendo la propria indipendenza, e la capacità di reazione della comunità internazionale.

Tutto questo l'abbiamo scritto con chiarezza nella mozione a prima firma Serracchiani, approvata recentemente in quest'Aula, che abbiamo ripreso nel testo della risoluzione che abbiamo presentato in questa occasione.

In particolare, abbiamo sottolineato come in questi giorni si siano riaperte le prospettive di un percorso di dialogo.

Chiediamo, quindi, al Governo italiano di essere protagonista del percorso diplomatico avviato anche da Francia e Stati Uniti, auspicando di poter ospitare, un giorno, proprio a Roma, una futura conferenza di pace, mettendo in campo da subito le iniziative utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, anche in linea con gli orientamenti emersi nell'ultimo incontro del G20.

Occorre tornare in Europa a un contesto di sicurezza condivisa, basata sul rispetto del diritto internazionale e della sovranità di tutti i Paesi, sul disarmo e sulla cooperazione internazionale. Per la stessa prospettiva di crescita del progetto dell'unità europea non possiamo accettare l'idea di una nuova Guerra Fredda che divida il mondo. Proprio l'Europa è chiamata a far vivere l'idea di un assetto internazionale basato sul rispetto reciproco, anche quale condizione per affermare sempre di più, in ogni Paese, il rispetto dei diritti umani. L'Italia è chiamata a essere protagonista nel contesto internazionale con la stella polare dei valori di libertà, democrazia, pace e giustizia sociale della nostra Carta costituzionale, che sono le basi dell'Europa unita. Per questo, oggi, permettetemi un accenno che non riguarda le risoluzioni che stiamo per votare; voglio manifestare tutto il mio sostegno e tutta la solidarietà del Partito Democratico a chi in Iran si sta battendo per la libertà delle donne e di tutti gli iraniani (Applausi), nelle ore in cui assistiamo alla barbarie dell'impiccagione pubblica di oppositori al regime degli Ayatollah.

Presidente, colleghi, concludo. Nella nostra risoluzione abbiamo ribadito con chiarezza e nettezza la posizione del Partito Democratico. Auspichiamo che nel voto delle risoluzioni si realizzi il massimo di unità nel nostro Parlamento fra le diverse forze politiche, una condizione molto importante per rendere più forte ed efficace l'azione dell'Italia e per continuare ad essere all'altezza delle nostre responsabilità internazionali e dei valori che ci uniscono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Serracchiani ed altri n. 6-00012, Pellegrini ed altri n. 6-00013, Richetti ed altri n. 6-00014, Zanella ed altri n. 6-00015 e Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Replica e parere del Ministro della Difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli deputati. Ringrazio il Parlamento per gli interventi ascoltati oggi, ognuno degli intervenuti e i gruppi che rappresentano, per la serietà con cui si è svolto il dibattito.

Proprio per rispondere in modo serio, vorrei riprendere alcune delle cose dette da voi, rispondere ad alcune e condividerne altre. L'onorevole Cavo ha sottolineato le conseguenze economiche di questa drammatica vicenda e ha evocato la bussola strategica approvata in Europa come uno degli elementi con cui affrontare situazioni di questo tipo in futuro. Come dicevo prima, gli avvenimenti della guerra in Ucraina hanno messo in dubbio certezze che avevamo accumulato e cementificato nei decenni passati. E oggi tocca muoversi più velocemente. Mi è venuto in mente, mentre l'ascoltavo, Alice nel paese delle meraviglie, quando la regina di cuori dice ad Alice: in questo luogo se vuoi stare ferma devi correre e se vuoi andare da qualche parte devi correre il doppio. È la stessa cosa: questa Europa, se vuole andare da qualche parte, deve essere disposta a cambiare, a correre più velocemente, ad avere il coraggio di fare scelte diverse rispetto a quelle che l'hanno guidata negli ultimi anni, anche per affrontare le conseguenze economiche di questa crisi, che si stanno abbattendo sulle famiglie e sulle imprese italiane.

Noi oggi abbiamo parlato di un altro argomento, ma è sottintesa l'attenzione di questo Parlamento, di ognuno di noi e del Governo, rispetto alle conseguenze della cosa di cui abbiamo parlato oggi, ossia della guerra ucraina. È nel lavoro quotidiano, a fianco degli aiuti all'Ucraina, il tentativo di fermare questa crisi. Non è vero che non esiste, che la diplomazia è ferma, non è vero che esiste una sola tattica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non è vero che esiste un solo canale. Ogni giorno, lo ripeto, ogni giorno ci sono Nazioni che si impegnano - alcune più, alcune meno – e, se abbiamo ottenuto dei piccolissimi risultati, pensate al grano, pensate ai fertilizzanti, è perché il consesso internazionale ha sempre mantenuto, anche nei giorni più bui, un canale di dialogo che va aumentato, va perseguito, va incrementato ogni giorno. E quello che stiamo approvando oggi non va contro questa metodologia; è a supporto, è a fianco; non è esaustivo, non è una scelta guerrafondaia contro una scelta pacifica. No, sono più scelte che sul tavolo devono raggiungere lo stesso obiettivo.

Onorevole Carra', auspichiamo tutti, come dicevo prima, un negoziato che ponga fine alle ostilità e l'Italia deve essere uno dei protagonisti principali, ripeto, come voce in Europa. Non penso che l'Italia possa da sola guidare questo percorso; penso che - l'ho detto questa mattina al Senato - l'Italia abbia una sua specificità, che ha dimostrato - lo dico da Ministro della Difesa - nel modo con cui ha fatto le missioni internazionali. Voi sapete - chi l'ha seguita - che ci è sempre stato riconosciuto un approccio italiano nelle missioni di difesa; ci è stato riconosciuto in Afghanistan, in Libano, in Kosovo.

E, se oggi in Kosovo esistono un credito, quando io e il Ministro Tajani andavamo, come ieri, quando andava un altro rappresentante del Governo, e un rispetto, in Kosovo e in Serbia, per l'Italia, è perché da vent'anni abbiamo Forze armate (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe) che, al confine di quel Paese, presidiano la pace; sono garanzia di pace, perché la Difesa italiana, le Forze armate italiane sono nate per quello, perché la nostra Costituzione non prevede l'utilizzo delle nostre Forze armate per portare la guerra al di fuori dei confini, è vietato dalla Costituzione. Per questo sono diventate e sono state strumento di pace e di difesa, perché il loro compito e il motivo per cui nascono è difendere le libere istituzioni, difendere il Paese e portare la pace, questo abbiamo fatto. E sulle spalle e sulle gambe di quelle migliaia di uomini sconosciuti a tutti noi, che hanno portato il peso dell'Italia e lo scudetto dell'Italia sulle loro divise, in Afghanistan come in Libano, come in Kosovo e in Serbia, ci siamo guadagnati il rispetto internazionale di quei popoli, di quelle Nazioni. E, se oggi possiamo cercare di fermare una nuova crisi ai nostri confini, quella tra Serbia e Kosovo, possiamo farlo godendo su un'autorevolezza maggiore grazie a come ci siamo fatti rispettare, perché i nostri militari e la nostra difesa hanno dimostrato la nostra capacità di trattare con serietà, con attenzione e con rispetto popolazioni profondamente diverse.

Noi abbiamo difeso il diritto dei kosovari e, all'interno del Kosovo, i monasteri serbi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e siamo riusciti a coniugare le due cose. Abbiamo dato un esempio che, se devo cercare in altre Nazioni, ho trovato solo nella capacità di far stare insieme culture diverse in Giordania e nel Libano, che purtroppo non sono riusciti a diffondere in quest'area.

Questa è la nostra specificità e da questa specificità può discendere un nostro ruolo nelle organizzazioni internazionali. Pur trovandomi qui a parlare di un decreto, che parla di altro, do per scontato che questo debba essere l'impegno principale di questo Governo, differenziandosi rispetto ad altre Nazioni per la volontà continua di ricercare sempre e in ogni momento la pace. Per questo ho apprezzato tutti gli interventi, anche quelli totalmente non in sintonia con quello che stiamo per approvare oggi, con le risoluzioni di oggi, e cito quello dell'onorevole Evi, perché rispetto le idee diverse, perché c'è una logica. Perché ridevo prima con l'onorevole Bonelli? La pensiamo diversamente da sempre su questi temi, è giusto che ci sia qualcuno che la pensi diversamente e che si confronti in questo luogo, ma - scusatemi, ma ci sono cose che toccano sul fatto personale - onorevole Pellegrini, la differenza delle idee non deve consentirci due cose: primo, la personificazione dello scontro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che qualcuno cerca ed insulta in questo modo non l'oggetto della personificazione, insulta le regole base della democrazia, perché in 59 anni di vita politica ho sempre difeso e rispettato tutti gli avversari. L'ho fatto anche con il suo capopartito, l'ho fatto anche quando molti non lo difendevano, l'ho fatto anche prendendomi insulti allora dalla mia parte politica, perché mai ho accettato la semplificazione e la personificazione dello scontro politico. Così come sono sempre stato garantista con tutti, in primis con gli avversari. Però, l'altra cosa che non accetto è cercare di piegare la realtà.

La realtà è un macigno, non si può negare. Non si può negare poi a qualcuno che, volente o nolente, conosce le cose di cui parla. Lei ha citato come scelta di questo Governo la scelta del Tempest. So chi ha firmato l'Accordo Tempest, si chiamava Elisabetta Trenta, nel “Conte 1” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'Accordo Tempest parte da una firma fatta in mia presenza; la stavo guardando mentre la facevo, glielo dico come testimone diretto, da Elisabetta Trenta, Ministro che stimo e della quale mi considero amico e che anche ho difeso in tempi non sospetti e difficili da alcuni attacchi che reputavo ingiusti, perché sono fatto così.

Ma mi ricordo chi ha fatto questo. Così come vorrei ricordare che l'impegno del 2 per cento è stato sancito nel 2014, non dal Governo Meloni, ma in un vertice NATO in Galles, ed è stato ribadito in tutti i vertici NATO che ci sono stati dal 2014, compresi quelli in cui ha partecipato Conte come Presidente del “Conte 1” e del “Conte 2” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Questi sono fatti, questa è la verità. Non accuso Conte di aver fatto quella scelta, non accuso i 5 Stelle, di cui ho letto il programma. La differenziazione rispetto alla decisione del Ministro Guerini di raggiungimento dell'obiettivo del 2 per cento - ricordo che noi siamo al ventiduesimo posto rispetto al 2 per cento nella NATO, non al terzo o quarto, ma al ventiduesimo - l'obiettivo dei 5 Stelle, l'ho letto in un post dei 5 Stelle e nel programma, rispetto a quello del Ministro Guerini era uno o due anni. Non era il fatto di raggiungere l'obiettivo; era il fatto che, secondo l'ipotesi del mio predecessore, si raggiungeva nel 2028; secondo l'ipotesi dei 5 Stelle, si raggiungeva nel 2030, ma non era messo in discussione l'obiettivo di raggiungerlo.

Per cui auspico che esista la possibilità di un confronto civile, però partendo dai fatti, dalla verità. Poi è legittimo avere posizioni diverse. Rispetto il pacifismo, conosco quelli che hanno fatto del pacifismo, Rete disarmo, sono anni che mi confronto con loro. Ne hanno fatto la loro vita e penso sia importante avere questa voce, e che questa voce ci aiuti a ricordarci sempre che la pace è l'obiettivo finale.

Però facciamolo fissando delle regole, facciamolo fissando delle regole che valgano per un confronto civile e politico. Qua dentro, e ho finito, onorevole Pellegrini, rappresento le istituzioni italiane tanto quanto lei, e, nel momento in cui ho deciso di servire questo Paese, ho abbandonato quello che facevo prima, che era una cosa legittima, la rappresentanza industriale di aziende, come Confindustria, come Confcommercio, come Confartigianato, che ho fatto con serietà, che ho fatto andando in giro per il mondo a cercare di sponsorizzare un settore industriale italiano con tutti i Presidenti del Consiglio e con tutti i Ministri della Difesa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Se vuole le allego le fotografie di Conte che mi accompagnava in alcuni di questi appuntamenti internazionali. Siccome era una cosa legittima, fatta nell'interesse italiano, legittimamente ero accompagnato dal Presidente del Consiglio e da tutti i Presidenti del Consiglio. Scusatemi, perché ci sono cose che toccano, tanto più quando questo clima d'odio poi ti impone delle cose in famiglia a cui non vorresti essere mai pronto, perché poi alla fine, indicando nemici, si ottiene un obiettivo che non è quello politico, ma che è quello di far odiare le persone da persone che fanno dell'odio la loro ragione di vita. E guardi, non mi sono fatto odiare per 59 anni, non voglio diventare un obiettivo perché alcuni di noi devono crescere nei voti e nei sondaggi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Onorevole Cappellacci, la paura e la speranza. Penso che quello che lei ha detto sull'ONU, sulle Nazioni Unite, sia fondamentale e sia necessario per noi chiederci e chiedere a questo Paese un impegno anche per cambiare le organizzazioni internazionali, perché il compito delle organizzazioni internazionali è prevenire il fatto che i conflitti del mondo diventino guerra. Questo è un punto su cui le organizzazioni internazionali che abbiamo costruito con fatica hanno mancato negli ultimi anni ed è probabilmente uno degli obiettivi che noi dovremo porci davanti.

