Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 12 settembre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico il settore è fortemente colpito dalla gravità degli effetti prodotti dalle cosiddette riforme realizzate con i primi provvedimenti governativi sulla scuola;

    tra i primi interventi, l'Esecutivo, con l'approvazione della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) ha operato importanti tagli, che hanno impattato negativamente sul settore dell'istruzione: è risultata una riduzione di 5 milioni di euro per il 2023, di 13,4 milioni di euro per il 2024 e di 20,2 milioni di euro per il 2025 del Fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione, prefigurando altresì – a partire dal 2026 – un taglio permanente del medesimo Fondo pari a 18,2 milioni di euro annui;

    tale Fondo, istituito dall'articolo 12 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, è destinato in particolare, tra l'altro, al finanziamento e al sostegno delle azioni relative ai servizi educativi per l'infanzia (nella fascia 0-6 anni): l'offerta di servizi educativi per l'infanzia occupa una posizione strategica e centrale nell'ambito più generale del sistema educativo poiché la disponibilità di servizi educativi di qualità per l'infanzia rappresenta una leva significativa ed importante per la prevenzione della povertà educativa e per lo sviluppo delle giovani generazioni sin dai primi anni di vita;

    ancora, il Governo, introducendo, nel disegno di legge di bilancio 2023, una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni, ha approvato un piano di riduzione del contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi che passeranno dai 6.490 del 2024-2025, ovvero il primo anno in cui entreranno in vigore le norme della manovra 2023, fino ai 3.144 del 2031-2032, con il rischio di un'ulteriore riduzione delle sedi, che rischieranno inevitabilmente di essere accorpate andando ad impattare negativamente su territori già in difficoltà come le aree interne ed il Mezzogiorno;

    i sindacati di categoria prevedono che questo nuovo anno scolastico inizierà con almeno 200 mila precari, e non verranno coperti tutti i posti vacanti e disponibili. Mancherebbero all'appello oltre 50 mila posti, a cui si aggiungono, tra docenti e Ata, circa 150 mila posti in organico di fatto di cui almeno 117 mila sono per il sostegno agli alunni con disabilità. E le circa 11 mila assunzioni autorizzate per il nuovo anno per il personale Ata, sempre secondo i sindacati, non risolveranno il problema precariato: le nomine autorizzate, infatti, coprono a malapena il 30 per cento dei posti vacanti;

    tali dati non rappresentano solo l'avvilente incertezza per il futuro professionale dei lavoratori coinvolti, ma denunciano anche la mancata continuità didattica che viene negata a migliaia di studenti;

    ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, tali politiche avranno, già da questo anno scolastico, effetti molto gravi sulla quantità dell'offerta e sulla qualità del funzionamento delle scuole di ogni ordine e grado;

    il 2 agosto 2023 – con grande ritardo rispetto ai tempi previsti – è stato firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – previsto dal decreto-legge n. 36 del 30 aprile 2022, convertito con modificazioni dalla legge 29 giugno 2022, n. 79 – che definisce i nuovi percorsi di formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria di I e II grado;

    tale decreto, che non è stato ancora pubblicato, prevederebbe l'aumento fino al 50 per cento della possibilità di erogare la formazione in modalità online contro la previsione originaria del 20 per cento, e prevederebbe oneri particolarmente gravosi a carico dei futuri docenti che prendono parte ai percorsi universitari di formazione iniziale, essendo state respinte misure dirette a garantire l'applicazione della cosiddetta no tax area anche a tale ambito, così da contenerne i costi;

    la formazione, soprattutto se effettuata in modo prevalente presenza, costituisce una leva strategica fondamentale per lo sviluppo professionale del personale, per il necessario sostegno agli obiettivi di cambiamento, per un'efficace politica di sviluppo delle risorse umane;

    il ritardo nella pubblicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – atteso per il 31 luglio 2022 – rischia di compromettere il corretto e puntuale avvio dei nuovi percorsi di formazione iniziale a cui si collega l'obiettivo – previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – relativo all'assunzione di 70.000 nuovi docenti;

    a fronte della chiusura e definizione del contratto scuola 2019/2021 nel luglio 2023, al momento non sono ancora definite dal Governo le risorse a disposizione per il nuovo contratto 2022/2024, che dovrebbero già essere inserite nella prossima legge di bilancio;

    a fianco dei problemi che riguardano il regolare avvio dell'anno scolastico, molti genitori stanno affrontando le spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale necessario, in un contesto di forti aumenti generalizzati;

    a pochi giorni dall'inizio delle scuole, le famiglie italiane spenderanno 1,45 miliardi di euro per l'acquisto dei libri scolastici per i 4.313.300 studenti iscritti alle scuole secondarie superiori di primo e secondo grado;

    per ogni studente l'incremento va moltiplicato per il numero dei libri di testo, a cui occorre sommare i costi dei prodotti di cancelleria e dei trasporti, in un contesto socioculturale dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori;

    i dati diffusi da Asso-Utenti riportano le prime stime sul «caro scuola», che costerà tra l'8 e il 10 per cento in più a studente, ma secondo il Sindacato italiano librai e cartolibrai il rialzo medio potrebbe toccare punte del 12 per cento. I prodotti di cartoleria registrano un incremento medio del 9,2 per cento su base annua, a causa dei rincari delle materie prime e dei maggiori costi di produzione;

    le famiglie che dovranno acquistare da zero il corredo (zaino, diario, astuccio, penne, matite, quaderni e altro) dovranno spendere circa 50 euro in più rispetto al 2022. La spesa per i libri scolastici rappresenta un carico che grava in misura rilevante sulle famiglie italiane e che, nel mese di settembre, arriva ad assorbire circa un terzo della retribuzione di un lavoratore medio. In particolare, per l'acquisto dei libri del primo anno, la spesa per un figlio è di 322 euro per le scuole medie e di 501 euro per le scuole superiori di secondo grado. È quanto emerge da un'indagine realizzata da Adoc ed Eures in tre grandi aree metropolitane del Nord, del Centro e del Sud: Milano, Roma e Napoli;

    considerando una «famiglia media» con due figli (che frequentano i due differenti cicli scolastici di secondo grado), la spesa che dovrebbe sostenere per l'acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico si attesterebbe a circa 800 euro, mentre sarebbe pari a 442 euro per un figlio che frequenti la prima media e a 621 euro per un figlio iscritto al primo anno di una scuola superiore di secondo grado: in quest'ultimo caso la spesa per i libri e per il materiale corredo scolastico di due figli a inizio ciclo andrebbe ad attestarsi a 1.060 euro, senza considerare i costi aggiuntivi;

    complessivamente, quindi, le famiglie sosterranno in media una spesa pari a circa 2.300 euro per l'intero ciclo scolastico, spendendo 601 euro per i libri di testo nei 3 anni delle scuole medie e circa 1700 euro nei 5 anni delle scuole secondarie superiori;

    le parole di Eshter Lynch, segretaria generale della Ces (Confederazione europea dei sindacati) evidenziano bene tale dato: «L'inizio del nuovo anno scolastico è sempre impegnativo per le famiglie, ma quest'anno è particolarmente duro a causa dell'inflazione. I tagli ai budget scolastici hanno già imposto un ulteriore onere ai genitori e ora l'aumento del costo del materiale scolastico di base significherà che a un numero maggiore di bambini mancheranno gli elementi essenziali per l'apprendimento. Le persone hanno un disperato bisogno di un aumento salariale per far fronte al costo della vita e tutti i dati mostrano che l'inflazione è guidata da profitti in eccesso e non dai salari. Oltre al sostegno mirato per assistere i genitori, i governi devono anche agire per sostenere il diritto alla contrattazione collettiva in modo che i lavoratori ricevano una giusta quota dei profitti che creano»;

    l'aumento del costo dei libri scolastici – come riportato dall'analisi dei dati Eurostat da parte della Confederazione europea dei sindacati Ces – oltre a gravare in modo significativo sui bilanci delle famiglie italiane, rischia di avere degli effetti particolarmente gravi nel contesto della crescente povertà infantile europea: in un contesto socioculturale dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori ed il numero di minori di 18 anni che vivono a rischio di povertà è aumentato dal 23 per cento al 25 per cento; tra il 2019 e il 2022, il costo per l'istruzione è aumentato due volte più velocemente dei salari di tutta Europa e il prezzo del materiale utile agli studenti come penne, matite, carta, gomme, temperamatite e forbici è salito del 13 per cento tra gennaio e maggio 2023. Un aumento che segue quello dello scorso anno pari all'8 per cento Nel 2019 era stato dell'1,7 per cento;

    nel 2022, il Ministro pro tempore Bianchi convocò un tavolo sull'editoria scolastica per esaminare gli elementi critici della filiera e offrire risposte concrete ai tanti problemi e disservizi sull'utenza finale osservati negli ultimi anni. Le proposte ufficializzate in quella sede, che richiamano la necessità di vedere riconosciuto a librerie e cartolibrerie un ruolo di partnership con il Ministero per la distribuzione dei libri di testo, offrono una piattaforma importante su cui proseguire un'interlocuzione con il settore;

    nel luglio 2023 – a più di un anno di distanza – il Ministero ha finalmente riconvocato il tavolo relativo all'editoria scolastica che ha visto la partecipazione delle associazioni rappresentative del settore, nel corso del quale sono state annunciate possibili misure di sostegno al settore editoriale e alle famiglie, senza, però, specificare nel dettaglio gli interventi e le risorse che verranno messe a disposizione, mentre dalle prime indiscrezioni apparse nei maggiori organi di stampa riguardo alla prossima manovra si accenna, ancora, a generali misure di spending review;

    ai sensi dell'articolo 27 della legge 23 dicembre 1998, n. 448 le regioni disciplinano le modalità di ripartizione ai comuni delle risorse per la fornitura dei libri di testo; sono quindi gli enti locali a garantire la gratuità, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni che adempiono all'obbligo scolastico in possesso dei requisiti richiesti nonché alla fornitura dei libri di testo da dare anche in comodato alle studentesse e agli studenti della scuola secondaria superiore in possesso dei requisiti richiesti;

    politiche di welfare in tal senso risultano avviate da alcune amministrazioni che hanno introdotto misure a sostegno delle famiglie. Le regioni Emilia-Romagna e Toscana ad esempio, hanno previsto buoni libro per l'anno scolastico 20123/24. La regione Toscana, in particolare, ha introdotto un «Pacchetto scuola», misura economica individuale di sostegno di studentesse e studenti delle scuole secondarie provenienti da famiglie a basso reddito per affrontare le spese necessarie alla frequenza, all'acquisto di libri scolastici, materiale didattico di vario tipo ed altri servizi scolastici, finanziato con risorse statali e risorse proprie della regione;

    analoghe misure di sostegno a favore degli studenti e delle loro famiglie sono state adottate anche riguardo al trasporto pubblico per venire incontro ai costi da essi sostenuti per recarsi presso il proprio istituto scolastico; si fa riferimento, ad esempio, al progetto «Salta su», promosso dalla regione Emilia-Romagna, diretto a garantire l'abbonamento gratuito agli studenti delle scuole elementari, medie, superiori e degli istituti di formazione professionale, residenti in regione che scelgono di andare a scuola utilizzando bus e treni regionali con un risparmio per le famiglie compreso tra i 300 e i 600 euro a figlio in base all'abbonamento;

    queste misure di welfare scolastico riescono concretamente a venire incontro a situazioni legate al caro libri e al caro trasporti e all'incremento dei costi a carico delle famiglie che, spesso, rischiano di produrre degli effetti particolarmente penalizzanti, in particolare, per i nuclei familiari che vivono condizioni di maggiore disagio e di affrontare la più generale emergenza educativa che caratterizza il nostro Paese, come testimoniano anche i drammatici dati relativi alla povertà educativa, all'abbandono e alla dispersione scolastica;

    in Italia la dispersione scolastica registra una delle incidenze più elevate d'Europa (12,7 per cento), dopo la Romania (15,3 per cento) e la Spagna (13,3 per cento). Nonostante i progressi registrati siamo ancora lontani dall'obiettivo del 9 per cento entro il 2030 stabilito dalla Ue;

    secondo il rapporto Save the Children del 2022 sulla povertà educativa in Italia, il 67,6 per cento dei minori di 17 anni non è mai andato a teatro, il 62,8 per cento non ha mai visitato un sito archeologico e il 49,9 per cento non è mai entrato in un museo. Il 22 per cento non ha praticato sport e attività fisica e solo il 13,5 per cento dei bambini e delle bambine sotto i tre anni ha frequentato un asilo nido;

    un'emergenza educativa che si accompagna quest'anno all'avvio di un anno scolastico su cui pesano i terribili fatti di cronaca delle ultime settimane, che ci impongono l'impegno di avviare interventi strutturali mirati che diffondano l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti, i genitori e che accompagnino la costruzione e il rafforzamento su tutto il territorio nazionale della comunità educante, anche attraverso il potenziamento dei patti educativi di comunità con la costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali;

    «non lasciare nessuno indietro» – «Leaving no one behind», è il motto dell'Agenda Onu 2030 e richiama un approccio integrato al problema della povertà educativa affermando che ciascuno può essere agente concreto di cambiamento. Questo è possibile se si costruisce una nuova idea di sviluppo sociale e culturale che veda un continuo scambio tra famiglia, territorio e agenzie educative e formative attraverso un processo di collaborazione. Spesso la scuola fa fatica nel coinvolgere in modo continuativo le famiglie appartenenti ai ceti sociali più svantaggiati. Bisogna promuovere l'allargamento di responsabilità pedagogica all'intera comunità territoriale, nei confronti di quei soggetti che vi appartengono e a vario titolo svolgono compiti educativi. La scuola deve essere non solo il luogo di insegnamento e ricerca ma, in prospettiva pedagogica, assumere la promozione di opportunità sociali e culturali inclusive per il proprio territorio attraverso il dialogo con giovani e famiglie;

    l'abbandono scolastico è un fenomeno sociale che provoca danni sul lungo periodo: un'ipoteca sul futuro di un Paese che ha bisogno di giovani che ricevano una formazione umana e culturale di qualità per far fronte alle crescenti complessità. Investire su giovani e scuola significa porre basi solide per il futuro delle nostre comunità e dell'intero Paese. Supportare le famiglie perché possano consentire ai figli di crescere umanamente e istruirsi è una questione di giustizia sociale, ma anche di investimento per la crescita e lo sviluppo;

    il Partito democratico ha depositato, sia alla Camera che al Senato, proposte di legge dirette a contrastare il caro libri ed il caro trasporti e a valorizzare interventi a sostegno della comunità educante e dell'educazione all'affettività;

    l'insieme dei dati sopra riferiti richiede, quindi, l'avvio di azioni strutturali e non episodiche a sostegno del settore dell'istruzione, delle studentesse e degli studenti italiani e delle loro famiglie per sostenere i costi connessi all'inizio del prossimo anno scolastico e per affrontare l'emergenza educativa che caratterizza settori significativi dell'istruzione,

impegna il Governo:

1) a adottare iniziative volte a reperire, già nel prossimo disegno di legge di bilancio, risorse adeguate e permanenti a sostegno dell'istruzione, al fine di tutelare il diritto allo studio e valorizzare la professionalità del personale scolastico;

2) a rivedere, attraverso ulteriori iniziative normative, le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 557, di cui alla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) relative al dimensionamento scolastico, al fine di sostenere la rete e i servizi scolastici ed evitare la conseguente riduzione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, rivedendo i criteri di cui alla medesima disposizione così da evitare le penalizzazioni che riguarderanno aree interne e Mezzogiorno;

3) ad adottare iniziative volte a prevedere, già nella prossimo disegno di legge di bilancio, risorse economiche dirette al rinnovo del contratto collettivo nazionale 2022/2024 del comparto «Istruzione e ricerca» per il quale non sono, al momento, previsti stanziamenti specifici;

4) a favorire, nell'ambito del lavoro del tavolo sull'editoria scolastica costituito presso il Ministero dell'istruzione e del merito, un lavoro complessivo diretto a monitorare e garantire l'avvio di un accordo di filiera finalizzato a valorizzare il ruolo di tutti gli operatori del settore (librerie, cartolibrerie, rappresentanti e promotori) che consenta di affrontare e superare le criticità che attengono al settore;

5) ad intervenire con misure per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate, fino all'estensione della gratuità dei libri a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti;

6) ad intervenire con iniziative di competenza dirette a garantire, in forma graduale e progressiva, la gratuità dei costi legati alla mobilità delle studentesse e degli studenti del sistema nazionale di istruzione nel tragitto dall'abitazione alla sede scolastica, anche attraverso l'istituzione di un fondo specifico diretto a coprire i costi da essi sostenuti sia per il trasporto scolastico erogato dagli enti locali sia per il trasporto pubblico locale;

7) ad adottare iniziative di competenza volte a favorire un'applicazione costante ed omogenea delle disposizioni contenute nell'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015, nel Piano contro la violenza e le discriminazioni per l'educazione al rispetto, nelle Linee guida nazionali, promuovendo azioni dirette alla diffusione di una educazione all'affettività ed avviando interventi strutturali mirati a diffondere l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti, i genitori;

