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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 23 aprile 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    con l'ascesa al potere di Nicolás Maduro nel 2013 in Venezuela si è aperta una stagione politica ed economica drammatica, segnata da gravi conseguenze sul piano sociale, da sistematici episodi di violenza e da casi di violazione dei diritti umani da parte delle autorità governative, dall'incertezza del quadro giuridico, dall'inaffidabilità del sistema giudiziario, dall'arbitrarietà dell'azione amministrativa, dal crollo degli investimenti stranieri, dalla drastica contrazione del prodotto nazionale lordo e dalla crescita esponenziale dei livelli di povertà della popolazione, con importanti ripercussioni anche sul piano dei rapporti e degli equilibri internazionali;

    le elezioni presidenziali del 20 maggio 2018, caratterizzate da un forte astensionismo e che hanno visto prevalere il Presidente uscente Maduro, sono state espressamente contestate e ritenute non credibili da larga parte della comunità internazionale, a partire dall'organizzazione degli Stati americani, dall'Unione europea e dagli Stati Uniti, in ragione dell'assenza di reali garanzie democratiche per i cittadini e per la segnalazione di numerose irregolarità nelle operazioni di voto;

    il Governo di Maduro, forte del sostegno di gran parte delle forze armate e di polizia venezuelane, è riuscito a sopravvivere politicamente ed istituzionalmente, fino ad esercitare il controllo sulla gestione delle elezioni legislative del 6 dicembre 2020 che, svoltesi anch'esse in assenza di credibili standard democratici, boicottate dai principali partiti di opposizione e caratterizzate da una scarsa partecipazione al voto degli aventi diritto, hanno portato all'insediamento di una nuova Assemblea nazionale, dominata dai rappresentanti del Gran polo patriottico Simon Bolivar di impronta chavista;

    dal mese di agosto 2021 è stato avviato un processo negoziale tra il regime venezuelano e la Piattaforma unitaria democratica del Venezuela, l'organismo che riunisce le principali anime dell'opposizione democratica, finalizzato a predisporre le condizioni per la cessazione della crisi politica ed economica che affligge il Venezuela, in vista dell'organizzazione nel 2024 di elezioni presidenziali libere, eque e inclusive e della revoca delle sanzioni economiche che gravano da anni sul Paese;

    a seguito della firma, nel novembre 2022, di un accordo sociale tra le parti del processo negoziale, gli Stati Uniti hanno avviato un alleggerimento mirato delle sanzioni per alleviare le sofferenze del popolo venezuelano;

    la ripresa dei negoziati fra i rappresentanti del Governo di Maduro e quelli dei principali partiti dell'opposizione è sembrata avviare il Paese verso un periodo di riconciliazione e di democratizzazione che ha portato alla sottoscrizione, il 17 ottobre 2023, nello Stato caraibico di Barbados, di due accordi parziali sulla promozione dei diritti politici e delle garanzie elettorali per tutti e sulla protezione degli interessi vitali della Nazione, con l'impegno delle parti allo svolgimento di elezioni presidenziali libere ed inclusive nella seconda metà del 2024, in conformità con il calendario costituzionale, aperte all'eleggibilità di candidati che rientrino nei criteri stabiliti dalla legge, previo aggiornamento delle liste elettorali, anche all'estero, e da tenersi alla presenza di missioni internazionali di monitoraggio elettorale; a seguito di questi Accordi vi è stato un secondo alleggerimento delle sanzioni statunitensi;

    il 22 ottobre 2023 le primarie organizzate dalle forze di opposizione, cui hanno partecipato oltre 2 milioni di cittadini, hanno visto prevalere nettamente Maria Corina Machado, la leader del partito Vente Venezuela, realtà politica esterna al perimetro del raggruppamento dei partiti della Piattaforma unitaria;

    Maria Machado, attivista per i diritti umani, già sanzionata con misure restrittive dieci anni fa, è stata nuovamente colpita da un provvedimento di ineleggibilità nel gennaio 2024;

    ulteriori interdizioni di candidati sono state comminate anche a danno di altre personalità politiche di rilievo della scena politica venezuelana, come Leopoldo López, Henrique Capriles e Freddy Superlano, misure stigmatizzate dal Parlamento europeo che le ha definite, l'8 febbraio scorso, arbitrarie, nonché lesive del diritto dei cittadini venezuelani di scegliere i propri rappresentanti;

    il 30 ottobre 2023, peraltro, il Tribunale supremo di giustizia del Venezuela, massima assise del potere giudiziario del Paese, ha sospeso i risultati delle primarie dell'opposizione svolte appena otto giorni prima, adducendo violazioni commesse nel corso delle operazioni elettorali e stabilendo che Machado non potrà candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024;

    il 22 gennaio il procuratore generale ha emesso 14 mandati di arresto per, tra gli altri, il difensore dei diritti umani Tamara Suju, la giornalista Sebastiana Barràez, l'ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma, il leader politico Leopoldo López, l'ex presidente ad interim del Venezuela Juan Guaidó e l'ex sindaco David Smolansky, con motivazioni diverse;

    a fine gennaio 2024, la stessa Corte suprema del Venezuela ha quindi respinto il ricorso di Maria Corina Machado in merito all'interdizione da ogni carica pubblica comminata a suo carico, con una pronuncia che rende incerto il percorso di riconciliazione e democratizzazione del Paese culminato con la sottoscrizione degli Accordi di Barbados nell'ottobre 2023;

    la crisi interna venezuelana ha delle fortissime ricadute anche sul piano regionale ed internazionale, contribuendo ad alimentare focolai di tensioni e di instabilità politica, che rischiano di avere effetti ulteriormente destabilizzanti per gli equilibri dell'intero continente americano anche a causa degli ingenti flussi migratori nei paesi della regione: nell'ultimo decennio, oltre 7 milioni di venezuelani sono stati costretti a lasciare il Paese;

    la recrudescenza del contenzioso relativo al vasto territorio dell'Esequibo con lo Stato sovrano della Guyana seguita allo svolgimento, lo scorso 3 dicembre, su iniziativa del presidente Maduro, di un referendum per l'annessione al Venezuela della ricca regione, può rappresentare un ulteriore elemento di instabilità, in vista delle elezioni presidenziali del 2024;

    l'Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite in Venezuela ha rilevato, nei rapporti sui diritti umani presentati annualmente, una generale restrizione dello spazio civico e numerosi casi di sparizioni forzate; la Corte penale internazionale sta portando avanti indagini sulla situazione in Venezuela;

    il Parlamento europeo, nella risoluzione del 13 luglio 2023 sulle interdizioni politiche in Venezuela e nella risoluzione dell'8 febbraio 2024 sull'ulteriore repressione contro le forze democratiche in Venezuela: attacchi alla candidata presidenziale Maria Corina Machado, ha rimarcato come proprio le elezioni presidenziali del 2024 potrebbero rappresentare un punto di svolta verso il ritorno alla democrazia ed ha esortato gli Stati membri dell'Unione europea a mantenere le sanzioni esistenti contro il regime di Maduro. Il Parlamento europeo ha aggiunto che le sanzioni potranno essere rafforzate fino a quando Caracas non dimostrerà un impegno chiaro e permanente a sostenere gli standard democratici fondamentali, lo Stato di diritto e i diritti umani;

    dopo ulteriori azioni contro esponenti dell'opposizione vicini a Maria Corina Machado ed a seguito delle prese di posizione dell'Ufficio dell'Alto Commissariato per i diritti umani (OHCHR) in relazione all'arresto dell'attivista per i diritti umani Rocio San Miguel, di cui era stata denunciata la potenziale «sparizione forzata», il 15 febbraio le autorità di Caracas hanno deciso di sospendere le attività dell'OHCHR in Venezuela, intimando al personale di lasciare il territorio venezuelano entro 72 ore;

    il 6 marzo 2024 il consiglio elettorale del Venezuela ha annunciato che le elezioni presidenziali si terranno il 28 luglio; non si tratta di una data casuale, ma il giorno di nascita di Hugo Chávez, fondatore del partito socialista al potere da 25 anni;

    il 24 marzo 2024 il partito Vente Venezuela ha denunciato di non avere notizie di tre collaboratori recentemente arrestati e ha chiesto la loro liberazione, insieme a quella di altri suoi dipendenti, mentre il 26 marzo il presidente Maduro in persona ha annunciato l'arresto di due esponenti di Vente Venezuela (Jerry Ostos Perdomo e Carlos Castilo) accusati di essersi infiltrati tra i suoi sostenitori per attentare alla sua vita nel corso di un evento pubblico;

    il 3 aprile 2024 Maria Corina Machado ha lanciato un appello alla mobilitazione, invitando i circa cinque milioni di venezuelani che si trovano all'estero ad aderire ad una «protesta mondiale» contro il «blocco elettorale» in Venezuela, per elezioni libere e pulite e in favore della difesa dei diritti umani. Sabato 6 aprile molte centinaia di venezuelani emigrati hanno partecipato a manifestazioni che si sono svolte in diverse parti del mondo: dall'Argentina al Belgio, dagli Stati Uniti alla Germania, le foto di sit-in e cortei sono state pubblicate sui profili social del partito Vente Venezuela;

    il 9 aprile rappresentanti dell'Unione europea hanno incontrato a Caracas i membri della Commissione nazionale elettorale (Cne); la missione «esplorativa» deve valutare le condizioni per una partecipazione dell'Ue al processo elettorale in qualità di osservatore. La missione esplorativa elettorale dell'Unione europea e l'incaricata di affari dell'Ue in Venezuela hanno incontrato la Cne una seconda volta il 17 aprile; la missione ha avuto incontri anche con rappresentanti di partiti politici, sia del governo che dell'opposizione;

    dal 18 aprile gli Stati Uniti hanno reintrodotto le sanzioni petrolifere nei confronti del Venezuela a soli sei mesi dal loro allentamento, quando, ad ottobre 2023, l'amministrazione del Presidente Biden aveva concesso l'esenzione dalle sanzioni sui settori petrolifero, del gas e minerario gestiti dallo Stato in cambio di elezioni libere e democratiche. Il presidente Maduro, commentando la decisione statunitense, ha affermato che «nessuna sanzione, nessuna minaccia, nessuna cospirazione, nessun popolo corrotto, nessun traditore potrà impedire al Venezuela di andare avanti» e che le misure punitive americane hanno l'obiettivo di «impedire ai lavoratori venezuelani di migliorare il loro reddito»;

    lo scorso 30 gennaio 2024 Maria Corina Machado nel corso di un'audizione avvenuta presso la 3a Commissione permanente (Affari esteri e difesa) del Senato della Repubblica italiano, ha fra l'altro rimarcato la necessità che tutti i venezuelani siano messi in condizione di votare, anche quelli residenti all'estero, e che venga assicurata protezione internazionale agli attivisti politici che lavorano nel Paese;

    lo svolgimento di elezioni libere e regolari rappresenta una condizione irrinunciabile dei Paesi democratici e l'organizzazione di processi elettorali indipendenti e trasparenti è indispensabile per promuovere un ambiente elettorale competitivo e la fiducia dei cittadini nell'integrità delle elezioni e delle stesse istituzioni democratiche;

    l'integrità dei processi elettorali deve essere garantita dal quadro giuridico e istituzionale che ne regola compiutamente lo svolgimento, a partire dalla composizione e dall'operato degli organi preposti all'organizzazione e alla gestione delle elezioni;

    la stabilità democratica ed il ripristino di indifferibili condizioni di sicurezza e di legalità in Venezuela sono indispensabili, anche al fine di tutelare l'incolumità dei cittadini appartenenti alla numerosa comunità italo-venezuelana presente nel Paese;

    il rapporto privilegiato che lega il Venezuela al mondo occidentale e in particolare agli Stati Uniti e all'Unione europea si fonda non solo su affinità storiche, culturali e sociali, ma anche su un solido interscambio economico, posto che tuttora essi rimangono tra i partner commerciali più importanti per Caracas;

    l'unica via di uscita dal grave stato di prostrazione in cui versano il Venezuela e la sua economia, dalla crisi sociale che segna i suoi cittadini, nonché dall'impasse politico-istituzionale che il regime impone da anni al Paese è la ricerca di una soluzione democratica, pacifica e inclusiva, che passi dall'organizzazione di elezioni presidenziali e parlamentari aperte e realmente pluraliste;

    l'accordo sulla tabella di marcia elettorale delle Barbados costituisce, in particolare, il meccanismo negoziale più praticabile per risolvere la crisi politica, economica e umanitaria che colpisce il Venezuela, finalizzato all'organizzazione di elezioni presidenziali competitive e inclusive nel Paese, in cui anche gli attori politici dei partiti di opposizione possano essere liberi di selezionare i propri candidati in vista dell'appuntamento elettorale;

    si attendono gli esiti degli incontri previsti tra i dodici candidati del variegato fronte anti-governativo dai quali dovrebbe emergere una strategia comune per aspirare a sconfiggere il presidente uscente, Maduro. La prima riunione interlocutoria tra María Corina Machado, Manuel Rosales, governatore dello Stato di Zulia, unico oppositore di peso sin qui ammesso al voto, e la Piattaforma di unità democratica (Pud), la coalizione dei principali partiti di opposizione che spingono per una candidatura unitaria, si è svolta mercoledì 17 aprile 2024;

    il Governo italiano sta seguendo con grande attenzione l'evolversi della campagna elettorale in Venezuela: il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ripetutamente auspicato il rispetto delle norme democratiche e il riconoscimento dei diritti di tutte le parti in gioco, mentre il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo scorso 11 aprile, ha parlato con Maria Corina Machado alla quale ha espresso «sostegno per l'impegno profuso a favore dei valori democratici e delle libertà fondamentali»,

impegna il Governo:

   1) a ribadire in ogni consesso internazionale l'importanza del ripristino della democrazia, dello Stato di diritto e del libero esercizio dei diritti civili e politici da parte della popolazione del Venezuela, richiamando le autorità di Caracas alla necessità di rilasciare i prigionieri politici e di far cessare ogni azione volta ad impedire una reale partecipazione democratica alle prossime competizioni elettorali;

   2) ad intraprendere ogni iniziativa utile ai fini dell'attuazione degli Accordi di Barbados, con particolare riguardo alla definizione di un cronoprogramma, all'aggiornamento del registro degli elettori, anche all'estero, e all'autorizzazione alla presenza di missioni internazionali di osservazione elettorale;

   3) ad adoperarsi affinché i numerosi cittadini venezuelani residenti in Italia possano esercitare il proprio diritto al voto in occasione delle prossime competizioni elettorali;

   4) a sostenere l'azione diplomatica dell'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri finalizzata a definire una posizione comune tra i 27 Paesi dell'Unione europea sulla linea del presente atto di indirizzo;

   5) ad intraprendere ogni iniziativa utile a livello diplomatico e nelle sedi internazionali affinché le elezioni presidenziali previste per il 28 luglio 2024 in Venezuela siano libere, eque, inclusive e credibili e si svolgano in modo trasparente, consentendo anche ai legittimi rappresentanti dell'opposizione di prendervi parte in qualità di candidati;

   6) ad esperire ogni ulteriore azione utile a tutelare la comunità italiana in Venezuela e le aziende italiane tuttora operanti in quel Paese e i loro legittimi interessi economici.
(7-00217) «Deborah Bergamini, Orsini, Marrocco».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'interno ha pubblicato l'avviso di manifestazione di interesse per l'affidamento dei servizi di accoglienza, il funzionamento e la gestione dei centri di accoglienza e trattenimento previsti dal protocollo sottoscritto tra il Governo della Repubblica italiana e la Repubblica d'Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, siglato a Roma il 6 novembre 2023, ratificato con legge n. 14 del 2024;

   «L'avvio dell'operatività» è «prevista non oltre il 20 maggio 2024». Lo riporta un bando, pubblicato dalla Prefettura di Roma il 21 marzo 2024;

   il bando, che vale oltre 16 milioni di euro l'anno, è rivolto a chi intende prendere in gestione i centri migranti. Sono previsti tempi accelerati, per strutture che, a quanto risulta, non sono ancora nemmeno in costruzione;

   una struttura, per le procedure di sbarco e di identificazione è prevista nel porto di Shengjin, l'altra a Gjadër, dove i migranti staranno in «stato di trattenimento» sul modello Cpr, in attesa di approvazione della domanda di asilo o del provvedimento di espulsione;

   in Albania verrebbero portati solo maschi adulti provenienti da Paesi considerati sicuri (come Tunisia, Marocco e Algeria), mentre i minori, le donne, i fragili e gli anziani sbarcheranno in Italia: operazione complicata da fare in mezzo al mare, visto che spesso i migranti viaggiano senza documenti;

   una volta sbarcati a Shengjin si procederà all'identificazione e definizione dello status da parte delle nuove Commissioni territoriali. I tempi sono quelli accelerati previsti dal decreto Cutro: 28 giorni per l'identificazione e la verifica dei requisiti per l'asilo;

   la decisione per il riconoscimento della protezione internazionale dovrà essere presa entro 7 giorni, tramite video-udienze in collegamento da Roma. In caso di diniego il richiedente potrà presentare ricorso entro i successivi 14; ed entro altri 7 giorni il giudice dovrà decidere se accogliere o respingere. Chi ha diritto all'asilo entra in Italia regolarmente, per tutti gli altri verrà effettuato il rimpatrio dall'Italia, chi non si riesce a rimpatriare torna a piede libero e diventa clandestino;

   questo andirivieni deve anche fare i conti con la Corte di giustizia europea che dovrà decidere se il «trattenimento» previsto dalle «procedure accelerate di frontiera» (evitabile solo se il migrante versa 5 mila euro di cauzione) è in linea con i diritti umani salvaguardati dalle norme europee;

   il Ministro dell'interno va comunque avanti affermando: «Il cronoprogramma procede e il nostro genio civile come i vigili del fuoco sono già al lavoro per una rapida realizzazione dei centri»;

   tra costruzione e gestione le due strutture costeranno quasi 69 milioni di euro, altri 25 milioni necessitano per la struttura penitenziaria e all'Albania dobbiamo dare 94 milioni per la sorveglianza esterna;

   per il viaggio, la diaria, il vitto e alloggio degli uomini dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, i costi in più sono di 260 milioni e 200 mila euro. Per le 5 nuove commissioni territoriali che dovranno esprimersi sul diritto di asilo: 17 milioni e 970 mila euro. Per 152 nuove assunzioni tra funzionari del Ministero dell'interno e della giustizia, magistrati, giudici di pace e dirigenti sanitari 42 milioni 507.739. Per l'affitto delle aule a Roma per le video-udienze, servono 2 milioni e 920 mila euro;

   per costruire e allestire 20 aule per le udienze in Albania e per i collegamenti telematici dall'Italia dei difensori 8 milioni 730 mila. Spese di viaggio per avvocati e interpreti 29 milioni 160 mila; al termine delle procedure di accertamento le autorità italiane provvedono, a proprie spese, all'allontanamento dei migranti dal territorio albanese, ovvero li riportano in Italia, e la spesa di noleggio navi, mezzi ed equipaggiamenti è di altri 104 milioni. Costi totali in cinque anni: 653,5 milioni di euro;

   molte di queste affermazioni sono già state confutate dal reportage di Giorgio Mottola con la consulenza di Thimi Samarxhiu e la collaborazione Greta Orsi «(Hot)Spot Albanese» andato in onda su «Report», il 21 aprile 2024 su Rai 3;

   come ha scoperto Report, i costi sono già fuori controllo. A fronte dei 650 milioni di euro inizialmente preventivati per 5 anni, la spesa complessiva potrebbe superare la soglia di 1 miliardo di euro;

   anche le previsioni fatte dal Governo sul numero dei migranti sembrerebbero troppo ottimistiche. Verrebbero spese cifre spropositate, rispetto ai costi di gestione ordinari in Italia, per spedire in Albania a mala pena 3.000 migranti all'anno che comunque dovranno successivamente essere trasferiti in Italia;

   «Report» ha trovato alcune, inaspettate e inquietanti risposte in Albania, definita da molti osservatori internazionali un «Narcostato» a causa del forte condizionamento dei cartelli della mafia albanese sulle attività del Governo che di certo beneficeranno di questo accordo –:

   a che punto sia la realizzazione dei centri di Shengjin, e Gjadër e a quanto ammonta realmente l'esborso economico ad oggi rimodulato;

   quali provvedimenti siano stati presi o verranno presi, come la certificazione antimafia, per evitare che i cartelli della mafia albanese si aggiudichino parte delle attività previste in Albania.
(2-00363) «Zaratti».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   BAGNASCO, BARELLI, ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, MARROCCO, ARRUZZOLO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI, TENERINI e TOSI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 17, 18 e 19 aprile 2024 il Ministro interrogato ha presieduto a Capri la riunione dei Ministri degli esteri del G7, una straordinaria vetrina per le potenzialità del territorio e un importante momento di confronto nell'ambito della «comunità di valori» delle democrazie occidentali;

   la riunione ministeriale di Capri è giunta in una fase particolarmente delicata del quadro politico internazionale, caratterizzata dai conflitti in corso in Ucraina e in Medio Oriente e dall'assertività di attori che mettono sempre più in discussione l'ordine internazionale basato sulle regole;

   a Capri i Ministri degli esteri del G7 hanno ribadito il sostegno alla resistenza del popolo ucraino e il massimo impegno sul fronte degli aiuti, anche in vista della futura ricostruzione;

   i Ministri degli esteri del G7 hanno rinnovato la ferma condanna dell'attacco diretto e senza precedenti lanciato dall'Iran contro Israele nella notte tra il 13 e 14 aprile 2024 e hanno lanciato un forte appello a tutte le parti a contribuire alla de-escalation;

   in uno dei comunicati finali della riunione si riafferma l'impegno del G7 a mettere al centro dell'agenda politica internazionale lo sviluppo del continente africano e a rafforzare la cooperazione con i partner nell'Indo-Pacifico per assicurare la libertà di commercio e di navigazione –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali siano i principali esiti della riunione ministeriale di Capri e quali siano le prossime iniziative che il Ministro interrogato intende intraprendere, nel quadro della Presidenza italiana del G7.
(3-01173)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro della giustizia, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, gli articoli 7 e 8 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sono al centro del lavoro della Conferenza dell'Aja in tema di filiazione e maternità surrogata;

   nel 2015, il Consiglio per gli affari generali e la politica (Cgap) della Conferenza dell'Aja ha istituito un gruppo di esperti per studiare le questioni di diritto internazionale privato relative al tema della filiazione, anche nel contesto di accordi di maternità surrogata;

   il gruppo di esperti ha pubblicato il suo rapporto finale nel novembre 2022 per il Cgap ed ha terminato così il suo lavoro;

   nella sua riunione del 13 e 17 marzo 2023 il Consiglio per gli affari generali e la politica della Conferenza dell'Aja di diritto internazionale privato ha dato mandato per la creazione di un gruppo di lavoro sulle questioni relative alla filiazione in generale, ivi comprese le questioni relative alla filiazione riguardante i contratti di maternità surrogata;

   lo scopo è quello di definire nuove regole giuridiche in materia di filiazione. Il quadro di intervento sul quale il gruppo di lavoro si sta concentrando riguarda casi di filiazione convenzionale, di adozioni internazionali, di maternità surrogata nazionale e internazionale, di genitori legali multipli e di tecniche di procreazione assistita che coinvolgono o meno una terza persona;

   il gruppo di lavoro è composto da esperti designati dai rispettivi Governi (nella fattispecie dai Ministeri della giustizia o dai Ministeri degli esteri) che aderiscono alla Conferenza dell'Aja;

   il Gruppo si riunirà per la seconda volta nel mese di aprile 2024 e giungerà ad una decisione definitiva nel secondo semestre del 2024 o al massimo nel primo semestre del 2025; ai lavori partecipa anche un rappresentante dell'Unione europea che ha presentato il testo di regolamento della Commissione Ue sul certificato di filiazione, sul quale molti Parlamenti nazionali, compreso quello italiano, hanno espresso parere contrario e sul quale il Consiglio dei ministri non si è ancora espresso;

   in risposta all'interrogazione n. 4-01900, il Ministro della giustizia ha affermato: «L'obiettivo perseguito è stato quello di esplorare la fattibilità di un nuovo strumento internazionale sul riconoscimento dei rapporti genitoriali accertati in un determinato Paese anche in caso di ricorso alla pratica della i maternità surrogata al fine di assicurare prevedibilità, certezza e continuità ai rapporti genitoriali, garantendo i diritti di tutti i soggetti coinvolti specialmente i diritti dei minori protetti dalla Convenzione di New York del 1989 (...) il rappresentante italiano ha evidenziato le criticità, anche tecnico-giuridiche, in ordine ad iniziative che costituiscono eccezioni di ordine pubblico, siccome la maternità surrogata si pone in conflitto con i principi di rango costituzionale quali quelli di cui agli articoli 2, 3, 29, 30, 31 e 32 della Costituzione» –:

   se il Governo non ritenga di fornire informazioni puntuali e tempestive sui lavori e gli obiettivi del gruppo di lavoro della Conferenza dell'Aja;

   considerato che anche in sede di Unione europea è stato di recente ribadito come le decisioni su nuove regole in materia di filiazione siano di stretta competenza degli Stati nazionali, se non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a coinvolgere pienamente il Parlamento in questioni di così particolare importanza per le relazioni umane e l'autodeterminazione delle donne.
(4-02694)


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 24 febbraio 2022 vede l'inizio della barbara aggressione armata da parte della Federazione russa ai danni dell'Ucraina. In ragione della drammaticità degli eventi, l'Unione europea ha imposto sanzioni senza precedenti contro la Federazione russa;

   tuttavia il grano duro di provenienza russa non figura nella lista dei prodotti sanzionati dall'UE. In generale, infatti, le sanzioni dell'UE non bloccano le esportazioni e le transazioni relative ai prodotti alimentari e agricoli;

   attualmente, il regime sanzionatorio dell'UE riguarda gli scambi bilaterali tra l'UE e la Russia: non il commercio internazionale. Le sanzioni dell'UE escludono esplicitamente le forniture alimentari e i fertilizzanti. Dunque, le esportazioni russe di prodotti alimentari verso i mercati mondiali non sono soggette a sanzioni. Concretamente è possibile utilizzare, acquistare, trasportare e procurare prodotti alimentari e fertilizzanti di provenienza russa;

   la Russia ha penetrato massicciamente il mercato italiano del grano duro. Come evidenziato in un articolo di Federico Fubini pubblicato il 20 febbraio 2024 sul Corriere della Sera, non solo le importazioni dalla Russia sono più che decuplicate nell'ultimo anno (+1.164 per cento): l'Italia è anche l'unico Paese UE dove si è registrata questa crescita. In molti altri Stati – come ad esempio Spagna, Belgio o Grecia – il frumento duro di importazione russa è quasi del tutto assente;

   l'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare stima che nel 2023, con arrivi per 445 mila tonnellate, la Russia sia riuscita a coprire il 14 per cento dell'import complessivo nazionale, contro il 2 per cento del 2022, quando erano appena 40 mila le tonnellate di grano duro importate in Italia dalla Federazione russa;

   tale situazione danneggia, in particolare, gli agricoltori e produttori italiani che, per restare sul mercato, sono di fatto forzati ad abbassare a dismisura i prezzi di vendita;

   inoltre, il commercio del grano duro russo va inevitabilmente a sostenere lo sforzo bellico del regime ai danni dell'Ucraina;

   l'Onorevole Castaldo ha presentato al Parlamento europeo un'interrogazione per sollecitare una reazione dell'UE alla situazione descritta, a partire dalla previsione di una messa al bando totale delle importazioni di grano duro dalla Russia –:

   quali siano gli orientamenti in merito allo scenario descritto in premessa e quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, sia a livello nazionale sia negli opportuni consessi europei e internazionali, intendano intraprendere per porre rimedio alla descritta dinamica che indebolisce di fatto il regime sanzionatorio complessivo in atto e danneggia gli agricoltori italiani.
(4-02697)


   BONELLI, FRATOIANNI, MARI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il primo protocollo di intesa per i corridoi umanitari è stato sottoscritto il 15 dicembre 2015 dagli enti promotori e dai Ministeri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'interno per permettere in due anni a mille profughi siriani fuggiti in Libano di raggiungere l'Italia in legalità e sicurezza, su un normale volo di linea;

   il «protocollo Libano» è stato poi rinnovato per altre mille persone nel 2017 e ulteriori mille nel 2021;

   il successo dei corridoi umanitari, modello riconosciuto a livello internazionale, ha permesso la sottoscrizione di altri due importanti protocolli;

   a novembre 2021, inoltre, a seguito della presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan, data la condizione di pericolo dei civili – tra i quali molte donne – è stato firmato il «protocollo Afghanistan» tra Ministeri e associazioni proponenti (Fcei, Tavola Valdese, Comunità di Sant'Egidio, Arci, CEI, Caritas);

   attraverso il «protocollo Afghanistan» 1.200 persone di nazionalità afghana che avevano collaborato con rappresentanze e organizzazioni italiane sono potute arrivare in Italia con voli umanitari organizzati in collaborazione con la Ong Open Arms e con Oim;

   la base giuridica dei Cu è fornita dall'articolo 25 del regolamento CE 810/2009 che concede ai Paesi Schengen la possibilità di rilasciare visti umanitari validi per il proprio territorio;

   i beneficiari, in Italia, sono stati accompagnati e sostenuti in un percorso legale-giuridico, lavorativo, scolastico e sanitario, verso il raggiungimento di una graduale autonomia. L'accoglienza diffusa e partecipata genera solidarietà, favorisce l'inclusione sociale e rinvigorisce le comunità locali impegnate nel progetto;

   tra gli obiettivi dei Cu i più importanti sono: evitare i viaggi della morte e le conseguenti tragedie in mare e nei Paesi dai quali si fugge; contrastare il business dei trafficanti di esseri umani e delle organizzazioni criminali favorendo vie legali; concedere a persone in «condizioni di vulnerabilità» (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, donne sole, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio; gestire gli ingressi in modo sicuro sul territorio italiano; nel disastro umanitario di Gaza i bombardamenti israeliani hanno causato finora oltre 33.000 morti, (13.000 sono bambini) e oltre 75.000 feriti (fonte Ministero della sanità palestinese), che si vanno a sommare alle oltre 1.200 vittime israeliane;

   insieme agli onorevoli Nicola Fratoianni e Francesco Mari, recentemente l'interrogante si è recato in missione al valico di Rafah, con l'obiettivo di ribadire la necessità del cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e l'accesso nella Striscia degli aiuti umanitari per una popolazione affamata e ridotta allo stremo delle forze. Il sottoscritto interrogante e i deputati appena citati hanno potuto verificare che la situazione va oltre l'immaginazione: non c'è più cibo e i bambini muoiono per malnutrizione;

   oggi, dato il contesto, se si è palestinesi da Gaza si può uscire solo pagando migliaia di euro ad agenzie di non chiara provenienza, perché non vi è alcuna possibilità di avvalersi di meccanismi pubblici internazionali, come, per esempio, i corridoi umanitari e altre opzioni utilizzate in passato come le evacuazioni di emergenza dall'Afghanistan nell'agosto 2021 –:

   se e con quali modalità i Ministri interrogati intendano organizzare uno strumento che possa permettere l'uscita da Gaza anche a cittadini senza doppia cittadinanza e ai loro familiari che a vario titolo hanno lavorato con progetti della cooperazione italiana, così come fatto in passato attraverso corridoi umanitari ed evacuazioni di emergenza;

   quale sia la tipologia di accoglienza fornita attualmente ai cittadini palestinesi che sono arrivati negli scorsi mesi in Italia e se si prevedano meccanismi di protezione specifici per questi ultimi.
(4-02702)


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in accordo con gli ultimi dati pubblicati sul portale dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), sul totale di oltre 65 milioni di cittadini italiani 6.210.464 risultano essere residenti all'estero (Aire). Nel contesto, 457.859 italiani risultano residenti nel Regno Unito e di questi circa 200.000 a Londra;

   la rete delle scuole italiane all'estero rappresenta una preziosa risorsa non solo per la promozione della lingua ma anche nella prospettiva strategica del mantenimento dell'identità culturale dei figli degli italiani all'estero;

   esistono otto istituti statali omnicomprensivi con sede ad Addis Abeba, Asmara, Atene, Barcellona, Istanbul, Madrid, Parigi e Zurigo;

   da tempo un nutrito gruppo di genitori italiani residenti a Londra – sotto il nome «Genitori a Londra» – chiede l'apertura di una scuola secondaria bilingue e bicurriculare italo/inglese. Come scuola italiana bilingue, al momento, nel Regno Unito esiste solamente, nella capitale, un istituto paritario scuola dell'infanzia e Primaria mentre in altri Paesi, come ad esempio in Germania, esistono circa cinquanta scuole bilingui italo-tedesche;

   concretamente si propone di fornire una opportunità di istruzione d'alto livello alle famiglie di lingua italiana: la scuola secondaria italo-inglese offrirebbe un programma di studi bicurriculare, un bachelor internazionale equiparato a un liceo classico e scientifico, garantendo qualifiche riconosciute in entrambi i Paesi;

   nel 2023, il Comites Londra ha approvato senza riserve la citata proposta volta all'istituzione della prima scuola secondaria bilingue e bicurriculare italo-inglese a Londra;

   in occasione della XV Conferenza degli Ambasciatori d'Italia, il Ministro Sangiuliano ha dichiarato: «L'Italia ha un eccezionale giacimento di competenze professionali che metteremo a fattor comune per promuovere la nostra lingua, la nostra cultura e il nostro stile di vita all'estero. Dobbiamo fare in modo che sempre più studenti e operatori culturali stranieri vedano l'Italia come la meta prediletta per formarsi e specializzarsi. E l'italiano come lingua da apprendere e diffondere»;

   nella risposta all'interrogazione n. 5-00679 del 12 aprile 2023, il Ministro interrogato ha affermato che «La promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo è una priorità del Governo e del MAECI in particolare» –:

   come valuti l'attuale scenario di insegnamento bilingue italiano-inglese nel Regno Unito;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di andare incontro alle istanze descritte in premessa, in tale scenario valutando l'opportunità di avviare un serio percorso volto alla celere apertura di una scuola secondaria bilingue italo-inglese a Londra.
(4-02703)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIBAUDO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Sambuco è risultato assegnatario di un finanziamento da euro 225.000,00, a valere sulle risorse del PNRR, per la realizzazione del progetto, per servizi e forniture dal titolo Valorizzazione del Centro di Documentazione Valle Stura e dei servizi culturali da questo promossi, nell'ambito della misura M5 C3 I.1.1.1. – Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità, a titolarità del Dipartimento per le politiche di coesione;

   a seguito della firma della convenzione di attribuzione del finanziamento, il comune ha dato inizio a tutti gli interventi, lavorando a pieno ritmo per rispettare le tempistiche e dare avvio immediato a tutte le iniziative;

   a seguito di una richiesta di informazioni il comune ha scoperto che a seguito dell'approvazione della revisione del PNRR da parte del Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, la misura M5 C3 I.1.1.1 – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità – non è più finanziata nell'ambito del PNRR, pertanto le varie istanze saranno istruite ma non possono essere al momento evase. Appena saranno rese note le determinazioni delle Autorità politiche, questa Amministrazione comunicherà ai soggetti interessati, tutte le informazioni in merito alle coperture finanziarie ed alle procedure da seguire per completare l'attuazione dei progetti;

   ora l'ente, che ha già sostenuto spese per l'attuazione del progetto, si ritrova allo stato attuale senza la certezza del finanziamento, né, in caso vi sia comunque la copertura, dei tempi di liquidazione –:

   con quali iniziative e tempistiche i Ministri interrogati intendano consentire l'avanzamento della realizzazione del progetto citato in premessa, assicurando la rapida corresponsione al soggetto attuatore, comune di Sambuco, del finanziamento approvato;

   con quali tempistiche i Ministri interrogati intendano consentire l'avanzamento della realizzazione del progetto citato in premessa, assicurando la rapida corresponsione al soggetto attuatore, comune di Sambuco, del finanziamento approvato.
(4-02705)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta immediata:


   GADDA, FARAONE, DE MONTE, DEL BARBA, MARATTIN, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana è una malattia virale, non trasmissibile all'uomo, molto contagiosa, che colpisce suini e cinghiali;

   accertata nella penisola dal 2022, la peste suina africana ha effetti devastanti sul settore suinicolo e sulla relativa filiera, sia per il decesso degli animali, sia per i protocolli sanitari e le restrizioni che ne conseguono per gli allevatori e produttori;

   per fronteggiarne la diffusione e i danni ingenti patiti dal comparto, negli anni sono stati previsti indennizzi, profilassi e protocolli sanitari, stanziamenti specifici e la nomina di un commissario straordinario e tre subcommissari;

   sono più di 1.800 i casi accertati tra i cinghiali (l'80 per cento concentrati in Liguria, Lombardia e Piemonte), che con la loro proliferazione incontrollata risultano il vettore principale della peste suina africana, contro 21 focolai controllati nel settore zootecnico (metà dei quali confinati in Lombardia);

   il recente ritrovamento di una carcassa di cinghiale positiva alla peste suina africana nella zona del cosiddetto distretto del prosciutto di Parma ha comportato il blocco automatico delle esportazioni verso il Canada;

   la mera presenza della peste suina africana tra la fauna selvatica ha già portato alcuni Paesi (Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Messico) a disporre il divieto di importazione da aziende situate nei territori interessati senza distinguere tra allevamenti e stabilimenti di stagionatura e il rischio è che il fermo dell'export possa essere esteso all'intero territorio nazionale, superando così il criterio di regionalizzazione;

   ulteriori blocchi rischiano di pregiudicare circa un terzo delle vendite annuali del solo consorzio del prosciutto di Parma;

   la stragrande maggioranza dei casi riguarda proprio la fauna selvatica, rendendo evidente che prima ancora che vietare le macellazioni e chiudere gli allevamenti occorre eradicare il cinghiale, la cui presenza in Italia è sette volte superiore alla media europea e cagiona non solo enormi danni alle produzioni agricole, ma favorisce anche, appunto, la diffusione della peste suina africana;

   occorre mettere in sicurezza una filiera che vale circa 20 miliardi di euro e che offre più di 100.000 posti di lavoro, rafforzando gli indennizzi ed evitando di penalizzare imprese e territori che hanno adottato misure di biosicurezza e prevenzione –:

   considerato che la strategia perseguita finora per contrastare gli effetti della peste suina africana, anche per mezzo del commissario straordinario, non appare adeguata, se non ritenga di adottare, per quanto di competenza, misure straordinarie per il contenimento del cinghiale che favoriscano la rimozione dei blocchi alle importazioni richiamati in premessa e, più in generale, per la salvaguardia dell'intera filiera suinicola.
(3-01167)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI e BONELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, recante «Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», è stato sancito l'assorbimento del Corpo Forestale dello Stato, unica forza di polizia nazionale ad ordinamento civile specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale e nella tutela dell'ambiente, del paesaggio e dell'ecosistema, nell'arma dei carabinieri, attribuendo funzioni e competenze al neocostituito Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari (CUFA);

   nell'ambito delle audizioni informali in relazione all'esame del COM(2023) 728 (Quadro di monitoraggio per la resilienza delle foreste europee) svolte dalla IV Commissione permanente del Senato, il 26 marzo 2024 è stato audito il Comandante del CUFA Gen. C.A. Andrea Rispoli;

   nel corso dell'audizione il Generale Rispoli avrebbe posto in evidenza «Il ruolo strategico delle foreste nel contrasto al Cambiamento Climatico in corso, ha assunto una notevole considerazione a livello internazionale e in ambito dell'Alleanza Atlantica NATO, se si considera che il Segretario Generale della NATO, nella relazione generale Climate Change & Security Impact Assessment ha indicato un elenco di Misure di Mitigazione da perseguire per ridurre e catturare le emissioni militari di CO2 e, tra queste, compare la compensazione attraverso il ripristino o la realizzazione di risorse forestali sul patrimonio della Difesa»;

   sempre secondo quanto riportato in sede di audizione dal generale, a seguito del decreto legislativo dell'agosto del 2016, n. 177, l'Arma dei Carabinieri esercita attività di studio connessa alla rilevazione qualitativa e quantitativa delle risorse forestali, al monitoraggio sullo stato fitosanitario delle foreste, ai controlli sui livelli di inquinamento degli ecosistemi forestali e al monitoraggio dei territori. Come vedete sono attività di importanza strategica. Tant'è vero che la Forza armata effettua questo monitoraggio delle foreste che sono considerate un asset strategico per il Paese e per i servizi ecosistemici;

   l'audizione del Comandante del CUFA, che ha proposto una visione in cui l'elemento militare pare prevalente non solo rispetto a quello scientifico ma anche rispetto alla gestione politica della risorsa forestale, ha destato sconcerto in tutto il settore forestale, votato alla conservazione e gestione ambientale del patrimonio forestale del nostro Paese per generare innumerevoli servizi ecosistemici –:

   se i Ministri interrogati intendano esprimersi circa la posizione espressa dal Generale Andrea Rispoli in audizione in Senato il 26 marzo 2024, secondo la quale la realizzazione degli inventari forestali sia strategicamente funzionale alla compensazione delle emissioni prodotte dal comparto militare.
(4-02700)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta immediata:


   MORFINO, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, SANTILLO e SERGIO COSTA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la commissione tecnica Via del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, a seguito delle attività di analisi e valutazione della documentazione trasmessa dal proponente società Ponte sullo Stretto, ha richiesto 239 integrazioni documentali e chiarimenti, in attesa dei quali non sarà possibile dare seguito alle necessarie attività istruttorie prodromiche all'autorizzazione;

   anche a non volere considerare che alcuni rilievi mossi dalla commissione si appuntano perfino sull'oggettiva impossibilità di leggere alcune tabelle trasmesse dal proponente, dalle richieste di integrazione si evince chiaramente che, in molti casi, stime e valori di riferimento non sono stati aggiornati rispetto agli elaborati trasmessi con la revisione del 2012 e che il progetto si presenta lacunoso e approssimativo. Tanto emerge, con riferimento allo studio di impatto ambientale, all'analisi costi-benefici, alla vulnerabilità del progetto rispetto al rischio di gravi incidenti o calamità, agli scenari di rischio sismico e di pericolosità da maremoto, al quadro di caratterizzazione della qualità dell'aria, alla compatibilità con i piani di gestione dello spazio marittimo, alla mancanza di analisi idrologiche-idrauliche aggiornate, alla gestione del rischio idrogeologico, all'approvvigionamento delle acque, considerata anche la grave scarsità della risorsa idropotabile, fino al mancato aggiornamento del progetto di monitoraggio ambientale. Molte richieste di integrazione riguardano, inoltre, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi e la gestione delle terre e rocce da scavo e numerose sono anche le osservazioni delle associazioni e dei portatori di interesse e i pareri pervenuti e pubblicati sul portale del Ministero ai quali il proponente dovrà fornire le proprie controdeduzioni;

   l'accelerazione impressa al procedimento di valutazione di impatto ambientale dalla disposizione di cui all'articolo 3 del decreto-legge n. 35 del 2023, con termini stringenti per la conclusione del procedimento, non può andare a scapito dei necessari approfondimenti istruttori volti a determinare gli impatti ambientali dell'opera, la sua sostenibilità rispetto al contesto di riferimento e la compatibilità con il sistema dei vincoli e delle tutele ambientali e paesaggistiche e presuppone, in caso di non completa ottemperanza nei termini, che l'autorità competente proceda all'archiviazione dell'istanza, come previsto dal richiamato decreto legislativo n. 152 del 2006 –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare un adeguato approfondimento istruttorio per dirimere ogni dubbio sull'adeguatezza delle integrazioni trasmesse dal proponente e sulla compatibilità ambientale dell'opera, con la consapevolezza della straordinaria responsabilità che assumerebbe nel caso in cui, a causa dell'eccessiva contrazione dei tempi della procedura, venga dato troppo frettolosamente un parere favorevole ad un'opera di così rilevante impatto sul territorio, sull'ambiente e sugli ecosistemi.
(3-01166)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI, SERGIO COSTA e FERRARA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nell'audizione presso la X Commissione (attività produttive, commercio e turismo) del 6 marzo 2024, il Ministro interrogato ha delineato la situazione energetica del Paese nei settori del gas naturale, del petrolio, e dell'energia elettrica;

   in riferimento al primo settore, è stato evidenziato che dall'analisi dei rischi ne sono emersi 102 potenziali di natura politica, tecnica, economica, ambientale e sociale e quattro situazioni di crisi combinate e che, quindi, la realizzazione dei terminali di rigassificazione off-shore di Piombino e Ravenna nel breve termine e della linea Adriatica nel medio termine risultano essenziali per la mitigazione dei predetti rischi e per mantenere il sistema in sicurezza;

   un recente studio condotto da Ecco think tank, confronta tre scenari di domanda di gas in Italia e in Europa al 2030 (Late Transition, Fit for 55/PNIEC 2023, G7), con differenti ipotesi di evoluzione dell'infrastruttura gas valutate rispetto alla sicurezza, al rischio di stranded-costs e agli obiettivi climatici;

   lo studio mostra come l'attuale infrastruttura permetta di soddisfare i requisiti di sicurezza per gli scenari di domanda più probabili (G7 e Fit for 55/PNIEC 2023) e, solo nello scenario di late transition — molto improbabile — (con una domanda gas al 2030 superiore all'attuale), sarebbe necessario il rafforzamento della rete adriatica e un incremento del 50 per cento del Tap;

   il potenziale di export di gas verso l'Europa, nell'ipotesi di piena chiusura dei flussi russi, è stimato in tutti gli scenari tra i 6 e i 9 miliardi di metri cubi/anno. La somma di tale potenziale con la domanda interna di gas equivale ad un volume complessivo comunque inferiore ai livelli pre-Covid il che renderebbe insensata l'idea di esportare gas in Europa attraverso l'Italia data l'attuale e futura assenza di una domanda europea sufficiente a giustificare la realizzazione di nuove infrastrutture;

   eccessivi nuovi investimenti genererebbero ripercussioni sul costo della materia prima per famiglie e imprese e distrarrebbero risorse pubbliche e private dallo scenario di decarbonizzazione che, come rivela lo studio, è quello in grado di garantire una maggiore sicurezza anche a fronte di instabilità geopolitiche –:

   se intenda precisare in base a quali scenari di domanda e offerta di gas emerga che la realizzazione della linea adriatica risulti essenziale per la mitigazione dei rischi di sicurezza energetica nel medio termine, anche indicando i potenziali rischi di cui in premessa.
(5-02292)


   CAVO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   le più recenti normative comunitarie riguardanti riforme ed investimenti, ivi compresi i bandi di gara per accedere alle relative misure previste, tra cui «Transizione 5.0» ed ogni misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza, meglio noto come PNRR, finalizzate a rilanciare l'economia dopo la fase pandemica da COVID-19 e a favorire lo sviluppo sostenibile e digitale del Paesi dell'Unione europea, pongono quale fondamento alla base delle stesse il principio del «Do No Significant Harm» (Dnsh), ossia il «non arrecare danno significativo all'ambiente», e il principio della «neutralità tecnologica» che si declina nella sostenibilità delle progettualità e degli investimenti in campo energetico e tecnologico per raggiungere gli obiettivi climatici, energetici e in materia di digitalizzazione in maniera tale che la transizione perseguita costituisca un'opportunità;

   tali princìpi devono essere recepiti e declinati dai singoli Paesi appartenenti all'Unione europea ed è fondamentale che ciò avvenga con la dovuta proporzionalità;

   con particolare riguardo ai sopracitati bandi di «Transizione 5.0» ed in generale del PNRR, le aziende liguri afferenti all'economia del mare, nello specifico trattasi di aziende del settore che gestiscono strutture di logistica e deposito, che svolgono attività connesse ai combustibili fossili (ETS Emission Trading System) e che vorrebbero perseguire gli obiettivi di transizione ecologica in aderenza ai suddetti princìpi comunitari, segnalano come gli sia negata la facoltà di accedere a tali misure che agevolerebbero il traguardo di migliorare il loro impatto ambientale contribuendo così agli obiettivi di decarbonizzazione previsti dall'Unione europea;

   si evidenzia, quindi, come sarebbe opportuno che, ai fini dell'accesso a tali misure, conformemente ai princìpi in questione, non si tenesse in considerazione il mero settore di appartenenza delle società, ma le finalità degli investimenti –:

   quali misure di competenza intenda adottare il Ministro interrogato, in aderenza ad una più coerente e temperata applicazione dei princìpi di Dnsh e neutralità tecnologica, al fine di permettere alle società rientranti nell'esercizio di attività connesse all'utilizzo di combustibili fossili, che pongono in essere investimenti finalizzati al perseguimento delle politiche di transizione, di poter accedere ai bandi PNRR ed in particolare agli incentivi previsti da Transizione 5.0.
(5-02293)


   PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI e ORLANDO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   come gli interroganti hanno denunciato ormai da mesi, è in corso una nuova stangata sulle bollette del gas che colpisce migliaia di famiglie visto che, come rilevato tra l'altro dal Data Room del Corriere della sera, continuano ad arrivare segnalazioni drammatiche da parte dei consumatori, che si ritrovano per le mani bollette gas impazzite, con aumenti che arrivano fino al 400 per cento;

   tale aumenti hanno generato notevole preoccupazione e disagio tra i consumatori, molti dei quali si sono trovati di fronte a cifre sproporzionate rispetto al normale consumo familiare, e sono stati purtroppo comunicati come se si trattasse della promozione pubblicitaria di un prodotto qualsiasi, utilizzando una pratica consentita, che negli ultimi anni è diventata ricorrente, e soprattutto, preoccupante, quella che consente che tutti i fornitori di luce e gas possano cambiare il prezzo della nostra bolletta in qualsiasi momento, con una decisione unilaterale e un preavviso di 3 mesi, una pratica commerciale che, attraverso il «decreto Aiuti-bis», il Governo Draghi aveva limitato, bloccando temporaneamente la possibilità di modifica unilaterale delle condizioni ed ottenendo così un efficace presidio di tutela dei consumatori;

   nonostante le ripetute rassicurazioni del Ministro interrogato che, tra l'altro, ha dichiarato in Commissione che: «Il Ministero infatti, intende mantenere elevata l'attenzione per la tutela del consumatore finale che si rende necessaria nella attuale fase di passaggio al libero mercato», è evidente che il Governo non stia vigilando sufficientemente né informando correttamente in questa delicata fase di passaggio dal mercato tutelato al libero mercato che, come ormai evidente, può comportare rischi e maggiori costi per i consumatori, soprattutto in termini di trasparenza dei prezzi delle forniture, e di comunicazioni efficaci ai clienti, ai quali andrebbe assicurata sempre una prassi più favorevole per i prezzi delle forniture e per le comunicazioni –:

   cosa intenda fare il Ministro interrogato per garantire la tutela dei consumatori, in particolare durante questa fase di passaggio al mercato libero, e assicurare l'adozione di meccanismi di controllo più efficaci per monitorare in tempo reale e regolare i prezzi delle forniture energetiche, migliorare la trasparenza del mercato, prevenire le speculazioni o gli aumenti ingiustificati come quelli citati in premessa.
(5-02294)


   SQUERI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale sulle Aree Idonee, in corso di definizione, chiede alle regioni di individuare spazi sul proprio territorio per la localizzazione di 80 gigawatt di nuova potenza rinnovabile entro il 2030;

   dalla tabella 4 allegata al Pniec 2023 – Executive Summary, si evince che il 77,2 per cento delle installazioni sono di solare fotovoltaico nelle sue varie forme, pari a 61,76 gigawatt;

   considerando che per installare un potenziale produttivo di 1 megawatt di fotovoltaico occorrono mediamente due ettari, servono per il 2030 123.530 ettari, pari a 1235,3 chilometri quadrati di superfici che, in ragione della taglia minima degli impianti per rendere bancabile l'investimento (utility scale), sono per la gran parte agricole. Difatti la grandezza media degli impianti attualmente in corso di autorizzazione supera gli 80 ettari;

   ne consegue che si utilizzeranno suoli agricoli pianeggianti o collinari spesso coincidenti con quelli più facilmente coltivabili, irrigabili e meglio collegati;

   le norme sulla semplificazione per l'installazione di impianti da fonte rinnovabile e segnatamente l'articolo 18 del decreto-legge n. 77 del 2021 hanno soppresso le misure di salvaguardia per i terreni agricoli contenute nel Codice ambiente e aperto alla possibilità di esproprio, tramite la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza di tali impianti;

   le associazioni agricole in tutta Italia segnalano procedure di esproprio di terreni agricoli in attualità di coltivazione, persino in aree che producono prodotti tutelati;

   pur in assenza del decreto sulle aree idonee, previsto dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, il medesimo articolo 20, al comma 3, prevede chiaramente di tener conto delle esigenze delle aree agricole, privilegiando l'installazione sulle «superfici agricole non utilizzabili»;

   recentemente la Francia ha adottato le Linee guida per lo sviluppo del fotovoltaico in agricoltura, prevedendo che gli impianti potranno essere autorizzati solo su terreni incolti o non sfruttati da almeno dieci anni –:

   in attesa del decreto ministeriale sulle aree idonee, se il Ministro non ritenga opportuno adottare direttive, sia generali che interne, finalizzate allo sviluppo delle rinnovabili che impegnino gli uffici preposti alle autorizzazioni a tener conto, per quanto possibile, della necessità di preservare i terreni in attualità di coltivazione, in coerenza col disposto dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021.
(5-02295)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAMPIS, IAIA, MATTIA, ROTELLI, POLO, ROSSI, RACHELE SILVESTRI, BENVENUTI GOSTOLI e MILANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   già dal mese di settembre 2023 il comune di Arbus informava l'area marina protetta del Sinis (Sardegna) della presenza di una sua boa nel litorale della Costa Verde, nello specifico nell'arenile in località Portu Maga;

   nonostante le frequenti sollecitazioni verbali e le interlocuzioni con la competente capitaneria di Porto di Oristano, l'amministrazione comunale di Arbus è dovuta intervenire formalmente con una ulteriore nota di sollecito richiamando l'area marina protetta del Sinis all'immediata rimozione della boa spiaggiata di sua proprietà;

   è acclarato che con l'imminente avvio della stagione turistica e balneare sul litorale del comune di Arbus si registra un carico antropico la cui incolumità risulta essere minata dal pericolo potenziale che detto oggetto esplica in considerazione delle sue dimensioni –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa, in particolare con riferimento alle tempistiche di rimozione di detta boa spiaggiata nel litorale del comune di Arbus, il cui proprietario risulta essere l'Area marina protetta del Sinis, anche mediante coinvolgimento della capitaneria di Porto di Oristano competente per territorio.
(5-02291)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORFINO, ILARIA FONTANA, L'ABBATE e SERGIO COSTA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 13 dicembre 2023, in attuazione di quanto disposto dal decreto legislativo n. 31 del 2010, il Mase ha pubblicato sul proprio sito l'elenco delle 51 aree presenti nella proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai);

   con le modifiche apportate dall'articolo 11 del decreto-legge n. 181 del 2023, cosiddetto decreto Energia, all'articolo 27 del citato decreto legislativo n. 31 del 2010, entro i successivi 90 giorni, gli Enti locali di tutto il territorio italiano interessati ad ospitare il Deposito nazionale e Parco tecnologico (Dnpt) avrebbero potuto presentare la propria autocandidatura, il cui termine per l'inoltro era fissato per il 12 marzo 2024;

   la novella, in buona sostanza, avrebbe potuto vanificare il complesso e delicato lavoro di individuazione delle aree con caratteristiche compatibili con la realizzazione di un'infrastruttura destinata allo stoccaggio in sicurezza dei rifiuti nucleari, prevedendo anche la possibilità di autocandidature da parte di quei comuni le cui aree erano state ritenute non idonee per la mancanza dei requisiti di garanzia e tutela ambientale;

   la possibilità di questo tipo di autocandidatura avrebbe dato vita ad un percorso poco rigoroso e poco attento alla sicurezza dei cittadini, col rischio di allungare inevitabilmente i tempi per l'individuazione del deposito, che invece rappresenta una vera urgenza per la sicurezza di tutto il Paese;

   l'introduzione del meccanismo dell'autocandidatura avrebbe avviato un procedimento parallelo in assenza dei rigidi criteri e delle condizioni necessarie a garantire la tutela ambientale quali il rischio di dissesto idrogeologico che diversi territori regionali presentano e in particolare modo la Regione Siciliana, la cui vulnerabilità sotto il profilo idrogeologico è ben nota;

   secondo quanto riportato nel sito del deposito nazionale, gestito da Sogin, alla scadenza del termine previsto dal decreto-legge energia non si sarebbero registrate autocandidature;

   la realizzazione del deposito ha un carattere urgente e non più differibile ed è necessario rendere nota la tempistica della prosecuzione dell'iter –:

   se il Governo intenda confermare che, preso atto dell'assenza delle cosiddette «autocandidature» ai sensi del cosiddetto decreto-legge energia, l'iter di localizzazione del sito idoneo a ospitare il deposito nazionale proseguirà nel rispetto del quadro normativo vigente, con l'espletamento della procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas);

   se il Governo intenda rendere nota la tempistica prevista per il completamento dell'iter per l'individuazione del sito del Deposito nazionale e del Parco tecnologico e della relativa realizzazione.
(4-02693)


   ALESSANDRO COLUCCI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   il 25 novembre 1999 l'Italia ha stipulato con il Principato di Monaco e la Francia l'Accordo Pelagos per il Santuario dei mammiferi marini nel Mediterraneo al fine di proteggere le specie nel loro habitat;

   l'articolo 1 dell'accordo specifica che per habitat s'intende «ogni zona dell'area di ripartizione dei mammiferi marini occupata provvisoriamente o in permanenza da questi ultimi in particolare per la riproduzione, il parto, l'allattamento e le vie di migrazione»;

   l'articolo 5 dell'accordo prevede che le «Parti coopereranno allo scopo di valutare periodicamente lo stato delle popolazioni dei mammiferi marini, le cause di mortalità e le minacce che gravano sul loro habitat ed in particolare sulle loro funzioni vitali»;

   l'articolo 9 prevede che «le Parti si concertano in vista di regolamentare ed eventualmente vietare nel Santuario le competizioni di barche a motore.»;

   con la legge 11 ottobre 2001, n. 391, l'Italia ha ufficialmente ratificato l'accordo, inserendo all'articolo 5 il divieto di competizione di barche veloci a motore;

   la norma che vieta le gare di questo tipo è stata inserita nell'accordo istitutivo esclusivamente dall'Italia;

   questa formula restrittiva provoca un ingente danno ai comuni rivieraschi italiani che potrebbero ricevere un importante gettito economico e turistico dovuto alla presenza delle gare di barche a motore;

   a titolo esemplificativo si rammenta che per la Formula 1 Motonautica in Sardegna è stato calcolato un valore di ritorno mediatico di oltre 28 milioni di euro;

   è provato, inoltre, che il luogo in cui verrebbero svolte le gare inshore non interesserebbero l'habitat dei cetacei;

   inoltre, il processo di riammodernamento delle tecnologie di bordo sta portando ad importanti innovazioni anche in tema di sostenibilità ambientale;

   va considerata la possibilità data dall'articolo 9 dell'Accordo Pelagos di valutare caso per caso la possibilità di dar luogo a competizioni di barche a motore –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione e se intendano assumere iniziative di competenza al fine di apportare modifiche alla legge 11 ottobre 2001 n. 391 al fine di garantire un sostegno ai comuni rivieraschi.
(4-02695)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   ZARATTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo n. 4-01873 l'interrogante chiedeva al Ministro della cultura se il Governo fosse a conoscenza dell'ordinanza del 10 novembre 2023 avente ad oggetto «Ipotesi di localizzazione di centri di raccolta ed impianti di trattamento di veicoli fuori uso, nonché di impianti di rottamazione sul territorio di Roma Capitale. Presentazione al Ministero della Cultura di istanza di deroga alle prescrizioni del Piano Territoriale Paesistico Regione Lazio per l'area de “la Barbuta” ai sensi dell'art. 14, co. 1, lettera d), delle Norme del P.T.P.R. Regione Lazio approvato con Delibera del Consiglio della, Regione Lazio n. 5 del 21 aprile 2021», del Commissario Straordinario di Governo per il Giubileo della Chiesa cattolica 2025, Roberto Gualtieri, e della formale istanza al Ministero della cultura da parte di Roma Capitale per l'espressione del parere preventivo di ammissibilità alla deroga prevista dall'articolo 14, comma 1, lettera d), delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Territoriale Paesistico Regione Lazio;

   con lo stesso atto, al quale fino ad oggi non è stata data risposta, veniva chiesto al Ministro se non ritenesse, per quanto di competenza, di esprimere diniego alla richiesta per l'espressione del parere preventivo di ammissibilità alla deroga al vincolo di tutela dell'area «la Barbuta»;

   il 12 aprile 2024 la Soprintendenza speciale archeologica belle arti e paesaggio di Roma avrebbe espresso parere non favorevole alla ipotesi di localizzazione dei centri di raccolta e di impianti di trattamento di veicoli fuori uso nonché impianti di rottamazione nell'area indicata, stante che non possono essere disattese le ragioni del vincolo in quanto tale area è stata sottoposta a tutela proprio per l'eccezionale interesse di tutta la zona contigua ai limiti del parco dell'Appia Antica, di cui costituisce il naturale compimento e di cui rappresenta la «fascia di rispetto» e che come tale va preservata nelle sue valenze paesaggistiche che conservano ancora ampi spazi di verde e vaste aree aperte;

   lo stesso parere conclude che: «in tale contesto, pertanto, risulta quanto mai inappropriata l'ipotesi di localizzazione dei centri di raccolta in oggetto i quali, anche se opportunamente studiati e o, localizzati, andrebbero inevitabilmente a deturpare e alterare il decoro e la vocazione a verde – che tale area invece fortemente auspica – precludendo una eventuale valorizzazione e restituzione alla fruizione dei resti archeologici presenti anche tramite adeguata pannellistica» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, anche alla luce del parere della Soprintendenza speciale archeologica belle arti e paesaggio di Roma, di esprimere diniego alla richiesta avanzata da Roma Capitale per l'espressione del parere preventivo di ammissibilità alla deroga al vincolo di tutela dell'area «la Barbuta», sollecitando il comune di Roma a dare compimento alle operazioni di bonifica dell'area, a seguito dello smantellamento dell'ex campo nomadi, per una sua valorizzazione e una piena restituzione alla fruibilità pubblica.
(3-01162)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, ORFINI, ZINGARETTI, SIMIANI e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   come appreso dalle riviste di settore e dal sito istituzionale del Ministero, dal 19 marzo 2024, si sono svolte quattro giornate di incontri con le categorie e gli artisti, in vista del varo del nuovo del primo Codice dello spettacolo;

   l'iniziativa, dal titolo «Verso il primo Codice dello Spettacolo», è stata coordinata dal sottosegretario alla cultura, Gianmarco Mazzi, e ha coinvolto, secondo giornate programmate, le categorie, le associazioni e le istituzioni del settore della danza, il settore della musica, del teatro e quello dei circhi e dello spettacolo viaggiante, carnevali storici e rievocazioni storiche;

   successivamente il Sottosegretario Gianmarco Mazzi avrebbe dichiarato che «(...) Il Codice dello Spettacolo sarà un provvedimento normativo molto importante, voluto da tutto il Parlamento, quindi, è bipartisan; noi siamo già molto avanti nella stesura di questo Codice, che deve vedere la luce entro il 18 agosto anche se io mi sono ripromesso di arrivare pronti a luglio.» «non deve essere un Codice il cui contenuto gli operatori lo apprendono dai giornali (...) noi dovremo arrivare a un ripensamento dei finanziamenti pubblici perché oggi c'è una grandissima disparità a cui poi non corrispondono risultati» (...);

   al momento non risulta condivisa con gli addetti ai lavori, e con il Parlamento, alcun contenuto circa l'intervento normativo anticipato;

   l'approvazione del Codice dello spettacolo rappresenta uno strumento fondamentale per dare slancio, visibilità e solidità ai settori dello spettacolo dal vivo e della musica;

   nella XVIII legislatura, con la legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo, si è intervenuti, anzitutto, sull'articolo 1 della legge 22 novembre 2017, n. 175 (disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia), integrando i princìpi ispiratori della disciplina anche alla luce della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005, di cui alla legge 1° ottobre 2020, n. 133, e delegando il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi e tra questi la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche, mediante la redazione di un unico testo normativo denominato «codice dello spettacolo» –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire chiarimenti, nelle sedi proprie, circa i tempi e i contenuti del provvedimento con cui si intende dare piena attuazione della legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo.
(5-02303)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE CORATO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza n. 120 del 2018, la Corte costituzionale ha sancito l'apertura dell'ordinamento militare all'associazionismo professionale sindacale, statuendo che possa essere consentito alle condizioni e nei limiti che dovranno essere stabiliti con legge;

   all'esito di un prolungato confronto parlamentare è stata approvata la legge 28 aprile 2022, n. 46, recante «Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo», cui ha fatto seguito il decreto legislativo 24 novembre 2023, n. 192, recante «Disposizioni per il riassetto della legge 28 aprile 2022, n. 46, nel codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e per il coordinamento normativo delle ulteriori disposizioni legislative che disciplinano gli istituti della rappresentanza militare, ai sensi dell'articolo 16, comma 1, lettere a), b) e c), della medesima legge n. 46 del 2022»;

   l'articolo 1478 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, recante «Codice dell'ordinamento militare», stabilisce nel quattro per cento le quote percentuali di iscritti ai fini del riconoscimento della rappresentatività delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari e nel tre per cento quelle relative alle associazioni costituite da militari appartenenti a due o più forze armate;

   il comma 2 dell'articolo 2257-ter del citato decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, dispone che «Le quote percentuali di iscritti previste dall'articolo 1478, comma 1, ai fini del riconoscimento della rappresentatività a livello nazionale, sono ridotte: a) di 2 punti percentuali, limitatamente ai primi tre anni, decorrenti dal 27 maggio 2022; b) di 1 punto percentuale, decorsi tre anni dal 27 maggio 2022 e per i successivi quattro anni»;

   l'articolo 1479 del predetto decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, stabilisce che «Alle Associazioni Militari a Carattere Professionale tra Militari (APCSM) riconosciute rappresentative ai sensi dell'articolo 1478 sono attribuiti i poteri negoziali al fine della contrattazione nazionale di comparto. La procedura di contrattazione si applica alle Forze armate e alle Forze di polizia a ordinamento militare negli ambiti riservati all'amministrazione di appartenenza, per tutto il personale militare in servizio e in particolare con l'osservanza delle disposizioni di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195»;

   l'articolo 1479-bis del predetto decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 disciplina esclusivamente diritti e doveri di militari che ricoprono cariche elettive nelle Apcsm riconosciute rappresentative;

   ad oggi, stante il breve lasso di tempo intercorso dall'entrata in vigore delle suddette disposizioni normative, risulta iscritto ad Associazioni militari a carattere professionale tra militari (Apcsm) circa il 30 per cento degli appartenenti alle Forze Armate e alle Forze di polizia a ordinamento militare; inoltre solo il 50 per cento delle Apcsm riconosciute è riuscito a raggiungere l'indice di rappresentatività;

   in questa fase transitoria ed iniziale in cui sono ancora pochi i militari che hanno aderito ai sindacati occorre adottare ogni possibile intervento volto a garantire la massima pluralità della dialettica e la possibilità di essere rappresentati da tutti i militari delle Forze Armate/di polizia ad ordinamento militare, inclusi quelli iscritti ad associazioni professionali che non abbiano ancora raggiunto la rappresentatività, dando a tutti i sindacati pari chance ed evitando «monopoli sindacali» –:

   se intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative volte a garantire la massima pluralità rappresentativa alle Apcsm e a garantire a tutti i militari che ricoprono cariche elettive nelle Apcsm riconosciute, seppur non ancora rappresentative, idonei strumenti che consentano di rappresentare al meglio le istanze del personale.
(5-02290)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo il disastroso inizio 2024 con lo scoppio della porta del 737 Max 9 durante il volo 1282 dell'Alaska Airlines il 5 gennaio, Boeing è sotto esame delle autorità e continua a riscontrare difficoltà in termini di fiducia degli investitori e dei consumatori;

   tale momento critico si sta ripercuotendo sulle commesse che Boeing ha affidato a Leonardo S.p.A. e, in particolare, sulle attività svolte dalla divisione Aerostrutture di Grottaglie (Taranto), occupata nella realizzazione di fusoliere per l'aereo 787;

   infatti, come denunciano da tempo le organizzazioni sindacali, la produzione presso il suddetto stabilimento è passata da 15 fusoliere al mese fino alle 7 attuali. Un quantitativo che, sempre secondo i sindacati, potrebbe calare a 2 nelle prossime settimane proprio alla luce del richiamato stato di crisi di Boeing;

   eppure, lo stabilimento di Grottaglie ha dimostrato negli scorsi anni grandi competenze e performance ottimali sia in termini di efficacia, che di efficienza, raggiungendo pienamente tutti i target stabiliti dall'azienda;

   la situazione di difficoltà attraversata da Boeing rappresenta per Grottaglie un fattore di grave rischio per il mantenimento delle attività e dei livelli occupazionali, considerato che tale stabilimento è di fatto in una condizione di monocommittenza con il produttore di velivoli statunitense;

   al momento, per altro, risultano stoccate all'interno dello stabilimento quasi 50 fusoliere che Boeing non ha ancora inteso ritirare;

   secondo quanto consta all'interrogante, inoltre, gli altri stabilimenti Leonardo S.p.A. presenti nel territorio nazionale non solo non presentano le medesime difficoltà ma, essendo occupati prevalentemente nella produzione di velivoli per la difesa, sono in condizioni lavorative tali da rendere necessaria l'assunzione di nuove unità di personale;

   tale diseguale distribuzione dei carichi di lavoro tra i siti Leonardo S.p.A. da parte dei vertici aziendali potrebbe, alla luce di quanto dinanzi rappresentato, costituire un grave rischio occupazione per i circa 1.500 lavoratori presenti nella sede di Grottaglie;

   peraltro, l'intera situazione si riversa negativamente e in misura maggiore anche sulle imprese dell'indotto –:

   se non ritengano, alla luce di quanto premesso, di intraprendere ogni iniziativa utile per promuovere una diversificazione produttiva dello stabilimento Leonardo S.p.A. di Grottaglie tale da salvaguardarne gli attuali livelli occupazionali e tutelare le imprese e i lavoratori del relativo indotto.
(4-02690)


