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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 9 ottobre 2024

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, CARAMIELLO, CHERCHI e DI LAURO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   dopo la legge costituzionale n. 1 del 2022, con cui è stata introdotta la tutela degli animali tra i princìpi fondamentali, in alcune regioni l'iter di importanti interventi normativi regionali aventi ad oggetto la tutela degli animali si è arrestato o ha subìto notevoli rallentamenti;

   ciò è confermato a quanto risulta dalla decisione della regione Emilia-Romagna di sospendere l'iter di presentazione del progetto di legge di revisione della legge regionale n. 20 del 2002 in quanto, come recitano le comunicazioni della regione, «si ritiene che la legge regionale 20 del 2002 non possa essere oggetto di revisione da parte del legislatore regionale», per l'assenza del carattere di trasversalità della disciplina della tutela degli animali che legittimerebbe l'intervento normativo a livello regionale;

   questa interpretazione letterale del nuovo assetto costituzionale, di conferimento esclusivo alla legge dello Stato del compito di determinare i modi e le forme della tutela degli animali, potrebbe avere l'effetto paradossale di compromettere l'importanza della potestà legislativa regionale in questa materia;

   appare necessaria a giudizio dell'interrogante una corretta valutazione dei seguenti aspetti:

   l'articolo 117 della Costituzione riserva la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema alla potestà legislativa esclusiva dello Stato, ammettendo tuttavia in questa stessa materia, al cui interno ricade indubbiamente la salvaguardia degli animali, un possibile intervento legislativo delle regioni nei limiti dei livelli di tutela stabiliti dallo Stato;

   la chiara ed inequivocabile volontà del legislatore costituzionale che ha inteso fornire agli animali un regime ulteriore di tutela e non certo un suo affievolimento, e che non ha l'intento di negare alle regioni la possibilità di dotarsi di norme più rigorose in materia;

   sempre a giudizio dell'interrogante è incongruo e irragionevole ritenere che l'articolo n. 9 della Costituzione attribuisca una riserva assoluta di legge statale alla tutela degli animali, in base alle seguenti considerazioni:

   in primo luogo in base al consolidato orientamento della dottrina e giurisprudenza costituzionale, la riserva assoluta di legge è improntata ad una ratio democratica e garantista, di norma riguardante la limitazione dei diritti, come la disposizione di cui all'articolo 13 della Costituzione;

   in secondo luogo, la dottrina più accreditata attribuisce al legislatore costituzionale la facoltà di intervenire sui princìpi fondamentali soltanto in melius, ossia con finalità espansiva e con benefìci effetti suscettibili di farsi apprezzare per l'intera trama costituzionale;

   in terzo luogo, la sedes materiae, ossia all'interno dei princìpi fondamentali, impedisce, in una corretta interpretazione sistematica, di intendere il terzo comma, ultimo periodo, dell'articolo 9 della Costituzione;

   come se avesse la funzione di segnare il confine tra legislazione statale e regionale in materia di animali, dato che una regola sul riparto della funzione legislativa tra Stato e regioni in una certa materia è una regola di distribuzione del potere e non un principio né tantomeno un principio fondamentale dell'ordinamento repubblicano;

   infine, non è ragionevole pensare che proprio coloro che hanno voluto, e votato, il riconoscimento della tutela degli animali all'interno della Carta costituzionale, volessero anche la cancellazione, o il progressivo indebolimento del prezioso patrimonio di strumenti normativi che finora le regioni hanno predisposto;

   appare utile richiamare recenti interventi legislativi regionali, come la legge regionale della Calabria n. 45 del 2023 e la legge regionale del Piemonte n. 16 del 2024, che intervengono in tema di tutela degli animali e la legge regionale n. 18 del 2023 dell'Emilia-Romagna che disciplina la promozione e il sostegno degli interventi assistiti con gli animali;

   nel complesso, a giudizio dell'interrogante è necessario spiegare che la collocazione della tutela degli animali tra i princìpi fondamentali, essendo finalizzata a rafforzarla, non comporta in alcun modo una sottrazione della potestà legislativa delle regioni, le quali restano legittimate a disciplinare la materia, purché nell'ottica di un miglioramento del regime di protezione degli animali –:

