XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
il disagio abitativo e lo stato di emergenza che genera per il Paese sono argomenti molto ampi e articolati, che comprendono una serie di concause e situazioni, anche molto diverse tra loro, che hanno assunto un'importanza significativa solo negli ultimi decenni pur avendo origine nella storia delle politiche per l'abitazione;
si tratta di un fenomeno multidimensionale che fa riferimento sia a condizioni di insufficienza quantitativa e qualitativa dei fabbricati, sia a condizioni della vita delle persone che vincolano l'accesso alla casa, come la situazione familiare e quella economica e lavorativa;
attualmente, a tali condizioni si sono aggiunte altre situazioni emergenziali come: la pandemia da COVID-19, giunta in seguito ad un'importante crisi nel settore delle costruzioni; il conflitto in atto in Ucraina, che ha creato una crisi energetica e di materie prime mai raggiunta nel dopoguerra; il rincaro dei carburanti e dei generi di prima necessità e la conseguente inflazione che hanno diminuito il potere di acquisto delle famiglie e creato difficoltà economiche e ripercussioni sulla spesa relativa all'abitazione;
altre difficoltà provengono dalla diversità delle richieste e delle esigenze personali: i piani casa del passato erano frutto di politiche pubbliche per la casa dei più bisognosi, identificati in nuclei familiari ampi con redditi bassi, e prevedevano la realizzazione di abitazioni con tipologie architettoniche e volumetriche standardizzate. Si ricorda il successo del piano Ina Casa o piano Fanfani, concepito nell'immediato secondo dopoguerra, che aveva a disposizione i fondi gestiti da un'apposita organizzazione presso l'Istituto nazionale delle assicurazioni (Ina). Oggi la situazione è alquanto modificata, con necessità di fornire soluzioni abitative per diverse tipologie di famiglie, che variano dalla persona singola o copie senza figli all'ampio nucleo famigliare, con forme di lavoro diversificate, invecchiamento degli occupanti e sostanziale incremento delle categorie di potenziali beneficiari delle politiche della casa o di coloro che si trovano in condizioni di disagio o emergenza abitativa e richiedono alloggi di edilizia residenziale pubblica o sociale;
dai dati statistici sviluppati dal gruppo di lavoro sulle politiche per la casa e l'emergenza abitativa, costituito con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 124 del 6 luglio 2022, emerge che, nel 2021, 18,2 milioni di famiglie (70,8 per cento del totale) sono proprietarie dell'abitazione in cui vivono, mentre 5,2 milioni (20,5 per cento) vivono in affitto e 2,2 milioni (8,7 per cento) dispongono dell'abitazione in usufrutto o a titolo gratuito. Le famiglie proprietarie di un'abitazione e che pagano un mutuo rappresentano, invece, il 12,8 per cento del totale (circa 3,3 milioni di famiglie). In corrispondenza, sono 42,7 milioni (72,5 per cento) gli individui che vivono in case di proprietà, 11,8 milioni (20 per cento) vivono in affitto e 4,4 milioni (7,6 per cento) in usufrutto o in uso gratuito. Tali dati confermano la storica propensione delle famiglie italiane, sin da dopoguerra, per la casa di proprietà, molto superiore della media delle scelte europee;
l'affitto è più diffuso tra le famiglie meno abbienti e tra quelle di recente costituzione il 47,8 per cento delle persone sole con meno di 35 anni e il 39,9 per cento delle giovani coppie senza figli. Le famiglie meno abbienti riescono con più difficoltà a sostenere il peso finanziario di un mutuo: solo il 5,9 per cento delle famiglie del quinto più povero ha acceso un mutuo, contro il 17,6 per cento delle famiglie del quarto e il 17,2 per cento delle famiglie dell'ultimo quinto (dove più di otto famiglie su dieci sono proprietarie della casa in cui sono residenti). Sono le famiglie di più recente costituzione quelle che accedono con più frequenza a un mutuo (il 29,4 per cento delle coppie con figli minori e il 27,2 per cento delle giovani coppie senza figli). Si osserva, inoltre, una differenza significativa tra Nord e Mezzogiorno (15,1 per cento delle famiglie contro il 9,1 per cento a vantaggio della prima ripartizione);
l'incidenza di povertà assoluta è maggiore tra le famiglie che vivono in affitto. Nel 2021, le oltre 889 mila famiglie povere in affitto corrispondono al 45,3 per cento di tutte le famiglie povere, con un'incidenza di povertà assoluta pari al 18,5 per cento, contro il 4,3 per cento di quelle che vivono in abitazioni di proprietà;
le diverse possibilità economiche delle famiglie si riflettono, inevitabilmente, sulla qualità dei loro alloggi. Sono infatti più esposte a problemi relativi alla propria abitazione le famiglie del quinto più povero (in cui il 14,8 per cento lamenta la presenza di strutture danneggiate, il 16,5 per cento problemi di umidità, l'8,8 per cento scarsa luminosità), con percentuali decisamente superiori a quelle dichiarate dalle famiglie con redditi più elevati. Inoltre, il tasso di sovraffollamento rappresenta un indicatore di particolare rilevanza nell'analisi della qualità delle condizioni abitative delle famiglie; a livello nazionale, le famiglie che vivono in tale condizione sono il 20,2 per cento del totale, con valori particolarmente elevati per le famiglie in affitto (35,6 per cento);
le spese per l'abitazione, come condominio, riscaldamento, gas, acqua, altri servizi, manutenzione ordinaria, elettricità, telefono, affitto, interessi passivi sul mutuo, rappresentano una parte significativa del bilancio familiare e incidono pesantemente sulle capacità di spesa delle famiglie;
l'incidenza delle spese per l'abitazione è ovviamente più alta per le famiglie in affitto, arrivando a quasi un terzo del loro reddito (27,9 per cento), valore superiore anche a quello delle famiglie proprietarie con mutuo al lordo della quota in conto capitale; nonostante ciò, come denunciato da una recente indagine dell'osservatorio «SalvaLaTuaCasa» (Nomisma), negli ultimi 12 mesi almeno una famiglia su due ha pagato con difficoltà le rate dei mutui o dei prestiti accesi, un segnale preoccupante per la tenuta del sistema del risparmio privato e di riflesso un potenziale duro colpo al mercato immobiliare, già in flessione;
tale quadro di statistiche dimostra le diseguaglianze presenti attualmente nelle condizioni abitative della popolazione italiana e le difficoltà delle famiglie meno abbienti e di quelle in affitto; in particolare per le nuove famiglie e per i giovani, abitare nei centri urbani, dove si concentrano servizi e maggiori opportunità di lavoro, è diventato quasi impossibile, tra mutui insostenibili e affitti introvabili se non a caro prezzo. Occorrono quindi politiche abitative diversificate, flessibili, articolate sul territorio, con alloggi pensati per diverse categorie di utenze;
il fenomeno del caro affitti è aggravato dall'esplosione di «fitti brevi», che ormai valgono il 42 per cento del mercato dell'ospitalità turistica, con 178 milioni di presenze nel 2022, di cui 100 milioni «non osservate». Tale situazione sta determinando la sparizione del mercato delle locazioni nei principali centri urbani, ma anche nelle località turistiche e l'espulsione dei residenti verso aree più periferiche. Opportunamente il Governo sta intervenendo per limitare il fenomeno tramite la limitazione del numero minimo di notti e l'introduzione di un codice identificativo nazionale;
negli ultimi anni si nota tuttavia la sempre maggior presenza di individui o famiglie nella cosiddetta fascia grigia, ovvero coloro che hanno un reddito troppo alto per l'edilizia residenziale pubblica, ma troppo basso per accedere al mercato degli affitti e della proprietà;
è lampante l'esigenza di un rifinanziamento dell'edilizia residenziale pubblica e un nuovo piano delle politiche per la casa; negli ultimi anni, la mancata copertura dell'effettivo fabbisogno è palesato nelle domande presentate che evidenzia l'inadeguatezza delle politiche messe in campo fino ad oggi, o meglio, degli strumenti attualmente disponibili che rendono impossibile ipotizzare il pronto recupero dell'enorme ritardo accumulato, in termini di dotazione del patrimonio immobiliare destinato alla locazione sociale;
una ridefinizione dei parametri economici che disciplinano l'accesso alle risorse pubbliche risulta improcrastinabile, anche alla luce della crescente diffusione di fenomeni di marginalità sociale; se in fase di assegnazione degli alloggi Erp i requisiti economici contemplati dalla normativa vigente, anche essi da rivedere, delegano la selezione degli inquilini all'Ente che si occupa del vaglio delle richieste, mancano del tutto valutazioni sul diritto alla permanenza, in comparazione con la situazione delle famiglie in attesa;
tuttavia, il problema non è semplice ma coinvolge gli aspetti generali di gestione e l'orientamento delle politiche di welfare con l'individuazione delle priorità di intervento e con attenta lettura dei bisogni, previo monitoraggio della situazione in essere e dei programmi esistenti presso ciascuna regione;
inoltre, risulta imprescindibile il riferimento alla complementarietà tra politiche abitative e politiche di inclusione sociale, con riferimento ad azioni di supporto di carattere più generale, come la revisione di sgravi fiscali, la riduzione degli oneri tariffari relativi ai servizi pubblici locali, l'introduzione di agevolazioni a forme di consumo, ossia interventi attivabili per limitare la portata del disagio;
il diritto all'alloggio è uno dei diritti dell'uomo sancito dall'articolo 25.1 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1941. La casa è inoltre il presupposto per la stessa esistenza della famiglia e un'occasione di sviluppo economico grazie all'indotto del mondo dell'edilizia. Tuttavia, non è mai esistita fino ad oggi una politica comune a livello europeo di programmi che finanziano le nuove costruzioni o la gestione e manutenzione del patrimonio esistente, al di fuori di interventi tangenti che riguardano la riqualificazione e rigenerazione urbana, il tema dell'efficienza energetica e dell'inclusione sociale; assistiamo pertanto ad una grande diversità di quadri istituzionali e strategie sulla casa tra gli Stati membri che tuttavia convergono sulle politiche europee relative all'energia e ai cambiamenti climatici, tematiche intrinsecamente legate alle politiche abitative;
attualmente, i fronti aperti in ambito europeo legati a questo tema sono diversi e incidono sulle politiche nazionali per la casa. Il capitolo principale è la cosiddetta direttiva «Case green», cioè la Epbd (Energy performance of buildings directive), che dovrebbe aggiornare la direttiva esistente, fissando le regole per i piani di efficientamento energetico degli immobili dei Paesi membri per i prossimi anni;
l'obiettivo è quello di ridurre in modo drastico l'impatto delle emissioni degli edifici, uno dei comparti più importanti che incide in modo determinante sulla riduzione delle emissioni di CO2 e sul raggiungimento delle emissioni zero al 2050. Per fare ciò la nuova direttiva, ancora in discussione tra le istituzioni europee per arrivare ad un testo condiviso tra Commissione, Parlamento e Stati membri, fissa un calendario di scadenze sia sulla ristrutturazione e riqualificazione degli edifici residenziali esistenti, sia sui requisiti degli edifici nuovi, sulle rinnovabili, sugli impianti difficilmente perseguibile e non rapportato alla specificità urbanistica e sociale dei singoli Stati membri;
il Governo deve senz'altro tenere conto delle norme europee sull'efficienza energetica in sede di revisione delle agevolazioni fiscali sulla casa, rivedendo i bonus sul recupero edilizio ed efficientamento: occorre una maggiore selettività, riportando l'agevolazione maggiormente nell'alveo della necessità di ammodernamento e valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente, tenendo conto, parallelamente, della questione economica e selezionando i potenziali beneficiari;
occorre infatti potenziare gli interventi con una capacità di incidere profondamente sul patrimonio immobiliare esistente, come, ad esempio, il sisma-bonus acquisti, integrato con l'efficienza energetica che consente di agevolare la vendita di abitazioni soggette a una integrale ricostruzione, massimizzare il risultato in termini di risparmio di consumi, favorendo i nuclei familiari meno abbienti sulla scia di quanto già fatto con l'introduzione del quoziente familiare e calibrando le agevolazioni edilizie su chi ha più difficoltà economiche e non può accedere ad interventi spesso molto onerosi;