   D'ALESSIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i Sistemi di informazioni creditizie (Sic), nel raccogliere le informazioni sui finanziamenti che gli istituti di credito hanno erogato o che sono stati richiesti da individui o aziende, permettono agli istituti di credito o alle finanziarie di verificare l'affidabilità creditizia del richiedente, consentendo loro di erogare credito basandosi sulla buona storia creditizia di chi lo domanda, senza avvalersi necessariamente di ulteriori garanzie;

   un mancato pagamento o un ritardo nel pagamento, anche qualora questo venga, con ritardo, regolarizzato, comportano la registrazione di informazioni creditizie di tipo negativo a carico del richiedente, che vengono conservate nella banca dati per tre anni, creando una scarsa affidabilità creditizia dello stesso;

   per questo motivo, l'istituto di credito o la finanziaria a cui il richiedente si rivolge valuta opportunamente il profilo creditizio dello stesso e, se caratterizzato da informazioni negative, può decidere di non concedere il credito richiesto;

   la valutazione effettuata non tiene conto né delle informazioni creditizie generali del richiedente – a titolo esemplificativo, l'essere stato, in anni precedenti, un corretto e puntuale pagatore – né delle condizioni da egli indipendenti che possono aver inciso negativamente, anche se per un breve periodo, sulla sua solvenza – come, per esempio, il pagamento di stipendio differito dal datore di lavoro o incassi ritardati –, né tantomeno del fatto che le informazioni negative siano state registrate nonostante il pagamento, seppur con ritardo, sia stato adempiuto;

   a nulla vale, inoltre, l'essere stato sempre un pagatore corretto e storicamente solvibile: è questa la difficile situazione in cui si ritrovano milioni di cittadini italiani, che vedono rifiutare le proprie richieste di credito da parte degli istituti di credito per uno o due ritardi nei pagamenti, come se venissero considerati alla pari di debitori totalmente insolventi –:

   quali iniziative, per quanta di competenza, anche di carattere normativo intenda porre in essere per una migliore analisi del profilo creditizio generale del richiedente da parte degli istituti di credito o finanziari, anche al fine di evitare che lo stesso venga penalizzato in fase di richiesta di un prodotto di credito sulla base di uno storico del pagamento di una o poche rate avvenuto meramente in ritardo e indipendentemente dalla propria volontà;

   se abbia intenzione, in tal senso, di incentivare, per quanto di competenza, l'implementazione di un meccanismo di proporzionalità che permetta di distinguere nettamente tra debitori con una storia accertata di insolvenza e richiedenti con uno o pochissimi ritardi nei pagamenti comunque poi avvenuti.
(4-02704)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   SARRACINO e BORRELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ha destato scalpore e sconcerto il video registrato da un telefonino e che ha avuto vasto eco mediatico in cui alcuni detenuti del carcere di Poggioreale di Napoli si sono esibiti in una serie di deliranti affermazioni;

   si tratta di un episodio di assoluta gravità e non affatto derubricabile a semplice atto di goliardia;

   la domanda è come sia possibile che all'interno di un istituto penitenziario come Poggioreale possano girare liberamente dei telefonini;

   il video pone oggettivamente una serie di inquietanti interrogativi sui mancati controlli e sui rischi connessi a questi collegamenti;

   suddetto sconcerto è stato ben rappresentato da una serie di riflessioni pubblicate anche a mezzo stampa, in particolare quella di don Maurizio Patriciello sul quotidiano Avvenire –:

   se il Ministro risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e se e quali iniziative abbia adottato con urgenza per verificare l'accaduto e per individuare le responsabilità e la causa dei mancati controlli al fine di scongiurare il ripetersi di tali episodi e di evitare un rischio di emulazione rafforzando le misure di sicurezza e gli organici della polizia penitenziari in servizio presso tale struttura.
(3-01158)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI BIASE, SERRACCHIANI, GIANASSI, ZAN, LACARRA, ROGGIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO e DE MICHELI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che nelle prime ore del 22 aprile 2024 sono stati arrestati tredici agenti della polizia penitenziaria accusati di maltrattamenti sui detenuti minorenni dell'istituto penale per i minorenni di Milano «Beccaria»;

   i fatti sono stati resi noti dalla questura di Milano attraverso un comunicato ripreso anche da fonti di stampa;

   la Polizia di Stato e il Nucleo investigativo regionale per la Lombardia della polizia penitenziaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano starebbero dunque eseguendo un'ordinanza emessa su richiesta dei pubblici ministeri del V dipartimento, con la quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di tredici agenti della polizia penitenziaria, dodici dei quali tuttora in servizio presso l'istituto penale minorile «Cesare Beccaria» di Milano, nonché la misura della sospensione dall'esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori otto dipendenti dello stesso corpo di polizia, anch'essi tutti in servizio, all'epoca dei fatti, presso la medesima struttura detentiva per minori;

   i reati a vario titolo contestati dalla procura della Repubblica e positivamente vagliati dal Giudice per le indagini preliminari in relazione alle condotte degli agenti, riscontrate a partire almeno dal 2022 ad oggi e reiterate nel tempo nei confronti di diversi detenuti di età minore, corrisponderebbero a reati quali «maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall'abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall'abuso di potere del pubblico ufficiale, nonché dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall'abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico ed infine una tentata violenza sessuale ad opera di un agente nei confronti di un detenuto»; infine, in un caso, si parlerebbe addirittura di tentata violenza sessuale da parte di un agente nei confronti di un detenuto;

   le indagini, partite da alcune segnalazioni del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, si sarebbero sviluppate «attraverso diversi servizi tecnici di intercettazione e acquisizione di telecamere interne all'istituto, che hanno permesso di raccogliere indizi di reato per diversi episodi, di violenze ai danni dei minori ristretti»;

   ci si troverebbe in presenza, dunque, come precisa la procura di Milano, di una pluralità di condotte risalenti, riscontrate a partire almeno dal 2022 ad oggi e reiterate nel tempo nei confronti di diversi detenuti di età minore –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente fornire ogni elemento utile in merito ai gravissimi fatti esposti, resi ancor più sconcertanti dal fatto che le vittime sono dei minori detenuti, affidati allo Stato, e che le violenze proverrebbero proprio da pubblici ufficiali responsabili della loro custodia, nonché quali misure di competenza, nel rispetto dell'azione della magistratura, abbia adottato e quali intenda adottare, anche di carattere disciplinare, al fine di individuare le responsabilità e al fine di riportare l'esecuzione della pena, con particolare riferimento a quella minorile, a livello degli standard dei Paesi civili, nel rispetto dei principi costituzionali e di quelli europei e sovranazionali.
(5-02304)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale in data 4 agosto 2023, n. 109 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il regolamento concernente l'individuazione di ulteriori categorie dell'albo dei consulenti tecnici di ufficio e dei settori di specializzazione di ciascuna categoria, l'individuazione dei requisiti per l'iscrizione all'albo, nonché la formazione, la tenuta e l'aggiornamento dell'elenco nazionale, ai sensi dell'articolo 13, quarto comma, delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, aggiunto, unitamente all'articolo 24-bis, rispettivamente dall'articolo 4, comma 2, lettere a) e g), del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, e richiamato dagli articoli 15 e 16 delle stesse disposizioni per l'attuazione, come novellati, dallo stesso articolo 4, comma 2, lettera b) numeri 1 e 3, lettera c), numeri 1 e 2;

   dalla lettura del regolamento emerge come la figura del pedagogista e la sua materia d'eccellenza, la pedagogia, siano state completamente escluse da quelle indicate per l'iscrizione all'albo dei Consulenti tecnici d'Ufficio dei Tribunali;

   il pedagogista, specialista dei processi educativi e formativi, è una figura professionale poliedrica e versatile, formatasi da un'interconnessione tra saperi disciplinari distinti (filosofia, psicologia, pedagogia e altro) e ambiti di intervento diversificati (educativo, scolastico, familiare, culturale, giudiziario, sportivo e altro);

   le competenze dei pedagogisti sono finalizzate all'analisi critica e complessa delle situazioni individuali, familiari, di gruppi e di comunità, alla progettazione di percorsi educativi, formativi, di evoluzione personale, di recupero, al coordinamento, alla dirigenza, alla consulenza, all'intervento e valutazione pedagogica, all'orientamento e alla promozione di azioni educative e formative per tutto l'arco della vita delle persone;

   la figura del pedagogista e riconosciuta dalla legge 29 dicembre 2017 n. 205, che all'articolo 1, commi 594-601, ne ha specificato gli ambiti di competenza e ha permesso di mantenere e di accrescere il livello già notevole dei servizi erogati ai cittadini finalmente legittimando anche il lavoro dei pedagogisti presso i tribunali, in ogni caso svolto ai sensi dall'articolo 61 del codice di procedura civile. Ciò ha permesso a molti pedagogisti di richiedere ai vari tribunali italiani l'iscrizione ai rispettivi albi dei consulenti tecnici, quali esperti di educazione, pedagogia e formazione, materie indispensabili nella osservazione e valutazione delle capacità genitoriali, nonché nella risoluzione delle controversie e della conflittualità familiare che non necessariamente sono collegate con il concetto sanitario che troppo spesso patologizza la famiglia in via di separazione/divorzio;

   i pedagogisti si sono distinti quali professionisti apprezzati dai giudici nelle questioni inerenti al diritto di famiglia, proprio per il loro sguardo volto a sostenere la qualità della reazione educativa ed affettiva tra genitori e figli, e per il supporto offerto agli adulti nella riflessione critica e nella consapevolezza della loro responsabilità educativa ad esempio nelle mediazioni in casi di separazione e divorzio, mettendo al centro elementi che rilevano nella gestione e risoluzione dei conflitti, le Associazioni di settore, delle quali è stato recepito con la presente interrogazione il grido d'allarme, chiedono che venga reinserita la figura del pedagogista quale esperto dell'area famiglia e minori, con particolare riferimento alla valutazione delle capacità genitoriali, così come avveniva precedentemente –:

   se il Ministro interrogato intenda, nelle more dell'approvazione definitiva dell'A.S. 788 avente ad oggetto «Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali» che trainerà i pedagogisti e gli educatori socio-pedagogici nell'alveo delle professioni ordinistiche consentendone di diritto l'iscrizione negli albi dei consulenti tecnici, procedere celermente ad una revisione del regolamento concernente l'individuazione di ulteriori categorie dell'albo dei consulenti tecnici di ufficio, inserendo tra le figure quella del pedagogista.
(4-02686)


   FEDE, D'ORSO e PAVANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza del 5 febbraio 2024 del tribunale di Ascoli Piceno, pubblicata il 7 febbraio successivo, è stata accolta una domanda di sfratto per finita locazione proposta dalla Investire SGR, con conseguente condanna del conduttore (Agenzia del demanio) al rilascio dell'immobile in cui ha sede lo stesso tribunale. La data del rilascio è fissata per il 29 dicembre 2026;

   il rischio concreto che il tribunale si debba trasferire altrove ha provocato forti preoccupazioni nell'avvocatura, dato che un eventuale trasferimento interromperebbe la continuità e l'efficienza dei servizi giudiziari offerti a cittadini e imprese;

   il sindaco di Ascoli Piceno sembra aver ottenuto rassicurazioni dal Sottosegretario per la giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove sull'acquisto dell'edificio da parte dell'Agenzia del demanio, ma persistono preoccupazioni riguardanti i tempi e le modalità di tale operazione;

   non è chiaro se ci siano delle alternative nel caso in cui l'operazione di acquisto non dovesse andare in porto. Non è dato neppure sapere quale sia il costo dell'operazione e se ci saranno altri potenziali acquirenti in competizione con l'Agenzia che possano far lievitare le richieste economiche rendendole insostenibili e speculative;

   è indispensabile valutare in ogni caso l'impatto di queste dinamiche sul diritto di accesso alla giustizia da parte dei cittadini e le possibili ripercussioni sull'avvocatura locale nonché sui tempi dei procedimenti;

   è fondamentale garantire la stabilità e la continuità dei servizi giudiziari;

   è necessario valutare con urgenza soluzioni alternative per la sede del tribunale di Ascoli Piceno, non solo per evitare richieste economiche speculative, ma anche per avere un piano di riserva nel caso in cui l'acquisizione dell'edificio non dovesse concretizzarsi;

   l'eventuale trasferimento degli uffici giudiziari dovrebbe avvenire minimizzando i disagi per il personale e i cittadini, garantendo la continuità dei servizi;

   analoga interrogazione è stata presentata presso il Senato della Repubblica e pubblicata il 10 aprile 2024 nella seduta n. 177 (atto n. 4-01144 a prima firma del senatore Roberto Cataldi) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione del tribunale di Ascoli Piceno e quali iniziative intenda intraprendere per garantire la permanenza degli uffici giudiziari nella loro attuale ubicazione;

   se esistano ipotesi alternative per una nuova sede e quali criteri vengano adottati per la scelta di questa nuova ubicazione;

   come intenda gestire i disagi legati a un eventuale trasferimento degli uffici giudiziari, in termini di accessibilità dei servizi per i cittadini e di continuità lavorativa per il personale e gli avvocati;

   quali siano le iniziative in programma per mitigare l'impatto economico e sociale di un eventuale trasferimento su avvocati, personale del tribunale e su tutta la comunità servita dal tribunale;

   se siano stati valutati eventuali effetti sul carico di lavoro del tribunale e sui tempi di attesa per i procedimenti a seguito delle turbolenze generate dalla situazione di incertezza.
(4-02688)


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   secondo quanto emerge da articoli di stampa, negli scorsi giorni il procuratore di Firenze, Filippo Spiezia, avrebbe chiesto al Consiglio superiore della magistratura di aprire una pratica a tutela del proprio ufficio a seguito della pubblicazione di un articolo, il 13 aprile 2024, sul Foglio;

   secondo Spiezia, nello specifico, le parole pubblicate costituirebbero «un'inaccettabile e pericolosa delegittimazione dell'operato dei magistrati dell'ufficio»;

   lo strumento della «pratica a tutela» è ormai utilizzato come forma di reazione ai commenti sgraditi, e di implicito e arbitrario consenso sulle iniziative giudiziarie assunte, con ciò esorbitando dalla sua funzione di garantire autonomia e indipendenza della magistratura. Ciò, tra l'altro, quando quasi quotidianamente ci sono magistrati che contestano con grande durezza atti normativi in itinere, cercando, ad avviso dell'interrogante di condizionare Esecutivo e Parlamento –:

   se non ritenga di adottare iniziative normative, per quanto di competenza, per riportare allo spirito «costituzionale» lo strumento della «pratica a tutela», affinché non esorbiti dalla sua funzione di garanzia della autonomia e indipendenza della magistratura.
(4-02691)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta orale:


   TONI RICCIARDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il deposito di brevetti di invenzioni redatti dai ricercatori afferenti alle università è nota di merito e rappresenta la capacità di una ricerca di essere motore di innovazione e sviluppo. Ma spesso i ricercatori delle università rendono pubbliche le conclusioni delle proprie ricerche tramite articoli scientifici o comunicazioni nei convegni anziché provvedere a brevettare le stesse, sia per esigenze di tempo, sia per la mancanza di strutture di supporto alla presentazione delle domande di brevetto;

   la legge 24 luglio 2023, n. 102, recante modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, con l'articolo 3 ha interamente sostituito l'articolo 65 del medesimo codice, ribaltando l'approccio relativamente alla titolarità delle invenzioni;

   ai sensi della previgente formulazione dell'articolo 65, quando il rapporto di lavoro intercorreva con un'università o con una pubblica amministrazione avente tra i suoi scopi istituzionali finalità di ricerca, il ricercatore era titolare esclusivo dei diritti derivanti dall'invenzione brevettabile di cui è autore;

   il citato articolo 3 della legge n. 102 del 2023 stabilisce, invece, che i diritti nascenti dall'invenzione industriale, fatta nell'esecuzione o nell'adempimento di un contratto, di un rapporto di lavoro o d'impiego, anche se a tempo determinato, con una università, anche non statale legalmente riconosciuta, un ente pubblico di ricerca o un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), nonché nel quadro di una convenzione tra i medesimi soggetti, spettino alla struttura di appartenenza dell'inventore, a meno che la stessa struttura non ne abbia interesse, facendo comunque salvo il diritto del ricercatore di essere riconosciuto autore;

   sul piano procedurale, il comma 2 del citato articolo 65 stabilisce che l'inventore è tenuto a comunicare tempestivamente alla struttura di appartenenza l'oggetto dell'invenzione, con onere a carico di entrambe le parti di salvaguardarne la novità. Qualora l'inventore non effettui detta comunicazione non può depositare a proprio nome la domanda di brevetto, fermi restando la possibilità di rivendica ai sensi dell'articolo 118 del Cpi e quanto previsto dagli obblighi contrattuali;

   ai sensi del successivo comma 3 dell'articolo 65, la struttura di appartenenza, entro sei mesi dalla ricezione della comunicazione, deve depositare la domanda di brevetto o comunicare all'inventore l'assenza di interesse a procedervi. I sei mesi sono prorogati, per un massimo di tre mesi, previa comunicazione all'inventore, se la proroga è necessaria per completare le valutazioni tecniche avviate dalla struttura di appartenenza;

   ad opinione dell'interrogante, il termine di sei mesi intercorrente tra la comunicazione da parte dell'inventore ed il deposito della domanda di brevetto da parte della struttura di appartenenza risulta essere eccessivo in particolare per ricerche competitive;

   inoltre, qualora l'inventore non richieda il brevetto la struttura di appartenenza si priverebbe della possibilità di essere proprietaria del brevetto stesso –:

   se ad avviso del Ministro interrogato il termine di sei mesi che può intercorrere tra la richiesta di deposito di un brevetto da parte dell'inventore alla struttura di appartenenza ed il deposito del brevetto medesimo non debba considerarsi eccessivo e se, ai fini della semplificazione normativa, non ritenga utile adottare iniziative volte a modificare la citata legge prevedendo che sia sufficiente la comunicazione dell'invenzione da parte dell'inventore per depositare la domanda di brevetto senza attendere l'autorizzazione della struttura di appartenenza.
(3-01159)


   COLOMBO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il litio ha un alto valore commerciale con un prezzo che può raggiungere gli ottantamila euro la tonnellata. L'Italia possiede notevoli riserve e giacimenti del prezioso minerale. Nonostante ciò, esso non è estratto pur essendo un componente essenziale per la produzione di batterie destinate ai veicoli elettrici e all'accumulo dell'energia prodotte da fonti rinnovabili come il solare e l'eolico, ed è un componente fondamentale per la produzione di apparecchi vitali come i pacemaker. Più in generale, è utilizzato in importanti settori produttivi come quello chimico, medico e metallurgico;

   la transizione energetica in atto ha fatto incrementare significativamente la sua domanda. Ciò potrebbe causare al sistema produttivo nazionale un rischio di dipendenza dalle importazioni, rischiando di innescare processi speculativi come già avvenuto per gli idrocarburi. La stessa Presidente della Commissione europea ha dichiarato che il litio, assieme alle altre terre rare, vedrà crescere la sua domanda di ben cinque volte entro il 2030;

   naturalmente il processo di estrazione del litio richiede un'accorta pianificazione e l'adozione di politiche sostenibili per garantirne l'estrazione in sicurezza;

   ad avviso dell'interrogante, l'Italia dovrebbe avviare un percorso finalizzato a realizzare l'estrazione controllata, sicura e sostenibile del litio, assicurando al sistema produttivo una maggiore autonomia, necessaria per rafforzare l'economia nazionale, creando nuovi posti di lavoro, garantendo lo sviluppo di una nuova e autonoma catena di produzione del valore in ambito energetico e tecnologico;

   è auspicabile che ciò avvenga in modo chiaro, con il coinvolgimento diretto e informato dei cittadini delle comunità locali interessate dall'attività estrattiva, elaborando progetti che prevedano l'adozione di tecnologie all'avanguardia, estremamente sicure per l'uomo e rispettose dell'ambiente. A tal fine apparirebbe utile prevedere forme di collaborazione con aziende private specializzate nel settore estrattivo, le quali potrebbero garantire un patrimonio consolidato costituito dalle specifiche conoscenze in tale ambito, fornendo la collaborazione tecnica e l'esperienza necessaria per la realizzazione di un modello di estrazione del litio innovativo, economicamente conveniente per la Nazione e rispettoso dei più alti standard di sicurezza –:

   se, nell'ambito delle proprie competenze, intendano valutare l'opportunità di utilizzare i giacimenti di litio esistenti in Italia promuovendo la ricerca e l'adozione di tecnologie innovative per l'estrazione in sicurezza e il suo riciclo, al fine di massimizzare l'efficienza nella produzione di batterie e, più in generale, per utilizzarlo nelle varie applicazioni produttive nazionali che necessitano di questo minerale.
(3-01161)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IARIA e PAVANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, i tre principali fornitori di energia alle colonnine di ricarica (Enel X, Eni be charge, A2A Mobilità) hanno aumentato i prezzi da 0,3 euro/kWh a oltre 0,6 euro/kWh in pochi mesi, con prezzi che possono arrivare fino a 1 euro/kWh senza abbonamento quando il prezzo dell'energia è inferiore a 0,1 euro/kWh. – L'aumento repentino dei prezzi della ricarica elettrica potrebbe scoraggiare l'adozione dei veicoli elettrici e compromettere gli sforzi per la transizione verso la mobilità sostenibile;

   secondo una recente ricerca di Trasport&environment, l'Italia dispone oggi di un'infrastruttura che soddisfa largamente quanto richiesto dalla normativa europea: con oltre 42 mila punti di ricarica pubblica e poco più di 1,5 GW di potenza installata corrispondente, le colonnine presenti lungo lo stivale – in rapporto agli ECV (Electric Chargeable Vehicles) circolanti – rappresentano il 261 per cento di quanto previsto dal regolamento;

   il prezzo del Kwh a consumo attualmente varia da un minimo di 60 eurocent per le colonnine in AC sino a 1 euro per le colonnine superfast in DC, con un incremento progressivo negli ultimi anni a causa degli aumenti dei prodotti petroliferi e delle tensioni belliche, senza però un riallineamento al Prezzo unico nazionale (Pun) come avvenuto per le bollette domestiche;

   i principali operatori hanno previsto sin dall'inizio degli abbonamenti a pacchetti ai Kwh mensili, a prezzi progressivamente decrescenti al crescere dei Kwh previsti. Ad esempio, gli abbonamenti più capienti di Enel X be charge prevedevano un costo medio di circa 0,30 euro/kwh a prescindere che venissero consumati su colonnine AC o DC. Enel X prevedeva, sino alla scorsa estate, anche interoperabilità senza prezzi aggiuntivi nei punti di ricarica nei Paesi europei con operatori con cui aveva stretto un accordo;

   a partire dal marzo 2023 Enel X ha progressivamente alzato i prezzi degli abbonamenti e cancellato gli abbonamenti più capienti e quindi più convenienti, lasciando al momento solo un abbonamento cosiddetto «City» da 80 Kwh mensili dal costo di oltre 0,6 euro/kwh, il che permette un solo pieno mensile o poco più, per una autonomia tra i 400 e i 500 chilometri mensili;

   complessivamente i prezzi al Kwh sono più che raddoppiati nell'arco di un anno, senza un reale riscontro nel costo medio dell'energia elettrica sia come Pun sia come prodotto finito per le utenze domestiche o industriali, che invece hanno visto un netto calo dei prezzi da fine 2023 ed un PUN che si attesta nel primo trimestre 2024 ben sotto 0,10 euro/kwh (circa 0,08 euro/kwh);

   i fattori che potrebbero contribuire a questo aumento deludono i costi di gestione e manutenzione delle colonnine di ricarica, l'aumento della domanda di energia elettrica per la mobilità e considerazioni economiche più ampie come l'influenza dei prezzi del petrolio sui prezzi dell'elettricità e sulle politiche di tariffazione dei fornitori;

   è essenziale valutare l'impatto di queste decisioni sui consumatori e sull'ambiente, poiché prezzi proibitivi potrebbero scoraggiare l'acquisto di veicoli elettrici compromettendo gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell'aria;

   potrebbe essere necessario un intervento regolatorio per garantire che i prezzi della ricarica elettrica siano accessibili e sostenibili per tutti, promuovendo così una maggiore adozione dei veicoli elettrici e esplorando soluzioni alternative come incentivi fiscali per i fornitori che offrono prezzi accessibili –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per garantire che i prezzi del Kwh erogati dalle colonnine di ricarica siano equi, accessibili e sostenibili per utenti ed operatori, promuovendo così la transizione verso la mobilità elettrica in modo efficace ed efficiente.
(5-02302)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUFFINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Sant'Ambrogio di Torino, la storica fabbrica tessile Fir Fulda, specializzata nella produzione di feltri, è protagonista dell'ennesima storia industriale prossima a giungere ad un triste epilogo;

   fondata negli anni Cinquanta, la Fir Fulda è una realtà che fino a pochi giorni fa produceva un'ampia gamma di tipi di feltri per l'industria, l'abbigliamento e l'arredamento, i quali venivano venduti in tutto il mondo. Nei suoi anni d'oro annoverava ben tre stabilimenti nella provincia di Torino. Nel 2014 è passata sotto proprietà dell'azienda tedesca FFF Group mentre, nel 2015, la regione Piemonte e Finpiemonte (società finanziaria regionale volta al sostegno del processo di crescita dell'economia regionale e di sviluppo della competitività del territorio) hanno messo a disposizione dell'azienda un milione di euro come prestito (poi restituito) per rilanciare l'impianto;

   per far fronte all'emergenza Covid e alla cassa integrazione sempre legata alla pandemia, la Fir Fulda ha poi ricevuto altri aiuti finanziari negli ultimi anni;

   tuttavia, a fine 2023 l'azienda tedesca proprietaria del feltrificio, alle cui dipendenze ci sono 49 lavoratori, annunciava l'intenzione di chiuderne i battenti e di tenere in piedi solo la struttura amministrativa composta da cinque persone. Per 41 dipendenti a tempo indeterminato si apriva la prospettiva di un anno di cassa integrazione, seguita dalla Naspi e dalla disoccupazione mentre per i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato la sorte era ancor peggiore. A inizio dicembre 2023 l'imprenditore del settore tessile, Marco Gaiero, titolare di un'impresa lombarda, si è fatto avanti per rilevare lo stabilimento. Eppure, a pratica quasi conclusa, a fine febbraio l'azienda tedesca ha posto unilateralmente fine all'iter di vendita apparentemente in assenza di motivi plausibili;

   dopo, quindi, un breve periodo di lavoro per completare le ultime commesse, in questi giorni lo stabilimento è in pieno smantellamento dei macchinari;

   da quanto si ha modo di apprendere dalla stampa locale – oltre al legittimo sospetto dell'opinione comune riguardo alla parte tedesca della trattativa la quale potrebbe aver fatto sfumare il rilevamento dell'azienda così da liberarsi di un concorrente scomodo sul mercato – gli organismi regionali competenti non si sono attivati in alcun modo per scongiurare l'esito, ora in corso, attraverso tavoli di confronto con i dirigenti tedeschi;

   tale crisi aziendale per il territorio della Val Susa è particolarmente gravosa: si tratta di un ennesimo colpo al tessuto sociale e all'economia della zona che va ad aggiungersi a crisi già esistenti come quella dell'indotto Stellantis e quella della vicinissima Te Connectivity, azienda di Collegno che ha confermato di voler chiudere gradualmente lo stabilimento entro il 2025 lasciando a casa più di 200 lavoratori;

   pertanto, si rende quanto mai necessario da parte delle istituzioni sia regionali che nazionali un impegno forte e solerte per indurre l'impresa ad essere socialmente responsabile e per evitare che un altro tassello del tessuto industriale del nostro Paese vada definitivamente perduto –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere, ivi inclusa una celere apertura di un tavolo di confronto ad hoc che coinvolga la proprietà, le organizzazioni sindacali e gli enti locali, al fine di garantire la continuità produttiva e occupazionale della storica fabbrica tessile Fir Fulda e la tutela dei lavoratori coinvolti.
(4-02687)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:


   ORFINI, CUPERLO, STUMPO, PROVENZANO, BRAGA, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la trasmissione Rai «Il Cavallo e la Torre» del 12 aprile 2024 ha diffuso una mail del 27 giugno 2022 originata dalla centrale operativa nazionale della Guardia costiera e indirizzata alle sedi operative periferiche per impartire nuovi parametri di intervento della stessa Guardia costiera nei confronti di «eventi connessi al fenomeno migratorio»;

   i nuovi criteri derivano dalle «disposizioni tattiche» impartite dal «livello politico» e attengono ad una diversa attribuzione di ruoli alla Guardia di finanza, chiamata a svolgere il primo intervento come forza di polizia (law enforcement) nei confronti delle imbarcazioni cariche di migranti entro il limite dell'area di soccorso (Sar) italiana, sotto il coordinamento non più della centrale operativa della Guardia costiera, ma del reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza;

   tali disposizioni, per diretta ammissione del capitano di vascello che le firma, modificano il «modus operandi» della Guardia costiera, di fatto escludendone competenze e attribuzioni nel caso di eventi migratori se non in caso di pericolo conclamato: ovvero in situazioni in cui esiste un pericolo potenziale e per le quali si rendono perciò necessari la valutazione del rischio e la conseguente assunzione di operazioni dirette o il coinvolgimento di ogni unità navale disponibile e adeguata alla tipologia di intervento;

   il messaggio in questione precede di pochi mesi il naufragio di Steccato di Cutro che costò la vita di 105 persone;

   considerato «evento migratorio» di esclusiva rilevanza di polizia di frontiera (e non di immediato intervento di assistenza e soccorso), quel caso coinvolse due motovedette della Guardia di finanza, rientrate in porto senza neppure raggiungere il caicco, a causa delle peggiorate condizioni del mare. La Guardia costiera non intervenne e l'imbarcazione affondò a pochi metri dalla costa;

   il comandante della capitaneria di Crotone dichiarò che quel mare forza quattro avrebbe potuto essere ben fronteggiato dalle motovedette della Guardia costiera, costruite per gli interventi in condizioni estreme. Aggiunse che il loro mancato coinvolgimento era da farsi risalire a imprecisate «regole che ci sono a livello interministeriale» e che oggi alla luce del documento reso noto sono inequivocabili –:

   se il documento della Guardia costiera di cui in premessa non confligga con le convenzioni internazionali e con le norme nazionali che affidano alla stessa il coordinamento degli interventi per ogni situazione di pericolo in mare, non soltanto conclamata, ma anche potenziale, e se non si intenda ritirare tale direttiva ripristinando l'assoluta priorità della salvaguardia della vita umana in mare.
(3-01165)

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5, della legge del 28 gennaio del 1994, n. 84, come successivamente modificato, dispone che le autorità di sistema portuale debbano dotarsi di un Documento di programmazione strategica di sistema (Dpss) in cui siano ripartiti gli ambiti portuali in «aree portuali», «aree retro-portuali» e «aree di interazione fra porto e città». La pianificazione di quest'ultime è di competenza del comune che vi provvede previa acquisizione del parere dell'autorità portuale;

   nonostante per le aree portuali di Venezia e Chioggia risulti adottato un piano regolatore portuale rispettivamente del 1908 e del 1981, l'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale (di Venezia) non ha ancora adottato il Dpss;

   si fa presente che l'Autorità portuale veneziana ha affidato ad uno studio esterno di professionisti la progettazione delle nuove funzioni da attribuire ad alcune di dette aree, di Venezia e Chioggia, sulla base di un documento preliminare della progettazione che ha identificato per molte di queste aree, sostanzialmente di interazione fra porto e città, la cessazione delle funzioni propriamente portuali (il porto commerciale veneziano si è da tempo trasferito a Porto Marghera);

   in tal modo, in assenza del prescritto Dpss, l'Autorità portuale veneziana a giudizio dell'interrogante si sottrae ai propri compiti pianificatori fondamentali e sottrae all'amministrazione locale comunale le competenze pianificatorie che le competono per le aree di interazione fra porto e città –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché sia adottato il Dpss come stabilito dalla legislazione portuale.
(3-01163)


   CAPPELLETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il porto veneziano è dotato di strumenti di pianificazione superati che andrebbero quantomeno adeguati: il piano regolatore portuale per l'area di Venezia è del 1908 mentre quello di Porto Marghera risale al 1965;

   per far fronte alle criticità e agli impatti del comparto della grande crocieristica nell'ambito della Laguna e della città antica, il Governo è intervenuto con più provvedimenti per limitare l'accesso di grandi navi da crociera in aree ambientalmente delicate;

   con l'entrata in vigore del decreto-legge del 1° aprile 2021, n. 45, convertito, con modificazioni, dalla legge del 17 maggio 2021 n. 75, è stato disposto che, al fine di contemperare lo svolgimento dell'attività crocieristica nel territorio di Venezia e della sua laguna con la salvaguardia dell'unicità e delle eccellenze del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale di detto territorio, l'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della disposizione, avrebbe dovuto procedere all'esperimento di un concorso di idee, articolato in due fasi, per «l'elaborazione di proposte ideative e di progetti di fattibilità tecnica ed economica relativi alla realizzazione e gestione di punti di attracco fuori dalle acque protette della laguna di Venezia utilizzabili dalle navi adibite al trasporto passeggeri di stazza lorda superiore a 40.000 tonnellate e dalle navi portacontenitori adibite a trasporti transoceanici, anche tenendo conto delle risultanze di eventuali studi esistenti»;

   il concorso emanato dall'Autorità portuale, per la prima fase, è stato annullato con sentenza n. 612 del tribunale amministrativo regionale pubblicata il 26 aprile 2022 e il Consiglio di Stato, con sentenza pubblicata il 5 settembre 2023 ha confermato l'annullamento disposto dal Tar del Veneto e nel seguito non risultano atti dell'Autorità portuale per riprendere l'iter di detto concorso di idee;

   rispetto alle disposizioni sopra richiamate, nonostante siano trascorsi ben tre anni dall'entrata in vigore, l'Autorità portuale risulta sostanzialmente inadempiente non avendo efficacemente messo in atto il concorso –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché il concorso possa svolgersi nel rispetto delle disposizioni e con la necessaria tempestività.
(3-01164)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Panoramica, tecnicamente la strada provinciale 28 di Enna, dopo il crollo avvenuto nel 2009 è stata protagonista in questi anni di una serie di problemi tecnici e amministrativi che ne hanno rallentato la realizzazione nonostante l'impegno profuso dall'Ufficio tecnico dell'Ente;

   in questi anni la realizzazione dell'opera ha subito diverse battute di arresto per una serie di vicende, tra cui il terzo crollo, con cantiere aperto, avvenuto nel novembre 2020;

   gli approfondimenti geologici hanno fatto emergere l'impossibilità d'incrementare le caratteristiche di resistenza meccanica delle originarie pile in muratura ed hanno suggerito di far cambiare totalmente rotta al progetto originariamente previsto e finalizzato al solo consolidamento dei tratti crollati;

   nell'agosto 2023, l'ingegnere capo del Libero Consorzio, nonché responsabile unico del procedimento, aveva annunciato la conclusione dell'iter progettuale della perizia di variante suppletiva della SP 28 per un importo pari a 9 milioni di euro;

   il neo Commissario del Consorzio, qualche mese fa, ha sintetizzato lo stato dell'arte del progetto ed ha confermato l'impegno massimo dell'Ente per riconsegnare la strada alla città;

   si tratta di un'arteria importantissima e strategica per l'ingresso nella parte alta del capoluogo, peraltro già in passato oggetto di considerazione da parte del Ministero interrogato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di accelerare la realizzazione dell'opera in premessa considerato che il rifacimento di questa importante arteria sarebbe molto significativa per la città di Enna non solo in termini di snellimento del traffico ma anche economici.
(5-02296)


   IARIA e ILARIA FONTANA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il presidente della società di gestione elvetica Société Tunnel du Grand-Saint-Bernard SA (TGSB), Olivier Français, ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza del Traforo San Bernardo e ha minacciato chiusure e situazioni emergenziali se l'italiana Sitrasb non provvederà economicamente a proseguire i lavori di rifacimento della soletta danneggiata;

   Français ha inviato una lettera il 2 aprile 2024 ai vertici di Sistrasb, di Sisex e alla Commissione mista, contraddicendo le rassicurazioni pubbliche sulla sicurezza del traforo fornite dagli stessi vertici di Sitrasb e dalle autorità locali;

   nella lettera, Français ha evidenziato problemi strutturali rilevati durante un'ispezione, come la presenza di mattoni da cassero nella rete protettiva e la rottura di due travi precompresse, esprimendo preoccupazione per la situazione e richiedendo interventi urgenti per garantire la sicurezza della galleria;

   il presidente di TGSB ha chiesto a Sistrasb di proseguire i lavori di sostituzione della soletta intermedia secondo il programma contrattuale dell'impresa, sottolineando il degrado della tratta italiana e la necessità di intensificare i controlli annuali degli esperti –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti in merito alla situazione del Traforo San Bernardo e alle misure adottate per garantire la sicurezza e la continuità operativa della galleria, considerando le richieste e le preoccupazioni sollevate da Olivier Français e richiamate in premessa.
(5-02301)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   FRATOIANNI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 4 aprile 2024 la nave «Mare Jonio» dell'organizzazione non governativa Mediterranea saving humans è stata attaccata dalla motovedetta 658 «Fezzan» della Guardia costiera libica mentre gli operatori umanitari stavano soccorrendo, in acque internazionali, un'imbarcazione sovraffollata di persone e alla deriva;

   nel tentativo di allontanare i rescue boat della «Mare Jonio» i libici hanno esploso raffiche di proiettili prima in aria e poi direttamente in acqua, creando gravi e seri pericoli per l'incolumità dei naufraghi, nonché per i membri dell'equipaggio di una nave battente bandiera italiana e per altri naufraghi già presenti sulla motovedetta libica che, evidentemente, erano stati intercettati e catturati in interventi precedenti;

   il Ministro interrogato, l'11 aprile 2024, rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea presso il Senato della Repubblica, ha riferito che, secondo le autorità deputate alla ricerca e soccorso in mare competenti secondo le normative internazionali, ovvero le sedicenti «autorità libiche», la nave «Mare Jonio» sarebbe intervenuta in un «momento successivo», avvicinandosi alla motovedetta «Fezzan» quando questa aveva «già assolto gli obblighi di salvataggio in mare»;

   tale ricostruzione dei fatti appare totalmente priva di fondamento e palesemente smentita dalle registrazioni video dell'intervento di salvataggio che dimostrano come la «Mare Jonio» abbia individuato l'imbarcazione in pericolo e iniziato le operazioni di soccorso ben prima dell'arrivo della motovedetta libica;

   i rapporti ufficiali stilati negli ultimi anni da organismi del Onu (Unhcr, Iom, Unsmil, tra gli altri) hanno denunciato le innumerevoli violazioni del diritto internazionale, umanitario e marittimo, di cui la cosiddetta «Guardia costiera libica» si è resa e si rende quotidianamente responsabile, e la Corte di cassazione, con sentenza n. 4557 del 2024, ha ritenuto la Libia «porto non sicuro» e che facilitare la riconsegna dei migranti alle autorità di Tripoli costituisce reato;

   i fermi amministrativi a cui vengono sottoposte le navi umanitarie e le fantasiose ricostruzioni a parere degli interroganti confermano la volontà dell'attuale Esecutivo di proseguire nell'assurda guerra alle organizzazioni non governative che salvano vite in mare, anziché concentrare gli sforzi nel contrasto ai trafficanti di uomini –:

   di quali verifiche e accertamenti condotti dalle autorità richiamate dal Ministro interrogato lo stesso disponeva sull'attacco libico alla «Mare Jonio», dal momento che gli stessi si sono dimostrati non veritieri, anche al fine di individuare gli autori della falsa ricostruzione, e quali iniziative intenda intraprendere il Governo a tutela della sicurezza in mare di navi anche battenti bandiera italiana impegnate nella meritevole opera di soccorso civile e, accertato l'assalto armato contro una nave italiana, sospendere ogni collaborazione con la cosiddetta Guardia costiera libica.
(3-01168)


   D'ALESSIO, BONETTI, BENZONI, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «decreto flussi» – in ultimo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 settembre 2023 – disciplina la modalità per programmare annualmente le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro;

   il decreto prevede una procedura telematica attraverso cui le persone fisiche e giuridiche possono fare domanda di nulla osta per assumere un lavoratore straniero con contratto domestico o nel settore sociosanitario;

   l'inoltro della domanda, da presentarsi sul «portale Ali», è stato possibile in alcuni click day disposti dal decreto stesso, durante i quali però si sono verificate numerosissime problematiche relative a segnalazioni concernenti gravi episodi di sospetta irregolarità e di malfunzionamento del portale, con inique esclusioni per alcuni utenti e, di riflesso, altri utenti avvantaggiati nell'accesso e nell'invio delle richieste;

   in particolar modo, le criticità si sono presentate nei click day del 2 e del 4 dicembre 2023 (dedicati alle richieste di lavoratori subordinati, colf e badanti): la piattaforma è stata aperta alle ore 8:35, con ben venticinque minuti di anticipo rispetto all'orario stabilito. A numerosi richiedenti sarebbe stato poi impedito di selezionare le richieste e di procedere con l'invio, vedendosi comparire un simbolo di divieto di accesso;

   dopo più di un'ora dall'apertura del portale, la gran parte degli utenti ha avuto sì modo di inoltrare le richieste, ma, prevedendo il decreto di seguire l'ordine cronologico di presentazione per la distribuzione delle quote disponibili, si sono visti inevitabilmente esclusi;

   è evidente come si siano verificate irregolarità a causa non solo di deficit della procedura telematica ma anche di una normativa lacunosa, senza considerare la grave mancanza di un sistema di filtro che verifichi in modo preventivo la regolarità e l'effettiva esistenza del datore di lavoro che invia la richiesta, con la grave possibilità che associazioni criminali favoriscano l'ingresso apparentemente regolare di cittadini stranieri destinati a soggiornare illegalmente e in condizioni disumane sul suolo italiano –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare in futuro i problemi informatici riscontrati nei click day e quelli relativi alla mancanza di adeguati controlli preventivi e, in tal senso, se siano allo studio procedure nuove e semplificate, oltre a controlli incrociati con l'Ispettorato del lavoro, che garantiscano all'intero processo maggiore efficienza e trasparenza, oltre ad evitare possibili irregolarità, anche legate alla criminalità organizzata.
(3-01169)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 33 della Costituzione della Repubblica italiana recita: «Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.»;

   negli ultimi mesi in alcuni atenei si è assistito a episodi di contestazione e manifestazioni di protesta contro le operazioni militari condotte da Israele nella Striscia di Gaza in seguito agli attacchi subiti il 7 ottobre 2024 per opera di Hamas;

   in alcuni casi negli ultimi mesi si sono verificati anche atti di violenza verbale e fisica, boicottaggi di incontri e dibattiti pubblici e scontri tra manifestanti e forze dell'ordine in alcune città, tra cui Roma, Pisa, Napoli, Genova e Torino;

   il 24 febbraio 2024 il Ministro interrogato ha dichiarato in un'intervista a Il Corriere della Sera: «Il Governo non ha cambiato le regole della gestione dell'ordine pubblico. Dunque non è cambiato nulla di quel principio. Semmai si è ancor più rafforzato»;

   la «Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza» relativa all'anno 2023, curata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e presentata il 28 febbraio 2024, non ha riscontrato pericoli per la sicurezza dello Stato derivanti da movimenti e gruppi attivi negli ambienti universitari –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire la sicurezza degli atenei italiani, anche in considerazione delle leggi che regolano gli istituti universitari, i loro organi di governo e i loro rapporti con le forze dell'ordine.
(3-01170)


   BORDONALI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 28 febbraio 2024, a margine del giuramento di 206 nuovi allievi agenti della Polizia di Stato alla Scuola di polizia giudiziaria, amministrativa e investigativa (Pol.G.A.I.) di Via Vittorio Veneto, a Brescia, si è tenuto un rapido confronto tra rappresentanti istituzionali del territorio e il Capo della Polizia Pisani in merito al trasferimento della scuola alla caserma missilistica dismessa «Serini» di Montichiari;

   è palese l'importanza che la scuola riveste per la città, che la ospita oramai da quasi cinquant'anni;

   proprio al termine della cerimonia, il prefetto Pisani ha spiegato le ragioni sottese al trasferimento e cioè che la struttura «un tempo interamente demaniale, dopo un periodo di cartolarizzazioni è ora in parte privata», per cui lo Stato paga un affitto di oltre un milione di euro all'anno;

   lo stesso prefetto, tuttavia, ha riconosciuto che «la scuola di polizia giudiziaria è una realtà storica, nel centro della città», dimostrandosi possibilista verso soluzioni alternative al trasferimento;

   la questione del trasferimento di scuole di polizia e caserme in un'ottica di razionalizzazione del costo degli affitti, che, però, non tiene conto della rilevanza nel tessuto urbano delle città ospitanti, riguarda anche Piacenza, che ha avviato una ricerca di mercato per immobili da adibire, per l'appunto, a sede della scuola di polizia e di otto caserme dell'Arma dei carabinieri, situate nei comuni della provincia –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per addivenire ad una soluzione della questione in premessa che scongiuri il trasferimento delle scuole dalle città di Brescia e Piacenza.
(3-01171)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MURA, SBARDELLA e MASCARETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   desta sgomento, preoccupazione e ribrezzo quanto avvenuto nella giornata di sabato 20 aprile 2024 in piazzale Gabrio Rosa, ghetto del Corvetto a Milano, periferia di caseggiati popolari degradati, in gran parte occupati da inquilini abusivi, luogo di spaccio h24, dove un marocchino, 28 anni, si avvicina a un egiziano, 37 anni, e gli chiede qualche moneta; alla risposta «No, non ho nulla», inizia la colluttazione;

   la vittima chiede aiuto ad una volante del commissariato Mecenate, presente sul luogo, racconta agli agenti l'aggressione che ha subito e indica l'uomo che sta provando a scappare;

   non appena i poliziotti si indirizzano verso di lui, il marocchino si oppone all'identificazione e si fa ancora più aggressivo. In quel momento una quarantina di persone, tutti nordafricani, accerchiano la volante per sottrarre il 28enne a un eventuale arresto e all'improvviso una 37enne, anche lei marocchina, colpisce con una bottiglia di vetro sulla nuca l'egiziano colpevole di non aver fatto l'elemosina;

   i poliziotti chiamano rinforzi e a supporto arrivano altre cinque volanti, oltre ai carabinieri e ai vigili. Il cofano di un'auto della polizia prende fuoco;

   la macchina della polizia è presa d'assalto e i rivoltosi vengono visti in gruppo mettersi in posa per filmarsi e fotografarsi con l'auto a fuoco sullo sfondo, deridendo i poliziotti;

   si tratta di episodi ormai frequenti in molte delle città italiane e i poliziotti rischiano costantemente di rimanere feriti. Nella stessa zona, al Corvetto, non più tardi di fine marzo 2024 un egiziano ha rapinato un connazionale colpevole di avergli chiesto una sigaretta in pieno Ramadan;

   nella recente intervista a Il Messaggero il Ministro interrogato ha dichiarato che, grazie ai controlli effettuati dal 21 ottobre 2023 ad oggi, sono stati rintracciati 2.613 stranieri irregolari, di questi 1.542 sono stati respinti. 142 soggetti sono stati tratti in arresto, di cui 73 per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;

   è in corso di esame in Commissioni riunite affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni e giustizia alla Camera dei deputati il disegno di legge inerente a «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario», che interviene in merito agli atti di violenza o minaccia e di resistenza a pubblico ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza –:

   se non ritenga di favorire, per quanto di competenza, il rapido iter del disegno di legge sicurezza, a tutela delle forze di polizia.
(3-01172)

Interrogazione a risposta orale:


   SCARPA e ZAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende a mezzo stampa, Edoardo Fioretto, cronista del quotidiano locale Il Mattino di Padova, mentre si apprestava a seguire e raccontare per il giornale una manifestazione ambientalista, è stato trattenuto da agenti di polizia per un controllo e condotto in questura per approfondimenti, dove è stato costretto a rimanere per quattro ore senza alcuna giustificazione;

   durante la manifestazione, alla richiesta di identificarsi, il cronista si è immediatamente qualificato come giornalista, mostrando il tesserino dell'ordine, ma gli è stato intimato di seguire i poliziotti in questura, senza alcuna spiegazione iniziale;

   alla richiesta di delucidazioni da parte di Fioretto, gli è stato detto che era in stato di trattenimento e poi di fermo e, a differenza degli attivisti, anch'essi fermati e portati in questura, non è stato né interrogato né fotosegnalato;

   la manifestazione che si è tenuta quella mattina era promossa da «Ultima generazione» e si è svolta in maniera pacifica;

   quanto successo, ossia il fermo e il trattenimento in questura operati dalla questura di Padova nei confronti del cronista de il Mattino sono stati a giudizio dell'interrogante pretestuosi e intimidatori, una misura non giustificata e non degna di una forza di polizia di un Paese democratico che di fatto ha impedito l'esercizio del diritto di cronaca, procedendo ad un ingiustificato fermo;

   la libertà di stampa e d'informazione costituiscono un principio fondamentale della nostra Carta costituzionale, e ostacolarlo rappresenta un grave attacco alle libertà democratiche –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché venga fatta chiarezza su quanto riportato in premessa e possano essere assunti i provvedimenti necessari nei confronti degli autori del fermo, dal momento che lo stesso sembra configurarsi come un impedimento, da parte delle forze dell'ordine, all'esercizio dell'attività giornalistica e di informazione garantita dalla Costituzione, anche al fine di evitare che si ripetano in futuro simili gravi episodi.
(3-01174)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DAVIDE BERGAMINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   tra le funzioni fondamentali di cui sono titolari i comuni, essendo le istituzioni più prossime ai cittadini, vi è la progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali, nonché l'erogazione delle relative prestazioni ai residenti;

   secondo gli ultimi dati Istat disponibili, nel 2019 la spesa dei comuni per i servizi sociali ha raggiunto i 7,52 miliardi di euro, pari allo 0,42 per cento del PIL, la terza in ordine di grandezza (14 per cento) dopo quelle per il funzionamento della macchina amministrativa e quelle per il territorio e l'ambiente;

   la tipologia dei servizi sociali offerta è volta ad eliminare o mitigare la condizione di disagio attraverso misure di sostegno economico e di supporto di diverso tipo nei vari ambiti della vita dell'individuo ed è destinata prevalentemente ai minori e alle famiglie con figli (38 per cento), seguite dalle persone con disabilità (28 per cento) e dagli anziani oltre i 65 anni (17 per cento);

   secondo le elaborazioni Ifel – Ufficio analisi ed elaborazione dati economia su dati Istat, la spesa dei comuni per i servizi sociali dal 2013 al 2019 ha subìto un notevole incremento, pari al 64,5 per cento, per l'area di utenza rappresentata da Immigrati, Rom, Sinti e Camminanti, in considerazione anche della maggiore necessità di tutelare donne straniere, con o senza figli, che subiscono varie forme di violenza (fisica, psicologica, economica, e altro) o maltrattamenti;

   nonostante gli incrementi di risorse previste dall'ultima legge di bilancio per il 2024, la spesa per il welfare locale è in continua crescita e non è uniforme sul territorio nazionale, mostrando un'evidente situazione di svantaggio per i piccoli comuni –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per sostenere i comuni, in particolare quelli di minori dimensioni, rispetto all'aumento delle spese per i servizi sociali a favore della popolazione residente.
(4-02699)


   ZINZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della consultazione elettorale del 3 e 4 ottobre 2021, nel comune di Camposano (Napoli), è stata eletta l'amministrazione comunale del sindaco Francesco Barbato;

   parlamentari appartenenti a diverse forze politiche hanno presentato atti per evidenziare una gestione a loro avviso poco rispettosa delle leggi e dei regolamenti da parte dell'amministrazione comunale in carica e possibili legami e rapporti tra amministratori ed esponenti della criminalità organizzata, chiedendosi finanche la massima misura dissolutoria dello scioglimento del Consiglio comunale;

   tale situazione di illegalità diffusa è stata più volte denunziata, in tutte le sedi istituzionali competenti (prefettura, procura della Repubblica presso il Tribunale di Nola, Procura della Repubblica presso la Corte dei conti della Campania, Anac, e altro), dalla dottoressa Carmela Rescigno, consigliere comunale di opposizione nel comune di Camposano;

   a tale contesto va aggiunto un altro fatto grave accaduto il 4 aprile 2024 allorquando nel consiglio comunale convocato su richiesta di 5 Consiglieri per deliberare sulla proposta avente ad oggetto «Dichiarazione di decadenza del Consigliere comunale Vetrano F.L. per incompatibilità ai sensi dell'articolo 63 comma 1 n. 4 del decreto legislativo n. 267 del 2000» è stata impedita la votazione dell'atto per una condizione di inammissibilità della proposta deliberativa ai sensi dell'articolo 37 del regolamento per il funzionamento del consiglio, perché «non presentava i requisiti richiesti dalle deliberazioni consiliari»;

   ai sensi della normativa vigente e della connessa giurisprudenza le deliberazioni del consiglio comunale, per essere ammissibili, devono: 1) prevedere la presenza del numero minimo previsto dalla legge – 1/3 dei componenti dell'organo; 2) riguardare questioni che rientrino nella competenza dell'organo;

   unico caso di inammissibilità di legge è quello previsto dall'articolo 170, comma 7, decreto legislativo n. 267 del 2000 secondo cui nel regolamento di contabilità sono previsti i casi di inammissibilità è di improcedibilità per le deliberazioni del consiglio e della giunta che non sono coerenti con le previsioni del documento unico di programmazione;

   l'accaduto è, a parere dell'interrogante, un fatto molto grave che oltre ad essere in contrasto con le disposizioni richiamate rappresenta una palese violazione dei diritti e delle garanzie dei Consiglieri comunali democraticamente eletti nonché un vulnus all'espletamento del loro mandato elettivo;

   le violazioni di legge innanzi indicate risultano rientrare a giudizio dell'interrogante tra quelle di cui all'articolo 141 del Tuel, in quanto sono gravi e persistenti perché si riflettono direttamente sulle posizioni giuridiche soggettive di un cittadino, compromettono la stessa funzionalità dell'ente, il corretto esercizio di una carica pubblica elettiva e la funzionalità complessiva del sistema dei pubblici poteri, per cui occorre intervenire con urgenza –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo alla vicenda esposta in premessa e, in particolare, se si intenda avviare una verifica, per il tramite della prefettura di Napoli, presso il comune di Camposano al fine di accertare i fatti di cui innanzi, con specifico riguardo all'effettiva esistenza presso il detto ente di una situazione di, gravi e persistenti violazioni di legge che si riflettono direttamente sulle posizioni giuridiche soggettive dei consiglieri comunali e dei cittadini, di fatto compromettendo la stessa funzionalità dell'ente e il corretto esercizio delle cariche pubbliche elettive e/o comunque la funzionalità complessiva del sistema dei pubblici poteri locali.
(4-02696)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta orale:


   CASO, ORRICO e FEDE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   dal recente rapporto Istat «L'inclusione scolastica degli alunni con disabilità – anno 2022-2023», nell'anno scolastico 2022/2023 sono aumentati gli alunni con disabilità di circa il 7 per cento rispetto all'anno precedente, attestandosi a 338 mila unità, pari al 4,1 per cento degli iscritti totali;

   sebbene anche gli insegnanti di sostegno continuino ad aumentare, grazie anche al piano di potenziamento di 25 mila cattedre in più sul sostegno in tre anni voluto dall'ex Ministra dell'istruzione Lucia Azzolina, dai dati emerge che il 30 per cento dei circa 228 mila insegnanti non ha una formazione specifica, ma viene selezionato, spesso con ritardo, dalle graduatorie per le supplenze per far fronte alla carenza di figure specializzate;

   il quadro fornito dal rapporto dell'istituto di statistica, già di per sé preoccupante, si aggrava aggiungendo il dato relativo alla continuità didattica: nell'anno scolastico 2022/2023, la quota di alunni con disabilità che ha cambiato insegnante per il sostegno rispetto all'anno precedente è pari al 59,6 per cento, salendo al 62,1 per cento alle medie e raggiungendo la percentuale del 75 per cento nelle scuole dell'infanzia. Il 9 per cento ha addirittura cambiato insegnante per il sostegno nel corso dell'anno scolastico;

   per quanto concerne, invece, gli strumenti didattici a supporto degli alunni con disabilità finalizzati a facilitarne il processo di apprendimento, non sempre l'offerta soddisfa la domanda: il 7,3 per cento degli studenti non dispone di questa strumentazione, ma ne avrebbe bisogno e, a livello territoriale, la carenza di strumenti didattici si riduce al 5,9 per cento al Nord, mentre aumenta nel Mezzogiorno (8,7 per cento);

   più di una scuola su quattro (nel Mezzogiorno una scuola su tre) definisce insufficiente la dotazione di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità e tra gli ordini scolastici, la scuola primaria ne risulta maggiormente sprovvista, con solo il 31 per cento delle scuole con postazioni sufficienti. A ciò si aggiunge la scarsa diffusione della formazione dei docenti per il sostegno in tecnologie educative specifiche, in quanto solo in una scuola su quattro tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso specifico di formazione e aggiornamento in materia; per quanto concerne i livelli di partecipazione alle gite scolastiche che prevedono il pernottamento, i numeri sono decisamente bassi: solo il 23 per cento degli alunni frequentanti la scuola primaria vi partecipa e il dato si riduce drasticamente nella scuola dell'infanzia, con solo il 6 per cento dei partecipanti;

   la mancanza di fondi e la carenza di insegnanti specializzati non permettono a circa la metà degli alunni con disabilità di partecipare alle attività extra-didattiche organizzate nel corso dell'orario scolastico, come i laboratori artistici, il teatro ed altro, mentre sebbene la partecipazione all'attività motoria sia molto diffusa (il 92 per cento), solo il 21 per cento degli alunni con disabilità prende parte a attività sportive diverse da quelle rientranti nel piano della didattica curriculare;

   sono ancora molte le barriere fisiche presenti nelle scuole: la mancanza di un ascensore rappresenta la barriera più diffusa (50 per cento), mentre il 35 per cento delle scuole sono sprovviste di servo scale interno, bagni a norma (26 per cento) o rampe interne (24 per cento): in totale, soltanto il 40 per cento delle scuole risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria –:

   quali provvedimenti urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di superare le problematiche evidenziate e garantire la piena inclusione scolastica degli alunni con disabilità.
(3-01160)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi l'assessora regionale all'istruzione della regione Toscana ha firmato una lettera indirizzata alle dirigenti e ai dirigenti scolastici che ha inviato all'ufficio scolastico regionale per provvedere alla diffusione;

   tale lettera, ancora riservata e, dunque, non ancora giunta all'attenzione delle istituzioni scolastiche, è stata acquisita da un'europarlamentare e da un consigliere regionale dei partiti della maggioranza di Governo, che ne hanno dato pubblicità, esprimendo un giudizio molto critico sul contenuto della missiva;

   si tratta di un fatto evidentemente grave: una lettera ufficiale dell'assessorato regionale all'istruzione destinata alle istituzioni scolastiche e ancora riservata, è stata letta e diffusa da esponenti politici che ne hanno fatto un uso strumentale per alimentare una polemica che, da molte settimane, sta minando la serenità delle scuole –:

   se sia a conoscenza di tale fatto e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a fare luce sulla diffusione di una lettera riservata destinata alle istituzioni scolastiche.
(5-02299)


   ASCANI e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 12 aprile 2023, in seguito alla pubblicazione del decreto ministeriale n. 65, «Nuove competenze e, nuovi linguaggi», e del decreto ministeriale n. 66, «Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico», risulta assegnata una quota delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), relativa alla missione istruzione;

   in particolare, con il decreto ministeriale n. 65 sono stati destinati 750 milioni di euro delle risorse relative alla linea di investimento 3.1 «Nuove competenze e nuovi linguaggi», per la realizzazione di percorsi didattici, formativi e di orientamento per alunni e studenti finalizzati a promuovere l'integrazione, all'interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione, nonché quelle linguistiche, al fine di garantire pari opportunità e parità di genere in termini di approccio metodologico e di attività di orientamento STEM;

   con il decreto ministeriale n. 66, sono invece state ripartite le risorse relative alla linea di investimento 2.1 «Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico» e in particolare ripartito l'importo pari a 450 milioni di euro a favore di tutte le istituzioni scolastiche statali quali nodi formativi locali del sistema di formazione continua per la transizione digitale, finalizzato alla realizzazione di percorsi formativi per il personale scolastico sulla transizione digitale nella didattica e nell'organizzazione, scolastica, in coerenza con i quadri di riferimento europei per le competenze digitali DigComp 2.2 e DigCompEdu;

   la terza relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha certificato ad avviso dell'interrogante un grave ritardo accumulato dal Governo nell'attuazione del Pnrr e l'insufficiente informazione e trasparenza sulla situazione in essere;

   tali ritardi sono confermati dalle preoccupazioni che arrivano dal settore sull'attuale impossibilità di rispettare, da un punto di vista organizzativo e qualitativo, anche a causa della carenza di personale, il termine fissato a maggio 2025 per la realizzazione dei suddetti progetti individuati dai decreti ministeriali n. 65 e n. 66;

   le istituzioni scolastiche rischiano di non rispettare le condizioni e le scadenze con il conseguente blocco delle erogazioni, compromettendo la realizzazione dei progetti;

   come rilevato dalla Corte dei conti nella Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr nel primo semestre 2023, occorre urgentemente rimuovere fattori di incertezza, al fine di consentire a soggetti responsabili e attuatori gli opportuni adattamenti –:

   come il ministro interrogato intenda garantire, in modo compiuto su tutto il territorio nazionale, la completa realizzazione dei progetti individuati dai suddetti decreti ministeriali n. 65 e n. 66, e garantire il pieno perseguimento degli obiettivi di investimento previsti a sostegno dell'istruzione dal Pnrr.
(5-02305)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCOTTO, FURFARO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS, SARRACINO, SIMIANI, GIANASSI e BOLDRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 24 aprile 2024, la Fillea Cgil, la Filca Cisl e la Feneal Uil hanno indetto una giornata di sciopero ed una manifestazione davanti alla Franchi Umberto Marmi SpA di Carrara, dopo le parole pronunciate dal titolare dell'impresa, a margine di una intervista del programma Report;

   nel fuori onda in questione, l'imprenditore ha dichiarato che i suoi dipendenti lavorano pochissimo e hanno ottime retribuzioni, ma anche che i problemi di sicurezza dell'attività estrattiva del marmo sono riconducibili, quasi esclusivamente, alla negligenza dei lavoratori stessi;

   anzi, come si può evincere dal video, il Franchi ha letteralmente detto «Qua si fanno male perché sono deficienti, gli incidenti che ci sono stati negli ultimi dieci anni, mi dispiace dirlo, ma purtroppo è colpa dell'operaio. Che fai lo picchi?»;

   nel quinquennio 2015-2019, a Massa Carrara si sono registrati 7 infortuni mortali riconosciuti in occasione di lavoro nel gruppo B 081 della codifica Istat Ateco 2007 (estrazione di pietra, sabbia e argilla), con un'età media 50 anni, esattamente la metà rispetto ai quattordici verificatisi nell'intera gestione industria e servizi per la stessa provincia, a testimonianza di un comparto in cui la gravità delle conseguenze risulta essere molto alta;

   ridurre la gravità di un fenomeno così preoccupante – addirittura con parole ingiuriose – alla sola, presunta irresponsabilità dei lavoratori, denota ad avviso degli interroganti una sottocultura di una pseudo-classe imprenditoriale che ci si augurava fosse ormai solo un lontano ricordo;

   nonostante in questi anni grazie alle modifiche normative introdotte le quantità escavate siano diminuite in maniera importante, secondo il componente della segreteria generale della Cgil, Nicola Del Vecchio, i ritmi di produzione hanno portato a una velocità di escavazione che non è più sostenibile, né dal punto di vista sociale, né da quello economico –:

   come valuti i fatti sommariamente riportati in premessa;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, intenda assumere al fine di verificare la reale condizione di svolgimento delle attività di estrazione di marmo nell'azienda in questione e in tutto il comparto.
(5-02297)


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sette operai morti, sette feriti e uno illeso: è il bilancio dell'esplosione e dell'incendio avvenuti nella centrale idroelettrica ENEL di Suviana, in provincia di Bologna, il 9 aprile 2024;

   sul lago, nato dalla costruzione della diga, ultimata nel 1932, ed alimentato dal torrente Limentra, si affacciano due centrali idroelettriche: Suviana e Bargi; quest'ultima, risalente agli anni '70, alimentata anche dalle acque del bacino del Brasimone attraverso condotte, è quella coinvolta nell'esplosione e nell'incendio;

   quello di Bargi è un impianto di generazione e pompaggio composto da due gruppi di produzione da 165 megawatt ciascuno per una potenza installata di 330 megawatt, il più grande a livello di potenza installata nella regione emiliano-romagnola, e ha una funzione rilevante di regolazione, esercizio e gestione della rete elettrica nazionale;

   l'esplosione sarebbe avvenuta all'ottavo piano sotto il livello dell'acqua, a circa 40 metri di profondità nelle acque del lago, fatto che ha complicato l'intervento dei soccorritori;

   l'incendio scatenato dall'esplosione ha causato il crollo di un solaio e l'allagamento del nono piano interrato, presumibilmente dovuto dalla rottura di un tubo refrigerante;

   all'interno della struttura si trovavano operai e tecnici, impegnati in lavori di manutenzione straordinaria della centrale da oltre un anno. In particolare, al momento dell'incidente era in corso la «prova di messa in esercizio», che precede il collaudo ufficiale prima della conclusione dei lavori, appaltati ad aziende esterne a Enel Green Power, che gestisce l'impianto da oltre 50 anni;

   le aziende principalmente coinvolte nella manutenzione (fase delicatissima, che richiede tecnici altamente specializzati) erano ABB, Siemens Energy e Voith;

   la procura di Bologna ha avviato le indagini (i reati ipotizzati sono quelli di disastro colposo e omicidio plurimo colposo) per fare luce su quanto sia effettivamente avvenuto ed accertare eventuali responsabilità;

   sono, anche, in corso accertamenti sugli appalti e i subappalti;

   è evidente, a giudizio dell'interrogante, come «l'allentamento» delle norme sugli appalti ed i subappalti sia assolutamente controproducente, in particolare rispetto alla sicurezza sui luoghi di lavoro e al contrasto agli infortuni e alle morti bianche –:

   se, in attesa della conclusione delle indagini, che accerteranno le eventuali responsabilità, non ritenga, di assumere le iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, in relazione al contratto di subappalto di Enel Green Power rispetto ai lavori di manutenzione in corso nella centrale di Suviana, nonché ai contratti dei lavoratori coinvolti nella tragedia, fornendo ogni utile elemento in proposito alle competenti Commissioni parlamentari.
(5-02298)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MULÈ. — Al Ministro della salute, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   il 14 aprile 2024, a pochi minuti dal fischio d'inizio della partita del campionato di Eccellenza Girone A – Toscana, che vedeva sfidarsi Castelfiorentino United e Lanciotto Campi, il calciatore Mattia Giani di 26 anni, con una mano sulla testa e una sul cuore, accusava un malore e si accasciava a terra;

   inizialmente sembrava una semplice caduta ma in pochi secondi la situazione appariva drammaticamente chiara, bisognava intervenire subito, ma purtroppo Mattia moriva poco dopo in campo –:

   se ci fosse un defibrillatore a bordo campo e, in caso contrario, dove e a che distanza fosse posizionato il defibrillatore più vicino;

   se all'interno dello stadio, al momento dell'evento, fossero presenti un'ambulanza e un medico;

   se il personale delle due squadre fosse in possesso dei requisiti per eseguire le manovre di emergenza e dunque del certificato Blsd, eventualmente quanti di questi fossero presenti durante la partita del 14 aprile;

   se l'operatore del 118, una volta accertata la presenza del defibrillatore, abbia dato istruzioni chiare al telefono ai soccorritori su come usarlo;

   quanto tempo sia trascorso dalla chiamata al 118 all'arrivo dei sanitari per prestare soccorso a Giani;

   quale sia lo stato di attuazione della legge n. 116 del 2021, in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici, in particolare sulla formazione per l'uso del defibrillatore su soggetti colpiti da arresto cardiaco.
(4-02689)


