XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta immediata:
FARAONE, DEL BARBA, DE MONTE, GADDA, MARATTIN, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha organizzato il 2 dicembre 2023, a Firenze, la convention di Identità e democrazia, il gruppo parlamentare europeo in cui militano molti dei partiti della destra euroscettica, nel corso del quale si sono ritrovati i rappresentanti dei partiti sovranisti di diversi Paesi europei;
all'iniziativa tenutasi nella Fortezza da Basso di Firenze hanno preso parte, tra gli altri, Kostadin Kostadinov (Bulgaria), Roman Fritz (Polonia), Martin Helme (Estonia), Majbritt Birkholm (Danimarca);
assenti a Firenze il leader della destra francese Marine Le Pen, il portoghese Andrè Ventura e l'olandese Geert Wilders;
in particolare, è opportuno ricordare che il leader del partito più votato nelle ultime elezioni in Olanda, in passato, oltre ad aver preso posizioni direttamente contro l'Italia, ha fatto dell'euroscetticismo e del nazionalismo olandese la sua forza elettorale;
fu lo stesso Wilders a proporre un referendum per l'uscita dei Paesi Bassi dall'Unione europea ed è fermo negazionista del cambiamento climatico;
in occasione della convention molte sono state le dichiarazioni euroscettiche degli intervenuti, alcune espresse dallo stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini, che ha paragonato l'Europa ad un Golia da sconfiggere;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pare aver apertamente scelto una via radicale, che, se confermata, metterebbe il Paese in seria difficoltà con le istituzioni dell'Unione europea, anche in relazione ai molteplici temi aperti, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza al Mes, fino al nuovo Patto di stabilità e crescita;
le reazioni all'iniziativa di Salvini, ai toni utilizzati durante l'evento e alle affermazioni pronunciate sono state assai dure anche da parte di esponenti degli altri partiti della maggioranza di Governo, incluso il Ministro interrogato, e hanno teso a ribadire che l'antieuropeismo non è e non potrà essere l'orizzonte politico del centrodestra italiano –:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, voglia indicare quale sia la posizione del Governo nei rapporti con i singoli Paesi partner dell'Unione europea, di cui l'Italia è Paese fondatore, chiarendo come tale posizione si concili con quelle espresse dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti durante la convention di domenica scorsa a Firenze, e se non ritenga che queste ultime possano recare danno al Paese sui temi fondamentali in discussione oggi in Unione europea e sui quali la maggioranza degli altri Stati membri dovrà esprimersi.
(3-00844)
ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, MARROCCO, SQUERI, CASASCO, POLIDORI, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, TASSINARI, TENERINI e TOSI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
i dati più recenti sull'andamento del commercio con l'estero confermano come le esportazioni rappresentino una componente sempre più importante dell'attività economica delle imprese italiane, contribuendo per oltre un terzo alla ricchezza nazionale. L'export si conferma, dunque, una leva di sviluppo e occupazione e un traino per la competitività dell'intero sistema Italia;
sin dall'inizio della legislatura, la maggioranza ha attribuito una rilevanza strategica alla diplomazia della crescita, che mira a valorizzare il potenziale ancora inespresso dell'export nazionale dinanzi alle numerose sfide che le imprese sono chiamate a fronteggiare nell'attuale congiuntura internazionale: dal negativo impatto delle crisi in Ucraina e in Medio Oriente sul commercio mondiale alla necessità di diversificazione dei mercati di approvvigionamento e di sbocco; dall'accesso a mercati protetti da dazi e barriere non tariffarie alla lotta alla contraffazione e all'Italian sounding;
queste ed altre tematiche di forte attualità per la crescita del made in Italy nel mondo sono state al centro della Conferenza nazionale dell'export tenutasi nel pomeriggio di martedì 5 dicembre 2023. Nel corso dell'evento diversi attori, istituzioni, settore privato, stampa specializzata, protagonisti dell'internazionalizzazione del «sistema Italia» hanno partecipato ad un confronto pragmatico e operativo, con l'obiettivo di delineare nuove linee strategiche per sostenere le aziende esportatrici –:
alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per dare ulteriore impulso all'azione di sostegno all'export e per sostenere gli operatori nell'affrontare le principali sfide cui essi sono chiamati, anche valorizzando l'operato della rete diplomatica nella promozione e tutela del made in Italy sui mercati esteri.
(3-00845)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interpellanze:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
l'Ente parco nazionale dell'arcipelago Toscano, ha deciso di eradicare, tramite abbattimento, i mufloni presenti sull'isola del Giglio in quanto specie alloctona «invasiva», sollevano le giuste proteste da parte di associazioni animaliste, cittadini e autorevoli esponenti della comunità scientifica;
mentre il Parco dichiara che i mufloni del Giglio sono un «ibrido nocivo», i più recenti studi genetici hanno negato questa affermazione e rivelato la loro vera tassonomia come specie protetta oltre a verificarne la purezza genetica;
suddetti mufloni sono mammiferi originari dei bovidi introdotti nel 1955 in Toscana, nell'isola del Giglio, nella riserva del Franco, grazie a un progetto di cui si occuparono alcuni noti studiosi naturalisti con lo scopo di tutelare questa specie dalla possibile estinzione. Venne scelto il Giglio per le analogie che aveva con l'isola della Sardegna, da cui questi animali provenivano. I mufloni dell'isola del Giglio appartengono quindi alla «popolazione sarda» e il muflone «sardo» è quindi da considerarsi particolarmente protetto;
l'eradicazione del muflone del Giglio rappresenta un gravissimo danno sostanziale alla biodiversità in quanto perdita di un patrimonio genetico unico, minando non solo gli obiettivi del programma Life, ma anche della strategia per la biodiversità 2030 dell'Ue e sottoscritto dall'Italia. Inoltre, la scelta di «eradicare» ad avviso dell'interpellante è priva di base scientifica, irrazionale ed illegittima, violando la legge n. 157 del 1992 sulla tutela della fauna, ma anche l'articolo 9 della Costituzione che pone la tutela della biodiversità tra i doveri dello Stato;
i mufloni sono presenti sull'isola da quasi 70 anni e l'introduzione della loro caccia nell'area esterna al parco è avvenuta per la prima volta solo nell'ottobre 2022 quando l'Ente parco aveva tentato di sterminare i mufloni del Giglio attraverso un gruppo di cacciatori addestrati nell'ambito del progetto LIFE LetsGo Giglio;
i provvedimenti presi dall'Ente parco e dalla regione Toscana riguardanti i mufloni del Giglio secondo l'interpellante non hanno nulla a che vedere con la «normale caccia» ma hanno tutti un obiettivo ben preciso, quello di eliminarli dall'isola del Giglio;
la regione Toscana ha rinnovato con due delibere (delibera 848 del 24 luglio 2023 e delibera 1275 del 6 novembre 2023) la possibilità di cacciare i mufloni fuori dal parco, volendo contribuire attivamente «alla eradicazione dei nuclei di muflone» ancora presenti al Giglio;
per questa, ad avviso dell'interpellante, ingiustificabile operazione di eradicazione è stata mobilitata una vera task force: addirittura, per l'operazione, si è ricorsi ad un elicottero e una motovedetta nonché all'ausilio dei carabinieri, carabinieri forestali e polizia provinciale;
l'Enpa – Ente nazionale protezione animali – che nei giorni scorsi aveva già diffidato la regione Toscana chiedendo di fermare le uccisioni dei mufloni sull'isola del Giglio, sta valutando la possibilità di procedere per danno ambientale. Secondo alcune testimonianze che l'associazione animalista ha raccolto sul posto, sarebbero infatti stati uccisi tutti i mufloni che erano nel fondo chiuso, all'interno della riserva storica del Franco, che nel 1955 aveva ospitato gli animali proprio per preservarne l'esclusività genetica;
LNDC Animal Protection, VITADACANI odv – con la Rete dei Santuari di Animali Liberi – ed Enpa si sono appellate al Presidente della Repubblica e alla massima autorità dello Stato per difendere i pochi mufloni rimasti sull'isola, denunciando come l'eradicazione di questi animali sia da considerarsi illegittima. Questi animali devono essere salvaguardati e protetti, non sterminati. Le associazioni, hanno chiesto l'annullamento del provvedimento che sta decimando gli ultimi esemplari rimasti di questa popolazioni –:
se non si intenda adottare urgenti iniziative, per quanto di competenza, anche per pervenire all'annullamento o alla revisione dei provvedimenti presi dall'Ente parco e, ove ne sussistano i presupposti, dalla regione Toscana al fine di garantire la tutela della popolazione di mufloni dell'isola del Giglio, risparmiandoli dall'estinzione;
quali giustificazioni siano state addotte per ricorrere ad un tale spiegamento di forza pubblica, nonché quali costi alla collettività abbiano comportato le suddette misure;
se non si ritenga di promuovere modalità di intervento che non configurino un vero maltrattamento nei confronti degli animali in questione, al di là di ogni operazione di controllo.
(2-00289) «Bonelli».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
la cessazione del regime di tutela di prezzo è prevista per i clienti domestici non vulnerabili di gas naturale (famiglie e condomini) dal 1o gennaio 2024 e per i clienti domestici non vulnerabili di energia elettrica a partire da aprile 2024;
al riguardo, per i 5 milioni di clienti domestici del mercato del gas naturale, l'Arera ha disposto che, entro settembre 2023, i clienti in tutela ricevessero dall'esercente una comunicazione relativa alla data di rimozione del servizio di tutela e la fine delle condizioni di fornitura. Al contempo, il cliente è stato informato della possibilità di: comunicare l'eventuale condizione di vulnerabilità per accedere al relativo servizio, qualora l'informazione non risultasse già disponibile presso il Sistema informativo integrato; di scegliere una nuova offerta sul mercato libero. Al cliente è stato anche comunicato che, nel caso non eserciti una scelta, rimanendo nel servizio di tutela fino alla fine dell'anno, a decorrere dal 1° gennaio 2024, verrà rifornito dall'attuale venditore alle condizioni delle offerte Placet a prezzo variabile;
per valutare le offerte Placet proposte ai clienti, l'Arera ha condotto un monitoraggio sulla componente di commercializzazione (PFIX) determinata dai venditori, che verrà applicata ai clienti domestici non vulnerabili che entro la fine dell'anno non avranno ancora esercitato la propria facoltà di scelta. Dal monitoraggio emerge che la quasi totalità dei venditori ha fissato per tale componente un valore superiore alla componente di commercializzazione nei servizi di tutela (attualmente pari 63,36 €/PdR/anno per i clienti domestici e 83,20 €/PdR/anno per i condomini); a partire dal gennaio 2024 i clienti domestici che non avranno effettuato alcuna scelta sul mercato libero pagheranno in media oltre 26 euro l'anno in più, e oltre 32 euro l'anno in più per i condomini;
per i 5 milioni di clienti domestici del mercato elettrico, il servizio di maggior tutela continua ad applicarsi, secondo gli indirizzi definiti con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, nelle more dello svolgimento delle procedure concorsuali per l'assegnazione del servizio di vendita a tutele graduali (STG), da concludersi entro il 10 gennaio 2024, come stabilito dal decreto-legge n. 152 del 2021. I clienti che dal primo aprile 2024 non avranno scelto una nuova offerta sul mercato libero verranno riforniti nel STG fino al 31 marzo 2027. Dopo tale data, se il cliente non sceglie un fornitore sul mercato libero andrà nel servizio di ultima istanza;
nell'ambito delle modalità di attuazione delle riforme del PNRR, rispetto alla legge annuale della concorrenza – rimozione di barriere all'entrata nei mercati, non viene considerata la parte che riguarda il mercato del gas ma solamente quella elettrica, alla quale vengono poste alcune condizioni come il potenziamento della trasparenza delle bollette per garantire maggiore certezza ai consumatori, ancora lontane dal raggiungimento per la mancanza di una adeguata campagna di informazione che non si è mai tenuta;
rispetto alla convenienza delle offerte scelte dai clienti finali nel mercato elettrico, l'Arera ha indicato in Parlamento che, dalle simulazioni effettuate, si dimostra come in molti casi la scelta operata dal cliente non sia la più conveniente tra le diverse offerte sottoscrivibili. L'analisi mostra inoltre che, nel 2022 e nel primo semestre 2023, la gran parte dei clienti in uscita dal servizio di tutela verso il mercato libero ha scelto un'offerta non conveniente rispetto alla maggior tutela, se valutata con le informazioni disponibili in quel momento. Le analisi rivelano, inoltre, che nell'ultimo semestre del 2022 e nel primo semestre del 2023 la quota di offerte più vantaggiose rispetto al servizio di tutela disponibili si è ridotta sensibilmente, specie per le offerte a prezzo fisso, sia nelle uscite dalla maggior tutela sia nei cambi di fornitore nel mercato libero;
in una condizione di assoluta difficoltà per gli utenti domestici, di fronte alla forte preoccupazione per la perdurante volatilità dei costi energetici e al fine di tutelare le famiglie da ulteriori aggravi in bolletta, risulta fondamentale non solo posticipare, in via cautelativa almeno di un anno, il termine previsto per la fine della tutela di prezzo sia nel settore dell'energia elettrica che del gas naturale, ma anche potenziare le informazioni atte a preparare i citati soggetti ad effettuare scelte consapevoli sulla fornitura di energia e gas –:
per quali motivi il Governo abbia ritenuto di non prorogare il mercato tutelato del gas, se il Governo intenzione di prorogare al 1° gennaio 2025 la scadenza del mercato tutelato dell'energia per i clienti domestici, vulnerabili e non, e se intenda adottare tutte le iniziative di carattere normativo necessarie per far sì che l'Arera assicuri l'assegnazione del servizio a tutele graduali per i clienti domestici mediante procedure competitive da svolgersi nel mese di novembre 2024, oltre che una campagna informativa finalizzata a rendere pienamente consapevole l'entrata nel mercato libero dei consumatori coinvolti.
(2-00290) «Cappelletti».
