Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 3 maggio 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   ALFONSO COLUCCI e TORTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 27 aprile 2023, presso l'Assemblea della Camera dei deputati, si è assistito alla mancata approvazione del Documento di economia e finanza (DEF), principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio che traccia, in prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di stabilità e crescita europeo;

   il DEF si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea, il cosiddetto Semestre europeo, e secondo quanto stabilito dalla legge di contabilità e finanza pubblica (n. 196 del 2009) è trasmesso alle Camere entro il 10 aprile di ogni anno, affinché queste si esprimano sugli obiettivi e sulle strategie di politica economica in esso indicati per il triennio di riferimento;

   le Camere si esprimono sul DEF attraverso la votazione di atti di indirizzo (risoluzioni) in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea (30 aprile) del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma, rispettivamente I e III Sezione del DEF. Con la Relazione presentata come documento annesso al DEF, il Governo, sentita la Commissione europea, chiede al Parlamento di approvare l'autorizzazione a ricorrere all'indebitamento;

   la relazione è presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, secondo cui, in circostanze eccezionali e sentita la Commissione europea, il Governo sottopone all'approvazione parlamentare la relazione, da approvare a maggioranza assoluta, con cui richiedere l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento. Pur non registrandosi precedenti e stante la logica sottesa al diritto parlamentare, essendo mancata la maggioranza assoluta richiesta ai fini dell'approvazione della Relazione, il Governo ha indetto d'urgenza un Consiglio dei ministri, col quale ha approvato una nuova Relazione sottoposta la mattina seguente al Parlamento;

   sulla Relazione si è quindi svolto doppiamente il relativo iter legis: pertanto, si sono espresse le Commissioni in sede consultiva. In particolare, rappresentanti del M5S hanno interrogato il Governo riguardo alla consultazione, anche informale, della Commissione europea, poiché in assenza di un tale passaggio procedurale si sarebbe determinata una violazione delle previsioni della legge n. 243 citata;

   mentre presso la Commissione V Bilancio, il Ministro Giorgetti, replicando ai deputati intervenuti, evidenziava che la procedura seguita per la presentazione della Relazione fosse stata definita tenendo conto degli orientamenti delle diverse istituzioni coinvolte nel procedimento, in particolare confermando che la Commissione europea fosse stata sentita seppure in modo informale, il Sottosegretario Freni, presso la I Commissione Affari costituzionali, spiegava la circostanza per cui, poiché le finalità della nuova Relazione non erano state revisionate, né strutturalmente modificate, ma semplicemente integrate, non si era ritenuto necessario un ulteriore passaggio presso le istituzioni europee;

   ai sensi della citata legge n. 243 del 2012, la trasmissione dei documenti alla Commissione europea fa riferimento alle finalità dello scostamento di bilancio e, quindi, alle sostanziali finalità che la nuova relazione presentata ha inteso integrare;

   i fatti accaduti mostrano, a parere degli interroganti, una prova di dilettantismo, poco qualificante per la maggioranza di Governo e destinata a produrre danni gravi al Paese in termini di stabilità, sicurezza, affidabilità e credibilità presso le istituzioni europee –:

   se il Governo abbia effettivamente sentito la Commissione europea come previsto dal dettato normativo di cui all'articolo 6 citato, e quali indicazioni specifiche il Governo abbia quindi ricevuto dalla Commissione europea in merito, ovvero quale sia stata l'interpretazione del disposto normativo che ha indotto il Governo a non effettuare un ulteriore passaggio presso le istituzioni europee.
(4-00938)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'inserimento della circoscrizione Estero nella Costituzione e la scelta della modalità di voto per corrispondenza hanno consentito agli italiani all'estero di esercitare un fondamentale diritto di cittadinanza;

   il voto per corrispondenza, strumento di espressione democratica in un contesto atipico come quello dei cittadini residenti all'estero, è esposto a rischi che possono essere ridotti o eliminati con modifiche mirate della legge che ne regolamenta lo svolgimento per ognuna delle prerogative costituzionali previste per il voto (personalità, eguaglianza, libertà, segretezza): dalla stampa centralizzata delle schede alla più vigile custodia dei materiali, dalla formalizzazione della consegna delle schede agli aventi diritto ai comitati di controllo nell'ambito delle circoscrizioni consolari e alla migliore organizzazione dello scrutinio;

   brogli e irregolarità rappresentano un tema ricorrente fin dalla prima consultazione elettorale all'estero che va affrontato con strategie di contrasto e prevenzione delle pratiche di illegalità;

   nel corso delle diverse legislature, l'attività ispettiva ha evidenziato le principali criticità: il mancato aggiornamento dei dati AIRE; il fenomeno dei «cacciatori di plichi»; le tipografie che, incaricate dai consolati della stampa delle schede, ne produrrebbero in eccedenza per poi venderle; la corruttibilità di addetti postali locali e di realtà associative che favorirebbero la raccolta delle schede «porta a porta»;

   nelle elezioni politiche 2022 sono stati segnalati brogli e presentati numerosi ricorsi alle rispettive Giunte per le elezioni di Camera e Senato;

   come riportato da fonti di stampa anche in «America Meridionale» si sono registrati episodi di pratiche illecite;

   in Argentina, le segnalazioni di violazioni hanno riguardato:

    l'immissione di schede false nel circuito elettorale. Scrutatori impegnati nei seggi della ripartizione hanno notificato decine di schede con la stessa grafia e lo stesso voto; schede con diversi toni di colore per il Senato e per la Camera; schede con stampa errata, «Camera dei Diputati»;

    i messaggi mail/WhatsApp ricevuti da connazionali con i quali si chiede di consegnare i plichi ad una precisa organizzazione che si incaricherà di votare al posto loro;

    l'episodio, verificatosi nella sede della Società Italiana di Mercedes (provincia di Buenos Aires), in cui vengono mostrate grandi quantità di buste contenenti schede pronte per essere votate. Una circostanza particolarmente grave considerando che l'edificio, di proprietà di un rappresentante di una forza politica presente nella competizione elettorale, ospita anche l'ufficio del Corrispondente Consolare (di nomina fiduciaria da parte del Console italiano);

    in Uruguay è stato segnalato un video del presidente del COMITES di Montevideo che illustra le modalità di voto utilizzando una scheda su cui si leggono i dati di un'elettrice che dichiarerà successivamente di non aver mai ricevuto il plico;

    in Venezuela è stata segnalata alle autorità diplomatico-consolari italiane e alla giustizia venezuelana una violazione della legge elettorale avvenuta a Guanare. La società incaricata dal Consolato di Caracas per la consegna dei plichi elettorali, la «Domesa», avrebbe affidato le buste a due persone estranee all'azienda che hanno dichiarato di essere stati loro a «ricevere e distribuire» il materiale elettorale. L'episodio è venuto alla luce in seguito alle segnalazioni di cittadini italiani che, non avendo ricevuto il plico presso il proprio domicilio, avevano protestato presso la ditta «Domesa»;