   DORI e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il disturbo del comportamento alimentare (Dca), o disturbo della nutrizione e dell'alimentazione (Dna), è una patologia dal connotato principalmente psichico, ma che possiede dei risvolti anche a livello fisico;

   secondo i manuali diagnostici esistono diverse tipologie di Dna: i più noti sono sicuramente l'anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder, ma a questi si aggiungono anche l'Arfid, l'ortoressia, la diabulimia, la vigoressia, i disturbi della nutrizione e i disturbi alimentari sottosoglia;

   se non trattati in tempi e con metodi adeguati, i Dna possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo – cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico – e, nei casi gravi, portare alla morte;

   la loro insorgenza si manifesta prevalentemente in età adolescenziale, ma si stanno espandendo anche a età infantile. Fino a qualche anno fa l'età tipica di esordio era tra 14/16 anni, oggi è scesa tra undici/tredici anni;

   secondo le stime del Ministero della salute sono circa 3,5 milioni le persone che ne soffrono, circa il 5 per cento della popolazione. Oltre 2 milioni sono giovani sotto i 25 anni;

   secondo le schede di dimissioni ospedaliere (Sdo) nel 2023 sono state 3.780 le morti riferite a queste malattie. Morti, non perché siano malattie incurabili, ma perché o si accede tardi alle cure oppure si viene presi in carico da strutture inadeguate (psichiatria) generando così malati a lungo termine difficili da risolvere e con costi altissimi;

   attualmente in Italia esistono solo 135 strutture per la cura dei Dna: 115 pubbliche, con una distribuzione totalmente disomogenea, e un'enorme disparità tra Nord e Sud, il Molise non ne ha nessuna. Anche dove presenti si dimostrano insufficienti, con liste d'attesa dai 6/12 mesi, costringendo così i cittadini ad appoggiarsi a cliniche private e lasciando le famiglie sole ad affrontare la problematica;

   dal 2017 è atteso l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero di tutte quelle prestazioni che il Ssn deve garantire alla popolazione, gratuitamente o tramite il pagamento del ticket. Congelato al precedente aggiornamento del 2001, l'elenco degli esami, delle visite e dei trattamenti mutuabili era stato riformato nel 2017, senza mai entrare in vigore. A sette anni di distanza, migliaia di pazienti sono costretti a rinunciare alle prestazioni a cui avrebbero diritto;

   l'articolo 1, comma 687, della legge di bilancio n. 234 del 2021 ha stabilito che nell'ambito dell'aggiornamento dei LEA il Ministero della salute deve individuare una specifica area per i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (DNA) scorporandola dall'area della salute mentale;

   il Ministro interrogato il 17 gennaio 2024 in risposta al question-time aveva promesso: «l'entrata in vigore del nomenclatore, su unanime richiesta di tutte le regioni, è stata riprogrammata al 1° aprile di quest'anno»;

   tuttavia lo stesso Ministero con decreto del 31 marzo 2024 ha posticipato nuovamente l'aggiornamento dei criteri LEA al 1° gennaio 2025;

   la fondatrice di Animenta, associazione per i disturbi alimentari, sul «Il fatto Quotidiano» in data 5 aprile 2024 ha precisato: «Questo rinvio penalizza tutti i pazienti che non possono permettersi il privato, nonostante questa sia a tutti gli effetti un'epidemia sociale» –:

   se il Ministro interrogato intenda anticipare l'emanazione del decreto attuativo per l'aggiornamento dei Lea, precedentemente previsto per il 1° aprile 2024 e poi prorogato al 1° gennaio 2025, in modo da dare immediata attuazione all'articolo 1, comma 687, della legge n. 234 del 2021, che inserisce le prestazioni relative ai Dca all'interno dei Lea al di fuori del capitolo della «salute mentale», con un budget autonomo, evitando così che la cura dei Dca risulti un privilegio solo per chi può permetterselo economicamente.
(4-02692)


   ZARATTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il disturbo dello spettro autistico (Asd) è un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo, caratterizzato da esordio precoce di difficoltà nell'interazione reciproca e nella comunicazione sociale associata a comportamenti e interessi ripetitivi e ambientali; è necessario avviare un serio percorso istituzionale che vada nella direzione di fornire i sostegni adeguati alle persone autistiche. Dopo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2017 e la sentenza del Consiglio di Stato del 2023, le terapie Aba sono state incluse nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Ma alcune regioni, come la regione Toscana, continuano a tenere queste terapie al di fuori dei Lea;

   la sentenza del Consiglio di Stato del 2023 non solo conferma l'inclusione delle terapie Aba nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ma stabilisce anche che l'erogazione minima deve essere di 25 ore a settimana. Sarebbe necessaria la predisposizione di linee guida chiare per garantire l'attuazione pratica di questa disposizione e assicurare l'effettiva erogazione delle 25 ore settimanali di terapia Aba;

   sarebbe auspicabile garantire una copertura delle spese per le terapie Aba e per gli altri progetti terapeutici che possa arrivare fino al 100 per cento su scala progressiva Isee, fino alla maggiore età dei beneficiari per assicurare un supporto completo ed equo a tutte le famiglie che affrontano le difficili sfide dell'autismo;

   sarebbe importante pensare a un percorso che veda impegnati tutti gli attori coinvolti: istituzioni, associazioni di settore, professionisti e famiglie – in un dialogo costruttivo e continuativo, senza sottovalutare la necessità di trovare i fondi necessari a finanziare queste iniziative –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno formulare indicazioni chiare e inequivocabili in merito al controverso inserimento delle terapie nei livelli essenziali di assistenza, se non ritenga opportuno costituire un albo per i terapisti Aba e per i centri che offrono terapie Aba e quali iniziative intenda adottare per garantire la corretta attenzione per le terapie Aba e intensificare gli sforzi affinché nessuna famiglia venga lasciata indietro a causa di limitazioni economiche.
(4-02698)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BERRUTO. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 14 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, prevede, per gli iscritti all'assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, gestite dall'Inps, nonché alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, la facoltà di conseguire il diritto alla pensione anticipata, definita «pensione quota 100»;

   il comma 3 del medesimo articolo 14 prevede che la pensione non è cumulabile, a far data dal primo giorno di decorrenza della pensione e fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia, con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui;

   con circolare 117 del 9 agosto 2019 l'Inps ha fornito chiarimenti in merito all'incumulabilità della pensione quota 100 con i redditi da lavoro, specificando che sono da considerare redditi da lavoro autonomo quelli, comunque, ricollegabili ad un'attività lavorativa svolta senza vincolo di subordinazione, indipendentemente dalle modalità di dichiarazione a fini fiscali;

   l'incompatibilità prevede una eccezione per i redditi da lavoro autonomo occasionale fino a 5 mila euro di importo lordo all'anno;

   dal 1° luglio 2023 è entrata in vigore la riforma del lavoro sportivo con cui si prevede il riordino delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici e, per i contratti di lavoro co.co.co. o per prestazioni autonome, fino a 5 mila euro, non è previsto alcun assoggettamento a contributi, adempimento né prelievo fiscale-previdenziale;

   nei fatti, le caratteristiche, le mansioni e il rapporto d'opera caratterizzanti le collaborazioni sportive dilettantistiche svolte rispettivamente fino al 30 giugno 2023 e dal 1° luglio 2023 non sono minimamente mutate: è cambiata semmai la «veste esteriore» e la conseguente collocazione fiscale e previdenziale, tanto che fino al 30 giugno i compensi dilettantistici rientravano nei redditi diversi (articolo 67 Tuir) e questo elemento ne consentiva il cumulo con la pensione «quota 100». Ne deriva che se il mero spostamento nell'area lavorativa implica adesso l'insorgenza del divieto di cumulo, allora occorre ammettere che anche i precedenti «redditi diversi da collaborazione sportiva», per la loro effettiva natura di prestazioni svolte dietro corresponsione di un emolumento, non potevano cumularsi con detta tipologia pensionistica. Oltretutto la riforma dello sport crea un alveo di lavoro sportivo totalmente esente da prelievi fiscali e previdenziali, sotto i 5 mila euro annui, per i quali ciò che viene evidenziato vale doppiamente;

   sono diverse le segnalazioni che arrivano dal settore che stanno coinvolgendo alcuni soggetti con pensione anticipata ai quali è stata notificata dall'Inps, in seguito all'avvio di contratti di lavoro co.co.co. o per prestazioni autonome, fino a 5 mila euro, una segnalazione di incompatibilità con il rapporto di lavoro sottoscritto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, in ogni caso, se non ritengano di dover assumere iniziative di competenza utili a superare le criticità evidenziate in relazione alla natura delle prestazioni sportive fino al limite dei 5.000 euro annui.
(5-02300)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica 25 luglio 1997, n. 306, reca il «Regolamento recante disciplina in materia di contributi universitari» e prevede che la contribuzione studentesca non può in alcun modo eccedere il limite fissato a valere sul fondo di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), e comma 3, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, ovvero che le tasse e i contributi posti a carico degli studenti universitari per la copertura delle spese d'istruzione, non devono superare la soglia del 20 per cento del rapporto aritmetico tra tale contribuzione e l'importo concreto del trasferimento a carico del bilancio statale, relativamente al solo capitolo del fondo di finanziamento ordinario;

   il Consiglio di Stato, Sez. VI con la sentenza n. 5552/2018, aveva già chiarito il necessario rispetto di questa proporzione e dunque condannato l'Ateneo di Chieti a risarcire i suoi studenti per la richiesta indebita del 2011;

   di recente una nuova pronuncia del Consiglio di Stato ribadisce tale indirizzo, ribaltando la sentenza del Tar Piemonte che invece aveva dato ragione all'Ateneo torinese, condannando quest'ultimo a restituire 39 milioni di euro agli studenti per richieste indebite risalenti al 2018;

   il peso della contribuzione studentesca negli ultimi 10 anni è notevolmente cresciuto in conseguenza alla forte crescita del numero di studenti, mentre il finanziamento ministeriale è aumentato con un ritmo non proporzionale alla veloce crescita delle nuove immatricolazioni e questo elemento probabilmente ha generato questa situazione;

   secondo i dati del Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, fino al 2016 gli atenei chiedevano oltre 1,7 miliardi di euro in contribuzione studentesca e il dato è calato solo grazie all'introduzione della no tax area che permette a chi ha un Isee al di sotto di 22 mila euro di non pagare le tasse;

   alcune organizzazioni studentesche fanno notare come la spiacevole situazione già acclarata dalle sentenze citate sia diventata purtroppo una prassi consolidata che riguarda un grande numero di atenei, 18 su 59, secondo i dati preliminari dei bilanci preventivi del 2023;

   tra questi, spiccano il Politecnico di Milano che avrebbe chiesto oltre il 30 per cento della contribuzione studentesca, sforando di 25 milioni di euro il tetto previsto per legge e l'Università di Bologna, che con il 24,1 per cento avrebbe raggiunto un eccesso di 18 milioni di euro, ma la somma complessiva di tutti gli atenei coinvolti si aggira per il 2022/23 a 125 milioni;

   inoltre, in moltissimi atenei si nota l'ingiusta penalizzazione degli studenti fuori corso e degli studenti non meritevoli: uno studente di fascia bassa può arrivare a pagare 1.000 euro all'anno, in fascia media si arriva alla cifra annuale di 2.000 euro, mentre uno studente di fascia alta può avvicinarsi addirittura ai 6.000 euro di contributo annuale;

   il timore è che la crescita limitata del fondo di finanziamento ordinario in questo ultimo anno, a mala pena sufficiente a coprire l'inflazione e l'aumento degli stipendi del personale, spinga gli atenei a cercare le risorse necessarie al funzionamento delle università aumentando oltre misura la tassazione studentesca, mentre sarebbe opportuno promuovere iniziative a favore dell'ampliamento della no tax area e azioni affinché la contribuzione studentesca possa diminuire anche per gli studenti con alte fasce di reddito al fine di garantire il diritto allo studio ad una platea sempre più ampia –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere sia per assicurare che tutti gli atenei restituiscano quanto indebitamente richiesto agli studenti, anche in mancanza di un giudizio pendente, sia per accertare che il contributo richiesto da ciascun ateneo agli studenti rispetti la soglia prevista per legge.
(4-02701)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta D'Alessio n. 4-02049 del 18 dicembre 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Manes n. 5-02047 del 26 febbraio 2024.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Sarracino e Borrelli n. 5-01236 del 3 agosto 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-01158;

   interrogazione a risposta in Commissione D'Orso n. 5-01542 del 25 ottobre 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02686;

   interrogazione a risposta in Commissione Toni Ricciardi n. 5-01788 del 9 gennaio 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01159;

   interrogazione a risposta in Commissione Caso e altri n. 5-02035 del 20 febbraio 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01160;

   interrogazione a risposta in Commissione Colombo n. 5-02236 del 4 aprile 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01161.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BARBAGALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. — Per sapere – premesso che:

   il 13 aprile 2023 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, la proposta di legge di iniziativa popolare Lemme-Signorini, che prevede all'articolo 1 una sanzione di 5000 euro per tutti coloro che producono e vendono prodotti alimentari a base di insetti, ma il giorno dopo la pubblicazione la sezione del sito www.riformecostituzionali.gov.it che stava raccogliendo le firme è stata oscurata;

   questo si legge su un articolo pubblicato, qualche giorno fa, su Italianotizie.it: ne parla l'avvocatessa Camilla Signorini, cofirmataria della proposta di legge;

   la stessa fa notare che durante il periodo natalizio è stato pubblicato un importante articolo in cui è stato spiegato quanto siano pericolosi i cibi a base d'insetti; sono alimenti allergizzanti per tutti coloro che non possono mangiare molluschi, crostacei e sono allergici agli acari della polvere;

   la proposta è di strettissima attualità, trattandosi di una novità destinata a segnare, da una parte, una vera e propria rivoluzione sulle nostre tavole e nei nostri piatti, dall'altra, a tenere vivo un dibattito che coinvolge il mondo politico e quello delle associazioni di categoria;

   anche all'interrogante giunge la segnalazione da parte di alcuni cittadini che intendono sottoscrivere la proposta ma sono impossibilitati a farlo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, e in che tempi intenda ripristinare la piattaforma per permettere ai cittadini di sottoscrivere la proposta ed esercitare un loro diritto.
(4-02210)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, l'interrogante chiede di conoscere i tempi entro cui sarà ripristinato il funzionamento della piattaforma per la sottoscrizione della proposta di legge Lemme-Signorini, di iniziativa popolare, che prevede l'introduzione di una sanzione pecuniaria in caso di produzione e commercializzazione di prodotti alimentari a base di insetti, riferendo che il giorno dopo la pubblicazione della sezione del sito www.riformecostituzionali.gov.it per la raccolta delle firme si è verificato un oscuramento della piattaforma.
  In proposito, si segnala che il decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 144, convertito con modificazioni dalla legge 13 dicembre 2023, n. 189, ha attribuito al Ministero della giustizia, a decorrere dal 1° gennaio 2024, la titolarità della cosiddetta piattaforma referendum, introdotta dall'articolo 1, comma 341, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, per la raccolta in modalità digitale delle sottoscrizioni da parte dei cittadini delle proposte di legge di iniziativa popolare, di referendum abrogativi e di referendum costituzionali. L'applicativo è stato sviluppato nel corso dell'anno 2021 dal dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri ed è stato adeguato, dalla fine dello scorso mese di ottobre, con gli interventi tecnici necessari a garantire la conformità della piattaforma alle disposizioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 settembre 2022.
  Attualmente, al fine di rendere pienamente operativa la piattaforma, si è in attesa del previsto parere, ai sensi dell'articolo 36, paragrafo 4, del Regolamento (Ue) 2016/679, da parte del garante per la protezione dei dati personali. Pertanto, una volta reso il prescritto parere da parte del garante, sarà possibile avviare – previo necessario collaudo tecnico dell'applicativo – la raccolta di firme con modalità digitali, anche per le leggi di iniziativa popolare, tramite la piattaforma in parola.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SERGIO COSTA, APPENDINO, IARIA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Casalnoceto, in provincia di Alessandria, è un comune con meno di mille abitanti, situato in un'area a vocazione agroalimentare;

   gli abitanti convivono da oltre venti anni con uno stabilimento, situato a breve distanza dal centro abitato, che effettua lavorazioni a caldo di materie plastiche (industria insalubre di I Classe), alternando periodi di chiusura a riaperture, con diversa ragione sociale, accompagnate da ampliamenti di superficie e linee di produzione, e dal quale promanano esalazioni e odori molesti;

   dal 2018 le problematiche ambientali, ripetutamente portate all'attenzione delle autorità competenti da parte della popolazione, che denunciava anche un possibile pregresso interramento di sostanze tossiche nell'area, subiscono un aggravamento allorché lo stabilimento viene riaperto dalla Società CTT s.r.l., con un ampliamento della superficie coperta di 12.000 metri quadrati, consentito da una prima variante al PRGC;

   una nota dell'ARPA del 9 febbraio 2021, successiva al rilascio dell'AUA e riferita a un controllo effettuato a luglio 2020, «evidenzia la presenza di composti potenzialmente pericolosi per la salute umana che sottolineano la necessità di ridurre l'impatto dell'azienda sia sugli esponenti che sull'aria ambiente» e, in particolare, attesta la presenza di composti tossici e cancerogeni: «per il benzene, gli o,m,p xileni e l'acroleina sono stati rilevati valori superiori a quelli indicati dagli enti di riferimento e dalla normativa italiana (decreto legislativo n. 155 del 2010; RfC-EPA; MLRs-ATSDR) come soglia da non superare per evitare danni alla salute umana»;

   nel gennaio 2022, viene approvata una seconda variante al PRGC che prevede una ulteriore espansione dell'area industriale di 5000 metri quadrati; contestualmente viene disposta la riduzione della zona di rispetto di due pozzi idropotabili del comune (da 200 metri a 60 metri) situati in adiacenza del sito industriale, in area «di ricarica dell'acquifero profondo»;

   a seguito di una ulteriore istanza di ampliamento della linea produttiva, classificata dalla stessa società proponente come modifica non sostanziale dell'autorizzazione unica in essere, corredata di certificazione degli ultimi auto-controlli effettuati delle emissioni in atmosfera, con nota della provincia n.p.g. 0050251 del 19 settembre 2022 viene convocata una Conferenza dei Servizi decisoria. Dalla stessa emerge che recenti verifiche ispettive «hanno rilevato non conformità da parte della Ditta CTT s.r.l. del rispetto di specifiche prescrizioni ambientali imposte dal titolo autorizzativo DDAP2 623-41247 del 2 luglio 2021 e successive modificazioni e integrazioni» e che, alla luce del parere Arpa, nonché di altri sopralluoghi effettuati da diverse autorità, le prescrizioni attribuite all'azienda in sede di rilascio del titolo AUA vigente debbano essere rivisitate d'ufficio al fine di conformarle alla situazione fotografata da sopralluoghi e verifiche. Il procedimento veniva pertanto sospeso –:

   se, per quanto riportato in premessa, in relazione ai concreti rischi di danno ambientale e alla salute dei cittadini di Casalnoceto, non si intenda promuovere ogni iniziativa di competenza, anche in rapporto a tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, al fine di scongiurare ogni ulteriore compromissione del contesto ambientale di riferimento che possa pregiudicare il conseguimento degli obiettivi di qualità dell'aria e dei corpi idrici e arrecare nocumento alla pubblica incolumità.
(4-01344)

  Risposta. — Con riguardo all'interrogazione in oggetto, occorre premettere che l'Autorizzazione unica ambientale – AUA, richiamata dall'Onorevole interrogante, si applica alle piccole-medie imprese, oltre che agli impianti non soggetti alle disposizioni in materia di Autorizzazione integrata ambientale – AIA, così come disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 59 del 2013. In particolare, l'Autorizzazione citata, in merito alla quale il Ministero non ha competenze, è stata adottata dalla provincia di Alessandria con propria determinazione nel luglio 2021 e rilasciata dal comune di Casalnoceto (AL) alla ditta C.T.T. S.r.l. Si tratta comunque di modifica non sostanziale di provvedimento originale risalente all'anno precedente.
  A seguito di sopralluoghi congiunti con il personale di ARPA Piemonte, nel mese di maggio 2022 è stato emesso provvedimento di diffida nei confronti della ditta suddetta, per aver disatteso alcune prescrizioni tecniche in materia di emissioni in atmosfera, contenute nell'Autorizzazione unica ambientale. È stato perciò disposto di provvedere ad ottemperare a specifiche condizioni entro una certa scadenza, cui ha fatto seguito istanza concernente l'inserimento nel processo produttivo della nuova linea L6bis, nonché nuove documentazioni atte a dimostrare gli interventi eseguiti in risposta alla diffida, con gli esiti degli ultimi autocontrolli effettuati sulle emissioni in atmosfera.
  La provincia di Alessandria al riguardo rappresenta che l'istanza volta all'ampliamento della linea produttiva, presentata alla ditta a seguito di sopralluogo congiunto dal quale era emerso che un macchinario era stato staccato e reso autonomo con conseguente provvedimento di diffida, era legato alla necessità di adeguare il titolo autorizzativo alla reale situazione impiantistica fotografata nel corso del sopralluogo. Trattandosi di fatto del distaccamento di una parte della linea esistente, con annesso sistema di captazione convogliato a punto di emissione esistente senza incremento quantitativo o qualitativo delle emissioni prodotte, non comporta una modifica sostanziale, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, articolo 268.
  Nel settembre 2022 un nuovo sopralluogo è stato effettuato da personale della vigilanza ambientale della provincia di Alessandria e dell'ARPA Piemonte, a seguito di segnalazione della presenza di forti odori di plastica bruciata in prossimità dello stabilimento, con riscontro sulla presenza di odori acri sia all'interno dei reparti produttivi che nell'intorno dello stabilimento, e violazione di specifica prescrizione in merito alla lavorazione a porte e finestre chiuse per tutte le fasi della propria attività. Sono stati perciò comunicati la prosecuzione dell'atto di diffida, l'obbligo a dare corso immediato agli interventi segnalati durante il sopralluogo, nonché la convocazione alla conferenza dei servizi ai fini della valutazione dell'istanza depositata dalla proponente, con conseguente avvio di procedimento d'ufficio volto a stabilire se le prescrizioni attribuite all'azienda in sede di rilascio del titolo AUA vigente debbano essere rivisitate. Ai lavori è stata ammessa a partecipare un'associazione dichiaratasi portatrice degli interessi di una parte della popolazione del comune ove ha sede l'attività produttiva in oggetto, che ha potuto prendere visione di tutta la documentazione agli atti, fatto salvo quanto soggetto a diritto di segretezza avanzato dalla ditta ed agli atti di polizia giudiziaria al vaglio della Procura della Repubblica.
  Il procedimento di eventuale rivisitazione d'ufficio del titolo AUA, comprensivo di quello di modifica non sostanziale richiesto dalla ditta, rimane tutt'ora in corso di svolgimento, in attesa che la ditta fornisca i chiarimenti documentali richiesti nell'ultima conferenza dei servizi. I termini fissati per il deposito delle integrazioni documentali sono stati successivamente posticipati.
  Con riferimento alla nota ARPA richiamata dall'interrogante, la provincia di Alessandria segnala che la relazione di ARPA Piemonte sui monitoraggi aria ambiente effettuati – e pervenuta nel febbraio 2021 – segnalava la presenza di composti potenzialmente pericolosi per la salute umana in concentrazione inferiore ai valori indicati dagli Enti di riferimento e dalla normativa italiana come soglia da non superare per evitare danni per la salute umana. Monitoraggi della qualità dell'aria sono stati poi condotti in epoche più recenti da personale di ARPA Piemonte, anche a seguito di interventi migliorativi eseguiti dalla ditta: le risultanze di campionamenti svolti nel periodo luglio-ottobre 2022, effettuati presso punti di misura individuati sulla base delle segnalazioni di disturbo olfattivo pervenute ad ARPA Piemonte, mostrano la diminuzione della concentrazione dei parametri in precedenza indagati, i cui valori misurati sono risultati in linea con i valori di fondo ambientale a livello regionale. In un parere risalente al novembre 2021, anche la competente ASL ha evidenziato che le aspirazioni già allora presenti erano sufficienti a garantire livelli di inquinanti che, se confrontati con i limiti di esposizione, sono da considerarsi in generale come contenuti.
  Inoltre, nel corso del 2023, sono stati effettuati numerosi interventi di reperibilità, molti anche in orario serale e notturno o nei i giorni festivi, in risposta alle frequenti segnalazioni pervenute da parte di alcuni cittadini. Detti interventi non hanno dato evidenza oggettiva di problematiche odorigene direttamente imputabili all'attività svolta dalla ditta in oggetto. Il procedimento in corso, di rivisitazione del titolo AUA, per le materie di diretta competenza dell'ente, ha lo scopo di analizzare nel dettaglio le cause delle emissioni di odori segnalate, e qualora correlate con l'attività della ditta, imporre alla stessa l'adozione di ogni possibile ulteriore presidio affinché la problematica venga definitivamente risolta. In tal modo, la provincia intende pertanto valutare la necessità di apportare eventuali modifiche all'autorizzazione in essere, che tengano conto degli aggiornamenti normativi intervenuti a seguito del suo rilascio, e per introdurre eventuali maggiori garanzie di tutela ambientale, se necessarie.
  Da parte sua, la regione Piemonte ha rappresentato che, secondo quanto agli atti, non sussistono condizioni di pericolo né per i lavoratori né per la popolazione. Si specifica, altresì, che, con nota 47007 del 26 settembre 2023, la provincia di Alessandria ha indetto, per il giorno 16 ottobre 2023 una nuova conferenza di servizi, a seguito del deposito, da parte della ditta C.T.T. s.r.l., in data 1° agosto 2023, della documentazione richiesta nella precedente Conferenza, poi integrata in data 7 settembre 2023.
  Inoltre, in data 5 dicembre 2023, sono pervenuti alla provincia gli ultimi chiarimenti della proponente a seguito di quanto emerso nella conferenza dei servizi del 16 ottobre 2023, su richiamata, ed è stato richiesto agli enti e servizi partecipanti ai lavori di esprimersi in via definitiva.
  Attualmente è in corso di redazione l'atto finale di modifica del provvedimento autorizzativo vigente, visto il giudizio favorevole espresso dalla, conferenza di servizi medesima, nel rispetto delle nuove condizioni operative ivi approvate.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   perdura la situazione, ormai cronica, di grave carenza di personale amministrativo all'interno del tribunale di Bergamo;

   come già sottolineato dall'interrogante con l'interrogazione n. 4-01953, da mesi i tempi processuali a Bergamo sono oltremodo dilatati tanto che, nel corso del 2023, i giudici hanno potuto occuparsi di poco più di duecento procedimenti su un totale di circa 1.500 casi giudiziari;

   ad aggravare ancor più la situazione e ad accendere la protesta dei dipendenti amministrativi è stata la scelta, con provvedimento unilaterale, da parte della dirigenza, di modificare un precedente accordo, raggiunto nel 2017, relativo all'orario di lavoro del personale, che consentiva una conciliazione dei tempi di lavoro accettabili con lo stile di vita e le esigenze familiari del personale;

   l'accordo del 2017, in particolare, prevedeva un plus orario, ossia una sorta di «banca ore» di un massimo di 9 al mese, con cui i dipendenti potevano gestire il surplus di ore lavorate, recuperando in altre giornate le eventuali ore di lavoro ordinario, svolto oltre il normale orario di lavoro, e accumulate nel corso del mese;

   il ripristino dell'istituto del plus orario permetterebbe di fronteggiare il cronico sovraccarico di lavoro;

   con il provvedimento unilaterale, la dirigenza ha ridimensionato tale possibilità, portando a sole 4 le ore mensili accumulabili e a 29 minuti il limite di utilizzo giornaliero della misura, rendendo di fatto difficilmente fruibile lo strumento da parte del personale;

   in risposta, il personale amministrativo del tribunale si è sentito costretto ad avviare uno stato di agitazione a partire dal 30 gennaio 2024, una decisione concordata durante un'assemblea svoltasi il 12 gennaio;

   le sigle sindacali hanno chiesto un incontro al prefetto, che ha conseguentemente convocato una riunione in prefettura venerdì 2 febbraio 2024, durante la quale sono state illustrate le motivazioni dello stato di agitazione;

   i rappresentanti delle organizzazioni sindacali come si legge nel verbale dell'incontro, hanno sottolineato il «grave disagio dei lavoratori determinato dall'elevato sovraccarico di lavoro causato da numerosi fattori», quali la già paventata «cronica e grave carenza di personale; l'inidoneità dei mezzi tecnici messi a disposizione dall'Amministrazione; la mancata formazione dei dipendenti riguardo le numerose riforme della giustizia», fattori ai quali si affiancano le continue dimissioni del personale a tempo determinato e indeterminato che passa ad altre amministrazioni, dove vengono percepiti stipendi più alti, e non da ultimo, la modifica dell'accordo del 2017;

   ulteriori fattori di malcontento sono l'assenza di strumenti, straordinari – in particolare quello elettorale – non pagati, la disapplicazione dello smart working anche per i lavoratori fragili, l'assenza della banca delle ore, la chiusura rispetto a tipologie di orario, sebbene contrattualizzate, quali quello multiperiodale;

   tuttavia, la dirigenza, nel corso della discussione ha affermato che «ritiene di non avere margine per ripristinare il precedente accordo» e che «la competenza, invece, ricadrebbe sugli uffici superiori» tanto da aver formulato un quesito al Ministero della giustizia per la possibilità di applicare l'istituto del plus orario;

   ad oggi, non sembrano esserci evoluzioni positive e i rappresentanti dei lavoratori non intendono tirarsi indietro ma, anzi, dichiarano alla stampa locale che «se non dovessero esserci risposte in tempi ragionevoli» metteranno in campo «tutte le azioni che la legge consente» –:

   se il Ministro interrogato intenda risolvere urgentemente la gravosa situazione della carenza di personale amministrativo del tribunale di Bergamo, mediante un aumento delle risorse, umane e materiali, da destinare agli uffici giudiziari del territorio, previo riconoscimento di riqualificazione al personale in servizio da anni.
(4-02306)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere in primo luogo sottolineato che la scopertura media nazionale, quanto al personale amministrativo, si attesta al 27,57 per cento in relazione alla pianta organica di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2022 n. 54.
  Quanto alle specifiche iniziative poste in essere per fare fronte a tale scopertura, corre l'obbligo di evidenziare l'imponente attività di reclutamento che questo Dicastero ha avviato a livello nazionale sin dall'anno 2020. In particolare, siffatto impegno ha consentito l'assunzione di 10.248 risorse umane nell'intero territorio nazionale.
  Trattasi, peraltro, di una quantificazione che può definirsi per difetto in quanto non tiene conto delle assunzioni concernenti gli addetti all'ufficio per il processo e il personale a supporto dell'ufficio per il processo.
  Di conseguenza, alle citate 10.276 assunzioni dovrebbero essere in realtà aggiunte anche le 12.339 unità relative ai profili di addetto all'ufficio per il processo e di personale a supporto dell'ufficio per il processo, giungendo così a un totale di 22.615 assunzioni.
  In proposito giova rammentare che tra gli scopi dell'ufficio per il processo vi è,
in primis, quello dell'abbattimento dell'arretrato, funzionale a un più concreto efficientamento del comparto giustizia.
  L'obiettivo auspicato, pur trattandosi di assunzioni a tempo determinato, è quello di riuscire a raggiungere – nell'arco temporale considerato – una
performance degli uffici giudiziari idonea a consentire una più ottimale gestione dei carichi di lavoro anche per il futuro.
  Venendo adesso alla tematica affrontata nell'atto di sindacato ispettivo, va ricordato che nel tribunale di Bergamo – ricompreso nel distretto di Corte di appello di Brescia, a fronte di una dotazione organica di 142 unità, prestano servizio 110,5 risorse umane, registrandosi una scopertura del 24 per cento.
  Nel computo complessivo delle risorse impiegate nell'ufficio
de quo, non vengono considerate le 50 unità assunte a tempo determinato nell'ambito dei reclutamenti di personale addetto all'ufficio per il processo (35 unità) e del personale a supporto dell'Upp (12 unità) e operatori giudiziari a tempo determinato (3 unità che beneficeranno della stabilizzazione nel mese di marzo 2024), per effetto dei quali la scopertura risulterebbe negativa.
  Quanto alle vacanze registrate nei vari profili, queste interessano le seguenti figure professionali: direttore (1 vacanza su 6), assistente giudiziario (13 su 50), ausiliario (4 su 12), cancelliere (10 su 23) operatore giudiziario (1 su 15) e conducente di automezzi (1 su 4).
  Si rileva il sovrannumero del profilo di funzionario giudiziario mentre la figura del contabile risulta scoperta.
  L'ufficio di Bergamo ha altresì beneficiato della stabilizzazione di 1 operatore giudiziario, assunto a tempo determinato tramite concorso ed ulteriori 3 unità saranno stabilizzate a partire da marzo 2024.
  La posizione di dirigente risulta coperta da titolare.
  Si sottolinea altresì che dal piano triennale dei fabbisogni 2024-2026 emerge chiaramente la volontà di questo Dicastero di sopperire quanto più possibile alle carenze di personale amministrativo.
  Non solo, la previsione di procedure volte alla stabilizzazione del personale amministrativo assunto a tempo determinato allo scopo di non disperdere le competenze acquisite nonché la previsione, in deroga alla normativa vigente, della validità delle graduatorie dei concorsi svolti in periodo pandemico consentono di meglio finalizzare l'attività di reclutamento.
  Le attività di reclutamento previste nell'arco temporale che va dal 2024 al 2026 concernono complessivamente 1.667 unità dell'area funzionari, 9.792 dell'area assistenti e 200 dell'area dirigenti, per un totale di ben 11.659 risorse umane.
  Giova poi segnalare che in data 28 febbraio 2023 è stata disposta la proroga della scadenza dei contratti individuali di lavoro a tempo determinato sottoscritti dal personale assunto con la qualifica di operatore giudiziario nonché la contestuale assunzione a tempo indeterminato (stabilizzazione) presso le sedi in cui prestavano servizio alla data del 30 maggio 2022 degli operatori giudiziari che, previa accettazione della proroga del contratto a tempo determinato, matureranno il suddetto requisito alle nuove scadenze contrattuali, con decorrenza dal giorno successivo a tale scadenza (decorrenza stabilizzazione).
  È di prossima pubblicazione il bando di mobilità ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, per la copertura di complessivi 107 posti di cui 74 nell'area Assistenti e 33 nell'area Funzionari, per i distretti di Corte d'appello di Venezia, Bologna, Firenze, Milano, Brescia, Torino, Emilia-Romagna e Toscana, riservato al personale già in servizio presso gli uffici giudiziari in forza di convenzioni stipulate con gli Enti regionali e/o in forza di leggi regionali.
  Va evidenziato, inoltre, che a gennaio 2024 è stato firmato un protocollo d'intesa tra il Ministero della giustizia e la regione Lombardia per l'eventuale prossima assegnazione temporanea di dipendenti regionali per le attività degli uffici giudiziari dei distretti di Milano e Brescia.
  È imminente il bando di stabilizzazione per la copertura di complessivi 107 posti (74 nell'area assistenti e 33 nell'area funzionari) riservato al personale già in servizio presso gli uffici giudiziari dei distretti del nord, tra cui il distretto di Brescia, in forza di convenzioni stipulate tra il Ministero della giustizia e le regioni.
  Si evidenzia altresì che allo scopo di fronteggiare le ulteriori criticità che nel frattempo dovessero sopravvenire, determinate dal pensionamento di unità di personale ovvero da altre situazioni soggettive di carattere temporaneo (maternità, malattia etc.), l'organico del personale amministrativo dei summenzionati uffici giudiziari potrà essere implementato facendo ricorso all'istituto della mobilità temporanea del personale, previsto dall'articolo 20 dell'accordo sottoscritto in data 15 luglio 2020, come modificato dall'
Addendum sottoscritto il 22 marzo 2023.
  In definitiva dalle molteplici iniziative sinora elencate si evidenzia l'impegno profuso da questo Ministero al fine di attuare una politica di implementazione del personale dislocato negli uffici giudiziari del territorio nazionale, ivi compreso quello del circondario di Bergamo.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DORI e ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la «Casa di Leda» è una casa protetta inaugurata a Roma nel 2017 che ospita donne detenute con figli da 0 a 6 anni per assicurare il benessere dei bambini e accompagnare le madri nelle loro funzioni genitoriali;

   il servizio è stato avviato dal comune di Roma su proposta di Lillo Di Mauro, allora presidente della Consulta penitenziaria di Roma, a seguito della firma di un Protocollo d'intesa tra il Ministero della giustizia, il comune di Roma e Fondazione Poste insieme onlus;

   fin dalla sua nascita è stato gestito in collaborazione con l'ATI composta dalla Cooperativa Cecilia, l'Associazione di Volontariato «Roma Insieme», «P.i.D.» – pronto intervento disagio cooperativa sociale Onlus, e l'Associazione di Volontariato «Ain Karim» in convenzione con l'Azienda pubblica di servizi alla Persona;

   successivamente il progetto è stato reso strutturale nel 2019 subentrando nella collaborazione anche il Raggruppamento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (II.PP.A.B.), Pio Istituto SS. Annunziata, Opera Pia Lascito Giovanni Margherita Achillini e Opera Pia Asilo Savoia nonché la regione Lazio. Quest'ultima ha supportato economicamente il progetto con l'utilizzo dei fondi derivanti dalla Cassa delle ammende dopo che Poste Italiane, impegnata a finanziare il progetto per tre anni secondo l'accordo sottoscritto con il comune di Roma, dopo solo un anno, si era ritratta;