Interrogazioni a risposta scritta:
PULCIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
da diversi anni, all'inizio della stagione venatoria, specialmente nel Nord Italia, si riscontra la presenza di volontari tedeschi dell'associazione Committee Against Bird Slaughter (Cabs), ovvero «Comitato contro la strage degli uccelli», una Ong attiva soprattutto nel contrasto al bracconaggio;
il Committee Against Bird Slaughter (Cabs), organizza campi di volontariato rispetto ai quali nel loro sito si legge: «I campi antibracconaggio sono una parte centrale del lavoro del Cabs. L'obiettivo è cogliere in flagrante i bracconieri in collaborazione con polizia e guardia caccia. Laddove non sia possibile collaborare con le autorità, smantelliamo e distruggiamo noi stessi le trappole che rinveniamo»;
il Committee Against Bird Slaughter ha organizzato, con la Lega Abolizione Caccia, anche una petizione per chiedere la cessazione per legge dell'attività venatoria, mostrando chiaramente la propria ideologia anticaccia, espressa anche sul proprio sito istituzionale laddove si afferma: «Il Cabs si impegna per la definitiva soppressione della caccia»; e anche: «Dove manca il sostegno del Governo diventiamo operativi noi [...] per un intenso lavoro mediatico che ha come scopo quello di fare pressione sul pubblico affinché le autorità locali cambino atteggiamento»;
risulta che in Italia i volontari del Cabs collaborano con i carabinieri forestali e il Soarda (Sezione operativa antibracconaggio reati in danno agli animali) anche nelle attività di controllo sul corretto esercizio della caccia;
il bracconaggio è un fenomeno criminoso da combattere con ogni sforzo, ma sono altresì da perseguire con determinazione le vandalizzazioni a danno degli appostamenti fissi di chi esercita legalmente l'attività venatoria, che nel recente passato hanno conosciuto un'importante escalation senza che si sia mai individuato alcun responsabile;
dalle affermazioni sin qui riportate sembrerebbe configurarsi un'attività del Cabs che esula dal proprio ruolo e funzione per sconfinare nelle attività che la legge italiana riserva agli agenti di polizia giudiziaria, ai carabinieri forestali e alla Sezione operativa antibracconaggio reati in danno agli animali (Soarda) per l'attività di repressione degli illeciti;
sempre più frequentemente coloro che esercitano l'attività venatoria nella piena conformità alle leggi vigenti si lamentino di essere trattati in fase di controllo come dei potenziali delinquenti, riferendo di incomprensibili trattamenti non conformi ai più elementari principi di rispetto della dignità delle persone –:
se i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze:
a) siano informati dei fatti esposti in premessa;
b) non ritengano opportuno chiarire il ruolo dei volontari tedeschi del Cabs all'interno del nostro Paese;
c) se non ritengano di chiarire che tipologia di poteri abbia esercitato il Cabs;
d) se non ritengano di approfondire e chiarire come questi gruppi affianchino Soarda durante i sopralluoghi e come questa collaborazione influisca sulla gestione della caccia in Italia;
e) se e quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di garantire che l'attività del Committee Against Bird Slaughter e delle altre associazioni impegnate in attività antibracconaggio sul territorio nazionale sia esercitata nel pieno rispetto della normativa vigente.
(4-01993)
SERGIO COSTA, CAPPELLETTI, CAROTENUTO, DI LAURO, CHERCHI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
come riportato da numerose testate giornalistiche, nelle scorse settimane si sono verificati numerosi quanto inquietanti casi di minacce nei confronti del maresciallo capo Davide Simeoni, comandante del nucleo dei carabinieri forestali di Recoaro Terme;
secondo quanto riferito dalla stampa il primo episodio è stata la comparsa di una prima scritta, sulla roccia, con lo spray blu: «Simeoni, sentenza di morte»; successivamente, spruzzata sul muretto in cemento di una curva di montagna, è apparsa la scritta «Simeoni sei un morto che cammina»; una terza scritta, tracciata sull'asfalto, è stata fatta in prossimità di una chiesetta, con la minaccia «Simeoni morte»;
non ci sono dubbi né sul destinatario delle minacce, il maresciallo capo Davide Simeoni, né sulla «matrice», ossia alcuni bracconieri che operano nell'Alto Vicentino e che manifestano con questa modalità criminale e mafiosa la propria intolleranza alle leggi dello Stato;
dalla ricostruzione fatta dai giornali emerge che quelli citati sono soltanto gli ultimi episodi di una guerra dei nervi che viene combattuta nella vallata dell'Agno che conduce a Campogrosso, ai piedi del massiccio del Pasubio, e nella valle del Leogra, a Nord di Schio e valli del Pasubio, e che vede gli autori delle scritte esprimere così la propria insofferenza verso i controlli della forestale che cerca di garantire la regolarità della pratica venatoria e impedire il bracconaggio;
la strategia sembra essere molto semplice: creare un clima di allarme che induca i vertici dell'Arma a trasferire lo zelante pubblico ufficiale, a tutela della sua incolumità;
la zona dove si sono verificate, le intimidazioni registra una delle maggiori concentrazioni di cacciatori del Veneto ed è lo scenario di un decennale braccio di ferro tra l'amministrazione pubblica e chi vorrebbe praticare l'attività venatoria senza rispettare la normativa vigente;
l'arrivo del Reparto operativo - Soarda (Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali) e l'intensificazione dei controlli hanno portato alla comminazione di sanzioni amministrative, provocando evidentemente la reazione dei bracconieri, non particolarmente inclini al rispetto delle leggi;
una delle contestazioni più diffuse è quella dell'utilizzo di casotti da caccia non da parte dei cacciatori che optano per le postazioni fisse, ma di quelli che hanno scelto la caccia vagante e che tuttavia si appoggiano a strutture fisse, per le quali sono richieste autorizzazioni edilizie e paesaggistiche;
anche l'obbligo di segnare subito sul libretto personale ogni capo di selvaggina abbattuto non sempre è rispettato, così come le modalità di utilizzo degli uccelli da richiamo;
appare evidente la necessità che lo Stato non indietreggi di un millimetro rispetto a queste gravissime minacce nei confronti di un tutore dell'ordine, la cui unica colpa è quella di combattere un crimine odioso come il bracconaggio;
la gravità di quanto avvenuto è stata sottolineata anche dall'assessore regionale alla sicurezza e ai parchi, Cristiano Corazzari, che ha espresso una ferma condanna e piena solidarietà al maresciallo capo Simeoni e all'intero Comando regionale di carabinieri forestali, affermando che «è inaccettabile che tali minacce e intimidazioni vengano rivolte a chi, da sempre, è impegnato nell'esercizio delle proprie funzioni a tutela della legalità e dell'ambiente» –:
se i Ministri interrogati non intendano esprimere fattivamente la propria vicinanza e sostegno all'operato del maresciallo capo Simeoni;
quali iniziative di competenza intendano adottare per rafforzare i controlli di legalità in un'area dove, in tutta evidenza, si registra in modo diffuso e preoccupante la pratica del bracconaggio, in modo da dimostrare che lo Stato è presente e non intende arretrare di un millimetro rispetto ad inaccettabili minacce di morte nei confronti di un suo rappresentante.
(4-01995)
GRIPPO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
a cavallo tra il VII municipio di Roma e il comune di Ciampino è situata la località «La Barbuta»: un territorio che, per via delle sue caratteristiche territoriali ma anche storiche e archeologiche, è sottoposto a diversi vincoli di tipo regionale, aeroportuale e ambientale;
la località confina con l'area della «Fonte Appia», una sorgente aperta al pubblico per il prelievo di acqua, e quindi con potenziali rischi di inquinamento delle falde acquifere;
si tratta di un'area ricca di verde, di testimonianze e monumenti morfologicamente, archeologicamente e storicamente connessi al contesto del parco dell'Appia: sono presenti, infatti, oltre che una fitta rete di tracciati viari – sia i principali della Latina e dell'Appia sia i secondari (vie Castrimeniense e del VII miglio) – anche diversi monumenti funerari e, soprattutto, linee degli antichi acquedotti;
l'area della «Barbuta» è stata sottoposta a vincolo di tutela, in quanto ricompresa tra le zone di interesse archeologico, con decreto del Ministero per i beni culturali e ambientali 16 ottobre 1998 e, in virtù di tale tutela, l'area è stata ricompresa dalla regione Lazio nel «Piano territoriale paesistico 15/12» (Valle della Caffarella, Appia Antica e acquedotti);
per di più, si tratta di un'area non solo fortemente antropizzata ma che subisce altresì vincoli di sicurezza in ragione della presenza dell'aeroporto internazionale di Ciampino;
nel corso degli ultimi mesi il territorio in questione si trova al centro di dibattiti, polemiche, battaglie politiche, che coinvolgono comitati di cittadini, autorità del comune di Ciampino e del comune di Roma, alla luce del fatto che l'area risulterebbe idonea alla localizzazione di un nuovo impianto di «autorecupero»;
la creazione di un imponente autodemolitore nella zona, trattandosi di un'attività che comporta l'utilizzo di combustibili e materiali infiammabili pericolosi, nonché la movimentazione di veicoli demoliti e di potenti campi magnetici, potrebbe avere una tutt'altro che irrilevante influenza sulla sicurezza della navigazione aerea della zona;
va tenuto anche presente che l'unica via di accesso alla «Barbuta» è costituita da via di Ciampino, estremamente trafficata, la quale dall'Appia Nuova porta all'area urbana di Ciampino ed è una delle principali vie di attraversamento del comune dell'hinterland capitolino;
l'aggiunta di traffico di auto e mezzi pesanti proprio alla radice di via di Ciampino, oltre a gravare sull'intenso flusso già esistente, costituirebbe anche un ostacolo al piano di emergenza aeroportuale e ai piani di emergenza comunali in caso di problemi o di incidenti aeroportuali;
nel consiglio comunale aperto del comune di Ciampino tenutosi lo scorso 4 luglio 2023, tutte le forze politiche e i sindaci dei comuni limitrofi hanno manifestato la propria assoluta contrarietà allo spostamento degli autodemolitori presso la località «la Barbuta», visto che l'operazione costituirebbe un danno non solo al territorio ma anche alla salute dei cittadini;
ciononostante, la Giunta comunale di Roma, per voce dell'assessora all'agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi, è intenzionata a portare a compimento il progetto ed è in attesa di un parere ministeriale di autorizzazione senza il quale a oggi non è possibile procedere –:
se i Ministri interrogati abbiano ricevuto richiesta di parere da parte di Roma Capitale per procedere alla realizzazione del progetto;
se, alla luce di tutti i vincoli, le limitazioni e le criticità esposte – ivi incluse le molteplici ricadute negative che tale opera potrebbe avere su territorio, cittadini e infrastrutture aeroportuali – non si ritenga di escludere la possibilità di concedere il proprio assenso al progetto di costruzione di un nuovo impianto di autorecupero nella località «La Barbuta».
(4-01998)
DIFESA
Interrogazione a risposta immediata:
MAGI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il generale Roberto Vannacci ha scritto un libro dal titolo «Il mondo al contrario»;
vi sono espressi concetti opposti ai valori che ispirano la Costituzione della Repubblica, quali, per esempio: «La normalità è l'eterosessualità. Se l'omosessualità sembra normale è colpa delle trame delle lobby gay internazionali»; oppure: «i tratti somatici di Paola Egonu non rappresentano l'italianità»; e per chiudere: «nelle mie vene una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare, Mazzini e Garibaldi»;
il Ministro interrogato ha definito queste e altre affermazioni «farneticazioni», affermando in un tweet che si tratta di «opinioni che screditano l'Esercito, la Difesa e la Costituzione» e si è rimesso alle valutazioni disciplinari degli organi competenti, salva l'adozione immediata del provvedimento cautelare della rimozione dal comando dell'Istituto geografico militare;
viceversa, in data 3 dicembre 2023, si è appreso che il generale Vannacci è stato nominato Capo di Stato Maggiore del comando delle forze operative di terra dell'Esercito. È un incarico cosiddetto di line, nell'ambito del quale egli è sottoposto al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Pur non essendo un compito apicale, nondimeno è uno snodo importante nella catena di comando;
la circostanza è allarmante, specie alla luce di quel che il medesimo Ministro interrogato aveva affermato soltanto il 1° dicembre 2023, in risposta a un'interpellanza urgente del deputato Della Vedova: «Tutti noi difendiamo precariamente la democrazia, ognuno col suo ruolo (...). Perché, se noi, invece, ci contrapponiamo e lasciamo che vadano avanti queste contrapposizioni, dove arriveremo? Lo ripeto: il principio è lo stesso che io ho applicato, prendendomi insulti, nel caso Vannacci, spiegando, cioè, che chi ha responsabilità e ha potere deve necessariamente non solo essere terzo, ma anche apparire terzo»;
le affermazioni del generale secondo gli interroganti sono in contrasto con l'articolo 1348 del codice dell'ordinamento militare che reca: «il comportamento dei militari nei confronti delle istituzioni democratiche deve essere improntato a principi di scrupolosa fedeltà alla Costituzione repubblicana e alle ragioni di sicurezza dello Stato»;
l'articolo 732 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 prescrive che il militare deve in ogni circostanza tenere condotta esemplare a salvaguardia del prestigio delle Forze armate e che egli ha il dovere di improntare il proprio contegno al rispetto delle norme che regolano la civile convivenza, astenendosi dal compiere azioni e dal pronunciare imprecazioni, parole e discorsi non confacenti alla dignità e al decoro –:
a che punto sia il procedimento disciplinare avviato e come intenda esercitare la propria potestà sanzionatoria di stato, ai sensi dell'articolo 1375 del codice dell'ordinamento militare.
