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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 266 di mercoledì 20 marzo 2024

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

MARCO LACARRA (PD-IDP). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per cosa? Se è la cosa cui accennava prima il deputato Fornaro, abbiamo concordato di farlo dopo la discussione, perché abbiamo i tempi contingentati. Quindi, se interveniamo adesso, diventa un problema. Per cortesia, andiamo avanti, cercate di capire, ma è importante riuscire a dare la possibilità a tutti di esprimersi, di avere le risposte del Presidente e, poi, anche la replica.

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.

È iscritta a parlare l'onorevole Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Buongiorno al Presidente Meloni e ai nostri Ministri. A due anni dall'aggressione russa all'Ucraina, l'Italia è e rimane convintamente dalla parte di Kiev e di un Paese invaso in violazione di ogni regola internazionale. Per questo, come Italia e come Unione europea, dobbiamo continuare ad aiutare il popolo ucraino a difendersi, proseguendo con il necessario sostegno politico e finanziario e con gli aiuti economici, finanziari, militari e umanitari a questo Paese così gravemente inflitto.

L'obiettivo di fondo deve essere quello di giungere a una pace giusta, che porti la Russia a chiudere la sua aggressione nel rispetto del diritto internazionale e, per giungere alla pace, dobbiamo dimostrare la coesione dell'Unione europea. Il nostro segretario Antonio Tajani si è già magistralmente espresso riguardo alle elezioni avvenute in Russia.

Lunedì, il Consiglio degli affari esteri ha deciso di incrementare il massimale finanziario del Fondo europeo per la pace di 5 miliardi di euro e di destinare questa integrazione all'Ucraina, istituendo quell'apposito Fondo di assistenza al Paese, che sarà il Fondo con il quale l'Unione europea continuerà a sostenere Kiev per tutto il tempo necessario.

Riguardo all'utilizzo di entrate straordinarie derivanti dal congelamento dei beni degli asset russi per sostenere l'Ucraina, occorre che sia ben valutata la questione delicatissima sotto il profilo giuridico, prima ancora che finanziario.

Le procedure per farlo devono poggiare su solide basi che sgomberino il campo dai dubbi residui per non utilizzare i fondi che potremmo rischiare di dover restituire. Tecnicamente, le procedure ci sono e il nostro Stato avrebbe le possibilità di operare, ma bisogna condividerle con gli altri Stati membri e questo è un nodo che va sciolto.

Per quanto attiene al Medio Oriente, siamo di fronte a una situazione estremamente complessa che sta facendo registrare un elevatissimo numero di vittime civili. Ribadiamo, quindi, la nostra più ferma condanna all'attacco terroristico contro Israele il 7 ottobre scorso, ma, al tempo stesso, chiediamo il rispetto da parte di tutti gli attori coinvolti del diritto internazionale, compreso quello umanitario.

Bisogna puntare a raggiungere il cessate il fuoco, aprire corridoi umanitari, garantire assistenza umanitaria e aiuti e arrivare alla liberazione di tutti gli ostaggi. Occorre perseguire ogni sforzo per il raggiungimento in prospettiva di una soluzione di pace basata sulla formula dei due Stati democratici, che vivano uno accanto all'altro in pace e reciproca sicurezza.

Noi continuiamo sempre a ribadire la forza della diplomazia della misericordia in aggiunta a quella della pace giusta. Come Italia, fin dal primo minuto, abbiamo fornito l'assistenza umanitaria necessaria alla popolazione palestinese. In questo contesto, va il nostro plauso all'iniziativa “Food for Gaza”, che l'Italia, con il Ministro Tajani, ha lanciato insieme a FAO, PAM, Federazione internazionale della Croce rossa e Mezzaluna rossa, con l'obiettivo di alleviare le immagini e le grandi sofferenze della popolazione civile nella Striscia di Gaza, unendo le forze per far fronte alla gravissima situazione umanitaria. Non possiamo mai tralasciare la nostra comune matrice, che è cristiana.

Due parole sulla situazione in Mar Rosso e sugli attacchi Houthi alle navi nello Stretto di Bab el-Mandeb, un punto critico per il commercio marittimo globale. Questa instabilità comporta rischi significativi per le compagnie di navigazione, i flussi commerciali internazionali e le catene di approvvigionamento globali. È la storia che ci insegna e dobbiamo prendere consapevolezza degli insegnamenti del passato.

Nelle ultime settimane, si è assistito a un innalzamento della minaccia da parte dei ribelli, delle navi mercantili e degli attacchi che sono stati indirizzati direttamente alle presenze militari, comprese quelle della missione europea Aspides, che hanno il compito di garantire esclusivamente la sicurezza della flotta commerciale in transito. Proprio per questo, permettetemi di rivolgere il nostro sostegno caloroso e la profonda gratitudine per il lavoro che stanno svolgendo il contrammiraglio Costantino e tutti i nostri militari impegnati in questa delicata operazione di difesa del traffico marittimo internazionale. Il mar Rosso e il canale di Suez sono snodo vitale per la nostra economia e la missione Aspides è fondamentale. Auspichiamo che la crisi possa rapidamente trovare una soluzione, lavorando in tutte le sedi, affinché sia al più presto ristabilita la libera e sicura navigazione e scongiurando, in tal modo, che il protrarsi di questa situazione porti alla marginalizzazione dei porti del Mediterraneo, con grave danno per la nostra economia e per i nostri progetti geostrategici.

Quanto sta accadendo in Ucraina e nel Mar Rosso ci convince sempre di più della necessità di giungere molto presto a una vera e propria stabilità politica della difesa comune e ad un esercito europeo. Con la missione Aspides, l'Europa ha fatto una scelta che va in questa direzione. Occorre proseguire più speditamente verso una reale capacità di difesa europea anche alla luce della strategia europea per l'industria della difesa, approvata in Commissione europea il 5 marzo.

Occorre affrontare il tema degli investimenti sulla difesa, senza i quali non possiamo aumentare la nostra produzione in questo settore e non deve essere un tabù l'idea di emettere obbligazioni europee per la difesa e prendere in considerazione l'espansione del mandato della BEI al fine di sostenere la nostra industria europea difensiva.

Ovviamente, la difesa dell'Europa non è soltanto industria, ma riguarda aspetti organizzativi e aspetti militari veri e propri: la strada da percorrere non può essere, quindi, quella verso un esercito europeo. Questo, non solo ci consentirebbe una migliore canalizzazione delle nostre risorse, ma anche di contare di più in politica estera e all'interno della NATO. La difesa europea, quindi non è un'alternativa alla NATO, ma un suo ulteriore pilastro. In questo momento difficile della storia mondiale, nel quale, però, una grande parte lo deve fare la storia dell'evoluzione dei rapporti di questo Paese, l'Europa deve farsi trovare pronta anche nel campo della difesa per far fronte alle molteplici minacce incombenti.

Il Governo italiano ha giustamente richiesto di aprire un confronto sulle priorità e le misure da adottare a livello europeo per il settore agricolo. Abbiamo bisogno di un settore agricolo forte e sostenibile per la sicurezza alimentare e l'autonomia strategica del nostro Paese e dell'Unione. Per questo, è fondamentale affrontare le sfide attuali del settore, ascoltando le preoccupazioni sollevate dagli agricoltori. Vanno, pertanto, implementate senza indugio le misure volte a ridurre gli oneri amministrativi e a realizzare la semplificazione per gli agricoltori. Occorre rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare e, in particolare, garantire il reddito giusto, garantire una concorrenza leale a livello globale e nel mercato interno.

Nel lungo periodo, va ridefinita, quindi, anche la politica agricola comune, affinché sia all'altezza di queste nuove sfide, a partire dal possibile ingresso di nuovi Stati membri, facendo in modo che ciò non penalizzi l'agricoltura italiana e tuteli il lavoro dei nostri agricoltori e l'unicità delle nostre produzioni. Anche in questo la storia della formazione europea e dei sacrifici dei nostri settori produttivi deve farci essere molto prudenti.

L'Italia ha chiesto che la Commissione aggiorni gli Stati membri sulla politica migratoria unionale. È indispensabile un continuo scambio di opinioni su questa materia, anche alla luce della recente missione in Egitto della nostra Presidente del Consiglio, unitamente al Presidente della Commissione europea, al Presidente della Repubblica di Cipro e ai Primi Ministri di Belgio, Grecia e Austria.

Il Memorandum scritto fra Unione europea ed Egitto costituisce un ulteriore passo nella giusta direzione. In questi ultimi mesi, grazie all'azione del Governo e in particolare del Presidente Meloni e del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, stiamo assistendo a un ritrovato dinamismo dell'Unione Europea, azione per la quale li ringraziamo tutti.

È fondamentale procedere verso una sempre maggiore condivisione di responsabilità, solidarietà e oneri, mantenendo viva l'attenzione dell'Unione sui temi migratori. In quest'ottica, è forte il valore strategico di accordi efficaci fra Unione, Paesi mediterranei e Paesi di transito africani, che stanno dimostrando come Tunisia, Albania e Egitto siano una significativa speranza per noi. Come hanno evidenziato i dati forniti da Frontex, l'accordo con la Tunisia sta dando risultati positivi. Grazie al lavoro del Governo italiano, Bruxelles sta impostando una risposta sistemica e complessiva a una problematica strutturale: contrasto all'immigrazione clandestina, difesa delle frontiere, collaborazione con i Paesi di transito, percorsi di immigrazione legale, rafforzamento delle agenzie europee e nuovo rapporto con l'Africa, attraverso supporti e sinergie proficue con i Paesi di origine. Centrale è lo sviluppo di accordi di partenariato, in un'ottica non predatoria, ma di sviluppo e collaborazione reciproca.

L'Italia, con il Piano Mattei, sta facendo da apripista per una più generale azione che deve vedere l'Unione europea in prima fila.

Presidente, ancora una volta, l'evoluzione della situazione geopolitica mondiale chiama i Paesi dell'Unione a scelte importanti e a decisioni non più ulteriormente rinviabili. Siamo certi che, anche grazie al suo lavoro e a quello di tutto il Governo, l'Italia saprà fornire il suo prezioso e decisivo contributo. Grazie, buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quello che l'attende, quello che ci attende, sarà un Consiglio europeo veramente impegnativo e importante. Dossier significativi, l'Ucraina, la sicurezza e la difesa comuni, il Medio Oriente, l'allargamento, la questione Navalny, che coinvolge la questione russa e bielorussa, il dossier immigrazione, l'agricoltura.

Sicuramente su tutti spicca ed è per noi importante la questione Ucraina e quando dico “per noi” uso le sue parole. È importante per il ruolo dell'Europa; soprattutto in questo momento, in cui il Congresso americano si trova di fronte a un'impasse, è fondamentale che l'Europa, con questo Consiglio europeo, dia una risposta forte su quello che occorre fare in termini di tempestività per sostenere l'Ucraina e per contrastare quella che lei stessa ha definito come l'aggressione russa all'Ucraina. Siamo di fronte - e anche qui condivido le sue parole - alla resistenza del popolo ucraino, la resistenza che è stata dapprima del suo Presidente Zelensky e del suo Gabinetto, allorquando ha rifiutato un passaggio chiedendo munizioni, la resistenza degli uomini e dei giovani ucraini, che non hanno esitato a lasciare il proprio lavoro per imbracciare le armi e per difendere la propria Patria, la resistenza delle donne e dei bambini che ospitiamo anche noi in Italia, che non dimenticano la propria terra, che sono grati per l'accoglienza che ricevono, ma che stanno portando la speranza ai loro figli di tornare presto sul suolo natìo, per portare avanti la loro tradizione e la loro cultura. Allora condividiamo, da questo punto di vista, anche le sue parole circa la necessità di evitare l'escalation, quando si riferiva al presidente Macron. È una necessità che abbiamo soprattutto allorquando ci troviamo di fronte a un dittatore che, fin dal primo giorno, non ha esitato a mettere in campo la minaccia di un'escalation militare verso gli Stati confinanti e, addirittura, un'escalation nucleare. Allora, mentre giustamente noi dobbiamo usare questa prudenza, non dobbiamo però usare l'ipocrisia. Dobbiamo dire con fermezza, mentre evitiamo l'escalation, che Putin non deve e non può vincere e quindi se Putin non deve e non può vincere, non servono equilibrismi lessicali per evitare che ciò accada; serve fermezza, serve prudenza nelle parole, ma servono gli atti che in questo Consiglio europeo ci aspettiamo vengano compiuti in termini di sostegno al popolo e all'esercito ucraino e in termini di contrasto alla Russia in termini di sanzioni.

Lei - ho ascoltato il suo intervento in Senato e ho letto quello che ha depositato - ha parlato giustamente di elezioni farsa in territorio ucraino. Ha ragione, dopo il referendum farsa, ci sono state elezioni farsa. Avremmo però voluto sentire - glielo dico, Presidente Meloni - parole di condanna anche rispetto alle elezioni in territorio russo, quelle stesse parole di condanna che i leader occidentali, quindi lei stessa, hanno pronunciato all'indomani delle elezioni, definendole come ingiuste e antidemocratiche. Non abbiate timidezza nei confronti del leader russo e delle elezioni che si sono appena celebrate. Ribadite che si sono tenute in un ambiente altamente represso ed esacerbato dalla guerra illegale di aggressione della Russia contro l'Ucraina. Allora, mi sono domandato e ci siamo domandati: perché questa timidezza nelle sue parole nel condannare - laddove avete una linea chiara, che condividiamo, sulla questione Russia-Ucraina - il clima con cui si sono svolte le elezioni russe? Probabilmente, il suo problema è entrato ora in aula, ce l'ha a fianco, si chiama Salvini, perché, se andiamo a vedere la questione Navalny, abbiamo le sue dichiarazioni, saranno medici e giudici ad accertare le responsabilità, mentre, alla sua sinistra, trova il Ministro Tajani, che pochi giorni fa si è espresso dicendo che...

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Bacio! Bacio!

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Sì, sì… Non eccedete nelle effusioni, proprio in Aula. Si è espresso dicendo che Navalny è stato escluso con l'omicidio. Anche quando parliamo delle elezioni, alla sua destra, trova la dichiarazione per cui quando un popolo vota ha sempre ragione, mentre l'Europa ha ribadito, anche con le sue parole, in un comunicato congiunto, che si è trattato di elezioni ingiuste e antidemocratiche. Ecco, allora noi vorremmo questa fermezza sull'Ucraina, mantenuta e protratta anche sulla questione delle elezioni russe e non attenuata per questioni interne vostre. L'Italia e l'Ucraina non se lo meritano.

Presidente del Consiglio Meloni, ora mi scuso preventivamente con lei, come donna, per quello che sto per dire e che mai le direi, se non fosse riferito a quanto accaduto ieri in Senato, in particolar modo, per quanto detto dal senatore Menia. Avremmo preferito vedere la virilità della sua premiership nel chiarire la posizione dell'Italia, che non è quella di Salvini in Europa e non vederla espressa solamente in Sardegna (cosa vi ha fatto di male il popolo sardo?): vorremmo che questa forza e questa virilità si vedessero sulle questioni e sui dossier importanti.

Sul conflitto Israele-Hamas condividiamo le sue parole, ma le chiosiamo con il rammarico che probabilmente la comunità internazionale e l'Occidente usano queste parole più rivolte alla propria opinione pubblica interna, giustamente, anche per fermare lo strisciante antisemitismo.

Ci sono altri dossier importanti, ma mi accingo a concludere, Presidente, andando alla questione dell'agricoltura. Quanto è avvenuto sulla PAC dimostra che l'Europa effettivamente, pur essendo faro, in termini di sostenibilità, eccede nell'ideologia e dimentica uno dei principi cardine della sostenibilità, la sostenibilità economica. Ebbene, laddove ci sono errori, vanno corretti e proprio dal suo intervento emerge che anche lei crede che, per tutelare gli interessi dell'Italia, serve un'Europa più forte. Se questi intendimenti saranno raccolti dagli elettori alle prossime elezioni avremo un'Europa più forte, laddove ci avvieremo verso gli Stati Uniti d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, le sue comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo sono l'occasione per dare atto del cambio di passo che questo Governo da lei guidato ha determinato in Europa. Oggi l'Italia non chiede un intervento sui temi dell'immigrazione clandestina, non si pone da gregaria sui temi del bilancio, non segue una linea politica internazionale europea. Oggi l'Italia offre soluzioni in campo di gestione dei flussi migratori, gioca un ruolo per far contare gli interessi nazionali nella definizione delle politiche di bilancio, guida l'Europa verso una ridefinizione dei Paesi nell'ambito delle alleanze. L'Italia detta l'agenda e lo fa ponendo sempre al centro l'interesse nazionale e, al contempo, il rafforzamento dell'Unione. Non vi è l'Unione forte senza che le Nazioni che la compongono siano forti e non è possibile per i Paesi membri dell'Unione prosperare con un'Europa debole. Questa è una linea vincente che, come forza europeista e atlantista, Noi Moderati, non possiamo che condividere.

Il suo discorso ha toccato i grandi temi della politica internazionale, a partire dall'Ucraina. È da apprezzare la chiarezza, le parole dirette con cui ha dato una definizione precisa di quanto accaduto: brutale aggressione da parte della Russia; eroica resistenza da parte dell'Ucraina. Da ciò discende una posizione chiara, che ci vede a fianco degli ucraini e bene ha fatto a ricordare i termini del memorandum di Budapest del 1994 rispettati da Kiev, che ha consegnato a Mosca le numerose testate atomiche in suo possesso, in cambio del rispetto dell'inviolabilità dei suoi confini, accordi invece violati dalla Russia, oggi vero ostacolo alle trattative.

Altrettanto chiara è stata nelle rassicurazioni in merito all'ipotesi, avanzata dal Presidente francese, di invio di truppe sul campo, ipotesi da scongiurare, perché foriera di un'escalation pericolosa, mentre fondamentale è l'impegno a una cooperazione a 360 gradi, come è naturale che avvenga nei confronti di uno Stato che ha avviato il percorso di adesione all'Unione europea, come sottolineava lei, ma, soprattutto, come è normale che sia, se vogliamo davvero guardare a un futuro di pace. La pace si costruisce e della pace non ci si riempie la bocca.

Servono azioni concrete e anche atti simbolici, come la convocazione della prima riunione dei leader del G7 sotto Presidenza italiana a Kiev. Bisogna intendersi su che cosa sia la pace, una pace giusta e duratura, come lei l'ha definita, e non una resa, quella che sarebbe stata se l'Ucraina non avesse avuto il sostegno che l'Italia finora ha assicurato. Non può, davvero, passare il principio che l'Ucraina si deve arrendere perché la Russia è più forte. Su questo siamo con lei, la maggioranza di Governo non può che essere unita e coesa su questi punti e siamo certi che lo dimostrerà anche nel voto di oggi, ancora una volta.

Lo scacchiere internazionale ci impone di volgere la nostra attenzione anche al conflitto in Medio Oriente. Condividiamo la condanna dell'attacco del 7 ottobre da parte di Hamas ai danni dei civili. Non bisogna dimenticare chi è stato a innescare il conflitto e siamo d'accordo anche nel ritenere pericolosa la reticenza su questo punto, che tradisce un antisemitismo dilagante. È un balzo nel passato che non possiamo consentirci, come comunità, come italiani e come europei. Altrettanto, però, dobbiamo chiedere a Israele proporzionalità nella reazione, ribadendo la nostra contrarietà a un'azione militare di terra da parte di Israele a Rafah, che potrebbe avere conseguenze ancora più catastrofiche sui civili ammassati in quell'area, palestinesi vittime due volte, della ferocia di Hamas e dei bombardamenti israeliani.

Dobbiamo anche perseverare nell'impegno alla costruzione della soluzione “due popoli, due Stati”, in cui l'Europa può svolgere un ruolo importante, accanto agli sforzi di mediazione portati avanti, in particolare, da Stati Uniti, Egitto e Qatar per un prolungato cessate il fuoco che possa consentire il rilascio incondizionato degli ostaggi, grazie, ci auguriamo, anche al cambio di leadership in seno all'Autorità nazionale palestinese.

Bene l'iniziativa “Amaltea” per un canale marittimo da Cipro a Gaza, finalizzato alla consegna degli aiuti e anche all'accoglienza dei bambini palestinesi nei nostri ospedali. Ma, come Paese, siamo direttamente impegnati anche nel quadrante del Mar Rosso. Lì, la precisione degli attacchi Houthi sta limitando la libera circolazione delle merci. Ringraziamo l'equipaggio della Duilio, per la professionalità con cui sta agendo, tale da far meritare alla nostra Marina militare la guida della missione europea Aspides. Attraverso il canale di Suez passa il 15 per cento del commercio globale. Per l'Italia vuol dire un terzo delle esportazioni, su cui le aggressioni dei miliziani stanno facendo triplicare il costo del trasporto. Secondo uno studio di Confcommercio, i tempi di navigazione nei traffici con l'Estremo Oriente si allungano di 10 o 12 giorni per la circumnavigazione del continente africano. I costi dei noli per un container di 40 piedi sulla rotta Shanghai-Genova sono più che raddoppiati rispetto al 2023. Sono in gioco i prezzi dei prodotti e gli interessi dei nostri porti, perché il nostro sistema logistico-portuale, leader nel Mediterraneo, è il più colpito. Il rischio è l'isolamento, la marginalizzazione del Mediterraneo, ma l'Europa non esiste senza il Mediterraneo. Per questo è fondamentale che siamo noi a guidare la missione tecnica, ma è importante mettere a segno l'obiettivo politico della difesa dell'economia e della centralità del Mediterraneo. Su questa azione, che siamo certi saprà condurre, saremo sempre al suo fianco.

Il quadro complessivo implica una doverosa riflessione sulla necessità di un rafforzamento della difesa europea e del ruolo anche all'interno dell'Alleanza atlantica. L'obiettivo delineato di giungere a una parità tra USA e Unione europea all'interno della NATO lo condividiamo e ha il nostro pieno mandato su questa linea.

Dicevamo in apertura del cambio di passo e del ruolo guida dell'Italia anche nella politica dell'immigrazione legale. Abbiamo un nuovo modello di intervento, quello disegnato dall'Italia in Tunisia, che può essere replicato, che ha già contribuito al calo del 60 per cento degli arrivi. La recente missione in Egitto è un segno tangibile di come l'Unione sia in scia del nostro Paese nella definizione di un partenariato strategico globale, che segna indubbiamente un salto di qualità nelle relazioni con un partner fondamentale nel Mediterraneo.

PRESIDENTE. Concluda.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Come dicevamo, questo cambio di passo lo abbiamo visto anche su altre tematiche, tematiche legate all'economia, strettamente legate alle nostre aziende. È stato citato il successo sul regolamento degli imballaggi e siamo certi che avremo gli stessi risultati su un altro tema che sarà toccato, quello del settore dell'agricoltura.

Chiarezza delle parole, linearità delle posizioni, trasparenza e coerenza: Noi Moderati apprezziamo quanto fatto, i risultati raggiunti e le conferiamo il mandato a perseguire la linea programmatica tracciata (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il prossimo Consiglio europeo è chiamato ad assumere decisioni fondamentali. La nostra preoccupazione è che l'Italia, con voi al Governo, non sia in grado di giocare davvero un ruolo da protagonista o, meglio, non lo sia più. Partendo proprio dal conflitto in Ucraina, permetteteci ancora una volta di cogliere l'occasione di questo dibattito per rivolgere un pensiero di solidarietà e un abbraccio alla popolazione ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), alla popolazione rimasta in Patria e ai tanti rifugiati - oltre 8 milioni - presenti in Europa, soprattutto donne e bambini. Siamo con voi e non vi lasceremo soli, questo è il messaggio che lanciamo come Partito Democratico, ancora una volta, e chiediamo al Governo una cosa semplice ma netta: ribadire gli impegni e le posizioni assunte dal nostro Paese da due anni a questa parte e continuare a condannare con fermezza l'aggressione grave, inammissibile e ingiustificata della Russia, perché la posta in gioco sono i valori di libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani in Ucraina ma nell'intera Europa. Lo ricordiamo a tutti ma chiediamo a voi di ricordarlo soprattutto ad alcuni vostri alleati, come al suo amico Orbán, Presidente, che per mesi ha bloccato nuovi sostegni economici proprio all'Ucraina.

Senza l'aiuto dell'Europa e senza l'aiuto della comunità internazionale l'Ucraina oggi non esisterebbe più come Stato sovrano e non parleremmo più di un'azione per la pace ma di una trattativa per gestire una resa. Questo sarebbe stato, per noi, intollerabile. Per questo non possiamo permetterci né ambiguità né stanchezza nel sostegno al popolo e alle istituzioni ucraine, sostegno indispensabile per indurre il regime russo a un immediato cessate il fuoco e al ritiro delle forze militari. È in questo contesto che va rilanciato, allora, lo sforzo per un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico per una pace giusta e sicura. Il nostro obiettivo è la pace, questo deve essere chiaro a tutti, a livello europeo ed internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Come può l'Italia, però, sostenere davvero questo sforzo per la pace se ogni giorno il vostro Vice Presidente del Consiglio rilascia dichiarazioni imbarazzanti, quantomeno? Come possono credervi, come potete essere credibili a livello internazionale ed europeo se una parte del Governo si complimenta con Putin per la vittoria in elezioni che sono state chiaramente condizionate e non libere davvero? Abbiamo un'idea di democrazia diversa, Presidente. Non è democratico un regime che elimina candidati, che limita la libertà di stampa, che esclude osservatori internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non è democratico un regime responsabile della morte degli oppositori, come Aleksej Navalny, cui rivolgiamo un pensiero commosso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Abbiamo un'idea diversa.

Allora, avete il dovere di chiarire qual è la posizione politica del Governo: quella del Ministro e Vice Premier Tajani, che è al suo fianco, o quella del Ministro e Vice Premier Salvini, che ora ha abbandonato l'Aula e i lavori? Lei ha il dovere di chiarire qual è la posizione del Governo, perché altrimenti queste tensioni e queste divisioni ci indeboliscono, come sta accadendo a livello internazionale ed europeo. So che lei non lo condivide, perché già l'abbiamo detto, ma è l'amara verità: sono lontani i tempi in cui l'Italia con Mario Draghi guidava la delegazione con Scholz e Macron verso Kiev. Siamo, oggi, purtroppo, una copia sbiadita di quell'Italia. Siamo finiti nell'irrilevanza internazionale, anche rispetto a ciò che succede in altri teatri di crisi.

L'altro oggetto del dibattito sarà relativo a ciò che accade nel contesto del Medio Oriente. Al riguardo, ribadiamo ancora una volta che l'aggressione del 7 ottobre, per quanto ci riguarda, è una vera e propria azione terroristica e va condannata in quanto tale, con tutta la forza possibile, ed esprimiamo la piena vicinanza, ancora una volta, alla popolazione d'Israele e il più profondo cordoglio per le vittime di quel barbaro attacco accaduto il 7 ottobre scorso.

Vi invitiamo a lavorare per chiedere la liberazione incondizionata, ovviamente, degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Al tempo stesso, però, dobbiamo pretendere che la difesa di Israele venga effettuata nel pieno rispetto del diritto internazionale umanitario. Bisogna fare ogni sforzo possibile per proteggere la popolazione civile palestinese, innocente e inerme. Sarebbe un errore drammatico e grave aggiungere ulteriori vittime innocenti palestinesi alle vittime innocenti israeliane, questo è il messaggio che dobbiamo chiarire, ancora una volta, anche in sede di Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vi invitiamo, allora, ad assumere ogni iniziativa per un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza, per aprire valichi umanitari, per l'avvio di un'iniziativa di de-escalation e per una conferenza di pace che ponga fine al conflitto attraverso una soluzione politica, quella dei “due popoli, due Stati”. Non vi sono altre strade percorribili.

Il Consiglio si occuperà, poi, anche della questione migratoria, che purtroppo è un altro settore di enorme criticità per l'Europa intera ma anche per il vostro Governo. Per anni vi abbiamo sentito, anche all'opposizione, invocare politiche dei porti chiusi, battaglie navali, Risiko, blocchi navali. Una volta al Governo, vi siete resi conto che siete in presenza, però, di un fenomeno strutturale ed epocale, che va affrontato con serietà e responsabilità, non con la propaganda.

E dopo un anno, quasi un anno e mezzo, di gestione fallimentare delle politiche, sia di integrazione sia di gestione del fenomeno, con il 50 per cento degli sbarchi raddoppiati e misure tanto inefficaci quanto disumane, ora, da qualche mese, fate un'inversione di rotta e chiedete più aiuto all'Europa: misure comuni, misure solidali. Mi verrebbe da dire: bene, meglio tardi che mai. Il problema è che finora non avete ottenuto alcun risultato sui tavoli europei e sapete perché? Perché per avere più solidarietà, meccanismi di redistribuzione europei e politiche integrate è necessario convincere anzitutto i vostri alleati sovranisti, che sono i più acerrimi nemici di maggiori sforzi comuni nelle politiche migratorie. Dovete convincere loro e, invece, finora, avete preferito difendere il rapporto politico con i vostri alleati piuttosto che gli interessi dell'Italia, dei nostri cittadini e dell'intera Europa.

Se mi consente, peraltro, quando si troverà a incontrare, ancora una volta immagino, Orbán, gli chieda anche che sia assicurato il pieno rispetto dei diritti umani dei nostri connazionali in Ungheria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non abbiamo sentito alcuna parola di condanna vera, ferma e forte per il trattamento disumano e degradante riservato a Ilaria Salis. A nostro avviso, bisognava fare di più in quest'anno, signor Presidente del Consiglio. L'abbiamo detto in ogni occasione: ci sono strumenti legati alla rete giudiziaria europea per ottenere la possibilità che venga eseguita la misura cautelare in Italia di questa nostra connazionale. Dunque, bisogna fare di più!

Sull'immigrazione, insomma, ci vuole un salto di qualità dell'azione politica. Gli accordi - quello che abbiamo visto con l'Albania - sono il simbolo e il segnale del vostro fallimento. Centinaia di milioni di euro per una soluzione che non affronta alcuno dei problemi che abbiamo sul tavolo, così come gli accordi che abbiamo visto con la Tunisia e che lei si è prestata a stipulare con l'Egitto sono inefficaci. Lavori a Bruxelles, Presidente, e non si distragga a Tirana, non si distragga in altre capitali per ottenere soluzioni europee a un problema drammatico qual è quello delle migrazioni. Peraltro, anche lì - lei l'ha ricordato - noi diamo sostegno a questa battaglia. Quando lei incontrerà al-Sisi, però, chieda qualcosa di più importante: chieda piena collaborazione, davvero fino in fondo, per avere verità e giustizia per Giulio Regeni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questa è una battaglia che dobbiamo affrontare tutti insieme, come Paese.

Mi avvio a conclusione. Il Consiglio europeo si occuperà di agricoltura e anche di governance economica. Sulle riforme in materia economica bisogna essere credibili…

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). …però - chiudo -, su un aspetto. Per essere credibili bisogna attuare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, signora Presidente del Consiglio. I dati che la Corte dei conti ha emanato in tutto il Paese, nelle scorse ore, so che irritano, ma sono i dati reali: siete indietro, in modo clamoroso, con l'attuazione del Piano. Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e della deputata Zanella)! Il MIT, il Ministero di Salvini, è al 15 per cento della spesa rispetto alle risorse ottenute e avete fatto tagli drammatici, certificati, su settori decisivi per noi, quali quello della sanità e quello degli asili nido. State sbagliando strada e il PNRR, siccome ieri l'abbiamo ascoltata al Senato, non è arrivato per caso. Non è arrivato perché gli indicatori economici del Paese erano distrutti. No, è arrivato perché ci abbiamo lavorato noi, come democratici e progressisti in Italia e a Bruxelles, perché c'era un grande democratico, David Sassoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e della deputata Zanella), che ha lavorato per creare un Piano, il Next Generation, che non era mai esistito finora! Noi l'abbiamo ottenuto e abbiamo portato 200 miliardi in Italia.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Voi avete votato contro quel Piano, qui in Aula, il 15 luglio 2020. È di questo che dobbiamo parlare.

Allora, vi chiediamo - e chiudo davvero - serietà e responsabilità, perché è solo in Europa che possiamo ottenere risposte in grado di difendere la nostra economia, i nostri diritti, la nostra libertà e la nostra democrazia. È lì che dobbiamo lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rotondi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI (FDI). Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare che ha l'onore di avere tra i propri membri il Presidente del Consiglio ovviamente non può che apprezzare le dichiarazioni rese al Senato e qui comunicate alla Camera dal Presidente del Consiglio, ma non è un apprezzamento rituale, né di maniera, perché cogliamo anche, negli interventi che ci sono stati fin qui, compresi quelli dai banchi dell'opposizione, un senso di consapevolezza comune della gravità di un momento che interroga il nostro Paese, nella sua complessità e nella sua unitarietà di classe dirigente, che corrisponde, peraltro, a un sentimento profondamente unitario del popolo italiano, che si percepisce toccando il tema della pace e del ruolo che, sulla ricerca della pace, stanno svolgendo questo Governo, questo Presidente del Consiglio e, quindi, questa Nazione.

E qui vorrei esprimere la mia soddisfazione, perché non era scontato tutto questo e non era scontato che noi potessimo avere il protagonismo virtuoso che l'Italia sta mostrando in questa stagione politica. Vorrei dire che il Consiglio europeo che tra qualche giorno vedrà protagonista il Presidente Meloni è verso la conclusione di una legislatura comunitaria, che si completa e si conclude in un contesto e in un clima molto diverso da 5 anni fa. Se pensiamo all'Italia di 5 anni fa vediamo ancora il ringhio rabbioso del populismo spedito alle massime responsabilità, vediamo due coalizioni politiche frantumate e rotte e vediamo una condizione di instabilità interna che fatalmente ha proiettato una condizione di irrilevanza europea e internazionale, perché la politica interna non si può mai separare da quella estera e quest'ultima si giova della chiarezza e della solidità delle scelte che avvengono sul piano interno.

Il flash, 5 anni dopo, ci restituisce l'immagine di un Governo autorevole, che ha alle spalle una maggioranza compatta e coesa sulle linee di politica estera e di politica interna, e questa è già una condizione di autorevolezza che mette il Presidente del Consiglio nella condizione, peraltro sullo scenario europeo direi non frequente e forse addirittura unica, di avere alle spalle consenso e autorevolezza, che viene dal bagno di consenso popolare, ma anche dalla chiarezza e dalla unitarietà delle posizioni politiche della sua maggioranza. Questo è l'auspicio parlamentare più favorevole alla difficile missione che attende il Presidente Meloni.

Poi, l'onorevole De Luca rimproverava qualche Ministro che si è allontanato, ma vedo che anche lui gradisce la passeggiata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avrei avuto piacere di far notare che se lui cerca il cuneo da inserire nella solidità della maggioranza, se cerca distinzioni in politica estera e fruga nelle pieghe del nostro Governo, non ne troverà, ma se questa è la sua ricerca si giri un po' a destra e a sinistra, perché nel suo campo largo di distinzioni in politica estera ne troverà quante ne vuole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché è un campo largo che fa fiorire tanti fiori di colori diversi sull'Ucraina, sulla Russia, sul Medio Oriente, sulla Palestina e su Israele. Vada in giro per il suo prato e le differenze le troverà.

Noi abbiamo l'orgoglio di esibire, come maggioranza di Governo, come maggioranza politica, una linea che il Presidente del Consiglio, nelle sue dichiarazioni di ieri e di oggi, ha illustrato in modo così chiaro che, mi si permetterà solo con l'orgoglio di chi parla a nome del suo gruppo parlamentare, è una soddisfazione oggi, scorrendo i giornali, cogliere due apprezzamenti su due testate molto libere e molto lontane tra loro, anche culturalmente, l'Huffington e l'In Terris, la bella voce cattolica che cerca ogni giorno il colloquio e la pace anche da posizioni lontane o, comunque, non limitrofe a questa maggioranza e a questo gruppo parlamentare: oggi viene l'apprezzamento per la chiarezza che il Presidente del Consiglio usa in politica estera e, di più, la consapevolezza che questa chiarezza è la condizione della ricerca della pace (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché è vero che - ditelo poi a me, che vengo da una certa scuola - la mediazione è il contenuto della politica, ma si media e si vince mediando solo dopo che si è scelto. Se uno non ha fatto una scelta di chiarezza non ha titolo nemmeno a esercitare la mediazione e il Governo italiano, con il protagonismo del Presidente del Consiglio e con l'intervento puntuale, ieri direi da manuale, del Ministro degli Affari esteri, queste scelte di chiarezza e di campo le ha fatte, dall'inizio a questa giornata di Governo.

Sul tema dell'Ucraina mi permetto di dire che vi è stata addirittura, a due anni dalla dissennata decisione di aggressione, una scelta simbolica, quella di riunire tutti gli Stati aderenti al G7 proprio a Kiev nella sessione di Presidenza italiana, ad opera del Presidente Meloni, con un gesto che è stato significativo e che ha aperto ancora di più uno squarcio sulla compattezza di un fronte. Poi, certo, noi non siamo certamente in condizione di porre fine a un conflitto che nasce da complesse e difficili ragioni, però la scelta dell'Italia oggi è trainante in Europa anche perché è un fattore di buonsenso, la rassicurazione del Presidente del Consiglio ieri sul non invio di militari italiani in funzione analoga a quella che, per la verità, ha solo accennato in ipotesi il Premier francese.

Poi, come dire, ci sono degli omissis nelle dichiarazioni della sinistra, perché a giorni alterni il Premier francese sembra il capo dell'opposizione italiana e in altri momenti, invece, un alleato scomodo, da cui prendere le distanze. Sarà interessante, negli interventi successivi, conoscere la puntata odierna sulla proposta, peraltro non manifestata compiutamente, di escalation violenta che verrebbe d'Oltralpe.

Noi siamo contrari a iniziative che esasperino il clima e determinino in Ucraina una condizione di non procedibilità anche dello svolgimento delle missioni che questo Governo si è dato, anzitutto per ciò che concerne gli aiuti umanitari e il sostegno, ovviamente, a quelle popolazioni civili, che riceverebbero uno straordinario rischio da un nostro eventuale intervento che mutasse natura, e quindi bene il Presidente Meloni per la chiarezza con cui ha esposto lo svolgimento futuro della nostra azione, compreso, ovviamente, un tema che si porrà, perché l'Italia ospiterà proprio la conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina.

In quell'occasione vi sarà, ovviamente, la possibilità di esprimere compiutamente un'idea del giorno dopo, che va preparata il giorno prima, perché, come tutte le guerre, anche questa produrrà una durata lunghissima di interventi, di pesi, di responsabilità, di oneri e, perché no, anche di opportunità, che sono inevitabili il giorno dopo, che speriamo sia un giorno molto prossimo, perché l'impegno di questa maggioranza, nelle sue risoluzioni finali, nel sostegno che dà al Governo, sarà sempre e compiutamente un impegno rivolto alla costruzione della pace, che naturalmente deve fare i conti anche con scelte che il Consiglio europeo dovrà riconfermare e rafforzare, come quelle a favore della costruzione di una difesa europea. Perché, come ha ben detto il Presidente del Consiglio, la difesa della pace, di un ordine internazionale che la difenda, e anche, se mi è consentito dire, di una civiltà sottesa a queste scelte, è una difesa che deve poggiare su due solide colonne, una delle quali è quella americana, l'altra è quella europea, che deve darsi gli strumenti adeguati alla bisogna, senza di che sarà sempre fragile un'Europa che non deve essere l'ingaggio di missioni retoriche, ma una scelta profonda, quale quella che questa maggioranza ha fatto difendendone il valore, il ruolo e soprattutto, lo diciamo con orgoglio, la funzione dell'Italia in questo disegno strategico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Presidente, Vicepresidente, Ministri, colleghi, mi è capitato di leggere una nota in cui si ricordava che nel settembre del 1956 il direttore dell'agenzia di stampa ungherese, prima che il suo ufficio fosse distrutto dai tiri di artiglieria russi a Budapest, avesse mandato un telex che diceva “moriremo per l'Ungheria e per l'Europa”. L'Ungheria era Europa ed era l'Europa ad essere attaccata in quel momento lì. Questo giornalista diceva “attaccando l'Ungheria, state attaccando anche l'Europa”. Forse oggi in Ungheria qualcuno ha cambiato idea rispetto a quel momento lì, ma sicuramente in Ucraina questa idea ce l'hanno molto chiara e vivono questo stesso sentimento vissuto da tanti ungheresi nel 1956.

Sono stato tre volte in Ucraina e devo dire che l'ultima volta, qualche settimana fa, c'era anche la Presidente Meloni, ho percepito, anzi, ho ascoltato in maniera molto netta come da parte delle istituzioni, ma anche della gente ucraina, ci sia questo peso molto forte che sentono, che è la nostra noia rispetto alla guerra, perché hanno paura che noi ci siamo annoiati della loro guerra, che la tensione nell'Occidente, in Europa, negli Stati Uniti, stia precipitando e stia testimoniando il fatto che l'Ucraina sia stata derubricata dalle prime pagine dei nostri giornali e anche dalle attenzioni della politica interna.

Invece, credo che l'Ucraina ha ancora molto bisogno di noi, ma credo anche che noi abbiamo molto bisogno dell'Ucraina. Proviamo solo a pensare per un momento cosa succede se gli ucraini si arrendono, se rispondono alle richieste, che anche qualche collega fa, di arrendersi. Si arrendono e i russi ce li troviamo sui confini dell'Europa, ce li troviamo forti dell'idea che con la violenza si può conquistare il vicino. È un'idea che i russi, purtroppo, hanno già!

Putin sa che con la violenza può determinare gli equilibri interni di politica, perché è stato eletto così, con quelle forzature istituzionali che abbiamo visto anche in queste settimane delle elezioni, perché così ha conquistato la Crimea, perché così ha invaso la Georgia, perché così ha invaso il Donbass e perché con la resa degli ucraini ce li troviamo sui nostri confini, e i confini dell'Europa diventano sempre più fragili. Allora l'idea che basta smettere di mandargli armi e aiuti l'ha ridicolizzata Putin, proprio quando ha detto “è ridicola l'idea che la Russia debba trattare perché l'Ucraina ha finito le munizioni”.

Putin stesso dice “guardate che non è che noi ci metteremo a trattare perché loro finiscono di sparare”. Lo dice Putin, e se qualcuno in quest'Aula continua a ripeterlo, evidentemente non ha capito proprio cosa succede oppure sta utilizzando strumentalmente fatti rilevanti, importanti, gravi, semplicemente per motivi di politica interna!

Quindi continuiamo a lavorare per la pace, ci mancherebbe, è il primo punto che noi abbiamo nella nostra agenda. E noi non possiamo che essere d'accordo e sostenere la linea che il Governo ha assunto su questo, il Governo, non tutti i Ministri, non tutti i partiti della maggioranza, ahimè.

Però diciamoci la verità, questa frattura è trasversale, non attraversa solo il Governo, attraversa anche le opposizioni. Ci sono posizioni diverse, c'è chi ancora pensa o forse non ha acquisito gli elementi per capire come questo conflitto sia un conflitto asimmetrico, dove le democrazie devono essere unite contro Paesi come la Russia, che democrazia non è, che hanno la facilità di usare l'arma dell'aggressione se non trovano dall'altra parte un fronte democratico, coeso e capace.

E questo fronte democratico, coeso e capace deve cominciare proprio dall'Unione europea. Accanto ai dossier sull'Ucraina, noi invitiamo a forzare la mano, a premere, a lavorare con forza su 2 dossier in particolare, lo dico al Vicepremier Tajani, che queste cose le sta seguendo con competenza. La prima, quella di mettere insieme con più energia la forza di aumentare la capacità militare del nostro continente. Bisogna assolutamente che anche noi ci assumiamo le nostre responsabilità su questo e bisogna che questa assunzione di responsabilità sia condivisa nelle scelte che l'Unione europea deve fare.

La seconda, quella degli asset finanziari e immobiliari dei russi, che vanno utilizzati. Non ci può essere un'obiezione rispetto al fatto di utilizzare soldi di un aggressore per sostenere l'aggredito.

Non riesco a capire quale obiezione potrà arrivarci tra 10 anni.

La seconda cosa che voglio dire, molto brevemente, riguarda il Medioriente. Non è che anche su questo possiamo inventarci le differenze. La posizione del Governo è stata una posizione seria, secondo me rappresentativa degli interessi italiani e degli interessi europei. Il 7 ottobre è successo un dramma di cui, forse, non abbiamo percepito la gravità per quel popolo. Sono andato a visitare uno dei 22 kibbutz che sono stati assaltati quel giorno, dove hanno massacrato le persone, le hanno rapite. Un militare che era lì di servizio ci ha detto: guardate che non c'è un israeliano che non abbia un parente, un amico o un conoscente che non sia stato ucciso o che non sia stato rapito, o che non abbia subito un trauma per quello che è accaduto. Quindi, quel trauma, il 7 ottobre, è una ferita che sarà difficile superare. Noi dobbiamo fare la nostra parte per questo, intanto, combattendo con forza contro Hamas, contro i terroristi e, poi, lavorando con la consapevolezza che è indispensabile convincere anche il Governo israeliano che l'unica strada è quella di una tregua, per ottenere la liberazione degli ostaggi e per evitare quello che stiamo vedendo a Gaza.

L'ultima osservazione la faccio su chi ha delle responsabilità, lì. Non c'è solo il terrorismo, c'è anche chi alimenta il terrorismo. C'è uno Stato, lì, che lavora per la destabilizzazione. L'Iran lavora per la destabilizzazione nel Mar Rosso, sostiene lo Yemen e i terroristi yemeniti, che hanno armamenti di grande portata e di grande pericolosità. Noi non possiamo tollerare il diritto al terrorismo che lì si sta celebrando.

PRESIDENTE. Concluda.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Quindi, Presidente, concludendo, credo che la politica di questo Governo - su questo aspetto particolare, poi noi restiamo convintamente all'opposizione - di stringere anche relazioni forti con i Paesi africani, anche con l'Egitto, sia una politica che merita sostegno perché, altrimenti, se non si hanno alleanze, si resta isolati e l'isolamento non aiuta in questa fase complessa che l'Occidente sta vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Premier Meloni, poco fa, qui all'esterno, il classico giornalista malizioso, in Transatlantico, diceva: le posizioni della Lega quali sono rispetto alle risoluzioni di maggioranza, eccetera? Gli ho dovuto spiegare come funziona la dinamica parlamentare, perché la risoluzione non viene costruita a Palazzo Chigi - gli ho spiegato - e mandata in Parlamento, come si dice, “cotta e mangiata”, e così finisce. La risoluzione è stata scritta da tutte le mani dei componenti di maggioranza, non solo la condividiamo ma l'abbiamo anche caratterizzata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e il Ministro Fitto sa con quale puntualità. Questa è la maggioranza che la sostiene, una maggioranza coesa che ha una visione che viene espressa all'interno della risoluzione e che, ovviamente, si ritrova nella politica di Governo che le è dato, come responsabilità, rappresentare in sede europea.

Non sarà un Consiglio facile, perché gli argomenti all'ordine del giorno sono terribilmente disomogenei e, nello stesso tempo, ampi. Ma è evidente che si può registrare fin da subito - su questo non possiamo che dare un plauso all'azione del Governo - che l'Italia sta determinando almeno una gran parte di queste politiche che sono all'ordine del giorno del Consiglio europeo, a partire dal fatto che alcuni temi erano stati esclusi dall'originario ordine del giorno e vi sono stati inseriti: si veda l'agricoltura e si veda il tema immigrazione che, anche quando la pressione è minore, non può mancare. Ricordiamo, infatti, che bisogna prepararsi sempre a situazioni che sono costruite apposta per mettere, poi, in difficoltà le nostre democrazie. L'attacco non viene da una parte o dall'altra, viene da tutti coloro che hanno in odio la cultura europea e anche l'equilibrio democratico europeo. Quindi, che venga da Nord, da Sud, da Est o da Ovest, dobbiamo essere sempre pronti a respingere questo tipo di interferenze e di azioni, a partire da quelle legate alle migrazioni. Quindi, applaudiamo a quello che è inserito anche nell'ordine del giorno e all'azione fatta negli scorsi giorni, che ha dato buon esito e, certamente, ne darà in futuro, in termini di accordi con l'Egitto.

Lei ha detto, nel suo intervento di ieri, Presidente, che speriamo che non ci sia la stessa opposizione ideologica nei confronti dell'accordo atteso con l'Egitto di quella che c'è stata rispetto all'accordo con la Tunisia. Sì, questo lo abbiamo verificato ed è stato oggettivamente così: un'opposizione basata sull'ideologia e non sul contenuto. Poi, magari, qualcuno dimentica questo. Non è che quando si è al Governo si può essere schizzinosi. L'opposizione può permettersi di avere un rapporto intransigente ma chi è al Governo dev'essere necessariamente anche pragmatico, badando all'interesse generale più che all'interesse della singola forza politica. È evidente che parlare con l'Egitto è differente dal parlare con un Paese dell'Europa continentale ma è altrettanto evidente che non si può prescindere dal costruire rapporti che siano basati su intese democratiche e che tendano anche a portare quei Paesi verso una sfera maggiormente democratica. Come dicevo, non parlare con l'Egitto o con gli altri Paesi della sponda Nord dell'Africa che si affaccia sul Mediterraneo significa semplicemente lasciare che altri Paesi, magari la stessa Russia, con la politica estera, magari lo stesso Iran, estendano la loro sfera d'influenza e creino ulteriori condizioni di instabilità, che non possiamo permetterci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per questo è importante l'azione fatta in Egitto negli scorsi giorni e per questo è importante che anche il Governo europeo si sia affiancato all'azione portata avanti dal Governo italiano con il Piano Mattei. Come dicevo, chi governa ha il dovere di costruire intese mentre chi è all'opposizione può permettersi sentire il profumo delle rose evitando le spine. A noi questo tocca e su questo siamo ben determinati a dare supporto al Governo.

Abbiamo oltrepassato le colonne d'Ercole della politica estera europea? Qui mi sia consentita una critica a livello continentale: quale politica estera europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Perché è evidente la carenza di politica estera a livello continentale. Il fatto di riuscire, con la nostra azione, a compensare questa carenza è per noi oggetto di soddisfazione. Certamente, non si può parlare di futuro e di difesa unica europea in un continente che non ha una politica estera e una politica economica continentale già coesa. Quindi, se si parla di sviluppo dell'industria della difesa europea, certamente dobbiamo essere attivi ed essere noi i propositori. Attenzione, però, perché qualcun altro in Europa può interpretare la difesa comune europea come: ho a disposizione le forze degli altri Paesi per poter mostrare i muscoli. Leggasi in questo caso qualche posizione presa dal Governo francese negli scorsi giorni che, francamente, è apparsa quantomeno estemporanea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non possiamo permetterci di avere, domani mattina, qualcuno che, in Europa, magari per poter dimostrare la propria grandeur, trascini il resto del continente in una guerra mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Bisogna che anche qualcuno a Bruxelles comprenda questo. Noi siamo coesi e collaborativi ma abbiamo ben fermi i valori costituzionali che sono scritti a partire dall'articolo 11 e nel resto della Costituzione italiana, che è la Costituzione di un Paese europeo.

Come dicevo, Presidente, noi abbiamo apprezzato alcuni passaggi, che non sono necessariamente stati trattati precedentemente da chi è intervenuto. C'è un passaggio importante nella risoluzione, che riguarda le politiche green, ossia le politiche legate al Green Deal. Anche di questo abbiamo fatto esperienza. Personalmente, ho avuto l'esperienza di redigere il parere contrario, il cosiddetto parere motivato in XIV Commissione, riguardo alla direttiva imballaggi. L'azione che ha fatto il Governo è un'azione che la Lega sposa totalmente, è un'azione sulla quale ci siamo impegnati in Commissione negli anni passati e che vuole che ci sia certamente attenzione rispetto all'ambiente ma non che questo costringa il nostro Paese e altri Paesi in Europa a perdere economia, a produrre disoccupazione e a produrre difficoltà economiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questo non può essere il futuro green dell'Europa, altrimenti - e non voglio citare il professor Prodi, perché sennò potrei risultare anche particolarmente difficile da comprendere - oggettivamente chi ha buon senso capisce che una politica europea troppo spinta e ideologizzata, alla Timmermans, sul verde, sul green, produce poi un rigetto in un Paese, in un'Europa continentale, che produce solo una minima parte - meno del 6 per cento - del livello di inquinamento generale, che, però, si impegna come se fosse la totalità, senza vedere una politica estera, come dicevo prima, che riesca a portare anche in altre sfere extracontinentali le stesse logiche e gli stessi vincoli a cui vogliamo che sia sottoposta la nostra economia. Quindi, cautela e bene fa a mettere in chiaro questi aspetti a livello continentale.

Ci sono tutti i passaggi legati alla difficile situazione del Medio Oriente, su cui non possiamo avere alcun limite di flessione. Israele ha il diritto di difendersi e occorre trovare un equilibrio che consenta, in quelle zone, di avere una pace tra i due popoli. Ci sono situazioni di guerra che più si trascinano e più finiscono per essere caratterizzate da spargimento di sangue. È evidente in questa, come in tutte le altre circostanze, che l'azione diplomatica non può cedere il passo alla forza muscolare. Quindi, su questo, l'azione che farà in sede europea sarà, ovviamente, sostenuta anche dalla Lega e dalla maggioranza in Parlamento.

C'è la questione dell'allargamento dell'Unione europea. Su questo sa che la nostra posizione è quantomeno sfumata, se non addirittura un po' critica, perché qui lo dico e lo riconfermo: noi continuiamo a cercare un allargamento per dare prospettive di ingresso ad altri Paesi europei - non parlo della sola Bosnia-Erzegovina -, senza aver chiarito cosa voglia dire appartenere all'Unione europea, perdendo di vista che, qualche anno fa, abbiamo perso un tassello fondamentale dell'Europa continentale, che è la Gran Bretagna, perdendo di vista che l'Europa o è fondata su valori oppure, se è solo una questione di avere qualche incentivo economico per sostenere una politica agricola, piuttosto che una ambientale o una economica, rischia di produrre frustrazione entro breve tempo. Vorrei usare una metafora, Presidente: è un po' come quelle politiche fatte da certi Governi di sinistra che incentivano i comuni più piccoli a fondersi tra di loro in cambio di qualche incentivo economico che, puntualmente, dopo qualche anno, viene meno e produce la frustrazione in quegli stessi soggetti che avevano deciso di mettersi assieme (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Se politiche di allargamento devono essere fatte, tenuto conto dell'attuale enorme estensione dell'Unione europea, devono tenere conto anche delle necessarie risorse e dei disequilibri che si creano ogni volta che si aggiunge un prodotto a un altro prodotto. Se si aggiunge acqua fredda o acqua calda, prima che la temperatura torni ad essere equilibrata per tutti, passa del tempo; bisogna tenere alta la temperatura e tenere tutto opportunamente omogeneo. Se manca questa consapevolezza, ci troviamo di fronte a dichiarazioni di principio che producono, poi, frustrazione, e non ne abbiamo bisogno.

Chiudo, Presidente, con argomenti che sono per noi importanti e fondamentali: come dicevo prima, la questione legata al contrasto all'immigrazione clandestina. Bene ha fatto, nel suo intervento di ieri, Presidente, a dire che occorre una - chiamiamola così - internazionale che metta tutti assieme rispetto al contrasto al traffico di migranti, che è extra-continentale. L'immigrazione che arriva in Italia non è solo africana, ma viene anche dall'Oriente, quindi è chiaro che qui stiamo parlando di qualcosa che non può essere affrontato in un'unica direzione. Abbiamo visto azioni fatte negli anni passati, totalmente frustrate da scelte politiche che, poi, a livello continentale non danno seguito, lasciando l'Italia unico baluardo al confine rispetto all'immigrazione. Siamo prossimi al rinnovo del Governo europeo: l'Italia deve chiarire che il confine italiano è un confine europeo. La difesa rispetto all'immigrazione clandestina non è un problema italiano, ma è un problema europeo.

Su queste basi, ovviamente, come poi dirà il collega che mi seguirà nella dichiarazione di voto, la Lega è totalmente partecipe alla risoluzione e voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente del Consiglio, le sue comunicazioni riproducono un film già visto: sono infarcite di una qualche dose di retorica, ripropongono la lista dei nemici, faticano ad offrire qualche soluzione. Partiamo dalle guerre che oscurano il nostro orizzonte e dalla guerra scatenata da Vladimir Putin contro l'Ucraina.