   «Casa di Leda» rappresenta il primo progetto di convivenza nato sulla scorta della legge n. 62 del 2011 relativa al diritto dei bambini a vivere con i propri genitori ed è oggi un'eccellenza non solo in Italia ma anche all'estero;

   nel corso degli anni si sono recati in visita importanti personalità, tra cui Papa Francesco nel marzo 2018 e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel dicembre 2023;

   il servizio offerto da «Casa di Leda» si propone di intervenire su tre livelli: il bambino, la madre in quanto donna e in quanto genitore e la relazione madre-figlio, figurando concretamente come una importante forma di aiuto socioassistenziale-educativo;

   da quanto appreso dall'interrogante, la regione Lazio sarebbe intenzionata a cambiare soggetto gestore a partire dal prossimo 31 marzo lasciando direttamente ad ASP Asilo Savoia la cura del servizio, seppur in mancanza di motivi o disservizi da parte delle associazioni attualmente impegnate nella gestione della struttura e senza peraltro, da quanto attenzionato all'interrogante, averla concordata con il comune di Roma;

   un improvviso cambio di gestione potrebbe mettere a serio rischio il servizio svolto in questi sette anni dalle realtà associative che hanno nel tempo creato una forte rete di relazioni territoriali con tutto il panorama connesso: municipio, Aassll, ufficio immigrazione, tribunale per minori, magistratura di sorveglianza, Uepe, stazioni di Polizia e Carabinieri, enti di formazione e cooperative di lavoro;

   ciò comporterebbe anche rallentamenti alle attività e ricadute negative sui nuclei famigliari seguiti da anni da operatori specializzati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adoperarsi, in raccordo con la regione Lazio e comune di Roma, per salvaguardare un'eccellenza italiana quale è la casa protetta «Casa di Leda».
(4-02401)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, per quanto di competenza di questo Ministero, si segnala che il preposto dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, tramite la direzione generale per l'esecuzione penale esterna e di messa alla prova, ha partecipato all'avvio del progetto di costituzione della Casa di Leda che ha iniziato l'attività il 22 marzo 2017 con l'ingresso delle prime ospiti.
  L'Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna Roma (di seguito U.I.E.P.E.) partecipa regolarmente a incontri di coordinamento, gli ultimi dei quali, hanno avuto luogo, presso l'istituto penitenziario femminile di Rebibbia, il 19 gennaio 2024, con i rappresentanti della regione Lazio, del comune di Roma, dell'Asp asilo di Savoia, nonché della direzione della Ccf di Rebibbia e il magistrato di Sorveglianza e presso la casa-famiglia, il 24 febbraio 2024, con gli operatori della Casa di Leda.
  L'Ufficio di esecuzione penale esterna di Roma si occupa al contempo, mediante l'impiego di funzionari di servizio sociale, di effettuare gli opportuni interventi tecnici volti al sostegno dei percorsi trattamentali predisposti in favore delle ospiti inserite nella casa-famiglia.
  Sulla base delle informazioni assunte attualmente risultano presenti presso la casa di Leda quattro donne in detenzione domiciliare, in carico all'U.i.e.p.e. di Roma, che sono seguite nei loro percorsi di inclusione sociale dai funzionari incaricati.
  Il numero delle attuali ospiti della casa protetta e dei loro figli minori, provenienti dalla locale casa circondariale di Rebibbia femminile, è in linea con la media delle detenute che annualmente vi fanno ingresso.
  Si segnala, infine, che, all'esito delle ordinarie visite domiciliari presso la struttura, dei colloqui con le condannate e con gli operatori volontari ivi presenti, oltre che delle riunioni di coordinamento con i servizi territoriali, i funzionari del servizio sociale non hanno riscontrato criticità da sottoporre all'attenzione delle istituzioni e organismi del terzo settore.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GADDA e GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 74, 75, 76, 77 e 78 della legge sull'ordinamento penitenziario, legge n. 354 del 1975, così come gli articoli 95 e 119 del regolamento di attuazione, decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, fanno tutti riferimento alla costituzione, presso i tribunali dei capoluoghi di ciascun circondario, dei «Consigli di aiuto sociale» ai quali sono affidati una serie di importanti compiti relativi all'assistenza penitenziaria e post-penitenziaria;

   ad avviso dell'interrogante questi «enti», dotati di personalità giuridica e sottoposti alla vigilanza del Ministero della giustizia, sono fondamentali per corrispondere al dettato costituzionale di cui all'articolo 27 e al relativo reinserimento sociale delle persone detenute e per far fronte al soccorso e all'assistenza alle vittime del delitto;

   dell'argomento si è più volte discusso nella trasmissione Radio Carcere di Radio Radicale, condotta dal giornalista Riccardo Arena e con ospite fissa Rita Bernardini;

   a quel che risulta all'interrogante, non esistono ad oggi Consigli di aiuto sociale costituiti e attivi se non il tentativo fatto a Palermo nell'ottobre 2021 dall'allora Presidente Antonio Balsamo, oggi Sostituto procuratore generale della Corte di cassazione;

   ad avviso dell'interrogante i Consigli di aiuto sociale sono fondamentali per il reinserimento sociale delle persone detenute e, quindi, per combattere la recidiva altissima per chi sconta la pena in carcere –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se corrisponda al vero la mancata costituzione dei Consigli di aiuto sociale;

   quale sia la situazione a livello nazionale in merito alla costituzione dei Consigli di aiuto sociale;

   da quali organismi o enti siano state svolte negli ultimi 5 anni le funzioni attribuite dall'ordinamento penitenziario e dal regolamento di attuazione ai Consigli di aiuto sociale;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per promuoverne urgentemente la costituzione o se intenda adottare iniziative normative per apportare modifiche alla disciplina vigente e attribuirne le imprescindibili finalità ad altri enti o organismi.
(4-02380)

  Risposta. — Con riferimento ai contenuti di cui all'atto di sindacato ispettivo in esame, si ribadisce che questo Ministero ha notevolmente potenziato gli interventi finalizzati all'inclusione post-detentiva, stipulando intese con la rete locale.
  Come è noto, la Cassa delle Ammende, in forza del nuovo mandato istituzionale declinato nello Statuto di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 102 del 2017, è chiamata, insieme ai Dipartimenti preposti alla gestione dell'esecuzione penale, a porre in essere quanto necessario per attuare un nuovo modello di esecuzione penale volto al reinserimento sociale, da realizzare insieme ai diversi enti pubblici e privati coinvolti nei processi di inclusione sociale e alla società civile, funzionale alla valorizzazione e alla differenziazione dei percorsi di recupero e al miglioramento dell'efficienza ed efficacia dei servizi di inclusione socio-lavorativa delle persone in esecuzione penale.
  La cassa delle ammende promuove la programmazione integrata degli interventi di reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale, raccordando i vari livelli di
governance, nazionale, regionale e locale, in linea con la riforma delle competenze in ambito regionale.
  Il consolidamento di tale approccio è stato operato attraverso l'accordo della conferenza unificata del 28 aprile 2022, sancito ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali, con l'approvazione del documento «Linee di indirizzo per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali per il reinserimento delle persone sottoposte a provvedimenti dell'Autorità giudiziaria limitativi o privativi della libertà personale».
  È stata, così, prevista l'istituzione di una cabina di regia interistituzionale presso ciascuna Regione, per realizzare la programmazione triennale, integrata e condivisa, al fine di garantire servizi rispondenti alle esigenze differenziate delle persone e dei contesti territoriali di riferimento e favorire la realizzazione di un nuovo modello di giustizia di comunità, frutto del rafforzamento e dell'integrazione delle politiche sociali, per la tutela dei diritti delle persone destinatarie degli interventi, per promuovere la coesione sociale e per incidere positivamente sulla sicurezza della cittadinanza.
  La programmazione condivisa con le Regioni e le Province autonome, secondo quanto stabilito nelle linee guida indicate nell'accordo del 28 aprile 2022, è attuata tramite la definizione del piano di azione regionale triennale, che prevede diverse linee di finanziamento, tra le quali quelle delle Regioni e Province autonome, delle articolazioni della giustizia e della cassa delle ammende, allo scopo precipuo di garantire quei servizi rispondenti alle esigenze differenziate delle persone e dei contesti territoriali di riferimento, realizzata attraverso la preventiva rilevazione del fabbisogno nelle principali aree di intervento, quali: lavoro e formazione professionale, sostegno alle famiglie,
housing sociale, orientamento alla cittadinanza attiva, continuità terapeutico-assistenziale, giustizia riparativa e assistenza alle vittime di reato.
  Nel corso del 2022, sono stati approvati n. 5 programmi triennali regionali, per un importo complessivo pari a euro 6.016.163,65, a valere sul bilancio dell'ente ed euro 3.334.759,90 a carico delle regioni. I destinatari che si prevede di raggiungere sono in totale circa 4.000. I programmi sono in corso di realizzazione e monitorati trimestralmente.
  In particolare, sono stati approvati i seguenti programmi triennali regionali:

   1. Programma triennale «Incubatori di comunità 2: la possibilità di un'alternativa», presentato dalla regione Lombardia e approvato dal consiglio di amministrazione della cassa delle ammende il 24 maggio 2022, per un importo complessivo di euro 1.619.940,00, di cui euro 1.319.940,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 300.000 a carico della Regione;

   2. Programma triennale della regione Piemonte, approvato dal Consiglio di amministrazione della cassa delle ammende il 27 luglio 2022, per un importo complessivo di euro 4.778.500,00, di cui euro 3.600.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 1.178.500,00 a titolo di cofinanziamento regionale;

   3. Programma triennale presentato dalla provincia autonoma di Trento, approvato dal consiglio di amministrazione della cassa delle ammende il 27 settembre 2022, per un importo complessivo di euro 377.733,55, di cui euro 261.473,65 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 116.259,90 a titolo di cofinanziamento regionale;

   4. Programma triennale IN.CON.TRA. – INclusione, CONfronto, TRAttamento, presentato dalla regione autonoma Friuli Venezia Giulia e approvato dal consiglio di amministrazione della cassa delle ammende il 30 novembre 2022, per un importo complessivo di euro 1.690.000,00, di cui euro 1.300.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 390.000,00 a titolo di cofinanziamento regionale;

   5. Programma regionale triennale di interventi presentato dalla regione Veneto e approvato dal consiglio di amministrazione della cassa delle ammende il 30 novembre 2022, per un importo complessivo di euro 5.850.000,00, di cui euro 4.500.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 1.350.000.00 a titolo di cofinanziamento regionale.

  Nel corso del 2023, in attuazione di quanto programmato nei piani di azione triennale e degli obiettivi strategici declinati nelle linee programmatiche annuali, sono stati approvati e sono in corso di realizzazione n. 8 piani triennali, per un importo complessivo pari ad euro 22.780.060 a valere sul bilancio dell'ente ed euro 9.942.000,00 a carico delle Regioni. I destinatari che si prevede di raggiungere nel triennio sono in totale circa 12.500. Di seguito si indicano gli 8 piani triennali in corso di realizzazione:

   1. piano triennale «Stiamo lavorando per voi 2», presentato dalla regione Marche e approvato con delibera del Consiglio di amministrazione del 1° marzo 2023, per un importo complessivo di euro 1.170.000,00 ed euro 900.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 270.000,00 a titolo di cofinanziamento regionale;

   2. piano triennale regionale programma integrato per l'accoglienza e l'inclusione sociale di persone in esecuzione penale, presentato dalla regione Campania e approvato con delibera del Consiglio di amministrazione del 5 luglio 2023, per un importo complessivo di euro 9.572.100,00, di cui euro 6.000.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 3.572.100,00 a carico del bilancio della regione Campania;

   3. piano triennale regionale programma «Territori per il reinserimento Emilia-Romagna – (TPR-ER,)» presentato dalla regione Emilia-Romagna e approvato con delibera del Consiglio di amministrazione del 5 luglio 2023, per un importo complessivo di euro 6.150.000,00, di cui euro 4.200.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 1.950.000,00 a carico del bilancio della regione Emilia-Romagna;

   4. programma «Vasi comunicanti: dall'esecuzione penale alla rete territoriale del lavoro e del benessere sociale», presentato dalla regione Liguria e approvato con delibera del consiglio di amministrazione del 5 luglio 2023, per un importo complessivo di euro 2.340.000,00, di cui euro 1.800.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 540.000,00 a carico del bilancio della regione Liguria;

   5. piano triennale regionale «Programma regionale triennale di interventi cofinanziati dalla cassa delle ammende – anno 2023» presentato dalla Regione siciliana e approvato con delibera del Consiglio di amministrazione del 5 luglio 2023, per un importo complessivo di euro 2.600.000,00, di cui euro 2.000.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 600.000,00 a carico del bilancio della regione Sicilia;

   6. piano triennale regionale «La persona al centro: giustizia di comunità e inclusione sociale», presentato dalla regione Toscana e approvato con delibera del consiglio di amministrazione del 20 settembre 2023, per un importo complessivo di euro 6.000.000,00 di cui euro 4.200.00,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 1.800.000,00 a carico del bilancio della regione Toscana;

   7. piano triennale regionale «Un centro in rete per la fragilità», presentato dalla regione Lombardia e approvato con delibera del Consiglio di amministrazione del 20 settembre 2023, per un importo complessivo di euro 2.510.000,00, di cui euro 1.700.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende ed euro 810.000,00 a carico del bilancio della regione Lombardia;

   8. piano triennale regionale «Spazio di frontiera» presentato dalla regione Lombardia e approvato con delibera del consiglio di amministrazione del 29 novembre 2023, per un importo complessivo di euro 2.380.060, di cui euro 1.980.060 a carico di cassa delle ammende ed euro 400.000 a carico della regione Lombardia.

  Di particolare rilevanza è stato, poi, il rafforzamento della complementarietà dell'azione con la Direzione generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e con la Direzione generale per l'esecuzione penale esterna e della messa alla prova del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, determinante per migliorare la qualità dell'offerta trattamentale negli istituti penitenziari e per favorire la realizzazione di un'azione di sistema per lo sviluppo del lavoro e della formazione professionale, prevedendo anche il supporto all'adeguamento al nuovo modello di esecuzione penale, mediante il finanziamento di progetti di reinserimento sociale anche per le persone in esecuzione penale esterna.
  Nell'ambito del programma nazionale per il lavoro penitenziario professionalizzante, diretto non solo ad aumentare le opportunità di lavoro, ma anche la riqualificazione professionale, quali elementi fondamentali per il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale, sono stati approvati nel 2023 e nel 2024 i seguenti programmi:

   programma «Opportunità di lavoro professionalizzanti 2023», presentato dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento di questo Dipartimento e approvato con delibera del consiglio di amministrazione del 24 aprile 2023, per un importo complessivo di euro 8.000.000,00 a carico del bilancio della cassa delle ammende;

   programma «Integrando», presentato dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento e approvato con delibera del Consiglio di amministrazione del 5 luglio 2023, per un importo complessivo di euro 2.000.000 a carico del bilancio della cassa delle ammende;

   programma «Construere», presentato dalla Direzione generale per l'esecuzione penale esterna e della messa alla prova del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e approvato con delibera del Consiglio di amministrazione del 5 luglio 2023, per un importo complessivo di euro 1.293.685,50 a carico del bilancio della cassa delle ammende;

   programma «Opportunità di lavoro professionalizzanti 2024», presentato dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento, per un importo complessivo di euro 9.000.000,00 a carico del bilancio della cassa delle Ammende;

   programma «Construere 2», presentato dalla Direzione generale per l'esecuzione penale esterna e della messa alla prova del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e approvato con delibera del consiglio di amministrazione del 29 febbraio 2024, per un importo complessivo di euro 2.075.220,00 a carico della cassa delle ammende;

   programma «Integrando osservazione e trattamento 2024», presentato dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento e approvato con delibera del consiglio di amministrazione del 29 febbraio 2024, per un importo complessivo di euro 4.500.000,00 a carico della cassa delle ammende;

   programma «Integrando mediazione 2024», presentato dalla Direzione generale dei detenuti e del trattamento e approvato con delibera del consiglio di amministrazione del 29 febbraio 2024, per un importo complessivo di euro 1.000.000,00 a carico della cassa delle ammende.

  La cassa delle ammende monitora costantemente con cadenza trimestrale gli interventi previsti nelle programmazioni e ne verifica lo stato di attuazione.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GHIRRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso che i sindaci sardi dei comuni di Carloforte, Sant'Antioco, Domus De Maria, San Giovanni Suergiu, Portoscuso, Guspini, Villaputzu, Oristano, Nurachi, Marrubiu, Riola Sardo e San Vero Milis, nei giorni scorsi sarebbero stati destinatari di comunicazioni pec, a loro inviate dalla Banca d'Italia, attraverso le quali si avviserebbero i succitati dei procedimenti di pignoramento presso terzi avviati a istanza di creditori del Ministero della difesa e del conseguente blocco dei conti correnti della Tesoreria di Stato presso i quali sono accreditate le somme spettanti ai citati comuni quali indennizzi per le limitazioni imposte alle attività produttive dei territori interessati dalle servitù militari e dei quali i sindaci risultano essere per l'appunto funzionari delegati all'incasso;

   più nel dettaglio, la procedura vigente prevede, per il pagamento dei predetti indennizzi, che l'amministrazione militare provveda, mediante aperture di credito disposte a favore dei sindaci dei comuni nel cui territorio insistono le aree ammesse all'indennizzo, secondo le norme sulla contabilità di Stato; a fronte di tali ordini di accreditamento, il sindaco riceve, in qualità di «funzionario delegato», la disponibilità di una somma complessiva da utilizzare per la corresponsione delle somme spettanti ai diversi beneficiari;

   nel caso specifico, a essere bloccati in seguito alla detta procedura esecutiva, sarebbero tutti gli ordinativi di pagamento relativi alle indennità di servitù militari disposti sui conti correnti intestati ai beneficiari, fra gli altri, degli operatori economici della pesca, interessati dagli sgomberi a mare per le esercitazioni militari, di recente riprese nella zona del Golfo di Palmas, prospiciente la base di Capo Teulada, dopo la breve interruzione intercorsa durante la stagione turistica;

   la ripresa delle esercitazioni comporta necessariamente l'interruzione di ogni attività ittica, è quindi evidente che la corresponsione puntuale degli indennizzi sia vitale per la sopravvivenza delle attività economiche coinvolte;

   i tabulati contenenti le richieste di indennizzo sarebbero stati trasmessi nel mese di giugno 2023 a oggi non è ancora stata effettuata alcuna liquidazione, mentre gli scorsi anni il tempo massimo di attesa sarebbe stato di un mese circa;

   come è noto, alla Sardegna è imposto il peso di una gran parte delle servitù militari nazionali: risultano infatti asservite a fini militari zone di territorio pari a 37.374 ettari, di cui 23.766 demanio e 13.608 servitù militari – in particolare, le aree di servitù a mare superano la superficie dell'intera Sardegna – nelle quali sono interdette per gran parte dell'anno molte delle normali attività umane ed economiche, ivi comprese, nelle vaste porzioni di mare prospicienti le zone di esercitazione, quelle di ancoraggio e pesca;

   bisogna ricordare le croniche condizioni sistemiche di crisi sociale, economica, infrastrutturale che attanagliano la Sardegna e i continui sacrifici imposti alla comunità che abita le zone soggette a limitazioni, anche in termini di insalubrità ambientale a causa delle mancata bonifica dei luoghi teatro di esercitazioni con materiali tossici e inquinanti — :

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda in premessa, quali siano le tempistiche previste per l'adempimento dell'obbligo indennitario previsto a carico del Ministero della difesa in favore dei comuni sardi coinvolti dalle procedure esecutive citate;

   se non ritengano opportuna una ridefinizione complessiva della presenza militare in Sardegna, sia sotto il profilo della quantità che delle modalità di utilizzo del territorio e degli spazi marini ed aerei prospicienti i poligoni e gli insediamenti militari;

   se non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza in relazione agli urgenti e necessari interventi di bonifica delle zone teatro di esercitazioni;

   se non ritengano opportuno e non più rinviabile definire con la Regione autonoma della Sardegna un piano di riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali, sanitari ed economici subiti dall'isola a causa del gravame militare subito.
(4-01708)

  Risposta. — Avuto riguardo all'opportunità di una «ridefinizione complessiva della presenza militare in Sardegna, sia sotto il profilo della quantità che delle modalità di utilizzo del territorio e degli spazi marini ed aerei prospicienti i poligoni e gli insediamenti militari», non posso che confermare, in questa sede, quanto già affermato in occasione di un'interrogazione a risposta immediata, a firma del medesimo interrogante, svolta il 21 giugno 2023, presso l'aula della Camera dei deputati.
  La presenza militare nella regione Sardegna, nella sua accezione più ampia, è una presenza delle istituzioni dello Stato ancora necessaria e preziosa, visto l'impegno che le nostre Forze armate sono chiamate a svolgere ogni giorno, nel contesto nazionale e soprattutto internazionale, per tutelare gli interessi di tutti.
  L'attuale quadro strategico non consente di ragionare in termini di riduzioni di attività delle Forze armate e, in tale contesto, la difesa assicura e assicurerà, invece, ogni possibile contributo per lo sviluppo sostenibile della regione autonoma Sardegna (RAS) attraverso investimenti volti a incrementare la ricerca scientifica, lo sviluppo tecnologico, l'innovazione, anche in chiave duale, nonché programmi di sviluppo industriale e civile, quindi non solo militari, a testimonianza della centralità che tale regione ha nello sviluppo del Paese.
  L'attuale percorso di collaborazione tra la regione autonoma Sardegna e il Ministero difesa (Md) è solido e reciprocamente proficuo e soddisfacente.
  Il territorio sardo rimane strategico e rilevantissimo per la difesa, quale risorsa preziosa per supportare le attività addestrative nazionali in un contesto geostrategico internazionale di nota gravità e complessità.
  Ne è testimonianza la neo costituita scuola internazionale di volo dell'aeronautica militare, che rappresenta l'esempio virtuoso di una convergenza strategica tra la Ras, il Md ed il comparto Industriale di settore, costituendo non solo un motivo di orgoglio per la valorizzazione delle espressioni tecnologiche ed addestrative nazionali ma valorizzando il territorio su cui insiste.
  Già da alcuni anni, grazie anche al protocollo d'intesa recentemente rinnovato tra la Ras ed il Md, si è potuta instaurare una sempre più stretta interlocuzione in favore di una piena comprensione delle reciproche esigenze istituzionali.
  Proprio con riferimento alle tutela dell'ambiente e del territorio, sempre fattiva si è dimostrata la postura delle parti nel conciliare, nella massima trasparenza, le reciproche sensibilità con le necessità addestrative.
  Il Protocollo d'intesa ha permesso di disciplinare il perimetro di tali interazioni, creando occasioni di confronto che hanno abilitato convergenze su progettualità ad alto tasso tecnologico e di ampio respiro strategico, promuovendo l'indotto e cospicue ricadute occupazionali sul territorio, nel massimo rispetto delle norme ambientali.
  Ricordiamo, come esempio fattivo di collaborazione, la sospensione, dal primo al 30 settembre di ogni anno, nonché nel periodo delle festività pasquali e natalizie, delle esercitazioni militari, l'apertura estiva a tutta la cittadinanza delle spiagge, situate in prossimità del poligono di Teulada e San Lorenzo, la cessione al comune di Teulada della spiaggia del porto Tramazzo con le relative pertinenze, il potenziamento della scuola sottufficiali de La Maddalena nonché l'avvio negli scorsi 14 e 15 dicembre dei tavoli tecnici tematici per il conseguimento di ulteriori obiettivi di interesse della regione.
  Più in generale, con riferimento alle azioni tese ad assicurare la tutela ambientale delle aree dove insistono poligoni militari, limitando e riducendo al minimo il relativo impatto, si rappresenta che le Forze armate attuano una serie di misure, ispirate al principio di precauzione.
  In particolare, sono stati adottati:

   i disciplinari d'uso, previsti dal decreto legislativo n. 66 del 2010 (Com), unitamente a disciplinari di tutela ambientale, che prevedono tempi, modalità e autorità per l'approvazione dei programmi esercitativi;

   i «Piani di Monitoraggio Ambientale», previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006 (cosiddetto Testo unico ambientale – Tua) per verificare l'assenza di contaminazione al termine delle campagne esercitative.
   Inoltre, nel rispetto degli obblighi dettati dal citato Tua per le aree militari (articolo 241-
bis), presso i comandi dei poligoni sono conservati i registri delle attività a fuoco, i verbali di recupero del materiale residuato al termine delle esercitazioni e i risultati dei summenzionati piani di monitoraggio.
   Infine, la Difesa attua pienamente quanto prescritto dal Tua e dal decreto ministeriale difesa 22 ottobre 2009 relativamente alla bonifica dei siti utilizzati, impiegando risorse finanziarie previste dalle leggi di bilancio, a partire dal 2017, destinate allo sviluppo di un programma di risanamento ambientale di poligoni e aree militari nonché all'acquisizione di strumenti tecnico-operativi capaci di garantire il più efficace controllo delle attività istituzionali.
   Lo scopo di tale piano è, infatti, di prevenire o mitigare gli eventuali impatti a cui il personale dipendente, la popolazione e l'ambiente possono essere sottoposti in relazione alle attività operative e addestrative condotte dagli enti della difesa.
   Tanto rappresentato, nel merito del quesito relativo agli indennizzi, ricordo che la difesa ha assegnato nei tempi e nei modi previsti i fondi ai sindaci dei territori interessati per il successivo pagamento agli operatori economici della pesca.
   Tuttavia, Banca d'Italia – eurosistema, in conseguenza di procedure esecutive azionate contro la difesa, ha eseguito accantonamenti sui fondi in argomento, nella qualità di soggetto terzo pignorato.
   Tale oggettiva condizione ha reso momentaneamente indisponibili le risorse finanziarie già assegnate ai Sindaci, necessarie a soddisfare le esigenze di indennizzo.
   Nonostante le difficoltà tecniche del caso, la difesa si è adoperata sin da subito per individuare una soluzione immediata ed emergenziale, basata sulla massima priorità alla vicenda.
   Ad oggi, sono state individuate risorse addizionali a quelle tecnicamente bloccate e si stanno coordinando le azioni di dettaglio, in modo tale da consentire la continuità e la regolarità dei pagamenti.
   A tale ultimo riguardo, non posso che assicurare, in questa sede, il massimo impegno affinché le citate procedure, per quanto possibile, siano velocizzate, tenuto conto del coinvolgimento di altre amministrazioni e dell'inevitabile esecutività delle sentenze già passate in giudicato.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   GIACCONE, MOLINARI, GIGLIO VIGNA, DAVIDE BERGAMINI e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) 2021/2117, impone a partire dall'8 dicembre 2023, l'etichettatura obbligatoria dell'elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati. Tuttavia, la legislazione dà ai produttori la possibilità di rendere disponibile la dichiarazione nutrizionale completa e l'elenco degli ingredienti per via elettronica (e-label);

   le aziende vitivinicole hanno accolto con favore questo nuovo regolamento che fornisce un modo adeguato di informare i consumatori e si sono fortemente impegnate ad implementarlo rapidamente;

   considerando i lunghi tempi necessari per preparare le informazioni, modificare il design delle etichette e stamparle, le aziende vinicole dell'UE hanno iniziato molti mesi fa a prepararsi per rispettare la scadenza;

   però a pochi giorni dall'entrata in vigore del suddetto regolamento, la Direzione generale per la salute e sicurezza alimentare della Commissione europea, interpretando il nuovo regolamento, ha dettato delle linee guida che vanno ad incidere sull'aspetto che dovrebbero avere le nuove etichette;

   a seguito di queste nuove linee guida non sarà più sufficiente il QR code – che inquadrato con uno smartphone permette di accedere alle informazioni obbligatorie circa l'elenco degli ingredienti e tutte le altre informazioni legate alla produzione, compresa la tabella nutrizionale – ma dovrà essere aggiunta, al di sopra di esso, una scritta «ingredienti» in ciascuna lingua dell'Unione europea, per un totale di ventiquattro idiomi; un elenco lunghissimo che difficilmente potrà essere inserito nelle dimensioni delle attuali etichette;

   con le nuove linee guida i produttori vitivinicoli si troveranno nella condizione di dover ristampare nuovamente le etichette e diverse centinaia di milioni di etichette già pronte, senza la dicitura «ingredienti», rischiano di essere inutilizzabili;

   ulteriore rischio è quello che milioni di bottiglie di vino italiano già etichettate e pronte per essere distribuite dovrebbero rimanere invece bloccate nei magazzini delle cantine, proprio nel periodo di inizio delle festività natalizie, che storicamente è uno dei periodi dell'anno dove la vendita di vino è in crescita, prefigurando, quindi, gravi ripercussioni soprattutto per quanto riguarda l'esportazione che per l'Italia rappresenta una parte importante del Pil italiano;

   in Piemonte, la provincia di Cuneo è un territorio che conta circa 200 milioni di bottiglie l'anno e che insieme ad altri territori, come l'Astigiano, forma un comparto economico di primaria importanza per la regione;

   le etichette con le nuove indicazioni sarebbero pronte solo alla fine dell'inverno, con un conseguente ingente danno per i produttori, in quanto subirebbero un fermo in tutta l'Unione europea;

   risulta agli interroganti che i produttori di Francia, Spagna, Italia e Portogallo abbiamo inoltrato un appello alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, affinché intervenga in proposito;

   a parere degli interroganti la pubblicazione delle linee guida a sole due settimane dall'entrata in vigore del regolamento europeo rende impossibile l'adeguamento degli operatori economici e ignora inoltre il principio di proporzionalità tra libera circolazione delle merci, competitività e informazione dei consumatori;

   sembra che la Germania abbia chiesto anche di aggiungere oltre alla scritta «ingredienti», anche la dicitura «informazioni nutrizionali», anche questa tradotta in ventiquattro lingue –:

   se il Governo non intenda intervenire, per quanto di competenza, nelle opportune sedi europee affinché venga prevista una modifica urgente delle linee guida dettate dalla DG Sante della Commissione europea o quantomeno una deroga, uno slittamento dei termini per applicarle, al fine di evitare la distruzione di centinaia di milioni di etichette di vino già stampate o presenti sugli scaffali stante l'impossibilità, per i produttori vitivinicoli di adeguarsi in tempi celeri alle nuove disposizioni.
(4-01978)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, concernente l'etichettatura obbligatoria dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati, rilevo quanto segue.
  Come rammentato nell'interrogazione, il regolamento dell'Unione europea 2021/2117 stabilisce l'obbligo di indicare in etichetta la lista degli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale senza, però, specificarne le modalità.
  Il 24 novembre scorso la commissione ha pubblicato una comunicazione per dettagliare le modalità per adempiere correttamente a tale obbligo.
  Il predetto documento fornisce risposte a precise domande presentate dagli Stati Membri tra cui quella concernente le modalità da adottare per consentire al consumatore di acquisire le informazioni rinvenibili dal
QR code.
  In particolare, tra le domande proposte è stato chiesto se il codice
QR potesse essere identificato con un simbolo (ad esempio, la lettera «i» intesa come «informazione per i consumatori») oppure dovesse fare esplicito riferimento nella formulazione alle informazioni obbligatorie a cui conduce il codice QR.
  Nella sua risposta la commissione ha precisato che «Termini o simboli generici (come una "i") non sono sufficienti a soddisfare i requisiti di questa disposizione» e che, per rendere chiaro ed inequivocabile il contenuto dell'informazione, dovrebbe essere utilizzata una parola (esempio Ingredienti) o una frase, tradotta in una lingua dell'Unione europea.
  Questa interpretazione ha creato problemi ai nostri produttori, considerato che il suddetto chiarimento è stato fornito a ridosso dell'entrata in vigore delle disposizioni e che molte aziende, al fine di rispettare il termine stabilito dall'articolo 5, paragrafo 8 del regolamento dell'Unione europea 2021/2117, fissato all'8 dicembre 2023, avevano già provveduto alla stampa delle nuove etichette riportanti il
QR code con accanto il simbolo «i».
  Pertanto, per venire incontro alle richieste pervenute da parte degli operatori di poter utilizzare le etichette stampate prima della pubblicazione della Comunicazione della Commissione europea, con il decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste 7 dicembre 2023, n. 675460 è stato inizialmente consentito, per un periodo di tre mesi, di etichettare e commercializzare sul territorio nazionale i vini e i prodotti vitivinicoli aromatizzati con etichette riportanti il simbolo ISO 2760 «i» accanto al
QR code.
  Scaduto il predetto termine, al fine di assicurare il rispetto dei principi di sostenibilità economica ed ambientale e di consentire lo smaltimento delle nuove etichette riportanti il simbolo ISO «i», con ulteriore decreto (decreto ministeriale 8 marzo 2024, n. 115268) è stata prorogata fino al 30 giugno 2024 la possibilità di smaltimento delle etichette limitatamente ai vini ed ai prodotti vitivinicoli aromatizzati circolanti sul territorio nazionale.
  Aggiungo che il Ministero si è attivato sin da subito per trovare una soluzione alle criticità derivanti dalle decisioni assunte dalla commissione.
  Infatti, dopo serrati dialoghi con le associazioni vitivinicole e produttori, la questione è stata sollevata nell'Agrifish dell'11 dicembre, dove abbiamo chiesto di avere certezze in materia di etichettatura dei vini di fronte a un'interpretazione della norma che risultava poco chiara e dannosa.
  Grazie alle sollecitazioni del Governo Meloni, la Commissione europea con una nota del 12 marzo 2024: ha chiarito come la dicitura «ingredienti» sulle future etichette non debba essere tradotta, e che né gli Stati membri, né gli operatori della distribuzione potranno chiedere ai produttori di aggiungere la dicitura «informazioni nutrizionali» al
QR code apposto sul retro delle bottiglie.
Il Sottosegretario di Stato per l'agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste: Luigi D'Eramo.


   GRIMALDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul blog del Fatto Quotidiano il 27 dicembre 2023 dall'ex deputato e attivista antimafia Davide Mattiello, si apprende dell'improvvisa rimozione del comandante Roberto Streva dai vertici del nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Torino;

   Mattiello riprende un articolo del 20 dicembre 2023 pubblicato sulle pagine locali de La Repubblica di Torino nel quale viene ricordato come da diversi anni, in Piemonte, alcune procure stiano indagando sulle denunce di abusi, torture e violenze che sarebbero stati perpetrati da agenti della polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti nelle carceri di Torino, Ivrea, Biella, Cuneo;

   a svolgere le funzioni di polizia giudiziaria delegate dalle procure è stata in questi anni la stessa polizia penitenziaria, attraverso il proprio nucleo investigativo e a coordinare l'attività investigativa delegata dalle procure vi era proprio il sostituto commissario Roberto Streva che, per circa vent'anni, è stato comandante del nucleo investigativo; ovviamente si tratta di indagini molto delicate, che hanno ad oggetto le condotte di circa cento agenti della polizia penitenziaria;

   da quanto si apprende dai citati articoli, in autunno, alla vigilia di una vasta perquisizione che avrebbe riguardato gli agenti indagati dalla procura di Cuneo, Streva è stato rimosso dall'incarico;

   tale decisione avrebbe talmente allarmato i magistrati della procura di Cuneo da indurli a ritirare immediatamente la delega delle indagini alla polizia penitenziaria, ad anticipare alla notte stessa la mega perquisizione che sarebbe stata invece programmata per il mattino seguente, affidandola ai carabinieri;

   stando alla ricostruzione de La Repubblica la magistratura nutrirebbe dubbi che la rimozione del comandante Streva fosse dovuta all'imminente pensionamento dello stesso, né che improvvisamente ci si fosse accorti, dopo quasi vent'anni di onorato servizio, che Streva non avesse i titoli per ricoprire l'incarico di comandante del nucleo investigativo regionale;

   nonostante il fatto che il capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) Giovanni Russo si sarebbe recato a Torino per incontrare i magistrati per discutere della vicenda sembrerebbe che non sia stato raggiunto nessun chiarimento, se è vero che le procure di Cuneo e Ivrea avrebbero deciso di delegare le indagini comunque allo stesso Streva, coadiuvato da personale di sua stretta fiducia;

   a parere dell'interrogante la rimozione del comandante Roberto Streva dai vertici del nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Torino va chiarita con urgenza perché non può sussistere il dubbio che la rimozione sia stata decisa dall'amministrazione per impedire ad un funzionario di svolgere la propria attività investigativa delegata dalle procure, che sta portando dei risultati, rischiando così di intralciare le indagini della magistratura –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire quali siano le motivazioni che hanno condotto all'improvvisa rimozione del comandante Roberto Streva dai vertici del nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Torino, se possa escludere che tale rimozione possa costituire intralcio alle indagini della magistratura sui presunti abusi, torture e violenze che sarebbero stati perpetrati da agenti della polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti nelle carceri di Torino, Ivrea, Biella e Cuneo e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché tale decisione venga rivista proprio alla luce delle delicate indagini in cui Roberto Streva è impegnato su incarico delle procure di Torino, Ivrea, Biella, Cuneo.
(4-02134)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo, riferita la notizia appresa dagli organi di stampa riguardante la rimozione del comandante R.S. del Nucleo investigativo della polizia penitenziaria di Torino, si avanzano specifici quesiti in ordine alle motivazioni di tale scelta nonché alle eventuali ripercussioni sulle indagini delegate dalle autorità giudiziarie.
  Va innanzitutto precisato che il sostituto commissario R.S., dal maggio 2021, ricopriva l'incarico di comandante temporaneo del nucleo investigativo regionale in attesa che, nel rispetto delle procedure vigenti, venisse attribuita la titolarità del comando ad aspirante dotato dei requisiti prescritti.
  Trattandosi di un incarico provvisorio, dunque, la procedura che lo ha riguardato, non ha costituito una rimozione dall'incarico ma un normale e doveroso avvicendamento previsto dalla normativa ordinamentale della polizia penitenziaria.
  Peraltro la medesima procedura era stata seguita già in passato, nel 2021, allorquando l'amministrazione penitenziaria aveva avvicendato R.S. con altro dirigente del Corpo.
  Inoltre va segnalato che il nucleo investigativo regionale (cosiddetto Nir) è un'articolazione istituita con decreto ministeriale del luglio 2017, resa attiva nella regione Piemonte nel 2018, sicché R.S., al momento dell'avvicendamento, non rivestiva la titolarità del comando da circa venti anni, come erroneamente riferito nel testo dell'interrogazione parlamentare.
  Risulta poi che, alla data del collocamento in quiescenza, avvenuto il 1° febbraio 2024, R.S. avesse fruito dei giorni di congedo ordinario sino a quella data maturati.
  In relazione alla vicenda sono state acquisite le relazioni dalle autorità giudiziarie coinvolte ovverosia la procura della Repubblica presso il tribunale di Biella, la procura della Repubblica presso il tribunale di Cuneo, la procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea, la procura della Repubblica presso il tribunale di Torino delle quali, di seguito, vengono riportati taluni passaggi, nei limiti di quanto ostensibile in relazione alla segretezza delle indagini.
  Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Biella ha dichiarato (...
omissis...) le indagini per il Primo procedimento NON sono state affidate al Sostituto Commissario R.S. del Nir. Le indagini relative SECONDO procedimento, inizialmente co-delegate al NIR Piemonte (sost. Commissario R.S.) ed alla Squadra Mobile di Biella, a seguito di revoca, sono state delegate esclusivamente a quest'ultima per ragioni di opportunità...(...omissis...).
  Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Cuneo ha dichiarato (...
omissis...). Aggiungo che nessuna delega al NIC-Nucleo regionale di Torino è stata revocata. Concludo, rilevando che, successivamente, ebbi occasione di incontrare il dr. G.R. presso la Procura Generale torinese, unitamente ad altri Procuratori che conducono indagini analoghe a quelle qui in corso. Diversamente da quanto rilevato nell'interrogazione, si è trattato di un incontro assolutamente cordiale, nel corso del quale ebbi modo di spiegare che le ragioni dell'accelerazione non erano imputabili a una sopravvenuta mancanza di fiducia nell'operato del NIC e all'esito del quale ho ribadito che il personale del NIC-Nucleo regionale di Torino resta un punto di riferimento nelle indagini condotte da questo Ufficio, come, del resto, le ulteriori deleghe conferite confermano.
  Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Ivrea ha dichiarato (...
omissis...) ... All'esito di ciò ed anche del chiarimento intercorso in occasione di un incontro tenutosi impresso la Procura Generale di Torino tra il Capo D.A.P. dr. R., il Comandante N.I.C dr. G. e i Procuratori del distretto, l'attività del Comm. S. e del personale del N.I.R. sul procedimento in gestione proseguiva. Quanto al citato incontro tenutosi a Torino si precisa che vi hanno preso parte – di persona o via Teamstutti i Procuratori del distretto oltre che ovviamente il Procuratore Generale, e nel corso dello stesso i predetti dr. R. e dr. G. hanno esposto le linee progettuali dei loro incarichi con particolare riferimento ai rapporti con le Procure ed anche alla formazione del personale di polizia penitenziaria in materia di polizia giudiziaria. Non sono state richieste né fornite spiegazioni sulla ricordata sostituzione del Comm. S. nell'incarico di responsabile del N.I.R. ma i Procuratori interessati hanno ribadito la loro piena ed esclusiva fiducia nel predetto e la volontà di proseguire le indagini già avviate ed in stato avanzato con la insostituibile collaborazione del medesimo, ciò che è stato garantito dal dr. R. e dr. G. (...omissis..).
  Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino ha dichiarato (...
omissis..) Le indagini preliminari sono state delegate al Nucleo Investigativo Regionale di Torino della Polizia Penitenziaria, il cui comandante era appunto il Sost. Comm. R.S. Per tutta la durata dell'indagine il Sost. Comm. S. ha operato, sempre in diretta collaborazione con lo scrivente, con estrema professionalità e grande impegno. Il buon esito dell'attività investigativa (nei confronti di alcuni degli indagati erano state applicate anche misure cautelari per il reato di cui all'articolo 613-bis c.p.) è stato possibile anche e soprattutto grazie allo scrupoloso lavoro della squadra di polizia giudiziaria diretta da R.S., che non ha manifestato tentennamenti né cedimenti di natura corporative, nonostante gli indagati fossero, appunto, agenti penitenziari. Naturalmente l'attività di intercettazione telefonica, eseguita in epoca successiva all'applicazione delle misure cautelari, ha consentito di accertare l'esistenza di un diffuso malcontento, tra gli indagati e il loro «entourage», verso l'operato del Sost. Comm. R. S. e dei suoi uomini.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   IEZZI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 12 marzo 2018 a Milano un ragazzo di ventidue anni, F.M., sarebbe stato trattenuto in stato di fermo per ore perché scambiato per un uomo di quaranta anni ricercato per una presunta violenza sessuale, nonostante l'evidente differenza di età tra i due soggetti;

   secondo la stampa, ancora oggi il ragazzo soffrirebbe di gravi patologie a causa del forte stress post traumatico diagnosticatogli dopo la vicenda;

   il persistente silenzio delle autorità di riferimento, ossia il capo della polizia locale Ciacci e il sindaco Sala, alle richieste dei familiari di chiarimenti sull'accaduto rischia di gettare un'ombra grave sull'operato di uomini e donne che, quotidianamente e con grande competenza, sono in prima linea in una città lasciata allo sbando sul fronte della sicurezza;

   dalla stampa si apprende che, invece, sul caso sarebbe stato avviato un procedimento giudiziario presso il tribunale di Milano, che si sarebbe poi concluso con la richiesta di archiviazione –:

   se, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative per contribuire a fare luce sulla vicenda segnalata in premessa e a fornire ogni utile dettaglio in merito.
(4-01823)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, riferita l'informazione appresa dagli organi di stampa secondo cui F.M., nel marzo 2018, sarebbe stato trattenuto in stato di fermo presso i locali della Questura di Milano a causa di uno scambio di persona, si avanzano specifici quesiti circa le iniziative intraprese per fare luce sulla vicenda.
  Orbene, in relazione alla questione sollevata è stata acquisita una dettagliata relazione dalla autorità giudiziaria interessata, ovvero la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano dalla quale emerge che (...omissis) La comunicazione della notizia di reato a carico di ignoti, con allegata denuncia sporta dalla persona offesa in data 17 settembre 2017, perveniva presso questa Procura in data 6 dicembre 2017 e veniva iscritta a mod. 44 il successivo 13.12.2017/15.01.2018 (date del provvedimento di iscrizione e della relativa esecuzione) per i reati di cui agli articoli 660 e 527 del codice penale con assegnazione allo scrivente (p.p. n. 1656/2018 mod. 44). In esito a delega dello scrivente pervenuta alla Polizia Locale in data 24.01.2018, pervenivano verbali di individuazioni fotografiche effettuate, il 13 marzo 2018, sia dalla persona offesa S.F., sia da un'amica della stessa, P.D.; entrambe le ragazze riconoscevano M.F. con certezza pari al 100 per cento come il soggetto che aveva importunato S.F. nel settembre precedente e la stessa P.D. due anni prima. In un precedente verbale di sommarie informazioni testimoniali reso il 21 ottobre 2017 dall'amica P.D., tuttavia, la stessa aveva effettivamente riferito, come dichiarato dal Deputato interrogante, che l'uomo che l'aveva molestata nel 2015 aveva circa 40 anni. Nel corso delle medesime dichiarazioni, tuttavia, P.D. dichiarava di aver incontrato pochi giorni prima detto uomo, insieme a S.F., e di averlo con certezza riconosciuto
de visu come l'autore anche delle condotte a suo danno – l'uomo incontrato era l'indagato M.F.
  Si procedeva dunque a valutare comparativamente la pregnanza di due riconoscimenti fotografici certi e un riconoscimento di persona altrettanto certo, con quella di dichiarazioni riferite a un evento di due anni prima, e in data 14 marzo 2018 ci si determinava a disporre il passaggio a mod. 21 con iscrizione di M.F. per il delitto di cui all'articolo 609
-undecies del codice penale (p.p. n. 10534/18 mod. 21 Registro generale notizie di reato).
  L'indagato chiedeva di essere sottoposto ad interrogatorio, l'atto veniva disposto ma l'indagato vi rinunciava.
  In data 10 settembre 2018 veniva avanzata richiesta di archiviazione del procedimento per la ritenuta carenza dell'elemento soggettivo – non, dunque, per non aver l'indagato commesso il fatto –, richiesta accolta dal giudice per le indagini preliminari in data 8 gennaio 2020, per la ritenuta insussistenza del fatto.
  In sintesi, dalla relazione non sono emerse anomalie procedimentali e l'Autorità giudiziaria ha eseguito tutti gli approfondimenti richiesti dal caso e consentiti dalla legge.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   MAIORANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con decreto della direzione generale per il personale militare del 23 settembre 2022 è stato indetto il «concorso, per titoli, per la nomina di 10 Sottotenenti in servizio permanente nei ruoli speciali delle Armi di fanteria, cavalleria, artiglieria, genio, trasmissioni dell'Esercito riservato ai Marescialli della Forza Armata che rivestono il grado di luogotenente», pubblicato il 20 ottobre 2022;

   il concorso ha la finalità di nominare Sottotenenti in servizio permanente nei ruoli speciali dell'Esercito italiano e prevede specifici requisiti di partecipazione, nonché criteri di valutazione dei titoli e dell'esperienza dei candidati;

   tuttavia, il criterio adottato dalla commissione giudicatrice riguardo alla valutazione dei titoli di merito evidenzia una disparità di trattamento tra i concorrenti;

   la commissione ha, infatti, stabilito che ai concorrenti sia attribuito per i «rapporti informativi» un punteggio inferiore a quello attribuito per la «scheda valutativa»;

   questa decisione rappresenta un'anomalia non solo rispetto ai concorsi precedenti, ma persino rispetto ai concorsi per i medesimi ruoli banditi dalla stessa direzione generale per gli altri corpi militari, come Marina e Aeronautica;

   inoltre, detta impostazione configura non solo una disparità di trattamento tra i membri delle diverse Forze armate, ma persino tra gli stessi concorrenti appartenenti all'Esercito;

   infatti, il periodo tecnico valutativo, che ordinariamente viene valutato mediante «scheda valutativa» (per periodi di servizio superiori a 180 giorni), in caso di cambio di rapporto gerarchico con il valutatore viene valutato mediante «rapporto informativo» (per periodi di servizio pari o superiori a 60 giorni ma inferiori a 180) o addirittura in alcuni casi con una «mancata redazione» (per un periodo di servizio inferiore a 60 giorni);

   ne consegue che, secondo i criteri adottati dalla commissione concorsuale, i valutandi che interrompono il proprio periodo valutativo per diverse ragioni di servizio non addebitabili alla propria volontà, come per esempio i comandati a prestare servizio all'estero nelle missioni internazionali, oppure in operazioni sul territorio italiano con l'operazione «strade sicure», ovvero, in caso di cambi di incarico legati al profilo di carriera o addirittura di cambio di incarico del valutatore, subiscono una grave penalizzazione nel punteggio, nonostante detti militari abbiano svolto con dedizione ed in maniera eccellente il loro servizio al pari dei loro colleghi impiegati in reparti non operativi, il cui periodo tecnico valutativo si esprime attraverso la «scheda valutativa»;

   ancora, persino ai «rapporti informativi» classificati come «eccellenti» viene attribuito un punteggio inferiore rispetto a quello attribuito in presenza di «scheda valutativa» con valutazione più bassa ovvero «superiore alla media»;

   questa situazione ha suscitato le proteste di diverse sigle sindacali e ha generato un forte disagio tra i militari dell'Esercito, i quali si sentono svantaggiati e danneggiati, essendo venuto meno il principio della «par condicio competitorum»;

   a parere dell'interrogante, il criterio adottato dalla commissione in ordine alla valutazione dei periodi tecnici valutativi e, quindi, del documento di valutazione che da essi deriva, appare arbitrario e ingiustificato, nonché potenzialmente lesivo dei principi costituzionali di equità nella selezione del personale nella pubblica amministrazione;

   detta impostazione non rischia soltanto di pregiudicare la posizione di tanti concorrenti appartenenti all'Esercito italiano, ma presta il fianco a possibili impugnative che costituirebbero un ulteriore aggravio economico e burocratico a carico dell'amministrazione –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per rimediare alla condizione di disparità ingenerata dal criterio adottato dalla commissione giudicatrice del concorso nella valutazione dei titoli.
(4-01936)

  Risposta. — Appare opportuno specificare in premessa che con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'Onorevole interrogante ha inteso biasimare alcuni criteri adottati dalla commissione giudicatrice del «concorso, per titoli, per la nomina di 10 sottotenenti in servizio permanente nei ruoli speciali delle Armi di fanteria, cavalleria, artiglieria, genio, trasmissioni dell'Esercito riservato ai marescialli della Forza d'armata che rivestono il grado di luogotenente».
  In particolare, secondo il proponente:

   «il criterio adottato dalla commissione giudicatrice riguardo alla valutazione dei titoli di merito» evidenzierebbe «una disparità di trattamento tra i concorrenti»;

   la decisione della commissione giudicatrice di attribuire un punteggio inferiore ai rapporti informativi rispetto a quello previsto per le schede valutative costituirebbe «un'anomalia»;

   tale impostazione configurerebbe anche «una disparità di trattamento tra i membri delle diverse Forze armate»;

   «il criterio adottato dalla commissione in ordine alla valutazione dei periodi tecnici valutativi» apparirebbe «arbitrario e ingiustificato, nonché potenzialmente lesivo dei principi costituzionali di equità nella selezione del personale nella pubblica amministrazione» ;

   la modalità di valutazione in parola presterebbe altresì «il fianco a possibili impugnative» e potrebbe dunque comportare «un ulteriore aggravio economico e burocratico a carico dell'amministrazione».

  In tale ottica, chiede al Ministro della difesa quali iniziative reputi necessario adottare «al fine di rimediare alla condizione di disparità ingenerata dal criterio adottato dalla commissione giudicatrice del concorso», per quanto concerne la valutazione dei titoli.
  Con riferimento alle questioni sollevate nell'atto e ai quesiti posti occorre evidenziare che, sul piano tecnico-amministrativo, il concorso in esame è riservato esclusivamente al personale dell'Esercito e, per tale motivo, non è possibile operare confronti con gli analoghi
iter selettivi posti in essere dalle altre Forze armate.
  Si specifica, inoltre, che, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 2196-
bis del COM e dell'articolo 7 del bando di concorso, la valutazione dei titoli e la redazione della graduatoria di merito relativa al personale partecipante al concorso in esame è devoluta ad apposita commissione esaminatrice, nominata con specifico decreto della Direzione generale per il personale militare.
  Tale commissione risulta composta da n. 1 ufficiale delle varie Armi di grado non inferiore a colonnello, in qualità di presidente, da n. 2 ufficiali delle varie Armi di grado non inferiore a maggiore, in qualità di membri, e da n. 1 sottufficiale di grado non inferiore a 1° maresciallo, in qualità di segretario.
  La stessa dispone di un massimo di 45 punti, ripartiti nel seguente modo:

   30 punti per i titoli relativi alle qualità militari e professionali, desumibili dai documenti caratteristici e matricolari, nonché dai corsi frequentati con successo dal candidato;

   15 punti per ogni altro titolo, ricompensa e benemerenza risultanti dallo stato di servizio, dal libretto personale, dalla pratica personale ovvero presentati dal concorrente tra quelli espressamente previsti.

  Inoltre, ai sensi dell'articolo 8 del bando di concorso, i criteri e le modalità di valutazione dei titoli di merito sono stati specificatamente definiti dalla commissione esaminatrice, prevedendo la predisposizione di apposito verbale:

   pubblicato nella sezione «amministrazione trasparente» del portale della Difesa;

   nel quale era stata espressamente contemplata l'assegnazione di un punteggio incrementale del 100 per cento alle schede valutative, rispetto ai rapporti informativi.

  Per completezza d'informazione, infine, preme rilevare che le questioni sollevate con l'interrogazione in esame sono state oggetto di apposito ricorso giurisdizionale al T.A.R. per il Lazio e al Consiglio di Stato, in riferimento al quale la competente Autorità Giudiziaria amministrativa:

   ha respinto l'istanza cautelare proposta dai ricorrenti;

   non ha riscontrato elementi prognostici favorevoli all'accoglimento dello stesso ricorso;

   non ha ravvisato alcun profilo di criticità in merito all'operato della Difesa, considerato pienamente in linea con il quadro normativo sopra delineato;

   ha ritenuto congrua la procedura adottata per la valutazione della documentazione caratteristica, atteso che i rapporti informativi sono previsti per periodi di servizio inferiori ai 180 giorni e, dunque, afferenti a intervalli di tempo di minore entità rispetto a quelli oggetto delle schede valutative.
Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   PELLICINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la magistratura di sorveglianza costituisce un fondamentale segmento della giurisdizione penale, in capo alla quale si concentrano funzioni eterogenee (dalla tutela dei diritti dei detenuti, alla concessione delle misure alternative), tutte volte a realizzare un difficile equilibrio tra le esigenze di tutela della collettività e l'istanza costituzionale espressa dal cosiddetto finalismo rieducativo;

   ad amministrare il settore giurisdizionale dell'esecuzione della pena vi è una compagine di circa duecento magistrati e ventinove tribunali su tutto il territorio nazionale;

   le carenze di personale, sia in termini di magistrati, sia di personale amministrativo, ha fatto sì che, alla data del 13 dicembre 2022, vi fossero circa 90.000 istanze provenienti da «liberi sospesi» non ancora decise dai tribunali di sorveglianza;

   i «liberi sospesi» sono i soggetti che sono stati condannati ad una pena detentiva (anche residua) inferiore a quattro anni; questi, all'atto della definitività della sentenza, non entrano in carcere e rimangono nello stato libero, in forza del meccanismo, pensato nel 1998 dalla «legge Simeone» di cui all'articolo 656, comma 5, del codice di procedura penale. L'ordine di carcerazione viene infatti sospeso dal pubblico ministero e il condannato ha l'onere, entro trenta giorni, di rivolgere tramite il pubblico ministero al tribunale di sorveglianza un'istanza di applicazione di misura alternativa;

   il procedimento avanti al tribunale di sorveglianza sconta, tuttavia, per carenza del personale di magistratura e amministrativo, dei ritardi considerevoli;

   vi è quindi l'esigenza di dotare la magistratura di sorveglianza di strumenti finalizzati ad abbattere l'arretrato dei procedimenti in trattazione;

   il decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 151 ha previsto la costituzione presso i tribunali ordinari, le corti di appello e la Corte di cassazione degli addetti all'ufficio per il processo, con l'obiettivo di agire a breve termine sui fattori organizzativi in modo che le riforme, in fase di attuazione, producano risultati più rapidamente;

   il suddetto provvedimento legislativo non ha però ricompreso la magistratura di sorveglianza tra le giurisdizioni destinatarie degli addetti dell'ufficio per il processo, con la conseguenza che la fase dell'esecuzione della pena non ha beneficiato degli interventi a favore del processo di cognizione civile e penale –:

   in che modo intenda intervenire per far fronte alle problematiche descritte in premessa e se non ritenga di adottare iniziative normative volte a ricomprendere la magistratura di sorveglianza tra i destinatari di interventi finalizzati a smaltire l'arretrato dei procedimenti in trattazione, con particolare riguardo a quelli inerenti ai cosiddetti «liberi sospesi».
(4-02264)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, riferite talune criticità nell'ambito degli organici della magistratura di sorveglianza, avanza specifici quesiti con riguardo ai liberi sospesi ed agli intendimenti di carattere normativo che si intendano adottare per far fronte alla celere trattazione dei procedimenti che li riguardano.
  Va rammentato che solo a seguito della conclusione del procedimento penale può darsi esecuzione alla condanna comminata in sentenza. Da ciò, la ragione per cui può trascorrere un periodo di tempo significativo tra il fatto-reato e l'esecuzione della sentenza.
  L'articolo 172 codice penale, al riguardo, indica il tempo entro cui, salvo deroghe, le pene detentive si estinguano se non eseguite entro un certo periodo di tempo.
  Allorquando occorre eseguire la condanna, il pubblico ministero emette il relativo ordine di esecuzione, con cui dispone la carcerazione del condannato. Copia di tale ordine di carcerazione deve essere consegnata all'interessato, che, se si trova in stato di libertà, viene tradotto dalle forze dell'ordine presso un penitenziario.
  La carcerazione, tuttavia, non è sempre automatica ed immediatamente conseguente alla consegna del relativo ordine. L'articolo 656 codice di procedura penale prevede che, in talune situazioni (pena da eseguire sia inferiore a tre anni o altri casi) il pubblico ministero emetta, contestualmente all'ordine di esecuzione, un ordine di sospensione, per consentire al condannato di presentare istanza per accedere alle misure alternative alla detenzione previste dalla legge.
  Pertanto, nelle more che il competente tribunale di sorveglianza adotti la decisione sull'istanza avanzata, l'esecuzione non può avere luogo.
  Quanto sopra costituisce il cosiddetto fenomeno dei liberi sospesi.
  Precisato quanto sopra, merita evidenziare che la recente novella di cui al decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, ha introdotto, nella parte seconda («Riforma del sistema sanzionatorio penale»), al capitolo I («Pene sostitutive delle pene detentive brevi»), meccanismi di trasformazione di alcune misure alternative (attualmente di competenza del tribunale di sorveglianza) in sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, direttamente irrogabili dal giudice di cognizione (articolo 545-
bis codice di procedura penale); il tutto, come peraltro indicato nella relazione illustrativa, anche allo scopo di rendere più efficiente il procedimento penale nella fase dell'esecuzione con conseguente riduzione del numero e ridimensionamento della patologica situazione dei cosiddetti liberi sospesi, cioè dei condannati a pena detentiva che attendono talora per anni, in stato di libertà, la decisione sull'istanza di concessione di una misura alternativa alla detenzione.
  Invero, le pene sostitutive brevi, non sospendibili, ancorché non comportano la detenzione in carcere (semilibertà, detenzione domiciliare, lavori di pubblica utilità e pene pecuniarie) mirano proprio a riavvicinare l'irrogazione della pena all'esecuzione della stessa.
  Al riguardo, come già riferito in altre occasioni, occorre che il sistema sanzionatorio riesca a coniugare l'esigenza della cosiddetta certezza della pena con gli altrettanto fondamentali principi per cui la pena, che pur deve essere proporzionata al fatto commesso e non necessariamente consistere nella restrizione in carcere, sia tuttavia non lontana dal fatto commesso, dovendo perciò, lo Stato, riuscire a contenere al massimo, o meglio allo stretto indispensabile, i tempi necessari a giungere alla condanna ed alla successiva e conseguenziale esecuzione.
  Solo così le pene potranno riscoprire la funzione rieducativa assegnata dall'articolo 27 della Costituzione.
  Venendo ora alla questione della carenza di organico del personale amministrativo nei tribunali di sorveglianza si rappresenta che, allo stato, vi è una percentuale media di scopertura del 20,11 per cento mentre per gli uffici di sorveglianza la percentuale media di scopertura si attesta al 26,40 per cento.
  In quest'ambito è stata posta in essere una consistente politica di implementazione che, nel periodo 2020-2024, porterà all'assunzione di 10.251 unità sul territorio nazionale nonostante gli uffici in esame non abbiano beneficiato delle assunzioni da PNRR destinate esclusivamente agli uffici giudicanti. Si sottolinea poi che dal piano triennale dei fabbisogni 2023-2025 emerge chiaramente la volontà di questo Dicastero di sopperire quanto più possibile alle carenze di personale amministrativo.
  Non solo, la previsione di procedure volte alla stabilizzazione del personale amministrativo assunto a tempo determinato allo scopo di non disperdere le competenze acquisite nonché la previsione, in deroga alla normativa vigente, della validità delle graduatorie dei concorsi svolti in periodo pandemico consentono di meglio finalizzare l'attività di reclutamento.
  Le attività di reclutamento previste nell'arco temporale che va dal 2023 al 2025 concernono complessivamente 1.051 unità dell'area funzionari, 6.624 dell'area assistenti e 179 dell'area dirigenti, per un totale di ben 7.854 risorse umane.
  A ciò vi è da aggiungere il contingente di 3.691 unità di personale amministrativo non dirigenziale per le quali l'autorizzazione a bandire e ad assumere, in aggiunta alle facoltà assunzionali, è prevista da varie fonti normative, divise in 1.967 funzionari e 1.724 assistenti.
  Giova poi segnalare che in data 28 febbraio 2023 è stata disposta la proroga della scadenza dei contratti individuali di lavoro a tempo determinato sottoscritti dal personale assunto con la qualifica di operatore giudiziario nonché la contestuale assunzione a tempo indeterminato (stabilizzazione) presso le sedi in cui prestavano servizio alla data del 30 maggio 2022 degli operatori giudiziari che, previa accettazione della proroga del contratto a tempo determinato, matureranno il suddetto requisito alle nuove scadenze contrattuali, con decorrenza dal giorno successivo a tale scadenza (decorrenza stabilizzazione).
  Passando adesso al personale di magistratura, deve essere innanzitutto ricordato che la riforma della geografia giudiziaria, prevista con la legge delega n. 148/2011, ha inteso razionalizzare la dislocazione territoriale degli uffici giudiziari di primo grado. In tale contesto sono stati realizzati, nell'arco temporale 2014-2016, settoriali e mirati interventi di adeguamento delle relative piante organiche alle maggiori competenze attribuite alla magistratura di sorveglianza: in tale periodo è stato previsto un aumento di complessive 31 unità del personale magistratuale.
  Più di recente, con il decreto ministeriale del 14 settembre 2020 la pianta organica della magistratura di sorveglianza è stata incrementata di 21 unità e, con decreto ministeriale 23 novembre 2022, è stata ulteriormente incrementata di 21 unità.
  Nel complesso l'aumento del personale di magistratura destinato agli uffici di sorveglianza è stato pari a complessive 73 unità facendo registrare un incremento del 36 per cento che non ha eguali in altre tipologie di ufficio.
  Indubbi benefici per gli uffici giudiziari in generale potranno derivare dall'introduzione delle piante organiche flessibili distrettuali da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto di corte di appello che presentino condizioni critiche di rendimento.
  Con il decreto ministeriale del 23 marzo 2022, che ha istituito le piante organiche flessibili distrettuali, si è individuato sia il contingente nazionale complessivo di siffatte piante organiche – individuato in 176 unità – sia i contingenti destinati ai singoli distretti di corte di appello.
  Complessivamente, l'organico dei magistrati assegnato alle 29 sedi di tribunale di sorveglianza è pari a 275 unità.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   PIERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'ammodernamento del trasporto ferroviario tra Salerno e Reggio Calabria, previsto nel PNRR per lo sviluppo del Mezzogiorno, è necessario coordinare gli interventi per la realizzazione del nuovo collegamento interno AV/AC Romagnano-Praja, attraverso il Vallo di Diano, con le necessità di adeguamento della linea «storica» marittima Battipaglia-Sapri-Maratea-Praja;

   la linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, che rappresenta la dorsale basso tirrenica, costituisce al momento l'unico collegamento ferroviario esistente con la Calabria e la Sicilia. Attualmente la tratta Battipaglia-Paestum è già percorribile alla velocità massima di 200 km/h. Il tratto tra Paestum e Maratea presenta invece numerose criticità, da anni segnalate;

   un recente documento presentato da Rete ferroviaria italiana (Rfi) dà puntualmente conto delle esigenze di upgrading tecnologico e miglioramento prestazionale della linea storica Battipaglia-Sapri-Maratea-Praja, necessari a garantire l'adeguamento degli standard qualitativi, realizzando una serie di obiettivi volti a: 1) consentire la velocità massima di 200 km/h; 2) raddoppiare (da 800 a 1.600 tonnellate) la capacità dei convogli merci; 3) ridurre fino a 30 minuti i tempi di percorrenza tra Paestum e Maratea; 4) trasferire parte del traffico turistico nel Cilento (circa 2 milioni di presenze l'anno) dall'automobile alla ferrovia;

   per tale tratta il documento Rfi rendiconta le spese effettuate e gli interventi ancora necessari. Tali iniziative sono giunte sino alla suddivisione in lotti dei lavori, per cui le opere possono ragionevolmente considerarsi a progettazione avanzata e rapidamente cantierabili. In tale ambito nel contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana, parte investimenti 2022-2026 (Doc CXCIX n. 1 del 23 dicembre 2023) sono previsti alcuni interventi (voce 0263 specifica, voci P073 e P140 generiche);

   sull'alta velocità SA-RC è in corso un dibattito pubblico: il 20 dicembre 2023 si è tenuto a Sapri un incontro, che, a quanto si apprende da organi di stampa, avrebbe deluso le aspettative delle popolazioni cilentane, in quanto i tecnici di Rfi si sono limitati a garantire, per la linea maggior numero di treni nel periodo estivo, senza fornire ulteriori informazioni sui lavori necessari –:

   in attesa della compiuta definizione del percorso AV Romagnano-Praja, se non ritenga opportuno intervenire presso Rfi, nell'ambito dell'attuazione del contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana, parte investimenti 2022-2026, al fine di verificare, nel quadro dell'upgrading infrastrutturale e tecnologico della linea storica (ID9), la realizzazione degli interventi di adeguamento, messa in sicurezza e velocizzazione della tratta tra Battipaglia e Praja a mare.
(4-02084)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  La nuova linea AV/AC Salerno-Reggio Calabria, tratta Battipaglia-Praia a Mare, costituisce la continuità di un itinerario strategico passeggeri e merci per la connessione tra il sud della penisola e il nord attraverso il corridoio dorsale, asse principale del Paese.
  L'intero itinerario è stato suddiviso in lotti funzionali e, in relazione a quelli prioritari, sono in corso le seguenti attività:

   lotto 1a Battipaglia-Romagnano: a maggio 2023 è stata aggiudicata la gara e il successivo 5 giugno 2023 sono stati consegnati i lavori. Attualmente è in corso la progettazione esecutiva a cura dell'appaltatore;

   lotto 1b e 1c Romagnano-Praia: il progetto di fattibilità tecnica ed economica ha ricevuto il 27 settembre 2023 il parere positivo del Consiglio Superiore dei lavori pubblici.

