XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La IX Commissione,
premesso che:
il trasporto marittimo presenta una storia millenaria. In generale, l'aumento della capacità di carico, dovuto allo sviluppo del sistema dei trasporti via mare da un punto di vista tecnologico e ingegneristico, ha reso il commercio marittimo centrale e decisivo, nonché la spina dorsale del commercio mondiale e della catena di approvvigionamento manifatturiera;
i porti italiani riescono solo in parte a intercettare i grandi flussi marittimi che giungono o partono dall'Europa; il rischio, concreto, è quello di essere «aggirati» nella direttrice Grecia/Balcani, sulla quale la Cina sta investendo ingenti capitali, o in quella della Penisola iberica;
il rafforzamento e la promozione del sistema logistico e strutturale dei nostri porti, nonché il sostegno alle attività di impresa e la semplificazione delle procedure burocratiche, rappresentano un tassello strategico decisivo per il rilancio del made in Italy;
il nostro sistema portuale, peraltro, può diventare il terminale dei corridoi marittimi euromediterranei e snodo nevralgico del nostro sistema produttivo, leader in molte tipologie di prodotti che utilizzano materie prime importate e che esportano prodotti finiti di grande qualità e riconoscibilità;
negli ultimi anni, il sistema portuale italiano ha perso quote di mercato, eppure il sistema portuale può e deve continuare ad avere un ruolo strategico, per almeno tre ragioni: economica, relativa alla rilevanza non soltanto del segmento portuale/marittimo ma anche, e soprattutto, dei settori produttivi collegati alla rete portuale e al legame tra efficienza del settore portuale e competitività del settore produttivo nazionale; geo-economica, legata al ruolo dell'Italia nello scenario internazionale e nell'ambito dei nuovi equilibri dettati dal cambiamento delle rotte strategiche per il commercio (re-shoring - friend-shoring); la terza è relativa al ruolo centrale dei porti come nodi essenziali di un sistema logistico integrato e intermodale;
ogni riflessione deve partire dall'assunto che porti, interporti e aeroporti sono i nodi di una rete logistica lunga e articolata, la cui efficienza è fortemente correlata alla capacità di intervenire in modo organico lungo tutta la filiera, assicurando risorse e progettualità integrata, ma anche scelte oculate in base alla strategicità dei mercati economici e produttivi di riferimento, che siano nazionali ovvero internazionali; diversamente, le risorse impiegate non sarebbero efficaci nell'aumentare la capacità intermodale della rete logistica;
perché il ruolo strategico del sistema portuale italiano si possa esprimere al meglio, è necessario affrontare le criticità che ancora oggi ne limitano le potenzialità, promuovendo interventi che agiscano su alcune direttrici strategiche per un pieno sviluppo del settore;
nell'ambito del nuovo «Green Deal europeo», i leader dell'Unione europea hanno approvato un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento, entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Per conseguire tale obiettivo, la Commissione europea ha preso in considerazione le azioni necessarie in tutti i settori;
il 14 luglio 2021 la Commissione europea ha presentato il relativo pacchetto applicativo, «Fit for 55%»; in tale pacchetto, è prevista la modifica del sistema europeo di scambio di quote di emissioni nel trasporto (European Emission Trading System);
secondo uno studio pubblicato dall'associazione Assarmatori, la combinazione delle prossime norme internazionali dell'International Maritime Organization (Imo) sulle emissioni navali e l'applicazione integrale del pacchetto «Fit for 55» produrranno costi extra fino a 300 milioni l'anno per l'armamento italiano. A causa delle normative ambientali, sempre più stringenti anno dopo anno, c'è il rischio che fra due anni, nel 2025, quasi tre quarti delle navi ro-ro e traghetti italiani saranno fuori legge e quindi non più in grado di navigare;
sulla base di questo scenario, l'impatto maggiore sarà sui passeggeri pendolari delle isole, che subiranno i maggiori disagi tra servizi sospesi e navi non operative, ma il fenomeno riguarderà anche l'approvvigionamento delle merci e più in generale la continuità territoriale;
le normative ambientali internazionali dell'Imo sono volte al raggiungimento dei target di riduzione delle emissioni di anidride carbonica per carico trasportato previste per il 2030 che si allineano alle conferenze Onu. In particolare, si tratta di una delle tre misure adottate dall'International Maritime Organization (Imo). Il Carbon index indicator (CII), che prevede l'assegnazione alle navi di un rating da A a E. L'analisi di Assarmatori e Rina ha evidenziato come con l'entrata in vigore della normativa l'anno prossimo più del 23 per cento dei traghetti italiani risulta in rating E, mentre un 40 per cento andrebbe in rating D, necessitando di conseguenza di interventi radicali atti a migliorare l'efficienza energetica. Solo il 37 per cento è compreso nel rating A-C, quindi in grado di rispettare i requisiti senza l'adozione di modifiche particolari alla nave;
il CII diventerà sempre più stringente anno dopo anno. A parità di emissioni, cioè senza adottare alcuna misura di miglioramento rispetto alle condizioni degli anni passati, la situazione nel giro di pochi anni sarà sempre più impegnativa e critica per la flotta traghetti e ro-ro italiana: entro il 2025, con tempistiche difficilmente compatibili con le dinamiche del settore, la flotta italiana si troverebbe con più del 73 per cento delle navi non a norma, quindi potenzialmente non più in grado di navigare;
passando al pacchetto «Fit for 55», lo studio Assarmatori-Rina analizza lo scenario peggiore, quello in cui le compagnie marittime di cabotaggio siano incluse nel mercato internazionale delle quote di scambio del carbonio, l'emission trading scheme (Ets), un'eventualità che al momento il Parlamento europeo ha escluso. Nel caso in cui, però, ne sia incluso, l'applicazione dell'ETS potrà impattare sulla flotta di traghetti italiana con un costo superiore ai 275 milioni l'anno, di cui quasi 230 milioni per le navi ro-ro e ro-pax impegnate sulle rotte a lungo raggio, per esempio in Sardegna ma anche in generale nei collegamenti tra i porti del Mediterraneo. Il maggior costo che mediamente ogni singola unità di questo tipo dovrebbe sostenere è pari a quasi 3,5 milioni all'anno; per una unità in servizio sui collegamenti con le isole maggiori si potrà avere un costo aggiuntivo di 23 mila euro a tratta;
se a questo si aggiungono gli effetti della direttiva europea sul sistema di tassazione dell'energia, l'Energy Taxation Directive, l'impatto totale sulla flotta italiana sarebbe superiore ai 380 milioni l'anno. Di questi, 300 milioni a carico delle navi ro-ro e ro-pax impegnate nei collegamenti con le isole maggiori e oltre 40 milioni sulle navi impegnate nei collegamenti con le isole minori. In tutto, circa 350 milioni l'anno che andranno a gravare sui servizi di continuità territoriale;
