XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 343 di martedì 10 settembre 2024
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA
La seduta comincia alle 10,05.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 agosto 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 83, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Annunzio di petizioni.
PRESIDENTE. Invito il deputato Segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.
ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge:
Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
l'istituzione di consorzi idrici per la gestione del servizio idrico (787) - alla VIII Commissione (Ambiente);
il rafforzamento dei controlli sull'eventuale presenza di pesticidi nei prodotti agricoli importati (788) - alla XII Commissione (Affari sociali);
che gli operatori delle Forze dell'ordine e della polizia municipale siano dotati di body-cam (789) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme in materia di esenzione dall'IMU (790) - alla VI Commissione (Finanze);
che le competenze dei sindaci in materia di ordine pubblico siano trasferite alle autorità di pubblica sicurezza (791) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Moreno Sgarallino, da Roma, chiede:
norme in materia di educazione religiosa, anche in relazione al concetto di credulità popolare (792) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la reintroduzione dell'economia domestica tra le materie di studio nella scuola italiana (793) - alla VII Commissione (Cultura);
che chi adotta abitudini dannose, nel campo alimentare o abusando di alcol, tabacco o stupefacenti, o compie atti di autolesionismo non possa accedere gratuitamente alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale (794) - alla XII Commissione (Affari sociali);
Massimo Torre, da Genova, chiede:
l'istituzione di un registro dei cittadini italiani vittime di lesioni personali all'estero e di un organismo di studio del fenomeno (795) - alla III Commissione (Affari esteri);
iniziative per favorire l'impiego di cittadini italiani in via prioritaria rispetto ai cittadini stranieri (796) - alla XI Commissione (Lavoro);
misure in favore dei medici specializzandi, anche per favorirne il rientro in Italia dall'estero (797) - alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XII (Affari sociali);
il ritiro dei contingenti militari italiani attualmente dislocati in Libano, in Iraq e nell'Africa sub-sahariana (798) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
la sospensione della partecipazione italiana alle esercitazioni della NATO in Ungheria (799) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
Angelo Lucarella, da Martina Franca (Taranto), chiede modifiche alla Costituzione in materia di tutela della salute (800) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Luigi Marino, da Napoli, e altri cittadini chiedono il conferimento dell'abilitazione all'insegnamento per tutti gli idonei del concorso ordinario per la scuola secondaria indetto nel mese di ottobre 2023 (801) - alla VII Commissione (Cultura);
Riccardo Fabbricatore, da Marano di Napoli (Napoli), chiede iniziative legislative volte a impedire l'attribuzione di incarichi pubblici e istituzionali a persone condannate per l'espressione di opinioni a sfondo razzista (802) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Renato Federico Principe, da Milano, chiede la soppressione dell'obbligo di permanenza quinquennale nella sede di prima nomina per i docenti dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (803) - alla VII Commissione (Cultura);
Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede che agli imputati sia consentito l'utilizzo della posta elettronica certificata per l'invio di atti firmati digitalmente, ai fini della ricusazione del giudice (804) - alla II Commissione (Giustizia);
Michele Vecchione, da Villa Lagarina (Trento), chiede nuove norme in materia di successione per le coppie senza figli (805) - alla II Commissione (Giustizia);
Adamo Bonazzi, da Roma, e numerosissimi altri cittadini chiedono la tempestiva approvazione di una legge di riordino della disciplina concernente la professione di operatore socio-sanitario (806) - alla XII Commissione (Affari sociali);
Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede:
disposizioni per il potenziamento dei servizi di assistenza alle persone con disabilità (807) - alla XII Commissione (Affari sociali);
disposizioni per la progettazione e produzione ecosostenibile dei telefoni cellulari (808) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive).
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 12 agosto 2024, il deputato Andrea De Bertoldi, già iscritto al gruppo parlamentare Fratelli d'Italia, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto.
Comunico che, con lettera pervenuta in data 4 settembre 2024, il deputato Giorgio Lovecchio, già iscritto al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Comunico che, con lettera pervenuta in data 9 settembre 2024, il deputato Luigi Marattin, già iscritto al gruppo parlamentare Italia Viva-Il Centro-Renew Europe, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto.
Annuncio delle dimissioni di un Ministro e nomina di un Ministro.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 6 settembre 2024, il Presidente del Consiglio dei ministri mi ha inviato la seguente lettera:
“Onorevole Presidente, la informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dal dottor Gennaro Sangiuliano dalla carica di Ministro della Cultura. Con il medesimo decreto il Presidente della Repubblica ha nominato il signor Alessandro Giuli Ministro della Cultura”.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Andrea Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, come già anticipato a mezzo stampa e come faremo in tutte le sedi opportune, intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico per ribadire la nostra richiesta alla Presidente del Consiglio Meloni di riferire urgentemente in Aula su tutta questa vicenda. Abbiamo appena sentito dalle sue parole le dimissioni di un Ministro, l'arrivo di un nuovo Ministro della Cultura, ma noi siamo parlamentari della Repubblica e non possiamo continuare a essere informati solo attraverso giornali, TV e social di fatti gravi che non riguardano solo il gossip, ma la dignità e l'onorabilità delle istituzioni, degli incarichi assegnati dal Ministero della Cultura, la sicurezza e l'organizzazione di un evento internazionale come il G7 e la credibilità internazionale dell'Italia.
Meloni deve venire in Aula e rispondere al più presto a troppi interrogativi che sono rimasti senza risposta e che non possono essere liquidati nelle poche parole che abbiamo ascoltato (Applausi del deputato Fornaro).
PRESIDENTE. Onorevole, faremo presente la sua richiesta. Comunque, il Governo è presente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come tanti italiani, abbiamo assistito a uno spettacolo, a una soap opera di serie B, come minimo, ma questo vale in generale per quel Ministero.
Prima, abbiamo visto Sgarbi sospettato di trafugare opere d'arte e poi il Ministro e le sue gaffe in giro per l'Italia.
Dobbiamo dire la verità: non sono certo le tresche o quella che è stata costruita come una vera notizia rosa dell'estate a scandalizzarci. Come potete immaginare, siamo più scandalizzati delle numerose bugie, smentite, ma anche dell'intervista davvero inaccettabile sulla Rai per una vicenda che non doveva neanche iniziare. Lo siamo perché, in queste settimane, vediamo mobilitati tantissimi lavoratori e lavoratrici dello spettacolo contro provvedimenti fatti dallo stesso Ministero, e tutto volevano meno che vedere offuscata qualsiasi discussione da una vicenda che davvero fa vedere il lato peggiore del nostro Paese.
Allora, lo diciamo così: sì, di queste vicende, bisognerebbe avere almeno la dignità di parlarne nelle Aule istituzionali. Come sapete, non siamo davvero interessati a entrare nelle segrete stanze di nessuno, non lo siamo con nessuno. Quello che invece ci indigna è di non discutere mai dell'oggetto, che è la dignità delle istituzioni, del suo rispetto e questo va oltre qualsiasi discussione, anche su inchieste già aperte sull'utilizzo o meno di fondi pubblici. Per questo spero che questa vicenda apra gli occhi a tutti.
Qualcuno ha detto: ha fatto più questo scandalo che due anni di opposizione. Guardate, non ci divertiamo nemmeno noi, ma non perché non ci sentiamo addosso anche le critiche di chi pensa che questo sia il modo, a spallate, di buttar giù un Ministro dopo l'altro. Noi crediamo che questo svilisca tutti noi, tutti i lavoratori e le lavoratrici che lavorano nel pubblico, anche forse tante persone che non solo qua, all'opposizione, ogni giorno difendono la dignità del nostro lavoro. Quindi, per questo, sì, sarebbe stato molto utile che la Presidente del Consiglio venisse qua a riferire e a spiegare anche i motivi per cui all'inizio ha provato a insabbiare la vicenda e a respingere le dimissioni per poi, dopo quel penoso spettacolo sulla Rai, trovare, altro che 24 ore dopo, un altro Ministro appunto per finire questa davvero terribile storia. Quindi, ci uniamo alla richiesta e speriamo che anche gli altri colleghi comprendano il senso delle nostre parole.
Discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario (A.C. 1660-A) (ore 10,23).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1660-A: Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 7 agosto 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 7 agosto 2024).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1660-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la Commissione affari costituzionali il deputato Alessandro Colucci.
ALESSANDRO COLUCCI, Relatore per la maggioranza per I Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi l'Assemblea avvia la discussione sul disegno di legge del Governo recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
Desidero, in apertura, ringraziare il presidente della I Commissione Nazario Pagano, il presidente della II Commissione Ciro Maschio, i colleghi relatori che interverranno dopo di me e, ovviamente, gli ottimi uffici che hanno ci hanno supportato, ma anche sopportato.
L'esame in sede referente presso le Commissioni riunite affari costituzionali e giustizia ha avuto inizio a febbraio 2024 ed è proseguito con un ampio ciclo di audizioni. Al termine dell'esame sono state presentate 334 proposte emendative di iniziativa parlamentare, nonché due proposte emendative da parte del Governo.
L'esame degli emendamenti, avviato a maggio, si è concluso con il conferimento del mandato al relatore lo scorso 6 agosto. A seguito dell'approvazione di 23 proposte emendative, il provvedimento ora all'esame dell'Assemblea è composto da 38 articoli rispetto ai 29 originari, distribuiti in sei capi recanti rispettivamente: Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata nonché in materia di beni sequestrati e confiscati e di controlli di polizia (dall'articolo 1 all'articolo 9); Disposizioni in materia di sicurezza urbana (dall'articolo 10 all'articolo 18); Misure in materia di tutela del personale Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale Vigili del fuoco, nonché degli organi di cui alla legge 3 agosto 2007, n. 124 (dall'articolo 19 all'articolo 32); Disposizioni in materia di vittime dell'usura (articolo 33); Norme sull'ordinamento penitenziario (articoli da 34 a 37) e, ovviamente, Disposizioni finanziarie (articolo 38).
Passo ad illustrare i contenuti del provvedimento e faccio presente che mi soffermerò sull'articolo 1 sino al 9 e, per quanto riguarda la I Commissione, la collega Montaruli illustrerà gli articoli da 27 a 33, mentre i relatori della II Commissione illustreranno le materie di loro competenza. Ovviamente, consegnerò la mia relazione, però entro brevemente nel merito di alcuni aspetti del disegno.
Per quanto riguarda il capo I del disegno di legge, anche per quanto riguarda l'articolo 1, questo interviene sul codice penale in materia di delitti con finalità di terrorismo e contro l'incolumità pubblica. La lettera a) introduce il delitto di detenzione di materiale con finalità di terrorismo, punito con la reclusione da due a sei anni per chiunque, consapevolmente, si procura o detiene materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso di congegni bellici micidiali, di armi da fuoco e di altre armi, di sostanze chimiche o batteriologiche nocive o pericolose, nonché su ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali con finalità di terrorismo. L'intervento si rende necessario anche per colmare un vuoto normativo sulla detenzione di documentazione propedeutica al compimento di attentati e sabotaggio con finalità di terrorismo.
Alla lettera b) c'è una modifica al codice penale al fine di introdurre un'ulteriore fattispecie del delitto di fabbricazione e detenzione di materiale esplodente. Con la modificazione effettuata dal disegno di legge in esame viene stabilito che, fuori dei casi di concorso nel reato di cui al primo comma, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con qualsiasi mezzo, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso delle materie o sostanze indicate al primo comma, nonché su ogni altra tecnica o metodo per il compimento di delitti non colposi contro la personalità dello Stato.
L'articolo 2 prevede la comunicazione da parte degli esercenti dell'autonoleggio dei dati identificativi dei soggetti richiedenti il servizio, nonché dei dati identificativi dei veicoli, con particolare riferimento al numero di targa, al numero di telaio, agli intervenuti mutamenti della proprietà e ai contratti di sub noleggio. L'intervento è finalizzato, da un lato, ad ampliare le finalità per le quali è possibile inserire le predette segnalazioni, dall'altro lato, la misura è volta a colmare una lacuna normativa, introducendo una sanzione a carico degli esercenti delle attività di noleggio di veicoli senza conducenti che abbiano omesso la citata comunicazione.
L'articolo 3 introduce alcune modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. In particolare, la lettera a) reca modifiche, al fine di inserire nel novero dei soggetti sottoposti a verifica antimafia le imprese aderenti al cosiddetto contratto di rete. In tal caso, le verifiche antimafia si applicano a tutte le imprese partecipanti al contratto di rete, nonché all'organo comune, laddove previsto. La lettera b), sempre dell'articolo 3, inserisce nel codice antimafia l'articolo 94.1, volto a prevedere l'esclusione di alcuni divieti e decadenze nei confronti delle imprese individuali. Il prefetto, qualora ritenga sussistenti i presupposti per l'adozione dell'informazione antimafia interdittiva, può escludere uno o più divieti e decadenze, nel caso in cui accerti che, per effetto dei citati divieti, verrebbero a mancare i mezzi di sostentamento al titolare dell'impresa individuale e alla sua famiglia.
L'articolo 4, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, interviene sulla disciplina delle misure di prevenzione, attribuendo al tribunale in composizione monocratica la cognizione in ordine all'applicazione del divieto di utilizzare strumenti informatici e telefonici cellulari ai soggetti maggiorenni destinatari dell'avviso orale disposto dal questore.
L'articolo 4, inoltre, incide sull'individuazione dell'organo giurisdizionale competente. La competenza ad adottare i divieti rimane in capo al tribunale per i minori, nel caso in cui il destinatario dell'avviso orale e dei divieti richiesti dal questore sia un soggetto minore di diciotto anni, che abbia compiuto il quattordicesimo anno di età; viene attribuita al tribunale in composizione monocratica negli altri casi.
L'articolo 5, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, reca disposizioni in materia di condizioni per la concessione dei benefici ai superstiti delle vittime della criminalità organizzata, con particolare riferimento all'esclusione dai benefici dei parenti o affini entro il quarto grado di soggetti destinatari di misure di prevenzione o sottoposti al relativo procedimento o a procedimento penale.
All'articolo 6 vengono introdotte alcune disposizioni in materia di protezione di collaboratori e testimoni di giustizia, in particolare per quanto concerne il rilascio delle identità di copertura. L'intento è elevare ulteriormente il livello di protezione assicurato ai soggetti che collaborano con la giustizia. In primo luogo, viene introdotta l'utilizzazione del documento di copertura anche da parte dei collaboratori e dei loro familiari sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari o che fruiscano della detenzione domiciliare. Sono consentiti inoltre l'utilizzazione di documenti di copertura e la creazione di identità fiscali di copertura, anche di tipo societario, da parte del Servizio centrale di protezione, qualora si renda necessario per garantire la sicurezza, la riservatezza e il reinserimento sociale della persona sottoposta a speciale programma di protezione.
L'articolo 7, come modificato nel corso dell'esame in sede referente, reca disposizioni, da un lato, in materia di impugnazione avverso le misure di prevenzione personali e, dall'altro, in materia di gestione delle aziende sequestrate e confiscate, di amministrazione di beni immobili abusivi sequestrati e confiscati, nonché di contributi agli enti locali per la messa in sicurezza e l'efficientamento energetico dei beni destinati con provvedimento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
L'articolo 8 modifica la definizione di articolo pirotecnico, che viene adeguata alla normativa comunitaria. Secondo tale nuova definizione, gli effetti colorifici, luminosi, sonori, gassosi e fumogeni sono riferiti non più alle sostanze esplosive contenute al prodotto, ma al prodotto medesimo.
E, infine, l'articolo 9 interviene sulle ipotesi di revoca della cittadinanza italiana in caso di condanna definitiva per i reati di terrorismo ed eversione e altri gravi reati, stabilendo che non si può procedere alla revoca ove l'interessato non possieda un'altra cittadinanza ovvero non ne possa acquisire altra. Al contempo, si estende da tre a dieci anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna il termine per poter adottare il provvedimento di revoca.
La parte a me attribuita l'ho rappresentata con il mio intervento e ora passo alla collega Montaruli, per la restante parte della I Commissione.
PRESIDENTE. Sì, do io la parola, un attimo solo. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, per la Commissione affari costituzionali, deputata Augusta Montaruli.
AUGUSTA MONTARULI , Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Grazie, Presidente. Anch'io mi voglio unire ai ringraziamenti effettuati dal collega Alessandro Colucci e, in particolare, ai Presidenti di Commissione, ai relatori, a tutti i componenti le due Commissioni e ai membri del Governo e a tutti i funzionari che ci hanno seguito nei lavori.
La mia relazione partirà - come già detto - dall'articolo 27, per concludersi all'articolo 33. Sommariamente, l'articolo 27 è stato modificato nel corso dell'esame in sede referente e reca disposizioni in materia di rafforzamento della sicurezza delle strutture di trattenimento e accoglienza per i migranti.
Per altro verso, prevede l'estensione della disciplina speciale relativa alla realizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri, anche alle procedure per la localizzazione e per l'ampliamento e il ripristino dei centri esistenti. In particolare, con il comma 1, si introduce un nuovo reato, finalizzato a reprimere gli episodi di proteste violente da parte di gruppi stranieri irregolari trattenuti nei centri di trattenimento e accoglienza. Introduce, peraltro, aggravanti di pena. Nel corso dell'esame in sede referente, è stato aggiunto il comma 2, il quale semplifica le procedure per la realizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri attraverso la possibilità di derogare a ogni disposizione di legge, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. Rilevo inoltre che tale disciplina viene estesa anche alle procedure per la localizzazione e per l'ampliamento e il ripristino dei centri esistenti.
L'articolo 28 non è stato modificato e autorizza gli agenti di pubblica sicurezza a portare senza licenza, quando non sono in servizio, alcune tipologie di armi.
L'articolo 29 estende l'applicabilità delle pene previste dagli articoli 1099 e 1100 del codice della navigazione ai capitani delle navi, italiane e straniere, che non obbediscano all'intimazione di fermo o che commettano atti di resistenza contro unità del naviglio della Guardia di finanza impiegate in attività istituzionali.
L'articolo 30, non modificato nel corso dell'esame, è finalizzato alla tutela delle Forze armate impegnate in missioni internazionali, e, a tale scopo, integra le disposizioni penali applicabili al personale partecipante e di supporto alle missioni, per prevedere la non punibilità dell'utilizzo di dispositivi e programmi informatici o altri mezzi idonei a commettere delitti contro l'inviolabilità del domicilio e dei segreti, ai sensi del codice penale.
L'articolo 31, anch'esso non modificato nel corso dell'esame in sede referente - a eccezione della rettifica di un riferimento temporale al comma 3, lettera a), “31 dicembre” al posto di “31 gennaio”, a ogni modo eliminato a opera della stessa disposizione - reca disposizioni per il potenziamento dell'attività di informazione per la sicurezza. La disposizione rende permanenti le norme introdotte, in via transitoria, dal decreto-legge n. 7 del 2015 (e, per effetto di successive proroghe, vigenti fino al 31 dicembre 2024), per il potenziamento dell'attività dei servizi di informazione per la sicurezza, abrogando conseguentemente il comma 2 dell'articolo 8 del decreto-legge n. 7 del 2015, recante le medesime disposizioni in via transitoria; questo è contenuto nel comma 2, lettera b).
L'articolo 32, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, in primo luogo, modifica l'articolo 30 del codice delle comunicazioni elettroniche e prevede la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell'esercizio dell'attività e, in secondo luogo, apporta novelle ulteriori all'articolo modificato.
L'articolo 33, unico articolo del capo IV del disegno di legge, modificato nel corso dell'esame in sede referente, introduce nella legge n. 108 del 1996, che reca disposizioni in materia di usura, il nuovo articolo 14-bis. Con tale nuovo articolo, si istituisce un albo di esperti che affianchino gli operatori economici vittime di usura, ai fini del reinserimento nel circuito economico legale, stabilendo altresì le norme fondamentali che disciplinano compiti, incompatibilità e decadenza, durata dell'incarico e compenso dei suddetti esperti.
Mi riservo, per ogni altra valutazione, di depositare la mia relazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza per la Commissione giustizia, deputata Bisa.
INGRID BISA, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, innanzitutto mi associo ai ringraziamenti che hanno fatto i relatori della I Commissione (Affari costituzionali), che mi hanno preceduto. Procederò, in maniera sintetica, a relazionare all'Aula, in qualità appunto di relatore per la II Commissione (Giustizia), il capo II, in materia di sicurezza urbana, dall'articolo 10 all'articolo 18. Mi riservo, poi, di depositare integralmente agli uffici dell'Aula la relazione.
Il capo II si apre con l'articolo 10, che interviene in materia di occupazione arbitraria di immobili destinati a domicilio altrui. In primo luogo, si introduce nel codice penale l'articolo 634-bis, che punisce con la reclusione da 2 a 7 anni la condotta di chi, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui ovvero impedisce il rientro, nel medesimo immobile, da parte del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente; in sede referente, è stato previsto che tale reato sussiste anche quando riguarda una sua pertinenza. Inoltre, sempre in materia di occupazione abusiva, è stato inserito un nuovo articolo 321-bis, che prevede una procedura più snella e più veloce per la reintegrazione nel possesso dell'immobile.
L'articolo 11, inserito in sede referente, introduce la nuova circostanza aggravante comune dell'aver commesso il fatto nelle aree interne o nelle immediate adiacenze delle infrastrutture ferroviarie o all'interno dei convogli adibiti al trasporto di passeggeri.
È stato inoltre modificato l'articolo 640 del codice penale, inserendo una specifica e autonoma ipotesi di truffa aggravata in caso di cosiddetta minorata difesa.
È stato inoltre modificato l'articolo 380 del codice di procedura penale, al fine di consentire che la misura precautelare ivi disciplinata sia applicabile anche alla descritta truffa aggravata.
L'articolo 12, introdotto in sede referente, prevede un inasprimento delle pene per il delitto di danneggiamento in occasioni di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico.
L'articolo 13, comma 1, lettera a), estende l'ambito della misura di prevenzione, il cosiddetto Daspo urbano.
L'articolo 14 trasforma l'illecito amministrativo commesso da chi impedisce la libera circolazione su strada in delitto.
All'articolo 15 vi è un'abrogazione parziale dell'articolo 146 e, conseguentemente, si modifica l'articolo 147, che prevede il rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena, al fine di rendere facoltativo il rinvio della pena restrittiva della libertà personale per soggetti quali donne incinte o madri di infanti di età inferiori a un anno.
L'articolo 16 modifica l'articolo 600-octies, al fine di punire l'impiego di minori sino a 16 anni, anziché sino a 14 anni, come prevede la norma vigente in materia di accattonaggio.
L'articolo 17, introdotto in sede referente, autorizza ad assumere 100 Vigili urbani in ciascuno dei comuni capoluogo di città metropolitane della regione Sicilia.
L'articolo 18, anch'esso introdotto durante l'esame delle Commissioni, apporta novelle alla disciplina relativa al sostegno e alla promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Grazie e mi riservo di depositare la relazione integrale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la Commissione giustizia, deputato Pittalis.
PIETRO PITTALIS, Relatore per la maggioranza per II Commissione. Grazie, Presidente. Anch'io mi riservo di depositare la parte della relazione per gli articoli di competenza della Commissione giustizia, in particolare per quanto riguarda il seguito degli articoli testé illustrati dalla collega Bisa.
Il capo secondo si apre con l'articolo 19, che interviene sugli articoli 336 del codice penale (violenza o minaccia a un pubblico ufficiale) e 337 del codice penale (resistenza a un pubblico ufficiale). Per entrambi i reati sono aggiunti due commi, finalizzati, rispettivamente, a introdurre la circostanza aggravante a effetto speciale dell'aumento della pena di un terzo, se il fatto è commesso nei confronti di o per opporsi a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza, e il divieto di prevalenza delle attenuanti diverse da quella della minore età rispetto alle predette aggravanti. L'articolo 20 novella l'articolo 583-quater del codice penale, nel senso che viene esteso l'ambito applicativo del reato in quanto si sostituisce l'espressione “pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive” con quella più ampia di “ufficiale o agente di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza nell'atto o a causa dell'adempimento delle funzioni”.
L'articolo 21 consente alle Forze di Polizia di utilizzare dispositivi di videosorveglianza, indossabili nei servizi di mantenimento dell'ordine pubblico, di controllo del territorio, di vigilanza di siti sensibili, nonché in ambito ferroviario e a bordo dei treni. Si prevede inoltre la possibilità di utilizzo dei dispositivi di videosorveglianza nei luoghi e negli ambienti in cui vengono trattenute persone sottoposte a restrizione della libertà personale.
L'articolo 22 prevede inoltre il beneficio economico destinato alla copertura delle spese legali, quando intendano avvalersi di un professionista di fiducia, sostenute da ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di Polizia giudiziaria, nonché dai Vigili del fuoco, indagati o imputati nei procedimenti riguardanti fatti inerenti al servizio svolto. Tale beneficio è previsto nella misura di 10.000 euro per ciascuna fase del procedimento. La disciplina in esame si applica anche al personale convenuto in giudizi per responsabilità civile e amministrativa e consente di accedere a tale erogazione anche al coniuge, al convivente di fatto e ai figli del dipendente deceduto.
L'articolo 23 estende la disciplina descritta nell'articolo 22 con riguardo anche al personale delle Forze armate.
L'articolo 24 modifica l'articolo 639 (deturpamento e imbrattamento di cose altrui), introducendo un'aggravante di pena, con la reclusione da sei mesi a un anno e sei mesi e la multa da 1.000 a 3.000 euro, ove il fatto sia commesso su beni mobili o immobili adibiti all'esercizio di funzioni pubbliche, con la finalità di ledere l'onore, il prestigio o il decoro della istituzione alla quale appartengono. Si interviene anche in tema di recidiva, introducendo, anche in questo caso, una specifica aggravante della pena.
L'articolo 25 interviene sull'articolo 192 del codice della strada, per inasprire le sanzioni per l'inosservanza degli obblighi, quali l'invito a fermarsi o per il caso di forzatura di un posto di blocco. Infine viene ritoccata la tabella dei punteggi prevista dall'articolo 126-bis dello stesso codice della strada, al duplice scopo di adeguarla alla nuova articolazione delle condotte e di graduare la decurtazione alla nuova valutazione di gravità.
L'articolo 26, al fine di rafforzare le misure riguardanti la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari, integra l'articolo 415 (istigazione a disobbedire alle leggi), per introdurre una aggravante a effetto comune, se il fatto è commesso all'interno di un istituto penitenziario o a mezzo di scritti o comunicazioni diretti a persone detenute. All'articolo 415-bis è previsto il reato di “rivolta all'interno di un istituto penitenziario”; poi, in concreto, le condotte che integrano la fattispecie sono quelle di promozione, organizzazione o direzione di una rivolta, attuate mediante atti di violenza o minaccia e resistenza all'esecuzione degli ordini impartiti, tentativi di evasione, dovendo tali condotte essere poste in essere da tre o più persone riunite. Anche la mera partecipazione alla rivolta è punita.
Infine, nella presente relazione, proseguo con l'illustrazione delle disposizioni recate al capo V, in materia di ordinamento penitenziario, e al capo VI, che reca le disposizioni finanziarie. Mi preme segnalare in particolare le norme dirette all'inserimento lavorativo di detenuti e internati da stipulare con soggetti pubblici o privati; norme per favorire l'attività lavorativa dei detenuti, al fine di estendere le agevolazioni, già previste dall'articolo 2 della legge n. 193 del 2000 in favore delle aziende pubbliche o private che organizzino attività produttive o servizi impiegando persone detenute o internate all'interno degli istituti penitenziari, anche alle attività che prevedano l'impiego di detenuti assegnati al lavoro esterno; norme per favorire l'apprendistato professionalizzante anche ai condannati e agli internati ammessi alle misure alternative alla detenzione e ai detenuti assegnati al lavoro esterno.
L'articolo 37 autorizza il Governo, entro dodici mesi, a modificare il regolamento recante norme sull'ordinamento penitenziario e sulle misure privative della libertà di cui al DPR n. 230 del 2000. L'articolo 38, infine, contiene la clausola di invarianza finanziaria del provvedimento, salvo quanto previsto dagli articoli 17, 21, 22, 23 e 36.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza per la Commissione affari costituzionali, deputato Magi.
RICCARDO MAGI , Relatore di minoranza per la I Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il disegno di legge Atto Camera 1660 è una sorta di autobus su cui il Governo e la sua maggioranza hanno caricato molti elementi, taluni discutibili, altri - via via che l'iter referente si è sviluppato - decisamente pericolosi. Se si può individuare un tratto unificante di questo provvedimento, sento di poter dire che questo è la forzatura rispetto ad alcuni capisaldi della civiltà giuridica e dello Stato di diritto, fino ad arrivare a misure platealmente incostituzionali; il tutto, con una finalità simbolica e propagandistica.
Forti perplessità desta la norma, di cui all'articolo 1, inerente alla detenzione di materiale con finalità di terrorismo: per certo la condotta incriminata è censurabile, non suscita alcuna simpatia politica o morale. Tuttavia, la struttura della fattispecie penale è centrata sulla finalità psicologica, senza esigere un aspetto oggettivo e concreto di danno alla collettività. Questo si pone in contrasto con la costante giurisprudenza costituzionale concernente il requisito dell'offensività della condotta come fondamento della norma penale.
Con riferimento all'articolo 15, in materia di esecuzione penale nei confronti di detenute madri, riprendiamo un passaggio dell'appello “Madri fuori. Dallo stigma e dal carcere, insieme ai loro bambini e bambine”, promosso e sottoscritto dalla società civile e da numerose associazioni e personalità. Il disegno di legge Sicurezza prevede, fra le varie misure repressive, la non obbligatorietà del rinvio della pena per le donne incinte e per le madri di bambini fino a un anno di età. Il rinvio non solo diventa facoltativo, con tutti i problemi inevitabilmente legati anche alle tempistiche per ottenerlo, ma può essere rifiutato laddove si ritenga che la donna possa commettere ulteriori reati. Di fatto, con questa previsione, il Governo riesce a peggiorare persino il codice Rocco, nonostante la Costituzione si esprima in maniera estremamente chiara a favore della tutela della maternità e dell'infanzia e nonostante i pronunciamenti nello stesso senso della Corte costituzionale e delle convenzioni internazionali.
Anche l'aumento considerevole della pena per l'uso dei minori nell'accattonaggio - articolo 16 - suscita dubbi: nessuna incertezza sul fatto che si tratti di condotte esecrabili, le quali sono già oggetto di incriminazione nel codice penale. Eppure l'elevazione della pena risponde solo a un bisogno punitivo, senza che ci si curi in modo alcuno della genesi sociale ed economica della povertà minorile, sia essa alimentare e sanitaria, sia essa educativa. Manca nella politica del Governo una strategia di risanamento delle situazioni di degrado sociale, da realizzare attraverso il sostegno alle famiglie e alla maternità, ispirata da un reale intento di capire le dinamiche sociali, territoriali, etniche e di costume.
Decisamente bizzarra è, poi, l'aggravante comune, aggiunta durante l'esame in sede referente all'articolo 61 del codice penale. Si tratta dell'aggravante relativa all'aver commesso il fatto (reato) sui vagoni ferroviari o della metropolitana o nelle immediate vicinanze, sempre che - attenzione - si tratti di trasporto di passeggeri e non di merci. Il carattere meramente evocativo e simbolico della nuova fattispecie si coglie anche solo prendendo in considerazione le aggravanti comuni e speciali già in vigore, quali la minorata difesa, il furto di bagagli o di cose esposte alla pubblica fede, come reca l'articolo 625, nn. 6 e 7, del codice penale.
Dall'articolo 17 in poi, il disegno di legge diviene, invece, un catalogo di previsioni normative che non possono che suscitare il dissenso più marcato. Con un colpo di mano, in sede referente, la maggioranza ha inserito all'articolo 18 il divieto della cosiddetta cannabis light, obbedendo alla più oscurantista ideologia proibizionista che vieta la coltivazione e la vendita delle infiorescenze di canapa a basso contenuto di THC. Si tratta di qualcosa di incredibile che sta accadendo nel nostro Paese.
Il Governo decide di tagliare le gambe a migliaia di aziende e a migliaia di lavoratori che hanno dato vita, negli ultimi anni, a un settore, a una filiera, completamente made in Italy, che sta vedendo uno sviluppo esponenziale. Questi cittadini hanno fatto affidamento su una cosa: sul fatto che nel nostro Paese la legge abbia una sua stabilità e la legge nazionale rispetti - rispetti - le norme sovraordinate e le norme di carattere europeo.
Ora, non solo questa norma è assurda e, ovviamente, sarà destinata a scontrarsi nei tribunali intanto per la sua incompatibilità rispetto al governo di un mercato unico in cui siamo. Il Governo non ha pensato, nel vietare la produzione e la circolazione di un prodotto che è inserito all'interno dei regolamenti europei e che è sostenuto dalle politiche agricole comuni, di avviare la procedura TRIS, cioè di avvisare la Commissione europea della sua intenzione di limitare la produzione e la circolazione di un prodotto solo all'interno di un Paese dell'Unione europea. Questa norma si scontra con la giurisprudenza già esistente e si scontra, soprattutto, con le evidenze scientifiche.
Il Governo ha dovuto riformulare l'emendamento, introducendo un cappello in cui si motiva il divieto di produzione di questa sostanza con il fatto di prevenire fatti legati agli effetti psicotropi di essa, ma questa sostanza non ha alcun effetto psicotropo. Quindi, vi scontrate con la logica, vi scontrate con la scienza, vi scontrate con il diritto e state togliendo lavoro a migliaia di ragazze e di ragazzi, perché in questo settore c'è un tasso di occupazione giovanile molto elevato.
Durante l'esame in sede referente, poi, con ulteriori forzature politico-legislative del tutto incostituzionali, è stato aggiunto l'articolo 19, il quale porterebbe alla novella dell'articolo 339 del codice penale. Tale disposizione già oggi prevede che tre fattispecie - resistenza a pubblico ufficiale, occultamento o alterazione di mezzi di trasporto e violenza al corpo politico e amministrativo - sono aggravate, con l'aumento di un terzo della pena, se commesse nel corso di manifestazioni pubbliche. Lo stesso articolo 339 del codice penale è anche richiamato da altre norme incriminatrici, quali la minaccia, la violenza privata e la violenza al fine di commettere reati. La gamma di possibili comportamenti illeciti durante manifestazioni pubbliche è già amplissima, sicché l'aggiunta di una nuova aggravante, quale quella introdotta nella seduta di Commissione del 10 luglio 2024, è completamente inutile da un punto di vista pratico e ha il solo scopo simbolico di rivestire opere pubbliche, contestate dai cittadini, del crisma autoritario e violento del potere.
È stato, poi, aggiunto l'articolo 22, in virtù del quale agli imputati appartenenti alle Forze di polizia le spese legali saranno pagate dal contribuente. La disposizione approvata prevede che agli appartenenti delle Forze di Polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, indagati o imputati per fatti inerenti al servizio, nonché al coniuge e al convivente di fatto, ai figli superstiti degli ufficiali e degli agenti deceduti che intendano avvalersi di un libero professionista di fiducia, possa essere corrisposta una somma complessivamente non superiore a 10.000 euro per ciascuna fase del procedimento, destinata alla copertura delle spese legali, salva rivalsa se al termine del procedimento venga accertata la responsabilità dell'ufficiale o dell'agente a titolo di dolo. A parte l'incredibile affastellamento di fattispecie diverse, per i reati colposi (che possono essere molto gravi: si pensi a un certificato di stabilità di un edificio il cui crollo causa la morte di persone; o l'omicidio colposo di un ufficiale di polizia il quale ometta, violando precise disposizioni di cautela, di custodire un'arma con conseguente morte di un innocente) il colpevole avrà sempre l'avvocato pagato dal pubblico erario.
Si tratta di una disposizione evidentemente illegittima, perché viola il principio di eguaglianza e di ragionevolezza di cui all'articolo 3 della Costituzione. Non si comprende per quale motivo l'imputato di un reato colposo che non appartenga alle Forze di polizia debba pagarsi l'avvocato, mentre un poliziotto o un vigile del fuoco avrà il privilegio di vedersi pagate le spese legali dal contribuente. Del resto, la norma esclude la rivalsa nei confronti del beneficiario della somma anticipata per il pagamento del professionista, anche nel caso in cui la sentenza che dichiara l'intervenuta prescrizione metta chiaramente in posizione di disparità le parti del processo. Vi sarà una vittima di un reato, storicamente avvenuto, che non avrà giustizia e che si dovrà pagare il difensore, mentre l'autore del fatto non pagherà né in termini di sanzione né di parcella. È chiaramente violato l'articolo 111 della Costituzione in materia di parità delle parti nell'accesso al giudice.
Quanto tempo mi rimane, Presidente, mi scusi?
PRESIDENTE. Mezzo minuto.
RICCARDO MAGI , Relatore di minoranza per la I Commissione. Purtroppo, sarò costretto a depositare le altre parti che analizzavano nel dettaglio le principali bestialità contenute in questo provvedimento, che - ripeto - nasce come provvedimento elettorale prima delle elezioni europee, e che, poi, ha visto gonfiarsi e arricchirsi di numerose forzature che dovrebbero far impallidire, imbarazzare coloro che in quest'Aula si definiscono garantisti, alfieri dello Stato di diritto e dei principi liberali, rispetto soprattutto alle riforme del codice penale.
Concludo davvero, Presidente, citando l'articolo 9 che prevede la revoca della cittadinanza di fronte a alcuni gravi reati contestati e accertati in via definitiva. Ovviamente il punto non è pesare e valutare la gravità di questi reati.
Il punto è l'approccio alla questione della cittadinanza che questa maggioranza e questo Governo continuano ad avere, determinando (ed è stato segnalato chiaramente nel dossier, ma anche dal Comitato per la legislazione) una forzatura rispetto alle convenzioni internazionali, ma soprattutto l'idea che vi sia una cittadinanza di serie A e di serie B.
Dal punto di vista politico, questo è l'unico modo con cui questa maggioranza, al momento, sta toccando il tema della cittadinanza. Su questo tema - e concludo davvero - è stata avviata in questi giorni, promossa dall'associazione Italiani senza cittadinanza, un'iniziativa referendaria che, di fronte all'immobilismo del Parlamento, vale la pena di sottoscrivere per ridurre gli anni legali di soggiorno necessari per la richiesta della concessione di cittadinanza.
PRESIDENTE. Poiché il Sottosegretario Molteni non desidera intervenire, proseguiamo.
È iscritto a parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Preliminarmente vorrei dire che noi non possiamo associarci ai ringraziamenti che sono stati fatti dai presidenti di Commissione per la semplice ragione - ce lo ha ricordato benissimo adesso il collega Magi - che l'approccio sereno con il quale noi stiamo affrontando adesso questa discussione è frutto del fatto che i tentativi di blitz e le forzature operate nelle due Commissioni - in particolare, nella conduzione da parte del Presidente della I Commissione - sono stati una cosa che abbiamo denunciato in tutti i modi e di una gravità inaudita, con il fine, appunto, di affrontare un decreto che era un provvedimento bandiera.
Vedremo poi anche come lo sarà rispetto alle norme che sono state inserite, ma ha prodotto ferite all'interno dei lavori della Commissione molto pesanti e che non hanno portato all'obiettivo di approvare o avviare la discussione di questo decreto prima dell'estate solo grazie - lo sappiamo perfettamente - alla determinazione delle opposizioni e anche alla moral suasion del Presidente della Camera.
Ma le forzature sono state fatte e, quindi, è del tutto evidente che da parte nostra non solo non c'è alcun ringraziamento ma c'è lo stigmatizzare con fermezza l'atteggiamento che si è voluto tenere in Commissione; d'altra parte, è quello che questa maggioranza tende a fare sempre quando si trova in difficoltà per cercare di giustificare determinati provvedimenti.
Questo provvedimento sulla sicurezza esprime anche molto plasticamente qual è la vostra concezione di sicurezza e anche i danni che la stessa produce nella società. Infatti, l'assemblare tutta questa serie di norme che ora andremo a vedere costruisce un racconto rispetto alla realtà del nostro Paese che, inevitabilmente, poi porta l'opinione pubblica a ritenere che ci sia effettivamente una insicurezza da combattere con provvedimenti così accesi, quando noi invece sappiamo perfettamente che molte delle norme di cui stiamo parlando sono già contenute nel nostro ordinamento e possono essere utilizzate. Questo disegno di legge mira semplicemente a inserire nuovi reati e aggravare delle pene con norme che sapete essere esclusivamente finalizzate a un titolo di giornale - e le nostre pregiudiziali di costituzionalità lo dimostreranno, anche se non sarà sufficiente perché le boccerete - come spesso vi accade con i provvedimenti e con le norme che approvate in particolare in questa materia. Vi servono per avere un titolo di giornale, vi servono per fare la vostra campagna in rete contro quello e quell'altro. Lo vedremo, sapendo perfettamente che poi il problema ve lo risolverà la Corte costituzionale: qualcosa lo abbiamo visto, per esempio, sui famosi decreti Sicurezza votati ai tempi del primo Governo Conte, laddove la stessa vi ha risolto il problema, ma intanto voi vi siete beccati, senza dover spendere soldi, qualche spot in quella linea culturale sulla sicurezza che è quella che sta danneggiando questo Paese.
In questo siete perfettamente sovrapponibili tutti quanti, al di là delle finte discussioni che ci sono su una materia piuttosto che sull'altra e delle sensibilità diverse della maggioranza, perché quando c'è la ciccia, quando ci sono le norme, siete tutti uniti e ve le votate.
Adesso vedremo cosa accadrà con Forza Italia sul tema delle madri detenute. Ma sarei anche curioso di sapere, tanto per citare una norma, cosa farà la stessa Forza Italia, che per tutta l'estate ci ha spiegato quanto fosse importante lo ius scholae e che, nella distinzione di un approccio liberale rispetto alla Lega e via dicendo, non voterà un emendamento sullo ius scholae perché loro presenteranno un provvedimento ad hoc su questo tema (che notoriamente sarà discusso tra 56 anni). E non solo non discuteranno gli emendamenti che, eventualmente, saranno inseriti in questo provvedimento, ma in questo provvedimento approveranno una norma che, comunque, peggiora la situazione attuale, ossia la norma prevista all'articolo 9, la quale estende da 3 a 10 anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna il termine per poter adottare il provvedimento di revoca; cioè, il termine si allunga a 10 anni. Non fate quello che avete raccontato per tutta l'estate, lo rimandate a un altro provvedimento ma, contemporaneamente, intervenite su una norma che peggiora questa situazione.
Affronteremo anche il tema delle carceri, onorevole Pittalis, e io, solo perché sa qual è il livello di stima che ho nei suoi confronti e so anche qual è la sua serietà, sono in imbarazzo per lei quando le sento dire determinate cose. Infatti, lei conosce benissimo la materia e conosce perfettamente quali sono gli strumenti - e non ce ne è uno solo - con i quali si può effettivamente intervenire sui problemi del carcere.
Vorrei ricordare alla maggioranza che, mentre veniva bocciata la proposta di legge sulla liberazione anticipata, veniva approvato un decreto-legge definito da noi “fuffa” perché non c'era assolutamente nulla; ma dentro quel decreto-legge era prevista la nomina di un commissario per le carceri. Avete fatto un decreto-legge che prevede il requisito di necessità e urgenza, quindi era necessario ed urgente, avete istituito il commissario che, di per sé, rappresenta un'urgenza e una priorità, ma l'avete nominato questo commissario, onorevoli relatori? È passato un mese e mezzo, avete nominato il commissario? Tant'è che contemporaneamente, a Palazzo Chigi, il Ministro Nordio andava a parlare con la Presidenza del Consiglio sui problemi relativi all'emergenza carceraria.
Ora, visto che il Ministro Nordio ha annunciato che sarebbe andato dal Presidente della Repubblica per chiedergli lumi su cosa fare sull'emergenza carceraria (allora dissi che poteva non andarci, perché il Presidente della Repubblica si era espresso già ripetutamente su questo argomento), sarei anche interessato a sapere se, non dico sia stato fissato l'appuntamento, ma almeno se ci sia stata la telefonata per sapere se fosse possibile incontrare il Presidente della Repubblica da parte del Ministro Nordio, perché questo è il vostro agire.
Nel frattempo non fate niente sull'emergenza in atto: al 10 settembre il numero di suicidi ha già raggiunto il numero totale dei suicidi che ci sono stati nel 2023 e questo, purtroppo, ci dice chiaramente cosa ci aspetta. Sappiamo perfettamente che il problema non sono solo i suicidi, ma anche quello che sta accadendo dal punto di vista delle rivolte, le quali avvengono a causa delle condizioni disumane e degradanti per le quali il nostro Paese ripetutamente viene condannato, prima dall'Unione europea e poi dai tribunali di sorveglianza, perché si vive in condizioni disumane e degradanti.
Quindi, probabilmente, in talune occasioni ci sono delle proteste all'interno delle carceri, alcune anche decise; e come risolvete il problema voi? In un provvedimento precedente, onorevole Sottosegretario, è spuntata fuori una nuova organizzazione interna alla Polizia penitenziaria - mi sembra si chiami GOS - che è una unità operativa per reprimere le rivolte in carcere. Abbiamo immaginato lo strumento e adesso abbiamo precostituito, attraverso questo decreto, anche la condizione per la quale questa unità operativa che vi siete inventati poi deve fare qualcosa. Quindi, vi state inventando questo reato che riguarda l'equiparazione della persecuzione, dal punto di vista penale, di chi attua la non violenza in carcere con chi fa le rivolte, che è una cosa, per chi conosce gli equilibri all'interno del carcere, non solo fuori dalla grazia di Dio, ma da persone che forse cercano effettivamente di provocare situazioni di emergenza reale dal punto di vista anche della sicurezza all'interno delle carceri. Infatti, una persona che abbia un minimo di cognizione di quali siano effettivamente gli equilibri - e basterebbe andare nelle carceri o vedere quello che succede spesso e volentieri, lo sanno perfettamente molti dei colleghi che si occupano di questa materia - dovrebbe sapere che nelle carceri non accadono tante cose.
Ciò perché c'è una collaborazione tra i detenuti e il personale di custodia, che è notoriamente molto sottostimato all'interno delle carceri e non è in grado di garantire la copertura dei servizi e della sicurezza. C'è un accordo che, magari, prevede che si stia più fuori dalle celle e non ci siano atteggiamenti violenti o rivolte e ci sia il controllo tra di loro; ma tutte queste cose, che voi sapete, introducendo norme di questo tipo, voi rischiate di farle saltare.
Quindi, non solo sul tema delle carceri non fate nulla per intervenire sull'emergenza, ma sembra che vi stiate dedicando sempre più a fare in modo che le cose esplodano, invece di risolversi. Questo lo sto dicendo da prima e qualcuno dice che io farnetico. Quello che è successo, da luglio a oggi, dimostra che, forse, non farnetico io e sarebbe utile che qualcuno seriamente si occupasse di questo tema. Ma voi non vi limitate a ciò, perché all'interno di questo - lo ricordava anche il collega Magi e lo ricorderanno sicuramente i colleghi che interverranno dopo di me - c'è l'altro articolo, quello che riguarda il tema delle madri detenute e dei figli: voi riuscite - riprendo quello che diceva il collega Magi - a peggiorare il codice fascista Rocco. Quando qualcuno dice che siete un po' fascisti io penso che il tema della fiamma, delle altre cose e via dicendo non c'entra e sono convinto che abbiamo superato quella fase - soprattutto per alcuni, è vero onorevole Molteni, le do atto - però un certo spirito che risente di quella roba lì, addirittura diciamo che la supera, ce l'avete, perché questa è una cosa che non ha alcun senso, se non fare un titolo sul giornale e distruggere la vita di qualche ragazzino. L'incidenza, dentro la popolazione carceraria, di questa questione è praticamente pari a zero, mentre quella sulla vita dei minori che vivono dentro le carceri è terrificante. E pensare che voi avete questo, non so neanche come definirlo, cuore freddo di sacrificare cinicamente - per avere il titolo e per dare una norma, che ha sempre quel tipo di impostazione culturale - la vita di bambini dentro le carceri: è una cosa che grida vendetta a Dio e che, prima o poi, vi porterà a rispondere di quello che state facendo.
Perché risentite anche un po' di quella cultura? Perché cominciate ad avere problemi anche con chi si oppone e chi dissente, come per la trasformazione di una sanzione amministrativa in un reato per quanto riguarda le manifestazioni stradali e compagnia bella. In questo caso, mi rivolgo, in particolare, ai colleghi di Fratelli d'Italia, che lo hanno sempre rivendicato, in tantissime occasioni. Io vengo dal comune di Roma e mi ricordo il collega Teodoro Buontempo che, oltre che un amico, era molto vivace all'interno. Penso che se avessimo dovuto applicare al collega Buontempo quello che voi state immaginando per queste cose, gli avremmo dovuto dare l'ergastolo. Quando parlo dell'onorevole Buontempo posso parlare del collega Rampelli e del Presidente della regione Marsilio, tutte persone che io ho conosciuto quando facevano una durissima opposizione in consiglio comunale a Roma e anche in strada e nei quartieri, in talune occasioni anche forzando, durante alcune manifestazioni. Voi, per reprimere quel dissenso, pensate bene di trasformare un illecito amministrativo in un reato penale. Succede che questa tendenza punitiva, che volete legare a una forma securitaria, sicuramente incide nella assunzione di convinzioni di un certo stato delle cose da parte della popolazione e degli elettori. Poi, quando nei pasticci finite voi, la vedete molto diversamente: allora lì sono complotti e persecuzioni. Questa natura punitiva e securitaria è sempre nei confronti degli altri, poi se questi sono un pochino fragili o magari scarti della società, ancora meglio, perché tanto sono già sfigati per conto loro e nessuno, in alcun modo, si preoccuperà che gli viene fatto un torto, in un senso o nell'altro.
Avete riempito questo provvedimento di norme che hanno tutte la sola funzione, come dicevo all'inizio, di potervi dare una veste di duri e puri; duri sicuramente, puri bisogna vedere da quale punto di vista, se etico, politico, non so questo poi ovviamente bisognerebbe verificarlo.