Onorevole Quartapelle Procopio, penso sia giusto quello che ha detto. Non bisogna banalizzare, non bisogna banalizzare questo dibattito e non dimenticare, come richiamava, appunto, anche l'onorevole Quartapelle, quanto questo ci interroghi e ci metta in difficoltà, anche quando si fanno scelte in modo convinto, perché si ha sempre paura di sbagliare. La ringrazio per la coerenza dimostrata e per aver pensato e detto che occorre unirsi e sapersi unire quando serve.

Onorevole Maullu, la ringrazio per l'inquadramento, per aver inquadrato una cornice più alta di riflessione geopolitica nella quale spiegare la necessità di questa missione e di quello che stiamo facendo.

Onorevole Deidda, grazie per il suo intervento di vicinanza alle Forze armate.

Onorevole De Maria, la ringrazio per aver ricordato le iniziative di solidarietà e non soltanto l'intervento che facciamo in altri settori, nonché per le parole spese ricordando l'amicizia con i cittadini e con il popolo russo, che è cosa diversa dal giudizio che si dà su questa guerra e anche per le parole finali sull'Iran e sulla necessità di ricordare le altre parti del mondo che in questo momento sono in crisi.

Io ringrazio tutti voi per il dibattito e concludo dando il parere sulle risoluzioni.

Sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, parere favorevole; sulla risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00013, parere contrario; sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00014, parere favorevole; sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00015, parere contrario; sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016, parere favorevole con l'aggiunta, al punto 3, alla fine, delle seguenti parole: “che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, come evidenziato anche nell'atto che accingiamo a votare a sostegno dell'azione dell'Esecutivo, la situazione sul campo è complessa. Svanita - grazie al cielo, verrebbe da dire, ma anche grazie alla coraggiosa resistenza del popolo ucraino e grazie al sostegno dell'Occidente - l'illusione russa di un conflitto lampo destinato a concludersi con la resa volontaria del Paese invaso, si è entrati in una fase complicata. Gli attacchi si sono intensificati, il generale inverno è entrato prepotentemente in campo e l'invasore ne ha sfruttato la complicità, mirando a infrastrutture strategiche e a cominciare da quelle energetiche, la cui neutralizzazione può indurre la popolazione a una situazione realmente critica.

Insomma, siamo alla guerra di logoramento e il logoramento porta con sé un aggravamento delle condizioni di vita, porta con sé emergenza umanitaria e porta con sé profughi. La situazione sembra tendere a una cronicizzazione del conflitto, che rappresenterebbe un orizzonte oltremodo preoccupante. Tuttavia, come abbiamo affermato in quest'Aula non molti giorni fa, la ricerca di una pace giusta non può significare una resa purché sia. La pace, che come Paese e come comunità internazionale dobbiamo perseguire, è una pace che riconosca torti e ragioni, che si fondi sul rispetto del diritto e dell'integrità territoriale delle Nazioni, sull'autodeterminazione dei popoli, sulla solidarietà, sulla libertà, sul diritto e sull'umanità.

Non si tratta di una strada semplice né scontata e lo si è visto. Il sentiero impervio che conduce all'avvio del negoziato è stretto tra opposte condizioni tendenzialmente irrealizzabili, che tuttavia potrebbero rappresentare un innesco. Di certo, come ha detto il Ministro degli Affari esteri Cavusoglu, come concludere la guerra è una domanda difficile e, a proposito di Turchia, il capo della diplomazia europea Borrell non ha nascosto la propria preoccupazione per la cooperazione che si sta stringendo fra Ankara e Mosca, dal momento che i temi sul tavolo tra le due potenze valicano e spesso prescindono dagli interessi di pace del vecchio continente.

E ancora, signor Presidente, in Europa il fronte che si era consolidato contro l'emergenza pandemica, arrivando a infrangere storici tabù come l'indebitamento comune, ha mostrato, nella crisi russa-ucraina, vistose crepe, soprattutto sul piano delle implicazioni energetiche. Sarebbe ipocrita negare che la maggiore dipendenza della Germania e, in particolare, dell'industria tedesca dal gas russo abbia contribuito a una diversificazione delle posizioni all'interno dell'Unione, ma sarebbe altrettanto improprio nascondere che le sanzioni comminate dall'Europa stiano avendo i loro effetti e su questo fronte l'intervento è stato unitario. Piuttosto, torniamo a ribadire che questa crisi dovrebbe rappresentare l'occasione per dotare l'Unione degli strumenti adeguati che le consentano di giocare il proprio ruolo nello scacchiere globale, a cominciare da un esercito e da una politica di difesa comune.

Presidente, colleghi, la giornata di oggi, che pone il nostro Paese in continuità con la sua collocazione euro-atlantica, porta anche alla luce evidenti contraddizioni. Spesso nei salotti televisivi e anche dallo scranno di qualche tribuno siamo invitati a non semplificare questioni complesse, come se conflittualità latente o annose tensioni territoriali potessero giustificare aggressioni belliche e violazioni del diritto internazionale. A questi sedicenti pacifisti, che abitualmente in ogni ambito del dibattito pubblico sono maestri di sloganistica e banalizzazione, diciamo che non abbiamo lezioni di complessità da prendere soprattutto da parte loro e diciamo che, come non bisogna semplificare le cose complesse, è altresì capzioso complicare le questioni semplici. La questione, semplicissima, è che, comunque la si pensi sui retaggi storici, abbiamo un Paese aggressore e un Paese aggredito e, nei confini del Paese aggredito, abbiamo un popolo che resiste e abbiamo il dovere di sostenerlo anche con l'invio delle armi, presupposto per giungere a una pace che non sia una resa alla prepotenza e all'illegalità, perché la resistenza vuol dire tempo e condizioni per aprire un tavolo di pace.

Per quanto riguarda gli investimenti militari, i programmi sono chiari sia per i Paesi che fanno parte della NATO, sia per quanto riguarda la bussola strategica dell'Unione europea, che contiene in nuce la formazione di un esercito europeo. Si tratta del sistema rafforzato di alleanze del quale l'Italia fa parte e che noi, signor Presidente, difenderemo.

Qualcuno forse è spaventato dal dover spiegare all'opinione pubblica che, in piena emergenza energetica, in pieno inverno, con l'inflazione che galoppa e il gas che costa come l'oro, il nostro Paese continua a rispettare gli impegni assunti nel consesso internazionale a sostegno di un popolo che resiste per la propria libertà. Lo spiegheremo, perché questo significa, come ha ben detto lei, signor Ministro, essere classe politica e non dei follower che misurano le proprie scelte in base ai like che si prendono la sera. Si sapeva bene che sarebbe arrivato un momento nel quale la situazione sarebbe apparsa più pesante e meno immediatamente comprensibile, un momento nel quale la luce dei riflettori si sarebbe affievolita.

Si sapeva che l'impatto emozionale dei carri armati che sfondano in Ucraina non sarebbe durato in eterno e l'inquietudine avrebbe iniziato a serpeggiare. È questo il momento nel quale una Nazione deve tener duro, soprattutto quando a tener duro è il popolo che combatte a difesa delle proprie strade e della propria sovranità, sapendo già che, mentre si trascina una battaglia estenuante, già si intravede l'emergenza umanitaria e si profila all'orizzonte l'esigenza della ricostruzione.

Signor Presidente, l'Italia è una grande Nazione, guidata da un Governo consapevole e da una maggioranza solida. Oggi lo dimostreremo una volta di più e sapremo spiegarlo al Paese, perché le ragioni della libertà e della responsabilità sono più forti.

Presidente, prima di concludere mi permetta, anche a nome del gruppo Noi Moderati, di lanciare un messaggio di gratitudine ai tanti nostri ragazzi che, anche in questo periodo natalizio, saranno lontani dalle proprie famiglie per garantire la pace a tante famiglie diverse dalle loro.

Per le motivazioni che ho esposto, per le ragioni che ho esposto prima, annuncio che il gruppo Noi Moderati voterà convintamente a favore della risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signora Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, lei ha esordito oggi, qui, affermando ancora una volta che tutti e tutte qui siamo per la pace e io non lo metto in discussione. Non mi è mai passato per la testa, per la verità, in questi ormai lunghissimi 9 mesi, di accusare chi aveva posizioni diverse di essere un vile guerrafondaio; ho, invece, sempre provato a porre in quest'Aula - e lo farò anche oggi, a rischio di ripetermi - qualche elemento di riflessione utile ad indicare le criticità che sono, evidentemente, di fronte a noi.

Vede, chi le parla è - ascoltando chi mi ha preceduto - quel che si potrebbe definire un sedicente pacifista. Ho passato la mia vita ad oppormi alle guerre, all'uso della forza come strumento di coercizione: l'ho fatto quando i carri armati cinesi reprimevano la rivolta di piazza Tienanmen; l'ho fatto contro la prima e la seconda guerra del Golfo, contro la guerra in Jugoslavia, combattuta anche con le nostre Forze armate; l'ho fatto contro la guerra in Afghanistan; oggi contro questa guerra, contro ogni forma di repressione, come avviene oggi in Iran, davanti a uno straordinario movimento di liberazione. Sono un pacifista per ragioni etiche e politiche, ma sono un pacifista convinto che la pace sia il frutto di una costruzione, di una fatica ed è questa la ragione per cui, fin dall'inizio, fin dal primo momento in cui la vile guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina ha posto di fronte a noi il tema drammatico della risposta possibile e necessaria, ho posto in quest'Aula un'obiezione. Ho detto: attenzione, perché la via dell'escalation militare rischia di diventare l'unica strada. E vede, signor Ministro, oggi, dopo 9 mesi, con questo dobbiamo fare i conti.

Quel che mi colpisce non è la natura pacifista di chi sostiene posizioni diverse dalla mia, è il fatto che, ancora una volta, in quest'Aula discutiamo soltanto di questo. Quel che manca, signor Ministro, da parte sua, da parte del Governo, complessivamente, di chi l'ha preceduta, naturalmente, e di chi in altri Governi ha condiviso le stesse scelte che oggi vengono qui riproposte, è l'assenza in questi mesi in una discussione che provi ad indicare una possibile via d'uscita alternativa.

Vorrei sapere, signor Ministro, il Governo della Repubblica italiana, l'Europa, quando hanno intenzione di muovere un'iniziativa sulla Russia di Putin, responsabile di questa aggressione, per costruire le condizioni affinché si apra un tavolo di trattativa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Quand'è che si muove un'iniziativa diplomatica? Perché, anche qua, c'è poco da fare: che Putin sia responsabile, che sia un autocrate, che sia, per quel che mi riguarda, un uomo esponente della peggiore destra nazionalista e internazionale è cosa nota, ma, allora, si decida che non si parla con chi si considera un criminale e, dunque, si decida di fare la guerra al criminale. Perché, anche qui, le contraddizioni hanno un limite. In questi 9 mesi, l'Europa e la NATO, io dico, per fortuna, hanno detto “no” alla principale richiesta che veniva quotidianamente dall'Ucraina di Zelensky - la “no fly zone” - e hanno detto di “no” perché consapevoli che quella scelta avrebbe determinato un salto di qualità nell'escalation. Però, badate, o, a un certo punto, si determina la condizione, la volontà, l'iniziativa in grado di imprimere una svolta all'escalation militare, oppure l'escalation militare arriva comunque fino in fondo.

Secondo: c'è un dato di retorica. Davvero non lo dico a lei, non lo dico a nessuno singolarmente, lo dico alla discussione che ha attraversato il nostro dibattito in questi mesi, ma non è che possiamo ogni volta venire qui e dire “ma noi dobbiamo far sì che si difendano, sennò voi volete che non si difendano, che si arrendano”. Questa sì è una banalizzazione, abbiate pazienza. Oppure ripeterci che dovevamo far così perché eravamo costretti a questa scelta dal sistema di relazioni internazionali e di alleanze di cui facciamo parte.