Lei ha detto, e l'ho apprezzato - lo avevano fatto, prima di lei, il Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani e il Ministro della Difesa, Guido Crosetto -, che le parole di Macron non vanno bene. Io avrei aggiunto qualcosa in più. La leggerezza con cui il capo di Stato di un grande Paese europeo annuncia la possibile guerra totale con la Russia fa un po' impressione. Ha fatto bene a stigmatizzarlo, però vorrei segnalarle questo. Le posizioni che si assumono e le cose che si dicono hanno qualche conseguenza. Ci sono due cose che non stanno insieme: non sta insieme dire, giustamente, che un'escalation e una guerra totale con la Russia è uno scenario inimmaginabile, improponibile, contro cui occorre lavorare con determinazione e, nello stesso tempo, affermare che chi sostiene da 2 anni che l'escalation delle armi in Ucraina non è la soluzione, che è arrivato il momento di un salto di qualità, di un'iniziativa diplomatica - perché l'unica via d'uscita possibile fuori dalla guerra totale è quella della diplomazia e della trattativa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) - è un amico di Putin, che vuole la resa ucraina di fronte all'autocrate russo. Anche perché, signora Presidente, senza insistere - l'avrà sentito fin troppo, da ieri -, ancora una volta, se c'è bisogno di andare a cercare gli amici o le amiche di Putin, sapete dove andare, li avete proprio vicini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

E, poi, Gaza, l'inferno di Gaza, della guerra in Medio Oriente e in Palestina. Anche qui, abbia pazienza, ci risparmi la retorica. All'inizio di questo dramma, le abbiamo concesso il beneficio del dubbio. In quest'Aula - lo ricorderà -, ebbi modo di dire: apprezzo la posizione del Governo, “due popoli e due Stati”, è quella la strada. Allora, lei disse, in quest'Aula - erano molti mesi fa -, che, di fronte all'attacco terroristico di Hamas - che tutti e tutte, glielo dico prima della replica, abbiamo condannato senza se, senza ma e senza però -, che ha dato inizio, come lei ha detto, a questa guerra, che non è la prima che in quei territori disgraziati si scatena contro i civili, Israele ha il diritto di difendersi nei limiti del diritto internazionale umanitario. Da allora, sono passati mesi, 30.000 morti, migliaia di bambini e di bambine, l'assedio che prende per fame il popolo palestinese di Gaza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), Israele che impedisce l'arrivo degli aiuti. Sono stato lì con una missione internazionale, li abbiamo visti i beni pericolosi che l'IDF, l'Esercito israeliano respinge dopo il controllo. Signora Presidente, non so se lo sa, abbiamo visto le incubatrici. Vorrei chiederle, in tutta franchezza: cosa c'è di pericoloso nelle incubatrici che servono a salvare la vita dei neonati prematuri, se non il fatto che quei beni servono a salvare vite? Se non il fatto che qualcuno, in questo momento, ha deciso di utilizzare, come l'Alto Rappresentante Borrell ha ricordato, qualche ora fa - salvo leggere le prese di distanza, purtroppo, del nostro Ministro degli Affari esteri -, che la fame, l'assedio come arma di guerra non sono permessi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) in alcuna forma del diritto internazionale, umanitario o meno che sia? Su questo occorre un salto di qualità.

Ieri, il Ministro Tajani ha detto che, come Paese, abbiamo deciso di sanzionare i coloni violenti. Bene. Poi ci ha detto che la risposta di Israele è stato un nuovo piano di insediamenti di coloni. Che si fa quando l'iniziativa non produce alcun esito? Che si fa quando la comunità internazionale dice non puoi fare questo e quello fa quello? Si fa un salto di qualità nell'iniziativa diplomatica: si mette, per esempio, in discussione il Trattato di associazione tra UE e Israele, si pongono in atto iniziative diplomatiche che provino a dare una risposta verso il cessate il fuoco, verso la prospettiva che lei ripete sempre - come sa, con il nostro consenso - dei “due popoli e due Stati”, si fa quello che intanto si può fare.

Glielo chiedo un'altra volta: ripristini, in Consiglio dei ministri, i fondi all'UNRWA (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), come ha fatto il Canada, come ha fatto l'Australia, come ha fatto la Commissione europea. Li avete sospesi, sapendo che l'UNRWA è la spina dorsale fondamentale dell'assistenza a 6 milioni di profughi, perché 12 dipendenti - 12 su 30.000 - sono stati accusati di aver partecipato all'eccidio terroristico di Hamas. L'UNRWA ha risposto puntualmente, ha licenziato quei 12 dipendenti. Senza l'UNRWA, la catastrofe, lo sterminio, il disastro umanitario. Rappresentanti dell'OMS ci hanno detto, signora Presidente, quando li abbiamo incontrati: non abbiamo più aggettivi per descrivere quello che sta succedendo dentro Gaza.

Allora, voi potete, intanto, fare qualcosa: ripristinate gli aiuti, pressate perché facciano entrare gli aiuti umanitari, ammassati drammaticamente e penosamente fuori dai confini di Gaza. E, per favore, non tiri ancora in mezzo il fatto che c'è qualcuno che non riconosce, non solo la natura terroristica, ma quello che ha provocato l'attacco di Hamas, perché qui lo abbiamo riconosciuto tutti. Non serve a nascondere le difficoltà - non solo sue, ma invero della comunità internazionale nel suo complesso -, a indicare una soluzione. Eviti su questo la polemica e la retorica: lo faccia per rispetto perfino di se stessa, del nostro Governo, del nostro Paese e per la serietà che meriterebbe il dibattito su una vicenda così drammatica come quella cui stiamo assistendo.

E poi ancora ci ha parlato di immigrazione, ma anche su tale questione siamo sempre allo stesso punto: soluzioni ingiuste e inefficaci che continuano a sbagliare il tiro. Glielo abbiamo detto in tutti i modi: non è questione di battaglia ideologica o di scontro tra buonisti e cattivisti - e anche qui (abbia pazienza), se anche dovesse essere questo il tema, continuiamo a preferire di stare tra i buonisti, che tra i cattivisti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) - ma, se c'è una cosa che è evidente, è che quelle soluzioni non funzionano perché scambiano un fenomeno strutturale con una vicenda di natura emergenziale. Se si danno risposte di emergenza a fenomeni strutturali, semplicemente si sbagliano gli obiettivi e gli strumenti con cui affrontarli.

In ultimo, signora Presidente, la questione dell'agricoltura e più complessivamente delle politiche green: anche a tale proposito voi avete preso in giro i piccoli agricoltori, voi avete votato una PAC che dà l'80 per cento dei fondi al 20 per cento delle più grandi aziende agricole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), sacrificando la catena dei piccoli agricoltori! Siete voi che non intervenite per porre rimedio agli elementi che producono una gigantesca diseguaglianza nella filiera agricola, intervenendo sui prezzi come dovreste intervenire sui salari in questo Paese. Infatti della diseguaglianza vi occupate con qualche fatica: continuate a ribadire i risultati dell'occupazione del vostro Governo, ma continuate a non vedere che in questo Paese aumenta lo spread tra i salari italiani ed i salari europei, che aumenta il numero dei precari e che su questo terreno le famiglie italiane continuano a fare una gran fatica. Da ultimo, Presidente - e ho chiuso -: ve la siete presa con gli ambientalisti e anche questo l'abbiamo già visto, avete condotto una guerra santa contro gli ambientalisti. C'è una guerra, si, ma è la guerra che il cambiamento climatico sta scatenando contro la grande maggioranza dell'umanità, come sempre quella più fragile, è la guerra dei 62 gradi e oltre registrati a Rio de Janeiro soltanto qualche ora fa; è la guerra che oggi segna - notizia di oggi - il più alto dato medio mai registrato nella temperatura degli oceani, oltre 21 gradi; la guerra delle alluvioni che colpiscono il nostro territorio, la guerra che colpisce le campagne, la guerra che colpisce i più fragili! La conversione ecologica certo ha un costo, ma quel costo bisogna farlo pagare a chi può permetterselo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): bisogna farlo pagare ai grandissimi patrimoni e agli extraprofitti, che invece continuate a difendere! Si tratta di fare delle scelte per l'oggi e per il domani - non di ingaggiare battaglie ideologiche - e di misurarsi con la realtà, che - quella sì - rischia di schiantarsi sulla testa di tutti e tutte noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, il Consiglio europeo di domani e dopodomani ribadirà la più ferma condanna dei 27, non soltanto della brutale aggressione russa ai danni dell'Ucraina, alla quale continua ad andare la nostra più totale solidarietà dopo due anni di morte e di distruzione, ma anche dell'assassinio - perché di questo si è trattato - di Navalny. Ecco noi su questo tema siamo al suo fianco nel porre l'Italia e il Governo al fianco dei nostri alleati e del mondo libero, c'è però un “ma”, che riguarda inevitabilmente le uscite pubbliche di un membro del suo Esecutivo e della forza politica di cui egli è espressione che, nell'ordine, ha prima invocato l'intervento della magistratura russa per accertare le cause della morte di Navalny, una magistratura nota e ammirata in tutto il mondo per equilibrio e indipendenza e poi, commentando i risultati delle elezioni, ha espresso soddisfazione perché, quando un popolo vota, ha sempre ragione. Presidente Meloni, c'è un problema evidente: quando le agenzie passano queste esternazioni del suo Vicepresidente del Consiglio - mi permetta una battuta - il suo Governo sembra un'orchestra ubriaca. Ascoltiamo, Presidente, le sue autorevoli uscite ed esternazioni e poi ascoltiamo il controcanto del suo Vice. Capisce anche lei che, al di là delle giustificazioni che ci avete trimestralmente riproposto rispetto alla comune identità di vedute espressa attraverso i voti in quest'Aula, c'è qualcosa che non va: ci sono delle ambiguità che non possono più essere tollerate, a maggior ragione dopo quel drammatico 24 febbraio!

Siamo tutti in campagna elettorale, ma credo che sia ora di finirla di racimolare qualche decimale di punto nei sondaggi con queste uscite che - è inutile girarci attorno - danneggiano la credibilità del Governo, che è il Governo italiano! E noi abbiamo a cuore la credibilità del Governo italiano, anche se siamo all'opposizione in maniera intransigente, soprattutto quando si tratta di questioni che riguardano la democrazia e lo Stato di diritto. Lei, Presidente Meloni, ha cambiato idea rispetto a Putin perché le stesse cose che, l'altro giorno, ha detto Salvini, lei le diceva nel 2018, quando già la Russia aveva violato gli accordi rispetto alla tutela dei confini dell'Ucraina. Ma il fatto che oggi lei non sappia tutelare la collegialità del suo Governo è qualcosa che, a nostro avviso, è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Allora, per un paio d'anni, abbiamo sentito l'argomentazione che la Russia stava crollando, prima militarmente, poi economicamente, poi che Putin stava morendo di non so quante malattie, quando non aveva dei sosia che lo sostituivano nelle celebrazioni ufficiali, mentre adesso invece vediamo che il PIL della Russia aumenta del 3 per cento, che la disoccupazione in Russia è al 3,2 per cento, che l'export è pari al 30 per cento del PIL e che le importazioni sono al 22 per cento del PIL.

Abbiamo scoperto che il mondo non finisce nella nostra vecchia, cara, antica e illuminata Europa, ma che esistono anche la Cina, l'India, la Turchia e - guarda un po'- la Russia ottiene questi dati economici proprio perché si è aperta a questo mondo. Io vedo molti commentatori ed editoriali che continuano con questa retorica, non so se per cercare di convincere o per autoconvincersi, che basta ancora un piccolo sforzo per far capitolare la Russia in Ucraina, che basta un attimo per riprendere i territori che i russi hanno invaso e che tutto finisce e Putin torna a casa. Io capisco quest'opera di convincimento e autoconvincimento, ma - per fortuna o purtroppo - non siamo più nell'epoca in cui le guerre ci venivano raccontate dai bollettini regi e, tramite la propaganda, ci raccontavano un mondo che non esisteva e quindi il popolo era costretto in qualche modo a credere alle narrazioni ufficiali; adesso - purtroppo o per fortuna - siamo in un mondo in cui di determinate notizie e di determinati numeri veniamo a conoscenza e la Russia non è affatto sul punto di capitolare in Ucraina.

A noi dispiace, ma purtroppo è così e allora, quando sento questi commentatori e vi sento dire, ogni volta che (da oramai due anni) chiediamo di avviare con forza dei tavoli di trattativa, che stiamo dicendo agli ucraini di arrendersi, ribadisco che non è così: noi stiamo dicendo agli ucraini che possono ancora sopravvivere, questo è il tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Sono due anni che diciamo che arriveremo a un punto in cui ci chiederete di inviare uomini, perché le armi si possono produrre continuamente, gli uomini ancora no e quindi arriverà il momento in cui ci chiederete di inviare uomini, ebbene noi abbiamo inserito un impegno formale nella nostra risoluzione - e speriamo che questo Parlamento lo voti senza riformulazioni di alcun tipo - in cui si esclude categoricamente l'invio di uomini e si dice che si farà di tutto per non inviare uomini!

Ma io ritengo che Macron - per quanto io non condivida e penso sia scellerata la sua idea - abbia però un pregio: è il meno ipocrita di tutti quelli che hanno parlato della resistenza ucraina, perché Macron non parla di guerra per procura. Qui state facendo da anni una guerra per procura sulla pelle degli ucraini. Se lì c'è il male assoluto che vuole invadere il mondo e distruggere tutta l'Europa e arrivare fino in Portogallo, allora prendiamo e partiamo tutti insieme a difendere il fronte, non stiamo qui a inviare armi e ad aspettare che gli ucraini muoiano al posto nostro. Quindi, c'è meno ipocrisia nelle parole di Macron che nelle sue, Presidente Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), c'è sicuramente meno ipocrisia! Vi invitiamo, ripeto, a votarlo, però, quell'impegno, perché è troppo facile dire: no, non lo faremo mai. Noi vorremmo qui un impegno solenne del Parlamento che dice che si adopererà per questo.

Quanto a Putin a me fa sorridere, perché qui la si sta mettendo sul piano della guerra tra civiltà, della guerra tra il bene e il male, della guerra tra le democrazie e le dittature e, ovviamente, dobbiamo andare a combattere contro le dittature. Avete visto che Putin si è fatto eleggere dall'87 per cento delle persone? Che farsa, indubbiamente è una farsa quella giornata elettorale. Poi, però, mentre si condanna la farsa del dittatore Putin, si danno 7,4 miliardi ad Al Sisi, che è stato eletto con l'87 per cento dei voti a casa sua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, dove sta il confine tra bene e male, tra dittatore e dittatore? Noi siamo assolutamente consapevoli che quando si governa si deve parlare con tutti. È chiaro che si deve parlare con tutti però, allora, non si dica che di là c'è il male, che dobbiamo combattere e che, attenzione, la democrazia è in pericolo perché vedete Putin che elezioni fa? Di là, invece, andate a stringere mani. Non è così. Se si tengono delle categorie etiche quando si governa e si usano come propaganda, lo si fa sempre, Presidente, non lo si fa a seconda della nostra convenienza. Si usa l'etica come nostro valore e come nostro faro e si sta sempre dentro quel recinto. Questo bisogna fare altrimenti si è, come al solito, in contraddizione. Lei dice che noi dobbiamo difenderci perché sennò ci difendono gli americani. Quindi, le due cose non stanno in piedi: o facciamo difendere i nostri interessi dagli americani, però dopo ci dite che siamo succubi di Washington, oppure dobbiamo essere autonomi come europei per la difesa dei nostri interessi. Ha ragione, è vero, noi vogliamo una difesa comune europea, vogliamo che si mettano a sistema tutte le spese che si fanno in Europa in termini di difesa e che ci sia un coordinamento di spese per la difesa per rendere l'Europa finalmente autonoma. Il problema è che qui non si fanno gli interessi dell'Europa. Dove stanno gli interessi dell'Europa in tutto quello che sta accadendo? Dove stanno gli interessi dell'Europa nel continuare questa guerra in Ucraina? Dove stanno gli interessi dell'Europa a Gaza? Dove? Nessuno sta difendendo l'interesse europeo, è questo il punto! Il problema non è lo strumento, se lo difende la NATO o lo difende l'Unione europea, il problema è che nessuno lo sta facendo. Anche quando si parla di commissario della difesa europeo va benissimo ma il problema è che qui a me sembra che si stia parlando di un commissario della guerra, non di un commissario della difesa, è questo il punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un conto è la difesa, un conto è la guerra, un conto è parlare sempre e solo di armamenti e di corsa al riarmo.

Dov'è l'interesse dell'Europa e dell'Italia, ad esempio, a Gaza? Dov'è? Non si condanna in maniera vera, forte e decisa, con le parole che merita, purtroppo, una carneficina da 30.000 persone, che sta aumentando di giorno in giorno. Dove sono queste parole di condanna? Io sento che lei dice dobbiamo stare attenti perché lì può esserci un'escalation tragica. Ma ci sono stati più di 30.000 morti. Cos'è un'escalation se non 30.000 morti, migliaia di bambini e persone in fila per degli aiuti alimentari fucilati? Cosa è questa se non escalation? Pensiamo che quelle persone crescano oggi con la voglia di pace nel mondo? Noi stiamo pensando che quelle persone che sono sopravvissute oggi e sopravvivranno domani a questa tragedia cresceranno con la voglia di avere due popoli e due Stati? Ahimè no, cresceranno con l'odio nei confronti di chi sta commettendo questo crimine. Questo è il punto da cui noi non riusciamo ad uscire. Le dichiarazioni di Borrell dovrebbero essere, quantomeno, prese in considerazione. Dice che ieri Gaza era una prigione a cielo aperto, oggi è un cimitero a cielo aperto. Questo sta dicendo.

Anche qui, mi raccomando, dobbiamo sempre dire: sì, il 7 ottobre Hamas ha compiuto un atto feroce, tremendo, una roba mai vista, che abbiamo sempre tutti condannato. Lei cosa deve dire nel suo discorso? Che c'è una reticenza nel condannare sempre Hamas che tradisce un antisemitismo? Di cosa stiamo parlando? Io condanno Hamas e non si deve permettere di dire che si tradisce un antisemitismo nel dire che il Governo Netanyahu sta facendo un'azione criminale a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non c'è alcuna traccia di antisemitismo ed è usare, anzi, l'argomentazione dell'antisemitismo in maniera strumentale che è terrificante nei confronti di chi soffre sulla propria pelle il vero antisemitismo e che l'ha sofferto nel corso della storia il vero antisemitismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! È un'offesa nei loro confronti!

Intanto, sempre perché il nostro motto è continuare sempre negli armamenti e sempre in questa logica di guerra, ci impegniamo a destinare lo 0,25 per cento del PIL all'Ucraina per 10 anni in armi. Questo abbiamo votato. Siamo convinti di andare verso questa direzione? Perché è questo che abbiamo votato. Ci attaccano e sento parlare di campi larghi e campi stretti, di buttarla sulla politica di questa nostra Aula, quando siamo vicini alla Terza guerra mondiale. Non capire che siamo in un momento del genere e buttarla su queste polemichette provinciali del nostro salottino è vergognoso. Noi siamo di fronte alla Terza guerra mondiale e ci stiamo andando a schiantare. Se ce ne rendiamo conto, bene, altrimenti quando apriremo gli occhi sarà già troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, lei si presenterà al Consiglio europeo, ma anche stavolta in Europa qualcuno ha già deciso al posto nostro. Del resto, le priorità dell'azione del suo Governo in Europa non coincidono con quello di cui si discuterà a Bruxelles. Il mondo è in fiamme, la guerra è nel cuore dell'Europa, il Medio Oriente rischia di destabilizzare il nostro Mediterraneo per i prossimi decenni. La sua unica priorità, Presidente, è l'immigrazione. Non so, a volte, se lei è un Salvini che ce l'ha fatta o se solo sta facendo di tutto per sottrargli i suoi voti. Qualche giorno fa Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Donald Tusk definivano gli assetti futuri del sostegno europeo all'Ucraina, di una vicenda da cui dipende il futuro del nostro continente, e lei non c'era. In quella sede bisognava starci anche per scongiurare il rischio di un'escalation, di una guerra, dopo le parole di Macron - glielo diciamo noi - da scongiurare con la politica, Presidente, non con gli insulti sessisti del suo partito nei confronti di un altro presidente di un Paese alleato (applausi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Lei era, invece, con Ursula von der Leyen, in Egitto. Ma davvero pensa, Presidente, che la politica estera dell'Italia, che si sta staccando dalla sua collocazione naturale al fianco e al pari - sottolineo, al pari - di Francia e Germania, nel cuore propulsivo dell'integrazione europea, sia compensata dalla sua relazione personale con una Presidente della Commissione in una sempre più scomposta campagna elettorale per la rielezione?

Non paghe della Tunisia, avete esposto l'Europa a un'altra umiliazione a Il Cairo! Voi avevate detto: non saranno i trafficanti a decidere chi entra in Europa. Bello, giusto, quasi come la guerra dichiarata - com'era? - su tutto il globo terracqueo. Solo che a decidere, Presidente, non siete più voi, lasciate decidere a un pugno di autocrati di fronte ai quali avete genuflesso l'Europa e piegato la spina dorsale dei nostri principi. Avete dato loro le chiavi dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e a noi restano la banalità del male e delle direttive del Viminale, con cui prolungate giorni di navigazione e sofferenze ai naufraghi, e l'ignavia morale di un'Europa incapace anche solo di una missione istituzionale di salvataggio in mare, perché l'unica politica che ci darebbe davvero la sovranità - lo diciamo noi -, la sovranità nella gestione del fenomeno, è quella che voi neanche chiedete: stabilire flussi regolari europei e redistribuire i migranti! Questo è l'interesse dell'Italia, come Paese di primo approdo, ed è anche l'interesse della vecchia Europa, non è l'interesse dei nazionalisti e quello prevale, perché voi siete i nazionalisti che invece soccombono sempre, i nazionalisti che non hanno nemmeno a cuore la Patria!

Lei era lì, davanti ad al-Sisi, proprio nei giorni in cui i genitori di Giulio Regeni lottano in tribunale per la giustizia; doveva parlare lì, Presidente, non due giorni dopo in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Lo ha fatto? Ha chiesto o no gli indirizzi degli imputati dell'omicidio di Regeni? Non lo ha fatto, Presidente! Il suo partito replica con la vicenda di Patrick Zaki, come se aver ottenuto la libertà di un giovane egiziano da un'ingiusta detenzione ci sgravasse dalla responsabilità di pretendere la verità su un ragazzo italiano torturato e ucciso da uomini del regime (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! È in gioco la nostra dignità, ma che razza di patrioti siete? Non avete parlato di Regeni e non avete parlato neanche di Gaza, questa è la verità. Ma che immagine dell'Europa avete dato? Una fortezza fragile, impaurita, preoccupata di poche decine di migliaia di disperati che attraversano il mare e non dei milioni di palestinesi che a Rafah aspettano gli aiuti e le cure che il Governo del suo amico Netanyahu ha bloccato! Lo hanno documentato i nostri parlamentari, lo ha detto l'Alto rappresentante dell'Unione europea: il Governo israeliano utilizza la fame come arma di guerra.

Ma lei, perché ha tutta questa timidezza sul Medio Oriente? I suoi Ministri saltuariamente ci sono, noi abbiamo anche apprezzato alcune dichiarazioni, ma lei semplicemente non c'è, questa Camera l'ha impegnata sul cessate il fuoco e lei non ha onorato quell'impegno. Cosa le ha impedito di chiedere a gran voce queste parole, semplici: cessate il fuoco, ora?

Noi tutti abbiamo condannato Hamas, il terrorismo è una minaccia anche per noi, ma vi rendete conto che il vostro amico Netanyahu, con la sua strategia e il suo operato, col suo dichiarato spregio del diritto internazionale, mina i valori e i principi dell'Occidente tanto invocati? Con la sua volontà di proseguire e allargare la guerra per preservare il suo potere rappresenta una minaccia alla stabilità dell'area e il principale ostacolo alla soluzione politica. Noi non lasciamo i palestinesi ad Hamas, anche per questo chiediamo il riconoscimento europeo della Palestina, e non lasciamo sola quella parte democratica di Israele che chiede a Netanyahu di andarsene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Fatelo anche voi, coraggio, Presidente, fatelo se avete davvero a cuore la pace, quel diritto internazionale per cui stiamo con l'Ucraina e contro Putin, da fronteggiare e spingere a una pace giusta, sostenendo la resistenza ucraina, ma anche con una iniziativa diplomatica che lo isoli nel mondo e che adesso non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

E lei, qui, Presidente, in queste ore, me lo lasci dire, ha toccato vette di ipocrisia senza precedenti. Alla sua destra, c'è o c'era, insomma, adesso non c'è più, un Vice Premier che, non solo, non condanna i crimini di Putin, ma che ha salutato la vittoria del dittatore alle elezioni russe come una grande affermazione del popolo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Mi avvio a concludere, Presidente. Alla sua sinistra, c'è un altro Vice Premier che è corso ai ripari, solo che la Reuters, come ricordava Magi, aveva ripreso le dichiarazioni di Salvini, dichiarandole filoputiniane. Glielo vada a spiegare di fronte al mondo che quelle parole per lei sono solo parole, perché delle due l'una, Presidente, e ce lo deve dire qui: o ci sta dicendo che la parola di Salvini non conta nulla, non so che cosa ne penserà la Lega, forse alcuni di loro persino lo condividono, o se invece conta, nell'anno in cui siamo chiamati a presiedere il G7, sulle cui priorità lei non si è degnata di informare e discutere qui in Parlamento, allora deve trarre le conseguenze, perché qui non si tratta di rapporti politici interni, neanche io condivido le cose che ha detto l'onorevole Ricciardi sull'Ucraina, ma voi siete il Governo, si tratta dell'Italia e persino della sua credibilità, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Come ci si può stupire, poi, se Francia e Germania la lasciano fuori dai giochi, come è già accaduto, su partite per noi decisive, come il Patto di stabilità?

E, allora, Presidente, si trattasse solo di lei, e chiudo davvero, noi non saremmo stupiti di vederla preferire la compagnia di al-Sisi e di Saïed rispetto a quella dei principali leader democratici europei, ma qui c'è di mezzo quell'interesse dell'Italia che voi, non solo, non siete in grado di perseguire, ma che, in parte, se guardiamo alla grande tradizione del nostro Paese, lei sta tradendo, come tutti i nazionalisti nella storia hanno sempre tradito il vero amor di patria…

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Concludo, con una frase. Diceva Lincoln che si possono ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non è possibile ingannare tutti per tutto il tempo. Il mio tempo è finito, lo dice il Presidente, ma è finito anche il tempo dei suoi inganni, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulio Tremonti. Ne ha facoltà.

GIULIO TREMONTI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, la prima parte del suo intervento, Presidente, si è concentrata sull'Ucraina, sulla Russia e sull'Unione europea e giustamente, perché se la realtà diventa globale la politica non può restare locale. Proprio questa è la cifra, la cifra nuova e positiva, che marca l'azione sua e del suo Governo, un'azione che è positivamente evidente proprio nel movimento congiunto su tutti questi connessi quadranti: Ucraina, Russia ed Europa.

Finora, in Europa parlare di Est voleva dire parlare di allargamento. Anche Putin, oggi, ha in mente un allargamento, ma un allargamento nella direzione opposta. Sul Financial Times nel 2019 e, poi, ancora, nel 2021, Putin ha scritto sull'unità storica della Russia, sul primato della storia, dell'anima e della religione russa. Scritti, questi, in cui se c'è una cosa certa è l'annuncio che, nell'ormai consolidato democratico assolutismo russo, è proprio il passato ad essere visto come la guida per il futuro, un futuro che è molto più prossimo di quel che si vede, perché per Putin del passato da fare rivivere fanno parte anche gli antichi confini. Non è certo un caso se nella festa per la sua vittoria elettorale, sulla Piazza Rossa, la parte centrale e più iconografica sia stata assegnata da Putin all'Ucraina, come per dire che della festa fa parte anche il progetto di fare la festa all'Ucraina. Chi, in buona o in malafede, pensa che sia possibile ignorare tutto questo per salvare la pace ad ogni costo, andrà alla guerra, perdendo ogni speranza di pace.

La guerra di Putin ha infatti interrotto il trend geopolitico che si pensava potesse naturalmente scorrere dall'Atlantico agli Urali. Così de Gaulle, così Wojtyla. È un trend che da ultimo ha in effetti avuto una sua reale applicazione nel gas stream, così che oggi, invece, dal Baltico al Mar Nero, la guerra o il rischio di una guerra ci sta portando su luoghi antichi, luoghi dove la storia non può essere evitata, luoghi su cui l'Europa non può camminare con la testa rivolta all'indietro, come l'Angelus Novus di Klee (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oggi in Europa ci sono, in effetti, due realtà europee: una a Ovest e l'altra a Est. Quella a Ovest è assolutamente e dogmaticamente democratica, da ultimo basata sulla post-modernità tipica delle dottrine fluide, sulla cancel culture e su tanto altro. Ma c'è anche un'altra Europa, un'Europa che, secondo la metrica di Bruxelles, non è ancora sufficientemente o perfettamente democratica. Tuttavia, nel suo discorso all'università di Budapest, guardando il fiume Danubio, Papa Francesco ha parlato di ponti come simbolo della necessaria unione delle culture europee. È proprio per questo che l'Unione europea oggi non può basarsi sull'attuale e artificiale separazione tra modernità e tradizione. In realtà, dove il passato è ignorato il futuro è perduto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), soprattutto quando in tante parti di Europa ricordare significa rievocare le sofferenze vissute dai popoli nella loro storia.

Permettetemi qui di citare Churchill: “L'amore per la tradizione non ha mai indebolito una Nazione, anzi ha rafforzato le Nazioni nel momento del pericolo”. È per questo che è davvero bizzarra, come scrive lei Presidente, l'idea di un'Europa distinta tra Nazioni di serie A e Nazioni di serie B. Come lei dice, la politica vincente e più utile all'Italia, oltre che utile alla causa comune europea e occidentale, è davvero quella di considerare tutti i partner europei degni di rispetto e considerazione.

Vengo al Medio Oriente. La linea del conflitto non si è fermata a Nord, è scesa fino al Medio Oriente e fino al Mar Rosso e questa è una linea unica, unica nell'opposizione al mondo occidentale, nell'opposizione alla nostra blasfema empietà, nell'opposizione ai nostri interessi. Un'opposizione che è insieme religiosa e politica, un'opposizione che va indietro nel tempo, all'11 settembre, e che da ultimo si è radicalizzata con l'attentato del 7 ottobre, non per caso immediatamente successivo al lancio del progetto geopolitico della Via del Cotone nel G20 indiano. I complimenti fatti da Teheran a Putin, i complimenti per la sua elezione, provano, senza possibili dubbi, il fatto che, seppure frammentata, quello in atto è, comunque, un unico conflitto animato da un'unica politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati Lega-Salvini Premier). In ogni caso, nel Medio Oriente l'Occidente non può e non deve ripetere oggi gli errori democratici fatti nel passato, errori fatti distruggendo uno Stato dopo l'altro, errori fatti nel tentativo di esportare la democrazia. È per questo che oggi è giusta l'azione del Governo in favore della formula “due popoli, due Stati”, giusta anche perché è sempre più evidente la differenza che c'è tra uno Stato e una Striscia, la differenza tragica tra una casa e una tenda piantata su una spiaggia.

Infine, il prossimo Consiglio europeo. È evidente che oggi l'Europa non ha quello che dovrebbe avere, cioè una difesa e un'industria militare comuni. Se posso notarlo, proprio questa era la proposta colbertiana fatta nel luglio 2003 al Parlamento europeo a Strasburgo dal Governo Berlusconi. È dunque giusta ogni azione del Governo in questo senso. Ancora, l'Europa non è stata presente in Africa se non per l'inerzia di vecchi interessi coloniali. Solo oggi in Africa l'Europa è benvenuta su impulso del Governo italiano.

Infine, l'Unione europea ha un'infinita quantità di regole, estese oggi su 384 chilometri lineari di Gazzetta Ufficiale europea. Regole, queste, certo non tutte utili, e pare dunque in questo giusta l'azione di intervento positivo del Governo italiano per nuove norme relative ai comparti dell'industria e dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Giglio Vigna, Mantovani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00102, Faraone ed altri n. 6-00103, Braga ed altri n. 6-00104, Richetti ed altri n. 6-00105, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106 e Zanella ed altri n. 6-00107.

I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Intanto permettetemi, prima di intervenire in replica agli interventi dei colleghi, che ringrazio, di unirmi al ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (Applausi - Tutta l'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi). Oggi ricorrono i 30 anni dall'agguato mortale che il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, ha spezzato le loro vite. Ilaria Alpi è una delle donne che ho citato, come ricorderete, nel mio discorso di insediamento alle Camere il 25 ottobre di poco più di un anno e mezzo fa, perché il suo coraggio è il coraggio delle donne italiane, e credo che a lei tutti dobbiamo essere profondamente grati, particolarmente le donne. Quindi anche io le sono molto grata, da donna, da collega giornalista, da rappresentante delle istituzioni. Sono trascorsi 30 anni, il cammino verso la verità, lo sapete meglio di me, non è concluso. Credo che si debba tutti insieme continuare a percorrerlo perché chiaramente conoscere i nomi e i cognomi degli assassini e dei mandanti di quegli omicidi è anche qui un dovere di tutti. Il mio pensiero, ma penso di poterlo fare a nome di tutta l'Aula, va a tutti i giornalisti caduti nell'esercizio della loro professione (Applausi), a tutti i reporter che ogni giorno mettono a rischio la loro vita per raccontarci cosa succede nei teatri di guerra, anche oggi in Ucraina e in Medio Oriente. Grazie davvero a tutti.

Detto questo, Presidente, sarò abbastanza breve perché le cose che ho ascoltato nel dibattito - chiaramente ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti - sono più o meno gli stessi temi che abbiamo già ascoltato nel dibattito di ieri, che tornano, e quindi sono tendenzialmente risposte che ho già dato.

Partendo dal tema dell'Ucraina, ho sentito anche qui parlare di una posizione non chiara del Governo. Penso oggettivamente che non sia sostenibile la tesi per la quale la posizione del Governo italiano, oggi, a cospetto del mondo che ci guarda, non sia chiara in tema di Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Penso che sia chiaro a tutti, salvo che ad alcuni all'interno di quest'Aula, che oggi, grazie al fatto che c'è una maggioranza di centrodestra, l'Italia è una Nazione che rispetta i suoi impegni e non possiamo dire se sarebbe la stessa cosa nel caso in cui al Governo ci fosse l'attuale opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

E purtroppo lo abbiamo visto già accadere, colleghi, perché, quando c'era al Governo di questa Nazione, ed era già esploso il conflitto in Ucraina, una maggioranza molto variegata, le risoluzioni di maggioranza con le quali si chiedeva all'allora Presidente Mario Draghi di presentarsi al cospetto del Consiglio europeo erano lontane anni luce dalla chiarezza che noi oggi possiamo scrivere nelle nostre risoluzioni, che sono sottoscritte e lavorate da tutti i partiti di maggioranza.

Per cui penso sia quello che, da sempre, fa la differenza. E lo voglio dire particolarmente al collega Provenzano, perché oggettivamente mi pare che ci sia una questione maggiore nel famoso campo largo: guardi, collega - non al collega Provenzano, chiedo scusa, al collega De Luca -, mi pare che ci sia un problema più ampio all'interno dell'opposizione. Non parlo solamente della posizione molto chiara e molto cristallina del MoVimento 5 Stelle. Parlo anche delle ambiguità di un Partito Democratico, che spiega a noi che cosa dobbiamo fare e poi si astiene sull'invio delle armi all'Ucraina! Almeno, non venite a spiegarci che cosa dobbiamo fare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Allora mi si dice che io devo fare una norma (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, avete possibilità di replicare dopo. Colleghi… Colleghi, c'è la possibilità di replicare!

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. È accaduto in quest'Aula e poi vi siete astenuti sul punto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Proteste dei deputati De Luca, Fornaro e Casu)!

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Ma quando?

PRESIDENTE. Colleghi… Cosa succede? Colleghi, fate parlare il Presidente del Consiglio! Colleghi, non costringetemi a richiamare all'ordine! Colleghi, facciamo concludere il Presidente del Consiglio, poi avrete la possibilità di replicare sul punto. Andiamo avanti.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Dopodiché, dice il collega De Luca: parli con Orbán e con Salvini, per chiarire il loro sostegno all'Ucraina. Guardi, io penso che, in entrambi i casi, parlino le decisioni e i voti. I voti dicono che, a livello italiano, la posizione del Governo è chiara. E i voti dicono che, a livello europeo, noi siamo riusciti, negli ultimi due Consigli europei, sia a mandare avanti l'accesso dell'Ucraina all'Unione europea, sia a garantire una revisione del bilancio pluriennale, che consente di sostenere l'Ucraina per i prossimi 4 anni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Quindi, in alcuni casi, quando io parlo - e in alcuni casi non avevo bisogno di farlo, come nel caso del Ministro Salvini -, ma quando io parlo con persone con le quali ho buoni rapporti, è capace che riesca a portare a casa alcuni risultati. Se voi provate a parlare con i vostri alleati del MoVimento 5 Stelle e magari riuscite a fare lo stesso miracolo, l'Ucraina ve ne sarà grata (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sì, è vero, noi siamo al Governo e voi siete all'opposizione, però, guardi, io non ho avuto bisogno di arrivare al Governo per garantire il sostegno all'Italia su questa materia, l'ho fatto dall'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché non ho due facce; non ho due facce quando sto all'opposizione e quando sto al Governo! Io faccio delle cose e prendo delle decisioni che considero giuste, le ho portate avanti dall'opposizione, anche quando c'è stato bisogno di dare una mano e continuo a farlo anche dalla maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).

Per cui non credo che, se si sta all'opposizione, si sia più liberi, su materie come queste, di avere posizioni non chiare. Ma lo dico, perché l'ho dimostrato. Penso che, su alcuni temi, le posizioni non debbano cambiare tra maggioranza e opposizione. E penso che, su alcuni temi - come in qualche intervento, qualche esponente della maggioranza, ma anche dell'opposizione, devo dire, ieri, ha sostenuto -, se si riesce a essere compatti, è meglio per la forza che l'Italia rappresenta all'estero.

È per questo che, dall'opposizione - e dall'unica opposizione, che, ricordate, Fratelli d'Italia al tempo era, rispetto al Governo Draghi - noi abbiamo garantito (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Anzi, guardi, lo abbiamo garantito all'allora Presidente Draghi, dopo una risoluzione che era stata scritta per tentare di mettere insieme le varie anime della maggioranza e che io, al tempo, definii, durante il mio intervento dall'opposizione, una specie di manuale Cencelli della politica internazionale, nel senso che si tentava di mettere insieme tutto e il contrario di tutto, e la posizione che ne usciva fuori non era molto chiara, lo ricorderete bene, perché i partiti di maggioranza si astennero sulla risoluzione di Fratelli d'Italia all'opposizione, probabilmente anche per consentire all'allora Presidente Mario Draghi di presentarsi al Consiglio europeo con una posizione più chiara di quella che era espressa nella risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dopodiché, ringrazio, invece, il collega Rosato per un intervento che ho considerato molto lucido e per aver anche riconosciuto… Insomma, non voglio crearle problema, collega Rosato, nel dire questa cosa, ma mi pare che il collega Rosato sia stato efficace nel chiarire una cosa che sembra sfuggire ad alcuni, e cioè che è la Russia a non volere la pace.

Perché, delle volte, quando io ascolto questo dibattito, sembra quasi che, nel campo di coloro che cercano di aiutare l'Ucraina a resistere a un'invasione ci siano quelli che vogliono la guerra a tutti i costi e nel campo di quelli che, invece, hanno invaso una Nazione sovrana ci siano quasi quasi quelli che vogliono la pace. Ora, perché dico che questa cosa mi preoccupa? Dico che mi preoccupa, perché è quello che ho sentito dire a Putin durante l'ultimo G20. Il Presidente russo Putin partecipava all'ultimo G20 in VTC e sosteneva questa tesi: noi vorremmo la pace, ma gli altri non la vogliono. E io, al tempo, ho risposto: guardi, è molto facile se lei vuole la pace, perché basta che ritiri le truppe dal territorio ucraino e avrà automaticamente la pace (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe), come lei ha voluto la guerra.

Io penso che, su questo, bisogna essere abbastanza chiari e per questo continuo a ritenere che quello che noi stiamo facendo, in realtà, è esattamente propedeutico a una pace, a meno che non si intenda con “pace” quello che, alla fine, negli interventi si intende: gli ucraini sono ancora vivi. Come a dire, meglio che rimani vivo, anche se vivi sotto una dittatura, piuttosto che combattere per avere la tua libertà. Io, su questo, non sono d'accordo, l'abbiamo detto tante volte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Penso che una posizione del genere faccia strali di secoli di civiltà europea, di secoli di persone che hanno combattuto, rischiando la vita e perdendo molto spesso la vita per difendere la loro libertà, perché ritenevano che non valesse la pena di barattare la sopravvivenza con la libertà.

Ma questi sono punti di vista chiaramente, questi sono punti di vista. Alla fine questo si tradisce, ma, a meno che non si parli di resa, allora il lavoro che noi stiamo facendo è un lavoro che cerca di costruire le precondizioni necessarie per arrivare - l'ho ripetuto tante volte - a un tavolo di trattativa. Quello che oggi si chiama “stallo” è un equilibrio che è stato garantito a un'Ucraina che era, ovviamente, in forte inferiorità numerica, di mezzi, un equilibrio che le consente di resistere, che è la precondizione ovviamente per cercare di aprire dei negoziati, così come lo sono - l'ho detto ieri in Aula e lo ribadisco - le garanzie di sicurezza, anche qui, contestate proprio da quelli che ci chiedono di lavorare per la pace. Le garanzie di sicurezza sono anch'esse una precondizione a qualunque tavolo di trattativa.

Voi capite che è un po' difficile per gli ucraini sedersi a un tavolo di trattative per cercare una pace con qualcuno che ha sistematicamente violato tutti gli accordi di pace che erano stati già sottoscritti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Perché non è che possiamo dimenticare che sono già stati sottoscritti degli accordi di pace. Non è che possiamo dimenticare il Memorandum di Budapest, con il quale l'Ucraina consegnò le sue testate nucleari in cambio dell'impegno da parte della Russia all'inviolabilità dei confini ucraini. Perché lei capisce che, se l'Ucraina non avesse consegnato le sue testate nucleari, sarebbe stato anche un pochino più difficile che la si potesse invadere. Quindi, ovviamente, c'è un problema: tu ti siedi a un tavolo di trattative, negozi una pace che, poi, qualcuno non rispetterà. Dare garanzie di sicurezza, da questo punto di vista - cosa che sta facendo l'Italia, come anche una serie numerosa di altri Paesi -, serve a precostituire, anche qui, questa condizione. Quindi, sul tema della pace siamo d'accordo, su cosa significhi quella pace, probabilmente, non siamo, invece, d'accordo.

Dopodiché, mi rivolgo al collega Provenzano. Fermo restano che, come si sa, io sono abbastanza d'accordo sul fatto che si debba parlare con tutti, temo che sfugga una piccola differenza tra Abdel Fattah al-Sisi e Vladimir Putin e, cioè, che Vladimir Putin ha invaso una Nazione vicina. Penso che questo elemento non sfugga ed è la ragione per la quale ovviamente cerchiamo di dare una mano all'Ucraina (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – Commenti dei deputati Giglio Vigna e Loperfido).

Dopodiché, Medio Oriente (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)... Ragazzi, signori, vi vedo sempre un po' nervosi (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Io sto cercando…

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo concludere il Presidente del Consiglio. Prego, Presidente.

ALFONSO COLUCCI (M5S). L'ha chiamato “ragazzo”!

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Non ho capito.

PRESIDENTE. Presidente, non è un dibattito. Concluda il suo intervento.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. E no, va bene, ma…

PRESIDENTE. Per cortesia, facciamo concludere il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per cortesia (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Una voce dai banchi dell'opposizione: “Onorevoli, non ragazzi, gentilmente”). Per cortesia colleghi.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. L'ho chiamata “ragazzo”? Vi ho chiamati “ragazzi”. Chiedo scusa, onorevoli, “giovani onorevoli”, siete giovani onorevoli (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)… No, va bene, non vi sono particolarmente simpatica, questo mi è evidente, ma insomma diciamo che… Allora, Medio Oriente (Commenti)… Onorevoli, preferiscono “onorevoli”: è giusto ed è corretto. Onorevoli colleghi, vi chiedo scusa: noi romani ogni tanto facciamo questa cosa (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, facciamo concludere il Presidente! Non mi sembra che sia stato detto qualcosa di sbagliato. Prego, Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

SALVATORE DEIDDA (FDI). Però devono stare zitti!

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. I romani sono meglio di questo? Sì, ma dicono ogni tanto “ragazzi” parlando... Va bene, allora mi scuso anche con i romani (Commenti). Posso dire “ragazzi” al Governo? No, va bene. Andiamo avanti perché vedo un certo nervosismo, quindi cerco di terminare, tanto non ho moltissimo da aggiungere.

Sulla questione mediorientale penso - lo ribadisco, l'ho già detto ieri - che sia sempre importante ricordare chi ha scatenato il conflitto. Penso anche - e l'ho detto - che ci siano alcune cose che vanno fatte, sulle quali anche l'Italia cerca di avere una posizione chiara, particolarmente per quello che oggi sta accadendo a Gaza, non solamente perché credo nel rispetto, crediamo nel rispetto, del diritto internazionale, ma anche perché temiamo un crescente isolamento di Israele. Credo - come ho detto - che anche nell'interesse di Israele occorra innanzitutto ribadire - cosa che intendo fare con chiarezza - la nostra contrarietà a un'azione militare di terra da parte di Israele a Rafah che - come ho detto ieri - potrebbe avere delle conseguenze catastrofiche sui civili. Bisogna continuare a lavorare per un prolungato cessate il fuoco, per il rilascio incondizionato degli ostaggi, per aiuti umanitari massicci e mi dispiace - ma lo dico davvero senza polemica - non aver sentito il riferimento ai civili israeliani in diversi interventi che ci sono stati in quest'Aula. Occorre avviare iniziative concrete per una soluzione strutturale della questione palestinese. Su questo voglio essere onesta: non è stato possibile nello scorso Consiglio europeo arrivare a delle conclusioni che fossero chiare; c'erano molte divergenze sul punto, ma credo che l'impegno italiano debba essere quello invece di riuscirci, in questa riunione del Consiglio europeo, di riuscire a fare in modo che il Consiglio europeo possa terminare con una posizione chiara su questa materia.

Ribadisco che considero grave e preoccupante l'ondata di antisemitismo dilagante anche nella nostra opinione pubblica: la considero preoccupante particolarmente quando coinvolge le nostre istituzioni. Considero grave e preoccupante che il senato accademico dell'Università di Torino scelga di non partecipare al bando per la cooperazione scientifica con Israele e lo faccia dopo un'interruzione con occupazione da parte dei collettivi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Penso che se le istituzioni si piegano a questi metodi, oggettivamente, rischiamo di avere molti problemi.

Non sono d'accordo, collega Fratoianni, sul tema del ripristino immediato dei fondi all'UNRWA, che sono stati sospesi, come lei sa, che sono a disposizione, ma penso che, finché non sarà stata fatta piena luce su dove finiscono queste risorse, non si debba fare questo errore, il che non vuol dire non occuparsi dei civili di Gaza, perché mentre noi sosteniamo (Commenti di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)… No, guardi, mentre noi sospendiamo le risorse a UNRWA, anche qui, non è vero che non operano altre organizzazioni e altre realtà nella Striscia di Gaza… Abbiamo trasferito 20.000.000 di euro alle altre organizzazioni, Croce Rossa, Mezzaluna Rossa e quant'altro. Oggi stiamo per stanziare ulteriori risorse su questa iniziativa del progetto Food for Gaza per coordinare al meglio gli aiuti. Penso che questo si possa riconoscere al Governo italiano e all'Italia, perché poi ci abbiamo lavorato tutti insieme. C'è un particolare impegno, forse, tra le Nazioni europee, uno dei più significativi, a favore della popolazione civile: non rifaccio tutta la lista, dalla nave Vulcano in poi. Però, credo anche che si debbano ringraziare i medici dei nostri ospedali pediatrici che in Italia stanno curando e hanno curato finora almeno 40 bambini palestinesi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) che sono qui con le loro famiglie ed è un lavoro che stiamo continuando. Quindi, il fatto di chiedere chiarezza su quello che è accaduto rispetto a UNRWA non ci impedisce affatto di continuare a lavorare sul piano umanitario per i civili di Gaza.

Dopodiché, voglio dire al collega De Luca che parlava del PNRR. Guardi, io per carità ho sentito dire un po' di tutto dall'inizio dell'operato di questo Governo in tema di PNRR. Insomma, l'Italia non sarebbe riuscita con il Governo Meloni a spendere i soldi del PNRR, se l'Italia avesse voluto rinegoziare il PNRR avremmo perso i soldi del PNRR. In alcuni casi, ho visto anche un lavoro fatto perché non ci venissero pagate le rate del PNRR. Guardi, le voglio raccontare questa storia (Commenti dei deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Ma chi? Ma cosa sta dicendo?

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Se me lo fate raccontare, ve lo dico. Le voglio raccontare questa storia, che poi ognuno giudicherà come crede. Quando eravamo in discussione della terza rata, c'era un problema che riguardava gli studentati universitari che nasceva tra una differenza di interpretazione tra il precedente Governo e la Commissione europea su come si dovessero raggiungere questi posti letto universitari. Nel senso che il Governo italiano dava un'interpretazione per cui si potevano considerare nuovi posti letto universitari anche, diciamo, posti letto che esistevano già, ma che venivano avocati unicamente agli studenti universitari e la Commissione europea, invece, sosteneva che questo non fosse possibile. Secondo me, lo dico con chiarezza, aveva ragione il Governo italiano, ma su questo c'è stata una lunga trattativa, che poi ci portò a inserire la materia nella quarta rata, nella rata successiva. Ora, mentre noi svolgevamo questa simpatica, questa complessa trattativa, chiaramente per salvare queste risorse e arrivare all'obiettivo e cercare una soluzione, ripeto, su una posizione che, secondo me, era corretta da parte del Governo italiano, ma che la Commissione non accettava - perché pareva che durante il cambio di Governo, adesso se ricordo bene, ci fosse stato uno scambio di informazioni, che però non era stato intercettato e, quindi, eravamo in questa impasse -, io mi ritrovo con una lettera mandata dall'Unione degli studenti e dalla Cgil a Ursula von der Leyen per dire a Ursula von der Leyen: guarda che l'Italia questo obiettivo degli studentati non lo ha raggiunto e quindi, forse, dovreste prendere in considerazione l'ipotesi di non pagare la rata (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Ma che dici?

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Allora, io non credo che in una Nazione, nella quale tutti vogliono remare nella stessa direzione, ci si debba comportare così (Proteste del deputato Grimaldi). Penso che in una Nazione del genere si possa aiutare il Governo a tentare di risolvere un problema (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE – Proteste del deputato Grimaldi), ma non si possa cercare di lavorare perché l'Unione europea non paghi la rata del PNRR per poi poter dire che il Governo non è capace a farsi pagare le rate del PNRR, perché questo vuol dire anteporre gli interessi di parte agli interessi complessivi della Nazione ed è qualcosa che io non condivido.

In ogni caso, le cose fortunatamente non sono andate e non stanno andando come qualcuno temeva o come qualcuno sperava, perché penso che sia sotto gli occhi di tutti il fatto che, mentre noi avevamo le paginate dei giornali e le dichiarazioni che spiegavano: attenzione al PNRR perché il Governo non ce la farà, nello stesso anno, abbiamo portato a casa la terza rata, la quarta rata e siamo la prima Nazione d'Europa ad aver presentato gli obiettivi della quinta rata; abbiamo rivisto il PNRR, liberato 21 miliardi e l'Europa dice che siamo la prima nazione d'Europa nella realizzazione del PNRR (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Questi sono i fatti, poi, quello che mi dovrebbe stupire, ma non stupisce, è che invece di essere contenti che l'Italia stia facendo bella figura sul PNRR, vi dispiaccia così tanto. E va be', lo capisco, lo capisco (Commenti del deputato De Luca).

Dopodiché, a proposito della sanità, collega De Luca, arrivo, ricordo che il PNRR assegna complessivamente alla salute 15.625.000.000 di euro. Dopo la revisione del PNRR la dotazione alla sanità è di 15.625.000.000 di euro, ai quali si aggiungono 500 milioni che noi abbiamo messo per l'incremento dei costi delle materie prime. Quindi, le risorse non sono state tagliate, le risorse sono…

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Non è cosi!

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, infatti, prego, però, siccome è stato sostenuto che fossero state tagliate, sto rispondendo sul fatto che non sono state tagliate, perché lo state dicendo a noi… Grazie e prego, collega, onorevole…

PRESIDENTE. Colleghi!

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Dopodiché, per il resto, l'impegno che noi chiediamo a tutti è di assicurare, ovviamente, la realizzazione degli interventi che sono nel PNRR e che sono nel Piano nazionale complementare nei tempi previsti. È in corso una verifica sulle risorse dell'articolo 20 e, al momento, risultano più di 2 miliardi ancora da programmare, oltre a quelli ancora in istruttoria e, quindi, stiamo operando questo lavoro. Ieri, il Ministro Fitto e il Ministro Schillaci, come saprete, hanno incontrato gli assessori regionali di tutte le regioni proprio per affrontare questa materia, quindi, anche su questo stiamo andando avanti cercando di fare del nostro meglio, pur con una situazione che abbiamo ereditato che non era esattamente perfetta, ma stiamo andando avanti bene e confido che tutti cercheranno di dare una mano per un progetto che è molto importante per l'Italia.

Due cose velocissime. Collega Provenzano, è stata menzionata anche ieri, da altri colleghi, questa riunione tra Francia, Germania e Polonia. Io capisco che, insomma, ovviamente, di tutto si faccia politica, ma credo che conosciate un formato, che si chiama formato di Weimar, che coinvolge Francia, Germania e Polonia, che è stato istituito credo negli anni Novanta, che si è riunito per diversi anni, che poi ha smesso di riunirsi perché il Governo della Polonia era meno ben visto di quello attuale dalla Francia e dalla Germania e che adesso è tornato a riunirsi. Quindi, dire che questo abbia escluso l'Italia, francamente, quando l'Italia non sta in questo radar, mi pare una polemica sterile. Non è il caso di questa riunione, non c'è stata nessuna esclusione dell'Italia nel caso specifico.

Dopodiché, sempre il collega Provenzano dice che l'interesse dell'Europa in tema di immigrazione è distribuire i migranti. Va bene, ma su questo non siamo d'accordo. Io penso che gli interessi degli europei e dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea stiano dove decidono i cittadini europei e i cittadini di quegli Stati membri. Quello che i cittadini italiani ci hanno chiesto di fare con il loro voto non è redistribuire i migranti illegali che arrivano in Europa, è impedire le partenze agli immigranti illegali che arrivano in Europa e poiché io credo nella democrazia è esattamente quello che lavoro per realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). E sono molto fiera del fatto che oggi, con il lavoro sulla dimensione esterna, come dimostra la missione in Egitto, come dimostra il MoU con la Tunisia, come dimostra l'ultima lettera inviata da Ursula von der Leyen, come dimostra tutto il lavoro che stiamo facendo, la posizione italiana sia diventata la posizione europea. Piaccia o non piaccia quella posizione - so che non la condividete, ma la condivide la maggioranza degli italiani - è quella che porteremo avanti. L'Italia oggi sul tema migratorio è riuscita, non voglio dire, ovviamente, a imporre, ma, insomma, è riuscita a convincere sulla sua posizione i propri partner (Proteste dei deputati De Luca e Serracchiani - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ciò significa che, se volessimo mutuare…

MAURO ROTELLI (FDI). E basta, ogni parola un commento!

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Significa che se volessimo mutuare a quello che accadeva prima, la vostra posizione era: redistribuiamo i migranti. Non siete riusciti a redistribuire i migranti. Noi vogliamo lavorare sulla dimensione esterna: stiamo riuscendo a lavorare sulla dimensione esterna (Commenti). Questo fa la differenza su quanto conta l'Italia in Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, che si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, c'è poi lo spazio delle repliche, ovviamente, ma volevamo stigmatizzare un aspetto. Dal 24 febbraio 2022, momento dell'aggressione russa all'Ucraina, il gruppo del Partito Democratico, in tutte le risoluzioni e in tutti gli atti a nostra firma, non si è mai astenuto sull'invio delle armi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - I deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista si levano in piedi - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MAURO ROTELLI (FDI). Avete fatto il dovere vostro!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Non si può negare la realtà e dispiace che lo faccia la Presidente del Consiglio, che dovrebbe unire…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro. Prendiamo atto della sua dichiarazione.

Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Sulla risoluzione n. 6-00102 Giglio Vigna, Mantovani, Rossello, Pisano e Candiani il parere è favorevole sia sulle premesse che sugli impegni.

Sulla risoluzione n. 6-00103 Faraone ed altri il parere è contrario sulle premesse, contrario sull'impegno n. 7 e favorevole sull'impegno n. 6 con la seguente riformulazione: espungere le parole: “e rafforzare”; il parere è favorevole sull'impegno n. 8 con la seguente riformulazione: espungere le parole da: “esulando” fino a: “della nostra comunità”; il parere è favorevole sugli impegni nn. 1, 2, 3, 4, 5 e 9.