A mio avviso, voi avete messo in piedi un provvedimento che è semplicemente la rappresentanza plastica del vostro fallimento nel governo delle situazioni, soprattutto il fallimento delle promesse che avete fatto quando eravate in campagna elettorale: se ci spostiamo dal campo della sicurezza a quello della giustizia, o a quello dell'economia - potrei parlare delle pensioni e di tutto quello che avete raccontato in campagna elettorale, per prendere voti -, mano a mano, quando vi trovate a dover affrontare le questioni e a cercare di risolverle concretamente, non avendo gli strumenti, perché non potrete mai essere coerenti con le cose che avete detto per prendere voti in campagna elettorale, fate provvedimenti manifesto, fate provvedimenti spot; non solo alcune di queste norme non incideranno per migliorare le cose, ma sicuramente le peggioreranno parecchio e creeranno altrettanto sicuramente ulteriore tensione sociale e, contemporaneamente, vi consentiranno di nascondere tutti i fallimenti che vi state portando dietro da quando avete iniziato a governare (Applausi della deputata Gadda).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calderone. Ne ha facoltà.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Grazie, Presidente, colleghi. È necessario, prima di discutere di questo apparato normativo, fare qualche precisazione. È necessario perché, per tutto il periodo che ha caratterizzato i lavori nelle Commissioni, le opposizioni più volte, a mio modo di vedere in maniera non giusta nei nostri confronti, hanno evidenziato, tirato in ballo e criticato il comportamento e l'atteggiamento del mio partito, di Forza Italia, in relazione a questo disegno di legge. Io credo, Presidente e signori colleghi - lo dico con la massima serenità e il rispetto dovuto alle opposizioni -, che questo sia un errore clamoroso. È un errore clamoroso non perché lo dice Calderone che, come ai più è noto, ha fatto delle garanzie nel processo la propria bandiera professionale, politica e di vita, ma perché è un dato obiettivo. Purtroppo, ed è questo quello che io voglio dire come premessa metodologica, si è fatta una strumentale - perché sono certamente bravi, colti e istruiti i colleghi dell'opposizione, per non averlo colto - e non incolpevole confusione tra la sicurezza e il garantismo: sono due concetti assolutamente diversi e sono entrambi contenuti nella nostra Carta costituzionale. Mi è stato insegnato che la nostra Carta costituzionale parla, scrive e cita di sicurezza almeno 10 volte: 5 volte nella I parte e 5 volte nella II parte.
È ovvio, scontato, pacifico e incontestabile che la nostra Carta costituzionale si basi su principi assoluti di garantismo, come l'inviolabilità del diritto di difesa, come l'innocenza fino alla sentenza definitiva, come il giusto processo, regolato e contemplato dall'articolo 111, come il giudice naturale precostituito per legge. Però, badate, sicurezza e garantismo sono due principi diversi. Forza Italia è intransigente sulla sicurezza, sulla certezza della pena ed è altrettanto intransigente sul garantismo, che riguarda le regole nel processo, l'approccio che bisogna avere nel momento in cui si arresta una persona, l'approccio che è necessario, non opportuno, nel momento in cui si giudica un cittadino. Questo è un apparato normativo che noi condividiamo perché si occupa di sicurezza, che non ha niente a che vedere con le garanzie del cittadino nel processo e nel procedimento penale: sono due concetti diversi, sono due facce della stessa medaglia. Ecco cos'è e chi è Forza Italia.
Quindi, signor Presidente e colleghi, era necessario fare questa premessa, non è certamente un pleonasmo, perché più volte si dice: voi di Forza Italia che dite? Con riferimento alla sicurezza, non abbiamo niente da dire sull'intransigenza, perché il cittadino italiano deve essere sicuro nel momento in cui, ad esempio, entra in una stazione ferroviaria, nel momento in cui ha la necessità di capire se è proprietario di una casa o non è proprietario di una casa. Il cittadino italiano ha la necessità di capire se, mentre si sta recando al lavoro, per quattro scalmanati è posto in essere un blocco stradale e non ci può andare, con tutte le conseguenze del caso, a tacere del pericolo che questo determina. Su questo, Presidente e colleghi, noi siamo intransigenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), sono due concetti che si amalgamano, e non sono in contrapposizione. Che sia chiaro per sempre e per tutta la legislatura, perché Forza Italia non si fa tirare per la giacchetta, presidente Pagano e presidente Pittalis, da nessuno sui princìpi.
Io proseguirò per le vie brevi, perché ho 30 minuti per discutere, spero di farcela e cercherò, anzi, di essere ancora più conciso nell'esposizione e nel commento di queste norme. La prima, l'articolo 1, concerne la detenzione di materiale contenente istruzioni per il compimento di atti di terrorismo o divulgazione di istruzioni per preparare le sostanze esplosive o tossiche. Noi mettiamo in sicurezza i cittadini, perché la ratio qual è? Quella di sanzionare chi si prepara a fare attentati. Questa è una norma che Forza Italia poteva non condividere? Questa norma ha la funzione essenziale che una norma deve avere, quella special-preventiva, la funzione di deterrente. Ci può essere qualcuno contrario a questa norma? Significa aver abdicato al garantismo pensare e ritenere che, per chi si prepara o per chi prepara un attentato, nella fase preparatoria, individuiamo una condotta e la puniamo?
Articolo 2: questa norma prevede stringenti prescrizioni per la violazione delle norme che riguardano il noleggio di autoveicoli previsti per la finalità di terrorismo, ora anche per tutte le fattispecie criminose previste dall'articolo 51, comma 3, che sono, onorevole Pittalis, com'è noto, le più gravi. Cosa c'entra questa norma con il garantismo?
Pretendere che vi sia una norma ancora più stringente che riguardi ancora più condotte antigiuridiche, non condotte che non rappresentano una violazione di norma, che va a sanzionare chi noleggia e non si occupa o preoccupa del mutamento di proprietà del subnoleggio, è un'ottima norma per la sicurezza pubblica, signor Sottosegretario, complimenti.
Il terzo articolo riguarda la documentazione antimafia. Ecco chi è Forza Italia, perché questo articolo è stato voluto da Forza Italia proprio perché noi ci occupiamo di sicurezza, da un lato, e di garanzie, dall'altro. È una norma che è stata modificata in sede referente, con un emendamento di Forza Italia e che ora fa parte dell'apparato normativo, che recita testualmente - così io posso essere estremamente chiaro - che il prefetto può escludere l'applicazione di uno o più divieti o decadenze previste dal codice antimafia, qualora, per effetto dei predetti divieti o decadenze, verrebbero a mancare i mezzi di sussistenza e di sostentamento al titolare dell'impresa individuale e alla sua famiglia. Guardate che norma di civiltà. E questo deve avvenire attraverso un controllo stringente di un apparato dello Stato, addirittura interforze. Non è che il cittadino può prendere in giro lo Stato, ma se il cittadino in quel momento, magari, riacquista la titolarità dell'impresa e ha una situazione tale per cui mancano i mezzi di sussistenza, ecco che interviene lo Stato, che non lascia indietro nessuno. È questa la caratteristica di questo Governo di centrodestra, è questo l'emendamento che ha fortemente voluto Forza Italia, ancorandolo, ovviamente, presidente Pagano, ad alcuni presupposti, perché bisogna verificarlo.
L'articolo 5 riguarda i benefìci per i superstiti delle vittime di criminalità organizzata. Anche questa è una norma che va a disciplinare meglio chi è vittima della criminalità organizzata, ma che non cerca di sfruttare lo Stato, perché è necessario che ci siano determinate, stringenti condizioni. È una norma che viola il garantismo o è una norma di buonsenso, prima ancora che di buona fattura normativa e politica?
L'articolo 6 introduce una norma per i collaboratori di giustizia, in particolare alcune disposizioni in materia di protezione dei collaboratori per quanto concerne il rilascio dell'identità e della copertura. Signori, i collaboratori di giustizia meritano la massima attenzione. Noi non dobbiamo guardare alla patologia del sistema, magari ogni tanto si scopre che un collaboratore di giustizia ritorna a delinquere. Non si chiede la resipiscenza al collaboratore di giustizia, il pentimento morale, si chiede la collaborazione. E, nel momento in cui i collaboratori di giustizia hanno consentito - e lo dico nell'altra mia veste - di quasi azzerare la criminalità organizzata, lo Stato si deve occupare dei collaboratori di giustizia e deve essere serio nei confronti dei collaboratori di giustizia, così come deve essere intransigente. Leggete le cronache, quante volte lo Stato, Sottosegretario, è intervenuto per revocare i programmi di protezione nel momento in cui i collaboratori di giustizia non hanno meritato il programma di protezione? È questo lo Stato etico, è questo lo Stato che funziona, quello che non guarda in faccia a nessuno. Se tu, collaboratore di giustizia, hai scelto di collaborare con lo Stato e hai contribuito, magari, a scompaginare intere cosche criminali, lo Stato si occupa di te, ma, nel momento in cui commetti il minimo errore, lo Stato è pronto non solo a redarguire il tuo piccolo errore, ma, addirittura, a revocare il programma di protezione.
L'articolo 7 è una nostra norma, è una norma che abbiamo voluto e che abbiamo scritto come Commissione giustizia e come Commissione affari costituzionali. È una norma importante, soprattutto per chi è pratico delle aule di giustizia, è una norma che hanno voluto, che hanno invocato i magistrati e che hanno invocato gli avvocati.
È una norma che prevede che il termine per impugnare il decreto, nei procedimenti relativi alle misure di prevenzione, passa da 10 a 30 giorni. Pensate a un decreto di 1.000 pagine o di 1.500 pagine e a come il difensore, da un lato, se soccombente, o il pubblico ministero, dall'altro, se soccombente, possano mai capire, studiare e approfondire per redigere un attrezzato atto di appello. Questa norma perché non l'avete fatta voi? Perché ci abbiamo pensato noi oggi? Avevate tanto tempo, siete stati al Governo. È una norma che va a favorire questo o quell'altro? No, è una norma ragionevole, perché un pubblico ministero, che può essere di turno in quei 10 giorni e non ha il tempo di stendere un atto d'appello, così come un avvocato per altri motivi, perché impegnato in processi, non possono materialmente leggere 1.000 o 1.500 pagine di decreto.
L'articolo 9 prevede che la cittadinanza venga revocata soltanto a chi non è apolide. È una norma scandalosa? Io credo sia una norma che magari la sinistra ha invocato. Allora, ci sono norme in questo provvedimento che pensano a tante cose. È stato definito decreto Sicurezza pubblica perché, sì, ci sono tante norme che riguardano la sicurezza pubblica, ma quale Stato, quale consociato, quale cittadino non ha l'ambizione di essere sicuro dentro i perimetri del proprio Paese e della propria Nazione?
L'articolo 10, che è rubricato occupazione arbitraria di immobili destinati a domicilio altrui, è interessante e importante soprattutto nella parte in cui riguarda l'aspetto procedurale, l'articolo 321-bis, su cui vado a memoria, ma credo di non sbagliare, cioè una procedura veloce e semplificata per far sì che chi occupa abusivamente un'abitazione altrui venga immediatamente fatto sloggiare. Nessuno dica che abbiamo messo tutto nelle mani delle Forze dell'ordine in uno Stato di polizia. Si legga bene la norma. Ci sono due passaggi: entro 48 ore interviene il pubblico ministero e nelle successive 48 ore interviene il giudice, che garantisce tutti. Però, è una procedura snella e veloce che consente al proprietario di un'abitazione - e dietro un'abitazione, onorevole Pittalis, ci sono sacrifici, c'è il lavoro, c'è sangue, ci sono lacrime - di rientrare in maniera veloce nel possesso della sua abitazione. È una norma che tradisce il garantismo? È una norma che suscita scandalo? È una norma giustizialista? Io non mi appassiono mai quando sento parlare di giustizialismo e di garantismo. Esiste la ragionevolezza, soprattutto quando ci si approccia a un campo così delicato e così importante come quello che riguarda la giustizia e, in questo caso, la sicurezza del cittadino.
Cosa c'entra il panpenalismo? Cosa c'entra? Potremmo fare un bel dibattito sul panpenalismo: com'è nato, come si è sviluppato, che cosa significa, perché anche questo è un altro termine, a mio modo di vedere, abusato.
L'articolo 11 introduce un'aggravante per reati commessi in stazione e sui treni; è una norma sbagliata? È una norma che fa inorridire? Andate in stazione - io viaggio in treno - e andateci dopo le 20 o le 21! Siamo lì a scrutare per trovare un carabiniere o un poliziotto, che ci possano tranquillizzare, quando siamo con le nostre mogli o con i nostri mariti e con i nostri bimbi.
Andiamo a guardare questo e non il panpenalismo o l'aggravante. Andiamo a guardare questo! Come ci si sente? Allora, lo Stato non deve intervenire per dare sicurezza? E perché va a violare la norma? Perché, vedete, non è che noi qui stiamo modificando chissà cosa. È la funzione special-preventiva, in questo caso di un'aggravante. È la funzione deterrente: se tu violi la norma vai incontro a questa sanzione. Questo è solo il precetto. La sanzione non dipende più dal legislatore, che la può solo scrivere. La sanzione dipende dal cittadino, che può decidere di essere una persona perbene o un delinquente.
Poi, l'inasprimento delle pene con un meccanismo di aggravanti per le truffe agli anziani. Qualcuno di noi l'ha mai vista un'anziana immediatamente dopo aver subito questo reato? Immediatamente dopo che qualcuno le ha svaligiato la casa facendo finta che le doveva leggere il contatore dell'acqua? Io sì, io le ho viste perché le ho difese. Al disagio della terza età si aggiunge il dolore, il dolore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) di vedere andare in fumo tutti i sacrifici. Ebbene, non li dobbiamo tutelare? Questo è un reato meschino, e mi assumo le responsabilità di quello che dico. È meschino; sì, c'è la minorata difesa, poi andiamo a trovare il giudice che deve interpretare la giurisprudenza, vediamo che fare, ma da domani c'è la norma, c'è la norma. Le anziane le dobbiamo coccolare, in uno Stato etico, e non truffare. Questa norma è una norma che va a tradire la storia di Forza Italia? Basterebbe pensare a quanto il nostro presidente si sia battuto e a quanto il nostro segretario Tajani si stia battendo per l'aumento delle pensioni sociali.
Poi, vi è l'articolo 14, quello di cui accennavo nella mia premessa, relativo al blocco stradale. Vedete, non è una novità. Il blocco stradale fino a qualche lustro fa era un reato. Poi, il legislatore ha ritenuto diversamente, in un momento storico diverso, perché, vedete, anche questo è un principio generale che ci è stato insegnato all'università, ossia che la norma si deve adattare al momento storico in cui si vive. Oggi i consociati, i cittadini italiani, devono stare fermi 10 ore in una stazione ferroviaria, sul treno o ovunque, perché qualche scalmanato si è messo sul binario e quindi, a cascata, l'insegnante non può andare a scuola, l'operaio non può andare a lavorare (gli operai che noi tutti abbiamo la necessità di preservare e difendere) e così chiunque altro, magari il professionista, il medico che deve andare in ospedale o deve entrare in sala operatoria.
Basta, è finita: non è sanzione amministrativa ma è sanzione penale. Chi sbaglia paga e va davanti al giudice penale. Non paga più una sanzione, che poi io vorrei sapere - e non ho fatto questo controllo - quante persone hanno pagato le sanzioni amministrative per blocco stradale e se avevano la capacità economica di pagare le sanzioni amministrative per il blocco stradale. Adesso magari vanno punite - anzi, senz'altro vanno punite - perché hanno violato la legge.
Poi, vi è l'articolo 15. Forza Italia non si nasconde dietro le detenute madri e questo per dimostrare - e lo abbiamo detto in Commissione, presidente Pagano e presidente Pittalis - che Forza Italia aveva qualche dubbio.
Presenteremo un emendamento, almeno così è il nostro orientamento, però, indipendentemente da tutto, va detta in quest'Aula una parola di verità, perché da 3-4 mesi la narrazione è: con questo Governo - e qui lo dico da tecnico - mandate in carcere le donne che stanno per partorire e i bambini che sono appena nati. È una delle mistificazioni - io volevo dire altro, onorevole Pittalis, ma siamo in Parlamento - più clamorose e più plateali che ho potuto mai sentire. Vedete, con l'abolizione del n. 1) e del n. 2) dell'articolo 146 del codice penale, il legislatore - e lo dico con distacco da giurista, prima ancora che da politico - cosa ha previsto? Ha previsto di mandare in carcere le donne incinte e i bambini, i neonati? No. Ha previsto che quello che prima era un rinvio obbligatorio della pena a quelle circostanze e in quelle circostanze, ora è un rinvio facoltativo. Facoltativo cosa significa? Che lo decide Calderone? No. Facoltativo significa che lo decide il giudice. Se al cospetto del giudice arriva una donna che ha portato avanti dieci gravidanze, in dieci anni, in maniera strumentale, il giudice, nell'ambito dell'esercizio delle sue facoltà, verosimilmente la manda in carcere. Se, viceversa, al cospetto di un magistrato arriva una donna incinta, che ha commesso un reato, che ha un bambino entro l'anno e che non fa della propria gravidanza uno strumento per non andare in carcere, ragionevolmente il giudice non la manderà in carcere. Questo è quello che è stato scritto. Ovviamente, il nostro sentire liberale e garantista ci ha portato a riflettere e abbiamo - come sempre - scelto di praticare la strada che il nostro Presidente Berlusconi ci ha insegnato: quella della libertà. Infatti, noi di Forza Italia siamo uomini liberi e non siamo uomini caratterizzati o preoccupati dalla percentuale in più o in meno che può riguardare il nostro partito. Siamo preoccupati soltanto, magari tante volte con difficoltà e tante volte non essendo all'altezza, di praticare quello che il nostro Presidente Berlusconi ci ha insegnato. Quindi, sull'articolo 15, io credo che vada ristabilita la verità, indipendentemente da quello che ognuno pensa. Infatti, dire che noi mandiamo in carcere, che questo Governo sta mandando in carcere le detenute madri, credo che non sia tecnicamente un ragionamento corretto, né un linguaggio adeguato.
L'articolo 16 è un altro buon articolo, perché ai giovani, ai minori, i genitori devono insegnare ad andare a studiare o a lavorare. È stata elevata l'età per punire l'accattonaggio. È una cosa sbagliata? A 16 anni, a 15 anni, a 14 anni, chi non vuole andare a scuola - io gli consiglio di andare a scuola, che non è mai tempo perso - se ne va a lavorare e non per le strade, perché l'ozio genera ozio, e l'ozio che genera ozio genera crimine e guadagno facile. È una norma che tradisce i princìpi di Forza Italia, questa? No, li segue in pieno.
L'articolo 17 si occupa di sicurezza nella mia regione, cioè 100 vigili urbani, poliziotti municipali, chiamiamoli come vogliamo, per tutte le città metropolitane siciliane. È una buona norma? Certamente sì, magari io sono partigiano, in questo caso, e me ne rendo conto, ma conosco i problemi che abbiamo a Palermo, a Messina e a Catania.
L'articolo 19 introduce un'aggravante, ossia se il fatto è commesso in danno - mi riferisco alla violenza, alla minaccia e alla resistenza al pubblico ufficiale - di un agente di Polizia giudiziaria o di un agente di pubblica sicurezza. Io credo che sia assolutamente corretto. Una cosa è oltraggiare un pubblico ufficiale, che, magari, sta scrivendo e si trova in un palazzo municipale, una cosa è oltraggiare, nell'esercizio delle proprie funzioni, un appartenente alle Forze dell'ordine, alla Polizia giudiziaria o alla pubblica sicurezza. Con divieto, ovviamente, di prevalenza delle attenuanti. È stata introdotta, credo in sede referente, anche l'aggravante nel caso in cui il fatto è finalizzato a impedire un'opera pubblica o un'opera infrastrutturale strategica. Giustissimo, perché lo Stato deve correre, lo Stato deve fare le opere. Lo Stato non si può trovare ogni volta i “no” lì, i “no” là, i “no” qui e i “no” qua, che bloccano le opere strategiche e le opere pubbliche. È un'aggravante a tutela di tutti i cittadini. Infatti, le opere pubbliche e le opere strategiche infrastrutturali…
PRESIDENTE. Deve concludere.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Sì, Presidente, ero appena a metà, però cercherò… Non mi sono reso conto, mi sono perso. Tutte le altre norme sono norme di buonsenso, anche quella che va a disciplinare meglio la rivolta in carcere. Infatti, anche con riferimento al carcere, Forza Italia si è contraddistinta per le iniziative, però Forza Italia non è per il “liberi tutti”, l'ha detto il nostro presidente, Tajani. Qui c'è un altro principio: la certezza della pena. Certo, ci mancherebbe altro, la pena deve avere una funzione rieducativa.
E guardiamoli, gli ultimi articoli di questo testo normativo, che, purtroppo per me e per fortuna per gli altri, non riuscirò a commentare: si occupano del lavoro, si occupano di tante cose per i detenuti, perché ai detenuti, Presidente, noi dobbiamo consentire di vivere - soprattutto chi è affetto da qualche patologia - in una maniera dignitosissima, non dignitosa. Però, le pene vanno scontate, su questo non c'è dubbio.
Piuttosto - e concludo - preoccupatevi, colleghi dell'opposizione, del quarto dei detenuti in custodia cautelare. Io ho depositato una proposta di legge che modifica la custodia cautelare, cioè per i presunti innocenti, non per i certi colpevoli. Discutiamo della custodia cautelare, perché può darsi che ci sia un quarto dei detenuti, per i quali correttamente noi oggi chiediamo un carcere dignitoso e civile, che sia innocente. Occupiamoci di quelli e non soltanto e soprattutto di chi deve scontare la pena ed è in espiazione della pena, che è cosa completamente diversa dalla custodia cautelare, com'è a tutti noto.
Quindi, Presidente, colleghi, io credo che questo sia un buon provvedimento. Poi interverrà il collega Pittalis, in dichiarazione di voto finale, io ovviamente lo anticipo, ma, chiaramente, noi condividiamo questo provvedimento normativo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. In Commissione, insieme alla Commissione giustizia e alla Commissione affari costituzionali, noi del Partito Democratico, quando c'è stata la discussione su questo provvedimento, abbiamo tenuto una posizione molto dura. Noi non condividiamo nulla di questo provvedimento. Ma vede, Presidente, non perché ci sia una differenza tra noi e la destra, legata al fatto che dall'altra parte vi sarebbero i garantisti e da quest'altra parte vi sarebbero i giustizialisti, o che da quella parte ci sarebbero i buoni, che pensano ai cittadini, e da questa parte ci sarebbero i buonisti che, invece, dei cittadini sarebbero disinteressati. In realtà, non è nulla di tutto questo. Come abbiamo appreso ormai da qualche ora, nella lettura dei giornali e nel vedere i telegiornali, le difficoltà con cui si potrà andare a una manovra di bilancio, che salterà purtroppo a piè pari alcuni dei temi sui quali alcune delle forze politiche di destra si sono spese per anni.
Penso al tema delle pensioni, di cui nulla si dice, se non con un aggravio della situazione già pesante in capo ai pensionati. Ebbene, non potendo, sui temi dell'economia, poter dire la propria, il furore ideologico della destra si scarica sulla giustizia. Certo, la giustizia è sempre stato un tema divisivo: lo è stato fra destra e sinistra, spesso anche all'interno delle coalizioni. A me, ad esempio, piacerebbe sapere da Forza Italia che fine farà l'emendamento sulle detenute madri perché, un conto è parlarne, un conto è andare in carcere; un conto è dire che siete preoccupati per il carcere e un conto è non fare assolutamente nulla e presentare emendamenti che poi, puntualmente, al primo “abbaio”... Scusate, mi è sfuggita... al primo “no”, che viene dalle altre forze di maggioranza, ritirate perché non si può dividere la coalizione. Quindi, “se ne va a far friggere” diciamo, quel garantismo di berlusconiana memoria, quell'attenzione ai cittadini e l'idea del processo giusto, perché, alla fine, presentare un emendamento non ci vuole niente, mentre portarlo fino in fondo e farselo approvare ci vuole davvero molto.
Quindi, saremo lì e aspetteremo con ansia quello che accadrà, sperando che non accada quello che abbiamo visto sulla liberazione anticipata, dove addirittura Forza Italia aveva votato sul provvedimento d'urgenza. Ci aveva fatto quasi credere che vi fossero le condizioni perché, per la prima volta, tra maggioranza e opposizione, anzi, tra un pezzo di maggioranza e un pezzo di opposizione, vi fosse la possibilità di poter incidere sul tema del sovraffollamento all'interno delle carceri, che - lo ripeto - non può limitarsi semplicemente alle visite estive. Noi del Partito Democratico, dall'inizio della legislatura, tutte le settimane ci rechiamo in visita negli istituti penitenziari; tutte le settimane presentiamo interrogazioni parlamentari; tutte le settimane chiediamo che sul carcere si intervenga nell'immediato e poi, nel medio e lungo termine, con proposte che, però, sono state tutte, ma proprio tutte, respinte.
Ecco, vede Presidente, la cosa che non torna è che questo è un DDL - quindi, un disegno di legge - non un decreto-legge dove si doveva correre, non un decreto-legge dove si doveva, in qualche modo, aspettare e incidere prima che la scadenza arrivasse. No, un disegno di legge non ha scadenze particolari, un disegno di legge spesso viene utilizzato, tra maggioranza e opposizione, proprio per trovare delle condivisioni. Un disegno di legge su temi come quelli che sono stati ricordati da alcuni dei colleghi dovrebbe in qualche modo essere il punto di caduta dell'intero Parlamento.
Eppure no, in Commissione non c'è stata la possibilità di parlare e di interloquire con la maggioranza di Governo su nessuno dei nostri emendamenti. Ci sono stati dei “no”. Questi nostri emendamenti sono stati, a volte, colti anche con una certa sufficienza e una certa arroganza, che spesso c'è in questa maggioranza e di ciò ce ne dispiace perché sui temi della giustizia e, in particolare, su alcuni dei temi che questo disegno di legge tocca, forse, la maggioranza avrebbe potuto fare un passo in avanti e avrebbe potuto interessarsi anche dell'opinione degli altri, cioè, di quella parte del Paese che non vi ha votato e che ha delle idee - pensate un po' - anche sulla sicurezza, sul carcere e su alcuni comportamenti spregevoli. Certo, sono idee spesso diverse dalle vostre, ma questo non avrebbe impedito un punto d'incontro e di dialogo che, purtroppo, non c'è stato.
Lo dico anche per l'esperienza che ho avuto nella scorsa legislatura. Noi siamo sempre stati attenti - allora, c'era un'opposizione, quella di Fratelli d'Italia - e penso di poter dire che i colleghi di Fratelli d'Italia e, in particolare, l'allora capogruppo con cui mi confrontavo, l'attuale Ministro Lollobrigida, non possa non dire che, sempre, su tutti i provvedimenti e, nonostante non fosse necessario per i numeri, che erano numeri importanti, noi siamo andati a parlare con l'opposizione; abbiamo chiesto all'opposizione idee; abbiamo chiesto all'opposizione contributi: questo significa fare politica e qui la politica, Presidente, è mancata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Quindi, qui non possiamo che parlare di “panpenalismo emozionale”, perché ci sono reati che vengono fatti alla bisogna, come una carta di menu. Succede qualcosa? Faccio il reato oppure inasprisco la pena, senza prevedere nulla in termini di prevenzione, di formazione e di cura: nulla. Oppure, come cercherò di spiegare in sintesi, parliamo di una sorta di “giustizialismo securitario”. Sì, perché qui la volontà è quella di colpire ogni forma di dissenso: ed ecco, quindi, che se c'è il blocco stradale, si inasprisce la pena, anche quando semplicemente intervengo con il mio corpo. Non sono sbandati che si stendono sui binari del treno, sono persone che esprimono dissenso, e quel dissenso andrebbe rispettato. Quel dissenso, in uno Stato di diritto, quando non c'è violenza, andrebbe anche ascoltato. Qui, invece, lo si previene, si interviene per limitare ogni forma di dissenso. Quindi, sì, siamo contrari, ad esempio, a colpire la resistenza passiva in una rivolta in carcere: non solo per le parole che ha ben detto prima il collega Giachetti, ma perché è una cosa assurda e ridicola. Si va a colpire - tra l'altro, con un reato estremamente forte e con un inasprimento della pena estremamente alto - la cosiddetta resistenza passiva. Non so se vi rendete conto anche degli aspetti di illegittimità costituzionale che questo disegno di legge ha. Ma a voi, evidentemente, degli aspetti di legittimità costituzionale interessa poco.
Ho notato, però, una cosa, Presidente. Mi scuserà, Presidente, se interloquisco con lei, veneto, perché c'è un tema di grande interesse su cui ho notato che nessuno è intervenuto: nessuno ha parlato dell'articolo, anzi, dell'emendamento con il quale abbiamo distrutto la filiera della canapa. Nessuno ha parlato del fatto che, in questo vostro furore ideologico, non vi siete resi conto che avete fatto fuori circa 3.000 imprese e circa 10.000 lavoratori, senza contare che quei prodotti sono importanti e necessari per i malati, per quei malati che facevano ricorso a quei prodotti proprio per superare il dolore. Bene, quelle persone non avranno nulla. Questo dovrebbe interessarvi. Almeno, dovreste aver ricevuto una telefonata da qualche governatore di regione nella quale quella filiera è una filiera importante. Quindi, forse, chissà non ne avete parlato perché, magari, come dal cilindro esce il coniglio, magari da questo cilindro può darsi che esca un'abolizione di quell'articolo, che è veramente sbagliato. È sbagliato da un punto di vista di diritto ed è sbagliato da un punto di vista anche della crescita. Visto che vi state occupando e vi occupate - a detta della Presidente del Consiglio - di crescita, state attenti perché state facendo fuori una filiera imprenditoriale importante. Citavo la Presidente del Consiglio.
Suo tramite, Presidente, mi rivolgo al Sottosegretario Molteni: ci sono tantissime norme che riguardano la Polizia e le Forze dell'ordine. Certo, è importante intervenire. Qui, noi abbiamo opinioni diverse: non è che inasprendo le pene per un reato, poi quel reato non viene commesso. Ma voi avete questa idea: secondo voi, bisogna mettere più reati - e ne avete fatti tanti, quasi 20 - e inasprire le pene. Noi abbiamo un'idea diversa. Però, sulle Forze dell'ordine, mi consentirete una battuta: siete così tanto preoccupati delle Forze dell'ordine, ma così tanto preoccupati, che apprendiamo dalla stampa che la Presidente del Consiglio li considera addirittura degli “spioni” e ha chiesto che la Polizia, che sta fuori dal suo ufficio a Palazzo Chigi, venga allontanata perché non si fida. Certo che non è bello sentire che la Presidente del Consiglio pensi questo della Polizia e delle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non so se glielo avete spiegato alla Polizia e alle Forze dell'ordine questo atteggiamento che ha la Presidente del Consiglio proprio su alcuni esponenti delle Forze dell'ordine che, per ruolo, per servizio - e sono il nostro orgoglio - proteggono proprio la Presidenza del Consiglio. Su questo, magari, ci riserviamo un approfondimento nelle sedi più opportune. C'è la scientifica volontà di eliminare e sopprimere ogni forma di dissenso e c'è anche una certa cattiveria. Lo abbiamo detto più volte e lo ribadisco: sono la prima firmataria della proposta di legge che la scorsa legislatura venne portata all'attenzione della Camera e che, purtroppo, non riuscimmo poi a far approvare al Senato, circa le cosiddette detenute madri: proposta di legge che era stata frutto del lavoro prezioso e importante del nostro collega Paolo Siani. Bene, su questo guardate che non potete far finta di niente; su questo non potete pensare che sia logico fare quello che avete detto. Un bambino si forma nei primi mille giorni di vita; si forma l'adulto di domani. Che adulto si formerà, se un bambino passerà i primi giorni della sua vita - molti giorni della sua vita, purtroppo, molto spesso - dentro un carcere? Noi ci appelliamo al buon senso e ci appelliamo a un minimo, spero, di bontà. Non so se posso definirla “bontà”, ma, insomma, spero che almeno i colleghi di Forza Italia su questo non arretrino e tengano duro, cosicché, alla fine, su questo articolo del provvedimento si possa tornare indietro.
Quindi, Presidente, lascerò poi ai colleghi che seguono l'indicazione specifica di alcuni punti, ma in questo primo intervento in discussione generale il Partito Democratico ha voluto proprio segnare la distanza da questo disegno di legge, che non fa nulla per risolvere i problemi, che ci sono, perché non è che non siamo preoccupati anche noi della situazione. Certo, ad ascoltare certi colleghi della maggioranza sembra che viviamo in un Paese fuori controllo.
Vorrei ricordarvi che governate da 2 anni e, quindi, vorrei anche ricordarvi che, se questo Paese è fuori controllo, forse un problema vostro lo avete. E vorrei anche ricordarvi che c'è qualcosa che non funziona. Perché - a proposito di un reato - se commetto una violenza sessuale in una stazione ferroviaria è più grave rispetto al fatto che quella stessa violenza sessuale venga fatta in un aeroporto? Ma vi rendete conto della follia delle norme che state scrivendo? Vi rendete conto del fatto che c'è veramente una violenza rispetto alla nostra cultura e storia giuridica? Vi rendete conto che avete scritto norme totalmente prive di senso e che avranno anche aspetti di illegittimità costituzionale che incideranno profondamente su quello che avete scritto?
Concludo su questo, Presidente. Sa qual è la fortuna? Che una buona parte delle norme è stata scritta così male che non troverà mai attuazione e noi saremo lì quando non troverà attuazione, saremo lì a ricordarvi quanto avete preso in giro, con questa becera propaganda, gli italiani, che invece avevano bisogno, sì, certo, di più sicurezza, ma di quella sicurezza vera che è la protezione sociale, su cui non state facendo nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei - ci tengo -, a nome del gruppo della Lega, ringraziare per l'impegno su questo provvedimento in particolare, ma in generale per il comparto di pubblica sicurezza, il Sottosegretario Nicola Molteni, per aver seguito in ogni minuto l'andamento del provvedimento, dall'inizio dei lavori in Commissione, anche quelli preparatori, fino ad arrivare a quello attuale, dell'Aula.
È un provvedimento complesso, che va nella direzione di dare risposte chiare e precise all'intero comparto di pubblica sicurezza e, in particolar modo, ha l'idea di andare a tutelare veramente le Forze dell'ordine, alle quali, a differenza di quanto ho sentito dire da parte del PD, interessano poco gli articoli di giornale, ma interessano i fatti, come, ad esempio, l'aumento della tutela, da un punto di vista economico, per la copertura di responsabilità giuridica che passa, finalmente, dai 5.000 euro passati ai 10.000 euro attuali, e questo dimostra, ancora di più, quanto la Lega e quanto questa maggioranza abbiano a cuore le Forze dell'ordine, soprattutto per il lavoro che svolgono sul campo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Come anche, d'altra parte, l'idea, sulla quale lavoriamo da tanti anni e anche da precedenti legislature, di tutelare gli operatori sul campo, dotandoli finalmente di body cam, perché la follia della sinistra sarebbe quella di dotare ogni agente di un codice di identificazione, a cui noi siamo e saremo sempre completamente contrari. Noi vogliamo garantire la tutela dello stesso personale attraverso la telecamera, che verrà installata direttamente sulle dotazioni degli stessi agenti, perché la telecamera ha un gravissimo difetto: non perdona chi ha sbagliato e sono le stesse Forze dell'ordine ad aver richiesto questo intervento. La sensibilità del nostro Sottosegretario Molteni ha voluto tradurre in attuazione questa richiesta, per cui, grazie, Sottosegretario, per questo ulteriore intervento a favore delle Forze dell'ordine, che fronteggiano tantissime problematiche, sempre più complesse e soprattutto in contesti di manifestazioni, in cui molte persone cercano di sfruttare anche chi soffia sul fuoco della protesta, come alcune parti dell'opposizione. Mi ricordo, per esempio, quanto è successo nella mia città, Pisa, dove, per colpa di chi ha soffiato sul fuoco della protesta, sono andati allo sbaraglio tantissime ragazze e tantissimi ragazzi che hanno provato a superare con la forza, con la violenza e con le offese, le Forze dell'ordine e hanno ricevuto, ovviamente, una risposta da parte di un presidio statico delle Forze dell'ordine. In quel contesto, la sinistra si è levata e ha detto: bisogna assolutamente sanzionare le Forze dell'ordine. Sulla base di cosa? Sulla base di alcuni video girati ad arte, che vanno soltanto a immortalare la fase della carica. Ma nessuno si interroga sul motivo che ha spinto gli agenti a respingere chi ha cercato di superarli con la forza fisica e con la forza dell'offesa. Ecco, con l'introduzione delle body cam, finalmente, queste scene da Terzo mondo non si vedranno più, alla faccia di chi vorrebbe sempre criminalizzare le Forze dell'ordine.
E si continua, non in una logica panpenalistica, come dice qualcuno, ma nel solco di dare serietà e autorevolezza al nostro Paese, perché per troppi anni, per una serie di casi limite, che sono andati alla ribalta non soltanto della cronaca nazionale, ma anche internazionale, è stato dileggiato il nostro territorio a livello mondiale, come per il caso del blocco stradale o del deturpamento di beni altrui e quando si parla di beni altrui si fa riferimento anche alle opere d'arte. Ecco, fino alla riforma di cui noi stiamo parlando, chi andava a imbrattare un'opera d'arte nel nostro Paese andava a incappare in una semplice sanzione amministrativa e, quindi, alcuni fanatici, eco-attivisti, che noi definiamo con semplicità eco-vandali o “gretini”, utilizzavano una norma, scritta evidentemente in un periodo storico in cui nessuno si sognava di andare a danneggiare un bene storico e culturale del nostro Paese, come scudo per proteggere le proprie manifestazioni, del tutto inutili da un punto di vista politico e ambientale. Quindi, abbiamo visto danneggiamenti nei confronti di molteplici opere, che vengono viste quotidianamente da milioni di persone, che materialmente pagano un biglietto per venire nel nostro Paese a guardarle. Ed è assolutamente assurdo far vedere che il Paese in cui arrivano non tutela quelle opere.
Quindi, ben vengano gli aumenti e gli inasprimenti delle sanzioni da un punto di vista penale, perché finalmente anche il blocco stradale passa da illecito amministrativo a reato. Anche su questo, ho sentito la collega Serracchiani dire che chi non esercita violenza può manifestare, facendo riferimento alla famosa manifestazione passiva. Sono punti di vista, perché chi si ferma su una strada o su una rete ferroviaria, bloccando e ostruendo l'intero traffico veicolare o ferroviario, non eserciterà una violenza fisica, nel senso, cioè, che non crea una lesione personale a qualcuno, ma quanti danni crea al Paese una condotta del genere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché non soltanto si blocca l'economia di una porzione del territorio, ma si alterano dei servizi, non soltanto privati, ma anche pubblici? Quando, ad esempio, deve passare un'ambulanza sul Grande raccordo anulare che viene bloccato per intero da parte di una certa manifestazione folle, chi glielo spiega a chi è trasportato in codice rosso? Qualcuno può dire: eh, ma gli eco-attivisti avvisano gli ospedali delle manifestazioni. Quindi, secondo voi, gli operatori dell'ambulanza dovrebbero andarsi a guardare, sulle applicazioni che indicano i tragitti, come Waze o Google Maps, tragitti alternativi, magari, anche più lenti, per arrivare all'ospedale? Siamo veramente al mondo al contrario, secondo il PD, secondo la sinistra e altre parti dell'opposizione, perché, a volte, penso a quali danni potreste fare se ci foste voi al Governo. Per voi un blocco stradale continuerebbe a essere trattato come illecito amministrativo, perché, alla fine, poverini, sono ragazzi, sono ragazze di Ultima Generazione, che necessitano di fare queste manifestazioni. Questo lo dite voi in Parlamento, ma poi faccio riferimento, per esempio, all'ex sindaco di Firenze, Dario Nardella, attualmente europarlamentare, quando ha visto il danneggiamento di Palazzo Vecchio, storico palazzo di Firenze, nonché sede del comune stesso, è intervenuto con un suo atto fisico per dissuadere l'eco-attivista dal danneggiamento che stava compiendo ai danni di quella struttura. Quindi, siete doppiamente ipocriti, perché qui ci dite che non serve una norma che quantomeno garantisca un minimo, un po' di tutela, e, poi, i vostri sindaci, che sono riferimenti nazionali del vostro partito, evidentemente, a livello pratico e a livello concreto utilizzano un altro strumento rispetto a quello che voi andate ad auspicare a livello parlamentare. Ma è la classica ipocrisia della sinistra, ci siamo abituati.
A proposito della revoca della cittadinanza, anche qui, abbiamo sentito tante questioni, tante polemiche nell'estate che sta chiudendosi, e voglio sottolineare un punto importante. Sulla revoca della cittadinanza che noi abbiamo voluto inserire come uno degli elementi principali di questo provvedimento non si scappa. Chi commette un reato grave, e sulla gravità dei reati c'è una tabella chiara, precisa, limpida e trasparente, va incontro alla revoca della cittadinanza.
Questo testimonia come vada a prevalere la linea della Lega, secondo cui non c'è bisogno, in un Paese dove si danno più di 200.000 cittadinanze all'anno, classificandosi al primo posto tra i Paesi in Europa che concedono il maggior numero di cittadinanze, superando la Germania e la Francia, di una riforma estensiva della cittadinanza. Infatti, una riforma estensiva della cittadinanza, in un contesto come quello attuale, andrebbe a favorire di nuovo un'altra ondata migratoria che non ci possiamo permettere, dal punto di vista economico e dal punto di vista di sicurezza della nostra cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), soprattutto nel momento in cui il Governo sta facendo i salti mortali per cercare di essere il capofila, a livello europeo, di una gestione dell'immigrazione moderna, con la tecnica dell'esternalizzazione dei flussi migratori; ecco, per esempio, il progetto in Albania, al di là delle critiche feroci, costanti, pedanti dell'opposizione.
Prevale, quindi, la linea del buon senso, la linea del rigore, per cui la cittadinanza deve essere il coronamento di un sogno, di un percorso di integrazione e non una semplice donazione che si mette alla base di un percorso. Se non vogliamo diventare un Paese, come quello francese, che purtroppo ha una serie di problematiche gestionali circa l'integrazione, dobbiamo andare avanti nell'attuale direzione. Sulla questione dell'esecuzione penale nei confronti delle detenute madri voglio eliminare ogni equivoco. Non è che la Lega sia cattiva e voglia costringere le detenute madri in regimi penali e di esecuzione della pena fuori controllo.
Ho letto dichiarazioni agghiaccianti di modelli russi, modelli cinesi, ungheresi e quant'altro: no, lo dico già adesso. La norma attuale è molto chiara: una detenuta madre va a scontare la pena in un ICAM, che non è esattamente uguale ad un carcere. Rendendo non più obbligatorio il rinvio, ma facoltativo, si dà finalmente giustizia rispetto ad un fenomeno, che gridava vergogna, che si caratterizzava per una serie di condotte illecite poste in essere, purtroppo, da donne sfruttate da un regime patriarcale proveniente da alcuni campi nomadi molto spesso abusivi o in alcuni casi regolari; un regime patriarcale che obbliga alcune donne a utilizzare la propria gravidanza come scudo penale alla commissione di reati.
Ecco, non è più possibile in un Paese serio del G7, come ad alcuni della sinistra piace definire, avere situazioni come quelle che registriamo regolarmente in alcuni contesti. Penso, per esempio, alla metropolitana di Milano, alla stazione ferroviaria di Roma Termini, ma come ad altri tantissimi luoghi con donne incinte, in alcuni casi anche nomadi, che commettono reati e che godono dell'impunità attualmente prevista dal nostro ordinamento per una questione di ordinamento giuridico avanzato, di cui dobbiamo ovviamente essere orgogliosi, ma evidentemente la norma va aggiornata dal punto di vista storico. Infatti, non è possibile che qualcuno utilizzi le nostre norme, frutto di uno stato giuridico avanzato, come scudo alla commissione di propri reati. La Lega, da questo punto di vista, ha e avrà sempre le idee chiare, che sono quelle della giustizia, del rigore e della sicurezza dei cittadini.
In più, il tutto si lega alla questione della velocità che noi vogliamo garantire per il rilascio di immobili che vengono occupati abusivamente. Quante volte abbiamo visto scene - che poi sono andate alla ribalta della cronaca non soltanto nazionale, ma internazionale - di immobili occupati abusivamente da persone che non hanno poi permesso il rientro nel possesso degli immobili e molto spesso accade a persone anziane? Tantissime volte: ecco, per noi non è tollerabile ed è proprio per questo che abbiamo inserito dal punto di vista processuale civile una norma in grado di garantire speditezza e velocità nella riacquisizione degli immobili.
Da questo punto di vista, signor Presidente, e concludo, questi sono i motivi che ci dicono che la direzione intrapresa dal Governo è quella giusta: ossia ripristinare il concetto della serietà e dell'autorevolezza del nostro Paese.
Per tutti questi motivi, signor Presidente, sono convinto che il seguito dell'esame del provvedimento andrà bene e che arriverà un voto sicuramente favorevole da parte della maggioranza di questo emiciclo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi approda in quest'Aula l'ennesimo provvedimento omnibus firmato da questo Governo. Nella sua stesura originaria contava 29 articoli, ma si è addirittura ingrassato durante la fase emendativa in Commissione ed oggi conta ben 38 articoli, che affrontano 38 materie diverse, tutte delicatissime, perché tutte fortemente impattanti su diritti e libertà costituzionalmente garantiti. Parleremo in quest'Aula di terrorismo, di documentazione antimafia, di testimoni e collaboratori di giustizia, di beni sequestrati e confiscati, di norme sulla cittadinanza, di occupazione arbitraria di immobili, di truffa, di Daspo, di blocco stradale, di detenute madri, di accattonaggio, di violenza, minaccia, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, di imbrattamento di beni adibiti all'esercizio di funzioni pubbliche, dei reati di rivolta negli istituti penitenziari e nelle strutture di trattenimento e accoglienza dei migranti, di detenzione di armi, di codice della navigazione, di Forze armate impiegate nelle missioni internazionali.
Parleremo ancora della filiera della canapa, di servizi segreti, di usura e, in ultimo, pure un focus sul reinserimento lavorativo dei detenuti che avrebbe, forse, dovuto esser compreso nel decreto-legge Carceri. È un modo di legiferare schizofrenico, confuso, volutamente confuso, perché sperate che opposizioni e opinione pubblica non si accorgano di quello che combinate; non si accorgano, ad esempio, che in questo provvedimento vengono introdotte 25 nuove condotte integranti reato - condotte, 25 - e circa una decina di aggravanti di pena per condotte già punite. Ditemi voi se non è questa una deriva panpenalistica e repressiva, anche se sento dire in quest'Aula che non si tratta di questo.
Un'accozzaglia di norme, buttate dentro come in un calderone, probabilmente per accontentare una volta una forza di maggioranza, un'altra volta un altro partito di maggioranza o i capricci di questo o quel Sottosegretario o Ministro. Ma ho fatto questo minuzioso elenco, investendo anche del tempo prezioso, anche perché ci siamo interrogati fin dall'inizio su cosa tutte queste norme abbiano in comune, su quale sia l'obiettivo cui realmente tendono, e sono certa che, così facendo, ho provocato le stesse domande in tutti i cittadini che stanno seguendo i nostri lavori.
Ebbene, non c'è dubbio che, guardando al disegno di legge con uno sguardo d'insieme - perché è così che occorre guardarlo, non soffermandoci o lasciandoci sviare dalle singole disposizioni, ma con una visione di insieme - possiamo affermare senza timore di essere smentiti, proprio in ragione della quantità e qualità delle norme penali presenti, che questo provvedimento obbedisce ad un preciso disegno: fornire al Governo un apparato di norme volte a contenere e reprimere il dissenso sociale, in particolare quel dissenso sociale che scaturisce dal disagio sociale, da condizioni di marginalità e fragilità che il Governo, smantellando le politiche di welfare, sta con consapevolezza provocando.
Un apparato di norme volte a contenere la conflittualità sociale che scaturisce dall'accentuarsi delle diseguaglianze economiche, sociali e territoriali che questo Governo, con le sue politiche, sta alimentando e sa di alimentare. L'irrigidimento delle norme sanzionatorie è tipico di quei Paesi in cui lo Stato sociale inesorabilmente arretra e non fornisce più alcuno strumento per prevenire e contrastare le diseguaglianze e il disagio sociale: è lì che si passa alla repressione come strumento di controllo sociale. La conseguenza di tale impostazione è anche un'altra, che è pure ben presente in questo provvedimento: utilizzare, anzi piegare il diritto penale per colpire un tipo di autore e non per punire una condotta oggettiva.
È una deriva pericolosa, illiberale che anche le Camere penali audite in Commissioni congiunte hanno denunciato. Leggo testualmente le conclusioni del contributo scritto fornitoci dall'Unione delle camere penali: “A ben vedere l'intero impianto normativo del disegno di legge è caratterizzato da ampie zone di imprecisione e di oscurità, ovvero da una sovrapposizione a norme preesistenti, che ne inficiano l'agevole interpretazione ed applicazione, ma lo stesso appare soprattutto segnato da inammissibili profili di incostituzionalità, in considerazione della reiterata violazione dei principi di ragionevolezza, proporzionalità nella determinazione degli aumenti di pena, e dei principi di offensività e di tassatività e di determinatezza, con riferimento al disegno delle nuove fattispecie di reato che pericolosamente mirano a punire il modo di essere del soggetto piuttosto che il fatto”.
Ed ancora: “Le nuove norme presentate quali soluzioni ai fatti criminali di maggior appeal mediatico, come se nell'attuale assetto normativo non fossero già presenti disposizioni di legge che puniscono l'occupazione abusiva di immobili, il borseggio, le rivolte nelle carceri o l'aggressione dei rappresentanti delle Forze dell'ordine finiscono per fornire l'errato messaggio per cui è l'efficacia della risposta punitiva ad eliminare i fenomeni, quando, al contrario, sarebbero auspicabili vasti interventi in termini di prevenzione e rimozione delle cause del disagio sociale”. Firmato, ripeto, Unione delle Camere penali.
E allora mi stupisce che alcune forze di maggioranza, che in genere sono molto sensibili al parere delle Camere penali, non provino quantomeno un cocente imbarazzo, perché si tratta di una sonora bocciatura, sotto ogni profilo, anche di tecnica legislativa, bocciatura che noi condividiamo.
Non mi soffermo sui numerosi profili di incostituzionalità di molte norme, perché sono declinati nell'articolata questione pregiudiziale che il MoVimento 5 Stelle ha presentato e saranno sapientemente illustrati dal collega Alfonso Colucci, mentre durante l'esame degli emendamenti avremo modo di evidenziare tutti gli errori di cui è pieno il testo.
