XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
PROVENZANO, BARBAGALLO, IACONO, MARINO e PORTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
la Sicilia sta affrontando una delle fasi di siccità più prolungate e intense che sta determinando pesantissime conseguenze in particolare per il comparto agricolo, ma non solo, considerato che anche il settore industriale, turistico e dei servizi sono in forte sofferenza per la carenza idrica;
gli invasi siciliani nel loro complesso dovrebbero contenere 708 milioni di metri cubi di acqua, ma al momento, a seguito del crollo delle precipitazioni invernali e primaverili, nei bacini dell'isola ne sono rimasti solo 167, e con queste quantità arrivare all'autunno diventa davvero complicato;
nella provincia di Caltanissetta diversi comuni subiscono razionamenti, la distribuzione d'acqua avviene ogni 6 giorni e nella intera Sicilia centinaia di migliaia di persone vivono in comuni nei quali l'acqua è razionata nella sua erogazione quotidiana;
persino le strutture sanitarie si trovano a dover fare i conti con questa emergenza;
per l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, in base agli ultimi recentissimi dati, il 70 per cento del territorio siciliano, è a rischio effettivo di desertificazione;
in agricoltura si è al collasso: manca il foraggio per gli allevamenti, ci sono difficoltà per abbeverare gli animali al pascolo, molte colture sono irreversibilmente compromesse con ingenti danni economici e all'ecosistema;
il Governo, sia nazionale che regionale, sembra non avere chiara la drammaticità della situazione, visto che ad oggi il Governo nazionale ha stanziato solo 20 milioni di euro del tutto insufficienti e soprattutto che il Ministro dell'agricoltura abbia potuto affermare pubblicamente «per fortuna la siccità quest'anno colpisce molto più il Sud e la Sicilia»;
nonostante la nomina di un commissario straordinario è stato perso del tempo prezioso e il governo regionale ha perso l'occasione irripetibile di poter utilizzare 360 milioni di euro del PNRR per interventi finalizzati ad ottimizzare il settore idrico territoriale –:
quali iniziative il Governo intenda assumere con la massima urgenza per dichiarare tempestivamente lo stato di emergenza per il comparto agricolo siciliano stanziando le risorse necessarie come richiesto dalle organizzazioni di settore, nonché per attivare tutte le amministrazioni interessate con l'obiettivo di predisporre un piano di implementazione degli impianti di raccolta delle acque e l'efficientamento delle reti idriche con una proiezione pluriennale, visto l'andamento climatico delle ultime stagioni.
(3-01296)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
in data 4 gennaio 2021, Alex Bonucchi, tecnico specializzato della Sacmi, è deceduto per folgorazione mentre si trovava presso la piscina dell'hotel Amsterdam a Rouiba, in Algeria;
le autopsie condotte, sia ad Algeri il 7 gennaio 2021 che successivamente in Italia, hanno confermato che la causa della morte è stata una scossa elettrica;
la procura di Roma ha avviato un'inchiesta per omicidio colposo nei confronti del legale rappresentante dell'hotel, ma la sentenza finale ha assolto l'indagato, dichiarando che «la morte della vittima è stata causata da una scossa elettrica» ma che «il decesso è dovuto alle condizioni cardiache della vittima»;
la madre della vittima, Barbara Degli Esposti, ha denunciato varie irregolarità e incongruenze nelle indagini, tra cui il fatto che la salma del figlio sia stata restituita senza cuore e polmone destro, trattenuti per accertamenti di cui non ha mai ricevuto esito;
la signora Degli Esposti ha inoltre evidenziato la mancata comunicazione della prima udienza del processo penale, avvenuta a luglio 2022, e il cambio di versione riguardo alla presenza di un testimone oculare e alla chiusura della piscina per COVID-19;
la madre ha richiesto giustizia per la morte del figlio e un intervento delle autorità italiane, senza ricevere risposte adeguate –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e delle presunte irregolarità denunciate dalla famiglia della vittima e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per fare luce su quanto accaduto e garantire che venga fatta giustizia per la morte di Alex Bonucchi;
se il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare iniziative volte a sollecitare le autorità algerine a fornire chiarimenti dettagliati sulle indagini condotte, sulle cause del decesso e sul trattamento dei resti della vittima;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare che situazioni simili non si ripetano e per garantire il rispetto dei diritti dei cittadini italiani all'estero;
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché vi sia adeguato supporto legale e consolare nei confronti della famiglia di Alex Bonucchi nelle varie fasi del procedimento giudiziario, inclusa quella conseguente all'eventuale presentazione di un ricorso in Cassazione.
