XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 141 di martedì 18 luglio 2023
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 17 luglio 2023, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, la senatrice Michaela Biancofiore, in sostituzione del senatore Giorgio Salvitti, dimissionario.
Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative volte all'attuazione della legge n. 62 del 2022 in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, gli operatori del settore della salute e le organizzazioni sanitarie - n. 2-00186)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Quartini ed altri n. 2-00186 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Marianna Ricciardi se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Dopo un sofferto iter parlamentare, il 31 maggio 2022, ha visto la luce il cosiddetto “Sunshine act italiano”, recante disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie, che, in linea con USA, Francia e Gran Bretagna, ha il fine di rendere più trasparenti i rapporti tra le imprese produttrici, i professionisti e le aziende della sanità pubblica e Stato.
Il provvedimento promuove, quindi, la trasparenza nel mondo della salute e introduce disposizioni finalizzate a rendere trasparenti le erogazioni, i finanziamenti, i benefit e i vantaggi che le imprese produttrici effettuano nei confronti dei soggetti o delle organizzazioni che operano nel settore della salute umana e veterinaria.
Il provvedimento in esame si colloca, pertanto, nel solco attuativo dei princìpi costituzionali espressi dagli articoli 32 (tutela della salute) e 97 (efficienza ed imparzialità della pubblica amministrazione) della Costituzione. La trasparenza è garantita attraverso l'istituzione, sul sito Internet istituzionale del Ministero della Salute, di un registro pubblico telematico, denominato “Sanità trasparente”, dove saranno pubblicati tutti i dati concernenti le erogazioni o gli accordi che comportano benefici per chi opera nella sanità. Tale proposta voleva incidere sul contesto culturale della salute, nell'ottica di migliorare il rapporto con i cittadini e rinsaldarne la fiducia, in taluni casi compromessa proprio da certa opacità, perseguendo le finalità di trasparenza, prevenzione e contrasto della corruzione e del degrado dell'azione amministrativa.
L'articolo 5, in particolare, disciplina il registro pubblico telematico, da istituirsi sul sito del Ministero della Salute. Si demandavano, poi, a un decreto attuativo del Ministro della Salute, da emanarsi entro 3 mesi dall'entrata in vigore della legge, la determinazione della struttura e delle caratteristiche tecniche del registro pubblico telematico, nonché i requisiti e le modalità per la trasmissione delle comunicazioni e dell'inserimento dei dati.
Siamo, quindi, qui, oggi, a chiedere a che punto sia l'emanazione dei decreti attuativi e se si intenda dare sollecita attuazione alla legge n. 62 del 2022 per garantire la trasparenza nel mondo della salute, attraverso l'istituzione, sul sito del Ministero della Salute, del portale “Sanità trasparente”.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interpellanti. Com'è noto, la legge 31 maggio 2022, n. 62, il cosiddetto Sunshine Act, promuove la trasparenza dei dati di interesse pubblico riguardanti le transazioni finanziarie e le relazioni di interesse intercorrenti tra le imprese e i soggetti operanti nel settore della salute.
Detta norma ha introdotto, per la prima volta, nell'ordinamento italiano, obblighi di pubblicità connessi ai trasferimenti di valori effettuati dalle imprese produttrici verso i soggetti operanti nel settore della salute e verso le organizzazioni sanitarie, per finalità di trasparenza, prevenzione e contrasto della corruzione, nonché la tutela del diritto “alla conoscenza dei rapporti aventi rilevanza economica o di vantaggio, tra le imprese produttrici di farmaci, strumenti, apparecchiature, beni e servizi, anche non sanitari, e i soggetti che operano nel settore della salute o le organizzazioni sanitarie”.
In particolare, l'articolo 5 prevede l'istituzione del registro pubblico telematico denominato Sanità trasparente, nel sito Internet istituzionale del Ministero della Salute. La data d'inizio del funzionamento del registro è comunicata mediante avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Nel registro citato sono presenti le comunicazioni, di cui all'articolo 3, e, in distinte sezioni, i dati risultanti dalle comunicazioni, di cui all'articolo 4, nonché gli atti di irrogazione delle sanzioni, di cui all'articolo 6.
Il registro è liberamente accessibile per la consultazione ed è provvisto di funzioni che permettono la ricerca e l'estrazione delle comunicazioni, dei dati e degli atti, di cui al comma 2, secondo gli standard degli open data.
L'articolo 3, invece, riguarda le convenzioni ed erogazioni in denaro, beni, servizi e altre utilità effettuate dall'impresa produttrice in favore: di un soggetto che opera nel settore della salute, quando abbiano un valore unitario al di sopra dei 100 euro o complessivo annuo maggiore di 1.000 euro; di un'organizzazione sanitaria, quando abbiano un valore unitario sopra i 1.000 euro o un valore complessivo annuo superiore ai 2.500 euro. Inoltre, sono sottoposti a pubblicità gli accordi tra le imprese produttrici e i soggetti che operano nel settore della salute o le organizzazioni sanitarie che producono vantaggi diretti o indiretti, consistenti nella partecipazione a convegni, eventi formativi, organi consultivi o comitati scientifici, o nella costituzione di rapporti di ricerca, consulenza e docenza.
La pubblicità delle erogazioni, delle convenzioni e degli accordi è effettuata a cura dell'impresa produttrice mediante comunicazione dei relativi dati, da inserire nel registro pubblico telematico. Qualora l'impresa produttrice abbia sede all'estero, l'adempimento può essere eseguito dal rappresentante della stessa in Italia.
L'articolo 4 obbliga le imprese produttrici, costituite in forma societaria, a comunicare al Ministero della Salute, entro il 31 gennaio di ogni anno, i dati identificativi, il codice fiscale o la partita IVA, dei soggetti che operano nel settore della salute e delle organizzazioni sanitarie per le quali ricorra una delle condizioni previste dal medesimo articolo. L'istituzione del registro in questione dovrà avvenire attraverso l'emanazione di un decreto del Ministro della Salute, sentiti l'Agenzia per l'Italia digitale (AgID), l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e il Garante per la protezione dei dati personali (GPDP), che individua la struttura e le caratteristiche tecniche del registro pubblico telematico, nonché i requisiti e le modalità per la trasmissione delle comunicazioni e l'inserimento dei dati stabiliti, i modelli per le comunicazioni, di cui agli articoli 3 e 4, ed eventuali ulteriori elementi da indicare nelle medesime comunicazioni.
Al fine della predisposizione del suddetto schema di decreto, presso il Ministero della Salute è stato istituito un apposito gruppo di lavoro, coordinato dalla competente Direzione generale della digitalizzazione, del Sistema informativo sanitario e della statistica, con la partecipazione delle sigle, che dicevo prima, quindi Anac, Agenzia per l'Italia Digitale, il Garante per la protezione dei dati personali, Aifa e le altre direzioni generali del Ministero interessate.
Il citato gruppo di lavoro ha prodotto uno schema di decreto e il relativo disciplinare tecnico. Si evidenzia, al riguardo, che la platea interessata alle disposizioni attuative oggetto del suddetto schema è particolarmente ampia, poiché ricomprende, oltre alle imprese produttrici di beni o servizi di interesse sanitario, le associazioni di volontariato, le aziende sanitarie e i professionisti, ovvero i soggetti che, a diverso titolo, operano nel settore della salute. Ciò considerato, al fine di avviare le attività di consultazione in merito al suddetto schema con i numerosi stakeholder, a breve si procederà a diramare il testo attraverso la piattaforma ParteciPa, messa a disposizione dal Dipartimento della funzione pubblica, per consentire di raccogliere contributi e suggerimenti utili a migliorare il provvedimento in corso di adozione, che saranno poi oggetto di ulteriore valutazione tecnica da parte del suddetto gruppo di lavoro.
Ritengo che questa procedura di consultazione pubblica, quale strumento utilizzato per consentire la partecipazione attiva al processo decisionale e per sollecitare un confronto aperto e costruttivo con tutti i soggetti destinatari ed attuatori delle disposizioni in esame, sia quanto mai opportuna ed efficace nell'ottica di poter perfezionare un provvedimento che, pur rispondendo ad esigenze di trasparenza, si pone altresì l'obiettivo della tutela della salute.
PRESIDENTE. Il deputato Quartini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie anche al Sottosegretario Gemmato per questa risposta che, devo dire, purtroppo, non è soddisfacente, nel senso che siamo decisamente oltre qualunque limite, anche se questa situazione non si può attribuire completamente all'attuale compagine governativa, perché comunque si sta parlando di maggio 2022. Avremmo dovuto iniziare, entro 3 mesi, ad elaborare qualcosa e partire, entro 6 mesi, con i decreti attuativi, ma siamo ancora fermi ed è trascorso un anno e mezzo. In parte, lo stesso Governo Draghi, poi dimissionario, ha rallentato il percorso, però anche il Governo attuale è in estremo ritardo. Mi sembra che si stia facendo anche un'operazione rispetto alla quale si sta prendendo ulteriore tempo, nell'ottica, ovviamente, come diceva il Sottosegretario, di una maggiore partecipazione degli stakeholder; quindi, chiaramente, a fronte di tutto questo, attraverso la piattaforma ParteciPa e via seguitando, anche dalla risposta che ci è stata data, c'è il rischio di vedere risultati di qui a quando non si sa.
Pertanto, c'è un certo livello di preoccupazione, anche perché ciò colloca l'Italia al di fuori dei livelli virtuosi che, invece, ci sono negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Francia, dove, da molto più tempo che da noi, questo tema è sentito ed è affrontato. Anzi, da noi c'è un ritardo per molti versi colpevole rispetto al discorso della trasparenza, anche in virtù di scandali che ci sono stati in passato e che sappiamo bene quanto abbiano condizionato la stessa fiducia che, a volte, i cittadini hanno riposto nelle terapie che vengono somministrate. Basti pensare all'affare De Lorenzo-Poggiolini, a suo tempo, con riferimento al quale si sono innescati meccanismi anche di preoccupazione e di sfiducia da parte dei cittadini rispetto al rischio corruttivo, che evidentemente c'era, e a un'opacità che era presente.
La trasparenza, da questo punto di vista, mi permetto di sottolinearlo, è anche l'elemento fondamentale per superare l'asimmetria informativa fra il cittadino e i professionisti. È un elemento importante. Oggi, come ha opportunamente declinato anche Ivan Cavicchi più volte nel suo pensiero, non dovremmo più parlare di utenti o di pazienti, ma di esigenti, cioè il cittadino, oggi, ha un livello di formazione e di cultura per cui non può semplicemente essere visto come fruitore di un servizio, ma partecipante di un servizio.
Non si dovrebbe più parlare di compliance, per intendersi, ma di concordance nelle capacità di interagire fra professionisti sanitari e cittadini. È chiaro che un registro di trasparenza su questi aspetti non può che facilitare tale compito, quindi se il cittadino sa chi ha davanti, sa anche, eventualmente, se vi sono conflitti di interesse, che non sono reato, ma è bene saperlo, perché almeno ha la capacità di scegliere in maniera più consapevole.
Quindi, il Sunshine Act è effettivamente una misura virtuosa che può mettere l'Italia sullo stesso livello e sullo stesso piano di grandi Paesi dove la trasparenza, l'accountability, la capacità di verificare alcuni aspetti in termini di rapporto con i professionisti sanitari sono estremamente utili.
Credo che questo Governo abbia, da questo punto di vista, una grande occasione, se riesce ad accelerare questa possibilità, che è immensa, anche rispetto all'appropriatezza della capacità del sistema di avere cure evidence based medicine. È un elemento importante, perché un conto è avere rapporti con aziende poco trasparenti, un conto è avere rapporti proficui con aziende decisamente trasparenti, dove il livello di rigore metodologico della ricerca e i dati delle ricerche effettuate sono a disposizione di tutti. Sono due cose completamente diverse.
Il registro consente anche di capire, in maniera indiretta, nei casi in cui vi sia un rapporto trasparente fra aziende farmaceutiche e professionisti, chi sono le aziende farmaceutiche, quali convegni e quali farmaci innovativi le aziende mettono a disposizione e in che termini, di che cosa si tratta, le modalità eccetera. Chiaramente va visto tutto il contesto.
Un altro elemento importante è che il cittadino, sempre in maniera indiretta, evidentemente può riuscire a capire anche alcuni aspetti di rischio di disease mongering. Perché dico questo? Perché sappiamo bene che, nei contesti di protocolli diagnostico-terapeutici, ma anche in quelli delle linee guida prodotte dalle stesse aziende farmaceutiche che si trovano in buoni rapporti, in molti casi, con le società scientifiche, c'è un rischio di abuso nel generare e indurre bisogni di salute.
Provo a fare un paio di esempi. Quando ero piccolo, mi ricordo che guardavo gli esami del sangue che arrivavano a casa, perché già avevo l'idea di fare il medico, quindi ero lì che controllavo. Mi ricordo, ancora oggi, che il livello normale di colesterolo era 270 all'epoca.
Dopo qualche anno, io ho fatto medicina. Quando ho cominciato medicina, i livelli ottimali di colesterolo erano 240. Ora sono meno di 200 e alcune aziende farmaceutiche propongono addirittura terapie monoclonali per ridurlo ancora di 40, per garantire la salute.
Non sto discutendo quali dovrebbero essere i livelli di colesterolo ottimali, ci mancherebbe altro! Non entro in merito a questo. Però, è evidente che, nel tempo, la platea dei soggetti da trattare è cresciuta a dismisura: questo è un dato di fatto. Non entro nel merito di quale sia il livello di colesterolo giusto, ma la platea, in questo modo, è cresciuta tantissimo e, soprattutto, è cresciuta la platea da trattare con farmaci che abbassano il colesterolo.
La stessa cosa è avvenuta per l'ipertensione arteriosa. Quando ho cominciato medicina, era normale praticamente la minima fino a 95 e ora a 80-85 bisognerebbe trattarla. Anche lì, è aumentata la platea. La stessa cosa è successa per il diabete. Prima si faceva la diagnosi con 140 di glicemia a digiuno, ora si fa la diagnosi con 126 di glicemia a digiuno.
C'è, dunque, una tendenza a farci ammalare un po' tutti - mettiamola così -, in maniera tale che la platea aumenti. Quindi, chi ci guadagna? Non solo le aziende farmaceutiche, ma anche i professionisti, perché io, da diabetologo, se, nel mio studio personale, se visito 100 persone guadagno un tot, ma ne visito 1.000, guadagno 10 volte tanto. E lo stesso è per chi produce farmaci.
Ecco il discorso dell'appropriatezza, ecco l'importanza della trasparenza su queste cose. Il cittadino, giustamente, è esigente ed è giusto che sappia con chi ha che fare. Dopodiché, non c'è reato, né ci sono elementi di criticità. Però, è chiaro che chi tiene all'oscuro i cittadini, rispetto alla trasparenza dei propri rapporti con le aziende o rispetto ai rapporti delle aziende con le società scientifiche, è giusto che sia sanzionato.
Quindi, in questo senso, inviterei il Governo a procedere speditamente, per rendere compiuto questo atto che, secondo noi, è assolutamente virtuoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La ringrazio, anche a nome di noi ipertesi e ipercolesterolemici.
(Iniziative di competenza in relazione alla vicenda delle società Visibilia e Ki Group, con particolare riferimento alla tutela dei lavoratori coinvolti e ai contributi statali erogati - n. 2-00189)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Braga ed altri n. 2-00189 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Gribaudo se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.
CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Sottosegretario Durigon, onorevoli colleghi, come Partito Democratico, proviamo, con quest'interpellanza, ad avere qualche risposta alle tante domande che sono sorte dall'inchiesta giornalistica di Report, conosciuta con il nome “Open to fallimento”.
Non possiamo certamente ritenerci soddisfatti dell'informativa voluta dalle opposizioni della Ministra Santanche' al Senato che, secondo il fact-checking fatto sempre da Report nella puntata successiva, ha scelto di non parlare delle questioni più spinose che riguardavano le sue aziende e, addirittura, di mentire platealmente in alcuni passaggi, spostando l'attenzione, per gran parte dell'intervento, su di sé o sul tema del garantismo, che nulla c'entrano con questa vicenda. Il suo intervento, invece che districare ogni interrogativo, ha finito per accrescere i dubbi sulla sua già debole ricostruzione, facile da smontare punto per punto. Le novità e le rivelazioni di queste ultime settimane, dunque, hanno complicato il quadro di questa vicenda, con una Ministra che, secondo ormai diverse fonti giornalistiche, è finita al centro delle indagini della procura di Milano per i debiti e i rapporti non trasparenti con i dipendenti delle due società, Ki Group e Visibilia.
Con quest'interpellanza urgente, le chiediamo, Sottosegretario, almeno per le parti di propria competenza, di fare al più presto chiarezza sui gravi fatti emersi nell'inchiesta, che riguardano il lavoro dei dipendenti di queste due società, il loro diritto a una retribuzione puntuale, al TFR e al rispetto del contratto e degli accordi lavorativi.
Vorrei provare a ricostruire le principali informazioni che sono in nostro possesso fino a questo momento e porre, nella maniera più chiara e puntuale possibile, le domande su cui vorremmo da lei una risposta altrettanto chiara e puntuale. Partiamo, dunque, dalle vicende della società Ki Group.
A quanto sappiamo finora, la senatrice Santanche' e Canio Mazzaro, suo socio ed ex compagno, sono subentrati nella gestione diretta della società dal 2018. Da quel momento, sono iniziate le difficoltà nel pagare i fornitori e la società ha accumulato debiti fino a 8 milioni di euro, pari a quasi un quarto del fatturato, al punto tale che, dal 2019, i bilanci di Ki Group sono stati sempre bocciati dalla società di revisione. In nove anni, il valore del gruppo è passato da 35 milioni a 465.000 euro. In pratica, l'attuale Ministra del Turismo, che ha sempre vantato di essere un'imprenditrice di successo che, oggi, dovrebbe occuparsi di promuovere l'Italia nel mondo e creare lavoro di qualità, in realtà ha contribuito in modo consistente, insieme all'ex marito, alle perdite del gruppo, attribuendosi, però, consistenti compensi anche quando la società era in perdita. È stato facile per i giornalisti dimostrare il contrario di quello che la Santanche' ha affermato in Senato: le sue quote erano rilevanti e per un lungo periodo ha svolto un ruolo operativo.
Ma, al di là della pessima gestione finanziaria dell'azienda e delle conseguenze che questa ha avuto sugli azionisti, le conseguenze peggiori, come spesso accade in questi casi, sono state per quelle decine di lavoratori licenziati che sono ancora in attesa del loro TFR.
Mentre la senatrice festeggiava il Natale, riprendendo il suo villaggio natalizio animato a centro tavola, la maggior parte dei dipendenti di Ki Group era stata da poco licenziata senza, però, ricevere la liquidazione. Ci risulta che l'ammontare complessivo delle liquidazioni che Ki Group deve ancora pagare è di circa 800.000 euro.
Su questo punto, Sottosegretario, vogliamo alcune risposte sul perché si siano tutelati prima i profitti della Ministra e del suo compagno, anziché tutelare il diritto dei fornitori e il TFR dei lavoratori. Vogliamo sapere precisamente quante persone siano ancora in attesa di ricevere il TFR e se e come questi lavoratori saranno risarciti del danno subito, perché non è accettabile che i diritti dei lavoratori siano calpestati in questo modo per la responsabilità di imprenditori avventati, con scarsa etica imprenditoriale e incapaci di gestire le finanze della società, che finiscono per essere premiati dalla vostra maggioranza, con la nomina addirittura a Ministro della Repubblica.
Sappiamo, poi, che Ki Group è stata beneficiaria di un prestito pari a 2,7 milioni di euro da parte del Fondo Patrimonio PMI di Invitalia, risorse che dovevano essere utilizzate, appunto, per pagare fornitori e dipendenti. La società, pertanto, attualmente è debitrice del Fondo - e, quindi, dello Stato - della somma di 2,7 milioni di euro, oltre ad accessori. Dalla relazione sulla gestione allegata al bilancio al 31 dicembre 2021 e pubblicata nel registro delle imprese, la stessa Ki Group dichiara di aver ricevuto da Invitalia, quale gestore del Fondo, in data 17 maggio 2022, una richiesta di restituzione anticipata del prestito.
A questo punto, Sottosegretario, pretendiamo da lei o dai suoi colleghi del MEF una risposta molto semplice e chiara: come sono stati spesi questi soldi? Sono stati recuperati dallo Stato? Se non sono ancora stati recuperati, come s'intende recuperarli nel più breve tempo possibile? Perché, colleghi, sarebbe davvero grave venire a sapere che i soldi dei contribuenti italiani, pari a 2,7 milioni di euro, sono stati spesi con così poca lungimiranza da parte di una Ministra della Repubblica, senza che abbia provveduto a restituirli prima di ricevere l'incarico. Credo che molti colleghi, anche della maggioranza, possano convenire con me che, certamente, è poco sano per una democrazia.
La terza questione, Sottosegretario, riguarda, come potrà immaginare, la cassa integrazione COVID, su cui il Governo ha già assunto l'impegno preciso di effettuare controlli più stringenti sul suo utilizzo improprio, votando un mio ordine del giorno sul decreto Lavoro. Ci aspettiamo che questo impegno sia concreto e portato avanti con tenacia dal suo Ministero. Coloro che sedevano in questi banchi, già nella passata legislatura, potranno facilmente ricordare che l'allora senatrice Santanche' è sempre stata tra gli esponenti politici più critici verso le misure di contenimento del contagio da COVID-19. Si possono facilmente ritrovare diversi suoi interventi televisivi in cui la senatrice vantava di anticipare la cassa integrazione straordinaria COVID ai suoi dipendenti. Oggi, veniamo, invece, a sapere, grazie al coraggio che hanno trovato i suoi dipendenti di denunciare queste assurde condizioni di lavoro, che quelle sue dichiarazioni non corrispondevano al vero.
Ma sappiamo che i guai della Ministra non si limitano all'azienda di distribuzione dei prodotti biologici alimentari. Alcuni dipendenti della Visibilia, anche con funzioni apicali, hanno, infatti, testimoniato che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore, quindi a spese dei contribuenti, pur continuando a lavorare.
Se questi fatti fossero dimostrati, si configurerebbe il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Leggo, Sottosegretario, la dichiarazione di Federica Bottiglione, ex responsabile degli affari societari e investitor relator, che ha scelto di metterci la faccia in questa vicenda ed ha dichiarato: “Non sapevo di essere in cassa integrazione perché nessuno me lo ha comunicato”. La stessa dipendente ha, poi, aggiunto di aver continuato a lavorare per la società Visibilia, che la pagava solo attraverso rimborsi spese chilometrici, peraltro durante il lockdown, quando il divieto di circolazione era pressoché totale, e di aver lavorato part time presso il Senato come assistente parlamentare del senatore Ignazio la Russa, con un contratto di consulenza.
Dunque, Sottosegretario, anche in questo caso, la questione è molto semplice: da atti pubblici risulta che la Ministra, al tempo imprenditrice e parlamentare, sia stata destinataria di un credito d'imposta di 600.000 euro connessi all'emergenza epidemiologica COVID-19. Siamo, però, sicuri che questi soldi siano stati impiegati per mettere effettivamente in cassa integrazione straordinaria alcuni dipendenti o c'è stato un abuso della cassa integrazione COVID? Ci spiega come sia possibile mettere in cassa integrazione un dipendente senza comunicarglielo? Capisce che c'è qualcosa che non torna? Queste dichiarazioni ci portano a credere che l'allora senatrice Santanche' abbia abusato della cassa integrazione, senza avvisare nemmeno i suoi dipendenti. Come potrà ben capire, questo richiede accertamenti immediati da parte del suo Ministero, dell'INL, dell'INPS, una risposta certa, in tempi rapidissimi.
Insomma, colleghi, siamo di fronte a una Ministra che da sempre critica i percettori del reddito di cittadinanza, chiamandoli fannulloni, ma che, evidentemente, ha uno scarsissimo rispetto del lavoro dei propri dipendenti: bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione, ditte messe in difficoltà o, addirittura, strozzate per il mancato saldo delle forniture e, poi, comprate a prezzi stracciati. Credo che un po' tutti ci domandiamo perché abbia scelto di fornire una falsa rappresentazione della realtà, con parecchie omissioni, dichiarazioni facili da smentire. Siete sicuri, colleghi, di voler tenere ancora una persona che ha dimostrato una così scarsa etica imprenditoriale e istituzionale a capo del Ministero del Turismo?
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a margine dell'ultimo Vertice NATO, ha scelto di rompere il suo prolungato silenzio su questa vicenda, dicendo che un avviso di garanzia non determina in automatico le dimissioni di un Ministro. Come ha già provato a fare la Ministra quando è andata al Senato, la Meloni prova a utilizzare l'argomento del garantismo per giustificare una scelta politica di tenere la Ministra Santanche' nel suo ruolo.
Guardate, colleghi, noi ve lo abbiamo detto in tutte le salse: qui non si tratta di una questione di giustizialismo, né di voler fare un processo mediatico anticipato alla Ministra, ci mancherebbe. Noi chiediamo alla Ministra di fare un passo indietro per tutelare il prestigio e il lavoro dell'istituzione che presiede, non essendo in grado, al momento, di fornire risposte chiare e inequivocabili sulle accuse di illecito sulla gestione delle sue aziende, mosse direttamente dai suoi dipendenti, che ci hanno messo la faccia su un'importante e riconosciuta trasmissione televisiva del nostro Paese. Insomma, è una questione di opportunità politica, di rispetto delle istituzioni e non certo di giustizialismo.
La senatrice Santanche' avrà modo di difendersi dalle accuse nei tribunali, ma, fino al momento in cui non sarà in grado di dimostrare la sua estraneità ai fatti gravi di cui è accusata, riteniamo che non possa continuare a ricoprire l'incarico di Ministra della Repubblica, figura di esempio e rappresentanza del Paese e di un'istituzione, quella del Ministero del Turismo, che non può essere intaccata dai trascorsi molto poco chiari di chi la guida. Ne va della credibilità del Paese intero. Se, poi, anche solo uno dei comportamenti denunciati dalle sue dipendenti fosse verificato, verrebbe meno l'impegno di svolgere con disciplina e onore l'incarico che gli è stato affidato in quanto Ministro della Repubblica, perché vorrebbe dire che ha mentito a questo Parlamento. Forse era meglio fare un passo indietro due settimane fa, per dignità istituzionale, che cadere anche solo per una di queste pesantissime accuse tra qualche tempo.
Nel frattempo, Sottosegretario, ascoltiamo con grande attenzione se intenderà rispondere agli interrogativi che vi abbiamo posto in questa interpellanza urgente, perché non solo noi, ma tutte le persone perbene, gli imprenditori perbene che fanno fatica, le persone che pagano le tasse, le persone che lavorano, le persone che investono in questo Paese hanno diritto ad avere nei Ministri della Repubblica degli esempi, proprio quell'esempio che la Ministra Santanche' non ha dimostrato e non ha dimostrato nemmeno nell'informativa urgente al Senato. Grazie per le risposte che ci darà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere.
CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli onorevoli interpellanti chiedono di conoscere quali iniziative di competenza il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali intenda adottare, al fine di verificare i comportamenti delle società Visibilia Editore Spa e Ki Group, in merito alle vicende riportate in questi giorni dagli organi di informazione e se intenda attivarsi per il recupero delle eventuali somme indebitamente percepite.
Come ha già avuto modo di riferire il Ministro nei giorni scorsi, rispondendo ad analoghe interrogazioni presentate alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica segnalo, in via preliminare, com'è certamente noto agli interpellanti che, dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 149 del 2015 (24 settembre 2015), il Ministero non ha poteri ispettivi, che sono stati totalmente trasferiti all'Ispettorato nazionale del lavoro, agenzia unica per le ispezioni del lavoro.
Nella materia oggetto della presente interpellanza ha poteri di verifica anche l'INPS, ai fini della valutazione della legittimità della concessione degli ammortizzatori sociali.
Ricordando che, su entrambi gli enti, il Ministero mantiene esclusivamente poteri e funzioni di vigilanza, si coglie l'occasione fornita dalla presente interpellanza per informare che è in corso il rafforzamento dell'organico dell'INL, con l'inserimento di circa 800 unità di personale, nel corso del 2023, che andranno ad aggiungersi alle circa 5.000 unità già in servizio. L'INL si avvale anche dell'attività del Comando dei carabinieri per la tutela del lavoro, che può contare su circa 450 unità.
In ordine alla concessione della cassa integrazione guadagni, inoltre è bene ricordare che la normativa vigente (in particolare, per la cosiddetta cassa COVID, l'articolo 22-quater del decreto-legge n. 18 del 2020) prevede che, nel caso in cui sia provato l'indebito accesso del datore di lavoro all'utilizzo di strumenti di integrazione salariale, le somme anticipate siano recuperate con una procedura amministrativa, fatta salva l'eventuale responsabilità penale in caso di commissione di reati connessi alla richiesta di concessione.
Fatte queste doverose premesse, si rappresenta gli onorevoli interpellanti che, sulle vicende in esame, è confermata la piena e costante attenzione del Ministero del Lavoro, in ordine alle attività svolte e in corso di svolgimento da parte degli organismi ispettivi vigilati, sulle quali sarà possibile fare una piena valutazione solo agli esiti delle stesse.
PRESIDENTE. Il deputato Fossi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, Sottosegretario, direi che non ci siamo, non siamo soddisfatti, né convinti della brevissima illustrazione che, tra l'altro, in alcuni passaggi, sembra quasi dare ragione ad alcune sottolineature che facciamo, ma in cui ci pare non ci sia, di fondo, un'assunzione di responsabilità da parte del Governo rispetto a una vicenda che, politicamente e da un punto di vista istituzionale, è grave, sgradevole e imbarazzante per le stesse istituzioni democratiche che tutti noi rappresentiamo, perché incide sulla forza, sulla credibilità e sulla integrità delle istituzioni stesse e anche perché altera quello che dovrebbe essere il normale funzionamento, la normale modalità delle istituzioni.
Credo, sinceramente, che ci sia una precisa volontà in questo; lo verifichiamo e, purtroppo, lo riscontriamo tutti i giorni nell'attività del Governo e di questa maggioranza di destra sia nel modo in cui tentano di rivedere e di definire la maniera di stare insieme dei cittadini, delle persone nelle nostre comunità, attraverso le scelte che deliberatamente fanno, sia nel modo in cui si rapportano alle istituzioni, con il tentativo, quindi, di cambiare anche la modalità di stare insieme all'interno delle stesse istituzioni. Lo si vede anche nel modo in cui vi rapportate e trattate il Parlamento e le minoranze. Insomma, rispetto a un fatto come questo, con tutto il rispetto per la sua figura, Sottosegretario, mi pare che non sia normale che, su una vicenda così grave, anche oggi, non ci sia la Ministra in quest'Aula; mi pare grave che, anche oggi, su una vicenda così grave, non ci sia la Presidente del Consiglio in quest'Aula e che deleghi la gestione di questa vicenda ad altri, sicuramente autorevoli esponenti, ma non la assume in prima persona.
Credo che la normalità sia falsata, da più punti di vista, principalmente sotto due aspetti. Innanzitutto, il punto è chiaramente la responsabilità soggettiva e oggettiva dell'imprenditrice Daniela Santanche', ma c'è anche il dubbio, ripetutamente sottolineato dalle opposizioni, in particolar modo dal Partito Democratico, e poco fa dall'onorevole Gribaudo, che la Ministra abbia mentito al Paese e agli italiani mentre parlava alle Camere nell'esercizio delle sue funzioni di Governo, essendo Ministro del Governo in carica.
Di fronte a questo, una Ministra degna di questo nome non avrebbe nemmeno permesso, di fatto, l'atto di sindacato ispettivo di cui stiamo discutendo questa mattina, semplicemente per il fatto che si sarebbe dimessa prima e per due motivi: per la propria dignità personale, politica e istituzionale, e per la dignità e l'autorevolezza del Governo che rappresenta.
Guardate che questa riflessione non è stata fatta solo dal PD, dalle minoranze e da una sempre più ampia fetta dell'opinione pubblica, ma anche da voi. Quando eravate all'opposizione e professavate coerenza lo avete detto anche voi, lo ha detto l'attuale Presidente del Consiglio che, appunto, si definiva coerente rispetto alle proprie posizioni. Lo ricordate, no? Per fatti di assoluta minore gravità, rispetto a quello di cui stiamo discutendo oggi, la Presidente del Consiglio chiedeva le dimissioni da Ministro, perché sarebbero state un gesto importante e significativo, un forte segnale di rispetto verso le istituzioni, un atto di responsabilità auspicabile rispetto a quanto è accaduto. Era il 2013: si trattava dell'allora Ministra Josefa Idem, ma poi lo ha fatto con la Ministra Cancellieri, con la Ministra Guidi, con la Ministra Boschi. Insomma, ai tempi, ci si doveva comportare in un modo, oggi no.
La Presidente del Consiglio non parla, ma fa parlare nel Paese esponenti del Governo ed esponenti della maggioranza che difendono a spada tratta l'operato della Ministra e attaccano, in modo scomposto, inaccettabile e del tutto ingiustificato, la magistratura, al punto tale che il Capo dello Stato è stato costretto ad intervenire.
Diciamo di più, in un Paese normale, Daniela Santanche', proprio per il conflitto di interessi, evidente e macroscopico, relativo alle sue attività di imprenditrice, non sarebbe mai stata nominata Ministro del Turismo.
Però, è bene tornare al merito della questione di cui stiamo discutendo nei punti che l'onorevole Gribaudo ha sottolineato, in maniera puntuale, nel proprio intervento, oggetto di questa interpellanza, e rispetto ai quali, in certi passaggi, pare che il Sottosegretario Durigon stia quasi dando ragione a noi, mentre rispetto a molti altri quesiti, come dire, ha avuto un atteggiamento elusivo.
Si tratta di accuse gravissime, perché fallire, purtroppo, è una cosa che, nell'attività di un imprenditore o di un'imprenditrice, può accadere, soprattutto, durante la difficilissima fase della pandemia e del post pandemia; basta riconoscerlo e subire le conseguenze che ogni comune mortale subirebbe, anche se si fa parte di un partito che ha sempre strizzato l'occhio ai no-vax e che usa e ha usato quel periodo drammatico della pandemia per fare propaganda elettorale e politica.
Sia chiaro: pilotare fallimenti per non pagare i fornitori, costruire bilanci falsi, assicurandosi però lauti compensi come dirigenti, licenziare dipendenti che avanzano stipendi arretrati senza riconoscere nemmeno il TFR, far lavorare i dipendenti in cassa integrazione, a loro insaputa, pare, retribuire i dipendenti con rimborsi spese chilometrici, peraltro durante il lockdown, quando, lo sappiamo tutti, tranne rare eccezioni, non si poteva circolare, far assumere propri dipendenti dal Senato, utilizzandoli per mansioni che niente hanno a che vedere con l'attività parlamentare, utilizzare la propria carica per avere prestiti dallo Stato senza restituirli, se dimostrati come veri, sono reati gravi e, quindi, le accuse sono pesantissime; lo sono anche se si è diventati Ministri e se il Governo di cui si fa parte, alcuni di questi reati, magari, li vuole cancellare.
La Ministra, invece, prova a buttarla in caciara, dicendo che c'è qualche scroccone e minacciando i giornalisti di querela. La Presidente del Consiglio cerca di eludere le domande; in Italia fa spallucce, ma dall'estero grida al complotto. Io, però, credo che, gratta, gratta, dietro a questa vicenda e alle argomentazioni che usa la maggioranza ci sia la realtà; c'è la realtà di un Governo che litiga su tutto, PNRR, MES, autonomia differenziata, nomine; c'è una maggioranza che non alza un dito per difendere i lavoratori minacciati e vessati e che, alla zitta, con un blitz vergognoso, cancella la possibilità di discutere di una legge sul salario minimo in queste istituzioni, semplicemente perché c'è un'idea di fondo ed è l'idea che i lavoratori devono avere meno diritti, meno tutele e gli imprenditori, con pochi scrupoli, magari, devono essere protetti e sostenuti. Attenti, però, la logica del potere che prevale sui diritti e sulle persone è scivolosa, porta a sentirsi intoccabili e invincibili; magari, si fanno anche operazioni oltre il limite, con qualche villa a Forte dei Marmi, ma, alla fine, si appare sempre più chiusi e volti all'autoconservazione.
Oggi, tutto questo vi pare possibile, ma il Paese vi guarda, ci guarda e vi chiederà il conto, come l'ha chiesto a tutti e, magari, alla fine, non vi manderà a casa una mozione di sfiducia, ma direttamente la volontà degli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Rinvio delle convocazioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza e della Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità.
PRESIDENTE. Colleghi, comunico che, d'intesa con il Presidente del Senato, la seduta costitutiva della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, già prevista per oggi, martedì 18 luglio 2023, alle ore 13, è rinviata a mercoledì 26 luglio 2023, alle ore 14, presso la sede del Palazzo San Macuto.
La seduta costitutiva della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, già prevista per mercoledì 19 luglio 2023, alle ore 8,30, è rinviata a martedì 25 luglio 2023, alle ore 13, presso la sede di Palazzo San Macuto.
Infine, la seduta costitutiva della Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall'insularità, già prevista per mercoledì 19 luglio 2023, alle ore 14, è rinviata a mercoledì 26 luglio 2023, alle ore 8,30, presso la sede di Palazzo San Macuto.
Si riprende lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
(Intendimenti in ordine al rifinanziamento del Fondo sociale affitti e del Fondo per la morosità incolpevole - n. 2-00110)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lupi e Cavo n. 2-00110 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Cavo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente, la illustro. Grazie, Sottosegretario. Questa interpellanza ha come oggetto fondamentale il Fondo sociale affitti, finalizzato ad agevolare economicamente l'accesso alle locazioni abitative sul mercato privato da parte di quei soggetti e di quei nuclei familiari che versano in condizioni di fragilità economica.
Vogliamo portare l'attenzione su questo fondo, finanziato sostanzialmente fino al 2022, e di cui c'è ancora grande necessità - è quello che si avverte dai territori, in un momento di difficoltà -, perché vogliamo capire se esista la volontà di sostenere questa misura, di andare incontro alle necessità delle famiglie in difficoltà, anche con riferimento alle necessità delle regioni destinatarie di questo fondo, da parte dello Stato, con il meccanismo per cui il fondo nazionale veniva elargito alle regioni che poi lo ripartivano ai comuni, i quali andavano a sostenere i nuclei familiari fragili.
L'altro fondo, sostanzialmente parallelo, anche se impostato diversamente - meno strutturale, ma andava incontro a sopravvenute esigenze - è quello per la morosità incolpevole, rivolto al sostegno di quelle famiglie raggiunte da provvedimenti di sfratto. Ha, quindi, un'impostazione diversa, ma comunque importante e significativa, dovuta a situazioni di impossibilità sopravvenuta al pagamento dei canoni di locazione, a fronte di perdite o di significativa contrazione della capacità reddituale.
È, quindi, un altro Fondo importante, si tratta di due Fondi con una capienza diversa - questo è importante precisarlo - e anche con una cadenza temporale differente: il Fondo morosità incolpevole è arrivato fino al 2021 e, nel tempo, ha avuto una capienza che è arrivata fino a 50 milioni di euro; il Fondo sociale affitti ha avuto una capienza sicuramente più importante ed è arrivato fino a 330 milioni di euro, nel 2022. Questo per dare le dimensioni.
