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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 296 di martedì 21 maggio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO BATTISTONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza volte a garantire la continuità produttiva e i livelli occupazionali presso lo stabilimento ex Whirlpool di Siena - n. 3-01215)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Fossi ed altri n. 3-01215 (Vedi l'allegato A).

La Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli interroganti. Con l'atto in discussione si fa riferimento al complesso percorso che ha interessato la multinazionale Whirlpool Corporation, che ha portato alla decisione di cedere il proprio segmento operativo Whirlpool EMEA (Europe, Middle East & Africa) al gruppo turco Arçelik. Per l'Italia, gli stabilimenti interessati sono ubicati in diverse regioni del Paese e interessano oltre 4.000 dipendenti.

Il raggiungimento dell'accordo tra le due multinazionali ha visto la nascita della nuova società Beko Europe, partecipata con una quota del 75 per cento dal gruppo turco Arçelik e il restante 25 per cento dalla stessa multinazionale americana.

In questo contesto si delineano probabilmente le preoccupazioni degli onorevoli interroganti, che chiedono l'apertura di un tavolo istituzionale.

A tal riguardo, si vuole preliminarmente ricordare che, presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, è stato già aperto un apposito tavolo per tutti gli stabilimenti produttivi della Whirlpool EMEA e che coinvolge anche il Ministero del Lavoro, i rappresentanti delle regioni e i comuni dei diversi siti produttivi, l'azienda stessa, nonché le parti sociali e datoriali.

Ricordo, altresì, che il Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023, su proposta del Ministro delle Imprese e del made in Italy, ha autorizzato l'esercizio dei poteri speciali (golden power), ponendo specifiche prescrizioni a salvaguardia del patrimonio tecnologico, della produzione e dei livelli occupazionali di tutti gli stabilimenti coinvolti.

Della riferita operazione di concentrazione è stata data l'approvazione dall'Antitrust europea e da quella britannica.

A seguito di dette approvazioni, lo scorso 19 aprile, il Ministro senatore Adolfo Urso ha incontrato a palazzo Piacentini i rappresentanti di Beko Europe. In quella sede l'azienda ha manifestato l'intenzione di voler riesaminare tutti gli aspetti dell'attività europea e di condividere con il Ministero i piani industriali per l'Europa, non appena questi sarebbero stati pronti. Il Ministero, da parte sua, ha evidenziato la necessità di valorizzare la produzione nazionale e ha dato la disponibilità a supportare i prossimi step di sviluppo, ribadendo nel contempo che il piano industriale sarebbe dovuto essere in sintonia con il citato provvedimento del 1° maggio 2023, con cui il Governo ha utilizzato la golden power, vincolando le società notificanti “a porre in essere qualsiasi impegno finalizzato a evitare sovrapposizioni di produzioni tra gli stabilimenti italiani e quelli europei coinvolti che possano far sorgere l'esigenza di un ridimensionamento della produzione nazionale, con conseguenti effetti sui livelli occupazionali”.

Infine, il 30 aprile abbiamo nuovamente incontrato i rappresentanti delle segreterie nazionali di CISL, CGIL, UIL e UGL di settore, per un aggiornamento sui programmi industriali della Beko Europe in Italia. In quella sede ci siamo impegnati di proporre alla nuova proprietà un ulteriore incontro con i sindacati, per dare loro la possibilità di confrontarsi sullo stato produttivo degli impianti e del mercato. L'incontro avverrà a breve.

PRESIDENTE. Il deputato Fossi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie alla Sottosegretaria. Come sappiamo, dopo l'Unione europea, come è stato detto poco fa dalla Sottosegretaria, anche l'Antitrust del Regno Unito ha approvato la fusione delle attività di Whirlpool in Europa con quelle di Arçelik, in Beko Europe. In Italia sono coinvolti più stabilimenti: c'è quello di Siena, citato in questa interrogazione, che produce congelatori e frigoriferi, ma ci sono anche quelli di Ascoli Piceno, di Ancona, di Varese e di Caserta. Quindi sono quasi 5.000 i dipendenti coinvolti da questa vicenda.

Per quanto riguarda lo stabilimento di Siena, i sindacati chiedevano, chiedono e continuano a chiedere da tempo rassicurazioni sulle prospettive future del sito senese, perché ci sono più motivi. Infatti, sono già 10 anni che in quel sito produttivo non vengono fatti investimenti significativi. Faccio notare che il gruppo Arçelik possiede stabilimenti in Polonia e Romania, che producono frigoriferi e congelatori, proprio gli stessi prodotti che vengono realizzati nel sito di Siena. A Siena, tra l'altro, da 15 anni, sono stati attivati ammortizzatori sociali a più riprese e, ad oggi, sono 9 i giorni lavorativi di stop al mese. Quindi, una situazione già di grande difficoltà per le lavoratrici e i lavoratori di quello stabilimento. È dunque assolutamente necessario salvaguardare quel sito produttivo e i livelli occupazionali (si parla di circa 300 lavoratori).

Come dicevo poco fa, i sindacati chiedono al gruppo un nuovo piano industriale e, con il Governo, di conoscere gli eventuali sviluppi e strategie future. Un tavolo presso il MISE è chiesto, con riferimento alla vicenda di Siena, anche dalla regione Toscana e dalle istituzioni locali.

Con questa interrogazione, si vuole proprio chiedere questo al Governo, cioè se i Ministri competenti siano a conoscenza di tutto ciò che riguarda anche i progetti futuri dello stabilimento di Siena da parte di Beko Europe e quali iniziative in questo senso si vogliano e ci sia intenzione di intraprendere per il rilancio del sito produttivo e per la continuità occupazionale, nonché per stimolare la convocazione di quel tavolo che per quanto ci riguarda deve avere una declinazione, naturalmente generale, ma anche relativa al sito di Siena, che ha le caratteristiche specifiche che dicevo poco fa.

Sono mesi che, come PD, interroghiamo il Governo su Whirlpool, Beko e sul futuro dello stabilimento di Siena. Un impegno più forte e un'attenzione maggiore vengono chiesti da noi al Governo, anche perché sappiamo, come diceva poco fa la Sottosegretaria, che il Ministro Urso ha incontrato i dirigenti apicali di Beko Europe in aprile, e filtrano notizie - filtravano e quindi viene confermata dei vertici di Beko - sulla possibilità che ci possa essere una riunione tra il Ministero e i sindacati entro giugno.

Però, noi lamentiamo un ritardo su questa vicenda. È necessario avere un'attenzione maggiore rispetto a quella che c'è stata fino a oggi. Inoltre, chiediamo il coinvolgimento anche delle istituzioni locali - non è possibile dover aspettare mesi per conoscere lo sviluppo - e, quindi, anche un nuovo piano industriale.

È necessario poter entrare nel merito delle questioni per capire come Beko vuole organizzare gli stabilimenti, compreso lo stabilimento di Siena. I lavoratori dello stabilimento senese di viale Toselli sono in mobilitazione, è stata convocata un'ulteriore assemblea per il prossimo 22 maggio - quindi, a giorni - per tenere forte l'attenzione su questa vicenda.

Chiediamo, allora, un impegno più forte a questo Governo. Mi spiace dirlo, ma posso testimoniare che, a più riprese, la destra, prima all'opposizione e ora anche al Governo, a parole si è spesa contro le delocalizzazioni, ma nei fatti non ha fatto niente, respingendo sempre e comunque anche le nostre proposte in proposito, nel corso dell'esame del provvedimento in Parlamento.

Quindi, non siamo soddisfatti, raccogliamo lo sforzo che il Governo vuol mettere, ma non siamo soddisfatti perché crediamo ci siano ritardi e auspichiamo un impegno e una presenza più continui e più decisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a tutelare i consumatori a fronte di modifiche unilaterali dei contratti di fornitura di energia elettrica e gas - n. 3-01140)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione n. 3-01140 (Vedi l'allegato A) presentata dalla deputata Giorgianni.

La Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente, grazie onorevoli interroganti.

L'interrogazione in parola ha per oggetto le possibili iniziative volte a garantire una maggiore tutela dei consumatori nel contesto delle modifiche contrattuali unilaterali operate dalle società energetiche. Al riguardo, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, competente in proposito, ha svolto e continua a svolgere un ruolo attivo e determinante nel monitoraggio e nel contrasto alle pratiche commerciali scorrette messe in atto dalle società energetiche, come quelle citate dagli onorevoli interroganti.

Le numerose istruttorie avviate dall'AGCM e i relativi provvedimenti cautelari hanno contribuito, infatti, a porre un freno alle modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura, consentendo ai consumatori di mantenere le condizioni contrattuali originarie, evitando così aumenti ingiustificati sulle bollette dell'energia elettrica e del gas. L'AGCM sta lavorando attivamente per migliorare l'informazione dei consumatori, al fine di renderli pienamente consapevoli delle condizioni contrattuali e delle scadenze ivi inserite, questo affinché vi sia una relazione equilibrata tra fornitori e utenti finali, per il raggiungimento di una maggiore trasparenza e consapevolezza da parte dei consumatori. In particolare, l'Autorità ha informato che proprio il mese scorso, nel bollettino settimanale dell'Autorità del 22 aprile 2024, n. 16, è stato avviato un nuovo procedimento istruttorio nei confronti del professionista ENEL Energia, volto ad accertare l'eventuale violazione degli articoli 20, 24 e 25 del codice del consumo, che stigmatizzano le pratiche commerciali scorrette e/o ingannevoli. In particolare, tale procedimento è stato avviato in seguito alle numerose segnalazioni pervenute all'Autorità, dal mese di gennaio 2024, di singoli consumatori e microimprese che lamentano di aver ricevuto, in occasione dei cicli di fatturazione relativi al quadrimestre ottobre 2023 - gennaio 2024, bollette recanti un significativo incremento del prezzo delle forniture di gas e di energia elettrica rispetto alle bollette riferite allo stesso arco temporale dell'anno precedente. Sono, dunque, in corso tutte le opportune valutazioni, da parte dell'Autorità, al riguardo per migliorare l'informazione dei consumatori e garantire il raggiungimento di una maggiore trasparenza e consapevolezza degli stessi.

Si ricorda che proprio a tal fine è stato anche istituito il Portale offerte luce e gas di ARERA, che permette a famiglie e piccole-medie imprese di scegliere l'offerta di energia più adatta alle proprie esigenze. Tale portale rappresenta l'unico strumento di comparazione pubblico e indipendente, completo di ogni offerta luce, gas e dual fuel.

In conclusione, si informa che il Ministero delle Imprese e del made in Italy, nell'ambito delle proprie competenze, resta fermamente impegnato nella tutela dei diritti dei consumatori e collabora strettamente con le Autorità direttamente coinvolte, compresa l'AGCM, al fine di adottare ogni misura idonea a garantire una maggiore trasparenza, equità e tutela dei diritti dei consumatori.

PRESIDENTE. La deputata Giorgianni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). Grazie, Presidente, grazie Sottosegretaria Bergamotto, grazie anche per la celerità nel rispondere, nel dare questa risposta a un problema che ormai, da troppi anni, compromette quel sano rapporto che dovrebbe esserci tra le famiglie italiane e i fornitori di energia, luce e gas, penalizzando notevolmente i consumatori, con aggravi di spesa non indifferenti.

Questa sua risposta mi trova abbastanza soddisfatta, perché dimostra l'attenzione del Ministero verso le politiche aziendali di queste società energetiche, sebbene, come lei ha ben precisato, sia l'Antitrust il vero controllore di tutte le pratiche scorrette e ingannevoli messe in atto, ormai, davvero da troppi anni: prezzi opachi, offerte con il trabocchetto, penali nascoste, condizioni capestro, modifiche dei prezzi con indicata unicamente la data di decorrenza, senza riportarne la causale e il periodo di scadenza, campagne marketing aggressive, offerte ipersemplificate, limitate a indicare il solo costo della materia prima, omettendo gli oneri di commercializzazione e tutte le altre componenti che sono parte integrante della bolletta. L'elenco potrebbe anche essere molto più lungo. Il quadro che emerge dalle sanzioni comminate dall'Antitrust alle diverse società di energia non è esattamente il miglior spot per queste compagnie del mercato dell'energia.

Il timore delle famiglie italiane sulle scorrettezze perpetrate da queste compagnie aumenta, soprattutto alla luce della prossima entrata nel mercato libero. Un timore ben fondato se, come ha specificato anche la Sottosegretaria, consideriamo che le società energetiche ogni anno si rendono responsabili di pratiche commerciali da sanzionare. Giusto per dare qualche dato relativo all'ultimo triennio: nel mese di maggio 2022, l'Autorità ha, infatti, irrogato oltre 4 milioni di euro di sanzioni a Bluenergy, Ubroker, Ajò Energia e Visitel; nel mese di ottobre 2023, con sei diversi provvedimenti, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) ha irrogato sanzioni per oltre 15 milioni di euro nei confronti di sei società, per una serie di scorrettezze, di pratiche commerciali aggressive vietate ai sensi e per gli effetti degli articoli 24 e 25 del codice del consumo. In estrema sintesi, ciascuna di esse ha indotto i propri clienti e consumatori ad accettare modifiche in aumento dei prezzi dell'energia elettrica e del gas, in contrasto con la protezione normativa derivante dall'articolo 3 del decreto Aiuti-bis. Su un totale di 19 società del settore energetico, sono state sanzionate ben 11 società per pratiche commerciali scorrette ai danni di circa 5 milioni di consumatori. Tutte queste società, nonostante la vigenza del divieto normativo dell'articolo 3 del decreto Aiuti-bis, da maggio 2022 a giugno 2023 hanno continuato a inviare lettere per il rialzo unilaterale dei prezzi delle bollette, moltiplicando così i costi di fornitura, soprattutto per la clientela anziana. Adesso la situazione, forse, sta migliorando, ma troppe volte gli importi di queste bollette sono risultati addirittura quintuplicati. Ma vi è di più: i numerosi cittadini che si sono rivolti alle associazioni dei consumatori hanno dichiarato, spesso, di non aver ricevuto alcuna informazione preventiva, in forma scritta, dalla società. Ad aggravare ancora di più il quadro è il fatto che, secondo l'Autorità, le mail sarebbero finite nello spam - come segnalato da diversi utenti - anche forse a causa di una costruzione ad hoc delle stesse. Nello specifico, l'AGCM vuole approfondire se le mail in esame sarebbero state artatamente confezionate addirittura per essere intercettate dal filtro antispam.

Chiaramente, questa grave forma di carenza informativa, oltre a violare i più basilari diritti dei consumatori, ha impedito loro, di fatto, di esercitare il diritto di recesso, scegliendo un fornitore con condizioni economiche più vantaggiose. Forse occorreranno anche iniziative di matrice normativa che, in maniera tempestiva, possano garantire maggior tutela a questi consumatori.

Quindi, Sottosegretaria, rinnoviamo la fiducia per le iniziative che il Governo e questo Ministero possano intraprendere, nella certezza che norme più stringenti e immediatamente applicabili possano concorrere a una maggior tutela dei consumatori.

(Iniziative normative per la riforma delle cosiddette case di lavoro, nell'ottica dell'effettivo reinserimento sociale degli ex detenuti, anche alla luce delle condizioni in cui versa la casa di lavoro di Vasto (Chieti) - n. 3-00316 e n. 3-01216)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni D'Alfonso ed altri n. 3-00316 e D'Alfonso n. 3-01216, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Ostellari, ha facoltà di rispondere.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. L'articolo 25, comma 3, della Costituzione, fa espresso riferimento alle misure di sicurezza, non tanto per costituzionalizzare il cosiddetto doppio binario, quanto per estendere anche a dette misure il principio della riserva di legge. In base ai dati statistici disponibili, ad oggi in Italia l'effettività del controllo penale della pericolosità sociale si misura non tanto sul terreno delle misure di sicurezza, quanto su quello della pena. Nella prassi applicativa, infatti, si ricorre alle misure di sicurezza solo come extrema ratio, sia per effetto delle sentenze della Corte costituzionale sia per le scelte compiute nel tempo dal legislatore. In questa direzione, d'altronde, si è mossa anche la riforma del sistema sanzionatorio approvato nel 2022 e ora attuata attraverso lo strumento dei decreti legislativi. La riforma valorizza, per l'appunto, le alternative al carcere, già sul versante delle pene principali, e alla sua attuazione sono destinate importanti risorse della finanza pubblica, funzionali a garantirne l'effettività.

Meritano menzione, ancora, i recenti sforzi compiuti per individuare i percorsi e gli schemi più funzionali per affrontare al meglio l'ulteriore drammatico problema del disagio mentale dei detenuti e di chi sia destinato, in particolare, alle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, in linea con quanto stabilito dalla Corte costituzionale con riferimento al ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario.

Venendo ai dati statistici raccolti dal Dicastero, si rappresenta che l'unica casa di lavoro allo stato attiva è, per l'appunto, quella di Vasto, dove, alla data del 15 maggio 2024, erano presenti un totale di 52 internati, a fronte di una capienza regolamentare pari a 96.

Altre sezioni destinate a internati sottoposti alla misura di sicurezza della casa di lavoro, si trovano poi presso i seguenti istituti di pena: casa circondariale di Tolmezzo, casa circondariale di Alba, casa circondariale di Castelfranco Emilia, casa di reclusione di Aversa, casa circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto. Ulteriori sezioni per internati si ritrovano nei seguenti istituti: casa circondariale di Belluno, casa circondariale di Ivrea, casa circondariale di Roma Rebibbia. Vi sono poi la casa di reclusione femminile di Venezia Giudecca e la casa di reclusione femminile di Trani.