    sugli episodi sopracitati sono state rese informative alle competenti autorità diplomatico-consolari italiane che avrebbero assicurato di voler procedere a controlli e a eventuali denunce alle autorità giudiziarie italiane e dei Paesi interessati –:

   quali informazioni risultino a proposito delle iniziative, anche di carattere giudiziario, intraprese dalle rappresentanze consolari italiane per i casi segnalati in Argentina, Uruguay e Venezuela al fine di tutelare un diritto primario di cittadinanza, come quello di esprimere il proprio voto in una consultazione di rilevanza costituzionale.
(5-00788)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   le paludi di Hammar sono un grande complesso di zone umide nel sud-est dell'Iraq e fanno parte delle paludi mesopotamiche, originate dal sistema fluviale del Tigri ed Eufrate;

   questi antichi fiumi nascono dalle sorgenti innevate dei monti del Tauro nella Turchia sud orientale, attraversano valli e gole verso gli altipiani della Siria e dell'Iraq settentrionale e poi scendono paralleli verso la pianura alluvionale dell'Iraq centrale;

   come le arterie dell'apparato circolatorio, i fiumi, raggiunti da altri affluenti, scivolano verso sud e si uniscono ad Al-Qurnah per formare il maestoso Shatt al-Arab, un fiume che viaggia per duecento chilometri prima di sfociare nel Golfo Persico;

   grazie all'acqua e ai canali, si trasportavano merci, si navigava da una regione all'altra, si coltivava e si viveva di pesca, in un rapporto simbiotico con l'ambiente circostante;

   Eni, attraverso il contrattista locale Iraq General Company for Execution of Irrigation Projects (IGC) ha cominciato a costruire un impianto per il trattamento dell'acqua nel 2020 a poche centinaia di metri dal villaggio a nord di Basra. Da allora, secondo gli abitanti locali, le paludi locali e i canali si sono completamente prosciugati;

   si tratta di un impianto destinato alla fornitura di acqua necessaria all'estrazione di petrolio nel giacimento di Zubair. Il giacimento è uno dei più grandi in Iraq ed è sfruttato dalla multinazionale italiana Eni dal 2010 con un «contratto di servizio tecnico». Il contratto prevede lo sviluppo del giacimento, con un target di produzione di 700.000 barili di petrolio al giorno;

   l'aumento delle temperature, le piogge sempre più irregolari, la costruzione di dighe a monte in Turchia e in Iran e metodi di irrigazione obsoleti hanno causato nell'ultimo decennio una drastica riduzione nella portata dei fiumi Tigri ed Eufrate. Ma la situazione già grave per il concorso di diverse cause è resa critica dall'industria del petrolio;

   per estrarre il greggio, infatti, le compagnie che operano in Iraq utilizzano la tecnica dell'iniezione d'acqua. In media, per ogni barile di petrolio estratto servono da un barile e mezzo fino a tre barili d'acqua;

   in Iraq in mancanza di investimenti e infrastrutture, l'acqua si prende dai fiumi, sottraendola ad altri usi. I giacimenti intorno a Basra, dove si estraggono due terzi del petrolio iracheno, consumano ogni giorno una quantità di acqua pari al 25 per cento di tutta l'acqua utilizzata nel governatorato di Basra;

   alle richieste di chiarimento da parte di IrpiMedia, Eni fa sapere che non c'è nessun utilizzo di acqua dolce, e che in generale Eni Iraq ha sviluppato un Piano di Gestione delle Risorse Idriche (Water Management Plan) che fornisce l'indirizzo per minimizzare l'uso della risorsa idrica, in particolare di acqua dolce, secondo i drivers dell'efficienza operativa e del riutilizzo;

   l'impianto di Al Khora, la cui costruzione terminerà nel 2025, spiega sempre Eni a IrpiMedia, «preleverà l'acqua dal canale Main Outfall Drain (MOD). L'MOD è un canale che raccoglie l'acqua salmastra e contaminata risultante dal drenaggio delle acque di irrigazione, che dopo alcuni chilometri sfocia nel Golfo Persico ad ovest dello Shatt el Arab»;

   attualmente in ogni caso, un terzo dell'acqua utilizzata per le iniezioni a Zubair (pari a circa 156.000 barili al giorno) è fornita dal consorzio ROO attraverso un canale di raccolta acque superficiali salmastre denominato Qarmat Ali;

   il confronto tra le due immagini satellitari nei pressi dell'impianto di Al-Khora mostra il prosciugamento delle paludi tra il gennaio 2020 e il gennaio 2022, per effetto della costruzione di un impianto di raccolta dell'acqua;

   c'è una nuova generazione di giovani iracheni che sta portando avanti numerose campagne e mobilitazioni per proteggere l'aria e l'acqua in Iraq, anche a costo di perdere la vita o di essere fatto sparire;

   alcuni di loro hanno già ricevuto una minaccia di morte per aver aiutato alcuni giornalisti a documentare l'inquinamento, in questi ultimi anni numerosi ambientalisti iracheni sono sono stati minacciati, uccisi, rapiti o costretti alla fuga all'estero. L'ultimo è stato Jassim Al Asadi, volto noto dell'organizzazione Nature Iraq, rapito il 1° febbraio 2023 e liberato dopo due settimane –:

  quali siano le conoscenze circa i fatti narrati, quali siano – per quanto di competenza – le iniziative che il Governo intende intraprendere e se non ritenga di dover convocare i vertici di Eni per un confronto volto a trovare soluzioni che diano piena tutela all'ambiente in cui opera Eni e vi sia piena tutela per le popolazioni autoctone.
(4-00930)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   SASSO, PIERRO e DAVIDE BERGAMINI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il grano duro è la principale specie di cereale utilizzata per la produzione della pasta italiana, simbolo dell'eccellenza del made in Italy, e una delle più importanti voci delle esportazioni agroalimentari italiane all'estero per un valore complessivo che supera addirittura i 20 miliardi di euro;

   nel 2023, su 15.000 aziende agricole, il numero di quelle che hanno deciso di seminare grano duro è diminuito del 3,2 per cento, anche se le esportazioni di pasta italiana nel 2022 sono cresciute in volume e in valore rispettivamente del 5,1 per cento e 31 per cento;

   la pasta 100 per cento grano italiano costa sopra i 3 euro, mentre il grano 100 per cento italiano è sceso in circa 6 mesi da 0,58 a 0,36 euro al chilo;

