Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 1 agosto 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    la Dengue è una malattia di origine virale causata da quattro virus molto simili tra loro e viene trasmessa attraverso la puntura di una zanzara che abbia in precedenza già punto una persona già infettata dal virus;

    dunque, non vi è diretta trasmissione tra esseri umani anche se l'uomo risulta essere il principale ospite del virus che circola nel sangue della persona infetta per un periodo che può variare dai due ai sette giorni;

    in quel periodo, la zanzara può con una nuova puntura prelevare il sangue ormai infettato e trasmetterlo ad altre persone aumentando il contagio;

    la sintomatologia nella fase iniziale è analoga a quella di altre patologie virali e può essere asintomatica, sintomatica, severa o grave;

    i sintomi iniziano a manifestarsi 5-6 giorni dopo la puntura della zanzara infetta. Lo stato clinico può aggravarsi rapidamente, in 24/48 ore e per questo è necessario controllare, anche qualora la febbre non sia alta, con attenzione la situazione per intervenire qualora la situazione si aggravi;

    la Dengue è conosciuta da circa due secoli ed è presente in molte zone del mondo, ma negli ultimi decenni, a causa di cambiamenti climatici favorevoli allo sviluppo delle zanzare patogene, si è estesa anche nell'emisfero Nord, in particolare in Europa, dove sino a poco tempo fa era praticamente inesistente;

    principale vettore è la cosiddetta «zanzara tigre», ma la sua presenza, in aumento, è comunque ancora piuttosto bassa rispetto alla diffusione della malattia per importazione, visti i sempre maggiori spostamenti di merci e uomini;

    come detto, però, i cambiamenti climatici in atto stanno favorendo lo sviluppo della malattia anche in Europa, con virus «autoctoni» che si affiancano a quelli «importati»;

    in Italia nel 2023 sono stati confermati 347 casi di Dengue, tutti associati a viaggi all'estero e ad aprile 2024 l'Istituto superiore di sanità conferma 117 casi nei primi mesi dell'anno;

    il nostro Paese, quindi, non è ancora zona endemica per la malattia, ma la situazione appare destinata a peggiorare per la presenza della «zanzara tigre», che, al contrario della «normale» zanzara non scompare nelle stagioni fredde. Inoltre. La sempre maggiore – e positiva ovviamente – capacità di spostamento delle persone e delle merci ha come conseguenza anche quella di importare la malattia;

    altro fattore di rischio è legatoria presenza di molti cittadini italiani nelle zone dove la Dengue è endemica, come confermato da Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) del Ministero dell'interno;

    nei soli Paesi «a rischio» secondo Aire, sono presenti (anno 2021) 641.450 cittadini italiani (l'11 per cento degli iscritti ad Aire), ma vi è un significativo numero di italiani che vive o si reca nei Paesi endemici e che non è iscritto all'anagrafe;

    la situazione, dunque, deve essere monitorata con attenzione e devono essere previsti interventi efficaci per evitare che la malattia si diffonda e diventi endemica anche da noi;

    uno strumento fondamentale al riguardo è il vaccino tetravalente di Takeda, approvato da Ema il 5 dicembre 2022 e da Aifa il 23 febbraio 2023;

    la prevenzione tramite vaccino è essenziale perché ad oggi non esiste una terapia specifica per chi abbia contratto la Dengue;

    si deve anche tenere presente che il virus permane nella zanzara infettata per tutto l'arco della vita di questa e, quindi, ogni puntura rappresenta un grave rischio per tutti, ma in particolare per i soggetti più esposti, quali i sieropositivi, al virus. Anche in questo caso la vaccinazione è l'elemento di maggior sicurezza che si possa concretamente utilizzare;

    in Italia l'ultimo piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi (Pna) 2020-2025, adottato dal Ministero della salute nel 2019, dedica un apposito capitolo alla sorveglianza e risposta alle malattie infettive trasmesse da zanzare invasive, e fa particolare riferimento anche alla Dengue;

    lo stesso Piano individua i tempi entro i quali regioni e province autonome devono adottare i relativi provvedimenti attuativi in merito a sorveglianza e controllo del virus;

    inoltre, con decreto direttoriale del Ministero della salute del 17 dicembre 2018, è stato istituito un Tavolo tecnico intersettoriale sulle malattie trasmesse da vettori;

    quanto sopra esposto è certamente importante ed evidenzia la decisione nel contrasto alle epidemie come la Dengue, ma è necessario intervenire con ulteriori misure, a maggior ragione ora che il rischio è ancora controllabile e non si è sotto la stretta dell'emergenza,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, e in coordinamento con le regioni e le provincie autonome, per realizzare misure di prevenzione efficaci ed efficienti, in particolare relativamente alla necessità di vaccinare la popolazione in misura massica e costante;

   a mettere in atto, sempre per quanto di competenza, campagne di informazione che evidenzino il rischio crescente della malattia e la necessità della vaccinazione, unico rimedio sicuro in mancanza di una cura contro la malattia, oltre alle modalità di trasmissione del virus, coinvolgendo i medici di medicina generale non solo nella fase «ex post» ma anche e soprattutto prima che la malattia si presenti, in modo da intercettare le persone che viaggiano nei Paesi a rischio e che possono essere involontari vettori della Dengue;

   a mettere in atto tutte le iniziative di competenza per realizzare campagne, vaccinali contro malattie quali vaiolo, poliomielite e papilloma virus;

   mettere in campo tutte le iniziative di competenza in campo ambientale per contrastare la diffusione della zanzara tigre, pericoloso vettore del virus, dovuta agli innegabili cambiamenti climatici in atto e che stanno rendendo favorevole alla diffusione del virus anche zone prima refrattarie come l'Italia;

   a sostegno delle fasce più deboli della popolazione, ad adottare iniziative volte a istituire un fondo per il supporto alla vaccinazione, considerando le spese per il vaccino non un costo ma un investimento volto ad alleggerire la pressione sul Servizio sanitario nazionale, oltre che a rispettare il diritto universale alla cura sancito dall'articolo 32 della Costituzione;

   a prevedere, per quanto di competenza, iniziative volte a coinvolgere nell'opera di prevenzione anche le farmacie del territorio, sia per quel che riguarda le campagne di prevenzione sia nella somministrazione dei vaccini, valorizzando il ruolo delle farmacie come presidi sul territorio in grado di offrire servizi alla comunità;

   ad adottare iniziative volte ad istituire, all'interno del Tavolo tecnico intersettoriale sulle malattie trasmesse da vettori l'istituzione di uno specifico gruppo di lavoro sulla Dengue, qualora come sembra ai firmatari del presente atto di indirizzo esso non esista già;

   ad adottare iniziative volte a prevedere misure di propria competenza per aggiornare in tempi rapidi l'ultimo Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi (Pna) 2020-2025, che, come detto, risale ormai al 2019, e che è stato redatto in uno scenario molto diverso da quello attuale per quel che riguarda la diffusione della Dengue nel nostro Paese, ed i rischi sempre maggiori ad essa legati, ponendo particolare attenzione ai nuovi vaccini;

   in particolare, nell'aggiornamento del citato Piano, a prevedere nuove strategie di sensibilizzazione indirizzate sia alla popolazione a rischio sia a medici di medicina generale;

   ad adottare iniziative volte a prevedere, per quanto di competenza, misure per garantire la tutela vaccinale degli italiani che vivono e lavorano in Paesi dove la Dengue è endemica, in modo da limitare l'insorgere di focolai nel momento in cui un cittadino italiano rientri nel nostro Paese;

   ad adottare iniziative normative volte a stanziare risorse per assicurare uniformità di cura per tutto il Paese.
(7-00246) «Girelli, Furfaro, Ciani, Malavasi, Stumpo, Roggiani, Romeo, Amendola, Peluffo, Serracchiani, Forattini, Gribaudo, Porta, Fornaro, Marino, Ferrari».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI e CARAMIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana (PSA) è una malattia virale dei suini e cinghiali selvatici che causa un'elevata mortalità negli animali da essa infettati;

   in data 31 luglio 2024, a seguito delle dimissioni del dottor Vincenzo Caputo, e rimasto vacante l'incarico di commissario straordinario nazionale alla Peste Suina Africana di cui all'articolo 2 del decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, convertito con modificazioni dalla legge 7 aprile 2022, n. 29;

   compito di tale organo è quello di coordinare e monitorare le azioni e le misure poste in essere per la prevenzione e il contenimento della diffusione della peste suina africana sul territorio nazionale e, più in generale, di svolgere le attività di cui all'articolo 1 del citato decreto-legge;

   in occasione del recente incontro svoltosi presso la prefettura di Perugia in data 24 luglio 2024, l'ormai ex Commissario Caputo ha dichiarato di aver posto le basi per ridurre fortemente la presenza dei cinghiali e quindi per contenere il rischio del propagarsi della peste suina africana;

   tuttavia, il contrasto alla Psa continua a rappresentare un'emergenza nazionale che richiede un costante, presidio e l'adozione di misure straordinarie –:

   se non ritenga, al fine di contrastare efficacemente la peste suina africana, di dover provvedere immediatamente alla individuazione di un nuovo commissario straordinario nazionale ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9.
(4-03272)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO e ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il processo sommario, l'incarcerazione e la morte conseguente alle dure condizioni di detenzione dell'oppositore russo Aleksej Naval'nyj hanno rappresentato l'episodio più eclatante della repressione in atto da parte delle autorità russe e dal presidente Vladimir Putin;

   come ricordato nella risoluzione del Parlamento europeo 2024/2665, le modifiche costituzionali introdotte negli ultimi anni nonché il clima di intimidazione nei confronti degli oppositori politici e della stampa libera, hanno trasformato quello russo in un regime autoritario, e che l'Unione europea non riconosce la validità delle ultime elezioni presidenziali del 2024;

   risultano numerosi gli episodi di repressione nel Paese, negli ultimi mesi si ricorda anche la condanna del giornalista americano del Wall Street Journal Evan Gershkovich a 16 anni di carcere per presunto reato di spionaggio e l'ordine di arresto emesso da un tribunale di Mosca nei confronti di Yulia Navalnaya, vedova di Naval'nyj;

   destano preoccupazione anche le recenti notizie che riguardano altri cittadini russi che a vario titolo hanno espresso il proprio dissenso al regime russo e si ritrovano detenuti per reati d'opinione o presunti reati più gravi;

   all'interrogante risulta che nelle ultime ore il dissidente Daniil Krinari sarebbe stato portato via dal centro di detenzione preventiva dove era incarcerato, verso una destinazione sconosciuta, così come sarebbe avvenuto precedentemente per il politico Ilya Yashin e l'attivista Kevin Lik;