(3-00849)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta orale:
CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
lo sviluppo delle energie rinnovabili è uno dei principali obiettivi del nostro Paese per contribuire al raggiungimento dei target europei e nazionali di decarbonizzazione;
nell'ultimo anno, il Ministro Pichetto Fratin ha più volte affermato che entro il 2030 sarà necessario arrivare a produrre dalle rinnovabili i due terzi del fabbisogno energetico nazionale;
l'aggiornamento del Pniec prevede una potenza installata aggiuntiva, pari a 80 gigawatt, da fonti rinnovabili da realizzarsi per la fine del decennio;
numerosi sono gli ostacoli burocratici che già oggi frenano le procedure per le autorizzazioni per gli impianti per la produzione di energia rinnovabile, creando non poche difficoltà al raggiungimento degli obiettivi previsti;
secondo quanto riportato dal quotidiano «La Stampa» del 24 novembre 2023 e altre testate giornalistiche, nel disegno di legge di bilancio per il 2024 è stata inserita quella che viene definita una «mini patrimoniale sulle rinnovabili»;
nello specifico, con l'articolo 23, comma 5 del disegno di legge il Governo include nella disciplina dei cosiddetti «redditi diversi» (cosiddette plusvalenze), oltre a quelli derivanti dalla concessione in usufrutto, anche quelli derivanti dalla costituzione degli altri diritti reali di godimento (enfiteusi, superficie, uso, servitù). Come si desume dalla relazione tecnica, la fattispecie quantitativamente più colpita risulterebbe quella relativa al diritto di superficie, ovvero lo strumento giuridico più utilizzato nei rapporti tra i proprietari terrieri e le aziende che realizzano impianti di energia da fonti rinnovabili;
alla luce del nuovo regime fiscale, i corrispettivi ricevuti dal proprietario terriero per la concessione del diritto di superficie verranno assoggettati al regime di tassazione ordinaria, con conseguente applicazione delle aliquote Irpef fino al 43 per cento. È di tutta evidenza la criticità derivante dalla disposizione e l'impatto che rischia di avere sullo sviluppo degli impianti di energia rinnovabile nel nostro Paese: i proprietari del terreno, per non vedere decurtata la propria rendita, si vedranno costretti ad aumentare il costo dei canoni, scaricandolo sugli operatori;
secondo le aziende, gli effetti del nuovo assetto impositivo saranno quelli di sfavorire gli investimenti green nel nostro Paese, creando ostacoli sulla strada che conduce al raggiungimento, da parte dell'Italia, degli obiettivi di transizione energetica previsti da Pniec e Pnrr;
ad avviso dell'interrogante il Parlamento potrà esercitare solo parzialmente il proprio potere legislativo, in quanto i gruppi di maggioranza sono stati espressamente sollecitati dal Governo a non emendare il testo;
la disposizione in esame, se confermata anche dal Parlamento, contribuirà a creare un ecosistema contrario agli investimenti, alla crescita e allo sviluppo delle Fer, ponendo un ulteriore freno al raggiungimento degli obiettivi al 2030 –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano gli impatti che la disposizione prevista dall'articolo 23, comma 5 del disegno di legge di bilancio avranno sulle singole aziende, sui dipendenti e sull'attrazione degli investimenti in Italia, in merito allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile;
se non si ritenga opportuno adottare iniziative di competenza al fine di evitare di scaricare proprio sugli operatori del settore delle rinnovabili la copertura dei costi del bilancio dello Stato;
se vi sia intenzione di adottare iniziative normative e amministrative che incrementino la produzione di energia da fonti rinnovabili, piuttosto che rallentare, tassare e colpire le aziende che vogliono contribuire in modo positivo al processo di decarbonizzazione e autonomia energetica della nazione.
(3-00850)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
FENU, RAFFA, ALIFANO e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi 231-252, della legge n. 197 del 2022, ha nuovamente previsto la definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 ed il 30 giugno 2022 (cosiddetta rottamazione delle cartelle esattoriali), con termine ultimo per l'adesione fissato al 30 settembre 2023 e pagamento della prima rata entro il 30 ottobre 2023;
nella relazione tecnica al provvedimento il Governo ha stimato un tasso di adesione pari all'1,8 per cento ed incassi per circa 12,37 miliardi;
oltre alla cosiddetta rottamazione quater, il Governo ha introdotto le seguenti 7 forme di definizione agevolata delle pendenze tributarie:
1) la regolarizzazione delle irregolarità formali (commi 166-173), i cui effetti finanziari non sono stati stimati in RT;
2) il ravvedimento speciale delle violazioni tributarie (commi 174-178). Ai fini del calcolo dei potenziali incassi derivanti dalla regolarizzazione «speciale», è stato stimato un tasso di adesione pari all'1 per cento e, tenuto conto dell'ammontare complessivo delle violazioni sostanziali potenzialmente regolabili (65 miliardi), incassi complessivi pari a 1,95 miliardi di euro;
3) l'adesione agevolata e definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento (commi 179-185), in relazione alla quale non sono stati esposti impatti finanziari in RT non prevedendo significativi effetti;
4) la definizione agevolata delle controversie tributarie (commi 186-205) dalla quale il Governo si attende incassi per 1,2 miliardi di euro, stimando un tasso di adesione del 3,5 per cento sul totale delle liti definibili;
5) la conciliazione agevolata delle controversie tributarie (commi 206-212) alla quale non sono stati ascritti effetti finanziari in considerazione dello scarso impatto atteso;
6) la rinuncia agevolata dei giudizi pendenti innanzi alla Corte di cassazione (commi 213-218), con un gettito complessivo stimato in RT – ulteriore rispetto agli incassi ordinariamente attesi – pari a 165,6 milioni di euro (applicando la percentuale dell'1,5 per cento all'80 per cento di 13,8 miliardi di euro definibili);
7) la regolarizzazione degli omessi pagamenti di rate dovute a seguito di acquiescenza, accertamento con adesione, reclamo/mediazione e conciliazione giudiziale (commi 219-221), senza stimare alcun impatto finanziario;
dalle misure elencate, i cui termini di adesione sono già scaduti, si attendono incassi per oltre 16 miliardi –:
quali siano, per ciascuna delle sanatorie fiscali indicate in premessa, il numero di adesioni avute e l'ammontare degli incassi conseguiti e di quelli attesi in caso di rateazione, tenuto conto delle domande di adesione ricevute.
(5-01702)
SALA e DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con la legge n. 83 del 2023, la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera hanno ratificato l'Accordo relativo all'imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri ed il Protocollo di intesa, recante modifiche alla Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni;
l'Accordo oggetto di ratifica risponde alla necessità di definire il quadro giuridico volto ad eliminare le doppie imposizioni sui salari, sugli stipendi e sulle altre remunerazioni analoghe ricevute dai lavoratori frontalieri;
l'articolo 2, lettera a), fornisce una definizione di «area di frontiera», che per la Svizzera è rappresentata dai cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese e per l'Italia dalle regioni Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e provincia autonoma di Bolzano;
la lettera b) definisce lavoratori frontalieri quei soggetti residenti in comuni italiani compresi nella fascia di 20 chilometri dal confine con uno dei citati cantoni, che svolgono un'attività di lavoro dipendente nella medesima area per un datore di lavoro svizzero;
la novità più rilevante della nuova disciplina è l'adozione di un criterio concorrente nella tassazione. L'imposizione fiscale sarà effettuata sia nello Stato dove viene prestata l'attività lavorativa, sia nello Stato di residenza;
in particolare, le remunerazioni percepite dai lavoratori frontalieri e corrisposte dal datore di lavoro come corrispettivo della prestazione resa saranno imponibili nello Stato in cui l'attività di lavoro viene svolta fino ad un massimo dell'80 per cento di quanto dovuto in base alle disposizioni sulle imposte sui redditi delle persone fisiche. Lo Stato di residenza del lavoratore, a sua volta, assoggetta a prelievo il reddito del lavoratore frontaliere, andando tuttavia ad eliminare la doppia imposizione;
i tre cantoni versano annualmente, a beneficio dei comuni italiani di confine, una parte del gettito fiscale proveniente dall'imposizione delle rimunerazioni dei frontalieri italiani, come compensazione finanziaria delle spese sostenute dai comuni stessi;
diversi comuni italiani di frontiera lamentano di essere stati esclusi dal regime di imposizione fiscale previsto dall'Accordo, nonostante rientrino nella fascia di 20 chilometri dal confine con i citati Cantoni –:
se non ritenga opportuno richiedere all'Agenzia delle entrate di fornire al più presto un elenco aggiornato dei comuni distanti meno di venti chilometri dal confine con i tre Cantoni della Svizzera, affinché sia determinata la corretta erogazione dei ristorni di quelli rientranti nella fascia di frontiera e sanare così una situazione di grave nocumento per i comuni finora esclusi e per i lavoratori frontalieri ivi residenti.
(5-01703)
CAVANDOLI, CENTEMERO, BAGNAI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la legge n. 111 del 2023, recante «Delega al Governo per la riforma fiscale», all'articolo 16, comma 1, lettera f), prevede la facoltà per il contribuente di utilizzare un rapporto interbancario diretto (RID) ovvero altro strumento di pagamento elettronico per gli adempimenti di versamento;
accade spesso che molti dei tributi locali non sono corrisposti in maniera puntuale, non tanto per volontà di evasione, ma per dimenticanza o per la difficoltà di far fronte agli adempimenti stessi;
la semplificazione delle procedure per il versamento delle imposte, come può essere per l'appunto l'addebito facoltativo sul conto corrente oppure la digitalizzazione degli adempimenti dichiarativi e delle modalità di liquidazione dei tributi locali, rappresenterebbe, pertanto, indubbiamente, un vantaggio per i tanti contribuenti disattenti;
come anticipato da un articolo del Sole 24 Ore del 29 settembre 2023, una delle ipotesi avanzate dalla commissione di esperti per la fiscalità regionale e locale è quella di consentire un incentivo all'addebito diretto dei tributi locali in conto corrente;
in altri termini, tale automatismo, in cambio di uno sconto del 5 per cento fino ad un massimo di mille euro dell'importo dovuto, garantirebbe l'incasso dei tributi all'ente locale;
tale previsione, peraltro, riducendo di fatto l'evasione fiscale e snellendo al contempo le successive procedure di controllo e accertamento, rientrerebbe in quadro di «compliance» cittadino-ente territoriale;
ne deriva che incentivare il pagamento spontaneo e facoltativo degli stessi attraverso la domiciliazione bancaria potrebbe rappresentare una ragionevole soluzione –:
se in tale contesto il Governo stia valutando l'ipotesi di prevedere, in via facoltativa ed opzionale, la possibilità di pagamento di imposte come Imu e Tari con addebito sul conto corrente a fronte di uno sconto.
(5-01704)
MEROLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la delega per la riforma fiscale (legge 9 agosto 2023, n. 111), ha previsto l'introduzione di principi di semplificazione per il settore non-profit in coerenza con le disposizioni del codice del terzo settore;
in particolare si prevede la semplificazione e razionalizzazione del sistema tributario degli enti del terzo settore nel rispetto dei princìpi di mutualità, sussidiarietà e solidarietà (articolo 2, comma 1, lettera d), numero 3); l'introduzione di un regime speciale in caso di passaggio dei beni dall'attività commerciale a quella non commerciale e viceversa (articolo 6, comma 1, lettera g)); la razionalizzazione della disciplina Iva (articolo 7, comma 1, lettera g)); la semplificazione e razionalizzazione dei regimi agevolativi previsti in favore dei soggetti che svolgono attività non commerciale con finalità sociali e dei diversi regimi di deducibilità delle erogazioni liberali disposte in favore degli enti di ricerca scientifica (articolo 9, comma 1, lettera l));
nonostante i buoni propositi della citata legge delega, con il primo provvedimento di attuazione presentato, concernente la riforma Irpef, il Governo ha escluso la possibilità per i contribuenti con redditi superiori a 50.000 euro di portare in detrazione le erogazioni liberali, dando un segnale molto negativo per il terzo settore, che proprio in queste agevolazioni fiscali trova un importante strumento di raccolta fondi;
tale intervento appare in contrasto con il codice del terzo settore che all'articolo 83, comma 1, prevede la possibilità di detrarre un importo pari al 30 per cento degli oneri sostenuti per le erogazioni liberali a favore degli enti del terzo settore, elevato al 35 per cento per le erogazioni a favore di organizzazioni di volontariato;
l'incremento dal 2018 della detrazione dal 26 al 30 per cento operato dalla riforma del Terzo settore ha avuto un effetto volano sulle donazioni, incrementando del 5 per cento il numero dei donatori e del 40 per cento il valore della donazione in tre anni;
a parere degli interroganti è necessario riconsiderare l'esclusione delle donazioni volontarie dalle spese detraibili sulle quali gli enti del terzo settore fanno affidamento per svolgere attività non-profit rilevanti per il tessuto sociale –:
quali iniziative di carattere normativo intenda assumere al fine di semplificare e razionalizzare il sistema tributario e la disciplina dell'Iva con specifico riferimento al regime del terzo settore, al fine di garantire il massimo sostegno alle forme associative di tale ambito.
(5-01705)
BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
secondo l'ultima relazione sull'evasione fiscale e contributiva, appena pubblicata dal Ministero dell'economia e delle finanze, a fronte di una riduzione del tax gap complessivo, ovvero la differenza tra il gettito stimato e quello effettivo delle principali imposte, si assiste ad un significativo aumento dell'evasione Irpef da parte di lavoratori autonomi e imprenditori individuali;
il suddetto andamento sarebbe attribuibile alla scarsa efficacia della fatturazione elettronica nel settore e la flat-tax, entrambi temi caratterizzanti l'impianto della recente legge n. 111 del 2023 (cosiddetto delega fiscale);
la comprensione di tali risultati sarebbe di grande ausilio sia per l'attuazione del PNRR sia per il disegno delle politiche anti-evasione che vanno perseguite nel prossimo futuro;
tale relazione, infatti, contribuisce al dibattito fornendo due ulteriori importanti indicazioni. La prima è che la fatturazione elettronica sembra avere avuto un impatto molto minore sull'emersione dei redditi di imprenditori individuali e lavoratori autonomi rispetto a quanto accaduto per le società di capitali. La seconda è che l'introduzione di regimi forfettari (come la cosiddetta flat-tax) ha spinto i lavoratori autonomi e gli imprenditori individuali ad adottare comportamenti manipolativi ed opportunistici: chi in precedenza dichiarava, fino al 2019, poco più di 30 mila euro o, dal 2019 al 2023, poco più di 65 mila euro, è stato spinto a dichiarare meno semplicemente per entrare nel regime che permette la tassazione agevolata al 15 per cento;
la relazione si limita a registrare queste manipolazioni constatando che il loro impatto tende a decrescere con l'innalzamento della soglia per la semplice ragione che ci sono più contribuenti nella parte bassa della distribuzione del reddito dichiarato. Pertanto l'effetto manipolativo netto si è ridotto con l'innalzamento della soglia semplicemente perché ci sono molti più contribuenti la cui dichiarazione si situa appena sopra i 30 mila euro rispetto agli autonomi e agli imprenditori che dichiarano valori di poco superiori a 65 mila euro;
la relazione, pertanto, non fornisce alcuna evidenza di un effetto emersione legato all'introduzione dei regimi forfettari rispetto all'applicazione dell'Irpef ordinaria, né vale a supportare argomenti a difesa del raggiungimento di un sistema impositivo personale ad aliquota unica;
alla luce di quanto riportato in premessa quale lettura intenda dare dei risultati della citata relazione e se ritenga ancora valide le adozioni di strumenti come lo split payment, la fatturazione elettronica e di altre simili iniziative di incentivo al l'adempimento spontaneo.