Sono norme scritte davvero malissimo, che creeranno confusione con altre norme già esistenti e finiranno per rendere, in realtà, il quadro normativo più incerto e di difficile applicazione, causando paradossalmente l'effetto contrario alla deterrenza voluta dal Governo.
Mi soffermo, invece, sulla preoccupazione, anzi, l'allarme delle Camere penali - che sottoscrivo - per un diritto penale usato al fine di pura propaganda, per nascondere l'incapacità di questo Governo di affrontare fenomeni complessi e dare risposte concrete ai cittadini. Che sia un provvedimento di pura propaganda è certificato, del resto, dalla clausola di invarianza finanziaria che lo accompagna.
Ecco, ditemi voi del Governo come sia possibile svolgere un serio e capillare controllo del territorio (in realtà, è questo l'unico antidoto per prevenire e reprimere la commissione di reati) e come è possibile far sentire i cittadini più sicuri se non prevedete, in questo stesso disegno di legge, un massiccio piano straordinario di assunzioni di Forze dell'ordine. State riversando, invece, sulle Forze dell'ordine una mole di nuove attività senza immettere nuove risorse umane per farvi fronte. È chiaro che tutto quanto scritto in questo testo sarà destinato a rimanere lettera morta, perché non c'è nessuno che potrà darvi attuazione.
Sapete bene che state scaricando sulle Forze dell'ordine il peso e la responsabilità del contenimento della conflittualità sociale ed è per questo che, al contempo, ne state aumentando le tutele. Ma vedete, questo è un disegno quasi perverso, che non avvantaggia in fondo nessuno, ma fa perdere tutti e certifica il fallimento dello Stato di diritto. Forse è proprio l'inizio di un percorso che, se non interrotto, porterà inesorabilmente il passaggio dallo Stato di diritto allo Stato di polizia. Vado a dimostrare quanto sto affermando citando alcune delle norme contenute nel disegno di legge.
Partiamo dal nuovo reato di occupazione arbitraria di immobili. Mi sono sgolata in Commissione per evidenziare che, per come è formulata la norma, essa andrà a colpire anche coloro che, raggiunti da una convalida di sfratto per morosità incolpevole, si trattengono nell'immobile perché non hanno una sistemazione alternativa, proprio mentre sono in attesa di trovare un nuovo alloggio. Mi sono sgolata nel dire che una tale situazione di difficoltà economica non può essere equiparata e punita come il fenomeno del racket delle occupazioni abusive, che per noi chiaramente, invece, deve essere severamente punito. Invece, il Governo sta passando dalla colpevolizzazione della povertà alla criminalizzazione della povertà: un ulteriore salto in avanti.
E, inoltre, alimenterà la giustizia fai da te, esacerbando la conflittualità sociale. Ma, ove non bastasse, durante l'esame in Commissione, la maggioranza è stata capace di introdurre con emendamento un'ulteriore condotta, quella che punisce con le medesime pene - quindi, fino a 7 anni di reclusione - chi occupa o detiene, senza titolo, una pertinenza di un immobile altrui. Ho spiegato che pertinenza è, ad esempio, il posto auto scoperto e che punire con una pena fino a 7 anni di reclusione chi occupa il posto auto del vicino di casa è, forse, giusto un tantino irragionevole e sproporzionato, e, magari, suona anche ridicolo, ma non c'è stato verso.
Ridicolo, forse, quanto avere previsto un'aggravante quando i reati sono commessi in prossimità di stazioni ferroviarie, ma non, ad esempio, quando sono commessi in aree aeroportuali o portuali. Perché un omicidio compiuto in prossimità di una stazione ferroviaria dovrebbe essere più grave di un omicidio compiuto in prossimità di una fermata dell'autobus? E poi mi chiedo: cosa vuol dire “prossimità”? Un metro, 10 metri, 50 metri? Non si sa, evidentemente è solo una norma per soddisfare il capriccio del Ministro Salvini.
Ma andiamo avanti, c'è un'altra norma, ossia l'aggravante per chi manifesta contro la realizzazione di opere pubbliche. Ora, il disvalore che merita un aggravamento della pena consisterebbe, per questa maggioranza, nel fatto che il cittadino la pensa diversamente rispetto al Governo. Ecco il diritto penale usato come clava contro il dissenso politico, per piegare addirittura intere comunità locali che si oppongono alla devastazione del proprio territorio con un'opera pubblica che ritengono, magari, inutile. Stesso obiettivo ha l'introduzione del reato di blocco stradale, che viola il diritto di manifestare e scioperare.
Ma andiamo all'altra norma, che elimina il differimento obbligatorio dell'esecuzione della pena per le detenute madri. Ecco, è la Lega stessa che, per bocca della collega e deputata Matone, in quest'Aula, qualche giorno fa, prima della pausa estiva, ha spiegato, senza alcun imbarazzo, che questa è una norma volta a punire le donne rom. Ed ecco il diritto penale dell'autore, quello che denunciava l'Unione delle camere penali. Lo stesso può dirsi per la nuova evanescente fattispecie del reato di induzione all'accattonaggio, peraltro non necessaria visto che l'istigazione all'accattonaggio può già essere punita come forma di concorso nel reato. Ecco il diritto come propaganda.
Ed in ultimo, forse l'espressione massima della pericolosità di questo Governo: l'introduzione del reato di rivolta nelle carceri e persino nei centri di rimpatrio e di accoglienza - anche nei centri di accoglienza, le strutture di accoglienza per i minori non accompagnati, e ve l'ho evidenziato in Commissione - che punisce la resistenza passiva. I bersagli sono detenuti e migranti, ovvero coloro che vivono sulla loro carne la marginalità sociale, ma che non potranno più neppure esprimere in modo pacifico l'insofferenza per le condizioni degradanti che li affliggono.
Allora, ditemi voi, avendo fatto questo panorama impietoso, se il nostro Paese non è già sulla soglia di un baratro che porterà inesorabilmente ad uno Stato assolutamente illiberale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Buonguerrieri. Ne ha facoltà.
ALICE BUONGUERRIERI (FDI). Presidente, colleghi, Governo, discutiamo oggi del cosiddetto disegno di legge Sicurezza, un intervento vasto e articolato, che va dalle misure di prevenzione e contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata, alle misure in materia di sicurezza urbana, in materia di tutela del personale delle Forze di polizia, delle Forze armate, dei Vigili del fuoco, alle disposizioni in materia di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario. Un provvedimento, Presidente, molto discusso e molto criticato, come abbiamo sentito anche dagli interventi di questa mattina, da una certa parte della sinistra per la quale, si sa, l'insicurezza non esiste, è solo un problema di percezione dei cittadini, le carceri vanno chiuse o svuotate, anziché costruite o potenziate, l'occupazione abusiva degli immobili è una giusta battaglia politica e, quando si tratta di scegliere da che parte stare - se dalla parte delle Forze dell'ordine, se dalla parte degli agenti di Polizia penitenziaria o dalla parte di chi delinque - perde sempre l'occasione di stare dalla parte giusta, che per noi è, senza se e senza ma, quella delle Forze dell'ordine, degli agenti di Polizia giudiziaria che lavorano ogni giorno per garantire sicurezza a tutti noi.
E allora, Presidente, questo provvedimento, forse anche più di altri, evidenzia in maniera chiara la diametralmente opposta visione di società che il centrodestra ha rispetto alla sinistra, e farò alcuni esempi, cercando di non sovrappormi a quanto già dichiarato e riferito dai relatori e a quanto anche dichiarerà, poi, il collega che interverrà dopo di me.
Parto, ad esempio, dal tema delle occupazioni abusive di immobili altrui. Per Fratelli d'Italia, si sa, la proprietà privata è sacra e inviolabile e, come tale, va tutelata; ed è in questa direzione che questo provvedimento - che oggi discutiamo - va nell'introdurre il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui.
Un reato che, con non poco nervosismo delle opposizioni - le abbiamo sentite anche questa mattina - noi abbiamo inteso estendere anche all'occupazione delle pertinenze che, chiaramente, sono parte dell'abitazione principale. È un reato che prevede ciò che gli italiani spogliati abusivamente del proprio immobile attendevano da tempo, ovvero, in ipotesi di unica abitazione, lo sgombero immediato dell'immobile occupato.
Ora, Presidente, capisco che questa norma urti particolarmente i nervi di chi ritiene l'occupazione delle case altrui una giusta battaglia politica o di chi ha candidato ed eletto in Parlamento la paladina delle occupazioni abusive, Ilaria Salis, ma se ne facciano una ragione. Se ne facciano una ragione perché Fratelli d'Italia, non solo è orgogliosa di questa norma che difende la proprietà privata dai soprusi di chi ragiona ancora con l'esproprio proletario, ma Fratelli d'Italia ritiene anche vergognoso, così come dichiarato dal nostro Presidente, Giorgia Meloni, che chi è pagato dagli italiani per scrivere leggi stia seduto in Parlamento a fare apologia della violazione delle leggi e che dei privilegiati possano occupare delle abitazioni che invece sono destinate alla povera gente.
Ancora, ad esempio, Presidente, sul tema tanto discusso anche in questa sede, questa mattina in discussione generale, delle detenute madri. Facciamo chiarezza: il provvedimento che oggi discutiamo rende facoltativo e non più obbligatorio il rinvio dell'esecuzione della pena per le condannate incinte e per le condannate madri di figli di età inferiore ad un anno e prevede che l'esecuzione della pena non sia rinviabile ove sussista il pericolo di reiterazione del reato. Ora, alla sinistra che grida al razzismo - lo abbiamo sentito in parte anche prima - perché afferma che si tratta di reati commessi spesso da madri di etnia rom, che non potrebbero così più agevolarsi del rinvio obbligatorio della pena, o che dice che è disumano far crescere dei bambini in carcere, noi rispondiamo che questa norma è una norma di buon senso, una norma che contempera le varie esigenze in campo, perché, da una parte, i bambini non devono crescere in carcere, ma, dall'altra, non possono esistere neppure casi di madri che utilizzano i bambini come scudi per non andare in carcere o - chiariamolo e precisiamolo, come è stato fatto anche negli interventi precedenti - come indica questa norma, non in carcere, ma in ICAM, ovvero istituti a custodia attenuata, o, peggio, non possono esistere casi di donne sottoposte a violenza, costrette a fare figli a scopo di lucro, perché la gravidanza garantisce impunità. Questo, Presidente, per noi è disumano. Strappare queste donne al giogo della criminalità organizzata, chiaramente tenendo sempre ben presenti i diritti e gli interessi dei bambini, lasciando quindi libero il giudice di giudicare caso per caso, garantendo così anche la sicurezza dei nostri cittadini, è ciò che deve fare uno Stato giusto, è ciò che deve fare uno Stato civile.
A queste norme, Presidente, si aggiungono altre norme, che vanno ad innalzare le pene per chi sfrutta minori o disabili per l'accattonaggio, le norme che modificano parte del codice penale per rendere più incisiva la repressione delle truffe nei confronti delle persone anziane, con l'obiettivo chiaro ed evidente di andare a tutelare quei soggetti più fragili della nostra società.
E ancora, Presidente, farò altri esempi, quali le norme in materia di danneggiamento durante una manifestazione pubblica o di blocco stradale o ferroviario. Manifestare è un diritto, certo, e il Governo Meloni si è distinto finora per la tutela del diritto a manifestare anche quando altri Stati lo hanno limitato. Penso, ad esempio, alle manifestazioni dallo scoppio della guerra in Medio Oriente in poi - e questo è solo un esempio -, ma deve essere chiaro che chi durante una manifestazione danneggia beni mobili o immobili altrui paga e risponde del reato commesso con pene inasprite, tanto più se questo reato è commesso con violenza e minaccia alle persone; così come deve essere chiaro, Presidente, il concetto per cui il diritto di manifestare finisce nel momento in cui inizia il diritto altrui. Tradotto, il manifestante che esercita un proprio diritto non può calpestare il diritto alla libera circolazione di altri, ad esempio andando ad occupare strade, andando ad occupare binari del treno in maniera non autorizzata, come abbiamo visto essere successo anche di recente. Se lo fa, commette reato, non più soltanto illecito amministrativo e risponde delle sue responsabilità. Nessuna norma repressiva che impedisce alle persone di manifestare, come invece dice la sinistra, così come al tempo - ce lo ricorderemo - del cosiddetto provvedimento rave party, non è stata introdotta alcuna norma che impediva ai giovani di ballare. I giovani hanno continuato a ballare, ma è finita la fiera degli “sballoni”, che venivano a sballarsi in Italia, occupando immobili altrui, violando le nostre leggi. Tutto ciò che fai lo devi fare nel rispetto delle regole. Tutto ciò che fai lo devi fare rispettando i diritti altrui. Un concetto che per noi di destra è banale, ma che mal digerisce e contesta ancora la sinistra e noi, Presidente, come sempre, ce ne faremo una ragione.
Sono tante e diversificate le altre norme a tutela della sicurezza dei cittadini, che questo provvedimento introduce a tutela delle Forze dell'ordine e degli agenti di Polizia penitenziaria. Ne segnalerò alcune, fra queste la dotazione di dispositivi di videosorveglianza, indossabili dalle Forze dell'ordine impiegate in servizio d'ordine pubblico, per registrare l'attività da loro svolta, o installabili in ambienti in cui vengono trattenute le persone sottoposte a limitazione della libertà personale. Strumenti importantissimi, per monitorare l'attività, per far sì che la dinamica dei fatti venga anche ricostruita con aderenza alla realtà, anche a tutela dell'attività svolta dai nostri agenti. Segnalo, ancora, la tutela legale per le Forze di Polizia, mantenendo così, con questo provvedimento, anche un altro impegno che era stato assunto in tempi non sospetti. Poi, ancora, l'inasprimento sanzionatorio per le rivolte in carcere, per le proteste violente nei centri di trattenimento ed accoglienza, per l'inosservanza di disposizioni impartite dalle Forze dell'ordine, fra cui anche i capitani di navi, straniere e italiane, che non obbediscano all'intimazione di fermo da parte della Guardia di finanza o che commettano atti di resistenza. Basta con le Carola Rackete, tanto care alla sinistra, che per noi sono soggetti che violano le nostre norme e, come tali, devono essere perseguiti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In questo provvedimento sono contenute svariate norme per il contrasto del terrorismo, della criminalità organizzata, in materia di sicurezza nelle carceri, sulle quali però non mi soffermerò perché saranno oggetto di discussione da parte del collega che seguirà il mio intervento.
Vado a concludere ringraziando i relatori, in particolare l'onorevole Montaruli, per il lavoro svolto, il Governo, in particolare, per quanto attiene alla Commissione giustizia, il Sottosegretario Delmastro, per l'impegno profuso. Concludo dicendo che le decisioni del Governo Meloni trovano ampio appoggio, ampio sostegno da parte di Fratelli d'Italia, perché, dopo anni di lassismo delle sinistre nell'affrontare il tema della sicurezza, finalmente il Governo Meloni adotta norme a tutela dei cittadini e fornisce alle Forze dell'ordine strumenti per contrastare l'illegalità, andando così nella direzione giusta e mantenendo così gli impegni assunti con tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, signor rappresentante del Governo, quasi due anni fa abbiamo cominciato con il decreto Rave, che ha introdotto una nuova fattispecie di reato nel nostro Paese; è stato il primo importante provvedimento di questa maggioranza e di questo Governo, che doveva affrontare una grande questione, fino ad allora mai affrontata.
A un anno di distanza dall'approvazione di quel decreto, abbiamo scoperto che, in un anno, ci sono stati otto processati e zero condannati per il reato di rave. È esattamente quello che dicevamo in quel dibattito, ossia che quel provvedimento era un provvedimento manifesto, che, nei fatti, non affrontava nessuna emergenza e che non c'era alcuna emergenza nel Paese. Sono dati, signor Sottosegretario, del suo Ministero: è un'interrogazione presentata dal mio collega Dori, seduto vicino a me, alla quale ha risposto il Ministro Nordio. Quindi, per dire che, al di là delle roboanti dichiarazioni che voi fate sulla sicurezza, e che faceste anche allora, i dati dicono un'altra cosa.
In questo caso, ci troviamo di fronte, dopo due anni, a un provvedimento - il disegno di legge sulla sicurezza - che, in grande, fa un po' lo stesso tentativo e pone le stesse questioni che presentava il decreto Rave, cioè quello di introdurre nuovi reati, in questo provvedimento, almeno nove reati; le aggravanti vengono dispensate à gogo, senza alcuna distinzione, bisogna aggravare tutto, con una logica di peggioramento delle pene che, secondo la destra, dovrebbe risolvere tutti i nostri problemi.
Abbiamo chiesto, come AVS - reitero questa richiesta, al Governo qui presente - la stima di quanti reati nuovi avete introdotto in questi due anni, perché è una sfilza significativa in un sistema già complesso, perché il sistema penale italiano, il codice penale e il codice di procedura penale sono abbastanza complessi. Ciononostante, siete riusciti a trovare decine di nuovi reati che prima non c'erano, non se ne era accorto nessuno prima di voi di questi reati inesistenti, e li avete aggiunti, un numero imprecisato. Rispondeteci a questa nostra richiesta, in modo tale che anche i cittadini lo possano sapere. Intanto nuovi reati in questo nuovo provvedimento.
È un provvedimento, cari colleghi e care colleghe, che capisco dia qualche imbarazzo a qualche forza di maggioranza, ma vorrei dire che excusatio non petita, accusatio manifesta, nel senso che non c'è necessità di sottolineare il fatto che ci siano differenze tra la sicurezza e il garantismo, di andare un po' in questa valutazione eccessivamente cervellotica delle questioni, perché non si può dire che l'unica cosa che riguarda il garantismo è rappresentata dalle regole del processo, e cioè che quello che accade prima del processo e quello che accade dopo il processo non contano assolutamente nulla.
Noi pensiamo e siamo convinti che la sicurezza sia un elemento di valenza costituzionale. È una sicurezza, però, sulla quale non siamo d'accordo rispetto alla visione della maggioranza, cioè una visione che introduce nuovi reati, che peggiora le aggravanti per quasi tutti i reati.
Arrivando a un punto veramente interessante dell'elaborazione di questo Governo, faccio riferimento al Daspo urbano, con cui si puniscono i reati ancor prima che siano commessi, così come anche il reato di terrorismo, quando si penalizza se in una perquisizione siano trovati documenti atti alla realizzazione e alla costruzione di una bomba. Questo di per sé costituisce reato, come se il fatto di leggere un libro, un romanzo o un saggio nel quale, casualmente, in una pagina viene descritto come si costruisce una bottiglia Molotov, di per sé significa che quella persona possa effettivamente realizzare un attentato. Cosa ricorda tutto ciò? Ricorda un famoso libro di fantascienza di Philip Dick, scritto nel 1956, che si chiama Minority report, che, poi, è diventato un film diretto da un grande regista, Spielberg, con Tom Cruise, nel quale si punivano i crimini ancor prima che venissero commessi.
Ora non racconto il film, perché molti l'avranno visto e agli altri che non l'hanno visto non vorrei fare lo spoiler del film stesso, che è un film che vale la pena di vedere, però è questo quello che avete inventato, cioè che si possano punire i reati ancor prima di essere realizzati. Ma questo non è nello spirito della Costituzione, Presidente! Per essere puniti per un reato, prima lo si deve commettere e, se non lo si commette, non si può punire.
Avete fatto un provvedimento, questo disegno di legge Sicurezza, che, a detta di molti, a detta di tutti gli osservatori, si pone in evidente contrasto con una serie di principi costituzionali, ma lo denunciano non soltanto le associazioni che si occupano di diritto, da Amnesty International ad Antigone e altre ancora, ma è stata anche l'OCSE che, in un suo documento di analisi di questo provvedimento, ha affermato che la maggior parte delle disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale dello Stato di diritto.
Voi state portando l'Italia fuori dai grandi parametri dello stato di diritto che caratterizza le democrazie europee e le democrazie mondiali. Questo state facendo con questo provvedimento. Avete riempito questo provvedimento di norme che criminalizzano le lotte sociali, le proteste per i cambiamenti climatici. Si prevedono norme che mascherano intenti discriminatori, come quello che prevede il carcere per le donne in stato di gravidanza o con bambini neonati. Si tratta di una norma che nel 1931, quando è stata introdotta, era considerata di civiltà giuridica e che nel 2024 viene superata, in palese violazione dell'articolo 3 della Costituzione.
Tra le norme più pericolose presenti nel testo, che cancellano tasselli di Stato di diritto, vi è il nuovo delitto di rivolta penitenziaria, che varrà anche per i migranti reclusi nei CPR e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo. Con esso il Governo ha deciso di stravolgere il modello penitenziario, repubblicano e costituzionale, ricollegandoci al regolamento fascista del 1931. Il diritto di rivolta carceraria, così come formulato nel testo, sarà un'arma sempre più carica di minaccia contro tutta la popolazione detenuta. L'inserimento tra le condotte punibili della resistenza passiva, rendendo punibili condotte non violente, è in netto contrasto con i principi democratici che riconoscono nel dissenso uno strumento di esercizio della sovranità. Voi punite anche il detenuto che semplicemente fa resistenza passiva e quello diventa reato! Invece di premiare, in una situazione così caotica e calda che c'è nelle carceri italiane, i detenuti che alla fine esercitano un diritto di protesta passivo e non violento, che fate? Li condannate per un atteggiamento non violento e paragonate questo atteggiamento di resistenza passiva-non violenta al reato di rivolta carceraria, comminando anni di galera. Questo è assolutamente fuori da ogni logica.
Io vorrei ricordare che, se fosse stato per voi, se voi vi foste trovati a governare l'India nel primo dopoguerra, non ci sarebbe stato Gandhi, l'avreste messo in galera, gli avreste dato un ergastolo, cinque ergastoli di seguito. Voi siete questi personaggi qui.
Adesso, state facendo la stessa norma che si basa su un principio fondamentale, quello, sì, rivoluzionario, della forza della resistenza passiva e del diritto alla non violenza, in una situazione esplosiva nelle carceri. Vorrei ricordare che il diritto di manifestare è un diritto fondamentale della nostra Carta costituzionale, di manifestare il proprio dissenso, in particolare, si fa riferimento ai blocchi stradali. Ebbene, vorrei ricordare che Michel Forst, relatore speciale delle Nazioni Unite sui difensori dell'ambiente ai sensi della Convenzione di Aarhus, nel suo ultimo report, pubblicato soltanto il 28 febbraio scorso, ha rivolto al Governo testuali parole: gli Stati non devono utilizzare l'aumento della disobbedienza civile ambientale come pretesto per limitare lo spazio civico all'esercizio delle libertà fondamentali. Chi manifesta in difesa e per segnalare il grande disastro che sta avvenendo con i cambiamenti climatici, francamente penso siano ragazzi particolarmente sensibili, ai quali certamente dobbiamo chiedere di manifestare in tutte le forme non violente, così già come fanno, di resistenza passiva, così come fanno, ma dovremmo dirgli anche “grazie”.
Se voi foste un Governo, una maggioranza e partiti ragionevoli, avreste la possibilità di dialogare con queste persone. Ma vi sembra normale che coloro che interrompono il traffico in una strada attraverso l'uso del loro corpo - come fanno gli attivisti climatici - rischiano una reclusione da 6 mesi a 2 anni mentre, invece, se la stessa interruzione di traffico nella medesima strada la fa qualcuno con i trattori prende soltanto una sanzione amministrativa? Vi sembra ragionevole che se io interrompo il traffico con il trattore prendo una multa e se invece interrompo il traffico con il mio corpo mi prendo 2 anni di galera? Io non so se voi siete coscienti delle cose che scrivete su questi provvedimenti.
Il vostro è un provvedimento raccapricciante dal punto di vista dei diritti delle persone; noi siamo assolutamente contrari, ma siamo assolutamente contrari perché voi state facendo un giro di vite sulle questioni che riguardano i principi fondamentali, le libertà fondamentali, che sono quelli di espressione e manifestazione del proprio pensiero politico.
Voi state attuando una costante repressione di tutti coloro che contrastano le vostre scelte di Governo e questo non si può fare in una democrazia, come il fatto di impedire a coloro che vogliono manifestare il loro dissenso contro i cantieri scellerati, che a volte voi mettete in campo, tale possibilità; ad esempio c'è qualche cittadino - e ce ne sono molte migliaia in verità - che è contrario a questa ennesima porcata messa in campo, che è il progetto del ponte di Messina, e voi a quelle persone che fate? Per risolvere il problema le mettete in galera. Non funziona così la democrazia, dovete imparare; dovete imparare che cos'è la democrazia prima di pensare di poter governare un Paese e questo credo sia una delle questioni fondamentali.
Poi c'è una norma inumana come quella delle madri che sono incarcerate: ma poi, Presidente, signor Sottosegretario, ma di che cosa parliamo? Parliamo di 9 madri, 9 madri che si trovano in questa situazione e voi ci fate una norma sopra: se questa non è una norma bandiera, che vi serve per stare sui telegiornali e sui giornali, che cos'è? Fate una norma per 9 persone, 9 donne che si trovano imprigionate con i loro figli. Ma non è più semplice trovare una soluzione per queste persone ed evitare questa vergogna che rischia di macchiare l'immagine del nostro Paese a livello internazionale? È evidente che si tratta di una norma che vuole dimostrare qualcosa, ossia che la destra è sempre la stessa, vale a dire quella che uccide le libertà, quella che reprime, quella che garantisce l'ordine, non la sicurezza, quella che vuole garantire l'ordine. Questa è la vera narrazione che c'è dietro questo disegno di legge sulla sicurezza: volete garantire l'ordine.
Allora, su questo non possiamo, ovviamente, essere d'accordo con voi, così come non possiamo esserlo nel momento in cui introducete una norma (sono molte altre le cose da dire, le diranno i miei colleghi) per quanto riguarda i rimborsi alle Forze dell'ordine che vanno a processo, alle persone che vengono incriminate, agli agenti di polizia per reati commessi durante l'esercizio del loro lavoro: a voi sembra normale - fatemi capire - che persone incriminate, agenti, funzionari dello Stato incriminati perché sono agenti infedeli dello Stato, magari perché colluse con le forze criminali, vengano chiamati a processo e in quel processo le spese legali gliele paga lo Stato? O il caso dei Carabinieri che sono stati responsabili dell'uccisione di Stefano Cucchi, laddove in quel caso lo Stato è contemporaneamente parte civile e paga le spese legali a questi funzionari infedeli? Oppure in un contenzioso qualsiasi, di fronte ad un cittadino che reclama la difesa del proprio diritto e al poliziotto che si è comportato in modo non idoneo e contro la legge, nei suoi confronti, e si va a processo, il poliziotto ha le spese legali pagate dallo Stato e, invece, il cittadino se le paga da solo? Io penso non sia giusto, anche perché - e lei lo sa, Sottosegretario - nello Stato già esiste una norma che prevede che tutti i funzionari pubblici, se incriminati per l'esercizio delle loro funzioni, una volta assolti, abbiano il rimborso totale delle spese legali sostenute; non si capisce perché questa norma, che vale per tutti, non valga anche per i poliziotti e per tutti gli altri, i quali hanno la massima stima da parte mia…
PRESIDENTE. Concluda.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). …e concludo, e la massima stima da parte del gruppo che rappresento. Però penso che dobbiamo lavorare sui diritti di eguaglianza tra i cittadini: i cittadini sono tutti uguali, quelli che fanno i poliziotti, quelli che non lo fanno; tutti, sono tutti uguali. Ed è per tali ragioni che questo vostro provvedimento mette l'Italia fuori dal contesto del diritto internazionale, che mette fuori l'Italia dalla civiltà giuridica internazionale, e mi stupisco che in questo tentativo - diciamo così - di crescita del centrodestra italiano nel dimostrare la propria capacità di governo si facciano passi indietro così terribili che vanno contro gli interessi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Lo voglio dire subito: noi diamo un giudizio di questo provvedimento che è pessimo e voglio spiegarne i motivi nell'intervento e nei pochi minuti che ho a disposizione. Intanto non mettiamo in dubbio che la sicurezza sia una priorità per questo Governo, abbiamo sentito ripetere anche dalla Presidente del Consiglio, a commento dei fatti di cronaca che hanno scosso il Paese questa estate, che la priorità è la sicurezza. Quello che mettiamo in dubbio è l'efficacia di questo provvedimento nell'affrontare un tema sensibile e importante come la sicurezza, che pure per noi è un tema importante. Noi non crediamo che le condizioni di sicurezza dei cittadini si garantiscano - come fa questo provvedimento - comprimendo la libertà personale, restringendo gli spazi di manifestazione, istituendo nuovi reati e aumentando ulteriormente le pene, anche perché non è che mettendo pene più severe il reato non venga commesso, e questo credo sia un dato di fatto.
Questo approccio, questo uso ideologico - la voglio dire così - del diritto penale, anzi, dico questo panpenalismo emozionale a nostro parere è non solo sbagliato - ed è sbagliato perché non risolve i problemi e i dati lo certificano - ma è anche assolutamente pericoloso; mettere in moto una spirale in base alla quale tutte le volte si aumentano le pene o si prevedono nuovi reati non sappiamo dove porta; anzi, pensiamo che in questo modo, ad aumentare le pene continuamente si possa arrivare a prevedere il carcere per tutti e il carcere per tutto.
E a proposito di carcere, mi faccia dire due parole per come sono messe oggi le condizioni delle nostre carceri. Noi ci saremmo aspettati, anche in questo provvedimento che pure tratta la materia, interventi ben più incisivi di quelli che, invece, sono inseriti per migliorare la qualità della vita dei detenuti e la qualità della vita degli operatori, ma, soprattutto, per ottemperare a quello che consideriamo un faro, l'articolo 27 della Costituzione che prevede, appunto, la rieducazione della pena. Ecco, ci duole dirlo, ma niente di tutto questo è previsto in questo provvedimento.
Noi crediamo, infatti, che la sicurezza vada garantita prima di tutto con azioni di prevenzione; voi agite sempre dopo, arrivate sempre dopo, arrivate quando il fatto, quando il crimine è già stato commesso. Invece, appunto, noi pensiamo che la sicurezza vada garantita prima, vada garantita con azioni di prevenzione, vada garantita attraverso investimenti sui presidi sociali, investimenti sui centri di aggregazione, sul sostegno al disagio.
E mi riferisco, inoltre, a quella che voi avete chiamato la politica dei bonus e che vi siete anche beati di smantellare; quindi molte agevolazioni - va detto - contribuivano a levare dalla disperazione tante famiglie e tanti ragazzi: penso, per esempio, al bonus psicologo, che pure avete ridotto; al reddito di inclusione; al Fondo per la morosità incolpevole. Certo, è più facile istituire il reato di occupazione abusiva di immobile che mettere a disposizione risorse per la morosità incolpevole e risorse e fondi ai comuni per far fronte a quello che oggi si palesa, con sempre più evidenza, essere un disagio abitativo e, quindi, una cronica debolezza del sistema dell'alloggio pubblico.
Io voglio sgombrare subito il campo dall'accusa che spesso e volentieri ci fate e che ho sentito anche in quest'Aula, cioè l'accusa di buonismo: spesso ci definite buonisti. Ecco, vorrei dire che noi non siamo buonisti, noi siamo realisti, cioè vediamo le cose nella loro complessità. Quindi, non siamo buonisti, ma sappiamo come le devianze possano nascere da contesti sociali difficili e se non agiamo su quei contesti noi offriamo solo fumo negli occhi ai cittadini e, appunto, non risolviamo i problemi, li lasciamo sul tavolo.
La sicurezza è una materia complessa e dobbiamo agire a 360 gradi, con un approccio integrato, a partire dalle condizioni che la determinano. Ho parlato di sociale e di disagio psicologico, ma la sicurezza è anche il contesto nel quale noi ci muoviamo e viviamo. Tutti gli studiosi della materia sono assolutamente concordi nel dire che la sicurezza urbana si garantisce anche con interventi di riqualificazione e di rigenerazione urbana che puntino a garantire una migliore qualità del vivere. Lo dico pensando ad alcune aree e periferie più degradate del nostro Paese. La sicurezza urbana si garantisce con l'attenzione e la cura degli spazi pubblici e anche con iniziative che li tengano vivi, magari in collaborazione con il Terzo settore, con le associazioni e con il volontariato. La sicurezza si garantisce anche con la cultura - io so che questo può sembrare a molti colleghi della maggioranza un controsenso, ma è così - ed è per questo che noi avevamo presentato un emendamento per sostenere la lettura, attraverso delle risorse da assegnare alle biblioteche aperte al pubblico sia statali, ma anche dei nostri comuni, soprattutto dei piccoli comuni, magari dei comuni delle aree più disagiate per creare spazi di aggregazione.
La sicurezza è anche il tempo pieno a scuola, come succede in tutti i Paesi d'Europa per levare dalle strade i ragazzi e le ragazze e per dare loro un'alternativa, anche in termini di diversi strumenti che possono avere a disposizione per garantirsi un futuro diverso.
Ecco, noi non abbiamo niente di tutto questo sul fronte prevenzione, però, guardi, il vero problema e limite di questo provvedimento è che non sono previste risorse. Questo è un provvedimento a zero risorse: non ci sono risorse per gli interventi sociali; non ci sono risorse per gli interventi culturali; non ci sono risorse per interventi di riqualificazione urbana; non ci sono risorse per le Forze dell'ordine. Questo lo voglio dire perché avete bocciato, in Commissione, un nostro emendamento che prevedeva più risorse per le assunzioni nelle Forze dell'ordine per reintegrare gli organici. Allora alle Forze dell'ordine voi, da un lato, offrite un pannicello caldo di aumenti di pena per le lesioni a pubblico ufficiale e, dall'altro, si è visto che la Presidente del Consiglio non si fida delle Forze dell'ordine e della Polizia e, se è vero quello che è scritto oggi sui giornali, addirittura avrebbe chiesto un allontanamento dagli uffici di Palazzo Chigi della Polizia.
Quello che a noi pare da evidenziare è che non avete messo soldi per aumentare la presenza delle Forze dell'ordine sul territorio o per quello che, ancora, loro stanno aspettando: un rinnovo adeguato dei contratti degli agenti di Polizia. Avete previsto un aumento salariale che non copre nemmeno le spese dell'inflazione e, ancora, le Forze dell'ordine stanno aspettando gli straordinari da oltre un anno.
Ecco, tutto questo per dire che cosa? Che senza le risorse togliete la maschera alla operazione propagandistica che state facendo con questo disegno di legge.
Siete capaci, quello sì, di aumentare le pene e di istituire nuovi reati, che non richiedono grandi fatiche né risorse e sono facilmente spendibili davanti ai telegiornali. Ci può stare questo, ormai siamo abituati e abbiamo capito che è la cifra di questo Governo mettere in campo misure ad uso e consumo dei telegiornali, ma ci preoccupa molto il limite oltre il quale state spingendo questa operazione propagandistica e questa concezione di sicurezza a favore di telecamere.
Faccio qualche esempio: avete previsto l'aggravante della truffa agli anziani, che pure è un fenomeno odioso e che noi chiaramente condanniamo, se il fatto - quindi, se la truffa - avviene all'interno di una stazione ferroviaria; quindi, come dire, se la truffa viene fatta all'interno di un giardino o di un parco pubblico è meno grave che se viene fatta all'interno di una stazione ferroviaria. Ecco, da questo punto di vista, noi vorremmo capire la ratio sinceramente, perché, insomma, o ci dite che il Ministro Salvini che si occupa di infrastrutture è più importante del Ministro Pichetto Fratin che si occupa di parchi pubblici oppure noi davvero non capiamo quale possa essere la ratio di questa aggravante.
Secondo esempio, il blocco stradale: da illecito amministrativo l'avete trasformato in un illecito penale, punibile con la reclusione in carcere, quindi un illecito penale per chi blocca le strade. Ecco, forse vale la pena sottolineare che, in questo modo, arrivate a comprimere, di fatto, la libertà di manifestazione, perché il blocco stradale può essere la conseguenza, anche non voluta, magari di una manifestazione di studenti fuori dalla scuola o - perché no? - di uno sciopero. Voi avete il dovere di tutelare questo diritto e la libertà di espressione del dissenso, ecco perché abbiamo definito questo provvedimento pericoloso e liberticida: è un termine che usiamo con molta cautela, ma che in questo caso riteniamo davvero appropriato.
Come hanno già evidenziato anche altri colleghi, la vostra furia ideologica si scarica perfino sui bambini. Questo duole dirlo - ho sentito alcuni colleghi di maggioranza provare, in qualche modo, a giustificare questa norma -, ma è nero su bianco: voi avete cancellato il differimento della pena in carcere per le donne con figli di età inferiore a 1 anno. Voi state condannando i bambini, fino a 1 anno di vita, a vivere dentro al carcere. I bambini in carcere sono una vergogna, non solo per il Partito Democratico, ma per tutti.
Arrivo ad un altro esempio: voi fate fare un salto indietro, che è ingiustificato dalla scienza, ma giustificabile in base al vostro tasso di repressione e di ideologia, anche a un settore industriale, quello della coltivazione della canapa legale, che con questo provvedimento vedrà la chiusura di 3.000 imprese e il licenziamento di 15.000 lavoratori. Questi non sono dati che ci siamo inventati, sono dati che ci sono stati forniti dalle associazioni che lavorano in questo settore. Lavoratori, peraltro, lo voglio dire, in molti casi giovani, anzi giovanissimi. Allora è evidente che il commercio illegale dilagherà e ci penserà la criminalità dare lavoro a questi ragazzi, mentre le imprese oneste che pagano le tasse saranno costrette a chiudere; e tutto questo alla faccia della sicurezza che voi, con questo provvedimento, vorreste garantire.
Ecco, Presidente, noi abbiamo fatto una dura opposizione in Commissione a questo provvedimento e questi sono solo alcuni dei motivi per i quali abbiamo fatto questa battaglia di civiltà. Voglio anticipare che continueremo a fare battaglia in quest'Aula e a dire in quest'Aula e nel Paese che, con questo modo di agire sulla sicurezza, su una materia così delicata e sensibile e che ha a che fare con la libertà di ciascuno di noi, andando giù con l'accetta del panpenalismo emozionale e dell'aumento e basta delle pene, aumenterete solo i danni sociali. Abbiamo visto, ahimè, anche i danni economici e, sicuramente, non garantirete più sicurezza, ma insicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà.
GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Grazie, Presidente. Come già anticipato dalla mia collega, proverò a tratteggiare i caratteri di natura pubblicistica che impregnano questo provvedimento, però mi siano concesse due premesse essenziali. In primis, io non credo che le Forze dell'ordine chiederanno, come ha evidenziato la collega Serracchiani, spiegazioni alla Presidente Meloni e non lo faranno perché le Forze dell'ordine sanno benissimo che la Presidente Meloni, il Governo Meloni e questa maggioranza sono sempre dalla parte delle Forze dell'ordine. Poi, una seconda premessa, sostanzialmente in replica, per suo tramite, al collega Zaratti: non credo che questa maggioranza possa accettare lezioni di democrazia o abbia qualcosa da imparare in tema di democrazia per la semplice ragione che questa maggioranza, questo Governo hanno avuto il consenso degli italiani e non il consenso di qualche stanza di palazzo.
È corretto quello che hanno detto le opposizioni: su questo provvedimento si sono delineate due correnti di pensiero sul tema sicurezza. Onestamente, lo dico da avvocato, non da fine giurista, questo è un provvedimento estremamente omogeneo sul tema della sicurezza, perché, da un lato, c'è una forza politica, c'è una maggioranza che è chiamata a dare risposte agli italiani che l'hanno votata, dall'altro c'è una opposizione che, invece, è chiamata a cercare un consenso perduto, fomentando o muovendosi sulla base di logiche non buoniste, ma, per certi versi, estremamente “indulgiste”, non so se è corretto in italiano, però è così.
All'università, durante gli studi di giurisprudenza, durante l'esame di filosofia del diritto, il mio professore, il professor Luigi Capozzi, una volta citò John Locke, che sosteneva che le leggi non vegliano sulla verità delle opinioni, ma sulla sicurezza e l'integrità di ciascuno e dello Stato. Dovremmo ricordarci che, quando si parla di Stato democratico, è dovere di ognuno di noi presidiare le regole che sono poste a fondamento. E presidiare le regole di uno Stato democratico significa anche porsi in una condizione tale per cui bisogna difendere lo Stato sempre e bisogna difendere sempre chi lo Stato rappresenta. Perché dico questo? Perché in questo provvedimento è chiaro ed inequivocabile che questa maggioranza è chiamata a garantire la sicurezza dei cittadini italiani ed è chiamata a garantire l'autorità dello Stato e, mi sia concesso, anche l'autorità di chi lo Stato rappresenta nei diversi comparti dello Stato.
Signor Presidente, all'articolo 1, così come all'articolo 2, si parla di terrorismo e, quando si parla di terrorismo, bisognerebbe essere estremamente compatti e avere consapevolezza di quanto fini possano essere determinate menti. Lo dico perché? Perché, quando si parla di pena, bisogna considerare che la pena si lega in maniera essenziale al tema della sicurezza ed ha una specifica funzione nel nostro ordinamento, perché il nostro ordinamento riconduce alla pena tutta una serie di effetti. È vero, la pena ha anche una funzione rieducativa, ma bisogna ricordarsi anche della funzione retributiva o, meglio, di quella capacità della pena di rappresentare il corrispettivo per aver violato un comando dell'ordine giuridico. La pena è anche la riaffermazione del diritto da parte dello Stato. Quando si parla di terrorismo, voglio ricordare il Presidente Mattarella che nel 2015, nel corso del Meeting di Rimini, affermò che: “Il terrorismo, alimentato anche da fanatiche distorsioni della fede in Dio, sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa, i germi di una Terza guerra mondiale. Sta alla nostra responsabilità fermarla”. Responsabilità, signor Presidente: questo è un tema assolutamente essenziale, perché la responsabilità non si misura a parole, ma si misura nei fatti e ciò significa intervenire in maniera concreta. Allora, noi dobbiamo ricordare la pena nella sua funzione general-preventiva, ma anche nella sua funzione special-preventiva, al fine di evitare che determinati comportamenti possano reiterarsi.
Noi siamo intervenuti sul tema del terrorismo, così come siamo anche intervenuti sul tema dell'antimafia, perché, quando si parla di sicurezza, bisogna anche parlare dell'antimafia. Siamo intervenuti con una serie di modifiche, a mio avviso, per lo più fisiologiche, intervenendo su alcune norme in materia di documentazione antimafia riferite ai contratti di rete e di non applicabilità dei divieti di contrattare e di ottenere concessioni o erogazioni qualora dall'applicazione di tali divieti derivi il venir meno dei mezzi di sostentamento per l'interessato e la sua famiglia. In Commissione si è molto discusso su questo tema, ma diciamo che la norma è estremamente chiara, perché riaffermiamo un principio di dignità rispetto al sostentamento dell'interessato e della sua famiglia, ma, soprattutto, perché noi riaffermiamo il potere, ad esempio, dei prefetti - i prefetti rappresentano lo Stato nei singoli territori -, delle forze che operano nella lotta alla criminalità organizzata e lo facciamo, sempre tenuto conto di quello che è scritto e non di quello che immaginiamo, sulla base della giurisdizionalizzazione. Ciò perché la norma è chiara: ferma restando la competenza esclusiva del giudice. Signor Presidente, onorevoli colleghi, una cosa ho imparato: che nel diritto si legittimano le opinioni, ma, se le opinioni si estraniano dal diritto, queste si abbassano a polemica sterile e ad un inutile dibattito.
All'articolo 5, come modificato in sede referente, abbiamo introdotto specifiche disposizioni in materia di condizioni per la concessione dei benefici ai superstiti della vittima della criminalità organizzata, prevedendo, in particolare, l'esclusione dai benefici dei parenti o affini entro il quarto grado di soggetti destinatari di misure di prevenzione. Lo abbiamo fatto perché sul tema è intervenuta anche la Corte costituzionale. Così come siamo anche intervenuti in materia di disposizioni per la protezione dei collaboratori e testimoni di giustizia, in particolare per quanto concerne il rilascio dell'identità di copertura.
Norme sulla sicurezza: io ho ascoltato con attenzione quanto detto dalle opposizioni e, in particolar modo, quanto ha detto il collega Zaratti, facendo una sorta di parallelo. Io posso anche accettare che questi siano ragazzi sensibili, però, se consideriamo che il tema dei cambiamenti climatici affonda le sue radici nel tempo, saranno anche sensibili, ma la tempestività con cui manifestano mi sembra che li porti ad essere anche un po' lenti. E, poi, esiste una sostanziale differenza sul manifestare e sul tema della resistenza passiva. Vedete, le manifestazioni degli agricoltori erano tutte manifestazioni autorizzate, tutte. Se si manifesta nel rispetto delle regole, nessuno solleverà mai eccezioni; quando si manifesta invece fuori dalle regole, qualche problema c'è.
Quello della sicurezza e dei diritti è un tema fondamentale nel quadro normativo che stiamo discutendo, perché noi parliamo anche della sicurezza dei cittadini attraverso un sistema di norme, a mio avviso estremamente chiaro, che tutela i cittadini e rafforza la sicurezza di chi è chiamato a garantire la pubblica sicurezza. In sede di Commissione, ogni tanto si è citato Gandhi per rendere esplicativo il concetto di resistenza passiva e, allora, vorrei citare anche io Gandhi, quando disse che: “La disobbedienza, per essere civile, deve essere sincera, rispettosa, contenuta, mai provocante, deve basarsi su principi bene assimilati, non dev'essere capricciosa e, soprattutto, non deve nascondere rancore e odio”. Questo sosteneva Gandhi quando parlava della sua resistenza passiva. Se andiamo a vedere le manifestazioni che si sono cristallizzate, mi sembra che, non voglio parlare di rancore o di odio, ma qualche ragazzo capriccioso o qualche detenuto provocante ci sia stato.
Signor Presidente, noi viviamo in uno Stato democratico e noi siamo chiamati a garantire la democrazia. Ma noi siamo chiamati anche a garantire quelle figure che sono a presidio della sicurezza dello Stato. Perché ha ragione chi sostiene che il grado di civiltà di uno Stato lo si misura soprattutto dagli istituti penitenziari, dalle carceri, però non ci possiamo dimenticare che il carcere è una porzione dello Stato e noi dobbiamo difendere in maniera chiara ed incontrovertibile chi rappresenta lo Stato all'interno dell'istituto penitenziario e non possiamo lasciarci andare a tendenze da geometra per andare a misurare le volumetrie degli ambienti.
Perché? Perché chi è all'interno di una struttura carceraria, quantomeno da un punto di vista definitivo, ha offeso e vilipeso lo Stato. Dico questo non perché io sia affascinato dalle divise, ma perché ritengo che quella divisa rappresenti il tricolore e il tricolore non può essere oggetto di provocazione. Il tricolore è patrimonio assoluto di ognuno di noi e quelle divise sono patrimonio di uno Stato democratico.
Allora, è vero che siamo intervenuti con una serie di norme nuove, ma a me all'università hanno insegnato che quando un legislatore interviene lo fa perché ha la necessità di adeguare l'ordinamento alle evoluzioni sociali e così siamo intervenuti con una serie di circostanze aggravanti. Dico questo perché quelle circostanze aggravanti e anche quelle norme nuove sono sempre a presidio e a difesa delle Forze dell'ordine, che siano Forze di Polizia, agenti di polizia municipale o Vigili del fuoco, ma, comunque, a presidio della sicurezza di uno Stato. Infatti, è giusto manifestare, è legittimo, ma, come ho detto prima, bisogna manifestare nel rispetto delle regole e se una determinata opera ha il canone dell'interesse strategico allora quell'opera va preservata e garantita nel raggiungimento del suo obiettivo.
Abbiamo introdotto, per le Forze di Polizia, la possibilità di utilizzare dispositivi di videosorveglianza. Abbiamo introdotto, in sede referente, disposizioni concernenti il riconoscimento del beneficio economico a fronte delle spese legali sostenute da ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di Polizia giudiziaria, nonché dei Vigili del fuoco. Presidente, la divisa rappresenta lo Stato e noi dobbiamo difendere lo Stato e con il disegno di legge che siamo chiamati a discutere oggi e ad approvare domani dobbiamo garantire la sicurezza dello Stato.
L'articolo 26 parla di misure dirette al rafforzamento della sicurezza negli istituti penitenziari, modificando specifiche disposizioni del codice penale, introducendo misure riguardanti la sicurezza con l'introduzione dell'aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi se commesso all'interno di un istituto penitenziario o a mezzo di scritti o comunicazioni diretti a persone detenute, così come abbiamo introdotto il delitto di rivolta all'interno di un istituto penitenziario.
Come ho detto, nella mia professione il carcere l'ho conosciuto dal fronte degli avvocati e non ho avvertito, quest'estate, la necessità di fare pellegrinaggi diretti a prendere le misure delle stanze dove vengono detenuti coloro che lo Stato hanno offeso. Però, sul tema degli istituti penitenziari da foggiano, città che, in questi giorni, sta raccogliendo gli onori della cronaca, devo ringraziare sinceramente il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove - e non me ne voglia il Sottosegretario Molteni -, un po' come componente della Commissione giustizia e un po' per la delega che lo stesso ha, per quanto ha fatto per il carcere di Foggia, perché a qualcuno vorrei ricordare che nel marzo 2020 nel carcere di Foggia - quando si parla di sicurezza - si consumò una delle più grandi evasioni. Credo, se non ricordo male, che ben 72 detenuti evasero, creando disordine non soltanto nella struttura carceraria, ma anche aggredendo cittadini normali. Dunque, lo ringrazio per quanto fatto nell'istituto penitenziario di Foggia e per il senso di appartenenza di quella delega al Corpo degli agenti di Polizia penitenziaria.
Abbiamo introdotto disposizioni specifiche, come l'articolo 34, per quanto riguarda l'istigazione a disobbedire alle leggi e al delitto di rivolta, come ho detto, all'interno dell'istituto penitenziario, ma siamo intervenuti anche rispetto alla legge n. 193 del 2000, creando una serie di misure atte anche a favorire, come dicevo prima, la funzione rieducativa della pena. Perché? Perché in questo provvedimento il tema della sicurezza e il tema della pena trovano la propria completa funzione, perché lo Stato ha anche un sentimento di corresponsabilità e per questo c'è una delega specifica al Governo per intervenire rispetto all'organizzazione del lavoro dei soggetti sottoposti al trattamento penitenziario.
