Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 10 aprile 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la situazione del mercato del lavoro, a partire dal tema dei salari e del loro potere di acquisto, ha subito un grave peggioramento con la crisi derivante dalla diffusione pandemica da COVID-19 prima e con le conseguenze della guerra russo-ucraina poi;

    l'aumento dei prodotti energetici e il conseguente avvitamento inflattivo hanno determinato in Italia, complice anche il superbonus, l'aumento dei costi delle materie prime e dei beni alimentari e di consumo, nonché una perdita di potere d'acquisto dei salari di oltre il 7 per cento nel solo ultimo anno e mezzo;

    la stagnazione della crescita in Italia ha impedito un aumento dei salari, che, con un'inflazione sotto controllo, poteva apparire sostenibile, anche se i livelli di incremento del Pil degli altri partners europei avrebbero dovuto indurre preoccupazione;

    la ricchezza è prodotta dall'impegno di lavoratori e imprenditori e gli stipendi salgono solo in presenza di una crescita robusta e continuativa che consenta investimenti, trasformazioni aziendali e innovazione;

    il tasso di crescita medio del Pil italiano nei 20 anni prima del Covid è dello 0,4 per cento ed è tra i più bassi al mondo; se, in questo quadro fragile e in precario equilibrio, si aggiunge il fenomeno inflattivo che si è abbattuto sull'Europa negli ultimi due anni, si comprendono l'abbassamento del potere d'acquisto dei salari e le difficoltà di equilibrio del mercato del lavoro con il conseguente impoverimento dei lavoratori, soprattutto del ceto medio;

    riguardo al fenomeno del precariato, nel periodo da febbraio 2014 a dicembre 2016, dopo l'approvazione del jobs act, si è avuto in Italia, in base ai dati mensili destagionalizzati Istat, un incremento di 788 mila occupati, di cui 825 mila dipendenti in più (a fronte di un calo di 37 mila unità dei lavoratori indipendenti);

    nello stesso periodo gli occupati dipendenti a tempo indeterminato sono passati da 14,2 milioni a 14,7 milioni con un incremento di 526 mila occupati a tempo indeterminato;

    ampliando l'analisi ad una prospettiva più di lungo termine, dal febbraio 2014 al febbraio 2024, nonostante le difficoltà che abbiamo richiamato, determinate prima dalla pandemia e poi dalle conseguenze della guerra russo-ucraina e dal rallentamento dell'economia europea e mondiale, sempre in base ai dati mensili destagionalizzati Istat, in Italia si è passati da 21,8 milioni a 23,8 milioni di occupati, con un incremento di 1 milione e 955 mila, di cui 2 milioni e 325 mila lavoratori dipendenti in più (a fronte di un calo di 370 mila unità dei lavoratori indipendenti);

    infine, negli stessi dieci anni, gli occupati dipendenti a tempo indeterminato sono passati da 14,2 milioni a 16 milioni con un incremento di 1 milione e 753 mila unità;

    in buona sostanza, la crescita dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato ha rappresentato il 75,4 per cento della crescita complessiva degli occupati dipendenti e, anche volendo limitarci ad osservare gli anni più recenti, dal dicembre 2019, prima dell'inizio del Covid, al febbraio 2024, il numero degli occupati dipendenti a tempo indeterminato è cresciuto di 1 milione e 132 mila unità, mentre, nello stesso periodo, il numero di occupati dipendenti a tempo determinato è invece diminuito di 195 mila unità;

    riguardo alle nuove tecnologie, esse comportano tanto una sfida che un'occasione; la sfida è quella di trasformare le mansioni che divengono man mano meno necessarie con quelle che sono indispensabili e connesse allo sviluppo delle nuove tecnologie, attraverso un sistema di formazione attiva, anche, ove possibile, nell'ambito della stessa azienda, che sia aderente, conseguenziale e, quando possibile, addirittura in anticipo con i cambiamenti in atto nel mercato del lavoro; l'occasione è rappresentata dalla possibilità di utilizzo della tecnologia, di pari passo con i suoi sviluppi, per individuare le migliori pratiche, anche per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro;

    l'intelligenza artificiale, l'M2M «Machine-to-Machine», la realtà virtuale, possono essere applicati per garantire la sicurezza sul lavoro, salvaguardando e incrementando la produttività dell'azienda, anche attraverso il ripristino e l'ampliamento di «Industria 4.0» e con la sua applicazione al settore delle nuove tecnologie, dello sviluppo e della automazione e digitalizzazione;

    riguardo al problema del necessario incremento dei salari, il taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi costituisce senz'altro un buon inizio, ma la sua caratteristica temporanea e la sua parzialità rischiano di limitarne ove non di vanificarne i risultati;

    la strada della decontribuzione e della detassazione degli utili derivanti dalla contrattazione di secondo livello, insieme ad una politica fiscale e normativa che incentivi la partecipazione agli utili e alla gestione delle aziende, sono due elementi indispensabili per favorire la crescita delle retribuzioni senza deprimere lo sviluppo delle imprese, nell'ambito di un processo virtuoso che tenga insieme, all'interno dell'azienda e del suo sviluppo, lavoratori e imprenditori;

    riguardo il sistema di lavoro agile, sarebbe opportuno sviluppare una serie di ragionamenti, certamente per quello che riguarda i lavoratori fragili e tutta una serie di lavoratori affetti da malattie croniche invalidanti e rare, i quali, pur nelle difficoltà, devono conservare il loro diritto al lavoro e che, spesso, solo attraverso lo smart working possono vedere realizzato;

    tuttavia il tema del lavoro agile passa anche attraverso i giovani, che sono protagonisti e i maggiori interessati alle innovazioni tecnologiche che stanno influenzando l'evoluzione del mercato del lavoro e delle sue nuove modalità di applicazione;

    venuta meno la spinta emergenziale dettata dalla diffusione pandemica e post-pandemica da diffusione del virus COVID-19, le organizzazioni e i datori di lavoro si trovano oggi a dover definire i nuovi modi di lavorare, ritrovandosi così a disegnare il nuovo futuro del lavoro;

    questa scelta non avviene, come potrebbe sembrare, in un contesto di nuova normalità, ma, pur essendo arricchito dalle straordinarie occasioni di apprendimento degli ultimi tre anni, lo scenario attuale del mondo del lavoro è comunque uno scenario di crisi, caratterizzato da instabilità e incertezza, con tensioni sempre più forti, con nuove professionalità che la tecnologia impone e figure e modalità di prestazione che vanno a scomparire;

    in particolare, in materia di lavoro agile, le crescenti richieste di flessibilità da parte dei lavoratori, il disagio per l'aumento dei costi della vita e l'ansia verso il futuro innescata da scenari economici e geopolitici sempre più imprevedibili, si scontrano oggi con la difficoltà nel dare risposte efficaci da parte delle organizzazioni e dei datori di lavoro, anche per la rigidità delle norme che regolano tale istituto;

    tali difficoltà, all'interno di una veloce evoluzione del mercato, devono, a loro volta, ritrovare struttura e identità affrontando con urgenza il tema della sostenibilità, non solo economica, ma anche sociale e ambientale;

    la sfida che si pone di fronte alle organizzazioni datoriali e dei lavoratori e, soprattutto delle Istituzioni, impone di riconsiderare e rimettere a fuoco il lavoro agile, ridisegnando, al di là del ruolo che lo smart working ha avuto nell'ambito della gestione della pandemia, il modello di organizzazione del lavoro, una nuova filosofia manageriale che consenta di migliorare i risultati di produttività, nell'ambito del benessere e dell'engagement delle persone attraverso la crescita dell'autonomia e della responsabilità del lavoratore che la digitalizzazione e il progresso tecnologico rendono oggi possibile;

    nel 2023 si assiste a un sostanziale consolidamento del fenomeno del «lavoro agile», che, a fronte dei picchi raggiunti per necessità durante la pandemia, negli ultimi due anni pur in presenza di una graduale riduzione di tali numeri, che sembra essersi fermata a circa 3,58 milioni di lavoratori, risulta ancora in leggera crescita rispetto al 2022 ma superiore del 541 per cento rispetto ai dati di pre-pandemia;

    nelle grandi aziende, infatti, si osserva una crescita dei lavoratori da remoto, che sono oggi 1.880.000, circa il 51 per cento dei lavoratori del comparto, con un lieve incremento nelle PMI (570.000, il 10 per cento dei lavoratori) e una decrescita soltanto nelle micro-imprese (620.000, il 9 per cento dei lavoratori) e nelle pubbliche amministrazioni (515.000, pari al 16 per cento dei lavoratori);

    una semplificazione delle norme che regolano il mercato del lavoro nell'ambito e attraverso le nuove tecnologie disponibili, oltre a rendere più efficiente e organizzata la prestazione da parte del lavoratore, consentono una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro, le quali, altrimenti, in molti casi, se ne vedrebbero escluse o avrebbero una maggiore tentazione di abbandonarlo, combattute e strette tra il ruolo all'interno della famiglia e quello connesso all'inserimento nelle realtà produttive,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte a rafforzare quanto previsto nel decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, che considera, quale forma ordinaria del rapporto di lavoro subordinato quella del contratto a tempo indeterminato e ad introdurre politiche incentivanti che, nel rispetto delle previsioni dei contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e con l'esclusione di alcune tipologie di imprese, quali, a solo titolo di esempio, quelle stagionali o le start-up innovative, premino la trasformazione di altre tipologie contrattuali in quella prevista come forma ordinaria;

2) ad adottare iniziative normative volte a prorogare e rendere strutturale il taglio del cuneo contributivo per i redditi più bassi già disposto per l'anno in corso e l'accorpamento delle aliquote previsto nella legge di delega fiscale e reso operativo dal relativo decreto delegato per il solo 2024;

3) a confermare le misure relative alla transizione 5.0 e ad ampliarle, comprendendo nelle agevolazioni, rafforzandole, anche tutte le innovazioni tecnologiche tese allo sviluppo digitale e di automazione dell'azienda oltre che destinate al miglioramento della sicurezza dei lavoratori nelle loro mansioni in azienda;

4) ad adottare iniziative di competenza volte a rafforzare, incentivare e defiscalizzare la formazione mirata aziendale tesa alla riconversione delle figure dei lavoratori che risultino via via meno necessarie in figure e professionalità specializzate e compatibili con i processi di informatizzazione, digitalizzazione e di applicazione delle nuove tecnologie all'interno dell'impresa;

5) ad adottare iniziative normative di rango primario volte ad introdurre una complessiva disciplina che garantisca la completa defiscalizzazione, contributiva e reddituale degli utili derivanti dalla contrattazione di secondo livello, insieme ad una politica fiscale e normativa che incentivi la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla gestione delle aziende;

6) a confermare e rafforzare le disposizioni relative allo sgravio contributivo totale in favore dei datori di lavoro privati che nel triennio 2024-2026 assumono donne disoccupate vittime di violenza beneficiarie del contributo denominato reddito di libertà e gli incentivi, che riguardano, in particolare, le imprese che adottano una politica occupazionale attenta al rispetto della parità di genere, l'assunzione di giovani fino a 30 anni di età, di soggetti di età non inferiore a 50 anni disoccupati da oltre dodici mesi;

7) a confermare a regime e rafforzare gli incentivi, che riguardano, in particolare, le imprese che adottano una politica occupazionale attenta al rispetto della parità di genere, l'assunzione di giovani fino a 30 anni di età, di soggetti di età non inferiore a 50 anni disoccupati da oltre dodici mesi;

8) ad adottare iniziative normative volte a ripristinare l'istituto del lavoro agile in favore dei lavoratori fragili, includendo fra questi anche i lavoratori affetti da malattie croniche invalidanti e rare, al fine di rendere pienamente operativo il diritto al lavoro garantito dalla Costituzione a tutti i cittadini;

9) ad adottare iniziative di carattere normativo primario per definire, sentite le organizzazioni sindacali datoriali e dei lavoratori, una struttura normativa organica dell'istituto del lavoro agile, attraverso una nuova regolamentazione che consenta una semplificazione rispetto alle attuali disposizioni e una maggiore facilità nell'ambito della sua applicazione da parte di aziende e lavoratori.
(1-00273) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Marattin, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   IACONO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con l'ultima legge di bilancio sono stati determinati tagli consistenti di risorse stanziate negli ultimi anni finalizzate al sostengo della domanda di libri e di lettura;

   non sono state rinnovate le misure a favore delle biblioteche che in maniera virtuosa le indirizzavano all'acquisto presso le librerie di prossimità, con una perdita di valore di circa 30 milioni di euro l'anno, utili a contrastare la crisi e lo spopolamento che sta interessando sempre di più il sud Italia e le aree interne;

   è stato più che dimezzato il fondo destinato al tax credit librerie, registrando una riduzione di 10 milioni di euro;

   inoltre, le nuove carte cultura giovani e carta del merito, introdotte dal Governo, a maggior ragione con il nuovo iter burocratico e le barriere di reddito per accedervi, comporteranno necessariamente un significativo ridimensionamento della spesa in beni culturali e quindi anche per il mondo del libro;

   questi tagli, che delineano un cambio di atteggiamento verso la filiera del libro rispetto alle misure messe in campo negli anni recenti, misure che quasi sempre erano state sostenute da tutte le forze parlamentari, si sommano ad un contesto economico generale che tende a vedere sacrificati da parte delle famiglie gli acquisti di libri;

   i dati elaborati dall'Associazione italiana editori (Aie) fanno emergere un quadro drammatico rispetto all'impatto negativo che i suddetti tagli hanno già avuto sul comparto;

   l'Aie rileva che nei primi due mesi del 2024 la contrazione è già del 7 per cento circa rispetto al 2023. Nel solo periodo 29 gennaio – 25 febbraio, infatti, si registra un -7,2 per cento a valore e -7,4 per cento a copie rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con perdite per 9 milioni a valore e 601 mila in copie in meno vendute;

   le associazioni che rappresentano la filiera del libro, dagli editori ai librai ai bibliotecari, lamentano l'assenza di misure compensative, e di conseguenza l'assenza di una prospettiva per il loro comparto –:

   quale sia la politica di sostegno che il Governo intenda mettere in atto a favore delle associazioni che rappresentano la filiera del libro e se non ritenga opportuno, dopo i tagli imposti, avviare un tavolo di confronto con le associazioni del mondo editoriale.
(5-02267)


   IACONO, DI BIASE, MADIA e BERRUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi 10 anni le adozioni internazionali hanno subito una drastica riduzione: il bollettino novembre/dicembre 2023 del «Centre International de Référence pour les droits de l'enfant privé de famille (SSI/CIR)» informa che sono diminuite nell'arco del decennio 2012-2022 dell'82,8 per cento;

   il crollo a livello internazionale ha un riscontro nel nostro Paese: nel mese di gennaio 2024 la commissione per le adozioni internazionali (Cai) ha pubblicato le statistiche relative alle procedure di adozione internazionale concluse dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, che sono state 478, e cioè un numero inferiore dell'88,5 per cento rispetto a quello del 2010;

