XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 78 di mercoledì 29 marzo 2023
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 68, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (A.C. 889-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 889-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.
Ricordo che nella seduta del 28 febbraio sono state respinte le questioni pregiudiziali Serracchiani ed altri n. 1 e Fenu ed altri n. 2.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 889-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. In Commissione, i lavori sono stati molto ordinati, nella consapevolezza che questo potesse servire a risolvere il problema degli incagliati, per cui molti italiani stanno aspettando, privati e aziende. Siamo arrivati, purtroppo, allo scadere di quei lavori senza averlo risolto.
Il nostro gruppo vorrebbe proporre, pertanto, a tutte le forze dell'opposizione di ritirare gli emendamenti, tranne quello che risolverebbe questa questione, cioè quello sugli F24, al fine di consentire che questo dibattito in Aula possa sopperire al mancato dibattito in Commissione sul medesimo argomento. Infatti, domani è il giorno in cui scade la possibilità di cedere questi crediti. Ad oggi, cittadini e imprese non hanno una soluzione tangibile.
L'Aula, la maggioranza e l'opposizione hanno la possibilità, ultima opportunità, in questo dibattito, anziché di affrontare tutti i temi inerenti al superbonus, di concentrarsi sull'unico tema urgente e inevaso, ossia la possibilità per le banche di utilizzare gli F24, al fine di riaprire la possibilità di acquistare il credito da imprese e aziende. Proponiamo che, durante il tempo della discussione generale, si rifletta su quest'ultima possibilità e si arrivi a ritirare gli emendamenti, così che il Governo non debba porre la fiducia e si possa avere un'ultima seria possibilità di entrare nel merito di una soluzione che i cittadini aspettano.
PRESIDENTE. Grazie a lei, anche per aver contenuto il suo intervento. Sono presenti soggetti che potrebbero aderire alla sua proposta? Non mi pare ci siano persone in Aula che intendano recepirla. Dunque, cedo la parola al relatore, deputato Andrea De Bertoldi.
ANDREA DE BERTOLDI, Relatore. Grazie, Presidente. È davvero un piacere per me prendere la parola a conclusione dei lavori in Commissione, che hanno visto protagonista il Parlamento. Come si suol fare, Presidente, quando si inizia un intervento e si ringraziano tante persone, credo che lo farò anche io oggi, ma non per prassi. È un ringraziamento che, davvero, viene dal cuore. Ringrazio, prima di tutti, ovviamente, il presidente della Commissione, che, oltre un mese fa, ha voluto investirmi del ruolo di relatore su un provvedimento così importante. È un ringraziamento che, con grande sincerità, estendo a tutti i membri della Commissione finanze, i quali hanno saputo e voluto accogliere l'appello che il primo giorno ho rivolto loro, chiedendo trasversalità e l'impegno di tutti per apportare modifiche migliorative a un decreto che certamente riveste un importante e pesante significato, come vedremo.
Ovviamente, ringrazio i capigruppo in Commissione. Ringrazio – inizio, per dovere, dall'opposizione - il capogruppo del Partito Democratico, onorevole Merola, il capogruppo del MoVimento 5 Stelle, onorevole Fenu, il capogruppo di Azione, onorevole Del Fante. E ringrazio i capigruppo di maggioranza: l'onorevole De Palma di Forza Italia, l'onorevole Centemero della Lega e, ovviamente, il capogruppo in Commissione di Fratelli d'Italia, Saverio Congedo. E con loro e tramite loro, tutti i membri della Commissione.
Credo che abbiamo saputo dare dimostrazione - insieme al Governo qui rappresentato, e che quindi unisco ai ringraziamenti, dal Sottosegretario Freni - di come la politica è e di come dovrebbe essere.
Una politica che certamente si confronta, discute, una politica con una maggioranza ben chiara e un'opposizione altrettanto chiara, una politica che sa individuare i temi che uniscono e sui quali, assieme, ci si deve confrontare.
Allora, veniamo alla genesi e alle motivazioni che hanno portato a questo decreto-legge n. 11 del 2023. A tale riguardo, voglio sottolineare, senza ovviamente alcun intento polemico, il quadro nel quale questa maggioranza politica e questo Governo si sono trovati circa un mese, un mese e mezzo fa. Dobbiamo tutti ricordare alcuni dati oggettivi, dati che trovano riscontro in tutti i giornali di tutte le aree politiche e che hanno trovato riscontro anche nelle audizioni che abbiamo tenuto nel corso delle scorse settimane. Abbiamo ereditato dai precedenti Governi una situazione contraddistinta da frodi, stimate in oltre 9 miliardi. È uno dei passaggi più gravi e pesanti che hanno caratterizzato il percorso dei bonus edilizi. Grazie ai 24 cambiamenti legislativi, dei quali 22 dovuti ai precedenti Governi, rispetto ai quali - mi permetto di dire - la forza politica che ho l'onore in questo momento di rappresentare era all'opposizione, abbiamo dovuto ereditare una situazione tale per cui ci siamo trovati ad affrontare il problema degli esodati e il problema di coloro che vedevano, e che vedono ancora oggi, bloccati crediti stimati tra i 15 e i 20 miliardi. Questo per effetto - lo ricordo semplicemente per fotografare il momento - dei provvedimenti dei precedenti Governi. Ci siamo dovuti confrontare, nel mese di febbraio, con un nuovo regolamento di contabilità pubblica, derivato dall'Istat e dal nuovo manuale di Eurostat, che ha previsto cambiamenti in virtù dei quali i crediti d'imposta, così come erano determinati, venivano catalogati, da allora in avanti, come pagabili e, di conseguenza, imputabili come spesa a disavanzo fin dall'origine della loro nascita, integralmente e non più pro-quota, con un evidente impatto sui conti pubblici. Tant'è vero che il disavanzo del 2022 è aumentato di 1,8 punti, cioè di quasi 2 punti percentuali. Quindi, un'ulteriore complicazione che il nostro Governo ha dovuto affrontare per rispondere ai problemi dei bonus edilizi.
Quando un Governo si trova ad affrontare problemi che coinvolgono alcuni cittadini e non altri e che però, tramite i conti pubblici, riguardano tutti gli italiani, si rende necessario prendere provvedimenti. Allora, cosa ha fatto questo Governo con il decreto n. 11? Ha fatto quello che ciascun padre di famiglia avrebbe fatto. Innanzitutto abbiamo cercato di evitare che ci fossero nuovi esodati e che, andando avanti con il sistema della cessione del credito, si creassero nuovi blocchi, nuovi crediti bloccati e altre situazioni di disperazione come quelle che sono state generate da coloro che erano al Governo prima di noi. Questo non è un parere politico, Presidente, ma è una fotografia. Allora, abbiamo bloccato la situazione. Dall'altra parte, abbiamo cercato - è l'articolo 1 che parla - di sbloccare i crediti. La prima cosa che abbiamo fatto, con l'articolo 1, è stata quella di delimitare e chiarire le esimenti di responsabilità, prevedendo che, se si compra un credito con un determinato percorso e una determinata documentazione, non si avranno problemi né coinvolgimenti in responsabilità. Quindi, abbiamo dato al sistema finanziario e bancario italiano il riconoscimento di quello che ci era stato chiesto, tant'è vero che anche l'ABI, l'Associazione bancaria italiana, ha preso atto e ha condiviso le modifiche normative.
Pertanto, abbiamo dato una prima risposta, già nel decreto, al problema dello sblocco dei crediti, che sono stati bloccati perché non ne arrivassero altri, e una prima risposta per favorire la ripresa degli acquisti. Avevamo, ovviamente, la necessità, come ho detto, di tutelare i conti pubblici, di fare in modo cioè che, anche in conseguenza delle nuove regole contabili, tutta l'attività del Governo non fosse condizionata dall'impegno sui bonus edilizi. Questo è stato il decreto n. 11, che noi, tutti assieme, ci siamo trovati ad affrontare. Qual è stata l'attività della Commissione? L'attività della Commissione e dei commissari è stata, prima di tutto, quella di sentire le parti interessate, le parti sociali e gli enti intermedi e, sulla base di queste audizioni, di intervenire. La soddisfazione che ho anticipato all'inizio del mio intervento era motivata dal fatto che, sui grandi temi, maggioranza e opposizione hanno saputo condividere, abbiamo trovato alcuni grandi temi sui quali abbiamo saputo essere davvero forze che guardano all'interesse del Paese e abbiamo saputo davvero dimostrare che in Commissione non si fa politica solamente in modo muscolare, non si vuole per forza urlare, ma si sa anche ragionare assieme, confrontarsi e dare risposte comuni; così è stato.
Voglio perciò elencare i principali interventi che, tutti assieme, con l'apporto e il supporto del Governo, abbiamo compiuto con gli emendamenti. Siamo intervenuti sul cosiddetto tema delle villette, che io preferisco sempre indicare come “unifamiliari”, spostando i termini. Sapevamo che, a causa del blocco dei cantieri, sarebbe stato difficile concludere i lavori nel termine del 31 marzo. Ebbene, lo abbiamo prorogato di 6 mesi, al 30 settembre, dando una risposta ragionevole a un problema reale. Siamo quindi intervenuti escludendo dall'applicazione di questo decreto, quindi dal blocco dello sconto in fattura e dal blocco della cessione dei crediti, alcune realtà e alcuni contesti più meritevoli e più sensibilizzati da temi di welfare: penso all'esclusione che abbiamo riconosciuto alle case popolari dello IACP, alle ONLUS, ma penso pure alle barriere architettoniche e ai cosiddetti comuni del cratere, cioè quei comuni che più sono stati colpiti, negli anni scorsi, dal sisma ovvero i comuni alluvionati. Abbiamo previsto che a queste realtà il decreto non si applichi e che possano continuare con i bonus, nella formulazione originale. Siamo intervenuti quindi su un altro tema che era stato sollecitato dal mondo economico e dalle realtà sociali, quello della cosiddetta edilizia libera, laddove il concetto di inizio lavori avrebbe creato dei problemi e avrebbe bloccato molti contratti. Allora, siamo intervenuti prevedendo che rilevassero l'eventuale acconto versato, il cosiddetto acconto parlante, ovvero le dichiarazioni delle parti in causa che attestassero l'esistenza di un contratto prima della data di entrata in vigore del decreto-legge. Abbiamo risposto così alle richieste che ci sono pervenute. Siamo intervenuti quindi sul cosiddetto sisma bonus acquisti, prevedendo che non si dovesse fare riferimento unicamente al contratto preliminare registrato ma che ci si potesse invece riferire alla richiesta del titolo abilitativo, rispondendo quindi ai cittadini che avevano magari già impegnato una parte del loro denaro senza aver registrato il compromesso ma anche a quelle imprese che avevano fatto degli investimenti, facendo ovviamente affidamento su una legge dello Stato. Quindi, anche sul sisma bonus acquisti, la maggioranza e l'opposizione, il Parlamento, hanno saputo dare una risposta unitaria e convincente.
Siamo, quindi, intervenuti sul tema delle varianti - perché, in corso d'opera, possono esserci alcune varianti dei lavori - e abbiamo chiarito che la CILA di riferimento deve essere quella iniziale.
Su un altro tema importante, quello dell'utilizzo delle detrazioni dei crediti, abbiamo previsto sia l'opzione dell'utilizzo decennale dei crediti di imposta, sia l'opzione delle detrazioni decennali per il cittadino.
Proseguendo nell'analisi del lavoro della Commissione - che ha portato a questo decreto che ci accingiamo a discutere e poi, mi auguro, ad approvare -, abbiamo ascoltato i colleghi commercialisti, che ci hanno dato alcuni suggerimenti in termini di chiarimento e di interpretazione autentica delle norme, non solo per permettere un più agevole utilizzo della normativa, ma anche per limitare l'eventuale ricorso a contenziosi. Anche a loro diciamo “grazie” e anche a loro è arrivata una risposta unitaria da parte del Parlamento.
Siamo intervenuti sulla possibilità di estendere la compensazione e l'utilizzo dei crediti di imposta, allargandola a tutti gli enti impositori. Sappiamo che c'era qualche contenzioso sulla possibilità di utilizzare il credito d'imposta per compensare crediti previdenziali. Anche su questo argomento, abbiamo voluto e saputo dare una risposta.
Siamo intervenuti su temi ancora più importanti. Su molti cittadini pesava il rischio di perdere i crediti di imposta del 2022, e, in talune situazioni, anche del 2021. Mi riferisco ai cittadini prevalentemente incapienti, che, quindi, nella propria dichiarazione dei redditi, non avevano la possibilità di recuperare quanto speso. Questi cittadini correvano il rischio di perdere i crediti di imposta, perché, in base alla normativa esistente, avrebbero dovuto comunicare all'Agenzia delle entrate, entro la fine del 31 marzo 2023, l'avvenuta cessione dei crediti. In conseguenza della stasi e del blocco, che abbiamo citato più volte, dovute all'incaglio dei crediti, ciò era, di fatto, impossibile e, quindi, questi cittadini rischiavano veramente di perdere i propri crediti. Siamo, allora, intervenuti con un emendamento, che ha permesso e permetterà di beneficiare di un istituto preesistente nel diritto tributario, quello della remissione in bonis, e, quindi, di arrivare alla scadenza della dichiarazione dei redditi, fino a fine di novembre, per dichiarare l'avvenuta cessione dei crediti. Dunque, nei prossimi mesi, avranno la possibilità di cedere il proprio credito e di comunicarlo in ritardo, con l'istituto della remissione in bonis, entro la fine di novembre: un altro atto di ascolto e un'altra risposta efficace ai cittadini.
Naturalmente, tutto è subordinato a quanto detto, in parte, in premessa, ovvero allo sblocco dei crediti che abbiamo ereditato dal passato, o meglio, dal passato abbiamo ereditato l'incaglio. Cercheremo di attivare lo sblocco dei crediti e ci assumiamo ogni responsabilità, perché siamo certi che, le prossime settimane daranno ai cittadini quelle risposte che si aspettano da un Governo di responsabilità, da un Governo del merito, da un Governo che crede in quello che fa. Abbiamo risposto, nel decreto stesso, con l'articolo 1, che caratterizza e circoscrive le esimenti di responsabilità e abbiamo risposto con gli emendamenti, con la possibilità per le banche e le imprese di utilizzare il credito d'imposta anche in 10 anni, con uno spazio temporale maggiore per poter spalmare i crediti di imposta acquisiti, evitando, come si suol dire, di splafonare dal proprio cassetto fiscale. Abbiamo risposto con una valvola di sfogo, rappresentata dalla possibilità, per banche e istituti finanziari, di ricorrere anche alla conversione in buoni poliennali del Tesoro decennali, per una parte di quei crediti che non abbiano avuto capacità di assorbire nel proprio cassetto fiscale.
Si tratta di un ulteriore elemento per il sistema bancario, per ricominciare ad acquistare, perché ha meno responsabilità, ha la possibilità di detrarre in 10 anni e, comunque, la possibilità di convertire parte dei crediti in buoni poliennali del Tesoro.
Abbiamo tolto alibi a chiunque! Il sistema bancario lo sa, lo ha capito, e già mi risulta e ci risulta che stiano ricominciando ad aprire le porte dei propri istituti, come devono e dovranno fare. Abbiamo apprezzato anche un'iniziativa che arriva dal mondo imprenditoriale, dal mondo del privato. La valuteremo al meglio nei prossimi giorni, ma sappiamo - ci sarà riferito meglio nelle prossime ore - che vi sarà una piattaforma di una società privata, che permetterà di fungere, in qualche modo, da stanza di compensazione per i crediti che dovessero ancora rimanere sospesi. Si tratta di un insieme di percorsi, realizzati dalle istituzioni e dal privato, per sbloccare i crediti. Credo che, nelle prossime settimane, tutti assieme, avremo modo di verificare tutto ciò e di intervenire, laddove ci fosse necessità di modificare qualche cosa, perché, certamente, non si può sempre azzeccare, al 100 per cento, ogni passaggio. Di sicuro, la strada di una risposta è stata tracciata, dopo tanti ostruzionismi svolti nella scorsa legislatura. Infatti, voglio ricordare che, per ben un anno, nella scorsa legislatura, nella quale ero nell'altro ramo del Parlamento, vi sono stati interventi a seguire - e mi avvio alla conclusione, Presidente - che hanno creato i problemi che oggi affrontiamo.
Visto che il Presidente mi ricorda che sono al termine del mio tempo, vorrei utilizzare quest'ultimo minuto per uno sguardo al futuro. Abbiamo preso misure importanti con questo provvedimento, con un atto di responsabilità, e lo abbiamo migliorato nelle criticità, ma sapremo anche guardare al futuro, perché questa maggioranza ha una visione politica diversa da coloro che governavano nella scorsa legislatura. Non siamo e non saremo mai il paradiso dell'assistenzialismo, però, sapremo dare risposte in termini di sostenibilità. Le daremo in termini di sostenibilità energetica e sismica, perché non vorremmo più vedere palazzi, nei quali si è fatto di tutto e di più per la sostenibilità ambientale, ma nulla si è fatto per il sisma, per cui basta una piccola scossa di terremoto per farli cadere.
Cercheremo di coniugare la sostenibilità ambientale e quella sismica con la sostenibilità dei conti dello Stato, perché non è più possibile pensare di dare soldi a pioggia, senza coinvolgere anche il cittadino e l'impresa negli investimenti che lo Stato aiuta a fare. Questi sono il programma e il progetto che questa maggioranza vuole darsi.
Nel concludere, però, doverosamente ancora un atto di ringraziamento a tutte le forze politiche, che hanno saputo dimostrare maturità in questo percorso in Commissione e che voglio sperare saranno capaci di dimostrare altrettanta maturità, nella maggioranza e nell'opposizione, nella conclusione dell'esame di questo decreto e anche nei provvedimenti futuri che il Parlamento vorrà fare, nell'interesse esclusivo del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Sottosegretario Freni, che rinuncia.
È iscritta a parlare la deputata Matera. Ne ha facoltà.
MARIANGELA MATERA (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, il testo in discussione prevede misure urgenti in materia di crediti di imposta nel settore edilizio ed energetico. Il provvedimento, com'è noto, in particolare agli addetti ai lavori, è stato notevolmente ampliato in Commissione finanze, a seguito dell'esame parlamentare in sede referente, che ha migliorato l'impianto iniziale. Sono stati, infatti, introdotti nel testo 5 nuovi articoli e diversi commi aggiuntivi, sia all'articolo 1 che all'articolo 2, a testimonianza dello spirito collaborativo del Parlamento e del Governo, nei riguardi di un provvedimento che coinvolge tantissime imprese e famiglie del Paese.
La sua genesi risale a tre anni fa, con il decreto Rilancio del 2020, allorché il Governo “Conte 2” decise di rendere liberamente vendibili tutti i crediti d'imposta relativi alle agevolazioni creditizie, quindi, non solo il superbonus 110 per cento, ma anche il bonus facciate, quelli al 50 per cento e quelli al 65 per cento. Insomma, una delle tante trovate elettorali nei riguardi di uno strumento agevolativo volto, sì, a sostenere il comparto più importante dell'economia nazionale, quello dell'edilizia, strumento indubbiamente condivisibile, che, tuttavia, è scritto malissimo, se si aggiungono, peraltro, le circa 33 modifiche normative, in poco meno di tre anni, introdotte in corso d'opera, che hanno letteralmente mandato in tilt tutti gli operatori del settore, per non parlare del buco di bilancio venutosi a determinare anche a causa delle frodi, scoperte dalla Guardia di finanza.
Questo decreto-legge, pertanto, andava fatto ed è stato un bene che il Governo, nella decisione presa il 16 febbraio, abbia previsto, comunque, una disciplina transitoria, che consentirà di continuare a esercitare le opzioni di sconto e cessione per tutti gli interventi per i quali risultano già presentate le richieste di titolo edilizio abilitativo, proprio per tutelare il principio di legittimo affidamento di chi, pur non essendo magari ancora partito con i lavori, si trovava, alla data di blocco, già in una fase avanzata di progettazione degli interventi. I cosiddetti esodati esistevano già in quella data, non li ha di certo creati questo provvedimento, ma i decreti assunti in precedenza, con le falle venutesi a determinare e i crediti cosiddetti incagliati.
Aggiungo, inoltre, che il testo licenziato dalla Commissione finanze non modifica il contenuto sostanziale, né la platea dei beneficiari né, tantomeno, la disciplina specifica relativa a questi crediti d'imposta. Questo decreto-legge è finalizzato, pertanto, a rispondere alle difficoltà di cittadini e imprese, che non derivano dall'adozione di questo provvedimento, come detto poc'anzi, ma si è reso necessario per mettere ordine in una materia che, negli ultimi anni, ha subito numerose modifiche normative, che hanno avuto l'esclusivo effetto di generare incertezza negli operatori, nonché il blocco di diversi miliardi di crediti, blocco determinato da provvedimenti confusi e sbagliati che i precedenti Governi hanno adottato nella scorsa legislatura.
Passando a un'analisi più dettagliata delle disposizioni contenute nel testo all'esame dell'Assemblea, rilevo come il provvedimento d'urgenza proroga il termine per avvalersi della detrazione al 110 per cento al 30 settembre 2023 per gli interventi realizzati sugli edifici unifamiliari, vieta alle pubbliche amministrazioni di essere cessionarie dei crediti d'imposta derivanti dall'esercizio delle opzioni per la cessione del credito e dello sconto in fattura, interviene sul regime di responsabilità solidale nei casi di cessione dei suddetti crediti al fine di offrire agli operatori un quadro di certezze che incida positivamente sulla propensione all'acquisizione dei crediti d'imposta. Infatti, è previsto che, ferme le ipotesi di dolo, il concorso nella violazione che determina la responsabilità in solido del fornitore che ha applicato lo sconto e dei cessionari è, in ogni caso, escluso con riguardo ai cessionari che siano in possesso di una specifica documentazione, legittimamente indicata nella disposizione, e tale esclusione è prevista anche per i cessionari che acquistano i crediti da una banca.
Nel corso dell'esame in sede referente è stata introdotta una disposizione che autorizza le banche, gli intermediari finanziari e le imprese di assicurazione, che siano cessionari di crediti di imposta per interventi legati al cosiddetto superbonus in relazione agli interventi effettuati sino all'anno di spesa 2022, a utilizzare, in tutto o in parte, detti crediti per sottoscrivere emissioni di Buoni del Tesoro poliennali, con scadenza non inferiore a 10 anni.
Ulteriore novità meritevole di attenzione riguarda l'esclusione di responsabilità per i cessionari che acquistano i crediti di imposta da una banca o da una società quotata, ovvero da banche e società appartenenti a un gruppo, facendosi rilasciare un'attestazione di possesso da parte della banca, da parte della società quotata o dalla diversa società del gruppo cedente, di tutta la documentazione già elencata. Si tratta del divieto di acquisto dei crediti di imposta da parte di soggetti obbligati al rispetto della normativa antiriciclaggio, ove ricorrano i presupposti per la segnalazione di operazioni sospette o l'astensione dal compito delle operazioni.
L'articolo 2, poi, stabilisce, a partire dal 17 febbraio, il divieto di optare, in luogo della fruizione diretta, per lo sconto in fattura o per la cessione del credito. Tuttavia, è stata riconosciuta una serie di condizioni in presenza delle quali ad alcuni interventi già in corso non si applica la nuova disciplina. In particolare, per quanto riguarda gli interventi relativi al superbonus, il divieto non si applica: agli interventi diversi da quelli applicati dai condomìni qualora risulti presentata la CILA nonché, sempre per i condomìni, qualora risulti adottata la delibera assembleare che ha approvato l'esecuzione dei lavori e risulti presentata la CILA; per interventi comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici, qualora risulti presentata l'istanza per l'acquisizione del titolo abilitativo; per interventi nelle zone sismiche rientranti nell'ambito di piani particolareggiati di recupero e di riqualificazione urbana approvati dalle amministrazioni comunali; agli istituti autonomi case popolari, alle ONLUS e alle cooperative di abitazione a proprietà indivisa; alle spese sostenute per gli interventi di superamento ed eliminazione di barriere architettoniche; agli interventi effettuati in relazione agli immobili danneggiati dal sisma, nonché dagli eventi meteorologici verificatisi nelle Marche a partire dal 15 settembre 2022. Si tratta di misure, molte delle quali approvate in Commissione finanze, che riconoscono una serie di condizioni in presenza delle quali ad alcuni interventi già in corso non si applica la nuova disciplina e che la maggioranza, in uno spirito di condivisione con l'opposizione, ha voluto approvare, per venire incontro certamente a tante esigenze provenienti dal tessuto sociale ed economico del Paese.
Il comma 3 del medesimo articolo 2 introduce, inoltre, specifiche deroghe per gli interventi non rientranti nel superbonus. In particolare, viene stabilito che il divieto di cessione del credito e sconto in fattura non si applica allorché, antecedentemente al 17 febbraio, risulti presentato il titolo abilitativo; per i lavori in edilizia libera, sia stato stipulato un accordo vincolante tra le parti anche nel caso in cui non risultino versati acconti; per il cosiddetto sisma bonus acquisti, purché risulti presentata la richiesta del titolo abilitativo per l'esecuzione dei lavori edilizi.
Inoltre, è stata prevista la cosiddetta remissione in bonis per la comunicazione della cessione dei crediti entro il 30 novembre, anche in presenza di un contratto di cessione con un istituto di credito, non ancora concluso al 31 marzo 2023. È stata prevista la compensazione dei suddetti crediti con i debiti nei confronti di enti impositori diversi, l'allineamento delle detrazioni del bonus a 10 anni per cui sono state esercitate le opzioni entro il 31 marzo e la proroga al 30 settembre per i lavori sulle villette.
Concludo il mio intervento evidenziando come, sebbene il Governo e la maggioranza siano consapevoli delle difficoltà ancora esistenti per tante famiglie e imprese, specie quelle di piccole e piccolissime dimensioni, siamo tutti impegnati affinché si possa disegnare, nei prossimi mesi, un nuovo quadro regolatorio legato ai bonus sostenibili. Un dosaggio mirato di percentuali di detrazioni spettanti e una perimetrazione accurata di tipologie di interventi per i quali consentire ancora sconti e cessioni potranno, a nostro avviso, costituire un'ipotesi di futuro sostenibile più che realistica, in un'ottica di salvaguardia dei conti pubblici e di bilancio più responsabile e di tutela dei cittadini che potranno usufruirne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Saluto studenti e insegnanti dell'Istituto tecnico industriale Gandhi, di Besana, in Brianza, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo che sono presenti prevalentemente i deputati interessati alla discussione generale, con i loro interventi.
È iscritto a parlare il deputato Fabrizio Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi una lunga discussione su un provvedimento che conosciamo, un tema annoso e molto conosciuto nel nostro Paese e sul quale il relatore De Bertoldi ha, in qualche modo, sottolineato bene quali siano gli spunti, le ragioni e gli obiettivi di un dibattito che oggi ci terrà a lungo in quest'Aula. È un dibattito che, però, spesso confonde due aspetti, quello del superbonus e dei bonus edilizi e quello relativo alla cessione dei crediti, dimenticandosi come sia il combinato disposto di queste due misure ad aver creato così tanti problemi rispetto al nostro Paese e ai conti pubblici.
E allora, in una lunga discussione fatta anche in Commissione, noi non possiamo che condividere la gran parte degli obiettivi di questa misura, in primis quello di tutelare i conti pubblici dall'aumento dell'aggravio erariale e dall'aumento del debito fiscale, ma anche quello del contrasto alle frodi, che sicuramente, come il relatore ha anticipato, è uno dei temi sul tavolo, e anche quello di dare maggiori certezze ai cessionari del debito, quindi garantendogli certezze in più rispetto alla propria salute nei confronti di questi debiti.
Ma vi è un ultimo tema, quello di sbloccare i crediti incagliati, che forse è il tema che oggi è più al centro di questo dibattito, l'emergenza vera del nostro Paese, con decine di migliaia di famiglie ed imprese che sono rimaste in questa fase critica. Comprendiamo anche le ragioni di questo provvedimento, in primis i costi. Il relatore l'ha detto, con le maggiori stime del bonus che vanno a finire nei 110 miliardi, una cifra spropositata, 38 miliardi in più rispetto appunto alle stime, con la cessione dei crediti immediata che li fa diventare, sostanzialmente, immediatamente esigibili, e quindi immediatamente debito. Si tratta di un grande problema che questo provvedimento cerca di mettere in sicurezza grazie al blocco e alla non creazione di nuovo debito. Una seconda ragione è quella delle frodi, lo abbiamo constatato bene dai dati. Abusi e condotte fraudolente nell'utilizzo dei crediti ammontano a un importo stimato di 9 miliardi, di cui 3,6 già sequestrati, e quindi già accertati. Debiti che hanno comportato un rallentamento evidente della cessione dei crediti, una paura nel mercato, un'incertezza che, insieme anche alla saturazione della capacità di acquisto del credito stesso, ha creato oggi debiti incagliati per famiglie e imprese per centinaia di miliardi di euro.
Allora, questo provvedimento vuole intervenire bloccando la ratio dello strumento a chi ha già presentato una CILA per gli interventi di bonus edilizio, a chi ha la CILA e la delibera assembleare per i bonus dei condomìni, a chi ha il titolo abilitativo per gli interventi di demolizione e ricostruzione. Interviene anche con il divieto di acquisto da parte delle pubbliche amministrazioni dei crediti incagliati, mettendo in salvaguardia i conti pubblici, e ridetermina la disciplina della responsabilità solidale del cessionario, stabilendo semplicemente che il cessionario in possesso di tutta la documentazione che certifica il credito ha, in qualche modo, le garanzie di non essere coinvolto nelle frodi successive.
Resta l'ultimo aspetto, relativo ai crediti incagliati. Ha fatto bene il relatore a parlare di un'attività di Commissione sicuramente positiva, con tante proposte emendative parzialmente accolte, tante che arrivano dal nostro gruppo, quella a tutela degli IACP, quella delle zone terremotate, quella in favore del Terzo settore, nonostante qualche rigidità di troppo, ad avviso del nostro gruppo, e anche con le nostre sollecitazioni rispetto al rinvio a novembre della possibilità di accreditare i crediti in bonus, anche se sono provvedimenti che rimangono vaghi se non risolviamo il vero tema, che è quello appunto dei crediti incagliati e quello della capacità reale del canale bancario di assumerseli. Ecco perché - il relatore De Bertoldi lo ha detto - su questo tema non c'è una vera risposta, c'è una prima risposta. Ma noi crediamo, invece, che una risposta ci potesse essere, ed è quella degli F24 bancari, quella che, attraverso l'attività emendativa, abbiamo portato all'attenzione di questo Governo, seppure, ad oggi - ma la speranza c'è ancora - senza riscontri. Questo tema è quello che riguarda - l'ha detto in precedenza, sull'ordine dei lavori, il collega Del Barba - l'emergenza vera del Paese, famiglie e imprese che hanno crediti incagliati e che da questo provvedimento non hanno la soluzione del problema. Tanto pour parler, come nel caso dei BTP, con le aziende private che potranno fare piattaforme per risolvere il problema, ma che non sono all'interno di questo provvedimento, e per molte di esse domani c'è la scadenza della possibilità di cedere tali crediti. Allora, voglio chiudere, Presidente, con lo stesso appello che il collega Del Barba, nonché capogruppo in Commissione finanze, ha fatto all'inizio dei lavori. A tutte le opposizioni l'appello è di ritirare tutti gli emendamenti e lasciare semplicemente quelli che abbiamo presentato riguardo alla possibilità di utilizzo degli F24 per la cessione del credito. È un appello di buon senso per evitare che il Governo metta la fiducia, per cercare ancora, in queste ore, una soluzione per i nostri cittadini e per far sì che anche una parte di noi possa votare questo provvedimento, perché davvero va a risolvere il vero problema, che, ribadisco, è quello di cui stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo. Arriverà il giorno in cui la storia dei cosiddetti superbonus andrà raccontata per intero, perché è la storia di come non si amministra, è la storia di come non si legifera, è la storia di come non si governa; è una storia di improvvisazione al potere, è una storia di incompetenza nella cabina di pilotaggio del Paese. È la storia, signor Presidente, di come una misura nata pur con buone intenzioni, e che avrebbe in effetti potuto rilanciare un settore strategico e il suo enorme indotto, abbia finito con il creare una voragine immane nei conti dello Stato, e, dunque, nelle tasche dei cittadini, con il riguardare in concreto pochi immobili, per lo più di proprietà di persone abbienti e senza necessità di ristrutturazione, con il mettere in crisi lo stesso settore che avrebbe dovuto risollevare. Un capolavoro che non sarebbe riuscito così bene neanche se lo si fosse studiato apposta.