infine, poiché le accise colpiranno anche le unità inferiori alle 5 mila tonnellate, una nave impegnata nei collegamenti con le isole minori che consumi tipicamente 3 mila tonnellate all'anno di gasolio vedrebbe i suoi costi per l'energia crescere di circa 1,2 milioni l'anno;
la tassazione si applica agli armatori di navi superiori alle cinquemila tonnellate di stazza – una classificazione in cui rientrano le maxi-navi portacontainer, sempre più popolari per le lunghe tratte perché abbattono i costi di spedizione consentendo di caricare molta più merce. Il sistema di calcolo prende in considerazione le miglia percorse e le emissioni stimate della nave, poi si applica al 100 per cento se la tratta inizia e finisce in porti europei – ma solo al 50 per cento se uno dei due porti è fuori dall'Unione europea;
come ha evidenziato l'Autorità di sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio, il punto è che «alcuni porti nordafricani (Port-Said e Tangeri), in ragione della loro distanza dalle coste europee (300 miglia nautiche) e alla loro qualità di hub di transhipment (oltre il 65 per cento dei volumi in trasbordo), non vengono considerati scali». Pertanto, «una nave che attracca in uno di questi porti non interrompe il tragitto soggetto al calcolo del 50 per cento di emissioni in ingresso in Ue». La misura, dunque, «crea un palese svantaggio competitivo per i porti di trasbordo collocati in territorio Ue»;
a essere penalizzati maggiormente da questa normativa sarebbero alcuni porti italiani del Mezzogiorno, in particolare il Porto di Gioia Tauro; infatti come scrive l'Autorità portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, una nave proveniente da uno scalo extraeuropeo attraverso il canale di Suez potrà aggirare la tassazione al 100 per cento approdando ai porti di trasbordo nordafricani ed evitando di attraccare a Gioia Tauro (come in altri porti europei) prima di arrivare alla sua destinazione finale in Europa. E una nave di passaggio nel Mediterraneo per raggiungere l'Atlantico o l'oceano indiano vorrà evitare qualsiasi tipo di tassa evitando di toccare i porti Ue. In poche parole, esiste «un concreto e attuale rischio di abbandono del porto di Gioia Tauro»;
la dimensione del problema diventa evidente quando si considera che l'hub calabrese è uno dei principali porti di scalo europei in virtù della sua capacità di accomodare le grandi navi portacontainer. In Italia quasi il 28 per cento di tutti i container movimentati e il 77 per cento di quelli trasbordati (magari su navi più piccole per raggiungere porti di dimensioni inferiori) passano da Gioia Tauro. E il porto, altamente strategico per l'economia italiana quando quella europea dà lavoro a quasi seimila lavoratori, 1.600 direttamente e 4.000 indirettamente, come evidenzia l'Autorità;
la stessa direttiva prevede uno strumento che dovrebbe contrastare tale possibilità (la cosiddetta «regola delle 300 miglia»), che, però, di fatto, risulta inidoneo ad arginare i potenziali rischi di delocalizzazione dei traffici oggi attinti dai terminal nazionali;
il suddetto provvedimento europeo, insomma, avrebbe un duplice effetto negativo, con la penalizzazione di alcuni porti mediterranei e l'aumento delle emissioni climalteranti, in quanto, da una parte, avvantaggerebbe enormemente i porti nordafricani, e, dall'altra, aumenterebbe l'inquinamento nel mar Mediterraneo dato che i terminalisti sceglierebbero anche rotte più lunghe pur di non versare centinaia di migliaia di euro di tasse,
impegna il Governo:
ad adottare le opportune iniziative di competenza volte a:
a) prevedere investimenti volti al potenziamento del sistema portuale, in particolare attraverso il consolidamento, la sicurezza e l'adeguamento della dotazione infrastrutturale; la riduzione del deficit di interconnessione attraverso un approccio di insieme; la digitalizzazione dei processi della logistica e nella supply chain;
b) prevedere un riordino delle competenze dell'Autorità di sistema portuale con un rafforzamento del ruolo a livello centrale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche in un'ottica di semplificazione di ruoli tra funzioni pubbliche, salvaguardando le peculiarità dei singoli scali e le competenze delle regioni, coerentemente con il dettato costituzionale;
c) garantire la sicurezza del lavoro portuale attraverso sistemi di upgrade formativo dei lavoratori e di armonizzazione della disciplina sulla sicurezza portuale ai principi dell'ordinamento generale;
d) dare rapida operatività all'avvio del fondo per l'incentivazione al pensionamento anticipato dei lavoratori istituito dall'articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15;
e) prevedere incentivi all'intermodalità, affinché la tariffa di uso delle infrastrutture portuali sia agevolata sul traffico ferroviario rispetto al traffico su gomma;
ad attivarsi in tutte le sedi, nazionali ed europee, per modificare le norme citate in premessa al fine di evitare dinamiche distorsive del mercato e al fine di salvaguardare porti strategici per l'Italia e per l'Europa, come quello di Gioia Tauro, da una disciplina dannosa dal punto di vista economico e sociale, oltre che inefficace nel ridurre le emissioni.
(7-00156) «Furgiuele, Maccanti, Dara, Marchetti, Pretto».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
AMENDOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con decreto del 4 ottobre 2023 il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ha provveduto a nominare l'avvocato Antonio Tisci Commissario ad acta dell'Ente Parco Nazionale dell'Appennino Lucano-Val d'Agri-Lagonegrese;
l'incarico avrà la durata di sei mesi e comunque non oltre la nomina del presidente del Parco medesimo;
la figura individuata è un noto esponente del partito di Fratelli d'Italia già consigliere regionale e nominato direttore generale dell'Arpab, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Basilicata, dalla giunta di centrodestra;
da suddetto incarico si è dimesso per le polemiche sorte a seguito della violazione da parte sua delle norme per il contenimento della pandemia in quanto si sarebbe recato sul posto di lavoro, violando l'isolamento previsto per i positivi al Covid –:
quali siano le ragioni che hanno indotto il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ad individuare nell'Avvocato Antonio Tisci la figura di commissario per l'ente parco di cui in oggetto e se non ritenga di dover ritirare suddetta nomina in considerazione di quella che, ad avviso dell'interrogante, è l'oggettiva inadeguatezza e l'ostentata politicizzazione della stessa in riferimento all'incarico conferito.