Complessivamente, al 15 maggio 2024 risultavano 273 persone, di cui otto donne, sottoposte alla misura di sicurezza della casa di lavoro. Questo dato ci serve a conferma, ancora una volta, della residualità dei casi in cui si ricorre alla misura di sicurezza oggetto dell'interrogazione.

Venendo, infine, alle scoperture di organico segnalate dall'interrogante, con specifico riferimento alla casa di lavoro di Vasto, in cui - valga puntualizzare - si registra una percentuale di affollamento del 61,22 per cento, va subito evidenziato che il Dicastero ha già assunto diverse iniziative.

Nel dettaglio, quanto al ruolo dei funzionari, mancando attualmente un comandante titolare dal 28 marzo 2024, le funzioni di comandante di reparto sono state assegnate a un dirigente proveniente da un altro istituto, per la durata di tre anni.

Il 18 dicembre 2023 è stato avviato il settimo corso di formazione per il conseguimento della qualifica di allievo commissario relativo al concorso pubblico per 120 posti, elevati poi a 132, pubblicato in Gazzetta il 13 luglio 2021, al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale in ragione delle vacanze organiche riscontrabili.

Con riferimento al ruolo degli ispettori, il 6 maggio scorso è stato avviato il corso di formazione per la qualifica iniziale di viceispettore per 411 posti, 378 uomini e 33 donne, relativo al concorso pubblico indetto con il provvedimento del 25 novembre 2021. All'esito, l'amministrazione terrà nella massima considerazione la situazione di relativa carenza del personale che connota l'istituto di cui trattasi.

Per quanto riguarda il ruolo dei sovrintendenti, è in corso di svolgimento un concorso interno per titoli per complessivi 583 posti e, nell'ambito di tale procedura, l'amministrazione ha già previsto di assegnare alla casa di lavoro di Vasto cinque unità maschili.

Quanto, infine, al ruolo degli agenti assistenti, l'organico della casa di lavoro di Vasto è incrementato, nel luglio 2023, di sei unità maschili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 180° corso.

Si è appena concluso, peraltro, il 182° corso, con assegnazione alla struttura in discussione di ulteriori due unità. Infine, è in corso di svolgimento e terminerà a giugno di quest'anno, il 183° corso, al termine del quale l'amministrazione ha previsto di assegnare alla casa di Vasto ulteriori sei unità maschili e due unità femminili, che si sommano a quelli precedenti che vi ho detto prima.

Quanto alle funzioni di dirigente, in ragione dell'assenza della titolare della posizione, la reggenza temporanea dell'istituto è stata assegnata al direttore attualmente titolare della casa circondariale di Chieti.

L'organico tabellare per il profilo di funzionario giuridico-pedagogico risulta, invece, integralmente coperto.

Venendo alle misure adottate dall'Amministrazione per far fronte agli eventi critici, a cui l'interrogante allude, tengo innanzitutto a rimarcare che, in generale, l'attenzione del Ministero per i temi della salute in carcere, sia fisica che mentale, è massima. A testimonianza di ciò, valga richiamare l'accordo recante “Linee guida in materia di modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria negli istituti penitenziari per adulti; implementazione delle reti sanitarie regionali e nazionali”, approvato dalla Conferenza Unificata il 22 gennaio 2015. Esso fornisce indicazioni alle regioni e alle ASL per organizzare i servizi sanitari all'interno degli istituti penitenziari del Paese, secondo modalità uniformi su tutto il territorio nazionale.

Tanto chiarito, si segnala che, al momento in cui si sono verificati episodi destabilizzanti per l'ordine e la sicurezza, il competente ufficio centrale ha disposto il trasferimento per motivi di sicurezza dei detenuti internati individuati quali responsabili presso altre sedi, anche extra distretto. Ciò in ossequio alle circolari vigenti.

Quanto, poi, alla segnalata carenza di figure specializzate nell'assistenza sanitaria ai detenuti con problemi psichiatrici tossicodipendenti, il responsabile del presidio sanitario penitenziario di Vasto, con una relazione del 3 aprile 2024, ha assicurato l'erogazione dell'assistenza durante l'intero arco della giornata ed, invero, oltre alla presenza di medici e infermieri che si alternano, seguendo una turnazione concordata, operano figure diverse specialistiche che garantiscono la loro presenza con cadenza mensile o quindicinale. Il Centro di salute mentale competente assicura, inoltre, la presenza intramuraria dello psichiatra per due volte alla settimana, mentre lo psicologo della ASL è presente tre volte a settimana. Infine, per quanto riguarda il servizio delle dipendenze, sono presenti sia il medico sia gli psicologi.

L'amministrazione è, dunque, pienamente consapevole delle criticità di questo come degli altri istituti di pena del Paese.

Si sta attrezzando per porvi rimedio a vari livelli, sia ripopolando gli organici - non solo di Polizia penitenziaria, ma anche dei funzionari pedagogici e del personale in generale, senza dimenticare, ovviamente, anche le figure dei contabili e di tutti coloro che compongono questa grande famiglia - sia assumendo le necessarie iniziative per migliorare le condizioni di vita al loro interno.

PRESIDENTE. Il deputato D'Alfonso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, grazie. Esprimo riconoscenza nei confronti della persona fisica del Sottosegretario Ostellari e insoddisfazione nei confronti della persona giuridica del Ministero della Giustizia. I dati riportati sono parzialmente corrispondenti alla realtà, ma ho colto un impegno di dettaglio che va riconosciuto e al quale do rilievo. Metto in evidenza che, nell'urbanistica, si sarebbe detto che quel luogo di Vasto è un “non luogo”. Poiché siamo davanti a una realtà che accoglie persone forzosamente, dovrei parlare di un luogo quasi dantesco, di confinati e disperati. Perché le case di lavoro in Italia sono un problema e a Vasto sono una bomba esplosiva? Proprio per la non corrispondenza di risorse umane competenti assegnate e per l'alto numero di confinati in condizione di misura di sicurezza. La capienza dovrebbe essere di 75, mentre noi ne abbiamo avuti, fino a poco tempo fa, 180.

Allora, chiedo al Sottosegretario Ostellari: facciamo in modo che il suo dossier, che oggi è apparso dettagliato e nutrito anche da dati, venga arricchito con un sopralluogo in loco? Davvero glielo chiedo parlando alla sua persona fisica e alla sua persona giuridica, facendo in modo che lì si destini un progetto di recupero attraverso prodotti formativi di reinserimento, prodotti formativi consentiti anche da collaborazioni con le regioni, il mondo dell'università e quello delle competenze del Terzo settore. Vedete, io voglio rappresentare che poche volte, tre aspetti come quelli che evidenzierò, convergono nel segnalare allarme ed emergenza. È un allarme sul piano del personale che ci lavora, nonché dal punto di vista della estrema contraddittorietà di chi ivi è confinato come persona, ieri destinata alla pena e oggi destinata a misure di sicurezza. È un'emergenza per l'amministrazione comunale di Vasto, che non ce la fa a coprire, con il suo intervento sussidiario, le emergenze già rilevatesi. È una questione allarmante per l'ordinamento sanitario di Vasto e per la comunità. Io come mai sono intervenuto, con due interrogazioni? Perché richiamato all'ordine tematico dal sindacato e anche dalla conferenza episcopale abruzzese e molisana. Mi rendo personalmente interessato a essere con lei, se potesse programmare un sopralluogo, poiché l'Italia non ha bisogno di luoghi danteschi, vale a dire quei luoghi dove non si vede la speranza e si tocca con mano la disperazione. La ringrazio per l'impegno che ha profuso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Non essendoci richieste di intervento, a questo punto sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 13.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 13,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 1092 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria (Approvato dal Senato) (A.C. 1877​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1877: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1877​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.

La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice deputata Laura Cavandoli.

LAURA CAVANDOLI, Relatrice. Sì, grazie, Presidente. Per introdurre questo disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 39 parto dalla fine, perché proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha prodotto la dichiarazione conclusiva circa lo stato delle finanze in Italia. Si tratta di una fonte autorevole, seppure chiaramente ci mette un po' sotto osservazione, e ci fornisce tre elementi importanti che riguardano il superbonus, non fornendo un giudizio di valore, bensì di merito. Li cito testualmente: lo stimolo alla crescita dei crediti di imposta immobiliari è stato piuttosto limitato in proporzione alla taglia delle risorse impiegate, a causa della loro spesa in prodotti di importazione, dei consistenti sconti in fattura, degli accresciuti aggiustamenti al rialzo dei prezzi nelle costruzioni, nel fatto che sono stati tagliati fuori, dall'insufficienza delle risorse produttive, altri investimenti e dall'abuso di fondi pubblici.

Poi viene ancora detto che, proprio relativamente al superbonus in relazione ai conti pubblici, esso alza il premio di rischio dell'Italia e fa da freno agli investimenti nel settore privato.

Infine, i tecnici dell'FMI propongono di interrompere subito qualunque forma di credito immobiliare lanciato con la pandemia, e di ridurre gradualmente le garanzie pubbliche al credito alle imprese. Partendo da qui, diciamo che abbiamo la giustificazione economica, oltre che dal punto di vista proprio della gestione amministrativa delle risorse nazionali, in quanto viene proprio scritto perché bisogna fermare il superbonus, perché bisogna fermare, ridurre, restringere l'applicazione dello sconto in fattura e della cessione del credito, perché - e questa problematica riguarda tutti i bonus edilizi, ma soprattutto i 160 miliardi ascritti al superbonus - serve dare anche una risposta a quello che spesso viene detto dalle attuali opposizioni, cioè che, nel calcolo dell'impegno economico delle risorse statali sul superbonus, non si tiene conto del risultato fiscale, quindi vantaggioso per lo stato delle imprese. In realtà, se ne tiene conto, ma la risposta è sempre negativa.

Poi c'è un importante riferimento a uno degli effetti derivati dall'impatto del superbonus sul mercato, vale a dire creare un mercato drogato per quello che riguarda i prezzi delle prestazioni, dei materiali, e la carenza di questi. Quindi, partendo dalla fine, questo decreto-legge è nato proprio dall'urgenza di investire e di restringere l'applicazione di questa misura che ha avuto questo impatto così dirimente sui conti pubblici.

Quindi, si parte dal decreto-legge dell'11 febbraio 2023 che aveva già iniziato a restringere - dal punto di vista oggettivo degli interventi e soggettivo dei soggetti destinatari delle misure - quello che era il superbonus.

Ora, si va a contenere e ridefinire il perimetro dei soggetti, si fa riferimento, quindi, alla possibilità di procedere con l'utilizzo del superbonus per gli IACP o gli enti, comunque, a questi equiparati, le Onlus, le associazioni di promozione sociale, gli organismi di volontariato, le cooperative di abitazione a proprietà indivisa. Quindi, per questi vale l'esenzione dal divieto generale dell'esercizio dello sconto in fattura e della cessione del credito, così come si pone fine alle cosiddette CILAS dormienti, quindi, si fa riferimento a quelle richieste di intervento edilizio, che erano antecedenti al 16 febbraio dell'anno scorso, ma che non erano seguite da interventi fatturati. In questo caso, in mancanza di interventi documentati da fattura, si blocca per questi soggetti la possibilità di utilizzare il superbonus così com'era originariamente.

Fra le ipotesi specifiche, che restano aperte per l'applicazione di questa misura, c'è la parte relativa agli immobili nelle zone terremotate. Rispetto a questo, già il decreto originario prevedeva un fondo di 400 milioni, che riguardava gli immobili nelle aree del cratere del 2009 e del 2016. Se ne è introdotto un altro al Senato, nella sede referente, un fondo di 35 milioni per il 2025 che fa riferimento anche a tutte le zone interessate, quindi agli immobili di tutti i comuni danneggiati dai sismi successivi al 2009. Un ulteriore fondo di 100 milioni di euro viene stabilito per quelle ONLUS, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale che non sono ancora iscritte nel registro del Terzo settore e, quindi, sono in procinto di questa transizione nel nuovo registro unico del Terzo settore, proprio per non escluderli dalla possibilità che è rimasta per le organizzazioni assimilate.

C'è, poi, una norma molto chiara, che esclude l'applicabilità della disciplina della rimessione in bonis nell'adempimento di quella comunicazione che faceva riferimento allo sconto in fattura e alla cessione del credito, così come viene dato come deadline, come termine finale, il 4 aprile – quindi, lo scorso 4 aprile - per le comunicazioni da far pervenire all'Agenzia delle entrate.

Passo a parlare della norma forse più problematica, quindi l'articolo 4, che parte con una disposizione molto importante in direzione antifrode, con la sospensione della compensabilità dei crediti edilizi derivanti da interventi agevolati in caso di contribuenti con ruoli di almeno 10.000 euro e l'assoluto divieto per i contribuenti che volessero compensare, ma che siano già destinatari di ruoli esecutivi oltre i 100.000 euro. Quindi, si fa un riferimento molto importante a quelle che sono le - ahimè - distorsioni dell'applicazione di questa normativa, l'ha detto proprio un mesetto fa, all'audizione in Senato, il direttore dell'Agenzia delle entrate, facendo riferimento a 15 miliardi ascrivibili al superbonus, ma totalmente in via di espansione a seguito dei nuovi controlli.

Infine, i contribuenti che hanno sfruttato in proprio la detrazione non possono a questo punto più cedere il credito per le singole rate del residuo non ancora fruite.

Procedo, quindi, con la parte relativa alle modifiche più importanti - che sono quelle che abbiamo visto sui giornali - che fa riferimento, quindi, alla rimodulazione della detraibilità in 10 anni delle spese sostenute per alcuni interventi edilizi, a partire dal periodo d'imposta attuale. Su questo il Comitato per la legislazione ha fatto osservazioni, che abbiamo valutato con estrema attenzione in Commissione referente, in Commissione finanze, e credo che a questa normativa non possa che rispondersi con quello che ha detto la relazione del Fondo monetario internazionale; io cito tale relazione perché è recente, ci sono, però, anche altre relazioni tecniche che segnalano la necessità di fermare questa cessione, questa possibilità, e, quindi, di procedere con lo sconto in fattura e di mantenere quella che era la previsione attuale dei quattro anni della detrazione e dei cinque per il sisma bonus.

Per quello che riguarda la funzione antifrodi, che viene molto considerata in questo provvedimento, si dà ai comuni un potere di vigilanza e di controllo con riguardo all'effettiva realizzazione degli interventi edilizi ammessi all'agevolazione. Quindi, si fa riferimento a tutto quello che riguarda il recupero del patrimonio edilizio, l'efficienza energetica, l'antisismica, la realizzazione di impianti fotovoltaici e di colonnine di ricarica per i veicoli elettrici e, poi, la parte relativa all'eliminazione delle barriere architettoniche. Vi è, quindi, anche un obbligo, da parte dei comuni, di segnalazione alla Guardia di finanza e all'Agenzia delle entrate, laddove vengano constatati interventi edilizi totalmente o parzialmente inesistenti. Questo, però, a fronte della possibilità, per i comuni, di ricevere una somma per incamerare una quota delle sanzioni che verranno irrogate e questo, chiaramente, nello spirito di contrastare le frodi ed evitare indebite agevolazioni fiscali.

Ancora in questo senso, appunto, di presidiare la normativa di altri crediti fiscali, c'è l'articolo 5, che limita la possibilità di cedere i crediti di imposta derivanti dalle agevolazioni ACE (aiuto alla crescita economica), quindi quelli introdotti in epoca COVID, e, dunque, viene permessa solo una cessione successiva alla all'entrata in vigore del decreto.

Per quello che riguarda, ancora, la parte relativa alle misure dei crediti d'imposta relativi al piano di Transizione 4.0 e 5.0, anche qui ci sono specifiche misure per il monitoraggio dei crediti di imposta. Nell'intenzione di semplificare e ridurre gli adempimenti, è stata, quindi, inserita, al Senato, una parte di controlli semestrali - anziché mensili - di comunicazioni all'Agenzia delle entrate, in relazione ai crediti della Transizione 5.0, quindi del PNRR.

Viene, poi, prevista, nell'ambito di queste normative oggetto del decreto-legge n. 39 del 2024, una proroga per la registrazione per gli aiuti di Stato dei contributi COVID-19 e, successivamente, viene anche prevista una sanzione per gli esercenti che utilizzano strumenti di pagamento elettronico che però non permettono la trasmissione telematica.

C'è un'altra proroga - sempre nell'ambito delle tante disposizioni fiscali che erano all'origine di questo decreto - per quello che riguarda il ravvedimento speciale. Quindi, si amplia la possibilità di un ravvedimento speciale in relazione all'anno d'imposta 2022 ed è possibile, pertanto, entro il 31 maggio, perfezionarlo. Invece, per l'anno d'imposta 2021, è possibile, entro il 30 settembre, perfezionare il ravvedimento speciale, ma con il pagamento delle somme dovute. In questo caso, si va a prevedere una normativa di favore per liberare i contribuenti tenuti dalle conseguenze di alcune inesattezze di cui ci si è successivamente accorti, che, quindi, si possono sanare.