Sulla risoluzione n. 6-00104 Braga ed altri il parere è contrario sulle premesse e sugli impegni nn. 11, 13, 14, 18, 19, 21, 22 e 27; è favorevole sull'impegno n. 1 con la seguente riformulazione…

PRESIDENTE. Ministro Fitto, un po' più piano, in modo che tutti i colleghi possano capire. La ringrazio.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Allora, torno alla risoluzione n. 6-00104 Braga ed altri. Il parere è contrario sulle premesse e sugli impegni nn. 11, 13, 14, 18, 19, 21, 22 e 27; il parere è favorevole sull'impegno n. 1 con la seguente riformulazione: espungere le parole: “rinnovato e più incisivo”; il parere è favorevole sull'impegno n. 3 con la seguente riformulazione: espungere le parole: “cessate il fuoco e il”; parere favorevole sull'impegno n. 4 con la seguente riformulazione: sostituire le parole: “il rafforzamento” con le seguenti: “il pieno utilizzo”; il parere è favorevole sull'impegno n. 5 con la seguente riformulazione: espungere le parole: “gli asset e”; il parere è favorevole sull'impegno n. 7 con la seguente riformulazione: “a sostenere ogni iniziativa finalizzata ad accertare le circostanze della morte di Aleksej Navalny”; il parere è favorevole sull'impegno n. 9 con la seguente riformulazione: “a sostenere ogni eventuale iniziativa che favorisca il rilascio dei prigionieri politici sia in Bielorussia che in Russia, nonché la fine delle persecuzioni delle opposizioni”; il parere è favorevole sull'impegno n. 10 con la seguente riformulazione: sostituire le parole: “un immediato cessate il fuoco umanitario” con le seguenti: “una pausa umanitaria” ed espungere le parole da: “continui” fino a: “senza restrizioni”; il parere è favorevole sull'impegno n. 15 con la seguente riformulazione: espungere le parole da: “anche” fino a: “Rafah”; il parere è favorevole sull'impegno n. 16 con la seguente riformulazione: espungere le parole da: “la previsione” fino a: “delle crisi”; il parere è favorevole sull'impegno n. 20 con la seguente riformulazione: espungere le parole da: “che superi” fino a: “migratorio”; il parere è favorevole sull'impegno n. 26 con la seguente riformulazione: espungere le parole da: “contro i nazionalismi” fino a: “propri confini”.

Il parere è favorevole sull'impegno 28) con la seguente riformulazione, sostituire le parole da: “nel processo di transizione ecologica” fino a: “dell'ambiente” con le seguenti: “che garantiscano”. Parere favorevole sull'impegno 29) con la seguente riformulazione, espungere le parole da: “alla realizzazione” fino a: “coesione sociale”.

Parere favorevole sugli impegni 2), 6), 8), 12), 17), 23), 24) e 25).

Sulla risoluzione n. 6-00105 Richetti ed altri, parere contrario sulle premesse, parere contrario sugli impegni 4), 7), 10) e 11) e parere favorevole sugli impegni 1), 2), 3), 5), 6), 8) e 9).

Sulla risoluzione n. 6-00106 Francesco Silvestri ed altri, parere contrario sulle premesse.

Parere favorevole sui seguenti impegni relativi alla Politica agricola comune: impegno di cui alla lettera a), parere favorevole con la seguente riformulazione, espungere le parole da: “affinché” fino a: “più sostenibile”; impegno di cui alla lettera e), parere favorevole con la seguente riformulazione, espungere le parole: “sia per i canali classici” fino a: “costo di produzione”.

Sulla risoluzione n. 6-00107 Zanella e altri, parere contrario sulle premesse, parere contrario sugli impegni 1), 2), 3), 4), 5), 6), 8), 9), 10), 11), 12), 13), 14), 15), 16) e 17) e parere favorevole sull'impegno 7).

PRESIDENTE. Ministro, mi chiedono se può ritornare sulla risoluzione precedente, la Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.

Per facilità, dico che è esattamente la stessa modalità di ieri al Senato, giusto per inquadrare. Comunque, parere contrario sulla premessa e parere contrario sul resto del testo. Parere favorevole sui seguenti impegni relativi alla Politica agricola comune, quindi solamente su questi due impegni. Alla lettera a), parere favorevole con la seguente riformulazione, espungere le parole da: “affinché” fino a: “più sostenibile”, e impegno di cui alla lettera e), parere favorevole con la seguente riformulazione, espungere le parole: “sia per i canali classici” fino a: “costo di produzione”. Per il resto, chiaramente, è parere contrario su tutti gli altri punti, esattamente la stessa modalità della discussione di ieri al Senato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che al 10° capoverso della premessa della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00103 deve leggersi “circolo virtuoso”, e non come riportato, per un mero errore materiale, nel testo in distribuzione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà. Chiedo silenzio all'Aula. Chi non è interessato esca, chi rimane qui ascolti il collega Magi, che ha facoltà d'intervenire. Prego.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. “Complimenti a Vladimir Putin per la sua quarta elezione a Presidente della Federazione russa. La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile”. Non è Matteo Salvini di qualche giorno fa, è Giorgia Meloni del 18 marzo 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Dico questo perché la Presidente Meloni ha appena scandito, in quest'Aula, di non avere mai cambiato faccia rispetto al proprio giudizio sulla Russia di Putin. Presidente Meloni, lei ha cambiato faccia in maniera netta, e noi la ringraziamo di questo. Credo che questo faccia anche parte della forza trasformatrice delle istituzioni e delle assunzioni di responsabilità nelle istituzioni. Ma, mentre lei scandiva queste parole, abbiamo tutti notato l'immobilità tra i banchi della Lega, perché il problema è che nel nostro Paese c'è la propaganda filorussa e filoputiniana, ed è un problema che abbiamo in gruppi e in partiti che siedono alla mia sinistra come alla mia destra. Ed è un problema rispetto alle elezioni che si tengono e alle infiltrazioni che condizionano l'opinione pubblica. Ed è un problema il fatto che la Lega non ha ancora rescisso il suo accordo con il partito di Putin, Russia Unita. Questo è un problema sul quale non si può sorvolare.

Ma veniamo ad altri punti sui quali non ci convince la risoluzione del Governo e non potremo votarla. Lei, Presidente Meloni, ha ribadito il sostegno del nostro Paese al processo di allargamento in particolare ai Balcani occidentali. Bene. Qui, però, necessita di un chiarimento rispetto alla posizione sua e del Governo sul tema della riforma dei trattati.

Ancora non ho capito qual è la sua posizione. Nel primo intervento in quest'Aula, all'inizio di questa legislatura, da parte della Presidente Meloni abbiamo sentito delineare un'idea di Europa confederale, intergovernativa. Qual è l'idea della Presidente Meloni e del suo Governo, se c'è un'idea univoca su questo, rispetto alla riforma dei Trattati, rispetto a come l'Unione europea dovrebbe trasformarsi di fronte ai problemi inevitabili di gestione che l'allargamento di un'Europa che non sarà più a 27, ma a 36, e poi magari a 39, porrà?

Noi non lo abbiamo capito, i banchi del Governo sono vuoti e credo che non solo per questo non avremo una risposta esaustiva. Noi siamo per gli Stati Uniti d'Europa, noi siamo per imboccare una via nettamente federale, di trasformazione dell'Unione europea. Ora o mai più!

L'altro tema cruciale di questo Consiglio europeo, sul quale i risultati che il Governo annuncia e propaganda ci lasciano completamente insoddisfatti, è la questione del Patto sull'immigrazione e sull'asilo. Purtroppo una brutta espressione che questo Governo ha usato più volte, cioè trasformare il nostro Paese nel campo profughi d'Europa, sarà più vicina alla realtà proprio per effetto del Patto sull'immigrazione e sull'asilo. Perché il Governo dovrebbe spiegarci, con le nuove norme, come potremo immaginare che Paesi come l'Ungheria o la Svezia, in caso di afflussi massicci, ci aiuteranno con i ricollocamenti, quando, in sostituzione, potranno pagare un obolo affinché quelle persone rimangano in Italia. Presidente Meloni, ci ha annunciato un successo: a noi sembra un fallimento totale su tutta la linea, perché gli Stati europei nel Consiglio europeo hanno deciso di andare in direzione opposta a quello che, in due legislature, il Parlamento europeo aveva votato, votando la riforma del regolamento di Dublino.

Infine concludo, Presidente, sul caso Regeni. Lo dico avendo fatto parte, nella scorsa legislatura, della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Regeni, che ha fatto un ottimo lavoro, anche grazie alla collaborazione con la procura di Roma. Come può il Governo venire a dirci che non si stancherà mai di porre la questione in tutte le occasioni? Ci mancherebbe altro! Il problema non è continuare a porre la questione, il problema è: avete posto, insieme alla Presidente della Commissione europea, il caso Regeni, e quindi la necessità che il processo che si svolge a Roma non avvenga in contumacia (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), all'interno del pacchetto degli accordi con l'Egitto, sì o no? E la risposta è: no. Quindi continuate nell'errore che è stato fatto in tutti questi anni, non trasformare il caso Regeni in un caso europeo, e quindi poter avere risultati con il supporto dei partner europei (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Il Consiglio europeo richiederà un'ulteriore assunzione di responsabilità in ordine a scelte decisive per l'Unione europea. Non vi sarà alcuna legittimità per posizioni ambigue o ipocrite, che pure, purtroppo, trovano rappresentanza in Europa in previsione delle prossime elezioni europee. Condividiamo, dunque, la fermezza ribadita dalla Presidente del Consiglio in merito al sostegno europeo nei confronti dell'Ucraina e contro il regime autocratico e invasore della Russia di Putin.

Così come non vi sono state elezioni libere e democratiche in Russia, così non ha alcun fondamento la tesi di chi sostiene che la difesa dei diritti e delle libertà dell'Ucraina sia una posizione destinata a soccombere sul piano militare. Non ha vinto Putin a Mosca. Non ha vinto la Russia a Kiev. Non sono parole scontate, a maggior ragione, se poste in relazione con l'ipocrisia di chi declina richieste di pace che avrebbero la conseguenza di essere una resa. Occorre coraggio, quel coraggio civile e politico cui Navalny ha sacrificato se stesso e ha scelto di esporsi, di non retrocedere e di non nascondersi.

Condividiamo, inoltre, la posizione equilibrata del Governo in relazione alla crisi in Medio Oriente e al conflitto fra Israele e Hamas a Gaza. Anche in tal caso, occorre coraggio. Sarebbe un errore, senza prospettive e con ulteriori conseguenze drammatiche, non operare per l'obiettivo dei due Stati. Sostenere, dunque, politiche di non escalation in Medio Oriente è stata e dev'essere la posizione europea. Non ci sono vittime che abbiano una diversa rappresentanza e non ci sono scenari geopolitici che possano essere sottovalutati. Preoccupa, in Europa, il dilagare di azioni antisemite, che non appartengono soltanto all'estrema destra europea, ma appaiono trasversali e sempre più diffuse. Sono le stesse posizioni che hanno cancellato il dolore delle donne uccise, massacrate e stuprate il 7 ottobre ad opera di Hamas. E non è questione che possa essere motivata dagli errori del Governo israeliano.

Sarà determinante anche il confronto europeo sulle politiche relative ai flussi migratori. Il confronto e la cooperazione fra Europa e Africa, non soltanto per accordi bilaterali fra Paesi, è certamente un punto essenziale. Procedere in questa direzione è giusto ed efficace. Sono, dunque, molti e complessi i problemi da affrontare, che ci coinvolgono come cittadini europei. Per questa ragione le auguro buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, grazie. Noi ci siamo sul “cessate il fuoco” in Palestina, sulla liberazione degli ostaggi e sul “due popoli in due Stati”. Ci siamo sul sostegno pieno alla resistenza ucraina, con le armi e con gli aiuti umanitari. Ci siamo sul “no” all'escalation, che non condividiamo, così come non condividiamo le parole di Macron, lo abbiamo detto e lo ribadiamo anche in questa circostanza. Crediamo, come ha detto bene la Presidente del Consiglio nel suo intervento, che la pace passi da un combinato disposto tra l'armarsi a malincuore e uno strumento per poter costruire diplomazia: senza le armi, la diplomazia non riesce ad essere efficace. Lo abbiamo detto, lo ribadiamo e ci teniamo a dire che l'abbiamo scritto nella nostra risoluzione.

Inoltre, Presidente, è un po' ipocrita sentire parlare, in quest'Aula, di pace e di trattative da fare con chi, la guerra, l'ha scatenata: Putin, in Russia e in Ucraina, e Hamas, quando ha compiuto quegli attentati violenti. E poi, però, sentiamo le stesse persone che ci invitano a mediare e a cercare la pace col dittatore e coi terroristi, invitarci a non parlare con al-Sisi in Egitto e con bin Salman in Arabia Saudita. Si diventa, a un certo punto, selettivi e intransigenti su alcuni dialoghi internazionali.

A me ha colpito particolarmente, signor Presidente, uno studio di una fondazione tedesca, che ha contabilizzato i sistemi autocratici e i sistemi democratici nel mondo: la democrazia è sotto, Presidente, perde terreno, e nel mondo diminuisce il voto libero. Noi dobbiamo difendere, Presidente, con le unghie e con i denti, il sistema liberale occidentale, il sistema democratico che abbiamo conquistato con fatica in tutti questi anni. Difendere questo sistema vuol dire difendere anche l'Ucraina, che quella libertà se l'è conquistata.

Non possiamo consegnare al pallottoliere delle autocrazie quel Paese e sarebbe veramente incredibile se questo si verificasse col nostro silenzio e, addirittura, con la nostra complicità. Noi sicuramente non ci possiamo compiacere se cresce, nel mondo e nella società civile, una voglia di rivalsa rispetto ai sistemi autocratici in Paesi in cui le dittature la fanno da padrone, in cui o non si vota, o si vota per finta, come è accaduto in Russia. Noi, in quei Paesi lì, dobbiamo sicuramente sostenere in tutti i modi i sentimenti di libertà che ci sono. Però, dobbiamo anche comprendere che la pace passa dal dialogo con Paesi che sono, purtroppo, diversi da noi, altrimenti l'instabilità che c'è in questo mondo e la difficoltà nel conquistare la pace diventerebbero impossibili, se stessimo lì a scegliere gli attori e scegliere, per gli altri Paesi, le forme di Governo migliori.

Serve che le grandi potenze si riconoscano, Presidente, naturalmente mantenendo il nostro giudizio critico. Tuttavia, come accadde fra Stati Uniti e Unione Sovietica, e ricordiamo la crisi cubana, questo oggi deve istruirci nel comprendere che il riconoscimento fra Paesi diversi è indispensabile per costruire e conservare la pace in questo Paese; pensiamo al riconoscimento della Cina, dell'India come Paese emergente, della Nigeria. Ma soprattutto, Presidente, è indispensabile che l'Europa conquisti una dimensione in questo scacchiere mondiale che è profondamente mutato. E a mio avviso, sinceramente, la descrizione che fa la Presidente del Consiglio del ruolo dell'Italia in questo contesto, è abbastanza romantica, ma anche abbastanza floreale e irrealistica, cioè l'idea che ci sia un Paese, che, da solo, con la forza del supereroe Premier Meloni, media tra i Paesi, conquista le relazioni internazionali e, grazie a questa sua azione… (Commenti).

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente! Non lo so, se diamo fastidio, ce ne andiamo e ritorniamo dopo! Ma che modo è?

PRESIDENTE. Colleghi! Prego, continui.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Tra l'altro, Presidente, abbiamo già assistito allo svuotarsi dei banchi del Governo: e la Premier se ne va, e il Ministro degli Affari esteri se ne va, resta il Ministro Fitto, almeno ascoltasse, non me, ma anche gli altri, anche se fa finta! Ha pieni poteri? Va bene!

Quindi, Presidente, come stavo dicendo, a me sinceramente questa descrizione dell'Italia supereroe da quando c'è la Premier Meloni, sembra una visione un po' romantica ma anche abbastanza irrealistica. Questa idea che la Premier organizza riunioni tra i Paesi, media e riesce a risolvere i problemi in Europa e nel mondo, sinceramente mi fa un po' ridere. Così come mi fa ridere l'idea che l'UDU, l'Unione degli universitari, possa bloccare il PNRR, ragazzi, siamo arrivati al ridicolo! Sinceramente, far passare delle comunicazioni di protesta di un sindacato giovanile universitario, con tutto il rispetto, come un tentativo di bloccare il Paese e di bloccare il grande Governo del rinnovamento, mi sembra una macchietta, Ministro Fitto.

Così come anche questa storia che deve sempre essere detto “la prima volta nella storia”, che noi che viviamo questo tempo dobbiamo ringraziare la Premier Meloni perché sono innumerevoli le volte che ci sta facendo vivere un'esperienza unica nella storia, che la racconteremo ai nostri nipoti come una possibilità che ci è stata data e che nessun altro potrà vivere. Io, sinceramente, credo che, invece, tutto questo sia sintomo di un'idea isolazionista del Paese e di un'idea di Europa che noi non condividiamo. L'Europa ha senso, nello scacchiere mondiale, se è unita, se è insieme nelle differenze. C'è una differenza sicuramente dei Paesi europei, così come ci sarà una differenza fra l'Arizona e il Montana negli Stati Uniti d'America, ma questo non vuol dire che non si possa costruire una politica comune. Anche l'idea che il Paese si sobbarchi da solo il Piano Mattei e vada in Africa a relazionarsi con tutti i Paesi africani: è, anche questa, un'idea romantica, ma assolutamente senza alcuna possibilità di riuscita.

Altro è che in questo mondo così complesso e composto, invece, agiscano gli Stati Uniti d'Europa, di cui la Premier continua a non parlare. La Premier, colei che parla di elezione diretta del Premier in questo Paese, si dimentica della possibilità data dall'elezione diretta del presidente della Commissione europea: attraverso quell'elezione diretta, l'Europa può conquistare la politica che le è mancata in questi anni. L'idea che di conquistare soltanto la difesa unica non basta, Presidente, il fatto che economicamente tutti i Paesi viaggino insieme non basta, Presidente. Se non c'è un'unità politica, l'Europa è destinata a morire. Per cui, costruire gli Stati Uniti d'Europa, realizzare l'abolizione del veto come strumento affidato a tutti i Paesi per bloccare l'Europa, l'elezione diretta, il cambiamento delle istituzioni europee, tutti questi meccanismi ci possono consentire di costruire un protagonismo internazionale.

Poi - Ministro Fitto, mi rivolgo a lei perché non c'è più la Premier Meloni -, voi avete un problema grande quanto una casa. Oggi è venuto il Vice Premier Salvini a fare la photo opportunity: erano veramente romantici la Premier Meloni e Salvini che si abbracciavano. È venuto, si è fatto vedere, ieri non c'era al Senato, però questo non toglie, Premier Meloni - visto che è arrivata, parlo con lei - che lei non può far finta di nulla. Lei, come ha detto in passato Bersani, ha una mucca nel corridoio: Salvini che sul tema della politica internazionale, sulla Russia, continua a dire cose diverse da quelle che dice lei e, addirittura, Tajani ha dovuto ricordare che è lui il Ministro degli Affari esteri; faceva anche tenerezza Candiani, oggi, quando ci spiegava che lui scrive le risoluzioni insieme a tutti gli altri. Allora, o Salvini è sconnesso tra quello che dice e quello che, poi, fa e, quindi, è comunque un problema per un Vice Premier oppure c'è un problema nella guida del Paese che determina la mancanza di credibilità dell'Italia nel contesto internazionale. Naturalmente non parliamo soltanto della Lega, possiamo anche riferirci al MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). La maggioranza giallo-verde esiste, vive e lotta insieme a noi ancora oggi, insieme a Trump e insieme a Putin. Io credo che questo sia un problema che mina la credibilità del nostro Paese e che su questo debba fare i conti, perché Salvini non può dire che la Russia è un Paese democratico, Salvini non può dire che quando viene chiuso in Siberia, buttando la chiave, e viene avvelenato un dissidente di Putin, la giustizia russa prenderà i provvedimenti. Tutto questo non può essere detto con il suo silenzio, Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Quindi, io su questo credo che ci debba essere la chiarezza del Paese, perché lei rappresenta il Paese, Premier Meloni, non rappresenta soltanto colei che si relaziona con il Vice Premier Salvini.

Chiudo, Presidente. Noi voteremo le risoluzioni che sosterranno l'intervento dell'Italia in ambito di sostegno alla resistenza ucraina, sosterremo le risoluzioni che riguardano “due popoli, due Stati”, rilascio degli ostaggi e cessate il fuoco. La speranza è che questo Governo possa trovare coerenza fra quello che viene espresso qui e quello che effettivamente viene compiuto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, nel motivare l'adesione di Noi Moderati alla sua relazione in vista del prossimo Consiglio europeo e il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza che lo sostiene, considerato anche l'intervento puntuale fatto dalla collega Ilaria Cavo in discussione generale, vorremmo partire da una sua frase che abbiamo letto nella relazione che ha presentato qui, alla Camera dei deputati: “Le esigenze di sicurezza” - lei diceva - “e difesa dell'Unione europea sono strettamente connesse al tema dell'allargamento dell'Unione o, meglio” - sottolineava - “della riunificazione dell'Europa come preferiamo definirla”.

C'è una grande differenza tra queste due definizioni ed è la differenza tra il fine e i mezzi, tra il compito storico che avvertiamo, l'ideale che ci muove e i mezzi con cui arrivarci, e la concretezza a cui ogni ideale spinge. Il fine è la ricostruzione di ciò che è già stato unito; il mezzo è l'allargamento e il rafforzamento dell'Unione europea. Questi sono il punto e la sfida epocale che abbiamo in gioco, ed è la sfida che questa maggioranza - ma l'Italia con la guida sua, Presidente del Consiglio - ha voluto prendersi e caricarsi sulle spalle. La sfida che ricorda anche le parole di un grande fondatore, del Presidente Václav Havel, quando la Cecoslovacchia aderì all'Unione europea: “Siamo tornati a casa”.

Parlare di riunificazione dell'Europa significa il riconoscimento di una storia, meglio, di tante storie, di tanti popoli, di tante identità, che hanno saputo, nel corso dei secoli, riconoscere la radice comune che li univa, valorizzando come ricchezza le loro diversità. L'incontro tra diversi è possibile grazie a un linguaggio comune, che ci precede e che scopriamo costruendo rapporti, mercati e sicurezza reciproci. Non c'è opposizione tra ideali e interessi, c'è opposizione tra l'interesse delle persone e dei popoli, che noi continuiamo a sottolineare, che è quello di costruire benessere nella pace, e i progetti di potenza e di dominio che questo ideale reprimono.

Permettetemi di citare Shakespeare: senza l'ideale, la storia sarebbe una favola raccontata da un idiota in un eccesso di furore, un progetto esasperato, quanto astratto, senza capacità di nessi, senza un vero ordine che governi la convivenza, senza possibilità di costruirla e che ha come unica modalità di rapporto, la violenza, il possesso e la guerra. Tutto ciò sta succedendo in Europa, lo pensavamo astratto, lo pensavamo lontano, eppure sta succedendo, e lo vediamo nell'Ucraina aggredita, che abbiamo il dovere di difendere con tutti i mezzi a nostra disposizione - ha fatto bene a sottolinearlo, Presidente del Consiglio, anche nella sua replica, con chiarezza, durezza e precisione -, dall'aiuto umanitario a quello in armamenti, a quello diplomatico.

Non ripeto cose che ha già detto lei, siamo pienamente d'accordo. Solo una nota, permettetemi, lo dico a chi chiede a gran voce l'utilizzo della diplomazia. La diplomazia non si fa sui giornali, con gli ammainabandiera pubblici, ma la si fa nella riservatezza, perché è nella riservatezza che la diplomazia ha la sua vera efficacia, altrimenti diventa un alibi. Chiamare la diplomazia e l'uso della diplomazia per renderla pubblica e per andare sui giornali è l'alibi per non arrivare alla pace. Ma questa violenza che vediamo dispiegata in un Paese che ha chiesto di far parte dell'Unione europea e che, con convinzione - lei lo stesso lo ha ribadito -, sosteniamo che debba entrare a far parte dell'Unione europea, la vediamo in atto anche nelle città di un Paese che ha grande cultura e che non merita i governanti che le elezioni fintamente democratiche gli impongono.

Mario Draghi disse che la brutale invasione russa dell'Ucraina non era un atto di follia imprevedibile - e aveva pienamente ragione -, non solo per i precedenti di Crimea e Georgia, ma per quello che succedeva e continua a succedere a chi in Russia ha voglia di vivere da uomo libero. Abbiamo avuto la possibilità di vedere come questo ideale nella libertà non sia un'astrazione.

Venerdì 16 febbraio - lo vogliamo ricordare qui, proprio in occasione di questo importante dibattito -, d'un tratto, ci siamo trovati di fronte a un uomo che ha dato la vita per ciò in cui credeva e l'ha fatto consapevolmente, fin dal momento in cui dalla Germania, dove era stato trasferito d'urgenza per essere curato in seguito a un tentativo di avvelenamento, ha deciso di rientrare in Russia. Dopo la sua morte, spontaneamente e rischiosamente - ci sono già stati 400 arrestati, a proposito di elezioni libere e di popolo che ha ragione - sono andati a deporre rose in luoghi significativi di tante città. Queste rose, queste manifestazioni non sono una novità, ricordano i nastrini bianchi delle passeggiate della libertà che la gente aveva preso l'abitudine di fare in un segno di protesta dopo i brogli delle elezioni del 2011. “A noi russi” - diceva un leader di un gruppo rock - “Navalny ha parlato della libertà. E ne ha parlato bene. Ci ha ricordato che tutti noi possiamo diventare liberi nel senso migliore della parola”.

Perché questo lungo intervento che Noi Moderati vogliamo fare qui, su questo tema, che sembra lontano e astratto?

Perché non è un tema lontano e astratto, è un tema che ci riguarda e ci riguarda da vicino e riguarda da vicino proprio il ruolo che l'Italia può fare con forza e decisione all'interno dell'Unione europea, proprio perché è fondatore, proprio perché crede nell'identità di un popolo e dei popoli che ritornano a casa e fanno grande l'Europa. È la ragione che poi spinge l'azione di un Governo e l'azione ovviamente del Presidente del Consiglio, sostenuta da tutta la maggioranza. Ma la sua azione dovrebbe essere sostenuta, in occasioni come queste, anche dall'opposizione, perché questa - come ha citato lei - dovrebbe essere l'unità di un Paese.

Più Europa, più Europa della difesa, un rapporto più paritario nella NATO con gli Stati Uniti sono la nostra seria opportunità e basta con le mistificazioni della storia. Gli Stati Uniti, li abbiamo chiamati noi europei per garantire la nostra sicurezza. Il rapporto tra le due sponde dell'Atlantico è un interesse reciproco e l'ultima cosa che vorremmo è un loro disimpegno. Perché il rapporto tra gli interessi sia equilibrato siamo noi che dobbiamo crescere, onorando gli impegni che ci siamo presi e che sono stati sottoscritti dai Governi precedenti per l'aumento del bilancio della difesa.

Più Europa, più Europa della difesa, più Europa che ha la coscienza del ruolo e della posizione euroatlantica che deve ricoprire. Vogliamo dirla con il linguaggio della nostra Costituzione? Se vuoi la pace, prepara la guerra e, se vuoi la pace, prepara la difesa del tuo popolo. Ho voluto soffermarmi solo su un punto all'ordine del giorno del Consiglio europeo, anche perché, grazie all'intervento dell'onorevole Cavo, abbiamo sviluppato tutti gli altri punti - sul resto sottoscrivo gli impegni della risoluzione firmata da tutti i gruppi della maggioranza -, ma l'ho fatto perché lo ritengo decisivo per il metodo, perché noi puntiamo ad una pace giusta, che eviti escalation e allargamento dei conflitti e tuteli la popolazione civile. Vale per l'Ucraina, ma vale per il Medio Oriente, dove è altrettanto chiaro, anche se molti travisano il dato evidente, chi sia l'aggressore e chi l'aggredito. Perché gli appelli pubblici e delle piazze al cessate il fuoco sono rivolti solo all'aggredito? Perché non ci si chiede - non si chiede ad Hamas - di consegnare le armi e liberare gli ostaggi che sono dei civili? Perché non si chiede ad Hamas di liberare la popolazione civile di Gaza, che tiene in ostaggio con la violenza dal 2007, quando nella guerra civile interpalestinese i miliziani di Hamas perseguitarono, uccisero e scacciarono da Gaza i militanti dell'OLP?

Lavorare per la tregua, per far arrivare gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese, per costruire concretamente la soluzione “due popoli, due Stati” - come hanno ribadito il Presidente del Consiglio ed il Ministro degli Esteri nelle sedi europee e nelle sedi ONU - contro il progetto di una Palestina libera, si può fare solo se il campo di chi vuole operare in tal senso viene liberato dalle ideologie e dalle convenienze politiche interne e internazionali, perché - come disse il grande Giovanni Paolo II - la verità è la forza della pace.

E non dimentichiamo che Israele, pur con tutte le critiche che giustamente possiamo fare al Governo in carica, come l'Ucraina, è una frontiera dell'Europa. Israele e l'Ucraina sono le frontiere dell'Europa, che si distingue per il metodo democratico, oltre che per essere culla della nostra civiltà.

Signor Presidente del Consiglio - lo dico a tutto il Governo e a tutta la maggioranza -, continuiamo su questa strada, perché i frutti iniziano a vedersi. La costruzione di un'Europa sempre più forte e sempre più grande, dove l'Italia possa tornare ad essere protagonista, sia la nostra meta e il nostro obiettivo. Ha fatto bene - vista la presenza del Ministro Fitto - a citare il grande lavoro che stiamo facendo sul PNRR. È un grande riconoscimento alla correttezza, alla capacità di lavoro e alla serietà che il Governo e la maggioranza, ma il Parlamento intero, rappresentano, perché siamo qui per rappresentare l'intero Paese e per dare la possibilità di un futuro vivo, vero e che possa costruire l'orizzonte, non solo per noi, ma per tutti i nostri figli e i nostri nipoti (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, prima di entrare nel merito del dibattito e anche della sua relazione, signora Presidente, devo puntualizzare una cosa che ritengo e riteniamo, come gruppo, fondamentale.

Non me ne abbia: noi pensiamo che lei debba delle scuse alla CGIL e all'Unione degli studenti universitari italiani, perché la sua affermazione in ordine al fatto che queste due realtà così importanti abbiano lavorato contro l'Italia è falsa. Sa perché, signora Presidente? Perché quella lettera che lei ha citato segnalava all'Unione europea che quei posti letto erano già stati realizzati in Italia e, quindi, quello invece era un modo surrettizio da parte del Governo di prendere contributi per un qualcosa che in realtà era già stato fatto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non mi guardi con quello sguardo così inquietante. Le posso dire che sbagliare capita (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… Guardi, gliel'ho detto con il sorriso in bocca. Detto questo, però è più grave quello che lei ha fatto piuttosto che l'affermazione che io le ho fatto sul suo sguardo. Abbia un po' di ironia ogni tanto anche lei, visto che, ogni tanto, lo ricorda a noi. Però è grave che lei abbia attaccato uno dei più grossi sindacati italiani e l'Unione degli studenti universitari, che legittimamente avevano fatto notare all'Unione europea che quei posti letto erano già stati realizzati e che non si potevano chiedere all'Europa soldi per una cosa che era già stata realizzata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Dica tutte le verità, signora Presidente, non dica le verità quando le fa comodo. Detto questo, entro nel merito della sua relazione.

Alcuni giorni fa, Putin è stato rieletto con l'87 per cento dei voti: il suo Vice Premier Salvini ha detto che, quando il popolo vota, ha sempre ragione, dimenticando che poi i soldati entravano dentro i seggi elettorali a vedere come votavano i cittadini. Sempre lo stesso Salvini diceva, dopo la morte del dissidente Navalny, che i medici avrebbero accertato le ragioni della sua morte, non avendo il coraggio di dire che è stato un omicidio di Stato, come l'omicidio di Anna Politkovskaja. Noi, da sempre, abbiamo contestato l'illiberalità di tanti regimi di questo pianeta e veramente mi ha lasciato stupito sentirla parlare delle differenze tra Putin e Al-Sisi. Se lei non la conosce, allora le dico io qual è la differenza, o meglio le non differenze tra i due.

Sa che, negli ultimi 10 anni, le autorità di Governo egiziane hanno fatto uso della pratica della pena di morte per reprimere il dissenso in Egitto? Quattrocento persone sono state uccise in virtù del controllo sociale che si deve determinare. Lei sa che la minoranza copta è perseguitata in Egitto? Sa questo? Ebbene, c'è un problema che riguarda la persecuzione del dissenso, i giornalisti in carcere, le migliaia di persone in carcere per le opinioni espresse. Noi la ringraziamo per il lavoro che ha fatto per Zaki, ma lei sa perché Zaki è andato in prigione? Per un post su Facebook (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): questo è l'Egitto.

Avete dato, come Unione Europea, 7,4 miliardi di euro per fermare i migranti, ma lei si è posta poi il problema di che fine faranno quei migranti, di quali trattamenti umani avranno quei migranti e di come verranno trattati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? No, non se l'è posto. È la stessa cosa di Erdogan, quando l'Unione europea diede miliardi a Erdogan per fermare i profughi siriani, senza occuparsi di cosa sarebbe accaduto a quei migranti.

Ma veniamo ad una questione su cui lei scivola ed è molto ambigua, che è la vicenda di Giulio Regeni. Lei ha detto che il vostro impegno per la verità sull'assassinio di Regeni non si è interrotto - queste sono state le sue testuali parole -, ma non è che non si è interrotto, non è mai iniziato, signora Presidente, di fronte ai depistaggi e alle bugie raccontate dal Governo di al-Sisi. Lei sa - certo che lo sa, non può non saperlo - quali sono state le motivazioni che il Governo egiziano aveva dato rispetto alla morte di Regeni? Prima aveva detto che si è trattato di un incidente stradale - depistaggio incredibile, bugie - poi ha detto che si è trattato di un omicidio nel corso di una relazione omosessuale, poi di un regolamento di conti tra trafficanti di droga.

Questo è stato capace, il regime di al-Sisi, di dire, pur di non collaborare e di non dare la verità rispetto a un assassinio fatto dai servizi egiziani. E se c'è oggi un processo in Italia, per contumacia, lo si deve alla determinazione di Paola e Claudio, i genitori di Giulio Regeni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) a cui il Parlamento italiano deve dire grazie per la determinazione, perché stanno portando avanti una battaglia, non per la verità giusta, come ogni genitore deve avere quando vede il proprio figlio assassinato in quella maniera, ma anche per la dignità della Repubblica italiana, che noi non vediamo nelle azioni da parte di questo Governo. È un fatto estremamente grave questo, perché la circostanza che per quattro agenti dei servizi egiziani il Governo egiziano si sia rifiutato di dare anche le generalità per consegnare le comunicazioni dell'autorità giudiziaria italiana - che, meno male, lunedì scorso ha respinto la nullità del processo e quindi il processo andrà avanti - evidenzia in maniera chiara come il Governo italiano non ha fatto quel che doveva fare, ma è evidente: ci sono in corso grandi e grandissimi interessi.

Lei ha parlato su Gaza e ha detto che va richiamato Israele a una proporzionalità dell'intervento. Mi scusi, signora Presidente, ma per lei questo è proporzionato? Guardi, questo è proporzionato (Il deputato Bonelli mostra immagini riferentesi alla situazione della Striscia di Gaza - Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? È proporzionato vedere una città rasa al suolo? È proporzionato? Ma lei le conosce? Questo è proporzionato? È proporzionato? Si, faccia così, le spalline, però sappia che quando lei fa così ci sono bambini che muoiono, è chiaro? Lei non era la Giorgia, cristiana e mamma? E dov'è la Giorgia, cristiana e mamma? Lì, diamine, ci sono bambini che vengono operati senza anestesia, senza anestesia. Siamo andati al valico di Rafah. Perché non ci va anche lei e si rende conto di crimini che vengono commessi dal Governo israeliano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Io non tollero e non accetto che se noi formuliamo una critica alle politiche di un Governo, dobbiamo essere tacciati di antisemitismo. Non si può vedere che 31.000 persone, civili, donne e bambini, muoiano perché non possono nemmeno essere recapitati incubatrici, farmaci, anestesia e che gli ospedali vengano sistematicamente rasi al suolo. Lei è la Presidente del Consiglio, non sono io il Presidente del Consiglio e, quindi, mi rivolgo a lei. Non è che lei ha delle responsabilità rispetto a tutto ciò e, ma mi rivolgo a lei …

PRESIDENTE. Onorevole Bonelli, le ricordo di rivolgersi alla Presidenza.

ANGELO BONELLI (AVS). Quindi, rispetto a una questione che lei ha posto - noi ragioniamo per due Stati e due popoli -, sa che cosa manca nel suo ragionamento? Manca che uno Stato, quello di Israele, è legittimamente riconosciuto; l'altro vi rifiutate di riconoscerlo, che è lo Stato della Palestina (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Perché non fate come altri Paesi europei hanno fatto? Perché non lo fate? Perché avete questa paura? Io ritengo francamente inaccettabile la sua risposta in replica all'onorevole Fratoianni: bisogna accertare le responsabilità dell'UNRWA. Sa cosa ci hanno detto l'Organizzazione mondiale della sanità, l'UNICEF ed altri? Ci hanno detto che se l'UNRWA dovesse sparire si aprirebbe uno spazio per una radicalizzazione incredibile dal punto di vista della presenza ISIS e altro.

Concludo su un altro aspetto. Lei ha parlato di guerra santa della transizione green. Ma, signora Presidente, guardi che è la crisi climatica che è nemica dell'agricoltore e degli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). La volete smettere? Siete diventati imprenditori della paura e delle bugie, perché oggi la crisi climatica in Sicilia ha determinato lo stato di siccità. A lei questo non interessa e lei oggi ha aperto la campagna elettorale sul futuro delle generazioni che verranno. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra questa cosa non gliela consentiremo e le risponderemo punto per punto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché la crisi climatica sta mettendo a rischio il futuro delle generazioni che verranno, e ci saremmo aspettati che dalla mamma Giorgia, cristiana, ci fosse stato un atteggiamento di grande prudenza, di grande accortezza nei confronti del futuro.

Concludo, signor Presidente. Quindi, le dico che su questi temi noi siamo su sponde totalmente diverse. Da un lato, lei pensa di essere pragmatica. In realtà, è fortemente ideologica, l'ideologia di chi oggi difende gli interessi di un modello economico che fa grandi profitti sui soldi degli italiani, a partire dalle bollette e dallo sfruttamento delle fonti fossili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri, membri del Governo, colleghe e colleghi, intanto, vorrei ringraziare la Presidente del Consiglio, per la sua presenza in Aula. Avevamo posto il tema al Ministro Ciriani e, quindi, la sua presenza qui la leggiamo come un significativo impegno a un dialogo importante con questo Parlamento e non posso che partire da questo apprezzamento, anche per fugare, Presidente, ogni dubbio in merito al fatto che noi siamo profondamente consapevoli che la voce con cui lei andrà in Europa sarà la voce non della sua maggioranza, ma sarà la voce del nostro Paese, di cui noi non solo facciamo parte ma di cui ci vogliamo convintamente prendere cura, anche dai banchi dell'opposizione.

L'Italia che lei porta e porterà con sé in Europa è l'Italia unita e forte che questa Europa l'ha fatta. In virtù di questa ragione, mi lasci invece stigmatizzare - se me lo permettono i colleghi, per suo tramite, Presidente - i toni decisamente tristi e non all'altezza del momento storico che stiamo vivendo del dibattito che ha visto impegnata l'Aula fino adesso.

Noi, credo ci possa essere dato atto, non abbiamo mai indossato gli abiti della retorica ideologica, né quando eravamo al Governo, né adesso che siamo all'opposizione. Non lo abbiamo mai fatto e non intendiamo farlo perché riteniamo che l'Italia che va in Europa, l'Italia che va nel contesto internazionale, deve essere forte di una posizione politica chiara e netta, nonostante in qualche modo lei abbia messo in dubbio la tenuta della maggioranza dell'allora Governo Draghi e quell'autorevolezza il Presidente Draghi non l'ha mai fatta mancare in Europa. Questo lo dico per fugare ogni dubbio interpretativo che può nascere dalle parole.

Detto questo, proprio in relazione a questo punto, l'invito che farei e che mi permetto di fare con estremo rispetto, alle opposizioni e alla maggioranza, è che il gioco delle parti e delle controparti non è sicuramente il bene del nostro Paese. Quindi, quella politica del “mai prima di noi nessuno” e del “mai dopo di noi nessuno”, viene smentita, ahimè, dai fatti. Presidente, mi permetto di farle osservare che la Francia ha un target raggiunto dei milestone previsti dal PNRR che è il doppio di quello dell'Italia: il 73 per cento; avevo già avuto modo di confrontarmi su ciò con il Ministro Fitto nell'ultima dichiarazione di voto sul PNRR. Quindi, primi probabilmente in valore assoluto, perché abbiamo più target, ma non in percentuale di target raggiunti, ma questo poco manca. Non distoglie dal fatto che il Governo ha raggiunto un ottimo risultato, seppure non ancora adeguato dal nostro punto di vista, di realizzazione del Piano.

Passo anche a un altro ragionamento. Questa politica del “mai prima di noi” e del “mai dopo di noi” non fa il compito che deve fare la politica. Quando noi diciamo che, pro tempore, interpretiamo un ruolo di responsabilità politica, intendiamo dire che in quel momento la nostra responsabilità deve essere messa all'interno di un processo a servizio del Paese che raccolga quanto avvenuto prima, ma che apra anche alla prospettiva quello che deve essere un miglioramento e un percorso incessante per il Paese. Questa è una politica generosa, umile, generativa e mi lasci dire, Presidente, che siamo certi che la sua sensibilità di prima donna Presidente del Consiglio potrà capire che queste parole aprono, invece, alla necessità di dismettere, per sempre, toni di arroganza e di hybris che troppo spesso nella sua maggioranza diventano davvero mediocre rivendicazione, che nulla serve a costruire un dibattito proficuo per il nostro Paese.

Abbiamo apprezzato e apprezziamo la posizione che il Governo ha tenuto in continuità con il Governo Draghi sulla politica estera, in particolare, sulla necessità di un sostegno, senza se e senza ma, all'Ucraina.

Abbiamo apprezzato la posizione che lei e il Ministro Tajani avete continuamente espresso in questa direzione e anche adesso nell'interpretazione di un intervento dell'Italia nel Medio Oriente, nel conflitto in Medio Oriente. Non nascondiamo, invece, la forte preoccupazione per un Paese che si sta facendo invadere da quel sentore di noia e di finto pacifismo e che nasconde dietro alla parola “pace” la parola “resa”. L'Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti e delle dinamiche tra i popoli; oggi, chiedere la resa dell'Ucraina significa, invece, dare ragione a chi con la guerra vuole risolvere questi temi. Quella pace di cui parla la nostra Costituzione è una pace che è affiancata, anche verbalmente, alla parola “giustizia”, quindi, su questo noi ci siamo e siamo al vostro fianco, però, ci lasci dire, Presidente Meloni, che il problema, al di là della posizione del Governo, lo avete nel Governo, con il Vice Premier Salvini. Non è un attacco personale, quello che facciamo, ma noi ci aspettiamo da lei una posizione chiara e netta, perché non basta nascondersi dietro ai voti sulle risoluzioni. Il Vice Presidente Salvini ha dato un credito alla votazione in Russia e ha fatto bene il Ministro Tajani a prendere le distanze, ma ci aspettiamo che lo faccia anche lei e ci aspettiamo che il Governo esca con una voce unitaria, perché non è solo un dibattito da gossip nel nostro Paese, è il volto con cui l'Italia, non la vostra maggioranza, si presenta nel contesto internazionale.

Sugli altri temi che ha trattato e che abbiamo avuto modo di discutere, il tema della necessità di dare una svolta al processo dell'immigrazione ci vede ovviamente d'accordo. Purtroppo, non siamo, invece, d'accordo con voi sul fatto che quello che state facendo sia il massimo possibile che debba essere fatto. Quindi l'intenzione c'è, certamente la strada è quella di trovare una strategia europea, però, non ci pare che oggi quella strategia europea possa essere raggiunta e, quindi, su questo, anticipo già un'astensione rispetto alle risoluzioni di maggioranza sui punti oggetto di questo passaggio.

Presidente Meloni, noi ci aspettiamo che lei arrivi e arrivi in Europa forte della capacità di ricostruire un contesto europeo nel quale i sovranismi e i nazionalismi vengano del tutti dismessi. Comprendiamo che lei dica a questo Parlamento: io devo parlare con tutti i miei partner politici e non politici, a livello europeo. E non ci iscriviamo alla lista di chi commenta le foto per stigmatizzare una debolezza del Governo, ma laddove il Governo, nei contesti europei, ha mancato, e noi sappiamo che ha mancato, in alcuni passaggi fondamentali, come quelli del tema economico, e quando il Governo italiano non è in grado di riconoscersi come partner necessario per una costruzione di un'Europa unita e lascia il dubbio ai partner europei che possa prevalere in Italia, invece, la visione di quelle persone e di quelle ideologie, e cito perché c'è qui il Ministro Tajani, che altri partiti hanno detto che nulla hanno a che fare con voi e con noi, ebbene, quello, invece, per noi è un momento di debolezza.

Allora, prendiamo le distanze nettamente, sediamoci ai tavoli europei e chiediamo: 1) una difesa comune che sia degna di una capacità di protagonismo nel contesto internazionale del nostro Paese; 2) una capacità di strategia di investimento industriale che sappia dismettere l'ideologia del green e non solo a parole, ma che sappia ragionare, non solo nella tutela del particolarismo dell'Italia, ma anche nella consapevolezza che gli interessi dei singoli italiani potranno essere realizzati solo quando l'Europa sarà più forte, coesa e con una strategia di investimenti e, quindi, anche di debiti sugli investimenti, che sia comune e definita. È chiaro che per fare questo dobbiamo dismettere quello spazio di politiche del veto delle piccole parti, usate per lo più, mi spiace ricordarlo, dagli alleati di questa maggioranza, e arrivare ad una riforma del processo della governance e delle decisioni europee che sia all'altezza del compito ed è un processo storico che l'Europa deve saper interpretare. Se così sarà, se con questo volto il Governo arriverà in Europa, ci vedrà con grande chiarezza a sostegno del Governo italiano, pur dalla parte dell'opposizione, in una richiesta di verità reciproca.

Non ci raccontate la favola del “siamo i migliori”, ma iniziamo a costruire insieme, da parti anche opposte, da avversari, un'Italia che sia l'Italia migliore possibile (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, le dense nubi all'orizzonte che si profilano nei diversi scenari della crisi internazionale, se ce ne fosse ancora bisogno, confermano l'importanza di due esigenze: da un lato, quella di un'Europa protagonista, cosciente della sua identità, del suo ruolo, delle sue radici giudaico-cristiane e greco-romane, dei suoi valori di riferimento, che sono quelli della democrazia liberale; dall'altro, per l'Italia, l'esigenza di un Governo capace di agire con autorevolezza, con responsabilità, nel solco dell'europeismo e della solidarietà occidentale. Il suo Governo, Presidente Meloni, svolge questo compito in maniera ineccepibile e la sua relazione di oggi lo ha confermato ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Forza Italia è orgogliosa di sostenerlo, come è orgogliosa di essere protagonista, nella persona del Ministro Tajani e secondo gli insegnamenti del Presidente Berlusconi, della politica estera seria e forte di un'Italia responsabile e coerente con i valori di fondo dell'Occidente, dell'Europa, dell'ordine liberale internazionale; un ordine messo oggi più che mai in pericolo dalla crisi che si prolunga e si aggrava nel cuore dell'Europa, in Ucraina. La questione è semplice: noi, donne e uomini liberi dell'Occidente, non permetteremo mai che l'Ucraina soccomba di fronte alla Russia. Questo non significa in nessun caso un intervento militare dell'Occidente, significa ogni altro possibile sostegno alla causa della libertà del popolo ucraino. In questo ambito è giusto, anzi, è indispensabile adoperarsi per la ricerca di un dialogo, che consenta di fare i primi passi verso una pace giusta. L'Italia è pronta a sostenere tutte le iniziative di pace, fermo restando che non si può mettere in discussione la sovranità e la libertà dell'Ucraina. Su questo, l'Unione deve mostrare fermezza e compattezza. Bisogna essere consapevoli che dopo il voto dello scorso fine settimana, il Presidente Putin non avrà alcun interesse ad ammorbidire le sue posizioni. In Russia, del resto, è in atto una svolta repressiva nei confronti del dissenso, che ha visto la pagina più buia con la morte in un gulag del dissidente Aleksej Navalny, un uomo libero, il cui sacrificio, come lei signor Presidente del Consiglio ha giustamente ricordato, non sarà vano e che noi non dimenticheremo mai (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche la grave situazione in Medio Oriente suscita grandi preoccupazioni. Occorre sempre ricordarlo: il responsabile della guerra è Hamas, che il 7 ottobre del 2023 ha scatenato una violenza inaudita contro Israele. Israele ha reagito a quello che è stato il peggior massacro di civili della sua storia. Noi abbiamo sempre ritenuto che la reazione dello Stato ebraico fosse comprensibile e, da veri amici di Israele, abbiamo chiesto che rimanesse nell'alveo del diritto umanitario e avesse riguardo delle sofferenze della popolazione civile. I palestinesi di Gaza, non dobbiamo mai dimenticarlo, non sono Hamas, anzi, sono vittime di Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Il Presidente Meloni e il Ministro Tajani, in stretta sinergia con i partner europei e internazionali, hanno lavorato in questi mesi per creare le condizioni di partenza su cui poter intavolare dei seri colloqui di pace. L'obiettivo, per noi, rimane quello di riavviare un processo credibile che porti alla coesistenza di due Stati sovrani e democratici, che si riconoscano reciprocamente. La soluzione “due popoli, due Stati” è l'unica percorribile. Per ripristinare un orizzonte politico verso tale soluzione, la nomina del nuovo Primo Ministro dell'Autorità nazionale palestinese rappresenta un'evoluzione positiva. Il rinnovamento dell'ANP può essere utile per rilanciare questo processo, nel quale sarà importante il ruolo che assumerà l'Autorità di Ramallah.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 12,58)

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Sul fronte umanitario, purtroppo, va registrato un continuo peggioramento delle condizioni nella Striscia di Gaza. Il Governo italiano è impegnato, fin dal primo momento, nell'assistenza dei civili palestinesi e nel garantire l'invio di aiuti alla popolazione. Nel contempo, occorre impedire che questi aiuti finiscano nelle mani delle organizzazioni terroristiche. Non posso qui non ricordare l'operazione coordinata dalla Farnesina, che ha consentito di evacuare centinaia di bambini dalla zona di conflitto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e la disponibilità del nostro Paese a costruire un ospedale di campo nei pressi di Rafah. Il nostro Governo, inoltre, ha inviato aerei con aiuti umanitari e ha adottato due pacchetti di contributi per 20 milioni di euro, destinati alla salute e alla sicurezza della popolazione di Gaza.

Va anche dato merito al Ministro Tajani di aver lanciato l'iniziativa “Food for Gaza(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), un tavolo della sicurezza alimentare a Gaza al quale hanno partecipato i vertici della FAO, del Programma alimentare mondiale, della Croce rossa internazionale e ha registrato l'apprezzamento del Segretario di Stato americano Blinken.

Signor Presidente, con l'acuirsi della situazione in Medio Oriente stiamo assistendo al pericoloso riemergere di forme di intolleranza, di vere e proprie manifestazioni di antisemitismo in tutti i Paesi europei e anche - spiace dirlo - in Italia. Anche per questo ha fatto bene il Ministro Tajani lunedì a non condividere la posizione di Irlanda e Spagna per una revisione dell'accordo di partenariato con Israele (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Preoccupa, però, la censura e l'aggressività diffusa in Europa nei confronti di coloro che rivendicano la propria identità ebraica o anche solo l'amicizia con Israele. Il boicottaggio e l'allontanamento degli ebrei dai teatri, dalle sale dei concerti e dalle università ricorda l'ora più buia della storia europea. Ciò che è accaduto nei confronti del giornalista David Parenzo alla Sapienza e del direttore della Repubblica Maurizio Molinari all'università di Napoli è qualcosa di inqualificabile e di inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Manifestare le proprie opinioni è naturalmente legittimo, ma impedire agli altri di parlare è una prevaricazione gravissima. Voglio ribadire, nel modo più fermo, la solidarietà di Forza Italia e mia personale al direttore Molinari e a David Parenzo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Non c'è posto per l'antisemitismo in Italia, non lo permetteremo mai!

Onorevoli colleghi, questi incerti scenari impongono all'Unione l'urgenza di coordinare, rafforzare e unire l'Europa in una difesa comune naturalmente in ambito NATO. Il piano presentato dalla Presidente von der Leyen è un passo importante nella giusta direzione. L'operazione europea Aspides nel Mar Rosso, in difesa della libertà di navigazione, potrebbe essere il primo embrione di un vero impegno militare comune dell'Europa. Consentitemi, a questo riguardo, di rendere omaggio al coraggio e alla professionalità dell'equipaggio della nave Duilio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che opera in un'area di grande rischio e, con loro, a tutte le donne e a tutti gli uomini in divisa in missioni di pace all'estero, che tengono alto l'onore della bandiera del nostro Paese.

Signor Presidente, noi guardiamo con favore al percorso di avvicinamento all'Unione europea dei Paesi candidati, sia di quelli orientali, Ucraina, Moldova e Georgia, sia quelli dei Balcani occidentali, con un particolare riguardo per l'Albania, le cui prospettive di adesione all'Unione europea restano per l'Italia un obiettivo prioritario. Non meno importante è anche aprire i negoziati veri e propri per l'adesione della Bosnia ed Erzegovina. È, però, sotto gli occhi di tutti che senza una revisione dei meccanismi decisionali delle politiche di coesione e della PAC ogni promessa di allargamento è destinata a essere velleitaria.

A proposito di politiche agricole, l'Europa ha il dovere di tutelare gli agricoltori e gli allevatori, nella consapevolezza che sono alleati e non avversari nella difesa dell'ambiente e del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Naturalmente l'Italia partecipa con convinzione ai progetti di transizione ambientale e ai progetti di lotta al cambiamento climatico, ma non permetterà scelte ideologiche che penalizzano i produttori europei, soprattutto ma non soltanto in campo agricolo, senza recare un effettivo beneficio all'ambiente. Un moderno ambientalismo non ha nulla a che fare con la politica del “no”, con la cultura della decrescita cara a certa sinistra. Nasce, invece, da un'alleanza fra scienza, tecnologia, impresa e coscienza civica dei cittadini. Questo implica ricorrere senza preclusioni, per esempio, a ogni forma di energia davvero non inquinante, dalle rinnovabili al nucleare.

Signor Presidente, concludo dicendo che Forza Italia ribadisce il suo pieno appoggio all'operato di questo Governo e all'ottimo lavoro che il Presidente Meloni, il Vicepresidente Tajani e tutti gli amici dell'Esecutivo stanno svolgendo in sede europea e internazionale. Per questo annuncio il voto favorevole del gruppo, che ho l'onore in questo momento di rappresentare, sulla risoluzione di maggioranza, mentre sulle restanti risoluzioni ci conformiamo al parere espresso poco fa dal Ministro Fitto, che ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'istituto comprensivo Carducci - Vittorino da Feltre, di Reggio Calabria, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe Conte. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Presidente della Camera, Presidente Meloni, Governo, onorevoli colleghi. Presidente Meloni, mi rivolgo a lei direttamente. In vista di questo Consiglio europeo io la invito, per il bene dell'Italia, a fare un bagno di realtà e di umiltà.

Lei ci racconta che l'Italia con lei vince, lei ci racconta che l'Italia con lei ha riacquistato una credibilità in Europa e nel mondo; noi, invece, come tutti gli italiani, vediamo che l'Italia arriva sempre ultima: è accaduto con l'Expo 2030, con Roma ultima città su 3; è accaduto con l'Autorità europea antiriciclaggio, con Roma quarta su 4 (arriviamo, addirittura, sempre ultimi). Che dire, poi, del capolavoro economico che lei ha realizzato in Europa? È andata forte di un'Italia con un portafoglio di 209 miliardi ed è ritornata con un taglio di 12 miliardi l'anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che inciderà su sanità, lavoro, imprese, scuola e istruzione. Attenzione: lei di questo “pacco” di stabilità non ne vuole parlare e sorvola perché adesso ci sono le elezioni europee, ma gli italiani presto se ne accorgeranno sulla propria pelle.