(3-00715)
Interrogazione a risposta scritta:
BOLDRINI, ASCARI, BAKKALI, BRAGA, CASU, FERRARI, GHIO, GHIRRA, GRIBAUDO, GUERRA, LOIZZO, MALAVASI, MARINO, ONORI, PAVANELLI, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROGGIANI e SCARPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:
si apprende da notizie di stampa (Corriere Fiorentino del 22 dicembre 2022, «Alice Pignagnoli, calciatrice della Lucchese: “Io non pagata perché incinta”»; la Repubblica del 22 dicembre 2022, «Alice, calciatrice e mamma, “Trattata come roba vecchia perché sono rimasta incinta”») che l'atleta Alice Pignagnoli, 34 anni, è stata messa fuori rosa dalla squadra di serie C in cui militava come portiera dopo aver comunicato di essere incinta;
la sua storia, simile a quella di tante atlete che giocano in campionati dilettantistici ma che di dilettante hanno solo il nome della categoria, non certo il lavoro quotidiano e la partita settimanale, è prima di tutto la storia di una lavoratrice e del suo diritto alla maternità;
nell'ottobre 2022 l'atleta rimane incinta e informa l'allenatore. La società contatta allora il procuratore della calciatrice, sostenendo che la sua assistita era venuta meno agli impegni presi. All'atleta viene quindi comunicato che a fine stagione sarebbe stata svincolata e, oltre a manifestarle l'intenzione di non corrisponderle più lo stipendio, le viene richiesto di «riportare il materiale» e liberare il posto letto, buttandola di fatto fuori dalla squadra;
dopo un sollecito via PEC, la società provvede a pagare gli arretrati, ma in un comunicato del 21 dicembre 2022 chiarisce di aver ritenuto opportuno sospendere la calciatrice poiché la stessa «non è titolare di alcun contratto di lavoro in quanto atleta non professionista»;
giova ricordare che alle atlete, diversamente dai colleghi uomini che militano in quattro specifiche discipline sportive, il professionismo – con le tutele che esso comporta – non è riconosciuto, fatta eccezione per la serie A di calcio che soltanto dal 1° luglio 2022, anche grazie all'importante lavoro parlamentare svolto nella XVIII legislatura, ha aperto le porte al professionismo femminile, pure se queste atlete devono ancora lottare per avere riconoscimenti tecnici e salariali;
Assist, l'Associazione nazionale atlete, che in passato ha denunciato altri casi simili a quello di Alice Pignagnoli – fra questi la vicenda della pallavolista Lara Lugli –, ha sempre rilevato l'iniquità della condizione femminile nel lavoro sportivo, sottolineando che tali episodi evidenziano una pratica abituale quanto esecrabile. In forza di questa consuetudine, le atlete degli sport di squadra o individuali, non appena incinte, si vedono stracciare gli accordi, rimanendo senza alcun diritto e alcuna tutela. E ciò anche quando non vi sia la presenza di una esplicita clausola antimaternità che, prima delle denunce di Assist, era la norma nelle scritture private fra atlete e club;
la legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017, articolo 1, comma 369) ha introdotto una importante novità istituendo presso l'Ufficio per lo sport il Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano, allo scopo di destinare risorse al finanziamento, tra gli altri, di iniziative che sostengono la maternità delle atlete non professioniste (mille euro per 10 mesi);
tuttavia, la realtà dei fatti dimostra quanto sia importante intraprendere un percorso che riconosca il lavoro sportivo e tuteli le atlete –:
quali urgenti iniziative, anche normative, si intendano intraprendere per porre fine alla situazione per la quale le atlete italiane, non avendo di fatto accesso alla legge n. 91 del 1981 sul professionismo sportivo, vengono esposte a casi clamorosi come quello di Alice Pignagnoli;
se non ritengano opportuno adottare iniziative normative volte all'introduzione di sanzioni per le società sportive che abbiano al proprio interno sia la componente atletica maschile sia quella femminile e non mettano in atto misure volte a riconoscere il professionismo di entrambe, con annessi diritti e tutele;
quale sia lo stato dei fondi già previsti per garantire sostenibilità economica al passaggio al professionismo delle calciatrici, che avrebbero dovuto essere estesi all'intera filiera del calcio femminile e non essere limitati alla sola serie A.
(4-01689)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta orale:
ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con deliberazione n. 29 del 25 maggio 2023 il Consiglio comunale di Venezia ha adottato una variante al piano degli interventi per le aree dell'ospedale al Mare e della Favorita al Lido di Venezia, che recepisce una nuova proposta presentata all'amministrazione comunale da parte di Cassa depositi e prestiti (Cdp) Real Asset SGR SpA per il recupero e la riqualificazione del complesso dell'ex ospedale al Mare (OaM), in alternativa a quella presentata nel 2019 e recepita nel 2020 con deliberazione n. 42 del 25 giugno 2020, ora revocata;
la variante prevedrebbe la realizzazione di un parco tecnologico per la ricerca nel campo della medicina digitale, attraverso il recupero dei padiglioni novecenteschi tutelati presenti nell'ex OaM, mentre riguardo alle aree fronte mare è prevista la realizzazione di uno stabilimento balneare secondo i progetti già allegati alla richiesta di concessione demaniale, precedentemente avanzata da Cdp e Th Resort;
come riportato nell'osservazione n. 5 presentata nella fase di pubblicazione della variante, dall'associazione Italia Nostra – sezione di Venezia «.... il progressivo declino delle funzioni sanitarie dell'ex OaM al Lido di Venezia e lo stato di abbandono della struttura, se da un lato ha causato il degrado degli edifici e accentuato molti dei problemi dell'isola, dall'altro ha consentito l'affermazione dei valori faunistici e floristici/vegetazionali di assoluto pregio. La spontanea rinaturalizzazione del tratto di costa antistante l'ex OaM è certamente un episodio unico nel litorale alto Adriatico, probabilmente raro nell'intero territorio nazionale e in netta controtendenza rispetto al progressivo processo di degrado e cementificazione che ha investito le coste italiane»;
come si apprende da organi di stampa, da un'indagine multidisciplinare è emerso come le comunità vegetali-habitat, la flora, la fauna e i macromiceti di questo piccolo tratto di arenile siano tali da renderlo meritevole di inclusione nel sito d'interesse comunitario Zps IT3250023 «Lido di Venezia, Biotopi Litoranei», per il quale vigono specifiche norme di tutela e conservazione;
conservare la biodiversità e aumentare la resilienza degli ecosistemi naturali e seminaturali rappresenta più in generale un'azione di tutela del già compromesso ecosistema della Laguna di Venezia, sito Zps – IT3250046 della rete europea Natura 2000 –:
se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se risulti che la variante in oggetto sia stata sottoposta alla procedura di screening ambientale ai fini della valutazione di incidenza – ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 – e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere perché siano poste in essere tutte le procedure necessarie per preservare gli habitat e le specie della rete Natura 2000 che l'attuazione della variante rischia di compromettere.