Sicuramente, abbiamo avuto una segnalazione importante, che è stata anche un incentivo per questa interpellanza. Lo dico essendo stata anche assessore regionale alle politiche sociali per alcuni anni. Dalla regione Liguria, il 7 marzo scorso, è stata inviata una lettera da parte dell'attuale assessore alle politiche abitative, Scajola, indirizzata direttamente al Ministro Salvini, perché questo Fondo è incardinato proprio presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e, per conoscenza, anche al Ministro Calderoli. In essa sono state evidenziate l'urgenza e la necessità di intervenire per dare una risposta rispetto a entrambi questi filoni. Per fare un esempio e per dare un'idea dell'importanza sul territorio, si rappresenta come il Fondo sociale affitti, per quanto riguarda una regione come la Liguria, nel 2022 abbia raggiunto 138 comuni, perché tanti ne hanno fatto richiesta, e 10.000 famiglie. Questo per far capire qual è stata la sua importanza e quanti nuclei familiari sono stati raggiunti. A livello nazionale, lo ribadisco, valeva 330 milioni di euro e, quindi, riusciamo a fare le proporzioni di quante famiglie si sono potute assistere allora. E, chiaramente, potete capire l'esigenza di andare incontro alle attuali necessità.
Tutto questo per dare una risposta alle istanze presentate, per chiedere se sia intenzione del Governo dare una risposta a queste esigenze e per capire se vi sia l'intenzione di provare a rifinanziare questi Fondi o, comunque, di attuare una politica volta ad assistere le famiglie con fragilità; una politica che, da questa legislatura, abbiamo perseguito con tutti i provvedimenti adottati da questo Governo.
Noi Moderati abbiamo sempre insistito per andare incontro al tema delle famiglie con fragilità. I decreti e tutte le iniziative adottate hanno dato risposte al tema della casa che è, ovviamente, qualcosa di fondamentale nella vita di ognuno. Riteniamo che siano necessari un focus e una risposta adeguata: chiediamo di sapere quali possano essere e accendiamo una riflessione su questo tema.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.
TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il quesito posto dagli onorevoli interpellanti concerne un tema di grande rilevanza sociale che va affrontato in maniera strutturale e con un approccio non emergenziale.
La questione abitativa si è fortemente acuita in conseguenza della crisi economica e dei mutamenti demografici e socio-economici ed è caratterizzata da una pressante e nuova domanda di edilizia residenziale pubblica. Ne consegue un disagio abitativo che coinvolge non più solo le fasce economicamente svantaggiate, ma si estende progressivamente ai ceti medi, evidenziando la necessità di un incremento della disponibilità di alloggi per una fetta più ampia di popolazione.
Innanzitutto, è necessario promuovere programmi di edilizia residenziale sociale, obiettivo prioritario sia per affrontare i bisogni di famiglie in condizioni di fragilità sia per riqualificare le aree periferiche delle nostre città. La disponibilità di un alloggio dignitoso costituisce, infatti, un elemento fondamentale di un processo di inclusione sociale che consenta di scongiurare fenomeni di degrado urbano e di sovraffollamento.
Pertanto, si ritiene indispensabile il superamento di programmi, interventi e stanziamenti una tantum.
Il mancato rifinanziamento dei Fondi richiamati dagli onorevoli interroganti non significa aver dimenticato le difficoltà di molte famiglie che si trovano in una situazione di disagio abitativo. Infatti, nell'ambito della programmazione strategica del MIT rientra il Programma di recupero e razionalizzazione alloggi e immobili ERP, che ha messo a disposizione dei comuni e degli ex IACP oltre 814 milioni di euro per recuperare alloggi degradati. Al 31 dicembre 2022, gli alloggi ammessi a finanziamento sono 44.758. Inoltre, sono stati sottoscritti accordi di programma per la realizzazione di programmi innovativi di rigenerazione urbana, recupero e riqualificazione del patrimonio abitativo pubblico e sociale con la regione Lombardia e con la regione Sicilia, oltre a un accordo in via di definizione con la regione Lazio.
Sul tema è in corso un confronto costante da parte del MIT con le regioni, dal quale è emersa un'evidenza circa la presenza di una domanda abitativa maggiormente articolata e variegata, che non può essere soddisfatta solo con gli strumenti tradizionali e in assenza di progetti integrati.
L'attuale approccio, pertanto, non basta più. La frammentazione delle politiche abitative e dei programmi vigenti comporta procedure amministrative lente e macchinose, che hanno scontato procedure differenziate e lunghezza dei tempi attuativi. L'obiettivo è superare tale frammentazione la cui inefficacia è stata generata, in particolare, dalla mancanza di una visione d'insieme e di un coordinamento fra i diversi interventi.
È essenziale, quindi, che questa strategia sia condivisa con gli enti territoriali, che sono il livello di prima prossimità con le tante famiglie che lottano per il proprio diritto alla casa. Pertanto, come annunciato, il MIT è al lavoro per la realizzazione di un nuovo Piano casa a livello nazionale, che rappresenterà una revisione organica dei provvedimenti attuali, orientato a una concezione multidimensionale dell'intervento pubblico, attraverso l'integrazione di diversi strumenti: programmi di rigenerazione urbana, edilizia sociale, valorizzazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica esistente e misure di sostegno mirate. Tra queste ultime, anche il Fondo per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e il Fondo morosità incolpevole per cui sono allo studio iniziative per il loro rifinanziamento nell'ambito di un programma di un programma pluriennale, con risorse e modalità di funzionamento, così da creare un sistema condiviso con gli enti territoriali, volto a soddisfare la domanda di edilizia residenziale pubblica da destinare alle fasce di popolazione più bisognose e superare, quindi, le criticità che ne hanno caratterizzato la gestione negli anni precedenti.
L'obiettivo è portare quanto prima tale importante riforma all'attenzione delle Camere, e il dibattito sull'emergenza abitativa attualmente in corso in quest'Aula costituisce un punto di partenza rilevante e un prezioso contributo in tale direzione.
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente, e grazie, Sottosegretario, per questa risposta. Direi che mi ritengo soddisfatta, nel senso che questa risposta chiaramente prende atto e dà atto dell'importanza della tematica che abbiamo sottoposto. È stata una risposta articolata e argomentata, che è partita da alcune misure assolutamente importanti e dalla presa di consapevolezza che questo tema sta abbracciando un numero sempre più ampio di famiglie, quindi non soltanto quelle oltre la soglia della povertà. Addirittura, ha parlato di ceti medi, quindi ci rendiamo consapevoli del fatto che abbiamo sollevato un problema assolutamente importante, che attenzioneremo e continueremo ad attenzionare insieme.
Ho ascoltato risposte importanti per quanto riguarda tutto il tema dell'edilizia residenziale e tutto quello che si ha intenzione di mettere in campo addirittura sul tema dell'edilizia sociale, come ho sentito; e sono assolutamente misure importantissime la rigenerazione urbana e gli accordi fatti con alcune regioni, che ci auguriamo possano essere estesi sempre a più regioni e possano coinvolgere tutto il territorio nazionale.
Sono misure assolutamente importanti. È chiaro che questa interpellanza è stata rivolta - poi si è avuta un'apertura, almeno così ho colto, da questo punto di vista - a misure mirate non a tutta la parte dell'edilizia residenziale e, quindi, sociale e pubblica, ma a quelle famiglie che devono pagare l'affitto perché si trovano in alloggi privati e hanno la necessità di non arrivare allo sfratto; o, qualora arrivino allo sfratto, poterlo evitare e avere un sostegno da questo punto di vista, e questo è l'altro tema della morosità incolpevole.
Ho colto un'apertura anche da questo punto di vista, almeno dalle parole finali del Sottosegretario nella risposta, perché mi sembra di capire che tutto questo possa rientrare all'interno di un più ampio Piano casa, a cui si sta lavorando. Quindi, ci crediamo. Pensare a un Piano casa che comprenda tutto questo vuol dire avere comune consapevolezza dell'importanza di questa tematica e, quindi, ci auguriamo di poter avere risposte precise anche su queste misure. Si potrà chiamare Fondo affitti, si potrà chiamare Fondo morosità incolpevole o si potrà avere un nome diverso per questi fondi ma dovranno avere la stessa finalità, quella di aiutare famiglie che non sono nell'edilizia residenziale pubblica ma hanno necessità di continuare ad avere un sostegno e avere un luogo e un riferimento per continuare ad essere nel circuito e in una vita di normalità. Credo che questa finalità sia importante e sia importante continuare a perseguirla insieme.
Dalla risposta colgo quest'obiettivo e questa finalità. Dovrà essere un obiettivo importante anche a livello finanziario, perché le fondamenta di un Piano casa dovranno essere, chiaramente, finanziarie. Io ricordo, per esempio, i numeri del finanziamento del Fondo affitti del 2022: avevo fatto l'esempio, in precedenza, della regione Liguria, che era sugli 11 milioni di euro, ma il Piemonte ha avuto 23 milioni, la Lombardia 48, la Toscana 19 e la Campania 29. Sto facendo soltanto qualche esempio, ma queste erano le dimensioni e credo che su questo bisognerà ragionare e farlo tutti insieme, pensando che sia un obiettivo assolutamente importante. Bisognerà pensare sicuramente non a una misura una tantum - credo che nessuno possa pensare che basti una misura una tantum - ma a una misura da inserire in un programma, in un progetto, che non dia una soluzione temporanea ma sia incardinata in una visione sicuramente ampia. Questo non possiamo non condividerlo, pensando al momento e, quindi, al fatto che siamo in una situazione in cui le necessità delle famiglie non sono diminuite ma sono aumentate. Come Noi Moderati, ci troveremo sicuramente a sostenere ogni sforzo e ogni iniziativa che possano essere necessari per arrivare a un compimento e a un'effettiva attuazione di questa progettualità.
Mi ritengo soddisfatta della risposta. Ovviamente, seguiremo l'evolversi di tutto quello che il Sottosegretario ci ha elencato e daremo attenzione a questa tematica, perché la riteniamo importante, urgente e sicuramente da seguire insieme.
(Iniziative di competenza, nell'ambito del Piano nazionale della sicurezza stradale, volte a disporre l'obbligo per i mezzi pesanti di equipaggiarsi con kit per l'eliminazione del cosiddetto angolo cieco - n. 2-00190)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Quartapelle Procopio ed altri n. 2-00190 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata Quartapelle Procopio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. C'è un'urgenza che riguarda centinaia di migliaia di persone in Italia, che abitano, vivono o usano soprattutto le grandi città, ed è un'urgenza che riguarda la cosiddetta mobilità sostenibile, ossia una mobilità dolce, che riguarda ciclisti e pedoni.
Parto dalla mia città, Milano, dove, a novembre 2022, Silvia Salvarani, una donna di 66 anni, è stata uccisa da una betoniera mentre stava andando in bicicletta nella zona di Porta Nuova. Il 1° febbraio 2023, la trentottenne Veronica D'Inca' è stata investita da un camion che l'ha schiacciata mentre svoltava all'angolo tra piazzale Loreto e viale Brianza. Pochi giorni dopo, Angela Bisceglia, di 95 anni, è stata investita e uccisa sul marciapiede da un furgone che stava facendo retromarcia impropriamente per scendere da un marciapiede. Il 20 aprile, Cristina Scozia, trentanovenne, madre di una bambina di 6 anni, è stata travolta e uccisa da una betoniera a fianco della Biblioteca Sormani, in bicicletta, in via Francesco Sforza. Infine, l'8 maggio, Li Tianjiao, un uomo di 55 anni, è stato ucciso da un camion, che l'ha trascinato per 300 metri, prima di rendersi conto di quello che era successo. Il 22 giugno, Alfina D'amato, una donna di 60 anni, è stata travolta e uccisa da una betoniera, ancora una volta mentre era in bicicletta, e lascia un figlio di 14 anni. Sono 6 morti, 6 morti probabilmente evitabili, perché la dinamica di questi incidenti è esattamente la stessa: un mezzo pesante - un camion o una betoniera - svolta e non si accorge che, sulla destra, c'è una bicicletta, perché la bici si trova nel cosiddetto angolo cieco, cioè una zona intorno al veicolo su cui il guidatore non ha alcun tipo di visibilità.
Fare uso della mobilità dolce, ossia utilizzare la bicicletta o andare a piedi, è una scelta che porta dei vantaggi, non solo per chi lo fa ma per tutta la società: vuol dire occupare meno spazio nelle strade, diminuire il traffico, ridurre le emissioni e l'inquinamento. Eppure, questo Governo non sta facendo nulla per incentivare l'utilizzo della mobilità dolce e, soprattutto, per supportare e proteggere chi fa questa scelta, proprio in un momento in cui questa dovrebbe essere una scelta che viene incentivata. Non c'è bisogno di ricordare a quest'Aula e al Sottosegretario quello che si vive fuori da quest'Aula, ossia il caldo pazzesco che stiamo subendo.
Ogni mese, in Italia, muoiono un ciclista o un pedone, investiti da camion o betoniere. Questo angolo cieco può essere rimosso grazie a un kit di videocamere e schermi che costa poche centinaia di euro. A Londra questo kit è obbligatorio per i mezzi pesanti dal 2020 e le collisioni fatali di questo tipo sono diminuite del 75 per cento. La scorsa settimana, il comune di Milano, che è la città che è stata particolarmente colpita da questo tipo di incidenti, dopo un ordine del giorno del consigliere comunale Marco Mazzei, ha approvato una delibera che impone l'installazione del kit su tutti i mezzi pesanti che vogliono entrare in città in orari diurni.
Silvia, Veronica, Angela, Cristina, Li, Alfina: queste persone lasciano una famiglia. Le loro morti potevano essere evitate e potevano essere evitate con una spesa di poche centinaia di euro, in una dinamica che diventa sempre più frequente nei centri urbani. Come fa il Governo a ignorare questa emergenza? Che intenzioni avete per evitare morti come queste? Per ora la risposta a questa domanda è uno spazio vuoto, perché nel nuovo codice della strada, che voi avete varato, non c'è nulla. Anzi, nel vostro codice della strada si osteggiano le zone a traffico limitato e si rende più difficile crearle. Milano ha deciso di proteggere le vite dei ciclisti, imponendo quest'obbligo, proprio perché ha fatto la scelta di avere una ZTL di cui si possono controllare gli ingressi. Ma se il Governo non fa nulla, la decisione di Milano resta confinata a Milano o rischia, addirittura, di essere impugnata. Quindi la domanda è molto semplice, ossia qual è l'intenzione del Governo per favorire qualsiasi misura per evitare morti come queste, che sono evitabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.
TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il Piano nazionale della sicurezza stradale è uno strumento di programmazione, adottato dal MIT, che ha l'obiettivo generale di ridurre, rispetto al 2019, le vittime e i feriti gravi del 50 per cento entro il 2030.
Nel documento sono definiti obiettivi specifici per ciascuna categoria a rischio al fine di massimizzare l'efficienza e l'efficacia delle risorse da investire per il miglioramento della sicurezza sulle nostre strade. Il Piano dovrà essere realizzato attraverso 5 programmi di attuazione, di durata biennale. Dal punto di vista delle linee strategiche generali, nel Pilastro 3 del suddetto Piano, denominato Veicoli più sicuri, vengono indicati fra gli altri, sulla base delle indicazioni della Commissione europea, gli obiettivi di miglioramento della sicurezza dei veicoli e di promozione della diffusione di dotazioni di sicurezza, nonché l'applicazione di nuove tecnologie ai veicoli sempre ai fini della sicurezza sulle nostre strade.
In particolare, occorre tenere presente che il regolamento europeo 2144 del 2019, detto General Safety Regulation, contempla i sistemi e i componenti di assistenza alla guida concepiti e costruiti per tutti i veicoli a motore, e dunque autovetture, veicoli commerciali leggeri, veicoli commerciali pesanti. Il GSR prevede l'obbligo di installazione dei sistemi indicati dagli onorevoli interpellanti, ossia del Sistema di rilevamento punto cieco, il Blind Spot Warning, e dell'Avviso di collisione con pedoni e ciclisti, il cosiddetto Moving Off Inhibit System, per tutti i mezzi pesanti di nuova omologazione già a partire dal 6 luglio scorso.
Il termine per quelli di nuova immatricolazione è fissato invece al 7 luglio del 2024. Pertanto i veicoli nuovi circoleranno sul territorio muniti dei sistemi indicati a partire da tale data. Nei prossimi programmi di attuazione del Piano è già previsto di favorire la diffusione di veicoli con tali dispositivi, definendone le modalità attuative. Sono in corso di valutazione misure per incentivare l'acquisto di dispositivi omologati per i veicoli già circolanti, accompagnate da apposite campagne di comunicazione per favorire un corretto comportamento su strada, al fine di aumentarne l'efficacia.
Aggiungo che il disegno di legge sulla sicurezza stradale, approvato in esame preliminare lo scorso 27 giugno dal Consiglio dei ministri, contiene una serie di misure normative e amministrative finalizzate a migliorare la sicurezza stradale con regole più efficaci negli ambiti in cui si registrano le criticità maggiori e i più alti tassi di incidentalità. Tra queste anche quelle sulla mobilità dolce, considerato che il maggiore uso di biciclette e veicoli di micromobilità genera effetti positivi in termini di riduzione dell'inquinamento e del traffico, ma richiede apposite strategie per il contenimento del rischio stradale.
In particolare, tra quelle previste per i ciclisti segnalo la modifica della disciplina in tema di sorpasso di cui all'articolo 148 del codice della strada, con l'estensione dell'obbligo di distanziamento a tutte le tipologie di strade, sia urbane sia extraurbane, allo scopo di innalzare i livelli di sicurezza, e l'introduzione di disposizioni di coordinamento con la nuova disciplina in materia di casa avanzata. Il disegno di legge apporterà modifiche puntuali al codice della strada, che saranno poi recepite in una successiva revisione organica del codice, volta alla razionalizzazione, al riordino e al coordinamento delle disposizioni vigenti, attraverso apposita delega disciplinata dall'articolo 17 del provvedimento.
In particolare, è indicata specificatamente l'adozione di misure per la tutela dell'utenza debole della strada, come definita nel codice, con specifico riguardo ai ciclisti e ai conducenti di velocipedi a propulsione prevalentemente elettrica, da attuarsi attraverso l'introduzione di disposizioni atte a favorire, anche in relazione all'evoluzione del progresso tecnologico, la diffusione e l'installazione di sistemi telematici ed elettronici, ai fini della sicurezza della circolazione.
PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Sottosegretario, non sono soddisfatta, e penso che anche lei, se riflette su quello che ha detto, non può non sentire un senso di responsabilità. Lei conosce bene la materia del Ministero di cui è Sottosegretario, sa che il parco circolante dei mezzi pesanti in Italia ha un'età media di 14 anni. Quindi dire che vi sentite la coscienza a posto perché avete messo un obbligo che partirà da luglio del 2024 sui veicoli di nuova immatricolazione o di nuova omologazione vuol dire mettere una goccia in mezzo all'oceano. Tutte le morti che ci saranno nei prossimi mesi, finché voi non metterete un obbligo più stringente, saranno responsabilità diretta di vostre mancate scelte. E non potete dire che il problema si risolve con il divieto di sorpasso. Gli incidenti di cui ho parlato sono stati incidenti mortali che hanno rovinato la vita delle persone che li hanno subiti, delle loro famiglie, che hanno terminato la vita delle persone che li hanno subiti, che hanno distrutto la vita delle loro famiglie, ma che hanno distrutto anche la vita dei lavoratori che erano su quei mezzi pesanti e che, per un errore tragico, drammatico, si sono visti completamente rovinare la vita loro stessi.
Tutti gli incidenti sono avvenuti perché c'è un punto cieco, non è un problema di sorpasso, e voi dovete rispondere a questo fatto, che riguarda la mobilità dolce in tutte le grandi città. Altre grandi città, e torno all'esempio di Londra, hanno fatto delle scelte. Voi queste scelte avete deciso di non farle, probabilmente perché ritenete i ciclisti un intralcio, probabilmente perché avete delle resistenze di carattere ideologico rispetto alle scelte di mobilità sostenibile, tant'è che nel nuovo codice della strada che voi state per approvare, che voi approverete, non c'è un riferimento a qualsiasi scelta che possa proteggere i ciclisti nelle grandi città.
Oggi andare in bici nelle grandi città significa fare un percorso a ostacoli. Un esempio sono i camion per le strade. Le grandi aziende di logistica impongono ai loro lavoratori turni sfiancanti, con obiettivi di consegna estremamente elevati. Lo sappiamo, ne abbiamo discusso 100.000 volte in quest'Aula. Così nelle nostre città le associazioni anche di commercianti e i cittadini denunciano come sia diventato normale avere anche qualche centinaio di metri di camion e camioncini parcheggiati in seconda fila.
Questo è uno dei tanti esempi di come ci siano rischi per i ciclisti che, invece che diminuire, aumentano. Invece il Governo non sembra essersene accorto e fa una battaglia, per esempio, contro le ZTL o il limite a 30 km/h di velocità, come se fosse un capriccio dei sindaci, dicendo che si tratta di scelte radical chic. Invece sono scelte che hanno un'idea di mobilità che riguarda la sicurezza e la sostenibilità del nostro vivere nelle grandi città. Nella riforma del codice della strada non avete messo nulla che miri a ridurre gli incidenti che coinvolgono i ciclisti, nulla per tutelare i ciclisti o per migliorare il comportamento degli automobilisti.
Nessun nuovo limite di velocità, nessun obbligo per i mezzi pesanti, solo indifferenza. Le ricordo un dato, tra i tanti: in Europa nel 2018 ci sono stati 3.300 morti in incidenti con mezzi pesanti e 1.100 di questi erano ciclisti. A questo Governo piace moltissimo aumentare la sanzione per le pene, anche questa mattina abbiamo visto il Ministro Salvini reagire a quel drammatico incidente di Garbagnate dicendo che chi è colpevole deve andare in carcere. Siamo in un'Aula parlamentare, è ovvio che noi vogliamo che le leggi che facciamo abbiano delle conseguenze, eventualmente anche in caso di pena, ma a me sinceramente non interessa che un guidatore di un camion che investe un ciclista abbia una pena più alta.
A me interessa che quel ciclista non muoia, e mi sembra che questo Governo, invece, preferisca fare la voce grossa quando le cose accadono, perché così fa vedere che è di destra, mentre invece non ha nessuna intenzione di occuparsi della sicurezza, della prevenzione e della vita delle persone. Invece la politica in questo caso può fare davvero tanto. Potete salvare delle vite e state scegliendo, ideologicamente, perché vi piace aumentare le pene, perché vi piace fare la voce grossa, perché non vi piacciono i ciclisti, di non farlo. Avete questa responsabilità, in bocca al lupo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
(Iniziative di competenza in relazione alla vicenda del signor Carlo Gilardi, anche alla luce della recente pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo e nell'ottica di una revisione della disciplina dell'amministrazione di sostegno - n. 2-00187)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Orso ed altri n. 2-00187 (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla deputata D'Orso se intenda illustrare la sua interpellanza.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Il 6 luglio scorso l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per violazione dell'articolo 8 della Convenzione sui diritti umani. L'articolo 8 sancisce il diritto al rispetto della vita privata e il giudizio è stato promosso nell'interesse del signor Carlo Gilardi, attualmente sottoposto ad amministrazione di sostegno e ricoverato - sembrerebbe contro la propria volontà - in una casa di riposo. Rileva la Corte che al signor Carlo Gilardi è stato imposto l'isolamento dal mondo esterno, in particolare dalla sua famiglia e dai suoi amici. Tutte le visite e le telefonate erano vagliate dal suo amministratore o dal giudice tutelare. Inoltre, negli ultimi 3 anni non sembra essere stata prevista alcuna misura finalizzata al rientro dell'interessato presso la propria abitazione, sebbene l'affidamento fosse stato deciso in via provvisoria.
La Corte attribuisce particolare importanza al fatto che Carlo Gilardi non sia stato dichiarato incapace e che non sia stato oggetto di alcun divieto, avendo le perizie indicato, al contrario, una buona capacità di socializzazione. Rileva che, nonostante questi elementi, si è trovato completamente dipendente dal suo amministratore in quasi tutte le aree e senza limiti di tempo. Rileva con preoccupazione che, nel caso di specie, le autorità hanno in pratica abusato della flessibilità dell'amministrazione di sostegno per perseguire le finalità che l'ordinamento italiano assegna, ma con severi limiti, al trattamento sanitario obbligatorio, essendo stato, quindi, eluso il relativo quadro normativo ricorrendo abusivamente all'amministrazione di sostegno. Rileva, infine, che non esistevano salvaguardie efficaci nella procedura interna per prevenire gli abusi, come richiesto dagli standard del diritto internazionale dei diritti umani, che sarebbero stati in grado di garantire, nel caso di specie, che i diritti, i desideri e le preferenze di Carlo Gilardi fossero presi in considerazione.
È necessario, però, fare un passo indietro. Abbiamo conosciuto la storia e il profilo del professor Carlo Gilardi grazie a una serie di servizi giornalistici trasmessi dalla trasmissione televisiva Le Iene a partire dal novembre 2020.
Chi è il professor Carlo Gilardi? È un anziano professore in pensione di Airuno, oggi ultranovantenne, molto colto, mai sposato e senza figli. È un uomo sobrio - forse sarebbe meglio dire frugale - che sembrerebbe avere improntato tutte la sua esistenza a uno stile di vita agreste e francescano, per certi versi anche solitario. È in buoni rapporti con tutti i compaesani e conoscenti, per i quali è stato un vero benefattore, ma in linea di massima un uomo che ha scelto da sempre di bastare a se stesso e di contare solo sulle proprie forze. È anche un signore ricco di famiglia, con un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare, che non ha mai inteso accumulare ricchezza per sé, ma che, anzi, ha per tutta la vita condiviso le sue sostanze con i più poveri che bussavano alla sua porta per avere un tetto o un aiuto economico. Un uomo generosissimo che può sembrare, agli occhi dei più forse, eccessivamente prodigo, che aveva, però, dimostrato, durante la sua vita, un certo discernimento nelle scelte di chi aiutare e chi no. Potremmo dire: un uomo fuori dall'ordinario. Questo è il ritratto che viene fuori dai servizi a cui mi riferivo prima. La chiave di tutto forse è proprio questa: un uomo fuori dall'ordinario.
La vicenda, di cui a breve ripercorrerò le tappe più significative per una ricostruzione fattuale e giuridica di quanto accaduto, ci interroga, forse, prima ancora che sotto il punto di vista giuridico dal punto di vista esistenziale. Ripercorrendo la vicenda, mi sono chiesta, più volte quale sia il confine superato il quale una persona debba essere protetta da se stessa, dal proprio modo di essere e di vivere.
Mi sono chiesta a chi spetti decidere che quel modo di essere e di vivere rappresenti una vulnerabilità da tutelare e non una scelta consapevole e autentica della persona da accettare. Occorre chiedersi quando un intervento esterno, dichiaratamente a tutela della persona, possa essere giustificato e giustificabile agli occhi di chi quell'intervento subisce, e chiedersi perché tutto ciò che va oltre una concezione di normalità socialmente condivisa venga guardato a volte con sospetto e con disagio e nasca quasi una volontà di addomesticare una condotta che devia rispetto a una normalità, tra virgolette. Mi sono chiesta quale sia il momento preciso in cui la tutela può sconfinare in un certo paternalismo e se l'età avanzata può, da sola, essere circostanza che giustifica un intervento a protezione.
Tutte queste domande, vedete, le definirei esistenziali. Per me fanno da sfondo a questa vicenda, che, però, assurge - e come tale la tratterò - a vicenda emblematica rispetto alla lettura generale dell'istituto dell'amministrazione di sostegno, regolato dagli articoli 404 e seguenti del nostro codice civile. Sì, perché la vicenda che vede, suo malgrado, protagonista il professor Gilardi ruota tutta intorno all'applicazione dell'amministrazione di sostegno.
Nel maggio 2017 l'unica parente in vita entro il quarto grado del Gilardi, la sorella, chiedeva la nomina di un amministratore di sostegno per il fratello, sostenendo che fosse raggirato da persone che gli chiedevano continuamente somme di denaro e alloggiavano nelle sue proprietà. Temendo, quindi, che il signor Carlo potesse trovarsi addirittura privato del minimo necessario per la propria dignitosa sussistenza, si rivolgeva al giudice. Il signor Gilardi però, è sì molto anziano, ma assolutamente autosufficiente, ben orientato, senza alcun deficit o sintomo di decadimento cognitivo. Dunque, nessun segnale che potesse ritenere inficiata la capacità di intendere e di volere, tanto è vero che viene esclusa la necessità di misure più invasive e sostitutive della volontà del soggetto come l'interdizione e l'inabilitazione, mentre viene ritenuta molto più opportuna e sufficiente una misura decisamente più soft - noi la conosciamo come una misura più soft - che serve ad accompagnare il soggetto beneficiario nella gestione più oculata del proprio patrimonio.
Veniva, quindi, nominato un primo amministratore di sostegno per la sola cura degli interessi economici del professor Gilardi. Sottolineo che si trattava di un primo amministratore. Perché? Perché, forse, una prima anomalia, rispetto alla funzione e alla finalità dell'istituto dell'amministrazione di sostegno, appare proprio questa, ossia l'avvicendamento, nell'arco di 3 anni, di ben 5 amministratori di sostegno diversi, quando, invece, l'istituto presupporrebbe un rapporto di fiducia tra amministratore e amministrato che solo la costanza del rapporto, specie quando l'amministratore è estraneo alla cerchia di familiari e amici, potrebbe assicurare.
Il professor Gilardi sembrerebbe avere sempre manifestato contrarietà rispetto alla nomina di questa figura, vissuta come un'ingerenza, tanto da nominare un proprio avvocato di fiducia per presentare dei reclami. Forse qui abbiamo una seconda anomalia, perché sembrerebbe che a questo avvocato di fiducia non sia stato mai permesso neanche l'accesso e la visibilità del fascicolo del procedimento, cui il professore Gilardi è stato sottoposto.
Ma vi è di più. Nel 2020 evidentemente i poteri dell'amministratore di sostegno venivano estesi a ogni aspetto della cura della persona ed è proprio da questo punto della vicenda in poi che gli ulteriori sviluppi emergono - ribadisco - attraverso una serie di servizi giornalistici trasmessi dalla trasmissione televisiva Le Iene a partire dal novembre 2020. La trasmissione, in particolare, denunciava che, in data 27 ottobre 2020, avveniva il prelievo del signor Gilardi dalla località Brivio, per sottoporlo prima a un accertamento sanitario obbligatorio in vista del ricovero presso una residenza sanitaria assistenziale, nonché il successivo ricovero presso la struttura prescelta dall'amministratore di sostegno.
La trasmissione documentava che il prelievo e il ricovero avvenivano contro la volontà del Gilardi, attraverso un audio che sembrerebbe essere stato carpito proprio durante il momento del prelievo. Quindi, il Gilardi manifestava inequivocabilmente di non voler essere ricoverato presso la struttura.
Il ricovero del Gilardi nella struttura, però, va a coincidere anche con un vero e proprio isolamento sociale, in quanto qualsiasi contatto, anche solo telefonico, con interlocutori esterni al personale della struttura veniva sottoposto a un filtro rigoroso da parte dell'amministratrice di sostegno e, sostanzialmente, veniva, quindi, scoraggiato o addirittura impedito. Un confinamento che non può trovare giustificazione del tutto con l'esigenza di proteggere il professor Gilardi da un'eventuale sovraesposizione mediatica quale effetto dei servizi giornalistici e, soprattutto, un confinamento che sembrerebbe privo di prospettive rispetto a un percorso di uscita del Gilardi dalla struttura.
Emblematico, in tal senso, è il comunicato stampa rilasciato dal Garante delle persone private della libertà personale che, nel maggio 2021, all'esito di un incontro col professore Gilardi, così si esprimeva: “La visita ha fornito la possibilità di verificare la sussistenza di adeguate condizioni di accoglienza, pur confermando il contesto - ribadito in molteplici occasioni dal signor Gilardi - della sua ferma e persistente opposizione alla propria permanenza nella struttura. Si tratta di una situazione che evidenzia il conflitto tra la volontà della persona e le decisioni adottate in ragione di una sua tutela e che finisce col determinare una privazione di fatto della sua libertà personale. Il suo desiderio, ribadito anche nel corso del colloquio, è di ritornare a una vita libera e agreste, in quello da lui riconosciuto come proprio ambiente di vita”.
Il Garante nazionale ritiene che il perpetuarsi di una situazione che limita di fatto la possibilità di autodeterminazione di una persona, senza l'effettiva costruzione di percorsi che possano condurre a un graduale e supportato ritorno al proprio contesto abitativo e di vita, ponga seri problemi relativamente ai diritti fondamentali di libertà e non sia ulteriormente sostenibile. È opinione del Garante nazionale che si debba giungere a soluzioni che ristorino tutti i soggetti coinvolti e riconducano a normalità anche la stessa vita della residenza sanitaria e, soprattutto, restituiscano i propri incomprimibili margini di libertà al signor Gilardi, così recuperando il concetto di supporto che deve contraddistinguere l'azione delle figure di sostegno, azione mai sostitutiva della volontà della persona da tutelare, che, contrariamente a quanto è avvenuto nel caso specifico, dovrebbe prevedere l'inserimento in istituzioni residenziali solo come misura da adottare dopo che tutte le altre vie siano state inutilmente esperite. Ed è proprio questo il punto: l'amministratore di sostegno è figura di supporto, di sostegno, per l'appunto, che non può mai essere sostitutiva della volontà della persona da tutelare e dovrebbe prevedere l'inserimento in istituzioni residenziali solo come extrema ratio. Allora chiedo al rappresentante del Governo quali azioni, eventualmente anche di carattere ispettivo, intenda assumere o abbia già assunto il Governo per verificare la condizione attuale del signor Gilardi, per verificare tempistiche e prospettive di un'uscita del Gilardi dalla struttura, un ritorno alla sua amata residenza o, comunque, per verificare che, in ossequio alla pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo e a quanto suggeriva già nel 2021 il Garante, siano predisposte misure volte a interrompere l'isolamento sociale, che sembrerebbe imposto al Gilardi, con la ripresa di contatti con i propri parenti, compaesani, conoscenti. Inoltre, partendo da un'approfondita riflessione su questa vicenda, che potremmo definire emblematica, chiedo se il Governo intenda rivedere l'istituto dell'amministrazione di sostegno, a suo tempo introdotto, di certo, con le migliori intenzioni, quale misura meno invasiva dell'interdizione e dell'inabilitazione, anche grazie alla sua flessibilità e duttilità. Però, proprio questa flessibilità e questa duttilità sembrerebbero oggi essere il punto debole di questo istituto, atteso che consente, evidentemente, distorsioni, abusi, che consente di comprimere la libertà di autodeterminazione del soggetto, atteso che consente, in definitiva - e chiudo l'intervento con la stessa domanda con cui l'ho aperto ma, per prima cosa, era una domanda rivolta quasi a me stessa - di oltrepassare quel labile confine, probabilmente esistente, tra la tutela della fragilità e un certo paternalismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Sono sicuro che l'onorevole interpellante mi consentirà di non leggere pedissequamente la traccia degli uffici, poiché questa vicenda, triste e penosa, è assurta agli onori della cronaca da tempo, anche per il tramite di importanti inchieste giornalistiche - ha fatto bene l'onorevole interpellante a citare l'inchiesta de Le Iene -, che ci hanno dato uno spaccato parziale, però, di quello che è accaduto.
In effetti, qualora quanto riportato come dato di fatto dall'onorevole interpellante fosse integralmente vero, l'onorevole interpellante avrebbe ragione. Credo che saremmo di fronte a un sequestro di persona, qualora fossero veri tutti i fatti raccontati dall'onorevole interpellante. Cioè, la perizia CTU direbbe che è capace di intendere e volere, lui vorrebbe avere relazioni sociali e non le può avere, non c'è un piano di rientro dalle RSA a casa, il motivo per cui è stata disposta un'amministrazione di sostegno è solo e soltanto l'eccessiva prodigalità. Così non è. Questa vicenda interroga le nostre coscienze e deve aprire un dibattito come quello che sto tentando di avere io, un'interlocuzione come quella che sto tentando di avere io adesso con le opposizioni, franca e sincera. Non c'è colore politico dietro la vicenda di Gilardi, c'è da chiedersi, come diceva l'onorevole interpellante, qual è il limite labile, il confine labile fra la necessità di intervenire a protezione, a tutela di una persona, con la misura meno invasiva, ovverosia l'amministrazione di sostegno rispetto all'inabilitazione o all'interdizione, e il rispetto delle libere scelte di autodeterminazione di una persona. Sappiamo che l'istituto dell'amministrazione di sostegno consente di proteggere una persona incapace di intendere o volere, o con menomata capacità di intendere o volere, o con problemi di natura fisica o psichica che non gli consentono di determinarsi in maniera coerente, congrua e libera, sacrificando il minor spazio possibile della libertà di quella persona. E questa è la misura che è stata disposta. Certo, poi, vi è stato anche un ricovero presso una RSA ma, anche in questo caso, non è vero che quel ricovero è avvenuto per il tramite di un TSO o per il tramite di un accertamento sanitario obbligatorio. Allora ricostruiamo insieme i dati, prima ancora di dare una risposta su quello che dovrà essere il futuro. È vero, il signor Gilardi inizia il suo percorso con la giustizia per il tramite di una segnalazione della sorella per un'eccessiva prodigalità dello stesso; segnalata alla sorella, a sua volta, dalla banca. La prodigalità eccessiva poteva essere indice anche, per le modalità con cui si svolgeva, di pressioni importantissime che il signor Gilardi poteva ricevere da terzi. Disposta l'amministrazione di sostegno, in ogni caso, il signor Gilardi, a differenza di quanto riportato - e sarebbe grave se fosse come riportato, ma non dico che lei abbia affermato il falso, semplicemente era a conoscenza di minori informazioni di quelle che abbiamo al Ministero, perché abbiamo sempre seguito questo caso con grande attenzione -, ha potuto effettuare diverse disposizioni del suo patrimonio - diverse, intense, importanti - nel 2017, nel 2018 e nel 2019 e non solo della liquidità dello stesso ma, avendo, per esempio, espresso la volontà di donare un terreno, lo ha donato. Avendo espresso la volontà di donare un immobile, lo ha potuto donare e, avendo espresso la volontà di intervenire più volte con attività di solidarietà, lo ha potuto fare con il proprio patrimonio. Vi è, però, un fatto nel 2019, che non viene citato da nessuno, che conferisce a questa vicenda un tratto decisamente inquietante e fosco, rispetto al quale io credo che l'ordinamento aveva tutto il diritto di intervenire. Non è dei servizi sociali, non è della CTU, non è del giudice, è dei Carabinieri di Brivio, interpellati dal signor Carlo Gilardi, il quale si rivolge ai Carabinieri per pressanti richieste di denaro che gli venivano fatte da pluripregiudicati che vivevano nella sua abitazione. Sempre i Carabinieri, nel 2019, ci raccontano delle condizioni fatiscenti e delle condizioni igieniche al limite del sopportabile, sia per il cattivo odore sia per la scarsa pulizia, dell'abitazione. Inoltre, si notava la presenza di svariati animali negli angusti spazi destinati a dormitorio e cucina, dove i letti sporchi erano appoggiati a terra, fungendo anche da cuccia per gatti e altri animali, e si notava la presenza di escrementi proprio su uno di quei letti. Qui viveva Carlo Gilardi. Qui, pur abitando nella medesima casa, non vivevano Harroun Hichem e Mejbri Khalifa, per cui vi è stato un ordine di protezione, rinviati a giudizio insieme ad altre persone per circonvenzione di incapace e l'unico che ha scelto il rito abbreviato è già stato condannato.