   è dunque ormai certo che, se in passato le adozioni internazionali erano una pratica diffusa per molte famiglie, oggi sono molteplici le cause che hanno contribuito alla loro marcata diminuzione: i costi, i tempi, ma soprattutto i cambiamenti culturali e sociali in molti Paesi, la situazione geopolitica internazionale e il precipitare di situazioni di conflitto hanno portato al fatto che molti minori in situazioni di bisogno, che potrebbero beneficiare di un'adozione internazionale, rimangono privi di famiglia e di opportunità migliori di vita, e che molte coppie italiane che sarebbero disponibili ad accoglierli rinunciano a questa possibilità;

   l'attività di cooperazione internazionale allo sviluppo viene espletata dalla Cai, principalmente, attraverso il finanziamento di progetti e trova il proprio fondamento giuridico nella legge n. 184 del 1983 e n. 476 del 1998 che sollecita gli enti che intendano ricevere l'autorizzazione a svolgere attività nel campo delle adozioni internazionali ad «impegnarsi a partecipare ad attività di promozione dei diritti dell'infanzia, preferibilmente attraverso azioni di cooperazione allo sviluppo, anche in collaborazione con le organizzazioni non governative, e di attuazione del principio di sussidiarietà dell'adozione internazionale nei Paesi di provenienza dei minori» e, per la realizzazione delle suddette azioni la Cai – con il coinvolgimento degli enti autorizzati allo svolgimento delle procedure di assistenza delle coppie adottive italiane e di altri Soggetti istituzionali impegnati sul versante della protezione dei diritti dei minori – promuove lo sviluppo progettuale di interventi mirati emanando dei bandi volti a realizzare attività di cooperazione nelle principali aree di crisi nel mondo: è necessario, dunque, dare nuovo e più significativo impulso a tale attività;

   si ritiene che siano necessari un esame attento e una discussione approfondita su come garantire il benessere dei minori in situazioni di bisogno e supportare le famiglie che desiderano adottare, a livello sia nazionale sia internazionale;

   inoltre, al di là del dato di operatività tramite la commissione adozione internazionale, a livello istituzionale manca da molti anni il dialogo con gli enti autorizzati che sono soggetti protagonisti della realizzazione dell'istituto dell'adozione internazionale, svolgendo un compito di considerato che la stipula di accordi bilaterali con i Paesi di origine dei minori adottati, come ad esempio quelli non aderenti alla convenzione de L'Aja del 1993, è un passo fondamentale per garantire che le adozioni avvengano nel rispetto dei diritti dei minori e delle loro famiglie, anche perché molti di questi Paesi non dispongono di meccanismi adeguati a regolare le adozioni internazionali e che la stipula di accordi bilaterali con questi Paesi è cruciale per stabilire linee guida chiare e procedure per garantire che le adozioni siano condotte nel migliore interesse del minore adottato –:

   quali iniziative di competenza siano state adottate o si intenda predisporre al fine di affrontare le criticità connesse al calo di adozioni internazionali, nonché al fine di aumentare le opportunità di adozione internazionale e per accelerarne l'iter in Italia al fine di garantire i diritti dei minori.
(5-02268)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   DELLA VEDOVA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Vice-Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, in occasione dell'incontro «La Nato verso il 2030» che si è tenuto l'8 aprile 2024, ha svolto un'analisi dell'aggressione russa all'Ucraina che si colloca agli antipodi della posizione ufficiale che il Governo di cui fa parte ha assunto sin dal suo insediamento;

   secondo il Vice-Ministro avremmo «evitato la guerra» se non fosse stato per la politica della NATO («imperialista»), dei Paesi baltici e della Polonia («poco lucidi»), della Francia («strategia sbagliata»), dei democratici americani («ondivaghi» nonostante siano i repubblicani a bloccare al Congresso i fondi per Kiev);

   ad avviso dell'interrogante, tale analisi corrisponde per filo e per segno alla narrazione putiniana e alla propaganda che da Mosca viene ogni giorno propalata dai portavoce del Cremlino;

   la ricetta del Vice-Ministro è inoltre condita da spericolate e incoerenti affermazioni, tipo che «forse le cose non sarebbero andate così» se avessimo condotto «una politica di dialogo» ma anche di «fermezza e deterrenza» e ancora «una politica più morbida» ma anche non «arrendevole», che corroborano l'acquiescenza del Vice-Ministro stesso alla linea di Mosca –:

   se il Ministro interrogato ritenga che le affermazioni del Vice-Ministro, rettifica inclusa, siano compatibili con la linea del Governo.
(5-02262)


   PORTA, DI SANZO, TONI RICCIARDI e CARÈ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della normativa vigente, i dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, impiegati localmente, sono stati assunti e continuano ad essere assunti sulla base delle disposizioni vigenti a livello locale;

   lo status giuridico-contrattuale degli impiegati assunti localmente resta il titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, che è stato oggetto di revisione parlamentare nel corso della XVIII legislatura, che ha condotto all'approvazione della legge 29 aprile 2021, n. 62, che rappresenta una svolta nell'ambito della suesposta disciplina, ma non appare risolutiva delle carenze della stessa;

   sulla disciplina del personale in questione si è sedimentato un disordine normativo, con sovrapposizioni tra leggi italiane, disposizioni straniere, convenzioni internazionali e norme di diritto internazionale pubblico. Questo ha generato problemi evidenti nell'applicazione e nell'interpretazione delle norme, danneggiando i diritti dei lavoratori;

   in questo disordine si inseriscono poi evidenti anomalie giuridiche: risulta agli interroganti che il contratto sottoscritto dagli impiegati a contratto in servizio in Thailandia preveda espressamente all'articolo IV che questi non siano assicurati per vecchiaia, invalidità e superstiti, in quanto tale copertura assicurativa non è prevista dalla normativa locale;

   sotto il profilo sostanziale quanto riportato dal contratto stride con quanto disposto dal comma 1 dell'articolo 158 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 ai sensi del quale «La tutela previdenziale viene assicurata nelle forme previste dalla normativa locale, ivi comprese le convenzioni e gli accordi internazionali in vigore. Ove la normativa locale non preveda alcuna forma di tutela previdenziale, o statuisca in modo manifestamente insufficiente, gli impiegati a contratto possono, su richiesta, essere assicurati presso enti assicurativi italiani o stranieri»;

   il contratto somministrato dallo Stato italiano legittima un vulnus, trascurando quanto disposto dalla disciplina italiana che rimanda a quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 in materia di operatività degli impiegati a contratto mentre per quanto non espressamente disciplinato dal predetto decreto del Presidente della Repubblica rimanda a quanto disposto dalla legge locale (ai sensi dell'articolo 154 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967),

   l'esempio sopracitato evidenzia alcune delle anomalie nel campo trattato che richiedono una revisione della disciplina al fine di garantire diritti e protezioni ai lavoratori, indipendentemente dalla normativa locale –:

   se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e ritenga di adottare iniziative di competenza per intervenire sulla disciplina in materia di dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale impiegati a contratto sulla base delle disposizioni vigenti a livello locale attraverso una riforma strutturale improntata alla salvaguardia dei diritti inderogabili dei lavoratori.
(5-02263)


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la recente vittoria avvenuta nel mese di aprile 2024 di Peter Pellegrini alle elezioni presidenziali in Slovacchia rappresenta anche un importante consolidamento strategico del Primo Ministro Robert Fico, considerato populista e percepito, con inquietudine, da molte cancellerie occidentali come vicino al regime di Mosca;

   dunque, le maggiori istituzioni slovacche, dal Parlamento alla Presidenza, sono adesso controllate dai partiti nazionalisti del Paese;

   tale esito elettorale ha suscitato molteplici preoccupazioni sia in merito allo Stato di diritto sia rispetto a un possibile allontanamento – se non vera e propria contrapposizione frontale – della Slovacchia dall'attuale postura dell'Unione europea in merito al forte supporto all'Ucraina così come rispetto alla Nato;

   in occasione della vittoria, nel suo discorso dalla sede del partito, Pellegrini ha promesso enfaticamente: «Farò di tutto per garantire che la Slovacchia resti per sempre dalla parte della pace e non dalla parte della guerra»;

   il Presidente ungherese Viktor Orbán, sulla piattaforma X, si è rallegrato subito della vittoria di Pellegrini: «Le mie più sentite congratulazioni a Peter Pellegrini per la sua schiacciante vittoria alle elezioni presidenziali slovacche. Una grande vittoria per il popolo slovacco e una grande vittoria per i sostenitori della pace in tutta Europa!» –:

   come si intenda conciliare la storica rete di alleanze, caratterizzata dall'identità populista e con spiccate simpatie per il regime di Mosca, di parte dell'attuale compagine del Governo slovacco con la posizione italiana, formalmente impegnata in un solido sostegno all'Ucraina, soprattutto per quel che concerne potenziali posture divisive di Slovacchia e Ungheria, in seno a importanti consessi internazionali, in primis il Consiglio europeo, relativamente a questioni sensibili connesse alla guerra in corso in Ucraina come le future risorse, di qualsivoglia natura, da destinare a Kiev e le ulteriori sanzioni da imporre a Mosca.
(5-02264)


   FORMENTINI, BILLI e CENTEMERO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la regione dei Caucaso meridionale è sede d'importanti interessi nazionali italiani, in particolare di natura energetica e commerciale;

   il posizionamento internazionale dell'Azerbaijan, tradizionalmente vicino alla Turchia, ha incoraggiato numerosi Paesi occidentali ad adottare una lettura del contenzioso armeno-azero più favorevole a Baku;

   l'Armenia in passato era, di contro, saldamente inquadrata nelle alleanze di sicurezza della Federazione Russa;

   recentemente, tuttavia, l'Armenia ha dimostrato di voler modificare radicalmente il proprio allineamento internazionale, avvicinandosi all'Unione europea e agli Stati Uniti, mentre Baku dimostra una postura sempre più distante da queste ultime;

   allo stato non è impossibile immaginare la progressiva integrazione dell'Armenia nella comunità euro-atlantica, se incoraggiata ad andare avanti nel suo nuovo corso –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per incoraggiare l'avvicinamento ulteriore dell'Armenia all'Occidente euro-atlantico.
(5-02265)


   RICCARDO RICCIARDI e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 5 aprile 2024 il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ha approvato una risoluzione con la quale invita tutti gli Stati a cessare la vendita, il trasferimento e la consegna di armi, nonché di munizioni e di altri equipaggiamenti militari a Israele, compresi beni e tecnologie di sorveglianza, anche «dual use», al fine di prevenire ulteriori violazioni del diritto umanitario internazionale, ricordando anche l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia (Cig) del 26 gennaio 2024 sulla richiesta di misure urgenti presentata dal Sudafrica nella controversia iniziata dallo stesso Stato contro Israele e relativa all'applicazione della Convenzione per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio del 1948;

   nella pronuncia la Cig ha riconosciuto che «almeno alcuni dei diritti citati dal Sudafrica e dei quali chiede la tutela sono plausibili», riferendosi in particolare al diritto dei palestinesi di Gaza ad essere protetti contro gli atti di cui all'articolo III della Convenzione, ossia contro il genocidio, ordinando altresì a Israele di adottare misure immediate ed efficaci per assicurare la fornitura di servizi di base e aiuti umanitari essenziali per garantire la sopravvivenza della popolazione palestinese;

   il Governo in risposta all'interrogazione n. 5-01731 del Movimento 5 Stelle del 13 dicembre 2023 ha dichiarato di non aver rilasciato nuove autorizzazioni per la vendita di armi a Israele e di rientrare nella cornice normativa della legge n. 185 del 1990 per quanto riguarda le autorizzazioni concesse anteriormente al 7 ottobre 2023;

   tale questione è stata anche oggetto di un articolo del settimanale L'Espresso del 27 marzo 2024 che riportava la discrepanza tra la bozza di testo della relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, nella quale si attestava la mancata sospensione o revoca, e il testo effettivamente depositato in Parlamento. Dunque, non sarebbero state sospese o revocate le esportazioni autorizzate prima del 7 ottobre 2023;

   la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è oltremodo drammatica: più di 33 mila vittime, destinate ad aumentare considerata anche la mancanza di cibo, acqua potabile, medicinali e materiale igienico-sanitario –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, se non ritenga urgente e doveroso adottare iniziative di competenza volte a sospendere o revocare tutte le esportazioni di armi verso Israele autorizzate anteriormente alla data del 7 ottobre 2023, nel pieno rispetto del diritto umanitario internazionale.
(5-02266)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9, comma 2, del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162, ha previsto l'istituzione, a decorrere dal 1° gennaio 2024, della zona economica speciale per il Mezzogiorno – Zes unica;

   l'articolo 10, ai commi 6 e 7, del suddetto decreto-legge, ha previsto che «al fine di assicurare la più efficace e tempestiva attuazione degli interventi del PNRR relativi alla infrastrutturazione della Zes unica, fino al 31 dicembre 2026, la struttura di missione Zes può assumere le funzioni di stazione appaltante e operare, in tal caso, secondo le modalità di cui all'articolo 12, comma 5, primo e quarto periodo, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108» e che per lo svolgimento di tali attività, la stessa Struttura di missione possa «avvalersi, mediante apposite convenzioni, del supporto tecnico-operativo dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa – Invitalia S.p.A. nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente»;

   l'articolo 10, comma 5, inoltre, ha previsto la cessazione degli incarichi conferiti ai commissari straordinari delle preesistenti Zes e alle relative strutture di supporto a decorrere dal 1° gennaio 2024. Tale termine è stato in seguito prorogato al 1° marzo 2024 in forza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 dicembre 2023;

   nel decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sono state introdotte misure per il trasferimento delle funzioni dei commissari delle Zes precedenti alla Struttura di missione della Zes unica;

   diversi organi di stampa hanno evidenziato notevoli criticità nel corso della fase di transizione in atto e precisato che alle istanze di trattazione pendenti se ne sono aggiunte altre, nuove, con numerose richieste di chiarimento sull'iter da seguire;

   ad oggi, secondo quanto consta all'interrogante, la struttura di missione Zes non sembra aver assunto le funzioni di stazione appaltante relativamente ai procedimenti e agli adempimenti in corso, generando un clima di generale incertezza e preoccupazione presso gli enti beneficiari degli interventi gli operatori privati coinvolti nella realizzazione degli investimenti: imprese per lavori e professionisti per servizi e prestazioni;

   tale situazione di incertezza espone lo Stato al rischio di contenziosi, considerando che risultano da sottoscrivere contratti di appalto e subappalto, contratti per la progettazione esecutiva, nonché da corrispondere indennità a fronte di provvedimenti di espropriazione già adottati;

   secondo quanto appreso dall'interrogante, ad oggi una serie di adempimenti espletabili solo dalla stazione appaltante sono fermi e non derogati tra cui anzitutto la gestione dei pagamenti mediante il portale Regis ai vari soggetti coinvolti nei procedimenti;

   anche per evitare il rischio di paralizzare i procedimenti in corso e perdere consistenti progetti di investimenti industriali e infrastrutturali, in più occasioni diversi Rup hanno tentato di contattare la struttura di missione per avere chiarimenti e spiegazioni senza però ricevere alcun riscontro –:

   se sia a conoscenza del grave stato di incertezza di cui in premessa e dell'alto rischio di fallimento in relazione agli investimenti in corso nei territori Zes;

   se e quando intenda fornire le sollecitate spiegazioni alle amministrazioni coinvolte in merito alla lunga serie di problematiche riscontrate nel passaggio tra il regime precedente e la nuova Zes unica.
(3-01137)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il fiume Sacco si estende per oltre ottanta chilometri nella omonima valle tra l'area metropolitana di Roma e la provincia di Frosinone. Su tutta l'area in questione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 maggio 2005, venne dichiarato stato di emergenza ambientale;

   l'area venne dichiarata poco dopo sito di interesse nazionale ai fini di bonifica (SIN) ed è stata aggiunta all'elenco dei siti di interesse nazionale, di cui all'articolo 1, comma 4, della legge n. 426 del 1998, con legge n. 248 del 2005;

   con decreto ministeriale del 31 gennaio 2008 venne poi stabilito il primo perimetro del sito di interesse nazionale «Bacino del Fiume Sacco», perimetro poi modificato con il decreto del Ministero dell'ambiente del 22 novembre 2016;

   le attività di bonifica delle aree pubbliche all'interno del sito di interesse nazionale «Bacino del Fiume Sacco» sono state oggetto di accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e la regione Lazio nel marzo 2019 per attuare interventi di bonifica per 53 milioni di euro;

   tale accordo è stato poi successivamente integrato dall'addendum del 2022, che ne ha ridefinito il cronoprogramma e specificato la natura degli interventi previsti e di altre azioni aggiuntive. La necessità di dare tempi certi per l'avvio dei lavori previsti scaturiva dalla necessità di dare seguito alle due delibere Cipe n. 55 (piano operativo «ambiente») e n. 56 («Patto per il Lazio») del 2016, che ne finanziavano gli interventi per un importo di 16,3 milioni di euro ciascuna;

   a seguito dei ritardi nell'esecuzione delle attività previste dall'accordo, che mettevano a rischio il rispetto degli obblighi giuridicamente vincolanti delle citate delibere Cipe, con decreto del presidente della regione Lazio 4 gennaio 2022, n. T00001, è stato nominato un commissario straordinario per l'attuazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica previsti dall'accordo di programma del sito di interesse nazionale;

   alcuni degli interventi sono stati oggetto nel tempo di modifiche, come ad esempio quello relativo alla messa in sicurezza e caratterizzazione ambientale per il sito ex discarica Le Lame, a Frosinone;

   l'intervento, con un costo di circa 10 milioni di euro, ha visto l'avvio delle pratiche di affidamento con le determinazioni dirigenziali regionali n. G10544/2022 e la più recente n. G13858 del 23 ottobre 2023. Le attività previste dall'intervento prevedono il ripristino del sistema di raccolta di acque meteoriche, la verifica di eventuali sorgenti di contaminazione non note, la caratterizzazione del sito e la messa in sicurezza di emergenza mediante ripristino delle coperture, rimozione della sorgente primaria di contaminazione ed eventuale trattamento delle acque sotterranee;

   ai sensi dell'articolo 7 del citato accordo di programma, il comitato di indirizzo e controllo del sito di interesse nazionale «Bacino del Fiume Sacco» si riunisce con cadenza almeno semestrale;

   le attività su un'altra area all'interno del perimetro del sito di interesse nazionale e ricompresa nell'accordo di programma, la cosiddetta «Arpa 2» di Colleferro (RM), è stata oggetto di approvazione della progettazione esecutiva e del quadro tecnico-economico con determinazione dirigenziale della regione Lazio n. G16365 del 5 dicembre 2023. I lavori nell'area, da quanto si apprende da fonti di stampa, sono stati avviati agli inizi di aprile 2024;

   in virtù del comma 2 del citato articolo 7 dell'accordo di programma, il comitato di indirizzo e controllo del sito di interesse nazionale in oggetto deve monitorare sull'attuazione degli interventi previsti nel rispetto del cronoprogramma stabilito, e che in base al successivo comma 3 può essere convocato anche su iniziativa del Ministero dell'ambiente –:

   se sia stata convocata una riunione del comitato di indirizzo e controllo di cui all'accordo di programma del sito di interesse nazionale «Bacino del Fiume Sacco» circa il monitoraggio degli interventi previsti.
(5-02269)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento siderurgico dell'ex Ilva di Taranto, il più grande in Europa, ha determinato e determina l'immissione in ambiente di una altissima quantità di sostanze nocive e inquinanti;

   la Commissione europea ha più volte chiesto all'Italia di dare soluzione alla grave situazione di inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, che interessa il sito dell'ex Ilva, la città di Taranto e tutto il territorio limitrofo allo stabilimento siderurgico;

   gli inquinanti, tra cui i metalli e le diossine, dotati di pericolosità scientificamente acclarata per la salute umana, sono trasmigrati, anche in ragione della loro persistenza, dall'ambiente alla stessa catena alimentare;

   le misure finora messe in atto mostrano la sostanziale inadeguatezza nell'affrontare e dare soluzione alla gravissima situazione e all'emergenza sanitaria e ambientale strettamente collegate al polo siderurgico;

   nel 2019 si era concluso lo studio, durato tre anni, per valutare l'esposizione a diossine e Pcb in donne di Taranto e provincia tramite l'analisi del latte materno. Mediamente, lo studio ha mostrato una concentrazione di queste sostanze nel latte nelle donne residenti a Taranto e Statte del 28 per cento più elevata rispetto a quella delle donne residenti in provincia;

   lo studio è stato commissionato da Ilva all'istituto superiore di sanità, che lo ha realizzato in collaborazione con il dipartimento prevenzione dell'ASL di Taranto, nell'ambito del decreto del Ministero dell'ambiente del 2012 con il quale si imponeva il riesame dell'Aia per l'esercizio dello stabilimento siderurgico prevedendo, con una specifica norma, la realizzazione di un biomonitoraggio per determinare la concentrazione di diossine e Pcb nel latte materno nella zona di Taranto;

   nelle donatrici residenti a Taranto e Statte, le concentrazioni degli inquinanti erano risultate più elevate, in modo statisticamente significativo, di quelle rilevate nelle donne residenti in provincia con un aumento compreso tra il 18 e il 38 per cento a seconda delle sostanze considerate (diossine, Pcb diossina-simili e Pcb non diossina-simili);

   di fatto, la suddetta sorveglianza sanitaria tramite biomonitoraggio sulla diossina nel latte materno, era stata prevista dalla prescrizione n. 93 dell'Aia 2012 Ilva per soli tre anni 2015-2018, non è mai più stata replicata;

   a ciò si aggiunga che, come riportato anche da diversi quotidiani, nei giorni scorsi l'Arpa Puglia in una lettera indirizzata a Ispra e al Ministero dell'ambiente, ha indicato l'area sottoprodotti degli impianti di cokeria dell'ex Ilva di Taranto, come la causa principale dell'emergenza benzene che dal 2019 è costantemente aumentato nell'aria di Taranto, fino ad arrivare a 155 picchi di benzene emessi dell'ex Ilva nel corso del 2023. Un numero in grado di spiegare l'allarme lanciato proprio da Arpa Puglia sul costante preoccupante aumento negli ultimi anni dei picchi di benzene;

   l'Arpa Puglia ha attribuito questi picchi di benzene alla cokeria Ilva;

   come riporta «La Gazzetta del Mezzogiorno», sulla cosiddetta «emergenza benzene» si sono accesi anche i fari della procura di Taranto che ha iscritto nel registro degli indagati l'ex amministratore delegato di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli, e l'ex direttore della fabbrica Alessandro Labile: ai due è stato notificato un avviso di proroga delle indagini –:

   se non si intenda adottare iniziative di competenza volte a far riprendere la sorveglianza sanitaria tramite biomonitoraggio sulla diossina nel latte materno, già prevista per il solo triennio 2015-2018, rendendo pubblici i relativi dati che sono di interesse pubblico;

   se, alla luce dei sempre più preoccupanti dati relativi all'aumento del benzene, non si intenda adottare iniziative di competenza per prevenire al fermo immediato degli impianti della cokeria, o prevedere la sua chiusura definitiva.
(4-02634)


   DORI e ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il parco urbano Miralfiore è un'area boschiva, comprensiva di lago, di proprietà pubblica che si estende per 20 ettari nel centro di Pesaro, rendendo di fatto il parco uno dei più importanti polmoni verdi della città;

   nel maggio 2020 il comune di Pesaro ha assunto la gestione diretta del Parco;

   come appreso da fonti di stampa, nel febbraio 2021 è stata attuata una significativa operazione di taglio alle alberature presenti nel parco, motivata dall'amministrazione dalla necessità di installazione di sistemi di sicurezza, anche con finalità antidegrado;

   il 18 febbraio 2022 il gruppo Europa Verde, in un'interrogazione al sindaco del comune di Pesaro, ha chiesto spiegazioni circa le motivazioni che hanno portato alla distruzione di un bosco misto, con taglio di moltissime rosacee da frutto trentennali di specie diverse e sul ripetuto passaggio di trinciatutto sul suolo impedendone il ricaccio, mettendo così a rischio così la biodiversità del parco, nonché i servizi ecosistemici da essa derivati, come la regolamentazione di inondazioni e siccità;

   va altresì rilevata la riduzione della complessità e della diversità di «ambiti» del Miralfiore: mentre in precedenza c'erano tre boschi diversi, ciascuno con caratteristiche proprie, ora soltanto il cosiddetto «Bosco Storico» ha ancora la sua identità; mentre in precedenza c'erano prati per libera fruizione dove al gioco ed al pic-nic si poteva sostituire il godimento di un habitat ricco e diversificato, ora tutti i prati sono regolarmente falciati;

   il rimboschimento a conifere è stato di fatto ridotto a semplici file di alberi, eliminando ogni traccia di rinnovazione e introduzione di specie di latifoglie;

   le predette attività paiono in contrasto con il dettato dell'articolo 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10;

   Assoverde – Associazione italiana costruttori del verde e confagricoltura – nell'ottobre 2021 ha realizzato il progetto «Il Libro Bianco del Verde», per riconoscere il ruolo strategico del verde, inteso come infrastruttura urbana complessa ed interconnessa, con un ruolo determinante nella ricostruzione degli equilibri eco-sistemici a livello territoriale;

   nel libro II intitolato «La Salute è Verde/Il Verde è Salute» è stata inserita la definizione di «Parco della Salute», ovvero «ampia area urbana per tutta la popolazione, compresi specifici target, ma anche per animali domestici e selvatici, piacevole, inclusiva e socializzante, sicura ed ecosistemica, ricca di biodiversità, arredata anche secondo i principi di Urban Health, correttamente manutenuta e vigilata, progettata nel risparmio di risorse naturali, vicina, destinata a divenire luogo che promuove salute, contribuendo sia a contrastare l'inquinamento atmosferico che ad offrire benessere psicofisico a chi che lo frequenta»;

   con delibera di Giunta del 12 settembre 2023 il comune di Pesaro ha firmato un protocollo d'intesa con Confagricoltura, Assoverde, Kèpos – Libro bianco del Verde e Fondazione Alberi Italia per insignire il Parco del Miralfiore della qualifica di parco della salute, non assumendo però alcun impegno di spesa a riguardo, ma impegnandosi a rispettarne gli specifici criteri;

   Pesaro potrebbe essere il primo comune in Italia ad avere un parco della salute;

   tale denominazione e i progetti ad essa legati potrebbero giovare sia alla sicurezza del Parco sia al benessere del territorio. Tuttavia i continui sfalci e l'impoverimento della biodiversità del bosco, se perpetuati, potrebbero portare al non conseguimento del titolo, proprio nell'anno in cui Pesaro è Capitale Italiana della Cultura, con lo slogan «la natura della cultura» –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza, in raccordo con il comune di Pesaro, al fine di evitare che iniziative intraprese nel Parco Miralfiore possano compromettere l'ottenimento della qualifica di «parco della salute» e, conseguentemente, se intendano, per quanto di competenza, stanziare fondi per permettere al comune di Pesaro il raggiungimento di questo obiettivo in occasione dell'anno «Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024».
(4-02639)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, ORFINI, ZINGARETTI, BERRUTO e CASU. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   «Vogliamo che ci sia ancora un domani» è l'invito alla giornata di mobilitazione svoltasi a Roma il 6 aprile 2024 e lanciato dalle associazioni del cinema italiano – fra cui Anica, Anac, Unita, 100Autori, Wgi, Agici e Afic – per chiedere l'avvio di un tavolo col Governo a fronte delle mancate risposte sul nuovo decreto del tax credit che la filiera attende da mesi;

   in Italia sono operative 9000 imprese (per lo più piccole e medie), che creano 65 mila posti di lavoro, più ulteriori 114 mila nelle filiere connesse. Il fatturato totale è di 13 miliardi l'anno. C'è poi il cosiddetto effetto moltiplicatore, cioè per ogni euro speso da investimenti pubblici o privati sul settore, si genera un ritorno di 3,54 euro;

   la Sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni, a mezzo stampa, ha dichiarato, il 3 aprile 2024 l'entrata in vigore dei nuovi meccanismi di finanziamento dell'industria cinematografica entro l'estate;

   al contempo, il Ministro Giorgetti ha anticipato (...) di voler limitare al massimo i crediti di imposta per «sostituirli con contributi a singoli progetti di investimento (...)»;

   i ritardi nei tempi di approvazione del decreto di riparto per l'anno 2024 delle risorse del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo, di cui alla legge n. 220 del 2016 (cosiddetta legge cinema) stanno causando, già nel primo trimestre del 2024, un arresto della produzione cinematografica e audiovisiva nazionale, con conseguenti ricadute sull'occupazione;

   il settore, che chiede chiarezza e certezza normativa, è di fronte a tagli alle risorse, nuove norme che stanno allontanando importanti investimenti esteri, con gravi ripercussioni economiche e occupazionali;

   nel 2022 il tax credit alla produzione audiovisiva italiana è stato pari a 254,14 milioni; quello al cinema italiano pari a 175,71 milioni; il totale per la produzione nazionale ha assorbito il 56 per cento dei 768,35 milioni complessivi investiti in produzione; 338,50 milioni, pari al 44 per cento, sono andati a finanziare le produzioni straniere che hanno deciso di girare in Italia –:

   quali siano i tempi di approvazione del decreto di riparto per il 2024 del citato Fondo di cui alla legge cinema e quali le modalità di erogazione dei nuovi meccanismi di finanziamento dell'industria cinematografica, i cui ritardi stanno causando, già nel primo trimestre del 2024, un arresto della produzione cinematografica e audiovisiva nazionale, con conseguenti ricadute sull'occupazione.
(5-02260)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24 della Costituzione, nel riconoscere l'inviolabilità del diritto di difesa, garantisce «ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione»;

   lo strumento attraverso il quale viene assicurato il predetto diritto è il «gratuito patrocinio a spese dello Stato», disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002;

   l'articolo 85 del predetto decreto del Presidente della Repubblica vieta espressamente ai difensori dei soggetti ammessi al gratuito patrocinio di richiedere o ricevere dal proprio assistito compensi o rimborsi di alcun genere;