(3-00718)
Interrogazione a risposta scritta:
AMATO, SERGIO COSTA, DI LAURO e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
le terme di Castellammare di Stabia, edificate nel lontano 1836, rappresentano uno dei più importanti punti di riferimento culturali dell'intera regione e una delle mete più ambite della Penisola, in virtù di una raccolta di differenti tipi di acque minerali che consentono la risoluzione di un ampio spettro di patologie e malesseri;
l'interesse culturale intorno alle terme verte, inoltre, sulla possibilità, avanzata dai periti, di costituire la prima «Città-parco» sul territorio italiano, azione che consentirebbe a Castellammare di Stabia di riappropriarsi delle sue acque e accedere ai relativi finanziamenti europei, nonché di attirare un nuovo bacino turistico;
è già stata avviata un'intesa tra i comuni di Castellammare di Stabia, Lettere, Gragnano e Casola di Napoli per la realizzazione del «Parco delle acque minerali e delle sorgenti termali e minerali»;
grazie alla presenza di 28 distinte fonti minerali, divise in Antiche Terme e Nuove Terme, le terme di Castellammare di Stabia possono fregiarsi di una varietà idrica senza paragoni, comprensiva di numerose tipologie di acque solforose, bicarbonato-calciche e medio minerali, in grado di approvvigionare lo stabilimento con una pluralità di risorse utile da reinvestire nei più disparati trattamenti clinici ed estetici;
le terme di Castellammare di Stabia, divise in due distinte strutture, si configurano come un centro polifunzionale rivolto alla cura di corpo e spirito, all'interno del quale ai siti dedicati alle diverse terapie, si accompagna l'edificazione di un moderno centro estetico rivolto alla salute della pelle;
le terme di Castellammare di Stabia, assurte ad autentico splendore in epoca borbonica per volere di Ferdinando I, rappresentano uno dei più mirabili esempi di quanto il termalismo moderno abbia saputo trarre insegnamenti preziosi dalle antiche evidenze empiriche per offrire un continuo adeguamento di proposte e di intenti terapeutici, che trovano nelle 28 sorgenti il loro minimo comune denominatore attraverso le differenti fasi storiche;
le sorgenti Vanacore e Stabiane, ubicate all'interno delle Terme, sono qualificate come acqua pubblica ai sensi dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 238 del 1999;
l'acqua contenuta dalle sorgenti, in seguito ad analisi svolte dal dipartimento di chimica dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, risulta potabile e di qualità;
secondo le stesse analisi, sono emersi rischi di carattere idrogeologico che, in caso di mancato intervento, porterebbero a problemi di sicurezza strutturale nella zona interessata;
le sorgenti, inoltre, ad oggi non ancora tutelate, hanno causato danni strutturali in un edificio pubblico adibito ad abitazioni civili sito in via Visanola;
dette sorgenti attualmente non vengono adeguatamente sfruttate e le loro acque sversano in mare, causando lo spreco di un bene pubblico particolarmente rilevante, soprattutto in relazione alla fase di siccità in corso su tutto il territorio nazionale –:
se il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica intenda adottare iniziative di competenza volte a individuare modalità di intervento atte a recuperare il bene pubblico in questione, anche tramite un incontro con tutti i soggetti interessati;
se il Ministro della cultura intenda adottare iniziative volte a sostenere la realizzazione del progetto «Città-parco» e le successive azioni volte a tutelare e implementare il prestigio culturale del territorio in questione.
(4-01692)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
GATTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il carcere di Foggia rappresenta l'emblema della gravissima situazione in cui versa il sistema carcerario italiano;
la casa circondariale di Foggia è il quarto istituto penitenziario in Italia, e il primo della Puglia, con il tasso di sovraffollamento detenuti più elevato, pari a circa il 166,8 per cento della sua capienza: in questa struttura sono costretti 680 detenuti a fronte di una capienza per 360 persone;
a tale situazione si somma un ulteriore elemento di criticità, ovvero quello della significativa carenza di personale: da circa 4 anni, infatti, si registra l'assenza del comandante della polizia penitenziaria, così come dei vice comandanti. Gli agenti e funzionari di polizia penitenziaria in servizio effettivo sono 230 unità, numero dal quale debbono sottrarsi le 28 impegnate nel nucleo scorte, oltre a quelle che fruiscono di benefici di legge o di distacchi in uscita;
a ciò si aggiungano gli allarmanti dati sanitari sulla popolazione penitenziaria che, al suo interno, annovera circa 150 detenuti affetti da patologie psichiatriche, 200 tossicodipendenti, 100 cardiopatici e 30 affetti da menomazioni fisiche gravi. A fronteggiare tale situazione, nel carcere operano 5 medici e un responsabile, 10 infermieri e un coordinatore e 8 operatori socio-sanitari. E ancora: sono in servizio solo 5 psicologi, 4 educatori e un infermiere al Sert;
si evidenzia che, stando alle previsioni delle tabelle ministeriali, al penitenziario di Foggia sarebbero necessarie oltre 90 unità di personale aggiuntivo per assicurare condizioni lavorative di sicurezza;
è palese come le condizioni del carcere di Foggia non siano più sostenibili e si renda ormai improcrastinabile l'adeguamento dell'organico del personale della polizia penitenziaria, sanitario e amministrativo alle esigenze reali della struttura e, al contempo, l'adozione di misure atte a ridurre il sovraffollamento della popolazione carceraria, a tutela della dignità delle persone detenute e al fine di garantire condizioni di sicurezza in quella struttura penitenziaria –:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di fronteggiare con urgenza la gravissima situazione della casa circondariale di Foggia, tanto con riferimento alla nomina del comandante della polizia penitenziaria e al rimpinguamento del personale indicato in premessa, quanto per il sovraffollamento della popolazione carceraria.