Nel 2019 si appurava senza ombra di dubbio che il signor Carlo Gilardi viveva in condizioni igienico-sanitarie deprimenti, viveva in angoli della casa diversi da quelli in cui abitavano altre persone, una delle quali già condannata per circonvenzione di incapace ai suoi danni e altre rinviate a giudizio per circonvenzione di incapace. La CTU disposta riteneva che il quadro clinico del Gilardi fosse compatibile con un disturbo di personalità, tratto specifico, caratterizzato dalla presenza di importanti aspetti del disturbo di personalità ossessivo-compulsivo e di quello schizoide.
Aggiunge altro, la CTU. A un certo punto, quindi, anche per sottrarlo a persone che stavano all'interno della sua abitazione, una delle quali già condannata per circonvenzione d'incapace ai suoi danni e che lo facevano vivere, probabilmente anche con la sua condiscendenza, in una condizione deprimente sotto il profilo igienico-sanitario - e questo ce lo dice, non solo, l'amministratore di sostegno, ma anche il sindaco di Brivio -, non è stato disposto un TSO e nemmeno è stato necessario ricorrere a un accertamento sanitario obbligatorio, in quanto il ricovero, questo ce lo dice il sindaco, lì presente, è stato comunque volontario da parte di un soggetto le cui condizioni cliniche stanno migliorando all'interno della RSA. A tale soggetto è stato detto - ma non è vero, perché anche questo sarebbe molto grave - che non vi è alcuna prospettiva di reingresso nella casa o in altre soluzioni abitative e che vi è la volontà di mantenerlo in confinamento sociale, poiché l'abitazione di Carlo Gilardi, con riferimento alla quale è stato instaurato un procedimento civile volto all'ottenimento di un titolo giudiziario per il rilascio dell'immobile da parte di terze persone, che in quell'immobile non si sa cosa potessero combinare - certamente non avevano titolo per starci -, nell'attuale condizione, è un cascinale in pessime condizioni non soltanto per trascuratezza, per insalubrità, per sporcizia, ma anche a livello strutturale, mancando l'impianto elettrico ed essendo obsoleto e non a norma quello idraulico.
Allora, sono state proposte al signor Gilardi altre soluzioni abitative, ma il signor Gilardi non vuole altre soluzioni abitative, vuole, eventualmente, solo, far ingresso in quel cascinale, in quelle condizioni.
Non è vero, ancora - e, per fortuna, non è vero, altrimenti sarebbe allarmante -, che il signor Gilardi sia in una situazione di sostanziale confinamento sociale. Il signor Gilardi riceve messaggi e lettere tutti i giorni, da chiunque glieli mandi, e cui può rispondere quando e come vuole. Sarebbe gravissimo il contrario. Il signor Gilardi è libero di incontrare chi vuole, incontra amici di vecchia data, incontra anche autorità locali che lo vanno a trovare. È vero che, anche ai sensi della più volte manifestata contrarietà al clamore mediatico della vicenda, espressa dal signor Gilardi, in più lettere e in più momenti verbalmente, sono state negate, invece, richieste di incontri di esponenti di forze politiche e di giornalisti. Giusto? Corretto? È stato dosato perfettamente? Non lo so, stiamo seguendo il caso, lo stiamo attenzionando, anche grazie a quest'atto di sindacato ispettivo.
Però, è certo che il signor Gilardi nega, culturalmente, ed è confacente alla cultura di quest'uomo, di voler far acquisire clamore mediatico alla sua vicenda. Sì, è stata negata anche a un'altra persona la possibilità di incontrare il signor Gilardi, a Brahim El Mazoury, condannato, in primo grado, proprio dal GUP per circonvenzione di incapace ai suoi danni. Gli è stato negato di incontrare questa persona. Questa persona ha fatto la domanda e questa gli è stata rigettata, e ci mancherebbe ancora, mi verrebbe da dire.
Ecco, perché il caso del signor Gilardi si pone proprio in un momento di tensione fra due esigenze che l'ordinamento deve contemperare: garantire la libertà alle persone, financo quella di disporre liberamente del proprio patrimonio, ma proteggerle, quando vi siano indici sintomatici del fatto, acclarati poi anche da una CTU, che una quantomeno menomata capacità psichiatrica possa condurre la persona non già ad atti di liberalità smodati, inusitati ed eccessivi, ma a disporre dei propri beni in favore di coloro che sono stati condannati per circonvenzione di incapace; questo, certamente, sì.
La CEDU, fortunatamente, non ha condannato l'Italia. La sentenza CEDU è intervenuta, precisando alcune cose di cui faremo prezioso consiglio e che terremo nella debita considerazione anche nel monitoraggio di questo caso che è esattamente nel punto di tensione massima dell'ordinamento, perché la CEDU non ha posto minimamente in discussione la legittimità del provvedimento di nomina dell'amministratore di sostegno, non ha condannato l'Italia, ha rimarcato la necessità di rispettare maggiormente i desiderata del signor Carlo Gilardi e questo deve essere fatto. L'autorità giudiziaria competente ha chiesto immediatamente al Dipartimento per gli affari di giustizia del Dicastero di avere la traduzione ufficiale, di conoscere la sentenza integrale per adottare le statuizioni eventualmente conseguenti, qualora vi fossero passaggi immediatamente cogenti o per assumere un contegno che sia assolutamente rispettoso delle indicazioni della CEDU.
Alla luce di questi elementi e fermo restando che, fin da subito, questo Dicastero, nella persona, in particolare, del sottoscritto, ha attenzionato un caso che interroga le nostre coscienze e che aveva avuto un clamore mediatico corretto e giusto, ma a cui mancavano tratti salienti della vicenda che spero di aver potuto rappresentare, ribadisco che questo Ministero, nella persona del sottoscritto, continuerà a monitorare il caso anche grazie a sindacati di atto ispettivo, ma ritiene che, ad oggi, considerati gli elementi forniti, non vi siano stati percorsi contraddittori o non lineari tali da giustificare un'ispezione. Ciò non preclude che le eventuali azioni, anche ispettive, richieste dall'onorevole interpellante possano essere intraprese, qualora, nel tempo, emergano profili che suggeriscano questi accertamenti, perché è una situazione limite che seguiremo con grande attenzione.
L'onorevole interpellante, poi, chiede: e, quindi, cosa facciamo? A prescindere dal singolo caso del signor Gilardi, cosa possiamo fare? Il Ministero della Giustizia ha riattivato il tavolo dei fragili, che era terminato con una relazione del preclaro professor Cendon, volta a discutere fortemente gli istituti dell'interdizione e dell'inabilitazione, perché, forse, ormai desueti, e volta, per la verità, a dare maggior spazio a un'amministrazione di sostegno, ma proprio nella logica di un'amministrazione di sostegno che sia quell'istituto che impatti il meno possibile sulla libertà personale.
Vi è un quadro disomogeneo dell'applicazione, ahimè, degli istituti dell'interdizione e dell'inabilitazione. Abbiamo 140.000 interdetti, in Italia, e 20.000 inabilitati, in Italia, e sappiamo che, in alcune regioni, questi istituti sono desueti, in altre regioni vi è un utilizzo più intenso di questi istituti. Allora, questo è il motivo per cui noi abbiamo ripristinato il tavolo dei fragili; attorno al tavolo dei fragili costruiremo un'ampia riflessione, in verità su interdizione e inabilitazione, più che sull'amministrazione di sostegno che, al di là del caso concreto, è la risposta a quell'eccesso di intervento dello Stato costituito da interdizione e inabilitazione, e studieremo ogni misura più congrua perché l'amministrazione di sostegno abbia una gradualità delle misure che vengono assunte, un controllo sulle misure che vengono assunte che sono necessarie per tutelare i casi come quelli del signor Gilardi e dei 160.000, fra interdetti e inabilitati che, oggi, esistono in Italia.
È certo che questo Governo, su questa partita, lavorerà non solo ma anche - lo dico onestamente - per l'aspetto emotivo della vicenda Gilardi che ha segnato tutta l'Italia e che, però, presenta - come spero di averle rappresentato - elementi difformi, a volte, da quelli che sono emersi ma, soprattutto, elementi ulteriori rispetto a quelli emersi che rendono, a questo punto, apparentemente meno inusitate e spropositate le misure assunte, sul presupposto che l'amministrazione di sostegno riconosca al Gilardi la facoltà comunque di disporre del suo patrimonio, certamente a patto che non lo destini a taluni soggetti, uno dei quali è stato già condannato per circonvenzione di incapace. Certo, può intrattenere rapporti con chiunque, per via epistolare, di persona o per il tramite di chiamate, salvo che con coloro che lui stesso decida di non voler incontrare perché ritiene di non volere più clamore mediatico attorno alla sua vicenda. Sono convinto di interpretare anche la sua sensibilità umana, oltre alla mia. Ho il dispiacere, involontario, di avergliene dato altro ma era necessario per approfondire.
Ancora, il signor Gilardi certamente dovrà far rientro in una situazione alloggiativa e abitativa che sia diversa da quella di una RSA. Ma possiamo davvero farlo rientrare in un cascinale che egli si ostina a non voler ristrutturare e che, sotto il profilo igienico-sanitario, è nelle condizioni fatiscenti che le ho rappresentato? Non è forse meglio provare a continuare a rappresentargli altre mille possibilità abitative e alloggiative alle quali potrebbe accedere, pur se oggi non vuole? Oppure, ancora, bene il cascinale ma a fronte di una ristrutturazione. Prima, addirittura, il cascinale significava finire di nuovo fra le mani di determinate persone una delle quali è stata condannata per circonvenzione di incapace; gli altri sono a giudizio per circonvenzione di incapace, avendo scelto il rito ordinario.
Questi e altri elementi che prima le ho rappresentato mi fregio di dire che sono l'indice più eloquente e la testimonianza più incontrovertibile dell'attenzione che stiamo riponendo al caso concreto e del fatto che, a partire dal caso concreto, siamo determinati fortemente a voler riaprire il tavolo dei fragili per arrivare a una proposta importante su interdizioni, inabilitazioni, amministrazioni di sostegno, tutela della libertà della persona, di tutta l'area della sua libertà, financo quella di disporre del proprio patrimonio anche con eccessiva prodigalità, purché non vi siano indizi sintomatici, gravi, plurimi, convergenti del fatto che quella prodigalità non è proprio genuina ma è anche indotta da persone che approfittano quantomeno di un possibile offuscamento - chiedo scusa al Presidente - psichiatrico del soggetto.
PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario, per la lunga, articolata e approfondita risposta. La deputata D'Orso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Sono soddisfatta non tanto per la risposta quanto, in realtà, per avere ottenuto, tramite l'atto di sindacato ispettivo, ulteriori elementi di conoscenza e di chiarezza e per avere evidentemente sollecitato, dato impulso o comunque sostenuto il Ministero della Giustizia nel riaprire una riflessione su questo tema. Di questo sono assolutamente soddisfatta.
Sono meno soddisfatta dalla risposta per due ordini di motivi. Il primo, perché in qualche modo nella replica è come se mi dovessi anche un po' difendere rispetto alle fonti che ho citato. Probabilmente, ho male interpretato le parole del Sottosegretario Delmastro. Però, voglio fare una precisazione. Intanto, quanto ho esposto l'ho ricostruito, tra le altre cose, anche citando testualmente nella versione italiana che è nella mia disponibilità - la versione originale è in francese - il provvedimento reso dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e proprio le affermazioni che vi sono riportate. Le affermazioni più dure che ho fatto in questa sede sono proprio quelle fatte dalla Corte. Ho citato, dandone lettura, la parte più eloquente del comunicato stampa del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale del maggio 2021, all'esito di un incontro con il signor Carlo Gilardi.
Al netto di questi due documenti, è questo il quadro che viene fuori per chi ha conosciuto la vicenda tramite le trasmissioni televisive e le inchieste giornalistiche. Certamente era auspicabile che fosse nella disponibilità del Ministero anche un patrimonio di elementi ulteriori rispetto a quelli di comune circolazione.
Ciò posto, perché non mi ritengo soddisfatta dalla risposta? Perché, in realtà, è vero che siamo davanti a un caso che probabilmente è un caso limite, e l'ho presentato anche io come caso limite. Mi sono interrogata, riguardo alla vicenda, sul confine labile che c'è tra la tutela della fragilità e la compressione della libertà di autodeterminazione dell'individuo. Tuttavia, non sono soddisfatta poiché mi sembra di capire che si vada in una direzione un po' opposta rispetto a quella che mi aspettavo. Il Ministero sta infatti riflettendo su una capacità espansiva dell'istituto dell'amministrazione di sostegno. In altri termini, io comprendo, dalle parole del Sottosegretario, che ci si sta ponendo il tema di eliminare, forse, le due misure che, da sempre, sono considerate più invasive, perché intervengono laddove c'è un'incapacità di intendere e di volere, perché di questo si tratta. Mi riferisco all'interdizione e all'inabilitazione. Al contempo, si intende in qualche modo espandere, grazie anche alla sua flessibilità e duttilità, di cui parlavamo in precedenza, la misura dell'amministrazione di sostegno. Io ho compreso questo. Ora, io non sono certa che la direzione corretta sia questa. È giusto porsi il tema di una gradualità maggiore nell'adozione delle misure e di un controllo maggiore, e forse è questo il punto su cui interrogarci e lavorare di più ed è anche una delle censure fatte dalla Corte europea. Infatti, si afferma che non c'erano strumenti, nella procedura interna, per andare a fare un più costante controllo, per far sì che si andasse a valutare la volontà e il desiderio della persona. Non c'è, in effetti, nulla di procedimentalizzato in questo senso, ce lo dobbiamo dire, e forse questo è uno di quegli spazi in cui è necessario intervenire. Mi sarei aspettata, però, parole più decise su questo e più decise anche sulla tempestività dell'intervento. Io, infatti, continuo a sostenere comunque che questa vicenda, pur mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, anche quelli nella disponibilità del Ministero che oggi il Sottosegretario ci ha permesso di conoscere, qualche tensione - lo ha detto anche il Sottosegretario - nella disciplina dell'istituto la riveli. I tavoli li condivido e mi piacciono, perché danno un senso di collegialità, un senso di condivisione e di sintesi, però, allo stesso tempo, un po' mi spaventano, perché sembrano anche un'occasione per prendere tempo. Mi aspettavo parole più incisive rispetto alla priorità e alla tempestività di un intervento in merito. Me le aspettavo anche solo per un fatto, ovvero che da quelle stesse trasmissioni televisive che abbiamo citato all'inizio, durante tutto il percorso di questo che, secondo me, è un importante momento di confronto, era emersa - lo abbiamo visto forse nell'ultimo servizio sulla vicenda - una certa sensibilità su questa vicenda. addirittura, della Presidente Meloni, che aveva espresso una presa in carico della vicenda, quando ha detto di voler vedere cosa si possa fare.
Io sostengo che la vicenda vada assolutamente monitorata e auspico che il Ministero, anche nella persona del Sottosegretario che, a quanto pare, si è preso questo incarico, continui a monitorare. Però, vorrei anche spogliare il caso specifico da questa sovraesposizione mediatica, perché anch'io ritengo che possa essere anche controproducente rispetto al profilo che viene fuori del signor Gilardi.
E, allora, mi piacerebbe ampliare ed estendere lo sguardo, ripeto, all'istituto in generale, mettendo mano allo stesso nel più breve tempo possibile. Tra l'altro, ci sarebbero anche delle ricadute nel caso specifico, perché, chiaramente, se si va a disciplinare e regolamentare meglio, poi si hanno più strumenti anche per risolvere le criticità che eventualmente possono emergere da questo caso emblematico.
Ripeto, sono soddisfatta di una cosa: di avere in qualche modo - e spero che entrambi lo abbiamo fatto in modo garbato - portato all'attenzione dell'Aula questa vicenda, ma soprattutto tutte le implicazioni più generali dell'istituto che abbiamo messo sotto la lente d'ingrandimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La ringrazio, anche per il garbo. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.
La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 14,04.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 14,25.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,30.
Articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 18-25 luglio 2023.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata convenuta la seguente articolazione dei lavori per il periodo 18-25 luglio 2023:
Martedì 18 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 19 luglio (ore 9,30-13,30)
Seguito dell'esame delle mozioni Braga ed altri n. 1-00003 e Santillo ed altri n. 1-00161 in materia di emergenza abitativa.
Esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate sulla proposta di legge n. 887 e abbinate - Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1134 - Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (approvato dal Senato – deliberata l'urgenza).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 107 - Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 536-891-910 – Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 418 - Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale.
Mercoledì 19 luglio (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Mercoledì 19 (ore 16-20, con eventuale prosecuz ione notturna dalle 21 alle 24)
Discussione sulle linee generale del disegno di legge n. 1039 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla protezione degli investimenti tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica socialista del Vietnam, dall'altra, fatto ad Hanoi il 30 giugno 2019 (approvato dal Senato).
Discussione sulle linee generale del disegno di legge n. 922 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Gabinetto dei Ministri dell'Ucraina sulla cooperazione di polizia, fatto a Kiev il 10 giugno 2021.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1135 - Modifiche al decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106, concernenti i poteri del procuratore della Repubblica nei casi di violazione dell'articolo 362, comma 1-ter, del codice di procedura penale, in materia di assunzione di informazioni dalle vittime di violenza domestica e di genere (approvata dal Senato).
Giovedì 20 luglio (ore 14)
Esame del disegno di legge n. 1194 - Conversione in legge del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, recante interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (da inviare al Senato – scadenza: 31 luglio 2023) (per l'eventuale posizione della questione di fiducia al termine della discussione generale).
Venerdì 21 luglio (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Lunedì 24 luglio
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1194 - Conversione in legge del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, recante interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (da inviare al Senato – scadenza: 31 luglio 2023):
- (ore 12) per le dichiarazioni di voto sull'eventuale questione di fiducia;
- (ore 13,30) per la votazione per appello nominale sull'eventuale questione di fiducia;
- (ore 15-22) per l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale entro le ore 22.
Martedì 25 luglio (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Martedì 25 luglio (ore 13,30-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 887 e abbinate - Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano.
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1039 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla protezione degli investimenti tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica socialista del Vietnam, dall'altra, fatto ad Hanoi il 30 giugno 2019 (approvato dal Senato).
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 922 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Gabinetto dei Ministri dell'Ucraina sulla cooperazione di polizia, fatto a Kiev il 10 giugno 2021.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1135 - Modifiche al decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106, concernenti i poteri del procuratore della Repubblica nei casi di violazione dell'articolo 362, comma 1-ter, del codice di procedura penale, in materia di assunzione di informazioni dalle vittime di violenza domestica e di genere (approvata dal Senato).
Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Gianni Tonelli (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV-ter, n. 12-A).
È stato altresì convenuto che nella seduta di mercoledì 19 luglio, alle ore 12, avrà luogo la commemorazione della strage di via d'Amelio.
Nella seduta di martedì 25 luglio, alle ore 13,30, avrà luogo la commemorazione dell'on. Arnaldo Forlani.
Nella seduta di giovedì 27 luglio avrà luogo il seguito dell'esame del Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2022 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 (Doc. VIII, n. 1 e n. 2).
Nella seduta di martedì 1° agosto, alle ore 9, avrà luogo lo svolgimento delle comunicazioni del Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
L'organizzazione dei tempi per l'esame dei disegni di legge di ratifica n. 1039 e n. 922 e della proposta di legge n. 1135 sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Il sottoscritto e il collega De Maria, entrambi deputati di Bologna, abbiamo appreso con sdegno, penso come altri, dalle agenzie di stampa che Patrick Zaki - cittadino di Bologna nel sentimento popolare e studente appena laureato presso la nostra università - è stato condannato a 3 anni per un reato inesistente da un regime autoritario e antidemocratico, come quello egiziano, dove non esiste autonomia e indipendenza della magistratura.
Sempre dalle agenzie apprendiamo che non è possibile l'appello alla sentenza e che, calcolando la custodia cautelare già scontata, si tratta di 1 anno e 2 mesi ancora da scontare per il nostro ricercatore che, dal giorno dell'arresto, 7 febbraio 2020, ha già subito 22 mesi di custodia. Dunque 3 anni per avere scritto semplicemente un articolo. Una decisione che rappresenta un abuso e la negazione del diritto di opinione, oltre che del diritto inteso in senso universale e internazionale.
Sono certo che tutti i parlamentari di questa Camera sono uniti nel deprecare questa sentenza, insieme ai tanti sindaci che hanno esposto sui loro comuni la scritta “Libertà per Zaki”. Dobbiamo continuare a chiedere questa libertà, così come per le tante persone incarcerate in regimi autoritari per le loro idee.
E mi permetto di chiedere, attraverso di lei, signor Presidente, che il nostro Ministro degli Affari esteri possa riferire in Aula su questo fatto e sulle possibili iniziative del nostro Governo, a cominciare da una ferma condanna di questa sentenza inaccettabile.
A Patrick e alla sua famiglia tutta la nostra solidarietà e vicinanza e sono certo che insieme, anche in questa Camera, continueremo a sostenere la causa della libertà del cittadino bolognese Patrick Zaki (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. La notizia giunta pochi minuti fa è bruttissima: un giovane ragazzo condannato a 3 anni di carcere perché ha pubblicato alcuni post su Facebook. È una gravissima violazione dei diritti umani, della libertà di espressione in un Paese che, ancora oggi, impedisce di accertare la verità sulla morte di Giulio Regeni.
È un Paese che fa della violazione dei diritti umani il modo di esercitare il potere sul popolo egiziano. Non pochi mesi fa, il Ministro degli Affari esteri Tajani aveva rassicurato l'Italia che l'Egitto stava collaborando ed era ottimista per quanto riguardava le vicende di Regeni e di Patrick Zaki. Ecco come sta collaborando l'Egitto: ha condannato un ragazzo a tre anni di carcere.
Prima di tutto, penso che debba giungere il solidale abbraccio del Parlamento italiano a Patrick Zaki (Applausi), un solidale abbraccio a chi non può andare in carcere e scontare tre anni di sottrazione della propria libertà, perché ha espresso il proprio pensiero. Indipendentemente da come la possiamo pensare, è un fatto inaudito e su questo penso che un atto importante che dovrebbe fare il Governo italiano è di richiamare l'ambasciatore italiano e di cominciare a dire una cosa molto chiara, cioè che non si possono fare affari con chi viola i diritti umani, di smettere di vendere le armi al regime di al-Sisi e di dire basta a questa modalità che assolutamente è anche una violazione nei confronti del nostro Paese.
L'interrogazione che rivolgo al Governo - e mi rivolgo al Presidente della Camera, affinché se ne faccia tramite - è sapere a che punto sia il procedimento per il conferimento della cittadinanza nei confronti di Patrick Zaki, nel momento in cui i due rami del Parlamento, nella precedente legislatura, hanno chiesto e votato all'unanimità il conferimento della cittadinanza a Patrick Zaki. Quindi, il Governo dia una risposta, perché quello che è accaduto oggi è una violazione dei diritti umani, uno schiaffo incredibile a un giovane ragazzo, ma anche uno schiaffo all'Italia, che non può tollerare un atteggiamento così autoritario da parte di un Paese con cui noi non possiamo più tollerare di avere rapporti, in particolar modo nella vendita delle armi e per quanto riguarda l'aspetto energetico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per esprimere lo sconcerto e la profonda preoccupazione, a nome del MoVimento 5 Stelle, ma immagino e credo a nome di tutta quest'Aula, per la notizia che ci è arrivata della condanna a tre anni di Patrick Zaki, attivista e studente da poco laureatosi presso l'università di Bologna.
Patrick Zaki ha scritto un post, un articolo, nel 2019, il cui contenuto non è piaciuto al Governo egiziano. Per questo motivo, dal 2019 subisce un processo a suo carico e oggi arriva la notizia di una condanna a tre anni. Il Paese è sbalordito. Noi siamo rimasti sconcertati da questa notizia ed esprimiamo la nostra piena solidarietà e vicinanza ai familiari di Patrick Zaki. Dunque, intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere che il Governo, con il Ministro Tajani, venga al più presto in Aula a riferire, per illustrarci le iniziative che speriamo intenda intraprendere per gestire questa faccenda, che, inevitabilmente, coinvolge anche il nostro Paese. Un applauso a Patrick Zaki e a tutta la sua famiglia (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi consenta di aggiungere poche parole a quanto detto già dai colleghi. Intervengo a nome di +Europa per segnalare l'indignazione che proviamo per questa condanna palesemente ingiusta, ringraziando, peraltro, i diplomatici, a partire da quelli italiani, che hanno svolto un'attività di monitoraggio di questo processo, perché non rimanesse rinchiuso nelle stanze dei tribunali egiziani. Tutto questo non è stato sufficiente, naturalmente. Quindi, c'è indignazione per una condanna ingiusta e la richiesta al Governo è di non far calare un velo di silenzio o di sottovalutazione nei confronti del caso Zaki e del caso Regeni.
Aspettiamo ancora di sapere se e come sarà possibile portare a termine il processo in Italia nei confronti degli assassini di Regeni o quali iniziative il Governo vorrà prendere nel caso in cui si manifestasse l'assoluta impossibilità di arrivare a una sentenza in Italia.
Tutta la nostra vicinanza a Patrick Zaki. Il suo sorriso, la sua iniziativa, la sua capacità di lottare lo supporteranno in questi lunghi, terribili, ingiusti e inaccettabili ulteriori 14 mesi di carcerazione, ma anche un monito all'Italia e all'Europa: pensare di fare l'economia della pressione sui Paesi rivieraschi del Mediterraneo in termini di Stato di diritto e di diritti umani si rivela un'illusione e chi in quei luoghi conculca i diritti umani accende la miccia di una bomba a orologeria. Altro che stabilità e contenimento dei flussi migratori!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, ma su un diverso argomento, il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Questa mattina, il peschereccio italiano della marineria di Mazara del Vallo Orizzonte è stato oggetto dell'ennesima aggressione (purtroppo, si deve dire “ennesima”, perché non è la prima volta). Una motovedetta della guardia costiera libica, o, meglio, della cosiddetta guardia costiera libica, probabilmente - dalle prime fonti, ma questo lo verificheremo -, donata, così come molte altre, dal nostro Governo, ha aperto il fuoco contro il peschereccio. Colpi di mitragliatrice hanno danneggiato il timone e, in questo momento, il peschereccio è ancora alla deriva. Pare che una nave militare italiana, per fortuna, stia convergendo sull'area per mettere in sicurezza il peschereccio e l'equipaggio di quel peschereccio, che ha concretamente rischiato la vita. Ripeto: non è la prima volta che accade.
Dunque, chiedo qui, per suo tramite, signor Presidente, che il Governo venga a riferire, ma chiedo anche che il Governo faccia una qualche riflessione. Quelle motovedette, donate dal nostro Paese alla cosiddetta guardia costiera libica, frutto di una collaborazione che da molti anni denunciamo in questo Parlamento, servono, da un lato, a catturare i migranti che fuggono dai lager e dall'inferno libico e non certo a salvarli, ma, appunto, a catturarli; dall'altro, quando non si occupano di catturare povere vite in fuga, si occupano di sparare contro i nostri pescherecci.
Credo che non sia più tollerabile, da parte del nostro Governo, questa situazione. Non lo è sul fronte delle politiche di gestione dei flussi migratori, né sul fronte della sicurezza dei nostri assetti (in questo caso, mercantili e da pesca). Quello che è successo è avvenuto in acque internazionali, a oltre 90 miglia dalle coste di Misurata, quindi largamente fuori dalle acque territoriali. Trovo questa vicenda - ripeto: come le molte altre che si sono verificate esattamente nello stesso modo -, francamente, inaccettabile. Credo sia ora che il Governo italiano, almeno su questo fronte, metta fine a questo scempio, ma - ripeto - non è questo l'unico fronte su cui bisogna cambiare rotta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. In queste ore, ci giungono voci dal confine tra la Tunisia e la Libia - in particolar modo, dalla Tunisia - di donne violentate, bambini aggrediti e di migranti subsahariani che, da giorni, sono perseguitati perché neri.
Questo intervento, Presidente, parte, in particolar modo, dal fatto che la nostra Premier è stata in Tunisia proprio in questi giorni per sottoscrivere un accordo, in presenza della von der Leyen, con il Governo tunisino.
Voglio ricordare che la Tunisia ha a che fare in questi giorni, in questi anni, in questi mesi, in particolar modo, con una situazione economica drammatica, ma chiudere l'accordo con un Governo, con un Presidente che è stato ammonito per le sue dichiarazioni di deriva razzista nei confronti dei migranti subsahariani, perché neri, parlando di sostituzione etnica, e firmare questo accordo viola le basi della nostra Costituzione, le basi anche dei principi che sono alla base della nostra Carta dei diritti umani a livello europeo e questo ci deve preoccupare.
Il Governo si fa promotore, accompagna la firma di un accordo con un Governo che, a sua volta, viola i diritti basilari. Sono persone come noi, e l'operato del Governo non può non essere messo al centro dell'attenzione di questo Parlamento.
PRESIDENTE. Deputato Soumahoro, venga all'oggetto dell'intervento sull'ordine dei lavori.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Per questo, chiedo che il Governo venga a riferire in Aula.
PRESIDENTE. L'ha detto adesso, benissimo. Ha chiesto, quindi, che il Governo venga a riferire. Penso che si possa proseguire con l'ordine del giorno.
Seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00003, Santillo ed altri n. 1-00161, Zanella ed altri n. 1-00166, Manes ed altri n. 1-00167 e Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano ed altri n. 1-00168 in materia di emergenza abitativa (ore 14,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00003 (Nuova formulazione), Santillo ed altri n. 1-00161, Zanella ed altri n. 1-00166, Manes ed altri n. 1-00167 e Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano ed altri n. 1-00168 in materia di emergenza abitativa (Vedi l'allegato A).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 3 luglio 2023 e nel corso della quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Zanella ed altri n. 1-00166, Manes ed altri n. 1-00167 e Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano ed altri n. 1-00168, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Con riferimento alla mozione Braga ed altri n. 1-00003, le premesse sono accoglibili relativamente ai capoversi 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 8°, 9°, 10°, 11°, 12°, 13°, 15° e 16°. Il 14° capoverso delle premesse è accoglibile limitatamente alla seconda parte e, quindi, è così riformulato: “la carenza di alloggi universitari e il problema crescente del caro affitti si sommano al fenomeno degli affitti brevi che, se non correttamente regolamentati, rappresentano un fattore distorsivo del mercato abitativo, soprattutto nelle città maggiormente interessate dai flussi turistici”. Si esprime parere contrario sui capoversi 6° e 7° delle premesse.
Per quanto concerne gli impegni, sul punto 1) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte ad individuare risorse di carattere pluriennale per rifinanziare il Fondo per il sostegno all'affitto e per la morosità incolpevole, per sostenere la locazione da parte dei soggetti in condizioni di particolare difficoltà economica”.
Sul punto 2) il parere il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, iniziative finalizzate all'approvazione di un nuovo piano casa a livello nazionale, che ricomprenda anche un piano pluriennale nazionale, di medio e lungo termine, di edilizia residenziale pubblica previo monitoraggio della situazione in essere, delle risorse disponibili e dei programmi esistenti presso ciascuna regione, per garantire a tutti l'accesso a un alloggio adeguato, sicuro e sostenibile”.
Sul punto 3) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “nell'ambito del piano casa, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, a valorizzare le politiche verso la rigenerazione urbana soprattutto di parti degradate del tessuto edilizio esistente, che riducano il consumo di nuovo suolo agricolo e che prevedano forme di edilizia sociale con situazioni di partnership pubblico-private anche in sostituzione di agglomerati di edilizia residenziale pubblica o aree industriali dismesse, definendo le regole per l'assegnazione di abitazioni alle famiglie beneficiarie, nonché la prosecuzione dei programmi innovativi di rigenerazione urbana, recupero e riqualificazione anche energetica del patrimonio abitativo pubblico e sociale, attraverso accordi di programma stipulati con le regioni”.
Sul punto 4) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a promuovere il coordinamento dei livelli territoriali coinvolti (Stato, regioni, comuni) per l'individuazione di immobili pubblici non più utili ai loro fini istituzionali, immobili confiscati alla criminalità organizzata o immobili abusivi rientranti nel patrimonio comunale, da recuperare, riqualificare, adattare ai nuovi requisiti di sicurezza e di efficienza energetica e destinare a servizi per la comunità o ad alloggi residenziali a canone sociale o ad abitazioni per particolari categorie di inquilini, come le case dello studente, al fine di offrire soluzioni utili a fronteggiare l'emergenza abitativa”.
Sul punto 5) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad assicurare la prosecuzione nell'attuazione delle misure previste nell'ambito della Missione 5 del PNRR, al fine di garantire il coordinamento degli investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti a dare risposta al disagio abitativo e a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale”.
Sul punto 6) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di potenziare l'offerta di edilizia residenziale universitaria pubblica anche attraverso operazioni di recupero del patrimonio edilizio esistente”.
Sul punto 7) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere la revisione della disciplina delle locazioni di tipo turistico”.
Il parere è contrario sui punti 8), 9) e 10).
Sul punto 11) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere misure di sostegno all'acquisto della prima casa e sulla detrazione sui canoni pagati dagli inquilini con redditi inferiori ai 30.000 euro”.
Sul punto 12) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di effettuare un monitoraggio e mappatura degli immobili pubblici inutilizzati, in raccordo con gli enti pubblici, enti locali e università, da rendere immediatamente disponibili, istituendo al contempo una banca dati nazionale del patrimonio alloggiativo degradato, pubblico e privato”.
Sul punto 13) il parere è contrario.
Sul punto 14) il parere, analogamente agli impegni di cui al punto 9) della mozione Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano ed altri n. 1-00168 e al punto 4) della mozione Santillo ed altri n. 1-00161, è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a rivedere le agevolazioni fiscali sulla casa e i bonus sul recupero edilizio e l'efficienza energetica, riportando l'agevolazione maggiormente nell'alveo della necessità di ammodernamento, efficientamento e valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente, tenendo conto, parallelamente, della questione economica e selezionando i potenziali beneficiari, soprattutto potenziando gli interventi con una capacità di incidere profondamente sul patrimonio immobiliare esistente, come, ad esempio, il sisma bonus acquisti integrato con l'efficienza energetica, che consente di agevolare la vendita di abitazioni soggette a una integrale ricostruzione e massimizzare il risultato in termini di risparmio di consumi, favorendo i nuclei familiari meno abbienti sulla scia di quanto già fatto con l'introduzione del quoziente familiare e calibrando le agevolazioni edilizie su chi ha più difficoltà economiche e non può accedere ad interventi spesso molto onerosi”.
Sul punto 15) il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, qualora ne ricorrano le condizioni, di sostenere e incentivare lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e solidali, anche attraverso il potenziale delle cooperative edilizie di abitazione e in attuazione degli investimenti previsti dal PNRR, allo scopo di fornire benefici ambientali, sociali ed economici a livello di comunità, agevolando l'ingresso da parte di fasce di popolazione economicamente più deboli”.
Sul punto 16) il parere è contrario. Rilevo che è parzialmente assorbito nella riformulazione del precedente punto 15).
Sul punto 17) il parere è favorevole, subordinatamente all'espunzione delle parole “ripristinare e”. L'impegno è pertanto così riformulato: “ad adottare iniziative per sostenere l'Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca) presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, già previsto dall'articolo 12 della legge n. 431 del 1998”.
Con riferimento alla mozione Santillo ed atri n. 1-00161 le premesse sono accoglibili relativamente ai capoversi dal 1° al 20°. Il capoverso 21° è accoglibile, subordinatamente all'inserimento, in fine, delle seguenti parole: “garantito dall'articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea”. È accoglibile il capoverso 22°. Il parere è contrario, invece, sul capoverso 23°. Il capoverso 24° è accoglibile. Sul capoverso 25°, si esprime parere contrario. Sono accoglibili i capoversi dal 26° al 29°, sempre delle premesse. Sul capoverso 30°, il parere è favorevole, subordinatamente all'accoglimento della seguente riformulazione: “appare quanto mai opportuno un profondo ripensamento delle modalità con le quali provvedere all'erogazione delle risorse economiche da mettere a disposizione di un settore, come quello in esame, che esprime un fabbisogno molto elevato”.
Sono accoglibili e, quindi, si esprime un parere favorevole sui capoversi dal 31° al 36° delle premesse. Sul capoverso 37°, il parere è favorevole, subordinatamente all'accoglimento della seguente riformulazione: “è auspicabile un intervento normativo che consenta di riorganizzare e rendere strutturale il sistema delle detrazioni fiscali in materia edilizia, così da rendere tali misure più accessibili per il contribuente e garantire, da un lato, la tutela dell'ambiente attraverso l'incremento dell'efficienza energetica e la riduzione del rischio sismico delle abitazioni, dall'altro, il riconoscimento in favore dei meno abbienti di misure per agevolare la riqualificazione edilizia delle proprie abitazioni”.
Si esprime parere favorevole sui capoversi 38° e 40°, mentre, sul capoverso 39°, il parere è favorevole, subordinatamente all'accoglimento della seguente riformulazione: “nell'ambito delle politiche di sviluppo territoriale appare altresì necessario prevedere appositi contributi e incentivi volti ad invertire il declino infrastrutturale e demografico dei piccoli borghi, soprattutto se situati nelle aree interne del nostro Paese e nel Mezzogiorno, dove peraltro la popolazione è mediamente più anziana, al fine di favorirne il ripopolamento e contestualmente allentare la pressione antropica sui grandi centri urbani. In linea con la strategia nazionale per le aree interne, sarebbe opportuno accompagnare tali misure con progetti che consentano di potenziare servizi e infrastrutture sociali di comunità e facilitare la realizzazione di contesti abitativi e residenziali dove siano disponibili o facilmente accessibili servizi sanitari di base e servizi di supporto alla vita quotidiana anche per le persone anziane”.
Per quanto concerne gli impegni, sul punto 1), lettera a), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “nell'ambito degli interventi di pianificazione e programmazione delle politiche abitative ad adottare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, iniziative finalizzate: a) all'approvazione di un nuovo piano casa a livello nazionale, di medio-lungo periodo, che ricomprenda anche un programma di edilizia residenziale pubblica che riduca il consumo di nuovo suolo agricolo, per garantire a tutti l'accesso ad un alloggio adeguato, sicuro e sostenibile”.
Sul punto 1), lettera b), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ b) a proseguire nell'attuazione delle misure previste nell'ambito della Missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in modo da garantire il coordinamento degli investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale”. Sul punto 1), lettera c), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “c) a valutare la possibilità di effettuare una ricognizione delle risorse stanziate con le leggi in materia di edilizia residenziale pubblica, e rimaste ad oggi inutilizzate, accertando le cause dell'eventuale mancata utilizzazione e ad assicurare il reimpiego immediato degli importi eventualmente residui per far fronte alla carenza di alloggi a canone sociale”. Sul punto 1), lettera d), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “d) a valutare la possibilità di prevedere interventi sostitutivi, anche tramite la nomina di commissari ad acta, per tutti i programmi finalizzati all'edilizia sociale nei casi di conclamata inadempienza degli accordi di programma o delle intese da parte degli enti coinvolti, al fine di rimuovere le inerzie accertate e dare nuovo e risolutivo impulso ai procedimenti in corso per definirli o destinare le risorse ancora disponibili a nuovi programmi”.