Siamo intervenuti anche per ciò che è attinente ai centri relativi ai rimpatri, dove sono tenuti gli stranieri irregolari. Vedete, difendiamo lo Stato sempre e ovunque vi sia qualcuno che lo Stato rappresenta. In ultimo, siamo intervenuti sul tema dell'usura e abbiamo introdotto un albo, perché i soggetti che operano in questo particolare ambiente possano avere figure specifiche professionali che consentano il reinserimento nel circuito economico-legale, individuando i fondamentali compiti di questi, le incompatibilità e le decadenze, perché tra le mie letture c'era un autore che, parlando di usura, affermava che l'usuraio distruggerà ogni ordine sociale, ogni decenza, ogni bellezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, credo che siamo di fronte a un atto molto particolare quando leggiamo questo testo, perché credo che davvero dovremmo aver chiaro e, quindi, assumerci una grande responsabilità nel momento in cui arriveremo alla votazione degli emendamenti, perché si scontrano fondamentalmente una logica meramente repressiva, come sembra di poter affermare con una discreta sicurezza, visto che si parla di sicurezza, al non riuscire a capire, invece, quanto noi abbiamo una responsabilità collettiva molto forte, che è rappresentata, anche e direi soprattutto, dalla capacità di fare prevenzione nei confronti del crimine.
Questo è un dato di fatto. Questo testo agisce esclusivamente in un'ottica repressiva, è coerente con il decreto Rave ed è coerente con il decreto Caivano. Non c'è nessuna prospettiva in ottica di prevenzione dei fenomeni criminosi e addirittura si introducono nuove fattispecie di reati e inasprimenti veri e propri di sanzioni penali, invarianza finanziaria e nessun tipo di intervento per dare alle Forze dell'ordine la dignità che meritano sia in termini numerici sia in termini retributivi. Si fa un decreto che si sviluppa esclusivamente in un'ottica repressiva e in questo contesto, purtroppo, ci tocca osservare anche una inaccettabile compressione delle libertà di pensiero dei singoli e in forma associata. Pensate che si arriva a far diventare reato la resistenza passiva e pacifica dei cittadini. Anche gli studenti rischiano di essere incriminati con un reato penale se manifestano il loro pensiero. Siamo, dal mio punto di vista, vicini al rischio dell'attuazione di una sorta di vero e proprio regime da questo punto di vista.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 13,30)
ANDREA QUARTINI (M5S). Questa logica, Presidente, permea tutto questo provvedimento a partire dall'articolo 1, con cui sembra di essere vicini al Minority Report per molti versi. Addirittura si prevede che possa svilupparsi un reato anche per il semplice fatto che magari uno curiosamente ha scaricato qualche immagine da Internet. Addirittura si arriva, anche sotto una logica di pregiudizio etnico, a mettere i bambini al di sotto di un anno in regime detentivo.
Senza far niente in termini di disagio abitativo, si arriva anche a punire chi occupa, anche legittimamente da un punto di vista morale, delle abitazioni. Io voglio ricordare che nessun contributo sul Fondo affitto e morosità incolpevole è stato destinato in due manovre finanziarie da questo Governo. E addirittura si arriva a reprimere anche in questo contesto.
Questa logica repressiva diventa non più mera distinzione tra chi, come noi, si vuole orientare sulle responsabilità individuali, ma anche e soprattutto si ritiene fondamentale che esistano anche responsabilità collettive e quindi si debba associare alla giusta necessità di garantire la sicurezza anche il fare prevenzione. Ma qui, addirittura, si rasentano l'accanimento e la furia ideologica, laddove si interviene portando al collasso un'intera filiera della canapa industriale, mettendo in ginocchio 3.000 aziende e 15.000 lavoratori.
Io comprendo, Presidente, che la sola parola “canapa” vi faccia venire la pelle d'oca, da bravi proibizionisti, ma qui siamo al razzismo botanico, siamo a livelli inauditi. Se questa parola non vi piace, proverei a suggerirvi di cambiare il nome; magari la potremmo cambiare in ficus minor o salvia nostrana, non lo so, ditemelo voi. Io credo sia davvero importante accogliere il grido d'allarme e di dolore di tutta la filiera della canapa industriale. Ieri abbiamo avuto la possibilità, grazie allo stesso onorevole Magi, di ospitare tutte le associazioni della canapa industriale e credo sia giusto ascoltare il loro grido di allarme. È un grido importante. Loro rilevano che questo passaggio legislativo non mette fuori legge solo la cannabis light, che pure rappresenta un fiorente comparto della produzione nazionale, ma rende passiva di reato penale ogni attività industriale relativa alla canapa da estrazione. Altri cannabinoidi non stupefacenti, quali i terpeni, vengono utilizzati per impieghi nel settore della cosmesi, dell'erboristeria, degli aromatizzanti e degli integratori alimentari. Sono ricchi di Omega 3, per esempio. Vietando la manipolazione delle inflorescenze, si privano gli agricoltori e i trasformatori italiani della maggior fonte di reddito della canapa e se ne disincentiva la coltivazione.
La modifica della legge sulla canapa industriale - dicono le associazioni - non trova giustificazione sul piano della sicurezza della salute. E ve lo dico anch'io, in quanto medico. L'Organizzazione mondiale della sanità, dopo un'accurata revisione dei suoi esperti, aveva invitato l'ONU a togliere il CBD dalle tabelle degli stupefacenti e nel 2020 la Corte di giustizia europea, nella sua sentenza contro un sequestro di sigarette elettroniche a base di CBD, ordinato dal Governo francese, ha dichiarato esplicitamente che il CBD non è stupefacente e ha riconosciuto legittima l'estrazione del CBD dall'intera pianta nella sua interezza e non soltanto nelle sue fibre e nei suoi semi. Ma questo Governo ha deciso di mettere la CBD addirittura in tabella B, in cui c'è bisogno di prescrizione medica.
Io vi dico che, se la CBD va messa in tabella B, ci vanno messi anche la valeriana, il peperoncino e la noce moscata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però questo è un dato di fatto, quindi immaginate che tutta questa filiera dovrebbe avere la prescrizione del medico per essere utilizzata. E la già citata sentenza della Corte di giustizia europea ha dichiarato che, in assenza di prove concrete sulla sua dannosità per la salute dei cittadini, prove che nessuno ha esibito, il divieto di commercializzare il CBD legalmente prodotto in un altro Stato membro costituisce una violazione degli articoli 34 e 36 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea, ossia la libera circolazione dei prodotti.
Dal canto suo, la Germania, a cui spesso tanti hanno fatto riferimento in quest'Aula, dopo la legge che ha liberalizzato nell'aprile scorso la cannabis ad uso ricreativo, è in procinto di approvare un disegno di legge che stabilisce che la canapa industriale non ha effetti intossicanti e che, pertanto, si possono commercializzare derivati dal fiore e dalle foglie di canapa, come gli estratti di CBD, purché con un livello di THC (tetraidrocannabinolo) inferiore allo 0,3 per cento. Se questa legge passasse, ci si troverebbe in una situazione paradossale, perché non potremmo impedirne la libera circolazione sul nostro territorio e faremmo un danno immane a un'intera filiera, che non si limita esclusivamente al CBD, come ho già detto, perché è una filiera in forte espansione (più 15 per cento nei prossimi 7 anni); per il 2024, il mercato europeo è valutato in 2,2 miliardi. Pensate che l'Italia in questo momento è al quarto posto, mentre negli anni ‘30 eravamo la seconda Nazione produttrice mondiale di canapa: la seconda produttrice mondiale!
PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.
ANDREA QUARTINI (M5S). Concludo, Presidente, senz'altro. Ma voglio ricordare che non ha solo quell'uso lì, la canapa: ha anche un uso nell'automotive, nei tessuti, è un materiale di costruzione straordinario, con la sua capacità anche di isolamento termico, acustico e di traspirazione: le abitazioni costruite con i mattoni di canapa non hanno umidità. Io credo che vada colto questo grido d'allarme. Per questi motivi le associazioni chiedono al Parlamento italiano di non approvare l'articolo 18 del disegno di legge Sicurezza, che modifica la legge sulla canapa industriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Sottosegretario, l'esame di questo disegno di legge mostra, come molti altri provvedimenti prima di questo, le ossessioni, le ristrettezze di vedute e i diktat ideologici e propagandistici che sottendono le politiche di questo Esecutivo e lo rendono incapace di governare la realtà dei fatti. Come al solito, si risponde al disagio e alle disuguaglianze economiche e sociali con la repressione. Ma davvero pensate di risolvere le problematiche e le tensioni del Paese aumentando sanzioni e pene in una logica unicamente repressiva e securitaria? Noi crediamo che questo disegno di legge, nato male e finito peggio durante l'esame in Commissione, più che inutile e inefficace, sia proprio dannoso.
Come abbiamo già sottolineato nel testo della questione pregiudiziale, questo è un provvedimento affetto da ipertrofia penalistica, con norme che si pongono in evidente contrasto con una serie di principi costituzionali nel campo del diritto penale, del diritto sociale, del diritto dell'immigrazione e del diritto penitenziario. Persino l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, l'OSCE, in un suo documento di analisi di questo specifico provvedimento, afferma che la maggior parte delle disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto.
Interessante è stato notare che il termine sicurezza compare nel testo ben 48 volte, con una reiterazione ossessiva di un concetto declinato esclusivamente in termini di proibizioni e punizioni, privo di ogni azione di prevenzione, assolutamente inefficace a realizzare quella sicurezza sociale, ambientale, lavorativa e umana, finalizzata a garantire benessere e uguaglianza di condizioni a cittadine e cittadini del nostro Paese.
Se, forse, alcune scelte qua e là potrebbero pure essere condivisibili, per quanto in alcuni casi sia difficile comprenderne la ratio, nell'insieme del provvedimento ci troviamo di fronte a un complesso di misure che danno luogo a un'idea di giustizia e sicurezza che riteniamo non solo inefficace, ma proprio sbagliata. Infatti, è inefficace qualunque azione di giustizia e sicurezza che si affidi esclusivamente al carcere, in particolare al carcere così com'è oggi nella sua realtà. Ne abbiamo parlato qui, poco prima della pausa estiva, durante l'esame del decreto promosso dal Ministro Nordio. E quindi sappiamo bene che le carceri italiane scoppiano, che il tasso di affollamento è del 130,6 per cento e che sono detenute circa 14.000 persone in più rispetto ai posti regolamentari.
Sappiamo bene che oltre 60.000 persone affollano i nostri istituti penitenziari, al caldo insopportabile d'estate, al freddo in inverno; spesso senza acqua, circondate da cimici, blatte e topi; spesso in condizioni psicologiche e psichiatriche del tutto incompatibili con la permanenza dietro le sbarre. Sappiamo bene che 17,4 detenuti su 100 commettono atti di autolesionismo e che il numero di suicidi è già a quota 70 quest'anno. Sappiamo bene che gli agenti della Polizia penitenziaria lavorano in condizioni drammatiche: 6 di loro, solo quest'anno, hanno deciso di togliersi la vita. Sappiamo bene che il diritto alla salute, a partire da quella psichica, non è affatto garantita, posto che le carceri si stanno trasformando in nuovi manicomi. Ma, nonostante questo, non fate nulla per rendere le carceri meno disumane.
Si proclama “sicurezza” e poi gli immobili occupati abusivamente si sgomberano, senza però parallelamente portare avanti adeguate politiche per la casa. Lo abbiamo ampiamente sottolineato durante l'esame del cosiddetto decreto Salva casa. Manca un vero piano casa che dia risposte alle 700.000 famiglie nelle graduatorie, al milione circa di famiglie in affitto ma con redditi da povertà assoluta e alle oltre 30.000 famiglie sfrattate dalle forze pubbliche ogni anno nel nostro Paese. In assenza di politiche abitative adeguate, quanto è facile che il disagio continui ad alimentare l'affluenza negli istituti penitenziari.
Si declama sicurezza e si inaspriscono le pene contro gli eco-attivisti o si criminalizza chi fa accattonaggio con l'impiego di minori: si affida il problema al carcere piuttosto che ai servizi sociali, con norme palesemente discriminatorie e razziste nei confronti delle donne rom. Tralasciamo le parole oscene ascoltate in merito in quest'Aula, ma la tesi che le donne incinte o, soprattutto, con bambini piccoli, possano trovare maggiore conforto chiuse in prigione ci fa riflettere sulla vostra reale idea di carcere, sulla tutela dei minori e sulle politiche di inclusione.
L'elevazione della pena, care colleghe e colleghi, risponde solo a un bisogno punitivo, senza che si metta in atto alcuna politica che intervenga alla radice e risolva la povertà minorile e femminile. Servirebbe, piuttosto, una strategia di risanamento delle situazioni di degrado sociale da realizzare attraverso il sostegno alla famiglia e alla maternità, basata possibilmente sulla consapevolezza delle reali dinamiche sociali, territoriali, etniche e di costume, per trovare risposte adeguate che garantiscano, finalmente, la sostanziale integrazione e inclusione dei bambini che nascono e crescono nel nostro Paese - che continuate a considerare stranieri a casa loro - e una piena autodeterminazione delle donne e delle madri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Ma non abbiamo ancora sentito nulla a questo proposito. Sono, invece, almeno 15 le disposizioni, approvate in poco meno di due anni, che generano nuovi reati - come ricordava il collega Zaratti - e contribuiscono potenzialmente, ma spesso molto concretamente, al sovraffollamento delle carceri. Sembra che l'intenzione dell'Esecutivo sia tesa ad aumentare la popolazione carceraria, non certo a prevenire e risolvere le cause che portano tante persone dietro le sbarre.
Il nuovo impegno che riservate alle condizioni di vita all'interno delle carceri è l'introduzione del delitto di rivolta carceraria: un'arma di ricatto che richiama il regolamento fascista del 1931 e che, violando l'esercizio di un diritto fondamentale, mira a ottenere silenzio e disciplina, senza far nulla per prevenire e per risolvere le principali problematiche delle carceri: ad esempio, spazi di dimensioni e qualità adeguata; aumento dell'organico della Polizia penitenziaria; tutela della salute dei detenuti, a partire dalle condizioni igieniche. Niente di tutto questo.
Se poi chi osa manifestare il proprio dissenso per le condizioni della propria detenzione è straniero e si trova malauguratamente all'interno di un CPR, allora dal meschino passiamo proprio al sadico: piuttosto che abolire questi brutali lager e cercare di trovare una soluzione al fenomeno migratorio, prospettando una vita degna per chi spesso fugge da fame e miseria, introducete un nuovo reato, con la pena da uno a sei anni, per chi, anche con la resistenza passiva, promuova una rivolta in un CPR. E questo, nonostante la situazione nei centri italiani di permanenza per i rimpatri sia stata più volte dichiarata in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e chiunque ne abbia visitato anche solo uno non possa che aver constatato la brutalità di questi luoghi. Io invito tutte le colleghe e i colleghi ad andare a vedere cosa succede nelle nostre carceri e all'interno dei CPR per comprendere qual è la reale condizione delle persone che sono detenute e trattenute, come si dice.
L'introduzione di queste nuove pene rappresenta, in maniera plastica, la vostra voglia di alimentare odio e razzismo: due sentimenti che cozzano con qualsiasi logica di sicurezza ma, anzi, rendono insicuro ogni ambiente in cui si ritrovino, oltre a rappresentare la massima contravvenzione ai doveri di solidarietà previsti dall'articolo 2 della nostra Costituzione.
Durante l'esame in sede referente, poi, avete aggiunto un'altra norma bandiera, che esemplifica la ristrettezza e l'ignoranza che sottende alla vostra azione di Governo. Mi riferisco alla norma che vieta la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e oli di canapa con basso THC, la cosiddetta cannabis light. Uso il termine “ignoranza” perché, evidentemente, dietro il populismo che è alla base di questa ennesima proibizione, c'è l'ignorare le ricerche mediche che certificano le proprietà curative della canapa, che non contiene alcun principio psicotropo, ma molti principi benefici sì, invece. In vari Paesi si stanno conducendo studi per verificare, su animali e umani, le proprietà antiepilettiche, analgesiche, antiemetiche, ansiolitiche, antinfiammatorie, antiossidanti e rilassanti dalla canapa, che nulla ha a che vedere con la droga leggera nota comunemente come “marijuana”. È evidente che il termine “cannabis” vi abbia indotto a pensare che stavate proibendo un'attività rivolta a un pubblico di “sballoni” ma, invece, state chiudendo un'attività legale e trasparente, che vede occupate quasi 20.000 persone - molte delle quali giovani - ed oltre 3.000 imprese; che produce un gettito fiscale per lo Stato di circa mezzo milione di euro all'anno; che produce prodotti per la cura del dolore, la farmaceutica, l'abbigliamento e prodotti biodegradabili sostituivi dell'inquinante plastica.
Una filiera completamente made in Italy - che dovrebbe piacervi, visto la propaganda che fate - che rischia, grazie a questa mossa, di migrare all'estero o di fornire nuovi potenziali addetti al sistema carcerario italiano. Bravi: si sentiva il bisogno di tranquillizzare la grande criminalità organizzata e ricordargli che il mercato delle droghe è di loro esclusiva competenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Naturalmente esentasse. Complimenti.
Questa norma, unita alla notizia che la Presidente Meloni riceverà, il prossimo 23 settembre, il Global citizen award da Elon Musk, già ospite di Atreju, il quale, secondo The Wall Street Journal, farebbe assunzione regolare di ketamina, oltre ad aver avuto un figlio attraverso la GPA che vorreste rendere un reato universale, mostra tutta la vostra ipocrisia e ci dice chiaramente che, per questo Governo, la differenza che conta è quella tra ricchi e potenti, a cui tutto è concesso, e disgraziati, che vanno in ogni caso puniti e repressi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Presidente, questa è una visione del mondo ed una gestione del potere che noi contestiamo e continuiamo a contestare, e confidiamo che, quanto prima, sia disconosciuta anche da tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, da oggi, con questo provvedimento, si apre un nuovo capitolo del filone narrativo del Governo Meloni: quello della sicurezza, vera ossessione della destra italiana. Anche se le statistiche ufficiali ci dicono tutt'altro, è troppo importante, per un Governo senza idee, fare leva sulla paura per trovare consenso.
Diciamolo con chiarezza: si torna a parlare di sicurezza perché parlare di un'economia stagnante, dell'inflazione o di stipendi sempre più miseri, non conviene a nessuno della maggioranza. Gli italiani sono sempre più poveri; i giovani continuano a scappare da questo Paese; le donne hanno difficoltà enormi a trovare lavoro e, quando lo trovano, a conciliare il tempo da riservare al lavoro con quello da dedicare alla famiglia. Ma a voi questo non interessa.
Torniamo a parlare di sicurezza perché non avete alcuna risposta per i problemi veri, concreti, quotidiani, con cui fanno i conti milioni di famiglie.
Come spesso capita con i provvedimenti di questo Governo, il testo che ci ritroviamo a discutere oggi ha la sicurezza solo nel titolo. È un'abitudine, quella della scatola vuota, che è diventata il vero marchio di fabbrica di questa legislatura: l'ultimo esempio lo abbiamo avuto proprio un mese fa col decreto Carceri. La situazione è impietosa: sovraffollamento stabilmente sopra il 130 per cento, con punte del 150 per cento; record di suicidi tra i detenuti e nella Polizia penitenziaria; carenza di personale e strutture che cadono a pezzi. Dal Governo è arrivato un decreto ad hoc che fa tutto - e dico tutto - tranne che risolvere anche uno solo di questi problemi; anzi, al contrario, continua la proliferazione di nuovi reati e l'inasprimento delle pene. Ed è così che il tema del carcere cambia luce: da problema da affrontare, diventa la soluzione a tutto.
Che cosa ci si dovrebbe aspettare da una nuova legge in materia di sicurezza pubblica nel 2024 in Italia? Quali sono le priorità degli italiani in tema di sicurezza? La prima è senz'altro il dilagare di una pericolosissima sostanza che favorisce - queste sono le parole del Governo - comportamenti che mettano a rischio la sicurezza o l'incolumità pubblica o la sicurezza stradale, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore.
Parliamo, ovviamente, della cannabis light: una sostanza che per la scienza non è pericolosa, ma per il Governo, sì, forse per il solo fatto di ricordare i famigerati spinelli. Poco importa se questa censura farà chiudere un settore che occupa 10.000 persone, 3.000 imprese e fattura più di 500 milioni di euro all'anno; poco importa se Coldiretti e tutte le associazioni di agricoltori italiani hanno apostrofato questa mossa come una sciocchezza ideologica e controproducente; poco importa se il diritto e la giurisprudenza dell'Unione europea vietano esplicitamente di impedire la vendita di cannabis legale. Come detto prima, abbiamo imparato che per un titolo di giornale questo Governo farebbe di tutto, quindi, non c'è da meravigliarsi. Pur di millantare un colpo alla droga, anche se di droga non c'è traccia, non vi siete fatti scrupolo di mandare alle ortiche un intero comparto: imprenditori e lavoratori che presto dovranno trovare altro di cui campare.
Sempre a proposito di bandierine ideologiche, in questo provvedimento si dà ampio spazio al divieto assoluto di resistere, anche passivamente, contro qualsiasi decisione che sia espressione del Governo in carica e ciò avviene in due modi: in primis, in una forma piuttosto ridicola, ossia quando si disciplina una nuova aggravante per punire la violenza o la minaccia a un pubblico ufficiale se commessa per impedire la realizzazione di un'opera pubblica o di un'infrastruttura strategica. Il richiamo alle proteste contro la costruzione del ponte sullo Stretto è palese. Ebbene, il diritto di tanti cittadini calabresi, siciliani e italiani in generale ad opporsi alla realizzazione di un'opera folle deve cedere il passo ai diktat del Ministro Salvini. Ma il divieto di resistere passivamente viene istituito anche in quei luoghi - ne abbiamo parlato poc'anzi - in cui manifestare per le scandalose condizioni di vita a cui si viene costretti sembra davvero il minimo sindacale; mi riferisco al carcere. Con una bella norma inserita nel testo, anche la resistenza passiva, la protesta pacifica tra le mura di un penitenziario viene severamente punita con altri anni di carcere. A cosa stiamo assistendo, viene da chiedersi, se non a nuove forme di criminalizzazione del dissenso? Ciò che è più importante è cos'altro dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro se l'andazzo è questo? Quello che ha detto la collega Buonguerrieri, che metterete forse anche il bavaglio anche ai lavoratori che intendono protestare ed esercitare un diritto costituzionalmente garantito, qual è il diritto allo sciopero?
Ebbene, a proposito di carcere non possiamo non citare lo scempio giuridico e - mi consenta di dirlo, signor Presidente - umano che si sta compiendo sulle detenute madri. Con questa legge si sbattono in galera donne incinte o madri di figli di età anche inferiore a un anno, parliamo di neonati, Presidente. Due anni fa siamo stati vicinissimi ad approvare una legge di pura civiltà giuridica proprio su questo argomento, una legge che avrebbe evitato a decine di bambini di trascorrere la loro infanzia dietro le sbarre di un carcere e, oggi, facciamo un terribile passo indietro, condannando bambini innocenti alla galera. È una vergogna che racconta fedelmente il Paese che voi state costruendo.
Un'ultima follia che vorrei sottolineare, tra le tante presenti, è quella che riguarda la sequela di nuove aggravanti previste dal disegno di legge. La più bizzarra, per non utilizzare espressioni offensive, è riferita all'aver commesso il fatto all'interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all'interno dei convogli adibiti al trasporto di passeggeri. Insomma, commettere un reato su un treno o su una metro, oppure in una stazione ferroviaria, non si sa per quale interessante ragione, sarà considerato più grave che commetterlo altrove. Aspettiamo che qualcuno ce lo spieghi, perché la questione è talmente grottesca da non meritare neppure una discussione in merito. Il Ministro della Cultura, allora, avrebbe potuto chiedere un'aggravante per i reati commessi in un cinema o in un teatro. Il Ministro Lollobrigida avrebbe potuto fare lo stesso per un crimine commesso in un campo o in un vigneto o la Ministra Santanchè per un'aggressione sulla spiaggia. Siamo veramente al paradosso e l'impressione è che non sappiate davvero più cosa inventarvi.
Tornando seri, anche se non è semplice, visto il materiale a nostra disposizione, nel corso dell'esame di questo testo abbiamo provato, come Partito Democratico, insieme alle altre forze di minoranza, ad avanzare proposte che davvero potessero aiutare il comparto della sicurezza pubblica, perché i problemi esistono da tempo, ma non vengono affrontati. Abbiamo chiesto di stanziare i fondi necessari a fare quelle assunzioni che le Forze di Polizia, sempre sotto organico, aspettano da tanto. Abbiamo proposto di ampliare il numero delle scuole per la formazione degli agenti; abbiamo chiesto di pagare quegli straordinari che non vengono corrisposti da più di un anno e mezzo; abbiamo proposto di rinnovare il contratto di lavoro del comparto sicurezza e difesa che è preda quotidiana dell'inflazione; ebbene, il Governo non ha accolto nemmeno una di queste richieste. Perché quando c'è da introdurre reati e aumentare le pene si risponde sempre “presenti”, quando c'è da criminalizzare e puntare il dito contro una minoranza non manca mai una voce che si alzi dalla tribuna della maggioranza, ma quando, invece, c'è da fare qualcosa di reale e di concreto per sostenere le donne e gli uomini in divisa e far sentire gli italiani più al sicuro, ecco che ci si nasconde dietro provvedimenti farsa come questo. Allora, Presidente, siamo di fronte a un provvedimento insulso sotto tanti aspetti, un provvedimento che ancora una volta sovrappone all'idea di giustizia la sete di vendetta. È un provvedimento che trova nella repressione l'unica risposta ai problemi del Paese.
Molti colleghi lo hanno detto nel corso delle ultime settimane: questo testo ha seri problemi di costituzionalità, perché tradisce platealmente diritti e libertà che la nostra Costituzione riconosce ai cittadini nel manifestare le loro idee e convinzioni, soprattutto, quando queste si contrappongono a quelle del Governo di turno. È inutile ribadire la nostra preoccupazione per tutto questo, per questa condotta costante e ostinata che è sempre tesa a comprimere gli spazi di libertà, che si tratti del servizio pubblico televisivo o che riguardi le manifestazioni di piazza. E se questa postura è perfettamente in linea con la tradizione ideologica di certi partiti di Governo, allora mi si lasci dire che stride terribilmente con la storia di una comunità come quella di Forza Italia che ha sempre fatto della libertà e del garantismo due valori fondamentali.
Oggi, invece, con la complicità di tutte le forze di maggioranza, si scrive una nuova pagina terribile per la nostra Repubblica e si fa un passo in più verso uno Stato di Polizia in cui le libertà democratiche trovano sempre più ostacoli e dove chi comanda non può essere contraddetto. Siamo nel bel mezzo di una involuzione civica, che ci porta indietro ai giorni più bui della nostra storia e siamo sempre più fieri e orgogliosi di stare dall'altra parte, dalla parte di chi ripudia le inutili crociate ideologiche, dalla parte di chi non manderebbe mai in galera un neonato, dalla parte di chi crede fermamente che reprimere il dissenso voglia dire uccidere la democrazia. Oggi e per sempre, signor Presidente, staremo dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Signor Presidente, signori colleghi, nel disegno di legge le esigenze di sicurezza sono affrontate senza disporre risorse economiche aggiuntive e già questo è un dato grave, perché la sicurezza non si affronta mai a costo zero. Si riconosce nelle norme un unico filo conduttore che è rappresentato dalla repressione del dissenso e del disagio sociale. Ciò dimostra un'evidente incapacità del Governo a gestire problematiche di tipo sociale, anche a causa della mancanza di volontà di investire risorse per risolverle.
Nel disegno di legge Sicurezza, inoltre, riconosciamo fattispecie costruite avendo riguardo al suo autore. L'articolo 10 corrisponde proprio al tipo d'autore: qui, si fa riferimento al divieto di accesso alle aree delle infrastrutture di trasporto e alle loro pertinenze e ciò nasce per contrastare uno specifico tipo d'autore. Anche Cesare Beccaria ne parlava nel 1700. Ebbene, oggi, si rinnova, nonostante una critica serrata che in qualunque manuale di diritto penale oggi ritroviamo. Il disegno di legge fonda la sicurezza soprattutto sull'inasprimento delle pene e sull'introduzione di nuovi reati. Negli ultimi anni esperti osservatori si sono interrogati sull'efficacia di questo sistema, cioè se l'introduzione di nuovi reati e l'aumento delle pene abbiano significativi effetti di deterrenza. Non ci sono abbastanza dati per analizzare l'efficacia degli ultimi provvedimenti, tuttavia, negli ultimi decenni, diverse indagini fatte in Italia e nel mondo hanno dimostrato che aggravare le pene non serve. L'inasprimento delle pene non corrisponde mai a una reale diminuzione dei reati.
Si introducono nuovi reati o si inaspriscono le pene verso quei comportamenti che si riscontrano soprattutto in ambienti di povertà, di disagio, di emarginazione, di degrado sociale, ambienti che avrebbero bisogno di politiche di sostegno e di inclusione. Qui avremmo visto, veramente, l'investimento di molte risorse per aiutare coloro che si trovano in situazioni di difficoltà a superarle e oggi sono molto diffuse soprattutto gravi difficoltà economiche. Ma, soprattutto, sembra che le nuove fattispecie vogliano restringere gli spazi di dissenso e protesta. Il Governo non interviene per colmare i vuoti di organico delle Forze dell'ordine che oggi registrano scoperture pari ad almeno il 20 per cento, rendendo impossibile coprire anche i turni di servizio ordinari.
La prima preoccupazione del Governo doveva essere quella di reintegrare gli organici. Tale riflessione vale sia per le Forze dell'ordine che per la Polizia penitenziaria che soffre di altissime scoperture di organico come è emerso anche dall'audizione del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e dal rappresentante del sindacato. Da quelle audizioni è anche emerso che l'attuale situazione di sovraffollamento, con la presenza di oltre 10.000 detenuti rispetto alla capienza ordinaria, determina enormi difficoltà nella gestione della vita carceraria. Il circuito carcerario è in crescente difficoltà e vi è un diffuso malcontento. Il circuito penitenziario oggi presenta un gravissimo vulnus, determinato dal sovraffollamento. La situazione carceraria è insopportabile, indegna per un Paese civile. La prima esigenza è restituire autorità e dignità alla Polizia penitenziaria, ma ciò non è possibile, se non si reintegra l'organico in pieno e, insieme a questo, non si restituisce dignità ai detenuti.
La grave situazione carceraria nel nostro Paese non si affronta introducendo il reato di rivolta. Con il disegno di legge Sicurezza si introducono nuove fattispecie di reato, come si è detto, e l'articolo 1 si inserisce nella galassia normativa della legislazione antiterrorismo. In primo luogo, dopo l'articolo 270-quinquies, addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale, l'articolo 1 istituisce l'articolo 270-quinquies.3, detenzione di materiale con finalità di terrorismo. Qui mi soffermo, perché è, in realtà, la formulazione della fattispecie che desta perplessità, anche profonde. Tale fattispecie anticipa la tutela penale alla soglia del sospetto, come avviene anche per la fattispecie inserita nel secondo comma dell'articolo 435, che riguarda la detenzione di istruzioni per il compimento di atti di terrorismo. Tuttavia, qui tengo anche a sottolineare come, nell'ambito della maggioranza - mentre si afferma che è importante riconoscere il massimo garantismo e ridurre, sostanzialmente, la repressione, proprio per consentire, in qualche modo, la ripresa anche sociale e per ridurre il carico di detenuti -, ci si muove, invece, in modo diametralmente opposto. Infatti, il DDL Sicurezza partorisce numerose nuove fattispecie che saranno altrettante origini di arresti e detenzioni. Con riferimento all'articolo 1, c'è da chiedersi se si possa effettivamente conseguire l'obiettivo sulla sicurezza senza dover affrontare significative difficoltà interpretative, come quelle che derivano da questa formulazione. Innanzitutto, siamo al di fuori del campo dell'articolo 270-bis, associazione terroristica, e 270-quinquies, addestramento a finalità di terrorismo. Infatti, l'articolo 270-quinquies.3 recita: “chiunque, fuori dei casi di cui agli articoli 270-bis e 270-quinquies, consapevolmente si procura o detiene materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso di congegni bellici micidiali di cui all'articolo 1 (…), di armi da fuoco o di altre armi o di sostanze chimiche o batteriologiche (…)”. Questa prima parte corrisponde, sostanzialmente, a una fattispecie che ha una interpretazione univoca. Tuttavia, vi è una seconda parte, molto più problematica sotto l'aspetto interpretativo: “(…) nonché su ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali (…)”.
Ecco, questa seconda parte, che viene legata sempre a una finalità di terrorismo, è una parte che pone numerosi dubbi interpretativi quanto alla condotta e può dar luogo ad una eccessiva espansione applicativa e ad un'anticipazione dell'intervento penale. Questa seconda parte è vaga ed ampia ed è contraria al fondamentale principio costituzionale di determinatezza dell'intervento penale. Anche chi acquisisce una pagina di figure e comportamenti di arti marziali potrebbe rispondere della finalità di terrorismo. L'espressione “su ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza” contenuta nel proposto articolo 270-quinquies, è eccessivamente generica e si pone, quindi, in contrasto con il principio di legalità, che impone di circoscrivere il campo di applicazione della norma penale senza rimetterne la definizione all'interprete. Su questa parte è necessaria una riformulazione. È stato chiesto in Commissione, ma non è stata ascoltata alcuna manifestazione contraria, che pur è stata unanimemente rappresentata dall'opposizione. Non è sufficiente precisare la portata della norma con l'avverbio “consapevolmente”, né tantomeno è sufficiente pensare alla finalità di terrorismo. Anche per quanto riguarda il secondo comma dell'articolo 435, vi è da discutere. Infatti, la distribuzione, divulgazione, diffusione o pubblicizzazione di materiale contenente istruzioni anche su qualunque altra tecnica o metodo per il compimento di taluno dei delitti non colposi di cui al presente titolo, puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, è una formulazione vaga e ampia, il che è contrario - anche qui - al fondamentale principio di determinatezza della norma penale.
Nel capo I è anche inserita una norma che ha a che vedere con la sicurezza, perché prevede soltanto una deroga all'applicazione dei divieti di cui all'articolo 94, comma 1, del codice antimafia, nel caso in cui all'interessato verrebbero a mancare i mezzi di sostentamento. Ma attiene alla sicurezza in senso contrario, perché ricade sulla interdittiva antimafia, in modo da aprire ampi squarci alla sua applicazione. In Commissione è stata criticata, in primo luogo, la scelta dei relatori di presentare all'ultimo momento un'ennesima riformulazione, che ha impedito ai membri delle Commissioni riunite un adeguato approfondimento. Nel merito, va segnalata, però, la confusione nel testo del nuovo articolo 94.1, che richiama l'articolo 67, comma 5, del codice delle leggi antimafia, che attiene invece alle prerogative del giudice nel procedimento di prevenzione in cui vi è un amministratore giudiziario.
L'articolo 94, invece, riguarda gli effetti dell'informativa antimafia che rientra nella competenza del prefetto. Non è chiaro se i divieti e le decadenze previste nell'articolo 67, comma 1, del codice delle leggi antimafia, potranno essere esclusi d'ufficio dallo stesso prefetto che, prima di emettere un'interdittiva, dovrà addirittura accertare le condizioni economiche del destinatario del provvedimento. Tale elemento di novità stravolge totalmente la funzione dell'informazione interdittiva antimafia, che è quella di escludere il destinatario dal proseguimento dei lavori pubblici, essendo portatore del rischio o pericolo di condizionamento o infiltrazione mafiosa. Con la nuova formulazione vengono meno i suddetti divieti e decadenze per via delle condizioni economiche del soggetto interessato che potrà, dunque, continuare ad operare sul mercato con evidenti rischi di interferenza di carattere mafioso. E che sicurezza è questa?
Nell'interdittiva la situazione è molto diversa da quella prevista dall'articolo 67, in cui la procedura si svolge con forme di controllo da parte del giudice che mancano nella situazione delineata dalla posizione in esame. L'effetto di questa norma è quello di indebolire lo strumento dell'interdittiva antimafia, dal momento che tutti i soggetti realmente legati a contesti mafiosi avranno la possibilità di disfarsi per tempo dei propri beni, così da trovarsi apparentemente privi di mezzi di sostentamento e poter così beneficiare dell'intervento del prefetto, che potrà quindi escludere uno o più tra i divieti e le decadenze di cui al citato articolo 67, comma 1.
Sembra, alcune volte, che si ignori totalmente l'operatività dei soggetti legati alle mafie, che vi sia un'ignoranza assoluta di come i soggetti mafiosi si muovono sul territorio e quale capacità hanno di prevenire l'applicazione di determinate leggi, traendone i migliori vantaggi. È stata, in sede di lavori in Commissione, anche evidenziata la criticità del riferimento al solo titolare dell'impresa individuale, che suscita forti perplessità; ma anche qui si tratterebbe, poi, di guardare alla normativa voluta dalla Corte costituzionale, che anche su questo punto è intervenuta con la sentenza n. 180 del 2022, proprio per spiegare il contenuto dell'articolo 67, comma 5, che avrebbe dovuto esplicare effetti anche su questa disposizione.
Nel capo I è stato poi inserito l'articolo 7, riguardante la revoca della cittadinanza. L'articolo 7 prevede un ampliamento della possibilità di revoca della cittadinanza. Nel 2018 il legislatore italiano ha introdotto per la prima volta, nel nostro ordinamento, la possibilità di revocare la cittadinanza italiana nei confronti degli stranieri che, dopo averla ottenuta, siano stati definitivamente condannati per alcuni gravi delitti. Si rafforza, qui, la logica per la quale la cittadinanza italiana non è un diritto, ma una mera concessione, una elargizione generosa, e come tale può essere revocata. L'argomento riguarda la natura dell'istituto della cittadinanza e l'introduzione prima dell'istituto della revoca e, oggi, della sua estensione.
Tale possibilità di revoca appare in contrasto con la Costituzione sotto diversi profili. In particolare, essa introduce, in violazione del principio costituzionale di eguaglianza, una differenziazione tra cittadini italiani. Infatti, ai cittadini che hanno un genitore o un avo italiano la cittadinanza non potrà mai essere revocata, qualsiasi reato commettano, mentre i cittadini che abbiano acquistato la cittadinanza italiana per concessione o naturalizzazione potranno perdere lo status acquisito quale conseguenza ulteriore del reato commesso.
Il disegno di legge Atto Camera n. 1660 estende a 10 anni, rispetto agli attuali 3, il termine entro il quale, dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna - quindi dopo tanti anni dal processo - è possibile esercitare il potere di revoca della cittadinanza italiana concessa. Si tratta di una modifica che consente di esercitare tale potere di revoca anche dopo un decennio rispetto all'accertamento dei fatti contestati, ma direi dopo un ventennio, perché i processi penali durano anni, anni e anni, in violazione del principio di proporzionalità, che costituisce uno dei principi fondanti dell'ordinamento costituzionale, oltre che del sistema CEDU. Ma tale disposizione contrasta anche con l'articolo 27 della Costituzione, perché dopo 10 anni è un tempo troppo ampio.
La revoca avviene ad anni dal fatto, quando non solo è stato celebrato il processo ed è stata eseguita la pena, ma dovrebbero essere stati raggiunti quegli effetti di rieducazione e risocializzazione ad essa collegate, questo lo afferma l'articolo 27 della Costituzione. È infatti evidente che, tanto maggiore è il tempo decorso dalla condanna, tanto più probabile è la reintegrazione del cittadino nella società, anche grazie al percorso di rieducazione svolto in carcere, se ancora ci crediamo; se crediamo nel carcere come rieducazione e risocializzazione, di questo dobbiamo tenere conto. La revoca della cittadinanza finirebbe, così, per costituire una seconda pena, che potrebbe giungere a distanza di decenni e che colpirebbe solo una determinata categoria di cittadini italiani.
Ed ancora, nel capo II, nel trattare la sicurezza urbana, ossia la vivibilità e il decoro della città, viene introdotto l'articolo 8 “Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, per il contrasto dell'occupazione arbitraria di immobili destinati a domicilio altrui”. L'articolo 8 introduce il nuovo reato di occupazione arbitraria di immobile all'articolo 634-bis e, nel codice di rito, introduce il nuovo articolo 321-bis, che, in relazione a questa fattispecie penale, conferisce ampio potere alla Polizia e solo successivamente all'autorità giudiziaria. Il che, per la verità, è una novità nell'ambito del nostro codice di rito.
Attualmente, la punibilità dell'occupazione abusiva di immobile rientra nella previsione dell'articolo 633 “Invasione di terreni o edifici”. Tale fattispecie è punita con la reclusione da 1 a 3 anni, oppure da 2 a 4 anni, oltre la multa, se il fatto è commesso da più di cinque persone o da soggetto palesemente armato. L'articolo 633 era stato modificato nel 2018 con il decreto Salvini. Si è intervenuti su una materia che è già stata oggetto di interesse, in realtà già esistevano delle disposizioni. Ma non soltanto questo, ma anche altre norme già affrontavano questi temi. La pena, peraltro, è totalmente sproporzionata, e ciò è in contrasto con quanto invece ci è stato detto in varie condizioni.
Ancora, vi è l'articolo 11 che trasforma da illecito amministrativo in delitto quella che è una semplice manifestazione di pensiero; altrettanto si dica per quanto riguarda l'articolo 18 e l'articolo 19, laddove vi è il reato di rivolta e lo stesso reato è previsto non solo per il carcere, ma è previsto anche nei luoghi in cui vengono raccolti coloro che non hanno più il permesso di soggiorno. Sono tutti interventi legislativi che finiscono per sovvertire totalmente quello che è l'attuale rispetto che la nostra Costituzione vorrebbe di fronte a manifestazioni di protesta o di dissenso che si attuano in modo anche pacifico…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). … perché qui è previsto addirittura - sì, Presidente, vado immediatamente a concludere - che anche la totale stasi del soggetto venga punita come partecipazione.
Presidente, è un disegno di legge che certamente non dà gli effetti sperati per quanto riguarda la sicurezza, perché non interviene in questa materia, ma introduce nuove fattispecie, nuovi reati, inasprimenti di pena che nulla porteranno nel miglioramento della nostra sicurezza, mentre ciò che occorreva non è stato guardato, pur essendo stato proposto da questa opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Approda oggi in Aula quello che a tutti gli effetti è il manifesto politico di questa destra di Governo, che con questo provvedimento getta definitivamente la maschera e palesa le proprie ossessioni. Il Governo sta ponendo le basi, da un lato, di uno Stato di polizia, dall'altro di uno Stato etico, in ogni caso ben lontano dal sistema democratico fondato su uguaglianza e libertà della nostra Costituzione. Se noi chiedessimo a un qualsiasi cittadino cosa si intende con sicurezza pubblica, certamente, in modo più lucido del Governo, il cittadino medio saprebbe individuare ciò che realmente mette in pericolo la sicurezza pubblica, ovvero la criminalità organizzata, il terrorismo, la microcriminalità e la corruzione, che di tutte le altre è alimento.
Questo Governo, invece, ha una visione completamente distorta di sicurezza. Il Governo, con questo manifesto politico, infatti, ha individuato due specifiche categorie di soggetti nei confronti dei quali accanirsi, evidentemente considerati dal Governo il pericolo numero uno per la nostra sicurezza. Anzitutto i detenuti, cioè coloro che già sono privati della libertà personale, e che quindi, almeno finché sono detenuti, non possono certo essere un pericolo per la cittadinanza; in realtà, non dovrebbero nemmeno esserlo una volta usciti dal carcere, se la pena avesse realmente una finalità rieducativa.
L'altro pericolo individuato dal Governo - e questo è davvero pazzesco - è rappresentato dagli attivisti climatici, cioè coloro (tantissimi giovani) che manifestano pacificamente per sensibilizzare l'opinione pubblica circa gli effetti della crisi climatica e la necessità di mettere in discussione le nostre abitudini di vita, il nostro modo di consumare, di alimentarci, di produrre energia, eccetera.
Per i detenuti, già schiacciati da condizioni inumane, con un numero di suicidi impressionante, il Governo ha creato a tavolino il reato di rivolta in carcere che è, di fatto, una forma di intimidazione nei loro confronti, perché la semplice protesta, anche per desistenza passiva, magari perché manca l'acqua in bagno, si trasforma in un reato. Quanto ho appena detto vale, non solo per i detenuti, ma anche per lo straniero trattenuto nelle strutture di trattenimento e accoglienza per i migranti, quindi anche per i richiedenti asilo, quindi anche per chi non ha commesso alcun crimine, ma scappa dalla guerra.
Per non parlare poi dell'aberrante modifica degli articoli 146 e 147 del codice penale, sulle madri detenute, che rende da obbligatorio, come è oggi, a facoltativo il differimento della pena nei confronti delle donne incinte o con figli neonati. Abbiamo sentito, qui in Aula, ma già in Commissione, esponenti di maggioranza dire che una donna incinta è meglio che stia in una struttura detentiva piuttosto che in stato di libertà in un campo rom, perché è lì che dichiaratamente il Governo voleva arrivare, in particolare il Ministro Salvini, sui campi rom, con uno stigma etnico gravissimo, perché oggi sono i rom, domani sarà qualcun altro. Cose già viste nel corso della storia.
Quindi, lo Stato si sostituisce alla libertà personale dicendo “tu vivi meglio in carcere”. Ecco qui i germi dello Stato etico. Andando avanti di questo passo, la maggioranza arriverà ad affermare che è meglio mettere in carcere tutte le vittime così da proteggerle da una società ingiusta e crudele che è fuori dal carcere. Quindi è un mondo al rovescio, la vittima in carcere per proteggerla da un carnefice che se ne sta fuori dal carcere a fare quel che vuole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché non verrà mai assicurato alla giustizia, in quanto i DDL Sicurezza si occupano di altro, si occupano di attivisti climatici.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 14,22)
DEVIS DORI (AVS). Ricordo che quella sulle madri detenute è una norma introdotta nel codice penale nel 1930, norma ritenuta di civiltà giuridica nel 1930 e che ora viene spazzata via da questa destra. In un solo colpo, questo Governo oltrepassa una linea che nemmeno in epoca fascista era stata superata.
Poi l'accanimento nei confronti degli attivisti climatici, già iniziato qualche mese fa con le norme anti-imbrattamento, ma quello era solo il primo step; il vostro scopo è quello di criminalizzarli.
Allora, chiediamoci perché questo accanimento. Evidentemente gli attivisti climatici mettono in discussione un sistema economico che il Governo non vuole toccare, perché gli attivisti climatici ci ricordano quello che in realtà la scienza afferma da sempre, cioè che i cambiamenti climatici sono causati dall'attività umana e che noi quindi abbiamo delle responsabilità e non sono un fatto ciclico, come voi negazionisti climatici volete far credere pur di continuare a garantire certi interessi, ad esempio ai colossi energetici. La vostra è una politica di “bavagli” e “bavaglietti”, come quelli che mettete o volete mettere ai giornalisti, ma la sicurezza non si realizza col codice penale. Si creano le condizioni di sicurezza, ad esempio, con servizi sociali che funzionano, col tempo prolungato a scuola, con un numero sufficiente di magistrati per consentire ai tribunali di funzionare.
Pochi giorni fa, a Gallarate, in provincia di Varese, avete fatto le prove generali di questo Stato di polizia che intendete istituire, con un dispiegamento di Forze dell'ordine, di Forze di Polizia, a quanto pare anche di agenti inviati direttamente da Roma. Tutto questo non per pericolosi criminali, ma per controllare e intimidire un gruppo di ragazzi o di donne che stanno al presidio a fare la maglia, cittadini che semplicemente chiedono di non tagliare degli alberi.
Ecco, voi create a tavolino nemici che non esistono, forse come diversivo per distrarre l'attenzione da altro. Questa però non è sicurezza. In questo modo, voi aggiungete insicurezza a insicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Molteni, negli ultimi anni, accanto al modello tradizionale classico delle democrazie liberali, quelle che provano a trovare una sintesi tra i principi classici delle libertà individuali del liberalismo e il principio democratico della sovranità popolare, si è affiancato un altro modello, definito in molti modi ma etichettabile come forma di democrazia illiberale.
Qual è la discriminante? Non è il diritto di voto, non è il momento dell'elezione. È, più in generale, un'architettura che si differenzia sullo Stato di diritto, sulla divisione dei poteri, cioè l'esistenza in uno Stato liberale di un equilibrio tra i poteri, dove nessuno dei poteri prevale sull'altro, e anche un sistema di controlli. Ma, tornando sul provvedimento in esame, una delle discriminanti è proprio il diritto all'esercizio del dissenso, che, in uno Stato democratico e non in una democrazia illiberale, rappresenta un diritto fondamentale, ovviamente a condizione che il dissenso si esprima nel rispetto delle leggi.
Dal punto di vista penale, come fate voi in questo provvedimento, reprimere il dissenso non violento è fuori dalla cornice di una democrazia liberale. La libertà di manifestare pacificamente è garanzia di libertà e di democrazia. Il diritto al dissenso - lo ricordo in quest'Aula - nel nostro Paese trova piena e completa tutela nell'articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. In questo provvedimento ci sono norme che appartengono non più ai modelli di democrazia liberale ma sono a pieno titolo iscrivibili a quelli delle democrazie illiberali; sono, cioè, norme liberticide, che puniscono il dissenso. Vi è l'articolo 14, sul blocco stradale, che trasformate da illecito amministrativo a illecito penale. Le manifestazioni, il più delle volte, vengono effettuate a causa della disperazione, per la chiusura di fabbriche e di stabilimenti, e vedono quindi i lavoratori, per cercare di attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica, costretti a fare un gesto estremo, come, per esempio, il blocco stradale. Ecco, da domani, per vostra responsabilità, questi lavoratori, già disperati, rischiano il carcere.
Vi è poi l'articolo 19, dove inserite l'aggravante per le infrastrutture strategiche: è evidente che il carattere strategico non è un dato oggettivo, ma è determinato da una scelta di governo; è il Governo di turno che individua come strategica un'opera.
