XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
GRIMALDI, ZANELLA, FRATOIANNI, BONELLI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
in Turchia, come documentato anche da organizzazioni indipendenti, tra cui Amnesty International, esistono violazioni dei diritti umani e si perpetua uno stato di pressione e repressione nei confronti dell'informazione libera, di giornalisti, avvocati e attivisti;
Abdullah Öcalan ha trascorso ormai 24 anni in prigione e da 29 mesi non ci sono notizie sul suo stato di salute e su quello degli altri prigionieri politici Ömer Hayri Konar, Veysi Aktaş e Hamili Yildirim detenuti sull'isola-carcere di massima sicurezza di Imrali;
le visite degli avvocati verrebbero impedite con motivazioni futili, tra cui continue sanzioni disciplinari applicate arbitrariamente ad Öcalan e presunti problemi tecnici che impedirebbero l'accesso all'isola, in aperta violazione delle regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei prigionieri (Mandela Rules) che garantiscono ai detenuti il rispetto dei loro diritti fondamentali da parte degli Stati, a prescindere dalla loro identità o dalla natura della condanna;
tra il 2021 e il 2023 centinaia di richieste di visite presentate dagli avvocati e dai familiari all'ufficio del procuratore capo di Bursa e alla Direzione del carcere dell'isola di Imrali non hanno avuto alcun esito e tale condizione prosegue anche nel corso del 2023;
il 25 marzo 2021, in seguito ad un'ondata di preoccupazione dell'opinione pubblica è stata concessa una telefonata ad Abdullah Öcalan da parte di suo fratello Mehmet Öcalan, interrotta dopo appena quattro minuti. Prima di allora l'ultima visita da parte dei familiari risale al marzo 2020 e l'ultimo colloquio con i suoi avvocati all'agosto 2019;
quanto sta avvenendo viola il diritto alla difesa e svilisce il ruolo degli avvocati;
durante le passeggiate quotidiane nel piccolo cortile della prigione ad Öcalan è vietato comunicare con gli altri detenuti, potendo incorrere, come accaduto, in provvedimenti disciplinari discutibili, arbitrari e contrari allo stesso codice penale turco che vieta tale tipo di isolamento per i detenuti;
la reclusione in totale isolamento ha lo scopo di distruggere psicologicamente e fisicamente i detenuti, attraverso, tra l'altro, la privazione dei sensi. Tali condizioni di detenzione sono definite «tortura bianca»;
il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d'Europa (Cpt) non ha mai reso pubblici i dettagli della sua ultima visita alla prigione di Imrali effettuata tra il 20 e il 29 settembre 2022, nonostante i numerosi appelli degli avvocati di Öcalan, lo studio legale Asrin, e di molte altre organizzazioni politiche e legali;
nonostante la pubblicità degli esiti delle ispezioni del Cpt spetti allo Stato di riferimento, a parere dell'interrogante, il CPT potrebbe fornire informazioni sulle condizioni di detenzione e di salute di detenuti dei quali mancano notizie da 29 mesi;
nel 2014 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha abilito che la sentenza inflitta a Öcalan viola l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo –:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché venga garantito ad Öcalan e agli altri prigionieri politici il rispetto dei diritti umani, previsto dalle norme internazionali e siano rese note le informazioni circa le condizioni psicofisiche dei prigionieri politici detenuti a Imrali, anche richiedendo al Cpt notizie circa l'ultima visita effettuata in Turchia, evidenziando allo stesso organismo la necessità di effettuare una nuova visita urgente per verificare lo stato di salute dei quattro detenuti;
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché trovi attuazione la sentenza Öcalan contro Turchia della Corte europea dei Diritti dell'uomo del 18 marzo 2014, che ha decretato come la sentenza inflitta ad Öcalan violi l'articolo 3 della Convenzione (proibizione della tortura).
(4-01567)
AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DAVIDE BERGAMINI, BOF, CARLONI, MOLINARI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
per la gestione del rischio in agricoltura esistono misure di sostegno pubblico per il costo delle polizze assicurative degli agricoltori, a tutela dei danni causati da avversità naturali ed eventi eccezionali che, tramite la stipula di contratti assicurativi, garantiscono le produzioni agricole e zootecniche, le strutture aziendali e le infrastrutture;
l'assicurazione per la copertura dei rischi è disciplinata dal decreto legislativo n. 102 del 2004, modificato dal decreto legislativo n. 82 del 2008, Regolamento Ue 2021/2115, sulle previsioni della Pac, annualmente completati dal P.G.R.A.;
gli agricoltori ricevono un contributo, parametrato in base alla copertura assicurativa scelta, sul premio pagato alle assicurazioni contro i ricchi derivanti da avversità naturali;
i contributi sui premi vengono versati da Agea agli agricoltori assicurati, che debbono restituirli, unitamente alla quota di premio a loro carico, alle proprie associazioni denominate consorzi di difesa che, nel frattempo, alla fine di ogni annualità, anticipano la totalità dei premi alle compagnie assicurative, e queste, dopo l'incasso, procedono al pagamento dei corrispondenti risarcimenti ai produttori;
negli ultimi anni la contribuzione agli agricoltori per la «gestione del rischio» corrispondeva al 70 per cento della parte agevolata della polizza;
secondo quanto consta agli interroganti, per il 2022 il Ministero sembra, per carenza di fondi, abbia deciso di corrispondere sino a ora solo il 40 per cento del contributo totale anziché il 70 per cento che non sarebbe stato erogato finora a tutte le aziende agricole; per il rimanente 30 per cento di contribuzione e per chiudere la vecchia programmazione occorrerebbero circa 240 milioni;
i consorzi di difesa che hanno anticipato a novembre 2022, in nome e per conto degli agricoltori, il totale dei premi assicurativi 2022, sottoscrivendo finanziamenti bancari, sono obbligati a rientrare del debito del 2022 e richiedere agli istituti di credito i finanziamenti per il pagamento dei premi 2023;
il mancato rientro dei finanziamenti concessi dalle banche per il 2022, potrebbe precludere o limitare il finanziamento ai consorzi di difesa da parte degli stessi istituti per il pagamento dei premi assicurativi relativi all'anno 2023 e conseguentemente bloccare o limitare i risarcimenti attesi dai produttori a fine anno –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per reperire le risorse necessarie per velocizzare i pagamenti rimasti ancora in sospeso per chiudere la programmazione 2022, nonché in quali tempi potranno essere corrisposti alle aziende agricole, affinché gli istituti di credito ne siano a conoscenza al fine di rinnovare le erogazioni necessarie.
(5-01322)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, è stato recentemente nominato commissario straordinario per il trasferimento a Vado Ligure della nave per il trattamento del gas liquefatto Golar Tundra di Snam, che sarà attraccata al porto di Piombino fino al 2025;
il 18 luglio 2023, Toti e Stefano Venier – AD di Snam – hanno annunciato la ricollocazione d'accordo con l'Autorità portuale del Mar ligure occidentale; sono stati comunicati i dettagli del progetto, inerenti al posizionamento a una distanza di 4 chilometri dalla costa e i collegamenti con i gasdotti già esistenti; secondo quanto riportato dagli organi di stampa il nuovo posizionamento dell'impianto di rigassificazione avverrà nella seconda metà del 2026;
nelle sue dichiarazioni e anche in risposta a una interrogazione nel Consiglio regionale, il presidente Toti ha dichiarato che il rigassificatore rientra nel piano energetico nazionale che ha individuato nel Mar ligure occidentale l'area adatta ad accoglierlo;
il presidente ha altresì dichiarato che entro la fine dell'anno ci sarà una definizione precisa del percorso, inclusa l'individuazione del sito, percorso che sarà accompagnato da un costante dialogo con Governo e territorio e che i vantaggi per le aree interessate dovranno essere significativi, con opere compensative adeguate a fronte dei lavori che si renderanno necessari;
le dichiarazioni del commissario straordinario Toti appaiono agli interroganti molto vaghe e generiche in merito al percorso autorizzativo cui dovrà essere sottoposta l'installazione dell'impianto di rigassificazione; in particolare si fa presente che lo spostamento dell'impianto Fsru (Floating Storage and Regasification Unit) obbliga il proponente:
a) a una valutazione ex novo degli impatti sull'ambiente circostante e pertanto il proponente dovrà obbligatoriamente ottemperare agli adempimenti di Via di cui alla parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006 Titolo III in quanto ricadente nel punto 3.2.1.bis dell'Allegato I-bis della parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006 («3.2.1.bis. Opere e infrastrutture finalizzate all'incremento della capacità di rigassificazione nazionale mediante unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione dell'Allegato 1-bis al decreto legislativo n. 152 del 2006»);
b) alla richiesta di un'autorizzazione integrata ambientale per nuova installazione e pertanto agli adempimenti di cui alla parte seconda Titolo III-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, in quanto ricadente nel punto 1.4-bis dell'Allegato VIII della parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006 («1.4-bis. Attività svolte su terminali di rigassificazione e altre installazioni localizzate in mare su piattaforme off-shore, esclusi quelli che non effettuino alcuno scarico (ai sensi del Capo II del Titolo IV alla parte terza) e le cui emissioni in atmosfera siano esclusivamente riferibili ad impianti ed attività scarsamente rilevanti di cui alla Parte I dell'Allegato IV alla Parte quinta»);
inoltre non si può escludere a priori l'obbligo della valutazione dell'impatto sanitario, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006, in quanto nel caso di specie il progetto è ricompreso al punto 1 dell'Allegato II «Raffinerie di petrolio greggio (escluse le imprese che producono soltanto lubrificanti dal petrolio greggio), nonché impianti di gassificazione e di liquefazione di almeno 500 tonnellate al giorno di carbone o di scisti bituminosi, nonché terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto» –:
se il Governo intenda fornire precisi chiarimenti in merito al percorso autorizzativo previsto dalla normativa vigente per lo spostamento della nave Golar Tundra da Piombino a Vado Ligure;
se non ritenga di dover valutare l'opportunità, in termini di scelte energetiche, di investire risorse per la realizzazione di un impianto per l'approvvigionamento di fonti energetiche di tipo «fossile» fortemente climalteranti, tenendo conto degli impegni assunti a livello europeo ed internazionale per garantire la neutralità climatica al 2050;
se non ritenga opportuno condividere le scelte relative al luogo, ai tempi e alle modalità di costruzione di un nuovo impianto ovvero di ricollocazione di un impianto esistente con i territori su cui ricadono tali scelte, fornendo adeguata informazione ai cittadini, al fine di valutare al meglio tutte le considerazioni di impatto ambientale.