(4-03033)
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interpellanze:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
sul Monte Cervati, nel Parco Nazionale del Cilento, è in costruzione una nuova strada asfaltata sul preesistente sterrato, che permetterà di salire in auto sul Monte Cervati, con gravi conseguenze sulla biodiversità sia in fase di realizzazione dell'opera che in fase di esercizio;
da un punto di vista naturalistico il Monte Cervati è uno dei luoghi più importanti dell'intera Campania, grazie alla ricca e peculiare biodiversità che sopravvive per il suo carattere poco antropizzato; Monte Cervati è tutelato anche dalla Rete Natura 2000, principale strumento della politica UE per la conservazione della biodiversità, in quanto parte della Zona speciale di conservazione «Monte Cervati», istituita ai sensi della direttiva «Habitat», e della Zona di protezione speciale «Monti Cervati e Dintorni», istituita ai sensi della direttiva «Uccelli»;
la realizzazione della strada comporterà il libero afflusso di migliaia di autovetture e persone, che raggiungeranno con facilità la vetta del monte e comporteranno un forte impatto antropico; inoltre la strada asfaltata potrebbe favorire l'aumento di pratiche illecite;
il Monte Cervati ospita importanti habitat protetti di interesse comunitario, anche prioritari, inseriti nell'Allegato I alla direttiva 92/43/CEE; fra questi sono presenti diverse tipologie di vegetazione appenninica in buono stato di conservazione; sono inoltre presenti altri peculiari habitat protetti, come pareti rocciose e grotte, e formazioni erbose naturali e semi-naturali; alcuni di questi hanno una protezione «prioritaria» dovuta alla presenza di «stupenda fioritura di orchidee»;
per quanto riguarda la fauna, il Cervati ospita molte specie protette dalla legge n. 157 del 1992 e incluse nell'Allegato II alla direttiva 92/43/CEE oppure nell'Allegato I alla direttiva 2009/147/CE, elencante le specie per cui «sono previste misure speciali di conservazione»;
alcune di queste specie sono rarissime sul territorio campano e persino sull'intero territorio peninsulare; fra queste il picchio nero, il picchio rosso mezzano, la coturnice e l'aquila reale, di cui rimangono solo 3 coppie nidificanti in tutta la Campania; si tratta di specie che soffrono moltissimo del disturbo antropico; ad esse si aggiungono altre specie rare, sempre incluse nell'Allegato I, come calandro, biancone, nibbio bruno, nibbio reale, gracchio corallino, succiacapre, solo per citarne alcune; inoltre il massiccio montuoso è interessato dal passaggio e la sosta di molte specie migratrici protette;
l'area è inoltre caratterizzata dalla presenza stabile di lupo e gatto selvatico, da importanti popolazioni di anfibi, rettili e rari coleotteri di peculiare importanza come bioindicatori ambientali, anch'essi inclusi nell'Allegato II direttiva 92/43/CEE;
gli effetti negativi sulla biodiversità causati da strade e veicoli sono noti nella letteratura scientifica e possono essere sintetizzati in: inquinamento acustico, che causa forte disturbo per alcune specie; mortalità faunistica, a causa di collisione con i veicoli; inquinamento chimico; a questo si aggiunge il disturbo provocato dall'alto numero di persone che raggiungerebbe habitat attualmente poco disturbati, come praterie sommitali in cui trovano rifugio specie come calandro e coturnice, che soffrono particolarmente del disturbo antropico;
per molte delle specie succitate, le strade sono ritenute un fattore di criticità e minaccia già nello specifico Piano di Gestione, strumento operativo vigente dal 2010, sebbene ignorato nello studio Vinca;
la presenza di strade ha in generale un livello di priorità alto fra i fattori di criticità riscontrati per il comprensorio del Cervati; sul rischio legato alle strade il Piano riporta passaggi importanti, tra cui la necessità di «regolamentare l'accesso veicolare e impedire l'apertura di nuove strade» e l'allarme sull'aumento della vulnerabilità delle comunità faunistiche determinato dalla facile accessibilità con veicoli a motore nell'area protetta;
lo studio per la valutazione di incidenza dell'opera non riporta alcuna valutazione specifica su habitat e specie presenti nel sito e gli impatti su di essi; non viene preso in considerazione lo specifico piano di gestione vigente, né analizzata la compatibilità con le misure di conservazione generali stabilite dalla deliberazione di giunta regionale della Campania n. 795 del 2017 per i siti di interesse comunitario; nello specifico ad avviso degli interpellanti la valutazione di incidenza recherebbe alcune anomalie:
ad avviso degli interpellanti, la figura professionale che ha redatto lo studio di incidenza non rientrerebbe fra le professionalità idonee previste dalla deliberazione di giunta regionale n. 814 del 4 dicembre del 2018 e lo studio non sarebbe redatto secondo linee guida e non riporterebbe alcuna valutazione specifica su habitat e specie presenti nel sito specifico e gli impatti su di essi;
lo studio non prenderebbe in considerazione il Piano di gestione, vigente dal 2010, che indica le strade come fattore di criticità e minaccia;
lo studio non prenderebbe in considerazione in alcun modo la compatibilità con le Misure di conservazione generali e sito-specifiche della deliberazione di giunta regionale della Campania n. 795 del 2017;
ciononostante l'Ente Parco non è stato in grado di impedire l'avvio dei lavori venendo meno al suo ruolo primario, previsto dalla legge n. 394 del 1991, di tutela della fauna, della flora e degli ecosistemi, tutela oggi ancora più rafforzata dalle modifiche dell'articolo 9 della Carta costituzionale –:
quali misure intenda intraprendere il Ministro per garantire la tutela degli ecosistemi e della biodiversità custoditi dal Monte Cervati che l'asfaltatura della strada metterebbe a repentaglio.
(2-00403) «Sergio Costa, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Amato, Caramiello, Alifano».