la necessità di intervenire sul recupero, modernizzazione, efficientamento e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e sulla rigenerazione urbana è dettato, non solo dall'imprescindibile necessità di garantire condizioni di vita dignitose a tutta la popolazione, con servizi pubblici, standard ambientali e infrastrutture verdi adeguati, ma anche dall'occorrenza di conformarsi, all'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, nelle sue linee ambientali, economiche, sociali e istituzionali, all'allineamento del consumo di suolo alla crescita demografica reale prevista per il 2030 e alla strategia europea per il suolo, nell'ambito del new deal, che mira a garantire consumo netto di suolo ridotto a zero per il 2050;
in tale ambito, si sta sviluppando il social housing, che si ritiene far parte del secondo welfare, passando da un tipo di politica che finanzia l'edilizia residenziale pubblica a una politica più consapevole, che sostiene l'edilizia residenziale sociale; l'intervento pubblico è infatti molto cambiato nel corso del tempo dando luogo anche a forme di supporto privato e a situazioni di partnership pubblico-private che pongono l'obiettivo del sostegno alle famiglie con problemi nell'accesso ad un'abitazione decorosa nel mercato privato in condizioni di adeguato mix sociale e urbano. Il tratto comune del social housing negli Stati membri dell'Unione europea è l'esistenza di regole per l'assegnazione di abitazioni alle famiglie beneficiarie. Definire queste regole è responsabilità degli Stati e delle loro istituzioni pubbliche. Questi criteri hanno l'obiettivo di superare le difficoltà del mercato abitativo privato e il deficit strutturale di abitazioni dignitose e convenienti economicamente;
ultimamente, a gravare ulteriormente sull'emergenza abitativa è anche l'aumento dei tassi di interesse che sta incidendo immancabilmente sulle spese delle famiglie e delle imprese;
la crescente inflazione, infatti, ha comportato una vertiginosa e rapida crescita dei tassi di interesse sui mutui e prestiti per imprese e famiglie, in particolar modo sui mutui ipotecari contratti per gli immobili a uso residenziale: secondo l'ultimo bollettino mensile dell'Associazione bancaria italiana (Abi), a maggio 2023, il tasso sui prestiti in euro alle famiglie per l'acquisto di abitazioni – che sintetizza l'andamento dei tassi fissi e variabili ed è influenzato anche dalla variazione della composizione fra le erogazioni in base alla tipologia di mutuo – era pari a 4,24 per cento;
sebbene il Governo sia già intervenuto reintroducendo la facoltà di rinegoziare a determinate condizioni i mutui ipotecari a tasso variabile trasformandoli in mutui a tasso fisso e prorogando le agevolazioni fiscali e le garanzie sulla prima casa per gli under 36, occorre proseguire nell'azione di tutela di famiglie e imprese esposte agli effetti negativi del rialzo dei tassi e, quindi, di contenimento anche degli effetti a cascata sul mercato immobiliare, che sappiamo essere davvero importante per la nostra economia;
nondimeno, tenendo conto del contesto internazionale dei mercati finanziari, occorre guardare con attenzione alle iniziative che il settore bancario porrà in essere per attenuare la divergenza tra l'aumento del margine di interesse sui crediti erogati e quello sui rendimenti dei conti correnti, al fine di garantire condizioni più vantaggiose per le famiglie;
tale situazione ha incrementato la richiesta di alloggi in affitto nel parco immobiliare sia pubblico che privato con esigenze di attuazione di interventi che possano incidere sia sulla quota di abitazioni sociali che alla consistenza della spesa pubblica per il sostegno all'affitto per gli inquilini in difficoltà;
il Governo dimostra una grande attenzione sulle politiche abitative, data la rilevanza sociale della materia, la centralità del tema della prima casa, soprattutto sotto il profilo della natalità e della famiglia, come bene necessario alla costituzione e allo sviluppo di nuovi nuclei familiari, e alla luce delle azioni già messe in campo in materia;
infatti, l'emergenza abitativa rappresenta un tema sociale che richiede una riforma strutturale a medio-lungo termine che possa dare risposte certe sia alla situazione di emergenza che vivono le fasce di popolazione più bisognose, sia alle nuove richieste emergenziali delle fasce di popolazione intermedie;
da quanto emerge dalle risposte del Governo a documenti di sindacato ispettivo, nella programmazione strategica del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rientra il programma di recupero e razionalizzazione degli alloggi ed immobili Erp, che ha messo a disposizione dei comuni e degli ex Iacp oltre 814 milioni di euro per recuperare alloggi degradati, ammettendo a finanziamento circa 15.000 alloggi al 31 dicembre 2022. Inoltre, sono stati sottoscritti accordi di programma per la realizzazione di programmi innovativi di rigenerazione urbana, recupero e riqualificazione del patrimonio abitativo pubblico e sociale con la regione Lombardia e la Regione Siciliana;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ambito della missione 5, contiene una serie di misure che contribuiscono a dare risposte al bisogno abitativo, come: il rifinanziamento con 14 miliardi del superbonus per la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente; il programma innovativo della qualità dell'abitare (PinQua) che interviene sul patrimonio pubblico esistente e sulla riqualificazione delle aree degradate, puntando sulla sostenibilità e sull'innovazione verde; i piani urbani integrati dedicati alle città metropolitane, finanziati con lo strumento del Fondo gestito dalla Bei, la rigenerazione urbana finalizzata a promuovere l'inclusione sociale e combattere le forme di vulnerabilità, attivando risorse e finanziamenti privati;
il Governo ha inoltre annunciato l'intenzione di proseguire sulla strada della semplificazione normativa, anche adottando le opportune iniziative per superare la frammentazione dei programmi vigenti che hanno scontato procedure complesse e spesso farraginose dal punto di vista amministrativo, puntando ad una visione di insieme e di coordinamento tra i diversi interventi, in coordinamento con gli enti territoriali, che sono il livello di prima prossimità con le famiglie che hanno un'esigenza abitativa;
la strategia del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sembra puntare quindi su un nuovo «piano casa» a livello nazionale, di medio-lungo termine, fondato anche sulla partnership pubblico/privato, sul coinvolgimento di enti previdenziali, di fondi e di investitori privati, rivolto sull'integrazione di molteplici forme di intervento, in un approccio multidimensionale dell'intervento pubblico, per garantire a tutti non solo l'accesso ad un alloggio adeguato, sicuro e sostenibile, ma anche contesti urbani vivibili attraverso la realizzazione di programmi di rigenerazione urbana e di edilizia sociale e la valorizzazione del patrimonio di edilizia pubblica esistente;
occorre adeguare gli edifici alle modificazioni che hanno subìto le famiglie, gli stili di vita e il modo di lavorare e adeguarli alle nuove necessità della popolazione, con nuove norme e nuovi strumenti, che puntano sulla rigenerazione urbana, sulla riduzione del consumo del suolo, sul cambio di destinazione d'uso e sull'intensificazione volumetrica delle parti di città già costruite, nonché su interventi di demolizione di parti urbane degradate o di immobili abusivi privi dei requisiti di sicurezza, e di ricostruzione sulla base di nuovi standard strutturali e di efficienza energetica, con recupero di edifici direzionali non più utili ai loro fini istituzionali e valorizzazione degli immobili confiscati dalla criminalità organizzata, per creare alloggi a canone sociale o abitazioni per studenti tanto richiesti ultimamente;
peraltro, la recente istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie fornisce l'opportunità di poter tirare le somme su quanto fatto finora e sulle nuove necessità di intervento per la riqualificazione delle periferie;
i dati e le proiezioni demografiche rendono inoltre evidente la necessità di sostenere lo sviluppo di nuove forme di domiciliarità e di coabitazione solidale, a partire dai progetti di coabitazione intergenerazionale (cosiddetto co-housing intergenerazionale) attraverso i quali è possibile valorizzare l'interazione, il reciproco sostegno e lo scambio di competenze ed esperienze tra i giovani e le persone anziane, contrastando altresì le situazioni di solitudine e di emarginazione sociale; e i progetti di senior co-housing, volti a far fronte ai problemi di carattere socio-sanitario dovuti all'invecchiamento e a contrastare l'isolamento delle persone più anziane;
i progetti di senior co-housing e co-housing intergenerazionale incoraggiano, quindi, lo sviluppo di una filiera innovativa di sostegno alla persona, evitando il più possibile il ricorso a forme di assistenza privata e promuovendo l'autonomia dell'anziano, facilitandone così l'invecchiamento attivo ed il mantenimento del benessere psico-fisico, e permettono la conduzione di una vita più serena in quanto caratterizzata dall'aiuto reciproco;
in questo quadro la missione 5, «Inclusione e coesione», del Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla componente 2 prevede, tra le altre, la linea progettuale «Rigenerazione urbana e Housing sociale» e gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, con l'espressa finalità della «valorizzazione della dimensione “sociale” delle politiche sanitarie, urbanistiche, abitative, dei servizi per l'infanzia, per gli anziani, per i soggetti più vulnerabili, così come quelle della formazione, del lavoro, del sostegno alle famiglie, della sicurezza, della multiculturalità, dell'equità tra i generi»;
emerge, inoltre, la necessità di promuovere la realizzazione di interventi innovativi di residenzialità per le persone con disabilità, coerentemente con le finalità della legge 22 giugno 2016, n. 112 (cosiddetta legge sul dopo di noi), tenuto conto dell'importanza della dimensione abitativa e del rilievo che la stessa assume nel contribuire al benessere, alla dignità intrinseca, all'inclusione sociale, all'autonomia e alla piena partecipazione delle persone con disabilità in tutti gli ambiti della vita;
in tale prospettiva, si ritiene opportuno valutare un ampliamento delle maglie di accesso alla citata legge n. 112 del 2016, sia dal punto di vista dei requisiti soggettivi, per estendere la platea dei potenziali beneficiari degli interventi, sia dal punto di vista oggettivo, dando la possibilità di sostenere percorsi sperimentali e innovativi,
impegna il Governo:
1) ad adottare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, iniziative finalizzate all'approvazione di un nuovo «piano casa» a livello nazionale, di medio-lungo termine, fondato anche sulla partnership pubblico-privata, sul coinvolgimento di enti previdenziali, di fondi e di investitori privati, per garantire a tutti non solo l'accesso ad un alloggio adeguato, sicuro e sostenibile, ma anche contesti urbani vivibili attraverso la realizzazione di programmi di rigenerazione urbana e di edilizia sociale e la valorizzazione del patrimonio di edilizia pubblica esistente;
2) nell'ambito del «piano casa», ad adottare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, un piano pluriennale nazionale, di medio e lungo termine, di edilizia residenziale pubblica, previo monitoraggio della situazione in essere, delle risorse disponibili e dei programmi esistenti presso ciascuna regione, che preveda:
a) la ridefinizione dei parametri economici e sociali che disciplinano l'accesso alle risorse del patrimonio immobiliare pubblico;
b) l'introduzione di misure di semplificazione, anche amministrative, finalizzate ad accelerare l'attuazione degli interventi di edilizia sociale anche riducendo le tempistiche per le modifiche degli strumenti urbanistici;
c) la definizione dei criteri per la valutazione del diritto alla permanenza in un alloggio Erp in comparazione con la situazione delle famiglie in attesa, anche prevedendo semplificazioni alle procedure di rilascio degli alloggi da parte di terzi occupanti senza titolo;
d) la promozione di percorsi finalizzati al reinserimento sociale dei destinatari di alloggi Erp;
e) l'individuazione delle priorità di intervento e dei criteri per la definizione dei bisogni;
f) l'individuazione di specifici strumenti di monitoraggio finalizzati a verificare il permanere dei requisiti per il diritto all'accesso ai benefìci nel quadro di una edilizia residenziale pubblica immaginata come uno strumento funzionale dinamico, non come una soluzione permanente;