   Daniil Krinari sarebbe diventato il settimo prigioniero politico a scomparire dal carcere negli ultimi due giorni;

   nelle stesse ore sarebbero scomparsi alcuni ex dirigenti del movimento di cui Naval'nyj era leader, Lilia Chanysheva e Kseniya Fadeeva, nonché l'artista Sasha Skochilenko – peraltro affetta da problemi di salute – e il difensore dei diritti umani Oleg Orlov;

   alla luce dei numerosi precedenti di morti sospette ai danni di oppositori russi, la scomparsa o trasferimento in un luogo sconosciuto di questi cittadini che hanno espresso dissenso rispetto al regime di Vladimir Putin, desta grande preoccupazione;

   il nostro Paese non può restare indifferente alle continue violenze e alla repressione in atto in Russia, ribadendo in ogni sede internazionale la propria forte condanna dell'Italia per questo regime antidemocratico –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi nelle sedi internazionali per chiedere alle autorità russe notizie su questi prigionieri politici;

   se il Ministro interrogato, nel ribadire la ferma condanna dell'Italia per ogni forma di repressione del dissenso e della libertà di stampa, possa verificare nelle sedi internazionali la sussistenza delle condizioni per un sostegno agli oppositori politici ingiustamente detenuti o privati della libertà in Russia.
(4-03266)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRUZZONE. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il divieto previsto dalla legge n. 157 del 1992, articolo 21, comma 3, relativamente al divieto di caccia sui valichi montani interessati dalle rotte di migrazione, non deriva da obblighi di applicazione o rispetto di disposizioni del diritto comunitario e risulta essere un unicum nel panorama europeo;

   tale norma non solo non è prevista dalla direttiva 2009/147/CE (cosiddetta direttiva uccelli), ma non sembra neanche in linea con quest'ultima dal momento che il legislatore europeo ha previsto che la salvaguardia dell'avifauna migratoria debba passare attraverso gli interventi di miglioramento ambientale attuati nelle Zone di protezione speciale e l'interdizione della caccia esclusivamente in alcuni periodi dell'anno;

   infatti lo Stato italiano e le regioni, in applicazione della direttiva 2009/147/CE, hanno provveduto ad istituire le Zone di protezione speciale, siti la cui individuazione è volta propriamente alla tutela dell'avifauna, migratrice e stanziale;

   il divieto previsto dalla legge n. 157 del 1992, appare oggi incompatibile con il mutato panorama venatorio, ambientale e faunistico dell'Italia, profondamente cambiato dal 1992 ad oggi; la pressione venatoria è drasticamente diminuita, le specie cacciabili sono state fortemente ridotte, e sono invece aumentate le esigenze di gestione faunistica perseguibili attraverso l'attività venatoria;

   il Tar della Lombardia – Milano, Sez. IV, con Sentenza n. 482/2024 del 20 febbraio 2024 ha ritenuto opportuno, vista la necessità di dare attuazione ad una pronuncia della Corte costituzionale, stante la pluralità di contenziosi che hanno avuto oggetto l'esatta individuazione dei valichi montani e considerata l'assenza di discrezionalità nella loro identificazione, trattandosi di un accertamento tecnico in senso stretto, che implica la verifica di dati certi, non suscettibili di apprezzamenti opinabili, affidare in via diretta l'esecuzione della pronuncia della Corte costituzionale ad un commissario ad acta individuato nel direttore generale dell'Ispra con facoltà di delega ad altro qualificato funzionario del medesimo istituto;

   con nota del 29 febbraio 2024 il direttore generale Ispra ha individuato il commissario ad acta, al fine di dare esecuzione in via diretta alla suddetta sentenza del Tar Lombardia n. 482/2024, allo scopo di individuare i valichi montani interessati dalle rotte di migrazione dell'avifauna da sottoporre a tutela ai sensi della legge n. 157 del 1992, articolo 21, comma 3;

   il 22 luglio 2024 il suddetto commissario ha chiesto al Tar Lombardia di concedergli una proroga fino al 31 ottobre 2024 per il deposito della relazione esplicativa;

   a seguito di ciò presidente del Tar Lombardia, con il decreto 29 luglio 2024, n. 267 ha accolto l'istanza di proroga differendo il termine per il deposito della relazione sui valichi al 31 ottobre 2024 e l'udienza di merito al 23 gennaio 2025;

   il divieto tout court della caccia sui valichi ha avuto come conseguenza l'abbandono di quei luoghi e la loro incuria, con conseguenze negative sulla stessa fauna migratoria ben maggiori rispetto a quelle causate dalla caccia programmata ai sensi della legge n. 157 del 1992;

   a parere dell'interrogante è ben più coerente con le esigenze di conservazione degli habitat e della stessa avifauna migratrice e con le esigenze di gestione faunistica della fauna stanziale, che sui valichi interessati dalle rotte di migrazione la caccia non debba essere vietata aprioristicamente, ma debba essere esercitata nel rispetto della direttiva 2009/147/CE –:

   quali iniziative urgenti intendano mettere in atto per quanto di competenza, al fine di arrivare ad una soluzione del problema dei valichi montani, vista anche la proroga concessa al commissario ad acta relativamente alla consegna della relazione esplicativa.
(5-02715)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELUFFO e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale assetto del settore della distribuzione del gas naturale deriva dall'implementazione del decreto legislativo n. 164 del 2000: tale assetto contemplava la costituzione di 172 Atem (ex 177) tenendo conto delle possibili economie di scala derivanti dalla maggiore dimensione e della minore contendibilità di ambiti troppo grandi. Ad oggi, tale disegno risulta largamente irrealizzato per la complessità delle procedure e il limitato interesse da parte degli enti locali. Soltanto nove gare sono state assegnate, e una ventina avviate ma non ancora concluse. Ciò a dispetto dei numerosi interventi teoricamente rivolti a sveltire le procedure, semplificare gli adempimenti, accorpare gli ambiti;

   secondo la disciplina, le gare avrebbero dovuto premiare i concorrenti non solo in grado di presentare la migliore offerta economica, ma anche più ambiziosi nel proporre l'espansione delle reti, riducendo il numero degli operatori al fine sia di stimolare una concorrenza più efficace in sede di gare per l'assegnazione del servizio sia per avere, per via delle aggregazioni, operatori sul mercato maggiormente in grado di gestire il mutato contesto industriale e tecnologico del settore;

   ad oggi, con la domanda di gas destinata a calare in qualunque scenario prevedibile, tale approccio è ormai diventato obsoleto. Oggi le gare dovrebbero essere utilizzate per valorizzare le offerte in grado di garantire un miglioramento qualitativo delle reti, sotto profili quali l'efficienza energetica, la performance ambientale e la digitalizzazione;

   sembra emergere da fonti di stampa l'esistenza di una proposta volta a ridefinire alcuni aspetti della disciplina delle gare del gas, che vedrebbe drasticamente ridimensionato il numero degli ambiti territoriali oggetto di gara. Si passerebbe dagli originari 177 a solo 7. Tale proposta, presenterebbe non poche rilevanti criticità, anche alla luce della annunciata acquisizione, da parte di Italgas, del secondo operatore nazionale della distribuzione gas, ovvero 2i Rete Gas: congiuntamente, essi rappresentano una quota di mercato a livello nazionale di circa il 50 per cento e sono presenti in circa il 70 per cento degli ambiti, spesso con una quota maggioritaria o quasi;

   tale revisione, se confermata, rischia di mettere in discussione tutto quanto sappiamo della distribuzione gas e sconfessa tutto quel che è stato fatto finora: l'ipotizzato nuovo disegno delle gare del gas, infatti, eliminerebbe in futuro qualsiasi reale possibilità di contendibilità degli Atem, creando de facto una barriera economico/finanziaria alla partecipazione alle gare stesse, annullando qualsiasi possibile scenario concorrenziale nello svolgimento delle gare, per cui più volte in precedenza l'Autorità garante della concorrenza è intervenuta. Una ridefinizione della dimensione degli Atem della distribuzione gas dovrebbe essere attuata solo a valle di adeguate valutazioni e analisi che perseguano l'obiettivo di definire l'opportuno trade-off tra la ricerca di una dimensione minima efficiente a livello industriale e la garanzia di un adeguato livello di partecipazione degli operatori alle gare;

   alla luce di quanto esposto, è inoltre chiaro che il tema di come governare il consolidamento del settore e gestire possibili incentivi per le aggregazioni del settore distribuzione gas, trova un legame con quello del settore elettrico, atteso che il decreto legislativo n. 79 del 1999, cosiddetto decreto Bersani, prevede che debbano essere bandite le gare per la distribuzione elettrica entro il 2025. Al riguardo pare opportuno segnalare che con documento per la consultazione 423/2023/R/eel, e successiva delibera 616/2023/R/eel, l'autorità di regolazione Arera abbia espresso l'orientamento di incentivare le aggregazioni degli operatori minori della distribuzione elettrica con la finalità di guidare il necessario processo di consolidamento del settore –:

   quali iniziative, anche normative, intenda adottare il Governo per consentire il rapido riordino della disciplina e la razionalizzazione dei settori della distribuzione del gas e dell'energia elettrica.
(5-02716)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PIERRO e ZINZI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   migliaia di tonnellate di rifiuti che stazionavano dal febbraio 2022, in attesa di essere trasferite altrove, nel Comprensorio Militare di Persano, in provincia di Salerno, hanno preso fuoco nel tardo pomeriggio del 30 luglio 2024;

   i vigili del fuoco, provenienti dai distaccamenti di Eboli e Agropoli, sono intervenuti tempestivamente per domare le fiamme delle sessantamila tonnellate di rifiuti coinvolte e contenere il disastro ambientale, con l'assistenza dei mezzi dell'Esercito;

   la situazione potrebbe aver creato serissimi danni all'ambiente e all'agricoltura tanto che, come confermato anche dal sindaco del vicino comune di Altavilla Silentina, bisognerà attendere i rilievi dell'Arpa Campania per capire se le coltivazioni sono state compromesse e se bisognerà vietare la raccolta di prodotti nelle aree strettamente vicine al luogo dell'incendio dove ci sono zone in cui l'aria è irrespirabile;

   l'origine del rogo sembra essere legata al deposito di decine di ecoballe contenenti rifiuti speciali, immagazzinate nel sito salernitano da oltre due anni e mezzo;

   il caso delle 6000 tonnellate di ecoballe contenenti rifiuti speciali campani, mandate in Tunisia e poi rispedite in Italia e sequestrate poiché non conformi, è già stata al centro di un'indagine della Direzione distrettuale antimafia di Salerno e la loro presenza da due anni e mezzo nel comprensorio militare di Persano hanno suscitato numerose polemiche ambientali e politiche;

   secondo quanto si apprende da organi di stampa, a marzo 2014 la regione Campania aveva avviato la procedura per l'affidamento del servizio di smaltimento di tali rifiuti ad un operatore economico, con un importo base d'asta di 1 milione e 823 mila euro. Tuttavia, resta incerta la situazione attuale: non è chiaro se il servizio di smaltimento sia effettivamente iniziato e quante ecoballe siano ancora presenti nel sito;

   le fiamme divampate evidenziano ulteriormente l'urgenza di risolvere la questione dei rifiuti, una situazione che continua a rappresentare una minaccia significativa per l'ambiente e la salute pubblica nella regione;

   l'incidente ha riacceso il dibattito sulla gestione dei rifiuti nella regione Campania e sulla necessità di interventi rapidi e risolutivi per evitare ulteriori disastri ambientali;

   seppure in assenza di riscontri ancora certi sul tipo di materiale bruciato nell'incendio, si teme l'emissione di diossina nell'aria per effetto della combustione, con gravissimi conseguenti danni alle vie respiratorie, ma anche ai terreni di colture e allevamenti della zona –:

   se il Ministro interrogato, intenda adottare tutti gli opportuni provvedimenti di competenza per verificare le problematiche emerse, al fine di garantire la salute e la stessa qualità di vita dei cittadini residenti nell'area interessata dall'incendio, predisponendo ulteriori ispezioni e verifiche anche attraverso il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri e l'Ispra, soprattutto sulla presenza di inquinanti pericolosi come la diossina.
(4-03264)


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dalle pagine del Tirreno del 30 luglio 2024, tre dei quattro camini di cui è munita la nave rigassificatrice Italis posta all'interno del porto di Piombino hanno emesso nell'aria una concentrazione di formaldeide superiore ai limiti stabiliti dall'Aia (autorizzazione integrata ambientale);

   a causa degli alti valori registrati, il 30 maggio 2024 la direzione generale valutazioni ambientali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha inviato una diffida a Snam Fsru Italia per l'inosservanza delle prescrizioni autorizzative riscontrata dall'Ispra;

   contestualmente è stato avviato l'iter per un procedimento di riesame parziale della stessa Aia «per valutare la necessità di definire in modo univoco i valori limite per gli inquinanti formaldeide e metano»;

   la formaldeide è stata indicata fin dal 2004 dallo Iarc (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) tra i composti ritenuti «cancerogeni certi», di cui pertanto è raccomandabile un livello di concentrazione il più basso possibile;

   per quanto i livelli registrati si siano comunque attestati al di sotto del valore guida fissato dall'Organizzazione mondiale della sanità, resta il fatto che le emissioni rilevate costituiscano un impatto sull'ambiente importante;

   dai vari monitoraggi effettuati, tra il 15 novembre 2023 e l'8 febbraio 2024, i valori per tre dei quattro camini della nave rigassificatrice risultano spesso anche oltre il doppio rispetto a quanto consentito dall'Aia;

   nonostante le rassicurazioni di Snam Fsru Italia, che ha dichiarato di aver già effettuato un intervento di contenimento della formaldeide e che i parametri rientrano nei limiti nazionali, questo superamento dei parametri indicati nell'Aia originaria dimostrano la fondatezza delle preoccupazioni, delle denunce e delle iniziative dei cittadini, associazioni ambientaliste, movimenti sociali e politici, sull'impatto ambientale del rigassificatore;

   peraltro, come hanno sottolineato i comitati locali No Rigassificatore, non si comprende per quali motivi la popolazione in questi mesi non sia stata tempestivamente informata e coinvolta, così come risulta incomprensibile come un'azienda che supera i limiti prescritti a tutela della salute collettiva possa continuare ad operare in attesa che si ponga rimedio ai fattori che hanno portato allo sforamento;

   ad avviso dell'interrogante occorre adesso che i Ministri interrogati si attivino per approfondire tutti gli aspetti tecnici del caso e valutino ogni potenziale rischio per l'ambiente e la salute dei cittadini in conseguenza dell'emissione nell'aria di concentrazioni di formaldeide superiore ai limiti fissati dall'Aia e appare assurdo che la soluzione individuata a questo superamento dei parametri sia quella di avviare una procedura per modificare quegli stessi parametri invece di pretendere da Snam Fsru Italia il rispetto di quelle prescrizioni attuando i dovuti accorgimenti tecnici –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere per informare compiutamente i cittadini e le cittadine di Piombino su quanto accaduto nei mesi scorsi rispetto al superamento dei limiti fissati dall'Aia di concentrazione di formaldeide emessa nell'aria dalla nave rigassificatrice, approfondendo tutti gli aspetti tecnici relativi alla vicenda e valutando ogni potenziale rischio per l'ambiente e conseguenze per la salute dei cittadini che tale superamento dei limiti abbia potuto determinare;

   se il Ministro dell'ambiente non intenda rivedere la scelta di procedere al riesame parziale dell'Aia, mantenendo le soglie degli inquinanti formaldeide e metano già individuate e previste nell'autorizzazione originaria, a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini e delle cittadine di Piombino.
(4-03267)


   BICCHIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 luglio 2024, alle ore 18.30 circa, un incendio di vaste dimensioni si è sviluppato nel comprensorio militare di Persano, in provincia di Salerno;

   l'incendio ha interessato un'area significativa dell'area militare, a circa 5-6 chilometri dalla prima caserma, coinvolgendo circa 60 mila tonnellate di ecoballe provenienti dalla Tunisia e altri rifiuti, con dimensioni paragonabili a un campo di calcio;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, a Persano erano stoccati rifiuti oggetto di un'inchiesta della procura di Salerno, spediti nel 2020 in Tunisia in 70 container e poi ritornati in Campania dopo la scoperta di irregolarità. Il Governo tunisino e la magistratura avevano obbligato l'Italia a ritirare circa 6 mila tonnellate di rifiuti altamente nocivi, esportati illegalmente nel paese nordafricano;

   nel 2022 i residenti della zona hanno protestato contro la decisione regionale di individuare l'area militare di Persano come sito di deposito dei rifiuti di ritorno dalla Tunisia;

   dai media regionali si apprende che, nella prima metà del 2020, la regione Campania ha autorizzato una ditta a spedire migliaia di tonnellate di rifiuti in Tunisia, giustificando l'operazione con la maggiore economicità del processo di recupero rispetto al trattamento in Italia. A tutela del progetto, era stata sottoscritta una fideiussione di 3,3 milioni di euro in favore del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   nel mese di febbraio 2024 un'indagine della procura della Repubblica di Potenza sul traffico internazionale di rifiuti speciali ha rivelato un intricato giro di affari e il coinvolgimento di dirigenti pubblici e imprenditori. Nel corso dell'operazione sono state notificate 16 misure cautelari e sequestrate tre aziende coinvolte nel traffico illecito;

   le indagini hanno portato all'arresto di un funzionario della regione Campania, mentre un altro dirigente è attualmente sotto indagine, insieme a diversi imprenditori coinvolti nel sistema –:

   se il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica intenda prevedere, per quanto di competenza, l'adozione di nuove politiche o il rafforzamento di quelle esistenti per migliorare la lotta al traffico illecito di rifiuti;

   quali iniziative di competenza siano state adottate per garantire la trasparenza e l'efficacia delle operazioni di gestione dei rifiuti speciali, in particolare alla luce delle indagini sulla spedizione e sul ritorno dei rifiuti dalla Tunisia;

   se intenda acquisire per quanto di competenza, dalle autorità ed enti competenti, ogni informazione utile circa:

    a) gli attuali piani di smaltimento per i rifiuti stoccati nell'area militare di Persano e le misure previste per evitare ulteriori rischi ambientali e per la salute pubblica;

    b) gli interventi di bonifica e ripristino ambientale pianificati per l'area colpita dall'incendio e i tempi previsti per la loro realizzazione;

    c) i fondi e gli aiuti previsti per le comunità locali e le organizzazioni coinvolte nella gestione dell'emergenza e nel ripristino dell'area colpita.
(4-03270)


   MARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   martedì 30 luglio 2024 è divampato un vasto incendio nell'area militare di Persano, nei pressi di Serre, in provincia di Salerno;

   l'origine del rogo è legata a decine di ecoballe contenenti 6.000 tonnellate di rifiuti rientrate dalla Tunisia, che da oltre due anni sono immagazzinate nel sito di Persano, essendo al centro di un'indagine della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Potenza sul traffico illegale di rifiuti avviata a seguito degli illeciti accertati dalle autorità tunisine e italiane a carico della società esportatrice, che, come ricostruito da «scenarieconomici.it», ha spedito in Tunisia non solo i rifiuti plastici previsti dagli accordi ma anche rifiuti pericolosi di ogni tipologia;

   la zona ospita vasti terreni agricoli e la densa colonna di fumo nero, visibile a chilometri di distanza, che ha raggiunto diversi comuni limitrofi, ha allarmato migliaia di residenti e agricoltori, preoccupati per l'impatto sull'ambiente, la salute e l'agricoltura;

   il vicepresidente della regione Campania ha dichiarato che la rimozione delle suddette ecoballe sarebbe dovuta cominciare proprio all'indomani dell'incendio, coincidenza che dimostra probabili manovre dolose e interessi criminali nel contesto della gestione dei rifiuti;

   quanto accaduto pone in evidenza la gravità della situazione e le modalità di gestione di tali materiali pericolosi e, come ha dichiarato la presidente di Legambiente Campania, rappresenta l'emblema dell'emergenza del ciclo dei rifiuti in Campania. Dietro l'incendio si nascondono interessi criminali, disattenzioni, opacità e responsabilità di chi doveva garantire il rispettare dei tempi di rimozione ed esercitare attività di controllo;

   ad avviso dell'interrogante, di fronte a tale disastro ambientale è indispensabile che vengano accertate le responsabilità e l'entità dei danni ambientali e dei rischi per la salute dei cittadini, garantendo tempi certi per la bonifica dell'area;

   secondo Legambiente, da gennaio del 2013 si contano 177 incendi, il 12 per cento del totale nazionale, che hanno interessato impianti di trattamento, siti di trasferenza, smaltimento e recupero dei rifiuti, un numero rilevatore delle fragilità del sistema, dovute soprattutto alla mancanza di impianti di trattamento e riciclo, «sostituiti» da capannoni industriali presi in affitto o recuperati da procedure fallimentari, riempiti illegalmente di rifiuti e poi sistematicamente incendiati, con gravi danni ambientali e seri rischi per la salute dei cittadini –:

   di quali ulteriori elementi siano in possesso i Ministri interrogati in relazione all'incendio di cui in premessa e se non intendano acquisire, per quanto di competenza, dall'Arpac e dalla regione Campania ogni informazione utile a comprendere l'entità dei danni ambientali e all'agricoltura nonché quali siano i rischi per la salute della popolazione in conseguenza dell'incendio;

   quali ulteriori iniziative intenda assumere il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per quanto di competenza, al fine di favorire un sempre più efficace contrasto al traffico illegale dei rifiuti.
(4-03274)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   PIERRO. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con delibera di giunta n. 142 del 2 luglio 2024, il comune di Polla (Salerno) ha individuato i beni pubblici da mettere a disposizione della comunità energetica;

   tra i 10 luoghi individuati dall'ente viene indicato anche il Convento Sant'Antonio, un luogo di antica storia e tradizione;

   il Santuario antoniano di Polla, situato lungo l'antica Via Popilia e incluso nel Cammino di Sant'Antonio, è un capolavoro dell'arte francescana. La sua costruzione iniziò nei primi decenni del XVI secolo e fu completata nel 1541. L'interno, con una navata unica ampia e luminosa tipica delle chiese francescane «da predicazione», unisce pittura e scultura in modo straordinario. Il santuario, finanziato dalla popolazione e dalla municipalità, è stato per cinque secoli un punto di riferimento religioso e culturale per Polla;

   la sua architettura rinascimentale sobria, i magnifici affreschi, le preziose tele e le numerose sculture lignee fanno del Santuario una delle più importanti testimonianze dell'arte barocca in Campania. Tra le opere conservate vi sono quelle di Michele Ragolia, Domenico Sorrentino, Anselmo Palmieri, Francesco de Martino, Nicola Peccheneda, Pietro Antonio Ferro e fra Umile da Petralia;

   il Santuario è stato dichiarato Monumento nazionale nel 1925 e santuario diocesano nel 1993. Nel 2012 è stato inserito tra le «Mille meraviglie d'Italia» dal Ministero per i beni e le attività culturali;

   un evento prodigioso si è verificato il 12 e 13 giugno 2010, quando un'antica statua lignea del XVIII secolo ha mostrato segni di lacrimazione. Le analisi non hanno rilevato segni di manomissione o spiegazioni scientifiche per il fenomeno, dichiarato «empiricamente non spiegabile» con un decreto vescovile del 13 febbraio 2011. Grazie a questo prodigio, il Santuario è diventato meta di pellegrini che affidano al Santo le loro preghiere;

   il convento, pertanto, rientra tra i luoghi di grande rilievo storico e turistico del nostro Paese che rischierebbe di essere svilito e impoverito dalla costituzione di una comunità energetica. Un luogo che verrebbe intaccato nella sua storicità a causa della installazione dei macchinari e delle lavorazioni necessarie a rendere operative e funzionanti comunità energetiche rinnovabili –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, a fronte della problematica esposta in premessa, che riguarda in particolare il Convento Sant'Antonio nel comune di Polla (Salerno), al fine di prevedere forme di specifica tutela per le aree di interesse storico e artistico a livello nazionale, anche mediante deroghe normative all'installazione e costituzione delle comunità energetiche rinnovabili all'interno delle stesse aree.
(4-03278)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   PALOMBI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la riforma Cartabia (decreto legislativo n. 149 del 2022) ha novellato l'articolo 196-quater delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, stabilendo che, dal 30 giugno 2023, anche dinnanzi all'Ufficio del Giudice di pace, gli atti processuali ed i documenti, ivi compresa la nota di iscrizione a ruolo, devono essere depositati, da parte dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria, esclusivamente con modalità telematiche;

   tutti i tribunali, incluso quello di Roma, gestiscono i depositi telematici dei ricorsi in tempo reale, entro il giorno stesso del deposito, o comunque entro due o tre giorni al massimo, concludendo la procedura con l'apertura manuale, a cura del personale di cancelleria, delle buste telematiche dei depositi, con l'invio della cosiddetta quarta Pec di accettazione da parte della cancelleria medesima e la conseguente iscrizione a ruolo del procedimento;

   tuttavia, a seguito dell'introduzione del sistema suddetto, nonostante la correttezza dei depositi dei ricorsi da parte dei difensori, l'ufficio del Giudice di pace di Roma ha ben presto iniziato a rallentare l'apertura manuale delle buste telematiche dei ricorsi da parte della cancelleria, e quindi a notificare la quarta Pec di accettazione dei ricorsi depositati regolarmente dagli avvocati con ritardi fino a quattro mesi;

   tale circostanza risulta, a parere dell'interrogante, estremamente dannosa, in quanto l'abnorme ritardo nell'espletamento dell'attività amministrativa in parola cagiona tempi intollerabili per l'ottenimento di provvedimenti giudiziali essenziali per i cittadini e le imprese che si rivolgono al Giudice di pace (cosiddetto «giudice di prossimità» rispetto al territorio), il quale ha competenza su numerose materie e affari di notevole valore, peraltro recentemente ampliati, con una palese dilatazione dei tempi per la certezza dei rapporti economici e commerciali;

   detto ritardo, inoltre, produce nocumento anche agli avvocati che si trovano bloccati nello svolgimento della loro attività professionale in procedure paralizzate per mesi da questo pesante disservizio, provocando incertezza sulle attività da intraprendere e difficoltà nell'ottenere i compensi per il proprio lavoro –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di porre rimedio alle criticità evidenziate in premessa.
(4-03276)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONAFÈ, FOSSI, GIANASSI, DI SANZO, SIMIANI, FURFARO, SCOTTO e BOLDRINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il settore moda rappresenta uno dei comparti di maggior importanza del Paese, finalizzato soprattutto all'esportazione in tutti i continenti e alla promozione del made in Italy;

   dopo gli anni della pandemia il settore ha saputo reagire, ma l'incerto e conflittuale contesto internazionale, caratterizzato da crisi energetica, conflitti globali, aumento dell'inflazione e riduzione della domanda, sta creando una contrazione economica generalizzata che ha prodotto pesanti ricadute sui fatturati delle imprese del comparto;

   le associazioni di categoria hanno segnalato da mesi queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, ma anche il calzaturiero e il tessile, evidenziando come la moda non abbia potuto usufruire di misure a sostegno o contributi specifici come quelli sviluppati per altri settori;

   particolarmente colpito è il settore della moda in Toscana che impiega infatti circa 130 mila persone: la maggior parte nei segmenti produttivi (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, accessori, gioielleria), compresa la produzione di macchinari, un 10 per cento nel terziario (commercio all'ingrosso e intermediazione). Di fatto quindi il 6-8 per cento di tutti gli occupati della regione lavora in tale comparto, il 40 per cento di tutto il manifatturiero, per un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro. Tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana;

