XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La XII Commissione,
premesso che:
considerato che la pelle è l'organo più grande del corpo umano ed il primo visibile all'occhio delle persone, è necessaria una corretta informazione e sensibilizzazione dei pazienti affinché venga assicurata una tempestiva prevenzione dermatologica. Un'attenta diagnosi può infatti essere utile per individuare, diagnosticare e agire in tempo sulle patologie che potrebbero insorgere oppure sulla loro rapida evoluzione;
si stima che in Europa la vitiligine colpisca circa l'1,6 per cento delle persone e, sebbene la patologia possa manifestarsi a qualsiasi età, i sintomi iniziali compaiono in genere prima dei 30 anni. La vitiligine si verifica con una frequenza simile in entrambi i sessi, lo sviluppo della malattia dipende dall'interazione di fattori ambientali e genetici che derivano dalla presenza di alcune mutazioni genetiche e da fattori ambientali che fanno scattare il meccanismo autoimmune della forma non-segmentale;
il 25 giugno di ogni anno, a partire dal 2011, si celebra «la Giornata mondiale della vitiligine» con l'intento di sensibilizzare l'opinione pubblica su questa malattia della pelle che colpisce circa 100 milioni di persone nel mondo, di cui circa 300 mila solo in Italia;
in particolare, tra le patologie dermatologiche più delicate, la vitiligine causa la depigmentazione della pelle dovuta alla perdita di melanociti, con un impatto sui pazienti in termini di qualità della vita estremamente elevato, in particolare a causa di disturbi psicosociali. L'aspetto psicologico di tale malattia cronica non deve essere sottovalutato, poiché incide fortemente sulla qualità di vita e una sua cattiva gestione può portare a peggiorare l'efficacia delle terapie. Chi ne è colpito è spesso penalizzato nei rapporti interpersonali o sul lavoro, in particolare quando si tratta di professioni che prevedono un contatto con il pubblico, creando condizioni di disabilità sociale;
nonostante negli ultimi anni sia stata ampiamente sdoganata, questa malattia continua a condizionare significativamente la qualità di vita dei pazienti e la capacità di relazione e di interazione sociale. Cittadini e pazienti affetti da vitiligine sottolineano come l'attenzione orientata sul risvolto estetico, causato dalle macchie bianche sulla superficie cutanea, metta in ombra le vere conseguenze di questa patologia autoimmune cronica e degenerativa, ossia quelle psicologiche;
oltre i sintomi cutanei, si stima che la vitiligine si traduce in un'incidenza dei sintomi dell'ansia che risulta il 72 per cento più diffusa in chi soffre di vitiligine rispetto al resto della popolazione e nella frequenza dei sintomi legati alla depressione, più alti del 32 per cento. Situazioni che si traducono in maggiori investimenti in cure e ricorso a specialisti: il ricorso a percorsi di terapia è 20 volte più frequente tra i pazienti con vitiligine rispetto al resto della popolazione;
pertanto, risulta fondamentale non identificare la vitiligine semplicemente come una forma di malattia estetica o di malattia esterna, ma è importante affrontare il problema degenerativo della patologia da un punto di vista biologico;
a tal proposito, nel corso del congresso 2022 dell'American Academy of Dermatology (Aad) sono stati presentati risultati interessanti su nuove prospettive di cura, che aprono scenari importanti per una patologia ritenuta fino a oggi orfana di opportunità terapeutiche. Inoltre, il rapporto Horizon Scanning 2023 dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha rilevato la disponibilità di trattamenti farmacologici che attraverso l'approccio precoce alla patologia eviteranno la rapida progressione della patologia;
di recente, la Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse (SIDeMaST) ha lanciato una task force per la vitiligine, con l'obiettivo di creare un confronto con gruppi di studio a livello internazionale, di incrementare le sperimentazioni, di aumentare la conoscenza della patologia e delle prospettive terapeutiche e di creare un registro per raccogliere dati per la creazione di linee guida ad oggi inesistenti;
pertanto, è necessario un miglioramento della presa in carico dei pazienti, anche tramite un maggiore accesso alle innovazioni in ambito farmacologico, per il trattamento di patologie attualmente senza cura e ad alta prevalenza e disagio sociale anche in ambito dermatologico, provvedendo al riconoscimento della patologia e all'inserimento nei Lea,
impegna il Governo:
ad adottare tutte le iniziative di competenza per assicurare il riconoscimento della vitiligine come malattia cronica autoimmune e per individuare criteri oggettivi e omogenei per l'identificazione dei sintomi e delle condizioni cliniche correlate alla vitiligine;
ad adottare le iniziative di competenza volte ad aggiornare l'elenco delle malattie e condizioni croniche e invalidanti nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza a carico del Servizio sanitario nazionale, che danno diritto all'esenzione della partecipazione alla spesa, includendo anche la vitiligine;
a supportare sperimentazioni regionali e locali volte ad aumentare la conoscenza e la consapevolezza sulla vitiligine e a garantire il corretto supporto ai pazienti per minimizzare l'impatto sulla qualità di vita, al fine di individuare il più adatto percorso di cura.
(7-00131) «Ciocchetti».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
SARRACINO, BRAGA, AMENDOLA, BOLDRINI, BONAFÈ, CARÈ, CURTI, GHIO, GIRELLI, LAI, MALAVASI, MANZI, MORASSUT, UBALDO PAGANO, TONI RICCIARDI, SERRACCHIANI e TABACCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 marzo 2023 sono stati nominati i 62 componenti del Clep, il Comitato per l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di diritti civili e sociali, da garantire su tutto il territorio nazionale;
nell'ambito delle attività del Clep sono stati individuati anche dieci sottogruppi legati a tematiche specifiche oggetto della riforma e si è proceduto anche con l'individuazione di materie o ambiti di materia con riferimento più ampio rispetto ai Lep;
nelle scorse settimane si è appreso della lettera di dimissioni di quattro autorevoli componenti del Comitato, gli ex presidenti della Corte costituzionale Giuliano Amato e Franco Gallo, l'ex Presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e l'ex Ministro della funzione pubblica Franco Bassanini;
già in precedenza si erano registrate le dimissioni di due componenti, l'ex Presidente della Camera dei deputati, Luciano Violante e l'ex Ministro della Repubblica, Anna Finocchiaro;
i quattro citati componenti si sono dimessi perché secondo loro non vi erano più le condizioni per una loro partecipazione ai lavori del Comitato;
in particolare, nella lettera di dimissioni hanno sottolineato come la determinazione dei Lep richiederà una valutazione complessiva dei Lep che il Paese è effettivamente in grado di finanziare, e già questo presuppone un forte limite rispetto all'obiettivo della riforma;
in secondo luogo per i componenti dimissionari il ricorso al criterio della spesa storica non risolve il problema, perché la spesa storica finisce per riflettere le attuali disuguaglianze territoriali nel godimento dei diritti fondamentali che, invece, l'articolo 117, lettera m), dovrebbe superare;
nonostante l'autorevolezza dei componenti dimissionari e il merito delle questioni poste, da parte del Governo non vi è stata alcuna apertura;
nel corso delle audizioni parlamentari afferenti al disegno di legge sull'autonomia differenziata da più parti sono state sollevate questioni che in qualche modo attengono anche al lavoro del Comitato in oggetto, considerata la delicatissima questione della sostenibilità dei livelli essenziali delle prestazioni in particolare in campo sociale;
al momento non vi è alcuna comunicazione ufficiale in merito alla documentazione prodotta dal Clep e dai sottogruppi, mentre filtrano sulla stampa notizie circa l'elaborazione in corso su materie, istituzionalmente e politicamente sensibili, anche sotto il profilo sociale, come sanità, scuola e protezione civile, solo per citarne alcune –:
se il Governo non intenda rendere disponibili i documenti prodotti dal Clep e dai suoi sottogruppi, al fine di consentire l'esame, posto che i relativi contenuti assumono un peso rilevantissimo in considerazione del prosieguo del confronto sull'autonomia differenziata.
