XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 330 di lunedì 22 luglio 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
La seduta comincia alle 12.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 19 luglio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Annunzio di petizioni.
PRESIDENTE. Invito la deputata Segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge: Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: misure per contrastare l'emigrazione di cittadini italiani all'estero e per promuovere il loro rientro in patria (757) - alla III Commissione (Affari esteri);
iniziative per prevenire e reprimere la guida di veicoli in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti (758) - alla IX Commissione (Trasporti);
Moreno Sgarallino, da Roma, chiede: iniziative per il rafforzamento delle perquisizioni e dei controlli sanitari relativi alle imbarcazioni che trasportano migranti (759) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'introduzione del reato di feticidio (760) - alla II Commissione (Giustizia);
la fornitura a tutte le donne, a partire dai 16 anni, di uno spray urticante a scopo di autodifesa (761) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
disposizioni per ridurre il rischio di incidenti causati da droni (762) - alla IX Commissione (Trasporti);
Raffaele Iglio, da S. Maria a Vico (Caserta), chiede l'introduzione dell'obbligo di registrazione integrale e di pubblicazione in Internet delle sedute dei consigli comunali e provinciali (763) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Massimo Torre, da Genova, chiede: nuove norme in materia di obblighi informativi del datore di lavoro in sede di stipulazione di contratti a tempo determinato o parziale (764) - alla XI Commissione (Lavoro);
l'abolizione delle agevolazioni per l'acquisto di auto elettriche (765) - alla X Commissione (Attività produttive);
Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede: l'abolizione della proroga del regime semplificatorio per l'installazione di déhors e tavolini all'aperto da parte di pubblici esercizi (766) - alla X Commissione (Attività produttive);
iniziative per la regolamentazione della partecipazione telefonica degli spettatori alle trasmissioni della RAI Spa (767) - alla VII Commissione (Cultura);
disposizioni per assicurare la piena accessibilità e la gratuità di almeno un canale di informazione pubblica della RAI Spa (768) - alla VII Commissione (Cultura);
Raffaele Mancuso, da Porto Empedocle (Agrigento), chiede l'ampliamento dei termini di prescrizione per la proposizione dell'azione di risarcimento civile del danno da responsabilità del magistrato (769) - alla II Commissione (Giustizia);
Marco Bava, da Torino, chiede iniziative per non consentire la produzione di energia nucleare nel territorio italiano (770) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive);
Mattia Pezzi, da Pedace (Cosenza), chiede lo scorrimento della graduatoria del concorso ordinario per il personale della scuola svoltosi nell'anno 2023 (771) - alla XI Commissione (Lavoro);
Marcello Stanca, da Firenze, chiede: lo svolgimento di un'indagine parlamentare sul fenomeno delle frodi e dei reati informatici (772) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IX (Trasporti);
nuove norme per la prevenzione e la riduzione del rischio delle truffe finanziarie informatiche (773) - alla VI Commissione (Finanze);
Marco Preioni, da Domodossola (Verbano-Cusio-Ossola), chiede che siano rimosse tutte le limitazioni alla circolazione delle automobili diesel euro 4 ed euro 5 (774) - alla IX Commissione (Trasporti);
Dario Chiocca, da Pozzuoli (Napoli), e numerosissimi altri cittadini chiedono interventi urgenti a sostegno dei cittadini dell'area dei Campi Flegrei colpiti dall'attuale fase bradisismica (775) - alla VIII Commissione (Ambiente).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico per chiedere un'informativa urgente da parte del Ministro Salvini, il quale, in queste ore, si sta occupando di tutto tranne che dell'emergenza trasporti che sta colpendo il Paese, per riferire sui gravissimi disagi che stanno affrontando cittadini, pendolari, turisti, lavoratrici e lavoratori. Il bug informatico ha colpito tutto il mondo, ma nessun Paese ha avuto le conseguenze dell'Italia. E non può diventare un alibi, perché la crisi dei trasporti è cominciata prima del bug e sta continuando oltre. Da questo punto di vista, assistiamo a: treni con ore di ritardo, voli cancellati, gravi conseguenze sul trasporto delle persone e delle merci, la crisi gravissima del trasporto pubblico locale di linea, il grido di dolore dei sindacati, delle lavoratrici e dei lavoratori, problemi del TPL non di linea, il pronunciamento della Corte costituzionale, situazioni insostenibili per chi cerca un taxi o un NCC.
Di fronte a tutto questo, noi chiediamo al Ministro Salvini di venire in Parlamento. Lo ha chiesto la presidente del gruppo in questa Camera, Chiara Braga. L'ha chiesto il presidente dei senatori e delle senatrici democratiche, Francesco Boccia. Lo chiediamo anche noi, oggi, e ci attendiamo che l'informativa venga calendarizzata al più presto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, ma su altro argomento, l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, Governo, purtroppo devo, Presidente, esser qui per richiedere con urgenza estrema e massima un'informativa da parte del Ministro Piantedosi e - se me lo consente, Presidente - anche da parte della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Infatti, abbiamo assistito, per l'ennesima volta, a episodi che in questo Paese non dovrebbero esistere e accadere più, ossia l'aggressione al giovane giornalista della Stampa, Andrea Joly, che è stato malmenato da militanti di CasaPound, per strada, semplicemente perché stava assolvendo alla propria funzione di giornalista.
Ora, visto che il clima, Presidente, in questo Paese, rispetto alle inchieste della stampa, sta precipitando con una gravità estrema, e purtroppo dobbiamo segnalare, per l'ennesima volta, il completo e totale silenzio da parte della Presidente del Consiglio e da parte dei Ministri preposti, noi crediamo che sia urgente, per ripristinare il clima di democrazia in questo Paese, che si intervenga con celerità allo scioglimento di CasaPound.
Infatti, il rifiuto dell'apologia del fascismo, colleghe e colleghi, lo ricordo a tutte e tutti, fa parte dei nostri princìpi costituzionali. Visto che questo non è purtroppo il primo episodio e visto che c'è tutto un comparto, che è quello della libera stampa, che negli ultimi mesi, più di altre fasi della storia di questa Repubblica, vive con preoccupazione quello che sta accadendo, le chiedo di intercedere, di sollecitare, per suo tramite, un intervento immediato e risolutivo, che faccia finalmente chiarezza su quanto sia fondamentale e importante la libera stampa, l'inchiesta giornalistica, e soprattutto, come, in questo luogo, nessuno, senza distinzione di parte, possa tollerare un'aggressione squadrista in questo Paese (Applausi del deputato Casu).
PRESIDENTE. Ovviamente, per entrambe le richieste ci facciamo parte diligente rispetto alla Presidenza.
Discussione congiunta dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023 (A.C. 1951); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024 (A.C. 1952).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge nn. 1951 e 1952: “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023”; “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024”.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 18 luglio 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2024).
(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1951 e A.C. 1952)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore su entrambi i provvedimenti, l'onorevole Andrea Barabotti.
ANDREA BARABOTTI , Relatore. Grazie, Presidente. Come ricordava, l'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge recante “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023” e del disegno di legge che reca “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024”. La Commissione ha concluso l'esame di tali provvedimenti nella giornata di giovedì 18 luglio, senza introdurre modifiche ai testi trasmessi dal Governo.
Quanto al disegno di legge di approvazione del Rendiconto generale dello Stato, ricordo che si tratta del documento attraverso il quale il Governo, in attuazione dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, rende conto al Parlamento dei risultati della gestione di bilancio. Ai sensi degli articoli 35 e 36 della legge di contabilità e finanza pubblica, il Rendiconto è costituito da due parti: il conto del bilancio, che espone le risultanze della gestione, cioè l'entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento, e il conto generale del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato.
Le risultanze contabili del Rendiconto sono corredate da note integrative ad esso allegate, riferite alla gestione delle entrate, con l'esposizione delle risultanze di quest'ultima, e a ciascuna amministrazione. Il disegno di legge di approvazione del Rendiconto generale dello Stato per l'anno 2023 è composto da sette articoli. Gli articoli 1, 2 e 3 espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l'esercizio finanziario 2023, riferiti rispettivamente alle entrate, alle spese e alla gestione finanziaria di competenza, intesa come differenza tra il totale di tutte le entrate accertate e il totale di tutte le spese impegnate. Nel Rendiconto dell'esercizio 2023, la gestione di competenza, con accertamenti di entrate per circa 1.112,6 miliardi di euro e impegni di spese per circa 1.144,1 miliardi di euro, evidenzia un disavanzo della gestione di competenza di circa 31,5 miliardi di euro.
L'articolo 4 espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro alla fine dell'esercizio 2023, che presenta un disavanzo finanziario di 462,2 miliardi. L'articolo 5 reca l'approvazione dell'Allegato n. 1, contenente l'elenco dei decreti con i quali sono stati effettuati i prelevamenti dal fondo di riserva per le spese impreviste, nonché dell'Allegato n. 2, relativo alle eccedenze di impegni risultanti in sede di consuntivo per l'esercizio 2023, sul conto della competenza, relative alle unità di voto degli stati di previsione della spesa del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e del Ministero della Difesa.
L'articolo 6 espone i risultati generali della gestione patrimoniale delle amministrazioni dello Stato. Nell'esercizio 2023 il conto espone un'attività per un totale di circa 1.048,6 miliardi di euro e passività per circa 3.806,4 miliardi, con un'eccedenza passiva, al 31 dicembre 2023, di 2.757,8 miliardi. L'articolo 7 dispone, infine, l'approvazione del Rendiconto secondo le risultanze indicate negli articoli precedenti.
Nel complesso, i dati di consuntivo mostrano nel 2023 un generale miglioramento dei saldi sia rispetto alle previsioni iniziali, sia rispetto alle previsioni definitive.
Dalla gestione di competenza del 2023 si rileva, infatti, come si sia registrato un miglioramento dei saldi rispetto ai risultati differenziali registrati nell'esercizio 2022, ad eccezione del ricorso al mercato. In particolare, il saldo netto da finanziare, dato dalla differenza tra le entrate finali e le spese finali, presenta nel 2023 un valore negativo di circa 124,6 miliardi di euro, con un miglioramento di ben 5 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2022. Tale miglioramento è frutto di un aumento delle entrate finali di circa 29,8 miliardi, pari a circa 4,2 per cento, che ha compensato il lieve aumento delle spese finali di 24,8 miliardi, pari a circa il 3 per cento.
Se confrontato con le previsioni iniziali riferite al 2023, che indicavano un valore negativo del saldo netto di 200,7 miliardi di euro, il miglioramento dei dati a consuntivo è di oltre 76 miliardi di euro. Tale miglioramento arriva fino a 101 miliardi, se confrontato con le previsioni definitive, che prospettavano un saldo netto negativo pari a circa 226,1 miliardi di euro. Quanto al risparmio pubblico, che rappresenta il saldo delle operazioni correnti, che, se positivo, misura la quota di risorse correnti destinabile al finanziamento delle spese in conto capitale, esso si attesta nel 2023 a 42,9 miliardi di euro, con un miglioramento di oltre 17,1 miliardi rispetto al 2022.
Tale risultato è determinato da un aumento delle entrate correnti, pari a 31,4 miliardi di euro, superiore all'aumento delle spese, che si attesta a 14,3 miliardi. Il miglioramento del saldo è di oltre 86,2 miliardi se confrontato con le previsioni iniziali, che ipotizzavano un risparmio pubblico negativo di 43,4 miliardi.
Infine, il dato del ricorso al mercato finanziario, che misura la differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti, si attesta nell'anno 2023 a un valore negativo di circa 402,5 miliardi di euro, superiore di circa 11 miliardi rispetto al dato del 2022, ma inferiore di ben 109 miliardi rispetto alle previsioni iniziali e di circa 132 miliardi rispetto alle previsioni definitive.
Nel complesso, i risultati della gestione 2023 denotano, per tutti i saldi, un miglioramento, sia rispetto alle previsioni iniziali sia rispetto alle previsioni definitive, anche considerando gli scostamenti autorizzati dal Parlamento in corso di esercizio. Essi risultano, inoltre, rispettosi dei limiti massimi autorizzati dalla legge di bilancio per il 2023, come successivamente aggiornati. Tali limiti massimi, fissati originariamente dalla legge n. 197 del 2022, rispettivamente a un valore di negativo di 206 miliardi di euro per il saldo netto da finanziare e a un valore negativo di circa 516,8 miliardi di euro per il ricorso al mercato finanziario, sono stati aggiornati nel corso dell'esercizio finanziario e ridefiniti, rispettivamente, in valori negativi pari a 227,6 miliardi di euro per il saldo netto da finanziare e in circa 538,4 miliardi di euro per il ricorso al mercato.
Nel passare quindi ad illustrare il disegno di legge recante “Disposizioni per l'assestamento del bilancio per l'anno finanziario 2024”, disciplinato dall'articolo 33 della legge di contabilità e finanza pubblica, ricordo che il provvedimento ha lo scopo di aggiornare, nel corso dell'esercizio, le previsioni di bilancio formulate a legislazione vigente, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di Rendiconto. Ricordo che l'aggiornamento riguarda, con riferimento alle entrate, l'eventuale revisione delle stime del gettito, e, con riferimento alle spese, limitatamente alla componente discrezionale, gli effetti di eventuali esigenze sopravvenute.
Faccio presente che a partire dal 2017, in analogia con quanto stabilito per il disegno di legge di bilancio, anche il disegno di legge di assestamento è corredato da una relazione tecnica, eventualmente aggiornata all'atto del passaggio del provvedimento tra i due rami del Parlamento, nella quale si dà conto della coerenza del valore del saldo netto da finanziare con gli obiettivi programmatici indicati nel Documento di economia e finanza. Le variazioni di bilancio proposte con il presente provvedimento di assestamento, insieme a quelle apportate nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 maggio con atti amministrativi, definiscono le previsioni assestate per il 2024.
Per quanto riguarda il contenuto del provvedimento all'esame dell'Assemblea, segnalo che il disegno di legge di assestamento si compone di un solo articolo che modifica la Sezione II della legge di bilancio per il 2024. L'articolo determina, sotto il profilo giuridico, l'aggiornamento delle previsioni di bilancio a legislazione vigente, per l'anno finanziario 2024, introducendo le occorrenti variazioni degli stanziamenti dello stato di previsione dell'entrata e degli stati di previsione della spesa dei Ministeri approvati con la legge di bilancio 2024. Tali variazioni sono esposte nelle tabelle annesse al disegno di legge.
Sottolineo come la relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento evidenzi come, in termini di competenza, le variazioni proposte determinino un miglioramento del saldo netto da finanziare di circa 169 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali della legge di bilancio. Considerando anche le variazioni per atto amministrativo, il valore del saldo netto da finanziare si attesta, in termini di competenza, su un valore negativo di 200,72 miliardi, in aumento rispetto alla previsione iniziale di 198,85 miliardi risultante dalla legge di bilancio 2024. Tale variazione rispetto alle previsioni iniziali, pari a circa 1,9 miliardi di euro complessivi, è dovuta essenzialmente alle variazioni negative determinate per atto amministrativo, pari a circa 2,04 miliardi di euro.
Rilevo, a tal proposito, come al dato assestato del saldo netto da finanziare concorrano, rispetto alle previsioni di bilancio, gli aumenti delle entrate finali e delle spese finali. In relazione all'aumento delle entrate finali, pari a 24.653 milioni di euro, faccio presente che tale dato è dovuto, per 26.796 milioni, alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento, compensate da variazioni negative apportate ad atti amministrativi per circa 2.041 milioni. Nel complesso, le previsioni assestate delle entrate finali, per effetto delle variazioni apportate con il provvedimento in esame e con gli atti amministrativi adottati in corso di gestione, risultano pari a 712.220 milioni di euro.
Per quanto riguarda, invece, l'aumento delle spese finali, segnalo come esso ammonti a circa 26.525 milioni di euro, interamente determinato dalla proposta di assestamento per 26.627 milioni di euro, compensata in minima parte dalle variazioni per atto amministrativo, pari a 102 milioni. Le nuove previsioni delle spese finali, per effetto delle variazioni apportate con il provvedimento di assestamento e con gli atti amministrativi adottati in corso di gestione, risultano quindi pari a 912.944 milioni di euro. Rilevo che il risparmio pubblico, dato dalla differenza tra entrate correnti e spese correnti al lordo degli interessi, pur mantenendosi su valori negativi, registra un miglioramento di 17,9 miliardi di euro rispetto alla previsione iniziale, attestandosi a 51,3 miliardi di euro.
Anche il ricorso al mercato, pari alla differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, ricavato dalla somma delle spese finali e del rimborso dei prestiti, evidenzia un andamento complessivamente positivo, passando da una previsione iniziale di 527,5 miliardi di euro a 517,5 miliardi. Come anticipato, il bilancio assestato incorpora anche gli effetti delle variazioni di bilancio apportate con gli atti amministrativi adottati in corso d'anno, che determinano un peggioramento del saldo netto da finanziare di 2.041 milioni in termini di competenza. Questo è dovuto, principalmente, all'attuazione delle riassegnazioni di entrate disposte con decreto del Ragioniere generale dello Stato. Ho finito, Presidente, grazie.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, Sottosegretario Freni, non intende intervenire.
È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI (PD-IDP). Presidente, colleghe e colleghi, Sottosegretario Freni, le racconto questa, tramite il Presidente. Quando ho iniziato a fare politica, la mia prima esperienza, come molte e molti anche in quest'Aula, è stata quella di amministratore locale, e ricordo ancora, Sottosegretario, che la prima volta che vidi un bilancio dissi: adesso me lo studio, lo faccio vedere a degli amici commercialisti e trovo tutte le insenature tecniche per mettere in difficoltà l'amministrazione e il ragioniere capo di quel piccolo comune dove amministravo.
Dopodiché, mi resi conto, durante quella seduta, che non ci avevo capito nulla, e che lo strumento del bilancio, dell'assestamento, non è altro che lo strumento massimo dell'espressione politica di un Governo. Cioè, non è tecnica, non sono numeri, non è questione di saldi, di più, di meno, di copertura, ma è la fotografia della direzione politica che un governo, sia esso locale o nazionale, vuole dare al Paese.
Ora, scendiamo nel dettaglio. I provvedimenti che oggi sono all'esame dell'Aula hanno sì un carattere tecnico, però, come dicevo prima, ci danno la fotografia di quali sono la direzione e il contesto nel quale noi ci stiamo muovendo. Partiamo anche da una definizione: si tratta di dati che né nel Rendiconto, né nell'assestamento, noi troviamo per capire, sostanzialmente, qual è la questione.
Però, se noi volessimo individuarne uno, per farci comprendere in una maniera semplice, Presidente, potremmo partire dall'analizzare la stima del PIL, del prodotto interno lordo, per quest'anno e per l'anno prossimo. Diciamo che è come se fossero le analisi del sangue, Presidente, attraverso le quali il medico ti certifica il tuo stato di salute. In merito al DEF, secondo le ultime dichiarazioni scritte del Ministro dell'Economia, quest'anno la crescita è dell'1 per cento e l'anno prossimo sarà dell'1,2 per cento. Chiunque di noi ha fatto il primo esame di economia all'università - e il Sottosegretario Freni ne avrebbe da raccontare per competenza ed esperienza in materia - sa benissimo che, se tu non superi o non tocchi la soglia di crescita del 2 per cento, è vero che c'è il segno “più”, ma nell'economia reale, se non si raggiunge il 2 per cento, quell'economia diciamo che non cresce.
Già in sede di DEF avevamo segnalato che queste stime fossero in un certo qual modo - lo dico in una maniera elegante, Presidente - viziate da un incauto ottimismo, e, a conferma di quello che stavamo dicendo, proprio l'Ufficio parlamentare di bilancio, appena un paio di settimane fa, ha dovuto ridimensionare queste stime per l'anno corrente allo 0,8 per cento e per l'anno successivo, nel 2025, riducendole all'1,1 per cento. Analogamente, la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale, qualche giorno fa, hanno rivisto al ribasso quelle stime per entrambi gli anni.
Ora, per più di una considerazione unanime, quale che sia alla fine il dato consolidato, la crescita italiana - se ce lo possiamo dire, non mi permetto di chiedere un gesto di assenso non verbale da parte del Sottosegretario - sostanzialmente si regge o si poggia su quello che sarà il PNRR, se la vogliamo raccontare così. So benissimo che il Sottosegretario è una sfinge implacabile, però diciamo che se vogliamo analizzare i dati macro, Presidente, la dobbiamo mettere così.
La morale della favola è che in questo primo anno e mezzo di Governo cosa accade? Accade che la resilienza dimostrata dal nostro sistema economico, come trend positivo di crescita, non è - mi sia consentito -, al netto delle qualità umane, tecniche e politiche del Sottosegretario Freni, dovuta all'attività di questo Governo, ma è sostanzialmente basata esattamente sul PNRR e, soprattutto, come la medicina ancora una volta, Presidente, ci insegna, nel processo di continuità amministrativa per vedere attuazione concreta e plastica nella vita reale di quello che un Governo fa devi aspettare del tempo. Non è che tu, nel momento in cui assumi una medicina, due minuti dopo stai già guarendo: devi aspettare che faccia effetto. Allora, se oggi abbiamo dati di tenuta economica o di lieve crescita dobbiamo anche riconoscere il lavoro fatto dai Governi precedenti, a partire dal “Conte 2” fino a passare attraverso il Governo Draghi.