   nonostante nel mercato internazionale la domanda di pasta e semola si mantenga elevata, quella d'acquisto della materia prima (grano duro nelle diverse varietà) ha una dinamica che incide negativamente sui prezzi, i quali non riescono a garantire una corretta remunerazione agli agricoltori;

   le quotazioni del prezzo del grano crollano mentre il prezzo della semola o della pasta subiscono un'impennata negli scaffali dei supermercati, con una ricaduta sui consumatori che si vedono costretti a pagare 1,95 euro al chilo per la pasta e 4,7 euro al chilo per il pane;

   nell'ultimo decennio è scomparso un campo di grano su cinque, con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati e con effetti devastanti sull'economia, sull'occupazione e sull'ambiente; secondo i dati ISTAT nel 2022 in media una famiglia italiana ha speso 513 euro in più rispetto al 2021; la spesa per pane, pasta, farina e riso ha comportato un costo aggiuntivo per le famiglie di 100 euro rispetto al 2021, a fronte di un'inflazione media del 10,9 per cento;

   dopo i fatti accaduti nelle camere di commercio di Foggia e di Bari, in cui i prezzi sono stati modificati al ribasso per oltre 30 euro a tonnellata, a parere dell'interrogante sembrerebbe opportuno formare un prezzo unico nazionale per almeno i beni di prima necessità, quali ad esempio pane e pasta;

   una delle misure dei precedenti Governi è stata la commissione prezzi unica nazionale (CUN), frutto di intese al tavolo di filiera e strumento in grado di garantire equità e trasparenza nella previsione dei prezzi del grano; ma la sua attività, sia pur sperimentale, si è interrotta a novembre 2022;

   l'istituzione della CUN sarebbe necessaria poiché le borse merci sono uno strumento ormai obsoleto, come riconosciuto anche da una sentenza del TAR Puglia (n. 01200/2019) da cui emerge: «le rilevazioni dei prezzi non si basano su dati documentati da fatture o da altri riscontri certi e facilmente verificabili, ma su dati riportati solo oralmente dai presenti; e, pertanto, frutto di un'istruttoria deficitaria, in contrasto con le delibere di giunta numeri 52 del 2009 e 67 del 2016 a mente delle quali le quotazioni devono essere basate su elementi certi di valutazione». Vizi formali e sostanziali hanno portato il TAR ad annullare i listini settimanali dei prezzi del grano duro della camera di commercio di Foggia per gli anni 2016 e 2017 –:

   quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, per contrastare l'aumento dei prezzi del pane e della pasta, nonché vigilare sulla dinamica di formazione dei prezzi, anche attraverso possibili segnalazioni all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, in un momento così difficile per i consumatori che si vedono aumentare la spesa «al carrello»;

   se non si ritenga di riavviare subito, nell'attesa di quella effettiva, l'istituzione di una commissione unica nazionale sperimentale;
(4-00937)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   EVI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la società RaffMetal, del gruppo Fondital, con sede in Valsabbia, ha presentato un progetto di altissimo impatto ambientale, per la realizzazione di un impianto di fusione di alluminio e recupero di rifiuti non pericolosi costituiti da rottami metallici a Pontevico (Brescia);

   detto maxi progetto di nuova fonderia della Raffmetal è localizzato a poca distanza dalle abitazioni del paese su di un'enorme area di 174 mila metri quadri di suolo agricolo, e genererebbe un pesante inquinamento dell'aria sia per le emissioni nell'aria della fonderia che per il volume di traffico generato di centinaia di Tir al giorno, con tutto quello che questo comporta anche in termini di conseguenti emissioni di PM10 e PM2,5;

   la realizzazione della fonderia avrebbe un evidente forte impatto sul territorio, non solo nella località di Pontevico, ma anche nelle zone limitrofe;

   Arpa Lombardia ha confermato che il territorio di Pontevico è caratterizzato da «elevata densità di emissioni di PM10, NOX, NH3, da situazione meteorologica avversa alla dispersione degli inquinanti, densità abitativa intermedia ed elevata presenza di attività agricole e zootecniche»;

   l'European Environment Agency in un recente rapporto ha nuovamente sottolineato come i territori compresi fra Brescia e Cremona, due delle città più inquinate d'Europa, registrino attualmente una presenza di particolato sottile PM2,5 di oltre il doppio del valore previsto dalle linee guida dell'OMS;

   sempre l'Arpa Lombardia, nel suo parere al «piano di Monitoraggio e Controllo dell'A.I.A. e del contributo tecnico-scientifico V.I.A.», aveva sottolineato come «un altro tema potenzialmente critico è rappresentato dal considerevole fabbisogno idrico per uso industriali» e «l'alta vulnerabilità delle acque sotterranee, unitamente alla ridotta soggiacenza della falda freatica, rappresenta in effetti un elemento di potenziale criticità legato alla realizzazione dell'intervento». E questo è oggi ancor più significativo visto l'aggravarsi e il perdurare della siccità;

   a causa della non ottemperanza dell'Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria, il comune di Pontevico è già interessato da una procedura di infrazione comunitaria, la n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 e la n. 2015/2043 del 28 maggio 2015;

   il 17 marzo 2023 si è conclusa la campagna di 4 settimane di rilevamento dello stato ante-impianto dell'aria, raccomandata in fase di V.I.A., a tutt'oggi non disponibile al pubblico per un confronto con i dati previsti dalle normative italiane e con i valori raccomandati dall'OMS –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare quanto prima al fine di dare soluzione alle criticità esposte in premessa e garantire la salute dei cittadini e perlomeno le condizioni ambientali attuali.
(3-00369)

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'ipotesi di realizzare una grande diga sul fiume Enza, (comune di Vetto), risale al 1860 e, pertanto, si sono susseguiti numerosi progetti di enti pubblici e società private, nonostante la presenza nell'alta valle di un articolato sistema di sbarramenti e invasi idroelettrici di Enel;

   a seguito della siccità del 2017, che ha colpito l'intera Emilia-Romagna, è tornata a farsi strada, tra amministratori locali e operatori agricoli, l'idea di realizzare il grande invaso;

   nell'ottobre del 2017 la regione ha istituito un «Tavolo Tecnico Regionale Enza» con l'obiettivo di definire un quadro complessivo sulla risorsa idrica del bacino;

   raccogliendo le indicazioni del Tavolo Tecnico, a novembre 2019 la regione ha affidato all'Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po (AdBPO) l'incarico di predisporre uno «Studio finalizzato all'individuazione di strategie per contemperare disponibilità naturale e domanda di risorsa idrica, nonché il raggiungimento degli obiettivi ambientali»;