8) ad adottare iniziative volte a reperire risorse adeguate e permanenti, già nel prossimo disegno di legge di bilancio, finalizzate a garantire un maggior numero di insegnanti, presìdi territoriali e l'istituzionalizzazione della comunità educante e dei patti educativi di comunità diretti alla costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali.
(1-00177) «Manzi, Braga, Orfini, Zingaretti, Berruto, Casu, Vaccari, Amendola, Ghio, Carè, Simiani, Curti, Andrea Rossi, Toni Ricciardi, Di Sanzo, Malavasi, Girelli, Fornaro, Serracchiani, Sarracino, Scarpa, Lacarra, Ubaldo Pagano, Stefanazzi, Bakkali, Ascani, Marino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   il 18 e il 19 settembre 2023, si svolgerà, a New York presso le Nazioni Unite, per la prima volta a livello dei Capi di Stato e di Governo, il «Forum politico di alto livello per lo sviluppo sostenibile», l'incontro a scadenza quadriennale per fare il punto sullo stato di attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta nel 2015 e che si articola in 17 goals e 169 targets che ogni Stato si è impegnato a raggiungere;

   nel maggio 2023 il Rapporto del Segretario generale dell'Onu «Progress towards the Sustainable Development Goals: Towards a Rescue Plan for People and Planet» certificava che su circa 140 target con dati aggiornati (dei 169 totali), solo il 12 per cento è sulla buona strada, quasi il 50 per cento è largamente insufficiente e circa il 30 per cento è fermo o addirittura regredito rispetto alla situazione del 2015;

   sulla base di questi dati il Segretario generale Antonio Guterres ha affermato: «Se non agiamo ora, l'Agenda 2030 diventerà un epitaffio per un mondo che avrebbe potuto esistere»;

   per quel che riguarda l'Italia gli indicatori pubblicati dall'Istat e dall'Alleanza per lo sviluppo sostenibile segnalano un grave ritardo e addirittura un peggioramento rispetto al 2015 in molti settori, su alcuni dei quali le interpellanti intendono soffermarsi;

   il goal 1, che ha come obiettivo quello di sconfiggere la povertà, raccomanda ai Governi, nel target 3, di «Applicare a livello nazionale sistemi adeguati e misure di protezione sociale per tutti, includendo i livelli minimi, ed entro il 2030 raggiungere sostanziale copertura dei poveri e dei vulnerabili»;

   il Governo italiano ha invece deciso di abolire il «Reddito di Cittadinanza», sostituendolo con nuove misure, che lasciano scoperte larghe fasce della popolazione in condizione di povertà assoluta;

   per quel che riguarda la cooperazione allo sviluppo, l'Italia ha sottoscritto nel 2015 in sede Onu l'impegno a investire in questo ambito (goal 17 dell'Agenda 2030) lo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo e questo obiettivo è nella sostanza riportato anche nell'articolo 30 della legge n. 125 del 2014 «Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo»;

   i dati pubblicati per il 2022 dall'OCSE/DAC mostrano come l'Italia abbia portato il suo contributo fino allo 0,32 per cento, ma con un incremento «gonfiato», in quanto legato alle spese destinate all'accoglienza dei rifugiati e a casi di aiuto emergenziale, come avvenuto per il «budget support» al governo ucraino. Tolte queste voci, l'aiuto strutturale si viene a ridurre del 13,2 per cento e quindi scende perfino al di sotto dello 0,3 per cento del Rnl. Così l'Italia è solo al 18esimo posto tra i Paesi donatori, ancora ben lontana da raggiungere entro il 2030 il target dello 0,7 per cento su cui si è impegnata e nell'ultima legge di bilancio ha perfino tagliato di 50 milioni il finanziamento all'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo;

   da tempo non viene riunito il Consiglio nazionale di cooperazione allo sviluppo (Cncs), che è il principale strumento di partecipazione, consultazione e proposta introdotto dalla legge n. 125 del 2014 e si riunisce almeno una volta l'anno per esprimere pareri non vincolanti sulle materie attinenti la cooperazione allo sviluppo;

   risulta alle interpellanti che le principali rappresentanze delle organizzazioni non governative impegnate nella cooperazione internazionale (AOI, CINI e Link 2007) fin dalla costituzione dell'attuale Governo hanno più volte chiesto di incontrare il Viceministro del Maeci con delega alla cooperazione, senza tuttavia mai incontrare la sua disponibilità;

   il nostro Paese è in drammatico ritardo anche per quanto riguarda il goal 5, «Raggiungere l'eguaglianza di genere e l'autodeterminazione di tutte le donne e ragazze». L'Italia è collocata al 14° posto tra i 27 Paesi Ue nella graduatoria basata sull'indicatore di eguaglianza di genere dell'European Institute for Gender Equality (Eige), costruito in base alle diverse dimensioni attraverso cui viene misurata la parità (occupazione, gestione del tempo, risorse economiche, conoscenza, salute, potere);

   si registra un inspiegabile ritardo da parte del Governo nell'approvazione della nuova Strategia nazionale di sviluppo sostenibile (SNSvS), che ogni tre anni deve essere sottoposta a revisione per iniziativa del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica che ha il compito di avviare e curare il percorso di modifica, attraverso un processo istituzionale coordinato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri;

   il Governo italiano e i parlamentari europei che lo sostengono hanno poi contrastato importanti provvedimenti legati al Green Deal europeo come è avvenuto il 12 luglio 2023 nel voto al Parlamento europeo sulla «legge per il ripristino della natura», dimostrando un atteggiamento negazionista che non fa i conti con la realtà di una crisi climatica che sta già producendo effetti drammatici per la vita sul nostro pianeta –:

   quali siano le ragioni dei numerosi ritardi sopra citati e con quali iniziative intenda superarli;

   quali impegni intenda assumere nel Forum di New York sui temi del contrasto alla povertà, dell'aiuto pubblico allo sviluppo, dell'uguaglianza di genere e sulla lotta ai cambiamenti climatici, per tagliare almeno del 55 per cento entro il 2030 le emissioni di gas serra e per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, come previsto dalla legge europea sul clima del 2021.
(2-00220) «Boldrini, Braga».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   BOLDRINI e PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 31 agosto 2023, Khaled El Qaisi, un cittadino italo-palestinese – traduttore e studente di lingue e civiltà orientali alla Sapienza di Roma, e tra i fondatori del Centro documentazione palestinese –, è stato arrestato dalle autorità israeliane ed è tuttora trattenuto, presso il carcere di Ashkelon, in virtù di una misura precautelare in attesa di verifica di elementi per formulare un'accusa;

   il fermo, secondo la ricostruzione dei familiari, è avvenuto «mentre attraversava con moglie e figlio il valico di frontiera di Allenby dopo aver trascorso le vacanze con la propria famiglia a Betlemme», in Cisgiordania. Gli agenti lo avrebbero ammanettato e portato via, allontanandolo dalla famiglia, senza fornire spiegazioni;

   il 7 settembre 2023 si è tenuta a Rishon Lezion, a sud di Tel Aviv, l'udienza relativa alla proroga del suo trattenimento in carcere conclusasi con una proroga della detenzione per altri 7 giorni, quando dovrà comparire nuovamente davanti al giudice;

   come riportato dall'avvocato della famiglia di Khaled in Italia, «in questa udienza, il detenuto e il suo difensore non hanno potuto comparire congiuntamente, finora impossibilitati per legge a vedersi e comunicare. (...) Inoltre, è quotidianamente sottoposto a interrogatorio senza la presenza del suo difensore. (...) Non gli è consentito conoscere gli atti che hanno determinato la sua custodia e la sua possibile durata. Anche i motivi del suo arresto appaiono assolutamente generici e privi di specificità, fondati esclusivamente su meri sospetti e non su indizi gravi di colpevolezza.»;

   El Qaisi è stato, comunque, visitato dal personale dell'ambasciata, che lo ha trovato in buone condizioni di salute –:

   quali notizie abbia avuto la nostra ambasciata riguardo ai capi di accusa mossi al nostro connazionale, al fine di garantirgli il pieno rispetto dei diritti all'equo processo e di difesa.
(5-01291)


   LOMUTI e ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i contenuti reali del cosiddetto «Piano Mattei per l'Africa» sono ancora misteriosi. Al di là di qualche slogan, nessuno ha letto un documento al riguardo, nessuna presentazione ufficiale c'è stata da parte del Governo. Ora si parla del forum Italia-Africa di ottobre 2023 come occasione della sua presentazione ufficiale;

   finora si è sentito parlare di accordi energetici e in tema di immigrazione – con Governi tutt'altro che democratici – in una cinica ottica di scambio del tipo «gas e petrolio in cambio di contenimento flussi migratori»;

   inoltre, non si comprende come il piano possa essere concretamente implementato in un'area che è al centro di flussi migratori come il Nord Africa, ormai endemicamente instabile, e che di fatto rappresenta la «cerniera» strategica per eccellenza tra Mediterraneo e Sahel, regione afflitta da recrudescenza di conflitti armati e da golpe militari che hanno portato al potere regimi ostili ad ogni forma di collaborazione con l'occidente e l'Europa;

   si è, poi, genericamente parlato di un nuovo paradigma di «cooperazione non predatoria» alla base del «Piano Mattei», ma nessun soggetto del mondo della cooperazione italiana – che dovrebbe essere il laboratorio per eccellenza di un piano del genere – risulta essere stato finora coinvolto;

   gli organi preposti ai sensi della legge 11 agosto 2014, n. 125 recante «Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo» – il Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo (CNCS) e il Comitato interministeriale per la Cooperazione – sono fermi da mesi in attesa che dall'alto arrivi il fantomatico Piano, così come silente è il vice Ministro con delega alla Cooperazione, Edmondo Cirielli –:

   se, per quanto di competenza, intenda chiarire la situazione descritta in premessa illustrando le linee generali operative e le aree geografiche interessate dal piano in oggetto, anche indicando la tempistica certa della sua pubblicità.
(5-01292)


   FRATOIANNI, ZANELLA, GRIMALDI, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 31 agosto 2023, Khaled El Qaisi, cittadino italo-palestinese residente a Roma, coniugato con una cittadina italiana e padre di un bambino anch'esso italiano, è stato tratto in arresto dalle autorità israeliane mentre attraversava con moglie e figlio il valico di frontiera di «Allenby», dopo aver trascorso le vacanze a Betlemme, in Palestina;

   al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato sotto lo sguardo dei suoi familiari. Alla richiesta di spiegazioni della moglie non è seguita risposta alcuna dalle autorità israeliane e la donna è stata allontanata verso il territorio giordano senza telefono e senza contanti. Solo nel tardo pomeriggio la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l'Ambasciata italiana;

   El Qaisi, traduttore e studente di lingue e civiltà orientali presso l'università la Sapienza di Roma, stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e nella divulgazione di materiale storico palestinese, è tra i fondatori del Centro documentazione palestinese, associazione che mira a promuovere quella cultura in Italia;

   al momento, nonostante abbia trascorso numerosi giorni in stato detentivo, ancora non ha potuto incontrare il suo avvocato e sono ancora poche le notizie che si hanno riguardo al suo stato di salute fisico-psichica e al tenore delle accuse che gli vengono mosse;

   una prima udienza si è tenuta giovedì 7 settembre, al termine della quale la Corte ha prolungato la detenzione fino al prossimo 14 settembre 2023;

   Israele detiene in violazione del diritto internazionale e del giusto processo 5.000 palestinesi, di cui oltre 1.200 senza accusa né processo e organizzazioni come Amnesty International ripetono quanto sia necessaria «una risposta forte a livello internazionale»;

   va ricordato che, ai sensi dell'articolo 111 della Costituzione italiana e dell'articolo 6 della Cedu, l'ordinamento deve garantire i diritti all'equo processo e, ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione e dell'articolo 3 della Cedu, pene non degradanti o contrarie al senso di umanità –:

   quali urgenti iniziative abbia adottato e intenda adottare a tutela del proprio cittadino tratto in arresto all'estero, per conoscere le ragioni della custodia, per verificare se al cittadino siano garantiti i diritti all'equo processo e in particolare il diritto di difesa nonché per accertare se le condizioni di detenzione siano conformi agli standard internazionali anche ai sensi dell'articolo 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
(5-01293)


   FORMENTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   gli equilibri politici interni alla regione del Sahel sono stati turbati da una serie di colpi di Stato – otto in tre anni – che ha portato alla deposizione dei Governi precedentemente al potere;

   l'instabilità ha interessato recentemente anche il Gabon, successivamente alle controverse elezioni presidenziali che avevano confermato il dominio della famiglia Bongo;

   di particolare gravità appare soprattutto la caduta del Presidente nigeriano Mohamed Bazoum, democraticamente eletto, ad opera dei vertici militari del Paese;

   l'Italia considera il Sahel come una regione di fondamentale importanza per i nostri interessi nazionali, sia sotto il profilo energetico che quello della sicurezza migratoria, oltre che nel campo del contrasto al terrorismo di matrice jihadista;

   il cambiamento degli equilibri politici in atto nel Sahel sembra esser stato oggettivamente favorito dall'attività di compagnie militari russe come la Wagner;

   sussiste quindi il rischio che dai cambi di Governo avvenuti attraverso colpi di Stato possa derivare un sensibile indebolimento dell'influenza occidentale in un'area critica dal punto di vista dell'interesse nazionale –:

   in che modo il Governo ritenga di poter tutelare gli interessi nazionali italiani in questo contesto così profondamente cambiato, anche in rapporto alla futura presentazione del cosiddetto «Piano Mattei» con il quale si intenderebbe recuperare al nostro Paese un ruolo di più alto profilo nel Continente africano.
(5-01294)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


   SCERRA e SCUTELLÀ. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la proposta di revisione del PNRR da parte del Governo prevede un definanziamento di risorse di oltre 13 miliardi per i comuni, il che, nonostante la precisazione che le somme arriveranno da altre fonti, ha comunque messo in forte difficoltà gli enti locali;

   in tema di mobilità, sono previsti per comuni e città metropolitane risorse per 7.455 miliardi. Per tutte le misure è prevista una riserva di almeno il 40 per cento delle risorse per il Sud e, in particolare su interventi infrastrutturali, di cui il Mezzogiorno è carente, tale percentuale dovrebbe essere sempre rispettata, o meglio, rappresentare la soglia minima;

   tra gli investimenti della missione 2 è previsto il rafforzamento della mobilità ciclistica, attraverso la promozione, creazione e manutenzione di reti ciclabili sia con scopi turistici e ricreativi (ciclovie turistiche), sia per favorire gli spostamenti quotidiani e l'intermodalità;

   tra gli investimenti della missione 3, è previsto il miglioramento delle stazioni ferroviarie gestite da Rfi nel Sud;

   tuttavia, in sede di revisione e aggiornamento del PNRR, nella «bozza per la diramazione delle proposte per la revisione del PNRR e capitolo REpowerEU» del 27 luglio 2023, a pagina 58 si legge: «...si propone il definanziamento a valere sul PNRR del sub-investimento relativo alle ciclovie turistiche per un importo complessivo pari 400 milioni di euro.»;

   tra le ciclovie turistiche finanziate dal PNRR rientra anche la ciclovia della Magna Grecia, articolata tra Basilicata, Calabria e Sicilia, per un totale di 61,5 milioni;

   con riguardo alla missione 3, a pagina 77 del predetto documento si legge, con riguardo ai Collegamenti ferroviari ad Alta Velocità verso il Sud per passeggeri e merci (Napoli-Bari)-(Palermo-Catania)-(Salerno-Reggio Calabria), che è stato proposto il definanziamento della linea Palermo-Catania tratte Caltanissetta Xirbi-Lercara per 470 milioni di euro ed Enna Caltanisetta-Xirbi per 317 milioni di euro, mentre, per le Linee ad alta velocità nel Nord che collegano all'Europa (Brescia-Verona)-(Vicenza-Padova)-(Liguria-Alpi)-(Verona-Brennero – opere di adduzione) il soggetto attuatore ha proposto alcune modifiche al CID e OA al fine di garantire maggiore flessibilità nel raggiungimento dei relativi target di misura;

   rispetto agli investimenti relativi al miglioramento delle stazioni ferroviarie (gestite da Rfi nel Sud) si legge genericamente: «il soggetto attuatore e l'amministrazione responsabile propongono modifiche marginali degli OA sostituendo nella descrizione alcune stazioni nominate con stazioni con maturità autorizzativa e progettuale più avanzate. L'ambizione complessiva della misura risulta in ogni caso invariata»; tuttavia non è specificato se e quali somme verranno eventualmente sottratte alla riqualificazione dell'area della stazione ferroviaria di Siracusa;

   il PNRR ha tra le proprie principali missioni quella di superare le diseguaglianze che derivano dal differente grado di sviluppo dei servizi delle regioni –:

   se e quante siano le risorse definanziate e per quali progetti, relativamente a Siracusa e provincia e, nello specifico:

    a) se e in che termini il definanziamento del sub-investimento relativo alle ciclovie turistiche andrà ad influire sul completamento della ciclovia della Magna Grecia e se e quali difficoltà autorizzative e di completamento della fase di progettazione vi siano state;

    b) se – rispetto alle modifiche sull'investimento dedicato al miglioramento delle stazioni ferroviarie gestite da Rfi nel Sud – e in che termini sarà penalizzata la riqualificazione dell'area della stazione di Siracusa;

    c) se, tra le opere per le quali è previsto il definanziamento, rientri anche la realizzazione del bypass di Augusta e, ad oggi, quale sia lo stato dell'arte dei lavori;

    d) se e quali siano state le osservazioni della Regione Siciliana nelle varie cabine di regia rispetto alle motivazioni che hanno portato al definanziamento degli investimenti di cui in premessa e se la stessa abbia formulato proposte di progettualità alternative di copertura dei progetti definanziati sul PNRR con altre fonti di finanziamento, per poterli mettere in salvaguardia.
(3-00640)

Interrogazione a risposta scritta:


   FEDE, CARAMIELLO, CHERCHI e PAVANELLI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da numerose fonti di stampa, si apprende che la rimodulazione del PNRR ipotizzata dal Governo potrebbe definanziare progetti per centinaia di milioni di euro che i comuni come quelli delle Marche hanno già impegnato per progetti di rigenerazione urbana, e che riguardano per esempio progetti di rigenerazione delle periferie volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale in molti comuni marchigiani;

   a questi tagli si potrebbero aggiungere quelli relativi ai fondi da impiegarsi per fronteggiare il dissesto idrogeologico che non si è in grado di quantificare con precisione, essendo queste risorse di competenza del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   i comuni e le imprese sono fortemente impegnati su tutti i territori nel portare avanti questi interventi urgenti e non più procrastinabili, considerando anche i continui eventi calamitosi;

   si tratta di progetti di alto valore sociale che riguardano riqualificazioni di scuole, strade, parchi e aree verdi ma anche ristrutturazioni di storici immobili in disuso da convertire in poli culturali e scuole e pertanto occorre continuare a sostenere l'attività degli enti, che hanno ampiamente potenziato la loro capacità di spesa, evitando continui cambiamenti nella programmazione;

   nel dossier del Servizio Studi di Camera e Senato del 31 luglio 2023 si evidenzia che nel rapporto sulla revisione del PNRR non siano specificati «quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal PNRR»;

   eventuali rimodulazioni, soprattutto di programmi di spesa già in essere e in corso di realizzazione, già adeguati alle condizioni e alle procedure del PNRR, rischiano di rallentarne se non proprio impedirne la realizzazione;

   alcune opere sono già in fase di avvio dei lavori, poiché i comuni si sono preparati per restare nei tempi ed hanno espletato le gare di appalto, e corrono quindi il rischio di rimanere esposti a contenziosi con le ditte aggiudicatrici;

   l'eventuale ricorso ai Fondi europei per la politica di coesione, da alcuni paventato, comporterebbe un finanziamento dell'80 per cento dei progetti, mettendo in enorme difficoltà i bilanci dei comuni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopra descritta, con particolare riguardo alla rimodulazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) originariamente destinati ai comuni delle Marche, e quali iniziative di competenza intendano assumere, con quali strumenti e modalità per mutare la fonte di finanziamento, al fine di ovviare alle criticità evidenziate e garantire la realizzazione dei progetti;

   se si intenda produrre un elenco dettagliato con tutti i progetti definanziati, divisi per regione, con le eventuali fonti di finanziamento alternative.
(4-01561)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 25 giugno 2021 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Commissione europea l'approvazione, su richiesta della denominazione d'origine Cava (Spagna), dell'obbligo del biologico per i vini appartenenti a tale denominazione che fanno parte della Guarda Superior, i migliori della produzione (cioè quelli Reserva, Gran Reserva e Paraje Calificado), con la motivazione che il clima specifico della regione di Cava, definito da fattori quali precipitazioni, temperature moderate e sole, consente di coltivare le viti secondo le regole dell'agricoltura biologica, favorendo la biodiversità dell'area circostante ed inoltre che i consumatori sono sempre più alla ricerca di prodotti biologici lavorati in modo sostenibile, nel rispetto del territorio circostante, del paesaggio e dell'ambiente;

   la denominazione d'origine Valdarno di Sopra è rivendicata da produttori tutti già certificati biologici;

   la denominazione d'origine Valdarno di Sopra ha avanzato la richiesta alle competenti strutture ministeriali affinché per i vini che rivendicano la menzione «vigna», una parte dei vini previsti da questa denominazione, quelli che nella loro struttura di disciplinare sono a maggiore qualità, sia inserito in disciplinare l'obbligo dell'utilizzo di uve certificate biologiche;

   le norme di valutazione di approvazione e modifica dei disciplinari sono disciplinate dal regolamento UE 2019/33 della Commissione, di conseguenza uguali per tutti i Paesi dell'Unione europea;

   ad oggi 13 sui 18 soci del consorzio e numerosi altri produttori di quel territorio hanno registrato sull'apposito albo regionale le parcelle «vigna» –:

   se non si ritenga opportuno che anche in Italia, così come in Spagna, i criteri qualitativi, di protezione ambientale e di sostenibilità possano portare ad accogliere positivamente la richiesta dei produttori della denominazione d'origine Valdarno di Sopra, con conseguente incremento della competitività, necessario al rafforzamento del made in Italy.
(5-01313)