Sul punto 2), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “2) a valutare l'opportunità di prevedere una complessiva ricognizione del patrimonio edilizio esistente, comprensivo del patrimonio in stato di degrado, ivi incluso il patrimonio industriale dismesso suscettibile di riconversione all'edilizia residenziale pubblica, al fine di perseguire una corretta pianificazione dell'offerta abitativa”. Sul punto 3), il parere è contrario. Sul punto 4), il parere è favorevole, analogamente a quanto previsto dalla mozione Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano ed altri n. 1-00168, al punto 9), e dalla mozione Braga ed altri n. 1-00003 (Nuova formulazione), punto 14), subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a rivedere le agevolazioni fiscali sulla casa e i bonus sul recupero edilizio e l'efficienza energetica, riportando l'agevolazione maggiormente nell'alveo della necessità di ammodernamento, efficientamento e valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente, tenendo conto parallelamente della questione economica e selezionando i potenziali beneficiari, soprattutto potenziando gli interventi con una capacità di incidere profondamente sul patrimonio immobiliare esistente, come, ad esempio, il sisma bonus acquisti integrato con l'efficienza energetica, che consente di agevolare la vendita di abitazioni soggette a una integrale ricostruzione e massimizzare il risultato in termini di…”
PRESIDENTE. Sottosegretario Ferrante, le chiedo scusa se la interrompo soltanto per pochi secondi. Quando la riformulazione prevede la sola aggiunta di: “a valutare l'opportunità di”, diamo per letto il resto del testo, perché altrimenti andiamo lunghi. Prego, prosegua.
TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. “(…) risparmio di consumi, favorendo i nuclei familiari meno abbienti sulla scia di quanto già fatto con l'introduzione del quoziente familiare e calibrando le agevolazioni edilizie su chi ha più difficoltà economiche e non può accedere ad interventi spesso molto onerosi”.
Sul punto 5), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare, nell'ambito del Piano casa, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, un piano pluriennale nazionale, di medio e lungo termine, di edilizia residenziale pubblica”.
Sul punto 6), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare le iniziative di competenza per introdurre meccanismi che consentano di garantire il monitoraggio periodico circa la sussistenza dei presupposti e delle condizioni che legittimano la permanenza delle assegnazioni, prevedendo procedure semplificate di rilascio dell'alloggio da parte di terzi che risultino occupanti senza titolo”.
Sul punto 7), lettera a), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “7) nell'ambito delle misure volte al contrasto del disagio abitativo, ad adottare iniziative finalizzate: a) ad individuare risorse di carattere pluriennale per finanziare il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e a quello per la morosità incolpevole, per sostenere la locazione da parte di soggetti in condizioni di difficoltà economica”.
Sul punto 7), lettera b), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “b) a prevedere iniziative per la locazione di immobili abitativi in favore di alcune categorie di soggetti o nuclei familiari come, ad esempio, giovani coppie, genitori separati o divorziati con figli - minorenni, maggiorenni, disabili o non economicamente indipendenti - al fine di consentire un più agevole accesso al mercato delle locazioni per tutte le persone con difficoltà economiche”. Sul punto 7), lettera c), il parere è contrario. Sul punto 7) lettera d), il parere è contrario.
Sul punto 8), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di introdurre disposizioni normative volte a rendere tracciabili i pagamenti dei canoni di locazione, nonché i sistemi di controllo della regolarità della registrazione dei contratti, anche al fine di garantire la certezza e legittimità dei rapporti posti in essere”.
Sul punto 9), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative per prevedere un'estensione delle misure in materia di detrazione di imposta sui canoni pagati dagli inquilini che abbiano un reddito complessivo inferiore a 30.000 euro”.
Sul punto 10), il parere è favorevole. Sul punto 11), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, qualora ne ricorrano le condizioni, di sostenere e incentivare lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e solidali, anche al fine di promuovere modelli socioeconomici circolari e solidali in grado di rispondere direttamente alle esigenze del territorio”.
Sul punto 12), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a prevedere appositi contributi e incentivi diretti a contrastare fenomeni di declino infrastrutturale e demografico nei piccoli borghi, soprattutto se situati nelle aree interne del nostro Paese e nel Mezzogiorno, al fine di favorirne il ripopolamento e contestualmente allentare la pressione antropica sui grandi centri urbani”.
Sul punto 13), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di accelerare gli interventi di demolizione di opere abusive ovvero, laddove possibile, l'acquisizione conservativa degli stessi al patrimonio indisponibile del comune al fine di recuperare aree ed edifici per fini di pubblico interesse da destinare anche ad alloggi per l'edilizia residenziale pubblica”.
Per quanto concerne la mozione Zanella ed altri n. 1-00166, sulle premesse si esprime parere favorevole relativamente ai capoversi dal 1 ° al 6°, 9°, 12°, 14°, 16°, 17°, 21° e 22°; sul capoverso 7°, il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “è del tutto evidente che, essendo la morosità la motivazione largamente maggioritaria delle sentenze di sfratto, su queste incide pesantemente il caro affitti e affrontare queste criticità significa intervenire al cuore del disagio abitativo”.
Sul capoverso 19°, il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, lo scorso 22 febbraio 2023, durante un question time in risposta a un'interrogazione del gruppo Alleanza Verdi e sinistra, annunciava l'intenzione di definire un “piano casa visionario di legislatura”, affermando altresì che intendeva affrontare le necessità abitative pensando ai genitori separati, ai single, agli studenti, ai disabili e alle forze dell'ordine, proponendo loro un intervento pubblico-privato di social housing”.
Il parere è contrario sui capoversi 8°, 10°, 11°, 13°, 15°, 18° e 20°.
Per quanto concerne gli impegni, sul punto 1), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, iniziative finalizzate all'approvazione di un nuovo piano casa strutturale pluriennale, a ridotto consumo di nuovo suolo agricolo, basato sul recupero di immobili pubblici e privati inutilizzati per un efficace piano di edilizia residenziale pubblica a canone sociale”.
Sul punto 2), il parere è contrario, sul punto 3) il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte ad individuare risorse di carattere pluriennale per rifinanziare il fondo per il sostegno all'affitto e per la morosità incolpevole, per sostenere la locazione da parte di soggetti in condizioni di difficoltà economica”.
ul punto 4), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, iniziative volte all'approvazione di un nuovo piano casa a livello nazionale di medio-lungo termine, fondato anche sulla partnership pubblico-privata, sul coinvolgimento di enti previdenziali, di fondi di investitori privati, per garantire a tutti non solo l'accesso ad un alloggio adeguato, sicuro e sostenibile, ma anche contesti urbani vivibili attraverso la realizzazione di programmi di rigenerazione urbana e di edilizia sociale e la valorizzazione del patrimonio di edilizia pubblica esistente”.
Sul punto 5), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad effettuare un monitoraggio e mappatura degli immobili pubblici inutilizzati, in raccordo con enti pubblici, enti locali e università, da rendere immediatamente disponibili, istituendo al contempo una banca dati nazionale del patrimonio alloggiativo degradato pubblico e privato”.
Sul punto 6), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere misure volte ad aggiornare il programma di interventi per il recupero e la razionalizzazione degli immobili e alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà di comuni ed ex IACP previsto dall'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, al fine di risolvere le criticità emerse e rendere disponibili gli alloggi sfitti”.
Sul punto 7), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a rivedere le agevolazioni fiscali sulla casa e i bonus sul recupero edilizio e l'efficienza energetica, riportando l'agevolazione maggiormente nell'alveo della necessità di ammodernamento, efficientamento e valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente, tenendo conto parallelamente della questione economica e selezionando i potenziali beneficiari, soprattutto potenziando gli interventi con una capacità di incidere profondamente sul patrimonio immobiliare esistente, come ad esempio il sisma bonus acquisti integrato con l'efficienza energetica, che consente di agevolare la vendita di abitazioni soggette a una integrale ricostruzione e massimizzare il risultato in termini di risparmio dei consumi, favorendo i nuclei familiari meno abbienti sulla scia di quanto già fatto con l'introduzione del quoziente familiare, calibrando le agevolazioni edilizie su chi ha più difficoltà economiche e non può accedere agli interventi spesso molto onerosi, nonché a valutare l'opportunità, qualora ne ricorrano le condizioni, di sostenere ed incentivare lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e solidali, anche attraverso il potenziale delle cooperative edilizie di abitazione, anche in attuazione degli investimenti previsti dal PNRR e allo scopo di fornire benefici ambientali, sociali ed economici a livello di comunità, agevolando l'ingresso da parte di fasce di popolazione economicamente più deboli”.
Sul punto 8), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare nell'ambito del piano casa, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, un piano pluriennale nazionale, di medio e lungo termine, di edilizia residenziale pubblica che preveda, tra l'altro, la ridefinizione dei parametri economici e sociali che disciplinano l'accesso alle risorse del patrimonio immobiliare pubblico”.
Sul punto 9), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a prevedere il sostegno, per quanto di competenza, ai piani di edilizia sociale, attraverso processi di rigenerazione, trasformazione e riqualificazione da destinare a soggetti con redditi superiori ai limiti d'accesso all'ERP, ma inferiori ai limiti di decadenza stabiliti dalle regioni che abbiano subito uno scivolamento verso l'area del disagio a causa delle conseguenze delle crisi economiche, delle ricadute delle emergenze sanitarie e degli effetti economici della guerra tra Ucraina e Russia sui rincari delle utenze energetiche e dei beni di prima necessità”.
Sui punti 10) e 11) il parere è contrario. Sul punto 12), il parere è favorevole subordinatamente ad una riformulazione sulla prima parte, mentre è contrario sulla seconda parte; pertanto, sulla prima parte sarà così riformulato: “a valutare la possibilità di introdurre disposizioni normative volte a rendere tracciabili i pagamenti dei canoni di locazione”.
Sul punto 13), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza, al fine di prevedere la revisione della disciplina delle locazioni di tipo turistico”. È identico al punto 9) della mozione Manes ed altri n. 1-00167.
Sul punto 14), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a sostenere, per quanto di competenza, nei confronti della Cassa depositi e prestiti, la necessità di finanziare programmi di edilizia residenziale sociale da parte degli enti gestori e di edilizia residenziale pubblica comunque denominati, fermo restando che la loro mission prioritaria resti quella di offrire alloggi a canone sociale, allo scopo di ampliare l'offerta di alloggi sociali per famiglie con redditi che non consentono l'accesso al mercato delle locazioni”.
Sul punto 15), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare anche iniziative volte a sostenere e promuovere prioritariamente la realizzazione di residenze universitarie pubbliche”.
Sul punto 16), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad attuare tutte le iniziative necessarie all'effettivo avvio di raccolta dati da parte dell'Osservatorio nazionale sulla condizione abitativa”. Sul punto 17), il parere è favorevole.
Per quanto concerne la mozione Manes ed altri n. 1-00167, le premesse sono accoglibili relativamente ai capoversi dal 1° al 24° e ai capoversi 27°, 28° e 29°. Il capoverso 25° è accoglibile subordinatamente all'espunzione della prima parte fino alle parole “studenti fuori sede”. Il parere è contrario sul capoverso 26°.
Per quanto concerne il dispositivo, invece, sul punto 1) il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare di adottare iniziative dirette a individuare risorse di carattere pluriennale per rifinanziare il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione ed il Fondo inquilini morosi incolpevoli, per sostenere le famiglie a basso reddito e i soggetti in difficoltà”.
Sul punto 2), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare nell'ambito del piano casa, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, un piano pluriennale nazionale di medio e lungo termine di edilizia residenziale pubblica”.
Sul punto 3), il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di prevedere una ricognizione del patrimonio edilizio esistente comprensivo di quello in stato di degrado, dismesso, privo delle funzioni originarie o confiscato alla criminalità organizzata, in coordinamento con le regioni e i comuni, con lo scopo di garantire il recupero e il riuso del patrimonio pubblico e facilitare l'incremento dell'offerta di edilizia residenziale pubblica”.
Sul punto 4), il parere è favorevole. Sul punto 5), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a garantire la prosecuzione dell'attuazione delle misure di cui alla Missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza per favorire progetti di rigenerazione urbana, al fine di recuperare le aree urbane degradate e di ridurre situazioni di degrado sociale e aumentare le condizioni di sicurezza”.
Sul punto 6), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare anche iniziative volte a rafforzare l'edilizia residenziale universitaria pubblica”.
Sul punto 7), il parere è contrario. Sul punto 8), parere favorevole. Sul punto 9), il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere la revisione della disciplina delle locazioni di tipo turistico”.
Sul punto 10), il parere è contrario.
Sul punto 11) parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare di adottare un nuovo piano casa rivolto all'incremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo, anche attraverso forme di edilizia sociale con situazioni di partnership pubblico-private, anche in sostituzione di agglomerati di edilizia residenziale pubblica o aree industriali dismesse, definendo le regole per l'assegnazione di abitazioni alle famiglie beneficiarie, nonché la prosecuzione dei programmi innovativi di rigenerazione urbana, recupero e riqualificazione anche energetica del patrimonio abitativo pubblico e sociale, attraverso accordi di programma stipulati con le regioni”.
Sul punto 12) il parere è favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “a valutare di adottare iniziative dirette al riordino degli incentivi indirizzati al recupero e alla riqualificazione del patrimonio esistente, riportando l'agevolazione maggiormente nell'alveo della necessità di ammodernamento, efficientamento e valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente, tenendo conto parallelamente della questione economica e selezionando i potenziali beneficiari, soprattutto potenziando gli interventi con una capacità di incidere profondamente sul patrimonio immobiliare esistente, come, ad esempio, il sisma-bonus acquisti integrato con l'efficienza energetica, che consente di agevolare la vendita di abitazioni soggette a una integrale ricostruzione e massimizzare i risultati in termini di risparmio di consumi, favorendo i nuclei familiari meno abbienti, sulla scia di quanto già fatto con l'introduzione del quoziente familiare, e calibrando le agevolazioni edilizie su chi ha più difficoltà economiche e non può accedere ad interventi spesso molto onerosi”. Sul punto 13) il parere è favorevole.
Per quanto concerne la mozione Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano ed altri n. 1-00168 il parere è favorevole sia sulle premesse che sugli impegni, ma con un'integrazione ai punti 1), 2) e 3) dell'impegno: dopo: “finanza pubblica”, inserire le parole: “e nel rispetto delle competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome” (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il Sottosegretario per l'attenta lettura delle mozioni. Abbiamo però un problema tecnico: o facciamo un corso accelerato di stenografia oppure nessuno di noi riesce a star dietro alle riformulazioni che sono state moltissime. Chiederemo, insomma, di avere copia anche della bozza, perché altrimenti il rischio è di chiederne la rilettura e non sarebbe proprio rispettoso del Sottosegretario. Se è possibile, a parte gli scherzi, avere il cartaceo, perché, altrimenti, non saremo in grado poi di rispondere, quando lei chiederà se accettiamo la riformulazione.
PRESIDENTE. Sì, la ringrazio, penso che si possa sicuramente chiedere la riproduzione delle riformulazioni su supporto cartaceo, in modo tale che si possano distribuire almeno per le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Presidente, avvisate la tipografia, perché sarà necessaria una cospicua rilegatura delle... Vorrei che mi ascoltasse il Sottosegretario, quindi, siccome sta con il personale degli uffici, aspetto volentieri.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, il Sottosegretario dovrebbe ascoltare l'intervento, perché questi interventi temo gli siano dedicati.
ROBERTO GIACHETTI (A-IV-RE). Sì. Signor Sottosegretario, io non intendo prendermela con lei, anche perché il fatto che siamo nella stessa Aula rischierebbe di facilitare un'interlocuzione non adeguata al posto dove stiamo. La pregherei, però, di riferire a chi l'ha mandata qui con quel papiello che abbiamo superato ogni limite. Non so se è il suo capo del legislativo, il suo capo di gabinetto, non so chi sia che ha pensato di immaginare una cosa del genere, ma noi siamo arrivati alla follia che lei riformula anche le premesse, cioè lei riformula il giudizio politico che io do! Lei mi dice “sì” o mi dice “no”, ma non mi dice quello che devo dire io (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe)!
Non voglio parlare degli impegni, perché comunque è ridicolo. Si dica “sì” o si dica “no”, ma lei non può riformulare tutti gli impegni, snaturando e cambiando completamente il senso del documento che io presento! Lei legittimamente - avete la maggioranza - dice “no” oppure, come ha fatto sull'ultima mozione, può aggiungere due righe, nel senso che, oltre al problema dei vincoli di finanza pubblica, ci sia rispetto di quanto stabilito dalle province autonome.
Ma voi come vi permettete di venire a modificare quello che io metto in premessa e che è il mio giudizio politico? Voi non potete farlo! È un insulto! C'è rimasto soltanto questo, ci levate anche la libertà di poter dire quello che pensiamo e voi riformulate, pretendendo che noi diciamo nella premessa quello che pensate voi? Siccome so che non è lei, io la prego di trasferire a chi l'ha mandata con quella roba che è l'ultima volta che noi possiamo accettare una cosa del genere, perché è fuori dalla grazia di Dio (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Italia Viva-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente, sulla stessa questione posta dal collega Giachetti, con il quale ci troviamo in perfetta sintonia. Presidente, è accaduto già nella giornata di ieri, sugli ordini del giorno, e sta accadendo oggi su queste mozioni. Si tratta di atti di indirizzo politico, che il Parlamento formula e che impegnano il Governo. Se passa la prassi, in base alla quale il Governo riscrive e stravolge completamente questi atti, noi abbiamo compiuto definitivamente l'annullamento del Parlamento, perché a questo punto potremmo chiedere direttamente al Governo di arrivare con il testo della mozione o dell'ordine del giorno: ce lo sottopone e noi diamo il parere. Così abbiamo compiuto il capovolgimento dei ruoli e delle funzioni, che del resto è quanto ci sembra stia avvenendo e non mi riferisco solo evidentemente a questa legislatura in corso.
Abbiamo apprezzato le doti fisiche e anche di respirazione del Sottosegretario, che ovviamente qui ora si trova non per sua responsabilità ad assistere a questa nostra discussione, però, il tema è alto ed è importante e crediamo che la stessa Presidenza della Camera debba farsene in qualche modo interprete rispetto all'Esecutivo. Noi diciamo sin da ora che non siamo in grado, di fronte a questa riscrittura totale dei documenti, di farci un'idea e, quindi, ci asterremo su tutti quanti i documenti che verranno messi in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine lavori, stesso argomento, il deputato Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Presidente, grazie. Qui l'unica mozione che abbiamo di impegno è quello del Sottosegretario Ferrante, che veramente si è fatto un cuore così: ha parlato per 45 minuti. Diteci se è mai possibile su una mozione con cui il Parlamento impegna il Governo. Qui è diventato il contrario: è il Governo che sta impegnando il Parlamento. È sconcertante.
Sottosegretario, lei ha preso parti dell'impegno della mozione di maggioranza e ha suggerito a noi di fare il copia incolla nella nostra mozione. La mozione rappresenta un impegno a 360 gradi, è una visione! Ma com'è possibile? Noi parliamo di bonus e lei mi va a rispondere di piano casa! È come giocare a tresette: lei risponde ad altri pali, Sottosegretario. È sconcertante e poi - ripeto - è una violazione dell'atto di indirizzo politico che noi vogliamo dare come Parlamento al Governo e non viceversa. Quindi, per cortesia finiscano queste pantomime, non è normale ragionare in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Diteci “sì” o diteci “no”. Noi voteremo la nostra mozione interamente, senza se e senza ma, contraria a quella della maggioranza, che invece ha tutt'altra visione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. A questo punto, stando alla richiesta avanzata dal deputato Fornaro, noi dovremmo avere il tempo per fotocopiare almeno una copia per ogni delegato d'Aula. Lo possiamo fare, come avevo proposto, nel corso delle dichiarazioni di voto.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervenire oggi in rappresentanza del gruppo di appartenenza per la dichiarazione di voto sulle mozioni, relative all'emergenza abitativa, ci consente di ribadire quanto sia importante in quest'Aula discutere di un aspetto della nostra quotidianità, che troppe volte diamo per acquisito e risolto e che, invece, rappresenta ancora oggi una sfida importante, non solo per il nostro Paese ma per tutta l'Europa. È una tematica, quella dell'emergenza abitativa, che va affrontata con serietà e senza ideologia, ma solo con la concretezza di azioni incisive, puntuali e organiche a favore dei nostri concittadini. È del tutto evidente che la questione abitativa chiama in causa criticità strutturali e, nell'attuale congiuntura, si aggravi in conseguenza dell'aumento dei mutui, situazione questa che concorre ad accrescere le fasce sociali a rischio e, dunque, ad aggravare la situazione di disagio sociale e strutturale.
Due le considerazioni di fondo: da una parte, dobbiamo constatare maggiori connesse difficoltà economiche ad accedere a una migliore condizione abitativa in relazione alla domanda di immobili in affitto, che in gran parte riguarda un'utenza più fragile; dall'altra, però, aumenta la fascia di popolazione che, per i costi crescenti, si trova nelle condizioni di non avere adeguate risorse per mantenere la propria abitazione. È una tematica che, in alcuni ambiti territoriali del nostro Paese, ha assunto evidenti livelli di criticità, amplificati dalla crisi socioeconomica dovuta alle emergenze sanitarie ed economiche degli ultimi tre anni, ed è una tematica che necessita di una riflessione rispettosa e di un'analisi seria di tutte le mozioni presentate, sia da parte della maggioranza sia da parte delle forze di minoranza. Una riflessione deve partire dalla conoscenza del nostro territorio e dalla necessità di fornire soluzioni e non solo confronti e dibattiti accesi. Credo che il dibattito debba essere franco e leale, avendo anche il coraggio di affrontare le tematiche in maniera innovativa, non legandole solo ed esclusivamente a una parte della popolazione, quella più disagiata e in difficoltà, oppure a specifiche aree territoriali, come le aree periferiche e conurbate nelle nostre grandi città. È una tematica che deve uscire dal consueto paradosso che questi temi siano patrimonio solo di una parte politica, piuttosto che di un'altra, o di una specifica area territoriale.
Nella mozione che abbiamo presentato, come gruppo, attribuiamo priorità a politiche pubbliche indirizzate verso la fiscalità patrimoniale agevolata sugli immobili, politiche che possano avere maggiore capacità di svolgere una funzione anticiclica, misure peraltro già in parte indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'emergenza abitativa riguarda non solo le famiglie meno abbienti ma anche e soprattutto i giovani che vogliono mettere su famiglia, i giovani che vogliono ritornare a vivere in quei territori oramai dimenticati come le nostre montagne, abbandonate dagli anni Settanta-Ottanta dai loro genitori per concentrarsi nelle aree conurbate delle nostre città ed inseguire il lavoro, soprattutto nel terziario e nel settore manifatturiero e industriale. L'emergenza abitativa riguarda gli studenti universitari fuori sede e non solo. Non dimentichiamoci, ad esempio, degli studenti più giovani residenti in aree marginali e interne, che, per studiare anche all'interno delle loro regioni, trovano immani difficoltà logistiche e di servizi.
Chiediamo di immaginare iniziative con risorse adeguate per rilanciare l'edilizia pubblica, adottando un programma nazionale pluriennale con particolare attenzione all'edilizia sociale, e di valutare l'opportunità di politiche fiscali e di riordino degli incentivi. La rinegoziazione dei canoni di locazione e la riduzione dell'IVA applicata per l'edilizia agevolata, che indichiamo fra i punti di impegno della nostra mozione, sono alcuni degli aspetti da affrontare all'interno di politiche pubbliche e territoriali prossime e venture. Alloggi popolari e misure di housing sociale sono due aspetti fondamentali della medesima emergenza. Sarebbe, infatti, un errore concepire le politiche abitative come esclusivamente assistenziali e prive di un loro effetto moltiplicatore a favore della crescita economica. Crediamo che, se vogliamo essere efficaci ed essere fautori di buone politiche di coesione, di supporto sociale e di transizione tecnologica ed ecologica, sia necessario modificare il paradigma e considerare l'emergenza abitativa non solo una problematica ma, soprattutto, un'opportunità di crescita e sviluppo del nostro Paese, un mezzo per permettere alle aree più degradate o alle aree più marginali di essere non più solo dei laboratori sperimentali di tecniche e procedure urbanistiche, o contenitori di disagi, ma di diventare invece dei volani di un nuovo rinascimento urbanistico e abitativo. È lo stesso PNRR che individua, negli interventi di rigenerazione urbana, la capacità di recupero di aree altrimenti marginali con il recupero di aree urbane degradate, riducendo le situazioni di degrado sociale e aumentandone le condizioni di sicurezza.
Per queste ragioni, abbiamo posto in primo piano, fra gli impegni indicati nella mozione da noi presentata, la realizzazione di un nuovo piano casa rivolto all'incremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo, attraverso l'offerta di alloggi di edilizia residenziale da realizzare nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti, soprattutto attraverso il recupero del patrimonio edilizio storico esistente. Quel che noi diciamo in quest'autorevole assise dev'essere esclusivamente e sempre a favore dei cittadini del nostro Paese. È per tale motivo che non dobbiamo, anzi, non possiamo lanciare messaggi disfattisti e rinunciatari, conditi sempre e solo da visioni ideologiche. È necessario pertanto agire, non in fretta ma con determinazione, per rimuovere gli impedimenti di natura socio-economica che limitano enormemente gli interventi di sostegno volti ad alleviare il disagio abitativo dei più deboli e dei giovani. L'abitazione - e il diritto ad essa collegato - si qualifica, da oltre quarant'anni, come un diritto sociale fondamentale, diventando un diritto inviolabile. Un diritto all'abitazione è previsto, inoltre, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che riconosce e rispetta il diritto all'assistenza abitativa. Diritti che, forse, in diverse circostanze sono troppe volte venuti meno o dei quali si è altrettanto abusato in circostanze non sempre trasparenti.
È necessario, quindi, un cambio di rotta: da una parte, avere una politica di sostegno ai ceti più fragili e, dall'altra, una politica di efficacia programmatica nel contesto delle iniziative pubbliche nel settore abitativo. È necessaria anche una politica innovativa di semplificazione a livello tributario, cercando di rendere più eque le problematiche del mondo della fiscalità del settore immobiliare e della piccola proprietà.
Condividiamo i punti fondamentali indicati da tanti comuni e dalle associazioni di categoria in ordine alle misure di riordino delle normative, degli incentivi e delle misure settoriali esistenti. Mi riferisco, ad esempio, a una legge quadro sull'edilizia pubblica e sociale, alla restituzione gratuita ai comuni degli immobili statali inutilizzati, da destinare a fini abitativi, al rifinanziamento dei fondi locazione e morosi incolpevoli, a una normativa di regolamentazione per governare gli impatti degli affitti brevi turistici, in sinergia, però, con le regioni, e a una misura nazionale che riconosca strutturalmente l'emergenza abitativa come fragilità, a cui dedicare interventi e risorse.
Per concludere, riteniamo i contenuti delle mozioni presentate dai vari gruppi in gran parte condivisibili. Appare, però, sempre più necessario che il Governo possa fare sintesi e mettere in atto una seria ed efficace azione di programmazione sulla materia in questione. Per terminare, concordiamo con la maggior parte delle analisi e dei punti della mozione di maggioranza e abbiamo apprezzato assolutamente l'intervento del Governo, che ha inserito le particolarità e la tutela delle regioni autonome a statuto speciale e delle province autonome all'interno della mozione unitaria di maggioranza. Per tale motivo, la componente Minoranze Linguistiche del gruppo Misto voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo Noi Moderati alla mozione di maggioranza, vorrei iniziare ricordando che tutti i cittadini hanno diritto a un'abitazione. Comprendo che possa sembrare una frase fatta e semplicistica, che intende ridurre la problematica che ci apprestiamo ad affrontare a poche e semplici parole. In realtà, non sono parole ridondanti o utilizzate troppo spesso, ma sono strettamente incardinate nella nostra Costituzione, all'articolo 47, dove si favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, e nell'articolo 25 della Carta ONU, in cui si tutela il diritto di ogni individuo ad avere un tenore di vita sufficiente a garantire una abitazione.
Non è la prima volta che il nostro Paese affronta un'emergenza abitativa. Questo si verifica soprattutto dopo eventi difficili che mettono in crisi il tessuto socioeconomico del Paese. Nel secondo dopoguerra è stato istituito il Piano INA-Casa, anche detto Piano Fanfani, che aveva a disposizione i fondi gestiti da un'apposita organizzazione presso l'Istituto nazionale delle assicurazioni. Nell'estate del 2008, in piena crisi dei mutui subprime, il Governo Berlusconi aveva dato la possibilità, attraverso una convenzione tra il Ministero dell'Economia e l'Associazione bancaria italiana, di rinegoziare i mutui prima casa, consentendo una pianificazione finanziaria più soddisfacente per i mutuatari.
Andando a oggi, l'Italia è in ripresa da uno dei periodi più brutti che costituiscono la storia del nostro Paese, quello della crisi pandemica, aggravato anche da più recenti avvenimenti quali l'inflazione, il caro bollette, il calo del potere d'acquisto dei salari e la mancanza di alloggi a prezzi accessibili. Ci risuonano costantemente le parole di Christine Lagarde, pronunciate poche settimane fa, che annunciava un aumento dei tassi della BCE.
Le conseguenze non hanno tardato ad arrivare: il costo del denaro è cresciuto, arrivando al 4 per cento, con importanti, importantissime direi, ripercussioni immediate sui mutui a tasso variabile. Con questo quadro così critico non possiamo non rivolgere la nostra attenzione a tutti gli italiani che si trovano nella condizione di emergenza abitativa, due parole chiare e nette che non basta ripetere per risolvere il problema, ma che ci impongono di agire al fine di aiutare nel più breve tempo possibile tutti i cittadini che vertono in una condizione difficile, per garantirgli il diritto ad una abitazione dignitosa e sicura.
La mozione di maggioranza, redatta con il contributo di tutti i gruppi di maggioranza - una maggioranza che gli italiani hanno premiato alle urne e a cui i cittadini si sono affidati e che vuole dare risposte concrete - si basa sulle sfide che questo Governo dovrà affrontare per arginare il fenomeno dell'emergenza abitativa.
Le sfide vertono su tre filoni: l'ascolto delle istanze dei territori, che dobbiamo coadiuvare nella riqualificazione degli edifici in disuso e di quelli sequestrati, incentivandone anche la trasformazione in nuove forme di abitazione, come l'ecohousing, rivolto soprattutto alle persone più anziane, e gli immobili per giovani e studenti, che devono essere ripensati con attenzione alla riqualificazione urbana, come da monito incessante dell'Unione europea, che sia più vicina all'ambiente e senza consumo di suolo.
Il secondo filone deve essere quello di un monitoraggio della gestione degli affitti. Non è un mistero che in Italia vivano in affitto oltre 5 milioni di persone. L'affitto è più diffuso nelle fasce di cittadini meno abbienti, con una percentuale di quasi il 32 per cento. A vivere in affitto sono soprattutto gli stranieri, le persone sole con meno di 35 anni e le coppie giovani senza figli. Il dato più allarmante è che il 20 per cento delle famiglie che ha il reddito più basso spende in media per la casa il 40 per cento, quasi la metà, del reddito disponibile. Una situazione che non è più tollerabile. Pensiamo a una coppia giovane che vive in affitto, che magari vorrebbe costruire una famiglia e che si trova al primo impiego. Quella giovane coppia spenderà tra i 950 euro in periferia e i 1.100 euro in centro città, con prezzi più alti se ci rivolgiamo a città come Roma o Milano. Canoni, quindi, che spesso non rispecchiano lo stato in cui vertono gli immobili. Cifre in costante aumento, soprattutto dall'avvento degli affitti a breve termine, che garantiscono guadagni rapidi e significativi ai proprietari, disincentivandoli ad affittare a lungo termine, provocando l'aumento dei prezzi dei pochi immobili rimasti sul mercato.
Sappiamo già che in questo senso si sta lavorando a una legge che meglio possa regolamentare gli affitti a breve termine.
Il terzo filone, signor Presidente, ma forse il più importante, è quello di una collaborazione attiva tra pubblico e privato, sia provando un ritorno agli affitti a lungo termine sia incentivando il dialogo tra cittadini e banche, tutelandoli così dall'aumento dei mutui. Ricordiamo come i mutui possano essere rinegoziati solamente per volere esclusivo della banca, per cui i cittadini, che si ritrovano a non riuscire a pagare la rata del mutuo a causa degli aumenti, devono sperare che la banca accetti una rinegoziazione, pena il pignoramento dell'immobile. In questo senso va il nostro plauso al Ministro Giorgetti che ha già promosso la proroga al 30 settembre di quest'anno del Fondo prima casa.
Bisogna, inoltre, agevolare anche quelle imprese che decidono di effettuare investimenti immobiliari da convertire in appartamenti a prezzi agevolati per le fasce più deboli della società. Se l'Italia - che i cittadini ci hanno affidato e che vogliamo ripensare e ridisegnare, anche grazie al contributo del Piano nazionale di ripresa e resilienza - è un'Italia a misura di famiglia e di giovani che vogliono rimanere nel nostro Paese e vogliono scegliere il nostro Paese, dobbiamo continuare ad implementare il buon lavoro fatto finora e concentrare le nostre energie nella risoluzione definitiva dell'emergenza abitativa (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, colleghe e colleghi, inizio l'intervento dichiarando che non accettiamo le proposte di riformulazione del Governo, che riscrivono completamente la nostra mozione. Il diritto della casa è espressamente riconosciuto dalla Carta sociale europea che prevede, all'articolo 31, che tutte le persone hanno diritto all'abitazione e dispone che, per garantire l'effettivo esercizio di tale diritto, gli Stati devono impegnarsi a programmare misure adeguate, favorendo l'accesso a un'abitazione di livello sufficiente, rendendo il costo dell'abitazione accessibile alle persone che non dispongono di risorse sufficienti.
Sulla base di questo presupposto, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea afferma che l'Unione riconosce e rispetta il diritto alla casa e all'housing sociale al fine di assicurare un'esistenza dignitosa a tutti coloro che non siano in possesso delle risorse minime. Anche l'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo stabilisce che ogni individuo ha diritto a un'abitazione e, in senso analogo, l'articolo 47 della Costituzione favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, non tutelando la casa in sé e per sé, ma il risparmio necessario all'acquisto di una casa.
Il diritto alla casa viene riconosciuto anche dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e, benché la Costituzione non riconosca in senso compiuto il diritto all'abitare, la Corte costituzionale ha iniziato a definirne i contorni con la sentenza n. 252 del 1983, in cui la casa viene riconosciuta come un bene primario per l'individuo. Con successive sentenze del 1987 e del 1988 si afferma il carattere inviolabile del diritto all'abitazione e la sussistenza di un generale dovere da parte della collettività di impedire che delle persone possano rimanere prive di dimora.
Da ultimo, con la sentenza n. 168 del 2014, la Corte costituzionale ha affermato che la legislazione in materia di edilizia residenziale pubblica è volta a perseguire la finalità di assicurare un'esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti e in tal senso la disponibilità di un alloggio costituisce una condizione fondamentale per garantire l'equità sociale.
La casa è quindi un prerequisito per la realizzazione dell'uguaglianza sostanziale e l'esercizio dei diritti e delle libertà costituzionalmente riconosciuti.
L'essere privi di una casa dignitosa è una delle manifestazioni più serie della povertà e dell'esclusione sociale. La casa è l'ambito nel quale trova risposta un'ampia gamma di bisogni primari, economici e sociali e ha un'incidenza fondamentale nel raggiungimento del benessere individuale, psicofisico e familiare delle persone.
Rispetto al crescente disagio abitativo, le politiche nazionali sul diritto alla casa sono state negli anni inadeguate e poco incisive. I provvedimenti adottati dai Governi che si sono succeduti non hanno dato la necessaria centralità all'obiettivo imprescindibile di definire un vero piano casa, una norma quadro e un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica e sociale per avviare una politica abitativa volta ad aumentare l'offerta di alloggi pubblici a canone sociale e a canoni sostenibili per le precarie condizioni reddituali delle famiglie.
Purtroppo, ormai, da decenni, la questione abitativa viene trattata come un'emergenza piuttosto che come una questione strutturale da affrontare con interventi programmatici pluriennali. Nell'ambito delle politiche di welfare si è assistito a un progressivo disinvestimento dall'offerta di abitazioni pubbliche, preferendo misure non strutturali di contributo diretto alle famiglie in difficoltà che vivono in affitto e con risorse scarse e discontinue. In Italia l'edilizia pubblica corrisponde al 3,8 per cento del patrimonio abitativo, una delle quote più basse d'Europa, e risponde a una quota minima di popolazione, pari a un quinto del mercato dell'affitto.
Tuttavia, sono sempre più numerose le persone e le famiglie che non trovano un alloggio adeguato e compatibile con le proprie condizioni economiche. Il problema dell'abitazione non appartiene più solo alle categorie storicamente svantaggiate, quali i disoccupati o i lavoratori precari, ma anche alle famiglie monoreddito, che si trovano nell'impossibilità di accedere al mercato privato della locazione sia per la scarsa disponibilità di alloggi in affitto sia per l'assenza di un'offerta di alloggi a canoni moderati e sostenibili.
I bandi di assegnazione per gli alloggi sociali, che dovrebbero essere rinnovati annualmente, tendenzialmente non vengono aggiornati per decenni, determinando l'esclusione dei potenziali utenti in condizioni di maggiore bisogno. Le proiezioni dell'ultimo rilevamento del fabbisogno di alloggi dell'edilizia residenziale pubblica denunciano che nei comuni italiani già vi sono complessivamente circa 650.000 domande di assegnazione e in tutto il territorio nazionale si evidenzia un incremento delle richieste di contributi pubblici per far fronte, a vario titolo, alle problematiche abitative.
La morosità rispetto al pagamento dei fitti casa è passata dalle percentuali irrisorie dei primi anni Ottanta all'attuale 90 per cento del totale delle ragioni delle sentenze di sfratto emesse. Negli ultimi 5 anni sono stati emessi 320.000 provvedimenti esecutivi di rilascio degli immobili, dei quali circa 283.000 per morosità. Nel 2022 gli sfratti eseguibili in Italia erano circa 150.000, il 90 per cento per morosità.
Il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione ha rappresentato uno strumento indispensabile di sostegno al reddito per le categorie sociali più deboli, consentendo, anche se in maniera parziale, l'abbattimento del costo del canone di locazione.
Ciononostante le regioni e gli enti locali hanno evidenziato numerose criticità riscontrate nei territori a causa della scarsità delle risorse messe a disposizione, del tutto insufficienti rispetto alla domanda.
Il Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli residenti nei comuni ad alta tensione abitativa ha rappresentato uno strumento fondamentale a supporto dei nuclei familiari in situazioni di sfratto.
In seguito all'emergenza pandemica, l'ampliamento della platea ha anche permesso, a livello territoriale, lo sviluppo di buone prassi, quali la diffusione di protocolli antisfratto promossi dai tribunali, dalle prefetture e dagli ordini professionali. Tuttavia, la riserva della misura ai soli comuni ad alta tensione abitativa escludeva un'ampia platea di possibili beneficiari. Purtroppo, la legge di bilancio per il 2023 non è stata coerente con le aspettative in materia di misure di politica abitativa. L'abolizione dei Fondi di sostegno all'affitto e per le morosità incolpevoli, unitamente al venir meno, per centinaia di migliaia di persone, del reddito di cittadinanza, rischia di avviare un aumento di richieste di sfratto.
Il Forum disuguaglianze e diversità ha evidenziato come il dramma dell'emergenza abitativa e la larga domanda inevasa di case si tramutano in gravissime condizioni di precarietà e in forme di occupazione di edifici inutilizzati, nonostante sia presente una consistente parte del patrimonio pubblico dismesso e completamente inutilizzato. Sono circa 80.000 gli alloggi del patrimonio pubblico e privato che richiedono interventi di riqualificazione e che potrebbero essere assegnati agli aventi diritto.
I programmi straordinari contenuti nel PNRR, i PINQuA, i piani urbani integrati e altri progetti di rigenerazione urbana, nonostante l'enorme flusso di risorse e nonostante le normative collegate parlassero di interventi per affrontare il disagio abitativo, hanno prodotto programmi con una previsione di aumento minimo della dotazione di alloggi a canone sociale nelle città, senza, peraltro, prevedere forme di edilizia integrata come logica di superamento della marginalizzazione e dell'esclusione sociale, che caratterizza gli insediamenti urbani in cui si registra un'elevata concentrazione di edilizia sociale.