   lo studio ha individuato quattro scenari progettuali a scala temporale diversa definiti nelle seguenti azioni: a) risparmio e razionalizzazione della risorsa; b) riequilibrio della disponibilità idrica sia a scala locale che di area vasta;

   nella relazione di Autorità di Bacino viene ipotizzata la necessità di avere a disposizione acqua residua nella misura di 27 milioni di metri cubi e viene indicata come soluzione la costruzione di un invaso in località Stretta delle Gazze sul torrente Enza, con costi stimati in oltre 200 milioni e 4 milioni di euro/anno per la manutenzione. Il 14 dicembre 2022 l'autorità di bacino ha richiesto il finanziamento di 3,5 milioni per lo studio di fattibilità tecnico/economica per soddisfare i fabbisogni idrici della Val d'Enza;

   nel 2004 il Centro Ricerche Produzione Animale (Crpa) di Reggio-Emilia aveva già dimostrato sperimentalmente che, adottando il metodo irriguo dell'aspersione, più moderno e razionale, si ottengono per i prati stabili le medesime rese in foraggio con un risparmio idrico di almeno il 75 per cento, il che renderebbe inutile la realizzazione del grande invaso;

   vi sono importanti sperimentazioni riguardo il sistema di ricarica assistita delle falde, luogo ideale ove stoccare l'acqua, tra cui il progetto sperimentale sul fiume Marecchia in Emilia-Romagna che se attuati su larga scala, sarebbero in grado di rispondere rapidamente, alle esigenze irrigue;

   la ricarica controllata della falda determina un ampio ventaglio di benefici oltre perché sostiene numerosi indispensabili habitat umidi, lentici e lotici; previene la subsidenza indotta dall'abbassamento della falda; rilascia lentamente acqua nel reticolo idrografico sostenendo le portate di magra; contrasta l'intrusione del cuneo salino e fornisce acqua pulita in grandi quantità, senza dispersioni dovute alla evaporazione; consuma molto meno territorio;

   inoltre, sull'Enza è presente una Cassa di espansione con capacità di invaso di 11 milioni di metri cubi, realizzata in sponda parmense e nel periodo estivo potrebbe essere destinata a stoccaggio idrico per lenire la siccità, come già nel 2022 –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di promuovere e finanziare progetti finalizzati alla ricarica assistita delle falde per incrementare la riserva idrica sotterranea dalla quale attingere risorse idriche nei periodi siccitosi, anziché utilizzare ingenti risorse economiche per progetti velleitari e dannosi per l'ambiente;

   se non ritengano prioritaria l'attuazione, utilizzando anche i 3,5 milioni di euro per la progettazione del grande invaso, di misure orientate al risparmio idrico, attraverso la realizzazione di piccoli bacini di raccolta delle acque piovane, non impattanti, diffusi sul territorio, nonché il sistema di ricarica assistita delle falde, il riutilizzo delle ex cave, limitrofe ai corsi d'acqua idonei al soddisfacimento dei fabbisogni irrigui del settore agricolo, incentivando le aziende agricole che adottino metodologie irrigue innovative, vocate al risparmio e al riuso di acque meteoriche e/o depurate.
(4-00931)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   In questi primi quattro mesi del 2023, nel carcere di Taranto, sono morte tre persone, due per suicidio e una per malattia;

   colpisce, in particolare, la morte di Michele Pellecchia, 50 anni, che il 25 febbraio scorso si sarebbe tolto la vita mentre era ricoverato nell'infermeria per problemi legati alla sua patologia psichiatrica e a trascorsi di uso problematico di sostanze stupefacenti; in particolare, il detenuto era affetto da: «disturbo di personalità borderline grave con manifestazioni psicotiche ed agiti auto ed eterolesionistici, in soggetto con "discontrollo degli impulsi" e pregressa storia di abuso di sostanze; "disturbo da lutto persistente e complicato" derivato dalla morte della madre avvenuta nel 2020 con "entrambe le scale, che prendono in considerazione l'intenzionalità e la pervasività dell'ideazione suicidaria, che indicano la presenza di quest'ultima"»;

   in un'intervista rilasciata all'ex deputata Rita Bernardini su Radio Leopolda dall'avvocato Carlo Brigida e dalla moglie del detenuto Emilia Baldassara, la vicenda viene così riassunta: il 25 febbraio la signora Baldassara viene contattata telefonicamente dal carcere che le chiedeva di recarsi presso l'obitorio dell'ospedale dove giaceva il corpo privo di vita del marito addebitando questa morte ad un evento di natura suicidaria per impiccagione; la signora Baldassara, chiamata ad identificare il marito, notava una serie di ematomi, la presenza di un foro all'altezza del petto oltre che graffi sul collo, sulle scapole e sul petto; la moglie del detenuto, subito dopo l'identificazione e successivamente, presentava due esposti/denuncia in cui manifestava dubbi sull'evento suicidario e, comunque, sull'assistenza riservata al marito da parte dei sanitari e del personale di custodia: Michele Pellecchia era collocato in una cella singola, non era vigilato, né usufruiva di un servizio di piantonamento e, nelle ore destinate alla socialità, usava consumare i pasti con altri due detenuti, uno dei quali morto per infarto il 24 aprile scorso e l'altro che risulterebbe trasferito in altro istituto subito dopo la morte del Pellecchia;

   sul suicidio di Michele Pellecchia sono in corso indagini da parte dell'autorità giudiziaria;

   l'istituto penitenziario di Taranto risulta essere uno dei più sovraffollati d'Italia: in 500 posti regolamentari (di cui 10 inagibili) sono ristretti ben 788 detenuti, con un sovraffollamento del 160 per cento;

   al 29 aprile 2023, secondo il rapporto pubblicato da Ristretti Orizzonti, sono 45 i detenuti morti in carcere di cui 17 per eventi suicidari; nel corso del 2022 si è registrato il record italiano dei suicidi in carcere con 84 detenuti che si sono tolti la vita e altri 119 che sono morti per malattia –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   quali misure siano state prese dall'amministrazione penitenziaria di Taranto e dal presidio sanitario afferente alla ASL di Taranto per prevenire il rischio suicidario di Michele Pellecchia;

   se nel carcere di Taranto sia vigente il protocollo varato dal DAP per fronteggiare il rischio suicidario;

   quanti siano i casi di detenuti con patologia psichiatrica presenti nel carcere di Taranto e quante le persone detenute con problemi di assunzione problematica di sostanze stupefacenti; quanti siano gli psichiatri e gli psicologi in servizio e quali turnazioni seguono;

   se il personale in forza nel carcere di Taranto – sia esso sanitario, di sicurezza e trattamentale – sia parametrato al numero di detenuti presenti che oramai sfiora stabilmente le 800 unità;

   quali misure intenda adottare per contrastare il sovraffollamento nel carcere di Taranto e, in generale, quello riguardante decine di istituti penitenziari italiani;

   quali iniziative urgenti si intenda adottare per affrontare il fenomeno delle morti in carcere e, in particolare, dei suicidi.
(4-00936)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° all'8 maggio 2023 è prevista una settimana di stop in diverse aree dell'impianto della Acciai Speciali Terni S.p.A. con la contestuale attivazione della cassa integrazione;

   tale decisione è maturata a seguito dell'incontro tra Rsu e la direzione aziendale di Ast. Nel dettaglio, la fermata coinvolgerà tutte le aree dello stabilimento, fatta eccezione per il Tubificio e le Società delle fucine;

   l'accordo sottoscritto tra azienda e Rsu prevede l'utilizzo della cassa integrazione ordinaria dal 2 al 6 maggio, fino a un numero massimo di 2.015 dipendenti;