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) n. 2021/57 prevede che a partire dal 15 febbraio 2023 nell'esercizio dell'attività venatoria è fatto divieto dell'uso di munizioni contenenti piombo all'interno o in prossimità di zone umide;

   a fine luglio 2023 la Commissione europea ha aperto una procedura EU Pilot contro l'Italia per violazione di alcune norme europee in materia di caccia e tra queste anche quella sul mancato divieto sull'utilizzo generalizzato del munizionamento con il piombo;

   è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la circolare 9 febbraio 2023, n. 72 (a firma congiunta dei Ministri Pichetto Fratin e Lollobrigida) applicativa del regolamento della Commissione (UE) 2021/57 del 21 gennaio 2021 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) per quanto riguarda il piombo contenuto nelle munizioni utilizzate all'interno o in prossimità di zone umide – definizione di «zona umida»;

   nella suddetta circolare viene identificata la «zona umida» ai fini dell'applicazione del regolamento e delle conseguenti esclusioni, nonché la possibilità di trasporto dei diversi tipi di munizionamento nel transito da una zona di divieto ad altra zona di caccia; in particolare si evidenzia nella circolare che l'identificazione delle zone umide debba limitarsi a quelle inserite nell'elenco della Convenzione di Ramsar ovvero 57 aree distribuite in 15 regioni per un totale di 73.982 ettari. Non esiste nel nostro Paese alcuna cartografia certificata che vada oltre a questo riferimento;

   il Tar del Lazio ha pubblicato in data 5 settembre 2023 una sentenza con la quale, riferendosi alla circolare di cui sopra, segnala che tale circolare esplicativa è notoriamente inidonea, per natura, forma e procedimento, ad incidere sulle puntuali previsioni del regolamento sovranazionale, che sono quindi all'attualità pienamente cogenti e direttamente applicabili dei competenti organi accertatori e giudicanti, nell'invariato testo dettato dal legislatore europeo; la circolare interministeriale è perciò inefficace nelle parti in cui viene a contrasto con la normativa comunitaria; e dunque il semplice possesso di munizioni in piombo a cento metri da qualsiasi bacino idrico (anche effimero, o potenziale) è un reato, con annesse sanzioni penali;

   al fine di evitare contrasti normativi ed eventuali contenziosi penali riconducibili all'incertezza normativa determinatasi, le associazioni venatorie chiedono di procedere con assoluta immediatezza alla definizione di una cartografia ufficiale delle zone umide in Italia, nel rispetto di quanto definito nel regolamento europeo, emanando disposizioni normative al fine di recepire il suddetto regolamento europeo, indicando la possibilità di trasporto durante l'esercizio di caccia delle diverse tipologie di munizionamento –:

   quali iniziative normative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare al fine di garantire l'esercizio dell'attività venatoria nel rispetto della normativa comunitaria.
(5-01315)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   EVI e BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 199 del 2021, prevede che con uno o più decreti ministeriali, venga individuata la ripartizione fra le regioni dell'obiettivo nazionale al 2030 di una potenza aggiuntiva pari a 80 gigawatt da fonti rinnovabili, necessaria per raggiungere gli obiettivi fissati dal Pniec e rispondere ai nuovi obiettivi derivanti dall'attuazione del pacchetto «Fit for 55»; nonché che vengano stabiliti criteri omogenei per l'individuazione delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili;

   molti dei soggetti interessati, che operano nel settore delle rinnovabili e che hanno preso visione della bozza di decreto ministeriale «Aree idonee», hanno espresso forte preoccupazione sul contenuto perché frenerebbe la diffusione del fotovoltaico;

   l'associazione «Italia solare» ha denunciato il rischio di una battuta d'arresto allo sviluppo delle rinnovabili, in totale controtendenza rispetto a quanto dovrebbe fare il nostro Paese per abbattere i prezzi energetici e per raggiungere il target di riduzione delle emissioni al 2030 e di azzeramento al 2050. Il testo proposto finisce col frenare un rapido ed efficiente sviluppo del fotovoltaico. Si evidenzia l'assenza di disposizioni per semplificare e accelerare, nelle aree idonee, i procedimenti autorizzativi, il collegamento degli impianti alla rete e la realizzazione di sistemi di accumulo. Temi fondamentali e indispensabili per la crescita della produzione elettrica rinnovabile;

   stesse preoccupazioni sono state denunciate da «Elettricità Futura», la principale Associazione dell'industria elettrica italiana, che ha chiesto di correggere le gravi criticità contenute nella bozza di decreto ministeriale. In assenza di correttivi, questo decreto fermerà lo sviluppo delle rinnovabili e della filiera industriale in Italia e bloccherà investimenti per 320 miliardi di euro, rendendo impossibile raggiungere il target nazionale di decarbonizzazione;

   giova ricordare che il comparto delle rinnovabili procede in modo troppo rallentato: nei primi 7 mesi dell'anno sono entrati in esercizio solo 3 gigawatt, mentre dovrebbero arrivare ad almeno 10 entro fine anno per rispettare i target europei del RePowerEu. La suddetta bozza di decreto sulle Aree idonee, arrivata dopo un'attesa lunghissima, è però scritta, ad avviso degli interroganti, per rendere tali aree ingestibili. Questi tempi lunghi giovano solamente al settore del gas e dei combustibili fossili –:

   se non intenda apportare le necessarie modifiche alla bozza di decreto di cui in premessa, al fine di garantire realmente la diffusione delle rinnovabili e il raggiungimento dell'obiettivo nazionale al 2030 di una potenza aggiuntiva pari a 80 gigawatt da fonti rinnovabili.
(5-01299)


   CAVO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in merito alla necessità di ricorrere all'utilizzo di cosiddetti «rigassificatori», impianti già ampiamente sperimentati e collaudati in termini di sicurezza, per rendere flessibile l'approvvigionamento nazionale di gas che, altrimenti, sarebbe legato esclusivamente a gasdotti provenienti da Stati spesso instabili politicamente, e a fronte della crisi energetica che ha interessato anche il nostro Paese, che ancora non è terminata, e il cui costante rischio di nuove ricadute interessa prevalentemente imprese e famiglie, si rileva che la regione Liguria, nel momento in cui è stata interessata, ha dato la propria disponibilità al Governo ad ospitare sul proprio territorio la struttura del cosiddetto «rigassificatore»: un'infrastruttura fondamentale per l'intero Paese, la cui collocazione nel Mar Ligure, nello specchio acqueo antistante il comune di Vado Ligure, rappresenta un elemento strategico per i grandi consumatori, le imprese e le famiglie del bacino padano e del nord Italia;

   la previsione di ricorrere ai rigassificatori rientra, difatti, nel piano energetico nazionale, di cui il Paese già nel precedente Governo si è dotato per rispondere adeguatamente alle verificatesi, e concretamente riverificabili, emergenze energetiche e rappresenta un fondamentale elemento di complementarietà, e non alternatività, agli investimenti nel settore delle energie rinnovabili;

   ad opera di forze politiche locali e nazionali di opposizione nonché comitati si sono susseguite manifestazioni di protesta e dichiarazioni connotate da toni eclatanti e catastrofici in relazione a supposti rischi per la tutela ambientale dei territori, della salute dei cittadini e mere ipotesi di conseguenti ricadute negative sul sistema produttivo e turistico;

   il Ministro interrogato dopo aver già fornito ampie rassicurazioni in merito in termini di sicurezza per l'ambiente e la salute, in data 8 settembre 2023 a Genova, dove ha incontrato il presidente di regione Liguria e commissario di Governo per il rigassificatore Giovanni Toti, ha dichiarato «Certamente questa nave rigassificatrice è importante per il Paese, ma dev'essere anche un contributo alla valorizzazione delle aree interessate» (Comunicato stampa di regione Liguria dell'8 settembre 2023) –:

   se il Ministro interrogato intenda riaffermare la strategicità e necessità di tale infrastruttura nelle acque del Mar Ligure nonché, oltre a confermare la previsione che le opere compensative saranno definite in raccordo con la struttura commissariale ed in raccordo con gli enti e i comuni interessati, anche ribadire le rassicurazioni in merito all'impatto ambientale che la stessa avrà sui territori interessati.
(5-01300)


   PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, ORLANDO e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   continua il caro energia per famiglie e imprese: i prezzi permangono ancora su livelli troppo alti rispetto a quelli precrisi e purtroppo rimane ancora alto il differenziale con le politiche governative di altri Paesi europei che mettono a disposizione di imprese e famiglie energia a prezzi più bassi rispetto a quelli italiani. Secondo la rivista Quotidiano Energia, in Italia i prezzi al consumo per elettricità e gas sono del 79 per cento superiori alla media del 2019, mentre il divario per l'Eurozona si attesta al 49 per cento e su questa maggiore distanza influisce la più ampia bolla dei prezzi in Italia nella fase critica: il prezzo massimo (novembre 2022) si è collocato in Italia sopra del 189,6 per cento rispetto al 2019, mentre il prezzo massimo nell'Eurozona (ottobre 2022) è stato superiore dell'80,6 per cento rispetto al 2021;

   in questo scenario il mercato elettrico vede aumentare la concentrazione nelle mani di pochi operatori (i primi tre hanno una quota di circa il 49 per cento delle vendite complessive), con conseguente pericolo di scarsa competitività tra operatori nel mercato libero, a potenziale danno dei consumatori e delle Pmi;

   la guerra in Ucraina ha fatto sì che nel 2022 il gas naturale liquefatto (Gnl) abbia soddisfatto il 35 per cento della domanda nell'Ue, contro il 12 per cento del decennio scorso, volumi per la prima volta superiori a quelli riforniti via gasdotto. A oggi però meno della metà è garantita da contratti, e l'Ue si affida al mercato spot per oltre il 50 per cento degli acquisti di Gnl, una quota più che raddoppiata rispetto al 20 per cento circa del 2021: questo espone il prezzo di gas ed energia a forti rischi di volatilità, ancora una volta a potenziale danno dei consumatori e delle piccole e medie imprese;

   il divieto alle modifiche unilaterali dei contratti di luce e gas introdotto dal Governo Draghi è scaduto lo scorso 30 giugno 2023. Inoltre, Arera ha segnalato che l'applicazione della clausola sociale al personale dei call center dei fornitori in maggior tutela richiede adempimenti nell'ambito delle prossime procedure concorsuali che sono incompatibili col rispetto delle scadenze di legge che prevedono il passaggio dei clienti domestici non vulnerabili al nuovo servizio a tutele graduali entro il 10 gennaio 2024 –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, per tutelare famiglie e imprese dai rincari dei costi energetici e permettere il passaggio al mercato libero entro le scadenze previste, senza un aggravio di costi per i consumatori.
(5-01301)


   CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e TODDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano, nel febbraio 2023, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha annunciato di aver avviato le procedure di prenotifica alla Commissione europea del decreto attuativo per la disciplina dei meccanismi di incentivazione per la realizzazione delle comunità energetiche rinnovabili;

   come noto, si tratta di un provvedimento molto atteso e in forte ritardo rispetto ai tempi originariamente previsti, tramite il quale si agevolerebbe una capillare diffusione sul territorio nazionale delle comunità energetiche rinnovabili, strategiche per sostenere la crescita e la competitività delle piccole e medie imprese italiane attraverso il sostegno allo sviluppo di impianti di autoproduzione o condivisione di energia elettrica da fonti rinnovabili;

   il 21 giugno 2023 nel rispondere al question time in aula presso la Camera dei deputati, il Ministro interrogato ha fatto sapere che sin dalla fine della prenotifica del provvedimento attuativo, disposto dal decreto legislativo, è stato avviato un proficuo scambio con gli uffici della Commissione sullo schema incentivante per agevolare la valutazione delle compatibilità del regime proposto con la normativa in materia di aiuti di Stato;

   secondo lo stesso Ministro, oltre a questa «innovativa modalità di incentivazione, al fine di garantire maggiore certezza per la promozione di tale configurazione, si è aggiunta la necessità di notificare, nell'ambito dello stesso provvedimento, anche la misura del PNRR» (ndr investimento 1.2) «che prevede contributi in conto capitale fino al 40 per cento del costo di investimento, da realizzare entro l'agosto del 2026»;

   in merito della procedura di notifica in corso con la Commissione, in un articolo de l'Avvenire, pubblicato il 28 agosto 2023, dal titolo «La chiesa punta sul green: una comunità energetica su ogni parrocchia», Mario Antonio Scino, capo di gabinetto del Ministro interrogato ha dichiarato che «l'11 settembre scade il termine per la nostra risposta, stiamo organizzando una delegazione per andare a chiudere la vicenda a Bruxelles» –:

   se intenda fornire informazioni puntuali circa l'esito della risposta della Commissione europea, con particolare riferimento alle criticità che eventualmente ostacolino, a tutt'oggi, il raggiungimento di un accordo nella valutazione del provvedimento citato in premessa, cruciale per la crescita e la competitività delle PMI del territorio nazionale.
(5-01302)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI, FURFARO e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel giugno 2015, il titolare di un'azienda agricola con superficie coltivata ricadente nei comuni di Ponsacco e di Pontedera, ha presentato una proposta di «Piano agricolo di miglioramento», che prevedeva, fra gli altri interventi, la demolizione di alcuni fabbricati siti nel comune di Pontedera e la loro ricostruzione nel comune di Ponsacco per finalità di residenza del medesimo. Tale Piano di miglioramento è stato approvato dai comuni interessati nel settembre del 2016, e il proponente, dopo aver sottoscritto l'atto d'obbligo di attuazione del programma, ha richiesto al comune di Ponsacco il permesso di costruire, rilasciatogli in data 15 febbraio 2017 e successivamente messo in atto;

   a seguito di segnalazioni pervenute da terzi relative alla legittimità del suddetto intervento, il comune di Ponsacco, al fine di svolgere l'istruttoria sulla segnalazione pervenutale, ha prima sospeso e, successivamente, rilevata l'infondatezza di quanto affermato da terzi, riattivato il suddetto permesso di costruire;

   tale decisione è stata oggetto di contestazione da parte dei medesimi terzi presso il Tar della Toscana, che si è pronunciata in favore del titolare dell'azienda e delle decisioni assunte dal comune di Ponsacco con sentenza del 25 giugno 2018, n. 925;

   successivamente, il Consiglio di Stato, in sede di appello contro la sentenza del Tar, con la decisione del 22 ottobre 2020, n. 7579, ha accolto la domanda di annullamento del permesso di costruire rilasciato dal comune di Ponsacco e del Piano di miglioramento presentato dal titolare dell'azienda agricola. Sulla base dei rilievi formulati, il Consiglio di Stato ha dichiarato l'illegittimità del piano di miglioramento agricolo, perché approvato senza la previa acquisizione dell'autorizzazione paesaggistica, e del permesso di costruire, perché ha autorizzato la costruzione di una residenza su un'area non edificabile. Conseguentemente, il Consiglio di Stato con la decisione assunta, ha ordinato al comune di Ponsacco di emanare un provvedimento di demolizione della suddetta opera, nominando, per il caso dell'inerzia erariale, il commissario ad acta, nella persona del prefetto di Pisa. Ad oggi quanto prescritto nella sentenza non è stato ancora eseguito;

   negli strumenti urbanistici del comune di Ponsacco, l'area prospiciente a quella edificata con il permesso di costruire rilasciato dal Comune di Ponsacco non risulta qualificata come area boschiva e fa soltanto parte del parco di una villa storica, di cui è pertinenza;

   la demolizione dell'immobile costruito dal titolare dell'azienda agricola prefigura un gravissimo danno patrimoniale per il titolare, tanto più grave in quanto si verifica a seguito di interventi effettuati previa presentazione di progetti e l'ottenimento dei permessi dal comune di Ponsacco, e a cui rischia di aggiungersi l'onere di ripristino del suolo edificato;

   dopo la pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato, che ha sancito la demolizione del manufatto, il titolare dell'azienda agricola ha impugnato l'ordinanza comunale che ha disposto la demolizione del fabbricato e il ricorso, respinto dal TAR, pende attualmente davanti al Consiglio di Stato;

   il titolare del suddetto manufatto ha altresì presentato al comune di Ponsacco una domanda per sanare la situazione che si è venuta a creare, al cui rigetto ha fatto seguito un ricorso al Tar della Toscana, tuttora pendente;

   si tratta di una situazione paradossale che è emersa a seguito dell'approvazione da parte delle amministrazioni competenti di una proposta di Piano agricolo di miglioramento e del rilascio al titolare di un permesso di costruire, e che andrebbe risolta contemperando le esigenze delle parti coinvolte con interventi di adeguata valorizzazione dell'area prospiciente a quella edificata e di mitigazione degli eventuali rischi di incendio boschivo;

   sarebbe altresì opportuno che qualsiasi iniziativa fosse intrapresa dalle parti coinvolte soltanto a seguito delle pronunce pendenti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza anche di carattere normativo, intendano adottare per evitare il ripetersi di situazioni di questo tipo, valorizzando le esigenze di coordinamento tra procedimenti e di tutela dell'affidamento dei vari soggetti coinvolti.
(5-01309)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 agosto 2022 e successive integrazioni pervenute in data 17 ottobre 2022 e in data 29 novembre 2022, la Società Avenhexicon s.r.l. ha avanzato all'allora Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili – Dipartimento per la mobilità sostenibile – Direzione generale per la vigilanza sulle autorità di sistema portuale, il trasporto marittimo e per vie d'acqua interne – un'istanza tesa a ottenere il rilascio, per la durata di anni 30 (trenta), di una concessione demaniale marittima per la realizzazione e l'esercizio di un impianto eolico off-shore di tipo floating nella zona di mare territoriale antistante la costa meridionale della Sardegna, nel tratto di mare antistante Capo Teulada e Capo Spartivento;

   come si legge nella relazione «L'impianto eolico offshore in progetto denominato “SARDINIA SOUTH_2”, si sviluppa a largo della costa meridionale, nel tratto di mare antistante Capo Teulada e Capo Spartivento. Esso è composto da n. 15 strutture di fondazione galleggianti a forma triangolare ancorate al fondale, dotate ciascuna di n. 2 aerogeneratori, ciascuno con potenza nominale di 25 MW, per un numero totale di aerogeneratori pari a 30 ed una potenza totale dell'impianto di 750 MW. Per quanto riguarda l'energia prodotta e trasformata su due SSE offshore galleggianti da 150 a 380 kV alternata, si propone con il presente progetto l'immissione della energia prodotta sulla rete nazionale di Terna in corrispondenza della nuova SE “Sulcis 3” a 380 kV di Terna che sarà ubicata nel territorio del Comune di Perdaxius (Carbonia-Iglesias) in contrada “Serra de Su Pranu”. Tale ipotesi potrà essere successivamente confermata o modificata in funzione alla STMG che sarà fornita da Terna. Il trasporto di tale energia avverrà tramite una terna di cavidotti subacquei HVAC a 380 kV per una lunghezza di 47 km fino al litorale della spiaggia di Tuerredda situato tra Capo Malfatano e Capo Spartivento, e successivamente, attraverso una terna di cavidotti terrestri, che percorreranno la rete stradale esistente fino alla SE Sulcis 3 per una lunghezza di circa 58 km»;

   sempre nella relazione si legge che l'ubicazione degli aerogeneratori su circa 170 chilometri quadrati di mare, le cabine elettriche a terra a Cagliari, Quartu Sant'Elena e Selargius, il percorso del cavidotto di collegamento offshore e il percorso di collegamento interrato «non interessano aree della rete Natura 2000 (a meno di un breve tratto del cavidotto terrestre posato su strada, attraversante la ZSC denominata “Stagno di Piscinni”, che potrà essere successivamente modificato in seguito alla definizione della Soluzione di connessione da parte di Terna)»; un'immagine inserita nel fascicolo fotografico del cavidotto mostra, però, che il tratto iniziale passerebbe proprio sulla spiaggia di Tuerredda, uno dei gioielli del Mediterraneo, aggredito da tempo da un turismo balneare sovradimensionato, limitato solo negli ultimi anni dall'introduzione del numero chiuso;