Oggi che questo Governo si trova sulle spalle l'eredità di una bolla da gestire, di un mare di crediti da disincagliare, di tante aziende da aiutare, di un bilancio pubblico da risanare, e ha scelto di farlo con una politica da leader e non da follower, ascoltiamo discorsi surreali dai banchi delle opposizioni. Ascoltiamo coloro che ci hanno messo in questa situazione, che hanno messo l'Italia, le imprese e i contribuenti in questa terribile situazione, pretendere di salire in cattedra e darci lezioni. Li vediamo ergersi a paladini dei costruttori e delle maestranze, a difensori di un meccanismo folle, che ha prodotto più debiti incagliati che ristrutturazioni effettivamente necessarie, che è costato cifre assurde a ogni cittadino italiano, neonati compresi, e che, a conti fatti, è stato fruito in larghissima parte da chi, tutto sommato, forse non ne aveva bisogno. Altro che uno vale uno. Questo, signori, succede quando, nel tradurre le idee in leggi, quando si decide di tradurre le idee in circolari, si ignorano sempre i fondamentali dell'economia, del mercato, delle dinamiche produttive, si ignora il funzionamento del sistema fiscale e del bilancio dello Stato. E, allora, piuttosto che salire indebitamente in cattedra, sarebbe più appropriato che gli artefici del disastro al quale oggi ci troviamo a dover mettere riparo si nascondessero dietro la lavagna, per la vergogna.
Sì, signor Presidente, credo che si debba, invece, un plauso al nostro Governo e anche al lavoro svolto in Commissione, e voglio ringraziare il relatore per il lavoro attento e prezioso. Grazie al frutto dell'impegno del Governo, della Commissione e del Parlamento per dipanare una matassa intricatissima si è riusciti a disegnare una via d'uscita per disincagliare i crediti bloccati, coinvolgendo in questo sforzo le istituzioni, le imprese, le banche, e, nello stesso tempo, a preservare le ricostruzioni post-sismiche, l'edilizia popolare, il volontariato, e, in generale, a salvare la coda attuativa di una misura pensata con un giusto intento, ma nata male e proseguita peggio, tra rattoppi e incertezze normative.
Tutto questo, lo ribadisco, è stato possibile perché ci si è saputi assumere una responsabilità, perché si è intesa la politica e la responsabilità di Governo come dovere di prendere delle scelte, anche difficili, di spiegarle ai cittadini, di portarle avanti con il pieno ascolto dei soggetti e delle categorie coinvolti, ma anche con la determinazione di andare fino in fondo. Questo significa governare da leader, non da ricercatori di follower. Fare i conti con i bilanci dello Stato, sapendo che quello che si va ad amministrare non è il portafoglio di Pantalone, ma sono i soldi dei cittadini. Questo significa rinunciare alla politica acchiappavoti, a quella politica in stile Wanna Marchi o, se preferite, Cetto La Qualunque, e assumersi la responsabilità di condurre in porto la nave italiana, con a bordo la zavorra di una pesante eredità e in un mare particolarmente agitato.
Signor Presidente, colleghi, in quest'Aula ci accingiamo a dare una buona notizia agli imprenditori e ai tantissimi lavoratori del settore edilizio e di tutto l'indotto, agli operatori economici e finanziari coinvolti a vario titolo nell'infernale meccanismo della cessione dei crediti, ai cittadini che si sono imbarcati in un girone infernale, fidandosi dello Stato. Attraverso un doppio sistema, con un veicolo finanziario in grado di acquistare e rivendere i molti miliardi di crediti incagliati e un meccanismo di scambio con i titoli di Stato per gli istituti finanziari che hanno crediti, si mette un punto a una situazione complicatissima. Con alcune proroghe mirate, pur in un quadro di assoluto rigore, si dà respiro al settore, permettendo anche il salvataggio delle cessioni del 2022 e, per i superbonus, la salvaguardia delle aree e dei settori più fragili e un'ordinata conclusione di questa vicenda del tutto kafkiana.
Una vicenda nata per il presunto beneficio di un settore che si è finito, in realtà, per mettere in ginocchio, distribuendo, indiscriminatamente e con criteri e percentuali da analfabeti del mercato economico, incentivi a pioggia che ora pesano sulle spalle di ognuno di noi. I numeri del consuntivo sono impietosi: a fronte di un costo elevatissimo, il beneficio del superbonus è stato un minimo e circoscritto e tutti gli indicatori lasciano pensare che le ultime a beneficiarne siano state proprio le fasce di reddito più basse. Un capolavoro, un capolavoro da parte di chi ci ha detto che voleva abolire la povertà. Se i beneficiari reali sono stati pochi e poco bisognosi, ben più ampia è stata la platea dei danneggiati. Le distorsioni della norma hanno infatti comportato danni ingenti per tutti i soggetti economici e finanziari coinvolti.
Signor Presidente, le risorse dello Stato, per noi di Noi Moderati, dovrebbero essere sempre indirizzate o a politiche di sostegno di determinate fasce in difficoltà o a politiche industriali realmente efficaci. Il superbonus, invece, ha finito per drogare un intero settore, senza portare un reale beneficio economico. Non era facile trovare una soluzione, ma è stata trovata. Si tratta di un passo importante che mette un punto su un sistema errato di utilizzo dei soldi pubblici, sul quale oggi cala definitivamente il sipario (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Alfonso. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo alle prese con un argomento che, a mio avviso, non riusciamo a “de-liberare” oggi, nel senso che potremmo anche adottare la misura che riguarderà la nostra agenda dei lavori ma la radice semantica di “deliberare” vuol dire liberare, su questo argomento, il massimo della virtù che ci toccherebbe. Sono convinto che noi, oggi, non riusciremo a “de-liberare”, esattamente come si impone per la gravità e la consistenza della situazione. Sono contento che a presiedere i lavori di quest'Aula ci sia lei, non perché io faccia una scelta di campo circa le sue simpatie culturali ma perché ci risulta che lei abbia fatto studi impegnati di architettura e anche riflessioni sul degrado, sulle fragilità, sulle manchevolezze di alcune porzioni di territorio urbano e metropolitano e questo mi fa richiamare all'attenzione una città speciale come Roma. Quindi, abbiamo tutte le condizioni per avere attenzione, concentrazione, appropriatezza, per usare parole che possano indurre alla riflessione quest'Aula nel momento nel quale dovrà “de-liberare”, che non è soltanto un atto burocratico, non è acqua piovana su una grondaia a valle dell'attività istruttoria di Ministeri, ragionerie e uffici che, magari, assumono più la postura della medicina difensiva che la postura di un'istruttoria che genera, generativa del meglio possibile sull'argomento che ci sta impegnando.
Il titolo del decreto-legge, contenuto all'interno di questo disegno di legge, recita così: “Misure urgenti in materia di cessione dei crediti”. Io penso che si debba leggere, invece, in un altro modo, per dire la verità e fare emergere la verità: “Misure urgenti” - così doveva essere - “per la qualità delle abitazioni”. Aggiungerei, con termini a me cari, “per la quantità e la qualità delle abitazioni”.
Siamo sicuri che abbiamo fatto tutto il possibile per fare in modo che le abitazioni consentano progetti di vita dei singoli, delle famiglie e delle città? “Abitare” non è un termine qualsiasi, abitare evoca l'abito, l'indossare, l'adattività, il massimo di corrispondenza a ciò che è l'esigenza di colui il quale mette in pratica un progetto di vita. Non può essere che abitare generi paura. Questa notte, in Molise - il Molise viene raccontato nella geografia italiana come una Svizzera del nostro Paese, al Centro -, nella parte alta delle terre alte della Valle del Biferno, in vicinanza di Campobasso, in un luogo bellissimo che assomiglia a un presepe, a Ripalimosani - per me è molto caro questo paese perché ci è passato il Papa del rifiuto-rivoluzione Celestino V - c'è stata l'ennesima scossa di terremoto che, però, questa volta, ha raggiunto quasi il grado V della scala Mercalli. Sapete che cos'è accaduto? Come primo gesto - lo dico all'architetto, al Presidente pro tempore di quest'Assemblea - di bambini, adulti, anziani e invalidi c'è stato quello di allontanarsi dalla casa, di uscire, di dare corpo alla paura e di mettere alle spalle, come un problema, le mura dell'abitazione, perché si temeva che l'abitazione diventasse una bara.
Non può essere che l'abitare evochi la paura. La paura è il contrario della democrazia. Un grande studioso di Torino, Ferrero, ha spiegato che un poco, ma poco, di paura può anche aiutare la democrazia; per esempio, la paura che coincide con la sanzione. Il procuratore emerito Cafiero De Raho mi sa spiegare e ci sa spiegare che la norma perfetta è quella accompagnata dalla sanzione. La sanzione genera paura, un po' di paura, ma tanta paura distrugge la democrazia e le civiltà. Noi sappiamo che, in Italia, abbiamo numerose realtà urbane insidiate da abitazioni fragili, a rischio di caduta davanti al primo segnale di scossa tellurica.
A fronte di questo, noi avevamo tre strade, come ordinamento, da intraprendere. In primo luogo, i contributi diretti. Mi ricordo un bellissimo convegno del 1976 dei socialisti, quando riscoprirono Proudhon in contrapposizione tra l'idea del marxismo e l'idea, liberissima, liberale, libertaria, liberista, di far fare al privato per quanto riguarda la casa propria; ma poi si sarebbe posto il tema della casa degli altri. Allora i socialisti, della grandezza di Amato, Norberto Bobbio, Luigi Covatta, Gennaro Acquaviva, riscoprirono il concetto di possesso, dicendo facciamoci carico delle case degli altri attraverso l'istituto giuridico e sociale delle case popolari. Allora interverremo noi con contribuzioni dirette. Anche le regioni fecero legislazione su questo. Ma il problema qual era? La lentezza di questo procedimento, la zonizzazione, che non riguardava tutto, di questo procedimento. Allora, si cominciò a pensare, da parte di centri studi e uffici studi, allo strumento dei crediti fiscali, cioè consentire l'immediatezza del meccanismo realizzatore, riparatore, adeguatore, fare in modo che nell'in sé dell'obbligo fiscale partisse la capacità di procedura. Ci abbiamo messo 20 anni dal pensiero dei centri studi - io mi ricordo Mondo Operaio che scriveva su questo, e la casa editrice Sugarco - per arrivare, poi, a metterlo in pratica. Complimenti a chi ha saputo osare su questo. Luciano Violante diceva che, per riuscire a innovare, bisogna non avere paura di oltrepassare il conosciuto. Ecco, si è saputo osare. Qual è stato il limite di quel tentativo, osando? Che non si è fatta prefigurazione dei rischi. La norma sul superbonus è intelligente; certo, andava contenuta, arricchita da guardrail, da meccanismi, diciamo così, di contenimento del rischio.
Bastava l'80 per cento, il 20 per cento di coinvolgimento del privato, perché a caval donato non si guardano i denti, perché, se ci fosse stato il coinvolgimento della finanza del proprietario dell'abitazione, i costi non sarebbero ballati e balzati in alto; se ci fosse stata la “decennalizzazione” della misura, non avremmo avuto che la vita degli operai diventasse zolla di carne umana, cioè gli incidenti non ci sarebbero stati! Si poteva mettere un'età all'abitazione, una casa fatta 24 mesi fa non è giusto che cambi le finestre, così il costo delle finestre impazza. Si poteva mettere anche una soglia di reddito, Benetton e Riva non è giusto che abbiano l'accesso a questo istituto.
Ma rispetto a queste manchevolezze, che hanno generato una misura di inganno sulla legalità, regolarità e legittimità della norma in una percentuale fino al 16 per cento, l'atteggiamento giusto era quello di incendiare l'esperienza o di correggerla e riformarla?
Non so in quale banco o spazio di quest'Aula siano stati seduti i grandi teorici del riformismo italiano. Quando mi sono seduto in quella postazione, tra Cuperlo e Orfini, avendo dietro Speranza e Cecilia Guerra e davanti le personalità che pure ci sono, ho detto: spero che, nel mio posto, non ci siano stati seduti i grandi del riformismo italiano, perché non mi sento all'altezza. Ma il riformismo che cos'è? È l'incendiare ogni volta ciò che si è fatto prima o il migliorare ciò che si è fatto prima rispetto al futuro che dobbiamo affrontare? Questo è il punto! È su questo punto che si rischia la dannazione da parte di legislatori casuali, lo ripeto, casuali.
Vengo da una regione dove la politica è stata furbizia, astuzia, elaborazione, lettura e sapienza. Se penso a Spaventa è sapienza, se penso ad altri, che hanno incontrato il cattivismo della loro condotta, non faccio i nomi, credo sia stata astuzia. Tuttavia, devo anche dire (consentitemelo): ma è possibile che, distruggendo il passato, uno possa scommettere sulla convenienza di fare, poi, lui stesso, da capo? Ma serve questo, per cercare di assegnarsi i meriti? Incendio il passato, azzero tutto e poi ricomincio a fare elargizioni? È necessario fare questo per essere apprezzati? Secondo me, no.
Guardate, sono laico, vi farei anche la graduatoria di chi ho conosciuto con esperienza di Governo: i competenti che non avevano voglia di fare nulla, quelli che non sapevano fare nulla e che, però, avevano motivazione, i completamente privi di ogni esperienza lavorativa che, però, si sono fatti notare per capacità di resistenza e motivazione. Vedo che, nel Governo, alcuni davvero si fanno notare per motivazione; cito un Ministro, senza voler fare graduatorie sugli altri, Fitto, che, di sicuro, si sta affaticando per mettere le ruote al PNRR. Per adesso, ha manifestato preoccupazione, consapevolezza e, secondo me, molta motivazione. Ma vorrei dire attraverso lui e il Presidente di quest'Aula: evitate ogni volta, per attribuirvi meriti, di incendiare il passato. Perché dico questo? Perché rischiate di non avere tempo per raggiungere gli obiettivi che, pure, secondo me, vi stanno a cuore.
Provo a dirvi e lancio una scommessa: sfido chiunque a dichiarare contro di me che, dopo questa deliberazione, non ci saranno altri appuntamenti sullo stesso tema. Non ce la farete a rendere esaustivo il momento di oggi sull'argomento del superbonus. Ci dovrete tornare sopra e sapete qual è il costo di questo tornarci sopra? È che la società, i destinatari della norma, le cittadinanze e le imprese continueranno a pagare un prezzo di lentezza, di non comprensione, di incertezza nel procedimento e se a questo si aggiunge il fatto che l'ordinamento genera una norma e, poi, la nega, se stabilisce una regola e, poi, l'azzera, se realizza una condotta normativa e, poi, la riempie di incertezza, rompendo il patto che c'è tra cittadini e istituzioni, allora, che cos'è l'ordinamento?
Collega Cafiero De Raho, che cos'è l'ordinamento? Quando Norberto Bobbio spiegò perché alla norma serve assicurare adesione sacrale, spiegava che l'adesione sacrale è il coinvolgimento intimo della persona. Se tu “zigzagheggi” sulla norma, non avrai mai l'adeguatezza della condotta! Le imprese hanno paura, le famiglie proprietarie delle abitazioni hanno paura che non potranno rientrare nelle case circondate dalle impalcature. Ma l'avevate calcolato questo? Un milione di persone è coinvolto da questo atteggiamento zigzagante di cui l'Italia non aveva bisogno. Avevamo bisogno di cantieri, avevamo bisogno di far riattivare l'edilizia, che, per tutti i partiti, è il settore traino, non il monitoraggio del PNRR.
È seduto in quest'Aula un ex Ministro cui fu rivolta la domanda: ma perché lei mette l'8 per cento nel quadro economico dei programmi comunitari? Perché quell'8 per cento serve a sciogliere aspetti procedurali resisi complessi volutamente, così noi generiamo lavoro. È un lavoro quasi keynesiano, volutamente reso rinvenibile che però non genera valore. La Mazzucato ci ha spiegato quali sono i lavori che generano valore, e poi ce ne sono alcuni che invece tolgono valore. L'edilizia, se viene condotta semplicemente, in un rapporto diritti e doveri chiaro, con regole urbanistiche chiare, con regole finanzianti chiare, fa traino, fa condotta, fa ruota a tutto il resto. Sylos Labini, se lo leggete a fondo, dice anche questo, quanto al rapporto tra quello che ci deve mettere l'ordinamento e quello che ci deve mettere la società, la libertà, quando fa economia.
Allora, noi avevamo bisogno di una norma autoapplicativa, di semplicità, di immediatezza, di istantaneità, non di 24 emendatività, che rendono la norma difficile per cui anche il direttore generale Ruffini dice: io se lo dovessi fare per casa mia non saprei come si fa.
Ecco, quello è il contrario, quello è il marcatore tumorale degli errori e noi stiamo aumentando il numero delle emendatività che è di più di emendamento, non si capisce dove c'è la linea diritta. Cossiga spiegò che il contrario del diritto è il rovescio. Il diritto evoca la linearità, la pienezza della leggibilità, il magistrato del Consiglio di Stato Zaccardi dice che quando una sentenza non si capisce è fatta male, non è una questione di tipografia, di inchiostro, di chiaro scuro, è la linearità che non c'è. Noi stiamo togliendo linearità, per pretesa di incasso di parte, e stiamo facendo in modo che un settore fondamentale venga colpito, atterrato, ammalato.
Dice Del Barba: fermatevi, mettiamoci insieme, vediamo come possiamo sistemare anche adesso al 91° minuto; non una volta, il Parlamento ha saputo correre ai ripari, riconoscendo una graduatoria di questioni, la politica è nata per fare le graduatorie delle priorità, la politica non è una competizione tra belli, tra gradevoli e piacevoli, la politica trova la sua identità - la sua “iità”, diceva Cacciari - se sa stabilire le priorità. Oggi, la priorità è fare in modo che chi ha creduto allo Stato non rimanga incastrato, incagliato, catturato tra impalcature che stanno fuori, che hanno proprio una comunicazione, perché quei ferri comunicano: non me ne posso andare. Sapete qual è la vita di un'impalcatura? È la vita di una farfalla: vado, mi edifico, sistemo, riparo e me ne vado.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 10,38)
LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Voi sapete quanto costa un metro quadrato di impalcatura? Secondo me non lo sapete. Qui, hanno fatto un sondaggio anni fa, un monitoraggio, un test di resistenza, diciamo così, rispetto all'ingannevolezza di alcune sostanze e quel test creò antipatia. Mi farebbe piacere chiedere ai tanti che hanno deliberato se sanno quanto costa un metro quadrato di impalcatura. L'impalcatura non può restare lì fissamente, non è un guardiano del faro, un guardiano del fallimento. Abbiamo organizzato, con procedimento legittimato dallo Stato, la cattura delle abitazioni attraverso le impalcature.
Collega De Bertoldi, io conosco la sua ambizione a cercare di fare bene, conosco anche la sua voglia di liberare il meglio di sé - di te stesso - però noi abbiamo organizzato un provvedimento che è segnato da “quasità” e da “restanza”: c'è qualcosa ma non c'è l'intero, c'è una specie di restante “restanza” che però non dà il colpo definitivo ai problemi che pure ci accomunano.
L'F24: qual è il valore che aveva o che ha? L'immediatezza solutiva: questo ha l'F24!
Qual è il limite della piattaforma bancaria, bancante, balcanizzata? È che affida al libero incontro di potenti, di poteri, di capacità relazionali, di salottieri, l'incontro tra domanda e offerta di un credito.
C'è un bellissimo libro, adottato da due facoltà su tre delle nostre facoltà di Architettura - parlo di Roma non di Pescara, ancora arriva a Pescara - dove si afferma che il punto per la città non è la casa propria, ma la casa degli altri! In che modo facciamo che la casa degli altri venga coperta dal libero incontro domanda-offerta di credito? Chi è che faciliterà questo incontro?
Anche nella fase che abbiamo alle spalle, quella che si è quasi conclusa con un po' di irregolarità e di illegalità, tutti si potevano rivolgere alle banche: Banca Intesa, UniCredit e altre che non cito perché porto troppo rispetto per loro. Sono stato presidente della Commissione finanze e so come si determinava l'inclusione - non ho detto il deglutimento - di questo credito nei confronti di quella banca per quel cantiere. So chi c'è riuscito e chi no, so che cosa accade quando nella libertà della società solo alcuni arrivano e altri no. Ed è questa la ragione per cui, a un certo punto, arriva la norma! Quest'ultima non ci è stata imposta dalla Santa Alleanza: a un certo punto i figli di Dio incontreranno l'attività normativa per arricchire ad arredare la realtà che già c'è. La norma nasce per fare in modo che si realizzi la par condicio di chi ce la fa per patrimonio relazionale suo e di chi non ce la fa. C'è una zona della mia provincia, di cui sono stato presidente, dove tutti i cittadini hanno le guance rosse, sono appassionati di agricoltura e hanno in assoluta disistima la scolarizzazione: ritengono che l'unico elemento di fiducia è la manualità operativa. Non so se quei miei concittadini, bravissimi e con redditi tutti sani, mai una cambiale sottoscritta, sarebbero capaci di convincere l'ufficio di Banca Intesa ad accogliere quella quota di crediti. È questa la ragione per cui non può che essere una piattaforma, affidata al libero incontrarsi nella società, lo strumento attraverso il quale domanda e cessione di crediti si compongono.
Mi permetto di dire - nella parte construens del mio affermare - che noi abbiamo bisogno di velocità, di semplicità, di prendere atto che durante la stagione di funzionamento non ostacolato del superbonus, nel quadro anche di quelle irregolarità che sono state portate in rubrica, la spinta economica c'è stata. Pertanto, apportiamo le correzioni che servono, facciamo in modo, per esempio, che l'istituto dell'F24 possa trovare agevolezza. Dico ciò perché non è vero quello che si è affermato, vale a dire che la soluzione che è stata scritta, quella per esempio del BTP non fa ricorso all'indebitamento! Che cos'è il BTP? Che cos'è il BTP, se non una scommessa, graduata nel futuro, di indebitamento. Abbiamo provato anche a dire: volete fare ricorso alla traduzione- trasformazione in BTP di tutto ciò che va fuori il definito tra domanda e offerta di credito ad opera di assicurazioni e banche? Fatelo partire da subito, andate oltre il 10 per cento per dare pienezza alla misura e non - permettetemi - di ingrossare quella lista di coloro i quali fanno finta.
Se fossimo invitati da Forattini nella sua esistenza attuale, in un salotto, lui ci spiegherebbe che ci tornerebbe utile una distinzione in Italia più che tra destra e sinistra, tra chi fa e chi fa finta. Questo DL assomiglia a una cosa che fa finta, in attesa che si precisi la volontà dell'intero da mettere in campo, nel frattempo però 1 milione di persone, tra dipendenti, imprese e proprietari di abitazioni, sono spaventati.
Nel Molise escono di notte per la scossa tellurica. La direttiva 2014/89/UE, che coniuga programmazione urbanistica territoriale sulla terraferma e specchio d'acqua non è stata assolutamente toccata in Italia e, quindi, accanto alla fragilità delle zone sismiche adesso interviene anche un'altra fragilità, che è quella delle terre bagnate dall'acqua del mare. Tutta la fragilità delle realtà abitate evoca un intervento da parte del potere e dell'ordinamento. Noi su questo non possiamo fare i calcoli del più uno di convenienza, dobbiamo mettere in pratica misure, interventi, attività migliorative, ponendoci, su questioni così vere, in un atteggiamento da interesse statuale.
Ho studiato, in lungo e in largo, per ragioni dovute al fatto che la lotta politica nella mia regione da un certo punto in poi diventa anche lotta giudiziaria e ogni volta che venivo messo, diciamo così, nella pienezza delle accuse, io mi mettevo a studiare. Ho potuto studiare, per esempio, che l'interesse nazionale davvero è il fondo, per esempio, della constituency americana, che è di più della Costituzione e anche della constituency tedesca. Noi sull'interesse nazionale dovremmo collocare il bene casa. In Albania chi oltrepassa le mura dell'abitazione genera una reazione del diritto pregiuridico, cioè vi cacciano a pedate se non siete stati invitati. Tutto ciò per dire la sacralità dell'abitazione! Nella Baviera la casa è finanziata dalla regione, dal Land della Baviera perché in Baviera la casa è ciò che consente il progetto di vita, quasi un progetto divino! Noi su questo non possiamo essere superficiali, non possiamo fare una specie di conta congressuale tra tutti i partiti, dobbiamo conoscere la fondamentalità di questo bene, la serietà evocativa.
Per tale ragione io chiedo, in primo luogo, se possibile, di vederci in una di quelle riunioni che si fanno - ho imparato qui, nell'angolo più azzeccato, magico del Transatlantico, ci sono spazi, “geometrie salottanti”, che danno luogo al rinvenimento del massimo della virtù -, incontriamoci lì! Anche nei conclavi, a un certo punto, si dà appuntamento a qualche metro di distanza per fare in modo che emerga la luce, l'illuminazione! Direbbe Luciano Russi - uno storico delle dottrine politiche - interviene la luce della laicità; laicità non significa anti-talarità, la laicità significa la capacità di entrare nel merito. Laòs indicava anche il luogo dove si aggregava il popolo distinto dai chierici del tempio. Allora consentiamo la laicità, emerga solo il merito, parliamo di casa. Che c'entrano i proprietari di quelle abitazioni che hanno creduto a una legge?
La legge: quando è accaduta quella bellissima occasione di dialogo con Isacco, era Dio che parlava attraverso Abramo nei confronti di Isacco e chiedeva il grande sacrificio. L'idea di Dio non era che ci fosse adesività formale a quell'invito, voleva sapere - Dio - con quella grande esperienza dell'alleanza: ma tu lo fai quello che ti dico io? Ci credi al fatto che se te lo dico io poi viene il meglio comune possibile? A un certo punto il papà di Isacco, che tanto ci teneva a quel figlio, aderì; quando nel suo cuore intimo aderì non ci fu bisogno del gesto dell'uccisione, si voleva capire se la norma meritava - straordinario - l'adesione sacrale. La norma non può generare il contrario del diritto, il controllo del diritto è se lo Stato inganna il cittadino: fai questo, io lo faccio, dopodiché tu mi bastoni. Quale sarà il livello di adesività dopo, quando si faranno altre norme se lo Stato cambia opinione al cambiare magari di qualche coloritura?
Io ho fatto un servizio importante da giovane, ho assistito un arcivescovo nelle sue quotidianità, dal punto di vista dei rapporti con la città e con la società. Mi ricordo, per esempio, il valore che distingue la liturgia dalla carità. La liturgia ha un valore ma la carità ha una gestualità operativa che arriva lì, nel momento in cui c'è quel bisogno, quello esatto. Si parla di appropriatezza anche nella carità. Noi dobbiamo fare un gesto adeguato, appropriato, non una qualsiasi norma per far vedere, per esibire una specie di vistosità. Stiamo facendo qualcosa, poi metteremo a fuoco quella che per noi è la cosa giusta. Quei cittadini sono rimasti male! Arrivano a me le telefonate e oggi non sono il presidente della Commissione finanze; ad Osnato chissà quante telefonate arriveranno. È legittimo, quelle telefonate sono legittime, più sono e più sono legittime. Invece, io penso che le telefonate della piattaforma rischiano di essere di meno. Quelle lì rischiano di avere un indirizzo; invece, le telefonate dei cittadini incagliati in ragione del fatto che hanno adempiuto ad una norma, sono telefonate che fanno dolore, producono dolore.
Colleghi parlamentari, io penso che noi dobbiamo assolutamente organizzare, sui temi riguardanti la casa, quello che il professore Luigino Bruni… Voi dite: chi è Luigino Bruni? Anche se ritengo che qualcuno alle mie spalle, ma qualcuno anche davanti alla mia veduta, che è di più della vista, sappia chi è Luigino Bruni: è colui il quale ha insediato una cattedra importantissima di economia civile.
PRESIDENTE. Concluda.
LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Mi avvio alla conclusione, Presidente.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 10,50)
LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Luigino Bruni oggi tiene una giornata speciale a Tor Vergata sulla crisi di relazione nella città contemporanea. Nella città contemporanea ci sono stalattiti, che contengono dentro di sé delle anagrafiche di vita, ma non ci sono spazi che consentono la prossimità relazionale. Non c'è la città, se non c'è la prossimità relazionale. E la prossimità relazionale deriva anche da abitazioni sicure, che risparmiano energeticamente, che non mettono sul lastrico e che non inducono di notte ad andare fuori di casa, se c'è una reazione, magari anche conseguente al cambiamento climatico. Da Sarno in poi abbiamo capito che i cambiamenti climatici non sono solo affari di convegnistica, ma sono affari anche della notte, del giorno. Vi prego, colleghi, troviamo la via per fare in modo che questa norma trovi capacità di funzionamento. La norma realizza la linea virtuosa della condotta collettiva. Noi a questo siamo chiamati. Il Partito Democratico ha tenuto una condotta non scenografica, non rivoltosa, non fastidiosa, non “giamburraschesca” in Commissione, ma siamo capaci anche di fare questo. Io vengo dalla terra di Pannella, ho dato la cittadinanza onoraria a Pannella e ho contribuito alla laurea in ragione dell'onore, poiché egli ha portato merito alla democrazia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alberto Luigi Gusmeroli. Ne ha facoltà.
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il tema ci riguarda tutti ed ha a che fare con una serie di parole molto importanti. In primo luogo, l'onestà intellettuale. Il secondo punto è l'importanza della scrittura della legge. L'importanza, perché vedremo che è proprio la scrittura della legge uno dei temi che deve, in qualche modo, riguardarci tutti e, soprattutto, guardare al futuro, oltre che alla risoluzione del passato. Ma noi dobbiamo anche avere a che fare e tenere in forte considerazione il tema dell'esperienza. Perché? Perché, come in qualche modo sappiamo tutti, quasi nessuno ritiene, credo, con onestà intellettuale, che questa legge sia stata scritta bene. L'esperienza conta, conta fortemente. Allora, cominciamo dall'onestà intellettuale. Bisogna avere l'onestà intellettuale di dire che - io non li tengo distinti - superbonus, cessione dei crediti e sconti in fattura, ma io dico anche tutti gli altri bonus edilizi, sono in qualche modo stati utili per la crescita del nostro Paese. Questa è onestà intellettuale. I bonus edilizi esistono dal 1998 e dal 1998 hanno sortito forti effetti. I bonus delle ristrutturazioni erano deducibili in dichiarazioni dei redditi dal 1998, prima nella misura del 34 per cento, poi del 41 per cento, poi del 50 per cento; poi, si sono sommati altri bonus edilizi, ecobonus, sisma bonus, eccetera, ed è arrivato anche il tempo del superbonus 110 per cento. Anche qui, con onestà intellettuale, bisogna dire che, in un periodo post pandemico e di crisi economica, ci stava anche un'operazione, limitata nel tempo, di superbonus; tant'è vero che noi stessi, in un periodo in cui non c'erano 9 miliardi di truffe e 19 miliardi di crediti incagliati, abbiamo chiesto che quantomeno durasse fino alla fine della crisi economica, quindi un anno in più. Però, con la stessa onestà intellettuale, dobbiamo dirci altro. Mi rifaccio alle parole che ha detto prima l'onorevole D'Alfonso, secondo il quale sarebbe stato meglio fare l'80 per cento, non sarebbe cresciuto il costo delle materie prime. Certo, poteva essere, ma poteva essere anche il 110 per cento. A me piace avere onestà intellettuale. Però, dobbiamo dirci che la legge è stata scritta male e di fretta. Questo è l'altro tema forte: non si possono scrivere le leggi male e di fretta. Se un giornale come Italia Oggi titola “Il 110 % modificato 33 volte”, di cui 19 volte il superbonus e 14 volte la cessione del credito e lo sconto in fattura (Il deputato Gusmeroli mostra la prima pagina del quotidiano Italia Oggi), noi dobbiamo chiederci, se abbiamo onestà intellettuale, se quella legge sia stata scritta bene o male. Se abbiamo onestà intellettuale, diciamo che quella legge è stata scritta male (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dobbiamo dirlo perché, se non facciamo almeno un mea culpa su questa scrittura della legge, noi litigheremo, ed è sbagliato per il Paese litigare. Noi abbiamo infatti necessità di trovare una soluzione per chi ha fatto legittimo affidamento - parliamo di imprese e di famiglie - su una norma di legge che abbiamo scritto male. Per la verità, non è che l'abbiamo scritta tutti, è stata scritta in un periodo storico - con onestà intellettuale torno a dire che poteva starci, ma è stata scritta male - in cui erano al Governo il PD, il MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e LeU.
