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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 16 settembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, afferma che «Gli Stati parte si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza. Gli Stati parte adottano tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivata dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari»;

    nella Convenzione europea sulla nazionalità conclusa tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa il 6 novembre 1997, ancora in attesa di essere ratificata da parte del nostro Paese, è previsto che ciascuno Stato faciliti, nell'ambito del diritto domestico, l'acquisizione della cittadinanza per «le persone nate sul suo territorio e ivi domiciliate legalmente e abitualmente» (articolo 6, paragrafo 4, lettera e)), osservato che l'articolo 3 della Costituzione garantisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»;

    la necessità di una nuova legislazione in materia di cittadinanza è oggetto di dibattito politico non solo in Parlamento, ma anche in molte regioni, province e comuni del Paese;

    è necessario riformare la legge 20 febbraio 1992, n. 91, alla luce dei mutamenti che hanno interessato la struttura demografica, sociale e culturale del nostro Paese, per superare una discriminazione che riguarda tra l'altro, una fascia di popolazione vitale e vulnerabile come quella dei minori. Il mancato riconoscimento della cittadinanza con il raggiungimento della maggiore età espone al costante rinnovo del permesso di soggiorno e priva – di fatto – del pieno godimento dei diritti fondamentali, quali il diritto di elettorato attivo e passivo. È più che mai necessaria una riforma di civiltà destinata a dare una risposta normativa alle ragazze e ai ragazzi che sono già italiani di fatto, ma che per la legge italiana risultano stranieri, come spesso stranieri sono considerati anche nei Paesi di origine dei loro genitori. Definire le regole secondo le quali viene riconosciuta la cittadinanza è una delle questioni centrali in uno Stato di diritto e tale argomento rappresenta un tema giuridico ma anche sociale, visti i risvolti pratici che ha sulla vita delle persone;

    per rendere una comunità più coesa e realmente inclusiva, può giocare un ruolo fondamentale conferire ai/alle giovani di origine straniera la cittadinanza attraverso un percorso di integrazione reale dove veder affermata l'idea di una comunità al contempo unica e plurale, in cui il dialogo, il confronto, il rispetto dei diritti e dei doveri della Costituzione siano capisaldi;

    la disciplina in materia di cittadinanza fa oggi capo principalmente alla legge n. 91 del 1992. Ai sensi di tale legge, acquistano di diritto alla nascita la cittadinanza italiana coloro i cui genitori (anche soltanto il padre o la madre) siano cittadini italiani (articolo 1, comma 1, lettera a)): si tratta della cosiddetta modalità di acquisizione della cittadinanza jure sanguinis; l'ordinamento italiano riconosce anche il criterio alternativo dello jus soli, pur prevedendolo soltanto in via residuale e per casi limitati a: coloro che nascono nel territorio italiano e i cui genitori siano da considerarsi o ignoti (dal punto di vista giuridico) o apolidi (cioè privi di qualsiasi cittadinanza) (articolo 1, comma 1, lettera b)); coloro che nascono nel territorio italiano e che non possono acquistare la cittadinanza dei genitori in quanto la legge dello Stato di origine dei genitori esclude che il figlio nato all'estero possa acquisire la loro cittadinanza (articolo 1, comma 1, lettera b)); i figli di ignoti che vengono trovati (a seguito di abbandono) nel territorio italiano e per i quali non può essere dimostrato, da parte di qualunque soggetto interessato, il possesso di un'altra cittadinanza (articolo 1, comma 2);

    la cittadinanza italiana è acquisita anche per riconoscimento della filiazione (da parte del padre o della madre che siano cittadini italiani), oppure a seguito dell'accertamento giudiziale della sussistenza della filiazione: l'acquisto della cittadinanza nelle due ipotesi illustrate è automatico per i figli minorenni (articolo 2, comma 1); i figli maggiorenni invece conservano la propria cittadinanza, ma possono eleggere la cittadinanza determinata dalla filiazione con un'apposita dichiarazione da rendere entro un anno dal riconoscimento, o dalla dichiarazione giudiziale di filiazione, o dalla dichiarazione di efficacia in Italia del provvedimento straniero nel caso in cui l'accertamento della filiazione sia avvenuto all'estero (articolo 2, comma 2);

    sono previste modalità agevolate di acquisto della cittadinanza per gli stranieri di origine italiana: la cittadinanza italiana può essere acquistata dagli stranieri o apolidi, discendenti (fino al secondo grado) da un cittadino italiano per nascita, a condizione che facciano un'espressa dichiarazione di volontà e che siano in possesso di almeno uno di questi requisiti: abbiano svolto effettivamente e integralmente il servizio militare nelle Forze armate italiane: in questo caso la volontà del soggetto interessato di acquisire la cittadinanza italiana deve essere espressa preventivamente (articolo 4, comma 1, lettera a));

    il regolamento di attuazione della legge n. 91 del 1992 chiarisce che, ai fini dell'acquisto della cittadinanza italiana, si considera che abbia prestato effettivamente servizio militare chi abbia compiuto la ferma di leva nelle Forze armate italiane o la prestazione di un servizio equiparato a quello militare (ad esempio il servizio civile), a condizione che queste siano interamente rese, salvo che il mancato completamento dipenda da sopravvenute cause di forza maggiore riconosciute dalle autorità competenti (decreto del Presidente della Repubblica n. 572 del 1993, articolo 1, comma 2, lettera b)); assumano un pubblico impiego alle dipendenze, anche all'estero, dello Stato italiano (articolo 4, comma 1, lettera b)); risiedano legalmente in Italia da almeno due anni al momento del raggiungimento della maggiore età; la volontà di conseguire la cittadinanza italiana deve essere manifestata con una dichiarazione entro l'anno successivo (articolo 4, comma 1, lettera c));

    per l'acquisto della cittadinanza italiana viene considerato legalmente residente nel territorio dello Stato chi vi risiede avendo soddisfatto le condizioni e gli adempimenti previsti dalle norme in materia d'ingresso e di soggiorno degli stranieri in Italia e da quelle in materia d'iscrizione anagrafica (decreto del Presidente della Repubblica n. 572 del 1993, articolo 1, comma 2, lettera a));

    lo straniero che sia nato in Italia può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana (articolo 4, comma 2);

    disposizioni particolari sono dettate per quanto riguarda l'acquisto della cittadinanza da parte di stranieri o apolidi che hanno contratto matrimonio con cittadini italiani (articoli da 5 a 8);

    gli stranieri coniugi di cittadini italiani ottengono la cittadinanza, dietro richiesta presentata al prefetto del luogo di residenza dell'interessato, oppure, se residenti all'estero, all'autorità consolare competente, se possono soddisfare, contemporaneamente, le seguenti condizioni: residenza legale nel territorio italiano da almeno due anni, successivi al matrimonio, o, in alternativa, per gli stranieri residenti all'estero, il decorso di tre anni dalla data del matrimonio tra lo straniero e il cittadino; i predetti termini sono ridotti della metà in presenza di figli nati dai coniugi; persistenza del vincolo matrimoniale; insussistenza della separazione legale; assenza di condanne penali per i delitti contro la personalità internazionale e interna dello Stato e contro i diritti politici dei cittadini; assenza di condanne penali per i delitti non colposi per i quali è prevista una pena edittale non inferiore a tre anni; assenza di condanne penali per reati non politici, con pena detentiva superiore a un anno, inflitte da autorità giudiziarie straniere con sentenza riconosciuta in Italia; insussistenza, nel caso specifico, di comprovati motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica;

    la direttiva del Ministro dell'interno del 7 marzo 2012 ha trasferito ai prefetti la competenza ad adottare provvedimenti in materia di concessione o diniego della cittadinanza nei confronti di cittadini stranieri coniugi di cittadini italiani. La competenza sarà, invece, del capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, qualora il coniuge straniero abbia la residenza all'estero, e del Ministro dell'interno nel caso sussistano ragioni inerenti alla sicurezza della Repubblica;

    l'acquisto della cittadinanza può avvenire, infine, per concessione (legge n. 91 del 1992, articolo 9): in questo caso, a differenza dei procedimenti finora illustrati, che riservano all'autorità margini di intervento molto ristretti, l'emanazione del provvedimento di concessione della cittadinanza è soggetto ad una valutazione discrezionale di opportunità da parte della pubblica amministrazione, pur attenuata dall'obbligo del parere preventivo del Consiglio di Stato;

    può presentare domanda per ottenere la concessione della cittadinanza italiana il cittadino straniero che si trova in una delle seguenti condizioni: residente in Italia da almeno dieci anni, se cittadino non appartenente all'Unione europea, o da almeno quattro anni, se cittadino comunitario (articolo 9, comma 1, lettere f) e d));

    ai fini della concessione della cittadinanza italiana allo straniero va valutato il periodo di soggiorno in Italia assistito da regolare permesso, per cui va esclusa la rilevanza del periodo in cui lo straniero medesimo sia risultato anagraficamente residente nel Paese (Consiglio di Stato, sezione IV, 7 maggio 1999, n. 799) apolide residente in Italia da almeno cinque anni (articolo 9, comma 1, lettera e)); il cui padre o la cui madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, o che è nato in Italia e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni (legge n. 91 del 1992, articolo 9, comma 1, lettera a)); maggiorenne adottato da cittadino italiano e residente in Italia da almeno cinque anni (articolo 9, comma 1, lettera b)); abbia prestato servizio alle dipendenze dello Stato italiano, anche all'estero, per almeno cinque anni (legge n. 91 del 1992, articolo 9, comma 1, lettera c)); salvi i casi previsti dall'articolo 4 della legge, nel quale si richiede specificamente l'esistenza di un rapporto di pubblico impiego, si considera che abbia prestato servizio alle dipendenze dello Stato chi sia stato parte di un rapporto di lavoro dipendente con retribuzione a carico del bilancio dello Stato (decreto del Presidente della Repubblica n. 572 del 1993, articolo 1, comma 2, lettera c));

    l'articolo 10 subordina l'efficacia del decreto di concessione della cittadinanza alla prestazione da parte dell'interessato (entro sei mesi dalla notifica del decreto medesimo) del giuramento di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato;

    il provvedimento di concessione della cittadinanza italiana è adottato sulla base di valutazioni ampiamente discrezionali circa l'esistenza di un'avvenuta integrazione dello straniero in Italia, tale da poterne affermare la compiuta appartenenza alla comunità nazionale; pertanto, ai fini della concessione del beneficio de quo ben possono avere rilievo considerazioni anche di carattere economico-patrimoniale relative al possesso di adeguate fonti di sussistenza (Consiglio di Stato, sezione IV, 16 settembre 1999, n. 1474);

    l'amministrazione chiamata a decidere sulla domanda di concessione di cittadinanza italiana è tenuta a verificare la serietà sia dell'intento ad ottenere la cittadinanza italiana, sia delle ragioni che inducono ad abbandonare la comunità di origine. È inoltre necessario accertare il grado di conoscenza della lingua italiana, l'idoneità professionale, l'ottemperanza agli obblighi tributari e contributivi. Non può essere trascurata l'esigenza di ricomposizione di gruppi familiari, parte dei quali già residenti nel territorio italiano;

    l'amministrazione deve verificare eventuali cause ostative all'acquisto di cittadinanza, collegate a ragioni di sicurezza della Repubblica e all'ordine pubblico (Consiglio di Stato, sezione I, parere n. 1423 del 26 ottobre 1988);

    l'amministrazione, ai fini della concessione della cittadinanza italiana allo straniero legalmente residente in Italia da almeno dieci anni, può prendere in considerazione tutte le situazioni utili per valutare un'avvenuta integrazione dello straniero; pertanto, sono rilevanti eventuali sentenze penali intervenute a carico degli interessati, in relazione ai fatti a cui tali condanne si riferiscono sia al loro eventuale ripetersi (Consiglio di Stato, sezione I, parere n. 9374, del 20 ottobre 2004);

    per quanto riguarda il diniego della concessione della cittadinanza italiana, l'amministrazione competente, anche laddove disponga di un'ampia discrezionalità, deve indicare sia pure sinteticamente le ragioni poste a base delle proprie determinazioni (Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza n. 366 del 24 maggio 1995);

    la cittadinanza può essere concessa, in casi eccezionali, per merito allo straniero che abbia reso notevoli servigi all'Italia, per elevate necessità di ordine politico connesse all'interesse dello Stato (legge n. 91 del 1992, articolo 9, comma 2). Vi è poi la fattispecie della doppia (o plurima) cittadinanza. La legge ammette espressamente la possibilità di conservare la cittadinanza italiana pur essendo già in possesso di una cittadinanza straniera ovvero dopo averla acquistata o riacquistata. Chi risiede o stabilisce la residenza all'estero può tuttavia rinunciare alla cittadinanza italiana (legge n. 91 del 1992, articolo 11). La disposizione consente, in particolare, il mantenimento della cittadinanza italiana agli italiani emigrati all'estero che acquistano volontariamente la cittadinanza dello Stato in cui risiedono per potersi inserire pienamente nel contesto sociale ed economico del Paese e usufruire del trattamento favorevole riservato ai cittadini. Non è consentito il possesso di una doppia (o plurima) cittadinanza se vi sono norme internazionali pattizie o norme statali straniere che lo vietino. Vi sono poi ipotesi di perdita della cittadinanza I cittadini italiani possono rinunciare volontariamente alla cittadinanza italiana purché si trasferiscano, o abbiano trasferito, la propria residenza all'estero e siano titolari di un'altra o di altre cittadinanze (legge n. 91 del 1992, articolo 11). La facoltà di rinuncia alla cittadinanza italiana in questo caso può essere esercitata soltanto dai cittadini maggiorenni. Coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana durante la minore età, in quanto figli conviventi con il genitore che ha acquistato o riacquistato la cittadinanza, hanno la facoltà di rinunciare ad essa (senza limiti di tempo), una volta divenuti maggiorenni, sempre che siano in possesso di un'altra cittadinanza (articolo 14). Può inoltre rinunciare alla cittadinanza italiana il soggetto maggiorenne in possesso di un'altra cittadinanza – anche se risiede in Italia – a seguito di revoca dell'adozione per fatti imputabili all'adottante. La rinuncia deve essere resa entro un anno dalla revoca (articolo 3, comma 4). La revoca dell'adozione per colpa dell'adottato ha come conseguenza la perdita automatica della cittadinanza acquistata da quest'ultimo in virtù dell'adozione, purché egli abbia un'altra cittadinanza o la riacquisti (articolo 3, comma 3). L'articolo 12 della legge n. 91 del 1992 prevede due ulteriori ipotesi di perdita automatica della cittadinanza italiana: la mancata ottemperanza all'intimazione del Governo italiano di lasciare un impiego pubblico o una carica pubblica che il cittadino abbia accettato da uno Stato o ente pubblico estero o da un ente internazionale cui non partecipi l'Italia o la mancata ottemperanza all'invito di abbandonare il servizio militare che il cittadino presti per uno Stato estero (articolo 12, comma 1); l'assunzione di una carica pubblica o la prestazione del servizio militare per uno Stato estero, o l'acquisto volontario della cittadinanza dello Stato considerato, quando tali circostanze si verifichino durante lo stato di guerra con esso (articolo 12, comma 2). Per quanto riguarda gli effetti delle norme internazionali pattizie sull'ordinamento italiano, l'articolo 26, comma 3, della legge n. 91 del 1992 fa salve, in via generale, le disposizioni previste dagli accordi internazionali, affermandone pertanto la prevalenza sulla disciplina interna;