   la crisi riguarda prodotti progettati e commissionate dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono successivamente realizzate da artigiani di altissima specializzazione (aziende contoterziste);

   sono quindi direttamente coinvolte 3.690 imprese e 13.800 addetti ed in particolar modo nei distretti di Firenze e Scandicci per la produzione e nel distretto di Santa Croce sull'Arno (Pisa) per la conceria;

   le difficoltà sono state monitorate da Irpet che ha certificato come nel mese di marzo 2024 in Toscana, le ore di cassa integrazione sono state pari al monte ore di lavoro di circa 7.700 dipendenti di cui 6.200 nel settore pelli, cuoio e calzature: si è quindi passati dal 3,1 per cento di lavoratori in cassa integrazione a gennaio 2023 al 12,9 per cento di marzo 2024 (solo per la filiera della pelle) con un peggioramento continuo;

   attualmente, secondo le associazioni di categoria, nei distretti della Toscana chiudono mediamente quasi due aziende a settimana con gravissime ripercussioni per i livelli occupazionali territoriali;

   per cercare di porre un argine al problema, il presidente della Toscana Eugenio Giani e l'assessora regionale Alessandra Nardini (sollecitati anche dagli enti locali interessati) hanno inviato due missive al Governo per chiedere l'attivazione di ammortizzatori sociali specifici. Anche gli enti locali, in particolare il comune di Scandicci (FI), epicentro industriale di eccellenza nel settore delle produzioni di lusso è impegnato a fronteggiare la situazione di crisi con le parti sociali per contenere le ricadute sociali in termini di disoccupazione e per evitare conseguenze dirette nei territori;

   successivamente il governatore della Toscana ha inoltrato una terza lettera al Ministro Urso per richiamare l'attenzione e sollecitare interventi sul fronte del credito alle imprese e alle famiglie (soprattutto per facilitarne l'accesso e chiedere una moratoria sui finanziamenti);

   il 6 agosto 2024 si terrà al Ministero delle imprese e del made in Italy il tavolo istituzionale del settore moda in cui dovrebbero essere analizzati le problematiche del comparto e decise le misure di sostegno alle imprese in difficoltà;

   a tale riunione non sarebbero stati però invitati gli enti locali competenti nonostante abbiano da tempo manifestato espressamente l'urgenza e l'esigenza di poter intervenire a tale tavolo proprio per non depotenziare la capacità di reazione e contenimento delle criticità e per finalizzare meglio l'impiego delle risorse destinate alla formazione professionale dei giovani –:

   per quali motivi al tavolo interministeriale citato in premessa non siano stati invitati tutti gli attori e le istituzioni competenti della filiera ed in particolare i sindaci degli enti locali interessati;

   quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare per contrastare la crisi del settore della moda, che sta colpendo soprattutto le imprese contoterziste della Toscana, salvaguardare la continuità produttiva di tale settore e garantire gli attuali livelli occupazionali.
(5-02712)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   al fine di tutelare gli utenti nel settore della telefonia, negli ultimi anni sono stati adottati svariati interventi normativi diretti ad ampliare gli obblighi per gli operatori che svolgono l'attività di call center verso numerazioni nazionali fisse o mobili;

   in particolare, il Ministero interrogato ha progettato e istituito, con il decreto del Presidente Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, il registro pubblico delle opposizioni (Rpo), una base di dati in cui ogni cittadino può far inserire, il proprio contatto numero telefonico, fisso o mobile, per bloccare la ricezione di telefonate a scopo commerciale o di ricerca di mercato;

   con l'iscrizione al Rpo, il cittadino chiede di non essere più contattato dalle società alle quali ha dato la possibilità di essere contattato – a seguito, ad esempio, della firma di un contratto, dell'acquisto di un bene o dell'iscrizione in una palestra o un corso di lingua – attraverso l'accettazione delle clausole di accettazione del trattamento dei dati personali, dell'uso di quei dati al fine di marketing e dell'uso di quei dati da condividere con enti terzi;

   tale revoca agisce, però, solo sui consensi espressi prima dell'iscrizione, richiedendo quindi un periodico aggiornamento della propria posizione – qualora siano stati espressi nuovi consensi – attraverso un rinnovo dell'iscrizione al Rpo, al fine di stabilire il blocco fino una nuova data;

   un numero sempre maggiore di cittadini lamenta, però, di essere contattato anche a seguito dell'iscrizione del Rpo: se è vero che questo possa essere determinato dalla particolare valenza temporale dell'iscrizione e dalla necessità di un suo periodico aggiornamento, è pur vero che i numeri di cellulare vengono trasferiti da un'azienda all'altra, con il rischio di essere trasferiti anche su canali illeciti detenuti da criminali informatici che a loro volta li rivendono ad altri operatori –:

   quali iniziative intenda realizzare al fine di consentire una migliore fruizione dei benefici derivanti dall'iscrizione al Rpo, anche valutando di prevedere che l'iscrizione possa avere valenza per un tempo stabilito e successivo al momento in cui viene effettuata, assicurando al contempo, per quanto di competenza, un corretto e sicuro trasferimento dei contatti telefonici dei cittadini tra gli operatori.
(4-03275)


   ROSATO e PASTORELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 2022, la società Telepass SpA non gode più del monopolio nei servizi di telepedaggio sulla rete autostradale, con l'arrivo sul mercato di società concorrenti quali UnipoliTech e Mooney che offrono servizi equivalenti;

   nonostante l'apertura del mercato ad ulteriori attori economici, a oggi, sulla rete autostradale le corsie dedicate al telepedaggio sono corredate da una cartellonista che recita «Telepass», una volta unico operatore presente in Italia ma che oggi invece rappresenta solo una delle società che offrono abbonamenti a questo tipo di servizi;

   questa dicitura, che risale al periodo in cui la società Telepass SpA deteneva il monopolio dei servizi di telepedaggio, oggi a parere dell'interrogante può rappresentare una pubblicità ingannevole ai sensi dell'articolo 2, del decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145;

   il decreto legislativo summenzionato definisce come pubblicità ingannevole: «qualsiasi pubblicità che in qualunque modo, compresa la sua presentazione è idonea a indurre in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali è rivolta o che essa raggiunge e che, a causa del suo carattere ingannevole, possa pregiudicare il loro comportamento economico ovvero che, per questo motivo, sia idonea a ledere un concorrente»;

   parimenti, la presenza di questa cartellonista può rappresentare a parere dell'interrogante, una pratica commerciale scorretta ai sensi dell'articolo 20 del codice del consumo di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in quanto «idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio»;

   nel caso in esame, è evidente ad avviso dell'interrogante che l'utilizzo del nome di un solo operatore del mercato per identificare un servizio che è offerto da più attori economici può pregiudicare e falsare in misura apprezzabile il comportamento economico dei consumatori, indotti a pensare che solo quella società sia autorizzata ai servizi di telepedaggio sulla rete autostradale, ed essere anche idonea a ledere un concorrente –:

   quali iniziative di competenza intenda avviare in raccordo con le società concessionarie della rete autostradale al fine di ripristinare una corretta informazione commerciale, scongiurando così il rischio che, nel contesto di libero mercato nei servizi di telepedaggio, la presenza sulla rete autostradale di cartellonista che riportano il solo nome «Telepass», nome specifico di uno degli operatori economici del mercato, possa rappresentare, per le ragioni esposte in premessa, una pratica commerciale scorretta o di pubblicità ingannevole ai sensi della normativa italiana.
(4-03279)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TASSINARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in conseguenza dell'alluvione avvenuta in Romagna il 16 e 17 maggio 2023 la strada statale 67 Livorno-Ravenna è stata fortemente danneggiata ed è rimasta chiusa per oltre 10 giorni;

   in particolare, gli smottamenti ed i crolli di carreggiata hanno bloccato ed isolato i paesi Dovadola, Rocca San Casciano, Portico di Romagna, Bocconi e San Benedetto per alcune settimane;

   grazie all'intervento dei vigili del fuoco, protezione civile e Anas e anche di volontari si è potuto riaprire la statale circa un mese dopo l'alluvione, con tratti a senso unico alternato regolati da semaforo;

   tuttavia nel tratto che interessa i comuni di Dovadola, Rocca San Casciano e Portico e San Benedetto si trovano ancora 9 semafori a senso unico alternato per regolamentare il traffico. Tale situazione rallenta molto il traffico e danneggiando fortemente i collegamenti per migliaia di utenti;

   l'Anas ha stanziato circa 12 milioni di euro per sistemare le frane. A inizio 2024 sono partiti i lavori per sistemare tre frane fra Dovadola e Rocca San Casciano, che avrebbero dovuto terminare prima dell'estate. Ad oggi solo in un cantiere sono terminati i lavori e riaperta la circolazione stradale in entrambi i sensi;

   negli altri cantieri i lavori vanno a rilento e a singhiozzo, in alcuni casi i cittadini segnalano che i lavori devono ancora partire. Resta un semaforo per regolare il traffico a senso unico alternato alle porte di Dovadola, in direzione Firenze, e altre due situazioni simili fra Rocca San Casciano e Portico e altre tre fra Portico e San Benedetto in Alpe;

   i disagi per la popolazione e le imprese locali sono tali che è stato costituito un comitato civico «SS 67» che ha messo in discussione l'operato dell'Anas, accusata di fatto di distrarre uomini e mezzi per altre finalità locali arbitrariamente ritenute più rilevanti (quali la tangenziale di Forlì);

   i disagi coinvolgono non solo i pendolari e i privati che dai paesi della valle del Montone si recano al lavoro o per esigenze sociali ed economiche nelle città della pianura, ma anche i collegamenti commerciali delle attività economiche del territorio e quelli turistici fra due città come Ravenna e Firenze –:

   se non ritenga opportuno sollecitare, per quanto di competenza, l'Anas per accelerare il completamento dei lavori sulla statale 67, con particolare riferimento ai cantieri ancora aperti fra Dovadola e Rocca San Casciano, e per conoscere la tempistica di completamento dei lavori di tutta la carreggiata della statale 67 nel tratto tra Romagna e Toscana.
(5-02714)