Perché dobbiamo riconoscere questi passaggi? Non perché io sia seduto in una parte dell'emiciclo che si riconosce in una parte politica, ma perché, semplicemente, quella è stata una stagione politica che ha consentito, mai come prima - era un dato impensabile solo fino a qualche anno fa, Presidente, e lei stesso ha avuto responsabilità importante al riguardo -, di mettere in comune il debito a livello europeo: era un elemento impensabile. Dopo qualche decennio, dove è stato adottato un approccio economico, ovvero quello keynesiano e neokeynesiano, alla lunga, in una fase particolare della storia dell'umanità, in una fase emergenziale come quella della pandemia, è riemerso il fatto che da solo non si salva nessuno. Allora, se mettiamo in comune le difficoltà, trovando soluzioni comuni alle difficoltà che ci accomunano, allora forse noi riusciamo a ripartire e a garantire la sussistenza e quei servizi e quei diritti che le cittadine e i cittadini in tutta Europa pretendono e richiedono. Allora, questa è stata la sfida, perciò bisogna riconoscere il passato e l'ancoraggio al passato.
Mi sia consentito, Presidente: se noi oggi abbiamo il PNRR e in Europa si è vissuta una stagione che ha visto nascere il Next Generation EU, lo si deve al campo progressista che, in una stagione politica, ha avuto la forza e la capacità di mettere a sistema e a regime il superamento della difficoltà. Vale la pena ricordare che la forza maggioritaria di questo Governo all'epoca si astenne sul Next Generation EU. Questo la dice lunga rispetto anche all'attrazione e alla direttrice sulla quale, poi, si fondono anche misure politiche, visioni e dichiarazioni. Però, guardate, a questo punto ce lo dobbiamo dire: se è vero o è sostanziato quello che ho detto poc'anzi, noi la sfida che abbiamo dinanzi è capire se quei trend, quella fotografia, quelle analisi che il Governo e il Ministero dell'Economia fanno rispetto alla tenuta della crescita di questo Paese si reggono sostanzialmente sulla capacità o meno che questo Governo avrà di mettere a terra e far funzionare e fruttare il PNRR.
Ricordo a me stesso, Presidente, che il PNRR, per mole, per quantità, per pervasività, non ha nulla a che fare con il Piano Marshall, che è sempre stato rievocato. Noi stiamo parlando di una mole di risorse di quantità quattro volte superiori all'allora Piano Marshall, per far capire alle cittadine e ai cittadini che ci ascoltano l'importanza della fase storica, che, in un certo qual modo, con un gesto di umiltà, farebbe riconoscere anche le difficoltà che il Governo sta incontrando. Che ci siano difficoltà è nella natura umana, che ci siano difficoltà nelle rendicontazioni, nelle programmazioni, nelle progettazioni, visto lo stato di salute del sistema Paese, è un fatto.
Allora, da questo punto di vista, probabilmente ci saremmo aspettati maggiore umiltà e maggiore voglia di collaborazione, perché io credo che debba finire la stagione del fatto che, in base a dove sei seduto, questo determina l'intelligenza o meno della tua proposta. Io credo che noi dovremmo avviarci verso una stagione politica nella quale le cose intelligenti non conta da quale lato o angolo dell'emiciclo vengano pronunciate: se sono intelligenti, bisogna avere l'umiltà di recepirle e ascoltarle. E, soprattutto, noi siamo anche quelli che hanno vissuto una fase nella quale abbiamo ascoltato, a più riprese, il Ministro Fitto dire che il PNRR restava lì, che non sarebbe stato rimodulato, per poi scoprire, invece, che è stato rimodulato, che progetti in grandi parti del Paese sono saltati e che le risorse, i 6 miliardi ottenuti dai Governi precedenti non ce n'erano più.
Ora, il Next Generation EU, come diciamo da tempo, è la nostra sfida sul futuro, non solo fino al 2026. Io probabilmente immagino che, a un certo punto, si arriverà anche uno slittamento obtorto collo, perché le condizioni generali per metterlo a terra nel modo in cui erano state previste. credo che non ci siano e siano molto molto complicate. Però, a maggior ragione, se accade questo - il posizionamento rispetto a queste procedure, rispetto agli assestamenti di bilancio e, in generale, allo stato di salute dell'economia e alla prospettiva e all'idea di questo Governo - diventa essenziale il rapporto che questo Governo è in grado di costruire con l'Europa. L'Europa non è un'entità astratta, l'Europa non è un insieme, una stanza nella quale improvvisamente si riuniscono i Governi. L'Europa è politica, come è politica il Parlamento italiano. Anche qui, noi abbiamo assistito, e lo dico da italiano, con rammarico alle vicende delle ultime settimane, che hanno visto una grossa difficoltà da parte soprattutto della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nell'interloquire e avere la forza e la capacità di far comprendere quali erano e quali sono le esigenze del nostro Paese. Tradotto, Presidente, in una parola: credibilità. Credibilità in Europa e, soprattutto, in una fase così delicata di ripartenza e in una fase nella quale l'Europa sarà determinante a se stessa, perché o l'Europa diverrà quel luogo della concertazione, della portabilità dei diritti, del debito messo a comune e delle soluzioni individuate in comune, o l'Europa non sarà. E se l'Europa non sarà, i Paesi dell'Europa non saranno.
Presidente, noi abbiamo assistito, quasi per un anno, al braccio di ferro, quasi violento e incomprensibile, rispetto alla ratifica del MES. Ora, alla fine, questo non è avvenuto, incomprensibilmente, e, allo stesso tempo, non è che ci siano stati spiragli o aperture. Il baratto, in alcuni casi, soprattutto in politica, non funziona. Funziona avere la capacità di persuasione delle proprie idee, la capacità di rappresentazione delle proprie difficoltà e, probabilmente, se tu hai la capacità di interlocuzione con il tuo interlocutore, qualche soluzione la puoi trovare.
Purtroppo, Presidente, noi rischiamo, all'indomani anche di questo assestamento - e Dio solo sa quello che accadrà nel prossimo autunno, in vista della prossima legge di bilancio -, di scivolare, e io mi auguro che non sia così, io mi auguro che non sia così, lo ripeto, noi rischiamo di scivolare nell'ennesima procedura di infrazione per deficit eccessivo. Ora, abbiamo parlato fino adesso di Next Generation EU: tu il deficit e il debito li puoi fare, ma c'è debito e debito.
È come quando una famiglia va in banca a chiedere il prestito per un mutuo per la prima casa o perché, non contenta dell'automobile comprata l'anno prima, la vuole cambiare nuovamente. Chiunque sa e comprende che, anche in quel caso, i tassi d'interesse e la credibilità stessa di queste persone cambiano radicalmente.
Allora la domanda è sempre la stessa, Presidente: a cosa serve il debito che uno immagina di fare? Così vale per l'economia domestica e così vale, a livello macro, per un Paese come il nostro. Questa circostanza, purtroppo, accade in una fase storica - quella che stiamo vivendo in queste ore, in queste settimane - che vede due terzi di questo Governo, del Governo di uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea all'opposizione, nonostante nelle fila di questo Governo sieda il partito Forza Italia, che ha vinto le elezioni europee, il Partito popolare europeo.
Quello a cui stiamo assistendo nelle ultime ore è di una gravità assoluta in prospettiva, rispetto ai ragionamenti che stiamo facendo, perché poi tutto si tiene: il bilancio, l'economia sono politica anche quelle; se non sono politica, Presidente, cosa sono? Sono le scelte, sono la credibilità, sono l'affidabilità. Noi, purtroppo, ci troviamo in una fase delicata ad affrontare attraverso questi documenti, in via propedeutica, alla sfida di fine anno - dell'autunno che rischia di essere non caldo, caldissimo - con uno scenario che vede due terzi del Governo all'opposizione di una nuova Commissione europea, di una nuova istituzione europea che è testé partita e io immagino che questa cosa potrà creare più di qualche difficoltà al nostro Paese.
Anche qui, tutto ciò che stavo dicendo alla fine cerchiamo di circostanziarlo. Il relatore ovviamente ha fatto il suo dovere, citandoci le cifre, le tabelle e tutto il resto. Io, che non ho le competenze del relatore, cercherò di sviluppare un ragionamento: rispetto alle cifre tutto quello che ho detto, alla fine, in cosa si sostanzia? Si sostanza nel fatto che l'Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato che l'aggiustamento, che sarà richiesto all'Italia dal nuovo quadro di regole che questa maggioranza ha approvato qualche mese fa in Europa, sarà nell'ordine tra lo 0,5 e gli 0,6 punti percentuali di PIL all'anno.
Sa di quanto stiamo parlando per farci capire? Tra i 10 e 12 miliardi annui. Ancora una volta sempre l'Upb, l'Ufficio parlamentare di bilancio - in questo caso, Presidente, lei mi consentirà di citarlo testualmente - ci dice: “la necessità di un consolidamento ambizioso e protratto nel tempo imporrà di individuare delle priorità di politica economica”. Tradotto: la politica è scelta; tu non poi, a risorse date, immaginare, purtroppo, di accontentare tutti o di dare la parcellizzazione un po' a tutti quanti; la politica, il governo dei processi è scelta, tu devi scegliere su quali asset, a quali ceti sociali, a quali classi sociali tu vuoi dare risposte, immaginando di dare risposte a determinati comparti e, su quelle, immaginare di rilanciare l'asset generale della tua economia. L'ho detta semplificando ma è, ovviamente, materia composita e complessa.
E aggiunge l'Ufficio parlamentare di bilancio: “anche dopo la fine del PNRR sarà desiderabile, oltre che richiesto dalle regole europee, mantenere un livello di investimenti pubblici elevato”. Allora investimenti pubblici elevati che cosa significa? Significa esattamente la visione keynesiana, se volete neokeynesiana o, se volete, nel solco di quello che ha prodotto il Next Generation EU nell'immaginare, in comune, investimenti che lo Stato fa, investimenti pubblici che avvengono per sostenere e rilanciare l'economia o settori dell'economia.
Parimenti, allo stesso tempo, il previsto aumento dei costi, legati alla transizione demografica e a quelli più incerti ma potenzialmente più elevati, per far fronte alle transizioni energetica e climatica, imporrà verosimilmente tagli ad altre componenti di bilancio. Tagli alla pressione fiscale imporrebbero ulteriori riduzioni o tagli dei programmi di spesa. “Per evitare questo”, chiude l'Ufficio parlamentare di bilancio, “la riforma fiscale dovrà trovare finanziamento all'interno del sistema fiscale stesso”. Tradotto: se un Governo immagina di incidere sul taglio delle tasse l'Ufficio parlamentare di bilancio, non il Partito Democratico, sta dicendo: “guardate avete due strade, o tagliate spesa pubblica e servizi, che lo Stato deve garantire, o trovate, nelle more della fiscalità, quelle risorse con le quali riuscite a procedere all'eventuale taglio fiscale, che voi avete in testa”. Se vuole glielo dico in una maniera ancora diversa, Presidente: in questo Paese, siamo ormai dinanzi a una scelta; Sottosegretario Freni, in Commissione me l'ha sentito dire diverse volte; siamo un Paese con una pressione fiscale che, se l'analizzassimo, comparandola ai principali Paesi europei, grosso modo stiamo lì; il problema non è la pressione fiscale, che genera insoddisfazione nei cittadini, ma il corrispettivo rispetto alla pressione fiscale del mancato servizio che quella pressione fiscale non produce.
Allora, Presidente, se lei si trova dinanzi a un problema da risolvere e la pressione fiscale è comparabile a quella di Germania e Francia - con tutte le varie differenze del caso: ambiti, settori e quant'altro - e invece, a parità di pressione fiscale, i servizi che vengono erogati in Italia non sono all'altezza o comparabili agli altri Paesi, lei che cosa fa? Interviene sulla pressione fiscale o migliorando la qualità dei servizi?
Questa è la sfida, colleghe e colleghi. Noi, a un certo punto, in questo Paese ci dovremmo pur decidere se vogliamo affrontare la questione per come va affrontata o se immaginiamo, che è legittimo, di costruire un modello di welfare state, di Stato sociale, completamente diverso. Ne esistono tanti, a partire dalla sanità, dal sistema pensionistico e dal sistema assistenziale, ma lo dobbiamo dire, lo dobbiamo spiegare ai cittadini e dobbiamo rousseaunianamente immaginare di costituire un nuovo patto sociale con i cittadini, ai quali chiediamo le tasse e, attraverso le tasse, immaginiamo di erogare servizi e garantire diritti.
Mi avvio a chiudere, Presidente. La destra di questo Paese, per completare il ragionamento, in questi anni ha insistito sempre tanto - in una maniera anche sguaiata, molte volte - contro l'austerity europea ed è un fatto, tant'è che si è presentata con lo slogan: “siamo pronti”. Purtroppo, quasi a metà della corsa, quasi al giro di boa di questo Governo, stiamo constatando, Presidente - mi costa dirlo - che questo Paese rischia di ripiombare nell'austerity, non nell'austerity europea, ma nell'austerity che il Governo di Giorgia Meloni sta adottando, praticando e programmando per i propri cittadini.
Come dicevo, in premessa, questo è uno strumento, una fase propedeutica alla prossima legge di bilancio. Ora, nella prossima legge di bilancio, rispetto alle misure attuate, servono, complessivamente, 18,2 miliardi di euro solo per rifinanziare il taglio del cuneo, la ZES unica per il Mezzogiorno, la detassazione del welfare aziendale, le misure a sostegno delle persone indigenti e, se volete - perché non ci facciamo mancare nulla - la prima parte dell'intervento sulla razionalizzazione dell'IRPEF e tanto altro.
La domanda è: rispetto al quadro generale, come immaginate e dove immaginate di trovare le risorse per fare tutto questo? Perché, se immaginate di trovare queste risorse andando a incidere, a falcidiare oltremodo la spesa pubblica, ditecelo. Abbiate il coraggio di dire ai cittadini che per fare queste cose, perché avete scelto alcune misure anziché altre, a parità di costi da mantenere e con risorse, invece, che stanno diminuendo, noi andremo a tagliare diritti che vorremmo erogare. A meno che qualcuno non faccia capire al Vice Premier Matteo Salvini che sulle pensioni non c'è più speranza, perché, anche lì, si è raccontato questo. Meno male, Presidente - aggiungo io -, che lo stesso Ministro Giorgetti, che è dello stesso partito di Matteo Salvini, ha avuto, negli ultimi giorni, un sussulto di buonsenso e ha tirato in ballo uno degli elementi che nelle discussioni nostre, molte volte, manca, ovvero l'aspetto demografico. Giorgetti dice che la rivoluzione demografica o l'inverno demografico, in sostanza, è il fatto che l'Italia sia scesa sotto i 60 milioni - siamo a 58 milioni e qualche centinaio di migliaia di abitanti - e, tendenzialmente, parti del Paese hanno un trend definito. Infatti, la demografia - lo dico al relatore - è un po' come l'economia: non dà una risposta certa, ma descrive il trend verso il quale stai andando e, poi, passato il tempo, potrai verificare statisticamente se quel trend è corretto o meno. Allora, se la demografia ci dà questo quadro clinico, immaginare determinati interventi o continuare a immaginare che si possano ripristinare le quote 100, 101, 102, 103, o quello che vi pare, porta il sistema a non reggere più. Dunque, ritorniamo alla domanda di fondo, all'osservazione di fondo: quale è la funzione della politica nel governo dei processi, se non quello della scelta?
Sul resto delle disposizioni per l'assestamento dico ben poco, perché le entrate sono sottostimate e coprire le maggiori spese, come vi ho appena detto, credo che sarà molto, molto complicato. Spero di non dover assistere, come l'anno scorso, a una maggioranza alla quale viene impedito, addirittura, di intervenire sulla legge di bilancio, cercando di migliorarla o cercando, quantomeno, di trovare risposte significative.
Chiudo, Presidente. Sottosegretario Freni, lei lo sa che, nei prossimi mesi - lei mi potrebbe dire che è il processo naturale del fluire della vita -, lei e tutto il suo Dicastero vi troverete dinanzi a sfide decisive. Gli assestamenti li puoi scrivere, ma, poi, quando arrivi a fine anno, devi fare i conti, devi prendere la calcolatrice e, rispetto a quello che ipotizzavi di spendere e a quello che ipotizzavi di incassare, dovrai tracciare una linea e definire quale sarà l'orientamento. Io non vorrei essere nei suoi panni, Sottosegretario. Mi auguro solo, per il bene del Paese, che voi possiate rinsavire, dal punto di vista politico, rispetto alle vostre relazioni europee e che possiate ritrovare il barlume della ragionevolezza, attraverso la quale far comprendere alle istituzioni europee che, tutto sommato, noi siamo l'Italia, un Paese fondatore e che, senza l'Italia, l'Europa non è e non sarà. E, se proprio ci dovesse essere qualche difficoltà, abbiate l'umiltà di chiedere un aiuto nel farvi indicare la rotta o qualche correzione. Lo dico con una battuta, e chiudo così: quando ognuno di noi immagina di proporre un provvedimento legislativo, alla fine, probabilmente, il Sottosegretario Freni, che è sempre disponibile con tutti, è maggiormente sollecitato, è colui al quale chiedi di trovare una soluzione per una proposta che tu immagini di avanzare.
Da questo punto di vista, fate tesoro di tutte queste cose. Noi, qualche suggerimento, come abbiamo sempre fatto con gli emendamenti, siamo in grado di darvelo, non immaginando di salvaguardare chissà cosa, ma immaginando di ripristinare e rimettere sulla retta via questo Paese. Perché ce la possiamo raccontare come vogliamo, ma i mesi passano, le scadenze arriveranno e rischiamo che le cittadine e i cittadini di questo Paese dovranno fare amaramente conti con la realtà e comprendere che tante di quelle promesse fatte, purtroppo, resteranno nei cassetti o resteranno sogni mai attuati (Applausi del deputato Casu).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sbardella. Ne ha facoltà.
LUCA SBARDELLA (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, è una fase, quella del rendiconto e dell'assestamento, che ci permette di fare il punto sulla situazione, su quello che è stato e su quello che sarà e, soprattutto, che ci pone l'obbligo di alcune riflessioni.
Nel complesso, le risultanze della gestione del bilancio per l'esercizio finanziario 2023 si mostrano in linea di continuità rispetto alla programmazione economico-finanziaria delineata nel Documento di economia e finanza. Non dimentichiamo, peraltro, che i provvedimenti in esame si inseriscono, sul piano temporale, in un frangente segnato dalla recente entrata in vigore del nuovo quadro normativo europeo di disciplina della governance economica, che si riflette, inevitabilmente, anche sulle procedure di programmazione economico-finanziaria nazionale e sui documenti di bilancio.
I provvedimenti in esame non presentano, come dicevo, sostanziali elementi di novità per quanto attiene agli orientamenti di fondo della politica economica del Governo, né si evidenziano significativi elementi di variazione, nell'ambito del disegno di legge di assestamento, rispetto agli andamenti tendenziali già registrati nel Documento di economia e finanza 2024.
Entrando nel merito, i risultati della gestione 2023 denotano, per tutti i saldi, un miglioramento sia rispetto alle previsioni iniziali sia rispetto alle previsioni definitive, anche confermando gli scostamenti autorizzati dal Parlamento in corso di esercizio. Essi risultano, inoltre, rispettosi dei limiti massimi autorizzati dalla legge di bilancio nel 2023, come successivamente aggiornati. Tali limiti massimi, fissati originariamente dalla legge n. 197 del 2022, rispettivamente, a un valore negativo di 206 miliardi di euro per il saldo netto da finanziare e ad un valore negativo di 516 miliardi per il ricorso al mercato finanziario, sono stati aggiornati nel corso dell'esercizio finanziario, e ridefiniti rispettivamente in valori negativi pari a 227 miliardi per il saldo netto da finanziare e a 538 miliardi per il ricorso al mercato. Al riguardo, però, non dobbiamo dimenticare che, nel corso dell'esercizio 2023, sono stati adottati provvedimenti per far fronte al peggioramento della congiuntura macroeconomica a seguito della prolungata fase inflattiva, del rialzo dei tassi di interesse e delle tensioni geopolitiche.
Dal lato delle entrate, la gestione di competenza del bilancio 2023 ha registrato accertamenti per entrate finali pari a 741,6 miliardi, con un incremento a consuntivo di 4,2 punti percentuali, pari a 29,8 miliardi, rispetto al dato riferito al 2022. Gli accertamenti sono risultati superiori a quanto prospettato di circa il 10 per cento rispetto alle previsioni iniziali, per le quali l'importo atteso era pari a 672 miliardi, e di circa il 9 per cento rispetto alle previsioni definitive, per le quali l'importo stimato era pari a 680 miliardi. L'incremento degli accertamenti di entrate finali è derivato interamente dall'aumento registrato dalle entrate tributarie, con gli accertamenti che si sono attestati a 618 miliardi di euro nel 2023, per un valore superiore rispetto alla previsione iniziale di bilancio che indicava entrate tributarie per 588 miliardi.
