Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 18 aprile 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    ogni anno, il quarto sabato del mese di novembre, in Ucraina si commemorano le vittime dell'Holodomor, lo «sterminio per fame» di milioni di ucraini;

    il termine Holodomor proviene dalla espressione ucraina moryty holodom, dalla combinazione delle parole ucraine holod (carestia) e moryty (uccidere), a indicare la volontà di infliggere la morte per fame;

    anche a seguito della collettivizzazione agraria attuata dal dittatore sovietico Stalin – al fine di liquidare anche i kulaki, ossia i contadini più agiati, come coltivatori diretti e piccoli proprietari terrieri – la carestia cominciò a manifestarsi già nel 1932;

    tale situazione fu volutamente e ulteriormente aggravata da una dura politica di requisizione del raccolto e di gravi limitazioni alla mobilità per coloro che intendevano spostarsi verso la città in cerca di cibo, associata alla deportazione massiccia dei kulaki, che comportò un ulteriore drastico calo della produzione e innescando rivolte contadine in varie zone dell'Ucraina;

    l'Holodomor determinò, nel periodo gennaio-giugno 1933 circa quattro milioni di vittime rispetto alle 200.000 del 1932, distruggendo una parte significativa della popolazione della Repubblica sovietica ucraina. Si stima che un quarto della popolazione rurale, tra uomini, donne e bambini sia stata sterminata;

    l'Holodomor pertanto ebbe luogo in un contesto dominato dalla volontà di Stalin di punire con la fame e con il terrore un certo numero di gruppi nazionali ed etnico-sociali ritenuti pericolosi o potenzialmente tali e che, come tutti gli indicatori quantitativi dimostrano, tanto la punizione che il terrore toccarono, per le ragioni precedentemente elencate, il loro culmine in Ucraina, dove si trasformarono in un fenomeno qualitativamente differente da una pur tragica carestia;

    il 29 novembre 2006 il Presidente ucraino ha firmato la legge votata dalla Verchovna Rada (Parlamento ucraino) che definisce l'Holodomor un evento provocato da precise e deliberate scelte politiche, riconoscendo il quarto sabato di novembre Giorno del ricordo per commemorarne le vittime. Nel 2008 è stato aperto in Ucraina il Museo nazionale del Genocidio dell'Holodomor;

    nel recente G20 svoltosi a Bali, il Presidente dell'Ucraina, intervenendo in videocollegamento, ha proposto di estendere sine die l'accordo che consente le esportazioni del grano ucraino. Un annuncio che arriva proprio in concomitanza dell'anniversario dell'Holodomor;

    come recita la risoluzione 2019/2819(RSP) del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa «la memoria delle vittime dei regimi totalitari, il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo, nonché la sensibilizzazione a tale riguardo, sono di vitale importanza per l'unità dell'Europa e dei suoi cittadini e per costruire la resilienza europea alle moderne minacce esterne»;

    il ricordo del tragico passato che accomuna gli europei è strumento concreto per onorare le vittime e avviare un reale percorso di riappacificazione basato su verità oggettive e incontrovertibili;

    in tale prospettiva anche il riconoscimento dell'Holodomor come genocidio è elemento fondamentale dell'identità nazionale ucraina dopo lo scioglimento dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, un'identità basata sulla sofferenza e che ha perciò respinto possibili derive oppressive e favorito l'affermarsi dei valori dello Stato di diritto, della democrazia e dell'aspirazione a entrare a far parte dell'Unione europea;

    nel corso degli anni, numerosi sono stati gli atti adottati da diversi organismi, al duplice fine di rendere noto all'opinione pubblica quanto successo al popolo ucraino nello scorso secolo per volontà del dittatore comunista Stalin e di sottrarre l'Holodomor all'inevitabile oblio. Nello specifico è opportuno evidenziare i seguenti:

     a) la Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, che mette al bando il genocidio e obbliga gli Stati ad implementare l'applicazione di tale divieto;

     b) la legge ucraina concernente «l'Holodomor del 1932-1933 in Ucraina», adottata il 28 novembre 2006 che commemora ufficialmente il genocidio subito dal popolo ucraino;

     c) la raccomandazione del Parlamento europeo del 20 novembre 2007 destinata al Consiglio sul riconoscimento dell'Holodomor, la carestia artificiale del 1932 in Ucraina, come genocidio contro il popolo ucraino;

     d) la risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2008 sulla commemorazione dell'Holodomor, la carestia artificiale del 1932-1933 in Ucraina che ha riconosciuto «l'Holodomor quale spaventoso crimine contro il popolo ucraino e contro l'umanità»;

     e) la dichiarazione del Presidente del Parlamento europeo del 21 novembre 2007, che ha segnato l'inizio della commemorazione del 75° anniversario della grande carestia Holodomor in Ucraina;

     f) la dichiarazione finale e le raccomandazioni della decima riunione del comitato parlamentare di cooperazione Unione europea-Ucraina, adottate il 27 febbraio 2008, che riconoscono l'Holodomor come spaventoso genocidio ai danni degli ucraini e contro l'umanità e che condannano tali atti connotati dall'annientamento di massa e dalla violazione dei diritti umani;

     g) la «risoluzione sull'Holodomor del 1932-1933 in Ucraina» approvata dall'assemblea parlamentare dell'OSCE nella sessione annuale di Astana del 29 giugno-3 luglio 2008 e trasmessa alla Camera dei deputati il 24 luglio 2008;

     h) la dichiarazione comune di condanna resa durante la 58a sessione plenaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione del 70° anniversario dell'Holodomor in Ucraina, sostenuta da 63 Stati, inclusi tutti gli Stati membri dell'allora Unione europea a 25;

    la molteplicità degli atti sopracitati e adottati a livello internazionale, rende evidente la necessità di promuovere ogni opportuna iniziativa al fine di non dimenticare il genocidio subito dal popolo ucraino,

impegna il Governo

1) a riconoscere ufficialmente e con ogni atto di competenza l'Holodomor come genocidio, adottando ogni conseguente iniziativa, d'intesa con il Parlamento della Repubblica italiana e con le istituzioni multilaterali di cui l'Italia è parte, per la promozione in Italia e all'estero della consapevolezza e del ricordo di quella tragedia.
(1-00124) «Foti, Calovini, Tremonti, Caiata, Gardini, Di Giuseppe, Loperfido, Mura, Pozzolo».


   La Camera,

   premesso che:

    nel corso dei secoli, le donne sono state oggetto di stereotipi che venivano loro attribuiti: debolezza, emotività e scarsa competitività. Solo nel secolo scorso, sono riuscite a conquistare un ruolo importante in discipline sportive in precedenza praticate esclusivamente dagli uomini, avviando prima e proseguendo poi un percorso di emancipazione femminile nello sport;

    negli ultimi anni si sta ponendo in maniera sempre più preponderante il tema della partecipazione delle donne transgender – biologicamente uomini – nelle categorie femminili degli sport;

    questo, pur essendo considerato inclusivo da alcuni, a parere dei firmatari del presente atto non parrebbe né equo, né giusto, perché non tiene adeguatamente in considerazione le caratteristiche biologiche e la prestanza fisica femminili, diverse da quelle maschili;

    lo spirito sportivo è contraddistinto dal riconoscimento della meritocrazia, che può funzionare solo se la competizione avviene in condizioni di parità, con atlete dello stesso sesso, non con chi ha biologicamente un corpo da uomo e, quindi, un livello di testosterone medio o alto;

    acconsentire al principio in base al quale il genere scelto – e non il sesso biologico – possa essere determinante per poter gareggiare e competere contro coloro che biologicamente sono donne, vanifica il percorso di emancipazione femminile che, anche sul versante delle discipline sportive, le donne hanno dovuto affrontare;

    parimenti, ciò rischierebbe nel concreto di avvantaggiare, paradossalmente, gli uomini;

    negli Stati Uniti Lia Thomas, nata Will, ha riportato nette vittorie in tutte le gare stile libero femminili sulle distanze di 200, 500 e 1650 yard, battendo i record della categoria. Nelle 200 yards Thomas è passata dal 462° posto nazionale nella categoria maschile al primo posto in quella femminile;

    in Nuova Zelanda, Laurel Hubbard, nato Gavin, a fronte di scarsi risultati nelle gare maschili di sollevamento pesi, dopo la transizione, ha iniziato a gareggiare nella categoria femminile, dove le sue performance sono risultate più competitive, fino alla qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo;

    nel giugno 2022, la Federazione internazionale degli sport acquatici (Fina) ha introdotto il divieto, per le donne transgender che non abbiano iniziato le terapie di transizione entro i 12 anni di età o entro le prime fasi della pubertà, di gareggiare nelle categorie riservate alle donne, proponendo la creazione di una «categoria aperta» in cui gli atleti transgender possano competere;

    nel dicembre 2022, il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha aggiornato le linee guida sulle persone transgender nello sport, nel tentativo di mantenere l'equità nello sport femminile;

    nella dichiarazione del Cio si legge che, in base al principio 4 – ossia il principio di equità – «le organizzazioni sportive possono, a volte, avere bisogno di emanare criteri di ammissibilità per le competizioni separate per sesso per mantenere una distribuzione equa e proporzionata dei vantaggi competitivi tra partecipanti»;

    «il Cio» – prosegue la dichiarazione – «riconosce la particolare importanza di promuovere l'uguaglianza delle donne nello sport e di preservare una competizione equa e significativa per le atlete d'élite, il che può richiedere criteri che limitino l'ammissibilità in alcuni casi»;

    a seguito della decisione del Cio, le federazioni sono state chiamate a definire le proprie linee guida;

    il 23 marzo 2023, al termine dell'assemblea plenaria della World Athletics (Federazione internazionale di atletica leggera) è stato stabilito che, a partire dal 31 marzo, le donne transgender che hanno attraversato la pubertà maschile saranno escluse dalle competizioni femminili,

impegna il Governo:

1) nel rispetto dei principi – fondamentali nello sport – di equità ed uguaglianza, a non intraprendere, per quanto di competenza, iniziative legislative suscettibili di avallare la partecipazione di donne transgender nelle gare femminili, al fine di non ledere il livello di emancipazione femminile raggiunto nel settore;

2) a valutare, per quanto di competenza, l'opportunità di revisionare la normativa in vigore al fine di assicurare che non si determinino gli svantaggi esposti in premessa.
(1-00125) «Filini, Kelany, Montaruli, Caramanna, Colosimo, Perissa, Lucaselli, Roscani, Giorgianni, Pulciani».

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    gli enti lirici sono stati inizialmente disciplinati dalla legge del 14 agosto 1967, n. 800, recante «Nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali», che ha dichiarato il «rilevante interesse generale» dell'attività lirica e concertistica «in quanto intesa a favorire la formazione musicale, culturale e sociale della collettività nazionale» ed ha attribuito agli enti autonomi lirici e alle istituzioni concertistiche assimilate la personalità giuridica di diritto pubblico;

    sono stati così riconosciuti come enti autonomi 11 teatri lirici e 2 istituzioni concertistiche assimilate; a questi, si è aggiunta, a seguito della legge n. 310 del 2003, la Fona Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari;

    pertanto, attualmente, le fondazioni lirico-sinfoniche sono quattordici;

    con il decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, gli enti di prioritario interesse nazionale operanti nel settore musicale sono stati trasformati in fondazioni di diritto privato, al fine di eliminare rigidità organizzative connesse alla natura pubblica dei soggetti e di rendere disponibili risorse private in aggiunta al finanziamento statale, costituito principalmente dal Fondo unico per lo spettacolo (Fus), effettuando dunque un progressivo processo di privatizzazione, con la creazione di un sistema di finanziamento misto, pubblico e privato;

    da allora, tuttavia, i finanziamenti pubblici vengono drasticamente ridotti e quelli privati non risultano essere sufficienti per il sostegno di teatri grandi e articolati;

    il decreto-legge n. 91 del 2013, con l'intento di salvare e rilanciare le fondazioni lirico-sinfoniche (Fls), istituisce un fondo rotativo gestito da un commissario straordinario del Governo; le fondazioni che intendono accedere a tale fondo devono presentare un piano triennale di risanamento che dev'essere approvato dal Ministero della cultura;

    in seguito, sono stati emanati il decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, all'articolo 24 recante misure urgenti per il patrimonio e le attività culturali e turistiche, e la legge 22 novembre 2017, n. 175, recante disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia;

    tuttavia, entrambi gli interventi non affrontano in maniera esaustiva il tema della difesa dell'occupazione dei lavoratori dello spettacolo, quindi anche dei corpi di ballo, né tutelano il valore sociale e culturale delle fondazioni, ma si concentrano esclusivamente sull'equilibrio economico delle stesse;

    nonostante il trend seguito dalle fondazioni lirico-sinfoniche che, per raggiungere un equilibrio economico hanno abbattuto i costi del personale e dunque, spesso, provveduto alla chiusura dei corpi di ballo, nessuna fra esse è riuscita, in questo modo, a ripianare i propri debiti;

    le fondazioni lirico-sinfoniche (Teatro Petruzzelli di Bari, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Lirico di Cagliari, il Teatro Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro Massimo di Palermo, l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, il Teatro dell'Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino, il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, il Teatro La Fenice di Venezia e l'Arena di Verona), continuano a produrre balletto ed opere con balletto, come previsto, peraltro, dai loro statuti;

    l'attività di balletto è stata essenzialmente esternalizzata ad agenzie e compagnie private esterne, italiane ed estere, e nelle opere liriche sono stati assunti danzatori con contratti di tipo autonomo/occasionale o, a partita Iva, dunque con modalità e tipologie contrattuali difformi da quanto normato dal contratto collettivo nazionale del lavoro;

    l'esternalizzazione è una violazione del contratto collettivo nazionale del lavoro, che, invece, prevede che i danzatori siano assunti con contratti di tipo subordinato, a tempo indeterminato tramite concorsi pubblici e a tempo determinato tramite audizioni pubbliche;

    al momento, nelle fondazioni lirico-sinfoniche in attività sopravvivono solo quattro corpi di ballo (a Milano, Roma, Napoli e Palermo);

    la Corte di giustizia dell'Unione europea ha emesso la cosiddetta sentenza «Sciotto», causa C-331/17, in merito all'abuso del contratto a termine nelle fondazione lirico-sinfoniche, avendo rilevato la mancanza di una normativa italiana volta a prevenire e a sanzionare l'abuso del contratto a tempo determinato nelle fondazioni;

    per tali ragioni, nel luglio 2019, la Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia;

    in seguito alle posizioni dell'Ue, è stato emanato il decreto-legge 28 giugno 2019, n. 59, convertito in legge, con modificazioni dalla legge 8 agosto 2019, n. 81, recante misure urgenti in materia di personale delle fondazioni lirico sinfoniche, di sostegno del settore del cinema e audiovisivo e finanziamento delle attività del Ministero per i beni e le attività culturali e per lo svolgimento della manifestazione Uefa Euro 2020, secondo il quale ogni fondazione lirico-sinfonica avrebbe dovuto intraprendere un percorso di ridiscussione della propria dotazione organica e stabilizzazione dei precari storici non investendo tuttavia alcuna risorsa in tal senso;

    malgrado questo ultimo provvedimento legislativo le nuove dotazioni organiche delle fondazioni, approvate dal Ministero della cultura, destinano ai danzatori soltanto il 4,8 per cento dei posti di lavoro; sono presenti danzatori e danzatrici italiani ed italiane in 111 compagnie di balletto europee, professionisti altamente specializzati, per i quali in Italia, a causa dello smantellamento dei corpi di ballo, intrapreso decenni fa, non c'è posto e che invece, consentendo loro di rientrare, si contribuirebbe alla crescita culturale ed economica del nostro Paese;

