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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 27 settembre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    con circa 7500 chilometri di confine marittimo e oltre il 90 per cento delle merci che provengono dal resto del mondo e arrivano in Italia dal mare, è sempre più evidente che è in atto una «marittimizzazione» dell'economia, incrementata dal fenomeno del gigantismo navale. Il mare è una risorsa primaria da tutelare e da far diventare assoluto protagonista delle scelte economiche, commerciali, culturali e sociali del nostro Paese, l'insieme dei porti italiani tratta un volume di traffico merci che lo colloca al terzo posto in Europa dopo la portualità olandese e britannica. Il ritmo con il quale questo volume di traffico è rimasto sostanzialmente stabile dal 2012;

    l'Italia ha faticato ad intercettare i flussi di traffico marittimi sulle tratte a lungo raggio, come evidenziato dal progressivo calo dell'incidenza del traffico transhipment scesa dal 48 per cento al 36 per cento del totale nazionale tra 2004 e 2021. I porti italiani hanno subìto in particolare: la concorrenza esercitata da Marocco, Egitto, Malta e dai porti spagnoli dove è conveniente consolidare volumi più grandi apportati da navi oceaniche; i minori costi operativi garantiti al transhipment nei porti africani concorrenti, caratterizzati da costo del lavoro più basso rispetto all'Italia, da maggiore velocità e da infrastrutture ampliate e modernizzate (Nord Africa e Spagna) che garantiscono servizi più veloci nella gestione a terra, anche grazie a tempi minori nelle pratiche burocratiche; politiche aziendali del grande shipping che tendono a creare basi di transhipment proprie; posizione geografica di porto Said per il traffico da Suez e Tanger Med, che consente di raggiungere i mercati di destinazione con le navi feeder (ovest Mediterraneo e est Mediterraneo e Mar Nero) senza dover ripercorrere parte della rotta;

    la concorrenza non arriva solo dai porti del Mediterraneo. I porti dell'alto Tirreno e dell'alto Adriatico si vedono ancora sottrarre dai porti del Mar del Nord non solo mercati centro europei (Baviera, Austria, Svizzera e Europa centro-orientale), ma addirittura i mercati della pianura padana, a causa della difficoltà a canalizzare verso i porti italiani dell'alto Adriatico e Tirreno gli scambi relativi a produzione e consumi che gravitano nel nord Italia;

    la dispersione dei porti italiani si associa peraltro a basse dimensioni medie. I primi tre porti per merci (Genova, Livorno e Trieste) rappresentano solo il 32 per cento del mercato italiano, a fronte della maggiore concentrazione nei tre principali porti nel caso dei traffici container pari a 8.9 milioni di TEU pari al 76 per cento del settore (Gioia Tauro, Genova, La Spezia, Trieste e Livorno). La sola Rotterdam movimentava, nel 2022, 14,5 milioni di container, ben più dei 11,5 milioni circa movimentati da tutti porti italiani;

    la crescita del traffico merci e container dai porti italiani potrà essere maggiore di quello delle esportazioni, se si riuscirà a recuperare quote di traffico originati o diretti in Italia o in Europa centromeridionale e gestiti in altri porti mediterranei o del Northern Range. Peraltro, va segnalato il persistente dinamismo nei porti italiani dei passeggeri per crociere, che sono cresciuti a dispetto della crisi economica e rappresentano uno dei settori più fortemente in crescita;

    la politica europea, così come si è configurata con l'individuazione di ben 4 dei corridoi prioritari della rete TEN-T core che interessano il nostro Paese, va nella direzione «mediterranea», più favorevole, per l'Italia, con un numero di porti compreso nel core network che sembra troppo elevato per rendere evidente la valenza strategica alla nuova impostazione UE. L'Italia ha una considerevole dotazione di infrastrutture portuali funzionali sia alla protezione e all'accesso dal mare sia alle operazioni di sbarco, imbarco e spedizione dei beni trasportati dalle navi;

    l'esiguità degli spazi rispetto ai grandi porti del Nord, allo stato attuale, sembra penalizzare più l'accesso e le manovre ferroviarie che l'efficienza della movimentazione dei container in ambito portuale. Gli interventi infrastrutturali e l'acquisto di materiale rotabile necessari per accelerare le operazioni ferroviarie non sono investimenti remunerativi e, dunque vanno sostenuti;

    sono ancora tanti i collegamenti ferroviari (per i traffici containerizzati intermodali ed i traffici a carro completo di rinfuse e merci varie non unitizzate), quanto i collegamenti stradali (in particolare per i porti con elevato traffico di rotabili), che devono essere potenziati, sia sul piano infrastrutturale che su quello dei servizi;

    in materia di finanziamenti per le opere sarebbe necessario, da un lato, rivedere gli attuali criteri di ripartizione delle risorse, sostituendo il criterio del valore aggiunto prodotto a quello del tonnellaggio movimentato e, dall'altro, mediante una riforma dei sistemi di trasferimento, garantire ai porti la disponibilità delle risorse da essi prodotte, perseguendo l'obiettivo dell'autonomia finanziaria;

    in particolare, per le infrastrutture portuali, risulta rilevante perseguire il duplice obiettivo di rafforzare il ruolo strategico dell'Italia nella dinamica dei traffici mondiali e di promuovere il trasporto marittimo in alternativa a quello su strada;

    la privatizzazione dei porti proposta recentemente dal Ministro Tajani, con l'idea di rilanciare l'economia italiana e favorire la concorrenza, ripropone la vecchia ricetta della vendita dei beni demaniali del settore portuale; tale privatizzazione, a suo dire, sarebbe vantaggiosa anche per i lavoratori, che potrebbero beneficiare di maggiori opportunità di occupazione e di formazione; la privatizzazione ha come effetto invece proprio la perdita di sovranità nazionale e una precarizzazione delle condizioni lavorative. Tale soluzione, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, mostra come l'attuale Governo voglia abdicare all'attività programmatoria, quando è invece proprio finanziando e ammodernando le infrastrutture portuali e semplificando gli aspetti burocratici che si aiuta il nostro sistema «portuale»;

    inoltre una siffatta privatizzazione ridurrebbe il controllo pubblico sulle attività portuali, con possibili conseguenze negative sulla sicurezza, sul rispetto delle norme ambientali e sulle condizioni di lavoro dei dipendenti; comprometterebbe il ruolo strategico dei porti come infrastrutture essenziali per lo sviluppo del Paese e per la sua integrazione nel sistema europeo e internazionale dei trasporti. Risulta fondamentale dunque un piano del mare, tutelando l'interesse pubblico;

    rispetto ai numerosi tentativi di riforma e di piccoli interventi di aggiustamento che la legge ha subìto negli anni, il decreto legislativo n. 169 del 2016 ha senz'altro il merito di essere intervenuto ad apportare significative modifiche all'ordinamento portuale, realizzando alcune delle azioni indicate a livello programmatico dal Pnspl e provando ad incidere su un assetto tradizionalmente caratterizzato da molte resistenze corporative e contrapposti interessi locali;

    il livello nazionale dovrebbe concentrarsi sullo sviluppo e l'efficienza al massimo dei porti core, che potenzialmente possono contribuire davvero all'efficienza del sistema, magari riducendone il numero;

    sul piano della razionalizzazione, la riduzione del numero delle Autorità corrisponde ad un'esigenza sempre più avvertita a livello nazionale, in ragione del fatto che uno dei principali elementi di ostacolo all'affermazione della competitività del settore portuale risiede proprio nel numero e nella tendenza alla proliferazione dei centri decisionali;

    in materia di concessioni portuali, per l'emanazione del decreto interministeriale sulle concessioni di aree e banchine destinate alle operazioni portuali, di cui all'articolo 18 della legge n. 84 del 1994, ci sono voluti quasi 30 anni; risulta dunque importante sistematizzare e semplificare le norme esistenti piuttosto che aggiungerne altre. Per una riforma dell'ultima riforma, che risale al 2016, e non al secolo scorso, serve tempo per approfondire e umilmente condividere. Ciò rende necessario cambiare strada ricorrendo a un coordinamento forte dell'attività programmatoria e regolatoria di settore a livello nazionale, attraverso un processo di concertazione delle soluzioni tecnico-economiche che produca gli orientamenti da porre a base delle azioni dell'amministrazione, coordinamento che in virtù di ciò richiederebbe un connotato istituzionale più che meramente tecnico, attraverso un organismo, costituito presso o vigilato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, con opportuni poteri e funzioni di pianificazione, vigilanza, regolazione e controllo ai fini dell'attuazione di una politica unitaria per l'intero sistema portuale statale, di coordinamento del sistema delle Autorità portuali e di rappresentanza nelle sedi internazionali;

    che, sul piano della programmazione, il Contratto di programma dovrebbe includere: le previsioni di traffico; il piano degli investimenti; il piano economico e finanziario. In attuazione del contratto di programma il concessionario dovrebbe redigere un coerente Piano degli interventi;

    lo strumento di pianificazione tecnico-urbanistica dello sviluppo delle infrastrutture portuali e dell'uso delle aree, il Prp, andrebbe definito su un arco temporale di massimo 10-15 anni, sulla base delle previsioni di crescita del traffico e dell'andamento dei mercati,

impegna il Governo:

   a promuovere il sistema portuale italiano quale hub logistico di primo piano in Europa, integrando intorno ai porti industria, università, innovazione e sostenibilità ambientale;

   ad assumere le iniziative di competenze volte a riunire in una unica direzione (Ministero e dipartimento, con tutte le deleghe necessarie) le molteplici attività e competenze che impegnano le diverse direzioni dei vari settori, definendo una governance integrata capace di gestire in modo trasversale tutte le materie attinenti al settore marittimo e portuale in linea con quanto avviene in Europa, sempre più orientata verso una politica marittima integrata anche con l'intento di promuovere e sviluppare «l'economia del mare», in tutte le sue declinazioni e come motore propulsivo per il rilancio del Paese, unificando inoltre, in un solo organismo consultivo i momenti valutativi e approvativi condotti presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero della cultura e le regioni competenti per territorio, che attualmente non sono vincolati a tempi contingentati e non trovano un momento unitario e formale di sintesi;

   a affrontare l'evidente carenza di coordinamento tra le previsioni di piano regolatore di porti appartenenti alla stessa area integrata dal punto di vista economico e amministrativo, garantendo la coerenza degli interventi e la relativa organicità funzionale con altri progetti infrastrutturali previsti nell'ambito dei sistemi portuali dello stesso versante geografico, ovvero con l'offerta infrastrutturale già esistente;

   a favorire il ricorso a forme di partenariato pubblico-privato, indispensabile per operare una conveniente selezione degli interventi, tenuto conto della realtà dei vincoli di bilancio, a condizione che le iniziative prevedano il coinvolgimento di capitali privati in misura tale da associare effettivamente il concessionario ai rischi di gestione dell'infrastruttura e che si adottino previsioni di traffico realistiche;

   a rendere più efficienti e competitivi i porti italiani, prevedendo l'adozione delle seguenti iniziative:

    a) svolgere, a tal fine, tutte le attività necessarie per l'adeguamento e la messa in sicurezza dei bacini portuali in particolar modo attraverso la realizzazione delle operazioni di dragaggio nelle infrastrutture portuali del territorio nazionale, coerentemente con quanto le vigenti disposizioni in materia di sostenibilità dei dragaggi;

    b) procedere in tempi brevi all'adozione delle norme tecniche che disciplinano le opzioni di riutilizzo dei sedimenti di dragaggio e di ogni loro singola frazione granulometrica secondo le migliori tecnologie disponibili, come previsto dal comma 5-ter dell'articolo 184-quater del decreto legislativo n. 152 del 2006;

    c) varare con la massima sollecitudine il «Piano nazionale dei dragaggi sostenibili», previsto dall'articolo 6-bis del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, al fine di consentire lo sviluppo dell'accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici e la manutenzione degli invasi e dei bacini idrici;

    d) valutare l'opportunità, nel rispetto del quadro normativo vigente e degli strumenti attuativi sopra descritti, di individuare, per ogni arco regionale geografico coerente, un sito di discarica a mare dei sedimenti dragati, allo scopo di superare il sistema obsoleto delle casse di colmata, incrementando gli spazi a terra e riducendo i tempi di transito delle merci nei porti, in termini di documentazione, movimentazione e organizzazione di convogli in partenza e in arrivo;

    e) promuovere un'ulteriore maggiore semplificazione amministrativa che tenda all'omogeneità con gli standard europei e alla riduzione del numero di passaggi e intermediari;

   a predisporre una circolare unica che fornisca linee guida di semplificazione delle procedure per l'adeguamento e il rinnovo dei certificati dei «lavoratori marittimi italiani», compresi gli operatori degli uffici periferici che si occupano dei corsi di addestramento e di aggiornamento e di rinnovo della certificazione richiesti dalla Convenzione internazionale STCW, al fine di eliminare in maniera definitiva i problemi burocratici che molto spesso non consentono ai lavoratori il regolare svolgimento della propria professione, nonostante l'esperienza maturata negli anni e eliminando in maniera definitiva l'insorgere di problemi di concorrenza sleale tra gli operatori di nazionalità diverse;

   a prevedere, nel prossimo disegno di legge di bilancio, un forte incentivo al trasporto via mare, con strumenti come il marebonus, sostenendo il trasporto marittimo a corto raggio nell'ambito del Mediterraneo e continuando ad investire nelle autostrade del mare;

   ad attuare tutte le iniziative possibili volte a evitare la privatizzazione della proprietà dei porti, evitando in particolare la vendita a soggetti privati a scapito dell'interesse pubblico;

   ad avviare celermente la cosiddetta «certificazione della costa», intesa come un insieme di percorsi di qualificazione della fascia costiera nazionale volti a meglio qualificarla in termini di fruibilità, accessibilità, sostenibilità e innovazione, in prospettiva di renderla autentico volano per l'economia del Paese;

   a migliorare le interconnessioni tra porti, reti stradali e ferroviarie, per garantire un adeguato sistema di logistica integrata ed innovativa, anche attraverso lo sviluppo della cosiddetta «smart logistic».
(7-00149) «Traversi, Cantone, Fede, Iaria».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   CAFIERO DE RAHO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   uno sciame sismico è in corso nell'area dei Campi Flegrei, un'area ad alto rischio vulcanico nei pressi di Napoli. Il terremoto di magnitudo 4.2 avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 settembre 2023 alle 3,35, che segue quello di magnitudo 3.8 avvenuto lo scorso 7 settembre 2023 «è stato il maggiore degli ultimi 40 anni» ed «è avvenuto durante uno sciame cominciato ieri mattina alle 5, caratterizzato da 60 eventi di intensità inferiore», ha dichiarato Mauro Antonio Di Vito, direttore dell'osservatorio vesuviano dell'Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia;

   tali eventi hanno riportato di colpo l'attenzione sulla necessità di predisporre un piano di evacuazione adeguato, poiché le scosse di terremoto si susseguono con regolarità da mesi;

   come rilevato anche da recenti fonti di stampa, se, da un lato, risulta attivo il «Piano nazionale di protezione civile Campi Flegrei», dall'altro, a preoccupare maggiormente, sarebbero i rischi per la popolazione interessata, ugualmente in zona rossa, connessi all'obsolescenza dei piani di evacuazione dell'area dei comuni limitrofi;

   in particolare, da quanto si apprende dalle dichiarazioni rese dalla responsabile dell'ufficio di Protezione civile del comune di Pozzuoli, dottoressa Annamaria Criscuolo, attualmente il comune starebbe lavorando all'aggiornamento del piano di evacuazione, mentre il bando dello scorso giugno 2023 indetto dal comune di Napoli per la ricerca di un team di esperti in grado di predisporre il piano di esodo comunale della città sarebbe andato deserto: l'unico piano attualmente disponibile risalirebbe addirittura al 2012, troppo vecchio per poter essere considerato utile;

   il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, tuttavia, ha recentemente dichiarato che il Comune sta lavorando «alla revisione dei piani d'evacuazione»;

   il «Piano nazionale di protezione civile Campi Flegrei», quindi, sarebbe oggi potenzialmente inattuabile, poiché collegato a dei piani di evacuazione locali obsoleti e inutilizzabili;

   la popolazione non ha ancora compreso se sia possibile prevedere scosse di maggiore intensità, come quelle che si temono;

   lo sciame sismico, che fa registrare scosse sempre più gravi, sembra preludere eventi catastrofici, come già accaduto in diversi altri casi in Italia –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere inter-istituzionale, si intendano porre in essere al fine di risolvere le criticità rappresentate, onde garantire piena operatività al «Piano nazionale di protezione civile Campi Flegrei» in caso di evento sismico, e al fine di assicurare adeguata e tempestiva comunicazione alla popolazione affinché siano diffusi alert in tempo utile per l'abbandono dei luoghi altamente a rischio.
(3-00678)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI, BRAGA, AMENDOLA, BAKKALI, BARBAGALLO, BERRUTO, BOLDRINI, BONAFÈ, CARÈ, CASU, CIANI, CUPERLO, CURTI, D'ALFONSO, DE LUCA, DE MARIA, DE MICHELI, DI BIASE, DI SANZO, FASSINO, FERRARI, FORATTINI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GIANASSI, GIRELLI, GNASSI, GRAZIANO, GRIBAUDO, GUERRA, IACONO, LACARRA, LAI, LAUS, LETTA, MADIA, MALAVASI, MANCINI, MANZI, MARINO, MAURI, MEROLA, MORASSUT, ORFINI, ORLANDO, UBALDO PAGANO, PELUFFO, PORTA, PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO, TONI RICCIARDI, ROGGIANI, ANDREA ROSSI, SARRACINO, SCARPA, SCHLEIN, SCOTTO, SERRACCHIANI, SIMIANI, SPERANZA, STEFANAZZI, STUMPO, TABACCI, VACCARI, ZAN e ZINGARETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del 14 settembre 2023 del Ministero dell'interno dispone che sarà necessaria una cauzione di 4.938 euro ai richiedenti asilo che non vorranno essere trattenuti in un Cpr, almeno fino all'esito dell'esame del loro ricorso contro il rigetto della domanda;

   i cittadini stranieri non appartenenti all'Unione europea che arriveranno in Italia e faranno richiesta di asilo dovranno quindi versare una garanzia finanziaria, che sarà trattenuta per quattro settimane. Il richiedente asilo poi dovrà dimostrare la «disponibilità di un alloggio adeguato sul territorio nazionale», riporta il decreto, e della «somma occorrente al rimpatrio e di mezzi di sussistenza minimi»;

   l'articolo 14 della Dichiarazione universale dei Diritti umani, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948, sancisce che «ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni»;

   l'articolo 10 della Costituzione riporta testualmente: «L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici»;

   la Corte di Giustizia dell'Unione europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga (introdotta dall'Ungheria) a quella presente nel decreto del 14 settembre 2023;

   in relazione a quanto appena espresso, il decreto del 14 settembre 2023 presenta evidenti profili di incostituzionalità;

   appare inoltre evidente che la cauzione introdotta dal decreto del 14 settembre 2023 costringerà moltissimi migranti richiedenti asilo ad essere trasferiti nei Cpr: chi scappa da carestie e guerre dal proprio paese non ha infatti spesso le disponibilità economiche richieste dal Governo italiano;

   appare poi palese come la disponibilità economica di circa 5000 euro rappresenti una discriminante nei confronti di richiedenti asilo abbienti o meno abbienti;

   appare altrettanto chiaro come il decreto ministeriale citato abbia come conseguenze quello di disincentivare il diritto di asilo tutelato dalle leggi internazionali e dalla Costituzione, di causare un ulteriore sovraffollamento dei Cpr già oggi al collasso, di promuovere l'aumento degli immigrati irregolari nel nostro paese e di favorire quindi l'interesse della criminalità organizzata per reclutare individui disperati e pronti a tutto per recuperare la somma necessaria a richiedere l'asilo –:

   se il Governo, in relazione a quanto espresso in premessa, non ritenga necessario ed urgente ritirare il decreto 14 settembre 2023 ed avviare contestualmente un monitoraggio relativo agli effetti ed alle ricadute che tali norme produrrebbero nella gestione dei migranti richiedenti asilo.
(5-01392)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   PROVENZANO, AMENDOLA, BOLDRINI, PORTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

   nel suo intervento all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Presidente del Consiglio dei ministri Meloni ha nuovamente parlato del «Piano Mattei per l'Africa», quale «alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa, un'alternativa fatta di lavoro, (...) e percorsi di migrazione legale e concordata (...) Saremo i primi a dare il buon esempio con il “Piano Mattei per l'Africa”»;

   nella medesima occasione ha affermato che «non consentirò che l'Italia diventi il campo profughi d'Europa», ma nell'ultimo decreto-legge approvato dal Governo, alla luce del precipitare dell'emergenza migratoria e del fallimentare esito dell'accordo – che gli interroganti ritengono inaccettabile sul piano della tutela della democrazia, nonché del rispetto dei diritti umani – con la Tunisia, ha previsto la realizzazione di nuovi 12 centri per il rimpatrio, la cui realizzazione sarà affidata al Ministero della difesa, per un onere di 20 milioni di euro per il 2023;

   ancora, la Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato che «condizioni migliori, stabilizzazione politica, crescita in Africa sono gli strumenti che in prospettiva possono contenere le partenze», ma nella legge di bilancio per il 2023 sono stati tagliati i fondi alla cooperazione allo sviluppo, ferma allo 0,31 per cento, allontanando sempre più la possibilità per l'Italia di raggiungere l'obiettivo dello 0,70 per cento entro il 2030, come indicato dall'obiettivo 17 dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile;

   una scelta politica confermata dalla lettura degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione relativi al 2023, che registra una riduzione di quasi 50 milioni di euro rispetto a quanto fissato dal Governo Draghi; tutto ciò si ripercuote negativamente su tutti i soggetti che partecipano alla cooperazione italiana: organizzazioni non governative, imprese ed enti territoriali;

   nel discorso di insediamento alle Camere, il 25 ottobre 2023, la Presidente del Consiglio dei ministri annunciò per la prima volta il citato «Piano Mattei per l'Africa», indicandolo quale «modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell'area sub-sahariana»;

   a tutt'oggi, nessuno ha mai potuto verificare i reali contenuti di detto piano, nonostante i reiterati annunci in tutti i consessi internazionali e negli incontri bilaterali con i rappresentanti dei Paesi africani –:

   quali siano i tempi reali di definizione del suddetto «Piano Mattei» – anche adottando le iniziative di competenza per prevedere una concreta discussione dello stesso con il Parlamento –, esplicitando in particolare l'ammontare delle risorse finanziarie per la sua realizzazione, già a valere sul disegno di legge di bilancio per il 2024.
(3-00665)
(Presentata il 26 settembre 2023)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   circa 35 famiglie italiane sono alle prese con il blocco delle adozioni in Cina, da oltre tre anni. Alcune di esse sono state, già dal 2020, abbinate, ai fini dell'adozione internazionale, a bambini in Cina, ma, purtroppo, la pandemia ha impedito il loro viaggio verso la Cina e dunque il concludersi della procedura adottiva;

   le procedure adottive di cui sopra avrebbero dovuto concludersi nel mese di giugno dello stesso 2020, ma, con l'inizio della pandemia, le istituzioni cinesi, hanno interrotto tutte le comunicazioni istituzionali. Difatti, nel gennaio 2020 è stato firmato il primo documento che impegnava i genitori italiani ad adottare e i due Stati a cooperare affinché l'adozione andasse a buon fine. A marzo sarebbe dovuto arrivare un altro documento, la cosiddetta «pergamena rossa» che consente alle coppie di fare i documenti necessari ai visti per entrare nel Paese. Con la pandemia non è arrivato nulla, tutto si è bloccato fino ad oggi;

   il 16 febbraio 2023, in occasione di un incontro alla Farnesina, il Ministro interrogato e il Consigliere di Stato e Direttore dell'ufficio della commissione centrale per gli affari esteri del Comitato centrale del Pcc, Wang Yi, hanno rilevato «i passi avanti compiuti negli ultimi mesi per la graduale riapertura delle frontiere a seguito del miglioramento della situazione pandemica e hanno confermato l'impegno a proseguire nella ricerca di una soluzione che consenta di completare le procedure adottive già avviate»;

   ancora, lo scorso maggio 2023, il Ministro Tajani in Parlamento ha affermato, riguardo alle criticità delle adozioni in Cina, che «non desisteremo nel farci portatori delle attese delle famiglie italiane», ricordando appunto che la diplomazia sta lavorando ai casi di cui sopra;

   sono passati ancora altri mesi senza che le famiglie abbiano avuto alcun rilevamento aggiornamento sulla questione –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per ottenere lo sblocco delle adozioni, già in essere, dalla Cina.
(5-01397)