Passando al disegno di legge di assestamento, esso prevede l'aggiornamento per l'anno 2024 delle previsioni di entrata e degli stanziamenti di bilancio delle spese. L'aggiornamento tiene conto del livello dei saldi di finanza pubblica previsti a legislazione vigente dalla legge di bilancio ed è coerente, come accennato, con il quadro macroeconomico predefinito nel DEF 2024, dello scorso aprile. Le proposte di assestamento determinano un incremento degli stanziamenti di bilancio finalizzato ad allinearli a quanto previsto nel Documento di economia e finanza 2024. Tali proposte riguardano, in primo luogo, la necessità di considerare l'effettivo tiraggio dei crediti di imposta, pari a circa 19,4 miliardi complessivi, legati a investimenti per interventi di efficientamento energetico, alle attività di ricerca e sviluppo e all'acquisto di beni strumentali destinati alle strutture produttive del Mezzogiorno.
Nel complesso, le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare di circa 164 milioni di euro in termini di competenza e di circa 408 milioni di euro in termini di cassa rispetto al saldo risultante dalla legge di bilancio, e confermano la politica di bilancio del Governo Meloni, orientata in larga misura alla riduzione della pressione fiscale e al sostegno dei redditi medio-bassi dei lavoratori dipendenti, ad interventi in favore delle famiglie numerose e al sostegno alla genitorialità, al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, al rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale e al potenziamento degli investimenti pubblici e privati.
Nel 2024, oltre il 42 per cento delle spese finali è destinato al finanziamento della previdenza e assistenza e altre politiche di sostegno, nonché della salute e dell'istruzione. Incidenza confermata anche nei successivi 2 anni della programmazione triennale in corso. Pensiamo alle maggiori risorse destinate al sostegno delle gestioni previdenziali, alla concessione di agevolazioni contributive e ad esoneri rivolti ad incentivare l'occupazione e a sostenere lo sviluppo di particolari settori o territori svantaggiati e alle politiche di prepensionamento.
Ancora, il programma di questo Governo è stato segnato da un'organica riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva. All'andamento crescente degli stanziamenti del programma concorrono anche l'istituzione, nel 2022, dell'assegno unico e universale per i figli a carico, successivamente rafforzato con la legge di bilancio 2023 e la dinamica in aumento degli stanziamenti destinati, a legislazione vigente, alle pensioni corrisposte agli invalidi civili. Il programma Concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria delle regioni rappresenta la voce di spesa più elevata dell'aggregato, assorbendo in media il 57 per cento delle risorse nelle annualità oggetto di analisi, il 10 per cento circa della spesa finale complessiva del bilancio.
Il livello delle risorse ivi stanziate è aumentato rispetto al 2014 e al 2019, quando era di 66 e di 74 miliardi, per raggiungere un ammontare di oltre 88 miliardi annui nel periodo 2023-2025. Si evidenzia che le risorse di tale programma rappresentano quota parte del finanziamento del Servizio sanitario nazionale, che comunque si incrementa nel triennio 2024-2026, tenuto anche conto dell'ultima manovra di finanza pubblica, che ha destinato al settore sanitario risorse crescenti nel triennio di programmazione, finalizzate, tra l'altro, al rinnovo dei contratti del personale del comparto e delle convenzioni con i medici di medicina generale, con i pediatri di libera scelta e con altri convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, e destinate anche all'incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per il personale medico e per il personale sanitario operante nelle aziende e negli enti del Servizio sanitario nazionale, nonché al nuovo sistema di remunerazione delle farmacie, alla rideterminazione del tetto di spesa per gli erogatori privati accreditati, all'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, al potenziamento dell'assistenza territoriale e al perseguimento degli obiettivi sanitari di rilevo nazionale.
La missione Istruzione scolastica rappresenta la seconda voce in ordine di peso nell'ambito dell'aggregato in esame con il 34 per cento delle risorse assorbite nel 2024, circa il 6 per cento della spesa complessiva del bilancio.
In quest'ambito, con l'ultima manovra di finanza pubblica, sono state previste risorse destinate alla proroga di incarichi temporanei di personale ausiliario a tempo determinato, attivati dalle istituzioni scolastiche statali del primo e secondo ciclo di istruzione per l'attuazione degli interventi del PNRR, a sostegno della valorizzazione dei docenti impegnati nelle attività di tutor, orientamento, coordinamento e sostegno della ricerca educativo-didattica e valutativa e a favore delle scuole paritarie.
In particolare, fra il 2023 e 2024 si riducono le previsioni di spesa per il finanziamento del bilancio dell'Unione europea, mentre, tra le più significative voci in aumento, si segnala il rifinanziamento in manovra del Fondo per l'attuazione dei programmi di investimento pluriennali per le esigenze di difesa nazionale. Non può esserci stabilità economica senza una stabilità dei conflitti internazionali e una difesa dei confini nazionali, e il Governo Meloni è sempre stato chiaro in che direzione sta andando e intende andare la difesa italiana.
Il Governo Meloni non è il Governo delle misure spot e dei bonus a pioggia. È un Governo dotato finalmente di una visione politica e strategica di medio-lungo termine, che comporta sì il sostegno della crescita, quella duratura, ma al contempo l'attenzione alla stabilità. Questo Governo ha deciso di puntare sugli investimenti, sulla ripartenza di una Nazione che è stata ferma troppo a lungo e che finalmente può e deve ripartire. Per questa ragione, sono estremamente convinto che la strada intrapresa dal Governo sia la strada giusta, e l'auspicio è che prosegua nella medesima direzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Presidente. colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, il Rendiconto 2023 e l'assestamento 2024 non presentano sostanziali elementi di novità per quanto attiene gli orientamenti di fondo della politica economica del Governo, né rispetto agli andamenti tendenziali già registrati nel Documento di economia e finanza 2024, con tutte le osservazioni, le critiche e le riserve del caso che abbiamo in più occasioni avanzato.
Con riferimento al Rendiconto 2023, il quadro generale degli andamenti dei saldi di competenza mostra, in valori assoluti, un generale peggioramento delle previsioni definite rispetto alle previsioni iniziali, legato essenzialmente a un sostanziale aumento delle previsioni di spesa, cui fa riscontro un lieve aumento delle corrispondenti previsioni di entrata. Per quanto concerne, invece, le spese finali per missioni, deve segnalarsi un incremento delle risorse destinate alle imprese e una contestuale riduzione degli stanziamenti finalizzati al sostegno del mondo del lavoro.
In particolare, risultano in aumento gli stanziamenti della missione Competitività e sviluppo delle imprese, che passano, in valore percentuale, dal 3,9 per cento della spesa primaria per il 2022 al 6,6 per cento del 2023, con un incremento di spesa del valore assoluto nel 2023 di oltre 22 miliardi rispetto all'anno precedente, mentre la missione Politiche per il lavoro riduce la sua incidenza percentuale dal 2,6 per cento del 2022 all'1,7 per cento del 2023, così come la missione Energia e diversificazione delle fonti energetiche, che rappresenta nel 2023 il 2,2 per cento della spesa primaria rispetto al 4,4 per cento dello scorso anno, dato quest'ultimo condizionato dalla diminuzione del prezzo per le fonti energetiche.
I dati che emergono dal Rendiconto smentiscono quanto sostenuto dalla maggioranza di Governo circa il rilievo centrale attribuito al tema delle politiche attive del lavoro nell'ambito dell'azione dell'Esecutivo. La gestione del patrimonio evidenzia un aumento del debito pubblico, facendo presente che dalla gestione patrimoniale del 2023 emerge un'eccedenza passiva di 2.758 miliardi, con un peggioramento di circa 163 miliardi rispetto alla situazione patrimoniale registrata al termine del 2022. Per quanto attiene all'assestamento 2024, il valore del saldo netto da finanziare si attesta, in termini di competenza, a un valore pari a 200,7 miliardi, in peggioramento rispetto alla previsione di 198,8 miliardi di euro risultante dalla legge di bilancio.
Questo è un quadro particolarmente preoccupante. Questi contenuti, infatti, costituiscono, senza ombra di dubbio, il precipitato di scelte e valutazioni operate dal Governo che abbiamo già fortemente criticato in svariate occasioni, lamentando il disagio economico e sociale in cui versa il Paese, l'assenza di politiche per arginare l'emergenza salariale, l'assenza di una politica industriale e la mancanza di segnali di cambiamento sul fronte delle politiche per il lavoro. Non c'è alcuna risposta a un'emergenza salariale causata da un'inflazione da profitti, che, negli ultimi 2 anni, ha falcidiato fino al 17 per cento il potere d'acquisto dei salari.
La decontribuzione si limita a confermare i redditi attuali ed è a termine; l'accorpamento dei 2 primi scaglioni Irpef, allo stato attuale per il solo 2024, produrrà vantaggi pressoché impercettibili sulle buste paga; assenza di fondi sufficienti per rinnovare i contratti nazionali di ben 10 milioni di lavoratrici e lavoratori, sia pubblici che privati. Di contro, l'Esecutivo ha fatto cassa sui pensionati ed è riuscito perfino a peggiorare la legge Monti-Fornero, rendendo le nuove generazioni più precarie e orfane di un sistema pensionistico. Non si può continuare a offrire a giovani e donne un'instabilità permanente, fondata sulla deregolamentazione degli appalti, i voucher, e la liberalizzazione dei contratti a termine. Si continua a tagliare su sanità, scuola, politiche sociali ed enti locali.
Non c'è alcuna politica industriale e si continua a delegare tutto al mercato coi soliti incentivi a pioggia alle imprese. Di più, si aggiungano le scelte del Governo di reperire risorse a scapito della categoria dei pensionati e l'assenza di interventi significativi per rimediare alla crescente perdita di potere d'acquisto della popolazione. Il Governo continua a rispondere alle guerre e alle immigrazioni, alzando i muri insieme a un'Europa che, invece, dovrebbe creare canali umanitari per chi fugge dalle guerre. Il Governo, inoltre, dimentica che il nostro Paese è in calo demografico, un calo demografico senza precedenti, che vede almeno 120.000 giovani ogni anno che abbandonano il nostro Paese. Pensate, negli ultimi dieci anni sono andati via dal nostro Paese 1.300.000 giovani. A fronte di questo, ci sono migranti che sono arrivati in Italia, che sono 1.040.000 in dieci anni. Il problema del nostro Paese non è l'immigrazione, il problema del nostro Paese è l'emigrazione degli italiani e, su questo, io credo che il Governo farebbe bene a fare una seria e grande riflessione. Pensate, semplicemente, a tutte le discussioni e alle iniziative legislative che il Governo mette in atto per contrastare una presunta invasione del nostro Paese da parte dei migranti provenienti dal Sud del mondo quando, in realtà, milioni di italiani se ne vanno, milioni di italiani giovani se ne vanno. Ciò mette in crisi non soltanto la nostra economia e il nostro futuro ma anche quell'aspetto demografico a cui ogni tanto - anzi, direi spesso - il Governo fa riferimento. Quindi, questo è un Paese che invecchia, un Paese che non ha futuro, un Paese che non prende nessun provvedimento per garantire un futuro ai giovani e alle giovani che abbandonano costantemente il nostro Paese, con un Governo che fa finta di niente, con un Governo che dice invece che il pericolo è alle frontiere in entrata. Credo che, se noi vendessimo i biglietti alle frontiere, incasseremmo di più sui biglietti in uscita che su quelli in entrata. Sul fronte ambientale, la legge di bilancio 2024 conferma l'incomprensibile sottovalutazione da parte del Governo Meloni della lotta alla crisi climatica e la mancanza di coraggio e di risposte concrete alla velocizzazione della transizione ecologica ed energetica, di cui il Paese ha bisogno. In particolare, non solo si depotenzia il funzionamento del Fondo italiano per il clima, togliendo la garanzia della Cassa depositi e prestiti, riprogrammando le risorse pari a 840 milioni di euro e spostandole al 2027, ma non viene neanche previsto nessun finanziamento per le azioni prioritarie di adattamento al cambiamento climatico, in previsione dell'approvazione definitiva del Piano, come la delocalizzazione degli edifici residenziali e delle attività produttive costruite in aree a rischio. È mancato il coraggio di attingere a quel giacimento di risorse pubbliche, costituito da alcuni sussidi ambientalmente dannosi, eliminabili subito, che poteva già essere usato per accelerare la transizione ecologica. Ben 122 sono, infatti, le diverse voci di sussidi alle fossili, per complessivi 94,8 miliardi di euro, compresi quelli previsti per l'emergenza energetica ed economica prima e dopo l'aggressione militare russa in Ucraina, di cui circa 18,8 miliardi, che potevano essere recuperati già nel biennio 2024-2025. Un tesoretto importante, che avrebbe potuto far camminare più velocemente il processo di decarbonizzazione del Paese, trasformando alcuni sussidi in incentivi all'innovazione tecnologica, come nel caso degli incentivi alle caldaie che, nel 2021, sono stati pari a 3,2 miliardi di euro che, invece, avremmo dovuto destinare più opportunamente all'acquisto delle pompe di calore per elettrificare il riscaldamento degli edifici e ridurre i consumi di importazione di gas fossile. Di contro, l'unica grande opera su cui questo Governo sta spingendo inutilmente l'acceleratore, spacciandola come prioritaria per il Paese, è il ponte sullo Stretto di Messina, a cui destina, nel solo 2024, 780 milioni, sottraendo preziose risorse destinate alle priorità della mobilità sostenibile nel Sud Italia e dell'intero Paese e tutto in assenza di un progetto definitivo approvato e senza una valutazione sulla fattibilità tecnica ed economica dell'opera.
Altra nota dolente riguarda le rinnovabili, con legge di bilancio 2024 si è posto un ulteriore ostacolo alla realizzazione di impianti a fonti pulite, con la tassazione, per i diritti di superficie, per gli impianti grandi e piccoli: un onere che rappresenta un costo ulteriore per progetti che dovrebbero essere considerati strategici e un rischio per uno degli strumenti di aiuto sociale come le comunità energetiche rinnovabili. Ad esempio, per un impianto di un megawatt, le comunità energetiche rinnovabili potrebbero essere costrette a pagare 10.000 euro di oneri, perdendo così i vantaggi economici e sociali previsti, a fronte di un gettito erariale di appena 200 milioni di euro, quando - solo eliminando i sussidi ambientalmente dannosi, legati all'esonero del pagamento delle royalties, adeguando le stesse cifre più in linea con lo sfruttamento di risorse minerarie e adeguando i diversi canoni - lo Stato incasserebbe, secondo stime di Legambiente, almeno 500 milioni di euro. Insomma, è una tassa incomprensibile oltre che insostenibile. I dati concernenti la crescita evidenziano scarse prospettive per l'Italia e, senza l'apporto delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, le previsioni non potrebbero che registrare un andamento recessivo, anche in conseguenza di una manovra di bilancio, quella del 2024, notoriamente improntata a criteri di austerità. Infatti, il miglioramento dei saldi, evidenziato nei provvedimenti in discussione, è dovuto in realtà alle risorse afferenti al Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché alle somme giacenti sulla contabilità speciale n. 6198 del Ministero della Salute per il finanziamento degli interventi di contrasto all'emergenza del COVID-19. A fronte di tale scenario, il Governo, per voce della Premier Meloni, decide di elevare significativamente la spesa per la difesa: una decisione che andrà a condizionare, se non a pregiudicare, la proroga a tutto il 2025 delle misure fiscali a sostegno dei lavoratori e delle imprese. Il Governo incontrerà notevoli difficoltà nel rinvenire le risorse necessarie ad assicurare la prosecuzione o la stabilizzazione di diverse misure in precedenza adottate, quale la riduzione del cuneo fiscale e la rimodulazione delle aliquote Irpef, in un quadro finanziario reso ancora più stringente dalle nuove regole della governance economica europea, che si innestano su un contesto economico già caratterizzato da basse previsioni di crescita. Non può infatti trascurarsi la circostanza che, in attuazione del nuovo quadro normativo della governance economica europea, per il 2025 sarà necessario apportare una correzione dei conti pubblici di circa 10 miliardi di euro, quale effetto del ritorno del Patto di stabilità. Tale quadro fa sorgere il sospetto che, nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, possano figurare interventi difficilmente sostenibili per il tessuto socio-economico del Paese. Al riguardo, giova ricordare che, per confermare tali misure, anche per il 2025, sarà necessario un ammontare di risorse pari a 14 miliardi di euro per il finanziamento della riduzione del cuneo fiscale e a 4 miliardi di euro per il finanziamento della proroga del primo modulo della riforma Irpef, riduzione da 4 a 3 degli scaglioni. È naturale chiedersi in che modo il Governo, che sembra continuamente cambiare le proprie priorità, intenda reperire le risorse necessarie a finanziare l'aumento delle spese militari, risorse che dovranno necessariamente essere sottratte alle esigenze di spesa connesse ad altre priorità quali, in particolare, la transizione ecologica. Nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, possono figurare interventi difficilmente sostenibili per il tessuto socio-economico del Paese. Il breve tempo dedicato all'esame dei due provvedimenti - Rendiconto e Assestamento - rappresenta un'occasione mancata per un confronto politico su temi di rilievo, per la programmazione economico-finanziaria, come quella, ad esempio, di una revisione delle aliquote Irpef, nel senso di una maggiore progressività, prevedendo maggiori prelievi per i patrimoni più elevati, di un'implementazione dell'azione di verifica e contrasto a pratiche di elusione ed evasione fiscale da parte dei soggetti stranieri. I due disegni di legge confermano anche la scarsa attenzione che Governo e maggioranza prestano agli enti locali, testimoniata, tra l'altro, da risultati negativi che le forze politiche che sostengono il Governo hanno registrato nelle più recenti elezioni amministrative. A fronte di scelte concrete che penalizzano la finanza locale, il Governo, piuttosto, ha inteso concentrare la propria azione sull'approvazione di un provvedimento, quale la legge sull'autonomia differenziata, che tuttavia non prevede alcuno stanziamento concreto in favore dei territori.
Si sottolinea, inoltre, l'incapacità del Governo di portare a compimento l'attivazione degli investimenti del PNRR, con la conseguenza che i ritardi accumulati su questo fronte si tradurranno tanto in uno slittamento della spesa delle risorse europee quanto in un rallentamento delle prospettive di crescita. È evidente che, ancora una volta, il Governo ci sta portando verso il disastro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ottaviani. Ne ha facoltà.
NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. È chiaro che la discussione generale di oggi parte da elementi fondamentali e importanti che, sotto il punto di vista strettamente tecnico, sono stati forniti dal relatore, che ringrazio non soltanto per l'analiticità dei dati, ma soprattutto per la perentorietà delle cifre che sono state espresse, perché l'onorevole Barabotti ha sottolineato come, alla fine, quando si ha a che fare con il profilo del bilancio e soprattutto degli assestamenti e dei rendiconti, è necessario confrontare le cifre e le stime con i risultati che, nel corso dell'esercizio, si vanno a conseguire e soprattutto con gli aggiustamenti che, a mano a mano, vengono portati avanti da parte del Governo.
Signor Presidente, ho ascoltato con molto interesse il contenuto politico degli interventi e soprattutto l'intervento, che è stato svolto oggi in sede di apertura dei lavori d'Aula, dell'onorevole Toni Ricciardi. Concordo con il profilo della parte preliminare, quindi con le premesse che l'onorevole Toni Ricciardi, per conto del PD, ha portato avanti, ossia che, quando si ha a che fare con rendiconto di gestione e assestamento, non si può parlare semplicemente di numeri aridi. Però, i numeri aridi sono il risultato di un lavoro, sono il risultato di un'impostazione. Concordiamo, come Lega e sicuramente anche come Governo, con il profilo dell'impostazione che necessariamente deve esserci da parte di chi guida l'Esecutivo rispetto alle indicazioni tendenziali e di correzione che, nel corso del singolo esercizio, vengono portate avanti.
L'onorevole Toni Ricciardi prima diceva che, in realtà, il bilancio è la massima espressione di direzione politica di un Governo e soprattutto ci indica qual è la direzione che quel Governo vuole seguire rispetto anche all'aggiustamento dei conti.
Si fa riferimento, da parte del collega di minoranza, alla stima tendenziale del PIL per il 2024 e per il 2025, dicendo sostanzialmente che siamo davanti a una stima dell'1 per cento ad anno chiuso e dell'1,2 per cento per il 2025. Io voglio aggiungere un altro dato che può apparire, per chi lo commenta, di poco conforto, ma chi lo analizza deve compararlo con gli altri Paesi comunitari, con i quali noi necessariamente siamo chiamati a svolgere un ruolo di concorrenza leale, di competition leale, ma anche di grande collaborazione. Rispetto a quegli altri Paesi, credo che il nostro dato assuma un valore ulteriormente confortante e, soprattutto, è un dato che comprova e riprova la bontà dell'azione del Governo di centrodestra e, quindi, anche gli obiettivi che sono fissati come realizzabili e sicuramente alla portata di questo Governo.