   l'articolo 107 del citato decreto del Presidente della Repubblica stabilisce la gratuità delle copie di tutti gli atti processuali per chi ha diritto al patrocinio a spese dello Stato;

   l'articolo 272 del citato decreto del Presidente della Repubblica prevede che, nel caso di mancata integrazione delle copie dell'atto d'impugnazione ex articolo 164 disp. att. c.p.p.: a) il diritto di copia sia triplicato; b) in caso di mancato versamento, si faccia luogo alla riscossione mediante ruolo secondo le disposizioni della parte VII del testo unico e relative norme transitorie, «in solido nei confronti dell'impugnante e del difensore»;

   il Tribunale di Campobasso, il 23 febbraio 2024, ha chiesto al Ministero della giustizia di chiarire se, in caso di omessa integrazione da parte del legale di imputato ammesso a patrocinio a spese dello Stato delle copie dell'impugnazione trasmessa via pec, possa essere esperita la procedura contemplata dall'articolo 272 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002;

   con la circolare n. 0072622 del 4 aprile 2024, rivolta a tutti gli uffici, il dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della giustizia ha affermato che «sia in potere – dovere della cancelleria di dar seguito al recupero dell'importo calcolato ex art. 272 decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, anche laddove la parte inottemperante risulti ammessa al patrocinio a spese dello Stato»;

   tale decisione appare in contrasto con l'articolo 107 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 e scarica di fatto l'onere finanziario sull'avvocato, in quanto trasferendolo all'assistito si violerebbe il divieto normativo del sopracitato articolo 85, configurando una responsabilità disciplinare professionale;

   questo, ed altri oneri, sono previsti esclusivamente per il settore penale e non per quello civile, creando anche una disparità di trattamento;

   gli avvocati che prestano la loro attività professionale in favore dei clienti ammessi al gratuito patrocinio assolvono un compito di elevato valore sociale;

   l'orientamento del Ministero finisce pertanto per penalizzare e scoraggiare gli avvocati che decidono di svolgere questo prezioso servizio nel settore penale –:

   se il Ministro interrogato intenda rivedere la propria posizione manifestata con la circolare del 4 aprile 2024, prevedendo l'esclusione dell'applicazione dell'articolo 272 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 nei confronti dei soggetti ammessi al gratuito patrocinio e dei loro difensori.
(4-02641)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto della variante «Tratta D» della Pedemontana Lombarda, consistente in 8.88 chilometri di tratta, presenta serie problematiche non solo di impatto e di costo ma anche in merito alla sua possibile utilità;

   un'infrastruttura è da considerarsi utile quando è effettivamente tale per l'ammodernamento e il miglioramento delle condizioni dei cittadini e del sistema economico. Tuttavia, tale progetto, non appare essere né utile né ragionevole;

   nel caso di specie, risulta emblematica, la vicenda della società Pedemontana alla quale mancherebbero 500 milioni di euro per il completamento con la tratta «D lunga» che ha invece un chiaro senso viabilistico. La «D breve» collegherebbe a pagamento Vimercate ad Agrate, tracciato già servito dalla gratuita A-51;

   ci si chiede, dunque, come mai non sia mai stata presa in esame la possibile riqualificazione della tangenziale Est A-51, nel medesimo tratto Vimercate-Agrate, così come richiesto da tutti gli enti locali;

   inoltre, emergono seri problemi di governance del progetto per via di quella che all'interrogante appare un'insolente sostanziale mancanza di trasparenza in merito. Dal 2022, le richieste di confronto e partecipazione da parte degli enti locali e del territorio sono state sostanzialmente ignorate da regione Lombardia: non sono state fornite risposte alle numerose richieste, inviti e PEC inviate a regione Lombardia e alla società Pedemontana. Il progetto «definitivo» trasmesso ai comuni risulta essere colpevolmente incompleto, privo del dettaglio della valutazione economica e di sostenibilità finanziaria dell'opera e, quindi, totalmente mancante del quadro economico dell'opera. Le richieste di accesso agli atti da parte di consiglieri regionali, per visionare tutti i documenti del progetto definitivo ad oggi risultano inevase;

   il costo del progetto, quantificato in documenti ormai risalenti al 2021, ammonta a ben 416 milioni di euro e chiaramente aumenterà andando oltre i 500 milioni di euro: per una tratta di 8880 metri, risulterebbero oltre 56 milioni di euro a chilometro, costo iperbolico e ingiustificabile per un'opera che avrà anche caselli a pagamento;

   non di meno, il tratto della «D breve» distrugge il territorio del Parco P.A.N.E. (Parco agricolo nord est), unico «polmone verde» per 200.000 cittadini residenti in ventiquattro comuni della zona;

   peraltro, la tratta «D breve» comporta lavori di sbancamento di oltre 10 milioni di metri cubi di terreno, ambito in cui la criminalità organizzata notoriamente riesce ad infiltrarsi;

   tutti gli enti locali, gli amministratori del P.A.N.E. e i 200 mila cittadini impattati dal piano infrastrutturale, sono avversi a questo «nuovo progetto» – chiamato, dai proponenti, semplicisticamente «variante» – ed esigono e meritano risposte chiare e precise –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché le società e gli enti preposti, tra cui regione Lombardia e la società Pedemontana, rendano noti tutti i dati economici e finanziari a supporto della sostenibilità dell'opera;

   se, alla luce di quanto esposto e dei reali bisogni dei residenti della zona, non si ritenga opportuno promuovere l'estensione della linea metropolitana leggera M2 sino a Vimercate, la quale rappresenta una soluzione di mobilità sicuramente più efficiente e vantaggiosa del progetto variante «D breve»;

   se intenda promuovere, per quanto di competenza, un confronto pubblico trasparente con tutti gli attori del territorio e le parti interessate al fine di consentire la valutazione di alternative maggiormente utili, sostenibili e rispettose dell'ambiente come la realizzazione dello svincolo A51-A4 e il potenziamento dell'A51 nel tratto Vimercate-Agrate.
(4-02636)


   PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa è stata resa nota l'esperienza negativa vissuta da un passeggero del volo AeroItalia xz4422 da Perugia a Bergamo delle 7,15 del giorno 1° aprile 2024;

   nonostante i costi ordinari sostenuti dai passeggeri (fino a 232 euro per l'acquisto di un posto), agli stessi all'imbarco è stato comunicato il cambio dell'aeromobile: il Saab 340 in luogo dell'ATR 72 usualmente utilizzato per la medesima tratta;

   il Saab 340 è un aeromobile bimotore turboelica con 11 file, prodotto dagli anni Ottanta fino al 2005;

   inoltre, a causa del cambio del mezzo ha vanificato il pagamento anticipato e supplementare per la selezione del posto da parte di taluni passeggeri;

   questi ultimi lamentano, in particolare, lo stato di vetustà dell'aeromobile utilizzato, nonché la lunga attesa prima dell'imbarco causata da non meglio precisati «problemi tecnici (...) con l'aereo»;

   all'interno i sedili apparivano visibilmente deteriorati, contrassegnati con numeri scritti in pennarello indelebile e fissati al pavimento con viti provvisorie; i rivestimenti usurati, bucati o consumati e i braccioli ancora dotati di posacenere; le cappelliere soltanto su un lato di dimensioni insufficiente a contenere i bagagli a mano; l'assenza delle maschere di sicurezza necessarie in caso di problemi di pressurizzazione sopra ogni sedile sostituite da maschere da collegare manualmente a una bombola di ossigeno presente vicino alla cabina del capitano –:

   se i fatti narrati corrispondano a verità;

   se non intenda adottare iniziative di competenza volte a verificare se nel suddetto volo, effettuato mediante un aeromobile apparentemente vetusto, siano state garantite le condizioni minime di sicurezza per tutti i passeggeri.
(4-02638)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MADIA, QUARTAPELLE PROCOPIO, GRIBAUDO e SCARPA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1-ter del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7 (Disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024) ha introdotto per la prima volta una nuova normativa sperimentale prevedendo che in occasione dell'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia per l'anno 2024, gli studenti che si trovano al di fuori del comune di residenza per motivi di studio potranno esercitare per la prima volta tale diritto anche nel comune di domicilio se tale comune è situato in una regione diversa da quella in cui si trova il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti;

   il 5 aprile 2024 è stata adottata dal Ministero dell'interno la circolare n. 27 del 2024 nella quale sono state fornite le indicazioni operative in ordine a questa nuova disciplina sperimentale;

   nella circolare in oggetto, in particolare, è stato specificato che, per poter esercitare tale diritto gli interessati devono presentare apposita domanda al comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, secondo un modello che sarebbe allegato alla circolare stessa; e che tale domanda deve essere presentata dai cittadini interessati al proprio comune di residenza «non oltre domenica 5 maggio 2024» ossia entro il 35° giorno antecedente la data della consultazione;

   dalla lettura della circolare sembrerebbe desumersi che siano i comuni a dover pubblicare sui propri siti il modulo (all 1) necessario per fare richiesta per l'esercizio di tale diritto, rendendolo così accessibile a tutti i cittadini interessati;

   tuttavia, ad oggi, a meno di un mese dalla data ultima per la presentazione delle domande necessarie per l'esercizio di questo diritto, risulterebbe da ricerche via web sui siti dei comuni che solo un numero estremamente esiguo di questi ha adeguatamente pubblicizzato la possibilità di esercizio di questo nuovo diritto, e soprattutto ha reso disponibile sul proprio sito il modulo necessario ad avanzare la richiesta –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per rendere effettivo nelle prossime elezioni europee il diritto di voto in un comune diverso da quello nelle cui liste l'elettore risulti iscritto, in particolare garantendo che il modulo necessario per la presentazione della domanda sia reso accessibile a tutti i cittadini interessati in tempi congrui e coerenti con la data ultima del 5 maggio 2024, nonché se non ritenga opportuna la pubblicazione del modulo in questione direttamente sul sito del Ministero dell'interno, così da agevolarne la diffusione e facilitarne la reperibilità.
(5-02261)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ha dell'incredibile la storia di Ornella che, dal maggio 2003 all'ottobre 2017, ha lavorato come arpista, pienamente integrata nell'organico, per la banda musicale della Polizia di Stato;

   tale rapporto di lavoro, però, non è mai stato contrattualizzato e l'unica colpa di Ornella è stata rinunciare per troppo tempo ad esercitare il proprio diritto di regolarizzare la posizione lavorativa, a fronte di reiterate rassicurazioni, probabilmente e comprensibilmente per timore di un licenziamento;

   in particolare, come si legge nella sintesi del giudizio NRG 14806/2021 del Tribunale di Roma, sezione lavoro «Si è provato documentalmente che per 14 anni la Sig.ra XX ha prestato ininterrottamente la propria attività a favore della banda musicale della Polizia di Stato, alle dipendenze e sotto il controllo del Maestro incaricato. Si è provato che, in base a provvedimenti interni della amministrazione, è stata impiegata, la Sig.ra XXX in Italia e all'estero in numerosi concerti ed eventi. Sono stati allegati circa 50 comunicazioni di servizio nelle quali risulta il nome della Sig.ra XX come membro della Banda»;

   contrariamente a quanto affermato dal Ministero interrogato, chiamato in giudizio per la corresponsione della somma per l'attività lavorativa effettivamente prestata da Ornella, non vi sarebbe stato alcun rapporto occasionale né alcuna prestazione effettuata a titolo gratuito, così come gli altri membri della banda;

   la stessa Corte costituzionale, con la sentenza n. 63 del 1966, ha ribadito un fondamentale principio di diritto, laddove dispone che si debba «proteggere il contraente più debole contro la sua propria debolezza di soggetto interessato alla conservazione del rapporto»;

   l'articolo 4 della Costituzione recita che «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto», sottolineando al successivo articolo 35 che «La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni»;

   la signora Ornella infine non ha potuto partecipare al concorso pubblico, finalmente indetto con decreto del Capo della Polizia del 13 luglio 2020, per il conferimento di 4 posti di orchestrale della banda musicale della Polizia di Stato perché nello stesso veniva stabilito un limite d'età che, nei 14 anni di servizio non contrattualizzato, la lavoratrice ha superato –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai gravi fatti di cui in premessa, che rischiano di macchiare l'onorabilità della Polizia di Stato e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-02637)


   VIETRI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa il fenomeno erosivo del costone roccioso adiacente la strada provinciale Via del Mare, nei pressi dei Piani di Casal Velino, nel salernitano, che da tempo minaccia la sopravvivenza di un'attività balneare e, ovviamente, la sicurezza della viabilità;

   in particolare, nonostante le numerose segnalazioni, con relative richieste di intervento, inviate più volte dalla proprietaria dell'attività commerciale sottostante il costone agli enti pubblici coinvolti, tra cui Regione, Provincia e Comune, ad oggi nessun intervento di salvaguardia e tutela della pubblica incolumità sarebbe stato avviato, tanto che nella stagione balneare 2023 l'attività balneare prospiciente l'area è rimasta chiusa;

   per quanto consta all'interrogante, gli stessi vigili del fuoco di Vallo della Lucania sono intervenuti per ben tre volte e hanno evidenziato la pericolosità del costone;

   come si legge in una delle ultime missive dell'imprenditrice cilentana del 18 marzo 2024: «Purtroppo i danni ricevuti dalla sua proprietà per anni sono dovuti alla calamità naturale delle mareggiate invernali e tutto ciò si è verificato anche a maggio 2023 e nonostante le continue richieste al Sindaco del Comune di Casal Velino di autorizzare lavori di somma urgenza o di fare esso stesso Comune tali lavori nulla è stato fatto cosicché il dissesto del costone è andato sempre di più peggiorando e sta anche per crollare la S.P. 267 che si trova a soli tre metri dalla frana! Da maggio 2023 il dissesto del costone a causa delle mareggiate invernali particelle 591 e 592 sul quale passano tantissimi turisti per scendere in spiaggia e sul quale arrivano anche clienti [...] ha provocato un enorme danno patrimoniale e non patrimoniale all'avv. D'Aiuto e alla collettività che si trova in pericolo»;

   il 23 giugno 2023 il sindaco di Casal Velino emanava ordinanza contingibile e urgente per i lavori di sistemazione del costone, ma inspiegabilmente ad oggi nessuna opera di messa in sicurezza sarebbe stata avviata, né alcun lavoro sarebbe stato ancora autorizzato;

   la stessa Prefettura di Salerno, con nota del 18 marzo 2024, certificava che «a seguito della nota del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco n. 5280 del 24 febbraio 2024, è intervenuta in merito alla problematica di cui trattasi richiamando l'attenzione del Sindaco di Casal Velino, della Provincia di Salerno e della Regione Campania per ogni attività a tutela della pubblica e privata autorità»;

   come si apprende da fonti di stampa, la situazione è peggiorata, tanto che a seguito dell'ultimo sopralluogo dei Vigili del fuoco di Vallo della Lucania a fine febbraio 2024 l'area sarebbe stata delimitata –:

   accertata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo in raccordo con gli enti competenti, per garantire i necessari interventi di messa in sicurezza del costone roccioso adiacente la strada provinciale Via del Mare, nel salernitano, e se non intenda verificare, per quanto di competenza, la sussistenza di una eventuale condotta omissiva del sindaco di Casal Velino in relazione alla mancata attivazione delle procedure in caso di somma urgenza e di protezione civile previste dall'articolo 140 del decreto legislativo n. 36 del 2023.
(4-02640)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2013 è stato adottato il regolamento di organizzazione dei percorsi della sezione ad indirizzo sportivo del sistema dei licei, che in particolare ha previsto, in fase di prima applicazione, nel rispetto della programmazione regionale dell'offerta formativa, e tenuto conto della valutazione effettuata dall'ufficio scolastico regionale, che le sezioni ad indirizzo sportivo di ciascuna regione non possono essere istituite in numero superiore a quello delle relative province;

   la circolare annuale sulle iscrizioni per l'anno 2024/2025 ha limitato l'indirizzo sportivo ad una sola sezione per ciascuno dei licei esistenti;

   tuttavia, lo stesso regolamento adottato con decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2013, all'articolo 3, comma 6, prevede che «eventuali sezioni aggiuntive di liceo ad indirizzo sportivo possono essere istituite qualora le risorse di organico annualmente assegnate lo consentano e sempreché ciò non determini la creazione di situazioni di esubero di personale»;

   all'atto delle iscrizioni per l'anno 2024/2025, numerosissime sono state le domande delle famiglie di accesso a questo indirizzo, molte delle quali verrebbero frustrate qualora venisse confermata l'intenzione espressa nella circolare di istituire una sola sezione per ciascun liceo ad indirizzo sportivo;

   lo stesso Governo ha più volte dichiarato l'intenzione di sostenere lo sviluppo dell'attività sportiva e motoria all'interno delle scuole recentemente ha bandito un concorso per docenti laureati in scienze motorie da impiegare nelle scuole primarie –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, nel rispetto della programmazione regionale dell'offerta formativa, al fine di favorire anche per l'anno scolastico 2024/2025 l'istituzione delle sezioni aggiuntive di liceo ad indirizzo sportivo che si rendano necessarie, anche con riferimento alla costituzione di più classi prime all'interno di istituzioni scolastiche ad indirizzo sportivo già costituite, qualora le risorse di organico annualmente assegnate lo consentano e sempreché ciò non determini la creazione di situazioni di esubero di personale, così come previsto dal regolamento adottato con decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2013, al fine di garantire alle famiglie che ne abbiano fatto richiesta il pieno accesso a questo indirizzo.
(4-02633)


   LA PORTA e AMORESE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 aprile 2024 presso il Liceo scientifico statale «Federigo Enriques» di Livorno si terrà un incontro dal titolo «Difendere i diritti umani e non i confini» all'interno del «Progetto didattico 25 Aprile» per le classi del quarto anno;

   alla presenza dello skipper Tommaso Stella, già comandante della nave Alex confiscata nell'anno 2019 per violazioni del cosiddetto Decreto sicurezza, gli studenti invitati parteciperanno ad incontro pro immigrazione, senza alcuna tutela di contraddittorio vista l'univocità dei relatori ospitati;

   l'incontro, al quale sarà presente solo uno skipper di Ong, offrirà una visione parziale del fenomeno migratorio, a riprova di una volontà didattica e propagandistica ben precisa. A ciò si aggiunga la mancanza di un confronto argomentativo tra posizioni diverse, base di una società civile ed elemento cardine nel mondo scolastico; princìpi puntualmente disattesi da chi ha proposto un incontro dogmatico invitando equipaggi di navi sottoposte a misure cautelari a giovani in età scolastica che dovrebbero, invece, essere educati alla legalità e accompagnati alla conoscenza oggettiva del sistema normativo del nostro Paese;

   ad avviso degli interroganti, è assolutamente inopportuno e disdicevole che agli alunni di istituti scolastici pubblici sia compressa la libera formazione del pensiero dato dalla mancanza di un dibattito e dall'assenza di approfondimento, ad esempio, del sistema legislativo corrente sul tema alla luce del recente decreto-legge n. 133 del 2023 in materia di immigrazione e protezione internazionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se il Ministro interrogato non ritenga inappropriata la scelta didattica, per altro senza contraddittorio, ed in tal caso, quali iniziative di competenza intenda adottare.
(4-02635)

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Scotto n. 1-00265, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 270 del 26 marzo 2024.

   La Camera,

   premesso che:

    in questi anni le crisi hanno acuito le diseguaglianze a livelli inaccettabili, con una fortissima concentrazione della ricchezza in poche mani, con la polarizzazione tra le diverse categorie di lavoratori, tra le retribuzioni, tra i generi e le diverse generazioni;

    per una ripresa equa e stabile nel nostro Paese è necessario un vero e proprio «nuovo contratto sociale», che sul fronte del lavoro veda al centro una serrata lotta alla precarietà, allo sfruttamento e alla povertà, limitando il ricorso a tutte quelle formule contrattuali che minano il concetto di buona e stabile occupazione e che colpiscono le fasce più fragili della popolazione, a cominciare dai giovani e dalle donne;

    la sfida dei mercati internazionali, così come quella della rivoluzione tecnologica e della transizione ecologica, non può più essere affrontata puntando sulle basse retribuzioni, sulla compressione dei diritti dei lavoratori e su bassi livelli di produttività, pena il rischio della marginalità e di squilibri sociali drammatici. Non ultimo, è di tutta evidenza il nesso tra la precarietà del lavoro e l'acuirsi dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, con il tragico corollario dei tanti morti e infortuni che ancora affliggono il nostro mercato del lavoro;

    tali sfide non possono essere affrontate con soluzioni anacronistiche e decontestualizzate dal livello globale. La stessa dimensione nazionale rischia di non essere più adeguata per assicurare una reale capacità competitiva per il nostro sistema produttivo e per il mantenimento di adeguati livelli occupazionali in grado di assicurare una vita dignitosa e di sostenere un sistema di welfare al passo con le sempre nuove esigenze della popolazione;

    secondo il benchmarking working Europe 2024, predisposto dal centro di ricerca della Confederazione europea dei sindacati, la retribuzione reale media, al netto dell'inflazione, è scesa nel 2023 dello 0,7 per cento. Per i lavoratori italiani questo valore si è attestato a un meno 2,6 per cento. Peggio di noi hanno fatto solo l'Ungheria e la Repubblica Ceca;

    dalla stessa analisi, e non solo, emerge che i profitti delle imprese negli ultimi due anni sono cresciuti in termini reali. Un dato che, secondo, la Banca centrale europea, è alla base dell'impennata inflazionistica registratasi negli ultimi anni. Secondo gli economisti della Banca centrale europea, non si è innescata alcuna pericolosa spirale salari-prezzi, tanto più nel caso italiano, ma ad alimentare la corsa dei prezzi innescata da ripresa post-Covid e dalla guerra in Ucraina il fattore più incisivo sono i profitti nell'Eurozona;

    in base ai dati di Eurostat, l'Italia è l'unico Paese tra i 27 Stati Ue con un indice del costo del lavoro in recessione dello 0,1 per cento nell'ultimo trimestre 2023, rispetto all'analogo periodo del 2022. Un valore che si scontra con il dato medio del 3,8 per cento per i Paesi Ue e del 3,1 per cento per i Paesi dell'Eurozona;

    come già tristemente noto, l'Italia è l'unico Paese dell'area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento), mentre in Germania è cresciuto del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento. Si tratta di un andamento composto, infatti nella decade 1990-2000 e in quella 2000-2010 i salari in Italia sono cresciuti, seppure con una dinamica piatta, rispettivamente dello 0,7 per cento e del 5,2 per cento. L'ultima decade 2010-2020 è stata quella maggiormente negativa con una caduta del –8,3 per cento. In queste tre decadi è aumentato il divario tra la crescita media dei salari nei Paesi Ocse e la crescita dei salari in Italia progressivamente dal –14,6 per cento (1990-2000), al –15,1 per cento (2000-2010) e, infine, al –19,6 per cento (2010-2020). Allo stesso tempo, questi valori si sono accompagnati ad un andamento della produttività del lavoro che, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell'area, è comunque cresciuta più dei salari, quindi non solo la sua dinamica è stata contenuta, ma non sembrano nemmeno aver funzionato i meccanismi di aggancio dei livelli salariali alla performance del lavoro;

    tra le principali cause dei bassi livelli salariali in Italia si segnalano la discontinuità lavorativa, il part-time e la precarietà contrattuale, a cui bisogna aggiungere la maggior presenza di basse qualifiche e i mancati rinnovi contrattuali;

    i dati Eurostat mostrano come, nel 2022, all'interno dell'occupazione dipendente l'Italia abbia registrato, da un lato, una percentuale di dirigenti e delle professioni intellettuali e scientifiche nettamente più bassa rispetto alle altre principali economie europee e, dall'altro, una quota delle professioni non qualificate marcatamente più alta di quella osservata in Germania e Francia e di poco inferiore a quella della Spagna. Parimenti si segnalano due fattori quali l'alta incidenza del lavoro a termine (16,9 per cento, inferiore solo alla Spagna dove, però, e in diminuzione) e del part-time involontario (57,9 per cento, la più alta di tutta l'Eurozona);

    valori che si accompagnano ad un'altra anomalia del nostro mercato del lavoro. Nel 2022, secondo i dati OCSE, le ore medie lavorate annualmente dai lavoratori dipendenti in Italia sono state 1.563, un numero pari a quello della Spagna ma decisamente più alto di quello osservato in Germania (1.295 ore) e in Francia (1.427 ore). Dalla lettura congiunta, da un lato, delle ore lavorate e, dall'altro, della quota salari sul PIL desunta dalla banca dati macroeconomica della Commissione europea (Ameco), emerge come in Italia, benché si lavori comparativamente di più, la quota di reddito destinata a remunerare il lavoro dipendente tramite i salari sia notevolmente più bassa, perfino della Spagna;

    inoltre, dagli stessi dati Ocse sulle ore lavorate, emerge che i Paesi con la più alta produttività del lavoro tendono a coincidere con quelli in cui gli orari di lavoro sono più brevi e ove quindi si investe maggiormente in dotazioni aziendali e organizzazione sostenibile del lavoro. Non a caso, si moltiplicano le esperienze di riduzione dell'orario lavorativo a parità di salario che, tra l'altro, implicano spesso un coinvolgimento della contrattazione di prossimità, nonché un buon effetto di contrasto alla disparità tra i generi nel mercato del lavoro, anche salariale;

    per l'Italia, al quadro appena tracciato, bisogna aggiungere come i lunghi, ed ingiustificati, ritardi nel rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro (durata media pari a 30,8 mesi nel 2022) determinino un'elevata quota percentuale di lavoratori dipendenti con un contratto scaduto (53,2 per cento nell'intera economia nel 2022) (Istat, 2024). Questo si traduce in un ingente massa salariale non in linea con l'aumento dei prezzi che, in una fase di alta inflazione cumulata, determina una forte diminuzione del potere d'acquisto dei lavoratori. La caduta dei salari reali diventa ancora più drammatica dal momento che la crescita dei prezzi ha effetti differenziati sulla popolazione per via della differente composizione del paniere e dei redditi familiari: nel solo 2022, a fronte di un'inflazione generale del +8,7 per cento l'impatto è stato molto più ampio sulle famiglie con minor capacità di spesa (+12,1 per cento) rispetto a quelle con maggior capacità di spesa (+7,2 per cento). In tale contesto, va salutato positivamente il recente rinnovo del contratto nazionale del commercio;

    un'analisi confermata nel documento «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia» approvato dal Cnel, il 12 ottobre 2023, per il quale uno dei fattori che maggiormente ha penalizzato il potere di acquisto delle retribuzioni è rappresentato dal ritardo nei rinnovi contrattuali, che si protrae anche per anni;

    i contratti collettivi nazionali di lavoro depositati nell'archivio nazionale del Cnel, aggiornato al 30 giugno 2023, sono 1.037 (Ccnl lavoratori privati, Ccnl lavoratori pubblici, Ccnl lavoratori parasubordinati e accordi economici collettivi per alcune categorie di lavoratori autonomi). Dei 976 Ccnl relativi al settore privato, 553 risultano scaduti (57 per cento). I lavoratori privati con un contratto che risultava scaduto al 30 giugno 2023 erano 7.732.902, il 56 per cento su un totale di 13.839.335;

    corollario fondamentale per delineare un quadro certo di regole in materia di individuazione di adeguati livelli retributivi, in coerenza con i princìpi costituzionali e comunitari, è quello legato alla definizione e alla disciplina della misurazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali, scongiurando il dumping salariale generato dai cosiddetti «contratti pirata»;

    tra i fattori che maggiormente incidono sulla condizione reddituale ed esistenziale di milioni di lavoratori, come evidenziato dal citato documento Cnel dell'ottobre scorso, vi è il tema della precarietà tanto diffusa soprattutto per alcune categorie di lavoratori, come i giovani e le donne. In questo poco lusinghiera classifica dei rapporti a tempo determinato, anche con termini brevi e brevissimi, l'Italia è al sesto peggior posto, con una media nazionale al 16,8 per cento che balza al 23 per cento nel Mezzogiorno;

    i recenti dati, testimoniati dall'Istat e da Eurostat, mostrano un aumento dell'occupazione complessiva pari a 23,7 milioni di occupati, per una percentuale del tasso di occupazione pari al 66,3 per cento della fascia di età 20-64 anni, tuttavia ancora distante 10 punti rispetto alla media europea, così come della percentuale degli occupati a tempo indeterminato. Tuttavia, un'analisi più approfondita ci segnala come l'incremento dell'occupazione stabile non sia la conseguenza di misure volte a limitare la precarietà, ma il risultato del blocco dell'uscita pensionistica determinato dalla riforma Fornero e dalle ulteriori restrizioni introdotte con le due ultime due leggi di bilancio e dalle difficoltà che le imprese incontrano sempre più spesso a trovare figure con particolari specializzazioni;

    a rendere ancora più fragile ed ingiusto il nostro mercato del lavoro va evidenziato il tema dell'occupazione femminile, che in Italia risulta essere – secondo dati relativi al IV trimestre 2022 – quello più basso tra gli Stati dell'Unione europea, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media UE: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è stato, infatti, pari al 55 per cento, mentre il tasso di occupazione medio UE è stato pari al 69,3 per cento. Un divario che si conferma anche nel rapporto tra la popolazione maschile e quella femminile nel mondo del lavoro: le donne occupate, infatti, sono circa 9,5 milioni, laddove i maschi occupati sono circa 13 milioni. A ciò si aggiunga che una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. Una condizione che risulta ancora più aggravata dall'accentuato divario retributivo di genere, nonché dal tipo di lavoro svolto dalle donne;