La norma che riguarda i comuni è stata inserita in limine, perché riguardava il piano economico finanziario della Tari, il servizio di gestione dei rifiuti urbani, le tariffe e i regolamenti della Tari, che scadevano il 30 aprile e che sono stati prorogati al 30 giugno, ovviamente facendo salvi tutti quei comuni che li hanno approvati, nel frattempo, nel termine del 30 aprile, fino alla conversione in legge - o, meglio - all'entrata in vigore della conversione in legge di questo decreto-legge.

Vengono poi inserite norme che riguardano l'amministrazione finanziaria in generale e, quindi, la possibilità per il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria di avvalersi dei sistemi offerti da Sogei. Ricordo che questo decreto era composto originariamente da 10 articoli, che sono diventati poi 17 in sede di conversione e che ora stiamo procedendo all'esame del secondo ramo del Parlamento.

Anche per quello che riguarda l'Agenzia delle entrate sono previste intese riguardo le attività di recupero fiscale, fatte dall'Agenzia delle entrate, e poi un incremento del Fondo per la contrattazione integrativa del personale, che concerne sempre le Agenzie delle entrate, delle dogane e dei monopoli.

Importante è l'articolo 9, perché dà risposte ai territori interessati dalle alluvioni e dal maltempo, che, ahimè, si sta replicando in alcune zone d'Italia proprio in questi giorni. Questo fa riferimento ai 66 milioni assegnati ai territori della regione Toscana, colpiti dagli eventi meteorologici del novembre 2023.

Viene poi previsto un sostegno per l'accesso al credito nei territori delle regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche colpiti dalle alluvioni del maggio 2023.

È poi prevista la possibilità, per alcuni comuni e città metropolitane della regione Sicilia, di assumere 100 unità non dirigenziali della Polizia locale, anche in deroga ai limiti assunzionali, proprio al fine di fronteggiare le doppie emergenze di sicurezza urbana e di controllo del territorio, anche dal punto di vista meteorologico.

C'è poi un fondo per quello che riguarda il programma del G7 Industria, Tecnologica e Digitale e, quindi, anche per il MIMIT, che deve realizzare la riunione conclusiva del G7 in tale ambito.

Infine, vengono previste alcune risorse molto importanti per il gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, di cui 100 milioni per la manutenzione della rete ferroviaria nazionale, altrettanti per il Fondo per le emergenze nazionali, ancora, per il Fondo nazionale per il servizio civile, per il Fondo per l'attuazione della delega fiscale - che stiamo esaminando nei decreti attuativi, in questo periodo, in Commissione finanze -, per il Fondo per interventi strutturali di politica economica ed è previsto, poi, anche un incremento delle risorse destinate all'Agenzia del demanio, in relazione agli immobili di competenza.

Importante è poi il comma 7 dell'articolo 9 bis, grazie al quale - per merito di un emendamento del senatore Romeo, introdotto in sede referente - quindi, appunto al Senato - è stata posticipata al 1° luglio 2026 l'efficacia della plastic tax e al 1° luglio 2025 la decorrenza della sugar tax. Sono nuove tasse, ahinoi, istituite nella legge di bilancio per il 2020, che hanno un costo rilevante per lo Stato anche per quanto riguarda la loro dilazione, però, rispetto alle quali - anche in questo caso - devo dire, un risultato molto positivo è stato ottenuto dai colleghi al Senato.

È inoltre prevista una riduzione dell'aliquota, nel periodo 2028-2033, dal 36 per cento al 30 per cento, per quello che riguarda i bonus fiscali, le spese di recupero del patrimonio edilizio energetico e di riqualificazione energetica degli edifici.

Infine, vi è una norma interpretativa, che fa riferimento alla legge di bilancio del 2022, secondo la quale il fondo di 20 milioni di euro, destinato alle regioni e previsto per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi, vada esteso anche alle province autonome di Trento e di Bolzano.

Questo decreto resta, quindi, un punto importante per le finanze pubbliche.

Mi sento anche di dire grazie alla Commissione finanze per avere discusso con sincerità e schiettezza, ma anche con competenza, le visioni diverse su questo decreto e su questa tematica. È vero, è stata un po' assorbita dal superbonus - che è stato effettivamente il prodotto principale di questo decreto -, ma ci sono altre misure che non vanno tralasciate.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che rinuncia.

È iscritto a parlare il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, l'ennesimo decreto per riportare sotto controllo il superbonus conferma il sostanziale fallimento delle misure decise precedentemente dal Governo Meloni e il fatto che i conti pubblici siano fuori controllo.

In questa legislatura, il superbonus - come anche altre materie, tra cui l'energia - è stato più volte modificato con successivi e diversi provvedimenti normativi. In proposito abbiamo parlato di “interventi a puntate”, li abbiamo chiamati “interventi Netflix”, che ostentano tutta l'inadeguatezza e la superficialità del Governo. Una cosa è certa, ossia che in questi 18 mesi la Premier Meloni e il Ministro Giorgetti non sono riusciti a gestire in modo ordinato ed efficace il riordino degli incentivi per la riqualificazione degli edifici.

Il testo che arriva oggi all'esame della Camera viene da uno scontro esplicito in Senato all'interno della maggioranza, per cui, in definitiva, è prevista una spalmatura su dieci anni delle spese sostenute a partire dal periodo d'imposta in corso e fino all'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

In sostanza, si tratta di un intervento retroattivo, a partire dal 1° gennaio 2024, riguardante il superbonus, diviso finora in quattro rate, il bonus barriere architettoniche e il sisma bonus, divisi, invece, in cinque rate.

Per tutti questi sconti fiscali, le detrazioni del 2024, in futuro, saranno decennali. Va sottolineato che, mentre l'allungamento dei tempi da 4-5 anni a 10 anni non toccherà le imprese e le banche, che hanno acquistato i crediti fiscali, ad essere colpiti saranno i contribuenti che li utilizzano direttamente nelle loro dichiarazioni dei redditi e senza averli mai ceduti.

Insieme alla circostanza di aver sganciato il destino delle detrazioni (normalmente usate dai titolari dei lavori) da quello dei crediti fiscali (ceduti, invece, ad imprese e ad intermediari), l'aspetto grave, il vulnus profondo è di aver introdotto una norma retroattiva di questa portata, calpestando uno dei principali principi costitutivi del nostro ordinamento giuridico, che è quello del patto tra Stato e cittadini. E ciò quando proprio i cittadini e le imprese, da tempo, non fanno altro che chiedere regole certe e stabili per gestire nel modo migliore l'uscita dal bonus 110 per cento.

Il fiasco delle misure salva-conti si è ripercosso anche nell'esplosione del deficit 2023, previsto al 5,3 per cento dalla NADEF, ma impennatosi al 7,2 per cento a consuntivo, essenzialmente proprio a causa degli extracosti del superbonus.

Secondo aspetto. Nel 2024, la situazione complessiva dei conti pubblici sta rapidamente peggiorando rispetto alle previsioni iniziali proprio del Governo stesso. Pesa il trascinamento della coda del superbonus, ma anche un andamento dell'economia più debole rispetto alle ottimistiche - forse fin troppo - stime dell'Esecutivo e, paradossalmente, la brusca frenata dell'inflazione, che comprime la dinamica del PIL nominale.

Se a tutto questo aggiungiamo l'entrata in vigore, dall'anno prossimo, del nuovo Patto di stabilità europeo, il quadro che emerge è decisamente preoccupante. È tempo che il Governo faccia i conti con la realtà: servono scelte molto più coraggiose sia sulle entrate, abbandonando la politica lassista sul fronte dell'evasione fiscale, sia sulle spese.

Il Governo Meloni, in questi mesi, ha fatto cassa sui pensionati e sui poveri, ma una vera spending review delle spese vere dell'amministrazione centrale non è mai partita. Serve, in particolare, un riordino più coraggioso degli incentivi per l'edilizia sostenibile, come quello di passare a un meccanismo di erogazione diretta di spesa con un tetto annuale predeterminato, adottando criteri più selettivi e mirati di accesso alle agevolazioni, indicando una strada ragionevole per incentivare in modo finanziariamente sostenibile la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare italiano, anche alla luce della direttiva europea Case green.

Serve, altresì, evitare scelte estemporanee, come quelle che penalizzano le aree terremotate del Paese. È insopportabile questa discriminazione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, a seconda dei terremoti che si sono susseguiti negli anni nel nostro Paese. Alcune nostre proposte, proprio sulle aree terremotate, sono volte a rendere omogenea la disciplina della ricostruzione per tutte le aree del Paese. Ancora oggi, infatti, esistono differenze e discriminazioni territoriali inspiegabili che, in presenza delle calamità naturali, non consentono a tutti i cittadini della Repubblica di applicare le stesse norme. Mi riferisco, in particolare, ai nove comuni colpiti dal terremoto di Santo Stefano, il 26 dicembre 2018 in Sicilia. Anche in sede di conversione di questo decreto-legge abbiamo formulato diverse proposte per applicare al terremoto che ha colpito l'Etna nel 2018 le stesse norme previste nel terremoto del Centro Italia: una diversità di trattamento inspiegabile di fronte a situazioni uguali per famiglie, imprese e cittadini. In particolare, chiediamo che venga esteso l'intero articolo 1-sexies del decreto-legge n. 55 del 2018, vigente per i territori di Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche, colpiti dal sisma del 2016, in modo da regolarizzare le lievi difformità realizzate con interventi di manutenzione straordinaria - pressoché ininfluenti dal punto di vista volumetrico - e da portare a definizione e completamento le pratiche di condono, numerosissime, ancora pendenti negli uffici comunali, perché mancanti del certificato di idoneità statica, il CIS, che è un documento essenziale per la definizione delle domande di sanatoria e - ahimè - non può più essere redatto per i fabbricati strutturalmente danneggiati dal sisma. In sostanza, per consentire un'effettiva accelerazione della ricostruzione in quei territori, bisogna dare la possibilità di ricostruire anche ai fabbricati con pratiche di condono ancora pendenti.

Un'altra nostra proposta prevede una modifica dell'importo delle competenze tecniche riconosciuto per ogni contributo erogato. Trattasi, nello specifico, dell'articolo 57, comma 4, del decreto-legge n. 104 del 2020, vigente anch'esso per i territori colpiti dal sisma del 2016 nel Centro Italia. L'estensione dei benefici di questo comma consentirebbe di riconoscere, per ogni contributo erogato, compensi per i professionisti secondo i criteri sanciti dal Ministro di Giustizia col decreto n. 140 del 2012, che prevede esplicitamente ed espressamente un abbattimento del 30 per cento. Tale previsione correggerebbe l'importo che attualmente percepiscono i professionisti a titolo di competenze tecniche: il sistema attuale, infatti, è particolarmente gravoso per gli interventi di piccola e media entità, con la naturale conseguenza che le maggiori somme, necessarie per soddisfare le esigenze dei professionisti, finiscono per ricadere inevitabilmente sui proprietari degli edifici danneggiati, spesso impossibilitati a farne fronte.

Il terzo intervento che chiediamo è la stabilizzazione per il personale che in questi anni è stato formato - precisamente per le 40 unità di personale - secondo le procedure previste anch'esse per il terremoto del Centro Italia. Signor Presidente, come già esposto, ad oggi la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma di Santo Stefano procede con notevole ritardo. Il numero di istanze presentate dai cittadini, a fronte delle ordinanze di inagibilità, è pari a poco più del 35 per cento: quindi, poco più di un cittadino su tre si è avvalso della possibilità di attivare la procedura di ricostruzione. Un altro dato che fa riflettere è che sono state esitate soltanto la metà tra le istanze nella categoria più diffusa, quella della ricostruzione e riparazione di immobili. Di fronte a questi dati mi chiedo - e lo dico alla rappresentante del Governo - che Stato è uno Stato che non tende la mano alle popolazioni in difficoltà: viene così meno il principio solidaristico previsto dalla nostra Costituzione.

Noi non consentiremo che quelle popolazioni e quei comuni vengano lasciati soli nella ricostruzione, senza risorse e senza procedure adeguate. I dati che abbiamo esposto non ammettono diverse interpretazioni, se non quella del sonoro fallimento, da parte del Governo, sulla procedura di ricostruzione. A distanza di cinque anni e mezzo dal sisma - che ha messo in ginocchio Fleri e i comuni di Zafferana, Santa Venerina, Aci Sant'Antonio e Acireale e, per porzioni meno significative, Aci Catena, Trecastagni, Viagrande, Milo e Aci Bonaccorsi -, il bilancio sulle procedure di ricostruzione è magrissimo. L'annunciata posizione della fiducia da parte del Governo, in questo pomeriggio, è l'ennesimo “no” alle nostre proposte di equiparazione rispetto al terremoto del Centro Italia: ma è un “no” che non ci fermerà.

A partire dal prossimo testo, coerente con queste materie, riproporremo gli emendamenti per chiedere giustizia ed equità per le popolazioni dell'Etna. Noi, signor Presidente, non ci fermeremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Nel tornare qui, per accingermi ad assolvere il grande ufficio e pio di esprimere la linea del mio partito sul tema di cui oggi si tratta, vorrei innanzitutto ringraziare i colleghi della Commissione finanze, la Sottosegretaria Savino e il presidente Osnato, che mi ha concesso il privilegio di presiedere la Commissione durante la discussione di questo provvedimento, così sottoposto all'attenzione della stampa e dei colleghi dell'opposizione, ai quali è stato mio preciso compito dare la possibilità di esprimere tutte le loro lecite riserve, cosa che hanno fatto con spirito costruttivo, che va particolarmente apprezzato.

Ringrazio anche, incidentalmente, gli assistenti parlamentari, per la loro professionalità e per il loro senso dell'umorismo, perché quando cercavo qualche foglio di carta per prendere due appunti su cosa dire di nuovo e di originale su questo tema - che mi sembra già abbastanza esaurito, come poi dirò -, mi hanno chiesto se mi occorressero formati particolari ed io ho risposto che per fare un intervento esaustivo e ripercorrere tutta la storia del superbonus sì, forse, sarebbe stato utile un foglio A3. Ma giacché ritengo che il tempo delle recriminazioni sia finito e che dobbiamo, in qualche modo, passare all'età adulta, quella della proposta e dell'intervento su una misura che ne ha bisogno, mi sono accontentato della “mezzanina”, dell'A5, da brogliaccio che l'amministrazione, generosamente, ci fornisce.

Io, in estrema sintesi, anche contando appunto sull'attenzione di quest'Aula gremita, vorrei ricordare una cosa che potrebbe aprire e chiudere il mio intervento. Stiamo parlando di un provvedimento contro il quale il partito, in cui mi onoro di militare, votò. A questo punto, il fatto che poi un nostro Ministro intervenga per rettificarne i disastri è assolutamente congeniale e normale, e non meriterebbe ulteriori commenti. Votammo contro non perché era un provvedimento degli altri, cioè, non fu un voto di opposizione tattico o liturgico, dettato dalla dialettica - qualche volta sinceramente vuota - fra maggioranza e opposizione. Non sempre si riesce ad agirla in modo costruttivo, questa dialettica. Votammo contro perché eravamo sinceramente convinti che fosse un provvedimento gravemente distorsivo e che non fosse il provvedimento di razionalizzazione di cui il Paese aveva - e tuttora ha - bisogno nel mondo dei bonus edilizi. Voglio ricordare che la nostra posizione su questo mondo è espressa in un disegno di legge a prima firma del presidente Gusmeroli, che è stato depositato presso questa Camera, in questa legislatura, e che anche le nostre proposte più ambiziose e più - potremmo forse definirle, per il momento - utopistiche, come quella della flat tax al 15 per cento, che era incorporata nel programma elettorale del 2018, prevedevano per i bonus edilizi un favor, ma con un intervento di ristrutturazione. Dopodiché, a questa nostra obiezione pregiudiziale verso le distorsioni che un provvedimento di questo tipo avrebbe determinato, si sono aggiunte ulteriori obiezioni e sono sopravvenuti ulteriori fatti che, forse, converrebbe ricordare.

Innanzitutto, sono emerse serissime imprecisioni, da parte di apparati tecnici dello Stato, nel quantificare il costo di questa misura e poi è intervenuta, il 1° febbraio di quest'anno, la decisione dell'Eurostat di considerare i crediti originati dal superbonus di fatto come debito pubblico: tutti noi ce lo ricordiamo.

Di fatto, la storia del superbonus è la storia di un approccio ideologico alla soluzione dei problemi strutturali del nostro Paese. Ideologico non solo e non tanto per l'avverbio che quando si vuole polemizzare si ricorda e che oggettivamente era un po' infelice: l'avverbio “gratuitamente”. Ma ideologico anche per l'idea, che era assolutamente evidente a chi fosse del mestiere, che il superbonus serviva a creare una circolazione fiscale parallela. La circolazione dei crediti, la cedibilità ad infinitum dei crediti fiscali del superbonus, di fatto, creava moneta e non ci voleva una grande perspicacia per capire che, in un sistema in cui la creazione di moneta è soggetta al gelosissimo monopolio della BCE, l'introduzione di una circolazione di moneta fiscale parallela su scala nazionale sarebbe stata avversata in tutti i modi e avrebbe anche condizionato decisioni successive come, per esempio, quella dell'Eurostat.

Quindi, direi che possiamo considerare questo provvedimento nel novero di tutti quei tentativi - volontari o meno, riusciti o meno - di avvelenamento dei pozzi - giustificabili dalla situazione emergenziale quanto si vuole - che le maggioranze precedenti, nella legislatura precedente e, in particolare, il Governo giallo-rosso, hanno lasciato in eredità a questo Governo.