g) l'adozione di regole per affrontare il problema della morosità, distinguendo con maggior efficienza ciò che è appartenente alla sfera dell'assistenza sociale, ed è quindi onere dei vari comuni, dalla morosità colpevole, che va perseguita attraverso una più organica collaborazione tra i soggetti competenti;
h) la definizione del «rating» del patrimonio immobiliare pubblico, necessario alla valutazione del valore dei beni, in linea con l'orientamento degli operatori immobiliari principali, anche al fine di porsi in corretta relazione con il mondo finanziario e creditizio;
3) nell'ambito del «piano casa», compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, a valorizzare le politiche verso la rigenerazione urbana soprattutto di parti degradate del tessuto edilizio esistente, che riducano il consumo di nuovo suolo agricolo e che prevedano:
a) forme di edilizia sociale con situazioni di partnership pubblico-private anche in sostituzione di agglomerati di edilizia residenziale pubblica o aree industriali dismesse, definendo le regole per l'assegnazione di abitazioni alle famiglie beneficiarie;
b) la prosecuzione dei programmi innovativi di rigenerazione urbana, recupero e riqualificazione anche energetica del patrimonio abitativo pubblico e sociale, attraverso accordi di programma stipulati con le regioni;
c) la prosecuzione nell'attuazione delle misure previste nell'ambito della missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in modo da garantire il coordinamento degli investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, e nell'ambito del programma PinQua che interviene sul patrimonio pubblico esistente e sulla riqualificazione delle aree degradate, puntando sulla sostenibilità e sull'innovazione verde;
d) iniziative di semplificazione normativa per agevolare l'attuazione degli interventi di rigenerazione urbana che permettano l'intensificazione volumetrica di parti del tessuto edilizio esistente, i cambi di destinazione d'uso degli immobili, interventi di demolizione e ricostruzione con nuovi parametri di parti degradate, e tutte le disposizioni occorrenti per adeguare gli edifici alle modificazioni che hanno subito gli stili di vita delle persone e ai nuovi parametri di sicurezza, di efficienza energetica e ambientali, con servizi pubblici e infrastrutture verdi adeguati;
e) l'individuazione di immobili pubblici, non più utili ai loro fini istituzionali, o immobili confiscati dalla criminalità organizzata o immobili abusivi rientrati nel patrimonio comunale, da recuperare, riqualificare, adattare ai nuovi requisiti di sicurezza e di efficienza energetica e destinare a servizi per la comunità o ad alloggi residenziali a canone sociale o ad abitazioni per particolari categorie di inquilini come le case dello studente;
f) la previsione di una garanzia da parte dello Stato per la creazione di forme di affitto con acquisto a riscatto di lunga durata di alloggi ristrutturati, allo scopo di permettere l'acquisto della casa di proprietà da parte di persone con difficoltà economiche o giovani coppie;
g) l'individuazione di incentivi per la ristrutturazione di immobili da parte di privati proprietari, con vincolo di destinazione alla locazione per un numero di anni stabilito, allo scopo di incrementare la disponibilità immobiliare degli enti locali o delle regioni e far fronte all'emergenza abitativa;
h) un rafforzamento delle competenze istituzionali locali, potenziando la capacità degli enti locali di governare i processi multistakeholder e di guidare i processi di trasformazione con e per i cittadini e prevedendo tra gli obiettivi risorse per l'incremento di alloggi a canoni calmierati;
4) a proseguire le iniziative di semplificazione amministrativa per superare la frammentazione dei programmi vigenti che hanno scontato procedure complesse e spesso farraginose dal punto di vista amministrativo, puntando ad una visione di insieme e di coordinamento tra i diversi interventi, in coordinamento con gli enti territoriali, che sono il livello di immediata prossimità con le famiglie che hanno un'esigenza abitativa;
5) a promuovere la diffusione dei modelli di coabitazione solidale domiciliare per le persone anziane (cosiddetto senior co-housing) e delle nuove forme di coabitazione intergenerazionale (cosiddetto co-housing intergenerazionale), adottando le iniziative a tal fine necessarie già in sede di esercizio della delega conferita con l'approvazione della legge 23 marzo 2023, n. 33, oltre che un potenziamento di quelle forme di abitare che sappiano includere le pratiche della cura e dell'innovazione sociale;
6) a promuovere la creazione di soluzioni alloggiative di tipo familiare e di co-housing per le persone con disabilità, anche valutando un ampliamento delle maglie di accesso alla legge 22 giugno 2016, n. 112 (cosiddetta legge sul «dopo di noi»), nell'ottica di estendere la platea dei potenziali beneficiari degli interventi, di sostenere percorsi sperimentali e di contemplare altresì, momenti di sollievo che possano garantire alle famiglie un accompagnamento reale nel «durante Noi»;
7) a vigilare, per quanto di competenza, sull'impatto che le condizioni di finanziamento restrittive possono produrre sul mercato delle abitazioni e sul risparmio degli italiani, soprattutto al fine di tutelare l'andamento del potere d'acquisto delle famiglie, del mercato del credito e l'accesso ai mutui, anche concordando con le banche forme di allungamento della durata delle rate dei mutui già in essere, anche sulla base delle esperienze maturate in analoghe situazioni nel recente passato, per ridurre l'incidenza dell'attuale inflazione sulle famiglie e contenere gli effetti a cascata sul mercato immobiliare;
8) ad adottare iniziative volte ad individuare risorse di carattere pluriennale per rifinanziare il Fondo per il sostegno all'affitto e per la morosità incolpevole, per sostenere la locazione da parte di soggetti in condizioni di difficoltà economica;
9) ad adottare iniziative di competenza volte a rivedere le agevolazioni fiscali sulla casa e i bonus sul recupero edilizio e l'efficienza energetica, riportando l'agevolazione maggiormente nell'alveo della necessità di ammodernamento, efficientamento e valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente, tenendo conto, parallelamente, della questione economica e selezionando i potenziali beneficiari, soprattutto potenziando gli interventi con una capacità di incidere profondamente sul patrimonio immobiliare esistente, come, ad esempio, il sisma-bonus acquisti integrato con l'efficienza energetica, che consente di agevolare la vendita di abitazioni soggette a una integrale ricostruzione e massimizzare il risultato in termini di risparmio di consumi, favorendo i nuclei familiari meno abbienti sulla scia di quanto già fatto con l'introduzione del quoziente familiare e calibrando le agevolazioni edilizie su chi ha più difficoltà economiche e non può accedere ad interventi spesso molto onerosi;
10) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a prevedere contributi e incentivi diretti a contrastare fenomeni di crisi demografica e di declino infrastrutturale e dei servizi, nei piccoli comuni e borghi situati nelle aree interne e montane del Paese, al fine di favorire il ripopolamento e allentare la pressione antropica sui grandi centri urbani;
11) a valutare l'opportunità, qualora ne ricorrano le condizioni, di sostenere e incentivare lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e solidali, anche attraverso il potenziale delle cooperative edilizie di abitazione anche in attuazione degli investimenti previsti dal PNRR, allo scopo di fornire benefici ambientali, sociali ed economici a livello di comunità, agevolando l'ingresso da parte di fasce di popolazione economicamente più deboli;
12) a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte a prevedere l'introduzione in via stabile e strutturale del principio di neutralità dell'imposta di registro nella fase di produzione dei processi di rigenerazione urbana;
13) a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte a rendere strutturale la detrazione IRPEF pari al 50 per cento dell'IVA pagata sull'acquisto di abitazioni in classe energetica elevata, al fine di agevolare l'accesso alla casa e di incentivare la realizzazione di edifici più performanti;
14) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire il rilascio degli immobili occupati abusivamente, al fine di potenziare il patrimonio immobiliare disponibile.
(1-00168) «Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano, Pizzimenti, Rotelli, Cortelazzo, Benvenuto, Milani, Battistoni, Bof, Benvenuti Gostoli, Montemagni, Foti, Maccanti, Iaia, Dara, Lampis, Furgiuele, Fabrizio Rossi, Marchetti, Rachele Silvestri, Pretto».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi da 431 a 434, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, recante la legge di stabilità 2015 ha previsto la predisposizione di un piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate;
il piano è costituito dall'insieme degli accordi e delle convenzioni stipulate per la realizzazione di progetti di riqualificazione diretti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale;
per l'attuazione degli interventi, a decorrere dall'esercizio finanziario 2015, è stato istituito un fondo dedicato all'attuazione del piano. Inoltre, la delibera Cipe del 7 agosto 2017, n. 73, ha disposto l'assegnazione di 90 milioni di euro a valere sulle risorse del fondo sviluppo e coesione (Fsc) 2014-2020 per il finanziamento dei progetti inseriti nel piano presentati in particolare dai comuni delle regioni del Mezzogiorno;
con nota del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri prot. n. 728 del 26 gennaio 2021, acquisita agli atti in data 27 gennaio 2021, prot. n. 880, in virtù del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 gennaio 2020, il dipartimento ha comunicato di aver ammesso il comune di Villa Castelli (BR) al beneficio del contributo ministeriale di 2.000.000,00 di euro per la riqualificazione dell'area comunale sita in via Francavilla Fontana, ove sono ubicati il campo sportivo e la piscina comunale;
con nota acquisita agli atti del comune di Villa Castelli prot. n. 13250 del 2 dicembre 2021, il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri ha comunicato l'avvenuta registrazione presso la Corte dei conti in data 18 novembre 2021 con il n. 2810 della convenzione, volta a disciplinare i reciproci rapporti tra la Presidenza stessa e il comune di Villa Castelli per l'attuazione dell'intervento in discussione;
con determina n. 164 R.G. del 23 marzo 2022 e presa d'atto della Giunta con atto n. 19 del 24 marzo 2022, è stato approvato il progetto definitivo e, con determina dell'area LL.PP. n. 638 R.G. del 25 ottobre 2022, è stato approvato il progetto esecutivo dell'intervento «per la riqualificazione ambientale, sociale, culturale e sportiva delle aree urbane degradate mediante il completamento e l'attivazione di servizi presso le strutture sportive e la ex piscina comunale di via Francavilla Fontana» sul territorio del comune di Villa Castelli;
con determina n. 678 R.G. del 10 novembre 2022 è stata indetta procedura di gara per l'affidamento dell'appalto dei lavori e in data 28 aprile 2023, Rep. n. 4 del 2023 è stato formalmente sottoscritto il contratto d'appalto per l'esecuzione dei lavori;
allo stato attuale, a fronte di euro 489.063,48 di obbligazioni maturate, risultano effettuate liquidazioni e pagamenti per complessivi euro 112.106,44, interamente assicurati mediante l'anticipazione di fondi comunali;
peraltro, risultano trasmesse alla Presidenza del Consiglio dei ministri tutte le relazioni di monitoraggio e inviate tutte le comunicazioni in ottemperanza a quanto disposto dalla legge;
le difficoltà riscontrate dal comune di Villa Castelli, direttamente causate dalla mancata liquidazione di contributi pubblici già ammessi, risultano, da ciò che apprende l'interrogante, comuni a molti altri enti locali;
l'indisponibilità di tali fondi rischia di bloccare l'esecuzione di opere e interventi come detto già ritenuti meritevoli di finanziamento pubblico –:
se, per quanto di competenza, si intendano fornire chiarimenti con riguardo alle mancate liquidazioni dei contributi di cui al Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate;
se si intenda intraprendere iniziative volte ad accelerare la liquidazione di tali somme sia con riferimento al piano citato, sia rispetto ad altri progetti di riqualificazione rivolti ai comuni.