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
nel territorio del comune di Acate, in provincia di Ragusa, in prossimità della foce del fiume Dirillo esiste da circa cinque decenni un lembo di spiaggia esteso 13 chilometri che rappresenta una vera e propria discarica a cielo aperto ove confluiscono tonnellate di rifiuti agricoli di ogni tipo: plastica dismessa dalle serre, fusti, bidoni e flaconi di agrofarmaci, seminiere in polistirolo, la cosiddetta «Fratta» (residui vegetali di fine ciclo colturale intrisi di gancetti e spago in plastica) ed altri rifiuti speciali e tossici che deturpano e inquinano una porzione di costa ragusana tra le più belle e suggestive al mondo;
in questo scempio ambientale, vi sono addirittura rifiuti abbandonati meccanicamente sul letto del fiume Dirillo dove periodicamente avviene una riduzione volumetrica delle discariche abusive tramite la combustione scellerata ed incontrollata dei rifiuti, dando origine alle cosiddette «fumarole»; tale fenomeno non è circoscritto solo a questa zona, ma a macchia di leopardo in tutta la fascia costiera dove insistono gli impianti serricoli;
i rifiuti incendiati illecitamente producono fumi velenosi che, a seconda della percentuale di plastica bruciata, deturpano la fascia trasformata con cinquanta sfumature di grigio che permangono nell'aria parecchie ore, diffondendo nell'ambiente circostante composti tossici e cancerogeni come la diossina, compromettendo così le aspirazioni turistiche di importanti località balneari della costa ragusana come Scoglitti, Camarina, Punta Braccetto e pure Punta Secca, dove sorge la famosa casa a mare di Montalbano;
questa emergenza ambientale e sanitaria è dovuta dunque prevalentemente a uno scorretto smaltimento dei rifiuti agricoli. I produttori agricoli purtroppo, in mancanza di un servizio pubblico a livello regionale propedeutico alla serricoltura, sono costretti ad affidare la gestione della raccolta dei loro rifiuti agricoli a persone prive di scrupoli oltre che dei necessari requisiti di legge, spesso risultando non impermeabili alle ecomafie locali;
sarebbe importante delimitare le aree produttive da quelle naturalistiche, prevedendo controlli serrati nelle zone più a rischio e punire severamente i responsabili di abusi. È importante però, a parere dell'interpellante, da una parte, difendere il territorio dai soprusi e dagli illeciti ambientali, dall'altra, proteggere anche un settore, quello serricolo, che ha rappresentato per la nostra terra motivo di riscatto per le comunità agricole locali;
la drammatica situazione è stata oggetto di attenzione di associazioni ambientaliste, degli agricoltori stessi, delle istituzioni e di rappresentanti politici, in particolare esponenti del Movimento 5 stelle regionali e nazionali che da anni si battono per la riqualificazione di questo pezzo di bellezza naturale, sottratta illegittimamente alla comunità;
diverse sono state le iniziative intraprese negli anni, a partire, nel 2019, da un'indagine sulla problematica del Ministero dell'ambiente, che aveva sollecitato la regione, la provincia, il comune di Acate di verificare lo stato dei luoghi al fine di procedere a un risanamento. Ci fu anche una lettera indirizzata al Presidente della regione Musumeci diretta a sensibilizzare l'amministrazione regionale circa l'urgenza di attivare i necessari interventi, in considerazione delle insopprimibili esigenze di risanamento;
neanche il sequestro a gennaio del 2022 di oltre 60.000 metri quadrati di litorale delle dune sabbiose dei Macconi, intrise da rifiuti di ogni tipo, che aveva dato speranza ai cittadini di quella zona e a Legambiente Sicilia per una risoluzione del problema, magari attraverso l'applicazione dei nuovi strumenti normativi previsti dalla legge sugli ecoreati, ha portato a risultati tangibili per il mutamento dello status quo;
lo stesso sindaco di Acate nei primi mesi del 2024 ha inviato una nota dettagliata al Ministro dell'ambiente e alla direzione del patrimonio naturalistico e del mare per intervenire sull'emergenza ambientale in questa frazione marina;
la questione andrebbe risolta non solo con le indagini ed i sequestri giudiziari, che pure negli anni sono stati fatti senza portare di fatto ad alcun risultato, ma anche attivando uno smaltimento e una bonifica legale dei materiali, nonché promuovendo investimenti mirati a un'agricoltura più sostenibile per proteggere contemporaneamente questo settore e l'ambiente;
servirebbe un sistema di ecoincentivi, al pari di quelli utilizzati per le auto elettriche, per i serricoltori virtuosi che decidono di utilizzare tutori compostabili al posto di quelli in PVC, smaltibili direttamente in azienda, e in grado di eliminare l'80 per cento a volume dei rifiuti agricoli di fine ciclo colturale. A tal proposito si potrebbero promuovere a livello nazionale campagne di formazione rivolte al settore in modo da diffondere la conoscenza di tecnologie di produzione meno inquinanti –:
se il Ministro interpellato, vista l'emergenza ambientale e sanitaria conclamatasi nella porzione di costa del ragusano descritta in premessa, e vista l'inerzia dell'amministrazione regionale sulla questione, intenda porre in essere interventi di competenza, non più procrastinabili, finalizzati alla bonifica dell'area e al finanziamento di corsi di formazione ed informazione sulle corrette modalità di smaltimento dedicati ai tanti serricoltori orientati a una moderna serricoltura intensiva sostenibile.
(2-00404) «Scerra».
