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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 301 di mercoledì 29 maggio 2024

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,55.

Dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 1771.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 1771. Comunico che, a norma dell'articolo 69, comma 1, del Regolamento, è stata richiesta dal gruppo MoVimento 5 Stelle la dichiarazione di urgenza per la proposta di legge n. 1771: Modifiche alla legge 17 ottobre 1967, n. 977, in materia di impiego dei minori nell'ambito delle piattaforme digitali di condivisione di contenuti multimediali, nonché disposizioni sulla diffusione dell'immagine e di contenuti multimediali di minori.

Su questa richiesta, a norma dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, non essendo stata raggiunta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo la maggioranza dei tre quarti dei componenti della Camera, l'Assemblea è chiamata a deliberare con votazione palese mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.

Sulla dichiarazione di urgenza, a norma dell'articolo 41 del Regolamento, darò la parola, ove ne venga fatta richiesta, ad un oratore a favore e ad uno contro, per 5 minuti.

Ha chiesto di parlare a favore la deputata Gilda Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Io, con l'attenzione di cui siete capaci stamattina, vi chiedo, per favore, di immaginare, per due minuti, le vostre foto d'infanzia, quelle in cui facevate il bagnetto, quelle in cui spegnevate una candelina con i vostri fratelli, cugini, sorelle. Pensate se, magari, i vostri genitori ne avessero stampate migliaia, milioni di copie, e le avessero distribuite a sconosciuti per strada. Vi faccio questo esempio perché, attualmente, sui social, è quello che accade con le foto di migliaia e migliaia di minori nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Sportiello, le chiedo di pazientare un attimo. Colleghi, capisco che dovete entrare in Aula, però fatelo in silenzio. Se avete bisogno di parlare, fatelo fuori dall'Aula. Vedo dei capannelli rumorosi, che ci impediscono di sentire l'intervento della collega Sportiello… Colleghe, che facciamo? Colleghe, se avete bisogno di parlare, lo potete fare fuori dall'Aula, mentre la collega Sportiello interviene. Prego, collega Sportiello.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Io capisco che già la mancata dichiarazione di urgenza, ieri, in Capigruppo, fosse un segnale del disinteresse, ma fino a questo punto davvero è troppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per sottolineare la gravità del fatto, vi voglio riportare dei dati: in Europa il 73 per cento dei minori sotto i due anni ha già contenuti video; sotto i sei mesi, il 33 per cento; l'Italia non è un esempio virtuoso perché addirittura il 14 per cento, prima della nascita - prima della nascita! -, ha già un'identità digitale, in quanto già sono stati pubblicati contenuti che lo riguardano o la riguardano.

Ma non è solo questo il problema. Uno studio europeo ci fornisce dati ancora più allarmanti: il 90 per cento dei genitori che pubblica contenuti sui propri figli, ne dichiara il nome; il 68 per cento la data di nascita; alcuni aggiungono la geolocalizzazione. Questo significa non solo rischi di furti di identità, continuamente in aumento, ma anche rischi di adescamento reali, nella vita reale, anche questi drammaticamente in aumento.

Non solo: il 50 per cento dei contenuti che vengono pubblicati sono inappropriati per i minori, significa contenuti di semi-nudità; e uno su due dei contenuti presenti nelle reti pedopornografiche vengono dalla condivisione, spesso inconsapevole, dei genitori sui social. Ripeto: un contenuto su due sulle reti pedopornografiche! Questo rientra in un pericolo riguardante non solo l'adescamento e le reti pedopornografiche, ma anche la formazione dei bambini. Questi sono i dati che il professor Pietro Ferrara - che ringrazio, per gli studi che ha portato avanti -, della Società italiana di pediatria, ha condiviso qui, alla Camera, durante una conferenza, sottolineando come tutto quello che deriva dall'esposizione dei minori sui social rientri in esperienze negative dell'infanzia, che, sul corpo dei bambini e delle bambine, presentano gli stessi problemi e gli stessi effetti di veri e propri abusi fisici.

Allora, perché, se non vi bastassero questi dati, noi abbiamo chiesto l'urgenza? Perché, quando ho depositato questa proposta di legge, a marzo, mi sono premunita di controllare che non ci fossero già proposte di legge sull'argomento. Mi sono premunita di andare a vedere se la Commissione per l'infanzia e l'adolescenza avesse aperto un'indagine conoscitiva e avesse avviato un lavoro; ho visto che non c'era - almeno da quelli che sono i resoconti ufficiali sul sito della Camera - e quindi mi sono messa al lavoro.

Ora, non vorrei che la mancata dichiarazione d'urgenza, negata ieri in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo derivasse da un fatto: nella prima metà di maggio - quindi, qualche settimana fa - abbiamo richiesto che questa proposta di legge, proprio per l'urgenza che rappresenta, venisse calendarizzata qui alla Camera per iniziare la discussione e abbiamo ottenuto che venisse discussa in Commissione trasporti a giugno; arrivano voci che ieri il Senato abbia iniziato l'esame di una proposta di legge - tra l'altro, assegnata il 27, dopo che l'ufficio di presidenza della Commissione trasporti ha deliberato l'inizio della discussione - a prima firma di parlamentari della maggioranza al Senato, sullo stesso tema. Allora, io sono contenta perché vuol dire che abbiamo attirato l'attenzione su un problema reale. Sono contenta che ci sia anche la maggioranza su questo tema e, da un lato e dall'altro dalla Camera, è giusto e importante che questo tema si affronti, tutte e tutti insieme, senza distinzioni di partito.

Aggiungo, però, una cosa - e credo che di questo il Presidente della Camera debba prendere atto - trovo grave che un partito di opposizione, che ha ottenuto di discutere una propria proposta di legge, venga scavalcato all'altra Camera del Parlamento, al Senato, perché deve parlarne la maggioranza. Io ripeto: noi ci saremo anche lì. Sono contenta che se ne parli. Sono contenta che si faccia in tempi stretti. Però, perdonatemi, è davvero grave che, in un Paese, a un partito di opposizione non venga riconosciuta l'agibilità politica, in un Parlamento sempre più scavalcato e svuotato da decreti-legge e dall'onnipresenza, famelica e ingorda, della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Chi chiede di parlare contro? Qualcuno chiede di intervenire? Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, sulla dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 1771: Modifiche alla legge 17 ottobre 1967, n. 977, in materia di impiego dei minori nell'ambito delle piattaforme digitali di condivisione di contenuti multimediali, nonché disposizioni sulla diffusione dell'immagine e di contenuti multimediali di minori.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione delle mozioni Conte ed altri n. 1-00279, Braga ed altri n. 1-00286, Comaroli, Lucaselli, Pella, Romano ed altri n. 1-00288, Marattin ed altri n. 1-00289, Grimaldi ed altri n. 1-00290 e Richetti ed altri n. 1-00292 in ordine alla posizione del Governo italiano sulla riforma della governance economica europea e del Patto di stabilità e crescita.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Conte ed altri n. 1-00279, Braga ed altri n. 1-00286, Comaroli, Lucaselli, Pella, Romano ed altri n. 1-00288, Marattin ed altri n. 1-00289, Grimaldi ed altri n. 1-00290 e Richetti ed altri n. 1-00292 in ordine alla posizione del Governo italiano sulla riforma della governance economica europea e del Patto di stabilità e crescita (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 20 maggio 2024, sono state presentate le mozioni Comaroli, Lucaselli, Pella, Romano ed altri n. 1-00288, Marattin ed altri n. 1-00289, Grimaldi ed altri n. 1-00290 e Richetti ed altri n. 1-00292, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Il parere del Governo è favorevole sulla sola mozione Comaroli, Lucaselli, Pella, Romano ed altri n. 1-00288. Il parere è contrario su tutte le altre.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Signori del Governo, intanto mi permetto di esprimere una certa sorpresa per il parere del Governo di contrarietà su una mozione, che nella sua semplicità vuole essere un invito alla maggioranza, alla minoranza, al Governo e al Parlamento a farsi trovare pronti agli appuntamenti che ci aspettano e che sono di una certa importanza.

Mentre mi accingo a riepilogarne il contenuto, chiedo al Governo, al Sottosegretario Freni, di valutare se non sia il caso di cambiare il parere, mentre ascolterà la nostra posizione. Noi non ci dilunghiamo, nella mozione, nell'approfondire quello che già è approfondito dagli atti e nell'indicare al Governo degli impegni che il Governo ha già assunto in Europa e per il Paese. Chiediamo, semplicemente, di farlo davvero. E, per farlo davvero, intendiamo - dopo aver presentato un DEF senza il programmatico, dicendo che avremmo, in qualche modo, riversato i nostri sforzi in attesa delle nuove regole - accingerci alla stagione, che ci aspetta in autunno, con la serietà che ci aspettiamo da un Governo che, proprio durante il DEF, ci ha rimandato a quella stagione.

Anche perché, se il Patto di stabilità precedente era unanimemente definito stupido, quello che arriva lo possiamo definire intelligente, perché consente una certa personalizzazione delle misure all'interno di obiettivi che rimangono chiari, ma, nella sua intelligenza, unirà anche una certa inflessibilità per i 5 anni che sono la grande novità delle nuove regole di governance; i 5 anni per i quali il Governo e il Parlamento impegneranno i conti pubblici, perché stiamo parlando di un Piano strutturale di bilancio che per noi diventa quinquennale. Questa prima presentazione deve essere fatta entro il 20 settembre - quindi, sostanzialmente è dietro l'angolo - e attualmente noi abbiamo un quadro normativo italiano, soprattutto con riferimento alla legge n. 243, che è stato ritagliato e confezionato per essere conforme alle previgenti norme europee. Ciò fa sì che, in questa fase di avvio, ci troveremo in una situazione particolare, in cui non vorremmo che - come è avvenuto con il DEF - tutti gli atti importanti della nostra programmazione venissero svuotati di significato, proprio in virtù del fatto che siamo in una situazione di sovrapposizione di due regimi.

Allora, la nostra mozione è semplicemente un richiamo a tutti noi per un lavoro unitario, nell'interesse del Paese e nella valorizzazione del ruolo del Parlamento. Un lavoro che è anche emerso dall'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione bilancio, rispetto alla quale invito anche il Governo a prenderne atto, perché contiene - quello che nella nostra mozione andiamo a sintetizzare - degli spunti molto concreti su come questo lavoro, che noi chiediamo al Governo di fare anche per evitare un ingorgo istituzionale, potrebbe essere svolto. Spunti che riguardano, chiaramente, intanto una prima valutazione molto alta, che per i più sembra essere già svolta in maniera positiva, circa la necessità almeno di verificare che quanto prevede la nostra Costituzione, all'articolo 81, ossia laddove parla del debito, sia espresso nel migliore dei modi, per non andare a confliggere con la nuova regolamentazione europea a cui esso stesso rimanda. In altre parole, vediamo di verificare di non essere noi stessi causa di impedimenti nel nostro interesse. Poi, soprattutto, per quanto riguarda la legge n. 243, ci sono aspetti rilevanti che vanno cambiati e documenti principali, previsti da quella programmazione, che devono necessariamente essere cambiati nei contenuti e negli obiettivi.

In particolar modo, siccome di qui in avanti ragioneremo sul concetto di spesa primaria netta e, quindi, di spesa depurata dalle misure anticicliche e dagli interessi, potremo lavorare sulle entrate discrezionali per aumentare eventualmente questo saldo. Soprattutto, andremo a impegnarlo per 5 anni e, forse, questa novità non è ancora ben chiara al Parlamento, perché se non prevediamo un percorso speciale da qui all'autunno davvero rischiamo che questi adeguamenti avvengano esclusivamente per via tecnica e, quindi, già nella fase iniziale il Parlamento verrà svuotato delle sue funzioni ma negli anni successivi, che voi vi augurate saranno quelli che porteranno sino alla fine della legislatura, questa spesa primaria netta verrà saldata definitivamente per tutta la durata della legislatura.

Se non facciamo questo lavoro di armonizzazione, anche con riferimento a ciò che dobbiamo ribaltare sugli enti locali e in quale modo andremo a ribaltare sugli enti locali le novità della nuova impostazione, davvero rischiamo di mettere il Parlamento nelle condizioni di non toccare palla e di mettere in campo una programmazione spuntata, che a quel punto impegnerà il Governo e il Paese per gli anni rimanenti di questa legislatura senza che ci sia stata la possibilità di un adeguato approfondimento proprio in virtù della sovrapposizione di strumenti che per legge siamo ancora tenuti a produrre, ma che non vengono più redatti in modo da essere funzionali alle nuove regole.

In particolare, se pensiamo alla NADEF e al DPB, questi dovranno essere totalmente rivisti nei contenuti. Anche il DEF non sarà più triennale e soprattutto non avrà più la possibilità, di anno in anno, di modificare in maniera importante la programmazione. Sarà, in buona sostanza, una sorta di SAL (stato avanzamento lavori) del piano pluriennale. Non vorremmo, insomma, ridurre il Parlamento a dei pensionati che seguono i lavori in corso, peraltro nemmeno troppo predisposti dal Governo ma seguiti da qualche funzione tecnica, laddove, invece, crediamo vada colta la sfida di farsi trovare pronti di fronte a uno strumento che, anche a detta vostra, ha quella flessibilità di cui abbiamo bisogno, che, però, se non è accompagnata da strumenti adeguati ci vede, al contrario, metterci noi stessi con le mani legate per 5 anni e non vorremmo che poi si tornasse al vecchio ritornello che è colpa dell'Europa.

La nostra mozione chiede semplicemente questo. È una mozione che va nell'interesse - crediamo - del Governo e va nell'interesse del ruolo del Parlamento. Per questo motivo davvero chiedo un ripensamento o, comunque, esprimo la nostra meraviglia rispetto al fatto che non si colga la necessità di individuare una procedura d'urgenza, nonché mettere a punto tutti questi cambiamenti assolutamente necessari (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Siamo in un momento storico molto particolare che, da una parte, vede il protrarsi del conflitto russo-ucraino, che ha portato l'Unione europea e il nostro Paese a un'importante riflessione sull'indipendenza energetica, e, dall'altra, la continua escalation delle tensioni in Medio Oriente, che contribuisce a influenzare la nostra economia, le vite di famiglie e imprese, nonché accresce l'allarme per la tutela delle vite umane. Pensiamo poi anche alle tensioni nel mar Rosso, dove è impegnata la nostra Marina, e nel Canale di Suez, che stanno portando conseguenze dirette nelle spedizioni che si traducono in ritardi sia per le esportazioni che per le importazioni e provocano perdite per le imprese. Forse lo ripetiamo troppo spesso, ma è bene ricordare che è in questo contesto geopolitico che si muove questo Governo, un Governo che affronta con serietà sia le questioni internazionali sia le questioni nazionali. Un Paese in ripresa che deve fare i conti con quanto ereditato, come il superbonus, e quanto deve necessariamente fare per tutelare le famiglie e le imprese, perché è a loro che la nostra azione politica deve guardare.

In un contesto così difficile, il Documento di economia e finanza, che abbiamo recentemente approvato in quest'Aula, è un documento di passaggio, come abbiamo detto più volte, che ha mostrato che l'Italia è l'unico Paese dell'area euro in cui l'espansione del PIL si è confermata superiore rispetto agli Stati membri, facendo rilevare un calo dell'inflazione e, quindi, dimostrando quanto sia positiva l'azione di questa maggioranza.

È proprio in questo contesto che si riferisce la nuova riforma della governance. Ci tengo a fare un breve excursus per dimostrare come si sia giunti a questa revisione, ancora migliorabile, con tempistiche lunghe, frutto di costante mediazione. Il 26 aprile 2023 la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa di riforma del Patto di stabilità e crescita. Il 20 dicembre scorso il Consiglio Ecofin ha raggiunto un accordo sull'intero pacchetto legislativo, apportando modifiche al quadro proposto originariamente dalla Commissione. Il 10 febbraio è stato raggiunto un accordo sul nuovo regolamento, che rappresentava, a tutti gli effetti, una sintesi tra il testo negoziato in Consiglio e le richieste di modifica del Parlamento europeo. Il 29 aprile 2024, infine, si è proceduto con la conclusione dell'iter legislativo e con l'entrata in vigore del testo.

La nuova governance economica punta ad affrontare questioni poste dalla crescente eterogeneità delle posizioni di bilancio degli Stati membri, ponendo al centro come principale strumento una programmazione pluriennale, costituita dai piani strutturali di medio periodo. Il compito di questo Piano, la cui stesura è fondamentale, è integrare la programmazione di bilancio con le riforme strutturali e gli investimenti, lavorando in un'ottica di medio termine. Il Piano ha la funzione, inoltre, di sostituire i programmi di stabilità e convergenza e i programmi nazionali di riforma.

Sebbene continuiamo a ritenere che la nuova governance possa essere ancora migliorata - questo compito spetterà alla prossima Commissione europea, che dovrà affrontare le principali criticità e creare una governance che sia veramente vicina agli Stati membri e che non sia considerata un peso -, vorrei portare l'attenzione sulla parte del testo che riguarda il coinvolgimento del Parlamento. Infatti, il testo, approvato in aprile dal Parlamento europeo, sottolinea che si continuerà a chiedere il pieno coinvolgimento dei Parlamenti nazionali, attraverso la periodica revisione del quadro informativo, rimarcando il ruolo di garante e di titolare della trasparenza nazionale e di inclusività del processo decisionale che il Parlamento è chiamato a svolgere.

Per questo motivo nella mozione di maggioranza abbiamo voluto, ancora una volta, sottolineare l'importanza della consegna in tempi congrui al Parlamento del Piano strutturale di bilancio a medio termine, affinché le Commissioni possano prendersi il giusto tempo per analizzare questi nuovi strumenti. Riteniamo che il lavoro svolto finora dal Ministro Giorgetti sia stato positivo e si sia mosso in quella linea di prudenza e serietà che contraddistingue questa maggioranza e questo Governo. Siamo pur certi che qualunque ulteriore azione verrà messa in campo sarà solamente nell'interesse dei cittadini, che ci hanno dato fiducia.

Per questo motivo il gruppo di Noi Moderati voterà favorevolmente sulla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Viviamo in un quadro economico e macroeconomico-finanziario davvero incerto, sotto l'onda lunga della pandemia, di una guerra a cui si è aggiunta un'escalation di armamenti e di un altro conflitto che sta generando non solo incertezza globale, ma anche una crisi senza fine della diplomazia internazionale. Questo contesto ha determinato che la Commissione e il Consiglio europeo sono stati chiamati a un maggior coordinamento strategico e a riformare, appunto, il quadro di regole della governance economica dell'Unione europea, al fine di individuare e correggere gli squilibri economici che potrebbero indebolire le economie nazionali o incidere sugli altri Paesi membri.

La proposta di revisione della governance economica europea, approvata lo scorso 29 aprile e che interviene, tra l'altro, anche sui requisiti dei quadri di bilancio degli Stati membri, rischia, però, di indebolire le economie dei singoli Stati, perché è una proposta che mostra tutti i limiti di regole di bilancio non accompagnate dalla convergenza su politiche fiscali, sugli investimenti pubblici e sulle politiche industriali. Nessuna idea, appunto, di una politica tributaria comune, nessuna idea per contrastare i paradisi fiscali, nessuna azione per porre freno a quegli extraprofitti mondiali che le grandi multinazionali fanno anche in questa Europa.

La sospensione del Patto di stabilità non ha, d'altra parte, causato il disastro della finanza pubblica europea che in molti temevano. I liberisti di casa nostra continuano a sbattere i pugni, a dire che quella stagione andava chiusa; invece, proprio dentro la pandemia, l'Europa sembrava vedere tutti i limiti delle politiche di austerità degli anni precedenti. Così come, fatemi dire, la crescita del debito a livello europeo non ha generato situazioni irreversibili e drammatiche per i conti pubblici. Anzi, se in parte la proposta di revisione prende atto di quei limiti, resta davvero irrealistico per l'Italia l'obiettivo di accantonare fino a 15 miliardi di euro l'anno per ridurre il debito annuo dello 0,85 per cento. Resta l'errore di fondo, concentrare tutta l'attenzione sul denominatore, cioè sulla spesa, tralasciando il numeratore, cioè le entrate. Significa tralasciare la crescita, una crescita possibile solo con investimenti, spesa pubblica, spesa fiscale comune, un bilancio comunitario molto più consistente. Ormai dovremmo avere imparato che le politiche ispirate al pareggio di bilancio servono solo a rassicurare i Paesi cosiddetti frugali, ma con lo sviluppo non hanno nulla a che fare. Eppure ci sono dei sovranisti qui, quelli che schernivano i grandi meccanismi europei e dicevano che, con loro, sarebbe cambiato. Questo Governo ha esattamente posto il nodo un po' più stretto al nostro Paese e non ha detto nulla di quello che avrebbe potuto fare davvero. Continuavano a parlare di riforma a pacchetto. Ecco, il pacchetto ci è arrivato, ma ci è scoppiato anche in faccia. La verità che il DEF indica nel 2023 è un rapporto debito/PIL del 137,3 per cento e un deficit del 7,2 per cento, con una tendenza al rialzo nei prossimi anni.

La traiettoria correttiva dovrebbe richiedere una riduzione del debito pubblico italiano di circa 21 miliardi di euro l'anno. Ecco perché nello stesso DEF avete annunciato di voler trattare e approfittare della prevista estensione a sette anni dell'aggiustamento di finanza pubblica. Eppure, nonostante le forme di atterraggio, senz'altro più morbide, previste dalla revisione delle regole europee attraverso la previsione di un alleggerimento del rientro del debito al 60 per cento, con traiettorie nazionali su quattro e sette anni e con l'individuazione di piani nazionali di rientro, queste sarebbero comunque poco realizzabili, anche perché l'obiettivo per l'Italia, di accantonare anche solo fino a 15 miliardi l'anno per ottemperare a una riduzione annua dello 0,85 per cento sembra tutt'altro che realistico.

Insomma, nella proposta prevale, ancora una volta, l'aspetto dell'austerità, tanto che la Lega si è astenuta sul testo negoziato dal suo stesso Ministro dell'Economia. E allora? Allora serve una trattativa in sede europea per rivedere la riforma della governance. Certo, il debito deve essere sostenibile, ma serve un quadro di bilancio che davvero sostenga la resilienza dell'economia dell'Unione europea agli shock. Gli Stati hanno bisogno di riservare e avere riserve di bilancio per le politiche anticicliche nei momenti di crisi, ma serve anche una convergenza delle loro politiche fiscali, dei loro investimenti pubblici e delle loro politiche industriali. Infatti, il vulnus principale di questa proposta di revisione è che non è integrata dalla previsione di molte misure fondamentali, come lo scorporo della spesa per gli investimenti nel conteggio del debito e del deficit, di un meccanismo di condivisione e di mutualizzazione di parte del debito nazionale a livello comunitario e delle necessarie revisioni complessive per la convergenza delle politiche economiche e fiscali dei singoli Paesi membri. La spesa per gli investimenti va appunto scorporata dal calcolo del debito e del deficit, ma c'è anche bisogno di un meccanismo di condivisione e di mutualizzazione a livello comunitario di parte del debito nazionale.

Inoltre, gli equilibri di bilancio, come previsti dalla nuova governance europea, basati solo su criteri nazionali, non possono non garantire i livelli degli attuali trasferimenti alle regioni e la sostenibilità dei livelli delle prestazioni essenziali.

Fatemi dire che voi avete fatto un DEF cieco e non comprendete fino in fondo cosa cambierà con la riforma della governance anche rispetto all'autonomia differenziata. Non avete fatto alcuna previsione, e questi nodi, prima o poi, verranno al pettine e arriveranno molto presto, perché voi volete fare una forzatura che porterà questo Paese a sbattere.

Sapete, i beni pubblici europei devono essere al centro di nuovi, importanti investimenti. Sarebbe stato auspicabile che, in esito al lungo percorso di riforma e adattamento alle mutate esigenze della governance, l'Unione avesse riconosciuto un quadro di bilancio a sostegno della resilienza dell'economia della UE agli shock, pur rispettando la sostenibilità dei loro debiti. L'auspicio è che a livello europeo cresca nei prossimi anni la consapevolezza che la governance economica dell'Unione europea dovrà anche contribuire a rispondere alle difficili sfide connesse alle crisi in atto, quella climatica, quella energetica e quella geopolitica, e alle relative implicazioni in termini di maggiori investimenti per la produzione di beni pubblici europei, altrimenti sarà per l'Europa e la sua evoluzione a comunità politica solidale l'ennesima occasione persa.

Presidente, mi faccia dire che però c'è un aspetto più preoccupante, ed è quello del nostro bilancio. Il Sottosegretario Freni lo sa, perché sia lui che il Ministro Giorgetti continuano a fare scena muta. Abbiamo fatto diversi question time in questi mesi per chiedere esattamente cosa ne sarà del nostro Paese. Che cosa intendo? Il prossimo bilancio nasce già, per colpa vostra, con un fardello di più di 23 miliardi di euro: 15 vengono dalla vostra trattativa sulla governance e sul Patto di stabilità, ma poi ne dovremo trovare altri 13-14 proprio per il cuneo fiscale. Già, perché voi avete fatto un'azione, che è quella del cuneo, solo per arrivare alle europee. Fate un DEF cieco proprio per non parlare di quello che succederà domani. Eppure quello che vi chiediamo da mesi è una cosa molto semplice, e Giorgetti ha fatto ancora scena muta proprio nell'ultimo question time. Come finanzierete, esattamente, questi 23 miliardi? La scena muta fa intravedere una soluzione molto chiara: con tagli, con tagli ulteriori alla spesa pubblica. E allora noi vi chiediamo che cosa volete fare delle nuove entrate. Già, perché avete fatto una riforma fiscale e non avete detto dove prenderete quelle risorse.

Volete fare una patrimoniale sui grandi patrimoni, per le grandi ricchezze accumulate in questi 10 anni? Ahimè, no. Volete tassare gli extraprofitti delle banche e di quelle grandi compagnie energetiche? Ahimè, no. Avete rapinato il reddito di cittadinanza e le pensioni degli italiani. La verità è che non volete prendere i soldi dove ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), e l'unica alternativa che mettete in campo è quella di continuare a tagliare i servizi, quando invece dovremmo investire tutto sulla transizione ecologica e sul sistema sanitario nazionale. Per questo noi continueremo a farvi un'opposizione dura, perché non si esce da queste crisi con più austerità.

Voi siete riusciti a prendere tutti i soldi del PNRR e riportarci all'austerità. Questo è un dramma, è un dramma sociale, è un dramma economico, è un dramma ecologico, che questo Paese non si può permettere, così come il vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Azione è sempre stata molto chiara sulle perplessità che abbiamo su questa nuova governance economica europea. Abbiamo addirittura votato contro in Parlamento europeo, benché normalmente, invece, facciamo parte di quella larga maggioranza che approva le proposte della Commissione. Il problema è che la proposta originaria della Commissione non è quella che poi è arrivata al Parlamento europeo. Ci convinceva la proposta originaria della Commissione perché riusciva a combinare una flessibilità con una specificità, ovvero cercava di abbandonare i difetti delle vecchie impostazioni procicliche e passare innanzitutto a una programmazione pluriennale e poi a una riduzione del debito, che doveva essere negoziata, doveva essere ritenuta soddisfacente, ma anche permettere delle variabili, quindi variare nel tempo.

Quindi, ripeto, c'era flessibilità, ma anche specificità, che non significa liberi tutti, ma significa ammettere che Paesi diversi possono avere momenti diversi, tempistiche diverse e situazioni diverse. La nuova proposta approvata, invece, ha moltissime criticità, in particolare riprende i parametri macroeconomici del vecchio Patto di stabilità, li lascia immutati, e quindi è di nuovo soggetta, potenzialmente, a tutti quei contenziosi che abbiamo visto nel corso del tempo oppure anche peggio. Abbiamo votato in maniera contraria perché riteniamo che queste nuove regole in effetti siano insostenibili per il nostro Paese e, quando riteniamo che qualcosa sia insostenibile, penso ad alcune delle politiche del Green Deal, non abbiamo paura a votare contro, anche se rimaniamo e siamo convintamente europeisti.

Perché abbiamo votato contro? Che cosa dice questo testo? L'abbiamo già discusso, dice che gli Stati membri con un debito superiore al 90 per cento del PIL - noi purtroppo ci rientriamo ampiamente - devono ridurre il passivo dell'1 per cento all'anno, che sono circa 28 miliardi. Quindi, è chiaro, come dicono anche la mozione di maggioranza e quella di Italia Viva, che bisogna seguire queste regole e farlo nelle tempistiche date, ma che cosa significa? Significa che bisogna ridurre il nostro debito dell'equivalente, più o meno, di una legge di bilancio all'anno, diciamo 25-28 miliardi. Ora, persino la spending review di Cottarelli, quando era stata proposta, non arrivava a tanto perché, anche con le migliori intenzioni, anche cercando di tagliare, di risparmiare, di fare solo il cosiddetto debito buono, come diceva Draghi, si arrivava a un risparmio di circa 34 miliardi in tre anni, però, non in un anno solo. Quindi, sarà davvero tosta. Noi siamo sempre stati per una politica fiscale che non ritengo definire di austerità, ma semplicemente di responsabilità. Responsabilità significa non essere soggetti a tagli arbitrari, giusto per riuscire a fare “quello che l'Europa ci chiede” tra virgolette, ma andare verso un efficientamento, una redistribuzione della spesa pubblica che abbia senso e che, quindi, si concentri laddove manca di più. Penso, in particolare, al tema scuola e al tema sanità e, ripeto, a fare degli investimenti che siano debito buono, per citare Draghi, lo stesso che purtroppo una gran parte di questo Parlamento ha mandato a casa. Significa che siamo d'accordo con la proposta dei colleghi dei 5 Stelle e con i colleghi di Alleanza Verdi Sinistra? Assolutamente no, perché in quelle proposte - è vero - si chiede, come chiediamo noi nella nostra mozione, di andare in Europa e cercare di riaprire se non altro la discussione e cercare di rinegoziare, ma si inseriscono tutta una serie di clausole che, invece, porterebbero a una sorta di liberi tutti sul debito. Per cui politiche assolutamente regressive, ingiustificabili, come il superbonus, sono incluse, per cui si può fare debito per investimenti non ben definiti e si può scorporare dal conto del debito. Insomma, ci sono una serie di aspetti che dimostrano che, secondo queste forze politiche, la spesa pubblica è l'unica maniera per far crescere il Paese e noi non siamo d'accordo. Al contrario, riteniamo che una grande parte della spesa pubblica sia spesa male ed è giusto che ci diamo delle regole per ridurre questa spesa, per ridurre il nostro debito e per concentrarla davvero sulle priorità.

Ma non siamo neanche d'accordo sull'atteggiamento della maggioranza che dice: ma quindi è colpa dell'Europa che ci impone queste regole. Perché, se da una parte il Governo Meloni è tornato dicendo che aveva ottenuto qualcosa, noi siamo benissimo consci che per il nostro Paese non ha ottenuto assolutamente nulla. Ha fallito i negoziati, ha fallito nel difendere gli interessi del nostro Paese, ha fallito anche sul chiedere tutto quello che c'è di altro in una visione di governance economica europea che, invece, sarebbe necessarissimo per questo Paese. Che cosa intendo, per esempio? Visto che la sanità è oramai al collasso - e noi lo ripetiamo dall'inizio, da quando è nata Azione, continuiamo a ripeterlo, continuiamo a chiedere a ogni occasione, a ogni legge di bilancio, per favore, di concentrarsi sulla sanità -, se fossimo stati in Giorgia Meloni, se fossimo stati in Giorgetti, in quei negoziati avremmo chiesto la riapertura della linea di credito del MES sanitario perché se non possiamo giustamente aumentare ancora a dismisura il nostro debito, allora dobbiamo trovare altre maniere per finanziare un comparto che è in grandissima difficoltà. E avremmo anche voluto che Giorgetti avesse almeno proposto di rinegoziare il totale del budget europeo che, come sapete, equivale a poco più dell'1 per cento dei bilanci nazionali perché quella è la strada per permettere investimenti comuni. Investimenti dove? Sicuramente sulla politica industriale, perché abbiamo bisogno della scala europea per riuscire a fare qualcosa che possa competere con gli altri blocchi commerciali su tanti aspetti, anche quello della transizione ecologica che menzionavano prima i colleghi, ma soprattutto per quanto riguarda la politica industriale, ma ne abbiamo bisogno anche per la difesa comune. Certo, si potrebbe dire: va bene, con i bilanci attuali la parte della spesa per la difesa a livello nazionale basterebbe integrarla e efficientarla. Fino a un certo punto, se si vuole davvero andare verso un'integrazione delle politiche e degli asset di difesa comune, allora bisogna andare verso, ancora una volta, un bilancio europeo più consistente. Quindi, diciamo che il negoziato a livello europeo è stato fallimentare. Ci impone delle regole - che ovviamente andremo a rispettare - che sono penalizzanti per il nostro Paese.

Al contempo, probabilmente questo Governo, visto come ha gestito le passate leggi di bilancio, non sarà capace di fare questa necessaria riduzione del debito nella maniera giusta, quindi tagliare laddove ha senso e investire dove siamo più carenti: scuola e sanità. Non mi stancherò mai di dirlo.