Mi riferisco, infatti, alla stima di Eurostat rispetto anche ai trimestri che sono stati chiusi nel 2024. Il PIL nell'area euro, che è stato rivisto in crescita rispetto alle proiezioni iniziali dello 0,3 - non del 3,0, ma dello 0,3 -, è arrivato allo 0,4. L'Italia, tanto per sgombrare il campo da qualsiasi tipo di dubbio, nel primo trimestre è arrivata allo 0,3 e, quindi, l'onorevole Toni Ricciardi o il PD potrebbero dire che in realtà siamo leggermente sotto la soglia europea. Possiamo dire che non soltanto il centro studi di Confindustria ha evidenziato come quella stima sicuramente, entro la fine dell'anno, andrà rivista al rialzo, andando più verso l'1,0 che non verso cifre con decimali negativi o decimali che, comunque sia, non confortano l'azione di Governo, ma se si va a verificare il risultato conseguito nello stesso periodo dai due partner più importanti, che con noi sono i Paesi fondatori dell'Europa e che sono quelli che vengono reputati alla stregua di booster per quanto riguarda il carburante vero che serve per l'Europa, ebbene Germania e Francia sono arrivate, nello stesso periodo, allo 0,2 per cento.
Quindi, è chiaro che, quando si portano avanti profili comparativi, non si può saltare a piè pari il proprio compagno di banco, perché se facessimo il rapporto in relazione esclusivamente ai migliori o ai peggiori in termini di valori assoluti è chiaro che ciò non renderebbe un buon servigio sotto il punto di vista della valutazione tendenzialmente obiettiva che i parlamentari cercano di fare in ordine ai risultati conseguiti dal Governo. Quando quella comparazione riguarda, invece, compagni di percorso, con i quali abbiamo una leale e legittima competizione e concorrenza, perché sono quelli che fanno parte del G7 e sono quelli che fanno parte del novero dei Paesi fondatori della nostra amatissima Europa, allora è chiaro che, se il nostro Paese si pone a un livello superiore rispetto all'incremento del PIL, tutto ciò non può essere saltato a piè pari o può essere ridotto a parva cosa da parte dell'opposizione.
Si è fatto riferimento anche ai dati diffusi dall'Ufficio parlamentare di bilancio in ordine alle stime di crescita che ruoterebbero sostanzialmente attorno al PNRR. Si dice: ma a questo PNRR voi non credevate, tant'è che c'è anche uno dei partiti importanti e determinanti della maggioranza che all'epoca si astenne dalla possibilità di richiedere quei fondi all'Europa e sostanzialmente, oggi, staremmo godendo, come Italia, di un meccanismo e di uno strumento che non rientrava nella condivisione dell'intero Parlamento di allora. Su questo, però, dobbiamo essere estremamente chiari. Qui non si sta criticando o non si criticava la scelta all'epoca dell'adozione di uno strumento in sé, ma come quello strumento doveva essere declinato, coniugato e messo a terra proprio rispetto a quelle criticità che oggi vengono additate da parte di alcuni autorevoli esponenti delle minoranze, in modo - si passi l'espressione - assolutamente farisaico. Infatti, non si può dire: guardate, siamo pronti a darvi una mano in Europa se avete difficoltà - e poi andremo a vedere più avanti quali sarebbero le difficoltà che il Governo di centrodestra oggi potrebbe attraversare in Europa -, perché ci può essere un problema di interlocuzione che noi eventualmente possiamo risolvere.
Su questo, non solo non siamo d'accordo, ma, in ordine ai dati obiettivi, ricordiamo l'indicazione fornita, a febbraio 2024, non dall'ufficio studi della Lega o dall'ufficio studi di un altro organo o associazione di carattere parlamentare di centrodestra, ma direttamente dalla Commissione europea, che ha evidenziato, nel febbraio 2024, che l'Italia è stata dichiarata la prima in assoluto in Europa rispetto al raggiungimento di obiettivi, riforme e milestone che fanno parte di questo grande progetto relativo al Next Generation EU e, in modo particolare, rispetto al PNRR.
Ma se oggi è stata concessa la quinta rata - e non è una concessione che viene dall'alto, non è una concessione che può essere svincolata, scevra da criteri e indici di carattere tecnico - e si va per la richiesta, anzi, è stata formalizzata la richiesta della sesta rata, per arrivare oggi ad aver conseguito 113,5 miliardi di euro su 195 miliardi di euro circa, significa che il lavoro è stato svolto, il lavoro è stato fatto, anche di recupero di quelli che dovevano e dovranno essere per il futuro gli strumenti per riuscire a fare quell'arrampicata, perché non è un'arrampicata libera, è un'arrampicata su un crinale scosceso, su un crinale che spesso è irto di difficoltà, soprattutto, sotto il punto di vista tecnico e normativo.
Allora, in ordine alla rimozione di quelle difficoltà ataviche, non possiamo dire che fossero difficoltà lasciate soltanto dai Governi di centrosinistra, ma difficoltà che, all'interno del nostro corpus normativo, all'interno del nostro sistema normativo, si trascinavano da troppi anni, possiamo dire, da oltre mezzo secolo. Ci stiamo riferendo, ad esempio, alla riforma del codice degli appalti, che è stata portata avanti dal Vice Premier e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, davanti alla quale tanti, all'interno delle minoranze, all'interno delle opposizioni, si sono stracciati le vesti, parlando di regalo assoluto verso le grandi imprese di questo Paese o, addirittura, verso quei turlupinatori che, in qualche modo, volevano aggirare le norme, soltanto perché sono state abbassate le soglie relative alle modalità e alle procedure di semplificazione dell'assegnazione delle risorse pubbliche nelle gare d'appalto. Ebbene, su questo cerchiamo di intenderci, una volta per tutte: se si va verso la semplificazione e se questo Governo ha posto al centro dell'attenzione, per non dire, al massimo livello di attenzione delle priorità degli obiettivi da raggiungere la semplificazione all'interno della pubblica amministrazione, poi, non è che ci si può venire a dire a ogni piè sospinto: eh, no, ma, in questo modo si favorisce il malaffare, si favoriscono le imprese che navigano all'interno dell'illecito e che, comunque sia, vanno a portare avanti delle combine pure con i pubblici amministratori.
Ecco, è questa la differenza del nostro approccio rispetto a chi ci ha preceduto. Per troppo tempo, è andata avanti all'interno dell'amministrazione delle risorse di questo Paese una sorta di presunzione che non è semplicemente iuris tantum, ma potremmo definirla, in alcuni casi e per alcune forze della minoranza, iuris et de iure, per cui c'è la combine, c'è l'illecito, c'è del marcio ogni qualvolta c'è l'amministrazione di risorse pubbliche. Ecco, noi abbiamo cercato di sbloccare quelle risorse, risorse che vedono, oggi, questo Paese sicuramente all'interno di una ripresa del PIL diversa rispetto a quella che vi era stata quando le sacche di sangue vennero iniettate - sacche di sangue di carattere finanziario, non solo sotto il punto di vista metaforico, ma di drenaggio finanziario - durante il periodo del COVID.
È chiaro che se si dice: ma, in quel momento, l'economia, il Paese arrivò a toccare incrementi di PIL che sfioravano addirittura le due cifre, è chiaro che quando il paziente, quando il malato poi viene portato in reparto ed esce da quello che è il momento subitaneo della massima criticità, allora, il paziente deve, oltre che essere messo in sicurezza, essere riportato in vita ordinaria e questa è l'abilità, la capacità, la programmazione del nostro Governo, ossia riportare questo Paese alla normalità e riportarlo, soprattutto, nell'equilibrio del rapporto tra pubblico e privato.
Anche quando si fa riferimento al problema dell'occupazione, qui, si salta a piè pari, quella che è un'indicazione che proviene - lo ribadiamo - non già da un ufficio studi interno di una delle forze di maggioranza, ma dall'Istat, secondo la quale il saggio, quindi, la percentuale di disoccupazione a maggio del 2024, l'ultimo dato effettivo rilevato e rilevabile, è scesa al 6,8 per cento. Ma, davvero, qualcuno di noi avrebbe potuto immaginare, all'inizio di questa esperienza, quindi nell'ottobre del 2022, che, dopo circa due anni, come qualcuno ci ha ricordato prima, di volontà, ancora una volta, di trattare questo Paese come la Cenerentola dell'Italia, l'Italia, utilizzando come resilienza le proprie risorse e facendo leva sulle riforme interne che servivano a sbloccare le energie e le risorse, sarebbe riuscita ad arrivare a uno dei tassi di disoccupazione più bassi in assoluto, non solo, in Europa, ma all'interno dei Paesi OCSE, all'interno dei Paesi che in Occidente costituiscono le locomotive dell'economia mondiale?
Ecco, perché, nell'impostazione molto riduttiva che è stata portata avanti prima, da parte degli esponenti della minoranza, c'è qualche cosa che non quadra, perché si salta a piè pari anche l'analisi finale di questi conti, laddove è un dato obiettivo il profilo relativo alla possibilità di registrare un miglioramento assoluto di tutti i saldi, anche rispetto ai limiti e alle autorizzazioni per gli scostamenti che via, via, sono stati assunti nel corso degli anni.
Allora, se si fa riferimento, ancora una volta, alla grande opportunità, perché di questo stiamo parlando, dell'utilizzo dei fondi del PNRR, poi, non è che si può dire: ah, ma in assenza di quei fondi, che alcuni magari neppure volevano, l'economia, la nostra economia avrebbe subito un arretramento e anche una recessione. Non c'è nulla di più falso, perché quei fondi - è bene ribadirlo - non sono fondi piovuti dal cielo, non sono fondi che provengono da un'altra galassia finanziaria, ma sono fondi che in qualche modo costituiscono quella provvista, quella sommatoria di provviste a cui il nostro Paese contribuisce parimenti rispetto a quella che è la possibilità di drenaggio finanziario degli altri Paesi, a seconda, naturalmente, di indici e parametri, che non stiamo qui a ribadire ulteriormente. Ecco, perché a proposito del citare quella che è una visione - come abbiamo sentito prima - neokeynesiana, con investimenti pubblici e privati, ricordo che se non andava tranquillizzato, se non fosse stato tranquillizzato il rapporto tra pubblico e privato grazie a quelle riforme di cui abbiamo parlato prima e grazie a quelle che saranno le altre riforme messe a terra e tra queste la pacificazione fiscale, che non riguarda semplicemente quelle misure che vengono indicate come condoni più o meno allargati, ma la pacificazione del rapporto tra Stato e contribuente, anche grazie agli accordi, anche grazie ai concordati, come in Svizzera avviene da oltre trent'anni, in buona parte dei cantoni svizzeri, ebbene, se quel tipo di accorgimento, quello strumento nuovo non fosse stato introdotto, immaginiamo solo lontanamente quale avrebbe potuto essere il sospetto nutrito ulteriormente da parte degli investitori verso il nostro Paese.
Come - e andiamo verso la conclusione del nostro intervento - le riforme in materia di giustizia. Ebbene, le riforme, certo, vengono giudicate in peius da chi le subisce e in melius da chi le porta avanti, ma, qui, si tratta di un cambiamento di visione rispetto a un approccio, qui, si parla di velocizzazione di quelli che sono i tempi, non semplicemente, del processo penale, ma, soprattutto, del processo civile, perché l'altra palla al piede che le imprese hanno dovuto subire nel corso degli ultimi venti, trent'anni non può saltare a piè pari quello che è il profilo non meramente dell'incertezza, rispetto a quello che può essere un an debeatur o un quantum debeatur, ma rispetto alle tempistiche del debito. Lasciamo stare e non andiamo a commentare quelle che possono essere le aspettative del credito, che spesso rimangono mortificate da una serie di altre questioni sulle quali è chiaro che si sta intervenendo medio tempore. Quindi, andiamo verso l'ultima parte del nostro intervento.
Tutto ciò che riguarda il bilancio, il rendiconto, l'assestamento non può essere scevro da un'impronta di carattere politico - e su questo siamo d'accordo con l'onorevole Toni Ricciardi -, ma questa impronta di carattere politico non solo la si sta portando avanti, ma il Governo di centrodestra si sta assumendo appieno la responsabilità di queste scelte, perché l'altra parolina magica utilizzata prima è stata quella della “scelta”. Ecco, la differenza tra il nostro approccio e quello egualitarista al ribasso, quello nel quale il merito viene vituperato, viene messo all'interno del cassetto e non viene mai recuperato, la differenza tra la nostra visione e quella di chi ci ha preceduto è che le risorse vanno impiegate laddove non solo possono essere spese, ma possono essere moltiplicate e divenire volano di sviluppo. Sulla materia del disagio, sulla materia del Terzo settore, sulla materia di tutto quello che può riguardare anche le imprese di volontariato, gli enti di volontariato, si interviene in modo diverso, ma non si può fare di tutta un'erba un fascio rispetto a quello che è lo stanziamento delle risorse pubbliche, l'utilizzo e la rendicontazione di quelle risorse, perché altrimenti quelle risorse rischiano di terminare e, soprattutto, di non essere rendicontate in Europa così come dovrebbe essere.
Quando poi si fa sostanzialmente riferimento alla volontà o alla disponibilità, da parte di alcuni autorevoli esponenti della minoranza, rispetto, appunto, alla necessità di dialogare in modo diverso - non vogliamo definirlo migliore - con l'Europa, non ne abbiamo bisogno. Noi vogliamo ribadire soltanto che, in Europa, non siamo semplicemente tra i Paesi fondatori, non siamo semplicemente tra i Paesi che oggi possono vantare di avere una disoccupazione ai minimi, di avere un PIL assolutamente in media, se non più alto, rispetto alla media europea, ma siamo un Paese che non può essere trattato alla stregua di quell'indicazione che, a ottobre 2022, von der Leyen intese rilasciare alle agenzie, con una dichiarazione per noi assolutamente orripilante, una dichiarazione che ha dato il senso e ha marcato la distanza tra quel modo di concepire l'Europa ex cathedra e, soprattutto, dall'alto verso il basso, e il modo di concepire l'Europa da parte del centrodestra e, in primis, anche e soprattutto della Lega. Ricordo quando von der Leyen dichiarò alle agenzie che solo a seguito del risultato delle elezioni politiche in Italia, lei stessa avrebbe adottato scelte diverse a seconda dell'esito, e addirittura, arrivò a proferire questa frase, che non viene certamente mutilata dell'essenza fondamentale: “Attendiamo l'esito delle elezioni politiche in Italia, perché abbiamo gli strumenti per intervenire”. Non siamo un Paese dell'America Latina, non siamo un Paese che ha bisogno di lezioni di democrazia, siamo un Paese che rispetta le scelte - che non ci appartengono - adottate in ordine alla guida della Commissione europea, ma, in virtù delle risultanze democratiche, intenderà necessariamente dialogare con l'esito, con il responso di quell'indicazione, da pari a pari, ricordando la potenzialità delle nostre genti, la potenzialità del nostro sistema produttivo, industriale ed economico e siamo sicuri, però, che questo tipo di reciprocità, sotto il punto di vista del rispetto, possa trovare l'accoglimento e la condivisione non soltanto di von der Leyen, ma anche degli altri Paesi comunitari.
Quindi, su questo riteniamo che il provvedimento, che oggi inizia il suo percorso all'interno dell'Aula, si caratterizzi per un percorso assolutamente condivisibile e ringraziamo ulteriormente gli sforzi del Governo per riuscire a far quadrare - come il bonus pater familias - i conti, malgrado ciò che è stato ereditato dal passato, di cui non possiamo essere eccessivamente fieri.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1951 e A.C. 1952)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Barabotti, e il Sottosegretario Freni rinunciano alle rispettive repliche.
Il seguito del dibattito è quindi rinviato ad altra seduta.
Discussione della proposta di legge: Toni Ricciardi ed altri: Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero (A.C. 960-A) (ore 13,45).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 960-A: Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 18 luglio 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2024).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 960-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Elisabetta Gardini.
ELISABETTA GARDINI, Relatrice. Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, la proposta di legge in esame è finalizzata a reperire specifiche risorse per poter rafforzare i servizi consolari per i cittadini italiani residenti o presenti all'estero, con priorità per i servizi maggiormente richiesti, come le richieste di emissione di passaporti all'estero. Come precisato nella relazione illustrativa allegata alla proposta di legge, infatti, una porzione significativa di domanda di passaporti presso la rete diplomatico-consolare rimane, purtroppo, inevasa, causando un grave disservizio. Basti pensare che, senza un passaporto valido, è impossibile ottenere lo SPID all'estero.
Occorre altresì evidenziare che, secondo il portale dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente, sono 6.307.195 i cittadini italiani residenti all'estero, nell'anno 2022, ma è una cifra che risulta essere in continuo aumento.
Nello specifico, la proposta di legge in esame prevede, all'articolo 1, comma 1, che i proventi derivanti dal versamento degli importi dovuti da chi richiede il rilascio dei passaporti all'estero siano attribuiti, su base trimestrale, al bilancio dell'ufficio diplomatico-consolare che ha rilasciato il relativo passaporto, nella misura del 10 per cento rispetto alle quote di contributo amministrativo per il rilascio del passaporto ordinario. Al comma 2, si precisa che la suddetta misura percentuale può subire un incremento, fino a un massimo del 30 per cento, nei casi in cui la variazione della quota non comporti nuovi oneri per la finanza pubblica.
Il meccanismo individuato prevede il versamento di tali somme all'entrata del bilancio dello Stato e la riassegnazione in favore dello stato di previsione del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con successivo versamento alla rispettiva sede diplomatico-consolare. Nel sito Internet del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale sarà pubblicata una relazione contenente i dati aggregati relativi all'utilizzo dei proventi di cui al comma 1. Merita segnalare che si tratta di una soluzione simile a quanto previsto dall'articolo 1, comma 429, della legge di bilancio 2017, legge n. 232 del 2016, che ha riassegnato il 30 per cento dei versamenti effettuati per la domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana - pari a 300 euro - allo stato di previsione del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, per essere, a loro volta, attribuiti agli uffici dei consolati di ciascuna circoscrizione consolare, in proporzione ai versamenti ricevuti. La ratio della disposizione è destinare tali importi al rafforzamento dei servizi consolari per i cittadini italiani residenti o presenti all'estero, con priorità per la contrattualizzazione di personale locale da adibire allo smaltimento dell'arretrato riguardante le pratiche di cittadinanza presentate presso i medesimi uffici consolari.
Infine, il comma 3 dell'articolo unico della proposta di legge in esame dispone che agli oneri derivanti dall'attuazione della legge, pari a 4 milioni di euro annui, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per le esigenze indifferibili, di cui all'articolo 1, comma 200, della legge di stabilità 2015, legge n. 190 del 2014.
Peraltro, la relazione illustrativa allegata al provvedimento fa presente che la norma non dovrebbe comportare ulteriori oneri, utilizzando le dotazioni strumentali già presenti negli uffici diplomatico-consolari, nonché favorendo l'utilizzo ottimale, su tutto l'orario di lavoro, delle risorse presenti.
I principi ispiratori della proposta di legge hanno raccolto una larga condivisione nella Commissione affari esteri; va, tuttavia, segnalato che, nel corso dell'esame in sede consultiva, la V Commissione bilancio ha evidenziato la persistenza di criticità sul piano dei profili finanziari del provvedimento e la necessità di procedere a ulteriori approfondimenti istruttori, al fine di individuare le opportune soluzioni alle suddette criticità.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario Freni ci ha comunicato che rinuncia al suo intervento.
È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Sottosegretario Freni. Presidente, lei mi consentirà un secondo solo per un passaggio a titolo personale. Io credo che per ognuno e ognuna di noi che inizia questo lavoro - soprattutto se sei appena arrivato - vivere il giorno in cui arriva in Aula la tua prima proposta di legge ti segna e ti fa ricordare questa data, questo giorno.
Io voglio ringraziare - mi consentirà, Presidente - intanto, la relatrice, la collega Gardini, per essersi fatta carico di questa vicenda e anche per le parole che ha espresso. Ma mi consenta anche di ringraziare il mio partito, il mio gruppo parlamentare, per averla spinta con decisione, dando priorità a una vicenda che molte volte sembra marginale, come quella relativa agli ormai oltre 7 milioni di italiani, collega Gardini, iscritti all'AIRE. Un grazie al capogruppo della mia Commissione esteri, il collega Amendola. Ma un grazie, Presidente, anche a tutti i funzionari della Commissione e, soprattutto, un grazie particolare - mi sia consentito - al collega Andrea Di Giuseppe, perché in un momento di difficoltà si è riusciti a ragionare e individuare delle soluzioni opportune per arrivare a definire e portare a casa questa proposta di legge. Insieme a lui, ovviamente, un grazie anche agli altri colleghi eletti all'estero che hanno sostenuto dall'inizio - già nella fase di elaborazione - questa proposta, sia del mio gruppo parlamentare, sia i colleghi di maggioranza, che in ultima istanza hanno deciso di supportarla e sottoscriverla.
Come diceva la relatrice, che cosa accade con questa proposta di legge? Sostanzialmente, si introduce un criterio di produttività nella pubblica amministrazione. Noi molte volte discutiamo, anche secondo il senso comune dei cittadini, e la prima cosa che si tende a fare è lamentarsi dei disservizi, dicendo che la pubblica amministrazione non funziona. Io credo che il bello - se mi è consentita questa espressione - di questa fase sia il fatto che, rispetto a una cosa utile e condivisa da tutti, si sia riusciti a fare corpo comune - opposizione e maggioranza insieme - per portare a casa questo provvedimento.