Interrogazione a risposta scritta:


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) organizza periodicamente delle sessioni di tirocini da svolgersi presso le ambasciate, consolati, delegazioni ed istituti di cultura italiani all'estero;

   tale programma è organizzato dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui), la quale permette la partecipazione al bando di selezione solamente a studenti che siano iscritti ad un percorso di laurea magistrale presso un'università italiana, in accordo con quanto sancito dalla specifica convenzione dell'8 giugno 2017 tra Maeci, Miur e Fondazione Crui;

   la menzionata convenzione all'articolo 4, punto 1, prevede che: «Ciascuna Università che intende partecipare al Programma stipula con la Fondazione Crui una convenzione che fissa compiti, oneri e responsabilità dei contraenti» e all'articolo 5, recante i requisiti, nel caso di tirocini presso le rappresentanze diplomatiche o presso i consolati, prevede che possano partecipare al Programma gli studenti iscritti a uno dei corsi di laurea magistrale o a ciclo unico previsti dall'articolo 3, comma 1, lettera c) del decreto del Presidente della Repubblica 1° aprile 2018 n. 72, recante la disciplina per il concorso di accesso alla carriera diplomatica;

   la paradossale conseguenza è che gli studenti italiani che decidano di intraprendere un percorso di studi all'estero restano privi della possibilità di partecipare ai descritti tirocini del Maeci;

   inoltre, stando alla menzionata convenzione, tali tirocini sono anche finalizzati alla partecipazione al concorso diplomatico, unico canale di accesso alla carriera diplomatica italiana;

   un motivo ricorrente per cui i giovani intraprendono un percorso di studi all'estero è per frequentare università particolarmente prestigiose per taluni ambiti di studio, ad esempio quello delle relazioni internazionali;

   la circostanza che gli studenti italiani iscritti a percorsi di laurea all'estero siano esclusi a priori dai menzionati tirocini genera anche una perdita di fatto a livello di sistema-Paese. Infatti, da una parte un consistente numero di studenti italiani decide di studiare all'estero, dall'altra si verifica una sorta di indiretto incentivo in ragione del quale la quasi totalità dei futuri diplomatici italiani avrà studiato in Italia, senza precedenti e importanti esperienze all'estero –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda intraprendere per porre fine alla descritta situazione di iniquità.
(4-01623)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per sapere – premesso che:

   il glifosato è un erbicida il cui utilizzo è notevolmente aumentato negli ultimi 20 anni: oggi il 60 per cento degli erbicidi al mondo contiene questo principio attivo. Ogni anno ne vengono utilizzate dalle 600.000 alle 750.000 tonnellate e si stima che il suo utilizzo possa arrivare alle 920.000 tonnellate entro il 2025. Il composto, utilizzato nei campi e in ambito urbano e domestico, ha un effetto ad ampio spettro contro le piante infestanti;

   fin dal 2015 il glifosato è classificato dalla Iarc, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro collegata all'Oms, come «probabile cancerogeno» (gruppo 2A) per gli esseri umani, mentre due agenzie europee (Efsa e Echa) hanno dato parere diverso, pur confermando effetti negativi del prodotto sull'ambiente;

   sulla sua tossicità si discute da anni e di conseguenza sulla possibilità di vietarne l'utilizzo. Una prova del rischio di esposizione a questa sostanza viene da studi che ne rilevano la presenza nell'uomo. Ulteriori studi dimostrano che il glifosato è una sostanza ad elevata tossicità ambientale capace di alterare la funzionalità degli ecosistemi e degli habitat naturali e ridurre drasticamente la biodiversità;

   un recente rapporto Ispra sui pesticidi nelle acque italiane evidenzia che le sostanze più diffuse sono proprio il glifosato e il suo metabolita Ampa, dimostrando la sua persistenza in ambiente;

   una recente ricerca – pubblicata su Environmental Science and Pollution Research – rileva come nel 99,8 per cento dei campioni di urina presenta il glifosato, dimostrando la preoccupante diffusione della contaminazione nella popolazione. Non sono solo gli agricoltori a essere esposti all'erbicida, anche anziani, giovani e bambini che nulla hanno a che vedere con i campi coltivati. Se l'esposizione professionale si conferma come la più elevata, per la popolazione generale la principale fonte di contaminazione è dovuta al consumo di cibo e acqua;

   il glifosato è altamente dannoso per la biodiversità; in particolare è stato collegato a tossicità cronica nelle specie acquatiche dal comitato di valutazione dei rischi dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA); la scienza indipendente ha rivelato che i prodotti a base di glifosato influenzano negativamente, tra l'altro, il comportamento, la crescita, lo sviluppo, i processi metabolici e il sistema immunitario di diverse specie di api e che costituisce una sostanza problematica per l'estrazione dell'acqua potabile;

   in Europa il glifosato è sottoposto a una severa regolamentazione, ma il suo uso viene prolungato grazie all'approvazione di continue proroghe dell'autorizzazione in deroga all'impiego del glifosato;

   la sua licenza per il mercato della UE è stata rinnovata l'ultima volta nel 2017 e per soli 5 anni, dopo una lunga disputa anche scientifica iniziata nel 2015, quando l'organizzazione mondiale per la sanità aveva classificato per la prima volta il glifosato come «probabilmente cancerogeno»;

   il 23 settembre 2023 la Commissione europea ha proposto di rinnovare per altri dieci anni l'autorizzazione del glifosato con la condizione che l'utilizzo venga accompagnato da misure di mitigazione del rischio riguardanti i dintorni delle aree irrorate dal pesticida;

   la proposta della Commissione UE dovrà essere esaminata dai rappresentanti dei 27 Stati membri, che dovrebbero poi votarla a maggioranza qualificata nel voto del 13 ottobre 2023. L'attuale autorizzazione del glifosato, rinnovata nel 2017 per cinque anni, era scaduta il 15 dicembre 2022, ma è stata prorogata di un anno, fino al 15 dicembre 2023, in attesa di una valutazione scientifica. Su alcuni danni sanitari e ambientali c'è un largo consenso;

   le decisioni sull'autorizzazione dei pesticidi devono rispettare il principio di precauzione e garantire un elevato livello di protezione della salute umana e dell'ambiente, e l'industria dovrebbero sempre dimostrare che i prodotti immessi sul mercato non danneggiano la salute umana o animale o l'ambiente. In caso di incertezza sui rischi di danno, come nel caso delle conclusioni dell'Efsa, il diritto dell'UE e il principio di precauzione impongono alle autorità di regolamentazione di adottare misure di protezione, senza dovere aspettare che i rischi diventino manifesti;

   oltre un milione di cittadini europei ha chiesto alla Commissione UE con la petizione ICE «Salviamo api e agricoltori» azioni per ridurre l'uso e la pericolosità dei pesticidi;

   come ricordano le associazioni ambientaliste, ogni ulteriore proroga è in contrasto con quanto indicato dalle strategie europee From farm to fork e Biodiversity 2030 che chiedono di puntare sulla sostenibilità ambientale dell'intero settore agroalimentare attraverso il raggiungimento di obiettivi al 2030 come la riduzione del 50 per cento dei pesticidi, del 20 per cento dei fertilizzanti e del 50 per cento degli antibiotici utilizzati negli allevamenti, il raggiungimento del 25 per cento di terreni agricoli dedicati al biologico a livello europeo, il raggiungimento del 10 per cento di aree agricole destinate a fasce tampone e zone ad alta biodiversità –:

   se il prossimo mese di ottobre 2023 non si intenda votare contro al rinnovo dell'autorizzazione europea del glifosato, per il rispetto del principio di precauzione e per la tutela delle persone e degli ecosistemi.
(2-00229) «Evi, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Zaratti».

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE MONTE. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   la strategia Farm to Fork si colloca al centro del Green Deal europeo accogliendo il principio che alimentazione, ambiente, salute e agricoltura sono strettamente connesse;

   secondo questo nuovo approccio i sistemi alimentari devono urgentemente diventare sostenibili e operare entro i limiti ecologici del pianeta;

   un punto cruciale in riferimento al comparto zootecnico è quello del benessere animale per cui all'interno della strategia Farm to Fork la Commissione si è impegnata a rivedere entro il 2023 la legislazione sull'etichettatura dei prodotti alimentari, sulle condizioni degli animali negli allevamenti, durante il trasporto e nel momento dell'abbattimento;

   nel programma di lavoro 2023, adottato nel 2022 dalla Commissione europea, il Green Deal europeo viene considerato uno dei sei obiettivi prioritari, in cui rientra proprio una revisione della legislazione dell'Unione europea in materia di benessere degli animali;

   l'iter legislativo per la riforma in oggetto è iniziato e la valutazione d'impatto è stata già analizzata dal Comitato per il controllo normativo, con parere positivo lo scorso luglio, e ora si è in attesa dell'avvio della fase dell'interservice consultation;

   nel recente dibattito sullo Stato dell'Unione tenutosi in plenaria, la presidente Ursula von der Leyen ha espresso il suo impegno personale a portare avanti il Green Deal, ma senza menzionare in maniera specifica la riforma in oggetto, nonostante sia emersa l'urgenza di promuovere sistemi alimentari sostenibili, migliorare la qualità del cibo e contenere la concorrenza sleale, con un'attenzione particolare alla tutela della biodiversità;

   il Fitness Check effettuato dalla Commissione ha rilevato che i consumatori europei sono sempre più impegnati ad agire a favore di un maggiore benessere degli animali; già nel 2016 l'Eurobarometro indicava che il 94 per cento dei cittadini europei ritiene questo tema prioritario: per l'89 per cento di questi dovrebbe esserci una legislazione europea che tuteli maggiormente gli animali allevati a scopo alimentare;

   ad oggi siamo in attesa dell'Eurobarometro speciale sul benessere animale 2023, la cui pubblicazione era prevista per questa estate ma non è ancora avvenuta;

   le sei Iniziative dei cittadini europei (Ice) legate al benessere degli animali hanno raccolto tutte più di un milione di firme, fra cui «Fur Free Europe» e «End The Cage Age»;

   lo stesso Parlamento europeo ha chiarito in diverse risoluzioni che la revisione della legislazione sul benessere degli animali costituisce una priorità –:

   se il Governo sia a conoscenza e possa fornire informazioni sullo stato attuale della riforma della legislazione sul benessere animale;

   se e quali iniziative urgenti intenda adottare nelle sedi opportune, affinché vengano sollecitati la pubblicazione delle proposte in oggetto e il prosieguo della procedura legislativa.
(4-01624)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il 15 aprile 2021, con il versamento della relativa quota, è stato sancito l'ingresso dello Stato, per il tramite di Invitalia, nel capitale sociale di AM InvestCo Italy S.p.A., con una partecipazione del 38 per cento del capitale sociale, lasciando la restante partecipazione del 62 per cento in capo al Gruppo ArcelorMittal;

   il gruppo è stato di conseguenza rinominato Acciaierie d'Italia S.p.A. (Adi) e conta tra i suoi stabilimenti anche quello ex Ilva di Taranto;

   lo stabilimento di Taranto, come denunciato in questi mesi da più parti, è sprofondato in una grave crisi con rilevanti ripercussioni occupazionali;

   la gravità della situazione è testimoniata dalle recenti esternazioni di Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d'Italia e Dri Italiani, il quale, in un'intervista rilasciata a La Gazzetta del Mezzogiorno, ha dichiarato che «bisogna garantire la sopravvivenza: le acciaierie non possono finanziarsi, non possono acquistare le materie prime, sussiste una forte sofferenza per i bassi livelli produttivi. Ripeto: l'urgenza è flettere subito a disposizione risorse»;

   il 22 settembre 2023, i sindacati di categoria dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm, multiservizi, edili e trasporti hanno proclamato per il 28 settembre 2023 uno sciopero di 24 ore nello stabilimento Acciaierie d'Italia di Taranto, con presidi davanti alle portinerie d'ingresso, in occasione dell'evento «Steel Commitment 2023», poiché secondo le organizzazioni sindacali l'azienda «presenta una realtà distorta perché il sito, nonostante i copiosi finanziamenti pubblici, è ormai privo dei requisiti minimi per garantire una vita dignitosa ai lavoratori sugli impianti produttivi» e «gli appalti continuano a vivere uno stato di perenne sofferenza dettato dal ritardo sui pagamenti e sul blocco degli ordini»;

   i sindacati sono tornati a chiedere il rispetto dell'accordo sindacale del 6 settembre 2018 «con la relativa clausola di salvaguardia occupazionale» che prevede il reintegro dei lavoratori di Ilva in As «all'interno del perimetro industriale»;

   alle richiamate criticità si aggiunge l'impasse sul fronte dei progetti di decarbonizzazione impianti produttivi, di cui da mesi non si hanno più notizie, se non l'eliminazione della misura Pnrr con dotazione di un miliardo di euro destinata a tali scopi;

   secondo un articolo pubblicato il 25 settembre 2023, sul Fatto Quotidiano, tutto il dossier dell'ex Ilva sarebbe «in mano al Ministro Fitto», il quale «da settimane dice di essere a un passo dall'accordo con gli indiani», ossia con la proprietà del socio privato ArcelorMittal –:

   se intenda confermare o smentire la notizia riportata in premessa secondo cui il Ministro interrogato «sarebbe a un passo» dall'accordo con ArcelorMittal;

   se, in caso di conferma, intenda chiarire quali elementi contenga il suddetto accordo e le ragioni per cui il Ministro interrogato sia stato incaricato di avviare un dialogo con ArcelorMittal in luogo del Ministro per le imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, competente per materia.
(4-01634)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   STEFANI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il granchio reale blu è un crostaceo autoctono della costa orientale degli Stati Uniti; la sua presenza oggi è rilevata in diversi Paesi fra cui l'Italia, dove sono state registrate le prime segnalazioni nella Sacca di Goro, già nel 2007, e Sacca Scardovari nel 2008;

   il granchio blu è una delle 100 specie considerate più invasive del Mediterraneo e dell'Adriatico, si riproduce in modo incontrollato e senza un antagonista naturale ha già interferito con gli equilibri naturali delle popolazioni ittiche autoctone; è una specie onnivora che mangia di tutto ma predilige soprattutto pesci, molluschi e altri crostacei anche allevati;

   il fenomeno della proliferazione del granchio blu si sta diffondendo velocemente nella laguna di Venezia, nella Sacca di Toro di Chioggia e soprattutto nella Sacca di Scardovari di Porto Tolle (provincia di Rovigo);

   la sofferenza ambientale dell'area lagunare è ai limiti e dal Veneto alla Romagna i danni all'ecosistema e all'economia per la categoria della pesca e acquacoltura sono ingenti;

   il fenomeno sta assumendo proporzioni tali per cui ci troviamo davanti a una vera e propria «calamità naturale» e a un'emergenza per la biodiversità delle lagune venete che minerà la sopravvivenza delle imprese del settore; infatti il Presidente della regione Veneto a luglio 2023 ha chiesto al Governo lo stato di calamità naturale e a inizio agosto lo stato di emergenza;

   attualmente nella laguna del Canarin vi è una assenza totale di novellame e la predazione delle vongole veraci adulte risulta di oltre 80 per cento; nella Sacca di Scardovari, zona Sud-Ovest, la semina è stata completamente distrutta, con un'altissima percentuale di predazione sulle vongole mature;

   il consorzio di cooperative dei pescatori del Polesine denuncia una vera e propria situazione di a emergenza, che vede in questa specie predatoria una grande minaccia per la prosecuzione delle attività di venericoltura, acquacoltura e molluschicoltura, oltre che per il mantenimento della biodiversità locale;

   in questa situazione non sarà possibile nemmeno procedere con le attività di semina, levando così ogni prospettiva ai pescatori;

   la grandissima preoccupazione è rivolta, infatti, all'occupazione; sono circa 1.500 gli addetti impiegati nella venericoltura nel Polesine, i quali nei prossimi mesi dovranno affrontare una crisi senza precedenti, con un alto rischio di perdita del lavoro, e con prospettive future assolutamente incerte;

   la regione Veneto ha stanziato un primo fondo da 80 mila euro nell'assestamento di bilancio per fornire le prime risposte a un settore lavorativo tra i più importanti del Polesine;

   al fine di contenere il fenomeno della diffusione della specie granchio blu e di impedire l'aggravamento dei danni inferti all'economia del settore ittico, con una decretazione d'urgenza il Governo ha stanziato risorse a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura e della pesca che provvedono alla cattura e allo smaltimento della predetta specie –:

   quali siano le tempistiche previste per la ripartizione dei fondi già stanziati a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura e della pesca che provvedono alla cattura e allo smaltimento della predetta specie;

   quali ulteriori urgenti iniziative intenda adottare per sostenere la categoria, contenere il fenomeno della diffusione della specie granchio blu e impedire l'aggravamento dei danni inferti all'economia del settore ittico a tutela delle imprese e dell'occupazione;

   se non intenda adottare iniziative volte a riconoscere lo stato di calamità naturale, anche al fine di adottare provvedimenti necessari a supportare le imprese della pesca e dell'acquacoltura e molluschicoltori per mitigare e contenere le perdite economiche subite dai produttori.
(4-01621)


   FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 luglio 2023, è stata presentata la carta cosiddetta «Dedicata a te», destinata agli acquisti di beni alimentari di prima necessità;

   l'iniziativa, prevista dalla legge di bilancio 2023 (legge 29 dicembre 2022 n. 197) con l'istituzione di un fondo specifico di 500 milioni di euro, nelle intenzioni dichiarate dal Governo avrebbe riguardato 1,3 milioni di famiglie in difficoltà (in possesso dei requisiti stabiliti dall'articolo 1, commi 450-451 della legge citata, nonché dal decreto interministeriale del 18 aprile 2023), che non godono di altre integrazioni da parte dello Stato;

   la carta, contenente 382,50 euro e rivolta a nuclei con almeno tre componenti e Isee fino a 15.000 euro, è stata presentata dal Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, quale misura «nella direzione della crescita del Sistema Italia, non lasciando indietro nessuno ed è anche un modo per rilanciare i consumi e le altre attività legate all'alimentazione»;

   stando però all'osservazione delle dinamiche inflattive sui prezzi dell'alimentare, nonché monitorando ad ampio spettro tutti i settori che incidono sulle dinamiche familiari, si può facilmente evincere che la dimensione dell'impegno della carta non va di certo oltre la situazione contingente e non si fonda su un approccio complessivo verso la solidarietà e la lotta all'esclusione sociale, vera priorità per il Paese;

   oltre a ciò, considerato che il 15 settembre 2023 è scaduto il termine per l'attivazione della carta attraverso il primo pagamento, e che il meccanismo ideato dal Governo è risultato oltremodo farraginoso – elaborazione delle liste degli aventi diritto da parte di Inps, successive verifiche anagrafiche da parte dei comuni, invio di lettere volta alla segnalazione del diritto al ritiro della carta presso e Poste –, ne deriva che, a titolo esemplificativo, solo a Roma, destinataria di circa 11 milioni e mezzo di euro, circa 10 mila su 30 mila aventi diritto, non hanno fruito della carta e son decaduti dal diritto al contributo;

   così risulta da un articolo di Repubblica pubblicato in data 19 settembre 2023 e ci si domanda quale possa essere la realtà in altri contesti, specie grandi città come Napoli;

   così, mentre i prezzi dei beni alimentari salgono e rendono sempre più difficile fare una spesa dignitosa, le risorse previste per quelle famiglie verranno distribuite a chi ha già la carta e non è stato umiliato dal tritacarne della burocrazia, col suo servizio «dedicato» a chi vive sotto la soglia di povertà –:

   se non si intenda necessario e urgente adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte ad assicurare la proroga del termine citato e prevedere politiche di tipo strutturale volte al contrasto dell'esclusione sociale e dell'estrema povertà, suscettibili di incidere nel lungo periodo sul cosiddetto «caro carrello» e non solo, nonché dare pubblicità ai dati relativi sia all'assegnazione, sia all'attivazione della carta nei 755 comuni coinvolti.
(4-01635)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta immediata:


   BARABOTTI, MOLINARI, MONTEMAGNI, NISINI, ZIELLO, BILLI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MORRONE, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 della legge n. 426 del 1998 ha individuato tra i siti di bonifica di interesse nazionale quello di «Massa-Carrara», attesi l'insostenibile livello di inquinamento, l'elevata compromissione delle diverse matrici ambientali e il conseguente pericolo per la salute della collettività;

   con decreto ministeriale del 21 dicembre 1999 è stata definita la perimetrazione del sito di interesse nazionale di Massa-Carrara per sottoporre l'area ad interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza, bonifica, ripristino ambientale e monitoraggio;

   con decreto del 29 ottobre 2013 è stato ridefinito il nuovo perimetro del sito di interesse nazionale, limitandolo alle aree a terra, e la nuova area del sito di interesse regionale;

   nell'ambito del Piano di sviluppo e coesione approvato con delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile n. 6 del 2021, è stato finanziato l'accordo di programma per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del sito di interesse nazionale di Massa-Carrara sottoscritto in data 7 maggio 2018, con uno stanziamento di 21 milioni di euro;

   la regione Toscana, in qualità di responsabile unico dell'accordo, ha presentato un progetto di bonifica che è stato approvato in data 30 maggio 2022 in conferenza di servizi e formalizzato con decreto del Ministero della transizione ecologica in data 22 giugno 2022;

   il 12 luglio 2022 il Ministero della transizione ecologica ha formalizzato il proprio nullaosta alla sottoscrizione della convenzione da parte della regione per l'avvio delle attività di gara per la definizione e la realizzazione del progetto;

   non essendo stata perfezionata, da parte della regione Toscana, entro il 31 dicembre 2022, l'obbligazione giuridicamente vincolante prevista dalle norme, il Ministero non ha potuto erogare le risorse funzionali alla realizzazione delle bonifiche, ma ha deciso, meritoriamente, di finanziare comunque la progettazione esecutiva;

   in coerenza con l'impegno di finanziare la progettazione esecutiva, il Ministro interrogato e il Viceministro Gava hanno ribadito a mezzo stampa che il Governo farà la propria parte per la realizzazione delle opere di bonifica;

   la mancata bonifica dei siti ricompresi nel sito di interesse nazionale-sito di interesse regionale di Massa-Carrara rappresenterebbe un problema ambientale e sanitario, nonché un pesante ostacolo allo sviluppo economico di quel territorio che, senza adeguato sostegno da parte dello Stato, dopo aver sofferto per decenni gli effetti dell'inquinamento, rischia di vedere compromesse le possibilità di riscatto e di crescita futura –:

   quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende assumere, a partire dagli interventi statali di bonifica sul territorio provinciale di Massa-Carrara, dalle fonti di finanziamento e dalle tempistiche, a livello di previsione.
(3-00669)
(Presentata il 26 settembre 2023)

Interrogazione a risposta orale:


   CHERCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   secondo la Banca dati nazionale dell'anagrafe zootecnica, istituita presso il Ministero della salute, gli allevamenti in Italia sono circa quattrocentomila e quelli di tipo intensivo si trovano per la maggior parte in quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna;

   in particolare, la Lombardia è la regione con il maggior numero di bovini (1,5 milioni) e di maiali (oltre quattro milioni, che rappresentano circa la metà del totale nazionale);

   gli allevamenti intensivi emettono circa i due terzi delle emissioni nazionali di ammoniaca a causa delle grandi quantità di reflui zootecnici prodotti e rappresentano la seconda causa di formazione del particolato fine in Italia. I dati forniti dal report curato dall'Ispra nel 2020, denominato «Focus sulle emissioni da agricoltura e allevamento», mostrano come gli allevamenti causino il 79 per cento delle emissioni di gas serra nel settore dell'agricoltura;

   secondo il report «Mal'Aria di città 2023: cambio di passo cercasi» promosso da Legambiente, la Pianura Padana è, non a caso, anche una delle aree più inquinate d'Europa: infatti, le città maggiormente impattate dall'inquinamento atmosferico sono Milano, Torino, Asti, Modena, Padova e Venezia, con livelli di PM10, PM2,5 e diossido d'azoto ben oltre i limiti previsti dalla normativa vigente;

   da anni numerose inchieste televisive o indagini portate avanti dalle associazioni di categoria mostrano come spesso gli animali detenuti vengano maltrattati, sottoposti a metodi di tortura violenti e all'utilizzo generalizzato di antibiotici, nonché detenuti in condizioni igienico-ambientali raccapriccianti, con la possibilità di sviluppare malattie che possono successivamente comportare gravi problemi di salute anche all'uomo che li consuma;

   nonostante il preoccupante quadro appena delineato, gli allevamenti intensivi italiani ricevono ogni anno migliaia di euro in sussidi grazie ai finanziamenti derivanti dalla Politica agricola comune europea (Pac). Secondo un'inchiesta di Greenpeace, agli allevamenti lombardi sono andati nel 2020 quasi 17 milioni di euro di sussidi Pac (il 53 per cento del totale);

   nell'aprile del 2022, la Commissione europea aveva proposto una revisione della direttiva sulle emissioni industriali (led) volta a ridurre maggiormente quelle nocive ampliando la categoria di allevamenti di bestiame rispetto alla normativa in vigore;

   la direttiva attualmente in vigore riguarda solo gli allevamenti di suini e pollame, a partire da 40.000 capi di pollame, 2.000 di suini e 750 di scrofe, i quali necessitano di un'autorizzazione ad operare.