Ultimo aspetto riguarda la questione del ruolo del Parlamento. Alcune delle mozioni, tra cui la nostra, giustamente ricordano che il Parlamento nazionale deve avere un ruolo nella definizione di queste norme, di questi investimenti, di questi tagli. E, purtroppo, quello che abbiamo visto nelle scorse leggi di bilancio è che il Parlamento arriva sempre un po' con l'acqua alla gola, sempre all'ultimo secondo, una sorta di, come direbbero gli anglosassoni, rubber stamping, cioè diamo l'ok e non possiamo fare molto.

In questo senso, per il bilancio pluriennale e per le nuove regole che ci vengono date a livello europeo, sarebbe utile e opportuno che questo Parlamento potesse avere una voce più forte. Persino la mozione della maggioranza, anche se tra le righe, lo propone. Io mi auguro che il Governo saprà darci e permetterci di avere davvero il ruolo che meritiamo, perché siamo la Camera eletta, siamo una democrazia rappresentativa. Ogni tanto, purtroppo, questo Governo se ne dimentica, tra deleghe, decreti e questioni di urgenza.

Quindi, non è colpa dell'Europa, è colpa del Governo, che ha negoziato male. È colpa di quei partiti che ci hanno portato nella situazione in cui siamo, cioè di debito eccessivo, che ci mette in una posizione molto debole rispetto ai partner europei. Quindi, per favore, con queste nuove regole, diciamoci tutti: abbiamo una grande responsabilità verso il nostro Paese, siamo seri e cerchiamo di fare del nostro meglio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente Ascani. Cari colleghi, Governo, il quadro di governance economica dell'Unione europea, insieme alla moneta unica, alla zona euro e alla politica monetaria unica associata, ha, dal 1992 a oggi, contribuito alla stabilità economica, alla crescita e, sicuramente, anche all'aumento dell'occupazione. Il sistema economico europeo, sebbene abbia registrato una ripresa dopo la crisi pandemica ed energetica, deve affrontare una molteplicità di fattori critici: tensioni geopolitiche, inflazione elevata, cambiamenti climatici e demografici, digitalizzazione e la necessità di sostenere competitività e l'autonomia strategica in un'economia aperta, l'importanza di garantire la fornitura di energia a prezzi accessibili, nonché la sicurezza dell'approvvigionamento, come pure la necessità di sviluppare la capacità di difesa. Molte di queste sfide richiedono riforme ambiziosi e ingenti investimenti.

Il mutato contesto nel quale si sono venute a trovare le economie europee, caratterizzato da livelli di debito e tassi di interesse più elevati, nonché da nuovi obiettivi comuni, ravvisa l'esigenza di migliorare l'efficacia del Patto di stabilità e crescita e di riformare quei principi di governance economica per adeguarli alle necessità future. L'esigenza della riforma nasce proprio dalla presa d'atto che l'attuale assetto si è dimostrato troppo rigido nei periodi difficili, con una serie di limiti, tra cui la complessità e la scarsa trasparenza delle regole, un ritmo irrealistico di riduzione del debito nella cosiddetta regola dell'1/20 e gli incentivi limitati per riforme e investimenti.

Il dibattito sulla riforma del Patto di stabilità e crescita e della governance economica dell'Unione europea nel suo complesso, formalmente avviato dalla Commissione europea nel febbraio 2020 e sospeso poco dopo per la pandemia del COVID-19, è stato proprio ripreso a ottobre dell'anno successivo. La maggior parte degli interventi a questo dibattito hanno concordato sull'esigenza di semplificare le regole e renderle più trasparenti e più capaci di sostenere la crescita e promuovere gli investimenti pubblici strategici, abbandonando quindi quegli indicatori di monitoraggio particolarmente complessi, difficilmente osservabili, soggetti a frequenti revisioni, nonché dotando le medesime regole di maggiore efficacia.

Queste parole, che ho voluto dire ora, se i colleghi avessero voglia di andare a leggere i resoconti parlamentari degli anni di conduzione del Governo Berlusconi, le diceva già il presidente Berlusconi nel 1994, nel 1996, nel 2001, a dimostrazione di quanto questo partito, la sua creatura, vedeva lontano ed era lungimirante nel prevedere un cambiamento che per forza andava fatto - mentre l'Europa è rimasta dietro e oggi, purtroppo, ne paghiamo le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) -, come chi appunto aveva una visione lungimirante e vedeva lontano prima degli altri.

Tenendo conto poi dei diversi contributi e, soprattutto, del tentativo di agevolare una convergenza tra le posizioni degli Stati membri, che si è delineata in sede di Consiglio Ecofin dell'Eurogruppo del 10 febbraio 2024, il Consiglio europeo, il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulla proposta di riforma del quadro di governance, in particolare sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al coordinamento efficace delle politiche economiche della sorveglianza di bilancio multilaterale. Si tratta, quindi, di quello che viene solitamente definito braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita.

Il 29 aprile di quest'anno, il Consiglio europeo ha approvato i tre atti legislativi di riforma del quadro di governance economica e di bilancio dell'Unione europea, che sono entrati in vigore proprio il giorno successivo. Il nuovo quadro punta a introdurre norme più efficaci applicabili a tutti i Paesi dell'Unione europea, a definire una struttura di sorveglianza economica più semplice e integrata, che garantisca la sostenibilità del debito e la solidità delle finanze pubbliche a medio-lungo termine e promuove una crescita sostenibile e inclusiva attraverso riforme strutturali, investimenti, integrando meglio le politiche macroeconomiche e di bilancio e introducendo strumenti per monitorare i progressivi e raggiungere quei nuovi obiettivi.

Ancora una volta, Presidente Ascani, cari colleghi, il grande merito lo dobbiamo a quella forza che oggi governa in modo particolare l'Europa come forza di maggioranza, che è il Partito Popolare Europeo, e che vede proprio Forza Italia, l'unico partito italiano che ha aderito e che è uno dei soci fondatori dal 1994, impegnata, anche con le politiche che abbiamo portato attraverso i nostri rappresentanti, in modo particolare con il Vice Premier Tajani, nella definizione di un'Europa nuova, un'Europa vicina ai cittadini, ma anche un'Europa che, in qualche modo, dia spunto e valore alla crescita dei singoli Paesi.

L'obiettivo generale di questa riforma è ridurre proprio il rapporto del debito/PIL e i disavanzi in modo graduale, realistico, duraturo e favorevole alla crescita, fornendo, al tempo stesso, un margine adeguato per le politiche anticicliche e per affrontare gli squilibri macroeconomici.

Le regole di bilancio rivedute contribuiranno sicuramente al conseguimento di questi obiettivi strategici comuni a medio-lungo termine, quali la realizzazione di una duplice transizione verde e digitale equa, la garanzia della sicurezza energetica, il sostegno di un'autonomia strategica aperta, la lotta al cambiamento demografico, il rafforzamento della resilienza sociale ed economica e della convergenza duratura e, soprattutto, l'attuazione della bussola strategica per la sicurezza e la difesa. Sono argomenti che, in queste ultime settimane, sono sempre più attuali e che, purtroppo, ci devono far riflettere rispetto a quanto sia importante, ancora una volta, una politica europea che tenga conto degli scenari. Ricordiamoci, ancora una volta, che vi è stato un unico grande evento di cui l'Italia deve essere orgogliosa, Pratica di Mare, con riferimento al quale, all'epoca, furono strette quelle mani tra la Russia e l'America, in un rapporto di leale collaborazione; e andavano proprio in questa sinergia, di trovare nell'Europa un punto centrale. L'Europa deve diventare anche importante nella difesa dalle aggressioni che oggi, purtroppo, arrivano non solo dalla Russia, ma, in modo particolare, anche dal Medio Oriente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Il percorso della riforma proposta dalla Commissione europea non prevede una modifica dei Trattati, rimangono infatti invariati i parametri di riferimento fissati dal Trattato di Maastricht, ossia il 3 per cento per il rapporto tra il disavanzo pubblico previsto ed effettivo e il PIL ai prezzi di mercato, il 60 per cento per il rapporto tra debito pubblico e il PIL.

L'attuale parametro per la riduzione del debito, che implica in particolare per i Paesi con debito elevati, come noi, un aggiustamento di bilancio troppo impegnativo, prociclico e anticipato, determinando quindi un impatto molto negativo sulla crescita e dunque anche sulla stessa sostenibilità del debito, viene abbandonato; viene abbandonato - e lo voglio sottolineare - in favore della definizione di percorsi specifici per Paese, che riducano il debito in modo realistico, graduale e duraturo, attenendosi, al tempo stesso, a un quadro trasparente comune dell'Unione europea, coerente con i valori di riferimento del 3 per cento e, soprattutto, del 60 per cento del PIL previsti dal Trattato. Anche questo, ancora una volta, è Forza Italia che - vi invito ad andare a leggere i resoconti - lo indicava in maniera molto chiara nel percorso, in modo particolare nell'appuntamento a Marsiglia del Partito popolare, dove il Presidente Berlusconi queste cose le aveva già anticipate la bellezza di oltre 12 anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Una delle principali novità della riforma è dunque l'adozione di questo approccio differenziato nei confronti di ciascuno Stato membro, per tenere conto dell'eterogeneità delle posizioni di bilancio del debito pubblico e, quindi, delle sfide economiche in tutta l'Unione europea.

Pertanto, questo quadro consentirà la definizione di traiettorie di bilancio pluriennali, specifiche per ciascun Paese, garantendo quindi, nel contempo, un'efficace sorveglianza multilaterale, rispettando il principio della parità di trattamento.

La riforma prevede anche che la programmazione economica e di bilancio venga definita attraverso l'elaborazione di un Piano strutturale di bilancio di medio termine, che sostituisce quindi il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma.

Il Piano, che a regime deve essere presentato entro il 30 aprile, costituisce quindi il documento principale per la programmazione di bilancio su un orizzonte di medio periodo, dunque riunendo in un solo documento sia la parte fiscale sia quella strutturale, sinora trattate separatamente in quello che è il Programma di stabilità e nel Programma nazionale di riforma. Sulla base di questa traiettoria di riferimento, gli Stati membri integrano, quindi, il percorso di aggiustamento del bilancio.

Altra novità della riforma è che il percorso, giustamente, è definito in termini di variazione nominale annua della spesa primaria netta, che rappresenta pertanto l'unico indicatore oggetto di monitoraggio ai fini proprio della sorveglianza di bilancio da parte della Commissione europea.

In conclusione, signor Presidente, il gruppo di Forza Italia voterà a favore della mozione di maggioranza che impegna il Governo a individuare, nel rispetto delle disposizioni euro-unitarie e informando adeguatamente il Parlamento - anche su questo ringraziamo il Governo, per aver accolto sempre le nostre proposte di una leale e fattiva collaborazione tra Parlamento e Governo -, un percorso di spesa primaria netta, ai fini della redazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine, compatibile con la necessaria sostenibilità del debito e il mantenimento di un adeguato profilo di crescita economica nel periodo di riferimento; e che impegna altresì a presentare, in tempi congrui, al Parlamento il Piano strutturale di bilancio a medio termine, che, in base alle nuove norme di governance economica europea, costituisce, quindi, il principale documento di programmazione economica e di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola elementare Leopoldo Franchetti, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi il MoVimento 5 Stelle vuole denunciare un tradimento compiuto da Giorgia Meloni: ha preso una corda, formato un nodo e questo cappio al collo lo ha messo e lo sta mettendo all'Italia. È un cappio al collo che nasce dalla scelta, una scelta insana, di accettare il Patto di stabilità nel confezionamento che è stato fatto dall'asse franco-tedesco, addirittura in modo passivo e acquiescente. Perché, vedete, si può anche non vincere una battaglia - sono battaglie difficili, ne sappiamo qualcosa - occorre coraggio, determinazione, ma rinunciare a combattere una battaglia è qualcosa di vigliacco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non abbiamo sul tavolo una proposta italiana, non abbiamo una battaglia combattuta dall'Italia, abbiamo soltanto un “signorsì” dal Governo dei patrioti.

Vedete, è un Patto che farà malissimo all'Italia, perché prende di mira la spesa primaria, attribuisce alla Commissione poteri molto penetranti per quanto riguarda la sostenibilità del debito dei Paesi europei e anche dell'Italia. Attenzione, ci avevate anche un po' illuso, qualcuno vi ha creduto, vi ha votato. Un Governo politico, basta Governi tecnici! Un Governo politico che si faccia valere in Europa! Ma attenzione, avete fatto un disastro. Neppure i Governi tecnici… Giorgia Meloni ha votato il Governo Monti, ma, guardate, almeno il Governo Monti, quando ha tagliato le pensioni, piangevano, voi invece sorridete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Sorridete e accompagnate questi tagli con mossette, mi riferisco a Giorgia Meloni, mossette da cabaret, ma vi rendete conto? Tra TeleMeloni e una stretta di mano a De Luca: ma è una Presidente del Consiglio che accetta una cosa del genere con le mossette (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti)!

È un disastro che si è concretizzato in tre step. Primo step a dicembre, Giorgia Meloni con il fido Giorgetti che addirittura dicono “ma è un buon compromesso”, e meno male che è un buon compromesso. Ma poi c'è stato il secondo step, si è consumato, e qui, ovviamente, quella dei responsabili e corresponsabili è una platea molto più allargata, perché si è consumato all'Europarlamento: le maggiori forze italiane si sono astenute sulla votazione. Il MoVimento 5 Stelle è l'unico che, con la schiena dritta, con i suoi europarlamentari ha votato “no” a questo “pacco” di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutti i maggiori partiti italiani si sono astenuti. Terzo step: vedete, avevate ancora una possibilità, c'era il Consiglio dei ministri, e lì è all'unanimità che si vota, ed era delegato a partecipare il “cognato d'Italia”, il Ministro patriota per eccellenza, Lollobrigida: non ci ha messo neppure la faccia, ha mandato un Sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un Ministro che, sappiamo, ha grande coraggio e grande dimestichezza a fermare i treni, ma non riesce a fermare i tagli dannosi per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Giorgia. Adesso la conosceremo; l'abbiamo già conosciuta, perché ormai sono due le leggi di bilancio fatte: mani di forbice. Adesso dovete tagliare 13 miliardi l'anno, lo dicono istituti indipendenti e molto qualificati (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questi 13 miliardi dove li prenderete? Li prenderete a partire dalla sanità, dall'istruzione. Guardate che la sanità, veramente, è in una situazione disastrosa. Giorgia Meloni, la nostra Presidente del Consiglio, continua a raccontare le favole in TV: dice che lei sta investendo in sanità. Quei 3 miliardi messi in più non sono nulla, si chiama definanziamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non prendete in giro gli italiani! Non coprono neppure i costi di gestione, gli aumenti, l'inflazione. Tutti i Governi, tutti i Presidenti del Consiglio hanno messo miliardi in più, voi molto meno degli altri. Avete letto le statistiche? Vi informate? Ieri è uscito l'ultimo dato: le liste di attesa aumentano sempre più e, addirittura, la media di attesa dell'anno scorso al pronto soccorso sapete quanto era - non vi distraete -, sapete quanto era? 31 ore! Significa che gli italiani vanno al pronto soccorso e stanno lì quasi un giorno e mezzo! Vi rendete conto? È aumentata di sei ore rispetto all'anno precedente. Con il Patto di stabilità e i tagli che porterete, le liste d'attesa e l'attesa media al pronto soccorso aumenteranno sempre di più.

Attenzione: lady tax. Avevamo già anticipato, di fronte alla legge di bilancio, che qui avevamo lady tax Meloni. Cos'altro taglierete in più? Avete già aumentato le tasse nella culla, tolto i sostegni ai giovani che vogliono comprare casa, smantellato Transizione 4.0, peraltro sempre con l'inganno. Avete detto “noi per le imprese porteremo Transizione 5.0”: stiamo ancora aspettando i decreti attuativi, che non arriveranno. Questo è il Paese vero, non il Paese di TeleMeloni. Siamo a 13-14 mesi consecutivi di taglio, o meglio di crollo, di calo della produzione industriale. Questa è la realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E, attenzione: adesso c'è la campagna elettorale, siamo tutti distratti. Avete riempito i manifesti con la formula: “Con Giorgia l'Italia cambia l'Europa”. Guardate, non è sbagliato, però è incompleta la formula: “Con Giorgia l'Italia cambia l'Europa in peggio”, fate questa aggiunta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli D'Italia)! Avete cambiato…

TOMMASO FOTI (FDI). Ci vediamo alle urne!

GIUSEPPE CONTE (M5S). Può richiamare il capogruppo? Che si contenga, grazie. Avete (Commenti del deputato Foti)

PRESIDENTE. Collega, Foti! Prego, collega.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Non si sbracci, il capogruppo, avrà la possibilità di replicare, di che si preoccupa? Potrà raccontare, continuare a raccontare la sua visione edulcorata dell'Italia…

PRESIDENTE. Collega Conte, prego continui. Ho ripreso il collega Foti. Vale per tutti. Visto che ci siamo fermati: qui parla chi ha la parola. Quando uno ha la parola, parla: in questo caso, l'onorevole Conte.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Grazie, Presidente. Avete cambiato l'Europa: certo che l'avete cambiata, portandola da 209 miliardi di finanziamenti all'Italia, che abbiamo ottenuto noi, a meno 13 miliardi, che avete subito voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questa è l'unica realtà, l'unico dato certo.

Quel che dispiace è che vi avevamo spianato la strada, perché nel “Conte 2” abbiamo fatto un lavoro nell'interesse anche vostro, anche vostro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo creato una svolta e una prospettiva completamente nuova in Europa, un Piano di investimenti straordinario, come mai successo in tutti i decenni precedenti, per realizzare questo sostegno alle imprese e alle famiglie basato sul debito pubblico comune. Avete distrutto tutto questo. Vedete - per rimanere alla cronaca attuale -, voi lo sapete bene: non è certo l'algoritmo che realizza le rivoluzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per realizzare le rivoluzioni occorrono persone che abbiano davvero a cuore il destino della propria Nazione, che abbiano il coraggio, la schiena dritta, che non parlino soltanto davanti alle telecamere, che si battano a Bruxelles, nei consessi internazionali, con la schiena dritta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Quelli sono i veri patrioti! Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si levano in piedi)!

(Ulteriore parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario Freni, per cambiare un parere. Ne ha facoltà.

FEDERICO FRENI, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Re melius perpensa, il Governo, rispetto alla mozione Marattin ed altri n. 1-00289, conferma il parere contrario sulla seconda premessa e sul primo impegno, ma il parere diventa favorevole limitatamente alla prima e alla terza premessa e all'impegno sub lettera b).

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ottaviani. Ne ha facoltà.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Il dibattito in quest'Aula non può e non deve mai essere un dibattito monocorde e, soprattutto, non può essere un dibattito che salta a piè pari quelle che possono essere le impostazioni degli altri colleghi di minoranza - non voglio definirli, naturalmente, di opposizione precostituita e preconcetta -, laddove quelle indicazioni possano, in qualche modo, riuscire a contribuire a migliorare un testo per un Accordo sul palcoscenico internazionale, che non vale per un esercizio finanziario. Stiamo parlando di un Accordo che riguarda la stabilità dei conti pubblici e, soprattutto, la prospettiva non soltanto della stabilità, ma della crescita di quei conti per un quinquennio e per un periodo che, in realtà, può diventare anche di sette anni, a seconda di quella che sarà l'abilità e l'autorevolezza dei Governi che in quel momento saranno in carica. Un dubbio forte, un sospetto lo abbiamo su quello che sarà il Governo in carica anche in quel momento, ma non lo vogliamo esplicitare, perché lo espliciteranno gli elettori in modo più formale di qui a qualche anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, per evitare di commettere anche noi l'errore relativo al praeiudicium - quindi una sorta di pregiudizio che diventerebbe simile a quelle che erano le ipostasi di Platone, cioè quei princìpi indimostrabili che si hanno e che devono rimanere lì -, siamo andati ad approfondire, anche nel merito, quelle che preliminarmente, signor Presidente, sono le mozioni presentate da parte del PD e del MoVimento 5 Stelle, perché dovrebbero essere quelle di maggior riferimento, quelle demolitorie rispetto alla mozione che, invece, ci siamo permessi di rimettere al dibattito dell'Aula.

Allora, andiamo molto velocemente, seppur per flash, a evidenziare i nuclei attorno ai quali dovrebbero ruotare le critiche fondamentali mosse simmetricamente alla mozione della maggioranza. All'interno della mozione del PD, viene fatto riferimento alla necessità, che ha rilevato la Commissione europea, di eliminare i difetti delle vecchie regole, abbandonando le norme basate su variabili non osservabili, il prodotto potenziale, l'output gap, evitando di compromettere la capacità degli Stati membri di effettuare gli investimenti. Perdonateci, ma quelle regole non le avevate concordate voi, direttamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) con la vecchia Commissione europea? Cioè, voi che siete stati al Governo della nave - potremmo dire, più che altro, della zattera - fino a qualche tempo fa, lasciandola in balìa delle onde stesse, adesso, a babbo morto, vi accorgete, con il senno del poi, che effettivamente c'erano regole che compromettevano la capacità degli Stati membri di effettuare gli investimenti. Re melius perpensa, come diceva prima il nostro Sottosegretario, ma, certo, optima perpensa potremmo dire perché, probabilmente, si è arrivati, dopo parecchio tempo, alle stesse conclusioni alle quali ha fatto riferimento, in modo particolare, la Lega, nel corso degli ultimi anni, rappresentando che quell'Europa non era l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che rappresentava gli interessi del nostro Stato, che è cosa diversa dal dire: no, ma voi siete, in realtà, al di fuori delle regole europee. Abbiamo, semplicemente, sempre ribadito un concetto ben chiaro: non potevamo non essere noi i primi attori - non sicuramente gli unici -, ma non potevamo non essere anche noi i primi attori nella necessità di stendere nuove regole che andassero nella direzione non soltanto della stabilità, ma, soprattutto, della crescita, perché è chiaro che, nello stesso momento in cui ci sono altri nostri partner europei - così come possiamo definirli, in quanto non stiamo parlando né di avversari, né di altro, ma appunto di partner europei - che hanno lo stesso interesse nostro, ossia cercare di tutelare al massimo l'interesse pubblico nazionale dei loro territori, è chiaro che doveva esserci una verifica in ordine agli obiettivi del medio termine, che vengono evidenziati all'interno della nostra proposta, per capire se questi obiettivi, peraltro, coincidono con quelli di ogni singolo Stato. In altri termini: se abbiamo un'economia in crescita, e abbiamo visto la differenza tra quello che si è registrato - non lo diciamo noi, ma lo dice Eurostat - tra la crescita della nostra economia e, purtroppo, il rallentamento di altre - che non stiamo qui a sottolineare, per evitare di violare le regole del bon ton - il dubbio che ci possa essere un'unica direzione, un'unica gestione che, in qualche modo, possa cercare di rallentare la crescita europea per cercare, comunque, di evitare che quella italiana possa avere un booster diverso rispetto agli altri, è legittimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) o non è legittimo nella difesa degli interessi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

Lo abbiamo visto sulla vicenda relativa ai tassi della BCE. Guardate, è inutile che ci giriamo attorno: nello stesso momento in cui Christine Lagarde ha continuato a dire che, secondo la propria ricetta economica - e non stiamo parlando di Fisher, né del più grande economista mondiale - quindi, semplicemente secondo il suo punto di vista, era necessario alzare i tassi di interesse, perché si poteva andare verso una spirale di carattere inflattivo, e questo poi non è successo, allora, forse, quell'innalzamento dei tassi d'interesse non è andato a penalizzare le nostre imprese, che in realtà non si rivolgevano neppure al pubblico, al debito pubblico, ma si rivolgevano esclusivamente al credito bancario privato, e che hanno visto bloccati i propri investimenti rispetto a una potenzialità che rimaneva inespressa? Allora, anche in questo caso noi possiamo dire, con assoluta tranquillità, che quel modello di gestione europeo era un modello assolutamente in linea con gli interessi del nostro Paese? Se non vogliamo rischiare quello che è il crimine, perlomeno etico, dell'eresia dovremmo astenerci, perlomeno, dal condividere quel tipo di impostazione.

Si è fatto riferimento, sempre nella mozione del PD, allo spettro enorme che è dietro l'angolo, circa la possibilità dell'apertura di una procedura di infrazione verso l'Italia per l'anno in corso.

Il Ministro Giorgetti ha detto che, chiaramente, nello stesso momento in cui vengono meno le norme di salvaguardia, perlomeno in questa fase, in cui possiamo parlare di transizione - non meramente ecologica, ma di transizione economico-finanziaria -, l'effetto immediato può essere quello della procedura di infrazione, ma non si è nascosto dietro a un dito, l'ha rappresentato con grande evidenza.

Lo stesso tipo di spettro è stato agitato nella corrispondente parte della mozione del MoVimento 5 Stelle, ove si fa riferimento, nell'ultimo capoverso della mozione stessa, alla possibilità, assai concreta, che venga aperta la procedura di infrazione, prospettando conseguenze nefaste e inenarrabili.

Anche in questo caso, soccorre il profilo della statistica e, soprattutto, degli annales economico-finanziari consultabili da tutti. Stiamo parlando della prima e unica procedura di infrazione che, da, quando è in vigore l'Unione europea, viene eventualmente sollevata e mossa nei confronti del nostro Paese? Non è così. Sapete perché? Perché nel 2021, quando c'era un Governo tecnico - non quando c'era un Governo politico - che, peraltro, era stato accettato da parte della Lega per interessi nazionali e per la difesa della prevalente necessità di porre in essere accorgimenti di carattere politico e finanziario, le procedure di infrazione erano 82. Ma tali procedure di infrazione, signor Presidente, il 29 aprile 2024 - quindi, in questo periodo - sono scese a 63 col Governo politico di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E il 24 aprile, la Commissione europea ne ha cancellate 7, un risultato enorme, perché se non c'è la credibilità del partner, se non c'è l'autorevolezza del soggetto politico-istituzionale. con il quale si porta avanti il contraddittorio in sede europea, non c'è una cancellazione d'emblée di 7 procedure, che avrebbero potuto provocare, quelle sì, conseguenze serie sui conti del nostro Paese.

Allora - e mi avvio a concludere -, i dati economici pubblicati non dal Governo, ma dall'Ufficio parlamentare di bilancio nel corso delle ultime audizioni, che sono avvenute nel massimo rispetto del contraddittorio, restituiscono una realtà economica, ma soprattutto vera ai nostri conti pubblici…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). …che probabilmente va oltre le previsioni più ottimistiche che, dall'ottobre 2022, questo Governo si era prefissato. Basti pensare al profilo e all'impatto relativo alle nuove stabilizzazioni occupazionali, perché se su 480.000 nuove assunzioni ben 460.000 sono a tempo indeterminato, significa che le riforme…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere. Ha abbondantemente esaurito il suo tempo.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). …che stiamo portando avanti - e vado a concludere - Presidente, sono riforme strutturali e non contingenti.

L'interesse del Paese, signor Presidente, può essere di due tipi: quello non nel medio, nel brevissimo termine, che è quello portato avanti…

PRESIDENTE. Collega, concluda.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). …da chi pensava che ci potesse essere la democrazia virtuale, quella addirittura con i post, e chi invece ritiene che, con le riforme strutturali, soprattutto quella della verifica di medio termine dei nostri conti, possiamo continuare a centrare l'interesse pubblico nazionale anche sul palcoscenico internazionale che, in questo momento, ci occupa e sul palcoscenico comunitario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il tema della governance economica europea sembra un tema tecnico, lontano. In realtà, tocca da vicino la vita dei nostri cittadini, delle nostre comunità, perché decidere se e come utilizzare le risorse europee, se e come crearne di nuove, vuol dire decidere quali servizi pubblici rafforzare, quali infrastrutture fisiche o digitali costruire, quali investimenti fare in ospedali, asili, scuole, cura del territorio.

Questa mozione è più che mai necessaria, perché è evidente che, offuscati dalla vostra narrazione e dalla propaganda sovranista, avete perso completamente la bussola. Da quando siete al Governo, i risultati sono stati disastrosi e fallimentari, state danneggiando e isolando il nostro Paese, questa è la verità.

Al di là della propaganda a reti unificate, l'imbarazzante incapacità di questo Governo è emersa in modo evidente, soprattutto in questi ultimi mesi. La vicenda del Patto di stabilità è forse quella più emblematica.

Ricordiamo da dove siamo partiti: dalla sospensione delle vecchie regole durante la pandemia, per creare uno spazio fiscale ai nuovi investimenti in sanità, difesa del lavoro, delle imprese e delle famiglie. Noi siamo - lo ricordiamo con forza - orgogliosi dei risultati straordinari che abbiamo ottenuto durante la pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per difendere la vita e la salute dei nostri cittadini e per non lasciare nessuno indietro, da un punto di vista economico e sociale. E lo rivendichiamo con forza.

Lo ricordiamo con garbo istituzionale rispetto anche alla Premier: noi non abbiamo limitato nessuna libertà, abbiamo limitato solo la circolazione e la diffusione di un virus letale, mentre voi strizzavate l'occhio ai no-vax e ai no-mask (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Mentre noi combattevamo il COVID, voi combattevate il green pass! Questa è la differenza tra noi e voi (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Se siamo riusciti a difendere la tenuta delle nostre comunità, è stato proprio grazie alla sospensione delle vecchie regole del Patto di stabilità. A fine 2023, quella sospensione terminava. Toccava a voi, in una sorta di staffetta politica ideale, prendere le redini del negoziato in Europa. Per anni, avete detto che sareste andati a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo - l'abbiamo ascoltato tutti - e a difendere le ragioni dell'Italia. La verità è che a quei tavoli non vi hanno fatto neppure sedere e, quando avete trovato uno strapuntino, non vi hanno fatto neppure parlare. E i risultati si vedono, perché avete fatto una figuraccia clamorosa. Invece di difendere con forza la proposta uscita dalla Commissione - avanzata, in particolare, dal Commissario Gentiloni - avete accettato un accordo al ribasso, che evita, certo, il ripristino del vecchio patto, ma non raggiunge gli obiettivi di flessibilità e incentivo agli investimenti che era necessario ottenere. Che cosa è successo?

È successo che è mancata la credibilità al vostro Governo, ai vostri Ministri e al Presidente del Consiglio. Ci rivolgiamo proprio alla Premier: quale credibilità credete di avere, se continuate a inveire contro l'Europa con i sovranisti-estremisti di Vox, con Le Pen e Orbán? Quale credibilità credete di avere, se avete un Vice Premier che, come slogan alle elezioni europee, chiede “meno Europa”? Come possono prendervi sul serio? C'è bisogno di “più Europa”, non di “meno Europa” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Questa è la differenza ed è la ragione per la quale in Europa non vi fanno contare e non riuscite a incidere minimamente.

Abbiamo bisogno di “più Europa”. D'altra parte, il risultato della vostra incapacità sul Patto di stabilità è emerso plasticamente da un episodio che definirei quasi kafkiano e grottesco: mentre a reti unificate la Presidente del Consiglio si diceva soddisfatta dell'intesa raggiunta, la stessa Premier Meloni, insieme al Ministro Giorgetti, venivano sfiduciati dai loro stessi partiti, che si astenevano a Bruxelles, nel Parlamento europeo! Non è mai successa una cosa del genere e dovete prenderne atto!

Oggi ci ritroviamo a subire le conseguenze di questa vostra intesa al ribasso, perché le nuove regole ci costeranno, sapete quanto? Ci costeranno 13 miliardi di euro di correzione finanziaria, che vuol dire 13 miliardi di euro di nuove tasse o di tagli ai servizi pubblici essenziali ai nostri cittadini. Questo è il regalo che avete fatto all'Italia col Patto di stabilità che avete negoziato.

Per questo, vi invitiamo a promuovere, nella prossima legislatura, una riflessione che porti a migliorare il nuovo quadro complessivo di regole economiche, coniugando gli obiettivi di stabilità finanziaria con quelli di crescita, rilancio e benessere delle nostre comunità.

Proviamo, nel deserto dei vostri risultati, a indicarvi anche un'altra strada: la strada principale da perseguire è quella di continuare lungo la scia del Next Generation EU. Continuate e raccogliete l'ambizione di questo strumento. Per la prima volta, nella storia europea, gli Stati hanno deciso di mettere insieme i propri debiti pubblici con l'emissione di eurobond, per finanziare e aiutare i Paesi più in difficoltà. Questa è una misura rivoluzionaria - dobbiamo dirlo con forza - di cui siamo assolutamente orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! È l'idea, è il simbolo dell'Europa del futuro, dell'Europa della solidarietà, dell'Europa che rilancia il proprio oggetto di integrazione.

E non è scontato chiedervi di impegnarvi affinché in futuro si creino altri strumenti simili. Non è scontato, perché quello che avete fatto negli anni passati è evidente: innanzitutto, avete votato contro, qui in Aula - era il 15 luglio 2020 -, l'invito al Governo a negoziare questo strumento e, in Europa, vi siete astenuti per ben cinque volte, quando si è trattato di creare questo strumento.

Ma non è scontato neppure per quello che state facendo in Italia. Guardate, in questo anno e mezzo di Governo, avete rallentato e modificato in modo sbagliato il Piano che avevamo costruito. Quanto ai tempi, vi invitiamo a finirla con il racconto di un mondo che non esiste. La quinta rata di dicembre scorso ancora non è stata pagata e della sesta non si ha nessuna traccia. Questo è quello che vi chiediamo di chiarire: a che punto siete sull'attuazione del Piano e della sesta rata? Nulla è dato sapere al Parlamento.