Oltre al tema che qui ci convoca, vorrei ricordare anche un tema che è un po' fuori dal radar: per esempio, quello delle concessioni di garanzie. Anche a tal proposito, probabilmente, questo Governo sarà chiamato; potrebbe essere chiamato a intervenire; certo, e lo farà.

Perché vedete, fra i tanti ringraziamenti che ho fatto, io vorrei rivolgere - forse con lo stupore di qualche operatore informativo che mi ascrive alla fazione dei “salviniani” - un ringraziamento al Ministro Giorgetti. Vorrei farglielo perché c'è voluta la sua competenza e la sua credibilità e, consentitemelo, anche il suo patriottismo, il suo amore per il Paese, per trovare il coraggio di cominciare a mettere dei punti fermi su una vicenda sulla quale, ormai, il giudizio storico si sta consolidando ed è quello espresso dal Fondo monetario internazionale.

Non è facile intervenire in una materia di questo tipo, rischiando di pagare un costo in termini di popolarità. Ricordiamo pur sempre, però, che uno dei problemi di questa misura è che ha riguardato il 3 per cento del patrimonio immobiliare italiano. Quindi, poi, bisogna anche capire quanto la percezione che si ha del malcontento che un intervento crea sia determinata da quanto è numerosa o da quanto è - come dicono quelli che hanno studiato - vocal (termine inglese) la minoranza che si sta toccando.

Infatti, la situazione era abbastanza seria. Io, dopo la decisione di Eurostat del 1° febbraio, mi trovai, il 20 febbraio, in un incontro Chatham House, di cui, quindi, non posso dirvi dov'era o chi c'era. Vi posso solo dire quello che è stato detto. C'era un giornalista - penso di potervi dire che non era italiano e penso anche di poter dire che era tedesco - che fece una domanda piuttosto pungente. La domanda era: ma, quindi, anche l'Italia ha falsificato i conti pubblici come la Grecia?

Non so se intendete Il velen dell'argomento, no? Si stava comunque costruendo, nella stampa internazionale, un frame di un certo tipo: un frame comunicativo, nel senso di Lakoff. Lei, Presidente, lo sa bene, ma lo dico a beneficio del verbale e delle generazioni future di cui noi, qui, ci stiamo occupando. Un frame comunicativo che, se ci fosse stato un interesse ad attaccare il nostro Paese, avrebbe posto dei presupposti per un intervento e per un attacco abbastanza serio. E solo la credibilità del Ministro Giorgetti è riuscita a smontare questo frame nell'interlocuzione costante con i suoi colleghi europei, evitando il peggio per il nostro Paese. No, noi non abbiamo fatto come la Grecia.

Visto che il contenuto tecnico è stato esposto in modo più che esauriente dall'eccellente collega Cavandoli, che ha svolto un ottimo lavoro anche in Commissione e anche di sintesi nel dare i pareri sul provvedimento, con tutte le sfaccettature e le sfumature che le circostanze richiedevano, vorrei ritornare sul tema del Fondo monetario internazionale.

Allora, poiché - come ci viene spesso detto dal nostro leader politico - il nostro partito non è una caserma, io su un aspetto dissento un po' dalla collega Cavandoli.

Non ritengo il Fondo monetario internazionale un interlocutore di assoluta autorevolezza. Diciamo che il Fondo monetario internazionale è soggetto a delle proustiane intermittenze del cuore. Ogni tanto la verità la dice (possibilmente con equazioni che solo gli addetti ai lavori - fra i quali il mio percorso di vita, purtroppo, mi annovera - riescono a decifrare); molto spesso, dice quello che leggiamo sui giornali, diciamo così, un po' di bassa qualità: le generazioni future, i sacrifici, questo o quell'altro.

Però, siccome qui ognuno - siamo in ambiente politico - fa cherry picking, adesso dal Fondo monetario internazionale prenderò quello che fa comodo a me e che è esattamente quello che ha preso la collega Cavandoli: ovvero, il giudizio - che, in realtà, condividiamo - sul fatto che, nonostante ci siano stati raccontati, da tante fonti, moltiplicatori mirabolanti per questo provvedimento - cioè, ci sia stato raccontato che 1 euro speso a causa di questo, in conseguenza ne avrebbe generati 4, 5, 6, 1.000 di PIL - la verità è contenuta qui dentro.

Chi ha studiato pagina 2 di un manuale di macroeconomia sa che il moltiplicatore non è 1 fratto 1 meno C; ma è 1 fratto 1 meno C più M. Cioè, c'è anche la propensione all'importazione, che entra smorzando il moltiplicatore, perché, quando una spesa effettuata su un territorio nazionale si rivolge a beni che provengono da altri territori nazionali, allora chiaramente non si traduce in domanda interna e non si traduce in crescita del PIL proprio, ma del PIL altrui. È esattamente questo che, andando a scavare nel resoconto del Fondo monetario internazionale, emerge con chiarezza. Loro dicono: guardate che gli effetti non sono stati così mirabolanti, se li confrontate con i costi, anche perché ci sono stati dei leakage, cioè delle perdite, nel circuito del reddito dovute alle importazioni.

Ma questo perché? Perché il provvedimento era distorsivo, perché il provvedimento ha generato una tale pressione sull'offerta, che era strozzata dalla pandemia e dal costo delle materie prime, che tutta questa spesa si è rivolta a roba che veniva da altri Paesi. Questa misura avrebbe dovuto essere accompagnata in un modo diverso, si sarebbe dovuto fare politica industriale, si sarebbe dovuto pensare prima a costruire le filiere che producevano i prodotti e i semilavorati necessari per portare a termine gli interventi, i profilati metallici, le schiume di polimeri, i cappotti, tutte queste cose qua; e, invece, ci siamo ritrovati con una solita misura che alla fine poi ha beneficiato economie estere forse più della nostra.

Questa è un po' la cifra, comunque, in generale del Green Deal, è la cifra di come si intende il verde, nel senso dell'ambientale, oggi. Lo si intende molto rosso, nel senso della Cina. Vi sono state molte risorse, usate molto male, questo è quello che ci dice il Fondo monetario internazionale. Quando sono intervenuto qui il 29 gennaio, avevo fatto il conto che, se avessimo rapportato l'entità delle risorse allora spese al numero di interventi che allora risultavano dai rapporti dell'ENEA, facendo questo rapporto, avremmo visto che, per riqualificare l'intero patrimonio nazionale, avremmo dovuto spendere 2.500 miliardi di euro di soldi pubblici.

Sostanzialmente, andando su questa strada, per riqualificare tutto, per mettere il cappottino a tutte le casette, eccetera, eccetera, noi avremmo speso più del PIL, lo Stato si sarebbe dovuto indebitare per una volta e mezzo il PIL, essendo già in una situazione più o meno analoga, seppure con un profilo in discesa. Si capisce che c'è qualcosa che non va in una roba di questo tipo, si capisce subito. Non è una strada che si può percorrere, non è neanche un problema di risorse, manca proprio il senso comune di una cosa simile, in questa roba qui non c'è.

Anche perché vorrei, però, cogliere questa occasione per ricordare brevemente il quadro del perché si è ritenuto di voler agire in modo così drastico a seguito della crisi del COVID, ricordando innanzitutto preliminarmente un dato. Guardate, non è così difficile: se, quando avviene un evento esterno tragico, come quello della pandemia, uno shock di qualsiasi tipo, tu prendi la decisione, più o meno scientificamente fondata, di chiudere un terzo o un quarto degli esercizi economici, quando poi questa decisione la rovesci e quegli esercizi economici li riapri, chiaramente ti riaumenta di un quarto il PIL. Quindi, quando sentiamo dire che ci sono stati Governi che hanno fatto tassi di crescita mirabolanti per la pioggia di miliardi o per i miracoli del 110 per cento, la cosa non sta esattamente così.

In quei tassi di crescita c'era un rimbalzo tecnico che ha l'origine che mi sono permesso di spiegarle (ben sapendo che era superfluo), ma anche questa origine bisogna consegnarla ai verbali di questa augusta Aula, perché non ci possiamo far raccontare che i tassi di crescita del 2021 e 2022 erano derivanti dalla particolare natura illuminata di quei Governi, ancorché guidati dai migliori o dai peggiori, non so, Premier disponibili sul mercato.

Voglio ricordare dove siamo, e lo faccio partendo da dove eravamo.

Nel 1949, l'Italia era tornata al livello del PIL del 1939. Torno a dire, per chi se lo fosse dimenticato, per chi, come me, non lo ha vissuto, che fra il 1939 e il 1949 c'era stata la Seconda guerra mondiale con tutti i suoi episodi che ricordiamo o che non ricordiamo, perché ci sono anche tanti episodi dimenticati. Ci erano voluti 10 anni. Il Piano Marshall non è stato poi particolarmente determinante in questo risultato; è stato determinante nel sostenere la crescita successiva: annunciato nel 1947, era iniziato nel 1948, la maggior parte delle risorse sarebbe stata erogata dal 1949 in poi. Quindi lì, fondamentalmente, ci erano voluti 10 anni.

Ora noi non siamo ancora tornati al livello del PIL del 2007. Vorrei ripetere - lo ripeterò tante volte, annoiando tanto i banchi della Presidenza, alla cui benevolenza mi affido - e ricordare il fatto che stiamo vivendo uno shock macroeconomico di un'intensità, ma soprattutto di una persistenza mai sperimentata in tutta la storia del Paese. E atteso che - ce lo dice il Fondo monetario internazionale - le misure delle quali oggi ci occupiamo non sono servite a tirarci fuori, forse dovremmo capire come ci siamo finiti dentro, perché magari lì è la chiave per tirarci fuori, non l'illusione del “gratuitamente”, non lo spendere 2.500 miliardi e attendere per risanare il patrimonio edilizio.

Forse ci sono altre spiegazioni, e oggi, queste spiegazioni, è impossibile ignorarle. Prima ho provato ad affacciarmi a una Commissione limitrofa, la Commissione bilancio, dove si discuteva su alcune regole europee, e mi sono informato presso un funzionario se avesse avuto modo di prendere visione del discorso che Draghi ha fatto il 16 aprile scorso. Non aveva preso visione. Allora ve lo dico qui che cosa ha detto il 16 aprile scorso. Ha detto che l'approccio europeo al recupero della competitività è stato totalmente sbagliato, perché ci siamo ingaggiati in una strategia deliberata di riduzione dei costi salariali, gli uni rispetto agli altri, combinandola con una politica di bilancio prociclica, che ha avuto, come risultato, quello di compromettere il nostro modello sociale. Che cosa ci dice Draghi? Draghi ci dice quello che tanti hanno detto, a partire dai comunisti, quando esistevano. Sono di quelli che pensano che non fosse un male che esistessero alcune posizioni ideologiche che rivendicavano la difesa del lavoro rispetto a posizioni ideologiche che magari rivendicano la difesa del capitale o assimilati.

E quando, nel tempo che fu, nella discussione ormai storica che si tenne qua il 3 dicembre 1978, quando nelle discussioni interne al partito l'onorevole Barca dell'epoca diceva che, Europa o non Europa, l'integrazione monetaria è nient'altro che una politica di recessione e deflazione antioperaia, diceva esattamente quello che poi Draghi ha ripetuto, in un contesto diverso, con parole molto più forbite, in inglese, al riparo dal processo elettorale, un mese fa. Noi abbiamo vissuto un periodo di repressione dei salari e repressione degli investimenti, e quindi abbiamo vissuto un periodo di repressione del PIL.

Ma, se vogliamo uscire da lì, dobbiamo ripartire dalla causa. Faccio un esempio banale: gli investimenti pubblici erano 67,8 miliardi nel 2009 ed erano scesi a 41,9 miliardi nel 2017. Per riportare gli investimenti pubblici, quindi non fare il cappottino alla villetta o al castello o al condominio, ma fare infrastrutture, strade, scuole, oggi ci vorrebbero circa 30 miliardi, che, giù per su, sono un sesto o un settimo delle risorse che invece sono state dedicate per finanziare quest'altra misura, di cui il Fondo monetario internazionale ci dice che ha avuto un impatto moltiplicativo tutto sommato trascurabile.

Vorrei anche ricordare un'altra cosa: nella valutazione dell'operato di questo Governo non possiamo trascurare le condizioni date all'interno di questo assetto istituzionale che speriamo possa cambiare ad esito della prossima sfida elettorale e, comunque, anche alla luce del fatto che ora quelli che stanno messi peggio non siamo noi, perché noi siamo in crescita. Spiace per chi continua a tifare il disastro per l'Italia, perché vede nel crollo del Paese l'unica possibilità di crollo della maggioranza attuale. La maggioranza attuale resterà qui, il Paese resterà qui e l'opposizione sicuramente incontrerà maggiori favori negli elettori se farà vedere che non tifa disastro, ma io non sono nessuno per dettare la linea neanche a casa mia figuriamoci a casa degli altri.

Però, il problema è che noi adesso dobbiamo giocare nelle condizioni date e, come forse non sempre viene messo in evidenza, un problema delle nuove regole europee è che sono regole di carattere predittivo. Significa che un Governo si deve impegnare su un percorso di 4 o di 7 anni di saldi pubblici, in particolare di spesa pubblica.

Voi capite che l'incertezza generata da questa spada di Damocle di crediti che possono essere o non essere compensati è radicalmente incompatibile con questo assetto, che richiederebbe che non si aggiungesse incertezza ma, eventualmente, la si riducesse nei flussi di finanza pubblica. Ricordo la sofferenza della finanza pubblica è stata causata dalle politiche fatte a beneficio delle generazioni future, dalle politiche che, da Monti in poi, hanno fermato la crescita del PIL e che hanno fatto esplodere, quindi, il rapporto debito-PIL, portandolo dal 120 al 136 per cento, mentre ancora oggi operatori informativi e pseudo-economisti nelle arene televisive vengono a raccontarci che quella è stata una fase di consolidamento e, quindi, di riduzione del debito. Non lo è stata: è stata una fase di aumento del rapporto debito-PIL. Dobbiamo uscire da questa retorica del fare le cose per le generazioni future, perché un futuro migliore non si costruisce peggiorando il presente. Questa è la prima lezione che forse dovremmo interiorizzare e questa retorica della virtù morale e del sacrificio la lasciamo ad altre Nazioni, quelle che in questo momento sono in recessione, quelle che in questo momento, staccata la spina del dumping salariale, staccata la spina del dumping monetario, staccata la spina del dumping energetico, si trovano in grossa difficoltà. Altre Nazioni, schiacciate sotto il peso dei deficit gemelli, sono altresì in difficoltà, però perlomeno non ce la menano col loro moralismo e di questo ai nostri amici francesi siamo grati.

Allora, mi avvio a concludere, come dicono i colleghi quando hanno tantissime altre cose da dire. La prima cosa che vorrei dire - mi dispiace dirla in absentia - è che non ho trovato particolarmente geniale da parte di alcuni esponenti dell'opposizione - lo dico a lei, Presidente, per suo tramite, come la liturgia vuole ovviamente - citare la direttiva Case green. A me sembra un autogol ad Aula vuota, anziché a porta vuota. La direttiva Case green è qualcosa a cui noi ci siamo opposti, ritenendo che il Paese non ne avesse bisogno e che mettesse gravemente in sofferenza le nostre famiglie e il nostro stile di vita. Peraltro, questa discussione evidenzia qual è il punto della direttiva Case green ed è quello che ha espresso, con la sua concretezza, il Ministro Giorgetti: chi paga? Questo non ci è dato. Ci sono persone che girano per importanti testate a raccontarci la storia che questa volta non sarà gratuitamente, ma sarà l'Europa a darci i soldi per rifarci casa secondo i suoi canoni, che potrebbero legittimamente non essere i nostri. Non è vero! Non sono previsti fondi per questa opera di adeguamento.

È anche molto interessante, dal punto di vista sociologico, l'osservazione che è stata fatta secondo cui il passaggio del recupero dei crediti da 4 a 10 anni danneggerebbe il contribuente.

Questo ci fa capire qual è il blocco sociale di riferimento di certi partiti di opposizione: considerato che, se si passa da 4 anni a 10 anni, si riduce l'ammontare che si compensa ogni anno, questo significa che i partiti di opposizione hanno come blocco sociale di riferimento il contribuente che può compensare in 4 anni, cioè quello che ha una signora capienza fiscale, che vorrei avere anch'io, pur io appartenendo, nella communis opinio, al ceto dei privilegiati. Ci siamo capiti? Il disegnino non posso farlo, perché non è consentito, ma chi ha avuto orecchie per intendere ha inteso o intenderà.

Quindi, la ringrazio, Presidente, per la sua pazienza, di cui ho abusato, e restituisco la parola che mi ha dato con tanta generosità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, oggi ci troviamo a discutere del terzo decreto superbonus sfornato dal Governo Meloni. Potremmo dire anche quarto decreto, vista la successiva presentazione del particolarmente denso emendamento Giorgetti, con conseguente spaccatura nella maggioranza. Solo il fatto che, in 19 mesi, l'Esecutivo Meloni sia arrivato a elaborare 3-4 decreti sul superbonus dimostra plasticamente l'incapacità di gestire la misura. Si tratta di una responsabilità che cade in primis sul Ministro Giorgetti, e non me ne voglia il collega Bagnai. Se il superbonus fosse il Vajont, come ha detto il Ministro Giorgetti, con totale assenza di sensibilità per una tragedia immane della storia italiana, il responsabile numero uno sarebbe lui, perché gestisce la misura ininterrottamente da più di 3 anni, prima come Ministro dello Sviluppo e poi come titolare dell'Economia.