(4-01323)
UBALDO PAGANO. — al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
la città di Taranto è collegata all'arteria autostradale nazionale per mezzo dell'A14 che, partendo dal capoluogo ionico, percorre il versante adriatico fino a Bologna, dove interseca altre tratte autostradali;
la barriera autostradale dell'A14 in direzione Taranto, contrariamente a quanto avviene in molte altre città d'Italia, è posta a una distanza considerevole da Taranto: ben 25 chilometri, infatti, separano il casello autostradale dal centro cittadino;
tale distanza è colmata dalla strada statale n. 7, via Appia, su cui confluisce sia il traffico autostradale diretto a Taranto, sia il flusso ordinario proveniente dalla Basilicata;
la strada statale 7, nel tratto che collega Taranto a Massafra (km 647+400 – km 631+800), consta di unica carreggiata con una corsia per senso di marcia, che per circa 2 km attraversa l'abitato di Massafra, rappresentando in questo segmento, di fatto, un imbuto per la viabilità, dal momento che supporta un tipo di traffico urbano ed extraurbano;
questo tronco di strada statale 7, essendo anche interessato dalla presenza dell'agglomerato produttivo di Massafra, è da diverso tempo oggetto di proposte progettuali volte a garantire l'innalzamento funzionale, la sicurezza stradale e la sostenibilità;
l'istituzione della Zes Jonica comprendente il territorio del porto di Taranto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2019 richiede espressamente il potenziamento delle infrastrutture, sia portuali e retroportuali che quelle ferroviarie e autostradali;
nel 2026 si terranno a Taranto i Giochi del Mediterraneo, evento per cui lo Stato, la regione e il comune di Taranto stanno investendo rilevanti risorse pubbliche per la realizzazione e riqualificazione degli impianti sportivi;
proprio alla luce della buona riuscita della manifestazione, si ritiene fondamentale dotare Taranto, che ne costituirà la sede centrale, delle infrastrutture necessarie per agevolare il raggiungimento e il trasferimento da e per altre sedi dei Giochi;
con un emendamento approvato al cosiddetto «Decreto Aiuti» (n. 50 del 2022) è stato previsto uno stanziamento di 4,5 milioni di euro a favore della regione Puglia, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione (Fsc), proprio per interventi volti al miglioramento infrastrutturale in vista dello svolgimento dei XX Giochi del Mediterraneo che si svolgeranno a Taranto nel 2026. In particolare la proposta ha previsto il finanziamento necessario al completamento della fase di progettazione degli interventi per la realizzazione della statale n. 7 nel tratto compreso tra il comune di Massafra e il comune di Taranto;
a oltre un anno di distanza dall'entrata in vigore delle disposizioni richiamate non risulta, a ciò che consta all'interrogante, alcun progresso nell'attuazione della norma;
l'autorizzazione di tale spesa garantirebbe la tempestiva realizzazione dell'opera, utile non solo alle richiamate esigenze di mobilità di merci e persone in virtù degli investimenti per lo sviluppo della Zes e per i Giochi del Mediterraneo del 2026, ma anche per rispondere all'ordinaria domanda di una più efficiente e sicura mobilità del territorio –:
se intendano, per quanto di rispettiva competenza, fornire elementi utili sullo stanziamento delle risorse anzidette al fine di consentire il finanziamento necessario al completamento della fase di progettazione degli interventi per la realizzazione della statale n. 7 nel tratto compreso tra il comune di Massafra e il comune di Taranto.
(4-01324)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta scritta:
BILLI, FORMENTINI, COIN e CRIPPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il Consolato Generale a Madrid è stato chiuso nel 2012 a causa dei tagli imposti alla pubblica amministrazione, mentre gli italiani iscritti all'Aire nella Circoscrizione di Madrid erano 66.905; la Circoscrizione Consolare di Madrid comprende attualmente circa 114.290 italiani iscritti all'Aire;
l'aumento degli italiani iscritti all'Aire nella Circoscrizione madrilena è stato pari al 71 per cento negli ultimi 15 anni;
la crescita degli iscritti all'Aire nella Circoscrizione di Madrid prosegue inoltre ad un ritmo che è pari a circa il 5 per cento all'anno, caso unico al mondo, eccetto Londra dove una crescita esponenziale si è avuta a causa della Brexit;
la Farnesina ha deciso di riaprire il Consolato, anche grazie all'impegno dell'interrogante in tal senso, concretizzato con la presentazione dell'interrogazione 4-10027 del 4 agosto 2021 –:
a che punto siano i lavori intrapresi in vista dell'apertura del nuovo Consolato a Madrid e quando si preveda di inaugurarlo con le necessarie dotazioni di risorse umane e spazi adeguati alle esigenze del gran numero di cittadini italiani presenti.
(4-01319)
FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da una segnalazione ricevuta si apprende che, ormai da parecchio tempo, gli appartenenti alla comunità ghanese presente in Italia e i loro parenti che vivono in Ghana lamentano gravi difficoltà nei servizi forniti dalla nostra ambasciata d'Italia presente a Accra;
il più grave risulta essere quello dell'eccessivo tempo di attesa cui bisogna sottostare una volta presentato alla suddetta ambasciata qualsiasi tipo di documento da omologare in Italia, come ad esempio: atti di nascita, casellario giudiziario, certificati di matrimonio;
in alcuni casi, quando la validità del documento è limitata nel tempo, come nel caso del casellario giudiziario, obbligatorio per la richiesta della cittadinanza italiana, il rischio più evidente è di impiegare tempo e risorse economiche per tradurre, omologare e spedire con corriere espresso in Italia un documento già scaduto o prossimo alla scadenza;
disagi anche peggiori si verificherebbero nel caso delle richieste di ricongiungimento familiare, in cui il diritto alla unità familiare verrebbe compromesso dai lunghi tempi di rilascio del visto;
infatti, da quando i ghanesi riescono ad ottenere il nulla osta al ricongiungimento dalla prefettura, hanno sei mesi di tempo per presentarli all'ambasciata di Accra per ottenere il visto di ingresso per i loro parenti;
purtroppo, questi sei mesi risultano essere ormai insufficienti dal momento che spesso, in questo arco di tempo, i parenti che vivono in Ghana non riescono nemmeno ad ottenere un appuntamento presso l'ambasciata, con la conseguenza che il periodo di validità del nulla osta scade e il congiunto in Italia è costretto a ricominciare da capo l'intero iter, chiedendo un nuovo nulla osta;
anche le missive inviate via PEC dai legali dei congiunti presenti in Italia sembrerebbe non ottengano risposte dall'ambasciata –:
se il Ministro interrogato non intenda verificare la veridicità dei fatti segnalati in premessa e, in caso venissero confermate le criticità esposte, quali iniziative di competenza intenda assumere per superare i gravi ritardi con cui l'ambasciata italiana in Ghana riscontra le richieste dei cittadini ghanesi residenti in Italia e dei loro congiunti.
(4-01321)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta scritta:
MALAGUTI e VINCI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il granchio blu (Callinectes sapidus Rathbun, 1986), una specie aliena invasiva diffusasi in tutto il bacino mediterraneo, genera preoccupanti problemi ecologici, economici, e alle attività turistiche e ricreazionali;
risale al 2007 la prima notizia della sua presenza nella Sacca di Goro. Dal 2010 si sono intensificate le segnalazioni, catturando inizialmente crostacei di taglia adulta, anche femmine con massa ovigera, e poi crostacei di pochi centimetri di lunghezza, dimostrando la riproduzione della specie in loco;
pur mancando un approfondito studio demografico, possiamo affermare che esso sia diffuso in tutta la laguna, con presenza di tutte le classi di taglia;
fortunatamente le sue carni sono piuttosto saporite ed apprezzate, quindi pescate. Nel 2014 le prime partite sono state conferite al mercato ittico di Goro. I conferimenti sono velocemente aumentati fino al 2022 (90.000 chilogrammi) pari al 143 per cento rispetto al 2021, ma si stima che le quantità commercializzate corrispondano a non più di un terzo del pescato complessivo;
fino al 2022 non c'erano evidenze che il granchio blu si alimentasse abitudinariamente di vongole, perché essendo un predatore opportunista preferisce nutrirsi di altri organismi (granchi, pesci, bivalvi non fossori e altro), più facilmente recuperabili rispetto alle vongole per le quali è necessaria l'estrazione dai sedimenti del fondale;
recentemente la riduzione delle prede abituali lo ha indotto a nutrirsi anche di vongole veraci, sia di piccola taglia (seme) che di pezzatura commerciale. Le numerose segnalazioni di gravi danni subiti da allevamenti in laguna, sono indubbiamente imputabili alla pressione predatoria esercitata da questa specie talmente invasiva da mettere a rischio il futuro delle coltivazioni;
i predatori naturali del granchio blu sono due: le tartarughe marine (troppo poche) e i coccodrilli;
non si può ridurre la popolazione ricorrendo a elementi patogeni perché colpirebbero indistintamente tutti i crostacei dell'ecosistema;
il fenomeno, già molto preoccupante, non sembra aver raggiunto ancora il suo apice. Il responsabile divisione molluschicoltura di Goro ha avanzato alcune osservazioni:
a) nonostante la pesca crescente e l'intensificarsi dell'attività di cattura, la specie non regredisce e sembra ancora in espansione;
b) il prezzo medio mensile non è determinato dai quantitativi conferiti, ma strettamente collegato alla domanda, che aumenta nei mesi estivi per effetto dei flussi turistici;
c) il prezzo medio annuale, nonostante l'offerta sia quasi triplicata, è calato in maniera non proporzionale, quindi il mercato della specie si sta espandendo;
d) la pesca del granchio blu è divenuta sempre più interessante dal punto di vista economico offrendo una importante fonte di integrazione del reddito per la comunità di pescatori/allevatori locali;
e) considerando le forti implicazioni ecologiche ed economiche derivanti dalla diffusione del granchio blu, è necessario uno studio scientifico approfondito per avere maggiori elementi conoscitivi e poter attuare azioni di contenimento;
per salvare le coltivazioni di vongole ed il lavoro di almeno 3000 addetti, considerando che negli USA i granchi blu sono considerati cibo pregiato ma insufficiente a soddisfare la richiesta del mercato domestico, si potrebbe creare uno stabilimento per la lavorazione del crostaceo e inscatolamento della polpa, esportandolo oltre oceano –:
se intendano adottare iniziative di competenza per realizzare e sostenere l'attività lavorativa e produttiva dei pescatori, per creare nuove opportunità di lavoro favorendone l'internazionalizzazione e lo sviluppo economico commerciale connettendole con quelle che, negli USA, già si occupano della lavorazione della polpa di granchio, sostenendo anche la realizzazione d'uno stabilimento a Goro per rendere remunerativa la pesca intensiva del granchio e promuoverla all'estero, in particolare agevolando l'esportazione detta negli USA o, in alternativa, se intendano intraprendere altre iniziative di competenza, in particolare di studio, contenimento e commercializzazione del granchio blu, anche prevedendo incentivi o altre forme di tutela delle imprese di coltivazioni dei molluschi.