A questo, si aggiunge poi il dramma dei tagli che avete operato. Noi lo diciamo e lo ribadiamo chiaramente, perché ve lo abbiamo già detto in altre occasioni in Aula e i dati parlano chiaro: avete cancellato progetti per 100.000 nuovi posti in asili nido, e questo, per noi, è un delitto. Avete cancellato 500 progetti di case e ospedali di comunità, e questo, per noi, è un delitto. Avete cancellato miliardi di euro di progetti di riqualificazione delle periferie e questo, per noi, è un delitto. Avete rivoluzionato e trasformato in peggio il Piano che avevamo costruito, alle spalle e ai danni del Paese.

Questa è la verità. Dovete chiedere scusa al Paese. Altro che “primi della classe”, stiamo diventando gli ultimi e, purtroppo, i risultati sono drammatici. Dovete chiedere scusa, da ultimo, anche di una norma di cui siamo venuti a conoscenza pochi giorni fa: una norma folle. Come è possibile immaginare di tagliare la spesa corrente dei comuni più virtuosi e più impegnati nei progetti del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Come è possibile togliere ai comuni la possibilità di gestire le opere pubbliche finanziate dal PNRR, gli asili, le scuole e gli altri interventi del PNRR? Una norma folle! Il tema allora - ed è la verità - è che per voi il PNRR non è un'occasione ma, purtroppo, è un grande peso.

Dal successo di questo strumento, invece, dipende il futuro dell'Italia e dipende, però, anche il futuro dell'Europa perché, se questo Piano avrà successo, riusciremo a proporre una ripetizione di strumenti simili nei prossimi anni ed è quello che vi chiediamo: non disperdere l'ambizione del Next Generation EU; rendere strutturali i programmi di investimenti comuni, in particolare sulle transizioni ecologiche e digitali, sulle sfide sanitarie, sulle sfide sociali e occupazionali e sui beni pubblici europei. Così come vi chiediamo di promuovere sempre più appalti congiunti: ci sono stati due report e relazioni estremamente interessanti dell'ex Premier Draghi e dell'ex Premier, ex segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Prendete spunto quello che era scritto in questi report: dobbiamo rafforzare le politiche industriali integrate, i programmi di investimento comuni, creare una capacità fiscale comune europea per finanziare, con risorse pubbliche dell'Unione, le politiche a sostegno della crescita e della coesione territoriale. Guai a tornare indietro, per esempio, sugli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici. Guai a sostituire il negazionismo sanitario con un nuovo negazionismo climatico. Bisogna continuare a investire in quella direzione; certo, con un'attenzione a non far ricadere i costi e gli oneri sulle famiglie più fragili e sulle imprese e a non creare contraccolpi occupazionali, ma guai a tornare indietro sugli obiettivi di transizione energetica e di lotta ai cambiamenti climatici.

Infine, riteniamo fondamentale rafforzare lo strumento dell'European Peace Facility e gli impegni per una difesa comune, che razionalizzi e renda più efficienti gli attuali investimenti nazionali. Abbiamo bisogno di un'Europa che sia più autorevole a livello internazionale, in grado di esercitare un ruolo sempre più decisivo in politica estera anche e soprattutto come attore diplomatico di pace. Per questo continuiamo a chiedere con forza, in quest'Aula, un impegno maggiore a livello europeo per il cessate il fuoco in Ucraina e, soprattutto, continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato a Gaza. Basta con questa strage quotidiana di innocenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! L'Europa deve essere sempre più protagonista, da questo punto di vista. Ecco quello che vogliamo e che abbiamo chiesto nella nostra mozione: un'Europa più unita, più competitiva; un'Europa della solidarietà, della coesione; un'Europa più democratica.

Vi chiediamo, insomma, di non abbandonare quello spirito di Ventotene che ha fatto dell'Italia uno dei sei Paesi fondatori dell'Europa unita, mettendo da parte, una volta per tutte, la vostra propaganda sovranista. Perché, guardate, non esistono soluzioni nazionali a problemi globali e chi vuole tornare a soluzioni medievali è dalla parte sbagliata della storia: questa è la realtà. È dalla parte sbagliata della storia chi non prende le distanze e chi non le prende davvero da chi ripudia lo Stato di diritto, da chi ripudia la libertà di espressione, da chi ripudia i valori fondanti dell'Unione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e da quanti negano le responsabilità delle SS o del nazismo! Chi non fa questo è dalla parte sbagliata della storia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Allora, vi chiediamo di credere nell'Europa; di battervi per rilanciare il processo di integrazione e rafforzare quello spirito pionieristico dei padri fondatori, cui faceva riferimento il compianto David Sassoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti della deputata Gardini). Recuperate quello spirito pionieristico che ha fatto dell'Europa una grande realtà, per rafforzare e difendere al meglio i nostri territori.

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Noi crediamo in questo e siamo certi che, già alle prossime elezioni europee, gli italiani siano pronti a dimostrarvi in quale direzione dovete portare il Paese. Andiamo avanti in questa direzione, per una maggiore integrazione europea e una maggiore difesa dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Prima di entrare nel merito della governance, mi lasci dire che Fratelli d'Italia, il Premier Meloni, non è dalla parte della storia giusta o sbagliata; la storia la sta scrivendo e la sta scrivendo anche attraverso questi passaggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La sta scrivendo attraverso un percorso difficile in Europa, che è stato lasciato da chi ha preceduto il Premier Meloni.

La riforma delle regole della governance europea parte dalla necessità di correggere l'impostazione complicata che, a partire dalle modifiche del 2005, si è progressivamente configurata. Il Governo Meloni si è trovato di fronte a una scelta; certo, non è il Patto di stabilità e crescita migliore in assoluto, ma sicuramente è un passo in avanti verso le necessità di rappresentanza dell'Italia in Europa. E, in quanto ad autorevolezza, direi che tutti i passaggi, tutto quello che sta succedendo in Europa e tutte le dichiarazioni confermano esattamente il contrario di quanto abbiamo ascoltato in quest'Aula. Questo è un Governo assolutamente autorevole e capace di imporre le proprie idee, così come ha fatto nella modifica di questo Patto di stabilità e crescita, perché nel lessico siamo abituati a parlare di Patto di stabilità e dimentichiamo che c'è anche un'altra parte, la crescita, che è esattamente quella sulla quale si è concentrato il Governo Meloni. Lo ha fatto attraverso un negoziato molto complicato e lungo: lo abbiamo visto anche sull'incapacità di trovare l'unanimità necessaria alla modifica del braccio correttivo del Patto. Tuttavia, ciò non ha impedito di raggiungere dei risultati encomiabili e che sicuramente rappresentano il bene per l'Italia.

Parto proprio da una prima considerazione perché, nel nuovo assetto di regole, alla programmazione, che è sempre stata centrale anche nella legge di contabilità dal 1978, si affianca finalmente un concetto - che, seppur presente nella legge di contabilità italiana, la legge n. 196 del 2009, è sempre stato dimenticato - cioè il rafforzamento delle procedure di monitoraggio dell'andamento della spesa. Dico questo perché, vede, Presidente, ho sentito in quest'Aula parlare di cappio al collo: è così, l'Italia ha avuto un cappio al collo e quel cappio al collo era il superbonus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Infatti, quando si ha a che fare con degli spacciatori di falsità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), all'interno delle aule parlamentari e anche al di fuori, non si raccontano i danni che questo provvedimento scandaloso ha fatto. Io ricordo il “gratuitamente”, ricordo quando veniva raccontato che il superbonus aveva aumentato i posti di lavoro, ricordo quando veniva raccontato che il superbonus aveva aumentato il PIL: ecco, queste sono tutte falsità, certificate non da Fratelli d'Italia, ma dalla Banca d'Italia, dalla Corte dei conti e dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Tutti gli indicatori economici dicono che il superbonus è stata una tragedia (Commenti del deputato Leonardo Donno) e io ancora ho difficoltà a capire e mi chiedo quale economista abbia aiutato il MoVimento 5 Stelle…

PRESIDENTE. Onorevole Donno!

YLENJA LUCASELLI (FDI). …a spargere tutto questo debito. Perché, vede (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Devi stare calmo!

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Colleghi! C'è la Presidenza. Ho richiamato l'onorevole Donno. Lo ribadisco, collega Donno, anche ieri l'ho richiamata all'ordine: dopo due richiami all'ordine, si esce dall'Aula. In quest'Aula, come valeva quando parlava prima l'onorevole Conte, parla chi ha la parola, gli altri ascoltano. Adesso parla l'onorevole Lucaselli. Non c'è niente da ridere, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

YLENJA LUCASELLI (FDI). Vede, Presidente, no, noi non sorridiamo. Noi non sorridiamo e, in realtà ci sarebbe veramente da piangere per gli anni vissuti con il MoVimento 5 Stelle al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Applausi ironici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Tuttavia, siccome siamo persone coraggiose, mettiamo le lacrime da parte e cerchiamo di risolvere i problemi che avete creato in maniera consapevole.

Infatti, non sfugge a nessuno che il risultato di questi 200 miliardi, più il PNRR, che viene raccontato come un grandissimo risultato dell'allora Premier Conte, in realtà poi scopriamo che questi ha guardato semplicemente un computer e un algoritmo: ha dato i soldi all'Italia, perché, in quel periodo, avevamo una situazione debitoria più alta di tutti gli altri Stati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, abbiamo ricevuto più soldi a debito, che i nostri figli pagheranno, perché l'Italia, in quel momento, aveva una situazione economica disastrosa, che voi non siete riusciti a risolvere. Sì, si metta le mani davanti agli occhi, lo faccia anche perché apro e chiudo parentesi rispetto alla governance. Io sono estremamente rammaricata dal dover ascoltare, innanzitutto da donna, che in quest'Aula si continui ad additare il comportamento della Premier, quando, invece, il presidente De Luca insultava una donna e in quest'Aula nessuno si è alzato per difenderla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Io sono orgogliosa di essere rappresentata da una donna che non è mai un passo indietro rispetto agli uomini e che ha il coraggio di guardare l'uomo che l'ha insultata e dirgli: sono qui, vediamo se ha il coraggio di dirmelo in faccia. Questo è ciò che noi siamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Allora, Presidente, con 200 e più miliardi, questo Governo avrebbe fatto moltissimo e sta facendo molto, molto di più di quello che si vuole raccontare. Infatti, la verità alle volte fa male a chi non ha partecipato alla voglia di ricostruire davvero l'Italia. Infatti, la mozione presentata dall'onorevole Conte e altri parla del deficit, della procedura per deficit eccessivi da parte dell'Europa. Ecco, vorrei sottolineare che la procedura, contrariamente a quanto riportato all'interno della mozione, sarà attivata proprio sulla base di presupposti che, come il superbonus, hanno sforato la soglia del 3 per cento. Sostanzialmente, la procedura per deficit eccessivo richiesta dall'Europa avviene a causa del superbonus e la parte nella modifica della governance - si vada a leggere gli atti, visto che è uno studioso - non è stata toccata.

Allora, Presidente, l'apertura della procedura è soltanto la conseguenza della scarsa lungimiranza e della mancanza di cautela che hanno caratterizzato la sua azione di Governo, ma il Governo Meloni, per fortuna, ha tale lungimiranza e ha pazientemente e costantemente costruito per sistemare e per continuare a sostenere le prospettive di crescita del nostro del nostro Paese. Abbiamo fatto ciò inserendo una serie di cautele e, da questo punto di vista, credo sia importante sottolineare un altro errore all'interno delle mozioni Braga e altri n. 1-00286 e Grimaldi e altri n. 1-00290. Infatti, una delle novità di questo nuovo patto sulla governance prevede il ruolo degli investimenti pubblici: noi sappiamo benissimo che il loro ruolo in Italia è fondamentale ed è cruciale. Il Governo Meloni ha raggiunto proprio la modifica della golden rule: il lavoro portato avanti da questo Governo ha consentito di prevedere alcune cautele sul trattamento di determinati interventi che non verranno computati ad interessi di spesa primaria netta, così come invece è riportato non correttamente dai colleghi. Allora, Presidente, questo nuovo Patto di stabilità e crescita doveva raggiungere innanzitutto un obiettivo, cioè rendere più snelle le procedure, affinché la crescita potesse essere reale e alcuni investimenti, penso a quelli della difesa, non rientrassero nel computo del debito. Infatti, la situazione geopolitica che viviamo impone di considerare anche il fattore guerra come capace di influenzare le economie e, quindi, i conseguenti investimenti dovevano essere messi al di fuori di questo schema.

Questo nuovo Patto di stabilità si concentra sulla spesa sociale e ha come obiettivo rendere efficaci ed efficienti tutti gli interventi nazionali in un'ottica complessiva. Allora, potevamo raggiungere di più? No, non potevamo raggiungere di più; abbiamo raggiunto il massimo possibile con la consapevolezza: che, finalmente, con questa nuova tornata elettorale in Europa, l'Italia andrà a cambiare l'Europa, perché non abbiamo bisogno di più Europa o di meno Europa, abbiamo bisogno dell'Italia in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Conte ed altri n. 1-00279, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione della mozione Braga ed altri n. 1-00286. Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 4° capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Braga ed altri 1-00286, ad eccezione del 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Braga ed altri 1-00286, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Comaroli, Lucaselli, Pella, Romano ed altri n. 1-00288, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione della mozione Marattin ed altri n. 1-00289. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marattin ed altri n. 1-00289, limitatamente ai capoversi 1° e 3° della premessa e al 1° capoverso, lettera b), del dispositivo, il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marattin ed altri n. 1-00289, limitatamente al 2° capoverso della premessa e al 1° capoverso, lettera a), del dispositivo, il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grimaldi ed altri n. 1-00290, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00292, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il collega Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, intervengo solo perché, essendo stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Braga ed altri n. 1-00286, il primo voto del nostro gruppo sarebbe stato favorevole. Avevamo compreso che fosse posto in votazione prima il 4° capoverso del dispositivo e non l'intero testo della mozione, ad eccezione del 4° capoverso. Quindi, correggiamo, almeno per il resoconto: il voto di Alleanza Verdi e Sinistra sulla mozione Braga ed altri n. 1-00286, escluso il 4° capoverso, è favorevole.

PRESIDENTE. Collega, resterà a verbale.

Seguito della discussione della proposta di legge: Schifone ed altri: Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale (A.C. 1276​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1276: Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale.

Ricordo che nella seduta del 20 maggio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1276​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge (Vedi l'allegato A), al quale non sono stati presentati emendamenti.

Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1276​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Gli ordini del giorno n. 9/1276/1 D'Orso e n. 9/1276/2 Cafiero De Raho sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1276/3 Giuliano il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1276/1. Onorevole D'Orso, accetta?

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, sì, accetto la raccomandazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1276/2 Cafiero De Raho. Onorevole Cafiero De Raho, accetta la raccomandazione?

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Presidente, accetto la raccomandazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1276/3 Giuliano. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, chiedo al Governo l'accantonamento per un approfondimento su questo ordine del giorno, un'interlocuzione.

PRESIDENTE. Se lo dovessimo accantonare, essendo rimasto soltanto questo, dovremmo sospendere, lo dico a beneficio dell'Aula. Sottosegretaria, sull'ordine del giorno n. 9/1276/3 Giuliano è stato richiesto l'accantonamento. Vuole acconsentire?

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Faccio una verifica e chiedo soltanto alcuni minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Di quanto tempo ha bisogno? Cinque minuti, va bene. Allora, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 11,45.

La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 11,45.

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/1276/3 Giuliano.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Mi scuso con l'Aula per la sospensione, ma era in corso una verifica, al termine della quale abbiamo raggiunto l'accordo sull'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/1276/3 Giuliano come raccomandazione.

PRESIDENTE. La collega D'Orso mi dice che va bene.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1276​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo su questo provvedimento partendo da un provvedimento europeo, perché in realtà lo hanno evidenziato anche…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, come sempre, se dovete uscire dall'Aula, fatelo in silenzio. Se restate in Aula, a maggior ragione, restate in silenzio, altrimenti chi interviene per primo in dichiarazione di voto non è mai nella condizione di farlo nel silenzio dell'Aula. Aspetti un attimo, collega. Prego, collega De Monte.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Visto che avevo appena cominciato, riprendo il discorso dall'inizio, partendo, come dicevo, dalla fonte europea. Come hanno evidenziato alcuni degli auditi in questo senso, anche se varia l'aspetto nominalistico, nella sostanza parliamo della stessa cosa. Mi riferisco alla direttiva 2006/43/CE, che è stata recepita con la solita tempestività, nel 2010, in Italia. In questa direttiva, all'articolo 31, viene prevista anche la valutazione di impatto, con la possibilità, da parte della Commissione europea, di adottare una raccomandazione. E così è stato fatto, in effetti, anche in maniera molto veloce, bisogna dire. Infatti, la Commissione europea ha adottato una raccomandazione che, sostanzialmente, viene poi ripresa nel provvedimento che oggi andiamo a esaminare.

Quindi, oggi, in sostanza, abbiamo, come è noto, una responsabilità concorrente e solidale in capo ai sindaci, rispetto agli amministratori delle società. Ma, nella sostanza, abbiamo anche un'equiparazione della presunzione di responsabilità quanto ai procedimenti giudiziari che hanno riguardato le responsabilità dei sindaci, in questi ultimi anni. E quindi dobbiamo dire che ci sono alcuni aspetti che si aprono rispetto a questo, cioè responsabilità molto ampie, ma anche conseguenze in termini assicurativi, quindi di copertura del rischio. È chiaro però - questo viene detto sia nella raccomandazione, ma viene ripreso anche poi nel provvedimento -, che non cambia questo aspetto per cui c'è l'esclusione del dolo, quindi l'aspetto intenzionale. Tuttavia, come dicevo, in questa raccomandazione della Commissione europea ci sono anche suggerimenti di metodi da utilizzare quanto alla circoscrizione della responsabilità. Questi sono vari, ma comunque c'è un richiamo alla differenza dei ruoli e c'è anche un aspetto legato alla proporzionalità del rischio da assumere in relazione alla funzione esercitata. Quindi, per un aspetto che sembrerebbe secondario - ma io lo metterei per primo - rischiamo davvero di non avere le coperture assicurative di questi soggetti. Infatti, quando c'è un'indeterminatezza, vi è il rischio di non avere coperture che, invece, ci debbono essere. E sappiamo anche che, per altri ruoli, questo avviene già oggi, cioè avviene che determinati rischi vengano coperti solamente da alcune o, addirittura, da una sola realtà assicurativa, chiaramente con un aumento dei costi, anche nel caso di sinistro, con il rischio di non avere, poi, in un tempo successivo, una copertura assicurativa.

Poi c'è l'aspetto, come dicevo, del rischio, che potrebbe determinare un effetto che tutti noi non vogliamo, ossia l'allontanamento dalla professione. Quindi, nel sistema europeo, in realtà, il mantra è tutt'altro: avere un sistema concorrenziale che attragga le migliori professionalità, per avere quindi anche un controllo, per l'appunto, più efficace. Del resto, già altri Paesi sono andati in questa direzione.

Un altro aspetto non secondario è quello della prescrizione, che oggi non viene collegata ad un dies a quo preciso, ma può accadere che, anche dopo molti anni, ci sia un'azione di responsabilità, quindi con - anche in questo caso - una gravosità sull'esercizio di una professione, che non è affatto da trascurare. Invece, il fatto di inserire un termine più preciso, che è quello della presentazione della relazione, come termine iniziale per la decorrenza della prescrizione, introduce un elemento, anche qui, positivo.

Un altro aspetto di merito - in realtà, vado verso la conclusione perché gli aspetti sembrerebbero abbastanza chiari, devo dire - riguarda il fatto che non c'è un potere di veto, come sappiamo. Ci dev'essere, quindi, una netta separazione tra la funzione di gestione, da una parte, e la funzione di controllo, dall'altra, e c'è l'aspetto della prescrizione, che si lega in maniera assolutamente diretta.

Dobbiamo, quindi, assolutamente distinguere le due funzioni e questo è un metodo per farlo. Forse dovremmo ascoltare, però, anche l'appello fatto dai revisori dei conti, perché comunque c'è un legame tra questi ruoli. Quindi, l'invito - naturalmente, tramite lei, Presidente, al Governo - è quello di fare una riflessione in questa direzione, magari nella lettura al Senato.

In ogni caso, noi riteniamo che l'attuale normativa debba essere superata, per le ragioni prima esposte, quindi assolutamente in direzione di attrarre le professioni migliori per il controllo delle società.

Per questa ragione, voteremo in senso favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo Principe di Piemonte, di Maglie e dell'Istituto comprensivo Marina di Cerveteri, di Cerveteri, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto a parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). La proposta di legge all'attenzione dell'Aula quest'oggi modifica l'articolo 2407 del codice civile in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale. Quindi, interviene sulla responsabilità civile dei sindaci, responsabilità solidale senza limiti con gli amministratori. Questo aspetto, Presidente, costituisce da sempre uno dei punti più critici della governance delle società di capitali.

Per essere chiari, l'articolo 2407 prevede che i sindaci rispondano in solido con gli amministratori “quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato”, senza quindi operare alcuna distinzione tra le due funzioni: quella di gestione e quella di controllo. Ciò a fronte, tra l'altro, di emolumenti spesso di gran lunga superiori degli amministratori rispetto a quelli dei sindaci. Il collegio sindacale - lo sappiamo tutti - è un organo di vigilanza, presente nelle società di capitali e cooperative, deputato a vigilare sull'osservanza delle leggi, dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e, in particolare, sull'adeguatezza dell'assetto organizzativo, amministrativo e contabile, adottato dalla società, e sul suo concreto funzionamento.

Il ruolo di garanzia, svolto dai sindaci, quindi, all'interno della struttura di governance delle società per azioni è essenziale a garantire la salute del sistema economico. Un ruolo certamente importante, Presidente, che porta con sé grandi responsabilità, ma oggi siamo dinanzi a un assurdo: l'inadempimento dei sindaci viene ravvisato nel fatto stesso di non aver rilevato l'illecito. Allora, in diverse occasioni, la Corte di cassazione ha ricordato la necessità che il nesso tra violazione dei doveri di vigilanza e consumazione del reato debba essere provato in maniera rigorosa, ma nella pratica si assiste ad azioni automatiche contro l'organo di controllo all'interno delle procedure concorsuali. Contestualmente alle azioni contro gli amministratori per presunte responsabilità oggettive, si coinvolgono anche i sindaci, spesso al solo scopo di incrementare l'attivo della procedura, con il sospetto, tra l'altro, che si punti ad attingere alle polizze dei professionisti, essendo gli unici soggetti obbligati a stipularle. Tra l'altro, l'attività dei sindaci pare sia tra quelle che le stesse assicurazioni definiscono a maggior rischio, non a caso, quindi, ma anche proprio per la sproporzionata responsabilità che viene imputata ai sindaci stessi.

Allora, la ratio, Presidente, dell'intervento che ci accingiamo a varare consiste nell'urgenza di prevedere che i componenti del collegio sindacale siano sanzionati solo per ciò che abbiano effettivamente compiuto e omesso, provando la sussistenza e la presenza del dolo specifico, con una correlazione diretta della quantificazione del danno in sede civilistica. Oggi, infatti, la pretesa risarcitoria, in quanto concorrente, è la medesima per chi ha commesso il fatto e per chi ha vigilato o mancato di farlo: questo aspetto è relativo alla norma vigente.

Mentre, l'introduzione, con questa norma, del sistema del multiplo del compenso - già in uso in altri ordinamenti - ha il pregio di ancorare la responsabilità a un parametro noto alle parti, rappresentato dal compenso e dal multiplo prescelto, consentendo una differenziazione in rapporto all'importo, alla complessità e alla natura dell'incarico concretamente svolto nella società.

Si cerca, dunque, di riportare nell'alveo del reale peso e del ruolo di sindaco, all'interno del sistema di governance societario, anche la responsabilità.

Noi crediamo, Presidente, che questo sia un intervento che introduce un elemento oggettivo per valutare l'azione e le eventuali mancanze del sindaco. Lo scopo finale della norma è quello di scardinare l'automatismo fra illecito e responsabilità del controllore. Il dolo deve essere dimostrato per determinare la concorrenza nel reato, onde evitare che la responsabilità venga derivata solo dal fatto di avere una posizione di controllo.

A noi, Presidente, questa ci sembra una norma importante, necessaria, molto attesa - che finalmente abbiamo avuto il coraggio di portare avanti - ed è concreta. Quella concretezza con cui, in questa legislatura, il centrodestra vuole caratterizzarsi e su cui il gruppo Noi Moderati darà sempre il contributo per semplificare la vita delle imprese e anche dei professionisti nel nostro Paese.

Per questa ragione, il gruppo di Noi Moderati esprime parere favorevole sulla proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro) -MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. La proposta di legge in esame si pone l'obiettivo di modificare l'articolo 2407 del codice civile, che disciplina la responsabilità dei sindaci di società per azioni e, in forza del richiamo di cui all'articolo 2454 e dell'articolo 2477 del codice civile, di ogni altra tipologia di società di capitali.

Il disegno di legge offre una soluzione a un problema oggettivo, ponendo limiti economici massimi alla responsabilità dei sindaci, soluzione in linea con la raccomandazione della Commissione europea, la n. 473 del 2008, che invitava gli Stati membri a determinare un massimale di risarcibilità pur senza impedire alle parti lese di essere adeguatamente risarcite.

Con le modifiche al secondo comma dell'articolo 2407 del codice civile, si elimina la previsione espressa di una responsabilità concorrente e solidale dei sindaci con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi nelle ipotesi di culpa in vigilando e si introduce un limite economico massimo alla responsabilità dei sindaci, pari ad un multiplo del compenso annuo percepito dal sindaco e articolato in tre scaglioni.

La proposta mira a sostituire l'attuale generica forma di responsabilità solidale dei sindaci per l'operato degli amministratori con una più specifica previsione, che limita la responsabilità dei sindaci, tarata sull'entità dei compensi da essi percepiti.

Si introduce, quindi, un sistema di responsabilità commisurato all'entità della prestazione patrimoniale effettivamente percepita nell'espletamento della funzione di controllo, ma con l'importante precisazione che tale nesso di proporzionalità tra la responsabilità dei sindaci e il compenso da essi percepito viene meno nell'ipotesi in cui la violazione dei doveri professionali sia avvenuta con dolo.

Questo intervento normativo si rileva opportuno, in quanto, nel tempo, la giurisprudenza ha valutato con particolare rigore la responsabilità del sindaco nell'esercizio dei poteri che gli competono. Ciò è ora aggravato dal fatto che il nuovo codice della crisi di impresa ha esteso sensibilmente l'attività di controllo in capo al collegio sindacale o al sindaco unico, facendo ricadere sul sindaco, non più solo un dovere di controllo ex post, ma un vero e proprio dovere proattivo di vigilanza, non sono nelle situazioni di crisi, ma anche in quelle di probabile crisi.

Pertanto, con il combinato disposto fra le modifiche introdotte dal nuovo codice della crisi e il rigoroso orientamento giurisprudenziale, la responsabilità dei sindaci finisce per coincidere sempre più con quella degli amministratori, nonostante i sindaci non abbiano i medesimi poteri di questi ultimi, né, soprattutto, la medesima conoscenza della società.

Attualmente, di fatto, c'è una parificazione delle responsabilità tra organo di controllo e amministratori, senza considerare però il diverso ruolo e la diversa potenzialità di intervento. Non è equo che chi deve vigilare, potendo non essere a conoscenza del potenziale danno e non avendo effettiva possibilità di intervento, sia responsabile alla pari di chi quel danno lo ha determinato. Trattandosi di responsabilità concorrente, invece, oggi la pretesa risarcitoria è la stessa per chi ha commesso il fatto e per chi ha vigilato e se consideriamo che nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a casi di fallimento della società nemmeno il sindaco diligente è al riparo da azioni risarcitorie illimitate, alla pari di chi ha commesso il danno. Da qui la necessità di un intervento legislativo. Si vuole in questo modo difendere il sindaco che, pur avendo agito con la massima diligenza, viene colpito da un'azione di responsabilità e deve impegnare anni a dimostrare la propria diligenza, avendo, però, nel frattempo sulle spalle il peso di un'azione legale.

L'attività di vigilanza presuppone profonde competenze professionali che non possono essere mortificate da responsabilità oggettive e solidali con l'organo di amministrazione. L'attuale regime di responsabilità, in assenza, quindi, delle contromisure previste, invece, dal testo in esame, avrebbe come conseguenza che i professionisti più seri e prudenti possono ragionevolmente non voler più ricoprire la carica di sindaco, con il rischio di perdere molte competenze anche di giovani e validi professionisti che dovrebbero sostenere importanti costi assicurativi per mettersi al riparo da azioni risarcitorie, e ciò vale soprattutto nell'ambito della piccola e media impresa italiana. La ratio originaria dell'introduzione dell'articolo 2407 del codice civile era lo stimolo all'assolvimento di un'effettiva e corretta vigilanza, che contrariamente verrebbe tradita. L'organo di controllo ha, infatti, un doppio ruolo: è presidio di legalità nei comportamenti della governance d'impresa ed è anche garante dell'esistenza di una continuità aziendale che tuteli tutti gli stakeholder da crisi non tempestivamente rilevate. L'organo di controllo rappresenta, quindi, un elemento di garanzia e di tenuta del sistema imprenditoriale ed economico. Per questi motivi appena esposti, dichiaro quindi il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi voteremo a favore. Siamo nell'ambito del codice civile, segnatamente all'articolo 2407, in tema di responsabilità gravante sui membri dei collegi sindacali delle Spa. Attualmente, siamo in regime di solidarietà dei sindaci con gli amministratori. Tuttavia, Presidente, sia i percorsi giudiziari, che hanno evidenziato criticità, sia le raccomandazioni della Commissione europea, che segnalano, appunto, questa necessaria riforma, hanno determinato la necessità di questo provvedimento che oggi andiamo a votare.

Si mira a un sistema di responsabilità limitato sul parametro del compenso annuo percepito dal sindaco, prevedendo naturalmente multipli rispetto al compenso stesso. A nostro avviso, rientriamo in una logica di maggiore civiltà giuridica, proprio per evitare risarcimenti abnormi sulla scorta di controlli che pure devono essere effettuati, ma che non possono poi determinare una enormità nella individuazione del risarcimento.

Il provvedimento in oggetto si compone di un unico articolo, che sostituisce integralmente l'articolo 2407 del codice civile. Questo è da un punto di vista formale; in realtà, il primo e il terzo comma dell'attuale articolo non vengono modificati.

Il primo comma prevede che i sindaci devono adempiere i propri doveri con la professionalità e la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico, sono responsabili della veridicità delle loro attestazioni e devono conservare il segreto su fatti e documenti di cui naturalmente hanno conoscenza in ragione del loro ufficio.

Il terzo comma, invece, riconduce la responsabilità contro i sindaci all'applicazione, per quanto compatibili, delle disposizioni di cui agli articoli 2393 e seguenti, cioè quelle che disciplinano le azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori societari.

Quindi, il primo e il terzo comma li lasciamo inalterati. Quello che viene modificato, tendenzialmente e in maniera sostanziale, è il secondo comma, che viene riformulato al fine, appunto, di introdurre un parametro massimo che possa limitare la responsabilità dei sindaci per i fatti e le omissioni degli amministratori.

A scanso di equivoci - è ovvio; lo chiariamo ma non ce ne sarebbe bisogno - ricordo che i sindaci che abbiano agito od omesso di agire in violazione dei propri doveri sono responsabili nei confronti dei soci, della società, dei creditori e dei terzi. Quello che noi andiamo a perimetrare è l'entità della responsabilità, che viene commisurata a un multiplo del complessivo compenso annuo percepito dallo stesso sindaco sulla scorta, poi, di tre scaglioni a scalare, che prevedono 15 volte, 12 volte o 10 volte il compenso, a seconda, naturalmente, dell'importo percepito dal sindaco come compenso stesso.

Poi c'è un ultimo comma che viene aggiunto, sul quale pure condividiamo l'impostazione, relativo al termine di prescrizione di 5 anni per esercitare l'azione di responsabilità, che decorre dal momento del deposito della relazione dei sindaci in allegato al bilancio relativo all'esercizio in cui si è verificato il danno; ciò ai sensi dell'articolo 2424.

Anche questa norma a noi è sembrata essere opportuna, anzi - ripeto - addirittura necessaria per quelle che sono state le disfunzioni che si sono verificate nel corso dei percorsi giudiziari nelle nostre aule di giustizia e per quella che è stata la raccomandazione della Commissione europea. Quindi, anche questa norma sulla prescrizione secondo noi costituisce un punto di chiarezza su un istituto, quello della prescrizione, che non può non essere caratterizzato dalla certezza. Per tutte queste ragioni voteremo “sì” sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, signora Presidente. L'attuale sistema della responsabilità civile dell'organo di controllo societario, articolato nelle due fattispecie della responsabilità esclusiva e di quella concorrente, crea evidentemente una grave distonia all'interno dell'ordinamento. Mi riferisco in particolare alla responsabilità concorrente dei membri del collegio sindacale, così come disciplinata dal secondo comma dell'articolo 2407 del codice civile, in forza della quale essi sono responsabili solidalmente con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità agli obblighi della loro carica. In tal caso, dunque, l'evento dannoso è conseguenza anche e soprattutto di un comportamento doloso o colposo degli amministratori che i sindaci avrebbero potuto e dovuto prevenire o impedire nell'espletamento delle proprie funzioni di vigilanza.