Ma, scusate, Erdogan di quale alleanza fa parte? Eppure la Turchia non invia armi, si è ritagliata il ruolo principale nella mediazione. A me spaventa un poco che l'Europa assegni a uno dei peggiori dittatori sulla scena internazionale la funzione principale sul terreno della diplomazia e della mediazione politica di una crisi come questa. La Turchia non invia armi alla Russia, ma, con le armi della NATO, scatena la peggiore repressione degli ultimi anni ai danni del popolo curdo. Anche qui, signor Ministro, a proposito di semplificazioni, quando vediamo cadere qualcuno sotto i colpi di qualcun altro, siamo tutti portati a un intervento. Vorrei però che, anche qui, uscissimo dalla retorica, perché non ho capito come mai questo scatto di dignità scompaia molto spesso nella scena internazionale: scompare di fronte alla repressione in corso del popolo curdo, fatta con le armi dell'Alleanza atlantica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), scompare quando vittime della repressione sono i palestinesi e le palestinesi, da troppi decenni vittime di un'occupazione e di un continuo sopruso ai loro diritti. Di fronte a tutto questo, l'indignazione scompare, è rimossa dall'orizzonte.

Allora, signor Ministro, occorre confrontarsi su questo punto. Primo: sgombriamo dalla retorica il nostro dibattito, perché il confronto sia fino in fondo non solo sincero, ma capace di produrre, magari, un passo avanti. Noi siamo favorevolissimi ad inviare i generatori all'Ucraina che cade sotto i colpi di bombardamenti mirati a colpire le infrastrutture civili ed energetiche; siamo favorevolissimi ad incrementare i sostegni economici che in questo momento servono a limitare i danni e l'impatto di un'aggressione senza precedenti; come siamo favorevolissimi ad ospitare i profughi. Vorremmo, magari, che l'Europa, sul terreno delle migrazioni, estendesse anche ad altre vittime di guerre e persecuzioni le stesse norme che ha messo in campo giustamente per i profughi ucraini.

Siamo disponibili, ma continuiamo a chiedere a questo Governo e all'Europa, di cui questo Governo e questo Paese fanno pienamente parte, quando arriva, sul terreno e di fronte all'evoluzione dell'escalation militare, il momento in cui provare ad indicare, anche attivamente, la strada di una trattativa possibile. Anche qui, c'è un'altra retorica che, francamente, ad un certo punto, comincia a fare il suo tempo: quella per cui la pace si può fare soltanto quando gli ucraini dicono che va bene, ma non perché questo sia in discussione. Non ci può essere pace senza che i principali protagonisti - che siano aggressori o vittime, da questo punto di vista, evidentemente, cambia fino a un certo punto - non siano in condizioni di determinarla. Ma vogliamo dirci la verità, signor Ministro? I vertici militari di mezzo mondo discutono da tempo delle condizioni concrete di una pace possibile; è stato ricordato in quest'Aula, l'ho ricordato io nell'ultima occasione di dibattito, il Capo di Stato maggiore americano discute di questo pubblicamente. Ma perché nel Parlamento della Repubblica non si può discutere di questo? Perché il nostro Paese non può farsi attivo promotore di una discussione in grado di avanzare un'ipotesi possibile dentro il quadro dato, che abbia, sì, come primo obiettivo - ma concretamente praticabile, non solo come auspicio - di interrompere i combattimenti, di arrivare intanto ad un cessate il fuoco e, possibilmente, di arrivare il prima possibile alla costruzione di un quadro di stabilità e di pace?

Infine, signor Ministro, dentro questa discussione c'è un'altra retorica che ha camminato senza ostacoli: quella della corsa agli armamenti. Non è un tema che riguarda questo decreto, ma, siccome è entrato in questo dibattito, ne ha parlato lei, ne hanno parlato i colleghi, mi permetta un solo passaggio. Quando, nella scorsa legislatura, questo tema è tornato all'ordine del giorno grazie ad un ordine del giorno approvato così, come se fosse questione secondaria, tra l'altro firmato da tutte le allora forze di maggioranza - quelle che sostenevano il Governo Draghi - e sostenuto anche dalla vostra forte dell'opposizione, fui l'unico ad alzarsi in quest'Aula per dire: attenzione che non è che stiamo votando una sciocchezza, votiamo un aumento annuale di 13 miliardi di euro. I primi e i secondi firmatari di quell'ordine del giorno erano esponenti del MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico e, poi, delle altre forze di maggioranza.

Ma possibile che, in un Paese come il nostro - in cui definanziamo la sanità, abbiamo problemi a tenere aperte le scuole, in cui i servizi fondamentali faticano -, la discussione sull'aumento della spesa militare segua, anche qui, un principio burocratico; siccome c'è un impegno con i vertici, si fa. Ma che ragionamento è? Possiamo discutere su come investiamo diversamente, anche in quella direzione, i fondi? Su come, per esempio, rivendichiamo la centralità della costruzione di un sistema di difesa europeo e non solo la risposta alle richieste dell'Alleanza atlantica? L'autonomia europea si costruisce anche così.

Allora, come si può constatare, è possibile provare a costruire un'alternativa all'unica strada che abbiamo scelto. Questo a me pare il problema principale, non il disconoscimento delle ragioni, delle argomentazioni di chi la pensa diversamente da noi - ci mancherebbe -, ma il fatto che questa resti, ad oggi, dopo oltre 9 mesi, l'unica argomentazione, l'unica strada possibile a me pare un'enorme problema, che anche voi, non solo voi, di questo Governo, colleghe e colleghi, che, in diversi posizionamenti, avete sostenuto fino ad oggi queste scelte, dovreste tenere in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, credo che l'onorevole Fratoianni abbia ragione: non esiste - e non può esistere - una delimitazione geografica al principio della salvaguardia dei diritti umani. Il problema, però, caro onorevole Fratoianni, non è dire: siccome non intervieni lì, allora non intervieni neanche in Ucraina. Il tema è esattamente al contrario (Commenti del deputato Fratoianni)…Non abbiamo mandato truppe in Ucraina, collega, non le abbiamo mandate e non abbiamo intenzione di mandarle …

PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidente. E voi fate continuare il collega. Prego.

DAVIDE FARAONE (A-IV-RE). Coloro che definirono le dichiarazioni delle Nazioni Unite non scrissero qui sì e lì no. Scrissero: “universali”. Il principio vale per tutti e vale ovunque, naturalmente, nei luoghi della nostra quotidianità e ovunque ci sia chi si sente discriminato, chi chiede giustizia, pari opportunità, pari dignità. Noi siamo riusciti, nelle democrazie occidentali - a fatica, devo dire -, a far valere questi principi e lavoriamo giorno per giorno per farli rispettare. Non era scontato, anche perché alcuni di questi Paesi venivano fuori da dittature in cui questi principi venivano calpestati, in primo luogo, il nostro Paese. Ma, purtroppo, non siamo riusciti a farli valere altrove, onorevole Fratoianni, e lo dico anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché ovunque vuol dire negli stessi posti, ma anche lontano da noi. E in politica internazionale il tema dei diritti umani è sempre stato presente a corrente alternata, a seconda delle convenienze; a volte è servito per giustificare interventi militari, che avevano ben altre finalità; a volte si sono chiusi non uno, ma due occhi; spesso le violazioni dei diritti sono state denunciate da sedicenti pacifisti che, come i termometri, si limitano a misurare la temperatura; si sono limitati a denunciare un livello di preoccupazione, più o meno alto; magari, hanno marciato, firmato appelli, senza proporre, però, mai alcuna azione concreta da intraprendere per punire quelle violazioni o, addirittura, hanno contrastato chi prendeva provvedimenti.

Dovrebbe valere il principio di un intervento laddove sono violati i diritti; si interviene sempre, a casa nostra o in un Paese lontano; non si finge di non vedere, come, purtroppo, spesso è accaduto, con modalità diverse, signor Presidente, onorevole Ministro, sicuramente senza avere la pretesa - come spesso, sbagliando, è accaduto in passato, ad esempio, in Afghanistan - di volere trapiantare sistemi di governo, di volere impiantare forzosamente modelli culturali o forme d'intervento sociale, salvo poi andare via a gambe levate e lasciare tutto come l'avevamo trovato, anzi peggio.

Non serve a nulla la retorica pacifista, la richiesta generica dell'interruzione di un conflitto senza spiegare come, senza valutare e comprendere gli effetti su chi prevarica e su chi è prevaricato; anzi, mi correggo: serve, a volte, per stare dalla parte - inconsapevolmente o, ancora peggio, consapevolmente - di chi aggredisce e viola i diritti.

Mentre noi, qui, in quest'Aula, magari in TV, nei comodi salotti televisivi esprimiamo, anche qui, comodissima retorica per la pace, c'è chi in Iran sfida i cecchini, chi non si fa intimidire dai corpi lasciati appesi alle gru come monito - se tu fai e ti comporti in quel modo, anche a te finirà in quel modo -, per difendere un principio, che è quello della propria libertà, o chi finisce in galera in Bielorussia semplicemente per aver contrastato un regime, o i cinesi fatti scomparire dalle forze dell'ordine per essersi opposti a Xi Jinping o i russi finiti in carcere - l'ultimo, Ilya Yashin - soltanto per aver detto che la guerra è un errore e che, a Bucha, si sono commessi crimini contro l'umanità, o, ancora, i 441 ucraini torturati e trucidati in 102 villaggi soltanto nei primi 40 giorni di guerra, o i civili uccisi dai bombardamenti, o la triste riedizione dell'Holodomor di Stalin, oggi messa in campo da Putin, per vedere, novant'anni dopo, le persone perire di fame e di freddo.

Queste storie, così diverse, accadute a volte a migliaia di chilometri di distanza l'una dall'altra, sono figlie dello stesso spirito: la voglia di libertà che sovrasta il pericolo di essere ammazzati. E noi non solo dobbiamo rispettare questo sentimento, ma abbiamo il dovere di aiutare chi si batte per la libertà. Sanno che sono soli e che, da soli, non possono farcela e sono terrorizzati dal nostro immobilismo, hanno paura di sparire dai nostri radar, di essere dimenticati. Non è giusto che per essere visti abbiano bisogno di morire: ogni morto è un segnale di fumo per l'Occidente.

Il portavoce di Putin, Peskov, ha detto: Zelensky sa che la guerra potrebbe finire domani se lo volesse, che è un po' la stessa tesi, inespressa, di chi dice “niente sanzioni ai russi, niente armi alla resistenza ucraina”; come Peskov, chiedono, di fatto, la resa dell'Ucraina, la cessione all'invasore dei territori contesi e condannano l'Ucraina a diventare una colonia russa. Putin vuol far pagare all'Ucraina la vicinanza all'Europa. Chi dice che l'Europa dovrebbe essere neutrale e dovrebbe stare lì a mediare non si accorge che Putin ce l'ha con noi, quando attacca l'Ucraina.

Fermare la guerra e affermare la democrazia ucraina sono due processi assolutamente inscindibili, vanno insieme, atteso poi che è Putin a non volere fermare il conflitto, se non alle sue inaccettabili condizioni. E a chi chiede perché mandiamo armi e qual è l'obiettivo, diciamo che l'obiettivo è chiarissimo: rimandare indietro Putin, farlo tornare a casa sua; poi sarà il suo popolo a decidere, se dargli ancora fiducia, dopo questa assurda guerra, che lo ha impoverito e ha visto morire, sinora, quasi 90 mila militari russi.

L'invasione russa non colpisce l'Ucraina, signor Ministro; colpisce l'Occidente che, per secoli, è stato il teatro di tutte le guerre e faticosamente è diventato, fortunatamente, pilastro di un ordine liberale, grazie a regole che ci siamo dati, a istituzioni, a trattati garanti della cooperazione e della pace; e se noi non le facciamo rispettare, tali regole, tutto quello che abbiamo costruito, il patrimonio costruito in questi anni, verrà travolto. All'Ucraina Putin non vuole prendere soltanto il Donbass e la Crimea, ma vuole strappare l'anima, che è la nostra stessa anima. All'Ucraina nessuno ha imposto la democrazia, non è stata trapiantata forzosamente da entità esterne, ma condivisa e voluta fortemente da quel popolo e Putin, questo, l'ha avvertito come un pericolo. L'invasione dell'Ucraina è solo un tassello della strategia di Putin; l'obiettivo è scardinare l'Occidente ed è da stolti non comprenderlo. Oppure pensiamo che tutte le menzogne, messe in giro ad arte negli anni dai russi, le fake news, il tentativo di condizionare le elezioni, i referendum, l'alimentare l'odio, sfruttando le debolezze di una società con teorie complottiste che viaggiano velocemente grazie ai social, siano un'altra cosa rispetto all'invasione in Ucraina?