   Dunque, solo gli allevamenti industriali più grandi, che rappresentano appena il 18 per cento delle emissioni di ammoniaca e il 3 per cento delle emissioni di metano nell'Unione europea rientrano nel campo di applicazione dell'attuale direttiva;

   tuttavia, i dati più recenti mostrano come il numero di allevamenti di tipo intensivo siano aumentati in larga misura: gli allevamenti da reputarsi industriali sarebbero triplicati per i suini (61 per cento) e arriverebbero al 58 per cento per gli allevamenti di pollame;

   il 12 luglio 2023 il Parlamento europeo ha approvato la direttiva, facendo dietrofront rispetto all'iniziale proposta della Commissione ed escludendo quindi l'industria zootecnica dal nuovo regime –:

   se, alla luce di quanto sovraesposto, il Governo intenda rivedere la posizione italiana espressa inizialmente in sede europea favorendo l'estensione delle nuove norme anche agli allevamenti intensivi, prevedendo una soglia di 200 unità di bestiame (Uba) per gli allevamenti di suini, di 300 Uba per quelli di bovini e di 250 Uba per gli allevamenti misti.
(3-00677)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il progetto denominato «Pizzone II» del gestore Enel Produzione s.p.a. nei territori dei comuni di Alfedena, nella provincia di L'Aquila, e Castel San Vincenzo, Pizzone e Montenero Val Cocchiara, nella provincia di Isernia, prevede la realizzazione di un impianto idroelettrico per generazione e pompaggio avente potenza pari a 300 MW, suddiviso in due nuovi gruppi reversibili distinti;

   tale progetto si configura come un potenziamento dell'impianto idroelettrico esistente di «Pizzone», i cui invasi (Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo) hanno volumi superiori ai limiti riportati nell'allegato II alla parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006, rientrando quindi tra gli impianti di competenza statale in materia di valutazione di impatto Ambientale (Via). L'autorità competente sulla procedura di Via è di conseguenza il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase);

   l'area interessata dal progetto si trova all'interno di aree appartenenti a siti Natura 2000 o nei pressi di esse. Nello specifico:

    il Sito di importanza comunitaria (Sic) del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (IT7110205);

    il Sic Fiume Volturno (IT7212128);

    il Sic Pantano Zittola (IT7212126);

    la Zona protezione speciale (Zps) del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (IT7120132);

    la Zona Speciale di conservazione (Zsc) del Gruppo della Meta (IT7212121);

    la Zsc delle Cime del Massiccio della Meta (IT6050018);

    la Zsc di Val Canneto (IT6050020);

   l'area è inoltre interessata da vincolo idrogeologico di cui al piano di assetto idrogeologico (Pai) e sono presenti aree con pericolo di frana;

   la documentazione di cui all'istanza Via specifica, inoltre, che «i due bacini di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo sono di fatto stati antropizzati con la costruzione di aree di ricreazione sulle sponde dei bacini. Tali attività ad oggi risultano fonte di guadagno per le comunità richiamando molti turisti; in base all'utilizzo dei bacini nella futura configurazione, che prevede notevoli abbassamenti ed innalzamenti dei livelli, tali attività non potranno essere mantenute per motivi di sicurezza»;

   considerata la portata delle conseguenze che la realizzazione del progetto comporterebbe sul territorio, è doveroso assicurare il massimo coinvolgimento degli stakeholders;

   il gestore ha chiesto una sospensione del procedimento autorizzatorio per 120 giorni ai sensi dell'articolo 24, comma 4 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   l'Unione europea ha introdotto, con il regolamento tassonomia e con il regolamento 2019/2088 in materia di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, il principio del non arrecare danno significativo (Dnsh), che è un principio fondamentale sia per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che per gli investimenti verdi –:

   quali valutazioni siano state svolte in merito alla procedibilità dell'istanza Via a fronte della presenza di numerose aree protette nei luoghi in cui sarebbe realizzato il progetto;

   se sia stata o verrà valutata la coerenza del progetto con il principio europeo Dnsh secondo gli standard di cui al regolamento tassonomia dell'Unione europea e gli standard del regolamento europeo 2019/2088.
(4-01631)


   GHIO e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   rispondendo a un question time alla Camera dei deputati, il 2 agosto 2023, il Ministro interrogato, in merito alla perimetrazione del Parco nazionale di Portofino sulla base della proposta della regione Liguria ha dichiarato che «a oggi, l'iter procedurale di perimetrazione definitiva del Parco di Portofino è in una fase avanzata di approfondimento istruttorio. Anche in data odierna, questa mattina, alle 11, onorevole, durante un incontro avuto con il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, abbiamo ribadito l'apertura a trovare una soluzione condivisa tra tutti gli attori istituzionali e le associazioni, al fine di riperimetrare il Parco in modo definitivo, giungendo in tal modo anche all'estinzione del contenzioso amministrativo in essere»;

   il 6 agosto 2021 il Ministero dell'ambiente ha infatti licenziato un decreto che ha istituito il comitato provvisorio di gestione del parco nazionale di Portofino e fissato una perimetrazione di 5.363 ettari, in cui rientrano 11 comuni;

   a seguito di un percorso amministrativo portato avanti da regione e alcuni comuni, i comuni che ad oggi hanno dato disponibilità a fare parte di un percorso nazionale, anche a seguito di confronto con Anci e Federparchi, sono 7, per un totale di circa 3.000 ettari;

   la regione Liguria, il 17 maggio 2023, ha scritto al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica con una nuova proposta che mantiene nel parco solo 3 comuni (Santa Margherita Ligure, Portofino e Camogli), di fatto gli stessi confini dell'attuale parco regionale;

   con nota di Ispra del 1 settembre 2023 avente ad oggetto «Istruttoria per l'istituzione del Parco nazionale di Portofino» l'istituto fa presente che: «non sembrano emergere, allo stato, motivazioni tecniche a supporto dell'eliminazione dalla perimetrazione provvisoria di aree di rilevante valore naturalistico già individuate e perimetrate in via provvisoria come zona 1»;

   in caso di accoglimento della proposta della regione Liguria si creerebbe una nuova area protetta la cui superficie sarebbe di circa mille ettari, contro una media nazionale di territorio protetto per singolo parco di circa 68 mila ettari, e a fronte del fatto che il più piccolo parco nazionale, quello delle Cinque Terre, ha un'estensione di 3.850 ettari;

   un parco nazionale così sottodimensionato, inoltre, non terrebbe conto del parere scientifico dell'Ispra e degli amministratori locali che, attraverso Anc hanno avanzato una proposta di mediazione che porterebbe a 7, inclusi i 3 comuni già ricompresi nel perimetro dell'ex parco regionale, il numero dei comuni ricompresi nel perimetro del parco;

   avallare la proposta della regione Liguria, ad avviso degli interroganti, dimostrerebbe lo scarso interesse di questo Governo nei confronti delle aree naturali protette e dei parchi, in contrasto con le politiche europee di protezione dell'ambiente, e la volontà di non addivenire ad una soluzione condivisa con i territori, data la proposta sostenuta da Anci e dagli amministratori locali;

   si ricorda inoltre che l'istituzione di parchi nazionali non comporta solo misure di tutela ambientale, ma un investimento vero e proprio grazie alla possibilità di far affluire risorse e progettualità per la cura e lo sviluppo dei territori che vi sono ricompresi, anche attraverso percorsi di destagionalizzazione turistica –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato rispetto alla riduzione drastica del perimetro del parco di Portofino proposta dalla regione Liguria, che supera la precedente perimetrazione condivisa con Anci e i comuni interessati.
(4-01632)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 31 luglio 2023 la Giunta regionale della regione Puglia ha approvato un accordo di programma, in fase di ratifica da parte dei comuni di Nardò e di Porto Cesareo, per l'attuazione del Piano di Sviluppo da 450 milioni di euro proposto da Porsche per incrementare le strutture interne al suo centro prove di Nardò, ma che comprende anche la realizzazione di opere compensative dichiarate di «interesse pubblico prevalente»;

   il progetto di ampliamento e riqualificazione del Nardò Technical Center, circuito prove di proprietà Porsche e gestito da Porsche Engineering, prevede infatti sia la costruzione di nuove piste e strutture tecniche sia il rinnovamento e l'ampliamento di alcuni circuiti già esistenti, mentre l'utilità pubblica sarebbe legata alla realizzazione di un eliporto, che verrebbe affidato alla sanità pubblica, e ad opere compensative che, però, comporterebbero l'esproprio di centinaio di ettari di terre, molte delle quali sono a servizio degli operatori del settore zootecnico e caseario che, data la vocazione agricola del territorio, operano da decenni nella zona di Boncore con vere e proprie punte di eccellenza;

   è bene sottolineare che le previste opere compensative non varrebbero certo a ripagare l'ambiente per il danno che si verrebbe a creare con la distruzione delle aree a verde situate nella proprietà Porsche, che rappresentano un unicum per la loro valenza naturalistica al punto da essere tutelate attraverso numerosi vincoli ma anche per il fatto che quella zona ospita una fauna selvatica che andrebbe sicuramente dispersa una volta distrutto l'habitat naturale. Le opere a compensazione, infatti, non potrebbero che essere utili agli animali selvatici solo fra decenni;

   la onlus «Verdi ambiente e società» avrebbe trasmesso alla procura della Repubblica un esposto sulla vicenda affinché si accenda un faro sulla questione e vengano valutate eventuali violazioni di legge a danno delle tante aziende agricole ma anche e soprattutto a difesa degli animali, della vegetazione e del paesaggio della zona;

   un ulteriore riduzione delle zone verdi con il conseguente restringimento degli spazi di pascolo per numerosi capi di bestiame, costituirebbe un pericolo per il benessere alimentare, deambulativo e sanitario degli animali;

   è sicuramente opportuno, altresì, salvaguardare il paesaggio costituito essenzialmente da macchia mediterranea che negli ultimi anni ha già subito una significativa riduzione a causa di incendi dolosi con conseguente compromissione dell'habitat, della fauna selvatica;

   sulla vicenda si sono registrate anche le proteste di diversi privati coinvolti nella prevista procedura di espropriazione, alcuni dei quali hanno annunciato l'intenzione di opporsi agli espropri attraverso il ricorso alle vie giudiziarie –:

   se, alla luce dei fatti esposti, il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, a salvaguardia del paesaggio e dell'ambiente, valori difesi dalla nostra Costituzione e affidati alle competenze nazionali.
(4-01636)


   MANZI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2021, presso la città di Civitanova Marche, è stata assegnata l'area demaniale, denominata concessione 5-bis, alla ditta Surf Club Civitanova;

   vengono realizzati due campi da padel la cui pratica edilizia di riferimento, la comunicazione di inizio lavori (Cil), Prot. 38110 del 16 giugno 2022, presentata ai sensi dell'articolo 6 comma 1 lettera e-bis) del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, reca «opere stagionali e quelle dirette a soddisfare esigenze, contingenti e temporanee, purché destinate ad essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore a 180 giorni comprensivo dei tempi di allestimento e smontaggio del manufatto»;

   con comunicazione prot. 75546 del 16 novembre 2022 è stato dichiarato l'avvenuto smontaggio dei campi da padel; tuttavia al momento del sopralluogo, effettuato in data 4 aprile 2023, risultavano smontate le sole strutture perimetrali di delimitazione dei due campi di gioco, mentre risultavano ancora presenti le pavimentazioni costituite da superficie in erba sintetica con sottostante pavimentazione di cemento;

   in quella data non sono stati rinvenuti titoli abilitativi in corso di validità; è stato dichiarato l'abuso edilizio ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001;

   l'area su cui insistono le opere sopraindicate ricade all'interno delle seguenti prescrizioni urbanistiche: P.R.G. Vigente – P.P. del Litorale;

   in data 11 maggio 2023 il comune di Civitanova Marche concede l'autorizzazione demaniale marittima in sanatoria n. 31382 delle due superfici pavimentate scoperte, basamenti dei suddetti campi da padel;

   il 12 maggio 2023, con autorizzazione demaniale marittima n. 31796, si consente l'installazione temporanea di n. 2 campi da padel per un periodo di 120 giorni all'interno della concessione n. 2021/5/DLIC della Surf Club Civitanova;

   infine si procede con Scia in sanatoria n. 26239 del 18 aprile 2023, con relativa Cil n. 28843 del 2 maggio 2023 finalizzata ad «installare temporaneamente per 120 giorni, 2 campi da costituiti da montanti e travi in vetroresina ancorati alla struttura si base costituita da piastre amovibili in cemento con sovrastanti piastre in pvc rinforzato ed erba sintetica, con pareti laterali composte da vetro temperato ed in parte griglie in vetroresina, e con illuminazione attraverso 8 proiettori a LED collocati su montanti di mi 6,00 di altezza, il tutto finalizzato allo svolgimento di un torneo di padel interregionale a coppe PADEL SUMMER CUP»;

   per poter presentare la Scia in sanatorio, occorrerebbe prima controllare tutte le conformità in ambito paesaggistico, poiché tale pratica è prevista per regolarizzare opere edilizie realizzate senza le necessarie autorizzazioni o in violazione delle normative edilizie vigenti. Tuttavia, questa procedura è ammissibile solo se l'opera rispetta le norme urbanistiche generali, anche se è stata costruita senza l'autorizzazione appropriata. Essendo l'opera in contrasto con il piano spiaggia, esiste un conflitto con norme specifiche riguardanti l'uso e l'occupazione delle aree costiere;

   la Scia dunque non appare una soluzione idonea per sanare un abuso se l'opera edilizia è in contrasto con il piano di gestione integrata delle zone costiere (Pgzic);

   in tal senso, per procedere con una qualsiasi Scia in sanatoria edilizia e concedere l'autorizzazione a mantenere le opere difformi, è essenziale effettuare prima un accertamento della conformità paesaggistica essendo l'area marittima vincolata da questo punto di vista;

   il Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42 del 2004 all'articolo 142 stabilisce: «Sono comunque di interesse paesaggistico e sono sottoposti alle disposizioni di questo Titolo: a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare»;

   in tal senso, appare necessario seguire un apposito iter di accertamento di compatibilità paesaggistica mediante l'articolo 167 commi 4 e 5 del decreto legislativo n. 42 del 2004 che contempla l'unica procedura che consente all'interessato di presentare un'apposita domanda di accertamento di tale compatibilità –:

   se, alla luce delle criticità che connotano così come quelli descritti in premessa, non si intendano adottare iniziative anche di carattere normativo, al fine di evitare abusi nel ricorso alla cosiddetta Scia in senatoria, assicurando in particolare la coerenza tra i veri strumenti urbanistici e promuovendo l'implementazione di una strategia nazionale per la gestione integrata delle zone costiere.
(4-01639)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli Uffizi di Firenze sono universalmente riconosciuti come uno dei musei più importanti e prestigiosi del mondo. Nel 2022 il complesso museale ha registrato oltre 4 milioni di visitatori;

   si apprende dalla stampa che un ex terrorista dei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) sarebbe stato invitato agli Uffizi come relatore, il 27 settembre 2023, ad un convegno legato alla figura del pittore Caravaggio dal titolo «Caravaggio: la legge e l'onore»;

   l'ex terrorista in questione sarebbe Egidio Giuliani, soprannominato «il Capro», attualmente detenuto nel carcere di Prato;

   Egidio Giuliani, già in carcere per furto, ricettazione, rapina, sequestro di persona, lesioni, banda armata, detenzione e fabbricazione di documenti falsi, deve oggi scontare una pena di 6 anni per l'omicidio nel 2014 a Roma di Silvio Fanella;

   il passato di Egidio Giuliani è costellato da condanne e rinvii a giudizio: il 22 aprile dell'88, insieme a Gilberto Cavallini e a Giovanni Melioli, è stato accusato di banda armata per la strage di Bologna (in primo grado venne condannato dalla corte d'Assise a dieci anni sempre per banda armata). Secondo la corte, Egidio Giuliani era l'armiere che custodiva un arsenale dove si rifornivano tanto gli estremisti di destra quanto i membri della banda della Magliana;

   la presenza di Egidio Giuliani e l'iniziativa del convegno del 27 settembre sarebbero poi state cancellate da una nota ufficiale della direzione degli Uffizi, senza però specificare le reali motivazioni;

   sempre secondo i media; il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, sarebbe stato a conoscenza del «curriculum» di Egidio Giuliani, ma non avrebbe rilasciato alcuna dichiarazione sulla vicenda;

   appare incomprensibile l'invito come relatore, in uno dei musei più prestigiosi del mondo, di un terrorista detenuto in carcere, pluripregiudicato ed omicida, condannato anche per gravissimi reati recenti; appare inoltre ingiustificabile la mancanza di una presa di posizione del direttore degli Uffizi, anche in relazione alle numerose e recenti notizie sui media relative ad una sua prossima candidatura a Firenze come sindaco in una coalizione centrodestra –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e se non ritengano urgente e necessario intervenire, per quanto di competenza, affinché, per tutelare il prestigio del Museo degli Uffizi, venga evitato che in futuro possano essere invitati, come relatori ad eventi, terroristi in carcere pluripregiudicati.
(5-01395)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMATO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio del Comune di Collepardo, in provincia di Frosinone, sorge la Certosa di Trisulti, attualmente monumento nazionale, uno dei monasteri più belli e ricchi di storia dell'Italia centrale. Il complesso, comprendente la chiesa di San Bartolomeo, consacrata nel 1211, una spettacolare farmacia settecentesca e una ricca biblioteca che vanta circa 25.000 volumi, è stato per molti anni quasi dimenticato e fuori dall'interesse turistico culturale;

   dal 5 agosto al 29 ottobre 2023 la Certosa sta ospitando un evento unico (organizzato dall'associazione Gottifredo), che ha come protagonista assoluto la «Testa anatomica di Filippo Balbi», una tavola a olio di cm 59,5 x 47,8, che ebbe il suo battesimo nell'Esposizione internazionale di Parigi del 1855. L'associazione ha promosso il restauro del quadro, eseguito da Natalia Gurgone della cooperativa Koinè, in accordo con la Direzione regionale dei musei e in collaborazione con il Museo di storia della medicina dell'Università La Sapienza, l'istituto che conserva il quadro;

   l'opera è una vera e propria icona della categoria degli «scorticati» e rappresenta un cranio, in cui ossa e muscoli sono raffigurati con corpi avvinghiati l'uno all'altro, in un incastro che suggerisce tensione e compostezza formale: come se, nella visione dell'autore, la testa raffigurata dovesse alludere alla necessità di un luogo entro cui gli impulsi dei sentimenti e gli istinti si acquietano nella difficile dialettica di un sempre precario ma indispensabile equilibrio;

   la «Testa anatomica» fu dipinta dal pictor egregius Filippo Balbi, nato a Napoli nel 1806; dopo un breve peregrinare si trasferì a Trisulti, ospite dei padri certosini della locale Abbazia, e successivamente alla vicina Alatri, dove morì nel 1890;

   la «Testa anatomica» era parte di una vastissima collezione d'arte appartenuta ad Evan Gorga, un tenore che a cavallo tra Ottocento e Novecento ebbe momenti di grande notorietà, il quale, nel 1929, temendo che tutta la sua vastissima collezione potesse andare dispersa per le pretese dei creditori, invocò la tutela dello Stato che pose il suo vincolo su tutto il patrimonio e, qualche tempo dopo, lo acquisì ripromettendosi di affidarne i singoli beni che lo componevano ai musei appropriati. Adalberto Pazzini, storico della medicina e appassionato d'arte, vide il quadro finito nel frattempo nei sotterranei della Sapienza di Roma e, rendendosi conto della sua importanza artistica, per sottrarlo a sedi più titolate lo declassò a semplice "riproduzione", chiedendone l'assegnazione al nascente Museo di storia della medicina annesso all'università di cui era docente, e dove il capolavoro di Balbi è restato dal 1954 a oggi;

   significativa, dunque, la sede scelta per la mostra, poiché rappresenta il fisiologico epilogo di una vicenda che ha attraversato più secoli. Non solo perché il pittore napoletano nella Certosa visse per alcuni anni, decorando con pitture murali molti degli ambienti più suggestivi, ma soprattutto perché offre l'occasione per celebrare, con uno straordinario progetto culturale, il pieno ritorno dell'Abazia alla sua originaria missione di luogo di contemplazione e di studio, tenuto conto del notevole numero di visitatori registrato dalla mostra dopo l'esposizione del capolavoro del Balbi, nonché della possibilità del territorio di sfruttare tale collocazione con possibili ricadute positive per l'economia locale –:

   se non sia possibile, nell'ottica della politica attuata dal Ministero della cultura per la diversificazione dei poli museali, valutare la permanenza definitiva dell'opera di Balbi presso la Certosa di Trisulti, affidandone eventualmente la gestione museale alla menzionata cooperativa Koinè o ad altro ente appositamente individuato dal Ministero.
(4-01637)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   SCERRA. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a Siracusa, presso l'area prospiciente Capo di Santa Panagia, è dislocata la Stazione radiotelegrafica della Marina militare, complesso di antenne militari installate sul territorio con Decreto del comando militare marittimo del Basso Tirreno del 20 novembre 1985;

   in data 12 gennaio 2018, a seguito di un sopralluogo nella suddetta area effettuato dalla deputazione regionale e nazionale del M5S, si veniva a conoscenza del fatto che, sul sito individuato, sarebbe stata prevista l'installazione di nuovi apparati radiotrasmittenti, a seguito dell'approvazione del contratto n. 10311 relativo al progetto NATO 2005/9CM8009292 'Complete BRASS Baseline Implementation South adeguamento stazioni HF della Marina militare per supporto delle comunicazioni navali NATO/Nazionali;

   le antenne di tali apparati si sarebbero venute a trovare all'interno del quartiere di Santa Panagia e, quindi, circondate da abitazioni;

   l'installazione di tali antenne potrebbe rivelarsi potenzialmente dannosa e pericolosa a causa del rischio di inquinamento elettromagnetico con conseguenti rischi per la salute della collettività;

   l'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea ha come obiettivo la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della qualità dell'ambiente, nonché la protezione della saluta umana;

   la legge n. 36 del 2001 ha lo scopo di dettare i principi fondamentali diretti a: a) assicurare la tutela della salute [...] della popolazione dagli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici [...]; b) promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine e attivare misure di cautela da adottare in applicazione del principio di precauzione di cui all'articolo 174, paragrafo 2, del trattato istitutivo dell'Unione europea; c) assicurare la tutela dell'ambiente e del paesaggio e promuovere l'innovazione tecnologica e le azioni di risanamento volte a minimizzare l'intensità e gli effetti dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici secondo le migliori tecnologie disponibili;

   risulta all'interrogante che gli ultimi lavori in loco fossero relativi ad aspetti manutentivi e di diserbo, essendo rinviato all'anno dopo (2020) tutto il resto e che, successivamente, a seguito della pandemia i lavori si fossero bloccati –:

   se e in che data sia avvenuta l'installazione di nuove antenne presso il sito della Marina militare, zona Santa Panagia, e se siano stati preventivamente verificati gli effetti reali e le conseguenze rispetto alla salute dei cittadini e dell'ambiente.
(3-00676)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PELLEGRINI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 19 settembre 2023, dopo mesi di tensioni, ha avuto inizio la rapida offensiva azera nel Nagorno-karabakh che si è conclusa con la morte di duecento persone, tra cui dieci bambini, nonostante l'ultimo accordo del novembre 2020 che prevedeva l'entrata in vigore del cessate-il-fuoco che segnava la tregua delle ostilità tra Yerevan e Baku;

   la situazione umanitaria in quei territori era già al limite dal dicembre del 2022 da quando sedicenti ambientalisti azeri hanno bloccato il corridoio di Lachin, ossia l'arteria strategica che collega il Nagorno-Karabakh all'Armenia, impedendo in tal modo il transito di persone e mezzi e, conseguentemente, l'approvvigionamento di viveri, generi di prima necessità e medicinali. Di fatto, i circa 120.000 armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh si trovano isolati dal mondo, in una situazione insostenibile;

   fonti di stampa riportano che da tempo l'Azerbaijan starebbe negoziando con il nostro Paese l'acquisto di armamenti in grande scala, per un valore stimato da uno a due miliardi di euro. In particolare, si tratterebbe di jet d'addestramento, fucili d'assalto, semoventi contraerei, batterie di missili terra-aria, aerei da trasporto e sottomarini tascabili;

   risulterebbe da tempo attivo un «tavolo tecnico» tra il Ministero della difesa italiano e quello azero al fine di discutere «il contributo italiano al piano di ammodernamento delle forze armate azere»;

   lo scorso giugno 2023 è stato firmato un contratto tra la società Leonardo e una delegazione azera per la fornitura del C-27J Spartan, alla presenza di rappresentanti dei Ministri della difesa dei due Paesi. Tuttavia, ad oggi non è ancora pervenuta l'autorizzazione dell'Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento), che è l'autorità competente per il rilascio delle autorizzazioni per l'interscambio dei materiali d'armamento e per il rilascio delle certificazioni per le imprese e per gli adempimenti connessi alla materia, in quanto ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della legge 9 luglio 1990, n. 185, è vietata l'esportazione di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato;

   preme sottolineare che la legge n. 185 del 1990 ha disciplinato in maniera dettagliata le operazioni relative agli scambi di materiali di armamento, rendendo l'Italia uno degli Stati più all'avanguardia nella regolamentazione di tali attività e permettendo al nostro Paese di prestare un'attenzione senza precedenti al rispetto dei diritti umani, evitando che i nostri armamenti potessero essere usati in molti teatri di guerra. Nonostante ciò, le disposizioni della legge sono state più volte aggirate e non sempre hanno conseguito l'obiettivo di impedire in maniera efficace l'esportazione di armamenti verso Paesi che li hanno utilizzati in conflitti armati o che si siano resi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani;

   peraltro, il disegno di legge di iniziativa governativa, volto a modificare la legge succitata, sembrerebbe volto a facilitare l'export di armi –:

   se quanto esposto in premessa relativamente alle trattative con il Governo azero corrisponda a verità e se, conseguentemente, si intenda interrompere immediatamente le trattative in oggetto considerata la situazione di conflitto armato nei territori interessati.
(5-01393)