A questo, si aggiunga che la turistificazione delle città sta incidendo pesantemente su residenti e studenti. Gli affitti brevi sono concorrenziali con gli affitti transitori e, a fronte di oltre 800.000 studenti fuori sede, vi sono meno di 40.000 posti letto nelle residenze universitarie. Non appare risolutiva la decisione di utilizzare i fondi PNRR per sostenere proposte da parte di privati di offerte di alloggi o posti letto a tempo determinato e nei soli periodi di didattica. È un grande vantaggio solo per i privati, senza che, da questo intervento, derivi un programma pubblico di residenze per studenti che garantisca il diritto allo studio in maniera strutturale.
Il problema abitativo non si risolve certo criminalizzando il diritto alla casa, come intende fare la proposta di legge Bisa. La soluzione non può essere un approccio repressivo, teso a boicottare il diritto alla casa, trasformandolo in un problema di ordine pubblico, ma neanche con gli impegni contenuti nella mozione di maggioranza, da cui emerge, oltre alla volontà di appaltare ai privati le politiche abitative, una grande confusione tra le politiche sociali e il diritto alla casa.
Occorre, invece, per concludere, strutturare una strategia politica che favorisca l'accesso ad alloggi a prezzi contenuti; va rilanciata con forza un'azione di sviluppo dell'offerta di alloggi a canone sociale e interventi di manutenzione straordinaria degli alloggi pubblici oggi chiusi; programmi di recupero ed efficientamento energetico degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà dei comuni e degli ex IACP, sostenendo e mantenendo l'utilizzo del superbonus 110 per cento almeno da parte degli enti gestori di ERP, favorendo la creazione di comunità energetiche rinnovabili solidali di autoproduzione e autoconsumo di energia, al fine di sostenere la conversione ecologica e il contrasto ai costi energetici negli alloggi popolari.
Per questo, riteniamo indispensabile istituire un tavolo nazionale presso il MIT, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati, al fine di definire una norma quadro su ERP ed edilizia sociale. Dunque, un piano casa strutturale pluriennale, senza consumo di suolo, basato sul recupero e l'autorecupero di immobili pubblici e privati inutilizzati, individuando, contestualmente, congrue risorse pluriennali per un efficace piano di edilizia residenziale pubblica.
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Servono protocolli locali di gestione programmata dell'esecuzione degli sfratti, anche se il Governo - sto concludendo - non è d'accordo, al fine di garantire misure di sostegno per gli inquilini sfrattati e in condizioni di criticità economica e sociale, attraverso interventi di sostegno economico abitativo in favore dei nuclei familiari interessati da accompagnare con iniziative ulteriori e con adeguate risorse pluriennali per il sostegno all'affitto o alla morosità incolpevole. Occorre, poi, definire una regolamentazione delle locazioni brevi di tipo turistico, sostenere e promuovere prioritariamente la realizzazione di residenze universitarie pubbliche sulla base di programmi condivisi tra università ed enti locali, basati prioritariamente sul recupero degli immobili pubblici in disuso.
Questi sono i contenuti dalla nostra mozione, Presidente, che vi chiediamo di sostenere. Solo così si potranno dare risposte concrete per il diritto alla casa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO (A-IV-RE). Grazie, signor Presidente. Governo, colleghi, la domanda, ovviamente, sorge spontanea: perché non si riesce a garantire una casa a tutti, un bene primario, un diritto apparentemente elementare, ma certamente poco accessibile? Per moltissime famiglie mantenere un alloggio, magari anche piccolo, poco funzionale e lontano dai servizi, è una fatica immane. In Italia, la questione abitativa sembra aperta da sempre. Ora è bene chiederci - e questo, ovviamente, lo chiediamo al Governo - se sia irrisolvibile. C'è un grande conflitto tra la casa, come bene di mercato, e la casa, come diritto. In questo dualismo, ovviamente, prevale il mercato. Sarebbe opportuno un sostanzioso intervento pubblico, che certamente è molto costoso, ma è anche indispensabile e non più procrastinabile. Il diritto alla casa il Governo lo deve garantire ai suoi cittadini e tutto questo è collegato alla stessa modalità con cui garantisce anche gli altri diritti sociali e al modo in cui organizza il suo sistema di welfare.
Com'è composto il mercato immobiliare nel nostro Paese? Qual è la quota di abitazioni utilizzate in proprietà e in affitto? Quante sono le abitazioni destinate a scopi sociali? Quante sono utilizzate in altre forme? L'aspetto che più balza all'occhio, nel nostro sistema abitativo, è che la gran parte delle abitazioni, circa 7 su 10, sono case di proprietà e che, in Italia, il diritto alla casa è, oggi, ancora negato a tante, troppe persone e il quadro generale continua ad essere in costante peggioramento. Quindi, come vi dicevo, il diritto alla casa, è ancora negato a tante, troppe persone. Il tema della pandemia, che, sicuramente, ha fatto impennare l'inflazione, nonché, da ultimo, l'ulteriore ondata di rincari innescata dall'aggressione della Federazione Russa all'Ucraina, dunque, il caro bollette e l'aumento dei costi dei beni di prima necessità hanno accresciuto la povertà e acuito una situazione già critica, soprattutto per quella parte di popolazione in difficoltà, rendendo l'emergenza abitativa una priorità assoluta da affrontare con urgenza e non più rinviabile.
Il tema è complesso, com'è emerso chiaramente durante la discussione, a causa della limitatezza del patrimonio immobiliare pubblico disponibile, della cronica carenza di alloggi universitari e dell'esplosione del fenomeno degli affitti brevi, soprattutto nelle città a vocazione turistica. Proprio per questo, dunque, richiede soluzioni strutturali all'interno di una strategia precisa, in grado di rispondere a un disagio sempre più forte e sempre più diffuso.
Secondo dati Istat, quasi 2.500.000 famiglie - quindi, il 9,9 per cento del totale - spendono per la casa una quota uguale o superiore al 40 per cento del reddito disponibile. Secondo FABI, la Federazione autonoma bancari italiani, 8 famiglie su 10 sono in difficoltà con le rate dei mutui, soprattutto i mutui a tasso variabile, particolarmente colpiti dall'aumento del costo del denaro. Numeri in crescita che rendono l'idea di una crisi generalizzata che colpisce soprattutto e ancora una volta i salari più bassi.
Il Ministro Salvini ha annunciato, a inizio anno, l'intenzione di avviare un grande piano casa, di cui, però, non abbiamo saputo più nulla. Attendiamo ora fatti concreti. Intanto però, come dicevamo e come ribadisco, occorre intervenire per dare risposte rapide a chi è in difficoltà adesso o a chi lo sarà domani, individuando gli strumenti adatti per garantire un diritto costituzionale nel rispetto della dignità umana.
C'è bisogno, ovviamente, di risorse, perché senza soldi è chiaramente impossibile dare concretezza agli impegni. C'è bisogno di una visione di prospettiva che guardi non solo al presente, ma anche ai prossimi decenni, con l'obiettivo di dare una casa dignitosa a chi non ce l'ha, come elemento che preoccupa, ma anche come atto di fondamentale giustizia sociale e come leva imprescindibile per il superamento delle diseguaglianze.
Occorre prevedere il rifinanziamento pluriennale dei Fondi affitti e per la morosità incolpevole, occorre avviare investimenti importanti sulle case popolari, occorre intervenire sulla riqualificazione urbana, possibilmente senza altro consumo di suolo, occorre assegnare ai comuni gli immobili inutilizzati affinché possano destinarli all'edilizia popolare, occorre approvare una legge quadro nazionale sulle locazioni brevi e, poi, ancora, prevedere una fiscalità agevolata per i privati che mettono a disposizione immobili per fronteggiare le esigenze abitative dei residenti.
Ci preoccupa sentir parlare di Piano casa abbinato agli equilibri di finanza pubblica, perché è evidente che sarà sempre più difficile riuscire a intervenire. Ci preoccupa, ancora, vedere i tanti alloggi vuoti dell'edilizia residenziale pubblica. Sappiamo bene quanto sia difficile per le varie associazioni, per le varie ATC intervenire in tempi brevi per ridare gli alloggi a chi ne ha necessità. I tempi sono lunghi, la burocrazia delle assegnazioni è ancora più lunga. Serve una semplificazione e una velocizzazione nell'individuazione del diritto alla permanenza. È fondamentale ripensare l'edilizia sociale, dai luoghi all'entità del numero degli alloggi, non più i grandi casermoni. Oggi, e non, domani deve essere attuato un piano che rechi in disponibilità ai comuni gli alloggi inutilizzati, con l'obiettivo di una rigenerazione urbana innovativa e adeguate risorse per gli interventi. Quindi, occorre passare il “valutare l'opportunità di” e mi riferisco all'intervento svolto in precedenza dal Sottosegretario, con riferimento al quale lo ringraziamo sicuramente, per lo zelo e per l'attenzione, però sicuramente c'è necessità di un'autonomia da parte del Parlamento, quella che rimane. Se pensiamo alle posizioni di fiducia, tutto il resto rimane ben poco per i gruppi. Ed è per questo che abbiamo scelto, come gruppo di Azione-Italia Viva, di astenerci, soprattutto, sulla mozione di maggioranza, per dare un segnale. Siamo sicuramente colpiti dall'esposizione e dai pareri del Governo sugli ordini del giorno, forse lo siamo ancora di più sulle mozioni. Auspichiamo, ovviamente, attenzione, ma anche l'autonomia che dovrebbe essere garantita a ogni parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mazzetti. Ne ha facoltà.
ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, qui, con il Sottosegretario Ferrante, colleghi presenti, la mozione del centrodestra mette al centro dell'agenda politica uno stato degenerativo che si è generato nel tempo a livello nazionale, con ripercussioni locali soprattutto in quelle amministrazioni comunali che oggi non riescono a garantire un dignitoso alloggio a tutta la popolazione, segnatamente la più debole, dal punto di vista sociale, economico e fiscale. Da sempre, per noi di Forza Italia il diritto alla casa è una proprietà imprescindibile ed è per questo che abbiamo condiviso e integrato concretamente la mozione in oggetto, alla quale non mancherà il nostro supporto, anche reale, come per tutti i provvedimenti relativi a questo tema.
Da un primo, grande, positivo Piano casa, quello Fanfani, già rammentato dai miei colleghi, del dopoguerra, si è passati ad un altro Piano casa che ha avuto molto successo, come quello del Governo Berlusconi nel 2009, con notevoli semplificazioni e agevolazioni. Dopo 14 anni, c'è l'immediata esigenza di un nuovo piano casa, valutando la situazione modificata dell'economia e della società. Oggi c'è la necessità di fornire soluzioni abitative per diverse tipologie di famiglie, che variano dalla persona singola o dalle coppie senza figli all'ampio nucleo familiare, con forme di lavoro diversificate, invecchiamento degli occupanti e sostanziale incremento delle categorie dei potenziali beneficiari. Dal 2009 a oggi, le condizioni sono mutate: prima la grande crisi del settore delle costruzioni, poi la pandemia, il conflitto in atto in Ucraina, che ha portato all'aumento e al costo elevato dell'energia e delle materie prime e, oggi, a una grande inflazione, che ha diminuito il potere d'acquisto delle famiglie e, in ultimo, la scellerata decisione da parte della BCE dell'aumento dei mutui. Sì, quell'incremento dei mutui che, da maggio 2022, è passato dall'1,93 al 3,79 per cento del febbraio 2023. Su questo tema giova ricordare quanto posto in essere dal Governo Berlusconi 3 nell'estate del 2008, con il decreto-legge n. 93, rubricato “Rigenerazione mutui per la prima casa”, nell'ambito del quale, tramite la stipula di una convenzione tra il Ministero dell'Economia e l'Associazione bancaria italiana, si definirono i criteri di rigenerazione dei mutui prima casa, consentendo una pianificazione finanziaria più soddisfacente per i mutuatari, che oggi va sicuramente replicata ed attualizzata, come ha più volte detto il nostro capogruppo Barelli e tutto il gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Altre difficoltà provengono dalla diversità delle richieste e delle esigenze personali. I piani casa del passato erano frutto di politiche pubbliche per la casa dei più bisognosi, identificati in nuclei familiari ampi con redditi bassi, che prevedevano la realizzazione di abitazioni con tipologie architettoniche e volumetriche standardizzate; oggi abbiamo altre necessità. Anche se in Italia abbiamo ancora la più alta percentuale di proprietari di abitazione, esiste una grande porzione di popolazione che, per esigenze economiche, finanziarie, lavorative o di studio, adotta l'affitto.
Dobbiamo creare le condizioni di maggiore flessibilità del mercato con politiche industriali varie che possano dare una risposta a tutte le esigenze. Occorrono, quindi, politiche abitative diversificate, flessibili e articolate sul territorio, con alloggi pensati per diverse categorie di utenze. Le spese per l'abitazione, come tutti noi sappiamo - condominio, utenze, manutenzione ordinaria, affitto, interessi passivi sui mutui -, rappresentano una parte significativa del bilancio familiare e personale e incidono fortemente sulla capacità di spesa delle persone.
Il fenomeno del caro affitto è aggravato dall'esplosione di fitti brevi, che ormai valgono il 42 per cento del mercato dell'ospitalità turistica, con 178 milioni di presenze nel 2022, di cui 100 milioni non osservate. Tale situazione sta determinando la spartizione del mercato della locazione dei principali centri urbani, ma anche delle località turistiche e l'espulsione dei residenti verso aree più periferiche. Anche in questo caso, il Governo di centrodestra sta intervenendo per limitare il fenomeno, con proposte di buonsenso che dovranno rispettare le esigenze dei proprietari e degli affittuari, tenendo sempre presente il mercato libero e le contrattazioni indicate da associazioni di categoria e parti sociali, per fare una vera, integrata rigenerazione urbana e sociale. Lo chiedono i sindaci, lo chiediamo noi: è giunto il momento che, tutti insieme, amministrazione comunale, regionale e nazionale, si faccia un vero e proprio Piano di rigenerazione urbana ed economico-sociale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
È lampante l'esigenza di un rifinanziamento dell'edilizia residenziale pubblica e un nuovo Piano delle politiche per la casa, rivalutando e agevolando sempre più il partenariato pubblico-privato. Questo lo dobbiamo fare con l'incremento del patrimonio immobiliare, anche con nuove costruzioni, tramite demolizioni e ricostruzioni, la perequazione e il cambio di destinazione d'uso, con la consapevolezza che devono essere semplificate a livello regionale le norme edilizie ed urbanistiche vigenti, con regole chiare e di facile applicazione, libere da demagogia, cosa che non è successa nell'ultimo decennio, con enti coinvolti più dinamici. Per questo sarà necessaria una Conferenza dei servizi, con silenzio-assenso entro 60 giorni, degli enti coinvolti nel procedimento e permessi post-realizzazioni, con verifica tecnica degli uffici a fine dell'opera, come da anni richiesto dal presidente Berlusconi, sempre presente nei nostri programmi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Tutto questo Forza Italia lo ha sintetizzato in una proposta di legge a mia prima firma, più ampia, che riguarda l'efficientamento energetico, sismico, edilizio degli immobili, presentata la scorsa settimana in Parlamento. In questa fase, sarà fondamentale la revisione totale del testo unico dell'edilizia n. 380 del 2001, in fase di lavorazione dal parte del Ministero delle Infrastrutture. Questo sarà un punto chiave del Governo di centrodestra, che dovrà vedere una nuova realtà, un cambio culturale fondamentale. Ma anche il PNRR e il PNC dovranno porre maggiore attenzione sull'emergenza abitativa. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ambito della Missione 5, contiene una serie di misure che contribuiscono a dare risposte al bisogno abitativo, come il finanziamento per la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente.
In particolare, il programma innovativo della qualità dell'ambiente (PIQuA) che interviene sul patrimonio pubblico esistente e sulla riqualificazione delle aree degradate, puntando sulla sostenibilità, sull'innovazione verde e sui piani urbani integrati dedicati alle città metropolitane finanziati con fondi speciali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Attualmente, i fronti aperti in ambito europeo legati a questo tema sono diversi e incidono sulle politiche nazionali per la casa, lo abbiamo detto e ribadito, dall'inizio di questo Governo, molte volte, in quest'Aula.
Il capitolo principale della cosiddetta direttiva Case verdi per noi non può essere un obbligo imposto, ma un obiettivo di rigenerazione urbana e sismica degli immobili nazionali con le peculiarità che abbiamo nel nostro Paese, con il fine di ridurre drasticamente, sì, l'impatto dell'emissione degli edifici e di migliorare la salubrità e la sicurezza sismica degli stessi, per non avere più palazzine che crollano, come è successo, pochi giorni fa, a Torre del Greco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Un altro aspetto molto spesso trascurato è quello delle manutenzioni degli immobili di edilizia popolare residenziale. Le società preposte non riescono più a fare fronte a tale richiesta. Le risorse della legge n. 80 del 2014 dovranno essere rifinanziate immediatamente per pianificare gli interventi che sono necessari nell'emergenza attuale.
Proprio sull'edilizia popolare mi voglio soffermare. Da troppi anni si registra un duplice errore concettuale: da un lato, gli amministratori non sentono l'edilizia sociale pubblica come un elemento di progresso o come utile patrimonio comunale, ma come un peso; dall'altro, la casa deve essere un punto di partenza per chi la prende, ma deve dare anche la possibilità di integrarsi nel settore sociale e di avere l'opportunità di ripartire nelle proprie esigenze.
Come dicevo all'inizio, il diritto all'alloggio per noi è fondamentale, fra l'altro è sancito anche dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. La casa, inoltre, è il presupposto per la stessa esistenza della famiglia ed è un'occasione di sviluppo economico grazie all'indotto che - come sappiamo - genera del mondo dell'edilizia.
Come già detto, Forza Italia è sempre stata e sempre sarà a favore di politiche concrete per le esigenze abitative e, di conseguenza, sarà così per il futuro, ce l'ha insegnato il nostro Presidente Berlusconi che, per primo, negli anni Settanta ha fatto una vera e propria rigenerazione urbana, economica e sociale nella famosa Milano 2, che tutti noi dovremmo seguire e copiare.
È per questo che Forza Italia, in modo serio e convinto, metterà tutto il suo impegno e la sua energia, affinché nella nostra Nazione italiana ci siano tante Milano 2 (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Agostino Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Presidente, colleghi e colleghe, sottosegretario Ferrante, in quest'Aula, oggi, tocchiamo uno dei temi principali che riguardano gli italiani. Il tema trova sicuramente d'accordo tutte le parti dell'emiciclo, da destra a sinistra, perché è un tema importante. Ovviamente, non ci trova d'accordo su come vogliamo impegnare il Governo.
Sì, la casa è probabilmente al centro del dibattito di tutte le generazioni e classi di età, da chi la casa la sogna, da giovane, a chi, invece, pensa di poterla realizzare soltanto in tarda età.
Ebbene, in un momento storico come questo, in un periodo in cui l'inflazione ha raggiunto i massimi livelli, i tassi della BCE sono ai massimi livelli, quindi, c'è il massimo livello di “attenzionamento” degli italiani, gli italiani vanno aiutati, bisogna accelerare per aiutare gli italiani e il Governo e questa maggioranza cosa fanno? Non solo nulla, fanno l'esatto opposto, perché con la legge di bilancio per il 2023 hanno definanziato completamente il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e il Fondo per la morosità incolpevole, cioè l'esatto opposto: gli italiani hanno bisogno di aiuto e voi gli girate le spalle.
Tra l'altro, il sogno della casa accomuna tutti, però, bisogna fare attenzione a che questo sogno non diventi, poi, un brutto incubo.
Guardate, tra le principali cause della denatalità nel nostro Paese c'è proprio la mancanza della casa. I numeri dell'inverno demografico nel nostro Paese sono chiari e noti dall'indagine sulla qualità della vita fin dalla sua prima pubblicazione nel 1990. Allora, colleghi, la città con più natalità in Italia era la città di Caserta, dove si rilevavano 14,95 nati vivi ogni mille abitanti e all'ultimo posto c'era Ferrara, con 5,81 nati vivi ogni mille abitanti.
Ebbene, nel 2023, dopo 33 anni, troviamo che il tasso di natalità a Caserta è sceso a 7,9 nuovi nati ogni mille abitanti e, in realtà, in tutta Italia, la media sfiora i 6,5, cioè si è dimezzata la natalità. Ebbene, vi sembra normale? Se una persona, cari colleghi, non può permettersi una casa, se una persona non può garantire un tetto al proprio figlio, come può mai pensare di metterlo al mondo? Come può (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? È questo, signori, il problema madre del nostro Paese, assieme al lavoro e assieme alla messa in sicurezza del territorio - avete capito, colleghi? - e non correre a ripristinare i massimi vitalizi o, ancora, andare a insediare una Commissione COVID che chiamerei “region free” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Tuttavia, per noi del MoVimento 5 Stelle, attenzione, non è soltanto una questione di dare una casa, quattro mura, a un italiano o a una famiglia, è proprio una questione di qualità dell'abitare, di come l'italiano deve vivere nel suo intorno, non solo tra le mura domestiche. Avete idea di quanti sono gli italiani in difficoltà per pagare la rata del mutuo o che non riescono a garantire il pagamento dell'affitto di casa? Una famiglia su quattro ha questo problema, i nuclei fragili, maggiormente, sono quelli costituiti da persone genitoriali di età compresa tra i 45 e i 64 anni con figli e, addirittura, nel 2021, siamo arrivati al 40 per cento di persone in difficoltà. A dirlo non sono io, ma è confermato dall'“Indagine straordinaria sulle famiglie italiane” condotta da Banca d'Italia. Ebbene, il canone di locazione e la rata del mutuo sono la spesa principale delle famiglie italiane, in particolare, il 28 per cento della spesa degli italiani serve per pagare l'affitto e il 21 per cento la rata del mutuo.
Invece, cosa viviamo? Un paradosso. Il paradosso qual è? È che abbiamo sempre più case senza persone e sempre più persone senza casa: questo è uno sfregio alla dignità umana e uno sfregio alla tutela dell'ambiente e dell'ecologia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Intanto, cosa abbiamo? Intanto, abbiamo la Ministra del Turismo, Santanchè, che approfittando - lo possiamo dire - un po' del suo ruolo e della sua amicizia con il Ministro Giorgetti, non solo, non fa chiarezza sui fatti che la riguardano per la sua attività imprenditoriale e per i rapporti che ha avuto con i suoi collaboratori, no, chiede uno sconticino all'Agenzia delle entrate e, magari, perché no, un comodo rateizzo di quello che deve all'erario dello Stato. Nel frattempo, invece, ci sono milioni di italiani che non sanno a quale santo appellarsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per far sì che la casa non gli venga tolta e che temono possa essere addirittura pignorata. Sono un milione e mezzo le famiglie che vivono in Italia un disagio abitativo e non è soltanto una questione di soldi, perché molto spesso quei soldi ci sono, ma sono spesi male e, quindi, la prima cosa da fare è reindirizzare e spendere bene i fondi che già ci sono e, nel mentre, ancora una volta, questo Governo cosa fa? Questo Governo cerca 15 miliardi di euro per realizzare il ponte sullo Stretto, di cui si può tranquillamente fare a meno in questo momento.
Questo Governo non è in grado di spendere i soldi del PNRR che, nel 2023, a fronte di 33 miliardi da spendere, ne spende solo 2 e, ovviamente, spende zero euro, praticamente, della Missione 5, che prevede il coordinamento degli investimenti dei progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre il degrado sociale e l'emarginazione! Intanto, la richiesta di alloggi in Italia aumenta e siamo, ve lo dico, oggi, a 500.000 o 600.000 famiglie che richiedono un alloggio. Ora, occorre intervenire fortemente per contrastare l'emarginazione e il degrado sociale, bisogna rafforzare, però, il concetto della solidarietà. Bisogna intervenire assicurando confort domestici e livelli di vivibilità alti, tutto, però, nel solco della transizione ecologica e della rigenerazione urbana, con consumo di suolo zero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Colleghi, siamo l'unica forza politica che ha parlato di qualità dell'abitare; siamo l'unica forza politica che, nel proprio programma elettorale, ha scritto, chiaro e tondo, come intende affrontare e risolvere il problema dell'emergenza abitativa e che qui chiediamo come impegno al Governo, che, ovviamente, ha trasformato tutto nella mozione di maggioranza.
Noi chiediamo che sia realizzato un programma nazionale pluriennale di edilizia residenziale pubblica a consumo di suolo zero, un programma che sia per e con gli enti territoriali, che li aiuti a programmare, a progettare e a realizzare gli alloggi per soddisfare tutte le richieste entro un ventennio.
Per fare questo, a consumo di suolo zero, bisogna prioritariamente mirare alla sostituzione edilizia, alla demolizione e alla ricostruzione, a interventi di ristrutturazione edilizia anche con variazioni di destinazione d'uso. A chi è rivolto tale programma? È rivolto, innanzitutto, agli edifici di edilizia residenziale pubblica rimasti senza assegnatari, agli edifici di edilizia residenziale pubblica che necessitano di importanti interventi di manutenzione straordinaria, di importanti interventi di efficientamento energetico, di importanti interventi di miglioramento antisismico. È rivolto, inoltre, a edifici industriali e artigianali che siano dismessi, sia di proprietà pubblica sia di proprietà privata, ed è rivolto anche a edifici di proprietà privata i cui proprietari vogliano cedere la proprietà o dare in locazione la propria abitazione.
Poi, occorre dare finalmente attuazione, celermente, alle misure previste nell'ambito della Missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza e occorre effettuare una ricognizione delle risorse stanziate con le leggi di edilizia residenziale pubblica.
Inoltre, anche se non vi piace, chiediamo di monitorare e sostenere il superbonus 110 per cento con riguardo agli interventi degli istituti autonomi delle case popolari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per quelle famiglie che non ce la fanno, non solo ad arrivare a fine mese, ma a fare i lavori in casa propria. Vi chiediamo un piano di stabilizzazione delle agevolazioni edilizie, un piano che miri prioritariamente a dare premialità ai meno abbienti, a chi utilizza materiali di origine vegetale o riciclati, a chi rende più efficiente energeticamente il proprio fabbricato, a chi si preoccupa di mettere il fabbricato in sicurezza dal punto di vista sismico e del rischio idrogeologico, a chi abbatte le barriere architettoniche. Diamo un bonus a chi abbatte le barriere architettoniche e a chi realizza impianti domestici di energia da fonti rinnovabili. Così si aiutano gli italiani!
Poi occorre adottare iniziative per definire una normativa quadro sull'edilizia residenziale, pubblica e sociale, che definisca i livelli essenziali del servizio abitativo.
Occorre aumentare - non azzerare, come avete fatto voi - e razionalizzare le risorse destinate al Fondo per l'accesso alle abitazioni in locazione e per i morosi incolpevoli. Altrimenti, come faranno quelle persone a pagare il fitto oppure a pagare la rata del mutuo?
Poi, occorre adottare iniziative volte ad accelerare la demolizione delle case abusive. Se proprio non si può, e non sono vincolate, bisogna dare la possibilità al comune di acquisirle al patrimonio in maniera indisponibile.
Presidente, mi avvio alla conclusione. Da mesi sentiamo parlare del PNRR e ci si chiede se la rata arriverà o meno. Lo sport nazionale è diventato il salto della rata del PNRR. Dopo 9 mesi di gravidanza, questo Governo ha partorito la sua totale incapacità ad amministrare e gestire questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo avete partorito e sono passati 9 mesi, la metà del Governo Draghi. Se ancora oggi, come sentiamo, volete reindirizzare i capitoli di spesa del PNRR, fatelo, proprio per fronteggiare l'emergenza abitativa e per la messa in sicurezza del territorio e delle case (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Graziano Pizzimenti. Ne ha facoltà.
GRAZIANO PIZZIMENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi, abbiamo sentito in tutti questi interventi che la casa è un bene importante e fondamentale per gli italiani e penso che da ognuno potremmo trarre qualche spunto per migliorare le condizioni di vivibilità delle persone in Italia. È un diritto sancito - l'abbiamo sentito più volte - dall'articolo 25.1 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo ed è, soprattutto, il bene per eccellenza degli italiani. Basta analizzare alcuni dati. In primo luogo, il 70,8 per cento degli italiani vive in abitazioni di proprietà - quasi 18.200.000 persone - mentre la media europea si aggira attorno al 6 per cento, il 20 per cento vive in affitto - circa 11.800.000 persone - e il 7,6 per cento - circa 4.400.000 persone - vive in usufrutto. Tutto ciò fa capire che la casa è uno degli elementi più importanti della vita quotidiana dei nostri italiani. L'argomento, però, è molto complesso e c'è anche molta confusione, perché molto spesso si mettono assieme sia l'edilizia pubblica sia l'edilizia privata, sia gli interventi pubblici sia gli interventi privati. Quindi, bisogna molto spesso anche distinguere i vari momenti di intervento. La complessità deriva da diverse variabili che vanno da quella sociale, cioè l'autonomia delle famiglie, a quella economica - basta pensare ai mutui e ai contributi statali e regionali cui si può accedere - e a quelle urbanistico-edilizie, con le varie norme per la ricostruzione e la ristrutturazione degli alloggi, passando ovviamente per l'efficientamento termico-energetico.
Non dobbiamo dimenticare l'edilizia residenziale pubblica (ERP) che è un mondo a parte, che ha un modo di vivere e regole molto particolari ma molto settoriali, e che riveste però un ruolo fondamentale per calmierare l'esigenza abitativa degli italiani. Ricordiamo due dati con riferimento all'ERP: 836.000 alloggi gestiti e circa 2.200.000 persone al loro interno. È chiaro che, con queste premesse, il problema non è di soluzione immediata ma deve essere affrontato con determinazione e convinzione, pur essendo consapevoli che solo un'azione di lungo periodo, dai dieci ai quindici anni - abbiamo sentito più volte parlare del Piano Fanfani che è durato 14 anni ma che era solo settoriale, cioè guardava all'edilizia e dava risposte in termini di edilizia residenziale pubblica - potrebbe dare una risposta concreta alle esigenze abitative.
Ci sono, però, alcuni principi che distinguono noi della Lega - e penso anche il centrodestra - rispetto alla sinistra, da cui non possiamo prescindere. Mi riferisco alla proprietà privata che deve essere tutelata nella sua interezza. No alle tasse sulla prima casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e no alle tasse sulla successione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Occorre inoltre garantire l'impignorabilità della prima casa e l'immediato sgombero delle case occupate abusivamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per noi la prima casa non è solo - come per la sinistra - un bene patrimoniale da tassare o meglio da tartassare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma è un bene primario in cui far nascere e crescere le famiglie.
Ci rendiamo conto che le esigenze delle famiglie sono cambiate nel tempo e, quindi, anche la necessità della casa è cambiata nel tempo dal punto di vista strutturale, con case magari un po' più piccole e più contenute, però fondamentali per poter avere una prospettiva di vita adeguata.
Servono politiche abitative, quindi, diversificate, articolate sul territorio, flessibili - basta pensare alla mobilità sia del lavoro sia dei giovani studenti - e con alloggi pensati per le diverse categorie di utenze. Sta emergendo sempre più una categoria di persone e di famiglie che, fino al 1990-1995, non c'era sul mercato. Mi riferisco a quelle persone o famiglie che hanno un reddito che non dà accesso al mercato libero ma abbastanza alto da non consentire l'accesso alle case popolari. Quindi, all'interno della nostra società rimane questa fascia di persone che non trova risposte da nessuna parte o, meglio, le trova parzialmente, per esempio, con l'housing sociale. Noi siamo convinti che l'housing sociale possa dare una risposta a queste tipologie di famiglie. Lo stesso vale per il cohousing per gli anziani, per i disabili, con forme di affitto con riscatto e con strumenti simili che vedono una partnership sempre più accesa e sempre più presente tra il pubblico e il privato, con un approccio concreto e multidimensionale dell'intervento pubblico.
In sintesi - e vado alla conclusione - puntiamo su un nuovo piano casa completo, multisettoriale, che superi la frammentazione dei programmi esistenti, anche con la partecipazione dei privati, dei fondi di investimento, per esempio, attraverso la realizzazione di programmi di rigenerazione urbana e di edilizia sostenibile.
È, quindi, fondamentale recuperare il patrimonio esistente, riqualificare le parti degradate e dismesse delle nostre città, riducendo al massimo il consumo del suolo, con norme più adeguate ai nostri tempi che agevolino gli interventi. In quest'ottica è necessario rivedere ovviamente anche le agevolazioni fiscali sulla casa, i bonus sul recupero edilizio e l'efficientamento energetico, portandoli nell'alveo di una necessità di ammodernamento, efficientamento e valorizzazione del patrimonio edilizio.
A completamento di tutto ciò bisogna riservare un capitolo a parte all'ERP (edilizia residenziale pubblica), intesa come sommatoria dell'edilizia. Molto spesso viene confusa l'una forma con l'altra, ma ci sono parametri e valutazioni ben codificate, che fanno capire cosa sia l'edilizia sovvenzionata, cosa la convenzionata e cosa l'agevolata, tre mondi diversi della stessa ERP. Il capitolo ERP deve contenere una rivisitazione dei parametri economici e sociali per l'accesso al patrimonio pubblico e anche i requisiti del diritto di permanenza in un alloggio ERP. Molto spesso chi ha la fortuna di accedere ad un alloggio ERP pensa di poterlo tenere per tutta la vita. Non è così, o meglio non è sempre così, perché in certi casi, molte persone e molte famiglie riescono, per loro fortuna, ad avere un miglioramento della qualità sociale ed economica della propria famiglia e, quindi, possono tranquillamente accedere al mercato, spostarsi e lasciare libero un appartamento per chi ne ha veramente bisogno.
È indispensabile la prosecuzione dei PINQuA, con il coinvolgimento diretto delle regioni e dei comuni, e la dotazione di fondi strutturali annuali, attingendo anche dai fondi europei, che consenta agli IACP, comunque denominati, di fare un programma pluriennale di interventi di recupero di alloggi o di nuovi alloggi, con l'obiettivo di implementare e di offrire una risposta adeguata ai molteplici bisogni delle fasce di debolezza socio-economica della popolazione. Per tutti questi motivi il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore della mozione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, oggi discutiamo di un tema che ha molti risvolti politici, sicuramente sociali, ma anche umani. La casa non è solo un tetto per le persone; è uno spazio di cura, di condivisione e di socialità ed è una base per avere una vita piena e soddisfacente. Non può essere solo un obiettivo da raggiungere e tantomeno un privilegio o una merce in mano a pochi. Non possiamo accettare che ancora oggi nel nostro Paese interi settori della società siano di fatto esclusi dal riconoscimento di un diritto fondamentale, che è il diritto alla casa: lavoratori, studenti, migranti. È un'ingiustizia sofferta in primo luogo dalle persone più vulnerabili, ma che sappiamo bene coinvolge sempre di più anche fasce più ampie di popolazione, che per via delle loro condizioni non riescono ad accedere e a vivere in case dignitose, sicure e salubri per sé e per i loro figli, ed economicamente sostenibili. È la vita degli altri, insomma, di quelli che questo Governo, questa maggioranza e questa destra non vogliono vedere e con cui continuano ad avere un grande enorme problema politico, prima ancora che culturale, in qualche modo un problema istintivo, specie se per “altri” s'intendono quelli meno visibili, gli stranieri, ma anche i più deboli, gli ultimi, chi è escluso, chi vive ai margini, chi rischia di esserlo. Basti pensare all'inerzia e all'insensibilità che avete dimostrato di fronte al dramma dei migranti a Cutro, all'orrendo e terribile decreto ONG, al cinico intervento sul reddito di cittadinanza, senza riuscire a mettere in campo nessun'altra misura vera di contrasto alla povertà universale, così che l'Italia adesso sarà l'unico Paese europeo a non averne una. Il tentativo goffo di coprire questa mancanza con la social card voluta dal Ministro Lollobrigida è sotto gli occhi di tutti, niente di più che una piccola elemosina che non andrà per niente a creare una risposta alle situazioni di disagio e di difficoltà sociale.
Basti pensare anche a un altro decreto, che ha battuto il record di tutti i titoli sbagliati, perché, invece di favorire inclusione e lavoro, quel decreto, quello del 1° maggio, finirà con l'esatto contrario, ad aumentare la marginalità, l'esclusione e a moltiplicare il lavoro precario e povero nel nostro Paese. Vi è poi il muro che state alzando in queste ore contro il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), contro la nostra proposta. Stiamo cercando in ogni modo di impedirvi di fare un errore drammatico, di sbattere la porta in faccia a 3,5 milioni di cittadini di lavoratori poveri nel nostro Paese. Se siete pronti a dare una risposta a questi cittadini, noi siamo pronti a ragionare sulle soluzioni. Quello che non possiamo accettare è la vostra incapacità di leggere un dato di realtà, che riguarda il problema della casa, così come quello del lavoro povero.
O, ancora, si pensi ai tagli alla sanità, che dividono cittadini e cittadine in pazienti di serie A e di serie B: i primi possono permettersi, di fronte ai tagli territoriali alla sanità e alle liste di attesa infinita, di cercare una risposta nel privato; i secondi sono invece destinati ad aspettare oppure - perché questo è il dato drammatico - a rinunciare a curarsi.
Ed è meglio - solo per questo momento, perché state certi che non vi daremo respiro – che io non intervenga su altri temi, come la vostra chiusura sul tema dei diritti civili, sul riconoscimento dei diritti dei bambini e delle bambine. La realtà è che, degli altri, di chi ha bisogno, di chi è in difficoltà, a questo Governo e a questa maggioranza non interessa, proprio non li vedete. Non vedete, ad esempio, che dalla pandemia in poi l'emergenza abitativa riguarda fasce sempre più ampie di popolazione, che soprattutto i giovani non riescono ad accedere alla casa, non riescono a pagare canoni di affitto che siano compatibili con il loro reddito e con un lavoro troppe volte discontinuo e precario, che le studentesse e gli studenti, che in questi mesi hanno dato vita a mobilitazioni importanti in tante città italiane contro un esorbitante caro affitti, hanno posto un problema reale, a cui non si può rispondere girando la testa dall'altra parte o facendo finta di niente, quello del legame tra diritto allo studio e qualità delle politiche abitative, quello della possibilità di costruire dei propri percorsi di formazione, che anche nell'ancoraggio alla casa trovano un riferimento.
Inoltre ,si pensi al costante aumento della percentuale di famiglie costrette a vivere in situazioni di sovraffollamento, in case del tutto inadeguate dal punto di vista energetico e troppe volte insicure anche dal punto di vista sismico, all'aumento delle sentenze di sfratto, in particolare per morosità incolpevole, al fatto che quasi 300.000 persone vivono in aree a rischio di alluvioni o di eventi idrogeologici e 21 milioni di cittadini in aree a forte rischio sismico, spesso in case insicure e inadeguate. Di fronte a questo dato, ancora più grave è che oggi nel nostro Paese vi siano più di 80.000 alloggi di patrimonio pubblico e privato che richiedono interventi di riqualificazione e di riassegnazione a chi ne ha davvero bisogno. Di fronte a questo problema, a questa dimensione, a questa complessità, che incrocia disagio sociale, questione ambientale, emergenza climatica e il grande tema della rigenerazione delle città e della riqualificazione delle periferie, è evidente che serve un cambio di rotta, una grande svolta, sulla quale con la nostra mozione abbiamo cercato di offrire al Governo e alla maggioranza una possibilità di ragionamento comune. Serve attivare tutte le risposte e le risorse disponibili e possibili a livello nazionale ed europeo, per avviare e dare vita nel nostro Paese a una nuova stagione delle politiche abitative, per dare risposta al diritto fisico e concreto di ogni persona di avere una casa, ma anche per dare risposta alla necessità, altrettanto importante, di costruire inclusione sociale, di dare sostegno e possibilità di emancipazione ai soggetti fragili, di contribuire anche in questo modo, con queste politiche, a vincere la sfida della sostenibilità ambientale.