(2-00221) «Traversi, Sergio Costa, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Pavanelli».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FERRARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con comunicato pubblicato il 23 febbraio 2023 sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica è stata data notizia dell'avvio dell'iter con l'Unione europea sulla proposta di decreto che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. La proposta di decreto dovrà ora attendere il via libera della Commissione dell'Unione europea, che si dovrà pronunciare sulla compatibilità con la disciplina in materia di aiuti di Stato;
si tratta di un provvedimento molto atteso, che giunge con forte ritardo rispetto ai tempi originariamente previsti, e che dovrebbe avere l'obiettivo di garantire, nell'ottica della chiarezza e della semplificazione, una capillare diffusione sul territorio nazionale delle comunità energetiche, anche grazie alla cumulabilità della tariffa incentivante con il contributo a fondo perduto del 40 per cento dell'investimento nei comuni al di sotto dei 5.000 abitanti;
con lettera inviata al Ministro interrogato, i consorzi Bim del Trentino denunciano che l'ultima informazione ufficiale relativa al decreto risale al 23 febbraio 2023 e che lo stato dell'arte di tale processo non è oggi chiaro. Il Paese ha bisogno di non rinviare ulteriormente la possibilità di mettere a terra con concretezza queste nuove straordinarie opportunità;
anche in Trentino tramite i consorzi di comuni BIM, guidati dalla provincia, ed in accordo con Federazione trentina delle cooperative e l'Associazione artigiani, sono stati sviluppati percorsi virtuosi, attraverso il grande e ampio coinvolgimento di cittadini e imprese, ancora una volta pronti ad accettare la sfida della transizione ecologica;
ad oggi però i tempi per l'emanazione finale del provvedimento in questione sono ancora incerti;
intervenendo in audizione in Commissione ambiente della Camera il 6 settembre 2023, il presidente del GSE Arrigoni, in realtà, ha dichiarato che la notifica formale della proposta di decreto alla Commissione è stata fatta solo nel mese di luglio 2023 e non il 23 febbraio 2023 –:
quale sia la data di trasmissione formale alla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, della proposta di decreto che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili ed entro quale data si preveda la conclusione dell'iter e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
(5-01319)
GHIO, ORLANDO e PASTORINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
è stato avviato l'iter procedurale per spostare la nave rigassificatrice Golar Tundra da Piombino nello specchio acqueo antistante i comuni di Vado Ligure e Savona;
nel giugno 2023 il presidente della regione Liguria è stato nominato commissario straordinario per la realizzazione di unità galleggianti di rigassificazione con la previsione dell'arrivo della Golar Tundra nella seconda metà del 2026;
la nave ha una capacità di stoccaggio pari a circa 170.000 metri cubi e dimensioni pari a circa 292,5 metri di lunghezza e 43,4 metri di larghezza. Sarà necessario costruire il tratto di condotta sottomarina per il trasporto del gas e avrà una lunghezza di 4,2 chilometri. L'impianto è progettato per operare 365 giorni all'anno 24 ore su 24 assicurando una portata annuale di gas naturale di circa 5 miliardi di standard metri cubi;
al fine di presentare il progetto e le opere ad esso allegate, dopo innumerevoli richieste sono stati programmati in questi giorni alcuni incontri tra regione Liguria e le amministrazioni dei territori interessati;
le comunità locali hanno prodotto osservazioni molto critiche in queste settimane e hanno dato vita, fra le altre iniziative, a una catena umana sul litorale interessato con la partecipazione di 16.000 persone;
le criticità evidenziate riguardano soprattutto il tema della compatibilità di un impianto di questa tipologia con le caratteristiche morfologiche, ambientali, oltre che di sviluppo, di quel territorio e in particolare con l'area marina protetta dell'isola di Bergeggi, istituita nel 2007, con un'estensione di 215 ettari che comprende sia le acque che circondano l'isola, sia il tratto di mare che giunge sino alle coste di Punta Maiolo e di Punta Predani;
la zona si fregia dell'assegnazione di numerose bandiere blu legate alla qualità delle acque, alle caratteristiche dei servizi e del territorio e i comuni stanno compiendo da alcuni anni un percorso di transizione del modello di sviluppo, che connota quelle aree come luoghi di frequentazione turistica proprio in virtù delle caratteristiche di pregio naturalistico di coste e fondali;
a fine marzo 2022 il Settore ecosistemi, della regione Liguria ha inviato una comunicazione al comune di Bergeggi, ente gestore della Zona speciale di conservazione (Zsc) fondali Noli-Bergeggi, proponendo di aumentare la Zsc del 480 per cento della superficie già esistente evitando in questo modo una procedura di infrazione comunitaria e preservando la superficie coralligena e precoralligena;
il comune di Bergeggi a metà aprile 2022 ha deliberato di accettare la proposta di riperimetrazione della Zsc fatta dalla regione e ha reso esecutiva la delibera inviandola alla regione Liguria per dare seguito alla procedura e comunicare il tutto a Ministero e Commissione europea;
da verifiche cartografiche effettuate, il posizionamento della nave appare attiguo alla superficie coralligena e all'interno della riperimetrazione della Zsc proposta da regione e fino a oggi non ancora attuata –:
quali siano le valutazioni ministeriali che hanno verificato eventuali interferenze e minacce alla tutela dell'ecosistema dell'area protetta di Bergeggi, anche in considerazione dell'area della Zona speciale di conservazione (Zsc) che hanno permesso di ritenere quel sito idoneo a collocare la nave rigassificatore;
se si ritenga il progetto in questione compatibile con le esigenze di tutela della biodiversità dei fondali dell'area marina protetta di Bergeggi;
se non ritenga che il tratto marino del progetto, i sistemi di ancoraggio e di collegamento, vadano a inficiare la necessaria esigenza di protezione dell'ecosistema fragile e peculiare dell'area e delle zone circostanti, anche nel caso in cui non dovessero essere all'interno dell'area protetta;
se siano state fatte valutazioni di scenario anche in presenza di condizioni meteomarine avverse e quali risultati abbiano prodotto.