E sentire che forse era meglio scriverla in modo diverso da parte dell'onorevole D'Alfonso, vuol dire avere un'onestà intellettuale, che molti di voi non hanno. Infatti, abbarbicarsi all'ipotesi che deve rimanere tutto uguale, dopo aver visto 9 miliardi di frodi - ripeto: 9 miliardi di euro di truffe - e 19 miliardi di crediti incagliati, con imprese che rischiano il fallimento e con famiglie che magari sono fuori, non vuol dire avere onestà intellettuale.
Non è che il nuovo Governo - come capita, purtroppo, spesso - arriva, cancella la legge del Governo precedente e tutto finisce lì. Cosa doveva fare? Trovandosi in una situazione di crediti incagliati da mesi - i crediti non si sono incagliati il 17 febbraio, ma erano incagliati da mesi -, sono state approvate molte modifiche che hanno cercato di risolvere la situazione. Ma quando un gomitolo è molto annodato, non è semplice sbrogliarlo. Bisogna riconoscere - se si ha onestà intellettuale - che quel gomitolo si è fortemente annodato, perché, all'inizio, la legge è stata scritta male e di fretta.
Il Governo che cosa ha fatto? Credo che tutti noi dovremmo andare a rivedere la conferenza stampa del Ministro dell'Economia, Giorgetti, quando ha detto: noi vogliamo tutelare i legittimi affidamenti di chi ha rispettato le norme di legge scritte dal Parlamento ma scritte male, da cui, in qualche modo, è stato penalizzato. È stato detto chiaro e tondo. Anche se guardiamo l'iter di questo provvedimento in Commissione - fa piacere che sia presente il presidente Osnato, perché dà un segnale molto importante -, ci accorgeremo che, in Commissione, in queste settimane, si è cercato di esaminare tutte le possibilità per sistemare i legittimi affidamenti di quelle imprese e di quelle famiglie, ma non cercando, a tutti i costi, di ripristinare una legge sbagliata; è questo l'errore.
Possiamo dire che è assurdo andare avanti in una situazione che ha determinato 9 miliardi di truffe e 19 miliardi di crediti incagliati, che non sono ancora stati disincagliati? Dobbiamo dirlo. Il Governo cosa doveva fare? In primo luogo, doveva bloccare la possibilità che altre persone potessero finire negli incagli, questo è il vero tema. C'era già un numero enorme di imprese e di famiglie da sistemare; queste imprese e queste famiglie avevano diritto che i loro crediti fossero sistemati, quindi, bisognava intervenire e impedire che qualcun altro finisse nella rete dell'incaglio a causa di una legge scritta male. Questo è il tema.
In Commissione, il Governo ha attinto un po' a destra, un po' a sinistra. Ognuno, sempre perché c'è poca onestà intellettuale, cerca di prendersi il merito dei singoli provvedimenti. A noi non interessa fare rivendicazioni, ma ci interessa che quei 19 miliardi di crediti incagliati vengano disincagliati, perché quelle persone hanno fatto legittimo affidamento su norme di legge.
Non ci interessa mettere la bandierina o che sia riconosciuta la paternità del provvedimento di proroga delle villette a schiera, del sisma bonus, del riconoscimento dei benefici della cessione del credito e dello sconto in fattura per gli alluvionati delle Marche, oppure degli emendamenti sull'edilizia libera (quindi, caldaie, serramenti e fotovoltaico). A noi interessa che tutta la parte di incaglio, di legittimo affidamento di imprese e famiglie - come ha detto il Ministro in conferenza stampa -, si disincagli.
Invito a rivedere - perché è pubblico - quanto detto in Senato; venerdì, sono andato in Senato e ho ascoltato - perché credo sia importante ascoltare chi ha la nostra fiducia, quindi il nostro Governo, ma anche chi governa gli italiani - il Ministro, al question time, proprio su questo tema. Con la stessa onestà intellettuale, dobbiamo dire - e noi, come Lega, abbiamo anche già depositato un atto - che il tema importante è risolvere i crediti incagliati bloccati. Credo che alla soluzione, a differenza delle 14 volte in cui si è tentato precedentemente, adesso, siamo più vicini; poi magari non saranno 19 i miliardi che si sbloccheranno, se ne sbloccherà una parte e ci saranno magari altri interventi necessari, ma è giusto sistemare tutto il passato. Questo è sempre stato detto dal Governo ed è stato detto anche da noi e dall'opposizione.
Archiviato questo periodo storico e la contingenza del superbonus, dobbiamo tirar fuori l'esperienza. L'esperienza evidenzia che questa legge, scritta male, ha rischiato di far male alle imprese, alle famiglie e ai conti dello Stato, cioè ha rischiato di scassare i conti dello Stato. Come ho già detto, ho la stessa onestà intellettuale di dire che, comunque, ha generato crescita economica, occupazione, eccetera. Ma, attenzione, se non traiamo l'esperienza da quello che è successo, avverseremo qualsiasi norma futura. Per esempio, non condivido minimamente certe posizioni della sinistra, che dice “assolutamente no” alla cessione del credito e allo sconto in fattura.
Se guardiamo al futuro, non dobbiamo dimenticarci di quello che, purtroppo, ci è arrivato dall'Europa, cioè delle date capestro. Anche questo non è un bel modo di legiferare. Prima parlavo di leggi scritte male. Ma anche in Europa, che non guarda alle diverse territorialità e alle diverse situazioni nei diversi Paesi, le leggi si scrivono male. Infatti, abbiamo un patrimonio immobiliare totalmente diverso dal patrimonio immobiliare dei Paesi scandinavi o di altri Paesi.
Quindi, darci delle date capestro, per cui entro il 2030 dovremo passare da classi G a classi E, poi, entro il 2033, a classi D, con tutti i distinguo che poi speriamo di riuscire a introdurre, sicuramente rappresenta un problema. Quindi, non dobbiamo abbarbicarsi su norme di leggi contingenti, che hanno sortito degli effetti, che hanno comunque creato dei problemi, perché, come ho detto, scritte male: adesso dobbiamo guardare - è questo che ci chiede il Paese - all'ipotesi di obbligo di efficientamento energetico e di tutela antisismica. Abbiamo visto le criticità emerse ieri in Molise con il terremoto. Vogliamo usare quell'esperienza, lasciare fuori l'approccio ideologico, di chi sosteneva una cosa e di chi ne sosteneva un'altra, e guardare al futuro dei bonus immobiliari, pensando al bene del Paese, delle imprese che creano lavoro e delle famiglie, senza dimenticare il tema della finanza pubblica e della tenuta dei conti pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?
Infatti, non possiamo dimenticare che la tenuta dei conti pubblici ha a che fare comunque con la tutela dei cittadini! Perché, se noi scassiamo i conti pubblici, il problema ce lo porremo tutti, sia chi ha la casa sia chi non ha la casa, e, se si scassano i conti pubblici, chi ha più danni, sono coloro che hanno più difficoltà: le classi deboli, le persone deboli, le famiglie in difficoltà ancora di più!
L'esperienza che abbiamo accantonato, per una certa parte potrà andare avanti - sisma bonus e altri li ho citati tutti, perché con questo decreto tante cose sono ancora possibili per il futuro -, ma la logica è che è tempo che questa esperienza sia tradotta finalmente in una buona legge. È tempo che sugli immobili si faccia una buona legge e una buona legge è quella che guarda a un periodo temporale ampio, che stabilizza i tempi. Noi sappiamo che dobbiamo raggiungere degli obiettivi, probabilmente speriamo di riuscire anche in qualche modo a contenerli, per far sì che si abbia tutto il tempo necessario, ma l'efficientamento energetico e la tutela antisismica credo siano patrimonio di tutti noi.
Dobbiamo pensare a una legge che possa andare dal 2024, magari, al 2040, che dia tempi lunghi e certezza alle imprese, che devono costruire, ristrutturare, efficientare o rendere a norma antisismica gli immobili, dove però la totalità dell'intervento sia solo sia solo per le classi meno abbienti. Questo è molto importante, perché dal 1998 ad oggi tante ristrutturazioni sono state fatte con la deduzione in dichiarazione dei redditi solo grazie alla capienza fiscale. Noi dobbiamo pensare che, in primo luogo, bisogna aiutare le prime case, le fasce deboli, che non hanno i risparmi per efficientare o mettere a norma antisismica, dobbiamo pensare di aiutare chi ha immobili di classe G, guardando al futuro. In quei casi, allora, potremo anche dire “sì” alla cessione del credito e allo sconto in fattura. Infatti, non demonizziamo ogni strumento, ma lo strumento molto limitato.
Queste considerazioni, le abbiamo tradotte anche in un progetto di legge depositato. Basta andare a riascoltare il discorso di venerdì del Ministro dell'Economia e delle finanze Giorgetti in Senato per verificarlo. Non sto dicendo tanto per dire, perché la logica del decreto sul blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura è stato mettere in sicurezza i conti pubblici, un tema che riguarda tutti: se scassiamo i conti pubblici, 60 milioni di italiani hanno problemi. Il decreto è servito a non illudere altre persone - che potevano ristrutturare e cedere il credito, quando era tutto bloccato da mesi - e a sistemare il pregresso. Ci siamo riusciti? Non ci siamo riusciti? Lo vedremo, se questo strumento, questo veicolo, sarà risolutivo. Io credo che qua tutti non siamo a gufare perché non funzioni, ma siamo a sperare che funzioni, perché tutti noi vogliamo che quell'imprese e quelle famiglie, che hanno rispettato delle norme di legge, siano assolutamente garantite, tutelate e possano ultimare i lavori o liberarsi dei cassetti fiscali bloccati. Credo che lo vogliamo tutti, quindi dobbiamo chiudere con un'operazione passata e guardare al futuro, pensando che bisogna aiutare l'efficientamento energetico e la messa a norma antisismica, ma riservando lo strumento della cessione del credito e dello sconto in fattura a quanti non possono permettersi la deduzione in dichiarazione dei redditi.
Ce lo dobbiamo dire, altrimenti l'esperienza di 9 miliardi di truffe e di 19 miliardi di crediti bloccati sarà stata vana! Come sta accadendo adesso in Europa, noi continueremo con case green e con l'automotive - speriamo non con il regolamento degli imballaggi, in cui nuovamente non si tiene in considerazione la nostra industria -, senza ascoltare il territorio e i cittadini e non si fa esperienza di una legge - e torno all'onestà intellettuale - che all'origine, nel 2020, è partita male e di fretta. Adesso, noi abbiamo bisogno di leggi scritte bene, perché non ci possiamo permettere le problematiche che possono generare al sistema Paese, i cittadini non se le possono permettere. La casa è un bene troppo importante per non aiutare e non incentivare i cittadini, ma dobbiamo farlo in modo che i cittadini non debbano essere angosciati per aver rispettato una norma di legge. La posizione della Lega è pro ed è stata dall'inizio a favore del decreto, perché mette un punto fermo e perché finalmente sottopone all'attenzione di tutti e anche alla possibilità di risoluzione quello che da mesi, mesi e mesi era un cruccio, un problema e un rischio di fallimento di imprese e famiglie.
Adesso guardiamo al futuro, magari ascoltando anche le associazioni che si occupano delle costruzioni e dei cittadini. per scrivere per il futuro una buona legge, che può prevedere anche un'incentivazione totale, ma solo per determinate categorie di persone e di immobili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianmauro Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Io avevo elencato un po' di punti e scritto un discorso, ma chiaramente, dopo i vari interventi, come spesso accade ho dovuto buttare tutto e ricominciare da zero perché, dopo quello che è stato detto in Aula, è doverosa, da parte mia, una spiegazione o almeno un controllo su quello che è stato detto, in particolare su ciò che è stato detto dal relatore, il collega De Bertoldi, che è anche commercialista, e anche dall'onorevole Gusmeroli. In sintesi, ha detto: quanto alla genesi, parliamo di dati oggettivi, abbiamo ereditato una serie di cose. Ha poi detto che abbiamo ereditato frodi per 9 miliardi. Però, cominciamo a fornire i dati oggettivi, cioè che le frodi sul superbonus sono pari a circa 450 milioni, cioè lo 0,7 per cento di tutti i crediti d'imposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutte le altre frodi riguardano altri bonus edilizi.
Poi, cominciamo a dire che è vero che hanno ereditato ben 24 cambiamenti legislativi e che, sì, Fratelli d'Italia oggettivamente non era in maggioranza all'epoca. Però, le altre due componenti di questa maggioranza, Forza Italia e la Lega, ne facevano parte, quindi anche loro potevano darsi da fare e cercare di bloccare questi emendamenti, così come abbiamo cercato di fare anche noi. Infatti, queste modifiche - poi vengo alla questione della tanto declamata onestà intellettuale del collega Gusmeroli - non sono state fatte perché la legge era stata scritta male ma, primariamente, perché in qualche maniera bisognava bloccare la legge, senza bloccarla. Cosa c'è di più semplice, per bloccare qualcosa? Creare variabilità, creare indecisione e incapacità sulla certezza della norma, perché poi gli operatori non riescono a intervenire. Sicuramente i più grandi ce l'hanno fatta ma i più piccoli non ci sono riusciti. I privati non capivano nulla. Quindi, se io creo problemi sulla certezza della norma, perché ho la necessità di andare a guardare 3, 4 o 5 diversi decreti per capire come mi devo comportare, a seconda del momento storico in cui intervengo, poi ho problemi.
A proposito di valori citati e buttati là, ricordo i famosi 110 miliardi buttati da Giorgetti, che poi sono diventati addirittura 117. Però, ricordo che al massimo sul superbonus sono 75 miliardi alla fine dei lavori e che erano 110 miliardi di debito e di costo per lo Stato o di danno, come si è detto. Addirittura, si parlava di buco di bilancio, che non c'è e non c'è stato. Altrimenti, avremmo approvato una legge di bilancio falsa e non mi pare che ciò sia avvenuto e questo l'ha certificato anche l'Ufficio parlamentare di bilancio quando è venuto in audizione.
È stato detto anche che ci sono stati gli aumenti dei prezzi. Tuttavia questi aumenti non sono stati determinati dal superbonus, ci sono stati in tutta Europa, con una media di circa il 20 per cento. Credo che l'incremento più basso - intorno al 4,5 per cento - sia stato in Grecia, l'Italia ha registrato il secondo incremento, pari al 9 per cento, e in Germania penso che sia stato intorno al 22 per cento. In tutti questi altri Paesi non c'era il superbonus. Quindi, c'è stato un aumento dei prezzi ma non a causa del superbonus.
Poi tralascio - non volendo proprio più tornarci - la fesseria incredibile dei 2.000 euro a ogni cittadino, perché al massimo potevamo parlare di 90 euro. Quando parliamo di quello che va gestito, parliamo di 450 euro a cittadino ed eventualmente delle spese militari, che invece non generano vantaggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Come è stato detto, è stato ereditato anche il fatto che noi ci dobbiamo confrontare con le nuove regole di contabilità nella pubblica amministrazione. Questo forse è un vantaggio, perché la prima eredità fondamentale a favore di questo Governo è che, grazie al superbonus, si sono potuti utilizzare tutti quei soldi in legge di bilancio per il supporto alla crisi energetica. Altrimenti si sarebbe dovuto fare un aumento di bilancio, perché i soldi sono rientrati grazie all'aumento di tassazione dovuta al superbonus. Quindi, andiamo a dire che è questa l'eredità che è arrivata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Dopodiché, è stato detto che c'è una marea di esodati, addirittura un blocco. Ma allora bastava non fermare le banche. Bastava andare incontro a quello che chiedevamo un po' tutti a questo Governo. Lo avevamo chiesto anche al Governo Draghi e ribadisco che in quel Governo c'erano anche i due terzi di questa maggioranza, almeno come numero di partiti.
Quindi, il relatore ha fatto una fotografia, ma - perdonatemi - ha fatto un photoshop, come si dice in gergo, una fotografia modificata a uso e consumo della dichiarazione su questo decreto. Riguardo a questa fantasiosa convergenza in Commissione, c'è stata perché oggettivamente questo è un decreto che non doveva assolutamente nascere e, quindi, si è cercato di fare il possibile per rimediare ai danni di questo decreto che non doveva proprio essere emanato.
Diciamo, invece, per quale motivo questo decreto nasce oggi. Nasce oggi non per salvare le aziende e i dipendenti, perché già nell'Aiuti quater si poteva intervenire e, anzi, si è intervenuti, praticamente decretando la morte del superbonus, mentre qui si decreta la morte della cessione dei crediti. In questo testo si parla di conversione in legge del decreto recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti. Ma dov'è che li abbiamo risolti in questo decreto? Non li abbiamo risolti. Abbiamo sentito parlare di un qualcosa che forse arriverà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Quindi, diciamo che si interviene ora su questo per occuparsi dello spazio fiscale; ma ci torno dopo. Credo, invece, che sia importante ricordare che questo decreto è uscito tre giorni dopo le elezioni e questa è una misura elettorale. Non è un'assunzione di responsabilità, è una mancanza di coraggio nei confronti dei cittadini e delle imprese. Io mi chiedo dove sono andate a finire le dichiarazioni fatte dalla Presidente Meloni il 17 settembre 2022: pronti a tutelare i diritti del superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie, sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l'Italia. Invece, qui abbiamo bloccato tutto. Mi chiedo dove sono le dichiarazioni dell'onorevole Gusmeroli, a dire il vero dell'ottobre 2021, che diceva: la Lega in Parlamento farà tutto il possibile e l'impossibile per ripristinare lo sconto in fattura, la cessione del credito e rivedere le altre penalizzazioni. Poi, ci sono quelle dell'onorevole Bagnai, secondo il quale, in un periodo di carenza generalizzata di liquidità, la circolazione di una moneta fiscale parallela - parla di moneta fiscale parallela - è uno strumento prezioso e chi non vuole la circolazione controllata dei crediti vuole un'ondata di fallimenti e deve assumersene la responsabilità politica. Dove sono tutte queste persone che, insieme a noi, andavano a manifestare nelle piazze per tutelare questi esodati, fino al 23 settembre 2022 (due giorni prima)? Adesso non ci sono più. Non ci sono! Adesso sono qui a cercare di tutelare un decreto che blocca la cessione dei crediti, di fatto uccidendo definitivamente il superbonus, e non risolve il problema della cessione dei crediti.
Poi, mi sono dimenticato di citare la mozione della collega Mazzetti, presentata qui alla Camera, che ricalcava parte di tutte quelle cose che le opposizioni volevano e che poi è stata magicamente edulcorata ed è diventata qualcosa di veramente inutile, perché attestava cose di base, a testimonianza che questa maggioranza di fatto non è davvero coesa, se una parte aveva esordito in quella maniera. Già dall'Aiuti quater noi abbiamo chiesto di intervenire.
Ma perché si interviene ora? Ritorna la questione: è per occuparsi dello spazio fiscale e, guarda caso, della situazione generata da Istat e da Eurostat. Su questo punto, però, dobbiamo spiegare brevemente le cose. Il 1° marzo, Istat - forse non è davvero casuale che questo decreto sia uscito un paio di settimane prima - ha detto: attenzione, perché questi crediti di imposta contabilmente li dovete considerare come pagabili e non li potete considerare, come avevamo detto nel 2021, non pagabili e, quindi, da ripartire in maniera scaglionata nel tempo; dovete metterli tutti negli anni in cui si sono generati. Ben venga, perché con questo, negli anni 2020, 2021 e 2022, anni in cui non vigeva la regola del 3 per cento, si è aumentato il deficit e i crediti di imposta sono stati considerati pagabili e, quindi, hanno aumentato il deficit senza nessun problema, liberando tutto quello spazio fiscale che si genera adesso. Guarda caso, Istat l'ha fatto il 1° marzo. Qualche giorno prima aveva chiesto a Eurostat. Al riguardo c'è stata un'interrogazione del nostro collega Fenu, su cui c'è stata una risposta veramente assurda, forse grottesca, da parte del Ministero. Il collega ha chiesto: “Caro Ministero, sei a conoscenza di questa lettera di Istat? Perché Eurostat sta rispondendo dicendo alcune cose precise”. Poi ha citato una lettera di Istat che, però, non conosciamo.
Allora Eurostat va in totale trasparenza, Istat no. Però Istat ricordiamo che è un ente pubblico di ricerca che comunque è supervisionato da una commissione all'interno della Presidenza del Consiglio dei ministri. Va bene, Giorgetti è all'economia, ma mi sembra strano che la risposta sia: “noi non ne abbiamo conoscenza perché non è indirizzata a noi”. Ho capito, ma Istat è quello che va a dire se questi nei conti pubblici li dobbiamo contabilizzare come pagabili o non pagabili. Credo che abbia un impatto sulla contabilità di questo Stato, quindi rispondere che: “non era indirizzata a noi” significa praticamente dire: “va bene, me ne lavo le mani di dare una risposta”. Però Eurostat è stata precisa, il MEF in questa risposta ha detto: “Istat ha dichiarato che nel 2020, 2021 e 2022 i crediti d'imposta devono essere considerati pagabili e dopo si può pensare per il 2023”. Quindi, il MEF ha letto la risposta di Eurostat e ha dato questa ulteriore delucidazione, ma non è assolutamente vero che, in base a quello che Istat deciderà, si potranno andare a considerare solo i crediti del 2023, perché qui dentro, in quest'Aula, sono stati citati da alcune persone quanti crediti di imposta sono ancora circolanti relativi agli anni 2021 e 2022. Se questi rimangono incagliati e non possono essere incassati, non possono più essere considerati come pagabili, ma devono essere considerati non pagabili e vanno a impattare sugli anni successivi. Quindi, dire queste cose da parte del Ministero è un modo per cercare di chiudere il problema e distogliere l'attenzione dal fatto che, per loro, è una manna sacrosanta creare quello spazio fiscale. Ecco perché abbiamo questo decreto adesso, si doveva bloccare tutto perché si doveva cristallizzare la possibilità di usufruire di questo tesoretto ereditato grazie al superbonus. Il relatore ha continuato a dire che il sistema bancario ha capito e accettato, ma il sistema bancario dipende da questo Stato, quello che viene deciso cerca di fare. Però ci ha dato un'informazione importante, interessante. Il 27 marzo, a Trieste, il Ministro Giorgetti ha detto, leggo il virgolettato: “È in corso l'elaborazione di un sistema, una specie di piattaforma, che dovrebbe in qualche modo permettere di smaltire tutto l'arretrato. Nella piattaforma dovrebbero essere coinvolte alcune delle più importanti partecipate pubbliche, disponibili alla compravendita dei crediti che le banche non riescono ad assorbire”. Oggi il relatore ci dice, e mi sono appuntato le parole: “abbiamo avuto notizie di una piattaforma di una società privata che servirà per sbloccare i crediti”. Quindi, prima sappiamo che è un qualcosa di pubblico, di partecipato, adesso è una società privata. Allora domandiamo: utilizzare gli strumenti pubblici, utilizzare CDP, utilizzare Mediocredito Centrale non andava bene? Perché CDP ce l'ha la capacità fiscale di intervenire, non c'è bisogno di prevedere in questo decreto che c'è la possibilità di comprare BTP dal 2028, guarda caso, appena finita questa legislatura, quando presumibilmente, me lo auguro, questa maggioranza non sarà più al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
L'onorevole Gusmeroli ha citato, credo, almeno una decina di volte le parole “onestà intellettuale”, e poi ha parlato dei 9 miliardi di frodi, dei 19 miliardi incagliati, come a voler far capire che loro ci credono in questa misura, ma, per onestà intellettuale, è stata scritta male e di fretta. A parte il fatto che ricordo che questa previsione è stata fatta con il decreto-legge n. 34 del 2020; siamo al 2023 e i due terzi di questa maggioranza erano presenti. Se era davvero scritta male, allora potevano dare una mano a intervenire, visto che ricordo che in quel momento erano tutti nelle piazze a protestare, facevano post. Allora, è bello parlare e dire, ma è un po' meno bello intervenire nella realtà e poi dire che: “oggi abbiamo presentato un disegno di legge”. La legge quindi, come ho detto già prima, sarebbe scritta male? Ma non è che è scritta male una legge, e allora si crea ancora più confusione per permettere alla legge di non funzionare, cosa che è stata fatta con quelle 24 modifiche.
Noi non abbiamo mai detto che deve rimanere tutto uguale, mai. La stessa normativa dall'inizio prevedeva una riduzione, e già nel 2019 noi avevamo presentato una modifica normativa, l'avevamo presentata al Senato, dicendo: “interveniamo, il décalage deve intervenire prima perché, come tutte le misure che servono a far ripartire un Paese, è giusto che ci siano dei supporti elevati, che piano piano devono decrescere”. Lo sapevamo e abbiamo detto: “bene, interveniamo un po' prima, ma non in maniera tale da bloccarla”. Noi non vogliamo tutelare delle norme scritte male, ma non dobbiamo ripristinare una legge sbagliata. Lo ha ripetuto tante volte e ha detto: “vogliamo evitare che ulteriori famiglie finiscano nella rete dell'incaglio”. Ma quale incaglio? L'incaglio è stato generato proprio perché si sono impedite e si sono ridotte le possibilità di cessione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ricordo che le banche, che utilizzano le famose piattaforme delle varie società private, hanno zero frodi. Quindi, quei crediti, una volta passati attraverso quel quadruplo o quintuplo setaccio delle piattaforme delle banche, erano liberamente cedibili, si potevano tranquillamente far circolare. Le banche avrebbero potuto tranquillamente cederli a CDP, che non aveva neanche necessità di fare una piattaforma, perché venivano dalle banche e le banche avrebbero avuto la capacità di poter comprare altri crediti e non far incagliare nulla. Quindi, non è per la legge scritta male, ma per gli interventi fatti per voler bloccare questo sistema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E l'onorevole Gusmeroli non venga più a parlare di onestà intellettuale, dicendo: “non ci interessa la bandierina”, perché in legge di bilancio emendamenti delle opposizioni sono stati accantonati e poi sono stati presentati a nome del Governo. Ce lo ricordiamo che abbiamo dovuto fare un macello per eliminare quegli emendamenti del Governo e poi reintervenire presentando gli emendamenti con la firma di ogni singolo capogruppo. Quindi, se non interessava la bandierina, potevano approvare gli emendamenti delle opposizioni. Non parliamo delle bandierine, il problema è che adesso, con questo decreto, non si risolvono i crediti incagliati. Parla di tenuta dei conti pubblici. Ma se grazie al superbonus l'indebitamento sul PIL è passato dal 155 al 145 per cento in 2 anni, lo abbiamo ridotto. Il problema è che con questa legge di bilancio che è stata fatta, che prevede un'espansione dello 0,6 per cento del PIL, non si raggiungerà mai quel 10 e passa per cento di PIL in aumento nel biennio 2020-2022. Quindi, di cosa parliamo? La tenuta dei conti pubblici c'è, perché altrimenti avremmo avuto problemi in legge di bilancio, l'Ufficio parlamentare di bilancio ce lo avrebbe detto, la Ragioneria generale dello Stato avrebbe detto qualcosa. Non è questo il punto. Le famiglie deboli vanno in difficoltà con questo decreto-legge? Certo, che vanno in difficoltà proprio con questo decreto-legge, non con quello del superbonus, perché, guarda caso, è stato eliminato lo sconto in fattura ed è stato, a mio avviso, introdotto lo sconto senza fattura. Si ritornerà a quello che c'era un tempo, cioè le persone, poiché non hanno capacità fiscale per l'utilizzo del credito d'imposta e devono effettuare dei lavori, ritorneranno ad assoldare aziende in nero. Quindi ripartirà l'evasione, che con il superbonus si era bloccata. Abbiamo avuto quell'incremento di oltre 150.000 aziende e di quasi un milione di lavoratori, quindi siamo andati a eliminare il nero, siamo andati a creare un sistema per lo Stato. Lo dobbiamo modificare e migliorare? Sì, ma in questa maniera lo si blocca, perché con questo decreto qualcuno mi dovrà spiegare come sarà possibile effettuare lavori su case unifamiliari avendo un reddito di 15.000 euro, e quindi portandolo solo in detrazione, senza cessione. Come sarà possibile proprio non lo so, cosi come sarà possibile, mi chiedo, per quegli immobili, quei condomini che hanno soggetti incapienti, poter fare dei lavori. I soggetti incapienti non potranno mica portarsi in detrazione nulla. Quindi, i condomini formati da classi abbienti lo potranno fare; gli altri, cioè il 95 per cento, no. Eppure l'Ufficio parlamentare di bilancio ha ben spiegato che il superbonus è andato a favore anche delle classi meno abbienti, perché si è visto che, proprio nei comuni dove il reddito medio era più basso, si è avuto un incremento di utilizzo.
Quindi, vuol dire che quella era una misura che andava nella direzione di tutta la popolazione, non questo decreto-legge che, di fatto, blocca proprio chi è incapiente. Però si dice che dobbiamo intervenire in quel senso.
Ho paura che l'onorevole Gusmeroli, quando ha detto che dobbiamo pensare di aiutare chi si trova in classe G, i meno abbienti, non abbia letto questo decreto-legge. Si dice di riservare lo sconto in fattura a chi non può, ma non è quello che è stato fatto. È tutto un domani, domani, domani. Quindi, cosa ha fatto il superbonus? Non ripeterò tutto, dirò solo alcuni punti. È aumentato del 40 per cento il PIL di quel biennio, di cui il 10,7, la maggior parte, è grazie al superbonus, che poi - ho già detto - si è ridotto. Abbiamo creato imprese. Non avevo citato che, grazie al superbonus, chi ha beneficiato dei lavori riceverà - l'ha considerato Nomisma - circa 964 euro all'anno di risparmio sulla bolletta energetica e questo mi sembra sia un vantaggio. Parliamo di 1,4 milioni di tonnellate di CO2 e, la cosa interessante è che si avrà una riduzione di 1,1 miliardi di metri cubi di gas metano: la cifra di 1,1 miliardi è molto vicina a quella di 1,5 miliardi di quei famosi metri cubi di gas che dovevano entrare in disponibilità grazie alle trivelle. Un miliardo e mezzo in 10 anni abbiamo detto: abbiamo fatto 1,1 miliardi con il superbonus, a parte il fatto che - sul tema delle trivelle non entriamo - è una cifra del tutto inutile, visto che utilizziamo oltre 70 miliardi di metri cubi all'anno, quindi 1,5 miliardi non è nulla: non è davvero nulla.
Sempre Nomisma ha valutato l'aumento del valore immobiliare di circa 7-7,1 miliardi. Anche questo è un vantaggio e, considerando che abbiamo detto che si va verso i meno abbienti, che questo superbonus ha supportato i meno abbienti, vuol dire che abbiamo aumentato il valore immobiliare per chi ha poco per vivere; siamo andati a facilitare proprio le persone meno abbienti. Quindi, abbiamo ampliato a tutti. Andando ad “ammazzare” il superbonus, come si è fatto, in maniera definitiva, intervenendo sui crediti, in realtà, andiamo in contrasto con la direttiva case green.
È stato ampiamente detto dai nostri colleghi in quest'Aula che, senza il superbonus, ci vorranno 630 anni, ma con il superbonus, agendo proprio su quella percentuale, che la stessa ANCE ha detto sia importante andare a prendere per riclassificare, dal punto di vista energetico, in 10 anni, si riesce ad intervenire. Quindi, intervenire a gamba tesa in questa maniera, di fatto, bloccandolo, non ha senso, anche nei confronti dell'Unione europea che ha detto che è importante e che, addirittura, si dovrebbe rendere strutturale.
Poi, però, questo decreto è andato a bloccare le pubbliche amministrazioni che stavano intervenendo per comprare e dare aiuto al sistema bancario senza alcuna motivazione. In quel modo, non è vero, come ho letto da qualche parte, che si andrà ad aumentare il debito pubblico, perché, se il credito d'imposta fosse stato acquistato dalle pubbliche amministrazioni e utilizzato nell'anno, non avremmo creato alcun problema e alcun danno al debito pubblico, ma saremmo intervenuti proprio per cercare di depotenziare questo problema sotto il profilo dell'utilizzo quasi completo della capacità fiscale delle banche. Tra l'altro, a dare manforte a quello che avevamo detto sulla questione di riutilizzo, di squassare i conti pubblici e del fatto che, probabilmente, questo Governo dovrà verificare anche il 2021 e il 2022, il direttore generale delle Finanze, Spalletta, in audizione, ha detto che solo 6,6 miliardi di quei crediti d'imposta, al 31 dicembre 2022, sono stati utilizzati in compensazione sui 58 miliardi dell'epoca (superbonus più altri, ovviamente). Quindi, stiamo parlando di una marea di miliardi che non sono ancora stati messi in compensazione e che, quindi, potrebbero andare a finire nel calderone di quelli che dovrebbero essere considerati non pagabili.