    in proposito, si ricorda che l'Italia ha sottoscritto e ratificato la Convenzione di Strasburgo del 6 maggio 1963 sulla riduzione dei casi di cittadinanza plurima e sugli obblighi militari in caso di cittadinanza plurima. La Convenzione di Strasburgo disciplina anche le vicende della cittadinanza dei minorenni, in dipendenza di quelle della cittadinanza dei genitori (articolo 1, punto 3; articolo 2). L'Italia ha inoltre ratificato (legge 14 dicembre 1994, n. 703) il Secondo Protocollo di emendamento alla Convenzione di Strasburgo del 1963, in base a tale accordo, quando un cittadino di una parte contraente acquisisce la nazionalità di un'altra parte contraente sul cui territorio è nato e risiede, oppure vi ha risieduto abitualmente a partire da una data anteriore al compimento del diciottesimo anno di età, ciascuna di queste parti può disporre che conservi la sua nazionalità d'origine;

    oggi l'acquisizione della cittadinanza italiana, regolamentata dalla legge n. 91 del 1992, che stabilisce il cosiddetto ius sanguinis, ovvero il diritto di cittadinanza sin dalla nascita per chi è figlio di uno o entrambi i genitori cittadini italiani. La stessa legge prevede alcune salvaguardie contro l'apolidia e per chi ha genitori impossibilitati a trasmettere la propria cittadinanza. Anche i figli di ignoti trovati nel territorio italiano acquisiscono dalla nascita la cittadinanza italiana;

    diverso è il caso dei minorenni di origine straniera nati in Italia. Secondo le norme attualmente vigenti, solo coloro che hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese fino al raggiungimento della maggiore età possono divenire cittadini italiani, presentando richiesta entro un anno dal compimento del diciottesimo compleanno;

    l'attuale legge sulla cittadinanza, vecchia di trent'anni, non fotografa più il Paese: è una legge ormai superata nei fatti, per bambini, bambine e adolescenti che nascono e crescono in Italia insieme ai compagni di scuola, ma con meno diritti e opportunità. La mancata cittadinanza complica l'accesso ad attività extra scolastiche, come la partecipazione a gite scolastiche e attività sportive;

    per chi è arrivato in Italia anche da molto piccolo, invece, vige il principio della naturalizzazione, cioè una volta diventato maggiorenne, il cittadino straniero può chiedere la cittadinanza se ha raggiunto i dieci anni di residenza regolare ininterrotta e può dimostrare un certo livello di reddito, oltre ad altri requisiti alloggiativi, linguistici e di carattere sociale;

    sono tantissimi gli alunni e le alunne con background migratorio che ogni giorno frequentano le scuole. Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall'Ufficio statistica del Ministero dell'istruzione e del merito, nelle scuole ci sono 914.860 studenti con cittadinanza non italiana: sono l'11,2 per cento della popolazione scolastica. Solo il 15,5 per cento delle scuole italiane non registra la presenza di alunni di origine straniera;

    lo ius scholae è un dibattito politico ravvivato dalle dichiarazioni di quest'estate, nel pieno dei giochi olimpici; un dibattito che merita dignità, merita serietà e responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Il Parlamento è il luogo dove questa riforma deve compiersi e deve compiersi leggendo la contemporaneità, leggendo le articolazioni e i cambiamenti della nostra società;

    come detto, in Italia attualmente lo ius soli viene concesso solo in casi eccezionali: per i figli di genitori ignoti, per i figli di genitori apolidi (senza cittadinanza) e per i figli di genitori stranieri che, secondo le leggi dello Stato di appartenenza, non possono trasmettere loro la cittadinanza. Ad oggi in nessun Paese europeo vige lo ius soli «puro», ma molti Stati hanno approvato diverse forme di ius soli «temperato» o «condizionato», in cui al requisito di nascita sul territorio se ne aggiungono altri relativi alla condizione dei genitori. Ad esempio, essere in possesso di un permesso di soggiorno e aver risieduto nel Paese per un certo periodo di tempo. È il caso di Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Belgio e Olanda;

    ad oggi, migliaia di minori nati nel nostro Paese, italiani nei fatti ma non per legge, finiscono con il sentirsi stranieri non solo nel Paese dei loro genitori, ma anche in un'Italia che non li riconosce. Inoltre, i figli degli stranieri sono inevitabilmente legati alla situazione dei genitori: perciò, se per qualsiasi motivo la famiglia di uno di questi ragazzi dovesse tornare nel Paese d'origine, i figli sarebbero obbligati a seguirla e ad abbandonare i loro studi già avviati qui in Italia;

    si auspica una società dove tutti e tutte abbiano le stesse possibilità e non si trovino, a un certo punto, le porte chiuse rispetto alle proprie ambizioni e ai propri sogni, perché manca quel documento, quell'attestazione e quel riconoscimento da parte dello Stato rispetto alla propria condizione di cittadino. E ciò a maggior ragione se si parla di bambini e di bambine;

    i firmatari del presente atto di indirizzo hanno presentato più di un emendamento sul tema della cittadinanza per le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze in Italia che non ce l'hanno e che non soltanto la rivendicano, ma ne avrebbero pienamente diritto: si tratta di una questione centrale per l'Italia. Si tratta di una questione centrale anche per la scuola italiana perché, parlando dei diritti delle bambine e dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze straniere – si chiamino stranieri, in realtà sono italiani e italiane di fatto –, non si tratta di una questione avulsa da quella più complessa e complessiva della scuola. Infatti, da anni, la scuola è investita da ondate di trasformazione demografica e sociale che colpiscono la nostra società e il nostro Paese e ne ha molto risentito. Si registra un calo, ovviamente, della popolazione scolastica: anche questo si proietta e si proietterà anche sulla – la si chiami così – «produzione» di personale, di personale qualificato, di laureati e di laureate. Quindi, anche questo aspetto va tenuto in considerazione;

    spesso un'immagine conta più di mille parole. L'11 agosto 2024 la nostra squadra di nazionale di pallavolo femminile ha vinto la sua prima medaglia olimpica; ebbene quell'immagine, quella fotografia, quel podio olimpico che si accompagna anche a tante altre immagini di atleti, di atleti olimpici e paralimpici, comprese quelli dove la medaglia non c'era, è la rappresentazione perfetta di un'Italia moderna, aperta, dove non ci sono differenze o le eventuali differenze sono ricchezze e contribuiscono alla capacità di essere una squadra;

    immagine che si trova in ogni settore giovanile di qualunque disciplina sportiva; ragazzi e ragazze il cui colore della pelle è diverso, magari il credo religioso è diverso, la provenienza geografica dei genitori è diversa, il conto in banca è diverso. Eppure accade una magia: quelle differenze smettono di esistere e lasciano il posto alla volontà di difendere la stessa maglietta, di far parte della stessa squadra, di vincere una partita;

    immagine che ogni giorno si registra in ogni aula scolastica del nostro Paese, dove poco meno di un milione di ragazzi e ragazze, bambini e bambine che non hanno il passaporto italiano studiano, parlano con le inflessioni dialettali delle nostre regioni, tifano le stesse squadre, vanno alle stesse feste di compleanno e nessuno capisce perché non siano italiani a tutti gli effetti. Non lo capiscono i loro compagni di classe, non lo capiscono gli insegnanti, non lo capiscono i genitori, non risulta comprensibile tantomeno ai firmatari del presente atto di indirizzo;

    lo ius scholae, di cui tanto si è parlato nelle scorse settimane, propone una soluzione parziale ma che consentirebbe subito a migliaia di bambini e bambine di diventare, anche formalmente, cittadine e cittadini italiani: ovvero completare un ciclo scolastico di cinque anni per poter ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana; tanti si sono espressi sul tema, chi secondo coscienza, chi forse inseguendo un certo tipo di elettorato;

    lo ius scholae è una promessa di speranza per quei ragazzi e quelle ragazze, è una risposta al loro desiderio di appartenere ed è la possibilità finalmente di essere riconosciuti per quello che già sono: italiani nel cuore, nella mente e nella cultura,

impegna il Governo:

1) ad avviare con sollecitudine un processo di riforma della vigente legge sulla cittadinanza per garantire il riconoscimento della cittadinanza alle bambine e ai bambini nati (ius soli) o cresciuti (ius scholae) in Italia attraverso una procedura celere che assicuri il rispetto dei loro diritti fondamentali e garantire politiche efficaci di inclusione scolastica che sostengano i percorsi educativi di tutti gli studenti con background migratorio, con l'obiettivo di rimuovere le disuguaglianze anche nei diritti riconosciuti e tutelati dalla Costituzione e dalle norme internazionali sottoscritte dall'Italia;

2) ad adottare iniziative volte a riformare la normativa e le procedure amministrative al fine di prevedere un iter abbreviato e con criteri più accessibili per la concessione della cittadinanza italiana a coloro che si trovano nel territorio della Repubblica grazie a permessi di lavoro e/o di studio.
(1-00317) «Zanella, Bonelli, Fratoianni, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    «Vogliamo Potere» è lo slogan scelto per la mobilitazione che culminerà con uno sciopero nazionale il 15 novembre 2024. Gli studenti chiedono a gran voce un cambio di rotta nelle politiche scolastiche, accusando il Governo di non garantire il diritto allo studio e di promuovere un modello di scuola dannoso;

    a fianco dei problemi che riguardano il regolare avvio dell'anno scolastico, l'oggetto della mobilitazione sono, anche, le spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale necessario e l'assenza di un welfare studentesco;

    secondo i recenti dati dell'Osservatorio nazionale Federconsumatori, si registra un incremento medio del 6,6 per cento rispetto al 2023. La spesa per il corredo scolastico, inclusi i materiali di ricambio, si attesta intorno ai 647 euro per studente. A questi si aggiunge il costo dei libri di testo, con una media di 591,44 euro, comprensivi di due dizionari, con un aumento del 18 per cento rispetto all'anno precedente;

    considerando una «famiglia media» con due figli (che frequentano i due differenti cicli scolastici di secondo grado), la spesa che dovrebbe sostenere per l'acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico si attesterebbe a circa 800 euro, mentre sarebbe pari a 442 euro per un figlio che frequenti la prima media e a 621 euro per un figlio iscritto al primo anno di una scuola superiore di secondo grado: in quest'ultimo caso la spesa per i libri e per il materiale e corredo scolastico di due figli a inizio ciclo andrebbe ad attestarsi a 1.060 euro, senza considerare i costi aggiuntivi;

    secondo lo studio a cura di Trovaprezzi.it, nel 2024 emerge un notevole aumento di interesse per le ricerche on line di materiale scolastico; Per quanto riguarda gli zaini, ad esempio, le ricerche sono cresciute del 109 per cento a luglio e del 110 per cento ad agosto (rispetto all'anno precedente); ancora più elevato, invece, è l'interesse per i manuali e i dizionari: +416 per cento a luglio e +463 per cento ad agosto di ricerche rispetto allo scorso anno;

    i dati evidenziano un cambiamento significativo nelle abitudini dei consumatori, che si spingono sempre di più verso l'acquisto di prodotti scolastici tramite le piattaforme on line, riflettendo anche la crescente fiducia nel servizio di comparazione dei prezzi;

    in questi ultimi anni l'editoria scolastica è, di conseguenza, un settore in sofferenza a causa delle problematiche, comuni ad altri settori, relative al costo dell'energia, alla mancanza di materie prime e alla difficoltà di approvvigionamento della carta;

    la crisi della carta se, da un lato, tra il 2020 e il 2021 è stata influenzata dai generali problemi di approvvigionamento e di trasporti legati alla pandemia da coronavirus, dall'altro è continuata anche a causa della guerra in Ucraina e all'aumento dei costi di produzione;

    secondo i dati più recenti dell'Associazione italiana editori, il costo medio della carta per i libri è aumentato del 57 per cento tra gennaio 2021 e maggio 2022 e, in particolare, per i libri scolastici l'aumento sarebbe dell'80 per cento rispetto a un anno fa;

    anche per le suddette difficoltà, con la ripresa della scuola si ripropone il problema dell'assenza dei libri di testo e l'aumento dei costi;

    è chiaro che il tema della distribuzione non può scindere dal problema del costo dei libri di testo ed emerge la necessità di intervenire con azioni concrete;

    per le famiglie con studenti in età scolare, il costo dei libri di testo rappresenta una voce di spesa rilevante nel bilancio familiare e, in un periodo di generale aumento del livello dei prezzi, rischia di creare disparità nel diritto allo studio per gli studenti provenienti da contesti socio-economici più problematici;

    l'aumento del costo dei libri scolastici, oltre a gravare in modo significativo sui bilanci delle famiglie italiane, rischia di avere degli effetti particolarmente gravi nel contesto della crescente povertà infantile europea: in un contesto socioculturale dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori e il numero di minori di 18 anni che vivono a rischio di povertà è aumentato dal 23 al 25 per cento tra il 2019 e il 2022, il costo per l'istruzione è aumentato due volte più velocemente dei salari di tutta Europa e il prezzo del materiale utile agli studenti, come penne, matite, carta, gomme, temperamatite e forbici, è salito del 13 per cento tra gennaio e maggio 2023. Un aumento che segue quello del 2022 pari all'8 per cento. Nel 2019 era stato dell'1,7 per cento;