(5-01321)
BRAGA, SIMIANI e PELUFFO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la crisi energetica ha reso evidenti alcune debolezze strutturali del sistema energetico italiano, che possono essere superate – nel medio periodo – perseguendo con maggiore convinzione uno sviluppo deciso delle fonti rinnovabili;
siamo ancora ben lontani dagli obiettivi di installazione che dovrebbero attestarsi sugli 8 Gigawatt all'anno;
ciò risulta altresì auspicabile anche al fine di rendere il quadro normativo omogeneo e in grado di recepire le ulteriori opportunità derivanti dalla prossima implementazione dello strumento delle comunità energetiche, un modello che sembra essere adeguato alle piccole e medie imprese e alle attività artigiane che rappresentano l'ossatura del tessuto produttivo italiano;
uno snellimento degli oneri fiscali, finanziari e burocratici per l'installazione di impianti fotovoltaici su edifici produttivi e relative pertinenze permetterebbe di prevenire l'impatto sulle imprese derivante dall'aumento del costo dell'energia, di incrementare la sicurezza degli approvvigionamenti e l'autosufficienza energetica, di accelerare il processo di decarbonizzazione del Paese con un allineamento agli ambiziosi target europei;
secondo i dati diffusi da CNA, coinvolgere a pieno le Pmi per aumentare la potenza installata da Fer, sfruttandone i grandi numeri, l'ampia diffusione territoriale, la presenza di manufatti idonei per ospitare impianti fotovoltaici, evitando il consumo di suolo, si tradurrebbe nella possibilità di valorizzare il patrimonio nazionale di immobili «ad uso produttivo» che sfiora le 800mila unità ed è detenuto, per circa il 70 per cento dalle Pmi. Considerando una dimensione media di questo patrimonio di circa 500 metri quadrati ad immobile, si può stimare una superficie potenziale complessiva di 400 milioni di metri quadrati;
attrezzare la totalità di questa superficie con impianti fotovoltaici metterebbe a disposizione una potenza stimabile in circa 57.600 Gigawattora che corrispondono ad un dimezzamento del fabbisogno energetico delle imprese, ma anche ad una riduzione della dipendenza dalle fonti fossili, della vulnerabilità degli approvvigionamenti, delle emissioni climalteranti (sul fronte delle emissioni di gas serra, si determinerebbe un abbattimento complessivo di 23,4 milioni di tonnellate di CO2);
il coinvolgimento di sole 200mila Pmi potrebbe generare nel breve termine una potenza ulteriore di 8.700 Megawatt e una produzione annua addizionale di più di 10 mila Gigawattora, corrispondenti poco meno di un terzo di tutta l'energia elettrica prodotta attualmente in Italia con impianti fotovoltaici. Il consumo di gas per la generazione elettrica potrebbe ridursi di circa 1 miliardo di metri cubi e le emissioni di CO2 di 3,6 milioni di tonnellate con evidenti benefici per l'ambiente –:
se il Governo sia a conoscenza delle potenzialità inutilizzate sopra illustrate e se intenda utilizzare, e con quali tempistiche, tutti gli strumenti di sua competenza al fine di:
a) istituire, in conformità con le modifiche proposte dal Governo al Pnrr in materia, un credito d'imposta con percentuali da applicare in modo inversamente proporzionale alla dimensione dell'impianto sulla base delle diverse classi di potenza degli impianti, fino ad un massimo del 50 per cento per le spese sostenute per l'installazione di impianti di auto-produzione da Fer fino a 200 kW;
b) intervenire in via normativa al fine di sgravare tali impianti dagli obblighi fiscali attualmente previsti dalla normativa vigente, con particolare riferimento alla rilevanza catastale, attraverso una esclusione chiara da tale imposizione anche degli impianti installati su edifici produttivi o relative pertinenze anche dagli impianti da 3 a 200 kW;
c) equiparare, conseguentemente, gli impianti fotovoltaici che insistono su attività produttive e relative pertinenze, ai beni strumentali funzionali all'attività di impresa ai sensi dell'articolo 1, comma, 21 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, essendo impianti che, non avendo autonomia reddituale, possono essere considerati a tutti gli effetti beni strumentali e propedeutici all'attività produttiva o artigianale medesima.
(5-01324)
CULTURA
Interrogazioni a risposta scritta:
ORRICO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
Cultura Crea 2.0 è la nuova versione di Cultura Crea – ovvero la principale misura di supporto delle imprese culturali e creative del Mezzogiorno – destinata alle iniziative imprenditoriali (creazione e sviluppo di impresa) e no profit nel settore dell'industria culturale e turistica ubicate nelle regioni Basilicata, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia;
l'incentivo ha sostenuto in maniera risolutiva lo sviluppo di programmi di rigenerazione urbana, sociale ed economica in diverse città e territori del Sud Italia, in contesti difficili e fragili ma ricchi di potenzialità, che necessitano di supporto in modo da poter avviare processi di concreta trasformazione, così come già accaduto in centinaia di circostanze;
grazie a Cultura Crea, in questi contesti segnati da preoccupanti tassi di scolarizzazione, illegalità e disoccupazione, sono nati molti nuovi posti di lavoro sia a tempo indeterminato che stagionali;
secondo quanto riportato dal sito internet di Invitalia (l'Agenzia nazionale per lo sviluppo, di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze) i risultati della misura di cui sopra, che comprendono anche la precedente edizione di Cultura Crea, aggiornati al 1° agosto 2023, descrivono 485 progetti finanziati, 95,9 milioni di euro di investimenti attivati e 80,9 milioni di agevolazioni concesse;
come stabilito dal decreto 11 agosto 2023 dell'Adg del Pon Cultura & Sviluppo 2014-2020, a seguito dell'esaurimento delle risorse, dalle ore 18:00 del 4 settembre 2023, non è più possibile inviare le domande per l'incentivo Cultura Crea 2.0, con relativa chiusura dell'apposito sportello –:
quali iniziative di competenza intenda attivare il Ministro interrogato per verificare l'opportunità di rifinanziare una misura il cui successo e le cui ricadute sono incontrovertibili, senza destinare invece altre risorse verso strumenti simili che ripartirebbero da zero, e, se lo stesso non ritenga, ad ogni buon conto, di mantenere comunque attivo uno sportello, accompagnato da adeguate politiche promozionali, in modo da consolidare ulteriormente un programma agevolativo innovativo i cui risultati si vedranno negli anni a seguire.
(4-01570)
PAVANELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
il sito di Campo della Fiera, situato alla base della rupe di Orvieto, rappresenta un'importante area archeologica che testimonia la presenza di insediamenti risalenti all'epoca etrusca e a quella romana;
il rinvenimento di templi, edifici e strade porta a ritenere che il sito corrisponda a quello etrusco del Fanum Voltumnae, il santuario federale della dodecapoli, il luogo religioso più importante della civiltà etrusca;
gli scavi condotti nel 2000 hanno fatto riaffiorare un vasto santuario, identificabile in un tempio del quale risultano visibili il podio in opera quadrata in tufo e il pavimento in signino, risalenti rispettivamente al VI-IV secolo a.C. e al II secolo a.C.;
ulteriori resti di particolare pregio, come quelli relativi a un edificio termale e di una residenza di età augustea con mosaici pavimentali sono risalenti all'epoca romana;
la compresenza, nell'orvietano, dell'ulteriore sito della necropoli delle Caldane, conferma l'importanza di tale area geografica, scenario privilegiato dell'antica civiltà etrusca;
in ragione del descritto patrimonio storico e archeologico, il sito di Campo della Fiera potrebbe rappresentare un asset turistico-culturale strategico della regione Umbria e dell'intera area dell'Italia centrale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'unicità dei resti presenti presso il sito di Campo della Fiera di Orvieto;
se non intenda adottare iniziative di competenza volte a stanziare congrue risorse destinate alla realizzazione di nuovi scavi, alla valorizzazione delle elevate potenzialità nonché alla promozione del sito archeologico nell'ottica della sua rilevanza strategica turistico-culturale per l'intera area del centro Italia.
(4-01571)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MEROLA e STEFANAZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il regime di imposizione fiscale previsto per i cosiddetti fringe benefit, ossia l'insieme dei beni e servizi messi a disposizione dal datore di lavoro ai propri dipendenti come forma di remunerazione non monetaria in aggiunta alla normale retribuzione è disciplinato dall'articolo 51 del Tuir di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, a norma del quale il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti non concorre a formare il reddito se complessivamente di importo non superiore nel periodo d'imposta a 258,23 euro. Se tale limite viene superato, l'intero importo concorre a formare il reddito di lavoro dipendente;
il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023 n. 85, ha previsto, all'articolo 40, l'innalzamento della soglia di esenzione per i fringe benefit fino a 3000 euro per tutto il 2023 esclusivamente ai lavoratori dipendenti e ai collaboratori che abbiano nel loro nucleo figli a carico;
nella categoria dei fringe benefit rientrano tra l'altro anche i finanziamenti concessi ai dipendenti a tassi agevolati rispetto a quelli di mercato, in relazione ai quali il citato articolo 51, al comma 4, lettera b), stabilisce che concorre a formare il reddito di lavoro dipendente il 50 per cento della differenza tra l'importo degli interessi calcolato al tasso ufficiale di sconto (attualmente tasso di riferimento della Bce) vigente al termine di ciascun anno e l'importo degli interessi calcolato al tasso applicato sugli stessi;
tale metodo di calcolo risulta adeguato in relazione ai finanziamenti a tasso variabile ma non per i finanziamenti a tasso fisso, atteso che, per quest'ultima tipologia di prestiti, il vero beneficio è rappresentato dalla differenza tra il tasso fisso al momento della contrazione del prestito e il tasso fisso agevolato rispetto a quello di mercato alla stessa data;
con gli attuali tassi della Bce in salita, molti dipendenti, in particolare del settore bancario, che hanno ricevuto il beneficio del tasso fisso agevolato oggi si trovano a dover corrispondere di fatto un tasso variabile;
il comparto bancario evidenzia che l'ancoraggio del beneficio al Tur (tasso ufficiale di riferimento) calcolato anno per anno in costanza di contratto introduce, nei mutui a tasso fisso, un elemento di non giustificata aleatorietà rispetto a detto calcolo che dovrebbe essere determinato, semplicemente, dal differenziale tra il tasso agevolato e quello di mercato al momento della stipula del contratto;
l'aumento del limite di detassazione a 3.000 euro non elimina l'anomalia riscontrata che può essere rimossa solo applicando rilevazioni diverse per le due tipologie di mutuo;
questa errata interpretazione sta mettendo in difficoltà molti dipendenti bancari, e non solo, che hanno stipulato un mutuo a tasso fisso agevolato per l'acquisto della prima casa e si trovano nella condizione di non poter chiedere una surroga ad un'altra banca perché allo stato attuale i tassi non lo consentono;
in tale contesto un mutuo a tasso fisso non può essere considerato welfare aziendale ma una vera e propria penalizzazione rispetto a una qualsiasi altra offerta –:
se non intenda adottare le iniziative di competenza per correggere il criterio di determinazione forfetaria del reddito in caso di concessione di finanziamenti a tasso fisso ai dipendenti, anche prevedendo in particolare una modifica normativa che si applichi a tutti i mutui in corso secondo la quale la tassazione, per i mutui a tasso fisso, avvenga sulla base del differenziale eventuale tra tasso del mutuo e Tur al giorno dell'erogazione, mentre per i mutui a tasso variabile sulla base del differenziale tra tasso applicato e Tur rilevato alla fine di ogni anno.