Chiudo, Presidente. Per questo servono le sanzioni, gli aiuti umanitari e gli aiuti militari alla resistenza ucraina. Serve altro. Ad esempio, mi convince la proposta di Ursula von der Leyen di destinare 300 miliardi di riserve, sequestrati alle banche occidentali, per la ricostruzione dell'Ucraina: 600 miliardi di danni, almeno 300 li prendiamo da lì. Finora, al di là di qualche dichiarazione o richiesta giusta di passaggi parlamentari, spero non soltanto propagandistiche richieste, in questa e nella passata legislatura le principali forze politiche sono state unite, non hanno fatto mancare il sostegno ai Governi e alle forze occidentali. Spiace che oggi - perché credo che oggi sarà la prima volta, visti gli altri provvedimenti che sono stati votati - il MoVimento 5 Stelle decida di rompere questa unità. Spiace che la parola pace venga usata a danno di chi chiede solo di vivere in pace (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro della Difesa, ancora una volta, oggi, quest'Aula è chiamata a parlare di Ucraina, a occuparsi della grave crisi ucraina. Ancora una volta, siamo chiamati a discutere di una tragedia che ci sgomenta per il suo prezzo in vite umane, per il suo prezzo di dolore e di sofferenza, che coinvolgono le popolazioni civili, ed anche per il prezzo che le economie di tutto il mondo, prime fra tutte le nostre economie europee, sono chiamate a pagare.

Tutto questo conferma, se mai ce ne fosse bisogno, quale follia sia la guerra, qualsiasi guerra, anche quelle più giustificate; quanto sia orribile dedicare tante risorse, tanta tecnologia, tanti sacrifici, non a costruire, ma a distruggere. Conferma, come ha detto tante volte il presidente Berlusconi, quanto sia difficile comprendere che alcuni esseri umani possano fare deliberatamente tanto male ad altri esseri umani.

Tutti noi in quest'Aula, ne sono certo, da destra a sinistra, preferiremmo essere qui a discutere di una prospettiva, di una speranza, anche solo di uno spiraglio di pace, quella pace che il Santo Padre, come molti altri, ma con più autorevolezza di tutti gli altri, continua ad invocare. Però, la realtà con la quale dobbiamo fare i conti non è questa. La realtà è che nel cuore dell'Europa, a 70 anni dalla Seconda guerra mondiale, è in corso un conflitto violento del quale la prima vittima è il popolo ucraino. Un conflitto nel quale vi è un aggressore e vi è un aggredito, nel quale la Russia agisce in palese violazione del diritto internazionale, nel quale vengono ignorati i princìpi della Carta delle Nazioni Unite. È un conflitto che ci riguarda direttamente, perché riguarda l'Occidente, riguarda i princìpi di libertà, di democrazia, di diritto per le persone e per i popoli a definire liberamente il proprio futuro. Sono i princìpi sui quali si fondano le nostre società libere dell'Occidente. È il nostro mondo, il mondo del quale facciamo parte, ad essere messo in discussione. Questa è la prima ragione per la quale il destino dell'Ucraina, come per esempio il destino di Taiwan, come il destino di ogni popolo libero che veda messa in pericolo la propria libertà, è un tema che ci riguarda direttamente.

L'Italia democratica ha scelto, da molti anni, di appartenere all'Alleanza atlantica e all'Unione europea. Questa scelta, tenacemente voluta dai liberali, dai cattolici e dai riformisti, rappresenta il filo conduttore della nostra politica estera e di difesa attraverso gli anni e nel succedersi dei diversi Governi e delle diverse maggioranze. È una scelta di sistema, una scelta di valori. Significa aderire a una visione della persona, della società, della libertà. E questa scelta, oggi, comporta per noi un dovere di coerenza. Non possiamo che essere dalla parte della NATO, dell'Europa, della libertà. Del resto, vi è, in questa vostra impostazione della politica estera, una continuità fra il Governo precedente e il Governo in carica. Ed è un peccato che vi sia, in quest'Aula, chi, per ragioni di politica interna, abdica alla coerenza e preferisce le divisioni su grandi scelte che dovrebbero unire il Paese e che dovrebbero essere comune denominatore delle grandi forze politiche democratiche.

Noi non abbiamo mai cambiato opinione su questo. Non la cambieremmo, qualunque Governo dovesse sedere a Palazzo Chigi. Come ha opportunamente ricordato il Ministro Crosetto e come si legge nella risoluzione della maggioranza, il sostegno militare all'Ucraina non esaurisce certo l'impegno dell'Italia: un impegno che si estende e si deve estendere agli aiuti umanitari. Tutti noi vorremmo che le ingenti risorse oggi assorbite dalle spese militari fossero impiegate nella ricostruzione di ciò che la guerra ha distrutto, nel soccorso alle popolazioni civili sofferenti. Per questo l'azione dell'Italia non può che essere quella, addirittura ovvia, di favorire con ogni mezzo la ricerca di una soluzione diplomatica, quella che tutte le persone di buon senso considerano necessaria, ma che oggi ancora si fa molta fatica a intravedere. I rari spiragli che sembrano intravedersi di quando in quando, finora si sono dimostrati strade senza sbocco.

Onorevoli colleghi, vi sono tre aspetti della questione: la difesa dei diritti del popolo ucraino, la ricerca della pace, la solidarietà con l'Europa e con l'Occidente, che non possono mai essere disgiunti e che insieme definiscono la linea del Governo italiano che Forza Italia ha sostenuto lealmente in ogni fase di questa crisi.

Siamo, tuttavia, ben consapevoli che la vicenda ucraina non è soltanto una tragedia per i popoli e per gli eserciti coinvolti. È il fallimento di una prospettiva strategica che nei decenni scorsi era sembrata praticabile.

Con il crollo del comunismo sovietico, con la sconfitta storica del più longevo totalitarismo del ventesimo secolo, molti di noi avevano creduto che fosse possibile riportare la Russia nel posto che le spetta, per la sua storia, la sua cultura, la sua civiltà, un posto fra i popoli liberi dell'Europa e dell'Occidente. Noi condanniamo le scelte del Governo russo, ma sappiamo che la Russia è una grande Nazione, che prima o poi dovrà riprendere il suo posto in un assetto ordinato dell'Europa e del mondo.

L'Italia ebbe un ruolo di protagonista in questo generoso tentativo, quando nel 2002, a Pratica di Mare, un'iniziativa lungimirante del Presidente Berlusconi portò la Russia, gli Stati Uniti e i Paesi dell'Alleanza atlantica a sottoscrivere uno storico accordo di collaborazione, che poteva essere il primo passo di una strada ambiziosa. Non è questa la sede per approfondire l'analisi storica sulle responsabilità delle dinamiche che negli ultimi due decenni hanno vanificato queste speranze, ma certo l'Europa non ha saputo essere quella protagonista che noi avremmo voluto nel quadro dell'Alleanza atlantica e della solidarietà occidentale, dando a se stessa una vera unità nella politica estera e di difesa, che ne facesse un interlocutore forte e autorevole nelle grandi questioni globali e nelle grandi sfide che abbiamo di fronte.

Noi sappiamo che, per dimensioni, per peso economico, per capacità tecnologica e militare, per spinta ideologica, è la Cina a costituire il vero grande rivale sistemico dell'Occidente nella prima parte del ventunesimo secolo. E vi sono, poi, altre grandi sfide che riguardano direttamente l'Europa, da quella che proviene dalle correnti migratorie, fino a quella, oggi meno visibile ma sempre preoccupante, dell'integralismo islamico. A questo proposito, le repressioni in atto in Iran verso la popolazione civile ci ricordano la drammaticità di questi aspetti. E forse, d'altronde, non è un caso che sia proprio l'Iran a fornire alla Russia alcuni sistemi d'arma, i cosiddetti droni kamikaze, utili a colpire le città ucraine.

Le sfide all'Occidente e la nostra idea di libertà tendono a saldarsi fra loro. L'Unione europea e l'Alleanza atlantica sono state compatte in questi mesi e dovranno continuare ad esserlo.

Se, da un lato, quindi, dobbiamo continuare in tutte le sedi internazionali a sostenere ogni sforzo ed ogni iniziativa diplomatica volti a creare le condizioni per un negoziato di pace serio e rispettoso della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, dall'altro, deve essere ben chiaro che non può venire premiata la legge del più forte. Sarebbe un pericoloso precedente al quale altre potenze globali e regionali potrebbero fare ricorso.

La storia ci insegna che tollerare violazioni gravissime del diritto internazionale non ha mai evitato l'allargarsi di un conflitto. È proprio mantenendo l'unità e la coerenza dell'Alleanza atlantica e dell'Unione europea che si può pensare di indurre la Russia ad un atteggiamento realistico in direzione della pace. Una pace che non deve umiliare nessuno, che non deve essere una rivalsa o una vendetta, ma che non può in nessun caso passare sulla testa delle libere scelte del popolo ucraino.

È per questo, signor Ministro, che nel rinnovarle anche la stima e la considerazione personale che mi legano a lei da molti anni, confermo il pieno sostegno di Forza Italia alle sue parole di oggi e alla linea di responsabile coerenza che il Governo italiano ha assunto e deve continuare a mantenere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vittoria Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signora Presidente. Ministro Crosetto, ho ascoltato con attenzione le sue comunicazioni e anche le sue repliche; mi lasci dire che trovo davvero improprio che, nel suo primo intervento in Parlamento, esordisca attaccando una forza di opposizione e lo faccia, peraltro, perpetrando delle mendaci osservazioni che più volte abbiamo ascoltato e anche letto sulla stampa e, devo dire, non solo da lei.

Lei ha richiamato la sua vocazione al rispetto dell'avversario politico. Io, Ministro, glielo riconosco, però, lei, Ministro, di fatto ha mentito; ha mentito quando ha detto che il Parlamento si sarebbe espresso per ben cinque volte a favore dell'invio di armi; lei mente, Ministro, perché il Parlamento si è espresso una sola volta, il 1° marzo del 2022 in uno scenario totalmente diverso da quello attuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Poi, non c'è stato nessun altro voto e nessuno può dire che il MoVimento 5 Stelle non abbia posto la questione già nel corso del Governo Draghi.

Vengo subito a questa che, per noi, è una questione prioritaria e di metodo, se siamo ancora una democrazia parlamentare. Abbiamo contestato e ci siamo opposti fermamente al tentativo maldestro e irrispettoso nei confronti di questo Parlamento e del Paese che puntava ad inserire con un emendamento la proroga al sostegno militare all'Ucraina tra le righe di un decreto, sì, Ministro, sulla sanità in Calabria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e già il fatto che un decreto sulla sanità in Calabria contenesse norme sulla proroga della partecipazione militare ad iniziative NATO è tutto dire; un vero e proprio blitz, volto di fatto a bypassare il Parlamento e a disattendere quell'atto di indirizzo che abbiamo votato qui e che chiedeva fosse garantita quella trasparente dialettica politica e parlamentare senza la quale la nostra democrazia si indebolisce.

Ma mi chiedo: come avete potuto anche solo pensare di poterlo fare? Pensavate, forse, di essere esenti dal dovere di confrontarvi con l'organo rappresentativo della volontà popolare? Ministro, non si può bypassare con un artificio la volontà del Parlamento. In uno Stato democratico funziona così, l'ha detto lei, signor Ministro, io glielo ripeto, funziona così. E non convincono affatto le sue argomentazioni a difesa di quel maldestro blitz, ossia che l'emendamento al decreto Calabria fosse necessario, perché non ci sarebbe stato spazio per la discussione di un ulteriore decreto-legge e, quindi, per una discussione in Aula. Ministro, come vede, lo spazio c'è stato, il Parlamento lavora per questo, in uno Stato democratico funziona così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Si è anche risentito del fatto che nelle scorse settimane vi siano state inutili e incomprensibili polemiche mediatiche su ipotetici invii di armi, fantomatici riferimenti a un sesto decreto, richiami a una presunta postura guerrafondaia del Governo o del Ministro. Ma non è tra queste file, tra le file delle opposizioni, chi dichiara con interviste un giorno sì e l'altro pure quanto sia giusto e corretto inviare armi, annunciando anche il fantomatico sesto invio, salvo poi smentirlo il giorno dopo, si intende, ma devo dire che ormai, dopo due mesi dall'avvio di questo Governo, alle smentite e alle giravolte ci siamo anche ampiamente abituati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ormai, non si contano neanche più, Ministro.