(5-01706)
Interrogazione a risposta scritta:
UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, commi da 98 a 108, della legge n. 208 del 2015 ha introdotto un credito di imposta a favore delle imprese che effettuano l'acquisizione di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia (ammissibili alle deroghe previste dall'articolo 107, paragrafo 3, lettera a, del Tfue) e delle regioni Molise e Abruzzo (ammissibili alle deroghe previste dall'articolo 107, paragrafo 3, lettera c, del Tfue), come individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2014-2020;
tali agevolazioni sono state da ultimo prorogate al 31 dicembre 2023 con la legge di bilancio 2023 (articolo 1, commi 265-266, legge 29 dicembre 2022, n. 197);
la norma si rivolge anche alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli, nel settore della pesca e dell'acquacoltura, e nel settore della trasformazione e della commercializzazione di prodotti agricoli, della pesca e dell'acquacoltura, per le quali gli aiuti sono concessi nei limiti e alle condizioni previsti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato nei settori agricolo, forestale e delle zone rurali e ittico;
le imprese che intendono avvalersi del credito d'imposta devono presentare apposita comunicazione all'Agenzia delle entrate. Le modalità, i termini di presentazione e il contenuto della comunicazione sono stati finora stabiliti annualmente con provvedimento del direttore dell'Agenzia medesima;
con provvedimento direttoriale prot. n. 188347/2023 del 1° giugno 2023, l'Agenzia delle entrate ha approvato il nuovo modello di comunicazione per la fruizione dei crediti d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno;
come specificato nel suddetto provvedimento «il Modello è inviato esclusivamente con modalità telematiche» e la «trasmissione telematica del Modello è effettuata utilizzando il software denominato “CIM23”, disponibile gratuitamente sul sito internet www.agenziaentrate.gov.it. a partire dall'8 giugno 2023»;
ad oggi, però, da ciò che risulta all'interrogante, le imprese appartenenti al settore dell'agricoltura, della pesca e acquacoltura risultano escluse dall'agevolazione in quanto il software utilizzabile non consente la compilazione della comunicazione per l'anno 2023;
si ricorda che i termini per la presentazione del modello di comunicazione per la fruizione dei suddetti crediti di imposta scadono il prossimo 31 dicembre 2023 –:
se intendano, per quanto di competenza, verificare il corretto funzionamento del software «CIM23» sulla piattaforma Sogei relativamente alle imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura;
se, in caso di accertato malfunzionamento, intendano intraprendere immediate iniziative ai fini dell'aggiornamento del software, nonché adottare urgenti iniziative normative volte a concedere una proroga dei termini per la comunicazione del modello di cui in premessa, al fine di consentire ai potenziali beneficiari di trasmettere le informazioni occorrenti in tempo utile e fruire dei crediti maturati.
(4-01997)
FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ
Interrogazioni a risposta immediata:
CARFAGNA, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO, SOTTANELLI, CASTIGLIONE e RUFFINO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto un investimento di 300 milioni di euro per utilizzare i beni confiscati alle mafie, al fine di potenziare i servizi e favorire l'inclusione; si tratta del più importante investimento in tale ambito degli ultimi 40 anni, da quando è in vigore la cosiddetta legge Rognoni-La Torre;
nel novembre 2021 l'Agenzia per la coesione territoriale ha pubblicato l'avviso per la presentazione dei progetti; tra i criteri premiati per i progetti era prevista la valorizzazione dei beni confiscati con finalità di centro antiviolenza per donne e bambini e case rifugio;
l'avviso ha visto un'alta partecipazione, in particolare da parte delle regioni Campania e Sicilia, e ha anche favorito un'accelerazione nel trasferimento delle proprietà confiscate alle amministrazioni territoriali, che hanno preparato i progetti, anche in collaborazione con il terzo settore;
il 19 dicembre 2022 è stato pubblicato il decreto del direttore generale dell'Agenzia per la coesione territoriale di approvazione del finanziamento degli interventi, cui è seguito il 21 marzo 2023 quello definitivo;
il cosiddetto «decreto Pnrr 2» aveva finanziato le spese iniziali di gestione dei beni vincitori del bando con una dotazione iniziale di 2 milioni di euro per il 2022;
nella proposta di rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza il Governo ha deciso di definanziare dalle risorse a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza la «Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie» per non meglio specificate criticità rispetto al cronoprogramma previsto connesse all'azione dei comuni, che peraltro si sarebbero potuti avvalere del supporto dell'Agenzia per la coesione territoriale, soppressa dall'articolo 50 del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13;
il potenziamento delle forme di assistenza per le donne vittime di violenza e per i loro figli, tramite il rafforzamento della rete dei servizi territoriali, è uno degli assi fondamentali del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne;
le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza avrebbero contribuito in modo sostanziale a tale obiettivo, finalizzando al supporto delle donne vittime di violenza beni sottratti all'economia criminale, mentre la decisione del Governo di rimodulare tale investimento ha determinato un quadro di grande incertezza circa gli strumenti e le modalità con cui portare a termine tali progetti –:
a seguito del definanziamento previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, se e con quali risorse verranno portati a termine i progetti per la riconversione degli stessi in centri antiviolenza e case rifugio, anche al fine di chiarire la situazione di incertezza in cui si trovano i comuni vincitori dei bandi.
(3-00846)
GHIO, FERRARI, FORATTINI, BRAGA, BOLDRINI, DI BIASE, MALAVASI, MANZI, BONAFÈ, CASU, CIANI, DE LUCA, DE MARIA, FORNARO, MORASSUT, TONI RICCIARDI e ROGGIANI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
la cronaca quotidiana ci riporta brutalmente alla necessità di mettere in campo e di rendere efficace il complesso sistema di misure di cui ci si è dotati per il contrasto alla violenza contro le donne, anche con l'ultima legge approvata n. 168 del 2023, che prevede, accanto al rafforzamento delle misure cautelari, il coinvolgimento degli operatori e dei professionisti che possono entrare in contatto con le vittime in un'apposita azione di formazione, di aggiornamento e di qualificazione, con natura continua e permanente al fine di mettere in atto una corretta gestione del fenomeno, nonché di permetterne una corretta lettura, necessaria a consentire un'efficace e tempestiva azione di contrasto della violenza di genere e domestica, affinché anche le organizzazioni responsabili possano coordinare efficacemente le loro azioni, anche operando in sinergia con i centri antiviolenza, gli ordini professionali, con la Conferenza delle regioni, con l'Anci, Upi, Uncem, con la Conferenza dei rettori, con la Scuola nazionale dell'amministrazione, con il Formez Pa e con le associazioni attive nel contrasto al fenomeno;
la citata legge n. 168 del 2023 non prevede, però, risorse finanziarie per tali attività formative, né per assunzione di personale specializzato nella rete antiviolenza, nelle procure e in nessun altro servizio pubblico dedicato;
il Governo, in sede di discussione parlamentare, si era impegnato a garantire lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie a tal fine nella legge di bilancio;
la rete antiviolenza evidenza, inoltre, la necessità di incrementare i fondi per la presa in carico delle donne e dei loro figli, per accompagnarle nei percorsi di autonomia abitativa e di inserimento lavorativo, anche attraverso il reddito di libertà, in ragione della sempre crescente domanda –:
se e quali iniziative di competenza siano state adottate o abbia intenzione di adottare, a partire dal primo provvedimento utile, sia sul piano finanziario, sia su quello organizzativo, al fine di incrementare le azioni di prevenzione e contrasto della violenza sulle donne e domestica e, in particolare, rispetto al finanziamento di formazione, aggiornamento e qualificazione del personale a carattere continuo e permanente.
(3-00847)
LUPI, SEMENZATO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO e TIRELLI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:
dall'inizio della XIX Legislatura, le politiche di contrasto della violenza contro le donne sono state al centro dell'agenda politica della maggioranza e del Governo;
la legge 24 novembre 2023, n. 168, recante «Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica», ha posto le basi per una più incisiva azione di prevenzione e contrasto del fenomeno;
anche sul lato delle risorse finanziarie, già a partire dalla legge di bilancio per il 2023, sono state date risposte efficaci al fine di rafforzare e potenziare quella rete territoriale di accoglienza che vede nei centri antiviolenza e nelle case rifugio il principale luogo dedicato alle donne che hanno avviato un percorso di uscita dalla violenza;
grazie all'impegno della maggioranza di Governo e, in particolare, del gruppo parlamentare Noi Moderati, la legge 29 dicembre 2022, n. 197, ha incrementato di 1.850.000 euro il Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza di cui all'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006;
l'organizzazione Action aid ha diffuso a parere degli interroganti informazioni discutibili e contraddittorie sui fondi stanziati dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, per il contrasto alla violenza sulle donne, informazioni che propongono un'analisi delle risorse investite che appare non congrua rispetto ai dati effettivi sui quali si richiede, dunque, una parola definitiva da parte del Governo;
i recenti fatti di cronaca, che hanno generato nell'opinione pubblica sgomento e preoccupazione, devono indurre le istituzioni a proseguire con sempre maggiore determinazione sulla strada della prevenzione e del contrasto del fenomeno;
il contesto sociale attuale richiede uno sforzo delle istituzioni per promuovere un'alleanza tra famiglie, scuola e reti sociali per promuovere il rispetto della dignità e della libertà dei cittadini sin dalla giovane età –:
quali iniziative di competenza, anche di carattere finanziario, abbia assunto e intenda assumere per potenziare le azioni di contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza domestica.
(3-00848)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SARRACINO e SCOTTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
vi è grande preoccupazione in merito alla situazione che riguarda il futuro dei punti vendita Ipercoop di Afragola e Nola in quanto il 24 novembre 2023 la società Gdm ha aperto la procedura di licenziamento per i lavoratori ivi impiegati;
suddetti punti sono di proprietà della società GDM in franchising per conto di Coop Alleanza 3.0, società che ha dichiarato lo stato di crisi con la collocazione in cassa integrazione straordinaria a 0 ore per 148 lavoratrici e lavoratori;
gli immobili appartengono ad altra società, la Igd, a sua volta controllata da Coop Alleanza 3.0;
tavolo aperto presso la regione Campania non ha purtroppo prodotto al momento alcun risultato evidenziando solo un rimpallo di responsabilità;
nel frattempo il comune di Afragola non ha rinnovato i permessi di concessione alla società di gestione;
il numero di occupati, in prevalenza donne, richiede un tempestivo intervento istituzionale al fine di verificare le possibili strade per scongiurare il licenziamento degli addetti;
le organizzazioni sindacali confederali di categoria hanno chiesto ufficialmente la convocazione di un tavolo da parte del Governo nazionale –:
se il Governo per quanto di competenza, intenda attivare con la massima celerità un tavolo di confronto con le società interessate e con le istituzioni competenti al fine di verificare la possibilità di bloccare le procedure di licenziamento e verificare soluzioni alternative con l'obiettivo di salvaguardare i livelli occupazionali.
(5-01712)
BAKKALI, GNASSI, ANDREA ROSSI, VACCARI, DE MARIA, MALAVASI, MEROLA, DE MICHELI e GUERRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
in data 2 dicembre 2023, la multinazionale austriaca Mayr Melnhof ha comunicato la chiusura dell'ex Farmografica di Cervia, storico stabilimento del territorio acquisito dal colosso del packaging nel 2022, interrompendo unilateralmente il confronto con le organizzazioni sindacali e mettendo a rischio licenziamento 92 dipendenti;
nei 6 mesi di stop all'attività produttiva causati dagli eventi alluvionali di maggio 2023, lavoratori e lavoratrici hanno continuato a lavorare per ripristinare l'agibilità dello stabilimento. Quando i dipendenti sono stati messi in cassa integrazione ordinaria, gli uffici amministrativi hanno continuato a mantenere viva l'attività aziendale;
l'azienda avrebbe beneficiato degli ammortizzatori sociali messi a disposizione dallo Stato italiano e incassato rimborsi da un'assicurazione aziendale che ha garantito ristori a copertura dei danni subiti e del mancato fatturato;
la decisione di Mayr Melnhof costituisce l'unico caso in Romagna di realtà produttiva industriale ad aver annunciato la chiusura a seguito dell'alluvione, decisione che appare giustificata, piuttosto, dalla prospettiva di delocalizzare permanentemente all'estero in luoghi dove attende di trarre maggiore profitto;
il sindaco del comune di Cervia, il presidente della provincia di Ravenna, e l'amministrazione regionale, attivatisi immediatamente per aprire un dialogo con l'azienda e salvare questa realtà produttiva e occupazionale, hanno rilevato la sostanziale indifferenza della multinazionale ad ogni sollecito a valutare la possibilità di accedere ad ulteriori misure di sostegno o ristoro;
comune, provincia e regione hanno richiesto un vertice con il commissario straordinario per la ricostruzione, generale Francesco Paolo Figliuolo, per discutere della possibilità, per un eventuale azienda subentrante, di accedere al supporto e alle risorse della struttura commissariale –:
se si intenda aprire un tavolo di crisi che preveda la partecipazione degli enti locali coinvolti, della regione, del commissario straordinario per la ricostruzione, generale Francesco Paolo Figliuolo e delle organizzazioni sindacali;
se, per quanto di competenza, si intendano adottare iniziative affinché le risorse che l'azienda ha ottenuto dall'assicurazione come risarcimento in seguito all'alluvione possano essere impiegate nel sostegno e indennizzo di lavoratori e lavoratrici;
se si intenda garantire a lavoratori e lavoratrici la massima tutela e il continuato accesso alla cassa integrazione;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del fatto che l'azienda, dopo aver chiesto e ottenuto della Camera di commercio fondi messi a disposizione delle aziende perché si risollevassero e continuassero a contribuire allo sviluppo del territorio, abbia deciso di delocalizzare e quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda porre in essere per scongiurare ovvero sanzionare tale comportamento;
se si intenda agire per assicurare l'accesso ai fondi disponibili per il contrasto alla delocalizzazione ad eventuali aziende italiane interessate a subentrare a Mayr Melnhof per garantire continuità produttiva ed occupazionale.
(5-01715)
Interrogazione a risposta scritta:
APPENDINO e IARIA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel corso di un incontro istituzionale con la Presidente del Consiglio dei ministri italiana Giorgia Meloni, a Belgrado, il Presidente serbo Aleksandar Vucic ha annunciato che Stellantis inizierà la produzione della Panda elettrica in Serbia e ha espresso gratitudine per l'investimento italiano nel Paese, avvenuto anche attraverso il gruppo Cassa depositi e prestiti (Cdp) tramite Simest;
nel 2022, la produzione di auto in Italia è scesa a 473.194 unità, posizionando il Paese all'ottavo posto in Europa;
il gruppo Stellantis ha manifestato la disponibilità a raddoppiare la produzione in Italia a 1 milione di autovetture, condizionando questa possibilità agli incentivi governativi;
i sindacati hanno già espresso preoccupazione per la strategia di Stellantis e per le decisioni del gruppo che vengono prese senza un'interlocuzione con i sindacati e non vanno in una direzione di investimenti in ricerca e sviluppo per la mobilità sostenibile e di tutela verso i siti produttivi italiani –:
se corrisponda al vero e quali siano i dettagli dell'investimento di Cassa depositi e prestiti (Cdp) in Serbia;
se e in quali modalità i rappresentanti sindacali siano stati coinvolti nel processo decisionale;
se sia in atto e a che punto sia l'interlocuzione del Ministero delle imprese e del made in Italy con Stellantis, in avvicinamento al tavolo di discussione fissato per il 6 dicembre 2023, riguardo i progetti futuri del gruppo per le linee produttive e gli stabilimenti italiani;
se siano previste e quali siano le condizioni di garanzia occupazionale di ricerca, sviluppo, progettazione e produzione a fronte di un investimento di risorse pubbliche governative.