   FASSINO, GRAZIANO, DE MARIA e PROVENZANO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa danno conto di contratti di fornitura di apparati militari all'Azerbaijan da parte di industrie italiane;

   l'Azerbaijan è coinvolto da anni in conflitti armati con l'Armenia;

   ancora nelle scorse settimane l'Azerbaijan ha dato corso a operazioni militari nei territori armeni del Nagorno-Karabakh;

   la legge italiana n. 185 del 1990 vieta forniture a Paesi in conflitto o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani –:

   se corrisponda al vero che industrie italiane abbiano fornito apparati militari all'Azerbaijan;

   se tale eventualità, qualora confermata, non rappresenti una violazione della legge n. 185 del 1990;

   se non si ritenga che un'eventuale fornitura di strumenti militari concorra a mantenere aperto un conflitto che ha causato centinaia di vittime e migliaia di sfollati;

   con quali iniziative l'Italia intenda concorrere ad un blocco di operazioni militari a favore dell'attivazione di negoziati per la pace e la stabilità della regione.
(5-01394)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto in Sardegna sono asserviti a fini militari circa 37.374 ettari, pari al 65 per cento di tutte le servitù militari italiane: in queste aree sono interdette le normali attività umane ed economiche, con gravi ripercussioni di natura economica, sociale, ambientale e sanitarie;

   da notizie di stampa si apprende che, nonostante la contrarietà espressa il 31 maggio 2023 da parte del Comitato misto paritetico della regione autonoma della Sardegna (Comipa), con comunicazione del 1° agosto, il Ministro della difesa ha deciso di esercitare la facoltà prevista dall'articolo 322, comma 5 del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66 e approvare in via definitiva il programma di esercitazioni relativo al 2° semestre 2023;

   nella comunicazione si legge che l'utilizzazione dei poligoni sarebbe già stata circoscritta in aderenza alle richieste del territorio e che un'ulteriore riduzione impedirebbe «il corretto approntamento dello strumento militare, essenziale ai fini dell'impiego operativo del personale, in condizioni di sicurezza, nell'assolvimento delle missioni assegnate sia nel contesto nazionale sia in quello internazionale»;

   il 24 settembre 2023 il Comipa ha diffuso un comunicato stampa, ribadendo che la contrarietà ai programmi di esercitazioni era stato motivato anche dal fatto che i protocolli sottoscritti non hanno ancora avuto piena attuazione; si lamenta inoltre il fatto che il peso dell'assolvimento delle missioni assegnate non possa gravare esclusivamente sulla Sardegna;

   si ribadiscono, inoltre, varie irregolarità nello svolgimento delle esercitazioni: ad esempio la «Noble Jump 23» svoltasi nel poligono di Capo Teulada «in contrasto con le direttive comunitarie sul rispetto dell'Ambiente in zona SIC (Sito di interesse comunitario dove sono presenti 21 habitat di specie vegetali e animali e in particolare di uccelli) e in conflitto con norme regionali e nazionali»;

   quanto al poligono di Capo Frasca, è stato segnalato che sarebbe rimasta interdetta la navigazione civile anche nel periodo in cui sono sospese le esercitazioni, mentre sarebbero proseguiti tutta l'estate il sorvolo da parte di velivoli anche in prossimità delle zone balneari; si è inoltre rappresentata la necessità della graduale dismissione del poligono, di scegliere zone meno impattanti sulla popolazione e sull'ambiente, di ridurre il periodo di interdizione e l'avvio delle bonifiche, oltre che la definizione del procedimento di Via per il «recupero dei residuati» del poligono permanente di Capo Teulada;

   a luglio 2023 è stato siglato fra Ras e Comando militare un disciplinare d'uso che prevede attività addestrative tutto l'anno ed esercitazioni a fuoco nel poligono di Capo Frasca dal 1° ottobre al 31 maggio, nonché all'articolo 9 un osservatorio ambientale che al momento non risulta essere stato ancora realmente istituito;

   in seguito alle indagini avviate dalla procura di Cagliari, il prossimo mese di gennaio 2024 inizierà il dibattimento nel processo contro 5 generali della Difesa sullo stato di devastazione, sulle morti e sull'inquinamento causato dalle esercitazioni nella Penisola Delta, un'area di tre chilometri quadrati dove, dal 2008 al 2016, furono sparati 860 mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico;

   l'interrogante aveva già presentato un'interrogazione il 18 maggio 2023 (atto 4/01019) senza che i Ministri interrogati abbiano risposto nel merito dei quesiti posti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle vicende in premessa, quali costi sopporti o quali introiti riceva lo Stato per la messa a disposizione dei poligoni sardi per le esercitazioni e nel dettaglio, quali siano le positive ricadute economiche sulle comunità interessate;

   se non si ritenga prioritaria la bonifica dei luoghi teatro di esercitazioni per tutelare il fondamentale diritto alla salute dei sardi;

   quali siano le citate riduzioni delle aree militari attuate in «aderenza alle richieste del territorio» e se non si ritenga opportuna una ridefinizione complessiva della presenza militare in Sardegna e un piano di compensazione dei danni subiti.
(4-01646)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BOSCHI, BENZONI, GADDA, CARFAGNA, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la manovra di bilancio per il 2023 ha rimandato a data da destinarsi il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti, concedendo soltanto un bonus accessorio una tantum che prevede l'erogazione, per il solo anno in corso, di un emolumento da corrispondere in tredici mensilità in misura dell'1,5 per cento dello stipendio con effetti ai soli fini del trattamento di quiescenza;

   le risorse stabili per i rinnovi dei contratti 2022-2024 dei settori pubblici sono state quasi azzerate e, sempre in base alla legge di bilancio per il 2023, il nuovo piano gestionale dedicato al contratto collettivo nazionale di lavoro 2025-2027 – che prevede l'erogazione una tantum di cui si è detto con una dotazione pari a 1 miliardo di euro – non dispone di ulteriori altre risorse per il 2024 e il 2025;

   a ciò si aggiunga che i pagamenti dell'indennità relativi al 2023 sono partiti solamente nel mese di agosto;

   tra i settori in attesa di rinnovo vi sono comparti di importanza strategica per il funzionamento dei servizi del Paese, come quello sanitario e quello della sicurezza;

   solo a titolo di esempio, vale ricordare come si sia in trattativa per il rinnovo del contratto dei medici del Servizio sanitario nazionale 2018/2021, che il contratto per il personale non dirigente della Polizia di Stato sia scaduto da oltre 20 mesi e che anche l'area negoziale della dirigenza della Polizia di Stato per i trienni 2018-2020 e 2021-2023 sia ancora da rinnovare e che, pur se in parte finanziata, le risorse disponibili appaiano assolutamente inadeguate;

   in attesa dell'approvazione della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, si parla di una mera riproposizione del bonus una tantum per i dipendenti pubblici anche nel 2024 nella legge di bilancio, anche perché in caso contrario i dipendenti subirebbero nei fatti una decurtazione dello stipendio a fronte di una preoccupante dinamica di crescita dei prezzi –:

   se in sede di redazione del disegno di legge di bilancio intenda prevedere opportuni stanziamenti sulle risorse stabili, tali da consentire di dare celermente seguito alle procedure connesse al rinnovo della contrattazione collettiva nazionale per il settore pubblico.
(3-00666)
(Presentata il 26 settembre 2023)


   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   il 14 settembre 2023 la Banca centrale europea ha dato seguito a quanto già annunciato, procedendo all'aumento dei tassi d'interesse di un quarto di punto percentuale;

   i tassi di interesse risultano dunque così variati: sui rifinanziamenti principali del 4,50 per cento, sui depositi si registra un massimo storico del 4 per cento, sui prestiti marginali del 4,75 per cento;

   uno dei motivi principali del rialzo è insito nelle proiezioni sull'andamento dell'inflazione rivisto al ribasso, nonché sull'indebitamento della domanda interna dovuto all'aumento dei prezzi e alla crescita di mutui e prestiti;

   un quadro così complesso non può che portare, come già sta succedendo in Germania, alla recessione;

   l'aumento dei tassi di interesse sta già avendo un impatto diretto sul mercato immobiliare, che sta subendo un forte rallentamento;

   l'impatto di politiche monetarie più restrittive, infatti, si traduce facilmente in un rallentamento degli investimenti e in una conseguente contrazione immobiliare;

   il mercato immobiliare italiano, in base ai dati del volume «Gli immobili in Italia 2023», rilasciato in collaborazione con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha un valore di circa 37,7 miliardi di euro;

   l'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle entrate segnala, inoltre, per il periodo aprile-giugno 2023 una flessione del 16 per cento delle compravendite, con una crescita dei prezzi a livello congiunturale del 2 per cento e a livello tendenziale dello 0,78 per cento, con rallentamenti più significativi concentrati soprattutto nelle grandi città;

   si riscontra altresì, a causa dell'aumento insostenibile delle rate a tasso variabile, un calo generalizzato nella richiesta dei mutui e, in particolare, dei «mutui prima casa», che sono passati dal 72,9 per cento del 2022 al 56,2 per cento del 2023;

   il risultato in breve tempo si traduce in una maggiore concentrazione di proprietà immobiliari nelle mani di pochi, grandi, investitori stranieri, come sta avvenendo già in città come Roma, Milano o Trieste;

   l'aumento dei tassi di interesse porta, inoltre, ad un innalzamento incontrollato dei prezzi delle materie prime e dei beni di consumo a danno delle imprese;

   dai dati prodotti da Infocamere è possibile riscontrare come in Italia siano fallite 309.480 aziende nel 2021 e 326.372 aziende nel 2022; in particolare, a chiudere sono le aziende più giovani con tasso del 28,3 per cento nel Mezzogiorno d'Italia –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per contrastare gli effetti dell'aumento dei tassi di interesse che colpiscono il mercato immobiliare e i prezzi delle materie prime, al fine di tutelare i consumatori italiani e le imprese.
(3-00667)
(Presentata il 26 settembre 2023)


   BORRELLI, ZANELLA, GRIMALDI, BONELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati riportati nella memoria depositata dall'Agenzia delle entrate nel corso dell'audizione del 17 luglio 2023 presso la Commissione finanze e tesoro del Senato della Repubblica relativi al cosiddetto «magazzino dei ruoli», circa 23 milioni di contribuenti italiani devono al fisco la cifra monstre di 1.153 miliardi di euro, di cui solo il 10 per cento (114 miliardi) esigibili, mentre il restante 90 per cento (1.039 miliardi) di difficile recupero e già, peraltro, al netto degli importi annullati a seguito di precedenti edizioni di definizione agevolata;

   a fronte di tale esposizione debitoria gli italiani evasori hanno potuto confidare negli ultimi dodici mesi di Governo del centro-destra su ben tredici misure di clemenza fiscale, tra cui: rottamazione della cartelle esattoriali sotto i 1.000 euro affidate alla riscossione dal 2000 al 2015; rottamazione delle multe stradali; condono sui guadagni da criptovalute; sconto sulle controversie tributarie pendenti al 1° gennaio 2023; rinuncia agevolata alle controversie tributarie; modalità di pagamento agevolato per gli avvisi bonari; irregolarità formali da denuncia dei redditi sanate con il pagamento di 200 euro; sanzioni ridotte per gli atti di accertamento; definizione agevolata per liti pendenti; sconti e pagamenti rateali per i ravvedimenti; regolarizzazione dei versamenti senza sanzioni o interessi; condono per società calcistiche; condono penale per chi è stato già condonato per reati tributari;

   alle suddette misure condonistiche sembra aggiungersi quella annunciata nelle ultime ore dallo stesso Governo e contenuta nell'emanando decreto-legge «energia», rivolta a commercianti e autonomi titolari di partita Iva che hanno commesso una o più violazioni e che agevolerebbe l'emersione di base imponibile derivante dalle violazioni degli obblighi in materia di certificazione dei corrispettivi commesse tra il 1° gennaio 2022 e il 30 giugno 2023, dietro il pagamento entro il 15 dicembre 2023 delle maggiori imposte dovute, gli interessi e solo un diciottesimo delle multe previste, con una soglia minima di 2.000 euro;

   la decisione, che sembra ricondursi a giudizio degli interroganti al disperato tentativo del Governo di reperire «tesoretti» in vista della manovra di bilancio per il 2024, rischia di andare ad esacerbare il conflitto sociale tra chi le tasse non può evaderle e chi invece è incoraggiato a farlo –:

   se non ritenga di dover abbandonare per il futuro qualsiasi approccio che preluda a riforme fiscali regressive e a qualsiasi forma di definizione agevolata o di tipo condonistico, manifestando in tal modo una chiara presa di posizione a difesa della funzione sociale del fisco.
(3-00668)
(Presentata il 26 settembre 2023)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATERA, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   numerosi contribuenti che si avvalgono del regime fiscale forfettario sono destinatari in questi giorni di un invio massivo di cosiddette lettere di compliance da parte dell'Agenzia delle entrate;

   l'iniziativa dell'Agenzia delle entrate sembrerebbe non considerare le disposizioni contenute nell'articolo 6-bis, del decreto-legge n. 34 del 2019, cosiddetto «decreto crescita», che semplifica gli obblighi informativi dei contribuenti che applicano tale regime fiscale, escludendo i dati e le informazioni già presenti alla data di approvazione dei modelli di dichiarazione dei redditi, nelle banche dati a disposizione dell'Agenzia delle entrate;

   l'invio delle lettere di compliance per l'eventuale omissione di indicazione di dati che non hanno nessuna incidenza sulla determinazione dei tributi dovuti, come evidenziato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti degli esperti contabili, coinvolge tantissimi studi professionali e contribuenti e contiene la richiesta di dati, che appare ingiustificata, considerata la natura del regime forfettario che trae la sua origine, proprio dalla determinazione forfettaria della base imponibile in percentuale dei ricavi/compensi, con la conseguente (auspicata) iper semplificazione degli obblighi contabili;

   la richiesta dei dati relativi al ciclo degli acquisti nella sostanza vanifica le procedure di semplificazione, in quanto per intercettare i dati richiesti nel quadro RS, risulta necessario totalizzare e, pertanto, sostanzialmente contabilizzare i relativi documenti;

   il kit dei dati a disposizione dell'amministrazione finanziaria, se efficacemente utilizzato – rilevano contribuenti, professionisti e, in particolare, lo stesso CNDCEC – è in grado di essere più che sufficiente a intercettare eventuali situazioni anomale anche in conseguenza dell'introduzione della fatturazione elettronica;

   a giudizio degli interroganti, le osservazioni in precedenza evidenziate, appaiono condivisibili, in relazione anche alla previsione normativa di cui all'articolo 2 della legge 9 agosto 2023, n. 111 recante delega al Governo per la riforma fiscale, che nell'ambito dei principi generali del diritto tributario nazionale, prevede espressamente il rafforzamento del divieto, per l'amministrazione finanziaria, di richiedere al contribuente documenti già in suo possesso;

   risulta, pertanto, urgente e necessario, a parere degli interroganti, porre in essere adeguati chiarimenti, se non proprio correttivi, a beneficio dei titolari di partita Iva che si avvalgono del regime forfettario, circa la mancata compilazione di alcuni dati informativi, in considerazione delle incertezze generate dalle lettere di compliance che richiedono dati già in possesso da parte dell'amministrazione finanziaria;

   la questione sembrerebbe al riguardo essere già all'attenzione del Governo e, infatti, il Viceministro Maurizio Leo, secondo quanto consta all'interrogante, ha prospettato un provvedimento in cui si cercherà di circoscrivere le conseguenze per i contribuenti e che quindi dovrebbe toccare i confini sanzionatori –:

   se il Ministro interrogato, condivida quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda assumere, al fine di porre in essere ogni chiarimento in relazione al contenuto delle compliance sul quadro del regime fiscale forfettario, eventualmente eliminando quello che appare un evitabile appesantimento burocratico.
(5-01385)

Interrogazione a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel più ampio contesto di dematerializzazione e digitalizzazione dei processi di gestione di documenti e dati fiscali, il cosiddetto decreto «Rilancio» ha previsto a decorrere dal 1° gennaio 2021 l'operatività della cosiddetta «lotteria degli scontrini», concorso a premi collegato agli acquisti effettuati dai cittadini con modalità «cashless» che punta a combattere l'evasione fiscale facendo leva sulla condotta del cliente che, per potervi partecipare e beneficiare dell'esenzione fiscale integrale del premio riscosso, deve richiedere all'atto di una transazione lo scontrino fiscale;

   i premi della lotteria per il loro intero ammontare non concorrono a formare il reddito del vincitore nel periodo di imposta di riferimento, né le somme percepite sono assoggettate a alcun prelievo erariale. Si tratta di un incentivo molto rilevante se solo si considera che per alcuni giochi è invece stabilito un prelievo, sulla parte della vincita eccedente 500 euro, fissato nella misura del 12 per cento per le lotterie nazionali a estrazione istantanea, Enalotto e Superstar, e dell'8 per cento per le vincite al lotto;

   fino al 2022, la lotteria prevedeva, dietro ricorso a particolari codici, estrazioni a cadenza settimanale, mensile e annuale. Successivamente con provvedimento direttoriale n. 15943 del 2023 l'Agenzia delle entrate ha diramato le specifiche tecniche per l'adeguamento dei dispositivi di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri e imposto a tutti gli esercenti di dotarsi di un nuovo sistema informatico in grado di generare un QR-code da riportare nel documento commerciale (scontrino) che consente di partecipare alle estrazioni già all'atto della sua emissione, aprendo così la strada alla lotteria istantanea con verifica immediata della vincita;

   l'Agenzia delle entrate ha fissato al 2 ottobre 2023 il termine ultimo per adeguare il software del registratore di cassa e permettere la generazione in tempo reale del codice bidimensionale già all'atto dell'emissione dello scontrino. Agli esercenti che adattano i propri registratori telematici di cassa al nuovo sistema viene riconosciuto, ai sensi dell'articolo 8 del decreto-legge n. 176 del 2022, un credito d'imposta (ulteriormente disciplinato dal provvedimento direttoriale dell'Agenzia delle entrate n. 231943 del 2023) pari al 100 per cento della spesa sostenuta, entro un limite massimo di 50 euro per ogni apparecchio e fino a esaurimento delle risorse, un importo sicuramente esiguo a fronte di un costo di adeguamento che può raggiungere 150 euro;

   l'adeguamento potrebbe rendere di fatto obsoleti i vecchi registratori telematici di cassa e costringere gli esercenti alla loro sostituzione con quelli di ultima generazione, con ulteriore aggravio dei costi da sostenere;

   nata per ridurre l'evasione fiscale, incentivare i pagamenti elettronici, comportamenti di consumatori e distributori, la lotteria degli scontrini sembra non aver suscitato grande interesse tra i contribuenti/consumatori nonostante l'ammontare di premi non irrilevante, perché oltre ai significativi costi connessi all'adeguamento dei registratori di cassa, la lotteria presenta altri elementi di complessità applicativa in fase di gestione ordinaria, non ultimo quello legato a un meccanismo troppo farraginoso, ostacolato anche dal digital divide che esclude molti anziani e chi ha poca dimestichezza con computer, smartphone e app –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di rilanciare le condivisibili e originarie finalità della lotteria degli scontrini e di consentirle di conseguire i risultati attesi.
(4-01643)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa è emerso che, in un'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia avente ad oggetto questioni relative all'amministrazione comunale di Santa Marinella, sarebbero stati depositati agli atti da parte della procura, e di conseguenza diffusi in modo incontrollato, video di intercettazioni ambientali penalmente irrilevanti riguardanti il sindaco di Santa Marinella;

   non si tratta dell'unico caso in cui vengono allegate agli atti intercettazioni non rilevanti penalmente ma di interesse mediatico in quanto di contenuto tale da alimentare il pettegolezzo –:

   se sia a conoscenza di quanto riferito in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per ricostruire i fatti e le ragioni che hanno portato a tale vicenda;

   quali iniziative anche normative intenda assumere per scongiurare il rischio che fatti intimi penalmente irrilevanti vengano diffusi attraverso intercettazioni telefoniche o ambientali, condotte in particolare tramite videocamere o captatori informatici.
(4-01627)


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che sono stati pubblicati i contenuti di intercettazioni acquisiti nell'ambito di una indagine della procura di Civitavecchia a carico di Roberto Angeletti, consigliere comunale di Santa Marinella per i reati di corruzione e minaccia aggravata. Nel dettaglio, i contenuti dell'intercettazione ambientale hanno ad oggetto video di incontri sessuali del sindaco dello stesso comune, Pietro Tidei, con due donne all'interno del palazzo municipale;

   è evidente l'anomalia e la gravità della situazione per cui i dati sensibili presenti nell'«archivio riservato» della magistratura, non riguardanti fatti utili alle indagini e afferenti la vita privata di un cittadino, tra l'altro amministratore pubblico, sono stati diffusi, così esponendo il sindaco e le due donne, tutti e tre soggetti estranei all'indagine, ad una barbarica gogna mediatica –:

   se il Governo intenda chiarire i fatti riportati in premessa, anche mediante l'attivazione dei propri poteri ispettivi.
(4-01628)


   BONELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 1° agosto 2023 per Devrim Akcadag, cittadino tedesco di origine curda, giornalista e traduttore presso l'Università di Berlino, inizia un'odissea in Italia;

   alle 9.30 tre funzionari della Digos lo prelevano dall'Hotel Red Sun Village, in provincia di Sassari, e lo portano prima alla stazione di polizia, poi in isolamento nel carcere Bancali di Sassari. Il 3 agosto, dopo la prima udienza, viene trasferito nella «sezione del terrore», con la presenza di militanti islamici radicali, compresi membri dell'ISIS;

   il 4 agosto gli vengono concessi gli arresti domiciliari presso l'Asce (Associazione sarda contro l'emarginazione) di Selargius;

   il caso non è chiuso e la richiesta di estradizione della Turchia è ancora pendente: Erdogan considera Devrim un terrorista affiliato al Pkk, ma i giudici tedeschi hanno sentenziato per tre volte che si tratta di un'accusa falsa;

   l'accusa che la Turchia muove è quella di «partecipazione ad associazione terroristica», prevista dagli articoli 314/2,53,58/9 del codice penale turco punita con la pena massima di anni 15 di reclusione. Trattasi di una Red Notice: un avviso diffuso dall'Interpol su richiesta di una forza di polizia di uno Stato che serve a individuare ed arrestare una persona ricercata da un determinato paese per metterla a disposizione dell'autorità giudiziaria in attesa di una richiesta di estradizione;

   si accusa Akcadag di essere affiliato al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e di aver svolto «attività di hacker, prodotto comunicazioni criptate e presenziato in un programma televisivo nell'interesse del partito»;

   nella realtà Devrim si è recato spesso come giornalista nei teatri di guerra del Medio Oriente, nell'Iraq del Nord, dove ha girato diversi servizi televisivi anche per la Bbc, l'agenzia Reuters e Al Jazeera, oltre che per emittenti televisive belghe e tedesche;