Questo provvedimento, sostanzialmente, che cosa fa? Interviene sulle liste di attesa per l'ottenimento del passaporto. Detta così, chi vive in Italia potrebbe dire: “Sì, vabbè, il passaporto, ma hai altri documenti per farti riconoscere”. Tuttavia, come sottolineava la relatrice Gardini, nel momento in cui tu vivi all'estero, l'ufficio consolare è il tuo ufficio anagrafe e, se devi aspettare in media tra gli otto e i nove mesi (se ti va bene) per l'ottenimento di un documento di riconoscimento, colleghe e colleghi, voi capirete bene la difficoltà nella quale molti connazionali si trovano quotidianamente. Perché poi, detta così è facile, Presidente; ma se tu stai all'estero e devi d'urgenza rientrare e hai la difficoltà di intercettare la sede consolare, è un problema. Se devi prendere l'appuntamento e ci riesci, e poi devi fare 200 o 300 chilometri e lavori - perché, ovviamente, gli uffici aprono negli orari di lavoro - devi chiedere una giornata di permesso dal lavoro. Allora, voi capite le difficoltà.
Da questo punto di vista, introducendo questa procedura di produttività, in sostanza, per spiegarlo semplicemente, più passaporti erogo, più risorse la sede consolare riceve direttamente ogni trimestre, più riesco ad avere risorse per migliorare i servizi e più contestualmente abbasso le liste d'attesa.
Il principio è molto semplice ed è esattamente quello che la relatrice Gardini sottolineava: far tesoro di un'esperienza già maturata a legislazione vigente, che è quella delle cittadinanze. Ora, quella legge cosa ha prodotto? Ha prodotto una quantità di risorse e di miglioramento dei servizi, soprattutto nelle sedi consolari in America Latina - extra-Europa - dove è maggiore la richiesta di cittadinanza. Tuttavia, noi abbiamo il 65 per cento di iscritti AIRE che risiedono in Europa. Il 90 per cento delle partenze annuali, che oscilla tra le 100.000 e 150.000 unità l'anno, si dirige prevalentemente in Europa. Allora, lì abbiamo una difficoltà e questa difficoltà noi cerchiamo di affrontarla insieme.
Presidente, non è merito di nessuno; o meglio, è merito di un lavoro di condivisione da parte di tutti, anche nel trovare e superare le ultime sottolineature che, giustamente, faceva la relatrice (e sono convinto che le supereremo), effettuando una sorta di perequazione delle sedi consolari in Europa.
Io ho parlato e ho avuto l'onore e la fortuna di avere la collaborazione di diversi consoli e ambasciatori, che hanno vagliato il testo, che l'hanno definito e che l'hanno pensato insieme a noi. Molte sedi non attendono altro per cercare di fare una sperimentazione, intanto partendo dal 10 per cento, perché è una misura che, messa a regime - toccato il punto di equilibrio, si direbbe in economia - si autofinanzia. Il tentativo poi è quello di arrivare a toccare quota 30 per cento.
Ora, abbiamo risolto i problemi delle liste d'attesa sui documenti? Assolutamente no. Però, cosa abbiamo prodotto? Abbiamo prodotto, intanto, una dimostrazione all'esterno: la dimostrazione del fatto che, quando maggioranza e opposizione dialogano rispetto alla risoluzione dei problemi, non saranno risoluzioni ciclopiche, ma sicuramente hanno la capacità di trovare il punto d'intesa e di dare anche una rappresentazione positiva di quello che siamo. Infatti, molte volte noi veniamo additati - a torto o a ragione - come litigiosi, incomprensibili, si dice che non dialoghiamo. Però poi, quando vai a toccare la carne viva delle persone, offrendo delle soluzioni pratiche, allora lì il buonsenso riemerge e riusciamo a fare squadra; “collettivo”, come si direbbe in questo caso.
Concludo. Di che cosa stiamo parlando? Stando alle cifre del 2023, solo di passaporti, all'estero ne sono stati erogati oltre 550.000. Ora, voi capite che immaginare di riuscire ad aumentare il tasso di produttività e produrre una resa economica per le sedi consolari, cercando di migliorare i servizi a spesa invariata - perché la misura si autofinanzia - credo sia quantomeno un tentativo di sperimentazione che collettivamente tutte e tutti dobbiamo fare.
A fianco a questo c'è un altro provvedimento che, una volta chiuso questo, credo che potremo con celerità affrontare: riguarderà non solo le comunità che vivono all'estero, ma anche coloro che risiedono in questo Paese. Infatti, abbiamo già depositato una proposta di legge che prevede, sul modello spagnolo, che al superamento del settantesimo anno di età, tranne che per questioni specifiche previste dalla norma e dalla legge, non dovrai più rinnovare il documento di riconoscimento. Detta così, uno può dire: “Vabbè”.
Vi segnalo, colleghe e colleghi, che rispetto a oltre il 70 per cento delle sedi consolari e alla quasi totalità delle sedi consolari in Europa, relatrice Gardini, noi con questo secondo provvedimento, che affronteremo, se si vorrà, nei prossimi mesi, andremo ad abbattere ulteriormente tra il 30 e il 40 per cento di utenza di carico sulle sedi consolari. Infatti, quando tu hai delle persone che non ne hanno bisogno chissà per fare cosa, raggiunti i 70 anni, come già fanno altri Paesi dell'Unione europea, in questo caso la Spagna, puoi anche evitare di far rinnovare loro il documento.
E probabilmente lì sì, relatrice, dovremo discutere seriamente sulla vicenda delle coperture o quant'altro. Tuttavia, credo che possano essere delle piccole soluzioni, dei micro-interventi, che, però, ci fanno assolvere alla funzione principale che abbiamo e alla quale dovremmo dare una risposta, ossia migliorare anche solo di una virgola la quotidianità delle persone, Presidente, perché poi ognuno di noi immagina sempre di voler essere come Napoleone, che ridisegna la mappa dell'Europa.
No, la nostra funzione è quella di cercare, con dignità e onore, di migliorare, anche solo di una virgola, piccola, la quotidianità delle persone. Infatti, se abbiamo questo in testa come obiettivo, tutte e tutti, poi, rispetto alla risoluzione dei problemi, le distinzioni tra destra e sinistra, tra maggioranza e opposizione, svaniscono, perché, quando trovi le ragioni dello stare insieme, che prevalgono rispetto alle ragioni che ti dividono, probabilmente tu rendi un servizio e dai anche un senso alla funzione che sai assolvendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MURA (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, sono un eletto al primo mandato in Parlamento e una delle prime cose che ho imparato, nella mia attività parlamentare, frequentando la Commissione affari esteri, è stata quella che è buona tradizione di questo Parlamento che, quando si trattano argomenti di carattere internazionale che soprattutto interessano i nostri concittadini all'estero, le divisioni partitiche presenti in quest'Aula si possono anche superare.
Questa è la dimostrazione che, quando al Governo c'è il centrodestra, quando al Governo c'è Fratelli d'Italia, queste divisioni si superano, onorevole Ricciardi, a differenza di quanto è accaduto in passato. La proposta che è in discussione oggi a sua prima firma, a prima firma dell'onorevole Ricciardi, mira a rafforzare l'operatività delle unità diplomatiche e consolari, destinando loro una percentuale del contributo amministrativo derivante dal rilascio dei passaporti all'estero. Il testo originario presentava delle oggettive criticità, non di carattere politico, bensì di carattere strutturale.
Considerando la volontà politica della maggioranza di valorizzare il potenziamento operativo delle nostre sedi diplomatiche all'estero, si è deciso, sentendo anche gli onorevoli di maggioranza eletti nelle circoscrizioni all'estero, che ringraziamo, di presentare, attraverso il nostro relatore in Commissione, l'onorevole Loperfido, una correzione emendativa del testo. Nello specifico, si è ritenuto di agire in alcuni aspetti: in primis, si è definito che la misura percentuale si riferisse al solo contributo amministrativo e non al valore del costo del passaporto, una parte va al Poligrafico dello Stato, e, allo stesso tempo, si è definito un ordine specifico da coprire.
Altro importante aspetto trattato è quello di risolvere il contrasto tra la proposta di legge e la normativa sulla contabilità. Il testo originario prevedeva un prelievo diretto dal conto corrente del Tesoro da parte della singola unità consolare, e questo aspetto è stato risolto attraverso la modifica del testo, permettendo che la misura percentuale da destinarsi all'ambasciata o consolato di appartenenza venga prima versata sul conto, come entra allo Stato, e, contestualmente, riassegnata allo stato di previsione del MAECI. All'interno dei lavori in Commissione affari esteri, si è ritenuto che la proposta rappresentasse un'ottima opportunità per il potenziamento di un aspetto molto richiesto all'interno delle nostre unità diplomatico-consolari.
Secondo le stime, lo Stato italiano rilascia all'estero ogni anno circa 400.000 passaporti, per un incasso, tramite contributo amministrativo, di oltre 40 milioni di euro. Attraverso la possibilità di destinare ulteriori risorse per il potenziamento di questo servizio, si permetterà di ridurre i tempi di emissione, con il probabile conseguente incremento delle entrate nelle casse dello Stato. Tuttavia, la proposta originaria stabiliva, al comma 3, un onere da inserire, e, mediante un lavoro coordinato con il Ministero degli Affari esteri, si è riuscito a quantificare un onere definito e sostenibile. Questo è stato possibile mediante una riduzione della misura percentuale dal 30 al 10 per cento, che le singole unità diplomatiche e consolari potranno riottenere.
L'obiettivo è quello che, attraverso il suddetto potenziamento operativo, si possa instaurare un circolo di entrata virtuoso, che possa portare in futuro un dato di entrata ben superiore all'onere di copertura stimato. Va, altresì, aggiunto che la proposta di legge, destinando una parte del contributo amministrato per il rilascio dei passaporti alle unità consolari, permetterà, da un lato, di premiare le nostre reti diplomatiche più efficienti, mentre, dall'altro, fungerà da catalizzatore per incrementare l'operatività delle unità consolari più in difficoltà, cercando di stimolare una gestione più razionale delle risorse economiche.
È opportuno precisare che il potenziamento del sistema dei passaporti all'estero è di fondamentale importanza anche per alleggerire l'effettiva mole di richiesta di passaporti che abbiamo ad oggi in numerose sedi consolari, come è stato detto dalla relatrice e anche dal primo firmatario, nonché il conseguente incremento del contributo amministrativo versato nelle casse dello Stato. Ad oggi, secondo i dati ufficiali, oltre 6 milioni di nostri connazionali sono iscritti all'AIRE.
Un dato significativo, ma anche parziale, in quanto è probabile che una parte dei nostri connazionali non abbia ancora deciso di iscriversi al Registro degli italiani all'estero per mantenere illegittimamente dei servizi che sono riconosciuti esclusivamente agli italiani che vivono all'interno del nostro territorio nazionale. Con questo Governo, nell'ultima legge di bilancio, abbiamo deciso di incrementare le sanzioni per chi viola la legge e di aumentare, anche attraverso l'operato della Guardia di finanza, i controlli.
In seguito a quanto detto, nonché all'elevato numero di cittadini italiani residenti all'estero, il rilascio dei passaporti tramite le unità diplomatiche rappresenta un elemento rilevante, da non trascurare. Il potenziamento del servizio, riducendo i tempi per il rilascio, permetterà a numerosi cittadini italiani all'estero di viaggiare, incrementando anche il dato sui rientri turistici, in linea con gli obiettivi prefissati dal programma “Turismo delle Radici”.
È opportuno aggiungere che il potenziamento delle reti consolari mediante le risorse derivanti dalla quota di contributo amministrativo destinato alle reti consolari avrà effetti positivi anche nel potenziamento di ulteriori servizi, che risultano anch'essi molto richiesti, quali la concessione eventuale di visti e delle carte d'identità elettroniche. In merito a queste ultime, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale sta concludendo, grazie a una cooperazione con altri Ministeri e con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l'innovazione tecnologica, la possibilità di erogare la carta d'identità elettronica in tutte le unità diplomatiche e consolari all'estero.
La carta d'identità elettronica rappresenta un passo fondamentale per permettere ai cittadini italiani residenti all'estero di accedere a determinati e fondamentali servizi. Il testo originario prevedeva la possibilità di applicare la misura percentuale del 30 per cento anche sul rilascio della carta d'identità elettronica. Tuttavia, si è deciso, in questa fase, di applicare la misura solo sul rilascio dei passaporti, per non andare ad agire all'interno di un servizio che, non ancora per molto, non è garantito in tutte le unità diplomatiche e consolari.
In conclusione, come dicevo nella fase iniziale del mio intervento, con questo provvedimento, oltre a dimostrare che, differentemente dal passato, le buone idee provenienti dall'opposizione non vengono bocciate a priori, il Governo, come mai prima d'ora, ha dimostrato, ancora una volta, di avere a cuore l'interesse di milioni di nostri connazionali che risiedono all'estero e che, dopo anni di dimenticatoio, sono comprensibilmente ascoltati dai loro rappresentanti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Presidente, cari colleghi, oggi discutiamo un'importante proposta di legge per gli italiani all'estero, che mira proprio a migliorare i servizi consolari erogati dalle nostre rappresentanze diplomatico-consolari, che, come ci ricordava poco fa l'onorevole Ricciardi, sono spesso la prima e unica interfaccia per i nostri concittadini all'estero con il nostro Paese. Quindi, un punto di riferimento importante è il centro anagrafe, ma proprio l'erogazione di tutti i servizi consolari, che spesso dipendono dal primo servizio, ossia quello del rinnovo e dell'erogazione dei passaporti.
A fronte di una popolazione all'estero sempre in crescita, che si attesta ormai a più di 6 milioni di iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, ossia più del 10 per cento della popolazione italiana residente in Italia, le dotazioni delle nostre sedi diplomatico-consolari non sono cresciute in modo proporzionale; e non vi è solo un problema in termini assoluti, ma anche un problema di distribuzione delle risorse. La nuova emigrazione, infatti, spesso non segue gli stessi percorsi delle ondate migratorie precedenti e va ad allargare la popolazione residente all'estero in aree dove le sedi consolari, per tradizione, hanno spesso avuto una dotazione ristretta, un lascito del passato.
Molte sedi stanno proprio soffrendo per la rapidità con cui la popolazione residente è cresciuta rispetto alla dotazione di personale e i tempi di richiesta di aggiunta di personale, di pubblicazione dei bandi, della ricerca del personale purtroppo sono lunghi e spesso non si riescono ad adeguare alle esigenze con cui la popolazione sta crescendo. Quindi, i cittadini non riescono a ricevere un servizio che è all'altezza di quello che vorremmo e di quello che si aspetterebbero.
Negli Stati Uniti, ad esempio, molte sedi stanno soffrendo di un problema di rapidità con cui la popolazione italiana sta crescendo, pur non essendo state in passato sedi di immigrazione. A questi problemi, vanno ad aggiungersi ancora gli strascichi lasciati dall'emergenza del COVID, che ha provocato lunghe liste di attesa che ancora non sono riassorbite, e si parla spesso di molti mesi per il rinnovo del passaporto. Tutto ciò provoca disagi per chi risiede all'estero, che spesso è impossibilitato a viaggiare senza il rinnovo del passaporto e a tornare in Italia, nel paese in cui vorrebbero spendere i giorni con le proprie famiglie. I cittadini spesso non riescono ad avere il documento in tempi rapidi; a volte chi è in possesso della doppia cittadinanza cerca di fare il viaggio con il secondo passaporto, ma molti rimangono impossibilitati a lasciare il Paese in cui risiedono.
La percezione di questa domanda inevasa genera un senso di abbandono, di distaccamento dal nostro Paese, a causa anche dei disservizi che si aggiungono oltre a quello del viaggio, come, ad esempio, l'impossibilità di ottenere lo SPID all'estero, che è il centro fondamentale per tanti servizi per i nostri cittadini all'estero.
La situazione va ad aggiungersi al quadro delle diverse priorità che i servizi consolari devono affrontare, a partire dal rilascio dei visti per i cittadini stranieri che vogliono viaggiare nel nostro Paese per turismo o business, quindi risorse fondamentali per l'internazionalizzazione del nostro Paese e, in secondo luogo, anche i riconoscimenti di cittadinanze che, purtroppo, hanno lunghissimi tempi di attesa.
Le sedi consolari quindi si trovano a gestire diverse priorità che spesso variano in modo stagionale, però con una limitata flessibilità riguardo all'efficientamento delle risorse.
Possiamo, però, osservare che se da una parte la dotazione di fondi è limitata per le esigenze di bilancio, dall'altra è possibile aiutare le sedi con maggiore autonomia e flessibilità destinata alla produttività. Ed è proprio in quest'ottica che abbiamo formulato questa proposta di legge, la quale chiede di lasciare alle sedi consolari una quota di proventi per il rinnovo dei passaporti, come già avviene per le pratiche di cittadinanza. La proposta, nella sua formulazione finale richiede, quindi, che una quota dei proventi ricevuti dalle sedi consolari per il rinnovo dei passaporti rimanga alle sedi nella misura del 10 per cento, con la possibilità di arrivare al 30 per cento. Viene destinata per migliorare i servizi di erogazione dei passaporti al pubblico, quindi per tutti i servizi al pubblico che saranno nella disponibilità della sede. Si tratta di una misura che va proprio nella direzione, da una parte, di lasciare una maggiore autonomia alle sedi che spesso si trovano ad affrontare lamentele dal pubblico, senza avere la piena capacità per porvi rimedio e, dall'altra, di sollecitare le sedi a erogare un numero maggiore di passaporti; è una misura che va nell'ottica di una maggiore produttività delle sedi e di una gestione manageriale che ricentri il focus anche nell'erogazione dei servizi al pubblico.
La proposta, della quale sono stato da subito uno degli autori, ha trovato un appoggio bipartisan, come hanno ricordato i colleghi, proprio in virtù delle misure che vanno nella direzione di efficienza e di servizi al cittadino per la nostra pubblica amministrazione. Voglio quindi ringraziare l'onorevole Toni Ricciardi, primo firmatario, che, da subito, si è adoperato per cercare di far approvare questa proposta in un clima di dialogo tra tutte le parti politiche e finalizzato proprio al raggiungimento dell'obiettivo per i nostri cittadini all'estero. Una proposta che poi ha trovato la condivisione dei colleghi nella Commissione affari esteri che hanno collaborato, anche senza pregiudizi, riguardo allo svolgimento di questa proposta. In particolare voglio ringraziare il mio collega di collegio, l'onorevole Di Giuseppe, che ha condiviso l'impianto e poi ha appoggiato la proposta.
Oggi, quindi, in Parlamento portiamo una piccola rivoluzione per i servizi consolari e per i tanti italiani all'estero. Una riforma che va nella direzione di una maggiore autonomia, di una maggiore responsabilità per le sedi e per i capi missione, in un'ottica di servizio ai cittadini ai quali vogliamo che i servizi consolari siano erogati con l'efficienza che gli è dovuta.
Questa misura permette alle sedi di conservare una quota parte dei proventi dei passaporti erogati e sarà l'inizio di un ciclo virtuoso che aiuterà, prima di tutto, le sedi a utilizzare con una certa discrezionalità i proventi, proprio per andare incontro alle esigenze della comunità, e, in secondo luogo, i cittadini, che potranno trovare una risposta più diretta alle loro esigenze e richieste.
Un sistema virtuoso che speriamo possa portare nel tempo, non solo a una maggiore efficienza, ma anche a un dialogo costante tra i nostri concittadini all'estero e le nostre rappresentanze diplomatico-consolari, a beneficio di tutto il nostro sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 960-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Gardini, la quale rinuncia.
Rinuncia alla replica, come comunicato, anche il Sottosegretario Freni, quindi il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
A questo punto, sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 15. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 (Doc. VIII, n. 3); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 (Doc. VIII, n. 4).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 (Doc. VIII, n. 3) e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 (Doc. VIII, n. 4).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
(Discussione congiunta - Doc. VIII, n. 3 e Doc. VIII, n. 4)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.
Ha facoltà di parlare il deputato Questore Alessandro Manuel Benvenuto.
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO , Questore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, a nome dell'Ufficio di Presidenza, il Collegio dei Questori sottopone all'Assemblea il conto consuntivo relativo all'esercizio 2023 e il progetto di bilancio di previsione della Camera per l'esercizio 2024, unitamente all'allegato bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026.
La relazione scritta, che è nello stampato relativo a ciascuno dei due documenti, precede i prospetti contabili e illustra in modo molto dettagliato i dati finanziari in essi contenuti. In questo intervento, mi limiterò a evidenziare gli aspetti più significativi ai fini della valutazione della gestione amministrativa e finanziaria della Camera nel suo complesso.
In primo luogo, bisogna sottolineare i risultati della gestione 2023: dal conto consuntivo, si evidenzia un avanzo di 49,7 milioni di euro, determinato dal fatto che gli accertamenti di entrata hanno superato gli impegni di spesa per tale importo. Si tratta di un risultato indubbiamente positivo. Esso è riconducibile, tra l'altro, a un'attenta gestione della spesa, come dimostra l'utilizzo assai limitato dei fondi di riserva per incrementare gli stanziamenti di bilancio nel corso dell'anno. Se oltre all'avanzo della gestione di competenza si considera anche la cancellazione dei residui attivi e passivi risalenti agli esercizi precedenti al 2023, l'ammontare complessivo dell'avanzo dell'amministrazione della Camera registra, rispetto al dato iniziale del 2023, un incremento di 59,1 milioni di euro.