(3-00570)
Interrogazione a risposta scritta:
BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende da organi di stampa, Eni s.p.a., società il cui capitale è per circa il 30 per cento in mano pubblica, ha presentato istanza di mediazione finalizzata all'avvio di un procedimento nei confronti di Greenpeace Italia e ReCommon, con richiesta di risarcimento danni per diffamazione, a seguito della campagna a mezzo stampa e sui social media legata al lancio della «Giusta Causa»;
il 9 maggio 2023, insieme a 12 cittadine e cittadini, Greenpeace Italia e ReCommon avevano notificato a Eni un atto di citazione davanti al tribunale di Roma per l'apertura di una causa civile per i danni subiti e futuri derivanti dai cambiamenti climatici, a cui Eni ha contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, continuando a investire nei combustibili fossili. Il lancio della prima climate litigation italiana contro una società privata ha avuto una vasta eco sui media internazionali, spingendo Eni a reagire nei confronti delle due associazioni ambientaliste, ad avviso dell'interrogante con un evidente intento intimidatorio;
appare del tutto paradossale che, proprio mentre l'Italia è devastata dagli impatti dei cambiamenti climatici, ormai sotto gli occhi di tutti in molte regioni del mondo, la più importante multinazionale italiana, partecipata dallo Stato, chieda un risarcimento danni a chi non ha fatto altro che sollecitare un reale cambiamento nelle politiche energetiche di una grande società che, continuando a investire sul gas e sul petrolio, minaccia il pianeta e la sicurezza delle persone. Eni, al momento, non ha quantificato le richieste economiche alle due associazioni ma, stando a quanto si legge nell'atto notificato a Greenpeace Italia e ReCommon, saranno superiori a 50 mila euro ciascuna;
analoga denuncia di querela per diffamazione a mezzo stampa è stata avanzata dagli amministratori di Acciaierie d'Italia nei confronti del giornalista Gad Lerner, rinviato a giudizio, il quale, secondo l'azienda, avrebbe nella trasmissione radiofonica di Radio 3 – Prima Pagina – del 19 novembre 2021 ricostruito le vicende riguardanti l'ex ILVA in modo diffamatorio;
il 20 ottobre 2022 si è svolta a Strasburgo la prima conferenza europea dedicata alla lotta alle querele strategiche contro la partecipazione democratica, comunemente note in italiano come querele bavaglio, o querele temerarie, indicate sempre più frequentemente con l'acronimo anglosassone Slapp (Strategic Lawsuits Against Public Participation);
le Slapp rappresentano una grave limitazione alla partecipazione democratica e alla libertà d'espressione poiché privano il dibattito pubblico di voci che fanno luce su informazioni di pubblico interesse. L'obiettivo dichiarato di chi porta avanti un'azione temeraria nei confronti di giornalisti e attivisti che si occupano ad esempio di corruzione, abusi di potere e questioni ambientali è quello di metterli a tacere, attraverso minacce al diritto alla libertà d'espressione e al diritto di cronaca;
lo scorso 11 luglio 2023 il Parlamento europeo ha approvato il testo negoziale sulle norme a difesa dei giornalisti dalle querele temerarie, che prevede una serie di garanzie per le vittime delle azioni legali, compresa la possibilità di chiedere un rapido respingimento della causa, nel qual caso dovrà essere il ricorrente a dover dimostrare la fondatezza della denuncia e a sostenere l'onere delle spese procedurali, compresa la rappresentanza legale della vittima –:
se il Governo risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e se non ritenga urgente chiedere chiarimenti al presidente di Eni della richiesta di risarcimento danni per diffamazione, nei confronti delle associazioni Greenpeace e ReCommon e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, a tutela del principio costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero di cui all'articolo 21 della Costituzione, che prevede che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
(4-01424)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della cultura, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende, la Soprintendenza speciale per il PNRR con sede a Roma ha espresso un parere favorevole al progetto di rigenerazione dell'area ex Fiera di Pordenone «Polo Young», che prevede la realizzazione di un polo che ospiterà associazioni sportive e di spazi di aggregazione per i giovani attraverso un finanziamento, pari a 22 milioni di euro, di uno dei progetti finanziati con i fondi del PNRR;
tale progetto è stato fortemente contestato da comitati e cittadini a causa della necessità di abbattere numerosi tigli per far spazio alle costruzioni previste dal progetto;
il taglio dei suddetti alberi era stato bloccato nei giorni scorsi dalla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia che, attraverso una lettera inviata al comune di Pordenone, entrava nel merito del progetto di riqualificazione dell'area dell'ex Fiera rimarcando il valore del patrimonio arboreo presente nella zona dei lavori, trattandosi di piante che, avendo più di 70 anni di vita, devono essere trattati tramite il procedimento di vincolo di tutela ai sensi dell'articolo 10 comma 1 e articolo 12 comma 1 decreto legislativo n. 42 del 2004;
quindi, contrariamente al parere espresso dalla Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, la Soprintendenza speciale per il PNRR ha autorizzato l'abbattimento dei suddetti alberi con l'unica prescrizione che obbliga il comune alla ripiantumazione di essenze delle medesime dimensioni; il timore dei comitati è che il progetto di ristrutturazione dell'ex Fiera, così come concepito, risulti troppo impattante per l'ambiente e, considerano inoltre un errore procedere all'abbattimento di un numero così elevato di alberi sani;
il cantiere, da cronoprogramma, partirà all'inizio del 2024 e i lavori si concluderanno entro marzo del 2026;
considerato che i tigli presenti nell'area dell'ex fiera di Pordenone possono avere le caratteristiche previste dalla legge n. 10 del 2013 («norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani») che, all'articolo 7 reca «Disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale» e la definizione giuridica di albero monumentale univoca sul territorio nazionale, non è escluso che si prestino all'attuazione di forme di tutela e conservazione previste dalla norma citata –:
se risulti che sia stato valutato se i tigli presenti nell'area dell'ex fiera di Pordenone oggetto di abbattimento presentino le caratteristiche e le conseguenti necessità di tutela e salvaguardia previste dall'articolo 7 della legge n. 10 del 2013;
se risulti che sia stata valutata ogni soluzione alternativa per la realizzazione del progetto «Polo Young» che non comporti l'abbattimento di alberi sani, come sono i tigli presenti nell'area dell'ex fiera di Pordenone, trovando un punto di equilibrio tra la realizzazione dell'opera e il salvataggio di uno storico patrimonio arboreo.
(4-01422)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta in Commissione:
ILARIA FONTANA, BARZOTTI e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con la legge n. 132 del 2016 è stato istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Snpa) costituito dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dalle agenzie regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano per la protezione dell'ambiente;
l'articolo 3 della legge n. 132 del 2016 prevede che il Sistema nazionale svolga una serie di funzioni come quelle di monitoraggio dello stato dell'ambiente, controllo delle fonti di inquinamento, supporto tecnico-scientifico alle amministrazioni e agli enti competenti, nonché attività di ricerca finalizzata all'espletamento dei compiti elencati;
i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (Lepta) sono definiti dall'articolo 9 della citata legge n. 132 del 2016 e «costituiscono il livello minimo omogeneo in tutto il territorio nazionale per le attività di cui all'articolo 3 che il Sistema nazionale è tenuto a garantire, anche ai fini del perseguimento degli obiettivi di prevenzione collettiva previsti dai livelli essenziali di assistenza sanitaria»;
il medesimo articolo introduce inoltre la necessità di definire i costi standard, intesi come i costi di riferimento per produrre un servizio o una tipologia di prestazione;
i criteri per i Lepta, nonché i criteri per il finanziamento e per la definizione di un catalogo nazionale dei servizi, in base a quanto stabilito dall'articolo 9, comma 3, della legge n. 132 del 2016, sono da definirsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica;
ad oggi tali decreti attuativi non sono ancora stati adottati –:
quali tempistiche siano state programmate per l'adozione dei decreti attuativi relativi ai Lepta.