    nella XVIII legislatura è stata approvata la legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo, che interviene, anzitutto, sull'articolo 1 della legge 22 novembre 2017, n. 175 (disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia), integrando i princìpi ispiratori della disciplina anche alla luce della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005, di cui alla legge 1° ottobre 2020, n. 133, e tenuto conto della risoluzione del Parlamento europeo del 7 giugno 2007 sullo statuto sociale degli artisti (2006/2249(INI));

    in particolare, il provvedimento delega il Governo ad emanare, entro nove mesi dalla sua pubblicazione:

     uno o più decreti legislativi per il coordinamento e il riordino delle disposizioni legislative vigenti e di quelle regolamentari adottate in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche e degli enti lirici, nonché per la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche, mediante la redazione di un unico testo normativo denominato «codice dello spettacolo»;

     un decreto legislativo con disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo, nel rispetto di indicati princìpi e criteri direttivi;

     un decreto legislativo con disposizioni in materia di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, ivi compresi gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo nel rispetto di indicati princìpi e criteri direttivi;

     un decreto legislativo per il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità e per l'introduzione di un'indennità di discontinuità, quale indennità strutturale e permanente, in favore dei lavoratori a tempo determinato, nonché dei lavoratori discontinui del settore dello spettacolo, individuati con decreto adottato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della cultura, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge. Il decreto legislativo è adottato tenuto conto del carattere strutturalmente discontinuo delle prestazioni lavorative, nonché nel rispetto di indicati princìpi e criteri direttivi;

    ad oggi l'unico intervento degno di nota è l'articolo 1, comma 282, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, introdotto durante l'esame alla Camera, che stanzia delle risorse – pari a 60 milioni di euro per il 2023, 6 milioni di euro per il 2024 e 8 milioni di euro per il 2025 – ai fini dell'introduzione di un'indennità di discontinuità a favore dei lavoratori dello spettacolo;

    tali risorse sono volte a concorrere all'attuazione di quanto previsto dall'articolo 2, comma 6, della succitata legge di delega in materia di spettacolo n. 106 del 2022, che reca una delega al Governo per il riordino e la revisione degli ammortizzatori sociali e delle indennità, compresa quella strutturale di discontinuità in oggetto, in favore dei lavoratori a tempo determinato, dipendenti o autonomi, che prestino attività artistica o tecnica, direttamente connessa con la produzione e la realizzazione di spettacoli nonché in favore dei lavoratori discontinui, dipendenti o autonomi, che prestino, nel settore dello spettacolo, altre attività a tempo determinato (da individuarsi con apposito decreto ministeriale);

    sempre nella XVIII legislatura si è svolta una indagine conoscitiva sulle fondazioni lirico sinfoniche nella quale è stato affrontato il grande tema dei corpi di ballo, che è stato ampiamente discusso e argomentato durante le audizioni, anche con il coinvolgimento di numerosi artisti, tra cui Roberto Bolle, Eleonora Abbagnato e i danzatori di Danza error system (Des);

    nel documento sono stati sottolineati alcuni punti sul tema della danza, cioè la messa in sicurezza delle compagini attualmente attive, la stabilizzazione dei corpi di ballo di Napoli e Palermo con organici consoni, la necessità di supportare la riattivazione del corpo di ballo di Firenze, dell'Arena di Verona e di quelle realtà che siano nelle condizioni di poterlo fare, il tema della maggiore circuitazione degli spettacoli coreutici, nonché il tema della copertura territoriale di questo tipo di produzione;

    è sorta dunque l'esigenza di valutare attentamente quali siano attualmente le aree geografiche maggiormente penalizzate sotto il profilo delle opportunità offerte alla fruizione da parte del pubblico; ad esempio, in tutto il Mezzogiorno ci sono al momento soltanto due compagini operative, sul tema della danza è stata accolta favorevolmente la istituzione del tavolo permanente presso il Ministero della cultura, con l'obiettivo di offrire soluzioni che tengano anche conto dei suggerimenti avanzati nel corso dell'indagine;

    in particolare, dal documento conclusivo dell'indagine conoscitiva, in tema di corpi di ballo, emerge che:

     solo quattro oggi prevedono ancora un corpo di ballo nella dotazione organica: la Scala di Milano, l'Opera di Roma, il San Carlo di Napoli e il Massimo di Palermo. Secondo il commissario Amoruso, i corpi di ballo sono stati espunti dalle piante organiche delle Fls perché il loro costo non era sostenibile: un corpo di ballo di 60 ballerini – a detta di Amoruso – costa 3 milioni di euro l'anno, oltre alle sale a disposizione e il personale ausiliario per mantenere le strutture. Il sistema, però, non può reggere più corpi di ballo di quanti ne esistano ora;

    a parere del commissario Amoruso, una possibile soluzione è che i quattro corpi di ballo esistenti siano condivisi e impiegati da tutte le quattordici Fls, anche perché l'attività del corpo di ballo di una Fls si esaurisce in determinati periodi dell'anno;

    la spiegazione secondo cui lo smantellamento dei corpi di ballo è stato causato dai costi eccessivi e da problemi di sostenibilità ha trovato di avviso contrario tutte le voci del mondo della danza audite dalla Commissione;

    per Eleonora Abbagnano, non si tratta di un problema di costo. Dieci corpi di ballo completi di 60 elementi (ballerini, direttori, maestro, assistenti, collaboratori) costerebbero – secondo le sue stime – 20 milioni di euro l'anno, la metà circa dei quali tornerebbe allo Stato in contributi e tasse. Basterebbero, quindi, 10 milioni di euro per far rinascere i corpi di ballo e tutto il vasto indotto che comprende 15 mila scuole di danza, laboratori di scenografia, sartorie, industrie di abbigliamento tecnico specializzato, maestri, coreografi, pianisti;

    lo scioglimento dei corpi di ballo delle Fls sarebbe invece – secondo Abbagnato – una conseguenza della trasformazione degli enti lirici in fondazioni, che ha comportato da un lato l'ingresso degli investitori privati negli organi decisionali, e dall'altro una riduzione del contributo finanziario pubblico. Lo scioglimento dei corpi di ballo ha provocato, però, un danno al Paese: un danno innanzitutto sociale, per i tanti giovani che sognano di diventare ballerini, e che senza i corpi di ballo perdono spinte motivazionali o sono costretti a espatriare; e poi un danno per le Fls, e indirettamente, quindi, per il Paese, perché le Fls che non hanno corpi di ballo propri sono costrette ad acquistare gli spettacoli coreutici da compagnie di balletto estero, e quindi di fatto utilizzano soldi dei contribuenti italiani per retribuire corpi di ballo stranieri (russi, francesi, tedeschi, americani, inglesi);

    a parte questo, c'è da considerare – ha osservato Abbagnato – quanto sia impensabile che musica e opera lirica siano ritenute arti meritevoli di essere sovvenzionate e il balletto, invece, un'arte secondaria e sacrificabile;

    Danza error system (Des) ha fatto presente che nelle quattordici Fls esistono quattordici orchestre e quattordici cori, ma soltanto quattro corpi di ballo ufficiali. Ciò a dispetto del fatto che tutte le fondazioni – con l'eccezione dell'Accademia nazionale Santa Cecilia – producono sia balletto sia opera con balletto. Tolta l'Arena di Verona, per la quale – secondo Danza error system – deve essere fatto un discorso a parte, nelle Fls senza corpo di ballo (Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Torino, Trieste e Venezia), l'attività per i titoli di balletto è esternalizzata ad agenzie o compagnie private, mentre per le opere con balletto ci si affida a danzatrici e danzatori assunti con modalità e tipologie difformi da quelle previste dal Contratto collettivo nazionale di lavoro, se non addirittura inquadrati come mimi anziché come ballerini;

    dal 2016 a oggi – ha calcolato Danza error system – sono almeno 289 le produzioni esternalizzate nelle Fls anzidette: tra 1.000 e 1.500 spettacoli esternalizzati per l'aspetto danza. Una prima conseguenza è che la maggior parte dei danzatori italiani, dopo essersi formati in anni di studi e sacrifici, è costretta a lasciare il proprio Paese. Secondo dati di giugno-luglio 2021, si trovano danzatori italiani in ben 26 Paesi europei e in almeno 111 compagnie di balletto europee;

    un discorso a parte – secondo Danza error system, come accennato – va svolto per l'Arena di Verona, che ha sciolto il corpo di ballo stabile nel 2017, ma dopo di allora – per la maggior parte delle almeno 44 produzioni con coreografie realizzate – ha impiegato alcuni dei danzatori licenziati assumendoli con contratti a tempo determinato, oltre a danzatori già precari. In sostanza, l'Arena di Verona ha di fatto un proprio corpo di ballo, ma precario: per questo i corpi di ballo sarebbero, secondo Des, «quattro più uno». In termini analoghi si è espresso, sull'Arena di Verona, anche Bolle; da questi dati, conclude Des, emerge che, nonostante le Fls abbiano bisogno dei corpi di ballo, i danzatori sono stati sospinti nel precariato, talché «essere una danzatrice o un danzatore in Italia significa essere un fantasma»;

    anche per Des non è d'altra parte accettabile che si dica che i corpi di ballo non sono sostenibili: sarebbe come dire che lo Stato può finanziare la musica e la lirica, ma non la danza;

    è necessario, invece, riconoscere alla danza la stessa dignità di arte e di patrimonio culturale che si riconosce all'opera lirica: ai fini del riparto Fus il punteggio del balletto deve essere equiparato a quello dell'opera lirica; occorre poi cambiare il nome delle Fls in «fondazioni lirico-sinfoniche e coreutiche», affinché la danza sia riconosciuta come parte integrante della loro identità; ed è necessario, ovviamente stanziare risorse per la ricostituzione dei corpi di ballo;

    rispetto alla proposta del commissario Amoruso che i corpi di ballo siano condivisi tra più Fls, Des si è espresso negativamente, reputandola non realizzabile: lasciando da parte il fatto che anche questa soluzione sarebbe discriminatoria nei confronti dei danzatori (ogni Fls ha il suo sovrintendente e il suo settore artistico, amministrativo o tecnico; non si vede perché solo il corpo di ballo potrebbe essere condiviso), c'è anche la difficoltà, se non l'impossibilità, per i quattro corpi di ballo di preparare e gestire la programmazione di quattordici stagioni in teatri diversi;

    sulla linea di Abbagnato e di Des, si posiziona anche Roberto Bolle, il quale ha rimarcato che la situazione della danza in Italia è sempre più difficile: i corpi di ballo sono stati sciolti e non è prevista quasi alcuna protezione per la categoria dei ballerini, che devono quindi lasciare l'Italia per poter svolgere serenamente e dignitosamente la propria professione;

    in Italia, ha detto Bolle, a dispetto del fatto che il balletto come genere artistico diffuso nel mondo intero è nato grazie a italiani, la danza è trattata come «la Cenerentola delle arti», mentre a opera lirica e musica sinfonica è riservata la quasi esclusiva totalità delle premure e delle cure delle Fls;

    la causa di questa situazione non è, anche per Bolle, l'insostenibilità finanziaria del balletto: l'organico di un corpo di ballo non è aprioristicamente meno sostenibile di quello dell'opera. La causa, per Bolle, sta piuttosto nel fatto che chi è responsabile delle decisioni, ad ogni livello, spesso non conosce adeguatamente la danza e il suo valore artistico: molti amano l'opera e la musica, ma pochi conoscono e apprezzano la danza;

    il balletto, quindi, sarebbe semplicemente vittima della mancanza di conoscenza approfondita dell'arte coreutica;

    il taglio del costo dei corpi di ballo – ha detto Bolle – è sempre stata la soluzione più facile per contenere i costi delle Fls, ma si è trattato di un errore, considerata la rilevanza non solo artistica, ma anche sociale ed economica della danza: rilevanza sociale, perché in Italia sono circa 17 mila le scuole di danza e circa 1.400.000 gli allievi (ragazzi e ragazze che spesso sognano di essere ballerini di professione e che per trovare sbocco devono poi recarsi all'estero); e rilevanza economica perché la danza ha un indotto importante: maestranze, pianisti, costumisti, sarti, scenografi, scuole di ballo, eccetera;

    l'arte e la cultura – ha ricordato Bolle – non sono importanti solo perché costitutive dell'identità culturale del Paese, ma anche perché, se ben gestite, possono essere una grande risorsa economica per tutti i territori coinvolti. Per quanto riguarda i quattro corpi di ballo esistenti, Bolle ha rimarcato che nel 2019, ultimo anno prima dello scoppio della pandemia, al Teatro dell'Opera di Roma i titoli di balletto hanno coperto il 38 per cento della programmazione; al San Carlo di Napoli, il 29 per cento, al Teatro Massimo di Palermo, il 18 per cento. A fronte di questo, i danzatori assunti con contratti precari sono stati il 67 per cento a Roma, il 63 per cento a Napoli e l'85 per cento a Palermo. Al Teatro dell'Opera di Roma, anche per effetto delle vertenze intentate dai lavoratori assunti con contratti a termine prorogati, l'organico stabile conta oggi una sessantina di elementi; a Napoli, quindici elementi; a Palermo, poco più di dieci elementi, di cui cinque a tempo pieno e cinque a tempo parziale. In altre parole, ha commentato Bolle, quelli di Napoli e Palermo sono «corpi di ballo in fin di vita»;

    quanto alle possibili soluzioni normative per valorizzare il balletto, per Bolle si dovrebbe innanzitutto far leva sui punteggi attribuiti ai fini del riparto della quota del Fus per le Fls: il punteggio del balletto, che al momento è inferiore, dovrebbe essere equiparato a quello dell'opera lirica, dato che la disparità di punteggio disincentiva le Fls dal mettere in scena i balletti (su questo si è soffermato anche Vlad). Inoltre, bisognerebbe distinguere, in termini di punteggio, tra le attività realizzate con un corpo di ballo esterno (che dovrebbero avere un punteggio minore) e quelle realizzate con un corpo di ballo interno alla Fls (che dovrebbero avere un punteggio maggiore); questo, a suo dire, incentiverebbe l'investimento delle Fls nei corpi di ballo;

    ancora, sarebbe importante che le Fls fossero rinominate in «Fondazioni lirico-sinfoniche-coreutiche», a significare la centralità e la pari rilevanza da assegnare a tutti e tre gli ambiti artistici;

    si dovrebbe inoltre stanziare un fondo per la ricostruzione di corpi di ballo stabili. Quanto all'obiettivo cui tendere, il modello ideale – secondo Bolle – sarebbe avere in Italia alcuni corpi di ballo con un organico importante, che possano mettere in scena grandi produzioni, accanto a corpi di ballo più ristretti (non è infatti immaginabile che tutte le Fls abbiano corpi di ballo numerosi);

    inoltre, avere corpi di ballo in tutte le Fls sarebbe di certo una situazione ideale, ma, a suo giudizio, si tratta di un obiettivo difficilmente realizzabile. Nell'immediato si potrebbe, secondo Bolle, puntare ad avere più Fls con corpi di ballo propri (ricostituendoli innanzitutto a Verona e Firenze) e incentivare la circolazione di questi corpi di ballo nel territorio, negli altri enti lirici;