(4-01320)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta scritta:
AMBROSI e DE BERTOLDI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il progetto di fattibilità della circonvallazione ferroviaria di Trento, previsto lungo la linea ferroviaria Brennero-Verona, che inizia nella parte nord della città, in cui erano presenti la Sloi e la Carbochimica (due aziende estremamente inquinanti che producevano piombo tetraetile e derivati del catrame e solventi) è oggetto di particolare attenzione da parte della comunità e delle istituzioni locali, considerati i rischi ambientali per la sicurezza del territorio particolarmente elevati;
la medesima area rientra, infatti, tra i 42 siti di interesse nazionale (Sin) contaminati e classificati come pericolosi dallo Stato e necessita pertanto di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee, al fine di evitare danni ambientali e sanitari;
al riguardo, gli interroganti evidenziano come, nonostante la delibera della provincia autonoma di Trento (riguardo alla Via) avesse sollevato forti dubbi in merito alla sua realizzazione, rilevando che la documentazione della società di ingegneria Italferr su incarico di Rfi, contenga gravi carenze nell'analisi ambientale, la progettazione (inserita all'interno del PNRR) tuttavia attualmente prosegue, in quanto considerata dalla stessa Rfi strategica, per il corridoio europeo per il capoluogo trentino;
gli interroganti a tal fine, precisano altresì che, sebbene non siano affatto contrari alla realizzazione delle opere infrastrutturali e di collegamento (in grado di consentire modernità e sviluppo per l'economia territoriale trentina), il progetto per la costruzione del nuovo tunnel che coinvolge direttamente la città di Trento in quell'area specifica, appare inadeguato, in quanto caratterizzato, come suesposto, da gravi rischi per la sicurezza ambientale (presenza di piombo tetraetile estremamente tossico, nelle aree ferroviarie limitrofe all'ex Sloi e nei due Sin);
a giudizio degli interroganti, occorrono di conseguenza, iniziative volte a modificare tale decisione progettuale, mettendo in luce al contempo, i rischi derivanti dai potenziali effetti pericolosi contenuti nello studio di fattibilità nei confronti della popolazione locale, la cui visione generale del documento appare pertanto inadatta e insufficiente (basata su dati storici non aggiornati e con verifiche geologiche ed idrauliche esigue) come peraltro evidenziato anche dalla provincia autonoma di Trento, che non ha potuto esprimere un parere favorevole, ma si è limitata a trasmettere i pareri al competente Ministero;
la decisione di progettare l'opera della circonvallazione ferroviaria di Trento, in un'area dove avevano sede in passato fabbriche estremamente inquinanti, rilevano ancora gli interroganti, conferma infatti la sottovalutazione da parte di Rfi, nella predisposizione del progetto di fattibilità, così come appare altresì superficiale la scarsa valutazione dell'attraversamento di una paleofrana esistente sotto il monte Marzola, considerato che sussistono concreti pericoli di slittamento e movimenti franosi sul versante interessato dalla realizzazione dell'opera, oltre che la presenza di circa 220 sorgenti, alcune delle quali alimentano l'acquedotto potabile della città di Trento, mentre altre sono utilizzate per l'irrigazione di terreni agricoli;
in relazione alle suesposte osservazioni, a giudizio degli interroganti, risulta pertanto urgente e necessario, intraprendere adeguate iniziative volte a sospendere la fase progettuale, al fine di avviare un monitoraggio più efficiente ed accurato, per verificare gli effettivi rischi derivanti dalla presenza di sostanze inquinanti all'interno dell'area ferroviaria interessata ed eventualmente (come appare praticamente assodato) riconsiderare completamente il progetto medesimo, orientandolo verso un tracciato differente –:
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare con riferimento a quanto esposto in premessa;
se condividano le criticità in precedenza richiamate e, in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie, nell'ambito delle proprie competenze, intendano intraprendere al fine di ripensare il progetto ferroviario della circonvallazione di Trento, verso un'area territoriale più sicura ed adeguata sotto il profilo ambientale e della sicurezza del territorio e dell'intera popolazione trentina.
(4-01315)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta orale:
BENZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, comma 48, lettera c) della legge di stabilità per il 2014 (legge 27 dicembre 2013, n. 147) ha istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze il Fondo di garanzia per la prima casa («Fondo prima casa»), nell'ambito di un riordino generale del sistema delle garanzie per l'accesso al credito delle famiglie e delle imprese e in sostituzione del Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa;
il Fondo prevede la concessione di garanzie a prima richiesta su mutui, dell'importo massimo di 250 mila euro, per l'acquisto – ovvero per l'acquisto anche con interventi di ristrutturazione purché con accrescimento dell'efficienza energetica – di unità immobiliari site sul territorio nazionale da adibire ad abitazione principale del mutuatario;
con decreto ministeriale 31 luglio 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 226 del 29 settembre 2014 sono state emanate le norme di attuazione della disciplina ed è stata individuata Consap quale soggetto gestore del Fondo;
il Fondo concede garanzie, a prima richiesta, su mutui ipotecari o su portafogli di mutui ipotecari, nella misura del 50 per cento della quota capitale, che può essere elevata all'80 per cento (articolo 64, comma 3, del decreto-legge n. 73 del 2021, come convertito dalla legge n. 106 del 2021) per i soggetti richiedenti un mutuo superiore all'80 per cento dell'immobile, ivi compresi gli oneri accessori, e che rientrano nelle categorie aventi i requisiti che danno diritto all'accesso prioritario alle agevolazioni: giovani coppie, nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, conduttori di alloggi IACP e giovani di età inferiore ai 36 anni, in possesso di ISEE non superiore a 40.000 euro annui;
gli interventi del Fondo di garanzia per la prima casa sono assistiti dalla garanzia dello Stato, quale garanzia di ultima istanza;
con il Protocollo d'intesa tra il Ministero dell'economia e delle finanze e l'ABI, siglato l'8 settembre 2014, sono state disciplinate le modalità di adesione all'iniziativa da parte delle banche e degli intermediari finanziari;
lo stanziamento del Fondo è allocato sul capitolo 7077 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze e reca una copertura finanziaria per il solo anno 2023 di 450 milioni di euro –:
quante siano le risorse residue del Fondo, allocate nel capitolo 7077 del Ministero dell'economia e delle finanze e quale sia la quota parte di garanzie fornite a soggetti rientranti nelle cosiddette «categorie prioritarie» per i due regimi di garanzia attualmente vigenti.
(3-00531)
TORTO, ALFONSO COLUCCI, FENU e DELL'OLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
da fonti stampa si apprende che il Ministro dell'economia e delle finanze accelera sulla manovra di bilancio: il Ministro Giorgetti avrebbe deciso che, dopo il G7 dei Ministri finanziari in India la prossima settimana, avvierà un giro di incontri con i singoli Dicasteri al fine di precisare i limiti della contabilità pubblica in funzione delle possibili prossime richieste di spesa;
dai vari Dicasteri potrebbero infatti prospettarsi proposte quali nuovi superbonus edilizi, misure di riforma pensionistica, ulteriore taglio di punti del cuneo fiscale ovvero dell'Irpef – su cui, invero, il Governo si è già espresso con l'intenzione di passare a tre aliquote dal 2024 e di tagliare le tasse sulle tredicesime;
in particolare, dalla stampa si apprende la contrarietà del Tesoro in merito alla cosiddetta proposta di «quota 41» (pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età), a fronte di un costo eccessivo e pari circa a 4 miliardi di euro solo il primo anno, nonché a nuovi incentivi modulati sul reddito, fino al 100 per cento per chi ha un Isee di 15 mila euro, anche per affrontare le ristrutturazioni green come previsto dalla direttiva europea che prescrive di portare gli edifici almeno alla classe energetica E entro il 2030;
le citate eventuali proposte, nel complesso, ammonterebbero ad una spesa per decine di miliardi di euro, tale cioè da destare preoccupazione stante l'incertezza che continua a dominare il quadro macro economico per cui, sebbene le stime di crescita del Pil italiano per quest'anno siano ancora buone, tra l'1 e l'1,2 per cento le entrate rallentano e la terza rata del PNRR da 19 miliardi di euro non è stata ancora sbloccata –:
se e quale sia l'ammontare complessivo delle risorse che prevede si renderanno disponibili per la manovra di bilancio 2024 e quindi quale sia l'indirizzo politico unitario con cui intende esprimersi rispetto all'azione dei diversi Dicasteri in funzione della prossima sessione di bilancio, in particolare al fine di garantire il raggiungimento di obiettivi trasversali e strategici quali la sostenibilità economica, sociale e ambientale degli interventi di cui necessita la crescita del Paese.
(3-00533)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
SIMIANI, BARBAGALLO, BRAGA, FOSSI, BONAFÈ, ZINGARETTI, CURTI, D'ALFONSO, CASU, MANZI, MANCINI, DI BIASE, DI SANZO, BOLDRINI, GIANASSI, STUMPO, FURFARO e ORFINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel documento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dell'8 giugno 2023 intitolato «Primo atto integrativo al contratto di Programma 2022-2026 – parte Investimenti Informativa ai sensi dell'articolo 15, comma 2-bis, del decreto legislativo 5 luglio 2015, n. 112», vengono testualmente ridotte risorse pari ad oltre 2,5 miliardi di euro già stanziate per la realizzazione di infrastrutture definite prioritarie per il paese;
i tagli di risorse riguardano le seguenti opere, peraltro attese da anni dai territori, e che rappresentano strumenti fondamentali per la realizzazione di collegamenti moderni e funzionali, necessari per la crescita economica ed occupazionale di zone vaste e diversificate:
a) 568 milioni di euro per la «Roma-Pescara Raddoppio tratte Interporto d'Abruzzo-Chieti-Pescara»;
b) 326 milioni di euro per la «Orte-Falconara raddoppio tratta PM228 – Castelplanio Lotto 3 (Serra San Quirico – Castelplanio)»;
c) 299 milioni di euro per il «Collegamento dell'interporto di Guasticce alla linea Pisa-Vada via Collesalvetti e bretella per il collegamento diretto tra la linea Firenze-Pisa e la linea Pisa-Vada via Collesalvetti (By-pass di Pisa)»;
d) 277 milioni di euro per la «Roma-Pescara Raddoppio tratte Sulmona-Pratola Peligna e Tagliacozzo-Avezzano»;
e) 250 milioni di euro per il «Raddoppio Maerne-Castelfranco 1ª fase»;
f) 234 milioni di euro per la «Roma-Viterbo 1ª fase: raddoppio tratta Cesano-Vigna di Valle»;
g) 175 milioni di euro per il «Lotto 1B Nuova linea Vigna Clara – Tor di Quinto (salvaguardato lotto 1A Raddoppio Valle Aurelia – Vigna Clara)»;
h) 179 milioni di euro per il «Quadruplicamento Capannelle-Ciampino (salvaguardato PRG Ciampino)»;
i) 76 milioni di euro per il «Raddoppio Lunghezza-Guidonia 2ª fase (Bagni di Tivoli-Guidonia)»;
l) 77 milioni di euro per la «Sistemazione Novara Boschetto e PRG Vignale – fase»;
m) 40 milioni di euro per il «Completamento elettrificazione jonica tratta Catanzaro Lido-Reggio Calabria»;
tale scelta sarebbe stata motivata da «esigenze di finanza pubblica» legate, ad avviso dell'interrogante, a pretestuosi e non ben individuati ritardi nella progettazione (imputabili quindi anche a Rfi) e finalizzati ad un reimpiego delle risorse sottratte per la realizzazione di oltre opere situate prevalentemente nelle regioni del Nord;
appare quindi evidente come il Governo abbia di fatto penalizzato alcuni territori rispetto ad altri modificando finanziamenti già approvati dal Cipess;
si tratta infatti di una decisione unilaterale assunta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dopo un confronto con il Ministero dell'economia e delle Finanze e con il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri, che interrompe di fatto l'iter progettuale e realizzativo di moltissime infrastrutture;
il Viceministro delle infrastrutture Rixi, con una nota stampa dell'8 luglio 2023, sembra aver di fatto confermato tali tagli, non indicando però quando tali risorse verranno riassegnate –:
quando e con quali iniziative verranno reintrodotte le risorse pari ad oltre 2,5 miliardi di euro citate in premessa.