   Devrim è entrato ed è uscito più volte dalla Turchia. Fino a quando il permesso gli è stato revocato e, dal 2013, è cominciato per lui un lungo calvario giudiziario. In Germania le indagini per terrorismo richieste da Ankara sono state archiviate per ben tre volte, perché è stato accertato che Devrim non ha nessun legame con il Pkk;

   ad avviso dell'interrogante è incredibile che l'Italia non riconosca l'Interpol Abuse, cioè la strumentalizzazione della cooperazione di polizia, continuando ad eseguire Red Notices emesse in Stati autoritari in automatico senza alcun vaglio politico, che pure è previsto nella materia estradizionale; altrove c'è una verifica preventiva per evitare la persecuzione politica per via giudiziaria;

   la Turchia da tempo non dà alcun affidamento circa il rispetto dei diritti fondamentali come sottolineato dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 54467 del 2016, ribadita poi con sentenza n. 31588 del 2023. La Corte si riferisce alle sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate dal Governo turco anche attraverso lo strumento della persecuzione politica degli oppositori attuata dall'emissione di Red Notice Interpol;

   in casi di questo tipo, secondo il codice di procedura penale, il Ministro della giustizia ha il potere di rifiutare l'estradizione, «tenendo conto della gravità del fatto, della rilevanza degli interessi lesi dal reato e delle condizioni personali dell'interessato»;

   la qualificazione del PKK come organizzazione terroristica è talmente fuorviante e talmente strumentale che le magistrature dei Paesi UE maggiormente interessati alla presenza curda la ignorano di fatto (come Francia e Germania) o addirittura la contraddicono in diritto (come il Belgio) –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di negare immediatamente l'estradizione di Devrim, così come peraltro fatto da altri Paesi dell'UE;

   quali siano i termini degli accordi con la Turchia in materia di cooperazione giudiziaria.
(4-01645)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Gkn, multinazionale del settore della componentistica automobilistica e aerospaziale ha comunicato tramite email il 9 luglio 2021 il licenziamento dei 422 dipendenti e la chiusura del sito industriate di Campi Bisenzio senza ricorso ad ammortizzatori sociali;

   nel mese di dicembre 2021, Qf Spa del gruppo Borgomeo ha comunicato di aver acquisito il 100 per cento di Gkn Driveline Firenze. L'azienda ha ritirato la messa in liquidazione mentre contestualmente è stata ritirata l'impugnazione contro il ricorso vinto dai sindacati sulla precedente procedura di licenziamento;

   le riunioni presso il Ministero dello sviluppo economico che si sono succedute nel corso del 2022 non hanno risolto le criticità ed i dubbi sulla reindustrializzazione annunciata dalla proprietà, che ha addirittura annunciato, nel mese di novembre 2022, di essere alla ricerca di nuovi investitori e di non poter quindi presentare il nuovo piano industriale;

   dopo mesi di attese e di ritardi, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha concesso nello scorso mese di maggio 2023 la cassa integrazione in deroga a Qf fino al 31 dicembre 2023;

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, rispondendo poi, in data 19 luglio 2023, all'interrogazione a risposta immediata in Commissione numero 5-01141 sulla vertenza Gkn, ha affermato che il «Ministero delle imprese e del made in Italy ha rappresentato che la relativa vertenza verrà seguita con tutti i soggetti istituzionali e sociali coinvolti, anche attraverso tavoli di confronto in plenaria. Al riguardo, comunico che sono in corso le interlocuzioni con tutti i soggetti coinvolti per trovare soluzioni condivise che individuino percorsi di reindustrializzazione del sito con prospettive industriali e occupazionali di lungo periodo. Qualora dovesse costituirsi una cooperativa di lavoratori della ex Gkn di Campi Bisenzio interessata all'acquisizione, il Ministero delle imprese e del made in Italy garantirà il supporto con tutti gli strumenti disponibili dedicati ai percorsi di reindustrializzazione per i lavoratori coinvolti in crisi aziendali»;

   il progetto di reindustrializzazione sviluppato attorno alla cooperativa dei lavoratori ha raccolto una disponibilità, previo avveramento delle condizioni alla base del piano industriale, pari a 6 milioni di euro di finanziamento da parte di un gruppo di investitori istituzionali, mentre uno dei soci fondatori della Cooperativa Gff – la Aps Soms Insorgiamo – ha già messo a disposizione ulteriori 150.000 euro di capitalizzazione, a cui va sommata una prima disponibilità di 50.000 euro di azionariato popolare già dichiarata come primissima parte della campagna di azionariato popolare a seguito dell'emissione di un milione di euro di azioni da parte della stessa cooperativa dei lavoratori Gff;

   a questo si somma l'incontro del 6 luglio 2023 avvenuto presso la regione Toscana con il Consorzio Abaco per discutere della possibile acquisizione dell'edificio per metterlo a disposizione di un progetto di condominio industriale, da saturare attraverso lo scouting pubblico svolto da soggetti istituzionali; in questo contesto va aggiunto che è stato continuo, in questi mesi, lo scouting della regione che ha consentito di avviare una serie di interlocuzioni e di lavorare su più ipotesi, fra queste anche quella portata avanti dai lavoratori;

   con una Pec inviata alle Rsu ed alle organizzazioni sindacali nella serata di sabato 23 settembre 2023, Qf Spa ha formalizzato una richiesta di incontro per informare della volontà di avviare la procedura di licenziamento;

   si tratta di un passaggio formale previsto dagli accordi interni che i sindacati stessi «si aspettavano», data la scadenza della cassa integrazione alla fine dell'anno e il «totale silenzio della proprietà negli ultimi mesi. Oggi ci troviamo davanti a più di un paradosso. Quello degli operai che lavorano a un piano di reindustrializzazione, mentre l'imprenditore e il liquidatore rimangono in silenzio, a guardare la fabbrica che nel frattempo si svuota»;

   appare evidente come le rassicurazioni citate e date dal Governo in Parlamento il 19 luglio 2023 siano ad oggi pienamente sconfessate dai fatti, con il rischio che la costituita cooperativa dei lavoratori, nonostante le risorse ad oggi recuperate, non possa concludere il processo di reindustrializzazione dello stabilimento (unica possibilità concreta ad oggi per salvaguardare sito produttivo e livelli occupazionali) –:

   quali iniziative urgenti si intenda assumere al fine di dare corso alle citate rassicurazioni annunciate in Parlamento il 19 luglio 2023 e sostenere concretamente il processo di reindustrializzazione dello stabilimento Gkn portato avanti dalla cooperativa dei lavoratori;

   quando conseguentemente verrà convocato il tavolo ministeriale sulla vertenza già richiesto da sindacati e regione Toscana.
(5-01391)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   BONELLI e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 19 settembre 2023 sul sito istituzionale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono stati resi noti i nomi dei componenti del futuro comitato tecnico-scientifico del Ponte sullo stretto di Messina, l'organismo indipendente cui sono demandati compiti di supporto e consulenza per il progetto del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria;

   tra questi, con compiti di coordinatore, viene indicato il nome di Alberto Prestininzi, ordinario di ingegneria della terra presso l'Università di Roma «La Sapienza», con specializzazione in geologia;

   il professor Prestininzi, già coinvolto nei lavori per la costruzione del ponte dal 2001 al 2012, è noto sostenitore del negazionismo climatico, figurando tra i primi firmatari della petizione «There is no climate emergency» che sostiene che l'emergenza climatica non esista, tesi sostenuta dallo stesso professore anche in diversi dibattiti televisivi e talk show;

   la nomina a coordinatore del comitato tecnico-scientifico di chi confuta con opinioni personali evidenze e rapporti largamente condivisi dalla comunità scientifica internazionale, solleva non pochi dubbi e preoccupazioni sull'approccio scientifico con il quale l'organismo indipendente è chiamato ad operare, secondo principi di autonomia ed indipendenza, per l'espressione dei pareri in ordine al progetto definitivo ed esecutivo dell'opera;

   lo stretto di Messina risulta un importantissimo luogo dove si rileva una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo, essendo un'area naturalistica di primaria importanza a grande scala e un corridoio ecologico per molte specie faunistiche dell'ambiente marino e per l'avifauna, oltre che habitat marino e terrestre di straordinario valore;

   secondo i rapporti del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite il cambiamento climatico ha già alterato ecosistemi marini, terrestri e fluviali in tutto il mondo, causando perdita di specie, aumento delle malattie, eventi di mortalità di massa in piante e animali, provocando persino le prime vere e proprie estinzioni causate dal clima, elementi che non possono essere ignorati nelle valutazioni che il comitato tecnico-scientifico sarà chiamato a fare –:

   se il Ministro interrogato risulti a conoscenza delle posizioni negazioniste espresse pubblicamente dal professor Alberto Prestininzi e se ritenga che chi nega evidenze e rapporti scientifici largamente condivisi dalla comunità scientifica internazionale possa dare affidabilità nel coordinare tale comitato scientifico.
(5-01386)


   RUFFINO e BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

  in data 13 luglio 2023 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Lombardia e la provincia di Mantova sono riusciti a definire un protocollo d'intesa che assicura il finanziamento dei lavori di completamento del ponte di San Benedetto Po sulla strada provinciale ex strada statale n. 413 «Romana»;

   tale protocollo assicura risorse aggiuntive pari a 10 milioni di euro, dei quali 6,5 milioni da parte del Ministero delle infrastrutture e trasporti e 3,5 milioni da parte della regione Lombardia, da aggiungere ai 15,6 milioni già in dotazione alla provincia di Mantova e necessari per assicurare il finanziamento dei lavori per complessivi 25,3 milioni;

   nonostante il protocollo apra la strada ad un'auspicata rapida assegnazione dei lavori da parte della provincia di Mantova, in qualità di stazione appaltante, anche la costruzione del bypass, che consentirà il passaggio dei veicoli sul nuovo ponte tra San Benedetto Po e Bagnolo San Vito, sta procedendo a rilento e, secondo le previsioni attuali, sarà finito in pesante ritardo rispetto a quanto promesso e in ogni caso non prima di almeno nove mesi;

   le tempistiche quindi risultano essere ben diverse da quelle promesse dal presidente della provincia di Mantova, Carlo Bottani, il quale aveva dichiarato già un anno fa che entro febbraio 2023 le auto avrebbero transitato sul ponte di San Benedetto Po e quelle del Ministro interrogato, il quale aveva promesso, poco prima delle ultime elezioni regionali in Lombardia, che invece le auto sarebbero tornate a passare sul ponte entro l'estate;

   i cittadini e le imprese hanno bisogno di risposte: infatti il ponte in questione svolge un ruolo cruciale, servendo una popolazione di circa 53.000 abitanti, pari al 13 per cento della popolazione totale della provincia di Mantova e si trova in un'importante area economica che ospita quasi 5.000 imprese, tra industrie, artigiani e attività commerciali le quali ormai da anni sono costrette a costi di trasporto straordinari legati al divieto di transito dei mezzi pesanti sul ponte;

   Confindustria ha calcolato che, tra il 2012 e il 2019, le limitazioni alla circolazione hanno causato danni economici per circa 30 milioni di euro all'anno, contribuendo alla chiusura di numerose attività, ad una diminuzione del turismo e ad un calo demografico dovuto all'emigrazione soprattutto dei più giovani –:

   quali siano le tempistiche previste di ultimazione del nuovo ponte e del relativo bypass, considerando che la popolazione locale attende da quasi dodici anni una soluzione definitiva, che sarebbe costata meno dei danni economici già provocati dalle limitazioni alla circolazione su quel tratto stradale, e che la copertura finanziaria finalmente trovata potrà garantire procedure velocizzate di gara e di esecuzione dei lavori.
(5-01387)


   CORTELAZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lungo il tracciato della Fenadora-Anzù, il tratto di superstrada che collega la regionale «Feltrina» alla statale 50, tra Feltre e la località di Santa Lucia, alcuni volontari membri di associazioni, singoli cittadini, componenti della protezione civile serenese ed ecovolontari dell'Unione montana Feltrina, dotati di sacchi ed attrezzi per ripulire le zone verdi a lato della strada, raccolgono periodicamente rifiuti ed oggetti di ogni genere;

   nelle scarpate, ma anche nelle aree di sosta, sono stati rinvenuti oggi rifiuti urbani e speciali compresi materiali ingombranti, metallici e potenzialmente pericolosi;

   nonostante il buon funzionamento degli ecocentri comunali, ci sono soggetti inqualificabili che si ostinano a inquinare gettando le proprie immondizie lungo le strade del bellunese;

   il sindaco di Seren del Grappa è più volte intervenuto negli ultimi anni nei confronti dell'ente proprietario, l'Anas, senza esito. Dalla stampa si rileva che già nel 2015 la pulizia di tale tratto stradale è stata fatta da volontari e non dall'ente gestore –:

   se non ritenga opportuno che l'Anas si faccia carico della piena manutenzione e dell'attività di pulizia e raccolta dei materiali abbandonati dell'arteria indicata, che è di sua competenza, eventualmente installando, in accordo con l'amministrazione comunale, un sistema di telecamere di controllo nei punti più problematici.
(5-01388)


   ILARIA FONTANA, SANTILLO, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Matteo Salvini, ha ventilato l'ipotesi di un nuovo condono edilizio;

   sarebbe il terzo condono edilizio sull'intero territorio nazionale promosso dal centro-destra, dopo i due varati dai Governi Berlusconi nel 1994 e nel 2003, nonostante l'esperienza abbia insegnato che il costo finale per il pubblico – che comprende innumerevoli esternalità, di cui le stime iniziali non tengono mai conto — supera di gran lunga il gettito atteso;

   è noto che è sufficiente l'effetto annuncio per produrre danni incalcolabili sul territorio, con soggetti privi di scrupoli che si affrettano a realizzare abusi, a prescindere dalle limitazioni normative ipotizzate, le cui domande di sanatoria andranno ad ingolfare gli uffici amministrativi dei comuni, con l'avvio di ricorsi e contenziosi che possono durare molti anni, come dimostrano le vicende passate;

   i dati sull'abusivismo sono impressionanti e ogni proposta normativa finalizzata ad allentare le maglie della pianificazione urbanistica determina conseguenze devastanti sul territorio, soprattutto se si considera la scarsa capacità dei comuni di intervenire per sanzionare le condotte illecite e rimuoverne gli effetti;

   ancora una volta si assisterebbe al varo di un provvedimento che, cancellando il principio di legalità, premierebbe chi non rispetta le norme e penalizzerebbe i cittadini più corretti;

   anche l'Ance l'associazione nazionale costruttori edili, con una dichiarazione del vicepresidente Piero Petrucco, e Fillea, la federazione sindacale dei lavoratori edili, attraverso una dichiarazione del segretario generale Alessandro Genovesi, hanno espresso un giudizio fortemente critico sull'ipotesi di condono;

   un recente sondaggio, commissionato dall'emittente televisiva La7, avrebbe evidenziato la netta contrarietà degli italiani all'ennesimo tentativo di fare cassa con l'illegalità –:

   secondo fonti governative, riportate dalla Stampa, non è stata ancora formalizzata nessuna proposta in Consiglio dei ministri –:

   se il Ministro interrogato sia consapevole delle preoccupanti conseguenze a cui sta esponendo il territorio e il tessuto urbano delle nostre città e se non ritenga di dover chiarire in tempi brevi quale sia, in modo dettagliato, la portata della sua proposta, la cui approssimazione e vaghezza rappresentano un ulteriore fattore di rischio.
(5-01389)


   SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che il deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli, parlando dell'infrastruttura stradale cosiddetta «Tirrenica» avrebbe detto che «La Tirrenica si farà, ma non sarà una superstrada. Il progetto sarà quello di Altero Matteoli: un'autostrada che verrà intitolata proprio all'ex ministro scomparso nel 2017»;

   si ricorda che la messa in sicurezza della cosiddetta superstrada Tirrenica (adeguamento stradale tratto viario Tarquinia-San Pietro in Palazzi), è stata oggetto di diversi interventi normativi finalizzati, tra gli altri, all'acquisto da parte della società Anas Spa dei progetti elaborati dalla società Autostrada tirrenica Spa relativi al predetto intervento viario;

   considerato che il percorso finalizzato alla messa in sicurezza della superstrada attraverso la valutazione dei progetti da parte di Anas e del Consiglio superiore dei lavori pubblici – il quale potrebbe approvare, già nei prossimi giorni, il progetto del primo lotto (Tarquinia-Pescia Romana) – è stato avviato e che si potrebbe presto procedere con gli appalti dei primi lotti, occorre fare chiarezza circa le reali intenzioni del Governo;

   in particolare, considerate le dichiarazioni del deputato Donzelli, è necessaria una piena conferma circa il percorso già intrapreso con i cittadini, istituzioni locali e Anas riguardanti la messa in sicurezza della superstrada Tirrenica e la certezza di stanziamenti adeguati già nella prossima legge di bilancio;

   sarebbe inoltre auspicabile che la suddetta opera venisse inserita nel prossimo accordo di programma tra Anas e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al fine di garantire alla infrastruttura finanziamenti certi e tempi rapidi per la sua realizzazione –:

   se intenda adottare iniziative volte a stanziare nel prossimo disegno di legge di bilancio risorse adeguate per l'avvio dell'opera, in particolare dei lavori del primo lotto Tarquinia-Pescia Romana (6b), confermando quindi l'ipotesi progettuale di adeguamento stradale della Tirrenica.
(5-01390)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BALDINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   nel 2016 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra regione Calabria e Rfi per l'istituzione di un tavolo tecnico e il potenziamento del collegamento multimodale Aeroporto-stazione Lamezia T. C.le - Catanzaro (Germaneto) - Catanzaro Lido;

   il perimetro originario del progetto prevedeva la velocizzazione e l'elettrificazione della linea Lamezia T. - Catanzaro L.;

   nell'ambito dei lavori del tavolo tecnico è emersa la volontà della regione di estendere la realizzazione dell'elettrificazione alla linea jonica, tratta Sibari-Crotone-Catanzaro Lido, per cui il perimetro di progetto è stato ampliato con il reperimento dei fondi necessari alla realizzazione degli interventi individuati, che oggi beneficiano anche di risorse Pnrr;

   il commissario straordinario del progetto nominato con decreto del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2021, ha emesso il 20 aprile 2022 l'ordinanza n. 2 con il programma generale delle attività. A novembre 2021 il progetto è stato trasmesso al Consiglio superiore dei lavori pubblici per l'espressione del parere di competenza, reso a giugno 2022. Quindi è stato completato il progetto definitivo integrandolo con il necessario recepimento delle osservazioni/prescrizioni formulate nel citato parere;

   a dicembre 2022 è stata avviata la fase autorizzativa da parte del commissario straordinario, ordinanza n. 3/2022, per cui, dopo la chiusura di tutti gli iter approvativi, era prevista l'emissione, entro agosto 2023, del bando di gara per l'avvio delle attività negoziali finalizzate all'affidamento dei lavori la cui conclusione già prevista per il 2023 è slittata a giugno 2026;

   i lavori di elettrificazione della tratta ferroviaria Sibari-Catanzaro Lido hanno avuto inizio il 30 agosto 2018 nella stazione di località Corigliano a Corigliano Rossano (CS) con la posa dei primi pali tipo LS;

   l'iter di approvazione del progetto definitivo risulta costellato da continui problemi per cui il 7 agosto 2023 è stata inoltrata formale richiesta di intervento alle amministrazioni interessate per una risposta tempestiva alle sollecitazioni del commissario straordinario;

   inaspettatamente il 14 agosto 2023, dopo il rilascio del parere positivo della regione Calabria, l'ufficio operativo usi civici in capo alla stessa regione avrebbe inviato a Rfi e ai comuni interessati dal progetto una nota per informarli della competenza comunale, piuttosto che regionale, della procedura di accertamento degli usi civici nelle aree interessate dal progetto. Nota che desta rilevanti dubbi, trattandosi di un progetto con interessi sovra-comunali come prescritto dalla legge regionale calabrese 21 agosto 2007, n. 18, come sembrerebbe prescrivere l'articolo 15 del «Regolamento di attuazione dell'articolo 13 della legge regionale n. 18 del 2007. Disciplina dell'Albo regionale degli Istruttori e periti demaniali»;

   ciò, nonostante, poi, il 30 dicembre 2022 Rfi, in ottemperanza all'ordinanza n. 3 del 30 dicembre 2022 del commissario straordinario, avesse inviato una nota a tutte le amministrazioni ed enti coinvolti nella procedura di approvazione del progetto definitivo perché le stesse esprimessero, ognuno per profili di competenza, valutazioni e/o determinazioni sul progetto da rendere entro sessanta giorni, decorsi i quali le stesse si intendevano acquisite. E nulla, per quanto è di conoscenza, all'interrogante, avrebbe rilevato l'ufficio operativo usi civici della regione Calabria;

   la procedura di accertamento degli usi civici, nonostante il forte impegno del commissario straordinario, a oggi rappresenta solo uno dei numerosi «incidenti» di percorso che stanno minando l'iter di approvazione del «Progetto definitivo Intervento: Potenziamento collegamento Lamezia Terme - Catanzaro Lido - Dorsale Jonica», con danno che può essere irrimediabile anche per le risorse come quelle Pnrr collegate ad esso –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per garantire la compiuta realizzazione del progetto di elettrificazione della linea ferroviaria ionica.
(4-01629)