Il Ministro Giorgetti e il relatore hanno detto che abbiamo bisogno delle piattaforme. Ma perché private? C'era quella proposta di ABI - che tutti i gruppi politici hanno supportato - quella dell'F24, che, con l'1, 2, 3 per cento, si poteva intervenire e permettere di risolvere oggi, anzi, ieri, l'altro ieri, se vogliamo essere onesti, perché l'abbiamo presentata durante il Governo Draghi. Si poteva intervenire e affievolire questa pressione, però si preferisce andare verso una piattaforma - lo abbiamo appreso oggi - privata e non pubblica. Chissà perché privata, visto che CDP tranquillamente potrebbe intervenire; non viene consolidata, quindi non dà problemi sul debito pubblico. Quindi, qui si criticano le complicazioni, ma se ne introducono altre.
In conclusione, Presidente, il superbonus nasceva per spingere verso l'efficientamento energetico, per far partire il mercato dell'edilizia, e l'ha fatto. È ripartito molto bene, non abbiamo consumato un metro quadro di suolo, abbiamo eliminato tanta evasione fiscale, i ritorni immediati sono stati pari a circa il 40 per cento di quello che è stato speso, perché è rientrato tutto grazie alla tassazione; e ricordo di nuovo che, grazie a quella tassazione, abbiamo evitato in legge di bilancio di fare scostamenti per andare incontro alle famiglie.
Ricordo al Governo che, se ritiene si debba spingere per lo sviluppo, come è stato detto, con quella legge di bilancio 2023 non andiamo da nessuna parte, mentre con una misura di questo genere sì. Invece, si è pensato di bloccare, come è stato fatto, senza risolvere o, addirittura, pensando di farlo dopo; poi, si vedrà, non sappiamo come né quando. Noi chiediamo da anni, credo dal 2019 (con un collega, è una sua legge), di mettere su una piattaforma fiscale e di certificazione di questi crediti edilizi. Non è stato fatto, lo si dice adesso, quasi come un contentino alle opposizioni ma, soprattutto, al Paese che sta ascoltando, a queste aziende che stanno lì, che non sanno ancora di che morte devono morire, perché per loro, con questo decreto, con quei miliardi che sono in giro, non si risolve assolutamente nulla. Quindi, bloccare senza risolvere è dimostrazione di incapacità di programmazione.
Certo, però, si sta cercando di tutelare il tesoretto fiscale, che si è creato. Quindi, a questo punto, da un lato, mi devo augurare che questo Governo riesca a mantenere i crediti pagabili, a mantenere quel decreto fiscale, quindi a fare qualcosa per questi crediti incagliati, solo per questo motivo, anche se, poi, lo utilizzerà per una riforma fiscale, di cui parleremo in seguito, assolutamente assurda, così come concepita, anche perché la legge delega sembra un pot-pourri di cose, ma lasciamo perdere in questa fase.
In conclusione, per guardare al futuro, come è stato detto prima dall'onorevole Gusmeroli, occorre risolvere il passato e il passato, in realtà, è il presente: era il presente nel momento in cui eravamo al Governo Draghi, era il presente quando lo abbiamo detto in tutte le salse durante l'“Aiuti-quater”, in legge di bilancio direttamente al Ministro Giorgetti. Lo abbiamo detto a tutti: bisogna risolvere il problema dell'incaglio. E arrivare oggi con una promessa di fare qualcosa, in futuro, con una piattaforma, non è sufficiente. Lo ha detto prima anche l'onorevole D'Alfonso che bisogna lavorare e andare - lui dice - in alcuni angoli. Io dico che è importante lavorare per portare a casa questo risultato, perché interessa tutti noi, chi vota il MoVimento 5 Stelle, ma anche la Lega o gli altri partiti; tutte le aziende che lavorano in questo Paese, tutti i cittadini che hanno questi problemi non votano un particolare partito politico. È importante risolverli e c'è bisogno dell'aiuto di tutti. Quindi, se questo Governo, una volta tanto, vorrà ascoltare le proposte di chi ha pensato questa misura, che ha fatto del bene al Paese, che non ha scassato i conti pubblici, come è stato detto - questa è una falsità che bisogna smettere di dire -, noi ci saremo, altrimenti continuare così significherà solamente buttare nel marasma totale il Paese, i privati e le aziende (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnati del liceo scientifico Don Bosco Village School di Milano, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Puntualizzo il fatto che sono presenti tutti i deputati interessati alla discussione generale, perché oggi non ci sono votazioni e, quindi, interverranno in questo dibattito. Abbiamo bisogno di una pausa tecnica, quindi sospendo la seduta per pochi minuti. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 11,55.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 889-A.
È iscritto a parlare il deputato Fabrizio Sala. Ne ha facoltà.
FABRIZIO SALA (FI-PPE). Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, arriviamo in un momento del dibattito di questo decreto-legge con molto lavoro già effettuato, con un grande lavoro svolto da parte della Commissione.
Con riferimento a questo decreto, titolato “Blocco cessione crediti”, vale la pena dire che è stato fatto un grande lavoro in un momento difficile: per esempio, il provvedimento sul superbonus è stato estremamente utile durante il periodo della pandemia. Si narra che un terzo della crescita economica fu, in quel periodo, dovuto proprio a questo provvedimento.
Abbiamo lavorato tanto e, devo dire, anche responsabilmente e intensamente in Commissione. E noi, come Forza Italia, abbiamo offerto un contributo importante su alcune tematiche che abbiamo sempre reputato significative, come l'estensione delle detrazioni fiscali maturate per bonus edilizi per un numero di anni superiore a quello previsto per legge, soprattutto per i soggetti con i redditi più bassi e, quindi, incapienti, la proroga delle spese per le unità unifamiliari, lo sblocco dei crediti posseduti dalle banche tramite compensazione con gli F24, la non applicazione del blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura dei bonus edilizi per lavori in aree terremotate, in zone oggetto di rigenerazione urbana, per interventi relativi a immobili IACP, enti del Terzo settore e ONLUS, per interventi di rimozione di barriere architettoniche e per opere di edilizia libera.
Come dicevo, si è lavorato molto per correggere il tiro su una situazione che stava diventando estremamente pericolosa. Incentrerei il mio intervento proprio su questo, perché tanto è stato detto circa i diversi emendamenti, le diverse misure, le diverse manovre, con i quali si è un po' corretto il tiro. Il tema è: siamo esseri umani e ci facciamo influenzare anche dagli interventi che abbiamo appena ascoltato. Il ridicolizzare l'intervento della Presidente del Consiglio quando dice che il debito del Paese ammonta a 2.000 euro per ogni italiano è sbagliato: non andrebbe ridicolizzato, forse andrebbe considerata un po' la storia. Quando parliamo di cessione di crediti e anche di debiti, noi parliamo, infatti, di una manovra finanziaria, una di quelle manovre finanziarie che, nella storia, se andiamo indietro di qualche anno, hanno causato danni incalcolabili all'economia, non solo di un singolo Paese. Mi passa per la mente un paragone di qualche anno fa, relativo alla più grande democrazia del mondo, gli Stati Uniti, che, dal 2000-2006, non si accorsero - o, comunque, non andarono a correggerla - di una stortura finanziaria riguardo ai debiti; non arrivarono a bloccare la possibilità di qualche famiglia di realizzare il sogno americano di comprarsi una casa, lasciarono libera la finanza di far realizzare a queste famiglie l'acquisto di una casa. Da qui poi la crisi dei mutui subprime, la cartolarizzazione del debito, che passava di mano in mano, con aggiunta di assicurazione sul debito e di strumenti derivati che non furono mai regolamentati. Tutto ciò portò al fallimento di una delle più grandi banche mondiali e a una crisi economica globale.
Penso che il Governo e la maggioranza, in questo frangente, abbiano avuto un grande senso di responsabilità perché nessuno forse ha provato a immaginare cosa sarebbe successo se il Governo non fosse intervenuto, e lo dico da rappresentante di un gruppo, quello di Forza Italia, che ha fatto del superbonus una delle battaglie fondamentali; ma non ne fa una battaglia populistica o superficiale; ne fa una battaglia di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Per questo motivo ci siamo resi conto del pericolo che andavamo a correre e per questo abbiamo dato il pieno sostegno al Governo, lavorando alacremente per riuscire a garantire chi ha più bisogno di essere garantito, in questo frangente.
Il secondo tema che voglio portare all'attenzione di quest'Aula è relativo al delicato equilibrio esistente fra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica. È il dibattito di quest'epoca, di quanto noi dobbiamo investire, sicuramente, per la sostenibilità ambientale, ma, altresì, di quanto dobbiamo stare attenti a non fare il passo più lungo della gamba. Quella è la direzione verso cui cittadini, governi e istituzioni, nazionali e internazionali, puntano; quello è l'obiettivo a cui dobbiamo arrivare, ma attenzione a porre limiti difficili da realizzare; a tale obiettivo bisogna tendere, ma non bisogna arrivare a prevedere obblighi troppo frettolosi, perché, altrimenti, metteremmo sotto stress la nostra economia.
Riguardo al tema della cessione dei crediti c'è un dato inequivocabile, vale a dire l'aumento del debito sul PIL, aumento già certificato; quello è il campanello d'allarme, quella è la spia che si è accesa per dover intervenire.
Desidero ringraziare i miei colleghi per il lavoro svolto in Commissione, l'onorevole De Bertoldi, il Sottosegretario Freni e il presidente Osnato. Tutti insieme abbiamo lavorato per riuscire a mitigare questo intervento nei confronti degli italiani i quali, sì, hanno avuto una promessa, ma quando ci hanno eletto ci hanno affidato una sicurezza, una certezza, ossia che non li avremmo messi in difficoltà, non solo oggi, ma anche negli anni a venire, e noi questa promessa l'abbiamo mantenuta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. Egregie colleghe ed egregi colleghi, ci troviamo finalmente, forse, a concludere un iter importante di un decreto-legge che ha causato forte preoccupazione nel mondo imprenditoriale, delle libere professioni e per tanti onesti cittadini, non certo, invece, per quella parte della nostra società che ha agito in maniera delinquenziale, commettendo reati e un danno infinito al settore edilizio italiano.
Come già evidenziato in occasione del decreto-legge Aiuti-quater ritenevamo importante agire sulle specifiche misure dei bonus, ma, allo stesso tempo, avevamo sottolineato come sarebbe stato necessario creare un cuscinetto, una sorta di regime di salvaguardia tra l'impianto normativo precedente e le nuove disposizioni. È chiaro che tali cambiamenti dall'oggi al domani hanno solo creato confusione e preoccupazione e, di fatto, però, non hanno risolto del tutto il problema vero, che, in questo momento, è quello di liberare i crediti incagliati legati ai bonus edilizi. Ormai è diventata prioritaria la necessità di fornire liquidità alle nostre imprese e ai nostri liberi professionisti, una situazione, questa, non più sostenibile. I circa 19 miliardi di euro già maturati che, se non pagati, mettono a rischio più di 100.000 cantieri, oltre a più di 30.000 imprese e quasi 200.000 lavoratori, appaiono costituire il problema principale. È evidente che quello dei bonus edilizi, superbonus e sisma bonus era un sistema, un'idea importante per far crescere il nostro Paese, forse però governata e gestita non adeguatamente. Forse ci dimentichiamo che, in questi anni di applicabilità, i provvedimenti hanno subito più di venti modificazioni legislative, creando confusione a imprese, tecnici e comuni; forse ci dimentichiamo dei numerosi, delle centinaia, di interpelli inviati all'Agenzia delle entrate da parte dei tecnici, degli enti locali e dei cittadini, molti dei quali senza risposta; forse ci dimentichiamo di una certa informazione poco attenta, molto ideologica, che ha portato le famiglie a immaginare di avere a disposizione risorse infinite e, per un momento, di convincersi di vivere nel Paese di Bengodi; forse ci dimentichiamo che, per l'ennesima volta, abbiamo creato uno strumento procedurale e burocratico che rappresenta il contrario della semplificazione. Infatti, la realtà è stata diversa, i soliti furbetti hanno concretizzato, anche aggirando le norme e, invece, la parte produttiva, sociale e sana del nostro Paese si è trovata ora in una situazione tragica.
Come si è potuto non prevedere il peso di queste misure sulle finanze dello Stato? Come si è potuto pensare che un sistema di questo genere potesse reggere? Appare, quindi, indispensabile, ora, introdurre soluzioni certe e di immediata attuazione per lo sblocco totale dei crediti pregressi; soluzioni parziali non possono essere più ammesse, servono, con determinazione e rapidità di azione, soluzioni definitive e durature.
Come componente politica delle Minoranze linguistiche sottolineiamo l'importante lavoro espletato dalla VI Commissione, con il suo presidente. Esprimiamo, inoltre, soddisfazione per il lavoro fatto da tutti i gruppi politici e per il parere favorevole espresso al Governo su parte della mozione, da noi presentata in altra sede, sulle agevolazioni fiscali in materia di edilizia e sulla riformulazione, con parere favorevole, di alcuni emendamenti da noi presentati al decreto-legge in discussione, ma evidenziamo come sia necessario, in questo momento di conversione in legge del decreto, dare certezze alle imprese e ai cittadini. Da domani, gli italiani devono sapere, in maniera chiara, lineare e semplice, le modalità e i tempi, innanzitutto per il recupero dei crediti e, poi, per il completamento delle opere edilizie e che fine faranno le pratiche tecnico-amministrative in essere.
Il Paese ha bisogno di un segnale forte di fiducia. Appare, quindi, necessario permettere al sistema tutto, eventualmente, di utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati, oppure attivare, eventualmente, anche un circuito degli acquisti da parte di istituzioni, di aziende statali e - perché no? - soprattutto di società partecipate pubbliche e private. Una soluzione, questa, che non possiamo scartare a priori.
Ottimi gli aggiustamenti puntuali su alcune tematiche, come gli ex IACP, ma è necessario un ulteriore sforzo in questo ambito, oltre a quanto già previsto positivamente in alcune riformulazioni di emendamenti presentati dai vari gruppi, compresa la nostra componente, al fine di escludere appalti di edilizia residenziale pubblica già giudicati o quantomeno avviati con la determina a contrarre dall'applicazione di nuove disposizioni normative.
Ma è necessario, comunque, garantire che tali operazioni, già avviate e caratterizzate da interventi importanti, in alcuni casi di rigenerazione urbana di intere parti delle nostre città, possano concludersi. Un esempio per tutti è il quartiere Cogne della mia città, Aosta, un'operazione da circa 44 milioni di euro.
È, quindi, imprescindibile la necessità di modificare, eventualmente successivamente, anche l'attuale scadenza per l'effettuazione del 60 per cento degli interventi complessivi per l'ultimazione dei lavori da parte degli ex IACP, pena la perdita finanziaria, ma soprattutto il bloccare operazioni di riqualificazione e di rigenerazione urbanistica e abitativa importanti, soprattutto destinate a parti della nostra società che vanno aiutate.
Il nostro auspicio è quello che il Governo, da una parte, risolva immediatamente queste problematiche, anche puntuali, ma, dall'altra, sin da ora si metta al lavoro per definire una nuova strategia nazionale per il settore edilizio tutto; una strategia che, da una parte, abbia un obiettivo principale, quello della riqualificazione energetica e strutturale del nostro patrimonio edilizio, ma nel rispetto della nostra tradizione e architettura, e, dall'altra, inverta la logica di questi aiuti, che dovrebbero diventare un mezzo strutturale per il recupero dei nostri borghi e per contrastare la desertificazione abitativa dei tanti centri storici che stanno morendo. Una nuova misura, che rilanci le aree marginali metropolitane e che diventi volano di una nuova visione del costruito e di attrattività per un ripopolamento funzionale, produttivo e di qualità.
Nel concludere l'intervento, voglio comunque anche ringraziare, oltre che la VI Commissione per il lavoro svolto, anche il relatore del decreto-legge, che ha cercato di analizzare e valutare puntualmente le esigenze della componente delle minoranze linguistiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei aprire il mio intervento da capogruppo del mio gruppo in Commissione finanze, Alleanza Verdi e Sinistra, ringraziando per il lavoro svolto dal presidente Osnato, dal relatore De Bertoldi, da tutti i componenti e anche, ovviamente, dal Sottosegretario Freni, che è qui presente in Aula. Indipendentemente dalle posizioni diverse, si è lavorato in un clima di dialogo e, quindi, non di inimicizia e pregiudizi, che è uno dei grandi limiti in generale della politica.
Allo stesso tempo, non possiamo che riconoscere che il Governo e la maggioranza siano venuti incontro a tutta una serie di richieste che tecnicamente avevano posto le minoranze, a partire dal nostro gruppo.
Mi permetterà una breve digressione solo su una cosa. Mentre ringrazio pubblicamente per il lavoro e per la presenza il Sottosegretario Freni, mi permetterà, Presidente, di stigmatizzare quello che è successo ieri, sempre in Commissione finanze, durante il question time. So che il presidente della Commissione ha mandato una nota al Presidente della Camera per il comportamento del Sottosegretario Savino, che al question time non solo non si è presentata, ma, in collegamento con i deputati, che hanno il dovere/diritto di confrontarsi quando c'è il question time in Commissione, si è connessa dalla macchina e, a un certo punto, ha staccato il collegamento durante il question time, non rispondendo più al telefono.
Qualcuno dice che è accaduto perché è in campagna elettorale. Il presidente della Commissione ha stigmatizzato questo comportamento, dicendo che domanderà al Presidente di chiedere al Governo che il Sottosegretario faccia il Sottosegretario: ovvero, quest'ultima può fare tutte le attività politiche che vuole, ma, quando è in corso il question time in Commissione, quantomeno si metta in condizione di rispondere ai quesiti dei parlamentari.
Non ho fatto mai parte della Camera dei deputati, ma da consigliere regionale non mi era mai successo che un membro della giunta o del governo si comportasse in un modo del genere.
Entriamo nel merito della norma. Io vorrei, innanzitutto, dire che il relatore De Bertoldi ha cercato di mediare con il Sottosegretario Freni per cercare di tenere assieme necessità di equilibri economici con esigenze che venivano dai vari soggetti politici.
In questo caso, voglio evidenziare un aspetto positivo della funzione del parlamentare, almeno per quella che è stata la mia esperienza in Commissione. Le esigenze che venivano portate erano, palesemente, con riferimento a tutte le storture. Sia chiaro: io credo che il superbonus e il sisma bonus siano norme necessarie e utili, e che, come succede con riferimento a tutte le norme, possano essere perfettibili e migliorate. E come si migliora una norma? Si migliora se tu hai il contatto con il territorio o con coloro che materialmente - i cittadini, le aziende, le imprese - attuano questa norma. E tutti gli interventi, devo dire, andavano nella direzione del miglioramento di una norma, che, però, dal nostro punto di vista, era assolutamente necessaria.
Vorrei sottolineare un aspetto, che è l'unica critica nella metodologia che mi permetto di portare in Aula. Qualcuno - non coloro di cui ho poc'anzi fatto i nomi - immagina, secondo noi, che, quando si va al Governo, si cerca di cancellare tutto quello che è stato fatto precedentemente per dare l'idea di un cambiamento e di una modifica. E qualche volta succede che, nell'ansia di cambiare le cose, si facciano degli errori clamorosi: si butta, come si dice, l'acqua sporca con tutto il bambino. È successo, ad esempio, con la modifica della norma sul reddito di cittadinanza, norma assolutamente sacrosanta ma che aveva ed ha, ovviamente, dei limiti migliorativi: a un certo punto, nella frenesia di cancellare tutto, sono state cancellate pure le sanzioni nei confronti di coloro che imbrogliavano o si comportavano in modo truffaldino nei confronti dello Stato.
A tale riguardo, voglio dire una cosa: sulla vicenda del superbonus c'è stata un'azione di alcuni soggetti, che, purtroppo, ci deve far capire che nel nostro Paese c'è una parte non tanto piccola di soggetti, i quali, a tutti i livelli, pensano che fare azioni furbesche, truffaldine o, peggio ancora, criminali, sia un modo di vita nel nostro territorio. Noi diciamo sempre che soltanto una minoranza degli italiani è truffaldina o, fatemi passare questo termine, cialtrona, o delinquente. Eppure, nel caso del superbonus, ci siamo resi conto che una parte consistente, minoritaria ma molto consistente, ogni volta che viene realizzata una norma che ha una sua ratio, una sua necessità e una sua capacità di incidere in modo giusto e corretto (perché il legislatore l'ha fatta secondo una linea guida assolutamente corretta), trova dei sistemi per truffare, per approfittarsene o per imbrogliare. Loro pensano di fregare lo Stato, come se lo Stato fosse qualcosa di terzo; dopodiché, fregano anche se stessi, perché poi i danni e le storture di determinate situazioni obbligano il Governo di turno a intervenire e a fare delle modifiche, che, in alcuni casi, purtroppo, danneggiano altri soggetti che avrebbero potuto usufruire di questi interventi legislativi.
Vi faccio un esempio concreto di cosa significa oggi un'ingiustizia palese su abitazioni popolari e comportamenti ignobili su cui la pubblica amministrazione, in questo caso parliamo del comune di Napoli, non è intervenuta, e alla fine paga il più debole.
Alle 6 di questa mattina, in una casa popolare ai Colli Aminei, è crollato il piano di un palazzo, che è andato a finire sulla casa di legittimi assegnatari, che pagano regolarmente il fitto al comune di Napoli, che si trovano in questo momento senza abitazione. Al piano di sopra, sono stati sgomberati, alcune settimane fa, soggetti legati alla criminalità organizzata, che avevano occupato, per circa 20 anni, quel piano, che hanno devastato. Gli sgomberati non hanno pagato nulla, ad oggi; non hanno pagato il fitto, non hanno pagato le utenze e non hanno pagato i danni che hanno fatto; quelli che stavano al piano di sotto, oltre al danno di avere dei vicini di casa che abusivamente usufruivano di un bene non loro, adesso si trovano pure a sopportare i danni provocati da questi soggetti, che non hanno pagato, e senza abitazione. Ecco, questo è un esempio plastico di un'ingiustizia palese: il cialtrone, il delinquente, il criminale, l'abusivo e l'approfittatore ottengono tutto dallo Stato - probabilmente, questi soggetti hanno accettato lo sgombero perché sapevano che oramai la casa l'avevano ridotta in condizioni di non agibilità - e la persona onesta, che ha veramente bisogno e ha pagato sempre, si trova in una situazione di questo tipo. Questo esempio ci fa capire quanto bisogna intervenire nell'edilizia popolare, quanto questi interventi siano necessari nei centri storici per la rigenerazione urbana, quanto poco sia stato fatto e che purtroppo, in alcuni casi, ad approfittare delle norme, siano i soggetti sbagliati e scorretti, mentre quelli che hanno veramente diritto, per varie motivazioni, anche per incapacità, perché non hanno la giusta assistenza da parte dello Stato, o per ignoranza, non ne riescano a beneficiare. Alla fine, il dato di fatto è che, troppo spesso, ci accaniamo eliminando le norme o modificandole in modo più restrittivo, senza immaginare, invece, che dobbiamo colpire, senza se e senza ma, coloro che ne approfittano.
Adesso entrerò in alcuni aspetti un po' più dettagliati della norma, che noi abbiamo studiato. Prima voglio ricordare che mi sono confrontato continuamente con il collega Grimaldi, che è in Commissione bilancio, e con il gruppo, e voglio ringraziare anche pubblicamente le persone che lavorano nel nostro gruppo parlamentare, perché è stato fatto un lavoro di mediazione e anche di presentazione di tutta una serie di emendamenti e di proposte, che in parte sono state riconosciute dalla stessa maggioranza e dallo stesso Governo come assolutamente di buonsenso. Approfitto della presenza del Sottosegretario per dire che ripresenteremo anche un emendamento e un ordine del giorno su una proposta che è stata respinta e su cui invito il Governo a riflettere seriamente, che riguarda un caso unico in Italia, il caso specifico del comune di Pozzuoli. Su questa questione abbiamo presentato un emendamento in Commissione - ricordo che stanotte, intorno alle 23,56, c'è stato un sisma, il cui epicentro è stato in Molise, ma che è stato avvertito anche nel napoletano e in altre regioni -: Pozzuoli è una città nella quale si vive nel bradisismo e che è stata già evacuata diverse volte. Quindi, secondo noi, non basta il sisma bonus, perché si tratta di una città unica, nel suo genere - è l'unica che è stata evacuata in più di un'occasione e si trova proprio all'interno del cratere dei Campi Flegrei -: avevamo proposto una particolare agevolazione per gli abitanti di quel territorio, su richiesta dell'amministrazione comunale e di tutte le forze politiche che operano su quel territorio. Considerato che il Sottosegretario Freni in più occasioni, durante la seduta notturna di lunedì, ha detto che, quando si tratta di richieste che riguardano una porzione molto piccola di abitanti, il Governo cerca di andare loro incontro e di capire se c'è una peculiarità effettiva, invito il Governo a rivedere il nostro emendamento e il nostro ordine del giorno per la peculiarità unica di Pozzuoli, perché non c'è alcun altro posto in Italia - e, probabilmente, nel mondo - che ha caratteristiche come quelle di Pozzuoli, infatti non abbiamo fatto neanche riferimento a tutti i Campi Flegrei perché è solo Pozzuoli ad avere tale caratteristica.
Tornando invece all'excursus sulle principali modifiche, abbiamo riscontrato che è stato previsto - grazie a un quadro di maggiori certezze, sotto il profilo giuridico, per acquistare i crediti garantiti dal nuovo provvedimento, al fine di smaltire la montagna di circa 19 miliardi di euro di crediti incagliati - un veicolo finanziario a doppio canale, di cui il Sottosegretario ha spiegato un po' la tipologia, ossia la partnership pubblico-privato, costituita da banche, Poste e altre grandi società pubbliche, operativa tramite una piattaforma gestita da ENEL, in grado di acquisire e rivendere, ridando liquidità al sistema, sbloccando così un'impasse che, da mesi, tiene in scacco imprese e cittadini. Su questo oggettivamente riteniamo che sia stato fatto un passo in avanti: alle banche, agli intermediari finanziari e alle assicurazioni che hanno esaurito la propria capienza fiscale è consentito utilizzare i crediti per sottoscrivere emissioni di BTP a 10 anni, per smaltire fino al 10 per cento dei crediti scontati annualmente. Su questo, noi sottolineiamo una criticità, ossia riteniamo che sia rimasto irrisolto il tema dell'incapienza fiscale. Su questo punto leggerò - perché abbiamo fatto un lavoro molto preciso, anche con alcuni esempi - alcuni casi, che vorremmo che il Governo ascoltasse ed eventualmente, qualora non fossero pertinenti, vorremmo che ci desse la possibilità di avere un altro schema rispetto ai calcoli che abbiamo fatto noi. È, infatti, rimasto inevaso il nostro appello a derogare al divieto di opzione, ossia lo sconto in fattura e la cessione del credito, per incapienti e contribuenti a basso reddito. Le mancate modifiche lasciano in vigore il precedente regime, quello che, per poter fruire delle detrazioni spettanti, richiede una capienza d'imposta sufficiente a comprendere il credito spettante; è pertanto precluso il recupero dello stesso a tutti coloro che, o perché rientrano nella no tax area, o perché incapienti d'imposta, non riescono a recuperarlo a mezzo della dichiarazione dei redditi. Questo è un punto importantissimo - ripeto, importantissimo - dalla nostra visuale: si crea un problema di capienza fiscale perché non si parla di detrazioni di poco conto; infatti, soprattutto se si parla di superbonus, l'ammontare dell'importo agevolato si aggira intorno ai 100.000 euro, che devono essere spalmati in soli 4 anni; questo significa che solo chi ha un reddito lordo abbastanza importante riuscirà a portare in detrazione tutta la somma spettante, mentre per chi ha redditi inferiori il rimborso annuale non sarà completo e la parte eccedente non si riuscirà a portare in detrazione e andrà perduta. Non è sbagliato affermare che, stando così le cose, i redditi più bassi saranno nettamente svantaggiati e, molto probabilmente, accederanno molto difficilmente al superbonus e che, di fatto, questa diventerà un'agevolazione destinata prevalentemente ai più abbienti.
Abbiamo fatto questa simulazione - se vuole, Sottosegretario, dopo gliela consegno -: supponiamo di spendere per i lavori, con il superbonus al 110 per cento, 120.000 euro; la detrazione spettante sarebbe di 132.000 euro, che, spalmata su 4 anni, equivarrebbe a una detrazione annua di 33.000 euro. Ma quanto serve guadagnare per pagare 33.000 euro di Irpef e potersi permettere una detrazione di uguale importo? Occorre guadagnare 93.300 euro lordi l'anno circa per poter detrarre 33.000 euro; per questo insistiamo nel dire che si tratta di una cosa da ricchi; non lo vorrei dire, ma, insomma, sembrerebbe essere tale. Se, sulla stessa spesa, la detrazione è al 90 per cento, con il nuovo superbonus la detrazione spettante è pari a 108.000 euro che, spalmata su 4 anni, darebbe diritto a una detrazione annua di 27.000 euro; in questo caso, occorrerebbe un reddito lordo di 80.000 euro circa per non perdere neanche un centesimo di detrazione! Abbiamo fatto pure un'altra simulazione: con una spesa di 70.000 euro, ad esempio, con il superbonus al 110 per cento, spetterebbe una detrazione complessiva di 77.000 euro, ovvero una detrazione annua di 19.250 euro; per poterla assorbire interamente con l'Irpef servirebbe un guadagno lordo di 61.280 euro annui.
Se il superbonus è al 90 per cento, invece, la detrazione spettante è 63.000 euro, pari a 15.750 euro annui: per assorbirla per intero e non perdere nulla, servirebbe un guadagno lordo di almeno 53.140 euro annui. Prendiamo, ad esempio, una cifra di detrazione più bassa: una spesa da 30.000 euro, con quanto si ammortizzerebbe? Con il superbonus al 110 per cento, spetterebbe una detrazione di 33.000 euro, pari a 8.250 euro l'anno; in questo caso basterebbe un guadagno lordo di 32.500 euro. Io spero che i nostri calcoli siano sbagliati. Se abbiamo sbagliato, ci sarà detto pubblicamente che abbiamo usato male la calcolatrice, che non abbiamo interpretato bene la norma e, a questo punto, chiederò scusa al relatore, al presidente di Commissione e al Governo. Però, se non è così, se non abbiamo sbagliato, bisogna porre rimedio. Non c'è la possibilità di far rialzare i deboli. Permettete la digressione, non è una polemica. È il discorso che sempre facciamo sull'autonomia differenziata: se diamo sempre agli stessi gli altri arrancano sempre di più; alla fine, senza soldi, la casa non si aggiusta, che sia di ente pubblico o di privato. Non c'è alternativa: o capiamo che bisogna essere aperti a tutti, compresi quelli che hanno redditi bassi, anzi, a partire da quelli che hanno redditi bassi, oppure rischiamo di fare una norma che aiuterà chi non lo merita. Ovviamente non abbiamo nulla contro la ricchezza, se guadagnata legittimamente, né, tantomeno, è un attacco alla possibilità di chi ha meritatamente dei redditi alti, altissimi e milionari. Però, ci dobbiamo preoccupare, con le nostre norme, di andare pure incontro a chi non ha risorse, per metterlo nella condizione di avere una qualità della vita migliore, perché avere strutture edilizie in cui non sia tutto fatiscente e in condizioni non dignitose, ma buone, permette di avere anche una qualità della vita buona, e questo aiuta la società in generale.
Il secondo punto che abbiamo analizzato è la gestione delle varianti. Grazie all'approvazione di una norma di interpretazione autentica in materia di varianti degli interventi edilizi agevolati, ed anche grazie all'assorbimento dei nostri emendamenti - e su questo punto ribadisco il ringraziamento al presidente, al relatore e al Sottosegretario -, viene previsto che la presentazione di un progetto in variante o a diverso titolo abilitativo, richiesto in ragione della tipologia di intervento edilizio da eseguire, non rileva ai fini del rispetto dei termini previsti. Con riguardo agli interventi su parti comuni di proprietà condominiale, non rileva, agli stessi fini, l'eventuale nuova deliberazione assembleare di approvazione delle suddette varianti. Voi sapete che il tema delle varianti è importantissimo e noi riteniamo che, da questo punto di vista, sia stato fatto un buon lavoro, anche grazie al nostro supporto.