Il sistema prevede, dunque, una parificazione della misura della responsabilità quasi automatica e della pretesa risarcitoria tra gli amministratori e i membri dell'organo di controllo, che non tiene conto della diversità dei rispettivi ruoli e potenzialità di intervento sull'atto o fatto dannoso. Nonostante una copiosa giurisprudenza di legittimità, come è stato ricordato anche da chi mi ha preceduto, sia orientata nel richiedere una rigorosa dimostrazione della sussistenza del nesso di causalità tra la violazione dei doveri di vigilanza in capo ai membri del collegio sindacale e consumazione dell'illecito da parte degli amministratori e, dunque, imponga una rigorosa disamina sull'effettiva incidenza dell'omessa vigilanza nella produzione dell'illecito, sovente si assiste, appunto, a una sorta di automatismo.

La responsabilità dei sindaci diviene una sorta di responsabilità oggettiva e il necessario nesso eziologico, condotta ed evento dannoso, viene presunto sulla base dell'attività di sorveglianza svolta. Non a caso l'attività dei sindaci è considerata, in tema di polizze per la responsabilità professionale, fra quelle maggiormente a rischio per l'evidente sproporzione fra l'attività e l'imputazione di responsabilità potenzialmente illimitata nell'an e nel quantum. Inoltre, il potenziale ambito di responsabilità del sindaco nell'esercizio dei suoi poteri diviene sempre più ampio e aleatorio alla luce del nuovo assetto normativo introdotto dal codice della crisi di impresa, che ha notevolmente esteso l'attività di controllo in capo al collegio sindacale o al sindaco unico che, nelle società a responsabilità limitata, come è noto, può essere chiamato a svolgere contemporaneamente il ruolo di revisore, stante l'alternatività di cui all'articolo 2477 del codice civile.

Su tale figura incombono non soltanto doveri di controllo ex post, ma anche un vero e proprio dovere proattivo di vigilanza, non solo nelle situazioni di crisi, ma anche in quelle di probabili crisi. Il sindaco deve, infatti, attivarsi per verificare che gli assetti istituiti dall'organo amministrativo ai sensi dell'articolo 2086 del codice civile e dell'articolo 3 del codice della crisi d'impresa siano configurati in modo adeguato, nonché richiedere all'organo amministrativo, in ipotesi contraria, l'adozione di azioni correttive, delle quali ha l'obbligo di monitorare l'attuazione. A ciò si aggiunga, poi, il potere di ispezione e controllo, di convocazione dell'assemblea dei soci, di indagine sui fatti censurabili denunziati dai soci e di denuncia al tribunale in caso di fondato sospetto che gli amministratori abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione e di proporre istanza per la liquidazione giudiziale.

Non è difficile intuire che, alla luce delle modifiche introdotte dal codice della crisi d'impresa, la responsabilità dei sindaci finirà, di fatto, per corrispondere sempre più pedissequamente a quella degli amministratori, nonostante i sindaci non abbiano i medesimi poteri di questi, né soprattutto la medesima conoscenza della società. Si consideri, a titolo esemplificativo, l'obbligo imposto in capo ai sindaci della tempestiva segnalazione all'organo amministrativo della sussistenza delle condizioni per accedere alla composizione negoziata della crisi, qualora gli amministratori non vi abbiano provveduto.

È una disposizione che è contenuta nel codice e che non perimetra il concetto di tempestività, ancorandolo ad un dies a quo e un dies ad quem, ma si riferisce ad un concetto elastico di tempestività, che inizia a decorrere dal momento in cui si ravvisi la perdita della continuità aziendale. Un simile regime di responsabilità, oltre ad essere illegittimo, potrebbe essere foriero, in assenza di correttivi, di un ulteriore significativo esito.

Considerato, infatti, che i compensi offerti ai sindaci non sono spesso adeguati e commisurati alla responsabilità sopra descritta, la quale comporta, peraltro, importanti costi assicurativi, è prevedibile che i professionisti più seri e prudenti possano ragionevolmente non voler assumere il rischio di ricoprire la carica di sindaco. Questo ragionamento non è affatto di secondario interesse in quanto ha una sua specifica valenza per le piccole e medie imprese che costituiscono più del 90 per cento del tessuto produttivo del nostro Paese.

Questa tipologia di impresa è fisiologicamente meno strutturata dal punto di vista finanziario per riconoscere ai sindaci compensi concretamente parametrati alle responsabilità assunte. Si giungerebbe così al paradosso che l'istituto della responsabilità concorrente dei sindaci per culpa in vigilando, previsto dal secondo comma dell'articolo 2407 del codice civile come ulteriore stimolo all'assolvimento di una effettiva e corretta vigilanza, si traduca, di fatto, in un ostacolo al perseguimento di tale fine. Dunque la proposta che stiamo discutendo intende offrire una soluzione al problema sopra descritto, ponendo limiti, anche economici, massimi alla responsabilità dei sindaci.

Una simile soluzione, peraltro, appare conforme alla raccomandazione della Commissione europea n. 2008/473 del 5 giugno del 2008 in materia di limitazione di responsabilità dei revisori, che invitava gli Stati membri a determinare un massimale di risarcibilità, pur senza impedire alle parti lese di essere adeguatamente risarcite.

Il nuovo secondo comma dell'articolo 2407 del codice civile, nel ribadire che i sindaci che abbiano agito o omesso di agire in violazione dei propri doveri sono responsabili nei confronti della società, dei soci, dei creditori e dei terzi, calmiera la loro responsabilità patrimoniale, circoscrivendone l'entità ad un multiplo del compenso annuo percepito dal sindaco medesimo, secondo uno schema che prevede tre scaglioni.

Un ulteriore intervento, pregevole sotto il profilo sistematico e volto a fornire elementi di certezza in tema di decorrenza del termine di prescrizione in materia di azione di responsabilità dei sindaci, deve individuarsi nell'introduzione del comma 4, laddove indica il dies a quo per la decorrenza di tale termine prescrizionale nel momento del deposito della relazione allegata al bilancio dell'esercizio in cui si è verificato il danno, così correttamente uniformando l'attuale impianto normativo con quanto previsto per i revisori contabili dall'articolo 15 del decreto legislativo n. 39 del 2010.

Dunque questa proposta di legge che ci accingiamo a licenziare rappresenta un ulteriore passo, devo dire con il contributo del gruppo di Forza Italia, nel fornire un apparato normativo di tutela dei professionisti, così come fatto con la legge sull'equo compenso, per il cui riconoscimento ci siamo battuti fin dalla scorsa legislatura, con un lavoro davvero straordinario.

Anche questo è un provvedimento richiesto con forza da numerose categorie professionali, perché non mira esclusivamente a rafforzare la tutela del professionista, ma, come ho detto, a far sì che la funzione di vigilanza continui a poter essere effettiva nelle piccole e medie imprese, che sono le strutture economicamente portanti del nostro Paese.

Ho sentito anche qualche critica, ma, per carità, le critiche fanno parte del gioco e della dialettica politica. Chi pratica il diritto sa che le norme, per definizione, sono perfettibili, nel senso che non esiste la norma perfetta. Intanto, questa è una norma che mira a tutelare le categorie professionali, ed è questo il nostro obiettivo. È la ragione per la quale Forza Italia, convintamente, sosterrà l'approvazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Presidente, Governo, colleghe e colleghi, siamo qui, oggi, per votare la proposta di legge di riforma del secondo comma dell'articolo 2407 del codice civile, relativo alla limitazione della responsabilità dei sindaci nei collegi sindacali, per la quale comunico già da adesso l'intenzione favorevole di voto del MoVimento 5 Stelle. Questa norma è un primo passo positivo per ridurre, e in alcuni casi eliminare, le problematiche afferenti al lavoro che i sindaci devono svolgere in azienda; lavoro che è accompagnato da una disparità di trattamento dovuta al fatto che l'operato dei sindaci stessi è valutato con lo stesso sistema degli amministratori, pur non avendo le stesse possibilità di azione e, aggiungo io, anche la stessa remunerazione.

Signora Presidente, la verità è che spesso il collegio sindacale o il sindaco unico viene considerato come un costo in più, una scocciatura, un soggetto che ha il potere di sindacare le azioni che l'imprenditore, l'amministratore delegato o il consiglio di amministrazione svolgono, un soggetto che talvolta potrebbe non conoscere la società, e che quindi non ha la capacità di agire come e dove gli amministratori possono e devono “muoversi”, senza comprendere che il sindaco è proprio lì per questo motivo, per assicurare che le operazioni vengano eseguite secondo la legge, da un lato, e per vigilare che non ci siano comportamenti in grado di pregiudicare l'andamento della società, dall'altro. Questo è ancora più vero per quegli amministratori che si sono fatti da soli, che non hanno molta dimestichezza con bilanci e contabilità normative.

All'inizio della mia carriera professionale - lavoravo nel financial restructuring, la ristrutturazione finanziaria, ai tempi di Tangentopoli, qualcuno qui forse si ricorda il periodo -, una volta faticai nel far accettare all'imprenditore la differenza che c'è fra ricavo e incasso, che per gli imprenditori è la stessa cosa, e mi ricordo ancora il nome di quell'azienda, se pur sono passati 30 anni.

Quindi, capirete che un ruolo come quello del collegio sindacale non possa e non debba essere sottovalutato, e non possa essere sovraccaricato di responsabilità, mentre oggi il collegio sindacale non ha poteri di veto sull'operatività degli organi sociali, fatta eccezione per l'impugnazione delle delibere assembleari contrarie alla legge e per quelle dei consigli di amministrazione assunte in conflitto di interesse. Ricordo che, secondo l'attuale formulazione, i sindaci sono responsabili in solido con gli amministratori sia della cosiddetta responsabilità concorrente, cioè quella che deriva dal fatto che il danno non si sarebbe prodotto se avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro carica, sia della cosiddetta culpa in vigilando, cioè quella derivante dal fatto che i sindaci non avrebbero prevenuto o impedito un comportamento doloso o colposo degli amministratori.

Il controllo che devono effettuare i sindaci non è solo di tipo ex post, ma è addirittura proattivo, di vigilanza, non solo nelle situazioni di crisi, ma anche in quelle di probabili crisi, dovendo svolgere tutta una serie di verifiche che sono più proprie di un amministratore che di un sindaco, pur non avendo gli strumenti per agire. Ricordo che un sindaco ha una responsabilità totale anche nel caso di una breve permanenza all'interno del collegio sindacale perché magari è un sindaco supplente, subentrato a un altro sindaco, in corso d'opera; quindi, non ha la conoscenza degli atti, ma è responsabile come se fosse stato presente dall'inizio della costituzione del collegio. La conseguenza di questo è che i professionisti più seri e prudenti potrebbero decidere di non voler assumere il rischio di ricoprire la carica di sindaco, specie nell'ambito di quelle piccole e medie imprese che, invece, ne avrebbero proprio bisogno.

Tutto questo nasce dall'intenzione di recepire una raccomandazione del 2008 della Commissione europea sui revisori contabili, la cosiddetta raccomandazione McCreevy, che, considerate le differenze notevoli nella trattazione dei sistemi di responsabilità civile degli Stati membri, ha invitato gli stessi Stati a scegliere un metodo di limitazione che meglio si adattasse al proprio sistema di responsabilità civile, come hanno fatto, nel tempo, vari Paesi europei.

Ora, la ratio di ancorare una responsabilità a un parametro noto alle parti, che è presente in altri Paesi europei, può essere considerata giusta, perfetta? Gli scaglioni identificati - quel limite di quindici volte il compenso fino a 10.000 euro, dodici volte fra 10.000 e 50.000 euro e dieci volte superiore ai 50.000 euro - è corretto? Dovevano essere ampliati o ridotti? Creati più scaglioni? Resi progressivi? Magari andavano ancorati alla dimensione dell'azienda? Oggi non possiamo dirlo, ci possiamo basare solo sulle esperienze degli altri Paesi europei.

Quello che è utile è essere arrivati a modificare una situazione che portava molti professionisti, come ho detto in precedenza, a non accettare gli incarichi, magari troppo poco remunerativi di fronte alle responsabilità, oppure, al contrario, ad accettarli in maniera garibaldina, diciamo così, perché magari erano soggetti in terza età avanzata o con patrimonio limitato o non aggredibile. Infine, portava professionisti ad accettare l'incarico senza rendersi conto davvero dei potenziali sviluppi, in caso di problematiche.

In queste modifiche, però, restano fermi i principi del primo e del terzo comma del 2407, cioè quelli relativi al fatto che il sindaco debba svolgere il proprio compito con professionalità e diligenza richieste dall'incarico e che si applicano le disposizioni del codice civile che disciplinano le azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori societari. Io ho potuto prendere nota di tutte le audizioni intercorse e devo dire che praticamente tutti gli auditi, dai notai ai revisori, dal Consiglio nazionale forense e all'associazione degli avvocati fino ai commercialisti ovviamente, visto che questa proposta di legge nasce proprio grazie a loro, dicevo, sono tutti a favore di questa modifica del secondo comma dell'articolo 2407 del codice civile. Qualcuno ha proposto modifiche, che potranno essere valutate, e aggiungo io correttamente, nel prosieguo della nuova vita di questo secondo comma, quando ci si renderà conto se sia necessario o meno apportare correttivi. In una di queste, per esempio, noi abbiamo proposto un ordine del giorno, che è stato accolto come raccomandazione, perché il limite di dodici volte per chi ha un compenso nella fascia dai 10.000 a 50.000 euro “privilegia” chi ha un compenso fino ai 12.500 euro, poiché il limite di responsabilità in tal caso è addirittura inferiore a quello di chi ha un compenso sotto i 10.000 euro. Anche la proposta dell'Associazione dei dottori commercialisti di aggiungere un multiplo, identificato nel 10 per cento in più, a ogni rinnovo di incarico ha una sua logica intrinseca. Se stai da più tempo in una società, la conosci meglio, quindi hai maggiori responsabilità e pertanto i limiti si alzano. Oppure quella del Consiglio nazionale forense, di regolare con maggiore accortezza il termine di prescrizione per impostare una differenziazione fra i sindaci che hanno la funzione di revisione legale, cioè le Srl, e quelli che non ce l'hanno.

Ora, noi riteniamo che con questa modifica non si vada a difendere chi opera in malafede. Chi lo fa oggi continuerà a farlo in domani, ma si va a tutelare chi opera con la diligenza dovuta dall'incarico e magari si trova implicato in situazioni dalle quali, se anche dovesse essere in seguito scagionato, subirà un impatto sul proprio excursus professionale, proprio perché viene parificato alle attività poste in essere da imprenditori, amministratori delegati e consiglio d'amministrazione.

Infine, la proposta di legge inserisce un comma relativo alla modifica del termine prescrittivo dell'azione di responsabilità. La norma prevede di uniformarla a quella oggi prevista per i revisori legali, legandola alla data certa del deposito della relazione, anche in considerazione del fatto che spesso al sindaco viene assegnata la funzione di revisione legale. Trattasi, quindi, di una norma per evitare di differenziare attività uguali. Questo ha una sua valenza positiva, senza entrare nel merito se il termine di durata sia corretto o meno. Certo, ci sono valutazioni ulteriori da fare in merito alla precisione nell'identificazione del tempo da cui deve partire il termine prescrittivo; ma anche per questo abbiamo proposto un ordine del giorno, che è stato accolto come raccomandazione, e registriamo così l'intenzione del Governo di voler effettuare un monitoraggio della situazione.

Pertanto, a seguito di quanto finora descritto, confermo il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Siamo oggi alla votazione della proposta di legge recante modifica dell'articolo 2407 del codice civile in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale. Il provvedimento ha un contenuto dettagliato che riscrive, appunto, l'articolo 2407, in cui viene riproposto il testo del primo e del terzo comma, ma non del secondo, che enuncia il principio della responsabilità solidale dei sindaci con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi, quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro carica.

La norma ha lo scopo di prevedere che i componenti del collegio sindacale siano sanzionati solo per ciò che hanno compiuto od omesso, sulla base di elementi e fatti conosciuti in un determinato momento e non secondo ricostruzioni ex post.

La norma interviene sulla responsabilità dolosa di concorrere nel reato, onde evitare che la responsabilità derivi solo dal fatto di avere una posizione di controllo, cosa che, purtroppo, fino ad adesso abbiamo visto. Quindi, come base di riferimento per la determinazione dell'eventuale danno causato dall'organo di controllo sarà l'emolumento annuo deliberato a favore di ciascun componente, al quale applicare moltiplicatori tra loro differenziati, a seconda che la società faccia o meno ricorso al mercato di capitali di rischio. Con la riscrittura del secondo comma dell'articolo in questione, al di fuori delle ipotesi di dolo, i sindaci che violano i propri doveri sono responsabili nei limiti di un multiplo del compenso annuo percepito secondo determinati scaglioni: per i compensi fino a 10.000 euro, quindici volte il compenso; per i compensi da 10.000 a 50.000 euro, dodici volte il compenso; per i compensi maggiori di 50.000 euro, dieci volte il compenso. Tale responsabilità riguarda, ovviamente, i danni cagionati alla società che ha conferito l'incarico, ai soci, ai creditori e ai terzi ed opera anche nei casi in cui la revisione legale sia esercitata dal collegio sindacale.

Con l'introduzione del quarto comma si definisce invece il termine di prescrizione quinquennale dell'azione di responsabilità, facendola decorrere dalla data di deposito della relazione, quindi da una data certa, relativa all'esercizio in cui si è verificato il danno, con cui, ai sensi dell'articolo 2429 del codice civile, gli amministratori accompagnano la comunicazione del bilancio al collegio sindacale, nonché al soggetto incaricato della revisione legale dei conti, che deve avvenire entro i trenta giorni precedenti a quello fissato per l'assemblea che deve discuterlo.

La scelta di individuare un unico termine a quo per l'azione di responsabilità dei sindaci, a fronte di diversi termini oggi pure stabiliti dal codice civile a seconda del tipo di azione esercitata, in virtù del richiamo operato proprio dal terzo comma dell'articolo 2407 del codice civile, è motivata dalla necessità di uniformare la disciplina con quella prevista per i revisori legali, per ragioni di equità e per la circostanza che frequentemente il collegio svolge la funzione anche di revisore legale. Si ricorda in proposito che l'azione di risarcimento nei confronti dei revisori legali si prescrive nel termine sempre di cinque anni dalla data della relazione di revisione, appunto, sul bilancio di esercizio.

A fronte di un'uniformità della materia e del fatto che la nuova norma vuole indicare quale elemento psicologico del reato l'intenzionalità della lesione, il voto della Lega sarà favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. La proposta di legge che è oggi all'esame dell'Aula interviene sulla responsabilità dei sindaci revisori e intende, da un lato, superare l'equiparazione che oggi esiste tra gli amministratori delle società e i sindaci revisori e, dall'altro, introdurre limiti massimi alla responsabilità colposa, esclusa quindi quella dolosa, dei sindaci revisori. In effetti, a legislazione vigente, nel codice civile è previsto che i sindaci rispondano in solido con gli amministratori, quando il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi derivanti dalla carica. Non vi è, dunque, in materia di responsabilità, distinzione tra la funzione dell'amministratore e la funzione del sindaco. In sostanza, per quanto attiene alla responsabilità, la legge pone sullo stesso piano i gestori delle società e i loro controllori, sebbene però siano estremamente distinte le funzioni e, penso occorra rilevarlo anche qui, anche le relative indennità.

Su questo tema, peraltro, dobbiamo evidenziare che, a differenza di quanto affermato nella relazione illustrativa del provvedimento, la legge in materia di equo compenso non ha affatto impresso alcun cambiamento. Diverse erano le indennità prima di quella legge e diverse continuano a essere oggi, perché quella legge non sta producendo gli effetti che si era prefissata di realizzare. Sostanzialmente, il quadro oggi è questo: la responsabilità dei membri del collegio è duplice.

Da un lato, c'è la prima forma di responsabilità: “I sindaci devono adempiere i loro doveri con la professionalità e la diligenza richieste dalla natura dell'incarico; sono responsabili della verità delle loro attestazioni e devono conservare il segreto sui fatti e sui documenti di cui hanno conoscenza per ragione del loro ufficio”. Siamo qui in presenza di una responsabilità esclusiva che la proposta di legge non tocca.

La seconda forma di responsabilità, invece, attiene all'obbligo di vigilanza dei sindaci, quindi alla responsabilità solidale con gli amministratori per fatti o omissioni di questi, quando il danno non si sarebbe prodotto se i sindaci avessero vigilato in conformità agli obblighi previsti dalla carica. Qui siamo in presenza, quindi, di una responsabilità concorrente, quella sulla quale la norma di oggi intende effettuare una modificazione. In tale circostanza, infatti, l'evento dannoso è conseguenza anche e soprattutto di un comportamento doloso oppure colposo degli amministratori, ma i sindaci ne rispondono in via concorrente.

La prima - ripeto - forma di responsabilità è diretta ed esclusiva, la seconda è concorrente con quella degli amministratori.

Con la proposta di oggi, si modifica l'articolo del codice civile che si occupa di responsabilità dei sindaci, l'articolo 2407. In realtà, due previsioni restano inalterate. Resta inalterata la previsione relativa alla responsabilità esclusiva. Nulla cambia, rimane identica a quanto è previsto oggi, vale a dire i sindaci devono adempiere i loro doveri con la professionalità e la diligenza richieste dalla natura dell'incarico; restano responsabili della veridicità delle loro attestazioni e devono conservare il segreto sui fatti e sui documenti di cui hanno conoscenza per ragione del loro ufficio.

Così come non viene modificato il terzo comma della norma, laddove si prevede che all'azione di responsabilità contro i sindaci si applicano, in quanto compatibili, le altre disposizioni richiamate dal codice civile, quelle che disciplinano le azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori societari.

Vengono invece introdotte due modificazioni, la prima, per l'appunto, sulla responsabilità concorrente.

Qui è previsto che i sindaci che violano, non per dolo, ma per colpa i propri doveri sono responsabili per i danni cagionati alla società e in ragione di un limite massimo: per i compensi fino a 10.000 euro, quindici volte il compenso; per i compensi tra 10.000 e 50.000 euro, dodici volte il compenso; per i compensi maggiori di 50.000 euro, dieci volte il compenso.

Insomma, vengono introdotte limitazioni; non viene cancellata la responsabilità, ma viene introdotta una limitazione quantitativa in caso di responsabilità.

Oltre a questa modificazione, ve n'è una anche in tema di prescrizione, laddove è previsto, con la nuova formulazione, che l'azione di responsabilità verso i sindaci si prescrive nel termine di cinque anni dal deposito della relazione relativa all'esercizio in cui si è verificato il danno.

Questa ulteriore modificazione, che introduce il termine prescrizionale dei cinque anni, consente di superare una diversità, pluralità di applicazioni in relazione all'attuazione della normativa attuale e vigente. Infatti, con la relazione dei sindaci, che è il documento che contiene il parere del collegio sindacale sui risultati della società nell'esercizio corrente, si attiva il termine prescrizionale. Sostanzialmente, si riconduce ad unità questo termine che la normativa che oggi siamo chiamati ad approvare introduce per ragioni di equità e per la circostanza che, frequentemente, il collegio sindacale svolge la funzione di revisione legale, quindi la si equipara a quella dei revisori legali.

È evidente che su questa normativa erano possibili, ammissibili anche interventi diversi. Si è deciso di intervenire con una manovra che introduce un limite massimo della responsabilità concorrente degli amministratori ed è vero che questa tipologia di limitazione è rinvenibile anche in altri ordinamenti nazionali ed europei.

Era altresì possibile un intervento più largo e più sistematico sulla funzione dei sindaci revisori; si è invece preferito intervenire in modo molto settoriale e chirurgico su questa tipologia di responsabilità, che espone oltremodo i sindaci revisori nell'esercizio della loro attività.

Tuttavia, anche se erano possibili interventi diversi o anche più ampi, è senza dubbio ragionevole che il legislatore ponga un correttivo alla normativa attuale, che - ripeto - espone i sindaci revisori ad una responsabilità ultronea, esagerata rispetto ai compiti e ai doveri.

Resta una funzione di controllo, la cui importanza si è ulteriormente dilatata con le recenti innovazioni societarie; è doveroso che resti un'importante funzione di controllo, ma, laddove non vi è una responsabilità esclusiva e concorrente con quella degli amministratori, è ragionevole che venga mantenuta anche una diversità nelle sanzioni tra i primi e i secondi. Per queste ragioni, anche il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Schifone. Ne ha facoltà.

MARTA SCHIFONE (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretari, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo qui a discutere una proposta di legge che è frutto di un percorso partito dall'ascolto, dalla fitta e continua interlocuzione con i mondi libero-professionali, dal recepimento di contributi e di istanze.

Consentitemi di ringraziare il Consiglio nazionale dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e gli altri ordini professionali che da anni invocano un intervento del decisore politico per ridefinire la responsabilità in capo ai componenti del collegio sindacale.

Un percorso, dunque, che viene da lontano, anche se ha avuto un iter particolarmente spedito, che viene da una forte indicazione e volontà politica.

Giorgia Meloni, non più tardi di qualche settimana fa, quando è intervenuta agli Stati generali dei commercialisti, ha proprio parlato segnatamente di questo provvedimento. Il Sottosegretario Alfredo Mantovano ha più volte chiesto e auspicato una veloce approvazione.

Una proposta di legge che - ci tengo a dire - è collegiale, è frutto di un'azione collettiva che porta la seconda firma del Presidente Foti e quindi, simbolicamente, dell'intero gruppo parlamentare, che ringrazio naturalmente, così come ringrazio i colleghi professionisti che hanno voluto firmare questa proposta di legge e, naturalmente, il partito intero, che da sempre guarda con attenzione alle politiche di tutela del mondo libero-professionale, convinti, come siamo da sempre, che tutelando i professionisti tuteliamo anche e soprattutto i cittadini italiani.

Parlavo, appunto, di una esigenza normativa, che è diventata quasi una urgenza, che è diventata una emergenza, viste le tante, troppe distorte situazioni che si sono venute a creare, ormai quasi quotidianamente, perché, secondo la normativa vigente, i sindaci rispondono solidalmente ed illimitatamente con gli amministratori. Questo rappresenta davvero una forte criticità nella governance dei capitali.

Rileviamo, oltretutto, che questo accade, oramai, in una maniera quasi automatica, con quasi un automatismo. Si è venuto a creare un meccanismo per cui esiste un livellamento tra controllori, organi di controllo e amministratori, senza considerare il diverso ruolo, senza considerare la diversa funzione, senza considerare la diversa potenzialità di intervento, perché ricordo che l'organo di controllo è tenuto a vigilare sulla osservanza delle leggi, sulla osservanza dello statuto, sulla corretta amministrazione e mai - dico mai - può incidere sulle scelte gestionali, così come naturalmente l'ordinamento chiaramente ed espressamente dice.

Per intenderci, l'organo di controllo può agire solo sugli aspetti di legittimità delle scelte gestionali e non sulla opportunità, sulla convenienza, sulla bontà di queste scelte.

E allora che cosa succede? Assistiamo a numerose azioni risarcitorie esperite nei confronti di quei soggetti che, per legge, sono assistiti da una copertura assicurativa, appunto i professionisti componenti gli organi di controllo.

Sapete anche qual è l'attività definita a maggior rischio dalle compagnie assicurative? Proprio l'attività dei sindaci, proprio per questa sproporzione che si viene a creare fra l'atto commesso e la responsabilità immutata, che è illimitata temporalmente ed economicamente. Spesso il coobbligato, l'amministratore, è incapiente o ci troviamo di fronte a situazioni di fallimenti societari e, quindi, i professionisti si trovano ad essere dei bersagli mobili e facili per cercare di recuperare quanto più è possibile.

Ci rendiamo conto di trovarci di fronte ad un corto circuito legislativo, che è insopportabile, inaccettabile e non è degno di uno Stato di diritto. Per questo abbiamo deciso fermamente di risolverlo e di porre rimedio. Vogliamo porre rimedio a questo principio, che troviamo particolarmente ingiusto, che vede mettere sullo stesso piano l'amministratore e l'organo di controllo, cioè il controllore ed il gestore. Tutto questo perché, fino adesso, non c'era una certezza, una linearità, una chiarezza.

Allora, tutto ciò premesso, ci siamo proposti di modificare l'articolo 2407 del codice civile, andando a ridefinire le norme e perimetrando la responsabilità in maniera limitata, basandoci sul compenso annuo percepito. Dal punto di vista formale, abbiamo modificato solo il comma 2, ma è un intervento che definirei sostanziale. Non abbiamo toccato la responsabilità diretta, la esclusiva, ma abbiamo toccato naturalmente quella concorrente. Secondo il nuovo comma - cito testuale - “i sindaci che abbiano agito o omesso di agire in violazione dei propri doveri sono responsabili nei confronti della società, dei soci, dei creditori e dei terzi”. Ne circoscrive, tuttavia, l'entità ad un multiplo del compenso annuo. L'abbiamo definita “determinazione quantitativa al danno risarcibile”. Quindi, abbiamo definito tre scaglioni - fino ai 10.000 euro, dai 10.000 ai 50.000 e oltre i 50.000 - sempre parametrati all'importo dei compensi percepiti. È un metodo che ricordo essere già sperimentato in Europa, diverse giurisdizioni già lo mettono in campo: penso alla Germania, all'Olanda, alla Grecia e al Regno Unito, che addirittura lo inserisce nei contratti. Con questo soddisfacciamo, da un lato, sicuramente una raccomandazione della Commissione europea che risale già al 2008 e, dall'altro, ci mettiamo in linea con i Paesi europei nell'ottica di voler favorire gli scambi nel mercato unico, valorizzare le internazionalizzazioni, puntare all'attrazione degli investimenti, perché - come si sa - questi richiedono sistemi di corporate governance che siano solidi, abbiano regole certe e siano assolutamente di garanzia.

Osservo, invece, - consentitemi, ho sentito qualche collega che parlava dell'equo compenso - che questo meccanismo si leghi e si tenga con la disciplina dell'equo compenso, anche questa battaglia vinta da Fratelli d'Italia, a prima firma Giorgia Meloni. Andiamo a realizzare un sistema più equilibrato, più razionale e - mi sento di dire - anche un sistema a vantaggio di un più sereno e dignitoso svolgimento della professione.

Ho avuto modo di parlare con molti professionisti in questo tempo, con molti commercialisti. Alcuni erano dei commercialisti giovani, che mi hanno detto che, pur di lavorare, hanno accettato incarichi che accettavano pur sapendo di sfidare la sorte. Ho parlato con dei professionisti più esperti e questi, invece, mi hanno detto di aver rifiutato questi incarichi, perché oltre al rischio patrimoniale, c'era anche e soprattutto - questo mi ha colpito particolarmente - un rischio reputazionale. Pensate a quanta qualità, competenza e professionalità è stata drenata per mancanza di certezze e di chiarezza negli assetti di governance. Quindi, in conclusione, abbiamo messo in campo una modifica normativa che afferma un principio di equità, giustizia, dignità e tutela per i mondi libero-professionali.

Naturalmente restano fermi i requisiti della responsabilità professionale, al netto di quella risarcitoria e, ovviamente, deontologica, che sono baluardo della legalità e della fede pubblica, perché certamente non si può pensare di esercitare alcun ruolo di controllo senza avere una responsabilità. Tuttavia, se questa responsabilità non è chiara, precisa, lineare e, addirittura, è illimitata, allora non parliamo più di responsabilità del controllore, ma parliamo di irresponsabilità di chi legifera, di chi ha legiferato fino adesso e di un sistema che non ha mai legiferato in materia. Noi vogliamo porre fine a questa stortura, noi vogliamo combattere un'ingiustizia, e lo facciamo con questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare, per un ringraziamento, la relatrice, deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. Grazie, Presidente. Intervengo solo per porgere i miei ringraziamenti a tutti coloro che hanno contribuito all'esame così veloce di questo provvedimento, alla sensibilità dei colleghi di tutti i gruppi parlamentari che hanno rinunciato a riproporre gli emendamenti per l'Aula e, naturalmente, agli uffici, che non fanno mai mancare il loro sostegno. Ritengo che questa comune sensibilità sia testimone di una volontà di condividere una giusta battaglia.

(Coordinamento formale - A.C. 1276​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1276​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1276: "Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito riferite al disegno di legge: S. 615 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (Approvato dal Senato) (A.C. 1665​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Auriemma ed altri n. 1, Zaratti ed altri n. 2 e Braga ed altri n. 3 e della questione pregiudiziale di merito Alifano ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A) riferite al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1665: “Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione”.

Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.

Ricordo che, a norma dell'articolo 40, comma 4, primo periodo, del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, terzo periodo, del Regolamento, ad una votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità e poi ad un'altra votazione sulla questione pregiudiziale sollevata per motivi di merito.

PRESIDENTE. La deputata Auriemma ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Lo abbiamo detto in tutti i modi, lo hanno detto, in tutti i modi, gli auditi, lo ha detto il Paese intero: questo provvedimento è intimamente anticostituzionale. Lo è nel merito: possiamo dire che rassegna almeno una dozzina di aspetti di anticostituzionalità. Questo provvedimento modifica in profondità l'assetto costituzionale del nostro Paese e lo fa, però, attraverso un procedimento anomalo, con una legge ordinaria, e, quindi, va a disapplicare l'articolo 138, che, invece, prevede per le modifiche costituzionali un procedimento aggravato.