   la procedura, avviata il 4 agosto 2023, è attualmente in corso presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica - Direzione generale valutazioni ambientali;

   come si apprende da notizie di stampa, l'associazione Gruppo di intervento giuridico ha chiesto il diniego della concessione demaniale in assenza di pianificazione e di procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) e di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.);

   la non più rinviabile transizione ecologica e la fondamentale installazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili devono necessariamente essere accompagnate dal rispetto per l'ambiente e il paesaggio –:

   se siano a conoscenza di quanto in premessa e quali iniziative di competenza intendano portare avanti al fine di tutelare la spiaggia di Tuerredda.
(4-01556)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da diversi quotidiani locali, la petizione, lanciata dall'associazione «Il Fortino», per impedire la privatizzazione della strada delle Batterie, a San Felice Circeo (Latina), unica via di accesso ad un terzo del promontorio del Circeo, parte dell'omonimo parco naturale, ha superato le 5 mila firme, questo a testimonianza di una questione molto sentita dall'opinione pubblica;

   a ciò gli amministratori locali di San Felice Circeo rispondono che «la situazione risulta complessa e risalente agli anni 50-60 e, pertanto, la disamina richiede l'acquisizione di documentazione non facilmente reperibile presso gli archivi comunali, la Conservatoria dei Registri Immobiliari e l'Agenzia del Territorio»;

   ex strada militare fin dall'800, la via delle Batterie che ora rischia di diventare un giardino privato, è da sempre utilizzata da sanfeliciani e turisti da tutto il mondo come l'unica via d'accesso a importanti beni culturali e paesaggistici: il Fortino napoleonico detto «la Batteria», la Cava di Alabastro, il Riparo Blanc, Torre Moresca, Vasca Moresca, uno dei sentieri per il Picco di Circe, la grotta delle Anfore. Oltre a essere uno dei pochi punti dove si può fare liberamente il bagno sulla scogliera;

   l'associazione «Il Fortino», inoltre, fa presente che anche l'accesso alla scogliera davanti alla Grotta delle capre è stato chiuso nel 2020 con una cancellata, mentre la discesa Ballesio risulta ormai da anni impraticabile e l'ultima, quella del Faro, ha scogli che non rendono agevole l'accesso al mare. Inoltre, oltre Punta rossa, in zona Batterie, sulla proprietà della strada d'accesso c'è un contenzioso davanti al Tar;

   la privatizzazione di questa strada carreggiata comunale, rivendicata dai proprietari di alcune ville in zona vasca Moresca, sarebbe gravissima perché impedirebbe l'accesso a un terzo del promontorio del Parco nazionale, dove vi sono le cose più belle dal punto di vista archeologico, paesaggistico, ambientale, paleontologici, storici e naturalistici del comprensorio naturalistico del Parco nazionale del Circeo;

   la strada, da sempre considerata pubblica, non è mai stata inclusa in alcuna proprietà privata a partire dal 1800, in quanto strada a uso militare che da Torre Fico raggiungeva la Batteria di Moresca, l'attuale Fortino della Batteria;

   mai risultata privata negli atti di successione tra gli Aguet e loro eredi e nelle variazioni avvenute negli anni '50, è classificata nella partita speciale «Strade pubbliche del comune di San Felice Circeo»;

   a inizio agosto 2023, privati hanno installato un nuovo cancello, chiaro e inequivocabile segnale di voler chiudere l'accesso –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intendano adottare per provvedere al miglioramento delle condizioni di fruizione del Parco nazionale del Circeo, e affinché un terzo del promontorio del Circeo non diventi un giardino privato, oggi bene essenziale per lo sviluppo turistico e quindi economico del Circeo.
(4-01559)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'11 agosto 2023 l'interrogante depositava l'interrogazione n. 4-01492 con la quale segnalava che la sera del 7 agosto 2023 a Roma, in particolare nei rioni Celio, San Giovanni ed Esquilino, molti cittadini hanno chiamato allarmati il 118 dopo aver avvertito in modo netto e prolungato oscillare le proprie abitazioni durante il concerto del rapper Travis Scott che si stava svolgendo al Circo Massimo;

   il Circo Massimo si trova in una delle aree archeologiche più importanti e fragili del mondo, Patrimonio mondiale Unesco sin dal 1980;

   sui rischi per il patrimonio archeologico è intervenuta dopo il concerto di Travis Scott anche la dottoressa Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, affermando: «il Circo Massimo è un monumento, non è uno stadio, né una sala concerti. Questi mega concerti lo mettono a rischio, come a rischio in prospettiva è anche il Palatino che è lì accanto»;

   la direttrice ha inoltre sottolineato l'importanza di selezionare gli eventi da poter svolgere nell'area archeologica, precisando: «gli eventi musicali si possono realizzare ma ben selezionati, come l'Opera e i balletti. I concerti rock andrebbero tenuti negli stadi anche per non mettere a repentaglio la pubblica incolumità»;

   l'assessore ai grandi eventi, sport, turismo e moda del comune di Roma ha sommariamente liquidato la questione come «una polemica del tutto strumentale, ma che non esiste» e ha affermato che il Circo Massimo «è una location che viene preservata per ogni iniziativa: gli organizzatori quando arrivano lasciano la struttura in condizioni migliori di come l'hanno trovata, pagano 360 mila euro alla Sovrintendenza comunale per un giorno, 60 mila euro per i vigili, 50 mila euro per l'Ama. È il luogo più costoso in Europa che genera indotto economico», ad avviso dell'interrogante giustificando pertanto con il mero profitto economico qualsiasi effetto, anche dannoso e irreversibile, sul delicato patrimonio dell'area archeologica e sull'incolumità dalla cittadinanza;

   l'episodio non può tuttavia essere sottovalutato: la sera del 2 settembre 2023, come si legge da alcuni commenti su Facebook dei cittadini dei predetti rioni, si sarebbero sentite nuove oscillazioni alle abitazioni, seppur meno intense di quelle dell'11 agosto, durante il concerto del cantante Max Pezzali in svolgimento presso il Circo Massimo;

   lo svolgimento di eventi musicali che coinvolgono decine di migliaia di spettatori presso l'area del Circo Massimo rappresenta un concreto e inaccettabile, oltre che evitabile, rischio per il nostro patrimonio storico-artistico e archeologico;

   con riferimento alle vibrazioni prodotte dal concerto di Travis Scott, il Ministro Sangiuliano ha affermato: «Serviva una sede più adatta al suo spettacolo. La Capitale ne ha molte da offrire». E ha aggiunto: «Gli uffici competenti faranno le loro valutazioni. Il giorno di Ferragosto riunirò al ministero tutti i direttori generali, appuntamento alle 11, tra le tante questioni parleremo anche di questo»;

   da un articolo apparso su Il Fatto Quotidiano del 20 agosto 2023, si apprende che l'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e il Politecnico di Torino avrebbero inviato alla Sovrintendenza capitolina un report sulle vibrazioni rilevate durante il concerto di Bruce Springsteen del 21 maggio 2023 che i due enti sarebbero stati incaricati dal comune di Roma di effettuare un monitoraggio costante sugli eventi che si svolgono al Circo Massimo;

   sempre secondo la medesima fonte di stampa, una squadra di geologi dell'Ingv, guidata dalla dottoressa Paola Bordoni starebbe effettuando approfondimenti –:

   se il Ministro interrogato intenda farsi promotore, in dialogo con l'amministrazione comunale di Roma Capitale, di un attenta valutazione circa la compatibilità di questi eventi con la fragilità delle aree del Parco archeologico del Colosseo, anche al fine di vietare lo svolgimento di queste iniziative presso il Circo Massimo.
(3-00643)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Rocca Pisana o Aldobrandesca è il monumento simbolo di Giglio Castello: edificata tra il X e l'XI secolo dai Pisani, è stata più volte ampliata e restaurata dai Granduchi di Toscana;

   il 22 dicembre 2014 venne approvato lo schema di accordo di programma fra l'Ente-parco nazionale dell'Arcipelago Toscana e comune di Isola del Giglio relativo ai lavori di «riqualificazione della Rocca finalizzati alla realizzazione di un percorso museale». Il progetto utilizza un finanziamento di 800.000 euro che il Ministero dell'ambiente concede al comune, tramite l'Ente parco, poco dopo il disastro della Costa Concordia;

   il 4 agosto del 2017 la giunta del comune di Isola del Giglio approva il progetto dell'opera mentre il 29 dicembre 2017 vengono aggiudicati i lavori alla Piombino Edilizia;

   dopo numerose problematiche relative all'iter dei lavori (i lavori di restauro, iniziati nel gennaio 2018, si sono infatti fermati nel settembre del 2019 e mai ripresi), il comune del Giglio il 29 dicembre 2022 provvede alla risoluzione del contratto con la Piombino Edilizia;

   nel corso degli anni i partiti di opposizione (in particolare il Gruppo Consiliare «Progetto Giglio») hanno espresso forti preoccupazioni per il futuro della Rocca Pisana e denunciato la situazione anche attraverso continue interrogazioni al sindaco, ricevendo però soltanto «risposte evasive»;

   rispondendo a una interrogazione nel 2019 il sindaco dichiarò addirittura ufficialmente che l'opera «sarebbe stata completata entro la fine dell'anno»;

   il 9 aprile 2021 venne sottoscritto l'accordo di valorizzazione relativo alla «Rocca Pisana» di Isola del Giglio, in provincia di Grosseto, ai sensi dell'articolo 112 del codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42 del 2004, e in attuazione a quanto previsto dall'articolo 5 comma 5 del decreto legislativo n. 85 del 2010;

   l'accordo (in base al quale il Demanio ha trasferito al comune di Isola del Giglio la proprietà della Rocca Pisana) ha definito le strategie e gli obiettivi di tutela e valorizzazione del bene, quali: il mantenimento, la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico, storico e culturale che la «Rocca Pisana» ha costituito ed espresso nel corso della sua storia a partire dall'epoca della sua antica fondazione risalente all'alto medievale; il potenziamento dell'offerta culturale e della fruizione pubblica del bene, creando spazi museali dedicati all'esposizione di materiali archeologici, al tema geologico e mineralogico, alla ricchezza della biodiversità, sia terrestre sia marina, creazione di spazi da destinare a laboratori, seminari, presentazione di eventi e al ricordo delle vicende più significative che hanno coinvolto l'isola;

   appaiono palesi le inadempienze dell'amministrazione comunale del Giglio che, dopo oltre 6 anni dall'approvazione del progetto, non è riuscita a completare i lavori mentre un patrimonio storico e monumentale di enorme valore continua colpevolmente a versare in uno stato di totale incuria e palese abbandono, rappresentando addirittura un potenziale pericolo di pubblica sicurezza;

   il prefetto di Grosseto, interessato dal gruppo Consiliare «Progetto Giglio», già nel 2021 aveva chiesto al sindaco del comune dell'isola del Giglio di «fornire elementi di informazione, anche in relazione all'opportunità di effettuare un sopralluogo da parte dei tecnici del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio», proprio per valutare il degrado del complesso monumentale della Rocca Pisana –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano conseguentemente urgente e necessario intraprendere iniziative di competenza al fine di promuovere il restauro della Rocca Pisana, restituendo alla comunità un monumento di pregio e un volano dello sviluppo sociale, economico e turistico del territorio;

   se le attuali condizioni di degrado della Rocca Pisana rappresentino un potenziale pericolo per la sicurezza pubblica;

   se nel corso degli anni vi siano state inadempienze dell'amministrazione comunale del Giglio rispetto agli impegni assunti per il restauro e la valorizzazione della Rocca Pisana e se tali mancanze abbiano comportato la perdita di finanziamenti pubblici ricevuti.
(5-01314)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:


   SANTILLO, FENU, FRANCESCO SILVESTRI, BALDINO, AURIEMMA e CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   mentre il Governo a giudizio degli interroganti continua la campagna denigratoria sul superbonus, migliaia di cittadini e imprese attendono ancora di sapere quale sarà la sorte degli incentivi edilizi al fine di valutare come proseguire i lavori bloccati da mesi;

   le risonanti dichiarazioni sul superbonus, addirittura qualificato dalla Presidente del Consiglio dei ministri Meloni come la «più grande truffa ai danni dello Stato», e l'adozione di provvedimenti lacunosi (come da ultimo dimostra la proroga concessa per i soli edifici unifamiliari, con esclusione dei condomini) hanno come unico effetto quello di confondere gli addetti ai lavori, alimentando l'incertezza e bloccando gli investimenti in essere;

   nel drammatico scenario cui si è giunti, l'unica certezza è data dall'impatto positivo che il superbonus ha avuto sul prodotto interno lordo e sulla dinamica debito/prodotto interno lordo negli anni passati;

   impatto positivo certificato non solo da autorevoli centri studi nazionali (Ufficio centrale di bilancio, Banca d'Italia, Nomisma, Fondazione nazionale dei Commercialisti), ma anche in ambito europeo: le previsioni economiche d'estate presentate dalla Commissione europea mettono in rilievo come il rallentamento della crescita economica dell'Italia registrato nel 2022 sia stato diretta conseguenza dell'eliminazione degli incentivi straordinari e temporanei per le ristrutturazioni edilizie decisi durante la pandemia, che hanno spinto fortemente l'attività edilizia negli ultimi due anni;

   l'esigenza di avere quanto prima certezza sul futuro degli incentivi edilizi è oggi ancor più importante in considerazione della confidente ripresa del mercato delle cessioni come risulta dal recente comunicato di Poste italiane, che ha annunciato la riapertura del canale di acquisto dei crediti, nonché dalle operazioni di acquisto (pubblicate in Gazzetta ufficiale) da parte di diversi operatori di mercato, anche con riferimento a crediti futuri, a dimostrazione della fiducia che il mercato privato riserva (ancora) nella prosecuzione delle misure e nella riattivazione del meccanismo di cessione;

   del resto non potrebbe essere diversamente se solo si rammentano le richieste che le attuali forze di maggioranza avanzavano nei confronti dei precedenti Governi, tutte finalizzate a preservare, snellire e prorogare (addirittura fino al 2025) la vigenza dei bonus edilizi e, in particolare, del superbonus –:

   se confermi la proroga al 2024 del superbonus 110 per cento, con particolare riguardo agli interventi relativi a condomini, e, in generale, quali siano le intenzioni del Ministro interrogato in merito alla proroga dei bonus edilizi e alla riattivazione della cessione dei crediti, considerate anche le richieste che solo un anno fa avanzava l'attuale maggioranza di Governo.
(3-00631)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   FENU, SANTILLO, ALIFANO, RAFFA e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la gestione di competenza del bilancio, risultante dal rendiconto 2022, ha registrato accertamenti per entrate finali pari a circa 711,8 miliardi;

   rispetto all'esercizio 2021, gli accertamenti per entrate finali risultano in aumento del 12 per cento (+78,3 miliardi), di cui circa 55 miliardi in più derivanti da entrate tributarie;

   analizzando le principali imposte, tra le entrate ricorrenti, l'«IRES» rappresenta la voce che ha registrato la maggiore variazione positiva in percentuale rispetto all'anno precedente (+40 per cento), con accertamenti pari a 50,3 miliardi, rispetto ai 35,9 miliardi dei 2021;

   dal Bollettino delle entrate tributarie 2022 risulta che l'incremento è legato all'aumento del numero dei contribuenti e dei versamenti medi;

   nel corso dell'esame del rendiconto in Commissione VI il dibattito si è concentrato sulla possibile correlazione tra gli incrementi di gettito dell'anno 2022 e l'andamento degli investimenti nel settore edilizio, che proprio nell'anno 2022 hanno riscontrato il numero più alto di interventi legati ai cosiddetto superbonus e ai restanti bonus edilizi;

   le rilevazioni di Enea, infatti, attestano al 31 dicembre 2022 un totale di interventi superbonus ammessi in detrazione pari a 68 miliardi, cui si aggiungono i restanti bonus edilizi;

   nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia, con riferimento agli interventi posti in essere fino al 31 agosto 2023, Nomisma ha stimato un valore diretto, indiretto e indotto superiore ai 200 miliardi;

   nell'ambito della medesima indagine conoscitiva, la Banca d'Italia ha evidenziato che a fine 2022 il valore aggiunto nelle costruzioni, che rappresenta circa il 5 per cento del valore aggiunto totale, è cresciuto in termini reali di quasi 30 punti percentuali rispetto al livello medio del biennio pre-crisi 2018-19, contro 2 punti dei servizi e una lieve riduzione nell'industria in senso stretto;

   la stessa Banca d'Italia ha evidenziato che l'impatto macroeconomico dei bonus edilizi non è limitato alla realizzazione di investimenti in costruzioni «aggiuntivi» sommandosi anche gli effetti moltiplicativi determinati dall'attivazione della domanda aggregata e dell'occupazione –:

   quale sia la variazione di gettito fiscale, con riferimento alle imposte dirette e indirette, imputabile al settore edilizio per ciascuna delle annualità dal 2018 al 2022 e la corrispondente base imponibile, specificando, ove possibile, il volume di ricavi relativo alle diverse tipologie di bonus edilizi, risultante dalle fatturazioni elettroniche trasmesse all'Agenzia delle entrate.
(5-01303)


   CENTEMERO, BILLI, BAGNAI, CAVANDOLI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 273 e 274, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha introdotto nel testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, l'articolo 24-ter che introduce un regime opzionale per l'imposta sui redditi delle persone fisiche titolari di redditi di pensione estera che trasferiscono la propria residenza fiscale nel Mezzogiorno;

   possono optare per il regime fiscale previsto dall'articolo 24-ter del Tuir le persone fisiche non residenti «titolari dei redditi da pensione di cui all'articolo 49, comma 2, lettera a), erogati da soggetti esteri, che trasferiscono in Italia la propria residenza ai sensi dell'articolo 2, comma 2, in uno dei comuni appartenenti al territorio delle regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia, con popolazione non superiore a 20.000 abitanti, e in uno dei comuni con popolazione non superiore a 3.000 abitanti compresi negli allegati 1, 2 e 2-bis al decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229»;

   il decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 25 (cosiddetto decreto-legge Sostegni-ter) ha ampliato la platea dei beneficiari del regime di favore: possono, quindi, beneficiarne anche i pensionati esteri che trasferiscono la residenza nei comuni coinvolti nel terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009. Inoltre, il limite di 20 mila abitanti, prima stabilito per i soli comuni appartenenti alle regioni del Mezzogiorno, viene esteso a tutti i comuni «agevolabili», quindi anche a quelli interessati dagli eventi sismici, precedentemente vincolati al tetto di tremila abitanti;

   a ulteriore stimolo per la crescita, il legislatore ha previsto, inoltre, che le risorse provenienti dall'imposta sostitutiva siano interamente destinate ai poli universitari tecnico-scientifici del Sud per assegni di ricerca e progetti innovativi –:

   dalla entrata in vigore della presente disposizione, quanti siano stati i soggetti beneficiari dell'opzione di vantaggio, con particolare riferimento alto Stato estero di residenza, nonché al comune italiano nel quale si sono trasferiti.
(5-01304)