    è indubbio che la condizione economica e sociale influenzi la dispersione scolastica e gli scarsi rendimenti. Il diritto allo studio non è ancora garantito dallo Stato per tutti a differenza di molti Paesi europei, in cui per tutto il periodo dedicato alla formazione e alla crescita dei bambini e dei ragazzi è proprio lo Stato a farsi carico dei costi;

    l'istruzione è quel passaggio che rende concreta l'eguaglianza tra le persone e permette a ciascuno di fare scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa. Pertanto, tutti bambini e i ragazzi hanno il diritto all'istruzione ed è compito dello Stato garantire che tale diritto sia davvero esigibile;

    ciononostante, nel nostro Paese si registra un elevato numero di giovani che non studiano, non si formano e non lavorano, un numero di abbandoni precoci più elevato della media europea (13,1 per cento, pari a circa 543.000 giovani, rispetto al 9,9 per cento europeo), con livelli maggiori nel Mezzogiorno, tra gli alunni stranieri e tra quelli in condizioni di svantaggio economico, sociale e personale. Divari che negli ultimi anni sono aumentati nonostante le tante azioni positive messe in campo dall'intera comunità scolastica (studenti, docenti, dirigenti scolastici, direttori dei servizi generali e amministrativi, personale tecnico amministrativo e collaboratori scolastici) e dalle famiglie. Negli ultimi anni le differenze e i divari tra parti del Paese sono aumentate, con un peggioramento del rendimento scolastico e un allargamento delle distanze tra gli studenti;

    politiche di welfare risultano avviate da alcune amministrazioni che hanno introdotto misure a sostegno alle famiglie: anche per l'anno scolastico 2024/2025 le regioni Emilia-Romagna e Toscana, ad esempio, hanno previsto «buoni libro» e la regione Toscana, in particolare, ha introdotto un «pacchetto scuola», misura economica individuale di sostegno di studentesse e studenti delle scuole secondarie provenienti da famiglie a basso reddito per affrontare le spese necessarie alla frequenza, all'acquisto di libri scolastici, materiale didattico di vario tipo e altri servizi scolastici, finanziato con risorse statali e risorse proprie della regione;

    analoghe misure di sostegno a favore degli studenti e delle loro famiglie sono state adottate anche riguardo al trasporto pubblico per venire incontro ai costi da essi sostenuti per recarsi presso il proprio istituto scolastico. Si fa riferimento, ad esempio, al progetto «Salta su», promosso dalla regione Emilia-Romagna, diretto a garantire l'abbonamento gratuito agli studenti delle scuole elementari, medie, superiori e degli istituti di formazione professionale, residenti in regione che scelgono di andare a scuola, utilizzando bus e treni regionali, con un risparmio per le famiglie compreso tra i 300 e i 600 euro a figlio in base all'abbonamento;

    queste misure di welfare scolastico riescono concretamente a venire incontro a situazioni legate al caro libri e al caro trasporti e all'incremento dei costi a carico delle famiglie, che, spesso, rischiano di produrre degli effetti particolarmente penalizzanti, in particolare per i nuclei familiari che vivono condizioni di maggiore disagio, e ad affrontare la più generale emergenza educativa che caratterizza il nostro Paese, come testimoniano anche i drammatici dati relativi alla povertà educativa, all'abbandono e alla dispersione scolastica;

    a causa delle medesime e difficili condizioni economiche, molte bambine, bambini, ragazze e ragazzi non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei in situazioni economiche migliori: dai dati Istat più recenti emerge che oggi, complice anche il post pandemia, più di 1,2 milioni di minori nel nostro Paese, pari al 15,5 per cento del totale dei bambini e delle bambine, vive in condizioni di povertà assoluta, ovvero di grave indigenza, condizione che determina un aumento della dispersione scolastica e della povertà educativa;

    i recentissimi dati forniti da Save the children evidenziano la necessità di sostenere interventi progressivi che arrivino al riconoscimento della mensa come un servizio pubblico essenziale da garantire uniformemente su scala nazionale;

    il Partito democratico ha depositato, sia alla Camera che al Senato, proposte di legge dirette a contrastare il caro libri, il caro trasporti e a garantire un livello essenziale delle prestazioni per il servizio di refezione scolastica;

    l'insieme dei dati sopra riferiti richiede, quindi, l'avvio di azioni strutturali e non episodiche a sostegno del settore dell'istruzione, delle studentesse e degli studenti italiani e delle loro famiglie per sostenere i costi connessi all'inizio del prossimo anno scolastico e per affrontare l'emergenza educativa che caratterizza settori significativi dell'istruzione,

impegna il Governo:

1) ad intervenire con iniziative per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate alla progressiva gratuità a cominciare dalle famiglie meno abbienti;

2) ad intervenire con iniziative dirette a garantire, in forma graduale e progressiva, la gratuità dei costi legati alla mobilità delle studentesse e degli studenti del sistema nazionale di istruzione nel tragitto dall'abitazione alla sede scolastica, anche attraverso l'istituzione di un fondo specifico diretto a coprire i costi da essi sostenuti, sia per il trasporto scolastico erogato dagli enti locali sia per il trasporto pubblico locale;

3) ad adottare iniziative volte a prevedere l'istituzione di un fondo di solidarietà per i viaggi di istruzione presso il Ministero dell'istruzione e del merito, da ripartire, sulla base dell'indice di disagio sociale, tra i diversi istituti di scuola di ogni ordine e grado;

4) ad adottare iniziative per reperire risorse adeguate ad incrementare, nella prospettiva dell'introduzione di un livello essenziale delle prestazioni, il servizio di refezione scolastica per la scuola primaria su tutto il territorio nazionale;

5) ad adottare iniziative per garantire un maggior numero di insegnanti, presidi territoriali e l'istituzionalizzazione della comunità educante e dei patti educativi di comunità diretti alla costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali.
(1-00318) «Manzi, Braga, Berruto, Iacono, Orfini, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Fornaro, Casu, De Luca, Ferrari, Roggiani, De Maria, Ascani, Bakkali».


   La Camera,

   premesso che:

    la Costituzione all'articolo 34 dispone che la scuola è aperta a tutti, nonché che la Repubblica rende effettivo il diritto allo studio con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso;

    la scuola, offrendo agli studenti la possibilità di accedere alla conoscenza e di sviluppare le proprie potenzialità, educa i giovani a diventare cittadini consapevoli e responsabili, in grado di partecipare attivamente alla vita democratica e di contribuire al benessere della comunità;

    è tra i banchi di scuola che i giovani si abituano al concetto di comunità, interfacciandosi tra persone non legate da un comune affetto, come nel caso della famiglia, o da uno specifico interesse;

    nell'imminenza dell'avvio dell'anno scolastico, come ogni anno, grava però sulle famiglie il costo dell'acquisto del materiale didattico e dei libri di testo;

    nel panorama economico attuale, le voci del bilancio pubblico destinate al sistema scolastico risultano insufficienti e pongono l'Italia tra i Paesi europei che dedicano meno risorse all'istruzione;

    l'ultimo rapporto Ocse sull'educazione mette in evidenza come il nostro Paese investe il 4,0 per cento del suo prodotto interno lordo nell'istruzione, a fronte del 4,9 per cento della media Ocse;

    i dati raccolti dall'Osservatorio nazionale Federconsumatori nel 2024, tanto per le modalità di acquisto tradizionale che per quella sui canali on line, mettono in luce un aumento medio dei costi per il corredo scolastico, al netto dei libri di testo, di circa il 6,6 per cento rispetto all'anno precedente, attestandosi a 647 euro per studente;

    lo stesso Osservatorio sottolinea come la spesa media per i libri di testo e due dizionari è aumentata del 18 per cento rispetto al 2023, attestandosi a 591,44 euro;

    le situazioni più complesse si registrano tra le prime classi dei diversi ordini scolastici. Se per le scuole primarie l'esborso è mitigato dalla gratuità dei libri di testo, lo stesso non può dirsi per le scuole secondarie;

    la famiglia di uno studente di prima media è chiamata a spendere mediamente per i libri di testo più 2 dizionari 461,81 euro; a tali spese vanno aggiunti 647,00 euro per il corredo scolastico e i ricambi durante l'intero anno, per un totale di 1.108,81 euro;

    un ragazzo chiamato a frequentare il primo anno di liceo classico spenderà per i libri di testo più 4 dizionari 715,30 euro (in aumento del 3 per cento rispetto al 2023) e 647,00 euro per il corredo scolastico e i ricambi, per un totale di ben 1.362,30 euro;

    è fuor di dubbio che tali aumenti incontrollati intaccano il diritto allo studio e gravano totalmente sulle famiglie che già negli ultimi anni – come si legge dall'Employment outlook annuale dell'Ocse – hanno pagato aspramente la crisi causata da Covid e inflazione (con annessi stipendi stagnanti) e hanno subito una riduzione dei salari reali del 6,9 per cento rispetto al 2019;

    l'effettività del diritto allo studio è subordinata anche all'erogazione di contributi da parte delle singole regioni, nell'ambito della loro competenza in materia di istruzione, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione. Tale situazione determina una disomogeneità territoriale nell'accesso ai servizi e alle provvidenze collegate al diritto allo studio, con particolari criticità rilevate nelle regioni meridionali, dove le risorse destinate a sostenere le famiglie per l'acquisto di libri di testo e materiale didattico, nonché per i servizi di trasporto e mensa scolastica, risultano spesso inferiori rispetto ad altre aree del Paese, creando un'ingiustificata disparità di trattamento e compromettendo il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione;

    il processo di autonomia differenziata, previsto dalla legge 26 giugno 2024, n. 86, rischia di accentuare ulteriormente le disuguaglianze territoriali nell'erogazione dei servizi scolastici, aggravando il divario tra le regioni più ricche e quelle economicamente svantaggiate, minando così il principio di uguaglianza sostanziale costituzionalmente garantito;

    a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo il definanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni, il cui obiettivo è assicurare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale i diritti civili e sociali fondamentali, ha contribuito a ridurre le risorse destinate al sistema scolastico, in particolare nelle aree più svantaggiate del Paese, compromettendo il diritto all'istruzione e accrescendo le diseguaglianze territoriali,

impegna il Governo:

1) ad adottare senza indugio le iniziative necessarie per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e del materiale necessario per affrontare l'avvio dell'anno scolastico;

2) ad adottare iniziative volte non solo a rendere effettivo il dettato dell'articolo 34 della Costituzione, ma anche ad uniformare il diritto d'accesso agli studi tra le studentesse e gli studenti di ogni regione così da affrontare l'abbandono scolastico, con particolare riferimento alle regioni del Meridione;

3) ad adottare misure volte a introdurre strumenti a sostegno dello studio, quali l'implementazione di servizi di mensa, la gratuità dei sistemi di trasporto dedicati e la loro strutturale messa a disposizione, nonché la fornitura dei libri di testo, così da assicurare la frequenza scolastica di ogni studente indipendentemente dalle condizioni socio-economiche familiari e rendere il sistema scolastico inclusivo.
(1-00319) «Faraone, Bonifazi, Boschi, De Monte, Del Barba, Gadda, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    sull'onda dei trionfi azzurri alle Olimpiadi di Parigi e delle becere polemiche razziste che ne sono seguite, si è riacceso il dibattito sull'acquisto della cittadinanza italiana da parte di stranieri che vivono nel nostro Paese;

    in verità, instancabilmente, molte autorevoli voci, per qualità e quantità, si sono levate, nel tempo, e si levano tuttora, per richiamare la classe politica a guardare alle condizioni in cui si trovano a crescere e vivere le nuove generazioni di immigrati, i bambini e gli adolescenti, ancora legalmente stranieri, nonostante i progetti stabili di vita dei loro genitori, nonostante qui siano nati, si siano formati e si siano integrati con la nostra cultura;

    da molto tempo, infatti, nel nostro Paese è nato, senza mai del tutto sopirsi, un dibattito orientato a riscrivere la disciplina vigente, dettata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91, ampliando le condizioni e i requisiti per l'acquisto della cittadinanza italiana, al fine di riconoscere tale diritto non solo e (quasi) esclusivamente per un fatto di «sangue»: è innegabile che il vigente jus sanguinis, in base al quale la cittadinanza italiana è acquisita di diritto dal figlio nato o adottato da padre o madre cittadini italiani, concepisca la nazionalità alla stregua di un gene che si trasmette per via ereditaria e non per la partecipazione quotidiana e l'appartenenza ad un contesto sociale e culturale;

    ci sono migliaia di minori, ragazze e ragazzi che sono nati e cresciuti in Italia o che comunque nel nostro Paese vivono da anni, parlano la lingua italiana e i dialetti dei luoghi che abitano, che si sentono italiani a tutti gli effetti, ma non hanno i nostri stessi diritti perché il nostro ordinamento giuridico li considera «stranieri»: la politica ha il dovere di affrontare il tema responsabilmente, tenendo a freno reazioni emotive o pregiudiziali ideologiche e riconoscendo i cambiamenti sociali e culturali del proprio Paese;

    ai sensi della disciplina dettata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91, si è riconosciuti cittadini per nascita, in applicazione dello jus soli, in casi ben definiti e limitati: chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori entrambi ignoti o apolidi oppure non può acquisire la cittadinanza dei genitori a causa di leggi dello Stato cui questi appartengono; è cittadino per nascita, infine, il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga trovato in possesso di altra cittadinanza;

    con esclusione dei casi sopra citati, allo straniero nato nel territorio italiano è riconosciuta la cittadinanza italiana, ove ne faccia richiesta, a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età;

    la legge dispone, altresì, che la cittadinanza italiana può essere concessa, per naturalizzazione, allo straniero che risieda legalmente e ininterrottamente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica, ove ne faccia richiesta e dimostri di avere un reddito, sufficiente a mantenere se stesso ed eventualmente i familiari a carico, derivante da un lavoro che, oltre ad essere regolare, può considerarsi stabile: i minori stranieri, dunque, non possono rientrare, ovviamente, nel secondo caso, ma anche nel primo caso; pur nati, scolarizzati e cresciuti in Italia, debbono attendere la maggiore età per poter richiedere la cittadinanza, restando in attesa, anche per lungo tempo, dell'esito;

    preme ai firmatari del presente atto di indirizzo porre all'attenzione del Governo la maturata esigenza di un aggiornamento delle norme in materia di riconoscimento e acquisizione della cittadinanza italiana, attraverso l'introduzione nel nostro ordinamento giuridico di un diverso criterio, lo jus scholae, che collega il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri, nati o giunti in Italia, che abbiano compiuto un percorso scolastico oppure un percorso di formazione professionale presso gli istituti appartenenti al nostro sistema di istruzione;

    il criterio si basa sul riconoscimento della formazione dei minori nati o precocemente entrati in Italia e riconosce la cittadinanza previa dimostrazione dell'integrazione scolastica e rappresenta un'opportunità di uguaglianza – potrebbe dirsi, anche, in linea con i principi e il dettato costituzionale, che rappresenti la rimozione di un ostacolo che limita l'uguaglianza e la pari dignità – e di pari diritti per tutti quei ragazzi italiani di fatto, ma non secondo la legge;

    secondo i più recenti dati elaborati dall'Ufficio di statistica del Ministero dell'istruzione e del merito, nelle nostre scuole studiano 914.860 studenti con cittadinanza non italiana, pari all'11,2 per cento della popolazione scolastica e risulta, altresì, che solo il 15,5 per cento delle scuole italiane non registra la presenza di alunni di origine straniera;

    si pensi ai bambini, alle bambine, a tutti gli adolescenti stranieri che crescono in Italia insieme ai compagni di scuola, ma con meno diritti e meno opportunità e con la sensazione permanente di diversità ed estraneità;

    i firmatari del presente atto di indirizzo ritengono che il criterio dello jus scholae sia un volano per garantire e favorire l'integrazione, considerando l'integrazione culturale non solo come presupposto della disciplina, ma anche come effetto, proprio perché lo Stato, nell'accogliere, nel riconoscere il soggetto, lo include nel proprio ambito e, a sua volta, quel soggetto si sentirà ancora e sempre più partecipe dello spirito del paese in cui abita;

    i firmatari del presente atto di indirizzo credono che l'attribuzione della cittadinanza secondo il criterio dello jus scholae sia l'espressione di civiltà di un procedimento di integrazione dello straniero: i firmatari pensano che la cittadinanza debba essere collegata a un effettivo elemento di integrazione del soggetto nella nostra comunità, dal punto di vista sociale e culturale, quale la frequentazione di un ciclo di studi – chi, meglio e più della scuola può certificare l'integrazione dei bambini e dei ragazzi nel nostro vivere comune, tra i banchi di quella scuola incaricata di trasmettere i valori fondanti di libertà, uguaglianza e rispetto;

    la formazione scolastica rimane un potente fattore di integrazione, ma il mancato riconoscimento della cittadinanza rischia di alimentare stereotipi e rappresentazioni sociali e culturali costruite sulla «diversità», con il risultato di depotenziare il processo di condivisione di principi e valori fondamentali su cui si regge la nostra comunità nazionale e dei quali la scuola è portatrice e formatrice;

    presupposto della cittadinanza è il radicamento e la cittadinanza, come sosteneva la filosofa Hannah Arendt, è al di là di un diritto, in quanto «diritto ad avere diritti»;

    deve essere affermato il potente fattore evolutivo, inclusivo e aggregante della scuola, fonte primaria di integrazione sociale e culturale, quale misura finalizzata a riconoscere il percorso di radicamento nel nostro territorio avviato dai minori di origine straniera che vi sono nati, stabilmente vi abitano e sono partecipi della vita socio-culturale del nostro Paese,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni opportuna iniziativa di carattere normativo ed amministrativo, affinché:

  a) la cittadinanza italiana sia riconosciuta ai minori stranieri, nati o giunti in Italia, che abbiano frequentato e concluso, nel territorio nazionale, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione triennali o quadriennali idonei al conseguimento di una qualifica professionale;

  b) siano garantite politiche efficaci di inclusione scolastica che sostengano i percorsi educativi degli studenti con background migratorio, con l'obiettivo di ridurre le disuguaglianze negli apprendimenti.
(1-00320) «Baldino, Alfonso Colucci, Auriemma, Alifano, Penza, Quartini, Riccardo Ricciardi».