Vi è poi, l'articolo 26, forse il più ripugnante - mi sia consentita questa espressione, signor Presidente - dove individuate l'aggravante se un determinato reato viene compiuto in carcere; introducete un nuovo reato, quello della rivolta in carcere e all'interno di questa fattispecie inserite la resistenza, non quella violenta - su questo si potrebbe discutere, ma ovviamente avrebbe una logica - ma, per la prima volta nel nostro ordinamento (lo sottolineo a futura memoria), anche quella passiva all'esecuzione di ordini impartiti da parte di tre o più persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vuol dire, per essere chiaro, signor Presidente, mi sento di richiamare la sua attenzione, che, se quattro detenuti, in un agosto torrido, come quello che è stato, vedono che altre due persone vengono inserite in quella cella (che già in quattro era stretta e ora sono in sei), per cercare di ridurre la situazione di eccesso di sovraffollamento alla sera si rifiutano di rientrare e fanno una protesta civile, non violenta (quindi, se sono più di tre, in questo caso sarebbero quattro), rischiano da due a cinque anni di carcere. È questa l'Italia che volete? Mi rivolgo a tutto il Parlamento e avremo occasione più tardi e domani di farlo anche in sede di esame degli emendamenti.
Poi, questo disegno di legge è impregnato di scelte ideologiche e propagandistiche. L'articolo 15 - è stato già ricordato, e lo farà meglio di me la collega Di Biase - riguarda i bambini in carcere, ma anche l'articolo 18, è stato ricordato dal collega Lacarra, e lo ribadiremo domani, riguarda la coltivazione e la filiera agroindustriale della canapa. Insomma, questo è un disegno di legge espressione di una cultura illiberale e di un panpenalismo emozionale: aumenti di pena che dovrebbero, nelle vostre intenzioni, risolvere tutto, peccato che, come dimostra la storia, spesso e volentieri l'aumento di pena di per sé non risolve proprio nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), anzi, contribuisce a rendere sempre più ingestibile la situazione delle carceri.
Guardate, proprio 100 anni fa, per l'esattezza nella primavera del 1924, in quest'Aula risuonavano parole che drammaticamente hanno ancora una loro attualità. Filippo Turati pronunciò un famoso discorso sulle carceri, dicendo che l'attuale regolamento si fonda essenzialmente su due concetti antitetici: da un lato, l'intenzione di atterrire e deprimere il condannato, di fargli sentire la potenza enorme dello Stato vindice, questo è il lato innegabilmente feroce del regolamento, ma di contro a questo, che è il lato in ombra, vi è nel regolamento tutta una serie di precetti intesi, poi, a confortare il condannato, ad elevarlo. Senonché, siccome è molto più facile rinchiudere un condannato, spaventarlo, brutalizzarlo, che non educarlo e farne un uomo nuovo, dato che la ferocia non richiede né l'intelligenza, né fatica, né mezzi pecuniari, è avvenuto che tutta la parte brutale, quella in cui sopravvive lo spirito della vendetta sociale contro il disgraziato che è nelle carceri, è larghissimamente applicata. Tutta la parte, invece, che rispecchia il dovere dello Stato a provvedere alla redenzione del colpevole è rimasta lettera morta. Siamo ancora qua, signor Presidente, a 100 anni di distanza. La fotografia di quest'estate di un Sottosegretario per la Giustizia che si reca in un carcere e che, sotto il cartello “vietato fumare”, fuma e si rifiuta di incontrare i detenuti, fotografa che siamo rimasti a 100 anni fa.
È un disegno di legge omnibus, che contiene norme molto differenti, e non deve, quindi, sorprendere se all'interno di una cornice ideologica-propagandistica e a fosche tinte liberticide, su cui noi faremo una battaglia politico-parlamentare dura, ci possano essere anche norme ragionevoli, su cui si possano avere riserve per la loro insufficienza, ma non sono censurabili per principio.
La verità, e vado a concludere signor Presidente, è che la sicurezza, nessuno lo può negare, è un diritto fondamentale dei cittadini e la destra, la destra che attualmente governa il Paese, strumentalizza un giusto bisogno e si è trasformata negli anni in imprenditrice della paura, aumentando ansia e paure allo scopo soltanto di attrarre consensi e, poi, una volta vinte le elezioni, anche nei comuni, non risolve i problemi. La sicurezza è una questione complessa, non è semplificabile e non si presta, in realtà, se si vogliono affrontare le questioni, a facili slogan. È una questione complessa su cui agiscono anche altri fattori, come le crisi economiche, la disoccupazione, la coesione sociale e le politiche di integrazione. Questo disegno di legge pervicacemente persegue una strategia securitaria e, come detto, panpenalistica fallimentare. State affastellando, provvedimento dopo provvedimento, aumenti di pena, introducete nuovi reati al solo scopo - è triste dirlo - spesso di avere argomenti per i talk show. Fermatevi, lo dico al Governo, la sicurezza è un bene comune, su cui, nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione, si possono e si devono trovare momenti di confronto.
Pur ribadendo l'assoluta, totale contrarietà, come ho provato ad esprimere in questo intervento, come hanno fatto i colleghi e come farà la collega Di Biase, il mio personale - ma credo di poter dire dell'intero gruppo - e sincero auspicio è che, visto che non è stata messa e non verrà messa, salvo sorprese, la fiducia, nella fase emendativa in quest'Aula, a partire da stasera, ci possa essere quello che non è avvenuto in Commissione, cioè un reale confronto nel metodo e che questo disegno di legge possa uscire da quest'Aula ripulito dalle norme liberticide e sterilmente ideologiche. Noi vi sfideremo su questo e speriamo che le enunciazioni, le dichiarazioni agostane, anche di parte della maggioranza, possano trovare una diretta rispondenza. La sicurezza - lo ribadisco - è un bene comune: fermatevi di fronte a questo provvedimento che gli storici, quando lo leggeranno a distanza di anni, spero non possano definirlo come l'inizio di una deriva verso una democrazia illiberale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, vorrei dedicare questo mio intervento all'assurda e francamente incomprensibile decisione del Governo di inserire in questo disegno di legge un emendamento che ha il sapore di propaganda, anzi della più becera propaganda che crea danni incalcolabili a imprese e lavoratori. Sì, colleghi, mi riferisco all'emendamento del Governo, promosso dalla Lega, sulla canapa. Il divieto introdotto arreca un danno enorme al sistema Italia, anzi mi domando il motivo per cui non vedo oggi seduti qui il Ministro Lollobrigida, il Ministro Urso, il Ministro Giorgetti, la Ministra Calderone, visto che questa misura riguarda anche loro in maniera diretta. Sì, perché a causa di questo dissennato orientamento ideologico della maggioranza, avremo agricoltori che dichiareranno fallimento, avremo lavoratori senza lavoro, che faranno richiesta per la NASpI, avremo una filiera che dovrà rifornirsi all'estero e, infine, avremo mancate entrate nelle casse dello Stato. Sì, Presidente, perché questa maggioranza non è stata neanche capace di trovare le coperture per questo emendamento, ma, ciononostante, non è stato dichiarato inammissibile. Non era forse questo il Governo dei patrioti, del made in Italy, della difesa di imprenditori?
Con questo vostro emendamento state facendo una giravolta, aprendo uno scenario disastroso, che rinnega anche la nostra storia, la storia del nostro Paese. L'Italia ha sempre coltivato la canapa, le lenzuola e i vestiti dei nostri bisnonni e dei nostri nonni erano quasi sempre prodotti con la canapa, una pianta che mai nessuno si era sognato di rendere illegale. Pensate che in Umbria c'è anche un museo dedicato alla canapa, mi domando se il Governo deciderà di chiuderlo, per non parlare delle leggi regionali in essere come quella del Veneto, regione governata da Zaia, espressione della Lega, che presenta proprio questa follia. Con la canapa è possibile bonificare aree inquinate, abbattere le emissioni di CO2, più di quanto riescono a fare gli alberi, fattore importantissimo al fine di mitigare i cambiamenti climatici. Con la canapa è anche possibile produrre imballaggi biodegradabili, carta, tessili ecosostenibili, cosmetici: un settore, come dovreste sapere, dei più importanti del nostro Paese, con quote di export di circa il 70 per cento, per non parlare poi del settore del food and beverage e dell'edilizia.
In questo scenario, l'Europa sta andando verso la sostenibilità, per esempio nel settore tessile. Grazie alla canapa avevamo l'opportunità, essendo i maggiori manufatturieri, di avere anche la materia prima in casa, un vero made in Italy al 100 per cento. Infatti, stiamo parlando di una filiera finanziata anche attraverso fondi comunitari, tramite le regioni: sì, colleghi, anche dalle regioni delle destre. Lo stesso Ministero dell'Agricoltura sta facendo grandi investimenti, pagando dei soldi per coltivare la canapa, tanto in Veneto quanto in Puglia.
Quindi, lo stesso Governo che, da un lato, attribuisce soldi per favorire la coltivazione della canapa, dall'altro, la vuole vietare. Ma vi state rendendo conto di cosa state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Con l'approvazione di questo emendamento il Governo e la maggioranza si dimostrano pronti a rinunciare a miliardi di euro di entrate e a lasciare uno spazio ingiustificato nel mercato interno, a favore di imprese di Paesi esteri. Sì, perché una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea non consente di vietare l'importazione da Paesi comunitari, e questo significa che altre imprese straniere potranno coltivare la canapa e importarla in Italia. E sottolineo anche che il CBD non è uno stupefacente, lo dice l'Unione europea; anzi, è considerato un prodotto agricolo e industriale. Non solo: ciò significa pure che le nostre imprese dovranno importare la canapa dall'estero per trasformarla in altri prodotti, una strategia d'impresa del tutto fallimentare. Oltre al danno la beffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche perché state portando il Paese a subire l'ennesima infrazione.
Mi chiedo se i colleghi si siano realmente resi conto di ciò che hanno votato in Commissione, eppure lo abbiamo detto: di fatto si sta vietando la canapa light che non può, in alcun modo, essere equiparata ad uno stupefacente, come prevede la politica comunitaria. Le destre sostengono, nel loro emendamento, che le modifiche sono necessarie per evitare che chi consuma, chi assume cannabis sativa - e cito, Presidente - metta a rischio la sicurezza e l'incolumità pubblica oppure, addirittura, la sicurezza stradale.
Allora per questo, per quanto io mi sforzi, non riesco a trovare il senso; seguendo lo stesso principio dovreste vietare anche gli alcolici o i superalcolici, ma anche la gran parte dei farmaci che provocano sonnolenza o che sono in grado di alterare la lucidità o i riflessi sicuramente più di quanto può farlo la canapa con basso contenuto di THC.
Con il vostro voto state decretando la morte di migliaia di imprese specializzate nella coltivazione e altre 1.500 che si occupano della trasformazione, ponendo a rischio 15.000 posti di lavoro, che diventano 30.000 con gli stagionali solo nel settore agricolo, oltre che tutta la filiera; lavoratori che, ovviamente, avranno diritto a dei sussidi pagati da questo Governo per la disoccupazione involontaria e, dunque, saranno un altro costo da sostenere per lo Stato.
Se l'intento di questa maggioranza è quello di far collassare un intero settore industriale che ha dimostrato di essere vitale, ed è rappresentato per la maggior parte da giovani imprenditori, allora possiamo dire che siete sulla strada giusta.
Negli ultimi mesi numerosi articoli di stampa hanno annunciato il trasferimento di grandi imprese all'estero, soprattutto quelle agricole. Che dire, chapeau! Ma le piccole e le medie imprese non hanno di certo la capacità di fare lo stesso; con le vostre decisioni state infliggendo l'ennesimo colpo letale alle aziende con conseguenze devastanti sull'indotto e sui posti di lavoro. La verità è che non avete alcun interesse verso il settore, non avete un piano industriale per l'Italia e preferite favorire Paesi terzi a discapito del nostro, alla faccia dei patrioti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questi siete voi: vi dichiarate patrioti, ma i patrioti, quelli veri, non rinnegano la storia del proprio Paese e non lo danneggiano. State continuando a non ascoltare le esigenze dei problemi degli imprenditori, dei lavoratori e dei cittadini. Continuate a dire che va tutto bene, ma mentite, i disastri che state creando sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto per la nostra industria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Sottosegretario Molteni, prima di me, l'onorevole Fornaro ha mirabilmente spiegato le differenze che sottendono a una democrazia liberale così come ce l'hanno consegnata le nostre madri e i nostri padri fondatori, rispetto a quella che è una democrazia illiberale verso la quale temiamo di leggere dei segnali molto negativi che ci arrivano. Guardi, lo dico perché, in premessa di questo mio intervento, mi voglio soffermare proprio su quanto, con questo provvedimento, voi abbiate toccato il punto più basso nella costruzione di un nuovo assetto normativo, che è tutto incentrato su un'ideologia securitaria e repressiva.
Noi, per conto nostro, lo abbiamo denunciato a più riprese in quest'Aula anche in altri provvedimenti e discutendo altri decreti, ma il pacchetto di norme contenute in questo provvedimento rischia davvero di smantellare la funzione rieducativa che è affidata alla pena e, dunque, anche agli istituti penitenziari e, allo stesso tempo, mette in crisi alcuni baluardi della civiltà giuridica e del diritto internazionale, come la sospensione di pena per le detenute madri, tema che affronterò durante il mio intervento; nuovi reati, nuovi aumenti di pena che andranno a colpire i più vulnerabili all'interno della nostra società.
Vede, la sua, la vostra, è un'ossessione panpenalista che ha come obiettivo i più deboli e che, invece, si silenzia quando deve occuparsi dei garantiti. Lo dico con molta chiarezza: fermi contro i vulnerabili, lascivi con l'evasione fiscale, pronti a regalare nuovi condoni in campo fiscale ed edilizio, e a cancellare, invece, i reati dei colletti bianchi come nel caso del reato dell'abuso d'ufficio. Insomma, garantisti con i più forti, repressivi con i più fragili della società: è questa la fotografia che abbiamo davanti nell'azione di questo Governo, drammaticamente confermata dal disegno di legge che oggi arriva in discussione qui in Aula. La sicurezza, per questo Governo, è tutta orientata sull'immagine del pugno duro da esibire ai cittadini.
Per conto mio, penso che non vi stiate muovendo in nome della sicurezza che tanto raccontate. Voi avete un atteggiamento che riguarda, più che altro, una furia securitaria, perché altrimenti non si spiega come siate riusciti a licenziare le norme contenute, appunto, in questo decreto. È stato detto prima dal collega Fornaro che voi dispensate paura, è questo che state facendo, e ci costringete - costringete questo Parlamento - a una campagna elettorale perenne, a una campagna elettorale buona per i talk show, buona per andare in TV, ma non certo per risolvere quelli che sono i problemi della sicurezza che riguardano e investono tutti i cittadini.
Continuate a fare leggi che aumentano precarietà e tolgono risorse per le persone in difficoltà, ma con questo disegno di legge si riduce il campo dei diritti, e noi questo vogliamo affermarlo: è questa la drammatica verità.
Rispetto al nostro ordinamento, il vostro pacchetto di regole ne mette in discussione le fondamenta; siamo davanti a una violazione dei principi costituzionali, a un arretramento di quello che è lo Stato di diritto. Farò alcuni esempi per chiarezza. Con il disegno di legge sulla sicurezza aumentano le ipotesi di revoca della cittadinanza.
Se ora il potere di revoca può essere esercitato nei confronti delle persone condannate per gravi reati, che l'hanno acquisita per concessione o naturalizzazione entro 3 anni dalla condanna definitiva, con questo testo il termine viene esteso a 10 anni; ancora, si prevede un nuovo reato di occupazione di immobili e l'introduzione di un'aggravante per blocco stradale o ferroviario attuato con il proprio corpo, per criminalizzare le proteste per il clima. Vengono inasprite le pene in caso di violenza o resistenza nei confronti degli agenti di Polizia, ai quali potrà essere permesso l'impiego di armi, anche fuori dal servizio, non se ne capisce davvero la necessità. Anche gli studenti in sit-in davanti ad una scuola, che fermano il traffico, rischieranno il carcere per effetto di queste norme. Ecco, noi siamo qui per dire che tutto questo è inaccettabile.
Su questi punti, nelle scorse settimane, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha sottolineato la natura fortemente repressiva - vede, non lo dice solo il PD - del disegno di legge, poiché, cito la dichiarazione, la maggior parte delle disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e della Costituzione. Ma c'è di peggio - pensavamo che non ci fosse, ma c'è -, perché, con la norma sulle detenute madri, contenuta all'articolo 15 di questo decreto, arrivate a superare lo Stato di diritto liberale: l'abolizione di un principio sacrosanto - lo è nelle altre democrazie -, come la sospensione della pena per le detenute madri con i figli minori di 1 anno, è inaccettabile, perché mette in discussione un principio fondamentale e viola l'interesse superiore del minore, così come riconosciuto dalla Convenzione ONU. Una norma che nasconde un chiaro obiettivo - l'ho sentito dire chiaramente nelle sedute di Commissione e mistificare qui in Aula, con goffi interventi -, e che nasce per punire un'etnia. Una norma che, tra l'altro, è stata rivendicata da Salvini pubblicamente, come norma voluta fortemente dalla Lega. Ecco, questa è una norma irragionevole, non trovo altre parole; non è il carcere il luogo dove far nascere e crescere un minore. Non sono valsi a nulla i nostri appelli, ripetuti in tutte le sedi e in tutte le Commissioni.
Io vorrei farvi riflettere, ancora una volta, sulle esperienze virtuose delle case famiglia protette, progetti virtuosi che il Ministro Nordio pare aver accantonato e sono usciti fuori dall'orizzonte le possibilità. Come ha ricordato in un'audizione la Garante dell'infanzia Carla Garlatti, le strutture penitenziarie, seppure a custodia attenuata, quali le ICAM, non sono luoghi per bambini e non sono idonei ad assicurare un loro equilibrato sviluppo psicofisico. Andate a visitare le ICAM e a parlare con quei bambini, perché per conoscere il tema bisogna averle viste le questioni! Si tratta a volte di bambini piccolissimi e, quindi, in condizioni di estrema vulnerabilità. Spiace pensare che, nel tempo di uno scorcio di una legislatura, siamo passati dall'aver approvato la proposta di legge del collega Siani fino alle norme di oggi con una giravolta incomprensibile da parte di un partito politico e di una parte della vostra maggioranza.
Io ricordo che quella legge Siani fu votata da Forza Italia. Davvero, il mio è un appello accorato a che, su questa questione delle detenute madri e dei minori, si possa trovare un punto di caduta diverso da quello che voi proponete, perché i minori - non ci stancheremo mai di ripeterlo - e i bambini in carcere non ci devono stare. Loro non hanno colpe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non possono rispondere delle colpe delle madri! Proprio voi, che parlate di famiglia, questo dovreste averlo ben chiaro: va tutelato l'interesse specifico e supremo del minore.
Ecco, c'è ancora tempo: ci saranno i nostri emendamenti al testo. Mi auguro che insieme potremo votarli per evitare questo arretramento. Si dirà che è un'emergenza, perché voi ci avete abituato a questo, voi ci avete abituato a creare un'emergenza. Guardate, l'avete fatto con i rave party: sembrava una questione gravissima. A oggi, dopo un anno e mezzo, noi sappiamo che ci sono state zero condanne; ci avete tenuto qui mesi a discutere su quel provvedimento inutile e così state facendo sulla vicenda dei bambini. Noi parliamo di 18 donne detenute e 21 bambini: è questa l'emergenza italiana? È questa la cosa più importante che avete da fare? Ma concentratevi su altro! Non ve la prendete con i pochi e sparuti bambini che all'interno delle carceri ci sono e, soprattutto, non ce ne fate entrare altri, questo è l'appello.
C'è un altro punto, gravissimo, che entra in conflitto con i nostri principi costituzionali e mi riferisco a tutte le norme che spingono verso una criminalizzazione del dissenso e delle lotte sociali, trasformando in reati comportamenti che hanno a che fare con la protesta, con il disagio e con la marginalità sociale. Invece di provare ad affrontare e a risolvere i problemi sociali, voi, non so perché, li criminalizzate, come se questo bastasse a risolverli, oltretutto. Si pensi all'introduzione del delitto di rivolta penitenziaria, che sovverte i principi con cui è stato pensato e costruito il nostro ordinamento penitenziario. Prima la creazione del GIO, il reparto anti-rivolte nelle carceri della Polizia penitenziaria. Vi ricordo - non lo dico io, lo dicono i sindacati di Polizia - che mancano 18.000 agenti all'interno delle carceri italiane. Avete previsto di assumerne (chiedo scusa non ho appuntato il dato), 2.004, ma saranno 2.400 quelli che vanno in pensione. State prendendo in giro le Forze dell'ordine, questa è la verità. Però create il GIO. perché è prodromica a quello che state facendo adesso, cioè alle norme contro la rivolta passiva nelle carceri e nei CPR, che sono contenuti, l'abbiamo visto, negli articoli 26 e 27. Due misure che hanno lo scopo di costruire un modello delle condizioni di detenzione che getta il Paese indietro di 100 anni. Io ho assistito a tutte le audizioni: molte associazioni, che si occupano di diritti umani, sono intervenute proprio per stigmatizzare e metterci al riparo dal votare questi articoli.
Vede, spiace doverlo constatare, ma il Regolamento fascista del 1931, quello voluto dal codice Rocco e nel quale si diceva che i detenuti dovevano rimanere in fila, senza disturbare, essendo diligenti e in buon ordine, non si allontana dall'impostazione di questo decreto. Ecco voi fate la stessa cosa: introducendo il reato di resistenza passiva, esponete ulteriormente la popolazione detenuta a un rischio. I detenuti non avranno altra possibilità per esprimere il proprio dissenso se non quello di utilizzare il loro corpo e siamo oggi a 69 suicidi dall'inizio dell'anno! Nulla è stato fatto nel decreto Carceri, nulla rispetto all'assunzione del personale, nulla rispetto al personale e i funzionari che si occupano di educazione e di attività ricreative, nulla! Ecco, dovreste occuparvi di questo.
Mi avvio a concludere, signor Presidente, sottolineando ancora una volta quanto questo disegno di legge risulti indigeribile sotto il profilo della tutela delle persone detenute in carcere e profondamente illiberale per il principio repressivo che innerva gran parte del testo.
Siamo davanti a una deriva autoritaria preoccupante, una forte restrizione dei diritti, accompagnata da un castello di norme che reprimono il dissenso e aumentano le pene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo provvedimento, che riteniamo pericoloso e liberticida, la maggioranza e il Governo hanno gettato la maschera di moderati e di conservatori dietro la quale si nascondono. Questo perché, in questo disegno di legge Sicurezza, la maggioranza e il Governo vengono fuori per quello che sono realmente, esplicitando oltre ogni dubbio quelle che sono le loro simpatie, che noi riteniamo intimamente antidemocratiche, perché comprimono le libertà personali, restringono gli spazi per le manifestazioni dei cittadini e per l'espressione del dissenso.
È una vera e propria svolta autoritaria, forse per dimostrare al mondo, ad altri Paesi a cui la Presidente Meloni guarda con sorriso ed interesse, a quella parte di mondo, di poter reprimere il dissenso, anche se espresso in forma pacifica e di disobbedienza civile o di resistenza passiva. Tra l'altro, tutto ciò proprio nel centenario dell'omicidio dell'onorevole Matteotti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a sottolineare ancora di più l'inadeguatezza di questa maggioranza e di questo Governo.
Il disegno che c'è dietro questo provvedimento è di mettere su, di creare una vera e propria repressione di classe, un ordine pubblico di classe, che vuole colpire non tanto chi commette reati gravi, quelli che più di altri provocano allarme sociale, ma chi non la pensa come questa maggioranza, che vuole colpire chi, non sentendosi di destra, vuole esprimere il proprio dissenso. Faccio un solo esempio: mi riferisco all'emendamento che aggrava le pene per coloro che protestano e vorrebbero bloccare, con metodi - lo sottolineo - pacifici, quindi di disobbedienza civile, di resistenza passiva, alcune inutili, grandi opere.
Mi riferisco, per esempio, al TAV o a quella più recente, anzi, forse più antica, del ponte sullo Stretto. Tali opere, a nostro giudizio, a giudizio di tantissimi italiani, costituiscono uno spreco enorme di denaro pubblico. Ebbene, per questi comportamenti, se fosse approvato - Dio non voglia - questo emendamento, le pene potrebbero arrivare fino a 25 anni di reclusione - tutti possono capire che è un assurdo, un'enormità inaccettabile -, ripeto, anche se la loro espressione di dissenso sia stata manifestata in forma del tutto pacifica e di disobbedienza civile.
Una roba che, se fosse nato e vissuto in Italia Mahatma Gandhi, la “grande anima”, sarebbe stato sbattuto in galera e le chiavi sarebbero state buttate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, invece, come tentarono, ma nemmeno riuscirono a fare, gli inglesi, dopo l'azione della “grande anima”, di Mahatma Gandhi, si creò quella che attualmente è la più grande e più vasta democrazia del pianeta. La furia ideologica di questa destra, di questa maggioranza e di questo Governo - furia ideologica che, tra l'altro, essi stessi imputano invece a noi - è l'aspetto che più vi connota e che ha portato a partorire questo provvedimento, che, ripeto, a nostro giudizio, è repressivo e autoritario.
Voglio soffermarmi brevemente - quindi, mi avvio già a concludere - sugli articoli 30 e 31. Il primo riguarda modifiche all'articolo 19 della legge quadro sulle missioni internazionali. Noi non condividiamo il metodo né il merito di queste modifiche, ovviamente il metodo viene da sé. Si interviene su un provvedimento che dovrebbe riguardare la sicurezza dei cittadini italiani, quando, invece, al Senato, con l'Atto Senato n. 1020, si sta cercando di riorganizzare e di modificare la legge quadro sulle missioni internazionali. Non si capisce il motivo di individuare una norma, a macchia di leopardo, in un altro provvedimento che appare non congruente con la materia che si vuole modificare.
La modifica riguarda i casi di non punibilità per il personale delle Forze armate impegnato nelle missioni internazionali e prevede la non punibilità nel caso in cui si faccia uso di apparecchiature, dispositivi, programmi, apparati, strumenti informatici o altri mezzi idonei a commettere taluno dei delitti di cui alla Sezione IV e alla Sezione V del Capo III del Titolo XII del codice penale, che, per esempio, comprende anche l'omicidio. Quindi, le norme che si vogliono introdurre riguardano la violazione del domicilio, della corrispondenza e delle comunicazioni, le illegittime interferenze nella vita privata dei cittadini, nei luoghi dove le nostre Forze armate vanno ad esplicare la loro azione, nonché la violazione dei segreti.
Mi domando e domando a quest'Aula cosa c'entri tutto ciò con le missioni internazionali, davvero non si capisce. Invece noi riteniamo che già le previsioni attuali di non punibilità per il personale delle nostre Forze armate, tra l'altro in conformità con la legislazione vigente e anche con il diritto internazionale, siano più che sufficienti ad assicurare il buon funzionamento delle nostre missioni. Poi voglio ricordare, ringraziando le nostre Forze armate, che, nel corso degli anni, l'apporto che l'Italia ha dato in questo campo è stato significativo: quindi non solo operazioni di pace, ma anche operazioni di costruzione di pace, nelle quali ci siamo spesso dimostrati assolutamente all'altezza.
Quindi davvero non si capisce questo ulteriore aggravamento delle previsioni di non punibilità, noi le riteniamo del tutto inutili. Infine - e concludo, Presidente -, mi riferisco all'articolo 31, che interviene sulla legge n. 124 del 2007, che riguarda il nostro comparto sicurezza, quindi i nostri Servizi di informazione per la sicurezza, il DIS, l'AISI, l'AISE e il Copasir, che è il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, quindi di controllo sugli stessi. Esso introduce la previsione per cui le pubbliche amministrazioni, quelle che operano in regime di convenzione o di concessione, sono tenute a prestare assistenza al DIS, all'AISI e all'AISE, trasmettendo anche informazioni in deroga alle normative in materia di riservatezza, che è una cosa di una certa gravità.
Quindi davvero, anche in questo caso, non si capisce come una norma buttata lì, a macchia di leopardo, in un altro provvedimento, possa introdurre una previsione così grave. Tra l'altro, questa modifica si inserisce nel solco di altre modifiche - mi riferisco a quelle sulle cosiddette intercettazioni preventive di qualche mese fa - che, sostanzialmente, rafforzano i poteri e le possibilità di incidere del nostro comparto sicurezza, ma che, d'altro canto, non prevedono un maggiore potere di controllo del Copasir. Questa è una cosa su cui il Parlamento finora non ha espresso parola, e invece credo che sia estremamente grave non prevederlo. Se si vuole andare avanti sulla strada del rafforzamento dei nostri organismi di sicurezza e di informazione, parallelamente devono essere rafforzati i poteri di controllo del Copasir.
Per questi motivi che ho brevemente illustrato e per i motivi che hanno illustrato i colleghi prima di me, noi riteniamo che questo provvedimento sia assolutamente da respingere, che è quello che faremo nei prossimi giorni in Parlamento, ma lo faremo soprattutto nel Paese, nelle strade, nelle piazze, perché la battaglia per la libertà comincia oggi, ma sarà lunga e noi non ci arrenderemo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1660-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
(Annunzio di questioni pregiudiziali di costituzionalità - A.C. 1660-A)
PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, prima dell'inizio della discussione, sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Magi n. 1, Faraone ed altri n. 2, Bonafe' ed altri n. 3, D'Orso ed altri n. 4 e Zanella ed altri n. 5, che saranno esaminate e poste in votazione prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.
Il seguito del dibattito è rinviato alle ore 17.
Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 1149, 1150, 1260 e 1388.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 5 agosto 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 5 agosto 2024).
Discussione del disegno di legge: S. 613 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar il 4 gennaio 2018 (Approvato dal Senato) (A.C. 1149).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1149: Ratifica ed esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar il 4 gennaio 2018.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1149)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Patrizia Marrocco.
PATRIZIA MARROCCO , Relatrice. Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Governo. La proposta di legge in esame oggi reca, appunto, l'autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto Dakar il 4 gennaio 2018. Il provvedimento, come ha ben detto il Presidente, è stato già approvato in prima lettura dal Senato il 9 maggio 2023 ed è finalizzato a migliorare le cooperazioni bilaterali nel campo dell'assistenza giudiziaria in materia penale, assicurando che essa si realizzi in modo rapido, efficace e in conformità con i principi del diritto internazionale. Quindi, rientra nel discorso di ampliamento dei rapporti di cooperazione giudiziaria che l'Italia prosegue da anni, anche in ragione della necessità di rendere più efficace il contrasto alla criminalità transnazionale.
Il Trattato si compone di 26 articoli. Chiedo alla Presidenza di poter poi andare nel particolare di tutti gli articoli durante la dichiarazione di voto nei prossimi giorni. Quindi, chiedo di depositare il testo.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Andrea Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANDREA DI GIUSEPPE (FDI). Grazie, Presidente. Il disegno di legge in esame reca la discussione dell'Atto Camera n. 1149, recante la ratifica del Trattato di assistenza giudiziaria in ambito penale tra il nostro Paese e lo Stato del Senegal. Il provvedimento, già approvato in Senato, mira a rafforzare il ruolo dell'Italia al di fuori dell'Unione europea. Oltre agli importanti traguardi tracciati dal Piano Mattei, in particolar modo sul tema energetico, questo Governo ha deciso di intervenire in maniera netta nel rafforzamento della cooperazione giudiziaria con gli Stati africani, elemento di fondamentale importanza per la sicurezza del nostro Paese.
In merito al provvedimento, composto da 27 articoli, si cerca di rendere più efficace nel settore giudiziario penale il contrasto alla criminalità, consentendo una stretta collaborazione tra i due Paesi. In particolar modo, in ordine al tema della sicurezza nazionale reputo rilevante il primo articolo, mediante il quale la cooperazione e l'assistenza giudiziaria in materia penale riguardano la ricerca e l'identificazione di persone, nonché la possibilità di notificare alle persone senegalesi che hanno commesso reati gli atti giudiziari. Sempre l'articolo 1 prevede la possibilità di agevolare l'assistenza nel rilascio di testimonianze e dichiarazioni, prevedendo, nei casi in cui vengano rilevati proventi illeciti da parte del cittadino straniero, la confisca del bene.
Anche l'articolo 2, circoscrivendo l'ambito di operatività del principio della doppia incriminazione, permette di estendere il campo operativo dell'assistenza sulla cooperazione penale anche quando il fatto per cui procede lo Stato richiedente non sia considerato come reato nello Stato richiesto. Questo rappresenta un importante passo in avanti per consentire, in tema di controllo e sicurezza, una strutturata cooperazione con il Senegal. Va altresì aggiunto che questo importante Accordo con un Paese come il Senegal, che conta quasi 17 milioni di abitanti, rappresenta un importante passo strategico per il nostro Paese. L'auspicio che mi auguro, in qualità di presidente del Comitato permanente sul commercio internazionale, è che, dopo questo Accordo in tema giudiziario, possa rafforzarsi la cooperazione anche in altri importanti settori strategici.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1149)
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 563 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Accra il 28 novembre 2019 (Approvato dal Senato) (A.C. 1150).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1150: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Accra il 28 novembre 2019.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1150)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Coin.
DIMITRI COIN, Relatore. Grazie, Presidente e grazie, signor Sottosegretario. Il disegno di legge in esame reca l'autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Accra il 28 novembre 2019. Il provvedimento, già approvato in prima lettura dal Senato il 9 maggio 2023, ricalca il modello di analoghi accordi di cooperazione in materia di difesa. Il suo scopo è fornire una cornice giuridica per avviare forme strutturate di cooperazione tra le Forze armate dei due Stati contraenti, al fine di consolidare le rispettive capacità difensive e migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza, inducendo altresì effetti positivi indiretti nei settori produttivi e commerciali coinvolti dei due Paesi. Al riguardo, è opportuno ricordare che il Ghana conta oltre 30 milioni di abitanti, in netta prevalenza cristiani e occupa un'area di notevole importanza strategica in Africa occidentale, fra il Golfo di Guinea, la Costa d'Avorio, il Burkina Faso e il Togo. Ex colonia britannica, il Paese, primo tra le Nazioni dell'Africa subsahariana, ottenne l'indipendenza dal Regno Unito nel 1957, entrando da allora a far parte del Commonwealth. È una delle economie più solide della regione occidentale del continente africano, forte soprattutto dell'industria estrattiva e della produzione di cacao, di cui è il secondo esportatore al mondo. Membro attivo dell'Unione africana e della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, il Ghana risulta essere tra i principali fornitori africani di truppe per le operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite.
Venendo al merito dell'Accordo, che consta di un preambolo e di 16 articoli, dopo aver offerto un quadro delle definizioni utilizzate, individua gli obiettivi e le modalità della cooperazione bilaterale, cioè, in particolare, lo sviluppo e l'aggiornamento della politica della difesa, la partecipazione del personale militare a esercitazioni e programmi di formazione, la lotta alla pirateria marittima e ad altre attività che minacciano la sicurezza dei mari, lo scambio di esperienze tramite esercitazioni congiunte e la partecipazione a operazioni di mantenimento della pace sotto l'egida delle Nazioni Unite. I Ministeri della Difesa delle due parti sono indicati quali autorità competenti per l'attuazione dell'Accordo, mentre tra le aree di cooperazione vengono annoverati i settori di supporto a iniziative commerciali connesse a materiali e servizi per la difesa, formazione delle Forze armate e della sanità militare e le delegazioni militari.
I successivi articoli disciplinano l'organizzazione delle attività addestrative, la cooperazione del settore degli equipaggiamenti militari, anche con accordi tra i due Governi, e gli aspetti finanziari e quelli giurisdizionali.
Ulteriori misure riguardano le questioni relative al risarcimento dei danni provocati dalla parte ospitante, la regolazione dell'ingresso e della permanenza reciproca di personale, i requisiti sanitari, le condizioni di cessazione anticipata dei programmi di scambio e le modalità per la protezione e il trattamento di informazioni classificate. L'Accordo definisce, infine, la modalità di risoluzione delle eventuali controversie interpretative o applicative e i termini per la sua entrata in vigore e per la sua durata, oltre che i termini per la possibilità di emendarne i contenuti.
Quanto al disegno di legge di ratifica, esso si compone di 5 articoli.
In particolare, l'articolo 3 quantifica gli oneri in 4.876 euro ad anni alterni - quindi, un finanziamento assolutamente modesto - a decorrere dal 2023, imputabile alle spese di missione per lo svolgimento delle visite ufficiali degli incontri operativi previsti.
L'articolo 4 pone una clausola di invarianza finanziaria per ogni ulteriore spesa, stabilendo che a eventuali oneri addizionali derivanti dall'attuazione dell'intesa bilaterale si dovrà far fronte con un apposito provvedimento legislativo.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANDREA DI GIUSEPPE (FDI). Grazie, Presidente, Sottosegretario. Il disegno di legge in esame reca in discussione l'Atto Camera n. 1150, recante ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa. L'Accordo, composto da 16 articoli, presenta importanti aspetti cooperativi nel settore della difesa. In particolare, vorrei sottolineare quanto riportato all'interno dell'articolo 2 del provvedimento, mediante il quale si fissano, in modo chiaro e definitivo, gli obiettivi e le modalità della cooperazione bilaterale, cioè, in particolare, lo sviluppo e l'aggiornamento della politica della difesa.
Questo aspetto è molto rilevante se si pensa che il Ghana in campo militare è molto attivo nell'invio del proprio personale militare all'interno delle missioni di pace. Mediante questo Accordo si potrà agevolare, all'interno delle missioni internazionali, lo sviluppo di esercitazioni e programmi di formazione.
Va, altresì, aggiunto che il potenziamento della cooperazione del settore difesa con il Ghana non riguarda soltanto le missioni di pace, bensì anche il contrasto alla pirateria marittima e altre attività sulla sicurezza marittima, che rappresentano un importante pericolo per il nostro export.
In conclusione, grazie a questo Accordo, i rispettivi Ministeri della Difesa potranno cooperare per individuare aree di cooperazione, strutturare azioni di difesa per il contrasto della pirateria e potenziare l'operatività all'interno delle missioni di peacekeeping. L'addestramento del personale militare ghanese potrà rappresentare un importante punto di partenza per avviare una più incisiva cooperazione, mi auguro, anche in altri settori strategici per il nostro Paese.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1150)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 676 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Roma il 22 novembre 2019 (Approvato dal Senato) (A.C. 1260).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1260: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Roma il 22 novembre 2019.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1260)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Simone Billi.
SIMONE BILLI , Relatore. Grazie, Presidente Fontana. Grazie, Sottosegretario Silli. Illustrissimi colleghi, questa proposta di legge, come lei ha ricordato, è l'attuazione per la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia, inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 1959, fatto a Roma nel 2019.
L'Accordo rientra tra gli strumenti volti a migliorare i rapporti di cooperazione tra l'Italia e i Paesi al di fuori dell'Unione europea, per rendere più efficace il contrasto alla criminalità nel settore giudiziario penale. I rapporti tra Italia e Armenia sono attualmente regolati dalla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 1959. L'adozione di norme volte ad integrare le disposizioni della Convenzione risponde all'esigenza di regolamentare attraverso la videoconferenza e rendere più rapide le procedure di cooperazione, prevedendo la possibilità di comunicazione diretta tra autorità giudiziarie competenti. Come indicato nel preambolo, per quanto non diversamente disposto dall'Accordo, continueranno a trovare applicazione le norme della citata Convenzione europea.
L'Accordo in esame si compone di 6 articoli. L'articolo 1 riguarda le specifiche forme di assistenza giudiziaria e viene ricompresa nell'oggetto dell'Accordo anche l'esecuzione di congelamenti, sequestri e confische di beni. L'elenco è, tuttavia, aperto, in quanto la norma si chiude con una clausola finale che ricomprende qualsiasi altra forma di assistenza che non contrasti con le leggi della parte richiesta.
L'articolo 2, in breve, prevede la facoltà per la parte richiedente di chiedere che l'altra osservi, nell'esecuzione della richiesta di assistenza, determinate formalità procedimentali, sempre che le stesse non contrastino con i princìpi fondamentali del suo ordinamento.
L'articolo 3, sempre in breve, prevede che le competenti autorità giudiziarie possano comunicare e trasmettersi richieste di assistenza direttamente tra loro, con il solo obbligo di inviare copia delle richieste alle autorità centrali individuate dalla Convenzione europea, ossia i rispettivi Ministeri della Giustizia. L'articolo 4 disciplina la comparizione mediante la videoconferenza, che è prevista per l'audizione di testimoni e periti, nonché per l'interrogatorio di persone indagate o sottoposte a procedimento penale.
L'articolo 5 dispone che le parti si presteranno alla più ampia assistenza anche in materia di accertamenti bancari e finanziari, senza poter rifiutare l'assistenza per motivi di segreto bancario.
Infine, l'articolo 6 disciplina i termini per l'entrata in vigore dell'Accordo, le modalità per la sua modifica e la sua durata.
Pertanto, per quanto riguarda il disegno di legge di ratifica, già approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 27 giugno, è composto da 4 articoli. In particolare, voglio sottolineare l'articolo 3, che prevede che agli oneri finanziari per trasferimenti di detenuti, traduzioni e videoconferenze, stimati in euro 67.835 all'anno a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente di competenza del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire. È iscritto a parlare il deputato Andrea Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANDREA DI GIUSEPPE (FDI). Grazie, Presidente. Il provvedimento n. 1260, già approvato in Senato, mira a rafforzare i rapporti di cooperazione dell'Italia con lo Stato dell'Armenia, per rendere più efficace il contrasto alla criminalità nel settore giudiziario penale.
L'adozione di ulteriori norme, volte ad integrare quelle già vigenti, risponde all'esigenza di regolamentare specifiche forme di assistenza giudiziaria, quali, ad esempio, l'audizione di testimoni o di imputati attraverso videoconferenza, come si diceva, non disciplinate dalla suddetta Convenzione europea, per rendere più rapide le procedure di cooperazione, prevedendo forme di comunicazione diretta tra i due Stati. A tal riguardo, si ricorda che, con la richiamata Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale, gli Stati si sono impegnati a fornirsi reciprocamente l'assistenza giudiziaria più ampia possibile, in qualsiasi procedura relativa ai reati la cui competenza è, al momento dell'assistenza, dell'autorità giudiziaria della parte richiedente.
L'Accordo è strutturato da un preambolo di 6 articoli. In questo caso è opportuno segnalare l'importanza del primo articolo, all'interno del quale si individuano specifiche forme di assistenza giudiziaria, prevedendo all'interno dell'Accordo anche l'esecuzione di congelamenti, sequestri e confische di beni che costituiscono provento di reati. Questo aspetto è essenziale per migliorare efficientemente il contrasto alla criminalità organizzata.
Per facilitare l'operatività delle Forze dell'ordine, il presente Accordo prevede, ai sensi dell'articolo 3, che, al fine di procedere alla cooperazione, le competenti autorità giudiziarie possano comunicare e trasmettersi richieste di assistenza direttamente tra loro, con il solo obbligo di inviare copia delle richieste alle autorità centrali individuate nell'articolo 15, comma 1, della Convenzione europea sull'assistenza giudiziaria in materia penale.
In conclusione, con la ratifica di questo Accordo, l'Italia compie un importante passo di cooperazione giudiziaria con l'Armenia, ponendo così un segno deciso al contrasto alla criminalità organizzata e alla valorizzazione concreta della suddetta Convenzione europea di Strasburgo del 1959.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1260)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: S. 694 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kosovo sulla cooperazione di Polizia, fatto a Roma il 12 novembre 2020 (Approvato dal Senato) (A.C. 1388).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1388: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kosovo sulla cooperazione di Polizia, fatto a Roma il 12 novembre 2020.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1388)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Emanuele Loperfido.
EMANUELE LOPERFIDO , Relatore. Grazie, Presidente Fontana. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, il disegno di legge in esame reca l'autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo sulla cooperazione di Polizia, fatto a Roma il 12 novembre 2020.
In premessa, ricordo che il Kosovo - che ha ottenuto il riconoscimento formale da parte del nostro Paese, l'Italia, il 21 febbraio 2008 - ha sottoscritto nell'ottobre 2015 un Accordo di stabilizzazione e associazione con l'Unione europea e ha presentato la sua richiesta di adesione all'Unione europea il 15 dicembre 2022. Il suo percorso di avvicinamento all'Unione passa, come è noto, per la soluzione della questione relativa al suo status internazionale, per il progressivo e auspicato miglioramento dei rapporti con la Serbia.
Venendo al merito dell'Accordo in esame, approvato in prima lettura dal Senato lo scorso 6 settembre, esso ha lo scopo di intensificare la collaborazione fra le Forze di Polizia dei due Paesi per prevenire e contrastare la criminalità organizzata transnazionale nelle sue varie forme e il terrorismo internazionale.
L'intesa è composta da quattordici articoli.
In particolare, gli articoli 1 e 2 definiscono, rispettivamente, l'ambito di applicazione e gli obiettivi dell'Accordo.
L'articolo 3 individua come autorità competenti, per la parte italiana, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno e, per la parte kosovara, la Polizia del Kosovo - Ministero dell'Affari interni.
L'articolo 4 indica i principali settori di cooperazione: crimine organizzato transnazionale; reati contro la vita, l'incolumità personale e l'integrità fisica; produzione e traffico di stupefacenti; tratta di persone; traffico illecito di armi; criminalità informatica e pedopornografia online; reati economico-finanziari e terrorismo. L'articolo in esame precisa che l'accordo non produrrà effetti in materia di estradizione e di mutua assistenza giudiziaria in materia penale.
L'articolo 5 prevede collaborazione e scambi nella formazione del personale e negli strumenti legislativi e scientifici, comprese le informazioni sull'analisi della minaccia criminale.
Gli articoli da 6 a 9 riguardano i requisiti per la richiesta di assistenza, le condizioni per opporre un rifiuto, le procedure da seguire per l'esecuzione e le modalità per assicurare la protezione dei dati personali e le informazioni classificate.
L'articolo 10 prevede riunioni delle autorità competenti, anche in videoconferenza, e ammette la costituzione di gruppi di lavoro ad hoc.
L'articolo 11 indica la procedura per la ripartizione tra le parti degli oneri finanziari. Gli articoli da 12 a 14, infine, riguardano la linea di lavoro, le modalità per la soluzione delle controversie interpretative o attuative del testo e le disposizioni finali.
Passando al disegno di legge di ratifica, esso consta di cinque articoli. In particolare, l'articolo 3 contiene la determinazione della copertura degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione degli articoli 5 e 10 dell'Accordo (spese di missione, scambi di personale, corsi di formazione) che sono pari a 63.627 euro a decorrere dall'anno 2023, a cui si provvede mediante corrispondente riduzione dell'accantonamento del fondo speciale di parte corrente, relativo al bilancio triennale 2023-2025 di competenza del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
L'articolo 4 dispone, altresì, una clausola di invarianza finanziaria per oneri diversi da quelli indicati nell'articolo precedente.
Insomma, Presidente, anche da questo punto di vista, con questo provvedimento, si nota la professionalità della nostra Polizia e come possa essere un punto di riferimento a livello internazionale, una guida per quei Paesi che hanno fatto domanda per entrare nell'Unione europea.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Andrea Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANDREA DI GIUSEPPE (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, il disegno di legge approvato dal Senato il 6 settembre 2023 permette di migliorare la cooperazione tra le Forze di Polizia dei due Paesi al fine di incrementare le azioni di contrasto alla criminalità organizzata transnazionale. Grazie a questo Accordo si potrà ottenere una maggiore cooperazione nel contrasto della criminalità organizzata, permettendo di rafforzare i rapporti tra gli omologhi organismi impegnati nella salvaguardia della sicurezza stessa. L'Accordo è composto da quattordici articoli. Tra i diversi articoli del provvedimento è opportuno segnalare l'articolo 4, ai sensi del quale si indicano i principali settori di cooperazione: crimine organizzato transnazionale; reati contro la vita, l'incolumità personale e fisica; la produzione e il traffico di stupefacenti; tratta di persone; traffico illecito di armi; criminalità informatica; pedopornografia online; reati economico-finanziari e terrorismo.
La cooperazione tra i soggetti indicati all'articolo 3 avverrà mediante lo scambio di informazioni e scambi di formazione del personale.
Questo importante Accordo rappresenta un importante passo cooperativo portato avanti dall'Italia all'interno dell'area balcanica. In merito alla situazione regionale, come presidente del Comitato sul commercio internazionale vorrei sottolineare che, ad oggi, il quadrante dei Balcani riveste un'importanza rilevante per il nostro Paese, in particolare, se si pensa all'influenza commerciale all'interno dell'area, dove l'Italia risulta essere il secondo partner commerciale degli Stati della regione e, addirittura, il primo Stato per investimenti diretti.
Il dato commerciale è ancora più rilevante se si considera che l'export italiano nei Balcani ha superato, grazie alle attività di migliaia di imprese italiane, circa 6 miliardi di euro. L'importanza commerciale dei Balcani per il nostro Paese è stata sottolineata anche dal nostro Ministro degli Affari esteri Tajani nel corso della conferenza “L'Italia e i Balcani occidentali: crescita ed integrazione. Obiettivi, strumenti e opportunità per il Sistema Italia”, tenutasi a Trieste lo scorso gennaio.
All'interno della conferenza si è parlato dell'importanza di rafforzare un partenariato economico tra Italia e Balcani occidentali, nonché della stessa necessità di valorizzare gli strumenti di supporto all'internazionalizzazione mediante un maggior coinvolgimento di CDP, SACE, SIMEST e Finest.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1388)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 17.
La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 17,05.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 85, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica: “Modifiche alla disciplina della magistratura onoraria del contingente ad esaurimento” (1950).
Alla luce del parere espresso nella seduta odierna dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito dall'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento.
A norma degli articoli 72, comma 1, e 123-bis, comma 1, del Regolamento, il disegno di legge è assegnato in sede referente alla II Commissione (Giustizia), con il parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,06).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
In morte degli onorevoli Ottaviano Del Turco, Felice Maurizio D'Ettore e Mara Malavenda.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Ottaviano Del Turco, membro della Camera dei deputati nella XII legislatura e senatore nella XIII e XIV legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Comunico che è deceduto l'onorevole Felice Maurizio D'Ettore, membro della Camera dei deputati nella XVIII legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Comunico che è deceduta l'onorevole Mara Malavenda, membro della Camera dei deputati nella XIII legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Amendola. Ne ha facoltà.
VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Presidente, vorrei, tramite lei e a nome del nostro gruppo, inviare un messaggio al Presidente della Camera Fontana, che proprio pochi giorni fa ha ricevuto a Verona tutti i Presidenti parlamentari del G7. Poche settimane fa, o meglio, una settimana fa, 76 parlamentari, membri dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, sono stati listati e dichiarati persone non gradite e gli è stato negato l'ingresso in Azerbaijan, quindi, negandogli il diritto che hanno avuto altri parlamentari di altre assemblee, come l'OSCE, di partecipare e di entrare nel Paese.