Interrogazione a risposta scritta:
MORFINO, AIELLO, SCERRA, D'ORSO, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, QUARTINI, SPORTIELLO, SANTILLO, CARMINA e CANTONE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la discarica di Bellolampo nel comune di Palermo, gestita dalla RAP s.p.a., è stata interessata da diffusi e frequenti episodi di incendi dolosi di maggiore o minore gravità, in particolare nelle vasche «III bis e IV» nell'anno 2023 e nella vasca «VII» nel 2024;
il ripetersi di tali episodi desta forte preoccupazione in tutta la popolazione, direttamente ed indirettamente interessata, in considerazione dei rischi per la salute connessi alla diffusione di tossine ed inquinanti gassosi tossici;
l'incendio più recente è avvenuto in data 17 giugno 2024 e ha interessato una vasta area della discarica, nonostante da notizie di stampa si apprenda che sarebbe stato attivato dalla RAP un servizio di vigilanza per il monitoraggio 24 ore su 24 della piattaforma impiantistica;
a distanza di un anno dai primi incendi e all'indomani dell'incendio alla vasca «VII», non risulta che il gestore RAP abbia attuato nuove misure di prevenzione;
il sindaco di Palermo, Lagalla, ha dichiarato in questi giorni che «Rap è un'azienda gravemente malata [...] In questo momento non si possono soddisfare pienamente le esigenze igieniche di questa città e le soluzioni non possono essere trovate in pochi mesi», parole che fanno sorgere legittimi dubbi sulla gestione dell'impianto;
la prevenzione del rischio negli impianti di gestione dei rifiuti deve rispondere alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché alle norme generali di prevenzione degli incendi, che impongono al datore di lavoro di valutare tutti i rischi connessi all'esercizio dell'impianto, adottando le conseguenti misure di prevenzione e protezione, quali corsi di formazione rivolti al personale che opera negli impianti, sistemi di monitoraggio e controllo, manutenzione delle aree, dei mezzi d'opera e degli impianti tecnologici;
l'articolo 26-bis del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito con modificazioni dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132 prevede l'obbligo per i gestori di impianti di stoccaggio e di lavorazione dei rifiuti di predisporre il Piano di emergenza interna (Pei), con lo scopo di salvaguardare la sicurezza dei dipendenti in situazioni critiche come quella descritta –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e, per quanto di competenza, se non ritengano che sussistano i presupposti per l'avvio di controlli e attività ispettive volte a verificare che le azioni poste in essere siano idonee ed efficaci al fine di preservare la salute e la sicurezza dei cittadini e del personale che lavora nell'impianto e di escludere la presenza di pericoli per l'ambiente;
se e quando risultino effettuati monitoraggi sui corpi idrici, sulla qualità dell'aria e sulla salubrità dei terreni attigui all'impianto e se siano stati rilevati immediatamente e nei giorni successivi i valori di concentrazione dei diversi inquinanti connessi all'incendio;
quali ulteriori iniziative di competenza intendano adottare per garantire che la gestione dei rifiuti nella discarica di Bellolampo avvenga nel pieno rispetto delle norme di prevenzione e tutela dell'ambiente, della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
(4-03035)
CULTURA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:
il 29 maggio 2023, l'Asp regionale Fondazione N. Piccolomini ha pubblicato un avviso per la locazione di una porzione del «Parco Piccolomini»;
il bando risulterebbe aggiudicato dalla UrbanV Spa con l'intento di realizzare un «Parco dimostrativo della mobilità sostenibile»;
al Comitato Parco Piccolomini risulterebbe che il comune di Roma, dipartimento programmazione e attuazione urbanistica, avrebbe convocato una Conferenza dei servizi istruttoria finalizzata alla disamina della proposta progettuale;
l'area oggetto dell'intervento è individuata come Area di notevole interesse pubblico e sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi degli articoli 134 e 136 del decreto legislativo n. 42 del 2004;
a quanto risulta la Soprintendenza beni architettonici e per il paesaggio, con riferimento all'area avrebbe rilevato come «sia vietata la costruzione di manufatti di qualsiasi tipo, e che eventuali recinzioni dovranno essere realizzate di legno, escludendo eventuali fondazioni di cemento»;
da ciò si evince che la tutela e volta alla salvaguardia della comunità del paesaggio, evitando frazionamenti di fatto e uso promiscuo delle aree;
inoltre, risulta che si sia giunti alla chiusura con parere negativo della Conferenza dei servizi istruttoria, in merito al progetto di riqualificazione ambientale per l'allestimento di attività agricole e culturali che doveva essere realizzato nell'esatta area oggi interessata dal progetto per realizzare un Parco Dimostrativo della Mobilità Sostenibile, ovvero un Vertiporto;
i diversi approfondimenti istruttori hanno concluso dando parere negativo poiché «...l'intervento è fattibile solo nella sua unitarietà di aree a – servizi pubblici di livello locale – così come previsto dall'articolo 83 delle Norme tecniche di attuazione, da attuarsi attraverso la procedura del Progetto Pubblico Unitario...»;
già nel parere delle Unità organizzative pianificazione urbanistica generale – per quanto risulta agli interpellanti, l'area oggetto dell'intervento veniva classificata «edifici e complessi speciali – Ville Storiche – C2» ed inoltre inserita nel sistema dei servizi come verde pubblico e servizi pubblici di livello locale – di cui agli articoli 36, 39 e 85 delle Norme tecniche di attuazione;
per la realizzazione del progetto risulta però necessaria l'apertura di una viabilità locale, a servizio dei fruitori del Vertiporto, stante la pendenza dei luoghi e la distanza dal tessuto urbanizzato ma, ai sensi dell'articolo 24, tabella B), punto 7.2.1, tale opera è vietata;
l'area oggetto dell'intervento è caratterizzata da un pianoro, interessato dall'infrastruttura Vertiporto e da due versanti scoscesi, di cui solamente uno comprensivo di una carrareccia di campagna, di proprietà privata della famiglia Tiburzi;
all'interno della proprietà della famiglia Tiburzi, è inoltre attiva un'Associazione di promozione sociale quale Ente del terzo settore iscritto al Registro nazionale terzo settore, che ha come mission l'educazione e rieducazione in natura e che ospita un asilo nel bosco nonché un «santuario» dove sono ospitate diverse specie di animali tra cui molte varietà di avifauna (pavoni, colombe eccetera) –:
quali iniziative il Ministro interpellato intenda assumere al fine di tutelare l'integrità ambientale, storica e culturale di Villa Piccolomini, evidentemente incompatibile col progetto del parco tematico con uso promiscuo delle aree di mobilità sostenibile.