   La Camera,

   premesso che:

    il diritto all'istruzione è un tratto distintivo di ogni democrazia consacrato dalla Dichiarazione universale del 1948 e, in Italia, dalla Carta costituzionale;

    nell'ordinamento italiano, infatti, il diritto allo studio trova fondamento all'articolo 34 della Costituzione, commi terzo e quarto, nei quali è proclamato il diritto dei capaci e dei meritevoli, anche se privi di mezzi economici, di raggiungere i gradi più alti degli studi e, altresì, si statuisce il dovere della Repubblica a garantire l'effettività di tale diritto;

    l'istruzione rende concreta l'eguaglianza tra le persone e permette a ciascuno di fare scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa. Tutti i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 18 anni – italiani e stranieri – presenti in Italia hanno il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione;

    è compito dello Stato garantire l'estensione a tutti dell'offerta formativa, nonché la fruibilità di essa, anche con una serie di aiuti agli studenti più bisognosi, al fine di realizzare l'eguaglianza dei punti di partenza sancita dalla Costituzione;

    il diritto all'istruzione si persegue attraverso la costruzione di un'alleanza e una sinergia virtuosa tra le diverse agenzie educative, prime fra tutte scuola e famiglia, condividendo i nuclei fondanti dell'azione educativa, al fine di garantire il successo formativo di tutti gli alunni e gli studenti, il cui benessere e la cui crescita personale e culturale rimangono obiettivo primario della scuola, nel rispetto della libertà di insegnamento dei docenti e dell'autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche, nonché del pluralismo culturale e delle scelte educative della famiglia;

    proprio perché l'istruzione è un diritto universale, è fondamentale assicurare a ciascuno il diritto alla costruzione di un percorso di conoscenza e di apprendimento, la cui realizzazione si avvale di uno strumento didattico privilegiato, quale il libro di testo, che rappresenta, indubbiamente, il canale preferenziale su cui si attiva la comunicazione didattica;

    tale percorso è caratterizzato da esperienze educative e formative che possono essere arricchite anche attraverso i viaggi di istruzione e le uscite didattiche, che rappresentano un importante contributo per la crescita culturale, la socializzazione e lo sviluppo delle competenze degli studenti. È fondamentale, quindi, assicurare risorse e rafforzare misure per supportare il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, anche al fine di prevenire la dispersione scolastica e l'abbandono;

    il sostegno al diritto all'istruzione non si misura solo in termini di risorse economiche, ma anche attraverso azioni che, di fatto, mirano a garantire pari opportunità a tutti gli alunni e studenti, soprattutto a quelli provenienti da contesti sociali difficili;

    consapevole di ciò, l'attuale Governo ha adottato una serie di iniziative che garantiscono, da un lato, lo stanziamento di nuove risorse per il rafforzamento delle misure di welfare dello studente e, dall'altro, l'effettività del diritto all'istruzione con azioni mirate in favore degli studenti in situazioni di svantaggio economico e sociale, nonché mediante azioni destinate a sostenere le istituzioni scolastiche nella lotta alla dispersione, alla povertà educativa e al disagio giovanile;

    nell'ambito delle iniziative anzidette si colloca la riforma del sistema di orientamento prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e che ha portato all'emanazione delle linee guida con il decreto ministeriale n. 328 del 2022;

    non è un caso che una delle prime azioni del Ministro si sia concentrata su una riforma profonda delle attività di orientamento, che devono costituire un elemento di forte incentivazione per accompagnare l'alunno fin dai primi anni del suo ingresso nel mondo della scuola, aiutandolo ad esaminare i contesti, a formare e recuperare gli elementi motivazionali, a chiarire gli obiettivi e le finalità dell'attività di formazione;

    aspetto qualificante della riforma è l'introduzione della figura dei docenti tutor, con il compito di sostenere gli alunni, soprattutto quelli più fragili, nell'elaborazione di un progetto di orientamento, attraverso la predisposizione di un «portfolio digitale», strumento finalizzato a integrare e completare il percorso scolastico;

    per l'attuazione della riforma sono stati stanziati 150 milioni di euro previsti come dotazione iniziale per l'anno 2023, incrementati di 42 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, destinati a remunerare le circa 40.000 figure di docente tutor a cui vanno ad aggiungersi quelle di docente orientatore, una per ogni istituto scolastico;

    sempre nell'ambito delle iniziative finanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stata avviata, altresì, la realizzazione del «Piano Agenda Sud», che prevede la destinazione di risorse per interventi mirati alla riduzione della dispersione scolastica e dei divari territoriali e negli apprendimenti delle istituzioni scolastiche site in contesti caratterizzati da maggiore disagio educativo nelle regioni del Mezzogiorno. In particolare, con il decreto ministeriale n. 176 del 2023 sono state ripartite le risorse destinate agli istituti beneficiari del Piano, il quale prevede un totale di 265,588 milioni di euro in favore delle scuole statali primarie, secondarie di primo e di secondo grado delle regioni del Mezzogiorno;

    a distanza di un anno da «Agenda Sud», il Ministro ha adottato il «Piano Agenda Nord» che, con uno stanziamento complessivo di 220 milioni di euro, mira a contrastare la dispersione scolastica e a potenziare le competenze nelle aree del Settentrione e del Centro Italia inserite in contesti difficili e con più alti tassi di dispersione e che spesso scontano differenze legate alla marginalità del contesto sociale in cui si trovano;

    il «Piano Agenda Sud» e il «Piano Agenda Nord» sono frutto di una politica che mette tutti i giovani in condizione di avere pari opportunità formative, a prescindere dal luogo in cui sono nati;

    nell'ottica di promuovere esperienze educative e formative, a marzo 2024 il Ministro dell'istruzione e del merito ha firmato una nuova direttiva per promuovere la partecipazione più ampia degli studenti e delle studentesse ai viaggi di istruzione e alle visite didattiche. Il provvedimento conferma l'impegno costante del Ministero per garantire la piena fruizione del diritto allo studio e il sostegno alle famiglie, assicurando che ogni studente, indipendentemente dalla condizione economica, abbia l'opportunità di partecipare a viaggi d'istruzione e a visite didattiche. In particolare, viene riconosciuta la possibilità di accedere a un contributo fino a 150 euro anche per gli studenti che provengono da contesti familiari con un Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) fino a 15.000 euro, mentre prima era fino a 5.000 euro. Tutto questo grazie ai 50 milioni di euro stanziati, su volontà del Ministro Valditara, per la prima volta, per questa specifica finalità;

    ad aprile 2024 lo stesso Ministro ha firmato il decreto cosiddetto «Piano estate», che stanzia 400 milioni di euro per finanziare attività di inclusione, socialità e potenziamento delle competenze, soprattutto a beneficio delle famiglie meno abbienti;

    tra le più recenti misure, non si può non menzionare il decreto-legge n. 71 del 2024, con il quale il Ministero ha adottato interventi mirati a beneficio della reale integrazione degli alunni stranieri, che prevedono attività di potenziamento concretamente messe a disposizione delle scuole. Le misure sono rivolte, infatti, a quegli alunni stranieri che, soprattutto se neo-arrivati in Italia, non possiedono un adeguato livello di conoscenza della lingua italiana. Per queste ragioni, si prevede, da una parte, la possibilità per le scuole di accedere a specifici progetti Pon volti ad assicurare il potenziamento dell'apprendimento della lingua italiana; dall'altra di avviare un percorso che porterà, attraverso la rimodulazione degli organici e l'avvio di uno specifico concorso, ad introdurre in tutte le classi con un numero di studenti stranieri neoarrivati in Italia, pari o superiore al 20 per cento, un docente abilitato all'insegnamento della lingua italiana per alunni stranieri;

    con il medesimo decreto-legge il Ministero ha stanziato nuove risorse per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo, come prevede l'articolo 27 della legge n. 448 del 1998, in favore degli alunni meno abbienti che adempiono l'obbligo scolastico, nonché alla fornitura di libri di testo da dare anche in comodato agli studenti della scuola secondaria superiore;

    pertanto, per la prosecuzione degli interventi di cui all'articolo 27 della legge n. 448 del 1998, l'articolo 14-ter del decreto-legge n. 71 del 2024, al comma 2, ha incrementato di 3 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2025, l'autorizzazione di spesa per la fornitura gratuita, totale o parziale, di libri di testo in favore degli alunni che adempiono l'obbligo scolastico in possesso dei requisiti richiesti;

    per supportare l'assolvimento dell'obbligo scolastico e prevenire la dispersione, il decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 63, ha istituito, all'articolo 9, il Fondo unico per il diritto allo studio, finalizzato all'erogazione ogni anno di borse di studio destinate agli studenti a basso reddito della scuola secondaria di secondo grado, e per il quale è all'attenzione del Ministero un piano per ridurre i tempi per il riconoscimento delle borse di studio e migliorare, quindi, il processo di erogazione delle stesse con le regioni;

    tra le azioni volte a contrastare la dispersione scolastica vanno ricompresi anche gli interventi di edilizia per le mense scolastiche – previsti dall'Investimento 1.2: «Mense», per un totale di 600 milioni di euro – che rappresentano un ulteriore sostegno ai piani per combattere l'abbandono precoce degli studi. D'altronde, il tempo mensa è indiscutibilmente compreso nel tempo scuola, in quanto esso condivide le finalità educative proprie del progetto formativo scolastico di cui esso fa parte. Al riguardo, con avviso pubblico 29 luglio 2024, il Ministero ha inteso finanziare, sempre attraverso l'Investimento 1.2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'estensione del tempo pieno per ampliare l'offerta formativa delle scuole e rendere le stesse sempre più aperte al territorio, anche oltre l'orario scolastico e nei periodi di sospensione della didattica, anche come opportunità per dare vita a iniziative di recupero e potenziamento delle discipline, così da sostenere le famiglie e contribuire a ridurre i divari territoriali tra realtà territoriali diverse;

    per garantire lo sviluppo armonico della persona e per affrontare quelle difficoltà relazionali che molto spesso afferiscono alla dimensione più intima e personale degli alunni e che risultano amplificate dagli effetti sociali della pandemia da Covid-19, si è ritenuto opportuno richiamare l'attenzione sull'importanza dell'introduzione delle competenze non cognitive nel percorso didattico e, con il decreto ministeriale n. 183 del 7 settembre 2024, si è provveduto ad emanare nuove linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica che recepiscono i cambiamenti negli stili di vita degli alunni e sostengono le famiglie in quel patto educativo con la scuola che è alla base della crescita umana e personale di ogni singolo alunno;

    in aggiunta alle numerose misure sopra richiamate, il Ministero ha, altresì, confermato la «Carta dello studente», che consente agli studenti l'accesso ai servizi e alle agevolazioni e rappresenta la prima rete in Italia di partenariato privato/pubblico a favore del diritto allo studio;

    nonostante il raggiungimento di risultati positivi, grazie alle iniziative fino ad oggi adottate, si prospettano ulteriori sfide volte a fronteggiare il contesto dell'attuale e complessa congiuntura economica caratterizzata da un generalizzato innalzamento dei prezzi;

    l'ampliamento dell'accesso e della qualità dell'istruzione consentirà alle studentesse e agli studenti, soprattutto se provenienti da famiglie vulnerabili, di potersi dotare di strumenti e competenze necessari per confrontarsi con le mutevoli esigenze del mercato del lavoro, assicurando loro una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno;

    la previsione di misure omogenee per sostenere il diritto allo studio, per superare, così, i divari e le disuguaglianze degli studenti è, d'altronde, un obiettivo pienamente condivisibile per garantire il diritto all'istruzione;

    il Governo ha assunto numerose iniziative rivolte a incrementare le risorse destinate a sostenere il diritto allo studio e ha riportato al centro dell'agenda istituzionale il settore istruzione, grazie allo stanziamento di risorse aggiuntive e a riforme legate al mondo della scuola,

impegna il Governo:

1) a proseguire le iniziative poste in essere per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e dunque garantire il diritto allo studio;

2) a continuare a promuovere le politiche di agevolazione per ridurre i costi per sostenere la partecipazione ai viaggi di istruzione e alle visite didattiche;

3) ad adottare iniziative volte a ottimizzare l'impiego delle risorse finalizzate al superamento dei divari negli apprendimenti tra Nord e Sud, garantendo pari opportunità di istruzione su tutto il territorio nazionale alle bambine e ai bambini, ragazze e ragazzi, con particolare attenzione a quelli in situazioni di disagio socioeconomico e con disabilità;

4) a proseguire le iniziative per garantire una maggiore equità nell'accesso alle opportunità educative, riducendo il divario tra studenti di diverse origini socioeconomiche, anche al fine di contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire che la scuola continui ad essere un luogo di confronto e di dialogo, durante l'orario curriculare e durante le aperture pomeridiane, anche prevedendo la promozione di attività culturali e sportive extracurricolari, in collaborazione con gli enti del terzo settore e le altre realtà associative presenti sui territori, e valorizzando le esperienze di educazione non formale per permettere alle studentesse e agli studenti di acquisire tutti gli strumenti necessari a confrontarsi con i cambiamenti repentini che oggi caratterizzano la società e il mondo del lavoro, anche in seguito ai veloci progressi della tecnologia;