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della cultura, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il 24 giugno 2011 una frana ha interessato fabbricati ed aree destinate a verde pubblico che insistono sul versante della Villa Colonna che si affaccia sulla via Garibaldi a Genazzano, sottoposta, a tutela ai sensi degli articoli 134 (comma 1 lettere a), b) e c) e 10 comma 4 lettera g) del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42): la frana ha comportato la messa in sicurezza dei fabbricati ed il divieto di transito dei veicoli;

   si apprende da notizie di stampa locale che (in ragione di rischi per la viabilità della cosiddetta SP Empolitana, adiacente e sottostante alla citata via Garibaldi, dopo anni dalla frana, di recente sarebbe stato predisposto un progetto di risanamento da Astral S.p.a. - Azienda strade Lazio, che prevederebbe l'esproprio e la completa demolizione dei fabbricati, il consolidamento del versante mediante terrazzamenti, chiodature e rete metallica, che investono pienamente la parte sottoposta a vincolo rendendola in buona parte impraticabile, e un muro di calcestruzzo armato poi mitigato con un paramento in finti archi di tufo; l'area risultante dalle demolizioni dei fabbricati e destinata alla predisposizione di un giardino di ridotte dimensioni e di non meglio precisate funzionalità;

   l'intervento sarebbe rientrato fra quelli finanziati dal PNRR su tre poste per circa 2,5 milioni di euro complessivi;

   la parte del progetto Astral che interessa direttamente la frana non sarebbe divisibile in lotti ma risulta all'interrogante che l'intera procedura degli affidamenti sia stata portata avanti in base alla suddivisione in lotti sotto soglia; inoltre la Soprintendenza area metropolitana di Roma e provincia di Rieti del Mibac avrebbe rilasciato un'autorizzazione con prescrizioni che di fatto limitano l'eseguibilità dell'intervento a una quota minima;

   sull'intera vicenda e sulle irregolarità riscontrate da una parte dei consiglieri comunali, sarebbe stata inviata una richiesta di intervento all'Anac, che al momento non ha avuto risposta –:

   di quali elementi dispongano, per quanto di competenza, i Ministri interrogati, in ordine all'iter del progetto di risanamento descritto in premessa, anche alla luce dell'insistenza del vincolo sull'area ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio e in considerazione del finanziamento del progetto con fondi del PNRR.
(4-01640)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della salute – per sapere – premesso che:

   nella mattina del 20 settembre 2023, diverse camionette della polizia hanno circondato il rifugio «Cuori Liberi» di Zinasco (Pavia), dove si era rilevato un focolaio di peste suina. L'intervento è stato deciso dopo che il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar di non sospendere l'ordinanza di abbattimento dei suini, disposta dall'Agenzia di tutela della Salute (Ats);

   sono stati uccisi i dieci maiali ospitati nel rifugio, nonostante questi fossero in condizione di sicurezza e isolamento, senza alcuna possibilità di fuoriuscire dalla struttura, dove i volontari si prendevano cura di loro. Dunque senza alcuna possibilità di diffondere il virus della peste suina;

   come confermano i presenti e anche alcuni video che circolano in rete, le forze dell'ordine in tenuta antisommossa sono entrate e hanno utilizzato una brutalità sproporzionata alla protesta pacifica degli attivisti, anche portandoli via a forza. Attivisti sono rimasti feriti nella colluttazione e almeno 4 sono stati trasportati al pronto soccorso;

   durante l'intervento non sono state adottate adeguate misure di biosicurezza imposte per legge, aggravando così il pericolo di diffusione del virus;

   i volontari chiedevano di poter accudire e curare i maiali insieme alla veterinaria ufficiale del santuario, ricorrendo eventualmente ad eutanasia qualora non curabili e sofferenti, proponendo soluzioni alternative all'abbattimento preventivo di animali che in quel momento erano ancora in salute, sani, e che adeguatamente isolati non costituivano un pericolo imminente per la diffusione della malattia;

   precedentemente le principali associazioni per la protezione degli animali italiane – tra cui Animal Law Italia, Essere Animali e LAV – Lega Antivivisezione – avevano scritto alle autorità competenti per chiedere di non abbattere i maiali sani e portatori sani del virus, e di accogliere la richiesta delle Rete dei Santuari di animali liberi di un incontro con tutte le autorità interessate, al fine di valutare soluzioni non cruente, che salvaguardassero la vita dei suini ancora sani presenti all'interno del rifugio. Richieste del tutto ignorate;

   ad avviso degli interpellanti, si è di fronte ad una ingiustizia e ad una assurdità: da una parte si uccidono animali confinati in luoghi protetti, e dall'altra, paradossalmente, grazie a una legge voluta un anno fa da questa i maggioranza, si consente ai cacciatori di poter cacciare e uccidere i cinghiali, anche in aree urbane e in aree protette, per poi trasportarli ovunque con il rischio evidente di rischiare di diffondere la Psa;

   con decreto del Ministero della salute del 7 marzo 2023 i rifugi permanenti per animali diversi da cani, gatti e furetti hanno trovato riconoscimento giuridico all'interno del nostro ordinamento. Il manuale operativo per la gestione del sistema di identificazione e registrazione degli animali ne consente ora la registrazione come strutture all'interno delle quali gli animali sono detenuti per motivi diversi dalle esibizioni, dagli usi zootecnici e dalla produzione di alimenti. Questo intervento lascia tuttavia un vuoto normativo, mancando di riconoscere la reale natura di questi luoghi, in assenza di una disciplina speciale che definisca, tra l'altro, le misure da adottare per la gestione di situazioni di emergenza sanitaria come quella verificatasi a Zinasco. Una disciplina che non può mancare di tenere conto della peculiare natura e del valore sociale ricoperto da queste strutture. Il decreto delega alle regioni l'adozione di misure più rigorose –:

   se siano in grado di spiegare per quale motivo si è deciso di non rispondere alle richieste di dialogo pacifiche rivolte per tempo dalle associazioni per la protezione degli animali riconosciute ad Ats Pavia, al commissario straordinario per la Psa, alla regione Lombardia e al Ministro della Salute e di optare invece per un'operazione di polizia, che ha precluso la ricerca di soluzioni di mediazione che consentissero un'adeguata valutazione degli interessi degli animali, delle associazioni e dei gestori del rifugio;

   se non si intenda far luce sul comportamento degli agenti che hanno aggredito i cittadini che praticavano resistenza passiva e pacifica, eventualmente prendendo i provvedimenti necessari nei confronti dei membri delle forze dell'ordine che hanno colpito al volto e al corpo deliberatamente i cittadini e che non hanno rispettato le misure di biosicurezza previste invece per legge;

   se il Ministro della salute intenda adottare iniziative di competenza che, riconosciuta la natura e il valore sociale di queste strutture, prevedano l'adozione di protocolli speciali e differenziati, in grado di tutelare gli animali domestici ospitati non destinati all'alimentazione, e la speciale relazione di affezione che li lega ai proprietari, garantendo una disciplina minima uniforme ad oggi delegata all'intervento delle regioni, assicurando una tutela che lo Stato è ad oggi chiamato a definire in attuazione dell'articolo 9 della Costituzione;

   quali siano le misure di contenimento della Psa previste nel dettaglio per la regione Lombardia, in conseguenza dei focolai identificati e quanti e quali controlli siano stati effettuati negli allevamenti in Lombardia per verificare il rispetto delle misure di biosicurezza che siano efficaci per evitare suesposte situazioni.
(2-00228) «Evi, Dori, Zanella, Borrelli».

Interrogazioni a risposta orale:


   CARMINA, SCERRA, AIELLO, D'ORSO, MORFINO, SERGIO COSTA, BALDINO, DI LAURO, PENZA, ILARIA FONTANA, AMATO, BARZOTTI, L'ABBATE, QUARTINI, CAROTENUTO, BRUNO, DELL'OLIO, ASCARI, CHERCHI, MARIANNA RICCIARDI, CASU e GIULIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la situazione sbarchi ha assunto dimensioni mai viste prima. La Sicilia si sta misurando con una problematica che, a parere degli interroganti, a causa di una cattiva gestione a livello nazionale della politica migratoria, produce effetti ingovernabili e di grave danno per il territorio;

   l'hotspot di Lampedusa è al collasso e sono stati previsti e continuano trasferimenti giornalieri di migranti a Porto Empedocle, in un piazzale definito di preidentificazione, non idoneo all'accoglienza, pare senza specifica autorizzazione, determina di destinazione o utilizzo, usato come piazzale funzionale ad una breve sosta per lo smistamento e la distribuzione dei migranti;

   la soluzione di spostare un numero ingente di persone in questa località (oltre 5 mila persone sulle 9.700 circa arrivate a Lampedusa tra l'11 e il 17 settembre 2023), per dislocarle con autobus, difficili da reperire, specie dopo il sinistro occorso ai giovani autisti favaresi deceduti nel trasportare i migranti da Porto Empedocle a Torino, con il rifiuto delle ditte private di effettuare questi viaggi per conto del Ministero dell'interno, si è rivelata, come prevedibile, fallimentare: la sosta ha determinato la permanenza sotto il sole cocente nella straordinaria calura di queste giornate e l'attesa senza neppure un giaciglio per la notte per i soggetti fragili, dove esseri umani passano la notte direttamente sull'asfalto;

   a riprova di ciò, la fuga nei giorni scorsi di centinaia (si ipotizza almeno 200-300) di migranti dalla struttura situata; la condotta di queste persone non sembra dettata dalla volontà di abbandonare il centro quanto dal bisogno di reperire cibo e acqua che ovviamente scarseggiano in un sito non attrezzato a ospitare un afflusso che è arrivato addirittura a punte di circa 2000 migranti e oltre;

   tale fuga, ha provocato forte preoccupazione nella cittadinanza che ovviamente si trova a dover gestire nelle strade, con tutte le conseguenze sulla sicurezza, centinaia di persone disperate, affamate e prive di mezzi; il sindaco di Porto Empedocle ha descritto la situazione come «vergognosa» e i mezzi a disposizione risultano insufficienti per contenere la pressione determinatasi;

   le tensioni con la cittadinanza si erano già manifestate in agosto quando, sempre a causa del flusso enorme di migranti trasportati a Porto Empedocle, si era ipotizzato di utilizzare l'ex palazzetto dello sport per ricoverarli; in tale circostanza i disordini erano stati aspri a causa dell'impatto sugli esercizi commerciali, le attività di impresa e la vita cittadina –:

   quali urgenti iniziative e mezzi il Ministro interrogato intenda adottare per contenere la situazione determinatasi a Porto Empedocle, che incide profondamente sulla sicurezza della cittadinanza e sulle condizioni di vita offerte ai migranti a cui non possono essere forniti a sufficienza neanche beni di prima necessità, trovandosi in situazioni igienico sanitarie precarie, in promiscuità e in condizioni non idonee al rispetto della dignità umana;

   quali misure di politica migratoria si vogliano assumere nel breve termine per contenere l'emergenza che non può essere affrontata dai sindaci dei comuni siciliani, sprovvisti di strumenti e delle risorse necessarie per tamponare situazioni molto critiche per la cittadinanza e quali ristori si intendano prevedere per i comuni e le attività economiche che abbiano subito il maggior impatto dalla straordinaria emergenza migratoria dell'ultimo periodo.
(3-00673)


   DORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 14 settembre 2023 l'interrogante ha presentato l'interrogazione n. 3-00646, con la quale ha evidenziato la vicenda del rifugio «Cuori Liberi» di Zinasco, in provincia di Pavia, dove erano ospitati oltre 30 suini, alcuni dei quali trovati positivi alla Psa (Peste suina africana), tutti dotati di microchip per evitare che la loro carne finisca destinata al consumo;

   seppure la Psa sia una malattia altamente infettiva per i suini, non risulta in alcun modo pericolosa per la salute pubblica: il virus non è infatti trasmissibile agli umani e, per arginarlo, possono essere adottate dall'autorità sanitaria misure alternative non cruente e ben più proporzionate previste dalla normativa, anziché un abbattimento generalizzato e aprioristico di tutti gli animali;

   già le principali associazioni per la protezione degli animali italiane - Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CiWF Italia, ENPA, Essere Animali, LAC - Lega Abolizione Caccia, Last Chance for Animals, i LAV - Lega Antivivisezione, LEAL, LEIDAA, LNDC - Animal Protection e OIPA Italia - avevano scritto alle autorità competenti per chiedere non solo di non abbattere i maiali sani e portatori sani del virus, ma anche di accogliere la richiesta della Rete dei santuari di animali liberi di un incontro con tutte le autorità interessate, al fine di valutare soluzioni non cruente, che salvaguardino quindi la vita dei suini ancora sani presenti all'interno del rifugio;

   da venerdì 15 settembre 2023 molti attivisti hanno raccolto l'invito del rifugio a creare un presidio pacifico e permanente al suo ingresso;

   il 20 settembre, tra le ore 6 e le 7 di mattina, numerose camionette della polizia, carabinieri, vigili del fuoco hanno circondato il rifugio e hanno consentito, tra le proteste degli attivisti, l'ingresso agli operatori dell'Ats per eseguire l'ordinanza di Ats Pavia che prevedeva l'abbattimento dei suini, senza attendere l'udienza del 5 ottobre 2023 conseguente alla richiesta presentata al Tar di sospensione dell'ordinanza;

   le autorità sanitarie hanno abbattuto i suini, che sono stati poi caricati su un camion e portati al loro smaltimento;

   nonostante gli attivisti abbiano espresso in forma pacifica il proprio dissenso, sono stati spinti e strattonati dalla polizia in tenuta antisommossa;

   secondo quanto riportato dalle fonti di stampa, a seguito della carica della polizia alcuni attivisti sarebbero rimasti feriti e poi portati in ospedale;

   i video girati fuori dal rifugio e diffusi nel web hanno provocato l'indignazione di molti cittadini che hanno evidenziato la sproporzione fra le modalità di azione delle forze di Polizia e le reali necessità –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano mettere in campo al fine di fare chiarezza sull'intera vicenda e, in particolare, sulle modalità di gestione della situazione da parte delle forze di polizia.
(3-00674)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MEROLA e DE MARIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sulla struttura di Villa Aldini a Bologna è già in corso un progetto per realizzare una scuola e un museo, superando l'utilizzo attuale, progetto condiviso dal comune di Bologna e dal Governo;

   a Villa Aldini è stata riaperta la comunità che ospita minori non accompagnati, su richiesta della questura;

   si legge, in dichiarazioni pubbliche di una esponente del Governo, che il Ministero dell'interno troverà un'altra collocazione per tale comunità –:

   quali sono i tempi e le modalità delle iniziative che il Ministro interrogato intende assumere in merito.
(5-01396)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 31 agosto 2023 il Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale (Cerd) ha diffuso le proprie osservazioni conclusive in merito al rapporto periodico sottoposto dalle autorità italiane;

   sebbene il comitato ONU abbia accolto con favore alcuni sviluppi registrati in Italia sul tema, molte sono state le criticità evidenziate;

   il Cerd ha riscontrato una grave situazione di discriminazione di cui ancora oggi sono vittime gli appartenenti ai gruppi di minoranza etnica in Italia;

   in particolare desta preoccupazione «l'uso diffuso di profili razziali da parte delle Forze dell'ordine» rilevato dal Cerd in Italia in base al numero crescente di segnalazioni in merito alle quali si affianca un «elevato numero di casi di abusi razzisti e maltrattamenti, tra cui l'uso eccessivo della forza e di violenza contro minoranze etniche, in particolare rom, sinti e camminanti, africani, persone di origine africana e migranti», come si legge nel documento di fine agosto del Comitato ONU;

   secondo la definizione ufficiale del Consiglio d'Europa, si definisce «profilazione etnica o razziale» nell'ambito delle attività di polizia la pratica delle forze dell'ordine di procedere a operazioni di controllo, sorveglianza o indagine, in base a motivi legati all'etnia, al colore della pelle, alla lingua, alla religione, alla nazionalità o l'origine nazionale senza alcuna giustificazione oggettiva e ragionevole;

   secondo uno studio pubblicato nel 2018 dalla European Union agency for fundamental rights, in Italia «tra coloro che sono stati fermati nei dodici mesi precedenti il sondaggio, il 70 per cento ritiene che l'ultimo fermo sia stato motivato da motivi razziali»;

   la problematica della profilazione razziale era stata segnalata lo scorso luglio al Cerd anche da Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, chiedendo al Comitato di raccomandare all'Italia di adottare provvedimenti per contrastare la profilazione razziale in maniera efficace;

   nelle sue osservazioni conclusive, il comitato ONU ha invitato il nostro Paese a proseguire gli sforzi per fornire adeguata formazione alle forze dell'ordine, a effettuare opportune campagne di sensibilizzazione nonché a prevedere un divieto a livello normativo di profilazione razziale;

   si ricorda che il decreto ministeriale del 15 febbraio 1978, n. 519 ha istituito il Comitato interministeriale per i diritti umani (già Comitato interministeriale dei diritti umani) allo scopo di assolvere in via principale agli obblighi assunti dall'Italia in esecuzione degli accordi e convenzioni adottati sul piano internazionale nella materia della protezione e promozione dei diritti umani –:

   quali iniziative, anche di natura normativa, i Ministri interrogati intendano mettere in campo al fine di evitare il fenomeno dell'uso diffuso di profili razziali da parte delle forze dell'ordine, dando seguito a quanto osservato dal Cerd.
(4-01622)


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella prima mattina del 20 settembre 2023 le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nel «santuario» per animali «rifugio Cuori Liberi», a Sariano, nel comune di Zinasco in provincia di Pavia, per consentire l'intervento dei veterinari dell'Ats di Pavia al fine di abbattere nove maiali in seguito alle disposizioni per il contenimento della peste suina;

   l'intervento, avvenuto prima del 5 ottobre, data nella quale il Tar avrebbe discusso la richiesta di sospensione dell'ordinanza di abbattimento, si è svolto con modalità giudicate inadeguate e fuori misura da diversi mezzi di informazione e dagli attivisti e attiviste che presidiavano il rifugio;

   già nei giorni precedenti degli agenti erano stati al rifugio per effettuare dei controlli e la mattina dell'irruzione il numero di agenti, arrivati con ben sette camionette, era piuttosto rilevante. Attiviste e attivisti erano all'interno del rifugio, alcuni ai cancelli davanti, altri incatenati sui covoni, al cancelletto sul retro e all'esterno a fare barriera umana;

   le forze dell'ordine nel loro intervento avrebbero usato i manganelli sulle attiviste allineate fuori dai cancelli, iniziando a strattonarle con forza, buttandole a terra;

   mentre le persone all'interno del rifugio hanno cercato di ostacolare l'intervento degli agenti in modo pacifico, le forze dell'ordine avrebbero insistito nell'usare i manganelli e poi hanno trascinato fuori di peso chi era rimasto nello spazio interno;

   anche all'interno del rifugio le azioni delle forze dell'ordine sarebbero proseguite con manganellate, pugni e strattonamenti, anche con colpi inferti con gli scudi, e in zone del corpo delicate. Inoltre, come riferito dalle persone presenti, gli agenti avrebbero usato un linguaggio ingiurioso e minaccioso nei loro confronti;

   a causa della violenza vista e subìta molte persone si sono sentite male durante lo sgombero, avendo attacchi di panico, svenimenti, richiedendo l'intervento medico di emergenza, necessario anche per coloro che avevano subito forti traumi fisici per le percosse. Le ambulanze, visto la presenza di numerosi mezzi delle forze di sicurezza, hanno avuto una certa difficoltà nel raggiungere coloro che necessitavano delle cure –:

   se sia a conoscenza delle vicende accadute al rifugio «Cuori Liberi» e se intenda attivare delle verifiche per accertare come sia stata gestita la situazione e se non ci siano stati degli eccessi da parte delle forze dell'ordine nella gestione di una situazione che forse si sarebbe potuta affrontare in modo differente.
(4-01626)


   TASSINARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco di Modena ha polemizzato pubblicamente con il Governo a seguito dell'arrivo sul proprio territorio di 47 migranti trasferiti da Lampedusa, sostenendo che queste persone, andandosi ad aggiungere ad altre 40 unità uscite dai centri di accoglienza straordinaria, favorirebbero una situazione di insicurezza, addossando la colpa dell'attuale stato di cose ad una presunta gestione inadeguata da parte dell'attuale Governo;

   purtroppo il problema dell'accoglienza e della gestione dei migranti nel territorio modenese non nasce oggi, ma è di lungo periodo. Nel 2022 fu bandita una gara da 1600 posti, di cui 1200 in grandi strutture e 400 in piccole comunità, a cui parteciparono solo due realtà: L'Angolo e Porta Aperta. In tutto la prefettura riuscì ad assegnare appena 500 posti. Il resto è stato affidato ad una gestione in deroga;

   nel periodo che va dal 2018 al 2022, quando fu necessario gestire la presenza di circa 1800 migranti, furono numerosi i bandi pubblici che andarono deserti –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di contemperare la gestione dei flussi migratori e la sicurezza sul territorio della provincia di Modena.
(4-01633)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su Fanpage.it il 21 settembre 2023 si apprende che la preside dell'istituto tecnico Marconi-Hack di Bari, a causa del caldo eccessivo degli ultimi giorni e delle temperature troppo elevate raggiunte in classe, si è trovata costretta ad ordinare l'uscita anticipata da scuola, anche perché alcuni studenti sono addirittura colpiti da malore;

   secondo la dirigente scolastica la situazione era insostenibile già dal giorno precedente e per garantire la sicurezza degli studenti ha deciso che, almeno per la settimana in corso, le lezioni termineranno alle 12.30, rinunciando ad introdurre, per i giorni a seguire, la sesta e la settima ora;

   il problema principale di tantissimi istituti, come quello di Bari, è l'assenza di impianti di aria condizionata e dunque di un adeguato sistema di aerazione e refrigerazione tale da consentire di svolgere le lezioni in presenza di picchi di calore;

   tali episodi, purtroppo, sono destinati a ripresentarsi con sempre maggiore frequenza, anche in considerazione del prevedibile ripetersi di picchi di caldo estremo dovuti ai cambiamenti climatici in atto;

   anche a Palermo e provincia, con temperature superiori ai 30 gradi, la situazione nelle scuole è diventata insostenibile;

   lo scorso 21 settembre 2023 a Capaci una docente ha perso i sensi e il sindaco ha disposto la chiusura delle scuole mentre in altre aree del capoluogo e della provincia gli studenti sono stati mandati a casa in anticipo;

   il problema del caldo è sicuramente aggravato dalla questione delle classi-pollaio, ovvero aule, spesso di ridotte dimensioni, che accolgono dalle 20 alle 29 persone, all'interno delle quali, con il caldo di questi giorni, la permanenza diventa insostenibile;

   i dati riportati da Fanpage riportano che nell'anno scolastico 2022-23 ben 2.459 prime classi delle superiori su 25.026 (quasi il 10 per cento) hanno presentato una incidenza superiore a 27 studenti per classe (da 28 a 32 e più per classe), l'anno precedente il numero delle prime classi della secondaria di II grado con una incidenza superiore a 27 alunni per classe era stato di 1.981 e nel 2020-21 di 2.081;

   in classi così numerose è oggettivamente impossibile anche produrre una didattica di qualità e un maggior coinvolgimento e apprendimento da parte degli studenti e, da questo punto di vista, a parere dell'interrogante occorre modificare il quadro legislativo attuale prevedendo un numero massimo di alunni nelle classi che sia di gran lunga inferiore agli attuali livelli ritenuti inaccettabili. Basti pensare che le scuole secondarie di secondo grado possono oggi comporre classi di trenta studenti, arrivando fino a trentatré in applicazione della norma che ne prevede un incremento del 10 per cento;

   insieme alla riorganizzazione delle classi occorre un corposo investimento, qualitativo e quantitativo, nell'edilizia scolastica che comprenda anche impianti di aerazione e refrigerazione degli ambienti che consenta, specialmente nelle scuole del centro-sud, di avere aule confortevoli anche nelle giornate più calde;

   senza gli interventi come quelli citati, il dibattito sul mantenere le scuole aperte anche senza edifici idonei ad affrontare le alte temperature, anche il dibattito sulla necessità di mantenere le scuole aperte a luglio e agosto, risulta superfluo e demagogico –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere per affrontare e risolvere il problema delle cosiddette classi-pollaio, prevedendo un numero massimo di alunni per classe che sia di gran lunga inferiore a quello attuale, nonché per garantire interventi di edilizia scolastica finalizzati anche a dotare le scuole di impianti di aerazione e refrigerazione che consenta a insegnanti e studenti di trascorrere le ore di lezione in aule confortevoli, anche nelle giornate più calde, evitando il ripetersi di episodi come quello riportato in premessa.
(4-01630)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIPPO e BONETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il prossimo 30 settembre 2023 scadrà la proroga sul diritto al ricorso al lavoro agile da parte dei dipendenti, sia pubblici che privati, rientranti nelle situazioni di fragilità individuate dal decreto ministeriale 4 febbraio 2022;

   la norma, in ultimo prorogata di tre mesi dall'articolo 28-bis del decreto-legge n. 48 del 2023, aveva l'obiettivo di assicurare, da parte del datore di lavoro, lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l'adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, così come definita dai contratti collettivi di lavoro in applicazione, senza alcuna decurtazione della retribuzione;

   nello specifico, si tratta di tutti quegli individui affetti da patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità, in presenza delle quali è certificata dal medico di medicina generale la situazione di fragilità;

   questi lavoratori, che nel gergo giornalistico e politico sono spesso definiti «superfragili», a partire dal prossimo 1° ottobre rischiano così di venire richiamati al lavoro in presenza;

   questa evenienza creerebbe sicuramente dei problemi non solo ai singoli lavoratori, ma anche a numerosi datori di lavoro, sia pubblici che privati, i quali si vedrebbero costretti sia ad adattare il contesto lavorativo – con ulteriori costi – che a modificare le mansioni dei dipendenti stessi;

   ciò «stona» anche con il diverso trattamento riservato ai dipendenti del settore privato con figli minori di anni 14 e ai lavoratori dipendenti maggiormente esposti al rischio di contagio Covid, in ragione dell'età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione o altri fattori, i quali possono ricorrere alla modalità di lavoro agile fino al 31 dicembre 2023, benché permanga per queste categorie il vincolo della compatibilità delle mansioni –:

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza volte a prorogare immediatamente le disposizioni di cui in premessa, allineandole quantomeno alla scadenza del 31 dicembre 2023 come avviene per altre categorie.
(4-01625)