    in Italia la formazione nel campo della danza è affidata ai licei coreutici istituiti col decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89, mediante un indirizzo di studi dedicato all'apprendimento tecnico-pratico della danza classica e contemporanea, che ad oggi sono 50;

    ai licei coreutici segue l'istituto delle Accademie, in particolare l'Accademia Nazionale di danza è l'unica istituzione statale per la formazione superiore artistica di tipo coreutico;

    numerose sono poi le associazioni sportive dilettantistiche, le accademie e le scuole di danza private disseminate su tutto il territorio nazionale che formano migliaia di aspiranti ballerine e ballerini, spesso senza una adeguata certificazione e/o riconoscimento pubblico che ne qualifichi l'insegnamento e i risultati raggiunti dagli allievi;

    manca, pertanto, un sistema di raccordo tra la formazione pubblica e privata, che garantisca la qualità dell'insegnamento e consenta a coloro che aspirano a lavorare nel campo della danza di accedere ad un percorso lineare e standard per conseguire l'obiettivo di diventare un/una professionista in questo settore senza dover necessariamente emigrare in altre regioni, con il conseguente impiego di risorse economiche che non tutti hanno a disposizione:

impegna il Governo:

   ad intervenire con urgenza e con ogni iniziativa di competenza per favorire la messa in sicurezza delle compagini attualmente attive, stabilizzare i corpi di ballo di Napoli e Palermo con organici consoni, supportare la riattivazione dei corpi di ballo di Firenze e dell'Arena di Verona (e di quelle realtà che siano nelle condizioni di farlo) e, in generale, configurare un modello che permetta, anche attraverso una programmazione condivisa e il coinvolgimento dei teatri viciniori e dei teatri di tradizione, una maggiore circuitazione degli spettacoli e una più completa e soddisfacente copertura territoriale della produzione coreutica;

   a valutare quali siano attualmente le aree geografiche maggiormente penalizzate sotto il profilo delle opportunità offerte alla fruizione da parte del pubblico e intervenire per colmare questo gap;

   ad adottare iniziative volte a determinare una nuova suddivisione del Fus, assicurando un tetto massimo ai fondi assegnabili per ogni tipologia di spettacolo prodotto (opera lirica, musica sinfonica e balletto) in modo che questo nuovo meccanismo incentivi le fondazioni a offrire stagioni più equilibrate secondo le tre diverse tipologie di spettacolo, ponendo un limite allo sbilanciamento dei punteggi in favore della produzione lirica;

   a prevedere una revisione dei punteggi assegnati alle produzioni coreutiche ai fini del riparto delle risorse del Fus, sempre al fine di riequilibrarli rispetto a quelli previsti per gli altri ambiti;

   a sostenere un meccanismo premiale per quelle fondazioni che hanno un proprio corpo di ballo stabile, con la condizione imprescindibile del rispetto della contrattazione collettiva nazionale del lavoro e del limite all'utilizzo dei contratti a tempo determinato;

   a garantire nuove modalità e tempistiche di assegnazione, comunicazione ed erogazione del Fus, prediligendo il versamento dei contributi nello stesso anno in cui viene svolta la programmazione;

   ad assicurarsi che la modalità di apertura dei corpi di ballo avvenga secondo uno studio di fattibilità di durata triennale (termine corrispondente alla durata massima dell'utilizzo di contratti di lavoro a tempo determinato), volto a dimostrarne la sostenibilità economico finanziaria e la valenza artistica della programmazione affiancando alle fondazioni un'apposita commissione;

   ad organizzare un sistema di certificazione della qualità degli insegnanti, delle scuole e accademie di danza private, così come delle associazioni sportive dilettantistiche, affinché le allieve e gli allievi possano approcciare lo studio della danza in modo sicuro e secondo uno standard riconosciuto a livello nazionale che tuteli la salute delle future danzatrici e dei futuri danzatori, garantisca una formazione tale da consentire loro di proseguire gli studi e la carriera nella danza uguale su tutto il territorio nazionale;

   ad adottare iniziative di competenza volte a rafforzare e incrementare il numero degli istituti pubblici in grado di formare i professionisti del futuro nel campo della danza, valutando di istituire delle sedi ulteriori dell'Accademia nazionale di danza nelle altre aree geografiche del Paese, in particolare nel Mezzogiorno;

   a valutare l'opportunità di attivarsi affinché le fondazioni liriche sinfoniche siano rinominate «Fondazioni lirico-sinfoniche-coreutiche», a dimostrare la centralità e la pari rilevanza da assegnare a tutti e tre gli ambiti artistici;

   ad adottare al più presto i decreti legislativi di attuazione della legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo.
(7-00088) «Orrico, Amato, Cherchi».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    in questi ultimi anni l'editoria scolastica è un settore in sofferenza a causa delle problematiche, comuni ad altri settori, relative ai costi dell'energia, alla mancanza di materie prime e alla difficoltà di approvvigionamento della carta;

    la crisi della carta, se da un lato, tra il 2020 e il 2021, è stata influenzata dai generali problemi di approvvigionamento e di trasporti legati alla pandemia da coronavirus, è continuata, anche a causa della guerra in Ucraina e all'aumento dei costi di produzione;

    secondo i dati, più recenti, dell'Associazione italiana editori (Aie), il costo medio della carta per i libri è aumentato del 57 per cento tra gennaio 2021 e maggio 2022 e, in particolare, per i libri scolastici l'aumento sarebbe dell'80 per cento rispetto a un anno fa;

    anche per le suddette difficoltà, da qualche anno, con la ripresa della scuola, si ripropone il problema dell'assenza dei libri di testo;

    a denunciare questo quadro poco incoraggiante sono proprio le maggiori rappresentanze del settore;

    la situazione appare ancora più grave per quanto riguarda i testi per gli alunni della scuola primaria. In questo caso, nonostante si tratti di libri distribuiti gratuitamente alle famiglie con spesa a carico del comune di residenza, risulterebbero, invece, in larga parte disponibili solo su Amazon e a pagamento, costringendo, diverse famiglie, di dotarsi dei testi rinunciando anche alla gratuità prevista;

    un recente studio dimostra come, a causa delle suddette problematiche, più di una libreria e cartolibreria su quattro del nostro Paese dichiara: «di vedere molto vicina la prospettiva di un'interruzione dell'attività, con ben 11.000 addetti a rischio»;

    la rete delle librerie e cartolibrerie, come dimostrato dai diversi appelli che arrivano dal settore, è oggi messa a rischio dalla bassa marginalità sui libri scolastici riconosciuta dagli editori ai librai;

    secondo i dati dell'associazione Ali, negli ultimi trent'anni, le librerie hanno perso il 40 per cento, della marginalità passando da un margine del 25 per cento previsto nell'accordo tra editore-libreria, a un valore medio che ora si attesta attorno al 16 per cento e che per la rete commerciale più di prossimità è anche inferiore al 13 per cento;

    la riduzione della marginalità e il ritardo nell'adeguamento del servizio distributivo ha nel tempo determinato una rarefazione della rete commerciale;

    vi è l'impossibilità per le librerie di vendere agli studenti le versioni digitali dei libri di testo (ad eccezione di pochi testi digitali prodotti da due gruppi in particolare);

    come risulta ancora dall'ultimo osservatorio Ali, circa il 28,8 per cento di librerie chiuderebbe se dovesse rinunciare alla scolastica, mentre il 21,3 per cento dovrebbe intervenire su struttura e organizzazione;

    nell'affrontare il tema della distribuzione non si può ignorare il problema del costo dei libri di testo;

    per le famiglie con studenti in età scolare, il costo dei libri di testo rappresenta una voce di spesa rilevante nel bilancio familiare e, in un periodo di generale aumento del livello dei prezzi, rischia di creare disparità nel diritto allo studio per gli studenti provenienti da contesti socio-economici più problematici;

    sono gli enti locali a definire di anno in anno, sulla base delle risorse trasferite dalle regioni, sia le condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo, diverse sul territorio nazionale, sia la quantità di risorse da destinare a tal fine, penalizzando spesso proprio per le famiglie che vivono nei territori più disagiati;

    nel 2022, l'allora Ministro Bianchi, convocò un tavolo sull'editoria scolastica per esaminare gli elementi critici della filiera e offrire risposte concrete ai tanti problemi e disservizi sull'utenza finale osservati negli ultimi anni. Le proposte ufficializzate in quella sede, che richiamano la necessità di vedere riconosciuto a librerie e cartolibrerie un ruolo di partnership con il Ministero per la distribuzione dei libri di testo, offrono una piattaforma importante su cui proseguire un'interlocuzione con il settore;

    la legge n. 107 del 13 luglio 2015, all'articolo 1 comma 121, ha istituito la Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche. Nell'ultimo anno si sono registrati ritardi e blocchi nei trasferimenti ai librai e agli esercenti che legittimamente erogano beni acquistabili con il bonus. Anche se l'incidenza maggiore, soprattutto per i margini e per i tempi di pagamento delle forniture editori-librerie, ricade su tale settore che è estremamente fragile sotto questo profilo. Un settore per il quale è vitale il mantenimento di un flusso finanziario coerente con gli impegni verso i fornitori;

    il Ministero, nel rispondere all'interrogazione depositata dal gruppo Pd (numero (S3-00270; 5-00448 AC) ha affermato che sono state messe in campo tutte le iniziative tese a rendere disponibili i pagamenti e che non si ritengono necessarie ulteriori iniziative per assicurare un tempestivo flusso dei pagamenti a beneficio degli esercenti;

    inoltre, si segnala la necessità di avere certezze anche in merito agli stanziamenti anche per le fatture emesse in questo 2023,

impegna il Governo:

   a convocare il tavolo sull'editoria scolastica per proseguire il lavoro avviato dal Ministro Bianchi al fine di esaminare gli elementi critici della filiera e offrire risposte concrete ai tanti problemi e disservizi sull'utenza finale osservati negli ultimi anni e definire una politica complessiva per il rilancio del settore;

   a monitorare e garantire l'avvio di un accordo di filiera finalizzato a valorizzare il ruolo di tutti gli operatori del settore (librerie, cartolibrerie, rappresentanti e promotori) che garantisca dei margini economici che consentano per tutti, viste le numerose difficoltà riscontrate dall'intero settore, la prosecuzione dell'attività;

   ad intervenire con misure per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate, fino all'estensione della gratuità dei libri a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti.
(7-00089) «Manzi, Berruto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 17 aprile 2023 l'interrogante si è recata a Pierantonio, frazione del comune di Umbertide, in provincia di Perugia, tra le più colpite dal terremoto del 9 marzo 2023;

   nella palestra comunale sono ancora alloggiate circa quaranta persone, rimaste senza casa dal giorno del terremoto;

   le condizioni in cui vivono queste quaranta persone, tra cui anche alcuni bambini, a più di un mese di distanza dall'evento sismico, non sono più tollerabili;

   nonostante gli sforzi e l'incessante lavoro degli operatori locali, nella palestra manca quasi tutto e i problemi organizzativi pesano soprattutto sulle spalle dei più fragili;

   la palestra è poco riscaldata e fa freddo, la promiscuità è totale, le docce non hanno tende e i bagni privi di alcuni servizi essenziali, risulta assente qualsiasi forma di privacy e agli sfollati non è stato consentito l'utilizzo della cucina presente in una struttura vicina per le più elementari necessità;

   in particolare, una delle bambine ospitate in palestra è diabetica e nella struttura non è presente alcun frigorifero dove poter conservare i farmaci di cui necessita;

   le persone rimaste nella struttura in grandissima parte sono di origine straniera mentre gli altri, oltre 600, hanno trovato sistemazioni autonome presso parenti, amici o prendendo in affitto altre case;

   nonostante il contributo erogato dopo la concessione dello stato di emergenza sia insufficiente e la sua erogazione è prevista soltanto per un anno, chi ha potuto affrontare la spesa, almeno oggi vive all'interno di un'abitazione;

   il timore per il futuro è comune a tutti gli sfollati, alcuni di loro hanno paura di rimanere senza contributo tra un anno e per di più con mutui ventennali a carico per delle case oggi inagibili, ma il prezzo più alto, come sempre, lo pagano i più poveri che sono i più preoccupati;

   a parere dell'interrogante il Governo dovrebbe innanzitutto fornire maggiori rassicurazioni anche per gli anni a venire e adoperarsi per individuare soluzioni alloggiative e abitative alternative così da fornire a tutti e tutte sistemazioni più confortevoli, come la realizzazione di casette in legno o l'individuazione di stanze in alberghi in zone limitrofe –:

   quali iniziative urgenti si intenda assumere affinché venga individuata una sistemazione dignitosa per le persone ancora alloggiate presso la palestra comunale del comune di Umbertide;

   quali iniziative si intenda assumere affinché sia garantito il massimo sostegno alla popolazione colpita dal terremoto del 9 marzo 2023 durante l'intero periodo della ricostruzione.
(4-00852)


   UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Sogin spa è partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e opera in base agli indirizzi strategici del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, svolgendo un ruolo essenziale per la tutela della salute e dell'ambiente, in quanto ad essa è affidato la messa in sicurezza dei siti nucleari italiani e dei siti ex-Enea, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale;

   a giugno 2022, a fronte di inadempimenti e ritardi sulle suddette attività, è stato disposto il commissariamento di Sogin con lo scopo, tra gli altri, di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale;

   la conclusione di tali attività, infatti, avviate nel 2000, è stata più volte prorogata, con conseguente lievitazione dei costi. Da ultimo, nel 2019, la fine dei lavori è stata spostata al 2036 (originariamente prevista per il 2019), a fronte di un costo totale di 7,9 miliardi di euro rispetto ai 3,7 miliardi inizialmente previsti;

   tali costi erano a carico dei contribuenti attraverso una specifica componente (A2) della bolletta elettrica secondo un sistema regolatorio fissato dall'autorità per l'energia (Arera);

   il Governo, con la legge di bilancio 2023, ha deciso di chiudere tale fonte di finanziamento lasciando l'azienda in una grande incertezza finanziaria che ne mette ulteriormente a rischio l'intera attività;

   come più volte denunciato dalle rappresentanze sindacali, inoltre, le attività affidate a Sogin e Nucleco (società del medesimo gruppo) continuano a procedere con gravi ritardi, anche a causa della costante riduzione di organico nei siti e nelle centrali oggetto degli interventi, tale da mettere a rischio la gestione ordinaria e la messa in sicurezza degli impianti gestiti;

   nel novembre 2022 è stata disposta la risoluzione dei contratti degli appalti per la realizzazione del Cemex di Saluggia (deputato alla solidificazione dei 300 metri cubi di rifiuti liquidi radioattivi ivi custoditi) e dell'ICPF di Trisaia (impianto di cementificazione del prodotto finito), «per gravi inadempimenti alle obbligazioni contrattuali da parte dell'appaltatore»;

   ad oggi, a quanto si apprende da organi di stampa, penderebbero diverse inchieste giudiziarie su alcuni appalti affidati senza gara, nonché ricorsi avverso il licenziamento di alcuni ex dirigenti della società;

   in fine, si registrano numerose anomalie e ingiustificati ritardi relativamente agli avvisi pubblici in corso per il completamento degli interventi, con particolare riguardo per il bando per la «realizzazione dell'impianto di cementazione prodotto finito (icpf) presso il sito Sogin ITREC di Trisaia» –:

   se e quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di competenza, per completare tutte le attività e gli interventi previsti affidati alla Sogin;