6) a continuare a promuovere il dialogo intergenerazionale e tra gli alunni, puntando l'attenzione sulle competenze non cognitive e accompagnando gli alunni in un percorso di educazione alle relazioni, alle emozioni e all'affettività;

7) ad assumere iniziative di competenza volte a contribuire a formare cittadini responsabili e consapevoli, partendo dalla Carta costituzionale e consentendo agli alunni di consolidare un patrimonio di valori, di principi, di diritti e di doveri;

8) a continuare a investire sulle mense e sul tempo pieno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, per dare a tutti, al di là delle condizioni di partenza e del territorio di residenza, le stesse opportunità di successo formativo di altre realtà;

9) ad adottare iniziative volte a rafforzare le agevolazioni fiscali per spese d'istruzione;

10) a valorizzare il ruolo degli insegnanti anche attraverso iniziative per un aumento delle retribuzioni, riconoscendo l'importante ruolo che essi svolgono nel garantire l'effettiva attuazione del diritto allo studio.
(1-00321) «Sasso, Amorese, Tassinari, Pisano, Latini, Mollicone, Dalla Chiesa, Loizzo, Cangiano, Mulè, Miele, Di Maggio, Matteoni, Messina, Perissa, Roscani».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    la diseguaglianza di genere è una delle più clamorose e drammatiche ingiustizie che continuano a essere perpetrate in ogni angolo del pianeta;

    secondo le Nazioni Unite (Rapporto 2023 UN Women and UN DESA) il divario di genere nelle posizioni di potere e di leadership rimane radicato e, al ritmo attuale, la prossima generazione di donne trascorrerà in media 2,3 ore in più al giorno in lavori domestici e di cura non retribuiti rispetto agli uomini. Per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna guadagna oggi 51 centesimi e c'è appena il 61 per cento di donne occupate contro il 90 per cento degli uomini;

    secondo la Banca Mondiale, il divario di genere è più ampio di quanto calcolato in precedenza e le donne nel mondo godono del 64 per cento dei diritti di cui godono gli uomini, rispetto al 77 per cento calcolato nel 2022;

    ma vi sono Paesi, come ad esempio l'Afghanistan, l'Iran, l'Arabia Saudita o lo Yemen, dove le donne soffrono non soltanto di una grave condizione di diseguaglianza ma di una continua persecuzione per il solo fatto di essere donne, attraverso un vero e proprio sistema di oppressione e dominio istituzionale e sistematico;

    in Afghanistan, da quando nel 2021 sono tornati al potere, i Talebani stanno cancellando le donne dalla vita pubblica, attuando una pervicace segregazione di genere contro metà della popolazione del Paese;

    in Afghanistan una donna non può studiare, non può lavorare a nessun livello, non può curarsi né muoversi liberamente se non accompagnata da un uomo della sua famiglia e, quando esce di casa, non deve lasciare scoperta nessuna parte del corpo, neanche gli occhi o la bocca;

    ad agosto 2024 è entrata in vigore una nuova legge per «promuovere la virtù e prevenire il vizio» secondo la quale «le donne devono coprire completamente il corpo in presenza di uomini che non appartengono alla loro famiglia», così come il viso «per evitare tentazioni»; e impone che le voci delle donne non possano essere ascoltate in pubblico, il che, di fatto, priva le donne afghane del loro diritto fondamentale alla libertà di espressione;

    secondo il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, «In Afghanistan gli attacchi senza precedenti e sistemici ai diritti delle donne e delle ragazze e la violazione degli obblighi internazionali stanno creando un'apartheid di genere»;

    il 26 agosto 2024 l'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha sottolineato che tali abusi sistematici contro le donne e le ragazze afghane potrebbero configurarsi come persecuzione di genere, un crimine contro l'umanità ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, di cui l'Afghanistan è uno Stato firmatario;

    Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato: «Chiediamo che l'apartheid di genere sia riconosciuto come crimine di diritto internazionale per colmare il vuoto nell'attuale sistema giuridico globale. Nessuno dovrebbe permettersi di violare, segregare, ridurre al silenzio o escludere persone a causa del loro genere»;

    la campagna affinché l'apartheid di genere sia riconosciuto come crimine internazionale è stata avviata ed è sostenuta innanzitutto da molte attiviste afghane, iraniane e di altri Stati;

    nel prossimo mese di ottobre 2024 il testo che prevede l'inserimento dell'apartheid di genere tra i crimini contro l'umanità sarà valutato dalla Sesta Commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che dovrà votarlo,

impegna il Governo

a fare propria la richiesta di inserire l'apartheid di genere tra i crimini contro l'umanità, a sostenerla nelle relazioni con gli altri Stati e a condividerla con voto favorevole quando sarà sottoposta all'esame della Sesta Commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
(7-00254) «Boldrini, Amendola, Porta, Provenzano, Quartapelle Procopio».


   La III Commissione,

   premesso che:

    Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, in prima linea nella diffusione di distorte narrazioni e disinformazione a livello globale, ha ripetutamente preso di mira l'Italia in vari contesti legati al conflitto in Ucraina. Tra le azioni intimidatorie, la Russia ha inserito l'Italia nella lista dei «Paesi ostili», a seguito delle sanzioni conseguenti l'invasione dell'Ucraina. Nel contesto, Peskov ha minacciato, in particolare, possibili conseguenze «irreparabili» qualora Paesi della NATO, tra cui l'Italia, decidessero di intensificare il supporto militare all'Ucraina, avvertendo che tali azioni potrebbero portare a un'escalation militare incontrollata;

    paradossalmente Peskov risulta ancora essere Cavaliere dell'ordine al merito della Repubblica italiana;

    con decreti del 9 maggio 2022 (Gazzetta Ufficiale 25 maggio 2022), il Presidente della Repubblica ha revocato «per indegnità» quattro onorificenze conferite durante il secondo Governo Conte, quelle attribuite a Mikhail Mishustin, Denis Manturov, Andrey Kostin e Viktor Evtukov. Con ulteriori decreti dell'8 agosto 2022 (Gazzetta Ufficiale 20 agosto 2022, il Presidente Mattarella ha revocato «per indegnità» altre dieci onorificenze;

    non risultano noti altri successivi decreti di revoca. Oltre a Peskov, tra gli attuali beneficiari di onorificenze, si annoverano ancora personalità come Alexei Paramonov e Igor Sechin che operano costantemente in favore dell'attuale regime di Mosca;

    secondo notizie diffuse il 5 settembre 2024 da media internazionali, indagini dell'Fbi rivelerebbero l'esistenza di una specifica operazione russa volta a influenzare e manipolare personalità di vertice di Paesi chiave della regione europea, tra cui l'Italia, al fine, in particolare, di minare il sostegno all'Ucraina, fomentare divisioni e gettare fango sugli Stati Uniti d'America,

impegna il Governo:

   a celermente avviare le iniziative di competenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 3 marzo 1951, n. 178, finalizzate alla revoca dell'onorificenza conferita a Dmitry Peskov;

   ad intraprendere speditamente ogni ulteriore iniziativa di competenza volta alla revoca di onorificenze in favore di altre persone appartenenti all'attuale regime russo, indegnamente insignite di tali titoli.
(7-00255) «Onori, Rosato».

ATTI DI CONTROLLO

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   CARAMIELLO, CHERCHI e SERGIO COSTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 27 settembre 2024 – in concomitanza con il G7 dell'Agricoltura a Siracusa – si svolgeranno a Bruxelles le elezioni del nuovo vertice del Copa (Comitato delle organizzazioni professionali agricole), composto da 60 sigle del mondo agricolo di Paesi dell'Unione europea e che rappresenta quindi, in Europa, gli interessi di milioni di agricoltori;

   l'Italia non ha mai presieduto tale organo; negli ultimi 25 anni si sono alternate presidenze tedesche e francesi, intervallate da olandesi, austriache e danesi, ma mai italiane;

   in questa prossima occasione, appare in buona posizione la candidatura di un italiano, Massimiliano Giansanti, presidente dell'associazione Confagricoltura e da settembre 2020 primo vice presidente del Copa, cosa che certamente ha permesso di costruire buone relazioni con l'Europa;

   l'elezione di un italiano al vertice del Copa sarebbe una conquista significativa per il nostro Paese, specie in un momento in cui il settore agricolo sta affrontando numerose criticità, anche dovute alla linea tracciata dall'Europa per l'agricoltura, e certamente una posizione strategica per veicolare le istanze dell'Italia in Europa sarebbe importante;

   al tavolo di votazione l'Italia ha a disposizione 12 voti, ripartiti equamente tra le tre più importanti associazioni di categoria – quali Coldiretti, Confagricoltura e Cia – su 155 in totale, sarebbe quindi importante, oltre che significativa, un'azione sinergica affinché la possibile candidatura italiana si traduca in realtà;

   nelle ultime settimane, a quanto si apprende da diverse fonti stampa, stanno emergendo delle differenti posizioni tra alcune delle associazioni su menzionate, tanto da correre il rischio di offuscare la candidatura italiana e quindi la possibilità concreta – l'unica di fatto – di collocarsi al vertice del Copa per il nostro Paese –:

   di quali elementi disponga in ordine alla possibilità che l'Italia, dopo anni di ruoli di secondo piano, si ponga al vertice di un organo fondamentale per il settore agricolo in Europa, che potrebbe portare concretamente al centro del tavolo europeo gli interessi dell'agricoltura del nostro Paese.
(5-02799)


   NEVI, CASTIGLIONE, GATTA e ARRUZZOLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana (Psa) è una malattia virale dei suidi (suini e cinghiali) con una letalità pari al 90 per cento per la quale non esistono vaccini o cure; l'infezione può avvenire per contatto diretto, ingestione o per contatto indiretto. I cinghiali hanno un ruolo fondamentale nell'espansione del contagio sia direttamente, sia per contaminazione ambientale, con l'uomo inconsapevole vettore;

   la peste suina africana risulta presente in 14 Paesi europei, in particolare in Europa orientale con situazioni differenti da Paese a Paese. In Italia risultano colpite otto regioni su venti. In Lombardia sono presenti 19 focolai, 7 in Piemonte e 1 in Emilia-Romagna;

   dopo l'ispezione della Commissione europea del luglio 2024, nella quale sono state evidenziate alcune criticità nel coordinamento tra istituzioni nazionali e locali, le organizzazioni di allevatori, i produttori di carne e le autorità veterinarie, nonché ritardi nella realizzazione delle misure di contenimento, il nuovo Commissario straordinario per l'emergenza Psa il 29 agosto 2024 ha emanato misure restrittive severissime, concentrate sul de-popolamento e la bio-sicurezza;

   nonostante l'abbattimento di circa 300 mila cinghiali ogni anno negli ultimi sette anni (Rapporto Ispra 2023), resta alto il rischio di diffusione della Psa dovuto alla mobilità di questi animali. Per limitare al massimo la circolazione del virus è stata evidenziata la necessità di implementare gli abbattimenti, ma anche di adottare misure di restrizione e messa in sicurezza di attività quali la raccolta di funghi e tartufi, trekking, mountain bike, turismo in genere;

   il settore suinicolo vale 20 miliardi di euro l'anno per quanto riguarda l'allevamento, 9,5 miliardi di euro per il settore trasformativo e garantisce 100 mila posti di lavoro. Il settore dei salumi italiani perde ogni mese, dal gennaio 2022, 20 milioni di euro di export a causa del blocco precauzionale di diversi Paesi esteri;

   le associazioni di settore, oltre al sostegno per le misure di bio-sicurezza, chiedono di garantire agli allevatori la certezza degli indennizzi per i danni subiti, coprendo non solo le perdite dovute agli abbattimenti, ma anche i mancati guadagni legati al fermo aziendale. Chiedono anche l'abbassamento dell'IVA sui salumi dal 10 al 4 per cento –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per sostenere il settore suinicolo italiano, comparto fondamentale del made in Italy, con particolare riferimento alle misure di sostegno economico da adottare nel disegno di legge di bilancio o con specifico provvedimento urgente.
(5-02800)


   DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   gli agricoltori italiani, che già non ricevono un prezzo giusto perché non commisurato ai costi di produzione e che non garantisce loro una giusta redditività, devono fare i conti anche con gli arrivi incontrollati di prodotti agroalimentari, provenienti dai Paesi europei ed extraeuropei, che spesso non rispettano le stesse regole di quelli nazionali ed europee;

   i prodotti agroalimentari esteri creano concorrenza sleale alle produzioni italiane e fanno ulteriormente crollare i prezzi pagati agli agricoltori, mettendo anche a rischio il futuro dell'agroalimentare italiano;

   i prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini, perché, spesso, è sufficiente che «l'ultimo miglio» della fase produttiva sia compiuto in Italia perché si possa vendere come nazionale un prodotto la cui materia prima è di origine estera;

   le cosce di prosciutto straniere, dopo essere state salate e stagionate in Italia, potrebbero essere vendute per italiane; il latte dove nei caseifici italiani completa i processi di produzione, potrebbe diventare formaggio italiano;

   la Corte dei conti dell'Unione europea nell'audit, concluso a dicembre 2023, in merito ai decreti italiani sull'etichettatura d'origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, li ha considerati un ostacolo al libero commercio nonostante l'elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l'origine della materia;

   pesa anche l'esclusione dalla cosiddetta direttiva «breakfast» della previsione dell'obbligo dell'indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento dell'Unione europea;

   sono necessari maggiori controlli perché porti e valichi di frontiera non possono essere il passaggio dei falsi prodotti made in Italy che invadono il nostro mercato;

   inoltre, è indispensabile uno stop all'importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, affermando il rispetto del principio di reciprocità in quanto gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo;

   nell'ultimo anno in Italia oltre un allarme alimentare al giorno ha riguardato prodotti stranieri, in 6 casi su 10 erano prodotti provenienti da Paesi extra Unione europea, per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, metalli pesanti, inquinanti microbiologici o additivi –:

   quali iniziative di competenza urgenti intenda mettere in atto, anche nelle opportune sedi europee, relativamente ai prodotti agroalimentari provenienti dall'estero, poi trasformati come prodotti italiani, al fine di salvaguardare il reddito degli agricoltori e la produzione nazionale nonché difendere la salute dei cittadini.
(5-02801)