Siamo anche soddisfatti della questione della riduzione dei contenziosi. Al fine di garantire la certezza del diritto e di prevenire e ridurre il contenzioso, sono state introdotte alcune norme di interpretazione autentica per: chiarire che per gli interventi diversi da quelli dell'articolo 119, ossia incentivi per l'efficienza energetica, sisma bonus, fotovoltaico e colonnina di ricarica elettrica, la liquidazione della spesa per i lavori in base a stati di avanzamento costituisce una mera facoltà, e non un obbligo; chiarire che, ai fini della detraibilità delle spese sostenute e per il rilascio del visto di conformità ivi previsto, l'indicazione di tali spese nel computo metrico e nelle osservazioni di congruità delle spese a cura dei tecnici abilitati costituisce una mera facoltà e non un obbligo; chiarire che è concessa al contribuente che non ha concluso il contratto di cessione entro il 31 marzo 2023 la possibilità di avvalersi della remissione in bonis, ossia una particolare forma di ravvedimento operoso, il cui scopo è quello di evitare che adempimenti formali non eseguiti tempestivamente precludano la possibilità, per il contribuente, di fruire di alcuni benefici fiscali, prima della presentazione della comunicazione di opzione, ovvero cessione del credito e sconto in fattura, effettuando la comunicazione all'Agenzia delle entrate entro il 30 novembre, dietro pagamento di una sanzione di 250 euro. Si tratta della preannunciata misura di sblocco dei crediti maturati nel 2022, a rischio decadenza per l'impossibilità di inviare relative comunicazioni all'Agenzia delle entrate entro fine marzo.
Con estensione anche alle barriere architettoniche e al sisma bonus, è stato ripristinato - ancora una volta, voglio sottolineare l'attività di carattere emendativo che abbiamo svolto - il riconoscimento del diritto di opzione, ossia lo sconto in fattura e la cessione del credito, per gli istituti per le case popolari, i cosiddetti IACP, le Onlus e il Terzo settore, purché soggetti già costituiti alla data di entrata in vigore del decreto. Si prevede il diritto di opzione anche per i lavori su immobili colpiti da eventi sismici ubicati in comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, e su quelli colpiti dall'alluvione delle Marche. Inoltre, è stato previsto l'allungamento su 10 anni per il recupero del credito. Grazie all'approvazione di alcuni emendamenti, per i contribuenti ci sarà maggiore spazio fiscale per utilizzare il credito d'imposta, potendo spalmare lo sconto su 10 annualità, al posto delle 4 attualmente previste, purché riferibile a comunicazioni già presentate prima della data in vigore della legge di conversione.
Rispetto allo scudo rafforzato per chi compra, delle banche e alla relativa documentazione, con l'approvazione di un ulteriore emendamento, si è ampliata a un numero più ampio di soggetti l'esclusione della responsabilità in solido nell'acquisto dei crediti del superbonus, una sorta di scudo anti-responsabilità solidale, che comprende ora tutti i cessionari che acquistano gli stessi crediti da una banca, da una società quotata in borsa o da una società riferibile a un gruppo bancario. In sostanza, il decreto già esclude dalla responsabilità i cessionari dei crediti d'imposta che dimostrino di avere acquisito i crediti e che siano in possesso di una specifica documentazione. La modifica estende ulteriormente l'ambito dell'esclusione dal concorso nella violazione a tutti i cessionari che acquistano i crediti di imposta da una banca o da un'altra società appartenente al gruppo bancario della medesima banca o da una società quotata o da altra società appartenente al gruppo della medesima società quotata, sempre a condizione che il soggetto cedente abbia provveduto a rilasciare un'attestazione di possesso della documentazione relativa alle opere che hanno originato il credito di imposta. Un altro emendamento riformulato, inoltre, integra l'elenco dei documenti da possedere, prevedendo, tra l'altro, anche la visura catastale storica, modifiche sulla documentazione sull'efficienza energetica e sugli obblighi di riciclaggio e aggiungendo la documentazione per gli interventi di riduzione del rischio sismico e il contratto di appalto tra chi ha realizzato i lavori e il committente.
Infine, per le villette, grazie a una convergenza sulla data, è stata deliberata la proroga dal 31 marzo 2023 al 30 settembre 2023 del superbonus al 110 per cento, per le spese sostenute per unità abitative unifamiliari o unità immobiliari con accesso autonomo e funzionalmente indipendenti, le cosiddette villette. È possibile utilizzare il superbonus 110 per cento sulle spese sostenute fino al 31 marzo 2023, a condizione che entro il 30 settembre 2022 sia stato completato il 30 per cento dei lavori complessivi.
Infine, un altro problema era rappresentato dal fatto che i lavori relativi a caldaie, infissi o fotovoltaico non richiedono alcun titolo abilitativo. Per risolvere questa difformità, una modifica introdotta dalla Commissione prevede che, per attestare la data di inizio dei lavori, basterà il versamento di un acconto con bonifico parlante o due autocertificazioni, una del venditore e una dell'acquirente, relativamente all'esistenza di un contratto. Queste sono le ultime due nostre sottolineature sulle criticità. Abbiamo parlato anche di quanto riteniamo assolutamente in linea con un indirizzo che noi condividiamo e verso le esigenze di imprenditori, cittadini e pubbliche amministrazioni che hanno accesso al superbonus.
Quanto invece alle criticità, i tempi dell'edilizia non sono compatibili con i provvedimenti d'urgenza emanati dal Governo e convertiti dal Parlamento. Il provvedimento del Governo Meloni, infatti, incide direttamente o indirettamente sull'operatività dell'articolo 119, che riconosce gli incentivi per l'efficacia e l'efficienza energetica, il sisma bonus e il fotovoltaico, e dell'articolo 121, che prevede la facoltà di optare per la cessione del credito e lo sconto in fattura. Se il decreto-legge Rilancio risulta essere, da una parte, solo incompatibile con le tempistiche dei cantieri, ci sono altre disposizioni che dimenticano completamente i diversi regimi a cui sono sottoposti questi interventi, previsti da precedenti provvedimenti, come l'Aiuti-quater e la legge di bilancio 2023, che rimodulano l'utilizzo del superbonus 110 per cento. Il decreto in esame ha previsto il divieto di utilizzo del meccanismo delle opzioni alternative alle detrazioni dirette, ovvero la cessione del credito e lo sconto in fattura, pur prevedendo alcune deroghe, ma tutti i suddetti provvedimenti, entrati a gamba tesa sugli interventi in corso, hanno completamente trascurato un importantissimo aspetto, ossia quello legato al titolo abilitativo, obbligatorio da giugno 2021, che autorizza l'esecuzione dei lavori. Tutti gli interventi precedenti a quella data potrebbero essere stati avviati a seguito di presentazione della CILA ordinaria o della SCIA, anche perché molti di quegli interventi in materia di superbonus non le richiedevano e molti di questi sono ancora in corso.
Rimane, pertanto, il problema irrisolto di chiarire se, per tutti gli interventi avviati in data antecedente al 1° giugno 2021 e ancora in corso nel 2023, si potrà utilizzare il superbonus 110 per cento, anziché il bonus 90 per cento, e se si potrà utilizzare il meccanismo delle opzioni alternative.
L'ultima criticità, che ci interessa moltissimo, è quella dei crediti incagliati. Resta irrisolto il problema dei crediti incagliati e, secondo alcune ipotesi, si potrebbero utilizzare gli F24 in compensazione per risolvere questa difficoltà. Tuttavia, la Ragioneria dello Stato, come abbiamo letto, si oppone fortemente a questa soluzione, mentre lo stesso Ministro Giorgetti, che - sottolineo - non abbiamo avuto la fortuna di riuscire a incontrare in nessuna occasione in Commissione, ha manifestato la propria cautela, evidenziando che molte banche e assicurazioni sono ben lontane dall'aver già esaurito i propri spazi. Infatti, l'ipotesi F24 prevede che le banche, che non possono più acquistare nuovi crediti, perché hanno esaurito lo spazio di smaltimento fiscale nei prossimi anni, potrebbero scaricare i debiti, compensandoli con gli importi dei pagamenti fiscali fatti dai clienti con i modelli F24 ai propri sportelli.
Ovviamente, questo avrebbe un costo immediato per lo Stato e, su tale punto, peserà il confronto aperto con Eurostat su come contabilizzare le spese relative al superbonus e agli altri bonus immobiliari.
Per concludere, Presidente, è chiaro che questa norma non è perfetta, che avremmo potuto ottenere di più e che, probabilmente su alcuni aspetti vanno fatte ulteriori limature. Noi ci auguriamo che, nel corso della discussione e dell'approvazione degli emendamenti ci sia la possibilità di migliorare e di strutturare meglio, negli aspetti che poc'anzi abbiamo evidenziato, questo percorso normativo, che, se migliorato ulteriormente, potrebbe trovare una maggiore condivisione da parte di tutte le forze del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Saverio Congedo. Ne ha facoltà.
SAVERIO CONGEDO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, in apertura di questo intervento credo sia doveroso, da parte mia, sottolineare un dato, evidenziato anche negli interventi di tanti colleghi degli altri gruppi che mi hanno preceduto, ovvero il lavoro qualificato e lo spirito costruttivo che hanno caratterizzato i lavori della VI Commissione (Finanze), grazie alla conduzione del presidente Osnato, all'importante attività che ha svolto il nostro relatore, il collega De Bertoldi, e al contributo qualificato che è arrivato dal Governo, con la presenza in Commissione del Sottosegretario Freni.
Questo è avvenuto nella consapevolezza generale da parte di tutti i gruppi dell'importanza della materia e della questione che stavamo affrontando, nonché dell'impatto che le nostre decisioni avranno su imprese e famiglie, per una misura che, in astratto, come ha ricordato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in quest'Aula, era anche condivisibile, ma che è stata scritta male e attuata peggio. Ora spetta a questo Parlamento, a questa maggioranza e al Governo cercare di porre rimedio nei confronti delle aziende. L'ANCE ci ha ricordato che sono 32.000 le imprese coinvolte nel sistema bonus, con i loro 170.000 lavoratori e con 115.000 cantieri, aziende con i cassetti fiscali pieni, con crediti incagliati per 19 miliardi, con problemi di liquidità e bilanci in affanno, così come sono tante le famiglie italiane proprietarie di immobili. Sappiamo che l'Italia rappresenta una specificità nell'ambito europeo, perché ben il 70 per cento delle famiglie abita in una casa di proprietà. Quindi, quale sia l'impatto di una misura di questo genere e dei suoi possibili correttivi è sotto gli occhi di tutti.
Sono cittadini che hanno creduto allo Stato, che hanno creduto o si sono illusi di poter migliorare il proprio patrimonio immobiliare gratis, perché una legge gliel'ha permesso.
A scanso di equivoci - non ce ne sarebbe bisogno, ma lo voglio precisare -, credo che tutti noi, in quest'Aula e anche fuori dal Palazzo, siamo favorevoli alla possibilità di ristrutturare un patrimonio immobiliare ormai datato, di recuperare le facciate dei nostri palazzi, di abbattere le barriere architettoniche, di migliorare i nostri edifici dal punto di vista energetico e della sicurezza sismica, così come immagino siamo tutti favorevoli, dentro e fuori da questo Palazzo, nel ritenere assolutamente auspicabili e positive le misure utili a dare impulso alla nostra economia, soprattutto a un circuito economico ancora vittima delle conseguenze di un lockdown che ha messo in ginocchio il nostro sistema, ben sapendo, peraltro, che l'edilizia è uno dei principali attori della nostra economia e del mondo del lavoro e che il mattone è uno straordinario propellente per la nostra economia e per il nostro sistema. Quello della detrazione delle spese riferite all'edilizia è un tema non di oggi, ma se ne discute da molti anni, da oltre 10 anni. Allo stesso modo, siamo consapevoli di quali possano essere i riflessi sulla nostra economia di iniezioni di liquidità immesse nel sistema.
Tuttavia, arriva un momento in cui credo occorra fare professione di realismo e di responsabilità e chiedersi cosa in realtà queste misure hanno realmente prodotto.
Il patrimonio immobiliare è stato obiettivamente migliorato e queste misure sono servite. L'economia del nostro Paese da queste misure ha avuto un impulso e forse ci vengono in aiuto alcuni dati emersi dalle proficue e importanti audizioni che si sono svolte in Commissione.
La CGIA di Mestre ci ha ricordato che, a fronte di una spesa di quasi 72 miliardi, appena il 3 per cento del patrimonio edilizio è stato riqualificato (quindi, il 3 per cento di 12 milioni di edifici); che i benefici dei bonus sono stati destinati per lo più ad abitazioni unifamiliari, ville, villette e seconde case; che il 60 per cento del bonus ha coperto una parte del territorio, la parte del Nord e non tutto il territorio, con una diseguaglianza dal punto di vista territoriale; soprattutto - e sottolineo “soprattutto” - che di questo beneficio non si è avvantaggiata l'edilizia economica e popolare, cioè quella abitata dai meno abbienti, dalle fasce più deboli che, statisticamente, abitano in edifici meno efficienti (questo per richiamare anche un dato che veniva sottolineato dal collega Borrelli, cioè la possibilità di utilizzare il bonus proprio lì, dove più serve).
Ma anche sul fronte economico, con i dati che arrivano dalla direzione generale del Ministero dell'Economia e delle finanze, gli scenari sono più che eloquenti: il sistema dei bonus edilizi ha pesato per un importo pari a 110 miliardi di euro sulla finanza pubblica, con uno scostamento complessivo di 38 miliardi rispetto alle previsioni iniziali, con un minor gettito, per gli anni dal 2023 al 2026, stimato tra gli 8 e i 10 miliardi in ciascun anno. Dunque, non è un caso che un esponente non della maggioranza, né di Fratelli d'Italia, il senatore Cottarelli, già commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, ha definito con parole che ritengo eufemismi, questa misura fin troppo generosa.
Allora, non è esagerato ritenere che la misura del bonus abbia avuto l'effetto di un mattone - per rimanere nella metafora - posato sull'acceleratore della spesa pubblica, che ha portato la macchina dello Stato a viaggiare a una velocità ben oltre i limiti consentiti e con il rischio concreto di poter andare fuori strada.
A questo, potremmo aggiungere anche il tema delle truffe, ripreso da altri colleghi. Il direttore generale dell'Agenzia delle entrate le ha quantificate in 9 miliardi di euro; non mi iscrivo al partito di quelli che dicono che i caselli autostradali vanno chiusi, perché in autostrada ci potrebbe andare un pirata della strada, tuttavia, questo è un dato che fa riflettere.
Peraltro, è proprio di qualche giorno fa un'indagine della Guardia di finanza che ha portato al sequestro di 3 miliardi di euro in due operazioni che hanno riguardato il Nord e il Sud del Paese, Asti ed Avellino in particolare. Potremmo anche tirare in ballo la questione di un mercato drogato dall'aumento dei costi delle materie prime, delle spese dei cantieri, delle forniture, potremmo aggiungere anche questioni legate, come è stato ricordato dal relatore De Bertoldi, ai temi della classificazione Istat ed Eurostat relativamente all'impatto di questi crediti.
In questo quadro assolutamente non esaltante credo che fosse inevitabile per un Governo, sebbene in carica da 5 mesi, per una maggioranza e, oserei dire, per tutto il Parlamento assumere la responsabilità di intervenire e di farsi carico di questo fardello - ci sono cose che vanno chiamate con il loro nome perché di questo si tratta, per il Paese, di un fardello ereditato dal Governo giallorosso “Conte 2”, con il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro dell'Economia Gualtieri, attuale sindaco di Roma - e sentire il dovere di intervenire per mettere in sicurezza i conti pubblici, senza - compito arduo - abbandonare al proprio destino cittadini, famiglie e aziende che rischiano di essere le vere vittime di questo sistema. Mi riferisco alle vittime di chi ha dipinto l'Italia come un Paese di Bengodi, in cui si può guadagnare standosene a casa e si possono ristrutturare le proprie abitazioni gratis, anzi, spendendo 100 e guadagnando 110, dimenticando però di sottolineare e di ricordare ai cittadini italiani e alle famiglie italiane che, quando paga lo Stato, il gratis non esiste, perché a pagare sono sempre i contribuenti italiani, soprattutto quelli onesti che lavorano e pagano le tasse. Inevitabile e, direi, ineludibile che il Governo e questa maggioranza si facessero carico di tutto questo con il decreto-legge n. 11 del 2023, che è intervenuto eliminando l'opzione dello sconto in fattura e della cessione del credito, che ha precisato meglio i profili di responsabilità nelle operazioni di cessione, che ha escluso la pubblica amministrazione dalla possibilità di acquisire crediti.
Dopo questo decreto-legge del Governo è intervenuto quel lavoro, che tutti abbiamo sottolineato essere stato assolutamente virtuoso, in Commissione finanze dove, al di là delle posizioni politiche - questo va sottolineato, perché il clima che ha animato i lavori della Commissione è stato assolutamente costruttivo -, è stata presentata una serie di emendamenti, alcuni simili, alcuni addirittura sovrapponibili, che sono stati poi riformulati dal Governo in modo tale che la gran parte dei gruppi vi si è riconosciuta. Voglio ricordare, vado a memoria, che forse nessun emendamento ha avuto un voto contrario: alcuni gruppi hanno votato a favore e, infatti, alcuni emendamenti sono passati all'unanimità mentre altri emendamenti sono passati con la semplice astensione dei gruppi di opposizione o di alcuni dei gruppi di opposizione, a testimonianza del lavoro proficuo che si è fatto in Commissione.
Che cosa è stato cambiato in Commissione, ritengo in meglio, rispetto al decreto licenziato dal Governo? La cosa importante è la proroga al 30 settembre per le cosiddette villette, cioè le case unifamiliari. Vi sono, poi, la possibilità di portare da 4 a 10 anni la detrazione dei crediti di imposta, dando così la possibilità anche ai cosiddetti incapienti di avere un arco temporale più lungo nel quale usufruire del bonus, la cosiddetta remissione in bonis, la possibilità di rivedere le modalità per individuare la data di inizio lavori, il titolo abilitativo, le autocertificazioni, l'estensione della deroga al blocco delle cessioni e dello sconto in fattura - veniva ricordato prima - per le ONLUS, per gli immobili IACP, per le cooperative abitative, per il Terzo settore, per le opere di abbattimento delle barriere architettoniche, per le opere di riqualificazione urbana in zone sismiche, per gli interventi in zone colpite dal sisma o da eventi meteorologici nelle Marche. Vi sono, inoltre, la precisazione, non scontata e importante, della possibilità di compensare i crediti tributari con i debiti contributivi e assistenziali, il rafforzamento dello scudo antiresponsabilità solidale e una serie di norme tese a semplificare, precisare, meglio individuare le procedure, che certamente risparmieranno ai contribuenti e al sistema Paese una mole importante di contenzioso.
Certo, bisogna essere onesti, queste misure non risolvono d'emblée la questione importante, quella che il Sottosegretario Freni ha definito l'elefante nella stanza, e cioè quella dei 19 miliardi di crediti incagliati. Però, credo di poter ritenere che queste modifiche siano state utili a creare un terreno importante, direi un humus favorevole perché il Paese possa uscire senza danni da questa situazione complicata, molto complicata. I primi segnali stanno arrivando. Ci sono state aperture da parte del sistema bancario per poter riprendere la possibilità di acquisire crediti, anche da Poste. Veniva ricordata dal collega De Bertoldi…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
SAVERIO CONGEDO (FDI). …l'iniziativa - mi avvio alla conclusione, grazie, Presidente - di una società privata, che con il suo CEO si è resa disponibile a mettere in piedi un sistema veicolo per poter assorbire questi crediti. Concludo, Presidente, nel dire questo: il risultato raggiunto è quello che, in realtà, Fratelli d'Italia e tutti noi avremmo voluto? Probabilmente no. Da patrioti avremmo voluto fare di più e di meglio in questa situazione per il Paese, però credo di avere la consapevolezza che è stato fatto tutto quanto fosse nelle possibilità di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, deputato Congedo, anche per la puntualità.
È iscritto a parlare il deputato Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Eccoci qui, oggi siamo ancora a parlare per l'ennesima volta della cessione dei crediti e dei bonus sull'edilizia. Per l'ennesima volta perché, è inutile ricordarlo, da quando noi abbiamo proposto questa misura, che è stata innovativa, che ha lanciato l'economia italiana a livelli…
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, deputato Fede, la interrompo soltanto per pochi secondi perché mi sono dimenticato di salutare gli studenti e gli insegnanti della Scuola secondaria di primo grado Ovidio di Sulmona, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi). Poiché gli interventi in discussione generale sono lunghi, temo che poi se ne sarebbero andati e non avremmo potuto fornire il nostro gradito benvenuto. Grazie, a lei la parola.
GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Riparto da capo perché la presenza dei ragazzi, che ringrazio, è importante, e spero che siano appassionati al dibattito che facciamo in quest'Aula. Qui parliamo di futuro e, quindi, forse i ragazzi sono proprio il centro di quest'intervento. Parliamo di futuro perché parliamo di un mondo che sta andando verso il cambiamento climatico, verso una serie di incertezze che minano la fiducia degli italiani e anche dei nostri giovani, e noi dobbiamo lavorare per migliorarlo. Questo è lo spirito che ha mosso queste nostre norme sul superbonus, sui bonus edilizi e sulla cessione dei crediti, per dare nuove opportunità a una Nazione che era ferma e stagnante, colpita gravemente dalla pandemia. Infatti, dobbiamo anche contestualizzare il momento in cui questa norma è nata. Nel momento in cui l'Italia era vuota, ferma, inchiodata da un virus che ci ha colpito e ci ha fatto molto male, noi, fra le prime Nazioni in Europa, abbiamo avuto la forza e il coraggio di pensare a una norma innovativa. Una norma talmente innovativa, Presidente, che, per rilanciare l'economia in questo momento gravissimo, ha portato a risultati che non si vedevano da 35 anni e a un PIL mai visto. Al di là delle chiacchiere, dei teatrini, delle polemiche di parte e strumentali, alla fine contano i numeri e contano le azioni. Il nostro PIL è stato nel 2021 del 6,7 per cento, nel 2022 del 3,9 per cento; complessivamente, un 10,6 per cento in due anni, che è stato un risultato incredibile, nel momento peggiore. Oggi le stime del Governo Meloni ci preannunciano un futuro fatto di decimali, dello 0,6 per cento.
Ho sentito con interesse gli interventi dei colleghi, anche di quelli della maggioranza di cui comprendo l'imbarazzo, perché oggi noi stiamo andando a modificare un provvedimento, emanato il 16 febbraio dal Governo, che di fatto - lo diciamo con sincerità - viene bocciato dalla sua maggioranza stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), prendendo a spunto tutte quelle proposte che noi avevamo messo in questo tipo di dispositivi e che, devo dire, sono state prese per buone.
Ciò, anche perché la povertà di idee è l'azione che contraddistingue questi primi mesi di Governo, in cui ancora stiamo aspettando una norma generata dalla capacità legislativa di questa maggioranza, che, ahimè, non è mai venuta.
Per cui tutto quanto si limita a prendere, smontare, rimodulare - male - norme che, invece, hanno funzionato. Infatti, al di là delle polemiche che sono state sollevate, ricordo le dichiarazioni fatte agli albori di questo provvedimento di blocco e di modifica della cessione dei crediti, quando il Governo e la maggioranza davano i numeri (e non è un modo offensivo per riferire un'azione, ma davano proprio i numeri), parlando di cifre attribuite anche ai neonati, addirittura, pari a 2.000 euro di debito, quando, poi, tutti questi dati sono stati smentiti puntualmente, uno per uno, da autorevoli istituti di ricerca, di analisi, istituti europei.
Quindi, non era il dibattito politico, perché qui ci sta, questo è il teatrino. Noi parliamo sempre con lealtà e realismo, però non posso nascondere che, spesso, ci sentiamo attaccati attraverso strumentalizzazioni e cose prive di fondamento. Ma i numeri parlano chiaro e dicono che tutta questa bufala è stata raccontata molto male.
Quest'azione innovativa ha portato a un rilancio mai visto. Ricordo che, quando seguivo la politica dalla televisione e non ero parte attiva, come sono adesso, in Parlamento, con i colleghi, e parte propositiva con misure innovative - lo ribadisco -, sentivo annunciare 1 milione di posti di lavoro. Aspettiamo ancora quelli promessi dalla destra e dal Governo Berlusconi dell'epoca, in cui c'era anche la Meloni come Ministro. Invece, noi, oggi, senza prometterlo, abbiamo creato 920.000 posti di lavoro nuovi, nuovi occupati, in un momento in cui l'economia italiana languiva e aveva bisogno di un booster. Questo booster è arrivato e si chiama superbonus. Oltretutto, è la migliore normativa che usufruisce di bonus edilizi rispetto ad altre. Infatti, si parla di norme fatte bene o fatte male, si parla di truffe, genericamente annunciate per una cifra altissima di milioni di euro, ma la Guardia di finanza - non Giorgio Fede, non l'onorevole Fede - ha accertato che le truffe sono solamente il 3 per cento. Allora, la polemica è stata sul 3 per cento, omettendo le azioni, semmai, di correzione e di modifica del 97 per cento delle azioni che generano dissesti e problematiche. E, invece no: c'è sempre e solamente un'azione di strumentalizzazione politica delle norme fatte bene e questa cosa non ci viene perdonata, perché la mancanza di idee permette agli altri di attingere nel nostro bacino che mettiamo a disposizione come patrimonio per questa Nazione.
Dopo aver visto tante cose - nel raccontarle, abbiamo quasi terminato le pagine del dizionario dei sinonimi e dei contrari: giravolte, capriole, tradimenti, sono state raccontate in questa maniera le azioni del Governo Meloni -, adesso siamo arrivati addirittura al paradosso.
Per non perdere neanche una parola, con il rispetto dell'autore, voglio leggere una frase; prima ve la leggo e, poi, vi dico da chi proviene: “L'impegno preso è stato mantenuto: dalla Camera dei deputati è arrivato il via libera per il superbonus e la cessione del credito nell'area del cratere del sisma del 2016”, ossia l'area del cratere da cui io provengo e dei crateri che si sono originati dai terremoti verificatisi dal 2009 in poi. “Si tratta di una misura fondamentale nel percorso di rinascita dell'Appennino centrale. L'emendamento approvato garantisce fino al 2025 la cessione nel credito e lo sconto in fattura per gli interventi di ricostruzione che hanno usufruito del 110 per cento per le lavorazioni non coperte da contributo sisma. Il mantenimento della cessione del credito d'imposta e dello sconto in fattura nel solo cratere sismico rappresenterà certamente uno stimolo per le imprese a lavorare nel grande cantiere della ricostruzione. Il 110 per cento, abbinato alla ricostruzione, consentirà di rafforzare la sicurezza degli edifici e di renderli sostenibili sotto il profilo energetico e ambientale. Esprimo sincera soddisfazione e ringrazio il Governo e la maggioranza per lo sforzo compiuto e l'attenzione mostrata nei confronti delle nostre comunità”.
Questa frase sembrerebbe detta da un grillino qualsiasi, uno molto attivo, uno che crede nelle politiche dei 5 Stelle, perché queste sono le nostre politiche. E invece no, vi devo dire chi l'ha detta: l'amico e stimato collega senatore Guido Castelli, Fratelli d'Italia, commissario straordinario per la ricostruzione post sisma del Centro Italia. Qual è il paradosso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Che, per avere soddisfazione, un parlamentare di questo territorio, che vive e conosce le problematiche, ha dovuto aspettare che il Governo smontasse una nostra norma, per poi riadottare la stessa, con le stesse caratteristiche e darne il plauso. Questa è la sincera voce di molti parlamentari che, con imbarazzo, sono qui dentro e stanno lavorando - quelli della maggioranza - a smontare le norme del provvedimento Meloni-Giorgetti.
Questa è la realtà dei fatti. Purtroppo, quest'azione è stata ripescata solamente per le aree del sisma, dove si lavora non solo per riparare il danno, ma per dare quella prospettiva di miglioramento degli edifici che noi avevamo pensato per gli italiani, perché ieri, a Campobasso e in Abruzzo, c'è stato l'ennesimo sisma.
Quando si parla di rigenerazione urbana, si parla di dare linfa e lavoro per le case degli italiani, che sono un patrimonio molto ampio e, purtroppo, molto vecchio e, in ottemperanza alla normativa sulle case green dell'Europa, senza queste disposizioni, ci vorranno 600 anni per metterle a norma. Quindi, anche qui, si andava nella direzione di rilanciare l'edilizia, di aumentare la qualità e la sicurezza ambientale e sismica, nell'orizzonte di ottemperare ai provvedimenti contenuti nelle norme europee, che, senza le nostre azioni, non potremo attuare.
E la stessa cosa l'abbiamo vista in questi giorni, quando la Meloni è andata in Europa per le auto verdi ed è tornata a casa bastonata - penso che lo possiamo dire, “bastonata” è il termine corretto -, non ottenendo ciò che si era spacciato per la tutela degli interessi italiani.
È quello che avviene tutti i giorni, è una cronaca quotidiana. La sicurezza sventolata come il valore patrio della destra nazionale, ma, poi, vediamo che non si riesce a gestire masse di immigrati, che, peraltro, sono aumentate in maniera esponenziale nel momento in cui c'è al Governo quella forza politica che doveva stopparle, quella forza politica che ha fatto tutte le norme che regolano l'immigrazione. Qualsiasi immigrato che vive e circola in Italia è entrato con le norme del centrodestra; se non funzionano, uno dice: “ma, allora, la fiducia che gliela diamo a fare?”.
E, ahimè, questa fiducia è stata tradita anche con riferimento agli operatori edili, perché era la Meloni, erano tutti i parlamentari di destra a garantire nel loro programma elettorale che avrebbero tutelato il superbonus, che avrebbero previsto una garanzia per le imprese e per i lavoratori. Poi, come si dice, passata la festa, gabbato lo santo: dopo le votazioni, hanno rinnegato tutto quanto ed esce fuori questo provvedimento.
È, purtroppo, una prassi che abbiamo visto praticare costantemente su tutti i temi. Noi, dal canto nostro, abbiamo sempre praticato un'azione di responsabilità, perché quella muove le nostre azioni: non il consenso elettorale, ma il fatto di proporre soluzioni innovative.
Prima sentivo dei colleghi raccontare che i bonus edilizi esistono dal 1998. Io lavoravo in questo settore, li conosco bene: abbiamo dato bonus per rifare i rivestimenti dei bagni, cambiare le mattonelle degli anni Sessanta con quelle firmate e in voga in certi anni, ma nessun contributo per il miglioramento sismico, nessuno per il miglioramento energetico, nessun contributo per una qualità della casa reale. Questa è stata la prima norma, in decenni di attività edilizia, che, oltre a rilanciare l'economia, ha permesso di fatturare fino all'ultima vite, fino all'ultimo bullone. Quindi, quando si parla di furbetti, con questa norma, li abbiamo eliminati, abbiamo dato una nuova prospettiva, risorse rientrate direttamente e in percentuali immediate del 50, 70 per cento: lo dicono i commercialisti, lo dicono tutte le persone che i conti li sanno fare, forse, meglio dei politici. Ciononostante, questa norma è stata avversata, anche andando contro gli auspici delle persone.
Come tutti quanti i parlamentari del mio territorio, poco fa, ho ricevuto una mail da un cittadino marchigiano, Carlo - non cito il cognome -, che è uno di quelli che ha subito il terremoto del novembre 2022 ad Ancona. Vive in una casa di pochi metri quadrati da 5 mesi e si lamenta, dicendo: “perché io non posso usufruire dei contributi e dei supporti previsti per tutta l'Italia e per le zone del sisma, quando nella mia zona non è stato riconosciuto lo stato d'emergenza?”. Perché, anche qui, il governo delle Marche, che è di destra, promette e garantisce sicurezza e tante misure che, poi, alla fine, non vengono attuate e, chiaramente, i cittadini si lamentano.
Come si lamentano tutti quei cittadini che sono scesi in piazza, nei giorni precedenti, per manifestare a favore della tutela del superbonus. C'era solamente una forza politica dopo la campagna elettorale al loro fianco ed eravamo noi, con il presidente Conte e con i miei colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e saremo al loro fianco il 1° aprile, quando ci sarà l'ennesima manifestazione.
Sono scomparsi tutti quei promettitori seriali della campagna elettorale che, dopo la campagna elettorale, hanno rinnegato tutte le promesse. Questo è ciò che crea sfiducia in parte dell'elettorato, che, poi, non va a votare, anziché, magari, lamentarsi, come fanno in Francia. Devo dire che la pressione dei cittadini è fondamentale per far capire qual è la direzione da seguire nel mantenere le promesse. Perché è mantenere la promessa la scelta che fa la differenza, e questo non si fa per consenso elettorale. La coerenza noi l'abbiamo pagata, gli altri vedo che se ne lavano tranquillamente le mani: però, poi, le conseguenze sono queste.