(5-01202)
Interrogazione a risposta scritta:
TENERINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la Jsw Steel Italy è un'acciaieria storica che da oltre 100 anni continua ad operare nel settore della metallurgia e della siderurgia;
l'azienda ha visto negli anni repentini cambi di vertice e periodi di commissariamento. Nel 2015 viene acquisita dal gruppo algerino Cevital che presenta un piano di rilancio siderurgico, in realtà mai attuato;
gradualmente, invece, si arriva alla fermata dei tre treni di laminazione esistenti (treno di laminazione rotaie, treno di laminazione vergella e treno barre) ed al quasi totale blocco della produzione;
dopo tre anni di inerzia lo stabilimento, nel 2018, passa nelle mani della Multinazionale indiana Jindal, uno dei più importanti gruppi siderurgici mondiali, che promette nuovi investimenti;
tuttavia le speranze di un rilancio della società vengono ben presto disattese: gli investimenti promessi non vengono mai attuati e la cassa integrazione della maggior parte del personale, propagata di anno in anno, ne è la naturale conseguenza;
la mancata produttività ha come conseguenza l'obsolescenza dei macchinari che non ricevono un'adeguata manutenzione;
nel 2018 viene siglato un accordo di programma, con relativo cronoprogramma, non vincolato alla presentazione di un piano industriale, tale accordo è stato puntualmente disatteso;
ad oggi permane una situazione di stallo che ha determinato un grave pregiudizio per i 1500 lavoratori ancora rimasti e per tutta l'area industriale;
a fronte di ciò, altre due commesse sono state affidate recentemente a Jsw. La prima di 300 milioni di euro e la seconda di 900 milioni di euro, già previste nell'accordo del 2018;
ciò solo dopo, questa volta, la presentazione di un serio piano industriale di rilancio con dettagliato cronoprogramma e dopo la firma di un addendum vincolante;
occorre sottolineare come l'azienda in questione appaia, ad avviso dell'interrogante assolutamente inaffidabile, dal momento che in tutti questi anni le promesse non sono mai state mantenute, essendosi l'operato aziendale contraddistinto negli anni per inerzia, imperizia, mancanza di chiarezza ed assenza di progettualità;
da qualche tempo sono inoltre iniziate le bonifiche dell'area, per la ridefinizione degli spazi, dato che Jsw occupa terreni di proprietà pubblica estensione eccessiva rispetto alle proprie esigenze;
nello svolgimento delle operazioni di bonifica su citate, purtroppo, parecchi incidenti sono occorsi. Si ricordano l'incendio della nave cargo ad agosto 2022 e il precedente incendio all'interno della struttura, a marzo 2022, che ha sprigionato una fitta coltre di fumo in tutta la città;
nei giorni scorsi una enorme nube di fumo ha avvolto nuovamente la città di Piombino, mentre erano in corso ulteriori operazioni di smaltimento;
appare evidente che, in un clima di assoluta carenza di informazioni, le operazioni stiano ancora procedendo in modo dubbio con evidenti rischi per la salute dei lavoratori, della popolazione e del territorio oltre che con serio pericolo per la sicurezza degli stessi operai –:
quali iniziative intendano porre in essere i Ministri interrogati per verificare, per quanto di competenza, il rispetto di tutte le prescrizioni di legge nelle operazioni di smantellamento e bonifica in corso ad opera di Jsw, al fine di tutelare la salute pubblica e la sicurezza dei lavoratori coinvolti.
(4-01423)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MEROLA e CASU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi 231-252, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, come modificato dall'articolo 4 del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 87, ha introdotto una nuova definizione agevolata per i debiti contenuti nei carichi affidati all'agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022, anche se ricompresi in precedenti misure agevolative di cui si è determinata l'inefficacia;
la disposizione prevede la facoltà, per il contribuente, di estinguere i debiti iscritti a ruolo senza corrispondere le somme affidate all'agente della riscossione a titolo di interessi e sanzioni, interessi di mora, nonché il cosiddetto aggio;
per aderire alla definizione agevolata, il contribuente avrebbe dovuto presentare una dichiarazione di adesione esclusivamente in via telematica entro il 30 giugno 2023;
il 30 settembre 2023 è, invece, il termine entro il quale l'Agenzia delle entrate-riscossione deve trasmettere ai contribuenti la «comunicazione delle somme dovute» per il perfezionamento della definizione agevolata;
il pagamento dei carichi compresi nella definizione agevolata deve essere effettuato in unica soluzione entro il 31 ottobre 2023, ovvero nel numero massimo di diciotto rate, la prima e la seconda delle quali, ciascuna di importo pari al 10 per cento delle somme complessivamente dovute ai fini della definizione, con scadenza rispettivamente il 31 ottobre e il 30 novembre 2023; le restanti rate, di pari ammontare, scadranno il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024;
con l'articolo 1, comma 240, della citata legge n. 197 del 2022, sono chiariti gli effetti della presentazione della dichiarazione di adesione con procedura agevolata, tra i quali la sospensione dei termini di prescrizione e decadenza e degli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni, nonché il divieto di iscrizione di nuovi fermi amministrativi e ipoteche e di nuove procedure esecutive e la prosecuzione di quelle già avviate;
consta all'interrogante che alcuni contribuenti stiano, tuttavia, segnalando di aver ricevuto qualche giorno dopo la scadenza del 30 giugno le notifiche di messa in mora per le stesse cartelle per le quali era stata presentata la domanda di definizione agevolata e, persino, di aver subito il pignoramento dei conti bancari –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come intenda garantire ai contribuenti che abbiano presentato richiesta di adesione alla definizione agevolata di beneficiare della sospensione di cui all'articolo 1, comma 240, della legge 29 dicembre 2022, n. 197.
(5-01199)
Interrogazione a risposta scritta:
FURFARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la gestione economica e finanziaria dei comuni e delle province è ormai sempre più spesso governata in un quadro normativo che ne pregiudica la stessa funzione pubblica. La dimostrazione è il fatto che la legge di bilancio per il 2023 abbia dovuto spostare al 30 aprile i termini per l'approvazione dei bilanci. Se così non fosse accaduto gli enti locali avrebbero dovuto riconoscere uno squilibrio strutturale;
le politiche di austerità applicate ai comuni sono state giustificate in questi anni con la motivazione del debito. Eppure il debito dei comuni corrisponde solo all'1,5 per cento di quello complessivo. Nonostante questo, il contributo richiesto ai comuni, tra tagli ai trasferimenti e pareggio di bilancio finanziario, è passato da 1,65 miliardi di euro del 2009 ai 16,66 miliardi del 2015;
i tagli e le misure di austerità hanno inoltre drasticamente ridotto il personale dei comuni, comportando la perdita di oltre 50 mila occupati e un invecchiamento del personale attivo (l'età media oggi supera i 53 anni);
l'attuale fase è inoltre caratterizzata dall'attuazione del PNRR, che mette a dura prova le capacità organizzative e regolatorie dei comuni;
come sostiene la fondazione Ifel, nel 2022 ai comuni sono stati assegnati fondi straordinari per circa 1 miliardo di euro, valutati in quasi il 60 per cento del maggior costo sostenuto;
le incertezze che caratterizzano anche il 2023, per ciò che riguarda gli enti locali, sono intercettate dalla legge di bilancio con lo stanziamento di 400 milioni di euro (di cui 350 per i comuni e 50 per città metropolitane e province);
a titolo esemplificativo, l'effetto negativo che subisce il comune di Sambuca Pistoiese è in linea con la maggior parte degli enti locali toscani che soffrono non solo i tagli non compensati, ma soprattutto il passaggio dalla spesa storica al «federalismo fiscale». Dal 2015 al 2023 la componente perequativa è passata dal 20 al 65 per cento (in base alla differenza tra capacità fiscale e fabbisogni standard). Anche Anci ha espresso parere negativo, sottolineando che nel 2023 queste risorse, pur aumentando di 80 milioni (50 introdotti dalla legge di bilancio anticipando parte dell'aumento previsto nel 2024), non sono comunque sufficienti;
inoltre, come dice Anci nella «Nota metodologica su determinazione e riparto del Fondo di solidarietà comunale 2023», dal 2020 al 2022 è stato possibile mandare avanti la perequazione a favore dei comuni meno dotati senza diminuire le risorse degli altri comuni, utilizzando parte delle risorse spettanti al comparto dei comuni per il progressivo reintegro del taglio dal decreto n. 66 del 2014 (100 milioni nel 2020, 200 milioni nel 2021 e 300 milioni nel 2022 e di 560 milioni dal 2024). I comuni si sono quindi fatti carico di finanziare in modo verticale la perequazione, in assenza di un vero fondo perequativo statale previsto dall'articolo 119 della Costituzione, terzo comma;
la proposta di riparto del Fondo di solidarietà comunale (Fsc) per il 2023, portata all'esame della Conferenza, comporta un finanziamento «orizzontale» di 36 milioni di euro circa, che devono essere assicurati riducendo l'assegnazione per circa 3.800 comuni –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per garantire un'integrazione delle risorse al fine di azzerare le differenze negative sul Fondo di solidarietà comunale 2023 indotte dalla perequazione;
se si ritenga ci siano gli estremi e la volontà per stabilizzare il contributo annuale per i piccoli comuni in spopolamento, assegnato nel 2022 per un importo di 50 milioni di euro.
(4-01421)
FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ
Interrogazione a risposta in Commissione:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
sono stati segnalati diversi casi di minori ucraini rimasti orfani, inizialmente mandati in orfanotrofio, che, dopo l'inizio dell'invasione russa, sono stati portati in Italia e accolti da diverse famiglie in varie regioni italiane;
l'Ucraina non aderisce alla Convenzione de L'Aja sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale, e perciò i minori per lo Stato ucraino non sono adottabili. Il Servizio sociale nazionale dell'Ucraina – Dipartimento di Stato per le adozioni e la tutela dei diritti del minore (Dap), gestisce le procedure di adozione, ma dall'inizio dell'invasione tutte le procedure sono bloccate;
nei mesi successivi, i servizi sociali ucraini, contattati dai servizi sociali italiani, a causa della ripresa dei bombardamenti hanno accordato che i minori rimanessero fino alla fine dell'anno scolastico 2022/2023, avendo loro nel frattempo iniziato la scuola in Italia;
al termine dell'anno scolastico i servizi sociali ucraini hanno chiesto il rimpatrio di tutti i minori ucraini ora in Italia entro il 18 agosto, per permettere ai bambini di riprendere l'anno scolastico in Ucraina;
diversi bambini hanno espresso il desiderio di rimanere in Italia con le famiglie affidatarie, a loro volta disponibili ad accoglierli;
diverse coppie di coniugi affermano che in questi mesi si è creata una vera e propria famiglia. Gli psicologi che seguono alcuni di questi bambini, in relazioni consegnate ai servizi sociali italiani, sostengono che un'ulteriore rottura della sfera familiare, con il ritorno in Ucraina, possa avere conseguenze estremamente deleterie sul benessere emotivo dei bambini, con effetti negativi per tutta la loro vita –:
quali iniziative politiche siano state portate avanti in questi mesi dalla Ministra interrogata per prolungare i periodi di affidi in essere in Italia di minori orfani ucraini affidati a famiglie italiane nei casi in cui le famiglie dei minori stessi e i bambini lo richiedano.