(3-00717)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta orale:
FEDE, MORFINO e PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con il decreto ministeriale n. 474 del 27 ottobre 2020 e successive modifiche e integrazioni è stata istituita, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'alta commissione, di cui all'articolo 1, comma 439, della legge n. 160 del 2019, per la valutazione dei progetti «PINQuA» (programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare);
i progetti PINQuA sono iniziative di sviluppo infrastrutturale e di trasformazione urbana, rivolte alle piccole e medie città italiane. Finanziati attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), questi progetti mirano a migliorare la qualità della vita, l'efficienza dei servizi e la sostenibilità ambientale nei territori coinvolti;
essi rivestono un ruolo fondamentale per le piccole e medie città italiane. La scadenza per la realizzazione dei lavori, fissata dall'Unione europea, è il 31 marzo 2026;
va considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
alcuni componenti dell'alta commissione sarebbero stati collocati in quiescenza e, di conseguenza, essa avrebbe cessato l'attività;
ad oggi la nuova commissione non è ancora stata costituita;
alcuni progetti pilota precedentemente approvati hanno subìto modifiche e sono attualmente bloccati proprio perché manca l'approvazione da parte dell'alta commissione;
è evidente che questo ritardo potrebbe causare la perdita dei fondi ottenuti col Governo Conte dall'Unione europea e, in modo ancora più grave, potrebbe determinare gravi problemi finanziari per i comuni coinvolti, qualora questi abbiano già speso l'anticipo del 10 per cento previsto dal programma PINQuA con tutte le inevitabili ed immaginabili ripercussioni sui territori;
per gli stessi urgenti motivi analoga interrogazione è stata presentata presso il Senato della Repubblica mercoledì 5 aprile 2023, seduta n. 54 (atto 4-00356, prima firma Cataldi Roberto) –:
se quanto esposto corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di pervenire in tempi brevi alla nomina dell'alta commissione per la valutazione dei progetti «PINQuA».
(3-00713)
PENZA, AMATO, MORFINO, ASCARI, PAVANELLI, CAROTENUTO, CHERCHI e CARMINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
i comuni italiani, in particolare quelli piccoli, si trovano a fronteggiare difficoltà economiche e di bilancio non ultimo anche in forza dell'aumento esponenziale del costo dell'energia elettrica. Un numero sempre più alto di sindaci è costretto ad adottare provvedimenti di riduzione della pubblica illuminazione e del riscaldamento con l'obiettivo di contenere il costo delle bollette; come è noto, è posta a carico dei bilanci degli enti locali una «odiosa» imposta di autorizzazione di attraversamento dei binari delle Ferrovie dello Stato che costringe ad esosi esborsi in particolare per servizi essenziali quali gas, acqua, fogne e rete internet; si tratta di canoni per prestazioni continuative sugli attraversamenti della Rete ferroviaria italiana che alcuni comuni si ripetono per più passaggi; le richieste di pagamento che vengono avanzate da Rfi verso i comuni riguardano attraversamenti che vengono configurati come diritto di passaggio esercitato su beni strumentali all'esercizio della ferrovia, ed hanno natura di diritto personale di godimento con diritto di percepire una sorta di canone annuo di concessione; gli importi annuali da corrispondere a Rfi sono insostenibili da parte dei piccoli comuni, che troppo spesso si trovano già in difficoltà economiche per i sempre più esigui trasferimenti statali o per mancato introito di imposte –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga di intraprendere al fine di abrogare sia l'imposta di autorizzazione che il canone annuo di attraversamento che grava direttamente sui bilanci degli enti locali;
se il Ministro interrogato non intenda adottare, per quanto di competenza, immediate iniziative al fine di abrogare le imposte di attraversamento sui servizi essenziali (gas, acqua, fogne e rete internet).
(3-00714)
Interrogazioni a risposta scritta:
SERGIO COSTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 42, comma 3, della Costituzione prevede che la proprietà privata possa essere espropriata solo ed esclusivamente in presenza di un interesse pubblico;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 228 del 2012 in materia di linee guida per la valutazione degli investimenti relativi ad opere pubbliche e del documento pluriennale di pianificazione degli investimenti in opere pubbliche, ha così riformato i requisiti d'accesso alle risorse disponibili: solo i progetti attentamente valutati mediante l'analisi costi e benefìci, i quali dimostrino la loro convenienza per la collettività e la loro sostenibilità sociale e ambientale, infatti, potranno essere finanziati con le risorse statali;
in particolare, il capoverso 7 delle premesse, Allegato 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabilisce che «I Ministeri garantiscono che soltanto progetti valutati e approvati saranno selezionati per essere finanziati con le risorse di bilancio»;
nell'analisi costi e benefìci che accompagna il progetto definitivo del primo lotto funzionale Verona-Bivio Venezia, predisposta da Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), è scritto: «I risultati della verifica di fattibilità economica sono sintetizzati nei due tradizionali indicatori di redditività (VANE-Valore Attuale Netto Economico e SIRE-Saggio Interno di Rendimento Economico); entrambi gli indicatori al 2060, anno considerato ai fini della valutazione, evidenziano la non redditività dell'investimento, con un SIRE pari al 3,8 per cento ed un VANE (scontato al tasso del 5 per cento), pari a -504 milioni di euro»;
il valore negativo conseguito con l'analisi costi e benefìci dimostra, dunque, che l'investimento pubblico non avrà nessun beneficio economico, ambientale o sociale, anzi genererà una regressione del benessere sociale, aumentando il debito pubblico, e che, perciò, non può essere rinvenuto alcun interesse pubblico nella realizzazione dell'opera in esame;
è opinione dell'interrogante che possano, quindi, esserci dubbi sulla legittimità degli espropri nei confronti dei cittadini interessati dai lavori della linea AV/AC Verona-Padova – Sub tratta Verona-Vicenza – 1° lotto funzionale Verona-Bivio Vicenza –:
se, alla luce di quanto esposto in premessa e tenendo sempre in considerazione l'irrinunciabile principio della preminenza dell'interesse pubblico e dell'utilità sociale di ogni azione che rechi un nocumento ai singoli cittadini, il Ministro interrogato intenda esprimere la propria valutazione sull'effettiva opportunità della realizzazione dell'opera, anche in considerazione dei dubbi sollevati in merito alla piena legittimità degli espropri precedentemente menzionati.