   VACCARI, FORATTINI, MARINO, ROMEO, ANDREA ROSSI, SIMIANI, BARBAGALLO, MANZI, UBALDO PAGANO, SCOTTO, AMENDOLA, GRAZIANO, DE LUCA, TONI RICCIARDI e DE MARIA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le piogge di questi ultimi giorni continua a peggiorare lo stato di severità idrica nelle regioni del Centro-Sud e nelle isole maggiori a causa del perdurare delle scarse precipitazioni e delle elevate temperature che hanno caratterizzato questi ultimi mesi;

   dopo la Sicilia, anche Sardegna, Calabria, Basilicata e Abruzzo hanno dichiarato lo stato di emergenza e numerosi sono i comuni del centro e Sud Italia inclusi quelli delle Marche e del Lazio che, per garantire gli approvvigionamenti idropotabili, sono ricorsi a razionamenti, turnazioni, interruzioni notturne, autobotti, blocco dei prelievi o all'apertura di pozzi di soccorso;

   il risultato è stato che le campagne italiane sono allo stremo con cali produttivi del 45 per cento per il mais e i foraggi che servono all'alimentazione degli animali, del 20 per cento per il latte nelle stalle, del 30 per cento per il frumento duro per la pasta di oltre 1/5 delle produzione di frumento tenero, del 30 per cento del riso, meno 15 per cento frutta ustionata da temperature di 40 gradi, meno 20 per cento cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove si allargano le zone di «acqua morta», assalti di insetti e cavallette con decine di migliaia di ettari devastati. Preoccupa anche la vendemmia con una prospettiva di un calo del 10 per cento delle uve mentre è allarme negli uliveti con il caldo che rischia di far crollare le rese produttive;

   la siccità è diventata dunque la calamità più rilevante per l'agricoltura italiana con danni per le quantità e la qualità dei raccolti;

   serve un potenziamento della dotazione di invasi, che oltre ad aumentare complessivamente la capacità di trattenere acqua per distribuirla al bisogno fornirebbero un argine alle piene;

   servono investimenti di rilievo sulle infrastrutture idrauliche, da considerare datate perché in gran parte realizzate tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, stanziamenti corposi e sistematici per finanziare il piano invasi e il rifacimento delle infrastrutture e delle reti idrauliche, quelle che servono a raccogliere e distribuire l'acqua. Stanziamenti che devono essere aggiuntivi rispetto a quelli disposti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   quali interventi, relativamente al comparto agricolo, siano stati già finanziati nell'ambito degli stanziamenti di competenza del Ministero interrogato, per favorire l'ammodernamento e l'efficientamento del servizio di irrigazione collettiva, per l'incremento delle disponibilità di acqua, per l'efficientamento delle reti e relativi sistemi di gestione e monitoraggio, al fine di ottimizzare il risparmio idrico.
(5-02802)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 1529 del 17 novembre 2020, la Giunta regionale del Veneto ha approvato il Piano regionale per la ripresa e la resilienza, con il relativo parco progetti (Allegato A) da utilizzare in fase di interlocuzione con il Governo e le Regioni ai fini del finanziamento con le risorse del Next Generation EU («Recovery Fund»);

   tra le varie opere di cui all'Allegato A alla deliberazione su citata, vi è il progetto denominato «Difesa idraulica e tesaurizzazione idrica tramite il nuovo serbatoio del Vanoi nel bacino del fiume Brenta», che prevede Target intermedio – volume calcestruzzo utilizzato (245.000 metri cubi), Target finale – incremento delle disponibilità idriche irrigue (33 milioni metri cubi) modalità – gara d'appalto a seguito approvazione progetto (31 dicembre 2024), attuazione – entro il 31 dicembre 2026; durata prevista per l'attuazione – 60 mesi;

   in data 21 luglio 2022, l'allora Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha stanziato un contributo di euro 1.491.994,69, con residuo importo di euro 497.585,30 a carico del consorzio di bonifica del Brenta, per la realizzazione dell'iniziativa progettuale «Serbatoio del Vanoi – Realizzazione di un invaso sul torrente Vanoi e Tutela dell'irrigazione nel Comprensorio di Bonifica Brenta»;

   il consorzio di bonifica Brenta con determinazione n. 23 del 26 settembre 2022 procedeva con l'indizione della gara d'appalto della progettazione dell'opera con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa ponendo a base di gara la somma di 1.170.000,00 euro e successivamente, con determinazione n. 29 del 2022, lo stesso Consorzio aggiudicava ed affidava la progettazione del «Serbatoio del Vanoi» al costituendo raggruppamento di professionisti tra la società Lombardi Ingegneria S.r.l. (Milano), la società Technital (Verona) e la società Lombardi SA Ingegneri Consulenti (Lugano, Svizzera) per un importo di 912.600,00 euro con un ribasso del 22 per cento;

   la Regione Veneto, in data 4 maggio 2023, tramite comunicato stampa n. 784, ha dato atto della intervenuta trasmissione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) dell'elenco di opere e interventi di urgente realizzazione per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche. Tre le sei opere individuate al primo posto è inserita la Diga del Vanoi, con una correlata richiesta di finanziamento di 150.000.000,00 euro per l'accumulo di 33 milioni di metri cubi d'acqua;

   la Provincia di Trento avrebbe espresso, attraverso una nutrita serie di osservazioni, la contrarietà al progetto, lamentando il mancato coinvolgimento nelle operazioni che hanno portato all'affidamento dell'opera e facendo presente che l'invaso del Vanoi dovrebbe sorgere in territorio Trentino;

   nel giugno 2023, e in ragione del comprovato omesso coinvolgimento delle comunità nel processo decisionale e allocativo rispetto all'opera in discorso, i Sindaci dei comuni di Lamon (BL), Canal San Bovo (TN) e Cinte Tesino (TN) hanno inviato una lettera ufficiale al Presidente del consorzio bonifica Brenta, e ai presidenti della Regione del Veneto, della Provincia di Trento e della Provincia di Belluno per formalizzare l'assenza di contraddittorio nel percorso che ha poi condotto portato all'affidamento del progetto, lamentando di essere venuti a conoscenza della notizia attraverso la stampa;

   la carta di sintesi della pericolosità della Provincia di Trento inserisce gran parte del territorio in cui dovrebbe realizzarsi il bacino idrico nel grado di penalità elevate (P4) dovuta a potenziali crolli ed alla particolare situazione geomorfologica dei versanti, oltre che dalla massima pericolosità fluviale/torrentizia e la zona oggetto di intervento risulta ad alto rischio idrogeologico come testimoniato da rilevanti episodi franosi accaduti negli ultimi anni;

   il 29 agosto 2024, in ottemperanza dell'articolo 40 del decreto legislativo n. 36 del 2023, è stato indetto da parte del consorzio di bonifica del Brenta il dibattito pubblico sul progetto, procedura obbligatoria per grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevante impatto sull'ambiente;

   per i progetti che riguardano impianti destinati a trattenere, regolare o accumulare le acque in modo durevole, di altezza superiore a 15 metri o che determinano un volume d'invaso superiore ad 1.000.000 di metri cubi ai sensi dell'allegato II alla parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006 la procedura di VIA risulta di competenza statale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se risulti siano state depositate richieste di valutazione di impatto ambientale statale per la progettazione dell'invaso, se, con riferimento al sistema di tassonomia della attività ecosostenibili di cui all'articolo 17 del regolamento (UE) n. 2020/852, il progetto finanziato in parte con fondi del Pnrr rispetti il principio Do No Significant Harm, quali iniziative di competenza intendono assumere anche nell'ambito del procedimento di VIA perché siano poste in essere tutte le necessarie verifiche sui possibili pregiudizi riguardanti la stabilità geomorfologica e il delicato equilibrio idrogeologico connessi alla realizzazione dell'invaso e perché sia garantito il pieno coinvolgimento delle comunità locali, delle amministrazioni e delle autorità competenti nell'individuazione di soluzioni alternative per il soddisfacimento del fabbisogno idrico ed irriguo cui il progetto vorrebbe sopperire.
(2-00432) «Zanella».

Interrogazione a risposta scritta:


   ONORI e GRIPPO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 23 agosto 2023 l'associazione «Il Fortino» ha lanciato su change.org una petizione volta a chiedere alle autorità locali misure urgenti finalizzate a mantenere la proprietà pubblica e la contestuale pubblica utilità della strada comunale delle Batterie ossia l'unica via d'accesso ad un terzo del Promontorio del Circeo, dove si trovano importanti beni ambientali, architettonici, archeologici, paleontologici, storici, naturalistici e paesaggistici del comprensorio Naturalistico del Parco nazionale del Circeo;

   tale petizione ha raggiunto oltre 6.500 firme in circa venti giorni, con più di 1.000 firme raccolte nelle prime ventiquattro ore, a riprova di quanto tale questione sia percepita come fondamentale dalla comunità locale;

   attraverso tale petizione, viene descritta una vicenda giuridica articolata dove spicca l'intento di alcuni privati di voler riscrivere la storia dei luoghi, inclusi usi e consuetudini, a fini utilitaristici di natura familiare e patrimoniale;

   si evidenzia che la strada, da sempre considerata pubblica e così utilizzata dai cittadini di San Felice Circeo e dai turisti che provengono dal mondo intero, non è mai stata inclusa in alcuna proprietà privata a partire dal 1800;

   inoltre, la strada non è mai risultata privata anche negli atti di successione tra la famiglia Aguet e loro eredi così come nelle variazioni degli anni 50;

   tuttavia, a inizio agosto 2023, alcuni privati hanno installato un nuovo cancello inequivocabile indicatore di un rinnovato intento di voler chiudere l'accesso –:

   quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di assicurare che risulti permanentemente utilizzabile ad uso pubblico la strada comunale di Via delle Batterie, nel contesto di una auspicabile riflessione strategica rispetto alle problematiche di mobilità che riguardano tale territorio ricadente nel comprensorio del Parco nazionale del Circeo.
(4-03415)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   GHIRRA e PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 350, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, al fine di promuovere la lettura e sostenere la filiera dell'editoria libraria, autorizza «la spesa di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023. Le risorse di cui al presente comma sono assegnate alle biblioteche aperte al pubblico dello Stato, degli enti territoriali e dei soggetti beneficiari ai sensi della legge 17 ottobre 1996, n. 534, e della legge 28 dicembre 1995, n. 549, per l'acquisto di libri, secondo le modalità stabilite con decreto del Ministro della Cultura»;

   il decreto ministeriale 14 gennaio 2022, «Disposizioni attuative dell'articolo 1, comma 350, della legge 30 dicembre 2021, n. 234» ha individuato le modalità di assegnazione delle risorse alle biblioteche aperte al pubblico dello Stato, degli enti territoriali e dei soggetti beneficiari ai sensi della legge 17 ottobre 1996, n. 534, e della legge 28 dicembre 1995, n. 549, per l'acquisto di libri;

   il decreto, prevede, inoltre, che le risorse assegnate a ciascuna biblioteca debbano essere utilizzate esclusivamente per l'acquisto di libri, da effettuarsi per almeno il settanta per cento presso almeno tre diverse librerie presenti sul territorio afferente alla biblioteca;

   questa misura ha permesso di aumentare notevolmente il flusso di vendite soprattutto delle librerie indipendenti che, potendo contare su scarsissimi investimenti economici propri, sono quelle più soggette al fallimento e alla chiusura. L'acquisto di libri da parte delle biblioteche ha dato modo alle librerie di contare su un nucleo consistente di vendite sicure programmabili, consentendo loro di fare investimenti per implementare il proprio sviluppo, creando nuovi eventi o rinnovando la loro offerta; inoltre ha messo in contatto le librerie con le biblioteche, facendo in modo che entrambi i presidi culturali presenti sul territorio potessero conoscersi e implementare strategie comuni in un'ottica di collaborazione;

   nonostante questi evidenti benefici la misura di cui all'articolo 1, comma 350, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 non è stata rifinanziata per l'anno 2024;

   Adei, Associazione degli editori indipendenti, nel dicembre 2023, ha condotto un'indagine su un campione di 108 case editrici indipendenti. Nel report si legge che «La cancellazione del "decreto biblioteche", che da alcuni anni consentiva acquisti di nuovi libri da parte delle biblioteche, con l'obbligo di rivolgersi in gran parte a librerie del territorio di appartenenza, secondo il 91,7 per cento intervistati avrà effetti negativi sull'offerta culturale per i lettori. L'84,3 per cento, teme gravi conseguenze a carico delle librerie indipendenti; per il 78,7 per cento questo mancato rinnovo della misura potrebbe aggravare sensibilmente la crisi del comparto libro. Il 57,4 per cento degli intervistati ritiene che avrà effetti diretti sulla casa editrice, portando a una sensibile diminuzione dei fatturati.» –:

   quali siano i motivi per cui, nonostante gli evidenti benefici esposti in premessa, non sia stata rifinanziata la misura di cui all'articolo 1, comma 350, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

   quali iniziative urgenti intenda assumere per promuovere la lettura, investire nelle librerie e sostenere l'editoria indipendente.
(3-01413)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIMALDI e PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   ormai da qualche mese è al centro dell'attenzione il Centro sperimentale di cinematografia e si attendono varie risposte dal Ministero della cultura;

   adesso si apprende che nei giorni scorsi il Presidente Castellitto ha licenziato il dirigente della Cineteca Nazionale, Stefano Iachetti, per aver cercato di difendere il posto di lavoro dei 17 dipendenti a contratto, che si occupavano di digitalizzazione e che il Consiglio di Amministrazione ha deciso di non rinnovare;

   Stefano Iachetti, entrato al Centro Sperimentale nel 1984, né è diventato dirigente nel corso di una lunga carriera, durante la quale, con i finanziamenti ricevuti dal Ministro della cultura per i progetti speciali di digitalizzazione del patrimonio audiovisivo, ha ideato e realizzato grazie a validi collaboratori il Digita Lab, una realtà complessa, composta da elementi di alta tecnologia informatica integrati con la banca dati. L'elemento che caratterizza questa struttura è l'integrazione dei sistemi di digitalizzazione con la banca dati, attraverso la quale è possibile individuare il contenuto con gli elementi descrittivi, sottoporre il contenuto al processo di digitalizzazione e restituire i metadati prodotti direttamente in banca dati, alimentando e integrando le informazioni con gli elementi connessi alla digitalizzazione stessa;

   è grazie a questa struttura che la Cineteca ha digitalizzato e restaurato i materiali nell'ambito dei progetti Ministro della cultura e non solo. Ultimo esempio è il restauro del film «Ecce Bombo» premiato al recente Festival del Cinema di Venezia come miglior restauro;

   i 17 collaboratori avrebbero contribuito in modo determinante, proprio per l'esperienza acquisita, a svolgere questo importante compito istituzionale, attività che, ad oggi, è in fase di riorganizzazione. È per questo che Iachetti, dopo aver suggerito nelle opportune sedi di assumere i collaboratori senza mai ottenere risposta, ha chiesto e raccolto i dati per poter attivare nuovi contratti di collaborazione coordinata e continuativa per tutta la durata del 2024: non solo nell'interesse dei lavoratori, ma del Centro Sperimentale stesso, che ha estremamente bisogno della loro formazione e preparazione;

   dopo l'incendio dell'8 giugno 2024 che ha distrutto il cellario B4, insieme alle pellicole in nitrato conservate al suo interno, si è ancora in attesa di capire quali azioni siano state messe in campo per salvaguardare gli archivi, in particolare i nitrati. Nel frattempo, se da un lato aumentano consulenze e incarichi, dall'altra si mandano a casa persone che hanno reso il Centro sperimentale di cinematografia un'eccellenza –:

   se sia a conoscenza della decisione di licenziare Stefano Iachetti e se non ritenga opportuno per quanto di competenza, data la carriera e la reputazione nel settore di Iachetti, verificare le motivazioni e le condizioni in cui è avvenuto il licenziamento.
(5-02798)