(5-01201)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo n. 285 del 1992, nuovo codice della strada, all'articolo 116 reca le norme relative a patente e abilitazioni professionali per la guida di veicoli a motore;
la norma prevede che non si possono guidare ciclomotori, motocicli, tricicli, quadricicli e autoveicoli senza aver conseguito la patente di guida. Tali documenti sono rilasciati dalla competente motorizzazione civile;
ai sensi dell'articolo 121, l'idoneità tecnica necessaria per il rilascio della patente di guida si consegue superando una prova di controllo delle cognizioni (esame teorico) e una prova di verifica delle capacità e dei comportamenti (esame pratico), secondo direttive, modalità e programmi stabiliti con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sulla base delle direttive dell'Unione europea;
l'articolo 23 del decreto legislativo 18 aprile 2011, n. 59, recante «Attuazione delle direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE», prevede che le prove di controllo delle cognizioni e di verifica delle capacità e dei comportamenti, utili al conseguimento delle patenti di guida, si conformino ai requisiti minimi di cui all'allegato II del medesimo decreto legislativo;
l'articolo 122, comma 5-bis, del codice della strada, come introdotto dall'articolo 20, comma 2, lettera b), della legge 29 luglio 2010, n. 120, prescrive, ai fini del conseguimento della patente di guida di categoria B, esercitazioni obbligatorie in autostrada o su strade extraurbane e in condizioni di visione notturna presso un'autoscuola con istruttore abilitato ed autorizzato, demandandone la disciplina e le modalità di svolgimento delle esercitazioni ad un decreto del Ministero;
il relativo decreto ministeriale del 20 aprile 2012 prevede che, a decorrere da maggio 2012, l'aspirante al conseguimento della patente di guida di categoria B deve effettuare almeno sei ore di esercitazioni obbligatorie di guida presso un'autoscuola, con istruttore abilitato ed autorizzato;
il conseguimento della patente di categoria B prevede orientativamente i seguenti costi: 58,40 euro di costi fissi; 30-70 euro per il certificato medico; 5-10 euro per le due fototessere; 240 euro circa per le guide obbligatorie; 120-150 euro per l'esame pratico con auto a doppi comandi per un totale di circa 500 euro. Esiste inoltre la possibilità di affidarsi in toto all'intermediazione delle autoscuole autorizzate, una soluzione questa certamente più comoda e pratica ma ovviamente anche maggiormente onerosa alla luce dei costi aggiuntivi per il servizio offerto (sempre per un patente B, intorno ai mille euro);
a seguito di un lungo ciclo di audizioni, sono state discusse presso la Commissione IX trasporti della Camera dei deputati risoluzioni che impegnano il Governo su alcune problematiche di settore, prima tra tutte, la carenza di personale della motorizzazione civile, che si ripercuote sui cittadini in termini di allungamento dei tempi per conseguire la patente;
si è inoltre rilevata la necessità di rafforzare il sistema di educazione stradale, con approfondimenti su sicurezza stradale, uso di alcool e sostanze psicotrope, responsabilità civile e penale, primo pronto soccorso, e altro;
con riferimento alla comprensione della teoria, specie per la presenza di stranieri, la motorizzazione ha rappresentato che è stato elaborato un nuovo listato per le patenti delle categorie A, B, orientato alla maggior comprensibilità del testo delle proposizioni proposte, al fine di verificare la sola conoscenza tecnica richiesta, al netto di ogni complessità di linguaggio o struttura del periodo: il tutto con particolare attenzione ai candidati con disturbi specifici dell'apprendimento. È stato definito un accordo di collaborazione con il Dipartimento Coris dell'Ateneo Sapienza di Roma;
la motorizzazione ha comunque condiviso l'ipotesi della possibilità di ampliare l'ambito di coloro che forniscono formazione teorica sulla sicurezza stradale, quindi diversa da quella erogate dalle sole autoscuole ai sensi dell'articolo 123 del codice della strada, ad esempio in ambito scolastico;
all'interno della risoluzione di maggioranza sono stai approvati due impegni (punto 2 e 4) che prevedono, da un lato, l'obbligatorietà del percorso di formazione teorica con le guide certificate presso le autoscuole presenti sul territorio, dall'altro, per quanto riguarda la formazione pratica, un aumento delle ore delle lezioni di guida certificate che il candidato deve sostenere prima di poter svolgere l'esame per la patente di categoria B, nonché un adeguato numero di ore di esercitazioni obbligatorie presso un'autoscuola per il conseguimento della patente per la guida di un ciclomotore o un motociclo;
nulla si dice invece sulle eventuali riduzioni dei costi complessivi che, in ossequio a quanto previsto dalla maggioranza, aumenterebbero di circa 500 euro per giovani e famiglie;
altrettanto dicasi per la previsione di moduli integrativi gratuiti che potrebbero essere messi a disposizione dal Ministero per mezzo delle motorizzazioni civili, anche presso le scuole –:
se il Ministro interrogato ritenga che la sicurezza stradale si ottenga effettivamente attraverso l'aggravamento per i cittadini, in particolare famiglie e giovani, della procedura, in termini economici e prescrittivi, per il conseguimento della patente A e B o se non valuti invece preferibile prevedere dei percorsi gratuiti e fruibili, anche nelle scuole, con ipotesi premiali per chi li frequenti.
(2-00207) «Santillo, Francesco Silvestri, Iaria, Cantone, Fede, Traversi».
Interrogazione a risposta in Commissione:
BARBAGALLO, IACONO, MARINO e PROVENZANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la situazione, ad oggi, per gli autotrasportatori siciliani che utilizzano le autostrade del mare è insostenibile;
dopo lo stanziamento dei fondi per il 2022 per il Marebonus si è assistito alla marcia indietro del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che non ha più provveduto ad emanare gli atti conseguenti;
ad oggi non sono pervenute, nonostante le numerose sollecitazioni, precise garanzie circa l'utilizzo delle risorse stanziate per quel che riguarda il contributo per le autostrade del mare sui traghettamenti 2022;
le risorse di cui sopra sono state stanziate dalla legge di bilancio per il 2021 (n. 178 del 30 dicembre 2020 articolo 1 comma 672, nella somma di euro 19.5 milioni) e dal decreto-legge n. 21 del 21 marzo 2022 (articolo 13, comma 1, nella somma di euro, 19.5 milioni) convertito con modificazioni legge n. 51 del 20 maggio 2022;
gli autotrasportatori siciliani si ritrovano nuovamente a fare su e giù per lo stivale con il tutto-strada, in quanto il trasporto combinato strada-mare privo di contributo risulta essere economicamente insostenibile. Le imprese che avevano fatto importanti investimenti puntando sul trasporto combinato sono state lasciate al loro destino;
per coloro che sono legati alla filiera ortofrutticola non ci sono alternative al tutto-strada, considerando che non esistono collegamenti ferroviari, tanto che si sono riversati sulle strade migliaia di tir che non hanno la possibilità di osservare le ore di riposo in aree di sosta attrezzate, in quanto inesistenti, e che sono costretti a percorrere decine di chilometri su strade non idonee, prive di corsie di emergenza, per non parlare dell'imbuto dello «stretto di Messina» dove sono costretti a lunghe attese;
più volte la Consulta regionale per l'autotrasporto ha chiesto un incontro con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senza alcun riscontro. Il problema è stato anche sottoposto al nuovo assessore regionale alle infrastrutture e alla mobilità ma dopo due mesi anche su questo fronte non ci sono stati sviluppi;
per questi numerosi motivi, il segretario Fai Sicilia ha annunciato qualche giorno fa il fermo dei trasporti in tutta la regione a partire dalla mezzanotte del giorno 4 all'8 di agosto 2023. Saranno interessati dal fermo i porti di Palermo, Catania, Messina e Termini-Imerese con punti di sensibilizzazione e presidi permanenti –:
alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per far fronte a questa difficile situazione e se non ritenga opportuno promuovere un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati.