Tra questi 76 parlamentari, abbiamo due membri della Camera dei deputati, l'onorevole Piero Fassino e l'onorevole Andrea Orlando, abbiamo tre senatori, due del Partito Democratico, la senatrice Zampa e il senatore Verducci, e la senatrice di AVS, Floridia. Credo che questo, al di là delle posizioni che si esprimono per quanto riguarda un processo anche negoziale molto complicato da parte di Azerbaijan e Armenia, sia una violazione di quello che è un diritto dei nostri parlamentari, dei colleghi alla Camera e al Senato, cioè di essere considerati per quello che il nostro Paese esprime, per il lavoro che fanno i parlamentari.
E credo che il Presidente della Camera - tramite lei invio questo messaggio - debba essere molto netto e duro con le autorità azere, al fine di rendere quello che è un nostro diritto di esprimere posizioni e di non essere inclusi in nessuna lista nera, con il divieto di entrare in ogni Paese. Credo che sia una violazione che ci deve far riflettere. Noi abbiamo sollevato anche questo tema al Ministro Tajani e alla Presidenza del Consiglio, abbiamo presentato un'interrogazione, ma, al di là di quelle che sono le posizioni del Governo, non espresse sinora, credo che il Parlamento italiano debba difendere parlamentari che vengono messi nelle liste nere, perché queste sono delle violazioni delle nostre prerogative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori per rivolgerle una richiesta. Ieri, il Presidente Draghi, in una relazione su punti centrali non solo circa lo stato…
PRESIDENTE. Mi scusi, la interrompo soltanto per dire, affinché rimanga agli atti, che non è sullo stesso argomento. Prego, prosegua.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). È su un altro argomento, sull'ordine dei lavori, ma su un altro punto, grazie, Presidente. Ieri, il Presidente Draghi ha toccato, nella relazione, punti centrali non solo dell'attualità, ma della prospettiva dell'Unione europea. Credo che non sarebbe immaginabile tenere il Parlamento italiano fuori da una discussione così importante e credo che lo strumento giusto, che porrò anche domani alla Conferenza dei presidenti di gruppo, sia un'informativa della Presidente Meloni su cosa pensa il Governo di quella relazione, di quella direzione di marcia e di quelle prospettive, affinché il Parlamento possa esprimere, su contenuti così fondamentali, il proprio orientamento e la propria opinione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Chiediamo che il Ministro della Salute e il Ministro dell'Interno vengano a riferire in Aula sui gravi fatti che sono accaduti in Puglia, segnatamente a Foggia e a Casarano, poche ore fa, e che riguardano aggressioni a personale sanitario. Sono fatti che, ovviamente, la stampa ha riportato e che hanno davvero destato forte preoccupazione, credo, in tutti noi, in tutto il Parlamento, e che si susseguono a distanza molto breve l'uno dall'altro, e quindi, sono emblema di un fenomeno che ormai è endemico e non si può più trascurare.
Davvero credo che entrambi i Ministri debbano venire in quest'Aula a relazionarci e a farci capire quali possano essere gli interventi per porre fine a queste volgari e violentissime aggressioni al personale sanitario, che sono delle aggressioni inaccettabili. Quindi, tramite lei, Presidente, veicoliamo questa richiesta. Penso e spero che sia possibile che venga accolta nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ovviamente, ricordo che questi argomenti andrebbero anticipati alla Presidenza, tuttavia il messaggio di questa richiesta sostanziale di informativa è stato recepito.
Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli, sempre sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, intervengo per chiedere anche noi, come gruppo AVS, un'informativa su questo tema. Soprattutto, è di pochi minuti fa la notizia che a Villa dei Fiori ad Acerra sono stati picchiati dei medici e degli infermieri da un gruppo di persone provenienti da Afragola, tra cui alcune donne - non si è capito ancora il perché -, e che stanno intervenendo i Carabinieri. È evidente che siamo in una situazione in cui ciò che era stato annunciato un anno e mezzo fa come una soluzione, anche mettere i presidi delle Forze dell'ordine, poi, purtroppo, non è stato fatto.
Non ci sono più uomini delle Forze dell'ordine, stanno diminuendo, soprattutto nei territori del Sud. Voglio ricordare che soltanto negli ultimi mesi ha chiuso, soltanto in provincia di Napoli, la caserma dei Carabinieri di Torre del Greco e chiude adesso il commissariato di Chiaiano.
Ci avevano detto che sarebbero arrivati più uomini delle Forze dell'ordine; in realtà, il saldo è tutto negativo, come raccontano i sindacati. Quindi, i Ministri competenti e il Governo ci devono spiegare se hanno intenzione seriamente di supportare il personale sanitario, altrimenti diventerà sempre peggio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico si associa alla richiesta formulata dal collega Pellegrini. Le vicende, da ultime relative alla provincia di Foggia, ma, in queste settimane, anche in altre realtà, ci inducono a una forte preoccupazione, che credo sia condivisa da tutti, ovviamente. C'è una recrudescenza di violenze nei pronto soccorso, contro i medici, contro gli infermieri, gli operatori in genere, che ci restituisce un'immagine certamente non di un Paese all'altezza della storia dell'Italia e credo anche di civiltà. Quindi, crediamo che una informativa doppia da parte sia del Ministro della Salute sia del Ministro dell'Interno possa essere estremamente utile e consentire un confronto in quest'Aula per trovare una soluzione che ponga fine a queste vicende, che sono assolutamente non solo censurabili, ma che devono portare tutti a esprimere solidarietà nei confronti di medici, infermieri e operatori del mondo della sanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario (A.C. 1660-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1660-A: Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Magi n. 1, Faraone ed altri n. 2, Bonafe' ed altri n. 3, D'Orso ed altri n. 4 e Zanella ed altri n. 5.
(Esame di questioni pregiudiziali di costituzionalità - A.C. 1660-A)
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali. Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale. Secondo tale disposizione, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà ai sensi dell'articolo 40, comma 4, del Regolamento, a un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.
Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Il provvedimento in esame in molte delle sue norme presenta evidenti situazioni di contrasto con una serie di princìpi costituzionali che reggono il nostro ordinamento, in particolare nel campo del diritto penale, del diritto dell'immigrazione e del diritto penitenziario. L'articolo 9, che interviene sulle ipotesi di revoca della cittadinanza italiana in caso di condanna definitiva per i reati di terrorismo ed eversione e altri gravi reati introdotti nel 2018, estende da tre a dieci anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna il termine per poter adottare il provvedimento di revoca. Questa modifica, che consentirebbe di esercitare la revoca anche dopo un decennio rispetto all'accertamento dei fatti, si pone in contrasto con il principio di proporzionalità, che rappresenta uno dei princìpi fondanti dell'ordinamento costituzionale. La disposizione, inoltre, nelle parti in cui stabilisce che non si può procedere alla revoca ove l'interessato non possieda altra cittadinanza ovvero non ne possa acquisire un'altra, non chiarisce se, in attuazione della disposizione in esame, la revoca della cittadinanza possa verificarsi anche nei casi in cui la possibilità di acquisire altra cittadinanza poi, in concreto, non si realizzi. In tal senso, si potrebbe determinare un contrasto con l'articolo 15 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nonché con l'articolo 8, paragrafo 1, della Convenzione delle Nazioni Unite sulla riduzione dei casi di apolidia. Ambedue le violazioni, che porterebbero lo Stato italiano in una situazione di illegalità internazionale, sono quindi in contrasto con l'articolo 117, comma 1, della Costituzione.
L'articolo 15, esecuzione penale nei confronti di detenute madri, è volto a modificare gli articoli 146 e 147 del codice penale al fine di rendere facoltativo, e non più obbligatorio, il rinvio dell'esecuzione della pena per le condannate incinte o madri di figli di età inferiore a un anno, disponendo che le medesime scontino la pena qualora non venga disposto il rinvio presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Prevede, inoltre, che l'esecuzione non sia rinviabile ove sussista il rischio di eccezionale rilevanza di commissione di ulteriori delitti. Nel caso di una donna incinta, la nuova disposizione determinerebbe un contrasto con quanto previsto dalle regole penitenziarie europee, secondo le quali le detenute devono essere autorizzate a partorire fuori dal carcere e in conformità alle regole delle Nazioni Unite relative al trattamento delle donne detenute.
L'articolo 19, recante modifiche agli articoli 336 e 337 del codice penale, in materia di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale e di resistenza a un pubblico ufficiale, è volto a introdurre una circostanza aggravante dei delitti di violenza o minaccia e di resistenza a pubblico ufficiale con un aumento della pena fissata nella misura di un terzo, se il fatto è commesso nei confronti di un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza e prevede il divieto di prevalenza delle attenuanti sulla predetta aggravante. La nuova norma crea, all'interno della categoria dei pubblici ufficiali, un sottoinsieme composto solo da agenti di Polizia e determinerebbe la situazione in cui un atto di violenza contro un agente di Polizia sarebbe punito più severamente rispetto a quello commesso contro un giudice, ad esempio, con una pena massima che potrebbe arrivare fino a sette anni. In questo senso, l'articolo in esame si pone in contrasto netto con il principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, ponendo gli agenti di Polizia in una posizione di ingiustificato privilegio o, comunque, in una posizione diversificata. Con riferimento ai divieti di prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti, si ricordano le sentenze della Corte costituzionale n. 197 del 2023 e n. 201 del 2023, relative ai giudizi di legittimità costituzionale.
Procedendo oltre, Presidente, perché sono davvero numerosi i motivi di incostituzionalità ravvisabili all'interno di questo provvedimento, vorrei sottolinearne, lasciando poi alla lettura del testo completo della pregiudiziale, solamente i principali. Arriviamo alla norma che riguarda la resistenza passiva, la resistenza passiva all'interno delle carceri o all'interno delle strutture dei CPR. Tale nuovo delitto punirebbe con la reclusione fino a otto anni le condotte di promozione, organizzazione o direzione di una rivolta, attuate anche mediante atti di resistenza, anche passiva, all'esecuzione degli ordini impartiti, parificando quindi, irragionevolmente, atti non violenti ad atti violenti. L'articolo 34 del provvedimento in esame, peraltro, mediante modifica dell'articolo 4-bis, comma 1-ter, dell'ordinamento penitenziario, ricomprende il nuovo reato all'interno del novero dei reati cosiddetti ostativi, precludendo l'accesso ai cosiddetti benefici penitenziari, quindi, equiparando il nuovo reato ai reati di mafia e terrorismo. Oltre che una bestialità, in termini di diritto, sembrerebbe una vera e propria follia. Con particolare riferimento alla condotta di resistenza anche passiva all'esecuzione degli ordini impartiti, si segnala che la formulazione della fattispecie risulta particolarmente ampia, in quanto non specifica con alcuna precisione le condotte a essa riconducibili. Nella condotta di resistenza passiva, inoltre, non sono rinvenibili lesioni di beni giuridici diversi dall'ordine pubblico, il quale non può essere bilanciato con il diritto fondamentale della libertà di manifestazione del pensiero, protetto dall'articolo 21 della Costituzione. La norma in esame, di conseguenza, determinerebbe un'abnorme compressione della libertà di manifestazione del pensiero, ponendosi in evidente violazione con una innumerevole serie di articoli della Costituzione. In linea con le finalità perseguite con l'introduzione del nuovo delitto di rivolta carceraria, di cui all'articolo 26, c'è l'articolo 27 che fa lo stesso per quanto riguarda le persone migranti in stato di detenzione amministrativa all'interno dei cosiddetti CPR, cioè dei Centri per il rimpatrio.
Insomma, questi sono i principali motivi di incompatibilità di questo provvedimento, per il quale noi chiediamo che l'Aula deliberi di non procedere all'esame del disegno di legge. Aggiungo, da ultimo, quello che riguarda la misura prevista con il divieto alla produzione e alla commercializzazione di infiorescenze di canapa a basso contenuto di THC. Il Governo, ancora una volta, proponendo questo disegno di legge - e concludo, Presidente - non ha valutato quanto è previsto dal diritto europeo, in particolare dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, perché si dà il caso che la canapa, a livello comunitario, sia qualificata da decenni come prodotto agricolo e anche come pianta industriale, ai sensi del regolamento n. 220 del 2015, senza alcuna distinzione normativa tra le parti della pianta.
Inoltre, la giurisprudenza della Corte di giustizia europea ha sancito che, in assenza di prove concrete sulla dannosità per la salute dei cittadini, il divieto di commercializzare il CBD, legalmente prodotto in uno Stato membro, costituisce una violazione degli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ossia della libera circolazione dei prodotti tra uno Stato membro e l'altro. Non ci risulta che il Governo abbia avviato in questo caso, così come nel caso del disegno di legge promosso dal Ministro Lollobrigida sulla cosiddetta carne coltivata, la procedura TRIS, in altre parole quella che impone a ogni Stato membro di notificare alla Commissione europea l'intervento volto a impedire, a vietare o a limitare la circolazione di un prodotto all'interno del mercato europeo.
Di nuovo, siamo costretti a ricordare che la mancanza dell'attivazione di questa procedura di per sé è garanzia dell'illegittimità del provvedimento. Questo provvedimento - e concludo davvero - si schianterà nei tribunali, sia in quelli italiani, fino alla Corte costituzionale, sia nella Corte di giustizia dell'Unione europea; nel frattempo, però, avrà prodotto molti danni ai diritti dei cittadini, alle attività economiche e in generale allo Stato di diritto nel nostro Paese.
PRESIDENTE. La deputata Isabella De Monte ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Faraone ed altri n. 2, di cui è cofirmataria.
ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche il nostro gruppo ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità su questo atto, che riguarda le disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario. Alcune delle nostre argomentazioni riprendono anche quella appena illustrata. Comunque, noi partiamo dall'articolo 9 innanzitutto, per il punto in cui estende da 3 a 10 anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna il termine per poter adottare il provvedimento di revoca della cittadinanza stessa. Questa prescrizione avvalora la ricostruzione secondo cui la cittadinanza italiana rappresenterebbe una sorta di graziosa concessione, anziché il riconoscimento degli indissolubili legami che il cittadino, invece, ha con il territorio e con i valori nazionali.
Questa modifica che viene proposta comporta anche tutta una serie di problematiche per quanto riguarda proprio la stabilità della cittadinanza stessa, e, quindi, suggerisce sostanzialmente la preoccupazione per una potenziale espansione futura della revoca della cittadinanza a seguito del mero accertamento giudiziario dei reati, quindi, sostanzialmente, introducendo una discrezionalità nella determinazione delle circostanze che possono condurre alla revoca stessa.
Poi facciamo riferimento all'articolo 14, che riguarda la modifica all'articolo 1-bis del decreto legislativo n. 66 del 22 gennaio 1948, che è relativo all'impedimento della libera circolazione su strada, e comporta, in sostanza, il mutamento della sanzione da amministrativa a penale, estendendo la portata della norma anche ai casi di blocco di strada ferrata delle fattispecie interessate. Allo stesso modo, esso inserisce un'aggravante speciale, ad effetto speciale, per l'ipotesi di consumazione del reato da parte di più persone riunite e inasprisce la pena edittale fino a 2 anni di reclusione.
Quindi, è abbastanza chiaro l'intento che si vuole seguire, cioè quello di reprimere i sit-in pacifici che sono stati posti in essere, questo ce lo ha detto la cronaca nell'ultimo anno. Questo, in sostanza, per sensibilizzare l'opinione pubblica, è stato fatto in tema di cambiamenti climatici, ma questa nuova norma realizza un quadro sanzionatorio decisamente incoerente rispetto ai principi di ragionevolezza e di proporzionalità che si desumono dalla nostra Costituzione.
Faccio riferimento, in particolare, all'articolo 3 e all'articolo 27, che com'è noto, riguardano il principio di uguaglianza, ma anche il principio della finalità rieducativa della pena. Questo viene decisamente superato e scavalcato, e questo perché? Perché la sanzione che viene introdotta è sproporzionata e non è funzionale alla finalità rieducativa del condannato, e, soprattutto, per il modo in cui viene declinata nella fattispecie, rappresenta - dobbiamo dircelo chiaramente - un mero strumento repressivo, quindi volto a reprimere la libera manifestazione di opinioni politiche legittime e pacifiche.
Perché, possiamo dire, possono anche non essere coerenti - e ci mancherebbe altro - con quello che pensa il Governo, però dobbiamo ricordarci sempre che questi principi sono sanciti dalla nostra Costituzione, e specificatamente dall'articolo 17, che tutela il diritto di riunirsi, e dall'articolo 21, sacrosanto, sulla libera manifestazione del pensiero.
Ed ancora, l'articolo 15, che va a modificare gli articoli 146 e 147 del codice penale, rendendo facoltativo e non più obbligatorio il rinvio della pena per le donne incinte e madri di prole fino a 1 anno, prevedendo inoltre che l'esecuzione, quindi, non sia rinviabile ove sussista il rischio di commissione di ulteriori delitti. Questa norma appare in contrasto, oltre che con le norme della Costituzione, anche con le norme internazionali che riguardano il nostro Paese, che ricordo essere vincolanti.
Mi riferisco alla Dichiarazione di Ginevra del 1924 e alla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989, ma, dicevo prima, anche ovviamente a livello costituzionale. Ed è qui la ragione della nostra pregiudiziale, perché la nostra Costituzione prevede il diritto del minore all'istruzione e all'educazione da parte dei propri genitori, nonché anche la protezione della maternità e dell'infanzia quando si parla di famiglia. Quante volte abbiamo sentito affermare l'importanza della famiglia? Ma proprio questa è la sede, perché è proprio il contesto della crescita e dello sviluppo, e, di conseguenza, deve essere lo Stato stesso a supportarla e garantirla.
Ed ancora, il nostro riferimento in questa pregiudiziale è all'articolo 18, che introduce l'articolo 415-bis del codice penale che viene rubricato come “Rivolta all'interno di un istituto penitenziario”. Ecco, c'è stato un ampio dibattito in Commissione a questo proposito. Perché, secondo noi, non rispetta la Costituzione? Perché, in sostanza, va a penalizzare la fattispecie di resistenza passiva che viene adottata dai detenuti durante una rivolta in carcere, che può essere punita con un minimo di pena detentiva dai 10 fino a un massimo di 20 anni di reclusione, se nell'ambito della rivolta o subito dopo si dovesse verificare un decesso.
Ma già c'è una penalizzazione della fattispecie, che rappresenta un'indebita compressione della libertà costituzionale prevista dalla nostra Costituzione. Rispetto a questo, la condizione di detenzione non può in alcun modo rappresentare uno strumento di compressione della dignità, volto a reprimere ogni manifestazione del proprio pensiero, che ovviamente vale anche in carcere, che sia espresso in maniera non violenta, per l'appunto. Quindi, si ha un'applicazione di una pena così grave rispetto ai soggetti che non possono in alcun modo avere preso parte a questa rivolta stessa, anche se, ovviamente, rappresenta una gravità il fatto che si sia verificato, con l'occasione, un decesso.
Ma anche qui, Presidente, c'è una finalità chiara, che è quella di utilizzare, sostanzialmente, un sistema penale a fini completamente repressivi, e quindi meramente punitivi.
Siamo completamente al di fuori di quello che prevede, invece, l'articolo 27 della Costituzione. Di fatti, la giurisprudenza costituzionale ha sempre ritenuto illegittima questa finalità, al punto che si è arrivati a consentire al giudice costituzionale di spingersi a sindacare la proporzionalità della pena edittale. Questa norma viene ulteriormente aggravata dal combinato disposto dell'articolo 25 del DDL, che oggi affrontiamo, che ricomprende il diritto di rivolta all'interno dell'istituto penitenziario nel catalogo dei reati ostativi alla concessione dei benefici penitenziari. Quindi, questa cosa è ancora più grave, perché non consente la finalità rieducativa della pena e il sistema penale viene utilizzato in funzione meramente repressiva.
Aggiungo, Presidente, poiché di questo si è discusso molto anche nell'ambito delle Commissioni congiunte, che non rappresenta neanche un'utilità comprensibile, perché è chiaro che, se c'è una sanzione così pesante nel caso di una rivolta pacifica, allora viene meno anche quel senso di deterrenza che può spingere i detenuti ad un'aggressione ben più violenta. Quindi, è anche irragionevole da questo punto di vista. Comunque, per tutte le argomentazioni che noi abbiamo illustrato con riferimento ai vari articoli della Costituzione, chiediamo che venga deliberato di non procedersi all'esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Il deputato Federico Gianassi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonafe' ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo provvedimento colpisce le libertà individuali e collettive, attacca il dissenso ed è finalizzato ad ottenere una pubblica opinione e una cittadinanza addomesticata. È, per questo, un provvedimento che costruisce e delinea una deriva assolutamente pericolosa e inaccettabile. Al contempo, non garantisce affatto un accrescimento in materia di sicurezza pubblica nelle nostre città. Con numerosi interventi (circa una quindicina) sul codice penale, si introducono nuovi reati, si prevedono nuove aggravanti e si innalzano le pene, ma non è una strada nuova, è quella che questo Governo ha imboccato già dal momento del proprio insediamento. Tuttavia, a due anni di distanza, ciò…
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, se può un attimo attendere che questo brusio fastidioso termini. È inutile ricordare a tutti i colleghi deputati che non è obbligatorio ascoltare gli interventi degli altri. Certamente chi vuole parlare può farlo, ma non qui in quest'Aula, mentre i colleghi svolgono i propri interventi. Colleghi! Prego, prosegua.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Tuttavia, a due anni di distanza dall'insediamento di questo Governo, la verità sotto gli occhi di tutti è che sulla sicurezza state clamorosamente fallendo la sfida. Avevate vinto le elezioni facendo promesse mirabolanti, avete detto che avreste risolto ogni problema e, invece, dopo due anni, vi state imbattendo contro la complessità del fenomeno e state soccombendo. Davanti a questo fallimento, voi, privi di una strategia concreta, che cosa fate? Sempre la solita strada: non investite nell'assunzione delle Forze dell'ordine, non investite nei comuni italiani, che sono il primo presidio per la diffusione della legalità e del decoro nelle nostre città, non investite in azioni di rigenerazione urbana, nella cultura e nell'educazione, ma decidete, ancora una volta, di violentare, stravolgere e brutalizzare il codice penale, introducendo norme contraddittorie, demagogiche, talvolta inutili e, in altri casi, dannose.
Voi stessi, nei precedenti interventi, in questa legislatura, sul codice penale, avevate detto che, introducendo nuovi reati e nuove aggravanti, avreste risolto tutti i problemi. Invece, talvolta alcuni mesi dopo, in altri casi addirittura alcune settimane dopo, siete stati costretti a intervenire nuovamente. Come avevate fatto in passato, ancora oggi ci dite che servono nuovi reati, nuove aggravanti e innalzamenti delle pene per risolvere i problemi della sicurezza. Ma cos'è questo se non l'ammissione della vostra colpa politica, del vostro fallimento, della vostra inadeguatezza ad affrontare la complessità di questo fenomeno? Continuate a perseverare nell'errore. Avete già adottato iniziative di questo tipo e avete fallito, lo fate di nuovo e fallirete nuovamente nel Paese. Certo, è molto facile scappare nel Consiglio dei ministri, usare un pezzo di carta e una penna e scrivere un nuovo reato. È molto più difficile andare nel Paese reale, uscire dal palazzo e confrontarsi con i problemi. Se questa strada è così fallimentare - e lo ammettete voi, che ci dite che è assolutamente necessario oggi stravolgere il codice penale perché c'è un problema enorme nel Paese - almeno fermatevi un attimo, riflettete, valutate se questa strategia va nella giusta direzione oppure, com'è evidente a tutti, nella direzione sbagliata. Ogni tanto ascoltate anche le opposizioni, che, in questi due anni, hanno presentato migliaia di emendamenti su questo tema e li avete respinti tutti. Guardate cosa succede nel Paese reale.
Su questo tema era stato persino il Ministro della Giustizia, Nordio, che aveva detto: l'errore, l'equivoco della destra è di pensare di garantire la sicurezza con l'inasprimento delle pene, con la creazione di nuovi reati e magari con un sistema carcerario, come quello che abbiamo, che diventa criminogeno. Occorre eliminare - ha detto Nordio - il pregiudizio che la sicurezza sia tutelata dalle leggi penali. Questo non è vero, ha detto Nordio. E ancora, ha insistito per essere più chiaro e ha detto: certezza e rapidità della pena non significano sempre e solo carcere. E ancora, perché non lo riteneva sufficiente, ha detto: è meglio la concreta esecuzione di una pena alternativa, che faccia comprendere al condannato il disvalore della sua condotta, piuttosto che la platonica irrogazione di una pena detentiva cui faccia poi seguito la sua immediata liberazione. Lo aveva detto Nordio, che però è lo stesso Ministro che, contraddicendo se stesso, firma questo provvedimento, che introduce 15 nuove fattispecie penali. Qui non siamo in un caso di contraddizione, qui siamo in un caso di sdoppiamento della personalità ed è un fatto veramente allucinante.
Nel merito delle misure che sollevano conflitti di costituzionalità potremmo dilungarci a lungo e il tempo non me lo consente. Cito solo alcune fattispecie previste e regole stabilite in questo provvedimento. Avete stabilito, ancora una volta, il divieto di prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti e lo avete fatto alcuni mesi dopo che, ancora una volta, la Corte costituzionale abbia detto che è illegittima una norma legislativa che stabilisca che non possono prevalere le circostanze attenuanti su quelle aggravanti. Lo ha detto due volte nel corso del 2023 e, malgrado questo, avete deciso coscientemente e consapevolmente di scrivere una norma palesemente incostituzionale, che ancora una volta verrà bocciata.
Poi avete stabilito, con questo provvedimento, un'assoluta irragionevolezza del sistema. Voi stabilite che una violenza sessuale commessa in un aeroporto o commessa in una metropolitana è meno grave di una violenza sessuale commessa in una stazione ferroviaria. Avete voluto accontentare l'ego del Ministro Salvini, cedendo e stabilendo una norma del tutto irrazionale, che non potrà essere spiegata alle vittime di reato, con le quali vi dovrete poi confrontare nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché non basterà dire che il partito di maggioranza, Fratelli d'Italia, è debole e subisce gli attacchi della Lega.
Poi vengono violati i diritti fondamentali. La manifestazione del dissenso è tutelata in una democrazia, ma voi stabilite che è un reato la resistenza pacifica, non violenta. Se questa norma di criminalizzazione della resistenza passiva viene associata a quella che recentemente voi avete approvato in questo Parlamento, cioè l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, nell'arco di poco più di un mese voi avete stabilito che il pubblico funzionario, che volontariamente viola le norme per abusare del proprio potere e discriminare un cittadino, non risponde in sede penale, ma il cittadino, che resiste pacificamente ad un abuso della pubblica autorità o a un ordine della pubblica autorità per manifestare un dissenso, finisce in galera. Oggi stiamo scivolando pericolosamente verso una strada autoritaria, che rende il cittadino debolissimo di fronte al potere della forza pubblica e questo non è accettabile ed è un pericolo per tutti. Avete deciso, con la norma sulle madri detenute, di colpire i minori, che meritano tutela, lo hanno detto i colleghi prima di me. Voi stabilite, con quella norma, l'articolo 15, che un bambino di pochi mesi può entrare in galera. Ad oggi, mai è stato consentito dal nostro legislatore, mai nella storia repubblicana, ma persino nella storia della dittatura italiana, che un bambino di tre, quattro o cinque mesi entrasse in una galera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Forza Italia, ancora una volta, ha detto che non è d'accordo e ha presentato un emendamento, che non cancella totalmente la norma ma che ne ridimensiona la portata. Vedremo se andranno avanti o se scapperanno, come fanno sempre, di fronte alle responsabilità del Parlamento, ma certamente noi non ci fermiamo e presentiamo emendamenti su questo tema.
Insomma, avete deciso di stravolgere il codice penale, violando diritti e beni costituzionali e lo avete fatto inserendo, da ultimo, in questo provvedimento, l'articolo 38, che stabilisce la clausola di invarianza finanziaria e con il quale rendete evidente a tutti la assoluta demagogia che vi anima. Non mettete un euro sulla sicurezza urbana, non mettete un euro per la tutela dei cittadini. Prevedete soltanto un diritto penale demagogico, che indica un nemico e cerca di abbatterlo.
Mancano le assunzioni, mancano gli investimenti sulle infrastrutture, mancano le politiche sulla casa, sulla rigenerazione urbana. Colpite i comuni con la manovra di bilancio, ma dove volete andare? Fermatevi, smettete di mettere mano al codice penale, stravolgendo e violando i diritti più importanti di cui la nostra Repubblica si è dotata e che rappresentano un caposaldo della nostra democrazia.
Anche per questi motivi e per i tanti altri che non ho avuto tempo di indicare qui, voteremo a favore della questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale D'Orso ed altri n. 4, di cui è cofirmatario.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Illustro la pregiudiziale di costituzionalità del disegno di legge Sicurezza. Vede, Presidente, il MoVimento 5 Stelle è sensibile ai temi della sicurezza e della legalità: riteniamo che sicurezza e legalità siano uno dei presupposti per l'ordinato vivere civile. Tuttavia, le esigenze securitarie vanno attentamente calibrate, altrimenti diventano uno strumento di limitazione dei diritti e delle libertà fondamentali della persona. È quanto accade con questo provvedimento e in ciò manifesta già la sua incostituzionalità. Si tratta di un provvedimento che inserisce nuove fattispecie di reato o aggrava fattispecie di reato già previste nella sanzione. È il solito noto approccio panpenalistico e pancarceristico o carcerario che serve a mascherare la politica fallimentare del Governo Meloni su tutti i fronti dell'economia e delle politiche sociali. Dico questo perché lo stesso Dipartimento di pubblica sicurezza, in una statistica pubblicata, ha dimostrato che da quando è insediato il Governo Meloni si assiste a un aumento dei reati di microcriminalità, quei reati predatori che creano grande allarme nella cittadinanza. Parliamo di scippi, parliamo di furti, quei reati cioè che dipendono direttamente dal disagio economico e sociale delle persone. Si dimostra come la politica repressiva del Governo, panpenalistica appunto, non solo sia compressiva dei diritti fondamentali della persona, ma anche inidonea ad assicurare l'ordinato vivere civile.
Questo provvedimento si caratterizza per l'indeterminatezza, per la genericità delle fattispecie penali che vengono introdotte, per la non proporzionalità e la irragionevolezza delle sanzioni. Tutti questi elementi insieme, questo pasticcio, danno luogo a una violazione dei diritti di libertà e di dignità della persona e, in fin dei conti, in una violazione grave dell'articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza. Parliamo, ad esempio, del reato, che viene introdotto, di detenzione di materiale con finalità di terrorismo. Si tratta di una fattispecie assolutamente indeterminata, che prevede una sanzione abnorme. Questo non è neanche più un reato di pericolo, è un reato del pericolo del pericolo. Pensiamo, ad esempio, all'introduzione del reato di occupazione di immobili: questa è una norma che si sovrappone con quella già inserita dal Governo Meloni nel famoso decreto sui rave party, quella norma che sanziona l'invasione di terreni e fabbricati con finalità di danneggiamento dell'incolumità o della sanità pubblica. Si tratta di una norma che si sovrappone, creando confusione e un coacervo di disposizioni che saranno di difficile interpretazione.
È bene che noi del MoVimento 5 Stelle siamo assolutamente attenti alla tutela della proprietà e della legittima detenzione, ma - vedete - il tema, come viene affrontato dal Governo con questo provvedimento che ha appunto origine governativa, produce un evidente contrasto con le norme costituzionali. Viene, ad esempio, criminalizzato il comportamento di chi, nella esplicazione di un legittimo diritto costituzionale - la libertà di espressione del proprio pensiero, che ricordo è sancita dall'articolo 21 della Costituzione -, viene a ostruire la circolazione stradale. Anche lì abbiamo la criminalizzazione della libera espressione del pensiero.
Mandate in carcere le donne incinte, e questo è gravissimo, oppure le donne che abbiano bambini piccoli, ancorché di età inferiore ai tre anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è davvero il peggio del peggio, perché voi in questo modo colpite i bambini - colpite i bambini - e spostate la connotazione del reato dall'oggetto della condotta al soggetto che la pone in essere, e ciò a causa dei vostri gravi pregiudizi. Neanche il codice fascista, il codice Rocco, era arrivato a tanto, inserire il reato di rivolta in carcere con atti di resistenza passiva. Quindi, da domani il carcerato che esprime, in maniera democratica, il proprio dissenso, ad esempio rifiutando di mangiare il cibo o non pulendo la propria cella ovvero non adempiendo puntualmente agli ordini della Polizia penitenziaria, sarà due volte criminale. Ciò viola non solo l'articolo 13, ma anche l'articolo 21 della nostra Costituzione. Si produce un'ulteriore aggravante: l'estensione di questa disposizione anche ai migranti che siano trattenuti nei centri di accoglienza. Con ciò il Governo e la maggioranza fanno passare un messaggio discriminatorio: identificate il migrante con il detenuto, dimenticando che il migrante non ha compiuto alcun delitto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dimenticando che il migrante, in quei centri di accoglienza, non è detenuto, ma semplicemente accolto, e questo è gravissimo.
Evidentemente, queste disposizioni servono a mascherare il fallimento del Governo Meloni nelle politiche efficaci a tutela della situazione delle carceri e della situazione non solo di coloro che vi si trovano costretti, ma anche del personale di Polizia penitenziaria che si trova, a causa del sovraffollamento, a esercitare con estrema difficoltà la propria attività.
Occorrerebbe una politica ampia, di costruzione e rigenerazione delle carceri, di tutela del personale penitenziario, con l'aumento degli organici, con la formazione continua, con gli aumenti stipendiali, ma nulla di tutto questo. Il Governo sopperisce al proprio fallimento con l'utilizzo, storpiandone il senso, della clava penale. È quanto accade con la mancanza di una politica di edilizia economica e popolare, l'abbiamo visto. Colpite in maniera penale grave coloro che occupano abusivamente gli immobili, ma pensate di non rifinanziare il Fondo per la morosità incolpevole degli affitti, di non agevolare l'acquisto e la ristrutturazione di abitazioni, di non immettere nel mercato abitativo le migliaia di immobili pubblici che attualmente sono inagibili e andrebbero ristrutturati. Vedete, con questa disposizione il Governo non punisce più il fatto, ma l'autore del fatto, e questo è gravissimo, è la torsione del diritto penale. Il Governo sa bene che questi reati non potranno essere né accertati, né puniti, e ciò disvela tutta la natura propagandistica del provvedimento. Un provvedimento con il quale le destre al Governo strizzano l'occhio alle frange più estreme della destra, quelle frange che non si riconoscono, come noi, in uno Stato sociale, bensì in uno Stato di polizia, uno Stato che tende a reprimere il dissenso e le manifestazioni in piazza.
Qui si svela anche la tempistica di questo provvedimento: siamo alla vigilia della legge di bilancio, una legge di bilancio che sarà di lacrime e sangue, a carico di quelle già tante fasce della popolazione che soffrono e che sarà aggravato dal regime di austerity, che il Governo ha votato in sede di Consiglio dell'Unione europea, introdotto dal Patto di stabilità e crescita. È evidente che le destre al Governo vogliono intimorire, vogliono impedire che la cittadinanza possa democraticamente manifestare in piazza e, quindi, mettete il bavaglio alle piazze. Tutto questo complesso normativo pone a carico dei cittadini il prezzo della mortificazione dei propri diritti e delle proprie libertà fondamentali.
Quindi, Presidente, ricapitolo: qui si viola l'articolo 2 della Costituzione, che stabilisce che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, l'articolo 3, che sancisce il principio di eguaglianza sia formale sia sostanziale, l'articolo 13, per il quale la libertà personale è inviolabile, l'articolo 21 sul diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, l'articolo 25, in base al quale nessuno può essere sottoposto…
PRESIDENTE. Concluda.
ALFONSO COLUCCI (M5S). …a misure di sicurezza, se non nei casi previsti dalla legge, l'articolo 27 sull'umanità della pena e sulla sua funzione rieducativa e l'articolo 31 che protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù.
Per queste ragioni, chiedo all'Aula, in accoglimento della questione pregiudiziale, di non procedere oltre nell'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Dori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Zanella ed altri n. 5, di cui è cofirmatario.
DEVIS DORI (AVS). Sì, grazie, Presidente. Avete impiegato 10 mesi per portare in Aula, in prima lettura, un ddl approvato in Consiglio dei Ministri nel novembre 2023; una lunga gestazione per il manifesto politico della nuova destra italiana, un condensato di norme anticostituzionali che ci avviano verso uno Stato di polizia, dove il cittadino deve essere un burattino obbediente che non può esprimere le proprie opinioni o il legittimo dissenso. Non siamo solo noi a dirlo, ma anche numerose organizzazioni, tra cui Amnesty International, Antigone e la stessa Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), che, in un documento di analisi di questo provvedimento, ha affermato: “la maggior parte delle disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto”.
Il provvedimento è affetto da uno sfrenato e incontenibile panpenalismo, dove prevale una logica repressiva in termini di proibizioni, punizioni e intimidazioni, creando nemici a tavolino. Nel testo compare ben 48 volte la parola sicurezza, ma tutto poi viene tradotto in nuovi reati e circostanze aggravanti, con il solo scopo di fare spot politici a costo zero.
In questo ddl è davvero difficile trovare qualcosa che non sia palesemente incostituzionale, è uno sfregio alla Costituzione, una sfida che lanciate anche al Presidente della Repubblica, che si troverà - speriamo di no - sul tavolo a dover firmare questo testo. Ovunque cada l'occhio, su questo ddl si vedono norme illiberali, norme che criminalizzano le lotte sociali, le proteste per i cambiamenti climatici, norme che mascherano intenti discriminatori, come quella che prevede il carcere per le donne in stato di gravidanza o con bambini neonati. Tra le norme presenti nel testo che cancellano tasselli dello Stato di diritto vi è il nuovo delitto di rivolta carceraria, che varrà anche per i migranti reclusi nei CPR e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo: con esso il Governo ha deciso di stravolgere il modello penitenziario repubblicano e costituzionale ricollegandosi al regolamento fascista del 1931 (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
L'inserimento tra le condotte punibili della resistenza passiva, e quindi condotte non violente, è in netto contrasto con i principi democratici, che riconoscono nel dissenso uno strumento di esercizio della sovranità. Abbiamo la norma anti-Gandhi per gli attivisti climatici, ma abbiamo anche la norma anti-Mandela per chi fa desistenza passiva in carcere; fosse per voi, Gandhi e Mandela oggi starebbero in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Introdurre nuovi reati aggravanti in un sistema che ha già sovrabbondanza di fattispecie incriminatrici può creare solo una ulteriore instabilità normativa, minando il principio di certezza della pena e aggravando il già appesantito carico giudiziario. Nel frattempo, i nostri tribunali soffrono per le gravi scoperture a tutti i livelli (dal personale amministrativo ai magistrati).
Certamente incostituzionali sono le disposizioni contenute in vari articoli: 9, 10, 12, 13, 15, 24, 26, 27, 28 e 29. Solo per citare alcune di queste norme, l'articolo 10 aggiunge al codice penale l'articolo 634-bis creando un nuovo reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui.
Ecco, la norma si sovrappone a quelle che già oggi puniscono la condotta di occupazione abusiva di un immobile, quindi si crea un coacervo disordinato di norme, disponendo un regime sanzionatorio così grave da risultare lesivo del principio di proporzionalità sancito dalla Costituzione; e nella medesima previsione normativa si attribuisce agli agenti di Polizia giudiziaria, compiuti i primi accertamenti riguardo alla sussistenza della fattispecie di reato, la facoltà di ordinare all'occupante l'immediato rilascio dell'immobile e di effettuare il reintegro nel possesso del denunciante. Di fatto, si attribuisce alla Polizia giudiziaria, anziché all'autorità giudiziaria, un potere che, inevitabilmente, implica valutazioni in ordine alla sussistenza o meno di un diritto.
L'articolo 13 introduce aggravamenti alla disciplina del Daspo urbano, misura di prevenzione atipica che è stata oggetto già di numerosi interventi legislativi, sempre volti ad ampliarne i presupposti oggettivi e soggettivi; si consente al questore di disporre questo Daspo anche nei confronti di coloro che risultino solo denunciati o condannati anche con sentenza non definitiva nel corso dei 5 anni precedenti per alcuno dei delitti non solo contro la persona, ma anche contro il patrimonio; è, dunque, sufficiente non solo una condanna non definitiva, ma anche una semplice denuncia per un qualunque delitto contro la persona o il patrimonio a giustificare il divieto impartito dal questore, e non richiede nemmeno l'accertamento del pericolo per la sicurezza che, peraltro, sarebbe anche ben difficile da accertare in caso di mera denuncia; L'articolo 14 è relativo ai blocchi stradali, utilizzati soprattutto dagli attivisti climatici come strumento di disobbedienza civile: il blocco stradale con il proprio corpo, che attualmente costituisce un illecito amministrativo, diventa delitto e verrebbe punito con una reclusione da 6 mesi a 2 anni, qualora effettuato da più persone; per non parlare delle misure relative alle madri detenute.
In questo manifesto politico, il Governo ha individuato due specifiche categorie di soggetti nei confronti dei quali accanirsi, evidentemente considerati dal Governo il pericolo numero uno per la nostra sicurezza: i detenuti e gli attivisti climatici, cioè coloro che - tantissimi giovani - manifestano pacificamente per sensibilizzare l'opinione pubblica circa gli effetti della crisi climatica e la necessità di mettere in discussione le nostre abitudini di vita, il nostro modo di consumare, di alimentarci, di produrre energia e via di seguito; per i detenuti, già schiacciati da condizioni inumane con un numero di suicidi impressionante, il Governo ha creato a tavolino il reato di rivolta in carcere che costituisce, di fatto, una forma di intimidazione nei loro confronti, perché la semplice protesta, anche per desistenza passiva, si trasforma in un reato; per non parlare poi dell'aberrante modifica degli articoli 146 e 147 del codice penale sulle madri detenute, che rende da obbligatorio a facoltativo il differimento della pena nei confronti delle donne incinte o con figli neonati, e abbiamo sentito - anche qui in Aula - esponenti di maggioranza dire che una donna incinta è meglio che stia in una struttura detentiva piuttosto che in stato di libertà in un campo rom. Sostanzialmente, lo Stato si sostituisce alla libertà personale, dicendo: tu vivi meglio in carcere.
Ma andando avanti di questo passo, la maggioranza arriverà ad affermare che è meglio mettere in carcere tutte le vittime, così da proteggerle da una società ingiusta e crudele che è fuori dal carcere; quindi, siamo davvero al mondo al rovescio: la vittima in carcere per proteggerla da un carnefice che se ne sta fuori dal carcere a fare quel che vuole, perché non verrà mai assicurato alla giustizia, in quanto i ddl Sicurezza di questo Governo si occupano di altro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): degli attivisti climatici. È proprio questo l'accanimento nei loro confronti, che era già iniziato con le norme anti imbrattamento di qualche mese fa: il vostro scopo è quello di criminalizzarli, e chiediamoci perché questo accanimento nei loro confronti. Evidentemente, gli attivisti climatici mettono in discussione un sistema economico che il Governo non vuole toccare, perché gli attivisti climatici ci ricordano quello che già la scienza afferma da sempre, cioè che i cambiamenti climatici sono causati dall'attività umana e che, quindi, abbiamo responsabilità e non sono un fatto ciclico come voi, negazionisti climatici, volete far credere pur di continuare a garantire certi interessi, ad esempio dei colossi energetici.
Sostanzialmente, create a tavolino nemici che non esistono, forse come diversivo per distrarre l'attenzione da altro.
Per questo motivo, non ci renderemo minimamente complici di un provvedimento…
PRESIDENTE. Concluda.
DEVIS DORI (AVS). …intriso di ideologia repressiva, di una deriva illiberale, che ci induce necessariamente a chiedere di non procedere all'esame di questo provvedimento.
PRESIDENTE. La ringrazio.
DEVIS DORI (AVS). Quindi, come Alleanza Verdi e Sinistra, voteremo a favore delle questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Io ho letto con molta attenzione le 5 pregiudiziali, e per la prima volta c'è veramente una ripetizione anche importante delle richieste e delle eccezioni formulate da parte dell'opposizione. Allora, visto il tema delicato, ho ritenuto di approfondire ogni singolo tema. Affrontiamo singolarmente quali sono queste eccezioni.
Si dice che questo provvedimento è incostituzionale perché non si può revocare la cittadinanza. La legge già lo prevede entro 3 anni da quando la sentenza diventa definitiva; con questa norma spostiamo fino a 10 anni da quando la sentenza diventa definitiva per i reati di terrorismo, di eversione e per altri gravi reati contro lo Stato italiano. Le opposizioni difendono la loro idea e contrastano questa norma dicendo che la Costituzione, per il principio di proporzionalità, arriverebbe a garantire il diritto alla cittadinanza a soggetti che hanno instaurato un rapporto con lo Stato italiano, quando i reati che hanno commesso e per i quali sono stati condannati sono reati di terrorismo, di eversione, quindi contro lo Stato italiano, e altri gravi reati.
Questa prima contestazione, ripetuta in tutte le pregiudiziali, è assolutamente, a nostro avviso, priva di qualsiasi fondamento, perché è il cittadino che ha commesso reato il primo che ha rotto quel patto con lo Stato italiano. Poi una frase che è piaciuta tanto, che abbiamo sentito in quest'Aula, ma anche fuori da qui, è la parte che riguarda la resistenza passiva, il fatto che qualcuno che resista passivamente possa essere condannato: le opposizioni staccano 2 parole, resistenza e passiva. Sentiamo scomodare, in quest'Aula, Gandhi e personaggi che hanno fatto ben altro nella loro vita che, come prevede la norma, essere condannati perché fanno resistenza passiva durante una rivolta in carcere.
Non è resistenza passiva standosene nel loro letto, perché quella non è resistenza, ma è fare resistenza durante una rivolta in carcere. Allora, tutte le loro disquisizioni in termini linguistici fanno capire che, addirittura, nella pregiudiziale del PD si parla di resistenza pacifica durante una rivolta in carcere. Noi tutti ci ricordiamo l'immagine di qualche anno fa nelle nostre carceri, quando ci sono stati anche diversi morti, qualcuno per una resistenza attiva e, magari, con l'aiuto di qualcuno che ha fatto una resistenza passiva, ma sempre resistenza durante una rivolta in carcere.
Quindi non ci lasciamo truffare dalle parole inserite in queste pregiudiziali, ma, andando a leggere attentamente quello che dice la norma, il contenuto è ben diverso da quello che ci viene qui propinato; come per i blocchi stradali, che già oggi, in alcuni casi, potevano considerarsi reati e che le opposizioni sostengono fossero soltanto illeciti amministrativi. Noi tutti sappiamo il disagio e i problemi che causano: questa maggioranza li sta trasformando in un reato, perché la lesività di questo tipo di condotta di persone che bloccano il traffico di loro iniziativa è sicuramente già illegittima.
Adesso diventerà anche illecita, perché commetteranno un reato, e quindi consentiranno alle Forze dell'ordine di intervenire e di ripristinare la viabilità, ove queste interruzioni siano operate da attivisti più o meno concreti e di associazioni più o meno credibili. Per quello che riguarda, poi, le detenute madri, voglio sprecare poche parole. Non si può permettere a persone che vengono ritenute dalla magistratura in condizioni eccezionali, in quanto per la norma deve ricorrere un'eccezionale rilevanza e il rischio di commissione di nuovi reati, di continuare all'infinito a commettere reati; ma, soprattutto, ci si chiede anche perché queste persone non abbiano perso la responsabilità genitoriale nei confronti dei propri figli, quando abbiamo visto, anche nel recente passato, delle vicende nel nostro territorio nazionale che prevedono, per molto meno, la perdita della responsabilità genitoriale.
Per tutti questi motivi, il nostro sarà un voto assolutamente contrario a queste pregiudiziali perché c'è la necessità di vedere velocemente approvata questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore delle pregiudiziali per un motivo specifico, ossia per i contenuti inerenti alle disposizioni sulle detenute madri. Poi discuteremo nel merito sugli altri temi, sugli argomenti trattati nel provvedimento, anche sui profili penali di compatibilità con l'impianto del codice penale, eccetera. Questo significa scendere nel merito, ma quel profilo sulle detenute madri per noi è insuperabile.
Ci sono delle scelte che il legislatore deve fare in piena legittimità, e nel merito del provvedimento ci si confronta sui diversi modi di affrontare una tematica, sui profili e sulle diverse risposte che uno Stato può dare rispetto a comportamenti illegittimi o meno, illeciti o meno. Si può decidere se anticipare o meno la soglia della punibilità, se privilegiare un aspetto piuttosto che un altro, e ciò nel contemperamento dei valori in gioco a seconda delle scelte e della sensibilità politica.
Noi entriamo nel merito sempre, o meglio, cerchiamo di entrare nel merito delle valutazioni, senza posizioni preconcette, apodittiche oppure ideologiche, però questo provvedimento sottopone a noi l'ipotesi che il rinvio della pena per le donne incinte e madri di prole fino a 1 anno non sarebbe più obbligatorio, ma facoltativo. Qui c'è il contrasto con le regole penitenziarie europee, stabilite in conformità alle decisioni delle Nazioni Unite, relative al trattamento delle donne…
PRESIDENTE. Deputato D'Alessio, sono costretto a interromperla, porti pazienza. Abbiamo tollerato, ma, invece di autoregolamentarsi, l'Aula, gradualmente, incrementa il volume nello scambio delle conversazioni, dei capannelli. Tuttora, mentre parlo, ognuno continua a svolgere le proprie legittime attività di conversazione, che però rendono incomprensibile il suo intervento. Quindi, la prego di aspettare con me che si faccia silenzio, saremo pazienti, evitando anche di dare le spalle alla Presidenza, per cortesia. Prego, prosegua.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie. Dicevo che, indipendentemente dai profili di merito, che noi ci sforziamo sempre di valutare e sui quali cerchiamo di confrontarci costruttivamente, da un punto di vista dei problemi di costituzionalità è questo il punto che noi non riusciamo a superare, cioè il contrasto con le regole penitenziarie europee, stabilite in conformità alle decisioni delle Nazioni Unite, relative al trattamento delle donne detenute e alle misure non detentive per le donne autrici di reato.