(4-01996)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:
la società Enav garantisce, nell'ambito del mercato regolato a livello europeo, i servizi di navigazione aerea in Italia tramite i 45 aeroporti e i 4 centri di controllo di area (Acc) dislocati sul territorio nazionale, erogando i propri servizi in Italia sotto la vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del regolatore nazionale Enac. È quotata alla Borsa di Milano dal 2016, caso unico nel contesto mondiale per i servizi di gestione del traffico aereo, con un flottante del 46,7 per cento circa. Il socio di maggioranza con il 53,3 per cento del capitale è il Ministero dell'economia e delle finanze. Per statuto la sua missione è: «Garantire la sicurezza ai passeggeri che volano nei cieli italiani e contribuire alla crescita del trasporto aereo nazionale ed europeo con efficienza e innovazione»;
con il piano industriale 2018-2022 l'Enav ha preannunciato la propria volontà di riconvertire l'unico Acc del Sud Italia, collocato a Brindisi, spostandone i servizi Acs (controllo degli aeromobili in fase di crociera) a Roma. Tale piano, rallentato dell'emergenza Covid, è stato confermato dall'attuale dirigenza e prevede il «consolidamento» dei servizi di rotta attraverso la riduzione degli Acc italiani da 4 a 2. Questa previsione sarà progressivamente attuata nei primi mesi del 2024, per essere pienamente operativa a decorrere dal 13 giugno 2024, lo stesso giorno in cui l'Italia ospiterà il G7;
su tale impostazione va osservato quanto segue:
l'accorpamento prevede il trasferimento dell'erogazione dei servizi per circa il 40 per cento dello spazio aereo di attuale competenza, e ben più in termini di volato. Una scelta organizzativa controcorrente rispetto alle decisioni adottate dai provider europei di Spagna, Francia, Germania che mantengono un assetto organizzativo con una media 5 Acc ciascuno anziché 2 singoli Acc di enormi dimensioni cui affidare la gestione del traffico aereo della totalità della penisola. Roma dovrebbe controllare 730.000 chilometro quadrato di spazio aereo;
l'iniziativa del cosiddetto cielo unico europeo (CUE) è stata avviata nel 1999 con l'obiettivo di migliorare le attività di gestione del traffico aereo (Atm) triplicare la capacità dello spazio aereo, dimezzare i costi, migliorare la sicurezza e ridurre del 10 per cento l'impatto del trasporto aereo sull'ambiente. Nessun documento europeo impone la chiusura/accorpamento di Acc, rimanendo tale eventualità di competenza di ogni singolo Stato;
la conferenza europea dell'aviazione civile (Ecac) ed Eurocontrol hanno previsto per l'Italia un ritorno nel 2023 ai valori di traffico del 2019. Una piena ripresa del traffico passeggeri è attesa ora nel 2024 (+1,4 per cento). Il traffico passeggeri entro il 2027 sarà pari al +9,2 per cento rispetto ai livelli pre-pandemia;
l'iniziativa di accorpare i centri di controllo appare un controsenso rispetto al crescente traffico aereo. Si tratta di una decisione che espone il Paese ad un dimezzamento delle capacità di recovery del sistema di sorveglianza aerea nazionale in caso di avarie. L'elenco delle avarie degli Acc italiani è consistente, anche a causa della vetustà del sistema operativo CDS2000 Open. La riduzione degli Acc avrebbe effetti esponenziali. All'avaria totale dei sistemi della giornata del 28 agosto 2023 a Londra, con il loro singolo Acc, si è contrapposto quanto accaduto in contemporanea a Roma, dove gli altri 3 Acc oggi presenti hanno evitato il blocco, sopperendo Roma nella gestione del traffico e dei ritardi;
la scelta fatta appare priva di logica sotto il profilo aziendale perché Enav negli ultimi anni, nonostante i problemi creati dalla pandemia, ha sempre realizzato consistenti profitti, non sempre reinvestiti per incrementare efficacia ed affidabilità del sistema di controllo del traffico aereo;
tale scelta contrasta altresì con gli obblighi statutari di Enav, in quanto il piano si concentra su obiettivi terzi, invece di concentrarsi sul core business, ad esempio colmando i vuoti di organico e dotando i controllori del traffico aereo italiani di un sistema operativo aggiornato e potenziato come hanno già fatto tutti gli altri provider europei;
il centro controllo d'area (Acc) di Brindisi, con un organico di circa 170 dipendenti di alta professionalità, oltre al personale militare AM (circa 70) presente per i compiti di difesa aerea (Sccam), nonostante sia sotto organico, ha la più alta produttività fra i quattro Acc italiani, con percentuali di incremento di traffico gestito (2019) pari a più del doppio rispetto agli altri centri;
inoltre la sua presenza al Sud ha consentito di accedere ai Fondi UE destinati ai programmi di sviluppo regionali quali Fesr e Pon infrastrutture. Dal 2015 Enav ha ricevuto da questi fondi a vincolo di destinazione territoriale circa 34 milioni di euro, dei quali 25,5 provenienti dall'Unione europea e altri 8,5 dal fondo di rotazione;
avverso il suo accorpamento con Roma si sono schierate le istituzioni regionali, la gran parte dei parlamentari pugliesi e le rappresentanze sindacali. Unanimemente questi soggetti hanno contestato i contenuti del piano, che è apparso insufficiente a impedire la perdita di competenze professionali la dequalificazione dell'Acc che verrebbe utilizzato per la gestione dei segnali remotizzati (Rtcc) di alcune torri di controllo minori del Mezzogiorno;
la sicurezza dello spazio aereo nazionale, servizio pubblico essenziale, appare essere in contrasto con la forma giuridica di società per azioni che Enav ha assunto e che è già stata oggetto di numerose interrogazioni parlamentari –:
se i Ministri interpellati, e in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze quale azionista di maggioranza, non intendano assumere le iniziative di competenza al fine di:
a) intervenire sul piano industriale Enav allo scopo di mantenere e potenziare l'Acc di Brindisi in termini di ampliamento dell'attuale area di responsabilità, anche usufruendo delle opportunità di investimento che offre la recente creazione della Zes Sud e mantenendo il ruolo finora svolto dal centro per la sperimentazione e verifica operativa delle nuove tecnologie realizzate anche attraverso i fondi europei;
b) garantire, per quanto riguarda il controllo del traffico aereo, il livello di ridondanza collaudato dalla compresenza di più Acc, in grado di gestire situazioni di contingenza (failures) e il previsto aumento del traffico aereo;
c) rivedere l'assetto di Enav, valutando l'opportunità di renderlo nuovamente un ente pubblico economico senza scopo di lucro.
(2-00288) «D'Attis, Caroppo, Congedo, De Palma, Di Mattina, Iaia, Maiorano».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
CORTELAZZO, DE PALMA, MAZZETTI e BATTISTONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nel tardo pomeriggio del 27 novembre 2023 sulla strada statale n. 100 «Di Gioia del Colle», all'altezza della galleria fra Massafra e Mottola (Taranto) un incidente automobilistico tra due auto ha fatto perdere la vita a 4 persone, tra cui 3 militari. Si registrano anche tre feriti in condizioni critiche. Lo scontro frontale è avvenuto su un tratto rettilineo e in condizioni ambientali non problematiche;
i militari che hanno perso la vita sono Cosimo Aloia, Alberto Battafarano e Domenico Ruggiero, effettivi del 7° Reggimento Bersaglieri di Altamura (Bari). Generale il cordoglio delle forze armate e delle Istituzioni. Il personale dell'Esercito sta fornendo supporto logistico e psicologico alle famiglie dei militari;
si ripropone il problema della pericolosità della strada statale n. 100, un'arteria fondamentale che collega Bari con Taranto. La mancanza di uno spartitraffico centrale, oltre che il mancato allargamento dell'arteria stradale, comporta che una semplice distrazione possa trasformarsi in tragedia;
poche ore dopo, a pochi chilometri dal luogo del precedente sinistro, un altro incidente ha coinvolto un tir e un furgone, per fortuna senza vittime. In una riunione presso la prefettura di Taranto è stata constatata l'elevata incidentalità di alcuni tratti della statale n. 100;
possibili interventi da realizzare nel breve periodo, allo scopo di mitigare tale fenomeno, possono consistere nel rifacimento della segnaletica, nella realizzazione di rotatorie in corrispondenza di incroci potenzialmente pericolosi e nell'installazione di nuovi dispositivi per la rilevazione a distanza di velocità;
in definitiva gli interventi dovranno consistere nell'installazione di uno spartitraffico centrale e nel miglioramento delle carreggiate di tutta la tratta stradale, da considerarsi ormai di concezione costruttiva e di dotazione di sicurezza ormai superate;
l'obiettivo prioritario è quello di definire azioni concrete e, nel più breve tempo possibile, avviare i lavori utili a mettere fine al susseguirsi di queste tragedie e a dare maggiore sicurezza agli automobilisti che ogni giorno percorrono la statale n. 100 –:
quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per completare le opere di messa in sicurezza della strada statale n. 100 «Di Gioia del Colle», eventualmente nominando un commissario straordinario per velocizzarne l'esecuzione, valutando, nelle more del completamento delle opere, una eventuale riduzione dei costi autostradali della Taranto-Bari, per favorirne l'utilizzo da parte degli utenti.
(5-01707)
ILARIA FONTANA, CHERCHI, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la strada statale n. 392 del Lago Coghinas, il secondo più grande della Sardegna, è una strada statale di rilevanza regionale che collega il centro Sardegna con la città di Tempio;
il suo tracciato, impervio e curvilineo, parte da Tempio e, dopo aver superato il passo del Limbara e lambito la sponda occidentale del Lago Coghinas, digrada fino ad Oschiri;
lungo questa strada sussiste il Ponte Diana che, di fatto, favorisce il collegamento tra le due sponde del lago, risultando vitale per il passaggio veicolare da Oschiri a Tempio e viceversa;
oltre il ponte risiedono un centinaio di abitanti, tra cui titolari di aziende agricole o commerciali e lo stesso ponte rappresenta un'arteria fondamentale per raggiungere l'Ospedale di Ozieri;
l'8 giugno 2022 Anas spa ha chiuso al traffico, in via precauzionale, in entrambe le direzioni il ponte Diana, nel territorio comunale di Oschiri;
la chiusura si è resa necessaria poiché «a seguito dell'ispezione periodica eseguita da una società specializzata è stato riscontrato un peggioramento delle condizioni di conservazione e funzionalità della struttura. Pertanto, per garantire la sicurezza dell'utenza stradale è stata disposta l'interdizione della circolazione. L'opera era infatti costantemente monitorata a seguito delle criticità statiche emerse nelle ispezioni precedenti e per le quali erano già in vigore limitazioni al transito»;
inoltre, entro il mese di luglio 2023 sarebbe stato necessario procedere all'abbassamento del livello dell'invaso, fino a una quota di 152 metri mediante svuotamento controllato per intervenire sui piloni;
tale intervento, iniziato a maggio 2023, causò il riversamento in mare nella bassa Coghinas di una massa fangosa, procurando allarme e proteste tra gli operatori turistici locali;
infatti, nello stesso periodo, gli imprenditori del posto hanno dichiarato che le disdette e le cancellazioni hanno sfiorato l'80 per cento;
a luglio 2023 i lavori sono stati sospesi causando disagi e giustificate proteste non solo tra i residenti nelle zone limitrofe, ma tra tutti coloro che per motivi personali o di lavoro sono stati costretti a rinunciare agli abituali spostamenti;
con l'approssimarsi della stagione delle piogge l'invaso tenderà a riempirsi e il livello dell'acqua tornerà a salire, pertanto occorre procedere urgentemente all'ultimazione dei lavori ormai non più procrastinabili –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché il Ponte Diana sul lago del Coghinas venga finalmente riaperto al transito e restituito alla collettività, interrompendo così un disagio che si è prolungato per troppo tempo.
(5-01708)
SIMIANI, ASCANI, MANZI, CURTI, FOSSI e BOLDRINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'itinerario E78 Grosseto-Fano è parte del corridoio stradale costituito dalla Strada di grande comunicazione (SGC) E78 Grosseto-Fano, inserita nella Rete stradale transeuropea comprehensive;
si tratta di una direttrice strategica che collega la costa tirrenica a quella adriatica della Penisola, con un tracciato che ha origine sulla Via Aurelia all'altezza di Grosseto e si conclude sull'autostrada A14 Adriatica, in corrispondenza del casello di Fano, nelle Marche. La lunghezza complessiva del collegamento è di circa 270 chilometri (171 chilometri ultimati ed in esercizio) di cui il 65 per cento in Toscana, il 30 per cento nelle Marche e il 5 per cento in Umbria. Lungo il suo tracciato, la E78 collega le città di Grosseto, Siena e Arezzo in Toscana, Urbino e Fano nelle Marche ed interseca la E4S (tra Toscana e Umbria) e la fondovalle del Metauro in provincia di Pesaro e Urbino;
inoltre, l'itinerario ha la funzione di consentire adeguate connessioni tra porti di prima categoria: Livorno e La Spezia sulla costa tirrenica, Ancona e Ravenna su quella adriatica;
il piano degli interventi infrastrutturali commissariati ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019 riguarda il completamento dei tratti mancanti, attraverso 11 interventi con diverso livello progettuale;
in un'ottica di programmazione degli interventi necessari alla realizzazione delle opere infrastrutturali, la legge di bilancio 2023 (n. 197 del 2022) ha previsto, per il completamento della strada statale 106 jonica, uno stanziamento pluriennale di 3 miliardi e l'adozione di un decreto ministeriale per l'individuazione delle tratte – lotti funzionali – da finanziare con dette risorse, delle modalità di erogazione e dei casi di revoca delle stesse, da emanare sulla base delle indicazioni fornite dal Commissario straordinario riguardo lo stato di avanzamento di ciascun lotto, i relativi costi, le risorse già disponibili, nonché il cronoprogramma procedurale e finanziario –:
se, per garantire il completamento dell'E78 Grosseto Fano, intenda adottare le iniziative di competenza volte a stanziare risorse pluriennali per finanziare i lotti funzionali sulla base di un quadro completo e aggiornato dei lotti in corso di realizzazione e da realizzare fornito dal Commissario straordinario, similmente a quanto già avvenuto per la realizzazione della strada statale jonica, in un'ottica di programmazione delle risorse funzionale alla concreta realizzazione delle opere pubbliche infrastrutturali.