Ma se a lei non sta bene venire additato come guerrafondaio, le diamo un consiglio: non basta venire qui a dolersene, vada in Europa a pretendere un cambio di passo e a pretendere che l'Italia sia protagonista di un percorso di pace; non serve a niente dolersene e basta, bisognerebbe dichiarare di meno e agire un pochino di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Entriamo nel merito. Il 1° marzo abbiamo votato - l'unico voto - per il sostegno umanitario, economico e militare all'Ucraina.

Un voto - lo ammettiamo - molto sofferto, ma che rivendichiamo perché ci trovavamo di fronte alla prospettiva di una guerra lampo, con lo Stato aggredito in condizioni totalmente asimmetriche rispetto allo Stato aggressore: un'aggressione - lo ribadisco, a scanso di equivoci - che abbiamo sempre condannato, dal primo momento e che continuiamo a condannare, ma oggi ci troviamo in una condizione completamente diversa. Dopo 10 mesi dall'attacco russo, ci troviamo di fronte a un conflitto che sembra non vedere la fine e a rimetterci sono le popolazioni civili, l'intera Europa e l'assetto geopolitico mondiale.

Vogliamo porci il problema di cosa potrebbe succedere, oppure continuiamo a tenere gli occhi bendati, alimentando questa furia bellicista, senza giocare alcun ruolo? Lei ha detto che qualcuno ci chiedeva di metterci in un angolino, ma noi abbiamo chiesto esattamente il contrario; noi abbiamo chiesto, e chiediamo, con la nostra risoluzione, che l'Europa si renda protagonista di una conferenza di pace, perché altrimenti ci stiamo mettendo in un angolino. È da mesi che chiediamo un'intensa e costante svolta diplomatica, che possa mettere finalmente in moto questa macchina europea, che mai realmente si è attivata in questo senso. Non vogliamo metterci in un angolino, vogliamo che l'Italia sia capofila di questa azione diplomatica per una mediazione internazionale e non lasciare questo ruolo alla Turchia di Erdogan. La pace va costruita in modo serio, ponendo sul tavolo questioni cruciali: la sicurezza e la sostenibilità, anche nel tempo, di un accordo di pace che sia reale e duraturo, la tutela delle minoranze e il rispetto dell'integrità dell'Ucraina.

Lei ha detto che la Difesa è stata dipinta come Ministero della Guerra, e si è rammaricato per questo. Noi non lo pensiamo, ma siamo sinceramente allarmati per le sue parole relative al suo annunciato impegno per la possibile esclusione delle spese della Difesa dal computo del deficit nell'ambito del Patto di stabilità. Ma, Ministro, proprio in queste ore stiamo approvando un decreto che proroga il commissariamento della sanità calabrese per l'appianamento del debito, proprio in ossequio a quel Patto di stabilità. In ossequio a quel Patto di stabilità sono stati chiusi centinaia di ospedali in Italia, cento solo in Calabria; quindi, mi faccia capire, il Governo si rifiuta, in perfetta e assoluta continuità con Draghi, di stanziare risorse in deficit per aiutare famiglie e imprese a superare la crisi, per migliorare le politiche di welfare, per investire in transizione ecologica, per fare in modo che il diritto alla salute sia garantito a tutti e, invece, si dichiara pronto a comprare, in deficit, altre armi? Noi non lo permetteremo, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non lo permetteremo; così, come ci siamo opposti ad aprire al repentino, Ministro - repentino -, aumento delle spese militari, perché il Paese - o la Nazione, come piace chiamarla a voi – aveva, ed ha tuttora, altre priorità, sicuramente non quelle di spendere 13 miliardi in armamenti.

Non vogliamo pensare, Ministro, che questa sua proposta sia connessa al ruolo che rappresentava il giorno prima di diventare Ministro, perché, è vero, lei si è dimesso, ha abbandonato il suo ruolo, ma il suo, Ministro, era un atto dovuto, perché lei oggi rappresenta il Paese intero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Che cosa vogliamo fare, che un Ministro rappresenti il Paese e anche le lobby delle armi? No, si è dimesso, ha fatto bene, era un atto dovuto. A tal proposito, il MoVimento sta portando avanti da mesi anche un altro tema, quello della trasparenza e l'abbiamo scritto anche nella nostra risoluzione. Noi chiediamo che sull'invio delle armi vi sia trasparenza; dopo il voto dello scorso marzo, infatti, tutti i successivi invii sono stati effettuati, di fatto, bypassando le Aule, con decreti interministeriali secretati e consegnati solo al Copasir e nemmeno in forma integrale, da quello che ci risulta. Noi chiediamo, come avviene in molti altri Paesi - ne cito alcuni: gli Stati Uniti e la Germania - che il Governo abbia il coraggio di metterci la faccia e di rendere pubblica la lista degli armamenti che intende consegnare di volta in volta, così da consentire un aperto dibattito e un adeguato passaggio parlamentare su ognuno di questi invii, perché non possono essere autorizzati in blocco per un intero anno, dato che, come abbiamo visto nei mesi scorsi, le condizioni del conflitto cambiano velocemente e di continuo. Cosa ha da nascondere il Governo? E, per favore, non si accampi dietro la scusa della necessità di non creare rischi per la sicurezza; se ci fosse del vero in questo rischio figuriamoci se il Pentagono non lo avrebbe usato per secretare e classificare come riservati e segreti i suoi invii. Ma così non è stato. Gli italiani hanno il diritto di conoscere le scelte del Governo e il Parlamento ha il diritto di dibatterle, sempre se siamo ancora in una democrazia parlamentare.

Ci dispiace notare che ci sia una maggioranza trasversale e un pelino bellicista. Ho sentito dire che ci sarebbe una parte dell'opposizione con posizioni qualunquiste e, addirittura, immorali. Questo atteggiamento ci preoccupa perché è un atteggiamento autoritario, che sembra poco incline ad accettare che esistano e convivano posizioni diverse; un atteggiamento che sembra poco incline ad accettare che ci sia qualcuno che si ponga in contrasto al pensiero unico dominante. Abbiamo sentito dire perfino che il MoVimento 5 Stelle sarebbe nemico delle Forze armate. Ma che nessuno si permetta di dire una cosa del genere, è assolutamente inaccettabile sentire queste parole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E, quindi, chi è più qualunquista? Chi è più qualunquista, chi invoca la pace oppure chi twitta con l'elmetto in testa, invocando l'articolo 5 NATO sui presunti missili russi in Polonia? Chi è più qualunquista e, aggiungo, pressappochista? È questa furia bellicista che ci preoccupa. E mi dispiace che siamo quasi soli in Parlamento, insieme a pochi altri, in questa battaglia per un cambio di passo verso un percorso di pace e verso quella che potrebbe diventare una guerra mondiale. Mi vengono in mente quanto accadeva all'alba della prima guerra mondiale…

PRESIDENTE. Deputata, dovrebbe concludere.

VITTORIA BALDINO (M5S). … e le parole del Cancelliere tedesco von Hollweg, il giorno prima della dichiarazione di guerra alla Russia: tutti i Governi, compreso quello russo, e la grande maggioranza dei popoli erano di per sé pacifici, ma il sasso ha cominciato a rotolare.

Ecco, Dio non voglia che, come nel 1914, quel sasso abbia cominciato nuovamente a rotolare. Lo ha detto lei e ho colto, Ministro, al Senato la sua sincera preoccupazione quando ha fatto riferimento al pericolo di un attacco nucleare. Un pericolo e una preoccupazione che sentiamo, che condividiamo e che dovremmo sventare, perché non ci sarà un dopo, non ci saranno poi lo spazio e il tempo per il rammarico e per una ennesima giravolta.

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

VITTORIA BALDINO (M5S). Presidente, mi avvio alla conclusione.

PRESIDENTE. No, deve proprio concludere.

VITTORIA BALDINO (M5S). Ministro Crosetto, ci ha additato come fautori di una campagna di odio nei suoi confronti. Vorrei tranquillizzarla, non la odiamo, né potremmo mai fomentare l'odio. Siamo pacifisti e non violenti, nel nostro piccolo, proviamo a costruire i ponti, quei ponti che sono necessari per trovare un negoziato possibile in Ucraina. E i ponti, Ministro, non si costruiscono né con le bombe né con le armi, tutt'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro della Difesa, il conflitto in atto in Ucraina è ormai giunto quasi al decimo mese. Sarebbero addirittura 100 mila i morti, da ambo le parti, i morti e i feriti. Sono stati commessi crimini gravissimi, provocate ingenti distruzioni, deteriorati tutti i parametri della sicurezza internazionale. Ai combattimenti si sono associate le forme più odiose di guerra economica, che hanno comportato anche gravi restrizioni dell'offerta di cereali, con conseguenze potenzialmente assai pesanti per la stabilità alimentare di tanti Paesi, anche a noi vicini. Il mondo in cui ci troviamo oggi è molto meno rassicurante di quello cui eravamo abituati e la situazione non cessa apparentemente, purtroppo, di degradarsi. Si registrano, infatti, preoccupanti tensioni anche nei Balcani.

Mi sia consentito qui, signor Ministro, ringraziarla per tutto quello che sta facendo con il nostro Ministro degli Affari esteri per far sì che ancora una volta l'Italia porti la pace e cerchi di essere attore del dialogo tra popoli, culture e religioni diverse in quell'area che ha visto già tanta guerra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mentre nel Mediterraneo ancora si cerca faticosamente di ricostruire una stabilità, una guerra di grandi proporzioni si è sovrapposta ai focolai preesistenti. Di tutto questo, al contrario di quanto qualcuno afferma, non è certo responsabile l'Occidente, ma chi ha deciso di aggredire uno Stato vicino, negandone la sovranità, con l'obiettivo, dichiarato, di cambiarne il Governo, annullarne le capacità militari e privarlo delle capacità di sfruttare l'energia nucleare. Questo ha fatto la Russia di Vladimir Putin. Se l'Ucraina è ancora in piedi, lo si deve a pochi fatti e ben precisi. Il primo: gli ucraini si sono rifiutati di capitolare, lo ha ricordato lei, signor Ministro. Sotto la guida del loro Presidente Zelensky hanno invece deciso di combattere e di non abbandonare il proprio Paese. Il secondo: hanno potuto farlo perché hanno beneficiato di intensi programmi addestrativi e perché hanno ricevuto aiuti economici e militari, che hanno capovolto sul campo i rapporti di forza.

Risultato, i carri di Mosca si sono impantanati. Da mesi, l'iniziativa è passata nelle mani degli ucraini, che sono riusciti a recuperare parte del terreno perso nelle prime fasi della guerra.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 18,58)

PAOLO FORMENTINI (LEGA). L'ultima città a tornare in mani ucraine è stata Kherson, ma i russi non mollano e bombardano per fiaccare la determinazione di Kiev. Ricordiamolo: oggi bombardano obiettivi civili. Ovviamente, il prolungarsi di questa guerra è una catastrofe per l'Europa, è un grosso problema di sicurezza per tutto il mondo. E' vero che serve la pace, ma la pace - ed è proprio la dottrina cristiana a rivelarcelo - non è semplicemente l'assenza della violenza bellica. È quella condizione di equilibrio in cui a ciascuno è dato il proprio ed è assicurata la giustizia.

La pace, quindi, non è quella dei conquistatori, ma quella degli uomini liberi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), liberi di autodeterminare il proprio destino, al riparo dalla violenza dello straniero invasore.

È per questo motivo che risulta impossibile affermare che gli aiuti all'Ucraina rientrino in una logica bellicistica; tendono, invece, alla ricostruzione dell'ordine nella giustizia che è stato violato e compromesso dalla decisione russa di ricorrere alla forza. Non tutte le paci sono eguali e bisogna dirlo con chiarezza: la pace a cui pensiamo in quest'Aula, probabilmente, non è la stessa per tutti noi.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 19)

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Noi della Lega-Salvini Premier pensiamo ad una pace nella quale il diritto internazionale è ripristinato assieme alle regole della convivenza civile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo consapevoli che ci vorrà tempo, non sappiamo quanto, ma siamo anche coscienti del lato e della parte da cui stiamo, che è quello della libertà dalla sopraffazione.