(5-01316)
FORMENTINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in relazione alle modalità di trasferimento delle risorse in favore degli enti locali per i progetti previsti dal PNRR, ad oggi le somme sono anticipate dai comuni, che procedono, solo successivamente al pagamento delle fatture alle imprese esecutrici dei lavori, a rendicontarle sulla piattaforma ReGis ai fini del rimborso delle spese effettuate;
nel merito, secondo quanto previsto dalla circolare del Ministero dell'economia e delle finanze del 27 aprile 2023, n. 19, le amministrazioni centrali titolari delle misure provvedono alla validazione dei rendiconti di spesa caricati sulla piattaforma ReGis da parte dei soggetti attuatori entro quindici giorni dalla ricezione dei medesimi e, verificata la sussistenza dei presupposti per il pagamento, entro i successivi dieci giorni lavorativi, al pagamento delle spese rendicontate;
tuttavia, per molti comuni già la procedura di validazione dei rendiconti di spesa prodromica al rimborso delle somme anticipate risulta ancora in stato di verifica, pur essendo trascorsi oltre trenta giorni dall'avvio della medesima;
in particolare, sono emerse difficoltà nella capacità della sopracitata piattaforma di raccogliere i dati e riconoscere le credenziali degli utenti, compromettendo soprattutto la rendicontazione di progetti qualificati come piccole e medie opere;
le problematiche sopra descritte rispetto al rimborso delle spese anticipate hanno esposto, soprattutto i comuni di piccole e medie dimensioni, al rischio di gravi carenze di liquidità nei bilanci, con rilevanti difficoltà per gli enti locali ad adempiere anche alle future obbligazioni da assumere con le imprese appaltatrici –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare in merito a quanto esposto in premessa, al fine di sbloccare le procedure di rendicontazione e rimborso ancora in essere sulla piattaforma ReGis, nonché semplificare le modalità di utilizzo della medesima per la rendicontazione delle successive spese sostenute per la realizzazione dei progetti previsti dal PNRR.
(5-01318)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
D'ALFONSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 28 novembre 2016, il Quotidiano «il Centro» riportava la notizia dell'avvio, da parte della Procura di Pescara, di un'indagine a carico di ignoti avente ad oggetto il rinnovo dei vertici dell'Azienda comprensoriale acquedottistica (Aca), ente gestore di acquedotti, fognature e depuratori nel Pescarese, nel Chietino e nel Teramano;
in particolare, stando alla ricostruzione del quotidiano, l'inchiesta ruotava intorno all'ipotesi di una presunta influenza illecita sull'assemblea dei soci dell'Aca, con riferimento alla decisione di sostituire l'amministratore unico della società con un consiglio di amministrazione, assunta a seguito dell'approvazione di un documento programmatico firmato da 28 sindaci favorevoli al mutamento dell'assetto del vertice;
più precisamente, l'indagine prendeva l'abbrivio dall'acquisizione di una diffida che alcuni «sindaci di centrodestra», guidati dall'allora sindaco di Chieti Umberto Di Primio, avevano presentato all'Ato, proprietario delle reti gestite dall'Aca e organo di controllo di quest'ultima, al fine di segnalare presunte irregolarità legate al predetto voto. Sentito in qualità di testimone dalla procura di Pescara, Di Primio avrebbe, nello specifico, raccontato che la notte prima del voto uno dei sindaci sarebbe stato portato con «un'auto blu della regione ad un incontro con un esponente politico del centrosinistra». Ciò mentre circolava il summenzionato documento programmatico aperto alla firma dei sindaci intenzionati ad impegnarsi per appoggiare il cambiamento dei vertici, cui avevano, alla fine, aderito anche taluni esponenti del centrodestra precedentemente contrari alla soluzione patrocinata dal documento;
tali circostanze erano state giudicate sufficienti a fondare il sospetto – ritenuto meritevole di verifica in sede penale – che le suddette adesioni fossero state «estorte con promesse di appoggio politico incarichi o altre utilità»;
in questo modo, il confronto politico era divenuto tema di indagine e occasione di impiego di risorse pubbliche; nonché, a cagione del tempestivo coinvolgimento della stampa locale, catalizzatore di sospetti destinati ad aleggiare sine die intorno all'operazione di rinnovo dei vertici di Aca, giacché non è stata, ad oggi, fornita alcuna notizia circa gli esiti della indagine;
il tutto contribuisce, anche alla luce della solerzia con cui era stato iscritto procedimento ed era stata diffusa la relativa notizia, a destare perplessità in ordine alle modalità di attivazione dell'indagine da parte della procura di Pescara, alimentando l'impressione di essere di fronte ad un'inchiesta avviata «sotto dettatura», secondo una logica pericolosa, fondata sull'impiego dell'indagine penale quale strumento di pressione, servente rispetto all'obiettivo di attuare un ultimo tentativo di mantenimento in vita della precedente governance dell'Aca;
si tratta, a ben vedere, di uno scenario preoccupante, che rende necessari accertamenti volti a ricostruire scrupolosamente la scaturigine dell'indagine qui brevemente ripercorsa ed il suo esatto svolgimento (con particolare riferimento all'attività compiuta e documentata dalla polizia giudiziaria), fino a chiarire come si sia concluso il procedimento;
inoltre, occorre verificare se la descritta vicenda rappresenti un caso isolato ovvero costituisca un esempio paradigmatico di un fenomeno più ampio: l'attivazione «a comando» di indagini – prontamente commentate dalla stampa – che appaiono sin dagli esordi orientate a verificare assunti investigativi, ad avviso dell'interrogante inconsistenti sotto il profilo penale, ma suscettibili di incidere sullo svolgimento della vita democratica e delle istituzioni politiche. Senza che alla scelta di perseguire ipotesi che si rivelano del tutto infondate corrisponda una responsabilità in termini risarcitori o di carriera professionale degli inquirenti;
sotto quest'ultimo profilo, la vicenda intercetta alcuni aspetti patologici che connotano più in generale il nostro sistema giudiziario penale, sui quali appare improcrastinabile svolgere una seria riflessione politica e adottare misure normative adeguate. Anzitutto, i confini entro cui può considerarsi legittimo l'esercizio, da parte del pubblico ministero e della polizia giudiziaria, del potere di ricercare autonomamente, ai sensi dell'articolo 330 del codice di procedura penale, le notizie di reato; in secondo luogo, l'annoso tema concernente il rapporto tra responsabilità penale, responsabilità politica e stampa, da un lato, e (ir)responsabilità del potere giudiziario, dall'altro lato –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, per quanto di sua competenza, intenda adottare iniziative di carattere ispettivo per fare luce sui fatti richiamati in premessa;
se e quali iniziative, anche di carattere normativo, ritenga opportuno assumere al fine di rafforzare il sistema di guarentigie previste dal nostro ordinamento contro possibili usi strumentali e abusi del potere di attivazione dei procedimenti penali.