Pensiamo, per esempio, alla modifica indiretta che si ha al primo comma dell'articolo 116, il quale prevede una suddivisione delle nostre regioni in ordinarie e a statuto ordinario. Ebbene, se tutte le regioni ordinarie optassero per il regionalismo autonomo differenziato, verrebbe meno questa differenza di categoria e, quindi, si avrebbe di fatto una modifica dell'articolo 116, senza però passare né per la procedura aggravata, né per il 138. Basterebbe solo questo concetto per consegnare questa riforma alla falcidia della Corte costituzionale, ma non è finita. Ci sono violazioni dell'articolo 3 e dell'articolo 119 della Costituzione. Pensiamo, ad esempio, che questa riforma lega la fruizione dei diritti civili e sociali - che sono garantiti dalla nostra Costituzione in tutto il territorio statale - al domicilio di appartenenza. Cioè, se io abito in un determinato territorio avrò pienezza di fruibilità di quei diritti, e questa è un'evidente violazione dell'articolo 3 e dell'articolo 119.

Ma c'è di più. Questa riforma va a violare lo stesso comma 3 dell'articolo 116, perché siamo di fronte allo Stato che si dissolve e, di certo, questa non può essere una lettura costituzionalmente orientata dell'articolo 116, comma 3, della Costituzione. È infatti ovvio che la norma va vista nel quadro del sistema costituzionale, che si fonda, però, sul concetto di unità e indivisibilità della Repubblica, e che trova il suo principale pilastro nella persona umana, costruendo intorno a essa un'armatura di diritti fondamentali, che è assistita dal principio di uguaglianza. Tutto questo si traduce in un sistema organizzatorio, dove l'autonomia è solo uno strumento e mai un fine. In quest'ottica, quindi, il regionalismo differenziato deve essere visto come uno strumento che va a eliminare le disuguaglianze, non a crearne nuove.

Questo provvedimento è anticostituzionale nel metodo. Esiste una regola base, in politica: chi ha un voto in più, vince. È una regola consolidata, alla base delle democrazie contemporanee. Bene, siete riusciti a violare anche questa semplice regola di convivenza, lo avete fatto mettendo in pratica quello che è senza dubbio un golpe, ed è successo in I Commissione: mi riferisco all'emendamento 1.19, a mia prima firma e dei colleghi di I Commissione, votato e approvato con 10 voti favorevoli e 7 contrari, ma a voi questo risultato non è andato bene, quindi avete pensato bene di riscrivere la realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) camuffandola, forzando le regole della democrazia, che sono a tutela di tutti, non solo delle opposizioni. Una bruttissima pagina per la I Commissione, che è denominata “Affari Costituzionali”. Ebbene, il 26 aprile essa è diventata un affare di maggioranza, una profonda ferita democratica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ha lasciato, senza dubbio, un'onta indelebile su questo provvedimento.

Ma questo provvedimento è anticostituzionale nell'anima. Questo provvedimento vuole riscrivere la nostra storia e, in particolare, una pagina importante della nostra storia, che è quella del Risorgimento italiano, il quale sicuramente aveva come tre obiettivi, quello di liberare l'Italia dallo straniero, quello di conferire all'italiano la dimensione di cittadino di una nazione e, soprattutto, quello di scardinare un sistema fatto di privilegi, di caste, per costituire un sistema di uguaglianza.

Io voglio ricordare, in quest'Aula, il ruolo che hanno avuto i giovani avvocati napoletani che si sono uniti per unire l'Italia, proprio nella speranza che il nuovo Stato potesse mettere fine ai privilegi nell'accesso alla libera professione. Insomma, un vecchio mondo fatto di privilegi e caste, che doveva essere soppiantato da un nuovo sentimento del bene collettivo, ma sappiamo che così non è stato, perché ad un'unione orizzontale non c'è stata un'unione anche verticale. Quest'ultima si è avuta con le grandi riforme della Repubblica: pensiamo al sistema sanitario introdotto nel 1978, basato sui principi di universalità ed egualità.

L'evocazione della secessione da parte della Lega vuole riproporre una disunione non soltanto orizzontale, ma anche verticale, e per questo noi ci opponiamo. Ma la storia ha visto molte stagioni in cui una parte della politica ha lavorato sempre per disunire un Paese tra Nord e Sud, tra provincia e città, tra classi meno abbienti e classi più ricche. Noi, invece, ci troviamo dall'altra parte, noi vogliamo stare dall'altra parte, dalla parte giusta della storia, e quindi siamo convintamente contrari a questo provvedimento. Siamo veramente dalla parte dell'Italia intera, con il popolo italiano. Noi siamo, sì, veramente patrioti.

Presidente, concludo, però, con un appello, per sua interposta persona, ai nostri colleghi del Sud, che sono stati eletti al Sud e che voteranno a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): state tradendo il Sud, state tradendo milioni di persone che vi hanno votato. Quindi, fateci un piacere, dopo la votazione di questo provvedimento, eliminate la parola “Italia” dal nome dei vostri partiti, perché non siete degni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) non solo di nominarla, non solo di portarla, perché non la state rappresentando, la state lacerando.

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Noi invece la difenderemo, ieri, oggi e domani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della Scuola primaria “Carlo Collodi” e dell'Istituto comprensivo “Curzio Malaparte” di Prato, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 2.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente, colleghe e colleghi. Io credo che concordiamo tutti - abbiamo sempre concordato tutti - che questo sia un grande e importante provvedimento, una legge che segnerà - diciamo così - un passaggio importante nella storia del nostro Paese, e credo che questo vada riconosciuto al Ministro Calderoli, che ha avuto una così grande costanza nel cercare di far approvare il prima possibile il provvedimento sull'autonomia differenziata. Ma proprio perché questo provvedimento è così importante nella storia, potendo segnare il futuro del nostro Paese, sarebbe stata necessaria una discussione diversa rispetto a quella che abbiamo avuto.

Non si può pensare di affrontare una legge, una questione così fondamentale, partendo dal fatto che la discussione, di fatto, si è svolta soltanto in un ramo del Parlamento, al Senato. Infatti, alla Camera siamo riusciti a discutere solo alcuni giorni, perché l'opposizione ha determinato una volontà, appunto, di approfondire l'argomento, ma senza aver approvato neanche un emendamento nella Camera dei deputati. Che questo provvedimento sia fatto bene lo dice il Ministro, ma credo che anche lui convenga sul fatto che, per quanto sia stato fatto bene, è pressoché impossibile che nel Parlamento, nella Camera dei deputati, non si possa giungere a migliorare un provvedimento di questo genere.

Già questa vicenda pone un serio dubbio sulla costituzionalità del provvedimento, perché in questo modo si espropria la Camera dei deputati del diritto e dovere di intervenire su una questione fondamentale, che riguarda l'assetto istituzionale della nostra Repubblica. Le forzature che sono state fatte, quella cioè di bocciare preventivamente e senza alcuna discussione e valutazione gli emendamenti proposti, rende di fatto questo provvedimento incostituzionale. Così come le forzature che sono state fatte in quei giorni in Aula, quando gli emendamenti che venivano approvati con i voti dei membri dell'opposizione, alla fine venivano bocciati e le votazioni ripetute come se niente fosse, contrastando non soltanto tutte le norme del buonsenso, del vivere civile e del confronto politico, che deve essere sempre corretto, ma il Regolamento della Camera, che in questi casi prevede, appunto, che le votazioni debbano essere ratificate, soprattutto quando c'è l'intervento di uno dei Segretari di aula.

Molte sono le questioni di costituzionalità del provvedimento, e riguardano gli articoli fondamentali della nostra Costituzione: gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 33, 34, 32, 53 e 70. Sono molti gli articoli che vengono coinvolti, proprio perché il provvedimento è fondamentale. Ma insomma, noi non possiamo pensare che l'unità del Paese sia un'affermazione contenuta nella nostra Carta costituzionale come una mera indicazione programmatica generale. L'unità del Paese è un elemento fondamentale, un elemento caratterizzante della nostra Repubblica e della nostra Costituzione. L'approvazione di questo provvedimento avrà come conseguenza quella di trasformare quel Paese unitario in una specie di federazione - neanche, peraltro, codificata dalle nostre leggi - di 20 piccoli staterelli che si faranno, presumibilmente, la guerra su molti fronti. Ma come si può pensare che competenze importanti come quelle della sanità, possano essere divise ancora ulteriormente, rispetto a quello che già è stato fatto con la riforma del Titolo V? Ma come si può pensare che una piccola regione come il Molise possa fornire, con la capienza fiscale che ha - che è minima, naturalmente - le stesse prestazioni sanitarie che può fornire la regione Lazio o che può fornire la regione Lombardia?

È evidente che si sta ingenerando un livello di non uguaglianza tra i cittadini e le cittadine del nostro Paese. State distruggendo un altro principio fondamentale della Costituzione: il fatto che i cittadini sono tutti uguali. E questo voi non potete assolutamente negarlo.

Non è possibile pensare questo in materia di energia, in un momento storico come quello che noi stiamo vivendo: lo vedete tutti quanti - non bisogna essere dei grandi statisti, ma basta accendere il televisore e leggere i giornali - cosa significa, oggi, il controllo delle fonti energetiche; cosa significa, oggi, la distribuzione dell'energia nei Paesi e, in modo particolare, in quelli avanzati come l'Italia.

Ecco, pensate ancora una volta se è possibile che le piccole regioni italiane - ciascuna da sola - possano fare la propria politica energetica. Ma di che cosa state parlando? E com'è possibile pensare che un altro fondamento della nostra Costituzione, che è quello del diritto all'istruzione - a un'istruzione pubblica, uguale per tutti e per tutte; per “i meritevoli” come dice la Costituzione - possa essere frazionato fra tante piccole regioni, ognuna delle quali avrà un suo sistema scolastico!

Ma, di fronte a un provvedimento di questo genere, voi non avete neanche il coraggio di discutere fino in fondo. Non avete neanche la volontà di coinvolgere le forze politiche - il Paese, il Paese! - nell'affrontare delle tematiche così importanti. Per non parlare - lo voglio dire, signor Ministro - dei danni economici che tutto questo può portare al nostro Paese. Adesso state pensando alle tasse e alla parte fiscale, che arricchirà ancora di più le tasche delle regioni ricche a scapito di quelle povere, ma io mi domando: ma quale sarà l'investitore straniero che verrà mai più a investire in Italia, quando si troverà di fronte 20 sistemi fiscali diversi, 20 sistemi sanitari diversi, 20 sistemi scolastici diversi?

In una situazione come questa voi pensate di fare l'interesse del Paese? Voi state distruggendo l'unità del Paese. State spaccando il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) tra la parte più povera e la parte più ricca! State favorendo le regioni più ricche a scapito di quelle più povere. È la peggiore e più nefanda iniziativa che la vostra maggioranza possa mettere in campo in questo momento. Il Paese ha bisogno di altro. Il Paese ha bisogno di unità e l'unità del Paese è garantita dalla Costituzione: è l'unità dei diritti sulla scuola e sulla sanità per tutte e per tutti; per quelli più poveri e per quelli che sono più ricchi, non soltanto per quelli che sono più privilegiati. È per questo che noi faremo una battaglia fino in fondo contro questo provvedimento, in Aula e nel Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Gianni Cuperlo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Braga ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Colleghi, in tutto il mondo occidentale non esiste un solo partito di governo che metta in discussione la natura dello Stato nazionale. Ridotta all'osso, la nostra opposizione a questo progetto nasce qui: il che non significa rinunciare al principio dell'autonomismo, quello rimane un valore impresso nella Costituzione.

La nostra bocciatura del vostro disegno trova le sue motivazioni nello sbrego costituzionale che esso alimenta e, soprattutto, nelle conseguenze storiche e politiche che l'approvazione di questa legge porterebbe con sé. Ora, sugli strappi costituzionali, nel corso delle audizioni, anche voi avete ascoltato l'opera demolitoria dell'impianto da parte di studiosi, economisti, amministratori e associazioni delle più diverse categorie, a partire dalla scelta dello strumento legislativo: un disegno di legge ordinario per dare attuazione all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, con l'effetto - e lo sapete benissimo - di licenziare una legge che potrà essere modificata da qualunque altra norma successiva, compresa la legge di approvazione delle intese, vanificando ogni disposizione contenuta in questo provvedimento.

Un secondo strappo riguarda il trasferimento alle regioni di intere materie attribuite, dal terzo comma dell'articolo 117, alla competenza concorrente tra Stato e regioni. Tradotto: voi state vendendo sottobanco alle regioni qualcosa che, semplicemente, non è nelle vostre disponibilità e nella disponibilità di questa maggioranza. Ancora, annullate la previsione di un impianto duale tra regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario. Tutto questo lo fate esautorando il Parlamento - escluso dalla formazione delle intese - e relegandolo all'espressione di pareri non vincolanti. Un Parlamento che, all'atto dell'intesa, potrà solo prendere o lasciare, con un mutismo istituzionale che dovrebbe allarmare, colleghi, anche parte dei vostri banchi.

Sulla mancata determinazione dei LEP, noi abbiamo speso fin troppe parole e ogni volta avete risposto rinnovando una cambiale scaduta: quel pagherò che lascia oltre la metà dell'Italia - del Paese - in una condizione strutturale e, a quel punto, irreversibile, nell'erogazione di beni e servizi essenziali. Un ritardo incolmabile di cui siete consapevoli e responsabili: in questo, violando l'articolo 119 della Carta, sulla previsione di una perequazione rivolta ai territori con una minore capacità fiscale.

Allora, la sintesi, colleghi: voi passate dalla tradizione di un regionalismo solidale e cooperativo a una visione ciecamente competitiva; peraltro, aprendo la via a una compartecipazione delle singole regioni a tributi erariali senza alcun criterio sull'ammontare di queste quote. Ipotesi per lo meno rischiose e del tutto irragionevoli, in un Paese segnato dalle nostre disuguaglianze. Scuola, energia, infrastrutture, trasporti: tutto converge - tutto - verso la volontà di attentare e distruggere il concetto stesso di “unità della Nazione”.

Noi ve lo chiediamo - glielo chiedo, signor Ministro, se ha la compiacenza di ascoltare anche i deputati che siedono ai banchi dell'opposizione -, sinceramente sarebbe questo il contributo all'Italia del “Governo dei patrioti”? Guardate, io non nego che, in linea di principio, in voi alberghi un sentimento patriottico; vorrei solamente capire quale patria voi riconoscete come la vostra e qual è la vostra idea dell'Italia “una e indivisibile”, come recita l'articolo 5 della Costituzione. Padri e madri costituenti non lo hanno scritto per gioco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Padri e madri costituenti non lo hanno scritto per gioco: quel concetto lo hanno scolpito, perché sapevano quali ostacoli e violenze avevano a lungo impedito e rallentato la costruzione di uno Stato unitario, liberale e democratico.

Oggi voi, con un tratto di arroganza politica e di irresponsabilità istituzionale, quel patrimonio aggredite dalle posizioni di potere che occupate: lo state facendo in queste ore, qui in quest'Aula - alla Camera - su questa misura; lo state facendo nell'altro ramo del Parlamento dove, come ruspe nella foresta, abbattete i capisaldi della forma di governo e dell'equilibrio dei poteri dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Antonio Gramsci - che cortesemente vi chiederemmo di non disturbare con assurdi arruolamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) - parlava nei “Quaderni” di un sovversivismo dall'alto: quello praticato dalle classi dirigenti con uno spirito e finalità tese a mascherare, dietro a un messaggio d'ordine, pulsioni di tutt'altro segno. Voi oggi siete incamminati su quel sentiero. Voi calpestate i diritti individuali, i bisogni sociali, gli stessi principi regolatori di uno Stato unitario e lo fate ignorando appelli, critiche e moniti provenienti, non solamente dai nostri banchi o dall'autorevolezza, nell'Aula del Senato, della senatrice Liliana Segre, ma da autorità indipendenti, a cominciare dalla Banca d'Italia e dai tecnici del Bilancio dello Stato. E, a corollario di tutto questo, colleghi e colleghe della maggioranza, la Presidente del Consiglio dichiara che, sulla riforma costituzionale, aperte virgolette “o la va, o la spacca”, chiuse le virgolette. “O la va, o la spacca”, colleghe e colleghi della maggioranza? Lo so, siamo immersi in un impoverimento e in un degrado allarmanti del linguaggio istituzionale di questo Paese, come ancora ieri abbiamo verificato, e, come voi, noi siamo coscienti che questo Parlamento non dispone, oggi, di un Costantino Mortati o Benedetto Croce, Giorgio La Pira, Nilde Iotti o Teresa Mattei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Ma, colleghi, transitare, come state facendo, da quell'elenco di nobili nomi - che hanno pensato, voluto e costruito la Repubblica, una e indivisibile - ad una scommessa sulla Carta costituzionale, ridotta a un lancio dii dadi, “o la va o la spacca”, l'Italia non lo merita, non lo meritiamo noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). E, anche per questo, troverete in noi, fuori e dentro queste Aule, un'opposizione intransigente. Vedete, colleghi, nella storia d'Italia il concetto di “patria”, di “patriottismo” ha conosciuto pagine epiche e anche alcuni capitoli degradanti. I patrioti furono certamente i protagonisti del Risorgimento, anche se dietro a quell'onda non c'era un moto consapevole del popolo italiano. A conferma di ciò vi è il fatto che noi non disponiamo di un grande romanzo del Risorgimento italiano, a differenza del grande romanzo della Rivoluzione francese o del fatto che i tedeschi, sulla frattura romantica, hanno edificato persino una filosofia. Noi abbiamo avuto il grande romanzo dell'anti-Risorgimento: quel Gattopardo dove tutto andava cambiato perché tutto rimanesse uguale. Ma quella pagina epica ci ha consegnato un'eredità fondamentale: la costruzione dello Stato italiano, dello Stato unitario, di questo Paese. C'è una bella espressione di Mazzini che dice che la Nazione è un'associazione, non un aggregato. Vuol dire che la Nazione coltiva un sentimento di fratellanza, che poi è quello che la vostra riforma intende colpire. Dunque, contro questo disegno, concorrono non solo la cronaca o le ragioni tecniche ma un'intera parabola storica e culturale che ha segnato la costruzione dell'Italia unita. È un tema che non riguarda solo un assetto di poteri e di competenze ma che investe, vede Ministro, l'identità, il modo d'essere, di vivere, l'appartenenza nazionale di un popolo. Del resto la grandezza dell'Italia, nel secondo dopoguerra, ha trovato qui il suo terreno più fertile. Allora, dinanzi a un panorama di macerie morali e materiali, si ricostruisce il Paese, la Nazione dalle fondamenta. La scuola accessibile a tutti, le grandi riforme, da quella agraria a quella fiscale. Quelle classi di Governo e di opposizione avevano una consapevolezza molto chiara, cioè che l'Italia aveva sempre sofferto le stagioni segnate da élite della politica intente a dividere questo Paese tra Nord e Sud, città e aree interne. Ciò aveva influito sul tasso di crescita della nostra economia, sulla stessa coesione sociale. Tradotto, signor Ministro: l'Italia è cresciuta di più e meglio con Giolitti, col primo centrosinistra degli anni Sessanta, con l'Ulivo e meno con Crispi, col fascismo, con la destra al Governo. Ecco perché ci opponiamo a questo vostro disegno. Il vostro intento in questa legislatura è chiaro: manomettere la Costituzione formale e materiale che, per oltre settant'anni ha visto una sola cultura esclusa dai fondamenti del compromesso costituzionale e dal patto repubblicano. La ragione è che la destra attuale - molto poco affine alla stagione berlusconiana, colleghi di Forza Italia, e bossiana, colleghi della Lega - vuole chiudere per sempre la stagione della discriminante antifascista nel processo fondante delle istituzioni repubblicane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Noi ci opporremo a tutto questo, sapendo che la domanda è: cosa sarebbe del Parlamento e del Primo Ministro se passasse questa vostra riforma? Cosa sarebbe dell'Italia unita? Cosa aggiungere e chiudo, signora Presidente? C'è da aggiungere che la nostra opposizione si esprimerà nelle Aule di questo Parlamento ma vivrà fuori da qui, nelle città del Nord, del Centro e del Sud, dove racconteremo i guasti all'equità e alla giustizia sociale. Sarà per noi la più intensa battaglia di questa legislatura, per le convinzioni che ci muovono e soprattutto per le responsabilità che sentiamo verso coloro che sono venuti prima di noi e verso coloro che verranno dopo di noi. Io non ho ancora uno slogan di questa nostra campagna, ma se dovessi improvvisarne uno forse direi così: erano partiti con Alberto da Giussano, hanno sposato lo Sceriffo di Nottingham. Anche per questo vi fermeremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. La deputata Alifano illustra la sua questione pregiudiziale di merito n. 1. Prego, onorevole.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe e membri del Governo, vedo anche il Ministro Calderoli assiso sui banchi lì di fronte. Sono risuonate in quest'Aula parole che colpiscono la mente, il cuore e la carne di ciascuno di noi: il pensare alla violazione del principio di uguaglianza, di coesione sociale e di solidarietà, che dovrebbe assistere la vita di ogni giorno di noi cittadini italiani. La stessa unità e indivisibilità della Nazione vengono compromessa da questo disegno di legge.

È stato ripetuto, adesso, dagli interventi che mi hanno preceduto e che sicuramente colpiscono la mente e il cuore di tutti noi. Il mio intervento forse volerà un po' più basso, sì, perché voglio ripercorrere le ragioni concrete che dovrebbero farci riflettere e dovrebbero alla fine sospendere l'esame di questo pernicioso provvedimento.

Le pecche di questo provvedimento sono molteplici e sono state rilevate nel corso delle audizioni, non è una sola, ma sono tante. La prima pecca è l'indeterminatezza che è stata rilevata da molti degli auditi e dal Presidente De Siervo. Non si comprende se noi andiamo verso la frammentazione dei rapporti di lavoro, soprattutto nel pubblico impiego, se avremo venti legislazioni diverse in materia di rapporti di lavoro. Non sappiamo se andremo verso la frammentazione del sistema tributario, quindi, non sappiamo se avremo venti legislazioni diverse in materia tributaria. Non sappiamo se andiamo verso la frammentazione della materia doganale e della legislazione che contiene e che a questa afferisce. Tutto questo che cosa determinerà? Sicuramente una confusione enorme, un panorama legislativo assolutamente incerto, nel quale si dovrebbero poi muovere le aziende con costi che saranno presumibilmente molto più alti, soprattutto quelli che dovranno affrontare le piccole aziende. Che cos'altro comporterà? Comporterà anche che gli investitori esteri non verranno a investire in Italia perché, se non c'è un panorama normativo certo, non si viene a investire. Quindi, non avremo l'afflusso di capitali stranieri.

Ma non è solo questa la pecca che volevo rilevare. Non si è ancora capito e io l'ho chiesto più volte, anche al Ministro - che abbiamo avuto il piacere di vedere spesso in Commissione, anzi, sempre, devo dire ad onore del vero, però gli abbiamo sempre rivolto questa domanda senza alcuna risposta - perché regionalizzare? Non c'è un'analisi al giorno d'oggi dei costi e dei benefici della differenziazione: non è stata fatta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Eppure, circa un anno fa, la Banca d'Italia ha detto che bisognava fare un'istruttoria su ciascuna delle funzioni che si andavano a trasferire, proprio per poter analizzare se convenga o meno procedere in questo cammino. Quindi, tutto ciò, tutta la realizzazione di questo disegno di legge - malaugurata, per il vero - si tradurrà in un salto nel buio. Non si sa dove andremo a finire e dove andranno a finire i cittadini e imprese.

Vogliamo parlare delle materie LEP? Ebbene, non sono ancora stati definite: parliamo di materie come l'istruzione, la sanità, le grandi opere infrastrutturali, l'ossatura economica e sociale del nostro Paese. I LEP sono di difficile se non di impossibile definizione. Ma ancora più impossibile è il loro finanziamento, l'unica cosa certa è il costo esorbitante del loro finanziamento che, secondo alcune voci, dovrebbe tradursi in un aggravio di circa 80/100 miliardi annui. Tutto questo in contraddizione con quanto recita l'articolo 9, dove è detto che questa operazione si dovrebbe tradurre in invarianza di bilancio. Allora, se lo Stato non ci mette nulla e se non istituisce un fondo perequativo - e tuttora non c'è - che cosa significa questo? Significa che le regioni e gli enti locali dovranno, di necessità, aumentare le aliquote dei tributi ovvero istituire nuovi tributi o ancora, in alternativa, tagliare i servizi ai cittadini. Vogliamo poi parlare delle materie non LEP? Un altro grande punto interrogativo. Le materie non LEP sono materie che interessano, comunque, la vita di ogni giorno. Parliamo, ad esempio, della Protezione civile e, secondo questo disegno di legge, sono immediatamente trasferibili. Quindi, basta l'intesa senza la previsione di una legge cornice e sono immediatamente trasferibili.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ENRICA ALIFANO (M5S). Sì, grazie Presidente, cercherò di stringere. Ma quale sarà il criterio che ne regolamenterà la fruizione? La spesa storica? Questo significa che aumenterà il gap tra i territori che hanno minori risorse e quelli che ne hanno maggiori. E non parliamo solo del divario Nord-Sud. Spesso viene ripetuta questa dicotomia. No, perché all'interno del territorio italiano vi sono delle aree maggiormente sviluppate e altre, come le aree interne, che patiscono problemi di spopolamento e di disservizi e che patiranno ancora di più le conseguenze nefaste derivanti dall'approvazione di questo provvedimento. In tutto questo, ovviamente, manca una disciplina transitoria graduale e questo non farà altro che aumentare il gap esistente tra aree maggiormente sviluppate e aree, invece, che conoscono una minore crescita economica.

Allora, si chiede - e concludo, Presidente - che non si proceda all'esame di questo provvedimento per la confusione ordinamentale che esso produce e anche perché si traduce, come dicevo prima, in un pericolosissimo salto nel buio che cittadini e imprese, Presidente, non meritano e non devono fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Signora Presidente, io ho ascoltato con molta attenzione ciò che gli esponenti delle opposizioni hanno dichiarato in quest'Aula e hanno scritto nelle questioni pregiudiziali, ho sentito molta propaganda in vista delle elezioni europee e amministrative che avranno luogo l'8 e il 9 giugno, ma nessuno, lo ripeto, nessuno delle opposizioni ha voluto spiegare cosa ci sia in questa normativa e perché non l'hanno voluto spiegare? Perché, in realtà, tutto quello che è stato appena riferito in quest'Aula è assolutamente falso, non c'è nessuna divisione dell'Italia, non c'è nessun contrasto con l'unità nazionale. Che poi la sinistra - e metto nella sinistra anche il MoVimento 5 Stelle - venga ad insegnare che cos'è l'unità nazionale a noi del centrodestra, di Fratelli d'Italia, mi farebbe sorridere se non fosse che siamo in quest'Aula che merita rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Perché contesto ciò che è scritto in queste pregiudiziali e ciò che è stato detto in quest'Aula? Per un motivo molto semplice, perché le vostre pregiudiziali, 24 pagine di pregiudiziali, partono già dalla prima pagina, dicendo che l'interpretazione che il Governo ha dato dell'articolo 116 della Costituzione è una personalissima, quanto rispettabile, interpretazione della norma.

Allora, se uno ascolta ciò che avete detto sembra che rivoltiamo la Repubblica, separiamo il Paese e iniziate a pagina 1, di 24, dicendo che è un'interpretazione rispettabilissima, anche se particolare, della norma. Quindi, direi che quelli che hanno le idee confuse, magari, siete voi, non noi, soprattutto, quando venite a dire, perché questo è quello che dite, che annullare la differenza tra regioni a statuto ordinario differenziato e regioni a statuto speciale andrebbe a ledere il principio di uguaglianza dei cittadini italiani. Praticamente, voi in tre righe, siccome ci sono cittadini italiani che oggi vivono in regioni a statuto speciale, come la Sicilia, la Sardegna, il Friuli-Venezia Giulia, il Trentino, diviso nelle due province autonome di Trento e di Bolzano, e la Valle d'Aosta, se le altre regioni consentissero anche ai cittadini delle altre regioni di avere lo stesso trattamento, invece che unire il Paese, voi andate a raccontare in giro che il Paese sarà diviso da questa possibilità per tutti i cittadini italiani di avere le stesse normative e dalla possibilità che le regioni intervengano negli stessi campi. Questa è una contraddizione in termini che riuscite a inserire in appena tre righe: togliere le differenze violerebbe l'eguaglianza dei cittadini.

Per poi non parlare della “sbrodolata” che avete raccontato fino adesso, delle dichiarazioni retoriche sul fatto che il Mezzogiorno viene in qualche modo danneggiato. Ma quale Mezzogiorno? Ci sono la Sicilia, che è una regione a statuto autonomo, per non dire rinforzato, e la Sardegna, che è a statuto autonomo, e cos'hanno i cittadini di queste regioni in più dei cittadini campani, calabresi, pugliesi e non mi metto a citare tutte le altre regioni del Mezzogiorno? Come fate a parlare di Mezzogiorno unito? Siete voi che volete discriminare la Campania dalla Sicilia, dalla Sardegna e dalla Calabria. Di cosa state parlando?

Spiegate ai vostri cittadini, ai vostri elettori, perché non volete questo tipo di norma e il miglioramento della norma. A nostro avviso, si può riassumere tutto in un modo molto più semplice: la norma prevede comunque prestazioni minime garantite, che sono, tra l'altro, quelle attuali, e la singola regione può anche non ricorrere all'autonomia differenziata, quindi, le cose possono anche rimanere così come attualmente stanno, nessuna è obbligata a diventare una regione con autonomia differenziata, nessun cittadino italiano sarà leso e, magari, qualche politico regionale riuscirà, invece, a migliorare le cose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefani. Ne ha facoltà.

ALBERTO STEFANI (LEGA). Signora Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, devo dire che leggo con stupore il contenuto delle pregiudiziali al disegno di legge sull'autonomia differenziata, un disegno di legge che si pone nel pieno solco della Costituzione e che, anzi, trova la sua legittimazione giuridica proprio nell'articolo 116, terzo comma, della stessa Costituzione, così come introdotto dalla riforma del Titolo V, votata dal centrosinistra nel 2001. Si tratta di un disegno di legge la cui presentazione, tra l'altro, è stata autorizzata dal Presidente della Repubblica il 23 marzo 2023, con una firma che, come ci ricorda la dottrina giuridica e come ci ricordava già Einaudi nel 1956, nel suo Lo scrittoio del Presidente, non è meramente materiale, ma è anche la sede per rilevare eventuali motivi di incostituzionalità. È un disegno di legge che è estrinsecazione dell'articolo 5 della Costituzione. Prima, l'onorevole Cuperlo citava proprio l'articolo 5, leggendo le prime tre parole, ma, se noi leggiamo la continuazione di quell'articolo, la Costituzione ci dice che la Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo, adegua i princìpi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento. Questo dice l'articolo 5 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Riconosce le autonomie locali come qualcosa di pre-costituzionale, qualcosa anche di pre-repubblicano, che la Repubblica riconosce, dotate di una loro intrinseca identità.

È un disegno di legge, quello che voi vorreste oggi dichiarare incostituzionale, che risponde al principio di sussidiarietà verticale, anche questo sancito dalla nostra Costituzione, all'articolo 118, un articolo che ci dice una cosa semplice, che più si avvicina il decisore al territorio, migliore sarà l'efficacia dell'azione amministrativa di quell'ente nei confronti di quel territorio, migliori saranno le risposte che quell'ente sarà in grado di offrire agli interessi particolari dei propri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora, Presidente, la nostra Costituzione non ha disegnato un Paese centralista e accentratore, la nostra Costituzione ha disegnato un Paese che rispetta la leale collaborazione e le esigenze di autonomia, la territorialità, le esigenze anche di decentramento tra i diversi livelli di governo e questo Parlamento ha il dovere di rispondere a tale visione, la visione di chi difende e chi sceglie di assumersi una responsabilità, la visione di un Paese che permetta a una regione che chiede la possibilità di svolgere alcune funzioni di poterlo fare, un Paese che tuteli le autonomie locali, che sono un dato storico, prima di un dato giuridico, sono un insieme di arte, di cultura, di tradizioni, di lingua e di bellezza. Questo sono le autonomie locali, e la nostra Costituzione le difende (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora, colleghi, difendere l'autonomia della propria terra, difendere l'autonomia di una regione non è incostituzionale; invece, calpestare il libero esercizio, il libero diritto di una regione di poter chiedere maggiori forme e condizioni di autonomia lo è per davvero. Per questi motivi, noi votiamo contro le pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi, invece, voteremo “sì” alle pregiudiziali. Intanto, l'iter complessivo di questo percorso dell'autonomia è pieno di profili che non abbiamo condiviso e che non condividiamo. Innanzitutto, l'idea di forzare i tempi, gli strumenti, le procedure. Ce lo siamo detti più volte, si possono avere visioni diverse, ma su una cosa non possiamo non essere tutti d'accordo, ossia sull'effetto davvero significativo che la riforma avrà, a tutti i livelli. Un impatto fortissimo, che io definirei devastante, ma non voglio utilizzare questo termine, voglio mantenermi più asettico. Ma sicuramente non possiamo tacere questa considerazione, non possiamo non ammettere che l'effetto è molto, molto, molto significativo. E non possiamo, pertanto, derubricare questa riforma alla stregua di una legge ordinaria, come se disciplinasse un piccolo segmento tematico o amministrativo. E, allora, innanzitutto, una riforma di questo tipo dovrebbe essere portata avanti con uno strumento adeguato, cioè, nella specie, una proposta di legge costituzionale, in quanto, se approvata, essa comporta un impatto istituzionale tale da delineare addirittura uno stravolgimento dell'assetto costituzionale. Mi si dirà: già c'è in Costituzione il concetto di autonomia. Ma noi non siamo contro il concetto di autonomia. Siamo contro il concetto di autonomia disegnata così. Non in questo modo. E avremo modo, ovviamente, di ribadirlo, con riflessioni argomentate, al netto, dicevo, delle forzature procedurali. Dunque, l'aspetto istituzionale viene modificato con un impatto così forte che non possiamo utilizzare la legge ordinaria. Io qui non voglio entrare - perché non è questa la sede - nel merito delle preoccupanti spaccature che si produrranno nel Paese, a partire da quelle economiche, ma non solo. E poi, che non ci si illuda: non gioveranno a nessuno, ma costituiranno un danno per il Paese intero. Per cui torno a dire che non possiamo utilizzare la proposta di legge ordinaria, va invece utilizzata la proposta di legge costituzionale. Ed è questa la pregnante argomentazione in virtù della quale noi voteremo “sì” alla pregiudiziale di costituzionalità.