    in tale quadro, si noti che l'occupazione femminile (che tradizionalmente si avvantaggia di più della collaborazione domestica) è più elevata proprio dove ci sono più lavoratori domestici: l'Osservatorio Domina, nel relativo Rapporto annuale 2023, rileva infatti che oltre il 21 per cento del «Pil del lavoro domestico» italiano è prodotto nelle aree dove il tasso di occupazione femminile è più elevato e quello di disoccupazione è più basso. Sebbene si registri una «distanza» tra dati ufficiali disponibili e dimensione reale del fenomeno, tale per cui secondo i dati ufficiali dell'Osservatorio sul lavoro domestico dell'Inps, nell'anno 2021 i lavoratori domestici regolari erano pari a circa la metà di quelli indicati dall'Istat; secondo le stime dell'Istituto statistico, il tasso di irregolarità nel settore supera addirittura il 50 per cento. Tali numeri confermano pertanto l'impatto del sommerso che, stando alla «Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva», pubblicata contestualmente alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2023, nell'anno d'imposta 2020, riportava che l'evasione Irpef del personale domestico si collocherebbe a circa 994 milioni di euro (pari al 30,4 per cento dell'evasione complessiva di tutti i lavoratori dipendenti irregolari, stimata in 3,2 miliardi di euro);

    altrettanto rilevante è il capitolo relativo all'occupazione dei giovani tra i 15 e i 34 anni, che se nel 2023 è migliorato raggiungendo il 43,7 per cento, un valore che non si registrava dall'inizio del 2011, tuttavia, non ha però invertito la tendenza di lungo periodo: negli ultimi 18 anni – dal 2004 al 2022 – l'occupazione di giovani tra i 15 e i 34 anni è infatti diminuita di 8,6 punti percentuali (dal 52,3 al 43,7 per cento) mentre per la fascia 50-64 anni è aumentata di 19,2 punti (dal 42,3 al 61,5 per cento);

    l'occupazione dei giovani italiani è caratterizzata da un'alta vulnerabilità: difficoltà di inserimento e di permanenza nel mercato del lavoro, forme contrattuali che non garantiscono rapporti di lavoro di lungo periodo e avanzamenti di carriera più lenti e meno appaganti di quelli delle generazioni precedenti. I dati evidenziano che la quota di dipendenti con contratto a termine è infatti molto più alta tra la popolazione giovane (30,2 per cento) rispetto alla restante (13,2 per cento) maggiore è anche la percentuale di giovani che lavorano a tempo parziale per mancanza di occasioni di lavoro a tempo pieno, 13,8 per cento contro valori inferiori al 10 per cento nel caso delle altre fasce di età;

    allo stesso tempo, non si può non ricordare come, secondo il report redatto da Fondazione Nord-Est e dell'associazione Talented Italians in the UK che ha elaborato i dati Eurostat, l'Italia ha perso 1,3 milioni di persone andate a lavorare e vivere all'estero negli ultimi 10 anni. Un fenomeno paragonabile a quanto succedeva negli anni '50 del secolo scorso, quando però chi se ne andava dal nostro Paese aveva un basso livello di scolarizzazione, mentre oggi si stima che un emigrante su tre sia laureato;

    i tanti lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento o che si vedono negare una retribuzione corrispondente a quella prevista dai contratti nazionali, i cosiddetti «working poors», attendono ancora che anche nel nostro Paese sia prevista una apposita disciplina volta ad assicurare condizioni retributive minime, in linea con le previsioni del primo comma dell'articolo 36 della Costituzione, che dispone «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;

    con la direttiva (UE) 2022/2041 sono stati fissati quattro obiettivi principali: il salario minimo deve sempre garantire un tenore di vita dignitoso; le norme dell'Unione europea rispetteranno le pratiche nazionali di fissazione dei salari; il rafforzamento della contrattazione collettiva nei paesi in cui è coinvolto meno dell'80 per cento dei lavoratori; il diritto di ricorso per i lavoratori, i loro rappresentanti e i sindacalisti in caso di violazione delle norme;

    nell'Unione europea il salario minimo legale è in vigore in grandi Paesi come Francia e Germania e sono soltanto cinque gli Stati, oltre all'Italia, dove ancora non è previsto;

    la recente sentenza della Corte di cassazione – sezione lavoro – n. 27713 ha statuito che: «Nell'attuazione dell'articolo 36 della Costituzione il giudice, in via preliminare, deve fare riferimento, quali parametri di commisurazione, alla retribuzione stabilita nella contrattazione collettiva nazionale di categoria, dalla quale può discostarsi, anche ex officio, quando la stessa entri in contrasto con i criteri normativi di proporzionalità e sufficienza della retribuzione dettati dall'articolo 36 della Costituzione, anche se il rinvio alla contrattazione collettiva applicabile al caso concreto sia contemplato in una legge, di cui il giudice è tenuto a dare una interpretazione costituzionalmente orientata. Ai fini della determinazione del giusto salario minimo costituzionale il giudice può servirsi a fini parametrici del trattamento retributivo stabilito in altri contratti collettivi di settori affini o per mansioni analoghe, può fare altresì riferimento, all'occorrenza, ad indicatori statistici, anche secondo quanto suggerito dalla direttiva UE 2022/2041 del 19 ottobre 2022»;

    alla luce di tali evidenze, appare necessaria una radicale revisione della impostazione della politica del lavoro nel nostro Paese, che veda al centro la valorizzazione del fattore lavoro, quale elemento di emancipazione e di partecipazione sociale e democratica di tutti i cittadini,

impegna il Governo:

1) ad avviare un concreto e tempestivo confronto con le parti sociali realmente rappresentative, volto a definire una nuova strategia in materia di lavoro nel nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di un piano straordinario pluriennale per il lavoro, che metta al centro la buona e stabile occupazione, il contrasto a ogni forma di precarietà attraverso una vera e propria «bonifica» normativa, anche sulla base delle recenti sentenze della Corte costituzionale in materia di licenziamenti illegittimi – da ultimo, la sentenza n. 183 del 2022, con la quale si sollecita il legislatore a non protrarre l'inerzia legislativa in materia, che indurrebbe la Corte, qualora nuovamente investita, a provvedere direttamente – e l'incremento della partecipazione al lavoro, con particolare riguardo alle donne e ai giovani, così come al Mezzogiorno e alle aree interne e coerente con la transizione e conversione ecologica;

2) ad adottare le iniziative di competenza volte a monitorare e rafforzare le misure di contrasto delle forme di penalizzazione del lavoro delle donne e di divario retributivo di genere;

3) a favorire, con la massima sollecitudine, ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta a dare piena e tempestiva attuazione ai principi e alle finalità della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, così come agli indirizzi espressi dalla Corte di cassazione, introducendo anche nel nostro ordinamento il riconoscimento ai lavoratori e alle lavoratrici di ciascun settore economico di un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale, assicurando in ogni caso livelli retributivi in grado di garantire una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa, anche attraverso l'introduzione del salario minimo legale, corrispondente a un trattamento economico minimo orario non inferiore a 9 euro, aggiornato annualmente per tenere conto, in particolare, dell'aumento della produttività e dell'inflazione;

4) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a rivedere la disciplina dei finanziamenti o delle agevolazioni pubbliche, condizionandoli alla garanzia della stabilità occupazionale, prevedendo la restituzione dei contributi e/o dei finanziamenti in caso di delocalizzazioni;

5) ad investire nella pubblica amministrazione attraverso la stabilizzazione del personale precario e un piano straordinario di assunzioni, anche tramite lo scorrimento delle graduatorie vigenti relative a tutti i concorsi pubblici già espletati;

6) a predisporre, per quanto di competenza, specifiche misure volte a prevedere un'indispensabile differenziazione tra contratti ancora in vigore e contratti già scaduti, prevedendo opportune disposizioni di premialità, qualora il rinnovo intervenga entro la scadenza o entro termini strettamente fisiologici e giustificati, e di penalizzazione nel caso il rinnovo si protragga oltre i suddetti termini;

7) a favorire, per quanto di competenza e con il pieno coinvolgimento delle parti sociali, una disciplina normativa di sostegno per la regolamentazione della rappresentanza e rappresentatività delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro che restituisca certezza nelle relazioni industriali e superi la proliferazione di sigle di comodo, così come la moltiplicazione dei contratti collettivi nazionali sottoscritti da organizzazioni che non hanno alcuna rappresentatività reale;

8) per quanto attiene al contrasto ad ogni forma di precarietà, ad adottare le iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, volte a:

  a) rivedere la disciplina in materia di contratti a tempo determinato, riconducendone il ricorso a quelle situazioni puntuali e straordinarie per le quali è giustificata tale modalità di prestazione lavorativa e distinguendone la disciplina contributiva in ragione della maggiore o minore durata di detti contratti, riaffermando l'ordinarietà del rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato;

  b) adottare le opportune misure volte a monitorare e scoraggiare la diffusione del part-time involontario e di quello fittizio;

  c) ricondurre la disciplina della somministrazione entro limiti ben circoscritti e verificabili, sia dal punto di vista delle condizioni, così come del numero massimo dei lavoratori fisiologicamente utilizzabili;

  d) eliminare la possibilità di ricorrere al lavoro intermittente;

  e) rivedere la disciplina dell'appalto tra privati, al fine di assicurare che detto istituto non si riduca ad un mero esercizio di potere organizzativo e direttivo dei lavoratori utilizzati nell'appalto e che al personale impiegato in appalti di opere o servizi sia sempre assicurato il trattamento economico e normativo complessivo applicato dal committente e, comunque, non inferiore a quello previsto dalla contrattazione collettiva nazionale e territoriale sottoscritta dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;

  f) ricondurre la disciplina del lavoro occasionale entro limiti ben circoscritti di specifiche prestazioni lavorative caratterizzate dalla discontinuità e occasionalità e per determinate categorie di lavoratori, quali gli studenti, gli inoccupati, i pensionati e i disoccupati;

  g) riconoscere un valore economico al lavoro di cura e domestico nei termini di un social provisioning suscettibile di influenzare alla base la distinzione tra lavoro produttivo e improduttivo, contribuire alla riduzione del differenziale di genere e all'emersione del sommerso;

  h) rafforzare il sistema delle tutele in caso di trasferimento di ramo d'azienda, così come in caso di trasferimento e delocalizzazione della produzione, nonché di cooperative spurie;

9) ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, per contrastare il fenomeno delle false partite Iva che coinvolgono, in particolare, molti giovani laureati e professionisti, iscritti agli ordini professionali e non in monocommittenza, il cui rapporto di lavoro è in realtà assimilabile dal punto di vista organizzativo e gerarchico a quello subordinato – senza le corrispondenti tutele – e con retribuzioni che, se parametrate su base oraria, risultano di gran lunga inferiori a quelle auspicabili per il salario minimo;

10) ad adottare iniziative volte ad assicurare che i giovani possano sempre poter contare su un complesso di tutele normative ed economiche durante la partecipazione ai tirocini formativi e agli stage;

11) ad adottare, in linea con le esperienze più avanzate in Europa, le opportune misure per assicurare l'estensione in termini di durata, nonché di copertura del congedo di paternità obbligatorio, prevedendo altresì che il congedo di maternità e il congedo di paternità godano di una copertura retributiva pari al 100 per cento, in modo da ridurre il disincentivo economico all'utilizzo dei congedi parentali per i padri;

12) a favorire, per quanto di competenza, l'adozione di misure volte a promuovere la sperimentazione della riduzione dell'orario lavorativo a parità di salario;

13) ad avviare un serio confronto con le parti sociali realmente rappresentative volto a definire una nuova strategia nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro, da implementare annualmente favorendo il pieno coinvolgimento del Parlamento, assicurando, nelle more, l'adozione di immediate misure volte ad affrontare le principali criticità, quali l'equiparazione delle tutele disposte nella disciplina degli appalti pubblici anche agli appalti tra privati, nonché l'eliminazione degli appalti a cascata e delle gare al massimo ribasso;

14) a riconsiderare ogni ipotesi di privatizzazione in atto di aziende controllate e/o partecipate dallo Stato, che, oltre a rappresentare la perdita di asset strategici per il Paese, spesso determinano, come accaduto in passato, fenomeni di precarizzazione del lavoro e riduzione dei livelli occupazionali;

15) a ripristinare il lavoro agile in favore dei lavoratori fragili per rendere pieno e garantito il diritto al lavoro.
(1-00265) (Ulteriore nuova formulazione) «Scotto, Barzotti, Mari, Braga, Francesco Silvestri, Zanella, Aiello, Carotenuto, Fossi, Gribaudo, Laus, Sarracino, Tucci, Guerra, Auriemma, Barbagallo, Casu, Alfonso Colucci, Grimaldi, Piccolotti, Orlando, Zaratti».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Porta n. 5-01742 del 13 dicembre 2023.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ascani n. 5-02212 del 27 marzo 2024 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02633.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   DORI, BONELLI, BORRELLI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI, ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 162 del 31 ottobre 2022, convertito in legge con modificazioni, dalla legge n. 199 del 30 dicembre 2022 ha inserito nel codice penale l'articolo 633-bis che sancisce il reato denominato «Invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica», conosciuto anche come reato di «rave party»;

   il reato punisce i «raduni musicali o aventi altro scopo di intrattenimento» da cui possa derivare un «concreto pericolo per la salute pubblica o per l'incolumità pubblica a causa dell'inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi»;

   sin dall'adozione del decreto, da più parti, come l'AIC, associazione italiana dei costituzionalisti, è stata evidenziata la vaghezza e l'indeterminatezza del nuovo reato di cui all'articolo 633-bis del codice penale, con possibili profili di incostituzionalità;

   nei lavori parlamentari alcuni gruppi di opposizione hanno evidenziato come la norma avesse finalità meramente politiche e che rispecchiasse minimamente la realtà dei fatti –:

   se il Ministro interrogato intenda indicare quanti soggetti, dall'entrata in vigore del reato a oggi, sono stati denunciati o imputati per il reato di cui all'articolo 633-bis del codice penale.
(4-02175)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, premessa l'introduzione nel codice penale della fattispecie di cui l'articolo 633-bis del codice penale per effetto del decreto-legge n. 162 del 31 ottobre 2022, convertito in legge n. 199 del 30 novembre 2022, si avanzano specifici quesiti in ordine al numero di soggetti denunciati o imputati per il reato in questione.
  Orbene, è stata acquisita una relazione da parte della competente direzione del Ministero della giustizia, ovverosia la direzione generale di statistica e analisi organizzativa, che ha raccolto i dati trasmessi dagli uffici della procura della Repubblica presso il tribunale ordinario situati su tutto il territorio nazionale.
  Dall'analisi dei risultati pervenuti da 118 uffici della procura della Repubblica, si segnala che, nell'anno 2023, sono stati iscritti 21 procedimenti per il reato di cui all'articolo 633-bis del codice penale; inoltre, allo stato, risulta che vi siano 50 indagati; 18 procedimenti definiti; 6 procedimenti definiti con l'inizio dell'azione penale ed, infine, 8 imputati.
  In base alle risultanze del casellario giudiziale centrale non consta che, allo stato, siano state iscritte condanne definitive.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   FURFARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Prato da troppo tempo è divenuta esclusivamente sede per assegnazione di detenuti (appartenenti ai vari circuiti, 41-bis esclusi) per motivi di ordine e sicurezza;