Siamo, quindi, d'accordo con la scelta fatta dal Governo, ribadita oggi qui, a Montecitorio, ovvero di chiedere un'autorizzazione a tempo alla fornitura degli aiuti necessari all'Ucraina, senza dover riferire ogni volta preventivamente a questa Assemblea la decisione di procedere ad ulteriori invii. Ovviamente, il Governo aggiornerà il Parlamento, come già accade attualmente, sugli ulteriori sviluppi sulla scena internazionale e sulle interlocuzioni diplomatiche con i nostri partner ed alleati. Sul punto, del resto, ci siamo già misurati pochi giorni fa in quest'Aula, con il risultato di approvare atti di indirizzo che sono del tutto in sintonia con le comunicazioni odierne del Ministro. Ovviamente, voteremo a favore, ma voteremo a favore con la consapevolezza, dataci dalle sue parole, che lo scopo finale è di arrivare a un negoziato, a una tregua, alla pace, con la preghiera - pensiamo condivisa da tutta quest'Aula - che davvero, come ha detto il Papa, un raggio di pace possa arrivare ai bambini ucraini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Signora Presidente, Ministro, colleghe e colleghi, provate ad immaginare decine di migliaia di morti tra militari e civili, un numero incalcolabile di vittime di abusi, stupri e violenze di ogni tipo; e poi città e paesi ridotti in macerie, infrastrutture distrutte, fabbriche sventrate, ospedali, orfanotrofi, strutture per anziani rase al suolo, scuole, università, teatri, uffici pubblici cancellati. E provate a immaginare 6 milioni di rifugiati, 10 milioni di persone che stanno affrontando l'inverno senza elettricità, senza riscaldamento, senza acqua corrente, tantissimi senza nemmeno un tetto e quattro mura per proteggersi dalle temperature sempre più rigide. Non è immaginazione, signor Ministro, questa è l'Ucraina a quasi trecento giorni da quella che, con sprezzo del ridicolo e ignobile ipocrisia, tipici dei regimi liberticidi, Putin descrisse come un'operazione militare speciale, motivata dall'obiettivo di denazificare il Paese.

Questa è l'Ucraina, ancora oggi fatta oggetto di attacchi missilistici che non distinguono obiettivi militari da quelli civili. Questa è la guerra, perché di guerra parliamo, scatenata nel cuore dell'Europa dal criminale disegno neo-zarista di Putin.

Ancora adesso, signor Ministro, mentre parliamo in quest'Aula, la città di Klintsy viene bombardata dai russi. Una guerra - credo che non vada mai dimenticato e sottaciuto - voluta da Mosca e non dal popolo russo, che sta pagando duramente la follia del Cremlino in termini di vite umane, di persecuzioni e arresti degli oppositori. Già il 25 febbraio in quest'Aula decidemmo che non avremmo lasciato solo il popolo ucraino e, insieme ai nostri partner europei e dell'Alleanza atlantica, l'avremmo sostenuto nella resistenza con ogni mezzo e l'avremmo aiutato, come veniva previsto anche nelle risoluzioni dei Consigli europei, ad esercitare il legittimo diritto di difesa.

L'Italia, questa nostra magnifica comunità, ancora una volta ha saputo dare, sin dai primi giorni dell'invasione, un'eccezionale prova di generosità, accogliendo i profughi che fuggivano dalle bombe e dalle violenze e inviando generi di prima necessità. Non dobbiamo mai dimenticare di ringraziare civili e militari che si sono prodigati in queste azioni e continuano senza sosta, con coraggio, con dedizione e con sacrificio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Così come permettetemi di ricordare gli inviati, i giornalisti che dall'inizio della guerra ci raccontano le immani sofferenze di quel martoriato popolo.

Dentro al quadro delle decisioni assunte con i nostri partner europei e dell'Alleanza atlantica, il Parlamento ha votato, a larghissima maggioranza, due risoluzioni e il decreto-legge n. 14 del 25 febbraio 2022, che ha impegnato il nostro Paese a sostenere l'Ucraina con tutte le azioni necessarie, a fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi natura, nonché, tenendo costantemente informato il Parlamento, la cessione di apparati e dispositivi militari per consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e a proteggere la sua popolazione dall'aggressione militare ingiustificata e ingiustificabile della Federazione russa, nel solco di quanto stabilito dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.

Nella scorsa legislatura, così come in questa, sono certa che non sieda su questi banchi alcuno che sia animato da spirito bellicista, che sia convinto che la guerra alla Russia sia la via da percorrere per fermare la guerra e, comunque, certo non è mai stato questo il principio che ha animato il nostro gruppo, allora come oggi, perché, come ci è stato ricordato autorevolmente, la guerra è il fallimento della politica.

“Noi vogliamo la pace, Presidente; noi vogliamo che la guerra cessi, che tacciano le armi, che le bombe non cadano più sugli ospedali, sugli asili, sui condomini, sui rifugi, sui teatri, sulle persone che sono in fila per un pezzo di pane. Sappiamo che la via è quella negoziale e, signor Presidente, sosteniamo ogni azione del Governo che vada in questa direzione”. Così, a nome del Partito Democratico, mi esprimevo in quest'Aula il 23 marzo, alla vigilia di una delicatissima riunione del Consiglio europeo in cui l'Italia, grazie all'unità del Parlamento e all'autorevolezza del Presidente del Consiglio Mario Draghi, avrebbe svolto un ruolo importante proprio sul terreno dell'unità della risposta dell'Unione alla sfida lanciata da Putin ai valori fondanti dell'Europa e ai principi di libertà, democrazia e pace. Infatti, per noi, sin dall'inizio di questa ora buia ricercata da Putin, è stata chiara e testarda la richiesta di un cessate il fuoco, di mettere fine alle stragi, alle violenze e alle sofferenze di milioni di civili inermi costretti alla fuga, ad abbandonare case e familiari, a indossare divise e imbracciare armi, di costruire quelle condizioni, perché si potesse dare voce allo sforzo diplomatico per costruire quella pace che in tanti vogliamo e che abbiamo visto nella recente manifestazione del 5 novembre.

Abbiamo chiesto di far tacere le armi e l'aggressione per consentire l'avvio di un negoziato per giungere a una pace giusta e rispettosa della verità. La verità è che c'è un aggressore e un aggredito, uno Stato che è stato invaso e che è costretto a difendersi e uno che ha invaso; non un conflitto fra due Stati e nemmeno una guerra per procura. La verità è che la Russia, come dimostrato dai recenti referendum farsa, vuole appropriarsi di territori ed è disposta perfino ad agitare la minaccia atomica per provare a fiaccare l'unità e la solidità della reazione della comunità internazionale, che invece, come provato anche dall'ampia condanna dell'invasione registrata al recente G20, resta forte e convinta.

Presidente, Ministro, oggi dobbiamo esprimerci sull'ipotesi di prorogare a tutto il 2023 la possibilità di inviare all'Ucraina strumenti ed equipaggiamenti di difesa, così come già il precedente Parlamento ha autorizzato il Governo Draghi. Riteniamo questo un passaggio fondamentale e per questo lo abbiamo chiesto con forza, contestando l'iniziale e poi accantonata - e di questo, Ministro, la ringrazio - iniziativa dell'Esecutivo di prevedere questa possibilità con un emendamento infilato all'ultimo momento in un altro decreto.

Passaggio fondamentale, dicevo, e non per questo meno complesso e direi sofferto, perché sta nella nostra responsabilità agire in unità e accordo con i nostri partner, così come fatto finora, perché il cessate il fuoco, cioè la fine delle morti, delle devastazioni, delle violenze e dei soprusi, si avvicini il più possibile.

Per questo e con questo spirito voteremo a favore della proroga. Lo voglio ripetere ancora una volta: il nostro obiettivo, nel sostenere non solo con l'aiuto economico e umanitario il popolo ucraino ma anche con strumenti di difesa, è costruire l'unica via che porti a una pace giusta e duratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché l'alternativa - credo che vada detto senza infingimenti e ipocrisie - sarebbe stata la resa dell'Ucraina, voltarsi dall'altra parte mentre un popolo sceglieva di farsi esercito per difendere la propria libertà, la propria sovranità, la propria integrità territoriale, dinanzi alle pretese imperialiste di una potenza nucleare, intenzionata a riscrivere i confini geografici con il diritto della forza, con i cingolati dei carri armati, con le stragi e con gli orrori ai danni di civili inermi. Voltare le spalle a donne e uomini che, insieme ai propri diritti, combattevano e combattono per tutelare i nostri diritti, perché è apparso subito chiaro, dal catalogo delle bugie e dei propositi imperialisti con cui Putin giustificava l'invasione armata, che intendeva riscrivere la storia dell'Europa, riportare indietro la civiltà riaprendo gli armadi delle sfere di influenza, dei Paesi satelliti, degli Stati a sovranità limitata e costretti, dal ricatto delle armi e della minaccia anche atomica, a sottostare a un modello che la storia aveva cancellato nell'Ottantanove del secolo scorso.

Noi oggi apprezziamo, signora Presidente, che il Governo abbia fatto proprio l'impegno - che, grazie all'iniziativa del Partito Democratico, era stato inserito nella legge di conversione del cosiddetto decreto Ucraina - di coinvolgere direttamente il Parlamento in decisioni così importanti anche rispetto alla sua collocazione internazionale e alla partecipazione agli organismi sovranazionali. Però, come indicato anche nella mozione che abbiamo presentato la scorsa settimana, chiediamo al Governo di sostenere il ruolo dell'Italia nell'avvio di un percorso diplomatico per la costruzione di una conferenza di pace, sempre nel quadro di una stretta e fattiva collaborazione con le istituzioni europee e gli alleati NATO, attraverso iniziative utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, anche in linea con gli orientamenti emersi in occasione dell'incontro G20.

La pace è urgente e necessaria, ci ha ricordato ancora recentemente il Presidente Mattarella. Noi crediamo e ribadiamo la nostra richiesta al Governo, convinti che avrà il sostegno dell'intero Parlamento, che occorra compiere ogni sforzo perché si giunga il prima possibile all'apertura di una strada negoziale, sul solco, come indicato dal Capo dello Stato, di una nuova Helsinki e non di una nuova Jalta, cioè di un'intesa che garantisca, con la fine della guerra, il diritto dei più deboli e il rispetto dei principi della legalità internazionale, e non certo una nuova divisione in sfere di influenza e limitazioni di sovranità. Ma vede, signor Ministro, ancora adesso, mentre parliamo in quest'Aula, la città di Nikopol' viene bombardata dai missili russi. Per questo non possiamo voltare le spalle al popolo ucraino, per questo, signor Ministro, l'Italia deve essere protagonista di questa fase della storia europea per la libertà e la democrazia. Il Governo avrà il sostegno del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Salvatore Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, prima di leggere la relazione che abbiamo preparato come gruppo di Fratelli d'Italia, mi lasci fare, come ha fatto lei, mettendo da parte i fogli e lasciando parlare il cuore, un sentito ringraziamento a lei e al Presidente Meloni, perché oggi siete venuti in quest'Aula e avete restituito a questa istituzione centralità e dignità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), una cosa a cui, Ministro, ci eravamo disabituati, da qualche Governo a questa parte, così eravamo ridotti ad essere spettatori pagati di posizioni sistematiche di fiducia senza poter dire la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi viene da sorridere quando dai banchi di alcuni colleghi sento richiamare la centralità del Parlamento; da parte di chi, con un Ministro 5 Stelle che aveva cambiato la denominazione del Ministero per i Rapporti con il Parlamento in “Ministero della fiducia”, veniva a porre la fiducia, con una media di 3,2 volte al mese, praticamente ogni settimana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, allora, udite udite, questo Governo, dopo 50 giorni, questa parola non l'ha ancora pronunciata in quest'Aula e lei, signor Ministro, è venuto ad illustrare le linee non perché l'ha chiesto qualcuno, perché lo si deve a questa istituzione, per il rispetto di questa istituzione.

Dopo questo ringraziamento formale, mi faccia fare un ringraziamento sostanziale per la qualità delle sue parole, perché le sue parole hanno toccato la coscienza, ha messo da parte i fogli e ha lasciato andare i suoi sentimenti, sentimenti complicati, contrastati in questo momento, perché non è facile prendere queste decisioni. Ma questo parlare a cuore aperto ha fatto emergere le differenze fra chi, come lei, è uno statista e pensa al bene e al futuro della Nazione e chi, invece, insegue solamente un facile consenso.

Mi permetta di dire, signor Ministro, con un po' di sorriso, che ha fatto emergere la differenza fra un gigante politico e, invece, un mister, due parti in commedia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che ha già cambiato posizione: quando sedeva nei banchi del Governo, ignorando il Parlamento e, poi, andando a chiedere centralità del Parlamento dai banchi dell'opposizione; quando votava a favore dell'invio delle armi, mentre sedeva nei banchi del Governo, e quando, oggi, lo va a contrastare dai banchi dell'opposizione.