E tralascio, ma non dovrei, il ruolo del Parlamento nel testo in esame: ruolo del tutto marginale, sia per la definizione delle intese con le regioni, sia in relazione alla determinazione dei LEP. Il Parlamento, in realtà, non potrà che respingere o approvare, senza alcuna possibilità reale di intervenire sui punti di merito specifici rispetto all'accordo raggiunto tra il Governo e le singole regioni. Su questo, e su altri punti, molti illustri costituzionalisti che sono stati auditi sono fortemente allarmati. In definitiva, ci incamminiamo su un percorso ricco e pieno di punti interrogativi e di dubbi, verso una riforma con un impatto, peraltro, che definire significativo è poco, senza un adeguato dibattito, con tempi che sono stati strozzati in Commissione, con il rigetto di richieste che avevamo, in maniera accorata, portato avanti tutti, su spazi di dibattito più seri e più ragionevoli; e tutto ciò, ripeto, con uno strumento, quello della legge ordinaria e non costituzionale, che non è proprio rispetto a quello che si sarebbe dovuto utilizzare. Un'ultima considerazione: è forte, a questo punto, il sospetto che questo argomento, questo tema, almeno in termini di velocizzazione dei processi di finto dibattito che si è creato, serva a qualcuno per ragioni elettorali. Ma quella dell'assetto istituzionale e costituzionale non è materia che merita strumentalizzazioni, non è materia che merita strumentali utilizzazioni a fini elettorali.

Votiamo pertanto “sì” alle pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Mi scuserà se mi rivolgo a lei per chiederle di consentirmi, attraverso di lei, di rivolgermi al collega Vinci, perché devo dire che abbiamo assistito a tutto - e cerco di stare nei canoni della buona creanza - e nel sentire il collega Vinci, che verrebbe a spiegare a noi che le pregiudiziali di costituzionalità su questo provvedimento sarebbero un elemento esclusivamente strumentale alla campagna elettorale, uno dovrebbe dire: ma c'è un limite (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)! Collega Vinci, fermatevi! Avete fatto tutta questa roba nell'incrocio con il Premierato, adesso la cosa del Consiglio dei ministri, con la giustizia, solo per fare campagna elettorale, perché siete anche divisi su questo, e venite a dire a noi che una pregiudiziale di costituzionalità è campagna elettorale! Avete proprio una faccia di bronzo a dire una cosa del genere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Collega Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Io, purtroppo, sono titolare di un'altra cosa che, nel contesto, in questo momento, ci starebbe benissimo, ma che non pronuncio qui dentro! Abbiate pazienza, almeno non ci venite a provocare, perché questo è veramente il massimo.

Voi avete forzato: noi, oggi, prima ancora che una pregiudiziale di costituzionalità e di merito, dovremmo fare una pregiudiziale di regolarità della procedura parlamentare, perché per le elezioni europee e per la campagna elettorale di Tele Meloni, Tele RAI e Tele Mediaset, dove state dalla mattina alla sera a fare campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), ci troviamo ad aver subito una forzatura sul piano parlamentare, per quello che è successo dentro la Commissione, che quella dovrebbe venire addirittura prima della pregiudiziale di costituzionalità; è la mortificazione delle funzioni del Parlamento, è la violazione della sua più dignitosa regolarità, quando si rimette in votazione una votazione soltanto perché non si ha neanche l'attenzione alla responsabilità di essere maggioranza e di esserlo anche in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)! E lo venite a dire a noi, che facciamo campagna elettorale? Ma abbiate pazienza, siate bravi!

Io gliene voglio dare atto - perché è l'unica cosa che posso fare, e lo faccio anche se in questo momento non c'è - al Ministro Calderoli, perché non c'è dubbio che il Ministro Calderoli abbia dimostrato, ovviamente dalla sua posizione, di essere persona che ha grande rispetto della procedura parlamentare, perché comunque ha seguito il provvedimento anche per le pregiudiziali; è stato sempre attento ed è qualcosa di isolato in tutto quello che è accaduto per questo provvedimento, con tutto quello che è successo in Commissione e che ho appena detto. È stato l'unico elemento di attenzione alla procedura parlamentare. Devo dire che, nel merito, il Ministro Calderoli, nella sua storia, ha portato un'altra riforma, che non era costituzionale, ma era una riforma che aveva una certa importanza e che, non io, non l'opposizione, ma lo stesso Ministro, dopo che l'ha fatta, ha definito una “porcata”; ed era il famoso Porcellum, una legge elettorale che ha devastato la politica, che ha devastato la selezione della classe dirigente e che, probabilmente, ha portato a un deterioramento delle nostre istituzioni proprio perché fu fatta quella legge.

Ora, avendo quel marchio, io non so che cosa accadrà con questa, ma non è certo una prospettiva allettante: per l'Italia, non per noi, figuriamoci!

Detto questo, per quanto riguarda le poche cose sulle quali volevo intervenire, avrei volevo farlo sugli articoli, sull'articolo 3 e sull'articolo 5, ma il collega Vinci ha fatto una premessa; secondo me, l'ha fatto apposta per evitare che potessi intervenire sul merito e mi ha voluto dirottare su una polemica…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …ho finito il tempo. Va bene. Mi limiterò a dire che, anche sulla base e sulla scorta delle considerazioni che sono state fatte dai colleghi che mi hanno preceduto, e che condivido tutte, circa la violazione dell'articolo 3, dell'articolo 5 e dell'articolo 70, il Parlamento è stato mortificato non solo in entrata, ma lo si vuole mortificare anche dopo, perché si rende del tutto inutile la funzione parlamentare rispetto a quanto prevede questa legge.

Signor Presidente, è stato fatto il Premierato, che doveva essere presentato 5 minuti prima dell'autonomia, perché altrimenti abbiamo bloccato i lavori al Senato, per fare in modo che l'autonomia fosse contemporanea al Premierato, e adesso abbiamo fatto in modo che, prima della campagna elettorale, il famoso decreto sulla giustizia, che aspettiamo da 2 anni, si materializzerà oggi, in Consiglio dei ministri, salvo intese, e quindi abbiamo fatto zero! Io penso - e so che qualcuno farà gli scongiuri, ma non è così, perché non sono d'accordo neanche loro - che tutta questa manfrina sia funzionale esclusivamente alla campagna elettorale e con questi provvedimenti, per fortuna per il Paese, così come sono, non andremo da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, a chi ha presentato questa pregiudiziale di costituzionalità, sostenendo che l'autonomia differenziata sia in contrasto con la nostra Carta fondamentale, rispondiamo con il terzo comma dell'articolo 116, quello che prevede che possano essere attribuite alle regioni ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, e stabilisce, altresì, che questa devoluzione debba essere approvata con una legge, sulla base di un'intesa tra lo Stato e la regione interessata. Si tratta di un principio, perché la Costituzione pone dei principi, che deve essere attuato con una legge specifica, appunto. Su questo principio si sono espressi i cittadini di Veneto e Lombardia nel 2017 e in questa direzione ci sono già state iniziative concrete. Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna hanno stipulato intese preliminari con il Governo guidato da Paolo Gentiloni nel 2018.

Scoprire oggi, col timer, che si sono tutti sbagliati sarebbe semplicemente senza senso, non serio. Forza Italia ha dato un contributo decisivo per fare sì che la proposta di autonomia differenziata non divida il Paese, né crei un danno a nessuno, ma consenta a tutta l'Italia di allinearsi sugli standard più elevati. Offriamo opportunità. Il nostro movimento è parte integrante di questa maggioranza di centrodestra, ma non avrebbe mai - e sottolineo, mai - consentito, e mai consentirà, di approvare una legge che favorisca una parte del Paese a danno di un'altra.

Non è un mistero che avessimo perplessità su alcuni passaggi della proposta di legge iniziale. Il gruppo al Senato ha tradotto queste perplessità in proposte e poi in emendamenti, che ora sono articoli di questa legge. Articoli che rappresentano delle garanzie.

Al comma 3 dell'articolo 3, grazie a una proposta di Forza Italia, vi è un elenco dettagliato di materie per le quali dovranno essere definiti i LEP. Per queste materie non si potrà procedere alle intese finché i LEP non saranno definiti.

L'articolo 4, quello successivo, specifica che si potrà procedere al trasferimento di funzioni solo dopo che siano state assicurate le risorse necessarie a garantire gli stessi livelli essenziali su tutto il territorio nazionale, comprese le regioni, dunque, che non hanno sottoscritto le intese.

Detta in maniera pragmatica, delle due, l'una: o si troveranno le risorse necessarie per garantire su tutto il territorio nazionale gli stessi livelli di prestazioni essenziali - e, in questo caso, sarà una grande riforma - oppure l'autonomia differenziata resterà sulla carta.

Questo sarà possibile - e lo dico a chi si oppone a questa legge - proprio grazie alla sua approvazione.

Insomma, con questa proposta, tra l'altro, superiamo finalmente il metodo della spesa storica, che hanno seguito tutti i Governi, senza eccezioni. Un metodo che ha favorito via via chi sapeva spendere meglio e penalizzato chi nei decenni, per colpa di scarsa visione o di una classe dirigente non adeguata, ha arrancato.

Per concludere, nessuno intende forzare la Costituzione, non c'è nessuna rottura. La procedura delineata per arrivare alla devoluzione di maggiori funzioni alle regioni individua ben 10 - e sottolineo 10 - passaggi. Cosa significa? Significa che, da quando una regione attiverà le procedure a quando il Parlamento le approverà definitivamente, saranno stati rinnovati consiglio e giunta della regione che ha avviato l'iter, sarà cambiato il Governo e il Parlamento che voterà la legge non sarà lo stesso rispetto a quello che ha esaminato la prima bozza di intesa.

Questo consentirà una decisione ponderata e approfondita che esulerà, a tutti i livelli, dalle maggioranze politiche del momento e dai colori delle giunte e dei Governi.

L'altro passaggio che merita di essere sottolineato, proprio oggi che discutiamo di costituzionalità, è l'approvazione parlamentare a maggioranza assoluta dei componenti. Anche in questo caso, il Parlamento dove noi sediamo costituirà un ulteriore presidio di garanzia, nel senso che, a fronte di una eventuale intesa, in ipotesi ritenuta dannosa per una serie di altre regioni, i parlamentari di quelle regioni, al di là dell'appartenenza di schieramento, è probabile che possano assumere una posizione comune.

Onorevoli colleghi, abbiamo la responsabilità di modernizzare questo Paese e il tempo è ora, non a fine legislatura, come pure ha provato fare qualcuno. Per fare le riforme, certo, serve coraggio e bisogna saper rischiare, ma una cosa è certa: quando un Parlamento vara riforme importanti e strutturali vuol dire che è in salute nel suo complesso. Ecco perché andremo avanti sull'autonomia, lavoreremo presto a una grande riforma delle istituzioni con il cosiddetto Premierato ed ecco perché siamo particolarmente soddisfatti che il Consiglio dei ministri stia per esaminare (a minuti) ed approvare una riforma della giustizia, che finalmente mette sullo stesso piano accusa e difesa e assicurerà ai cittadini un giudizio onesto e imparziale. È una bella notizia che noi di Forza Italia e tutto il Paese aspettavamo da tempo, la risposta coraggiosa ad una esigenza condivisa da larga parte dei cittadini e anche di questo Parlamento.

Per tutte queste ragioni, voteremo contro la pregiudiziale e ci auguriamo che il processo di questa legge vada avanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Auriemma ed altri n. 1, Zaratti ed altri n. 2 e Braga ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Alifano ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Come previsto dal calendario dei lavori per il mese di giugno, il seguito dell'esame del disegno di legge avrà luogo a partire da martedì 11 giugno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Colleghi, non è lo stadio!

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Scusi, collega, non la sento io, quindi, credo che sia impossibile. Colleghi, se dovete lasciare l'Aula, come sempre, cercate di farlo in silenzio. Prego, collega, proviamo.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. A nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, chiediamo un'informativa urgente del Ministro Musumeci. Sono passati nove giorni dal terremoto che è avvenuto nei Campi Flegrei. Fino ad oggi non si è presentato né il premier, che ieri invece è stato a Caivano, né alcuno dei due vicepremier, né tanto meno il Ministro competente, che ha solo ritenuto di dover convocare a Roma i sindaci, distogliendoli dall'attività di intervento.

Voglio ricordare a tutti che i Campi Flegrei, in questo momento, hanno decine di famiglie sfollate, centinaia di persone che si sono dovute trasferire in altri edifici. Non abbiamo nessun riscontro di interventi materiali annunciati dall'attuale Governo, né tantomeno di finanziamenti di alcun tipo. Ad ora, ci risulta solo ed esclusivamente l'intervento degli enti locali, in particolare del comune di Pozzuoli, della regione e della città metropolitana.

Aggiungiamo che vogliamo ascoltare il Ministro perché, in difformità da quanto votato in Parlamento all'unanimità su tre ordini del giorno presentati dalle minoranze, si era deciso in primis, oltre 12 mesi fa, cioè quando non c'era stato ancora lo sciame sismico, la richiesta di fare il super sismabonus e c'era stato il parere favorevole del Governo e, successivamente, anche il voto unanime in Parlamento. Il Governo si era impegnato a trovare le risorse, eppure in nessuna delle misure finanziarie successive vi è stato l'intervento economico che era stato richiesto e votato da questo Parlamento.

Poi sono stati approvati, di nuovo, 3 ordini del giorno, votati all'unanimità, ma in contemporanea lo stesso Ministro ha detto che lui è contrario a queste misure. Voglio ricordare a tutti che queste misure sono state adottate in altre zone dove c'è stato il terremoto in questi anni.

Purtroppo l'Italia, al 44 per cento, è un territorio ad altissimo rischio sismico. Non si capisce, quindi, per quale ragione poco fa sono scattati gli applausi di felicità perché sono state respinte le pregiudiziali presentate dalla minoranza sui progetti di autonomia differenziata. Di fatto, quello che succede è che già politicamente abbiamo realizzata l'autonomia differenziata, perché se sei un cittadino del Sud non meriti neanche la stessa attenzione e la presenza dello Stato, che in passato è sempre stata garantita a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Tutti i cittadini hanno sempre avuto la presenza dello Stato, indipendentemente dal colore politico. Tutte le realtà colpite dal sisma hanno avuto negli anni - ed è giusto che sia così - attenzioni e interventi sulle strutture private e pubbliche che erano crollate o a rischio crollo.

Non troviamo corretto questo comportamento e non troviamo corrette neanche le parole di colpevolizzazione portate avanti dal Ministro Musumeci nei confronti delle popolazioni dei Campi Flegrei, accusate di vivere lì, quando sappiamo benissimo che sono migliaia di anni che gli abitanti dei Campi Flegrei, così come in altre aree d'Italia, vivono in zone, purtroppo, a rischio sismico o di bradisismo. Indi per cui chiediamo che il Ministro venga a riferire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, signora Presidente. Anche da parte del MoVimento 5 Stelle - e me lo conceda anche proprio a livello personale, in quanto cittadino di quell'area - chiediamo che il Ministro Musumeci venga qui in Aula. A breve lo ascolteremo in audizione in Commissione ambiente, ma ovviamente non è sufficiente. Non è sufficiente e, anzi, qui porto anche la testimonianza di tutti i comitati dei cittadini, degli imprenditori, ristoratori e albergatori che ho incontrato in questi giorni. La prima richiesta è proprio quella di dire al Ministro di venire sul territorio. Venga sul territorio, si faccia vedere e venga a parlare con noi, anziché offenderci come ha fatto in conferenza stampa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, da parte mia è innanzitutto questo l'invito che dopo porterò direttamente al Ministro.

Siamo arrivati a oltre 200 famiglie sgombrate dalle proprie abitazioni, famiglie che ora dovranno trovare una destinazione in albergo e a cui non stiamo dando risposta. Più volte ho fatto presente al Ministro che se ai cittadini viene più che altro promesso qualcosa e nei fatti gli si dà il nulla rischiamo, in questa fase, di vanificare anche tutte le verifiche che sono previste, perché - e qui lo dico a tutti - quello che sta accadendo è semplice: diversi cittadini hanno ora paura addirittura di farsi controllare lo stato di salute dell'edificio, perché se l'alternativa è finire per strada o rimanere in una casa pericolante noi non stiamo dando risposte ed è questo quello che è necessario fare.

Però, sia chiaro: noi non vogliamo neanche che si faccia un allarmismo o una speculazione mediatica su questo, perché, oltre a salvaguardare la sicurezza dei cittadini, è fondamentale e cruciale salvaguardare il tessuto economico e sociale del territorio. Proprio per questo anche qui in Aula abbiamo portato, come MoVimento 5 Stelle, un ordine del giorno in cui abbiamo iniziato a chiedere misure di sospensione dei tributi, misure di sospensione per le rate dei mutui soprattutto a chi ora non ha più una casa e non vive in una casa, ma anche chiedendo di intervenire ora - questo è importantissimo - sull'economia turistica del territorio. Potete immaginare che in queste situazioni gli alberghi ovviamente non stanno ricevendo delle prenotazioni. Anche i ristoratori sono in difficoltà e io li ho incontrati tutti in questi giorni.

Allora si chiede, visto che state smantellando Decontribuzione Sud, di avere delle misure anche per i lavoratori, per avere la cassa integrazione speciale in questa fase. Insomma, è necessario un intervento forte dello Stato e chiudo, così come avevo iniziato, portandovi l'invito anche degli albergatori, che sono pronti ad ospitare il Ministro Musumeci così come tutta la Commissione ambiente, perché serve la presenza dello Stato sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Naturalmente riferirò al Presidente le richieste giunte dai gruppi.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Cultura, il Ministro della Difesa, il Ministro dell'Interno, il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, il Ministro delle Imprese e del made in Italy e il Ministro dell'Università e della ricerca.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Elementi e iniziative in merito a interventi di restauro del Duomo di Salerno e dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni - n. 3-01229)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno D'Alessio ed altri n. 3-01229 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole D'Alessio se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente e buonasera signor Ministro. La città di Salerno è ricca, così come la sua provincia, di preziosi monumenti storici che costituiscono un grande patrimonio culturale e artistico. Con riferimento all'importantissimo Duomo di Salerno e alla millenaria Badia di Cava de' Tirreni, erano stati, negli anni scorsi, annunciati stanziamenti per il necessario restauro. Per il Duomo di Salerno nel 2016 dall'allora Ministro competente era stato annunciato lo stanziamento di oltre 1,5 milioni di euro, ma i lavori non sono mai stati avviati e, cosa ancora più grave, nel tempo il finanziamento pare sia stato drasticamente ridotto e limitato al restauro del solo campanile. Per la Badia di Cava, invece, era previsto un progetto di restauro finanziato dal Ministero, anche qui per 1,5 milioni di euro, ma dopo numerosi mesi di ritardo per la nomina del responsabile unico del procedimento, la quale è avvenuta lo scorso dicembre anche a seguito di una nostra interrogazione parlamentare, ad oggi non si hanno evidenze sulle procedure e sul relativo cronoprogramma. Desidereremmo chiarimenti e tempi dal Ministro, che ringraziamo.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.

GENNARO SANGIULIANO, Ministro della Cultura. Buonasera. Ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito posto, che mi offre l'occasione di evidenziare i risultati ottenuti dopo il mio insediamento nell'ambito delle azioni promosse da parte del Ministero della Cultura in favore di due siti di rilevante valore storico e culturale quali il Duomo di San Matteo, che ufficialmente risponde al nome di Basilica Cattedrale primaziale metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII, e l'Abbazia della Santissima Trinità, nota come Badia di Cava de' Tirreni.

Occorre tenere a mente che nell'ormai 2016 per entrambi, con decreto ministeriale, erano stati approvati due interventi di tutela, facendo ricorso al Fondo per la tutela del patrimonio culturale. Era stato altresì previsto un ulteriore finanziamento, in base alla legge n. 232 del 2016, per lavori di natura antisismica a sostegno del campanile del Duomo di Salerno. Ebbene, se sino a questo momento tali azioni sono rimaste su un piano meramente declamatorio e programmatico, oggi finalmente sono fiero di poter affermare che per tutti e tre i progetti si evidenziano concreti avanzamenti.

Con riferimento alla Cattedrale di San Matteo, nel 2016 era stato approvato un intervento finalizzato al recupero del complesso e al completamento del restauro del quadriportico, della loggetta della facciata del Duomo e di alcuni arredi marmorei, per un totale di 1.506.000 euro. Nel novembre 2023 si è proceduto alla nomina del responsabile unico del procedimento nella persona del soprintendente delle province di Salerno e di Avellino. Allo stato attuale, anche in ragione dell'incremento significativo dei costi rispetto alla prima progettazione redatta sulla base del prezzario del 2018, è in corso un'attività di riprogettazione del restauro degli arredi e degli interventi da effettuare nel quadriportico e sulla loggetta della facciata della Cattedrale. Questi ultimi devono essere coordinati con il progetto di ristrutturazione antisismica del campanile, per il quale sussiste un ulteriore finanziamento di 400.000 euro.

Con riferimento, invece, alla Badia di Cava de' Tirreni, che ho visitato personalmente nelle scorse settimane, era stato approvato, con il citato decreto ministeriale del 2016, un intervento di 1,5 milioni di euro. Anche per tale intervento soltanto dopo il mio mandato la procedura è stata oggetto di significativi avanzamenti con le nomine, nell'ottobre 2023, del responsabile unico del procedimento e, nell'aprile 2024, del direttore dei lavori e del direttore operativo. È stato per me un impegno costante agire affinché si superassero i ritardi e gli arresti procedimentali sui finanziamenti in favore della Cattedrale e della Badia di Cava, che rappresentano veri e propri scrigni di tesori, come lei stesso ha ricordato, la cui preservazione e valorizzazione è al vertice della mia agenda.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessio ha facoltà di replicare.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Ministro. Speravamo in una risposta di questo tipo. Naturalmente, se la risposta sia o meno una risposta che ci soddisfa lo diranno i prossimi periodi, ma siamo certi che sarà così. Naturalmente non è una buona notizia per me o per il nostro gruppo parlamentare, ma per tutta la comunità salernitana, cavese e della provincia di Salerno. La valorizzazione di questi siti è una questione di civiltà, di storia, di cultura, ma anche complessivamente di turismo, di economia. Quindi per noi è importantissimo, insisteremo, vigileremo, e, se arriveranno risultati, naturalmente saremo soddisfatti e ringrazieremo a nome del territorio; se non dovessero arrivare, naturalmente continueremo a interrogarla sul punto.

(Chiarimenti in merito alla tipologia di forniture militari inviate all'Ucraina, anche al fine di garantire la massima trasparenza e il pieno coinvolgimento del Parlamento in relazione alle autorizzazioni di invio di armamenti - n. 3-01221)

PRESIDENTE. L'onorevole Pellegrini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Francesco Silvestri ed altri n. 3-01221 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto bentornato e ben guarito, Ministro Crosetto. Abbiamo appreso da notizie di stampa, riportate dalla stampa internazionale, dichiarazioni del Ministro britannico Shapps, che ha affermato che l'Italia, la Francia e il Regno Unito forniscono i missili Storm Shadow all'Ucraina, e questi missili, particolarmente letali e particolarmente efficaci, sono impiegati o sarebbero impiegati per colpire in profondità obiettivi russi in Crimea e nei territori ucraini occupati dalla Russia.

Il Ministro del Regno Unito ha aggiunto che “queste armi stanno facendo” - leggo testualmente dalle notizie riportate dalla stampa - “una differenza molto significativa” e sono dotate di “un'efficacia devastante”. Lei, Ministro Crosetto, nelle comunicazioni del 10 gennaio 2024, aveva informato il Parlamento e quest'Aula che gli equipaggiamenti che erano stati forniti dall'Italia erano volti soltanto a rafforzare la capacità difensiva delle Forze armate ucraine.

Siccome in Italia - e siamo l'unico Paese ormai che adotta questa metodologia - abbiamo posto il segreto sul dettaglio delle armi inviate, noi vogliamo sapere da lei se effettivamente queste armi sono state fornite e se, ai sensi dell'articolo 11 della nostra Costituzione, non dovremmo, invece, seguire un'altra strada, e cioè rendere da oggi in poi assolutamente libere e conoscibili tutte le notizie inerenti le forniture di armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Tralascio i commenti sulle dichiarazioni estere. Voglio rispondere ai contenuti dell'interrogazione e mi scuso se lo faccio esclusivamente attraverso la verità. Capisco che la verità possa infastidire, ma la verità è innegabile. Il Governo Meloni e il Ministero della Difesa, il Ministro della Difesa, per tutto ciò che riguarda gli aiuti all'Ucraina, si sono mossi senza discostarsi di un millimetro dal solco legislativo, istituzionale e di regole tracciato dal Governo precedente, che, come sapete, era retto da una parte delle forze che adesso sono all'opposizione. Le procedure che io e noi seguiamo discendono, infatti, dal decreto-legge n. 14 e dal decreto-legge n. 16 del 2022, con cui fu autorizzata, per la prima volta, la cessione di materiale bellico all'Ucraina.

Quell'autorizzazione originaria è stata prorogata, identica, dai decreti-legge n. 185 del 2022 e 200 del 2023 con il Governo Meloni. Io, noi ci siamo mossi esattamente con le procedure, le prassi e le regole fissate da quel Governo. Io non ero in Parlamento, ero un libero cittadino. Lei c'era, onorevole Pellegrini, era senatore, e approvò queste procedure il 31 marzo 2022.

Quindi, oggi seguo le procedure, onorevole, che lei, da senatore, ha approvato, le metodologie che lei ha approvato, non discostandomi di un millimetro. Voi decideste che il Governo doveva informare il Parlamento, attraverso il Copasir, e questo faccio puntualmente, tant'è che tutte le cose che lei, onorevole Pellegrini, mi ha chiesto, lei le sa, perché le ho risposto al Copasir, le ho dato tutte le informazioni che ha, ha l'elenco dei materiali, i caveat, ha assolutamente tutto, ma lei, come me, è vincolato dal segreto e non può parlare, perché, se lo facesse, commetterebbe un reato punibile dai 2 ai 15 anni. Ed è lo stesso motivo per cui io, che devo rispettare quelle regole che voi avete fissato, che ho riferito nelle sedi in cui voi mi avete detto di riferire, non posso rispondere alle interrogazioni, non per mancanza di volontà, ma per queste regole. Sto pensando, ma è una mia decisione che cambia le vostre regole, di fare come fanno alcune Nazioni, che non hanno secretato il tutto, ma parte. Alcune cose sono secretate in tutte le Nazioni, alcuni secretano tutto, ma sto pensando di arrivare a questo punto, in modo tale da poter cambiare quelle regole che, forse sbagliando - ci rifletterò - voi allora avete fissato e alle quali finora mi sono rigorosamente attenuto.

PRESIDENTE. L'onorevole Francesco Silvestri ha facoltà di replicare.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Ministro, non so se lei si rende conto che sta parlando di due anni fa, cioè lei ci sta parlando come se lei avesse scoperto adesso che è Ministro della Difesa da un anno e mezzo. Perché, Ministro, quando noi abbiamo chiesto questa informativa, alla quale voi non avete risposto, e ci siamo quindi ridotti a fare un question time, tutto questo dibattito sull'attacco, sull'offensiva russa fatto da Stoltenberg e Macron non c'era. E sa perché il MoVimento 5 Stelle lo ha chiesto prima di tutto questo dibattito e aveva anticipato tutto? Ministro, sarebbe corretto che lei guardasse me, piuttosto che parlare con i colleghi. Perché, semplicemente, se noi inviamo armi che possono arrivare a 500 chilometri, chi le usa vi chiederà di mandarle a 500 chilometri, non è una cosa difficile. Quindi, che il dibattito sarebbe andato a sfociare in quello che stiamo leggendo in queste ore era ovvio e scontato, e ci eravamo arrivati tutti.

Ministro, sul segreto, intanto la informo che il Copasir non è il Parlamento, e lei ha parlato di scelte fatte due anni fa, quando altre Nazioni avevano il segreto. Oggi noi siamo rimasti gli unici ad avere il segreto di Stato sulle armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e lei non ci ha spiegato come mai i francesi possono sapere cosa il Governo francese sta mandando, i britannici lo possono sapere, gli spagnoli e gli americani lo possono sapere. Gli unici che non possono saperlo sono i cittadini del nostro Paese. Siete passati da “prima gli italiani” a “tranne gli italiani”, che non mi sembra una grande evoluzione. Glielo dico io perché lei vuole tenere il segreto militare e perché lo ha tenuto in questo periodo, poi cosa farà non è dato sapere. Noi le chiediamo di toglierlo, su questo non c'è dubbio. Perché, ogni volta che avete preso un impegno, non lo avete mai rispettato, a partire dai carri armati fino ai missili che avete inviato, di cui ci ha informato un Ministro inglese, che è stato, in quell'occasione, molto più italiano di lei, perché i cittadini italiani hanno saputo di quello che fa lei tramite un suo collega britannico. Questa guerra, a nostro avviso…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). …sarebbe potuta finire - concludo - poco dopo lo scoppio, visto che c'erano dei tavoli di pace, che lei conosce benissimo, che si stavano facendo, e che il MoVimento 5 Stelle in quel momento chiedeva la partecipazione ai tavoli di pace, che probabilmente qualcuno, oltre il Governo britannico, ha fatto saltare. Ora, non so se questo fa parte della vostra ingenuità, sottomissione, di interessi che avete nella vendita delle armi, questo non lo so. Posso dirle una cosa, però: voi state portando gli italiani nella Terza guerra mondiale. Se questo accadrà e quando accadrà, non ci sarà alcun segreto che vi solleverà da questa irresponsabilità che avete avuto nel condurre le nostre politiche estere così come le avete condotte fino adesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle mostrano magliette recanti la scritta: “Pace” - Il deputato Donno e la deputata Marianna Ricciardi si avvicinano ai banchi del Governo, tentando di entrarvi mostrando cartelli recanti le scritte: “Basta armi” e “Pace”).

PRESIDENTE. Colleghi, vi invito, a norma di Regolamento, per favore, a non ostentare scritte. Cortesemente gli assistenti, se vogliono intervenire, con garbo e con maniera (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Grazie, per favore, per favore, liberiamo i banchi del Governo, per cortesia!

(Elementi e iniziative in ordine alla riduzione delle risorse finanziarie destinate agli enti locali in relazione ai contributi assegnati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza - n. 3-01230)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione n. 3-01230, presentata dai deputati Braga ed altri… (il deputato Donno si avvicina nuovamente ai banchi del Governo e si rivolge animosamente e con veemenza ai Ministri ivi presenti, lanciando verso di loro la parte strappata di un cartello) … Collega Donno!

LEONARDO DONNO (M5S). Basta armi! Basta armi!

GIANLUCA CARAMANNA (FDI). Come ti permetti? Come ti permetti? Ma non è possibile, Presidente!

PRESIDENTE. Collega Donno, la richiamo all'ordine! Ne informerò sicuramente il Presidente. Tranquilli, basta! Sto censurando, già, per cortesia!

PRESIDENTE. La deputata Braga ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01230 (Vedi l'allegato A).

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, tra i tanti primati negativi del suo Governo c'è quello di aver riportato, con l'ultima legge di bilancio, a tagliare risorse agli enti locali: 250 milioni l'anno, per cinque anni, con un impatto durissimo sui comuni (Commenti)

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Braga. Per cortesia, colleghi! Prego, onorevole Braga.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Signor Ministro, tra i tanti primati negativi del suo Governo, dicevo, c'è quello di aver riportato, con l'ultima legge di bilancio a tagliare risorse agli enti locali: 250 milioni l'anno, per cinque anni, con un impatto durissimo sui comuni che, in questi anni, sono stati un argine alle crisi che hanno colpito le loro comunità. Una decisione assurda e incomprensibile, perché il Governo ha deciso di attuare quella misura, tagliando la spesa corrente e di farlo in proporzione alle risorse ottenute dai comuni con il PNRR. Tagliare la spesa corrente dei comuni significa far saltare servizi essenziali e questo non vogliamo e non possiamo accettarlo. Sono le parole del sindaco leghista di Treviso, Presidente dell'ANCI Veneto, concetti ribaditi oggi dal sindaco di Ancona, dall'ANCI e dai sindaci di tutti i colori politici.