   se non intenda adottare iniziative anche di carattere normative, per quanto di competenza, al fine di favorire il più efficace coordinamento unitamente al più ampio sviluppo degli strumenti per la tutela degli animali, nell'ottica della piena attuazione dell'articolo 9 della Costituzione.
(4-03567)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale n. 0323683 del 21 luglio 2022, il Masaf concedeva al Consorzio di bonifica Brenta il contributo di euro 1.491.994,69, per la realizzazione della progettazione relativa al «Serbatoio del Vanoi – realizzazione di un invaso del torrente Vanoi e tutela dell'irrigazione nel comprensorio del Consorzio di Bonifica Brenta» (di seguito Diga del Vanoi);

   con determinazione n. 29 del 28 dicembre 2022, il Consorzio di Bonifica Brenta ha aggiudicato la gara per la «Progettazione definitiva, studi specialistici multidisciplinari, indagini e rilievi in sito, prove di laboratorio, servizi accessori di progettazione partecipata, assistenza nei procedimenti autorizzativi» della diga del Vanoi;

   la regione Veneto, in data 4 maggio 2023, tramite comunicato stampa n. 784, ha dato atto della intervenuta trasmissione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) dell'elenco di opere e interventi di urgente realizzazione per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche. Tre le sei opere individuate, al primo posto è stata inserita la Diga del Vanoi, con una correlata richiesta di finanziamento di 150.000.000,00 euro per l'accumulo di 33 milioni di metri cubi d'acqua;

   nell'ambito del procedimento di predisposizione del progetto definitivo dell'opera, il Consorzio di bonifica del Brenta in data 2 luglio 2024 ha avviato le procedure per il dibattito pubblico ai sensi del decreto legislativo n. 36 del 2023 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 2018;

   nella seduta della Camera n. 358 del 2 ottobre 2024 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 3-01460 a firma dell'interrogante, riferiva che dai dati forniti risulta che nel corso del dibattito pubblico sono stati coinvolti ben 185 soggetti parzialmente interessati;

   la provincia autonoma di Trento, nel cui territorio ricade la diga del Vanoi, con delibera n. 1408 del 6 settembre 2024 ha ritenuto l'avvio delle procedure per il dibattito pubblico illegittime, dando mandato all'avvocatura della provincia di valutare possibili azioni legali in merito;

   la stessa provincia autonoma di Trento pone in evidenza come: «trattandosi di un'opera che interessa sia il Trentino che la regione Veneto la sua realizzazione necessita di uno specifico accordo ai sensi dell'articolo 36 del piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche (PGUAP), reso esecutivo con decreto del Presidente della Repubblica il 15 febbraio 2006»;

   ai sensi dell'articolo 36 per fronteggiare le emergenze dovute a fenomeni di siccità, nonché la tutela dell'ambiente, del patrimonio idrico, degli interessi e della sicurezza delle popolazioni coinvolte e l'armonizzazione degli interessi espressi dai territori, la corretta modalità di azione riguardo al progetto in questione avrebbe dovuto essere preceduta da un accordo tra la Provincia autonoma di Trento e la Regione Veneto, con riguardo ad un ventaglio di possibili soluzioni operative per fronteggiare le crisi idriche, cosa che il progetto del Consorzio di bonifica ha totalmente ignorato, non contendendo neanche la comparazione delle soluzioni alternative;

   da ultimo la provincia avrebbe avanzato richiesta al Consorzio di bonifica Brenta di allungare i tempi del dibattito pubblico, per consentire lo svolgimento di sedute in presenza sul territorio bellunese;

   ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Presidente del consiglio dei Ministri del 10 maggio 2018, n. 76 (Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie delle opere sottoposte a dibattito pubblici) la Commissione nazionale per il dibattito pubblico (di seguito Commissione), istituita presso in Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, monitora il corretto svolgimento della procedura di dibattito pubblico e il rispetto della partecipazione del pubblico e garantisce in ordine alle modalità della procedura, ai pareri resi, alla documentazione tecnica riguardante l'intervento –:

   se i Ministri i ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se le procedure di avvio e svolgimento del dibattito pubblico da parte del Consorzio di bonifica del Brenta rispettino le disposizioni del decreto del Presidente del consiglio dei Ministri 10 maggio 2018, n. 76, se l'ente aggiudicatore, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha provveduto a trasmettere alla Commissione comunicazione, con allegato il progetto di fattibilità o il documento di fattibilità delle alternative progettuali, se ai sensi dell'articolo n. 36 del Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche (Pguap), reso esecutivo con decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 2006, il progetto della Diga del Vanoi è stato oggetto di preventivo accordo tra la Provincia autonoma di Trento e la regione Veneto, con riguardo ad un ventaglio di possibili soluzioni alternative e se non si ritiene di assumere iniziative di propria competenza per sollecitare il coordinatore del dibattito pubblico di prorogare la durata del dibattito al fine di garantire la più ampia partecipazione delle diverse rappresentanze delle comunità territoriali interessate dal progetto della Diga del Vanoi.
(2-00453) «Zanella».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARRACINO e AMENDOLA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il settore apistico della Basilicata è oggettivamente in gravissime difficoltà dopo due anni segnati da produzioni ridotte a causa dell'andamento climatico;

   l'Associazione apicoltori lucani e le organizzazioni di categoria del mondo agricolo sottolineano le difficoltà delle aziende a proseguire nella produzione condizionate da debiti ed esposizioni bancarie che rischiano di costringere alla chiusura molte importanti realtà produttive di qualità;

   si è fatta molto sentire la siccità con l'alterazione di fioriture che hanno condizionato in negativo le produzioni;

   nonostante lo stanziamento di risorse per il rimborso dei premi assicurativi legati a danni da eventi climatici si segnala che vi sono notevoli difficoltà per gli apicoltori e le loro produzioni in quanto gli istituti sono chiusi ad ogni forma di assicurazione nei loro confronti, accentuando gli effetti nefasti della crisi –:

   quali opportune e tempestive iniziative di competenza intenda assumere il Governo a sostegno dell'apicoltura lucana in relazione alle difficoltà riportate in premessa al fine di tutelare un comparto di qualità del settore agroalimentare lucano.
(5-02930)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 15 novembre 2024 scatta sul territorio nazionale il periodo di vigenza delle ordinanze regionali che, in virtù della direttiva del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 16 gennaio 2013, prescrivono che i veicoli (auto e camion) siano muniti o abbiano a bordo mezzi antisdrucciolevoli o pneumatici invernali idonei alla marcia su neve e su ghiaccio per la percorrenza di alcune strade e autostrade;

   già dal 15 ottobre 2024 autofficine e gommisti effettueranno numerosi cambi gomme. In molti casi le stesse officine tratteranno gli pneumatici che una volta smontati assumeranno la natura di rifiuto e dovranno essere destinati allo smaltimento nelle forme previste dall'ordinamento;

   la gestione di tali rifiuti è regolamentata dal decreto 19 novembre 2019, n. 182 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che prevede un sistema di raccolta e gestione degli pneumatici fuori uso (Pfu) finalizzato ad ottimizzarne il recupero avviandoli al riciclo così da proteggere l'ambiente;

   in virtù del principio della producer responsibility, i produttori e gli importatori degli pneumatici sono tenuti a gestire, nell'anno solare, quantitativi in peso di Pfu, di qualsiasi marca, pari ai quantitativi in peso degli pneumatici dai medesimi immessi sul mercato del ricambio nell'anno solare precedente, dedotta la quota di pertinenza degli pneumatici usati ceduti all'estero per il riutilizzo o per la ricostruzione e in proporzione alle rispettive quote di immissione nel mercato del ricambio;

   il sistema di gestione si basa sul contributo ambientale sugli pneumatici di primo equipaggiamento, versato dai cittadini al concessionario/rivenditore all'atto dell'acquisto di un veicolo nuovo o al momento di acquisto di nuovi pneumatici. Tale contributo alimenta un fondo impiegato per remunerare le imprese che procedono al ritiro gratuito degli Pfu;

   a pochi giorni dal 15 ottobre, sul territorio nazionale si registrano ritardi nello smaltimento degli pneumatici degli scorsi anni. Diverse autofficine e gommisti sono ancora alle prese con lo smaltimento dei vecchi pneumatici che in diverse situazioni rendono difficile lo svolgimento della normale attività lavorativa ed espongono gli stessi al rischio di sanzioni;