In secondo luogo, è da evidenziare l'ammontare della dotazione richiesta al bilancio dello Stato, che resta fissata in 943,16 milioni di euro per il triennio 2024-2026. Si tratta dell'importo stabilito nel 2013 per effetto di una riduzione di circa 50 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Tale importo è stato mantenuto invariato per tutti gli esercizi successivi ed è confermato anche per ciascuno degli anni del triennio 2024- 2026, nonostante gli effetti sui prezzi degli elevati tassi di inflazione che si sono registrati nel 2022 e nel 2023.
Il terzo aspetto, che ha una valenza generale, è il quadro di sostanziale stabilità che emerge dal bilancio al nostro esame per l'intero triennio di riferimento. Il totale della spesa per l'anno 2024 registra, rispetto alla spesa prevista per il 2023, un leggero incremento pari a 9,7 milioni di euro e, in termini percentuali, all'1 per cento. Anche nei due anni successivi, il totale della spesa continua a crescere con tassi di aumento moderati. In conseguenza del fatto che la dotazione, cioè la voce di gran lunga prevalente delle entrate, rimanga invariata, l'incremento della spesa comporta, in ciascun anno del triennio, il ricorso a una quota dell'avanzo di amministrazione per assicurare il pareggio di bilancio. Tale quota, comunque, risulta all'incirca pari al maggiore avanzo che, come detto, deriva dal consuntivo per il 2023. Ciò significa che l'ammontare dell'avanzo di amministrazione previsto alla fine dell'esercizio 2026 sarà di poco inferiore all'avanzo di amministrazione che si registrava all'inizio del 2023 e, sulla base di queste cifre, si può esprimere un fondato giudizio di stabilità sulla gestione finanziaria della Camera.
Un ultimo aspetto su cui merita soffermarsi è la diminuzione della spesa di funzionamento, vale a dire della spesa della Camera al netto della spesa per la gestione previdenziale. La spesa di funzionamento nel 2024 si riduce di 10,3 milioni di euro, corrispondenti all'1,96 per cento, e, nel 2026, registra un'ulteriore riduzione di circa 1 milione di euro rispetto al 2024. Alla fine del triennio, si prevede, pertanto, che la spesa di funzionamento si attesti a 515,5 milioni di euro. Si tratta di un dato significativo, soprattutto da un punto di vista qualitativo. Esso evidenzia che l'incremento della spesa totale, riconducibile a fattori di contesto che caratterizzano il quadro economico generale, quali l'inflazione e la dinamica della spesa previdenziale, è comunque arginato grazie a una gestione finanziaria attenta e rigorosa. Occorre altresì evidenziare che si tratta di un processo in corso da diversi anni: basti pensare che, nel 2013, la spesa di funzionamento ammontava a 688,9 milioni di euro, per cui, in poco più di dieci anni, si è ridotta di circa un quarto.
Dopo aver segnalato questi punti particolarmente qualificanti, mi limito ad alcune osservazioni molto sintetiche relative agli andamenti delle principali voci di spesa.
La spesa per i deputati rimane sostanzialmente immutata. A questo proposito, meritano, peraltro, di essere evidenziati gli effetti di contenimento derivanti dalle misure in tema di indennità parlamentare, rimborso delle spese di soggiorno e rimborso delle spese per l'esercizio del mandato, che l'Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei Questori, ha prorogato per il 2026. In mancanza della proroga di tali misure, la spesa per i deputati, nell'esercizio 2026, avrebbe registrato un aumento di 29,4 milioni di euro.
La spesa per il personale dipendente diminuisce in ciascuno degli anni del triennio e, nel 2026, si attesta al di sotto della soglia dei 200 milioni di euro, nonostante le nuove assunzioni effettuate nell'anno in corso e quelle programmate nel triennio. Per un confronto di più lungo periodo, si ricorda che, nel 2013, la spesa per il personale dipendente era più alta di quella prevista nel 2024 di oltre 67 milioni.
La spesa previdenziale, pur registrando una dinamica crescente, aumenta a un tasso percentuale inferiore a quello previsto, a livello tendenziale, nel Documento di economia e finanza (DEF) 2024.
La spesa per acquisto di beni e servizi nel 2024 evidenzia una riduzione di 2,4 milioni di euro rispetto al 2023 e, negli anni 2025 e 2026, si attesta sui valori del 2024. Anche in questo caso, è significativo il confronto di più lungo periodo: la riduzione che si registra nel 2024 rispetto al 2013 è di ben 43,8 milioni di euro, un importo corrispondente, in termini percentuali, a circa il 33,2 per cento.
Con riferimento alla spesa per acquisto di beni e servizi, si osserva che alcuni dei capitoli di bilancio compresi in questa categoria riguardano servizi che, a decorrere dal 1° settembre prossimo, saranno erogati alla Camera dalla società in house CD-Servizi Spa, costituita in attuazione della deliberazione dell'Ufficio di Presidenza n. 83 del 26 marzo 2024. Ciò vale, in particolare, per i capitoli o le voci di bilancio relativi alla ristorazione, alle pulizie e servizi accessori, al facchinaggio e al supporto esecutivo. Sotto il profilo contabile, non sono state apportate variazioni alla struttura del bilancio della Camera, vale a dire sono stati mantenuti distinti capitoli o distinte voci di bilancio per ciascuno dei servizi in questione.
Anche gli stanziamenti iscritti in tali capitoli o voci di bilancio non sono stati modificati nel corso del presente esercizio. I corrispettivi relativi a ciascuna tipologia di servizio saranno erogati dalla società sulla base degli importi e con le modalità stabilite dalla convenzione e dai contratti di servizio con cui saranno disciplinati i reciproci rapporti, anche finanziari, tra la Camera e la società stessa.
Una novità nella struttura del bilancio della Camera è stata, invece, apportata nell'ambito della spesa in conto capitale, dove è stata istituita una nuova categoria e un nuovo capitolo, all'interno del quale è stato iscritto lo stanziamento di 1 milione di euro, corrispondente al capitale sociale della società in house.
In conclusione, dal progetto di bilancio di previsione della Camera per l'anno 2024 e per il triennio 2024- 2026, all'esame dell'Assemblea, emerge un quadro complessivo caratterizzato, sotto il profilo finanziario, dalla stabilità, e sotto il profilo degli indirizzi amministrativi, dall'impegno del Collegio dei Questori e dell'Ufficio di Presidenza a utilizzare le risorse finanziarie a disposizione della Camera per rispondere al meglio alle esigenze di funzionamento dell'Istituzione.
Per quanto concerne, in particolare, l'attività svolta dal Collegio dei Questori per dare attuazione agli ordini del giorno accolti o approvati nel corso dell'esame da parte dell'Assemblea del bilancio per l'esercizio 2023, è stata predisposta una dettagliata relazione, di cui chiedo alla Presidenza l'autorizzazione a pubblicare in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Benvenuto, ovviamente, la sua richiesta è accolta.
È iscritto a parlare l'onorevole Vaccari. Ne ha facoltà.
STEFANO VACCARI (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Colleghi, anche quest'anno, come nel precedente, il conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno 2023 dimostra che siamo in presenza di un'opera di contenimento dei costi e di un'attendibilità delle stime e delle valutazioni delle previsioni di spesa.
La gestione di competenza dell'anno finanziario 2023 si è, infatti, chiusa con un avanzo di 49,7 milioni di euro. È stata operata la cancellazione dei residui passivi per 9,7 milioni, si è proceduto alla cancellazione di residui attivi per quasi 275.000 euro, si sono registrate maggiori entrate per 21,8 milioni e minori spese per 28,9 milioni. Un rigore e una gestione finanziaria che ha permesso agli organi della Camera di continuare ad adempiere ai propri compiti istituzionali in un contesto economico difficile.
Il bilancio di previsione per il 2024 conferma l'attenta opera di monitoraggio relativa alla gestione delle risorse. Nel 2024, si registrano, infatti, spese ridotte di circa 10 milioni, un avanzo di amministrazione alla fine del triennio di 315 milioni, una diminuzione della spesa per il personale e per beni e servizi, la conferma delle misure per il contenimento dei costi per i deputati.
Tuttavia, prima di entrare nel merito di alcuni aspetti legati ai documenti di bilancio in esame, mi siano consentite alcune riflessioni sul ruolo del Parlamento, di cui oggi esaminiamo il bilancio di una delle due Camere. Lo scorso anno, sempre durante la discussione del bilancio interno, ho avuto modo di avanzare alcune brevi riflessioni sullo stato di salute della nostra legislazione e, in particolar modo, sull'eccesso di decretazione, sulle dinamiche dei rapporti fra Parlamento e Governo, sulla crescita del ruolo dell'Esecutivo con una sostanziale condizione di subalternità del Parlamento, di cui è espressione anche la riduzione dei tempi del dibattito parlamentare. Anche quest'anno nulla o poco è cambiato. Continua la marcia a tappe forzate del Parlamento per smaltire i numerosi decreti-legge in scadenza, decreti a pioggia, giunti a quota 72 dall'inizio della legislatura. La scorsa settimana, il Comitato per la legislazione, nell'esprimere il proprio parere sul DL Infrastrutture, è tornato sul tema e ha constatato, ancora una volta, la natura omnibus del testo. Lo stesso Comitato ha formulato una chiara raccomandazione, con cui sollecita l'Esecutivo ad assicurare un utilizzo coerente delle diverse fonti normative, con particolare riferimento alla decretazione d'urgenza e all'esigenza di evitare la commistione e la sovrapposizione di materie diverse. L'adozione di più decreti di dimensioni contenute, relativi a settori normativi omogenei e specifici, piuttosto che un singolo decreto omnibus, permetterebbe un più ordinato lavoro nelle Commissioni, valorizzando la fase referente. A nulla, però, sembrano valsi i ripetuti appelli del Presidente Mattarella sul numero dei decreti, sulla concentrazione dell'attività legislativa sui decreti-legge, che assume dimensioni maggiori e carattere sempre più multisettoriale e frammentato, e sull'impatto significativo che questa attività ha sulla qualità della legislazione, sulle procedure parlamentari e sull'attività parlamentare.
Un'attenta e approfondita discussione sul funzionamento del Parlamento è un'occasione utile anche per interrogarsi sui nuovi modi di far lavorare il Parlamento e le sue articolazioni. Il Parlamento non è solo il luogo della decisione, è anche il luogo del confronto delle idee, della formazione dei convincimenti, dell'orientamento, ma c'è il rischio, a fronte delle nuove sfide cui siamo chiamati, che il dibattito diventi fine a se stesso. Le assemblee elettive della gran parte delle democrazie occidentali si trovano oggi ad affrontare una fase di trasformazione, che nasce dal cambiamento delle condizioni internazionali, economiche, sociali, culturali, in relazione alle quali erano state pensate e organizzate. Il lavoro parlamentare deve sposarsi sì con la velocità della decisione, ma deve anche saper guardare alla qualità della decisione e, soprattutto, all'inserimento della decisione in una visione strategica delle priorità del Paese.
Tornando ai documenti di bilancio in esame, vorrei soffermarmi brevemente su alcuni aspetti sui quali abbiamo presentato degli ordini del giorno che giovedì discuteremo.
Per quanto riguarda i gruppi parlamentari, crediamo sia giusto affrontare tre aspetti: il primo è relativo al personale, iscritto negli allegati A e B, i quali racchiudono professionalità a supporto dei gruppi parlamentari. Queste professionalità sono state oggetto, negli anni, di ripetuti interventi da parte dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori, e sarebbero auspicabili e non più rinviabili iniziative volte alla salvaguardia dei livelli occupazionali, delle competenze e delle professionalità acquisite. Il secondo aspetto riguarda la possibilità, per gli stessi lavoratori dei gruppi, di accedere ai servizi di mensa self-service presso Palazzo Montecitorio. Oggi l'accesso al servizio mensa è precluso a molte delle lavoratrici e dei lavoratori impegnati presso i gruppi: una discriminazione che riteniamo sia necessario superare, attraverso l'individuazione di nuovi spazi dedicati al servizio e anche attraverso convenzioni con strutture già esistenti. Il terzo riguarda la necessità di stanziare a favore dei gruppi parlamentari un contributo aggiuntivo, finalizzato all'acquisizione di nuovi strumenti di lavoro, tecnologicamente aggiornati e alla conseguente formazione del personale. Va, infatti, incentivato lo sforzo avviato dai gruppi, di rinnovare e ammodernare i processi di lavoro utilizzando strumenti in linea con le più avanzate tecnologie, in modo da migliorare l'efficienza e la produttività. Inoltre, in un'epoca caratterizzata da un'innovazione senza precedenti, l'intelligenza artificiale rappresenta una delle tecnologie più promettenti in tutti i settori della società, con il potenziale non solo di migliorare la vita delle persone, ma anche di ottimizzare la produttività in ambito lavorativo e di incrementare significativamente l'efficienza delle istituzioni democratiche.
Sul tema dell'intelligenza artificiale, il Comitato di vigilanza sull'attività di documentazione di questa Camera, presieduto dalla Vicepresidente Ascani, ha condotto, tra i mesi di aprile 2023 e gennaio 2024, un'indagine conoscitiva sull'intelligenza artificiale e sul suo possibile impiego a supporto del lavoro parlamentare. L'indagine ha disvelato i momenti e i processi di uno sviluppo tecnologico in evoluzione, tanto continuo quanto rapido, e l'indagine ha rappresentato lo sforzo per comprendere al meglio una realtà onnipervasiva, con la quale la società, a tutti i livelli e in tutte le sue espressioni, dovrà sempre più fare i conti. Riteniamo, pertanto, necessario supportare, valutando e mitigando i rischi connessi, l'applicazione delle tecnologie di intelligenza artificiale, in particolare di quella generativa, anche al fine di promuovere un livello sempre più alto di trasparenza e di conoscenza dell'attività svolta dai deputati, dagli organi parlamentari e dell'istituzione nel suo complesso, e di contribuire, in tal modo, a rafforzare il rapporto con i cittadini e la partecipazione democratica.
Vorrei, infine, porre una particolare attenzione al significativo elemento di novità che questo bilancio porta con sé, cioè l'istituzione e l'avvio della società in house, la società di Servizi Spa. A seguito della presentazione di un ordine del giorno al bilancio interno del 2023 del Questore Trancassini, è stata costituita la società in house, una società di diritto privato per gestire alcuni servizi affidati in regime di appalto, come le pulizie, la ristorazione, il facchinaggio e alcuni servizi di supporto esecutivo di segreteria. Ora, io potrei, altrettanto platealmente come ha fatto l'onorevole Trancassini, sventolare la tabella relativa all'incremento in busta paga che quella lavoratrice otterrà, qualora assunta dalla società, e cioè circa 60 euro lordi al mese, ma non penso che serva ad aggiungere nulla a questa discussione, se non altro che la demagogia. Non serve, quando si parla di lavoro e di lavoratrici e lavoratori e delle loro legittime aspirazioni in termini di stabilizzazione, di aumenti salariali, di sviluppo di carriera e di tutele. L'iniziativa, correlata da diverse analisi dell'advisor prescelto, si è basata su tre assunti: l'esigenza di migliorare l'attribuzione dei dipendenti, l'esigenza di miglioramento degli standard di servizi, o, per lo meno, il loro non peggioramento, e le finalità perseguite dal saldo zero, stimando una riduzione dei costi a carico della Camera, nella convinzione che tale iniziativa sarebbe risultata più efficiente del ricorso al mercato.
L'Ufficio di Presidenza ha approvato a maggioranza un piano per l'internalizzazione dei servizi relativi ai servizi di pulizia, di facchinaggio, di supporto esecutivo e di ristorazione, affidati in precedenza a diversi fornitori esterni, tramite procedure di gara. Come dicevo prima, per la costituzione, l'organizzazione e l'avvio della società in house è stata richiesta una serie di approfondimenti, volti a verificare l'operatività e l'economicità del nuovo assetto organizzativo. Dalla lettura dei documenti sottoposti all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza, sono emersi rilievi in merito alla convenienza dell'affidamento in house, l'opportunità di prevedere un'ulteriore fase istruttoria, attraverso una vera due diligence, in grado di esaminare le proiezioni economiche, la sostenibilità finanziaria e la compatibilità della scelta con i princìpi di efficacia, di efficienza e di economicità, nonché i costi di flessibilità derivanti dall'attività della Camera. Ho avuto modo di affermare, in Ufficio di Presidenza, assieme ad altri colleghi, che l'analisi svolta dall'Ufficio di Presidenza non è risultata idonea a risolvere le criticità relative ai costi di manodopera, agli oneri connessi al modello organizzativo, ai costi di funzionamento e ai costi per forniture e altri beni strumentali. Le attuali evidenze di società in house costituite nell'ambito della pubblica amministrazione hanno messo in risalto le forti criticità di tale strumento organizzativo, sul piano dell'efficienza e della capacità di contenere i costi pubblici. Il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, l'Ispettorato generale della finanza, la Corte dei conti e il Consiglio di Stato sono stati ripetutamente coinvolti e sono intervenuti nel governo delle società pubbliche, segnalando come queste strutture societarie si siano trasformate via via in organismi pletorici, non sempre efficienti, ben distanti da quei canoni operativi che devono guidare l'agire pubblico.
Tali risultanze sono state portate all'attenzione dell'opinione pubblica attraverso gli organi di stampa, che hanno indotto il legislatore ad una riorganizzazione del settore dei servizi pubblici resi a mezzo delle strutture societarie in house, per valutare la reale convenienza, ritenendo al contrario che sia maggiormente economica un'esternalizzazione alla cui realizzazione concorrono anche soggetti privati, creando condizioni di concorrenza effettiva preliminare a una riduzione dei costi. La Corte costituzionale, poi, con la sentenza n. 65 del 19 aprile 2024, ha respinto un conflitto di attribuzione promosso dalla Camera dei deputati contro 2 pronunce del Consiglio di Stato e delle sezioni unite civili della Corte di cassazione, affermando che la Camera e il Senato non sono titolari di alcun potere di autodichia sulle controversie relative alle procedure di affidamento dei propri appalti, che rimangono quindi così sottoposte alla giurisdizione del giudice amministrativo e che restano soggette, come ogni altra amministrazione pubblica, ai controlli da parte del potere giudiziario sulla legittimità dei loro provvedimenti.
Va sempre tutelato, sempre secondo la Corte, l'imperativo costituzionale di effettiva tutela degli interessi legittimi e dei diritti soggettivi contro condotte non conformi alla legge e agli stessi regolamenti interni.
Sempre in Ufficio di Presidenza, per garantire la qualità dei servizi non direttamente strumentali all'esercizio delle funzioni parlamentari, la continuità occupazionale e gli aumenti salariali per i lavoratori, abbiamo proposto soluzioni alternative alla costituzione della società in house. Abbiamo proposto all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza un tavolo di confronto sulle complesse tematiche avanzate e sulla necessità di assicurare, senza incertezze e senza demagogia, il giusto riconoscimento alla crescita professionale di tutti i lavoratori e le lavoratrici coinvolti; soluzioni alternative di gestione più convenienti e soprattutto in grado di non mettere i lavoratori e la Camera di fronte a scenari di incertezza; soluzioni che avrebbero dato maggiori garanzie e risorse ai lavoratori in somministrazione, a partire dal rinnovo dei contratti di appalto oramai scaduti o in scadenza.
Si è però scelto diversamente, si è scelto di procedere spediti verso la costituzione di una società in house, senza una verifica dettagliata sulla sua sostenibilità finanziaria futura e sulla compatibilità della scelta con i principi di efficienza, di efficacia e di economicità. Si è scelto di accelerare sulla costituzione della società in house senza valutare attentamente le responsabilità connesse, i profili di tutela, il principio della separazione dei poteri e senza approfondire la responsabilità dei componenti dell'Ufficio di Presidenza.
Abbiamo, pertanto, presentato un ordine del giorno che prova ad affrontare 2 aspetti, il primo relativo alla retribuzione dei lavoratori. Le analisi dei servizi esternalizzati non hanno fornito rassicurazioni al riguardo. Sbaglierò, ma il rischio che i lavoratori nella prima busta paga di settembre trovino aumenti contenuti è reale. Pertanto, al fine di raggiungere una retribuzione più elevata, che è obiettivo di tutti, a favore dei lavoratori e delle lavoratrici che prestano servizio presso la società in house, proponiamo di prevedere un significativo incremento del monte ore annuo, con una contestuale riduzione degli straordinari.
Il secondo aspetto è relativo alla necessità di informare il Parlamento su questa rilevante iniziativa e sui risvolti che avrà negli anni. Alla luce delle considerazioni che ho provato a sintetizzare, per evitare che il Parlamento, anche in considerazione dell'impegno economico che oggi viene richiesto, assista inerme agli sviluppi della società in house, chiediamo che l'Ufficio di Presidenza presenti, congiuntamente al bilancio consuntivo, una relazione dettagliata sull'attività della società CD-Servizi Spa, sull'economicità delle diverse tipologie di lavorazione, sulla situazione finanziaria ed economica, con particolare riferimento all'assetto organizzativo, e sulle condizioni economiche dei lavoratori e delle lavoratrici impegnate.