Quindi, tornando al tema, abbiamo adottato questa norma, che ha creato anche quell'extragettito di cui parlava l'ultimo provvedimento di ieri, di promessa di contenere le spese energetiche; questi sono i 90 miliardi che derivano dall'azione virtuosa, fiscalmente valida, che ha permesso di non dover fare sforamenti di bilancio al Governo Draghi e al Governo Meloni, oggi, di assolvere agli impegni di abbassare i costi dell'energia. Ma, anche qui, senza alcuna proposta innovativa, semplicemente proseguendo sulle azioni tracciate dagli altri, questo è un Governo che va a rimorchio, va a rimorchio perché non ha il trattore che porta avanti le idee, forse il trattore è un mezzo usato per le campagne elettorali da alcune forze politiche, ma poi non riesce a trainare l'azione politica.
Quando, in precedenza, ascoltavo alcuni colleghi che parlavano - dando false informazioni, oltretutto - di legalità, di truffe, di leggi fatte male, a un certo punto ho alzato lo sguardo, ho letto il nome dell'oratore ed era della Lega; però, certo che ci vuole un bel coraggio a parlare di truffe quando è l'unica forza politica che è stata indagata, dalla Finanza, non da noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per i 49 milioni sottratti. Questi rubano anche nelle offerte della Chiesa, quello che lo Stato, il contribuente dà ai partiti, e fanno lezioni di moralità a noi; ma veramente, stiamo scherzando?
Questo è il discorso, noi dobbiamo lavorare per agire nell'interesse degli italiani. Questo lo faremo con tutto quanto il nostro impegno, lo facciamo con proposte concrete, lo facciamo con una serie di azioni che è confermata in ogni singola relazione tecnica. Possiamo citare, fra i tanti, Censis, Nomisma, l'associazione dell'Ordine dei commercialisti, l'area delle professioni tecniche, noi abbiamo ricevuto e-mail da tutte le associazioni che rappresentano il settore e la filiera edile, che è la filiera trainante che ha rilanciato non solamente quel settore, ma tutti quelli ad esso collegati. Ci sono oltre 17 settori economici che si muovono dietro a questa spinta.
E anche a proposito della falsità di dire: i cittadini che hanno più soldi, meno soldi, quelli che pagano le tasse, che non le pagano, noi avevamo fatto uno strumento che consentiva a tutti quanti di accedere alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura per permettere la riqualificazione delle proprie abitazioni e la sicurezza di ogni cittadino italiano, perché, poi, comunque, lo dicono i dati e lo dicono i fatti, questo ha permesso lo slancio dell'economia, per cui, quando si parla di un aumento del PIL del 10,06 per cento, contro un aumento del PIL dello 0,6 della destra, è inutile che parliamo, i dati sono confermati dalle azioni. Queste misure lanciano e rilanciano l'economia, è quello di cui abbiamo bisogno.
Qui abbiamo solamente misure recessive, misure che vanno a chiudere, con quest'azione, che veramente diventa imbarazzante ogni giorno di più. Tante volte penso con curiosità: ma, da qui a quattro anni, ammesso che ci arrivano, cosa potremo vedere ancora? Se chi ben comincia è a metà dell'opera, penso che veramente siamo messi abbastanza male. Ciononostante, cerchiamo di lavorare, cerchiamo di fare le cose come vanno fatte e, quindi, dobbiamo agire in questa direzione.
Oggi, qui, viene smentito il Governo, dalla sua stessa maggioranza e vedremo poi se sarà costretto a mettere la fiducia, l'ennesima. Anche di ciò ci si lamentava dai banchi dell'opposizione e, poi, dopo l'azione è sempre la stessa, ma capisco l'imbarazzo.
Devo anche, alla fine, ringraziare i relatori e chi ha lavorato, comunque sia, per lo sforzo costruttivo, perché si arriva al sano realismo, l'azione per migliorare e per correggere è avvenuta, non tanto quanto avremmo voluto e non come suggerito dalle proposte emendative, che non abbiamo fatto mai mancare. Addirittura, adesso, si è proposto di inserire uno strumento, una piattaforma che possa controllare; ne siamo felici, noi lo avevamo detto nel 2019, il collega Emiliano Fenu, che è qui, insieme ai miei colleghi, che sono intorno a me, ha lavorato costantemente a quest'azione; tutto ciò l'avevamo detto. Dire: l'avevamo detto, è un po' brutto, da un certo punto di vista, però, ci consola il fatto che, alla fine, alcuni spunti - ahimè, non tutti - vengono presi in considerazione e forse si salva il salvabile; non lo so. Secondo me, questa manovra, con questo blocco e con questa ripresa parziale, chiaramente non potrà aspirare a quei risultati che hanno dimostrato di aver ottenuto manovre diverse nei mesi passati e negli anni precedenti, però, è innegabile anche quanti ostacoli, quanti granelli di sabbia siano stati messi negli ingranaggi per fermare questo meccanismo che, evidentemente, dava fastidio, perché quando la manovra funziona non si pensa che si sta facendo bene alla Nazione, ma si pensa al fastidio elettorale. Tutto si pesa non sui conti del PIL e sui numeri reali, ma sul consenso. Allora, questa politica che vive di consenso crea danni a un Paese che, invece, ha bisogno di scelte concrete e reali. Sono quelle che noi abbiamo sempre cercato di fare, per cui continuiamo a lavorare in questa direzione, lo continueremo a dire, con tutti gli interventi dei colleghi di gruppo e, a questo punto, direi anche che posso concludere qui quest'intervento, lasciando spazio anche agli altri colleghi; rischiamo di ripeterci, inevitabilmente, però, andiamo avanti con la nostra azione, sempre a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Allora, abbiamo 15 minuti di tempo: potremmo svolgere un ultimo intervento. Se il relatore accetta - mi riferisco al deputato Santillo -, può intervenire per 15 minuti, altrimenti rinviamo alla riapertura, alle 16. Benissimo, rinviamo alla riapertura.
Ne approfitto per salutare gli studenti e gli insegnanti del liceo Nervi-Ferrari, di scienze applicate, in provincia di Sondrio, in località Morbegno, che sono qui in tribuna ad assistere ai nostri lavori (Applausi). Così come ringrazio l'Associazione nazionale anziani e pensionati di Confartigianato di Cuneo, presenti sempre in tribuna (Applausi).
Ricordo che abbiamo appena esaurito gli interventi in discussione generale e sono presenti solo i deputati interessati al dibattito in corso.
Sospendiamo a questo punto la discussione generale del provvedimento in esame, che riprenderà alle ore 16.
Sospendiamo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 15, per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Giustizia, il Ministro della Difesa, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali.
Invito gli oratori e il Governo ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso, che, come sapete, non prevede tempi di recupero.
(Orientamenti del Governo in ordine a modifiche normative relative ai reati di tortura e di istigazione alla tortura - n. 3-00285)
PRESIDENTE. Il deputato Gianassi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00285 (Vedi l'allegato A).
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbiamo appreso, con stupore e sconcerto, che Fratelli d'Italia ha presentato una proposta di legge per abrogare il reato di tortura, cancellando gli effetti della legge del 2017 attraverso la quale, seppur con ritardo, l'Italia si era conformata agli obblighi internazionali che impongono agli Stati nazionali di prevedere all'interno del proprio ordinamento nazionale l'autonomo reato di tortura. Si tratta di un'iniziativa parlamentare gravissima perché in contrasto con gli obblighi internazionali, con principi di civiltà e con le esigenze di tutela delle vittime. È, inoltre, un'iniziativa in contrasto con gli indirizzi programmatici che lei, signor Ministro, ha presentato dinanzi alla Commissione giustizia e in quest'Aula, laddove ha ricordato l'impegno, suo e del Governo, ad adottare in tempi brevi il codice dei crimini internazionali, dei quali la tortura fa parte.
Le chiediamo, dunque, di dirci con nettezza e senza infingimenti che il Governo non consentirà l'abrogazione del reato né modifiche nel senso dell'alleggerimento o dello svuotamento che costituirebbero un inaccettabile cedimento di fronte alla tutela dei diritti fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, signor Presidente e grazie all'onorevole interrogante. Posso rispondere, senza “se” e senza “ma”, che il Governo non ha alcuna intenzione di abrogare il reato di tortura. Come già ho avuto occasione di spiegare l'11 gennaio di quest'anno, vi è soltanto un aspetto tecnico che deve essere rimodulato per una ragione molto semplice, cioè che il reato di tortura, così com'è strutturato, ha delle carenze tecniche di specificità e tipicità che devono connotare la struttura della norma penale. L'impossibilità di modificare e la volontà ferma del Governo di tener fermo il reato di tortura sono determinate da una ragion pura e da una ragion pratica: la ragion pura è l'ottemperanza a quanto è stato stabilito dalle norme internazionali; la ragion pratica è proprio una ragione di coerenza, dato che questo è un reato particolarmente odioso e abbiamo tutte le intenzioni di mantenerlo, le ha chi vi parla e le ha il nostro Governo.
Allora, a gennaio, dissi che vi erano però delle carenze tecniche e che mi sarei riservato, eventualmente in un altro momento, di chiarirle. Naturalmente, nel brevissimo tempo è difficile farlo, però posso ricordarvene alcune. La prima attiene all'atteggiamento soggettivo del reato in quanto la Convenzione di New York, alla quale noi vogliamo e dobbiamo ottemperare, circoscrive le condotte costituenti tortura a quelle caratterizzate dal dolo specifico, attuate per raggiungere le finalità di ottenere informazioni o confessioni, punire, intimidire o discriminare. In altre parole, come tutti sanno, il dolo specifico è quando una condotta viene tenuta al fine di ottenere un risultato ulteriore; in questo caso, quello di ottenere la confessione. Il nostro legislatore, invece, optando per una figura criminosa contrassegnata dal dolo generico, quindi senza l'intenzione ulteriore di ottenere un determinato risultato, ha eliminato il tratto distintivo della tortura rispetto agli altri maltrattamenti, rendendo concreto il rischio, paventato tra l'altro anche dai rappresentanti delle Forze dell'ordine, ma non solo, di vedere applicata la disposizione nei casi di sofferenze provocate durante operazioni illecite di ordine pubblico e Polizia.
Un ulteriore rilievo critico è rappresentato dalla inopportuna fusione - anche questo è un aspetto tecnico che non è facile spiegare ora, ma vi prego di approfondirlo magari in un'altra sede - in un'unica fattispecie di reato delle figure criminose di tortura e di trattamenti inumani e degradanti, che da sempre sono considerate sul piano internazionale figure distinte e meritevoli di considerazione differenziata. Sottoporre la generalità delle condotte integranti due illeciti, aventi un'offensività diversa, al medesimo rigoroso trattamento sanzionatorio appare una scelta che non è ragionevole e non è imposta dai vincoli internazionali. Ripeto, sono questioni esclusivamente tecniche ma vi posso assicurare - parola d'onore, se si può dire - che il reato di tortura rimarrà.
PRESIDENTE. La deputata Debora Serracchiani ha facoltà di replicare.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro le devo dire che non solo non ci ha convinto ma ci ha anche preoccupato. Credo che queste carenze tecniche lei le debba chiarire soprattutto – per suo tramite, Presidente, chiederei di spiegarlo al Ministro – al gruppo Fratelli d'Italia che ha presentato una proposta di legge che abroga il reato di tortura. Lo abroga, Ministro, elimina l'articolo 613-bis. Inoltre, elimina l'articolo 613-ter, cioè l'istigazione alla tortura, per sostituirlo con la previsione di una circostanza aggravante comune. Ciò significa, Ministro, che noi non mettiamo assolutamente in dubbio l'onorabilità delle Forze dell'ordine; non hanno bisogno di questo vostro aiuto, perché quella onorabilità è senza ombra di dubbio la base sulla quale quelle donne e quegli uomini tutti i giorni fanno il loro dovere. Quello che invece serve, Ministro, è ricordarci che siamo in un contesto internazionale. Pertanto, non solo non può essere abrogato il reato di tortura, perché ci sono valanghe di provvedimenti internazionali che ci ricordano che non possiamo farlo, ma le chiediamo anche, Ministro, di chiarire a Fratelli d'Italia quali sono le carenze tecniche perché, se va avanti quella proposta di legge, il reato viene abrogato e, se il reato viene abrogato, accade esattamente il contrario di ciò che lei stesso e anche il Ministro Crosetto, che le siede accanto, e il Ministro Tajani ci avete detto non più tardi del novembre scorso, nel corso di un Consiglio dei ministri, cioè che eravate intenzionati ad approvare un codice contro i crimini internazionali.
Non è che mettete un reato, quello sui rave, e ne togliete un altro, quello di tortura; non funziona così, Ministro. Spero e mi auguro che lei non voglia assolutamente contravvenire agli obblighi internazionali che ha il Paese e che soprattutto voglia spiegare con chiarezza, con determinazione e senza infingimenti che cosa significa togliere questo reato a chi oggi ne ha chiesto l'abrogazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Chiarimenti in merito alle politiche del Governo relative al sostegno militare all'Ucraina, con particolare riferimento alla tipologia delle forniture e ai relativi profili economico-finanziari - n. 3-00286)
PRESIDENTE. Il deputato Francesco Silvestri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pellegrini ed altri n. 3-00286 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere conto al Ministro dell'evidente contrasto che c'è tra le parole del Presidente del Consiglio e quelle proprio del Ministro. Il Presidente del Consiglio, il 21 marzo, ha definito puerile la propaganda di chi racconta che l'Italia starebbe spendendo soldi per mandare armamenti in Ucraina, sottraendoli di fatto alle tante necessità dei nostri cittadini. Però lei, Ministro, il 25 gennaio aveva dichiarato che quello che abbiamo dato in questi mesi all'Ucraina è un aiuto che in qualche modo ci impone di ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale. Il punto è: a chi dei due dobbiamo credere? Soprattutto, Ministro, Le chiedo: cosa intende dire quando ci dice che dobbiamo immaginare davanti a noi una guerra lunga? Visto che l'esercito ucraino non ha le possibilità di affrontare una guerra così lunga, ci sta implicitamente dicendo che potrebbe esserci una disponibilità del Governo a inviare le nostre truppe sul campo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.
GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Un accenno all'ultima: no, l'Italia non ha alcuna intenzione di inviare truppe sul campo. I quesiti posti dall'onorevole interrogante, che ringrazio, investono diversi aspetti sui quali mi preme fare la necessaria chiarezza.
Innanzitutto, in merito alla cessione di materiale di armamento all'Ucraina, non ravviso alcun elemento di distonia tra quanto il Presidente del Consiglio ha affermato nel corso delle comunicazioni rese al Parlamento il 21 e 22 marzo scorsi e quanto da me dichiarato circa l'esigenza di ripristinare le scorte necessarie alla difesa nazionale. Infatti, i mezzi materiali e gli equipaggiamenti militari oggetto di cessione all'Ucraina, cui ha fatto riferimento il Presidente del Consiglio nelle sue comunicazioni, sono quelli ricompresi nel cosiddetto sesto decreto, primo e, al momento, unico di questo Governo, mentre le mie riflessioni sulla necessità di ripristinare le scorte sono riferite al complesso dei materiali ceduti, inclusi quelli ricompresi nei precedenti cinque decreti, decisi da un altro Governo, anch'esso con il sostegno di un'ampia maggioranza del precedente Parlamento, di cui anche alcuni degli interroganti facevano parte.
Ciò premesso, la cessione di materiale all'Ucraina, inoltre, si inserisce nel normale ciclo di vita logistico degli equipaggiamenti, che prevede un continuo aggiornamento agli standard tecnologici più avanzati, al fine di mantenere lo strumento militare all'avanguardia, permettendone tra l'altro la necessaria interoperabilità con le Forze armate dei nostri alleati. Tutto ciò, pertanto, rende fisiologico procedere a un continuo ripianamento delle scorte, sia per termine di vita operativo, sia per l'ammodernamento delle stesse, a prescindere dall'esigenza ucraina. È da sempre così. Esigenze di difesa nazionale impongono, quindi, la disponibilità di scorte adeguate. E - lo dico incidentalmente - a tale scopo l'Unione europea ha autorizzato l'accesso allo European peace facility (EPF), istituito nel marzo 2021 al fine di reintegrare economicamente lo sforzo profuso dagli Stati membri a supporto dell'Ucraina a seguito dell'aggressione subita da parte della Federazione Russa. L'Italia, al pari di altri Stati membri dell'Unione europea, ha avuto accesso all'EPF e, allo stato attuale, vede l'assegnazione di una prima tranche di fondi, a parziale rimborso del controvalore economico delle forniture cedute, che sarà erogata in tre fasi nel corso del triennio 2023-2025.
Passando al tema dell'invio del sistema SAMP/T in Ucraina, in coordinamento con la Francia, ritengo necessario chiarire come l'Italia stia rendendo disponibili talune componenti provenienti da un assetto non operativo, per un importo inferiore ad un sesto di quanto menzionato dall'interrogante. Nondimeno, tali componenti, una volta integrate con le altre offerte dai francesi, costituiranno un sistema difensivo completo, che potrà essere utilmente impiegato da parte di Kiev dopo il necessario addestramento del personale. Sì, perché io sono convinto sia giusto addestrare il personale a difendere le città e i civili ucraini dagli attacchi russi. Non è un materiale che serve ad attaccare, ma soltanto a difendere la popolazione ucraina dagli attacchi missilistici russi. E sono contento di poter addestrare le persone che potranno difendere le città, gli ospedali e le infrastrutture ucraini dagli attacchi missilistici ostili.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Ho finito. Anche in questo caso, le componenti cedute al fine della vita operativa sarebbero state oggetto di programmi di ammodernamento e rinnovamento a prescindere dall'esigenza ucraina.
Per quanto attiene, invece, infine, ai costi delle forniture militari all'Ucraina, mi preme ricordare che, al pari del dettaglio, si tratta di informazioni classificate e come tali rese note e documentate al Comitato parlamentare per la difesa e sicurezza della Repubblica, in occasione della condivisione dei sei decreti autorizzativi delle cessioni dei materiali in parola.
PRESIDENTE. Il Presidente Giuseppe Conte ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi. Signor Ministro, abbiamo seguito la sua risposta. Cerca di rendere conciliabile quello che è inconciliabile. Si sofferma sulla lettera, interpretando il pensiero della Meloni, dicendo che si riferiva solo al decreto. Ci vuol far credere che l'invio previsto in questo decreto non abbia un impatto sul livello di sicurezza del nostro sistema di difesa e non richieda, comunque, in prospettiva, come ha detto, un ripristino più complessivo delle nostre scorte per quanto riguarda gli arsenali militari.
Lei ha parlato di fisiologia. Non c'è nulla di fisiologico in questi invii militari. Non ci rappresenti questa situazione che non è e non può essere così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi l'abbiamo detto: questo Governo, al pari del precedente, che abbiamo cercato di indirizzare in maniera diversa, ma non siamo stati ascoltati, più che schierato rispetto alla NATO, è “schienato” rispetto alle direttive NATO.
Da questo punto di vista, lei ha espresso una valutazione che ce la dice lunga sulla vostra postura. Un mese fa a Bruxelles ha detto: non dobbiamo fare i Pierini nel contesto della nostra alleanza atlantica. Noi siamo preoccupati. Voi state facendo gli sceriffi di Nottingham contro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che hanno bisogno di ben altre tutele.
È nota, signor Ministro, la sua storia personale e professionale, costellata da tanta passione e da tanto entusiasmo per quanto riguarda il comparto degli investimenti militari. Mi permetta un suggerimento: non deve pensare che anche gli italiani abbiano la pari passione e il pari entusiasmo per gli armamenti militari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Gli italiani vogliono investimenti nella sanità, nelle scuole, per i mutui, per le persone che sono in difficoltà. È questo lo scorporo che chiedono per quanto riguarda i vincoli di bilancio.
E concludo. Dai giubbotti antiproiettili, dalle pistole e i mitra, siamo passati alle autoblindo, adesso a batterie super sofisticate, i SAMP/T. Ma ci volete dire quali sono i limiti, e se ci sono, di questa escalation militare, dal vostro punto di vista, per quanto riguarda queste forniture? Ce lo dovete dire. Dovete parlare in modo chiaro agli italiani. Come fa, oggi, ad escludere - visto che già hanno parlato, tre esponenti di Governo, di jet da combattimento e di truppe - che la vostra logica è dell'escalation?
PRESIDENTE. Deve concludere, Presidente.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Perché non venite qui, nel santuario della democrazia, a dirci se e quali sono i limiti? Perché state portando l'Italia in guerra. Rispettate la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative di competenza volte a tutelare l'infrastruttura strategica di trasmissione dati attualmente detenuta da Tim, anche al fine del raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di digitalizzazione - n. 3-00287)
PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Del Barba ed altri n. 3-00287 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
VALENTINA GRIPPO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la interroghiamo su un tema che riguarda la tutela di un'infrastruttura strategica del Paese e la possibilità stessa di rispettare gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, come noto, prevede di garantire entro il 2026 una connettività Internet a 1 gigabit al secondo per circa 7 milioni di indirizzi e, soprattutto, di colmare il digital divide che affligge il Paese, in particolare nelle aree più interne e periferiche, anche a favore della competitività delle imprese, su cui lei più volte è intervenuto. La rete Tim, com'è noto, è la principale infrastruttura nazionale di trasmissione dati per la pubblica amministrazione, per i privati e per le imprese, e, come noto, è attualmente in vendita al fine di ridurre il forte indebitamento di Tim.
Lo scorso 1° febbraio il fondo americano KKR ha fatto un'offerta per l'acquisto della rete Tim e questa offerta è stata ritenuta insufficiente. Dunque è stata respinta dal consiglio di amministrazione di Tim.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
VALENTINA GRIPPO (A-IV-RE). Successivamente, il 5 marzo, c'è stata un'altra offerta di CDP e sono state respinte entrambe le offerte.
Dal momento che sono usciti articoli di stampa che ci dicono che le due offerte non sono equivalenti, né dal punto di vista dell'impatto infrastrutturale e aziendale, né da quello finanziario, e dal momento che lei si è più volte espresso su questi temi, la interroghiamo con urgenza per sapere quali sono i criteri che il Governo si sta dando, anche nel rispetto dei vincoli di golden power e dei limiti antitrust, per garantire un tema così importante e un'infrastruttura così strategica per il Paese, per le imprese e per i cittadini italiani.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio per il quesito e rispondo volentieri, non essendo mia la competenza e, quindi, portando qui competenze di altri Ministeri, di cui porto i pareri che mi sono stati dati per iscritto, perché il MIT su questo c'entra zero. Comunque, per il Governo è importante realizzare una rete delle telecomunicazioni a copertura nazionale, che consenta all'Italia di raggiungere gli obiettivi che si è prefissata. La questione della rete unica rappresenta una priorità nazionale. Per questo sono al vaglio del Governo soluzioni che tengano conto sia degli interessi delle parti in gioco che degli aspetti occupazionali. Stiamo parlando di più di 40.000 dipendenti e penso che questo sia un patrimonio di professionalità che sta a cuore a tutto il Parlamento, tenendo anche conto dell'esigenza di mantenere il controllo pubblico dell'infrastruttura di rete, quale asset strategico soggetto ai vincoli del gestore pubblico.
Dagli elementi acquisiti dal Ministero competente emerge che, il 1° febbraio scorso, il fondo americano KKR ha presentato un'offerta non vincolante a Tim. Il 24 febbraio si è riunito il consiglio di amministrazione di Tim, che ha esaminato l'offerta, rilevando che la stessa non riflette pienamente - come lei diceva - il valore dell'asset e le aspettative di Tim, quindi ha richiesto ulteriori elementi informativi, con l'obiettivo di ricevere un'offerta migliorativa entro il 31 di questo mese.
Il successivo 5 marzo Cassa depositi e prestiti - che ho sentito, venendo qua, per essere più esaustivo nella risposta - ha presentato con il fondo australiano Macquarie una propria proposta a contenuto prevalentemente industriale. Quindi, ovviamente noi rispettiamo come Governo le scelte che le quotate in borsa faranno. Dal mio punto di vista, possono essere porti, aeroporti, strade, autostrade, ferrovie o telecomunicazioni, ma preferisco sempre un piano industriale, che non un mero piano finanziario che venga a incassare nel breve termine. Qui abbiamo bisogno di qualcuno che, a medio-lungo termine, investa sulle infrastrutture e sulla rete di questo Paese. Trattandosi, però, appunto, di una società quotata, il Governo sta seguendo con la massima attenzione gli sviluppi nel rispetto della piena autonomia di Tim.
In questo quadro, permane l'interesse del Governo a mantenere il controllo strategico delle infrastrutture di rete, possibilmente passando dal vetusto rame alla moderna fibra.
La sfida del futuro passa anche attraverso le nuove infrastrutture, che sono anche quelle digitali e immateriali su cui stiamo lavorando a tutti i livelli e che, nel nuovo codice dei contratti, porteranno innovazione nella gestione degli appalti e dei cantieri in tutta Italia.
PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di replicare.
MAURO DEL BARBA (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta, anche per essersi fatto, a quanto dice, portavoce di colleghi che hanno maggiori competenze. Per la verità, il Governo si dovrebbe raffrontare con le due Camere, in quanto non siamo certo noi a scegliere gli interlocutori e, come è avvenuto in passato, gli uffici di questa Camera stabiliscono quali sono i Ministeri competenti. Speriamo che questo disorientamento non rispecchi una poca attenzione del Governo, ma lei ci ha rassicurato al riguardo, dicendoci che il Governo sta seguendo con attenzione e rispetto delle dinamiche di mercato. Questo è quello che volevamo sentire.
Avremmo voluto anche sentire quali sono le politiche industriali che meglio vi rassicurano, ma capiamo che la prudenza del momento possa anche indurre il Governo ad essere più parco nel riferirle.
Ci raccomandiamo con il Governo perché questa attenzione venga mantenuta alta, garantendo le dinamiche di mercato - che, a nostro avviso, sono quelle che meglio tutelano gli interessi degli italiani - e rimanendo vigili, qualunque siano le vostre competenze.
(Elementi e iniziative in ordine allo sviluppo infrastrutturale della regione Friuli-Venezia Giulia – n. 3-00288)
PRESIDENTE. Il deputato Pizzimenti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00288 (Vedi l'allegato A).
GRAZIANO PIZZIMENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la regione Friuli-Venezia Giulia è interessata da tempo da un notevole aumento del traffico di persone e soprattutto di merci. A tale traffico, in larga parte di attraversamento, si aggiunge quello della mobilità interna. Il porto di Trieste in questo caso ha un ruolo molto particolare e rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo della logistica della regione, ma anche di tutto il Paese; ulteriori interventi sulla sua capacità infrastrutturale ne accentuerebbero ulteriormente il ruolo di centro nevralgico del commercio marittimo internazionale.
Ci sono, però, altri investimenti importanti in Friuli-Venezia Giulia, come la velocizzazione della tratta ferroviaria Trieste-Venezia e lo snodo o nodo ferroviario, a seconda di come lo si vuole chiamare, di Udine che, oltre a eliminare i passaggi a livello all'interno della città, ha lo scopo di eliminare anche il traffico urbano della città di Udine per la direttrice di Tarvisio…
PRESIDENTE. Concluda.
GRAZIANO PIZZIMENTI (LEGA). …con correlato effetto positivo sulla sicurezza delle aree urbane. Si chiede, pertanto, signor Ministro, quali sono gli investimenti programmati sia per le infrastrutture strategiche sia per il sistema dei trasporti.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie. Ringrazio per il quesito perché mi consente di ribadire l'impegno assunto dal Ministero delle Infrastrutture per dare risposte concrete a una delle regioni più produttive d'Europa, quale il Friuli-Venezia Giulia.
Posso fare solo un riassunto di quello che stiamo liberando e stiamo mettendo a terra. Mi limito a richiamare alcuni degli interventi prioritari. Parto dal nodo ferroviario di Udine, per un valore complessivo di 203 milioni di euro, di cui lei parlava, atteso da decenni, con una riorganizzazione della circolazione del nodo, che proprio in queste settimane stiamo portando avanti e su cui stiamo reperendo i finanziamenti, da troppi anni attesi.
Poi ci sono 1 miliardo e 800 milioni di euro per il potenziamento tecnologico della tratta ferroviaria Venezia-Trieste, che verrà fatta, ovviamente, ascoltando i territori, perché dal mio punto di vista ogni infrastruttura, stradale, ferroviaria o autostradale, deve essere fatta non sulla testa, ma con la compartecipazione e la condivisione dei territori interessati.
Il nuovo porto di Trieste: 450 milioni di euro per riqualificazione delle banchine, terminal e piattaforma logistica, da completare entro il 2026 (quindi, tempi assolutamente certi). Altri interventi che stiamo seguendo in questi pochi mesi di nostra presenza al Ministero: la Lunetta di Gorizia, che permette di rilanciare l'attività dell'interporto; la linea Trieste-Divaccia, la riqualificazione del porto di Monfalcone; il raddoppio ferroviario della Cervignano-Udine. Il settore idrico - visto che stiamo lavorando al decreto Emergenza - stanzia altri 65 milioni di euro per il potenziamento e la ri-funzionalizzazione della rete idrica a uso potabile e, ad esempio, per la manutenzione della diga di Ravedis, altro intervento di cui si parla da decenni.
Insomma, stiamo parlando di oltre 3 miliardi di euro di investimenti pubblici, che stiamo accelerando per il bene del Friuli-Venezia Giulia e - lo ripeto - in costante raccordo con i territori.
Alcune di queste opere sono sulla carta da circa trent'anni: contiamo che nei prossimi mesi vedano finalmente l'avvio dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Pizzimenti ha facoltà di replicare.
GRAZIANO PIZZIMENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Chiaramente ringrazio il Ministro, ma soprattutto mi confortano le sue parole, perché, al di là delle cifre, che sono ingenti, c'è una temporalità su quello che potrebbe succedere nei prossimi anni, per lavori, come ha detto giustamente lei, che sono fermi da decenni e soprattutto attesi da parte della popolazione e della città di Udine, in particolare per quanto riguarda il nodo, perché attraversa e taglia la città in due zone completamente diverse l'una dall'altra. Si tratta, quindi, di maggior sicurezza e di maggior tranquillità da parte dei cittadini. La Lunetta di Gorizia, poi, il porto di Trieste e tutte queste infrastrutture rendono il sistema Friuli-Venezia Giulia, con tre porti e quattro interporti, un hub importante non solo per la regione, ma io penso per tutta l'Italia, soprattutto per quanto riguarda il trasporto di merci e di persone per il Nord Est dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Chiarimenti in merito ai lavori di potenziamento dell'infrastruttura ferroviaria relativa alle tratte Palermo-Catania e Palermo-Roma e alle conseguenti ricadute sui tempi di percorrenza - n. 3-00289)
PRESIDENTE. L'onorevole Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00289 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, voglio fare una premessa, prima di illustrare la nostra interrogazione. Il gruppo Noi Moderati è favorevole alla costruzione del ponte e sostiene convintamente questo Governo e l'azione del suo Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.
Ciò detto, rileviamo, però, una qualche distonia tra quanto affermato dal Ministro e quanto, invece, comunicano le ferrovie, attraverso il sito del Ministero, in ordine alla eventuale percorrenza Palermo-Roma nel futuro, nel momento in cui verranno realizzate le opere da Rete Ferroviaria Italiana e nel momento in cui questo ponte verrà realizzato. Soprattutto, salta agli occhi una differenza macroscopica rispetto alla percorrenza attuale di Napoli-Roma, circa 54 minuti, così come di Milano-Torino circa 50 minuti, per circa 200 chilometri, tanti quanti sono quelli che separano Palermo da Catania.
In tal caso, però, verrà realizzata un'opera che potrà essere percorsa dal treno in 165 minuti. Questo ci preoccupa e chiediamo al Ministro delle rassicurazioni.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio l'interrogante, partendo dall'assunto che, se ci sono ritardi infrastrutturali in Sicilia, in Calabria e nel Mezzogiorno, non è colpa né del ponte, che non c'è, né di Salvini, che è al Ministero da 5 mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Partendo da queste premesse, faccio presente che la tempistica sarà più precisa nei prossimi mesi, perché, ad esempio, la tratta di alta velocità da Salerno fino a Reggio Calabria è in fase di progettazione da parte di RFI. Si può presumere che si risparmierà fra un'ora e un quarto e un'ora e mezza nella percorrenza fra Roma e Reggio Calabria e che, a lavori ultimati - e sono in ballo più di 11 miliardi di euro per la velocizzazione e la modernizzazione della tratta Palermo-Catania-Messina -, si risparmierà fra un'ora e un quarto e un'ora e mezza anche su quella tratta. Quindi, saranno tre ore nell'alta velocità Roma, Reggio Calabria, Palermo e Messina. Poi, qui lascio, però, agli ingegneri il dibattito se sia alta capacità o alta velocità. Io mi occupo di trovare investimenti, progettare e cantierare. Lascio agli ingegneri, ovviamente, decidere dove passerà il treno e a quale velocità.