(5-01709)
BONELLI e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
con decreto ministeriale n. 271 del 2019 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di assegnazione delle risorse destinate alla progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese, veniva finanziato l'intervento «Nuovo terminal Montiron comprensivo dello scavo del canale di collegamento tra le isole di Burano-Mazzorbo-Torcello e il Montiron», del comune di Venezia;
con determina dirigenziale n. 1511 dell'11 agosto 2021 il comune di Venezia disponeva l'aggiudicazione al costituente raggruppamento d'imprese R.T.I F&M Ingegneria Spa (mandataria) della gara per l'affidamento d'incarico di redazione del progetto di fattibilità tecnico ed economica relativo al nuovo terminal Montiron;
l'intervento prevede lo scavo di un canale di navigazione nella laguna nord di Venezia, per consentire il transito di mezzi di medio-grandi dimensioni, nonché la realizzazione di un terminal per l'interscambio intermodale in terraferma;
l'area dell'intervento si colloca ai margini della Palude della Cona, con barene primarie tra le meglio conservate di tutta laguna, alle foci del fiume Dese, con rari canneti ad acqua salmastra, rifugio di centinaia di esemplari di avifauna selvatica. L'ambito interessato è interamente ricompreso nella ZPS IT 3250046 – Laguna di Venezia della Rete europea «Natura 2000» istituita dalla Commissione europea con direttiva 2009/147/CE «Uccelli» ed è oggetto di regime di tutela e conservazione della Biodiversità;
la realizzazione dell'intervento rischia di pregiudicare in maniera irreversibile le specificità ambientali dell'area, contraddistinta dall'integrità del tessuto barenicolo e dalla presenza del peculiare ecosistema di acqua dolce e salata tipico dei sistemi lagunari, che assicura particolari condizioni di biodiversità, facilmente alterabili;
le asserite necessità di garantire il collegamento tra terraferma e isola di Burano per la popolazione residente, previste dal PUMS del comune di Venezia, possono essere assicurate attraverso il collegamento acqueo diretto con l'aeroporto Marco Polo, utilizzando canali di navigazione già esistenti, come previsto nel 2004 dalla variante al PRG per la Laguna e le isole Minori, approvata dalla regione Veneto nel 2010 –:
se non si ritenga di assumere ogni iniziativa, per quanto di competenza, al fine di evitare l'attuazione dell'intervento di collegamento tra l'isola di Burano e la terraferma in località Montiron, che rischia tra l'altro di compromettere l'habitat lagunare.
(5-01710)
IAIA, MATTIA, FOTI, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
un ulteriore gravissimo incidente si è verificato nei giorni scorsi, sulla Statale 100 di Gioia del Colle, all'altezza della galleria fra Massafra e Mottola, in provincia di Taranto. Uno scontro frontale che ha causato quattro morti e tre feriti;
si tratta dell'ennesimo episodio di incidente mortale accaduto in questa strada, la quale necessita di lavori di ammodernamento per aumentare la sicurezza dei viaggiatori;
si fa un esempio del degrado in cui versa citando il chilometro 63, all'altezza della galleria Mauro, interessato da lavori di ristrutturazione per le precarie condizioni della soffittatura, il rifacimento dell'impianto di illuminazione e la necessità di interventi per fermare le infiltrazioni di acqua piovana. Il cantiere aperto restringe la strada in entrambe le direzioni di marcia, fatto che non garantisce il livello di sicurezza adeguato e necessario;
al chilometro 59,9, quello dove è avvenuto anche l'ultimo incidente plurimortale, la mancanza di spartitraffico, un percorso denso di curve pericolose nonché in pendenza, fatto che rende ancor più difficoltosa la guida, è causa frequente di incidenti generati da veicoli che invadono le corsie di marcia in senso opposto;
manca un adeguato spartitraffico centrale e quattro corsie su tutto il tragitto, motivo dei troppi incidenti frontali mortali. Talmente numerosi che hanno fatto ribattezzare la strada come «Statale della morte»;
nel febbraio 2023 è stato chiesto il commissariamento dei lavori per far assumere carattere di priorità all'opera di ampliamento a quattro corsie della strada, in particolare nel tratto successivo a Gioia del Colle, quello dove è avvenuto l'ultimo incidente. I lavori di completamento e messa in sicurezza sono particolarmente necessari dal chilometro 44+500 al chilometro 53+600, San Basilio, e nei due snodi San Basilio-Mottola e Massafra-Taranto;
il tratto è stato inserito nel nuovo Piano regionale dei trasporti ma mancano le risorse essenziali, ovvero i finanziamenti pubblici, anche solo per la progettazione iniziale, perché non è stato ancora sottoscritto il contratto di programma con Anas, il cui termine era previsto per il 30 giugno 2023. Quindi non ci sono ancora disponibilità finanziarie per gli interventi necessari alla messa in sicurezza della Statale 100 di Gioia del Colle. Tutto ciò accade mentre prosegue imperterrita la perdita evitabile di vite umane –:
quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire i fondi, quindi i lavori necessari alla messa in sicurezza e all'ammodernamento della Statale 100 di Gioia del Colle.
(5-01711)
Interrogazione a risposta scritta:
SANTILLO, IARIA, TRAVERSI, CANTONE e FEDE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la disciplina in materia di servizi pubblici di trasporto passeggeri su strada e per ferrovia è normata dal regolamento (CE) n. 1370 del 2007 che è stato modificato l'ultima volta dal regolamento (UE) 2016/2338;
il regolamento sugli obblighi di servizio pubblico (Osp) stabilisce le condizioni alle quali agli operatori del trasporto possono essere riconosciuti compensazione o diritti di esclusiva da parte dell'autorità pubblica per fornire servizi di trasporto pubblico di interesse generale, ma che altrimenti non sarebbero gestibili secondo la logica commerciale. Definendo obblighi per il servizio pubblico, le autorità mirano a garantire che i passeggeri possano accedere a servizi di trasporto pubblico di passeggeri che siano sicuri, efficienti, attraenti e di alta qualità;
tra i vari aspetti che vengono normati c'è quello della durata, che non deve essere superiore a dieci anni per i servizi di trasporto con autobus e a 15 anni per i servizi di trasporto per ferrovia o altri modi di trasporto su rotaia;
il regolamento (UE) 2016/2338 ha modificato il regolamento precedente introducendo il principio di aggiudicazione competitiva anche per gli appalti di servizio pubblico nel settore ferroviario, che era stato precedentemente escluso. Sono stati concessi lunghi periodi di transizione, per consentire alle autorità e agli operatori di adeguarsi alle nuove disposizioni;
l'aggiudicazione diretta di contratti ferroviari rimane possibile in circostanze eccezionali e ben definite, in particolare quando:
a) è giustificata dalle caratteristiche strutturali e geografiche del mercato e della rete interessati (dimensione, caratteristiche della domanda, complessità della rete, isolamento tecnico e geografico, tipo di servizi);
b) tale contratto si traduca in un miglioramento della qualità dei servizi o dell'efficienza in termini di costi, o di entrambi, rispetto al contratto di servizio pubblico aggiudicato in precedenza;
c) il volume del contratto è di modesta entità, ovvero:
I) il valore annuo medio stimato è inferiore a 7.500.000 euro l'anno, oppure inferiore a 500.000 chilometri l'anno;
II) il regolamento europeo prevede che le assegnazioni incondizionate e dirette di contratti di servizio pubblico nel settore ferroviario non saranno più possibili a partire dal 25 dicembre 2023;
l'attuale Cds è stato firmato il 19 gennaio 2017 in assegnazione diretta e prevede una durata decennale, ovvero per tutta la durata dell'orario ferroviario 2026, impegnando Trenitalia ad avviare un processo di rinnovo della flotta;
la copertura finanziaria annua è passata da 242 milioni di euro del 2016 a 357 milioni di euro nel 2018, quindi pari al 4760 per cento rispetto ai 7,5 milioni di euro indicati dalla norma europea;
la produzione annua prevista è di 25,1 milioni di treno-chilometri, ovvero il 5020 per cento rispetto ai 0,5 milioni di treno-chilometri indicati nella suddetta norma;
i più recenti rotabili impiegati nel servizio universale hanno una età superiore a 25 anni, in alcuni casi di oltre 40 anni, seppur più volte rinnovati;
solo nel 2023 è stato finalizzato un primo ordine di 70 carrozze per servizi notturni, e solo a seguito di iniziative prese nella XVIII legislatura; l'attuale dotazione è di 900 carrozze, di cui 330 per il servizio notte –:
se il Ministro interrogato intenda rinnovare in affidamento diretto il contratto di servizio con Trenitalia, e per quanto tempo;
se non ritenga urgente avviare un tavolo di concertazione con gli stakeholders affinché si programmi un'offerta congrua alle necessità e alle finalità di mobilità nazionale, obiettivo del contratto di Osp relativo ai servizi universali, ove non coperti dai servizi a mercato;
se non ritenga utile per migliorare i servizi, alla scadenza del 2026, avviare per tempo una o più gare europee per il rinnovo di detto contratto, prevedendo all'interno del nuovo contratto il mantenimento degli attuali livelli occupazionali del personale, con particolare riferimento ai servizi notte.
(4-01999)
INTERNO
Interrogazioni a risposta immediata:
BORDONALI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la sera del 2 dicembre 2023 a Parigi, poco distante dalla Tour Eiffel, un ventiseienne francese, di origine iraniana, al grido di «Allah Akbar» ha assalito e ucciso a colpi di martello un giovane turista tedesco-filippino, ferendo gravemente la compagna di quest'ultimo e altri passanti che erano intervenuti per difenderlo;
secondo quanto riferito dalla stampa, l'aggressore, già schedato come soggetto ritenuto «a rischio radicalizzazione» a seguito di una precedente condanna nel 2016 per associazione a delinquere finalizzata alla preparazione di un atto terroristico, è stato arrestato dalla polizia, ma dalle indagini ancora in corso sta emergendo che lo stesso avesse legami con numerosi altri terroristi islamici;
il grave attentato ha profondamente scosso l'opinione pubblica e la Francia, ancora sotto choc per l'omicidio di un insegnante ad Arras il 13 ottobre 2023 per mano di un altro estremista islamico e per il feroce attacco, quello avvenuto pochi giorni fa, tra il 18 e 19 novembre 2023, nel piccolo borgo di Crepol;
dopo i gravissimi fatti accaduti in Francia e ancora prima a Bruxelles con l'uccisione a ottobre 2023 di due tifosi svedesi, in tutta Europa gli Stati stanno rafforzando le misure di prevenzione e sicurezza per la concreta e grave preoccupazione di ulteriori attentati terroristici di matrice islamista, in particolare dopo l'inizio del conflitto in Medio Oriente;
anche l'Italia non fa eccezione, come dimostrano gli ultimi arresti condotti dalla Polizia di Stato a Brescia, dove lunedì 4 dicembre 2023 sono stati fermati due uomini, un cittadino pakistano e uno naturalizzato italiano di origine pakistana, accusati di diffondere contenuti jihadisti con finalità di proselitismo, riconducibili alle organizzazioni terroristiche Jihad islamica palestinese, Stato islamico e Al-Qaeda;
grazie all'altissimo livello di allerta finora tenuto dal Ministero dell'interno e all'attività dell'intelligence italiana e delle forze dell'ordine, è stato possibile, ancora una volta, neutralizzare una minaccia interna prima che diventasse tragicamente operativa –:
quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare avverso il rischio di infiltrazioni e attentati terroristici di matrice islamica in Italia, anche alla luce dell'ultimo e tragico attentato di Parigi.
(3-00840)
ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, PENZA e RICCARDO RICCIARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
divulgati dagli organi della stampa, si apprendono nuovi e preoccupanti dettagli inerenti alla delocalizzazione di migranti richiedenti asilo, soccorsi esclusivamente in mare da mezzi navali militari esclusivamente italiani, in due strutture situate in Albania, da realizzare o riqualificare a spese dell'Italia;
si prefigurerebbe un impegno economico-finanziario per il nostro Paese completamente diverso da quello finora conosciuto ed esposto dal Governo, con un impatto ben più pesante sulla finanza pubblica e costi esorbitanti e inspiegabili rispetto allo scopo;
i costi risulterebbero lievitati – 100 milioni di euro per il 2024, 50 milioni di euro per ciascuno degli anni successivi – e la capienza delle strutture decisamente ridotta, dai tremila previsti a 720 posti nel 2024;
sorprende, per le finalità alternative a cui quelle somme potrebbero essere destinate, e preoccupa, per l'impatto sulla finanza pubblica, l'entità dei suddetti costi per l'approntamento di due strutture – che fungerebbero, l'una, da hotspot, e l'altra, da centro di permanenza per i rimpatri – in particolare a fronte del fatto che tutti i nove centri di permanenza per i rimpatri già operativi nel territorio nazionale sono costati 52 milioni di euro complessivi nell'arco degli ultimi 4 anni;
preme agli interroganti segnalare, altresì, la realizzazione già prestabilita di centri di permanenza per i rimpatri in ciascuna regione italiana, di nuovi hotspot e di nuove strutture governative, anche temporanee, nonché l'incongruenza della delocalizzazione espressa di richiedenti asilo ai quali, nel caso di positivo riconoscimento, sarebbe concesso di lavorare nel nostro Paese e ben potrebbero integrare le esigenze dei datori di lavoro italiani, aziende e famiglie, che hanno richiesto, nel complesso, 600.000 lavoratori stranieri, a fronte di ingressi, autorizzati dal cosiddetto «decreto flussi», pari a 136.000;
preme, altresì, segnalare che i mezzi finanziari impiegati in Albania potrebbero essere utilizzati nella riqualificazione di strutture e immobili pubblici sul suolo nazionale, anche a favore degli alloggi di servizio delle forze dell'ordine o comunque a sostegno di altre finalità e scopi benefici per la collettività –:
se, per quanto di competenza, non intenda considerare il così rilevante dispendio di mezzi finanziari per la delocalizzazione di due strutture all'estero ove detenere i richiedenti asilo, al fine di destinarlo al potenziamento di strutture di servizio, di presidi e unità di personale delle forze di polizia sul territorio nazionale, anche a fronte dei dati relativi all'anno in corso che ha visto, per la prima volta dal 2013, un forte incremento della criminalità predatoria.