(4-01693)
SERGIO COSTA, CAPPELLETTI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
con delibera Cipe del 22 dicembre 2017 n. 84 è stato approvato il progetto definitivo del primo lotto funzionale Verona-Bivio Vicenza della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità (AV/AC) Verona-Padova, inserito nel Programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001;
il decreto-legge n. 90 del 2014 interviene, all'articolo 29, sulla disciplina delle cosiddette «white list»: elenchi tenuti dalle prefetture che indicano imprese non soggette a rischio di infiltrazioni mafiose;
tale decreto sancisce l'obbligatoria iscrizione negli elenchi delle imprese non soggette a rischio di infiltrazione mafiosa tenuti dalle prefetture e periodicamente verificati per confermare il mantenimento del possesso dei requisiti originari;
l'articolo 1, comma 52, della legge n. 190 del 2012 dispone che per le attività imprenditoriali nei settori a rischio di infiltrazioni mafiose la comunicazione e l'informazione antimafia liberatoria è obbligatoriamente acquisita attraverso la consultazione, anche in via telematica, di un apposito elenco di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa operanti nei medesimi settori;
lo Studio di impatto ambientale (Sia) è stato prodotto da un'azienda (la Lande Spa) che ha ricevuto un'interdittiva antimafia da parte del prefetto di Napoli in data 3 giugno 2016;
la commissione per la valutazione di impatto ambientale (Via) ha chiesto a riguardo 159 documenti integrativi, riservandosi la facoltà di chiederne ulteriori;
nella seduta del Senato della Repubblica di giovedì 23 giugno 2016 il Viceministro dell'interno Bubbico, rispondendo alle interrogazioni a risposta orale n. 3-02827 dei Senatori Capacchione, De Cristofaro e altri, n. 3-02830 del Senatore Endrizzi e n. 3-02931 del Senatore Cappelletti sulla mancata certificazione antimafia di una ditta di pubblici lavori a Portici, in provincia di Napoli, ha evidenziato che «il codice antimafia prevede l'immediato recesso dell'amministrazione aggiudicatrice, con conseguente caducazione del contratto, nonché l'estromissione dell'impresa da ogni rapporto in essere con qualsiasi amministrazione pubblica»; continuando: «gli accertamenti disposti dalla prefettura si sono conclusi con l'adozione, il 3 giugno scorso, di un'interdittiva antimafia nei confronti della Lande. Il provvedimento è stato immediatamente trasmesso alle grandi stazioni appaltanti per l'assunzione dei provvedimenti caducatori ed estromissivi di competenza»; e concludendo: «la prefettura sta completando il procedimento per il rigetto dell'istanza di iscrizione della Lande nelle white list»;
nei primi giorni di giugno è arrivata la notizia che il prefetto di Napoli abbia emesso l'interdittiva antimafia nei confronti della Lande Spa in quanto sussisterebbe il pericolo di infiltrazione mafiosa;
inoltre nell'interdittiva il prefetto di Napoli ricostruisce una serie di relazioni che, attraverso la società Lande, passando per Caserta, porterebbero al clan dei Casalesi e nella stessa inchiesta si ipotizza che altre persone, imputate a vario titolo tra cui associazione a delinquere di stampo camorristico, avrebbero agevolato il clan dei Casalesi, in particolare l'organizzazione che fa capo a Michele Zagaria;
se i Ministri interrogati ritengano che le notevoli carenze riscontrate sul Sia nel corso delle osservazioni per la valutazione di impatto ambientale possano avere ripercussioni negative sull'opera;
se ritengano possibile apprendere il rating di legalità delle imprese che formano il Consorzio Iricav2 e prevedere la pubblicazione dell'elenco di tutte le imprese impegnate nella realizzazione di quest'opera, nonché il relativo rating di legalità, i contratti di lavoro applicati e il livello di subappalto di ognuna.
(4-01694)
INTERNO
Interrogazioni a risposta orale:
CANTONE, BALDINO e ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
dalle ricostruzioni degli organi della stampa sembrerebbe che il video diffuso il 5 ottobre 2023, dal Ministro Salvini su un suo canale social, che ritrae la partecipazione della giudice Iolanda Apostolico ad una manifestazione svoltasi nel settembre 2018, sia stato girato nei pressi o all'interno della postazione degli agenti delle forze di polizia;
tale esibizione pubblica da parte di un Ministro desta preoccupazione, ma suscita interrogativi inquietanti in quanto il fatto ben si presta a poter essere valutato, ad avviso degli interroganti, quale atto volontario di dileggio, delegittimazione e finanche ritorsione o dossieraggio;
il fatto assume ulteriore rilevanza alla luce della recente sentenza con la quale la giudice Apostolico si è espressa in ordine all'illegittimità di un altrettanto recente norma adottata dal Governo;
le immagini diffuse risalgono al 2018, evidentemente conservate e custodite, e risulterebbe grave ove esse fossero state ottenute da strutture e apparati dello Stato e pubblicamente utilizzate contro un altro apparato dello Stato considerato, è lecito supporlo, ad avviso degli interroganti, alla stregua di un avversario o di un nemico personale;
è opportuno e doveroso che i Ministri interrogati, ciascuno nell'ambito della propria competenza, chiariscano e fughino ombre e interrogativi sulla dinamica di quanto esposto –:
se il video di cui in premessa risulti custodito presso strutture e apparati del Ministero dell'interno e come sia giunto nella disponibilità dell'ex Ministro dell'interno Salvini, componente del Governo in carica, nel quale è anche vicepresidente del Consiglio dei ministri.
(3-00719)
BRAGA, SERRACCHIANI, MAURI, DE LUCA, BERRUTO, GHIO, IACONO, PELUFFO, FOSSI, SCOTTO, ANDREA ROSSI, TONI RICCIARDI, PORTA, ROGGIANI, LAI, UBALDO PAGANO, SCARPA, GIRELLI, FORNARO, CASU, MARINO, MALAVASI, CUPERLO, VACCARI, GIANASSI, MANZI, BOLDRINI, MORASSUT, FURFARO, CIANI e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la pubblicazione di foto e video in cui si riportano immagini della partecipazione del magistrato Iolanda Apostolico ad una manifestazione presso il porto di Catania per il caso della nave Diciotti desta assoluto sconcerto;
suddetto video, la cui origine al momento non è dato sapere, è stato rilanciato dall'attuale Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, e all'epoca dei fatti in oggetto Ministro dell'interno, dal proprio account di un social network;
il Ministro Salvini ha accusato il magistrato di presunta «parzialità» per la sentenza in materia di immigrazione pronunciata pochi giorni fa, che ha scatenato polemiche politiche da parte della maggioranza di centrodestra;
ai magistrati non è e non può essere preclusa la possibilità di esprimere il proprio pensiero e le proprie opinioni, anche aderendo a manifestazioni pubbliche, come garantito dalla Costituzione;
risulta pertanto inquietante l'azione portata avanti in queste ore, proprio sulla base di queste immagini, da parte di settori della maggioranza politica che sostiene il Governo e con il protagonismo diretto appunto di un Ministro della Repubblica, che, ad avviso degli interroganti, ha come obiettivo quello di bersagliare una persona, di delegittimare il suo lavoro e con essa la magistratura, con un attacco personale senza precedenti;
si ricorda che l'attuale Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha ricoperto in passato il ruolo di Ministro dell'interno e che dovrebbe avere piena consapevolezza della responsabilità richiesta ad esponenti di Governo –:
in considerazione della rilevanza della questione, se risulti quale sia l'origine di questo filmato, chi lo abbia realizzato, se non si ritenga gravemente inopportuno politicamente e istituzionalmente che un esponente di Governo lo abbia reso pubblico, per di più con queste modalità e se esistano archivi riservati da cui si sia attinto, cosa che renderebbe il caso ancor più delicato, al fine di fare chiarezza a tutela della persona oggetto di questi attacchi e a tutela delle garanzie democratiche previste dalla nostra Costituzione.