   se intendano fornire informazioni riguardo ad eventuali danni o situazioni di pericolo per le persone e per l'ambiente, cagionati dai ritardi accumulati nel porre in essere gli interventi di cui in premessa.
(4-00854)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ONORI, AMATO e CARMINA. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   molti Paesi dell'Unione europea e della Nato hanno espulso un cospicuo numero di persone del corpo diplomatico russo in quanto sospettati di essere coinvolti, all'interno dei Paesi ospitanti, in attività ostili di varia natura e quindi contrarie allo status diplomatico. Ad aprile 2022, il Governo italiano ha deciso di espellere 30 diplomatici russi la cui condotta è stata considerata una minaccia alla sicurezza nazionale;

   appare, dunque, inquietante la fuga di Artem Uss, uomo d'affari russo, vicino a Putin, evaso dai domiciliari a Basiglio, il 22 marzo 2023, il giorno dopo che la Corte d'appello di Milano aveva concesso l'estradizione dello stesso negli Usa;

   il 4 aprile 2023 sono state rese note dichiarazioni di Uss che confermano indirettamente l'esistenza di una efficiente «rete» che operando in Italia ha reso possibile il successo dell'operazione di fuga: «Sono in Russia! In questi ultimi giorni specialmente difficili persone forti e affidabili mi sono state vicine. Grazie a loro!»;

   secondo i media, gli Stati Uniti avevano avvisato l'Italia, con una nota, inviata il 29 novembre 2022, al Ministero della giustizia, del rischio di fuga di Uss; tuttavia, a testimonianza di una bizzarra passività e mancanza di lungimiranza, nessuna misura straordinaria è stata posta in essere. Il Ministero della giustizia, il 6 dicembre 2022, aveva risposto alla nota del Dipartimento di giustizia degli USA evidenziando che la decisione sulla misura più idonea da applicare era di esclusiva spettanza della Corte d'appello di Milano e veniva, inoltre, precisato che la misura decisa era stata resa più sicura con l'applicazione del braccialetto elettronico. Il Ministro Nordio ha, poi, disposto accertamenti ispettivi sulla decisione della magistratura di sostituire la misura della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari e braccialetto elettronico;

   il 15 aprile 2023, il Presidente Meloni ha dichiarato che sul caso Uss «ci sono delle anomalie, e la principale credo sia la decisione della Corte di appello di offrire gli arresti domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenerla anche quando c'era un'iniziativa sull'estradizione»;

   sempre il 15 aprile, il presidente dell'Anm, Santalucia, in un'intervista a «Repubblica», ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «è curioso che il Ministro chieda chiarimenti su un procedimento a lui ben noto, su cui egli stesso riconosce di avere avuto diverse interlocuzioni con gli uffici (...). Prima chiediamo ai giudici di considerare il carcere come estrema possibilità. Poi accade l'evasione, che purtroppo è accaduta, e siamo pronti a dire che è colpa loro, che hanno sbagliato i giudici. Ma così non va (…) mi pare che, in ogni caso, il Ministro della giustizia conoscesse il caso, in tutti i suoi vari passaggi»;

   inoltre, come riportato da «Repubblica», il 16 aprile 2023, il presidente della Corte d'appello di Milano Ondei ha dichiarato che agli uffici di Milano non è mai stata trasmessa la lettera degli USA e, in generale, ha sottolineato che il Ministro Nordio poteva riportare d'imperio Uss in prigione visto che ha il potere di imporre misure coercitive maggiormente afflittive nei confronti delle persone sottoposte a procedura di estradizione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati;

   quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di contribuire all'accertamento dei fatti così come di eventuali responsabilità italiane, riconducibili ai rispettivi Dicasteri e/o a soggetti ad essi funzionalmente collegati;

   quali iniziative, compatibilmente con la propria sfera di competenza, intendano porre in essere affinché fatti analoghi non possano ripetersi.
(4-00850)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   EVI e BORRELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Senato ha da poco avviato una indagine conoscitiva sulla situazione della bufala in Campania con l'obiettivo di studiare ipotesi di sostegno e rilancio del comparto, anche alla luce delle possibilità offerte dalla PAC – Politica agricola comune 2023-2027;

   anche grazie alle immagini diffuse dall'organizzazione per la protezione degli animali, Animal Equality, sappiamo che in particolar modo nella provincia di Caserta ma anche nel Cilento, esiste da sempre il fenomeno dell'uccisione deliberata e dell'abbandono dei cuccioli maschi vivi di bufalo non inseriti nella filiera della produzione zootecnica della mozzarella e privi di marchio auricolare;

   la produzione di mozzarella di bufala prevede l'utilizzo del latte prodotto dalle femmine le quali, per forza, devono essere ingravidate regolarmente per essere indotte alla produzione dello stesso con la finalità di realizzare la «mozzarella di bufala», riconosciuta come prodotto Dop;

   è evidente che il numero delle nascite dei cuccioli maschi si possa presumere sulla base del numero delle bufale inserite nel registro zootecnico obbligatorio, i cui dati sono pubblici e ben conosciuti sia dalle Asl territorialmente competenti che dalle autorità di polizia;

   è quindi logico chiedersi che fine facciano, ad ogni stagione riproduttiva i piccoli bufali e come vengano sostenuti i costi, non recuperabili, di tutti gli allevatori che non vorrebbero ricorrere a pratiche illegali di uccisione. La filiera produttiva del latte, di bufala nel caso di specie, sembra nascondere il perpetrarsi di reati; dal maltrattamento ed uccisione di animali fino al reato di inquinamento. Basti pensare alle acque delle coste campane che in taluni orari diventano marroni, con evidenti danni anche per la stagione turistica estiva, o alle carcasse abbandonate nei terreni e che finiranno nella falda acquifera;

   in considerazione della natalità registrata e della presenza prevalente e netta di esemplari femmina negli allevamenti, ci sarebbe da chiedersi come mai non vi è la presenza di cuccioli maschi. I veterinari Asl e le forze dell'ordine addette ai controlli dovrebbero verificare realmente quale sia stata la sorte dei cuccioli e la certificazione dello smaltimento dell'esubero di allevamento;

   le notizie di cronaca e i report delle forze dell'ordine ci indicano chiaramente che molti piccoli vengono legati e sotterrati vivi, soffocati con paglia nel naso o lasciati agonizzanti sotto al sole. È indispensabile garantire la legalità e mettere quegli allevatori che non rispettano la normativa vigente, in condizione di non dover eludere la legge. Laddove sono stati effettuati interventi di controllo, sia da parte dei Nas che dei Noe, è stato possibile rilevare a carico di moltissime aziende di produzione e trasformazione, la presenza di rilevanti problematiche igienico-sanitarie: dalla brucellosi presente negli allevamenti (patologia zoonosica e quindi trasmissibile all'uomo) fino alla adulterazione dei prodotti caseari –:

   quali siano gli strumenti efficaci che si intende porre in essere per evitare che taluni soggetti possano continuare a reiterare i loro crimini nei confronti degli animali, causando tra l'altro anche inquinamento delle falde con l'abbandono dei cadaveri;

   quali siano le strategie che intende attuare il Governo per supportare gli allevatori che operano nel pieno rispetto della legge;

   al fine di realizzare progetti incentrati sulla legalità e il benessere animale, quali iniziative siano già state messe in atto e quali si ritenga di adottare nel breve periodo – a tutela dei bufalini e delle stesse bufale – anche prevedendo un diretto coinvolgimento delle forze dell'ordine.
(4-00853)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   il 5 aprile 2023, sul territorio del comune di Caldes (TN) è stato trovato morto un giovane di 26 anni, uscito per correre nei boschi, e operazioni peritali svolte il 7 aprile hanno attribuito all'incontro con un orso bruno le mortali ferite riportate;

   a seguito di questo tragico avvenimento, l'11 aprile, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ha incontrato il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, il presidente di Ispra Stefano Laporta, il capo dipartimento della protezione civile della provincia autonoma di Trento, Raffaele De Col, e l'assessore provinciale all'agricoltura Giulia Zanotelli;

   durante l'incontro, tra l'altro, è stata presa in considerazione l'ipotesi di mettere a punto un piano di trasferimento di massa degli orsi col mantenimento nella provincia di Trento di un numero di soggetti «sostenibili dal territorio» e si è stabilito di istituire un tavolo di confronto tecnico tra il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, Ispra e provincia autonoma di Trento, per valutare in tempi rapidi «ogni azione utile a proseguire l'originario progetto di reintroduzione dell'orso nell'arco Alpino, intervenendo sulle criticità che nel tempo si sono verificate» –:

   quali iniziative, nel dettaglio, siano state prese o saranno prese per garantire la prosecuzione del progetto, se il Ministro interpellato concorrerà con la provincia autonoma alla predisposizione di un piano di gestione dell'orso in Trentino che rafforzi le misure di prevenzione e, nel caso si voglia procedere al trasferimento di una parte della popolazione degli orsi, quanti esemplari si intendano trasferire, con quali destinazioni e quale tempistica.
(2-00129) «Brambilla, Saccani Jotti, Dalla Chiesa, Matone, Sergio Costa, Zucconi, Semenzato, Deborah Bergamini, Bicchielli, Sottanelli, Pella, Ruffino, Sorte, Ascari, Cherchi, Loizzo, Gruppioni, Gallo, Carotenuto, Marrocco».

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11 (recante misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77), la cui conversione in legge è stata recentemente approvata in prima lettura alla Camera dei deputati, prevede una serie di misure volte a porre il divieto di opzione, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi o per la cessione del credito, per una serie misure di recupero in ambito edilizio, i cui interventi normativi sono stati resi necessari al fine di garantire la sicurezza dei conti dello Stato, in ragione dell'insostenibilità del quadro normativo precedente, che aveva generato una situazione finanziaria divenuta fuori controllo;

   in relazione agli oneri complessivamente sostenuti a carico del bilancio dello Stato dei crediti d'imposta pari a circa 120 miliardi di euro, nonché al fenomeno delle frodi intercettate sui cosiddetti bonus edilizi, pari a circa 9 miliardi di euro, gli interpellanti evidenziano, secondo quanto risulta dalla relazione mensile dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile – Enea, che gli investimenti totali ammessi a detrazione per il superbonus al 110 per cento lo scorso marzo 2023 hanno superato 72,7 miliardi di euro, per un totale di detrazioni a carico dello Stato che, alla fine dei lavori, risulterà essere pari a oltre 80 miliardi di euro;

   per lavori già conclusi, rileva il medesimo documento dell'Enea, la cifra ammessa a detrazioni fiscali ammonta a più di 63,8 miliardi di euro, le asseverazioni in totale risultano essere state in numero pari a 403.809, e i lavori hanno riguardato: 59.223 condomini, 231.440 edifici unifamiliari, 113.140 unità unifamiliari indipendenti e 6 castelli, i cui interventi per 839.532 euro sono stati ammessi ad altrettanto detrazioni fiscali;

   nel corso di un'ennesima condotta fraudolenta ai danni dello Stato, avvenuta nel corso del recente passato, in relazione all'utilizzo degli incentivi fiscali connessi al cosiddetto superbonus e ecobonus, gli interpellanti evidenziano come la procura di Isernia abbia avviato recentemente un'indagine giudiziaria denominata: «Castelli in aria», a seguito di un tentativo di truffa pari a 7 milioni di euro, relativi a lavori inesistenti o mai completati attraverso il meccanismo dello sconto in fattura;

   nell'ambito delle categorie catastali che non possono fruire delle agevolazioni fiscali previste dall'applicazione dell'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, gli interpellanti rilevano come proprio i castelli e i palazzi di eminenti pregi artistici o storici, (ad eccezione di quelli aperti al pubblico per i quali invece l'agevolazione è ammessa a seguito della modifica introdotta dall'articolo 80, comma 6, del decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104, convertito con modificazioni dalla legge 13 ottobre 2020 n. 136 cosiddetto decreto agosto) sono considerati esclusi, in quanto rientrano nella categoria catastale A9;

   a giudizio degli interpellanti, si evidenzia la necessità di conoscere se, con riferimento al numero dei castelli che hanno beneficiato del contributo pubblico previsto dal superbonus rientranti nella suddetta categoria catastale A9, tali strutture (presenti su diverse aree del territorio nazionale) rientrassero effettivamente nel campo di applicazione della citata agevolazione, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 119, comma 15-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, in precedenza richiamato, che non consente il beneficio degli incentivi fiscali previsti, se non alle condizioni ammesse proprio dal richiamato cosiddetto decreto agosto –:

   di quali elementi disponga con riferimento alle sei strutture identificate nella categoria catastale A9, ovvero castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici per le unità immobiliari che hanno beneficiato del contributo pubblico previsto, di cui alla relazione mensile dell'Enea citata in premessa;

   se e quali iniziative siano state poste in essere al fine di accertare se i castelli rientranti nelle categorie catastali ammesse agli incentivi fiscali ai sensi della normativa vigente siano effettivamente aperti al pubblico;

   quali iniziative urgenti e necessarie il Ministro interpellato intenda assumere, per quanto di competenza nel caso fosse accertato che i crediti fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia dei castelli siano stati utilizzati in maniera fraudolenta e indebita da parte dei percettori coinvolti, in violazione della vigente normativa.
(2-00132) «Donzelli, Foti, Congedo, De Bertoldi, Filini, Matera, Matteoni, Maullu, Osnato, Testa, Tremonti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BAKKALI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli rappresenta un presidio statale importante per la tutela della legalità nell'ambito degli scambi commerciali e degli interessi del Paese e dell'Unione europea;

   tra le varie attività svolte, quali il contrasto all'evasione fiscale, al riciclaggio, alle frodi nei mercati, alla lotta ai traffici illeciti, l'Agenzia si occupa anche dei controlli doganali finalizzati alla regolamentazione d'ingresso e d'uscita di prodotti soggetti a restrizioni da parte del Governo e quindi la riscossione dei relativi diritti doganali;

   ogni tipo di rallentamento di tali attività e/o ogni interruzione, potenzialmente e realmente, possono generare, conseguentemente, effetti negativi sugli scambi e quindi sull'economia del territorio regionale e del Paese;

   da diversi mesi, i lavoratori e le lavoratrici dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli denunciano una grave carenza di personale ed un eccessivo ricorso alle ore di straordinario;

   per tali motivi lo scorso 23 di febbraio 2023, la Direzione territoriale interregionale dell'Emilia-Romagna e Marche dell'Agenzia avrebbe convocato le sigle sindacali per fare il punto della situazione, comunicando di aver inviato, all'amministrazione centrale, i fabbisogni minimi necessari nell'immediato nonché la richiesta di aumentare da subito le unità interessate dalla procedura di mobilità intercompartimentale in corso;

   dal comunicato diramato dalle sigle sindacali, è emerso che rispetto al piano dei fabbisogni 2021/23, per il solo UD di Ravenna si è registrato il 31,5 per cento di scoperto; per l'Ufficio di Rimini il 36 per cento, per Forlì-Cesena il 26 per cento, per Parma il 42 per cento, Ferrara 21 per cento, Piacenza 36 per cento, Reggio-Emilia 30 per cento, Modena 33 per cento;

   se si prolungasse tale criticità, per quanto riguarda ad esempio l'Ufficio dogane di Ravenna, che segue le attività del Porto di Ravenna, si potrebbero avere ricadute sull'espletamento delle pratiche determinate anche dall'incremento dei volumi di traffico futuri visto gli investimenti in corso per il potenziamento dell'hub portuale e del terminal crociere;

   tale situazione deve essere considerata una realtà del tutto non in linea con i dettami del «Patto per il lavoro e per il clima» orientato al lavoro di qualità e ad uno sviluppo economico armonioso che deve necessariamente essere sostenibile in termini di qualità della vita dei lavoratori e lavoratrici –:

   quale sia l'intendimento dei Ministri interrogati, per individuare, di concerto con le autorità coinvolte nei territori e dei sindacati, le soluzioni più opportune per superare la carenza di personale e le motivazioni che hanno portato a tale situazione, salvaguardando elementi importanti dell'economia regionale, a partire dall'hub portuale di Ravenna.
(5-00712)