(5-01113)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende, lo scorso venerdì 7 luglio 2023 la Guardia costiera libica ha esploso diversi colpi di arma da fuoco durante una operazione di soccorso della Ong SOS Mediterranée avvenuta in acque internazionali, al largo della costa della Libia;
fortunatamente nessuna persona è rimasta ferita;
già nel marzo 2023, la stessa Sos Mediterranée aveva denunciato di essere stata oggetto di colpi di arma da fuoco da parte della guardia costiera libica, sempre durante un'operazione di salvataggio in acque internazionali;
l'operazione di salvataggio avvenuta venerdì ha permesso il soccorso di una sessantina di persone, a bordo di due distinte barche alla deriva a 45 miglia dalla città libica di Garabulli, in acque internazionali;
il soccorso è avvenuto con l'utilizzo di due gommoni partiti dalla nave Ocean Viking alle 12 circa per soccorrere una prima imbarcazione in difficoltà;
i problemi con la Guardia costiera libica si sono manifestati quando la Ocean Viking e i gommoni di supporto si stavano spostando per rispondere a un'altra richiesta di soccorso in una area limitrofa;
prima di effettuare il salvataggio Ocean Viking ha provato ad avvisare la guardia costiera della Libia ma il tentativo sarebbe stato vanificato dal fatto che al centralino di Tripoli nessuno parlasse inglese, come invece prevedono le leggi internazionali;
l'equipaggio di Ocean Viking aveva segnalato anche alle autorità italiane della situazione di rischio in cui si trovavano le due imbarcazioni, ricevendo il via libera a valutare l'intervento;
da un'interlocuzione tra i libici e un membro dell'equipaggio in grado di parlare l'arabo sembrava che i primi volessero opporsi al secondo salvataggio;
nonostante sembrasse che alla fine i libici avessero acconsentito a Ocean Viking di effettuare anche il secondo salvataggio, quando i gommoni hanno iniziato le operazioni di soccorso delle persone presenti sulla seconda imbarcazione in difficoltà, la nave della Guardia costiera libica ha iniziato alcune manovre pericolose, tagliando la traiettoria dei gommoni e aprendo il fuoco almeno tre volte;
di solito la Guardia costiera spara dei colpi di avvertimento prima delle operazioni di soccorso, per scoraggiare l'intervento delle Ong, ma in questo caso ha sparato mentre le operazioni di soccorso erano già in corso, mettendo a rischio la sicurezza dell'equipaggio e delle persone appena soccorse;
come ha rivelato il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, la nave utilizzata dai libici era uno dei due pattugliatori consegnati il 22 giugno 2023 dall'Italia alle autorità di Tripoli nell'ambito del progetto Ue «Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia»;
la guardia costiera libica è stata più volte accusata, anche dall'Onu e dalla Corte penale internazionale, di infiltrazioni da parte della stessa criminalità organizzata che gestisce il traffico di esseri umani tra l'Africa e l'Europa;
a parere dell'interrogante, il nostro Paese non può rendersi, anche indirettamente, complice di tali azioni violente ed illegali, che la Guardia costiera libica adotta contro i migranti anche attraverso l'utilizzo di mezzi forniti dal nostro Paese –:
se i Ministri interrogati non intendano adoperarsi al fine di sospendere ogni sostegno alla Libia, subordinando qualsiasi assistenza futura a progressi tangibili da parte delle autorità libiche in relazione al rispetto dei diritti dei migranti e al loro accesso alla giustizia, ponendo anche tale questione nelle competenti sedi dell'Unione europea.
(4-01317)
PAVANELLI, ALFONSO COLUCCI, CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 27 giugno 2023 il neo sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, veniva ripreso durante una colluttazione con il responsabile della comunicazione della giunta comunale, Gianluca Diamanti. Lo scontro fisico tra i due – da quanto si apprende a mezzo stampa – sarebbe stato evitato dalla presenza del vicesindaco e del capo di gabinetto, ivi presenti;
il diverbio – secondo la versione dei fatti fornita da Diamanti – sarebbe scaturito dalla richiesta effettuata dal sindaco Bandecchi di convocare una conferenza stampa del proprio partito alla quale Diamanti – che riveste qualifica di dipendente comunale – si sarebbe opposto, trattandosi di evento non istituzionale, ovvero connesso con le attività del comune, della Giunta o del sindaco;
pochi giorni prima, in data 11 giugno 2023, il primo cittadino ternano era salito agli onori della cronaca nazionale per avere minacciato – a mezzo di un video pubblicato sui social network – un cittadino che aveva lavato le proprie scarpe in una fontana pubblica della città;
più di recente, durante la prima seduta del Consiglio comunale del comune di Terni, il sindaco Bandecchi, intervenendo durante la discussione riguardante la convalida del Sindaco e dei consiglieri eletti, ha affermato di non avere «fiducia del segretario» e che lo stesso «sbaglia platealmente e fa bene a stare zitta perché di minchiate ne ha dette parecchie» ricordando, sempre con riferimento all'attuale segretario comunale, che «ce lo dovremo tenere altri sessanta giorni e lo faremo»;
la segretaria comunale in questione, la dottoressa Spagna Musso, ha provveduto ad istruire, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, del regolamento del Consiglio comunale, il procedimento relativo alla verifica delle eventuali cause di ineleggibilità e incompatibilità alla carica di sindaco, concludendo che tale compatibilità avrebbe dovuto essere contestata dal Consiglio comunale nei termini indicati dall'articolo 69 del decreto legislativo n. 267 del 2000, «ferma la competenza dell'organo consiliare nell'adozione di ogni decisione al riguardo e fatto sempre salvo il sindacato giurisdizionale» –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda esprimere la propria vicinanza e solidarietà nei confronti della dottoressa Spagna Musso;
se ritenga che le condotte tenute dal sindaco Bandecchi siano compatibili con il suo ruolo di ufficiale di Governo e se queste possano eventualmente integrare le condotte tipizzate dall'articolo 142, del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-01325)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta scritta:
GRIMALDI e MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
lo scorso 30 maggio 2023 ha avuto inizio lo sciopero degli autisti e facchini di Mondo Convenienza del magazzino di Campi Bisenzio, che da anni denunciano bassi salari, turni massacranti – tra le 10 e le 14 ore al giorno per 6 giorni la settimana, con straordinari non pagati – l'assenza delle misure minime di sicurezza e un meccanismo di appalti e subappalti che ha il solo scopo di abbassare il costo del lavoro e sfruttare chi lavora;
verso cinque dirigenti dell'azienda, tra cui il presidente della holding, è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla procura di Bologna per i reati di cosiddetto caporalato, sfruttamento, intermediazione illecita di manodopera e anche la procura di Ivrea ha aperto un procedimento per gli stessi reati, nonché per maltrattamenti con l'aggravante della discriminazione razziale;
più di una volta e non solo a Campi Bisenzio, i pacifici presidi e le proteste sindacali dei lavoratori davanti ai cancelli dei magazzini Mondo Convenienza hanno subito il pesante intervento delle forze dell'ordine, causando malori, contusioni e ferimenti tra i lavoratori, mentre l'azienda ha utilizzato personale esterno per sostituire i lavoratori in sciopero continuando a rifiutare qualsiasi tipo di interlocuzione con il sindacato;
la protesta dei lavoratori di Campi Bisenzio continua a raccogliere sostegni, anche tra la comunità, e nel corso delle settimane ai lavoratori di Campi Bisenzio si sono uniti anche i montatori, facchini ed autisti del deposito di Torino e i lavoratori degli appalti Mondo Convenienza di Roma e Bologna;
in tutta Italia si sciopera contro un regime di sfruttamento e caporalato di cui si conosce l'esistenza da almeno dieci anni, come hanno raccontato numerose inchieste giornalistiche e come denunciato da numerose vertenze sindacali e di cui le procure di Bologna e Ivrea si sono interessate;
negli ultimi dieci anni i licenziamenti sono stati l'unica risposta di Mondo Convenienza ai tanti tentativi di sindacalizzazione nella filiera degli appalti;
Mondo Convenienza ha deciso di esternalizzare tutto ciò che è esternalizzabile: nel magazzino di Campi Bisenzio, ad esempio, i lavoratori sono suddivisi su tre appalti, uno per call center e servizio clienti, uno per i magazzinieri, un terzo per il servizio di consegna e montaggio a domicilio del cliente, con il risultato che nello stesso magazzino convivono 7 dipendenti «diretti» Mondo Convenienza e circa 200 lavoratori «in appalto»;
Mondo Convenienza in Italia ha superato 1,2 miliardi di fatturato annuo grazie ad una politica dei prezzi contenuti costruiti però sul massimo risparmio sul costo della forza lavoro;
i lavoratori diretti e in appalto Mondo Convenienza chiedono turni di otto ore per cinque giorni, dotazione di mezzi idonei di sollevamento per tutti gli equipaggi, il pieno rispetto delle leggi in materia di sicurezza e salute, in particolare sui limiti ai pesi sollevabili manualmente, il riconoscimento dell'indennità di trasferta su base giornaliera, l'applicazione del contratto nazionale trasporto merci logistica in alternativa a quello pulizie multiservizi e la disapplicazione del «regolamento aziendale», non sottoscritto da alcuna sigla sindacale, con cui riduce i diritti in materia di ferie e malattia;
inoltre, è dei giorni scorsi la notizia che la società RL2, che gestisce l'appalto Mondo Convenienza di Campi Bisenzio, ha inviato ai lavoratori in sciopero lettere di contestazione disciplinare –:
se i Ministri interrogati non intendano urgentemente aprire un tavolo nazionale congiunto che coinvolga la committenza, tutte le società fornitrici di manodopera e le organizzazioni sindacali, affinché si giunga ad una risoluzione positiva della vertenza.
(4-01322)
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
CIOCCHETTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il diritto a frequentare la scuola di ogni ordine e grado deve valere per tutte le ragazze e i ragazzi di qualsiasi età e con qualsiasi patologia;
purtroppo in molte situazioni e scuole di ogni ordine e grado non sempre il corpo insegnante è formato per assistere in modo adeguato chi soffre per esempio di attacchi epilettici o addirittura di epilessia focale idiopatica benigna di tipo rolandico;
anche presso asili nido e scuole materne questo problema è presente e mette in difficoltà le famiglie e i bambini;
è urgente intervenire per dare disposizioni urgenti a tutte le scuole di dover assistere questi ragazzi che hanno diritto di poter frequentare i corsi scolastici;
occorre per questo formare il corpo insegnante, attivando una serie di corsi obbligatori di primo soccorso, disostruzione e rianimazione cardio-polmonare per tutti gli addetti dell'istruzione pubblica e parificata –:
se non ritengano di dover adottare al più presto iniziative di competenza stabilendo indirizzi precisi e attivando corsi adeguati per consentire un clima di tranquillità e capacità di gestione di emergenze sanitarie all'interno delle scuole.