Di recente, in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, un giornale non vicino al MoVimento 5 Stelle, ma molto lontano da esso, sono state pubblicate tabelle dalle quali si evince che, durante il Governo Meloni, sono maturati crediti per detrazioni fiscali relative al superbonus pari a circa 66 miliardi, su un totale di 117 miliardi. Si osserva che fino a luglio 2021 la misura in esame stentava a decollare a causa delle limitazioni molto stringenti inizialmente poste in materia di conformità edilizia, rammentando - come già il Ministro Brunetta si è riconosciuto il merito - di averle allentate e rilevando come, tuttavia, è proprio nell'ultimo anno, sotto il Governo Meloni, che si è registrata una vera e propria corsa al superbonus. Sempre l'articolo del Corriere della Sera ribadisce la bontà della misura, che è stata varata in un contesto di difficoltà del sistema imprenditoriale del Paese, ricordando che anche Mario Draghi, ancora prima di diventare Presidente del Consiglio, aveva sottolineato il rischio di una contrazione sulla capacità fiscale dell'Italia. Invita il Governo ad assumersi le proprie responsabilità in ordine all'andamento della spesa, anziché continuare a sottolineare l'impatto negativo del superbonus, introducendo, al contempo, deroghe alle relative delimitazioni. Al riguardo, sottolinea come la misura abbia avuto un impatto positivo sul prodotto interno lordo, portando a una riduzione del rapporto debito pubblico/PIL pari al 17 per cento. Evidenzia che gli effetti delle politiche pubbliche espansive devono essere considerati nel loro insieme, mentre le forze di maggioranza si soffermano solo sul numeratore del richiamato rapporto. Afferma, infatti, che le stesse forze politiche hanno proceduto alla svendita delle partecipazioni statali, che se, da un lato, ha determinato un'immediata riduzione del debito pubblico, dall'altra causerà una contrazione delle entrate. Ricorda, inoltre, che, secondo quanto riportato nella relazione sull'evasione fiscale, nei due anni successivi all'introduzione del superbonus l'economia sommersa del settore edilizio ha registrato una consistente riduzione, con un'emersione dell'IVA pari al 2,6 per cento del prodotto interno lordo, equivalente a 50 miliardi. Questi 50 miliardi, se non ci fosse stato il superbonus, non sarebbero mai emersi. In definitiva, auspica che si proceda a una considerazione complessiva degli effetti della misura, evidenziando come le forze di maggioranza stiano, invece, disconoscendo e occultando gli elementi positivi della stessa, al fine di non disvelare le reali ragioni per cui si è ingaggiata una battaglia contro il superbonus.

Ma torniamo al decreto, a quest'ultimo decreto Superbonus. Come peraltro dimostra l'imbarazzante scontro tra il Ministro Giorgetti e il Ministro Tajani, si tratta dell'ennesimo provvedimento improvvisato, dannoso per il tessuto produttivo, totalmente irrispettoso del principio del legittimo affidamento di cittadini e imprese, come evidenziato dalle legittime proteste delle categorie. Mi dispiace, ma dopo aver fatto fuoco e fiamme contro la retroattività della principale misura di questo decreto, ovvero l'obbligo di spalmare su 10 anni i crediti d'imposta relativi a tutto il 2024, il Ministro, nonché Vice Premier, Antonio Tajani, con tutta Forza Italia, ha dovuto manifestare una resa totale, votando la fiducia alla Camera.

Presidente, resta lo scontro durissimo all'interno del Governo a testimoniare l'incapacità e l'irresponsabilità di questo Esecutivo. Colleghi di centrodestra, ve lo voglio chiedere una volta per tutte: smettetela di commentare ogni secondo della vostra vita politica dicendo che è colpa del superbonus; tutte le colpe che ha l'Italia, in questo momento, sono del superbonus.

Ormai, il gioco è chiaro. Governo e maggioranza hanno impostato una strategia, sperando di poter dare tutta la colpa alla misura, facendone una sorta di super alibi 110 per cento. È un super alibi che, purtroppo, non servirà a occultare l'impressionante serie di disastri economici inanellati dal duo Meloni-Giorgetti, che vi riassumo qui, in una rapida e anche non esaustiva sequenza e che vorrei che voi ascoltaste con molta attenzione.

Per incominciare, ricordo la crescita del PIL risprofondata allo “zero virgola” già nel 2023 e, in prospettiva, anche nel 2024, come stimato da OCSE, Fondo monetario internazionale, Centro studi Confindustria e Commissione europea; il conseguente aumento del debito pubblico nei prossimi anni, come scrive il Governo, nello stesso DEF e come ha puntualmente rilevato la Commissione europea, nelle recenti previsioni di primavera. Quindi, abbiamo una diminuzione dei redditi reali degli italiani nel 2023 certificata da Istat e OCSE, mentre la Presidente del Consiglio continua a dire che i salari degli italiani sono aumentati di 3, 4 o, addirittura, 7 volte rispetto a quelli di altri Paesi europei, un'avvilente menzogna, Presidente. Abbiamo la propensione al risparmio degli italiani al livello più basso dal 1995, come segnalato dall'Istat. Sapete cosa significa? Che gli italiani stanno intaccando i loro risparmi per spendere di più e comprare di meno, non so se vi è chiaro. Noi stiamo dicendo, da parecchio tempo, che bisogna introdurre qualcosa per dare forza agli stipendi degli italiani.

Ancora, abbiamo un finanziamento della sanità pubblica, in rapporto al PIL, al 6,3 per cento, il livello più basso dal 2007 a oggi. Abbiamo il record di persone in povertà assoluta, con 5,7 milioni di individui, sempre da fonte Istat. Sono fonti ufficiali, che potete andare benissimo a consultare, forse fino a ora non l'avete fatto. Abbiamo 14 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, con il 2023 che ha chiuso al meno 2,5 per cento, anche qui, come rilevato dal nostro Istituto di statistica. Abbiamo il clamoroso fallimento del carrello tricolore, tanto sbandierato dal Ministro Urso, con il costo del carrello della spesa cresciuto del 9,5 per cento nel 2023, addirittura in aumento rispetto all'8,4 per cento del 2022, anno in cui c'è stato un picco dell'inflazione. Quindi, penso che la misura non sia andata benissimo.

Abbiamo, poi, una vile retromarcia sulla tassa degli extraprofitti bancari, con zero euro di gettito per aiutare chi è in difficoltà nel pagamento delle rate dei mutui. Ancora ricordiamo la Premier Meloni, il Ministro Giorgetti e il Vice Premier Salvini tendere i muscoli in conferenza stampa, dicendo che era una tassa giusta. Eh, sì, così giusta da essere trasformata in un contributo facoltativo. Quindi, per le casse dello Stato, zero euro. Abbiamo la supina accettazione, da parte del Governo, del nuovo Patto di stabilità e crescita, rifilatoci da Germania e Francia che, a seconda delle stime, comporterà per l'Italia correzioni dei conti da 10 a 13 miliardi di euro l'anno. Abbiamo incapacità di gestire a mettere a terra il PNRR, con rimodulazioni che nascondono solo tagli di progetti e rinvio della maggior parte degli investimenti al biennio 2025-2026.

E pensare che quello stesso PNRR, mai votato dal partito della Presidente del Consiglio, adesso è diventato talmente importante da assegnare, all'interno del DEF, un contributo del 90 per cento sulla crescita del PIL 2024, stimata dal Governo all'1 per cento. Il DEF palesa che, senza PNRR - lo ripeto, mai votato dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni -, l'Italia, nel 2024, sarebbe in stagnazione piena. Insomma, siamo di fronte a un drammatico deterioramento del quadro macroeconomico e per questo vi affidate al vostro “super alibi 110 per cento”. Provate a raccontare agli italiani che c'è un aumento dell'occupazione con circa mezzo milione di occupati in più, ma vi guardate bene dal dire che la curva dell'occupazione è in costante aumento da dopo la pandemia, e non certo per vostro merito; e vi guardate bene anche dal dire che con voi questa nuova occupazione si sovrappone a una crescita da “zero virgola” molto semplicemente perché si tratta di lavoro povero, non in grado di stimolare la domanda e aumentare i consumi. E non vi preoccupate di continuare a dire “no” al salario minimo, tanto gli italiani se la godono.

Il decreto Superbonus di cui parliamo oggi si inserisce all'interno di questo quadro particolarmente fosco; non è in grado di migliorarlo di un millimetro, anzi, contribuirà a peggiorarlo ulteriormente, tradendo le aspettative di decine di migliaia di imprese e famiglie e tradendo platealmente le vostre stesse promesse elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Matera. Ne ha facoltà.

MARIANGELA MATERA (FDI). Presidente, gentili colleghi e colleghe, il decreto che ci apprestiamo a convertire definitivamente in legge in questo ramo del Parlamento contiene alcune misure fiscali per mettere in salvo i conti pubblici e poter investire le risorse disponibili liberi dal peso che il superbonus avrebbe continuato a provocare, senza un intervento radicale. I numeri ci hanno messo di fronte a una realtà incontrovertibile. Secondo gli ultimi dati diffusi dall'ENEA, che fotografano la situazione al 31 marzo 2024, il superbonus ha avuto un costo pari a 122 miliardi di euro, con un balzo in avanti di 8 miliardi di euro rispetto al mese precedente. Si registra un costo per i crediti complessivi dei bonus edilizi stimato dall'Agenzia delle entrate pari circa a 200 miliardi di euro.

Anche il Fondo monetario internazionale ha definito “debito cattivo” il superbonus e gli oltre 200 miliardi spesi in generosi e artatamente definiti “gratuiti” crediti d'imposta per le ristrutturazioni immobiliari; ha, altresì, dato un giudizio di merito, sconfessando quindi le narrazioni dell'opposizione: lo stimolo alla crescita dei crediti d'imposta è stato molto limitato in proporzione alla taglia delle risorse impiegate e ha definitivamente certificato che si è trattato di una misura sbagliata, grave e indifendibile.

A tutto ciò va aggiunto il quadro inquietante emerso dalla relazione della Direzione investigativa antimafia che ha rilevato che la creazione dei crediti fittizi sui bonus edilizi e la loro cessione avrebbero già finanziato la mafia per oltre 2 miliardi di euro. Risorse degli italiani che gravano sulle generazioni future hanno finito per finanziare furbetti, mafiosi e proprietari di castelli. Da qui, la necessità di fermare drasticamente l'emorragia di risorse che il superbonus ha causato e rischia ancora di causare. Ecco, pertanto, che l'articolo 1 del decreto ridefinisce il perimetro dei soggetti non rientranti nel generale divieto dell'esercizio della cessione del credito previsto a partire dal 17 febbraio 2023.

La deroga al blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito interessa, infatti, gli interventi realizzati in relazione a immobili danneggiati dagli eventi sismici verificatisi nelle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria il 6 aprile 2009 e a far data dal 24 agosto 2016, per i quali le istanze o dichiarazioni siano state presentate a partire dall'entrata in vigore del decreto in esame, ovvero, dal 30 marzo 2024, introducendo, altresì, un limite di spesa nell'applicazione della deroga in questione pari a 400 milioni di euro.

Lo stesso Governo, inoltre, per permettere alle ONLUS di completare le opere iniziate, ha previsto un fondo con un tetto di 100 milioni; un sostegno importante, quindi, per le realtà che operano nel sociale. Inoltre, in relazione al gran parlare che si è fatto in queste settimane, senza che neppure il Senato avesse approvato il testo in Aula e, quindi, senza che avessimo un testo definitivo, tengo a specificare che il decreto mette su due piani separati e non comunicanti le detrazioni e i crediti d'imposta. Per le prime, che vanno scontate in dichiarazione, viene disposta la spalmatura in 10 anni per le spese sostenute dal 1° gennaio 2024, aumentando quindi la platea potenziale di soggetti in grado di sfruttare le detrazioni. Invece, i crediti derivanti dall'esercizio delle opzioni di cessione e sconto in fattura continueranno ad essere ripartiti in 4 anni per il superbonus, in 5 per le barriere architettoniche e sisma bonus. Quindi, viene azzerato l'impatto della manovra di spalmatura sulle imprese che hanno acquistato sconti in fattura nel 2024.

In questo modo, il Governo sta dimostrando il costante impegno a perseguire un approccio prudenziale rispetto alla finanza pubblica, ponendo particolare attenzione alla sostenibilità del debito. Questo Esecutivo ha il dovere, nei confronti di tutti i cittadini italiani, di porre in essere tutte le azioni necessarie per limitare i danni causati dalle misure scellerate introdotte dai Governi precedenti. E sempre per volere di questa maggioranza e per le ragioni di cui sopra, registriamo un importante slittamento di due balzelli vessatori previsti nella legge di bilancio 2020 dal Governo Conte: le cosiddette sugar tax e plastic tax. Fin dall'inizio, l'applicazione di queste due imposte si è rivelata di difficile e complicata realizzazione, andando a colpire due settori di notevole importanza. Difatti, non sono mai entrate in vigore e sono state oggetto di continui rinvii. Il Governo Conte non le ha mai messe in atto. Si è, pertanto, intervenuti per prorogare l'entrata in vigore della plastic tax e il taglio della sugar tax, la prima portata al 2026 e la seconda al luglio 2025, due interventi che vanno certamente incontro a imprese e consumatori in un periodo di forte rialzo dei prezzi. Occorre ricordare che, in quanto previste, seppure non siano in forza, necessitano di una copertura economica. Di qui, ancor di più, la necessità di intervenire sul superbonus e sugli altri bonus edilizi per evitare un continuo sperpero di denaro pubblico e convogliare le risorse disponibili in voci di spese più importanti per gli italiani.

Il Capo II del testo all'esame dell'Aula contiene, poi, disposizioni urgenti in materia di natura fiscale e in materia di amministrazione finanziaria che, sulla scia della delega fiscale, dimostrano ancora una volta il nuovo approccio che il Governo Meloni vuole stimolare tra fisco e contribuente: un fisco amico, vicino agli italiani e non vessatorio. Mi riferisco al ravvedimento speciale, il cui termine per il perfezionamento delle violazioni riguardanti le dichiarazioni validamente presentate, relative al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2022, è stato prorogato al 31 maggio 2024; stesso termine per i soggetti che, entro il termine del 30 settembre 2023, non abbiano perfezionato il ravvedimento speciale riguardante le dichiarazioni validamente presentate, relative al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2021 e ai periodi di imposta precedenti e che, pertanto, potranno procedere, entro il nuovo termine, alla regolarizzazione, versando le somme dovute in un'unica soluzione entro il 31 maggio 2024, oppure in rate successive. Mi riferisco anche all'adesione alla procedura di versamento spontaneo del credito d'imposta, il cui termine è stato prorogato al 31 ottobre 2024. È, invece, spostato al 30 settembre 2024 il termine per esercitare la possibilità di revoca della medesima adesione.

Ricordiamo che la procedura è destinata ai soggetti che, a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014 e fino a tutto il periodo in corso al 31 dicembre 2019, abbiano svolto, sostenendo le relative spese, attività in tutto o in parte non qualificabili come attività di ricerca e sviluppo, ammissibili nell'accezione rilevante ai fini del credito d'imposta; può essere utilizzata anche dai soggetti che abbiano commesso errori nella quantificazione o nell'individuazione delle spese ammissibili e in violazione dei principi di pertinenza e congruità, nonché nella determinazione della media storica di riferimento; può essere utilizzata da coloro i quali, in relazione al periodo d'imposta successivo o a quello in corso al 31 dicembre 2016, abbiano applicato l'ambito di applicazione della misura in maniera non conforme a quanto dettato dalla disposizione d'interpretazione autentica recata dall'articolo 1 della legge di bilancio 2019, esclusi naturalmente i casi di condotte fraudolente, di fattispecie simulate, di false rappresentazioni della realtà basate su documenti falsi, nonché nelle ipotesi in cui manchi la documentazione idonea.