Interrogazione a risposta scritta:


   SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 17 aprile 2023 è stato indetto uno sciopero da parte dei lavoratori della Banca Popolare di Bari (BPB), istituto sotto il controllo del Mediocredito Centrale, a seguito del nulla di fatto nel vertice tra management e sindacati riguardo i tagli agli stipendi dei dipendenti tenutosi lo scorso mercoledì 12 aprile;

   l'amministratore delegato di BPB, che conta 217 filiali e oltre 2.000 dipendenti in tutta Italia, di cui almeno 650 presenti in Abruzzo su circa 60 filiali, ha presentato un piano di rilancio che non offre risposte concrete alle incertezze dei lavoratori, costretti già ad ingenti tagli degli stipendi dall'accordo di solidarietà sottoscritto a seguito della crisi del 2019 e del successivo commissariamento;

   i lavoratori denunciano da tempo la riduzione al minimo storico degli organici e l'assenza di una reale politica di investimenti;

   il prossimo 24 aprile 2023 l'assemblea dei soci dovrà ratificare il bilancio del 2022, il quale registra una perdita di oltre 40 milioni di euro –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda porre in essere al fine di garantire un efficace piano di investimenti per il rilancio dell'istituto che consenta la salvaguardia dei livelli occupazionali, anche attraverso l'apertura di un apposito tavolo di confronto con le parti sociali.
(4-00851)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   Artem Uss, cittadino della Federazione Russa, figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk Aleksandr Uss, amico personale di Putin, è stato arrestato all'aeroporto di Malpensa, in ottemperanza ad un mandato di cattura americano, lo scorso 17 ottobre 2022;

   il tribunale federale di Brooklyn, New York, ha reso noti i 12 capi d'imputazione per cinque cittadini russi, tra cui Uss, tra i quali compaiono violazione d'embargo nei confronti del Venezuela per contrabbando di petrolio verso Cina e Russia, frode bancaria, riciclaggio e soprattutto esportazione illegale di tecnologie militari dagli Usa alla Russia (accusati anche Juan Fernando Serrano Ponce, a capo di una società con uffici anche in Italia, e Juan Carlos Soto, che avrebbero fatto da intermediari per contratti petroliferi illeciti per Petroleos della Venezuela S.A., la compagnia petrolifera statale venezuelana); secondo il Dipartimento del tesoro statunitense avrebbero creato «una rete russa che si procurava tecnologie militari e sensibili a doppio uso da produttori statunitensi e le forniva a utenti finali russi»;

   risulta, inoltre, che la Procura anti terrorismo ipotizzi un ruolo attivo di Uss nell'acquisto di tecnologie hi-tech di guerra proprio per conto del presidente russo;

   l'arresto di Uss è stato condannato dal Cremlino: «Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss, detenuto in Italia», ha dichiarato il portavoce di Putin, Peskov;

   risulta inoltre che il 19 ottobre 2022 il Dipartimento di giustizia americano abbia fatto avere al Ministero della giustizia una prima nota con la quale il procuratore di New York avvertiva l'Italia di un «altissimo pericolo di fuga», esortando a tenere Uss in carcere fino all'estradizione;

   a fine novembre 2022 la Corte di appello di Milano ha accolto la richiesta degli avvocati di Uss di ottenere gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, in attesa dell'estradizione negli Stati Uniti, da scontare nella sua abitazione a Basiglio, Milano, affittata dalla moglie Maria Yagodina, la quale il 13 marzo però, spariva, e presumibilmente faceva ritorno in Russia;

   con una seconda nota, stavolta firmata da un funzionario dell'ambasciata e indirizzata al direttore generale degli affari internazionali e della cooperazione giudiziaria del Ministero della giustizia, gli Stati Uniti hanno chiesto all'Italia di assicurare in carcere Uss per tutta la durata del procedimento di estradizione, nota alla quale, si apprende, il Ministro avrebbe risposto fornendo rassicurazioni sulla sicurezza della condizione di detenzione domiciliare a cui era sottoposto il detenuto; lo scorso 21 marzo 2023 sempre la Corte di appello di Milano ha dato il via libera all'estradizione di Uss negli Stati Uniti, e, il giorno dopo, alle ore 13.52, scattava l'allarme innescato dal braccialetto elettronico, ma quando le forze dell'ordine arrivavano nell'appartamento di Uss lo trovavano ormai vuoto;

   da quanto ricostruito nelle indagini l'imprenditore russo in poche ore ha lasciato l'Italia, con documenti falsi e grazie al supporto di una rete di persone (4-5 gli indagati) che ne avrebbe agevolato la fuga;

   Uss, arrivato in Russia, ha dichiarato ad un'agenzia vicina al regime di Putin che «persone forti e affidabili sono state con lui e che il Tribunale italiano sulla cui imparzialità inizialmente contava, ha dimostrato la sua chiara parzialità politica e che sia pronto a piegarsi alle pressioni delle autorità statunitensi»;

   dalla documentazione che la Corte d'appello di Milano ha inviato al Ministro Nordio, in seguito ad una sua richiesta di chiarimenti, emerge che in materia di estradizione la legge prevede che la Corte d'appello – articolo 299, comma 4 del codice di procedura penale – non può aggravare d'ufficio la misura cautelare applicata se non nel caso di trasgressione, mentre secondo l'articolo 714 del codice di procedura penale il Ministero della giustizia può in qualsiasi tempo chiedere l'aggravamento;

   dalla medesima relazione risulta che il Ministro non inviò alla Corte d'appello di Milano la nota del Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti che chiedeva di far tornare in carcere Uss, a cui erano stati concessi i domiciliari, e che, invece, il Guardasigilli si limitò a girare il 9 dicembre 2022 la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota solo 3 giorni prima –:

   quali siano state le motivazioni che hanno indotto il Ministro interpellato a valutare che non vi fossero seri elementi, anche eventualmente provenienti da altre articolazioni governative, tali da indurlo a chiedere un rafforzamento delle garanzie al fine di evitare che l'estradando Uss si sottraesse alla consegna, a prescindere dal consenso del medesimo all'estradizione, come previsto dall'articolo 701 del codice di procedura penale, nonché quali siano le motivazioni per le quali non abbia considerato realistiche le preoccupazioni espresse nelle due successive note inviate dal Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, e perché non le abbia prontamente inviate all'autorità giudiziaria procedente.
(2-00128) «Braga, Serracchiani, Provenzano, Quartapelle Procopio».

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   Alitalia Servizi s.p.a. in amministrazione straordinaria è stata una società italiana attiva nel settore del trasporto aereo, occupandosi di manutenzione e revisione di aeromobili, operazioni aeroportuali ed handling, servizi amministrativi, informatici e telecomunicazioni;

   la compagnia nasce il 10 novembre 2004 diventa operativa dal 1° maggio 2005, con la riorganizzazione della holding Alitalia che le conferisce i rami d'azienda relativi ai servizi strumentali e di supporto al volo, quali manutenzione aeronautica, assistenza aeroportuale, information technology, call center, servizi condivisi, servizi di manutenzione e gestione del patrimonio immobiliare, asset valutati circa 315 milioni di euro. Per questo motivo l'impresa era nota anche come AZ Service, entità diversa rispetto ad Alitalia (AZ Fly), a cui rimanevano in capo le operazioni di volo (piloti e assistenti), la gestione della flotta e le attività commerciali;

   Alitalia, per contratto, doveva approvvigionarsi in via esclusiva presso Alitalia Servizi. Ad Alitalia Servizi, invece, era consentito muoversi liberamente sul mercato. Tuttavia, l'84 per cento del fatturato Alitalia Servizi era dovuto ai rapporti con Alitalia;

   secondo la sentenza di primo grado del tribunale di Roma, 28 settembre 2015, le tariffe che Alitalia Servizi applicava ad Alitalia erano superiori a quelle di mercato e comunque la scissione cagionò inefficienze produttive, duplicazioni di funzioni di controllo, conflittualità interna, carenze nei flussi informativi cui sono conseguiti solo diseconomie. Gli imputati, condannati tra le altre cose a risarcire Alitalia Servizi, hanno presentato appello e il processo e ancora in corso;

   l'obiettivo del piano industriale era quello di aprire tali business a nuovi partner industriali insieme ai quali poi condurre le attività, senza successo a causa delle proteste dei sindacati, nonostante fossero stati firmati accordi con Almaviva (call center), Accenture (servizi amministrativi) e Eds (Ict) e create le società veicolo in cui conferire le attività da vendere (Call Center 2006 s.r.l., Servizi Condivisi 2006 s.r.l., Servizi Informatici 2006 s.r.l.);

   nel novembre 2005 Alitalia cede il 49 per cento delle azioni a Fintecna, per 167 milioni di euro; nel 2007 Fintecna versa altri 43 milioni per ricapitalizzare l'azienda. Nel 2009 viene rilevata da Alitalia – Compagnia Aerea Italiana al prezzo di 57 milioni di euro. Ad oggi, formalmente, è ancora esistente, sottoposta a procedura di amministrazione straordinaria;

   la procedura commissariale di Alitalia Servizi ha avuto inizio nel 2008; con l'autorizzazione del tribunale fallimentare, ha effettuato un primo piano di ripartizione parziale dei crediti nel 2013;

   un secondo piano di ripartizione dei crediti autorizzati dal tribunale fallimentare è stato depositato nella cancelleria del tribunale stesso, nel mese di agosto 2020;

   questo secondo piano di ripartizione, che prevede il pagamento del 100 per cento dei creditori ammessi con privilegio ex articolo 2751-bis, n. 1 del codice civile e con privilegio ex articolo 2751-bis, n. 2 del codice civile, dopo 26 mesi non era ancora stato dichiarato esecutivo dal giudice delegato della quattordicesima Sezione civile fallimentare;

   la procedura ha confermato, formalmente, la presenza di un'opposizione al riparto di un solo creditore rispetto agli altri 6000 creditori riconosciuti dal tribunale fallimentare come aventi diritto. Il nuovo piano di ripartizione, è stato redatto dai commissari in data 4 aprile 2022 ed il giudice delegato, Dottoressa Francesca Vitale (Tribunale di Roma Sezione fallimentare amministrazione straordinaria n. 4/2008 – Alitalia Servizi s.p.a.) ha ordinato il deposito in cancelleria il 30 maggio 2022, inoltre, ha ordinato di darne avviso a tutti i creditori. L'importo per onorare i crediti riconosciuti dal tribunale è disponibile ed accantonato dai commissari. Dopo 7 mesi, a fronte di ripetute richieste tramite Pec alla struttura commissariale circa l'esecutività del piano di ripartizione è stato risposto, sempre via Pec, che il giudice delegato non ha ancora reso esecutivo il piano di ripartizione, senza ulteriori informazioni sulle ragioni della mancata esecutività;

   circa 6000 (seimila) creditori sono in attesa dal 2008 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per salvaguardare gli interessi legittimi di seimila creditori.
(2-00130) «Ciocchetti».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   CAROPPO, SORTE, TOSI, DEBORAH BERGAMINI e MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 25, comma 2, della legge n. 120 del 2010 ha demandato ad un decreto interministeriale dei Ministri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti la regolamentazione del posizionamento e dell'utilizzo degli autovelox;

   negli oltre dodici anni che sono passati i Governi che si sono succeduti non hanno mai adottato detta regolazione;

   su questo vuoto che configura un utilizzo non regolato degli autovelox Forza Italia ha condotto una lunga battaglia tramite la presentazione di numerosi atti di indirizzo e di sindacato ispettivo, solo per citare gli ultimi in ordine cronologico, tutti a prima firma dell'allora deputato Simone Baldelli;

   il 29 luglio 2020, nel dare risposta ad un'interrogazione a risposta immediata in Aula, il Governo annunciava che una bozza di decreto era stata sottoposta alla valutazione della Conferenza Stato-città e autonomie locali, ove erano stati avanzati dei rilievi che avevano indotto il Governo a procedere alla stesura di una nuova bozza;

   il 16 dicembre 2021, nel dare risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-07271, il Governo riferiva che la nuova bozza di decreto era in corso di finalizzazione, prevedendo la sua sottoposizione alla Conferenza Stato-città e autonomie locali nei primi mesi dell'anno 2022;

   il 13 aprile 2022, dando risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-07882, il Governo comunicava che la bozza di decreto interministeriale ancora non era stata finalizzata, aggiornando la previsione del deposito in Conferenza Stato-città e autonomie locali al giugno 2022 –:

   se il Governo intenda finalmente regolare le modalità di utilizzo e di collocazione degli autovelox, dopo oltre dodici anni di utilizzo ad avviso degli interroganti improprio in danno dei cittadini automobilisti, e quale sia lo stato dell'arte del decreto interministeriale citato in premessa.
(3-00332)


   BORDONALI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   gli investimenti in opere pubbliche di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità di merci e persone, efficace ed efficiente, che possa sostenere una crescita sostenibile e a lungo termine di un territorio, oltre che incrementarne l'attrattività e consolidarne le capacità competitive;

   il raccordo autostradale della Valtrompia è un'opera strategica per l'intero territorio nazionale e assolutamente prioritaria per la mobilità su gomma dell'intero comparto produttivo bresciano;

   la realizzazione della bretella autostradale in questione, attesa da decenni, porterebbe notevoli benefici, consentendo di allontanare il traffico dai centri abitati, in particolare quello dei mezzi pesanti, favorendo la circolazione di merci e persone in uno dei territori più produttivi del Paese;

   complementare all'autostrada Valtrompia è il progetto di prolungamento della metropolitana di Brescia verso nord e verso est. Tale progetto consentirebbe di portare il servizio nei comuni limitrofi e servirebbe a intercettare una parte delle decine di migliaia di auto in ingresso ogni giorno nella città, contribuendo così a migliorarne la qualità dell'aria;

   fondamentale per il territorio e strategico per l'intero Paese è il completamento della galleria di Lonato, una delle opere più importanti della nuova tratta ferroviaria alta velocità/alta capacità Brescia Est-Verona. Un'opera complessa e articolata, finanziata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e che rappresenta uno dei tasselli del Core corridor Ten-T Mediterraneo che collegherà i porti del sud della penisola iberica con il confine ucraino, passando per il sud della Francia, l'Italia settentrionale e la Slovenia, con una sezione in Croazia –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per velocizzare la realizzazione delle infrastrutture strategiche per la provincia di Brescia citate in premessa, con benefici in termini di sviluppo e competitività per tutto il territorio.
(3-00333)