(2-00405) «Morassut, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Bonafè, Carè, Casu, Ciani, Cuperlo, Di Sanzo, Ferrari, Furfaro, Ghio, Gianassi, Graziano, Iacono, Lacarra, Ubaldo Pagano, Peluffo, Sarracino».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
AMATO e CARAMIELLO. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
risulta all'interrogante che nel mese di novembre 2023, a Mariglianella in provincia di Napoli, sia stata devastata su via Materdomini n. 43 la chiesa settecentesca di San Giuseppe in stile barocco annessa un tempo al palazzo nobiliare dei Tramontano, dove fin dal maggio 1892, aveva sede l'associazione pubblica operaia sotto il titolo di San Giuseppe artigiano;
contro la volontà e all'insaputa dei titolari del diritto reale del bene culturale, con il pretesto della messa in sicurezza del frontalino di un balcone adiacente, è stato invaso arbitrariamente l'edificio ed è stata distrutta da parte di soggetti terzi, senza l'obbligatoria e preventiva autorizzazione della soprintendenza archeologia, belle arti e Paesaggio dell'Area Metropolitana di Napoli, tutta la facciata neoclassica della chiesa, articolata in semicolonne, lesene, comici, fregi, triglifi e metope con simboli sacri in stucco policromo, sono stati murati i caratteristici oculi polilobati, rimosse campane e l'artistica cancellata in ferro battuto mentre all'interno è stata eliminata l'intera partitura decorativa a stucco del soffitto, sono stati manomessi, sconvolti e rimossi marmi e arredi –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'evento, riportato su tutti i quotidiani e le trasmissioni nazionali ai danni del patrimonio culturale avvenuto nella chiesa di San Giuseppe a Mariglianella (Napoli) dove sono stati stravolti l'esterno e l'interno di particolare pregio e dove sono stati distrutti definitivamente manufatti antichi irriproducibili;
se si intendano acquisire elementi informativi sulla natura del progetto presentato e voluto dall'amministrazione comunale annunciato nei comunicati stampa inviati ai quotidiani e alle trasmissioni televisive;
se non ritengano di farsi promotori di rigorose misure di tutela e sicurezza attraverso l'acquisizione anche gratuita e forzata del bene culturale al patrimonio dello Stato e/o del comune di Mariglianella;
se la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'area metropolitana di Napoli abbia provveduto a effettuare sopralluoghi ispettivi e con quali esiti e se durante le ispezioni abbia verificato in situ e catalogato i pregevoli manufatti artistici e i beni mobili della chiesa: marmi, sculture, arredi, maioliche, tessuti liturgici, strumenti musicali tra cui il caratteristico organo a canne ottocentesco.
(5-02532)
AMATO e CARAMIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
risulta all'interrogante che siano in corso lavori di riqualificazione di due piazze storiche comprese nell'ambito del centro antico di Marigliano (Napoli), vincolate ai sensi del comma 1 e del comma 4, lettera g), dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 42 del 2004, finanziati in gran parte dal PNRR per 1.074.112,60 euro (CUP: D97H21001950001) autorizzati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell'Area Metropolitana di Napoli;
in particolare, il progetto di riqualificazione di Piazza Roma, fulcro e simbolo iconico della ristrutturazione urbanistica liberty e floreale del centro di Marigliano, sarebbe stato approvato una prima volta dalla Soprintendenza nel 2023 ma dopo alcuni mesi, l'iniziale parere favorevole all'esecuzione dei lavori sarebbe stato revocato in autotutela e, dopo altre valutazioni, riapprovato con un nuovo provvedimento autorizzativo;
il discutibile progetto di modernizzazione della piazza-giardino, valutato a parere dell'interrogante dalla Soprintendenza senza i necessari approfondimenti storico-paesaggistici, storico-architettonici e storico-vegetazionali, introdurrà – come si evince dai rendering – nella realizzazione delle nuove e avulse aiuole trapezoidali del parterre, nella diversa disposizione dei viali, nelle pavimentazioni, nelle «texture», nelle esibite attrezzature come negli stessi arredi stonati e incoerenti (corpi illuminanti, panchine, recinzioni, cordoli) prodotti e materiali industriali, colori moderni, forme avveniristiche, disegni convenzionali, lavorazioni assolutamente estranee al contesto locale;
anche per quanto concerne le nuove specie arboree e arbustive da integrare e/o sostituire verranno privilegiati piante, esemplari botanici, essenze, fiori ornamentali incompatibili con le caratteristiche storiche e culturali della piazza-giardino, ricostruibili peraltro in tutte le loro fasi attraverso grafici originali, documenti d'archivio e da centinaia di fotografie e vedute che vanno dagli anni Venti e Trenta fino agli anni Novanta del XX secolo;