Ecco, di fronte alla preoccupazione di migliaia di amministratori, chiediamo a lei, Ministro, di dirci parole chiare: non se intendete rinviare questa decisione a dopo le elezioni dell'8-9 giugno, ma che cancellerete definitivamente questo criterio insensato, che taglia le spese correnti dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), punendo quelle che più hanno creduto nel PNRR.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Signor Ministro, grazie Presidente. Preciso subito che nessun provvedimento è stato già adottato dal Governo in attuazione della norma della legge di bilancio a cui fanno riferimento gli onorevoli interroganti. Vi è, al momento, soltanto un mero schema di decreto che è stato sottoposto alle valutazioni tecniche del sistema delle autonomie locali e, in vista della Conferenza Stato-città, saranno pertanto approfondite attentamente le esigenze degli enti locali, in uno spirito di piena e leale collaborazione, nell'interesse generale.

Sottolineo che, secondo quanto espressamente previsto dalla stessa legge di bilancio, per il concorso agli obiettivi di finanza pubblica da parte degli enti locali, sono esclusi gli interventi per l'infanzia, i minori e gli asili nido, per la disabilità, per gli anziani e per i soggetti a rischio di esclusione sociale. Sono esclusi, ripeto. Allo stesso modo, sono esclusi per legge gli interventi a favore delle famiglie, per il diritto alla casa, alla programmazione del governo della rete dei servizi sociosanitari e sociali. Nessun taglio alla spesa sociale è quindi previsto, a partire dagli investimenti per gli asili nido, come, peraltro, è dimostrato dall'azione del Governo, che ha salvaguardato il finanziamento di tutti i 2.600 investimenti PNRR in questo settore a rischio di mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano, aggiungendo un nuovo bando per 735 milioni di euro per i territori che registrano un maggiore fabbisogno rispetto alla media europea. Quindi, non corrispondono pertanto al vero le affermazioni, pure circolate nel dibattito pubblico di questi giorni, riguardanti interventi di riduzione della spesa per diritti sociali e politiche familiari.

Preciso, altresì, che dal contributo richiesto dalla legge di bilancio a comuni, province e città metropolitane sono esclusi gli enti locali in dissesto finanziario o in procedura di riequilibrio finanziario, nonché gli enti che abbiano sottoscritto con il Governo gli accordi per il ripiano del disavanzo o per l'avvio dei percorsi di riequilibrio strutturale attualmente previsti.

Il Governo rivolge massima attenzione alle esigenze dei comuni e delle province e a tutti i loro progetti. Il 14 maggio scorso il Consiglio dell'Unione europea, approvando la revisione tecnica del nuovo PNRR italiano, ha di fatto riconosciuto il grande lavoro del Governo per attuare il piano e per mettere in sicurezza le risorse finanziarie e gli investimenti, permettendo all'Italia di essere al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del piano.

Ci sono una forte attenzione ed un costante impegno, testimoniati anche dalla partecipazione della Presidente del Consiglio dei ministri, insieme a me e al Ministro Fitto, al recente avvio dei lavori delle cabine di coordinamento per l'attuazione del PNRR presso le prefetture, a supporto proprio degli enti locali, al fine di rilevare tempestivamente eventuali segnali di criticità e di individuare, in collaborazione con tutti i soggetti istituzionali coinvolti, le opportune soluzioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Braga ha facoltà di replicare.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, prendiamo atto delle sue dichiarazioni, ma, come potrà immaginare, non ci rassicurano affatto, perché, come è evidente e come temevamo, non solo non ha fatto chiarezza, ma ha solo annunciato il rinvio di una decisione del Governo su quel mero schema, come lei l'ha chiamato, che qualche manina del suo Ministero avrà pur scritto, in attesa che passi l'appuntamento delle elezioni europee e amministrative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ma quei tagli, come lei ha riconosciuto, sono scritti nella manovra di bilancio che avete approvato e sono l'unico modo che conoscete per coprire gli affanni di una manovra ingiusta, sempre alla ricerca del consenso. Tagliare a chi ha più bisogno: è così che finanziate condoni, flat tax, regali a chi fa extraprofitti, nessuna lotta seria all'evasione fiscale, diciannove condoni in diciannove mesi. Una scure che adesso abbattete sui comuni, quelli che garantiscono servizi fondamentali ai cittadini, asili nido, mense, trasporto scolastico, servizi sociali a chi fa più fatica.

Lei dice che la spesa sociale non verrà toccata, ma lo sa, è falso, perché quelle spese che lei esclude sono riferite solo al criterio di computo. E invece penalizzate i comuni che stanno investendo proprio in investimenti, in servizi sociali che non potranno più funzionare, a causa dei vostri tagli con un'operazione vigliacca che scarica sui sindaci la responsabilità di questi tagli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Adesso provate a fare marcia indietro, come avete fatto sul redditometro. Ma non perché non siete in grado di dare soluzioni, ma perché avete paura del giudizio degli elettori e dei vostri sindaci. Cercate di comprare tempo, ma noi non vi consentiremo di fare dei comuni e del PNRR il bancomat delle vostre incapacità e delle vostre bugie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative volte all'introduzione di codici identificativi degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico - n. 3-01231)

PRESIDENTE. L'onorevole Zaratti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01231 (Vedi l'allegato A).

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, negli ultimi mesi ci sono stati numerosi episodi che hanno visto giovani manifestanti, durante cortei pacifici, caricati dalla polizia. Ci sono stati episodi di violenza nelle carceri, come è stato riportato più volte dalla stampa.

Quindi, si è tornati a parlare della necessità di introdurre i codici identificativi degli agenti, le bodycam per identificare i membri delle Forze dell'ordine quando sono in servizio. Ora, vorrei ricordare che in Italia gli agenti si devono identificare soltanto quando sono in borghese, anche se già dal settembre 2001 il Consiglio d'Europa ha approvato un documento che invita gli Stati membri a far sì che, nel corso delle manifestazioni pubbliche, ciascun agente di polizia sia riconoscibile e identificabile.

Anche il Parlamento europeo è intervenuto in questa direzione il 2 novembre 2012. É ormai inevitabile che anche in Italia si vada al riconoscimento degli agenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Solo in Italia non ci sono gli identificativi per gli agenti. Chiediamo che vengano immediatamente introdotti.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Io respingo subito qualsiasi suggestione circa il clima vessatorio ed anticostituzionale che si registrerebbe verso coloro che manifestano nel nostro Paese. Lo faccio partendo dai dati che ci restituiscono quest'anno un inequivocabile aumento del numero delle manifestazioni.

Ad oggi, sono state svolte 6.429 manifestazioni di rilievo, oltre il 30 per cento in più rispetto al 2023, durante le quali è stata garantita a tutti la libera espressione del pensiero, registrandosi, tra l'altro solo nel 2,3 per cento dei casi, qualche criticità per l'ordine pubblico.

Io ritengo che abbiamo tutti un debito di riconoscenza e di gratitudine nei confronti delle donne e degli uomini in divisa che per adempiere ai loro doveri e per garantire i nostri diritti sono quotidianamente esposti ad aggressioni, minacce e violenze messe in atto da chi ha l'unico obiettivo di non rispettare le leggi e di provocare disordini.

Anche per questo, nel disegno di legge del Governo in materia di sicurezza, attualmente all'esame di questo ramo del Parlamento, ho fortemente voluto specifiche norme dedicate alla tutela degli operatori di Polizia durante lo svolgimento dei loro compiti.

Il tema dell'identificazione del personale di Polizia nei servizi di ordine pubblico spesso sconta dei pregiudizi. Rammento, infatti, che nell'ordinanza di servizio che viene emanata dal questore per i servizi di ordine e sicurezza pubblica vengono indicati sia il funzionario di pubblica sicurezza responsabile della direzione del servizio che quelli addetti ai singoli settori di impiego.

Peraltro, dal gennaio 2022 sono in uso al personale dei reparti inquadrati, impegnati nei servizi operativi, bodycam che costituiscono un utile strumento di documentazione degli accadimenti, in occasione di eventi di rilievo che possono essere a rischio per l'ordine pubblico, e di identificazione anche degli stessi agenti intervenuti; identificazione alla quale - lo ricordo - nessun operatore si è mai sottratto, contribuendo anzi in modo volontario, come è avvenuto a seguito dei noti fatti di Pisa.

Aggiungo che le bodycam sono sottoposte a stringenti indicazioni relative ai dati sensibili, prescritte dall'Autorità per la privacy, al fine di tutelare i diritti delle persone oggetto delle riprese e costituiscono uno strumento particolarmente invocato proprio dagli stessi agenti a garanzia della piena trasparenza delle loro condotte.

A questo punto, vorrei segnalare un ulteriore dato: sono le Forze di polizia a riportare il maggior numero di feriti in occasione di scontri nelle manifestazioni di piazza. Nel 2023, sono stati 120 gli operatori feriti, a fronte di 64 tra i manifestanti e, dall'inizio di quest'anno, se ne registrano 115 rispetto ai 41 tra i partecipanti.

Il compito delle Forze di polizia, nei complessi scenari in cui sono chiamate ad agire, va quindi, secondo me, sostenuto con fiducia e senza pregiudizi, assicurando loro la possibilità di operare con la necessaria serenità, condizione imprescindibile per gestire i rischi legati a quei contesti, anche nell'interesse dei manifestanti pacifici e dei loro diritti costituzionalmente garantiti.

PRESIDENTE. L'onorevole Zaratti ha facoltà di replicare.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Io vorrei ricordare al Ministro che viviamo in un Paese dove la Costituzione garantisce a tutti i cittadini e a tutte le cittadine il diritto di manifestare pacificamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), così come ai ragazzi quando manifestano per la scuola, così come ai ragazzi quando manifestano contro la crisi climatica, così quando i ragazzi protestano contro il massacro a Gaza.

È necessario che le Forze dell'ordine garantiscano questo diritto costituzionale. Lei dice che su 6.000 casi soltanto il 2 per cento è stato critico. Sono ben 120 i casi in Italia che sono critici. Sono 120 casi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Guardi, Ministro, noi non ce l'abbiamo con le Forze dell'ordine, con le persone, gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine che svolgono il loro lavoro egregiamente, ma il numero identificativo è a garanzia anche di quegli uomini e di quelle donne, perché coloro che si macchiano di soprusi, a volte anche con l'indicazione di qualcuno superiore, ebbene devono essere puniti.

Ministro, noi siamo preoccupati, non solo per quello che sta accadendo durante la sua gestione. Vorrei ricordare che la sua maggioranza vuole introdurre il carcere per chi distribuisce un volantino fino a 20 anni e che chi protesta contro le opere pubbliche, e ha il diritto di farlo, può finire in galera per 20 anni. Questo è uno Stato di polizia, lei se lo deve dimenticare, noi ci opporremo fino alla fine (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative a favore della popolazione dei Campi Flegrei, con particolare riferimento al potenziamento delle politiche abitative, alla previsione di una moratoria sui mutui e all'attuazione del piano intermodale sulle vie di fuga - n. 3-01232)

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01232 (Vedi l'allegato A).

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, i Campi Flegrei sono una delle aree vulcaniche più attive e più delicate al mondo. I cittadini sono abituati a vivere e a convivere con il fenomeno del bradisismo. Il punto è che, però, da maggio, soltanto nel comune di Pozzuoli sono già oltre 200 i nuclei familiari sfollati in altre zone della Campania. Ci sono più di 1.400 richieste di sopralluoghi sugli immobili nel comune di Pozzuoli. Quindi, le domande sono queste, molto concrete: quali sono le strategie emergenziali, attuali e concrete per l'oggi rispetto alle politiche abitative, perché ci sono famiglie che sono sfollate e stanno pagando i mutui. Quindi, ci sarà una moratoria sui mutui? Ma, soprattutto, quali sono le politiche strutturali per i prossimi anni, perché dobbiamo capire se quell'area dovrà essere desertificata oppure se potrà essere un'area ancora importante dal punto di vista abitativo e produttivo del Paese, e, l'ultimo aspetto, qual è il cronoprogramma del piano intermodale delle infrastrutture e se avete pensato di attuarlo e di aggiornarlo.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor Presidente. Come l'onorevole interrogante ha sottolineato, stiamo parlando dei Campi Flegrei, quindi di uno dei più complessi e pericolosi vulcani attivi al mondo, nel quale convivono, oltre al rischio vulcanico, anche quello bradisismico e sismico. Il Governo ha già adottato importanti misure di prevenzione dei rischi connessi ai vari fenomeni. Lo ha fatto col decreto-legge n. 140 del 2023, dopo avere incontrato i sindaci dell'area e il rappresentante della regione Campania.

In primo luogo, l'approvazione del piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate, direttamente interessate dal fenomeno bradisismico, e delle conoscenze sulla relativa pericolosità locale; il piano straordinario ha provveduto ad una prima delimitazione di una zona di intervento, che ha avuto già il parere favorevole della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi. Il decreto-legge n. 140 ha, inoltre, affidato alla regione Campania, in raccordo con il nostro Dipartimento nazionale di Protezione civile, il coordinamento delle attività di comunicazione rivolte alla popolazione, attività questa mai esercitata in quella zona. È stata prevista anche l'elaborazione di uno specifico piano speditivo di emergenza, tenendo conto anche delle esigenze delle persone con disabilità in caso di recrudescenza del fenomeno di cui abbiamo fatto cenno. L'elaborazione del piano si è conclusa il 12 dicembre dello scorso anno e, quindi, è pienamente operativo. Tenuto conto dell'evoluzione del fenomeno bradisismico, sono al vaglio del Governo ulteriori misure finalizzate a fronteggiare il contesto di criticità, rafforzando quanto già disposto dal decreto n. 140. Sono essenzialmente tre gli ambiti di intervento soprattutto nel patrimonio privato, per il quale stiamo procedendo alla ricognizione della vulnerabilità, essenzialmente 4.000 edifici, di cui 1.250 in una zona ad elevato rischio sismico. Il Governo in questi giorni sta tentando di quantificare le risorse necessarie e credo di poter dire che entro qualche settimana sarà varato il secondo decreto-legge, per passare dalla fase ricognitiva alla fase realizzativa. Quanto alle case lesionate dalla scossa 4.4, si procede - come lei ben ha ricordato nella sua interrogazione - con i sopralluoghi da parte dei tecnici e del personale dei vigili del fuoco. Una volta avuto il quadro completo della ricognizione, il Governo stanzierà le relative risorse per consentire il ripristino dell'abitabilità nelle case danneggiate.

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, se si parla di prevenzione e di coordinamento noi ci siamo: Italia Viva non è mai stata e non sarà mai un'opposizione distruttiva, però da lei ci aspettiamo, nei prossimi giorni, delle risposte più concrete, perché quell'area del Paese non è assimilabile ad analoghe aree del Paese che sono state sottoposte ad eventi vulcanici e sismici forti e strutturali. Il bradisismo consta di oscillazioni continue, quindi da lei ci aspettiamo un Piano per i prossimi anni per capire come consolidare quelle case, perché è vero, c'è un abitato intenso in quell'area del Paese, ma oggi abbiamo la tecnologia, l'innovazione e le competenze per consolidare gli edifici pubblici e quelli privati soprattutto. Ma poi c'è una risposta che serve per l'oggi: alle famiglie sfollate che stanno pagando i mutui, che tipo di risposta diamo? Possiamo dare la risposta rispetto a una moratoria, oppure no? E poi quel Piano delle opere del 1984, può essere aggiornato? Deve essere aggiornato? A nostro parere sì, perché oltre alle vie di fuga, oggi c'è un tema legato anche al porto. C'è un porto che sta sprofondando sommerso dalla sabbia - perché le oscillazioni quello comportano - ed è un'area del Paese che ha anche un'altissima vocazione turistica, a cui non possiamo rinunciare. Quindi, bisogna davvero dare delle risposte ai cittadini rispetto al tema vero, quotidiano, che è quello della casa. Delocalizzare poi che cosa significherà: quelle case andranno allo Stato? Andranno al comune? Come verranno ristorati? Queste risposte noi ci aspettiamo, e torneremo a interrogarla nelle prossime settimane, per vedere che risorse ci saranno ma, soprattutto, che cronoprogramma ci sarà, perché i Campi Flegrei - chiudo su questo - con il fenomeno del bradisismo ci hanno sempre convissuto e ci conviveranno sempre, e quindi noi dobbiamo, oggi, dare delle risposte vere e concrete (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Misure per tutelare le aziende e i lavoratori del comparto della cosiddetta cannabis leggera - n. 3-01233)

PRESIDENTE. L'onorevole Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01233 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Negli ultimi anni nel nostro Paese si è sviluppato un settore importante, quello, appunto, della cosiddetta “canapa light”, canapa leggera, a basso contenuto di THC, una sostanza che non ha alcun effetto psicotropo, alcun effetto drogante. Si tratta di circa 13.000 lavoratori, 1.500 aziende di trasformazione e distribuzione, più di 1.000 negozi. Non riusciamo a comprendere quale sia l'elemento di follia - mi scusi, Ministro - che spinge il suo Governo a presentare, nel disegno di legge Sicurezza che è all'esame delle Commissioni, un emendamento che vieterebbe definitivamente la produzione e la commercializzazione di questo prodotto, e come lei intenda, nell'esercizio delle sue funzioni e delle sue responsabilità di Ministro al made in Italy - si tratta di un prodotto completamente di filiera italiana - tutelare quel comparto e quei 13.000 lavoratori.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. L'emendamento governativo al disegno di legge sicurezza recepisce il principio di diritto delineato dalle sezioni unite della Corte di cassazione per dirimere il contrasto giurisprudenziale sul tema. Secondo tale principio, la commercializzazione al pubblico della cannabis sativa e, in particolare, di foglie, infiorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, integra reato anche a fronte di un contenuto di THC inferiore ai valori indicati dalla legge n. 242 del 2016, a meno che tali derivati siano in concreto privi di ogni efficacia drogante, secondo il principio di offensività.

Ricordo in proposito che la legge n. 242 del 2016 ha disciplinato la coltivazione della canapa esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali, in conformità con la normativa di settore, secondo le indicazioni del Ministero competente. Tutte le altre ipotesi di coltivazione sono già illegali. La varietà di canapa che la citata legge consente di coltivare è quella cosiddetta “sativa”, iscritta nel catalogo comune della varietà delle specie di piante, con un tenore di THC inferiore o uguale allo 0,2 per cento. Tuttavia, in base all'attuale normativa, sussiste un ambito di tolleranza tra lo 0,2 e lo 0,6 per cento. In tali casi, nessuna responsabilità è prevista a carico dell'agricoltore che abbia rispettato le prescrizioni di legge. Si parla, dunque, nella legge sempre e soltanto di coltivazione.

Tuttavia, la legge n. 242 del 2016, a causa della non perfetta formulazione, ha consentito lo sviluppo anche di un mercato secondario di prodotti derivanti dalla canapa, nonché di infiorescenze o di altri prodotti contenenti un tenore di THC sino allo 0,6 per cento, potenzialmente idoneo a determinare un effetto psicoattivo, anche se blando, come evidenziato da consolidata giurisprudenza e tossicologia forense. È su questo tema che l'emendamento governativo è intervenuto.

Comprendo, ovviamente, le ragioni delle imprese e dei lavoratori e assicuro, nei limiti delle mie competenze ministeriali, il massimo ascolto, nella consapevolezza, però - come emerge dai dati, per esempio, degli Stati Uniti - che i consumatori regolari di cannabis, ormai, superano ampiamente i consumatori di alcol. Noi, ovviamente, dobbiamo stare attenti e costantemente monitorare il fenomeno e l'evolversi del mercato. Giustamente, quindi, il Governo è intervenuto per fare chiarezza e sciogliere i nodi che la precedente legge - mal realizzata - lasciava aperti.

PRESIDENTE. L'onorevole Magi ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Dispiace veramente aver ascoltato quello che abbiamo appena ascoltato dal Ministro, che ha concluso dicendo che c'è da monitorare il mercato. Ministro, non ci sarà più alcun mercato, nel momento in cui il vostro emendamento dovesse diventare legge.

Lei sta dicendo a quelle 13.000 persone che al Governo non interessa nulla del loro destino. Nello stesso tempo, sta dicendo che la legge dice chiaramente che la cannabis light è vietata. Ma allora non si capisce perché c'è bisogno del vostro intervento. Ed è un intervento - mi consenta di ripetere questo appellativo - folle, perché voi introducete l'emendamento governativo dicendo che volete prevenire danni alla sicurezza e all'ordine pubblico, che sarebbero causati dall'assunzione di una sostanza che, scientificamente, non ha alcun effetto drogante. È come se voi voleste prevenire i danni dell'abuso di alcol, vietando la birra analcolica. Di questo passo, Ministro, in questo Paese, voi vieterete il basilico; vieterete l'origano. È una follia ideologica.

Nel mondo, le democrazie avanzate, come ad esempio gli Stati Uniti, in questo momento, stanno declassificando la cannabis: non quella a basso contenuto di THC, di cui vi occupate voi per tagliare le gambe a 13.000 lavoratori e a 1.500 aziende, con un fatturato di 150 milioni di euro l'anno, ma quella a più alto contenuto di THC. In Germania, invece, si è arrivati a un primo provvedimento di legalizzazione della coltivazione domestica e associata per uso personale.

Allora Ministro, vi fa così paura questa sostanza? Vi fa così paura questa… (Il deputato Magi mostra una bustina)? Questa è una inflorescenza, ha un ottimo profumo, Ministro, ma ripeto: non ha alcun effetto drogante. Io gliela consegnerò al termine del question time. L'abbiamo confezionata in una bustina su cui c'è scritto “canapa eccellenza italica”.

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). C'è lo sfondo nero, l'effige della Presidente del Consiglio e il bollino “made in Italy.

PRESIDENTE. Non esibisca, per favore…

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Così voi difendete il made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Tempi di adozione delle disposizioni applicative del Piano «Transizione 5.0» - n. 3-01234)

PRESIDENTE. Passiamo alla interrogazione Casasco e altri n. 3-01234 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Casasco se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica (Il deputato Magi si avvicina ai banchi del Governo e vi lascia una bustina). Onorevole Magi, non può avvicinarsi ai banchi del Governo, per cortesia. Scusi, onorevole Casasco, un attimo. Onorevole Magi, per favore! Onorevole Casasco, prego.

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Forza Italia è convinta che solo con una crescita robusta potremo innalzare redditi e salari e aumentare l'occupazione, finanziando lo sviluppo e la transizione verso la decarbonizzazione del sistema produttivo e il welfare. La crescita si realizza migliorando la competitività delle nostre imprese, rispetto alla quale l'efficienza energetica è elemento decisivo, specie in un Paese come il nostro, con un costo di energia mediamente di un terzo più alto rispetto agli altri competitor europei. Dunque, Forza Italia ha accolto con favore il Piano 5.0, nel quale è previsto un credito d'imposta in favore delle imprese che realizzano progetti di innovazione che conseguono una riduzione dei consumi energetici.

I ritardi nell'emanazione del decreto applicativo hanno destato preoccupazione soprattutto perché, a causa della condizionalità delle norme europee, la norma ha un respiro solo biennale.

Nell'incontro che lei, signor Ministro, ha avuto ieri con il nuovo Presidente di Confindustria, è stato anticipato che il decreto sarà operativo entro giugno, in modo che le imprese possano programmare i loro investimenti. Sarà importante la conferma di tali tempi e, se lo ritenga opportuno, ampliarne l'orizzonte temporale. Sarà, però, anche opportuno ascoltare maggiori dettagli in questa, che è la sede preposta, in particolare per quanto riguarda l'annunciato superamento di alcuni vincoli che avrebbero escluso le imprese dei settori energivori italiani. Stiamo quindi parlando di settori importanti come l'acciaio, il vetro, la ceramica, il cemento, la carta, la plastica e taluni comparti del manifatturiero.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Sarebbe un segnale importante se riuscissimo a confermare questa impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il negoziato sul Piano Transizione 5.0 si è concluso l'8 dicembre scorso, con l'approvazione da parte della Commissione europea che ha concesso 6,3 miliardi, una cifra ben superiore anche alle nostre richieste, ottenuta grazie alla valutazione positiva sulla misura e alla conclamata dimostrata capacità di spesa del Ministero delle Imprese circa le risorse del PNRR. Siamo un'Amministrazione virtuosa. Nell'elaborazione del Piano abbiamo dovuto tener conto sia delle ulteriori modifiche legislative apportate dal Parlamento, prima nel decreto-legge PNRR 4, convertito il 29 di aprile, poche settimane fa, e poi anche delle modifiche, apportate sempre dal Parlamento, nel decreto-legge superbonus, pubblicate in Gazzetta nella giornata di ieri.

Nel contempo, abbiamo comunque operato per superare i vincoli previsti dalla Commissione europea in merito al rispetto del principio DNSH, ossia non arrecare danno significativo all'ambiente, vincoli che avrebbero escluso 1.200 imprese cosiddette energivore. Si tratta di settori come la carta, il vetro, la siderurgia e la ceramica, fondamentali per il nostro sistema produttivo. Abbiamo lavorato per superare una contraddizione di fondo: l'esclusione della platea dei beneficiari del Piano 5.0, che è la misura più consistente mai varata a sostegno della transizione ecologica, proprio di quei comparti tipici del made in Italy che maggiormente potrebbero incidere sul contenimento delle emissioni di CO2. Abbiamo lavorato e ci siamo riusciti. Il Governo ha individuato criteri equilibrati e più inclusivi, così da ampliare la platea dei beneficiari e, superato questo aspetto, domani avvieremo il concerto con gli altri Ministeri competenti - il Ministero dell'Economia e il Ministero dell'Ambiente - per poi trasferire il provvedimento alla Corte dei conti, per la registrazione.

Circa la possibilità di estendere la finestra temporale e tempistica, ricordo che la misura dovrà essere rendicontata al 30 giugno 2026, nel rispetto della regola generale prevista dal PNRR. Questo vincolo impone la necessità di completare gli investimenti entro il 31 dicembre del prossimo anno 2025, a meno di eventuali modifiche delle regole del PNRR, che auspichiamo possano essere valutate dalla prossima Commissione.

PRESIDENTE. L'onorevole Casasco ha facoltà di replicare.

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). La ringrazio, signor Ministro, per la compiuta risposta e la ringrazio anche per la tempistica con cui va a sollecitare anche gli altri Ministeri mediante la riunione con il Ministro dell'Economia e con il Ministro dell'Ambiente, come lei ha detto. Quindi, questa tipologia di strumenti del Piano 5.0 è stata sempre gradita dal sistema delle imprese, perché consente di adeguare i propri processi produttivi alle innovazioni tecnologiche.

La Tremonti-ter, negli anni 2010-2011, fu molto apprezzata e consentì uno scatto degli investimenti industriali, che in quegli anni fu superiore al resto d'Europa. Lo stesso dicasi per Industria 4.0 e Transizione 4.0, ma anche la piccola Nuova Sabatini riscuote un successo, al punto che ogni anno siamo chiamati a più di un rifinanziamento. Questo Governo è riuscito a realizzare un confronto costruttivo e una sintonia con le imprese, in particolare sulla necessità di realizzare in Europa una vera politica industriale, che si fondi anche sulla autonomia energetica.

È grazie all'impulso di questo Governo, su un'iniziativa avviata da Forza Italia - e voglio qui ricordarlo -, che si è aperto di nuovo il dibattito sul nucleare quale forma di generazione elettrica in grado di sostituire le fonti fossili nel sostegno necessario all'intermittenza delle fonti rinnovabili e ringrazio qui l'onorevole Squeri. Confidiamo che, dalle elezioni dell'8 e 9 giugno, uscirà una maggioranza in grado di rivedere taluni eccessi della normativa green di questi ultimi anni, a cominciare dal regolamento CBAM, sulla tassazione del carbonio alle frontiere che, non applicandosi ai prodotti finiti, rischia di desertificare il manifatturiero dell'Unione europea e dell'Italia, in particolare.

Ma ci riferiamo anche a tutta una serie di normative europee che il mondo produttivo ci sta segnalando in questi mesi, dallo stop ai motori a combustione interna al regolamento sugli imballaggi, che danneggia la filiera italiana del recupero, alle norme sulla responsabilità estesa del produttore e sui report di sostenibilità delle imprese che comportano adempimenti insostenibili per le PMI italiane.

Bisognerà rivedere anche il principio del non arrecare un danno all'ambiente, DNSH, come lei ha anticipato, inserito nel regolamento sulla tassonomia, perché, così come concepito, non consente alle imprese soggette alla tassazione sulle emissioni di essere supportate con fondi europei per gli investimenti diretti alla decarbonizzazione, all'efficienza energetica e all'economia circolare.

Concludo, dicendo che gli incentivi hanno un ruolo importante per dare una direzione agli investimenti delle imprese ed è fondamentale che le risorse che saranno messe a disposizione siano facilmente e prontamente rese accessibili, sapendo bene che gli imprenditori investono quando le norme sono certe e ufficiali, attraverso l'emanazione di decreti attuativi, anche al fine di garantire la partenza degli investimenti e, quindi, la competitività del nostro sistema produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Intendimenti in merito alla cosiddetta liberalizzazione dei dehors a favore delle attività di ristorazione - n. 3-01235)

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01235 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, parliamo dei dehors, parliamo, ovviamente, di quella normativa che, soprattutto dopo il COVID, ha permesso una semplificazione nelle autorizzazioni e una proroga di questa semplificazione che ha derogato sostanzialmente alle autorizzazioni del codice dei beni culturali, proroga che adesso vale fino al 2024.

Lei, signor Ministro, ha affermato, nel maggio scorso, di voler rendere strutturale questa concessione dei dehors e, soprattutto, ha fatto riferimento a un disegno di legge in materia di concorrenza. A seguito delle sue dichiarazioni, abbiamo letto dichiarazioni di associazioni di residenti che si sono dette contrarie a questa liberalizzazione dei dehors, perché potrebbe risultare lesiva del decoro urbano. Nel frattempo, nella Commissione di cui sono vicepresidente è stata incardinata una proposta di legge di delega al Governo in materia e sono state ascoltate alcune associazioni di categoria.

Le chiedo quali misure intenda adottare, se rendere strutturali, appunto, questi dehors, e con quali modalità.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il tema dei dehors e dei tavolini all'aperto è rilevante anche per l'impatto estremamente positivo sul sistema produttivo, in particolare, sulla ristorazione e, poi, in generale sul settore turistico, che è quello a più alta crescita nel nostro Paese. Non possiamo procedere, come spesso si è fatto nel nostro Paese, di proroga in proroga, nell'incertezza. Per questo, da tempo abbiamo attivato un'interlocuzione positiva con l'ANCI, l'associazione che rappresenta i comuni italiani, con cui abbiamo lavorato molto bene in questa legislatura, nel rispetto della piena e leale collaborazione tra organi dello Stato. Io stesso ne ho parlato mesi fa con il presidente Decaro, illustrando le linee su cui intendevamo sviluppare un intervento organico e strutturale nel rispetto pieno delle autonomie e delle competenze dei comuni, con la comune volontà di contemperare le esigenze di un settore importante della nostra economia, con quelle altrettanto rilevanti della fruizione degli spazi pubblici da parte dei cittadini, della valorizzazione dei beni culturali e architettonici dei nostri centri urbani e, certamente, anche del decoro urbano.

Per questo sono rimasto sorpreso di alcune dichiarazioni pretestuose, anche se comprendo che siamo in periodo elettorale. Peraltro, lo stesso presidente dell'ANCI ha subito precisato, nel sito ufficiale dell'associazione, che “attendiamo di conoscere tutti i dettagli della proposta del Ministro Urso e speriamo che questa sia la volta buona”, concordando quindi sulla necessità di un intervento strutturale come quello che il Governo intende realizzare, che dia - è sempre Decaro - “regole certe che facilitino gli uffici nel loro lavoro”.

È a queste regole che noi stiamo lavorando insieme ai comuni, stiamo lavorando a una disposizione funzionale a superare il regime emergenziale e ad evitare mere proroghe, anche al fine di incentivare investimenti qualificati e qualificanti da parte degli operatori economici, in un contesto che, nel migliorare la ricettività, la armonizzi con il contesto urbano, al fine di migliorare il decoro e ampliare gli spazi di socialità, spesso utili in alcuni contesti urbani anche per meglio presidiare il territorio.

Pensiamo a un regime semplificato e certo, con il contributo anche del Ministero della Cultura, in modo che si possa garantire la permanenza delle strutture nel rispetto del patrimonio culturale e delle prescrizioni in materia di decoro urbano e fruibilità degli spazi pubblici: decoro urbano e fruibilità degli spazi pubblici che sono e continueranno ad essere disciplinati dai regolamenti comunali, all'interno, però, di regole finalmente chiare e certe, che garantiscano anche uniformità di criteri. Inseriremo il provvedimento nel più vasto disegno di legge annuale sulla concorrenza, che tra qualche settimana presenteremo al Parlamento.

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Mi ritengo soddisfatta della risposta per i vari temi che sono stati toccati e per alcune espressioni che sono state usate dal Ministro, che mi vedono e ci vedono d'accordo, mi riferisco soprattutto al concetto di fondo di non andare di proroga in proroga, che poi è il tema di fondo su questo argomento. È evidente che, se abbiamo posto questa domanda oggi, è perché riteniamo che sia un argomento importante, quello che poi viene riassunto col termine dehor. Dehor vuol dire tante cose, vuol dire tutte le strutture amovibili, vuol dire tavolini, vuol dire tutto quello che fa parte del decoro urbano - è importante sottolineare questo aspetto e la necessaria e doverosa possibilità per i cittadini di fruire degli spazi -, ma anche la doverosa e importante possibilità di dare a tutto questo comparto, che è il comparto dei bar e della ristorazione che tanto ha saputo reagire, regole chiare, tempi certi e prospettive anche per investimenti che intendono fare.