Mi auguro che questo dibattito, le decisioni che assumeremo, gli ordini del giorno che approveremo sulla base delle valutazioni che il Collegio dei questori farà, contribuiscano all'obiettivo che ci può e ci deve unire tutti, e cioè quello di promuovere l'autorevolezza della nostra Assemblea, fondamentale presidio della nostra democrazia, a partire dai compiti e dalla responsabilità che ci assegna la nostra Carta costituzionale (Applausi del deputato Casu).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il Presidente Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Cari colleghi, partirei dal principio, nel senso che per molti anni, ahimè - non è la prima legislatura questa che svolgo e interpreto -, ci siamo trovati a fare i conti con una necessità, per certi aspetti assolutamente oggettiva, di ridimensionare il budget a disposizione della Camera dei deputati. Lo abbiamo iniziato a fare al riparo - potremmo dire così - dalle pressioni esterne, dalla propaganda, dalla demagogia, dal tentativo di strumentalizzare alcuni fatti noti, soprattutto quelli che hanno attraversato, da Tangentopoli in poi, il dibattito pubblico nella nostra Nazione.
Lo abbiamo fatto, dunque, con cognizione di causa, perché c'era una certa quantità di sprechi, che andavano rimessi a posto, assolutamente consumati, estinti. Quindi abbiamo fatto un lavoro virtuoso, finché, a questo lavoro virtuoso, non si è aggiunta quella che prima ho citato e apostrofato come propaganda, come deriva demagogica. È un dato oggettivo, guardate, non c'è nessuna volontà da parte mia di fare giochi e giochini; è talmente oggettivo che, per esempio, sul campo dei concorsi per l'assunzione di personale alla Camera deputati tale da rendere operativa la Camera stessa, che non lo era più, si è dovuto spendere nientepopodimeno che l'ex Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, che non mi pare possa essere accusato di una politica di sprechi.
Quindi tutto si poteva immaginare fuorché che proprio un rappresentante del MoVimento 5 Stelle iniziasse una fase distinta e distante da quella nella quale abbiamo rischiato di “buttare il bambino con l'acqua sporca”, però questa è stata la storia. Abbiamo individuato un confine non valicabile, ed è quello che ancora oggi deve contraddistinguere e sta contraddistinguendo il lavoro dell'Ufficio di Presidenza, e quindi anche e a cominciare dal Collegio dei questori, di combattere gli sprechi, però al netto dell'osservazione e della pedissequa interpretazione del ruolo che noi svolgiamo qui dentro e del servizio che dobbiamo fornire, in nome e per conto dell'istituzione repubblicana che rappresentiamo, ai nostri cittadini.
Noi abbiamo il dovere di far funzionare questa macchina come un orologio; abbiamo il dovere della precisione, dell'efficienza; abbiamo il dovere della qualità; abbiamo il dovere della equanimità; abbiamo il dovere di fare di questo monumento politico - non è soltanto un monumento architettonico - un esempio verso cui protendere, in modo tale che quando poi ci si trova in campagna elettorale - lì è il luogo della propaganda - nessuno possa dirci: voi predicate bene e razzolate male, fate della lotta al precariato, per dire, e poi avete nel vostro stesso palazzo un nugolo di lavoratori precari.
Che fate? Voi predicate la qualità del lavoro dei pubblici amministratori e poi vi togliete, per demagogia e per cercare di creare consenso sull'inefficienza, gli strumenti, magari anche costosi da un punto di vista economico, che comunque vi consentano, e dovrebbe essere obbligatorio per voi farlo, di servire la Nazione in maniera puntuale ed efficace? Quindi, da un certo momento in poi - non voglio in questo momento almeno politicizzare più di tanto -, ci siamo trovati quasi a legiferare o ad amministrare sotto la tagliola di un ricatto, di un condizionamento politico propagandistico forte, che ha travalicato questo confine e ha menomato i servizi fondamentali che avrebbe dovuto esibire la Camera dei deputati, e quindi ciascun gruppo parlamentare e l'istituto delle funzioni che esercitiamo.
Il lavoro svolto fin qui non è iniziato soltanto in questa legislatura, ripeto, perché una parte di questo lavoro di restauro del minimo inderogabile del livello di qualità, e quindi anche di costo, è stato iniziato nella scorsa legislatura da un altro Ufficio di Presidenza e da un altro Presidente della Camera, di segno opposto, nel senso che oggi quella parte politica si trova all'opposizione, ma ieri è stata il motore di questo processo riformatore.
Però il punto di non ritorno - badate bene, dobbiamo puntualizzarlo tra noi - deve essere quello della funzionalità delle nostre relazioni e attività rispetto ai cittadini collocati fuori da qui. Non siamo una realtà autoreferenziale che se la suona e se la canta, non siamo un consiglio di amministrazione; abbiamo un ruolo e una competenza, li dobbiamo esercitare e dobbiamo farlo nel miglior modo possibile, con i conseguenti costi che, eventualmente, dovessero essere esibiti, con responsabilità, al cospetto dei cittadini italiani.
In questo caso, devo dire che il lavoro svolto anche dall'attuale Ufficio di Presidenza è assolutamente virtuoso, perché si sta riuscendo a introdurre elementi di qualità ed efficienza, senza che il bilancio della Camera aumenti il proprio budget; anzi, lo va perfino a diminuire.
Con riferimento a questo, devo dire che anche l'intervento che poco fa ho ascoltato dà a Cesare quel che è di Cesare; quindi, si prende anche la propria parte di fatturato, diciamo così: il saldo è condiviso, perché tutti abbiamo marciato in questa direzione, ferma restando, però, la consapevolezza dei rischi che sono dietro l'angolo qualora la demagogia prendesse il sopravvento sul compito primario di far funzionare questa macchina a regola d'arte.
Poi c'è, in realtà, un bivio davanti a noi, e su questo sarò un po' meno delicato, sinceramente, Presidente Costa. Infatti, rispetto, ad esempio, all'istituzione della società in house, di cui abbiamo ascoltato menzione, criticamente, poco fa, c'è una sorta di inversione dei ruoli e delle parti che mi lascia stupefatto. Con riferimento alla battaglia per cercare di migliorare le condizioni dei lavoratori della Camera, non è che, siccome i lavatori sono alla Camera dei deputati, allora dobbiamo colpevolizzarli, perché fuori di qui si narra la favola secondo la quale tutti straguadagnano e, quindi, dobbiamo colpire la casta. In questo caso, la casta non è rappresentata dal Presidente della Camera, dal Segretario generale, dai tanti dirigenti, dai parlamentari, da noi deputati, ma, paradossalmente, la casta sarebbe inopinatamente rappresentata dai lavoratori sfruttati dalle cooperative lungo l'arco di decenni. Una storia senza fine, di fronte alla quale nessuno si è voluto assumere la responsabilità di un intervento propositivo, singolare, originale che mettesse questi lavoratori nelle condizioni di essere almeno al pari degli altri, di quelli che lavorano fuori di qui.
Questo dibattito non è stato introdotto da questo Ufficio di Presidenza ed è qui il colpo di scena: è un dibattito che si prolunga nel tempo, da prima della scorsa legislatura, e che dal 2018 - ci sono dei riscontri, io ve li risparmio, ma li ho tutti qui e li distribuisco a chi vuole, così si fa una cultura - ha portato a proposte che non sono state mai contrastate da nessuno.
Io, prima d'ora, nell'Ufficio di Presidenza della scorsa legislatura - ricordo che svolgo, immeritatamente, il ruolo di Vicepresidente già dalla precedente legislatura, quindi sono una sorta di testimonianza della continuità - non ho mai sentito una sola persona porre in discussione il principio elementare di dare dignità, innanzitutto, ai lavoratori della Camera assunti dalle cooperative, che hanno appalti con la Camera stessa, e che si trovano in una condizione, a mio giudizio, totalmente surreale.
Infatti, a fronte di quello che noi retribuiamo, c'è un lavoro della Camera sussidiario, che fiancheggia queste cooperative, che non è monetizzato, non è calcolato e che esiste ed è, paradossalmente, preponderante sullo stesso lavoro che svolgono le cooperative a loro volta. Tutto questo non è stato calcolato, tutto questo, quando si è trattato di doverlo mettere in discussione, non è stato minimamente criticato, perché era, giocoforza, inevitabile arrivare a un punto di caduta simile a quello attuale.
Il varo della società in house è stato un ottimo escamotage per cercare di evitare, magari, in una situazione diversa, di poter, per esempio, immaginare un concorso pubblico e assumere lavoratori precari e sottopagati. Facendo questa procedura, seguendo le leggi dello Stato, di cui siamo testimonianza vivente - perché le facciamo noi -, avremmo sicuramente penalizzato, per esempio, gli operai e i dipendenti più anziani o quelli meno istruiti, che, magari, in un concorso sarebbero stati condannati all'esclusione da ragazzi più intraprendenti, più preparati, più titolati.
Quindi, secondo me - io non voglio mettere parole in bocca a nessuno, sto parlando in quanto Fratelli d'Italia, rappresento in questo momento non il Vicepresidente della Camera, ma la parte politica e, infatti, sono qui nei banchi del mio gruppo e mi assumo la responsabilità politica di quello che dico -, il varo di questa società in house è l'uovo di Colombo, anche perché non abbiamo fatto chissà quale invenzione: ci sono centinaia di comuni e di enti locali, anche sovraordinati, che hanno società in house attraverso le quali gestiscono i servizi di proprio riferimento. Quindi, attraverso questa procedura, certamente, facciamo una scommessa e ci assumiamo la responsabilità.
Si possono avere idee diverse: sinceramente, ritengo surreale - e lo dico per la seconda volta - un atteggiamento pregiudiziale di opposizione totale, che, magari, si può manifestare con un voto contrario dentro un Ufficio di Presidenza; ma, poi, comunque, la decisione viene presa, tutti rappresentiamo questa istituzione, e portarla alle estreme conseguenze, fino al punto di presentare un ordine del giorno per abolire una società in house appena nata, mi sembra davvero fuori luogo. Anche perché il tentativo è quello di avere servizi migliori, migliore qualità e una retribuzione adeguata per alcune categorie di lavoratori che - lo abbiamo già detto nelle scorse legislature e lo confermo anche adesso - portano a casa 400 euro al mese di stipendio, che sono costretti magari a fare un secondo lavoro in nero (non lo so, faccio una simulazione di fantasia) e sono sottoposti a turni paradossali, per cui, magari, un paio di ore le devono fare la mattina e un paio le devono fare alle 18. Quindi, siamo in una condizione orribile.
Si può dire: ma l'avete scoperto adesso? No, c'è stato un lungo dibattito. O, ancora: ma perché andate così veloci? No, non siamo andati per niente veloci, caro collega a cui mi rivolgo, per il suo tramite, Presidente: ci abbiamo messo diversi anni e, semmai, qualcuno ci potrebbe rimproverare di aver impiegato troppo tempo per arrivare a questa soluzione. Lo spettro che è davanti a noi per poter migliorare questa fattispecie è gigantesco ed enorme, se c'è desiderio di costruire e non quello di difendere rendite di posizione.
È che qui qualcuno, forse - ed è l'ultima battuta pungente che faccio - ha legittimamente maturato il timore, se non il terrore, che il mercato del lavoro, per come si è sviluppato nel corso del tempo, trovando questa intersezione astrale micidiale tra un certo mondo marxista e un certo punto iperliberista, veda, comunque, i lavoratori vittime, perché si possono anche fare risparmi, ma non si possono fare risparmi, colleghi dell'opposizione, sulla pelle dei più deboli.
Se si vogliono fare dei risparmi, se proprio volete farli, proponeteli, siamo qui per ascoltarli, si fanno casomai su coloro i quali guadagnano di più, non su quelli che guadagnano di meno, e lo dice la destra, la destra sociale e popolare che, in questo caso, lo insegna alla sinistra, che si è messa dall'altra parte del campo, a fianco al capitale, che una volta era la grande azienda di antica memoria e oggi è rappresentata anche da questa diffusa fattispecie del cooperativismo puntuale e articolato sul territorio.
Presidente, penso che questa operazione del varo della società in house sia una bella operazione; penso che sia una scommessa e ringrazio tutti coloro i quali ci hanno lavorato. So che siamo ancora in fase preparatoria, che a settembre ci sarà il varo ufficiale; so che gli uffici hanno fatto un lavoro straordinario, so che il Collegio dei questori ci ha messo la faccia e ha fatto un lavoro importante, so che tutti quanti insieme stiamo - lo dico con un po' di enfasi e con un po' d'orgoglio - scrivendo una storia diversa, dopo aver sperimentato questa cosa stravagante degli appalti, che hanno punito i soggetti più deboli che orbitano dentro questo palazzo, e penso che questo non fosse giusto. Quindi, è un tentativo aperto a tutti, anzi, ringrazio una parte dell'opposizione, che lo ha capito perfettamente e ci ha dato una mano, anzi si può dire che è stata davanti a noi - mi riferisco al collega Zaratti, in particolare - per cercare di trovare la soluzione più giusta. Tutto è perfettibile, però la stella polare, che abbiamo cercato di seguire, non credo che possa essere messa in discussione: colpire gli sprechi, ottimizzare ed efficientare il funzionamento della macchina amministrativa della Camera dei deputati, non penalizzare più, non sfruttare più i lavoratori, non produrre nuovo precariato, è una missione che dovrebbe riguardare tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie Presidente. Vorrei ricordare che la Camera dei deputati è uno dei luoghi più alti, insieme al Senato, se non il più alto, della democrazia italiana. È l'unico luogo nel quale ci sono i rappresentanti diretti del popolo, perché i cittadini e le cittadine - fino a prova contraria - eleggono i deputati e le deputate, i senatori e le senatrici. Le Camere sono il punto più alto della democrazia del nostro Paese e la gestione di questa istituzione, la gestione della Camera, non è né di destra né di sinistra - lo dico io che siedo ai banchi della sinistra di questo emiciclo -, che non si fa maggioranza e opposizione sul funzionamento della Camera, a mio parere. Si cerca di rendere più efficiente questo strumento e si cerca di spiegare ai cittadini come e perché vengono spesi i loro soldi in questa istituzione; questo sì è importante, la trasparenza delle spese che la Camera sostiene, la giustezza delle spese che vengono effettuate. Penso che, da questo punto di vista, noi dobbiamo fare un passo in avanti importante nel dare certezza ai cittadini che i loro soldi, le loro risorse siano spese nel miglior modo possibile per garantire al Paese leggi, per garantire che la loro voce sia raccolta dai deputati e dalle deputate dei diversi gruppi, che qui venga rappresentata, e che si possano trasformare in provvedimenti che affrontano i problemi di tutti e di tutte. Da questo punto di vista, anche la morigeratezza, da parte degli organi della Camera, nel saper gestire queste risorse è un elemento fondamentale. Il fatto che la Camera dei deputati, attraverso l'Ufficio di Presidenza, gestisca i fondi a lei assegnati con oculatezza, con la stessa previdenza di un buon padre e di una buona madre di famiglia, è un aspetto fondamentale del rapporto che si deve instaurare con i cittadini. I cittadini devono sapere che i loro soldi sono spesi bene.
Penso che, da questo punto di vista, anche la politica messa in campo dall'Ufficio di Presidenza in questo anno e mezzo di legislatura - ma anche precedentemente - sia una scelta importante, ossia quella di tagliare gli sprechi, di contenere il più possibile le spese, perché questo è un elemento di certezza e, peraltro, in un momento come quello che vive il Paese, è doveroso nei confronti dell'opinione pubblica, e riguarda, in primo luogo, il punto più alto della democrazia, le Camere, ma riguarda anche tutta la pubblica amministrazione del Paese. Tagliare gli sprechi è un obiettivo che ci deve essere. Tagliare gli sprechi, però, non significa ovviamente tagliare i servizi; non può significare che ci sia una minore efficienza, perché tutto quello che noi spendiamo, come previsto nel bilancio della Camera, è giustificato dal fatto che i deputati e le deputate facciano bene il loro lavoro. Il core business di tutto questo è il fatto che noi tutti, che siamo stati onorati dal consenso dei cittadini, possiamo svolgere bene il nostro lavoro, perché, se noi lo svolgiamo male, sprechiamo i soldi che vengono spesi per il funzionamento di questa istituzione. Soltanto unendo risparmio a efficienza del servizio, che noi dobbiamo rendere al nostro Paese, svolgeremo la funzione costituzionale della Camera dei deputati. Quindi, efficienza nello svolgimento della nostra funzione e meno soldi spesi per assicurare la realizzazione delle nostre funzioni.
È molto positivo che la Camera abbia ridotto le sue spese rispetto al 2023 (ancora una volta) e che la previsione per il triennio 2024-2026 possa assicurare, nelle previsioni, un risparmio ancora più significativo (oltre 315 milioni). Ciò è molto positivo.
Io voglio esprimere una piccola critica alla comunicazione della nostra Camera dei deputati. Noi non dobbiamo comunicare soltanto quanto risparmiamo, non dobbiamo dire semplicemente che siamo bravi perché spendiamo 10 milioni di meno; dobbiamo dire - dovremmo dire - che siamo bravi perché facciamo più leggi, perché permettiamo ai deputati e alle deputate, ai gruppi, di svolgere una funzione migliore di prima, di essere più rispondenti alle grandi necessità del nostro Paese, che non sono uguali a quelle di una volta. Guardate che, rispetto alla funzione del deputato, si dice sempre che i deputati che c'erano una volta erano di un altro livello rispetto a quelli attuali e, probabilmente, è vero, viste le grandi personalità che sono state sedute a questi banchi, però la funzione che svolgeva quel Parlamento, negli anni Cinquanta, o subito dopo la Seconda guerra mondiale, non è la stessa di oggi e il deputato, che allora svolgeva queste funzioni, non aveva lo stesso dovere di preparazione di quello di oggi, per essere rispondente a quella funzione.
La funzione evolve, così come evolve il Paese, e su questo noi, come Camera dei deputati, dobbiamo essere in grado di dare una risposta, quindi unire il risparmio doveroso alla capacità di cambiare e di modernizzare anche il ruolo del deputato e della deputata, dei rappresentanti dei cittadini e delle cittadine. Dobbiamo fare di più e, secondo me, nelle comunicazioni che facciamo, dovremmo dire sì, risparmieremo 300 milioni, magari anche 600, magari anche un miliardo, ma contemporaneamente dobbiamo dire che cosa vogliamo far diventare i deputati e le deputate e come permettiamo loro di svolgere meglio la loro funzione. Questo è un dato. È un dato che parte dal risparmio. I deputati e le deputate non vogliono aumenti di stipendio - e questo l'abbiamo già detto molte volte e lo ribadiamo sempre in Ufficio di Presidenza -, non è questo il punto. Il punto è l'efficienza del servizio al Paese, che i deputati devono svolgere. Quindi, penso che noi abbiamo bisogno di un ulteriore salto di qualità: ci siamo concentrati giustamente sul risparmio; ci dobbiamo concentrare sul risparmio sommato all'aumento della qualità.
Allora, si è discusso della società in house, che è stato l'elemento innovativo - diciamo così - del passato anno finanziario della nostra Camera, con l'istituzione di questa nuova società. Intanto, vorrei ricordare che non è che noi abbiamo fatto una cosa particolarmente nuova, è una cosa che in questo Paese si fa da tanti anni, molte istituzioni lo fanno. Peraltro, è anche disciplinato dalla legge, non è che stiamo facendo una cosa nuova, che non si sa bene che cos'è. C'è il decreto legislativo n. 175 del 2016 che dice quali sono le caratteristiche e le funzioni che devono avere le società in house.
Tuttavia, questo non è che derivi - lo voglio dire a lei, Presidente, e all'Aula, per suo conto - da una libera interpretazione di un'anomalia legislativa dell'Italia. Le società in house e questo decreto legislativo derivano da direttive dell'Unione europea, la n. 2014/24/UE e la n. 2014/25/UE, che individuano gli specifici requisiti per le società in house ai quali i Paesi membri si devono adeguare. Noi lo abbiamo fatto attraverso questo decreto legislativo, quindi stiamo facendo una cosa che è prevista. Qualunque istituzione può decidere se ricorrere all'esternalizzazione o all'internalizzazione dei servizi. Ora, arriviamo al dunque.
Penso che l'esperienza dell'esternalizzazione dei servizi della Camera sia stata economicamente e qualitativamente svantaggiosa per la nostra istituzione, perché sono assolutamente convinto che quei servizi, se gestiti oculatamente dalla pubblica amministrazione, possono costare di meno e possono aumentare la qualità del servizio reso. Questo è l'obiettivo che noi ci poniamo. È evidente che la società in house sarà fatta soprattutto di persone, di uomini e donne che lavorano e che devono avere i loro diritti. Allora, collega Rampelli, la lotta di classe non si fa alla Camera dei deputati con la società in house, ma neanche la lotta al capitalismo, alla sinistra, a tutto ciò che è stato accennato in un momento di euforia, diciamo così, dialettica in questa sala.