Sa che cosa ha scritto, qualche giorno fa nel suo ultimo editoriale, Lucio Caracciolo? Lucio Caracciolo è un osservatore della nostra politica estera acuto e anche imparziale e ha scritto che “per la prima volta nella storia unitaria, l'Italia rischia di scadere da soggetto a oggetto”, perché soggetto è chi partecipa a farla la storia, oggetto chi si riduce a subirla. Nei giorni scorsi - vede, lei ne ha parlato - si è riunito un tavolo a cui hanno partecipato Francia, Germania e Polonia per decidere anche delle nostre sorti. Lei non è stata invitata. Lei, come una comune cittadina, ha conosciuto l'esito di questo vertice di Berlino dalla conferenza stampa finale. Attenzione, perché si è giustificata in replica: ma quello è un “formato di Weimar”. Ma lei davvero parla sul serio? Ma lei lo sa che i formati vengono decisi sulla base di chi invitare, di chi tener fuori e di chi è considerato irrilevante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

La verità è quella confessione che ha fatto. Sì, perché la sua verità la dobbiamo conoscere dalle telefonate con i comici russi, quando lei ha detto: la realtà è che i partner europei neppure mi rispondono al telefono. Però, guardi, lei non è una comune cittadina. Lei a quei tavoli, Presidente Meloni, si deve sedere, l'Italia deve essere rappresentata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non può rimanere afona. In compenso, però, pensate che immagine internazionale stupenda del nostro Paese, che ha riacquistato credibilità nel mondo. Infatti, in quel mentre decidevano le nostre sorti alcuni Paesi europei, lei era qui al tavolo col Vice Premier Salvini a decidere sulle sorti dei presidenti delle regioni. Quindi, terzo mandato da una parte e Terza guerra mondiale a discutere dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

A distanza di due anni noi ci chiediamo - e le chiediamo - che cosa ne è della scommessa che lei ha fatto sulla vittoria militare sulla Russia. Ma lo vede, un attimo, che tutte le previsioni si sono rivelate fallimentari? Sulla vittoria militare, sul crollo dell'economia russa, sul crollo del regime di Putin. Che cosa abbiamo prodotto con questa strategia militare? Morti, distruzioni, il risultato di indebitare gli italiani per inviare sempre più armi ad oltranza per una escalation senza fine e lei ha guadagnato come premio un bel bacio sulla testa per la fedeltà che ha promesso a Biden e che ha dimostrato nei confronti di Washington (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente Meloni, lei oggi si presenta senza soluzioni, perché non c'è via d'uscita. Non vuole inviare, dal suo punto di vista, le truppe in Ucraina, ma non vuole neppure trattare con Putin né vuole impegnarsi in un negoziato di pace e si è vantata, adesso in replica, della sua coerenza. Ma scusi: della sua coerenza noi, senza una soluzione, che ce ne facciamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Che ce ne facciamo?

Allora, è più coerente, per questa strategia bellicista, e meno ipocrita Macron, che fa un discorso lucido, che non accettiamo assolutamente. Allora, dobbiamo adesso mandare le nostre truppe per continuare a inseguire una vittoria militare. Alla fine, il rischio, sa qual è? Che lei ci porterà a questo, non appena Washington si convincerà che questa è la soluzione.

E se lei, Presidente Meloni, non acconsentirà a mandare le nostre truppe, perderà anche il paterno appoggio di Washington per il quale tanto ha faticato, per il quale tanto si è raccomandata. Insomma, si è messa - ma la cosa più grave che ha messo l'Italia - in un vicolo cieco. Tutto questo, perché non ha voluto riconoscere, in nome della nostra nobile tradizione e vocazione, che negoziare le migliori condizioni per l'Ucraina è l'unico modo per sfuggire alla Terza guerra mondiale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tiri fuori il coraggio! Lo tiri fuori, questo è il vero coraggio!

Elabori un piano di pace europeo, renda l'Italia protagonista per una via d'uscita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E poi lo vede, scusi, il disastro economico verso cui stiamo marciando grazie alle sue misure? Gli italiani vivono gravi difficoltà economiche, con rincari record di bollette e aumenti delle tasse. E lei cosa fa? Viene in Parlamento a fare battute ironiche sulla mia pochette?

Ma lei si rende conto che ieri un senatore del suo partito si è permesso di fare una battuta omofoba veramente degradante sul Presidente Macron? Ma è questa la vostra politica estera? Cos'è, un copione comico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini)? Ma lei è il Presidente del Consiglio dell'Italia, non è un capocomico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Siate seri! Ma, secondo lei, il problema degli italiani è la mia pochette o l'elmetto che si è messa in testa e che ha messo all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Gli italiani non vogliono la Terza guerra mondiale, dove ci state portando. E poco fa ha fatto un'affermazione, me lo consenta, davvero audace. Ha detto in replica: io ho sempre una faccia, la stessa quando ero all'opposizione e adesso che sono al Governo. Questa è la dichiarazione più comica che potesse fare. Da quando è al Governo ha tradito tutte le promesse, blocco navale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), accise sui carburanti, sulle pensioni, “Opzione donna”, aiuti per la maternità, per la natalità!

Non ne ha mantenuta una di promessa. Che coerenza è la sua? Quale faccia è la sua? Sugli extraprofitti delle banche, prima ha fatto bene a coprirsi la faccia, perché l'ha persa completamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma lei lo sa che ci sono 2 milioni di famiglie che stanno perdendo casa per la vendita all'asta, perché non riescono a pagare il mutuo? Ma lo dico a tutti voi della maggioranza, sono nostri concittadini (Commenti del deputato Messina), stanno perdendo casa e, nello stesso tempo, voi avete permesso alle banche di distribuire utili per 28 miliardi proprio per quei mutui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ma come fa a dormire? Sì, lei! Lei! Si è rimangiata quella tassa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Come fa dormire la notte con dei concittadini che perdono casa? Dove andranno a vivere? La sua accondiscendenza, non so come qualificarla, a Washington, a Bruxelles, ai poteri bancari ed economici, è sconcertante. Con i 4 miliardi che avremmo potuto ricavare dalle banche (Commenti del deputato Messina) siamo ancora in tempo a salvare le famiglie che sono in difficoltà, che stanno perdendo la casa.

Quindi, il decreto sugli extraprofitti è urgentissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi esprimeremo, se lo scriva bene questa volta, voto favorevole, lo dico pubblicamente, e sfido la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Presidente Meloni, ci dica anche quando si attiverà, a nome del popolo italiano, per porre fine a una tra le più grandi carneficine di questo tempo, a Gaza. Siamo ormai a oltre 30.000 civili palestinesi morti.

Borrell ha detto che, negli ultimi mesi, sono morti a Gaza un numero di bambini pari a tutti quelli nel mondo negli ultimi 4 anni, colleghi, 4 anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi vergogno della copertura economica che, sin dall'inizio, lei ha offerto e continua a offrire al Governo di Netanyahu! Mi vergogno, da italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Addirittura, con due astensioni nella risoluzione all'ONU, che avrebbe determinato il cessate il fuoco.

PRESIDENTE. Si avvii a concludere, onorevole.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Ho quasi concluso. Dovete disporre un vero embargo europeo e italiano per sospendere la consegna di armi a Israele. Ministro Tajani, lei e Crosetto, ci avete detto che non le consegnavate più a Israele. L'Istat certifica, da settembre a dicembre, 2 milioni di armi consegnate a Tel Aviv. Non ci prendete più in giro, chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Annuncio il voto contrario della mia forza politica alla risoluzione di maggioranza.

Vogliamo un'Italia che conti, che porti, Presidente Meloni, i valori della pace e della solidarietà, ai tavoli europei e internazionali. Si stanno scrivendo pagine buie della nostra storia. Non vogliamo che l'Italia, grazie al suo Governo, sia nel girone degli ignavi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si levano in piedi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà. Colleghi, colleghi, colleghi, per cortesia, vi chiedo di far svolgere al collega Giglio Vigna, nel silenzio dell'Aula, il suo intervento.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, Presidente Meloni, Governo, l'intervento diretto dell'Europa nella guerra in Ucraina è evidentemente un qualche cosa che ci preoccupa. Siamo contenti, come gruppo Lega, in Commissione politiche dell'Unione europea di avere inserito o fatto inserire all'interno della risoluzione, nella ovvia trattativa che c'è prima e durante la scrittura della risoluzione, un punto ben chiaro: l'Italia esclude l'ipotesi dell'impiego diretto in operazioni belliche di contingenti militari italiani in territorio ucraino.

Ma, da presidente della Commissione politiche dell'Unione europea, intendo anche chiedere un colloquio all'ambasciatore di Francia, insieme ovviamente ai capigruppo di maggioranza e di opposizione, per chiarire, a mio parere, a nostro parere, a parere del gruppo della Lega, ma penso di quasi tutto, per lo meno, l'emiciclo, le parole molto gravi e molto pericolose. Si sono fatti oggi molti discorsi sulla geopolitica.

Forse, Presidente Meloni, non è stato chiarito bene un passaggio molto importante. Russia, Iran, Hezbollah, Hamas con la situazione di Gaza, gli Houthi nel Mar Rosso, la pressione migratoria, l'instabilità nel Centro Africa, la presenza della Wagner: esiste un filo conduttore, un filo rosso sangue fra tutti questi scenari. Ed è per quello che riteniamo incoerente chi si schiera dalla parte dell'Ucraina ma, contemporaneamente, tiene una posizione ambivalente sulla crisi di Gaza, perché esiste un filo conduttore fra tutte queste crisi, e noi sappiamo esattamente da che parte dobbiamo stare.

Dobbiamo stare dalla parte dell'Ucraina, dobbiamo stare dalla parte di Israele, perché Israele è Occidente, e, quindi, dobbiamo difendere l'Occidente, dobbiamo rifiutare chi dice che esiste una differenza fra antisionismo e antisemitismo e dobbiamo difendere il nostro interesse nella rotta indopacifica.

L'Italia sta mostrando di saper difendere i propri interessi nazionali e sta dimostrando a tutto il mondo che noi non permettiamo a nessuno di compromettere le nostre rotte commerciali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Sull'Esercito unico europeo, Presidente Meloni, sarò molto chiaro e porto il punto di vista di un partito che, da sempre, rivendica i valori dell'Occidente come propri e, quindi, si considera da sempre atlantista. L'Esercito unico europeo, dal nostro punto di vista, c'è già ed è parte dell'Esercito dell'Occidente tutto: si chiama NATO, si chiama Patto Atlantico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E siamo contenti, come Lega, di aver inserito questo concetto all'interno della risoluzione. Quindi rafforziamo il pilastro europeo di questa alleanza politica militare, senza velleità di voler costruire un novello Esercito europeo, senza dare a qualche Napoleone d'oltralpe l'idea di voler comandare delle truppe continentali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). L'Esercito europeo esiste già e si chiama Patto atlantico. Quello che dobbiamo fare è rafforzare la sponda dell'Atlantico di questo importantissimo Patto, che è l'Esercito dell'Occidente tutto: questo è un altro punto ben chiaro, che abbiamo voluto inserire all'interno della risoluzione.

L'Italia ha fatto inserire due punti all'ordine del giorno di questo Consiglio europeo. Bene, siamo contenti e siamo soddisfatti dell'azione del Governo. Certo, però, ci preoccupa, Presidente e Governo, che questi due punti non fossero già all'ordine del giorno e che l'Italia abbia dovuto fare un intervento diretto per inserirli: si tratta infatti di migrazione e agricoltura.

Il fatto che l'Europa non consideri ancora importante il tema migrazione, il fronte Sud, è qualche cosa che, effettivamente, ci desta preoccupazione e ci fa capire che ci sono molti Paesi, al di là delle Alpi, che ancora non hanno compreso che il tema migrazione, il fronte Sud, non è solo un tema dei Paesi del Mediterraneo, ma è un tema di tutta l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Tuttavia noi siamo consapevoli e siamo sicuri che da parte del nostro Governo - e noi, ovviamente, come Parlamento, faremo e stiamo facendo la nostra parte - questo tema verrà posto e continuerà ad essere posto.

Allo stesso modo, ci preoccupa il fatto che l'agricoltura non fosse all'ordine del giorno. Ancora una volta, un'Europa troppo lontana dai problemi reali dei cittadini di questa Unione. Sull'agricoltura, lasciatemi dire, onorevoli colleghi, che le richieste - le giuste richieste! - degli agricoltori sono tanto coincidenti con alcune battaglie della Lega, che noi, come Lega, non abbiamo neanche dovuto aderire a quelle istanze, perché sono le nostre istanze (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Facendo un gioco dell'assurdo, si potrebbe addirittura dire che il mondo agricolo ha aderito ad alcune delle principali battaglie della Lega a favore del mondo agricolo stesso. Siamo quindi, ovviamente, soddisfatti, come gruppo Lega, in politiche dell'Unione europea, del rafforzamento dei punti 14) e 15) della risoluzione. Quindi, un implemento e una maggiore efficacia della PAC intesa come politica agricola comune, la richiesta di una risposta forte dell'Unione europea alla concorrenza extraeuropea nel tema dell'agricoltura e una PAC, una politica agricola comune, che sia pronta a tutelare gli attuali Paesi membri, a fronte di un possibile allargamento dell'Unione europea a Est. Gli agricoltori protestano contro una transizione verde radicale, una transizione verde turbo-ambientalista e altre politiche eurofolli, che sono il primo nemico dell'agricoltura del nostro Paese e dell'agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Come sempre, la Lega, su queste battaglie, come ho già detto, è in prima fila nel contrasto ad una politica europea che schiaccia i diritti dei nostri agricoltori e delle nostre categorie produttive. La Lega, come sempre, da molto tempo a questa parte, chiede un'inversione di rotta su questi e su molti altri temi. La Lega, su queste battaglie, è a fianco del Paese che produce e dei lavoratori di questo Paese. Grazie Governo, grazie Presidente e grazie onorevoli colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare leggendo poche righe di un testo che non è mio: “Complimenti a Vladimir Putin per la sua quarta elezione a Presidente della Federazione Russa. La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile”. Matteo Salvini? No, è stata proprio lei a dirlo, Presidente Meloni, nel 2018, all'indomani del quarto rinnovo del regime russo di Putin. Praticamente, sono le stesse parole ascoltate, qualche giorno fa, dal Vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, con la differenza - e meno male! - che la Presidente del Consiglio, nell'occasione del quinto incarico, non ha rinnovato le felicitazioni. Ce ne ha messo di tempo, Presidente Meloni, ma mi pare che abbia capito che Putin non è un fiero democratico, eletto attraverso libere elezioni. Questo possiamo considerarlo un passo avanti per tutto il Paese e per questo la ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Del resto, quel che resta della Giorgia Meloni di una volta è poco. I suoi elettori la ricorderanno quando scriveva un paio di tweet al giorno per spiegarci che avrebbe risolto il problema dei flussi migratori con il blocco navale, oppure per i video dal benzinaio contro le accise che dovevate abolire. La ricorderanno, accanita oppositrice dei poteri forti e dei grigi burocrati europei, scagliarsi contro l'euro, promettendo di riportarli fuori dall'euro. Non possiamo che dirci soddisfatti anche di questo cambiamento di faccia. Oggi, al Governo, Meloni si vanta pubblicamente dei successi dell'Agenzia delle entrate nella lotta all'evasione fiscale, solo che i miliardi recuperati nel 2023 - un record! - sono frutto di un'azione prolungata di potenziamento e, soprattutto, di digitalizzazione delle misure di contrasto all'evasione fiscale. Un'azione che viene da lontano e che è stata possibile grazie alle misure che Meloni, dall'opposizione, contestava. Le do una notizia: il record è stato possibile grazie all'unione delle banche dati digitali, che lei definiva il Grande Fratello fiscale, prima di cambiare idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Il record è stato possibile grazie all'obbligo di fatturazione elettronica, che ha dimezzato l'evasione IVA e che lei definiva una follia da contrastare, prima di cambiare idea. Il record è stato raggiunto dall'obbligo di trasmissione dei corrispettivi telematici a fine giornata, che ha ridotto fortemente il fenomeno del cosiddetto pre-conto, prima di cambiare idea. Il record è stato raggiunto grazie all'Agenzia delle entrate, la cui azione contro gli evasori non sembra abbia avuto parole di encomio da parte sua, quando ha parlato di “pizzo di Stato”. Avete fatto 18 condoni, Presidente, uno al mese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! E questo lancia un messaggio chiaro a chi fa il furbo. Fate pure, a scapito di contribuenti onesti, pensionati, lavoratori dipendenti, imprenditori, perché tanto poi ci penseremo noi.

Ma non va biasimata per questa sua mancanza di coerenza, Presidente: ogni volta che cambia opinione fa fare un passo in avanti al suo partito e, ora che è al Governo, anche al Paese. Per questo, noi ci auguriamo che lei continui a farlo. Continui, Presidente, a cambiare opinione. Lo faccia sul salario minimo, per dire che sotto i 9 euro non è lavoro, ma è sfruttamento e non può essere legale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Sembrava sulla giusta strada quando ci ha convocati nell'agosto scorso, ma poi, purtroppo, non ha ancora cambiato idea. Noi non molleremo! Non molleremo per quelle centinaia di migliaia di persone che hanno firmato la nostra petizione allora e che, oggi, firmeranno una legge di iniziativa popolare. E vedremo se avrete il coraggio di fare, con quella legge firmata da migliaia e migliaia di persone, quello che avete fatto con la nostra proposta, che avete sostanzialmente svuotato, dando una delega in bianco al Governo che non parla di salario minimo.

Sulla sanità le lanciamo un appello: cambi idea anche sui tagli fatti dal Governo, perché curarsi nel pubblico sta diventando sempre più difficile per chi non ha grandi disponibilità economiche, le liste di attesa si allungano, mancano medici e infermieri nei reparti. Ci ripensi anche su questo, Presidente, e finanzi con adeguate risorse la sanità pubblica e universalistica. Tolga quel tetto alle assunzioni che ha messo il Governo di cui faceva parte nel 2009 e cambi idea anche su Opzione donna, Presidente. L'altra notte, tornando da Firenze, ho incontrato, in un autogrill, una donna, che mi ha raccontato che le mancavano 10 mesi per andare in pensione con Opzione donna; adesso dovrà lavorare per altri 5 anni. Avevate detto che ci avreste pensato quando abbiamo sollevato la questione, ma ancora quella donna e tante decine di migliaia di donne non hanno avuto una risposta.

Il suo Vice Premier ha dichiarato, tempo fa: “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin”. Io spero che si sia ravveduto, anche per non metterci più nell'imbarazzo di dover ascoltare simili castronerie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Mi rivolgo a lei, signora Presidente, e le lancio un nuovo appello: cambi idea anche sul premierato, non vada avanti su una riforma che toglie potere ai cittadini, perché la democrazia non si risolve nell'acclamazione di un capo nel giorno del voto ogni 5 anni, si risolve nella capacità di influenzare, durante quei 5 anni, le scelte che fa questo Parlamento.

Cambi idea anche sul progetto scellerato della Lega, quello sull'autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non si è mai vista un'autoproclamata patriota che spacca l'Italia in due, penalizzando le regioni che fanno già più fatica.

Il Consiglio europeo è chiamato ad affrontare questioni cruciali che agitano lo scenario internazionale: l'Ucraina, il Medio Oriente, le politiche di sicurezza e di difesa dell'Unione europea, questioni su cui il Partito Democratico ha sempre mantenuto - ci tengo a sottolinearlo, Presidente - un atteggiamento coerente e avanzato richieste da fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo al di là delle sue fake news che abbiamo sentito anche prima in quest'Aula. Abbiamo sempre sostenuto che, insieme ai nostri partner europei e internazionali, sia doveroso sostenere, con ogni forma di assistenza necessaria, il popolo ucraino ed aiutarlo a resistere a questa aggressione criminale. Se non fosse accaduto, oggi staremmo commentando come Putin abbia riscritto i confini con l'uso della forza e dell'Esercito, contro ogni principio di diritto internazionale. Sia chiaro: sostenere l'Ucraina è giusto, ma siamo assolutamente contrari all'idea francese di mandare militari direttamente sul campo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), sarebbe un errore fatale. Da tempo, lungo questo solco, sosteniamo la necessità di un grande e incisivo sforzo diplomatico dell'Unione europea e del Governo italiano per isolare la Russia, per fermarne l'aggressione e aprire la strada a un negoziato, che dovrà avere come risultato una pace giusta e duratura per restituire agli ucraini pace e libertà. Questo sforzo, però, devo dire, Presidente, da parte del vostro Governo non è stato sufficiente, non è stato sufficiente neanche da parte dell'Unione europea, a cui chiediamo più sforzo diplomatico, più sforzo politico.

E, se l'Europa fa fatica, mi faccia dire, Presidente, è anche perché a frenarla ci sono forze di Governo come quella di Viktor Orbán, sodale di Putin, che minaccia veti e pone freni a supporto all'Ucraina. Glielo dico perché so che lo sta per accogliere a braccia aperte nel gruppo dei Conservatori europei, quello che presiede, forse anche perché le sue braccia sono ben libere, a differenza di quelle di Ilaria Salis, che sono incatenate proprio in Ungheria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Senta, allora, il dovere, ora che ci sarà la guida italiana del G7, per far sì che questa occasione non si riduca a una passerella ed a foto con strette di mano e sorrisi, prenda un'iniziativa concreta in direzione di una pace giusta.

Sul Medio Oriente vi chiedo quali azioni concrete state perseguendo per onorare la richiesta che, grazie all'iniziativa del Partito Democratico, è stata avanzata da questo Parlamento perché ci sia un immediato cessate il fuoco umanitario per salvare gli ostaggi, liberarli, per portare tutti gli aiuti umanitari che, come sa, sono bloccati. La delegazione dei nostri parlamentari che si sono recati a Rafah ha contato 1.500 camion che sono fermi, alcuni da 40 giorni. Hanno contato, parlando con gli operatori sul campo, che oltre agli oltre 30.000 morti che già ha fatto questo conflitto, ce ne potrebbero essere altri 85.000 per la carenza di cure. Il suo Ministro Tajani aveva affermato che voleva che l'Italia diventasse l'hub degli aiuti umanitari, poi, però, nei fatti, avete bloccato il contributo annuale all'Agenzia delle Nazioni Unite, l'UNRWA, quella per i rifugiati palestinesi, nel momento in cui l'Unione europea li ha ripristinati, anche alla luce delle indagini approfondite che l'ONU ha prontamente effettuato all'interno della sua Agenzia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quindi, domando: come pensate che possano arrivare a destinazione questi aiuti, se non attraverso le Agenzie internazionali che sono sul campo? E quali iniziative state prendendo, anche all'interno dell'Unione europea, per promuovere la de-escalation, per raggiungere una conferenza internazionale di pace che metta fine a questo massacro di civili verso la soluzione politica dei “due popoli, due Stati”?

Non ci facciamo molte illusioni, Presidente, lo confesso, ma noi continueremo responsabilmente a sostenere le scelte che riguardano l'interesse nazionale. Lo stesso senso di responsabilità, però, chiediamo anche a lei, di averlo, riportando l'Italia all'altezza della sua tradizione diplomatica. E anche quando discute con i partner internazionali, cara Presidente, non dimentichi l'interesse nazionale e i diritti umani. Quando va in Egitto, anziché offrire risorse per bloccare le partenze in un Paese che non è sicuro per gli egiziani né per tutti gli altri, pretenda da al-Sisi gli indirizzi dei 4 imputati al processo per le torture e l'omicidio di Giulio Regeni, un ricercatore italiano, ricercatore europeo. Questo è ciò che dovrebbe pretendere da al-Sisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). A Ursula von der Leyen chieda una missione europea di ricerca e soccorso in mare per salvare le vite nel Mediterraneo. E ai suoi alleati nazionalisti, Presidente, come Orbán, dovrebbe dire una cosa semplice: che non si possono volere solo i benefici di far parte dell'Unione europea, se non si condividono le responsabilità che ne derivano. Aver rinunciato a lottare per il principio che chi entra in Italia entra in Europa e non può essere bloccato in Italia, Presidente, non è una sua conquista, è una resa, che tradisce l'interesse anche dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Si avvii a concludere, onorevole.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Come vede, la verità che incontrano le persone in difficoltà in questo Paese e quello che lei racconta sulla politica internazionale sono lontani dai fatti e io credo che dimostreremo che questa verità è più forte della sua propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – I deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie colleghi, ringrazio il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ringrazio il Governo. Perché grazie al Governo e a Giorgia Meloni? Grazie perché, in questo anno e mezzo, avete aiutato la nostra Nazione a ritrovare l'orgoglio di difendere l'interesse nazionale. Per carità, è sicuramente merito delle vostre capacità, ma è anche merito degli italiani che hanno dato una legittimazione popolare e politica a questa maggioranza e a questo Governo. E questo crea le condizioni per il Governo di non dover andare, come prima accadeva, in Europa a cercare la legittimazione, svendendo pezzi di interesse nazionale in cambio di una pacca sulla spalla, perché privi della legittimazione in casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ho sentito dire dal Presidente Conte, del MoVimento 5 Stelle, dal collega Conte, che dovremmo nasconderci, vergognarci, che la Meloni nascondeva la faccia. Presidente, no: noi siamo orgogliosi di quello che facciamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non nascondiamo la faccia, perché è giusto, è nell'interesse nazionale dialogare con tutti, a prescindere dai Governi di appartenenza. E non prendiamo lezioni di politica estera da chi, invece, scodinzolava dietro al Venezuela di Maduro o alla Cina, svendendo gli interessi economici con la Via della seta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E siamo orgogliosi di non farlo, come non prendiamo lezioni di coerenza da chi cambiava maggioranza come la pochette. Capisco che lei si offenda se si parla della sua pochette, ma quando uno cambia maggioranza…

PRESIDENTE. Si rivolga sempre alla Presidenza.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Per carità, mi rivolgo alla Presidenza, ma dico a lei, Presidente, che, se qualcuno pensa di darci lezioni di coerenza e pur di rimanere Presidente del Consiglio cambia maggioranza con tale disinvoltura, non ci può dare lezioni di coerenza.

È di destra o di sinistra quello che sta facendo il Governo? È giusto. Perché non so dire se è di destra o di sinistra andare a ritrattare il PNRR. Ricordo, però, che la sinistra diceva che era da irresponsabili andare in Europa a rimettere in discussione quanto era stato scritto nel PNRR ed era la sinistra, in Italia, a dire che avremmo perso miliardi. E, invece, è il Governo di destra, grazie a Fitto e alla Meloni, ad aver salvato quei miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ritrattando proprio il PNRR e rimettendo in discussione dei progetti irrealizzabili nei tempi e nei modi del PNRR.

Anche sulla politica estera, ho sentito parlare di divisioni nella maggioranza, perché ci sono dichiarazioni, non dichiarazioni. Oggi la maggioranza si esprimerà con un voto su una risoluzione; le opposizioni hanno 5 risoluzioni diverse e non conteremo in quanti modi diversi voteranno. Anche qui, se avete la possibilità, chiedeteci come si fa a lavorare nella compattezza e per il bene della Nazione.

Ciò anche perché, con tutto il rispetto, Presidente, ho sentito dire dal collega Fornaro che sull'Ucraina la Meloni ha mentito, quando ha detto che si erano astenuti sulla risoluzione sulle armi. Ora io non voglio citare il Secolo d'Italia o la Meloni, ma mi permetto di citare la Repubblica: “Armi all'Ucraina: il PD si astiene, ma Guerini, Quartapelle e Madia votano ‘sì' alla risoluzione della maggioranza e del Terzo Polo”. Mi permetto di citare la collega sempre attenta, Lia Quartapelle, che alla stampa dichiarava: “Perché astenersi ora”? Allora, con tutto il rispetto, Fornaro, capisco che lei abbia rivendicato - ed è stato corretto qui, non ha mentito - con orgoglio che avete sempre votato a favore degli atti da voi firmati, ma vorrei anche vedere che votiate contro gli atti che firmate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Capisco che, dopo il caos in Basilicata, siate pronti a tutto, ma ahimè il problema è che vi siete astenuti con riguardo ad atti istituzionali sul punto che riguardava testualmente l'invio delle armi, sul punto che “impegnava il Governo a continuare a sostenere” (Commenti dei deputati Scarpa e Fornaro)

PRESIDENTE. Colleghi! Collega Fornaro e collega Scarpa! Prego, collega Donzelli.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). “… in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà ulteriormente concordato in ambito NATO e Unione europea nei consessi internazionali”. Vi siete astenuti per interessi di partito contro gli interessi della Nazione, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati Casu e Amendola).

MAURO ROTELLI (FDI). Ma è normale…

PRESIDENTE. Collega Amendola e collega Casu!

Colleghi dovete consentire al collega Donzelli di svolgere il suo intervento come gli interventi precedenti. Prego, collega. Lei ovviamente, come sempre, si rivolga alla Presidenza.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Mi rivolgo alla Presidenza e dico che siamo orgogliosi anche che, grazie a questo Governo, si discuterà di agricoltura e questa sarà un punto dell'agenda europea grazie all'Italia che lo ha chiesto. Anche a questo proposito mi ricordo le reazioni più o meno isteriche che ci sono state perché abbiamo introdotto nella denominazione del Ministero dell'Agricoltura anche il riferimento alla sovranità alimentare, come se la sovranità alimentare fosse un vezzo estremista o un tema linguistico. Oggi in tutta Europa - e non solo - tutti hanno compreso che in realtà si tratta del tema fondamentale della difesa della pace e della sicurezza alimentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e della libertà perché tutti abbiamo visto, quando si è provato a ricattare l'Europa con il grano dell'Ucraina, che è necessario difendere la sovranità alimentare anche per la politica estera e anche per la nostra dignità. Io non so se sia di destra o di sinistra difendere gli agricoltori, ma so che è giusto smettere di pagare gli agricoltori per non produrre; dobbiamo aiutare gli agricoltori a lavorare, non pagarli per non lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia- Commenti del deputato De Luca). Allo stesso modo, so che è stato giusto mantenere gli sgravi fiscali sul gasolio agricolo. Si rincorrono sempre Francia e Germania, ma noi abbiamo fatto in difesa degli agricoltori quello che Francia e Germania non avevano fatto. Ne siamo orgogliosi e oggi il resto d'Europa insegue la politica italiana del Governo Meloni sul tema dell'agricoltura. Finalmente! Noi siamo anche orgogliosi della politica che sta portando avanti il Governo sul Medio Oriente perché denota equilibrio.

Oggi abbiamo sentito tante parole sul Medio Oriente, tante parole di condanna di Israele e di Netanyahu, tante parole di condanna di quello che accade a Gaza, abbiamo sentito anche condannare il 7 ottobre, ma così, perché uno dice: sì, certo, condanniamo il 7 ottobre, ma Israele, Netanyahu e così via... Ma il tema non è questo: il tema è che, se si vuole inseguire la giusta politica di due popoli e due Stati, è strettamente necessario garantire la sicurezza dello Stato d'Israele (Commenti della deputata Boldrini) perché, solo con la sicurezza dello Stato d'Israele, si potrà garantire il diritto alla Palestina e al popolo palestinese di avere uno Stato. E questa è una politica giusta, è la politica che porta avanti il Governo dialogando con le Nazioni arabe moderate che inevitabilmente hanno un ruolo nella risoluzione del conflitto. E dispiace pensare che nelle istituzioni universitarie e in alcuni consigli comunali ci siano persone che non hanno la forza e il coraggio di condannare con chiarezza e nettezza quanto è successo il 7 ottobre. Non si può parlare di pace, senza condannare in modo inequivocabile Hamas e tutti coloro che in Palestina sostengono Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Io credo che questo Governo possa essere orgoglioso anche della politica fatta in Europa sul tema dei migranti perché abbiamo svegliato l'Europa, dopo anni, un'Europa che era intorpidita nel dibattito sterile e inutile su come redistribuire tutti i migranti che venivano in Italia e in Europa. L'Europa finalmente si sta ponendo il tema di come fare a controllare i propri confini.

Anche su questo tema - non so se sia di destra o di sinistra - è giusto, necessario e nell'interesse nazionale ed europeo arrivare a controllare chi viene in Italia e in Europa, perché non lasciare in mano agli scafisti la possibilità di selezionare chi viene in Italia e in Europa è una necessità e una cosa giusta. Dispiacerà a qualche cooperativa rossa, abituata ad arricchirsi sulla disperazione dei migranti che arrivano in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma è una necessità perché non sfuggirà a nessuno che lo scafista non fa partire chi ha più bisogno: lo scafista fa partire chi lo paga di più e normalmente non è il più debole, ma è quello nella disperazione più forte e, quindi, non c'è alcuna umanità in questo.

Per carità, si può fare di più per difendere i confini? Sì, lo faremo e lo chiederemo però c'è un dato di fatto: mentre la politica di redistribuire i migranti è fallita, perché in Europa non siamo mai riusciti a realizzarla, dal 1° gennaio al 15 marzo gli sbarchi sono passati rispetto all'anno precedente da 19.937 a 6.650. Gli sbarchi sono oggi un terzo dell'anno precedente grazie al Governo Meloni e grazie agli interventi che sono stati fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È sufficiente? Non lo so, faremo di più e proveremo a fare sempre e comunque di più.

Mi permetto in chiusura anche di dire, rispetto alla vicenda del ritrattare il PNRR, che ho sentito dire che non era vero che qualcuno era andato in Europa a - diciamo così - boicottare e lavorare contro l'Italia. Mi permetto di leggere il comunicato stampa del 14 luglio 2023: “Chiediamo alla Commissione europea di effettuare verifiche puntuali perché il PNRR italiano prevede un'opportunità che non viene rispettata”.

In chiusura e con tutto il rispetto, vorrei anche rispondere a chi ha ricordato oggi - nell'incoerenza della Meloni - che in realtà in passato mandava gli auguri a Putin, quando veniva eletto. Con tutto il rispetto, vorrei dire che sono passati anni e non lo dico rispetto al Presidente del Consiglio, lo dico rispetto al Presidente della Repubblica Mattarella che il 19 marzo 2018 diceva: “Auguri a Putin. Relazioni eccellenti, che cresceranno ancora”, non perché il Presidente della Repubblica Mattarella sia un filorusso o un filoputiniano, ma perché chi ha cambiato idea è Putin che ha invaso l'Ucraina e quindi è giusto ed è necessario che le istituzioni italiane oggi condannino con nettezza Putin e l'invasione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma il dialogare con tutti, a prescindere dagli orientamenti politici che abbiamo avuto in passato, è una sicurezza per la nostra Nazione.

Concludo dicendo: non so se la politica che viene fatta da questo Governo sia di destra o di sinistra - lasciamo ai commentatori questo dubbio -, ma finalmente è nell'interesse nazionale e di questo siamo orgogliosi e, se Fratelli d'Italia ha realizzato ciò con la più piccola delegazione europea eletta quando eravamo a soffrire per la soglia di sbarramento, riusciremo a difendere gli interessi nazionali ancora di più quando avremo la più grande delegazione europea a sostenere questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Terre del Reno, di Vigarano Mainarda, in provincia di Ferrara, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Vorrei soffermarmi su 4 argomenti in merito alle comunicazioni della Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 21 e del 22 marzo prossimi. Il primo argomento riguarda il tema dell'agricoltura. Chi è attento all'andamento delle aziende agricole e della filiera agricola sa bene che i numeri sono una prova inconfutabile: dal 2005 al 2020 le aziende agricole in Europa sono diminuite del 37 per cento. Allora, se si ha a cuore il tema del destino e del futuro degli agricoltori e dei contadini, si dovrebbe partire da questi dati e porre al centro il tema della necessità di regolamentazione della filiera dei mercati agricoli, il tema dei bassi salari dei lavoratori della filiera e il tema riguardante allo stesso tempo la giusta ed equa remunerazione, quindi il giusto prezzo dei prodotti agricoli. Il secondo tema riguarda la questione dell'Africa, del G7 sull'Africa, dei rapporti tra Europa e Africa.

È da 23 anni che c'è un rapporto tra l'Europa e l'Africa ma, dopo 23 anni, occorre porsi una domanda: a che punto sta la natura di quei rapporti in merito alle sfide che ci legano?

Presidente, vado a concludere. Il terzo argomento riguarda la questione migratoria. È strano che si metta al centro l'accordo tra Tunisia ed Europa come modello di un paradigma nuovo in tema di politica migratoria. Allora, ascoltiamo la considerazione, nonché il rapporto dell'Organizzazione mondiale contro la tortura a livello mondiale, che parla di persecuzione e di deportazione, di una persecuzione istituzionalizzata in Tunisia ai danni dei migranti e dei rifugiati.

L'ultimo, Presidente, e concludo, riguarda la questione dell'islamofobia. C'è un clima violento, crescente di islamofobia, nel nostro Paese e quindi in Europa. Allora penso che, mai come oggi, se si vuole tenere in considerazione 3 milioni di cittadini musulmani, di cui oltre un milione di cittadini italiani musulmani in Italia, oltre 25 milioni a livello europeo, la strada da seguire non può essere fomentare l'odio verso i musulmani, bensì affermare i valori della convivenza e della pluralità prevista dalla nostra Costituzione, nonché dalle norme europee.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle votazioni.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate della risoluzione Giglio Vigna, Mantovani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00102, nel senso di votare: dapprima, la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 18° e 19° del dispositivo e dei capoversi 15° e 16° della premessa; quindi, congiuntamente, i capoversi 18° e 19° del dispositivo. Infine, congiuntamente, i capoversi 15° e 16° della premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giglio Vigna, Mantovani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00102, ad eccezione dei capoversi 18° e 19° del dispositivo e dei capoversi 15° e 16° della premessa, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giglio Vigna, Mantovani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00102, limitatamente ai capoversi 18° e 19° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giglio Vigna, Mantovani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00102, limitatamente ai capoversi 15° e 16° della premessa, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00103.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo nella sua interezza, ad eccezione del 7° capoverso; quindi il 7° capoverso del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00103, ad eccezione del 7° capoverso, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00103, limitatamente al 7° capoverso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00103, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della risoluzione Braga ed altri n. 6-00104.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 2°, 4°, 6°, 8°, 12°, 17°, 23°, 24° e 25° del dispositivo; quindi, congiuntamente, i capoversi 2° e 17° del dispositivo; a seguire, il 4° capoverso del dispositivo; infine, i capoversi 6°, 8°, 12°, 23°, 24° e 25° del dispositivo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00104, ad eccezione dei capoversi 2°, 4°, 6°, 8°, 12°, 17°, 23°, 24° e 25° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00104, limitatamente ai capoversi 2° e 17° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00104, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00104, limitatamente ai capoversi 6°, 8°, 12°, 23°, 24° e 25° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00105.

Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi 1°, 2°, 3°, 5°, 6°, 8° e 9° del dispositivo; quindi, i capoversi 4° e 10° del dispositivo; a seguire, i capoversi 7° e 11° del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00105, limitatamente ai capoversi 1°, 2°, 3°, 5°, 6°, 8° e 9° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00105, limitatamente ai capoversi 4° e 10° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00105, limitatamente ai capoversi 7° e 11° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00105, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo nella sua interezza, ad eccezione delle lettere a), b), c) ed e) del 1° capoverso, delle lettere a), f), g), h) e j) del 2° capoverso, della lettera b) del 3° capoverso e delle lettere a) ed e) del 5° capoverso; quindi, distintamente le lettere a), b), c) ed e) del 1° capoverso, le lettere a), f), g), h) e j) del 2° capoverso e la lettera b) del 3° capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente le lettere a) ed e) del 5° capoverso del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, ad eccezione delle lettere a), b), c) ed e) del 1° capoverso, delle lettere a), f), g), h) e j) del 2° capoverso, della lettera b) del 3° capoverso e delle lettere a) ed e) del 5° capoverso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera a) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera b) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera c) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera e) del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera a) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera f) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera g) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera h) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera j) del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera b) del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106 con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle lettere a) ed e) del 5° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00106, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

A seguito della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.

Passiamo alla votazione della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00107.

Avverto che sono state avanzate richieste di votazioni per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il dispositivo nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 2°, 6°, 7°, 8°, 9° e 15°; quindi, distintamente, i capoversi 2°, 6°, 7°, 8°, 9° e 15° del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto in parte approvato, la premessa.

Avverto che, a seguito delle votazioni precedenti, il 6° capoverso del dispositivo risulta precluso e, pertanto, non verrà posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00107, ad eccezione dei capoversi 2°, 7°, 8°, 9° e 15°, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00107, con il parere contrario del Governo Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00107, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00107, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00107, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00107, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00107, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Sono così esaurite le Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la collega Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori perché, poco fa, in Aula, ci è stato comunicato che il Governo ha deciso di ritirare una richiesta di urgenza riguardo all'esame del disegno di legge in materia di cybersicurezza. Noi, ieri, ne abbiamo discusso in una Conferenza dei presidenti di gruppo convocata in estrema urgenza per chiedere, appunto, l'urgenza nell'esame di questo provvedimento. In quella sede, insieme alle altre opposizioni abbiamo manifestato le nostre perplessità, non vedendone le ragioni. È stato comunque chiesto di portarla, come prevede il Regolamento, in Aula, per potersi esprimere.

Nel merito noi ribadiamo la nostra posizione, tanto più in ragione del fatto che questa urgenza repentina, rappresentata dal Ministro Ciriani ieri, ci ha fatto pensare che ci fossero tali ragioni di sicurezza nazionale per accelerare e, addirittura, convocare d'urgenza una Conferenza dei presidenti di gruppo alle quali in qualche modo avrebbe dovuto corrispondere una presenza, un'informativa immediata del Governo.

Oggi, registriamo che con questa modalità ci viene comunicato che il Governo rinuncia alla richiesta della procedura d'urgenza. Allora, io vorrei capire se, intanto, il Governo ha un'idea chiara su questo argomento e lo chiedo da cittadina, oltre che da presidente del mio gruppo parlamentare. Non stiamo parlando di una delle tante leggi di dubbia utilità che la maggioranza chiede di calendarizzare per l'Aula, ma riguarda una questione di interesse nazionale. La confusione con cui il Governo si è rapportato con questo tema e, credo, anche una certa mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento e dei gruppi parlamentari, che sono stati convocati in fretta e furia per esprimersi su una procedura di urgenza sulla quale, poi, avete fatto marcia indietro, penso che meriterebbero una parola da parte del Governo.

Concludo, Presidente, e mi rivolgo anche a lei, alla Presidenza, per chiedere che ci sia maggiore rispetto per il lavoro del Parlamento. Noi non siamo a chiamata delle esigenze confuse del Governo. Vorremmo che ci fosse una programmazione ordinata e che ci fosse anche un rapporto corretto con le opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), a partire dall'utilizzo delle Conferenze dei presidenti di gruppo. La prego di rappresentare questa nostra esigenza al Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Governo è presente. Riferirò al Presidente i contenuti del suo intervento.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Economia e delle finanze, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministro della Salute.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in merito al contenuto della campagna di comunicazione relativa all'emissione dei cosiddetti Btp Valore - n. 3-01081)

PRESIDENTE. L'onorevole Marattin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01081 (Vedi l'allegato A).

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie Presidente e buon pomeriggio, Ministro. Ministro, premesso, qualora ce ne fosse bisogno, che è un successo quando lo Stato colloca il proprio debito pubblico soprattutto alla clientela retail, cioè a famiglie e magari con importi di piccolo taglio, ma mi spiega - non abbiamo bisogno di ripeterlo - che bisogno c'era, per realizzare questa emissione, di prendere in giro gli italiani? Cioè lei ha firmato, come Ministero dell'Economia, una comunicazione istituzionale su tutte le reti televisive italiane dove c'era uno spot con dei signori anziani che dicevano: la settimana prossima andiamo in crociera perché abbiamo comprato il BTP Valore. Per molto meno Chiara Ferragni è stata multata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato per pratica commerciale scorretta.

È un brutto momento quando una pubblicità istituzionale, di un'istituzione molto seria come il MEF, per piazzare dei BTP, che avrebbe piazzato comunque, si riduce a prendere in giro gli italiani facendogli credere che sborsano denaro per comprare un BTP e la settimana dopo vanno in crociera. Mi spiega come le è venuto in mente, per favore?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti mi preme segnalare che lo spot a cui si fa riferimento è parte di una più ampia campagna tesa a promuovere le emissioni di titoli di Stato dedicati ai risparmiatori individuali. Lo spot si poneva l'obiettivo di mettere in risalto le caratteristiche di indubbia convenienza del titolo, anche attraverso esempi di un possibile utilizzo dei rendimenti delle relative cedole periodiche. Il titolo presenta, infatti, tassi cedolari che, in questa fase di mercato, danno luogo a un rendimento a scadenza lievemente superiore a quello dei BTP ordinari con scadenza simile, analogamente agli altri titoli dedicati al retail.

I titoli hanno cedole crescenti nel tempo e un premio di fedeltà finale ulteriore per coloro che detengono il titolo fino alla scadenza. Inoltre, il titolo presenta cedole periodiche, una caratteristica particolarmente apprezzata da coloro che sono alla ricerca di un flusso di cassa frequente da abbinare alle proprie entrate ordinarie, quali, tra gli altri, i redditi di lavoro o da pensione. A questi aspetti vanno aggiunti i noti benefici di tipo fiscale, connessi a tutti i titoli di Stato, nonché le caratteristiche di estrema accessibilità e convenienza all'acquisto che tutte queste emissioni garantiscono: non sono previste, infatti, commissioni da pagare agli intermediari.

In definitiva, l'acquisto di tali titoli di Stato è appetibile, accessibile e sicuro, tutti aspetti oggettivi difficilmente confutabili e che sono quelli su cui si è basata tutta la campagna informativa, incluso lo spot oggetto dell'interrogazione. Del resto, si fa presente che anche gli altri prodotti destinati agli investimenti del risparmio privato in competizione con il BTP Valore ricorrono ad analoghe iniziative informative pubblicitarie.

PRESIDENTE. L'onorevole Marattin ha facoltà di replicare.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Io veramente non ho mai visto un privato pubblicizzare il fatto che se comprano la loro obbligazione poi vanno in crociera. Ripeto: quando l'ha fatto Chiara Ferragni è stata multata di un milione di euro, e anche se così fosse non vedo la necessità di inseguire i privati quando fanno pratiche commerciali scorrette da parte di un'istituzione pubblica.

Il punto è che voi avete raffigurato due persone anziane, quindi anche un elettorato magari non necessariamente alfabetizzato dal punto di vista economico - noi siamo in fondo a tutte le classifiche internazionali sull'educazione finanziaria - e gli avete detto: io vado in crociera perché la settimana scorsa ho comprato il BTP Valore. Io capisco che lei intendeva dire che c'è un flusso cedolare, ma per avere quel flusso cedolare bisognava spendere decine di migliaia di euro. Non puoi dare il messaggio che se tu spendi decine di migliaia di euro però ti danno le risorse per andare in crociera.

Signor Ministro, una volta in Commissione io le chiesi, qualche mese fa: lei non si è stancato di vivere in un Paese in cui la politica è soltanto una grande recita? Lei non rispose ufficialmente e fece un segno con la testa che non è elegante ricordare, ma io le voglio dire che con queste iniziative, che fra l'altro sono pubblicità istituzionale, non è il dibattito politico che ci ha abituato alle esagerazioni e alle rappresentazioni teatrali ma, quando il Ministero dell'Economia e delle finanze, come istituzione, mette la sua firma su uno spot del genere, stiamo dicendo che la politica e le istituzioni stanno scendendo pericolosamente in basso.

Cortesemente, la prossima volta allunghiamo di 10 secondi lo spot, ma evitiamo di fare pratiche commerciali scorrette, che è quello che avete fatto con quello spot (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Iniziative normative in materia di potere sanzionatorio dei comuni in ambito fiscale – n. 3-01082)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01082 (Vedi l'allegato A).

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, con riferimento agli omessi versamenti di tributi la vigente normativa sostanzialmente impone ai comuni di applicare quale sanzione il 30 per cento in più rispetto alla somma dovuta. Invece per l'Agenzia delle entrate è prevista la possibilità di inviare prima la comunicazione di irregolarità e applicare sanzioni più basse, e solo successivamente, se il contribuente non adempie dopo i primi avvisi, procede con le sanzioni più alte.

Il comune, di fatto, è l'istituzione più vicina ai cittadini, e proprio il comune finisce con il diventare, in questo caso suo malgrado, un nemico del cittadino. In un'ottica, manifestata nelle intenzioni più volte, di riappacificazione tra enti e contribuenti, si chiede se il Governo abbia in programma di adottare provvedimenti per consentire ai comuni che lo vogliano di richiedere soltanto la sorte capitale, oltre gli interessi, e solo con il perdurare delle condizioni di irregolarità procedere con l'applicazione di sanzioni alte.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli onorevoli interroganti mettono in evidenza la distonia sussistente tra la disciplina delle sanzioni applicabile ai tributi locali e quella relativa ai tributi erariali nell'ipotesi di omesso o tardivo versamento e di omessa o infedele dichiarazione. Nel caso dei tributi locali, infatti, al contribuente viene direttamente notificato un avviso di erogazione delle sanzioni, mentre per i tributi erariali la procedura prevede che l'Agenzia delle entrate prima comunichi al contribuente di avere riscontrato anomalie, e a tal fine lo invita a sanare le irregolarità, e solo successivamente, qualora il contribuente non adempia, dopo i primi 2 avvisi emette un avviso di accertamento con le sanzioni previste dalla normativa.

Ciò premesso, si chiede se si ritenga di promuovere iniziative volte a modificare la disciplina vigente al fine di gravare in misura inferiore sui singoli cittadini e consentire una riappacificazione tra enti locali e contribuenti. Al riguardo, rimanendo i dati assai eterogenei sul territorio nazionale relativi al livello della riscossione degli enti territoriali, com'è evidente anche dall'analisi dei residui attivi, si deve evidenziare che la delega al Governo per la riforma fiscale, tra i principi e i criteri direttivi per la revisione del sistema fiscale dei comuni, delle città metropolitane e delle province, prevede la semplificazione degli adempimenti dichiarativi e delle modalità di versamento a carico dei contribuenti, estendendo la possibilità di adempiere mediante compensazione, con facoltà di introdurre forme di cooperazione che privilegino l'adempimento spontaneo degli obblighi tributari con sistemi premiali di riduzione delle sanzioni, prevedendo in tutti i casi anche l'utilizzo delle tecnologie digitali.

Pertanto, nel solco del principio di delega anzidetto, sono in corso gli approfondimenti istruttori preordinati alla predisposizione di una proposta normativa diretta proprio a consentire agli enti locali di introdurre, nel rispetto del principio di autonomia impositiva, istituti che favoriscano l'adempimento spontaneo del contribuente con sistemi premiali di riduzione delle sanzioni, quali il controllo formale e l'avviso bonario, già previsto per i tributi erariali.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessio ha facoltà di replicare.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Ministro. Siamo soddisfatti, nel senso che continueremo con grande attenzione a seguire la vicenda, e lo faremo perché siamo stati coinvolti, siamo stati sollecitati proprio dalle amministrazioni locali.

Segnatamente, il primo comune è stato quello di Battipaglia, evidentemente vicina ai cittadini e disposta a rinunciare alle sanzioni pur di andare incontro e agevolare i pagamenti, e poi ci sono state anche altre amministrazioni interessate. Siamo in una fase nella quale un provvedimento del genere consentirebbe, primo, di aiutare le amministrazioni comunali, perché le somme meno onerose, quindi non gravate dalle sanzioni, sono anche più facili da recuperare. In secondo luogo, consentirebbe di agevolare i contribuenti che, in una fase di grande difficoltà economica diffusa, avrebbero maggiore agio nel poter soddisfare il debito.

E poi, se non altro, riportiamo anche a un percorso più giusto, più equo, il recupero degli omessi versamenti. Quindi, anche laddove il Governo non dovesse raggiungere poi l'idea di un provvedimento generalizzato, si potrebbe quantomeno consegnare ai comuni la possibilità di scegliere se procedere direttamente con la sanzione oppure partire con un avviso bonario. Seguiremo con attenzione la vicenda. Grazie, intanto (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative volte alla modifica della normativa in materia di prelievo sui cosiddetti extraprofitti delle banche, al fine di favorire una politica fiscale progressiva e redistributiva – n. 3-01083)

PRESIDENTE. L'onorevole Grimaldi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01083 (Vedi l'allegato A).

MARCO GRIMALDI (AVS). Ministro, Intesa Sanpaolo, UniCredit, MPS, Mediobanca, Credem, insomma gli istituti di credito quotati, hanno registrato 28 miliardi di extraprofitti, con margine d'interesse del più 60 per cento. Ciò ha determinato, come le persone che ci ascoltano sanno, rate mensili addirittura con tasso variabile superiore al 50 per cento. Vuol dire passare da un rateo da 500 euro a 700 euro al mese, 750 euro al mese. Così lo scorso anno il Governo ha pensato di imporre al settore un'imposta straordinaria. Ah no, in realtà poi quello che sembrava un ruggito si è sentito come un “miao”. Avete fatto retromarcia e concesso la facoltà di destinare l'importo al rafforzamento della struttura patrimoniale, cosa che, tra l'altro, avrebbero fatto lo stesso. Significa che i grandi fondi di investimento, di fatto, si divideranno il 60 per cento di quei 28 miliardi di extraprofitti, senza benefici per la collettività. Insomma, il Governo ha scritto una riforma fiscale senza risorse. Il taglio del cuneo fiscale è stato fino all'ultimo finanziato solo in deficit, solo in disavanzo. Come si pensa di metterlo a regime se non tassando i più ricchi?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli onorevoli interroganti fanno riferimento alla cosiddetta imposta sugli extraprofitti delle banche, imposta straordinaria sull'incremento del margine di interesse, introdotta nel 2023 in considerazione dell'incremento dei margini di profitto registrati nel settore bancario, il cui gettito avrebbe dovuto essere destinato a misure di sostegno per famiglie e imprese. Tuttavia, gli onorevoli interroganti lamentano che l'effetto della predetta misura risulta significativamente ridotto a causa della facoltà concessa ai suddetti soggetti di optare, in luogo del versamento dell'imposta, per l'accantonamento di una quota di utili a una riserva non distribuibile, con la finalità di garantire il rafforzamento della struttura patrimoniale dell'ente finanziario. Al riguardo, preme osservare che tale imposta, dopo le iniziali strumentali polemiche, è stata oggetto addirittura di plauso da parte degli osservatori internazionali, che hanno parlato di un modello italiano di ausilio alla capitalizzazione delle banche.

Gli interroganti chiedono, inoltre, al Governo se ritenga opportuno promuovere una revisione della disciplina in materia di prelievo sugli extraprofitti e di introdurre altre misure redistributive e di giustizia fiscale. Al riguardo, sottolineo che l'introduzione di contributi straordinari sugli extraprofitti, come quello oggetto dell'interrogazione o quello sull'energia, richiede un attento studio al fine di non incorrere nella scure del giudizio della Corte costituzionale.

Analoga attenta attività istruttoria è richiesta per la definizione di imposte come quella sui servizi digitali, alla quale deve aggiungersi anche la valutazione attenta dei profili internazionali. Invece, per quanto concerne le esigenze di redistribuzione citate dagli interroganti, ricordo che l'Istat ha recentemente certificato che, nel complesso, le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso del 2023 hanno fatto registrare un aumento dell'equità nella distribuzione dei redditi disponibili. In proposito, anche la relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile 2024 mostra che gli interventi del Governo hanno contribuito alla buona tenuta del tessuto sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Grimaldi ha facoltà di replicare.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, ovviamente non siamo soddisfatti, ma non mi stupisco, e chi si schernisce dichiarando “non dirò mai che le tasse sono bellissime” alla fine ha questo tipo di prodotto, cioè 18 condoni in 18 mesi. Questa è la nuova idea di Italia più vicina alle esigenze dei contribuenti. Voi parlate di fisco amico, attaccate strumentalmente le opposizioni. Le ricordo che, a differenza dei suoi alleati liberisti, noi non vi abbiamo mai voltato le spalle sugli extraprofitti. Anzi, siete stati voi a fare le fusa dopo la prima chiamata. Grazie alla vostra trovata, quelle banche sono volate, tra l'altro, in Borsa e hanno fatto extraprofitti.

Ma quale plauso? Vogliamo parlare dell'esenzione per i colossi dell'energia e dell'ultima rata? Avete regalato loro 450 milioni di euro. Gli extraprofitti non si tassano, il patrimonio non si tassa - per carità, piano horror della sinistra - e le successioni ovviamente non si tassano, l'elusione e l'evasione fiscale non si combattono, nemmeno alla mafia. Volete fare una grande patrimoniale, magari legalizzando la cannabis. Allora, avete aumentato l'IVA dal 5 al 10 per cento per i prodotti dell'infanzia e per la cosiddetta tampon tax, avete fatto cassa sui pensionati e sul reddito di cittadinanza ma non avete trovato risorse per rinnovare i contratti collettivi nazionali, non avete trovato risorse per continuare a finanziare il sistema sanitario, ma l'avete fatto per rincorrere la corsa agli armamenti. Già, perché la Meloni dichiara che la libertà ha un costo.