   CARAMIELLO e FEDE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto 2023 l'Inps ha fornito diverse indicazioni volte a disciplinare l'incentivo riconosciuto ai datori che assumono a tempo indeterminato soggetti Neet, acronimo di «Not in Education, Employment or Training», che si riferisce a quelle persone che non lavorano né cercano un impiego (disoccupati e inattivi) e che non sono coinvolti in altre attività assimilabili e da cui ricavano una formazione, come ad esempio i tirocini, apprendistati o corsi professionalizzanti;

   questa misura, nata per sostenere l'occupazione giovanile, è stata recentemente introdotta dall'articolo 27 del decreto-legge n. 48 del 2023, successivamente convertito dalla legge n. 85 del 2023;

   più specificamente, il criterio prescelto dall'Inps prevede un riparto dei circa 86 milioni (stanziati dal cosiddetto «decreto lavoro») abbastanza sbilanciato sotto il profilo della redistribuzione territoriale;

   infatti, individuare quale parametro premiante la capacità assunzionale genera la seguente redistribuzione delle risorse (comunque esigue): Abruzzo, 1.6 milioni; Basilicata, 0.6 milioni; Calabria, 1.6 milioni; Campania, 7.5 milioni; Emilia-Romagna, 6.5 milioni; Friuli, 1.6 milioni; Lazio, 6.7 milioni; Liguria, 1.2 milioni; Lombardia, 24 milioni; Marche, 1.8 milioni; Molise, 0,3 milioni; Piemonte, 6 milioni; Bolzano, 0.8 milioni; Trento, 1 milione; Puglia, 4.1 milioni; Sardegna, 1.7 milioni; Sicilia, 5 milioni; Toscana, 4.1 milioni; Umbria, 0,8 milioni; Valle d'Aosta, 0,1; Veneto, 8,1;

   in particolare, aggregando la redistribuzione delle risorse per macroaree territoriali, vien fuori che il Centro percepirà il 16 per cento della dotazione, il Mezzogiorno il 26 per cento e il Nord il 58 per cento;

   a parere dell'interrogante, il criterio prescelto, quello assunzionale, è corretto ma presumibilmente incompleto. Si ritiene, infatti, che questo sbilanciamento poteva essere evitato se, ad esempio, fossero stati contemplati anche altri parametri, come ad esempio il pil pro capite e il tasso di disoccupazione che insiste nelle diverse aree territoriali;

   così, se si fosse prevista una ripartizione più capiente per le imprese situate in aree depresse, sicuramente il Settentrione non sarebbe stato destinatario di più del doppio degli importi destinati al Sud. Evitandosi, così, il paradosso che un Meridione che conta il 53 per cento dei Neet italiani, otterrà incentivi pari alla metà di questa percentuale (il 26 per cento, appunto) e un Settentrione che avoca a sé il 30 per cento di Neet ne percepirà circa il doppio (il 58 per cento) –:

   se, al fine di affrontare le criticità in oggetto, il Ministro interrogato condivida l'opportunità di modificare i criteri volti a disciplinare l'incentivo riconosciuto ai datori che assumono a tempo indeterminato soggetti Neet, contemplando anche altri parametri, come ad esempio il pil pro capite e il tasso di disoccupazione che insiste nelle diverse aree territoriali o se, reputando di mantenere i parametri esistenti, condivida l'opportunità di attribuire un incentivo ai datori di lavoro che assumono Neet residenti nelle regioni meridionali.
(4-01641)


   ZANELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è stato segnalato all'interrogante il caso di un anziano disabile, residente nel comune di Castelvetrano, al quale è stato revocato il reddito di cittadinanza, ma essendo disabile al 64 per cento dovrebbe vedersi riassegnato il reddito di cittadinanza e dal 2024 il reddito di inclusione;

   per la riattivazione del reddito di cittadinanza l'anziano ha chiesto di essere preso in carico dai servizi sociali del comune di Castelvetrano, ma questi hanno risposto che vorrebbero prenderlo in carico ma il suo nominativo non risulta nella piattaforma Gepi, e che sarebbe compito del centro per l'impiego iscriverlo;

   l'anziano disabile si è recato, quindi, al centro dell'impiego di Castelvetrano per essere iscritto sulla piattaforma Gepi, ma questi gli hanno riferito che lo iscrivono solo se i servizi sociali inviano comunicazione della presa in carico;

   i servizi sociali hanno risposto all'anziano disabile che non c'è bisogno di inviare comunicazione e che non esiste nessuna norma che lo preveda;

   il centro per l'impiego non iscrive l'anziano disabile su Gepi, e questo significa la perdita della qualifica di soggetto «fragile»;

   il signore in questione non ha nessun'altra entrata economica per l'invalidità, è sordo con grandi problemi fisici, e mentre il dirigente del centro per l'impiego afferma che è vergognoso che i servizi sociali non procedano all'applicazione della legge, i servizi sociali, a loro volta, incolpano il centro per l'impiego;

   con questo «scaricabarile» i servizi sociali non inviano ad Inps la presa in carico del disabile poiché tecnicamente non possibile, e il centro per l'impiego non si prende la responsabilità dell'iscrizione su Gepi poiché secondo tale centro spetta ai servizi sociali dichiarare la fragilità di un soggetto;

   quindi a Castelvetrano non viene applicata la legge che prevede il diritto al reddito di cittadinanza dei disabili/fragili –:

   se non si ritenga inaccettabile che un anziano, disabile al 64 per cento, non riesca a ricevere una risposta chiara ed esauriente sulle modalità da seguire per vedersi riconosciuta la riconferma del reddito di cittadinanza;

   se non si intenda, visto quanto accaduto a Castelvetrano, adottare le iniziative di competenza volte a chiarire le modalità attraverso le quali, un anziano disabile può tornare a ricevere il reddito di cittadinanza, evitando disservizi e «rimpalli» di competenze come nel caso segnalato in premessa.
(4-01644)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   GATTA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'incontro del 14 settembre 2023, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Ministero per la pubblica amministrazione, nell'ambito delle misure di semplificazione per la realizzazione di strutture turistico/ricettive all'aria aperta, è stata proposta dal Governo una modifica dell'allegato A del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31 (interventi esclusi dall'autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzatoria semplificata), volta ad escludere dalle autorizzazioni paesaggistiche gli allestimenti mobili quali tende anche attrezzate nonché roulottes, campers, caravan, case mobili e simili con meccanismi di rotazione in funzione, installati all'interno di strutture turistico ricettive all'aperto regolarmente autorizzate;

   tuttavia nella proposta si prevede che tale installazione debba avere una durata non superiore a 24 mesi. Gli operatori del settore hanno rilevato che l'introduzione di un riferimento temporale introdurrebbe un elemento incoerente ed inapplicabile con le dinamiche dell'offerta e con la tipologia delle installazioni, insufficiente anche per il solo ammortamento del costo di acquisto ed installazione della struttura removibile;

   con tale previsione non si permetterebbe l'utilizzo di agevolazioni ed incentivi, quali ad esempio quelle previste per il PNRR, o l'accesso al credito al noleggio strumentale di tali attrezzature, dove il periodo di utilizzo del bene è generalmente o obbligatoriamente vincolato ad almeno 5/7 anni;

   inoltre, non solo non si otterrebbe la semplificazione auspicata, ma paradossalmente verrebbe introdotto un ulteriore provvedimento autorizzativo per alcune tipologie di installazioni, quali le tende, le roulotte ed i camper, mai assoggettate ad alcun tipo di autorizzazione paesaggistica;

   nella relazione illustrativa che accompagna il decreto del Presidente della Repubblica n. 31 del 2017, il criterio della irrilevanza con cui sono selezionati gli interventi da ritenersi liberi è basato sui profili della non visibilità dei manufatti da spazi pubblici esterni alla struttura turistico ricettiva, dell'innocuità dell'intervento e della facile amovibilità del manufatto;

   nel testo unico edilizia (decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001) si prevede che i manufatti leggeri in strutture ricettive all'aperto siano installati in regime di edilizia libera, nel quadro delle ulteriori prescrizioni previste dalle norme regionali –:

   se non si ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, al fine di rendere coerente la modifica dell'allegato A del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31, relativa alle strutture removibili individuate in premessa, con le previsioni del testo unico edilizia, sopprimendo il riferimento al vincolo temporale, al fine di realizzare una reale semplificazione nella installazione gestione di tali manufatti.
(3-00675)

Interrogazione a risposta scritta:


   PELUFFO e BRAGA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della cessazione dal servizio per collocamento a riposo del funzionario responsabile del settore servizi del territorio, struttura a cui rispondono numerosi e strategici servizi per il comune, la giunta del comune di Calolziocorte (LC), considerata l'assenza di una professionalità interna in grado di continuare tale incarico, con deliberazione n. 51 del 29 giugno 2023 ha stabilito di conferire l'incarico di collaborazione di «elevata qualificazione con la diretta responsabilità del settore servizi del territorio» a titolo gratuito, per un periodo non superiore a 1 anno, all'ex funzionario dipendente collocato a riposo, ai sensi dell'articolo 5 comma 9 del decreto-legge n. 95 del 2012 e successive modificazioni e integrazioni, riconoscendo allo stesso il solo rimborso delle spese sostenute per recarsi presso gli uffici comunali e/o per missioni svolte per conto dell'ente comunale, quantificati nell'importo massimo di 100,00 euro mensili;

   la stessa Giunta del citato comune, con deliberazione GC n. 52 del 3 luglio 2023 ha disposto che lo stesso settore servizi del territorio venisse dotato di altro personale cui affidare compiti di elevata specifica professionalità e di gestione degli interventi riguardanti i progetti finanziati dal Pnrr, ritenendo necessario ricorrere ad un affidamento di incarico a professionista esperto esterno. Facendo valere la legge n. 79 del 2022 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 36 del 2022 (cosiddetto decreto-legge «PNRR 2») – che consentirebbe alle amministrazioni titolari di interventi assegnati dal Pnrr in deroga al divieto di cui all'articolo 5, comma 9, decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 2012, di conferire ai soggetti in quiescenza incarichi anche di cui all'articolo 31, comma 8, del decreto legislativo n. 50 del 2016 – la medesima Giunta comunale ha altresì proceduto ad assegnare le risorse necessarie (euro 50.400 annuì) allo stesso ex funzionario in quiescenza – attuale collaboratore a titolo gratuito dello stesso servizio – per l'affidamento di un incarico a professionista esterno per un periodo di tempo non superiore al 31 dicembre 2026;

   con decreto sindacale n. 55 del 4 agosto 2023 si è provveduto a nominare il sopraccitato responsabile del settore servizi del territorio – a titolo gratuito in quanto ex funzionario dipendente collocato a riposo – quale Rup dei lavori di efficientamento del centro sportivo «Lavello», attività qualificata onerosa come si evince dal quadro economico del verbale di verifica e validazione del progetto definitivo-esecutivo del centro sportivo in parola, validato in data 8 agosto 2023 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se – visti i profili di criticità legati al citato rapporto di collaborazione, che appare più un incarico dirigenziale e quindi in contrasto con la previsione di cui all'articolo 6 del decreto-legge n. 80 del 2014 – non ritenga opportuno valutare l'avvio di verifiche ai sensi dell'articolo 60 comma 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
(4-01638)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   le sindromi beta-talassemiche sono un gruppo di malattie ereditarie del sangue caratterizzate da una ridotta produzione o assenza delle catene della beta-globina, elemento costitutivo dell'emoglobina, proteina responsabile del trasporto di ossigeno nell'organismo;

   in Italia si stimano circa 7.000 persone affette da beta-talassemia, di cui il 73 per cento affetto da beta-talassemia major, la forma più grave e impattante per il paziente;

   i pazienti affetti da beta-talassemia major sono trasfusione-dipendente (TDT), per sopravvivere hanno bisogno tra 1 e 3 sacche di sangue al mese e, nella maggior parte dei casi, sono soggetti a comorbidità quali disturbi endocrinologici, complicanze epatiche, tumori maligni, complicanze cardiorespiratorie e muscolo-scheletriche e ipogonadismo;

   al momento, l'unica opzione terapeutica potenzialmente curativa disponibile per i pazienti è il trapianto di midollo osseo, che è tuttavia percorribile solo per un limitato sottogruppo di pazienti, e non è esente da rischi. Le altre opzioni terapeutiche si limitano ad alleviare i sintomi, senza riuscire a risolvere le cause scatenanti la patologia;

   i grandi progressi in campo biomedico degli ultimi anni stanno consentendo lo sviluppo di terapie geniche in grado di colpire direttamente i driver della patologia e guarire completamente il paziente dalla malattia e dalla dipendenza delle trasfusioni;

   queste terapie sono innovative e necessitano di personale adeguatamente formato e di centri specialistici equipaggiati e autorizzati per erogare il trattamento;

   la classificazione dei ricoveri ospedalieri attraverso l'adozione del sistema dei Diagnosis Related Groups (DRG) per pazienti in cura con terapie cellulari e terapie geniche consente di monitorare la complessità assistenziale della casistica dei pazienti e costituisce uno strumento per la precisa determinazione dell'ammontare del finanziamento da destinare alle strutture ospedaliere;

   in Italia solo pochi centri saranno operativi nel breve periodo per erogare queste terapie avanzate, obbligando molti pazienti a spostarsi da una regione all'altra per avere accesso alle cure;

   i centri di cura italiani costituiscono un'eccellenza, ma emerge da una recente ricerca realizzata da IQVIA che il 18 per cento di essi dispone di un solo medico e che i centri più grandi hanno in carico il 70 per cento dei pazienti. Inoltre, ogni struttura medio-grande ha in carico quasi 10 volte il numero di pazienti rispetto ai centri medio-piccoli (115 vs 12,6 pazienti);

   la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ha espresso parere favorevole, lo scorso 10 maggio 2023, sullo schema di decreto del Ministero della salute recante l'istituzione della Rete nazionale delle talassemie e delle emoglobinopatie, il quale ne prevede l'implementazione come specifica rete di patologia articolata nelle due tipologie di nodi Hub&Spoke nell'ambito della più ampia Rete nazionale delle malattie rare, nonché l'istituzione di un tavolo di lavoro permanente a supporto della Rete nazionale delle talassemie, ma il perseguimento di tali obiettivi risulta tardivo sul territorio;

   il Centro nazionale sangue (Cns) e le associazioni di categoria evidenziano la necessità di un rafforzamento dell'attività di pianificazione e monitoraggio per la donazione del sangue in Italia, nonché l'importanza di prevedere una sensibilizzazione della popolazione a partire dalle scuole per aumentare il numero di donatori e garantire che non vi siano momenti di grave carenza a livello nazionale per i pazienti;

   in Italia non è ancora stato realizzato un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per la presa in carico dei pazienti affetti da beta-talassemia, e si riscontrano pertanto delle asimmetrie di trattamento e di gestione dei pazienti, che si riflettono anche sulla loro qualità di vita e quella dei loro familiari –:

   quali iniziative di competenza il Governo ritenga opportuno adottare per migliorare la presa in carico dei pazienti affetti da beta-talassemia, attraverso l'istituzione di un Pdta a livello nazionale, l'effettiva implementazione della Rete nazionale talassemie ed emoglobinopatie e la creazione di un registro nazionale di patologia;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di prevedere un adeguamento dell'organico medico specializzato e dei posti letto dedicati ai pazienti beta talassemici, al fine di garantire una efficiente gestione del numero crescente di trapianti e di terapie cellulari e geniche, nonché la definizione di Drg specifici per queste ultime terapie;

   se si ritenga utile, anche al fine di scongiurare le cosiddette emergenze sangue, attuare un piano strutturato di sensibilizzazione sulla donazione del sangue a partire dalle scuole per aumentare il numero di donatori in Italia, rafforzando al contempo l'attività di pianificazione e monitoraggio presso il Centro nazionale sangue.
(2-00231) «Ciocchetti».

Interrogazioni a risposta immediata:


   GATTA e PAOLO EMILIO RUSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'epatite è una patologia causata dal contatto con sangue o emoderivati infetti da virus dell'epatite B, C, D o G che compromette la funzionalità del fegato;

   in passato, la trasmissione di questi virus tramite trasfusioni di sangue o emoderivati era un problema molto diffuso per la mancanza di disponibilità dei test di screening per l'individuazione del virus nel sangue donato: ancora oggi si registra un numero indefinito, ma certamente molto alto, di contagiati-danneggiati da emotrasfusioni infette;

   al fine di riconoscere il danno subito e di offrire un sostegno economico alle persone colpite da questa malattia in seguito a trasfusione di sangue infetto, la legge n. 210 del 1992 ha introdotto un indennizzo economico che viene erogato ai soggetti interessati in base ai criteri stabiliti dalla legge;

   l'iter amministrativo non è sempre lineare e molto spesso le commissioni mediche esprimono pareri negativi che vengono ribaltati in giudizio;

   nel corso degli anni, numerose sentenze di accoglimento della richiesta di indennizzo ex legge n. 210 del 1992 sono state emesse dalle competenti autorità giudiziarie a seguito di ricorsi presentati dai soggetti interessati;

   nonostante ciò, molti beneficiari dell'indennizzo hanno subito gravi e ingiustificati ritardi nella liquidazione delle somme dovute, ottenute sovente a seguito di costosi contenziosi e, dunque, in tempi certamente non ragionevoli;

   ciò comporta la necessità di mettere in esecuzione le sentenze, con ulteriore aggravio di costi a carico dello Stato, costretto a rifondere non solo le spese legali del giudizio di merito, ma anche a pagare gli oneri imposti da tanti tribunali amministrativi regionali che ordinano l'ottemperanza e finanche i costi dei commissari ad acta nominati dai tribunali amministrativi regionali –:

   quali misure intenda adottare il Ministro interrogato per garantire la tempestiva liquidazione delle somme dovute ai soggetti di cui in premessa con lo stanziamento di risorse adeguate e l'individuazione di adeguati strumenti di controllo e monitoraggio volti a verificare la regolarità delle suddette procedure.
(3-00670)
(Presentata il 26 settembre 2023)


   QUARTINI, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI, DI LAURO e BARZOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che nei mesi di luglio e agosto 2023, i carabinieri dei nuclei antisofisticazioni e sanità, di concerto con il Ministero della salute, hanno effettuato controlli su tutto il territorio nazionale per verificare la gestione delle liste di attesa. Oggetto delle verifiche è stato il sistema che interfaccia il cittadino con il sistema sanitario per erogare le prestazioni ambulatoriali, riconducibili a visite specialistiche ed esami diagnostici, afferenti al Servizio sanitario nazionale;

   i controlli, presso 1.364 strutture sanitarie (ospedali, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ambulatori e cliniche, sia pubblici che privati in convenzione con il Servizio sanitario nazionale), hanno consentito di analizzare 3.884 liste e agende di prenotazione per prestazioni relative a svariate tipologie di visite mediche specialistiche e di esami diagnostici;

   in relazione al rispetto dei criteri previsti dal Piano nazionale di Governo delle liste di attesa (Pngla), che dovrebbero assicurare il corretto accesso alle prestazioni fornite dal Servizio sanitario nazionale attraverso un'equa e tempestiva erogazione dei servizi sanitari a favore dei cittadini, lo scenario emerso è stato impressionante;

   nonostante la sistematica negazione del problema, anche a fronte della segnalazione dei cittadini, la gestione delle liste di attesa, con superamento delle tempistiche previste dalle linee guida del Piano nazionale e con il mancato rispetto delle classi di priorità (urgente, breve e differibile), è stata riscontrata nel 29 per cento dei casi esaminati;

   non si tratta solo di violazioni, ma anche di condotte penalmente rilevanti, come la falsità ideologica e materiale, la truffa aggravata, il peculato e l'interruzione di pubblico servizio, con favoritismi e mancata adesione di cliniche e ambulatori privati, già convenzionati, nel sistema di prenotazione unico delle aziende sanitarie o chiusure arbitrarie di agende di prenotazione;

   tutto ciò, unito all'inazione delle aziende sanitarie locali che dovrebbero, secondo il Piano nazionale di Governo delle liste di attesa, attivarsi per trovare una soluzione, costringe molti cittadini a pagare di tasca propria le prestazioni o, assai più spesso, a non curarsi –:

   quale sistema di monitoraggio informatico a livello nazionale intenda attivare in modo che tutte le strutture sanitarie partecipino obbligatoriamente alla gestione delle liste di attesa secondo le indicazioni del Piano nazionale di Governo delle liste di attesa, per verificare che le agende non siano chiuse e i tempi siano rispettati, con alert e attivazione delle procedure previste, compresa la ricerca automatizzata di posti liberi.
(3-00671)
(Presentata il 26 settembre 2023)


   FOTI, SCHIFONE, MESSINA, ANTONIOZZI, CARAMANNA, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CIANCITTO, CIOCCHETTI, COLOSIMO, LANCELLOTTA, MACCARI, MORGANTE, ROSSO e VIETRI. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 ha messo in luce le criticità e le carenze assistenziali che affliggono sia la medicina di prossimità che quella ospedaliera in Italia;

   gli interventi in materia di politica sanitaria effettuati negli scorsi decenni, quasi sempre ispirati solo dall'esigenza di contenimento della spesa, hanno determinato una drastica riduzione dei posti letto e del personale medico e in molti casi controverse chiusure di intere strutture ospedaliere;

   nel settembre 2019, il rapporto della fondazione Gimbe sul definanziamento del sistema sanitario nazionale nel periodo 2010-2019 ha rilevato che: «Il finanziamento pubblico è stato decurtato di oltre 37 miliardi di euro, di cui circa 25 miliardi di euro nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi di euro nel 2015-2019, quando alla sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica»;

   in anni più recenti la strutturale carenza di personale causata dai tagli ai finanziamenti e dal blocco delle assunzioni è aggravata dalla scarsa attrattività della professione sanitaria, che sta facendo sì che si verifichi con sempre maggiore frequenza la mancata copertura dei posti nelle procedure concorsuali per mancanza di candidati, specie nel settore della emergenza-urgenza;

   sin dal suo insediamento il Governo in carica ha agito per invertire la tendenza, aumentando i fondi destinati al Servizio sanitario nazionale e all'abbattimento delle liste d'attesa, nell'ambito di un complessivo progetto di efficientamento e riorganizzazione del servizio sanitario, che possa garantire la difesa del diritto alla salute e l'accesso alle cure di tutti i cittadini;

   inoltre, con la legge di bilancio per il 2023 e con il successivo decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, sono state incrementate le risorse per i professionisti sanitari che operano nei settori dell'emergenza-urgenza, sono state adottate iniziative per scoraggiare il fenomeno dei cosiddetti medici a gettone, è intervenuta l'abolizione del vincolo per esercitare la libera professione e sono stati rifinanziati i piani di abbattimento delle liste d'attesa;

   in numerose dichiarazioni rilasciate, il Ministro interrogato ha espresso l'intenzione di voler procedere sulla strada del reperimento in senso strutturale delle fonti di finanziamento per migliorare i trattamenti economici del personale sanitario, in un'ottica di valorizzazione economica e professionale dell'intero comparto, e rendere quindi più attrattivo per i giovani il servizio sanitario pubblico –:

   quali iniziative intenda adottare per il potenziamento del sistema sanitario, con particolare riguardo alle misure di contrasto alla carenza di personale, nonché al fine di garantire l'assistenza medica per tutti i cittadini, nei presidi territoriali come in ambito ospedaliero.
(3-00672)
(Presentata il 26 settembre 2023)

SPORT E GIOVANI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per lo sport e i giovani, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   dal 6 al 22 febbraio 2026 si svolgeranno i XXV Giochi olimpici invernali Milano-Cortina d'Ampezzo. Per la prima volta nella storia dei giochi, assegnatarie sono due città in forma congiunta, sarà la terza edizione olimpica invernale in Italia dopo Cortina nel 1956 e Torino nel 2006;

   il programma definitivo prevede 16 discipline suddivise in 116 eventi. Tra le discipline ci saranno anche lo slittino, lo skeleton e il bob (12 eventi su 116). Tali attività dovranno svolgersi in uno sliding centre che verrà costruito sul sedime della pista olimpica storica Eugenio Monti di Cortina d'Ampezzo (BL);

   detta struttura, nata nel 1923, di proprietà del comune di Cortina, è stata impiegata durante le olimpiadi del 1956 e in svariate altre competizioni internazionali. Nel gennaio 2008 viene chiusa a causa dei costi di gestione troppo elevati e quasi completamente demolita nel 2023 su autorizzazione del Ministero della cultura per lo smantellamento del monumento, con prescrizioni e condizioni a tutela della memoria storica dei luoghi;

   la Simico spa (Società infrastrutture Milano Cortina 2020-2026), società statale creata nel 2021 per la realizzazione delle opere connesse allo svolgimento dei XXV Giochi olimpici invernali, nei prossimi giorni dovrebbe individuare, mediante trattativa privata, la ditta responsabile della ricostruzione della pista di bob di Cortina, con una base d'asta di 81 milioni di euro per 807 giorni di lavoro (la precedente gara del 31 luglio scorso è andata deserta);

   il CIO (Comitato olimpico internazionale), nella persona del suo presidente Thomas Bach, aveva consigliato di utilizzare un impianto già esistente in modo da risparmiare una cifra, che nel frattempo è lievitata a circa 120 milioni di euro, e limitare l'impatto ambientale; tale impianto era stato individuato nella pista della città austriaca di Innsbruck;

   il sindaco della città austriaca, George Willi, si era detto disponibile ad ospitare gli eventi di bob, skeleton e slittino nella struttura cittadina, tanto da scrivere direttamente all'amministratore delegato della fondazione Milano-Cortina 2026, Andrea Varnier, ad agosto 2023;

   la costruzione della pista da bob avrà, oltre all'impatto economico, un enorme impatto ambientale con l'abbattimento di circa 5 ettari di bosco, ma tutta l'area interessata ai lavori sarà di circa 12 ettari. Verranno eliminati circa 500 larici, alti anche 30 metri, che hanno più di 70 anni di età, coprenti un'area di 35.000 mq, che fanno parte di un ambiente naturale unico alla quota di 1.200 metri, comprendendo l'intero crinale di una montagna;

   la Direttiva 85/337/CEE prevede l'obbligo di sottoporre a valutazione di impatto ambientale i progetti per i quali si prevede un impatto ambientale importante per natura, dimensioni e ubicazione, indipendentemente dalla circostanza che la loro tipologia rientri fra quelle elencate negli allegati I e II della direttiva medesima, come insegna la giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea;

   in ogni caso, tali abbattimenti avverranno in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e, quindi, ai sensi del decreto ministeriale 30 marzo 2015 e degli articoli 6, comma 6, e 19 del decreto legislativo del 2006, n. 152 (Codice dell'ambiente) necessitano di specifica verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale, in quanto ampiamente superiori alle soglie-limite di deforestazione consentita –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopra evidenziata;

   quale sia il costo complessivo finale del nuovo sliding centre di Cortina d'Ampezzo, comprensivo degli oneri necessari per ottemperare alle prescrizioni del Ministero della cultura;

   se sia stata valutata l'offerta dell'amministrazione di Innsbruck in merito alla possibilità di disputare le gare di bob, slittino e skeleton in quella città;

   se sia stato valutato l'impatto ambientale dell'opera ai sensi della direttiva europea 85/337/CEE e della giurisprudenza eurounitaria;

   se sia stata effettuata una specifica verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale ai sensi degli articoli 6, comma 6, e 19 del codice dell'ambiente.
(2-00230) «Cappelletti».