Però, alle tre ore di risparmio a lavori ultimati fra Palermo e Roma si aggiungerà un'ora e mezza di mancato attraversamento via traghetto. Perché il ponte non serve da solo, ma accelera tutto il resto? Perché se io spendo 11 miliardi per andare velocemente da Palermo a Messina, ne spendo altri 11 per andare velocemente da Roma a Reggio Calabria e poi mi fermo, smonto il treno, lo metto sul traghetto e ci metto un'ora e mezza per andare dall'altra parte, evidentemente sono soldi sbattuti via. Quindi, il ponte sarà un acceleratore di sviluppo per l'intero Mezzogiorno. È uno dei corridoi che l'Europa ci chiede di ultimare entro il 2030 e, quindi, se dopo sessant'anni di chiacchiere daremo finalmente - non solo a 5 milioni di siciliani, ma a 60 milioni di italiani - un'opera che sarà un esempio dell'efficienza, della bravura e dell'ingegneria italiana nel mondo, io sarò un Ministro felice (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di replicare.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Ministro. Ci confortano, ancora una volta, le sue parole. Dobbiamo, però, tenere conto che l'alta capacità e l'alta velocità sono due cose completamente diverse. Quindi, noi invitiamo la signoria vostra ad essere, da questo punto di vista, assolutamente determinato nell'indicare a un ente importante qual è Ferrovie dello Stato, che ha progettisti importanti, a vedere che tra Palermo e Catania c'è una pianura, non ci sono gallerie, non ci sono montagne, e che, quindi, se anziché un binario ne facciamo due e da alta capacità, facciamo alta velocità, collegando al resto d'Italia, questo le andrà ancora più a merito. La ringraziamo per quanto farà.
(Chiarimenti sullo stato di attuazione della disposizione del decreto-legge n. 5 del 2023 relativa all'erogazione di un buono per l'acquisto dei servizi di trasporto pubblico locale e ferroviario – n. 3-00290)
PRESIDENTE. La deputata Schifone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00290 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
MARTA SCHIFONE (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il Governo Meloni, con il decreto Carburanti, ha istituito un Fondo, con dotazione pari a 100 milioni di euro, finalizzato a riconoscere un buono da utilizzare per l'acquisto di abbonamenti per i servizi di trasporto locale e nazionale. Una misura di sostegno, questa, che è stata molto apprezzata, specie dalla platea dei potenziali beneficiari, fra cui studenti, lavoratori pendolari e, comunque, più in generale, le fasce di reddito inferiori ai 35.000 euro, a cui è rivolto lo strumento.
È una misura molto apprezzata, dicevo, e, quindi, giustamente anche molto attenzionata. È stata crescente nelle ultime settimane, come lei saprà, l'attesa e anche l'attenzione degli italiani verso questa, che è un'imponente misura.
Allora, siamo oggi qui, a chiedere se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti sullo stato di attuazione del provvedimento, anticipandoli al Parlamento.
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, signor Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, che chiedono al Governo chiarimenti sullo stato di attuazione del cosiddetto bonus trasporto pubblico. La misura, infatti, rappresenta un sostegno a favore dei cittadini che usufruiscono dei servizi pubblici di trasporto ed è erogata attraverso un Fondo istituito presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Si tratta, quindi, di un aiuto tangibile che il Governo ha voluto assicurare a coloro che rientrano tra le fasce di reddito più basse.
Il decreto sta concludendo, in questi giorni, il suo iter di adozione perché, per una comprensibile prudenza, i Ministeri coinvolti hanno preferito attendere la conversione del decreto-legge che ha previsto la misura, per essere certi che il percorso parlamentare non modificasse il contenuto delle disposizioni normative. Come sapete, il decreto è stato convertito in data 10 marzo 2023 e la legge è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il successivo 15 marzo.
Ciò premesso, voglio informare gli onorevoli interroganti che il decreto attuativo, tempestivamente predisposto, è stato firmato da me il 20 marzo, ha raccolto le firme di tutti i Ministri concertanti il 27 marzo e il successivo 28 marzo è stato trasmesso dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali alla Corte dei conti, per il relativo controllo. Ricevuto il visto della Corte dei conti, che auspichiamo giunga in termini brevissimi, sarà operativa la piattaforma del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali attivata per richiedere il bonus, che sarà, quindi, ragionevolmente erogabile già a partire dal mese di aprile e contribuirà a fornire un sostegno concreto ai tanti cittadini che lo attendono. Per ottenere l'agevolazione, chi ne ha diritto dovrà presentare un'istanza sul sito del Ministero del Lavoro, effettuando l'accesso e la registrazione sul portale dedicato del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali tramite SPID o carta d'identità elettronica. Il bonus potrà essere richiesto per se stessi o per un beneficiario minorenne a carico fiscalmente e consisterà in un contributo, dell'importo massimo di 60 euro, per l'acquisto di un solo abbonamento, annuale, mensile o relativo a più mensilità, per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale, ovvero per i servizi di trasporto ferroviario nazionale. Il bonus, che deve essere utilizzato entro il mese solare di emissione, è personale, non è cedibile e non costituisce reddito imponibile, non rilevando al fine del computo del valore per l'indicatore ISEE.
Il beneficio è finanziato con un Fondo istituito presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali con una dotazione pari a 100 milioni di euro ed è destinato alle persone fisiche che nel 2022 hanno conseguito un reddito complessivo non superiore a 20.000 euro.
Questo intervento conferma, ancora una volta, l'importanza massima che il Ministero del Lavoro e l'intero Governo attribuiscono all'azione di supporto costante ed efficace delle fasce più deboli della popolazione.
PRESIDENTE. Il deputato Mascaretti ha facoltà di replicare.
ANDREA MASCARETTI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, dato che la risposta ci trova soddisfatti. Trova soddisfatto il gruppo di Fratelli d'Italia, perché il bonus trasporti a breve potrà essere richiesto dai cittadini. Si tratta di un aiuto tangibile, che sappiamo essere molto apprezzato, che il Governo ha voluto garantire a quei cittadini che hanno un reddito più basso e che è ampiamente utilizzato dai giovani. Infatti, tra i cittadini che hanno già utilizzato questo tipo di aiuto sono stati ben il 27 per cento, su 2.700.000 utilizzatori, i giovani con meno di 19 anni e, addirittura, il 50 per cento i giovani con meno di 30 anni. Dunque, è una misura utile per tutti coloro che studiano o lavorano e per farlo utilizzano i mezzi di trasporto pubblico locale, i treni regionali, gli interregionali o il servizio ferroviario nazionale. Signor Ministro, penso, ad esempio, alla mia regione, la Lombardia, dove 268.000 cittadini hanno potuto usufruire di questo bonus e penso alla mia città, Milano, dove 242.000 cittadini hanno potuto utilizzare, per viaggiare con ATM, questo bonus.
Quindi, una misura di grandissima utilità e vi è soddisfazione nell'apprendere che il decreto attuativo è stato tempestivamente predisposto e sottoscritto dal Ministro del Lavoro e dai Ministri concertanti. Ora manca solamente il visto della Corte dei conti, che auspichiamo giunga presto, in modo che i cittadini possano richiedere il bonus già dal mese di aprile, attraverso la piattaforma predisposta dallo stesso Ministero del Lavoro, che è già pronta a ricevere le domande.
Questo bonus trasporti conferma, dunque, che per tutto il Governo e per il Ministero del Lavoro l'azione a supporto delle fasce più deboli della popolazione è prioritaria. Per questo il gruppo Fratelli d'Italia la ringrazia. Grazie signor Ministro, grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative di competenza per contrastare la perdita del potere d'acquisto dei salari, con particolare riferimento al rinnovo dei contratti collettivi scaduti – n. 3-00291)
PRESIDENTE. La deputata Evi - onorevole, se vuole anche da seduta, non si preoccupi, ci mancherebbe - ha facoltà di illustrare l'interrogazione Mari ed altri n. 3-00291 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Signora Ministra, nel 2022 abbiamo visto un'inflazione record e nel 2023 resterà alta, purtroppo, in base agli scenari e secondo i dati che abbiamo di fronte. Al contrario, i salari sono rimasti stagnanti. Il Global wage report 2022-2023 dell'Organizzazione internazionale del lavoro vedeva il nostro Paese maglia nera tra i venti dell'OCSE, essendo i nostri salari più bassi del 12 per cento rispetto al 2008. Oggi più di un lavoratore su dieci si trova in situazione di povertà e l'effetto dell'inflazione è stato devastante, quindi, su stipendi e pensioni che vedono, da un lato, nessuna indicizzazione e, dall'altro lato, anche ritardi nei rinnovi contrattuali e spesso si assiste a rinnovi che prevedono adeguamenti non in linea con l'aumento dei prezzi.
Quindi, noi vogliamo chiedere al Governo che cosa intenda fare per contrastare la grave perdita di potere di acquisto dei salari e, in particolare, se non ritenga necessario attivarsi urgentemente verso tutte le parti sociali per il rinnovo dei contratti collettivi non rinnovati e anche per introdurre, ad esempio, meccanismi simili a quello introdotto dal contratto collettivo nazionale del lavoro dei metalmeccanici, dove è previsto un meccanismo che consente di compensare gli effetti dell'inflazione con un aumento proporzionale del salario.
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, signor Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante, mi permetto di farle i miei personali auguri.
Il tema che avete sottoposto, quello del potere di acquisto dei salari e del rinnovo dei contratti di lavoro, rappresenta una questione di grande rilievo e, soprattutto, sempre attuale. In Italia la contrattazione collettiva di qualità ha garantito nel tempo una serie di misure che negli anni sono state introdotte a tutela dei lavoratori. Il primo obiettivo di un'efficace contrattazione collettiva dovrebbe essere quello di assicurare livelli salariali adeguati rispetto alla prestazione lavorativa e al contesto socioeconomico in cui viene svolta, che accompagnino tutta la vita lavorativa.
Il problema degli stipendi bassi è una preoccupazione del Governo. Siamo ben consapevoli che le famiglie italiane si sono impoverite negli anni, anche per effetto di politiche economiche e sociali non efficaci. Il potere di acquisto delle famiglie è messo a dura prova anche dal periodo di elevata inflazione che stiamo attraversando e posso dire che numerosi sono stati gli interventi messi in campo per dare alle famiglie adeguati sostegni economici.
Come recentemente riferito dal Presidente del Consiglio nell'ultima seduta di question time alla Camera, il Governo ha grande attenzione per il tema e ha messo in campo interventi a tutela del potere d'acquisto delle famiglie e dei lavoratori, tra i quali il rinnovo del taglio di due punti percentuali del cuneo fiscale e contributivo e l'aggiunta di un ulteriore punto al taglio contributivo per i redditi più bassi. Sono solo alcuni interventi rispetto all'obiettivo che il Governo si è posto, quello di aumentare i salari dei lavoratori garantendo retribuzioni dignitose, ossia adeguate al lavoro svolto e al contesto socioeconomico. Deve essere garantita la progressione delle carriere e la progressione economica delle retribuzioni deve essere commisurata alla crescita delle competenze.
Nel nostro ordinamento la determinazione di un'adeguata retribuzione non è oggi rimessa alla legge ma è demandata alla libera negoziazione delle parti sociali, attraverso lo strumento della contrattazione collettiva. Abbiamo ereditato una situazione di contratti collettivi complessa. Dal monitoraggio avviato dagli uffici del Ministero nella banca dati dei contratti collettivi del CNEL risultano, infatti, numerosi ritardi nei rinnovi contrattuali anche di diversi anni, in taluni casi di più di sette anni. È da qui che dobbiamo ripartire, valorizzando appieno le molteplicità di sfaccettature, nell'ottica di ridurre la conflittualità tra lavoratore e datore di lavoro, valorizzando appieno gli strumenti di tutela inseriti nei contratti per immaginare, per un verso, soluzioni durevoli in un mondo del lavoro in continuo cambiamento e, per altro verso, nuovi paradigmi di relazioni tra parti sindacali e datoriali, nell'esclusivo interesse del garantire la buona vita del lavoratore, che non prescinde mai dalla buona salute dell'impresa. L'intenzione del Governo è di estendere i contratti collettivi anche in settori lavorativi ancora non coperti, e, come già annunciato in risposta a precedenti interrogazioni, confermo la più ampia disponibilità a convocare formalmente, presso il Ministero, le parti sociali interessate al rinnovo dei contratti scaduti da maggior tempo, al fine di stimolare, supportare e sollecitare il dialogo sociale.
Confermo, altresì, che stiamo valutando le modalità con cui adottare strumenti normativi che facilitino l'efficace soluzione di una questione come quella dei rinnovi dei contratti collettivi, che in taluni casi, come dicevo, si protrae da anni, anche individuando forme di tassazione agevolata dei frutti della contrattazione e degli aumenti salariali.
PRESIDENTE. Il deputato Mari ha facoltà di replicare.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Signora Ministra, non è sufficiente la sua risposta di fronte al dramma delle famiglie e dei lavoratori italiani. Non è soltanto questione di contrattazione, è questione di politiche economiche, di politiche pubbliche. Non si può risolvere una situazione come quella che abbiamo di fronte attraverso i sostegni alle famiglie. Ben venga lo stimolo alla chiusura di tanti contratti ancora aperti ma, per quanto riguarda le imprese di questo Paese, purtroppo quella indicata non è la cura, quella è la malattia. Da anni, ormai, affidiamo alle imprese, al sostegno alle imprese la possibilità di far crescere la ricchezza in questo Paese e, di conseguenza, il reddito delle lavoratrici e dei lavoratori.
Sono ormai 30 anni, dopo il referendum del 1985 - agli inizi del 1991 ha esaurito i suoi effetti la scala mobile -, che non abbiamo un meccanismo di adeguamento dei salari e delle retribuzioni al costo della vita. E così ci troviamo adesso l'Italia che abbiamo tutti quanti davanti. Siamo il Paese con le retribuzioni più basse, il tempo di lavoro più lungo e la minore produttività, proprio a causa di queste scelte. Bisogna, invece, adeguare i salari, rinnovare i contratti, ma, come ha detto lei, quelli veri, quelli che non stabiliscono una paga oraria inferiore a quella sufficiente per vivere, come tanti contratti pirata. Quindi, ripartiamo dalla vita vera delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
(Iniziative volte a monitorare la spesa previdenziale, in relazione a prospettive di riforma del sistema pensionistico – n. 3-00292)
PRESIDENTE. La deputata Tenerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00292 (Vedi l'allegato A).
CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Buonasera, Ministro. Premetto che il sistema pensionistico italiano, a valle di numerosi interventi che negli ultimi anni si sono susseguiti, necessita di un complessivo riordino e di una razionalizzazione che consenta un dialogo semplificato per tutti gli assicurati fra le rispettive gestioni assicurative. Si consideri inoltre che qualsiasi iniziativa di riforma in campo previdenziale necessita di un'attenta analisi degli incrementi della spesa pubblica, mantenendo un equilibrio fra la necessità di favorire il ricambio generazionale e il contenimento dei costi generati da nuovi anticipi pensionistici. Si tenga altresì conto dell'oggettiva necessità di rilanciare il ruolo della previdenza complementare che, con l'incremento delle pensioni calcolate con il sistema contributivo, svolge un ruolo cruciale di potenziamento del reddito pensionistico rispetto agli assegni erogati dal primo pilastro. Posto infine che particolare importanza rivestono i meccanismi di staffetta generazionale, al fine di favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro senza disperdere il patrimonio di competenze dei più anziani, con una cooperazione virtuosa fra Stato e imprese per favorire il ricambio generazionale, chiedo di sapere quali iniziative il suo Ministero abbia intenzione di mettere in campo per monitorare la spesa previdenziale presente e futura ed analizzare i vari scenari possibili di intervento nel sistema pensionistico, anche tenendo conto dei trend demografici e occupazionali nel medio e nel lungo periodo.
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, signor Presidente. Ringrazio l'onorevole Tenerini per il quesito posto, che mi consente di aggiornare il Parlamento sulle iniziative che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali intende assumere per monitorare la spesa previdenziale e analizzare i vari possibili scenari di intervento nel sistema pensionistico.
Il monitoraggio dei sistemi previdenziali prevede un'attività di coordinamento, analisi e applicazione della normativa in materia attraverso la raccolta e l'organizzazione di dati statistici. Il Ministero effettua già un costante monitoraggio del numero di domande di pensione presentate rispetto alle risorse disponibili a legislazione vigente.
In questo quadro, ho ritenuto necessaria l'istituzione di un tavolo per la riforma delle pensioni, nel cui ambito ho già chiarito la volontà di ripristinare in modo permanente il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale per meglio monitorare i fattori che influenzano l'andamento del settore, consentendo una revisione sostenibile del complesso sistema pensionistico vigente.
Ho ritenuto, pertanto, di istituire l'Osservatorio per il monitoraggio, la valutazione dell'impatto della spesa previdenziale e l'analisi delle politiche di revisione del sistema pensionistico. Il relativo decreto istitutivo è stato sottoscritto da me il 23 marzo scorso e, a breve, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
L'Osservatorio presterà particolare attenzione ai sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale per verificare la sostenibilità di forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica, ma consentano un ciclo virtuoso fra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione. In particolare, gli interventi che emergeranno dalle analisi condotte dall'Osservatorio saranno indirizzati anche alle verifiche dell'efficacia, nonché della sostenibilità di ulteriori forme di staffetta generazionale, studiando anche l'introduzione di misure rivolte specificamente alle piccole e medie imprese, con il sostegno della bilateralità. L'Osservatorio avrà, altresì, il compito di sintetizzare proposte e interventi utili al rilancio del sistema della previdenza complementare, necessario a garantire un importo complessivo dignitoso per i futuri trattamenti pensionistici calcolati con il metodo contributivo.
Concludo, assicurando la massima attenzione sulla tematica segnalata, nella piena consapevolezza che servono un generale miglioramento dell'attuale normativa e una razionalizzazione dei sistemi di accesso alla pensione che favoriscano l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Tenerini ha facoltà di replicare.
CHIARA TENERINI (FI-PPE). La ringrazio per la risposta, signor Ministro. Ritengo importante l'adozione di un approccio pragmatico allo scopo di monitorare, in modo costante, coerente e sistematico, il rapporto tra la spesa pensionistica e le risorse statali. Un approccio al difficile problema delle pensioni non può avvenire se non attuando un modello che preveda a monte un'analisi accurata del contesto entro cui operare e in tal senso esprimo il mio apprezzamento per l'istituzione dell'Osservatorio per il monitoraggio, creato per analizzare, appunto, l'impatto della spesa previdenziale, la revisione del sistema pensionistico, con particolare riguardo ai sistemi di prepensionamento volti a garantire un efficace ricambio generazionale.
Il tema delle pensioni è assai delicato perché coinvolge gli anziani, una platea che - mi consenta, Ministro, utilizzando le parole che lei, stamani, ha citato durante i 75 anni di Confapi - ha contribuito a fare grande l'Italia, una risorsa per il Paese che va salvaguardata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), ma riguarda indirettamente anche giovani, cui occorre garantire un futuro lavorativo dignitoso attraverso il ricambio generazionale.
Il tema delle pensioni, lei lo sa, Ministra, è estremamente caro a noi di Forza Italia. Mi preme ricordare che fu il Governo Berlusconi, nel 2001, ad elevare gli importi delle pensioni minime a un milione di vecchie lire per tutte le persone con età superiore a 70 anni e con un reddito, allora, al di sotto dei 13 milioni di lire, con la finalità di prevedere un aiuto concreto in favore delle fasce di popolazione più disagiate.
La legge di bilancio del 2023, per le persone over 75, ha innalzato la pensione minima fino a 600 euro mensili. Sarebbe auspicabile, lei lo sa, Ministro, che tale riforma fosse mantenuta anche per il 2024, individuando, inoltre, le risorse affinché possa attuarsi un incremento progressivo delle pensioni, da realizzarsi nell'arco, ovviamente, della legislatura in favore dei pensionati più poveri, in un Paese che, purtroppo, diventa sempre più vecchio e che deve garantire a tutti condizioni di vita dignitose, soprattutto, alle fasce più deboli.
Confidiamo nella sua sensibilità nell'approcciare questo tema. E la ringraziamo perché vorrà porre attenzione su un tema importante e fondamentale per il nostro Paese, quello di garantire una riforma strutturale del sistema pensionistico. Grazie, signora Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Ringrazio i colleghi e i rappresentanti del Governo per la collaborazione.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 16,15.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 72, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 889-A.
(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 889-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 889-A.
È iscritto a parlare il deputato Agostino Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Direi di aspettare il relatore che, forse, ha qualche minuto di ritardo, non lo vedo.
PRESIDENTE. C'è il presidente Osnato…
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Va bene, Presidente. Allora, vorrei partire, esimi colleghi e colleghe, dal manifestare tutta la mia comprensione per i colleghi di tutte le forze politiche che in questo percorso di conversione in legge del decreto-legge Cessione dei crediti hanno fatto il possibile e, direi, anche di più, per cercare di trovare delle soluzioni condivisibili. Però, ahimè, rispetto a quello che ho ascoltato stamattina in quest'Aula, è stato un po' come nascondere la polvere sotto al tappeto, perché di questo si tratta.
Stamattina, ho sentito la stragrande maggioranza dei colleghi fare riferimento al problema dei crediti d'imposta incagliati nei cassetti fiscali delle imprese, mentre il decreto-legge si sta occupando di tutt'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La materia è completamente diversa; lo ripeto, completamente diversa. E sin d'ora manifesto la mia più grande solidarietà al relatore De Bertoldi, collega al Senato la scorsa legislatura, col quale ho avuto modo di confrontarmi sul tema del superbonus e della cessione dei crediti, apprezzando i suoi interventi al Senato, nella scorsa legislatura, proprio per cercare di superare questo incaglio dei crediti fiscali.
Devo dire che, come lui, anche io la scorsa legislatura, col Governo Draghi, mi trovavo in panni stretti da quel Governo perché mi sentivo soffocato, e non riuscivo a sistemare le cose come avrei voluto, un po' come accade al collega De Bertoldi, che veramente stimo e apprezzo per il lavoro che fa. Però, per primo lui sa che gli emendamenti proposti non risolvono il problema. È la verità e ce la dobbiamo dire.
Da dove partire? Io partirei dalla storia del superbonus. Noi dobbiamo ricordarci perché il MoVimento 5 Stelle e Giuseppe Conte, con il Governo “Conte 2”, hanno realizzato questa misura: noi eravamo nel pieno di una pandemia e, per evitare una economia depressa da post guerra, occorreva immettere liquidità nel sistema economico del Paese. Questa cosa è chiara a tutti: c'è chi la dice di più, chi la dice di meno, ma questa è la verità. Può lo Stato organizzarsi e dare contributi a tutti gli italiani? Assolutamente, no. Questi soldi dove li prenderebbe?
Allora, l'unico modo possibile per vedere una via d'uscita era riconoscere i bonus fiscali, cioè un incentivo basato sulla detrazione fiscale, una misura già nota nel nostro Paese, perché si utilizzava da anni, come anche quella della cessione del credito. E qual è stata l'intelligenza, però, la ciliegina sulla torta? È stata consentire la trasformazione della detrazione fiscale in credito d'imposta da parte di un acquirente che formalmente pagava i lavori fatti a casa mia; si chiama meccanismo della cessione plurima dei crediti di imposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Circolazione dei crediti di imposta: è stata quella la vera chiave di lettura e di volta del provvedimento che ci ha consentito di uscire dalla crisi, e non altro.
Ma secondo voi, quando abbiamo scritto quel decreto-legge, noi pensavamo che fosse perfetto? Non l'abbiamo mai pensato; ma nemmeno voi potete dire che scrivete decreti-legge perfetti visto che, ogni volta, si arriva in Aula, si arriva in Parlamento e vengono modificati, vengono emendati, come avete fatto con questo. Quindi, di cosa stiamo parlando?
In più, sapete cosa avete fatto sul tema del superbonus e della cessione dei crediti? Ci accusate di aver fatto tante variazioni e modifiche normative, ma voi avete raggiunto il record della storia repubblicana con quattro modifiche in cinque mesi che siete al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); quattro modifiche, è un record! Lì fuori ci chiedono stabilità sulla misura e, invece, voi aumentate le modifiche.
Poi, eravamo certi che avremmo dovuto metterci mano per poterlo migliorare, perché è iniziata l'interlocuzione con l'intero settore; avevamo ascoltato sicuramente le imprese, avevamo ascoltato ABI e le banche ci avevano dato l'ok a procedere col meccanismo della cessione del credito di imposta; però, sapevamo che c'erano delle imperfezioni, perché l'Italia è un Paese bellissimo, ma è pure un Paese molto diversificato.
Vi faccio un esempio, in base al quale noi abbiamo proposto la famosa CILAS, che poi il precedente Ministro Brunetta ha fatto diventare corpo del decreto-legge Semplificazioni: in un condominio dove ci sono 40 unità abitative e, di queste, tre o quattro hanno le verande, in quel momento, tutto il condominio non avrebbe potuto usufruire del superbonus 110 per cento; invece, con la CILAS abbiamo dato una manleva di responsabilità ai professionisti ed ecco che, così, della misura hanno praticamente potuto usufruire tutti. Questa è la verità e, poi, man mano, i dati, i risultati sono venuti a conoscenza di tutti: risultati occupazionali, risultati ambientali, risultati economici, risultati sociali.
Stamattina, nuovamente, alcuni colleghi parlavano di onestà intellettuale. Allora, cari colleghi, voi per onestà intellettuale siete disposti ad accettare e ad ammettere che con questo decreto-legge avete sancito la morte del percorso di cessione dei crediti, la morte dello sconto in fattura e, quindi, la morte dei bonus edilizi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Dovete fare mea culpa! Scusatemi, in realtà mea culpa un po' l'avete fatta, perché voi, Governo della retromarcia, sui vostri passi ci siete tornati. Infatti, cosa avete fatto? Avete proposto degli emendamenti che non fanno, né più e né meno, che ristabilire quello che già c'era prima. Perciò mi rivolgo al collega della Lega che stamattina è intervenuto in discussione generale dicendo “noi non vogliamo che gli emendamenti abbiano la nostra paternità”: grazie, come fa l'emendamento ad avere la vostra paternità se, con quell'emendamento, semplicemente si ristabilisce quello che c'era al 16 febbraio 2023 quando avete emanato questa porcata? Questa è la questione.
Non si tratta di paternità, si tratta di individuare quali sono gli strumenti utili da dare alle imprese per disincagliare i crediti nei cassetti fiscali. E non basta sicuramente una proroga per le case unifamiliari per risolvere il problema delle imprese che oggigiorno sono al limite della strangolatura da tassi d'interesse da parte delle banche. E badate bene che ciò che si sente dire in giro, del ricorso ad una piattaforma, tra l'altro una proposta stranota fatta sempre dal MoVimento 5 Stelle, come del ricorso ad una banca privata che non si sa qual è, è un qualcosa che sa di “vedremo, pagheremo, prometterò”.
Le imprese hanno bisogno di una risposta concreta oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anzi, ieri, e qualcuno dovrà anche dire a quelle imprese cosa accadrà se questa banca che avete individuato non vuole comprare i loro crediti o, ancora, se offre dei tassi che a quell'impresa non vanno bene perché non rientra nelle spese che ha sostenuto? Cosa accadrà, resterà fuori? La lasciamo fallire, perché chiaramente il vostro obiettivo non è credere in una politica di investimento nel Paese, ma deprimere le imprese nel momento in cui servono ancora di più, e per fare cosa? Per realizzare i lavori del Piano nazionale di ripresa e resilienza che voi, cari colleghi, con questa maggioranza, in maniera del tutto sciagurata, state portando sulla strada del fallimento. Noi abbiamo procurato 209 miliardi e voi non siete in grado di spenderli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Aggiungo, ancora, che la difficoltà, forse, che risiede in tanti di noi è che ancora non si è capita la differenza tra superbonus e cessione dei crediti, anche negli interventi che ho sentito oggi. Però, quella differenza è sostanziale, perché vi aiuta a capire che il problema dell'incaglio dei crediti è dovuto al fatto che, una volta che alle imprese è stato garantito che potevano vendere i crediti, a un certo punto, gli si è chiuso il rubinetto. Non c'entra nulla con il superbonus 110 per cento, nulla!
E aggiungo un'altra cosa: a nessuno di noi, nemmeno al più integralista del MoVimento 5 Stelle, è mai - dico mai - passato per la testa che il superbonus fosse una misura perenne, eterna, mai! Avevamo dato una scadenza chiara al 31 dicembre 2021, poi, però, a modifiche in corso non è partita; finalmente, a inizio gennaio 2021 inizia a sprigionare il suo potenziale ed ecco che arriviamo alla scadenza del 31 dicembre 2023.
Quindi, voi una cosa dovevate fare: rispettare le scadenze e, poi, realizzare quello che avete promesso in campagna elettorale: io ho partecipato a manifestazioni con vostri colleghi che promettevano di disincagliare i crediti, ma voi oggi su quel tema, che non c'entra nulla con il superbonus, non avete fatto niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Voglio tornare al famoso messaggio, al tweet della vostra Presidente Meloni, la quale, il 17 settembre 2022, diceva che avrebbe fatto l'impossibile. Avete promesso mari e monti per sbloccare questi crediti, oggi ancora niente.
Oggi, se andate ad una manifestazione, cosa possono fare, se non rivoltarvisi contro? Guardate che quella che abbiamo visto la settimana scorsa è soltanto una delle manifestazioni che sono state organizzate, la settimana ne è piena. Venite con noi, vi facciamo ascoltare cosa dice la voce dell'edilizia per risolvere il problema.
Per quanto riguarda le menzogne che sono state dette, vi chiederei un atto di umiltà nei confronti della popolazione per smetterla di mistificare le cose. Prima menzogna: il rincaro dei materiali. Ho riflettuto molto su questa questione e mi sono accorto di una cosa nei vostri ragionamenti e in quelli di molti tecnici che conosco. Non è un ragionamento politico, è molto più semplice di quello che pensate. Forse confondete il fatto che i lavori per l'edilizia privata per la prima volta sono stati pagati secondo tariffari regionali e non a nero oppure sottopagati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È questo che vi scappa! Non solo vale per le imprese, provate a chiedere ai vostri tecnici, ingegneri, architetti, geometri, geologi, ragionieri, commercialisti: per una volta, lavoravano e potevano vedersi pagato il compenso secondo un tariffario. Questa si chiama dignità professionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E per i cantieri si chiama tutela dell'operaio. E poi stiamo qui a piangere i nostri operai che muoiono sui luoghi di lavoro. È vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Sapete cos'è un tariffario regionale? È un prezzo che una regione, quindi un ente pubblico, ha stabilito per una certa lavorazione. Sapete che i lavori da superbonus sono pagati secondo il tariffario regionale, pertanto come fate a dire che è aumentato il costo dei lavori? Ve lo dico io, perché siamo abituati ad un'economia imprenditoriale che, troppo spesso, nel nostro Paese, per le costruzioni private si fa a nero. Noi il nero non lo vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Voi, invece, sì, perché abbiamo visto l'aumento del contante a 5.000 euro. Andiamo verso un'altra direzione.
Vogliamo aggiungere ancora un'altra balla? La balla delle frodi: la Guardia di finanza ha detto, chiaro e tondo, che le frodi relative al superbonus sono pari allo 0,4-0,5 per cento. Stiamo dicendo che sono valse meno di 200 milioni! È come se pensaste di eliminare il trasporto pubblico locale a Roma, perché qualcuno non paga il biglietto del bus! Ma come si fa ad avere un'idea del genere?
Voi dite che del superbonus, se ne avvalgono solo i ricchi: è sconcertante! Abbiamo creato quel meccanismo di cessione plurima dei crediti di imposta proprio per evitare che ne potessero usufruire soltanto i ricchi. Altrimenti, come farebbe una persona non capiente, che vive in un edificio non efficientato o - voglio peggiorare la situazione - in una casa in zona sismica (che, se poco, poco, avviene un terremotino, se ne va a terra), ad essere protetta nella sua casa, se questa persona non avesse la capacità economica di mettere in sicurezza il fabbricato? Chieda ad un'impresa di operargli lo sconto in fattura, chieda ad un soggetto di pagargli i lavori, e poi quel soggetto e quell'impresa beneficiano del credito. Questo lo capisce anche un bambino!