   Acciai Speciali Terni S.p.A. è stata acquisita da Arvedi in data 31 gennaio 2022 e attualmente è uno dei quattro produttori europei di laminati piani di acciaio inossidabile, con una produzione di circa 1 milione di tonnellate e l'impiego di 2.300 dipendenti;

   da un'eventuale crisi aziendale scaturirebbero rilevanti conseguenze economico-occupazionali per la comunità ternana oltre che per l'intera regione –:

   se la situazione aziendale di AST sia già all'attenzione del Ministro interrogato;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per prevenire un'eventuale crisi aziendale di AST e salvaguardare l'indotto generato da tale azienda per l'economia dell'intera regione Umbria.
(4-00932)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende di una singolare questione relativa al rifacimento della segnaletica stradale dopo i lavori di posa della fibra ottica nei quartieri cittadini da Laipacco a San Domenico, del comune di Udine;

   infatti, la nuova segnaletica orizzontale è stata eseguita esclusivamente sui tratti di asfalto nuovo come previsto dalla normativa nazionale che pone in capo alle ditte esecutrici di lavoro su suolo pubblico l'obbligo di ripristinare la segnaletica orizzontale solo per il tratto in cui sono intervenute;

   il risultato, nelle citate frazioni, è una segnaletica orizzontale a intermittenza di scarsa efficacia e visibilità in contrasto con quanto previsto dal regolamento di attuazione del Codice della strada (decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992) prevede all'articolo 137, relativo alla segnaletica orizzontale, in particolare al comma 7, che «I segnali orizzontali devono essere mantenuti sempre efficienti: in caso di rifacimento della pavimentazione stradale, devono essere ripristinati nei tempi tecnici strettamente necessari.»;

   inoltre, per quanto riguarda le segnaletica orizzontale dei cantieri, l'articolo 35 del citato Regolamento di attuazione del Codice della strada prevede un insieme di caratteristiche specifiche che devono essere rispettate ed in cui non vi è traccia dell'obbligo di dipingere solo sull'asfalto nuovo;

   per evitare situazioni del genere, il comune di Udine ha introdotto un nuovo Regolamento sulle manomissioni per obbligare le ditte ad effettuare il rifacimento integrale della segnaletica. In questo modo per i nuovi contratti si potrà chiedere alle ditte di estendere il ripristino della segnaletica non solo alla parte di asfalto in prossimità dello scavo ma, in continuità, sull'intero tratto di strada, ed evitare situazioni come quelle viste a Laipacco e San Domenico –:

   se corrisponda al vero che la normativa nazionale impone alle ditte il ripristino della segnaletica sul suolo pubblico, solo per il tratto in cui le stesse sono intervenute con lo scavo.
(5-00787)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   PITTALIS e GIAGONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in tutte le regioni d'Italia gli amministratori locali italiani sono costantemente bersaglio di minacce e offese;

   secondo il report elaborato dall'Organismo tecnico di supporto all'Osservatorio nazionale, sono 460 gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali registrati nei primi nove mesi del 2022;

   dall'analisi dell'articolato report emerge che, tra i 460 episodi, 97 sono riconducibili a dinamiche di natura privata (21,1 per cento), 52 a questioni politiche (11,3 per cento), 49 a tensioni sociali (10,7 per cento), 38 a criminalità comune (8,3 per cento) ed 1 alla criminalità organizzata (0,2 per cento), mentre per i restanti 223 casi (48,5 per cento) alla data del 23 dicembre 2022 erano ancora in corso le indagini per accertarne la natura;

   le modalità con le quali si minacciano e/o si offendono gli amministratori locali viaggiano su un binario che interseca in sé metodologie più «tradizionali» a modalità più «moderne»: insieme agli incendi di auto, come avvenuto giorni fa al sindaco di Bono, abitazioni, strutture e mezzi comunali, fino ad arrivare all'ipotesi di ricorrere, addirittura, al sequestro di persona, le intimidazioni si perpetrano sul web, in particolare sui social network, dove fake news ed hate speech incitano quella rabbia sociale che, successivamente, alcuni cittadini traducono in gesti intimidatori;

   a essere minacciati sono sia gli amministratori in carica, in particolare i sindaci, sia coloro i quali decidono di candidarsi a ricoprire incarichi pubblici;

   questo dato rappresenta un sicuro segnale di criticità per la qualità della nostra democrazia, che già registra un preoccupante tasso di astensionismo, anche per la capacità di poter formare le liste di candidati in vista delle diverse elezioni amministrative;

   sebbene la maggior parte degli amministratori locali colpiti da atti intimidatori e/o minacce decidano, con coraggio e determinazione, di denunciare e resistere, purtroppo in alcuni casi la scelta è stata quella delle dimissioni;

   quando ciò accade si deve prendere atto che si è di fronte ad una sconfitta per lo Stato diritto e per l'intero sistema democratico, poiché le istituzioni non sono state sufficientemente vicine a sindaci, assessori, consiglieri, per non aver fornito loro quel sostegno e quella protezione sociale che sono la prima e vera forma di prevenzione contro la violenza;

   la legge di bilancio 2022 ha istituito, per il triennio 2022-2024, un fondo, avente una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro annui, pensati per finanziare iniziative per la promozione della legalità volte a realizzare il rafforzamento della democrazia locale, anche attraverso il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, ristorare il patrimonio dell'ente ove danneggiato nell'ambito di queste aggressioni e risarcire gli amministratori locali che hanno subito episodi di intimidazione connessi all'esercizio delle funzioni istituzionali esercitate;

   tali risorse, in forza del decreto del Ministero dell'interno (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 luglio 2022) sono ripartite tra 443 comuni, sulla base della popolazione residente e del numero di atti intimidatori rilevati nel report 2021 della Direzione centrale della polizia criminale;