Interrogazione a risposta scritta:


   FARAONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le strade gestite da Anas S.p.A. sulle Madonie, in particolare la strada statale 120 «Dell'Etna e delle Madonie» e la strada statale 290 «Di Alimena», versano in condizioni precarie;

   al km 6+400 della strada statale 290 «Di Alimena», a seguito di un intervento sulla fondazione stradale il tratto è rimasto, da ormai troppi mesi, senza pavimentazione bitumata con notevoli disagi per chi attraversa quel tronco stradale (in misura consistente negli ultimi tempi stante che questo tratto di strada la via usata dai madoniti per raggiungere Irosa nel mentre sono in corso i lavori sulla provinciale di Blufi);

   a quanto risulta, Anas S.p.A., in detto tratto della strada statale 290 «Di Alimena», provvede periodicamente al ripristino provvisorio del piano viabile dissestato ivi presente, mediante la posa in opera di terreno misto stabilizzato;

   appare davvero sorprendente che Anas S.p.A., in un tratto di strada statale di sua competenza con notevole traffico, non provveda a una adeguata pavimentazione della strada;

   le comunità che risiedono nelle aree interne madonite, già penalizzate per la carenza di adeguati servizi pubblici di trasporto, meritano almeno di avere la fruibilità in sicurezza della viabilità delle strade interne –:

   quali iniziative si intendano intraprendere, al fine di verificare lo stato delle infrastrutture viarie nel territorio delle Madonie, e in particolare delle strade gestite da Anas S.p.A., quali la strada statale 120 «Dell'Etna e delle Madonie» e la 290 «Di Alimena», ed avviare in tempi brevi gli interventi ritenuti necessari a mettere in sicurezza dette strade.
(4-03277)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, ALIFANO, ASCARI, CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Pomigliano d'Arco, proprietario di un immobile confiscato alla camorra, ha richiesto il 9 luglio 2024 all'associazione Fai antiracket e antiusura «Pomigliano per la legalità Domenico Noviello», a cui l'immobile era stato concesso in comodato, il rilascio dello stesso nel termine di soli 9 giorni;

   la vicenda è stata riportata dal quotidiano Il Mattino, il quale rileva, tra l'altro, come nel 2019 il presidente dell'associazione Fai antiracket e antiusura, Salvatore Cantone, a seguito della sua denuncia sulla mancata costituzione di parte civile del comune di Pomigliano in un procedimento penale nei confronti di estorsori nato dalla denuncia dell'associazione, venne definito dal sindaco Raffaele Russo come un «professionista dell'antimafia»;

   Salvatore Cantone avrebbe inoltre, dichiarato che l'unico luogo proposto dal comune per sostituire l'attuale sede dell'associazione sarebbe situato all'interno del parco pubblico di Pomigliano, ben visibile a qualsiasi criminale che volesse sapere quali cittadini denunciano le attività delle organizzazioni criminali;

   questo episodio, che l'interrogante giudica come un fatto di assoluta gravità, si inserisce in una cornice storica recente molto dettagliata, con fatti che coinvolgono Pomigliano e il suo sindaco, Raffaele Russo, in primis;

   Raffaele Russo, nell'aprile 2023, ha sollevato dalla carica di comandante della polizia municipale Luigi Maiello, protagonista di una lunga inchiesta sugli abusi edilizi sul territorio che aveva coinvolto anche aziende colpite da interdittiva antimafia;

   tale licenziamento, motivato dall'accusa di contraffazione dei titoli di studio di Maiello, era parte integrante della campagna elettorale di Russo, come rinvenibile in numerose dichiarazioni pubbliche;

   con ordinanza n. 21 del 2024 il TAR della Campania ha provvisoriamente sospeso il provvedimento di decadenza da dipendente comunale di Luigi Maiello, in quanto i documenti contestati risultano veritieri;

   durante una seduta di aprile 2024 del Consiglio comunale, Raffaele Russo dichiara esplicitamente che nel comune da lui amministrato non esiste più la camorra, aggiungendo: «Posso sapere il nome e cognome di questo clan che ci ha aggredito? Io non me ne sono accorto, eppure sono il sindaco!»;

   Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, ha invitato il sindaco Russo ad «una maggiore prudenza e cautela soprattutto in caso di incompleta consapevolezza del fenomeno» dopo le affermazioni fatte dallo stesso sull'estinzione dei clan nel territorio;

   Chiara Colosimo ha, inoltre, dichiarato che «sulla base di riscontri ottenuti presso le forze dell'ordine, nel comune di Pomigliano d'Arco permane tuttora la operatività dei clan Mascitelli e D'Ambrosio (...) che operano in stretta alleanza e sono dediti prevalentemente a estorsioni e spaccio di sostanze stupefacenti»;

   il sindaco Russo ha replicato con una dichiarazione riportata dall'Ansa, nella quale afferma che le sue esternazioni erano sostenute «da un rapporto del Ministro dell'interno che non rileva la presenza di organizzazioni criminali attive nella nostra città» –:

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato riguardo alla richiesta di rilascio dell'immobile in premessa, in particolare in relazione alla natura dell'associazione coinvolta e alla sua lotta al racket e all'usura e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere a difesa del principio di legalità in un territorio connotato da una consistente e penetrante attività camorristica;

   se il Ministro interrogato confermi la dichiarazione di Raffaele Russo circa il fatto che il dicastero da lui rappresentato non rileverebbe alcuna attività di stampo camorristico operante nel territorio di Pomigliano d'Arco;

   se il Ministro interrogato intenda attuare misure finalizzate a garantire una maggiore ed effettiva tutela dei beni confiscati alle mafie e dei loro amministratori sul territorio.
(4-03263)


   BOSCAINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il territorio della Provincia di Verona sta assistendo ad un significativo peggioramento delle condizioni dell'ordine pubblico, che ormai espone i cittadini e persino il personale delle forze di polizia, preposto alla sua tutela, ad episodi ripetuti di criminalità e di vandalismo;

   solo negli ultimi mesi si sono registrati risse con accoltellamento, furti, rapine, aggressioni, minacce ed intimidazioni di significativa gravità, anche ai danni dello stesso personale di pubblica sicurezza;

   a Verona, in particolare, in vaste aree sono presenti fenomeni di accattonaggio molesto, spaccio di droga, microcriminalità sistematica a danno di privati ed esercizi pubblici e commerciali, fino a reati di maggiore gravità riportati quotidianamente dalle cronache locali, come i recenti accoltellamenti avvenuti in zona Stazione Porta Nuova e le risse in Via Calvi;

   sempre da quanto riportato da notizie di stampa, nei giorni scorsi si sono registrate, da Verona a Peschiera del Garda, a Roverchiara e sulla Transpolesana, corse clandestine di auto e scorribande che destano preoccupazione e mettono a rischio l'incolumità pubblica;

   è in atto una vera e propria occupazione del territorio di Verona e provincia da parte di bande criminali più o meno organizzate, puntualmente descritta dagli organi di stampa delle varie zone interessate, che le forze dell'ordine faticano a fronteggiare, a dispetto dell'abnegazione e della dedizione dimostrata quotidianamente dal proprio personale, ormai quantitativamente insufficiente in rapporto alle dimensioni del fenomeno;

   la situazione sopra descritta è resa ancora più grave nella provincia veronese, legata ad avviso dell'interrogante ad un obiettivo aumento di stranieri extracomunitari senza fissa dimora stazionanti sul territorio nazionale e dalle difficoltà di integrazione degli stranieri di seconda generazione soggiornanti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno, al fine di contrastare in maniera efficace e tempestiva i diffusi episodi di criminalità registrati e tutelare la sicurezza dei cittadini, rafforzare con la massima urgenza gli organici delle forze dell'ordine, anche attraverso la previsione di un incremento temporaneo delle unità per assicurare una presenza ed un monitoraggio capillare sul territorio interessato.
(4-03265)


   ROSATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Il 14 aprile 2023, la testata «Calabria.Live» comunicava la volontà del sindaco di Palmi (Reggio Calabria) di istituire la «Fondazione Varia di Palmi» che, dalla sua costituzione avvenuta con atto notarile il 9 giugno 2023, gestisce la festa della «Varia di Palmi», Patrimonio Unesco, e gli eventi ad essa direttamente connessi nonché, ai sensi dell'articolo 3 dello Statuto, organizza e gestisce «attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso»;

   tra i soci della fondazione figurano il comune di Palmi come socio fondatore, nonché il sindaco in carica del comune di Palmi come presidente onorario, il quale «partecipa alle riunioni del Consiglio di Amministrazione senza diritto di voto»;

   dopo l'edizione 2023 della Varia, sarebbe emerso un preoccupante quadro debitorio della fondazione nei confronti di chi avesse svolto attività lavorativa ai fini della realizzazione di spettacoli, concerti, dell'allestimento di luminarie e altri eventi di intrattenimento durante il periodo estivo;

   sono stati numerosi i solleciti delle opposizioni, indirizzati al sindaco e all'amministrazione, a chiarire, la situazione debitoria. A marzo 2024 il sindaco, rispondendo a un'interpellanza in consiglio comunale, dichiarava che il bilancio sarebbe stato pubblicato dalla fondazione dopo il 30 aprile 2024, che corrisponde al termine previsto dallo statuto per l'approvazione del bilancio 2023;

   a quanto consta all'interrogante, trascorso infruttuosamente tale termine, il 15 maggio 2024 i consiglieri di minoranza presentavano al comune di Palmi una richiesta di accesso agli atti per «poter prendere visione ed ottenere copia del bilancio della Fondazione Varia di Palmi Ets, nonché della relazione sull'attività svolta, sulle questioni in corso e sugli indirizzi e linee guida programmatiche che intende seguire»;

   successivamente, durante il consiglio comunale del 12 giugno 2024, il sindaco riportava un errore di apertura di duplice cassetto fiscale presso l'Agenzia delle Entrate e che il Consiglio di amministrazione della Fondazione, convocato il 29 aprile 2024, aveva deliberato di prorogare il termine per l'approvazione del bilancio al 30 giugno 2024;

   non pervenendo alcuna notizia, i consiglieri di minoranza il 12 luglio 2024 richiamavano la richiesta di accesso agli atti da loro già presentata, senza comunque ottenere risposta;

   durante il consiglio comunale del 20 luglio 2024, i consiglieri di minoranza interrogavano nuovamente il Sindaco sulla redazione e trasmissione del bilancio della fondazione nei termini stabiliti, ma a ciò è corrisposto un ulteriore silenzio che ha spinto l'opposizione ad abbandonare l'aula consiliare;

   appare inverosimile che il sindaco, nonché presidente onorario che partecipa alle riunioni del Consiglio di amministrazione, non sia a conoscenza dell'attività della fondazione e non abbia gli elementi per fornire una risposta, pur sommaria ma pertinente e anche in forma orale durante un consiglio comunale;

   il 28 luglio 2024, a seguito del mancato riscontro alle reiterate richieste, la testata «Strettoweb» rendeva noto che i consiglieri di minoranza, al fine di poter espletare le proprie prerogative, inviavano al prefetto di Reggio Calabria una lettera formale richiedendo di «poter essere resi edotti, sulle vicende» relative al bilancio della fondazione «e di poter essere messi nelle condizioni di poter accedere per visionare ed estrarre copia» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche attraverso la competente prefettura territoriale, al fine di verificare l'effettivo rispetto delle prerogative dei consiglieri comunali di minoranza a seguito della presentazione da parte degli stessi di atti di sindacato ispettivo e richiesta di accesso agli atti, considerato l'obbligo di risposta di cui all'articolo 43, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonché di acquisire informazioni in ordine alle motivazioni per cui il comune di Palmi, socio fondatore della Fondazione Varia di Palmi ETS, e il sindaco in carica del comune di Palmi, presidente onorario della predetta fondazione con diritto di partecipazione al consiglio di amministrazione, non siano nelle condizioni di fornire alcun riscontro in merito al bilancio citato in premessa, anche al fine di verificare che sullo svolgimento dell'attività del comune di Palmi e del Sindaco nell'ambito della fondazione, sia assicurata la trasparenza dell'azione amministrativa.
(4-03268)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio di martedì 30 luglio 2024 a Lido Silvana, Marina di Pulsano (Taranto) è divampato un incendio di vaste proporzioni che ha distrutto diversi ettari di pineta e macchia mediterranea, portandosi in prossimità di abitazioni, esercizi commerciali, strutture ricettive e balneari;

   l'incendio ha generato grande apprensione tra bagnanti e residenti e, secondo quanto si apprende dagli organi di stampa, alcune persone avrebbero riportato ferite da ustione, anche di particolare gravità;

   nella mattinata di mercoledì 31 luglio 2024, a incendio quasi interamente domato, le autorità hanno iniziato le operazioni per la quantificazione dei danni di carattere ambientale, economico e sociale; dai primi riscontri sul campo, sono stati rilevati gravissimi danni alla vegetazione e il «polmone verde» di Bosco Caggione sembra quasi interamente compromesso;

   sebbene nell'estate del 2001 vi fu un altro devastante incendio nella medesima area, ancora oggi la zona non è servita da un presidio stabile dei vigili del fuoco. Difatti, i tempi di attesa per gli interventi sono spesso lunghissimi, considerato che i presidi più vicini sono a Taranto e Manduria. Per di più, l'assenza di impianti antincendio fissi nell'area costringe i soccorritori ad attingere ad altre fonti d'acqua, tra cui pozzi locali, allungando ancor di più i tempi di intervento –:

   se intenda, per quanto di competenza, promuovere l'istituzione di un presidio dei Vigili del fuoco e la costituzione di una rete antincendio nell'area di Pulsano, considerato che la stessa, come rappresentato in premessa, costituisce un «polmone verde» per l'intero territorio provinciale spesso oggetto di incendi.
(4-03271)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da un'inchiesta giornalistica condotta in questi giorni da Il Resto del Carlino, sarebbe emerso un fiume di denaro (ad oggi oltre 550 mila euro) erogato – in nemmeno due anni – dall'amministrazione comunale di Pesaro alle due associazioni culturali «Opera maestra» e «Stella polare», a seguito di ripetuti affidamenti diretti per lavori, servizi e forniture;

   tali affidamenti avrebbero avuto ad oggetto anche lavori di idraulica, cura del verde, realizzazione e manutenzione di murales, organizzazione di eventi natalizi, manifestazioni culinarie;

   dall'indagine giornalistica, si è appreso anche come le associazioni coinvolte non avrebbero avuto i requisiti necessari per gli affidamenti in questione, non sarebbero state in possesso di Documento unico di regolarità contributiva, non avrebbero avuto dipendenti e come, in alcuni casi, non sarebbe stata prevista né consegnata la rendicontazione dei lavori;

   fra i tanti episodi, che meritano approfondimenti e pongono gravi dubbi sul corretto operato dell'amministrazione comunale di Pesaro, vi sarebbe, ad esempio, la realizzazione di un murales con:

    a) invio il 17 giugno 2021 del relativo preventivo da parte dell'associazione «Opera maestra»;

    b) accettazione del preventivo con determina n. 1413 recante la medesima data;

    c) realizzazione dell'opera nelle stesse 24 ore;

   vieppiù, nell'intervista pubblicata da Il Resto del Carlino in data 1° agosto 2024, l'autore del murales avrebbe affermato ai giornalisti dello stesso quotidiano che il murales gli era stato commissionato direttamente dal comune di Pesaro, tramite l'addetto alle iniziative ed eventi del sindaco Matteo Ricci, ma che successivamente lo stesso addetto gli aveva chiesto di fatturare all'associazione «Opera maestra»: «Quando si è trattato di fare la fattura, Santini mi ha dato il nominativo dell'associazione e a questo mi sono attenuto anche se non capivo il motivo. Mi ha risposto che era per velocizzare il tutto. Io ero stato contattato dal comune, da Santini per conto del comune e il contatto con me non è stato favorito dall'associazione con cui io ho avuto rapporti solo nel momento della fatturazione»;

   dalla situazione descritta dalla stampa emergerebbe peraltro, come il comune di Pesaro non avrebbe rispettato il principio «di rotazione», ma che, al contrario, sarebbe ricorso sistematicamente all'affido diretto alle due associazioni citate;

   a rendere ancora più opaca la vicenda sono le dichiarazioni dei soggetti coinvolti: il sindaco del tempo Matteo Ricci, oggi parlamentare europeo, avrebbe dichiarato alla stampa di non essere a conoscenza degli affidamenti; nell'intervista apparsa su Il Resto del Carlino il 31 luglio 2024, l'attuale presidente del consiglio comunale Enzo Belloni (assessore comunale al tempo dei fatti oggetto di interrogazione), sulla realizzazione di lavori di idraulica affidati all'associazione culturale «Opera maestra», avrebbe affermato candidamente: «Io dico la verità e solo quella: ho parlato col tecnico che ha firmato quella determina di spesa. Che io non conoscevo nemmeno fin quando non l'ho letto sul Carlino. Il funzionario mi ha detto chiaramente che ha scritto “manutenzione idraulica”, ma in realtà quei 20 mila euro servivano per pagare il murales. Chi gli ha chiesto di fare così non me l'ha detto e io non lo so. Ma è certo che il rubinetto da riparare non c'entra niente»;

   le condotte sopra descritte meritano di essere oggetto di verifiche e di controlli da parte di tutte le autorità competenti –:

   se i Ministri interrogati dispongano di elementi in ordine alla vicenda rappresentata in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare, anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica e l'ispettorato della funzione pubblica, al fine di garantire la regolarità dell'azione della pubblica amministrazione, il corretto impiego delle risorse pubbliche, la conformità dell'azione amministrativa ai principi di imparzialità e buon andamento.
(4-03273)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'idrosadenite suppurativa è una malattia dermatologica infiammatoria cronica, dovuta ad alterazioni del sistema immunitario, che si caratterizza per la formazione ricorrente di noduli sottocutanei – dolorosi e infiammati – nelle aree delle pieghe del corpo che comprendono ascelle, inguine e zone anogenitali;

   oggi si contano in Italia circa 11 pazienti ogni 100.000 abitanti, senza che ci sia nessun riconoscimento della patologia tra le malattie rare; considerata l'assenza di test strumentali o di laboratorio che consentano di diagnosticare con precisione l'idrosadenite suppurativa, la diagnosi si basa su un esame obiettivo e sull'anamnesi della sintomatologia, con ritardi diagnostici significativi in media di 7,2 anni;