Interrogazione a risposta scritta:


   ORLANDO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il cinema «Nuovo» di La Spezia ha una storia più che centenaria, che trova le sue origini nella costituzione nel maggio del 1869 della società di mutuo soccorso: «Unione Fraterna e Fratellanza Artigiana»;

   dal 2001 l'edificio è schedato e tutelato nel catalogo generale dei beni culturali;

   alla scadenza della clausola contrattuale che imponeva la salvaguardia del cinema è stato intimato ai gestori di sgomberare i locali;

   a fronte di questa notizia si è manifestata un'ampia e trasversale mobilitazione della città di La Spezia volta a salvaguardare uno spazio culturale fondamentale per la città;

   i numeri del cinema confermano quanto riportato in premessa, infatti nel 2023 si è registrato un dato di oltre trentamila biglietti staccati;

   è, inoltre, necessario aggiungere che «Il Nuovo» è una tipologia di cinema destinato alla fruizione popolare, per la collocazione centrale, la raggiungibilità, l'attenzione ai ceti economicamente più in difficoltà –:

   se in considerazione di quanto riportato in premessa, il Ministro interrogato intenda attivarsi, per quanto di competenza, per salvaguardare un'importante attività culturale e se ci sia l'intenzione di inserire «Il Nuovo» tra le «sale cinematografiche storiche», di cui alla direttiva 26 agosto 2014 del Ministro dei beni e delle attività culturali.
(4-03412)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TESTA, CONGEDO e MATERA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso delle audizioni svolte al Senato per l'esame del decreto-legge 9 agosto 2024, n. 113, recante: «misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico», il Presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili – Cndcec Elbano De Nuccio, ha evidenziato la necessità d'introdurre in tempi rapidi una disposizione normativa volta a consentire la possibilità di avvalersi dell'invio della comunicazione di cessione del credito sostitutiva per la correzione degli errori di opzione di sconto o cessione, il cui termine ultimo di presentazione è scaduto lo scorso 4 aprile 2024;

   permettere ai contribuenti di correggere quanto prima, gli errori commessi in sede di compilazione e presentazione all'Agenzia delle entrate delle comunicazioni di opzione di sconto o cessione, di cui all'articolo 121, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, il cui termine ultimo di presentazione è cessato nella data suesposta, ha rilevato il Cndcec (con l'esclusione dei soli errori che hanno comportato la comunicazione e il riconoscimento di un credito d'imposta di ammontare minore rispetto a quello che sarebbe stato spettante) consentirebbe ai soggetti interessati, di sanare anche errori per i quali, attualmente non sussiste altro rimedio che l'annullamento della comunicazione;

   secondo De Nuccio inoltre, tale misura correttiva, senza appesantire di un solo euro il monte dei crediti d'imposta attualmente riconosciuto nei cassetti fiscali dei fornitori e cessionari preso a base dal Ministero interrogato, per la redazione dei documenti di economia e finanza, rimedierebbe come suddetto, di sistemare una situazione complessa, in un contesto in cui tuttavia (causa la sopravvenuta esclusione delle comunicazioni di opzione dal novero degli adempimenti fiscali, per i quali vige il principio della remissione in bonis) tale annullamento non consentirebbe di procedere alla ripresentazione di una nuova comunicazione corretta, con conseguente perdita del credito d'imposta spettante al contribuente;

   la possibilità di correzione in precedenza richiamata, rileva altresì il Presidente del Cndcec, deve inoltre essere consentita a tutti quei condomini che hanno commesso l'errore di far presentare la li comunicazione di opzione al condominio anche con riguardo alle spese relative a interventi agevolati, che riguardavano le parti private dell'edificio di pertinenza dei singoli condomini, anziché le parti comuni di pertinenza condominiale;

   a giudizio degli interroganti, le suesposte osservazioni da parte del Cndcec, appaiono condivisibili e pertinenti, in relazione alle molteplici difficoltà riscontrate da parte di una vasta platea di contribuenti, in sede di compilazione e successivamente di presentazione all'Agenzia delle entrate, valutate le condizioni molto spesso incerte e frenetiche in cui la categoria dei commercialisti si trova ad operare, nell'assistenza dei contribuenti, soprattutto nel periodo della presentazione dei modelli della dichiarazioni dei redditi –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato con riferimento a quanto esposto in premessa, specie riguardo alla necessità di consentire la correzione degli errori commessi in sede di compilazione e presentazione all'Agenzia delle entrate delle comunicazioni di opzione di sconto o cessione, in luogo delle detrazioni fiscali da parte dei contribuenti che hanno usufruito dei bonus edilizi;

   quali iniziative urgenti e indifferibili, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare, al fine di sanare errori da parte dei soggetti, per i quali al momento, come riportato nella premessa, non esiste altra possibilità di rimediare, che l'annullamento della comunicazione, all'amministrazione fiscale.
(5-02796)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMUTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 gennaio 2023 il Consigliere Roberto Alesse, veniva nominato dal Consiglio dei ministri come direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm). Lo stesso, in passato ha svolto il ruolo di capo dell'ufficio legislativo di Alleanza Nazionale, quando l'onorevole Gianfranco Fini ne era Presidente, ed è stato poi consigliere e collaboratore dello stesso per oltre un decennio;

   l'onorevole Gianfranco Fini risulta essere stato rinviato a giudizio e tuttora a processo con l'imputazione di riciclaggio in concorso con Francesco Corallo, imprenditore nel mondo del «Gioco pubblico» e tuttora proprietario della società concessionaria di Gioco Global Starnet, in amministrazione giudiziaria in attesa dell'esito del processo;

   la Global Starnet risulta debitrice dell'erario di un importo di circa 335 milioni di euro a seguito di sentenza emessa in appello dalla Corte dei conti del Lazio n. 4/19 che confermava la decisione di condanna di primo grado n. 68/2015;

   a seguito delle predette vicende, veniva disposta la decadenza dalla concessione di gioco pubblico per Global Starnet sin dalla data 28 aprile 2017, con determinazione direttoriale dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli;

   successivamente al provvedimento di decadenza, in attesa dell'esito dei ricorsi, venivano concesse a Global Starnet delle proroghe della concessione finalizzate proprio all'esperimento di tutte le azioni giudiziarie definite con la soccombenza di Global Starnet dichiarata dal Consiglio di Stato con sentenza n. 6470 del 2021;

   nonostante ciò, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, concedeva a Global Starnet altre proroghe della concessione ed in particolare, a settembre 2023, l'Agenzia diretta dal Consigliere Roberto Alesse, concedeva inspiegabilmente dapprima una proroga della concessione fino al 31 dicembre 2023 e poi una ulteriore proroga sino al 31 dicembre 2024;

   alla luce della circostanza che, in caso di probabile prescrizione del procedimento penale citato, che vede imputati l'onorevole Gianfranco Fini e Francesco Corallo, la società Global Starnet tornerà in proprietà del predetto Corallo, non sfugge come detta proroga che si pone ad avviso dell'interrogante, assolutamente contra legem, garantisca al Corallo di ritornare in possesso di asset dal valore cospicuo (da fonti stampa a oltre 100 milioni di euro) che invece, nel caso di corretto applicazione delle procedure di legge, sarebbero dovuti essere liquidati sul mercato al fine del pagamento dei debiti;

   inoltre, all'interrogante risulta che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli si sia attivata chiedendo all'Avvocatura Generale dello Stato un parere su una proposta di accordo transattivo tra la Global Starnet e l'erario che prevedesse una decurtazione di oltre il 50 per cento delle somme dalla stessa dovute;

   le vicende narrate inducono a sospettare ad avviso dell'interrogante che Global Starnet sia stata destinataria di un trattamento ad personam da parte dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli;

   in data 6 febbraio 2024 veniva arrestato su richiesta della Procura di Roma, l'imprenditore Pierluigi Fioretti nell'ambito di una inchiesta per corruzione e traffico di influenze;

   Fioretti, che aveva ricoperto incarichi apicali all'interno di Alleanza Nazionale, quando l'onorevole Fini ne era presidente, secondo quanto pubblicato dagli organi di informazione, risulta esser stato intercettato mentre conferiva con l'ex sindaco di Roma, Gianni, Alamanno affinché quest'ultimo intercedesse con un Ministro dell'attuale Governo al fine dell'attribuzione di un incarico;

   dagli atti della predetta inchiesta, a giudizio dell'interrogante appare, quindi, lecito sospettare come la vecchia classe politica riconducibile alla presidenza del partito di Gianfranco Fini sia ancora in grado di esercitare pressioni sull'attuale Governo, al fine di perseguire interessi privati, circostanza, questa, che denota la necessità di un pronto intervento del Governo –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   nello specifico, se intenda adottare iniziative di competenza in relazione a quella che appare agli interrogati una situazione di conflitto di interessi relativa alla vertenza Global.
(4-03416)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, la Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna) ha pubblicamente espresso la preoccupazione che gli effetti della cosiddetta «nuova Sabatini», lo strumento «principe» per supportare le imprese nell'acquisto di nuovi beni strumentali, rischiano di esaurire la propria efficacia già nelle prossime settimane;

   ad inizio maggio 2024 risultavano disponibili poco meno di 100 milioni di euro, che potranno soddisfare il fabbisogno di richieste al massimo fino a fine giugno. Senza il rifinanziamento della misura il sistema bancario sarà meno propenso a erogare i finanziamenti e le imprese meno interessate a realizzare gli investimenti, con riflessi negativi per la crescita e la competitività;

   Cna stima inoltre che per coprire le richieste fino alla fine dell'anno occorrono 250-300 milioni di euro, un ammontare che può attivare circa 4 miliardi di investimenti da parte di micro e piccole imprese. La «nuova Sabatini» rappresenta una delle principali agevolazioni dedicate alle piccole imprese per migliorare la competitività del sistema produttivo ed ha dimostrato nel tempo grande efficacia. Attualmente la disponibilità di 4,4 miliardi di risorse pubbliche ha sostenuto circa 53 miliardi di investimenti privati;

   garantire la continuità degli interventi della «nuova Sabatini» per l'anno in corso è fondamentale per supportare la ripresa e la crescita economica del Paese, caratterizzata dalla recessione della produzione industriale. Per 15 mesi consecutivi l'Istat ha certificato il crollo della produzione industriale nazionale: meno 1 per cento ad aprile rispetto al mese di marzo e meno 2,9 per cento in un anno –:

   quali opportune iniziative di competenza intenda intraprendere con urgenza per rifinanziare la «nuova Sabatini» per l'anno in corso, al fine di consentire ad artigiani e piccole imprese di continuare a programmare gli investimenti necessari per la crescita delle loro attività.
(3-01410)


   NISINI, MONTEMAGNI, BARABOTTI, ZIELLO e BILLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il settore moda in Toscana rappresenta un pilastro fondamentale dell'economia regionale, impiegando circa 130 mila persone in diversi segmenti produttivi, dai tessili all'abbigliamento, dalla conceria alle calzature, fino alla gioielleria e agli accessori. Si stima che il 6-8 per cento di tutti gli occupati della regione lavori in questo settore, il quale contribuisce in modo significativo al valore aggiunto regionale con ben 5,5 miliardi di euro;

   tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana;

   tuttavia, la recente crisi economica ha colpito duramente il comparto, con un calo delle esportazioni che ha generato effetti negativi sul Pil e sul numero di occupati. In particolare, le aziende di Prato rischiano di esaurire le forme di integrazione salariale nel breve termine, rendendo urgente un intervento sul fronte del credito per evitare pesanti ripercussioni sociali ed economiche;

   è pertanto necessario agire tempestivamente per sostenere il settore moda in Toscana e garantire la sua sopravvivenza –:

   se e quali azioni di competenza intendano adottare per affrontare efficacemente la situazione descritta, al fine di supportare un comparto strategico per l'economia italiana e regionale.
(3-01411)


   BONAFÈ, FOSSI, GIANASSI, DI SANZO, SIMIANI, FURFARO, SCOTTO e BOLDRINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il settore moda rappresenta uno dei comparti di maggior importanza del Paese, finalizzato soprattutto all'esportazione in tutti i continenti e alla promozione del made in Italy;

   dopo gli anni della pandemia il settore ha saputo reagire, ma l'incerto e conflittuale contesto internazionale, caratterizzato da crisi energetica, conflitti globali, aumento dell'inflazione e riduzione della domanda, sta creando una contrazione economica generalizzata che ha prodotto pesanti ricadute sui fatturati delle imprese del comparto;

   le associazioni di categoria hanno segnalato da mesi queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, ma anche il calzaturiero e il tessile, evidenziando come la moda non abbia potuto usufruire di misure a sostegno o contributi specifici come quelli sviluppati per altri settori;

   particolarmente colpito è il settore della moda in Toscana che impiega infatti circa 130 mila persone: la maggior parte nei segmenti produttivi (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, accessori, gioielleria), compresa la produzione di macchinari, un 10 per cento nel terziario (commercio all'ingrosso e intermediazione). Di fatto quindi il 6-8 per cento di tutti gli occupati della regione lavora in tale comparto, il 40 per cento di tutto il manifatturiero, per un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro. Tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana;

   la crisi riguarda prodotti progettati e commissionate dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono successivamente realizzate da artigiani di altissima specializzazione (aziende contoterziste);

   sono quindi direttamente coinvolte 3.690 imprese e 13.800 addetti ed in particolar modo nei distretti di Firenze e Scandicci per la produzione e nel distretto di Santa Croce sull'Arno (Pisa) per la conceria;

   le difficoltà sono state monitorate da Irpet che ha certificato come nel mese di marzo 2024 in Toscana, le ore di cassa integrazione sono state pari al monte ore di lavoro di circa 7.700 dipendenti di cui 6.200 nel settore pelli, cuoio e calzature: si è quindi passati dal 3,1 per cento di lavoratori in cassa integrazione a gennaio 2023 al 12,9 per cento di marzo 2024 (solo per la filiera della pelle) con un peggioramento continuo;

   attualmente, secondo le associazioni di categoria, nei distretti della Toscana chiudono mediamente quasi due aziende a settimana con gravissime ripercussioni per i livelli occupazionali territoriali;

   per cercare di porre un argine al problema, il presidente della Toscana Eugenio Giani e l'assessora regionale Alessandra Nardini (sollecitati anche dagli enti locali interessati) hanno inviato due missive al Governo per chiedere l'attivazione di ammortizzatori sociali specifici. Anche gli enti locali, in particolare il comune di Scandicci (FI), epicentro industriale di eccellenza nel settore delle produzioni di lusso è impegnato a fronteggiare la situazione di crisi con le parti sociali per contenere le ricadute sociali in termini di disoccupazione e per evitare conseguenze dirette nei territori;