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a dicembre 2022 sono stati presentati i contratti di programma stipulati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la società Rete ferroviaria italiana spa per il periodo regolatorio 2022-2026, previsti all'articolo 15, comma 2, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, «Attuazione della direttiva 2012/34/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012», che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico;

   con riferimento ai suddetti contratti il decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, ha introdotto modifiche normative al fine di semplificare e agevolare la realizzazione dei traguardi e degli obiettivi stabiliti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, nonché di ridurre i tempi di realizzazione degli investimenti ferroviari;

   la nuova proposta contrattuale si presenta molto articolata, seppur in sostanziale continuità con la precedente. Con riguardo alla viabilità ligure sono diverse le opere in programma volte a garantirne un miglioramento; di particolare interesse è il completamento dei collegamenti fra la regione e la Lombardia. Nello specifico sono previsti interventi di quadruplicamento, per fasi funzionali, della linea Milano-Genova e di velocizzazione della stessa;

   tuttavia, mentre quest'ultimo progetto è stato già interamente finanziato, sono stati infatti stanziati 156 milioni di euro per interventi di upgrade infrastrutturali e tecnologici che consentiranno di innalzare in varie tratte la velocità sino a 180/200 chilometri orari, il quadruplicamento della tratta Milano-Genova è stato finanziato solo in parte;

   in particolare, il progetto di quadruplicamento della Pavia-Milano Rogoredo ad oggi è stato finanziato unicamente per la tratta Rogoredo-Pieve Emanuele, ma non sono state ancora stanziate le risorse per la tratta Pieve Emanuele-Pavia, pari a 635,50 milioni di euro. A sua volta il quadruplicamento della tratta Tortona-Voghera, particolarmente critico e ancora in fase di progettazione, deve ricevere finanziamenti pari a 578,64 milioni di euro; questo specifico intervento consentirà la separazione dei flussi di traffico tra i collegamenti Torino/Alessandria-Piacenza e le relazioni Milano-Genova, garantendo una riduzione delle interferenze negli impianti e un contestuale miglioramento della capacità e della regolarità del trasporto –:

   quali siano le tempistiche stimate per la realizzazione dei lavori volti alla riduzione dei tempi di percorrenza della tratta fra le città di Milano e Genova, con specifico riguardo al completamento dello stanziamento delle risorse necessarie per il quadruplicamento della tratta, come previsto dal contratto di programma Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Rete ferroviaria italiana spa 2022-2026 – parte investimenti.
(3-00334)

Interrogazione a risposta scritta:


   VOLPI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti del Presidente della Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale (Adsp MTCS) n. 94 del 23 marzo 2023, n. 98 del 29 marzo 2023 e n. 599 del 30 marzo 2023 l'ente ha assunto i seguenti provvedimenti:

    1) determinazione dell'atto Organizzativo dell'Autorità (AOA9 2023) che definisce il nuovo modello organizzativo adottato dall'Autorità, totalmente differente dal previgente e da quello in uso in tutte le altre AdSP, che sembrerebbe essere redatto senza tenere conto delle disposizioni del Ministero della funzione pubblica (circolare n. 6 del 23 marzo 1994, decreto ministeriale 8 maggio 2018 e decreto ministeriale 14 settembre 2022);

    2) determinazione organizzativa per la ricognizione e l'affidamento di personale dirigente degli incarichi di responsabilità delle strutture dell'Adsp MCTS (provvedimento necessario alla determinazione degli incarichi di responsabilità di ogni struttura organizzativa dell'Ente);

    3) licenziamento di 4 dirigenti per giustificato motivo oggettivo e contestuale assunzione di 7 quadri A;

   tali atti hanno ridefinito la dotazione organica dell'ente, ridimensionandola in una fase di significativa ripresa dei traffici crocieristici e commerciali, di notevole rilancio per progettualità connesse al Pnrr che invece richiederebbe un ampliamento delle professionalità dirigenziali dell'ente;

   a seguito di questi cambiamenti organici, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in data 13 aprile 2023, ha rilevato in merito ai decreti sopra citati che «non si è rilasciato alcun parere formale in merito alla legittimità degli stessi» sospendendone di fatto la legittimità;

   i 4 licenziamenti, come stabilito dal Ministero vigilante, risulterebbero anche essere in violazione della normativa applicata ai dirigenti pubblici e dell'articolo 33 del decreto legislativo n. 165 del 2001 in materia di eccedenza di personale e mobilità collettiva applicabili alle Adsp ai sensi dell'articolo 6 comma 2 del medesimo decreto legislativo n. 165 del 2001, che si applicano alle Adsp ai sensi dell'articolo 6 comma 5 della legge 28 gennaio 1994 n. 84, in base al quale eventuali esuberi frutto di accorpamenti e/o riorganizzazioni successivi alla determinazione dell'organico vanno gestiti prioritariamente attraverso l'istituto della mobilità presso altre AdSP;

   tale atto di licenziamento ha prodotto quattro vertenze che hanno esposto dell'ente al rischio di ingente danno erariale e provocato lo stato di agitazione di tutto il personale che ha proclamato uno sciopero –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di preservare l'Adsp Mtcs dal rischio di ingente danno erariale derivante dalle vertenze promosse dai dirigenti licenziati in seguito a provvedimenti dichiarati illegittimi dalla stessa direzione generale preposta alla vigilanza sulle Adsp presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché dalla possibile paralisi degli scali portuali in questione;

   se si ritenga opportuno avviare con urgenza iniziative ispettive volte ad accertare lo stato delle cose.
(4-00857)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   FRATOIANNI, ZANELLA, BONELLI, ZARATTI, BORRELLI, DORI, EVI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sulle politiche migratorie il Governo a giudizio degli interroganti persevera con un approccio sia emergenziale che persecutorio delle persone straniere presenti sul territorio italiano;

   i nuovi fondi per il rafforzamento della rete dei centri di permanenza per il rimpatrio stanziati nella legge di bilancio per il 2023, l'ultimo «decreto immigrazione», la dichiarazione di stato di emergenza e la narrazione quotidianamente riproposta raccontano di una falsa emergenza immigrazione e di un falso rischio invasione;

   persino la tragedia di Cutro è diventata l'occasione per complicare ancor più le operazioni di soccorso in mare, prevedere ulteriori strette sui diritti delle persone migranti e il loro accesso alla protezione, rimuovere garanzie importanti contro l'espulsione dal territorio italiano, sopprimere la protezione speciale che consente a vittime di tratta, violenze, persecuzioni religiose, per ragioni di salute di ottenere protezione nel nostro Paese;

   per giustificare tali misure il Governo ricorre anche ad affermazioni facilmente smentibili, come quella della Presidente del Consiglio dei ministri secondo cui la protezione speciale offrirebbe una protezione ulteriore rispetto a quello che accade nel resto d'Europa, quando ben 18 Paesi europei su 27 prevedono forme di protezione complementare e i numeri delle richieste sono più alti in Paesi non di primo approdo;

   la protezione speciale non rappresenta un fattore di attrazione, mentre è vero che con la sua abolizione decine di migliaia di persone, con legami familiari e percorsi di integrazione, studio, lavoro avviati, rischiano di trovarsi senza permesso e, dunque, in condizione di irregolarità amministrativa;

   nonostante l'incremento degli arrivi, l'Italia è quarta in Europa per richieste di asilo, con 77.000 domande nel 2022;

   sul fronte dell'accoglienza il Governo concentra tutti gli sforzi sull'accoglienza straordinaria e sui rimpatri, cancellando progressivamente quella diffusa, in particolare attraverso il potenziamento dei centri per il rimpatrio, luoghi di segregazione e discriminazione, spazi fuori dal diritto, carceri gestite da enti privati nei quali si viene reclusi non per qualcosa che si è fatto, ma per il solo fatto di essere migranti;

   l'immigrazione è un grande fenomeno strutturale che andrebbe affrontato attraverso la costruzione di canali di ingresso legali e politiche di cooperazione, la cancellazione della legge «Bossi-Fini», del Memorandum con la Libia, incentivando l'accoglienza diffusa –:

   se non intenda gestire il fenomeno migratorio abbandonando definitivamente la retorica dell'invasione e della continua emergenzialità per concentrare ogni sforzo in una gestione ordinata dell'immigrazione, attraverso la costruzione di canali di ingresso legali e politiche di cooperazione, il superamento della legge «Bossi-Fini», la cancellazione del Memorandum con la Libia, incentivando l'accoglienza diffusa.
(3-00335)


   CASTIGLIONE, CARFAGNA, GIACHETTI, GADDA, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo Numbeo, il più grande database al mondo di dati forniti dagli utenti in tutta Europa sulla criminalità, Catania è tra le cinque città percepite come le più «pericolose» in Europa;

   tra le prime quaranta spuntano anche altre città italiane: Napoli si colloca al settimo posto, Roma è ventiquattresima, Torino ventottesima, Bari trentunesima e Milano trentaseiesima;

   i partiti oggi al Governo da anni agitano in modo propagandistico il tema della sicurezza dei cittadini; non è un caso se, come racconta il recente rapporto Censis, più del 51 per cento degli italiani teme di rimanere vittima di reati, nonostante nell'ultimo decennio il numero delle denunce sia diminuito di oltre il 25 per cento;

   la percezione di insicurezza è strettamente collegata al degrado delle periferie; sono 15 milioni gli italiani che vivono in quartieri periferici privi di servizi di qualità e di opportunità, quasi 900.000 a Roma, 400.000 a Milano e a Napoli; la percentuale di cittadini che vivono in quartieri ad alto disagio è particolarmente preoccupante al Sud, con percentuali del 44 per cento a Cagliari e del 40 per cento a Catania e a Palermo, quasi la metà della popolazione;

   la sicurezza non si garantisce con un approccio puramente securitario, ma in primis mettendo in atto politiche di inclusione che vedano la collaborazione tra le istituzioni, il terzo settore e i cittadini; per questo il Piano nazionale di ripresa e resilienza impiega quasi 3 miliardi di euro per riqualificare entro il 2026 le aree periferiche delle città metropolitane; a tali risorse si aggiungono quelle della programmazione dei fondi strutturali europei 2021-2027 attraverso il Pon Metro, che grazie all'impegno del precedente Governo prevede un focus specifico su progetti di innovazione sociale e di rigenerazione delle aree fragili;

   la relativa milestone è stata conseguita, in anticipo, nel maggio 2022 con la pubblicazione del decreto che assegna le risorse ai soggetti attuatori, in via principale i comuni; entro il 30 luglio 2023, invece, questi ultimi dovranno aggiudicare tutti gli appalti per la realizzazione dei progetti selezionati;

   tuttavia, i maggiori problemi si registrano proprio al Sud, in particolare in Sicilia, dove la sezione regionale della Corte dei conti proprio in questi giorni ha avviato un monitoraggio dello stato di attuazione del piano nell'isola –:

   come intenda concretamente incrementare la sicurezza delle città italiane, con particolare riferimento alle periferie, anche garantendo un efficace utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza stanziate a tal fine.
(3-00336)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 dicembre 2022, concernente la programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale e non stagionale nel territorio dello Stato, fissa una quota massima di ingressi per l'anno pari a 82.705 persone non comunitarie;

   sul totale di 82.705 persone previste dal decreto appena citato, 44.000 riguardano ingressi per motivi di lavoro stagionale. Le quote fissate per gli ingressi per motivi di lavoro non stagionale e autonomo sono 38.705 unità, di cui 30.105 unità riservate agli ingressi per lavoro subordinato non stagionale nei settori dell'autotrasporto, dell'edilizia e turistico-alberghiero, nonché, novità di quest'anno, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell'alimentare e della cantieristica navale;

   come riportato da numerosi organi di stampa, la procedura telematica del Ministero dell'interno per l'ingresso di lavoratori stranieri in Italia, avviata il 27 marzo 2023, ha registrato nella prima giornata di presentazione delle domande più di 240 mila richieste;

   secondo Banca d'Italia, in uno studio pubblicato a febbraio 2023, il potenziale bacino occupazionale aggiuntivo di 375 mila posti di lavoro che si stima possa essere generato entro il 2026, soprattutto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, potrebbe non trovare una domanda di lavoro sufficiente per la scarsità di profili adeguati con competenze analitiche e per le tendenze demografiche in atto sulla popolazione attiva;

   la fondazione Censis ha calcolato che nel solo decennio 2012-2022 i giovani occupati italiani compresi tra i 15 e i 34 anni sono calati del 7,6 per cento;

   una ricerca presentata il 23 marzo 2023 alla Camera dei deputati da Assindatcolf, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, e realizzata dal centro studi e ricerche Idos stima in circa 23 mila il numero di persone non comunitarie di cui l'Italia avrebbe bisogno ogni anno per soddisfare l'offerta di lavoro solo per le figure professionali di colf e badanti –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di promuovere l'immigrazione regolare attraverso nuovi provvedimenti che permettano di rispondere all'offerta di lavoro manifestata dal tessuto imprenditoriale italiano.
(3-00337)


   ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, PENZA, RICCARDO RICCIARDI e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in ordine alle recenti comunicazioni del Governo del 22 marzo 2023, preme agli interroganti sottolineare quanto segue:

    a) nell'ordinamento europeo il fondamento della protezione speciale è da rinvenirsi, come da costante e corposa giurisprudenza, nell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, quale limite all'allontanamento del cittadino di Paese terzo in base alla tutela che il diritto europeo riconosce al diritto alla vita privata e familiare in sede di esecuzione di un provvedimento di rimpatrio;

    b) 18 Paesi europei su 27 sono dotati di una fattispecie protettiva complementare;

    c) nel 2022 il nostro Paese ha rilasciato 10.865 permessi per protezione speciale, il 36 per cento concesso a cittadini albanesi, il 24 per cento a peruviani, Paese terzo il Mali;

   la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per i migranti rappresenta, ad avviso degli interroganti, il segnale di allarme volutamente lanciato dal Governo circa una concreta minaccia e un imminente pericolo;

   gli interroganti ricordano, in proposito, un'invettiva scagliata il 29 luglio 2020 da parte di Fratelli d'Italia contro il Governo pro tempore, per aver assunto lo stato di emergenza al cospetto dell'epidemia mondiale da COVID-19, e ne riportano in questa sede le parole: «lo stato di emergenza vi serve per consolidare il potere, perché vi consente di fare quello che volete senza regole e controlli» e «avete imparato la lezione: la lezione è che lo stato d'emergenza consolida il Governo»;

   lo stato di emergenza sui migranti appare, ad avviso degli interroganti, uno stato d'emergenza ideologico, giuridicamente infondato, non corroborato dai dati, strumento idoneo a salvare l'inadeguatezza nella gestione del fenomeno migratorio e la pervicace volontà di non approntare politiche di integrazione;

   ad onta del carattere nazionale dello stato di emergenza, la sua applicazione rischia di tramutarsi in uno stato di emergenza a macchia di leopardo, stante il mancato coinvolgimento delle regioni nell'individuazione dei nuovi siti destinati all'accoglienza, dovuto nell'ambito della piena e leale collaborazione tra Stato e regioni, e la deroga al sistema normativo regionale, aggravati dal mancato raggiungimento delle intese con tutte le regioni;

   la grave preoccupazione è costituita dal complesso delle iniziative del Governo in tema di immigrazione che «mettono in discussione l'unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale» di cui il nostro Paese è già dotato –:

   quali siano i poteri concreti del commissario straordinario e in che modo il suo ruolo possa affievolire il pesantissimo flusso migratorio in corso, anche alla luce del palese contrasto con alcuni presidenti di regione.
(3-00338)