lo stesso contesto urbanistico, nobilitato dalla presenza dei prospetti di edifici vincolati e manufatti artistici tutelati (abbazia medievale di Santa Maria delle Grazie oggi Palazzo del Comune, il Castello ducale, l'eclettico edificio delle Scuole Elementari progettato da Fausto Iodice nel 1910 e realizzato nel 1914, la razionalista Casa del Fascio di Gioacchino Luigi Mellucci, il celebrativo Monumento ai Caduti del noto scultore pugliese Filippo Cifariello realizzato nel 1922) apparirà pesantemente mortificato dall'intervento sbilanciato e irrispettoso, al pari delle strutture archeologiche interrate e più volte dissepolte (mura urbiche e fossati, evidenze classiche e medievali, rifugi bellici) che non risulteranno affatto valorizzate e fruite –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda e se non ritenga indispensabile e quanto mai opportuno intraprendere più decise, coerenti e meno approssimative azioni di tutela, ivi compresa la proposta, in accordo con il committente, di modifiche in corso d'opera in grado di correggere e limitare soprattutto quegli interventi che vanno a snaturare e pregiudicare per sempre l'identità di Piazza Roma a Marigliano (Napoli), cancellandone la storia e stravolgendo di fatto non solo la composizione e il suo originario assetto unitario ma anche i suoi rapporti con i monumenti e l'area urbana, la sua precisa caratterizzazione stilistica, i suoi valori estetici e culturali, che al momento non si è saputo documentare, conoscere e salvaguardare.
(5-02533)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il gruppo BRT spa, precedentemente Bartolini S.p.A., uno dei maggiori player del settore corrieri a livello nazionale, in data 23 marzo 2023 è stato assoggettato, con decreto del Tribunale di Milano, ad amministrazione giudiziaria, con la prescrizione di una profonda ristrutturazione aziendale;
in data 27 marzo 2024 alla gestione dell'amministratore giudiziario è subentrato il nuovo gruppo dirigente di BRT spa che ha avviato il piano di ristrutturazione dell'azienda che prevede la sostituzione di gran parte dei 3.000 piccoli imprenditori, con un numero assai più ridotto di nuovi fornitori, orientativamente intorno alle 200 unità, tutti di dimensione non inferiore ai 50-60 addetti;
la conclusione del suddetto piano dovrebbe avvenire tra fine 2024 e primo trimestre 2025 e punta alla sostituzione pressoché della maggior parte dei 3.000 fornitori «storici» sull'intero territorio nazionale;
le procedure di attuazione del piano sono state, a giudizio dell'interrogante, sbrigative e devastanti, avvenute tramite disdetta, da parte di BRT, dei contratti in essere con la gran parte dei 3.000 fornitori, con preavviso unilaterale di 30 giorni. Il tenore di questi contratti (da considerare veri e propri contratti-capestro) rende l'idea della posizione dominante di BRT su tutti i propri fornitori: durata, obblighi, tariffe, dimensione del fornitore, persino il trattamento economico degli autisti dei fornitori, sono decisi da BRT. Non c'è stato alcun confronto con i fornitori, l'azione perseguita da BRT appare perseguire eliminazione dal suo circuito commerciale dei circa 3.000 fornitori che, dopo aver contribuito in modo determinante alla crescita del «modello Bartolini», improvvisamente ora si trovano sprovvisti di lavoro e di tutele;
dal 29 aprile al 3 maggio 2024 Assotir ha proclamato il fermo nazionale del settore, a seguito del quale si è avviato un tavolo di confronto. Assotir ha proposto a BRT di valutare la possibilità per i fornitori che risultassero «compliant» rispetto a requisiti dalla medesima BRT richiesti, di organizzarsi nelle forme associative classiche previste dalla legge (essenzialmente consorzi di imprese e forme similari), entrando così a far parte dell'elenco dei fornitori BRT, ma tale proposta non è stata accolta dalla BRT;
ad oggi questo severo e rigido piano di ristrutturazione della già Bartolini S.p.A. sta di fatto portando alla chiusura di migliaia di piccole imprese di trasporto, con i conseguenti effetti di depauperamento di un patrimonio culturale, imprenditoriale e occupazionale che, al contrario, avrebbe potuto essere promosso, attraverso selezione, verso una crescita imprenditoriale, organizzandosi nelle opportune forme di aggregazione imprenditoriale previste dalla legge, come, tra l'altro, richiesto dallo mercato stesso;
quello che diventa ogni giorno più evidente è l'inaccettabilità della logica del «massimo ribasso» che vede questi trasportatori costretti a continuare a prestare il servizio, per di più a condizioni tariffarie fortemente penalizzanti rispetto a quelle accordate ai nuovi fornitori, in attesa di eventuali ed imperscrutabili decisioni da parte di BRT di staccare la spina –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se non ritengano opportuno avviare azioni di competenza, anche di carattere normativo, che possano tutelare come nel caso in premessa i fornitori «storici» e le loro famiglie e nel complesso i trasportatori, affinché non si possa cadere nel ricatto e nella logica dell'«usa e getta» di un servizio essenziale e di una categoria di lavoratori che è determinante per la crescita del nostro Paese ed è stata fondamentale sopratutto nel recente passato nell'epoca della pandemia.