Presidente, io non sono soddisfatto perché il Ministro non ha risposto. La vostra riforma fiscale, senza risorse, si tradurrà in ulteriori tagli dei servizi. Le avevo chiesto: come finanzierà il cuneo fiscale? È ora di rivedere le disposizioni in merito agli extraprofitti delle banche, con quei soldi si possono finanziare tante questioni. È ora di dire al Paese come troveremo le risorse per rendere strutturale, per esempio, il cuneo fiscale. Lei non l'ha detto perché non lo ha in testa ed è ora di togliere le risorse alle armi, non ai poveri, non ai pensionati. Glielo dico in una battuta: è ora di tassare i ricchi e non i pannolini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative normative in materia di concessioni demaniali marittime per attività sportive, ricreative e sociali – n. 3-01084)

PRESIDENTE. L'onorevole Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01084 (Vedi l'allegato A).

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente, e grazie, signor Ministro. Ritorno, come sa, sull'argomento dei canoni minimi demaniali passati, con un decreto dell'agosto 2020, a 2.500 euro, che adesso sono oltre 3.000, senza distinzione di finalità, quindi anche per i comuni, per le attività sportive e ricreative. In questo periodo c'era anche da attuare una delega contenuta nella legge n. 118 del 2022, ovvero la legge sulla concorrenza. La delega è scaduta a febbraio 2023. Dopodiché non sono stati fatti passi in avanti, nonostante sia lei sia la Sottosegretaria Albano ci aveste tranquillizzato circa il fatto che comunque l'argomento era attenzionato.

La domanda è molto semplice: le chiedo quali iniziative legislative intenda adottare con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per attività sportive, ricreative, legate a tradizioni locali, senza fini di lucro e per finalità di interesse pubblico, alla luce della citata ordinanza sospensiva e per sanare con nuovi strumenti la mancata attuazione della delega di cui all'articolo 4 della legge n. 118 del 2022.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Pastorino, mi preme ricordare che tale tema è stato già oggetto di altre interrogazioni ed è un tema la cui importanza è riconosciuta, per il ruolo che tali realtà svolgono nel nostro Paese, riconosciuto anche dalla famosa direttiva Bolkestein, al considerando 35, dedicato specificamente alle attività sportive amatoriali senza scopo di lucro, in cui è evidenziata la notevole importanza sociale che tali attività rivestono. Come ricordato, con la legge n. 118 del 2022 il Governo è stato delegato all'approvazione di uno o più decreti legislativi volti a riordinare e semplificare la disciplina in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per le finalità turistico-ricreative e sportive, ivi incluse quelle affidate ad associazioni e società senza fini di lucro. Questo termine è spirato. Però, sono lieto di annunciare che, in assenza dei decreti delegati, il Ministro per lo Sport e i giovani, quale autorità competente, ha istituito, anche tenendo conto delle precedenti interrogazioni da lei presentate, un tavolo tecnico che, all'esito del confronto con le altre amministrazioni competenti nazionali europee, proporrà un intervento normativo volto esclusivamente alla disciplina delle concessioni assegnate per le attività sportive amatoriali, e dei relativi canoni, svolte da associazioni e società sportive dilettantistiche senza fini di lucro che perseguono esclusivamente o prevalentemente finalità sociali e ricreative. In altri termini, in coerenza con il richiamato considerando 35 della suddetta direttiva e stante il quadro normativo vigente, agli esiti della suddetta attività istruttoria potrà essere proposta una disciplina legislativa specifica per le attività sportive amatoriali che soddisfino i requisiti in precedenza richiamati, per le quali potranno continuare ad applicarsi le norme nazionali di affidamento a seconda del settore e del bene delle pubbliche amministrazioni coinvolte.

PRESIDENTE. L'onorevole Pastorino ha facoltà di replicare.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il Ministro che penserà che lo prendo per stanchezza. In effetti, questo è il mio intento dichiarato, perché di interrogazioni gliene ho rivolte tante, in Aula ma anche in Commissione. L'importanza sociale l'ha sottolineata anche lei.

Sono contento e accolgo con favore la notizia del tavolo tecnico del Ministro per lo Sport e i giovani che, quindi, interpellerò personalmente in questo senso. Vedremo l'esito di questo tavolo. Mi preme sottolineare anche il fatto che l'interrogazione è volta anche alla tutela dei comuni perché, comunque, anche le concessioni di interesse pubblico dei comuni - quali, per esempio, una stazione di sollevamento per pompare acque scure dalla fognatura verso il depuratore - sono concessioni demaniali e, se si trovano sul mare, sono concessioni demaniali marittime e anche i comuni pagano oltre 3.000 euro l'anno. Quindi, è un quadro molto composito che riguarda comunque quell'impatto sociale, quell'importanza sociale che lei ha ben descritto. Io mi riservo comunque di sollecitare, magari, la Sottosegretaria e non disturberò più lei su questo argomento, magari nel breve periodo. Però, questo è un tema importante che poi copre anche contraddizioni enormi, nel momento in cui, per esempio, per una concessione demaniale un comune paga esattamente quanto paga uno stabilimento balneare per quel tipo di concessione. È un pasticcio grande come una casa, lei lo capirà.

Sulle società sportive faccio un ultimo inciso. La tutela mi sembra che sia evidente nella sua risposta. Sottolineo il fatto che ci sono anche le associazioni dei pescatori sportivi che oggi, attraverso un decreto del Ministro Lollobrigida, vengono privati di uno strumento, cioè dell'utilizzo del palamito. Quindi, il combinato disposto delle due cose - sperando nel buon esito della sua risposta - richiede, comunque, anche attraverso di me, attenzione per queste strutture e per queste associazioni a 360 gradi.

(Intendimenti in ordine alla cosiddetta web tax – n. 3-01085)

PRESIDENTE. Il deputato Bagnai ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01085 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, con la legge di bilancio per il 2019 è stata introdotta in Italia la cosiddetta web tax, un'imposta sui servizi digitali con aliquota pari al 3 per cento, i cui soggetti passivi sono le imprese che operano a livello internazionale e che realizzano, congiuntamente, un ammontare complessivo di ricavi, comunque realizzati, non inferiore a 750 milioni di euro e un ammontare di ricavi derivanti dai servizi digitali nel territorio dello Stato non inferiore a 5 milioni e mezzo di euro. La base imponibile dell'imposta è rappresentata dai soli ricavi derivanti dalla fornitura di servizi digitali localizzati in Italia e il periodo d'imposta è individuato nell'anno solare. Al contempo, il 2024 è il primo anno di applicazione di applicazione in Italia delle norme sulla global minimum tax, un sistema coordinato di regole di contrasto all'erosione globale della base imponibile delle imposte societarie sviluppato dall'OCSE - il cosiddetto Pillar 2 del progetto BEPS - per fronteggiare possibili meccanismi di elusione fiscale internazionale. Proseguono fra molte difficoltà, in sede OCSE, i lavori del cosiddetto Pillar 1. Con comunicato del 15 febbraio 2024, il Ministero dell'Economia e delle finanze ha annunciato che Austria, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti hanno deciso di prorogare il compromesso politico stabilito nella dichiarazione congiunta del 21 ottobre 2021 sulla cosiddetta tregua dalla web tax, concordata dal quadro inclusivo dell'OCSE G20 fino al 30 giugno 2020.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Considerata la fluidità del quadro normativo internazionale, appare opportuno riflettere a livello multilaterale su come modulare l'ambito soggettivo e oggettivo della web tax e sul livello di tassazione da applicare. Chiediamo quindi se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché la tassazione di cui in premessa venga mantenuta e razionalizzata.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema è anche di estrema attualità oltre che di giustizia ed equità. Come è stato ricordato, la web tax è stata introdotta nel 2019. Con il decreto legislativo n. 209 del 2023 noi abbiamo attuato e introdotto nella legislazione nazionale il Pillar 2, l'accordo assunto a livello OCSE per quanto riguarda la tassazione di questa base imponibile.

Rimane, purtroppo, ancora inattuata o in contenzioso l'attuazione del primo pilastro, che prevede la revisione delle regole di attribuzione dei diritti di tassazione sui profitti delle imprese multinazionali più grandi e profittevoli. Qui si deve osservare che lo stesso potrà trovare applicazione per il tramite di una convenzione multilaterale, al fine di garantire la coerente applicazione nei vari ordinamenti delle disposizioni contenute nella convenzione stessa e che dovrà sovrapporsi, per le imprese multinazionali interessate, ai trattati fiscali bilaterali vigenti. Quindi, solo la finalizzazione della soluzione internazionale consentirà un'uniforme tassazione delle grandi multinazionali, incluse quelle digitali, evitando la frammentazione delle normative nazionali e i rischi di tensioni commerciali.

Come evidenziato, già nell'ottobre del 2021, Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Austria avevano raggiunto un accordo transitorio con gli Stati Uniti sull'imposta sui servizi digitali, nelle more dell'accordo internazionale. Gli Stati Uniti, infatti, considerano tali imposte discriminatorie e restrittive del commercio. In ragione del rinvio della conclusione dei lavori sul primo pilastro al giugno 2024, l'Italia e gli altri Paesi firmatari dell'accordo politico hanno convenuto di prorogarlo fino al 30 giugno 2024, ora siamo a marzo.

A livello OCSE si sta lavorando intensamente per definire le questioni aperte e raggiungere un accordo complessivo sul primo pilastro, che possa portare alla firma della convenzione multilaterale da parte delle giurisdizioni rilevanti, inclusi gli Stati Uniti, entro il prossimo giugno. Tale concertazione appare sempre più problematica alla luce delle dinamiche politiche ed elettorali di alcuni grandi Paesi. Ove non si dovesse addivenire ad un accordo multilaterale, il Governo potrà valutare come eventualmente modificare l'imposta domestica sui servizi digitali nel senso esattamente auspicato dall'onorevole interrogante, anche tenendo conto del quadro dei rapporti internazionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Bagnai ha facoltà di replicare.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la risposta esauriente, per il quadro che fornisce, sul quale mi limito ad aggiungere una riflessione che vorrei condividere con l'Aula. Intanto emerge il tema, che già il Ministro ha portato alla nostra attenzione presentando i progressi della riforma fiscale di questo Governo, della perenne evoluzione degli imponibili, tema sul quale il Ministro ha attirato la nostra attenzione facendo l'esempio della tassa sul sale introdotta nel 300 avanti Cristo in Cina e abrogata nel 1974 in Italia. Loro ci finanziarono la Grande Muraglia, è stata una lunga storia. Ma ora gli imponibili sono altri, sono più impalpabili, più elusivi e, soprattutto, richiedono un coordinamento internazionale.

Rispetto anche a questo punto, è indispensabile una riflessione sulla sovranità, perché, purtroppo, il quadro che il Ministro ci sottopone evidenzia il dato paradossale per cui, se da un lato, la sovranità nazionale è uno strumento evidentemente impotente per raggiungere accordi in ambiti di questo genere, dall'altro lato, anche alcune forme di coordinamento sovranazionale, paradossalmente, si rivelano meno efficienti di iniziative nazionali, seppure multilaterali, come quella della digital service tax che, nell'esperienza dei Paesi che l'hanno adottata in Europa, contrattando direttamente con la principale controparte - cioè, gli Stati Uniti -, si è rivelata generalmente positiva e in Italia in particolare, con un gettito che, in 3 anni, è passato da 210 a 390 milioni di euro. Quindi, grazie ancora al Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Politiche del Governo in ordine alla sostenibilità del debito pubblico – n. 3-01086)

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01086 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la sostenibilità del debito pubblico rappresenta l'agibilità di bilancio del Governo, l'adesione alle norme comunitarie in materia di finanza pubblica e l'affidabilità del Paese. Banca d'Italia, il 15 marzo scorso, ha segnalato che il debito pubblico italiano si è attestato, a gennaio 2024, a quota 2.849 miliardi. Il trend di differenziale tra i tassi dei titoli di Stato italiani e quelli dei Bund tedeschi sta registrando una diminuzione di oltre 40 punti base dal gennaio 2024. A novembre 2023, la quota di titoli di Stato in mano a famiglie e imprese aveva raggiunto 320 miliardi di euro, pari al 13,4 per cento del totale del debito.

Il 26 febbraio scorso, i risparmiatori italiani hanno potuto iniziare ad acquistare BTP Valore con una raccolta di 18.317 milioni di euro, a fronte di più di 656 contratti conclusi. Signor Ministro, noi attribuiamo a lei e a questo Governo il merito di questi risultati. Il gruppo di Noi Moderati le chiede come valuta la fiducia crescente dei cittadini e quali ulteriori iniziative intende assumere per rafforzare la sostenibilità del debito pubblico italiano.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento al quesito posto, si deve segnalare che l'operato del Ministero dell'Economia e delle finanze è costantemente volto a garantire la sostenibilità del debito pubblico, anche al fine di ottenere la piena fiducia degli investitori, siano essi di grandi dimensioni, come quelli istituzionali, o di dimensioni minori, come i piccoli risparmiatori.

I dati dello spread - che non è l'unico indicatore in tal senso, ma che merita di essere ricordato - mostrano come il nostro debito sia ritenuto affidabile. Il nostro Paese, seppur caratterizzato da un elevato debito pubblico, si connota per un basso debito privato e sulla propensione delle famiglie al risparmio. Tale risparmio, che rappresenta un valore nazionale, dovrebbe essere impiegato per la mobilizzazione degli investimenti ovvero per investire in titoli nazionali. Proprio in questa ultima direzione, come giustamente evidenziato dall'onorevole interrogante, va il successo ottenuto dalle ultime emissioni del BTP Valore, collocato esclusivamente presso i risparmiatori individuali e assimilati, nonché la crescente partecipazione di questi investitori anche nelle aste degli altri titoli, basta leggere i titoli di queste ore. È proprio di oggi la notizia che il BTP indicizzato collocato dal Tesoro per 5 miliardi ha battuto il record europeo, con una domanda di 41 miliardi.

D'altra parte, al fine di agevolare il collocamento del debito appare opportuno ricordare la strategia di differenziazione dell'offerta dei titoli di Stato perseguita dal MEF, di cui è espressione la vasta gamma di titoli di Stato proposti, che si è venuta ampliando negli ultimi anni, ivi incluso, ovviamente, il BTP Valore, con durata media e con cedole predeterminate crescenti; sono previste premialità per chi sottoscrive al momento dell'emissione e conserva il titolo fino alla scadenza.

Inoltre, anche al fine di rendere il debito sostenibile, tra gli obiettivi di gestione del debito pubblico, vi è quello di aumentare la vita media del debito stesso. Una vita media elevata, rendendo più uniforme il profilo delle scadenze da rifinanziare aiuta non solo a stabilizzare i volumi in emissione negli anni a venire, evitando eccessi di pressione del mercato ma, soprattutto, rende il bilancio dello Stato meno sensibile rispetto a variazioni significative dei tassi di interesse, soprattutto, nel caso di andamento sfavorevole dei medesimi.

In conclusione, la definizione di una struttura del debito modellata sulla varietà degli investitori, sulla differenziazione dei prodotti e delle relative scadenze permette, insieme alla crescita e agli strumenti di politica economica, di avere un maggior controllo del costo medio del debito, che è una delle variabili chiave per controllare l'andamento del rapporto tra debito e prodotto interno lordo.

PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). La ringraziamo, signor Ministro, ovviamente siamo soddisfatti della risposta che lei ci ha dato, ma l'occasione era importante non solo per gli addetti ai lavori, perché quello di cui stiamo parlando è il principale, secondo me, molto semplice, indicatore del rapporto di fiducia che esiste tra i cittadini italiani e il nostro Stato. Il debito continua ad essere alto, è uno dei fardelli che ci portiamo dietro e non diminuirà nel tempo ma, se i primi a credere nello Stato italiano sono i cittadini stessi, questo vale più di qualsiasi rating che le agenzie ci possono dare. Infatti non è un caso che, nonostante un debito pubblico alto e nonostante un deficit che, anche per le cause che lei ha più volte citato - pensiamo al 110 per cento -, aumenta, anche le stesse agenzie di rating ci stanno dando fiducia. È un caso che i mercati internazionali ci danno fiducia? È tutto merito della fortuna? Io credo che quello che a cui stiamo assistendo sia, invece, il segnale di un Governo serio, attento e responsabile, che gestisce con sostenibilità il debito.

L'ultima manovra finanziaria, lo ricordo, che ha avuto anche tante critiche, è stata una manovra finanziaria che ha concentrato le risorse per aumentare gli stipendi dei cittadini, ma non ha fatto spese inenarrabili da Paese del Bengodi. Ecco io credo che su questo contesto dovremmo essere, maggioranza e opposizioni, tutti concordi, perché un rinnovato clima di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, una stabilità del Paese all'interno dello scenario internazionale dei mercati, con sostenibilità del debito e investimenti in infrastrutture e crescita, cioè investire sulla produzione, ci permettono di vincere quella sfida per dare e sostenere le famiglie, per aiutare le imprese, ma per far sì che il Paese, l'Italia, possa guardare con più certezza al proprio futuro. Mi sembra che sia un segnale positivo tra tanti uccelli del malaugurio (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Misure a sostegno della popolazione civile della Striscia di Gaza, con particolare riferimento all'invio di aiuti umanitari e all'iniziativa "Food for Gaza"– n. 3-01087)

PRESIDENTE. Il deputato Nevi ha facoltà di illustrare l'interrogazione n. 3-01087, di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A).

RAFFAELE NEVI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente, l'interrogazione, rivolta al Ministro degli Esteri, è fatta dal gruppo di Forza Italia perché siamo molto preoccupati della situazione nella Striscia di Gaza, signor Ministro, che lei conosce benissimo. Abbiamo molto apprezzato l'iniziativa italiana che, da sempre, è in prima linea nell'assistenza umanitaria alla popolazione. Abbiamo apprezzato, anzi, vogliamo in questa sede, ringraziare, la Marina militare per quanto fatto con la nave Vulcano, per i 20 milioni di euro stanziati, che vanno a finanziare una serie di interventi importanti per aiutare la popolazione civile. Abbiamo letto, con grande attenzione e grande favore, di questa iniziativa Food for Gaza e, quindi, abbiamo anche capito bene l'importanza presso l'Unione europea, che lei ha sottolineato più volte.

Però, vorremmo sapere, alla luce di questo, quali siano i seguiti che verranno dati dopo l'annuncio di questa iniziativa e quali saranno le prossime azioni del Governo per alleviare le sofferenze della popolazione civile vittima del conflitto.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente, a oltre 5 mesi dall'inizio del conflitto, la situazione a Gaza, purtroppo, assume i contorni di una catastrofe umanitaria. L'Italia è sempre stata in prima linea nel portare aiuto alla popolazione civile e ne sono testimonianza i voli umanitari con 16 tonnellate di beni, molti palestinesi curati, come ha ricordato l'interrogante, sulla nave Vulcano, le decine di bambini accolti nei nostri migliori ospedali pediatrici. Abbiamo stanziato 20 milioni di euro per bisogni umanitari urgenti e per attività di sminamento. Questi fondi includono un contributo per le nostre organizzazioni della società civile, 2 milioni di euro da impiegare in nuovi progetti in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Stiamo ora intensificando il nostro impegno, concentrandoci soprattutto sulla sicurezza alimentare a Gaza. È questa l'esigenza più immediata e l'ingresso di cibo è stato assolutamente insufficiente. A ciò si aggiunge una difficoltà di distribuzione all'interno della Striscia.

Riteniamo di poter dare un valore aggiunto per due motivi: la straordinaria esperienza italiana nel settore e la presenza a Roma del polo alimentare delle Nazioni Unite. L'11 marzo, quindi, ho lanciato alla Farnesina l'iniziativa Food for Gaza, con i vertici della FAO, del PAM, della Croce rossa e Mezzaluna rossa internazionale, della Protezione civile e della Croce rossa italiana. Abbiamo raccolto grande interesse a lavorare insieme e l'indicazione principale di rafforzare gli accessi degli aiuti umanitari a Gaza via terra, ma anche la disponibilità a collaborare per portare aiuti via mare. Puntiamo a utilizzare il corridoio umanitario marittimo basato a Cipro.

La settimana scorsa ho presentato l'iniziativa al Ministro degli Esteri israeliano Katz e a quello palestinese Maliki. Lunedì l'ho illustrata al Consiglio affari esteri, a Bruxelles. Ho raccolto il sostegno delle parti e un diffuso apprezzamento per l'iniziativa italiana anche dal Segretario di Stato americano Blinken. Come primo seguito operativo, si è tenuta stamane una riunione tecnica del tavolo di coordinamento permanente che abbiamo costituito. Sono stati discussi i colli di bottiglia e le possibili soluzioni per far arrivare gli aiuti, su cui stanzieremo ulteriori risorse in aggiunta ai 20 milioni detti. Food for Gaza vuole essere un impegno collettivo di tutto il Paese e intendiamo coinvolgere società civile, università, ospedali, enti locali e imprese, per affrontare l'emergenza, ma anche in prospettiva per la ricostruzione della Striscia, non solo di palazzi e infrastrutture.

Oggi è in gioco la sopravvivenza di molti. Domani occorrerà dare un futuro a Gaza e ricostruirne il tessuto sociale. L'Italia c'è. Auspico il sostegno di tutto il Parlamento a favore di questa iniziativa.

PRESIDENTE. Il deputato Nevi ha facoltà di replicare.

RAFFAELE NEVI (FI-PPE). Grazie, Presidente, grazie signor Ministro, dalla sua risposta è chiaro l'interesse e l'impegno del Governo per alleviare le sofferenze della popolazione. Una notazione particolarmente importante è questa della sicurezza alimentare. Sappiamo perfettamente quale sia la situazione, soprattutto per quanto riguarda le condizioni di sofferenza dei minori. Quindi, è molto importante quello che lei ha annunciato per quanto riguarda l'attuazione di questo programma Food for Gaza. Molto importante è anche l'accesso via mare, che è una via sulla quale abbiamo sempre battuto per assicurare un migliore accesso alla Striscia. È altresì molto importante la notizia che ci ha voluto fornire di uno stanziamento di ulteriori risorse per rendere ancora più efficace questa nostra iniziativa presso la Striscia.

Auspichiamo che il Governo continui in questa direzione, perché questa può essere la direzione che porta anche alla pace (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per la consegna degli aiuti umanitari, nonché chiarimenti in merito alla sospensione dei fondi destinati alla cooperazione in tale contesto – n. 3-01088)

PRESIDENTE. La deputata Ghio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boldrini ed altri n. 3-01088 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente, 10 giorni fa con una delegazione di deputati dei gruppi di opposizione e ONG ci siamo recati al valico di Rafah e abbiamo visto con i nostri occhi la realtà. Oltre 1.500 camion di aiuti bloccati, nel magazzino della Mezzaluna rossa abbiamo visto anestetici, incubatrici, bombole di ossigeno, generatori respinti. Oggetti che fanno la differenza fra la vita e la morte per le persone intrappolate nella Striscia, fra carestie, bombe, epidemie. Abbiamo ascoltato direttamente come il definanziamento dell'UNRWA stia producendo a Gaza il collasso definitivo dell'assistenza, ma nessuna operazione umanitaria su larga scala è possibile senza il cessate il fuoco.

Alcune settimane fa, con la nostra mozione, oltre alla ferma condanna delle azioni di Hamas, abbiamo chiesto l'attivazione del Governo per il cessate il fuoco, ma fino ad oggi non abbiamo visto azioni da parte di questo Governo e la realtà è che la popolazione di Gaza sta morendo di fame. Pertanto, chiediamo al Ministro quali nuove azioni abbia messo in campo il Governo per chiedere il cessate il fuoco a Gaza, sbloccare gli aiuti e garantire i fondi alla cooperazione e all'UNRWA per progetti vitali alla sopravvivenza della popolazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente, la posizione del Governo è chiara. Chiediamo con forza un immediato cessate il fuoco per consentire un maggiore e più ordinato afflusso di aiuti, in linea con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e lo abbiamo fatto anche in funzione di Presidenza del G7, perché, in occasione del primo G7, convocato da me a Monaco, è stato elaborato un documento nel quale si chiedeva l'immediata sospensione dei combattimenti, proprio per permettere aiuti alla popolazione civile. E questo è parte di un'intensa attività diplomatica che stiamo portando avanti, finalizzata a favorire una de-escalation del conflitto e la ripresa di un dialogo politico tra le parti verso la soluzione dei due Stati. Ne ho parlato, nei giorni scorsi, sia con il Ministro israeliano Katz, che con quello palestinese al-Maliki. Ho invitato il Ministro Katz a evitare azioni che possano aumentare la tensione e acuire la crisi umanitaria a Gaza. Continuiamo a sostenere la mediazione americana e dei partner arabi moderati, come ho sottolineato lunedì a Bruxelles al Consiglio Affari esteri.

Sul fronte umanitario, l'Italia è in prima linea, con un impegno apprezzato da tutti i nostri partner internazionali e dalla stessa Autorità nazionale palestinese. Ciò è emerso anche nella recente missione che ho chiesto al direttore per gli Affari politici della Farnesina, l'ambasciatore Ferrara, di effettuare in Cisgiordania e in Israele.

Dal 7 ottobre, abbiamo stanziato 20 milioni di euro per aiuti di emergenza, fondi per la sicurezza alimentare e le cure mediche dei civili palestinesi. Le risorse sono destinate a FAO, PAM, Organizzazione mondiale della sanità, Comitato internazionale della Croce Rossa, Federazione Internazionale delle Società Nazionali di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa e Unione europea. Abbiamo dedicato parte dei fondi anche alle organizzazioni della società civile con cui siamo in costante contatto e che per ragioni di sicurezza non operano direttamente nella striscia di Gaza, ma in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Abbiamo, invece, deciso di confermare la sospensione dei finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, di fronte alla gravità delle accuse ad alcuni dipendenti sospettati di fornire supporto operativo ai terroristi di Hamas. L'inchiesta, condotta dall'ex Ministro degli Affari esteri francese, Colonna, si concluderà alla fine di aprile.

La Commissione europea, dopo aver sottoscritto un accordo con l'Agenzia, sul rafforzamento della governance e l'avvio di un'inchiesta indipendente, ha sbloccato una quota dei finanziamento già impegnati. L'accettazione da parte di UNRWA delle condizioni poste dalla Commissione è uno sviluppo positivo, ma le indagini, come dicevo dell'ufficio delle Nazioni Unite, sono ancora in corso.

I nostri fondi per UNRWA restano a disposizione e riteniamo doveroso attendere l'esito delle indagini che devono essere condotte con il massimo rigore, ne va della credibilità dell'Agenzia stessa. Sulla stessa linea, si attestano anche importanti partner come gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Giappone, l'Olanda e la Germania. In attesa di conoscere l'esito dell'inchiesta, il Governo continuerà a fornire ogni possibile sostegno alla popolazione di Gaza, attraverso altri canali, ivi, compreso lo strumento di “Food for Gaza”. Non c'è solo UNRWA ad operare in Palestina. A questo serve l'iniziativa, come dicevo, di “Food for Gaza”.

PRESIDENTE. La Presidente Boldrini ha facoltà di replicare.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Ministro abbiamo ascoltato le sue parole. Oggi, Gaza è un enorme cimitero, direi, una prigione di morte. Il Segretario dell'ONU, Guterres, ha parlato, ieri, di una imminente e disastrosa carestia. Allora, viene da chiedersi: mancano gli aiuti? No, Ministro, non mancano gli aiuti, è questo il paradosso intollerabile e il nucleo della politica di Netanyahu sta proprio in questo. Li abbiamo visti, la collega l'ha detto: i 1.500, 2.000 camion pieni di aiuti, ma il Governo israeliano usa la fame come un'arma di guerra e questo lo ha dichiarato Josep Borrell e ha perfettamente ragione, signor Ministro! Invece di prendere le distanze, anche lei dovrebbe affermare questo, perché questo è quello che accade: usare la fame, la fame.

Mancano gli aiuti? No, non si vogliono dare. Manca il cessate il fuoco? Sì, e mancano anche i finanziamenti per riprendere la vita a Gaza. L'Unione europea, capendo la gravità, ha già sbloccato i finanziamenti all'UNRWA. Altri Paesi lo hanno fatto, il Canada e la Svezia lo hanno fatto, perché l'Italia non lo fa? Per quale motivo non lo fa, l'Italia? Nel momento più buio, nel momento più duro per il popolo palestinese, voi avete bloccato anche l'operato delle ONG, sia a Gaza, sia in Cisgiordania.

Ecco, allora, voglio concludere, dicendo che “Food for Gaza” va benissimo, ma non è neanche una goccia nel mare dei bisogni. Il vero problema è Rafah, dove il Governo israeliano impedisce sistematicamente l'entrata dei convogli. Allora, cosa fa Netanyahu? Nell'impedire questo, sta preparando una nuova sanguinosa offensiva.

Non potete tacere! Non potete tacere su questi crimini di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Non lo può più fare, Ministro. Dovete prendere le distanze da questa carneficina, perché altrimenti anche di questo dovrete rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative in relazione al partenariato strategico Unione europea-Egitto e al partenariato tra Italia ed Egitto, nell'ottica dell'attuazione del "Piano Mattei" – n. 3-01089)

PRESIDENTE. L'onorevole Loperfido ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01089 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Gentile Presidente, gentile Ministro, il 17 marzo 2024, si è svolto a Il Cairo un incontro tra il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e una delegazione europea composta dal Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal Presidente della Repubblica di Cipro e dai Primi Ministri di Belgio, Grecia e Austria. Il memorandum Unione europea-Egitto prevede finanziamenti per 7,4 miliardi di euro in tre anni: 600 milioni di euro in sovvenzioni, di cui 200 milioni di euro per la gestione delle migrazioni, e 5 miliardi di euro erogati in forma di prestiti agevolati per progetti bilaterali; 1,8 miliardi di euro supporteranno ulteriori investimenti.

Il documento indica 6 priorità: primo, stabilità, democrazia, libertà fondamentali, diritti umani, uguaglianza di genere e pari opportunità; secondo, stabilità economica; terzo, la transizione verde e digitale in campo energetico; quarto, quello delle migrazioni, raccordato con il quinto, ovvero, quello della sicurezza; sesto punto, formazione e scambi, per preparare manodopera qualificata per Africa ed Europa. Aiuti sono previsti anche per l'agricoltura.

Gli accordi previsti dal memorandum Unione europea-Egitto sono stati preceduti da un colloquio bilaterale tra Italia ed Egitto, al termine del quale il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Presidente egiziano al-Sisi hanno convenuto di stabilire un partenariato tra Italia ed Egitto nel contesto dei grandi progetti agricoli e di bonifica, finalizzati a stabilire una model farm e a trasferire le più innovative tecnologie italiane nel settore per contribuire alla sicurezza alimentare della nazione.

Chiediamo, quindi, se il Governo intenda intraprendere iniziative volte a giungere alla massima integrazione tra quanto previsto dal memorandum Unione europea-Egitto e quanto stabilito dal partenariato Italia-Egitto, anche in ragione dei contenuti del Piano Mattei, approvato dal Governo Meloni.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. L'Egitto è un partner ineludibile per il ruolo che svolge nel Mediterraneo, su temi di importanza strategica, di energia, di sicurezza, nel conflitto mediorientale e per quanto riguarda il tema delle migrazioni. La visita di domenica a Il Cairo dei Presidenti von der Leyen e Meloni e di altri Capi di Governo ha sancito il partenariato globale e strategico, con un salto di qualità nelle relazioni tra l'Europa e l'Egitto. Aver riportato il Nordafrica al centro dell'agenda politica di Bruxelles è un successo del nostro Governo.

Abbiamo sempre sottolineato la necessità di rafforzare la collaborazione con i Paesi del Vicinato Sud, per affrontare insieme le sfide comuni. È un modello avviato con la Tunisia e che auspichiamo di replicare con altri Paesi dell'area. L'Egitto è tra i più esposti alla crisi di Gaza e del Mar Rosso, è essenziale aiutarlo a mitigare l'impatto di questa vicenda, di questa crisi, sostenendo crescita e occupazione, gli antidoti più efficaci contro le immigrazioni irregolari. I numeri ci danno ragione; gli ultimi dati forniti da Frontex certificano un calo del 60 per cento negli arrivi sulla rotta del Mediterraneo centrale, confrontati con lo stesso periodo dello scorso anno.

L'Italia si era già mossa in questa direzione a livello bilaterale, rilanciando la cooperazione con l'Egitto nell'ambito del Piano Mattei. Io stesso ho effettuato tre missioni a Il Cairo negli ultimi mesi, aprendo la strada a numerosi accordi. Anche grazie a queste rinnovate relazioni, Patrick Zaki è potuto tornare in Italia, senza clamore da parte del Governo, senza rulli di tamburi, senza minacce, ma con un'azione diplomatica seria e credibile. Non abbiamo neanche interrotto, né intendiamo interrompere, la ricerca della verità sul caso Regeni. Il Governo segue con attenzione attiva il processo avviato in Italia, in cui ci siamo costituiti parte civile.

I colloqui bilaterali del Presidente del Consiglio con il Presidente al-Sisi si sono concentrati su progetti nel settore della produzione agricola e della sicurezza alimentare e sono state concluse importanti intese bilaterali in materia di cooperazione allo sviluppo, sostegno alle piccole e medie imprese, agricoltura, turismo e istruzione tecnico-professionale. L'Africa e il Mediterraneo saranno anche al centro della Presidenza italiana del G7 e - concludo, signor Presidente - l'obiettivo è mobilitare le risorse della comunità internazionale per lo sviluppo del continente africano e lanciare un'alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani. Il nostro modello di cooperazione rafforzata con i Paesi del Mediterraneo allargato sta diventando un punto di riferimento per tutta l'Unione europea. Intendiamo creare una sinergia sempre più efficace tra le nostre politiche e quelle adottate a livello comunitario e multilaterali. Tunisia ed Egitto ne sono una concreta dimostrazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Maullu ha facoltà di replicare.

STEFANO GIOVANNI MAULLU (FDI). Grazie, signor Ministro. Siamo pienamente soddisfatti per una dimensione e un approccio al tema del Nordafrica e del Medio Oriente assolutamente diversa dal passato ed è testimonianza vera e non semplicemente una linea di credito che è stata promossa dall'Unione europea, vista la dinamicità con la quale il Governo, e in particolare, il Presidente del Consiglio, insieme al Ministro degli Affari esteri, hanno affrontato i vari temi.

L'Egitto è uno dei Paesi più popolosi dell'Africa e del Medio Oriente, con un indice di natalità molto alto, così come un'età media molto bassa. Tutto ciò significa investire soprattutto per la stabilità di quel quadrante, creare le migliori condizioni affinché i fenomeni epocali a cui tutti noi assistiamo possano essere contenuti in un'ottica di sviluppo e di totale solidarietà. Questo è uno dei principi base del Piano Mattei che il Governo ha proposto e che intende realizzare, soprattutto in un'ottica di comunità, una comunità del Mediterraneo che vede l'Italia al centro di questo genere di posizione. Grazie, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza in relazione al problema delle liste di attesa in ambito sanitario, con particolare riferimento all'assunzione di personale a tempo indeterminato e al potenziamento dei centri unici di prenotazione - n. 3-01090)

PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01090 (Vedi l'allegato A).

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, in questo Paese abbiamo un problema che ormai è un'emergenza, quello delle liste d'attesa. Ci sono troppe persone che non riescono a curarsi, che non riescono a fare una visita specialistica, che non riescono a prenotare un esame diagnostico. Noi siamo preoccupati per la direzione che ha preso il Governo in sanità, tra rinvii e tagli. Sappiamo che non è questa la direzione da seguire, siamo preoccupati per il nostro Servizio sanitario nazionale, ma, soprattutto, siamo preoccupati perché riteniamo che la sanità pubblica in questo momento sia assolutamente in pericolo.

Per questo, ancora una volta, io in quest'Aula le chiedo: Ministro, cosa vuole fare il Governo per garantire il diritto alla salute in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, signor Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, che mi offrono l'opportunità di tornare sulla questione relativa, in particolare, alle lunghe liste d'attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici. A questo riguardo, come più volte evidenziato, le pregresse manovre di contenimento della spesa, con la sola eccezione della parentesi pandemica, e, in particolare, i vincoli assunzionali hanno determinato inevitabilmente un forte deterioramento delle condizioni di lavoro, che ha reso il sistema sanitario nazionale sempre meno attrattivo. Questo determina che sempre più di frequente per garantire la funzionalità minima dei servizi le aziende del sistema sanitario nazionale ricorrono a forme di esternalizzazione dei servizi, fenomeno noto come dei gettonisti. Questo Governo, per contrastare questo fenomeno, ha adottato il decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, per limitare la possibilità alle aziende e agli enti del sistema sanitario nazionale di procedere all'esternalizzazione dei servizi stessi nei soli casi di necessità e urgenza e in un'ottica occasionale, senza possibilità di proroghe.

Per quanto riguarda le criticità relative ai lunghi tempi d'attesa per l'espletamento di visite mediche ed esami diagnostici, devo ricordare che, sin dal mio insediamento, mi sono adoperato affinché venissero adottate diverse misure, anche di tipo economico, per potenziare gli organici delle strutture sanitarie, quali la facoltà di ricorrere agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico e del personale sanitario operante nelle aziende e negli enti del sistema sanitario nazionale. Sempre con l'obiettivo di ridurre le liste d'attesa, devo ricordare che con la legge n. 213 del 2023 è stato previsto un rifinanziamento dei piani operativi per l'abbattimento delle liste d'attesa, per cui le regioni potranno utilizzare una quota non superiore allo 0,4 per cento del livello di finanziamento indistinto per un ammontare, per l'anno 2024, di 520 milioni di euro.

Fermo restando quanto sin qui ricordato e consapevole della necessità di introdurre elementi innovativi di amministrazione delle liste d'attesa per implementare, in un'ottica migliorativa, gli attuali modelli di gestione e monitoraggio e integrare le politiche di readiness e preparedness apprese durante la crisi pandemica, ho provveduto a costituire un apposito tavolo di lavoro, che ha come precipuo obiettivo quello di redigere un nuovo piano nazionale di governo delle liste d'attesa, che rappresenta uno strumento di indirizzo e di governo per le regioni e per le province autonome in tema di accesso alle prestazioni sanitarie, di gestione dei tempi e delle liste d'attesa, con un impegno comune di convergenza su azioni complesse e articolate fondate sulla promozione del principio di appropriatezza nelle sue dimensioni cliniche, organizzative e prescrittive.

Per quanto riguarda, infine, i sistemi CUP, anch'essi obiettivi del piano nazionale governo liste d'attesa 2024-2026, evidenzio che il monitoraggio annuale del collegamento delle agende di tutte le strutture pubbliche e private prosegue incessantemente.

Si prevede che con l'innovazione di questo nuovo piano il monitoraggio debba essere realizzato con un collegamento diretto ai CUP regionali per ottenere dati tempestivi e oggettivi.

In conclusione, accolgo con favore la preoccupazione degli onorevoli interroganti perché sottolinea, ancora una volta, quanto evidenziato sin dal primo giorno del mio mandato, ossia che la sanità è ingolfata da anni di errata programmazione, da misure tampone senza una strategia e da frequente incapacità di spesa dei fondi sanitari da parte di molte regioni. Questo Governo ha aumentato i fondi per gli stipendi del personale per abbattere le liste d'attesa. L'abolizione del tetto di spesa per le assunzioni sarà fatto da questo Governo, l'aumento degli interventi a tutela della sicurezza del personale è di questo Governo, il blocco della vera privatizzazione, ovvero dello scandalo dei medici a gettone, è di questo Governo ed è di questo Governo anche l'istituzione di un gruppo di lavoro di esperti per i protocolli da seguire sulle prestazioni e, quindi, sulle liste d'attesa. Non ci basiamo solo su casi gravi, presi alla rinfusa, ma cerchiamo finalmente soluzioni strutturali.

PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di replicare.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Ministro, la sua risposta è piena di “farò”, “vedrò”, “vedremo”, “questo Governo farà”. Al momento io, però, le dico che avete fatto due leggi di bilancio e in queste leggi di bilancio non c'era assolutamente nulla per fare delle riforme strutturali, per risolvere in maniera strutturale il problema delle liste d'attesa. Non c'era nulla!

Sa cosa c'era? C'erano risorse per la sanità privata, c'era il depotenziamento del Servizio sanitario nazionale e c'era quello che vediamo sotto i nostri occhi. Se vuole, chiamiamo insieme un centro per le prenotazioni e vediamo quanto ci vuole. Non sono casi gravi è la realtà! Milioni di persone nel nostro Paese rinunciano a curarsi. Infatti, sono più di 3 milioni le persone che non possono curarsi nel nostro Paese e sono il 21 per cento quelli che devono risparmiare per curarsi. Sa qual è la spesa pro capite per potersi curare nel Paese in cui c'è il Servizio sanitario nazionale, uno dei più belli del mondo? 2.000 euro pro capite! Ma le sembra normale che nel nostro Paese, con un servizio sanitario pubblico, una persona debba spendere 2.000 euro pro capite per curarsi? E questi sono i fortunati, perché chi non può fare neanche questo sa cosa fa? Chiede dei prestiti! Infatti, sono aumentati i prestiti per curarsi e il 5 per cento delle persone in Toscana, che è una delle regioni che sta messa meglio nel nostro Paese, chiede prestiti di circa 6.000 euro per potersi permettere una cura in questo Paese. A me non sembra che questo sia quello che succede in un Paese civile.

Mi perdoni, Ministro, ma evidentemente non state facendo abbastanza e non glielo dico io ma glielo dice chi tutti i giorni prova a prenotare un esame diagnostico o prova a chiedere una visita in un ospedale pubblico. Ci sono province in cui non si può fare una TAC con contrasto, Ministro. Ma le sembra normale? Per un disturbo alimentare a Milano una persona arriva ad aspettare due anni, per una visita neurologica urgente si aspettano 10 mesi! La prevenzione è sparita completamente, gli esami routinari di controllo non si possono più fare e voi avete tagliato i soldi del PNRR destinati alla sanità, come vi dice la Corte dei conti. Ve lo dicono i vostri governatori di regione che state sbagliando tutto sulla sanità!

Sa qual è il problema, Ministro? Che qui non è soltanto un problema di risorse; qui è una questione di volontà. Voi volete salvare il Servizio sanitario nazionale pubblico, volete garantire un diritto che è scolpito nella nostra Costituzione, oppure, magari, volete continuare a investire soldi nella sanità privata? Allora, Ministro, se in questo Paese ad oggi non ci si può più curare e il diritto alla salute non è garantito abbiamo un problema enorme, perché se non è garantito questo, in un momento in cui l'emergenza abitativa è alle stelle, il carovita è altissimo, la povertà minorile è in aumento drammatico, mi spiega lei, allora, come fa la gente a sopravvivere? Poi, ci venite a fare pure le lezioncine sulla natalità, con questo panorama e con un Servizio sanitario nazionale in cui non riuscite a garantirci neanche le visite di controllo!

Ministro, guardi, io non mi arrendo a questa deriva e non credo che sia accettabile che non venga garantito il diritto alla salute in questo Paese. Credo che nessuno in quest'Aula dovrebbe arrendersi, ma soprattutto lei non dovrebbe farlo, Ministro. Non dovrebbe farlo lei se non vuole passare alla storia come il Ministro che ha dato il colpo di grazia al Servizio sanitario pubblico in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 per lo svolgimento della commemorazione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a 30 anni dal loro omicidio.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Anniversario dell'assassinio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, la giornalista Rai Ilaria Alpi e l'operatore Miran Hrovatin venivano uccisi in un agguato da parte di un commando somalo. Erano arrivati in Somalia solo pochi giorni prima, per documentare la guerra interna tra opposte fazioni che stava dilaniando il Paese e per lavorare a un'inchiesta sul traffico d'armi e di rifiuti tossici.

Le indagini, ostacolate e compromesse da numerosi depistaggi e gravi omissioni, non sono riuscite a far luce sugli esecutori e sui mandanti. A distanza di 30 anni sono ancora troppi i tasselli mancanti perché sia fatta giustizia su un caso che ha sconvolto e ha addolorato l'intero Paese. Questa ricorrenza ci offre l'opportunità per richiamare l'attenzione su un tema, quello della protezione di chi ogni giorno rischia la propria vita per garantire a noi tutti un'informazione piena, libera e indipendente. Ancora oggi, infatti, in molte parti del mondo i giornalisti continuano a subire intimidazioni, aggressioni e censure. È dunque necessario mantenere sempre vivo il ricordo di quanti, come Ilaria e Miran, hanno pagato con la loro vita il loro impegno in difesa del diritto alla verità, alla conoscenza e all'informazione.

Ai familiari desidero, quindi, rinnovare l'espressione del più sentito cordoglio e della piena vicinanza mia e della Camera dei deputati.

Invito ora l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Polo. Ne ha facoltà.

BARBARA POLO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, è domenica 20 marzo 1994, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin vengono uccisi a Mogadiscio. Inviati dal TG3 per documentare la guerra civile somala, vengono freddati nella zona Nord della città, mentre lavorano a un'inchiesta delicata sui traffici illeciti di armi e rifiuti tossici tra la Somalia e l'Italia. Finisce così la vita e la storia di questa giovane giornalista, ragazza appassionata, coraggiosa e determinata, e del suo collega, che come unico obiettivo avevano quello di raccontare fatti e verità per illuminare l'oblio che oscura i luoghi e alimenta i conflitti. Depistaggi e verità nascoste, richieste di archiviazione, presunti testimoni, inchieste giornalistiche che raccontano alcune delle verità finora taciute, archivi finalmente aperti e tracce che conducono ai veri testimoni oculari del duplice omicidio. Perché nessuno vuole cercarli per davvero? Un castello di carte messo in piedi per costruire un capro espiatorio e incolpare un uomo innocente, finito in carcere per 17 anni. Chi ha voluto mettere a tacere la vicenda e cosa sapeva davvero Ilaria?

Quale la funzione di una Commissione d'inchiesta tagliata su misura e consulenti messi alla porta o finiti sotto indagine perché non controllabili? La mamma di Ilaria, la signora Luciana, e tutti i familiari fin da subito si sono attivati alla ricerca di quella verità, che, evidentemente scomoda per molti o per qualcuno, non è mai riuscita a trovare in vita. Dopo 24 anni di lunghe battaglie, muore il 12 giugno 2018 senza conoscere le cause che hanno portato alla scomparsa della figlia.

La battaglia per la verità va avanti, perché quello di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin non è stato solo un duplice omicidio in un Paese in guerra, ma un'esecuzione in piena regola. Per i familiari di Ilaria dare dignità alla sua morte è diventato scopo di vita, e lo dovrebbe essere per ciascuno di noi, perché senza la verità non si è mai liberi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A 30 anni da quel giorno maledetto, oggi vogliamo ricordare Ilaria per la sua caparbietà e per la sua tenacia, vogliamo ricordare una giovane donna coraggiosa e forte, una professionista che è andata incontro alla morte per poterci raccontare una parte di mondo complessa e articolata in un territorio di sangue e di guerra.

Esprimo, a nome di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, la sentita vicinanza alla famiglia di Ilaria e di Miran, con l'auspicio che prima o poi si possa fare luce su questa tragica scomparsa, che ancora oggi ha il sapore dell'amaro in bocca per non essere riusciti a dare dignità alla morte di due giovani vite, di due italiani. Commemorare non è solo ricordare, ma significa difendere le libertà di tutti. Il loro sacrificio non può e non deve essere dimenticato, ma onorato con la ricerca della verità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). La ringrazio, Presidente: 20 marzo 1994, sono certa che molti di noi ricordano bene quel giorno, quando si apprese la notizia dell'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Io, Presidente, ad esempio, in quel giorno mi trovavo in Mozambico con il World Food Programme delle Nazioni Unite. Ci occupavamo del rientro in Patria di milioni di persone che si erano rifugiate nei Paesi confinanti a causa della lunga guerra civile, durata 13 anni, che aveva causato un milione di morti. C'erano anche i giornalisti Giuliana Sgrena e Alberto Negri, e fu proprio Negri a ricevere sul suo satellitare la notizia dell'uccisione di Ilaria e Miran, una notizia che ci sconvolse terribilmente.

Ilaria era una bravissima giornalista, era un'inviata di prim'ordine, una donna colta, una donna coraggiosa, parlava molte lingue, tra cui l'arabo. Da quel giorno è iniziata un'intensa battaglia per conoscere la verità sugli assassini e anche sui mandanti di quella che venne giustamente definita come un'esecuzione progettata fin nei dettagli. Così come fin nei dettagli furono predisposti tutti gli ostacoli possibili al raggiungimento della verità, fino al clamoroso depistaggio che portò alla condanna di Hashi Omar Hassan, riconosciuto innocente, ma, Presidente, dopo 16 anni di carcere. E poi sa che successe? Che, tornato in Somalia nel 2022, ha trovato la morte per un'esplosione di una bomba posta sotto il sedile della sua auto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 16,28)

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Da Presidente della Camera, decisi allora che anche il Parlamento poteva dare, nell'ambito dei suoi poteri, un contributo alla ricerca della verità, perché era doveroso e anche per riparare al torto fatto da chi, nel passato, presiedendo la Commissione d'inchiesta a Montecitorio, ebbe la sfacciataggine - guardi, non so usare un altro termine - di dire che Ilaria e Miran erano andati in Somalia in vacanza.

Capisce, Presidente? Questo disse l'allora presidente della Commissione d'inchiesta. Fu così che, a marzo del 2016, a pochi giorni dal ventiduesimo anniversario dell'omicidio, riuscimmo a desecretare circa 208 documenti, per un totale di 13.614 pagine, che, insieme agli atti già pubblici, ma consultabili solo andando di persona all'Archivio storico della Camera, diedero vita, invece, a un archivio digitale - Ilaria Alpi e Miran Hrovatin - accessibile dal sito della Camera. Una scelta che puntava a mettere quei documenti alla portata di tutte e tutti.

La Rai contribuì con video e servizi realizzati da Ilaria e Miran. Sono documenti che ci fanno entrare nel mondo di Ilaria, che ci fanno scoprire com'era e come lavorava, che fanno emergere il profilo di una donna appassionata e di una giornalista di talento. La sua voce, Presidente, era diventata, nei primi anni Novanta, la voce della Somalia. Così come le immagini di Miran Hrovatin ci avevano fatto conoscere un Paese messo in ginocchio dalla guerra fratricida, dalla fame e dalla povertà. La nostra azione, come Presidenza della Camera, puntava a contribuire alla ricerca della verità e alla conservazione della memoria. Della strenua lotta per la verità sull'assassinio di Ilaria e Miran, il grande merito va innanzitutto ai genitori di Ilaria, Giorgio e Luciana Alpi, ormai scomparsi, che vogliamo ricordare con gratitudine e anche molto affetto, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Insieme a loro, il nostro grazie va anche a Mariangela Gritta Grainer, alla Federazione nazionale della stampa, all'Ordine dei giornalisti e all'associazione Articolo21. Dobbiamo impegnarci ancora al loro fianco, perché il processo è fermo e perché, periodicamente, arrivano proposte di archiviazione. Sì, perché a trent'anni di distanza, la verità giudiziaria è ancora una meta da raggiungere! Vorrei, allora, concludere, Presidente, con le parole che sono state scelte per la celebrazione di questo trentesimo anniversario e che, anche per noi, deputate e deputati del Partito Democratico, rappresentano un impegno solenne: noi, Presidente, non archiviamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laura Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Anche questa mattina, la Premier Meloni ha ricordato Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Io, a nome del gruppo Lega, voglio ricordare quel tragico agguato di trent'anni fa, in Somalia, che ha stroncato la vita a una giovane e talentuosa giornalista di Rai 3 e al suo collega, fotografo e cineoperatore, triestino. Ilaria e Miran hanno sacrificato la propria vita per ricercare la verità. La verità - si dice - su uno scambio di rifiuti internazionali, su un traffico internazionale di stupefacenti. Una verità che hanno cercato di raccontare, ma che, evidentemente, dava molto fastidio, era molto scomoda per qualcuno. Una verità, che, però, non siamo riusciti a far raccontare loro fino in fondo. E ora noi abbiamo questo debito, noi, donne e uomini italiani, noi, in quest'Aula, quindi non solo parlamentare, dobbiamo restituire la verità alla sua memoria, a quella dei suoi genitori, che tanto la hanno cercata. E quindi i processi devono andare avanti.

Anche per noi della Lega la richiesta è quella di non chiudere questa triste vicenda perché complessa: è stata infatti oggetto di depistaggi. Ma non credo sia oggi, questo, il momento di parlare di questa vicenda processuale, che ha visto prima condannare Hashi Omar Hassan, che, poi, dopo 16 anni di reclusione, lo ha visto, in seguito a una riapertura del processo, assolvere, e che ne ha visto, qualche anno fa, il suo presunto e probabile assassinio. E non credo nemmeno che sia oggi il momento di dividerci per parlare dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta, che si sono conclusi addirittura con tre relazioni contrapposte e con un intervento anche da parte della Consulta. Così come non è il caso di parlare dei continui e contorti depistaggi, che hanno segnato tutti questi trent'anni di indagini e processi su questi omicidi. Oggi è il giorno della commemorazione. Oggi noi ricordiamo due giornalisti, una giornalista e un reporter, che hanno pagato con la vita la loro attività, la loro passione, la loro professione.

Oggi celebriamo, quindi, una donna coraggiosa, che si era prima specializzata in lingua araba e cultura islamica e poi, da giornalista, si era spinta in contesti di guerra, senza tirarsi indietro di fronte al pericolo. Una professionista seria, che ha amato il lavoro per il quale aveva studiato, appassionata, che ha ricercato la verità proprio su temi molto scomodi, tanto da farle perdere la vita.

Ilaria Alpi è nata a Roma, ma, grazie al padre Giorgio, aveva stretto una relazione con la mia provincia, con la città di Compiano, un bellissimo borgo medievale costruito intorno a un castello nell'Alta Val Taro, e così anche una bella relazione con la provincia e con la città di Parma, dove trascorreva le sue estati, da bambina e da ragazza, e dove, forse, ha sviluppato quel coraggio, quella curiosità e quello spirito di avventura e di indagine che la portarono a seguire la sua vocazione per lo studio delle culture estere e anche per il giornalismo, che ha portato avanti fino a contesti più rischiosi, con determinazione e sprezzo del pericolo. La cittadina di Parma, ospita ora una biblioteca internazionale dedicata a lei. Mi unisco con orgoglio, insieme al gruppo della Lega, al tributo reso da quest'Aula per questa donna coraggiosa, preparata ed encomiabile nel suo impegno, che ha lavorato per il perseguimento della pace e dello sviluppo dei popoli. Ed è per questo che essa stessa rappresenta il simbolo di un giornalismo indipendente, un giornalismo tanto necessario perché ci sia una vera informazione per tutti quelli che vogliono avere notizie che siano indipendenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Sono passati trent'anni da quel tragico 20 marzo 1994, quando la giornalista Rai Ilaria Alpi e l'operatore Miran Hrovatin furono uccisi a Mogadiscio, in Somalia, da un commando di almeno 7 persone, che aprì il fuoco su di loro mettendo in atto un'esecuzione in piena regola. Questo è un anniversario amaro, perché sono trent'anni senza giustizia, trent'anni di indagini inutili e faticose, di menzogne, depistaggi, sparizioni e di altre morti sospette, come dirà la madre di Ilaria, Luciana Alpi, che, oltre al dolore per la perdita della figlia, ha dovuto sopportare e subire anche l'umiliazione della finta solidarietà da parte di chi, nel mentre, tentava di insabbiare la verità e l'umiliazione di sentirsi dire che la figlia Ilaria si trovava in Somalia per vacanza. Ci tengo a rivolgere, in quest'Aula del Parlamento, un pensiero, Presidente, anche alla madre di Ilaria, Luciana, che ha dedicato tutta la sua vita per cercare una verità, che, purtroppo, non ha ottenuto (Applausi).

Dopo trent'anni, sappiamo che Ilaria e Miran erano a Mogadiscio, stavano lavorando a un'inchiesta delicata riguardante il presunto traffico di armi dei rifiuti tossici tra la Somalia e l'Italia. Conosciamo le dimensioni di questo malaffare, le tangenti, i depistaggi e le informazioni scottanti che la giornalista Ilaria Alpi aveva nelle mani. Informazioni che, evidentemente, dovevano rimanere nelle tenebre, anche perché, dopo trent'anni, non vi è alcuna verità giudiziaria, le indagini sono ferme e c'è un buio sui colpevoli e sui mandanti. Il caso Alpi-Hrovatin è uno dei peggiori casi di malagiustizia esistenti nel nostro Paese, dal momento che un colpevole del duplice omicidio, dopo 16 anni di detenzione, nel processo di revisione è stato considerato totalmente innocente ed estraneo ai fatti.

Quindi, un innocente sacrificato agli interessi, evidentemente, di chi voleva mettere a tacere tutti. Questa è un'ombra su questa storia, ma è anche un'ombra nella nostra storia. Ci tengo a dire in quest'Aula che Ilaria e Miran sono il simbolo di un giornalismo onesto, libero, indipendente, svincolato da logiche politiche ed economiche e sono veramente un esempio di avere esercitato, fino in fondo, un diritto all'informazione, alla stampa.