(5-01203)
Interrogazioni a risposta scritta:
PICCOLOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
sono innumerevoli i disagi che stanno vivendo in questi giorni i cittadini siciliani e i turisti presenti sull'isola a causa dei numerosi incendi, caldo record, assenza di acqua, aeroporti chiusi e disagi alla circolazione, gravissimi e ripetuti distacchi dell'energia elettrica su interi bacini del territorio;
è evidente come la Sicilia stia scontando, oltre agli effetti del cambiamento climatico, anche i ritardi accumulati in decenni di malgoverno e scandali giudiziari che hanno prodotto un impoverimento costante e progressivo;
la complessa realtà ambientale impone l'adozione di misure ancora più adeguate di prevenzione e di rafforzamento delle infrastrutture;
di fronte a tale drammatica situazione che sta creando danni ingenti alle infrastrutture, all'economia, al patrimonio ambientale e all'agricoltura, la Sicilia avrebbe bisogno di investimenti massicci da dedicare al potenziamento di aeroporti e ferrovie, alla manutenzione delle infrastrutture e del territorio, all'ammodernamento delle strade e autostrade, di investimenti per adattare le città al cambiamento climatico;
da Palermo a Catania, Siracusa, Messina e Trapani, sono decine i roghi devastanti che stanno mettendo a dura prova la macchina dei soccorsi, i vigili del fuoco, forestale, forze dell'ordine e volontari, come mostrano inequivocabilmente le scene apocalittiche riproposte dai telegiornali;
l'autostrada Palermo-Mazara del Vallo è stata chiusa ad intervalli per gli incendi che hanno minacciato le vicine abitazioni, l'aeroporto di Punta Raisi, la discarica di Bellolampo (con enorme rischio di inquinamento atmosferico) ed un ospedale; l'autostrada Catania-Messina è stata interessata da numerosi roghi ed è stata interrotta ad intervalli vari e su più punti;
in particolare a Catania l'assenza a macchia di leopardo in città ed in provincia di corrente elettrica perdura ormai da giorni con centinaia di blackout elettrici ed interruzione di elettricità dovuta ad una strutturale inidoneità della rete intera;
l'erogazione di acqua corrente in città risulta interrotta e carente in moltissime zone, anche da alcune settimane prima rispetto ai picchi di temperatura, ai roghi ed al conseguente disservizio elettrico;
di fronte a questo cataclisma infrastrutturale, conseguente ai disastrosi effetti della crisi climatica, risulta ancora più incomprensibile che la priorità del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti dell'intero Governo per la Sicilia sia il finanziamento per la realizzazione del ponte sullo stretto, un'opera che, visto quanto sta accadendo in queste ore in Sicilia, appare sempre di più inutile, di difficile realizzazione e a rischio infiltrazione da parte delle organizzazioni criminali;
dal decreto direttoriale del 10 gennaio 2023, rettificato dal decreto direttoriale del 24 marzo 2023 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si apprende che sarebbero stati ammessi ma non finanziati dal PNRR per carenza di fondi cinque progetti di riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua nella città metropolitana di Catania –:
quali siano le ragioni per cui nel territorio delle aree metropolitane di Catania, Palermo e Messina gli impianti elettrici e l'intera rete di distribuzione non siano adeguati alla loro tenuta in caso di raggiungimento di elevate temperature;
se, per quanto di competenza, non si intenda adottare iniziative volte a verificare perché a Catania non sia stata adeguata la rete di distribuzione idrica che annovera enormi perdite percentuali di acqua e quali siano le cause dei distacchi idrici avvenuti anche nelle settimane antecedenti ai blackout elettrici ed indipendenti da essi e quali investimenti siano stati utilizzati allo scopo e con quali obiettivi;
se i Ministri interrogati alla luce di quanto accaduto, per quanto di competenza, non intendano adottare urgenti iniziative volte al finanziamento dei progetti citati in premessa, ammessi e non finanziati;
quali ulteriori opere di manutenzione del territorio e ammodernamento delle infrastrutture presenti in Sicilia in tema di trasporti e servizi essenziali, quali la distribuzione idrica ed elettrica alla cittadinanza, si intendano finanziare affinché in futuro l'isola non sia costretta a rivivere i disagi che sta drammaticamente affrontando in questi giorni.
(4-01417)
FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'aeroporto civile di Catania Vincenzo Bellini, nel 2022 ha raggiunto un traffico di oltre dieci milioni di passeggeri. Il primo in Italia, per traffico nazionale, con oltre quattro milioni e seicentomila passeggeri;
i servizi aeroportuali vengono gestiti dalla SAC spa, Società aeroporto Catania, una società pubblica partecipata dalla città metropolitana di Catania, dai comuni di Siracusa, Comiso e Catania, Camera di commercio del Sud Est Sicilia, IRSAP di Palermo e dal Libero consorzio comunale di Siracusa;
compito della SAC è, tra l'altro, quello di garantire lo sviluppo e la realizzazione dell'aerostazione, delle infrastrutture di volo (pista, raccordi, piazzali), assicurandone la manutenzione e la piena efficienza;
il 16 luglio 2023 un incendio, causato probabilmente da un corto circuito, ha reso inagibile il terminal A dell'aeroporto di Catania, dove transita il 90 per cento del traffico passeggeri dell'aeroporto, sia in arrivo che in partenza;
nel buio causato dall'incendio, centinaia di passeggeri sono stati evacuati dal terminal e le fiamme sono state domate dall'intervento dei vigili del fuoco;
gran parte dei voli sono stati annullati o dirottati verso gli aeroporti di Palermo, Trapani e Comiso;
la procura di Catania ha aperto un'inchiesta per far luce sulle cause dell'incendio e sulle responsabilità della mancata attivazione del piano antincendio;
dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che l'impianto antincendio, che avrebbe dovuto e potuto spegnere in pochi minuti il piccolo incendio, non si sia attivato, contrariamente a quanto dichiarato dall'amministratore delegato di SAC;
al 26 luglio 2023, l'aeroporto di Fontanarossa è ancora solo parzialmente riaperto, l'apertura totale dello scalo è prevista ad agosto;
oltre 40.000 passeggeri al giorno sono stati sottoposti a lunghi ed estenuanti trasferimenti in pullman verso i lontani scali di Palermo, Trapani e Comiso, penalizzati dalla scadente rete ferroviaria e viaria, che non permette veloci spostamenti tra le varie città dell'isola;
inoltre, per gli incendi degli ultimi giorni l'autostrada Palermo-Mazara del Vallo viene chiusa ad intervalli e i roghi in atto minacciano anche l'aeroporto di Palermo-Punta Raisi;
anche la soluzione prospettata il 20 luglio 2023 dal presidente della Regione Siciliana di poter utilizzare ad uso civile l'aeroporto militare di Sigonella non ha avuto seguito;
l'incidente ha reso evidenti le gravi carenze di SAC nella gestione dell'aeroporto e nelle fasi di emergenza;
il danno al sistema produttivo di Catania e della Sicilia orientale è grave: Assoesercenti ha calcolato che ogni giorno, per la sola chiusura e lenta riapertura dell'aeroporto le imprese perdono 40 milioni di euro così come pesante è la ricaduta sul turismo, a causa delle disdette giunte per la chiusura dell'aeroporto di Catania;
di fronte a tale drammatica situazione la Sicilia avrebbe bisogno innanzitutto di investimenti massicci da dedicare al potenziamento di aeroporti e ferrovie, alla manutenzione delle infrastrutture e del territorio, all'ammodernamento delle strade e autostrade, di investimenti per adattare le città al cambiamento climatico –:
quali opere di ammodernamento della rete dei trasporti presenti in Sicilia si intendano finanziare affinché non si ripetano i disagi che si stanno drammaticamente verificando in questi giorni;
se risulti che l'Enac abbia certificato regolarmente la conformità delle misure di sicurezza predisposte dalla SAC per l'aeroporto di Catania;
se risulti che la SAC abbia eseguito quanto previsto dal piano per la sicurezza e se sia stata adottata la corretta procedura di emergenza;
se non intenda adottare urgentemente le iniziative di competenza per commissariare la SAC spa, ad avviso dell'interrogante dimostratasi incapace di gestire adeguatamente la fase di emergenza che ancora perdura, garantendo un imminente ritorno alla normale operatività dell'aeroporto Bellini di Catania.