Qui, secondo noi, il Governo fa un errore: focalizza la propria attenzione sul reato, sulla possibilità ipotetica di una recidiva della donna incinta o madre detenuta; invece bisogna spostare l'angolo visuale, bisogna assolutamente capovolgere l'inquadratura. Al centro dell'interesse e della nostra attenzione ci deve essere il minore: se spostiamo l'angolo visuale, il profilo di incostituzionalità emerge in tutta la sua evidenza, viene calpestata la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
L'interesse superiore del minore a vivere fuori dal carcere non può essere rimesso a valutazioni e deve essere la stella polare per ogni analisi e per ogni considerazione. Quindi voteremo, per questa ragione specifica, per la pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Magi n. 1, Faraone ed altri n. 2, Bonafe' ed altri n. 3, D'Orso ed altri n. 4 e Zanella ed altri n. 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Nazario Pagano. Ne ha facoltà.
NAZARIO PAGANO, Presidente della I Commissione. Grazie, Presidente. Vorrei chiederle cortesemente una sospensione di 15 minuti, per poter riunire il Comitato dei nove, possibilmente presso la Sala del Governo, in modo da far esprimere il parere sugli emendamenti e sul testo da parte dei relatori del provvedimento di cui si sta discutendo.
PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,30.
La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 18,45.
Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi vorremmo portare alla sua attenzione, Presidente, e, suo tramite, all'attenzione del Presidente Fontana, il modo con cui ci troviamo a lavorare, che troviamo assolutamente inaccettabile. Presidente, questo è un provvedimento che nasce da lontano, questo disegno di legge è stato immaginato, pensato, prodotto tantissimo tempo fa, è rimasto nei cassetti per lungo tempo. Forse qualcuno di voi ricorderà che, prima della sospensione feriale, era addirittura previsto che arrivasse in Aula per la discussione generale perché c'era una certa fretta ad ottenere il provvedimento sulla sicurezza.
Non è andata così, lo sappiamo, per diversi motivi, che ora non ripeto, ma siamo abbastanza attoniti rispetto a quello a cui abbiamo assistito poc'anzi nel Comitato dei nove. Presidente, noi abbiamo appreso che il Governo ha pareri soltanto dall'articolo 1 all'articolo 10 e la Commissione bilancio si è espressa solo dall'articolo 1 all'articolo 14. Questo non è un provvedimento qualunque e lei mi dirà che ci sono dei precedenti, ma un precedente che vorrei citare io, Presidente, prima che lo faccia lei, ad esempio il codice della strada, contiene provvedimenti che riguardano solo il codice della strada, mentre qui ci troviamo di fronte a un provvedimento che parla di carcere, che parla di terrorismo, che parla di mafia, che parla di tante altre cose.
Lo voglio ricordare perché noi trascuriamo il fatto che si tratti soprattutto di norme di natura penale, per le quali è assolutamente necessario che noi si abbia l'idea complessiva del provvedimento. Presidente, non è accettabile che venga trasferito in Aula quello che purtroppo sta già succedendo in Commissione, dove spesso siamo costretti a lavorare saltando articoli e solo per quei pareri, quando quei pochi pareri arrivano.
Noi le chiediamo, suo tramite, Presidente, che questo provvedimento oggi non inizi l'esame, perché non abbiamo il quadro complessivo, perché non abbiamo il parere su tutti gli emendamenti, perché abbiamo bisogno di conoscere il contesto nel quale questo provvedimento si sta muovendo, anche alla luce di emendamenti che sono stati presentati anche dalla maggioranza e su cui non abbiamo ad oggi il parere né della Commissione bilancio né del Governo, e vorremmo che questo accadesse alla luce del sole, cioè vorremmo che non vi fosse, ancora una volta, il tentativo di privare il Parlamento italiano della propria capacità e del proprio ruolo legislativo, perché questo è quello che sta succedendo. Stiamo lavorando in un modo inaccettabile.
Quindi, Presidente, le chiedo, a nome del Partito Democratico, lo abbiamo già detto anche nel Comitato dei nove, che non si vada oltre nell'esame del provvedimento fintanto che non ci siano tutti i pareri sugli emendamenti e sull'articolato, non solo da parte della Commissione bilancio, ma anche e soprattutto da parte del Governo, perché noi vogliamo sapere dove si sta puntando, a che cosa si vuole arrivare. Non è possibile che si lavori in questo modo e non è possibile che questo accada in Aula, perché va bene che lo facciate in Commissione, ma credo che in Aula ci voglia maggiore rispetto per il ruolo dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Anche noi per sottolineare questo iter un po' anomalo del provvedimento che abbiamo in Aula. Nella giornata di oggi abbiamo lavorato tutti quanti con grande serenità, esponendo le nostre opinioni e le nostre posizioni rispetto a questo disegno di legge. Noi vorremmo continuare con questo spirito, nonostante questo provvedimento, dal nostro punto di vista, sia forse il peggiore che questa maggioranza ha espresso in questi 2 anni. Lavorare con tranquillità significa anche avere la capacità, da parte di tutti e, in modo particolare, della maggioranza, di lavorare in modo ordinato, di far capire a noi e alle persone, ai cittadini e alle cittadine che ci ascoltano fuori da qui, quello che sta accadendo.
Credo che non sia esattamente questo il modo migliore, cioè quello di arrivare al Comitato dei nove e dire che ci sono i pareri della Commissione bilancio fino all'articolo 14 e per i restanti no, e il Governo addirittura non è arrivato neanche all'articolo 14, ma è arrivato all'articolo 10. La questione non è soltanto di tipo formale, ma è di tipo sostanziale, perché è chiaro che con un parere parziale da parte della Commissione bilancio a tutt'oggi noi non sappiamo che cosa accadrà all'insieme del provvedimento che stiamo discutendo, perché i pareri dati dalla Commissione bilancio non sono meramente degli appunti che vengono fatti in ragione delle spese che sono previste negli emendamenti in discussione, ma ci sono delle questioni rispetto, per esempio, agli emendamenti che riguardano lo ius scholae e lo ius soli, che sono stati ritenuti dalla Commissione bilancio fondamentalmente non discutibili, e noi vogliamo anche capire per quale ragione la Commissione bilancio ritiene che sia impossibile discutere questi emendamenti.
Non sarà - lo dico, ovviamente, perché sono un tipo sospettoso - che non si vogliono affrontare questi emendamenti perché nella maggioranza ci sono posizioni diversificate, in modo particolare sullo ius scholae? Allora, a questo gioco noi non ci stiamo. Siamo per una discussione trasparente e chiara. Fate questi pareri, fate i pareri del Governo. Il Governo si deve attivare: se in questo mese di agosto sono stati in vacanza, è evidente che devono fare un po' più di lavoro a settembre. Diano i pareri che devono dare. Allo stesso modo, la Commissione bilancio ci faccia capire l'insieme delle questioni.
Noi abbiamo accettato che vengano segnalati gli emendamenti, il contingentamento. Siamo all'interno delle regole che ci siamo dati e che ci state dando, però, certo, noi, per la responsabilità che abbiamo di fronte al Paese, non possiamo cominciare a votare un provvedimento nel quale non è ancora chiaro quello che volete fare, quello che ci chiedete di fare. Lavorate, fate lavorare la Commissione, fate lavorare il Governo, e, una volta che avete i pareri, venite qui e discutiamo fino in fondo, visti i termini del Regolamento, quello che nel merito c'è da discutere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. In sede di Comitato dei nove abbiamo appreso che la Commissione bilancio, che era stata convocata per esprimere il necessario parere, aveva esaminato solo gli articoli da 1 a 14, e, quindi, non abbiamo il parere complessivo della Commissione bilancio sul complesso degli emendamenti, il che costituisce, a nostro giudizio, un impedimento a che questa Assemblea possa iniziare la trattazione del provvedimento stesso. Non pensiamo che il provvedimento possa essere considerato uno spezzatino, articolo per articolo, ma riteniamo che l'Assemblea debba essere messa in grado di valutarlo nel suo complesso e nella sua interezza, una norma in relazione all'altra, e non così, atomisticamente considerato.
Abbiamo, in quella sede, anche appreso, signor Presidente, che il Governo non ha i pareri. Ha solo i pareri relativi agli articoli da 1 a 10, ma mancano tutti i pareri successivi. Questo è gravissimo, Presidente, perché noi sappiamo che il Governo ha deliberato questo disegno di legge nel novembre 2023, che è approdato presso questo ramo del Parlamento il 22 gennaio 2024; sappiamo che ha languito nei cassetti delle Commissioni riunite per mesi, mesi e mesi, e poi è stato improvvisamente riesumato nel caldo luglio.
A quel punto è apparsa tale e tanta l'urgenza di deliberare sul provvedimento che non solo le Commissioni sono state convocate in notturna - noi abbiamo fatto una seduta fiume, che è cominciata alle 20 di sera ed è finita alle 9 del mattino -, ma in più siamo stati contingentati in maniera pesantissima e abbiamo avuto un minuto a gruppo per discussione su emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il che davvero ha compresso in Commissione la facoltà, il diritto e il dovere dei deputati e soprattutto dell'opposizione di argomentare sugli emendamenti.
Oggi, alla ripresa dei lavori parlamentari, ci troviamo con una maggioranza che, sia in sede di Commissione bilancio sia in sede di Governo, non è pronta con l'espressione dei pareri sugli articoli 11 e seguenti.
Presidente, voglio rilevare che tutto questo, probabilmente, ha un significato politico molto chiaro. Probabilmente, non è un caso che l'articolo al quale si è fermata la Commissione bilancio sia esattamente l'articolo 15, che è quello che inserisce nel nostro ordinamento la possibilità di mandare in galera anche le donne incinte o con bambini di età inferiore a tre anni. Viene davvero da pensare, Presidente, che il Governo non abbia trovato una sintesi politica su un articolo così grave, così evidentemente incostituzionale e incivile, che addossa ai bambini le colpe dei propri genitori, della propria mamma, ma soprattutto viene da pensare che il Governo non abbia trovato una sintesi su questo provvedimento per aver espresso i pareri solo sugli articoli da 1 a 10, prova ne è che la Commissione bilancio non è attualmente convocata, ma è stata convocata per domani alle 14,30, quindi, evidentemente non sono pronti. La maggioranza non è pronta, sta facendo melina e ci sta prendendo in giro.
Pertanto, Presidente, per il rispetto che è dovuto a questo ramo del Parlamento e per il rispetto che è dovuto ai deputati di minoranza, che stanno parlando e che stanno facendo doverosamente il proprio lavoro, chiediamo che quest'Aula non proceda all'esame di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) non solo finché la Commissione bilancio non si sia espressa sul complesso degli emendamenti, ma anche finché il Governo e i relatori non abbiano i pareri sul complesso degli articoli e degli emendamenti di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Tutti noi, colleghi, conosciamo l'iter travagliatissimo di questo provvedimento. Sappiamo che l'inizio dell'esame in Aula avrebbe dovuto vedere l'avvio all'inizio del mese di agosto. È stato posticipato di un mese anche per effetto dell'azione politica delle opposizioni, che hanno chiesto che vi fosse un approfondimento da parte della maggioranza e del Governo su alcuni articoli in particolare.
Ora se affrontiamo questa situazione da un punto di vista burocratico - mi si consenta l'espressione -, sicuramente, troveremo un precedente che ci dice che si può procedere a spizzichi e bocconi, andando avanti articolo per articolo e poi acquisendo i pareri che arriveranno.
Noi vogliamo procedere in modo politico, facendo una valutazione pienamente politica del provvedimento nel suo complesso. Vogliamo sapere come il Governo e la maggioranza intendano sciogliere i nodi principali che riguardano i punti più critici che toccano questioni relative alla libertà personale e alla libertà individuale, questioni che riguardano la detenzione delle persone, la detenzione delle madri in carcere con i propri figli, questioni che riteniamo folli e che saranno introdotte da questo provvedimento nell'ordinamento. Vogliamo sapere complessivamente i pareri del Governo per andare avanti.
PRESIDENTE. Mi pare che non ci siano altre richieste di intervento sull'argomento.
Faccio presente che l'Assemblea può procedere senz'altro all'esame di tutte le proposte emendative sulle quali è stato espresso il parere della Commissione bilancio, indipendentemente dal contenuto del provvedimento.
Nel caso di specie, la Commissione bilancio ha espresso il parere sugli emendamenti riferiti agli articoli da 1 a 14 e, conseguentemente, l'Assemblea può procedere all'esame di tali proposte emendative. Naturalmente, all'esame degli emendamenti riferiti agli articoli successivi si potrà procedere solo dopo che la Commissione bilancio avrà espresso i relativi pareri. Tra gli ultimi precedenti ricordo la seduta del 5 marzo 2024 in relazione al disegno di legge in materia di interventi di sicurezza stradale, già citato dalla deputata Serracchiani. Altri precedenti si sono verificati nelle sedute del 15 maggio e del 10 ottobre 2015.
Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per richiamo al Regolamento, articolo 8, comma 1, quello relativo al fatto che da lei dipende, ovviamente, anche il buon andamento dell'Aula.
La questione, come, peraltro, è già stato sottolineato poc'anzi dal collega Magi, ha aspetti… Non siamo qui a contestare i precedenti, sappiamo benissimo che, come spesso accade, se necessario, di precedenti se ne trovano sempre. Qui c'è una questione - e mi rivolgo a lei proprio per questo - di buon andamento, perché, fino a prova contraria, siamo qui a legiferare, e nell'andamento c'è anche come noi legiferiamo. Io credo, e mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza, che questo sia un provvedimento importante - ritengo che su questo siamo tutti d'accordo - che ha avuto un iter in Commissione molto travagliato e che, come è stato già sottolineato anche dalla collega Serracchiani, presenta una molteplicità di temi e di argomenti. Quindi, siamo a ribadire e a chiedere, per il suo tramite, che, proprio per il buon andamento di un'attività legislativa, a nostro giudizio - e questo è l'intervento sul Regolamento -, si possa e si debba affrontare l'intero provvedimento avendo chiaro sia qual è il parere della Commissione bilancio, sia quali sono i relativi pareri del Governo. Infatti, è del tutto evidente che, se nei pareri del Governo ci fossero - lo dico espressamente - novità significative rispetto all'andamento in Commissione, come per esempio sugli articoli riguardanti i bambini in carcere o sulla questione - cito un altro esempio - della canapa industriale, così come sul reato relativo alla rivolta in carcere e alla resistenza passiva, è evidente che il senso complessivo del provvedimento potrebbe essere valutato in maniera differente.
Ecco perché c'è un richiamo al buon andamento, perché siamo di fronte a una fase in cui c'è un doppio ritardo, mi si consenta questo, Presidente, uno dei quali non è dipendente dal Parlamento, perché è il Governo che, in questo momento, è stato in grado di esprimere i pareri solo fino all'articolo 11.
Quindi, le chiederemmo davvero - in una logica in cui, tra l'altro, fra mezz'ora sospenderemo i lavori -, anche da un punto di vista formale, di iniziare avendo il quadro complessivo e, quindi, vedendo se, in questa serata, possa riunirsi la Commissione bilancio e se il Governo possa determinare tutti i pareri. Io credo che, in questo modo, inizieremmo bene, perché il nostro obbligo, il nostro dovere, è anche quello di legiferare, avendo piena contezza degli argomenti e delle posizioni del Governo, ovviamente rispetto ai temi riguardanti la Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Abbiamo ascoltato sia i richiami sull'ordine dei lavori, sia questo richiamo al Regolamento del deputato Fornaro, e, da un punto di vista procedurale, la Presidenza, avendo richiamato anche i precedenti, che oltretutto sono precedenti abbastanza significativi, all'interno dei quali sono anche contenute le multidisciplinarietà dei provvedimenti, non c'è un blocco monolitico, quindi anche alcune argomentazioni che abbiamo ascoltato di fronte al richiamo ai precedenti sono da considerarsi superate. Quindi, io sono costretto ad andare avanti, a meno che non ci sia, non dal punto di vista procedurale, su cui già mi sono espresso, ma, da un punto di vista politico, un'indicazione diversa da parte del presidente della Commissione, o di chi per lui. Non mi pare che arrivino questi segnali, quindi, possiamo procedere, ricordando oltretutto che comunque si andrà a una concordata interruzione dei lavori dell'Aula per le ore 19,30. Quindi abbiamo 25 minuti a disposizione per procedere.
Si riprende la discussione.
(Esame degli articoli - A.C. 1660-A)
PRESIDENTE. Essendo state quindi respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate, passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti presentati.
Avverto che sono in distribuzione l'articolo aggiuntivo 1.01000 Dori e l'emendamento 26.1005 Zaratti, che, per un mero errore materiale, non compaiono nel fascicolo stampato.
La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (vedi l'allegato A). In particolare, il parere della Commissione bilancio reca tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
Avverto che, fuori dalla seduta, le proposte emendative 7.1000 e 23.01000 Battilocchio sono state ritirate dal presentatore.
Avverto, infine, che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 11.800 e 19.800, che sono in distribuzione (vedi l'allegato A) e con riferimento ai quali risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in Commissione: 1.01 Giuliano, 2.03 Dori, 010.03, 10.04 e 10.05 D'Orso, 010.05 Alfonso Colucci, 010.06 Sportiello, 010.07 e 33.09 Ascari, gli identici 10.32 Bonafè e 10.1006 Boschi, 019.02 e 019.03 Penza, gli identici 24.9 Gianassi e 24.10 Auriemma e 37.02 Bonafe'.
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranee rispetto ai contenuti del provvedimento in esame, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione: 9.01001 e 9.01002 Gadda, che novellano il testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione, intervenendo in materia di corsi di istruzione e formazione professionale nei Paesi di origine; 10.01000 Boschi, che proroga per gli anni 2024 e 2025 le agevolazioni per l'acquisto della prima casa da parte dei giovani; 10.01001 De Monte, che introduce nuove fattispecie di decadenza dall'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica; 11.01002, 11.01003 e 11.01004 Cafiero De Raho, che introducono nuove ipotesi di reato ovvero modificano fattispecie penali di reati contro la pubblica amministrazione; 11.01005 Ascari, che novella l'articolo 414 del codice penale, al fine di introdurvi la nuova fattispecie delittuosa dell'apologia di mafia; 17.01004 e 27.1004 Penza, che intervengono, rispettivamente, in materia di manutenzione straordinaria di immobili da assegnare alla Polizia di Stato e di alloggi di servizio del personale di tale Corpo; 17.01000 Auriemma, che incrementa la dotazione del Fondo per la legalità e per la tutela degli amministratori locali vittime di atti intimidatori e reca un contenuto analogo a quello dell'articolo aggiuntivo 24.06 Bonafe', dichiarato inammissibile in Commissione; 18.1018 Zanella, che interviene in materia di coltivazione e detenzione in forma individuale di cannabis per uso personale, a tal fine novellando il testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti ed esulando pertanto dall'ambito degli argomenti trattati dal testo in esame, che, all'articolo 18, reca modifiche alla legge n. 242 del 2016 in materia di promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa; 23.01002 Pellegrini, che reca l'istituzione del Fondo per l'assistenza psicologica del personale delle Forze armate; 27.01000 Faraone, che novella il testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione, intervenendo in materia di permesso di soggiorno per motivi lavorativi e di protezione speciale; 28.01000 Giuliano, che reca misure volte al contrasto dello sfruttamento del lavoro in agricoltura; 30.01002 Boschi, che istituisce nel bilancio di previsione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali il “Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola” e reca un contenuto analogo a quello dell'articolo aggiuntivo 22.012 Manzi, dichiarato inammissibile in Commissione; 30.01003 Boschi, che reca disposizioni volte a garantire la gratuità della formazione scolastica a partire dall'asilo nido e reca un contenuto analogo a quello dell'articolo aggiuntivo 22.013 Manzi, dichiarato inammissibile in Commissione; 30.01003 Boschi, che reca disposizioni volte a garantire la gratuità della formazione scolastica a partire dall'asilo nido e reca un contenuto analogo a quello dell'articolo aggiuntivo 22.013 Manzi, dichiarato inammissibile in Commissione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, il gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe, la componente politica +Europa e il deputato Soumahoro sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione. Poiché il gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe non vi ha provveduto, la Presidenza porrà in votazione gli emendamenti presentati da tale gruppo sulla base del loro ordine di votazione e fino a concorrenza del numero complessivo degli emendamenti dal medesimo segnalabili, in conformità a diversi analoghi precedenti e come rappresentato al gruppo medesimo per le vie brevi già nella giornata di ieri. Si tratta di 30 proposte emendative, il cui elenco è in distribuzione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1660-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Collega Fornaro, abbiamo già ascoltato diversi richiami all'ordine dei lavori, vediamo se c'è una differenza rispetto ai precedenti. Prego.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Nulla di ostruzionistico, Presidente, solo che c'è una numerosità degli emendamenti dichiarati inammissibili e chiedevamo se fosse possibile averne l'elenco o copia dello speech, in modo tale da poterli segnare. Come seconda cosa, anche questa non è solo di cortesia, ma anche un po' di sostanza, vorremmo capire se il Governo ha un'idea di quando completerà i pareri a seguire dopo l'articolo 11.
PRESIDENTE. Dunque, a proposito della prima domanda che lei pone, giustamente, manderemo copia a tutti i gruppi degli emendamenti dichiarati inammissibili e, quindi, del testo che ho appena letto. Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, la ringrazio. Noi, come gruppo di Italia Viva, abbiamo presentato emendamenti che erano in numero superiore, come il collega Magi e il collega Soumahoro, rispetto al numero che poi ci è stato detto che avremmo dovuto segnalare. Io credo, Presidente, che ci debba essere nella gestione dell'Aula e nella valutazione di passaggi come questo, non soltanto, una valutazione del Regolamento, ma anche un atteggiamento guidato dal buonsenso. Se da parte dei gruppi parlamentari, pochi, soltanto tre, anzi, di un gruppo parlamentare e del collega Magi e del collega Soumahoro, c'è una richiesta, presentando un numero di emendamenti non eccessivo, di trattare gli emendamenti nella loro interezza, visto che non c'è alcuna volontà ostruzionistica da parte nostra, non c'è un numero tale di emendamenti per cui noi abbiamo manifestato la volontà di impedire l'approvazione del provvedimento, sinceramente, questa rigidità nel non farci affrontare tutti gli emendamenti che abbiamo presentato ci è sembrata assolutamente inopportuna.
Pertanto, Presidente, abbiamo mandato una lettera alla Presidenza chiedendo di non segnalare gli emendamenti e ci è stato comunicato che bisognava procedere per forza per segnalazione. Volevo, quindi, comunicare all'Aula le ragioni per cui il nostro gruppo ha deciso di non segnalare alcun emendamento. La Presidenza, poi, ha deciso di prendere i primi 30, a sua scelta. Io credo che sia stata una scelta sbagliata, che però naturalmente segue il filone, nella gestione dell'approvazione di questo provvedimento, della totale chiusura e del non accoglimento, nemmeno, del minimo di regole di buonsenso, oltre che della rigidità regolamentare.
PRESIDENTE. La ringrazio per aver voluto mettere a parte l'Aula di questa sua decisione, su cui peraltro già conosce le risposte. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Presidente, mi vedo costretta a chiederle la parola per un richiamo al Regolamento, perché l'intervento dell'onorevole Fornaro, che ha semplicemente chiesto al Governo, ai relatori o al presidente della Commissione di sapere quando si intendano fornire all'Aula gli altri pareri, credo meriti un segno quantomeno di attenzione e di risposta, anche per poter svolgere i nostri lavori, perché altrimenti possiamo dedurre solo una cosa e cioè che il Governo non è in grado di dare i pareri, perché non ha sciolto i nodi politici dentro la propria maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per noi questo è inaccettabile, perché l'uso della Commissione bilancio per interrompere l'esame del provvedimento proprio all'articolo 14, cioè appena prima dell'articolo 15, su cui sappiamo che c'è una divisione dentro le forze di maggioranza, non è accettabile ed è una questione che investe anche la Presidenza.
L'esame del provvedimento e degli emendamenti in Commissione bilancio deve essere fatto sui profili finanziari; vogliamo capire perché non si possa procedere oltre l'articolo 15 e dare la possibilità ai relatori e al Governo di esprimere il parere. Non siamo disponibili ad essere presi in giro su una questione rilevante e ad avallare un uso strumentale delle istituzioni, compreso il ruolo della Commissione bilancio. Per questo motivo, chiediamo semplicemente di sapere, per regolarci, quando avremo i pareri sugli articoli successivi al 14 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Deputata Braga, io l'ho ascoltata con attenzione. Le risposte alle domande che lei pone in parte sono state date; e, in parte, se non vengono date, nella funzione che svolgo non posso costringere nessuno a rispondere a domande che vengono qui formulate.
Quindi, se nessun altro chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
INGRID BISA, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Presidente, per quanto riguarda l'articolo 1, i pareri sono contrari su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, io davvero ritengo che il fatto che il Governo non abbia risposto alla legittima domanda presentata dall'onorevole Fornaro sia davvero gravissimo. Abbiamo chiesto di conoscere entro quali termini il Governo ritenga di garantire a questa Assemblea pareri che sono necessari. Io non mi sento di poter discutere nel merito questo emendamento, proprio perché questa Assemblea non è stata messa nelle condizioni di valutare nel suo complesso il provvedimento, emendamento per emendamento, attraverso l'espressione, non solo dei pareri della Commissione bilancio, che abbiamo visto mancare, ma anche attraverso il doveroso parere da parte del Governo sul complesso non solo degli articoli, ma anche degli emendamenti di cui si compone o si potrà comporre questo provvedimento.
Pertanto, riteniamo che questo vulnus procedurale, ma anche questo sgarbo istituzionale nei confronti di una forma di opposizione che ha chiesto legittimamente questa informazione debbano essere da noi stigmatizzati ed è questo il senso del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Fino a prova contraria, c'è un relatore di minoranza. Il relatore di minoranza ha diritto a dare i suoi pareri, emendamento per emendamento. Almeno su questo, facciamo rispettare il Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Regolamento viene rispettato, come sempre. Prego, deputato Magi.
RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Per quanto riguarda gli emendamenti all'articolo 1, sugli emendamenti 1.1 Alfonso Colucci, 1.2 Mauri e 1.3 Serracchiani, il parere è favorevole. Sugli emendamenti 1.4 Mauri e 1.5 e 1.9 D'Orso il parere è favorevole. L'articolo aggiuntivo 1.01 Giuliano è inammissibile e sull'articolo aggiuntivo 1.02 Dori il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Mentre si vota, preciso che non sempre il relatore di minoranza esprime i pareri. È lì, se vuole, li può segnalare.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo all'emendamento 1.2 Mauri. Se non ci sono richieste di intervento, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Mauri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Serracchiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo all'emendamento 1.4 Mauri.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.
MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento in particolare, del tutto simile ai due precedenti, dimostra quanto questo Governo e questa maggioranza non abbiano assolutamente alcuna intenzione di collaborare e dialogare con l'opposizione per trovare delle sintesi, anche sulla base delle proposte che vengono avanzate. In particolare, questo emendamento, che ho scelto non a caso, lo rende evidente più che in altri. Infatti, sostanzialmente, questo articolo, che tratta di un fatto di un certo interesse - cioè cerca di affrontare il tema della radicalizzazione e, di conseguenza, si occupa di chi possa scaricare dalla rete materiale con certe finalità -, secondo noi e secondo anche altri testi già presentati nel passato e anche recentemente si sarebbe dovuto chiudere con un chiarimento a vantaggio di tutti e cioè che non è punibile chi si procura o detiene il materiale di cui al primo comma per finalità di lavoro, di studio o comunque per finalità estranee al compimento di condotte penalmente illecite. Infatti, si dice: attenzione, perché chi mette in atto quelle iniziative, scarica quel materiale, eccetera, ma non lo fa per terrorismo - che è l'argomento che viene trattato nell'articolo - ma lo fa per lavoro, studio o per finalità estranee al compimento di condotte non è passibile di questo reato.
Bene, il Governo è riuscito, secondo me magistralmente, addirittura a dare parere contrario di fronte a una cosa che più evidente di così non dovrebbe e non potrebbe essere. Questa è la dimostrazione dell'atteggiamento che, in particolare su questo DDL ma anche su altre cose, tiene questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Mauri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 D'Orso, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo all'emendamento 1.9 D'Orso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 D' Orso, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo all'articolo 1. Siccome nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 8).
Ricordo che l'articolo aggiuntivo 1.01 Giuliano è stato dichiarato inammissibile.
Passiamo quindi all'articolo aggiuntivo 1.02 Dori.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Allora, questo articolo aggiuntivo lo illustro sostanzialmente contestualmente al successivo - che per errore materiale non era all'interno del fascicolo sul quale però il relatore di minoranza non ha espresso il suo parere -; essi hanno la medesima ratio: la modifica all'articolo 5 della legge n. 645 del 1952, la legge Scelba. In particolare, l'oggetto è il saluto fascista o saluto romano. Con questa modifica, cerchiamo di andare a chiarire il fatto che il saluto romano debba essere sempre considerato una forma di manifestazione fascista e per questo motivo, quindi, sanzionato.
Perché è necessaria una precisazione e un chiarimento di natura normativa e da qui, quindi, questi due articoli aggiuntivi? Perché, in realtà, si è espressa la Cassazione a sezioni unite, nell'aprile 2024, però sostanzialmente la Cassazione a sezioni unite dice: è reato il saluto romano o saluto fascista, ma solo ove, avuto riguardo alle circostanze del caso, sia idoneo ad attingere il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista. Quindi, sostanzialmente, apre a questo, ma ha dei “se”, ha dei “ma”. Noi, invece, riteniamo che mentre il Governo, in questo provvedimento, si accanisce nei confronti degli attivisti climatici, ci siano manifestazioni molto più pericolose per la sicurezza pubblica, quali sono i raduni in cui ci si richiama al fascismo e, quindi, riteniamo assolutamente doverosa, sia in questo articolo aggiuntivo sia nel successivo, questa modifica all'articolo 5 della legge Scelba, in modo che sia chiaramente sempre ritenuto reato il saluto fascista, considerato all'interno di questi raduni.
Ecco, io penso che, in questo modo, la maggioranza e quella parte di maggioranza che in realtà si dichiara anche espressamente antifascista ha qui l'occasione per dimostrarlo, attraverso un voto favorevole di questo e anche del successivo articolo aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente, intanto per ringraziare e chiedere al collega se posso sottoscrivere questo articolo aggiuntivo. Credo che sia particolarmente importante questo articolo aggiuntivo e che ci riporti non solo alla storia di un passato che, giustamente, dobbiamo, vorremmo accantonare, ma credo che ci ponga anche interrogativi su quello che sta accadendo oggi. Non è infrequente, purtroppo, che ci siano episodi in giro per l'Italia in cui il saluto romano e i raduni fascisti alimentano un clima d'odio diffuso nel Paese. L'ultimo esempio è stato a Torino, dove un giornalista è stato anche picchiato e, come sapete, la situazione non è stata per niente facile e le conseguenze, come dire, sono sotto gli occhi di tutti, anche di chi fa finta di non vedere che quel saluto ha creato un clima e alimentato una cultura di odio che credo debbano essere fermati e credo che sarebbe davvero un bel segnale se, su questo emendamento, ci fosse la capacità della maggioranza di non fare delle scelte ideologiche che guardano a un passato, ma che, invece, guardano al futuro.
Facciamo una pagina insieme positiva per il Paese e per non dare una lezione ai nostri giovani, ossia che quello che è il saluto fascista è ancora un saluto che in quest'Aula, in qualche modo, non viene condannato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì, a titolo personale, per chiedere al collega Dori di poter sottoscrivere questa proposta emendativa, con le motivazioni che ha poc'anzi espresso la collega Gribaudo, che condivido totalmente.
PRESIDENTE. Sottoscrivono anche le deputate Boldrini, Quartapelle e tutto il gruppo del PD. Sottoscrivono anche i deputati Pellegrini e Quartini, oppure tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle? Bene, solo gli onorevoli Pellegrini e Quartini.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.02 Dori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Prima di concludere la seduta, passiamo all'articolo aggiuntivo 1.01000 Dori, su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo. Il parere del relatore di minoranza?
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Relatore di minoranza per la I Commissione. Favorevole.
PRESIDENTE. Per un errore materiale, non era compreso nel fascicolo, lo abbiamo detto prima, quando c'è stata tutta la declaratoria. Dunque, ha chiesto di parlare il collega Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Sì, grazie, Presidente. Allora, nella mia ingenuità, pensavo che la precedente proposta emendativa venisse approvata e quindi che non ci fosse necessità di intervenire su questo, ma, visto che è stata respinta, a questo punto ci riprovo. La maggioranza, almeno una parte della maggioranza, ha davvero la possibilità di dimostrare di essere concretamente antifascista, come lo è la Costituzione, approvando questo emendamento. Ribadisco la necessità di questo emendamento, proprio perché la Cassazione, nel riconoscere che il saluto fascista, il saluto romano, è reato ai sensi dell'articolo 5 della legge Scelba, in realtà poi apre con dei “se” e dei “ma”, quelli relativi al concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista. In questo modo, però, abbiamo la possibilità di sgombrare il campo da qualsiasi dubbio e quindi di poter, davvero, in maniera definitiva, riconoscere come in occasione di quei raduni il saluto fascista è un richiamo esplicito a un regime dal quale definitivamente il nostro Paese, a partire dalla nostra Costituzione repubblicana, ha preso definitivamente le distanze (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Sottoscrivono i deputati Quartini e Pellegrini, come prima. Sottoscrive tutto il gruppo del Partito Democratico, oltre al gruppo AVS.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ci faccia dire che, invece, noi siamo stupiti. Siamo stupiti perché ciò avviene dopo una vile aggressione squadrista in quest'Aula, subita da un deputato dell'opposizione, che aveva avuto il compito di portare una bandiera tricolore a un Ministro, e che ha ricevuto quello che in molti hanno visto, anzi in mondovisione. A “Bella Ciao” è stato risposto un simbolo, un simbolo terribile, quello della Xa MAS. Qualcuno, non contento, invece che scusarsi, magari a nome del partito, magari proprio perché è vicepresidente di quel partito, qui fuori, proprio qui fuori, diceva che “Bella Ciao” è un gestaccio più grave della Xa. Ecco, fatemi dire che - Cassazione o no, i fatti di Acca Larenzia o no - quello che CasaPound ha fatto ad Andrea Joly è tutto figlio dello stesso brodo.
Un brodo che non accetta una storia, che non ricorda che niente è equiparabile al fascismo, perché il fascismo è la cancellazione di tutte le idee e la soppressione di tutte le idee, dei diritti civili e sociali, e il banco qui dietro vuoto di Matteotti dovrebbe ricordarlo a tutti. Stiamo parlamentando e vi chiediamo…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARCO GRIMALDI (AVS). …di prendervi e assumervi le vostre responsabilità, non solo dicendo che ci sono delle mele marce…
PRESIDENTE. La ringrazio, è un minuto oltre il tempo a lei assegnato.
MARCO GRIMALDI (AVS). …ma che c'è qualcosa che non funziona anche nella ricostruzione della storia di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01000 Dori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Avverto che il Governo ha presentato l'emendamento 26.500, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, mercoledì 11 settembre, a partire dalle ore 9,30.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ricordo ai deputati di recarsi fuori dall'Aula, consentendoci di proseguire il nostro lavoro. Ha chiesto di parlare la deputata Barbara Polo. Ne ha facoltà.
BARBARA POLO (FDI). Grazie, Presidente e onorevoli colleghi. Il 9 settembre, cioè ieri, la città di Alghero in provincia di Sassari, la mia provincia, si è risvegliata con la notizia del danneggiamento di un monumento realizzato dall'artista algherese Mario Nieddu in onore degli uomini e delle donne della Folgore, voluta dall'Associazione nazionale paracadutisti d'Italia in ricordo della battaglia di El Alamein. Dopo la sua recente installazione, l'opera è stata oggetto di polemiche da parte di un movimento pacifista, che aveva manifestato un certo disappunto. L'atto vandalico per il momento è attribuito ad ignoti, ma era necessario segnalare l'accaduto, poiché purtroppo non si tratta di fatti isolati. Sempre più spesso le opere d'arte e i monumenti storici sono oggetto di sentimenti che con la pace non hanno nulla a che fare.
Ci auguriamo che questo ennesimo episodio sia l'ultimo ed esprimo la mia solidarietà all'Associazione italiana paracadutisti, che andrò personalmente a trovare nei prossimi giorni, insieme ad alcuni altri membri della Commissione difesa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 11 settembre 2024 - Ore 9,30:
(ore 9,30 e ore 16,15)
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario. (C. 1660-A)
Relatori: ALESSANDRO COLUCCI e MONTARULI (per la I Commissione) e BISA e PITTALIS (per la II Commissione), per la maggioranza; MAGI (per la I Commissione), di minoranza.
2. Seguito della discussione dei disegni di legge:
S. 613 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar il 4 gennaio 2018 (Approvato dal Senato). (C. 1149)
Relatrice: MARROCCO.
S. 563 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Accra il 28 novembre 2019 (Approvato dal Senato). (C. 1150)
Relatore: COIN.
S. 676 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Roma il 22 novembre 2019 (Approvato dal Senato). (C. 1260)
Relatore: BILLI.
S. 694 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kosovo sulla cooperazione di polizia, fatto a Roma il 12 novembre 2020 (Approvato dal Senato). (C. 1388)
Relatore: LOPERFIDO.
(ore 15)
3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
La seduta termina alle 19,35.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ALESSANDRO COLUCCI, AUGUSTA MONTARULI, INGRID BISA E PIETRO PITTALIS (A.C. 1660-A)
ALESSANDRO COLUCCI, Relatore per la maggioranza per la I Commissione. (Relazione – A.C. 1660-A). Onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi la discussione del disegno di legge del Governo recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario”, nel testo licenziato dalle Commissioni riunite I e II.
L'esame in sede referente presso le Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia del disegno di legge ha avuto inizio il 27 febbraio 2024 ed è proseguito con un ampio ciclo di audizioni, svoltosi nel mese di maggio, nel corso del quale sono stati auditi professori universitari, rappresentanti di autorità pubbliche, associazioni e sindacati interessati in ragione delle materie oggetto del provvedimento in esame.
Al termine dell'esame preliminare sono state presentate 334 proposte emendative di iniziativa parlamentare, nonché 2 proposte emendative da parte del Governo. L'esame degli emendamenti, avviato nella seduta del 29 maggio, si è concluso, dopo un lungo dibattito, con il conferimento del mandato ai relatori lo scorso 6 agosto.
A seguito dell'approvazione di 23 proposte emendative, il provvedimento ora all'esame dell'Assemblea è composto da 38 articoli (rispetto agli originari 29), distribuiti in sei Capi, recanti rispettivamente:
- disposizioni per la prevenzione e il contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata nonché in materia di beni sequestrati e confiscati e di controlli di polizia (articoli da 1 a 9);
- disposizioni in materia di sicurezza urbana (articoli da 10 a 18);
- misure in materia di tutela del personale delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché degli organismi di cui alla legge 3 agosto 2007, n. 124 (articoli da 19 a 32);
- disposizioni in materia di vittime dell'usura (articolo 33);
- norme sull'ordinamento penitenziario (articoli da 34 a 37);
- disposizioni finanziarie (articolo 38).
Passo a illustrare i contenuti del provvedimento e faccio presente che mi soffermerò sull'articolo 1 sino al 9 e, per quanto riguarda la I Commissione, la collega Montaruli illustrerà gli articoli da 27 a 33, mentre i relatori della II Commissione illustreranno le materie di loro competenza.
Relativamente al Capo I, rilevo che l'articolo 1, costituito da un unico comma e non modificato nel corso dell'esame in sede referente, interviene sul codice penale, in materia di delitti con finalità di terrorismo e contro l'incolumità pubblica.
Nel dettaglio, la lettera a) introduce nel codice penale l'articolo 270-quinquies.3 volto a prevedere il delitto di “Detenzione di materiale con finalità di terrorismo”, in base al quale è punito con la reclusione da 2 a 6 anni chiunque - al di fuori dei casi di associazione con finalità di terrorismo e di addestramento ad attività con finalità di terrorismo di cui agli articoli 270-bis e 270-quinquies del medesimo codice penale - consapevolmente si procura o detiene materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso di congegni bellici micidiali, di armi da fuoco o di altre armi, di sostanze chimiche, batteriologiche nocive o pericolose, nonché su ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione o un organismo internazionale. Evidenzio, a tale proposito, che, secondo quanto affermato nella relazione illustrativa, l'intervento si rende necessario per colmare un vuoto normativo sulla detenzione di documentazione propedeutica al compimento di attentati e sabotaggi con finalità di terrorismo. Nella relazione illustrativa si precisa che, nella prassi operativa, l'ipotesi della detenzione di materiale informativo concernente l'implementazione di metodi e l'approntamento e l'utilizzo di strumenti terroristici non è agevolmente riconducibile alle fattispecie di cui agli articoli 302 o 414 del codice penale, relativi all'apologia o all'istigazione di reati con finalità di terrorismo, o all'articolo 270-quinquies, nella parte in cui punisce l'auto-addestramento ad attività terroristiche.
La lettera b), invece, modifica l'articolo 435 del codice penale, aggiungendovi un secondo comma, al fine di introdurre un'ulteriore fattispecie del delitto di “Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti”. Ricordo che il citato articolo 435 punisce con la reclusione da 1 a 5 anni chiunque, al fine di attentare alla pubblica incolumità, fabbrica, acquista o detiene materie esplodenti, asfissianti, accecanti, tossiche o infiammabili ovvero sostanze che servono alla loro composizione o fabbricazione. Con la modifica effettuata dal disegno di legge in esame, viene stabilito che, fuori dei casi di concorso nel reato di cui al primo comma, è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, diffonde o pubblicizza materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso delle materie o sostanze indicate al primo comma, nonché su ogni altra tecnica o metodo per il compimento di delitti non colposi contro la personalità dello Stato di cui al libro II, titolo I, del codice penale puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni.
L'articolo 2, modificato nel corso dell'esame in sede referente, interviene sull'articolo 17 del decreto-legge n. 113 del 2018 (convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132) che, al fine di far fronte alle crescenti esigenze di prevenzione del terrorismo, prevede la comunicazione, da parte degli esercenti dell'autonoleggio, dei dati identificativi del soggetto richiedente il servizio, nonché – in ragione di un'integrazione della disposizione di cui al comma 1, lettera a), numero 1), nel corso dell'esame in sede referente – dei dati identificativi del veicolo, con particolare riferimento al numero di targa, al numero di telaio, agli intervenuti mutamenti della proprietà e ai contratti di subnoleggio, per il successivo raffronto effettuato dal Centro elaborazione dati istituito presso il Ministero dell'Interno.
Ciò premesso, l'intervento normativo recato dall'articolo 2 è finalizzato, da un lato, ad ampliare le finalità per le quali è possibile inserire le predette segnalazioni, ricomprendendovi, altresì, la prevenzione dei reati previsti dall'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale. Tale innovazione, come riportato nella relazione illustrativa, muove dall'esigenza di agevolare le attività di Polizia giudiziaria inerenti alla criminalità di tipo mafioso e al traffico di stupefacenti (comma 1, lettera a), numero 1)). Dall'altro lato, la misura è volta a colmare una lacuna normativa, introducendo una sanzione (arresto fino a tre mesi o l'ammenda fino ad euro 206) a carico degli esercenti dell'attività di noleggio di veicoli senza conducenti, che abbiano omesso la citata comunicazione (comma 1, lettera a), numero 2)). La lettera b) del comma 1 dell'articolo prevede – in ragione della modifica adottata – la ridenominazione della rubrica dell'articolo 17 del decreto legge n. 113 del 2018.
L'articolo 3, unico comma, modificato nel corso dell'esame in sede referente, introduce alcune modifiche al Decreto legislativo n. 159 del 2011 (codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione) in materia di documentazione antimafia riferita ai contratti di rete e di non applicabilità da parte del prefetto dei divieti di contrattare e di ottenere concessioni o erogazioni qualora dall'applicazione di tali divieti derivi il venir meno dei mezzi di sostentamento per l'interessato e la sua famiglia.
In particolare, la lettera a) del comma 1 reca una modifica al comma 2 dell'articolo 85 del citato codice al fine di inserire nel novero dei soggetti sottoposti a verifica antimafia le imprese aderenti al cosiddetto “contratto di rete”, in ragione – come si legge nella relazione illustrativa – della sua progressiva diffusione nel tessuto economico-imprenditoriale. In tal caso, le verifiche antimafia si applicano a tutte le imprese partecipanti al contratto di rete, nonché all'organo comune, laddove previsto.
La lettera b) del comma 1 – come sostituita nel corso dell'esame in sede referente – inserisce nel codice antimafia l'articolo 94.1, volto a prevedere l'esclusione di alcuni divieti e decadenze nei confronti delle imprese individuali. Con l'introduzione del nuovo articolo 94.1 si prevede che – ferma restando la competenza esclusiva del giudice, di cui all'articolo 67, comma 5 dello stesso codice– il prefetto, qualora ritenga sussistenti i presupposti per l'adozione dell'informazione antimafia interdittiva, possa escludere uno o più divieti e decadenze previsti all'articolo 67, comma 1, nel caso in cui accerti che per effetto dei citati divieti verrebbero a mancare i mezzi di sostentamento al titolare dell'impresa individuale e alla sua famiglia. L'esclusione de quo ha durata annuale, prorogabile ove permangano i presupposti accertati (comma 1). Segnalo poi che la mancanza dei mezzi di sostentamento di cui al comma 1 è accertata, su documentata istanza dell'interessato, all'esito di verifiche effettuate dal gruppo interforze istituito presso la prefettura competente ai sensi dell'articolo 90 del codice (comma 2). Il prefetto, quando dispone l'esclusione dei divieti e delle decadenze citati può prescrivere all'interessato l'osservanza di una o più misure amministrative di prevenzione collaborativa previste dall'articolo 94-bis, commi 1 e 2, del codice antimafia. In tal caso si applicano i commi 3, primo periodo, e 5 del medesimo articolo 94-bis (comma 3). Ad ogni modo, le disposizioni dell'articolo 94.1 non si applicano nei confronti delle persone condannate con sentenza definitiva o, ancorché non definitiva, confermata in grado di appello, per uno dei delitti di cui all'articolo 67, comma 8, che richiama i delitti di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale, nonché i reati di truffa commessa a danno dello Stato o di un altro ente pubblico e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di cui rispettivamente agli articoli 640, secondo comma, numero 1) e 640-bis del codice penale (comma 4). In conseguenza di tali modifiche, è stata ridenominata la rubrica dell'articolo 3 del disegno di legge.
L'articolo 4, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, interviene sulla disciplina delle misure di prevenzione, attribuendo al tribunale in composizione monocratica la cognizione in ordine all'applicazione del divieto di utilizzare strumenti informatici e telefoni cellulari ai soggetti maggiorenni destinatari dell'avviso orale disposto dal questore.
In particolare, la modifica riguarda il comma 6-bis dell'articolo 3 del codice antimafia, introdotto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 123 del 2023 – convertito con modificazioni dalla legge n. 159 del 2023 - che ha esteso l'ambito di applicazione soggettivo della misura di prevenzione dell'avviso orale includendovi i minori di diciotto anni che abbiano compiuto il quattordicesimo anno di età. Ricordo che la misura dell'avviso orale può essere accompagnata dall'imposizione di una serie di obblighi e divieti. Tra questi, il comma 4 dell'articolo 3 del Codice antimafia prevede che il questore possa imporre, alle persone che risultino definitivamente condannate per delitti non colposi, il divieto di possedere o utilizzare, in tutto o in parte, una serie di strumenti, tra i quali i telefoni cellulari. Al fine di adeguare la normativa in esame alle indicazioni provenienti dalla giurisprudenza costituzionale sul punto (sentenza n. 2 del 2023), l'articolo 5 del decreto-legge n. 123 del 2023 aveva inserito, nell'articolo 3 del codice antimafia i commi 6-bis, 6-ter e 6-quater, che prevedono un procedimento giurisdizionale per l'adozione dei provvedimenti concernenti il divieto di utilizzare strumenti informatici o di possedere o utilizzare telefoni cellulari. L'applicazione di tali divieti è pertanto subordinata all'esistenza di una serie di presupposti fissati dal comma 6-bis e può essere proposta dal questore all'organo giurisdizionale.
L'articolo 4 in esame incide sull'individuazione dell'organo giurisdizionale competente. La normativa attualmente in vigore rimette, infatti, la decisione al tribunale per i minorenni a prescindere dall'età dell'interessato. Tale previsione viene modificata con l'introduzione di una distinzione, in forza della quale la competenza ad adottare i divieti previsti dall'articolo 3, comma 6-bis, del Codice antimafia: rimane in capo al tribunale per i minorenni nel caso in cui il destinatario dell'avviso orale e dei divieti richiesti dal questore sia un soggetto minore di diciotto anni che abbia compiuto il quattordicesimo anno d'età; viene attribuita al tribunale in composizione monocratica negli altri casi. Per il resto, la disciplina del procedimento continua ad essere regolata dalle disposizioni vigenti.
L'articolo 5, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, reca disposizioni in materia di condizioni per la concessione dei benefici ai superstiti delle vittime della criminalità organizzata, con particolare riferimento all'esclusione dai benefici dei parenti o affini entro il quarto grado di soggetti destinatari di misure di prevenzione o sottoposti al relativo procedimento o a procedimento penale.
In particolare, sostituisce il comma 1 dell'articolo 2-quinquies del decreto-legge n. 151 del 2008 – convertito, con modificazioni, dalla legge n. 186 del 2008) – che, nel testo originario, prevedeva che i benefici previsti per i superstiti delle vittime della criminalità organizzata fossero concessi a condizione che il beneficiario non risultasse coniuge, convivente, parente o affine entro il quarto grado di soggetti nei cui confronti risultasse in corso un procedimento per l'applicazione o fosse applicata una misura di prevenzione di cui alla legge n. 575 del 1965 ovvero di soggetti nei cui confronti risultasse in corso un procedimento penale per uno dei delitti di cui all'articolo 51, comma 3-bis del codice di procedura penale.
Su tale disposizione è recentemente intervenuta la sentenza della Corte costituzionale n. 122 del 2024, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'esclusione dalla platea dei beneficiari dei parenti o affini entro il quarto grado dei soggetti sopra indicati.