   benché tale provvedimento vada sicuramente nella giusta direzione, tuttavia non è sufficiente a fornire adeguata copertura sull'intero territorio nazionale, così non garantendo la giusta serenità e sicurezza a quei cittadini che offrono la propria disponibilità per amministrare al meglio la res publica nei rispettivi propri ambiti locali –:

   se e quali siano le iniziative in programma atte a garantire un maggiore controllo del territorio e una efficiente rete di sicurezza a tutela dei sindaci e di tutti gli amministratori locali.
(3-00370)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCUTELLÀ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da numerosi organi di stampa, nella serata di martedì 2 maggio 2023 nel comune di Cassano allo Ionio (CS), precisamente in contrada Ciccotonno, una donna di 49 anni sarebbe stata uccisa sull'uscio di casa con un'arma lunga, si presume un kalashnikov;

   secondo una prima ricostruzione la vittima era a casa assieme al marito, già noto alle forze dell'ordine e, una volta recatasi ad aprire la porta di casa, è stata colpita da diversi proiettili;

   le modalità con le quali è stato compiuto il delitto potrebbero ricondurre ad un agguato di stampo 'ndranghetista;

   la recrudescenza criminale che sta interessando il territorio della Sibaritide ha raggiunto livelli allarmanti, considerato che quotidianamente si consumano atti di matrice delinquenziale, intimidatori ed incendiari;

   l'ultimo episodio appena descritto deve necessariamente porre al centro dell'attenzione del Ministro interrogato l'oramai intollerabile condizione in cui versa un territorio vessato da un'escalation criminale allarmante che non accenna a placarsi –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per supportare le Forze dell'ordine nell'azione di prevenzione e contrasto alla criminalità nella Sibaritide al fine di garantire la legalità nel territorio e di assicurare l'incolumità di cittadini che si sentono quotidianamente minacciati e impotenti di fronte a tali atti violenti e ignobili.
(4-00933)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOSSI e SIMIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Fimer è un'azienda attiva in 27 paesi, sia in Italia che all'estero, nel campo dell'energia solare e della mobilità elettrica;

   l'azienda che produce inverter per impianti fotovoltaici e colonnine elettriche e che ha il suo quartiere generale nella sede di Vimercate-Usmate aveva acquisito un'altra azienda sita a Terranova Bracciolini, provincia di Arezzo, arrivando a circa 800 lavoratori complessivi oltre ai 200 dell'indotto. L'operazione aveva lo scopo di consolidare la crescita dell'azienda, ma, a causa degli effetti della pandemia e della crisi che ne è seguita, l'azienda si è trovata in una grave crisi finanziaria quantificata in circa 300 milioni di euro di debiti insoluti;

   dal mese di novembre 2021 è stata infatti aperta una vertenza che oggi coinvolge, per quanto riguarda il polo produttivo di Terranova Bracciolini, circa 320 lavoratori diretti e altri 250 impiegati nelle piccole e medie realtà imprenditoriali dell'indotto;

   il 22 settembre 2022, sulla base del piano industriale presentato il 28 giugno dello stesso anno (che prevede il pieno sviluppo delle attività produttive di inverters fotovoltaici e delle soluzioni di ricarica per veicoli elettrici) Fimer è stata ammessa dal tribunale di Arezzo alla procedura di concordato in continuità diretta;

   l'azienda in questi mesi, sollecitata dalle preoccupazioni dei lavoratori, delle associazioni sindacali, della regione e degli enti locali, ha comunque sempre assicurato che «gli stipendi verranno regolarmente pagati; che non si taglieranno posti di lavoro e che la continuità produttiva non è quindi in discussione»;

   da tempo sono emerse sulla stampa indiscrezioni relative all'interessamento di fondi di investimento per garantire la continuità produttiva ed occupazionale di Fimer (in particolare il fondo Clementy e quello Greybull legato alla McLaren Applied Technologies);

   sempre dalla stampa si apprende che «il 30 marzo 2023 il Gruppo Clementy ha stipulato un contratto di investimento vincolante di 95 milioni di euro con gli azionisti e a beneficio di Fimer»;

   il tribunale di Arezzo aveva infatti dato al Cda dell'azienda tempo fino al 27 aprile per decidere sulla fattibilità delle proposte dei fondi di investimento;

   secondo i media il 27 aprile 2023, il Gruppo Clementy ha risolto il contratto di investimento a causa delle varie inadempienze degli azionisti di Fimer;

   il giudice fallimentare del tribunale di Arezzo, in seguito alle relazioni commissariali, ha anticipato al 3 maggio 2023 l'udienza, che era stata fissata per ottobre, per la revoca del concordato preventivo. Motivo della decisione: la nomina di un nuovo Consiglio di amministrazione, non ancora regolarizzato, la liquidità dell'azienda, sufficiente soltanto a coprire due settimane, il rischio anche il fondo Clementy non concretizzi l'offerta;

   il 28 aprile 2023 le associazioni sindacali hanno, in tale direzione, confermato che lo stipendio di aprile per i lavoratori è attualmente bloccato perché pur avendo disponibilità di cassa, a causa di un impedimento formale l'attuale Cda non può impegnarsi in maniera fattiva con gli istituti di credito;

   il rischio a questo punto è che il tribunale decreti il fallimento dell'azienda. Tale prospettiva ha subito suscitato forte preoccupazione tra i lavoratori ed i sindacati che hanno proclamato scioperi e presidi ricordando come «la vertenza vada avanti da troppo tempo ed operi in un comparto di grande crescita ed interesse dal punto di vista del mercato». «Il tempo è scaduto, se non ci saranno risposte certe si aprirà inevitabilmente una stagione di conflittualità che vedrà in prima fila accanto ai lavoratori anche la regione»: ha dichiarato Valerio Fabiani, consigliere del Presidente del governatore della Toscana Eugenio Giani per il lavoro e le crisi aziendali;

   appare quindi incomprensibile come il Governo, che da sempre sottolinea la necessità di una produzione nazionale di impianti legati alla green economy troppo spesso importati dai paesi del sud est asiatico, non si stia occupando attivamente di tale vertenza che coinvolge numerose professionalità ed imprese del settore –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere, di concerto con gli enti territoriali, al fine di salvaguardare la continuità occupazionale e produttiva dell'azienda Fimer anche in relazione al settore strategico di riferimento in cui opera.
(5-00786)


   SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   le organizzazioni sindacali hanno manifestato la propria preoccupazione rispetto alla attivazione della cessione di ramo d'azienda per 28 lavoratori su 47 in attività presso lo stabilimento Stellantis di Pomigliano in favore di Genpact ;

   i lavoratori in questione svolgono tutti la stessa mansione e hanno svolto i compiti assegnati nel tempo sia per Stellantis che ora per Iveco, Cnhi;

   i circa 170 lavoratori di Torino sono passati in Cnhi/Iveco mentre per i 28 di Pomigliano sembra non esservi soluzione simile;

   si è trattato di una scelta unilaterale da parte del gruppo automobilistico che ingenera forte apprensione tra tutte le maestranze in servizio presso il sito di Pomigliano;

   la richiesta per i sindacati è quella di prevedere il mantenimento dei lavoratori in questione in Stellantis e la ricollocazione nell'ambito dello stesso sito produttivo degli stessi, trattandosi tra l'altro di numeri assorbibili –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per verificare quanto sta accadendo a Pomigliano, facendosi parte attiva di un processo di mantenimento delle unità in servizio presso il gruppo Stellantis senza procedere alla cessione del ramo d'azienda e assicurando gli attuali livelli occupazionali.
(5-00789)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI, MALAVASI, BONAFÈ, FOSSI, FURFARO, GIANASSI, DI SANZO, BOLDRINI e CASU. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità segnala che fra l'8 per cento e il 38 per cento degli operatori sanitari ha subìto una forma di violenza fisica nel corso della sua carriera e che sono ancora più numerosi coloro che sono stati aggrediti verbalmente. A correre i rischi maggiori, rileva l'Oms, sono gli infermieri e coloro che lavorano nei Pronto soccorso;

   i dati dell'Inail indicano che le aggressioni al personale sanitario nel nostro Paese sono complessivamente 1.600 l'anno, dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne, con una media di poco più di 4 al giorno;

   delle 4.821 aggressioni registrate dall'Inail nel triennio dal 2019 al 2021, il 71 per cento ha avuto come vittima una donna; l'analisi per fasce d'età indica poi che gli operatori sanitari più colpiti (39 per cento) hanno fra 35 e 49 anni, seguiti (37 per cento) da coloro che hanno fra 50 e 64 anni. Tra le professioni più colpite ci sono gli infermieri e gli educatori impegnati con tossicodipendenti e alcolisti; seguono gli operatori socio-sanitari (29 per cento) e a distanza i medici (3 per cento);

   per alcuni addetti ai lavori questi numeri sarebbero comunque sottostimati: secondo l'Ordine delle professioni infermieristiche, ad esempio, non vengono quasi più denunciate le aggressioni verbali, che sono comunque motivi importanti di stress e che possono portare anche ad abbandonare la professione;

   per l'Osservatorio nazionale sulla sicurezza istituito al Ministero della salute proprio per approfondire i dati risulta che le regioni con più segnalazioni sono Puglia e Sicilia, seguite dalla Toscana;

   proprio in Toscana nei giorni scorsi sono avvenute tragiche aggressioni: nella prima a Pisa è stata barbaramente uccisa la psichiatra Barbara Capovani davanti all'ospedale Santa Chiara mentre nella seconda a Follonica (in provincia di Grosseto) sono stati feriti due infermieri ed un medico nel Pronto soccorso del presidio ospedaliero cittadino;

   nel 2020 è stata approvata la legge n. 113 «Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni»;

   tale provvedimento prevede, oltre all'inasprimento delle pene per i trasgressori, l'istituzione presso il Ministero della salute, di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. Tale Osservatorio deve monitorare: gli episodi di violenza commessi nell'esercizio delle funzioni; gli eventi sentinella che possano dar luogo ai suddetti fatti; l'attuazione delle misure di prevenzione e protezione previste dalla disciplina in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; la promozione di studi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti; la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza; corsi di formazione per il personale medico e sanitario, finalizzati alla prevenzione e gestione di situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti;

   tale legge rimette inoltre al Ministro della salute la promozione di iniziative di informazione sull'importanza del rispetto del lavoro del personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria e dispone che le strutture presso cui opera il personale esercente le professioni sanitarie e sociosanitarie prevedano nei propri piani per la sicurezza misure volte ad inserire specifici protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi;

   è oggi necessario appurare il corretto stato di attuazione della legge n. 113 del 2020 al fine di verificarne la sua reale efficacia. Le continue aggressioni ai medici ed agli infermieri impegnati nel loro lavoro rappresentano infatti un fatto gravissimo che rischia di mettere a rischio, oltre l'incolumità del personale, anche la tenuta stessa del sistema sanitario nazionale;

   quale sia lo stato di attuazione della legge n. 113, in particolar modo per ciò che riguarda le misure di prevenzione, protezione e sicurezza nei confronti dei medici e dei lavoratori del settore sanitario nell'esercizio delle loro funzioni e, conseguentemente, quali iniziative urgenti si intenda assumere al fine di garantire la tutela e l'incolumità di tutti i lavoratori del comparto.
(5-00785)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZINZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   continua a suscitare polemiche la gestione della brucellosi e della tubercolosi bovina e bufalina nella regione Campania. Gli allevatori e gli imprenditori agricoli sono scesi nuovamente in strada a Caserta per protestare contro gli abbattimenti degli animali previsti dai piani regionali, la cui applicazione ha provocato ingenti danni a un comparto strategico per l'economia casertana, riconosciuto patrimonio dell'allevamento nazionale ai sensi della legge n. 292/2002;

   secondo le denunce degli allevatori, i valori della brucellosi in provincia di Caserta al 31 dicembre 2022 sono risaliti verso il 17 per cento, lo stesso livello che nel 2007 portò alla dichiarazione dello stato di emergenza e alla gestione commissariale del rischio sanitario connesso all'elevata diffusione di questa malattia;

   la situazione conferma – evidenziano gli allevatori – il fallimento delle misure adottate dalla regione con il Piano straordinario per il controllo delle malattie infettive della bufala mediterranea italiana per la regione Campania (DGR 207/2019) e il successivo Programma obbligatorio di eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina in regione Campania (DGR 104/2022);

   la strategia regionale si basa principalmente sugli abbattimenti, mentre non contempla l'impiego di misure preventive e complementari, quali la vaccinazione, la prevenzione, i metodi adeguati per l'individuazione e il trattamento dei casi positivi, la sorveglianza e il coinvolgimento attivo degli allevatori nelle attività di controllo; misure che si erano rivelate efficaci nel periodo 2007-2011, quando la prevalenza della BRC in Campania venne ridotta dal 17 per cento allo 0,8 per cento;

   gli articoli di stampa e le interrogazioni presentate anche in sede europea hanno riportato gli esiti dei riscontri diagnostici eseguiti sugli animali abbattuti. Il dato è impressionante, in particolare, nel caso della TBC per la quale le analisi sono obbligatorie e per la quale in meno dell'1 per cento dei capi si è riscontrata la malattia;