(4-01419)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
ORFINI, SCHLEIN, BONAFÈ, CUPERLO, FORNARO e MAURI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa si è appreso che la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere, con 462 persone a bordo recuperate in mare tra il 15 e il 16 luglio 2023, lungamente provate dalle innumerevoli ore di navigazione con temperature insostenibili, dopo una sosta a Lampedusa, in Sicilia, e una seconda nel porto di Marina di Carrara, è stata costretta ad arrivare a Livorno per consentire lo sbarco dei 132 migranti restanti a bordo;
nonostante la richiesta avanzata con immediatezza dalla regione Toscana, infatti, prima di non dividere lo sbarco in due porti, e successivamente di far scendere almeno donne, minori e soggetti fragili nello scalo apuano, ben 73 minori – alcuni dei quali anche molto piccoli – ed altre persone fortemente provate sono stati lasciati a bordo per ulteriori 6 ore di navigazione, nonostante l'evidente condizione di fragilità e forte stress;
a Carrara una giovane donna incinta di qualche settimana ha abortito alla Marmo Fiere, un'altra è stata invece ricoverata per una gravidanza extra uterina, mentre tanti dei migranti soccorsi presentavano evidenti segni di torture ed erano sotto shock;
la condizione dei migranti sbarcati successivamente a Livorno è stata aggravata dal fatto che la Protezione civile regionale sarebbe riuscita ad allestire le strutture della Cross, del Meyer e delle associazioni necessarie per l'assistenza sanitaria, pediatrica e per le procedure anti-tratta soltanto in uno dei due porti sopra citati, così privando i migranti più fragili e minori di età dell'assistenza necessaria;
ancor più grave il fatto che, in condizioni meteorologiche proibitive per tutti, molti dei minori sbarcati nei giorni successivi hanno dovuto rimettersi in viaggio in autobus alla volta di Taranto, in Puglia;
a parere degli interroganti è del tutto inaccettabile per un Paese civile la disumanità di quanto denunciato, ed appare del tutto evidente il forte tratto di improvvisazione con cui il Governo sta affrontando la gestione di un fenomeno complesso come quello migratorio, con il sistema di accoglienza allo stremo, l'assenza di un numero di posti congruo e la mancanza del suo rifinanziamento con risorse adeguate –:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per evitare in futuro lo sbarco dei migranti in porti diversi e lontani, nonché per ripristinare e implementare quanto prima un sistema di accoglienza adeguato al fine di fornire l'assistenza minima necessaria, dovuta ad ogni essere umano, con particolare riguardo alla condizione delle persone fragili o minori di età.
(5-01200)
Interrogazioni a risposta scritta:
MAIORANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Capo della polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza, datato 31 dicembre 2020, è stato bandito il concorso interno, per titoli ed esami, per la copertura di 1141 posti per l'accesso alla qualifica di vice ispettore della polizia di Stato;
il decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito con la legge 24 febbraio 2023, n. 14, all'articolo 1-bis ha stabilito che i posti disponibili per i candidati idonei nell'ambito del succitato concorso fossero aumentati nella misura massima di ulteriori 1356 unità;
sul Bollettino Ufficiale del personale del Ministero dell'interno, supplemento straordinario n. 1/28 del 19 luglio 2023, è stata pubblicata la graduatoria di merito dei vincitori della procedura concorsuale;
con circolare del Ministero – Dipartimento di pubblica sicurezza del 24 luglio 2023, è stato reso noto il piano di ripartizione delle sedi di assegnazione dei vincitori del concorso, i quali hanno facoltà di inserire le sedi cui aspirano essere assegnati entro la data del 7 agosto, con facoltà di rinuncia alla qualifica entro l'8 settembre;
dal piano di ripartizione, la regione Puglia risulta oltremodo svantaggiata, essendosi vista attribuire solo 70 posti utili per nuove assegnazioni;
nel concorso precedente si è avuto il riguardo di garantire ai vincitori provenienti dai ruoli interni della Polizia la conservazione sia della sede, sia dell'ufficio in cui già prestavano servizio, per evitare di costringerli a trasferimenti dispendiosi sotto il profilo economico ed organizzativo;
i vincitori impossibilitati a permanere nella sede di prima assegnazione a causa della carenza di posti non hanno, nel caso delle sedi della Puglia, neppure la possibilità di essere assegnati a sedi limitrofe o comunque non eccessivamente distanti, essendo l'intera regione carente di posti disponibili, con inevitabile nocumento agli operatori di polizia ed al Dipartimento della pubblica sicurezza;
questa situazione è fonte di disagio per molti di questi servitori dello Stato, che saranno costretti a trasferirsi in sedi lontane, come Roma o Milano, solo perché destinatarie di molti posti, o in altre sedi minori che tuttavia non garantiscono né alloggi di servizio né mense, con conseguente aggravio della situazione anche sotto il profilo economico, insostenibile per le famiglie monoreddito e con già a carico mutui e figli –:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per ampliare il numero dei posti assegnati alle sedi della Puglia o comunque per garantire almeno ai vincitori del concorso, determinati nel numero dei primi 1141 operatori, la possibilità di conservazione della sede.
(4-01415)
MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con decreto del Ministro dell'interno, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, del 28 aprile 2023, recante modificazioni al decreto interministeriale del 22 aprile 2022, è stato definanziato il progetto previsto all'interno del Piano Urbano Integrato n. 31, denominato: «Più Sprint - Piano Integrato Urbano per Sport Rigenerazione Inclusione nel territorio metropolitano veneziano» della Città Metropolitana di Venezia, che includeva il progetto relativo al «Bosco dello Sport», all'interno del quale avrebbe dovuto trovare posto anche il nuovo stadio di Venezia;
il definanziamento di cui al decreto sopracitato, come riportato nelle motivazioni dello stesso, del progetto del «Bosco dello Sport» si è reso necessario a seguito delle osservazioni pervenute da parte della Commissione europea, che ha confermato l'inammissibilità dell'intervento a valere sulle risorse del PNRR, in quanto non conforme alle finalità di cui all'articolo 21 del decreto-legge n. 152 del 2021;
l'articolo 21 del decreto n. 152 del 2021 stabilisce, infatti, che le risorse dei Piani integrati sono assegnate anzitutto al fine di favorire una migliore inclusione sociale riducendo l'emarginazione e le situazioni di degrado sociale;
a seguito del definanziamento, il Governo, con decreto del Ministro dell'interno, adottato di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e degli affari europei, del 3 luglio 2023, ha ritenuto di stanziare 93,5 milioni di euro a valere sulle risorse del Piano nazionale complementare, come riportato sul sito del Ministero dell'interno, nonché del Comune di Venezia, per il «recupero» del «Bosco dello Sport»;
il sindaco Brugnaro, peraltro, nella nota diffusa a seguito della notizia dello stanziamento, pubblicata sul sito del Comune di Venezia, ha ritenuto di ringraziare pubblicamente i Ministri Salvini, Piantedosi, Giorgetti e Fitto, oltre ai parlamentari del territorio;
il decreto-legge n. 59 del 2021, recante l'approvazione del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, stabilisce quale obiettivo dello stesso quello di «integrare e potenziare i contenuti del PNRR, e, all'articolo 1, comma 2, lettera l), assegna una parte delle risorse ai Piani Urbani Integrati, all'interno del quale rientra il finanziamento destinato al "Bosco dello Sport"»;
la disciplina relativa ai Piani urbani integrati, riportata nello stesso articolo 21 del decreto n. 152 del 2021, è la medesima in ragione della quale la Commissione europea aveva già ritenuto inammissibile il finanziamento del «Bosco dello Sport» a valere sui fondi del PNRR, in quanto, come evidenziato, stabilisce che le risorse sono finalizzate a favorire inclusione sociale riducendo emarginazione e situazioni di degrado sociale;
sul sito del Ministero dell'interno, in una comunicazione pubblicata il 4 luglio 2023, si legge che lo stanziamento avrebbe «scongiurato il blocco dei lavori di un importante intervento di rigenerazione di un'area degradata della città»;
come segnalato in una lettera al Presidente del Consiglio Meloni, del 13 luglio 2023, su iniziativa del Gruppo consigliare del Comune di Venezia «Tutta la Città Insieme!», successivamente sottoscritta da centinaia di cittadine e cittadini veneziani, a cui hanno aderito numerose associazioni ambientaliste, non corrisponderebbe al vero che la zona del «Bosco dello Sport» sia «area degradata», né che si tratti di riprendere dei lavori, non essendo gli stessi mai iniziati. L'area su cui si intende intervenire sarebbe, in realtà, una florida zona agricola, coltivata a frumento e soia –:
quali siano le ragioni alla base della decisione dei Ministri competenti di stanziare 93,5 milioni di euro per finanziare il progetto del «Bosco dello Sport», e in base a quali dati in loro possesso abbiano ritenuto di valutare l'area interessata come «degradata», nonché necessitante di un «importante intervento di rigenerazione».