Ci sono due piani, su cui abbiamo richiamato la vostra attenzione e quella del Governo, su cui ci si deve muovere. Il primo riguarda l'emergenza, il che vuol dire prima di tutto avere risorse adeguate, per cui vi chiediamo, non chissà quando, ma appena possibile, nel prossimo provvedimento utile, di rimediare a un grave errore che avete commesso all'inizio del vostro Governo. Si tratta di rifinanziare finalmente il fondo per il sostegno affitti e il fondo per la morosità incolpevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che avete cancellato nell'ultima legge di bilancio, migliorando, se necessario, anche i tempi e i meccanismi di trasferimento e di assegnazione delle risorse.
Questi strumenti servono ad alleviare il disagio crescente di famiglie e di persone che sono a rischio, anche per effetto dell'inflazione e dell'aumento del carovita, di cadere in situazioni di povertà e che non sono più in condizione di sostenere i costi troppo alti dell'affitto.
E poi c'è il secondo Piano, quello che, invece, richiederebbe una capacità - che, francamente, qui non vediamo - di mettere in campo una politica strutturale di ampio respiro sul tema della casa. L'obiettivo dev'essere quello di avviare nel nostro Paese un nuovo Piano, approvando una legge quadro sull'edilizia residenziale pubblica e sociale, riscoprendo una stagione importante di investimento nell'edilizia residenziale pubblica, ma anche di rapporto positivo e virtuoso con il privato, puntando soprattutto al recupero e alla riqualificazione degli alloggi popolari e sociali.
E anche con il PNRR ci piacerebbe che smetteste finalmente questo gioco dello scaricabarile sulle colpe altrui. È il momento di fare scelte concrete e trasparenti sui progetti, di non sprecare ancora una volta le risorse che avete a disposizione, perché non dimentichiamo che quel Piano, quelle risorse europee, sono fondamentali per contribuire a dare una risposta al bisogno abitativo e affrontare in modo vincente la sfida della rigenerazione urbana.
Insomma, io mi sono limitata - a differenza di quanto abbiamo provato a fare, anche in modo analitico, nella nostra mozione - a indicare alcuni titoli principali delle azioni che vorremmo metteste in campo, ma in realtà, come sappiamo, i tasti da muovere per affrontare una questione così complessa e così urgente, sono tanti e sono diversi. Abbiamo provato a scriverlo in questa mozione, abbiamo cercato anche di aprire un'interlocuzione con il Governo, perché crediamo che quello che dovremmo fare, tutti insieme, maggioranza e opposizione, discutendo di un tema così concreto, che riguarda la vita di milioni di cittadini, è riuscire ad aprirvi anche a quella pratica di ascolto dei bisogni e delle aspettative dei cittadini, di quelli giovani, di quelli che vivono in condizioni di difficoltà, ma anche di chi ambisce, attraverso la casa, a costruire un pezzo del proprio futuro, e su cui non siete riusciti minimamente a dare prova. Anzi, consentitemi, devo dire che quello che abbiamo visto oggi, e che è stato stigmatizzato da tutte le opposizioni, con una riscrittura abbastanza surreale dei testi della nostra mozione, è la prova che questa volontà, da parte del Governo, non c'è. In cosa è consistita questa riformulazione (vorrei soltanto portarlo all'attenzione dei colleghi)? Nemmeno sull'impegno, minimo, di dare avvio e realizzare finalmente, nel nostro Paese, le comunità energetiche rinnovabili e solidali, siete stati in grado di prendere un impegno concreto. No. Ci avete chiesto di valutare l'opportunità, qualora ne ricorrano le condizioni, di incentivare e sostenere lo sviluppo delle comunità energetiche. E poi, ancora - in un altro passaggio che voglio sottolineare e stigmatizzare - a valutare la possibilità di potenziare l'edilizia residenziale pubblica…
PRESIDENTE. Deve concludere.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Chiudo, Presidente. Noi, su questo tema, sul tema della casa, vogliamo realizzare, invece, un grande e concreto progetto. Per questo, nelle prossime settimane, apriremo un confronto nella società, sul territorio, nelle città, nei luoghi di lavoro, laddove c'è la vita vera, reale, delle persone. E credo che, anche su questa partita, gli italiani saranno in condizione di capire la differenza…
PRESIDENTE. Concluda, per favore, ha esaurito il suo tempo.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). …tra chi pensa ai propri interessi, a quelli dei propri membri di Governo e alle case, magari, della propria Ministra, e chi, invece, pensa al bisogno di casa che hanno i cittadini e le cittadine italiane. Noi siamo questo e lavoreremo ancora, sfidandovi a dare risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Aldo Mattia. Ne ha facoltà.
ALDO MATTIA (FDI). Grazie, Presidente. In merito alla discussione sull'emergenza e sul disagio abitativo, il gruppo di Fratelli d'Italia alla Camera esprime il proprio voto contrario rispetto a ciascuna delle quattro mozioni presentate dai gruppi parlamentari di opposizione, facendo salvo quanto riformulato positivamente dal Governo, in quanto ciascuna delle mozioni in discussione non solo tratta il disagio abitativo come una normale elencazione di vicende senza alcun nesso logico tra di esse, ma le stesse proposte avanzate impegnano il Governo ad adottare provvedimenti che hanno fatto il loro tempo e hanno mostrato tutta la loro inefficacia. In particolare, si continua a puntare su carrozzoni e su meccanismi, che, invece di risolvere il problema, lo acuiscono, perché, da un lato, hanno creato, negli anni, veri e propri obbrobri urbanistici, a volte scriteriati, a volte al di fuori di qualunque canone urbanistico e architettonico, e, dall'altro, hanno assorbito risorse che sono servite più per pagare i servizi e i costi generali, che per realizzare alloggi lì dove davvero servivano. E poi alcune di esse continuano a invocare lo strumento del bonus fiscale, cosiddetto 110 per cento: il bonus fiscale per la ristrutturazione, che, dati alla mano, ha creato una vera e propria stortura, portando benefici solo ai furbetti e agli speculatori. Fatevene una ragione, tutti: la stagione di chi si ingrassa a danno dei cittadini è finita. E poi tutte invocano le solite ricette: case popolari garantite a persone che presentano un certificato di domicilio acquisito all'ultimo momento, che si dichiarano senza reddito e che, per questo, puntualmente scavalcano chi aspetta da anni, paziente, in graduatoria. Poi ci sono incentivi riconosciuti ai proprietari di case affittate agli studenti, che applicano contratti apparentemente calmierati, perché poi le famiglie continuano a pagare centinaia di euro al mese per garantire una stanza ed un letto a un figlio che studia fuori sede. Anche su questo fronte bisogna farsene una ragione: la stagione di chi si ingrassa a danno dei cittadini onesti sta per finire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Il gruppo parlamentare alla Camera di Fratelli d'Italia esprime, invece, il proprio voto favorevole sulla mozione presentata unitariamente dalla maggioranza, per due ordini di motivi. In primo luogo, la mozione descrive opportunamente come il disagio abitativo e lo stato di emergenza che esso genera in Italia, siano un argomento molto ampio e articolato, che comprende una serie di concause e situazioni, anche molto diverse tra loro, le quali hanno assunto un'importanza significativa solo negli ultimi decenni, pur avendo origine nella storia delle politiche abitative. Si tratta di fenomeni concomitanti o che si sono succeduti nel tempo, come, ad esempio, la crisi del settore delle costruzioni e poi le speculazioni che hanno portato all'aumento dei costi delle materie prime in edilizia, e poi, negli ultimi tre anni, purtroppo, la pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica, l'aumento delle materie prime, mai raggiunta da settanta anni a questa parte, il rincaro dei carburanti e dei generi di prima necessità e la conseguente inflazione, che ha diminuito il potere d'acquisto delle famiglie e creato difficoltà economiche e ripercussioni sulla spesa relativa all'abitazione. Insomma, la tempesta perfetta, frutto di eventi storici e di vere e proprie campagne speculative, portate in danno soprattutto degli Stati sovrani. E se ieri il problema era costruire case per chi non ne poteva comprare una, oggi il problema è anche per chi la casa già ce l'ha e non riesce a pagare le spese per l'abitazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come condominio, riscaldamento, gas, acqua e altri servizi di manutenzione ordinaria, elettricità, telefono, affitto, e chi più ne ha più ne metta.
La mozione di maggioranza affronta il fenomeno attraverso un'analisi vera, profonda, senza ambiguità, che ci restituisce i veri contorni del disagio abitativo e dell'emergenza sociale che ne sta scaturendo. Penso alle centinaia di migliaia di italiani che, in questi giorni, hanno visto aumentare a dismisura il mutuo della prima casa e che si vedono l'intero stipendio prosciugato dagli interessi. Tutto questo nelle mozioni delle opposizioni è appena accennato. Altro che housing sociale, altro che case popolari, qui il dramma lo sta vivendo soprattutto chi la casa ce l'ha e rischia di perderla, e il Governo Meloni darà le giuste risposte anche a questi cittadini.
E, sempre per parlare il linguaggio della verità, la mozione di maggioranza si sofferma su altri due fenomeni assolutamente preoccupanti, di cui le opposizioni non si occupano. Da un lato, per le nuove famiglie e i giovani, abitare nei centri urbani è una necessità, perché è lì che si concentrano i servizi e le maggiori opportunità di lavoro, ma è proprio nei centri urbani che è diventato quasi impossibile trovare casa, tra mutui insostenibili e affitti da capogiro.
Dall'altro lato, negli ultimi anni tantissime città, anche medio-piccole, per fortuna sono diventate mete turistiche sempre più ambite, e tuttavia ciò si accompagna all'esplosione del fenomeno degli affitti brevi, case vacanze, B&B e formule simili, che hanno spostato l'offerta alloggiativa verso queste forme più remunerative, sulle quali, peraltro, il Governo sta intervenendo per limitare il fenomeno tramite la limitazione del numero minimo di notti e l'introduzione di un codice identificativo nazionale. Fenomeni, questi, che hanno creato una popolazione, studenti, single, giovani famiglie, che hanno un reddito troppo alto per l'edilizia residenziale pubblica o per accedere a residenze studentesche, ma troppo basso per accedere al mercato degli affitti e della proprietà. Occorrono, quindi, politiche abitative diversificate e flessibili, articolate sul territorio, con alloggi pensati per diverse categorie di utenze e in ragione delle specificità locali, rivedendo parametri economici che oggi privilegiano sempre e solo alcune categorie sociali, e non invece tutti i cittadini italiani. Sono proposte che la mozione di maggioranza opportunamente avanza per affrontare con coraggio e determinazione, esplorando nuove vie, il disagio abitativo. Ne enuncio solo alcune, signor Presidente: adottare un nuovo Piano casa a livello nazionale, fondato anche sulla partnership pubblico-privato, privilegiando la rigenerazione urbana soprattutto di parti degradate del tessuto edilizio esistente che riducono il consumo di nuovo suolo e il riutilizzo anche di immobili pubblici non più utili ai loro fini istituzionali o immobili confiscati alla criminalità organizzata o, ancora, immobili abusivi rientrati nel patrimonio comunale; recuperare, riqualificare e adattare ai nuovi requisiti di sicurezza e di efficienza energetica, e destinare a servizi per la comunità o ad alloggi residenziali a canone sociale o abitazioni per particolari categorie di inquilini come le case dello studente. Inoltre, prevedere forme di garanzia da parte dello Stato per la creazione di forme di affitto di lunga durata, con diritto di riscatto. Ancora, individuare incentivi fiscali, riconosciuti nella forma, ad esempio, del credito d'imposta, finalizzati alla ristrutturazione di immobili da parte di privati proprietari, da adibire a prima casa o con il vincolo di destinazione alla locazione a canone calmierato per un numero di anni stabilito; tutelare il risparmio degli italiani, se investito nella propria abitazione, con interventi del Governo nelle dinamiche dei tassi di interesse e della durata dei mutui; incentivare le forme di delocalizzazione e di decongestionamento dei servizi, dalla telemedicina ai programmi, anche parziali, di didattica a distanza e di sostegno delle pluriclassi nelle aree montane svantaggiate, per contrastare realmente i fenomeni di crisi demografica e di declino infrastrutturale e dei servizi dai piccoli comuni ai borghi situati nelle aree interne e montane del Paese. Infine, favorire il ripopolamento e allentare la pressione antropica sui grandi centri.
Per questo, signor Presidente, ribadisco il voto favorevole del gruppo parlamentare alla Camera di Fratelli d'Italia alla proposta di mozione di maggioranza sul disagio abitativo di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione Braga ed altri n. 1-00003 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, e pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare i capoversi 3), 13) e 14) del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Braga ed altri n. 1-00003 (Nuova formulazione), ad eccezione dei capoversi 3), 13) e 14) del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 3) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00003 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 13) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00003 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 14) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00003 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo ora alla votazione della mozione Santillo ed altri n. 1-00161.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare i capoversi 4), 6) e 13) del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santillo ed altri n. 1-00161, ad eccezione dei capoversi 4), 6) e 13) del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 4) del dispositivo della mozione Santillo ed altri n. 1-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 6) del dispositivo della mozione Santillo ed altri n. 1-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 13) del dispositivo della mozione Santillo ed altri n. 1-00161, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo alla votazione della mozione Zanella ed altri n. 1-00166.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il capoverso 10) del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00166, ad eccezione del capoverso 10) del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 10) del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00166, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manes ed altri n. 1-00167, nel testo riformulato. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zinzi, Mattia, Mazzetti, Romano ed altri n. 1-00168, nel testo riformulato. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 12).
Esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità riferite alla proposta di legge: Varchi ed altri: “Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano” (A.C. 887-A) e delle abbinate proposte di legge: Candiani ed altri; Lupi ed altri (A.C. 342-1026) (ore 17).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Gianassi ed altri n. 1 e Magi e Della Vedova n. 2 (Vedi l'allegato A) riferite alla proposta di legge n. 887-A: “Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano” e delle abbinate proposte di legge nn. 342-1026.
Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale. Al riguardo, avverto che la Presidenza ha assegnato ai gruppi che ne avevano la necessità tempi aggiuntivi, in misura tale da consentire loro di illustrare le questioni pregiudiziali presentate o di intervenire nella discussione, secondo quanto previsto dall'articolo 40, comma 4, del Regolamento. Secondo tale disposizione, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di 10 minuti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di 5 minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, del Regolamento, a un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.
Il deputato Federico Gianassi ha facoltà di illustrare la sua questione di costituzionalità n. 1.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità sul provvedimento che oggi è all'attenzione di questa Camera, presentato dal partito di Fratelli d'Italia per l'universalizzazione del reato di maternità surrogata. La legge penale italiana già vieta la gestazione per altri e punisce chi viola il relativo divieto. Dunque, con questa proposta, la destra non intende modificare l'applicazione della fattispecie incriminatrice dentro i confini nazionali, ma pretenderebbe di applicare il diritto penale italiano oltre i confini nazionali. La destra vorrebbe, sostanzialmente, che siano puniti, in forza della legge italiana, quanti all'estero sono ricorsi alla gestazione per altri rispettando le leggi dei Paesi stranieri. Sostanzialmente, si propone l'applicazione extranazionale del diritto penale italiano ed è curioso che a proporla qui all'Aula siano i sovranisti e i nazionalisti di casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
È vero che talvolta nel nostro ordinamento penale sono previste limitate eccezioni che consentono l'applicazione extraterritoriale del diritto penale nazionale, ma si tratta di eccezioni stringenti, limitate e certamente non applicabili al caso che oggi viene posto all'attenzione della Camera. È sostanzialmente possibile ottenere l'applicazione del diritto penale italiano oltre i confini nazionali quando vige il principio della doppia incriminazione, cioè il fatto costituisce reato anche all'estero, ma evidentemente non è questo il caso, perché si vuole andare a colpire una condotta che viene commessa all'estero, ma in un Paese in cui è regolamentata e ammessa. Inoltre, è possibile utilizzare l'applicazione al di fuori dei confini nazionali del diritto penale quando siamo in presenza di fatti che costituiscono delitti contro la personalità dello Stato, ed evidentemente non è questo, ancora una volta, il caso. È altresì possibile utilizzare il diritto penale nazionale per andare a colpire fatti commessi all'estero quando quei fatti costituiscono crimini internazionali. Sono crimini internazionali quei fatti così gravi da essere riconosciuti universalmente, nella comunità internazionale, come fatti gravissimi, cioè quei fatti che costituiscono i reati più gravi che la comunità internazionale deve riconoscere e perseguire, ma si tratta del genocidio, dei crimini contro l'umanità, dei crimini di guerra, della tortura e del terrorismo internazionale e sono puniti con il massimo delle pene, cioè con pene altissime. Non appartiene a questa categoria di reati la maternità surrogata, per la ragione principale che nella comunità internazionale non c'è unanimità di punti di vista in relazione alla sua natura e anche il legislatore italiano non ritiene che essa assuma il rango di crimine internazionale, poiché nemmeno nella proposta della destra c'è la modifica della sanzione, ad oggi prevista, nel massimo di 2 anni di carcerazione, che, per il nostro ordinamento penale, significa una delle sanzioni più basse possibili. Dunque, anche questo caso non consente di essere applicato rispetto alla proposta di legge presentata da Fratelli d'Italia.
In realtà, nel nostro ordinamento esisterebbe un'ulteriore ipotesi che consentirebbe di perseguire fatti commessi all'estero, ed è il caso, previsto dal codice penale, che consente al Ministro della Giustizia di richiedere l'esercizio dell'azione penale. Questa norma è già in vigore, però non ci risulta che in questi mesi di Governo Meloni il Ministro della Giustizia abbia richiesto l'esercizio dell'azione penale per andare a colpire coloro che si sono avvalsi o sono ricorsi alla maternità surrogata, al punto tale che questa proposta di Fratelli d'Italia sembra essere orientata soprattutto a superare e a contrastare l'immobilismo del Ministro della Giustizia del Governo al quale Fratelli d'Italia partecipa e offre la sua fiducia.
Allora, a questo punto, poiché si tratta di un utilizzo davvero eccezionale, strumentale, simbolico e ideologico del diritto penale e, pertanto, rischioso, occorre verificare se questo intervento sia rispettoso dei principi e dei criteri che la Corte costituzionale, più volte, ha indicato come i parametri per il giudizio della legittimità sulle leggi, in particolare il principio di uguaglianza e di proporzionalità e il principio di ragionevolezza. È difficile sostenere che sia rispettato il principio di uguaglianza quando per un reato come la maternità surrogata, punito fino a 2 anni di carcere, si prevede la natura universale, mentre per tutti gli altri reati puniti con la stessa sanzione non si prevede il medesimo trattamento. E, ancora, non sussiste il principio di proporzionalità laddove per la maternità surrogata, che è punita fino a 2 anni di carcere, si prevede l'universalità del reato, ma non si prevede l'universalità del reato, cioè il medesimo trattamento, per tutti quei reati puniti con pene molto più gravi.
Noi avevamo presentato alcuni emendamenti, raccogliendo anche un'iniziativa del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, che avevano proposto a quest'Aula di votare la universalizzazione del crimine di tortura, del crimine di prostituzione minorile e del crimine di riduzione in schiavitù, ma evidentemente i nostri emendamenti credo che non supereranno il vaglio di ammissibilità e certamente non c'è una disponibilità di questa maggioranza a prevedere l'universalizzazione di reati così gravi puniti in modo molto più grave della maternità surrogata (quelli, sì, assumono il rango di crimini internazionali). Anzi, nei mesi scorsi, nel Governo si è discusso su ipotesi di retrocessione della punibilità del crimine di tortura. Insomma, certamente anche il criterio della proporzionalità è assolutamente stravolto da questa proposta di legge. Infine, viene violato il principio di ragionevolezza.
In forza del principio di ragionevolezza, il legislatore nell'esercizio del suo potere discrezionale deve effettuare un bilanciamento tra diversi interessi che sono meritevoli di tutela e deve assicurare che un interesse meritevole di tutela non prevalga definitivamente sugli altri, divenendo, il primo, assoluto e gli altri irrilevanti. La questione è se, per impedire, scoraggiare e disincentivare il ricorso alla maternità surrogata, il legislatore possa sacrificare altri diritti e, in particolare, il diritto dei minori, dei bambini, che non hanno responsabilità alcuna rispetto all'origine del rapporto genitoriale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È stata la stessa Corte costituzionale, con le sentenze del 2021, a dire che non possono essere sacrificati i diritti dei bambini. La Corte costituzionale, proprio in relazione alla tutela dei minori, ha detto che tutti i diritti fondamentali tutelati in Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile individuarne uno che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. Se così non fosse, si verificherebbe l'illecita espansione di uno di quei diritti, che diventerebbe tiranno nei confronti di altre situazioni costituzionalmente protette che costituiscono, nel loro insieme, espressione della dignità della persona.
È per questo che la Corte costituzionale ha chiesto al Parlamento di effettuare un intervento per riconoscere e promuovere la tutela dei bambini, che non può essere sacrificata in nome del “no” alla maternità surrogata. Ha detto inoltre che lo strumento attualmente esistente, l'adozione per casi particolari, non è sufficiente ad assicurare la tutela dei minori, perché è un procedimento che dura troppo e, invece, la tutela deve essere immediata, perché non consente una vera adozione e l'esplicazione degli effetti dell'adozione, come i diritti successori, e perché può essere evitata in caso di rifiuto del genitore biologico. Insomma, uno strumento che non risponde alle esigenze costituzionali di tutela del minore. Pertanto, ha detto la Corte costituzionale, serve un intervento del legislatore.
Tuttavia, la destra oggi, portando in votazione questo provvedimento che si preoccupa di universalizzare il reato di maternità surrogata, ha omesso di intervenire, ancora una volta, in materia di tutela dei minori e lo ha fatto adottando, da un lato, uno strumento ideologico del diritto penale e, dall'altro, bocciando in Commissione tutti gli emendamenti, anche diversamente articolati dalle diverse opposizioni, che proponevano la tutela dei minori.
Per tutte queste ragioni, per la violazione del principio di uguaglianza e di proporzionalità e per la violazione del principio di ragionevolezza, noi chiediamo a quest'Aula di votare a favore della nostra questione pregiudiziale di costituzionalità e di impedire che il confronto in Parlamento su questa proposta di legge vada avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 2.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. La proposta di legge in esame è volta a modificare, come noto, l'articolo 12 della legge n. 40 del 2004, il quale prevede che chiunque, in qualsiasi forma, realizzi, organizzi o pubblicizzi la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e con la multa da 600.000 a 1.000.000 di euro. L'obiettivo della proposta in esame è di rendere perseguibili tali condotte messe in atto da cittadini italiani anche all'estero.
È opportuno, innanzitutto, rilevare come la proposta di legge presenti gravi elementi di incompatibilità sia con il diritto interno sia con il diritto internazionale. Con riferimento al diritto interno, dato che la proposta di legge deroga al criterio della territorialità, occorre riferirsi agli articoli 7 e 9 del codice penale. Risulta difficile collocare la fattispecie in una di queste disposizioni. Il minimo edittale richiesto dall'articolo 9 del codice penale non risulta, infatti, raggiunto dal comma 6 dell'articolo 12 della legge n. 40. Inoltre, ai sensi dell'articolo 9 del codice penale, è necessaria la presenza del reo sul territorio italiano, requisito su cui la proposta di legge n. 887 tace. Per quanto riguarda…
PRESIDENTE. Lasciare i banchi del Governo liberi. Prego, prosegua.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Per quanto riguarda l'articolo 7 del codice penale, titolato “Reati commessi all'estero”, questi sono reati di particolare gravità nei confronti dello Stato. Nello specifico, si tratta di delitti contro la personalità dello Stato italiano, delitti di contraffazione e di falsità in sigilli e monete, delitti commessi da pubblici ufficiali con abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti alle loro funzioni. Le condotte sanzionate dalla proposta di legge in esame, com'è evidente, non rientrano in queste fattispecie.
La giurisprudenza evidenzia, poi, come la punibilità incondizionata e la procedibilità assoluta in Italia operino in funzione della tutela di beni giuridici corrispondenti ad interessi vitali dello Stato o a principi universalmente condivisi dalla comunità internazionale, mentre il reato di surrogazione di maternità non è oggetto di convenzioni internazionali che ne prevedano la procedibilità universale, essendo, al contrario, come è noto, tale pratica ritenuta lecita in altri ordinamenti, anche dell'Unione europea. Quindi, tanto per l'articolo 7 quanto per l'articolo 9, la dottrina e la giurisprudenza maggioritarie ritengono che le disposizioni sopracitate operino solo nel caso di doppia incriminazione ovvero nel caso in cui il fatto sia previsto come reato non solo dall'ordinamento italiano ma anche dall'ordinamento dello Stato nel territorio del quale la condotta viene posta in essere.
La proposta di legge n. 887 è, inoltre, di formulazione tanto vaga da non permettere di comprendere quali condotte il legislatore intenderebbe effettivamente sanzionare. Si tace circa chi debbano essere gli autori della condotta affinché gli stessi siano incriminabili e quali caratteri debba rivestire la fattispecie, tanto da portare a pensare che la ratio della proposta in esame intenda rendere perseguibile anche il medico di cittadinanza italiana che esegua legittimamente una gestazione per altri in territorio estero, ai sensi della normativa ivi vigente e, successivamente, faccia accesso per motivi personali nel territorio italiano.
Tutti i profili della fattispecie dovrebbero, quindi, essere definiti dalla giurisprudenza. È opportuno notare al riguardo che ogni qual volta il legislatore intenda incriminare una condotta commessa in territorio estero provvede sempre a circostanziarla, indicando quale collegamento è necessario che intercorra tra la condotta stessa e lo Stato o il cittadino italiano. Pertanto, la proposta in esame non soddisfa nella sua formulazione il principio di sufficiente determinatezza della legge penale, espresso dall'articolo 1 del codice penale e corollario del principio di legalità di cui all'articolo 25 della Costituzione.
La sopracitata proposta di legge appalesa un utilizzo meramente simbolico del diritto penale, che, lungi dall'assolvere alla funzione di prevenire, prima, e di reprimere, poi, la condotta oggetto di sanzione, si risolve in una mera proclamazione di disvalore nei confronti della pratica oggetto di censura. Infatti, la già menzionata circostanza che l'estensione della punibilità di condotte commesse all'estero poggi normalmente sul criterio della doppia incriminazione nonché il fatto che le coppie si rechino spesso presso Stati che ammettono il ricorso alla maternità surrogata renderebbe, di fatto, poco probabile l'effettiva perseguibilità penale della condotta. Questi profili sono emersi in maniera davvero evidente anche nel ciclo di audizioni che si è tenuto presso la Commissione giustizia.
Infine, Presidente, per quanto riguarda il diritto internazionale, la competenza universale di uno Stato è, secondo il diritto internazionale, ammessa solo con riferimento a crimini di una certa gravità: crimini di guerra, genocidi, crimini contro l'umanità. In secondo luogo, occorre ritenere che la competenza universale di uno Stato sia ammissibile in ottemperanza dei trattati, ad esempio, lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, di cui ieri abbiamo celebrato il venticinquesimo anniversario dell'approvazione.
A quanto detto, si aggiunga, altresì, che la Carta dei diritti dell'Unione europea prevede espressamente che nessuno può essere condannato per un'azione o un'omissione che al momento in cui è stata commessa non costituiva reato secondo il diritto interno o il diritto internazionale. D'altro canto, si evidenzia come la proposta di legge in questione creerebbe un serio problema di coerenza sistematica e, aggiungo io, un serio problema di cooperazione giudiziaria, perché, evidentemente, nessuna autorità giudiziaria di uno Stato europeo o di un'altra democrazia nella quale la gestazione per altri è regolamentata e legale accetterebbe di intraprendere una cooperazione giudiziaria con l'autorità giudiziaria italiana, che, di tutta evidenza, in prima battuta, opporrebbe semplicemente il diritto di privacy e il segreto su dati sensibili in quanto inerenti a trattamenti sanitari di cittadini.
Risulta evidente come le previsioni della proposta di legge in esame andrebbero a sanzionare penalmente delle situazioni che lo Stato ha il vincolo di riconoscere civilmente per via del preminente interesse del minore. Questo è un altro aspetto che il collega Gianassi ha toccato diffusamente e che riguarda, cioè, l'appello che la Corte costituzionale ha rivolto a questo Parlamento per quanto riguarda la tutela del diritto preminente dei minori che, attualmente, ancora, si vede in dubbio, come sappiamo, perché c'è un vuoto normativo e perché una serie di procure nel nostro Paese e una serie di prefetture hanno inteso impugnare degli atti di nascita, addirittura modificando atti di nascita di bambini e di bambine che ora hanno sei o sette anni.
In conclusione, Presidente, è necessario evidenziare e ribadire il contrasto del corpus normativo internazionalistico che ingenera una chiara incompatibilità di questa proposta di legge con l'articolo 117 della Costituzione, che, al comma 1, subordina l'esercizio della potestà legislativa di Stato e regioni, oltre che al rispetto della Costituzione, all'ossequio dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Sembrerebbe di leggere, in questa proposta di legge, ancora prima che il tentativo di intervenire nel merito della gestazione per altri, il tentativo, da parte di questa maggioranza, di affermare il primato del diritto nazionale sul diritto internazionale. È un vecchio pallino di questa destra, tant'è vero che nella scorsa legislatura era stata presentata, anche con la firma dell'attuale Presidente del Consiglio Meloni, una proposta di riforma costituzionale esattamente sull'articolo 117 che ho appena citato. Per tutti questi motivi, chiediamo di non procedere all'esame della proposta di legge n. 887 e delle abbinate, votando favorevolmente alle due pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ingrid Bisa. Ne ha facoltà.
INGRID BISA (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, le questioni pregiudiziali di costituzionalità che sono state presentate dalle opposizioni, sostanzialmente, si possono individuare solamente nella violazione dell'articolo 3 della Costituzione e, quindi, di quel principio di ragionevolezza inglobato nel principio di uguaglianza. Vorrebbero farci credere che tale violazione del principio di uguaglianza ci sia perché la norma prevede che tutti i cittadini devono essere uguali davanti alla legge. Tuttavia, occorre precisare che corollario del principio di uguaglianza è il più generale principio di ragionevolezza, alla luce del quale la legge deve regolare in maniera uguale situazioni uguali e in maniera diversa situazioni diverse, con la conseguenza che la disparità di trattamento trova giustificazione nella diversità delle situazioni disciplinate. Ecco, questo è il motivo per il quale la legge oggi in esame sulla maternità surrogata non viola assolutamente quell'articolo 3 della Costituzione. Quando si parla di previsioni di compatibilità o meno costituzionale su questa materia, dobbiamo tenere in considerazione l'organo di giurisdizione che in questo Paese, proprio attraverso la Costituzione, è deputato al vaglio e allo scrutinio della legittimità costituzionale rispetto alle singole previsioni normative. Ci riferiamo al giudice di legittimità delle leggi e, quindi, alla Suprema Corte di cassazione che con sentenza del 30 dicembre 2022, n. 38162, ha statuito che la pratica della maternità surrogata, quali che siano le modalità della condotta e gli scopi perseguiti, offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il divieto di pratiche di surrogazione è ispirato dal rispetto dell'ordine pubblico in quel bilanciamento di interessi che vede il rilievo della dignità umana della gestante in conflitto con la surrogazione di maternità. Il giudice di legittimità ha ammesso che il richiamo all'ordine pubblico non può esaurirsi con il mero rispetto di norme imperative, ma deve ricomprendere anche i principi fondamentali dell'ordinamento non coincidenti con i vari valori condivisi dalla comunità internazionale, in quanto propri dell'ordinamento interno. Questo lo prevede la Cassazione civile, Sezione I, con la sentenza n. 24001 dell'11 novembre 2014. Se è vero, quindi, che il divieto di maternità surrogata è qualificabile come principio di ordine pubblico, in quanto posto a tutela di valori fondamentali, quali la dignità della gestante e l'istituto dell'adozione, è altrettanto vero che tali valori non sono irragionevolmente ritenuti prevalenti sull'interesse del minore e questo lo dice la Cassazione a sezioni unite nella sentenza n. 8029 del 2020 e anche nella n. 12193 del 2019. Ancora, la maternità surrogata, infatti, offende in modo intollerabile la dignità della donna, mina nel profondo le relazioni umane. e questo lo dice la Corte costituzionale nella sentenza n. 272 del 2017, ed espone al rischio di sfruttamento della vulnerabilità di donne che versino in situazioni sociali ed economicamente disagiate, e questo lo dice sempre la Corte costituzionale con la sentenza n. 33 del 2021 e la n. 79 del 2022.
La vostra visione secondo la quale ci sarebbe solo da una parte il giusto, mentre dall'altra c'è lo sbagliato, il male e addirittura ciò che non deve essere portato avanti, oggi, non solo, non ha nulla a che fare con il principio di ragionevolezza che voi ritenete sia violato, ma addirittura è contraria a quel principio di difesa della donna che avete sempre portato avanti e sbandierato.
Ecco, per tutti questi motivi, il gruppo che rappresento, Lega-Salvini Premier, voterà contro le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Ho sentito con molta attenzione quello che dicevano i colleghi dell'opposizione prima di me, perché mi sembrava di assistere a una discussione del tutto surreale in quest'Aula. C'è un reato, in Italia, che è quello di maternità surrogata; ricordo a tutti che in Italia è già reato, ma non ho sentito da parte di nessuno dell'opposizione condannare questo tipo di reato e, anzi, in quest'Aula ho sentito per una ventina di minuti perorare la causa di chi, volendo raggirare le normative italiane, ciò che è reato in Italia, vuole andare all'estero perché ha i soldi per farlo, perché è più ricco degli altri e, quindi, può andare all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) a spendere decine e decine, se non centinaia di migliaia di euro, perché alla fine in Italia magari è illegale, ma chi è ricco, chi è amico di qualcuno, magari dell'opposizione, va all'estero e in qualche modo se la cava.
Tutto ciò non è né giustizia sostanziale né altro. Voi dovreste avere la sincerità di dire: “noi siamo per la legalizzazione anche in Italia”, ma questo non l'avete detto e state continuando a dire: “no, ma all'estero che si faccia pure, non è giusto perseguitare chi lo fa all'estero, qui, va beh, rimanga reato”. Ebbene, questo non è né un pensiero lineare, né tanto meno un pensiero onesto e sincero nei confronti di chi ci ascolta e di quest'Aula.
Inoltre, si arriva perfino, nelle pregiudiziali, a portare ciò che usate spesso, cioè una visuale, una narrazione del tutto distorta dei fatti. Allora, non citerò questo esimio professore, addirittura inserito nella pregiudiziale, con una sua tesi del tutto personale, ma ne riprendo soltanto un breve passaggio, dicendo che se verrà approvata questa norma sarà espressione di un panpenalismo e di un paternalismo dello Stato che segue il cittadino anche laddove è consentito ciò che in Italia è vietato.
Allora, questa visione assurda, che contrasta con gli articoli 7, 8, 9 e 10 del codice penale, è stata totalmente smentita anche dai membri di questa opposizione che erano nello scorso Governo in maggioranza. Infatti, negli anni 2019 e 2021, quest'Aula ha giustamente inserito tra i reati perseguibili all'estero - pur non essendovi assolutamente doppia incriminazione in quanto all'estero quel reato non esiste minimamente - il reato di autoriciclaggio, che è giustissimo perseguitare anche fuori dai confini nazionali. Quest'Aula e anche la sinistra hanno chiesto di perseguire quel reato, nonostante non ci sia la doppia incriminazione perché all'estero non esiste. Oggi, invece, quando c'è bisogno di difendere gli interessi degli italiani all'estero anche in ordine ad altri reati, a questo punto il ragionamento non vale e si improvvisa questa sceneggiata dove si difendono gli italiani che vanno a commettere reati all'estero. Per questo motivo, se non per tanti, tanti, tanti altri, noi voteremo assolutamente in senso contrario a queste pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pasqualino Penza. Ne ha facoltà.
PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Oggi mi rivolgo al Parlamento per discutere di un tema che si colloca all'incrocio tra i diritti umani, la legislazione nazionale e internazionale, la bioetica e i valori fondamentali che definiscono il nostro convivere civile.
Quello che la destra chiama “utero in affitto” in Italia è vietato e nessuno mette in discussione questa norma. Siamo contro ogni forma di mercificazione del corpo della donna: chi dalla maggioranza lo nega mente e lo fa per spostare l'attenzione dalla loro azione con cui, deliberatamente, vogliono negare diritti fondamentali ai figli delle coppie omogenitoriali.
Noi pensiamo invece che sia doveroso il riconoscimento della filiazione, indipendentemente dal modo in cui il figlio è stato concepito o è nato o dal tipo di famiglia da cui proviene.
Signor Presidente, è fondamentale capire che questa proposta non è solo in contraddizione con la giustizia e i diritti dei bambini, ma rappresenta anche un pasticcio giuridico. Una persona che decide di recarsi all'estero per eseguire la tecnica della maternità surrogata o gestazione per altri sarebbe perseguita in Italia, sebbene quel comportamento sia legittimo nel Paese straniero e, anzi, considerato un vero e proprio esercizio di un diritto. Attenzione, dunque: verrebbe punito in Italia ciò che in un altro Paese è considerato l'esercizio di un diritto.
Le leggi sono il riflesso dei valori della società e dovrebbero servire a proteggere i diritti e le libertà dei cittadini. La surrogazione di maternità fatta all'estero non può diventare un reato universale. Ecco perché, signor Presidente, chiediamo che questa proposta venga respinta: è in contrasto con i principi fondamentali del nostro sistema penale e rappresenta un unicum che va a violare i principi di proporzionalità e ragionevolezza insiti nel nostro ordinamento penale.
Tuttavia, l'aspetto più grave e preoccupante di questa proposta di legge è il suo potenziale impatto sui diritti dei bambini. Immaginiamo per un attimo una famiglia che ritorna in Italia dopo aver perseguito la maternità surrogata in un altro Paese: secondo la proposta di legge, i genitori di questo bambino potrebbero essere incriminati e condannati a scontare una pena per aver agito in maniera legale nel Paese in cui si trovavano. Questo non solo rappresenta un'ingiustizia per i genitori, ma avrebbe conseguenze devastanti per il bambino, il quale si troverebbe in una situazione di grave incertezza e instabilità.
I bambini hanno diritto ad avere due genitori, una rete parentale stabile e sicura. Questo è il principio sancito da numerosi trattati internazionali sui diritti dei bambini e dalla sentenza della Corte costituzionale.
Una consolidata giurisprudenza italiana ed europea afferma che i bambini nati mediante maternità surrogata, anche negli Stati che vietano il ricorso a tali pratiche, devono comunque ottenere il riconoscimento giuridico del legame di filiazione con entrambi i componenti della coppia che ne hanno voluto la nascita e che se ne prendono cura.
La Corte costituzionale ha precisato che l'adozione in casi particolari non è affatto sufficiente e non è la soluzione per il pieno riconoscimento dei diritti dei bambini. Ha, quindi, lanciato un monito esplicito al legislatore affinché intervenga per colmare questa lacuna.