(3-01295)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Bocar Diallo, operaio 31enne originario del Senegal, è morto nell'ospedale Borgo Trento di Verona dopo l'esplosione nella fabbrica Aluminium Bozen, avvenuta nel tardo pomeriggio di sabato 22 giugno 2024;
in base a quanto riferito dall'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, Diallo è morto «per le pesanti conseguenze che il politrauma da ustione sul 57 per cento del corpo aveva prodotto negli organi interni. Il quadro clinico generale era apparso da subito molto critico, tanto che dal pronto soccorso di Bolzano è stato trasportato al Centro grandi ustionati dell'ospedale di Borgo Trento»;
dopo l'operazione, Bocar è stato portato in terapia intensiva, salvo poi un peggioramento e il successivo decesso. Ora la salma è a disposizione dell'Autorità giudiziaria per le indagini in corso;
Bocar Diallo, era arrivato in Italia come profugo e aveva ricevuto asilo politico. A Bolzano si era costruito una nuova esistenza;
secondo le prime ricostruzioni, Bocar Diallo sarebbe stato divorato dalle fiamme sviluppatesi nel reparto fonderia, anche se non è ancora chiara l'esatta dinamica. Lunedì 24 giugno 2024 è stato indetto uno sciopero dei metalmeccanici in Alto Adige, 8 ore all'Aluminium e presidio davanti alla fabbrica, 4 ore nel resto del settore: «Inaccettabile morire di lavoro», si legge nel comunicato di Fim, Fiom e Uil –:
se il Ministro interrogato disponga di ulteriori informazioni rispetto all'esatta dinamica che ha condotto alla morte di Bocar Diallo e quali iniziative di competenza intenda adottare per fermare la strage di morti sul lavoro in atto nel nostro Paese.
(5-02531)
BARBAGALLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
si era parlato poco più di un mese fa, dell'incredibile vicenda del trattamento di fine servizio, e se ne sta parlando ancora in questi giorni;
il trattamento di fine servizio si riferisce ai soldi del dipendente, da lui guadagnati attraverso prestazioni d'opera già effettuata;
il consiglio di amministrazione dell'Inps ha inizialmente, deciso di sospendere, per quest'anno, anticipazione ordinaria del TFS e del TFR in favore dei dipendenti pubblici andati in pensione; decisione presa, pare, per esaurimento anticipato dei fondi annuali;
lo stand by è stata l'unica soluzione, che il Governo aveva saputo trovare per rispondere alle due sentenze della Corte costituzionale contro gli inaccettabili ritardi di pagamento delle buonuscite dei pubblici dipendenti;
la sospensione di poco più di un mese fa, ora è diventata definitiva sempre per decisione del consiglio di amministrazione dell'Inps, che nella seduta del 14 giugno 2024, ha votato per chiudere del tutto la fase di sperimentazione triennale avviata a fine 2022;
l'Inps ha dunque archiviato la pratica e certo non intende replicare l'esperienza in futuro, visto che proprio in questi giorni ha lanciato l'allarme sull'effetto combinato dell'invecchiamento della popolazione e il calo demografico, affermando che in assenza di correttivi la sua situazione patrimoniale è destinata a passare dal disavanzo di 23 miliardi di euro del 2023 a uno di 45 miliardi di euro nel 2032;
a parere dell'interrogante è facile dedurre che per il Governo i ritardi di pagamento di TFS e TFR non sono esattamente in cima alle sue preoccupazioni, visto che con le nuove regole europee di stabilità dovrà tagliare dieci/dodici miliardi di spese all'anno e la Commissione Ue ha già aperto una procedura a carico dell'Italia per deficit eccessivo;
in Italia lo stesso Governo in sostanza ammette di pagare in ritardo TFS e TFR pure in caso di decesso o invalidità permanente del dipendente pubblico;
intervenendo alla Camera dei deputati, il sottosegretario al Lavoro aveva spiegato che l'erogazione avviene in media dieci mesi dopo la comunicazione del decesso o della invalidità totale anche se la norma prevede il versamento non oltre i 105 giorni;
per la Cortei costituzionale «la garanzia della giusta retribuzione si sostanzia non soltanto nella congruità dell'ammontare concretamente corrisposto, ma anche nella tempestività dell'erogazione»;
al cittadino resta lo sconforto di un'ingiustizia profonda, un vulnus costituzionale cui nemmeno due sentenze della Consulta sembrerebbero esser riuscite a porre rimedio –:
quali urgenti iniziative intenda assumere, in relazione a quanto esposto in premessa e allo sconforto di chi vive questa ingiustizia.