  Successivamente, si è svolto il dibattito pubblico, la cui relazione conclusiva è stata pubblicata in data 20 gennaio 2024. In esito a tale relazione, RFI sta adeguando il progetto, al completamento del quale il commissario di Governo aprirà la conferenza di servizi sul progetto di fattibilità tecnico economica.
  Per quanto attiene all'
upgrading tecnologico e al miglioramento prestazionale afferenti alla linea storica nella tratta Battipaglia-Praia a Mare, il progetto prevede interventi diffusi di rinnovo del piano del ferro in diverse tratte della linea, nonché il mantenimento e l'adeguamento degli standard qualitativi della linea aerea lungo l'intera tratta, finalizzati a garantire la velocità massima fino a 200 km/h nelle tratte interessate e a creare le condizioni per una maggiore regolarità per i treni che percorrono la relazione Salerno-Reggio Calabria.
  Nel biennio 2021-2022 sono stati eseguiti investimenti per 29 milioni di euro mentre per l'anno 2023 gli investimenti realizzati sono pari a 21 milioni di euro.
  I principali lavori hanno riguardato:

   il rinnovamento con risanamento della massicciata del binario pari tra le stazioni di Sapri e Celle di Bulgheria e tra le stazioni di Centola e Celle di Bulgheria;

   il rinnovamento del binario pari e l'abbassamento del piano del ferro nelle gallerie della tratta Sapri-Maratea;

   il rinnovo del binario e risanamenti vari della massicciata tra le stazioni di Ascea e Pisciotta;

   il rinnovo totale delle condutture di contatto, pali e attrezzaggi trazione elettrica nonché adeguamento a standard a 540 mq della tratta Battipaglia-S. Nicola Varco;

   il risanamento della massicciata in tratti saltuari di linea tra le stazioni di Battipaglia e Capaccio.

  Sono previsti, inoltre, interventi per migliorare i livelli di sicurezza e per garantire la regolarità della circolazione, tra cui il rinnovo della trazione elettrica tra Agropoli e Torchiara, l'impermeabilizzazione ed il consolidamento delle gallerie Acquabianca, S. Cataldo e Rutino.
  In merito alla risoluzione del movimento franoso tra i comuni di Ascea e Pisciotta, sono stati eseguiti una parte degli interventi, quali la costruzione della galleria artificiale subalvea Torrente Fiumicello, l'adeguamento della galleria Spina canna pari, il consolidamento della galleria artificiale esistente e quello di un tratto della galleria naturale Fiumicello. Entro il corrente anno, saranno risolti i cedimenti del binario che oggi determinano una limitazione della velocità a 60 km/h.
  Per quanto attiene ai lavori di adeguamento delle stazioni, sono previsti interventi finalizzati al potenziamento dell'accessibilità e dell'attrattività della stazione di Paestum, al miglioramento della connettività della stazione con il parco archeologico e all'integrazione della stessa con la rete di spostamenti con mezzi pubblici sul territorio. È in corso di progettazione la riqualificazione delle aree esterne di stazione, del fabbricato viaggiatori e di quello accessorio, con aggiunta di nuovi servizi, ad oggi assenti, come bar,
bike rental e uno spazio polifunzionale gestito dal parco archeologico di Paestum per l'accoglienza dei turisti che visitano l'area e per l'organizzazione di eventi, con un costo complessivo di circa 1,2 milioni di euro.
  La stazione di Sapri è inserita nel programma di «riqualificazione funzionale, miglioramento dell'accessibilità e intermodalità di stazioni di dimensioni medio-grandi e con alti volumi di traffico» incluso nel Piano razionale di ripresa e resilienza (PNRR) che prevede interventi per il miglioramento dell'accessibilità, per la riqualificazione delle aree esterne della stazione e per la rifunzionalizzazione, il
restyling e l'adeguamento sismico del fabbricato viaggiatori. Il costo di investimento complessivo è pari a circa 9,2 milioni di euro, con conclusione dei lavori in linea con le tempistiche del PNRR.
  Per quanto riguarda la stazione di Ascea è in corso l'
iter autorizzatorio del progetto di riqualificazione delle pensiline, a completamento degli interventi di miglioramento dell'accessibilità. L'investimento complessivo è pari a 3,8 milioni di euro con conclusione dei lavori prevista entro il 2025.
  L'insieme delle attività in corso sulla linea da Battipaglia a Praia a Mare, via Sapri/Maratea, consentirà di valorizzare la Linea Tirrenica esistente, per la quale è previsto un piano di investimenti definito nell'ambito del contratto di programma MIT/RFI-parte investimenti.
  Tale piano prevede un progressivo miglioramento che porterà la velocità di tracciato fino a 200 km/h nei tratti di infrastruttura nei quali è possibile, al fine di continuare a favorire e a garantire il passaggio dei treni AV anche sulla tratta in questione, scongiurando ogni ipotesi di declassamento della linea storica.
  Infatti, grazie a tali interventi, il sistema dei trasporti ferroviari avrà la possibilità di servire in maniera equa sia il bacino attraversato dalla costruenda linea AV, che l'area cilentana servita dalla linea storica.
  Inoltre, la realizzanda linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria costituirà un ulteriore itinerario strategico passeggeri e merci per la connessione tra il sud e il nord della penisola. Il nuovo collegamento consentirà di incrementare i livelli di accessibilità alla rete AV per diverse zone ad elevata valenza territoriale, tra i quali il Cilento e il Vallo di Diano, oltre che velocizzare le relazioni di traffico verso Potenza e la Sicilia.
  Tali livelli prestazionali permettono di delineare, già a partire dalle singole fasi del lotto 1, nuove opportunità di servizio a favore dei bacini attraversati, nell'ambito di un quadro di insieme costituito sia dal nuovo collegamento AV/AC sia dalla linea storica Battipaglia-Praia a Mare che consentiranno, sulla base delle esigenze manifestate del mercato, di potenziare significativamente l'attuale servizio ferroviario.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   SCUTELLÀ. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i siti d'interesse nazionale, ai fini della bonifica, sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali (articolo 252, comma 1 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modifiche e integrazioni);

   il progetto Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti Esposti a Rischio da inquinamento) ha l'obiettivo di aggiornare annualmente l'analisi di mortalità e di ospedalizzazione riguardante i 6.227.531 abitanti (10,4 per cento della popolazione italiana) residenti in 46 siti contaminati (39 di interesse nazionale e 7 di interesse regionale). I siti includono 316 comuni così ripartiti: 15 nel Nord-Est (20,3 per cento della popolazione indagata); 104 nel Nord-Ovest (12 per cento della popolazione indagata), 32 nel Centro (12,6 per cento della popolazione indagata), 165 al Sud e Isole (55,5 per cento della popolazione indagata);

   il Sito di interesse nazionale (S.I.N.) di «Crotone – Cassano – Cerchiara» è stato incluso nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale dal decreto ministeriale n. 468 del 2001 ed è stato perimetrato con il decreto ministeriale 26 novembre 2002, poi sottoposto a nuova perimetrazione del sito con decreto ministeriale 9 novembre 2017;

   il «Progetto Sentieri: implementazione del sistema permanente di sorveglianza epidemiologica delle popolazioni residenti nei siti di interesse per le bonifiche» nel suo sesto rapporto, promosso e finanziato dal Ministero della salute (Centro per il Controllo e la prevenzione delle malattie – Progetto CCM 2018), restituisce una fotografia allarmante per quanto attiene al SIN calabrese;

   il 61,1 per cento degli abitanti del sito risiede nelle sezioni di censimento ad alto livello di deprivazione, il tasso standardizzato di mortalità prematura per malattie croniche mostra, rispetto al riferimento regionale, un aumento pari al +6,7 per cento nei maschi e +10,8 per cento nelle femmine;

   le principali contaminazioni rilevate nell'ambito del Sin calabrese sono da metalli pesanti come arsenico, cadmio, mercurio, piombo, zinco e non, composti inorganici, composti organici dei vari natura, ivi inclusi gli alifatici clorati, materie prime di natura chimica e metallurgica, residui di lavorazione ad elevato contenuto di radioattività;

   nel 2019 è stato stipulato il Progetto operativo di bonifica (POB) Fase 2 che prevedeva, da parte di ENI, l'asporto ed il trasferimento, fuori dalla regione Calabria, di tutti i rifiuti della bonifica pericolosi per la salute pubblica;

   nonostante tale accordo, ENI ha proposto di «tombare» parte del sito industriale trasferendo il resto a distanza di pochi chilometri, ovvero in una discarica privata detta Columbra, adiacente tre zone, abitate: il centro della città di Crotone, il quartiere conosciuto come Papanice, il comune di Cutro;

   il Ministero ha convocato una Conferenza dei servizi per il 9 febbraio 2023 avente ad oggetto «Variante al POB fase 2 – realizzazione di una discarica di scopo per rifiuti tenorm con amianto derivante dalle operazioni di bonifica della discarica ex Fosfotec “Farina-Trappeto” all'interno del sito Eni Rewind di Crotone»;

   a conclusione della conferenza le istituzioni locali (regione, comune e provincia di Crotone) e gli enti tecnici hanno confermato il deliberato preso con la conferenza dei servizi decisoria ovvero che i rifiuti debbano essere trasportati fuori dal territorio regionale. A seguito di tale decisione ENI ha contestato il verbale di diniego alla modifica dell'intervento già deliberato –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere per controllare e sollecitare l'avanzamento dell'iter di bonifica del Sin Crotone-Cassano-Cerchiara ed evitare che le richieste avanzate da Eni di stravolgere quanto deliberato della conferenza di servizi possa compromettere la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente nella zona interessata;

   se condividano le criticità in premessa specificate e, pertanto, se non intendano nominare con urgenza il commissario Sin per la Calabria.
(4-01481)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in oggetto, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Con riguardo alle aree di pertinenza di ENI Rewind S.p.A.
  Con decreto direttoriale protocollo n. 7/RIA del 3 marzo 2020, successivamente rettificato con decreto direttoriale protocollo n. 17/RIA del 6 aprile 2020, è stato approvato il documento «Discariche fronte mare e Aree Industriali – Progetto operativo di bonifica Fase 2».
  Il progetto prevede in sintesi:

   la rimozione delle «discariche a mare»: ex Pertusola, ex Fosfotec;

   interventi di stabilizzazione/solidificazione (area stabilimento ex Pertusola) e di scavo (aree stabilimenti industriali ex Pertusola, ex Agricoltura ed ex Fosfotec);

   interventi di copertura/pavimentazione;

   la realizzazione di tre depositi preliminari D15 (di cui due per materiali Tenorm e uno per materiali Non-Tenorm) e di un Impianto di stabilizzazione D9 Tenorm;

   l'invio dei materiali derivanti dalle operazioni di bonifica agli impianti terzi di smaltimento/recupero, da individuarsi fuori della regione Calabria, secondo quanto richiesto nell'ambito della procedura di Autorizzazione unica regionale.

  In ottemperanza alla prescrizione di cui all'articolo 1, comma 4, lettera b) del decreto direttoriale protocollo n. 7 del 3 marzo 2020 di approvazione del Piano operativo di bonifica (Pob) Fase 2, concernente l'estensione della tecnologia di soil mixing ad altre aree ricadenti nell'area dell'ex stabilimento ex Pertusola, l'11 ottobre 2021, il 21 luglio 2022, il 6 settembre 2022 e il 3 novembre 2022, si sono tenute quattro riunioni di conferenza di servizi istruttoria, aventi ad oggetto «Sito ex Pertusola di Crotone. POB FASE 2 Esiti del Campo Prova per l'applicazione della Tecnologia di Solidificazione e Stabilizzazione (S/S) in AREA S/S1».
  Successivamente, gli enti partecipanti alla conferenza di servizi, tenuto conto degli esiti dell'istruttoria, hanno chiesto alla società eni rewind s.p.a. di formalizzare apposita variante al progetto di bonifica approvato.
  Il 25 luglio 2023 si è svolta una riunione, richiesta da eni rewind s.p.a., con la partecipazione anche di Ispra e Arpacal, in merito agli approfondimenti eseguiti dalla stessa Società, propedeutici alla presentazione della variante in parola.
  Con riguardo all'esecuzione del POB Fase 2.
  Con nota protocollo n. 79804 del 21 luglio 2021, il Ministero ha indetto la conferenza di servizi preliminare, ai sensi dell'articolo 14, comma 3, legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni e integrazioni, in modalità asincrona, avente ad oggetto i documenti «Studi di fattibilità: Soluzione A – realizzazione di Messa In Sicurezza Permanente della discarica ex Fosfotec (MISP) ai sensi del d.lgs. 152/06, del d.lgs. 101/20 e del d.lgs. 121/20 e Soluzione B – realizzazione di un impianto di conferimento di scopo interno al sito ai sensi del d.lgs. 152/06, del d.lgs. 101/20 e del d.lgs. 121/20», trasmessi da eni rewind s.p.a. con nota protocollo n. PM SICA/249/2021/Crotone/P/az_cm dell'8 luglio 2021, acquisita al protocollo dell'allora Ministero della transizione ecologica al protocollo n. 73946 della stessa data.
  Sulla suddetta documentazione sono stati acquisiti i pareri di:

   regione Calabria, nota del 17 settembre 2021;

   comune di Crotone, nota del 17 settembre 2021;

   provincia di Crotone, nota del 17 settembre 2021;

   inoltrati all'azienda con nota del 23 settembre 2021.

  In tali pareri, gli enti locali hanno manifestato contrarietà alla realizzazione dell'impianto di scopo interno al sito.
  Avverso tali atti eni rewind s.p.a. ha proposto ricorso, attualmente pendente innanzi al Tar per la Calabria (R.G. n. 1914/2021).
  Con nota del 7 ottobre 2021, eni rewind s.p.a. ha trasmesso il documento «Sito Eni Rewind di Crotone – Progetto Operativo di Bonifica Fase 2. Rimozione Ex Discariche fronte mare e completamento interventi aree industriali. Lettera MATTM 2021.0101671 del 23/09/21 – Conferenza di Servizi Preliminare – Trasmissione determinazioni Amministrazioni» e relativi allegati;
  Con nota del 19 ottobre 2021, è stato chiesto alla Società in parola di fornire la corrispondenza intercorsa nell'ambito dell'attività di
scouting con i soggetti/impianti di destinazione contattati di cui alla tabella a pag. 4 e seguenti dell'Allegato 3 al documento menzionato al punto precedente, denominato «Nota Tecnica ENI Rewind Sito di Crotone. Valutazioni ipotesi di smaltimento dei rifiuti solidi da bonifica».
  Con nota del 10 novembre 2021 eni rewind s.p.a. ha trasmesso la documentazione integrativa richiesta dal Ministero con la nota del 19 ottobre 2021.
  Con nota del 16 novembre 2021, sono stati chiesti:

   a Ispra e Arpacal, un parere sugli aspetti tecnici inerenti alle alternative progettuali presentate dalla società eni rewind s.p.a. nel documento dell'8 luglio 2021, tenendo conto anche delle controdeduzioni formulate dalla stessa Società nel documento del 7 ottobre 2021, come integrato dalla documentazione del 10 novembre 2021, nonché, in particolare, sulle attività di scouting per l'individuazione degli impianti di destino e dei quantitativi dei materiali contenenti Tenorm;

   a Isin, un parere in ordine agli aspetti di radioprotezione con riferimento ai documenti trasmessi dalla società eni rewind s.p.a. di cui alla lettera a);

   alla ex direzione generale per l'economia circolare, un parere in ordine alla coerenza di quanto proposto dalla società eni rewind s.p.a. con la pianificazione della regione Calabria in merito alla gestione dei rifiuti.

  A seguito della citata nota sono pervenute:

   Nota ex-Dg Eci acquisita al protocollo n. 4289/Mattm del 14 gennaio 2022;

   Nota Ispra, acquisita al protocollo n. 20753/Mattm del 21 febbraio 2022;

   Note Arpacal, acquisite ai protocolli nn. 20822/Mite e 20820/Mite del 21 febbraio 2022;

   Nota Isin, acquisita al protocollo n. 42693/Mite del 4 aprile 2022.

  Con nota del 14 aprile 2022, il Ministero ha inoltrato a eni rewind s.p.a. i suddetti pareri e quest'ultima, con note del 28 ottobre 2022 e del 15 dicembre 2022, ha trasmesso il documento «Discariche fronte mare e aree industriali di pertinenza Eni Rewind S.p.A. Progetto Operativo di Bonifica Fase 2 (Decreto Dirigenziale della Regione Calabria N. 9539 del 2 Agosto 2019 e Decreto MATTM prot. n. 007 del 3 Marzo 2020). Variante al POB Fase 2 realizzazione di una discarica di scopo per rifiuti TENORM con amianto derivante dalle operazioni di bonifica della Discarica ex Fofotec "Farina — Trappeto" all'interno del sito Eni Rewind di Crotone» e integrazioni.
  Ai fini dell'esame del suddetto documento si è tenuta, in data 9 febbraio 2023, la riunione della Conferenza di Servizi istruttoria, indetta dal Ministero con nota del 18 gennaio 2023.
  In seguito a tale riunione, con nota_del 24 febbraio 2023, la regione Calabria ha comunicato l'archiviazione dell'istanza di Paur, presentatale dalla società eni rewind nell'ottobre del 2022 e il cui procedimento era stato avviato dagli uffici regionali con nota del 23 gennaio 2023.
  Successivamente, con nota dell'11 maggio 2023, il Ministero, sulla base degli esiti della riunione della conferenza di servizi istruttoria sopra citata e dell'archiviazione dell'istanza di Paur, ha comunicato a eni rewind s.p.a. la conclusione negativa del procedimento avviato con la Conferenza di servizi istruttoria già richiamata, indetta con nota del 18 gennaio 2023.
  Da ultimo, si segnala che con ordinanza n. 1 del 14 giugno 2023, la provincia di Crotone ha individuato le società eni rewind s.p.a. ed Edison s.p.a. quali responsabili della contaminazione storica delle aree cosiddette ex agricoltura, ex sasol, ex fosfotec ed ex-discarica fosfotec (Farina Trappeto), ubicate nel SIN di «Crotone-Cassano-Cerchiata».
  Con riguardo alla nomina del commissario straordinario.
  La regione Calabria, l'allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la Presidenza del Consiglio dei ministri, l'ufficio del commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della regione Calabria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della protezione civile hanno agito dinanzi al tribunale di Milano e nei confronti dell'allora Syndial s.p.a. (oggi eni rewind s.p.a.), per il risarcimento del danno ambientale relativo al sito di Pertusola Sud, a Crotone.
  Con sentenza n. 2536, pubblicata il 28 febbraio 2012, passata in giudicato, il Tribunale di Milano ha rigettato le richieste risarcitorie della regione Calabria e accolto quelle della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero e del commissario, condannando la Syndial s.p.a. al pagamento, in loro favore, in solido e complessivamente, di euro 56.200.000,00, di cui euro 46.200.000,00 a titolo di risarcimento del danno all'ambiente relativo alla cosiddetta «area archeologica», non compresa negli interventi di ripristino ambientale previsti nel Piano Pob, ed euro 10.000.000,00 a titolo di risarcimento del «danno ambientale residuo», legato al passato, oltre interessi compensativi e legali.
  L'articolo 4-
ter del decreto-legge n. 145 del 2013, convertito con modificazioni dalla legge n. 9 del 2014, ha destinato le somme liquidate con la citata sentenza all'attuazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel sito di bonifica di interesse nazionale (Sin) di Crotone, Cassano e Cerchiara, prevedendo la nomina di un Commissario straordinario.
  Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2016 è stato nominato il commissario ed è stata disposta l'istituzione di una contabilità speciale allo stesso intestata, nella quale far confluire le somme liquidate per il risarcimento del danno ambientale e riassegnate al Ministero dell'ambiente con Dmt n. 43801 del 2015, per un importo pari a euro 70.849.885,00.
  Il mandato del commissario, dottoressa Elisabetta Belli, è scaduto in data 28 giugno 2018. Da ultimo il Generale Errigo è stato nominato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 settembre 2023, commissario straordinario delegato a coordinare, accelerare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale nel sito contaminato di interesse nazionale di Crotone-Cassano e Cerchiara, ai sensi e con i poteri di cui all'articolo 4-
ter del decreto-legge n. 145 del 2013 e all'articolo 20 del decreto-legge n. 185 del 2008.
  Detto decreto è stato registrato alla Corte dei conti, con osservazioni, in data 28 settembre 2023 al n. 2578.
  Con riguardo ai profili sanitari.
  Nell'ottica di un miglioramento continuo della tutela della salute della popolazione residente nelle aree Sin, sono stati messi in campo azioni e progetti, alcuni dei quali finanziati con fondi del piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc), approvato con il decreto-legge 6 maggio 2021 n. 59, convertito con modificazioni dalla legge n. 101 del 2021, e finalizzato a integrare con risorse nazionali gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
  In particolare, nell'ambito del finanziamento «Salute Ambiente Biodiversità e Clima», sono stati stanziati circa euro 49.000.000,00, per la linea di investimento «Sviluppo e implementazione di 2 specifici programmi operativi pilota per la definizione di modelli di intervento integrato salute-ambiente-clima in siti contaminati selezionati di interesse nazionale».
  Uno di questi progetti, del quale è capofila la regione Puglia, mira a costituire un sistema di sorveglianza permanente ambiente e salute in siti contaminati in cui gli elementi di conoscenza disponibili, sia sul piano ambientale che epidemiologico, consentano di strutturare interventi mirati per la prevenzione primaria e secondaria di effetti avversi per la salute associati alle contaminazioni, in una prospettiva di contrasto alle diseguaglianze.
  Tra i siti contaminati oggetto di studio vi è quello di Crotone-Cassano-Cerchiara.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA, ZAN e FORNARO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a Rosazza, in provincia di Biella, il Sottosegretario alla giustizia Delmastro Delle Vedove partecipa ad una festa di Capodanno nella sede della pro loco affittata dalla sindaca, sua sorella, Francesca Delmastro Delle Vedove; dopo mezzanotte un colpo partito dalla pistola North American Arms LR22 legalmente detenuta dal deputato Pozzolo, di FDI, presente alla festa, ferisce seriamente alla gamba il genero del suo caposcorta, Luca Campana;

   i carabinieri, coordinati dalla procura di Biella, avrebbero già sentito una ventina di testimoni, quasi tutti i presenti alla «festa privata», ad eccezione della sindaca Francesca Delmastro e del fratello Sottosegretario alla Giustizia, che dovrebbero essere sentiti prossimamente, così come gli agenti della scorta;

   la procura di Biella sta indagando sui fatti accaduti a quella festa, alla quale partecipavano, pare, una trentina di persone, tra queste gli agenti della scorta del Sottosegretario, e, secondo, nuove ricostruzioni riportate dalla stampa, anche altri agenti della polizia penitenziaria, con parenti e familiari;

   secondo una ricostruzione del quotidiano la Repubblica, però, Pozzolo non sarebbe stato l'unico a sparare, bensì a mezzanotte sarebbero stati sparati alcuni colpi anche dagli agenti, e, per questo, sempre secondo la ricostruzione, Pozzolo avrebbe fatto vedere ai presenti l'arma;

   da alcune testimonianze risulta infatti che fossero presenti vari agenti quella sera, non solo quelli della scorta del Sottosegretario, e che a mezzanotte un gruppetto si sia allontanato e abbia esploso mortaretti; qualcuno, però, avrebbe anche sparato colpi in aria con la pistola; si sarebbe, dunque, sentito più di un colpo e, quando il deputato Pozzolo, arrivato alla festa e visti i poliziotti, avrebbe fatto vedere a loro che anche lui aveva un'arma, «forse perché quella notte, tutti quelli della penitenziaria erano armati» –:

   se il Ministri interrogati ritengano urgente chiarire lo svolgimento dei fatti relativi ad una vicenda molto grave che chiama pesantemente in causa i loro Dicasteri, poiché vede coinvolti un Sottosegretario alla giustizia, che ha tra le sue deleghe quella al DAP, agenti della polizia penitenziaria e loro parenti, tra i quali la vittima, e agenti di scorta del Sottosegretario stesso e se non ritengano, dunque, necessario, per quanto di competenza e nel pieno rispetto dell'azione della magistratura, accertare le reali responsabilità in capo agli stessi, se i comportamenti tenuti siano compatibili con il ruolo dagli stessi ricoperto, se alla festa abbiano partecipato anche agenti impiegati presso il carcere di Biella che risultano sottoposti a precedenti penali per gravissimi abusi nei confronti di detenuti, nonché quali siano gli eventuali legami tra il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove e gli ambienti della polizia penitenziaria piemontese.
(4-02097)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, riferito di un episodio verificatosi la durante il veglione di Capodanno nella sede della pro loco di Rosazza, in provincia di Biella, cui stava partecipando anche il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, si avanzano specifici quesiti circa le iniziative intraprese per accertare gli estremi vicenda.
  Orbene, sulla vicenda il Ministro ha già avuto modo di riferire, di recente (in data 11 gennaio 2024), in sede di risposta resa, seppur all'altro ramo del Parlamento, a quesiti a risposta immediata (cosiddetti
question time).
  Pertanto, quanto all'esatta della dinamica dei fatti, si rammenta che la procura della Repubblica presso il tribunale di Biella, autorità giudiziaria competente, sta coordinando i doverosi accertamenti investigativi.
  Ne consegue che, essendo in corso le debite indagini, non resta che attenderne gli esiti.
  Va poi ribadito che esulano da qualsiasi valutazione di opportunità politica le frequentazioni private che il Sottosegretario voglia intrattenere con figure istituzionali quali, nel caso specifico, appartenenti alle forze dell'ordine, non rilevando, peraltro, il ruolo che questi rivestano ovvero siano assegnati direttamente alla sua tutela.
  Inoltre, nei rapporti di frequentazione privata del Sottosegretario con rappresentanti della polizia penitenziaria – e a maggior ragione negli incontri, anche di stampo conviviale, che traggono origine da rapporti istituzionali – non si ravvisa alcuna forma di interferenza o ingerenza nei confronti del Corpo.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SPORTIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 22-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 271, ha istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e con la dotazione di 15 milioni di euro, un fondo in favore dei familiari superstiti degli esercenti le professioni sanitarie, di assistente sociale e degli operatori socio-sanitari deceduti a causa del contagio da COVID-19;

   con decreto del Ministro per la famiglia, di concerto con il Ministro della salute, del 22 settembre 2022 sono state emanate le relative disposizioni di attuazione che prevedono la collaborazione dell'Inail, successivamente disciplinata dall'accordo stipulato in data 29 dicembre 2022;

   con la circolare INAIL del 3 gennaio 2023 sono state fornite le istruzioni per la presentazione delle istanze e l'erogazione agli aventi diritto;

   l'elargizione è riconosciuta ai familiari delle professioni sanitarie di cui al decreto del 22 settembre 2022, nonché degli assistenti sociali e degli operatori socio-sanitari, che abbiano operato nel periodo di emergenza pandemica per il contenimento del coronavirus e che abbiano contratto una patologia alla quale sia conseguita la morte per effetto diretto o come concausa del contagio da COVID-19;

   il de cuius deve aver contratto la patologia nell'esercizio dell'attività lavorativa prestata nel periodo emergenziale, cioè dal 31 gennaio 2020 al 31 marzo 2022, e il decesso deve essere avvenuto entro il 28 dicembre 2022, quale causa/concausa del contagio da COVID-19;

   la speciale elargizione spetta ai familiari superstiti delle vittime, e precisamente: al coniuge o alla persona unita civilmente e ai figli legittimi, naturali o riconosciuti o riconoscibili, adottivi; in mancanza ai genitori naturali o adottivi;

   l'elargizione è una prestazione economica una tantum a carattere indennitario, la cui misura è approvata con decreto del Capo del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri (Dipofam) in rapporto alla dotazione del Fondo e al numero di vittime per le quali siano state presentate e accolte le istanze da parte dei beneficiari;

   l'istanza deve essere presentata mediante l'apposito servizio online denominato «Speciali elargizioni familiari vittime COVID-19» e l'inserimento delle istanze è stato consentito solo fino alla data del 4 marzo 2023, data di scadenza del termine perentorio;

   la gestione e l'istruttoria delle istanze è stata affidata all'Inail e, in base a quanto previsto dall'accordo stipulato in data 29 dicembre 2022, al termine dell'istruttoria, inoltrerà al Dipofam un elenco contenente i nominativi delle vittime per le quali propone il riconoscimento del beneficio; il Dipofam provvede all'approvazione dell'elenco delle istanze predisposto in esito all'istruttoria e, sulla base del rapporto tra le risorse disponibili nel Fondo e il numero dei lavoratori deceduti per i quali è stata accolta l'istanza, determina con decreto del Capo del Dipartimento stesso la misura della speciale elargizione;

   la prestazione verrà erogata dall'Inail entro sessanta giorni decorrenti dal decreto del Capo del Dipofam che fissa la misura della speciale elargizione, previo trasferimento delle relative risorse finanziarie; nel caso di tardato trasferimento delle risorse il suddetto termine è sospeso;

   il 7 dicembre 2023 sul sito del Dipofam sono stati pubblicati gli esiti dell'istruttoria, curata dall'Inail, delle istanze presentate ai fini della concessione della speciale elargizione, di cui al decreto 22 settembre 2022;

   in aggiunta al predetto Fondo, il 5 aprile 2020 è stato istituito dal Dipartimento della Protezione civile e dalla famiglia Della Valle anche il fondo «Sempre con Voi» le cui risorse sono state destinate ai familiari dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari e dei soggetti con mansioni di supporto e assistenza ai sanitari deceduti a causa del contagio da COVID-19, contratto nell'esercizio delle proprie funzioni;

   il fondo «Sempre con Voi» ha raccolto circa 13 milioni di euro ed è il frutto delle donazioni dei privati, che così hanno voluto dimostrare la loro gratitudine a quanti hanno profuso la propria opera di assistenza nelle strutture sanitarie, fino al sacrificio più grande;

   secondo quanto segnalato da agenzie di stampa e organi di informazione, i familiari non avrebbero ancora ricevuto gli indennizzi del fondo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per la cui elargizione si attende il decreto del Capo del Dipofam ma avrebbero ricevuto solo le risorse del Fondo «Sempre con voi» –:

   se il Presidente del Consiglio e i ministri interrogati, ciascuno per quanto di competenza, siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa, se siano in grado di rendicontare gli esiti sull'utilizzo dei fondi suindicati e quali iniziative di competenza intendano assumere per assicurare che le risorse siano quanto prima elargite ai familiari dei sanitari deceduti a causa del COVID-19, quale riconoscimento per aver pagato con il sacrificio della vita l'aver svolto con dedizione e disciplina il loro lavoro.
(4-02484)

  Risposta. — In relazione a quanto esposto con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che il capo del dipartimento per le politiche della famiglia, in data 19 febbraio 2024, ha firmato il decreto di approvazione della misura della speciale elargizione, riconosciuta dall'articolo 22-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 271, sulla base degli esiti dell'istruttoria effettuata dall'Inail e del rapporto tra le risorse disponibili nel fondo ed il numero dei lavoratori deceduti per i quali è stata accolta l'istanza. Contestualmente, con il suddetto decreto sono stati trasferiti all'Inail, in data 26 febbraio 2024, i relativi fondi.
  Per effetto di quanto riferito, la suddetta speciale elargizione riconosciuta a favore dei familiari degli esercenti le professioni sanitarie, degli esercenti la professione di assistente sociale e degli operatori socio-sanitari, impegnati nelle azioni di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, è stata pertanto approvata nella misura di euro 47.619,00 per ciascun lavoratore deceduto. A seguito del trasferimento dei fondi, l'Inail ha avviato la procedura per il pagamento a tutti i beneficiari.

Il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità: Eugenia Roccella.