Non è questa la sede, non è questo l'argomento. Stiamo cercando, tutti quanti insieme, di migliorare le condizioni di lavoro delle persone che lavorano al nostro fianco, tutti i giorni, tutti i momenti, perché ogni momento della nostra giornata che viviamo all'interno di questa istituzione, del Palazzo di Montecitorio, se noi ci giriamo verso destra o verso sinistra, troveremo una persona che ci sta aiutando a svolgere il nostro lavoro, e quella è una persona che, finora, lavorava per delle società private. Da questo punto di vista, non si può, secondo me, seriamente dire che la recente sentenza e anche i rilievi della Corte costituzionale vanno semplicemente ad intercettare la questione della società in house. Non era quello l'argomento della Corte, semmai va ad intercettare anche le questioni degli appalti, cioè tutt'altro, l'esatto contrario.
Quindi, secondo me, facendo la società in house, dal mio punto di vista, siamo andati anche incontro ai giusti rilievi della Corte costituzionale: non è che stiamo facendo un passo indietro, stiamo facendo un passo in avanti. Poi è evidente, come tutte le strutture che vengono realizzate, bisogna valutare, momento per momento, se effettivamente le scelte che si faranno dalla Costituzione in poi siano conformi, vadano bene, si possano ulteriormente migliorare, non perdendo di vista, ovviamente, il risparmio, non perdendo di vista l'efficienza e non perdendo di vista i diritti delle persone che lavorano lì dentro.
Infatti, ci dobbiamo pensare a quelle persone che lavorano lì dentro; altrimenti, diventa complicato pensare che chi ti sta dando un servizio di qualunque genere guadagna 400 euro al mese. Non è accettabile! Non è accettabile, così come non è accettabile nel Paese. Perché poi, se volessimo andare a fondo nei nostri argomenti, se davvero volessimo trasformare questa discussione in una discussione politica, dovremmo dire che quello che cerchiamo di fare per la società in house e per i lavoratori e le lavoratrici della società in house lo dovremmo fare per tutti i lavoratori e le lavoratrici che stanno fuori di qui, garantendo loro un salario minimo, diritti e tante altre cose.
Purtroppo, in una discussione politica, potremmo anche individuare responsabilità precise sul perché questo non avviene. Ma, restando ai nostri compiti, al fatto che un'istituzione deve essere gestita collettivamente, garantendo ai cittadini trasparenza, garantendo ai cittadini risparmio e garantendo ai cittadini che lavorano qui dentro un trattamento giusto ed equo, penso che noi stiamo svolgendo il nostro lavoro con dignità e onore, così come prevede la Costituzione.
Penso che noi dovremmo riuscire, da qui a qualche tempo, a garantire equi stipendi e una stabilità del posto di lavoro, perché non vorrei che questo elemento si dimenticasse, perché adesso sembra un po' demagogico dirlo, ma voglio ricordare che, quando cambia la ditta appaltatrice, i lavoratori si trasferiscono presso la nuova ditta appaltatrice, cioè prima lavoravano per la società x e poi vanno con la società y, che ha vinto la nuova gara.
Francamente questo trasbordo - chiamiamolo così - dei lavoratori, che pure è una cosa che garantisce gli stessi lavoratori, perché in qualche modo garantisce loro un minimo di continuità, mi è sempre dispiaciuto, il fatto di essere trasferiti, senza che ci sia davvero una volontà precisa del singolo lavoratore di andare in un'altra azienda. Pertanto, penso che noi dobbiamo fare qualcosa di più, e per questo la società in house garantisce a quelle lavoratrici e a quei lavoratori una questione fondamentale, che sono dipendenti di un'azienda pubblica e che hanno una stabilità di lavoro.
Chiudo dicendo che è vero che il 30 per cento delle società in house in questo Paese sono fondamentalmente fallite, ma l'altro 70 per cento ha funzionato, ha funzionato bene e continua a funzionare bene, nel settore dell'acqua, nel settore dei servizi e in tantissimi altri settori. Noi dobbiamo essere un esempio e, secondo me, ci dobbiamo impegnare tutti, tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza, affinché la nostra società in house sia uno specchio di trasparenza, sia un esempio di buona gestione e sia un passo in avanti che consenta a tutte e a tutti di svolgere al meglio la funzione alla quale siamo chiamati.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente, anche per questa occasione di dibattito annuale su quello che è il funzionamento della Camera dei deputati e su quelli che sono i servizi. Sicuramente è un bilancio complesso, sicuramente è un lavoro molto importante che viene fatto dal nostro Ufficio di Presidenza e dai nostri Questori, e devo dire che, da un punto di vista di ottimizzazione delle spese, il percorso è stato virtuoso. Ho visto che il bilancio previsionale di amministrazione era stimato intorno ai 316 milioni, per poi vedere che, a consuntivo, il risparmio è stato maggiore. Soprattutto, ho visto che parte di questi risparmi, circa 29 milioni, sono rappresentati da minori spese, quindi risparmi basati proprio sull'ottimizzazione dei servizi, senza, però, far scadere la qualità di questi.
È un passo molto importante, perché va in netta continuità con un percorso già avviato nei precedenti anni e cominciato già prima di noi e poi portato avanti, in maniera molto ben fatta, dalla conduzione del Presidente Fico; e questo è un lavoro di cui ringrazio l'Ufficio di Presidenza e ringrazio i Questori. Poiché ci parliamo e conosco le sensibilità del Questore Scerra, so che il lavoro del nostro Questore e di tutto l'Ufficio di Presidenza sicuramente sarà stato da stimolo all'interno del dibattito e della programmazione che hanno portato a questi risultati. Nei prossimi giorni, poi, discuteremo di tante tematiche; una di queste è stata già affrontata, mi riferisco al discorso della società in house. Noi, qui, abbiamo un punto di vista un po' diverso da quello che ho ascoltato dai colleghi, perché, sostanzialmente, nonostante questo non sia un tema di dibattito di bilancio, pensiamo che possa essere qualcosa che peggiorerà, ovviamente negli anni a venire e, poi, politicamente, credo che sia qualcosa che non va. Perché siamo contrari? Perché, ad esempio, ho sentito il collega Rampelli che parlava, ovviamente, di condizioni salariali, di problemi attuali. Ma noi siamo la Camera dei deputati, se ci sono problemi si possono e si devono risolvere, perché noi siamo un biglietto da visita, per quanto riguarda quello che succede qui dentro. Come vengono gestite le risorse qui dentro è, ovviamente, qualcosa che influenza, poi, il pubblico dibattito, come abbiamo vissuto più e più volte; e, quindi, anche in base a come gestiamo le nostre risorse, fuori si fanno un'idea delle istituzioni, come abbiamo visto a proposito del tema del dibattito dei vitalizi e di tante altre questioni che saranno, tra l'altro, oggetto dei nostri ordini del giorno e, quindi, del dibattito. Il punto è questo: se ci sono problemi, come 5 Stelle, noi possiamo fare proposte su come risolverli, perché dire che ci sono problemi salariali e, quindi, facciamo la società in house, è di fatto una resa, politicamente, è una resa della gestione, è come se la Camera non fosse in grado di sopperire alle mancanze rilevate, che potevano essere, ad esempio, sopperite nei bandi di gara, dove si potevano prevedere condizioni migliori anche per quanto riguarda il tema del salario minimo. Perché, qui, poi, si rischia sostanzialmente di compromettere una traiettoria, tutto quel lavoro di trasparenza e di ottimizzazione che è stato l'oggetto principale della conduzione del Presidente Fico.
Ora, lo ripeto, nei prossimi giorni, con gli ordini del giorno, dibatteremo di tante proposte e di tanti temi. C'è una cosa che, però - questo lo dico anche come capogruppo -, mi è po' dispiaciuta, e non è un tema tanto di dibattito di bilancio, quanto di quelle che saranno le proposte degli ordini del giorno che discuteremo. Mi riferisco a come, in quest'Aula, sia stato affrontato il dibattito sul tema sanzionatorio, su cui, come MoVimento 5 Stelle - lo annuncio già - presenteremo ordini del giorno per cercare di sensibilizzare, posto che si tratta di un tema regolamentare, l'Ufficio di Presidenza su questo. Dico questo perché, nonostante io stimi moltissimo la passione politica con cui si conducono le amministrazioni e stimi moltissimo anche la voglia di affermare una propria traiettoria, una propria visione politica delle cose, io credo che questa debba, però, rispettare la storia delle istituzioni, della conduzione e della Presidenza e in questa legislatura, secondo me più che in altre - ma questo è un punto di vista assolutamente personale - credo che questa lungimiranza sia un po' venuta meno. Credo che ci sia bisogno di un dibattito e spero che le nostre proposte possano essere ascoltate, all'interno degli ordini del giorno, affinché possano essere da stimolo a una riflessione complessiva ovviamente, non sempre basata sulla personalizzazione dell'Ufficio di Presidenza o dei deputati. Credo che vada aperto un dibattito, perché quello che abbiamo vissuto negli scorsi mesi - visto che parliamo dell'immagine della Camera dei deputati - è qualcosa che ha fatto il giro del mondo; è qualcosa che ha interessato non solo i nostri quotidiani quindi, ma è stato anche un po' l'immagine di questa Camera dei deputati fuori dal nostro territorio nazionale. Credo che ci sia stata una gestione delle sanzioni in maniera evidentemente sproporzionata, perché, vedete, quando c'è una sanzione equivalente per chi - per provocazione politica, al di fuori dai regolamenti, ovviamente, quindi è sanzionabile - siede sui banchi di una Presidenza (anche una Presidenza non ordinaria; ciò che, quindi, rappresenta un elemento di maggiore gravità), e chi mette in atto un tentativo di colpire al setto nasale, fracassandolo, fondamentalmente, in pubblico video, un deputato per i propri punti di vista, quando si equiparano le due cose sia nel linguaggio - addirittura da parte del Presidente della Camera, che lo ha relegato a una rissa -, dunque anche nell'elemento sanzionatorio, credo che vada aperta una riflessione importante. Credo sia anche un tema di dibattito della Giunta per il Regolamento per novità sopraggiunte - perché, fino a questo momento, quest'Aula ha vissuto tanti momenti di contestazione politica prima del MoVimento 5 Stelle e dopo il MoVimento 5 Stelle -, ma è ovvio che la compressione del dibattito - non rilevata da Francesco Silvestri o dal MoVimento 5 Stelle, ma rilevata addirittura dal Presidente della Repubblica, per quanto riguarda l'esercizio e la prerogativa del Governo dello strumento della decretazione d'urgenza -, ovviamente, porta a un innervosimento dell'Aula e il mancato dibattito nelle Commissioni e in Aula porta le forze di opposizione a cercare metodi alternativi a quel tipo di dibattito, che è evidente che non funziona più, perché per esserci un dibattito ci deve essere qualcuno che ascolta e qualcuno che parla. Ora, se la compressione del tempo di dibattito e anche dell'ascolto portano le opposizioni – oggi AVS, Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle; domani potrà essere un'opposizione diversa - a tipi di manifestazione diversa, allora io sono d'accordissimo che qui ci deve essere un elemento sanzionatorio, ma in nessun modo, ripeto, in nessun modo ci può essere un'equiparazione con qualcosa che ha disonorato, ripeto disonorato, la Camera dei deputati ed è stata vissuta, invece, come un elemento di protezione comunicativa di una parte parlamentare, semplicemente perché questa era in maggioranza. Se fosse successo a parti inverse - immaginate -, se fosse stato il deputato Donno a tentare di spaccare il setto nasale a un deputato della Lega semplicemente per una sua manifestazione, oggi avremmo avuto quel tipo di reazioni? Avremmo avuto quel tipo di dibattito? È evidente di no, avremmo avuto sicuramente una condanna di tipo diverso. Allora, posto che io credo sia un elemento di forza caratteriale porre delle scuse e penso che sia un elemento di fortissima debolezza, caratteriale ancor prima che politica, non riconoscere quello che è successo in quest'Aula, il tema del dibattito vero che deve interessare, nei prossimi giorni, la questione parlamentare, è uno.
C'è una valutazione che, in questa legislatura, si sta tenendo, scevra delle appartenenze politiche e partitiche e che, in qualche modo, porta al centro dell'elemento sanzionatorio la gravità di quello che è stato fatto. Ripeto: per me non è un elemento di vittimismo da parte del mio gruppo, perché, quando compio un'azione - almeno personalmente, ma posso parlare anche per i miei colleghi -, me ne assumo sempre la responsabilità; so benissimo quello che faccio e sono sempre pronto ad assumermi la responsabilità di quel che faccio, anche coscientemente innanzi a manifestazioni politiche, all'interno del dibattito parlamentare, che in un qualche modo possano contravvenire al Regolamento.
Ma il punto è: c'è un limite, una presa di coscienza circa il fatto che, fino adesso, è stata fatta una gestione alterata degli elementi sanzionatori, una gestione, a mio avviso, con un'evidente indicazione politica che non è stata identica per quanto riguarda tutti noi come opposizione, ma è stata indirizzata in una maniera sicuramente più severa alle opposizioni e, nello specifico, al MoVimento 5 Stelle, una gestione completamente diversa rispetto a elementi cinque, dieci, venti volte più gravi della maggioranza? Questo lo dico in una maniera veramente costruttiva, perché non è questo il momento né la sede per polemizzare e, fra l'altro, non ne ho alcuna voglia.
Però, c'è una questione che riguarda l'immagine delle nostre istituzioni e l'immagine della conduzione della Presidenza, che non deve essere usata in maniera punitiva verso parte delle opposizioni. Ma non perché quelle opposizioni poi si dispiacciono, ma semplicemente perché c'è un'onorabilità della Camera dei deputati che in nessun modo può essere messa in discussione da appartenenze politiche, pur rispettando ovviamente tutti gli atteggiamenti e le traiettorie che, in maniera assolutamente giusta, la Presidenza, o comunque parte di essa, vuole condurre, in base a quello che è, per esempio, la sua cultura storica: questo non è assolutamente importante e credo sia anche legittimo. Però, secondo me, c'è un evidente dibattito che dobbiamo fare per rimettere sui binari giusti una conduzione che, fino adesso, secondo me, non è stata particolarmente lungimirante, almeno con la mia parte politica.
Detto questo, continuo a sostenere che è stato fatto un buon lavoro dal punto di vista della gestione delle risorse. Quindi, ringrazio nuovamente i Questori e l'Ufficio di Presidenza. Lasciamo, invece, al dibattito dei prossimi giorni temi molto interessanti, che hanno sicuramente rilevanza anche al di fuori di quest'Aula.
PRESIDENTE. Prima di proseguire, mi corre l'obbligo di precisare, in ordine al suo intervento, che, quando lei fa riferimento alle sanzioni già assegnate all'onorevole Donno e ad altri, ovviamente, l'articolo 60 non ci consente di ritornare in Aula, come lei sa, sull'argomento. Cosa diversa, in termini di proposta, è invece intervenire sul Regolamento. Quindi, lasciamo agli atti anche questa precisazione.
Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione congiunta. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di giovedì 25 luglio.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 23 luglio 2024 - Ore 10:
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1161 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie (Approvato dal Senato). (C. 1975)
Relatore: CIOCCHETTI.
(ore 13)
2. Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
S. 1161 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie (Approvato dal Senato). (C. 1975)
Relatore: CIOCCHETTI.
La seduta termina alle 16,15.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO - STATO DI ATTUAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO PRESENTATI AL BILANCIO INTERNO DI PREVISIONE PER L'ANNO 2023 APPROVATI O ACCOLTI (SEDUTA DELL'ASSEMBLEA DEL 2 AGOSTO 2023) (DOC. VIII, N. 3 E DOC. VIII, N. 4)
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO, Questore. (Stato di attuazione degli ordini del giorno presentati al bilancio interno di previsione per l'anno 2023 approvati o accolti (seduta dell'Assemblea del 2 agosto 2023) (Doc. VIII, n. 3 e Doc. VIII, n. 4). Gli indirizzi contenuti negli ordini del giorno presentati al bilancio 2023, approvati o accolti nel corso dell'esame in Assemblea nella seduta del 2 agosto 2023, sono stati largamente attuati, per le rispettive competenze, dall'Ufficio di Presidenza e dal Collegio dei Questori.
Alcuni ordini del giorno riguardano i servizi e le risorse a supporto dell'attività parlamentare ed istituzionale: rientrano in tale gruppo gli atti relativi al rafforzamento e alla valorizzazione del personale dei gruppi parlamentari, di quello addetto alle segreterie dei titolari di incarico istituzionale nonché ai collaboratori dei deputati. La delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 52 del 2023, adottata in attuazione di quanto previsto dall'ordine del giorno Maccanti ed altri n. 13, ridefinisce la composizione delle segreterie dei titolari di incarico istituzionale ed introduce ulteriori modalità di valorizzazione del personale inserito negli allegati A e B, tutelando la posizione dei gruppi. La delibera offre, quindi, una prima risposta alle questioni poste dagli ordini del giorno Gallo n. 1, Cavandoli ed altri n. 8, De Maria e Vaccari n. 19, Mari n. 54. Risponde all'obiettivo di rafforzamento dei servizi per le strutture di supporto al lavoro parlamentare la decisione del Collegio di incrementare la possibilità di fruizione della mensa di Montecitorio per il personale dei gruppi, in attuazione dell'ordine del giorno De Maria e Vaccari n. 17.
Il Collegio non ha, invece, ritenuto opportuno intervenire nuovamente sulla disciplina dei collaboratori parlamentari, dettata dalle delibere dell'Ufficio di Presidenza n. 184 del 2022 e n. 22 del 2023, la cui attuazione è oggetto di costante monitoraggio. I dati aggregati sui contratti attivati sono pubblicati sul sito Internet della Camera e costantemente aggiornati, in linea con quanto previsto dagli ordini del giorno Pastorino n. 3, Soumahoro n. 6, Magi n. 16, Ubaldo Pagano n. 42, Lacarra n. 43, Stefanazzi n. 44, De Monte n. 46. In merito è in ogni caso in corso una valutazione da parte degli organi di direzione politica, il regime di circolazione dei collaboratori nei palazzi resta, invece, confermato.
Gli ordini del giorno volti a confermare le decisioni assunte nelle precedenti legislature in relazione al trattamento economico dei deputati (Francesco Silvestri ed altri n. 27) e dei deputati cessati dal mandato (Francesco Silvestri ed altri n. 26, Foti e Donzelli n. 53) trovano una risposta nella delibera n. 69 del 2023 dell'Ufficio di Presidenza che sospende l'adeguamento dell'indennità parlamentare fino al 2026. Con la delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 92 del 2024 è stata data una prima risposta all'ordine del giorno Lupi n. 51 relativo alla equiparazione del trattamento dei deputati, dei gruppi e del relativo personale a quello previsto al Senato. La delibera, infatti, equipara il trattamento dei componenti degli uffici di presidenza delle Commissioni miste.
Gli ordini del giorno Messina ed altri n. 52 e Alessandro Colucci n. 47 chiedevano di avviare una valutazione in ordine agli strumenti di gestione delle attività di supporto non direttamente strumentali all'esercizio dell'attività parlamentare. In attuazione di tali indirizzi il Collegio dei Questori, in stretto e costante coordinamento con l'Ufficio di Presidenza, ha svolto in più fasi e con livelli di approfondimento progressivi, una intensa attività istruttoria che ha portato all'adozione della delibera dell'Ufficio di Presidenza n. 83 del 26 marzo 2024 con la quale è stata istituita, secondo i principi dell'in house providing, la società CD-Servizi Spa. In questo senso gli ordini del giorno si intendono pienamente attuati.
Piena attuazione è stata, poi, data agli ordini del giorno che riguardano la semplificazione e il rafforzamento delle possibilità di esercitare il mandato attraverso il ricorso agli strumenti digitali: mi riferisco agli ordini del giorno Sbardella n. 14, sulle modalità di accesso da remoto alla rete Intranet, De Maria e Vaccari n. 22, sul rafforzamento dei servizi e delle piattaforme a disposizione dei deputati, Dell'Olio n. 39 e Donno n. 40, sullo sviluppo della piattaforma GeoEme.
Allo scopo di rafforzare la conoscibilità delle decisioni assunte dall'Ufficio di Presidenza, in attuazione dell'ordine del giorno Patriarca n. 25, è stata predisposta una banca dati delle delibere normative, al cui interno sono presenti i testi coordinati delle delibere stesse.
Risultano attuati tutti gli ordini del giorno che, sotto profili diversi, impegnano gli organi di direzione politica a rafforzare le politiche di gestione della Camera secondo criteri coerenti con i principi della sostenibilità ambientale. Si tratta degli ordini del giorno:
- Zaratti n. 9 e Ilaria Fontana ed altri n. 29 sulla installazione degli erogatori di acqua potabile all'interno delle sedi della Camera;
- Zaratti n. 10 sulla installazione di interruttori a tempo;
- Zaratti n. 11 sulla riduzione degli sprechi alimentari;
- Zaratti n. 12, Fede n. 32, Sergio Costa ed altri n. 35 sulla promozione della mobilità sostenibile;
- Marianna Ricciardi n. 28 sulla riduzione del consumo di carta, anche attraverso la possibilità di consultare il menù del ristorante tramite QR code;
- Pavanelli ed altri n. 30 sull'acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili certificate;
- Caramiello ed altri n. 34 sull'incremento dell'offerta di prodotti biologici;
- Iaria e Sergio Costa n. 41 sulla diagnosi energetica dei palazzi.