Infine un ultimo ringraziamento, a tutti coloro che lei rappresenta qui, in quest'Aula, in questo momento: le Forze armate, uomini e donne che, ogni giorno, difendono la pace, loro sì difendono la pace, con la sola idea della pace (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, guardi, Ministro le buone idee camminano sulle gambe degli uomini e io credo che l'idea di pace cammini sulle gambe delle nostre Forze armate.

Venendo a quello di cui dobbiamo parlare, nel pieno del conflitto armato in cui l'Ucraina deve difendersi dall'invasore russo, il dilemma che si ripropone ogni giorno davanti a noi è chiedere all'Ucraina di arrendersi o chiedere all'Ucraina di resistere.

Colleghi, noi di Fratelli d'Italia, dando voce all'intera maggioranza, non abbiamo alcuna esitazione, noi sappiamo quello che dobbiamo dire: noi dobbiamo dire di non arrendersi. Costringere un Paese alla resa significa impedirgli di esercitare un principio tanto sacro, quanto inviolabile, sancito dal diritto internazionale, di potersi autodeterminare, di difendersi, di preservarsi dall'ignominia di un attacco letale alle spalle dei suoi confini.

La resa significa mettere padri, mariti nell'impossibilità di restituire ai propri cari e ai propri figli la speranza di poter vivere in pace nella propria terra. Significa rendere vano un sacrificio che sta costando al popolo ucraino vite umane, dolore e che, se avesse potuto scegliere, certamente lo avrebbe evitato, ma è accaduto; lo ha dovuto comunque accogliere, perché consapevole di quanto sia necessario un tale sacrificio per liberare la propria Nazione dall'aggressore, dal nemico, dalla prepotenza sconsiderata di un uomo che, nel suo delirio di onnipotenza, crede di poter fiaccare un popolo solo perché vorrebbe costringerlo, al freddo e al gelo, a dichiararsi sconfitto.

Ma è questa continua ostinazione, questa continua ossessione nei confronti di un passato ormai superato, cari signori, che dovrebbe farci tremare i polsi, richiamando alla nostra memoria le pagine più buie dei libri di storia e farci retrocedere nelle nostre convinzioni, ricordandoci come i più grandi conflitti siano solo figli dell'odio e del desiderio incontrastato di voler diffondere, costi quel che costi, quest'odio. Perché non possiamo dimenticare che odio chiama odio e con sé porta soltanto morte, dolore, distruzione e comporta l'incomprensibile desiderio di voler vedere l'altro perire sotto i colpi violenti di un altro uomo, che, invece, potrebbe essergli amico e vivere in pace nella stessa Nazione o sullo stesso Pianeta. Già questo dovrebbe bastare per farci rispondere e alzare gli scudi in maniera unanime - unanime - dinanzi a un tale attacco all'umanità del popolo ucraino. Ma, quando la violenza supera la portata dell'immaginazione, quando la forza cieca con cui questa si manifesta sembra ormai inarrestabile, allora il diritto alla difesa, la volontà di rinnovare il nostro impegno nella fornitura di armi diventano non tanto un diritto, quanto un dovere morale, a cui nessuno è dato di sottrarsi e a cui siamo chiamati tutti a rispondere con coscienza.

L'intensificarsi degli attacchi aerei e missilistici su tutto il territorio ucraino da parte della Federazione Russa, con la conseguente distruzione delle infrastrutture critiche - lo vediamo, un Paese ridotto al freddo e al buio -, l'aggravarsi delle condizioni umanitarie della popolazione con l'avanzare dell'inverno, il mutare del conflitto, che, ormai, è una vera e propria guerra di logoramento, con la costante minaccia dell'opzione nucleare hanno, di fatto, ulteriormente aggravato le condizioni del popolo ucraino, la conseguente crisi umanitaria e il possibile considerevole incremento dei profughi in fuga dalla guerra. Per questa ragione, da parte di questo Parlamento ci deve essere la condanna dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, così come ci deve essere il nostro sostegno militare, con l'invio di armi, alla legittima difesa della Nazione Ucraina e il sostegno alimentare e sanitario della sua popolazione, l'accoglienza e l'assistenza dei profughi che abbandonano la propria terra attraverso corridoi umanitari che salvaguardino la parte di popolazione più fragile - bambini e anziani -, garantendo loro accoglienza negli Stati europei.

Allora, tutti coloro che in questo momento tentano di fare del pacifismo la loro bandiera, non fanno altro, invece, che tradire i sentimenti più nobili in cambio del populismo più disperato, nella ricerca sfrenata del consenso. Ma, badate, giustificare la non azione con la pace è esattamente affermare il contrario: abbandonare il popolo ucraino nelle mani del proprio nemico e autorizzare l'invasore russo a farne quello che vuole. Mi rivolgo, allora, proprio a tutti quelli che sedevano negli scranni del Governo e che hanno votato a favore e mi rivolgo, per suo tramite, Presidente alla collega, quando diceva che questo Parlamento ha votato solo una volta: il Parlamento ha votato solo una volta, ma il Consiglio dei ministri, con i suoi Ministri, ha votato 5 volte e i suoi Ministri hanno votato sempre a favore. È, quindi, di queste intenzioni che sono fatte le vostre parole di pace? O sono fatte di sondaggi che vedete ogni giorno, dai quali siete talmente dipendenti da cambiare anche il vostro orientamento politico ogni volta che la percentuale cala? Ormai, da quasi 5 anni, cala tutti i giorni. Se avete fatto di questo la vostra bussola, noi faremo, invece, del senso di responsabilità, come abbiamo fatto in passato, la nostra bussola.

Quindi, se non lo avete capito ancora, noi dobbiamo continuare a sostenere il popolo ucraino perché ha diritto a difendersi, dobbiamo farlo, perché ne siamo convinti, dobbiamo farlo, perché non siamo convinti solo noi di questo, ne è convinta l'Unione europea, ne è convinta la NATO e noi, insieme, dobbiamo continuare a sostenere il popolo ucraino. Dinanzi a quella che ormai possiamo definire una guerra di logoramento, all'ora più buia, questa è l'ora delle responsabilità, è l'ora delle decisioni gravose, è l'ora delle decisioni non facili, ma il destino, signor Ministro, queste decisioni non le riserva ai deboli, ai pavidi, a coloro che cercano un facile consenso. No, il destino è benevolo, da questo punto di vista: il destino queste decisioni le riserva a quelli che non faranno finta di non guardare, a quelli che non faranno finta di non sentire, a quelli che non faranno finta di non vedere, ma a quelli che avranno il coraggio di prendere non una decisione facile, ma una decisione giusta, come ha detto lei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E noi non ci gireremo dall'altra parte, perché, signor Ministro, riprendendo il suo esempio, noi non siamo quelli che, quando vedono un bullo picchiare un'altra persona per strada, lo riprendono, inneggiando alla non violenza. Noi siamo quelli che intervengono e difendono la persona che viene oltraggiata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, per questo motivo, noi sosterremo ancora la difesa ucraina. Mi lasci dire, infine, signor Ministro, che capiamo il suo stato d'animo…

PRESIDENTE. Deputato, vada alla conclusione.

SALVATORE CAIATA (FDI). … capiamo l'angoscia che può provare, lei, il Presidente Meloni, che può provare l'intero Governo nel dover prendere queste decisioni, perché sono decisioni che non ti fanno dormire, che ti tolgono il sonno, che ti fanno rigirare nel letto e che vengono prese sempre con angoscia, perché nessuno vorrebbe prendere queste decisioni. Ma noi le possiamo dire di non sentirsi solo, perché noi siamo qui con lei e, incondizionatamente, le diamo la nostra fiducia, per la stima che abbiamo nei suoi confronti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate della risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, nel senso di votare dapprima congiuntamente i capoversi secondo e quarto del dispositivo, a seguire congiuntamente i capoversi primo, terzo, quinto, sesto, settimo e ottavo del dispositivo, quindi, ove il dispositivo venga, in tutto o in parte approvato, la premessa, ad eccezione del tredicesimo capoverso. Infine, il tredicesimo capoverso della premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, limitatamente ai capoversi secondo e quarto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, limitatamente ai capoversi primo, terzo, quinto, sesto, settimo e ottavo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, limitatamente alla premessa, ad eccezione del tredicesimo capoverso, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, limitatamente al tredicesimo capoverso della premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00013.

Avverto che, a seguito dell'approvazione del secondo capoverso del dispositivo della risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012, il primo capoverso della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00013 risulta precluso.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00013, per le parti non precluse, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00014.

Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima congiuntamente i capoversi primo e quarto del dispositivo e, a seguire, congiuntamente i capoversi secondo, terzo e quinto del dispositivo e, infine, ove il dispositivo venga in tutto in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00014, limitatamente ai capoversi primo e quarto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00014, limitatamente ai capoversi secondo, terzo e quinto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00014, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00014, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00015.

Avverto che, a seguito dell'approvazione del secondo capoverso del dispositivo della risoluzione Serracchiani ed altri n. 6-00012 e del primo e del quarto capoverso della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00014, il primo capoverso della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00015 risulta precluso.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00015, per le parti non precluse, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione della risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima distintamente i capoversi terzo e quarto del dispositivo e, a seguire, congiuntamente i capoversi primo e secondo del dispositivo, infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016, limitatamente ai capoversi primo e secondo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri n. 6-00016, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Sono così esaurite le comunicazioni del Ministro della Difesa ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 185 del 2022.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia):

S. 274. - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali" (approvato dal Senato) (705) – Parere delle Commissioni I, V, VI, VII e XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento).

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è, altresì, assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da martedì 27 dicembre 2022, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento il termine di cui al comma 4 del medesimo articolo si intende conseguentemente adeguato.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi di fine seduta. Colleghi, vi prego di uscire silenziosamente, altrimenti è impossibile svolgere gli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di intervenire la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà, per due minuti. Colleghi, per favore.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, di nuovo vi prego di fare silenzio, altrimenti è impossibile svolgere gli interventi di fine seduta. Se avete bisogno di parlare, fatelo fuori dall'Aula, grazie.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Domenica sera, a Peschici, in provincia di Foggia, si è consumato un gravissimo attentato alle istituzioni e ai presidi di legalità del nostro territorio: due mezzi in dotazione alla stazione Carabinieri forestali di Peschici sono stati incendiati. Se sarà confermata la natura dolosa di questo gravissimo episodio, è chiaro che si tratterà di un attentato non solo nei confronti dell'Arma dei carabinieri, ma di tutte le Forze dell'ordine e di Polizia che assicurano, con abnegazione e coraggio, ogni giorno, la sicurezza e la legalità in un territorio meraviglioso come il nostro, ma complicatissimo.

È un vile attentato, che colpisce anche tutta la comunità della Capitanata e la comunità garganica. In attesa che venga fatta luce sull'accaduto e che vengano individuati i responsabili, giunga alle Forze dell'ordine la vicinanza e la solidarietà di tutto il MoVimento 5 Stelle, in particolare a tutto il Comando Carabinieri forestali, al comandante di stazione, Giuseppe Adamo, al sindaco della città di Peschici e a tutta la comunità garganica.

Presidente, quando succedono atti vili come questo, occorre una risposta tempestiva e ferma da parte di tutto lo Stato, nella sua interezza e a tutti i livelli.

Noi, come MoVimento 5 Stelle chiederemo, e continueremo a chiedere, ai Ministri competenti di intervenire e insisteremo nelle nostre proposte delle attività che abbiamo già in corso per il potenziamento delle unità di Forze dell'ordine nel nostro territorio e per la revisione della geografia giudiziaria e dei presìdi di giustizia nel territorio della provincia di Foggia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina, per una precisazione. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Preciso che, con riferimento alla risoluzione n. 6-01616, al capoverso 4, il mio voto è di astensione. Erroneamente non riuscivo a pigiare bene.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 14 dicembre 2022 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 299 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 novembre 2022, n. 169, recante disposizioni urgenti di proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento di iniziative della NATO, delle misure per il servizio sanitario della regione Calabria, nonché di Commissioni presso l'AIFA. Differimento dei termini per l'esercizio delle deleghe in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (Approvato dal Senato). (C. 664​)

Relatori: BAGNASCO, per la IV Commissione; LOIZZO, per la XII Commissione.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,40.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 15 E 16 DICEMBRE 2022)

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). (Intervento sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022). Grazie Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, intervengo soltanto su uno dei temi del Consiglio europeo oggetto delle comunicazioni del Presidente del Consiglio Meloni, ossia quello dell'energia e dell'economia, concentrando le mie considerazioni sugli aspetti che riguardano l'energia.