Insomma, un decreto fondamentale, necessario a introdurre tutte le misure per evitare che il costo delle agevolazioni e dei bonus targati 5 Stelle continuino a incidere negativamente sull'economia dell'Italia, di cui ogni giorno stiamo difendendo gli interessi, e che dimostra, altresì, il costante impegno del Governo a proseguire un approccio prudenziale, rispettoso della finanza pubblica, e ponendo particolare attenzione alla sostenibilità del debito, continuando a sistemare tutti i disastri lasciati in eredità dal precedente Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Oggi discutiamo di superbonus e ci troviamo di fronte a un provvedimento che, secondo la destra che governa il Paese e secondo il Ministro Giorgetti, è la causa di tutti i mali del nostro Paese. Non si riesce a fare nulla in Italia: questa è la giustificazione che viene, in qualche modo, enunciata in tutte le Aule del nostro Parlamento e nel Paese. Non si affronta la crisi sociale. Non si affronta la crisi dei salari: i più bassi d'Europa, lo voglio ricordare. Non si affronta il problema della crisi industriale di questo Paese, che è sempre più accentuata. Vediamo il settore dell'automobile, che, nell'ultimo anno, ha prodotto soltanto poche centinaia di migliaia di vetture, con una perdita secca di posti di lavoro notevolissima. Non si affronta il problema del cambiamento climatico, i cui effetti stanno devastando il Paese proprio in queste ore e in questi giorni. Le ulteriori alluvioni nel Nord del Paese stanno dimostrando come la questione dei cambiamenti climatici non sia soltanto un argomento di discussione in Parlamento o nei salotti televisivi, ma sia un problema serio per le persone, per le cittadine e i cittadini, per le imprese, per il nostro Paese. E se questo esercizio - che viene fatto spesso sul superbonus, nel calcolare quanti sono i soldi e le risorse da impiegare per sostenerlo - fosse fatto anche per calcolare i danni incommensurabili che derivano dai cambiamenti climatici, forse non ci sarebbero queste posizioni così negazioniste da parte della destra al Governo dell'Italia rispetto ai cambiamenti climatici. Avete messo in campo una campagna contro il superbonus, il capro espiatorio di tutti i mali del nostro Paese. Non si può coprire nulla e non si può spendere nulla, perché c'è stato il superbonus. In discussione ci sono non soltanto i soldi, le risorse, ma in campo c'è anche la credibilità dello Stato. Negli ultimi 4 anni, questo provvedimento è stato cambiato 33 volte: alla faccia dei cittadini che si affidano allo Stato, alla faccia delle imprese che decidono di investire o non investire in base alle norme che il Parlamento fa! Da quando è in carica, questo Governo è intervenuto ben 13 volte sul superbonus: 13 volte! Praticamente, signor Presidente, quasi una volta al mese. Vogliamo parlare di confusione? Vogliamo parlare di affidabilità dello Stato? Vogliamo parlare di tutti quei cittadini che si sono fidati delle norme qui approvate e che, dopo 15 giorni, si sono ritrovati in uno status completamente diverso? Io credo che uno Stato moderno, non uno Stato democratico, non funzioni così. Chi decide di investire - e lo dico da questi banchi - deve avere la certezza che le norme approvate dal Parlamento siano vigenti e che gli impegni presi dal Governo e dallo Stato siano mantenuti. Non si possono introdurre in questo provvedimento addirittura norme retroattive, come voi state facendo. Voi siete come coloro che, quando c'è da incassare, incassano, e quando c'è da dare il contraccambio ai cittadini, non lo fanno mai. Avete incassato in termini di IVA, avete incassato in termini di Irpef, avete incassato in termini di aumento del PIL, avete incassato a seguito dell'aumento del PIL l'abbassamento dello spread, avete incassato la ripresa economica che l'Italia ha avuto dopo la crisi terribile del post COVID, grazie alle misure del superbonus. Oggi, che dovete rendere parte di questi soldi ai cittadini, non si può fare. È troppo semplice gestire il Paese in questo modo. Lo fanno anche coloro che vengono accusati dalla pubblica opinione perché incassano i soldi e quando li devono ridare, poi, non li ridanno. Questa è una cosa che in questo Paese non si può fare, non lo possono fare i privati cittadini, figuriamoci se lo può fare lo Stato.

I numeri che voi date sono numeri aleatori. Io sento parlare Giorgetti, ad ascoltarlo cita delle cifre veramente enormi, spaventose, ma io devo dire che i tecnici che si occupano di questa materia dicono un'altra cosa. Io ho visto i calcoli fatti da Nomisma, che risalgono a un anno fa, e che ci dicono tutt'altro sul superbonus, ci dicono che quello che dice il Ministro Giorgetti non è vero, così come lo studio fatto dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili - qualcuno che in materia ci dovrebbe capire - dice tutt'altro rispetto a quello che dice Giorgetti. Semplicemente, si è messa in moto una misura che, in qualche modo, doveva incentivare la ripresa economica del Paese. Non siamo mica i primi ad aver fatto una cosa simile. Nella storia ci sono stati esempi, direi, addirittura gloriosi, da questo punto di vista, come il New Deal americano. Dopo la grande crisi del 1929, Franklin Delano Roosevelt - qualcuno di voi l'avrà sentito nominare - assunse ben 8 milioni di persone per realizzare delle opere pubbliche, spesso abbastanza inutili, al fine di rimettere in moto i consumi e l'economia in America e quello è diventato un modello. Ora, arriva Giorgetti e ci dice implicitamente che Roosevelt non capiva nulla, questa è la verità.

Va bene quando si cercano scuse per giustificare i fallimenti da ogni punto di vista, ma non si può continuare ad affermare il falso nonostante quello che dicono tutti gli esperti, i contabili, e quello che ci dice la storia, non soltanto del nostro Paese ma del pianeta. Ma, improvvisamente, Giorgetti ci viene a raccontare le cose che dice rispetto al superbonus. Ma con quale faccia voi potete dire queste cose nonostante le centinaia di migliaia di persone che sono state assunte e che hanno lavorato in un momento drammatico? Secondo Svimez, tra il 2021 e 2024, il superbonus ha dato lavoro a 429.000 persone. Ma vi siete domandati perché da quando avete messo il freno al superbonus la nostra economia ha rallentato? Se fossi uno che fa il Ministro, questo dubbio me lo sarei fatto venire. Noi ci troviamo di fronte a una misura che certamente deve essere modificata, perché - lo voglio ricordare qui - a chi ha poco bisogna dare tanto e a chi ha tanto bisogna dare poco, e non il contrario. Anche in termini di ecobonus e di superbonus questo è un concetto che dovrebbe e deve essere ribadito, nel senso che ai settori sociali più fragili e più poveri deve essere dato qualcosa di più, anche in termini di contributo dello Stato, e di meno alla parte più benestante del Paese.

Quindi bisognava migliorare, bisognava cambiare il superbonus, bisognava incentivare le politiche green, incentivare ovviamente il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni, che è un atto dovuto in Europa, il cui obiettivo è il 2050. Abbiamo l'ambizioso obiettivo di arrivare, entro il 2050, alla neutralità, in termini di emissioni.

Ebbene, una parte fondamentale di queste emissioni arriva dal patrimonio edilizio del nostro Paese, addirittura il 40 per cento, e quindi noi abbiamo il dovere di intervenire; o pensiamo che le persone che hanno gli stipendi più bassi d'Europa, che non hanno alcun sostegno al reddito, che non hanno un salario minimo, possano intervenire da sole per efficientare questo patrimonio? Mettere in moto un meccanismo di sostegno alla parte più fragile per arrivare all'efficientamento energetico è un obiettivo fondamentale di qualunque Governo democratico intelligente. È un obiettivo che coniuga in sé diversi obiettivi. Il primo è quello, ovviamente, di mettere in moto un meccanismo economico che crei lavoro in modo virtuoso e che possa far crescere il livello di benessere degli italiani. Oggi, il monsignore Zuppi dice che è preoccupato - e non è un estremista di sinistra, voglio informare chi non lo sapesse -; è preoccupato perché l'Italia sta diventando, sempre di più, un Paese più povero. Le cittadine e i cittadini italiani stanno diventando poveri, è inutile che voi raccontiate fandonie quando vi sedete sugli alti scranni del potere: non è così, gli italiani stanno diventando sempre più poveri e questi italiani che diventano sempre più poveri devono anche sostenere questo enorme costo che, invece, è un costo della collettività, perché la riduzione delle emissioni e, contemporaneamente, un risparmio energetico fondamentale determinerebbero altri obiettivi ambiziosi, quelli di ridurre il consumo di combustibili fossili e di evitare le eccessive importazioni di combustibili fossili nel nostro Paese.

La parte del risparmio è una cosa fondamentale, che deve essere coniugata con il rilancio, ovviamente, di investimenti forti in termini di energie rinnovabili. Questo deve essere fatto, questo è un progetto che cambia il Paese e che va incontro alle esigenze dei cittadini e delle cittadine, degli italiani e delle italiane, del nostro popolo. Voi non fate questo, recuperare risorse laddove ci sono: ma perché non prendete gli extraprofitti delle banche? Ne avete parlato due settimane, dopodiché è stato un flop completo, perché neanche un euro degli extraprofitti delle banche è arrivato nelle casse dello Stato.

Perché avete eliminato anche la tassa, seppur minima, messa dal Governo Draghi contro gli extraprofitti delle compagnie energetiche, in primis l'ENI, che ha guadagnato, negli ultimi due anni, 60 miliardi di extraprofitti? Di extraprofitti, non di profitti, Presidente. Perché, per quanto riguarda i profitti, uno investe bene e giustamente ha il suo profitto, ma quando gli extraprofitti sono fatti con la speculazione su una materia che si compra a vecchio costo e si rivende a dieci volte, cento volte il prezzo con cui si acquista, questa è speculazione, questo è furto nei confronti degli italiani e delle italiane. E il vostro Governo che cosa fa? Tace. Giorgetti, ma di questo lei non si rende conto? Giorgetti, ma degli extraprofitti delle banche e dell'ENI e delle compagnie petrolifere, lei non sa nulla? Si occupa soltanto di superbonus?

Io penso che ci vorrebbe un po' di senso della responsabilità. Non mi aspetto, ovviamente, un Governo progressista, non mi aspetto un Governo ecologista da parte vostra, d'altro canto, vi manca un po' nelle corde, anche nella cultura. Non me lo aspetto, ma ci sia almeno un po' di attenzione alle cose fondamentali.

State portando questo Paese in una situazione drammatica. Le famiglie di questo Paese vivono una situazione drammatica, di fronte a un Governo che quotidianamente emette nuove leggi, che, di volta in volta, mette sul lastrico un pezzo della nostra economia: le piccole imprese, le imprese, i cittadini che hanno avuto fiducia e via dicendo. Tutto ciò a fronte di un obiettivo che non si riesce, in alcun modo a raggiungere, che è quello della scelta forte, coraggiosa di puntare sull'economia green, come ci ha chiesto, peraltro, l'Europa. Voi potete far finta di niente, ma l'Europa sta lì. Il vostro sogno di pensare che alle elezioni europee si formi una maggioranza diversa da quella che ha messo in campo le proposte sull'ambiente rimarrà soltanto un sogno, perché i cittadini italiani sanno bene cosa fare, in questo frangente.

Quindi, devo dire che noi voteremo in modo contrario a questo provvedimento, convintamente contrario, perché pensiamo che questo è l'ennesimo fallimento del Governo Meloni. Io vorrei, una volta tanto, siccome vengono qui sbandierati successi in politica internazionale, che qualcuno, umilmente, venisse qui e facesse l'elenco di questi successi, perché noi siamo in grado di fare l'elenco degli insuccessi e dei fallimenti costanti di questo Governo. Anche la narrazione che viene fatta da TeleMeloni, la narrazione che viene fatta da tutti i canali televisivi, dalle dichiarazioni fatte ai convegni, ai pranzi, che servono per evitare le guerre - andiamo tutti a cena così tutti quanti ci vogliamo bene -, tutte queste storie non servono a nulla, perché i fatti dicono quello che c'è nel nostro Paese. Io penso che bisogna tenerne conto. Per questo noi pensiamo che serva una politica di incentivo, una politica green di incentivo per mettere in efficienza energetica il nostro patrimonio edilizio, il quale, peraltro, ha anche una caratteristica unica, in Europa. Le case del nostro Paese sono quasi tutte di proprietà privata, a differenza di quello che avviene in Europa, dove sono quasi totalmente di proprietà pubblica. Quindi, questo ci impone, in qualche modo, un sostegno alle famiglie che devono fare un intervento di questo genere. Non potete far finta di niente: avete eliminato il reddito di cittadinanza e non avete fatto niente per sostituirlo; avete eliminato il superbonus e non fate niente per sostituirlo. Ripeto, troppo semplice incassare quando si deve incassare e non pagare quando si deve pagare, soprattutto quando ci sono di mezzo i diritti fondamentali del nostro Paese. In questo momento, e per il futuro, cambiate direzione, perché davvero ci state portando al disastro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora Sottosegretario, entra oggi all'esame di quest'Aula il decreto-legge n. 39 del 29 marzo 2024, il cosiddetto decreto-legge Superbonus. Siamo di nuovo di fronte all'ennesimo decreto che è un omnibus, c'è una mancanza al proprio interno di omogeneità, che viene sempre più confermata dall'azione di questo Governo, quindi continuiamo nella violazione dell'articolo 77 della nostra Costituzione, che parla appunto di omogeneità, di urgenza e di specificità del provvedimento. Allora, questo modo di governare tanto discusso, tanto anche criticato dall'attuale Presidente del Consiglio quando era all'opposizione, vediamo che in questi venti mesi di Governo, è diventata sempre più una prassi. Sempre più si stanno violando le prerogative dei singoli parlamentari e di tutto il Parlamento.

Vedete, è omnibus perché è vero che c'è una parte importante sul superbonus del 110, ma vi sono anche misure relative alla sugar tax, alla proroga dei termini di alcuni aiuti di Stato per il COVID-19, al differimento dei termini della TARI, alle assunzioni addirittura nella polizia locale in Sicilia, ai programmi del G7. Allora, se in maniera fredda andiamo a esaminare questo atteggiamento e questo comportamento, non possiamo non sottolineare come sia evidente che il Governo non abbia un'azione organica, una capacità di pianificazione, una visione rispetto a dove vuole portare il Paese; la sensazione di tutti questi decreti omnibus è che, quando non c'è una squadra e non c'è un'organizzazione, a ogni Ministero, quando c'è l'emergenza, nel primo veicolo utile si scaricano il comma, l'articolo. Quindi, il decreto, che doveva essere nel rispetto del dettato costituzionale dell'articolo 77, diventa omnibus. Purtroppo, stiamo continuando a procedere sempre più verso questa direzione: nulla di omogeneo, soprattutto tutto prevedibile, ad esempio i programmi del G7 o una pianificazione dell'eventuale polizia locale in Sicilia o addirittura la proroga dei termini (ne abbiamo fatte già diverse nel 2024) che potevano essere inseriti comodamente negli altri decreti. Invece, tutto questo certifica la confusione e l'approssimazione con cui il Governo sta portando avanti la sua azione.

L'ennesima fiducia: penso sia il Governo in assoluto della storia repubblicana col maggior numero di fiducie. Prima al Senato; quindi, il provvedimento arriva completamente “chiuso” qui alla Camera e immagino che, magari, tra qualche ora, arriverà in Aula il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e porrà l'ennesima fiducia, anche qui, alla Camera, su questo provvedimento.

Praticamente è un Parlamento completamente commissariato, l'azione dei singoli parlamentari è umiliata e anche qui faccio appello ai colleghi della maggioranza che accettano ancora, da venti mesi, sempre di più questo stato di cose e non pensano, magari, di coinvolgere e di discutere qui, all'interno del Parlamento, come migliorare questi provvedimenti.

Fatta questa premessa, entro nel merito del provvedimento. Prima ascoltavo il collega Bagnai che diceva che, per parlare di questo provvedimento, avrebbe avuto bisogno di un foglio A3. Io penso che per parlare di questo provvedimento ci sia bisogno di un'enciclopedia per quello che è accaduto - io dico purtroppo - tra virgolette negli ultimi quattro anni rispetto al superbonus.

È un provvedimento nato male, gestito peggio ed è quasi distruttivo nella sua parte finale. Quindi, penso che qui dentro nessuna forza politica non sia responsabile, se non chi, in maniera corretta in campagna elettorale, ha detto che era contro il superbonus. Vi posso garantire che era difficile andare a dire la verità, come noi siamo abituati. Siamo nati per quello, con un approccio diverso di fare politica con i cittadini, con la speranza che tornino a votare, perché, altrimenti, se si sentono presi sempre in giro, saranno sempre di meno le persone che andranno a votare. Era difficile per noi fare la campagna elettorale raccontando la verità, perché, da un lato, avevamo, a sinistra, MoVimento 5 Stelle e PD, che elogiavano come il superbonus andasse a rilanciare l'economia dopo la pandemia, e quindi saremmo diventati tutti più ricchi, del tipo “aboliamo la povertà”, perché quello era; dall'altro, abbiamo invece avuto il centrodestra in campagna elettorale, oggi al Governo, che giustificava e addirittura promuoveva eventualmente di allungare quello che, ad oggi, è un disastro economico che avrà grandi ripercussioni sulle future generazioni, grandi ripercussioni per il presente, perché non avremo soldi, laddove invece servono, per la sanità, per la scuola e per il sostegno alle imprese, per renderle sempre più attrattive, ma soprattutto più competitive in un mondo sempre più difficile. Allora, dentro questo quest'Aula, questo Parlamento, penso che sia le forze di destra che quelle di sinistra abbiano le loro grandi responsabilità.

È un provvedimento, forse, tra i più importanti della storia repubblicana per la montagna di soldi che si sono spesi in pochissimi anni, ma anche perché si tratta di un provvedimento, varato dal centrosinistra, che, in realtà, è completamente di destra, perché in Italia accade questo: ossia, quando abbiamo maggioranze di destra, si fanno provvedimenti di sinistra e, viceversa, quando abbiamo Governi di sinistra, si fanno provvedimenti di destra.

Allora, quanto sono costati tutti questi bonus complessivi, non soltanto il 110 per cento, ma anche gli altri bonus edilizi? Ad oggi sono costati 219,5 miliardi che peseranno sulle prossime generazioni; 219,5 miliardi, e con riferimento agli ultimi 4 anni, con il superbonus, la cifra è di 160,5 miliardi. Per fare un paragone, e per cercare di essere più pragmatici e anche consapevoli delle somme di cui stiamo parlando, basti pensare che, durante i cinquant'anni di baby pensioni che abbiamo avuto in Italia, sono stati spesi 130 miliardi. In cinquant'anni: 130 miliardi. In 4 anni il superbonus è costato 160 miliardi: questo è il patrimonio che abbiamo dissipato.