   MEROLA e CASU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 231-252, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, come modificato dall'articolo 4 del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 87, ha introdotto una nuova definizione agevolata per i debiti contenuti nei carichi affidati all'agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022, anche se ricompresi in precedenti agevolazioni di cui si è determinata l'inefficacia;

   la disposizione prevede la facoltà, per il contribuente, di estinguere i debiti iscritti a ruolo senza corrispondere le somme affidate all'agente della riscossione a titolo di interessi e sanzioni, interessi di mora e aggio;

   per aderire alla definizione agevolata, il contribuente avrebbe dovuto presentare una dichiarazione di adesione esclusivamente in via telematica entro il 30 giugno 2023;

   il 30 settembre 2023 è, invece, il termine entro il quale l'Agenzia delle entrate-riscossione deve trasmettere ai contribuenti la «comunicazione delle somme dovute» per il perfezionamento della definizione agevolata;

   il pagamento dei carichi compresi nella definizione agevolata deve essere effettuato in unica soluzione entro il 31 ottobre 2023, ovvero nel numero massimo di diciotto rate, la prima e la seconda delle quali, ciascuna di importo pari al 10 per cento delle somme complessivamente dovute ai fini della definizione, con scadenza rispettivamente il 31 ottobre e il 30 novembre 2023; le restanti rate, di pari ammontare, scadranno il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024;

   con l'articolo 1, comma 240, della citata legge n. 197 del 2022, sono chiariti gli effetti della presentazione della dichiarazione di adesione con procedura agevolata, tra i quali la sospensione dei termini di prescrizione e decadenza e degli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni, nonché il divieto di iscrizione di nuovi fermi amministrativi e ipoteche e di nuove procedure esecutive e la prosecuzione di quelle già avviate;

   consta agli interroganti che alcuni contribuenti stiano, tuttavia, segnalando di aver ricevuto qualche giorno dopo la scadenza del 30 giugno 2023 le notifiche di messa in mora per le stesse cartelle per le quali era stata presentata la domanda di definizione agevolata e, persino, di aver subito il pignoramento dei conti bancari –:

   come intenda garantire ai contribuenti che abbiano presentato richiesta di adesione alla definizione agevolata di beneficiare della sospensione di cui all'articolo 1, comma 240, della legge 29 dicembre 2022, n. 197.
(5-01305)


   CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATERA, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da più parti viene evidenziata l'opportunità di prevedere una proroga dei termini relativamente alle assegnazioni, cessioni e trasformazioni agevolate, di beni ai soci e di trasformazione agevolata in società semplice delle società commerciali, previste dalla legge 29 dicembre 2022 n. 197 – legge di bilancio 2023;

   a esempio l'Ordine del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, nella persona del presidente dott. Elbano De Nuccio, con una lettera inviata dal Ministro interrogato, ha rilevato che molti degli iscritti alla categoria, chiamati dai loro assistiti a valutare la fattibilità e la convenienza della norma, segnalano che, per la concomitanza con i numerosi ulteriori adempimenti fiscali, (che hanno caratterizzato i mesi scorsi e per la frequente complessità intrinseca alle operazioni) il termine del 30 settembre prossimo, attualmente previsto per la stipula degli atti di assegnazione, cessione e trasformazione e per il versamento della prima rata delle imposte sostitutive dovute, rischia di precludere per numerosi contribuenti la possibilità di accedere alle disposizioni agevolative;

   da ciò deriva l'esigenza di valutare la concessione di un maggior termine che potrebbe essere quello del 30 novembre 2023 o meglio del 31 dicembre 2023, per perfezionare gli atti e, al fine di non incidere sui flussi di cassa attesi in termini di finanza pubblica, versare l'intero importo delle imposte sostitutive dovute;

   tale possibilità risponde all'obiettivo di far produrre pienamente alla norma gli effetti per i quali è stata emanata e al contempo, non inciderebbe peraltro sulla prospettiva di gettito per l'anno finanziario in corso, anzi, con ogni evidenza, consentirebbe la riscossione di maggiori imposte sostitutive –:

   se il Ministro interrogato condivida quanto esposto in premessa, e in caso affermativo, quali iniziative di tipo normativo intenda introdurre al fine di consentire un maggior termine per il perfezionamento delle operazioni di assegnazione e cessione agevolata di beni ai soci e di trasformazione agevolata in società semplice delle società commerciali.
(5-01306)


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 aprile 2023, n. 38, introduce, al comma 1, il divieto della cessione dei crediti fiscali;

   con il comma successivo del citato articolo 2, si escludono dal divieto di cessione, tra le altre, le opzioni per le quali, in data antecedente all'entrata in vigore del decreto, ovvero prima del 17 febbraio 2023, risultasse già presentata una comunicazione di inizio lavori asseverata;

   la Cila asseverata, di cui al comma 13-ter dell'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, fu introdotta soltanto il 1° giugno 2021 e l'adozione della modulistica unificata e standardizzata per la presentazione della comunicazione asseverata di inizio attività (CILA-Superbonus), ai sensi del citato comma 13-ter, fu introdotta soltanto con l'accordo 4 agosto 2021, n. 88/CU. (accordo Stato-regioni-enti locali);

   pertanto, a seguito delle disposizioni legislative susseguitesi e fin qui citate, per gli interventi edilizi antecedenti alla data del 5 agosto 2021, non poteva essere presentata la Cila asseverata, in quanto ancora non prevista, ma titoli abilitativi diversi, quali a esempio Scia, Cila ordinaria o richiesta di permesso a costruire;

   stando alla lettura letterale dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 aprile 2023, n. 38, per gli stati avanzamento lavori, successivi al 17 febbraio 2023 e relativi agli interventi posti in essere prima del 5 agosto 2021, sembrerebbe vietata la cessione del credito, con una disposizione che, a parere dell'interrogante, risulterebbe censurabile tanto perché retroattiva, quanto per disparità di trattamento –:

   se, per gli interventi avviati prima della data del 5 agosto 2021, la norma di cui all'articolo 2, comma 2, lettere a) e b), vada interpretata nel senso di considerare l'equipollenza alla Cila asseverata, di cui all'articolo 119, comma 13-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, allora non esistente, dei titoli abilitativi urbanistici allora vigenti.
(5-01307)


   BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ragioni di tutela della finanza pubblica hanno reso necessaria l'adozione di alcune misure, introdotte con il decreto-legge n. 11 del 2023, che hanno limitato l'ambito applicativo dell'opzione per lo sconto in fattura o per la cessione dei crediti d'imposta in sede di riconoscimento del cosiddetto superbonus 110 per cento;

   con il medesimo decreto-legge il Governo è intervenuto per escludere dalle suddette limitazioni gli interventi in edilizia libera, gli interventi in variante, i lavori effettuati nelle zone ricadenti in crateri sismici, quelli realizzati da IACP, cooperative, ONLUS e gli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche;

   nonostante il 3 aprile 2023 in sede di approvazione in aula del provvedimento sia stato approvato, previo parere positivo della rappresentante del Ministero economia e finanze Lucia Albano, l'ordine del giorno n. 9/889-AR/32 Borrelli che impegna il Governo: «a valutare l'opportunità di introdurre normative adeguate anche, occorrendo, in deroga al divieto di opzioni, di cui all'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, al fine di garantire la sicurezza e la conservazione degli edifici in aree interessate da fenomeni bradisismici», a tutt'oggi il Governo non ha adottato alcuna misura di prevenzione e di mitigazione del rischio finalizzata a tutelare le persone e le cose;

   l'adozione delle misure contenute negli articoli 119 e 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, che hanno elevato al 110 per cento la detraibilità delle spese per interventi di consolidamento statico o di riduzione del rischio sismico degli edifici, fino all'adozione dei sopra richiamati limiti di cui al decreto-legge n. 11 del 2023, hanno rappresentato una grande opportunità per territori come quelli ricadenti nell'area Flegrea quotidianamente interessati da movimenti bradisismici, misure che nell'ultimo biennio si sono viste affievolire il loro regime;

   i fenomeni sismici legati al bradisismo dell'area flegrea sono in costante e allarmante aumento: 4.488 negli ultimi 12 mesi e ben 880 solo nell'ultimo mese di giugno, mentre nella sperata di 7 settembre 2023 si è registrata una scossa di magnitudo 3.8 della scala Ricther, la più forte degli ultimi 20 anni, che ha generato ulteriore ansia nell'intera popolazione –:

   se non ritenga di dover urgentemente intervenire, dando seguito a quanto previsto dall'ordine del giorno riportato in premessa.
(5-01308)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   ENRICO COSTA, DEL BARBA, GADDA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a parere degli interroganti sono innumerevoli e palesi le violazioni del decreto legislativo n. 188 del 2021 che ha recepito la direttiva dell'Unione europea sulla presunzione di innocenza;

   dal mancato rispetto del divieto di assegnare ai procedimenti penali denominazioni lesive della presunzione di innocenza alla violazione della norma che impone al procuratore della Repubblica di mantenere i rapporti con gli organi di informazione esclusivamente tramite comunicati ufficiali oppure, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa, alla norma che stabilisce che la determinazione di procedere a conferenze stampa sia assunta con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che la giustificano; enormi violazioni si sono palesate, inoltre, in merito alla diffusione di informazioni sui procedimenti penali da parte delle forze di polizia, consentita solo quando strettamente necessaria per la prosecuzione delle indagini o quando ricorrono altre specifiche ragioni di interesse pubblico; in tali casi, il procuratore della Repubblica può autorizzare gli ufficiali di polizia giudiziaria a fornire, tramite comunicati ufficiali oppure conferenze stampa, informazioni sugli atti di indagine compiuti o ai quali hanno partecipato; l'autorizzazione è rilasciata con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che lo giustificano;

   la legge n. 71 del 2022, recante deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario, ha inoltre disposto la modifica dell'articolo 2, comma 1, lettera v), del decreto legislativo n. 19 del 2006, inserendo tra gli illeciti disciplinari la violazione delle norme illustrate;

   il Governo si è impegnato, con l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/00547-A/009 e con la mozione n. 1-00094, a prevedere che l'ispettorato generale del Ministero della giustizia effettui un monitoraggio degli atti motivati dei procuratori della Repubblica in ordine alla sussistenza dell'interesse pubblico che giustifica l'autorizzazione a conferenze stampa e comunicati degli organi inquirenti –:

   quale sia lo stato di attuazione della normativa riportata, in particolare se il Governo abbia effettuato il citato monitoraggio e se siano state avviate azioni disciplinari nonché se, anche sulla base degli esiti del monitoraggio, intenda avvalersi della facoltà di adottare, entro il 14 dicembre 2023, un decreto legislativo recante correttivi e integrazioni al decreto legislativo n. 188 del 2021 contenente norme tese a scongiurare le violazioni indicate in premessa e ad istituire – per garantire il rispetto del principio della presunzione di innocenza – il divieto di pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare (modificando l'articolo 114 del codice di procedura penale) finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare.
(3-00637)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea, il 14 luglio 2023, nell'ambito della procedura d'infrazione (4081)2016 «Compatibilità con il diritto dell'Unione europea della disciplina nazionale che regola il servizio prestato dai magistrati onorari», ha deciso di emettere parere motivato ai sensi dell'articolo 258, comma 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, segnalando la non conformità della normativa italiana alla normativa dell'Unione europea, con riguardo alle condizioni di lavoro dei magistrati onorari;

   in particolare, allo stato dei fatti, si riscontra un trattamento meno favorevole per i magistrati onorari, rispetto all'omologo comparabile, in relazione alle seguenti condizioni d'impiego: indennità in caso di malattia, infortunio e gravidanza; iscrizione alla gestione separata presso Inps o a cassa forense, in luogo del fondo Inps per gli omologhi professionali; modalità e livelli retributivi; trattamento fiscale; ferie annuali retribuite dei giudici onorari che hanno assunto le funzioni prima del 15 agosto 2017; mancata adozione di misure idonee a sanzionare il ricorso abusivo alla successione di rapporti a tempo determinato;

   la Commissione europea ha concluso che la categoria comparabile, unica, ai fini della parità di trattamento nelle condizioni di impiego, comprese le modalità e il livello di retribuzione, sia quella dei giudici togati e, conseguentemente, i magistrati onorari hanno il diritto di non essere trattati in modo meno favorevole;

   allo Stato italiano è stato indicato il termine di 60 giorni per adottare tutte le disposizioni necessarie per conformarsi al suddetto parere e, decorso tale termine, la Commissione europea potrà deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea;

   stante l'interesse dimostrato, già in altre sedi, da parte del Governo sul tema in questione, va considerato che i magistrati onorari sono una risorsa irrinunciabile e costituiscono un pilastro della giurisdizione di primo grado, ove amministrano oltre la metà del contenzioso, con punte del 90 per cento nel settore requirente –:

   quale sia, in questo quadro, lo stato di attuazione della riforma – nei termini e nei tempi indicati dalla Commissione europea – e quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per adeguarsi a quanto dalla stessa stabilito, per favorirne la piena realizzazione.
(3-00638)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   MAZZETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica — Per sapere – premesso che:

   a Firenze dal 1° settembre 2023 è scattato un nuovo blocco dei diesel euro 5, con l'estensione del divieto di circolazione su parte dei viali di circonvallazione per i veicoli immatricolati tra il 2012 e il 2014. Divieto in vigore dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30. Il 1° giugno 2023 era entrato in vigore lo stop per i mezzi a gasolio dal 2009 al 2011. La misura è adottata in attuazione dei protocolli tra il comune e la regione Toscana per rispettare i parametri europei sull'inquinamento atmosferico;

   la misura è particolarmente grave in quanto colpisce alcune tra le principali vie di scorrimento condannando a un ingiustificato esborso economico migliaia di aziende e famiglie, le quali si trovano all'improvviso costrette a dover cambiare i propri mezzi di trasporto e di lavoro. L'anticipazione del blocco ai diesel Euro 5 è un provvedimento non adeguatamente motivato, visto che la data inizialmente prevista era il 2025;

   la regione ha previsto degli incentivi per la sostituzione dei veicoli diesel Euro 5, tuttavia queste misure sono insufficienti e con bandi molto restrittivi. Il gruppo di Forza Italia ha presentato al Consiglio regionale una mozione per chiedere che vengano erogati altri incentivi per non colpire ulteriormente i privati cittadini e le attività economiche del territorio;

   gli incentivi statali per le motorizzazioni endotermiche euro 6 sono esauriti e le auto ibrido/elettriche, sia pure incentivate, hanno prezzi inabbordabili per la gran parte della popolazione;

   la recente approvazione del decreto che pospone di un anno il blocco della circolazione dei diesel euro 5 nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, nelle quali si registrano livelli di inquinamento assai più elevati che nella città di Firenze, dimostra che la regione avrebbe potuto avviare un confronto tecnico con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al fine di trovare soluzioni di altra natura che venissero incontro alle esigenze di cittadini e lavoratori;

   nel decreto legislativo n. 155 del 2010, di attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria, si afferma (articolo 1 comma 5): che «Le funzioni amministrative alla gestione della qualità dell'aria competono allo Stato, alle regioni e agli enti locali, nei limiti previsti dal decreto stesso». Attualmente in materia di circolazione dei veicoli nelle località urbane si rinviene quello che ad avviso dell'interrogante è una babele di disposizioni, che minano la certezza del diritto;

   il diritto alla mobilità privata da parte delle classi sociali meno abbienti e dei lavoratori è una delle conquiste dell'Italia del dopoguerra. È proprio questo diritto che le amministrazioni di alcun grandi città stanno mettendo in discussione, senza contestualmente mettere a punto piani di mobilità collettiva e una rete di trasporto pubblico adeguati –:

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a estendere la proroga del blocco dei veicoli diesel euro 5 previste per le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, anche alla regione Toscana;

   se non si ritenga opportuno ricondurre i provvedimenti sulla mobilità privata urbana a una serie di principi generali, adottando iniziative anche normative volte a stabilire l'inapplicabilità di disposizioni locali che vietino la circolazione per motivi ambientali, se adottate in assenza di adeguate e contestuali misure volte a realizzare le infrastrutture necessarie a migliorare la mobilità e a garantire un trasporto pubblico efficiente e adeguato alle esigenze, tutelando il diritto alla mobilità privata dei meno abbienti che utilizzano il proprio veicolo per lavoro.
(3-00641)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   MAURI, BONAFÈ, SCHLEIN, CUPERLO, FORNARO, FERRARI, GHIO e CASU. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la situazione dei minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio italiano si sta aggravando di giorno in giorno, mentre assessori e sindaci sono costretti a trovare ogni settimana una collocazione a centinaia di minori non accompagnati, sempre più giovani, senza disporre degli strumenti adeguati a fronteggiare una situazione così complessa;

   i dati del Ministero dell'interno segnalano la presenza di 21.000 minori stranieri non accompagnati;

   a fronte di questi numeri, per i minori stranieri non accompagnati sono solo 6.300 i posti del sistema di accoglienza e integrazione e 1.700 i posti dei centri di accoglienza straordinaria;

   i restanti posti sono attivati straordinariamente da comuni e prefetture e rimborsati dallo Stato per 100 euro pro capite/pro die, con un aggravio di costi rispetto ai rimborsi per i posti del sistema di accoglienza e integrazione e per quelli dei centri di accoglienza straordinaria;

   allo stato attuale, dunque, le strutture dedicate ai minori stranieri non accompagnati sono sature e le richieste di attivazione di nuovi centri non sono state ascoltate;

   alla luce di quanto riportato desta particolare preoccupazione il fatto che, tra l'altro, il numero di minori collocati temporaneamente in strutture per adulti cresce di giorno in giorno, mentre i tempi di queste permanenze improprie si stanno notevolmente allungando;

   sono ormai diversi mesi che l'Anci chiede l'attivazione di centri governativi di primissima accoglienza, almeno uno per regione, nonché un adeguamento della capacità della rete del sistema di accoglienza e integrazione per i minori stranieri non accompagnati per almeno 5.000 posti, nonché risorse adeguate alla vulnerabilità e all'età dei minori, con l'ampliamento urgente della disponibilità delle strutture autorizzate che coinvolga anche le regioni;

   molti comuni hanno ormai in accoglienza un numero di minori stranieri non accompagnati sproporzionato rispetto alle dimensioni dell'ente locale e alle sue capacità economico-finanziarie;

   il numero dei posti del sistema di accoglienza e integrazione per minori esistenti è largamente insufficiente per far fronte all'attuale domanda. Anche perché molti comuni, anche di media e grande dimensione, non li hanno mai attivati;