   ZAN, BRAGA, BONAFÈ, GIANASSI, CUPERLO, FORNARO, LACARRA, MAURI, PROVENZANO, SERRACCHIANI, CASU, FERRARI e GHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane alcuni comuni hanno annunciato l'intenzione di interrompere le registrazioni anagrafiche delle bambine e dei bambini con genitori dello stesso sesso, sulla base di indicazioni giunte dalla locale prefettura; fino a tale momento, numerosi comuni avevano proceduto alle registrazioni anagrafiche, fatta salva l'eventualità di un controllo successivo su di esse da parte dell'autorità giudiziaria, come previsto dalla legge;

   successivamente, alcune procure della Repubblica – tra cui quella di Milano, quella di Padova e quella di Belluno – hanno acquisito gli atti di nascita già formati per valutarne l'impugnazione; nel caso di Padova, in particolare, si tratta di ben 32 atti di nascita formati a partire dal 2018 e, dunque, relativi a bambine e bambini i quali, per anni, hanno goduto di uno status – quello di figli di entrambe le proprie madri – che oggi rischia di essere cancellato, esponendoli al rischio di pesanti violazioni dei loro diritti fondamentali;

   la cancellazione di uno dei due genitori e, più in generale, l'impossibilità di riconoscere alle bambine e ai bambini con genitori dello stesso sesso il legame con entrambi i genitori espongono le famiglie omogenitoriali a pesanti difficoltà quotidiane, oltre a negare alle bambine e ai bambini la pari dignità sociale, anzi esponendoli ad una violazione del loro diritto fondamentale all'identità personale, ivi compreso lo status di figli e figlie –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di assicurare alle bambine e ai bambini con genitori dello stesso sesso il riconoscimento dello status di figli e piena tutela del diritto all'identità personale, garantendo loro uguaglianza di trattamento e la piena tutela dei loro diritti fondamentali, nel solco dei principi costituzionali e delle normative sovranazionali.
(3-00339)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MONTARULI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel 2020 i beneficiari della protezione speciale, come disciplinata dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, erano stati 757;

   nel 2021 i beneficiari della protezione speciale, in seguito alla riforma dell'istituto operata con il decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, sono diventati 7.092, con un aumento di oltre il 736 per cento;

   pur in considerazione del fatto che il 2021 è stato un anno di ripresa dei flussi migratori dopo il blocco dovuto alla pandemia da COVID 19, va segnalato, tuttavia, che nello stesso periodo i permessi di soggiorno rilasciati per asilo politico e protezione sussidiaria sono cresciuti molto meno, fermandosi a un aumento del 76 per cento;

   nel biennio 2020-2021, inoltre, a ottenere con maggiore frequenza la protezione speciale sono stati gli albanesi, con l'accoglimento del 36 per cento delle domande di protezione presentate dai cittadini di quel Paese, seguiti dai peruviani, con l'accoglimento del 24 per cento delle domande, e dai cittadini del Mali, che si sono visti riconoscere la protezione speciale nel 23 per cento dei casi –:

   se, alla luce di quanto esposto, non ritenga che l'istituto della protezione speciale, in prospettiva, vada espunto dall'ordinamento italiano e, in ogni caso, vada ricondotto nell'alveo dell'eccezionalità, tenuto conto dell'esponenziale aumento delle concessioni di permessi di soggiorno per protezione speciale al variare della normativa in materia, come in premessa evidenziato.
(3-00340)

Interrogazione a risposta orale:


   DI BIASE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione di reati estorsivi e dei casi di usura registra un aumento preoccupante tra le imprese del settore commerciale in tutta Italia, con particolare riferimento alle zone del centro e Sud Italia;

   da una recente analisi dell'ufficio studi di Confcommercio è emerso che l'usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9 per cento) seguito da abusivismo (21,3 per cento), estorsioni (20,1 per cento) e furti (19,8 per cento);

   le cause da individuare nell'aumento dei fenomeni estorsivi sono da ricondurre al prolungarsi della crisi economica successiva alla pandemia, nell'aumento dei costi energetici e nell'inflazione;

   nel comune di Roma l'11,9 per cento dei commercianti percepisce un peggioramento delle condizioni di sicurezza rispetto al 2022, numero al di sopra della media nazionale che è del 10,3 per cento e di quella del centro del Paese (7,9 per cento); l'88,6 per cento dei commercianti (fonte Confcommercio) che operano nell'hinterland romano ha investito in misure di protezione con sistemi di videosorveglianza e allarmi antifurto (tali dati risultano in forte aumento rispetto all'anno precedente);

   il fenomeno criminale maggiormente percepito dagli esercenti è l'usura, in ragione dell'aumento delle crisi aziendali e del mancato contrasto all'abusivismo;

   nella sola città di Roma più di un imprenditore su cinque ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e, in particolare, il 10,3 per cento ne ha conoscenza diretta –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali siano le iniziative che si intende intraprendere per contrastare il fenomeno criminale, con riferimento all'aumento delle vittime di usura, in particolare nell'ambito del territorio della città di Roma, come emerge dall'indagine Confcommercio, al fine di dare pieno sostegno alle aziende a rischio sovraindebitamento e agli imprenditori coinvolti;

   come il Governo intenda intervenire sul contrasto ai fenomeni criminosi, affinché siano adottate misure di sostegno alle imprese e di contrasto all'abusivismo commerciale per mettere in sicurezza il lavoro d'impresa, anche considerando misure di intervento diretto per l'accesso al credito e interventi di sistema per il contrasto alla desertificazione commerciale nonché misure di sostegno e protezione ai commercianti vittime di usura che decidono di denunciare.
(3-00341)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   v'è una problematica diffusa in provincia di Cremona, che riguarda centinaia di lavoratori assunti dalle cooperative accreditate presso l'Azienda speciale consortile per i servizi alla persona dell'ambito territoriale Cremasco (Comunità Sociale Cremasca a.s.c., indicata d'ora in poi con CSC a.s.c.);

   la problematica riguarda la figura degli educatori professionali che, pur essendo laureati e/o pur essendo in possesso dei titoli per svolgere le mansioni di educatori professionali in base alla legge nazionale (legge Iori n. 205 del 2017) o a quella regionale (all. A deliberazione XI 6443 regione Lombardia seduta 31 maggio 2022), e pur svolgendo tali mansioni, in violazione dell'articolo 47 del Ccnl, vengono inquadrati illegittimamente dalle cooperative accreditate da CSC a.s.c. al livello D1 anziché al livello D2, con un significativo danno economico (più di 80,00 euro mensili) e non solo;

   tale condotta illegittima è confermata dai dati forniti dal consorzio cremasco in data 9 luglio 2021;

   è il caso degli educatori che si occupano di assistenza domiciliare ai minori. Essi devono essere per legge «Educatori professionali» e dunque essere inquadrati al livello D2 del Ccnl. Tale requisito è ritenuto essenziale anche dal consorzio cremasco approvato dall'assemblea dei sindaci di Crema in data 24 settembre 2013. Dai dati forniti dal consorzio nel luglio 2021 emerge, invece, che su n. 46 educatori professionali impiegati in ADM 42 sono stati inquadrati al livello D1 anziché al livello D2;

   il fenomeno del sotto-inquadramento degli educatori professionali da parte delle cooperative accreditate da CSC a.s.c. riguarda anche gli educatori che lavorano nel Servizio assistenza per l'autonomia personale degli alunni disabili. Nel 2021 su n. 88 educatori impiegati da una sola cooperativa del cremasco nel servizio SAAP solo 2 sono stati inquadrati al livello D2 mentre 86 sono inquadrati al livello D1;

   la necessità di essere inquadrati come D2 al posto di D1 è comprovata anche dalla cosiddetta «indennità di mansione» presente nella busta paga dei lavoratori, mantenendo loro comunque l'inquadramento errato in D1; i lavoratori svolgono infatti l'attività di educatori professionali in maniera effettiva e continuativa;

   di tale situazione il consorzio dei comuni del cremasco è stato portato a conoscenza da tempo con più atti e comunicazioni formali, ma nulla ha fatto fino ad ora, giustificandosi erroneamente di non essere competente ad intervenire;

   diverse richieste di intervento a tutela dei lavoratori sono state avanzate anche all'Ispettorato del lavoro di Crema, accompagnate da copiosa documentazione, tanto da consiglieri comunali regionali eletti, tanto da un'organizzazione sindacale. Queste comunicazioni, tuttavia, non hanno sortito alcun effetto poiché l'Ispettorato chiede – anche solo per partire – la denuncia dei lavoratori attraverso uno specifico modulo di segnalazione individuale ovvero Mod. INL31;

   è evidente, però, che i lavoratori possono essere frenati dalla paura di subire ritorsioni e di perdita del posto di lavoro nonché dalle difficoltà di reperirne un altro dal momento che il fenomeno riguarda l'intero territorio del Cremasco;

   pertanto, l'intervento dell'Ispettorato non può essere confinato negli angusti limiti di una risposta alla richiesta di segnalazioni individuali, essendovi un obbligo giuridico di attivazione una volta che l'Ufficio sia venuto a conoscenza di fatti gravi e diffusi territorialmente. Limitare l'attività dell'Ispettorato a mera risposta su impulso del lavoratore significa perlomeno mortificare le funzioni ed il ruolo dell'ufficio;

   è recentissima notizia – comunicata formalmente ai lavoratori il giorno 11 aprile 2023 da parte di una cooperativa accreditata presso CSC – l'adeguamento dei livelli contrattuali dei lavoratori, con il passaggio, dovuto per legge da tempo, da D1 a D2, con decorrenza dal 1° febbraio 2023;

   se siano i Ministri interpellati a conoscenza della problematica esposta e se la condividano, e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per: a) accertare l'estensione del fenomeno denunciato nel territorio Cremasco attraverso l'ispettorato del lavoro con controlli specifici sul corretto inquadramento contrattuale di tutti i lavoratori (di tutte le cooperative accreditate presso CSC) e le relative mansioni, b) sanare nel più breve tempo possibile questo grave vulnus ai diritti dei cittadini e dei lavoratori; c) stabilire, per tutti i lavoratori interessati delle cooperative accreditate, il corretto inquadramento nel livello D2; d) di prevedere i corretti e dovuti indennizzi per tutto il tempo di sotto inquadramento in D1.
(2-00131) «Barzotti».

Interrogazione a risposta scritta:


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro si fonda sul riconoscimento dell'importanza centrale dei servizi per l'impiego, che costituiscono l'infrastruttura primaria del mercato del lavoro e svolgono, da sempre, fondamentali compiti di rilievo istituzionale per l'integrazione attiva delle persone;

   i centri per l'impiego rivestono dunque un ruolo primario per l'accesso e l'avvio degli interventi e delle misure di politica attiva, e per l'erogazione dei servizi specialistici per l'inserimento/reinserimento occupazionale. Per essere davvero efficienti è necessario l'impegno delle istituzioni affinché tutte le piante organiche previste siano coperte nel più breve tempo possibile da realizzare anche per il tramite dello scorrimento delle graduatorie di idonei laddove presenti;

   sulla base dei dati aggiornati al 31 dicembre 2022 la regione Campania ha effettuato 548 assunzioni a tempo indeterminato, a fronte di un contingente potenziale che consentirebbe, nei limiti delle risorse finanziarie ad essa assegnate dal decreto ministeriale n. 74 del 2019 e successive modificazioni ed integrazioni, di assumere fino a 1.840 nuove unità;

   il comitato idonei centri per l'impiego (Cpi Campania) da tre anni chiede che per il completamento del potenziamento dei centri per l'impiego si proceda in primo luogo con lo scorrimento e contestuale esaurimento delle graduatorie di idonei, stimabili complessivamente in circa 800 unità, dei concorsi Cpi indetti dalla regione Campania nel 2019 e nel 2021;

   le suddette assunzioni permetterebbero di strutturare realmente i centri per l'impiego e renderli volano delle politiche attive del lavoro;

   a parere dell'interrogante occorre procedere celermente all'assunzione degli idonei utili al potenziamento dei centri per l'impiego, prima che le suddette graduatorie vadano a scadenza, evitando così di dover attendere l'avvio di una nuova procedura concorsuale che impiegherebbe altri anni prima di concludersi con nuove assunzioni;

   l'interrogante, fra l'altro, osserva che con la legge di bilancio 2023 (articolo 1, comma 318 legge 29 dicembre 2022, n. 197) è stato disposto, che «a decorrere dal 1° gennaio 2024 gli articoli da 1 a 13 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, sono abrogati» e ciò, in assenza di un intervento correttivo del legislatore, comporterebbe l'abrogazione dell'articolo 12 con particolare riferimento al comma 3-bis rischiando di avere effetti devastanti sul completamento del piano straordinario per quelle regioni che non riuscissero a realizzarlo entro il 31 dicembre 2023;

   la regione Campania, nel corso di un incontro con le delegazioni sindacali e del comitato idonei Cpi, nel confermare la volontà di portare a completamento il piano di potenziamento regionale, ha manifestato alcune problematiche rispetto a quanto previsto dalle norme di rango primario e dal collegato decreto ministeriale n. 74 del 2019 da esse previste, le quali, come riferito dal comitato idonei Cpi Campania, sono state oggetto di una richiesta di chiarimenti all'ufficio di gabinetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali fin dal 1° febbraio 2023 –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere per evitare che, a seguito dell'abrogazione dell'articolo 12 del decreto-legge n. 4 del 2019, venga pregiudicata per le regioni la possibilità di portare a compimento i relativi piani di rafforzamento degli organici dei centri per l'impiego;

   se il Ministro non intenda fornire alle regioni i dovuti chiarimenti in merito alle problematiche sollevate dalla regione Campania rispetto a quanto previsto dalle norme in materia e dal collegato decreto ministeriale n. 74 del 2019 per consentire alle regioni di portare a completamento il piano di potenziamento regionale, dato che, come nel caso della regione Campania, la mancata risposta da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali impedisce la possibilità di assumere diverse centinaia di idonei dei concorsi Cpi.
(4-00855)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   il comune di Pescara, in data 11 novembre 2020, ha bandito un concorso per la copertura di un posto da dirigente tecnico a tempo indeterminato e, nel settembre 2022, ha dato avvio alla procedura di reclutamento con la nomina di una commissione di autorevoli esperti di indiscutibile esperienza e competenza;

   nel corso dei primi mesi del 2023, hanno partecipato alla selezione 57 concorrenti, dei quali solo 6 hanno superato le prove scritte e di questi, a seguito della prova orale, nessuno è risultato idoneo a ricoprire il ruolo di dirigente tecnico;

   peraltro, risulta che erano presenti e non hanno superato le prove nemmeno i due dirigenti dell'ente assunti a tempo determinato con incarico fiduciario ex articolo 110 del Testo unico degli enti locali, dei quali uno attualmente sarebbe già a capo proprio della struttura organizzativa dei lavori pubblici dell'ente comunale;

   secondo quanto appreso dall'interpellante, poi, pare anche che il componente della commissione esperto in lingua inglese abbia svolto l'attività selettiva senza averne il titolo giuridico, perché l'atto formale di nomina sarebbe stato adottato dopo l'espletamento dell'incarico;

   l'esito lascia quantomeno sconcertati, se si considera che un concorso bandito è una risorsa per la pubblica amministrazione e per la comunità di riferimento ed è da tutti condivisa, soprattutto negli ultimi tempi in cui la dotazione di personale è diminuita in maniera consistente con un evidente sotto-dimensionamento delle qualifiche professionali più specializzate, l'urgente necessità di dotare la pubblica amministrazione di figure numericamente e professionalmente adeguate;

   nel comune di Pescara, già dal 2020, data di pubblicazione del bando, si era sentita la necessità di ricoprire quel posto. Poi, forse anche a causa della pandemia, tutto è slittato nel 2023, ma il meccanismo messo in atto non è stato in grado di assicurare al comune il candidato più adatto a ricoprire il ruolo atteso. Viva è la preoccupazione per il tempo e le risorse che ancora ci vorranno per riorganizzare tutto da capo;

   viene spontaneo chiedersi, poi, come sia potuto accadere che non sia riuscito a superare il concorso nemmeno chi già da tempo ha svolto e sta svolgendo quelle mansioni proprie del posto per il quale era stato bandito il concorso;

   certamente, come risulta dal bando, le nozioni richieste ai candidati riguardavano un numero esagerato di materie, senza alcuna distinzione del livello delle conoscenze richieste e dell'ambito di competenza;

   è pur vero che l'articolo 97 della Costituzione esige, per assicurare imparzialità, che il reclutamento del personale della pubblica amministrazione avvenga tramite pubblico concorso, ma non ne definisce in senso univoco il contenuto e la portata, riconoscendo la non omogeneità del rapporto di impiego che caratterizza il lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione;

   anche la procedura seguita e relativa alla nomina di un componente della commissione, l'esperto di lingua inglese, desta non poche perplessità, dal momento che un comportamento corretto sarebbe stato quello di conferire l'incarico con atto tipico prima che venisse espletato e non viceversa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, e se non ritenga opportuno valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di verifiche, ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, riguardo agli atti amministrativi posti in essere dal comune di Pescara in relazione alla procedura concorsuale descritta in premessa;

   se il Ministro, per quanto di competenza, intenda attivarsi e quali iniziative intenda assumere, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione, per fare in modo che si possano innovare le procedure concorsuali e che queste si possano basare, di volta in volta, sulla verifica di competenze relative al profilo professionale specifico e, sopratutto per le figure dirigenziali, si possa verificare la capacità di orientamento ai risultati, di gestione del tempo, di orientamento strategico, magari riservando ad un momento successivo all'individuazione dei più competenti in tali ambiti il completamento della loro formazione.
(2-00127) «D'Alfonso».