   successivamente il governatore della Toscana ha inoltrato una terza lettera al Ministro Urso per richiamare l'attenzione e sollecitare interventi sul fronte del credito alle imprese e alle famiglie (soprattutto per facilitarne l'accesso e chiedere una moratoria sui finanziamenti);

   il 6 agosto 2024 si terrà al Ministero delle imprese e del made in Italy il tavolo istituzionale del settore moda in cui dovrebbero essere analizzati le problematiche del comparto e decise le misure di sostegno alle imprese in difficoltà;

   a tale riunione non sarebbero stati però invitati gli enti locali competenti nonostante abbiano da tempo manifestato espressamente l'urgenza e l'esigenza di poter intervenire a tale tavolo proprio per non depotenziare la capacità di reazione e contenimento delle criticità e per finalizzare meglio l'impiego delle risorse destinate alla formazione professionale dei giovani –:

   per quali motivi al tavolo interministeriale citato in premessa non siano stati invitati tutti gli attori e le istituzioni competenti della filiera ed in particolare i sindaci degli enti locali interessati;

   quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare per contrastare la crisi del settore della moda, che sta colpendo soprattutto le imprese contoterziste della Toscana, salvaguardare la continuità produttiva di tale settore e garantire gli attuali livelli occupazionali.
(3-01412)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da organi di stampa i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) grazie alla campagna oceanografica «Sirene» (Serpentinite/mud diapIRs along ExtensioNal faults in the Ionian sEa) appena conclusa dalla nave Gaia Blu, hanno individuato nel mar Ionio meridionale dei rilievi sottomarini allineati lungo profonde spaccature del fondale, dove un sistema di faglie sta lentamente allontanando la Calabria dalla Sicilia facendo sprofondare la crosta terrestre al largo dello Stretto di Messina;

   secondo il progetto Ithaca (Italy hAzard from cApable faults) elaborato da Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che sintetizza le informazioni disponibili sulle faglie che interessano il territorio italiano, con riferimento all'area di Villa San Giovanni interessata dalle infrastrutture del progetto dell'attraversamento stabile dello Stretto di Messina, relative sia alla struttura del Ponte, che alle infrastrutture di collegamento, si rileva la presenza delle seguenti faglie attive e capaci: 1. faglia «Porto Salvo» – codice 37414; 2. faglia «Cannitello» – codice 37400; 3. faglia «Pezzo» – codice 37401; 4. faglia «Piale» – codice 37310; 5. faglia «Commenda» – codice 37313;

   in particolare la faglia «Cannitello» sarebbe localizzata nella zona di realizzazione della struttura portante del Ponte, il cui progetto prevede la realizzazione del pilone lato Calabria alto circa 400 metri, le cui fondazioni risulterebbero ricadere nella zona di rispetto dove è escluso qualunque tipo di intervento edilizio e complessivamente tutte le opere in progetto (strade, ferrovie, svincoli, pontile a mare), secondo quanto espresso nella fase di osservazione alla procedura di Via, ricadono nelle zone sopracitate che comunque presentano limiti molto restrittivi;

   le linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da faglie attive e capaci (Fac) versione 1.0 redatto dalla Commissione tecnica per la micro-zonizzazione sismica per conto della Conferenza delle regioni e delle provincie autonome e della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della Protezione civile nel 2015 impongono la assoluta inedificabilità in aree in stretta prossimità con le faglie, specificando come in presenza di faglie attive, capaci e certe è vietata qualsiasi tipo di nuova edificazione, anche provvisorie e secondarie, entro una zona di rispetto di 30 metri a cavallo del piano di rottura della faglia;

   in merito l'amministratore delegato della società Stretto di Messina (SdM) Ing. Pietro Ciucci ha dichiarato: «È noto, infatti, che le coste siciliana e calabrese sono soggette ad un seppur minimo allontanamento ampiamente considerato nel progetto definitivo del 2011 e nel suo aggiornamento del 2024», assicurando che «il movimento differenziale tra i due siti scelti per i piloni (Calabria-Sicilia) è inferiore a 1 mm/anno»;

   il 15 aprile 2024 la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica a seguito delle attività di analisi e valutazione della documentazione tecnica pervenuta ai fini dell'aggiornamento e completamento della procedura di Via relativamente al progetto definito del Collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria e visto il contributo tecnico pre-istruttorio fornito da Ispra, ha formulato e indirizzato alla proponente Stretto di Messina richiesta di documentazione integrativa in merito a 239 punti, tra cui il punto 83 dove viene esplicitamente chiesto «(...) Con riferimento alla caratterizzazione delle faglie si richiede restituzione grafica a scala 1.5000 di tutti i sistemi di faglia attivi, con distinzione delle faglie capaci. Si richiede la sistematizzazione delle carte geologiche e geomorfologiche coerenti rispetto alla mappatura delle faglie» –:

   se anche nell'ambito delle funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sulla Stretto di Messina in ordine alle attività oggetto di concessione, previste dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, i Ministri interrogati siano nelle condizioni di confermare se le fondazioni del pilone del Ponte lato Calabria insistano nella zona di rispetto di una faglia dove è vietata qualsiasi nuova edificazione, con grave pregiudizio della sicurezza dell'opera.
(3-01414)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il diritto alla salute è un diritto inalienabile che lo Stato ha l'obbligo di garantire nei confronti dei propri cittadini, con particolare attenzione ai soggetti più fragili come minori e anziani;

   al Lido di Venezia e nell'adiacente isola di Pellestrina è presente, da tempo, una situazione emergenziale che caratterizza le strutture sanitarie della zona;

   le due isole, infatti – che contano circa 20.000 residenti, senza considerare gli esponenziali aumenti dei mesi estivi, – sono oggi servite unicamente da un punto di primo intervento essendo stati chiusi da anni lo storico Ospedale al Mare e il pronto soccorso. Tale presidio prende in carico i codici bianchi e verdi, mentre, per i codici superiori si provvede di norma allo smistamento verso l'Ospedale Civile nel centro storico veneziano. Il Lido ha in dotazione tre ambulanze, ma il medico del punto di primo intervento è uno solo, pertanto ben due mezzi possono operare solo con a bordo paramedici. Ciò crea evidenti criticità in caso di contemporaneità di casi gravi;

   il trasferimento dei pazienti dal Lido all'Ospedale Civile avviene tramite idroambulanza, con le relative incertezze in caso di condizioni meteorologiche critiche (nebbia, vento e mare agitato). I trasporti presso altre strutture ospedaliere, per situazioni di particolare emergenza, avvengono con l'elicottero, il quale però non staziona al Lido e viene chiamato su necessità;

   l'intervento medico specialistico, in casi di infarto, ictus, emorragia cerebrale, traumi, è decisivo nella prima ora. È un dato di fatto che i cittadini di Lido e Pellestrina, oltre ai numerosi ospiti estivi delle due località, vivono in una condizione di alto rischio sanitario;

   in soli sei mesi, al Lido di Venezia si sono verificati due casi di malasanità relativamente alla morte di due bambini, Mattia e Elettra. Il caso di Elettra è emblematico e riassuntivo di quanto descritto: nel maggio 2024, questa bambina di soli 18 mesi, ha addentato un flaconcino di plastica ingoiandone il tappo. I genitori intervengono immediatamente effettuando invano la manovra di Heimlich e chiamando il 118 per richiedere un intervento sanitario di emergenza. La bambina viene quindi portata al punto di primo intervento dove il personale sanitario la prende in carico ma informa subito che non ha in dotazione la strumentazione capace di evidenziare la collocazione del tappo ai fini dell'estrazione. Viene quindi richiesto l'intervento dell'elisoccorso dell'ospedale di Treviso: l'elicottero arriva dopo diversi minuti, il medico con una pinza riesce a estrarre il tappo, ma l'elicottero ha un guasto e non riesce a ripartire. La bimba necessitava di una rianimazione pediatrica così viene chiamato l'elisoccorso dell'Ospedale di Padova, che richiede tempi tecnici di arrivo. La bimba viene finalmente trasferita, ma il dilatarsi dei tempi di attesa è purtroppo risultato fatale;

   tale dramma ha rappresentato un trauma per tutta la comunità lidense, tale da diventare il simbolo di una mobilitazione civile che chiede alle istituzioni di accendere un faro di attenzione sulla condizione di rischio dei bimbi e di tutti i cittadini che vivono in territori, come le isole, da considerarsi disagiati per la loro conformazione geomorfologica;

   è fondamentale assicurare la continuità pediatrica, un servizio di pronto soccorso in grado di affrontare in loco la prima emergenza e un'implementazione di mezzi di trasporto dedicati al dirottamento dei malati presso le strutture ospedaliere del territorio limitrofo –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere con la massima urgenza affinché non solo sia garantita un'assistenza sanitaria adeguata, per quantità e qualità, nei territori delle isole di Lido e Pellestrina, ma anche affinché queste siano considerate aree disagiate ai sensi e per gli effetti del decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70, analogamente alle aree montane, prevedendo lo stanziamento delle risorse necessarie a garantire un livello di assistenza sanitaria adeguato e in linea con il territorio circostante.
(4-03413)


   EVI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 6 settembre 2024 il CDC Center for disease control and prevention negli Stati Uniti ha confermato un caso di contagio umano da influenza aviaria A (H5) nello Stato del Missouri. Si tratta del quattordicesimo caso negli Stati Uniti dall'inizio del 2024, ma del primo in una persona che non è stata esposta per motivi professionali ad animali infetti;

   questo virus è oggetto di attenzione da parte della comunità scientifica prima di tutto per la sua alta patogenicità, perché ha iniziato a passare dagli uccelli ad altre specie di animali (soprattutto mammiferi, come i procioni, le volpi, gli orsi) sino a contagiare quest'anno anche le mucche da latte, e infine perché negli ultimi anni si sono registrati i primi casi di contagio nell'uomo. In particolare tra gli addetti nel settore lattiero-caseario, ma non solo, come dimostra la morte per aviaria avvenuta pochi giorni fa di una ragazza cambogiana di 14 anni. Ma ciò che preoccupa maggiormente è, per l'appunto, il primo caso di influenza aviaria senza esposizione ad animali ammalati o infetti segnalato in Missouri a fine agosto e reso noto dalle autorità sanitarie americane il 6 settembre 2024. Se confermata, sarebbe la prima infezione interumana;

   nei mesi di luglio e agosto 2024 sono stati confermati diversi casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) in uccelli selvatici lungo le coste ovest dell'Europa e sul mar Baltico e focolai di Hpai sono stati rilevati anche negli allevamenti di pollame nelle medesime zone interessate dai casi nella fauna selvatica;

   il Ministero della salute ha rilasciato il 5 settembre 2024 la nota ministeriale avente ad oggetto «adozione di misure finalizzate a prevenire l'introduzione e la diffusione della malattia all'interno degli stabilimenti avicoli» che le regioni con zone ad alto rischio A e B dovranno adottare dal 15 settembre 2024;

   gli epidemiologi si dividono tra chi lancia l'allarme e chi mantiene un atteggiamento più cauto sulla effettiva possibilità di mutazione del virus e che questo possa giungere al contagio uomo-uomo. Ma su una cosa nel mondo scientifico c'è ampio consenso: in ottica «one health» si potrebbero ridurre i rischi incentivando i piccoli allevamenti, più controllabili rispetto ai grandi –:

   se non intendano prendere in considerazione la possibilità di una riduzione del numero di animali allevati in Italia e di sostenere attivamente il superamento del modello industriale e intensivo in favore di una conversione della produzione di cibo in chiave sostenibile ed agro-ecologica.
(4-03414)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IARIA. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   il 7 settembre 2024, si sono tenute le elezioni per il rinnovo del comitato Figc Lnd Piemonte e Valle d'Aosta a cui hanno partecipato con diritto di voto tutte le società Piemontesi iscritte ai campionati della Figc Lnd Piemonte e Valle d'Aosta;

   in data 22 agosto 2024 veniva pubblicato sul più noto quotidiano sportivo del Piemonte, «SPRINT & SPORT», un articolo a firma del direttore in cui veniva stigmatizzato il «modus operandi» dell'attuale comitato in occasione di manifestazioni regionali da sempre svoltesi con ingresso gratuito ma che nel 2024 sono state «a pagamento» e per di più svolte nell'impianto sportivo (Orbassano) gestito dalle aziende commerciali del presidente uscente Foschia;

   in data 26 agosto 2024 veniva pubblicata sullo stesso quotidiano sportivo, «SPRINT & SPORT», una intervista in cui veniva rilevata l'esistenza di un conflitto di interessi del presidente uscente Mauro Foschia in seno all'attuale gestione attuale del comitato Figc Lnd Piemonte e Valle d'Aosta in relazione all'utilizzo di questo suo impianto;

   in data 28 agosto 2024 veniva pubblicata una nuova intervista in cui un presidente storico del calcio piemontese confermava in modo netto, sulla base di proprie verifiche documentali, l'intreccio delle attività istituzionali del comitato Figc Lnd Piemonte e Valle d'Aosta con quelle commerciali e personali del presidente del comitato stesso deducendone la sua netta incandidabilità;

   in data 3 settembre 2024 veniva pubblicato un altro articolo sullo stesso quotidiano sportivo in cui si rilevava nella «fase elettorale» un inquietante clima intimidatorio a danno delle società e dei loro presidenti;

   per la prima volta, non c'è stata la possibilità di arrivare a un confronto democratico, tra 2 candidati, per il rinnovo di una delle istituzioni regionali che ha un impatto così importante dal punto di vista sociale ed economico;

   inoltre, sempre per la prima volta parrebbe che un numero anomalo di presidenti di società abbia ritirato la firma di sostegno precedentemente data alla lista alternativa;

   circostanze analoghe a quelle sopra descritte si sono peraltro registrate anche in occasione del rinnovo degli organi direttivi di altre federazioni e ciò rende necessaria ad avviso dell'interrogante l'adozione di criteri che assicurino maggiore trasparenza e la più ampia partecipazione a tali procedure elettive –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione in premessa, e quali iniziative, per quanto di competenza di carattere normativo intenda adottare in merito alla disciplina del rinnovo degli organi direttivi delle federazioni, anche al fine di fugare ogni dubbio circa una gestione trasparente ed efficiente delle stesse.
(5-02797)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Bakkali e altri n. 1-00314, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 agosto 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Sanzo.

Cambio di presentatore di interrogazione a risposta in Commissione.

  Interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02458, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 giugno 2024, è da intendersi presentata dall'On. Casu, già cofirmatario della stessa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Davide Bergamini n. 5-02283 del 17 aprile 2024;

   interrogazione a risposta scritta Caramiello n. 4-03230 del 25 luglio 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Vaccari n. 5-02781 dell'11 settembre 2024.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Orlando n. 5-02346 del 10 maggio 2024 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03412;

   interrogazione a risposta in Commissione Cappelletti n. 5-02488 del 14 giugno 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01410;

   interrogazione a risposta scritta Ghirra e Piccolotti n. 4-03069 del 3 luglio 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01413;

   interrogazione a risposta in Commissione Nisini e altri n. 5-02620 del 12 luglio 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01411.