(4-01575)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazione a risposta orale:
DALLA CHIESA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il così detto fenomeno del «mafia marketing» o del «mafia sounding» consiste nel caratterizzare prodotti commerciali di vario tipo con marchi commerciali che a vario titolo si richiamano alla Mafia;
uno studio di Coldiretti ha documentato come nel mondo esistano almeno trecento ristoranti che si richiamano, già nella propria denominazione, alla mafia. A questi si aggiungono tutte le attività commerciali che sfruttano gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata, danneggiando da un lato l'immagine dell'Italia e dall'altro lucrando con il meccanismo dell'italian sounding;
fenomeni di commercializzazione di prodotti che si richiamano alla mafia si verificano anche all'interno del nostro Paese, e uno degli esempi più recenti in tal senso è stata la messa in vendita di gadget e souvenir a bordo del traghetto che congiunge Reggio Calabria con Messina;
la banalizzazione e l'utilizzo a fini commerciali di nomi e immagini che si richiamano alla criminalità organizzata, oltre a rappresentare una grave offesa per le vittime di mafia, per le loro famiglie e per chi è impegnato contro le organizzazioni mafiose, arreca un danno alla cultura della legalità che è, invece, fondamentale per combattere e sconfiggere il crimine organizzato. Abilita inoltre il messaggio secondo il quale la mafia è un fenomeno culturalmente tollerato –:
quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di contrastare ed impedire all'interno dei confini nazionali il fenomeno del «mafia marketing».
(3-00644)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO, CASU e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la legge di bilancio 2020 e la legge di bilancio 2021 hanno rifinanziato i cosiddetti «Marebonus» «Ferrobonus» che erano stati istituiti dalla legge di stabilità 2016 (articolo 1, comma 647 e 648) e per i quali erano stati esauriti nel 2018 gli stanziamenti previsti. In particolare, la legge di bilancio 2021 ha rifinanziato fino al 2026 il cosiddetto «Marebonus», con l'attribuzione di 25 milioni di euro per l'anno 2021, di 19,5 milioni di euro per l'anno 2022 e di 21,5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026;
il cosiddetto «Marebonus» consiste nella concessione di contributi per l'attuazione di progetti per migliorare la catena intermodale e decongestionare la rete viaria, riguardanti l'istituzione, l'avvio e la realizzazione di nuovi servizi marittimi per il trasporto combinato delle merci o il miglioramento dei servizi su rotte esistenti, in arrivo e in partenza da porti situati in Italia, che collegano porti situati in Italia o negli Stati membri dell'Unione europea o dello spazio economico europeo;
il 30 maggio 2023, la Commissione europea ha autorizzato, con decisione C 3645 del 2023, il regime dell'incentivo «Marebonus» per le prossime annualità;
è urgente garantire la tempestiva emanazione del regolamento ministeriale, necessario per finanziare la misura del «Marebonus» per le annualità 2022 e 2023, e mettere in atto i successivi adempimenti, al fine di garantire il finanziamento della misura a tutela delle imprese italiane e dell'intero comparto, fondamentale per lo sviluppo dell'intermodalità;
il Ministro interrogato, in risposta ad atti di sindacato ispettivo, ha affermato che, dopo l'approvazione del regime di aiuto da parte della Commissione europea, lo schema di regolamento è oramai vaglio del Ministero dell'economia e delle finanze per acquisirne il concerto, per poi essere sottoposto al parere del Consiglio di Stato;
ad oggi non sono pervenute, nonostante le numerose sollecitazioni, precise garanzie circa l'utilizzo delle risorse stanziate per quel che riguarda il contributo per l'annualità 2022 –:
quali siano i tempi di emanazione del regolamento di attuazione della misura «Marebonus» al fine di garantirne il tempestivo finanziamento per le annualità 2022 e 2023, a tutela delle imprese italiane e dell'intero comparto, fondamentale per lo sviluppo dell'intermodalità
(5-01320)
Interrogazioni a risposta scritta:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in Italia negli ultimi anni si sono verificati numerosi incidenti gravi e anche mortali a causa dell'angolo cieco dei mezzi pesanti, ovvero la limitata o nulla visibilità che i conducenti hanno su determinate zone intorno al loro veicolo;
questo risulta particolarmente pericoloso in contesti urbani, dove i mezzi pesanti condividono la strada con pedoni e veicoli più piccoli come le biciclette. Dall'inizio del 2023, su tutto il territorio italiano, si sono registrate 86 vittime tra i ciclisti, di cui 5 a Milano, queste ultime tutte causate da camion e betoniere (a cui va aggiunta l'uccisione di una donna a piedi, investita da un camion in retromarcia). A livello nazionale gli incidenti mortali causati da autocarri sono stati 17;
il Piano nazionale della sicurezza stradale 2030, approvato nel 2022 dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, pone una particolare enfasi sull'impatto della circolazione dei veicoli pesanti sulla sicurezza stradale dell'utenza più vulnerabile della strada nelle città, in particolare sul «Sistema di rilevamento punto cieco (Blind spot warning, Bsw)» e l'«Avviso di collisione con pedoni e ciclisti (Moving off inhibit system, Mois)»;
il costo dell'installazione di un kit per eliminare un angolo cieco su un mezzo pesante è di poche centinaia di euro;
la città di Londra ha introdotto norme a partire dal 2021 che consentono l'accesso solo ai mezzi pesanti che rispettano determinati standard di sicurezza, inclusa la soluzione dell'angolo cieco. Questo ha determinato una significativa riduzione del numero di incidenti mortali che coinvolgono biciclette e pedoni causati dai camion;
il consiglio comunale di Milano ha approvato a gennaio 2023 un ordine del giorno che impegna il sindaco e la giunta a incentivare l'equipaggiamento del kit di eliminazione dell'angolo cieco e a limitare l'accesso in città ai mezzi pesanti che ne sono sprovvisti;
nonostante l'Unione europea abbia emanato una direttiva nel 2022 che impone l'adozione di tecnologie per eliminare l'angolo cieco sui nuovi mezzi pesanti immessi sul mercato a partire da luglio 2024, considerando la lunga vita operativa di questi veicoli (la metà dei mezzi pesanti in circolazione ha più di 15 anni), potrebbero passare decenni prima che tutti i camion in circolazione ne siano equipaggiati;
nella riforma del codice della strada, annunciata dal Ministro interrogato, non figura nessuna di queste misure –:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per far fronte a questa situazione di emergenza di sicurezza dei cittadini e dei ciclisti italiani;
se il Governo non ritenga di dover dare seguito al Piano nazionale della sicurezza stradale, adottando iniziative di competenza volte a obbligare i mezzi pesanti a equipaggiarsi con kit per eliminare l'angolo cieco, così da garantire strade più sicure per tutti.
(4-01568)
BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il ponte della Becca è un'importante infrastruttura realizzata nel 1912 che attraversa il fiume Po a ridosso della confluenza del Ticino e che collega l'Oltrepò Pavese alla città di Pavia, e da questa alla città di Milano;
progettato per un traffico di ben altra epoca storica, attualmente impatta su un bacino di oltre centoventi comuni e circa 360mila abitanti, raccogliendo anche la maggior parte del traffico autostradale della A21 che prosegue in direzione di Pavia;
proprio vista la vicinanza con la rete autostradale, la zona è stata scelta da numerose grandi multinazionali come hub logistico, contribuendo all'aumento del traffico su gomma nell'area;
negli ultimi decenni il ponte ha presentato problemi di stabilità e ha subito danni, con i conseguenti costi per i frequenti interventi di manutenzione ordinaria e, soprattutto, straordinaria che ammontano in totale a decine di milioni di euro;
la struttura esistente, infatti, è in evidente stato di degrado, con continui danneggiamenti e cedimenti che ne causano, con cadenza ormai purtroppo regolare, la chiusura parziale per diversi giorni o settimane, creando perciò gravi disagi alla popolazione;
nel 2018, quindi, regione Lombardia ha deliberato uno schema di convenzione per la redazione del Documento di studio di fattibilità dell'ormai necessario progetto di un nuovo ponte della Becca;
la legge di bilancio 2019 successivamente stanziò 250 milioni di euro sia per la messa in sicurezza dei ponti esistenti che per la costruzione di nuovi ponti nel bacino del Po;
il Documento studio di fattibilità, propedeutico alla progettazione vera e propria, fu quindi seguito a gennaio 2020 dallo stanziamento di 1,5 milioni di euro, a valere su quelle stesse risorse previste in legge di bilancio, da assegnare alla provincia di Pavia per l'affidamento del progetto di fattibilità tecnica ed economica del nuovo ponte;
il nuovo ponte alleggerirebbe sicuramente il traffico pesante nella zona, migliorando l'inquinamento che la valorizzazione di tutto l'Oltrepò, diminuendo i costi di trasporto per le aziende e contribuendo a garantire la conservazione del vecchio Ponte della Becca come via unicamente ciclopedonale e come monumento storico;
a riprova della sua importanza, uno studio dell'Università di Pavia ha concluso che i costi della mancata realizzazione di questa infrastruttura in realtà siano maggiori dell'opera stessa, con una perdita annuale stimata in circa 42 milioni di euro;
il progetto del nuovo ponte è stato finalmente approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici poche settimane fa, eppure permangono alcune criticità;
innanzitutto, il documento è stato consegnato dalla provincia nel marzo 2023, quindi dovrà essere adeguato al nuovo codice degli appalti, approvato poco dopo;
infine, pare che il Consiglio superiore dei lavori pubblici abbia stralciato dal progetto la predisposizione del ponte ad un futuro allargamento a quattro corsie, in luogo delle due inizialmente previste, per un mero contenimento dei costi stimati in circa 5 milioni di euro sugli oltre 160 milioni di euro totali del progetto –:
quali siano le tempistiche previste di realizzazione dell'opera, alla luce della sua importanza strategica, dei gravi ritardi accumulati negli ultimi anni e dei disagi che la vecchia infrastruttura continua ad arrecare alla popolazione e all'economia locale;
se non si ritenga di prevedere, in ogni caso, la predisposizione all'aumento delle corsie ove necessario in futuro, in modo tale da non rendere obsoleta un'infrastruttura essenziale per una mera questione di contenimento dei costi, soprattutto alla luce delle cifre già stanziate in passato per la manutenzione del vecchio ponte.