È ovvio come anche l'Europa abbia dato il suo contributo al PNRR, per dire che dopo una pandemia bisogna rilanciare la propria economia, ed è giusto quindi fare debito. Ma ricordo per primo a me stesso che il debito, per essere buono, deve essere un debito che porta a una crescita strutturale seria, altrimenti è un debito che, purtroppo, crea danni al presente e soprattutto creerà danni al futuro. Ad oggi, rispetto a questi 160 miliardi, abbiamo avuto - sono state certificate - 15 miliardi di truffe accertate. Ricordo sempre a me stesso che l'IMU sulla prima casa, per tutti gli italiani, pesa da 4 a 5 miliardi, tre volte l'IMU di tutti gli italiani le abbiamo subite come truffa. Questo ha portato ad oggi, il superbonus. Ma non lo dice l'onorevole Sottanelli o Azione: ieri il Fondo monetario, ad esempio, ha detto che i bonus in deficit non aiutano la crescita, è ovvio, perché il deficit va fatto, ma va fatto non con i bonus per rilanciare un'economia e la competitività di un Paese che possa tornare a crescere. Il deficit va fatto, appunto, per promuovere interventi strutturali per la crescita. Allora, la politica, purtroppo, degli ultimi 32 anni di questo bipolarismo dell'uno contro l'altro ha portato i vari Governi, fino a oggi, a fare una politica dei bonus, delle mance, sempre in vista delle scadenze elettorali.

Immagino che tra qualche ora il Governo emanerà il decreto sulla casa: anche lì a qualche giorno dalle elezioni è l'ennesima mancia, l'ennesimo bonus, l'ennesima presa in giro di una classe politica che, purtroppo, sta andando troppo avanti negli anni, che sta pregiudicando fortemente la crescita e anche la qualità della vita prospettica dei nostri cittadini italiani. Ma la cosa grave è anche la continua perdita della certezza del diritto.

Vedete, io penso che in una democrazia la certezza del diritto sia un cardine che non va violato. Negli ultimi anni, negli ultimi Governi, stiamo assistendo, purtroppo, ad alcune azioni che hanno svalutato l'immagine e decretato la perdita di credibilità della nostra Italia. Quando si arriva a rinegoziare un accordo con gli asiatici, con la multinazionale asiatica per l'Ilva in cui ci davano 4 miliardi, e poi arriva il nuovo Governo, che toglie lo scudo penale, si vanno di conseguenza a perdere questi 4 miliardi. Così è avvenuto quando, a seguito di una disgrazia come quella del ponte Morandi, si è rescisso un contratto, presi dall'emotività, dal sentiment della rete, perché erano tutti spin doctor che dicevano: prendetevela contro Autostrade, contro chi gestiva quelle autostrade. Allora, il potere politico - il potere esecutivo - si sostituisce al potere giudiziario ed emette la sentenza. Poi, dopo qualche anno, se arrivano le transazioni, sono sempre gli italiani che pagano oltre 20 miliardi; oltre 20 miliardi per sostenere (quindi, i sondaggi ai partiti e sempre magari in prossimità delle elezioni).

Allora, si è continuato, anche in questo decreto, a far perdere la certezza del diritto, la fiducia, perché si sono varati provvedimenti retroattivi, che impattano appunto retroattivamente. Ma le povere famiglie, che hanno ancora e sono circondate dalle impalcature dentro i condomini? Le imprese che non hanno la certezza? Le imprese, l'economia, si fonda sulle certezze. Se io, imprenditore, non ho certezze, non investo. Allora, noi stiamo continuando ad arrecare danno, con questi provvedimenti, che andranno a pregiudicare gli investimenti delle multinazionali in Italia, perché abbiamo perso credibilità, in quanto cambiamo, di volta in volta, idea. Il superbonus ha subìto 32 modifiche, in 4 anni. Immaginate voi i poveri tecnici, le povere imprese, i poveri cittadini, che, in 4 anni, hanno subìto 32 modifiche sul superbonus, di cui questo Governo, di queste 32, negli ultimi 20 mesi, ne aveva fatte 13. Immaginiamo come riescano gli stakeholder a muoversi dentro queste continue variazioni di norme.

Sono felice poi che Forza Italia abbia posto qualche problema, perché il centrodestra, che io sappia, ha sempre detto che le tasse le avrebbe abbassate. Invece, vedo che un solo Governo - quello Renzi-Calenda - negli ultimi anni, ha abbassato, da dati ufficiali, le tasse in Italia, perché, appunto, in questo provvedimento c'era, nella diatriba all'interno della maggioranza per la copertura di questo decreto, la volontà di aumentare le tasse. Questo è quello che è successo. Ovviamente, Azione è stata sempre contraria a questo modo di fare politica, a questa tipologia di intervento così come è stato pensato, in pochissimo tempo, con il 110 per cento, senza fare nemmeno una classificazione degli edifici, perché noi abbiamo dato soldi per ristrutturare edifici che magari avevano già buone, discrete, sufficienti, classi energetiche, mentre per edifici che, invece, avevano fortemente bisogno di migliorare la loro qualità energetica non si è riusciti ad eseguire i lavori. Andava fatto in base all'ISEE, non potevamo dare il 110 per cento a tutti, anche a coloro che magari sono milionari, che poi sono coloro che sono riusciti, avendo capacità commerciale sui tecnici e sulle imprese, a trovare i tecnici e a trovare le imprese per utilizzare il 110 per cento. Occorreva, invece, lasciare una diversa possibilità, con regole diverse, con tempi diversi, con risorse non buttate così, ma utilizzate in maniera più ponderata, per dare uno strumento completamente diverso. Noi siamo stati contrari a questa tipologia di intervento.

Allora, qualcuno potrebbe dire: voi come l'avreste risolto il problema? Perché mi sembra giusto che ci si ponga questa domanda. Andava fermato il superbonus, ma, nel fermare il superbonus, andava creato uno strumento, un veicolo che andava a cartolarizzare subito tutti i crediti maturati, tramite Cassa depositi e prestiti e Poste, e, poi, bisognava spalmarli per dieci anni, ma non in una filiera già contrattualizzata, tra tecnici, imprese e chi smobilizzava la parte finanziaria. Bisognava creare uno strumento specifico e parallelo, perché, in questo modo, rischiamo di far fallire le imprese, creare maggiore disoccupazione e rischiamo che i cittadini rimangano chiusi dentro i loro condomini, con le relative impalcature. Quindi, nonostante abbiamo speso tutti questi soldi, ci ritroviamo ancora tantissimi edifici in una classe energetica bassissima, con imprese fallite, persone che restano senza lavoro, chiuse dentro le loro abitazioni dalle impalcature.

Per tutti questi motivi, noi non condividiamo questo impianto generale del superbonus e, nello specifico, neanche questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Gentile Sottosegretaria, io ho ascoltato il dibattito di stamattina e, dagli interventi che ho ascoltato - dalla maggioranza, ma anche da parte dell'opposizione -, ho sentito discutere di questo provvedimento, ma soprattutto ragionare di quello che è successo in questi anni rispetto ai bonus edilizi e al superbonus, mettendo tutto in una pentola, come se fosse un buglione, che è un piatto tipico delle mie zone, dove c'è un po' tutto dentro, senza tener conto esattamente di cosa è successo. Si tratta, soprattutto, di un atteggiamento del tutto ideologico e strumentale, perché il tema dei bonus edilizi riguarda ormai il nostro Paese, da oltre 26 anni. La cosa veramente assurda è che noi li descriviamo in termini del tutto poco attendibili e in maniera sbagliata, come fossero azioni sbagliate o, comunque, strumenti sbagliati, in questi anni; invece, hanno dato ricchezza nel nostro Paese, in tutti questi anni. La scelta dei bonus edilizi, dal 1998 a oggi, è stata una scelta importante.

Quando il Ministro Giorgetti va in Europa e vota contro il Case green, si chiede: chi paga? Lo dico al Governo e a lei, Presidente, ma soprattutto alla maggioranza: abbiamo pagato sempre noi, i cittadini, anche prima. Il punto vero è che oggi questi soldi vi servono, perché, facendo anche un provvedimento che è retroattivo e, addirittura, danneggia e andrà a danneggiare i conti degli italiani e delle imprese, effettivamente vi mancano le risorse per riuscire a ottenere le risorse che riguardano il Patto di stabilità, quegli 11 miliardi che oggi voi non avete. Ecco perché voi state facendo questa norma e vi servono risorse per poter mettere, diciamo, a pulito e versare questa somma che diventa importante, perché il debito che voi avete portato nel DEF dell'anno scorso è di 14 miliardi; più 11, fanno 25 miliardi. Capisco che sono tanti e voi dovete trovare le risorse per poter far questo, ma avete sbagliato, siete cresciuti poco e avete, soprattutto, gestito male i conti pubblici.

Questo è il dato di fatto; si è data tutta la colpa al superbonus - uno strumento, giusto o sbagliato che sia, che andava governato sicuramente meglio da parte vostra, un'uscita disordinata, che non ha portato alcun beneficio né agli italiani e neanche alla crescita del Paese -, quando, invece, nel 2022 il Governo Draghi aveva deciso, attraverso un patto con le associazioni di categoria, i sindacati, i lavoratori e, poi, soprattutto, in Aula, ove aveva avuto un'ampia maggioranza, di fare un décalage per poter determinare questa scelta; per arrivare, poi, ad applicare un nuovo strumento, che era quello che si doveva legare a Case green, per riuscire a creare una norma strutturata, un provvedimento strutturato per i prossimi 15 anni, che accompagnasse la direttiva Case green e che avrebbe potuto, in questo caso, garantire lavoro e, soprattutto, un investimento garantito per gli italiani e per i cittadini, ma soprattutto per dare alle imprese quel motore che oggi serve nel sistema dell'edilizia.

Nell'ambito dell'edilizia, sappiamo oggi che il consumo di suolo deve essere fermato, che il tasso di natalità sta scendendo e che serviranno sempre meno case; e sappiamo benissimo che, forse, l'unica soluzione per garantire ancora lavoro nell'edilizia è rappresentata dall'efficientamento energetico e dalla rigenerazione urbana: due leve che dobbiamo assolutamente mettere in campo, perché altrimenti questo settore andrà a morire. Con questo decreto, voi ci avete assolutamente messo il carico. Infatti, arrivate a porre in essere un'azione retroattiva, mettendo veramente un carico nelle tasche degli italiani, poiché, se hanno già, in questo caso, detratto personalmente, non potranno cedere il credito.

Il Terzo settore, che doveva essere supportato, ha a sua disposizione solo 100 milioni, ossia spiccioli. Poi, le zone terremotate: 400 milioni solamente per quelle zone che, come sappiamo benissimo, hanno avuto il terremoto nel 2009, senza garantirli a quelle regioni che hanno avuto problemi enormi, come anche ad altre realtà di cui sappiamo benissimo i problemi che hanno.

Altro aspetto fondamentale è che il bonus casa nel 2024 è al 50 per cento, con un tetto di spesa a 96.000 euro, nel 2025 sarà al 36 per cento, con un tetto a 48.000 euro, e nel 2028 il superbonus ritornerà al 30 per cento; il minimo storico da quando sono nati i bonus edilizi.

Se noi facciamo una carrellata, sappiamo benissimo che i bonus sono nati da una legge nel 1997 e, automaticamente, avevano stabilito una percentuale: il 41 per cento. Subito dopo, quella legge è stata modificata e i bonus sono arrivati a 36, poi, a 41, fino ad arrivare ai giorni nostri: 50 per cento, 70 per cento, 75 per cento e poi il 110.

Io voglio raccontare una cosa: noi abbiamo chiesto alla Commissione bilancio e alla Commissione ambiente un'indagine conoscitiva dei bonus edilizi. Volevamo sapere cosa è successo in questi anni sui bonus edilizi. C'è un centro studi che è competente in materia e sappiamo benissimo che quel prodotto, quando sarà certificato, è la verità, quella che oggi è più volte richiesta. Anche oggi, in Commissione, questa benedetta relazione non sta emergendo. Guardate che le audizioni sono finite a ottobre in tutte e due le Commissioni. Ad ottobre! E noi oggi non abbiamo alcun dato rispetto a quello che è successo in questi anni. Abbiamo cercato di fare anche da noi, abbiamo analizzato e abbiamo dato un contributo, dove abbiamo messo veramente a terra tutte le varie informazioni che ci erano arrivate da quelle audizioni, ma poi abbiamo cercato ancora meglio e abbiamo scoperto che la Commissione ambiente nel 2021 aveva fatto una relazione, una relazione molto dettagliata, dal 1998 al 2021. Oggi questa è la verità. Non quella che raccontate voi, perché, ad oggi, c'è solo un Ministro che sta parlando e non c'è un atto pubblico che dice realmente come siano andate le cose. Ognuno di noi sta citando istituti (Nomisma, Enea, Banca d'Italia) senza avere un atto pubblico in cui vi sia scritto esattamente cosa è successo in questi anni. Eppure, ce lo abbiamo dal 1998 ad oggi. Io provo a raccontarvelo, perché intanto nel 2021 è stato descritto il contesto, che non è cambiato tanto rispetto alla situazione attuale. Noi oggi abbiamo il peso del mercato, considerato anche il mercato della manutenzione straordinaria e quella ordinaria, pari al 70 per cento del valore della produzione del settore delle costruzioni. Non è che si costruiscano nuove case; la manutenzione è importante.

Contribuisce, inoltre, a determinare questa condizione ciò che possiamo considerare in base ad un fattore di rilievo nel processo di riqualificazione del patrimonio edilizio italiano, ossia la cultura conservativa del patrimonio storico e caratterizzante del nostro Paese che ha reso difficile il processo di demolizione e ricostruzione rispetto ad altri Paesi occidentali.

Di fatto, la nostra capacità di ricostruire e di gestire la manutenzione è un fatto. Non è che lo abbiamo abbattuto; in questo caso, noi siamo andati per manutenere e migliorare il nostro patrimonio.

Dobbiamo capire però quale sia il nostro patrimonio immobiliare e quale sia la propensione dell'investimento. Nel 2021 l'ammontare del deposito delle famiglie consumatrici presso banche, poste, conti correnti, titoli di Stato, obbligazioni, ammontava a 1.137 miliardi di euro. A fini comparativi, il debito pubblico italiano ammonta a 2 miliardi e 636 milioni. Questa è la situazione della ricchezza oggi delle famiglie. Invece, il mercato immobiliare è pari a 5.500 miliardi di euro. L'esposizione debitoria dei mutui immobiliari è a 344 milioni. Cosa vuole dire questo? Vuole dire che oggi il patrimonio immobiliare è un fattore importante, che mette a garanzia e che può mettere a garanzia, ed è un patrimonio che può essere gestito come leva economica per dare ricchezza al Paese.

Questo dice, e noi non lo stiamo utilizzando. Perché? Perché serve, in questo momento, mandare un messaggio iconoclasta, completamente iconoclasta, per cui tutto quello che era stato fatto nel passato era sbagliato. Questo credo sia sbagliato in termini politici, e non solo, in termini di irresponsabilità vera, perché, in questo Paese, i riformisti - lo dico al Governo tramite lei, Presidente - hanno fatto grande l'Italia. In questo caso, voi dovete utilizzare il bisturi per capire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e non ammazzare tutto solamente perché l'ha fatto qualcun altro, perché è solamente strumentale.

Gli effetti dell'occupazione: i bonus edilizi, dal 2011 al 2021, hanno generato 3.092.979 occupanti diretti, che sono un numero importante. I bonus edilizi hanno generato occupazione, e questo lo dice lo studio che potete scaricarvi da Internet. Considerando anche gli occupati dell'indotto delle costruzioni il numero sarebbe pari - solamente per l'anno 2021 - a 421.770 occupati, cioè una cosa enorme.

Quando esponete il successo dell'occupazione negli ultimi anni, dovete dire grazie anche ai bonus edilizi.

Non è banale. Guardate i numeri. E non lo dice l'onorevole Simiani, lo dicono, in questi mesi, gli istituti, ma soprattutto lo dice questo documento, che è certificato dal Servizio studi della Camera.

La cosa veramente importante nella riflessione - questa la vorrei leggere, Presidente, perché è importante - è la stima dell'impatto economico finanziario degli incentivi fiscali. Impatto sull'intero periodo dal 1998 al 2021: il saldo complessivo per lo Stato, per l'arco di tempo che va dal 1998 al 2031 - perché vanno considerati anche i dieci anni successivi al 2021 a cui corrisponde il periodo di detrazione - sarebbe negativo per 48 miliardi di euro, pari a 2,3 miliardi di euro medi annui di valore corrente. Consideriamo, però, che lo Stato incamera proventi spettanti dall'anno di esecuzione dei lavori e ripartisce il mancato gettito nell'arco di tempo che va da un minimo di 5 a un massimo di 10 anni, a seconda dei bonus impegnati.

L'introduzione nella riflessione di elementi di natura finanziaria, basati sull'attualizzazione dei valori precedentemente esposti, modificherebbe il saldo, determinando un risultato negativo più contenuto (perché va attualizzato): 31 miliardi.