(3-00720)
Interrogazioni a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel corso del 2023 diverse organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco hanno inviato al Ministero dell'interno numerose richieste di sollecito circa il mancato pagamento degli straordinari effettuati negli anni precedenti;
le suddette richieste si riferiscono in particolare alle ore straordinarie lavorate a seguito di richiami effettuati per fronteggiare l'emergenza COVID-19 nei periodi successivi al termine di scadenza dello stato di emergenza e per sopperire alle carenze organiche legate alla pandemia che consentivano di garantire il dispositivo di soccorso pubblico, campagne antincendio boschivo e varie emergenze verificatesi sul territorio nazionale che hanno visto la presenza di personale aggiuntivo a supporto delle squadre ordinarie;
il personale dei vigili del fuoco, in questi mesi, oltre al lavoro ordinario e ad essere impegnato nella Campagna antincendio boschivo 2023 è stato impegnato a fronteggiare le emergenze alluvionali e idrogeologiche e a garantire la sicurezza nei centri di prima accoglienza;
i suddetti impegni vengono sempre rispettati con la massima professionalità, puntualità e dedizione e, giustamente, il personale vorrebbe che le spettanze dovute venissero assicurate in tempi accettabili, senza dover sistematicamente attendere degli anni;
un anno e mezzo di ritardo accumulatosi nel pagamento dei citati straordinari dall'ultimo turno effettuato a causa dell'emergenza Covid, sta creando un profondo malcontento tra il personale e risulta all'interrogante non più accettabile;
dalle interlocuzioni tra le organizzazioni sindacali e le strutture del Ministero emergerebbe che l'amministrazione non avrebbe disponibilità di fondi per il pagamento delle ore di straordinario effettuate per l'emergenza sanitaria a fronte dei richiami in servizio richiesti dai dirigenti nei periodi che vanno oltre il termine di scadenza dello stato di emergenza, ovvero, il 31 marzo 2022;
da una risposta inviata dal dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno dell'8 agosto 2023 alle organizzazioni sindacali, si apprende che la mancanza di fondi sarebbe dovuta all'assenza di decretazioni di urgenza, in data successiva al 31 marzo 2022, che abbiano stanziato le risorse finanziarie occorrenti a fronteggiare le attività di safety svolte dal personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e che, al riguardo, le iniziative legislative assunte per rinvenire un'idonea copertura finanziaria, al fine di poter corrispondere le legittime spettanze maturate dal personale, non hanno trovato accoglimento;
la Direzione centrale, come dalla stessa affermato, sarebbe dunque impossibilitata ad assegnare i fondi alle Direzioni regionali a valere sugli ordinari stanziamenti di bilancio, auspicando che la «soluzione alla problematica possa essere trovata sul piano strettamente politico»;
a parere dell'interrogante, l'autorizzazione all'espletamento dello straordinario oltre i limiti della disponibilità di bilancio ha anche leso il diritto del personale al pagamento delle prestazioni svolte;
la carenza di personale in servizio rende difficoltoso l'operato dei vigili del fuoco sul territorio, specialmente nell'affrontare le imprevedibili emergenze legate anche ai cambiamenti climatici e ai fenomeni meteorologici estremi, sempre più frequenti;
ciò è dimostrato anche dal numero di ore di straordinario che ogni anno vengono stanziate per svolgere il normale soccorso senza considerare gli eventi eccezionali;
il piano delle assunzioni previsto per i prossimi anni, a parere dell'interrogante, è insufficiente e dovrebbe essere implementato al fine di ridurre la percentuale di carenza rispetto agli standard dei vigili del fuoco in Europa che vede l'Italia in notevole svantaggio –:
quali iniziative urgenti intenda assumere, sin dalla prossima presentazione del disegno di legge di bilancio o dal primo provvedimento normativo attinente, affinché siano stanziati e quindi corrisposti gli emolumenti accessori straordinari dovuti al personale dei vigili del fuoco per i richiami in servizio effettuati, chiarendo altresì il motivo per cui si è verificato un disallineamento tra la disponibilità dei fondi e il richiamo in servizio deciso dai dirigenti preposti.
(4-01691)
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 29 settembre 2023 la giudice del tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, ha deciso di non convalidare i trattenimenti nel Cpr di Pozzallo di quattro migranti tunisini, disapplicando le norme contenute nel cosiddetto «decreto Cutro», considerandole in contrasto con la disciplina comunitaria così come interpretata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea;
tale decisione è stata duramente criticata da numerosi esponenti della maggioranza e del Governo di centrodestra, a partire dalla Presidente del Consiglio dei ministri;
il 5 ottobre 2023 il Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha «postato» sul suo profilo social sulla piattaforma X un video del 2018 che mostrerebbe la presenza della giudice Apostolico, insieme a decine di manifestanti, ad una manifestazione al porto di Catania, organizzata per protestare contro la scelta assunta all'epoca dal Ministero dell'interno di non far sbarcare 150 migranti soccorsi dalla nave Diciotti della Guardia costiera;
tale filmato, ad avviso dell'interrogante, è stato diffuso con il chiaro e dichiarato intento di screditare l'operato e l'imparzialità della giudice;
premesso che il nostro sistema prevede tutti gli strumenti per consentire al Governo di opporsi nel merito e nelle sedi opportune alla sentenza del tribunale di Catania, risulta grave che un vicepresidente del Consiglio e Ministro della Repubblica utilizzi quel video sui propri canali social per tentare di screditare l'operato della magistratura, soltanto perché ha assunto decisioni a lui non gradite;
un secondo aspetto altrettanto inquietante della vicenda riguarda la genesi del video, pubblicato cinque anni dopo i fatti, e di come il Ministro Salvini ne sia venuto in possesso;
a parere dell'interrogante il Governo è chiamato a rispondere a diversi interrogativi dal momento che, a quanto pare, data la prospettiva delle riprese, è ragionevole pensare che il video sia stato realizzato dalle forze dell'ordine presenti alla manifestazione al porto di Catania e, in secondo luogo, andrà appurato se lo stesso circolava già in rete o se era in esclusivo possesso delle forze dell'ordine;
se quanto detto rispondesse al vero, occorrerà chiarire come sia stato possibile che un esponente del Governo e leader di uno dei principali partiti della maggioranza di Governo ne sia venuto in possesso, perché sarebbe gravissimo se strutture ed apparati dello Stato ne avessero favorito la circolazione –:
se il Ministro interrogato non intenda porre in essere ogni iniziativa di competenza utile a chiarire se il video diffuso sui canali social del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, che mostra la presenza della giudice Apostolico ad una manifestazione al porto di Catania, circolasse già in rete in data antecedente a quella di pubblicazione dello stesso;
se il video citato in premessa sia stato realizzato dalle forze di polizia presenti al porto di Catania durante lo svolgimento della manifestazione e, in caso affermativo, come sia stato possibile che il Ministro Salvini ne sia venuto in possesso.