(3-00841)
BORRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da un servizio della trasmissione Report andato in onda nel novembre 2022 è ritornata all'attenzione la vicenda della chiesa cinquecentesca di San Biagio ai Taffettanari e della sua canonica site nel centro storico di Napoli;
la chiesa risulta chiusa dall'inizio del 2020, mentre la canonica, un palazzo di quattro piani, risulta da anni occupata abusivamente da appartenenti alla famiglia Macor, di cui diversi componenti sono stati condannati o sono imputati per gravi reati e alcuni sono sottoposti agli arresti domiciliari proprio nell'immobile occupato;
la vicenda è significativa di situazioni anche emblematiche in cui appare la debolezza del ripristino della legalità, in una città purtroppo caratterizzata da una diffusa e pervadente presenza della criminalità organizzata;
nel gennaio 2023 era già stata presentata un'interrogazione sulla vicenda, la quale nonostante i solleciti non ha mai avuto risposta;
la proprietà della canonica, come precisato dall'arcidiocesi di Napoli nel citato servizio, risulta essere l'Opera Pia Chiesa di San Biagio ai Taffettanari, riconducibile a una fabbriceria. Le fabbricerie sono enti amministrati dalle prefetture, «ma né in prefettura, né al Ministero dell'interno, la fabbriceria sopra menzionata risulta essere presente in elenco, nonostante siamo in possesso dei decreti di nomina della prefettura di Napoli per la scelta degli amministratori tra i membri del clero dell'arcidiocesi di Napoli»;
le prime segnalazioni alla soprintendenza in merito ad un'occupazione abusiva risalgono al 2012 da parte di Italia nostra di Napoli; a tali segnalazioni faceva seguito un sopralluogo con la presenza di funzionari della soprintendenza e della curia, ma non si sono avute mai notizie di provvedimenti consequenziali adottati;
desta stupore e sconcerto che si assista alla totale inerzia da parte delle autorità preposte di fronte all'occupazione abusiva di un immobile da parte di pluripregiudicati per gravi reati – il quale, peraltro, secondo la Curia sarebbe nella disponibilità del patrimonio dello Stato – di enorme pregio storico e artistico, nonché all'inerzia rispetto alla necessità di ripristinare la legalità anche come elemento di presenza e attenzione dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata –:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, anche tramite la prefettura di Napoli, per accertare la proprietà della canonica adiacente alla Chiesa di San Biagio ai Taffettanari di Napoli e affinché venga liberata dagli attuali occupanti abusivi, pluripregiudicati per gravi reati, e il bene venga restituito alla collettività, ripristinando così la legalità.
(3-00842)
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, KELANY, DE CORATO, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato per il 5 dicembre 2023 il disegno di legge di ratifica del Protocollo d'intesa tra Italia e Albania sulla gestione dei migranti, siglato il 6 novembre 2023 tra il Presidente del Consiglio dei ministri italiano e il Premier albanese Edi Rama;
il Protocollo d'intesa consente, tra le altre cose, di trattenere ai fini dei rimpatri e delle procedure accelerate di frontiera fino a trentaseimila migranti all'anno in territorio albanese, al fine di decongestionare il sistema italiano di prima accoglienza e alleviare la pressione migratoria sull'Italia;
il Protocollo d'intesa prevede che all'Italia sarà concesso l'utilizzo del porto di Shengjin, sulla costa a nord di Durazzo, e dell'area di Gjader, tra le città di Lezha e Scutari, per realizzare, a proprie spese, due strutture di ingresso e accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare, per espletare celermente le procedure di trattazione delle domande di asilo o eventuale rimpatrio;
in particolare, a Shengjin saranno effettuate le procedure di sbarco e identificazione e sarà realizzato un centro di prima accoglienza e screening, mentre a Gjader sarà creata una struttura sul modello dei centri di permanenza per i rimpatri per le successive procedure;
la giurisdizione dei centri sarà italiana, ma l'Albania collaborerà con le sue forze di polizia alla sicurezza e sorveglianza;
la firma del Protocollo d'intesa rappresenta un risultato importante, che, in un momento di fortissima pressione migratoria, permette di alleggerire il carico sull'Italia grazie alla delocalizzazione delle procedure logistiche legate alla prima accoglienza e ai rimpatri, nonché di combattere in maniera ancora più incisiva i flussi migratori irregolari e la tratta degli esseri umani;
questo accordo, come anche quello sottoscritto tra Unione europea e Tunisia, sono il frutto di un nuovo approccio all'emergenza migratoria, basato sulla consapevolezza che occorre affrontare la dimensione esterna delle migrazioni e la protezione delle frontiere, anche in collaborazione con gli altri Stati, e che l'Italia non può più essere lasciata sola nella gestione dei flussi –:
quali ulteriori iniziative, anche in sede bilaterale, europea e internazionale, il Governo intenda assumere al fine di contrastare l'immigrazione irregolare e la tratta degli esseri umani.
(3-00843)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BILLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
per procedere al rinnovo della carta di identità gli italiani residenti all'estero possono avvalersi di due modalità differenti: recarsi al proprio Consolato di riferimento oppure al proprio comune di iscrizione Aire in Italia;
mentre nel primo caso agli stessi viene rilasciata la carta di identità elettronica (CIE), con la possibilità quindi di utilizzare la propria identità digitale e usufruire di tutti i servizi ad essa connessi, nel secondo caso la carta di identità viene invece rilasciata solo su supporto cartaceo;
questa differenza di formato del documento risulta inspiegabile, poiché i comuni italiani, a cui il residente all'estero si reca per il rinnovo, sono attrezzati e potrebbero dunque rilasciare anche loro, come già fanno per i loro residenti, la carta d'identità elettronica;
per gli italiani residenti all'estero richiedere, dunque, la carta di identità elettronica anche nel proprio comune di iscrizione all'Aire sarebbe poi molto più agevole, considerato che, se all'estero non si abita in una grande città, il consolato italiano può essere molto lontano e difficile da raggiungere –:
se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di unificare le due modalità di rilascio della carta d'identità per i cittadini italiani residenti all'estero, consentendo il rilascio in modalità elettronica anche nel comune di iscrizione all'Aire.
(5-01713)
Interrogazione a risposta scritta:
DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da mesi in varie città italiane numerosi cittadini devono affrontare insostenibili ritardi per ottenere o rinnovare il proprio passaporto presso le questure, vedendosi di fatto negata la possibilità di ottenere in tempi ragionevoli il documento di viaggio;
nonostante se ne parli da tempo, il problema continua a creare gravi difficoltà e, in taluni casi, la situazione risulterebbe anche peggiorata rispetto ai mesi scorsi;
a un anno di distanza, Altroconsumo ha infatti aggiornato la sua inchiesta sui passaporti e, dalle nuove rilevazioni sui tempi di attesa emergerebbero le stesse problematiche e, anzi, in molte città la situazione sarebbe ancora più critica: dieci mesi di attesa a Venezia, quasi otto a Bolzano, sette a Cagliari solo per avere l'appuntamento in questura, mentre in ben 6 città su 17, tra cui Milano, non è stato nemmeno possibile prenotare l'appuntamento;
il «caos passaporti» rischia inoltre di aggravarsi con l'avvicinarsi delle vacanze natalizie: i tempi di attesa potrebbero dilatarsi ancor più, costringendo molti cittadini che intendono andare all'estero a dover rinunciare a viaggi già programmati e pagati;
la situazione risulta insostenibile anche a Mantova, con lunghi tempi di attesa, necessità di collegarsi online ogni mattina per sperare di trovare un posto disponibile, tempi ristretti per concludere la procedura online, malfunzionamento del sistema di prenotazione;
la questura di Mantova ha ammesso l'esistenza di disagi, ma ha anche rilevato un miglioramento rispetto al 2022, avendo anche assicurato un aumento di 40 posti a disposizione a settimana;
a ciò si aggiunga il fatto che sembrano sempre più diffuse le cosiddette «Agenzie salta code», agenzie locali che propongono ai privati di gestire per loro conto la procedura di prenotazione del rilascio o rinnovo del documento per l'espatrio;
secondo quanto emerso da fonti di stampa, in molti casi il costo del servizio si aggirerebbe intorno ai 40 euro e garantirebbe nel giro di un paio di mesi al massimo un appuntamento;
in particolare, nella provincia di Mantova sono state segnalate alcune attività che svolgono questo servizio, il che ha spinto la questura a maggiori approfondimenti anche alla luce di casi simili riscontrati nel territorio milanese, dove un'agenzia in centro città aveva occupato con nomi di fantasia circa duemila possibilità di appuntamento sul portale della Questura –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in atto per consentire alla questura di Mantova di ottimizzare il processo di rilascio e rinnovo dei passaporti anche al fine di ridurre i tempi di attesa e se non intenda effettuare una verifica, in accordo con le autorità competenti, rispetto alle attività di prenotazione sui portali delle questure svolte da alcune agenzie private.
(4-01994)
SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:
MARIANNA RICCIARDI, QUARTINI, SPORTIELLO e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in questi ultimi tempi è sotto i riflettori dei consessi internazionali della salute il Mycoplasma penumoniae poiché sospettato di essere tra i principali responsabili dell'aumento delle polmoniti che si stanno registrando in Cina e in altri paesi del mondo come Francia, Olanda, Danimarca; sembrerebbe che vi siano anche dei casi in Italia, dove sono stati segnalati due casi in bambini ricoverati con sintomi respiratori dal laboratorio di riferimento di Perugia;
il sistema di sorveglianza che già aveva per primo allarmato sulla diffusione del coronavirus ha emesso una notifica per l'aumento di focolai di una polmonite «non diagnosticata», soprattutto tra i bambini e successivamente l'Oms ha ufficialmente chiesto informazioni alle autorità cinesi che sembrano aver rassicurato sul fatto che si tratta di malattie infettive conosciute, tra cui appunto quella da Mycoplasma pneumoniae;
tuttavia l'Organizzazione mondiale della sanità ha anche affermato che si sta ancora monitorando la situazione in Cina e si sta collaborando con le reti cliniche c con i medici che lavorano in Cina per comprendere meglio se siamo di fronte a microorganismi resistenti agli antibiotici, problema che genera morti e impegna da anni l'intera comunità scientifica in tutto il mondo;
il Mycoplasma pneumoniae, secondo quanto sottolineato anche nell'aggiornamento a riguardo fornito dall'ISS, è un batterio che colonizza il tratto respiratorio e può causare infezioni di lieve entità o forme più gravi, come la polmonite, e sarebbe in effetti ben conosciuto da anni e considerato piuttosto comune, soprattutto fino ai 6 anni di età;
l'ISS rassicura inoltre che esiste una cura: dato che il Mycoplasma pneumoniae è sensibile a diversi antibiotici, concludono gli esperti «l'infezione può essere curata tramite l'applicazione di protocolli medici ben conosciuti e verificati» –:
se non ritenga opportuno fornire in maniera esauriente informazioni sulla diffusione delle polmoniti da Mycoplasma pneumoniae nel mondo e nel nostro paese e sulle iniziative che il Governo ponendo in essere, a livello nazionale e internazionale, al fine di circoscrivere qualsiasi rischio per la collettività intera e soprattutto per i bambini, che sembra rappresentino la fascia più a rischio.
(5-01695)
ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
al progetto «Impianto di Valorizzazione fanghi di depurazione civile» presso Porto Marghera (Ve) di Eni Rewind s.p.a. finalizzato allo smaltimento di 190.000 t/anno sono state presentate puntuali osservazioni dal comitato Opzione Zero e dal coordinamento No Inceneritore Fusina:
l'articolo 216 del regio decreto 1265 del 1934 e il decreto ministeriale 5 settembre 1994, considerano gli inceneritori industrie insalubri di prima classe, perché producono «vapori, gas o altre esalazioni insalubri» pericolose per la salute umana e l'ambiente;
la dispersione e ricaduta dei fumi in uscita dai camini dell'impianto dei fanghi di depurazione presso Porto Marghera avrà impatti a decine di chilometri di distanza, come dimostrato da studi ufficiali su impianti nell'area di Porto Marghera, e da una indagine epidemiologica della «provincia di Venezia nel 2007»
l'inceneritore ENI REWIND gestirà la quasi totalità dei fanghi di depurazione prodotti in Veneto, gran parte inquinati da sostanze nocive come diossine, Pcb e Pfas, quindi non utilizzabili in agricoltura;
la contaminazione dei fanghi di depurazione, in particolare da Pfas, è confermata da Eni Rewind nel documento depositato ai fini Via/Aia 160061-ENG-E-E5 2153 01 basi di processo allegato 1, che a pagina 11 recita «Gli impianti di trattamento delle acque reflue, nel loro insieme, ricevono (...) PFAS da reflui urbani, scarichi industriali specifici, rifiuti liquidi e percolato di discarica. I processi convenzionali di trattamento delle acque reflue rimuovono i PFAS (...)»
studi scientifici dimostrano che l'incenerimento dei Pfas è molto pericoloso e inefficace perché molte sostanze non si scindono nemmeno ad altissime temperature o non si sa come si ricombinano dopo la combustione, inoltre non esistono limiti normativi per le emissioni gassose di queste sostanze, né standard per la misurazione al camino –:
se, ai fini della tutela della salute dei cittadini, non intenda adottare iniziative volte per quanto di competenza, a una accurata valutazione dell'impatto dell'inceneritore proposto da ENI REWIND s.p.a. sul territorio metropolitano di Venezia e sulla laguna di Venezia.