   la continua ed incessante assegnazione di detenuti, anche extra distretto, ha di fatto creato un vero e proprio ghetto penitenziario, che inficia tutto quello che è il mandato del carcere, vale a dire il reinserimento sociale del reo, oltre a rendere indicibili le condizioni di lavoro degli operatori tutti e della polizia penitenziaria in modo particolare. Un luogo dove ormai il reinserimento sociale previsto all'articolo 27 della nostra carta costituzionale è ai limiti dell'impossibile;

   nemmeno gli ultimi drammatici eventi hanno rallentato le assegnazioni di detenuti particolarmente difficili: incendio doloso in una camera detentiva con annessa intossicazione di diversi poliziotti;

   aggressioni al personale, tentati suicidi, continue e ripetute risse tra detenuti, occupazione abusiva delle camere detentive del reparto isolamento, dove di fatto continuano da tempo a stanziare reclusi in attesa di determinazioni da parte di uffici superiori, che di fatto rendono impossibile l'applicazione delle sanzioni disciplinari di coloro i quali si sono resi protagonisti di eventi anche gravi;

   risulta inoltre all'interrogante che il carcere di Prato da oltre 2 anni, di fatto, non ha un direttore dell'area sicurezza. Le funzioni di comandante vengono affidate temporaneamente ed a rotazione tra i comandanti di altre strutture, i quali possono garantire un comando a singhiozzo e pertanto, oltre a non poter garantire continuità, non può prendere in carico e sviluppare una programmazione e pianificazione di interventi, tanto che poi il personale di polizia penitenziaria si trova ad operare in condizione compromessa ed anche senza i dispositivi individuali di sicurezza (come rilevato nel caso dell'incendio);

   nella rivisitazione delle piante organiche della polizia penitenziaria, nonostante la casa circondariale di Prato sia senza dubbio il carcere più complesso della regione, per tipologia di detenuti e circuiti penitenziari presenti, si registra il più basso rapporto regionale tra detenuti e personale di polizia penitenziaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra esposta e se ritenga, per quanto di competenza, di adottare ogni iniziativa utile al fine di porre rimedio a questa condizione di difficoltà estrema che il personale della casa circondariale di Prato è costretto ad affrontare.
(4-02126)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, premessi una sommaria descrizione degli episodi che hanno destato maggiore allarme per la sicurezza di personale e detenuti presso la casa circondariale di Prato ed un riferimento alla scarsità di personale di polizia penitenziaria in servizio presso detto istituto rispetto al numero di detenuti, chiede di sapere quali iniziative si intenda assumere per migliorare le condizioni in cui il personale dell'istituto si trova attualmente ad operare.
  In proposito va innanzitutto precisato che il Dicastero ha già assunto diverse iniziative tese a colmare le scoperture di organico che si registrano, purtroppo, in tutti gli istituti di pena del Paese.
  In particolare, quanto alla segnalata mancanza del titolare della funzione di comandante di reparto, allo stato l'esercizio delle relative funzioni è temporaneamente affidato ad un primo dirigente del corpo in servizio di missione, proveniente da altro istituto del distretto. È poi presente anche un altro dirigente del corpo con funzioni di comandante del nucleo traduzioni e piantonamenti. Peraltro, si rappresenta che, con nota del 3 novembre 2023, la competente direzione generale del personale ha diramato la richiesta di disponibilità a ricoprire gli incarichi di comando di istituti penitenziari di incarico superiore, di I e II livello, tra i quali, appunto, anche quelli della casa circondariale di Prato. Pertanto, all'esito della suddetta procedura, si provvederà alla nomina di un comandante di reparto titolare e, qualora non dovessero pervenire istanze di disponibilità, si procederà d'ufficio al conferimento dell'incarico, ai sensi del comma 2, dell'articolo 3, del p.C.D. 8 marzo 2023.
  Con riguardo poi agli ulteriori ruoli di funzionario, ispettore e sovrintendente, in cui attualmente si registra una scopertura di organico di complessive n. 75 unità, sono già stati avviati o sono prossimi ad esserlo i corsi di formazione relativi alle procedure di concorso pubblico indette nel 2021, all'esito dei quali si provvederà alla distribuzione delle risorse tra i diversi istituti di pena, assegnazione di cui beneficerà senz'altro e nella misura adeguata anche la casa circondariale di Prato. A detto istituto sono state peraltro già assegnate complessive n. 9 unità di vice sovrintendenti, uscite vincitrici dal concorso interno per titoli indetto con p.D.G. 17 giugno 2021.
  Per quanto riguarda invece il ruolo di agenti/assistenti, si rappresenta che l'istituto è già stato destinatario di complessive n. 13 assegnazioni in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 181° corso.
  Sono, peraltro, in fase di espletamento il 182° e il 183° corso per la formazione di n. 2.100 allievi agenti, al termine dei quali, rispettivamente ad aprile e a giugno 2024, saranno nuovamente prese in giusta considerazione, al pari di altre sedi, le esigenze della casa circondariale di Prato mediante assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.
  A ciò si aggiunga che con un recente decreto ministeriale del 12 luglio 2023 l'organico assegnato al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per la Toscana e l'Umbria è stato definito in complessive n. 3.188 unità, che saranno ripartite tra gli istituti penitenziari del distretto con appositi p.C.D. in via di emanazione.
  Con riguardo poi all'episodio dell'incendio doloso in camera detentiva, pure riferito dall'interrogante, si tiene a rappresentare che si è trattato di un focolaio di esigue dimensioni prontamente domato dal personale in servizio e che non ha arrecato danni né alla popolazione detenuta né al personale. Peraltro, quanto alla riferita carenza dei dispositivi di protezione individuale, si evidenzia che questo Dicastero, con specifiche direttive impartite a far data dal 2021, ha avviato il progetto cosiddetto «maschere ai piani»; ciò, proprio al fine di consentire agli operatori di avere a disposizione un
kit dispositivo di protezione individuale completo, custodito ai piani detentivi, utile a fronteggiare nel minor tempo possibile eventuali situazioni di emergenza come quelle descritte.
  L'amministrazione è dunque pienamente consapevole delle criticità di questo come degli altri istituti di pena del Paese, e si sta attrezzando per porvi rimedio a vari livelli, sia ripopolando gli organici sia assumendo le necessarie iniziative per fornire al personale gli strumenti utili a fronteggiare possibili situazioni di pericolo per l'ordine e la sicurezza.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo del quotidiano Il Dubbio dell'8 gennaio 2024 a firma di Damiano Aliprandi e nella trasmissione dell'11 gennaio di Radio Leopolda «Carceri, bisogna vederle» curata da Rita Bernardini, si racconta la vicenda dell'avvocato Stefano Giordano, il quale, nel tentativo di avere notizie e chiarimenti riguardanti il mancato accredito sul conto di tre detenuti azeri di una piccola somma di denaro, è stato aggredito da due dipendenti della casa circondariale Pagliarelli di Palermo;

   il 18 dicembre 2023 l'avvocato Giordano effettua tre bonifici per un totale di 450 euro sui conti dei tre detenuti; lo fa su incarico dei familiari intenzionati a dare un po' di conforto ai loro congiunti in vista delle festività natalizie; passati quattro giorni, viene avvisato dai ristretti suoi assistiti che sul loro conto non è stata versata alcuna somma, cosicché il 22 dicembre 2023 si reca, assieme al suo collega Giovan Battista Lauricella, anch'egli legale dei tre detenuti, all'ufficio ragioneria del carcere per avere spiegazioni. Qui la funzionaria presente, dopo avere riferito che l'ufficio aveva posto in essere tutti gli adempimenti allo stesso spettanti, lo invita urlando ad uscire dalla stanza. A quel punto, secondo il racconto fatto dall'avvocato Giordano, la situazione sfugge di mano, posto che le urla della dottoressa, tanto inspiegabili quanto di cattivo gusto, attirano l'attenzione del personale presente. Dopodiché interviene un terzo soggetto, appartenente alla polizia penitenziaria, il quale, palesandosi quale marito del funzionario, tenta a più riprese di aggredire il legale minacciandone l'arresto: «una situazione imbarazzante e surreale» – sostiene l'avvocato Giordano – che neppure l'intervento della vicedirettrice riesce a calmare, tanto da costringerli, con il collega Lauricella, a trovare rifugio all'interno dell'ufficio della stessa vicedirettrice;

   quanto al mancato accredito sul conto dei detenuti dei denari versati, già in passato, nel mese di agosto 2023, si era verificato un episodio simile nei confronti di altri 14 detenuti stranieri difesi dall'avvocato Giordano: in quel caso, l'irregolarità fu risolta grazie all'intervento dal Garante dei detenuti Santi Consolo;

   per i detenuti stranieri che non hanno riferimenti sul territorio italiano è fondamentale poter disporre di piccole somme di denaro per poter telefonare ai familiari lontani, per integrare l'alimentazione spesso insufficiente e talvolta scadente fornita dal carcere o per acquistare prodotti indispensabili per l'igiene personale e per la pulizia delle celle, prodotti raramente forniti dall'amministrazione in modo adeguato;

   nelle visite realizzate dall'associazione «Nessuno Tocchi Caino» negli istituti penitenziari viene spesso evidenziata la carenza di personale amministrativo e, in particolare, di quello contabile –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda intervenire per chiarire lo svolgimento dell'increscioso episodio;

   in quali tempi i tre detenuti azeri abbiano avuto la disponibilità delle somme accreditate;

   quanto tempo sia stato necessario ai 14 detenuti stranieri per avere la disponibilità delle somme versate sui loro conti nell'agosto 2023;

   quale sia l'entità degli stanziamenti effettuati dall'amministrazione penitenziaria per venire incontro alle esigenze imprescindibili di detenuti indigenti che non hanno nemmeno il denaro per telefonare ai propri congiunti, per vestirsi o per acquistare i prodotti necessari alla propria igiene personale o per igienizzare la stanza detentiva in cui vivono;

   quali carenze di personale si registrano nel personale amministrativo degli istituti penitenziari con particolare riferimento ai funzionari contabili e quale sia, a questo proposito, la situazione del Pagliarelli.
(4-02140)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame l'interrogante, premessa la descrizione di un episodio di aggressione verbale da parte di alcuni operatori di polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Palermo «Pagliarelli» in danno di due avvocati difensori di tre detenuti ivi ristretti, occasionato dalle rimostranze espresse dai professionisti in seguito ad un mancato accredito di somme destinate ai loro assistiti, formula alcuni quesiti specifici in merito alla vicenda riferita e chiede «quale sia l'entità degli stanziamenti effettuati dall'amministrazione penitenziaria per venire incontro alle esigenze imprescindibili di detenuti indigenti [...]», nonché informazioni sulle carenze di personale presso gli istituti di pena in generale e presso la casa circondariale di Palermo in particolare.
  Quanto all'episodio descritto dall'interrogante, si rappresenta che in effetti le relazioni di servizio trasmesse dalla direzione della casa circondariale di Palermo «Pagliarelli» danno conto del fatto che in data 22 dicembre 2023, verso le ore 13:30 circa, presso gli uffici della direzione ha avuto luogo una discussione animata tra alcuni operatori penitenziari e due avvocati, difensori di fiducia di tre soggetti ristretti presso quell'istituto, i quali si erano recati presso detti uffici per avere conferma circa l'avvenuto accredito di alcuni bonifici in favore dei tre assistiti.
  Ebbene, la direzione penitenziaria ha comunicato di aver già proceduto alla rilevazione dell'infrazione disciplinare nei confronti del personale di polizia penitenziaria coinvolto nell'evento in questione.
  Ad ogni buon conto, merita precisare che alla data del 22 dicembre 2023 gli accrediti erano già avvenuti, la disposizione di accredito per l'ufficio conti correnti risalendo al 21 dicembre 2023. L'adempimento è stato dunque assolto a prescindere dal sollecito dei due difensori, come peraltro fatto presente all'avvocato Stefano Giordano con comunicazione del 9 gennaio 2024, ossia all'indomani della pubblicazione dell'articolo sul quotidiano
Il Dubbio, poi dallo stesso avvocato diffuso sui suoi profili social.
  L'interrogante richiama ancora un altro episodio di asserito mancato accredito di fondi in favore di quattordici detenuti, anch'esso verificatosi presso la casa circondariale di Palermo e risalente all'agosto 2023. In questo caso, però, poiché si trattava di bonifici dello stesso importo disposti da un avvocato che non risultava essere il difensore di tutti i ristretti e considerato il titolo di reato contestato loro (si trattava infatti di soggetti in attesa di giudizio per l'imputazione di traffico internazionale di stupefacenti e sottoposti
medio tempore alla misura della custodia cautelare in carcere), la direzione dell'Istituto ha ritenuto opportuno compiere alcune verifiche preliminari. Detti accertamenti hanno richiesto una ventina di giorni e non appena conclusi l'ufficio competente ha provveduto all'accredito senza necessità di alcuna intercessione di autorità terze.
  Venendo al quesito relativo agli stanziamenti effettuati dall'amministrazione penitenziaria per venire incontro alle esigenze imprescindibili di detenuti indigenti, occorre innanzitutto premettere che, secondo quanto previsto dal novellato (articolo 45 dell'ordinamento penitenziario rubricato «Assistenza alle famiglie e aiuti economici sociali», «il trattamento dei detenuti e degli internati è integrato da un'azione di assistenza alle loro famiglie», finalizzata «anche a conservare e migliorare le relazioni dei soggetti con i familiari e a rimuovere le difficoltà che possono ostacolarne il reinserimento sociale» ed all'uopo è utilizzata «la collaborazione degli enti pubblici e privati qualificati nell'assistenza sociale».
  Ebbene, con riguardo a quei detenuti che risultino indigenti e/o che non abbiano punti di riferimento sul territorio (perché ad esempio stranieri), il cappellano o i volontari che accedono in istituto provvedono all'elargizione di somme in loro favore; tali importi vengono poi impiegati per l'acquisto di generi vendibili al sopravvitto o per l'effettuazione di telefonate, necessarie per procurarsi effetti di vestiario del tipo consentito (scarpe, magliette, ecc.) e/o generi per la cura e l'igiene della persona. Ciò, fermo restando l'onere per la direzione degli istituti di pena di provvedere ad attuare le verifiche necessarie, tramite l'apposito ufficio conti correnti, all'accertamento del fatto che le richieste non siano pretestuose e comunque non siano finalizzate all'acquisto di beni non consentiti dal regolamento interno.
  Si evidenza, peraltro, che presso la casa circondariale di Palermo è attivo un servizio «guardaroba», erogato da associazioni di volontariato e dal cappellano, che è volto a garantire, nell'immediato, ai detenuti privi di mezzi economici i necessari prodotti per l'igiene personale, per la pulizia della camera e generi di vestiario. Inoltre, è pienamente assicurato il vitto differenziato – come da tabelle ministeriali – anche per i detenuti di altre religioni e/o con eventuali patologie sanitarie (intolleranze, allergie, diabetici, e altro). A ciò si aggiunga che la direzione penitenziaria ha provveduto ad accreditare un piccolo sussidio sui conti correnti dei tre detenuti citati in premessa, proporzionato alla consistenza dei fondi a ciò destinati.
  Con riguardo, infine, all'ultimo quesito posto dall'interrogante, si rappresenta che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per arginare la progressiva carenza di risorse umane, elabora i piani triennali dei fabbisogni di personale, diretti ad introitare le risorse ritenute di prioritaria importanza per assicurare la funzionalità delle strutture.
  Nel triennio 2024-2026, le previsioni di investimento sulle assunzioni di personale amministrativo hanno tenuto conto della situazione delle vacanze attuali e delle cessazioni stimate nei prossimi anni.
  Il programma assunzionale nel periodo indicato prevede un fabbisogno totale di 1.097 unità, di cui n. 260 per
turnover in relazione ai cessati 2023, da autorizzare per nuove assunzioni ripartite tra dirigenti penitenziari, dirigenti di II fascia e personale delle aree.
  Riguardo alle previsioni assunzionali, allo stato, risultano in corso o in fase di avvio le seguenti procedure:

   concorso a 45 posti (elevati a 57) di dirigente penitenziario: assunzione di 51 unità ammesse a frequentare il secondo corso di formazione iniziale per consigliere penitenziario, della durata di dodici mesi, in corso di svolgimento presso la scuola superiore dell'esecuzione penale Piersanti Mattarella di Roma;

   dirigenti del comparto funzioni centrali: assunzione di 8 unità nel triennio: 4 per scorrimento della graduatoria del concorso a 45 posti (elevati a 57) di dirigente penitenziario; 2 dal IX corso – concorso emanato dalla SNA, in corso svolgimento; 2 dal X corso – concorso emanato dalla SNA in corso svolgimento;

   concorso a 104 posti, elevati a 236, di funzionario giuridico pedagogico, area dei funzionari, ex area III-F1, con assunzione prevista per il 4 marzo 2024;

   concorso a 107 posti di funzionario contabile (elevati a 170), area dei funzionari, ex area III-F1, con prova unica di esame da svolgersi entro il mese di aprile 2024.