Il Movimento 5 Stelle, con alcuni emendamenti puntuali, risponde al monito della Consulta, proponendo la creazione di un procedimento specifico per il riconoscimento giudiziale dello stadio di filiazione. In più, propone di consentire sempre l'adozione piena da parte del genitore d'intenzione del figlio nato dalla maternità surrogata o dalla fecondazione di tipo eterologo.
Oltre a queste misure, riteniamo necessario introdurre una disposizione che assicuri che i bambini nati all'estero mediante maternità surrogata o il figlio concepito all'estero tramite fecondazione eterologa siano, in ogni caso, considerati figli legittimi.
Un'ulteriore proposta riguarda il certificato di nascita formato all'estero che riporti l'indicazione di due madri anche con l'assenza del legame biologico.
Per questi e per altri motivi, signor Presidente, il Movimento 5 Stelle accoglie in pieno le pregiudiziali presentate e le voterà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Alleanza Verdi e Sinistra voterà a favore delle questioni pregiudiziali perché, a nostro parere, il testo di legge, come formulato, senza introdurre ulteriori misure normative volte a garantire il preminente interesse del minore, contrasta con l'articolo 117 della Costituzione. Lo argomento, proprio a partire da alcuni passaggi contenuti nella sentenza della Cassazione a sezioni unite n. 38162 del 30 dicembre 2022 che rileva il problema della configurabilità della surrogazione di maternità come reato, se non accompagnata da un'espressa disposizione normativa sullo status del minore comunque nato da detta pratica.
Con il provvedimento in esame il problema non viene risolto e, anzi, pare aggravato, perché non si regola la sorte del nato malgrado il divieto. Testualmente la Cassazione a sezioni unite afferma: “Si profila, una volta che il bambino è nato, l'esigenza di proteggere il diritto fondamentale del minore alla continuità del rapporto affettivo con entrambi i soggetti che hanno condiviso la decisione di farlo venire al mondo, senza che vi osti la modalità procreativa”. Nella sentenza si legge anche: “C'è una parte debole del rapporto che potrebbe risultare fortemente danneggiata, pur senza alcuna responsabilità (…). Il nato non è mai un disvalore e la sua dignità di persona non può essere strumentalizzata allo scopo di conseguire esigenze general-preventive che lo trascendono (…). Non c'è spazio per piegare la tutela del bambino alla finalità dissuasiva di una pratica penalmente sanzionata”.
Quindi, mentre si trasforma la surrogazione di maternità in reato universale, che fine fa lo status giuridico del nato? La Cassazione, nel 2019, con sentenza n. 12193, aveva dato una sua soluzione, cioè il ricorso all'adozione in casi particolari; una soluzione che non opera sin dalla nascita, ma solo dal momento in cui l'adozione è pronunciata. Con quella sentenza le sezioni unite, nel silenzio della legge e senza una regolamentazione esplicita, indicherebbero nell'adozione in casi particolari la modalità attraverso la quale il rapporto di filiazione costituito all'estero tra il minore e il genitore intenzionale potrebbe ricevere continuità nel nostro ordinamento.
A seguito di quella pronuncia è, poi, intervenuta la Corte costituzionale con sentenza n. 33 del 2021 che, però, ha ammesso che il ricorso all'adozione in casi particolari non è completamente adeguato rispetto alla piena tutela degli interessi del minore. Ma la Consulta non si è fermata qui e ha ribadito che spetta al legislatore il compito di adeguare il diritto vigente alle esigenze di tutela degli interessi dei bambini nati da maternità surrogata, nel bilanciamento - lo dice la Corte - tra la legittima finalità di disincentivare il ricorso a tale pratica e l'imprescindibile necessità di assicurare il rispetto dei diritti del minore.
Ecco, in questa proposta di legge nulla c'è rispetto a questo rilevante aspetto. Ci si concentra sull'ordine pubblico, sulle finalità general-preventive, ma nulla rispetto ai diritti del minore. C'è uno squilibrio che provoca una violazione dei diritti costituzionali del nato.
La Consulta ha invitato il legislatore a disciplinare l'adozione del bambino nato da maternità surrogata, nonostante il divieto.
Infatti, per la Consulta (sentenza n. 33 del 2021) l'adozione in casi particolari non è adeguata ai principi costituzionali e sovranazionali e ciò anche a seguito della sentenza n. 79 del 2022, che non ha risolto tutte le questioni. Il problema, quindi, è che con la norma in esame il legislatore continua a restare inerte.
In forza delle considerazioni svolte possiamo affermare con certezza di trovarci di fronte alla violazione dell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, oltre che degli articoli 2, 3, 7, 8, 9 e 18 della Convenzione sui diritti del fanciullo e dell'articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e, conseguentemente, a una violazione dell'articolo 117, primo comma, della Costituzione, che subordina l'esercizio della potestà legislativa di Stato e regioni al rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Alla luce di quanto espresso, come Alleanza Verdi e Sinistra voteremo a favore delle pregiudiziali di costituzionalità affinché non si proceda all'esame della proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Gianassi ed altri n. 1 e Magi e Della Vedova n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito della discussione del provvedimento è rinviato alla parte pomeridiana della seduta di martedì 25 luglio.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 411 – “Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30” (Approvato dal Senato) (A.C. 1134) e dell'abbinata proposta di legge: Billi ed altri (A.C. 101) (ore 17,42).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1134: “Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30” e dell'abbinata proposta di legge n. 101.
Ricordo che, nella seduta del 23 giugno, si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).
Avverto che, al di fuori della seduta, sono stati ritirati gli articoli aggiuntivi 4.06 e 12.01 Evi.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
FABIO PIETRELLA , Relatore. Grazie, Presidente. Su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1 si formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Governo? Si alzi, per favore.
VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere contrario
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.2 Peluffo e 1.3 Evi. Ha chiesto di parlare il deputato Peluffo. Ne ha facoltà. A lei la parola, la cercavo tra i banchi di sinistra, invece è di fronte, ha cambiato posizione.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Sono al tavolo del Comitato dei nove, in questa occasione, Presidente. La ringrazio per avermi cercato nella mia esatta collocazione in quest'Aula.
Il disegno di legge in esame, Presidente, introduce una modifica del codice della proprietà intellettuale, attesa da tempo, che è diventata urgente perché prevista e inserita all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per l'esattezza, alla Missione 1, componente 2. Si tratta di un lavoro iniziato nella precedente legislatura dal Governo Draghi e, in ragione di questo, noi abbiamo presentato sia al Senato che in questa Camera un numero limitato e qualificato di emendamenti, su cui abbiamo chiesto l'attenzione e il voto anche dei colleghi della maggioranza. Nel merito l'emendamento si riferisce al fatto che non possono costituire oggetto di registrazione, come marchio d'impresa, i segni che identificano i prodotti agroalimentari tradizionali. È una proposta, che abbiamo fatto anche al Senato, che credo possa ricevere l'attenzione e il voto favorevole della maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.2 Peluffo e 1.3 Evi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 15).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 16).
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
FABIO PIETRELLA , Relatore. Grazie, Presidente. Anche per l'articolo 3 si formula, su tutte le proposte emendative, un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Governo?
VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.3 Peluffo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La maggior parte degli emendamenti si concentra su questo articolo. Ricordo che il cuore dell'articolo fa riferimento al fatto che il nuovo articolo 65 del codice della proprietà industriale prevede che i diritti nascenti dall'invenzione spettano alla struttura di appartenenza dell'inventore, quindi, non più al ricercatore o a chi ha compiuto l'invenzione. Allora, Presidente, con l'emendamento 3.3 proponiamo di estendere la norma, che ho appena richiamato, anche agli enti che afferiscono al sistema sanitario nazionale o regionale, a partire dalle aziende ospedaliere universitarie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Passiamo all'emendamento 3.5 Peluffo, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà. Prego, non si faccia distrarre.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento distingue tra i contratti di sviluppo e ricerca e i contratti per attività conto terzi. Questo perché, Presidente, la proprietà intellettuale, eventualmente generata nell'ambito di contratti per attività conto terzi, dovrebbe essere in via preventiva regolata secondo l'intesa tra le parti. E allora, questo tipo di contratti va escluso dalla disciplina in esame.
Questo è il contenuto, Presidente, del nostro emendamento, ma ci tenevo a segnalarle che esattamente questa richiesta era presente anche nel parere della VII Commissione, votato al Senato dalla maggioranza e dall'opposizione. Quindi, oltre ad essere, questa, una preoccupazione contenuta negli emendamenti dell'opposizione, era anche nel parere che hanno votato insieme, in VII Commissione, al Senato, maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Passiamo all'emendamento 3.6 Peluffo. Ha chiesto di parlare la deputata Ferrari. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento del mio gruppo e per illustrarlo, se posso. Infatti, anche questo emendamento, sul quale c'è parere contrario, in VII Commissione al Senato ha trovato, invece, una condivisione nelle osservazioni della Commissione, che raccomanda che non si applichi questo principio per cui si trasferisce la proprietà intellettuale, il brevetto, dalla persona, dal ricercatore, all'ente, alla struttura, all'istituzione, quando si tratti di studenti e di ricercatori. Infatti, se è vero che un investimento di ricerca fatto con soldi pubblici è giusto che ritorni alla collettività, è anche vero che, di solito, gli studenti sono la parte più debole all'interno di queste situazioni, pagano le tasse, ma non sono dipendenti, mentre questa norma li equipara ai dipendenti.
Noi chiediamo allora, con il sostegno di maggioranza e opposizione della Commissione del Senato, appunto, che gli studenti abbiano un riconoscimento, per la loro quota parte, del contributo che hanno dato a questa scoperta industriale, a questa invenzione industriale.
Ci pare davvero legittimo che questo avvenga, altrimenti andiamo a sottrarre un elemento di forza contrattuale a un giovane, che, poi, invece, potrebbe trarne vantaggio nel suo percorso professionale post studio. Ci sembrava davvero un elemento di cui tenere conto e siamo estremamente dispiaciuti di questo parere negativo. Quindi, non so se posso, ma chiedo al Governo se può rivedere questa sua valutazione negativa, stante appunto la condivisione trasversale, che, invece, è emersa come raccomandazione al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Passiamo all'emendamento 3.7 Peluffo. Ha chiesto di parlare il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene sulla tempistica di deposito dell'invenzione e dell'istruttoria; proponiamo di dimezzare tempi che risultano essere lunghissimi per studenti e dottorandi. Questa è la terza questione che era stata messa in evidenza anche nel parere della VII Commissione al Senato.
Voglio anche segnalare, Presidente, che, nel caso in cui l'università non optasse per la protezione dell'invenzione industriale, in questo testo che stiamo votando non è previsto nulla per quanto riguarda i tempi che il ricercatore ha a disposizione per presentare la domanda, mettendo quindi lo studente in una situazione di completa dipendenza e incertezza. Quindi, anche in ragione di questo elemento e soprattutto facendo riferimento alla tempistica, chiediamo di votare questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 22).
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 23).
Passiamo agli articoli aggiuntivi all'articolo 4. La parola al relatore per l'espressione dei pareri.
FABIO PIETRELLA , Relatore. Grazie, Presidente. Su tutti invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 4.01 Pavanelli, 4.07 Peluffo e 4.08 Evi, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.02 Appendino, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 26).
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 27).
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 28).
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 30).
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31).
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 32).
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 33).
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 34).
(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.
FABIO PIETRELLA , Relatore. Grazie, Presidente. Anche relativamente all'articolo 14, per tutte le proposte emendative c'è un invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1 Cappelletti, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.2 Peluffo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.4 Todde, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 38).
(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 39).
(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 40).
(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 41).
(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 42).
(Esame dell'articolo 19 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 43).
(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
FABIO PIETRELLA , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario, Presidente.
PRESIDENTE. Il Governo?
VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 20.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 45).
(Esame dell'articolo 21 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 46).
(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
FABIO PIETRELLA , Relatore. Invito al ritiro o parere contrario sull'emendamento 22.1 Benzoni.
PRESIDENTE. Il Governo?
VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 22.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 47).
(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 48).
(Esame dell'articolo 24 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 49).
(Esame dell'articolo 25 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 50).
(Esame dell'articolo 26 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 51).
(Esame dell'articolo 27 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 52).
(Esame dell'articolo 28 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 53).
(Esame dell'articolo 29 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 54).
(Esame dell'articolo 30 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 55).
(Esame dell'articolo 31 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 56).
(Esame dell'articolo 32 - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 57).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. L'ordine del giorno n. 9/1134/1 Cappelletti è accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare ogni possibile ulteriore iniziativa per rafforzare le misure di contrasto alle condotte di falsa evocazione dell'origine”.
L'ordine del giorno n. 9/1134/2 Todde è accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di avviare possibili e ulteriori iniziative utili a promuovere l'applicabilità delle norme in materia di ricettazione, riciclaggio e reimpiego ai casi di immissione sul mercato di beni provenienti da attività di contraffazione e violazione di privativa”.
L'ordine del giorno n. 9/1134/3 Zanella è accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative legislative al fine di prevedere, qualora sia necessario fare fronte a comprovate difficoltà nell'approvvigionamento di specifici prodotti ritenuti essenziali, che la licenza obbligatoria di brevetto sia disponibile, in generale, per ulteriori situazioni di emergenza nazionale o di altre circostanze di estrema urgenza pubblica e non solo per quelle di carattere sanitario, come consente l'Accordo TRIPS”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1134/4 Mari il parere è contrario.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Cappelletti non accetta la riformulazione proposta dal Governo e chiede di parlare. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Non accettiamo la riformulazione, perché questo è già un impegno molto limitato per il Governo e considerare di introdurre la locuzione “a considerare l'opportunità di” mi pare semplicemente la prova provata che non eravate pronti quando avevate detto che eravate pronti a governare, mentre a ogni richiesta di impegno nei confronti del Governo rimandate a una valutazione che ancora non avete fatto. Per cui, chiedo che questo ordine del giorno venga messo al voto.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1134/1 Cappelletti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1134/2 Todde. Ha chiesto di parlare l'onorevole la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno della collega e voglio solo dichiarare che non accettiamo la riformulazione, in quanto si sta semplicemente chiedendo ogni tipo di iniziativa volta a normare e a promuovere l'applicazione delle norme in materia di ricettazione, riciclaggio e reimpiego ai casi di immissione sul mercato di beni provenienti da attività di contraffazione e violazione di privativa. Allora, ci sembra abbastanza inopportuno dire che vedremo di dare una versione meno definitiva rispetto all'ordine del giorno proposto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1134/2 Todde, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1134/3 Zanella, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Viene accolta? Sì.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1134/4 Mari, su cui il parere del Governo è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1134/4 Mari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, stiamo attuando il Piano nazionale di ripresa e resilienza: non mi riferisco alle polemiche di queste settimane, al gioco di alcune opposizioni, che sta sporcando lo spirito di un progetto Paese, di tutto il Paese, un progetto che, per forza di cose, va al di là delle legislature e dovrebbe avere una maggiore responsabilizzazione di tutte le forze politiche. Ma, mentre le polemiche lasciano il tempo che trovano, i fatti restano e rappresentano vere e proprie pietre miliari, come quella che stiamo fissando oggi. Per l'esattezza, stiamo fissando la milestone M1C2-4, ovvero l'entrata in vigore di un decreto legislativo di riforma del codice della proprietà industriale. Si tratta di uno strumento essenziale per proseguire lo scopo di rafforzare e sostenere il sistema della proprietà industriale italiano, adattando la legislazione ai cambiamenti del sistema economico e garantendo che il potenziale di innovazione contribuisca efficacemente alla ripresa e alla resilienza del nostro Paese. Stiamo parlando di proteggere i prodotti sui mercati, di proteggere la nostra creatività, l'imprenditorialità, la qualità, ovvero i fattori distintivi delle produzioni made in Italy. La riforma che, con il voto di oggi, introdurremo nel sistema italiano mira, infatti, ad aumentare la tutela dei diritti dei consumatori e delle imprese e a semplificare le procedure burocratiche. Il peso della burocrazia, lo sappiamo, è una zavorra che rallenta e ostacola l'economia. Ogni singolo modulo, comunicazione, passaggio superfluo che eliminiamo rappresenta qualche grammo in meno di quella zavorra. Proteggere le idee, la qualità, i processi che generano innovazione vuol dire assicurare un vantaggio competitivo a coloro che li hanno avviati.
Non possiamo pensare che le attività che contribuiscono a rendere conosciuto in tutto il mondo il marchio italiano non vengano, in qualche modo, tutelate da pratiche scorrette sui mercati. In questo senso, i brevetti industriali svolgono un ruolo fondamentale nella promozione dell'innovazione e dello sviluppo economico, rappresentano il meccanismo legale attraverso cui i detentori di un'idea o di un'invenzione possono usufruire di esclusività e di diritti di sfruttamento, con i limiti temporali definiti dalla legge.
I brevetti concessi in Italia nel corso del 2021 sono circa 9.000, di cui 7.248 per invenzione industriale e 1.765 per modello di utilità, secondo il report pubblicato dal Ministero delle Imprese e del made in Italy sull'attività svolta nel corso dell'anno dall'Ufficio italiano brevetti e marchi. Rispetto al numero di domande presentate per tipologia, è stato concesso il 72 per cento di brevetti per invenzione industriale, il 70 per cento per modello di utilità. Sono numeri che attestano l'esistenza di un tessuto di imprese vivace e innovativo, anche alla luce del dato tendenziale, che registra un costante aumento del numero di brevetti per invenzione industriale dal 2019. Presidente, io mi sforzo di andare avanti, anche se il brusio è abbastanza notevole. Sono imprese che investono, che hanno fiducia nei mercati, che assumono. L'importanza dei brevetti industriali può essere compresa, innanzitutto, considerando… grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Ha ragione, deputata Cavo, attenda un attimo.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Perché parlare per primi da sempre ha questa difficoltà. Chiedo ai colleghi di…
PRESIDENTE. Lei ha tutte le ragioni del mondo. Colleghi deputati, abbiamo le dichiarazioni di voto in corso. I deputati che intendono ascoltarle possono cortesemente prendere posto, quelli che hanno bisogno, invece, di conversare sono pregati di andare fuori dall'Aula. Non mi fate fare i nomi e i cognomi, perché è veramente antipatico. Colleghi, sempre se non disturbiamo, vorremmo andare avanti.
ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Proseguo. Come dicevo, l'importanza dei brevetti industriali può essere compresa, innanzitutto, considerando che consentono agli innovatori e alle aziende di proteggere i loro investimenti in ricerca e sviluppo. Il monopolio temporaneo conferito dal brevetto permette di ottenere profitti più elevati, incentivando così ulteriormente la ricerca e l'innovazione. Senza questa protezione legale, gli innovatori potrebbero essere disincentivati a condividere le loro idee, a investire in nuove produzioni, rischiando di essere facilmente copiati da concorrenti scorretti.
I brevetti industriali giocano un ruolo chiave nella promozione della competitività economica, creando, di fatto, un incentivo ad investire in nuove tecnologie e sperimentazioni, a creare nuovi prodotti. Il riconoscimento della proprietà industriale promuove anche le nuove transizioni digital e green, promuovendo uno sviluppo sostenibile. Attraverso l'accesso esclusivo ai brevetti, le aziende possono creare nuove soluzioni che affrontano le sfide ambientali, sociali ed economiche. Questo spinge verso l'innovazione ecologica, la creazione di nuove tecnologie sostenibili e la transizione verso un'economia più verde. Un tassello fondamentale del complesso mondo della ricerca per lo sviluppo e la diffusione di nuove conoscenze, che porta a un progresso tecnologico più rapido e capillare nel sistema, se pensiamo che molta innovazione avviene proprio nelle piccole e medie imprese, in quel tessuto imprenditoriale che costituisce gran parte della struttura economica nazionale.
In coerenza con le linee d'intervento strategiche sulla proprietà industriale per il triennio 2021-2023, il testo di riforma oggetto dell'esame di quest'Aula modifica il codice italiano della proprietà industriale, in particolare rafforzando la tutela dei diritti di proprietà industriale e semplificando le procedure, aumentando il sostegno alle imprese e agli enti che fanno ricerca e sviluppo, valorizzando lo sviluppo della capacità e delle competenze, facilitando il trasferimento e la condivisione delle competenze e delle conoscenze, promuovendo lo sviluppo di servizi innovativi. A beneficiarne è il settore industriale nel suo complesso, ma anche il consumatore, che viene aiutato nella scelta dei propri acquisti da un sistema più chiaro, che esclude messaggi scorretti nella scelta dei marchi. Le modifiche proposte, infatti, vietano di registrare come marchi segni che possano ingannare il pubblico o risultare evocativi, usurpativi o imitativi di indicazioni geografiche e di denominazioni di origine protetta. Il riferimento materiale a luoghi e simboli del made in Italy e delle produzioni tipiche locali privi di alcun reale elemento non consentirà di ottenere il riconoscimento del brevetto. Anche così si fa la lotta alla contraffazione.
Le nuove norme del codice garantiranno che le informazioni fornite ai consumatori, anche attraverso gli stessi marchi, siano chiare, veritiere e accurate, consentendo loro di prendere decisioni di acquisto più consapevoli. Differenziare fra coloro che meritano tutela, che meritano di ottenere un vantaggio competitivo dal proprio lavoro e chi no vuol dire contribuire a dare forma ad un mercato sano, ad un tessuto produttivo di qualità capace di innovare davvero. L'obiettivo che si prefigge il Piano nazionale di ripresa resilienza adottando le modifiche al codice della proprietà industriale è di conferire valore all'innovazione e incentivare l'investimento nel futuro. La riforma, infatti, sarà accompagnata da una serie d'investimenti nel sistema della proprietà industriale, che si declinano in incentivi destinati a imprese e organismi di ricerca, come, per esempio, l'abolizione del cosiddetto professor's privilege, con il riconoscimento agli istituti della titolarità delle invenzioni brevettabili. L'attribuzione dei brevetti all'ateneo o all'ente di ricerca non solo allinea il quadro giuridico italiano a quello degli altri Paesi europei, ma rafforza così gli istituti in grado di attrarre anche investimenti privati.
Ma quelle che oggi siamo chiamati ad approvare sono, inoltre, importanti modifiche al codice della proprietà industriale per certificare la correttezza dei processi d'innovazione industriale ispirati alla tutela dei consumatori e al consolidamento e allargamento delle quote di mercato per i prodotti nazionali.
Uno dei principali obiettivi di queste modifiche, infatti, è la protezione dei prodotti di qualità del made in Italy. È fondamentale garantire che i prodotti che arrivano sul mercato siano autentici e rispettino gli standard di qualità richiesti.
Questo è particolarmente importante per le imprese che investono tempo, risorse e passione nello sviluppo di prodotti unici e di alta qualità.
Le modifiche al codice della proprietà industriale offrono strumenti e misure più forti per contrastare il cosiddetto Italian sounding, cioè quelle pratiche che sfruttano indebitamente l'immagine e la reputazione del made in Italy per prodotti che, in realtà, non possono vantare certe caratteristiche. Ma questo principio può essere declinato anche a livello più locale e restare un fenomeno all'interno dei confini nazionali. Mi spiego meglio: giocare su affinità linguistiche, utilizzando parole che richiamino un prodotto tradizionale o tipico di un particolare territorio nella creazione di un logo o marchio rappresenta una pratica scorretta che questo testo si prefigge di bloccare, per il doppio danno che comporta ai prodotti che davvero vantano le caratteristiche di qualità e produzione richiamate e ai consumatori che possono scegliere senza incorrere in errore.
La tutela dei consumatori è una preoccupazione chiave che ha guidato queste modifiche e non riguarda solo i prodotti industriali, ma anche i prodotti agroalimentari. Siamo il Paese del fare e del far bene e nel corso degli anni, nonostante la crisi pandemica, l'emergenza energetica e le tensioni internazionali, l'Italia ha dimostrato di avere un tessuto produttivo, non solo, resiliente, ma anche vivace, ricco di creatività, capace di innovazione, con un aumento significativo del numero dei brevetti depositati. Per tutto questo e per le finalità elencate che questa riforma si prefigge, Noi Moderati diamo ovviamente il voto favorevole a questo provvedimento, nella convinzione che non solo stiamo realizzando il PNRR, ma anche costruendo un futuro migliore (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Presidente, il disegno di legge che quest'Aula si appresta ad approvare riprende, in buona parte, il testo del disegno di legge già presentato alla fine della scorsa legislatura dal Governo Draghi, riproposto ora in questa e approvato con diverse modifiche il 2 maggio scorso dall'altro ramo del Parlamento.
Si introducono numerose modifiche all'attuale codice della proprietà industriale, in coerenza con lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, che alla Missione 1 ha previsto proprio una riforma del sistema della proprietà industriale, con l'obiettivo di rafforzare il sistema di protezione e la sua diffusione e, quindi, era un atto dovuto.
Il testo che stiamo per votare è stato ritenuto immodificabile dalla maggioranza e la decisione, devo dire poco comprensibile, di volere blindare qui alla Camera il testo approvato due mesi e mezzo fa dal Senato non ha permesso di poterlo migliorare ulteriormente. Il PNRR, come è noto, pone il terzo trimestre del 2023, quindi, il 30 settembre del 2023, quale data massima entro la quale raggiungere l'obiettivo della revisione del codice della proprietà industriale e dei relativi strumenti attuativi. I tempi, certo, non sono lunghissimi, ma lo spazio temporale per alcuni ulteriori aggiustamenti al testo si sarebbe potuto tranquillamente trovare. La totale chiusura a qualunque modifica ci ha portato a riproporre in Aula solamente pochi, pochi emendamenti già presentati in Commissione, trasformandone altri in ordini del giorno, uno dei quali è stato, poi, accettato dal Governo, seppure con una leggera modifica. Abbiamo proposto di rafforzare l'attuale normativa, ad oggi ancora insufficiente, per provare a contrastare le cosiddette pratiche di Italian sounding.
Questo, purtroppo, è un tema che continua a essere quanto mai drammaticamente attuale: parliamo della pratica di imitare prodotti agroalimentari italiani ai fini di commercializzazione fraudolenta, utilizzando nomi e immagini che vogliono evocare l'Italia e i suoi prodotti di eccellenza, proprio nel tentativo di sfruttare l'appeal del nostro comparto agroalimentare, basti pensare a prodotti come il Parmesan o alla salsa Pomarola. Ad oggi, la normativa di contrasto di queste pratiche fraudolente in parte esiste, ma si è fin qui rivelata inadeguata e ha ricevuto scarsa o nulla applicazione.
Abbiamo proposto con un altro nostro emendamento, poi trasformato in ordine del giorno, di poter ampliare la portata della norma, introdotta a seguito della pandemia dal decreto-legge n. 77 del 2021, volta a concedere una licenza obbligatoria nei casi di emergenze sanitarie, estendendo questa possibilità anche a eventuali ulteriori situazioni di emergenza o di altre circostanze di estrema urgenza pubblica, qualora fosse necessario fare fronte a difficoltà nell'approvvigionamento di specifici prodotti ritenuti essenziali. Inoltre, abbiamo proposto un emendamento al codice della proprietà industriale per impedire che possano costituire oggetto di registrazione come marchio d'impresa quei segni e nomi che identificano i nostri prodotti agroalimentari tradizionali, nonché le indicazioni facoltative di qualità previste da norme europee e nazionali. La totale indisponibilità della maggioranza e del Governo ha, però, impedito qualsivoglia modifica al testo, come già detto.
Anche per questo motivo, dichiaro il voto di astensione del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Come già anticipato da chi mi ha preceduto, questo disegno di legge è davvero un provvedimento importante, che va nella direzione di dare un contributo all'attuazione del PNRR e, in particolare, della Missione 1, che contiene questi valori. È un tema molto importante per la nostra economia e per la nostra competitività, per la competitività di quel sistema Paese che tanto vogliamo difendere e che, soprattutto su alcuni settori, dal manifatturiero all'agroalimentare, in questo caso, andiamo a tutelare. È sicuramente un passo avanti verso la tutela del made in Italy, la tutela della competitività delle nostre imprese e del sistema Paese in generale.
L'obiettivo di incentivare l'uso della proprietà industriale da parte di quelle aziende e di quel sistema produttivo che vogliamo tutelare entra a pieno titolo in questo provvedimento, seguendo, peraltro, un provvedimento praticamente identico approvato dal Governo Draghi e proprio per questo non possiamo che anticipare che facciamo fatica a non condividere la ratio e il contenuto che oggi troviamo all'interno di quello che voteremo.
Dobbiamo, però, denunciare il fatto che l'atteggiamento, pur costruttivo delle opposizioni -pochissimi gli emendamenti presentati -, e la volontà di discutere con ragionevoli emendamenti non abbia trovato, anche in questo caso, laddove non c'era alcuna visione ideologica di contrasto, alcun accoglimento e alcuna apertura da parte della maggioranza. Detto ciò, un provvedimento che mette al centro la ricerca come elemento centrale di valorizzazione e di crescita di un Paese è un provvedimento che ci trova dalla vostra parte. La ricerca è notevolmente aumentata, lo dimostrano i dati, nel corso degli ultimi anni; noi crediamo anche grazie a provvedimenti come Industria 4.0, che hanno permesso alle aziende di investire in sistemi innovativi e di investire in ricerca e sviluppo. Sempre più - lo dimostrano i dati - cresce la consapevolezza delle aziende per le quali più ricerca si fa e più si riesce a stare sul mercato, lo si fa in tutti i settori, soprattutto in quelli che si rendono protagonisti e in cui siamo leader nel mondo, dall'ingegneria alla medicina, dalle biotecnologie, su cui stiamo crescendo molto, alla meccanica, alla space economy. E qualche giorno fa, in audizione, il Ministro Urso ha raccontato come, dai brevetti che nascono in questo settore, crescano notevolmente l'economia e l'indotto che da qui arriva. Ecco, quindi, che le piccole e medie imprese, che supportano il sistema Paese, sono quelle che maggiormente vogliono investire in ricerca: questo provvedimento permetterà loro di farlo con maggiore facilità e maggiore agevolezza.
Il numero dei brevetti è cresciuto a dismisura negli anni, ma ovviamente le difficoltà burocratiche di accedere al sistema dei brevetti hanno frenato la possibilità di averne ancora di più. Oggi, questo provvedimento semplifica anche parte di questa procedura, perché vuole dare la possibilità di accedere a questo strumento anche alle aziende più piccole, quelle con le idee, ma magari senza le risorse per realizzarle. E lo fa, peraltro, adeguandosi alle normative europee, per esempio sul tema del professor's privilege, cioè la possibilità che i diritti dell'invenzione non rimangano solo all'inventore, ma vadano all'organizzazione per cui lavora. Questo è fondamentale proprio per quella competitività che, evidentemente, è molto differente tra le organizzazioni e le aziende italiane e quelle del resto dell'Europa. È un altro passo avanti, quindi, come quello che viene fatto per incentivare la ricerca in partenariato pubblico-privato: quindi, l'incentivazione, anche attraverso gli uffici di trasferimento tecnologico, per la promozione della ricerca condivisa tra le aziende che debbono sempre di più riuscire a fare sistema per la condivisione di obiettivi e di ricerche.
Non da ultimo vi è il tema dell'agroalimentare, fondamentale nel nostro Paese e di cui ci occupiamo tanto, e quello della tutela nei confronti dell'Italian sounding. La lotta all'Italian sounding nel mondo, come strumento di attacco al vero made in Italy e ai veri prodotti italiani, è contenuta in questa norma in maniera molto forte. Il rafforzamento delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine protetta, tutte quelle riconosciute anche a livello europeo e internazionale, è sicuramente un modo per tutelare davvero l'agroalimentare italiano. E anche il fatto che il Ministero dell'Agricoltura possa direttamente opporsi a eventuali registrazioni, laddove non ci siano i consorzi, è un dato di fatto che tutela il consumatore. Quest'ultimo sarà sempre più tutelato dal fatto di avere informazioni chiare e certe, nonché dall'esistenza di marchi che siano riconosciuti e non fallaci, come l'Italian sounding ci insegna in giro per il mondo. Ecco, la difesa delle straordinarie ricchezze agricole del nostro Paese passa da qui e passa da un provvedimento che evidentemente avete ereditato, ma che avete saputo portare avanti in maniera chiara.
Concludo con qualche considerazione più tecnica e meno politica. La digitalizzazione di alcune attività svolte dall'ufficio brevetti non è altro che la possibilità per le aziende di avere meno burocrazia nell'accesso ai brevetti, di ottenerli con più facilità e di svolgerli con più efficienza; esattamente come la riduzione dei tempi di discussione dei ricorsi. Questo è un dato di fatto, un'accelerazione rispetto a qualcosa che bloccava i brevetti e bloccava la certezza di avere una risposta in tempi brevi.
Oltre alla digitalizzazione, le imprese del sistema produttivo ci chiedevano di togliere l'obbligo della presentazione cartacea: ciò è contenuto nel provvedimento ed è una favolosa innovazione per il Paese.
Ecco, abbiamo riassunto le condizioni per le quali il nostro voto sarà favorevole. Non basta: abbiamo creato le condizioni, ma oggi la vera sfida è dare alle aziende gli strumenti per fare ricerca e dare loro gli incentivi.
Noi crediamo che anche l'accoglimento di un ordine del giorno, qualche giorno fa, per la reintroduzione e il finanziamento, attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, di Industria 4.0, sia una misura che va in quella direzione. Ad oggi, però, non possiamo che votare a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giandiego Gatta. Ne ha facoltà.
GIANDIEGO GATTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge che oggi approviamo in via definitiva si inquadra all'interno della riforma del sistema della proprietà industriale prevista dalla Missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
In particolare, la componente 2 della prima Missione intende perseguire le finalità di digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, attraverso la riforma del sistema della proprietà industriale, volta quindi ad adattare la legislazione ai cambiamenti del sistema economico, e attraverso l'investimento nel sistema della proprietà industriale - investimento 6 - il cui obiettivo è di sostenere il sistema della proprietà industriale e accompagnarne la riforma.
Il PNRR indica come traguardo da conseguire l'entrata in vigore di un decreto legislativo di riforma del codice della proprietà industriale e dei pertinenti strumenti attuativi entro il terzo trimestre dell'anno 2023. Il Governo Meloni ha ripresentato il disegno di legge a suo tempo presentato dal Governo Draghi, che non si è riusciti ad approvare per la fine anticipata della legislatura, ma prima ha elaborato le linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale 2021-2022, sottoponendole a consultazione pubblica. La consultazione ha evidenziato che l'attuale sistema di tutela della proprietà industriale rende difficoltoso accedere agli strumenti di difesa a causa di procedure articolate, farraginose e complesse rispetto alle quali, con le norme che oggi approviamo, sono introdotte semplificazioni nel quadro di una generale digitalizzazione.
La riforma intende rafforzare il sistema di protezione della proprietà industriale, incentivare l'uso e la diffusione della proprietà industriale, in particolare da parte delle piccole e medie imprese, facilitare l'accesso ai beni immateriali e la loro condivisione, garantire un equo rendimento degli investimenti e un rispetto più rigoroso della proprietà industriale. Per ultimo, ma non ultimo, intende rafforzare il ruolo dell'Italia nei consessi europei e internazionali sulla proprietà industriale. La ricaduta sul mondo delle imprese ha anche diverse altre semplificazioni, quali il rafforzamento del sostegno alle imprese e agli istituti di ricerca, il miglioramento dello sviluppo di abilità e competenze, l'agevolazione del trasferimento di conoscenze, il rafforzamento della promozione di sistemi innovativi.
Giova ricordare che il Governo Meloni è riuscito ad ottenere il trasferimento a Milano di una parte delle competenze della sede di Londra del tribunale unificato dei brevetti. A Milano, dunque, sarà presente una sezione di questo tribunale. All'Italia dovrebbe spettare di dirimere le controversie brevettuali in materia di scienza medica, veterinaria e igiene, brevetti farmaceutici privi dei certificati di protezione supplementari, biotech non farmaceutico, agricoltura, food e tabacco, prodotti per la persona, sport e spettacolo.
Giova ricordare che, per quanto riguarda il biotech, con l'articolo 9-bis del decreto-legge n. 39 del 2023 l'Italia ha anticipato l'Unione europea per quanto riguarda la riforma delle regole per l'utilizzo di organismi prodotti mediante tecniche di evoluzione assistita (TEA), quali la cisgenesi e la mutagenesi sito-diretta.
Nelle more dell'adozione da parte dell'Unione europea di una disciplina organica in materia, l'autorizzazione all'emissione deliberata nell'ambiente di organismi prodotti con tecniche di editing genomico a fini sperimentali e scientifici è soggetta, fino al 31 dicembre 2024, ad autorizzazione del MASE che, sentito l'Ispra, in un breve arco di tempo dovrà valutarne i benefici. Questa misura pone l'Italia all'avanguardia in questo campo, soprattutto in materia di individuazione di piante più resistenti alla siccità ed è per questo che è stata collocata nel relativo decreto-legge. È, quindi, benvenuta la competenza della sezione milanese del tribunale dei brevetti in questo campo.
Nel dibattito al Senato è stata sottolineata una volta di più la centralità della ricerca come elemento essenziale della nostra economia. Le imprese italiane, diversamente dal passato, fanno investimenti importanti nell'ambito della ricerca, che sono quasi raddoppiati negli ultimi vent'anni, anche grazie alle misure di Industria 4.0 e agli incentivi su ricerca e sviluppo. Dall'ingegneria elettrica alle tecnologie medicali, dalle biotecnologie alla meccanica, alla moda al design cresce l'investimento in ricerca e la consapevolezza delle imprese di quanto sia importante questo tipo di investimento. Le imprese che scelgono questa direzione generano oltre il 52 per cento del nostro prodotto interno lordo. Marchi, brevetti, modelli, indicazioni di provenienza geografica costituiscono un asset fondamentale della nostra economia e le misure contenute in questo disegno di legge vanno nella giusta direzione.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2021 sono state ben 186.000 le domande di titoli di proprietà industriale e di istanze ad esse collegate presentate in Italia. Si tratta di circa 50.000 brevetti, di cui 9.000 italiani, mentre 36.000 sono convalide di brevetti europei che devono essere registrati in Italia. Quasi 71.000 sono state le domande di deposito di marchio, di cui 48.000 di primo deposito e 1.800 le domande di opposizione di marchio a tutela del proprio. Sono ben 218 i marchi storici di interesse nazionale che hanno più di cinquant'anni, tutelati solo nel 2021, quasi 25.000 i disegni e i modelli contenuti nelle oltre 1.000 domande presentate nel 2021.
Noi di Forza Italia votiamo con convinzione l'approvazione di questo testo che realizza un generale beneficio per il nostro Paese, un testo rispetto al quale abbiamo fornito come sempre il nostro contributo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli cittadini, oggi finalmente in quest'Aula, con questo provvedimento, si parla di imprese e, quindi, del futuro produttivo del nostro Paese. Un argomento così importante non può che trovarci vicini a questa battaglia e, quindi, in linea generale, favorevoli anche a questo disegno di legge. Ciò di certo non ci impedisce di rilevare alcune criticità, che i miei colleghi già in discussione generale hanno avuto modo di evidenziare. È un provvedimento che va nella direzione delle imprese: era ora! Perché - diciamolo pure - finora questo Governo per le imprese, così come per i cittadini, ha fatto ben poco, per non dire nulla. Sono serviti 9 mesi di Governo per vedere arrivare in quest'Aula qualcosa che fosse realmente nell'interesse delle imprese, senza secondi o occulti fini. È probabile che il motivo di questa aderenza all'interesse collettivo, cui di certo questo Governo non ci ha abituati, risiede semplicemente nel fatto che è l'Europa ad imporcelo. Sì, perché quella del codice della proprietà industriale rientra tra le riforme che il nostro Paese deve portare avanti nell'ambito della Missione 1, componente 2, investimento 6, del PNRR, da approvare entro il 30 settembre 2023. È una riforma che richiede uno sforzo di questo Parlamento sui tempi di deliberazione, dal momento che occorrerà successivamente procedere all'approvazione dei decreti attuativi.