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   il 24 agosto 2019 il Coni ha reso noto che l'assemblea annuale del Comitato internazionale dei Giochi del Mediterraneo (Cijm) ha deliberato che la XX edizione dei Giochi del Mediterraneo, posticipata al 2026, si svolgerà a Taranto;

   l'articolo 33, comma 5-ter del decreto-legge del 24 febbraio 2023 n. 13, introdotto dal Senato, novella l'articolo 9 del decreto-legge n. 4 del 2022, in materia di organizzazione dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, prevedendo la nomina di un Commissario straordinario per la realizzazione tempestiva dei relativi interventi;

   malgrado con il medesimo articolo 9 del decreto-legge n. 4 del 2022 sia stata autorizzata la spesa di 50 milioni di euro annui per il triennio 2022-2024 per garantire la realizzazione delle opere funzionali ai Giochi, ad oggi tali risorse non sono state ancora stanziate in favore degli enti titolari degli interventi;

   a quasi cinque mesi dalla nomina del Commissario straordinario, infatti, non si registra alcun progresso tangibile nel percorso che deve portare la città ad ospitare la manifestazione;

   il 1° agosto 2023 il Coni, per mezzo del suo presidente, ha comunicato la decisione di uscire dal comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo;

   il 25 settembre 2023 anche il Governo, per mezzo del Ministro per lo sport Abodi, ha fatto sapere, con una lettera indirizzata al presidente della regione Puglia, al sindaco di Taranto, al presidente del Cijm Taranto 2026, al presidente del Coni, e, per conoscenza, al Ministro Raffaele Fitto e al commissario Massimo Ferrarese, che «sono venute meno le ragioni della presenza di un rappresentante del Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei ministri nell'attuale Comitato». Una decisione, si legge nella lettera, presa d'intesa «con il Ministro Fitto per le criticità riscontrate nella gestione organizzativa dei Giochi e dello stallo che ne è conseguito» –:

   se intenda specificare i motivi alla base della decisione di abbandonare il Comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026;

   se intenda, a fronte delle sommarie spiegazioni rese, chiarire in quante occasioni ha avuto modo di incontrare il Comitato organizzatore.
(4-01642)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Scarpa n. 4-01581, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fassino.

  L'interrogazione a risposta scritta Ascari e altri n. 4-01586, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Onori.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Castiglione n. 7-00137, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 152 del 2 agosto 2023.

   La XIII Commissione,

   premesso che:

    «Callinectes Sapidus», ossia il granchio blu, originario delle coste tropicali americane temperate dell'oceano Atlantico, è una specie infralitorale che vive in acque salmastre, come le foci e i delta dei fiumi, le lagune e i laghi costieri, su fondali sabbiosi o fangosi, fino a 35 metri di profondità e riesce a resistere a temperature che vanno dai 3 ai 35 °C. Il cambiamento delle condizioni climatiche sulla nostra penisola sta favorendo la proliferazione in massa del granchio blu, grazie anche all'assenza di una forte pressione da parte di specie competitrici;

    già dal 2008, la presenza del granchio blu è stata certificata in diverse zone italiane come Puglia, Abruzzo, il bacino di Torre Colimena nel Mar Ionio, il porto di La Spezia in Liguria, la costa orientale della Sicilia, la Sardegna e il litorale romano;

    da almeno tre anni i pescatori del Polesano e del ferrarese sottolineano la presenza del granchio blu nelle proprie acque e della voracità con cui si ciba di vongole, ma anche di gamberi e piccoli pesci che popolano le acque delle lagune dell'alto Adriatico e, da ultimo, anche delle acque dolci del Po;

    proprio l'area del delta del Po, da Scardovari a Comacchio, risulta particolarmente colpita da una predazione senza precedenti, mai registrata prima; ci si riferisce in particolar modo al territori del comune di Porto Tolle (Rovigo) e di Goro (Ferrara), ove operano oltre poco meno di 3.500 pescatori raccolti nel consorzi e nelle cooperative di pescatori che si occupano di organizzare e gestire il prodotto conferito – avviandolo poi alla commercializzazione. Per non parlare poi della parte marittima che, a causa della massiccia proliferazione di esemplari di granchio blu, caratterizzati da una notevole voracità e aggressività nei confronti di altre specie, versa in una drammatica condizione, il granchio blu sta mettendo a rischio l'attività delle diverse imprese ittiche. A ciò si aggiungano anche le altre aree interessate al fenomeno del granchio blu, quali la laguna di Orbetello, Lesina e alcune regioni in Sardegna e Sicilia, le quali segnalano una crescente sofferenza;

    secondo i recenti studi i condotti dall'Università degli Studi di Ferrara, le ragioni per le quali la predazione da parte del granchio blu risulta essersi concentrata in tali aree piuttosto che altrove, sarebbe da ricondurre: da una parte alla riduzione del livello di acqua nei corpi idrici che compongono il sistema del Delta del Po, causata dalla forte siccità che ha interessato il Paese e soprattutto quell'area negli ultimi 12 mesi (facendo registrare una massiccia risalita del cuneo salino nel fiume); dall'altra all'aumento improvviso della portata di acqua dolce dovuto alle tempeste primaverili;

    a causa di tale concentrazione è stata rilevata una ridotta presenza, oltre che di vongole e molluschi in genere, anche di altre specie quali: ghiozzo gò e granchio moleca (o granchio comune). Da ciò si desume il possibile pericolo di predazione da parte del granchio blu anche nei confronti di altre specie, sì da porre un vulnus alla biodiversità marina;

    a subire le maggiori ripercussioni di tale «invasione» marina è stata l'intera area deltizia (Sacca di Goro, Sacca di Scardovari) la quale ha subito danni considerevoli che potrebbero avere importanti ripercussioni sull'economia. Tali zone salmastre, infatti, intercettano i bracci del fiume Po nel suo delta: il Po di Goro e il Po di Volano. Tale area peraltro è soggetta a costanti trasformazioni delle correnti marine e risulta di importanza cruciale per l'economia marittima, perché rappresenta i due terzi della produzione nazionale di vongole veraci, a cui si aggiungono gli allevamenti di cozze e ostriche, generando un'occupazione lavorativa per oltre 3.500 famiglie;

    tra le conseguenze negative causate dalla presenza del granchio blu, si segnalano gli effetti negativi prodotti sulle specie algali di cui può nutrirsi, nonché su pesca e attività produttive in genere;

    a causa dell'aumento del 2000 per cento di tali esemplari, i danni fin qui registrati dagli allevamenti di vongole, cozze e ostriche dell'Adriatico, ammontano a oltre il 50 per cento sulle produzioni;

    gli operatori ittici (acquacoltori e molluscocoltori) hanno ipotizzato che il recente aumento della presenza di tali crostacei sia una delle conseguenze dell'alluvione che ha devastato l'Emilia-Romagna nel maggio 2023. L'ingente afflusso di acqua proveniente dai fiumi, infatti, ha favorito il proliferare di tali specie marine, in grado di adattarsi alle fluttuazioni della salinità;

    l'azione predatoria dei granchi blu, inoltre, causa danni alle reti da pesca e al pescato stesso, oltre a rappresentare una minaccia per le colture ittiche, con importanti diminuzioni delle produzioni che rappresentano un'economia di 100 milioni di euro e producono circa i tre quarti delle vongole consumate in Italia. A rischio sono anche gli stock di spigole e orate allevate in maniera estensiva, a causa della rapida diffusione di tale crostaceo;

    ciò sia aggiunga anche il pericolo per l'incolumità dei bagnanti, in quanto è stata segnalata la presenza del granchio blu anche in prossimità delle aree dedite alla attività balneare;

    a causa del totale esaurimento di prodotto nelle aree di produzione, si prevede l'interruzione del prelievo di vongola già dalle prossime settimane per esaurimento delle scorte,

impegna il Governo:

   ad adottare tempestivamente un piano di contenimento dell'infestazione di granchio blu ed eradicazione della minaccia dalle aree colpite, mediante prelievi capillari e conseguente smaltimento degli esemplari catturati;

   a porre in essere un piano di prevenzione per impedire il diffondersi del granchio blu nelle nostre acque, sì da scongiurare un disastro ambientale marino che andrebbe a travolgere il comparto ittico dell'acquacoltura e della molluschicoltura;

   ad adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta a ristorare i pescatori colpiti dai danni alla produzione e alle attrezzature, istituendo contestualmente un Fondo emergenziale dedicato allo smaltimento del granchio blu;

   ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a prevedere la sospensione di tasse, contributi e mutui bancari per cooperative e soci che, a causa della voracità del granchio blu, abbiano subito un improvviso calo della produzione e quindi degli introiti a ciò connessi, subendo ingenti danni di natura economica;

   ad adottare iniziative volte a effettuare approfondimenti scientifici sulla specie del granchio blu, al fine di comprenderne meglio le proprietà organolettiche e tossicologiche in vista di una possibile, futura commercializzazione, una volta debellata l'emergenza;

   a condurre, infine, apposito approfondimento sul rischio connesso alle altre specie marine, al fine di preservare la biodiversità marina, nonché il comparto ittico in generale.
(7-00137) «Castiglione, Gadda».

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Casu n. 7-00111, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 112 del 31 maggio 2023.

   La IX Commissione,

   premesso che:

    il trasporto pubblico locale rappresenta un settore chiave per la transizione ecologica, per la decarbonizzazione, per la inclusione sociale e per migliorare qualità e sostenibilità della vita nelle città e nelle grandi aree metropolitane e svolge un ruolo fondamentale per la realizzazione di una vera mobilità sostenibile, connessa a un'offerta di trasporto alternativo a quello privato, che può contribuire alla realizzazione di una transizione ecologica «giusta» per i cittadini, migliorando nello stesso tempo anche la qualità della vita delle persone nelle città, caratterizzandosi come «driver di sostenibilità» sia in relazione alla riduzione delle emissione inquinanti prodotte, sia a quelle risparmiate riducendo l'utilizzo del veicolo privato. Per questo è fondamentale favorire lo shift modale da trasporto privato a collettivo, rendendolo il quest'ultimo attrattivo tramite la quantità e la qualità dei servizi offerti;

    come sottolineato dalla Commissione europea nell'ambito delle raccomandazioni connesse alla realizzazione dell'European Green Deal e relative agli investimenti nel settore del trasporto, la crisi socio-economica derivante dalla pandemia «comporta il rischio di accentuare le disparità regionali e territoriali all'interno del Paese, esacerbando le tendenze divergenti tra le regioni meno sviluppate e quelle più sviluppate, tra le periferie sociali e il resto delle aree urbane, nonché tra alcune zone urbane e zone rurali», richiedendo politiche mirate a evitare questo rischio;

    la debolezza del sistema del trasporto pubblico locale in Italia va, quindi; ad acuire ancora di più i forti divari territoriali esistenti, che travalicano l'usuale differenza tra Nord e Sud e si collocano anche tra aree urbane ed aree interne e rurali e rappresentando un forte ostacolo alla convergenza economica;

    appare ormai indifferibile mettere al centro del dibattito nazionale la trasformazione e l'incremento delle risorse finanziarie destinate al trasporto pubblico locale del fondo Tpl in una misura che tenga conto delle esigenze, dei problemi quotidiani e del ruolo delle città metropolitane e delle grandi aree urbane in un contesto, per altro, in forte cambiamento, orientato alla digitalizzazione e alla sostenibilità ambientale;

    le risorse per il trasporto pubblico locale, oltre che incrementate, vanno usate nella maniera più efficace ed efficiente e questo obiettivo può essere raggiunto con l'utilizzo delle nuove tecnologie e la sperimentazione dell'intelligenza artificiale, per l'analisi e l'elaborazione dei dati e dei flussi;

    relativamente alle risorse attualmente a disposizione, dal 2018 il fondo Tpl e disciplinato dalle norme del decreto-legge n. 50 del 2017 che ha modificato sia il criterio di finanziamento del fondo stesso, sia i criteri per il riparto, e ha fissato per legge la consistenza del fondo stesso, disancorandola dal meccanismo precedente legato al gettito delle accise su benzina e gasolio riscosse nella regione per evitare possibili oscillazioni;

    tale soluzione appare oggi frutto di un paradigma superato: i contesti socioeconomici sono totalmente mutati a causa della pandemia, dell'incremento dei prezzi delle materie prime e della guerra in corso. Non tenere conto di questo cambiamento anche nell'individuazione delle risorse necessarie nel fondo Tpl non consente agli enti locali e alle città di rispondere alle sfide poste dall'emergenza climatica, dal new green deal e dalle nuove esigenze dei cittadini;

    è necessario superare l'attuale modello che prevede lo stanziamento del fondo Tpl, la cui consistenza è di circa cinque miliardi di euro, distribuito annualmente alle regioni e province autonome sulla base di un criterio «storico». Solo così sarà possibile consolidare nel tempo un servizio di qualità e solo attraverso tale via il regolatore pubblico potrà efficacemente individuare gli strumenti ritenuti più idonei attraverso cui gestire i servizi di Tpl. Inoltre, solo con la prospettiva di risorse certe sarà possibile attrarre ulteriori capitali pubblici e privati al servizio del trasporto;

    i dati e le stime sottolineano come i numeri nel settore del turismo in Italia, e in particolare nelle grandi città, stiano superando i livelli pre-pandemia. Già per i primi quattro mesi del 2023, infatti, Istat ed Eurostat evidenziano che nel nostro Paese ben 12,7 milioni sono stati i turisti che hanno pernottato in Italia almeno una notte, mentre la nota previsionale «Tourism Forecast Summer 2023» dell'istituto Demoskopika pubblicata ad inizio estate stima un incremento dei flussi turistici in Italia: oltre 68 milioni di arrivi e quasi 267 milioni di presenze, con una crescita rispettivamente pari al 4,3 per cento e al 3,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, segnato da poco più di 65,2 milioni di arrivi e oltre 258 milioni di pernottamenti. La stessa nota previsionale citata stima che il periodo giugno-settembre del 2023 si caratterizzerà per il maggior numero di arrivi sia rispetto al periodo pre-pandemico del 2019 (+3,7 per cento di arrivi e +2,6 per cento di presenze) e sia, addirittura, dal 2000 (+71,9 per cento di arrivi e +26,2 per cento di presenze);

    questi dati mettono in evidenza l'assoluta necessità di adeguare l'offerta di servizio pubblico a nuove esigenze superando il criterio meramente storico per garantire in maniera efficace ed efficiente il diritto alla mobilità di cittadini e turisti, in particolare nelle zone più periferiche delle città e al contempo la sicurezza del personale impiegato nel Tpl spesso esposto ad aggressioni sul lavoro;

    in questo nuovo scenario la grave sofferenza che si sta registrando nell'ambito del Tpl non di linea è solo la punta dell'iceberg di una situazione ormai insostenibile che non può essere scaricata esclusivamente su un singolo settore ma deve essere affrontata nella sua interezza attraverso risposte immediate e risorse adeguate a rafforzare a ogni livello il servizio pubblico, sia di linea che non di linea, offrendo alle amministrazioni locali nuovi strumenti normativi che consentano di monitorare i dati reali e programmare il servizio non di linea intervenendo tempestivamente sui picchi di domanda e sulle azioni necessarie al potenziamento dell'offerta tenendo conto delle specificità e delle esigenze di ciascuna città;

    l'insufficienza dei trasferimenti si è, di fatto, tradotta negli anni in una affannosa copertura delle spese correnti legate alla gestione dei contratti di servizio, a scapito degli investimenti, ossia a scapito del perseguimento di standard quantitativi e qualitativi del servizio di Tpl in linea con le esigenze della mobilità urbana e di chi la deve usare per studio, lavoro o tempo libero;

    ad esempio, Roma Capitale ha bisogno, per poter chiudere il nuovo contratto di servizio, di circa cento milioni di euro aggiuntivi. In caso contrario è evidente che non sarà possibile evitare un intervento sugli utenti, creando le condizioni per aggravare la situazione di pesante inflazione che pesa sulle famiglie;

    lo Stato non finanzia direttamente il trasporto pubblico locale di Roma Capitale (eccetto le ferrovie concesse) con lo strumento del fondo. Gli unici trasferimenti oggi esistenti, pari a 240 milioni di euro annui, vengono assunti a carico del bilancio regionale e sono un volume di risorse assolutamente insufficienti e peraltro prive di certezza nel tempo;

    quindi, ad oggi, le risorse poste a carico dello Stato, con vincolo di destinazione e trasferite sul bilancio di Roma Capitale per garantire le coperture di parte corrente (copertura dei costi di esercizio), necessarie per i contratti di servizio in essere, compreso l'appalto per i servizi di superficie periferici, sono pari a zero;

    la quota del fondo Tpl attribuita al Lazio è pari a circa l'11,6 per cento, circa 570 milioni, e queste risorse sono storicamente allocate dalla regione Lazio alla copertura dei servizi di interesse regionale (Cotral, Trenitalia e ATAC-Ferrovie concesse), di cui l'ente risponde come committente, e dei servizi dei comuni diversi da Roma;

    nello specifico, come sopra ricordato, Roma Capitale riceve 240 milioni dalla regione Lazio in ripartizione del fondo Tpl 190 milioni, a cui si aggiungono 50 milioni derivanti dall'extra gettito sanitario. In sostanza ogni cittadino romano riceve pro capite solo 85,71 euro l'anno per il funzionamento dei trasporti;

    analogamente il comune di Milano ha realizzato negli ultimi anni un forte incremento della dotazione di infrastrutture di trasporto rapido di massa che ha portato all'apertura di due nuove linee di metropolitana e che vedrà nei prossimi anni ulteriori prolungamenti oltre alla realizzazione di nuove linee metrotranviarie extraurbane che servono il territorio in ottica metropolitana;

    la quota del fondo Tpl attribuita alla regione Lombardia è pari a circa il 17,3 per cento, circa 846 milioni; nello specifico, Milano riceve 263,7 milioni dalla regione Lombardia in ripartizione del fondo Tpl 168,8 milioni, a cui si aggiungono 138 milioni derivanti direttamente dai bilancio del comune;

    le città metropolitane di Roma e Milano sono, per rilevanza numerica, le prime due aree a livello nazionale e rappresentano un totale di 7,5 milioni di abitanti, oltre ad essere le aree con il trasporto pubblico più sviluppato e capillare del paese intero;

    le regioni Lazio e Lombardia sono le uniche che intervengono col loro bilancio per più del 50 per cento ad integrazione del fondo Tpl nazionale, e questo certamente anche per la presenza di due importanti aree metropolitane quali Roma e Milano;

    in termini numerici, nel sistema dei trasporti, Atac da sola rappresenta il 16 per cento della media nazionale per numero di passeggeri trasportati ante-Covid e il 7 per cento dell'offerta nazionale in termini di produzione chilometrica. Quindi in relazione ai volumi produttivi in termini di chilometri percorsi sarebbe lecito attendersi la destinazione a Roma Capitale di una pari quota di risorse del fondo Tpl, ossia circa 350 milioni annui. Il trasferimento atteso salirebbe a circa 800 milioni ove si volessero parametrare le quote di destinazione del fondo ai volumi dei passeggeri trasportati;

    dall'inizio della legislatura in corso il gruppo del Partito Democratico in Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni sta chiedendo una indagine conoscitiva sul trasporto pubblico locale per analizzare e comprendere le problematiche del settore, anche in riferimento alle singole realtà locali, con particolare riferimento a quelle relative alle grandi metropoli del nostro Paese;

    in questo momento storico il trasporto pubblico assume una fortissima valenza ambientale fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. A tal fine sono state avviate da molti paesi, ad esempio in Germania con la sperimentazione del biglietto climatico a 9 euro politiche di incentivazione e promozione all'utilizzo del trasporto pubblico; oggi a Roma sta avendo molto successo la tessera annuale a 50 euro per tutti gli studenti di età inferiore ai 19 anni; tuttavia le limitate risorse a disposizione del Tpl non consentono di superare gli attuali disservizi e non sono sufficienti ad evitare l'aumento dei biglietti, andando all'opposto di quello che servirebbe ossia il biglietto climatico;

    l'articolo 1, comma 816, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022) ha previsto per Venezia un'eccezione rispetto ai criteri di ripartizione ex lege per lo svolgimento del trasporto pubblico locale acqueo, in relazione all'assoluta specificità in termini di costi e modalità di svolgimento del medesimo servizio;

    tale precedente rende quindi possibile un analogo intervento per Roma Capitale in considerazione della specificità del suo ruolo di metropoli europea e Capitale d'Italia, che ospita quotidianamente in media cinque manifestazioni, ben 1.750 ogni anno, e che si prepara ad ospitare il Giubileo del 2025,

impegna il Governo:

   ad intraprendere tutte le iniziative di competenza necessarie volte ad aumentare lo stanziamento del fondo nazionale trasporti in modo da poter provvedere ad una rimodulazione dei criteri di definizione dei costi standard e degli adeguati livelli di servizio che tengano conto delle difficoltà oggettive del trasporto pubblico locale, delle peculiarità territoriali e della qualità del servizio erogato;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a superare l'attuale modello che prevede lo stanziamento del fondo Tpl distribuito annualmente alle regioni e province autonome sulla base di un criterio «storico», al fine di consolidare nel tempo un servizio di qualità e di individuare gli strumenti più idonei attraverso i quali gestire i servizi di Tpl, anche attraverso l'attrazione di ulteriori capitali pubblici e privati;

   ad adottare iniziative di competenza volte ad individuare, con urgenza, una soluzione contingente per Roma Capitale che consenta di attribuire una cifra aggiuntiva al riparto già stabilito, in modo che si possa destinare una cifra maggiore di quella attualmente prevista, analogamente a quanto fatto per la città di Venezia ed in considerazione del ruolo e delle esigenze esposte in premessa che la città di Roma vive quotidianamente;

   ad adottare, analogamente, iniziative di competenza volte ad individuare, con urgenza, una soluzione contingente anche per Milano e per le altre città metropolitane per attribuire una cifra aggiuntiva al riparto già stabilito, in modo che si possa destinare una cifra maggiore di quella attualmente prevista, tenuto conto degli incrementi di offerta di infrastrutture metropolitane.
(7-00111) «Casu, Morassut, Barbagallo, Bakkali, Ghio».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Lai n. 5-00224 del 12 gennaio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Almici n. 4-01016 del 17 maggio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-01389 del 21 luglio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Cortelazzo n. 5-01357 del 20 settembre 2023.