Con la nuova formulazione del comma 1 del citato articolo 2-quinquies, da un lato si ripristina la previsione dell'esclusione dai benefici nei confronti del soggetto che risulti, oltre che coniuge o convivente, parente o affine entro il quarto grado di soggetti nei cui confronti risulti in corso un procedimento per l'applicazione o sia applicata una misura di prevenzione di cui al codice antimafia, ovvero di soggetti nei cui confronti risulti in corso un procedimento penale per uno dei delitti di cui all'articolo 51, comma 3-bis del codice di procedura penale; dall'altro, al contempo, si prevede che l'esclusione non si applichi qualora risulti che il beneficiario al momento dell'evento abbia interrotto definitivamente le relazioni familiari e affettive e i rapporti di interessi e sociali con i predetti soggetti, ovvero non abbia attuali rapporti di concreta frequentazione con i medesimi. Viene, pertanto, superata l'esclusione assoluta censurata dalla Corte costituzionale.
L'articolo 6, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, introduce alcune disposizioni in materia di protezione di collaboratori e testimoni di giustizia, in particolare per quanto concerne il rilascio delle identità di copertura. Come precisato nella relazione illustrativa, la ratio dell'intervento muove dall'intento di elevare ulteriormente il livello di protezione assicurato ai soggetti che collaborano con la giustizia, incidendo su quei profili che possono rappresentare delle criticità per la consistenza e l'efficienza del “sistema di protezione”. Nel dettaglio, il comma 1 introduce alcune modifiche all'articolo 13 del decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8 (convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82), che interviene in materia di contenuti delle speciali misure di protezione e adozione di provvedimenti provvisori. In primo luogo, viene integrato il comma 10 del citato articolo 13, al fine di consentire l'utilizzazione del documento di copertura anche da parte dei collaboratori e dei loro familiari sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari o che fruiscano della detenzione domiciliare. Sono consentiti inoltre l'utilizzazione del documento di copertura e la creazione di identità fiscali di copertura, anche di tipo societario, da parte del Servizio centrale di protezione, qualora ciò si renda necessario per il compimento di particolari atti o per lo svolgimento di specifiche attività di natura riservata e al fine di garantire la sicurezza, la riservatezza e il reinserimento sociale delle persone sottoposte a speciale programma di protezione, nonché la funzionalità, la riservatezza e la sicurezza delle speciali misure di protezione. Si prevede infine che per l'utilizzazione dei documenti e la creazione delle identità fiscali di copertura il Servizio centrale di protezione si avvalga della collaborazione delle autorità e degli altri soggetti competenti (comma 1, lettera a)).
Viene inoltre modificato il comma 11 del medesimo articolo 13 del decreto legge n. 8 del 1991, al fine di prevedere che: da un lato, l'autorizzazione alla creazione di identità fiscali di copertura, anche di tipo societario, da parte del Servizio centrale di protezione sia data dal Capo della polizia - direttore generale della pubblica sicurezza, con facoltà di delega a uno dei vice direttori generali del Dipartimento della pubblica sicurezza, e sia diretta alle autorità e agli altri soggetti competenti, che non possono opporre rifiuto di predisporre i documenti, procedere alle registrazioni e porre in essere ogni adempimento necessario (comma 1, lettera b), numero 1)); dall'altro lato, presso il Servizio centrale di protezione siano tenuti un registro riservato attestante i tempi, le procedure e i motivi dell'autorizzazione al rilascio del documento e ogni altra documentazione relativa alla creazione di identità fiscali di copertura, anche di tipo societario (comma 1, lettera b), numero 2)).
Il comma 2 dell'articolo 6 reca una modifica di coordinamento.
L'articolo 7, come modificato nel corso dell'esame in sede referente, da un lato, reca disposizioni in materia di impugnazione avverso le misure di prevenzione personali e dall'altro, in materia di gestione delle aziende sequestrate e confiscate, di amministrazione di beni immobili abusivi sequestrati e confiscati, nonché di contributi agli enti locali per la messa in sicurezza e l'efficientamento energetico dei beni destinati con provvedimento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
In particolare, il comma 1, lettera a), introdotto nel corso dell'esame in sede referente, aumenta da 10 a 30 giorni il termine di impugnazione dei provvedimenti di applicazione delle misure di prevenzione personali, modificando l'articolo 10 del codice antimafia.
In tema poi di amministrazione di beni sequestrati e confiscati la lettera b) interviene sull'articolo 36 del codice antimafia: aggiungendo il nuovo comma 2-bis, al fine di disporre che la relazione dell'amministratore giudiziario sui beni sequestrati illustri nel dettaglio le caratteristiche tecnico-urbanistiche, evidenziando gli eventuali abusi, di prevedere una rapida interlocuzione con gli uffici comunali competenti e recare disposizioni per i casi di particolare complessità o nei quali si renda necessario il coinvolgimento di altre Amministrazioni o di enti terzi (comma 1, lettera b), numero 1)); integrando l'attuale comma 3, prevedendo che l'attività di esecuzione delle verifiche tecnico-urbanistiche e di interlocuzione dell'amministratore giudiziario con gli uffici comunali competenti, debba proseguire sino al suo perfezionamento anche dopo il deposito della relativa relazione (comma 1, lettera b), numero 2)).
La lettera d) del comma 1 dispone l'introduzione, all'articolo 40 (Gestione dei beni sequestrati) del codice antimafia, di un nuovo comma 1-bis, il quale stabilisce che se nell'ambito dell'accertamento tecnico-urbanistico dei beni sequestrati viene accertata la sussistenza di abusi non sanabili, con il provvedimento di confisca il giudice ne ordina la demolizione in danno del soggetto destinatario del provvedimento; si stabilisce, inoltre, che il bene non venga acquisito al patrimonio dell'erario e che l'area di sedime sia acquisita al patrimonio indisponibile del Comune territorialmente competente. La lettera h) del comma 1 – aggiungendo il comma 15-quater.1 all'articolo 48 del codice antimafia – prevede che, qualora nel procedimento finalizzato alla destinazione del bene sia accertata la sussistenza di abusi non sanabili, l'Agenzia promuova incidente di esecuzione per avviare il procedimento con cui il giudice dispone la demolizione del bene.
Quanto invece al profilo relativo alla gestione di aziende sequestrate e confiscate, la lettera c) del comma 1 modifica l'articolo 38 del codice antimafia, aggiungendo il comma 3-bis, che prevede che le modalità di calcolo e di liquidazione dei compensi dei coadiutori dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) siano individuate con decreto, di natura regolamentare, del Ministero dell'Interno, da adottarsi di concerto con i Ministri dell'Economia e delle finanze e della Giustizia. La lettera e) del comma 1 modifica l'articolo 41 del decreto legislativo n. 159 del 2011, relativo alla gestione delle aziende sequestrate, al fine di prevedere che il tribunale aggiorni con cadenza almeno annuale la valutazione con cui il Giudice delegato ha autorizzato la prosecuzione o la ripresa dell'attività (nuovo comma 1-novies introdotto dalla lettera e), numero 1)). Si prevede, inoltre, che se mancano concrete possibilità di prosecuzione o di ripresa e se l'impresa è priva di patrimonio utilmente liquidabile, il tribunale lo comunica all'ufficio del registro delle imprese, che ne dispone la cancellazione entro 60 giorni (nuovo comma 5-bis introdotto dalla lettera e), numero 2)). La lettera f) prevede l'introduzione del comma 2-ter dell'articolo 44 del codice antimafia, disponendo che si provveda alle comunicazioni di cui al nuovo comma 5-bis dell'articolo 41 anche a seguito del decreto di confisca emanato dalla Corte d'Appello, previo nulla osta del Giudice delegato. Con la lettera g) – che aggiunge il comma 1-bis all'articolo 45-bis del codice – si prevede che, dopo il provvedimento definitivo di confisca, non possono prestare lavoro presso l'impresa confiscata i soggetti che siano parenti, coniugi, affini o conviventi con il destinatario della confisca, o coloro che siano stati condannati, anche in primo grado, per il reato di associazione di tipo mafioso (articolo 416-bis del codice penale). La lettera i) modifica l'articolo 51-bis del codice, in primo luogo introducendo una modifica testuale al comma 1 al fine di stabilire che il provvedimento di sequestro venga iscritto nei pubblici registri entro il giorno successivo alla sua esecuzione e non, come attualmente previsto, entro il giorno successivo al deposito in cancelleria. L'obiettivo è quello di evitare la divulgazione della misura cautelare del sequestro prima della sua esecuzione. La stessa lettera i) introduce inoltre il comma 1-bis, il quale prevede che il tribunale e l'ANBSC richiedano l'iscrizione gratuita presso il registro delle imprese delle modifiche riguardanti le imprese sequestrate e confiscate derivanti dalla loro amministrazione. Infine, la lettera l) interviene sull'articolo 54, comma 2, del codice al fine di prevedere che i crediti prededucibili aziendali siano soddisfatti mediante prelievo delle somme disponibili nel relativo patrimonio aziendale.
Nel corso dell'esame in sede referente è stato poi aggiunto il comma 2, che reca delle modifiche all'articolo 1, comma 53, della legge n. 160 del 2019 (legge di bilancio 2020), in materia di contributi agli enti locali per la progettazione definitiva ed esecutiva per la messa in sicurezza del territorio. In particolare, il citato comma 53 prevede che l'ammontare del contributo attribuito a ciascun ente locale venga determinato entro il 28 febbraio dell'esercizio di riferimento del contributo, con decreto del Ministero dell'Interno, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, tenendo conto di un ordine di priorità ivi indicato, che ricomprende la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, nonché la messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti e la messa in sicurezza ed efficientamento energetico degli edifici, con precedenza per gli edifici scolastici, e di altre strutture di proprietà dell'ente. Il provvedimento in esame prevede che tra questi interventi prioritari debbano essere ricompresi anche gli interventi relativi alla messa in sicurezza e all'efficientamento energetico dei beni destinati all'ente medesimo con provvedimento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC).
L'articolo 8, unico comma, rimasto nella sua formulazione originale, modifica la definizione di “articolo pirotecnico”, contenuta nel decreto legislativo 29 luglio 2015, n. 123. Con tale modifica, l'ordinamento interno viene adeguato alla nuova definizione comunitaria di articolo pirotecnico, introdotta nell'anno 2021. Secondo tale nuova definizione, gli effetti calorifici, luminosi, sonori, gassosi e fumogeni sono riferiti non più alle sostanze esplosive contenute nel prodotto, ma al prodotto medesimo.
L'articolo 9, unico comma, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, interviene sulle ipotesi di revoca della cittadinanza italiana in caso di condanna definitiva per i reati di terrorismo ed eversione ed altri gravi reati (articolo 10-bis della legge 5 febbraio 1992, n. 91), stabilendo che non si può procedere alla revoca ove l'interessato non possieda o non possa acquisirne un'altra (lettera a)). Al contempo, si estende da tre a dieci anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna il termine per poter adottare il provvedimento di revoca (lettera b)).
AUGUSTA MONTARULI, Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. (Relazione – A.C. 1660-A). L'articolo 27, modificato nel corso dell'esame in sede referente, reca disposizioni in materia di rafforzamento della sicurezza delle strutture di trattenimento e accoglienza per i migranti. Per altro verso, prevede l'estensione della disciplina speciale relativa alla realizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri, anche alle procedure per la localizzazione e per l'ampliamento e il ripristino dei centri esistenti.
In particolare, il comma 1, immutato, interviene sul testo unico immigrazione (decreto legislativo n. 286 del 1998) per introdurre un nuovo reato, finalizzato a reprimere gli episodi di proteste violente da parte di gruppi di stranieri irregolari trattenuti nei centri di trattenimento ed accoglienza.
Più nel dettaglio, la disposizione, inserendo un ulteriore comma 7.1 nell'articolo 14 del testo unico che disciplina il trattenimento nei centri per i rimpatri (CPR) quale misura esecutiva dell'espulsione, punisce con la reclusione da uno a sei anni chiunque – durante il trattenimento o la permanenza in un punto di crisi (strutture di cui all'articolo 10-ter del decreto legislativo n. 142 del 2015), in un centro governativo di accoglienza o in una struttura temporanea di accoglienza (centri di cui agli articoli 9 e 11 del decreto legislativo n. 142 del 2015), ovvero in una delle strutture di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge n. 416 del 1989 (in tema servizi di accoglienza prestati dagli enti locali ai titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati) - mediante atti di violenza o minaccia o mediante atti di resistenza anche passiva all'esecuzione degli ordini impartiti, posti in essere in tre o più persone riunite, promuove, organizza, dirige una rivolta. La mera partecipazione alla rivolta è punita con la pena della reclusione da uno a quattro anni.
La stessa disposizione prevede le seguenti aggravanti di pena: reclusione da due a otto anni se il fatto è commesso con l'uso di armi; reclusione da dieci a venti anni nelle ipotesi in cui, nel corso della rivolta, taluno rimane ucciso o riporta lesioni personali gravi o gravissime, anche se il decesso o la lesione personale sia avvenuta immediatamente dopo la rivolta e in conseguenza di essa. Il comma 1 interviene inoltre, per esigenze di coordinamento, sul comma 7-bis dell'articolo 14 del TU immigrazione.
Nel corso dell'esame in sede referente è stato aggiunto il comma 2. In particolare, il nuovo comma modifica il comma 3-bis dell'articolo 19, del decreto legge n. 13 del 2017, che semplifica le procedure per la realizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri attraverso la possibilità di derogare ad ogni disposizione di legge - ad eccezione della legge penale e del codice antimafia – e nel rispetto dei vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. Rilevo inoltre che tale disciplina viene estesa anche alle procedure per la localizzazione e per l'ampliamento e il ripristino dei centri esistenti. Rammento infine che l'efficacia della deroga è prevista fino al 31 dicembre 2025. Conseguentemente, è stata modificata la rubrica dell'articolo.
L'articolo 28, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, contiene disposizioni in materia di licenza, porto e detenzione di armi, autorizzando gli agenti di pubblica sicurezza – Carabinieri, agenti della Polizia di Stato, della Guardia di finanza e del Corpo della Polizia penitenziaria - a portare senza licenza, quando non sono in servizio, alcune tipologie di armi: si tratta, in particolare, in base all'articolo 42 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (di cui al Regio decreto n. 773 del 1931) di armi lunghe da fuoco, rivoltelle e pistole di qualunque misura, bastoni animati con lama di lunghezza inferiore ai 65 centimetri. La disposizione autorizza quindi il Governo ad apportare le necessarie modifiche al regolamento di esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (di cui al Regio decreto n. 635 del 1940) con regolamento di delegificazione.
L'articolo 29, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, estende l'applicabilità delle pene previste dagli articoli 1099 e 1100 del codice della navigazione ai capitani delle navi, italiane o straniere, che non obbediscano all'intimazione di fermo o che commettano atti di resistenza contro navi della Guardia di finanza impiegate in attività istituzionali.
A tal fine, il comma 1 estende l'applicazione degli articoli 5 e 6 della legge n. 1409 del 1956, attualmente applicabili alle sole fattispecie di vigilanza marittima ai fini della repressione del contrabbando dei tabacchi, anche alle attività del naviglio della Guardia di finanza impegnato in altre funzioni istituzionali nonché ai comandanti di navi straniere.
Inoltre, modificando con il comma 2 gli articoli 1099 (Rifiuto di obbedienza a nave da guerra) e 1100 (Resistenza o violenza contro nave da guerra) del codice della navigazione, il disegno di legge prevede la reclusione fino a 2 anni per il comandante della nave straniera che non obbedisca all'ordine di una nave da guerra nazionale nei casi consentiti dalle norme internazionali di visita e a ispezione delle carte e dei documenti di bordo (modifica dell'articolo 1099) e la reclusione da tre a dieci anni per il comandante o l'ufficiale della nave straniera per gli atti compiuti contro una nave da guerra nazionale (modifica dell'articolo 1100).
L'articolo 30, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, è finalizzato alla tutela delle Forze armate impegnate in missioni internazionali, e, a tale scopo, integra le disposizioni penali applicabili al personale partecipante e di supporto alle missioni, per prevedere la non punibilità dell'utilizzo di dispositivi e programmi informatici o altri mezzi idonei a commettere delitti contro l'inviolabilità del domicilio e dei segreti, ai sensi del codice penale.
Più in particolare, la norma integra il comma 3 dell'articolo 19 della legge quadro sulle missioni internazionali (legge n. 145/2016), che contiene disposizioni in materia penale applicabili al personale che partecipa a tali missioni. Il comma 3, che già prevede la non punibilità per il personale che, nel corso delle missioni internazionali, in conformità alle direttive, alle regole di ingaggio ovvero agli ordini legittimamente impartiti, fa uso ovvero ordina di fare uso delle armi, della forza o di altro mezzo di coazione fisica, per le necessità delle operazioni militari, viene integrato estendendo la non punibilità anche all'uso di apparecchiature, dispositivi, programmi, apparati, strumenti informatici o altri mezzi idonei a commettere i delitti di violazione del domicilio, della corrispondenza e delle comunicazioni, di illegittime interferenze nella vita privata nonché di violazione dei segreti (fattispecie di cui agli articoli da 614 a 623-ter del codice penale).
L'articolo 31, non modificato nel corso dell'esame in sede referente (ad eccezione della rettifica di un riferimento temporale al comma 3, lettera a) - 31 dicembre al posto che 31 gennaio – ad ogni modo eliminato ad opera della stessa disposizione), reca disposizioni per il potenziamento dell'attività di informazione per la sicurezza.
In particolare, il comma 1, alla lettera a), intervenendo sull'articolo 13 della legge n. 124 del 2007 (la legge reca la nuova disciplina dei servizi di informazione), prevede che le pubbliche amministrazioni e i soggetti equiparati siano tenuti a prestare agli organismi del sistema di informazione per la sicurezza – e più specificamente al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), all'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) e all'Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI) - la collaborazione e l'assistenza richieste, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale; la disposizione, inoltre, amplia il novero dei soggetti tenuti a prestare la collaborazione, estendendo tale obbligo alle società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico.
La disposizione poi rende permanenti le norme introdotte, in via transitoria, dal decreto-legge n. 7 del 2015 - e, per effetto di successive proroghe, vigenti fino al 31 dicembre 2024 -, per il potenziamento dell'attività dei servizi di informazione per la sicurezza, conseguentemente abrogando il comma 2 dell'articolo 8 del decreto-legge n. 7 del 2015, recante le medesime disposizioni in via transitoria (comma 2, lettera b). Le norme messe a regime riguardano:
- l'estensione delle condotte di reato scriminabili, che possono compiere gli operatori dei servizi di informazione per finalità istituzionali su autorizzazione del Presidente del Consiglio dei ministri, a ulteriori fattispecie concernenti reati associativi per finalità di terrorismo. Il disegno di legge sul punto non si limita a stabilizzare la normativa già introdotta in via transitoria, ma aggiunge al catalogo delle condotte scriminabili la direzione o l'organizzazione di associazioni con finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell'ordine democratico e la detenzione di materiale con finalità di terrorismo (reato quest'ultimo introdotto dall'articolo 1 del provvedimento), la fabbricazione o detenzione di materie esplodenti (comma 1, lettera b);
- l'attribuzione della qualifica di agente di pubblica sicurezza con funzioni di polizia di prevenzione a personale militare impiegato nella tutela delle strutture e del personale degli organismi di informazione per la sicurezza;
- la tutela processuale in favore degli operatori degli organismi di informazione per la sicurezza, attraverso l'utilizzo di identità di copertura negli atti dei procedimenti penali e nelle deposizioni (comma 2, lettera a);
- possibilità di condurre colloqui con detenuti e internati, per finalità di acquisizione informativa per la prevenzione di delitti con finalità terroristica di matrice internazionale (comma 3).
Infine, il comma 4, modificando l'articolo 14 del decreto legislativo n. 186 del 2021, prevede la possibilità per AISI e AISE di richiedere, secondo modalità definite d'intesa, al Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza e alla Direzione investigativa antimafia le informazioni e le analisi finanziarie connesse al terrorismo, al fine di prevenire ogni forma di aggressione terroristica di matrice internazionale.
L'articolo 32, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, in primo luogo modifica l'articolo 30 del codice delle comunicazioni elettroniche (Decreto legislativo n. 259 del 2003) e prevede la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell'esercizio o dell'attività da 5 a 30 giorni per i casi nei quali le imprese autorizzate a vendere schede S.I.M. non osservino gli obblighi di identificazione dei clienti, di cui all'articolo 98-undetricies dello stesso codice (comma 1). In secondo luogo, apporta novelle allo stesso articolo 98-undetricies (comma 2). Nel dettaglio, con riferimento alla conclusione di contratti il cui oggetto sia un servizio per la telefonia mobile, viene previsto che al cliente, se cittadino di Paese esterno all'Unione europea, sia richiesto anche il documento che attesti il regolare soggiorno in Italia (nuovo ultimo periodo del comma 1 dell'articolo 98-undetricies). Per il caso in cui il cliente lo abbia smarrito o gli sia stato sottratto, è necessario fornire copia della denuncia di smarrimento o furto (nuovo comma 1-bis dell'articolo 98-undetricies). Infine, ai condannati per il reato di sostituzione di persona (articolo 494 del codice penale), commesso con la finalità di sottoscrivere un contratto per la fornitura di telefonia mobile, si applica altresì la pena accessoria dell'incapacità di contrarre con gli operatori per un tempo da fissarsi tra i sei mesi e i due anni. Tale pena accessoria è irrogata nel caso in cui la condotta accertata sia stata animata dal dolo specifico del fine di sottoscrivere un contratto di telefonia mobile (nuovo comma 1-ter dell'articolo 98-undetricies). A tal proposito, pertanto, evidenzio che tra le diverse finalità già previste dall'articolo 494 del codice penale solo quella di sottoscrivere un contratto di telefonia mobile è idonea a configurare il dolo specifico che può portare alla citata pena accessoria.
L'articolo 33, unico articolo del Capo IV del disegno di legge, modificato nel corso dell'esame in sede referente, introduce nella legge n. 108 del 1996, che detta disposizioni in materia di usura, il nuovo articolo 14-bis. Con tale nuovo articolo si istituisce un albo di esperti che affianchino gli operatori economici vittime di usura ai fini del reinserimento nel circuito economico legale, stabilendo altresì le norme fondamentali che disciplinano compiti, incompatibilità e decadenza, durata dell'incarico e compenso dei suddetti esperti.
In particolare, l'esperto, che in base al comma 1 del citato nuovo articolo svolge funzioni di consulenza e di assistenza dal momento della concessione del mutuo – come precisato da una modifica apportata nel corso dell'esame in sede referente –, deve garantire un efficiente utilizzo delle risorse economiche assegnate e deve essere iscritto in un apposito albo, istituito presso l'Ufficio del Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. In base al comma 2 – modificato con riferimento alle categorie professionali di seguito indicate - possono fare richiesta di iscrizione all'albo, oltre ai revisori legali, agli esperti contabili, agli avvocati e ai dottori commercialisti iscritti ai rispettivi ordini professionali, anche soggetti dotati di specifiche competenze nell'attività economica svolta dalla vittima del delitto di usura e nella gestione di impresa. In base al comma 3, la richiesta di iscrizione deve essere corredata da una autocertificazione che attesti l'assenza di cause di divieto, sospensione o decadenza di cui all'articolo 67 del codice antimafia (d.lgs. n. 159 del 2011). Il comma 4 dispone che l'incarico di esperto sia conferito dal prefetto della provincia nel cui ambito ha sede l'ufficio giudiziario che procede per il reato di usura ovvero della provincia ove ha sede legale o residenza il beneficiario mentre il comma 5 prevede che del conferimento venga data – tempestivamente – comunicazione alla società CONSAP (Concessionaria servizi assicurativi pubblici Spa), che, in base al comma 14, dovrà a sua volta tempestivamente segnalare al prefetto e all'ordine professionale eventuali violazioni dei doveri da parte dell'esperto. Il comma 6 prevede che all'atto del conferimento dell'incarico all'esperto le somme erogate attraverso i mutui confluiscano in un patrimonio autonomo e separato costituito all'esclusivo scopo di rilancio dell'attività dell'operatore economico vittima del delitto di usura. Il comma 7 aggiunge che nel caso in cui emerga, anche tramite segnalazione dell'esperto, che l'attività svolta con l'utilizzo delle risorse assegnate non realizzi le predette finalità di reinserimento nel circuito dell'economia legale, i relativi provvedimenti di assegnazione dei benefìci possono essere revocati, con recupero delle somme erogate. L'esperto, a pena di decadenza, deve attestare di non trovarsi in situazioni di incompatibilità o di conflitto di interessi; egli inoltre deve svolgere con diligenza una serie di compiti, puntualmente indicati al comma 8, che vanno dal supporto per i progetti di capitalizzazione e per le attività di gestione del mutuo erogato, sulle quali l'esperto è tenuto a presentare un rendiconto, con cadenza periodica e ogni volta che il prefetto lo richieda, alla presentazione di una relazione annuale sul proprio operato al prefetto, all'ufficio del Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura e alla società CONSAP Spa, al sostegno alla vittima dell'usura in qualsivoglia azione indirizzata alla ripresa della sua attività economica. Nel caso voglia farsi coadiuvare da altri soggetti qualificati, l'esperto deve farne richiesta al prefetto che gli ha conferito l'incarico. In base al comma 9, all'esperto si applicano, quali cause di incompatibilità, le cause di ineleggibilità e decadenza stabilite dal codice civile per i sindaci di società per azioni; egli inoltre, ai sensi del comma 10, è tenuto alla riservatezza sui fatti e sui documenti di cui ha conoscenza in ragione delle sue funzioni, adempie ai suoi doveri con la diligenza del mandatario e risponde della veridicità della relazione annuale. Il comma 11 fissa la durata dell'incarico in 5 anni e ne prevede la rinnovabilità per una sola volta; sono sempre possibili le dimissioni volontarie dall'incarico, da comunicare, con preavviso di almeno 45 giorni, al prefetto e alla società CONSAP Spa. Il comma 12 prevede che l'esperto e il beneficiario possono chiedere di essere ascoltati dal prefetto o da un suo delegato in caso di dissenso, di situazioni di particolare gravità e urgenza, di mancato rispetto degli impegni assunti con il piano di investimento, mentre il comma 13 prevede che l'incarico dell'esperto sia revocabile dal prefetto, ad esempio a fronte di azioni od omissioni contrarie al corretto esercizio dei compiti di cui al comma 8 che, qualora accertate, danno luogo alla cancellazione dell'esperto dall'albo e alla nomina di un nuovo esperto per garantire la continuità nello svolgimento dell'attività di supporto. In base al comma 15, il compenso spettante all'esperto è corrisposto annualmente, a seguito della presentazione della relazione annuale a cura del medesimo, a valere sulle risorse del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell'usura e dei reati intenzionali violenti, nonché agli orfani per crimini domestici, senza alcuna decurtazione della somma erogata alla vittima del delitto di usura. Il comma 16, infine, demanda ad un apposito regolamento, adottato con decreto del Ministro dell'Interno, di concerto con i Ministri della Giustizia e dell'Economia e delle finanze, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, la normativa di dettaglio circa i requisiti per l'iscrizione all'albo nonché per la tenuta e la gestione del medesimo, il limite al numero di incarichi ricopribili, le modalità di conferimento secondo criteri di trasparenza e con il rispetto del principio di rotazione degli incarichi, la determinazione del compenso minimo e massimo, anche in relazione all'ammontare del beneficio concesso alla vittima di usura, da aggiornare ogni tre anni nonché le modalità per l'audizione, da parte del prefetto, dell'esperto o del beneficiario ai sensi del comma 12.
INGRID BISA, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. (Relazione – A.C. 1660-A). Onorevole Presidente, Onorevoli colleghi! Come anticipato dal relatore della I Commissione, procedo ad illustrare - anche a nome dell'altro relatore per la Commissione Giustizia - il Capo II, in materia di sicurezza urbana (articoli da 10 a 18), nonché gli articoli da 19 a 26 del Capo III, e quindi il Capo V, in materia di ordinamento penitenziario (articoli da 34 a 37), e, infine, il Capo VI, che reca le disposizioni finanziarie (articolo 38).
Il Capo II si apre con l'articolo 10, che interviene in materia di occupazione arbitraria di immobili destinati a domicilio altrui.
In primo luogo, si introduce nel codice penale l'articolo 634-bis (occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui), che punisce con la reclusione da due a sette anni la condotta di chi, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui, ovvero impedisce il rientro nel medesimo immobile da parte del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente. In sede referente è stato previsto che tale reato sussiste anche quando riguarda una sua pertinenza.
Alla stessa pena soggiace chi si appropria di un immobile altrui - ovvero di una sua pertinenza, come è stato specificato in sede emendativa - con artifizi o raggiri, o cede ad altri l'immobile occupato.
Ancora, fuori dei casi di concorso nel reato, soggiace alla medesima pena colui che si intromette o coopera nell'occupazione dell'immobile, riceve o corrisponde denaro o altra utilità per l'occupazione.
Il terzo comma del nuovo articolo reca una causa di non punibilità a favore dell'occupante che collabora all'accertamento dei fatti e ottempera volontariamente all'ordine di rilascio dell'immobile.
Il reato è perseguibile a querela della persona offesa, salvo il caso in cui sia commesso su immobili pubblici o a destinazione pubblica. In sede referente si è ulteriormente previsto che sia perseguibile d'ufficio se commesso ai danni di una persona incapace, per età o per infermità.
Il testo introduce nel codice di procedura penale, con il nuovo articolo 321-bis (Reintegrazione nel possesso dell'immobile), una procedura volta alla reintegrazione nel possesso dell'immobile con decreto del giudice - nella fase antecedente all'esercizio dell'azione penale, provvede il giudice per le indagini preliminari - che sia stato oggetto di occupazione arbitraria. In sede referente è stato previsto che tale procedura operi anche quanto l'occupazione riguardi una sua pertinenza.
Inoltre, se l'immobile occupato corrisponde all'unica abitazione effettiva del denunciante, si disciplina una procedura di rilascio coattivo e di reintegrazione nel possesso ad opera della polizia giudiziaria, previa autorizzazione del pubblico ministero e successiva convalida da parte del giudice.
L'articolo 11 comma 1, inserito in sede referente introduce la nuova circostanza aggravante comune dell'aver commesso il fatto nelle aree interne o nelle immediate adiacenze delle infrastrutture ferroviarie o all'interno dei convogli adibiti al trasporto passeggeri.
Inoltre, al fine di rafforzare il contrasto al fenomeno delle truffe agli anziani l'articolo in commento, al comma 2, modifica l'articolo 640 del codice penale (truffa) inserendo una specifica ed autonoma ipotesi di truffa aggravata, in caso di cosiddetta “minorata difesa” assistita dalla pena da due a sei anni di reclusione oltre la multa (da 700 a 3.000 euro). L'aumento di pena rende quindi applicabile anche la misura cautelare in carcere.
Il comma 3 integra l'articolo 380 del codice di procedura penale (Arresto obbligatorio in flagranza) al fine di consentire che la misura precautelare ivi disciplinata sia applicabile anche alla descritta truffa aggravata.
L'articolo 12, introdotto in sede referente, prevede un inasprimento delle pene per il delitto di danneggiamento in occasione di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico qualora il fatto sia commesso con violenza alla persona o minaccia. Nelle fattispecie aggravata la pena passa dalla reclusione da 1 a 5 anni; alla reclusione da 1 anno e 6 mesi a 5 anni e con la multa fino a 15.000 euro.
L'articolo 13, comma 1, lettera a), estende l'ambito della misura di prevenzione del DACUR, cosiddetto “Daspo urbano”.
Nell'attuale configurazione, tale istituto consente al sindaco di irrogare una sanzione pecuniaria e impartire un ordine di allontanamento dal luogo della condotta illecita, valido quarantotto ore, nei confronti dell'autore di condotte che impediscono l'accessibilità e la fruizione delle infrastrutture ferroviarie, aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, e delle relative pertinenze, o di chi – nei suddetti spazi – viene trovato in stato di ubriachezza, compie atti contrari alla pubblica decenza ovvero esercita il commercio abusivo.
In caso di reiterazione della condotta, il questore è autorizzato a disporre, il divieto – la cui violazione è punita con l'arresto da sei mesi ad un anno - di accesso ad una o più delle suddette aree, qualora ravvisi un pericolo per la sicurezza, per un periodo non superiore a dodici mesi, La novella interviene su tale misura, estendendone l'ambito soggettivo, in quanto ne diventano potenziali destinatari anche soggetti denunciati o condannati anche con sentenza non definitiva nei cinque anni precedenti per delitti contro la persona o il patrimonio. Inoltre, si abroga la norma che prevede la mera possibilità (e non l'obbligo) di subordinare la concessione della sospensione condizionale della pena all'osservanza del divieto di accesso impartito. Conseguentemente, il comma 2 dell'articolo in commento integra l'articolo 165 del codice penale (Obblighi del condannato) prevedendo che, se il divieto di accesso non è osservato, il giudice deve revocare la sospensione condizionale della pena.
Con una modifica introdotta in sede referente al comma 6-quater dell'articolo 10 del decreto legge n. 14 del 2017, si prevede infine che la disciplina dell'arresto in flagranza differita trovi applicazione anche quando il reato di lesioni ad un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive ovvero al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell'esercizio o a causa delle funzioni è commesso in occasione di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, di cui all'articolo 583-quater del codice penale.
L'articolo 14 trasforma l'illecito amministrativo commesso da chi impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo, a delitto punibile con la reclusione fino a un mese e la multa fino a 300 euro, e lo estende anche ai casi di blocco di strada ferrata, novellando in tal senso l'articolo 1-bis del decreto legislativo n. 66 del 1948.
Inoltre, inserisce nella citata disposizione un'aggravante speciale ad effetto speciale per l'ipotesi di consumazione del reato da parte di più persone riunite, graduando il trattamento sanzionatorio da sei mesi a due anni di reclusione, mentre sopprime il riferimento all'applicazione della sanzione per i promotori e gli organizzatori.
L'articolo 15 abroga all'articolo 146 del codice penale (Rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena) la disposizione che differisce l'esecuzione di una pena non pecuniaria se deve aver luogo nei confronti di donna incinta o madre di infante di età inferiore ad anni uno (attualmente prevista ai nn. 1) e 2) del primo comma).
L'abrogazione si estende anche alla disposizione - recata dal secondo comma - secondo cui tale obbligo di differimento non opera o viene revocato se la gravidanza si interrompe, o la madre è dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale o, ancora, se il figlio muore, viene abbandonato ovvero affidato ad altri, sempreché l'interruzione di gravidanza o il parto siano avvenuti da oltre due mesi.
Conseguentemente, si modifica l'articolo 147 del codice penale (Rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena), al fine di rendere facoltativo il rinvio della pena restrittiva della libertà personale per tali soggetti - come già attualmente previsto per la madre di prole di età superiore a un anno e inferiore a tre anni - e prevedere anche in tale ipotesi la revoca del provvedimento di rinvio qualora la madre sia dichiarata decaduta dalla responsabilità genitoriale sul figlio, il figlio muoia, venga abbandonato ovvero affidato ad altri che alla madre. La disposizione in esame integra le ipotesi di revoca, estendendole anche al caso in cui la madre, durante il periodo di differimento, pone in essere comportamenti che causano un grave pregiudizio alla crescita del minore.
Infine, si vieta il differimento della esecuzione della pena nei confronti di donna incinta o madre di infante di età inferiore ad anni tre, se dal rinvio derivi una situazione di pericolo, di eccezionale rilevanza, di commissione di ulteriori delitti.
In questo caso di impossibilità di rinvio della pena, riemerge un trattamento differente. Per la madre con figlio tra uno e tre anni l'esecuzione «può» aver luogo, in alternativa rispetto all'istituto penitenziario ordinario, anche presso gli istituti a custodia attenuata per detenute madri. Invece, per la donna incinta o madre di prole fino a un anno, l'esecuzione «deve» comunque avvenire presso gli ICAM, restando quindi fermo il divieto di esecuzione della pena negli istituti penitenziari.
L'articolo 16 modifica l'articolo 600-octies (Impiego di minori nell'accattonaggio. Organizzazione dell'accattonaggio) al fine di punire l'impiego di minori sino a sedici anni, anziché sino a quattordici anni come prevede la norma vigente. L'attuale limite massimo della reclusione fino a tre anni viene sostituito dalla pena minima di un anno e massima di cinque anni di reclusione.
Inoltre, si novella il secondo comma, che punisce che organizza, si avvale o favorisce la condotta di accattonaggio, al fine di includere nella fattispecie del delitto anche l'induzione all'accattonaggio. Ancora, se il fatto è commesso con violenza o minaccia o nei confronti di persona minore degli anni sedici o comunque non imputabile, è prevista un'aggravante ad effetto speciale che comporta l'aumento della pena da un terzo alla metà.
L'articolo 17, introdotto in sede referente, autorizza ad assumere 100 vigili urbani ciascuno dei comuni capoluogo di città metropolitana della Regione siciliana in procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (c.d. pre-dissesto) e che hanno sottoscritto l'accordo per il ripiano del disavanzo e il rilancio degli investimenti.
L'articolo 18, anch'esso introdotto durante l'esame nelle Commissioni, apporta novelle alla disciplina relativa al sostegno e alla promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa.
Tra le modifiche introdotte vi è, in particolare, il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.), anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati. Si prevede che, in tali ipotesi, si applicano le sanzioni previste al titolo VIII del D.P.R. n. 309/1990 in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza.
PIETRO PITTALIS, Relatore per la maggioranza per la II Commissione. (Relazione – A.C. 1660-A). Il Capo II si apre con l'articolo 19, che interviene sull'articolo 336 del codice penale (Violenza o minaccia a un pubblico ufficiale), sull'articolo articolo 337 del codice penale (resistenza a un pubblico ufficiale) e, in seguito ad un emendamento approvato nelle Commissioni, integra in novero delle circostanze aggravanti per tali reati, previste dall'articolo 339 del codice penale.
In entrambi i reati sono aggiunti due commi, finalizzati rispettivamente ad introdurre la circostanza aggravante a effetto speciale dell'aumento della pena di un terzo se il fatto è commesso nei confronti di (o per opporsi a) un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza e il divieto di prevalenza delle attenuanti, diverse da quella della minore età, rispetto alla predetta aggravante.
Con l'integrazione dell'articolo 339 del codice penale si aggiunge per tali reati, nonché per quello di violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi componenti una ulteriore aggravante a effetto comune che ricorre se la violenza o la minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un'opera pubblica o di un'infrastruttura strategica.
L'articolo 20 novella l'articolo 583-quater del codice penale (lesioni personali a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, nonché a personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie ad essa funzionali).
In primo luogo, viene esteso l'ambito applicativo del reato, in quanto si sostituisce l'espressione “pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive” con quella più ampia di “ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell'atto o a causa dell'adempimento delle sue funzioni”. Inoltre, viene introdotta anche una specifica sanzione, da 2 a 5 anni, per le lesioni semplici, attualmente rientranti nella disposizione generale di cui all'articolo 582 del codice penale.
L'articolo 21, introdotto durante l'esame in sede referente, consente alle Forze di polizia di utilizzare dispositivi di videosorveglianza indossabili nei servizi di mantenimento dell'ordine pubblico, di controllo del territorio, di vigilanza di siti sensibili, nonché in ambito ferroviario e a bordo dei treni.
Si prevede inoltre la possibilità di utilizzo dei dispositivi di videosorveglianza nei luoghi e negli ambienti in cui vengono trattenute persone sottoposte a restrizione della libertà personale.
L'articolo 22, introdotto in sede referente, reca disposizioni concernenti il riconoscimento - a decorrere dal 2024 - di un beneficio economico destinato alla copertura delle spese legali, quando intendano avvalersi di un professionista di fiducia, sostenute da ufficiali o agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria, nonché dai vigili del fuoco, indagati o imputati nei procedimenti riguardanti fatti inerenti al servizio svolto. Tale beneficio non può superare complessivamente l'importo di 10.000 euro per ciascuna fase del procedimento.
La disciplina in esame si applica anche al personale convenuto in giudizi per responsabilità civile ed amministrativa e consente di accedere a tale erogazione anche al coniuge, al convivente di fatto e ai figli del dipendente deceduto.
È fatta salva la rivalsa delle somme corrisposte in caso di accertamento della responsabilità con dolo del beneficiario, mentre non si procede a rivalsa in caso di archiviazione, di sentenza di non luogo a procedere o di proscioglimento, di assoluzione o di estinzione del reato, salvo che per i fatti contestati in sede penale sia stata accertata la responsabilità per grave negligenza in sede disciplinare.
L'articolo 23, anch'esso introdotto in sede referente, reca una disciplina del tutto analoga a quella descritta nell'articolo precedente, con riguardo al personale delle Forze armate.
L'articolo 24 modifica l'articolo 639 del codice penale (deturpamento e imbrattamento di cose altrui) introducendo un'aggravante di pena - reclusione da sei mesi a un anno e sei mesi e la multa da 1.000 a 3.000 euro - ove il fatto sia commesso su beni mobili o immobili adibiti all'esercizio di funzioni pubbliche, con la finalità di ledere l'onore, il prestigio o il decoro dell'istituzione alla quale appartengono.
Inoltre, si interviene in tema di recidiva, introducendo anche in questo caso una specifica aggravante della pena prevendo la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa fino a 12.000 euro.
L'articolo 25 interviene sull'articolo 192 del codice della strada (Obblighi verso funzionari, ufficiali e agenti) per inasprire le sanzioni per l'inosservanza degli obblighi ivi previsti da parte dei conducenti dei veicoli, quali quello di esibire documenti, consentire ispezioni del veicolo o arrestare il veicolo. La sanzione prevista è da 100 a 400 euro (attualmente, è da 87 a 344 euro). Per la sola inosservanza dell'invito a fermarsi, la sanzione è fissata da 200 a 600 euro e, in caso di reiterazione nel biennio, si applica anche la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida fino a un mese. Invece, per il caso di forzatura di un posto di blocco si prevede la sanzione del pagamento da euro 1.500 ad euro 6.000 e la sospensione della patente da tre mesi a un anno.
Infine, viene ritoccata la tabella dei punteggi prevista dall'articolo 126-bis dello stesso codice della strada, al duplice scopo di adeguarla alla nuova articolazione delle condotte e di graduare la decurtazione alla nuova valutazione di gravità.
L'articolo 26, al fine di rafforzare le misure riguardanti la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari integra l'articolo 415 del codice penale (istigazione a disobbedire alle leggi), per introdurre un'aggravante a effetto comune (aumento della pena edittale fino ad un terzo) se il fatto è commesso all'interno di un istituto penitenziario o a mezzo di scritti o comunicazioni diretti a persone detenute. Il citato articolo 415 prevede la reclusione da 6 mesi a 5 anni.
Ancora, si introduce il nuovo reato di cui all'articolo 415-bis (rivolta all'interno di un istituto penitenziario). Le condotte che integrano la fattispecie sono quelle di promozione, organizzazione o direzione di una rivolta, attuate mediante: atti di violenza o minaccia, resistenza, anche passiva, all'esecuzione degli ordini impartiti, tentativi di evasione. Tali condotte devono essere poste in essere da 3 o più persone riunite. Anche la mera partecipazione alla rivolta è punita.
La pena è la reclusione da 2 a 8 anni, mentre per la mera partecipazione alla rivolta è prevista la reclusione da 1 a 5 anni. Tuttavia, sono previste alcune aggravanti, che comportano un aumento della pena quali l'uso di armi (da 3 a 10 anni), nonché l'aver causato lesioni personali (aumento della pena fino ad un terzo) o la morte (punita con la reclusione da 10 a 20 anni) immediatamente dopo la rivolta e in conseguenza di essa.
La presente relazione prosegue con l'illustrazione delle disposizioni recate al Capo V, in materia di ordinamento penitenziario (articoli da 34 a 37) al Capo VI, che reca le disposizioni finanziarie (articolo 38).
L'articolo 34 modifica l'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975), in primo luogo per inserire nel catalogo dei cosiddetti “reati ostativi” quelli di istigazione a disobbedire a leggi e di rivolta all'interno di un istituto penitenziario, entrambi oggetto dell'articolo 18 del disegno di legge in esame.
In secondo luogo, fissa in sessanta giorni il termine entro cui l'amministrazione penitenziaria è tenuta ad esprimersi sul merito e rendere eventuali condizioni e prescrizioni ritenute necessarie ai fini dell'accoglimento della proposta di convenzione di inserimento lavorativo di detenuti e internati, da stipulare con soggetti pubblici o privati.
L'articolo 35 modifica la legge n. 193 del 2000, recante “Norme per favorire l'attività lavorativa dei detenuti” al fine di estendere le agevolazioni già previste dall'articolo 2 della citata legge in favore delle aziende pubbliche o private che organizzino attività produttive o di servizi impiegando persone detenute o internate all'interno degli istituti penitenziari, anche alle attività che prevedano l'impiego di detenuti assegnati al lavoro esterno.
L'articolo 36 estende la facoltà di assumere in apprendistato professionalizzante, anche ai condannati e agli internati ammessi alle misure alternative alla detenzione e ai detenuti assegnati al lavoro all'esterno.
L'articolo 37 autorizza il Governo, entro dodici mesi, a modificare il regolamento recante norme sull'ordinamento penitenziario e sulle misure privative della libertà di cui al D.P.R. n. 230 del 2000. La disposizione indica i criteri per la revisione della disciplina relativa all'attività lavorativa dei soggetti sottoposti a trattamento penitenziario accomunati, in sintesi, dalla finalità di favorire l'accesso e il reinserimento lavorativo dei soggetti sottoposti a trattamento penitenziario.
L'articolo 38, infine, contiene la clausola di invarianza finanziaria del provvedimento, salvo quanto previsto dagli articoli 17, 21, 22, 23 e 36.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PATRIZIA MARROCCO (A.C. 1149)
PATRIZIA MARROCCO, Relatrice. (Relazione – A.C. 1149). Illustre Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, la proposta di legge in esame reca l'autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar il 4 gennaio 2018.
Il provvedimento - già approvato in prima lettura dal Senato il 9 maggio 2023 - è finalizzato a migliorare la cooperazione bilaterale nel campo dell'assistenza giudiziaria in materia penale, assicurando che essa si realizzi in modo rapido, efficace ed in conformità con i princìpi del diritto internazionale. Esso rientra, dunque, negli sforzi di ampliamento dei rapporti di cooperazione giudiziaria che l'Italia persegue da anni, anche in ragione della necessità di rendere più efficace il contrasto della criminalità transnazionale.
Il Trattato si compone di 26 articoli preceduti da un breve preambolo. In particolare, l'articolo 1 precisa gli ambiti dell'assistenza giudiziaria in materia penale, fra cui la ricerca e identificazione di persone, la notificazione degli atti giudiziari, l'assunzione di testimonianze o dichiarazioni, la confisca di proventi illeciti.
L'articolo 2 circoscrive l'ambito di operatività del “principio della doppia incriminazione” ai soli casi in cui la richiesta di assistenza giudiziaria abbia ad oggetto l'esecuzione di perquisizioni, sequestri o altri atti che, per loro natura, incidano su diritti fondamentali delle persone. Al di fuori di tali ipotesi, l'assistenza potrà essere prestata anche quando il fatto per cui procede lo Stato richiedente non sia previsto come reato nello Stato richiesto.
L'articolo 3 disciplina i casi in cui possa essere previsto un rifiuto o un differimento dell'assistenza giudiziaria, includendovi, oltre a quelli previsti dalle norme pattizie internazionali, i casi in cui: la richiesta sia contraria alla legislazione dello Stato richiesto; si proceda per un reato politico o per uno di natura militare; si proceda per un reato punibile con una pena vietata dalla normativa nazionale e si abbiano fondati motivi che la richiesta possa essere strumentale a perseguire una persona per motivi di razza, sesso, religione, nazionalità od opinioni politiche.
Il Trattato individua quindi nei rispettivi Ministeri della Giustizia le Autorità centrali designate dalle Parti, disciplina le forme e il contenuto della richiesta, le modalità per l'esecuzione della domanda di assistenza e per la notifica dei documenti, le misure per la localizzazione e l'identificazione di persone, le assunzioni probatorie, le modalità di trasferimento temporaneo di persone detenute e le misure di protezione per vittime e testimoni.
I successivi articoli riguardano le modalità di comparizione delle persone, la produzione di documenti, le perquisizioni, i sequestri e la confisca di proventi del reato, gli accertamenti bancari e finanziari, la possibilità di costituire squadre investigative comuni e le procedure per lo scambio di informazioni sui procedimenti penali e sulla legislazione. Il Trattato disciplina, infine, le modalità per garantire la riservatezza delle informazioni o delle prove fomite, la suddivisione delle spese tra le Parti e la composizione di eventuali controversie interpretative o applicative dell'accordo.
Il disegno di legge di ratifica del Trattato consta di quattro articoli. L'articolo 3, in particolare, quantifica gli oneri complessivi derivanti dall'attuazione del provvedimento in 73.079 euro annui a decorrere dal 2023 (per trasferimenti, trasporto di cose, traduzioni, videoconferenze, ecc.), provvedendo alla copertura mediante corrispondente riduzione del fondo speciale di parte corrente relativo al Ministero degli Affari esteri.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta è pervenuta la seguente segnalazione in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 7 la deputata Bisa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 1660-A - QUEST PREG N 1,2,3,4,5 | 318 | 318 | 0 | 160 | 132 | 186 | 47 | Resp. |
2 | Nominale | DDL 1660-A - EM 1.1 | 316 | 246 | 70 | 124 | 58 | 188 | 46 | Resp. |
3 | Nominale | EM 1.2 | 315 | 314 | 1 | 158 | 135 | 179 | 46 | Resp. |
4 | Nominale | EM 1.3 | 315 | 315 | 0 | 158 | 136 | 179 | 46 | Resp. |
5 | Nominale | EM 1.4 | 316 | 316 | 0 | 159 | 136 | 180 | 46 | Resp. |
6 | Nominale | EM 1.5 | 314 | 309 | 5 | 155 | 124 | 185 | 46 | Resp. |
7 | Nominale | EM 1.9 | 316 | 250 | 66 | 126 | 61 | 189 | 46 | Resp. |
8 | Nominale | ARTICOLO 1 | 315 | 311 | 4 | 156 | 190 | 121 | 46 | Appr. |
9 | Nominale | ART AGG 1.02 | 313 | 312 | 1 | 157 | 132 | 180 | 46 | Resp. |
10 | Nominale | ART AGG 1.01000 | 305 | 305 | 0 | 153 | 127 | 178 | 46 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.