Nella proposta di conclusioni del Consiglio europeo viene sottolineata l'importanza di un passo avanti degli investimenti in innovazione, in infrastrutture di interconnessione, in energie rinnovabili e progetti di efficientamento energetico, per consentire all'Unione europea di uscire dalla dipendenza dall'importazione di fonti energetiche russe e di accelerare la transizione ecologica e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.

Questioni non solo connesse ma inscindibili tra di loro, da affrontare insieme a maggior ragione a fronte della drammatica situazione prodotta dalla guerra di aggressione della Russia che sta avendo un impatto rilevante sui cittadini e sull'economia italiana e dell'Unione europea., in particolare a causa del drastico aumento dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari.

È il frutto avvelenato di una strategia precisa del regime di Putin, come ha ricordato la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen nel suo discorso del 14 settembre 2022 sullo stato dell'Unione, la Russia sta continuando a manipolare attivamente il nostro mercato dell'energia.

Gli effetti sono sotto i nostri occhi: i prezzi a pronti del gas registrati presso il Title Transfer Facility (TTF) olandese, che erano rimasti al di sotto dei 25 euro megawattora negli ultimi quattro anni, sono fortemente aumentati dall'agosto 2021, in particolare dall'inizio della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina, raggiungendo gli oltre 200 euro megawattora a metà agosto 2022, un valore che è rimasto stabile.

Credo sia utile ricordare che l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha dichiarato che, sebbene i "mercati dei derivati su merci, aperti e ben funzionanti svolgano un ruolo essenziale per la determinazione dei prezzi", a causa del recente periodo di estrema tensione, "potrebbero essere utili misure volte a contenere l'eccessiva volatilità per migliorare il funzionamento complessivo" di tali mercati; l'ESMA ha inoltre sottolineato che il quadro della seconda direttiva sugli strumenti finanziari di mercato (MIFID 2) prevede già "una serie di meccanismi di volatilità (in particolare sospensioni delle negoziazioni e contenimenti dei prezzi)", pur rilevando che "nelle circostanze estreme che i mercati dei derivati su merci (e in particolare i mercati dell'energia) hanno vissuto negli ultimi mesi, il numero di volte in cui sono state attivate sospensioni delle negoziazioni nelle pertinenti sedi di negoziazione dell'Unione europea sembra essere molto basso".

A conferma che tempi eccezionali richiedano misure di emergenza eccezionali, in merito alle quali l'Unione europea deve agire insieme e in modo unito come non mai; tutte le misure adottate a livello dell'Unione europea per combattere la crisi dei prezzi dell'energia devono essere pienamente compatibili con gli obiettivi climatici dell'Unione a lungo termine, compreso il Green Deal europeo, e promuovere l'autonomia strategica aperta dell'Unione europea; ed è necessario che la Commissione, a tale riguardo, analizzi gli impatti cumulativi delle misure di emergenza nazionali e dell'Unione europea, garantendo che siano coerenti con l'obiettivo dell'Unione di conseguire la neutralità climatica entro il 2050; le misure proposte dovrebbero riconoscere la diversità delle circostanze nazionali e prevedere pertanto la flessibilità necessaria per la loro attuazione.

A tale proposito voglio ricordare la risoluzione del Parlamento Europeo dello scorso 5 ottobre che ricorda che l'energia più economica è quella che non consumiamo e che l'efficienza energetica e le misure di risparmio energetico non solo aiuteranno l'Unione europea nel breve termine, ma la aiuteranno anche a rispettare gli impegni climatici per il 2030 contenuti nel pacchetto "Pronti per il 55 %" e nell'iniziativa RePower EU, come la riduzione delle importazioni e del consumo di gas.

Il conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo renderà i nostri sistemi energetici più efficienti, maggiormente basati sulle energie rinnovabili, più forti di fronte alle crisi e più resilienti agli shock esterni, garantirà un'energia stabile e a prezzi accessibili e contribuirà all'autonomia strategica aperta.

Gli Stati membri e la Commissione europea sono chiamati ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili, che è il modo migliore per porre fine alla dipendenza dal gas naturale e rispettare gli impegni dell'Unione in materia di clima.

Il riscaldamento residenziale deve essere decarbonizzato mediante l'elettrificazione intelligente e soluzioni di teleriscaldamento basate su fonti rinnovabili a prezzi accessibili; il parlamento europeo ha chiesto alla Commissione e agli Stati membri ad aumentare il sostegno a favore della ristrutturazione degli edifici e a fornire finanziamenti adeguati per gli investimenti in misure di efficienza energetica, in particolare per gli edifici con le prestazioni energetiche più basse e i quartieri più vulnerabili.

E il Parlamento europeo ha invitato gli Stati membri a recepire pienamente la direttiva (UE) 2018/2001, in particolare al fine di eliminare gli ostacoli alla creazione di comunità energetiche; e ad adottare ulteriori misure per l'autoconsumo di energia rinnovabile, creando le condizioni adeguate per lo sviluppo di almeno una comunità di energia rinnovabile in ogni comune, in modo che i cittadini possano produrre, consumare, immagazzinare e rivendere la propria energia rinnovabile.

È evidente, oggi più di ieri, che la creazione di un mercato unico dell'energia pienamente integrato che offra una rete energetica europea realmente resiliente, compresa la costruzione di nuovi interconnettori, e migliori piattaforme di scambio, allevierebbe la pressione sui prezzi per le imprese e i consumatori nel breve termine e porterebbe all'indipendenza e alla resilienza energetiche nel lungo termine.

La riforma del mercato interno dell'energia dell'Unione europea deve essere perseguita in modo più coerente, per evitare dipendenze eccessivamente elevate e che le infrastrutture chiave devono rimanere nelle mani dell'Unione europea, promuovendo in tal modo un'autonomia strategica aperta; ritiene che debbano essere vagliate tutte le opzioni per mantenere l'energia a prezzi accessibili e per conseguire la neutralità climatica.

Gli investimenti nelle energie rinnovabili, nell'efficienza energetica e nelle infrastrutture necessarie, compresi progetti transfrontalieri mirati e ben definiti con investimenti attraverso NextGeneration EU e REPower EU, aiutano l'Unione europea a conseguire la sovranità energetica, l'autonomia strategica aperta e la sicurezza energetica; è necessario accelerare tali progetti infrastrutturali chiave basati sull'energia rinnovabile e l'idrogeno pulito facilitando la procedura di autorizzazione, prestando la dovuta attenzione alla partecipazione pubblica e alle procedure di valutazione dell'impatto ambientale.

L'Europa sta subendo manipolazioni del mercato del gas, che a loro volta hanno ripercussioni sui prezzi dell'elettricità; bisogna porre fine alla speculazione e alla manipolazione nel mercato del gas adottando misure in relazione al funzionamento del TTF e dei soggetti autorizzati a operare sul mercato; misure come l'applicazione di un meccanismo di blocco delle negoziazioni nel TTF in caso di fluttuazioni eccessive dei prezzi e limiti di prezzo, come suggerito dall'ESMA, al fine di disaccoppiare l'indicizzazione dei contratti dall'hub TTF; e come la proposta della Commissione di esaminare un parametro di riferimento dell'Unione europea alternativo al TTF per il gas da gasdotto e il gas naturale liquefatto; e come il monitoraggio del mercato europeo del gas per eventuali casi di posizione dominante sul mercato o di mancanza di trasparenza.

In ragione di queste considerazioni, Presidente, voglio in conclusione richiamare la risoluzione del gruppo PD che impegna su questi temi il governo a favorire l'adozione, sulla base del Piano REPower EU della Commissione europea che ha integrato il Green Deal europeo, di interventi strutturali a livello europeo per il contenimento della domanda, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la riduzione della dipendenza energetica dalla Russia, e la diffusione delle energie rinnovabili, e a impegnarsi a livello nazionale, nell'ambito delle risorse del PNRR, per aumentare gli investimenti per la transizione ecologica e nelle energie rinnovabili.

Chiediamo al Governo di incentivare la rapida adozione di misure per l'acquisto congiunto di gas e la sicurezza dell'approvvigionamento, per il contenimento del prezzo del gas, e per disallineare e ridefinire il meccanismo di formazione del prezzo dell'energia elettrica, aumentando anche la trasparenza dei mercati dell'energia in generale.

Da ultimo una nota conclusiva di carattere politico generale perché il tema dell'energia dimostra plasticamente l'importanza del processo di integrazione europeo.

Nel dibattito pubblico italiano si sente spesso dire “cosa fa l'Europa?” puntando il dito accusatore a Bruxelles.

Ebbene “l'Europa” fa esattamente quello che le abbiamo chiesto di fare come Stati membri.

L'Unione europea. si basa infatti sul principio delle competenze di attribuzione, e l'energia nei trattati è materia concorrente, sono stati fatti passi avanti nel corso degli anni ma non ancora sufficienti.

L'energia è una di quelle materie su cui serve un di più di Europa, sentirlo dire oggi da Lei, Presidente del Consiglio, dalle forze politiche autodefinite “sovraniste” e che finora hanno sostenuto il contrario fa indubbiamente piacere.

Avete cambiato idea, bene. Adesso servono comportamenti coerenti.

Si difendono gli interessi nazionali italiani “nel” processo di integrazione europeo non “dal” processo di integrazione.

Un'Europa più forte, più unita, più integrata significa tutelare al meglio gli interessi nazionali italiani.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 il deputato Rubano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 22 la deputata Roggiani ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale RIS. FOTI E A. 6-7 342 256 86 129 199 57 21 Appr.
2 Nominale RIS. SERRACCHIANI E A. 6-8 - 1 P. 340 147 193 74 92 55 21 Appr.
3 Nominale RIS. SERRACCHIANI E A. 6-8 - 2 P. 342 103 239 52 103 0 21 Appr.
4 Nominale RIS. SERRACCHIANI E A. 6-8 -3 P.RIF 342 136 206 69 136 0 21 Appr.
5 Nominale RIS. SERRACCHIANI E A. 6-8 - 4 P. 341 92 249 47 92 0 21 Appr.
6 Nominale RIS. RICHETTI E A. 6-9 RIF. 339 141 198 71 85 56 21 Appr.
7 Nominale RIS. SILVESTRI F. E A. 6-10 - 1 P. 341 341 0 171 143 198 21 Resp.
8 Nominale RIS. SILVESTRI F. E A. 6-10 - 2 P. 342 340 2 171 121 219 21 Resp.
9 Nominale RIS. ZANELLA E A. 6-11 - 1 P. 341 338 3 170 120 218 20 Resp.
10 Nominale RIS. ZANELLA E A. 6-11 - 2 P. 340 340 0 171 148 192 20 Resp.
11 Nominale RIS. ZANELLA E A. 6-11 - 3 P. 339 336 3 169 119 217 20 Resp.
12 Nominale RIS. ZANELLA E A. 6-11 - 4 P. 340 293 47 147 76 217 20 Resp.
13 Nominale RIS. ZANELLA E A. 6-11 - 5 P. 339 337 2 169 121 216 20 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale RIS. SERRACCHIANI E A. 6-12 - 1 P. 308 308 0 155 252 56 39 Appr.
15 Nominale RIS. SERRACCHIANI E A. 6-12 - 2 P. 314 313 1 157 313 0 37 Appr.
16 Nominale RIS. SERRACCHIANI E A. 6-12 - 3 P. 314 314 0 158 314 0 37 Appr.
17 Nominale RIS. SERRACCHIANI E A. 6-12 - 4 P. 312 255 57 128 255 0 37 Appr.
18 Nominale RIS. PELLEGRINI E A. 6-13 313 312 1 157 56 256 37 Resp.
19 Nominale RIS. RICHETTI E A. 6-14 - 1 P. 308 307 1 154 250 57 37 Appr.
20 Nominale RIS. RICHETTI E A. 6-14 - 2 P. 314 314 0 158 314 0 37 Appr.
21 Nominale RIS. RICHETTI E A. 6-14 - 3 P. 313 268 45 135 257 11 37 Appr.
22 Nominale RIS. ZANELLA E A. 6-15 313 313 0 157 59 254 37 Resp.
23 Nominale RIS. FOTI E A. 6-16 - 1 P. 311 310 1 156 253 57 37 Appr.
24 Nominale RIS. FOTI E A. 6-16 - 2 P. 312 256 56 129 256 0 37 Appr.
25 Nominale RIS. FOTI E A. 6-16 - 3 P. 313 313 0 157 313 0 37 Appr.
26 Nominale RIS. FOTI E A. 6-16 - 4 P. 310 263 47 132 252 11 37 Appr.