(4-01426)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta scritta:
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
in una recente intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, la sottosegretaria Paola Frassinetti ha dichiarato di condividere il lavoro contenuto nel dossier consegnato al Ministero dal linguista Massimo Arcangeli per contestare i quesiti dell'ultimo concorso ordinario per il reclutamento del personale docenti della scuola secondaria di I e II grado;
tale corposo dossier di 700 pagine conterrebbe, questo quanto dichiarato da Arcangeli, le perizie effettuate sui quesiti somministrati per tutte le classi di concorso della secondaria di primo e secondo grado. L'intento più volte dichiarato è quello di procedere con una maxi-rettifica dei punteggi e ammettere così migliaia di docenti – molti dei quali con ricorsi pendenti – alla prova orale del suddetto concorso;
in particolare, la sottosegretaria ha dichiarato che: «il dossier consegnato contiene di certo errori gravi su cui alcuni Tar si sono già espressi, questo è fuori dubbio. In questa fase di lavoro mi pare di poter affermare con sicurezza che la direzione da prendere sia quella della rettifica dei punteggi, accogliendo le segnalazioni di domande contenenti errori», e ha aggiunto che «sui tempi della pubblicazione di questo documento riepilogativo di rettifica ci sono ancora poche certezze. Su alcuni errori si sono già espressi i Tar regionali. Ora tutte le segnalazioni sono alla nostra attenzione. Certo, stiamo parlando di un dossier enorme contenente decine di segnalazioni e perizie. La nostra intenzione è di rimediare procedendo nelle prossime settimane, anche se al momento non posso dare una data sicura, ad un documento conclusivo e generale di rettifica dei quiz errati. Conseguentemente, chi è stato ingiustamente escluso dagli orali potrà veder ritoccato il punteggio. Ora siamo all'analisi dei documento»;
tuttavia, il Ministero competente ha già effettuato, da luglio a novembre 2022, delle verifiche e proceduto a delle rettifiche che hanno riguardato pochi quesiti di altrettante circostanziate classi di concorso. Purtroppo, il risultato non è stato positivo per alcuni docenti che avevano superato la prova scritta con la sufficienza (70/100), i quali sono stati soggetti a decurtazione del punteggio con il conseguente stralcio dell'immissione in ruolo. Ad oggi il Ministero non ha ancora fornito una risposta, tantomeno una soluzione a questa incresciosa situazione;
la Sottosegretaria ha rilasciato dichiarazioni che, ad avviso dell'interrogante gettano nuovamente discredito sulla legittimità di una procedura concorsuale ormai espletata da più di un anno;
in chiara difformità dalla norma che fissa un tetto ragionevole all'autotutela da parte della pubblica amministrazione – non oltre i 12 mesi – , si stanno alimentando le preoccupazioni dei docenti, molti dei quali già confermati in ruolo, che temono ulteriori rettifiche e possibili decurtazioni dei loro punteggi;
a parere dell'interrogante, qualora avesse seguito l'intenzione annunciata dalla Sottosegretaria di emanare un documento di rettifica di tutti i quesiti contestati dal professore Arcangeli, si produrrebbero ritardi sul primo concorso previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che dovrebbe svolgersi nei prossimi mesi;
si determinerebbe la possibilità di un ingresso nelle graduatorie di merito del concorso ordinario di ulteriori docenti, costringendo gli Usr a nominare nuove commissioni per le prove orali di un concorso ormai terminato;
a ciò si aggiunga che l'annuncio di voler trasformare le graduatorie di merito in esaurimento sta aumentando le aspettative del fronte dei ricorrenti, in quanto il concorso ordinario non soltanto darebbe loro la possibilità del ruolo, ma anche l'abilitazione senza ricorrere alla frequenza dei nuovi percorsi formativi sanciti dalla legge n. 79 del 2022 –:
se quanto dichiarato dalla Sottosegretaria corrisponda al vero e se dunque non ritenga di dover chiarire, in un momento estremamente delicato anche in ragione delle immissioni in ruolo in corso, se i propositi espressi dalla Sottosegretaria siano quelli del Ministro;
come si intendano tutelare i docenti vincitori del concorso ordinario che rischiano di vedere illegittimamente sottratti ulteriori punti, essendo trascorsi più di 12 mesi dalla somministrazione delle prove scritte e decaduti quindi i termini del ricorso all'autotutela da parte della pubblica amministrazione.
(4-01425)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
SOUMAHORO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
i vasti incendi propagatisi in questi giorni hanno interessato vaste aree della Sicilia, e, in particolare a Palermo e provincia, sono state notti di fuoco;
la Protezione civile invita a non uscire di casa per via del rischio diossina, visto che, in alcuni tratti, l'aria risulta irrespirabile;
peraltro è stato chiuso l'aeroporto di Palermo, fino alle 11.00 del 25 luglio 2023, e sospesa la circolazione dei treni tra Palermo Notarbartolo e Punta Raisi, per un incendio nei pressi della linea ferroviaria; un vasto incendio ha, poi, praticamente mandato in fumo l'area del parco archeologico di Segesta; il tempio la scorsa notte era avvolto dal fuoco;
a Messina, le fiamme hanno interessato la riserva naturale di Tindari, provocando anche la distruzione di un'area di servizio sul tratto di A20 limitrofo, la provincia di Catania, quelle di Caltanissetta, Enna e Trapani, l'isola di Pantelleria;
le interruzioni delle vie di collegamento provinciali, autostradali e ferroviarie si sono protratte per ore, impedendo ai mezzi di soccorso di raggiungere varie aree dove era stato richiesto il loro intervento;
ad oggi, le vittime accertate sono tre;
gli sfollati a causa degli incendi in molti casi non hanno ricevuto assistenza immediata, dovendo provvedere autonomamente a sopperire alle mancanze di un sistema poco efficiente per rispondere ad eventi di una portata simile;
a quanto riportato dalle cronache, dai sindaci di alcune città e dai dati ufficiali di enti e associazioni, la natura di gran parte degli incendi verificatisi è dolosa;
le flotte di terra degli organi preposti allo spegnimento degli incendi sono insufficienti per dare risposta efficiente alle migliaia di richieste pervenute nelle scorse ore;
come noto, l'impatto degli incendi è devastante per più motivi, non ultimo perché portano al disboscamento, al quale seguono le frane;
tutti gli anni accade quello che sta accadendo, il problema ormai è decisamente «endemico», non tanto emergenziale;
gli incendi avvengono per diverse cause: lo spopolamento, l'emigrazione, la depressione economica e l'incuria generale espongono sempre più la superficie territoriale della Sicilia (ma anche di tutto il sud Italia) ad un crescente rischio d'incendi, rivelando un sistema di prevenzione estremamente carente;
le cause di tutti questi incendi dolosi (perché nella quasi totalità dei casi si tratta di incendi dolosi) sono varie, ma ad avviso dell'interrogante, poco indagate e contrastate, sia nei casi di «mitomani», sia nella alta percentuale di incendi correlati ad attività illecite e con l'interesse di gruppi mafiosi;
di fatto, non esistono sistemi di sorveglianza e videosorveglianza che riescano ad individuare i piromani, con una quasi completa impunità di chi commette tale reato, salvo rare eccezioni;
in generale, è opinione dell'interrogante che l'attuale impianto normativo giuridico non penalizzi a sufficienza tale reato, che dovrebbe essere considerato alla pari del disastro ambientale doloso grave, con aggravanti quali il tentato omicidio o simili;
è evidente la necessità di una gestione efficace ed efficiente del fenomeno, anche per tutelare l'incolumità dei residenti, nonché dei turisti presenti nel territorio, oltre che per tutelare il territorio siciliano –:
se i Ministri interrogati non intendano procedere ad un'adeguata e tempestiva programmazione e riorganizzazione del sistema antincendi al fine, quantomeno, di limitare i danni provocati dagli incendi boschivi – ormai, da anni, una emergenza nazionale – e se non ritengano di adottare iniziative di competenza volte a potenziare al più presto la dotazione di risorse e mezzi dedicati alla gestione degli incendi.