Per questo, per onorarli davvero non basta commemorali, non basta dedicare loro qualche piazza, ma bisogna continuare nella ricerca della verità e della giustizia, partendo dalla desecretazione di tutti gli atti, in modo da fare veramente luce su questo terribile, duplice omicidio. Questo lo dobbiamo a loro, lo dobbiamo alla loro famiglia, ma lo dobbiamo al Paese intero, che si è macchiato da decenni di silenzi colpevoli e di una vergognosa omertà, perché, dopo 30 anni, non avere una verità giudiziaria è una vergogna, ma è, soprattutto, una sconfitta per la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chiudo, Presidente, dicendo che è dovere, dentro le istituzioni e fuori le istituzioni, continuare a ricercare e pretendere la verità proprio come Ilaria e Miran avrebbero fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ci sono tanti e diversi modi di svolgere il mestiere del giornalista, che è uno dei lavori - non certo solo, sia chiaro - che assomiglia di più a una missione, perché, attraverso le voci e le parole scritte di giornalisti, si afferma il diritto ad essere informati e, dunque, si realizza la democrazia.

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avevano scelto di essere quel tipo di giornalisti che cercano la verità sin nei posti più scomodi, lontani. Sono entrati nelle nostre case e sono diventati la voce e le immagini di quella Somalia che, nei primi anni Novanta, era devastata da una guerra fratricida e, di conseguenza, dalla fame e dalla povertà. Erano giovani, molto giovani, avevano 32 anni lei e 45 lui, ma volevano indagare il male. Come definire diversamente i traffici di armi e rifiuti tossici? La loro missione, che per noi è una lezione, si è interrotta a Mogadiscio, su una strada, alle 15,10 del 20 marzo 1994.

Dopo 30 anni esatti da quel tragico assassinio, siamo qui, nel Parlamento italiano, a celebrare il loro lavoro e il loro coraggio, a ricordare Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il modo migliore di onorare la loro memoria è di raccogliere il loro testimone o, meglio ancora, di creare le condizioni perché altri lo possano fare. Dobbiamo difendere il giornalismo e la libertà di fare inchieste, garantire sicurezza e verità, non facendo mai sentire nessuna Ilaria e nessun Miran soli o esposti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), difendendo la categoria dalle minacce e dalle querele temerarie, ma anche scongiurando, per esempio, il rischio che le nuove tecnologie producano disinformazione. Lo possiamo fare, oggi come oggi, tutti insieme, senza divisioni, senza piccole polemiche, ma con spirito unitario. E, proprio nel nome di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ricordiamo tutti i giornalisti, italiani e non, caduti nel mondo, in uno dei troppi fronti ancora aperti, interni o esterni, caduti per informarci.

È una grande notizia, perciò, che la Commissione cultura della Camera abbia deciso di incardinare proprio domani la proposta di legge che abbiamo presentato e che è stata sottoscritta da tutti i gruppi, che consentirà di istituire e, poi, celebrare ogni 3 maggio la Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi nello svolgimento della loro professione. La dedicheremo innanzitutto a loro, a Ilaria e Miran, vittime del dovere, esempio luminoso di coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Oggi, ci troviamo qui per commemorare una figura che ha incarnato l'essenza stessa del giornalismo, con coraggio, determinazione e un profondo senso del dovere: Ilaria Alpi. Il suo nome, evoca una storia di impegno verso la verità, una narrazione che, purtroppo, si è conclusa tragicamente, ma che continua ad ispirare chi crede nella libertà di stampa come pilastro fondamentale della democrazia. Ilaria Alpi, con la sua tragica scomparsa, ci ha lasciato un'eredità inestimabile: ci ha insegnato che la ricerca della verità, per quanto pericolosa e difficile possa essere, è una missione che non può essere ignorata, è il fondamento su cui si costruisce una società giusta e trasparente. La sua vita, dedicata alla denuncia delle ingiustizie, riflette l'importanza indispensabile della figura del giornalista nel tessuto sociale. In una democrazia funzionante, il ruolo del giornalista va ben oltre la mera raccolta e diffusione di notizie. I giornalisti sono i custodi della verità, sono coloro che pongono domande difficili, che scavano a fondo quando altri preferirebbero che certi argomenti rimanessero nascosti, attraverso il loro lavoro ci forniscono gli strumenti per partecipare attivamente alla vita civica e ci permettono di essere i cittadini informati di una democrazia funzionante.

La perdita di Ilaria Alpi è un monito per tutti noi: ricorda il prezzo che talvolta deve essere pagato nella lotta per la verità e per la giustizia, ma ci ricorda anche che il silenzio e l'indifferenza sono complici delle ingiustizie. La sua storia è un appello all'azione, un invito a non restare indifferenti di fronte alle difficoltà e ai pericoli che i giornalisti affrontano quotidianamente nel loro lavoro. Rendiamo omaggio a Ilaria Alpi non solo ricordandola, ma anche impegnandoci a proteggere e sostenere la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti ovunque. Lottiamo affinché la sua scomparsa non sia stata vana e affinché il giornalismo possa continuare a essere un faro di speranza per tutti coloro che credono in una società più giusta, trasparente e democratica.

Ilaria Alpi vive nei cuori di coloro che continuano a cercare la verità, nei giovani giornalisti che scelgono di seguire le sue orme e nella memoria collettiva di una Nazione che non dimentica i suoi eroi. Oggi, commemorandola, rinnoviamo il nostro impegno nei confronti dei valori che ha incarnato: coraggio, integrità e, soprattutto, un indomito spirito di verità. La sua voce è stata soppressa, ma il suo messaggio risuona più forte che mai. Nella nostra società, il ruolo del giornalista è indispensabile. Onoriamo Ilaria Alpi, mantenendo vivo questo messaggio, lavorando per una democrazia in cui la libertà di stampa sia difesa come uno dei suoi più preziosi beni (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Il 20 marzo 1994, è stato un giorno tragico per l'informazione, per il nostro Paese, per l'Italia democratica. Quel giorno, Ilaria Alpi fu uccisa a Mogadiscio insieme al suo operatore Miran Hrovatin. Erano inviati del TG3 per raccontare la guerra civile somala e furono barbaramente fermati nel loro lavoro di inchiesta sui traffici illeciti di armi e rifiuti tossici tra la Somalia e l'Italia. Avevano scoperto e raccontato dettagliatamente in diretta TV quei traffici e per questo furono ammazzati. Io voglio sottolineare che, già nel 1994, Ilaria Alpi si era concentrata sui due principali business del malaffare del nostro pianeta - le armi e i rifiuti tossici - e che, al tempo, il TG3 era una testata che finanziava il giornalismo di inchiesta.

A 30 anni di distanza, possiamo dire che, grazie a un grande movimento civile di associazioni, come Libera, la Federazione della stampa, l'associazione Articolo 21 e tante altre, Ilaria e Miran sono entrati nei cuori e nelle nostre coscienze. Le loro storie, le loro tragiche morti, quei corpi privi di vita in macchina, la loro giovane età e il valore etico che davano al loro lavoro sono parte della memoria collettiva e democratica di questo Paese.

Oggi sono tantissime le iniziative dedicate al trentennale dell'omicidio Alpi-Hrovatin organizzate in tutto il Paese, da Nord a Sud, su questo davvero un Paese unito. Così come sono figure indelebili Luciana e Giorgio Alpi, i genitori di Ilaria, due figure tragiche per quel loro ostinarsi a dare un senso a una morte impossibile da accettare, come quella di una figlia, attraverso la ostinata ricerca della verità su quel che accadde quel giorno. Se di certo Ilaria e Miran, insieme alla migliore parte del mondo democratico di questo Paese, hanno vinto la battaglia della memoria, tuttavia, non è ancora stata vinta quella della verità, visto che dopo tanti anni anche noi ci dobbiamo alzare e gridare: noi non archiviamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Noi non sappiamo chi li condannò a morte, se quel comitato di affari criminale vide la presenza anche di italiani, gente legata al potere più losco e sporco. Noi però possiamo dire con equilibrio, senza toni declamatori e inutilmente altisonanti, che la verità è stata occultata. Possiamo farlo perché lo provano i depistaggi, fatti di sicuro insieme alla collaborazione di pezzi deviati del nostro Stato, ancora una volta! Il depistaggio principale fu organizzato cercando un capro espiatorio, Hashi Omar Hassan, cittadino somalo, che venne condannato fino in Cassazione per l'omicidio di Alpi e Hrovatin e poi completamente scagionato solo dopo 16 anni di detenzione e grazie al lavoro intelligente - e qui la voglio ricordare - di un'altra grande giornalista, Chiara Cazzaniga, giornalista di Chi l'ha visto, che andò a Londra e scoprì le prove del depistaggio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Lei, una giornalista! Non soddisfatti della lunga, ingiusta e disumana detenzione, i criminali che volevano e vogliono nascondere ancora la verità hanno ucciso Hashi il 6 luglio del 2022 con una bomba collocata sotto il sedile dell'auto. Hashi non si sottrasse mai al carcere e lo Stato italiano è in debito verso la sua memoria.

Noi continueremo a onorare la memoria di Ilaria, di Miran di Hashi, ma senza smettere di chiedere la verità, consapevoli che il giornalismo è un bene prezioso per la collettività e va salvaguardato, rispettato e tutelato, non solo a parole. La situazione è grave e secondo la Federazione internazionale dei giornalisti, solo nel 2023, nel mondo sono stati uccisi in 99 giornalisti. Di questi, più di tre quarti sono stati uccisi a Gaza: oltre 61 giornalisti palestinesi uccisi, 4 israeliani e 3 libanesi; 521 operatori dei media sono in carcere per motivi arbitrari legati alla loro professione. Sono numeri enormi, stiamo parlando di persone che lavorano per il bene più prezioso, la democrazia e l'informazione, quello di sapere cosa accade intorno a noi.

Qualche giorno fa il Parlamento europeo ha approvato un atto che tutela il servizio pubblico e il giornalismo di inchiesta. È un modo per onorare la memoria di Ilaria e di tutti i giornalisti, da Daphne Caruana Galizia, ad Anna Politkovskaja, ad ognuno di quei 99 giornalisti uccisi nel 2023, che in questa missione hanno perso la loro vita. Ma non lasciamo solo agli altri l'onore e l'onere di garantire il giornalismo d'inchiesta, ricordiamo la recente battaglia per l'inserimento nella bozza di contratto di servizio della RAI dell'articolo che individua, tra gli obblighi del servizio pubblico, la valorizzazione del giornalismo d'inchiesta. C'è chi ha tentato di cancellarlo! Ecco, noi andiamo in direzione opposta, insieme a Ilaria e Miran, interpreti di un Paese democratico, solidale e trasparente che è quello nel quale noi ci riconosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Fratelli d'Italia e Italia Viva-il Centro-Renew Europe)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, da quel 20 marzo del 1994 molte parole sono state spese e molti silenzi hanno pesato. Potrei ripercorrere tutte le tappe di una storia che parla di giornalismo puro, di giornalismo d'inchiesta, di domande scomode e di depistaggi. Una storia a cui manca ancora un passaggio essenziale, quello della verità e della giustizia. Ilaria Alpi era una giornalista, una donna di coraggio, una donna che ha osato, per impeto, per ragione o per amore.

Ricordando le parole di Giorgia Meloni nel discorso che chiedeva alle Camere la fiducia come Presidente del Consiglio, e ripetute anche oggi in quest'Aula, Ilaria è una delle 16 donne citate e nominate in quell'occasione come esempi di donne che hanno contribuito con il proprio impegno a rompere il pesante tetto di cristallo. Ilaria era anche una giovane donna. Non aveva ancora compiuto 33 anni quando è stata uccisa mentre inseguiva, caparbiamente, la verità. Stava lavorando insieme al cine-operatore Miran Hrovatin ad un'inchiesta sul traffico d'armi e di rifiuti tossici in Somalia, in cui c'era probabilmente il coinvolgimento anche dell'Italia.

Non posso negarlo, questa è una storia che mi tocca da vicino, nella mia sfera professionale, precedente al mio impegno politico. Lo preciso con l'ammirazione che si deve e che ho sempre avuto per quei colleghi e quelle colleghe che hanno scelto le missioni all'estero più difficili. Lo dico con la consapevolezza di chi, per anni, da cronista ha cercato la verità nelle situazioni difficili della cronaca nera, delle scene del crimine, degli assassini e dei serial killer, ma che mai avrebbe accettato di essere inviata in una zona di guerra o in una missione di pace per porre fine a una guerra. Ilaria lo fece. Fece quella scelta ed ebbe quel coraggio non scontato e lì fece il suo lavoro fino in fondo, osservare, farsi domande, fare domande per raccontare fatti e verità. Altri colleghi, dopo, hanno cercato in questi anni, hanno fatto altrettanto, per provare a dare risposte sulla sua morte, risposte che ancora mancano. Dopo processi, richieste di archiviazione, commissioni d'inchiesta, ancora manca la verità e non ci si può fermare, non ci possiamo fermare, nel tentativo di trovare colpevoli e mandanti: questo deve essere un obiettivo di tutti noi. Mentre si continuano a scrivere pagine, ancora oggi, sui quotidiani, con nuovi testimoni, ipotesi avanzate e negate, oggi qui è giusto fermarci, commemorare Ilaria e Miran, celebrare il ricordo delle loro vite perse, rimarcando quanto fosse importante, quanto valore avesse la loro ricerca della verità. È questa la missione del giornalismo: rendere pubblico, fare emergere fatti, consentire a tutti di conoscere e sapere ciò che accade nel mondo, lontano come vicino.

È sulla base della cronaca che si crea la consapevolezza nell'opinione pubblica che si scrive la storia e che la si cambia. Senza l'operato dei giornalisti, non avrebbe senso nemmeno la politica. È una missione talmente alta ed essenziale a tutto il resto della vita civile pubblica, come la conosciamo, che anche nelle zone di guerra la scritta press dovrebbe preservare e proteggere i giornalisti, dico dovrebbe, perché - lo sappiamo bene - non sempre accade. Anzi, se un senso può avere celebrare la morte di Ilaria Alpi e del suo operatore, dovrebbe essere quello di interrogarci su cosa possiamo fare per proteggere ancora di più una categoria, quella dei giornalisti, che svolge un ruolo così nevralgico, perché le parole non bastano e ce lo dicono con chiarezza i numeri diffusi alla fine dell'anno scorso dalla Federazione internazionale dei giornalisti, o meglio, la lista dei giornalisti operatori dei media morti nel 2023. Sono 120: ricordiamo anche loro oggi, mentre 547 erano in carcere per motivi legati alla professione, quando è stata diffusa la lista. Sono spesso freelance che lavorano per diverse testate, magari vendendo i frutti del proprio lavoro solo dopo averlo svolto in condizioni di altissimo rischio.

Sono trascorsi 30 anni, possiamo riempire quest'Aula di parole di orgoglio verso il sacrificio di Ilaria e di indignazione per la sua morte. Possiamo invocare, ancora una volta, verità e giustizia, forse però in quanto rappresentanti di cittadini in Parlamento, dovremmo fare qualcosa di più per preservare il giornalismo e riconoscere il suo valore civico. Dobbiamo ricordare che Ilaria e Miran sono stati insigniti della medaglia d'oro al merito civile della nostra Repubblica e che il Presidente della Repubblica, nel conferirla, ha dichiarato che l'uccisione di Ilaria e Miran lacera profondamente la coscienza civile del nostro Paese e suona come drammatico monito del prezzo che si può pagare nel servire la causa della libertà d'informazione. Cogliamo allora oggi questa commemorazione per riflettere sul ruolo dell'informazione e della professione giornalistica per difenderla. Non possiamo confondere un reporter con uno youtuber, né un editorialista con chatGPT. I precetti deontologici della professione giornalistica sono sanciti dalla Costituzione, dall'articolo 21, e poi dalla legge professionale. A questi principi, dobbiamo dare valore oggi, tutelando i giornalisti che li portano avanti. Ne va della libertà di informazione, che è uno dei pilastri di una società democratica.

Ne va della libertà di informazione, che è uno dei pilastri di una società democratica. Credo che sia questo, oltre alla continua ricerca della verità sulla sua morte, il modo più alto per celebrare la vita di Ilaria e il suo impegno (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Siamo sempre qui, come il 16 marzo, come il 23 maggio, come il 19 luglio, come il 2 agosto, come il 27 luglio, a ripeterci parole di memoria, bellissime parole, ma parole di memoria senza verità e - diciamoci la verità, almeno noi - senza neanche troppo interesse, finite queste celebrazioni, a cercare la verità su cosa è stata la nostra storia.

L'omicidio di Ilaria e Miran si inquadra alla fine di un triennio oscuro e misterioso della nostra Repubblica, quello che va dal 1992 al 1994, un triennio in cui saltavano in aria magistrati, saltavano in aria musei, stavano per saltare in aria tanti Carabinieri allo stadio Olimpico, un triennio strano, che è distante solo trent'anni, ma di cui, in realtà, sappiamo veramente poco.

Ilaria e Miran erano incappati in una vicenda strana, una vicenda che si intrecciava al traffico dei rifiuti, probabilmente, al traffico d'armi; intrecciava potere, intrecciava denaro. Era un sistema che stava cambiando, un sistema nato dopo la guerra e che stava cambiando dopo la fine della Guerra fredda. Una vicenda dolorosa che, oltre alla morte di Ilaria e Miran, ha visto diverse altre stranezze. È già stato ricordato da tanti colleghi il caso di un finto colpevole, Omar Hassan, che, nel 2000, si prese 26 anni di carcere, con sentenza passata in giudicato, e, poi, solo con la revisione del processo nel 2015, si scoprì che era innocente: un caso di malagiustizia, se vogliamo, come ce ne sono tanti. Poi, come è stato ricordato, qualche anno dopo, è saltato in aria nella sua auto a Mogadiscio, non si è mai capito il perché.

È una vicenda che si porta dietro qualche morte strana, non so se i colleghi hanno ricordato la morte del maresciallo Vincenzo Li Causi, un maresciallo in forza ai nostri servizi segreti, probabilmente in rapporti con Gladio, che aveva rapporti con Ilaria, probabilmente era una delle sue fonti, e che venne ucciso in Somalia pochi mesi prima di Ilaria, il 12 novembre 1993. Ovviamente, la giustizia non è arrivata a nessun legame fra questi due eventi, ma è chiaro che quello che accadde in quegli anni e negli anni precedenti in questa Repubblica probabilmente non potrà più essere indagato con gli occhi dell'analisi giudiziaria, ma solo con gli occhi della storia.

Nel frattempo, oltre a queste parole, che, ritualmente, ripetiamo, ci rimane il pensiero di una giornalista e del suo operatore, assieme a tanti altri nel corso della nostra storia, magistrati, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e giornalisti, come Mario Francese e Peppino Impastato. Tutte le volte che qualcuno gli diceva: no, lì non andate a guardare, esattamente lì, invece, andavano a guardare e ci hanno rimesso la vita. Lo facevano, perché non avevano rinunciato al sogno di vivere in un Paese dove la trasparenza e la giustizia non fossero solo parole vuote da ripetere ogni anno in qualche consesso, ma fossero un valore al quale dedicare la loro vita e purtroppo, alla fine, l'altare sul quale sacrificare tristemente la loro vita (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Marco Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Signor Presidente, in realtà, avevo chiesto di intervenire questa mattina, perché avrei voluto svolgere questo intervento alla presenza della Presidente Meloni, ma c'era da regolamentare i lavori d'Aula e per quest'Aula, evidentemente, ma, soprattutto, per la maggioranza, quando si deve parlare di diritti e di difesa della democrazia, è meglio rinviare.

La giornata di ieri la ricorderemo a lungo per l'inaudita gravità della decisione del Ministro dell'Interno.

Il Ministro Piantedosi, infatti, ha nominato la commissione di accesso finalizzata a verificare un'ipotesi di scioglimento del comune di Bari per presunta infiltrazione mafiosa. Questo atto arriva perché, come appare chiaro, un gruppo di parlamentari di centrodestra ha chiesto al Ministro di condizionare l'intera campagna elettorale di Bari con l'intento di offrire, ad un centrodestra debole, diviso e sempre perdente, almeno una chance. È una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Di fronte a questo tentativo di condizionamento e distorsione del processo democratico, ci chiediamo se il provvedimento che è stato adottato sia opportuno e fondato nelle sue motivazioni giuridiche e amministrative, oppure se non si tratti di un atto meramente politico e, direi, privatistico, di un uso del tutto strumentale dei poteri del Ministro per colpire politicamente un avversario di colore diverso. Ma sono i baresi ad essere colpiti da questo sconsiderato provvedimento.

In questo marasma, solo un fatto è chiaro: il Ministro Piantedosi ha obbedito ai parlamentari pugliesi di maggioranza senza neppure prendere in considerazione le parole del procuratore distrettuale antimafia Roberto Rossi, che afferma inequivocabilmente che la giunta Decaro e l'amministrazione barese sono stati in prima linea per combattere la criminalità organizzata in tutti questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Lacarra, le chiedo scusa. Essendo un intervento sull'ordine dei lavori, la sua richiesta qual è?

MARCO LACARRA (PD-IDP). La mia richiesta è che venga in Aula la Presidente Meloni. Chiedo che venga lei, perché del Ministro Piantedosi non ci fidiamo più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Le dichiarazioni del procuratore Rossi ci inducono ad assumere una presa di posizione netta rispetto alle scelte del Governo, perché va aggiunto che il Ministro non ha voluto neppure consultare la documentazione che lui stesso ha chiesto al sindaco di produrre, nemmeno 48 ore fa. Si tratta di 23 faldoni, signor Presidente, per migliaia di pagine di prove, iniziative, attività che il comune e il sindaco in prima linea hanno messo in campo durante questi anni per il contrasto alla mafia. È evidente che dalle parti del Ministro nessuno ha mai nemmeno aperto uno di questi fascicoli e neppure letto una di quelle pagine, numerosissime.

Insomma, il Ministro ha voluto ascoltare solo i suoi compagni di partito che addirittura si sono radunati in conferenza stampa, qualche settimana fa, per invocarne l'intervento. Per citare la Presidente Meloni in un suo intervento di questa mattina, questo è il tipico caso in cui le istituzioni si sono asservite ai politici e ai politicanti, cito proprio l'intervento di questa mattina. E ce lo dimostra l'improvvisa e sospetta accelerazione nell'adozione del provvedimento di nomina della commissione.

L'aspetto più paradossale, signor Presidente, è il motivo che è stato addotto: l'intreccio politico mafioso che ha comportato lo scambio di voti alle scorse elezioni amministrative. Sì, è un fatto grave, c'è solo un piccolo particolare: sono stati arrestati due consiglieri eletti nelle liste di quelli che oggi invocano il commissariamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sono stati eletti nel centrodestra!

Allora, e concludo, il Ministro Piantedosi si è prestato ad un gioco gravissimo per la nostra democrazia, si è reso protagonista di un atto che, a nostra memoria, non ha assolutamente precedenti da quando questo Paese è tornato ad essere libero e democratico.

Contraddicendo palesemente le risultanze istruttorie, un potere dello Stato si arroga il diritto di sindacare le conclusioni di un altro potere dello Stato, l'unico a cui la nostra Costituzione attribuisce il potere di sindacare le condotte dei cittadini sotto il profilo penale, civile ed amministrativo. Siamo di fronte a un conflitto istituzionale senza precedenti, pericoloso per ogni singolo cittadino. Ci auguriamo, e concludo, che qualcuno rinsavisca dalle parti del Governo e si astenga dall'adottare iniziative politiche che possano compromettere il corso della vita democratica della città di Bari.

Chiediamo, a gran voce, che sia la Presidente Meloni a chiarire, in Aula, tempi e modalità dell'attivazione del procedimento di cui abbiamo parlato, perché altrimenti la gravità di quanto è successo ieri è destinata a cambiare per sempre la natura dei rapporti politici del nostro Paese e questa non è una buona cosa per la democrazia e per uno Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, che si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori e sul medesimo argomento, l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Penso che i colleghi del Partito Democratico conoscano molto bene le procedure e sappiano benissimo, anche in epoche precedenti perché Ministri del Partito Democratico hanno fatto, né più e né meno, ciò che ha fatto il Ministro Piantedosi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), cioè un atto dovuto, non un atto di guerra, come ho letto in qualche agenzia di stampa, da parte di qualche esponente del Partito Democratico. È un atto dovuto e io aggiungo necessario, anche a prescindere dall'indagine della magistratura barese che ha portato alla luce fatti gravissimi, addirittura con oltre 150 arresti nel capoluogo pugliese.

Colleghe e colleghi, sono fatti di mafia, fatti di criminalità organizzata, reati come il voto di scambio mafioso elettorale! L'inchiesta - perché ormai conosciamo gli atti - coinvolge importanti rami dell'amministrazione comunale; si prefigura una gestione delle municipalizzate da parte degli stessi clan che decidevano chi assumere e chi no, anche contro la volontà degli amministratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

E, badate, c'è un decreto, quello del Tribunale di Bari, reso il 22 febbraio 2024, Terza sezione, Misure di prevenzione, che ha messo bene in luce la situazione. Quel decreto, badate, se per caso non lo sapete, ha disposto l'amministrazione giudiziaria della municipalizzata Amtab, una delle società partecipate del comune di Bari più importanti e ha detto, a chiare lettere, che si rileva la significativa presenza di parenti affiliati del clan Parisi. Sono i giudici del tribunale di Bari a dirlo, non è né l'onorevole D'Attis né il Vice Ministro Sisto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

Qui si parla, allora, di infiltrazioni della criminalità organizzata all'interno dell'Amtab; lo dice un collaboratore di giustizia che, in quel decreto, viene citato e, come si legge in quel provvedimento del tribunale di Bari, chiama in causa il sindaco Decaro, badate, per fatti che si riferiscono al 2008-2010 (Commenti del deputato Fornaro). Se volete, vi leggo anche il passo così almeno siamo d'accordo (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Ma che ordine dei lavori è, Presidente!

PRESIDENTE. Colleghi, un attimo, un attimo. Onorevole Pittalis, chiedo scusa, quindi sull'informativa?

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Giungo poi a conclusione. Perché voglio prima citarlo: se qualcuno è smemorato, a pagina 13 e 14 del decreto del tribunale di Bari, è espresso in maniera chiara qual è l'oggetto (Commenti dei deputati Fornaro, Casu e Ubaldo Pagano). E allora, allora…

PRESIDENTE. Concluda sulla questione dell'informativa, la prego.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). In questa circostanza…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, ascoltiamo l'onorevole Pittalis, per cortesia.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Anche in questa circostanza, noi di Forza Italia siamo garantisti e non applichiamo il doppiopesismo e non saremo mai garantisti per convenienza, care colleghe e colleghi del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! E auguriamo al sindaco Decaro di poter smentire questa ricostruzione che non è frutto di un lavoro della maggioranza, ma è frutto …

PRESIDENTE. Concluda.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). … di una ricostruzione della magistratura, la quale accerterà …

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, deve richiamare all'ordine.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore… Qual è la conclusione?

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). …i fatti ed eventuali responsabilità penali.

Giungo al nodo del problema, signor Presidente: il ruolo della politica e dunque del Ministro dell'Interno è altro (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Di fronte a questi fatti…

PRESIDENTE. No, colleghi, non voglio sentire urla… Sta concludendo, sta concludendo.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). …è necessario accertare. Di qui la richiesta che formulerò a nome del gruppo di Forza Italia: è necessario accertare se gli organi e le aziende comunali del comune di Bari siano interessati da fenomeni di infiltrazione mafiosa. Il Ministro Piantedosi potrà venire qui in Aula, perché noi diciamo che non solo ha fatto bene, ma è un atto dovuto. Avrebbe dovuto girare la faccia dall'altra parte? Avrebbe dovuto far finta che nulla sia successo?

PRESIDENTE. Concluda!

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Ecco perché io penso che tutti, signor Presidente, dobbiamo essere interessati a sapere cosa sia realmente accaduto a Bari.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). L'indagine la fa la magistratura.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Gli atti ispettivi, peraltro, non sono commissariamenti, ma doverose preliminari verifiche…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). …a tutela dell'ente territoriale e dei cittadini e questo, sì, si inserisce (Commenti della deputata Quartapelle Procopio) in quella azione di questo Governo e del Ministro Piantedosi di una lotta, senza se e senza ma, contro le mafie e per il ripristino della legalità (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…

PRESIDENTE. Grazie, grazie, per favore, grazie…

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). …nella gestione degli enti territoriali e della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Grazie, siamo andati molto oltre il tempo concesso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti, credo, sull'ordine dei lavori. La prego, onorevole, parliamo sempre dell'informativa, in modo che siamo concreti. Chiedo scusa, non è per lei, ma per capire. Colleghi, per cortesia, ascoltiamo il collega Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Il gruppo di Italia Viva si unisce alla richiesta del Partito Democratico, affinché il Governo venga a riferire a proposito di una vicenda che colpisce e che palesemente è una vicenda che vuole buttare in politica qualcosa che non ha nulla a che vedere con la politica.

Peraltro, la richiesta è del tutto fuori luogo, atteso che, tra tre mesi, al comune di Bari si vota (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quindi, la strumentalità di una richiesta del genere è sotto gli occhi di tutti. È sotto gli occhi di tutti il fatto che, se fosse un atto dovuto, lo dico a chi ha parlato di un atto dovuto, normalmente gli atti dovuti non si fanno in una conferenza stampa, alla presenza di Vice Ministri, di deputati, in una conferenza stampa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); lo si fa, diciamo, in un altro modo!

Peraltro, l'atto dovuto dovrebbe almeno essere motivato da ragioni legate alla vicenda giudiziaria nella quale chi è titolare di questa inchiesta ha in qualche modo lasciato presumere che il soggetto indicato fosse coinvolto. Mi pare che il procuratore abbia sostenuto che sono fatti isolati e che l'amministrazione comunale si è sempre caratterizzata per una lotta contro la criminalità organizzata. Mi lasci dire, siccome lo conosco personalmente, che questo riguarda in modo particolare il sindaco Decaro, poiché la sua vita l'ha caratterizzata su questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Ma vorrei chiudere con una considerazione, perché, signor Presidente, sono letteralmente basito e vorrei trasmettere a tutti - stimo molto il collega Pittalis - che noi, in questo Paese, una cultura non garantista, una cultura che si fondi sul rispetto dei principi costituzionali, non riusciremo mai a farla prevalere, se ogni volta che ci troviamo a dover misurarci contro qualcun altro, mettiamo in cantiere i principi che rivendichiamo quando riguarda noi.

Io sono esterrefatto: ascoltare il collega Pittalis che, in infinite occasioni, ha dimostrato cosa vuol dire essere fedeli alla Costituzione, ai principi costituzionali, ascoltare il collega Pittalis che mette in causa il sindaco Decaro sulla base della dichiarazione di un pentito (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sapendo quello che hanno fatto i pentiti in questo Paese e addirittura capovolge…Voglio finire di parlare…

PRESIDENTE. Colleghi!

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Addirittura capovolge - andatevi a riascoltare l'intervento -, dicendo che è il collega Decaro a dover dimostrare che quello che ha detto il pentito non è vero! Siamo fuori dalla grazia di Dio (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)! E lo dico ai colleghi della destra, come ai colleghi della sinistra! E se è successo in passato che a sinistra è stata fatta una sciocchezza, si deve smettere di fare sciocchezze, quando, poi si è al Governo. Questa è la vergogna di fronte alla quale ci troviamo davanti (Italia Viva-il Centro-Renew Europe Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)!

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, quale sarebbe la richiesta?

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Prego. Ovviamente parliamo dell'informativa.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Grazie, Signor Presidente. Condivido la parte finale del collega che mi ha preceduto: finiamola di fare sciocchezze. Quello che ha fatto il sindaco di Bari, presidente dell'ANCI, è un atto intimidatorio verso un organo dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti della deputata Quartapelle Procopio).

Il Ministro Piantedosi ha solamente aperto e nominato una commissione che ha solo l'obbligo di investigare. Punto! Nessuno può entrare all'interno della competenza di un organo dello Stato per svolgere delle indagini. Punto! E i parlamentari sono andati esclusivamente a chiedere un presidio di sicurezza per la città di Bari e se questo non è noto, la premessa che ha fatto il procuratore della Repubblica, che oggi è chiamato a difensore addirittura del presidente Decaro, è la seguente: è stato rilevato…

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Lo sa bene!

DAVIDE BELLOMO (LEGA). …un effettivo asservimento di alcuni settori della vita amministrativa dell'ente alle esigenze dell'organizzazione del clan Parisi. La gravità e la pericolosità del fenomeno investigato appare ancora più rilevante…

PRESIDENTE. Onorevole, mi perdoni: lei si associa alla richiesta di informativa o meno? Non è chiaro.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Presidente, mi faccia completare ed evidentemente al termine del mio intervento mi assocerò a tale richiesta.

PRESIDENTE. Quindi, si associa.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Però, mi faccia completare l'intervento.

PRESIDENTE. Per capire se si associa o meno, però. Prego.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). La gravità e la pericolosità del fenomeno investigato appare ancora più rilevante se si considera che l'infiltrazione all'interno della più grande azienda municipale dell'intera regione Puglia ha beneficiato di una tolleranza di fatto da parte dei suoi amministratori. Allora, l'atto intimidatorio, quando si dice che il Ministro Piantedosi solo per aver nominato una commissione che ha l'unico compito di investigare, è un atto di guerra (Commenti del deputato Ubaldo Pagano)? Questo sì che è un atto mafioso, questo sì è un atto mafioso (Proteste dei deputati del gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

UBALDO PAGANO (PD-IDP). L'indagine la fa la magistratura!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, per cortesia!

DAVIDE BELLOMO (LEGA). E poi consideriamo che lo stesso sindaco Decaro dovrà dire, davanti a tutti, se ha partecipato a una riunione in cui vi erano due boss della malavita. Allora, mi devono dire oggi se solo aver aperto un'inchiesta - e io vorrei che i 5 Stelle intervenissero sul punto - sia un atto di guerra e non un atto dovuto (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Colleghi!

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Questo è quello che ha fatto il Ministro Piantedosi, questo è quello che ha fatto e io lo considero. Poi, potete sentire la conferenza stampa del presidente dell'ANCI, in cui ha detto che nella città di Bari - e da questo prendo le distanze - tutti gli organi professionali sono infiltrati dalla mafia. Ha detto questo nella conferenza stampa odierna. Questa è una cosa da cui mi dissocio, perché a questo punto non ci sarebbe da commissariare il comune ma l'intera città e questa è una cosa non vera.

Quindi, non ci si può lamentare perché noi del centrodestra siamo sempre stati garantisti e lo siamo, ma aprire un'indagine è stato considerato un atto criminale solo perché ci si è permessi di fare quello che è un atto dovuto.

PRESIDENTE. Per favore!

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Nessuno di noi è mai intervenuto sul Ministro dell'Interno quando ha istituito una commissione di indagine per alcuni comuni - vedi quello di Foggia, amministrato dal centrodestra -, perché gli atti dovuti sono atti dovuti e noi parlamentari e noi politica dobbiamo stare al di fuori (Commenti della deputata Quartapelle Procopio) di quelle che sono le attività investigative che riguardano la magistratura, tanto più se riguardano l'organo prefettizio del Ministero dell'Interno.

Quindi, nessuno ha fatto un proclama contro qualcuno (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), nessuno ha detto…

PRESIDENTE. Per favore, colleghi! Per favore! Prego.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Potrei leggere le pagine dell'ordinanza nei confronti di numerosi… Presidente!

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi! Prego, onorevole Bellomo.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Grazie. Nessuno è intervenuto sulle singole posizioni processuali, perché qui poi non si deve negare che la società pubblica più grande della regione Puglia ha subito un'amministrazione giudiziaria perché infiltrata dal fenomeno mafioso e probabilmente chi mi ha preceduto nel richiedere l'intervento del Ministro forse dimentica che lo stesso comune di Bari non ha ritenuto di impugnare l'amministrazione giudiziaria, perché si è reso conto - e negli atti di indagine vi sono pagine e pagine - che non vi era nessuna manifestazione pubblica che non fosse gestita dal fenomeno mafioso.

PRESIDENTE. Concluda, cortesemente.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Quindi, cosa ha fatto il Ministro? L'unica cosa che ha fatto è un atto dovuto, cioè istituire una Commissione che ha l'unico compito di investigare. Gli esiti non dipenderanno dal sottoscritto, non dipenderanno dal Parlamento, ma solo dal lavoro che dobbiamo consentire che sia fatto senza atti intimidatori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Quindi, lei, come ha detto prima, si associa, comunque.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, io mi permetto di evidenziare una cosa: c'è un motivo per cui il Parlamento nella legge non viene ritenuto destinatario, come potrebbe essere per tanti altri atti, degli atti assunti dal Ministro ai sensi dell'articolo 143 del testo unico, che, vorrei far presente, non è un testo eversivo ma è una norma di legge che disciplina un potere che non necessariamente si conclude con il commissariamento, a tal punto che, come dovrebbero sapere i colleghi, è prevista una durata di tre mesi della commissione, eventualmente prorogabile di altri tre mesi. Quindi, una procedura di natura non politica ma amministrativa a garanzia dell'organo.

Vede, l'interpretazione che si vuol far passare è che il tutto interesserebbe soltanto una persona e non una pluralità di persone, ma il problema dell'amministrazione è che si tratta di un complesso di persone e di funzioni tra loro collegate e anche se solo una parte dell'amministrazione fosse implicata - persino si parla del segretario e del direttore generale specificatamente al comma 2 - già solo per questo sarebbe legittimo l'intervento che è stato predisposto dal Ministro Piantedosi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Allora, è evidente che si vuole aprire una strumentalizzazione politica su un provvedimento assunto in punto di diritto solo ed esclusivamente per cercare di alzare una cortina fumogena su alcuni fatti che sono inoppugnabili, perché non è stato il Ministro Piantedosi, non è stato un deputato del comune di Bari o abitante nella provincia di Bari o, comunque, un deputato della Puglia che ha promosso - scusatemi - l'adozione dell'articolo 34 del codice antimafia - lo dico ai partiti dell'antimafia -, perché il commissariamento che si è avuto della società dei trasporti è ai sensi dell'articolo 34 del codice antimafia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

E allora non si vengano a cambiare i termini della questione. Io sono perfettamente d'accordo che sia legittimo chiedere questo, nei limiti di quella che può essere, ovviamente, non la disponibilità sotto il profilo personale ma la possibilità di rendere edotto il Parlamento in tutte le sue parti delle motivazioni per cui il Ministro Piantedosi ha assunto questa decisione; ma anche qui mi chiedo perché buttare in politica e chiedere la presenza o l'informativa del Presidente Meloni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) se non vi fosse solo la volontà di strumentalizzare politicamente un'iniziativa. È un compito precipuo che la legge affida non al Consiglio dei ministri, che interviene dopo, perché voi sapete che è il Consiglio dei ministri che in ultima analisi scioglie il consiglio comunale, ma quello è il processo finale non il processo iniziale e dato che qui siamo all'inizio di una procedura ci si spieghi perché all'inizio della procedura si vorrebbe il Presidente del Consiglio e non il Ministro dell'Interno, addirittura definito un compagno di partito. Se qualcuno ci dice a quale partito è iscritto il Ministro Piantedosi gliene saremo molto grati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché ne conosciamo la storia personale anche rispetto ad alcuni delicati uffici che ha ricoperto in Emilia-Romagna.

PRESIDENTE. Onorevole, chiedo scusa: quindi, non si associa alla richiesta…

TOMMASO FOTI (FDI). Io mi associo alla richiesta del Ministro Piantedosi.

PRESIDENTE. Va bene, è chiaro.

TOMMASO FOTI (FDI). Se mi consentite, è stato ipotizzato il Presidente del Consiglio e io mi associo a quella del Ministro Piantedosi.

PRESIDENTE. Chiarissimo.

TOMMASO FOTI (FDI). Concludo con un'osservazione, perché i numeri a volte dicono tutto. Questo è un dibattito stranissimo, sa perché, signor Presidente? Per un'unica ragione: dal 2018 ad oggi vi è stato non solo l'invio della commissione o la formazione della commissione, ma addirittura lo scioglimento di 88 consigli comunali, 44 retti da sindaci di liste civiche, 24 da sindaci del centrodestra, 20 da sindaci del centrosinistra.

Qualcuno vuole spiegare in questa sede perché solo oggi, per questa città di Bari e per questo presidente dell'Associazione nazionale comuni italiani si fa questo cancan? Cosa c'è da mettere sotto il tappeto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi)?

Sulla dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1717.

PRESIDENTE. Dovremmo passare ora alla deliberazione sulla richiesta di dichiarazione di urgenza, avanzata dal Governo, del disegno di legge n. 1717, recante disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici. Tuttavia, come già comunicato ai gruppi, tale richiesta è stata ritirata.

Passiamo, quindi, direttamente al successivo argomento iscritto all'ordine del giorno della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 997 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale (Approvato dal Senato) (A.C. 1780​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1780: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione generale e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1780​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Penza 1.03, che prevede divieti di assunzioni durante i 60 giorni antecedenti e successivi alle elezioni comunali o regionali, già dichiarato inammissibile in sede referente.

Se quindi nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore, l'onorevole Nazario Pagano, e la Sottosegretario per l'Interno, l'onorevole Wanda Ferro, ad esprimere il relativo parere.

NAZARIO PAGANO, Relatore. Presidente, comunico che per tutti gli emendamenti presentati vi è invito al ritiro da parte del relatore, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente, parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Zaratti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Baldino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.02 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.04 Toni Ricciardi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Resto un po' perplesso e rammaricato, però, se fosse possibile, Presidente, per suo tramite, conoscendo la sensibilità della Sottosegretaria, vorrei capire il perché viene ritenuto inammissibile un emendamento che chiede di far votare i cittadini italiani residenti nel continente europeo nei Paesi con almeno 300.000 residenti. Posso sapere la ragione, gentilmente, Presidente?

PRESIDENTE. Il Governo non dà segnali di voler intervenire, mi pare.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Chiedevo non per interloquire. Visto che mi pare del tutto evidente che sia stato richiesto il ritiro, altrimenti vi è il parere contrario, dell'emendamento, mi chiedevo su cosa poggiasse la contrarietà del Governo ad una richiesta che consta sostanzialmente di utilizzare la rete diplomatico-consolare, per come è costruito l'emendamento, è inutile che ci giriamo intorno, che consenta la possibilità di votare alle prossime elezioni europee ai connazionali residenti in Inghilterra, nel Regno Unito e in Svizzera, dove sono strutturate le sedi diplomatico-consolari, così come accade nel resto d'Europa, come possono votare in Belgio, come possono votare in Francia, come possono votare in Spagna e così via.

Visto e considerato che stiamo parlando, Presidente, a spanne, di quasi un milione di elettrici ed elettori, un milione quasi, ci siamo permessi, sommessamente, di chiederlo, visto che questa richiesta nasce da un question time fatto in Commissione affari esteri, dove ci è stato dato parere favorevole dal Vice Ministro degli Affari esteri. Abbiamo depositato una proposta di legge, siamo arrivati adesso al decreto-legge Elezioni, vorremmo una risposta, capire la ragione per la quale un milione di cittadini italiani residenti in Europa non possano votare alla stregua dei loro dirimpettai nel Paese vicino, tutto qua (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non abbiamo segnali di intervento del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.04 Toni Ricciardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.05 dell'onorevole Di Sanzo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Presidente, voglio insistere e chiedere al Governo di esprimersi, anche perché stiamo parlando non di una mezza dozzina di cittadini, ma di milioni di cittadini italiani residenti all'estero, che, a quanto dice anche la retorica del Governo e del partito di maggioranza relativa al Governo, sono, a pieno titolo, italiani di serie A, come gli italiani residenti in Italia. Allora, vorremmo capire perché questi cittadini non possano essere messi in condizione di partecipare al voto per le elezioni europee, nei modi, nei tempi e nelle condizioni che il Governo vorrà determinare. E per questo chiedo al Sottosegretario se si può esprimere, anche facendo eco, senza ripetermi, alle cose dette poc'anzi dal collega Ricciardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Governo?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Guardi, credo che un po' sia stato già detto ieri, in sede di discussione generale, dove, devo dire, mi aspettavo più partecipazione, perché nell'intervento ho inserito anche la parte che riguarda l'esigenza di far votare gli italiani all'estero. In questo caso, se non ricordo male, si tratta di coloro che sono anche fuori dai Paesi dell'Unione europea. E noi ci siamo rapportati, fino alla scorsa settimana, con un tavolo presso il Viminale, che riguarda gli italiani all'estero, i quali hanno giustamente alcune rivendicazioni. Nelle rivendicazioni c'è la volontà di un'organizzazione seria e di tempi certi, che, per il MAECI, ovviamente, si sottolinea debbano esserci anche per il dialogo con le ambasciate e con i consolati. Quindi, sinceramente, non c'è alcuna preclusione, c'è solo la serietà di dire che, per un decreto che riguarda il periodo del 2024, che riguarda tempi così ridotti, non metteremo insieme sicuramente la possibilità di garantire la qualità, la segretezza e la trasparenza del voto, ma soltanto una confusione in termini organizzativi; ciò riguarda anche il Ministero dell'Interno, perché parliamo di una materia delicatissima, quale quella elettorale, che deve garantire tutti coloro che scendono in politica, ma ancor di più che esprime un voto. E mi pare che, in molte occasioni, abbiamo visto tanta confusione e poca trasparenza, e noi questo non lo vogliamo fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.05 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.06 dell'onorevole Pavanelli, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa chiede di dare un contributo ai comuni che individuano sedi alternative rispetto alle scuole.

Presidente, questa proposta emendativa, in realtà, era stata già portata avanti dal MoVimento 5 Stelle nel 2021, quando, già allora, si chiedeva ai comuni di individuare sedi alternative. Questo perché, ogni volta che ci sono elezioni, si devono far chiudere le scuole alcuni giorni prima o alcuni giorni dopo per la sanificazione delle aule.

Ebbene, all'epoca avevamo stanziato alcuni fondi, affinché i comuni, man mano, negli anni, potessero individuare aule e luoghi alternativi per far sì che, da quel momento in poi, non dovessero chiedere alle scuole di chiudere.

Devo dire la verità, quell'idea fu accolta da moltissimi che oggi sono in questa maggioranza, in quanto, già da cittadini, ogni volta che si va a votare, la polemica torna in auge. Allora, mi chiedo, visto che era già stato avviato quel percorso, perché non proseguire e perché non accogliere questa mia proposta emendativa, che chiede di dare altri fondi ai comuni per far sì che possano trovare queste sedi alternative.

Mi auguro che, alle prossime elezioni regionali, comunali ed europee, non ci sia la solita polemica, con tanto di promesse da parte di questa maggioranza, che dice: al prossimo giro faremo di tutto per individuare nuove sedi per far votare i cittadini. Mi auguro davvero che ciò non avvenga, perché presumo che oggi il Governo non farà marcia indietro e non accoglierà questa mia proposta emendativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.06 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'emendamento 1-ter.1 dell'onorevole Madia, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. C'è un bellissimo passo del Vangelo che spiega che cosa sia la perseveranza. In questo passo, le preghiere incessanti vengono esaudite non per convinzione, ma per sfinimento. Mi scuserà, Presidente, se io, in questa sede, su questo provvedimento, sto unendo il sacro al profano, ma a me ricorda molto la storia che ci porta oggi a fare un passo in avanti sul voto per i fuori sede. Perseveranza delle opposizioni, del mio gruppo, il gruppo unito del Partito Democratico. Perseveranza che c'è stata nei mesi e negli anni, da parte di tutti i comitati di ragazze e di ragazzi che non hanno mai mollato e che sono sempre stati convinti. Perseveranza che ha sfinito - e la ringrazio - la Sottosegretaria Ferro, che si è lasciata sfinire e che, alla fine, oggi ci ha portato a fare un piccolo passo in avanti su questo tema. Io ho iniziato così, Presidente, perché non posso non ricordare che, ancora poche settimane fa - ripeto, poche settimane fa! - il Ministro Piantedosi diceva che sarebbe stato impossibile che i fuori sede votassero alle prossime elezioni europee. Io non so se quell'affermazione del Ministro sia stata fatta con la stessa discutibile lucidità con cui ieri ha fatto le scelte che ha fatto e di cui abbiamo anche parlato in quest'Aula, poco fa, su Bari. Ma, in ogni caso, alle dichiarazioni del Ministro Piantedosi, segue, in questo provvedimento, il fatto che gli studenti fuori sede, alle prossime elezioni europee, potranno votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Non ci siamo arresi neanche quando il Ministro ci diceva che sarebbe stato impossibile.

Però, perché presentiamo questo emendamento, Presidente? Perché, purtroppo, questo è ancora un intervento sperimentale e parziale. Non si tratta di una disciplina permanente, non si tratta di una disciplina che riguarda le elezioni politiche, non si tratta ancora di una disciplina che riguarda coloro che si trovano lontani dal comune di residenza per ragioni di lavoro o di cura. E, dunque, speriamo che questo passo in avanti - e guardo ancora la probabilmente sfinita Sottosegretaria Ferro - sia solo un'anticipazione di ciò che insieme potremo fare ancora.

Vorrei, però, sottolineare due fatti oggettivi e lasciarli agli atti. Il primo: se il gruppo del Partito Democratico, all'inizio di questa legislatura, non avesse fatto del voto ai fuori sede una priorità, calendarizzando la proposta di legge in quota opposizione, noi oggi non saremmo qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo è poco, ma sicuro.

Ma è sicuro, così com'è oggettivo, che questa proposta di legge sarebbe stata approvata, sempre per impulso del gruppo del Partito Democratico, già nella passata legislatura, perché era già calendarizzata nell'Aula di Montecitorio per la discussione, se non fosse prematuramente caduto il Governo Draghi.

Concludo, Presidente. È importante che questo sia un primo passo, ma che ci porti ad andare avanti sugli aspetti che ho rapidamente citato, perché già è così; è una legislazione che c'è nella gran parte delle democrazie avanzate, perché già avviene per chi si trova all'estero e perché non riguarda poche persone. Si stima che siano 5 milioni i cittadini che studiano, lavorano e si curano fuori dal comune di residenza; si stima che, alle ultime elezioni politiche, 2 milioni non abbiano votato non perché non volevano votare, ma perché ragioni organizzative ed economiche non hanno consentito a queste persone di votare. Allora io dico, e davvero concludo, tutti i partiti, giustamente, si indignano perché a ogni tornata elettorale cresce l'astensione: uniamoci almeno per evitare l'astensionismo involontario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), cioè facciamo almeno votare tutti coloro che vogliono andare a votare e che hanno degli impedimenti oggettivi che non consentono che ciò avvenga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. È doveroso, anche perché a seguire credo ci saranno altri emendamenti che guardano a questo tema, però, con l'amicizia, Presidente, che mi lega alla collega Madia, mi sento di dire che io, come lei, da buona donna del Sud e da calabrese, non mi faccio mai sfinire. Non siamo qui per sfinimento, siamo qui per una scelta che ha visto la condivisione dei senatori di Fratelli d'Italia che hanno posto questo emendamento, che è stato sposato dal Viminale, devo dire, rispetto non a un cambio di idea del Ministro Piantedosi.

Quello che il Ministro seriamente ha detto in Aula è che non c'erano i tempi per far votare tutti i fuori sede. Allora abbiamo pensato all'anello più debole: l'anello più debole sono i ragazzi, sono gli studenti fuori regione, sono le famiglie che devono mantenerli. Si parte, dunque, con una sperimentazione che auspichiamo possa andare nel miglior modo possibile, attraverso un'organizzazione che auspichiamo sia la più perfetta, sempre con quei criteri che dicevo previsti per il voto degli italiani all'estero. Voglio dire, però, che, riconoscendo a lei la grande battaglia che ha fatto per il voto degli studenti fuori sede, il primo comitato nasce nel 2008: siamo nel 2024 ed è stato questo il Governo che, finalmente, ha onorato un impegno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Aggiungo anche che, rispetto all'impossibilità di decidere un'ampia platea che vede i caregiver, chi è ricoverato, chi per questioni di cura, chi lavora sui mercantili, chi ha altri tipi di problemi, si pensa ad arrivare ad un voto digitale, con riferimento al quale voi sapete che sempre questo Governo ha espletato una sperimentazione in 4 Paesi dove gli italiani all'estero hanno votato, dove c'è stata una percentuale di aumento del 20 per cento, ma dove ci sono stati anche 9.000 tentativi di hackeraggio al sistema.

Quindi credo che siamo sulla buona strada, ma, soprattutto, siamo sulla strada della serietà di chi ha parlato con i giovani, di chi ha assunto un impegno e di chi oggi ha dimostrato che, spesso, le idee possono diventare azioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche alla luce della replica della Sottosegretaria Ferro, vorrei dire che l'argomentazione per cui non si faceva in tempo a far votare alcuni ed altri sì è poco comprensibile, ma, al di là di questo, accolgo l'invito al ritiro di questo emendamento.

Vorrei lasciare agli atti - che saranno, poi, testimonianza per i posteri - che questo invito deve essere l'atto da parte delle opposizioni che ci porterà, dal minuto prossimo, a continuare a lavorare per andare oltre questa disciplina parziale e sperimentale. Perché io riconosco il passo in avanti che è stato fatto e penso, però, che dobbiamo arrivare ai livelli delle grandi democrazie avanzate ed avere una disciplina completa ed organica in questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Volevo dire grazie alla Sottosegretaria perché, finalmente, permettiamo a 500.000 giovani italiani di votare. Voglio dire grazie perché, finalmente, facciamo godere loro di questo diritto costituzionale - il diritto di voto e di decidere le sorti del nostro Paese - e perché permettiamo a queste giovani e a questi giovani di votare una sola volta, solo nel 2024. Ma non posso dire grazie per i 4,5 milioni di italiane e di italiani che, invece, questo diritto non lo potranno avere, non ne potranno godere. Sono 4,5 milioni, giovani lavoratori e lavoratrici che lavorano - lei, da donna del Sud, dovrebbe saperlo - dall'altra parte dell'Italia perché nel Mezzogiorno ancora non si trova lavoro, persone che per motivi di cura sono da un'altra parte del nostro Paese perché gli ospedali del Sud…

PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, le chiedo scusa se mi permette, però, dato che l'emendamento è stato ritirato, l'intervento non è più legato all'emendamento.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Me lo poteva dire prima, Presidente (Applausi).

PRESIDENTE. Glielo potevo dire prima, è mia responsabilità non aver compreso che era stato ritirato.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Comunque vale per dopo, ricomincio da qui.

PRESIDENTE. Va bene, però è mia responsabilità, quindi perdonate di questo errore che ho commesso.

Passiamo, dunque, all'emendamento 1-ter.2 Zaratti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Rieccoci, Sottosegretaria Ferro, l'attesa non è stata così lunga, né per me né per lei, naturalmente. Dicevo che non si permette ancora 4,5 milioni di cittadine e di cittadini italiani di votare, di esercitare questo diritto fondamentale, costituzionale. Come dicevo prima, per motivi di lavoro, ma anche per motivi di cura, quante persone si troveranno dall'altra parte dell'Italia quel giorno e non potranno decidere - loro che, forse, conoscono meglio di altri la sofferenza - e fare la scelta giusta per il nostro Paese in Europa?

Di tutto questo io non le posso dire grazie, non posso ringraziare il Governo, perché quello che è stato fatto, cioè la norma che il Parlamento si accinge ad approvare, rende chiara una cosa: Sottosegretaria, il re è nudo, si poteva fare, visto che si fa. Quello che ci dicevano in Commissione, che ci diceva anche lei, che ci diceva il Ministro Piantedosi, che ci diceva il Ministero dell'Interno, che non si poteva fare, era impossibile tecnicamente, perché c'erano una marea di problemi; evidentemente, quando c'è la volontà, questi problemi si possono risolvere. E noi non possiamo pensare che tante giovani e tanti giovani lavoratori e lavoratrici, tante persone che si trovano dall'altra parte d'Italia, anche questa volta non voteranno, milioni di persone che non voteranno. Io penso che questo sia un elemento gravissimo, un vulnus importante.

Dopodiché, anch'io sono contento per le giovani studentesse e i giovani studenti - così come la collega Madia - che, finalmente, potranno avere l'ebbrezza del voto, perché fino adesso, magari, non l'hanno mai avuta. Io vi invito a fare un'altra cosa: a prendere le stesse norme che avete autorizzato per questa occasione, per i giovani studenti fuorisede ed estenderle a tutti. Abbiamo presentato degli emendamenti che vanno in questa direzione, per garantire a tutte e a tutti il diritto al voto, che è uno degli elementi fondanti della nostra Costituzione, mentre voi continuate ad ignorare che tante persone, tanti cittadini non possono godere di questo diritto.