Prendendo in considerazione l'azione svolta dagli attori che hanno un ruolo nel sistema in cui inseriscono agevolazioni fiscali, presi in considerazione lo Stato, le famiglie, le imprese e l'occupazione, il saldo per il sistema economico del Paese risulterebbe positivo - e questo lo dice il documento - per 36 miliardi di euro.

Dal 1998 al 2021, i bonus edilizi hanno portato a un saldo positivo. E potrei continuare. Ci sono tanti documenti e numeri che, in questo caso, possono farci capire effettivamente che scelta scellerata stiate facendo. Non tanto perché dovevamo continuare con il superbonus. Il superbonus doveva durare 18 mesi e doveva costare 33 miliardi - lo sapevamo tutti - e insieme abbiamo detto: poiché dobbiamo accelerare sull'economia italiana, dobbiamo andare avanti. Ma così abbiamo provocato un décalage, che Draghi aveva chiarito, mettendo tutti d'accordo.

Voi cosa avete fatto? Avete rimodificato, rimodificato e modificato ancora. C'è stata un'accelerazione da parte dei cittadini che hanno detto: facciamolo, altrimenti, alla fine, questa opportunità non ci sarà più. E voi avete creato il disordine e fatto schizzare i conti pubblici. Questo è successo, quando, invece, avreste dovuto mettere la prima, fare quello che c'era scritto nel provvedimento che aveva fatto Draghi e, con un'indagine conoscitiva - che chiaramente ci avrebbe dovuto dire cosa fosse successo -, avreste dovuto costruire un codice unico degli incentivi, di tutti i bonus edilizi, per poi accompagnare tutto ciò con un provvedimento strutturale, che avrebbe dovuto essere legato a Case green per 15 anni, non solo per continuare una leva economica - che è importante per il Paese -, ma anche per far risparmiare i cittadini, dando loro la possibilità non solo di ristrutturare la casa, ma anche risorse, che avrebbero potuto rendere più bassa la bolletta degli italiani. ENEA dice chiaramente che chi ha efficientato l'appartamento con il superbonus ha risparmiato il 60 per cento sulla bolletta. Sapete cosa vuol dire il 60 per cento? Tantissimo. Ecco perché avreste dovuto avere più cura, più attenzione nell'utilizzare questi provvedimenti e non dare mazzate, non solo ai cittadini (che sono rimasti nel mezzo), ma anche alle imprese.

Saremmo dovuti uscire, piano piano, ordinati, perché logicamente sappiamo benissimo che i bonus edilizi - questa credo sia una scuola per tutti - dovranno essere regolati in base alla fascia di reddito; sappiamo benissimo che i futuri bonus edilizi dovranno essere legati alle classi energetiche; sappiamo benissimo che il prossimo provvedimento sui bonus edilizi dovrà essere strutturale per 15 anni e tener conto di una spesa pubblica certa.

Ad oggi, tutto questo non l'avete fatto. Avete bloccato, anzi avete approvato un provvedimento per poi rimangiarvelo dopo sei mesi, una cosa eccezionale. Guardate, c'è un aspetto su cui vorrei riflettere con voi proprio perché sappiamo benissimo che, quando si utilizza una leva, si crea crescita, si cerca di dare un'accelerata alla crescita italiana e si incentiva l'economia - in questo caso l'edilizia è un tema importante -, si crea un indotto che crea nuove possibilità non solo per l'impresa, ma anche per l'elettricista, l'idraulico, per chi monta i pannelli fotovoltaici, per i vari professionisti, per gli asseveratori; tutto il sistema lavora, in questo caso, cresce. Tutto questo l'avete ammazzato con lo schioccare delle dita e credo che questo sia stato sbagliato.

C'è un altro aspetto che credo sia importante evidenziare. Perché i bonus edilizi, oggi, hanno portato anche un beneficio al nostro Paese, non solo in termini economici, ma anche e soprattutto in termini di cultura di impresa e di legalità? È vero, sì, ci sono state anche truffe, ma nel bonus facciate, perché non c'era un regolamento appropriato, questo è vero. Tuttavia, i bonus edilizi, in questi anni, hanno dato la possibilità di non fare nero, dato che tutto è tracciato, e i lavoratori che lavorano nelle aziende devono avere il personale adeguato, perché sennò nel cantiere non può esserci.

Il superbonus e i bonus edilizi hanno portato una cultura di impresa, una capacità migliore di gestire il lavoro e la possibilità di avere una certezza per l'imprenditore, ma anche una certezza di reddito per i cittadini.

C'è un aspetto che voi non considerate: i bonus edilizi hanno dato un altro elemento di discussione perché è vero - lo diceva anche prima l'onorevole Zaratti -, dare soldi a chi li ha già è sbagliatissimo. Dare soldi a chi non li ha, invece, è giusto. I bonus edilizi, compreso il superbonus, hanno dato la possibilità di fare efficientamento energetico a chi i soldi non li aveva: state facendo, con questo provvedimento, un errore madornale perché state togliendo la possibilità a tanti cittadini che non ce la facevano e che non potevano avere le risorse per poter efficientare il proprio appartamento e la propria casa. Oggi avete tolto questa possibilità, invece di non dare i soldi a chi già li aveva. Questo è uno degli aspetti su cui voi dovreste riflettere, anche per il futuro, perché i bonus edilizi hanno dato, tramite incentivi economici, una forma democratica di distribuzione o, comunque, la possibilità alle persone che non avevano risorse di poter mettere a posto il proprio appartamento.

Poi c'è un altro aspetto, quando si dice “essere riformisti”, al contrario di voi: il decreto rilancio superbonus ha introdotto un altro elemento secondo me molto positivo, si dovrebbe riflettere anche su questo.

La cessione del credito è stata, per molte aziende e per molti cittadini, la forma più sicura per poter gestire la transizione: dava certezza del lavoro all'impresa e la possibilità per lo Stato di avere un'entrata certa. I numeri li diceva prima il collega di Azione, affermando che i bonus, è vero, sono costati 219 miliardi, ma dal 1998, perché i conti vanno letti bene. Ma il gettito che c'è dietro quello strumento va visto, lo si descrive nei documenti certificati dalla Camera dei deputati. Si tratta di un gettito importante: come sapete benissimo l'aliquota Irpef sopra i 50.000 euro è pari al 43 per cento e ci sono stati 18 miliardi del PNRR, che si vanno ad aggiungere al gettito; poi c'è il PIL e la questione che riguarda l'efficientamento energetico e il risparmio delle famiglie.

Demonizzare lo strumento credo sia la cosa più bieca che voi stiate facendo: oggi va valorizzato e migliorato; il superbonus è come un martello: se lo dà in testa a me ha una funzione, se invece ci batte il ferro ne ha un'altra. Dobbiamo essere riformisti e guardare effettivamente cosa sono stati i bonus edilizi dal 1998 al 2024. Spero che questa indagine conoscitiva porti la verità in quest'Aula, Presidente, perché questo ci permetterebbe di verificare esattamente qual è la verità dei numeri che, in questo caso, il Ministro Giorgetti sta ormai sparando sui giornali e sui social ogni giorno; numeri diversi fra di loro, che non tornano, che hanno creato solamente paura, disorientamento ma soprattutto incertezza nel sistema Italia, nell'economia italiana, nelle imprese e anche nella capacità di poter programmare un lavoro.

Vedete - e qui termino Presidente - noi in questo tempo presente sappiamo bene, tenuti presente i conti e il debito pubblico del nostro Paese, che la manovra che ognuno di noi può fare è molto ristretta, perché ci sono delle risorse impegnate, che noi dobbiamo garantire alla sanità, alla scuola, alle spese generali, agli investimenti e alla previdenza. La coperta è molto corta, ecco perché è importante crescere, Presidente; è importante, lo ripeto, crescere. Noi dobbiamo affermare il concetto che se noi cresciamo e diamo la possibilità di poter utilizzare strumenti utili all'economia italiana, compreso quello dei bonus edilizi, noi cresceremo e potremo aumentare quel PIL che Draghi è riuscito nel 2022 ad alzare a percentuali enormi e che voi invece non siete riusciti a portare allo stesso livello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1877​)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e la rappresentante del Governo non intendono replicare.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Mentre ero nel mio ufficio di palazzo Theodoli, un paio d'ore fa, ho sentito dei botti, mi sono affacciato su un balconcino e si vedeva che, in piazza san Silvestro, c'era uno schieramento di Polizia e ho poi capito che si riferiva alla manifestazione indetta dai taxisti in sciopero, che sono arrivati a ridosso del Parlamento. Non è la prima volta, peraltro. Credo che ci siano solo due categorie che riescono a manifestare con metodi rudi. Quelli di oggi erano molto rudi: bombe carta e petardi a ridosso del Parlamento. In generale, sono gli agricoltori e i taxisti.

Nella manifestazione di oggi è stato coinvolto il segretario di Radicali Italiani, Matteo Hallissey, reo di portare una maglietta con scritto “liberalizzazioni: sì alla concorrenza, no alle corporazioni”. È stato trattato in modo un po' brutale dai taxisti stessi ed è uscito incolume dalla piazza grazie all'assistenza delle Forze di polizia. A lui va la mia piena solidarietà.

Senza entrare nel merito delle discussioni portate avanti dai taxisti che, peraltro, colpiscono l'attuale maggioranza in una sorta di nemesi perché, essendo sempre stata la maggioranza a difesa esplicitamente dei taxisti, adesso c'è sempre un taxista più taxista che si arrabbia perfino con il capo dei taxisti romani, Bittarelli, che è stato oggetto negativo degli slogan, che sono stati usati in piazza. Ora, io chiedo al Governo di riferire su due punti e penso che dobbiamo, come Camera, chiedere al Governo di riferire su di essi. Il primo è quello della sicurezza, perché abbiamo assistito in passato - mi rivolgo per suo tramite al Ministro Piantedosi - a un uso piuttosto robusto della forza per fermare manifestazioni di giovani senza petardi e bombe carta, e mi chiedo, invece, come sia possibile che vengano - a due passi dal Parlamento - tranquillamente tollerati (semplicemente si fa un po' di argine) manifestazioni tutt'altro che pacifiche. Il secondo elemento dell'informativa che chiedo è quello legato alle frasi usate da questi taxisti, che hanno imposto lo sciopero a tutti taxisti: “noi non vogliamo scioperare contro qualcosa che non abbiamo” - si tratta del testo del DPCM, che non è definitivo - “vogliamo la regolamentazione delle piattaforme tecnologiche”. In pratica, delle app come Uber AppTaxi e altro. “Ci hanno detto che ci avrebbero sottoposto il testo per fare migliorie e la strada per noi è questa: riuscire a sistemare il testo”. Con questa motivazione - cioè, di sistemare il testo del Governo - sono stati fuori a buttare bombe carta e a far scoppiare petardi in piazza san Silvestro a 50 metri dalla Camera.

Credo che le questioni di sicurezza e anche le questioni legate all'iter legislativo - il Governo subisce le pressioni della piazza perché ha promesso, o avrebbe promesso, di far vedere a questi signori il testo di un DPCM sulla regolamentazione e, mi auguro, anche sulla liberalizzazione dei taxi e di tutto quello che ha a che fare con NCC e tutte queste cose qui - meritino un'informativa da parte del Governo.

PRESIDENTE. Chiaramente riferiremo al Governo le sue richieste.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Poiché l'ordine del giorno prevede che si possa passare al seguito dell'esame non prima delle ore 17,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 15,30, è ripresa alle 17,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1877.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1877​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1877​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1877, recante conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Volevo chiedere al Ministro, anche come rappresentante del Governo, che senso ha la posizione della fiducia quando gli emendamenti presentati su questo provvedimento sono soltanto 28. Lo chiedo, ma la mia, in realtà, è una domanda inutile, perché sappiamo già la risposta. Il motivo, in questo caso, della fiducia, non è tappare la bocca all'opposizione, ma alla stessa maggioranza ed evitare che Forza Italia voti in modo contrario alla maggioranza, come ha fatto in Commissione, sugli emendamenti che la stessa Forza Italia ha presentato al Senato.

Quindi, ci tenevo, Presidente, a stigmatizzare il fatto che in questo caso si sta ponendo la fiducia proprio per evitare che emergano nell'Aula grande quelli che sono i problemi già emersi prima al Senato e poi in Commissione, ed evitare che il Ministro Tajani, anche in Aula, venga smentito e sia costretto a rimangiarsi quello che ha detto fino adesso, con le agenzie di stampa, sul provvedimento sul superbonus e sul principio di retroattività delle norme fiscali. Quindi, questo è un elemento di gravità perché, per la prima volta in questa legislatura, non si usa la fiducia per silenziare l'opposizione, ma per silenziare la stessa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Credo che non si possa tacere. È evidente che lo strumento della fiducia è stato usato anche da precedenti Governi, è uno strumento che dovrebbe essere eccezionale ed è diventato, invece, gestione ordinaria. Lo stesso decreto dovrebbe essere, a norma della Costituzione, uno strumento di legificazione straordinario e sta diventando anch'esso, ormai, prassi consolidata. Però, non possiamo non rimarcare, signor Ministro, che questa volta non c'è alcuna motivazione ascrivibile a comportamenti dell'opposizione nella posizione di questa fiducia: 28 emendamenti, credo sia un record in negativo, nel senso che raramente ci sono provvedimenti con così pochi emendamenti. Non c'è alcuna ragione per mettere la fiducia, se non, evidentemente, perché si ha timore, da parte della maggioranza, di avere fratture o voti su emendamenti che dividano la maggioranza. Lo dico in questa sede: questi sono problemi che andrebbero risolti altrove, in vertici di maggioranza; nella maggioranza e non scaricati sulle istituzioni. Voi state scaricando sulle istituzioni, con questo voto di fiducia, problemi legati ai rapporti tra i partiti di maggioranza.

Se entriamo in questa dinamica, da qui a fine legislatura avremo soltanto fiducie. Lo dico, signor Ministro, perché possa trasmetterlo, per il suo tramite, alla Presidente del Consiglio, siccome si annunciano, di qui a pochi giorni, 6 decreti: cercate di farli essendo d'accordo voi, tra di voi, evitando di scaricare qui le vostre contraddizioni e le vostre divisioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa e riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18,45.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1877 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria (approvato dal Senato – scadenza: 28 maggio 2024), nel testo approvato dalla Commissione, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 22 maggio, alle ore 17,45, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16,15, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, previste alle ore 15.

Nella medesima giornata di domani, al termine della votazione per appello nominale, con eventuale prosecuzione notturna fino alle ore 24, avrà luogo l'esame degli ordini del giorno (per le fasi dell'eventuale illustrazione, dell'espressione dei pareri del Governo e delle relative votazioni). Nella giornata di giovedì 23 maggio si svolgeranno le dichiarazioni voto finale a partire dalle ore 9,30, con votazione finale intorno alle ore 11.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di mercoledì 22 maggio.

E' stato altresì convenuto che tutti gli altri argomenti previsti per la settimana in corso sono rinviati alla seduta di martedì 28 maggio.

Avverto inoltre che, essendo stato richiesto il rinvio dell'esame del Doc. XXII, n. 23, recante istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali, e della proposta di legge n. 329 in materia di disciplina dell'ippicoltura, previsti dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 27 maggio, tali provvedimenti non saranno iscritti all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Nella medesima settimana non sarà iscritto all'ordine del giorno l'esame del disegno di legge n. 1660 recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario, previsto a partire dalla seduta del 27 maggio. L'inizio dell'esame avrà luogo a partire da lunedì 17 giugno.

Nella seduta di martedì 28 maggio, alle ore 14,30, avrà luogo la commemorazione della strage di Piazza della Loggia.

Estraggo a sorte il nominativo del deputato da cui avrà inizio la chiama per l'appello nominale della seduta di domani.

(Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dal deputato Schullian.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 22 maggio 2024 l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la sotto indicata Commissione, cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla VII Commissione (Cultura):

Latini e Bagnai: “Modifica all'articolo 2 della legge 20 dicembre 2012, n. 238, concernente la concessione di un contributo all'Associazione Arena Sferisterio - Teatro di tradizione, per l'organizzazione del Macerata Opera Festival” (1127);

Manzi e Curti: “Dichiarazione di monumento nazionale dello Sferisterio di Macerata e concessione di un contributo all'Associazione Arena Sferisterio - Teatro di tradizione, per l'organizzazione del Macerata Opera Festival” (1289);

(La Commissione ha elaborato un testo unificato);

S. 805. - Malpezzi ed altri: “Modifiche all'articolo 2 della legge 20 dicembre 2012, n. 238, per la realizzazione del Monteverdi Festival di Cremona” (approvata dalla 7ª Commissione permanente del Senato) (1763);

S. 238. - La Pietra: “Modifiche all'articolo 2 della legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Pistoia Blues Festival e per la realizzazione del Festival Internazionale del Time in Jazz(approvata dalla 7ª Commissione permanente del Senato) (1764).

A tale ultima proposta di legge è abbinata la proposta di legge Amorese ed altri : “Modifiche all'articolo 2 della legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Pistoia Blues Festival e per la realizzazione del festival internazionale Time in Jazz” (866).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 22 maggio 2024 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16,15)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1092 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria (Approvato dal Senato). (C. 1877​)

Relatrice: CAVANDOLI.

3. Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 1127 e 1289, 1763, 1764 ed abbinata .

La seduta termina alle 18,55.