(3-00532)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'insonnia cronica è identificata come un disturbo del sonno e rappresenta un problema di notevole rilievo dal punto di vista epidemiologico e sociale che interessa fino al 10 per cento della popolazione globale. Quindi un disturbo molto diffuso ma sottovalutato e di conseguenza molte persone non ricevono le cure adeguate;
in ragione della sua elevata rilevanza, del notevole impatto sulla salute nel suo complesso, sul benessere psicofisico e sulle performance lavorative, l'insonnia cronica rappresenta un'importante sfida non solo sanitaria, ma anche per istituzioni;
rappresenta, inoltre, un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie cardiovascolari, metaboliche, neuro degenerative e psichiatriche. La sua valutazione e la gestione nelle fasi iniziali dovrebbero essere una priorità al fine di individuare al meglio le strategie che migliorino la prevenzione e il trattamento della malattia e delle sue comorbidità, per incrementare la qualità di vita degli individui, aumentarne il rendimento ed abbattere costi sostenuti;
la sfida che l'insonnia pone non comporta un impatto limitato alla sfera sanitaria ma coinvolge anche quella economica: tra costi diretti e indiretti si calcola che il fabbisogno di spesa pubblica sul tema raggiunga i 30 miliardi di euro ogni anno;
a sottolinearlo è un documento di sintesi che raccoglie le raccomandazioni dei massimi esperti italiani, coordinati dal Professore Luigi Ferini Strambi – Ordinario di neurologia e Direttore del Centro di medicina del sonno dell'Università Vita-Salute San Raffaele ai Milano – indirizzato alle istituzioni e alla cittadinanza, che è stato recentemente presentato a Roma;
nel nuovo documento sono state indicate alcune raccomandazioni per i decisori politici, indirizzate a migliorare la presa in carico dei pazienti con insonnia cronica;
in particolare si è chiesto di:
a) riconoscere l'insonnia come malattia cronica ed invalidante e prevedere disposizioni per la sua diagnosi e per l'assistenza delle persone che ne sono affette;
b) avviare le procedure di riconoscimento ed inserimento della patologia nelle due importanti classificazioni ministeriali: elenco delle malattie e condizioni croniche invalidanti ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502»; tabella di cui al decreto del Ministero della sanità 5 febbraio 1992 «Approvazione della nuova tabella indicativa delle percentuali d'invalidità per le minorazioni e malattie invalidanti»;
c) definire percorsi e strategie di riconoscimento per un più definito inquadramento della patologia e la più appropriata gestione dell'insonnia cronica;
d) individuare le criticità che ostacolano il supporto al paziente da parte della rete medico-sanitaria;
e) promuovere campagne di comunicazione e sensibilizzazione rivolte a cittadini finalizzate a combattere il diffuso fenomeno dell'autogestione dell'insonnia con conseguente uso spesso inappropriato dei farmaci;
f) promuovere iniziative di formazione rivolte in prima istanza ai Medici di Medicina Generale ed agli altri professionisti sanitari finalizzate a migliorare la conoscenza del problema «insonnia», delle sue conseguenze negative sullo stato di salute e sulla qualità di vita delle persone, dell'uso appropriato dei farmaci e delle possibilità di ricorso ai Centri Specialistici per le forme di malattia di più difficile gestione;
g) promuovere una più stretta collaborazione tra la medicina generale e il mondo della medicina del sonno;
h) sviluppare delle linee guida nazionali sull'insonnia cronica coerenti con quelle europee che, tra le altre cose, recepiscano la centralità delle differenze di genere nelle diagnosi e nei trattamenti, dell'insonnia;
i) definire un percorso diagnostico terapeutico assistenziale sull'insonnia –:
se e quali raccomandazioni, per quanto di competenza, intenda accogliere tra quelle indicate per dare risposte concrete a chi soffre di una patologia che compromette salute e qualità di vita.
(5-01107)
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la dermatite atopica è una malattia infiammatoria cutanea, a carattere cronico-recidivante, che insorge, solitamente, durante l'infanzia, ma può interessare l'intero corso della vita del paziente; la patologia è spesso associata alla comparsa di altre malattie atopiche, quali asma, rinite allergica, congiuntivite allergica e allergie alimentari e ad essa è connesso il rischio di sviluppare ulteriori comorbilità, come malattie metaboliche e cardiovascolari;
questa malattia coinvolge fino al 20 per cento della popolazione; dal punto di vista epidemiologico, nel contesto italiano, il dato di prevalenza della patologia è compreso tra il 2-10 per cento per gli adulti, mentre varia dall'8 al 13 per cento per gli adolescenti con uno 0,4 per le forme severe; considerando la severità di malattia, le forme lievi rappresentano tra il 51,8-84,6 per cento del totale, le forme moderate tra il 15,4-29,6 per cento, mentre le forme severe tra il 3,4-18,5 per cento; la manifestazione più comune di dermatite atopica è l'eruzione cutanea; il burden associato alle forme moderato-severe di malattia è molto elevato e comprende prurito, dolore cutaneo, disturbi del sonno, disagi a livello psicologico (ansia, depressione, ideazione suicidaria) e un notevole impatto economico dovuto ai costi diretti, stimati in oltre 7.800 euro annui;
le cure prevedono l'utilizzo di farmaci topici, quali emollienti/idratanti come terapia di base, oltre a corticosteroidi, inibitori della calcineurina topici e inibitori JAK-STAT, impiegati nelle forme acute;
la dermatite atopica, sebbene sia riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale quale malattia cronica, non è presente nella seconda parte del piano nazionale della cronicità: l'inserimento faciliterebbe un omogeneo sviluppo ed applicazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali, soprattutto per i pazienti affetti dalle forme più severe e, al contempo, agevolerebbe la definizione di percorsi di presa in carico, gestione e cura del paziente strutturati e capaci di avvalersi delle novità terapeutiche disponibili;
la patologia non è ricompresa neppure nell'allegato 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui nuovi Livelli essenziali di assistenza del 12 gennaio 2017, che ha ridefinito ed aggiornato l'elenco delle malattie croniche esenti dalla partecipazione al costo delle prestazioni, ponendo di fatto gli elevati costi connessi alla gestione della patologia interamente a carico del paziente –:
quali iniziative intenda assumere affinché la dermatite atopica sia inserita nel piano nazionale della cronicità e nei livelli essenziali di assistenza, al fine di garantire una migliore presa in carico dei pazienti, uniformità ed equità di accesso alle cure.
(5-01108)
MALAVASI e GIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la porpora trombotica trombocitopenica (TTP) è una patologia ultra-rara: l'incidenza della sua forma acquisita (aTTP), di origine autoimmune, che corrisponde al 95 per cento dei casi totali, è di circa 1,2 - 6 casi per milione di persone per anno;
caratterizzata da sintomi come lieve cefalea, dolori agli arti e alle articolazioni, astenia e debolezza, ma anche da manifestazioni che possono crescere d'intensità portando a paresi parziali, dolori addominali, nausee e crisi comiziali, per arrivare a quadri severi con rischio di scompenso cardiaco, insufficienza renale e coma, la aTTP è una malattia da non sottovalutare, che merita attenta considerazione;
appare grave, dunque, che, pur essendo una patologia potenzialmente mortale, cosa che accade in circa il 20 per cento dei casi, e certamente invalidante, chi ne è affetto non viene ancora seguito in tutta Italia in aderenza con le recenti linee guida prodotte nel 2021;
la diagnosi può arrivare in ritardo, ma anche il follow up può essere carente e soprattutto diverso da regione a regione, con esiti impattanti sulla salute e sulla qualità della vita sia di chi sviluppa questa patologia sia su chi se ne prende cura – i caregiver – che spesso sono coniugi, figli o genitori anziani;
l'età di insorgenza della patologia, infatti, è mediamente intorno ai 20-30 anni per le donne, che vengono colpite 3 volte più dei maschi, e ai 50-60 anni per gli uomini;
l'impatto è significativo su tutti i fronti, non solo sulla salute ma anche sulla vita sociale, affettiva, familiare e lavorativa. Tutto questo, inevitabilmente, va anche a generare una serie di spese e/o di diminuzione del reddito, che aggravano ulteriormente tutte le problematiche citate;
il protocollo terapeutico d'elezione da eseguire in urgenza è dato dalla plasmaferesi in associazione alla terapia immunosoppressiva. La plasmaferesi consente di eseguire uno scambio plasmatico, eliminando gli anticorpi anti-ADAMTS13 e rimuovendo i multimeri di fattore di Von Willebrand ad alto peso molecolare che si accumulano per effetto del deficit enzimatico. Inoltre, il plasma fresco serve a rifornire il paziente di nuovo ADAMTS13;
in aggiunta, nei centri che sono in grado di eseguire il dosaggio di questo enzima e di fornire il risultato entro le 72 ore dall'arrivo del paziente, è possibile iniziare la somministrazione di caplacizumab, un farmaco di ultima generazione, approvato due anni fa per il trattamento dell'aTTP. Proprio l'arrivo sul mercato di caplacizumab ha reso necessario un aggiornamento delle linee guida sulla patologia, aggiornamento che è stato pubblicato a marzo 2021 dalla Società Italiana di Ematologia (SIE);
un simile approccio terapeutico è fondamentale per ridurre l'impatto della aTTP e la mortalità dei pazienti ma, affinché si possa realizzare nel modo più efficace, occorre riconoscere tempestivamente i segnali della patologia e ottenere presto una conferma diagnostica. A tale scopo, appare chiara l'importanza di aumentare la conoscenza, la formazione e la sensibilizzazione su tale patologia, così come di aumentare i centri che sul territorio nazionale possono effettuare il dosaggio dell'enzima ADAMTS13 in tempi brevi –:
se non intenda attuare un monitoraggio per l'attuazione delle linee guida volte a garantire l'equa fruizione del diritto alla salute per chi è affetto da questa patologia;
quali iniziative di competenza intenda mettere in campo per garantire il diritto ad eseguire il test in esenzione per chi è affetto da questa patologia in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, un obiettivo che va perseguito con impegno per migliorare la qualità di vita di chi è affetto da questa patologia.
(5-01109)
GIRELLI e MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
secondo gli ultimi dati Istat del luglio 2022, relativi al 2021 in Italia il 7,5 per cento delle famiglie (45 per cento delle quali con figli minori) ed il 9,4 per cento delle cittadine e dei cittadini italiani è in stato di povertà assoluta. In sostanza, 1 milione e 960 mila famiglie (5 milioni e 571 mila persone), vivono questo stato di indigenza particolarmente grave;
inoltre, nel nostro Paese sta aumentando la cosiddetta «povertà sanitaria», espressione con la quale si definiscono le conseguenze delle difficoltà economiche sull'accesso ai servizi sanitari che restano a carico degli indigenti, a causa del mancato intervento del SSN – come accade per l'acquisto dei farmaci da banco e per la compartecipazione alla spesa sanitaria mediante il pagamento dei ticket;
sempre nel 2021 il 2,6 per cento delle persone si è trovata nella condizione di «povertà sanitaria» con grandi difficoltà economiche per l'accesso all'assistenza sanitaria;
nello stesso anno la spesa sanitaria pro capite mensile delle famiglie non povere in Italia è stata di 62 euro, equivalente al 4,8 per cento dei consumi totali, mentre nelle famiglie in povertà assoluta la corrispondente spesa ha raggiunto solo i 10 euro, con un peso del 2,5 per cento sulle spese totali;
la «Fondazione Banco Farmaceutico» ha recentemente pubblicato il suo decimo rapporto, intitolato «Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci», elaborato dall'Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (OPSan) della stessa Fondazione, rilevando che per contenere la spesa sanitaria le famiglie italiane povere e non povere seguono principalmente due strade:
a) rinuncia alle cure;
b) ricorso a centri diagnostici più economici;
nel medesimo rapporto si evidenzia anche che nel 2021 hanno cercato di ridurre le spese sanitarie oltre 4 milioni 750 mila famiglie, di cui 640 mila in povertà assoluta, equivalenti a circa 1 milione 884 mila persone;
prendendo ad indice base 100, il rapporto ha osservato che 27 famiglie povere hanno rinunciato alle cure e 5 si sono rivolte a centri di cura più economici di quelli utilizzati in precedenza. Al contrario solo 13 famiglie non povere hanno dovuto scegliere di non curarsi e 2,9 di utilizzare centri di cura più economici;
inoltre, il Rapporto OsMed di AIFA evidenzia che nel 2021 la maggior parte della spesa sanitaria delle famiglie è destinata alla spesa farmaceutica: 9,2 miliardi di euro, pari al 43,4 per cento della spesa totale (equivalente a 21,2 miliardi);
questi dati evidenziano, quindi, a parere dell'interrogante, una sempre maggiore ed inaccettabile differenza tra chi ha disponibilità economica e chi non ne ha nella concreta realizzazione dell'articolo 32 della Costituzione con la conseguenza che moltissimi cittadini italiani non possono più permettersi le visite mediche, le cure specialistiche o i farmaci necessari, con un inaccettabile peggioramento delle loro condizioni di salute e della qualità della vita, con anche un possibile aumento del rischio di malattie croniche e della stessa mortalità –:
alla luce dei fatti sopradescritti quali iniziative urgenti di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per porre rimedio alla situazione illustrata, in particolare nei confronti delle famiglie in stato di povertà sanitaria, impedendo che il diritto universale alla salute diventi in realtà effettivo solo «per censo», in contraddizione, come sopra ricordato, con il dettato dell'articolo Costituzione.