Dico questo, Ministro, perché il mio gruppo sarà a disposizione dei lavori parlamentari e degli strumenti che arriveranno al Parlamento, per mettere a terra e dare applicazione ai concetti che lei ci ha spiegato. Lo preciso perché, nella nostra Commissione (la X Commissione), abbiamo cominciato, grazie a una proposta di legge dell'onorevole Caramanna per delegare al Governo il riordino delle normative che toccano molto anche la tematica del Ministero della Cultura, perché poi si incide sulle autorizzazioni legate al tema culturale; siamo andati ad ascoltare le audizioni delle associazioni di categoria, quelle rappresentative del mondo della ristorazione e degli esercizi commerciali. Senza poterle declinare qua nello specifico, però, è chiaro che la richiesta è stata proprio quella di avere chiarezza, di avere uniformità di criteri e di attuare nuovi investimenti. Già circa 700 milioni sono stati fatti in questo senso, per avere risposte chiare per un settore che è in crescita, ma che può ancora crescere. Ci sono stati forniti alcuni dati: 11,3 miliardi di spesa dei turisti che arrivano in Italia dall'estero vanno proprio in questo settore (il 21 per cento della spesa). Credo siano dati da tener presente e su questo, cioè sul punto di caduta di dare risposte e criteri chiari e strutturali, il più possibile nel rispetto della fruibilità e della fruizione per i cittadini, troverà il mio gruppo sempre assolutamente d'accordo, negli strumenti che si sceglieranno, negli strumenti che arriveranno in quest'Aula e col supporto che anche la Commissione di riferimento potrà dare e credo stia già dando.

(Iniziative per sostenere la crescita e la competitività delle imprese nel settore spaziale, con particolare riferimento al disegno di legge in materia collegato alla manovra di bilancio - n. 3-01236)

PRESIDENTE. Il deputato Mascaretti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01236 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.

ANDREA MASCARETTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nella conquista dello spazio, l'Italia vanta una grande storia da protagonista. Basti pensare che, nel 1964, con il San Marco 1, l'Italia è stato il terzo Paese in assoluto a mettere in orbita un satellite artificiale dopo l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti d'America. Ma siamo anche tra i Paesi fondatori dell'ESA, l'Agenzia spaziale europea, e tra i fondatori della Federazione astronautica internazionale. A ottobre di quest'anno, l'Italia ospiterà a Milano il Congresso astronautico mondiale, dove sono attesi 10.000 esperti da tutto il mondo.

Questo è un momento straordinario per l'economia dello spazio, che sta conoscendo una nuova grande fase di sviluppo. In questo campo assistiamo a un confronto sempre più rilevante tra gli attori della scena internazionale, nuove e vecchie potenze per lo spazio, ma, soprattutto, assistiamo a un cambio di paradigma, dove le aziende private diventano protagoniste al fianco delle agenzie spaziali nazionali.

Ci sono grandi ricadute per lo sviluppo del nostro Paese, non solamente nel settore della ricerca, ma anche per quanto riguarda lo sviluppo economico e sociale nei diversi settori di riferimento. Mi riferisco a quello delle telecomunicazioni, della navigazione satellitare, delle applicazioni nel campo delle osservazioni della terra e della sicurezza nazionale.

Poiché la nota di aggiornamento al DEF 2024 ha previsto un collegato specifico per il settore spaziale, che rappresenta - come abbiamo detto - una delle frontiere più avanzate della tecnologia e dell'innovazione, si chiede quale sia lo stato del provvedimento legislativo e quali misure intenda adottare il Governo italiano per sostenere la competitività e la crescita delle imprese italiane nel settore della space economy.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il comparto aerospaziale rappresenta una vera eccellenza nel nostro Paese. Le risorse finanziarie messe a disposizione per la filiera raggiungeranno 7,3 miliardi di euro entro il 2026; 7,3 miliardi di euro, inclusi i contributi all'Agenzia spaziale europea, all'Agenzia spaziale italiana, i fondi PNRR e i fondi europei. Questo a dimostrazione della grande attenzione che il Governo ha verso questa realtà, destinata ad assumere sempre maggiore rilevanza nell'economia nazionale.

Grazie a queste risorse, l'intera industria spaziale italiana è destinata a registrare un'ulteriore significativa crescita. Oggi il comparto industriale dispone di dieci distretti tecnologici, quasi 70, tra università, dipartimenti e centri di ricerca, 300 importanti imprese, grandi player, ma anche molte altre piccole e medie imprese, startup con grandi potenzialità di crescita.

Disponiamo inoltre - veniva ricordato - di una base spaziale a Malindi, in Kenya, dove fu realizzato, 60 anni fa, il primo accesso dell'Italia nello spazio. Essa può costituire la base per il nostro lanciatore italiano e diventare anche centrale nell'ambito della cooperazione con i Paesi africani sulle attività e tecnologie spaziali, cosa che ho particolarmente curato nelle recenti missioni nel continente africano.

Per questo, a giugno, presenteremo in Consiglio dei ministri il disegno di legge sullo spazio, che sarà una legge quadro importante, all'avanguardia in Europa e in sintonia con la prossima legge europea sullo spazio, che regolerà l'accesso allo spazio degli operatori privati, la responsabilità da danni causati da eventuali incidenti in orbita, il sistema di autorizzazione delle attività spaziali per gli operatori privati, prevedendo chiari requisiti di capacità tecnica e professionale e anche un sistema di vigilanza continua delle attività spaziali nazionali.

Ulteriori aspetti della legge riguarderanno le misure messe in atto per consentire uno sviluppo del comparto industriale, delle attività di ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica, che riguardano vasti comparti del nostro made in Italy. Dovremo anche dare una prima regolamentazione alle infrastrutture spaziali; penso, per esempio a Iride.

Sarà, inoltre, istituito un fondo per sostenere le nostre imprese con investimenti e finanziamenti pubblici, per favorire la loro partecipazione a programmi e iniziative internazionali. Saremo, insomma, all'avanguardia in Europa per quanto riguarda la space economy, l'economia dello spazio, su cui l'industria italiana può diventare un pilastro per lo sviluppo del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Vinci ha facoltà di replicare.

GIANLUCA VINCI (FDI). La ringrazio, signor Ministro, mi dichiaro fin d'ora soddisfatto per la risposta. Lei ha elencato dati molto importanti per l'Italia, per tutto il Paese. I Governi precedenti, da decenni, si sono dimenticati di quello che è un'eccellenza italiana. Poco fa è stato ricordato che il terzo satellite ad essere inviato in orbita, il San Marco, 60 anni fa, era italiano, quindi è un'eccellenza che da 60 anni caratterizza il nostro Paese e che ancora oggi conta 300 imprese in un comparto sul quale, come ci ha appena riferito, il Governo, anche attraverso i fondi del PNRR, investirà 7,3 miliardi nell'arco dei prossimi due anni. Quindi, sono risorse veramente importanti che non servono soltanto allo spazio, ma a tutto il Paese, perché è da lì che parte la ricerca; la vera ricerca che poi tramuta i propri frutti nell'economia, nel sociale e nelle scoperte, anche tecnologiche, che possono, a ricaduta, migliorare tutto il know-how e non solo, i brevetti italiani e un futuro prospero per tutta l'impresa e l'imprenditoria italiana, anche delle piccole e medie imprese che girano attorno a questo settore.

Per questo la ringrazio per l'attenzione che il suo Ministero ha voluto dare a questo settore e per la legge che finalmente farà chiarezza sul settore aerospaziale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza volte a favorire il confronto e il contraddittorio in ambito universitario e ad evitare che in tale contesto sia data risonanza a ideologie di carattere antisemita - n. 3-01237)

PRESIDENTE. L'onorevole Giaccone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01237 (Vedi l'allegato A).

ANDREA GIACCONE (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come Lega guardiamo con molta preoccupazione a quanto è successo e sta continuando a succedere in diverse università italiane. Anche a Torino la sede di Palazzo Nuovo è stata occupata da gruppi pro-Palestina per imporre il boicottaggio accademico di Israele. L'occupazione impedisce l'accesso all'università ai tanti studenti che vorrebbero proseguire i propri studi, ma anche a docenti e a personale universitario.

Venerdì scorso un Imam ha tenuto una preghiera nell'università occupata, con le donne separate dagli uomini da una rete, a quanto parrebbe dalle immagini. Questa immagine sicuramente confligge con la nostra cultura occidentale. È inutile dire che in questo evento vediamo una chiara violazione della laicità delle istituzioni universitarie e, quindi, chiediamo al Ministro di quali elementi disponga sulla vicenda e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda avviare per favorire il confronto e il contraddittorio nelle università del Paese, evitando di dare risalto a posizioni che possano istigare all'odio e alla discriminazione.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente, e grazie, onorevole Giaccone, a lei e al suo gruppo. La nostra posizione è chiara fin dall'inizio, fin da quando l'acuirsi della crisi internazionale ha trovato un detonatore nelle nostre università. Come Governo - e non solo come Ministero dell'Università - non abbiamo sottovalutato e non abbiamo drammatizzato. Consideriamo tutte le opinioni legittime, anche le più radicali, ma il vero discrimine inaccettabile e invalicabile è il “no” alla violenza, violenza che in alcuni episodi si è manifestata, accompagnata da altrettanto inaccettabili atti di antisemitismo predicato e praticato.

Proprio con l'idea che le università non siano zone franche o zone d'impunità, ho sollecitato - e di questo ringrazio il collega Piantedosi, vero e unico titolare del dossier ordine e sicurezza - un comitato per l'ordine e la sicurezza, per l'appunto, perché garantire la libertà, per noi, per l'ambito delle competenze del MUR, significa garantire la libertà di studiare, oltre che la libertà di manifestare pacificamente.

È in questo quadro e su questa premessa che rispondo a quanto accaduto all'università di Torino, dove venerdì 17 l'Imam ha svolto negli spazi occupati dagli studenti pro-Palestina un sermone in italiano e in arabo, con richiami alla jihad e alla guerra santa contro Israele. Parole inquietanti in assoluto, minacciose, inaccettabili in un contesto, come quello accademico, che si contraddistingue per laicità e democrazia. Quel sermone, nell'università occupata, è stato, sì, un inno alla violenza in un luogo di tolleranza, ma anche all'interno di una scenografia, che lei ha ricordato, a dir poco offensiva per chi crede nella libertà e nelle pari opportunità.

L'Imam parla a un gruppo di studenti, tutti maschi, e dietro una rete si intravedono le donne, segregate. Dunque, un inno alla violenza e alla discriminazione femminile.

Appresa la notizia, ho immediatamente contattato il rettore Geuna, a cui ho chiesto più dettagli e con cui ho condiviso una ferma condanna.

Un episodio simile si sarebbe dovuto reiterare al Politecnico di Torino, il 24 maggio, ma in questo caso il rettore Corgnati tempestivamente mi ha trasmesso l'informazione e abbiamo condiviso la richiesta di diffida al prefetto e al questore di Torino, impedendo lo svolgimento della preghiera.

Lo voglio dire con estrema chiarezza, forte della linea, seguita sin qui, di massima apertura, con l'orgoglio di appartenere a un Governo che, diversamente da altri Paesi, come Francia e Germania, non ha fatto ricorso a misure speciali in relazione all'estremismo: qui la libertà di culto non c'entra nulla. Le università non sono moschee, sono luoghi laici, liberi, pacifici, democratici. Ripeto, sono luoghi laici, liberi, pacifici e democratici, e aggiungo paritari tra uomini e donne, dove la violenza non si pratica e non si predica, né verso il popolo ebraico, né verso altri popoli. E sono luoghi dove, prima del diritto di preghiera - concludo -, va tutelato il diritto allo studio, perché lì si deve diventare cittadini consapevoli dei propri diritti, ma anche dei propri doveri.

Continuerò a vigilare, unitamente ai rettori, che sono i padroni di casa, i primi responsabili dell'ordine pubblico, e naturalmente con l'alto coordinamento del Ministro dell'Interno, che è, lo ripeto, titolare del dossier ordine pubblico e sicurezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Giaccone ha facoltà di replicare.

ANDREA GIACCONE (LEGA). Grazie, Ministro. Siamo soddisfatti della risposta, e grazie anche per la sua pronta presa di posizione, perché manifestare è legittimo, non c'è alcun dubbio. Quello che non è legittimo e non può essere legittimato è il blocco delle lezioni e delle attività didattiche da parte di una minoranza che, di fatto, impedisce agli studenti che vorrebbero seguire le lezioni, e sono la maggioranza, di poterlo fare. Così come non sono tollerabili atti di vandalismo all'interno delle università e delle aule. Abbiamo anche appreso di scontri, nei giorni scorsi, in alcune università, tra studenti pro-Palestina e militanti di Lotta comunista, e questo non può non preoccuparci.

Signor Ministro, la posizione della Lega è chiara, auspichiamo la liberazione degli ostaggi e un cessate il fuoco a Gaza. Condividiamo le preoccupazioni per i civili che sono vittime di questo conflitto, ma dubitiamo fortemente che la causa della pace possa essere portata avanti propugnando posizioni oscurantiste, quali il boicottaggio accademico e lo stop alla collaborazione tra atenei italiani ed atenei israeliani. Men che meno si aiuta la causa della pace violando la laicità delle istituzioni universitarie, consentendo l'utilizzo delle aule come moschee improvvisate, dove, di fronte a una platea con una rigida separazione tra i sessi, si parla di jihad e di lotta di liberazione dai sionisti.

Ministro, le università sono i templi laici del sapere, della scienza, dello scambio di informazioni tra culture diverse; non possono essere utilizzate per propugnare tesi e posizioni che possano istigare all'odio e alla discriminazione, anche di carattere antisemita. In Italia e nelle sue università non c'è spazio per l'antisemitismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Prima di passare oltre, salutiamo le ragazze, i ragazzi e i docenti dell'Istituto comprensivo Mazzini-Modugno, di Bari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie di essere qui.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, come le è noto, in particolare quando vi sono le dirette televisive, vi dovrebbe essere, ed è sempre così stato, un naturale comportamento che eviti al Presidente di dover sospendere la seduta. È abbastanza anomalo - lo dico perché si è verificato più volte, in questa legislatura - che, nella fattispecie, il gruppo del MoVimento 5 Stelle, che in più occasioni ha chiesto la diretta televisiva, abbia poi operato perché quella diretta televisiva fosse sospesa.

Nel caso di oggi sappiamo benissimo che, per la programmazione che il canale Rai assume, se si sospende la seduta, vi sono uno, due o tre gruppi che rischiano di non andare in onda, realizzando, quindi, quella impar condicio che contraddice alla par condicio, soprattutto in periodo di campagna elettorale.

Allora, io penso che i gesti che sono stati compiuti nei confronti del Ministro Crosetto - a cui va la solidarietà personale, umana e politica del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), ma mi auguro di tutta la Camera dei deputati - non possono essere ulteriormente occasione di far finta di niente. Anche perché, come lei sa, già in passato questi modi di occupare o tentare di occupare i banchi del Governo erano stati “non sanzionati” dall'Ufficio di Presidenza per un principio pro bono pacis, cioè: cerchiamo di evitare di applicare alla regola un sistema sanzionatorio. Però, se poi sempre le stesse persone si rendono protagoniste di questi atti, allora scatta l'istituto della recidiva e, quindi, si deve pagare non solo per quello che si è commesso oggi, ma anche per quello che si è commesso in passato ed era stato abbonato. Diversamente, saremmo in presenza di una denegata giustizia.

Allora, io penso che gli atteggiamenti assunti oggi, sia da parte del gruppo dei 5 Stelle - di alcuni parlamentari, sia ben chiaro - sia da parte dell'onorevole Magi, debbano avere le necessarie conseguenze perché, diversamente, quest'Aula, quando c'è la diretta televisiva, diventa del tutto ingestibile. Lo dico per lei che, nella fattispecie era il Presidente, tra l'altro, ritengo anche doppiamente in imbarazzo - ma questo dovrebbero capirlo tutti i colleghi, anche quelli del mio gruppo quando presiede l'onorevole Rampelli -, perché è molto facile mettere in difficoltà il Presidente. Se applica il Regolamento alla lettera, sembra che ce l'abbia con i suoi compagni di partito. Se, ovviamente, cerca di applicare il Regolamento in modo più duttile, sembra che voglia fare un dispetto ad altri.

Quindi, io penso che di questa cosa si debba occupare decisamente l'Ufficio di Presidenza, attraverso sanzioni che siano precise e che siano esemplari, perché ci sta la protesta, ma non quando questo tipo di protesta viene fatta in momenti in cui - torno a ripetere - si va a penalizzare chi viene dopo, perché evidentemente gli spazi televisivi sono predeterminati.

Mi sono permesso di dirle questo, senza volere colpevolizzare la sua persona per non avere interrotto la seduta, ma dico anche che sono brutti precedenti, che si verificano anche in circostanze in cui la seduta, proprio perché non c'è la diretta televisiva, viene poi sospesa, quindi realizzano una disparità di applicazione del Regolamento, che potrebbe sembrare strana. In realtà, il problema vero è che non si deve utilizzare la diretta televisiva per mettere in atto forme di protesta, che ci stanno, ma non con la diretta televisiva. Anche perché tanto se quelle proteste si fanno esattamente davanti alla Camera, hanno lo stesso, se non un maggior risalto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ovviamente, per quanto accaduto, abbiamo già informato il Presidente Fontana, che sta valutando se riunire o meno l'Ufficio di Presidenza. Sullo stesso argomento intende intervenire l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Sì, Presidente, ovviamente sullo stesso argomento. A parte che non so se la diretta sia stata sospesa per cinque, sei, otto secondi, non so; secondo me, non è stata nemmeno sospesa l'Aula, quindi non so di cosa si sta parlando. Il collega Foti ha parlato di una sospensione d'Aula. Non c'è stata alcuna sospensione d'Aula, credo che la diretta sia stata sospesa per qualche secondo.

TOMMASO FOTI (FDI). Non hai capito! Non ho detto questo!

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Io ho capito… Se non ha detto questo, non lo so.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, voglio precisare la diretta non è stata sospesa.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). La diretta non è stata sospesa, come non è stata sospesa l'Aula, quindi non c'è stato alcun danno ad alcun partito. Però, il collega Foti ha sollevato una questione che ha ragione a sollevare. Perché il clima, in quest'Aula, si sta un po' esasperando? Perché, forse, bisogna anche andare alle radici del perché quest'Aula cominci a scaldarsi un po' tanto. Probabilmente, il collega Foti, che era con me nella Conferenza dei presidenti di gruppo del 23 maggio, sa perfettamente che in quella sede io chiesi un'informativa, non un question time, ma appunto un'informativa sullo stesso oggetto di questo question time e, in quella sede, il Ministro Ciriani mi disse: “Le faremo sapere”.

Ora, dal 23 ho fatto un richiamo in Aula il giorno dopo; dopo 4 giorni ho fatto un altro richiamo in Aula su una cosa che riguarda la nostra politica estera e con riferimento alla quale tutti i leader europei oggi stanno parlando, perché non c'è tema più attuale di quello che noi abbiamo portato in Aula. Il Ministro per i “non rapporti” con il Parlamento si è permesso non già di dire “no” o di dire “sì”, ma di non rispondere.

Questo atteggiamento - collega Foti, c'era un sostituto, può chiedere alla collega Montaruli -, questo problema l'ho sollevato nell'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo.

TOMMASO FOTI (FDI). Ma cosa c'entra?

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Perché un Ministro dei Rapporti con il Parlamento ci costringe a tradurre in un question time dove solo il MoVimento 5 Stelle può fare la domanda al Ministro Crosetto, ma noi abbiamo chiesto un'informativa, perché credo che questo sia un ambito di interesse rispetto al quale, magari, Sinistra Italiana voleva dire la sua, magari i Verdi volevano dire la loro, magari il Partito Democratico voleva parlare con Crosetto su quel tema. Anche perché, collega Foti, a suo tramite - il rispetto che abbiamo l'uno per l'altro ci evita anche questa parte - lei sa perfettamente che, quando abbiamo chiesto l'informativa il giorno dopo la Conferenza dei presidenti di gruppo, a chiedere quell'informativa sono stati tutti i rami dell'opposizione. Tutti i rami dell'opposizione, anche nella mia parte sinistra, hanno chiesto di discutere sull'invio delle armi ed erano giorni in cui non parlava mica Stoltenberg, non parlava mica Borrell, non parlava mica Macron. Quindi, avevamo capito che era un tema di dibattito importantissimo, fondamentale per il nostro Paese. Avere un Ministro dei Rapporti con il Parlamento che non ti risponde, non ti risponde su una cosa del genere è un insulto a questo ramo del Parlamento.

Quindi, chiedo che, quando vaglierete l'atteggiamento del mio gruppo, probabilmente vaglierete anche il comportamento di un Governo che non fa altro che esasperare il clima che c'è in quest'Aula. Se poi non va bene così, cari colleghi, tra le varie leggi sui rave e sui vari reati inutili che state introducendo, introducete anche un reato per i parlamentari che invadono l'Aula.

TOMMASO FOTI (FDI). C'è il Regolamento! Non è un reato.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Ma questo non ci fermerà, perché a mancanza di rispetto noi risponderemo con mancanza di rispetto. Su questo ci potete contare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Silvestri. Ribadisco che ho avvisato di quanto accaduto il Presidente Fontana, che sta valutando ovviamente i fatti per un eventuale Ufficio di Presidenza.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, ma su un altro argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Si tratta di un altro argomento, ma è molto vicino all'oggetto di cui abbiamo parlato poc'anzi, perché ieri abbiamo sentito le parole, per noi sorprendenti, pronunciate dal Ministro Tajani.

Per prima cosa diceva: “Per la legge italiana non si possono vendere armi a Paesi in guerra che combattono. Per Israele siamo stati costretti a bloccarle, ma finita la guerra a Gaza possiamo tranquillamente ricominciare a vendere materiale militare”.

Lasciamo da parte che, in realtà, non sono stati messi in discussione i contratti in essere e il Ministro non ci ha mai risposto, perciò siamo sicuri che le esportazioni siano effettivamente bloccate?

Possiamo avere, come abbiamo chiesto più volte, un'informativa urgente di Tajani su questo punto?

Ma andiamo oltre. Tralasciamo che il Governo vuole cambiare quella legge, la n. 185 del 1990, vuole cioè rendere il processo non trasparente. Il fatto è che a Gaza non è in corso una guerra, ma - lo continuiamo a dire - a Gaza è in corso un massacro. Non ci sono eserciti in campo, c'è un bombardamento costante verso una popolazione inerme.

Si pensa che la situazione si possa normalizzare? Al termine di che cosa, ci viene da dire? Quando non ci sarà più nemmeno un palestinese? Quando quella Striscia non avrà più una abitazione? Io non so se comprendiamo la gravità del punto: sono 80.000 le abitazioni che dovrebbero essere ricostruite e, anche avendo il tasso di ricostruzione, facciamo finta che il cessate il fuoco arrivi domani, non saranno pronte per i prossimi cinquant'anni.

Si parla di ripresa delle forniture e non si spende nemmeno una parola per dire che andrebbero utilizzate tutte le leve per fermare la carneficina che sta portando avanti Israele.

Poi, Tajani ha detto: “Stiamo puntando molto sull'industria della difesa e stiamo spingendo molto per la difesa europea. Io sono favorevole per degli eurobond per la difesa europea”; qui ha citato la riapertura del mercato delle armi verso gli Emirati e l'Arabia Saudita, Paesi noti per le reiterate violazioni dei diritti umani.

Quindi, è chiaro: la direzione è l'economia di guerra. Si investe sull'insicurezza globale e si distraggono risorse dalla sicurezza sociale e della riconversione ecologica. Lo diciamo così: voi potete secretare gli invii, ma non potete scappare da questo Parlamento. Questa discussione è urgente: potete rimandarla a dopo le elezioni europee come se questa non fosse centrale proprio dentro le elezioni europee, ma noi continuiamo a dire che per costruire la pace ci vuole la pace.

Se si costruisce continuamente un'economia di guerra avremo solo guerra alle porte e questo scenario è uno scenario che non solo ci getta in una crisi recessiva senza precedenti, ma rischia di compromettere anche l'immagine di un Paese che invece dovrebbe avviare da adesso un'escalation diplomatica proprio per far finire quei conflitti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. In ordine alla sua richiesta, ovviamente, la inoltro al Presidente della Camera.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta del 29 maggio 2024, la IX Commissione (Trasporti) ha proceduto all'elezione del deputato Andrea Casu a vicepresidente, in sostituzione del deputato Roberto Morassut, dimissionario.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 433-A e abbinata, recante disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentina Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). “Gaza è il cimitero dei bambini, la situazione peggiore mai vista. La gente deve saperlo. Ho visto tanti bambini morti sotto le macerie, i corpi coperti di sangue. Altri portati in braccio dalle loro madri che chiedevano aiuto”. È la testimonianza di Jonathan Crickx, belga, funzionario Unicef di ritorno da Rafah.

Aggiunge: “Non riesco a togliermi dalla mente quel che miei occhi hanno visto: intere famiglie distrutte, piccoli senza più genitori, bombe che cadono su zone che chiamano sicure, ma che sicure non sono, perché di zone sicure semplicemente non ne esistono. La situazione a Rafah è peggio di quella che viene vista da fuori. Neanche in posti come l'Afghanistan o Haiti ho mai visto nulla del genere. Abbiamo bisogno che la gente capisca: abbiamo davvero bisogno di evitare un attacco finale a Rafah, perché le conseguenze sarebbero incalcolabili”. Queste, Presidente, le parole di un funzionario Unicef di ritorno da Rafah.

Ieri siamo intervenuti in quest'Aula, come facciamo ormai da diverso tempo, per chiedere un'informativa urgente alla Presidente del Consiglio e al Ministro Tajani per chiedere a questo Governo di attivarsi con urgenza su tre fronti prevalenti: la condanna netta della strage continua di civili, donne e bambini che non hanno più rifugio, perché anche nel loro rifugio precario rischiano di essere bruciati vivi, così come è accaduto; il rispetto del cessate il fuoco, chiesto dalle Nazioni Unite da tempo, e lo stop all'utilizzo della fame come arma di guerra, lo sblocco di aiuti umanitari - che alcuni di noi avevano già denunciato nella spedizione a Rafah - che per quei bambini e per quei civili fanno la differenza fra la vita e la morte; il riconoscimento, anche da parte del nostro Paese, dello Stato di Palestina, come hanno già fatto altri Paesi in ottemperanza all'impegno assunto dal Parlamento.

Signor Presidente, non è più il tempo del silenzio, ma è il tempo che la comunità internazionale aumenti la pressione per il cessate il fuoco, per la liberazione degli ostaggi, per ostacolare, per interrompere il disegno dell'orrore di Netanyahu, con sanzioni efficaci.

Il Governo italiano esca dall'inerzia, non stia solo a guardare, agisca, altrimenti porterà il peso dell'indifferenza al massacro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Onorevole Ghio, ovviamente, la sua richiesta verrà inoltrata immediatamente al Presidente Fontana.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Ho visto tanti bambini morti sotto le macerie, i corpi coperti di sangue. Altri portati in braccio dalle loro madri, che chiedevano aiuto. Gaza è il cimitero dei bambini. Non riesco a togliermi dalla mente quel che i miei occhi hanno visto: intere famiglie distrutte, piccoli senza più i genitori, bombe che cadono su zone che chiamano sicure, ma che sicure non sono, perché di zone sicure semplicemente non ne esistono. La situazione a Rafah è peggio di quella che viene vista da fuori. Ogni giorno ci diciamo: non può essere peggio di ieri, e invece lo è. Lavoro con UNICEF da 12 anni e non ho mai visto nulla del genere, neanche in posti come l'Afghanistan o Haiti. Colleghi che lavorano in aree di crisi da 30-35 anni, che sono stati nei luoghi delle più drammatiche catastrofi, tutti, tutti dicono di non aver mai visto nulla del genere, con questa scala, per questa durata.

Abbiamo bisogno che la gente capisca, abbiamo davvero bisogno di evitare un attacco finale a Rafah, perché le conseguenze sarebbero incalcolabili. Manca strutturalmente il cibo, l'acqua era già poca e ora i profughi sono costretti a spostarsi da Rafah, dove ce n'è anche di meno. Manca anche il carburante, che serve per i generatori degli ospedali. I profughi che hanno cercato rifugio a Rafah sono in perenne, disperato, movimento. Sono 840.000 persone che l'hanno già fatto, che si sono spostate. Avete idea di quante siano 840.000 persone? Non c'è spazio per le tende, e dove arrivano piantano tende letteralmente sui resti polverizzati delle aree abitate. Questa gente, ormai, ha solo gli occhi per piangere. Sono le parole di Jonathan Crickx, funzionario dell'UNICEF di ritorno da Gaza.

Netanyahu va fermato. L'esercito di Israele va fermato subito. Siamo disgustati dall'indifferenza dei leader occidentali, dovrebbero - forse dovremmo - essere perseguiti tutti per complicità in questo sterminio. Di questa carneficina di donne e bambini cui assistiamo ormai da 8 mesi senza muovere un dito, senza proporre alcuna sanzione, nonostante le violazioni del diritto internazionale e la mancata osservanza delle prescrizioni dell'ONU e della Corte penale internazionale, di tutto questo dovremmo dar conto alla storia, di questo frutto rancido del turbo-capitalismo - parlo della indecente supremazia del profitto sul diritto - dovremmo dar conto alle future generazioni.

Oggi l'umanità deve scegliere: o decidiamo che i nostri figli possono essere tutti uccisi ogni volta che una forza superiore sostiene che tra di loro ci sono alcuni terroristi, oppure che questo non è mai accettabile. Non c'è più tempo da perdere, dobbiamo scegliere e agire di conseguenza.

Viva la Palestina, viva la Palestina libera (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Ho visto tanti bambini morti sotto le macerie, i corpi coperti di sangue. Altri portati in braccio dalle loro madri, che chiedevano aiuto. Gaza è diventata il cimitero dei bambini. Non riesco a togliermi dalla mente quello che i miei occhi hanno visto: intere famiglie distrutte, piccoli senza più genitori, bombe che cadono su zone che chiamano sicure, ma che sicure non sono, perché le zone sicure, semplicemente, non esistono. La situazione a Rafah è peggio di quella che viene vista da fuori. Ogni giorno ci diciamo: non può essere peggio di ieri, e invece lo è. Lavoro con l'UNICEF da 12 anni e non ho mai visto nulla del genere, neanche in posti come l'Afghanistan o Haiti. Colleghi che lavorano in aree di crisi da 30-35 anni, che sono stati nei luoghi delle più drammatiche catastrofi tutti, tutti, dicono di non aver mai visto nulla del genere, con questa scala e con questa lunghezza. Abbiamo bisogno che la gente capisca. Abbiamo davvero bisogno di evitare un attacco finale a Rafah, perché le conseguenze sarebbero incalcolabili. Manca strutturalmente il cibo; l'acqua era già poca e, ora, per i profughi che sono costretti a spostarsi da Rafah, è anche meno. Manca anche il carburante, che serve per i generatori degli ospedali. I profughi che hanno cercato rifugio a Rafah sono in perenne, disperato, movimento: 840.000 persone l'hanno fatto. Avete idea di quante sono? Non c'è spazio per le tende e dove arrivano piantano le tende - letteralmente - sui resti polverizzati delle aree abitate. Questa gente ha gli occhi solo per piangere.

Aggiungo solo una cosa: ci sono stati altri momenti terribili - momenti bui - nella storia dell'umanità - momenti in cui l'umanità si è persa - ma mai le istituzioni democratiche hanno assistito alla totale violazione del diritto internazionale in questa tragica e insopportabile misura, incapaci di fare la propria parte o, addirittura, distratte, come se ci fossero cose più importanti da fare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 10 giugno 2024 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

FURFARO ed altri: Disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora. (C. 433-A​)

e dell'abbinata proposta di legge: SPORTIELLO. (C. 555​)

Relatore: FURFARO.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00276 concernente iniziative in merito al Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), con particolare riferimento al relativo aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione .

La seduta termina alle 16,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta è pervenuta la seguente segnalazione in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Barabotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DICHIARAZIONE DI URGENZA PDL 1771 213 207 6 104 80 127 84 Resp.
2 Nominale MOZ 1-279 258 204 54 103 46 158 68 Resp.
3 Nominale MOZ 1-286 NO CPV 4 DISP 257 249 8 125 71 178 68 Resp.
4 Nominale MOZ 1-286 CPV 4 DISP 257 249 8 125 71 178 68 Resp.
5 Nominale MOZ 1-288 257 251 6 126 152 99 68 Appr.
6 Nominale MOZ 1-289 CPV 1,3 PREM CPV 1 B DISP 257 256 1 129 210 46 68 Appr.
7 Nominale MOZ 1-289 CPV 2 PREM CPV 1 A) DISP 258 256 2 129 63 193 68 Resp.
8 Nominale MOZ 1-290 257 252 5 127 97 155 68 Resp.
9 Nominale MOZ 1-292 258 257 1 129 67 190 68 Resp.
10 Nominale PDL 1276 - VOTO FINALE 236 236 0 119 236 0 65 Appr.
11 Nominale DDL 1665 - QUEST PREG COST 1, 2 E 3 245 245 0 123 104 141 61 Resp.
12 Nominale DDL 1665 - QUEST PREG MERITO 1 247 247 0 124 105 142 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.