   è necessario introdurre il principio dell'obbligatorietà di un numero minimo di posti del sistema di accoglienza e integrazione per minori per tutti i comuni, in ragione di alcuni parametri come il numero di abitanti e la capacità economico/finanziaria –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per rispondere alle molte criticità sollevate e, in particolare, se e quali nuovi centri di primissima accoglienza intenda attivare, se e come intenda potenziare la rete del sistema di accoglienza e integrazione per minori, anche rendendone obbligatoria l'istituzione, e se intenda impegnare la struttura di missione del Ministero dell'interno per rendere operativo ed equilibrato il riparto, riassegnando alle prefetture i minori stranieri non accompagnati in caso di rintraccio presso altro territorio.
(3-00632)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'anno 2022 dal confine orientale hanno fatto ingresso circa 14.000 cittadini stranieri, la gran parte dei quali afghani in chiara situazione di bisogno;

   secondo i dati in possesso dell'interrogante, gli accessi da quella che è definita la «rotta balcanica» rappresentano circa il 10 per cento degli ingressi dei migranti in Italia; non sono tuttavia noti i dati precisi riguardanti gli effettivi arrivi dal confine orientale, che non vengono computati all'interno del cruscotto giornaliero pubblicato sul sito del Ministero dell'interno;

   in occasione di una recente visita di monitoraggio operata dall'interrogante a Trieste e Gorizia, è stato possibile accertare come la situazione in quelle zone sia di estrema criticità in termini di mancata accoglienza. A Trieste, ad esempio, centinaia di richiedenti asilo attendono mesi prima di essere inseriti nel sistema di prima accoglienza ed essere redistribuiti nelle strutture disponibili su tutto il territorio nazionale;

   una situazione di generale sovraffollamento e degrado è registrata in strutture a diretta gestione del Ministero dell'interno, dove si registra la mancanza di qualsivoglia minimo requisito di agibilità e rispetto delle normative in materia igienico-sanitaria e la mancanza di qualsiasi tutela dei diritti umani riconosciuti dalle convenzioni internazionali cui l'Italia è parte: come nel centro di accoglienza per richiedenti asilo di Gradisca ove è collocato un numero di ospiti che risulta il triplo della capienza massima prevista;

   la mancanza di un piano adeguato di redistribuzione comporta non solo l'abbandono in strada, ma anche il sovraffollamento dei centri deputati alla prima risposta per gli arrivi, che implica una costante situazione di crisi che, pur essendosi aggravata durante l'estate che sta volgendo al termine, risponde in generale ad una carenza e a una difficoltà strutturale dell'intero sistema;

   la mancanza di qualsiasi tipo di programmazione comporta l'incapacità delle strutture deputate all'accoglienza in Friuli Venezia Giulia ad accettare ulteriori richiedenti asilo anche in virtù del fatto che questo comporterebbe una sproporzione tra questi territori e il resto della penisola, con gravi disfunzioni organizzative del fenomeno degli arrivi dalla «rotta balcanica»;

   il Governo secondo l'interrogante non sembra in grado di dare risposte efficaci in materia di accoglienza o anche di mera gestione degli arrivi, il che rischia di aggravarsi se considerato quanto previsto dagli organismi internazionali che prevedono un cospicuo aumento degli arrivi da quel versante –:

   perché non siano resi pubblici i dati concernenti gli arrivi dalla frontiera orientale e come intenda il Governo organizzare la prima accoglienza e predisporre un piano di redistribuzione di quanti arrivano sul territorio nazionale dalla rotta balcanica.
(3-00633)


   MOLINARI, IEZZI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da articoli di stampa, il Governo e il Ministero dell'interno avrebbero intenzione di intervenire sul fenomeno sempre più diffuso dei giovani immigrati che arrivano nel nostro Paese e che si dichiarano minorenni, pur non essendolo, con lo scopo di godere dei particolari benefici previsti dalla legislazione italiana per chi si trovi in tale condizione;

   questo fenomeno, come dimostrano anche i numeri di seguito riportati, sarebbe letteralmente esploso negli ultimi anni, alimentato anche dalla procedura prevista dalla legge 7 aprile 2017, n. 47, che si basa di fatto, mancando spesso i documenti anagrafici, su una semplice autocertificazione da parte dell'interessato e/o in complesse attività di equipe multidisciplinari, rivelandosi negli anni assolutamente insufficiente, oltre che particolarmente onerosa;

   stando ai dati pubblicati sul sito del Ministero dell'interno all'11 settembre 2023 sarebbero 11.630 i presunti minori stranieri arrivati in Italia via mare, di cui circa mille solo negli ultimi dieci giorni, e di questi, sempre in base a stime ministeriali riportate dai giornali, il 70 per cento si dichiarerebbe diciassettenne, dato che già di per sé ha suscitato qualche legittimo sospetto;

   ad alimentare i sospetti anche diverse inchieste giornalistiche che hanno raccolto le testimonianze di alcuni operatori umanitari impegnati in prima linea nell'accoglienza, tra cui fonti vicine alla Caritas italiana, i quali hanno raccontato che molti immigrati non accompagnati affermano di essere minorenni anche se poi viene spesso accertato che così non è, con ciò sottraendo nel frattempo risorse e servizi che andrebbero invece destinati a chi si trova effettivamente in stato di vulnerabilità per la minore età;

   l'iniziativa annunciata di procedere ad una revisione della normativa in vigore in materia di accertamento dell'età dei minori stranieri non accompagnati per stabilire chi effettivamente e legittimamente ha diritto alle specifiche tutele previste dall'ordinamento italiano rappresenterebbe anche l'occasione per dare finalmente una risposta concreta agli operatori umanitari e, soprattutto, ai sindaci e agli amministratori locali che da tempo chiedono un suo adeguamento, essendo quotidianamente in prima linea e alle prese con un fenomeno di sempre più difficile gestione –:

   quali iniziative intenda assumere per procedere ad una modifica dell'attuale normativa in materia di minori stranieri non accompagnati, con particolare riguardo alle procedure che attualmente regolano l'accertamento dell'età, disciplinate dalla legge 7 aprile 2017, n. 47.
(3-00634)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Parco verde di Caivano, quartiere maledetto della camorra e dello spaccio, un «branco di lupi cattivi» ha stuprato ripetutamente due ragazzine di 10 e 12 anni: violenze brutali riprese con i cellulari;

   la vicenda, nell'incredulità generale e in quella che appare l'indifferenza degli organi preposti, ha suscitato forte indignazione nell'opinione pubblica, ma solo l'appello accorato di don Patriciello – prete anti-clan – a giudizio degli interroganti «sveglia» il torpore del Governo, e così a fine agosto 2023 il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e il Ministro interrogato si recano a Caivano affermando: «lo Stato ha fallito», ma «in tempi brevi ci sarà una bonifica radicale»;

   il sacerdote poi ha affermato: «ha preso degli impegni e noi le crediamo. Abbiamo un desiderio grande di applaudire, ma se le promesse, come accaduto altre volte, non verranno mantenute sapremo anche fischiare»;

   il 5 settembre 2023 c'è stato un blitz con 400 agenti delle forze dell'ordine, un intervento annunciato, che non ha portato nessun effetto oltre il sequestro di qualche arma, droga e contanti che per una piazza di spaccio sono spiccioli. La camorra ha avuto tutto il tempo di mettere al sicuro quello che non doveva essere trovato;

   Caivano, come altre realtà in Italia, ha bisogno di interventi strutturali e permanenti, non operazioni propagandistiche e una tantum;

   il 7 settembre 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà e alla criminalità giovanile, misure tutte repressive, mentre Caivano chiede: giustizia, lavoro, istruzione, servizi e sicurezza;

   a dimostrazione di quanto il blitz annunciato non avesse intimorito le organizzazioni criminali a Caivano, sempre a Parco verde la camorra ha continuato a sfidare le istituzioni, prima gambizzando un uomo, poi sparando all'impazzata con mitra e pistole: la classica «stesa»;

   ancora una volta don Patriciello dichiara: «il pensiero va ai bambini, agli anziani, agli ammalati che sono ancora terrorizzati. Tanti sono prigionieri in casa e non escono più»;

   è facile comprare armi, bastano un paio di click e 500 euro per comprare Kalashnikov AK-47, fucile, granate, una pistola. Basta fare un giro su black market guns, uno dei numerosi negozi virtuali di armi che popolano il dark web –:

   quali siano i dati in possesso del Ministro interrogato sul traffico illegale di armi che si svolge on line e nelle piazze reali e, conseguentemente, quali interventi strutturali e permanenti abbia messo in cantiere per rendere Caivano, come altre realtà di degrado sociale, luoghi sicuri e vivibili.
(3-00635)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, KELANY, DE CORATO, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   lo stupro di due bambine da parte di un gruppo di adolescenti dell'hinterland napoletano è solo l'ultimo tragico caso di cronaca nera che ha visto protagonista il Parco verde di Caivano, quartiere sotto il controllo della criminalità organizzata e una delle più grandi piazze di spaccio di droga in Europa;

   il 31 agosto 2023 il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, in occasione della sua partecipazione a Caivano alla riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha espresso la propria «solidarietà alle vittime innocenti di un atto disumano» e ha affermato che «il messaggio principale che noi vogliamo dare è che in Italia non possono esistere zone franche ed è un messaggio che diamo qui, ma il Parco verde di Caivano non è l'unico territorio che versa in queste condizioni. Sono molti, come noi sappiamo, i territori che versano in queste condizioni, il messaggio è rivolto alle tante Caivano d'Italia»;

   il 5 settembre 2023 si è svolta nel Parco verde e nelle località limitrofe una vasta operazione di carabinieri, polizia e Guardia di finanza, un controllo straordinario ad «alto impatto» svolto in contemporanea da oltre quattrocento agenti che hanno eseguito numerose perquisizioni e identificazioni di persone e veicoli sospetti, nonché controlli amministrativi finalizzati alla verifica del rispetto delle norme del codice della strada e delle condizioni di salubrità ambientale ed igienico-sanitaria dei vari immobili, effettuati anche con ausilio della polizia metropolitana;

   al blitz di Caivano hanno fatto seguito altre due vaste operazioni interforze con modalità «alto impatto» nelle città di Roma e Napoli, rispettivamente nel quartiere di Tor Bella Monaca e nei cosiddetti Quartieri spagnoli, nelle quali sono stati impegnati ottocento operatori della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza;

   gli interventi delle forze dell'ordine sono volti a ripristinare la legalità in zone ad alta densità criminale e a garantire ai cittadini una rafforzata presenza sul territorio «affinché in Italia non ci siano più zone franche» e ad essi hanno fatto e faranno seguito specifici interventi anche normativi, nonché la nomina di un apposito commissario straordinario;

   nelle scorse notti, nel Parco verde di Caivano hanno nuovamente avuto luogo gravi episodi di violenza con l'obiettivo di intimidire la popolazione e contrastare lo sforzo dello Stato di bonificare i territori –:

   quali ulteriori iniziative il Governo intenda assumere al fine di contrastare la criminalità organizzata e restituire tutti i territori alla legalità, eliminando definitivamente le cosiddette zone franche.
(3-00636)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PENZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 agosto 2023, Caivano ha avuto l'onore di ospitare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno;

   in concomitanza con la venuta delle suddette personalità, l'alert presso le forze dell'ordine locali, come la compagnia dei Carabinieri, è stato elevato ai massimi livelli;

   nonostante gli sforzi e le rassicurazioni, la città di Caivano continua a essere scenario di gravi fatti di cronaca. Nello specifico, la sera del 4 settembre 2023, un 43enne è stato gambizzato nel centro storico da criminali in moto, e altri casi di sparatorie e fenomeni intimidatori si continuano a registrare in questi giorni;

   dopo le palesate rassicurazioni da parte del Governo su Caivano, la percezione di insicurezza nella comunità non accenna a diminuire, tanto da far sorgere la sensazione che la criminalità stia apertamente sfidando le istituzioni statali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del grave episodio di violenza avvenuto a Caivano il 4 settembre 2023;

   se intenda adottare un'urgente iniziativa normativa, che si affianchi al già esistente decreto del Governo «riqualifica Caivano», per affrontare in maniera organica e mirata la questione della sicurezza pubblica nella città;

   se intenda fornire dati aggiornati in merito alle attività criminali a Caivano, incluse tipologie di crimini, età media dei criminali, tassi di recidiva e altre informazioni rilevanti, in modo da valutare efficacemente le misure da adottare;

   se intenda agire al più presto, dato l'alto livello di preoccupazione che pervade la comunità di Caivano e l'urgenza di intervenire per restituire un clima di legalità e tranquillità.
(4-01555)


   LA PORTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 agosto 2023, ed in orario diurno, ha avuto luogo una brutale aggressione ai danni di un cittadino in villeggiatura presso Altopascio (Lu) che ha causato, dopo 10 giorni di agonia, la morte dello stesso;

   il gravissimo fatto di cronaca, che ha visto il decesso del signor Luigi Pulcini di 75 anni, ha avuto una grande risonanza mediatica ed è stato, giustamente, ripreso dalle più importanti emittenti televisive nazionali che hanno sottolineato la crescente preoccupazione per l'aumento del clima di timore che i cittadini stanno vivendo dopo l'efferata aggressione;

   da tempo Altopascio, piccolo centro di 15 mila anime, è teatro di episodi di microcriminalità e non solo, che derivano essenzialmente dalla presenza di spacciatori in aree centrali del comune dove i cittadini avvertono ostilità e preferiscono evitare di percorrere e vivere;

   il lavoro sinergico della magistratura e delle forze dell'ordine ha permesso di tracciare l'identikit del presunto responsabile dell'omicidio preterintenzionale, individuandolo in un soggetto presumibilmente di origine sinti, ad oggi ancora a piede libero –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se disponga di elementi in ordine all'identificazione del presunto omicida, della sua nazionalità di origine e della sua ultima residenza, e quali iniziative, per quanto di competenza, siano state poste in essere e si intendano porre in essere per assicurare un capillare controllo del territorio e per contribuire ad assicurare alla giustizia il responsabile della brutale aggressione.
(4-01560)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORATTINI, MANZI, MARINO, IACONO e ROGGIANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   le nomine annuali dei docenti, come riportato dagli organi di stampa di settore – sono caratterizzate da ritardi ed errori; alle procedure slittate di pochi o diversi giorni, a causa del protrarsi delle operazioni in alcune province, inoltre, in più Uffici scolastici si stanno sommando diversi problemi sulle individuazioni dei candidati: nello specifico, vi sono province dove non si è rispettato l'ordine delle graduatorie Gae e Gps e in altri casi ad essere danneggiati, con esclusione automatica dalle convocazioni, risultano i supplenti che tra le 150 scuole prescelte non hanno indicato le scuole con posti liberi;

   come denunciato dagli stessi docenti, per l'espletamento delle nomine dei precari sono previsti tempi lunghi, almeno nelle grandi città e nelle province (come Milano, Roma, Mantova e tante altre);

   nella regione Lombardia, a titolo esemplificativo, sono stati numerosi gli errori nel software del Ministero, l'algoritmo che comunica via email la chiamata delle cattedre a tempo determinato;

   solo nella provincia di Mantova, sono circa 30 gli insegnanti di sostegno precari, rimasti senza cattedra a causa di un errore determinato dal software del ministero;

   il meccanismo ministeriale avrebbe attribuito le stesse cattedre a distinti insegnanti, escludendo alla fine gli stessi chiamati dalle graduatorie provinciali per le supplenze annuali;

   gli insegnanti precari risulterebbero, inoltre, ulteriormente penalizzati dal bollettino di rettifica, pubblicato a distanza di poche ore dalle convocazioni dall'Ufficio scolastico provinciale;

   come denunciato dagli stessi insegnanti: «In seguito ai gravi errori commessi dall'ufficio scolastico provinciale di Mantova è stato pubblicato il bollettino di rettifica e revoca ma anche il bollettino è sbagliato. Hanno nuovamente assegnato cattedre inesistenti addirittura a persone in ruolo nei medesimi plessi che avevano fatto domanda di rinuncia delle nomine da Gps come dimostrato alla scuola»;

   gli stessi insegnanti risulterebbero, inoltre, superati nelle graduatorie da inscritti con punteggio più basso;

   questi problemi avranno ripercussioni negative anche sul corretto avvio dell'anno scolastico –:

   come il Ministro interrogato intenda intervenire al fine di porre rimedio all'evidente situazione di disparità venutasi a creare, ed evitare, al contempo, la mole di ricorsi che già interessano il Ministero dell'istruzione e del merito e garantire ai docenti, utilmente collocati nelle Gps, il diritto all'insegnamento acquisito;

   anche al fine di consentire un anticipo temporale delle nomine, se non intenda, altresì, in vista del rinnovo biennale delle Gps previsto per il prossimo anno 2024, modificare il software del Ministero, l'algoritmo che comunica via email la chiamata delle cattedre, inserendo il percorso di ciascun docente, tenendo conto degli anni di servizio e salvaguardando la continuità didattica.
(5-01311)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   TENERINI e CALDERONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il bacino d'utenza della sede Inps di Barcellona Pozzo di Gotto è costituito non solo dai residenti della città, bensì da quelli di altri 11 comuni, offrendo così servizi ai cittadini di una vasta aerea tirrenica, processando, e quindi rispondendo, a innumerevoli domande di prestazioni;

   soltanto gli appuntamenti fisici dei cittadini allo sportello hanno raggiunto una media di circa 5.000 registrazioni e, considerata la vastità delle materie di competenza – che vanno dalle prestazioni, ormai classiche, come le pensioni, le naspi, le disoccupazioni agricole, alle nuove come i vari bonus, assegno unico, reddito di inclusione ed altro – la sede eroga prestazioni economiche per un valore, riferito ad annualità precedenti, di oltre un miliardo di euro e si occupa dei rapporti previdenziali di 33.354 aziende registrate, di cui 28.879 attive, fungendo da presidio contro le irregolarità contributive;

   Barcellona Pozzo di Gotto, con i suoi 50.000 residenti, è la città con maggiore popolazione nella provincia di Messina, dopo il capoluogo. Essa è sede di tribunale e dell'Agenzia delle entrate e la notizia della decisione di spostare la sede Inps a Milazzo pare irragionevole e penalizzante per le migliaia di cittadini che subirebbero enormi disagi dal doversi recare a Milazzo per ogni esigenza — :

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché la sede Inps di Barcellona Pozzo di Gotto non venga trasferita ad altra sede così come descritto in premessa, al fine di evitare il determinarsi di situazioni di disagio nell'operatività dei molteplici servizi resi dalla attuale sede a svantaggio dei cittadini utenti.
(5-01295)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023 si è verificato un gravissimo incidente sul lavoro lungo la tratta ferroviaria tra Brandizzo e Chivasso, in Piemonte;

   nell'incidente hanno perso la vita cinque operai (Kevin Laganà 22 anni di Vercelli, Michael Zanera 34 anni di Vercelli, Giuseppe Sorvillo 43 anni di Brandizzo, Giuseppe Lombardo 53 anni di Vercelli, Giuseppe Aversa 49 anni di Borgo d'Ale) mentre altri tre lavoratori sono rimasti feriti. Tutte le vittime erano dipendenti della Sigifer di Borgo Vercelli, mentre uno dei sopravvissuti era dipendente di Rfi;

   l'incidente si è verificato all'altezza del cantiere dove la squadra stava lavorando. Le vittime sono state travolte da un treno in transito;

   nell'immediato della strage, la procuratrice della Repubblica di Ivrea, Gabriella Vignone, ha dichiarato che: «Dalle prime indagini emergono gravi violazioni della procedura di sicurezza al momento dell'incidente»;

   a seguito delle prime indagini sono stati inseriti nel registro degli indagati i due sopravvissuti all'incidente, un addetto di Rfi e il caposquadra della Sigifer;

   oltre l'accertamento delle circostanze che hanno causato il grave incidente e la conseguente individuazione della responsabilità penali, che competono alla magistratura, emerge il tema delle procedure di sicurezza che attengono alle fasi di manutenzione della rete ferroviaria;

   come evidenziato dalle organizzazioni sindacali subito dopo l'incidente, anche se drammaticamente eclatante negli esiti e nella dinamica, non si è trattato di un evento straordinario. Negli ultimi anni, infatti, sono state diverse decine le vittime nei cantieri ferroviari del settore della manutenzione;

   come in questo caso, quasi tutte le vittime erano dipendenti di imprese aggiudicatrici di appalti, quindi non sottoposte al controllo diretto da parte del gestore della rete (R.f.i.) e dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa);

   come ricordato in comunicato congiunto delle più importanti sigle sindacali, condiviso dall'interrogante, esiste un pericolo imminente e costante del verificarsi di altri infortuni gravi sul lavoro nell'ambito della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie –:

   se non intenda intervenire con urgenza, per quanto di competenza, sulle problematiche connesse alla gestione e all'organizzazione del lavoro da parte di Rfi, anche predisponendo nuove procedure e nuovi protocolli, come da tempo richiedono le organizzazioni sindacali, per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati nella manutenzione delle infrastrutture ferroviarie, affinché non si ripetano più stragi come quella di Brandizzo.
(5-01296)


   SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS, SARRACINO e GUERRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha lanciato il Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa (Siisl), dedicato principalmente, anche se non in via esclusiva, agli ex percettori di reddito di cittadinanza «occupabili»;

   tramite questa piattaforma, gli occupabili possono iscriversi ai corsi di formazione, necessari per accedere al nuovo Supporto per la formazione e il lavoro e ricevere offerte di lavoro o manifestare interesse per le posizioni caricate nella piattaforma;

   per i richiedenti il sussidio sono richiesti impegni tassativi, informazioni dettagliate, vincoli stringenti, mentre per quanto concerne le offerte di lavoro le maglie, sulla base delle offerte finora presenti, appaiono molto più larghe;

   il formato standard degli annunci su Siisl prevede una parte testuale di descrizione del profilo ricercato ed una con un prospetto sintetico, dove dovrebbero essere riassunti le caratteristiche fondamentali del ruolo, i requisiti richiesti, le condizioni offerte. Quest'ultima parte si presenta, spesso, completamente vuota, non è presente nessuna informazione su retribuzione, tipologia o durata di contratto;

   molte delle proposte si connotano per frasi generiche come: «l'inquadramento e la retribuzione saranno commisurati alle reali esperienze e competenze maturate, dalla risorsa» per un montatore meccanico. Oppure «stipendio competitivo, bevande calde gratuite, buoni pasto e numerose aree dove fare la pausa» diretto a un aspirante magazziniere Amazon. O ancora «la retribuzione verrà valutata in base all'esperienza dei candidato» per una colf, «retribuzione e inquadramento contrattuale da stabilire in sede di colloquio» e via dicendo;

   in altre, ci si limita a indicazioni molto sommarie delle mansioni, senza alcun riferimento alla retribuzione e al contratto. In altre, addirittura, l'annuncio si interrompe a metà frase, come se si fosse proceduto copiando massivamente da altri elenchi;

   a quanto risulta, i centri per l'impiego non avrebbero accesso al Siisl, impedendogli di poter aiutare gli occupabili nelle complesse procedure per accedere al Supporto per la formazione, mentre potranno accedere solo le agenzie per il lavoro, enti formatori/centri provinciali istruzione adulti e patronati;

   si è deciso di tenere fuori dalla piattaforma proprio gli uffici della pubblica amministrazione che si occupano di politiche attive del lavoro che dovranno, comunque, convocare tutti i cittadini che da qui ai prossimi mesi decideranno di aderire al Sfl –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di provvedere alle criticità evidenziate, rendendo obbligatorio l'inserimento di retribuzioni e mansioni negli annunci e restituendo ai centri per l'impiego un ruolo centrale nel sostegno dei richiedenti del nuovo strumento.
(5-01297)


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la categoria professionale degli educatori è poco conosciuta, seppure ne fanno parte coloro i quali garantiscono continuità di intervento a più di tre milioni di persone (Istat, 2019) disabili e svantaggiate – e alle loro famiglie – nella scuola, nel mondo del lavoro, nelle residenze o a domicilio;

   con la legge 29 dicembre 2017, n. 205 (articolo 1, commi 594-601), la figura è stata in parte riconosciuta e disciplinata di modo che, per svolgere il lavoro di educatore, dal 2018 è obbligatorio possedere un titolo di laurea in scienze dell'educazione e della formazione (L-19 o equiparato);

   inoltre, per «tutelare» coloro che, pur senza laurea specifica, erano in servizio nelle istituzioni socioeducative, in alcuni casi, anche da decenni, sono stati istituiti corsi di qualificazione in modo da ottenere i 60 CFU richiesti e permettere così l'equiparazione con chi ha il titolo accademico;

   tra gli educatori, vi sono poi anche coloro che, secondo la legge citata, hanno diritto al riconoscimento dell'inquadramento quali educatori titolati – livello D2 secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali – per età anagrafica (uguale o superiore ai 50 anni più 10 anni di servizio) ed anzianità lavorativa (20 anni);

   sebbene recentemente alcune cooperative abbiano provveduto all'adeguamento dei livelli contrattuali degli educatori, il passaggio – dovuto per legge da tempo – da D1 a D2, il percorso che rende omogeneo il relativo trattamento economico deve ancora continuare e, laddove compiuto, necessita quindi di un ristoro per i danni, anche economici, dovuti al ritardo con cui si è proceduto a sanare la qualificazione professionale degli educatori e riconoscere quindi il relativo lavoro –:

   se e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza ed anche avvalendosi dell'ispettorato del lavoro, per assicurare il celere e pieno riconoscimento del corretto inquadramento contrattuale di tutti gli educatori, nonché un ristoro economico per i danni causati dal sotto inquadramento per molti protrattosi lungamente nel tempo.
(5-01298)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 103, comma 24 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito nella legge n. 77 del 2020 sono stati stanziati euro 170 milioni per l'anno 2020 ed euro 340 milioni annui, a decorrere dall'anno 2021, per il finanziamento dell'assistenza sanitaria a favore dei lavoratori stranieri irregolari il cui rapporto di lavoro sia emerso tramite la procedura prevista dalla suddetta norma;

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha adottato soltanto il decreto ministeriale 16 giugno 2022 con il quale, in base all'esame del 39,42 per cento delle domande di regolarizzazione di lavoratori presentate, è stata ripartita tra le regioni la corrispondente quota di risorse stanziate per gli anni 2020 e 2021, per un totale di euro 67.014.000 relativi al 2020 ed euro 134.028.000 relativi al 2021, per un totale di euro 201.042.000;

   il Ministero interrogato, rispondendo alla Camera dei deputati in data 29 marzo 2023 all'interrogazione alla risposta in Commissione numero 5-00235, ha ammesso che le comunicazioni da parte del Ministero dell'interno per l'emanazione del suddetto decreto sono state trasmesse «il 23 marzo 2023» e che «è stato avviato l'iter, da parte della competente direzione generale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per la predisposizione del provvedimento». Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha inoltre comunicato come la competente struttura ministeriale sia «pronta a predisporre la bozza di provvedimento in tempi rapidi, una volta elaborate le necessarie informazioni delle altre Amministrazioni coinvolte»;

   ad oggi però, dopo quasi sei mesi dalle rassicurazioni del Ministero interrogato, tale decreto non è stato ancora emanato; pertanto, in relazione alle quote residue degli anni 2020 e 2021 ed alle intere quote degli anni 2022 e 2023, restano da ripartire euro 988.958.000,00;

   il Documento di economia e finanza 2023 ha previsto una decrescita della spesa sanitaria che passerà dal 6,7 per cento del Pil nel 2023 al 6,2 per cento nel 2025; le risorse non ancora assegnate rappresentano quindi finanziamenti essenziali per sostenere la corretta erogazione delle prestazioni previste dal Sistema sanitario nazionale –:

   quando verranno assegnate le quote residue, citate in premessa, previste con l'articolo 103 comma 24 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito nella legge n. 77 del 2020 relative agli anni 2020, 2021, 2022 e 2023.
(5-01312)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   PAOLO EMILIO RUSSO, BARELLI, DEBORAH BERGAMINI, NAZARIO PAGANO, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, ORSINI, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI, TENERINI e TOSI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza individua nelle persone, prima ancora che nelle tecnologie, il motore del cambiamento e dell'innovazione nella pubblica amministrazione;

   a tal proposito, lo sviluppo delle competenze dei dipendenti pubblici rappresenta, insieme al recruiting, alla semplificazione e alla digitalizzazione, una delle principali direttrici;

   il Ministro interrogato nelle linee programmatiche, illustrate il 13 dicembre 2022, ha precisato che: «dobbiamo lavorare sulla formazione ed essere capaci di costruire dei percorsi di formazione che siano adeguati alle esigenze dell'organizzazione» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di promuovere lo sviluppo delle competenze e delle conoscenze del personale pubblico.
(3-00639)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   circa 30 mila donne del nostro Paese affette da cancro metastatico del seno HER2 Low attenderebbero, da oltre un anno, la possibilità di curarsi con Enhertu, INN-trastuzumab deruxtecan, un farmaco approvato da Aifa sia per la cura del cancro metastatico al seno HER2 + che per HER2Low, ma per cui è stato concluso l'iter di rimborsabilità solo per HER2 +, lasciando quindi le donne affette da HER2Low sospese fino al termine del nuovo iter, che dovrebbe essere non prima di febbraio 2024;

   Enhertu è un chemioterapico di ultima generazione che ha ottenuto risultati rilevanti rispetto agli altri chemioterapici per la cura del cancro al seno metastatico, sia HER2+ che HER2 Low, e se l'HER2 +, nelle more della rimborsabilità, era stato previsto l'uso compassionevole, per il cancro HER2 Low tale possibilità non è stata prevista;

   incomprensibilmente sono attive due diverse procedure per la rimborsabilità dello stesso farmaco, con le stesse case farmaceutiche e per lo stesso tipo di cancro (metastatico al seno) che viene distinto solo per la differenza di proteina HER2 contenuta nel sangue, nonostante l'Aifa abbia accertato e ratificato che la cura è efficace per entrambi i casi; l'ulteriore procedura per il cancro HER2Low durerebbe in media più di 400 giorni e ritarderebbe l'accesso alle cure di ulteriori sei mesi;

   da un articolo pubblicato il 30 gennaio 2023 sull'organo d'informazione «Quotidiano sanità» si da effettivamente notizia del «Tumore seno Her2-low. Via libera in Europa a trastuzumab deruxtecan come monoterapia», rappresentando che la Commissione europea ne ha approvato l'impiego come monoterapia nel trattamento di pazienti adulti con cancro della mammella HER2-low; tale approvazione farebbe seguito al parere positivo del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) e si basa sui risultati dello studio di fase 3 DESTINY-Breast04, presentati al meeting annuale dell'American Society of Clinical Oncology 2022 e pubblicati da The New England Journal of Medicine;

   il cancro al seno è il tumore più comune ed è una delle principali cause di decessi correlati al cancro in tutto il mondo ed in Europa, ogni anno, vengono diagnosticati circa 531 mila pazienti affetti da cancro al seno con circa 141 mila decessi;

   HER2 è una proteina che promuove la crescita del recettore della tirosin-chinasi espressa sulla superficie di molti tipi di tumori tra cui tumori mammari, gastrici, polmonari e colorettali ed è uno dei molti biomarcatori espressi nei tumori del cancro al seno –:

   se sia a conoscenza dei fatti segnalati;

   se e quali siano le motivazioni che fanno coesistere due procedure di approvazione per una medesima patologia che differenzia i pazienti che ne sono affetti a seconda della bassa o alta presenza della proteina HER2;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere per garantire a tutti i pazienti affetti da cancro metastatico al seno, sia HER2+ che HER2 Low, il medesimo trattamento di cura, assicurando a tutti i pazienti i medesimi tempi di accesso al farmaco.
(3-00642)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   MALAVASI, LAI, FURFARO, GIRELLI, STUMPO e CIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Covid-19, come noto ormai da tempo, oltre ai decessi e alla forte pressione sulle strutture ospedaliere, ha causato ulteriori ritardi nelle liste d'attesa nonostante i Governi abbiano messo in campo nel tempo diverse misure;

   in particolare, come riportato da vari organi di stampa la regione Sardegna e in particolare la zona del nuorese è in gravissima difficoltà, tanto che come pubblicato il 5 settembre 2023 anche dal Corriere della sera, l'ospedale ha invitato un proprio paziente a recarsi in un altro centro fuori regione poiché a causa della lista d'attesa (6 mesi solo per poter iniziare la radioterapia) non era possibile rispettare una tempistica oncologica corretta (come suggerito dal rapporto «Istisan» 02/2. Istisan, ovvero dell'istituto Superiore di Sanità, ndr);

   di fatto la radioterapia per i pazienti oncologici sardi non è più un diritto visto che lo stesso sistema sanitario dell'isola consiglia a chi è affetto da tumore di cercare le cure radioterapiche fuori dalla Sardegna viste le lunghe liste di attesa;

   quanto accaduto evidenzia, ancora una volta la scarsa capacità del governo regionale di gestire una situazione di grave criticità e di saper garantire ai propri cittadini le cure di cui hanno bisogno, in particolare per i pazienti più fragili;

   lo stesso l'assessore regionale alla sanità Doria ha dovuto ammettere che la Sardegna sta attraversando un momento di disagio confermando, quanto denunciato e cioè che, per alcune patologie, i tempi di attesa vanno fino a 6 mesi;

   l'assessore ha evidenziato che tale situazione è dovuta al fatto che al presidio di Businco di Cagliari è in corso il cambio delle macchine per la radioterapia e quindi molti pazienti si riversano negli altri centri mentre nel presidio di Nuoro la carenza di personale consente di far funzionare un solo macchinario su due –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare, compresa anche la valutazione dei presupposti per intraprendere iniziative ispettive, al fine di assicurare il rispetto dei Lea e l'accesso per tutti i cittadini sardi a cure fondamentali, soprattutto alla luce della condizione di isolamento e di insularità insita nella geografia della regione.
(5-01286)


   ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dall'articolo pubblicato da «Il manifesto» il 22 luglio 2023 si apprende che il vaccino italiano sviluppato dall'istituto Spallanzani di Roma e dall'azienda Reithera funzionava;

   la rivista «Cell Reports Medicine» ha pubblicato il 20 giugno 2023 uno studio firmato dai ricercatori Reithera e dai medici che hanno seguito la sperimentazione in 24 ospedali italiani, affermando che «la risposta immunitaria generata dal vaccino italiano è con buona approssimazione ai livelli riportati dai vaccini Johnson & Johnson e AstraZeneca»;

   le prime fasi della sperimentazione del vaccino Reithera-Spallanzani sono convincenti: il vaccino appare sicuro e all'altezza dei concorrenti. All'inizio del 2021 si pensa che l'Italia possa dotarsi di una piattaforma vaccinale a partecipazione pubblica per svincolarsi dalla dipendenza dalle multinazionali farmaceutiche;

   la «fase 2» della sperimentazione viene autorizzata dall'Aifa a febbraio 2021;

   Francesco Vaia, nei primi mesi del 2021 direttore generale dello Spallanzani, non firma il via libera ai test, nonostante avesse promesso 100 milioni di dosi per settembre. A marzo negli ospedali italiani si reclutano 900 volontari, allo Spallanzani si ferma tutto, le analisi sulle cellule T vengono spostate dallo «Spallanzani» al Centro ricerche cliniche di Verona;

   mentre si abbandona la strada del vaccino italiano, il dottor Vaia e i suoi collaboratori puntano su un altro vaccino dello stesso tipo, sviluppato a Mosca e denominato «Sputnik V». La regione Lazio e l'istituto stipulano un accordo di collaborazione con l'istituto Gamaleya di Mosca per sperimentare in Italia il vaccino Sputnik;

   contestualmente Matteo Salvini dichiarava, secondo «Il manifesto», «meglio mezzo Putin di due Mattarella» e l'attuale Presidente Meloni affermava: «Se lo Sputnik V è vaccino sicuro ed efficace non c'è guerra commerciale che tenga: va valutato e messo in commercio subito»;

   la collaborazione Roma-Mosca va avanti nonostante l'Europa non ottenga dati affidabili dal Gamaleya per approvare lo Sputnik e prosegue anche quando l'Ucraina viene invasa: una ricerca congiunta Spallanzani-Gamaleya maggio 2022 è firmata (dal dottor Vaia) tre mesi dopo l'inizio dell'invasione;

   nessuna spiegazione è data del perché il principale centro di ricerca nazionale sulle malattie infettive nel giro di pochi giorni abbia deciso di affossare il vaccino italiano e puntare sullo Sputnik V –:

   sulla base di quali elementi, documenti e informazioni in possesso del Ministro interrogato possano spiegare le motivazioni alla base della decisione di sostituire il vaccino nazionale Reithera con lo Sputnik, e conseguentemente quanto sia costata all'erario la decisione di abbandonare Reithera.
(5-01287)


   CIANCITTO, VIETRI, CIOCCHETTI, COLOSIMO, MACCARI, LANCELLOTTA, MORGANTE, ROSSO e SCHIFONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   gli esami della coagulazione servono a valutare se il processo di formazione del coagulo è idoneo all'arresto di eventuali sanguinamenti o se è eccedente e rischia di formare trombi ed emboli e tra questi l'Inr è un indice molto affidabile, utilizzato per le persone in terapia con anticoagulanti orali, che permette di valutare il tempo di protrombina, cioè il tempo di coagulazione del sangue;

   tali esami vengono generalmente effettuati in laboratori di analisi attraverso il prelievo di un campione di sangue venoso, che in alcuni soggetti, come a esempio nei bambini, o se ripetuto con frequenza, può diventare particolarmente ostico per i vasi deboli o che non si vedono;

   in Italia esiste la possibilità di ricorrere a dispositivi elettromedicali che permettono di rilevare i valori clinici autonomamente, analogo a quello in uso per i soggetti diabetici per la rilevazione dei livelli di glucosio nel sangue, ma il loro utilizzo, a oggi, rimane limitato per un fattore economico: il device costa, infatti, circa 800 euro, cui vanno aggiunte le strisce reagenti necessarie per effettuare il test;

   come ha raccontato il papà di una bambina in terapia anticoagulante, «con il coagulometro basta una gocciolina di sangue per inviare l'Inr via fax e ricevere il piano terapeutico via mail. Tuttavia, non nascondo che a volte vorrei monitorare meglio Letizia ma non lo faccio per il costo delle cartine. [...] Prima dell'acquisto provai a fare richiesta all'Asl [...], chiedendo almeno la rimborsabilità delle strisce, ma mi hanno detto che non è possibile. Così, continuo a pagarle pensando a quelle famiglie che ne avrebbero bisogno e non possono permettersele»;

   l'esame in autodiagnosi è meno invasivo dell'esame tradizionale e consentirebbe di alleggerire il carico di lavoro dei laboratori di analisi;

   sono circa 1 milione e mezzo le persone in Italia in terapia anticoagulante orale cronica, ai quali si aggiungono i soggetti in trattamento con antiaggreganti piastrinici, che raggiungono il 30 per cento della popolazione anziana;

   la corretta gestione di tali pazienti consente di prevenire eventi con un enorme impatto sulla salute e la qualità di vita della popolazione come l'ictus, l'infarto, le recidive di trombosi venosa o embolia polmonare –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere, di concerto con l'Aifa, per inserire i dispositivi di misurazione Inr nella lista dei presidi sanitari forniti gratuitamente ai soggetti ritenuti idonei, al fine di migliorarne le modalità di diagnosi e cura.
(5-01288)