(5-02534)
Interrogazione a risposta scritta:
ZARATTI e ZANELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 1° luglio 2022 l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha dichiarato che l'esposizione professionale dei Vigili del Fuoco è classificata come «cancerogena per l'uomo» ed appartiene al gruppo 1 delle sostanze cancerogene;
la nuova classificazione supera quindi ogni incertezza sui danni che i Vigili del Fuoco possono subire nello svolgere la loro attività;
i Vigili del Fuoco sanno da tempo che la loro esposizione professionale a contaminanti tossici prodotti dagli incendi ha legami con il cancro e questo sviluppo è un passo avanti estremamente significativo e vitale per far ottenere ai Vigili del fuoco il riconoscimento automatico delle malattie professionali e la decontaminazione dopo ogni incendio o combustione;
questa classificazione nel gruppo 1 dovrebbe da subito far riconoscere che il cancro è un rischio professionale oggettivo nella lotta agli incendi. E che soprattutto si devono sviluppare procedure urgenti per proteggere i Vigili del Fuoco dai contaminanti prodotti dalle combustioni;
il Parlamento europeo il 3 ottobre 2023 ha votato sull'accordo concordato con gli Stati membri sulla revisione della direttiva sulla protezione dei lavoratori dall'amianto;
questo nuovo testo porta cambiamenti positivi significativi per i Vigili del Fuoco. La direttiva riveduta: riconosce i rischi specifici che i Vigili del Fuoco incorrono nel loro lavoro e dà il mandato alla Commissione europea di sviluppare, entro due anni, linee guida con soluzioni per i Vigili del Fuoco; introduce una decontaminazione obbligatoria appropriata per ogni Vigile del Fuoco quando esposto all'amianto; introduce l'obbligo per i datori di lavoro di fornire una formazione pratica e teorica a ogni Vigile del Fuoco che è probabile che sia esposto all'amianto nella sua professione. Tra i requisiti, la formazione specifica deve essere fornita sulla decontaminazione e sui requisiti di sorveglianza medica;
ciò significa che ogni vigile del fuoco ha il diritto di ricevere una formazione adeguata sui requisiti di decontaminazione e sorveglianza medica, adattati alla professione dei vigili del fuoco. Ciò implica inoltre che, se un protocollo di decontaminazione e una formazione non esistono in uno Stato membro, occorre quindi crearli;
la decontaminazione obbligatoria è una misura di protezione cruciale per i Vigili del Fuoco durante l'intervento in edifici che sono stati costruiti durante gli anni in cui l'amianto è stato ampiamente utilizzato. In caso di incendio o collasso strutturale, l'esposizione all'amianto è quasi un dato di fatto per i Vigili del Fuoco. Anche durante un incendio, dove non si sono potute accertare le sostanze coinvolte, andrà quindi effettuata la decontaminazione del Vigile del Fuoco –:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di garantire ai Vigili del Fuoco italiani una procedura standard di decontaminazione dopo ogni intervento in cui sono state rilasciate sostanze tossiche;
se non ritengano di adottare, di concerto con le associazioni sindacali di categoria, una procedura che prevede il ricambio sul luogo dell'intervento dei dispositivi di protezione individuale contaminati e un'igienizzazione del personale subito dopo essere stato coinvolto nelle operazioni di spegnimento dell'incendio;
se non ritengano di adottare procedure standard, anche per il personale allievo dei Vigili del fuoco, che permettano a tutti una formazione regolare e aggiornata sugli effetti nocivi per la salute dell'esposizione alle sostanze tossiche degli incendi e su come queste esposizioni possono essere ridotte, diminuite o eliminate.
(4-03036)
PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE
Interrogazione a risposta scritta:
ZARATTI e ZANELLA. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
i vigili del fuoco italiani – circa 33.000 operatori – hanno effettuato complessivamente nel 2023 oltre un milione (1.014.400) di interventi di soccorso, con una media di 2.780 al giorno e con «incendi ed esplosioni» che totalizzano oltre 250.000 eventi nell'intero territorio nazionale: numeri di interventi impressionanti che vengono espletati grazie a una organizzazione e a una efficienza che dipendono soprattutto da procedure nazionali consolidate e omogenee in tutta Italia;
questi straordinari numeri, a seguito dell'approvazione della recente legge sull'autonomia differenziata, non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, pongono una serie di domande sul futuro del Corpo ma il quesito fondamentale, determinante per la salute e vita dei cittadini, è capire quali ricadute potrà riservare l'autonomia differenziata sul Corpo nazionale dei vigili del fuoco sia in termini di organizzazione del corpo, di mezzi, di uomini e di risorse e trattamenti economici;
il Corpo nazionale dei vigili del Fuoco oggi è l'ossatura del Paese che guarda ai bisogni della popolazione e alla professionalità dei vigili del fuoco con una formazione omogenea a tutti i soccorritori, ossatura che rischia seriamente di essere messa a repentaglio qualora si arrivasse a regionalizzare il corpo;
con l'autonomia differenziata le procedure operative standard, l'interoperatività tra le regioni e la tenuta del sistema di formazione nazionale dei vigili del fuoco non seguirebbero più linee e progetti comuni, ma vedrebbe ogni regione occuparsene, come dice la legge, in «autonomia» e in maniera «differenziata»;
il rischio è la qualità del servizio differenziato e gap insostenibili tra le regioni soprattutto nel caso di emergenze interregionali o nazionali;
di sicuro non ci sarà nessun vantaggio dalla eventuale divisione di questa straordinaria eccellenza nazionale che il mondo invidia e richiede all'Italia in tanti interventi internazionali: nasceranno solo 20 piccoli corpi regionali, disomogenei e difficilmente compatibili tra loro –:
se non ritengano di chiarire in maniera incontestabile che il Corpo, le funzioni e l'operatività dei vigili del fuoco, non sarà comunque oggetto di intese tra Stato e regioni, né tantomeno ci saranno trattamenti differenziati, sia in termini di strumenti operativi che di competenze economiche a seconda del territorio di competenza.
(4-03034)
Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Deidda e altri n. 7-00114, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 giugno 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giagoni.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione Morgante n. 5-02459, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 giugno 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Padovani.