(5-01110)
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte e la seconda causa di disabilità nel mondo. Secondo i dati del Global Burden of Disease, infatti, questo gruppo eterogeneo di patologie è responsabile del 36 per cento di tutte le morti e del 20 per cento delle morti premature in Europa. Proprio per questo motivo il programma del Consiglio dell'Unione europea (luglio 2023 – dicembre 2024), elaborato dalle future presidenze spagnola, belga e ungherese, pone il contrasto alle malattie cardiovascolari tra le principali strategie europee per la tutela della salute;
in Italia ci sono oltre 9,6 milioni di persone affette da patologie cardiovascolari e cerebrovascolari di cui quasi l'80 per cento ha più di 60 anni. Circa il 70 per cento, delle nuove diagnosi annuali avviene tra i 55 e gli 85 anni;
oltre all'attività di prevenzione primaria, fondamentale per ridurre il rischio di ammalarsi, il percorso di presa in carico dei pazienti affetti da patologie cardiovascolari e cerebrovascolari inizia con una corretta e tempestiva diagnosi della patologia che permette di definire la terapia e il percorso più appropriato per il singolo paziente. Inoltre, per alcune patologie cardiache, come ad esempio quelle valvolari, finora sempre sotto-diagnosticate e di conseguenza sotto-trattate, la diagnosi precoce gioca un ruolo ancora più importante in quanto non prevenibili semplicemente adottando stili di vita corretti;
la prevenzione primaria e secondaria dei fattori di rischio cardiovascolari e cerebrovascolari rappresenta un elemento imprescindibile nelle politiche di contrasto alla diffusione delle patologie croniche. Le linee guida della European Society of Cardiology (Esc) sulla prevenzione cardiovascolare del 2021 sollecitano la realizzazione di programmi di screening, anche se non vi sono indicazioni su programmi e target di popolazione specifici;
a livello europeo, ma anche a livello nazionale, si sta così consolidando l'idea di introdurre un piano interamente dedicato alle patologie cardiovascolari, sul modello dei piani di settore delle principali patologie croniche non trasmissibili, al fine di avere una visione d'insieme di queste patologie oggi assente –:
se non intenda adottare le iniziative di competenza volte alla stesura di un piano nazionale cardiovascolare in grado di assicurare una visione unitaria e condivisa e che dia attuazione a una serie di interventi di prevenzione, screening e trattamento a favore dei pazienti affetti da patologie cardiovascolari.
(5-01111)
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
le cronicità sono una vera emergenza: 24 milioni di persone in Italia ne sono affette e oltre la metà ne ha più di una; quasi 9 milioni presentano forme gravi; costano alla sanità oltre 65 miliardi e sono in aumento, tanto che tra cinque anni ce ne saranno almeno un milione più di oggi;
la verifica dei livelli essenziali di assistenza, per la quale da poco il Ministero della salute ha comunicato i dati raccolti col nuovo sistema di garanzia (Nsg), mostra un quadro preoccupante: secondo l'analisi dell'osservatorio Salutequità sei regioni sono inadempienti, quattro ben al di sotto della sufficienza, e praticamente metà delle regioni (nove) con peggioramenti nei punteggi relativi all'assistenza distrettuale rispetto al 2019;
ciononostante, il Piano nazionale della cronicità (Pnc) non è stato né aggiornato né implementato, nonostante le malattie croniche siano anche un obiettivo della missione 6 del PNRR;
è stato aggiornato il Piano nazionale oncologico 2023-2027 (Pon) e quello sulle malattie rare 2023-2025 (Pnmr), ma quello della cronicità che dovrebbe attualizzare le risposte per quasi metà della popolazione italiana, è ancora fermo;
il Piano oncologico e il Piano malattie rare hanno una temporalità definita, una data di inizio e fine, con indicazione precisa di quando aggiornarli, prevedendo scadenze per monitoraggio e aggiornamenti. Inoltre entrambi possono contare su chiare risorse finalizzate (10 milioni annui per l'implementazione del Pon, 25 milioni annui per Pnmr), cosa che invece è mancata finora al Pnc;
a parere dell'interrogante se si vuole dare corretta implementazione al Piano nazionale cronicità è necessario finanziarlo, analogamente agli altri piani. Inoltre, è necessario prevedere una misurazione/valutazione stringente per monitorarne l'andamento e usare questa leva per farlo applicare;
in tal senso, il report di Salutequità ha dimostrato con le analisi che i tempi di recepimento solo formale hanno richiesto anche fino a 5 anni e che i contenuti del piano sono stati attuati a pelle di leopardo sul territorio nazionale;
per questo il report segnala come indispensabili:
a) la produzione di evidenze e quali esiti il Pnc e la sua implementazione nei territori producano in termini di salute, qualità di vita e di assistenza;
b) indicatori più stringenti nel nuovo sistema di garanzia dei Lea;
c) un piano nazionale esiti del territorio;
d) una relazione annuale al Parlamento che faccia il punto sullo stato di avanzamento del piano e sulla valutazione degli indicatori contenuti nel piano stesso;
i criteri esplicitati dal Ministero competente per le patologie da integrare nell'elenco della parte seconda del Piano, sono la mancata esistenza di atti programmatori specifici a livello nazionale, la rilevanza epidemiologica, il peso economico/assistenziale, le difficoltà di diagnosi e accesso e altro;
è importante che questi criteri siano applicati in modo trasparente per usare meglio le risorse e garantire equità, dando segnali significativi rispetto, ad esempio, a patologie fortemente legate al genere e contribuendo a eliminare stigma o pregiudizi su patologie invalidanti, anche da un punto di vista sociale:
in tal senso, si ritiene utile partire dalle raccomandazioni elaborate dall'intergruppo parlamentare sulla cronicità, frutto di un intenso lavoro di audizioni di associazioni pazienti, società scientifiche, istituzioni di studio ed analisi concluso nella scorsa legislatura –:
se non ritenga necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a:
a) attuare e aggiornare il Pnc alla luce delle novità intercorse in termini di politiche del personale, modelli organizzativi e investimenti/riforme PNRR e integrando le patologie ricomprese (es. sclerosi multipla, psoriasi, dolore cronico, poliposi nasali, asma anche nell'adulto, apnee ostruttive del sonno);
b) finanziare l'attuazione e l'aggiornamento del Pnc con lo stanziamento e la finalizzazione di risorse specifiche e dedicate;
c) predisporre una relazione annuale sullo stato di attuazione del Pnc da presentare alle Camere;
d) inserire l'applicazione del Pnc nel nuovo sistema nazionale di garanzia dei Lea.
(5-01112)
Interrogazioni a risposta scritta:
LOIZZO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la Commissione nazionale Ecm ha il compito di assicurare una formazione continua e qualificata a tutti i professionisti che operano nel sistema salute, a garanzia di prestazioni sanitarie di qualità e costantemente aggiornate alle conoscenze scientifiche e tecnologiche moderne, in grado di rispondere ai meglio ai bisogni dei pazienti e alle complessità crescenti del servizio sanitario; il prossimo 31 dicembre 2023 scadrà il termine per acquisire i crediti del triennio Ecm 2020-22, dopo una proroga disposta per andare incontro alle esigenze dei professionisti sanitari che negli ultimi anni sono stati strenuamente impegnati a combattere in prima linea la pandemia da COVID-19;
dal 1° gennaio 2024, dunque, chi non avrà ottemperato all'obbligo formativo del triennio prorogato potrà incorrere nelle sanzioni disciplinari del proprio ordine professionale di riferimento;
a decorrere dal triennio formativo 2023-2025, il personale sanitario, per poter godere della copertura assicurativa delle polizze di rischio professionale, dovrà essere in regola con il 70 per cento dell'obbligo formativo del triennio precedente, secondo quanto previsto dall'articolo 38-bis («Disposizioni in materia di formazione continua in medicina») del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
la pandemia ha accelerato notevolmente la trasformazione dei sistemi di erogazione della formazione, facilitando quella a distanza e aprendo la strada a nuove e sempre più efficienti e funzionali tipologie di fruizione dei contenuti didattici;
l'articolo 21 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 28, ha assegnato ad Agenas il ruolo di Agenzia nazionale per la sanità digitale, con l'obiettivo di assicurare il potenziamento della digitalizzazione dei servizi e dei processi in sanità;
il Ministro interrogato ha annunciato, in più occasioni nei mesi scorsi, da ultimo durante l'evento «Co.Ge.A.P.S. con AGENAS: Prospettive e sfide dell'ECM», la prossima convocazione della Commissione nazionale Ecm-:
se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per accelerare il processo di insediamento della nuova Commissione nazionale Ecm.
(4-01316)
CAVANDOLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
con decreto in data 8 giugno 2023 è stato istituito presso l'Ufficio di Gabinetto del Ministero della salute un tavolo tecnico per lo studio delle criticità emergenti dall'attuazione del regolamento dell'assistenza ospedaliera (decreto interministeriale 2 aprile 2015, n. 70) e dall'attuazione del regolamento dell'assistenza territoriale (decreto interministeriale 23 maggio 2022, n. 77);
tra i diciotto componenti del Tavolo – lo si apprende dall'articolo 1, comma 2, del decreto citato – non è contemplata la presenza di donne;
la coordinatrice di «Donne Protagoniste in Sanità», un gruppo che coinvolge quasi duemila professioniste, ha inviato una lettera ai Ministri interrogati per richiedere l'integrazione della composizione del tavolo in esame e per rammentare, ove mai ve ne fosse il bisogno, l'importanza del ruolo delle donne nel settore sanitario;
il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, nel riscontrare immediatamente la missiva, ha fatto propria l'istanza e ha confermato di voler interloquire su di essa con il Ministro della salute;
la rappresentanza delle donne nei processi decisionali in sanità è imprescindibile in termini scientifici, operativi, gestionali e sociali;
nel settore sanitario, le donne rappresentano il 70 per cento degli operatori e, tra queste, vi sono direttori generali, oltre a presidenti di società scientifiche e accademiche -:
se intendano dare formali rassicurazioni in ordine al fatto che la composizione del tavolo in esame sarà tempestivamente integrata, assicurando la partecipazione e il fondamentale contributo di donne qualificate e rappresentanti delle professioni sanitarie.
(4-01318)
Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Gianassi n. 5-00810 del 9 maggio 2023;
interrogazione a risposta scritta Baldino n. 4-01229 del 27 giugno 2023;
interrogazione a risposta scritta Richetti n. 4-01255 del 29 giugno 2023;
interrogazione a risposta in Commissione Zingaretti n. 5-01070 del 5 luglio 2023.
Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ambrosi e De Bertoldi n. 5-00234 del 16 gennaio 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01315.