(4-01569)
CASU, SCARPA e FASSINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'8 maggio 2022 il diciassettenne Davide Pavan veniva investito e ucciso da un'auto mentre rincasava alla guida del suo scooter;
a quel che risulta da notizie di stampa, al dolore per la tragedia la famiglia del giovane deve oggi aggiungere un, certamente involontario ma gravissimo, oltraggio;
infatti, si legge in una intervista concessa dalla mamma del giovane, la famiglia è stata chiamata a pagare 183 euro per «togliere i rottami e spargere della segatura sul sangue di Davide e sui liquidi del motore rimasti sull'asfalto»;
si tratta, con tutta evidenza, di una richiesta intollerabile, che sconcerta e addolora, che mai avrebbe dovuto essere fatta e che richiede azioni concrete volte ad impedire che simili, gravissimi, episodi si ripetano;
invece, è necessario intervenire concretamente per sostenere le vittime della strada e le loro famiglie. La violenza stradale, infatti, ha un costo umano, emotivo e sociale, molto pesante e richiede interventi concreti per garantire pienamente ristoro e assistenza; a tal fine, il 25 novembre 2022 il gruppo del Partito Democratico ha presentato una proposta di legge (A.C. 638) a firma Casu, Bakkali, Barbagallo, Ghio, Morassut avente ad oggetto «disposizioni concernenti l'assistenza alle vittime di reati nella circolazione stradale sul lavoro» che allo stato non risulta ancora calendarizzata;
in Italia dal 1982 (legge 7 agosto 1982 n. 526, «legge sulle assicurazioni») è previsto un contributo forfettario «per il rimborso delle prestazioni erogate ai danneggiati dalla circolazione dei veicoli», ma, come è noto, le prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale sono di fatto limitate all'assistenza e alla cura delle vittime di sinistri stradali sino all'eventuale recupero della loro mobilità fisica, mentre per coloro che devono sottoporsi a cure riabilitative prolungate non è prevista alcuna tutela nel tempo. Di solito non più di cinque anni, e comunque nei limiti delle risorse finanziarie e della disponibilità di personale, tanto è vero che in molti casi sono le rispettive famiglie o associazioni di volontariato a farsi carico del problema;
inoltre è necessario dare vita ad un percorso che consenta a coloro che hanno subito un sinistro e alle famiglie di trovare pronta assistenza legale, quella sanitaria e in che maniera accedere ai fondi attraverso una rete di «case di mutuo-aiuto» collocate in ogni provincia e città;
le risorse derivanti dalla RC auto da oltre 40 anni devono essere utilizzate per rafforzare le iniziative di sostegno alle vittime della strada;
sulla questione l'interrogante ha già presentato un atto di sindacato ispettivo, l'interrogazione a risposta immediata in IX Commissione n. 5-00719, relativa alla tutela della sicurezza stradale e del pieno sostegno alle vittime della strada e alle loro famiglie, svolta il 20 aprile 2023 –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per garantire in concreto il pieno sostegno alle vittime della strada ed alle loro famiglie, e nel contempo quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché non si ripetano episodi gravissimi come quello sopra ricordato.
(4-01572)
ROSATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 51, comma 5, del Testo unico delle imposte sui redditi prevede una franchigia fiscale per le indennità di trasferta per il personale viaggiante del settore dell'autotrasporto;
tale franchigia è stabilita dal medesimo articolo 51, in «lire 90.000 al giorno, elevate a lire 150.000 per le trasferte all'estero» equivalenti oggi a 46,48 euro per le trasferte nazionale e a 77,47 euro per le trasferte all'estero;
come si evince dalla lettura della norma, tali importi non sono stati aggiornati nel corso del tempo e risultano quindi oggi di fatto poco rispondenti alle reali necessità del comparto e non adeguati alle attuali retribuzioni dei lavoratori del settore;
peraltro, si ricorda che l'autotrasporto soffre di una strutturale carenza di personale, derivate in parte anche dai pochi benefici fiscali previsti;
l'incremento delle franchigie fiscali, pertanto, potrebbe costituire oltre che una leva di competitività per le imprese e i lavoratori, anche un fattore incentivante per queste professione;
appare quanto mai opportuno, anche alla luce della volontà del Governo di intervenire a sostegno dei salari dei lavoratori, valutare l'opportunità di aggiornare gli attuali importi previsti per la franchigia applicata a dette indennità di trasferte –:
se il Governo intenda adottare iniziative volte a prevedere, in uno dei prossimi provvedimenti economici, l'incremento della franchigia fiscale relativa all'indennità di trasferta per il personale viaggiante del comparto dell'autotrasporto;
quali altre misure economiche di competenza il Governo intenda adottare per defiscalizzare le retribuzioni del personale del medesimo comparto al fine di contrastare la strutturale carenza di lavoratori registrata negli ultimi anni.
(4-01573)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
CURTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha previsto misure di finanziamento destinate ai comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, a valere su progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale. Ulteriori interventi in materia sono stati disposti dalla legge 30 dicembre 2021 n. 234 che, estendendo la categoria dei beneficiari, ha assegnato risorse in favore di comuni aventi popolazione inferiore a 15.000 abitanti che, in forma associata, superano tale soglia;
il decreto 19 ottobre 2022 del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha individuato i comuni beneficiari dei contributi;
nel contesto di tale graduatoria risulta collocato, quale primo degli esclusi tra i richiedenti dell'Italia centrale, un raggruppamento di 15 comuni delle Marche avente quale Capofila il comune di Servigliano (FM);
le progettualità presentate evidenziano una serie di iniziative che, con estrema concretezza, si propongono l'obiettivo di risolvere una significativa serie di criticità emerse nei diversi centri urbani dei comuni richiedenti, in piena coerenza con le finalità dell'intervento legislativo. È opportuno rimarcare che il principale criterio sulla cui base risultano formulate le graduatorie, il cosiddetto «Indice di vulnerabilità sociale e materiale» (Ivsm), pur essendo un rigoroso parametro oggettivo, non consente di cogliere in senso dinamico la realtà dei territori. I dati con cui viene definito tale indicatore sono infatti raccolti solo in occasione dei censimenti nazionali, il più recente dei quali risale al 2011;
per tale motivo il già citato raggruppamento di comuni marchigiani, a cui peraltro aderiscono realtà insediate nel cratere sismico del 2016, è risultato particolarmente penalizzato in sede di attribuzione dei punteggi. Ciò a causa di una formula matematica che opera sul contesto riferito al censimento del 2011, impedendo di rappresentare con fedeltà lo stato di fatto;
se in un primo momento erano emerse rassicurazioni circa il sollecito rifinanziamento della misura, a tutt'oggi non si rilevano fatti concludenti in tal senso. Per le progettualità riferite al raggruppamento di comuni marchigiani il fattore tempo risulta di estrema importanza in quanto, da una parte, alcune situazioni di degrado richiedono un intervento in termini di somma urgenza e, dall'altro, vi sono iniziative correlate allo sviluppo che rischiano di non essere più attuali –:
quali iniziative urgenti si intendano intraprendere al fine di integrare le risorse disponibili, con l'obiettivo di finanziare ulteriori progetti ammessi ma non agevolati per carenza di disponibilità e se non si ritenga necessario ottimizzare i criteri per la formazione delle graduatorie, garantendo opportunità di sviluppo a tutte le aree che subiscono fenomeni di marginalizzazione, con particolare riguardo per quelle terremotate e alluvionate.