(4-01695)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
PITTALIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la vicenda del lavoratore di Nuoro Oreste Angioi, «tecnico di cantiere specializzato» caduto sul lavoro in Kazakistan in conseguenza di un'ischemia cardiaca, è stata ed è tutt'ora oggetto di cronaca, nonché di un procedimento pendente avanti al Tribunale di Novara;
come il signor Angioi, molti sono stati negli anni gli operai italiani reclutati nei dismessi bacini industriali e della chimica di Stato, attratti dalle alte remunerazioni legate alla natura usurante del lavoro e la cui accettazione è stata spesso dettata dalla mancanza di alternative occupazionali;
relativamente al caso sopracitato, sussistono ancora una serie di interrogativi, legati principalmente all'incertezza sul giorno della morte così come delle relative cause. Sul corpo del signor Angioi non sono stati eseguiti accertamenti e la salma è giunta in Italia a oltre 10 giorni di distanza dall'evento;
nonostante l'obbligatorio «giudizio di idoneità lavorativa alla mansione specifica» – di cui il datore di lavoro era a conoscenza – avesse accertato la sussistenza di una fibrillazione atriale, sconsigliando tassativamente attività lavorative usuranti, dai rapportini di lavoro emerge come il signor Angioi sia morto dopo 14 giorni consecutivi di lavoro stressante, svolto in altezza a temperature proibitive (anche - 40°C) e con turni di 10 ore;
sul punto, non è stata fornita alcuna rappresentazione del tragico evento da parte del datore di lavoro, malgrado gli specifici obblighi informativi di legge gravanti sullo stesso (ex articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, recante «modalità e termini di denuncia dell'infortunio mortale avvenuto all'estero»). La mancata trasmissione della denuncia alle autorità di pubblica sicurezza Italiane ha, di fatto, impedito potesse essere disposto eventuale esame autoptico per accertare l'effettiva causa del decesso;
l'articolo 54 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965 è stato oggetto di una turbolenta evoluzione legislativa ad opera di diversi Governi di centro-sinistra, portando a una depenalizzazione a mero illecito amministrativo l'ipotesi della sua inosservanza;
tale forma di depenalizzazione ha comportato, e tutt'ora comporta, una netta discriminazione fra il lavoratore italiano che muore in Italia e quello deceduto all'estero, rendendo più complicata ogni ipotesi di indagine a monte nei casi di omessa denuncia circostanziata dell'evento da parte del datore di lavoro;
peraltro, il mancato accertamento di una responsabilità datoriale, vanifica la possibilità per l'Inail di esercitare un diritto di rivalsa per le indennità erogate agli eredi del lavoratore deceduto sul lavoro, con conseguente aggravio per l'erario –:
se e quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda intraprendere per rendere effettivo l'obbligo di cui all'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965, anche mediante la previsione di un efficace regime sanzionatorio nelle ipotesi di sua inosservanza.
(3-00716)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
CERRETO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 19, rubricato «Disposizioni in materia di trattamenti accessori», del decreto-legge n. 44 del 2023, recante «Disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche» (legge 21 giugno 2023 n. 74), prevede, al comma 1, che «Al fine di omogeneizzare i trattamenti accessori del personale del comparto ministeri, il fondo di cui all'articolo 1, comma 143, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è incrementato di 55 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2023 mediante corrispondente riduzione del Fondo di cui all'articolo 1, comma 607, della legge 30 dicembre 2021, n. 234.»;
la rilevante disposizione in esame, al fine di rendere omogenei i trattamenti accessori del personale del comparto Ministeri, autorizza, quindi, uno specifico incremento del fondo di cui all'articolo 1, comma 143, della legge di bilancio per l'anno finanziario 2020;
il richiamato articolo 1, comma 143, della legge di bilancio 2020 ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, di uno specifico fondo da ripartire, al fine di perseguire la progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale appartenente alle aree professionali e del personale dirigenziale dei Ministeri. La disposizione prevede che il fondo ha una dotazione pari a 80 milioni di euro annui a decorrere dal 2021 e che, a decorrere dal 2020, esso può essere alimentato con le eventuali somme, da accertarsi con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, che si rendono disponibili a seguito del rinnovo dei contratti del pubblico impiego precedenti al triennio contrattuale 2019-2021. Le risorse del fondo, altresì, sono destinate, nella misura del 90 per cento, alla graduale armonizzazione delle indennità di amministrazione del personale appartenente alle aree professionali dei Ministeri al fine di ridurne il differenziale e, per la restante parte, all'armonizzazione dei fondi per la retribuzione di posizione e di risultato delle medesime amministrazioni;
in attuazione di quanto disposto, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 dicembre 2021, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2022, si è provveduto al riparto delle risorse del fondo per la progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale appartenente alle aree professionali e del personale dirigenziale dei Ministeri;
l'ulteriore incremento previsto dalla disposizione in esame dovrà consentire l'adozione, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e del Ministro dell'economia e delle finanze di un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri –:
a che punto siano le relative procedure tecniche ed amministrative volte alla emanazione dell'ulteriore decreto di ripartizione delle risorse del fondo.
(4-01690)
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Scerra e altri n. 1-00082, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 marzo 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Quartini.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta orale Gribaudo e altri n. 3-00709, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 ottobre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Simiani.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Penza e altri n. 4-00145 del 6 dicembre 2022 in interrogazione a risposta orale n. 3-00714;
interrogazione a risposta in commissione Boldrini e altri n. 5-00183 del 23 dicembre 2022 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01689;
interrogazione a risposta scritta Fede e altri n. 4-00834 del 14 aprile 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-00713.