  Relativamente ai restanti profili professionali, sono in programma per il primo semestre dell'anno in corso bandi per le seguenti procedure concorsuali:

   30 posti di funzionario tecnico, area dei funzionari, ex area III-F1;

   134 posti di assistente tecnico, area degli assistenti, ex area II-F2;

   44 posti di contabile, area degli assistenti, ex area II-F2.

  A seguire, saranno bandite le restanti procedure concorsuali relative all'assunzione di:

   17 posti di funzionario dell'organizzazione e delle relazioni, area dei funzionari, ex area III-F1;

   93 posti di assistente amministrativo, area degli assistenti, ex area II-F2;

   53 posti di assistente informatico, area degli assistenti, ex area II-F2;

   51 unità da collocare nell'area dei funzionari mediante procedure di progressioni verticali riservate all'area degli assistenti, all'esito della individuazione delle famiglie professionali.

  Quanto, infine, alla riferita carenza di personale amministrativo presso la casa circondariale di Palermo «Pagliarelli», si evidenzia che l'istituto ad oggi presenta le seguenti scoperture di organico: 1 posto da vice direttore, 1 posto da funzionario giuridico pedagogico, 2 posti da funzionario contabile, 2 posti da assistente amministrativo.
  Il quadro appena delineato consente dunque di apprezzare come l'attenzione dell'amministrazione penitenziaria sia sempre rivolta anche alle difficoltà dei detenuti indigenti, fermo restando il suo costante impegno a ripopolare gli organici ed a porre così rimedio al problema delle scarsità di personale, che affligge diversi istituti di pena.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SERRACCHIANI, MANZI, DI BIASE, GIANASSI, ZAN e LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Matteo Concetti, 25enne di Fermo, detenuto nel carcere di Montacuto ad Ancona, si è suicidato venerdì 5 gennaio 2024 impiccandosi nel bagno di una cella dove era recluso mentre si trovava in isolamento per motivi disciplinari;

   il ragazzo aveva una patologia psichiatrica per la quale era in cura, e doveva scontare un residuo di pena di otto mesi per reati contro il patrimonio;

   aveva trascorso due anni in una comunità terapeutica, poi gli era stato concesso un regime alternativo di detenzione ma il ritardo di un'ora sul rientro a casa gli era costato il ritorno in carcere prima a Fermo, poi presso la casa circondariale di Ancona dove era stato trasferito a novembre, un carcere piccolo, sovraffollato e privo, come purtroppo moltissimi penitenziari, delle strutture necessarie alla presa in carico di detenuti affetti da patologie psichiatriche;

   Matteo la mattina del venerdì in cui si è tolto la vita, durante l'ultimo incontro con i genitori aveva detto: «Se mi portano di nuovo giù mi impicco. Laggiù ho paura»; la madre angosciata dalla minaccia del figlio si era prima rivolta al personale dell'istituto penitenziario chiedendo che lo si controllasse;

   si apprende, inoltre, sempre dalla famiglia, che il suo precedente legale aveva inviato al carcere di Ancona una Pec, avvertendo che Matteo era un soggetto fragile e psichiatrico e che occorreva prestargli le cure necessarie, mail che sarebbe arrivata alla dirigenza della struttura il 28 dicembre;

   il carcere di Montacuto è da tempo sovraffollato, a fronte di una capienza valida per 250 detenuti ne ospita circa 350;

   Matteo Concetti è stato il primo detenuto a suicidarsi nel 2024, ma nell'ultimo anno e mezzo nel nostro Paese si sono verificati 107 suicidi in carcere, quasi uno ogni 5 giorni: il rapporto Oms ha analizzato le prestazioni nelle carceri di 36 Paesi dell'Ue dove sono detenute 600.000 persone, è risultato che il 32,6 per cento dei reclusi soffre di disturbi mentali, e questo mentre il Governo disinveste pesantemente sul sistema carcerario e sulla salute mentale e sulla prevenzione dei suicidi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente fare immediata e piena luce su questa vicenda, individuando, per quanto di competenza, le eventuali responsabilità che hanno condotto a questo ennesimo, tragico epilogo, nonché quali iniziative intenda con sollecitudine adottare per affrontare efficacemente il tema della salute mentale in carcere e della prevenzione del suicidio.
(4-02100)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante trae spunto dalla vicenda del detenuto C. M., morto per impiccamento lo scorso 5 gennaio 2024, per affrontare i temi della salute mentale in carcere e della prevenzione del suicidio.
  In relazione allo specifico caso di C. M., il quale si toglieva la vita mentre si trovava ristretto nel reparto di isolamento a seguito di sanzione disciplinare della casa circondariale di Ancona Montacuto, si rappresenta che la procura della Repubblica presso il tribunale di Ancona sta svolgendo tutte le attività investigative necessarie a fare piena luce sul fatto occorso.
  È opportuno precisare che C. M., dal 13 dicembre 2023, veniva sottoposto a grande sorveglianza per motivi precauzionali. In data il 19 dicembre 2023, dopo valutazione da parte del gruppo multidisciplinare, veniva mantenuta nei suoi confronti la grande sorveglianza per motivi custodiali, con rivalutazione nella successiva riunione del 24 gennaio 2024.
  Si fa presente che il detenuto, in carico al Servizio per le tossicodipendenze di Ancona, veniva seguito sia dagli psicologi di tale servizio sia dall'esperta psicologa
ex articolo 80 ordinamento penitenziario.
  Inoltre, si segnala che, durante la detenzione nella casa circondariale di Ancona, il detenuto effettuava telefonate sia con i propri genitori sia con la propria convivente e non risulta abbia messo in atto tentativi di suicidio, sino alla data del decesso. Non risulta neppure che il detenuto avesse manifestato propositi suicidari nel corso dell'ultimo colloquio con i genitori, effettuato proprio il 5 gennaio 2024.
  Ciò precisato, sui temi citati in premessa, si evidenzia che il Ministero, a mezzo del preposto Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, pone forte attenzione ai medesimi, portando avanti molteplici iniziative e attività.
  Deve rimarcarsi, infatti, che tali questioni costituiscono persistenti punti di interesse e fulcro di attività da parte del Ministero, che si è impegnato a garantire un sempre maggiore innalzamento del livello di presìdi e misure in questo ambito.
  Per quanto riguarda, più in generale, il fenomeno suicidario in carcere, si osserva che, come noto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008, la sanità penitenziaria è transitata al Servizio sanitario nazionale, in cui è previsto che le problematiche, la relativa analisi e le proposte operative siano demandate alla Conferenza unificata Stato-regioni e province autonome, istituita con decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
  Certamente prezioso è stato l'apporto fornito dalla Conferenza unificata che, con l'accordo del 19 gennaio 2012 sulle «Linee di indirizzo per la riduzione del rischio autolesivo e suicidario dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale», ha delineato un sistema integrato di interventi tra l'amministrazione penitenziaria e il Servizio sanitario nazionale, proprio al fine di migliorare la capacità di individuare precocemente il disagio delle persone detenute.
  In considerazione dell'aumento dei suicidi nell'anno 2022, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, a seguito di una riflessione condivisa con i provveditori e i direttori d'istituto del territorio nazionale, il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con nota circolare 8 agosto 2022, ha ribadito a tutti i provveditori e direttori d'istituto la necessità di rafforzare le iniziative attuate, in particolare dal 2016 in poi, rispetto al grave problema della prevenzione dei suicidi delle persone detenute. Al riguardo, si è avviato un percorso nazionale di «intervento continuo» sul tema, attraverso il quale il citato dipartimento, i provveditorati e gli istituti penitenziari, sono tutti coinvolti, in una prospettiva di «rete», nella prevenzione di tali drammatici eventi.
  In particolare, è stato chiesto ai provveditori regionali di verificare se nei distretti di competenza siano stati stipulati i piani regionali di prevenzione. E ciò, ove gli stessi manchino, al fine di sollecitarne la pronta approvazione attraverso l'interlocuzione con le rispettive autorità sanitarie.
  Al fine di monitorare la presenza dei suddetti piani regionali nonché la successiva sottoscrizione dei piani locali di prevenzione del suicidio, la direzione generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha modificato la funzionalità dell'applicativo informatico n. 12 «presìdi sanitari negli istituti penitenziari», in modo da ampliare la possibilità di raccolta dei dati informativi relativi ai presìdi sanitari degli istituti penitenziari, anche al fine di procedere ad appropriate assegnazioni di detenuti agli istituti penitenziari, nonché per verificare l'adozione delle carte dei servizi sanitari per i detenuti e soprattutto l'adozione degli accordi locali per la prevenzione del suicidio in carcere, che oggi, grazie a tale modifica, vengono acquisiti dall'applicativo in formato
pdf.
  Nella circolare 8 agosto 2022 viene ribadita l'importanza e il ruolo fondamentale svolto dallo
staff multidisciplinare, evidenziando la necessità che esso agisca non soltanto sulle situazioni rispetto alle quali si è manifestato un evento o una richiesta di aiuto, bensì anche sui cosiddetti «casi silenti», riguardanti le persone che, all'atto dell'accoglienza in istituto e nell'ulteriore prosieguo della detenzione, non abbiano manifestato un disagio particolare.
  Si sottolinea, dunque, la particolare attenzione del Ministero rispetto alla tematica in esame e la ferma volontà di creare una sinergia tra i soggetti preposti alla cura e custodia delle persone ristrette in carcere, al fine di adottare un'adeguata strategia per intercettare tutti i casi, anche quelli dei soggetti che rischiano di rimanere «invisibili».
  È stata altresì evidenziata l'importanza di instaurare collaborazioni con l'ordine degli avvocati – al fine di stimolare un canale diretto di comunicazione con l'istituto nel caso emergano situazioni di rischio per le persone detenute, anche sulla base di quanto il difensore abbia appreso dalle famiglie dei detenuti — nonché, a livello locale, con la magistratura e i garanti.
  Si è sottolineata la necessità di attivare un processo di gestione del singolo caso che tenga conto, essenzialmente, dei seguenti aspetti: attivazione della procedura gestionale, alloggiamento, controllo della persona, disponibilità di oggetti pericolosi, interventi sanitari, di supporto sanitario e penitenziario e da parte dei
peer supporters, modalità di chiusura della procedura.
  Ancora, in un'ottica di oculata gestione complessiva delle situazioni di disagio delle persone detenute, risulta indispensabile riservare particolare cautela al momento delle assegnazioni definitive in istituto e alle richieste di trasferimento, privilegiando le strutture penitenziarie che, per l'adeguata offerta sanitaria e trattamentale, siano in grado di soddisfare al meglio le esigenze di presa in carico delle problematiche di disagio personale dei soggetti ristretti.
  Ulteriore iniziativa di peculiare rilevanza è stata l'attivazione di giornate di studio e confronto collettivo sul tema della prevenzione suicidaria, a tutti i livelli dell'organizzazione, onde favorire il più ampio coinvolgimento del personale dell'area sanitaria in servizio negli istituti.
  Va sottolineato che in data 20 ottobre 2022 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi e il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
  Tra le tante finalità di tale accordo si prevede di «definire un diverso e più strutturato coinvolgimento degli esperti
ex articolo 80 ordinamento penitenziario nel trattamento, oltre che nell'osservazione, e, in particolare, nella prevenzione del rischio suicidario».
  I componenti del consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi sono stati coinvolti anche in uno specifico Gruppo di lavoro per lo studio e l'analisi degli eventi suicidari delle persone detenute, istituito il 14 marzo 2023, coordinato dal direttore generale dei detenuti e del trattamento e integrato da personale qualificato, con il compito di definire protocolli operativi ed elaborare momenti di formazione per il personale penitenziario, al fine di tutelare la salute psico-fisica dei detenuti e prevenire gli eventi suicidari.
  Si segnala, poi, che in data 26 ottobre 2023 il citato gruppo di lavoro ha reso una relazione finale dopo aver effettuato un'analisi accurata delle diverse tipologie di eventi suicidari avvenuti nell'anno 2022 sulla base della nazionalità, dell'età, del sesso, della posizione giuridica, del titolo di studio e anche con riferimento all'eventuale stato di tossicodipendenza. Un'attenzione particolare è stata dedicata alla allocazione dei detenuti che si sono tolti la vita, sia con riferimento alla tipologia di istituto penitenziario (casa di reclusione e/o casa circondariale) sia riguardo alla collocazione in camere di pernottamento singole.
  Si evidenzia, peraltro, il recente avvio di interlocuzioni con il consiglio nazionale dell'ordine forense, con il consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi e con l'ispettore generale dei cappellani penitenziari, per allargare la platea dei soggetti che possano concorrere fattivamente a compiere tutti gli interventi possibili – a legislazione invariata e con le risorse disponibili – per la prevenzione dei suicidi.
  Da ultimo, sempre nell'ottica di attivare tutte le misure preventive atte ad arginare il fenomeno suicidario in carcere, si è avviata un'interlocuzione con l'ispettore generale dei cappellani penitenziari al fine di rafforzare la collaborazione e l'intervento dei cappellani, dei volontari e delle religiose che quotidianamente svolgono la propria missione a contatto con i detenuti, affinché, accompagnati da quella spiccata sensibilità che connota il loro approccio, sappiano cogliere con il dialogo, l'incontro e la preghiera, i segnali di malessere e disagio dei reclusi, segnalandoli tempestivamente.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.