(4-01565)
BORDONALI, IEZZI e GIACCONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
da fonti di stampa si apprende che nel 2019 una donna di origini bengalesi e cittadina italiana aveva denunciato il marito, nato e cresciuto in Bangladesh, per maltrattamenti fisici e psicologici;
la richiesta di archiviazione del procedimento avanzata dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Brescia è stata rigettata dal giudice per le indagini preliminari che ha ordinato l'imputazione coatta dell'uomo, rilevando «la sussistenza di elementi idonei a sostenere efficacemente l'accusa in giudizio nei suoi confronti»;
il pubblico ministero di Brescia, tuttavia, ne ha chiesto l'assoluzione sottolineando, nelle conclusioni depositate alle parti in vista dell'ultimo atto in aula, che «i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell'odierno imputato sono il frutto dell'impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l'uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine»;
per il pubblico ministero i maltrattamenti denunciati rientrerebbero nel campo dei reati culturalmente orientati ovvero quei comportamenti sanzionabili dal nostro ordinamento ma tollerati dal Paese di provenienza dell'imputato;
la teoria dei reati culturalmente orientati si scontra con una recente sentenza dello stesso tribunale di Brescia che, condannando un padre islamico violento nei confronti delle figlie femmine, scrisse: «I soggetti provenienti da uno Stato estero devono verificare la liceità dei propri comportamenti e la compatibilità con la legge che regola l'ordinamento italiano. L'unitarietà di quest'ultimo non consente, pur all'interno di una società multietnica quale quella attuale, la parcellizzazione in singole nicchie, impermeabili tra loro e tali da dar vita ad enclavi di impunità» –:
se e quali iniziative, anche di carattere normativo, si intendano adottare, alla luce dei fatti esposti in premessa, per potenziare gli strumenti di prevenzione e sanzionatori e per accelerare il rimpatrio di soggetti con un alto profilo criminale;
se si intenda valutare la sussistenza dei presupposti per intraprendere iniziative ispettive con riferimento a quanto esposto in premessa.
(4-01576)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MANZI, FURFARO, BERRUTO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI, ORFINI e STUMPO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
l'esperienza vissuta negli ultimi anni con il diffondersi di infezioni di carattere respiratorio dal Covid-19 alle ricorrenti influenze di stagione chiede che nei luoghi più affollati, a partire delle scuole, siano garantiti sistemi di ventilazione, aerazione e ricambio dell'aria in grado di tutelare la sicurezza di studenti e personale scolastico;
ancora di più oggi, con l'inizio delle lezioni e l'incertezza legata alla recrudescenza dei contagi, la comunità educativa e le autorità sanitarie devono lavorare insieme per garantire un ambiente di apprendimento sicuro e per proteggere coloro che sono più vulnerabili alle malattie di carattere respiratorio, a partire dal Covid-19;
per controllare e ridurre la diffusione delle infezioni respiratorie negli ambienti affollati, ma in particolare nelle aule scolastiche, sono di grande utilità i dispositivi mobili di purificazione e gli impianti fissi di aerazione;
con un emendamento al decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, approvato al Senato, è stato previsto che: «Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'istruzione, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definiti le linee guida sulle specifiche tecniche in merito all'adozione di dispositivi mobili di purificazione impianti fissi di aerazione e gli standard minimi di qualità dell'aria negli ambienti scolastici e in quelli confinati degli stessi edifici»;
inoltre, lo stesso emendamento, ha stabilito che una parte delle risorse del fondo per l'emergenza epidemiologica di cui all'articolo 58 del decreto-legge n. 73 del 2021 sia destinato all'acquisto di sistemi di aerazione e santificazione nelle scuole;
il 3 agosto 2022 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri cui vengono adottate le linee guida sulle specifiche tecniche in merito all'adozione di dispositivi mobili di purificazione e impianti fissi di aerazione e gli standard minimi di qualità dell'aria negli ambienti scolastici e in quelli confinati degli stessi edifici;
secondo uno studio, realizzato della regione Marche in collaborazione con la fondazione Hume, un sistema di VMC, che assicura il ricambio dell'aria nelle aule scolastiche, può ridurre la trasmissione del Covid dal 40 per cento fino all'82,5 per cento, a seconda del numero di ricambi per ora;
l'allora leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, dichiarò di aver inviato al Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, una lettera per caldeggiare l'approvazione di un decreto che estendesse la sperimentazione realizzata nella regione Marche all'intero territorio nazionale;
nella lettera si affermava come fosse necessario «investire negli impianti di ventilazione meccanica controllata nelle scuole, per arginare il contagio e garantire la didattica in presenza (...) Presidente Draghi, fin dall'inizio del 2021 Fratelli d'Italia ha proposto di investire nella ventilazione meccanica controllata e non ha mai smesso di chiedere che anche il Governo lo facesse»;
è del tutto evidente come tali interventi non possano ricadere sugli enti locali ma siano di esclusiva competenza dello Stato, che è chiamato a stanziare le risorse necessarie per effettuare interventi in linea con quanto previsto dalle linee guida di cui sopra –:
se sia stato effettuato il monitoraggio degli impianti esistenti e di quelli realizzati grazie alle risorse stanziate e, in caso positivo, quali siano gli esiti;
quali iniziative di competenza si intendano adottare per promuovere la diffusione della ventilazione meccanica controllata nelle scuole.
(5-01317)
ORRICO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
le fiere e gli eventi organizzati per l'orientamento universitario degli studenti, pagati con finanziamenti pubblici, anziché aiutarli a scegliere quali studi intraprendere, quasi sempre sono organizzati seguendo soltanto criteri di marketing, diventando un buon affare per chi le organizza;
l'ingresso è gratuito per i ragazzi e i finanziatori sono le università e gli enti che vi partecipano, che attingono dai finanziamenti pubblici messi a disposizione dal Ministero dell'università e della ricerca;
l'Anvur, nel report di luglio 2023, sollecita la definizione di politiche di orientamento diverse e specifiche e ritiene necessario porre l'attenzione non solo all'orientamento in ingresso, ma anche a politiche e azioni di tutorato nel corso dell'intero ciclo di studi, visti i dati allarmanti relativi al numero degli immatricolati e degli abbandoni;
i dati sono più desolanti al Sud e per chi arriva dagli istituti tecnici e professionali;
indubbiamente il metodo fieristico non offre grandi opportunità di diversificazione, aggravando di fatto le diseguaglianze sociali;
appare poco chiaro quanto questi eventi possano giovare agli studenti, anzi tre giovani della scuola superiore su quattro, intervistati da Almalaurea, confermano che i servizi attuali sono poco utili o inutili;
appare invece auspicabile un servizio di orientamento che offra percorsi innovativi di sensibilizzazione –:
se non si ritenga urgente adottare iniziative volte a modificare le attuali modalità di svolgimento delle attività di orientamento su basi scientifiche e non sul marketing professionale, introducendo un modello di orientamento a sostegno dei giovani e basato su evidenze scientifiche, anche al fine di ridurre il dilagante fenomeno delle disuguaglianze.