   la fascia di età in cui si sviluppa prevalentemente l'idrosadenite suppurativa è tra i 20 e i 30 anni: spesso durante la pubertà e le donne sono interessate dalla patologia almeno 3 volte in più rispetto agli uomini;

   a oggi non è ancora possibile guarire definitivamente dall'idrosadenite suppurativa; tuttavia, alcune terapie permettono di trattare i sintomi, rallentandone la progressione e limitando possibili complicanze, sebbene queste soluzioni terapeutiche non siano oggi accessibili per tutti i pazienti;

   l'idrosadenite suppurativa è inoltre associata a un alto carico di comorbidità che include manifestazioni non cutanee, come malattie metaboliche, cardiovascolari, endocrinologiche, gastrointestinali, reumatologiche e psichiatriche;

   nonostante la complessità e l'impatto dell'idrosadenite suppurativa, non sono al momento previsti percorsi di diagnosi e di presa in carico integrati per i pazienti che non hanno quindi accesso a cure adeguate e personalizzate sulla base delle loro caratteristiche individuali, come età, sesso, patologie preesistenti, stile di vita;

   l'impatto dell'idrosadenite suppurativa è altamente invalidante – a livello psicologico e fisico – tanto da compromettere anche la vita lavorativa, sociale e relazionale di chi ne soffre; in aggiunta, nonostante l'andamento cronico e degenerativo, l'idrosadenite non è stata inserita nel Piano nazionale delle cronicità (Pnc) e, a oggi, non sono previste né esenzioni sanitarie (con conseguenti costi a carico di pazienti e famiglie), né il riconoscimento di invalidità da parte dell'Inps né tutele sul piano lavorativo –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative per riconoscere l'idrosadenite suppurativa come malattia rara, valutarne l'inserimento nel Piano nazionale delle cronicità (Pnc) e attivare un tavolo tecnico-scientifico per la definizione di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) che possa essere poi applicato in tutte le regioni, per una migliore presa in carico dei pazienti e per un accesso più equo alla diagnosi e alle cure sul territorio.
(5-02713)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia italiana del farmaco con la determinazione del 3 maggio 2024 ha provveduto all'aggiornamento del Prontuario della continuità assistenziale ospedale-territorio (PHT) per il transito dal regime di classificazione «A-PHT» alla fascia «A» di medicinali afferenti a specifiche classi farmacologiche (Gazzetta Ufficiale serie generale n. 108 del 10 maggio 2024);

   la Commissione scientifica ed economica di Aifa ha individuato, come classe farmacologica oggetto di riclassificazione quella delle gliptine, una categoria di farmaci antidiabetici, per la quale sussistono i criteri per favorirne l'accesso in termini di prossimità attraverso le farmacie territoriali;

   la regione Toscana ha impugnato davanti al Tribunale amministrativo regionale del Lazio la determina del 3 maggio 2024 dell'Agenzia italiana del farmaco, che riclassifica dalla fascia A-Pht alla fascia A le gliptine, farmaci antidiabetici molto diffusi;

   da quanto si apprende dalle parole del Presidente della giunta regionale della Toscana Giani e dell'assessore regionale al diritto alla salute Bezzini: «Quella determina crea un danno economico alle regioni, che vedrebbero un'ulteriore riduzione delle risorse a disposizione per il fondo sanitario. A differenza di quanto infatti stimano il Ministero della salute e Aifa, la riclassificazione delle gliptine produrrebbe costi per le regioni intorno ai 35 milioni di euro, di cui 3 milioni e 200 mila soltanto per la Toscana». Secondo gli esponenti della regione Toscana, questo è determinato principalmente dal maggior costo di rimborso (fino a 10 volte tanto in alcuni casi) di tali farmaci nella dispensazione in regime di farmaceutica convenzionata rispetto alla precedente regime di distribuzione in DPC (distribuzione per conto), oltre che dal venir meno del recupero della spesa per sforamento del tetto per gli acquisti diretti;

   con la riclassificazione, inoltre, non ci sarebbe alcun vantaggio per il paziente in termini di accessibilità al farmaco in quanto la distribuzione per conto avviene comunque attraverso le farmacie aperte al pubblico, anzi la distribuzione in regime di convenzionata può comportare il pagamento del ticket di compartecipazione;

   a detta dell'assessore Bezzini pare che la decisione sia avvenuta senza alcun confronto con le regioni e che la riclassificazione, a differenza di quanto sostiene Aifa, sarebbe stata oggetto di confronto con il tavolo tecnico, come invece previsto dalla norma di bilancio 2024;

   questo fatto rappresenta, ad avviso dell'interrogante, una non corretta applicazione della legge –:

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato sui fatti narrati e sulle modalità con cui compensare i costi stimati di 35 milioni di euro che ricadrebbero sulle regioni alla luce della determina del 3 maggio 2024 e se non ritenga, di convocare il tavolo tecnico per un confronto tra regioni e Aifa al fine di tutelare il principio di leale collaborazione con le regioni che è tra i princìpi fondanti del regolamento sull'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia italiana del farmaco.
(4-03269)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAGUTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle olimpiadi di Parigi 2024 agli ottavi di finale di boxe femminile la nostra pugile peso welter Angela Carini si è trovata a combattere contro la pugile intersessuale algerina Imane Kheif, già esclusa insieme alla taiwanese Lin YU-ting ai precedenti mondiali di pugilato in base proprio alla verifica ormonale;

   il Comitato olimpico di Parigi avrebbe quindi ammesso le due pugili;

   nel caso dei mondiali la competizione era sotto il controllo della International boxing association (Iba) il cui presidente Umar Krevlev, riportando i risultati del DNA, comunicò che entrambe le atlete «erano state estromesse perché avendo cromosomi XY non sarebbe stata garantita l'integrità ed equità della competizione»;

   tale principio dovrebbe essere basilare ancor più per la competizione olimpica dove, per tradizione secolare, è sempre stato privilegiato il principio di equità tra gli atleti;

   al di là del risultato del match occorre valutare il rischio per la nostra pugile, considerando la testimonianza di chi ha già combattuto contro l'algerina Kheif, come la pugile Brianda Tamara, che dichiarò: «I suoi colpi mi fecero molto male, credo di non essermi mai sentita così nei miei 13 anni di pugilato, nemmeno quando ho combattuto contro sparring partner uomini»; una testimonianza comprensibile perché lo sparring partner non affonda i colpi generalmente per non danneggiare il campione, mentre in un incontro per un titolo si combatte allo stremo;

   con riguardo al citato match, il Ministro interrogato ha affermato: «io ho messo al primo posto (...) la salute degli atleti e la salvaguardia dell'equa competizione. Il CIO ha messo al primo posto i diritti civili (...)» –:

   di quali elementi disponga, anche tramite il CONI e alla luce della dichiarazione sopra riportata, in ordine alle motivazioni per le quali non si sia ritenuto di ritirare le nostre pugili donne da incontri contro pugili transgender, sia per tutelarle fisicamente, sia per contestare scelte motivate da ideologie che ad avviso dell'interrogante pretendono di trasformare anche l'etica stessa della competizione olimpica.
(4-03280)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO, MANZI, ORFINI, IACONO e BERRUTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a dieci mesi dalle dimissioni da rettore di Messina e presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, Salvatore Cuzzocrea è stato selezionato dalla Ministra interrogata per un «incarico in qualità di consigliere»;

   in particolare, consultando il sito dell'Ateneo di Messina, alla voce incarichi dipendenti della sezione amministrazione trasparente, si legge del «conferimento incarico in qualità di consigliere del Ministro», all'ex rettore Cuzzocrea, con protocollo datato martedì 30 luglio. L'ambito si riferisce, in base al decreto del presidente del Consiglio dei ministri del settembre 2020, a «meeting telematici e riunioni in presenza», che l'ex rettore dovrebbe svolgere «in qualità di consigliere del Ministro dell'università e della ricerca»;

   il nuovo ruolo avrà inizio da giovedì 1° agosto 2024, ma sul sito dell'Ateneo non è specificato quale sarà il compenso, che resta «da definire», mentre è solo indicato un «impegno di 40 ore», senza precisare se settimanali, mensili o annuali;

   secondo quanto riportato dalla stampa, il rettore aveva lasciato le sue funzioni dopo essere finito al centro di due diverse inchieste giudiziarie alla procura di Messina: la prima per abuso d'ufficio inerente presunti rimborsi incassati come rettore; l'altra per falso del pubblico ufficiale in concorso con altri 8 indagati dell'ateneo, in merito agli affidamenti diretti e agli appalti sopra soglia comunitaria; si tratta di appalti per il quale l'università guidata da Cuzzocrea era già stata ammonita dall'Anac per «gravi inadempienze e irregolarità»;

   all'esito di dette inchieste il Ministero dell'università e della ricerca potrebbe essere indicato quale parte lesa;

   da quanto si apprende da un articolo reso noto da ilfattoquotidiano.it, da parte dell'ufficio stampa del Ministero si avanzano apprezzamenti circa la competenza e le conoscenze di Cuzzocrea (...) «il Ministro apprezza la competenza e la conoscenza dei temi inerenti le Università di Salvatore Cuzzocrea», riferiscono a ilfattoquotidiano.it dall'ufficio stampa della Ministra Bernini. «Inoltre, da e presidente della Crui, la collaborazione con il Ministro è sempre stata proficua nell'interesse generale del sistema accademico (...)» –:

   se non si ritenga sarebbe stato più opportuno – alla luce della doppia indagine in corso e le conseguenti dimissioni anticipate di Salvatore Cuzzocrea da rettore dell'università di Messina e presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane – non conferire l'incarico in qualità di consigliere del Ministero.
(5-02717)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Tremonti altri n. 7-00239, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 luglio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rosato.