   il Coordinamento unitario difesa del patrimonio bufalino e Altragricoltura – Confederazione sindacale per la sovranità alimentare hanno presentato una petizione al Parlamento europeo, affinché venga rispettato il regolamento delegato (UE) 2020/689 che definisce le modalità mediante le quali devono essere individuati e trattati i casi positivi, l'autocontrollo, la prevenzione e la vaccinazione;

   la suddetta petizione è stata accolta dal Parlamento europeo, il quale avrebbe investito la Commissione del compito di inviare all'Italia e alla regione Campania una lettera di richiamo;

   il 22 aprile 2023, lette le dichiarazioni del direttore di Coldiretti Campania e i numeri diramati dalla regione che segnalerebbero i «buoni risultati» del piano di eradicazione, il Coordinamento Unitario ha pubblicato una dura nota di commento, evidenziando l'inattendibilità dei dati diffusi – che vanno interpretati, fra l'altro, alla luce delle numerose stalle attualmente ferme e senza animali, non sottratte dal calcolo della percentuale della BRC – e in ogni caso il mancato rispetto degli obiettivi fissati dal piano, nonostante gli abbattimenti imposti –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere in merito alla preoccupante situazione degli allevamenti e del patrimonio bufalino nella regione Campania, anche verificando i requisiti per la nomina di un Commissario di Governo, al fine di superare le gravi criticità e le inadempienze gestionali riscontrate;

   se intenda verificare i risultati raggiunti negli ultimi dieci anni di attuazione dei Piani di eradicazione attraverso l'invio di ispettori ministeriali con funzioni di controllo, monitoraggio e ricognizione;

   se, per quanto di competenza, intenda verificare le misure e i Piani/Programmi di eradicazione adottati nella regione Campania, anche e in particolare dal punto di vista della compatibilità con il regolamento delegato (UE) 2020/689;

   se intenda tenere un incontro con il Coordinamento unitario difesa del patrimonio bufalino e valutare le proposte da questo avanzate, rimaste prive di riscontro da parte dell'ex Ministro della salute.
(4-00934)


   PAVANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla relazione della procuratrice regionale della Corte dei conti dell'Umbria, Rosa Francaviglia, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2023 della Sezione giurisdizionale regionale svoltasi in data 24 febbraio 2023 presso l'aula magna del Dipartimento di Scienze agrarie dell'Università degli Studi di Perugia, con riferimento al sistema sanitario umbro, è emerso che «permangono notevoli criticità che non incidono unicamente sulla spesa, ma soprattutto sul diritto alla salute della collettività locale, che rischia di essere seriamente compromesso e non soltanto da molteplici disservizi e dall'allungamento delle liste di attesa»;

   nella medesima occasione il magistrato contabile ha precisato che, rispetto alle numerose problematiche in ambito sanitario all'attenzione della Procura regionale, «le ipotesi di malpractice, di affidamenti illeciti di servizi e di distrazione di fondi a destinazione vincolata, sono soltanto una parte» nonché l'«assoluta inadeguatezza dei controlli regionali sulle strutture private convenzionate che, ancorché stigmatizzata sin dal 2019, non pare affatto sia stata superata nonostante i possibili risvolti erariali»;

   le condizioni in cui versa il sistema sanitario regionale emergono altresì dalle numerose denunce di associazioni e cittadini umbri. Come certificato da AGENAS, le prestazioni specialistiche hanno subito un taglio sostanziale, mentre, a causa delle interminabili liste di attesa, i pazienti, dopo mesi di attesa, vengono dirottati presso strutture regionali distanti dal proprio domicilio, ovvero a ricorrere alle strutture private;

   il deficit economico complessivo della sanità in Umbria è stato stimato in 250 milioni di euro. Ciò nonostante, la regione continua a rendersi inadempiente anche per il mancato utilizzo delle risorse statali all'uopo destinate, come dimostra il mancato utilizzo dei 2,8 milioni destinati all'abbattimento delle liste d'attesa;

   oltre a mettere in dubbio l'effettività del diritto garantito dall'articolo 32 della Costituzione, l'attuale gestione sanitaria in Umbria impedisce un'oculata programmazione in grado di mantenere strutture ospedaliere efficienti rischiando finanche di provocare il definitivo fallimento del sistema sanitario pubblico regionale, come confermato dalla stessa magistratura contabile nonché dal Piano Sanitario Regionale adottato nell'agosto 2022 nonostante la bocciatura da parte dell'obbligatorio parere dell'Università del 18 gennaio 2022;

   quali iniziative di competenza urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di porre rimedio alla situazione di grave criticità in cui versa il sistema sanitario pubblico regionale nonché per salvaguardare il diritto alla salute costituzionalmente garantito.
(4-00935)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   LA PORTA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni 3 e 4 maggio 2023 avranno luogo le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze studentesche presso l'Università di Firenze;

   tra le liste partecipanti alla tornata elettorale, vi è la lista Studenti di Sinistra;

   all'interno degli Atenei nazionali, proprio come per le elezioni politiche o amministrative, vige la regola del silenzio elettorale nei giorni immediatamente precedenti al voto;

   per effetto di questo istituto, nel giorno precedente e in quelli stabiliti per la votazione sono vietati comizi, riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta in luoghi pubblici o aperti al pubblico ed affissione di stampati, giornali murali o altri manifesti di propaganda;

   alla interrogante risulta che nel giorno 2 maggio 2023 si è tenuto un evento propagandistico a firma Studenti di Sinistra, «Madonna Freeeda» sul tema dei social come strumento di rivendicazione politica;

   inoltre si apprende da alcuni volantini in ateneo che il collettivo politico di scienze politiche, che, se pur non presentandosi più come negli anni passati con la loro sigla alle elezioni, appoggia studenti di sinistra, organizza dal 3 al 6 maggio 2023 una «festa» fra la «loro» aula occupata da anni e non regolarmente detenuta, e tutti gli spazi pubblici fra cui la strada via delle pandette, dal titolo «Uni Fight Fest» comprensivo di incontro pubblico con la rettrice;

   i suddetti incontri, anche fuori orario universitario, di evidente matrice propagandistica e celebrati in aule occupate senza titolo dal collettivo politico, sono concentrati nel giorno precedente e durante le tornate elettorali, a giudizio dell'interrogante in spregio delle più elementari guarentigie in tema di silenzio elettorale e di non condizionamento dei giovani votanti –:

   se il Ministro dell'università e della ricerca sia a conoscenza di quanto accaduto e se risulti che ciò sia avvenuto anche in altri Atenei italiani;

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a tutelare il libero svolgimento delle elezioni studentesche;

   se risulti che la festa del collettivo politico sia autorizzata e che le autorità competenti siano state avvertite.
(4-00939)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Dori e Borrelli n. 4-00914, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bonelli.