(5-01325)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta scritta:
BONELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la procura della Repubblica della Direzione distrettuale antimafia presso il Tribunale di Milano, nel corso di indagini condotte dalla Guardia di Finanza sul settore della vigilanza privata, ha evidenziato, nel mese di agosto 2023, gravi violazioni di legge, ex articolo 603-bis del codice penale, nei confronti dei lavoratori della Cosmopol s.p.a., amministrata da Perrotti Francesco;
è emerso come la paga netta oraria per i dipendenti, inquadrati al livello D del Ccnl vigilanza privata e servizi fiduciari, fosse pari a euro 5,37572, somma che ad avviso dell'interrogante, giustamente la Procura ha ritenuto non proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro prestato;
i lavoratori, secondo le indagini, erano anche soggetti a intimidazioni e vessazioni finalizzate a imporre loro condizioni di autentico sfruttamento: orari, turnazioni di lavoro e sicurezza del tutto contrarie alle disposizioni di legge;
risulta all'interrogante che, nel corso delle indagini, quando ormai era ampiamente prevedibile l'epilogo della sottoposizione di Cosmopol a controllo giudiziario ex lege n. 199 del 2016, la società, a partire dal mese di agosto, avrebbe ceduto il ramo d'azienda riguardante la prestazione di servizi non armati di portierato, servizi fiduciari, servizi di sorveglianza antincendio, servizi di pulizia e di facility management, a Cosmopol Servizi Integrati s.r.l., posseduta da Serimat s.r.l., compagnia societaria comunque ricollegabile alla cedente ancora una volta, come ripetutamente denunciato dal Savip (Sindacato autonomo vigilanza privata), organizzazione sindacale di categoria, si riscontra, nel settore, l'espediente di ricorrere alla cessione del ramo d'azienda a una «società di comodo» per eludere l'effetto di procedure giudiziarie. Questa volta nei confronti di 1.189 lavoratori;
successivamente è stata commissariata anche la Cosmopol Servizi Integrati s.r.l. e sono stati iscritti nel registro degli indagati per caporalato, oltre al rappresentante legale di Cosmopol Francesco Perrotti, anche Carlo Lettieri, legale rappresentante di Cosmopol Servizi Integrati;
ad oggi nessuna indagine preventiva è stata svolta dalle questure competenti né alcun provvedimento è stato emesso dalle prefetture nei confronti delle società del gruppo Cosmopol – HCM, benché l'irregolarità nella gestione dei servizi, resi a favore di grandi aziende (Poste italiane, Enel Italia, ASL NA3 Sud; Ospedale Cardarelli, ACEA, Intesa Sanpaolo, Leonardo s.p.a., Fiera Milano e altro) sia conclamata;
allo stato, benché il Ccl del settore «sicurezza privata» risulti sottoscritto il 30 maggio 2023, non risulta pubblicato né sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, né su quello del Cnel –:
se il Ministero dell'interno non ritenga di adottare opportune iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per evitare i fenomeni di abuso dei servizi fiduciari e la sostituzione con «portieri» delle Guardie giurate, ripristinando l'operatività del «Registro dei portieri e custodi»;
per quale motivo il nuovo contratto collettivo di settore sottoscritto il 30 maggio 2023, non sia stato ancora pubblicato nell'archivio contratti del CNEL, ex articolo 17 della legge n. 936 del 1986 e se tale contratto sia conforme alle disposizioni del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e alle altre disposizioni concernenti i servizi di sicurezza privata comunque denominati;
quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati affinché i contratti di lavoro per gli addetti ai servizi di vigilanza privata e fiduciaria siano sempre conformi, oltre che al principio di una retribuzione dignitosa per i lavoratori, alle disposizioni del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
(4-01574)
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
QUARTINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
si apprende che nei mesi di luglio ed agosto 2023, i carabinieri dei NAS, di concerto con il Ministero della salute, hanno effettuato controlli, su tutto il territorio nazionale, per verificare la gestione delle liste di attesa. Oggetto delle verifiche è stato il sistema che interfaccia il cittadino con il sistema sanitario per erogare le prestazioni ambulatoriali, riconducibili a visite specialistiche ed esami diagnostici, afferenti al Servizio sanitario pubblico;
i controlli, presso 1.364 tra ospedali, istituti di ricovero e Cura a carattere scientifico, ambulatori e cliniche, sia pubblici che privati in convenzione con il SSN, hanno analizzato 3.884 liste e agende di prenotazione per prestazioni relative a svariate tipologie di visite mediche specialistiche e di esami diagnostici eseguite;
in relazione al rispetto dei criteri previsti dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA), che dovrebbero assicurare il corretto accesso alle prestazioni fornite dal Servizio sanitario pubblico attraverso un'equa e tempestiva erogazione dei servizi sanitari a favore dei cittadini, lo scenario emerso è stato, ad avviso dell'interrogante, sconvolgente;
nonostante la sistematica negazione, a fronte di segnalazione dei cittadini, di problemi da parte di molte aziende sanitarie, la gestione delle liste di attesa con superamento delle tempistiche imposte dalle linee guida del Piano nazionale, nonché mancato rispetto delle classi di priorità (urgente, breve e differibile), è stata riscontrata nel 29 per cento dei casi esaminati. Non solo violazioni, ma anche condotte penalmente rilevanti (falsità ideologica e materiale, truffa aggravata, peculato ed interruzione di pubblico servizio) con favoritismi, mancata adesione di cliniche e ambulatori privati, già convenzionati, nel sistema di prenotazione unico delle aziende sanitarie o chiusure arbitrarie di agende di prenotazione. Tutto ciò, unito all'inazione delle Asl che dovrebbero, secondo il Pngla attivarsi per trovare una soluzione, costringe molti cittadini a rivolgersi al privato, paradossalmente con il rifiuto della Asl a rimborsare i costi, come invece sarebbe previsto dal Pngla –:
quale sistema di monitoraggio informatico a livello nazionale intenda attivare in modo che le strutture private partecipino alle gestione delle liste, le agende non siano chiuse, ed i tempi siano rispettati, con alert e attivazione delle procedure previste, compresa la ricerca di posti liberi e il rimborso delle spese sostenute dal cittadino nelle strutture private.
(3-00645)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MALAVASI, BRAGA, FURFARO, BAKKALI, FERRARI, FORATTINI, GHIO, GIRELLI, IACONO, MARINO e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la relazione annuale sulla legge n. 194 del 1978 non è ancora stata presentata al Parlamento: si tratta del documento che dovrebbe essere consegnato ogni anno a Camera e Senato, che fa il punto sull'attuazione della legge che regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza in Italia e che certifica – tra le altre cose – anche la percentuale di medici obiettori di ogni regione;
in particolare, l'articolo 16, comma 1, della legge di cui sopra stabilisce che ogni anno il Ministro della salute è tenuto a presentare, entro febbraio, tale documento;
quest'anno sono trascorsi quasi 8 mesi dal termine entro cui la relazione avrebbe dovuto essere presentata al Parlamento: a poco più di tre mesi dalla conclusione del 2023 manca ancora quello che è il documento principale di informazione sulla corretta applicazione della legge n. 194 del 1978 in materia di interruzione di gravidanza;
la mancanza della relazione indica una scarsa attenzione ai diritti delle donne, un ostacolo alla conoscenza e all'esercizio libero e consapevole di un diritto e una chiara violazione della norma di legge –:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere al fine di rispettare le disposizioni di legge, procedendo nei tempi più celeri possibili alla presentazione della relazione in Parlamento.
(5-01323)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta scritta:
L'ABBATE e FEDE. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
come riportato da numerose fonti di stampa, si apprende che la situazione in cui versano molti studenti universitari continua ad essere fortemente critica con riferimento alla questione rincari affitti;
dall'ultimo rapporto di Immobiliare.it, si evince che gli affitti sono addirittura aumentati, raggiungendo il prezzo medio più alto degli ultimi due anni a giugno 2023, nonostante le rassicurazioni del Governo in seguito alla mobilitazione nazionale di massa degli studenti contro l'emergenza abitativa dovuta al caro affitti;
in particolare, il capoluogo della regione pugliese è 14° in Italia con una richiesta media di 356 euro al mese per stanza ed è la città del Mezzogiorno che nell'ultimo anno ha registrato l'aumento maggiore, con un rincaro del 29 per cento lontanissimo dal +1 per cento di Milano (dove le singole sono le più care d'Italia) o dal -12 per cento di Padova (7° a livello nazionale per il caro-alloggio) dove la singola costa 404 euro. Eppure l'offerta delle stanze per chi frequenterà i corsi di laurea universitari o degli Afam di Bari è aumentata del 34 per cento mentre la domanda è scesa, registrando un -5 per cento;
si rende necessario prevedere una forma di tutela più efficace del diritto allo studio ex articolo 34 della Costituzione, inteso quale diritto all'accesso nel percorso formativo di ognuno, a prescindere dalle condizioni socio-economiche di partenza;
allo stato attuale, sono numerosi gli indicatori che certificano la presenza di una disuguaglianza sociale che colpisce gli studenti universitari, i quali incontrano ingenti difficoltà a far fronte ai costi di sostentamento durante il proprio percorso di studio universitario, non solo in relazione alla questione del caro affitti, ma anche alla tempistica con la quale vengono pubblicati i bandi relativi all'attribuzione per concorso delle borse di studio, che risulta disomogenea a livello nazionale; così come risulta aleatoria la tempistica di erogazione delle borse di studio, la quale assume sempre più la funzione di «rimborso»;
gli strumenti di sostegno ad oggi previsti risultano insufficienti a provvedere alle esigenze dei singoli studenti i quali si trovano costretti a fare i conti con il proprio status sociale, e ad essere sempre più vincolati al reddito e alla situazione patrimoniale del contesto familiare d'origine;
si rende necessario, quindi, un intervento normativo, finalizzato a rendere i giovani studenti universitari indipendenti, con lo scopo di garantire un eguale percorso formativo a prescindere dal loro status sociale;
nel nostro Paese, tra gli investimenti del futuro, ed in particolare nell'ambito della mission 4 del PNRR, si auspica una riforma che miri a favorire un modello competitivo nell'ambito della ricerca e dell'istruzione, anche e soprattutto con la previsione di forme di sussidio a vantaggio degli studenti universitari-:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopra descritta e quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di ovviare alle criticità evidenziate allo scopo di garantire un eguale percorso formativo e maggiori opportunità per far fronte alle esigenze connesse al percorso universitario, con particolare riguardo alla questione del rincaro degli affitti.
(4-01566)
Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Ghio e altri n. 7-00144, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 settembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pastorino.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Santillo e altri n. 3-00631, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Donno.
L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Foti e altri n. 3-00636, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 settembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lancellotta, Roscani.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Formentini n. 4-01334 del 14 luglio 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01318.