Pertanto, tutto potete dire, tranne che il superbonus è una misura solo per ricchi. Anzi, forse potete dire che il superbonus è una misura che aiuta soprattutto i meno capienti. Non li chiamiamo poveri, ma meno capienti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Ma la balla più grande è quella del “buco”, signori cari. Non ci posso credere, dopo che abbiamo chiesto a Giorgetti di venire qui! È un mese e mezzo che non lo vediamo, a meno che non sia trasparente. Speriamo venga almeno martedì prossimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma voi, Giorgetti, lo vedete? Qualcuno di voi lo sente, gli parla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ciò è sconcertante. Nemmeno chi l'ha visto, l'ha visto.
La questione è questa: la settimana scorsa, la Presidente Meloni ha continuato sulla farsa del costo del debito di 2.000 euro in capo ad ogni italiano, anche a chi una casa non ce l'ha, per rifare la casa - ha detto - a poco meno del 4 per cento del patrimonio immobiliare italiano. Manco fossero fogliette! Ricordo che il 4 per cento del patrimonio immobiliare italiano coinvolge un'enormità di case. Ciò è avvenuto in meno di 2 anni, con uno strumento che l'Europa addirittura ha iniziato a copiarci con la direttiva Case green. Voi, invece, parlate ancora di buco. Allora, questo buco quanto vale? Io un dato ve lo do: al 28 febbraio 2023 ENEA ci ha detto che le detrazioni fiscali ammesse per il superbonus sono pari a circa 75 miliardi.
Quindi, questo buco non dovrebbe valere più di 75 miliardi. Voi, invece, parlate di 105-110-120-140 miliardi: un giorno mi alzo, domani mattina vedo, poi vedrò, prometterò, non lo so. Qualcuno deve venire a dire qui se questo buco esiste e la Meloni ha detto che esiste. Giorgetti deve venire a dirci quanto vale e, se è stato fatto un falso in bilancio nell'ultima legge, come intendete ripianarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU (M5S). Grazie Presidente. Anch'io prima di iniziare, come hanno fatto anche altri colleghi, desidero ringraziare il relatore, l'onorevole De Bertoldi, il presidente Osnato e tutti i colleghi di maggioranza e opposizione per il lavoro che insieme abbiamo svolto in Commissione, un lavoro di riscrittura di una norma che aveva necessità di essere riscritta. Lo abbiamo fatto in parte; però, se l'abbiamo fatto, evidentemente, la norma era sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ho ascoltato con attenzione e con interesse gli interventi dei colleghi. Secondo la narrazione di molti colleghi della maggioranza era necessario emanare questo decreto, perché bisognava tirare una linea, fermare la cedibilità dei crediti e lo sconto in fattura in modo da andare incontro a chi aveva crediti incagliati. Quindi occorreva assorbire quei crediti che il mercato non è riuscito ad assorbire.
Presidente, come ha detto poco fa il collega Santillo, vorrei ribadire una notizia che, secondo me, non è chiara: in questo decreto, sia nella sua formulazione originaria, sia nella formulazione attuale, in seguito gli emendamenti approvati, non c'è alcuna norma che sblocca i crediti, i quali ancora adesso restano incagliati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)
Non si può dire neanche che il Parlamento non abbia proposto questa modifica. Tutti i gruppi parlamentari, incluso il nostro, hanno presentato la proposta, che arrivava da ABI e da ANCE, di utilizzare i modelli F24 dei clienti da parte delle banche, quindi, di utilizzare una parte dei crediti in pancia alle banche per compensarli con una parte degli F24 dei propri clienti. Su questo, abbiamo presentato tutti una proposta emndativa, sulla quale però il Governo ha espresso parere contrario, perché si creerebbe un problema di cassa. Non ho compreso bene questa giustificazione, perché, se sono 100 i crediti da assorbire nel 2023, che vengano assorbiti direttamente dalle banche o per il tramite degli F24 dei clienti, cosa cambia in termini di cassa? Non cambia niente. Il sospetto, Presidente, è un altro, ossia, che, in realtà, il Governo prevede che questi crediti non vengano assorbiti per intero. Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Per quanto riguarda la norma sbagliata, voglio ricordare la condizione in cui eravamo quando è stato emanato il decreto-legge n. 34 del 2020. Le strade delle nostre città erano deserte e tutte le imprese erano chiuse. Il nostro timore più grande non era soltanto il virus, ma quella che sarebbe stata la più grave crisi economica dal dopoguerra. Tutti eravamo d'accordo sulla necessità di fare una proposta che risollevasse l'economia ed evitasse questa crisi.
Questa proposta ha funzionato, perché siamo usciti dall'anno della pandemia, il 2020, con un PIL aumentato del 7 per cento e, in due anni, del 10 per cento: questa è la verità.
Quello che è successo non è stata la norma sbagliata. Il collega Gusmeroli ha parlato di onestà intellettuale e sono d'accordo sul fatto che si debba avere onestà intellettuale, quindi usiamola. La verità è questa: la norma del superbonus, quando è nata, era complessa e c'era bisogno che lo fosse, perché bisognava evitare le frodi.
E infatti sul superbonus abbiamo evitato le frodi, che sono state quasi pari a zero, perché abbiamo previsto una serie di presidi di sicurezza. Ma il problema qual è stato? Che c'è stata una strategia, portata avanti prima dal Presidente del Consiglio Draghi e poi proseguita dall'attuale Presidente del Consiglio e, in particolare, dal Ministro dell'Economia, che è stata quella di portare avanti una modifica continua dalle norme. Perché? Perché in realtà il provvedimento funzionava, eccome. Forse funzionava troppo per qualche ufficio del Ministero dell'Economia. Siccome funzionava e il mercato stava apprezzando lo strumento, quando il mercato apprezza lo strumento e lo strumento funziona, c'è solo un modo per fermare il mercato: questo modo è dare incertezza nelle regole. Quindi, questo è stato fatto da novembre 2021 in poi: è stata creata incertezza volutamente, per bloccare il mercato dei crediti. È questo che era nelle intenzioni del Governo Draghi e che, purtroppo, si è proseguito con le intenzioni del Governo Meloni. E si è arrivati all'atto conclusivo, che è questo decreto, che non è lo sblocco dei crediti incagliati, ma è soltanto il termine del lavoro iniziato dal Governo Draghi. Questo è il punto.
Per quanto riguarda il decreto, la nostra contrarietà è giustificata dal fatto che la scelta, dichiarata e deliberata, del Governo è stata quella di fermare una misura che, tutti sappiamo, ha prodotto crescita, ha prodotto occupazione, ha prodotto gettito, perché ricordo - questa è una notizia di un mese fa che ci ha fornito il Ministero dell'Economia, non ce l'hanno fornita ANCE, né il MoVimento 5 Stelle - che il gettito è aumentato del 10 per cento nel 2022 rispetto al 2021, c'è stato un aumento dell'occupazione di cui si è vantata anche la Presidente del Consiglio Meloni, e una riduzione repentina del rapporto debito-PIL. Quindi, le scuse sono state dette. Se ne è parlato e sono state utilizzate diverse parole: buco, bubbone, aumento prezzi, frodi, droga per il settore edile. Il punto è che tutte queste giustificazioni sono state smentite da istituti di ricerca e da enti, che, in maniera implicita o esplicita, sono stati accusati di parzialità, perché ANCE, alla fine, di fatto, è l'associazione dei costruttori e quindi sono di parte. Anche CNA è costituita da molti associati che sono imprese edili, e quindi è di parte. Però, alla fine, sono diventati tutti di parte. Anche Nomisma è diventato di parte, anche il Censis. Ma il punto è che dovrebbe essere dichiarato di parte anche l'Ufficio parlamentare di bilancio, che, invece, ci ha detto che il 40 per cento dell'aumento del PIL è da imputare alla misura del superbonus, e sarebbe di parte anche Istat, nell'ultima interlocuzione che c'è stata tra l'Istituto di statistica italiano e quello europeo, una interlocuzione di cui abbiamo chiesto al Ministero dell'Economia una spiegazione, perché il Governo ha deciso, ai primi dell'anno o poco più di un mese fa, di cambiare la classificazione contabile di questi crediti. Quindi, ha deciso di considerarli pagabili e, in conseguenza di questo, di modificare il deficit degli anni 2020, 2021 e 2022, sulla base del nuovo manuale di Eurostat, secondo cui c'era un'alta probabilità che questi crediti fossero incassati e, quindi, nella sostanza diventavano pagabili da parte dello Stato. Però, Eurostat si è accorta di una cosa di cui in realtà tutti ci eravamo accorti già da un po' di tempo, e cioè che una buona parte di questi crediti erano incagliati e sono tuttora incagliati. Dunque, non erano e non sono facilmente incassabili. La probabilità che siano incassati è minima. Però, Eurostat, solo a fine febbraio, si è resa conto di questa circostanza e ha chiesto a Istat spiegazioni. Ha detto: a noi risulta che una buona parte di questi crediti sia difficilmente incassabile e ci risulta anche, da notizie di stampa, quindi da quello che voi della maggioranza del Governo dite, che ci sia anche un'alta percentuale di frodi. Quindi, per quale motivo avete classificato come pagabili questi crediti? Per cortesia - queste sono le parole di Eurostat - forniteci maggiori elementi entro giugno, altrimenti dovremo riprendere in considerazione il tema della classificazione della contabilità e del bilancio dello Stato. Quindi, il sospetto, Presidente, è che il Governo, siccome queste condizioni esistevano anche quando si è deciso di cambiare la contabilizzazione dei crediti, abbia forzato la mano per liberare spazi di bilancio, non so per quali spese finanziarie nel futuro, non so se per le armi o per finanziare la riforma fiscale, fatto sta che c'è stata una forzatura, di cui Istat, in qualche modo, dovrebbe rendere conto ad Eurostat (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Abbiamo chiesto ieri, in Commissione finanze, una spiegazione su questo, chiarimenti su questo al Governo, in un'interrogazione. Il Governo ci ha detto che non è a conoscenza della lettera di Istat. Anche noi non siamo a conoscenza di questa lettera, perché Eurostat, in trasparenza, ha pubblicato sul suo sito la lettera di risposta ad Istat, Istat non lo ha fatto per la sua. Quindi, la lettera di Istat non la si conosce. Questo è emerso dalle interlocuzioni.
Dunque, Presidente, un altro sospetto collegato a questo si aggiunge, cioè che il Governo ha necessità di dimostrare che vuole sbloccare i crediti incagliati - di dimostrarlo – perché, altrimenti, si troverebbe costretto a cambiare la classificazione e a rivedere il deficit. Eurostat parla del deficit 2023, ma sappiamo tutti che i crediti incagliati riguardano le annualità 2021 e 2022, in particolare. A rigore di logica, se dovesse esserci un cambio della classificazione e della contabilizzazione di questi crediti, dovrebbe riguardare anche quei deficit. Il Governo, per questo, sta mostrando di voler sbloccare i crediti, ma, nei fatti, in questo decreto e nell'esame del decreto in Commissione, ha dimostrato nella sostanza di non volerli sbloccare, e questo spiega anche la contrarietà alla proposta sul modello F24.
Nei lavori di Commissione abbiamo votato anche noi a favore degli emendamenti che spostavano il termine dei lavori sulle case singole e che consideravano anche la possibilità della remissione in bonis per la cessione dei crediti. Abbiamo anche approvato l'estensione e la stabilizzazione, fino a scadenza naturale, dei lavori che riguardano gli IACP e il Terzo settore; l'abbiamo fatto perché erano anche le nostre proposte.
Però, Presidente, il fatto è che sia il Governo che la maggioranza, anche in questa discussione, hanno parlato della necessità di rivedere lo strumento. A noi fa piacere che strumenti che abbiamo inventato noi, quali la cessione dei crediti fiscali e lo sconto in fattura, sopravvivano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E sopravviveranno, perché non vedo alternative concrete rispetto alla direttiva Case Green che, comunque, prima o poi dovremo rispettare in Italia. Anche noi siamo favorevoli ad agevolare soprattutto le fasce di reddito più basse, quindi i soggetti che non possono permettersi i lavori in casa. Maggioranza e Governo hanno puntato anche su questo argomento nei propri interventi, però anche su questo punto, in realtà, gli emendamenti erano già stati presentati su questo decreto, ma il Governo, nei fatti, anche su ciò ha dato parere contrario. Dunque, in realtà, quello che emerge - e che è emerso anche nella scorsa legislatura, devo dire la verità, è una sorta di fastidio - da una parte dell'apparato ministeriale, evidentemente, per la crescita economica dell'Italia.
La gravità non sta nelle frodi, e anche su questo voglio evidenziare il fatto che Istat, per difendere la riclassificazione dei crediti nel bilancio, quella di cui parlavo poco fa, ha detto ad Eurostat che le frodi sul superbonus sono quasi inesistenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anche su questo il Governo in Italia, pubblicamente, dice che abbiamo tante frodi e poi, vigliaccamente, in segreto, nelle lettere che non sono rese pubbliche, dice la verità, e cioè che i crediti sono quasi inesistenti. Però, il punto è che, come dicevo prima, gli strumenti servono, sono utili e hanno dimostrato di essere efficaci per la crescita. Le frodi sono poca cosa rispetto, invece, alla condizione in cui ci troviamo, che è quella che veramente dovremmo superare, ossia la condizione per cui dovremmo pagare quest'anno 90 miliardi di interessi passivi a chi detiene e a chi lucra, seppur legittimamente, sul nostro debito pubblico. Abbiamo un debito pubblico che non accenna a diminuire, tranne quando noi proponiamo misure di crescita, e abbiamo dimostrato che in un anno si è scesi dal 149 al 144 per cento del rapporto debito-PIL.
Il punto è che dobbiamo superare questa situazione come chi deve qualcosa ad un usuraio. L'usuraio non ha interesse che questo qualcuno, il soggetto debitore riduca il proprio debito: ha interesse che abbia sempre necessità del debito e dell'usuraio e, soprattutto, che continui a pagare interessi passivi e molto alti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi, prima di andare avanti, salutiamo gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Federico Meneghini di Edolo, in provincia di Brescia (Applausi), che oggi seguono i nostri lavori dalle tribune. Benvenuti alla Camera dei deputati.
Avverto che gli ulteriori iscritti a parlare hanno rinunciato ad intervenire e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 889-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Andrea De Bertoldi che, avendo esaurito il tempo a disposizione, eventualmente potrà svolgere, se ritiene, un brevissimo intervento. Prendo atto che rinuncia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, sottosegretario Freni, che rinuncia.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 889-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).
Tale parere reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il relatore, deputato Andrea De Bertoldi. Ne ha facoltà.
ANDREA DE BERTOLDI, Relatore. Grazie, Presidente. La Commissione, preso atto dei contenuti del parere espresso dalla Commissione bilancio sul decreto-legge n. 11 del 2023 relativo alla cessione dei crediti, chiede all'Assemblea un breve rinvio in Commissione del provvedimento, al solo fine di recepire la condizione formulata sul testo, che riguarda l'articolo 1, comma 1, lettera a), capoverso 1-sexies. Quanto alla durata della sospensione dei lavori dell'Assemblea, Presidente, ritengo sufficiente un'ora, anche tenendo conto dei tempi necessari per la stampa dei relativi testi.
PRESIDENTE. Come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, in assenza di obiezioni, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento, nei termini precisati dal relatore - dunque, un'ora - si intende approvata.
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (A-IV-RE). Presidente, sta avvenendo qualcosa di peculiare, anche perché l'accordo in Conferenza dei presidenti di gruppo mi risulta sia antecedente alla trasmissione di questa nota della Ragioneria che diventa ora motivo di richiesta di rinvio in Commissione.
Io mi rivolgo tramite lei, Presidente, ai colleghi della maggioranza, per chiedere se vi sia piena contezza di cosa significhi questa condizione. Ieri il Governo propone un emendamento come a dire: se c'è qualcuno che aveva diritto a 120 euro di detrazione fiscale nel 2022, ma ha capienza solo per 100, per quei 20 euro che avanzano, nel 2028, gli do un BTP. Liberi di pensare quello che vogliamo, ma questo era. Oggi arriva una condizione che dice: è vero, ma non ti copro questa emissione di debito sul 2028. Il 2028 sarà il primo anno della prossima legislatura, quindi, con questa condizione, si carica il primo Governo della prossima legislatura di un buco che al momento non siamo in grado di quantificare. Ma che modo di fare è? Se volete fare questa operazione di scambio con il BTP, fatelo, non nel 2028, ma nel 2024, come aveva chiesto un subemendamento, a prima firma Del Barba, in modo che si riconcilino le azioni con le responsabilità.
Così state facendo un'azione, scaricando il costo, che non siete in grado di quantificare, sul primo Governo della prossima legislatura. Che modo di procedere è? Quindi, anche a lei rivolgo un appello, Presidente, su quanto sta avvenendo in queste ore. Ne abbiamo viste tante in quest'Aula, anche nel poco tempo di esperienza parlamentare che molti di noi hanno, ma una cosa del genere ... In Commissione bilancio, abbiamo chiesto al Governo di replicare e non ha replicato. In Commissione finanze, il collega Del Barba continuerà a chiedere al Governo di spiegare il perché di questo gesto, ma quello che noi stiamo facendo è condizionare la prossima legislatura ad un numero di emissioni di BTP che non siamo in grado di quantificare al momento. Pensiamo bene a quello che facciamo!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marattin, ma, adesso, tornando in Commissione, ci sarà modo di discutere e votare nuovi emendamenti.
A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18.
La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 18.
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge di conversione n. 889-A/R.
Avverto che, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, la Commissione ha predisposto un nuovo testo, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A), ed è pubblicato online sul sito Internet della Camera dei deputati.
Resta inteso che, come da prassi, si intendono ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea ove ancora riferibili al nuovo testo approvato dalla Commissione.
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 889-A/R)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro dell'Economia e delle finanze, deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 889-A/R: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nel testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.
Sui lavori dell'Assemblea e calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di aprile 2023.
PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 889-A/R: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (da inviare al Senato - scadenza: 17 aprile 2023), nel testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di domani, giovedì 30 marzo, a partire dalle ore 18, previe dichiarazioni di voto, a partire dalle ore 16,30.
Dopo tale votazione, l'esame del provvedimento sarà interrotto sino alla seduta di lunedì 3 aprile, nella quale i lavori riprenderanno, a partire dalle ore 11 sino alle ore 17,30, per le fasi dell'illustrazione degli ordini del giorno e per l'espressione del parere da parte del rappresentante del Governo.
Sempre nella seduta di lunedì 3 aprile, a partire dalle ore 17,30 e sino alle ore 20, con prosecuzione notturna dalle ore 21 sino alle ore 24, ed eventualmente nella giornata di martedì 4 aprile, dalle ore 9,30 sino alle ore 12, avrà luogo la fase della votazione degli ordini del giorno.
A partire dalle ore 12 di martedì 4 aprile avranno luogo, con ripresa televisiva diretta, le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti del gruppo Misto e la votazione finale.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 13 di domani, giovedì 30 marzo.
Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
(Segue sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Caiata.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di aprile 2023.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di aprile 2023:
Lunedì 3 aprile (ore 11-17,30)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 889 – Conversione in legge del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (da inviare al Senato – scadenza: 17 aprile 2023) (per le fasi dell'illustrazione degli ordini del giorno e dell'espressione dei pareri da parte del Governo).
Lunedì 3 aprile (ore 17,30-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di martedì 4 aprile, dalle ore 9,30 alle ore 12)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 889 – Conversione in legge del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (da inviare al Senato – scadenza: 17 aprile 2023) (per la fase della votazione degli ordini del giorno).
Martedì 4 aprile (ore 12-13,30)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 889 – Conversione in legge del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (da inviare al Senato – scadenza: 17 aprile 2023) (per le dichiarazioni di voto finale e il voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto).
Martedì 4 aprile (15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)
Esame della proposta di legge costituzionale n. 715 – Modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva (approvata, in prima deliberazione, dal Senato)
Esame dei disegni di legge di ratifica:
n. 770 - Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Croazia sulla delimitazione delle zone economiche esclusive, con allegato, fatto a Roma il 24 maggio 2022;
n. 795 - Scambio di Note verbali concernente il rinnovo dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Libano del 21 giugno 2004, fatto a Beirut il 3 agosto 2021 e il 21 aprile 2022;
n. 873 - Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Moldova in materia di sicurezza sociale, con Allegato, fatto a Roma il 18 giugno 2021.
Mercoledì 5 aprile (ore 9,30-13,30)
Eventuale seguito degli argomenti previsti nella parte pomeridiana della seduta di martedì 4 aprile e non conclusi.
Mercoledì 5 aprile (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Martedì 11 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 338-B - Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali (approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Discussione sulle linee generali del Doc. XXII, n. 6 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati.
Discussione sulle linee generali della mozione Molinari ed altri n. 1-00045 concernente iniziative in materia di riconoscimento di Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico specializzati nelle patologie ambientali.
Discussione sulle linee generali delle mozioni Orrico ed altri n. 1-00079 e Manzi ed altri n. 1-00063 concernenti iniziative in materia di dimensionamento scolastico, nel quadro di interventi per la valorizzazione e il potenziamento del sistema di istruzione.
Mercoledì 12 aprile (ore 9,30-13,30 e 16-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)
Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 338-B - Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali (approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Seguito dell'esame del Doc. XXII, n. 6 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati.
Seguito dell'esame della mozione Molinari ed altri n. 1-00045 concernente iniziative in materia di riconoscimento di Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico specializzati nelle patologie ambientali.
Seguito dell'esame delle mozioni Orrico ed altri n. 1-00079 e Manzi ed altri n. 1-00063 concernenti iniziative in materia di dimensionamento scolastico, nel quadro di interventi per la valorizzazione e il potenziamento del sistema di istruzione.
Esame della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Alessandro Morelli, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 1).
Mercoledì 12 aprile (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Giovedì 13 aprile (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 14 aprile)
Votazioni per l'elezione di due componenti il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, di due componenti il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti e di due componenti il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria.
Eventuale seguito degli argomenti previsti nella giornata di mercoledì 12 aprile e non conclusi.
Venerdì 14 aprile (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Lunedì 17 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 564 – Conversione in legge del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 25 aprile 2023).
Discussione sulle linee generali delle mozioni Serracchiani ed altri n. 1-00073, Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064 e Ruffino ed altri n. 1-00081 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della siccità.
Discussione sulle linee generali delle mozioni Ruffino ed altri n. 1-00098, Sergio Costa ed altri n. 1-00056 e Cattaneo ed altri n. 1-00083 concernenti iniziative in materia energetica nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all'energia nucleare.
Martedì 18 aprile (ore 11)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Martedì 18 (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 19 aprile (ore 9,30-13,30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 20 aprile (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 21 aprile)
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 564 – Conversione in legge del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 25 aprile 2023).
Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Seguito dell'esame delle mozioni Serracchiani ed altri n. 1-00073, Ilaria Fontana ed altri n. 1-00064 e Ruffino ed altri n. 1-00081 concernenti iniziative volte a contrastare il fenomeno della siccità.
Seguito dell'esame delle mozioni Ruffino ed altri n. 1-00098, Sergio Costa ed altri n. 1-00056 e Cattaneo ed altri n. 1-00083 concernenti iniziative in materia energetica nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all'energia nucleare.
Mercoledì 19 aprile (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Venerdì 21 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 536 – Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori (deliberata l'urgenza).
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 389 - Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico.
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 384, 446 e 459 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica del COVID-19.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 622 - Disposizioni concernenti la definizione di un programma diagnostico per l'individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica.
Mercoledì 26 aprile (ore 9,30-13,30)
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge n. 88, 115, 769 e abbinata - Disposizioni concernenti l'esercizio del diritto di voto per le elezioni della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica e dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia nonché per i referendum da parte degli elettori che, per motivi di studio o di lavoro, hanno temporaneamente domicilio in una regione diversa da quella di residenza.
Discussione sulle linee generali della mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100 concernente iniziative in relazione al Piano RepowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR.
Mercoledì 26 (ore 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 27 aprile (ore 9,30-13 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 28 aprile)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 536 – Modifiche al codice penale, alla legge 29 maggio 2017, n. 71, e al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e di misure rieducative dei minori (deliberata l'urgenza).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 389 - Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico.
Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 384, 446 e 459 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica del COVID-19.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 622 - Disposizioni concernenti la definizione di un programma diagnostico per l'individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 88, 115, 769 e abbinata - Disposizioni concernenti l'esercizio del diritto di voto per le elezioni della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica e dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia nonché per i referendum da parte degli elettori che, per motivi di studio o di lavoro, hanno temporaneamente domicilio in una regione diversa da quella di residenza.
Seguito dell'esame della mozione Cappelletti ed altri n. 1-00100 concernente iniziative in relazione al Piano RepowerEU e ai relativi investimenti in campo energetico nell'ambito del PNRR.
Giovedì 27 aprile (ore 13,30)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Venerdì 28 aprile (ore 9.30)
Svolgimento di interpellanze urgenti.
L'articolazione dei lavori potrà essere integrata con la previsione, nella settimana dal 17 al 21 aprile o dal 26 al 28 aprile, della discussione del Documento di economia e finanza (DEF) per il 2023 (ove trasmesso alle Camere).
Essendo stato convenuto che nella settimana 26-28 aprile lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo giovedì 27 aprile dalle ore 13,30, il termine di presentazione è conseguentemente fissato a mercoledì 26 aprile alle ore 12.
Il medesimo termine di mercoledì 26 aprile, alle ore 12, è altresì fissato per la presentazione di interpellanze urgenti il cui svolgimento avrà luogo venerdì 28 aprile dalle ore 9,30.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
L'organizzazione dei tempi per l'esame delle proposte di legge n. 338-B, n. 536, n. 389, n. 622 e n. 88 e abbinate, e per la discussione sulle linee generali delle proposte di legge n. 384 e abbinate, nonché del Doc. XXII, n. 6 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.
L'organizzazione dei tempi per l'esame del Documento di economia e finanza (DEF) per il 2023 sarà definita dopo la sua presentazione.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà, per due minuti.
MAURO BERRUTO (PD-IDP). “Bisognerebbe sempre tentare di esprimere il proprio stupore per la vita e per la sua bellezza, così nessuno sarà disposto a farselo togliere” scriveva Gianni Minà, raccontando la sua vita. Lo stupore per la politica, per la musica e, soprattutto, lo stupore per lo sport come fatto sociale totale, come strumento per alzare lo sguardo sul mondo, con un'unica condizione: la libertà.
“Ci sono persone che non hanno il cartellino del prezzo appeso sopra” diceva Raymond Chandler e Gianni Minà era uno di loro e, per questo, venne fatto fuori dalla Rai. Lui, gigante fra i giganti, capace di farsi volere bene dalle tre più grandi stelle ribelli del firmamento sportivo: Muhammad Ali, Pietro Mennea, Diego Maradona. Lui, capace di correre nello spogliatoio per essere il primo a raccogliere la testimonianza di Muhammad Ali, a Kinshasa, trionfatore nel combattimento più famoso della storia e, poi, anni dopo, di pulirgli con un tovagliolo l'angolo della bocca, nel soggiorno di casa, dove l'aveva invitato a cena, debole e tremante per il Parkinson. Questo il suo capolavoro: raccontare i più grandi, ma sempre schierato dalla parte degli ultimi.
Se ne è andato e, parafrasandolo, questo è il brutto della diretta. Ma, come recita un proverbio argentino, nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato e tu, Gianni, hai messo la musica. Ti chiamo con il tuo nome, che è una garanzia per chi ha raccontato la storia dello sport del Novecento. Adesso lassù c'è un pantheon al completo: Gianni Brera, Gianni Mura, Gianni Clerici, Gianni Minà.
Sei partito dalla nostra Torino, dove ti sei innamorato del nostro “Toro”, per diventare un eroe omerico, viaggiatore del mondo, seguendo tre stelle polari: lo stupore, la curiosità e la libertà. La nostra sfida sarà custodire la tua memoria. E la forma della memoria - hai scritto - non somiglia a una città, ma a un'isola. “La mia isola l'ho sempre cercata da qualche parte. Sempre, in qualsiasi posto mi sia trovato, sono partito per un altro. Curiosità o inquietudine, non lo so. È stato il mio modo di lavorare, o di vivere. Abbandonare le cose poco prima che finiscano e correre dove sta per nascere qualcosa di più interessante”. Buon viaggio, Gianni, trovala quell'isola e riposa in pace (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza, ovviamente, si unisce alle manifestazioni di cordoglio per la scomparsa di Gianni Minà.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Il mio intervento sarà brevissimo e vuole soltanto rappresentare una situazione riguardante un rappresentante del WWF della penisola sorrentina, Claudio d'Esposito, che, in Sant'Agnello, è stato aggredito brutalmente da un soggetto già condannato per associazione camorristica; un'aggressione in considerazione del fatto che d'Esposito è particolarmente attivo contro ogni forma di violazione dell'ambiente. In particolare, per anni ha lottato perché non venisse realizzato un parcheggio nella penisola sorrentina.
È rimasto a terra, è stato soccorso da un'ambulanza e portato in ospedale. Questo è avvenuto il 25 marzo scorso e ancora non ha presentato querela.
È evidente che, in mancanza di una procedibilità d'ufficio, come quella che abbiamo chiesto ripetutamente (di fronte a soggetti di questo tipo non vi è procedibilità d'ufficio, ma solo a querela), bisognerà aspettare che Claudio d'Esposito, tornando a casa, si presenti presso un ufficio di Polizia, perché eserciti quel diritto, ma dovrà esercitarlo nei confronti di un soggetto particolarmente pericoloso. Ecco, perché chiedevamo la procedibilità d'ufficio.
Questo episodio evidenzia anche l'esigenza di un controllo molto intenso sul territorio della Campania, poiché tale regione presenta indici di pericolosità camorristica ad altissima intensità, ma non solo. Il 21 marzo, un altro giovane ha sparato, colpendo in pieno petto, un altro giovane, addirittura di 21 anni, uccidendolo, e l'autore è, ancora una volta, un soggetto riconducibile ad associazioni camorristiche. Qualche mese prima, addirittura a Pozzuoli, un camion, addetto al trasporto dei rifiuti, è stato fermato da tre persone armate e travisate: l'autista è stato fatto scendere e quel camion è stato incendiato. Questo giusto per fare alcuni esempi.
È evidente che occorre un controllo sul territorio molto intenso. Di ciò, non si fa un addebito, né al questore né al prefetto, ma è evidente che manca il personale (che è invecchiato), con la possibilità di esercitare questo controllo. È necessario assumere nuovi appartenenti alle Forze dell'ordine. I cittadini devono essere garantiti e protetti ed è necessaria una legislazione penale forte che consenta per questi fatti gravi una procedibilità d'ufficio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Le chiedo soltanto, signor Vicepresidente, di farsi portavoce presso il Presidente, affinché il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'Interno possano conoscere questi fatti e intervenire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente, intervengo per fare una richiesta, tramite la sua persona. So che ha già espresso solidarietà con riferimento all'intervento del Ministro Valditara sulla vicenda inquietante accaduta a Castellammare di Stabia, dove una docente, durante l'orario di lezione, è stata raggiunta da un vero e proprio raid messo in atto da una famiglia, già protagonista in passato di altri raid simili.
Queste persone hanno girato tutta la scuola, finché non hanno trovato la classe in cui si trovava questa docente, rea - a loro dire - di aver messo voti troppo bassi alla loro figlia: l'hanno schiaffeggiata, presa a pugni e tirata per i capelli, finché non è rimasta inerme ed esanime. Nessuno è intervenuto. La scuola sarebbe intervenuta solo per chiedere alla docente di allontanarsi tramite un'uscita secondaria. Non è stata accompagnata in ospedale da nessuno della scuola, ma ci è andata a piedi, da sola. È uscita attraverso l'uscita secondaria e non è stato chiamato nessuno. Solo una sua collega scambiata per lei, pochi minuti prima, ha chiamato il 113 preoccupata per la vicenda. La scuola non ha chiamato né il 113 né il 118.
Presidente, concludo. Non entro nel merito del motivo, perché ci possono essere docenti che fanno bene e docenti che fanno male, i genitori hanno tutti gli strumenti per interagire, ma non si può permettere, in orario scolastico, un raid in un luogo sacro, come è una scuola. Chi doveva uscire dall'uscita principale era la docente, mentre gli aggressori sarebbero dovuti uscire accompagnati dalle Forze dell'ordine. Ciò non è avvenuto, pertanto credo che dobbiamo stigmatizzare con forza l'accaduto - il Ministro ha già fatto al riguardo un primo intervento - e far venire in Aula il Ministro, perché questi episodi non accadano più.
PRESIDENTE. La speranza, ovviamente, è quella, onorevole Borrelli.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 30 marzo 2023 - Ore 16,30:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77. (C. 889-A/R)
Relatore: DE BERTOLDI.
La seduta termina alle 18,25.