(5-01696)
FURFARO, MALAVASI, CIANI, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Dna) costituiscono oggi una delle patologie più preoccupanti dell'emisfero occidentale con una diffusione sempre più rapida che interessa fasce sempre più ampie di popolazione;
i Dna sono un gigantesco contenitore al cui interno si collocano manifestazioni e patologie differenti tutte quante accomunate da una grande sofferenza psicofisica e da un rapporto conflittuale e faticoso con il cibo, che è ovviamente la spia di dinamiche psicologiche estremamente complesse;
se non trattati in tempo e con metodi adeguati, i Dna possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo e, nei casi gravi, portare alla morte;
secondo i dati dalla survey nazionale del Ministero della salute 2019-2023, che incrocia fonti diverse, schede di dimissione ospedaliera (Sdo), accessi ai centri specializzati e alla specialistica ambulatoriale, al pronto soccorso e le esenzioni, sono oltre 3 milioni le persone in Italia in cura per anoressia, bulimia e binge eating e circa 3500 i decessi annui, sempre secondo Sdo;
si tratta di un'«epidemia nascosta» che si sta fronteggiando con una rete di cura del Ssn che retrocede, a fronte del galoppante aumento dei casi;
la diagnosi precoce e il trattamento multidisciplinare sono le uniche strade da percorrere per contrastare l'aumento di queste patologie;
un primo passo, per ora incompiuto, per tentare di invertire la tendenza caratterizzata da pochi strumenti e molta solitudine vissuta dalle famiglie, dai pazienti e dagli operatori del settore è stata l'approvazione dell'articolo 1, comma 687, della legge 30 dicembre 2021 n. 234 che inserisce le prestazioni relative ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione all'interno dei livelli essenziali di assistenza (Lea) al di fuori del capitolo della «salute mentale», con un budget autonomo ampliando così la possibilità di erogare prestazioni e servizi consentendo;
nonostante siano passati quasi due anni dall'approvazione del predetto articolo 1 comma 687 questo non ha trovato nessuna applicazione lasciando ancora una volta le persone che soffrono di Dna e le loro famiglie sole ad affrontare questo dramma –:
quali siano i motivi che ad oggi, a due anni dall'approvazione dell'articolo 1, comma 687, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, hanno impedito di darne piena e completa attuazione, individuando ed aggiornando le prestazioni sanitarie e sociosanitarie inerenti ai Dna da inserire in un'area specifica dei Lea dando a essi piena dignità ed autonomia.
(5-01697)
LOIZZO e PANIZZUT. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
le malattie mitocondriali sono un gruppo eterogeneo di patologie causate da alterazioni nel funzionamento dei mitocondri. Nell'ambito di esse, si distinguono due gruppi nosologici, a seconda che il difetto genetico sia localizzato nel Dna mitocondriale o nel Dna nucleare;
tra le malattie rare, quelle mitocondriali sono, nel loro complesso, le malattie genetiche più diffuse, seconde solo alla fibrosi cistica. Si stima che ne sia colpita 1 persona su 5000;
le malattie mitocondriali possono manifestarsi con grande variabilità, sia nei sintomi che nell'età di insorgenza. È possibile, infatti, avere sintomi lievi ad insorgenza in età adulta o sintomi molto gravi ad insorgenza precoce, come purtroppo nel caso della bambina Indi Gregory, recentemente al centro delle cronache;
la natura ereditaria delle malattie mitocondriali rende la genitorialità una scelta estremamente difficile per le persone che hanno familiarità per esse, in quanto il rischio concreto di sviluppare una malattia incurabile, imprevedibile e spesso letale porta i potenziali genitori a rinunciare ad avere figli biologici;
per le persone portatrici di mutazione del Dna mitocondriale sono disponibili nuove tecniche, chiamate tecniche di donazione mitocondriale, che permettono di sostituire i mitocondri mutati con altri provenienti da una donatrice;
la sostituzione mitocondriale, così come preposta, ha finalità esclusivamente terapeutica preventiva e non intacca il patrimonio genetico nucleare. Il Dna mitocondriale, infatti, contiene solo 37 geni che contengano le istruzioni per produrre 13 proteine coinvolte nella produzione di energia da parte del mitocondrio. Sostituendo il Dna mitocondriale contenuto nei mitocondri, pertanto, non vi è possibilità di alterare o selezionare le istruzioni «nucleari» che codificano le caratteristiche fisiche del nascituro;
il Regno Unito ha approvato una modifica della legislazione per rendere possibile il ricorso alle tecniche di sostituzione del Dna mitocondriale nel 2015. Recentemente, una proposta di legge simile è stata approvata in Australia;
in Italia, un gruppo di lavoro composto da professionisti di diverse discipline ha approfondito l'argomento sui diversi livelli di discussione, elaborando il documento «Gli interventi di sostituzione del DNA mitocondriale: le questioni mediche, etiche, psicologiche e giuridiche» –:
se non ritenga opportuno promuovere un'ampia discussione sul tema delle tecniche di sostituzione del Dna mitocondriale, per approfondire a livello istituzionale le questioni trattate nel documento citato in premessa, con il coinvolgimento di tutte le professionalità e sensibilità.
(5-01698)
MORGANTE, VIETRI, CIANCITTO, CIOCCHETTI, LANCELLOTTA, ROSSO e SCHIFONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
è recente la positiva notizia che la rimodulazione della missione 6 del PNRR approvata dalla Commissione Ue ha permesso di incrementare i fondi destinati alla telemedicina e all'assistenza domiciliare: 750 milioni che andranno a rafforzare gli interventi per la piena attuazione dell'assistenza di prossimità e gestione della cronicità, necessaria a dare risposte più efficaci ai bisogni di salute in particolare delle fasce di popolazione più vulnerabili e degli anziani;
la telemedicina come strumento importante di gestione del paziente è un tema molto attuale per gli indubbi benefici che consentirebbe di ottenere soprattutto nella cronicità;
ad esempio, la televisita ha raggiunto oggi un buon livello di utilizzo nei percorsi di assistenza e monitoraggio delle persone con sclerosi multipla, anche se permangono tutt'oggi delle barriere strutturali che ne ostacolano la diffusione uniforme e consolidata;
in particolare, l'emergenza pandemica ha impresso un'accelerazione all'utilizzo dei dispositivi digitali in medicina, che però non è stato ancora istituzionalizzato e rimane uno strumento nelle mani del clinico che vi ricorre a sua discrezione, spesso con attrezzature obsolete, senza il riconoscimento del tempo medico e chiare indicazioni su cosa è trasferibile da remoto o online e cosa no;
secondo un'indagine, realizzata nell'ambito del più ampio progetto EcoSM (Ecosistema digitale di assistenza e monitoraggio del paziente con sclerosi multipla) su un campione di centri che complessivamente gestiscono la metà delle persone con sclerosi multipla in Italia, la quasi totalità (87 per cento) dei centri coinvolti nell'indagine che ha dichiarato di non utilizzare la telemedicina indica come barriera all'utilizzo l'assenza di adeguate condizioni operative. La maggioranza dei rispondenti ritiene che la mancanza di una forma di finanziamento specifica per la televisita (40 per cento), la mancanza di un'adeguata dotazione tecnologica o della connettività necessaria (60 per cento) siano barriere importanti all'utilizzo di questa tecnologia –:
in considerazione della recente rimodulazione della missione 6 del PNRR, quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per superare le barriere infrastrutturali e di regolamentazione che ostacolano un uso della telemedicina consolidato, sistematico e uniforme sull'intero territorio nazionale, anche attraverso l'adozione di protocolli univoci nelle varie branche e la promozione della cultura della telemedicina tra i cittadini, al fine di migliorare la presa in carico e la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.
(5-01699)
BENIGNI, PATRIARCA e PELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'obesità è una patologia sociale cronica con tassi di crescita che, secondo l'Oms, raggiungono proporzioni epidemiche e un impatto di oltre 1,2 milioni di decessi all'anno solo nella regione europea (oltre il 13 per cento delle cause di mortalità). Le stime prevedono entro il 2030 quasi un raddoppio della prevalenza di obesità che, sommata al sovrappeso, rischia di coprire circa il 70 per cento della popolazione mondiale;
in Italia l'obesità è una delle patologie croniche più diffuse: quasi 6 milioni di cittadini sono obesi mentre 23 milioni sono in eccesso di peso, di cui 17 in grave sovrappeso. L'Italia svetta tristemente nelle classifiche europee per prevalenza della patologia nelle fasce più giovani, tra i 3 e i 17 anni, con 2,2 milioni pazienti e una marcata concentrazione nel Sud e nelle Isole;
i soggetti obesi hanno un aumento del 50 per cento del rischio di sviluppare una malattia coronarica rispetto ai soggetti normopeso e sono più esposti a ipertensione, dislipidemie, diabete;
secondo la Società italiana dell'Obesità, la maggioranza dei pazienti non riesce a dimagrire in quanto la risposta fisiologica che si attiva con una dieta aumenta la fame, diminuisce la spesa energetica e sottopone a uno sforzo continuo e quotidiano in contrasto alle richieste dell'organismo;
sarebbe una semplificazione individuare nell'alimentazione la causa dell'obesità in quanto circa il 70 per cento della variabilità del peso e dell'indice di massa corporea dipende dalla genetica. Le cause dell'obesità sono specifiche in ogni paziente e serve una valutazione individuale in un centro specializzato per l'individuazione delle cause in ciascun paziente;
in Italia, l'obesità non è inserita nei Lea, non è presente nel piano nazionale cronicità, non esiste un piano di contrasto all'obesità e al sovrappeso; l'Iss non ha aggiornato le linee guida per l'identificazione, la gestione e il trattamento del paziente obeso e non sono stati implementati o correttamente attuati Pdta regionali su questa patologia –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per contrastare l'obesità anche prevedendone l'inserimento nei Lea e nel piano nazionale cronicità, procedendo anche all'aggiornamento delle linee guida per l'identificazione, la gestione, il trattamento del soggetto obeso, coinvolgendo i medici di medicina generale, e definendo un piano di contrasto e la costituzione di un osservatorio nazionale sull'obesità per monitorare l'implementazione del piano citato e valorizzare le buone prassi.
(5-01700)
FARAONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il Ssn attraversa un momento di grave criticità, dovuto principalmente alla carenza di personale medico ed infermieristico, con conseguenze molto negative sui cittadini, che per le lunghe liste d'attesa, troppo spesso, sono costretti a rinunciare a curarsi, o vedono vanificare la possibilità di fare una efficace prevenzione;
il tema della penuria di risorse e personale nel sistema sanitario italiano viene quotidianamente affrontato con disposizioni che intervengono in maniera emergenziale e assai poco efficace;
ormai si procede all'assunzione precaria di medici laureati non specializzati, alla somministrazione dei medici cosiddetti «gettonisti» ad opera di cooperative, che tentano di sopperire alle carenze di organico qualificato ed è ormai diffuso anche l'uso di turnazioni in reparti (specie quelli dell'urgenza) di specialisti in discipline mediche diverse da quelle dei reparti cui vengono impiegati;
la situazione determinatasi è assai grave e necessita di essere affrontata in maniera sistemica, con efficacia, ma anche con la massima urgenza –:
con riferimento ad ogni regione, quale sia l'effettiva dimensione della carenza di personale, tanto medico, quanto infermieristico e, più in generale, di quali categorie professionali il Ssn necessiti e quali iniziative il Governo stia mettendo in atto per superare detta grave situazione di carenza di personale sanitario, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza a tutti i cittadini.
(5-01701)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 26 novembre 2023 è entrato in vigore il decreto interministeriale in merito al possibile arruolamento di personale medico, in regime di volontariato, da parte di enti o di associazioni che effettuino raccolta di sangue ed emocomponenti senza scopo di lucro. Il decreto aggiorna l'articolo 12 del cosiddetto decreto-legge bollette che autorizzava, in via sperimentale fino al 2025, i medici specializzandi a percorrere questa opportunità lavorativa in deroga a quanto previsto dal decreto legislativo n. 368 del 1999;
il documento in questione lascia molti interrogativi, rischiando di vanificare tutti quei risultati che, negli ultimi anni, avevano portato a contrastare in modo efficace la carenza di personale sanitario nei centri di raccolta;
il nuovo decreto, infatti, pone un interrogativo sulle attività che gli specializzandi portavano avanti sulla base di apposite convenzioni tra università e associazioni, mettendo in pericolo le attività di raccolta di molte regioni che, proprio tramite il ricorso agli specializzandi, riuscivano a garantirle;
da maggio, infatti, per gli specializzandi era possibile prestare la propria collaborazione con contratto libero-professionale, agli enti e alle associazioni che, senza scopo di lucro, svolgono attività di raccolta di sangue ed emocomponenti. Tale attività veniva permessa nell'attesa di un regolamento che, oggi, sembra ribadire esattamente il contrario di quanto avrebbe dovuto disciplinare;
il passo indietro – come denunciato da Gianpietro Briola, presidente nazionale Avis – «non riguarda solo il merito, ma lo stesso metodo. Il Ministero, infatti, sembrerebbe aver scelto di non confrontarsi con nessuno all'interno del CIVIS e del CNS, lasciando completamente all'oscuro quelle stesse realtà che oggi si trovano a dover subire un cambio di indirizzo così importante, che rischia di bloccare i centri di raccolta e di arrestare la capacità del sistema sangue di raggiungere l'autosufficienza»;
«chiediamo un rapido dietrofront del Governo oltre a un incontro urgente con i Ministri del Mef, salute e del Mur e annunciamo che siamo pronti a trasmettere agli Ordini professionali competenti ogni segnalazione di eventuali imposizioni o “soluzioni facili” adottate dall'alto per continuare a garantire i servizi di emoraccolta in regime di volontariato», è quanto ha dichiarato Michele Nicoletti, presidente nazionale FederSpecializzandi;
con la previsione che d'ora in avanti gli specializzandi lavorino a titolo gratuito e volontario si rischia di far venire meno la raccolta in almeno la metà dei centri che si avvalgono per i prelievi proprio di specializzandi che, non più retribuiti, potrebbero rinunciare all'incarico;
in molte regioni, e in particolare Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna se gli specializzandi rinunciassero potrebbe saltare la raccolta sangue;
se l'Italia, almeno fino all'approvazione di questo decreto interministeriale, ha confermato la sua autosufficienza in materia di sangue (inteso come globuli rossi), con 42 unità ogni 1.000 abitanti, superiore alla soglia di sicurezza fissata a 40 unità, altrettanto non si può dire per il plasma necessario per la produzione di plasmaderivati. Nel 2022 si sono infatti raccolti circa 14,2 chilogrammi di plasma per ogni 1.000 abitanti, una quota inferiore a quella che porterebbe all'autosufficienza, che si attesta almeno sui 18 chilogrammi;
secondo le stime elaborate dal Centro nazionale sangue, la spesa per l'acquisto all'estero si aggira sui 134 milioni per quel che riguarda le immunoglobuline e intorno ai 46 milioni per l'albumina, per una spesa totale di 180 milioni;
si tratta di risorse molto più alte di quelle che si intende risparmiare non pagando più i medici specializzandi addetti alla raccolta, mettendola così a rischio –:
se non ritenga di chiarire al più presto i dubbi interpretativi sul decreto citato in premessa, modificando il provvedimento ove fosse necessario, per fare in modo che non sia messa a rischio la raccolta sangue in molte regioni.
(5-01714)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Borrelli n. 4-00241 del 11 gennaio 2023;
interrogazione a risposta orale Cherchi n. 3-00819 del 24 novembre 2023;
interrogazione a risposta orale De Palma n. 3-00835 del 29 novembre 2023;
interrogazione a risposta in Commissione Iaia n. 5-01691 del 4 dicembre 2023.