Per questo, vi dico grazie per quello che avete fatto, ma, ancora una volta, voglio manifestare la mia indignazione, la nostra indignazione, come Alleanza Verdi e Sinistra, per i restanti 4,5 milioni di persone che questo diritto, ancora una volta, non lo potranno esercitare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie Presidente, chiedo all'onorevole Zaratti di poter sottoscrivere il suo emendamento e sottoscrivo non solo l'emendamento, ma anche le sue parole, una per una, così come sottoscrivo le parole dell'onorevole Madia, ringraziandola per tutto il lavoro fatto. Aggiungo soltanto una cosa a quello che l'onorevole Zaratti ha ricordato. Fra le persone che, purtroppo, non avranno ancora la possibilità di esercitare il loro diritto costituzionale al voto, ci sono i lavoratori del mondo dello sport. Questo Parlamento ci ha impiegato tanto per arrivare, da qualche mese, a riconoscere alle persone che si occupano di sport professionalmente la dignità di essere considerati lavoratori. Io, come forse è noto, ho dedicato la mia vita allo sport, ho ricordi molto belli e molto brutti, che non sono legati soltanto ai risultati. Uno dei ricordi più brutti è legato al fatto che io, per tre volte, nella mia carriera sportiva non ho potuto esercitare il mio diritto al voto, perché ero coinvolto in manifestazioni sportive all'estero. Quindi, sottoscrivo l'emendamento e ricordo che, fra quei tanti che ancora non hanno la possibilità di accedere a un diritto costituzionale, ci sono, purtroppo, gli sportivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.2 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, nonché della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.3 Zaratti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.4 Zaratti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-ter.6 Boschi.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco ai ringraziamenti che già sono stati espressi da altri colleghi sul lavoro che ha svolto la Sottosegretaria Ferro e anche perché tutte le volte che segue un provvedimento, in Commissione e in aula, ha un rapporto anche di confronto con le opposizioni. Quindi, è più utile il lavoro che portiamo avanti insieme, perché ci fornisce anche alcuni elementi.

Sicuramente, questo primo passo in avanti, che concede la possibilità di votare a chi si trova fuori sede per motivi di studio, da noi è indubbiamente apprezzata, anche perché viene dopo anni di tentativi di trovare una soluzione a questo problema, sicuramente complesso. Tuttavia, avremmo voluto che, almeno in fase sperimentale, perché il provvedimento riguarda esclusivamente le elezioni europee ed esclusivamente questa tornata elettorale del 2024, questa possibilità potesse essere estesa a coloro che si trovano fuori sede, non solo per motivi di studio, ma anche per motivi di lavoro o, comunque, in generale, per altre esigenze ed è questo l'obiettivo dell'emendamento che abbiamo presentato.

Questo lo dico perché è chiaro che, come Italia Viva, da tempo, presentiamo proposte con i colleghi di altri schieramenti politici, che mirano ad avere una soluzione complessiva, che sappiamo però essere anche tecnicamente complicata e articolata. Infatti, non dobbiamo dimenticare che dobbiamo sempre garantire che il voto sia libero, personale e segreto, come ci dice la Costituzione, e quindi dobbiamo avere tutti i presidi che lo rendano possibile. Però, la nostra Costituzione ci dice anche che votare è un dovere civico. Allora, dobbiamo essere i primi a mettere in condizione chiunque voglia esercitare il diritto di voto di poterlo fare, senza che questo rappresenti un aggravio e una complicazione. Anzi, visti i dati sull'astensionismo, dovremo fare tutto il possibile per svolgere non soltanto un lavoro politico che porti i cittadini a partecipare attivamente alla vita politica, ma anche quel lavoro legislativo e amministrativo che consenta loro di farlo, quantomeno di avere le condizioni per farlo.

Noi ci rendiamo conto che non siano ancora pronte tutte le caratteristiche tecniche che consentano di votare in modo ampio, però almeno nel caso delle europee, proprio per come si strutturano le circoscrizioni, proprio per come si effettua il voto, poterlo estendere anche a coloro che sono fuori sede per motivi non legati allo studio, sinceramente, sarebbe stato un risultato importante e concretamente fattibile già adesso. Anche perché i tempi che il Governo si è dato, attraverso il Parlamento, per carità, attraverso la maggioranza, per esercitare la delega sono tempi ampli, che ci preoccupano. Quindi, un passo in più, sinceramente, lo avremmo apprezzato già in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.6 Boschi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1-ter.5 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento va un po' nella stessa direzione di quelli precedenti e, visto che si è deciso di fare questo esperimento per questa tornata elettorale, si chiede di non scordarci dei numerosi lavoratori sparsi nel nostro Paese per motivi di lavoro, ma anche per chi è in altre regioni per cure mediche.

Vorrei solo ricordare che questo ricalca la mia proposta di legge che, ad inizio legislatura, è stata… Scusi Presidente, ma avrei necessità di argomentare il mio emendamento con il Governo.

PRESIDENTE. Il Governo, per cortesia...

EMMA PAVANELLI (M5S). La ringrazio. Stavo dicendo che la mia proposta di legge ad inizio legislatura, tra l'altro, riprende una proposta di legge della scorsa legislatura e ancora prima, solo per dire che il MoVimento 5 Stelle ha sempre cercato di puntare su questa possibilità di voto da remoto, fuori residenza. In questo caso particolare, abbiamo pensato di iniziare con le elezioni europee, per poi estenderlo a tutte le altre votazioni negli anni a seguire.

Ricordo che nelle audizioni fatte durante la lavorazione della presentazione di un testo, tra l'altro unitario di tutte le opposizioni, fu proprio il Ministero a confermare che la proposta di legge più fattibile nell'immediato era proprio la mia. Sono parole del Ministero, non sono parole mie o del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ecco, perché abbiamo appreso con stupore che avete deciso di fare un emendamento che delega il Governo; poi, dopo, il Governo praticamente fa un copia e incolla di una proposta di legge delle opposizioni, e anche male, perché, appunto, non considerate né i lavoratori, né i malati che sono in cura in altre regioni. Pertanto, io ripeterò su quanto hanno detto anche i colleghi prima di me; siamo rimasti abbastanza stupiti del fatto che prima sia stata bocciata la proposta di legge delle opposizioni e oggi veniate in Aula a dire: eh, però, è grazie a questo Governo. Grazie a questo Governo, perché vi siete auto-dati la delega, tra l'altro, di questa novità, di questo esperimento e speriamo che sia un esperimento non solo appunto per le europee, ma che possa proseguire anche per le altre elezioni, perché l'astensionismo è sempre più alto e forse facilitare la vita dei cittadini per far sì che possano votare più rapidamente e in una maniera più immediata, come fanno in altri Paesi europei, forse, avvicinerebbe di più appunto i cittadini al voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.5 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.7 Madia, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 1-ter.8 Carfagna.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche io ritorno sul tema del diritto di voto ai cosiddetti fuori sede e mi scuseranno i colleghi se ripeterò alcune delle cose che sono già state dette, ma ci tengo a farlo. Ci tengo a farlo, perché quella per garantire il diritto di voto ai fuori sede è una battaglia che il nostro gruppo parlamentare ha portato avanti sin dall'inizio di questa legislatura con le colleghe Grippo e Pastorella…

PRESIDENTE. Per cortesia, il Governo…

Chiedo scusa, onorevole Carfagna. Prego.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (AZ-PER-RE). Come dicevo, questa è una battaglia che abbiamo portato avanti sin dall'inizio della legislatura, con le colleghe Grippo e Pastorella. È stato detto più volte: sono 5 milioni gli elettori che non possono votare, perché sono domiciliati in un comune diverso da quello di residenza per motivi di studio, per motivi di lavoro o per motivi di cura. Adesso, al Senato è stato introdotto un correttivo, oltretutto il testo originario del provvedimento uscito dal Consiglio dei ministri non prevedeva in alcun modo misure che affrontassero questo problema che è evidente che rappresenta un vulnus per quello che riguarda la partecipazione degli elettori alla vita democratica del nostro Paese. Questo fa riflettere e soltanto, poi, un'azione di pressioni al Senato, ad opera anche di tutte le opposizioni, è riuscita ad ottenere un emendamento che ha riconosciuto, attraverso le procedure che sono state indicate, il diritto di voto agli studenti fuori sede. Si tratta di una platea di circa 600.000 studenti. Restano fuori, quindi, dal diritto di voto circa 4,5 milioni di elettori.

Il Sottosegretario Ferro ha detto che questo è il massimo sforzo che si potesse fare, considerati anche i tempi tecnici, e ce ne rendiamo conto, però, Sottosegretario, non le sfugge un dato e cioè che, probabilmente, se non ci fosse stata la volontà del Governo di trasformare la proposta di legge delle opposizioni in una legge delega a luglio, oggi, avremmo parlato di una legge già approvata e, quindi, sarebbero stati ammessi al voto non soltanto gli studenti fuori sede e non soltanto con una procedura sperimentale, ma probabilmente anche i lavoratori e anche le persone che sono residenti in un comune diverso da quello di residenza per ragioni di cura. Resta questo rammarico, questa è una scelta che voi avete voluto compiere nella scorsa estate e di cui vi assumete la responsabilità, perché la nostra richiesta era di andare in tutt'altra direzione, di approvare la proposta di legge che, peraltro, indicava tutte le procedure, anche telematiche e digitali, che avrebbero garantito il diritto di voto a una platea che oggi - 4,5 milioni di elettori - viene esclusa dal diritto di voto per le europee, per le amministrative e per le regionali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.8 Carfagna, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'emendamento 1-ter.9 Pavanelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, c'è una verità che in quest'Aula non è ancora emersa sui lavori su questo provvedimento e la verità che non è emersa è che questo decreto-legge è stato presentato dal Senato alla Camera il 15 marzo scorso; il 15 marzo scorso era venerdì. Questo provvedimento arriva alla Camera venerdì 15; la discussione generale su questo provvedimento si è tenuta alle ore 19 del lunedì; alle ore 9,30 del martedì, stiamo parlando di ieri, signor Presidente, si sono discussi gli emendamenti. Discussi… noi abbiamo fatto il nostro lavoro, le opposizioni hanno fatto il loro lavoro in Commissione, così come lo stanno facendo e lo stiamo facendo in quest'Aula, ma gli emendamenti sono stati tutti quanti respinti e sono stati tutti quanti respinti per la ragione semplicissima che il decreto-legge è del 29 gennaio e, quindi, è prossimo alla scadenza. Di conseguenza, il Governo non vuole assumersi la responsabilità di un rinvio con modifiche al Senato, perché non ci sarebbero i tempi per la conversione in legge nei termini previsti dalla Costituzione. Quindi, ieri pomeriggio, in fretta e furia si è svolta la discussione generale e, oggi, in fretta e furia stiamo facendo la votazione degli emendamenti, le dichiarazioni di voto e il voto finale.

Or dunque, tutto questo è già di per sé gravissimo, evidentemente. Diciamoci, Presidente, che quanto sta avvenendo in quest'Aula in questo momento è esclusivamente la celebrazione di un rituale, di una formalità, Presidente, ne prenda atto lei stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È il rispetto che è dovuto verso questa Camera. Noi stiamo recitando una liturgia, perché è di tutta evidenza che nessuno degli emendamenti, sia in Commissione, sia ora in Aula, potrà essere neanche preso in considerazione dal Governo, perché il Governo non ha tempo per la sua conversione in legge.

Ma il punto è ancora un altro, signor Presidente, e la vorrei sollecitare ad una riflessione ulteriore: tutta questa formalità naturalmente non è costituzionale, perché noi sappiamo che c'è un bicameralismo che non può essere vissuto a fasi alterne, a settimane alterne o a provvedimenti alterni, è un bicameralismo perfetto, ma tutto questo potrebbe avere un senso per la straordinaria necessità ed urgenza, cioè per il rigoroso rispetto dei requisiti dell'articolo 77 della nostra Costituzione; ebbene, qui stiamo intervenendo su elezioni che si terranno nei giorni 8 e 9 giugno, stiamo parlando di un evento che si verificherà ad oltre due mesi da oggi e, allora, davvero risulta inspiegabile perché si mettano così in faccia i piedi a questo Parlamento e, soprattutto, all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Risultano inspiegabili le ragioni che obbligano la maggioranza a questo comportamento, un comportamento che non solo viola la Costituzione ma viola profondamente il senso democratico che è alla base della Costituzione. Prendetene atto, non si governa così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.9 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter.10 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1-ter 05 Auriemma.

Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Questa proposta emendativa è ovviamente a favore di tutti coloro che sono impegnati nelle operazioni di pronto soccorso come volontari. Non riusciamo a capire il parere contrario espresso dal Governo su questa proposta emendativa che evidentemente va a sostenere quelle persone che volontariamente si impegnano in operazioni di intervento e di soccorso in caso di calamità naturali, ponendole al pari di chi, già per legge, come le Forze armate, di sicurezza e del soccorso, può votare nel comune che non è di sua residenza. Mi permetta di dire che, tra l'altro, si potrebbe applicare la stessa procedura che si prevede anche per i rappresentanti di lista. Noi sappiamo che i rappresentanti di lista possono anche votare in un seggio e in un comune che non è di residenza, attraverso una comunicazione che viene fatta precedentemente al presidente di seggio. Tra l'altro, il personale impegnato in operazioni di soccorso è un personale che si conosce da tempo. Quindi, non c'è proprio la volontà politica in tal senso in un ambito, il diritto di voto, che è estremamente importante per la nostra democrazia e che dovrebbe tutti noi stimolare a fare di più, alla luce anche del forte astensionismo che noi abbiamo registrato e che registriamo continuamente. Quindi, lo sforzo che noi facciamo in questo settore deve essere massimo e veramente non riusciamo a capire il parere contrario su questa proposta emendativa e chiedo un supplemento di istruttoria al Governo.

PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Solo per dire alla collega che il tema è stato ampiamente dibattuto al Senato, perché questa è una delle proposte emendative che sono state ripresentate, in quanto bocciate al Senato, per le quali abbiamo spiegato anche la genericità in termini di numeri.

PRESIDENTE. Può avvicinarsi al microfono per favore?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Chiedo scusa, anch'io con la voce oggi evidentemente non sono al massimo.

Dicevo che questa è una di quelle proposte emendative più volte dibattute, prima in Commissione, poi in Aula, al Senato, con riferimento alle quali, più volte, molti colleghi, non soltanto della maggioranza, hanno avuto la nostra sensazione, ossia che si tratta di proposte emendative molto generiche che non descrivono né luoghi, né posti né categorie né numeri.

Guardate, è molto semplice. Io parto dal presupposto che saranno 10 milioni, 15 milioni. Il tema è come farli votare e con quale serietà. Per esempio, quando si dice: perché non estendiamo il voto, per esempio, alle politiche? Io chiedo a qualcuno di voi, come potrei chiedere per le comunali, quante schede in più? Per le politiche sono 221 schede in più, tra proporzionale e maggioritario. Io credo che debba essere una sperimentazione che faccia comprendere se va bene e allargare poi le maglie a tutte le categorie possibili e immaginabili con il requisito, dicevo, di serietà rispetto al voto.

Consentitemi anche di dire che, per arrivare a questo, non è che siamo rimasti a pettinare le bambole. Noi abbiamo completato, quasi all'82 per cento, la dematerializzazione delle liste elettorali, affiancando i tanti comuni italiani. Credo che oggi siano rimasti fuori soltanto 52 piccoli comuni. Abbiamo proceduto rispetto, per esempio, al dato campione dei 13.000 italiani che votano all'estero e, quando parliamo degli italiani che votano all'estero, dobbiamo fare un discorso globale, non dobbiamo fare figli e figliastri.

Abbiamo anche parlato della tessera digitale. Mi pare che questo lavoro sia a buon punto e metterà gli scrutatori, i rappresentanti dei seggi nella condizione di lavorare meglio, e perché no, di arrivare, non soltanto a scaricare la certificazione e la propria posizione ma, chissà, anche di votare attraverso una tessera digitale. Credo che, nell'arco di quest'anno, obiettivamente… Lo dico perché sono tanti gli uomini e le donne che lavorano al Viminale, sono loro che stanno facendo tanti sacrifici e, quindi, il mio grazie sicuramente va anche e soprattutto alla struttura tecnica. Non c'è stato alcun copia incolla, questo mi dispiace, collega del MoVimento 5 Stelle. Anch'io nello scorso mandato ero qui e anche quando ero all'opposizione non pettinavo le bambole. Vi è stata la volontà di fare una sperimentazione con voto valido che, fino ad oggi, nessuno comunque ci aveva proposto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dell'Olio.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie. Presidente. Oltre a voler sottoscrivere questo emendamento, volevo anche far presente una cosa: in un Paese in cui circa il 40 per cento di persone non va a votare, nel momento in cui non permettiamo a persone che sono impegnate in operazioni di soccorso e sostegno alle vittime del terremoto - che non sono solo quelle pagate, perché vi sono organizzazioni, soggetti che operano da parte dello Stato, ma sono anche volontari - di andare a votare non riconosciamo loro nemmeno questo vantaggio e stiamo di fatto eliminando la possibilità per loro di votare. Oppure, chi vuole effettivamente effettuare il proprio servizio deve lasciare l'attività di soccorso per tornare nel proprio Paese per votare.

Problemi tecnici e costi non ce ne sono. Quanto al fatto di stampare schede in più o altro, con un 40 per cento di astensionismo che non cambierà drasticamente da oggi alle prossime elezioni. Se anche dovesse diventare solo del 10 per cento, residuano tante schede per far votare. Problemi tecnici non ce ne sono, è una mancanza di volontà e c'era tutto il tempo di organizzare per risolvere questo problema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-ter.05 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-ter.06 Baldino, con il parere contrario della Commissione e del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo agli identici articoli aggiuntvi 1-ter.01 Zaratti e 1-ter.02 Carfagna.

Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Spero questa volta di trovarmi nel punto giusto.

PRESIDENTE. Tranquillo.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Questo è un emendamento che abbiamo preparato proprio per riconoscere alcune garanzie a quei 4 milioni e mezzo di cittadini e cittadine italiane che non potranno votare nel comune di domicilio. Come abbiamo detto, infatti, la norma che verrà approvato con questo decreto riguarda unicamente gli studenti e non i lavoratori e coloro che sono domiciliati fuori dal luogo di residenza per motivi di cura.

Allora, con questo emendamento cerchiamo di fare in modo che queste cittadine e questi cittadini possano comunque esercitare il diritto di voto e chiediamo che il rimborso del treno per recarsi a votare sia garantito al 100 per cento. Almeno diamogli la possibilità di andare a casa a votare, visto che non possono votare dove sono domiciliati. Credo che questa sia una misura minima. Coloro che non prendono il treno e utilizzano altri mezzi potranno usufruire, come previsto dalla legge, fino al tetto massimo consentito come rimborso.

Ora, io penso che almeno su questo ci sarebbe dovuta essere, da parte della maggioranza e del Governo, una presa di posizione positiva, perché altrimenti noi effettivamente quei 4,5 milioni di cittadine e cittadini non li vogliamo davvero far votare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1-ter.01 Zaratti e 1-ter.02 Carfagna, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1-ter.03 Zaratti e 1-ter.04 Onori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questo emendamento, come altri già discussi, riguarda la possibilità per i cittadini italiani residenti in Paesi al di fuori dell'Unione europea di poter votare presso le sedi consolari. Io ho ascoltato con attenzione quello che ha detto la Sottosegretaria Ferro, ovvero che per motivi legati alla qualità, alla segretezza e alla trasparenza del voto e, in generale, al fare le cose nella maniera più seria possibile non è possibile per le prossime elezioni europee garantire che l'esercizio del diritto al voto anche per questi cittadini italiani sia effettivo, così come prevede l'articolo 48 della Costituzione, perché - ricordiamolo - stiamo parlando di cittadini italiani residenti in Paesi al di fuori dell'Unione europea, in Australia, ma anche in Svizzera e nel Regno Unito, che per votare alle elezioni europee del 2024 devono necessariamente rientrare nel comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, quindi devono rientrare in Italia accollandosi, ovviamente, il prezzo e il disagio di tale viaggio.

Dicevo che ho ascoltato con interesse e con attenzione queste parole. Tra l'altro, ricordo che con la Sottosegretaria c'era già stata anche la possibilità di discutere di questo argomento in Commissione durante la risposta del Governo a una mia interrogazione. Vorrei ricordare che quella interrogazione era stata presentata, non a caso, ormai quasi un anno fa. Non credo di sbagliare se dico che era l'atto che per primo in questa legislatura sollevava il tema della possibilità di un effettivo esercizio del diritto di voto per questa categoria di cittadini italiani e, come ha detto qualche mio collega poc'anzi, non parliamo di una mezza dozzina di persone ma di quasi 3 milioni di persone.

Ebbene, immagino che questo emendamento non troverà il parere favorevole, come è stato detto, del Governo. Non chiedo qui un ripensamento al Governo in merito, ma approfitto per anticipare il fatto che il gruppo di Azione ha presentato anche un ordine del giorno proprio per venire incontro a questa esigenza di serietà del Governo, a cui diamo sicuramente credito; con questo ordine del giorno si chiede di prevedere la possibilità del voto presso le sedi consolari non già per queste elezioni europee del 2024 bensì per le successive, quindi immaginando che ciò dovrebbe assolutamente incontrare le esigenze e anche gli intendimenti di questo Governo, ovvero affrontare la materia in questa legislatura per il primo appuntamento elettorale europeo utile e, se non fosse quello del 2024, quantomeno per quello successivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1-ter.03 Zaratti e 1-ter.04 Onori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.1 Zaratti e 2.2 Boldrini.

Ha chiesto di parlare la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento che vuole cancellare una discriminazione e, dunque, sarebbe una misura che potrebbe spingere più persone ad andare a votare. In un momento in cui abbiamo un serio problema con un numero così basso di elettori e di elettrici, io penso che debba essere preso in seria considerazione, perché, vede Presidente, c'è chi non si ritrova nel genere assegnato alla nascita ed è a disagio, quando va a votare, a doversi incasellare nella scelta obbligata: maschi o femmine.

Quindi, credo che togliere questa modalità di organizzare i seggi e farla, invece, in un'altra modalità, cioè quella alfabetica, sarebbe un modo per non discriminare, perché non è vero che è più semplice dividere donne e uomini. Qual è l'impatto che questo ha sul voto? Non siamo tutti votanti, aventi diritto? Il corpo elettorale è uno e, quindi, distinguerlo per maschi e femmine a chi giova, a chi fa comodo, quando, invece, va a generare una discriminazione? Allora, la proposta era di fare A-L, in ordine alfabetico, e M-Z. Quindi, mi auguro che il Governo ci ripensi, perché è una misura che va nella direzione di armonizzare la nostra società, di non creare ulteriori muri, segregazioni, canalizzazioni e categorie.

Poi, c'è anche un'altra questione che si supera ed è quella che per le donne c'è una lista propria, cioè a dire che le donne possono anche indicare il cognome del marito, ma anche questo è superato. Perché nella scheda elettorale bisogna indicare il cognome del marito? Anche questo è un retaggio antico. Dunque, se cambia la società dovrebbe cambiare anche il modo in cui noi sollecitiamo i cittadini ad andare a votare senza essere schedati o incasellati, Presidente.

Quindi, su questo io mi auguro che vi sia da parte del Governo una riflessione, perché così è discriminatorio e noi non abbiamo bisogno di creare ulteriori discriminazioni. Chi sta facendo un percorso di transizione deve essere rispettato e non messo in condizione di sentirsi completamente a disagio per poter dire qualcosa che poi non viene neanche considerata come vera, perché magari nel frattempo non è stato fatto il cambiamento all'origine. Quindi, mi sembrava qualcosa di normale e di recepibile. Spero che la Sottosegretaria faccia una riflessione su questo. Altri Paesi l'hanno fatto e va così. Allora, perché noi dobbiamo rimanere sempre indietro, Presidente, sempre alla società patriarcale che ci vuole tutti inquadrati in categorie prestabilite?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Presidente, per suo tramite alla collega Boldrini per far presente che non si tratta né di patriarcato né di matriarcato, ma si tratta, ovviamente, sempre di quello che sto tentando di dire, cioè il tema dell'organizzazione su un decreto finalizzato al 2024. Noi andremo a caricare molto sulle amministrazioni comunali. Molte amministrazioni comunali, come lei sa, lo saranno per carenza di personale e per tanti altri problemi, attraverso i famosi seggi speciali che dovranno essere organizzati per gli studenti fuori sede e anche tutta la parte relativa, devo dire, al nuovo censimento.

Noi non sappiamo ad oggi, su un decreto che stiamo approvando per un voto a tre mesi, se tutti gli applicativi di tutti i comuni italiani saranno in grado di riformattare eventualmente gli elenchi o se avremo bisogno di fare una riprogrammazione. Penso che se ne potrà parlare, si potrà discutere, si potrà eventualmente vagliare, cosa che è stata detta, e lo ribadisco, anche al Senato, dove non c'era stata però la volontà, quando è stato bocciato questo emendamento, di presentare un eventuale ordine del giorno. Da parte di questo Governo, non c'è alcuna preclusione.

È chiaro, sarà un confronto che dovremo fare soprattutto con chi poi deve mettere in atto parte di questo lavoro, perché noi dimentichiamo che, quando usciamo da qua, i seggi qualcuno li dovrà fare, le liste qualcuno le dovrà fare, gli elenchi piuttosto che gli allestimenti. Quindi, tentiamo anche noi di metterci dalla parte di chi oggi avrebbe un problema molto serio, considerato che ci sono tre mesi all'alba.

Per il futuro, eventualmente, se ne potrà discutere, con la volontà, ovviamente, di fare sempre del nostro meglio e di non rimanere indietro, perché penso che l'Italia sia sempre un passo avanti, comunque, a prescindere (Applausi del deputato Deidda).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Apprezzo la disponibilità della Sottosegretaria Ferro, che è sempre disposta al confronto. Mi auguro che presto potremo ritornare su questo tema, perché veramente il genere sul voto non c'entra proprio niente. Allora togliere una discriminazione aiuterebbe persone che non vogliono sentirsi in difficoltà ad andare a votare. Quindi, lo prendo come un impegno per il provvedimento, quello di merito, quando avremo l'opportunità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Grazie, Presidente. È una buona notizia che, da parte del Governo, non ci siano problemi da questo punto di vista, però, Sottosegretaria, non mi pare che cambiare in ordine alfabetico rispetto che sulla questione del genere e togliere una cosa vetusta, anacronistica, come il cognome del marito, per le donne che vanno a votare, sia un fatto così tremendamente difficile.

Mi pare che il Governo possa benissimo mettere in campo questa disposizione. Dispiace che sia al Senato che alla Camera abbiate respinto tutti i nostri emendamenti, anche questi molto semplici, di buonsenso, che non avrebbero creato alcun tipo di problema organizzativo. Dunque, se lei conferma che non c'è un pregiudizio o un disaccordo rispetto al contenuto di questo emendamento, auspico che ci sia anche da parte del Governo un'indicazione della strada da percorrere per arrivare ad un punto di caduta favorevole rispetto a quello che viene chiesto nell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.1 Zaratti e 2.2 Boldrini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo all'emendamento 2-bis.1 Alifano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. A parte sottoscrivere l'emendamento…

PRESIDENTE. Che è successo? No, no, il Governo ascolta, lei ascolta.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Stavo proprio dicendo che stavo apprezzando la Sottosegretaria perché sta dando tutta una serie di risposte, cosa abbastanza inusuale in questa Camera, e lo stavo apprezzando. Quindi, per suo tramite, mi volevo rivolgere a lei, perché volevo verificare se di tutto l'articolo 2-bis si era percepita la portata dirompente, perché interviene su un qualcosa che cambia radicalmente la normativa elettorale relativamente alle affissioni e alla propaganda elettorale.

Faccio un esempio per far capire un po' a tutti, perché evidentemente questo non è abbastanza chiaro. Ipotizziamo un partito politico, potrei prendere quello di Fratelli d'Italia, visto che il senatore Lisei è quello che, al Senato, ha presentato l'emendamento che ha introdotto questo articolo 2-bis, ma prendiamo un partito che non esiste, inventiamoci “Parenti d'Italia”. Questo partito, a questo punto, con questo emendamento, potrebbe decidere di creare l'acqua minerale Fratelli d'Italia e fare la pubblicità con i cartelloni 6x3 in giro per l'Italia durante le elezioni, e questo, banalmente, senza alcun problema, quindi bypassando totalmente la normativa, anzi, non posso dire bypassando la normativa elettorale, perché questo articolo permette di fare una cosa del genere, sostanzialmente, andando a fare l'unica cosa che non era permessa in campagna elettorale, cioè le affissioni al di fuori degli spazi consentiti dal comune, le famose plance elettorali. Con questo emendamento sarà possibile farlo e, finita l'elezione, il famoso partito potrà anche decidere di non produrre più quell'acqua minerale, perché magari si è reso conto che non è economicamente conveniente.

Quindi, di fatto, farà pubblicità elettorale chi avrà la possibilità economica per farlo. Ma quel che è peggio, Sottosegretaria, è il passo successivo. Immaginiamo un altro partito, non prendo a esempio nessun partito di quelli presenti qui, in Parlamento. Facciamo che sia il “partito dei poco di buono”, che, a quel punto, decide di registrare il logo del partito, decide di darlo a un soggetto che magari è legato alla criminalità organizzata, che magari è legato a persone che hanno poco di buono, e queste persone fanno la pubblicità, queste persone si inventano l'acqua minerale e fanno pubblicità, a quel punto bypassando anche la normativa sulla pubblicità che viene fatta e viene data.

Non so per quale motivo i senatori Lisei, Della Porta e De Priamo e la senatrice Spinelli hanno fatto questo emendamento, perché l'unico motivo per fare un emendamento del genere è per andare a fare qualcosa che la propaganda elettorale oggi non permette di fare.

Ecco perché chiediamo la soppressione di questo articolo, perché, così facendo, si interviene sulla possibilità, per chi può, di spendere i soldi che possono essere spesi per i famosi cartelloni 6x3 o per qualsiasi altra forma di pubblicità elettorale che non sia quella prevista, e vi è chi, magari, non può, magari anche i partiti più piccoli, quelli nuovi, che decidono di intervenire nella fascia politica e non potranno farlo, perché, comunque, nell'unico momento, in quel mese in cui tutti erano uguali, si troveranno qualcuno che è più uguale degli altri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.1 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.2 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo all'emendamento 2-bis.3 Alifano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. In effetti, il collega Dell'Olio, che mi ha preceduto nell'intervento di prima, di fatto, ha esplicitato, in modo estremamente chiaro, le ragioni di un'eventuale soppressione, che ancora ci auguriamo, o quantomeno di una rimodulazione dell'articolo 2-bis, che effettivamente sembra un incidente di percorso. Ripeto un po' le argomentazioni che ha utilizzato il collega, ma repetita iuvant, anche perché questa è un'innovazione alquanto singolare, che sicuramente comporterà una distorsione della campagna elettorale e dell'esito delle consultazioni elettorali.

Perché? Perché si consente che il marchio d'impresa contenente il logo o il simbolo di un partito politico viaggi in modo parallelo rispetto alla disciplina prevista per i simboli politici. Ciò che cosa significa? Significa che non soggiace alle regole stabilite durante la campagna elettorale. Si pensi alle affissioni, alla pubblicazione di stampati anche durante i 30 giorni antecedenti la data della consultazione, quindi anche durante il silenzio elettorale.

Quindi, con questo emendamento si chiede, qualora non si arrivasse alla soppressione dell'articolo 2-bis, che veniva chiesta con l'emendamento discusso prima dal collega, che, quanto meno, la disciplina che regola i marchi d'impresa contenenti un simbolo elettorale debba soggiacere alle norme che regolano la campagna elettorale.

Credo sia un'esigenza sentita, se vogliamo che le consultazioni si svolgano nel modo più regolare possibile e, ovviamente, che non debbano poi premiare chi, in un modo o nell'altro, cerca di artefarle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.3 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'emendamento 2-bis.4 Alifano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Oltre, ovviamente, a mettere la firma, tramite lei mi volevo rivolgere alla Sottosegretaria, in quanto, con riferimento a quanto detto prima, posso capire che il soppressivo sia una cosa troppo forte, però questo emendamento, il 2-bis.4, va a limitare il danno di questo articolo. Infatti, noi andiamo a chiedere, a questo punto, che questo simbolo soggiaccia agli adempimenti e alle limitazioni legate al periodo della campagna elettorale, in special modo con riguardo ai suoi ultimi 30 giorni, oltre alla giornata che precede il voto e durante tutto il periodo di apertura dei seggi. Ora, il fatto che voi non abbiate accettato una cosa del genere adesso, o che al Senato lo abbiate fatta passare, significa che questo articolo è stato pensato e costruito proprio per questo. E c'è una cosa in più: secondo questo articolo, adesso si potrà fare la campagna elettorale con le affissioni anche il giorno prima delle elezioni, andando a contravvenire a qualsiasi regola di buonsenso e di rispetto delle regole. Infatti, fra chi ha la possibilità di spendere soldi per le affissioni e chi si vuole affacciare sulla scena politica e non ha quei soldi, voi permettete, con questo articolo 2-bis, di far piovere sul bagnato, in pratica. Questo fate. Il fatto che abbiate specificato nel 2-bis in particolare, significa che volete permettere proprio di fare questo. Io non so il senatore Lisei - che è del suo partito, Sottosegretaria - che cosa avesse in mente, non lo so. Il problema è che l'unica cosa che si evince è questa: andare a creare situazioni che non saranno più pari fra i contendenti, ma fra chi ha i soldi e chi non li ha, e, peggio ancora, per quelli che avranno la possibilità di demandare questo logo a qualcuno di poco affare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.4 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo all'emendamento 2-bis.5 dell'onorevole Alifano, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Il mio intervento e anche quello del collega Dell'Olio hanno esplicitato tutti i pericoli insiti in questa disciplina, in questa novella, che, alla fine, fa viaggiare su due parallele diverse, quindi non intersecanti, la disciplina relativa al marchio d'impresa contenente il logo di un partito politico e, invece, il simbolo di un partito politico. Dunque ci sono dei grossi rischi. I rischi sono, ovviamente, quelli di drogare la campagna elettorale e distorcere l'esito della stessa. Con questo emendamento si chiede una cosa molto semplice e si spera che ci sia un supplemento di riflessione da parte del Governo. Si chiede, infatti, che vengano stabiliti, entro 90 giorni dall'entrata in vigore di questo decreto-legge, con decreto, di concerto con il Ministro delle Imprese e del made in Italy e il Ministro dell'Interno, dei criteri e delle modalità di registrazione, come marchio d'impresa, di quei marchi che, per l'appunto, contengono simboli di partiti politici. Ci vuole assolutamente una regolamentazione, non è possibile lasciare un campo aperto a qualsiasi iniziativa. E si spera che, proprio su questo punto, la Sottosegretaria qui presente ci possa dare un margine di riflessione e possa intervenire proprio su questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Io credo che sia stato inteso male quello che il lavoro di questa parte del decreto voglia significare. Intanto, è una tutela per ogni partito, rispetto a chi rappresenta il partito, evitare che chiunque si possa presentare al Ministero dell'Interno dicendo di essere in nome, per conto e rappresentante di Fratelli d'Italia, piuttosto che del PD, piuttosto che del MoVimento 5 Stelle. Quindi, delle regole che tutelino i partiti, ma che, soprattutto, sanciscano chi è il responsabile e chi è il rappresentante.

Per la parte del made in Italy, sappiamo tutti che, ovviamente, c'è l'esigenza - anche rispetto ad una normativa europea, ma non ricordo quale -, sulla parte che riguarda la produzione di felpe, di calzoni e di tutto quello che si fa anche in termini di gadget, di non demandare a chiunque, come se chiunque potesse stampare e fare in nome e per conto. Io penso che sia una regola dove non si faccia distinzione tra ricchi e poveri, ma si facciano distinzioni tra chi, le regole, le rispetta e soprattutto mette in salvaguardia quello che penso per ognuno di noi rappresenti, dopo la famiglia, la seconda casa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Presidente, la ringrazio. Io, su questo punto, penso che ci siano pochi fraintendimenti, perché la normativa è abbastanza chiara. In periodo elettorale non si può fare nulla relativamente ad affissioni o altro. Con questa norma, si permette assolutamente di fare questo in maniera legale, sia rispetto alla sede che lo fa, sia rispetto al partito o al soggetto che riceve la possibilità di utilizzo del logo, sia che lo faccia un terzo. Cose di questo genere non sono mai successe. La normativa permette di fare esclusivamente questo, non c'è una maggiore tutela del marchio e del logo, perché sappiamo perfettamente che, se qualcuno si inventa un logo simile ad uno già esistente e lo presenta alle elezioni, viene eliminato. Sappiamo perfettamente che in campagna elettorale non può esserci una cosa del genere. E la tutela, nel momento in cui si dice, nel testo di legge, che “non rileva ai fini della disciplina elettorale”, non si va a tutelare, ma si va a fare esattamente il contrario. Quindi, non mi si venga a dire che c'è una maggiore tutela. Questo è un bypassare le normative elettorali e basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2-bis.5 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.1 Zaratti, 4.2 Alfonso Colucci e 4.3 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'emendamento 4.5 dell'onorevole Boschi, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento e poi, probabilmente, non riprendo la parola su quelli successivi, perché sono tre emendamenti che ho presentato, che hanno contenuto analogo e che attengono al tema del terzo mandato.

Il collega Colucci prima ha bene illustrato come siamo arrivati in quest'Aula a votare gli emendamenti sul provvedimento, per una volta senza che il Governo mettesse la questione di fiducia, ma sapendo che nessuno degli emendamenti potrà trovare approvazione, potrà essere accolto in questa sede, perché la maggioranza e il Governo, ovviamente, considerano questo decreto-legge ormai chiuso, perché siamo riusciti, anche senza una riforma costituzionale, a passare dal bicameralismo perfetto al monocameralismo di fatto.

Ciò detto, vista l'importanza che ha il tema per noi sia da un punto di vista sostanziale che da un punto di vista politico, presentare questi emendamenti anche in questa sede, dopo il dibattito che comunque c'è stato già in Senato, serve ad offrire a quest'Aula la possibilità di confrontarsi su un tema che è stato sicuramente al centro del dibattito, non soltanto legislativo, ma anche politico, nelle Aule del Senato e che concerne la possibilità per i sindaci delle città più popolose e per i presidenti di regione di svolgere un terzo mandato; un tema su cui anche una parte della maggioranza - segnatamente, la Lega - ha presentato analoghi emendamenti al Senato.

È un tema che viene affrontato in questo decreto-legge attraverso varie proposte emendative, ma che, in realtà, è stato a lungo dibattuto e discusso anche nella scorsa legislatura, anche nei mesi precedenti e, quindi, sicuramente, arriva dopo un confronto che, comunque, è già maturo, almeno in alcune forze politiche.

Sappiamo che su questo emendamento, che si propone non un numero indeterminato di mandati, ma di passare al terzo mandato, anziché i due attualmente previsti, viene incontro a richieste che sono state avanzate dagli stessi sindaci, in modo peraltro trasversale, perché è una proposta che è stata presentata dall'ANCI. Quindi, non è una proposta che ha necessariamente una colorazione di partito o politica, ma che i sindaci hanno fatto propria. Così come, nell'ambito dei presidenti di regione, anche qui, in modo trasversale, senza distinzioni di partito, sia presidenti di regione che, in qualche modo, fanno riferimento a partiti dell'attuale maggioranza, che presidenti di regione, che fanno riferimento a partiti di opposizione, hanno chiesto di intervenire prevedendo la possibilità del terzo mandato.

Quindi, noi, come Italia Viva, ci siamo sentiti di fare nostre queste proposte e di sottoporle al voto in Parlamento, sicuramente perché le condividiamo, e abbiamo già espresso anche in Senato una posizione chiara su questo, sia per cercare anche, se possibile - e questo devo dire in Commissione è avvenuto - una chiarezza da parte delle altre forze politiche. Anche perché è chiaro che il voto sul terzo mandato ha creato all'interno della maggioranza una spaccatura tra posizioni diverse della Lega rispetto agli altri alleati di Governo e, in qualche modo, anche una mancanza di una posizione netta da parte del Partito Democratico su questo tema.

Noi sappiamo che gli amministratori locali del Partito Democratico, i presidenti di regione del Partito Democratico hanno chiesto di sostenere la proposta del terzo mandato. Noi la condividiamo, lo hanno fatto anche i nostri amministratori locali, anche i nostri sindaci, però sappiamo che la maggior parte dei sindaci è espressione di altre forze politiche, quindi non lo facciamo come interesse di parte, ma perché riteniamo che sia giusta questa proposta.

Onestamente, non capiamo le ragioni per cui questo tema non possa essere affrontato nell'ambito di questo decreto-legge, visto che siamo anche in prossimità di scadenze elettorali importanti, e debba essere rinviato sine die ad altri possibili provvedimenti, quando abbiamo la possibilità di intervenire oggi e di dare una risposta a una richiesta che, ripeto, proviene proprio dai sindaci e dai presidenti di regione in modo trasversale.

Dispiace che su questo anche il Partito Democratico non abbia avuto la forza, il desiderio, di accogliere le richieste che venivano anche dai propri amministratori locali e abbia deciso di rinviare una decisione e di non dire semplicemente “non sono d'accordo o sono d'accordo”, ma, ancora una volta, rinviare ad altra sede una presa di posizione chiara. Con il voto su questo emendamento si farà di nuovo chiarezza e ciascuno potrà, poi, farsi una propria opinione, sia gli amministratori locali sia i cittadini, che ovviamente seguiranno le scelte di diversi partiti, su chi interpreti ancora uno spirito riformista e chi, ormai, vi abbia abdicato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Come ha giustamente sottolineato la collega Boschi, c'è un tema di metodo, c'è un aspetto che credo vada sottolineato in quest'Aula e che ci ha portato sia a presentare l'emendamento soppressivo all'articolo 4, comma 1, che, come vedremo, a prendere determinate decisioni sulle proposte emendative 4.5, 4.6 e 4.01 Boschi attorno alla questione dei mandati.

In primo luogo, a nostro giudizio, questa materia - in particolare, quella relativa al numero dei mandati nei comuni - non sarebbe dovuta entrare in un provvedimento come un decreto Elezioni. Da sempre, il decreto Elezioni, sostanzialmente, regolamenta la data delle elezioni e quella legislazione di contorno necessaria affinché tutto avvenga nel massimo dell'ordine e della trasparenza.

Nella questione del numero dei mandati manca il tema della necessità ed urgenza: non c'era necessità né urgenza, e non c'è, attorno a questo, mentre, lo dico con forza e con chiarezza, per quel che ci riguarda, il tema dei mandati - vale per i piccoli comuni, vale per i comuni sopra i 15.000 abitanti, vale anche, seppure in un contesto giuridico differente, per il numero di mandati dei presidenti delle regioni - va inquadrato all'interno di un discorso più ampio di riforma e di revisione del testo unico.

Lo dico con una battuta: occorre fare un tagliando alla legge del 1993, mettere sul piatto, dopo più di 20 anni, quasi 30, le cose che hanno funzionato, e sono molte - sicuramente è una delle leggi elettorali che meglio ha funzionato -, ma anche, da questo punto di vista, le cose che sono migliorabili, senza dimenticare - lo vorrei sottolineare con forza - che l'introduzione dell'elezione diretta dei sindaci fu, all'epoca, una forzatura rispetto all'impianto costituzionale. I costituenti non avevano in mente l'elezione diretta, arrivando da un'epoca in cui il tema dell'elezione diretta aveva provocato quello che noi conosciamo, c'era cioè la necessità di avere un sistema di contrappesi e all'elezione diretta nel 1993 venne messo il contrappeso dei due mandati. Credo che, se noi interveniamo, cosa che da un punto di vista astratto non è impossibile, non è antidemocratico - questa è la mia convinzione personale -, bisogna farlo, però, restituendo il tema del controbilanciamento, affrontando, ad esempio, la questione se non occorra bilanciare di più i poteri che oggi sono in capo alla giunta e al Presidente e quelli che sono, invece, rimasti in capo ai consigli comunali e regionali. Così come sono da riaffrontare, da questo punto di vista, altri aspetti, a cominciare dall'obbligo di dimissioni degli assessori nei comuni sopra i 15.000 abitanti da consigliere comunale, o anche la questione del simul stabunt, simul cadent, cioè il fatto che, se cade il sindaco, automaticamente cade tutta l'amministrazione.

Sono temi su cui noi siamo disponibili a discutere, vogliamo discutere, ma vogliamo discutere in maniera organica, affrontando la questione della riforma del TUEL e crediamo che lo strumento dell'emendamento inserito, incistato all'interno di un decreto Elezioni non sia adatto, non sia giusto. Sono valutazioni evidentemente discutibili, però credo che sia una posizione chiara e netta.

Stiamo discutendo - e concludo, signor Presidente - del cuore della democrazia: i nostri comuni, le regioni e le province, se e quando dovessero ritornare ad avere un'elezione di primo livello, rappresentano l'ossatura della democrazia, i comuni sono il primo ente, la prima parte dello Stato che vedono i cittadini. Toccare il numero dei mandati, affrontare il rapporto tra giunta e consiglio sono temi molto delicati che - e chiudo su questo - auspicabilmente dovrebbero portare ad un certo atteggiamento da parte del Governo, che non è quello di ragionare con la sola maggioranza: dovrebbero infatti portare ad un tavolo sia con l'ANCI sia con l'UPI, ma anche, lo dico qui, a un dibattito pubblico, nelle Commissioni, per arrivare ad avere un'intesa perché l'obiettivo di tutti dovrebbe essere quello di avere un sistema delle autonomie locali efficiente ed efficace.

Lo dicevano prima alcuni colleghi e da ultimo, la collega Madia: noi abbiamo un grande nemico che si chiama astensionismo e credo che dovremmo pensare anche alla riforma del TUEL per migliorare le forme di partecipazione e ritornare ad avere, come abbiamo avuto in passato, alti tassi di partecipazione elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.

DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Io condivido l'argomentazione della collega Boschi ed anche lo strumento che ha scelto per risolvere questa tematica, ritenendo che la questione che è discussa da tempo ha bisogno di essere risolta prima o poi. Quindi, io chiedo di poter sottoscrivere l'emendamento della collega Boschi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente ma mi sembra doveroso, anche perché porto un'esperienza di 9 anni di sindaco di un comune sopra i 15.000 abitanti e, quindi, credo di conoscere le problematiche in maniera piuttosto attenta e non superficiale. È vero, questa è una riforma che è andata in dissintonia con quello che era successo fino ad allora. La elezione diretta, quando è stato scelto questo tipo di strada, aveva in una prima fase lasciato perplesse moltissime forze politiche. Invece, si è dimostrata un grande successo e io credo che l'elezione diretta dei sindaci sia stata una delle migliori scelte fatte in questi ultimi 30 anni, perché stiamo parlando del 1994. Una scelta importante che ha collegato molto bene, soprattutto nei comuni medi, ma anche nei comuni più grandi, la gente, il popolo, ai propri eletti. Infatti, ancora in questo momento, piaccia o non piaccia, il sindaco è il punto di riferimento, negativo o positivo, di tutti coloro i quali si interessano della cosa pubblica e questo è un fatto estremamente importante e significativo, che si era perduto un po' negli anni precedenti, quando i sindaci venivano eletti dopo estenuanti battaglie all'interno delle maggioranze e delle giunte. Io ricordo comuni in cui bisognava scegliere entro i 90 giorni: ebbene, si arrivava all'ottantanovesimo giorno per fare la scelta del sindaco. Questo poteva solo allontanare le persone dalla cosa pubblica. Questo è un fatto di cui io credo siamo tutti convinti.

Quindi, sì all'elezione diretta in maniera estremamente convinta, anche per quanto riguarda le regioni, ma è giusto quello che ha detto il mio collega Fornaro. Io lo stimo moltissimo ed è tra i parlamentari che stimo maggiormente in quest'Aula, da sempre e non da oggi. Poche volte mi trovo d'accordo con lui, quasi nessuna, però, questa volta mi trovo d'accordo in pieno. È una scelta importante quella che quest'Aula e il Senato dovranno fare, una scelta che quindi deve essere meditata in maniera significativa e non può essere derivata da un emendamento, più o meno intelligente e importante, che noi possiamo approvare in questo caso. Quindi, l'impegno da parte delle forze politiche deve essere di quello di andare a verificare questa normativa. Pregiudizialmente, per quanto mi riguarda - parlo a titolo personale, non mi permetto in questo caso di coinvolgere il mio partito - io credo che sia possibile trovare delle soluzioni e dei contrappesi perché, in effetti, anche questo è vero, il sindaco, ad oggi, in una realtà media e grande, ha dei poteri molto significativi. Se questo può essere importante per migliorare l'efficienza dell'ente, in molti casi lascia agli consigli comunali un ruolo troppo marginale che non premia assolutamente l'impegno di tanti consiglieri che si vedono in qualche modo esclusi dalla cosa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Anche loro, seppure in maniera diversa e meno importante in un certo senso, sono stati eletti. Quindi, sì alla possibilità di fare dei cambiamenti ma no a questo emendamento che, evidentemente, non ha la profondità di pensiero che è importante per qualcosa che invece merita che tutti affrontino nella maniera più significativa e più approfondita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo all'emendamento 4.6 Boschi. Prendo atto che il deputato Steger intende sottoscrivere questo emendamento. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo alla votazione nominale dell'articolo aggiuntivo 4.01 Boschi. Prendo atto che l'onorevole Steger intende sottoscriverlo.

Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4-bis.1 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4-bis.2 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 4-ter.1 Zaratti e 4-ter.2 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, questa norma è stata introdotta durante l'esame in Senato e inserisce una causa precisa di ineleggibilità. Anzi, ci dice che la causa di ineleggibilità per i consiglieri regionali non si applica ai dipendenti della regione che svolgano, al momento della candidatura, funzioni e attività amministrative. Quindi, è una norma che precisa che i dipendenti delle regioni che svolgono funzioni o attività amministrative sono candidabili. Orbene, di questa norma non si avvertiva affatto la necessità e, infatti, non risulta alcun contenzioso ad oggi che avesse ad oggetto i requisiti di candidabilità dei dipendenti della regione. Peraltro, è una norma che si pone, Presidente, come assolutamente generica, perché definire funzioni e attività amministrative appare essere talmente generico, se riferito al pubblico impiego, da essere questa norma foriera di un contenzioso certo, tra l'altro, un contenzioso, signor Presidente, che in materia elettorale, naturalmente, è di particolare intensità e gravità, anche per l'ordinato svolgimento dell'attività amministrativa, in questo caso, delle regioni. Un emendamento, questo, introdotto al Senato, che peraltro si applica esclusivamente ai consiglieri regionali e non capiamo perché allora non si applichi questa stessa disciplina ai consiglieri comunali.

Perché c'è questa differenza, signora Sottosegretaria? L'articolo 51 della Costituzione non ci dice che ciascun cittadino ha pari diritto ad essere eletto alle cariche pubbliche e stabilisce un principio di parità nell'elettorato, in questo caso, cosiddetto passivo? Non ritenete che violi proprio l'articolo 51 della Costituzione in tema di parità dell'elettorato passivo? Peraltro, questa è una norma che non attiene al nucleo esteriore delle norme in materia elettorale, quel nucleo esteriore ed organizzativo che la Corte costituzionale ha ritenuto essere ammissibile, cioè non impingere nel divieto che è posto dall'articolo 72, quarto comma, della Costituzione, che, come sappiamo, signor Presidente, contiene una riserva di legge ordinaria. Non è possibile disciplinare la materia elettorale, se non con legge ordinaria e, di conseguenza, la disciplina della materia elettorale è preclusa ad un decreto-legge.

Questa è una norma che incide sui requisiti per la candidabilità dei dipendenti regionali e, di conseguenza, incide direttamente sul contenuto della legge elettorale e, quindi, contrasta con l'articolo 72, quarto comma, della nostra Costituzione. Ma, a questo punto, sembrerebbe che questa norma così posta non abbia alcun senso, che sia una norma che, allora, noi non riusciamo affatto a capire, ma probabilmente un senso ce l'ha, perché è una norma scritta - questo è un emendamento presentato dal senatore Lotito al Senato - che, verosimilmente, è stata pensata per qualcuno. Questa, signor Presidente, è una norma ad personam, cioè è una norma che vorrebbe risolvere un caso personale. L'unica cosa che manca a questa disposizione è l'indicazione del nome, ho delle ipotesi, ma non mi permetto di farle. Sarebbe un atto di onestà da parte del Governo e della Sottosegretaria non difendere questa norma, ma rivelarci il nome della persona per la quale è stata scritta, pensata, approvata e imposta in questo barlume di dibattito parlamentare.

Devo anche aggiungere, signor Presidente, un monito che mi permetto di inviare al Governo: è evidente che una disposizione di questo tipo non può che avere un effetto “ultrattivo”: potrà valere dal giorno in cui questa legge di conversione sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, non potrà certo valere retroattivamente, ma mi immagino che corrisponda alla sensibilità del Governo farla valere nelle sedi opportune, anche sui giudizi eventualmente in corso, perché penso che riguardi un giudizio in corso, guardi un po', proprio la possibilità di interferire, attraverso un decreto-legge, nello svolgimento di un giudizio dell'autorità giudiziaria, naturalmente - quindi, c'è anche un altro profilo di illegittimità -, ma non può applicarsi retroattivamente. Per cui confido nella circostanza che il Governo farà valere la ultrattività di questa norma nelle sedi opportune, impedendo che si applichi ai giudizi o al giudizio in corso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Anzi, Sottosegretaria Ferro, prego, l'onorevole Zaratti le cede volentieri la parola.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Devo diffidare di questa galanteria. Grazie, Presidente. Io, sinceramente, credevo che questo fosse un quesito che avevamo già chiarito in Commissione, però, è giusto, davanti a tanti colleghi, oggi, chiarirlo ulteriormente. Quando l'emendamento fu proposto al Senato, fu proposto non solo ed esclusivamente chiedendo che questa norma potesse valere per il 2024, per coloro che si vogliono candidare ai consigli regionali, ma era stato chiesto per i comuni, per le province e per le regioni. Per i comuni e per le province, essendo di competenza del TUEL, rispetto ad un articolo che tutti conoscete - sulla base di quello che anche il collega Fornaro, che ringrazio, ha voluto sottolineare, come riforma organica alla quale abbiamo messo mano da un po' di mesi con i tavoli, al momento, interministeriali, poi, ovviamente, con l'ANCI e l'UCI, ma ci sarà il dibattito, come è giusto che sia, con tutto il Parlamento e con i gruppi -, abbiamo detto al senatore che tutto ciò che andava ad inficiare il TUEL e faceva macchia di leopardo in termini di proposte non avrebbe avuto un parere favorevole. Quindi, non mi sento di pensare che a monte ci sia qualcosa; capisco che c'è sempre il dubbio, e sinceramente, guardi, non ho nessun nome da fare, perché, per chi conosce la mia storia personale e politica, se avessi pensato minimamente a questo devo, dire che non avrei avuto alcuna reticenza a farlo. Ognuno di noi ha una storia, la mia è una storia che gira da quarant'anni, non sono il nuovo che avanza e spesso sono molto contenta di non essere il nuovo che avanza, però, voglio aggiungere che avevo ricordato anche alcune sentenze, proprio per garantire che, rispetto alla sentenza della Corte costituzionale n. 73 del 2017 e alla n. 61 del 2022, che è ancora più attinente alla specificità, ci sia la garanzia del Ministero per gli Affari regionali e le autonomie, che ha espresso parere favorevole, che si è confrontato anche con il Ministero dell'Interno, che non ci può essere nessuna forma né di retroattività, né riguardante casi in corso e, quindi, ricorsi in essere.

Ovviamente, questa è la direzione che la Corte costituzionale, con più sentenze - io ne ho citate due -, ha indicato, credo che dovrebbe valere anche qualora ci dovesse essere un caso che noi non conosciamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Presidente, prendo atto della dichiarazione della Sottosegretaria, quando afferma, in modo inequivocabile, che la norma non potrà essere in alcun modo retroattiva, né potrà riguardare giudizi in corso, perché, come la Sottosegretaria sa, in eventuali ricorsi che sono in atto, il dibattito e le dichiarazioni fatte in Aula dal Governo hanno un peso specifico di chiarimento della norma. Quindi, la ringrazio per questa specifica osservazione e devo dire che, a mio parere, la norma presenta tutta una serie di limiti che sono stati indicati correttamente dal collega Colucci, ma ne voglio indicare un altro: laddove si specifica che soltanto alcune funzioni dei dipendenti della regione entrino in regime di incompatibilità, secondo me, si fa un utilizzo improprio di questa norma, perché si crea un discrimine tra i diversi funzionari della regione, tra i diversi dipendenti della regione.

Non si riesce assolutamente a capire per quale ragione chi si occupa di materie amministrative non sia incompatibile e chi, invece, fa l'architetto in quella regione sia incompatibile. Ora, questo crea, tra l'altro, un elemento di ineguaglianza tra i diversi cittadini dipendenti della regione, perché alcuni sono incompatibili e altri no. La norma secondo me è fatta ed è scritta, lo devo dire, male. Quindi, penso che sarebbe stato il caso e sarebbe ancora il caso, a prescindere dalle opportune dichiarazioni fatte dalla Sottosegretaria, di ripensarla anche nei prossimi provvedimenti, perché, a ulteriore aggravamento, ci troveremo in una situazione di discriminazione e di differenziazione all'interno dei singoli dipendenti della regione. Credo che questo sia ancora più grave in ragione, appunto, del fatto che, in modo particolare, in termini di norme che regolamentano l'elettorato attivo e passivo, l'elemento centrale che deve contraddistinguere sempre la nostra legislazione sia quello della parità e dell'uguale accesso per tutti i cittadini e per tutte le cittadine sia alle cariche elettive, sia alla possibilità di esercitare il diritto di voto. In questo caso, questo emendamento non rientra in questa fattispecie.