Nel provvedimento troviamo diversi aspetti positivi, come la tutela dei beni materiali, delle idee, dei marchi e dei prodotti dell'ingegno, che rappresenta un sicuro stimolo alla crescita e all'innovazione, due obiettivi che un Governo assennato e responsabile dovrebbe sempre tenere a mente e perseguire per mostrarsi vicino alle nostre imprese. Si tratta di due obiettivi che, purtroppo, questo Governo ha spesso sacrificato sull'altare delle politiche di austerità di montiana memoria, imposte già con la prima legge di bilancio, che - è bene ricordare - ha fatto registrare, per quanto riguarda la crescita industriale, il record negativo di meno 7,2 per cento. E per fortuna che questo doveva essere il Governo delle imprese e degli imprenditori!
Poi c'è il tema della tutela del made in Italy che chiaramente non può fermarsi a questo provvedimento, ma richiede un vero cambio di prospettiva con politiche mirate, riguardanti tutti i settori e, quindi, trasversalmente tutte le imprese italiane. Crediamo che un punto da cui assolutamente partire sia il ripristino di Transizione 4.0, universalmente riconosciuta come un'efficace politica industriale trasversale in favore di tutto il sistema produttivo italiano; una misura che ha permesso la crescita della produzione manifatturiera italiana, anche a livello superiore rispetto a quella tedesca, ma anche l'incremento della produttività del lavoro e una maggiore resilienza del nostro sistema industriale che, a seguito della pandemia, ci ha permesso di essere al primo posto in Europa nella crescita economica. Evidentemente, tutto questo non sembra interessare il Governo Meloni che non ha perso tempo per schierarsi contro Transizione 4.0, così come ha fatto con il superbonus, due misure che avevano un solo difetto, quello di essere state fortemente volute dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), condizione che le ha rese politicamente inaccettabili per il centrodestra. In politica funziona così, purtroppo: poco importa se a pagarne le spese sono le imprese e i cittadini.
Sempre in tema di tutela del made in Italy, accogliamo favorevolmente il riferimento all'Italian sounding, contenuto nell'articolo 1, anche se, al riguardo, si poteva fare di più, ad esempio, accogliendo l'emendamento che, a più riprese, anche nel corso delle audizioni, era stato richiesto da Coldiretti. È essenziale che l'informativa al consorzio di tutela interessato, già prevista nei casi di pirateria, venga estesa anche alle ipotesi di pratiche di Italian sounding. Ricorderete tutti il caso Prosek: ci aveva messo tutti d'accordo sulla necessità di garantire la tutela delle nostre eccellenze. Eppure, oggi, sono gli stessi componenti del partito dei patrioti ad essersi opposti.
Sempre in tema di made in Italy non potrà essere cancellato il ricordo della scellerata campagna pubblicitaria “Open to meraviglia” e di come essa si sia tradotta in un incredibile sperpero di risorse pubbliche, finendo per promuovere la Slovenia e il suo vino. Fare peggio era davvero difficile, ma, forse, con il senno di poi, la Ministra Santanche' ha dimostrato di esserne purtroppo anche capace.
Oggi rinnoviamo qui la richiesta delle sue dimissioni, dopo che ha mentito in Senato e davanti al Paese, sulle sue società, sulla gestione dei suoi dipendenti, sul suo ruolo in Ki Group, sui faraonici emolumenti da lei percepiti, per non parlare della dipendente messa in cassa integrazione a zero ore, a sua insaputa. Sul serio pensate che possa rappresentare il Paese? È forse giunto il momento di ritornare a parlare della questione morale in politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Per tornare al merito del provvedimento, resta il rammarico per non essere riusciti a ottenere per la sede di Milano del tribunale unificato dei brevetti le stesse competenza della sede di Londra, una condizione che continuerà a penalizzare l'Italia rispetto ad altri Paesi, al contrario di quanto dichiarato dai colleghi della maggioranza. Nonostante diverse criticità, oggi non possiamo schierarci contro questo provvedimento che si colloca nel solco del PNRR, uno strumento fondamentale per il rilancio dell'Italia. Non tutti evidentemente la pensano in questo modo. Nel luglio 2020, mentre molti in quest'Aula urlavano dai banchi dell'opposizione e scommettevano insieme a gran parte dell'opinione pubblica sul fallimento del nostro Paese, in Europa, c'era chi lottava per ottenere le migliori condizioni possibili per l'Italia. Noi siamo testimoni della fatica spesa dal Presidente Giuseppe Conte per ottenere queste risorse dall'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), le stesse risorse che questo Governo rischia di dilapidare per occulti e inspiegabili motivi, senza trovarci d'accordo praticamente su nulla. Quindi, oggi non possiamo permetterci di rallentare il processo di approvazione di questa fondamentale riforma che costituisce un tassello per rispettare la scadenza del PNRR e permette l'entrata di fondi indispensabili per la crescita del nostro Paese.
Come detto in apertura, il MoVimento 5 Stelle si trova allineato con la finalità di questo disegno di legge, nonostante le criticità a più riprese rilevate.
Tengo a precisare che, anche se oggi approveremo questa versione, sappiamo tutti benissimo che, per apportare una modifica normativa a livello tecnico, servono davvero pochi minuti. Pertanto, l'auspicio è che il Governo tenga conto di tutte queste osservazioni, non solo per i futuri provvedimenti legislativi, ma già anche in sede di imminenti decreti attuativi. Con queste premesse dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI (LEGA). Presidente, Vice Ministro Valentini, onorevoli colleghi, già nella scorsa legislatura il Governo aveva deciso di inserire la riforma sulla proprietà industriale nella propria agenda, poiché rientrava tra gli obiettivi del PNRR per promuovere e fungere da volano alla crescita economica del Paese. Infatti, un moderno sistema di protezione dell'innovazione tecnologica rappresenta un elemento centrale nella definizione di una strategia di sviluppo e di politica industriale per favorire la crescita economica del Paese.
Oggi il Governo ha inteso portare avanti la strategia italiana sulla proprietà industriale con un piano triennale per promuovere la cultura dell'innovazione e gli strumenti di tutela e valorizzazione della proprietà industriale.
Con questa riforma il Governo punta a migliorare le procedure internazionali che hanno un impatto diretto nel Paese, come, per esempio, il brevetto unitario.
Vice Ministro Valentini, vorrei citare alcuni numeri sulla proprietà industriale in Italia in riferimento all'anno 2021 per dare un quadro della situazione e per dare anche uno spunto sull'egregio lavoro svolto dal Ministero e dall'Ufficio italiano brevetti e marchi. Nel 2021 parlavamo di 186.000 depositi di titoli di proprietà industriale e di istanze ad essi collegate, 11.000 brevetti nazionali depositati, circa 9.000 nel 2017, con un trend di crescita nonostante la pandemia. Quasi 71.000 le registrazioni di marchio, mentre nel 2017 sono state circa 60.000. Nel periodo 2008-2019 ricordo inoltre quasi 185.000 sequestri, con 570 milioni di singoli pezzi sequestrati per contraffazione, con un valore complessivo stimato di oltre 5,804 miliardi di euro. Pertanto, questo disegno di legge mira, da un lato, a rafforzare la competitività del sistema Paese e la protezione della proprietà industriale, dall'altro, a semplificare e digitalizzare le procedure amministrative, e ancora, a coordinare e semplificare queste procedure.
In particolare, tra i vari provvedimenti presi mi preme sottolineare la possibilità del sequestro di prodotti esposti in fiera in caso di contraffazione, per quanto riguarda la digitalizzazione l'abolizione dell'obbligo del deposito cartaceo alle camere di commercio e la semplificazione del deposito telematico, l'efficacia degli atti depositati nel registro dell'Ufficio europeo dei brevetti e quelli depositati attraverso servizi digitali di organismi esteri, l'estensione dell'utilizzo del bollo digitale.
Pertanto, Vice Ministro Valentini, devo dire che sono anche soddisfatto in particolare che il Governo abbia inserito nel decreto la mia proposta di legge sulla titolarità dei brevetti realizzati nell'ambito di università o enti pubblici di ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e dei relativi uffici di trasferimento tecnologico.
Voglio sottolineare qui il fatto che negli Stati Uniti il trasferimento delle attività finanziate dal Governo federale alle università o agli istituti di ricerca, il cosiddetto Bayh-Dole Act del 1980, venga considerato uno dei fattori chiave della crescita economica e tecnologica registrata nell'ultimo ventennio in questo Paese.
Concludo, Presidente, ringraziando il relatore, il collega onorevole Fabio Pietrella, il Ministro Adolfo Urso, il Vice Ministro Valentini, qui oggi presente, e tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione che hanno lavorato a questo provvedimento. In particolare, voglio ringraziare i colleghi del Senato, dove questo disegno di legge è già stato discusso molto ampiamente e già approvato. Grazie ancora (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, intervengo per dichiarare il voto di astensione del gruppo del Partito Democratico su questo disegno di legge, che modifica il codice della proprietà industriale. Si tratta di un intervento richiesto da tempo, che è diventato di stretta attualità perché è inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. È previsto infatti nella Missione 1, in particolare nella Componente 2, come ricordavano diversi colleghi, che intende perseguire le finalità di digitalizzazione, di innovazione e di competitività del sistema produttivo attraverso la riforma del sistema della proprietà industriale. È un obiettivo del PNRR, che prevede l'entrata in vigore della riforma e dei pertinenti strumenti attuativi entro il terzo trimestre di quest'anno. Un intervento talmente urgente che quest'Aula lo scorso 31 maggio è stata chiamata a votare la richiesta del Governo della dichiarazione d'urgenza per il disegno di legge. Poi, evidentemente, il Governo e la maggioranza si sono dimenticati di quest'urgenza, dato che è stato scavalcato da numerosi altri provvedimenti, dimostrando, ancora una volta, che per voi, colleghi della maggioranza, c'è sempre qualcosa di più urgente dell'attuazione del PNRR.
Più in generale, Presidente, rispetto all'andamento dei lavori parlamentari è diventata insopportabile la routine di questa maggioranza, che procede per decreti, li trasmette al Parlamento e poi imbriglia il confronto in Commissione, tenendolo ostaggio della dialettica interna alla maggioranza, limitando il fisiologico confronto tra tutti i gruppi parlamentari in Commissione e poi blindando il testo con la posizione della questione di fiducia appena approda in Aula. In questo deprecabile andazzo, Presidente, non c'è solo una questione istituzionale, con l'indecente compressione del ruolo dell'opposizione. C'è un dato squisitamente politico, rappresentato dalla costante dimostrazione di sfiducia nei confronti dei colleghi della maggioranza da parte del Governo. La questione di fiducia è posta contro la libertà dei colleghi di maggioranza di poter emendare o, quantomeno, confrontarsi nel merito, a viso aperto, sui provvedimenti, come fa l'opposizione. Sui provvedimenti su cui non siamo d'accordo abbiamo dato e daremo battaglia in Commissione, in quest'Aula e nel Paese, così come, quando ci troviamo d'accordo nel merito, non abbiamo paura a dire che lo siamo e lavoriamo per migliorare i testi.
Allora, questo disegno di legge è l'ennesima occasione sprecata. Contiene obiettivi condivisi, è un lavoro iniziato nella scorsa legislatura. Insomma, c'erano tutte le condizioni per un voto comune. In quest'ottica, abbiamo presentato pochi e qualificati emendamenti, prima al Senato e poi qui alla Camera, con l'intento di rafforzare e migliorare il testo. Voglio soltanto richiamarne i temi, dopo la discussione e la votazione a cui abbiamo proceduto, in precedenza li aveva illustrati molto bene, in maniera analitica, la collega Sara Ferrari, intervenendo in discussione generale. All'articolo 1, dove si chiedeva che non costituissero oggetto di registrazione come marchio d'impresa i prodotti agroalimentari tradizionali.
All'articolo 3, che norma lo spostamento della proprietà dal ricercatore all'ente, avevamo proposto che fosse estesa questa norma agli enti del sistema sanitario nazionale e regionale, a partire dalle aziende ospedaliere universitarie.
Sempre all'articolo 3, un altro emendamento chiedeva di distinguere - nell'esecuzione o nell'adempimento di un contratto a favore di terzi - tra i contratti di sviluppo e ricerca e appunto i contratti per attività per conto di terzi. Si chiedeva poi che la disposizione, che stabilisce che i diritti nascenti dall'invenzione spettino alla struttura di appartenenza dell'inventore - che è il cuore dell'articolo 3 - non si applichi quando l'invenzione industriale è fatta da studenti o da ricercatori. Gli studenti, infatti, non sono dipendenti dell'ente: pagano le tasse, sono la componente più creativa e vulnerabile, non possono essere equiparati ai dipendenti. Abbiamo chiesto che la tempistica di deposito dell'invenzione, dell'istruttoria venisse dimezzata; ricordo che, nel caso in cui l'università non optasse per la protezione dell'invenzione industriale, nulla è previsto per quanto riguarda i tempi che il ricercatore deve rispettare per presentare la domanda, mettendo lo studente in una condizione di completa dipendenza e incertezza.
Per quanto riguarda l'articolo 4, rispetto al contrasto di pratiche di Italian sounding, abbiamo proposto che, per effettiva origine, come previsto nel testo, si intendesse il luogo di coltivazione e di allevamento della materia prima agricola utilizzata nella produzione e nella preparazione dei prodotti e il luogo in cui è avvenuta la trasformazione sostanziale. Anche questa proposta è stata respinta.
Presidente, questo nucleo di questioni è stato messo in evidenza non solo nei nostri emendamenti, ma anche nel parere della VII Commissione al Senato, che è stato votato dalla maggioranza e dalle opposizioni, anche perché, in quel parere, si chiedeva di precisare che i contratti per attività per conto terzi venissero esclusi dall'ambito di applicabilità della disciplina in esame. Cito, Presidente il testo del parere: “(…) atteso che la proprietà intellettuale eventualmente generata nell'ambito dei contratti da ultimo richiamati deve essere, in via preventiva, regolata secondo intese fra le parti”, esattamente uno degli emendamenti che abbiamo discusso e che avete respinto in quest'Aula. La Commissione invitava poi a “chiarire, al fine di non ingenerare possibili fraintendimenti in sede applicativa, che la disciplina in esame non si applichi alle invenzioni degli studenti e dei dottorandi (…); infine, quel parere della Commissione, votato dalla maggioranza al Senato, chiedeva di “ridurre il termine (…) entro cui la struttura di appartenenza dell'inventore è tenuta a comunicare la volontà di depositare la domanda di brevetto, qualora all'invenzione collaborino studenti o dottorandi”.
Come vede, Presidente, gli argomenti e lo spazio per migliorare il testo c'erano; è la maggioranza che non ha voluto adoperarli con la reiezione di tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione. Nonostante questo atteggiamento, politicamente profondamente sbagliato, il provvedimento rimane una necessaria riforma prevista dal PNRR, per cui, in maniera responsabile, il nostro sarà un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maerna. Ne ha facoltà.
NOVO UMBERTO MAERNA (FDI). Grazie, Presidente, saluto il rappresentante del Governo. Colleghi deputati, il provvedimento che andiamo ad approvare, oggi, come è già stato detto da molti colleghi, è previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, PNRR, e deve essere approvato entro il terzo trimestre di quest'anno. Pertanto, in questi termini, il Governo è perfettamente in linea, così come sono in linea con gli obiettivi del Governo le caratteristiche principali di questo provvedimento che sono quelle di contrasto alla contraffazione, la tutela del made in Italy, la digitalizzazione, la riduzione della burocrazia e, soprattutto, la valorizzazione dei nostri centri di ricerca delle università, che sono tra le eccellenze a livello mondiale, per cui, da questo punto di vista, la linea del Governo è assolutamente rispettata.
Entrando brevemente nel merito dell'articolato, che, appunto, porta avanti queste istanze, troviamo il divieto di registrare come marchi i segni idonei a ingannare il pubblico. Quindi, vi è la tutela dei cittadini di fronte a certi prodotti ed estende tale divieto ai segni evocativi, usurpativi o imitativi di indicazioni geografiche o di denominazioni di origine protetta e questo è fondamentale per il nostro sistema agroalimentare.
Poi si introduce il codice di protezione temporanea dei disegni e dei modelli che figurano in un'esposizione, in modo che i prodotti che sono falsificati possano essere sequestrati immediatamente ed evitando, quindi, tutta la burocrazia prevista in precedenza per dimostrare la contraffazione.
Molti colleghi hanno parlato del professor's privilege, cioè l'inversione di quanto previsto prima, per cui i benefici del brevetto sono a vantaggio del centro di ricerca dell'università e ciò consente ai centri di ricerca delle università di essere competitivi a livello mondiale, di introitare risorse che poi possono essere, appunto, indirizzate alla ricerca e ai ricercatori, per consentire di pagare gli stipendi ai ricercatori in modo più adeguato rispetto a quanto avviene oggi e, a proposito di salario minimo, questo è un metodo diretto per favorire questi ricercatori.
In più, consente alle istituzioni universitarie, dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, agli enti pubblici di ricerca e agli IRCCS di dotarsi di un ufficio di trasferimento tecnologico con la funzione di promuovere la valorizzazione dei titoli di proprietà e questo è un elemento di innovazione molto, molto importante, così come - è stato accennato - il differimento dei pagamenti e la digitalizzazione, evitando la consegna cartacea, che sono tutti elementi che appesantivano le richieste di brevetto e, quindi, allontanavano anche gli enti dal farlo.
Credo, poi, sia importante quanto previsto dall'articolo 15, che include tra i soggetti legittimati a proporre opposizione avverso una domanda o registrazione di marchio il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, quale autorità nazionale competente per le DOP, le IGP e le IG agricole, alimentari, dei vini e dei vini aromatizzati e questo credo che sia un elemento fondamentale per la tutela dei marchi italiani dalle false imitazioni che oggi vediamo in giro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Consente, inoltre, all'articolo 26 di richiedere la nullità di un marchio caratterizzato da parole, figure o segni lesivi dell'immagine o della reputazione dell'Italia. Credo che anche questo sia un argomento su cui dobbiamo trovarci tutti d'accordo.
Quindi, come vedete, ci sono elementi che rendono questo provvedimento indispensabile e utile alla Nazione. Vorrei solo precisare - ho sentito alcuni interventi di esponenti dell'opposizione - che abbiamo appena finito di dire che l'interesse collettivo è tutelato. Quindi, non ho capito la polemica sul turismo. Non abbiamo mai avuto turisti in un numero maggiore di quello che abbiamo in questo periodo e non sappiamo più dove metterli, ma qualche elemento di polemica andava pure inserito e, quindi, va bene.
Preciso, inoltre, che, per quanto riguarda il professor's privilege, è previsto, comunque, che per l'inventore ci sia il riconoscimento di una percentuale degli eventuali introiti portati dall'utilizzo del marchio, per cui non è vero che non viene considerato il ruolo di chi ha svolto l'invenzione.
Pertanto, per tutte queste ragioni e per il fatto che il Governo su questi argomenti è assolutamente coerente e in linea, il voto di Fratelli d'Italia sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1134 e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1134:
S. 411 - "Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 61) (Applausi).
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 101.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti previsti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla seduta di domani.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi della discussione sulle linee generali relativa alla proposta di legge n. 336 recante l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sabato 15 luglio 2023 è la data dalla quale sono passati tre anni dalla morte di Mario Paciolla, tre anni lunghissimi in cui la famiglia, i suoi amici, la città di Napoli hanno combattuto affinché emergesse la verità rispetto ad una vicenda che ha ancora troppe ombre.
Mario Paciolla, infatti, è stato ritrovato morto nella sua casa in Colombia. Le autorità locali hanno parlato immediatamente di suicidio, eppure tante cose non quadrano rispetto a quella vicenda. Non quadrano, ad esempio, le ferite ritrovate sul suo corpo…
PRESIDENTE. Colleghi, i lavori sono ancora in corso. I deputati che hanno bisogno di conversare sono pregati di allontanarsi dall'Aula e di lasciar lavorare e parlare nel silenzio e nell'attenzione i deputati che stanno svolgendo i loro interventi. Prego, prosegua.
MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come dicevo, Mario Paciolla è stato ritrovato morto nella sua casa in Colombia. Le autorità locali hanno parlato immediatamente di suicidio, eppure tante cose non quadrano rispetto a questa vicenda, come, ad esempio, le ferite ritrovate sul suo corpo, alcune avvenute durante la sua morte, anzi dopo la sua morte. Incertezze che noi reputiamo inquietanti. Ma perché un ragazzo che, dopo poco, sarebbe dovuto partire per l'Italia si sarebbe dovuto suicidare? Pochi giorni prima della sua morte, infatti, Mario aveva confessato ai suoi genitori di avere paura e di voler lasciare rapidamente la Colombia.
Mario era un cooperante, un costruttore di pace, un osservatore ONU per la verifica del corretto svolgimento degli accordi di pace intrapresi tra Governo e FARC proprio in Colombia, un ragazzo che era felice solo se ad essere felici erano anche gli altri. Si è sempre posto il tema di come poter essere utile per la propria comunità, in tutte le comunità in cui ha vissuto, anche nelle sue esperienze di studio all'estero.
Mario era un napoletano e, oggi, continua a vivere nella sua città, vive sui murales o sui tanti striscioni che non è difficile incontrare nella nostra città, non solo sui palazzi delle istituzioni cittadine; vive nelle storie e nei racconti di chi ha avuto il piacere o l'onore di incontrarlo e conoscerlo; vive nell'anima di una città aperta e accogliente proprio come lui. Mario, a sua insaputa, ha costruito una comunità di persone che oggi attraverso i loro racconti, attraverso le loro storie ne tengono vivo il ricordo.
Allora, Presidente, tre anni dopo, l'appello che faccio e che facciamo è che tutti insieme si possa continuare a sostenere la battaglia che la famiglia sta conducendo, affinché emerga la verità e affinché vi sia giustizia per uno straordinario cittadino del mondo come Mario Paciolla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Francesca Ghirra. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. In piena pandemia, la regione Sardegna ha approvato una scellerata riforma sanitaria che ha, tra le altre cose, smantellato una delle eccellenze della sanità isolana, l'Ospedale Microcitemico di Cagliari. Oltre alla determinata opposizione delle forze di minoranza, sono state numerose le denunce dei genitori dei piccoli pazienti, perché la politica tornasse sui suoi passi, ma nonostante la grande professionalità e disponibilità del personale sanitario, a oggi, non è stata attuata nessuna azione per consentire il diritto di accesso alle cure garantito dalla nostra Costituzione.
In questo momento, nel reparto di oncoematologia pediatrica, c'è una lunga lista di attesa di piccoli pazienti che attendono da mesi, anche più di tre, che l'anestesista pediatrico levi loro il catetere venoso centrale. Il catetere è un compagno indispensabile per le cure oncoematologiche, permette le infusioni di chemio, medicinali e i prelevi senza puntura e senza dolore. Occorre, dunque, metterlo con urgenza all'esordio, ma sta capitando che, se ci sono urgenze, e ci sono, la rimozione del catetere in pazienti in remissione deve essere posticipata anche di mesi. Questo perché la procedura è eseguita solo da un anestesista del Brotzu, ospedale da cui il microcitemico è stato scorporato a seguito della riforma.
Da mesi denunciamo la grave situazione dell'Ospedale Microcitemico di Cagliari, senza che i responsabili di questo disastro facciano niente per garantire cure adeguate ai piccoli pazienti. Da mesi assistiamo alle lotte e al grido disperato dei genitori che chiedono che venga riconosciuto il sacrosanto diritto alla salute dei propri bambini.
L'articolo 120 della Costituzione prevede che il Governo possa sostituirsi agli organi delle regioni quando lo richieda la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Il diritto alla salute previsto dall'articolo 32 della Costituzione è un diritto assicurato tramite il Servizio sanitario pubblico.
Per questo, Presidente, chiedo per il suo tramite che il Ministro Schillaci verifichi lo stato dell'Ospedale Microcitemico di Cagliari e intervenga per quanto di sua competenza per garantire ai malati di ottenere le cure che occorrono, anche, se del caso, attraverso il commissariamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Domenico Furgiuele. Ne ha facoltà, per due minuti.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Presidente, accade che nella mattina di sabato vengo raggiunto dalla telefonata di un connazionale che mi informa di un accadimento alquanto spiacevole, alquanto vergognoso, che dovrebbe indurci ad una riflessione su alcune società aeree “canaglia”. A Sharm el-Sheikh, a 50 italiani, tra cui bambini e anche persone con gravi patologie fisiche, è stato impedito di partire e di ritornare nella nostra patria per via dello sciopero che, però, la compagnia Wizz Air ha comunicato con un ritardo cronico.
Praticamente, questi nostri connazionali si sono trovati, da una parte, a dover dialogare con una società che non rispondeva e, dall'altra parte, con gli hotel che reclamavano i check-out. Immediatamente, mi sono attivato, grazie anche al sostegno e al supporto del mio collega Paolo Formentini, componente della Commissione affari esteri, e abbiamo attivato il consolato e la Farnesina, che immediatamente si sono dati da fare per trovare una sistemazione, un alloggio a queste persone, a questi italiani che erano abbandonati.
La compagnia Wizz Air non soltanto ha smesso di rispondere ai malcapitati, ma non ha predisposto neanche un volo per fare fronte alla situazione che si era andata cristallizzando. Allora, signor Presidente, io ne approfitto per ringraziare il consolato, per ringraziare la Farnesina, per esprimere gratitudine a questo Governo che non abbandona 50 italiani, ma ne approfitto anche per ricordare che presenterò un'interrogazione per far luce su quanto è accaduto, perché, ad oggi, se questi italiani non sono stati abbandonati e sono tutelati fino al prossimo volo di Wizz Air che è il sabato, che deve ancora arrivare, è grazie all'intervento di donne e uomini delle nostre istituzioni.
Signor Presidente, la informo di quanto è accaduto, di quanto sta accadendo, per far sì che si possa aprire una riflessione sull'opportunità di valutare che determinate compagnie aeree canaglia continuino a lavorare sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Furgiuele. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Caramiello. Ne ha facoltà, per due minuti.
ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in queste ore è andata in scena una surreale sovrapposizione di eventi: da un lato, un treno ad alta velocità che dovrebbe portare turisti, una volta al mese, da questa città direttamente nel sito archeologico di Pompei; dall'altra, l'ennesimo episodio di malfunzionamenti della circumvesuviana, che ricordo essere la linea ferroviaria peggiore d'Italia, ma anche una delle più importanti per numero di cittadini e turisti che la utilizzano. In entrambi i casi, con questo tipo di scelta, si vuole bypassare tutta l'area vesuviana. Una scelta assurda e inconcepibile dal punto di vista della valorizzazione storico-culturale di tutta la porzione di quel territorio che tanto ha da offrire al turista.
Presidente, tornando alla questione della circumvesuviana, comunico all'Aula che nelle scorse ore un treno è andato in fiamme, fermo sui binari, e una carovana di persone disperate, tra cui donne, bambini e anziani, ha camminato sotto un sole cocente proprio nelle campagne tra Pompei e Castellammare di Stabia, con prevedibile malore di alcuni passeggeri. Un evento che lede l'immagine della regione Campania, purtroppo solo l'ultimo triste episodio che ha sbattuto in prima pagina la linea che si articola attorno al Vesuvio.
Presidente, l'amministratore delegato di EAV, De Gregorio, che continua a restare ben saldo al comando di questo disastro, qualche giorno fa, accompagnato da diversi sindaci, si faceva fotografare intento a rassicurare i cittadini, i turisti e i pendolari: ennesime parole al vento.
La realtà è ben diversa: in otto anni si sono verificati tantissimi disservizi e, non ultimo, questa gestione fallimentare ha deciso la soppressione di fermate importanti sulla linea Napoli-Sorrento, nell'assordante silenzio di molti sindaci che stonava, invece, con le proteste dei cittadini.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Vado a concludere. Sopprimere fermate in città che potrebbero offrire tanto turisticamente - parlo di comuni come San Giorgio a Cremano, Portici Ercolano e Torre del Greco - crea un precedente che troppo spesso, ormai, è di uso comune.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patty L'Abbate. Ne ha facoltà, per due minuti. Credo che sia sostituita dalla deputata Barzotti. Prego, deputata Barzotti.
VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo questa sera in quest'Aula per sollecitare la risposta da parte del Governo a due atti di sindacato ispettivo: il primo è l'interrogazione n. 5-00227, che abbiamo depositato oramai a gennaio e ha ad oggetto l'industria Belleli Energy Critical Process Equipment con sede a Mantova ed è indirizzata al Ministro delle Imprese e del made in Italy e al Ministero del Lavoro, in cui sono state rilevate gravi criticità in termini di sicurezza dei lavoratori, in relazione alla quale chiediamo chiarezza sui bilanci.
In secondo luogo, sollecito la risposta all'interpellanza n. 2-00131 del 18 aprile del 2023, seduta n. 89. Questa è un'interpellanza molto importante e fondamentale, indirizzata al Ministro del Lavoro e al Ministero dell'Interno e ha ad oggetto una problematica diffusa e insistente in provincia di Cremona, che abbiamo trattato con il gruppo cremasco e che riguarda la figura degli educatori professionali che sono sotto inquadrati, e che risultano inquadrati in questo modo da tempo. È arrivato il momento di inquadrarli per le competenze che hanno e che meritano; e, soprattutto, hanno diritto ad adeguati ristori.
Quindi, Presidente, chiedo che si faccia interprete di questa nostra necessità perché sono problematiche importantissime, dedicate ai lavoratori, e noi come MoVimento 5 Stelle siamo sensibili a queste tematiche e lo dimostriamo tutti i giorni. Per cui, cortesemente, il Governo si degni di venire in Aula a rispondere a questa interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 19 luglio 2023 - Ore 9,30:
1. Seguito della discussione della proposta di legge:
CENTEMERO ed altri: Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti. (C. 107)
e dell'abbinata proposta di legge: STEFANAZZI ed altri. (C. 1061)
Relatore: CENTEMERO.
2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
DORI e D'ORSO; PITTALIS ed altri; MASCHIO ed altri: Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo. (C. 536-891-910-A)
Relatori: DONDI e DORI, per la II Commissione; MATONE e CIANI, per la XII Commissione.
3. Seguito della discussione della proposta di legge:
LUPI e ALESSANDRO COLUCCI: Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale. (C. 418-A)
Relatrice: LATINI.
(ore 15)
4. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
(ore 16)
5. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
S. 453 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla protezione degli investimenti tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica socialista del Vietnam, dall'altra, fatto ad Hanoi il 30 giugno 2019 (Approvato dal Senato) (C. 1039)
Relatrice: GARDINI.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Gabinetto dei Ministri dell'Ucraina sulla cooperazione di polizia, fatto a Kiev il 10 giugno 2021. (C. 922-A)
Relatore: LOPERFIDO.
6. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
S. 377 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BONGIORNO ed altri: Modifiche al decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106, concernenti i poteri del procuratore della Repubblica nei casi di violazione dell'articolo 362, comma 1-ter, del codice di procedura penale, in materia di assunzione di informazioni dalle vittime di violenza domestica e di genere (Approvata dal Senato). (C. 1135)
Relatrice: BISA.
La seduta termina alle 19,30.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 12 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 25 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 43 e 48 il deputato Benvenuti Gostoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 44 il deputato Stefani ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 55 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni nn. 54 e 56 la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 57 il deputato De Corato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 58 il deputato Di Sanzo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 60 la deputata Malavasi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | MOZ. 1-3 N.F. NO DISP. 3, 13, 14 | 312 | 308 | 4 | 155 | 133 | 175 | 54 | Resp. |
2 | Nominale | MOZ. 1-3 N.F. DISP. 3 | 314 | 301 | 13 | 151 | 125 | 176 | 52 | Resp. |
3 | Nominale | MOZ. 1-3 N.F. DISP. 13 | 315 | 300 | 15 | 151 | 124 | 176 | 52 | Resp. |
4 | Nominale | MOZ. 1-3 N.F. DISP. 14 | 314 | 310 | 4 | 156 | 120 | 190 | 52 | Resp. |
5 | Nominale | MOZ. 1-161 NO DISP. 4, 6, 13 | 314 | 308 | 6 | 155 | 133 | 175 | 52 | Resp. |
6 | Nominale | MOZ. 1-161 DISP. 4 | 313 | 306 | 7 | 154 | 115 | 191 | 52 | Resp. |
7 | Nominale | MOZ. 1-161 DISP. 6 | 315 | 282 | 33 | 142 | 106 | 176 | 52 | Resp. |
8 | Nominale | MOZ. 1-161 DISP. 13 | 315 | 300 | 15 | 151 | 123 | 177 | 51 | Resp. |
9 | Nominale | MOZ. 1-166 NO DISP. 10 | 315 | 292 | 23 | 147 | 115 | 177 | 51 | Resp. |
10 | Nominale | MOZ. 1-166 DISP. 10 | 313 | 264 | 49 | 133 | 71 | 193 | 51 | Resp. |
11 | Nominale | MOZ. 1-167 RIF. | 317 | 315 | 2 | 158 | 315 | 0 | 51 | Appr. |
12 | Nominale | MOZ. 1-168 RIF. | 317 | 297 | 20 | 149 | 182 | 115 | 50 | Appr. |
13 | Nominale | PDL 887-A E AB. - QUEST. PREG. 1, 2 | 319 | 311 | 8 | 156 | 124 | 187 | 44 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | DDL 1134 E ABB. - EM. 1.2, 1.3 | 300 | 300 | 0 | 151 | 129 | 171 | 44 | Resp. |
15 | Nominale | ARTICOLO 1 | 302 | 194 | 108 | 98 | 194 | 0 | 44 | Appr. |
16 | Nominale | ARTICOLO 2 | 305 | 253 | 52 | 127 | 253 | 0 | 44 | Appr. |
17 | Nominale | EM. 3.2 | 308 | 303 | 5 | 152 | 19 | 284 | 44 | Resp. |
18 | Nominale | EM. 3.3 | 305 | 304 | 1 | 153 | 132 | 172 | 44 | Resp. |
19 | Nominale | EM. 3.5 | 305 | 305 | 0 | 153 | 133 | 172 | 44 | Resp. |
20 | Nominale | EM. 3.6 | 307 | 286 | 21 | 144 | 115 | 171 | 44 | Resp. |
21 | Nominale | EM. 3.7 | 307 | 304 | 3 | 153 | 132 | 172 | 44 | Resp. |
22 | Nominale | ARTICOLO 3 | 308 | 196 | 112 | 99 | 196 | 0 | 44 | Appr. |
23 | Nominale | ARTICOLO 4 | 304 | 293 | 11 | 147 | 293 | 0 | 44 | Appr. |
24 | Nominale | ART. AGG. 4.01, 4.07, 4.08 | 308 | 289 | 19 | 145 | 117 | 172 | 44 | Resp. |
25 | Nominale | ART. AGG. 4.02 | 304 | 298 | 6 | 150 | 126 | 172 | 44 | Resp. |
26 | Nominale | ARTICOLO 5 | 306 | 296 | 10 | 149 | 294 | 2 | 44 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | ARTICOLO 6 | 301 | 292 | 9 | 147 | 292 | 0 | 44 | Appr. |
28 | Nominale | ARTICOLO 7 | 306 | 297 | 9 | 149 | 297 | 0 | 44 | Appr. |
29 | Nominale | ARTICOLO 8 | 306 | 296 | 10 | 149 | 296 | 0 | 44 | Appr. |
30 | Nominale | ARTICOLO 9 | 307 | 296 | 11 | 149 | 296 | 0 | 44 | Appr. |
31 | Nominale | ARTICOLO 10 | 303 | 293 | 10 | 147 | 293 | 0 | 44 | Appr. |
32 | Nominale | ARTICOLO 11 | 304 | 294 | 10 | 148 | 294 | 0 | 44 | Appr. |
33 | Nominale | ARTICOLO 12 | 302 | 292 | 10 | 147 | 292 | 0 | 44 | Appr. |
34 | Nominale | ARTICOLO 13 | 303 | 293 | 10 | 147 | 293 | 0 | 44 | Appr. |
35 | Nominale | EM. 14.1 | 302 | 278 | 24 | 140 | 110 | 168 | 44 | Resp. |
36 | Nominale | EM. 14.2 | 300 | 280 | 20 | 141 | 112 | 168 | 44 | Resp. |
37 | Nominale | EM. 14.4 | 304 | 303 | 1 | 152 | 133 | 170 | 44 | Resp. |
38 | Nominale | ARTICOLO 14 | 305 | 231 | 74 | 116 | 231 | 0 | 44 | Appr. |
39 | Nominale | ARTICOLO 15 | 300 | 289 | 11 | 145 | 289 | 0 | 44 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | ARTICOLO 16 | 304 | 294 | 10 | 148 | 294 | 0 | 44 | Appr. |
41 | Nominale | ARTICOLO 17 | 303 | 294 | 9 | 148 | 294 | 0 | 44 | Appr. |
42 | Nominale | ARTICOLO 18 | 303 | 293 | 10 | 147 | 293 | 0 | 44 | Appr. |
43 | Nominale | ARTICOLO 19 | 297 | 287 | 10 | 144 | 287 | 0 | 44 | Appr. |
44 | Nominale | EM. 20.1 | 304 | 263 | 41 | 132 | 94 | 169 | 44 | Resp. |
45 | Nominale | ARTICOLO 20 | 302 | 289 | 13 | 145 | 284 | 5 | 44 | Appr. |
46 | Nominale | ARTICOLO 21 | 301 | 290 | 11 | 146 | 290 | 0 | 44 | Appr. |
47 | Nominale | MANTENIMENTO ARTICOLO 22 | 305 | 304 | 1 | 153 | 284 | 20 | 44 | Appr. |
48 | Nominale | ARTICOLO 23 | 301 | 290 | 11 | 146 | 289 | 1 | 44 | Appr. |
49 | Nominale | ARTICOLO 24 | 302 | 292 | 10 | 147 | 291 | 1 | 44 | Appr. |
50 | Nominale | ARTICOLO 25 | 303 | 293 | 10 | 147 | 293 | 0 | 44 | Appr. |
51 | Nominale | ARTICOLO 26 | 302 | 292 | 10 | 147 | 292 | 0 | 44 | Appr. |
52 | Nominale | ARTICOLO 27 | 301 | 292 | 9 | 147 | 292 | 0 | 44 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 61) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nominale | ARTICOLO 28 | 303 | 292 | 11 | 147 | 292 | 0 | 44 | Appr. |
54 | Nominale | ARTICOLO 29 | 301 | 291 | 10 | 146 | 291 | 0 | 44 | Appr. |
55 | Nominale | ARTICOLO 30 | 304 | 294 | 10 | 148 | 294 | 0 | 44 | Appr. |
56 | Nominale | ARTICOLO 31 | 300 | 290 | 10 | 146 | 290 | 0 | 44 | Appr. |
57 | Nominale | ARTICOLO 32 | 305 | 296 | 9 | 149 | 296 | 0 | 44 | Appr. |
58 | Nominale | ODG 9/1134 E ABB./1 | 272 | 260 | 12 | 131 | 96 | 164 | 44 | Resp. |
59 | Nominale | ODG 9/1134 E ABB./2 | 287 | 287 | 0 | 144 | 119 | 168 | 44 | Resp. |
60 | Nominale | ODG 9/1134 E ABB./4 | 285 | 283 | 2 | 142 | 113 | 170 | 44 | Resp. |
61 | Nominale | DDL 1134 E ABB. - VOTO FINALE | 270 | 210 | 60 | 106 | 210 | 0 | 44 | Appr. |