   BONETTI, DE MONTE e RUFFINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 aprile 2023, il Ministero della salute ha emanato un'ordinanza che impone l'obbligo di indossare mascherine per lavoratori, utenti e visitatori nei reparti con pazienti «fragili» di strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali fino al 31 dicembre 2023;

   l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria globale causata da COVID-19 il 5 maggio 2023, in virtù del considerevole controllo raggiunto sulla diffusione dei virus;

   l'ordinanza emessa dal Ministero della salute rappresenta un provvedimento ufficiale che richiede una riflessione sulle misure di precauzione, incluso l'uso obbligatorio delle mascherine, in considerazione del controllo raggiunto sulla diffusione del virus;

   l'obbligo protratto di indossare mascherine può minare la percezione di un ritorno alla normalità, che è fondamentale dopo i mesi passati con restrizioni di ogni tipo;

   gli inconvenienti legati all'uso continuato delle mascherine, come le difficoltà respiratorie, le irritazioni cutanee e ti generale senso di fastidio, possono diventare un peso senza un chiaro vantaggio per la salute;

   per le persone con disabilità intellettiva non immunodepresse, l'uso della mascherina da parte del personale delle strutture socio-sanitarie può essere di ostacolo all'instaurazione di normali rapporti, alla qualità della vita e può costituire un potenziale fattore di stigmatizzazione e discriminazione;

   la perdita di empatia nella comunicazione dovuta alle mascherine può avere riflessi negativi sulla qualità della vita e dei rapporti con le persone con disabilità intellettiva non immunodepresse, come la difficoltà a riconoscere le espressioni facciali, la comprensione limitata di istruzioni e indicazioni, nonché la mancanza da contatti spontanei, sorrisi e altri elementi essenziali nei rapporti interpersonali e affettivi;

   molte persone con disabilità intellettiva non presentano particolari fattori di rischio per COVID-19, rendendo trascurabile l'ipotetico beneficio legato all'uso continuato delle mascherine rispetto agli effetti negativi descritti;

   tutti gli utenti delle strutture sono stati obbligatoriamente sottoposti a vaccinazione anti-Covid e ai vari richiami, insieme a misure di igiene rigorose, che dovrebbero essere sufficienti a garantire la sicurezza intra-struttura, senza ulteriori ostacoli relazionali –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda revocare le misure di precauzione previste nell'ordinanza del 28 aprile 2023, incluso l'uso obbligatorio delle mascherine, valutando l'adozione di iniziative volte ad estendere l'obbligo di vaccinazione anti-Covid e dei relativi richiami al personale delle suddette strutture.
(5-01289)


   MARIANNA RICCIARDI, SPORTIELLO, QUARTINI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i dati della Sorveglianza integrata COVID-19 dell'ISS, nel periodo 21 agosto 2023-27 agosto 2023, mostrano un'incidenza dei casi diagnosticati e segnalati pari a 23 casi per 100.000 abitanti, in aumento rispetto alla settimana precedente (14 agosto 2023-20 agosto 2023, 15 casi per 100.000 abitanti);

   l'incidenza settimanale è in aumento nella maggior parte delle regioni/PPAA con valori non superiori a 42 casi per 100.000 abitanti; la fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale per 100.000 abitanti è la fascia 90+ anni (48 casi per 100.000 abitanti), in aumento rispetto alla settimana precedente;

   l'indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero al 22 agosto 2023 è pari a 1,15 (1,06-1,24), in diminuzione rispetto alla settimana precedente sebbene ancora sopra la soglia epidemica (Rt=1,23 (1,12-1,34), al 15 agosto 2023);

   i tassi di malattia grave sono stabili o in lieve aumento in tutte le fasce d'età. I tassi di ospedalizzazione e mortalità aumentano con l'età e i tassi più elevati si trovano nella fascia d'età 90+ anni;

   la sorveglianza ordinaria delle malattie infettive è affidata al Sistema informativo delle malattie infettive (Simi), basato sulle segnalazioni dei medici e comprende segnalazioni immediate per allertare gli operatori di sanità pubblica e riepiloghi mensili di tutte le malattie infettive notificate, compilati da ogni Azienda sanitaria locale;

   diversi esperti segnalano che con la riapertura delle scuole si avrà un ulteriore incremento dei contagi dovuto anche al fatto che persone asintomatiche potranno andare a scuola e sui mezzi di trasporto senza obbligo di isolamento;

   il Ministero della salute l'11 agosto 2023 ha pubblicato una circolare che, dato il quadro normativo di eliminazione delle restrizioni, fornisce comunque indicazioni non obbligatorie su come deve comportarsi una persona che contrae il Covid;

   l'Associazione presidi ha infatti consigliato di «evitare gli assembramenti degli alunni, soprattutto in questi primi giorni di scuola» e sulle mascherine ha annunciato che «in molte scuole a chi lo chiederà le distribuiremo, utilizzando le tantissime scorte che ci furono date durante la fase critica della pandemia» –:

   quali iniziative di prevenzione siano state poste in essere, per quanto di competenza, per garantire che l'avvio dell'anno scolastico non comporti una possibile crescita esponenziale dei contagi di COVID-19.
(5-01290)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ORSO. — Al Ministro della salute — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 205 del 2017, articolo 1, commi 594-595, ha definito la qualifica di educatore professionale socio-pedagogico a seguito del conseguimento della laurea in Scienze dell'educazione e della formazione L19, individuando i principali ambiti di intervento di tali figure professionali da sempre operanti nei servizi educativi, socio-educativi, socio-assistenziali, socio-sanitari e della salute;

   la succitata legge, al medesimo articolo, comma 596 distingue nettamente i due profili di educatore professionale socio-pedagogico ed educatore professionale socio-sanitario e supera definitivamente la denominazione generica di «educatore professionale»;

   la legge 30 dicembre del 2018 n. 145, articolo 1, comma 517, ha integrato il comma 594 della legge n. 205 del 2017 ed in relazione alle attività degli educatori professionali socio pedagogici ha riconosciuto a pieno titolo la possibilità, per gli stessi, di continuare a operare nei servizi e nei presidi socio-sanitari e della salute, «limitatamente agli aspetti socio-educativi»;

   il decreto-legge n. 104 del 14 agosto 2020, articolo 33-bis, comma 2, convertito con legge n. 126 del 2020, ha esplicato le funzioni in tali ambiti e il conseguente decreto del Ministero della salute, d'intesa con il Ministero dell'università e della ricerca del 27 ottobre 2021 ne ha delineato i contenuti senza alcuna sovrapposizione con le professioni sanitarie;

   in data 20 luglio 2023 perveniva a tutti gli assessorati delle regioni e province autonome di Trento e Bolzano parere, protocollo n. 40600, da parte del Direttore generale - Direzione professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale, in riscontro alle richieste di chiarimento da parte delle aziende del Servizio sanitario nazionale, «in ordine alla possibilità di bandire concorsi per educatore professionale senza indicare lo specifico profilo professionale di appartenenza (educatore professionale socio-sanitario ovvero socio-pedagogico)»;

   in tale comunicazione ministeriale si chiarisce la distinzione tra educatore professionale socio-pedagogico ed educatore professionale socio-sanitario, si conferma quanto previsto dalle succitate leggi n. 205 del 2017 e n. 145 del 2018 e dal decreto ministeriale 27 ottobre 2021, e si afferma che «bandi di concorso che consentano indistintamente l'accesso all'educatore socio-sanitario e all'educatore socio-pedagogico si pongono in contrasto con le disposizioni vigenti»;

   nel parere, inoltre, si afferma che il Ccnl relativo al personale del comparto sanità 2019-2021 non prevede uno specifico inquadramento contrattuale per l'educatore professionale socio-pedagogico e «rinvia espressamente a una successiva sessione negoziale la verifica di ulteriori profili professionali da collocare nell'ambito delle aree, citando a titolo esemplificativo, tra gli altri, il profilo dell'educatore socio-pedagogico»;

   a seguito della diffusione del parere del Ministero della salute alcune regioni stanno interpretando nel senso di escludere in modo assoluto dal comparto il profilo degli educatori professionali socio-pedagogici. È a esempio il caso dell'Assessorato della salute della regione siciliana, che sembra aver interpretato la nota ministeriale nel senso di precludere alle Asp siciliane, che contano nel loro organico centinaia di educatori socio-pedagogici, di rinnovare i contratti agli educatori socio-pedagogici o di accedere alle procedure di stabilizzazione previste per le quali avevano maturato i requisiti;

   la nota ministeriale richiamata sta producendo effetti contrari alle norme di legge che prevedono, invece, il necessario coinvolgimento del profilo dell'educatore socio-pedagogico nei servizi e nei presidi socio-sanitari e della salute, «limitatamente agli aspetti socio-educativi» in funzione complementare rispetto al profilo dell'educatore socio-sanitario –:

   se il Ministero interrogato non ritenga necessario emettere con urgenza una circolare rivolta a tutti gli assessorati regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano, per chiarire l'effettiva portata della nota ministeriale richiamata e per esplicitare che la suddetta nota non intendeva provocare l'espulsione dal Servizio sanitario nazionale della figura dell'educatore socio-pedagogico, bensì rimarcarne l'autonomia rispetto alla figura dell'educatore socio-sanitario, né intendeva quindi precludere l'indizione di bandi di concorso rivolti specificatamente al profilo di educatore professionale socio-pedagogico;

   se e quali iniziative di competenza intenda portare avanti al fine di agevolare il processo di inserimento nella declaratoria dei profili del Ccnl sanità del profilo dell'educatore professionale socio-pedagogico che da sempre opera anche in ambito socio-sanitario e della salute;

   se e quali iniziative di competenza intenda mettere in atto per garantire quanto previsto dalla normativa nazionale in vigore (decreto ministeriale del 27 ottobre 2021) e consentire agli educatori professionali socio-pedagogici di continuare a operare, «nei servizi socio-assistenziali e nei servizi e presidi socio-sanitari e della salute» del Sistema sanitario nazionale.
(5-01310)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16 della legge n. 194 del 1978 «Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza» prevede che entro il mese di febbraio di ogni anno il Ministro della salute presenti al Parlamento una relazione sull'attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento alle misure di prevenzione di gravidanze indesiderate;

   dopo 45 anni i termini di legge continuano a non essere rispettati e, in particolare quest'anno, al mese di settembre 2023 la suddetta relazione, riferita al 2023, contenente i dati definitivi relativi al 2021 e i dati preliminari riferiti al 2022, non risulta ancora presentata;

   nonostante la raccolta dei dati non restituisca una corretta ed esaustiva fotografia del servizio dell'aborto in Italia, perché presenta i dati in maniera aggregata a livello regionale e i dati definitivi si riferiscono a due anni antecedenti la pubblicazione mentre per l'anno precedente contiene dati preliminari, questa relazione rimane importante perché è il principale documento di informazione sulla corretta applicazione della legge in Italia in materia di interruzione volontaria di gravidanza e, tra le altre cose, ha il compito di attestare la percentuale di medici obiettori in ogni regione;

   a parere dell'interrogante, ogni giorno di ritardo rappresenta non solo una violazione di legge ma anche una inadempienza e un obbligo posto in capo a un Ministro nei confronti della cittadinanza e un ostacolo alla conoscenza sullo stato di attuazione del diritto all'aborto in Italia e quindi sullo standard di rispetto dei diritti di autodeterminazione e alla salute di chi decide o è costretta ad abortire;

   in assenza di dati certi è impossibile fare corretta informazione e ciò compromette il libero esercizio di un diritto –:

   se il Ministro interrogato non intenda provvedere urgentemente a colmare il ritardo nella presentazione della relazione sull'attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (legge n. 194 del 1978), presentando al più presto la relazione al Parlamento aggiornata dal momento che il suddetto ritardo rappresenta un grave violazione di legge.
(4-01557)


   MALAVASI, BONAFÈ e SERRACCHIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da oltre un anno le donne con tumore metastatico del seno HER2 (circa trentamila in Italia) attendono la possibilità di curarsi con Enhertu, INN-trastuzumab deruxtecan, che è stato approvato da Aifa sia per la cura del cancro metastatico al seno HER2+ che per HER2Low, ma è stato concluso l'iter di rimborsabilità solo per HER2+, lasciando fuori quelle con patologia HER2Low fino al termine del nuovo iter (secondo le parti in causa non prima di febbraio 2024);

   Enhertu è un chemioterapico di ultima generazione che ha ottenuto risultati mai avuti fino a ora con gli altri chemioterapici per la cura del cancro al seno metastatico (sia HER2+ che HER2Low);

   inoltre, nel caso di HER2+ e nelle more della rimborsabilità è stato previsto l'uso compassionevole, mentre per HER2Low tale possibilità non è stata prevista dalla casa farmaceutica;

   al di là delle due procedure avviate per la rimborsabilità dello stesso farmaco, con le stesse case farmaceutiche e per lo stesso tipo di cancro (metastatico al seno) che si distingue solo per la differenza di proteina HER2 contenuta nel sangue, quando in entrambi i casi Aifa ha accertato e ratificato che la cura è efficace, per entrambi i casi è necessario portare a termine tali procedure in tempi rapidi al fine di garantire il diritto alla salute a coloro che soffrono di tale patologia;

   ad avviso dell'interrogante non è possibile che si debba aspettare ulteriori sei mesi per l'accesso alle cure, sei mesi che per un malato di cancro metastatico sono una eternità che può avere conseguenze nefaste –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, alla luce dei fatti posti in premessa, intervenire urgentemente, per quanto di competenza, al fine di accelerare la procedura di rimborsabilità del farmaco chemioterapico di ultima generazione Enhertu anche per la cura della patologia HER2Low.
(4-01558)


   GIACHETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ADNKronos, dal quotidiano Il Dubbio e dal giornale online Foggianews, tornano ad essere indisponibili molti farmaci cannabinoidi;

   la denuncia è stata lanciata dalla fine del mese di luglio 2023 dall'attivista dell'associazione «Luca Coscioni» Andrea Trisciuoglio, da vent'anni affetto da sclerosi multipla. Il 30 luglio 2023, Trisciuoglio ha scritto al Presidente del Consiglio Meloni facendo presente la difficile condizione dei malati che non possono continuare a curarsi. Nella lettera Trisciuoglio si dice convinto che l'unica soluzione per questo annoso problema sia l'autoproduzione, ma si dichiara disponibile a qualsiasi altra soluzione che non lasci i malati senza cure: sarebbe come lasciare un malato di diabete senza insulina;

   alla denuncia di Andrea Trisciuoglio si è associata Rita Bernardini, presidente di «Nessuno Tocchi Caino» ed ex parlamentare: «Da ciò che mi viene riferito, diverse ASL non stanno più fornendo i farmaci cannabinoidi con i quali si curano diversi malati affetti da sclerosi multipla, da dolore cronico in particolare neuropatico, da alcune forme di dolore oncologico, da mancanza di appetito, da nausea e vomito peculiarità di molti malati in fase avanzata di cancro o Aids, da glaucoma, o da sindrome di Tourette. L'elenco è solo a titolo esemplificativo perché la cannabis terapeutica è di grande aiuto anche per tante altre patologie». L'uso terapeutico della cannabis – ha ricordato Bernardini – è stato riconosciuto fin dal 2007 (decreto ministeriale n. 98 del 28 aprile 2007 che porta la firma di Livia Turco), ma la somministrazione ai malati ha subito alterne vicende tali da compromettere in molti casi la continuità terapeutica, anche perché le leggi approvate dalle regioni prevedono un accesso diversificato a seconda delle patologie ammesse e perché la reperibilità di tali farmaci è altalenante causa anche il blocco (o, forse, l'incapacità) della produzione dell'Istituto farmaceutico militare di Firenze –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   se sia in grado di descrivere la situazione attuale della fornitura dei farmaci a base di cannabinoidi;

   a che punto sia la produzione di tali farmaci da parte dell'Istituto farmaceutico militare di Firenze;

   come intenda risolvere il problema che periodicamente si presenta per i malati affetti da gravi patologie che sono costretti a brusche interruzioni delle loro cure.
(4-01562)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Università di Bologna è stata una delle prime istituzioni accademiche in Italia a sperimentare un modello multicampus. Questo modello ha visto la creazione di vari campus universitari distribuiti in diverse città della Romagna;

   l'università di Bologna, ai sensi del proprio statuto e in conformità alla legge n. 240 del 2010, è un Ateneo multicampus che si articola nelle sedi di Bologna, Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini, nell'ambito delle quali si svolgono le proprie attività istituzionali;

   la legge n. 240 del 2010 di riforma del sistema universitario prevede innovazioni istituzionali e gestionali anche in relazione alle strutture universitarie competenti per le funzioni di ricerca e di didattica in ambito sanitario;

   l'obiettivo è quello di portare l'alta formazione e la ricerca scientifica più vicine ai territori, facilitando così l'accesso all'istruzione universitaria e contribuendo allo sviluppo socio-economico delle aree interessate;

   nelle città interessate e coinvolte da questo modello, si è ingenerato un rilevante processo di sviluppo sociale, culturale, economico grazie agli investimenti realizzati con il contributo fondamentale degli enti locali e degli enti di sostegno alla presenza universitaria;

   è sempre più crescente l'importanza della decentralizzazione dell'istruzione di alta qualità e dell'innovazione nella promozione della crescita e dello sviluppo, anche per le imprese che operano sui territori nel difficile tentativo di colmare il gap tra profili formati ed esigenze del sistema produttivo –:

   quante risorse economiche siano state destinate dal Ministero interrogato a oggi per sostenere il multicampus dell'Università di Bologna e quali siano i programmi di investimenti per il futuro;

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato riguardo all'efficacia del modello multicampus attuato dall'università di Bologna in Romagna, in termini di accessibilità dell'istruzione superiore e di rilevanza per il tessuto economico e sociale locale;

   se siano stati condotti studi o ricerche che valutino l'impatto di tale modello multicampus sull'occupabilità degli studenti e sulla qualità dell'insegnamento;

   se risultino piani per estendere o supportare ulteriormente queste iniziative, magari attraverso finanziamenti specifici o altre forme di incentivazione;

   se il modello multicampus possa rappresentare una soluzione efficace per rispondere alle esigenze di modernizzazione e democratizzazione del sistema universitario italiano.
(4-01563)


   RICHETTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca — Per sapere – premesso che:

   con il decreto direttoriale n. 1398 del 6 settembre 2023 è stato stabilito lo slittamento dell'iter di assegnazione delle borse di specializzazione di area sanitaria per l'anno accademico 2022-2023;

   nello specifico, la procedura inizialmente prevista nella finestra 8-18 settembre, è stata posticipata dal 26 settembre al 6 ottobre, con termine per le immatricolazioni fissato al 16 ottobre;

   ciononostante, è rimasta invariata la data di «presa di servizio» – il 1° novembre 2023 – con il risultato che i circa 14.000 candidati avranno appena due settimane di tempo per finalizzare tutte le procedure del caso e trasferirsi presso la sede assegnata;

   le gravi conseguenze che tale procedura comporterà sono palesi: ciascun candidato avrà meno possibilità di effettuare eventuali scelte, e ciò prevedibilmente comporterà la mancata assegnazione di numerosi contratti;

   perciò, ci saranno sicuramente meno specializzandi e futuri medici, con ulteriore aggravio per il Servizio sanitario nazionale già estremamente carente in fatto di personale medico;

   oltretutto, soprattutto alla luce dello stato del mercato immobiliare, trovare un alloggio in un'altra città, magari in un grande centro urbano, in sole due settimane pare un obiettivo difficilmente realizzabile;

   si tratta infatti di una categoria, quella degli specializzandi di area sanitaria, la cui retribuzione netta mensile supera a fatica i 1.600 euro, cifra certamente insufficiente per sopravvivere dignitosamente in città come Roma, Milano o Bologna –:

   se non si ritenga di procedere immediatamente ad uno slittamento di almeno trenta giorni della presa di servizio per i futuri specializzandi, in modo da non ostacolarne la facoltà di scelta né la possibilità di trasferimento;

   quali siano le intenzioni in merito ad un adeguamento sia delle retribuzioni degli specializzandi sia del numero di posti loro assegnati, i quali andrebbero calcolati sulla base dell'effettivo fabbisogno e non dell'andamento storico.
(4-01564)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Dell'Olio n. 4-01090, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Onori.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Del Barba n. 5-00972 del 9 giugno 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Merola n. 5-01199 del 28 luglio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Ruffino n. 4-01433 del 1o agosto 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Soumahoro n. 5-01266 del 6 settembre 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Malavasi n. 5-01268 del 6 settembre 2023;

   interrogazione a risposta scritta Fratoianni n. 4-01540 del 7 settembre 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Santillo n. 5-01276 dell'11 settembre 2023.