Anch'io, devo dire con sincerità, pensavo - e in fondo in fondo lo penso ancora - che l'emendamento sia stato costruito su una singola figura e un singolo caso e questo è assolutamente sbagliato, se così fosse, ma ritengo che, in sede di giudizio, eventualmente, le dichiarazioni della Sottosegretaria faranno testo e saranno utilizzate per raggiungere, in questo caso, giustizia e verità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non so se ci sia un beneficiario di questo emendamento, quello che però posso dire è che, avendo presieduto, l'altro giorno, il Comitato per la legislazione, non si è potuto non notare come questo sia un chiarissimo fuor d'opera.

La legge n. 400 del 1988 stabilisce che il Governo non possa, mediante decreto-legge, provvedere nelle materie indicate dall'articolo 72, tra le quali rientra la materia elettorale.

La giurisprudenza della Corte è orientata ad interpretare tale divieto come divieto di intervenire con decreto-legge sul nucleo essenziale della legge elettorale, come ad esempio, i meccanismi di trasformazione dei voti in seggi. Ora appare chiaro che questo emendamento non possa essere liquidato come una sorta di legislazione di contorno, perché quella riguarderebbe la disciplina della campagna elettorale. No, questo riguarda le condizioni di eleggibilità in consiglio regionale. Premesso il fatto che sembra una cosa naturale che un dipendente della regione non possa fare il consigliere regionale, o un dipendente del comune non lo possa fare, nella fattispecie poi avevamo pregato la Commissione di merito di formulare meglio questo articolo 4-ter, perché così, avendo affermato che il principio riguarda solo le funzioni e le attività amministrative, sfioriamo il ridicolo, quindi i medici, gli ingegneri, gli architetti, i cuochi o gli autisti, che sono dipendenti della regione, hanno titolo di candidarsi a fare il consigliere regionale. Ma dove siamo? Non vi pare che abbiamo allargato un po' troppo il cerchio? Un tempo ricordo che, per candidarsi al Parlamento italiano, bisognava dimettersi sei mesi prima da consigliere regionale; adesso, è una sorta di riffa, state sbagliando strada, è sbagliatissimo. Non avete certo la cultura istituzionale adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4-ter.1 Zaratti e 4-ter.2 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4-septies.01 Carfagna, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 4-septies.02 Enrico Costa.

Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Presidente, chiedo scusa, innanzitutto una correzione del voto del gruppo: sugli identici emendamenti, presentati all'articolo 4, 4.1 Zaratti, 4.2 Alfonso Colucci e 4.3 Bonafe' abbiamo, per errore, votato favorevole, invece il voto del gruppo è contrario.

PRESIDENTE. Registriamo questa precisazione.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Per quanto riguarda questa ultima proposta emendativa, solo poche parole. In rigorosa coerenza con l'impostazione garantista riteniamo che vi sia un principio costituzionale da rispettare, relativo alla presunzione di innocenza; questione della quale la Corte costituzionale non è mai stata investita in maniera piena.

Secondo noi la decadenza dalla carica deve far data dal passaggio in giudicato della sentenza definitiva oppure dal momento in cui diviene definitivo il provvedimento che applica la misura di prevenzione. Devo segnalare che la Lega ha proposto al Senato un emendamento identico, poi ritirato e trasformato in ordine del giorno. Noi lo proponiamo qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per una precisazione. L'attenzione che ci ha dimostrato la Sottosegretaria Ferro, che ringrazio, anche perché, come diceva qualcuno poc'anzi, non sempre ci vengano date risposte, merita una precisazione, anche con riferimento a questo tema. Chi era in quest'Aula, io non c'ero, quando venne approvata, a suo tempo, la legge Severino, ci furono passaggi per cui la legge cosiddetta Severino subì alcune modifiche in Aula. Una di quelle modifiche riguardava proprio la cosiddetta sospensione degli amministratori, in particolare ci sono casi che ricordiamo di sindaci, nel caso fossero colpiti da una sentenza non passata in giudicato.

Come ricordava il collega sul principio di difesa della presunzione di innocenza, abbiamo presentato, a questo proposito, anche una proposta di legge, sia al Senato sia alla Camera, che va a correggere proprio questo principio; riteniamo, infatti, non sia corretto che ciò avvenga solo nei confronti degli amministratori, degli amministratori, appunto, che, spesso, attraverso la sospensione, mettono, diciamo così, a dura prova l'efficacia poi dell'azione amministrativa. Quindi, abbiamo ritenuto necessario introdurre un correttivo; correttivo che quindi chiediamo di poter fare attraverso una proposta di legge, che abbiamo depositato, lo ricordavo prima, sia al Senato sia alla Camera.

Cos'è che non condividiamo però rispetto alla proposta dell'onorevole Costa? Ci siamo confrontati anche con l'onorevole Costa; peraltro, devo dire, suo tramite, Presidente, che la cosa un po' strana è che, in Commissione, i nostri emendamenti, che ritoccavano e correggevano la legge Severino proprio su questo punto, siano stati dichiarati inammissibili, il che ci ha lasciato un po' stupefatti, perché, oggettivamente, l'inammissibilità anche dopo la presentazione del ricorso ha fatto sì che questo dell'onorevole Costa venisse riammesso dopo il ricorso, mentre i nostri, dopo il ricorso, non sono stati riammessi; eppure, riguardavano la stessa materia e lo stesso quadro giuridico. Questo ci ha un po' sorpreso e anche un po' amareggiato, perché riteniamo, viceversa, che, su questo tema, il merito dovrebbe guidare la mano del legislatore, ma anche del Governo e, naturalmente, mi auguro e spero della maggioranza.

Ciò posto, e concludo per suo tramite, Presidente, rivolgendomi al Governo, non solo auspichiamo che quella proposta di legge possa essere discussa in fretta, ma ci sarà anche un nostro ordine del giorno, che abbiamo depositato, il quale affronta proprio questo punto e, come dicevo, si distingue dalla proposta dell'onorevole Costa, perché noi riteniamo che quel correttivo non possa toccare le ipotesi riguardanti i reati di particolare allarme sociale; in particolare, ci stiamo riferendo ovviamente alla criminalità organizzata, a reati particolarmente gravi e particolarmente importanti dal punto di vista dell'allarme sociale; questa è una distinzione che noi manteniamo anche nelle due proposte di legge. Però ripeto, per suo tramite, Presidente, quello che ci ha colpito è che i nostri emendamenti siano stati dichiarati inammissibili quando, invece, avevano lo stesso oggetto e addirittura una riduzione del petitum; quello che chiediamo è che venga data attenzione alla nostra richiesta, perché quel correttivo riteniamo sia quanto mai opportuno anche per i motivi che ricordava il collega, però con questa precisazione che, a nostro parere, è importante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere, in modo convinto e coerente, il voto contrario del Movimento 5 Stelle su questa proposta emendativa che intende, lo abbiamo sentito già, picconare il decreto legislativo cosiddetto Severino in materia di incandidabilità. E' cosa prevede esattamente? Va a proporre di abrogare le disposizioni che prevedono la sospensione dalla carica degli amministratori regionali e degli amministratori locali in caso di condanna non definitiva per una serie di delitti che vengono pure elencati; delitti che sono di rilevante gravità. Io andrei anche a citarne qualcuno per far capire di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando, lo diceva bene anche la collega Serracchiani, dell'articolo 416-bis del codice penale, quindi dell'associazione a delinquere di stampo mafioso; poi stiamo parlando, ad esempio, tra l'altro, di tutti i reati contro la pubblica amministrazione, guarda caso. Passiamo dal peculato, a tutte le forme corruttive, concussione, l'abuso d'ufficio per quel frangente in cui ancora l'abuso d'ufficio durerà.

Ebbene, poi cosa fa questo emendamento? Fa ancora un altro passo e intende abrogare anche la norma che prevede la sospensione per quegli stessi soggetti, che citavo prima, allorquando siano raggiunti da misure cautelari personali; quindi, ad esempio, proviamo ad immaginare, non so, un sindaco, un assessore che continuano, magari mentre sono in custodia cautelare in carcere, ad amministrare un comune.

A voi forse sembra normale. A me non sembra normale, ma siccome forse alla maggior parte di quest'Aula sembra normale allora io mi vorrei rivolgere a chi è fuori da quest'Aula, ai cittadini, a chi magari sta seguendo in questo momento i nostri lavori.

Allora, io chiedo ai cittadini: voi dareste la chiave della vostra casa a uno che è stato condannato in primo grado - per carità - per furto? Voi continuereste a tenere alla cassa un cassiere che è stato condannato in primo grado per appropriazione indebita? Ad esempio, voi continuereste - spostiamoci di settore - ad affidare il vostro cane a un soggetto che è stato condannato in primo grado per maltrattamenti contro gli animali?

Io credo che il buonsenso o un principio di cautela farebbero dire ai nostri cittadini fuori da quest'Aula: no, non saremmo tranquilli a mantenere queste persone al loro posto così come se nulla fosse. Allora, io dico: perché dovremmo immaginare di tenere in quel posto o in quel ruolo, per esempio, un sindaco raggiunto da una condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso in primo grado - condanna di primo grado - oppure perché dovremmo mantenere in quel ruolo un assessore che è stato raggiunto da una condanna in primo grado per corruzione?

Però, voglio anche tornare a ragionare in punto di diritto e svolgo un'ulteriore considerazione che sembra possa non entrarci, però seguitemi nel ragionamento e vedrete che ci rientra. La Cassazione ha ribadito tante volte che costituisce giusta causa di licenziamento, quindi non una sospensione dal servizio, ma un provvedimento definitivo che ti espelle dal posto di lavoro per sempre, la condanna, anche non definitiva, del dipendente che abbia commesso condotte penalmente rilevanti. Questo perché? Perché - dice la Cassazione - la circostanza fa venire meno il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente.

Allora, a questo punto io non comprendo per quale ragione non dovremmo applicare un principio, che stiamo dicendo che è di buonsenso, di cautela e che viene applicato in altri ambiti del diritto, a quei soggetti che hanno l'obbligo di esercitare un mandato che gli è stato affidato dai cittadini, che hanno l'obbligo di esercitarlo con disciplina, onore e al riparo da qualsiasi ombra sul loro operato ma, in qualche modo, ci sono quelle ombre che possono inficiare quel rapporto di fiducia, che, però, speriamo ci sia sempre tra l'amministratore e i cittadini. Io mi chiedo e vi chiedo - però, come ho detto, forse chiedo più a chi è fuori da quest'Aula di farsi sentire in tal senso - perché dovremmo accordare un trattamento diverso rispetto a quel cittadino comune che magari potrebbe essere licenziato in tronco perché raggiunto da una condanna in primo grado, magari anche per cose che non c'entrano nulla con il lavoro che svolge.

Noi per questo non possiamo assolutamente seguirvi su questa deriva, perché per noi è davvero una deriva, e cercheremo sempre di difendere, per quanto possibile, invece il testo del decreto legislativo Severino per come lo conosciamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Presidente, noi, contrariamente alla posizione testé espressa dalla collega del MoVimento 5 Stelle, siamo assolutamente d'accordo sul contenuto di questo emendamento. Preciso subito, però, che riteniamo non sia questa la sedes materiae, perché sull'argomento noi abbiamo già presentato una proposta di legge nella I Commissione che modifica sostanzialmente la legge Severino sul punto, perché è assolutamente anacronistico che un sindaco, un consigliere comunale o un consigliere regionale, condannati in primo grado, senza, dunque, attendere il passaggio in giudicato della sentenza e in barba al principio della presunzione di innocenza, venga sospeso dalle proprie funzioni o si prevedano, appunto, meccanismi di decadenza senza attendere il momento del passaggio in giudicato, quindi della sentenza definitiva.

Noi vorremmo ripristinare questo principio, che è scritto a chiare lettere nella nostra Costituzione e nelle convenzioni europee e internazionali. Questa è la ragione per cui - e a me ha fatto piacere anche l'intervento della collega Serracchiani - su questo tema noi possiamo avviare un utile confronto anche con l'urgenza del caso, perché mi pare che si possa davvero voltare pagina rispetto a situazioni alle quali assistiamo.

Da poco un consigliere regionale, condannato in primo grado e sospeso per 12 mesi, è stato poi assolto in appello perché il fatto non sussiste. Allora, mi chiedo e chiedo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: chi ripaga per il grave pregiudizio sofferto e per le limitazioni anche all'esercizio del mandato politico-elettorale? Questa è la ragione per la quale, quindi, io inviterei i colleghi a ritirarlo o, comunque, su questo avremo un altro momento in cui confrontarci, perché - ripeto - riteniamo che non sia questa la sedes materiae, ma sul contenuto siamo assolutamente d'accordo e risponde alla ratio per cui abbiamo presentato una specifica proposta di legge sull'argomento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4-septies.02 Enrico Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Colleghi, a questo punto, se non vi sono obiezioni, potremmo passare all'esame dei 22 ordini del giorno presentati, considerando che non è escluso che andremo anche oltre le ore 20 per concluderne l'esame.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, per dire che noi non abbiamo alcun accordo per andare oltre l'orario delle 20. Quindi, noi non siamo…

PRESIDENTE. Quindi, c'è obiezione.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Obiezione, Presidente.

PRESIDENTE. Allora noi andiamo avanti fino alle 20, come previsto. Poi, se viene chiesta la notturna, sospendiamo tra le 20 e le 21 e alle 21 si continua.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Noi pensavamo che vi fosse un accordo per chiudere almeno gli ordini del giorno, perché l'alternativa è sospendere fino alle 21 e fare la notturna. Pensavamo di non dover fare la notturna e di andare avanti un'altra mezz'ora. Se il MoVimento 5 Stelle vuole fare la notturna ne prendiamo atto, perché è già prevista dal calendario.

PRESIDENTE. Faccio io una proposta: vogliamo sospendere per 5 minuti? Bene. Allora, sospendo la seduta per 5 minuti e riprendiamo i nostri lavori alle ore 19,53.

La seduta, sospesa alle 19,48, è ripresa alle 19,56.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1780​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Sull'ordine del giorno n. 9/1780/1 Rampelli il parere è favorevole condizionato alla seguente riformulazione del dispositivo: “impegna il Governo a valutare l'opportunità d i assumere ogni utile iniziativa di competenza, anche a carattere normativo, per garantire l'esercizio del diritto al voto dei cittadini italiani imbarcati temporaneamente in acque internazionali in ragione dello svolgimento della propria attività lavorativa”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/2 Zaratti il parere è contrario, atteso che per mettere a regime la disciplina di cui all'articolo 1-ter è necessario dapprima valutare gli esiti della sperimentazione ivi prevista.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, parere contrario, ho capito bene?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Sì. Sugli ordini del giorno n. 9/1780/3 Cavandoli e n. 9/1780/4 Bordonali il Governo si rimette all'Aula.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/5 Piccolotti il parere è contrario con riferimento al primo punto del dispositivo, che è stato accolto al Senato come raccomandazione. Invece, il parere è favorevole con riferimento al secondo punto del dispositivo, accolto sempre come ordine del giorno al Senato.

PRESIDENTE. Quindi, è un parere favorevole con riformulazione, in realtà, non un parere contrario.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. È favorevole per il secondo punto e contrario per il primo.

PRESIDENTE. Perfetto. Onorevole Piccolotti, credo che sia chiaro, è un parere favorevole con riformulazione.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Sull'ordine del giorno n. 9/1780/6 Dori il parere è favorevole, però condizionato a questa riformulazione: “impegna il Governo a implementare il processo di digitalizzazione al fine di procedere all'introduzione di una tessera elettorale digitale rilasciata sulla base dei dati contenuti nell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), rinviando la definizione delle caratteristiche tecniche e le modalità di utilizzo a successivi decreti ministeriali”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1780/7 Zanella e n. 9/1780/8 Manzi il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/9 Barbagallo il parere è favorevole ma condizionato all'eliminazione, nel terzo capoverso delle premesse, dell'inciso “anche a seguito delle lungaggini amministrative connesse all'introduzione del cd. tagliandino anti-frode”, e alla seguente riformulazione, invece, del dispositivo: “impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile volta a reperire tutte le risorse utili atte a garantire la corresponsione di emolumenti adeguati ai membri dei seggi elettorali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/10 Enrico Costa il parere è un po' lungo, perché è stato formulato in quanto estraneo per noi, per materia, dal Ministero della Giustizia. Si esprime parere favorevole, previa riformulazione, in conformità all'ordine del giorno…

PRESIDENTE. Scusi, ma è estraneo per materia, ha detto? Estraneo per materia?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. È estraneo per materia, nel senso che il parere lo abbiamo chiesto noi al Ministero della Giustizia.

PRESIDENTE. Ah, bene. Quindi, è un parere favorevole, con riformulazione.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Sì, parere favorevole con la seguente riformulazione. “In conformità all'ordine del giorno G 1.100 al DDL n. 808 del 2023 approvato dal Senato il 6 febbraio 2024, sulla medesima materia, che si riporta di seguito, per la parte di interesse: la Camera, premesso che l'articolo 11 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, prevede la sospensione di diritto dalle cariche presso gli enti locali di coloro che abbiano riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti di cui all'articolo 10, comma 1, lettere a), b) e c), del medesimo decreto legislativo n. 235 del 2012, di coloro che, con sentenza di primo grado, confermata in appello per la stessa imputazione, abbiano riportato, dopo l'elezione o la nomina, una condanna ad una pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo, nonché di coloro nei cui confronti l'autorità giudiziaria abbia applicato, con provvedimento non definitivo, una misura di prevenzione in quanto indiziati di appartenere ad una associazione di stampo mafioso; le cariche interessate sono: presidente della provincia, sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale, presidente e componente del consiglio circoscrizionale, presidente e componente del consiglio di amministrazione dei consorzi, presidente e componente dei consigli e delle giunte delle unioni di comuni, consigliere di amministrazione e presidente delle aziende speciali e delle istituzioni di cui all'articolo 114 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, presidente e componente degli organi delle comunità montane; la sospensione dalla carica in conseguenza di una condanna non definitiva vìola il principio di non colpevolezza, secondo cui un imputato non può essere considerato colpevole sino alla condanna definitiva, previsto nell'articolo 27, secondo comma, della Costituzione, impegna il Governo ad adottare tutte le iniziative di propria competenza finalizzate a sopprimere l'istituto della sospensione dalle cariche richiamate in premessa in conseguenza di condanna non definitiva, nonché a disporre una revisione generale del richiamato decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, in tema di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.”

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/11 Ruffino, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/12 Onori, il parere è favorevole, a condizione che venga riformulato nei seguenti termini: “impegna a valutare l'opportunità di adottare eventuali iniziative anche normative allo scopo di prevedere, a partire dalla elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia successive a quelle del 2024, una modalità di voto per gli italiani residenti all'estero in Paesi non membri dell'Unione europea che sia differente dall'unica attualmente possibile, consistente nel rientro presso il proprio comune italiano di iscrizione elettorale”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/13 Bonafe', il parere è contrario.

Anche sull'ordine del giorno n. 9/1780/14 Serracchiani, abbiamo richiesto il parere al Ministero della Giustizia, secondo il quale si esprime parere favorevole, previa riformulazione: “in conformità all'ordine del giorno G 100 al disegno di legge n. 808 del 2023, approvato dal Senato il 6 febbraio 2024 sulla medesima materia che si riporta di seguito, per la parte di interesse: la Camera, premesso che l'articolo 11 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, prevede la sospensione di diritto alle cariche presso enti locali di coloro che abbiano riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti di cui all'articolo 10, comma 1, lettere a), b) e c), nel medesimo decreto legislativo n. 235 del 2012 di coloro che con sentenza di primo grado confermata in appello per la stessa imputazione abbiano riportato, dopo l'elezione o la nomina, una condanna di una pena non inferiore a due anni di reclusione per un delitto non colposo nonché coloro nei cui confronti l'autorità giudiziaria abbia applicato con provvedimento non definitivo una misura di prevenzione in quanto indiziati di appartenere ad un'associazione di stampo mafioso. Le cariche interessate sono: presidente della provincia, sindaco, assessore e consigliere provinciale e comunale, presidente e componente del consiglio circoscrizionale, presidente e componente del consiglio di amministrazione dei consorzi, presidente e componente dei consigli e delle giunte delle unioni dei comuni, consiglieri di amministrazione e presidenti delle aziende speciali e delle istituzioni, di cui all'articolo 114 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, presidenti e componente degli organi delle comunità montane; la sospensione dalla carica, conseguenza di una condanna non definitiva, viola il principio di non colpevolezza secondo cui l'imputato non può essere considerato colpevole sino a condanna definitiva, previsto all'articolo 27, secondo comma, della Costituzione, impegna il Governo ad adottare tutte le iniziative di propria competenza, finalizzate a sopprimere l'istituto della sospensione dalle cariche richiamate in premessa, in conseguenza di condanna non definitiva, nonché a disporre una revisione generale del richiamato decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, in tema di incandidabilità o di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1780/15 Gianassi, n. 9/1780/16 Alfonso Colucci e n. 9/1780/17 Alifano, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/18 Penza, il parere è favorevole.

Sugli ordini del giorno n. 9/1780/19 Auriemma e n. 9/1780/20 Dell'Olio, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/21 Gubitosa, abbiamo chiesto, congiuntamente, il parere e c'è anche il parere contrario della Funzione pubblica, quindi, parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/1780/22 Di Sanzo, è assorbito nella formulazione dell'ordine del giorno n. 9/1780/12 Onori, come riformulato dal Governo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno non può essere assorbito, ci dovrebbe leggere il parere. Ordine del giorno n. 9/1780/22 Di Sanzo.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare eventuali iniziative, anche normative, allo scopo di prevedere, a partire dalle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia successive a quelle del 2024, una modalità di voto per gli italiani residenti all'estero in Paesi non membri dell'Unione europea che sia differente dall'unica attualmente possibile, consistente nel rientro presso il proprio comune italiano di iscrizione elettorale”.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1780/1 Rampelli, su cui c'è un parere favorevole, previa riformulazione: l'onorevole Rampelli, o chi per lui, la accetta? Perfetto. Sull'ordine del giorno n. 9/1780/2 Zaratti, il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/2 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/3 Cavandoli, il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/3 Cavandoli, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 71).

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/4 Bordonali, il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/4 Bordonali, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 72).

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/5 Piccolotti il parere è favorevole previa riformulazione: la accetta.

Sull'ordine del giorno n. 9/1780/6 Dori, il parere è favorevole previa riformulazione: la accetta e chiede che venga messo al voto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/6 Dori, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

Ordine del giorno n. 9/1780/7 Zanella: lo pongo in votazione, onorevole Zanella?

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/7 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Ordine del giorno n. 9/1780/8 Manzi, parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Intervengo brevemente perché vorrei chiedere alla Sottosegretaria le motivazioni del parere contrario a questo ordine del giorno, visto che si tratta di un tema che è stato anche ampiamente discusso nella Commissione affari costituzionali del Senato, relativo ai comuni capoluogo di provincia che hanno meno di 15.000 abitanti. Da più parti, tra l'altro, era emerso, proprio in sede di dibattito all'interno della Commissione, il fatto che, addirittura, non servisse neanche una norma per cambiare, per far sì che a quei comuni si applicasse comunque la disposizione relativa ai capoluoghi di provincia indipendentemente dal numero di abitanti. Quindi, chiederei le motivazioni del parere contrario rispetto a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Il parere è contrario in quanto il sistema elettorale e il numero dei mandati relativi alla carica del primo cittadino sono tematiche autonome che, quindi, in questo caso non potevano essere accolte.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/8 Manzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Ordine del giorno n. 9/1780/9 Barbagallo, parere favorevole previa riformulazione: onorevole Barbagallo, accetta la riformulazione?

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Presidente, se fosse possibile, vorrei chiedere alla Sottosegretaria di rileggere la riformulazione.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretaria Ferro.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Parere favorevole, condizionato all'eliminazione del terzo periodo dell'inciso: “anche a seguito delle lungaggini amministrative connesse all'introduzione del tagliandino antifrode” e alla seguente riformulazione del dispositivo: “impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile volta a reperire tutte le risorse utili atte a garantire la corresponsione di emolumenti adeguati ai membri dei seggi elettorali”.

PRESIDENTE. Onorevole Barbagallo?

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Accetto la riformulazione, Presidente, e chiedo che venga messo ai voti, anche perché la vicenda che abbiamo citato nella premessa dell'ordine del giorno ha destato grande scalpore: mi riferisco alle dimissioni di quasi 200 presidenti di seggio per le elezioni nel comune di Palermo, un terzo dei titolari della carica di presidente di seggio. Credo che questa sia una misura indifferibile anche con riferimento alle code e alle lungaggini dell'applicazione del tagliandino antifrode per cui, in base a notizie di stampa anche nelle ultime elezioni amministrative, una persona su cinque, una persona su sei, spesso lascia la fila perché si arrende di fronte alle code che ci sono ai seggi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/9 Barbagallo, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 76).

Ordine del giorno n. 9/1780/10 Enrico Costa, parere favorevole previa riformulazione: onorevole Costa o chi per lui? Accetta.

Andiamo avanti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/11 Ruffino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Ordine del giorno n. 9/1780/12 Onori, parere favorevole previa riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione del Governo e vorrei chiedere di mettere ai voti questo ordine del giorno, quindi procederei con una breve dichiarazione di voto, se è possibile.

L'ordine del giorno riguarda la possibilità per i cittadini italiani residenti in Paesi al di fuori dell'Unione europea di votare presso le sedi consolari non per le prossime elezioni europee, ma per quelle successive. Quindi, quest'ordine del giorno impegna il Governo a promuovere iniziative in tal senso. Ho avuto già modo di illustrare in sede emendativa la ratio, le motivazioni e l'importanza di questo tipo di iniziativa.

Vorrei sottolineare il fatto che questo è il primo impegno concreto, è il primo passo che in questa legislatura viene fatto per poter finalmente garantire un esercizio del voto effettivo per gli italiani all'estero. È un ordine del giorno, quindi è un impegno che il Governo si prende e cerca di portare avanti, ma è davvero importante.

Di quante persone parliamo? Parliamo di una platea di 3 milioni di persone. Dobbiamo capire l'importanza di far votare questi 3 milioni di persone per le elezioni europee, perché il numero di seggi assegnato all'Italia, al Parlamento europeo, tiene nel computo questi queste 3 milioni di persone. Quindi, sarebbe un paradosso se le persone, che noi consideriamo anche in vista del computo dei numeri dei seggi al Parlamento europeo, poi non potessero davvero esercitare il proprio diritto al voto.

A questo proposito, si menziona la risoluzione legislativa del Parlamento europeo approvata il 14 febbraio 2023, quindi poche settimane fa, che prevede che gli Stati membri prendano in considerazione l'introduzione di strumenti di voto complementari per le elezioni del Parlamento europeo. Quali? Qui si fa un breve elenco di quali sono le possibilità per allargare l'esercizio del diritto di voto: vengono menzionati il voto per corrispondenza, il voto in presenza anticipato, il voto per delega, i seggi elettorali mobili, il voto elettronico e online.

Questo ordine del giorno, quindi, chiede al Governo di prevedere, oltre a quello che già è previsto ora, ovvero che un cittadino italiano residente in un Paese che non è membro dell'Unione europea torni in Italia per poter votare, si prevedano altre possibilità. Pensiamo, ad esempio, a un ingegnere italiano che va a lavorare in Australia e non può votare presso il suo consolato generale, ma deve prendere un aereo per tornare in Italia, mentre un ingegnere francese assunto nella stessa azienda può recarsi al suo consolato e votare. Perché ho fatto l'esempio con la Francia? Perché l'Italia è l'unico Paese fondatore dell'Unione europea che ancora non prevede per i suoi cittadini residenti in Paesi al di fuori dell'Unione europea la possibilità di votare presso le sedi consolari. Quindi l'importanza di questo ordine del giorno va veramente nella direzione di riempire una falla, un vulnus e una distanza che l'Italia al momento ha con tutti gli altri Paesi fondatori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/12 Onori, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 78).

Ordine del giorno n. 9/1780/13 Bonafe', parere contrario del Governo.

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1780/13 Bonafe', limitatamente al dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Essendo stato respinto il dispositivo, non sarà posta in votazione la premessa.

Ordine del giorno n. 9/1780/14 Serracchiani, parere favorevole previa riformulazione: onorevole Serracchiani? Accetta.

Ordine del giorno n. 9/1780/15 Gianassi, parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie. Intervengo, faccio una dichiarazione di voto...

PRESIDENTE. Sì, avevo visto un'altra mano. Il suo microfono però non funziona, se cortesemente. Intanto prendo atto che l'onorevole De Luca sottoscrive.

Se cortesemente, l'onorevole Gianassi cambia il microfono.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io trovo veramente grave la scelta del Governo di esprimere un parere contrario su un tema che è sentitissimo da tutti gli amministratori locali, da tutti i sindaci, non solo di centrosinistra ma anche di centrodestra. Infatti, immagino che la Lega non potrà certamente votare contro questo ordine del giorno, perché smentirebbe le battaglie che ha annunciato di fare e segnerebbe una distanza incolmabile con gli amministratori locali.

Con questo ordine del giorno, che è coerente con una mozione già approvata da questo Parlamento l'anno scorso, stiamo chiedendo di attuare le modifiche del Testo unico degli enti locali in tre articoli (50, 54 e 107), che continuano a rappresentare un punto di riferimento per quella giurisprudenza che vede nel sindaco il responsabile di tutto quello che succede nelle città.

Ora qui la questione non è tra legalità e impunità, perché ovviamente saremmo tutti schierati per la legalità. Qui il tema è chi risponde di un fatto illegittimo che succede in una città. Per come sono costruiti questi articoli e per come vengono interpretati, finisce per risponderne il sindaco, il presidente della provincia e gli assessori delle giunte, perché attraverso quelle norme che richiamano il compito di coordinamento del sindaco sull'ente, il sindaco, al quale è sottratto il potere gestionale, che spetta ai dirigenti e al comparto amministrativo, continua a rispondere di tutto ciò che succede nelle città. Ricorderete il caso della sindaca di Crema indagata perché un bambino in una scuola elementare (o in un asilo, non ricordo) si schiacciò il dito in una finestra. Ora voi mi dovete spiegare se è possibile ancora oggi, a 30 anni dall'entrata in vigore delle leggi che hanno sottratto ai sindaci il potere gestionale, leggi che hanno attribuito ai dirigenti e al comparto amministrativo il potere gestionale, il sindaco, il Presidente della provincia e gli assessori rispondano in sede penale di tutto ciò che succede nelle loro città. E' inaccettabile, è una contraddizione assoluta, è incoerente con le leggi che dal 1992 in poi hanno previsto questa separazione dei poteri.

Noi chiediamo al Parlamento e al Governo di modificare la costituzione degli enti locali, cioè quei tre articoli, togliendo quel riferimento e garantendo il pieno rispetto con la legislazione che volle, anche giustamente, 30 anni fa, togliere ai sindaci e agli amministratori locali il potere gestionale. Quando una delibera arriva in una giunta comunale arriva dopo aver ottenuto un visto di regolarità tecnica dal dirigente responsabile del servizio; se c'è spesa pubblica, un visto di regolarità del ragioniere capo, quindi, un visto di regolarità contabile; in giunta partecipa il segretario generale, che è custode della legittimità amministrativa degli atti. E poi se alla fine, qualche mese dopo, qualche anno dopo si solleva un vizio in relazione a quella delibera ne risponde il sindaco e la giunta. Allora a cosa è servito distinguere, 30 anni fa, i poteri, quello politico, di governo dell'ente, al sindaco e gli amministratori locali e quello gestionale in capo al comparto della dirigenza? Noi chiediamo di fare chiarezza e superare una stortura insopportabile, che ogni anno costringe gli amministratori a subire procedimenti per fatti dei quali non sono responsabili. E' una forma di responsabilità oggettiva che non dovrebbe esistere nel nostro ordinamento e che continua ad applicarsi nei confronti degli amministratori locali. Per gli errori tecnici, per le violazioni tecniche risponde chi è competente e cioè il comparto della dirigenza e il comparto amministrativo. Io credo che sia incredibile se Forza Italia e la Lega, che dicono di difendere la bandiera dei sindaci, ora voteranno contro. Se lo faranno, ci sarà un fatto di chiarezza, perché per gli amministratori locali questo è un punto irrinunciabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno dell'onorevole Gianassi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'ordine del giorno n. 9/1780/15 Gianassi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'ordine del giorno n. 9/1780/16 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'ordine del giorno n. 9/1780/17 Alifano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1780/18 Penza, su cui c'è il parere favorevole del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'ordine del giorno, a nome dell'intero gruppo MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

La informo che può soltanto sottoscrivere l'ordine del giorno.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere se il collega Penza è d'accordo.

PRESIDENTE. Sta bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'ordine del giorno n. 9/1780/19 Auriemma, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1780/20 Dell'Olio, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Rimango basito dal parere contrario a questo ordine del giorno perché, come aveva detto la Sottosegretaria, questo articolo serviva per tutelare i partiti. Allora, nell'ordine del giorno ho detto, a questo punto, di chiarire che questa disciplina non superi la disciplina speciale in materia di propaganda elettorale relativa alle affissioni. L'ordine del giorno è abbastanza semplice. Bastava solo chiarirlo con un provvedimento speciale, ma ha ricevuto parere contrario, chissà perché, forse perché avevo ragione io e, quindi, è stato fatto esclusivamente per creare questa facilitazione per chi vorrà andare oltre.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'ordine del giorno n. 9/1780/20 Dell'Olio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'ordine del giorno n. 9/1780/21 Gubitosa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1780/22 Di Sanzo, su cui c'è il parere favorevole del Governo, previa riformulazione.

Prendo atto che il presentatore accetta la proposta di riformulazione e insiste per la votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, l'ordine del giorno n. 9/1780/22 Di Sanzo, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 86).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà, per la fase delle dichiarazioni di voto finale e della votazione finale, nella seduta di domani, giovedì 21 marzo, al termine dell'informativa urgente del Governo in merito alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare riguardo ai fatti occorsi presso il cantiere edile a Firenze, prevista a partire dalle ore 9.

Dopo la votazione finale del decreto-legge, si passerà all'esame del Doc. XVIII-bis n. 29, approvato dalla XIV Commissione, nell'ambito della verifica di sussidiarietà, di cui all'articolo 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona e, quindi, al seguito della discussione del disegno di legge di revisione del codice della strada fino alla conclusione della fase di esame degli emendamenti.

Il seguito dell'esame degli altri argomenti già previsti è rinviato alla prossima settimana.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, intervengo per denunciare, alla sua persona e a quest'Aula, un fatto gravissimo, lo ripeto, gravissimo. Parlo della proposta di legge sul conflitto di interessi presentata dal Presidente Conte. Il 13 ottobre 2022, il presidente Conte presentava a questo ramo del Parlamento una proposta di legge sul conflitto di interessi, una proposta di legge che separa nettamente i doveri di chi esercita funzioni pubbliche a tutti i livelli dai suoi interessi personali. Si tratta di una proposta di legge, questa, incardinata presso la I Commissione (Affari costituzionali) della Camera, che oggi ha visto, da parte della maggioranza, da parte del relatore del provvedimento, la presentazione di un emendamento soppressivo dell'intero articolato presentato dal presidente Conte e contenente una delega al Governo.

Ecco che, ancora una volta, la maggioranza espropria le minoranze, in questo caso il MoVimento 5 Stelle - ma questo è un provvedimento in quota minoranza - delle proprie attribuzioni, della possibilità di presentare e di portare avanti un progetto di legge significativo, come quello sul conflitto di interessi, estraendolo dalla competenza del Parlamento e riportandolo a quella del Governo e questo è gravissimo, ed è gravissimo per tante ragioni.

Lo abbiamo già visto accadere per il salario minimo. La maggioranza, sul salario minimo, non ha avuto il coraggio di dire: no, non vogliamo un salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Cosa ha fatto? Ha semplicemente presentato emendamenti soppressivi e ha indicato e approvato una delega al Governo. È esattamente lo stesso procedimento. Non hanno il coraggio di dire “no” ad una seria legge sul conflitto di interesse e, quindi, cosa fanno? Sopprimono la proposta presentata dal presidente Conte e dal MoVimento 5 Stelle e inseriscono una delega al Governo. Questa delega, peraltro, è anche scritta male, perché scopiazza malamente i principi desunti dalla proposta di legge del presidente Conte, travisandone completamente il senso. È una delega che non prevede, ad esempio, tra le altre cose, il divieto di percezione di compensi da Stati esteri e questo è gravissimo; mi viene da pensare al Qatar in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il Governo, che vede nella sua qualità di organo esecutivo la massima partecipazione all'ipotesi, alla fattispecie del conflitto di interessi, delega praticamente se stesso a disciplinare il conflitto di interessi, il che qualche dubbio e qualche difficoltà li crea. Questa delega, signor Presidente, estrae, come già dicevo, dalla quota opposizione un provvedimento che le è riservato e, allora, qui, denuncio la gravità.

Posso dire che l'Italia è pronta per una legge che separi chiaramente gli interessi personali di chi esercita funzioni pubbliche dai doveri che attengono all'esercizio della carica pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il Paese è pronto ma la maggioranza e questo Governo non sono pronti, tant'è che il termine per la delega - lei lo sa di quanto è questo termine? - è di 24 mesi. Vuol dire sostanzialmente che non intendono fare assolutamente nulla, così come hanno fatto con il salario minimo, quando ancora milioni di lavoratori aspettano una risposta e questa maggioranza questa risposta non l'ha data.

Mi consenta, per concludere, signor Presidente, di citare quella che non è un'esigenza posta solo dal presidente Conte né posta solo dal MoVimento 5 Stelle ma che ha una tradizione antichissima. Questa distinzione, infatti, risale ad Aristotele, alla cosiddetta Etica Nicomachea, risale a Platone, è una nobilissima distinzione che Cicerone scolpì nel suo De Officiis, e non voglio qui richiamare la filosofia stoica di Seneca né voglio riferire l'imperativo categorico di Immanuel Kant, signor Presidente. Senza voler attingere alla filosofia, sono concetti che stanno dentro la nostra cultura ma che questo Governo e questa maggioranza, con questa operazione nefasta, rinnegano.Signor Presidente, questo, mi permetta, è gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente): S. 1014 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, recante disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della Società "Infrastrutture Milano Cortina 2020- 2026 Spa"» (approvato dal Senato) (1790) - Parere delle Commissioni I, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì 25 marzo 2024, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento il termine di cui al comma 4 del medesimo articolo è conseguentemente adeguato.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Simone Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Presidente, un'anagrafe AIRE viene gestita dal Ministero dell'Interno, un'altra, i cosiddetti schedari per i servizi consolari, viene gestita dalla Farnesina. Io, Presidente, invito i Ministeri competenti ad unificare le due banche dati al più presto, per evitare discrepanze nella gestione quotidiana delle pratiche dei consolati e, quindi, agevolare e velocizzare le procedure consolari. Ringrazio il Sottosegretario Silli e la Farnesina, con cui ho cominciato delle interlocuzioni su questo argomento durante la riunione del 4 marzo, tenutasi, appunto, alla Farnesina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, volevo informare l'Aula di quello che è successo a una ragazza iraniana che, purtroppo, è deceduta in Italia. Alcuni giorni fa, nel quartiere di Secondigliano, due giovani, Vincenzo e Vida, purtroppo, sono stati ritrovati morti nel garage della famiglia di Vincenzo. Ebbene, Vida, che è di origine iraniana, è stata purtroppo diffamata nel suo Paese in cui è stata raccontata una vicenda difforme da ciò che è successo. Purtroppo, si è trattata di una tragica fatalità, che ha portato questi due giovani a perdere la vita, perché avevano lasciato il motore acceso per riscaldarsi.

Ebbene, dopo l'intervento da parte di alcuni organi di stampa e di alcuni esponenti parlamentari, tra cui io stesso, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale è intervenuto, perché si rischiava che la Polizia morale iraniana potesse in qualche modo intervenire in termini negativi rispetto al ritorno di Vida nel suo Paese per celebrare i funerali. Poco fa, l'ambasciata e il Governo iraniano hanno fatto sapere che non ci sarà alcun tipo di problema, ma volevo informare l'Aula che è stato fatto un lavoro di concerto e di impegno per impedire che questa ragazza potesse morire due volte.

Lo stesso padre dell'altra vittima, di Vincenzo, è intervenuto per ottenere che fosse fatta giustizia mediaticamente, innanzitutto, e che non ci fosse alcuna opposizione rispetto al ritorno del corpo di Vida nel suo Paese. Questo ci deve far capire quanto è importante e quanto è necessario il nostro lavoro per cercare di integrarci con altre culture ed evitare situazioni tragiche se non terribili, come quella che è successa a Napoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Presidente, non pretendiamo che il Ministro Valditara abbia la curiosità di ascoltare quel che ha da dire la deputata Bakkali, peggio per lui, perché, se fosse curioso, ascolterebbe il contributo prezioso, profondo, equilibrato e serio di una delle migliori colleghe, non solo, del gruppo del Partito Democratico, ma di questa legislatura. E se fosse curioso, avrebbe anche la possibilità di ascoltare l'esperienza dell'unica deputata, figlia di immigrati, la sua esperienza a scuola, all'università, nella propria comunità, in politica.

Non pretendiamo la curiosità del Ministro Valditara, pretendiamo un'altra cosa: pretendiamo che risponda al Parlamento. Troviamo particolarmente gravi le sue dichiarazioni di oggi, ossia che le parole della deputata Bakkali, una delle più preziose e serie colleghe di questa legislatura, secondo il Ministro, non meritano risposta.

Non esiste che un Ministro dica che le osservazioni di un deputato non meritano risposta. I Ministri hanno il dovere di venire a rispondere in Parlamento anche su questioni che possono non piacere, anche a parole che possono non condividere ed è per questo che intervengo. Come gruppo, chiameremo il Ministro Valditara a rispondere esattamente sulle posizioni dell'onorevole Bakkali, che non sono sue posizioni personali, ma sono le posizioni di un gruppo, di un'opinione politica.

Poi lo chiameremo a rispondere, perché vogliamo capire qual è la sua strategia di integrazione, visto che non accetta di discutere la strategia degli altri: se la sua strategia di integrazione è quella di chiamare la scuola di Pioltello una scuola “di questo tipo”, ma esattamente di che tipo? Se la sua strategia di integrazione è quella di pensare alle classi differenziate per i bambini di origine straniera, a partire dalle elementari. Ecco, noi chiameremo il Ministro Valditara a rispondere, nelle sedi opportune, perché non è tollerabile l'atteggiamento assolutamente fuori dalle istituzioni che lui ha avuto nei confronti di una collega che stimiamo e di cui apprezziamo molto il lavoro. Non è neanche tollerabile la mancanza di strategia che questo Governo ha su un tema importantissimo, che riguarda bambini e bambine, ragazzi e ragazze, il futuro del nostro Paese, che è l'integrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per annunciare, come già fatto al Senato, la presentazione di un'interpellanza urgente diretta al Ministro Valditara in merito alle decisioni che questo pomeriggio sono state rese note dall'Ufficio scolastico regionale della Lombardia, che ha evidenziato gravi irregolarità nella decisione assunta proprio dalla scuola Iqbal Masih di Pioltello in merito alla chiusura della scuola in concomitanza con la festività del Ramadan.

Noi vorremmo avere chiarimenti in merito a queste presunte irregolarità, in merito soprattutto ad una decisione assunta all'unanimità da parte di quella scuola, da parte, tra l'altro, del collegio dei docenti e del consiglio di istituto, quindi dall'interezza della comunità scolastica.

La scuola, tra l'altro, in questi giorni, è stata al centro di un'attenzione mediatica forte, il dirigente scolastico è stato minacciato.

Noi vorremmo che il Ministro dell'Istruzione, anziché perdere tempo - e mi unisco alle parole della collega Quartapelle rivolte alla collega Bakkali - ad attaccare i rappresentanti dell'opposizione, ad insegnare loro come si dovrebbe fare l'opposizione, andasse a Pioltello ad incontrare quella comunità scolastica, ad esprimere solidarietà nei confronti del dirigente scolastico, oggetto di pesanti minacce, tra l'altro, in seguito alle polemiche che hanno riguardato quella scuola.

Il compito di un Ministro è essere al fianco della comunità scolastica e, soprattutto, non polemizzare, non accusare quella scuola e le decisioni che da quella scuola sono state assunte in modo aperto e, soprattutto, unanime rispetto alla tutela, al valore e alla serenità di quella comunità. Quindi, presenteremo, lo ribadisco, un'interpellanza urgente, insieme ai colleghi e alle colleghe del gruppo del Partito Democratico, per chiarire, nel modo più trasparente, nonché per dare elementi a tutte le altre scuole d'Italia, in questo senso, che potranno assumere decisioni analoghe, nel rispetto della loro autonomia scolastica, tra l'altro, proprio per evidenziare quali siano queste irregolarità e perché la scuola dovrebbe rivedere in questo senso quella delibera già assunta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi i penalisti italiani sono in sciopero. Protestano per migliorare le condizioni delle carceri.

Le uniche udienze che si sono tenute sono quelle che riguardano imputati e indagati detenuti, ma le udienze sono state rinviate in tutta Italia. Giusta la delibera della Giunta dell'Unione delle Camere penali italiane, che ha proclamato l'astensione dalle udienze penali e da ogni attività di settore. Contrastano il sovraffollamento carcerario, chiedono il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti e che sia assicurato a tutti il diritto alla difesa, anche agli indigenti.

In Italia, ci sono troppi suicidi, in carcere si toglie la vita un uomo ogni due giorni (l'ultimo, recentemente, di 36 anni, ad Alessandria). Sono ben 66 persone dall'inizio dell'anno. La civiltà di un popolo si misura dal trattamento che viene riservato alle persone che hanno commesso reati e che si trovano in carcere, in base a un principio di civiltà che impone di distinguere il comportamento illecito, la condotta che abbia un disvalore sociale, dalla persona che l'ha commesso, che va comunque salvaguardata nella sua dignità.

Questo malessere, che si registra nelle carceri italiane, non riguarda soltanto le persone detenute, ma anche coloro che lavorano nelle carceri. La Polizia penitenziaria è sotto organico e, anche al suo interno, vede episodi di scelte funeste a carico dei lavoratori. E' un'urgenza che spesso viene sottovalutata, come se si trattasse di un mondo a sé.

Noi ci approssimiamo alla Pasqua, la prossima domenica è la domenica delle Palme e sarà la Settimana Santa. Forse, oggi, viene dimenticato, ma una delle opere di misericordia corporale è appunto quella di visitare i carcerati, perché una cosa è la colpa commessa, una cosa è l'uomo sofferente che si trova in carcere. E a tutto questo va data risposta urgente.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 21 marzo 2024 - Ore 9:

1. Informativa urgente del Governo in merito alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare riguardo ai fatti occorsi presso un cantiere edile a Firenze.

2. Seguito della discussione del disegno di legge (per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e per la votazione finale):

S. 997 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale (Approvato dal Senato). (C. 1780​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

3. Esame del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al trattato di Lisbona. (Doc. XVIII-bis, n. 29)

Relatore: PISANO.

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.

(C. 1435-A​)

e delle abbinate proposte di legge: BRAMBILLA; GUSMEROLI ed altri; COMAROLI ed altri; VINCI; VINCI; BERRUTO ed altri; MULE'; DE LUCA; CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CARE'; SANTILLO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; IARIA ed altri; ROSATO; MASCARETTI ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA; DEIDDA ed altri; MORASSUT ed altri; ROSATO; CHERCHI; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; GIANASSI ed altri. (C. 41​-96​-195​-411​-412​-526​-529​-578​-634​-684​-686​-697​-718​-865​-874​-892​-985​-1030​-1218​-1258​-1265​-1303​-1398​-1413​-1483​)

Relatori: CAROPPO e MACCANTI.

La seduta termina alle 20,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 6 il deputato Gnassi ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 28 il deputato Fede ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nelle votazioni n. 30 e dalla n. 58 alla n. 61 il deputato Lovecchio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 62 la deputata Lazzarini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 72 il deputato Carotenuto ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 74 la deputata La Porta ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 86 la deputata Andreuzza ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale RIS 6-102 NO CPV 18,19 DISP 15,16 PRE 308 240 68 121 190 50 50 Appr.
2 Nominale RIS 6-102 CPV 18 E 19 DISP 312 299 13 150 186 113 50 Appr.
3 Nominale RIS 6-102 CPV 15 E 16 PREM 311 298 13 150 186 112 50 Appr.
4 Nominale RIS 6-103 NO CPV 7 DISP 313 260 53 131 260 0 50 Appr.
5 Nominale RIS 6-103 CPV 7 DISP 314 311 3 156 131 180 50 Resp.
6 Nominale RIS 6-103 PREMESSA 313 200 113 101 19 181 50 Resp.
7 Nominale RIS6-104NOCPV2,4,6,8,12,17,23-25DIS 313 312 1 157 130 182 50 Resp.
8 Nominale RIS 6-104 CPV 2 E 17 DISP 309 309 0 155 258 51 50 Appr.
9 Nominale RIS 6-104 CPV 4 DISP 311 259 52 130 80 179 50 Resp.
10 Nominale RIS 6-104 CPV 6,8,12,23,24,25 DISP 313 313 0 157 311 2 50 Appr.
11 Nominale RIS 6-105 CPV 1,2,3,5,6,8 E 9 DISP 310 310 0 156 258 52 50 Appr.
12 Nominale RIS 6-105 CPV 4 E 10 DISP 314 261 53 131 78 183 50 Resp.
13 Nominale RIS 6-105 CPV 7 E 11 DISP 313 199 114 100 17 182 50 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale RIS 6-105 PREMESSA 313 252 61 127 17 235 50 Resp.
15 Nominale RIS 6-106 NO VARIE LETT DI CPV DISP 315 313 2 157 115 198 50 Resp.
16 Nominale RIS 6-106 LETT A) 1 CPV DISP 313 311 2 156 114 197 50 Resp.
17 Nominale RIS 6-106 LETT B) 1 CPV DISP 311 306 5 154 53 253 50 Resp.
18 Nominale RIS 6-106 LETT C) 1 CPV DISP 312 311 1 156 52 259 50 Resp.
19 Nominale RIS 6-106 LETT E) 1 CPV DISP 310 310 0 156 53 257 50 Resp.
20 Nominale RIS 6-106 LETT A) 2 CPV DISP 313 313 0 157 117 196 50 Resp.
21 Nominale RIS 6-106 LETT F) 2 CPV DISP 311 310 1 156 114 196 50 Resp.
22 Nominale RIS 6-106 LETT G) 2 CPV DISP 312 308 4 155 113 195 50 Resp.
23 Nominale RIS 6-106 LETT H) 2 CPV DISP 311 309 2 155 116 193 50 Resp.
24 Nominale RIS 6-106 LETT J) 2 CPV DISP 312 309 3 155 113 196 50 Resp.
25 Nominale RIS 6-106 LETT B) 3 CPV DISP 311 307 4 154 112 195 50 Resp.
26 Nominale RIS 6-106 LETT A) ED E) 5 CPV DISP 313 299 14 150 116 183 50 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale RIS 6-107 NO CPV 2,7,8,9,15 DISP 308 305 3 153 112 193 50 Resp.
28 Nominale RIS 6-107 CPV 2 DISP 310 250 60 126 54 196 50 Resp.
29 Nominale RIS 6-107 CPV 7 DISP 311 311 0 156 308 3 50 Appr.
30 Nominale RIS 6-107 CPV 8 DISP 307 248 59 125 52 196 50 Resp.
31 Nominale RIS 6-107 CPV 9 DISP 307 246 61 124 51 195 50 Resp.
32 Nominale RIS 6-107 CPV 15 DISP 304 241 63 121 51 190 50 Resp.
33 Nominale RIS 6-107 PREMESSA 307 246 61 124 51 195 50 Resp.
34 Nominale DDL 1780 - EM 1.1 254 246 8 124 98 148 74 Resp.
35 Nominale EM 1.2 257 249 8 125 99 150 74 Resp.
36 Nominale EM 1.3 256 249 7 125 101 148 74 Resp.
37 Nominale ART AGG 1.01 259 251 8 126 95 156 74 Resp.
38 Nominale ART AGG 1.02 257 250 7 126 99 151 74 Resp.
39 Nominale ART AGG 1.04 256 256 0 129 107 149 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ART AGG 1.05 259 257 2 129 105 152 72 Resp.
41 Nominale ART AGG 1.06 259 256 3 129 106 150 72 Resp.
42 Nominale EM 1-TER.2 263 263 0 132 112 151 72 Resp.
43 Nominale EM 1-TER.3 265 265 0 133 112 153 72 Resp.
44 Nominale EM 1-TER.4 264 264 0 133 112 152 72 Resp.
45 Nominale EM 1-TER.6 263 263 0 132 114 149 72 Resp.
46 Nominale EM 1-TER.5 268 267 1 134 113 154 72 Resp.
47 Nominale EM 1-TER.7 268 268 0 135 114 154 72 Resp.
48 Nominale EM 1-TER.8 266 266 0 134 113 153 72 Resp.
49 Nominale EM 1-TER.9 268 268 0 135 115 153 72 Resp.
50 Nominale EM 1-TER.10 264 261 3 131 110 151 72 Resp.
51 Nominale ART AGG 1-TER.05 265 261 4 131 109 152 72 Resp.
52 Nominale ART AGG 1-TER.06 263 257 6 129 105 152 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ART AGG 1-TER.01, 1-TER.02 263 263 0 132 114 149 72 Resp.
54 Nominale ART AGG 1-TER.03, 1-TER.04 259 259 0 130 110 149 72 Resp.
55 Nominale EM 2.1, 2.2 257 256 1 129 101 155 72 Resp.
56 Nominale EM 2-BIS.1 256 253 3 127 105 148 72 Resp.
57 Nominale EM 2-BIS.2 253 247 6 124 102 145 72 Resp.
58 Nominale EM 2-BIS.3 254 247 7 124 99 148 72 Resp.
59 Nominale EM 2-BIS.4 246 239 7 120 97 142 72 Resp.
60 Nominale EM 2-BIS.5 243 236 7 119 95 141 71 Resp.
61 Nominale EM 4.1, 4.2, 4.3 243 243 0 122 97 146 71 Resp.
62 Nominale EM 4.5 244 239 5 120 46 193 71 Resp.
63 Nominale EM 4.6 248 243 5 122 48 195 71 Resp.
64 Nominale ART AGG 4.01 248 243 5 122 49 194 71 Resp.
65 Nominale EM 4-BIS.1 253 202 51 102 53 149 71 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale EM 4-BIS.2 249 164 85 83 8 156 71 Resp.
67 Nominale EM 4-TER.1, 4-TER.2 230 225 5 113 92 133 71 Resp.
68 Nominale ART AGG 4-SEPTIES.01 233 143 90 72 9 134 71 Resp.
69 Nominale ART AGG 4-SEPTIES.02 245 235 10 118 8 227 70 Resp.
70 Nominale ODG 9/1780/2 230 230 0 116 100 130 69 Resp.
71 Nominale ODG 9/1780/3 230 229 1 115 184 45 69 Appr.
72 Nominale ODG 9/1780/4 229 192 37 97 192 0 69 Appr.
73 Nominale ODG 9/1780/6 RIF 234 232 2 117 232 0 69 Appr.
74 Nominale ODG 9/1780/7 233 232 1 117 104 128 69 Resp.
75 Nominale ODG 9/1780/8 234 234 0 118 95 139 69 Resp.
76 Nominale ODG 9/1780/9 RIF 232 231 1 116 228 3 69 Appr.
77 Nominale ODG 9/1780/11 234 231 3 116 100 131 69 Resp.
78 Nominale ODG 9/1780/12 RIF 236 233 3 117 226 7 69 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 86)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale ODG 9/1780/13 I P 232 229 3 115 105 124 69 Resp.
80 Nominale ODG 9/1780/15 233 232 1 117 95 137 69 Resp.
81 Nominale ODG 9/1780/16 234 188 46 95 43 145 69 Resp.
82 Nominale ODG 9/1780/17 232 222 10 112 84 138 69 Resp.
83 Nominale ODG 9/1780/19 234 232 2 117 95 137 69 Resp.
84 Nominale ODG 9/1780/20 231 231 0 116 97 134 69 Resp.
85 Nominale ODG 9/1780/21 231 229 2 115 92 137 69 Resp.
86 Nominale ODG 9/1780/22 RIF 229 228 1 115 220 8 69 Appr.