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FURFARO e GRIBAUDO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   durante la trasmissione televisiva «Piazza Pulita» andata in onda giovedì 13 aprile 2023 sul canale «La7» è stato trasmesso un reportage di Fanpage.it sulla comunità di recupero Shalom, gestita da oltre quarant'anni da suore in provincia di Brescia, che ogni anno ospita circa 250 ospiti (anche minorenni) con diverse problematiche: dalla tossicodipendenza, all'anoressia, fino ai disturbi comportamentali;

   dal filmato andato in onda, che raccoglie anche le testimonianze dei ragazzi che sono stati in questa comunità o che si trovavano in comunità, si evince un clima di terrore, un metodo che alle preghiere unisce metodi terapeutici che lasciano quanto meno sconcertati, fatti di violenza fisica e psichica, di botte e soprusi verso ragazzi in grave difficoltà;

   come si vede dal reportage e riportato dalle testimonianze, la comunità è strutturata come un carcere, con sbarre alle finestre, recinzioni alte 3 metri, appello ogni due ore, divieto di uso dei telefonini e di altri strumenti tecnologici e all'ingresso agli ospiti viene effettuata una perquisizione corporale come quando si viene arrestati;

   il reportage non lascia spazio a dubbi circa i metodi utilizzati per educare queste persone fragili che, come affermato dallo psichiatra Leonardo Mendolicchio presente in studio, non hanno «nulla di terapeutico e di psichiatrico. La comunità finge di offrire ospitalità a persone disagiate ma all'interno produce delle dinamiche orrende di violenze e di segregazione proprio perché le persone che gestiscono questa comunità non hanno nessun tipo di formazione medica, psicologica, educativa e pedagogica. È inconcepibile dal punto di vista medico»;

   il metodo proposto per curare ogni tipo di problematica è la «cristoterapia», la terapia della fede che consiste nel salmodiare continuo associata alla somministrazione di psicofarmaci da parte di operatori non sanitari ma dai cosiddetti «vecchi», ovvero dai pazienti più anziani della comunità;

   oltre alla preghiera e agli psicofarmaci l'altro metodo utilizzato nella comunità sono le punizioni, la più assurda di tutte è quella della «carriola», ovvero girare in tondo con una carriola piena di sassi anche per 8 o 9 ore in un giorno mentre un'altra persona sorveglia, oppure lavorare anche tutta la notte in un laboratorio per manufatti di una ditta esterna che poi paga la comunità per il lavoro svolto, ed ancora la punizione della legnaia dove i ragazzi raccontano di aver subìto dei veri e propri pestaggi;

   di norma il percorso in comunità dovrebbe durare solo qualche anno, mentre nonostante questi metodi i tempi di permanenza dentro la comunità di Shalom si prolungano all'infinito;

   vessati dalle punizioni e senza speranza di uscire molti ragazzi, come testimoniano le loro dichiarazioni, hanno tentato in ogni modo di scappare, fino a che un giorno uno di loro ci è riuscito e ha denunciato tutto ai carabinieri; sono poi seguite le testimonianze di altri ragazzi, anche se il processo che ne è seguito ha visto assolti i responsabili della comunità –:

   di quali elementi dispongano circa le vicende segnalate in premessa, se sussistano strumenti di controllo efficaci sull'attività di comunità di tal genere e se non intendano adottare iniziative normative anche al fine di prevenire e contrastare situazioni di tale gravità.
(5-00709)


   MALAVASI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia ha trasformato la nostra società e i cambiamenti avvenuti hanno impattato diversi settori, non ultimo quello della diagnostica, imponendo nuove dinamiche operative, organizzative e gestionali. La gestione del rischio infatti è diventata fondamentale per la prevenzione, la diagnostica e la promozione della salute pubblica, accentuando l'attenzione sullo studio di nuove malattie infettive emergenti;

   secondo l'Oms circa il 60 per cento delle malattie infettive emergenti segnalate a livello globale proviene da animali, interconnesse all'evoluzione di eventi biologici, sociali, economici e politici. Queste sfide non possono essere affrontate solamente dalla sanità pubblica e dalla medicina umana ma è necessario implementare un approccio inter e transdisciplinare con l'obiettivo di ottimizzare la salute di persone, animali e degli ecosistemi in generale;

   l'approccio multidisciplinare integrato «One Health» rappresenta una grande opportunità per limitare il rischio di nuove pandemie e l'avvento di nuove malattie infettive, ma in Italia siamo molto indietro: infatti, oltre ai quasi 20 miliardi del PNRR per la Missione 6 (Salute) esiste un fondo complementare (Pnc) dedicato nello specifico a salute, ambiente, biodiversità e clima;

   l'investimento del PNRR per la sanità, considerando l'approccio One Health, finanzia 14 progetti nell'ambito del programma «Salute-ambiente-biodiversità-clima» suddivisi in due macro-aree che riguardano: la prevenzione dei rischi della salute collegati all'aria, accesso universale all'acqua, rischi per la salute collegati ai prodotti chimici ed ai cambiamenti climatici, promozione per la salute-ambiente, clima nelle prime fasi di vita e la prevenzione dei rischi sanitari connessi all'ambiente, all'aspetto socio-economico; nuove tecnologie; salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; il benessere del lavoratore in un'ottica di Twh (Total Worker Health); città più sostenibili; promozione della digitalizzazione dei sistemi ambiente-climatico e sanitario;

   con decreto ministeriale del 9 giugno 2022 sono stati definiti i compiti dei soggetti che fanno parte del Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (Snps): regioni e province autonome; istituti zooprofilattici sperimentali; Istituto superiore di sanità; Ministero della salute;

   in particolare, il Snps ha lo scopo di migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili, associate a rischi ambientali e climatici;

   questo piano prevede lo stanziamento di 500 milioni ma, come denunciato da molti specialisti biologi e infettivologi, senza l'istituzione di tavoli tecnici regionali interistituzionali/intersettoriali/interdisciplinari per la definizione e la condivisione di percorsi e procedure integrate, basate sull'approccio One Health, questi fondi potrebbero non risultare efficaci;

   è assolutamente prioritario definire procedure e metodologie condivise per la valutazione di impatto integrato, il consolidamento dei sistemi di analisi e sorveglianza epidemiologica dei rischi ambientali, anche attraverso le reti regionali e nazionali e delle iniziative di digitalizzazione previste nell'ambito del Piano complementare del PNRR;

   l'approccio One Health è stato posto al centro della visione del PNRR; coerentemente bisogna finalizzare tutte le politiche connesse al tema salute in una ottica di loro «integrazione»;

   il PNRR è una grande e irripetibile occasione per implementare, innovare e riqualificare i servizi sia ospedalieri che della medicina territoriale e le reti di cure primarie, nonché le cure domiciliari in un approccio di integrazione e di «One Health», se applicato coerentemente ai princìpi del nostro Servizio sanitario nazionale (universalismo, equità, eguaglianza) –:

   quale sia lo stato di attuazione dei progetti finanziati grazie al fondo complementare (piano nazionale per gli interventi complementari – Pnc) dedicato a salute, ambiente, biodiversità e clima;

   se non si intenda promuovere un coordinamento istituzionale sia a livello nazionale che regionale, per consentire l'implementazione di politiche One Heath, superando le criticità e consentendo l'integrazione delle competenze al fine di dare concreta attuazione al Piano.
(5-00710)


   BENIGNI e PATRIARCA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la ricerca in ambito scientifico, in particolare in ambito oncologico, sta producendo negli ultimi anni numerose innovazioni farmacologiche che, se portate in tempo celere al letto del paziente, possono generare importanti benefìci in termine di salute pubblica e benessere collettivo;

   l'agenzia italiana del farmaco (Aifa), con determina DG 1170 del 2019, ha aggiornato «i Segretariati di Supporto e Coordinamento e i Comitati Consultivi» al fine di «potenziare l'attività di valutazione scientifica e regolatoria dell'Agenzia, avvalendosi del contributo di alcuni tra i massimi esperti in Italia delle principali aree terapeutiche per cui sono in corso di registrazione nuovi farmaci»;

   sempre la suddetta Agenzia, con determina DG 603 del 2022, ha istituito i gruppi lavoro in oncologia ed oncoematologia composti da esperti operanti nei due ambiti di riferimento, a supporto delle attività della Cts e degli uffici dell'Aifa, al fine di supportare gli obiettivi del Piano europeo contro il cancro 2021 e del Piano nazionale oncologico per il quinquennio 2022-2027;

   secondo alcune recenti pubblicazioni di Aiom, in alcuni casi i pazienti oncologici devono aspettare più di due anni per accedere ai farmaci anticancro innovativi, anche a causa dei prontuari terapeutici regionali a carattere vincolante che rallentano ulteriormente il percorso di accesso al farmaco;

   inoltre, secondo recenti comunicazioni da parte di associazioni pazienti rappresentative dei malati oncologici, alcuni farmaci innovativi destinati al trattamento precoce, ad esempio, del tumore al pancreas, alla mammella o al polmone, sono già da tempo disponibili in diversi Paesi del mondo ma ancora in attesa di valutazione in Italia –:

   se i suddetti organi siano stati consultati, con quale frequenza e se l'importante attività di confronto e consulenza degli esperti abbia contribuito positivamente al raggiungimento degli obiettivi preposti;

   se l'attività degli organi citati in premessa abbia garantito un supporto alle attente e qualificate valutazioni della Cts o degli uffici dell'Agenzia, migliorando la disponibilità e le tempistiche di accesso alle innovazioni farmacologiche in ambito oncologico e onco-ematologico rispetto agli altri Paesi europei.
(5-00711)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI e MANZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto direttoriale n. 407 del 2018 il Miur ha emanato l'avviso «AIM: Attrazione e Mobilità Internazionale» in attuazione del programma operativo nazionale (Pon) ricerca e innovazione 2014-2020;

   tale avviso, corredato di un disciplinare di attuazione, prevedeva l'attivazione di posizioni da ricercatore a tempo determinato di tipo A (Rtda) come regolato dall'articolo 24 della legge n. 240 del 2010;

   gli articoli 3 e 4 del suddetto disciplinare introducono un meccanismo di recupero spese da parte del Ministero a valere sul soggetto beneficiario (l'Università) laddove vi sia un'interruzione/dimissione volontaria del contratto di lavoro da Rtda prima della realizzazione dell'80 per cento del progetto, ovvero poco prima di 2 anni e mezzo dei 3 totali previsti;

   nel 2020 il Governo ha sostanzialmente bandito quasi cinquemila posizioni da ricercatore a tempo determinato di tipo B (Rtdb);

   trattandosi di una posizione, quella di Rtdb, che offre una maggiore possibilità di stabilizzazione nella figura di professore associato, molte ricercatrici e ricercatori Rtda, potendo ottenere un contratto in tenure track, hanno scelto di interrompere la triennalità di tipo A senza sbocco certo, a favore di una posizione maggiormente stabile;

   la Flc Cgil, nei primi mesi del 2021, è stata interessata per alcuni primi casi di provvedimenti attuati dalle Università nei confronti dei ricercatori in ordine alla restituzione degli stipendi percepiti sulla base di dimissioni volontarie prima della realizzazione dell'80 per cento dei progetti di ricerca;

   l'ateneo UniCal, ad esempio, ha chiesto, ad una lavoratrice risultata vincitrice di un concorso da professore associato, la restituzione di 36.319,33 euro;

   da mesi la Flc Cgil, assieme ai coordinamenti dei ricercatori precari Pon Aim di tutta Italia, chiede lo stralcio di questa norma dal disciplinare Mur e dai modelli di contratto che vengono sottoposti ai vincitori delle posizioni, poiché considerata vessatoria dal momento che si pone in violazione dei princìpi costituzionali e delle norme del diritto civile e del lavoro, in tema di corresponsione di retribuzione a prestazione lavorativa prestata, imponendo di fatto una condizione preventiva che limita fortemente la possibilità di avanzamenti di carriera nel quadro del percorso di reclutamento universitario tutt'ora vigente;

   anche alla luce dell'iter dei concorsi da ricercatore di tipo B in corso banditi a seguito degli ultimi piani straordinari, come quello previsto nel cosiddetto decreto rilancio, e altresì numerosi concorsi su posizioni a tempo indeterminato in varie pubbliche amministrazioni sono emersi altri casi di richieste di restituzione delle retribuzioni ai ricercatori, soprattutto negli atenei del Mezzogiorno;

   a parere dell'interrogante è urgente che il Mur provveda allo stralcio dell'articolo 4 dal richiamato disciplinare al fine di restituire dignità al lavoro di ricerca prestato, ponendo fine ai contenziosi tra Università e ricercatori che si sono volontariamente dimessi da Rtda a vantaggio di posizioni maggiormente stabili e di non prevedere simili norme in successivi avvisi, bandi e modelli di contratto, come a titolo di esempio il richiamo al punto 7 nel disciplinare di attuazione concernente le Azioni IV.4 e IV.6 del Pon ricerca e innovazione «Istruzione e ricerca per il recupero – REACT-EU» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché, anche per le motivazioni espresse in premessa, si provveda allo stralcio dell'articolo 4 dal disciplinare di attuazione allegato all'avviso «AIM: Attrazione e Mobilità Internazionale» da cui deriva, laddove vi sia un'interruzione o dimissione volontaria del contratto di lavoro da Rtda prima della realizzazione dell'80 per cento del progetto, la possibilità per le Università di rivalersi sui ricercatori al fine di recuperare le retribuzioni versate, così da porre fine ai contenziosi in atto tra Università e ricercatori che si sono volontariamente dimessi da Rtda a vantaggio di posizioni maggiormente stabili.
(4-00856)