(4-01416)
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
BONELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 1° novembre 1986 è stato installato sull'isola di Lampedusa (Agrigento) un radar General electric AN-FPS-8, in dotazione alla 134° squadriglia dell'Aeronautica militare. Il radar AN-FPS-8, introdotto negli anni '50 del secolo scorso, lavora a una frequenza compresa tra 1.280 e 1.380 megahertz;
il radar risultava situato nelle immediate vicinanze del comando provinciale dei Vigili del fuoco distaccamento aeroportuale di Lampedusa, a una distanza inferiore a 500 metri. Nel 1998 la sala controllo di Lampedusa fu dismessa e la 134° squadriglia assunse la configurazione di sensore remoto, con la contestuale dismissione del radar, successivamente sostituito da un altro apparecchio, posizionato a una distanza decisamente maggiore rispetto al precedente;
come riportato da numerose fonti di stampa, tra i circa 70 vigili del fuoco in servizio tra il 1986 e il 1998 presso il distaccamento aeroportuale di Lampedusa, sarebbero stati diagnosticati oltre 20 casi di malattie oncologiche e cardiovascolari, ai quali si aggiungerebbero ulteriori casi tra il personale di altri enti presenti all'interno dell'aeroporto nel medesimo periodo;
il segretario del sindacato Uilpa dei Vigili del fuoco di Agrigento, sollevando la questione, ha informato la stampa che: «...quando il radar girava e puntava in direzione della nostra caserma si spegneva il televisore e il telefono smetteva di funzionare. Eravamo giovani, non ci facevamo troppo caso. Poi i nostri colleghi hanno iniziato ad ammalarsi e alcuni sono addirittura morti», aggiungendo anche che: «...girava il radar e ci veniva il mal di testa. Mi risultano analoghi casi al personale di altri enti che operano e operavano all'interno delle strutture aeroportuali di Lampedusa. Prendevamo dosi massicce di farmaci. Quando hanno spento il radar non è accaduto più»;
lo stesso sindacato avrebbe richiesto un'indagine epidemiologica al fine di fare chiarezza rispetto al possibile ruolo che la presenza del radar potrebbe aver avuto rispetto alle diagnosi riscontrate, senza ricevere risposta e per tale motivo ha dichiarato lo stato di agitazione a livello provinciale;
indagare sulla potenziale lesività delle onde elettromagnetiche impiegate da tale sistema, attivo sull'isola da fine 1986 fino al 1998, oltre a dare risposte ai Vigili del fuoco che si sono ammalati e alle famiglie che piangono chi purtroppo non c'è più, contribuirebbe a fare chiarezza riguardo ad eventuali cause e responsabilità e al contempo costituirebbe un ulteriore tassello nella ricerca scientifica rispetto alla potenziale lesività delle onde elettromagnetiche, in particolare sulla relazione tra rischio di tumore ed esposizione ai campi elettromagnetici a media e alta frequenza, contribuendo al progresso delle conoscenze e alla protezione della salute di tutti –:
se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, perché venga condotta l'indagine epidemiologica richiesta, al fine di chiarire eventuali nessi tra l'esposizione alle onde elettromagnetiche impiegate dal radar AN-FPS-8 installato a Lampedusa e i casi di diagnosi oncologiche e di malattie cardiovascolari riscontrate tra coloro che hanno prestato servizio tra i Vigili del fuoco del comando provinciale dell'isola durante il periodo di attività del radar stesso.
(3-00569)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIRELLI e SCARPA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
notizie di stampa riportano che nei mesi scorsi l'Azienda Zero, ente di governance della sanità regionale veneta, ha bandito tre concorsi per assumere personale medico per diverse specializzazioni;
nonostante le procedure di concorso siano state espletate e vi siano i nomi dei candidati vincitori, risulta che tutto sia stato bloccato dalla Commissione regionale per l'investimento, tecnologia ed edilizia per il «rischio che le aziende sanitarie superassero il tetto di spesa per il personale stabilito da ciascun bilancio», come dichiara la stessa regione Veneto;
in realtà, a quel che sempre riferisce la stampa, nel 2022 questo rischio non si era corso in nessuna delle Asl venete, tanto che a fine anno risultava esistere un margine di 33 milioni di euro non spesi sui 3 miliardi e 128 milioni di euro a disposizione;
nonostante le rassicurazioni della regione Veneto, che ritiene sia comunque garantito il servizio anche in attesa dell'immissione in servizio dei vincitori di concorso, secondo i dati forniti da Cgil Fp, sarebbero necessari per gli ospedali veneti almeno 1300 medici per un servizio regolare, cosa che, evidentemente non è, come prova la stessa indizione dei concorsi sopra citati; questa situazione rischia di compromettere il diritto alla salute dei cittadini;
è ben noto, infatti, che la Costituzione italiana riconosce e tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività (articolo 32) e proprio per questo la legge n. 833 n. 1978 ha istituito il Servizio sanitario nazionale, pubblico, basato sui principi di universalità, uniformità e solidarietà, che ha il compito di garantire l'accesso all'assistenza sanitaria a tutti i cittadini, sulla base dei bisogni di ciascuno, senza selezione del rischio;
secondo l'articolazione delle competenze dettata dalla Costituzione italiana (articoli 117), la funzione sanitaria pubblica è esercitata da due livelli di governo: lo Stato, che definisce i Livelli essenziali di assistenza (Lea, l'ammontare complessivo delle risorse finanziarie necessarie al loro finanziamento e che presiede al monitoraggio della relativa erogazione, e le regioni, che hanno il compito di organizzare i rispettivi Servizi sanitari regionali (Ssr) e garantire l'erogazione delle prestazioni ricomprese nei Lea;
il quadro del riparto delle competenze trova ulteriore definizione nella previsione dell'intervento sostitutivo dello Stato quando lo richieda «la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali» (articolo 120, secondo comma Cost.);
dunque, lo Stato centrale non può, secondo gli interroganti disinteressarsi da quanto sta accadendo in Veneto, anche tenendo presente l'intervista concessa nei giorni scorsi dal Ministro Schillaci al «Sole 24 ore» laddove si legge che «appena possibile va superato il tetto di spesa sul personale perché abbiamo bisogno di fare più assunzioni» –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare che la situazione sopra esposta comprometta il diritto alla salute dei cittadini, bloccando, o comunque fortemente limitando, il servizio sanitario nelle ASL venete, senza che, a parere degli interroganti ve ne sia un reale e giustificato motivo.
(4-01418)
SIMIANI, MALAVASI, ZINGARETTI e GIRELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
lo scorso 18 luglio 2023 fonti stampa riportano notizie di cronaca sul caso di Elena Patrizia Improta, mamma di Mario Mazzarino, giovane uomo di 34 anni affetto da gravissima disabilità dalla nascita a causa di problemi verificatasi durante il parto presso una clinica privata di Roma, e presidente di «Oltre lo sguardo Aps», attiva da 17 anni nei progetti per il «Durante e Dopo di noi» delle persone con disabilità;
in particolare lo scorso giugno 2023, dopo 27 anni di causa civile per risarcimento danni causati dal parto, la magistratura, non avendo appurato la responsabilità della clinica privata e quindi il nesso disabilità-errore medico, ha condannato Elena Patrizia Improta ed il figlio al pagamento delle spese di giudizio per un importo di 276.000 euro;
a seguito di tale sentenza Elena Patrizia Improta ha iniziato lo sciopero della fame (lo scorso 14 luglio 2023), al fine di sensibilizzare le parti in causa ad una mediazione o a rinunciare alla riscossione delle spese di giudizio e per difendere il progetto «La Casa di Mario», unica realtà socio abitativa per il durante e dopo di noi delle persone con disabilità del distretto Usl Colline dell'Albegna;
l'Associazione «Oltre lo sguardo» Aps porta avanti dal 2020 il progetto «La Casa di Mario», un modello di «Dopo di noi» basato sul co-housing inteso come coabitazione tra persone «normodotate» e persone con disabilità, secondo i principi della legge n. 112 del 2016;
la filosofia progettuale de «La Casa di Mario» è quella di garantire alle persone con disabilità un contesto di vita il più possibile simile alle condizioni dell'ambiente familiare di provenienza, integrato nella comunità ed in rete con il territorio, evitando l'istituzionalizzazione o la permanenza in un contesto che non consentirebbe uno sviluppo armonico e finalizzato alla massima autonomia possibile;
nello specifico, Mario e la sua famiglia hanno messo a disposizione del progetto 2 appartamenti ad Orbetello, contigui fra di loro, nonché contigui ad un terzo appartamento dove essi vivono stabilmente;
si apprende sempre dai media che le assicurazioni coinvolte nel processo civile, Allianz e Axa, hanno rinunciato alla loro parte di risarcimento spese, mentre la clinica ha offerto soltanto una rateizzazione della cifra;
le condizioni fisiche di Elena Patrizia Improta a seguito del prolungato sciopero della fame, starebbero peggiorando –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano opportuno, per quanto di competenza, intraprendere iniziative utili, in relazione alle finalità ed ai contenuti della legge n. 112 del 2016, affinché il progetto «La Casa di Mario» possa continuare ad esistere ed a garantire l'assistenza alle famiglie permettendo così alle persone con disabilità un contesto di vita il più possibile simile alle condizioni dell'ambiente familiare;
se non ritengano utile adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta a prevedere, in determinati casi in cui si dovessero verificare a seguito del parto deficit neurologici o fisici sul neonato come conseguenza diretta del parto stesso, il patrocinio gratuito da parte dello Stato.
(4-01420)