   i ritardi sono in parte attribuibili ai consorzi dedicati alla raccolta degli pneumatici. Questi avrebbero interrotto il ritiro dei rifiuti lamentando l'esaurimento dei contributi di smaltimento grazie ai quali sono remunerati e attendono l'azzeramento delle quote, dal 1° gennaio 2025, per riprendere il servizio a pieno regime;

   parte del disallineamento delle quote di immissione di nuovi pneumatici e di smaltimento di pneumatici esausti è dovuto alla pratica diffusa di acquistare pneumatici fuori dai canali di acquisto tracciati o su portali online aggirando il versamento del contributo di smaltimento;

   la situazione descritta altera il regime di concorrenza con le officine e i gommisti che operano nel rispetto delle regole e, al contempo, mette a rischio l'ambiente bloccando il circuito virtuoso di riciclo dei Pfu;

   in risposta a tale criticità il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, insieme alle associazioni di categoria dell'autoriparazione e ai consorzi di gestione dei Pfu, ha avviato una campagna di raccolta extra quantitativo di pneumatici;

   tale iniziativa emergenziale non rappresenta, però, una soluzione strutturale al problema che, in assenza dei dovuti interventi normativi volti a potenziare il sistema di raccolta rendendolo più efficace e trasparente, rischia di ripresentarsi anche nei prossimi anni –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atto al fine di scongiurare il ripetersi di tali squilibri e garantire la piena trasparenza e tracciabilità della gestione, raccolta e smaltimento dei Pfu anche attraverso un maggior coinvolgimento del Ministero stesso nel processo di monitoraggio e controllo.
(5-02941)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI e FEDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione Italia Nostra ha esaminato un recente report ufficiale di Arpa Umbria: «Il monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche nelle acque superficiali e sotterranee della regione Umbria (2018-2022)» che analizza la presenza di sostanze chimiche oncogeniche nell'acqua e ha diffuso una nota stampa in data 16 settembre 2024 allegando alcune tabelle;

   come riportato dagli organi di stampa e dalle tabelle Arpa pubblicate, «sarebbe la sola Conca Ternana, sotto gestione S.I.I., a essere toccata massivamente dall'inquinamento sistematico dei propri pozzi di risorse idriche destinate al consumo umano, con il 60 per cento delle stazioni di monitoraggio interessate dal fenomeno e addirittura il 72 per cento dei campioni "positivi", cioè contaminati da Pfas. Mentre in gran parte della provincia di Perugia il risultato dei campioni sarebbero risultati totalmente "puliti" per Vus (Foligno-Spoleto e circondario) e due sole contaminazioni per Umbra Acque tra Gubbio e Bastia Umbra»;

   i composti perfluoroalchilici, indicati genericamente con la sigla Pfas, sono un gruppo di oltre 4.700 sostanze prevalentemente di sintesi che trovano impiego in un'ampia gamma di prodotti di consumo e in molte applicazioni industriali;

   secondo l'European environment Aagency queste sostanze possono avere effetti negativi sulla salute, come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro. Ulteriori studi pubblicati sulla rivista Toxics e realizzati da studiosi dell'Università di Bologna e dell'Università di Padova mostrano inoltre che l'esposizione ai Pfas produce una sovraregolazione del gene ID1, coinvolto nello sviluppo di vari tipi di cancro, tra cui leucemia, cancro al seno e al pancreas;

   secondo quanto emerso dal suddetto rapporto Arpa uscito nell'agosto 2023 si sono riscontrati livelli di contaminazione per una o più sostanze perfluoroalchiliche sia per quanto riguarda le positività rilevate nelle acque superficiali, sia per quelle sotterranee nel periodo 2018-2022;

   i dati ancor più allarmanti permangono comunque quelli relativi alle «Stazioni rappresentative di risorse idriche destinate al consumo umano oggetto di controllo degli Pfas nel periodo 2018-2022» riportati nella Tabella 15 e 16 del rapporto;

   la stessa Arpa Umbria nelle conclusioni del documento evidenzia che, «in relazione alle nuove richieste normative inerenti alla ricerca degli Pfas nelle acque destinate al consumo umano e alla luce delle positività rilevate in alcuni punti di captazione già inclusi nella rete di controllo della qualità ambientale, appare fondamentale ampliare il quadro conoscitivo sulla presenza di queste sostanze nelle risorse idropotabili regionali» –:

   quali siano le iniziative messe in campo e quelle che si intendono intraprendere, per quanto di competenza, a seguito delle positività riscontrate da Arpa Umbria per quanto riguarda i Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) in campioni di acque destinate al consumo umano rilevate diffusamente nella conca ternana e nei punti di captazione a Ospedalicchio di Bastia Umbra e nella località di Raggio nel comune di Gubbio e se risulti che i cittadini utenti abbiano avuto alcuna informazione in merito.
(4-03561)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento di Finchimica Spa, azienda produttrice di principi attivi, intermedi chimici e fitofarmaci per le colture agricole con sede a Manerbio (BS), produce una sostanza cancerogena, il trifluralin puro, e una sospetta cancerogena, l'erbicida l'ethalfluralin;

   nell'agosto 2022, la ditta ha richiesto un'autorizzazione per l'ampliamento del proprio impianto di produzione, prevedendo la fabbricazione di un nuovo principio attivo fungicida AM29, sostanza inquinante assimilata alla classe I dei cancerogeni;

   nel 2021 Arpa ha rilevato per la prima volta la presenza di prodotti chimici nella falda freatica dell'azienda, rilevando poi nel giugno 2023 «la presenza di numerosi inquinanti, alcuni dei quali, potenzialmente cancerogeni, in concentrazioni anomale e, addirittura, per alcune di queste componenti chimiche non esiste nemmeno un riferimento di legge che ne stabilisca i limiti» nella falda sottostante;

   ulteriori verifiche sono state fatte da Arpa nel gennaio del 2024, dove i piezometri esterni all'azienda certificavano la contaminazione ben oltre il perimetro dell'azienda, rilevando tracce anche di Sirochetal. La rilevazione ha portato, nel marzo 2024, alla sospensione delle autorizzazioni della Provincia di Brescia per l'ampliamento dell'impianto al fine di produrre AM29;

   la sospensione delle autorizzazioni, anziché la revoca delle stesse, ha destato la preoccupazione della cittadinanza, che precedentemente si era già attivata per opporsi al progetto creando il gruppo cittadino «Conoscere e Partecipare», nonché dello stesso interrogante, il quale ha presentato tre interrogazioni in merito;

   nel luglio del 2024 una nuova verifica di Arpa sulla falda interna ed esterna della ditta ha rilevato sostanze chimiche come Spirochetal, Spiroxamina, Triclorobenzotrifluoruro «che confermano le responsabilità dell'azienda nell'inquinamento», nonché trifluoruri in fortissimo aumento rispetto a gennaio 2024 (il 4 Cloro-benzotrifluoruro che a gennaio è nullo in estate arriva a 4100 microgrammi litro contro un limite di 21); ,

   il 2 ottobre 2024 Arpa ha incontrato la commissione ambiente di regione Lombardia, sottolineando che è probabile che all'interno dello stabilimento ci siano perdite in atto e per questo «è necessario realizzare quanto prima l'impianto di trattamento dedicato alla barriera idraulica»;

   nonostante la problematica persista nel tempo, aggravando la situazione ambientale ed aumentando il rischio per la salute dei cittadini, la Provincia di Brescia non ha ancora revocato l'autorizzazione per l'ampliamento;

   la gravità della situazione rende necessario mettere in atto quanto prima le attività di bonifica, le quali si teme, nonostante le rassicurazione dell'amministrazione comunale di Manerbio, che possano essere prolungate nel tempo e non siano risolutive –:

   se i Ministri interrogati intendano, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti competenti, verificare la situazione delle attività di bonifica e se intendano assumere iniziative, considerata la necessità che sia revocata definitivamente qualsiasi autorizzazione di produzione del nuovo principio attivo fungicida AM29.
(4-03565)

CULTURA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SARRACINO e AMENDOLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in territorio di Pisticci lungo la strada Pisticci scalo-Pozzitello è ubicato l'immobile della vecchia stazione delle ferrovie Calabro-Lucane;

   suddetta stazione, ormai ridotta a vero e proprio rudere, purtroppo anche pericoloso, è stata location di diverse pellicole molto importanti come, ad esempio, «Cristo si è fermato a Eboli» del 1979;

   il valore storico e culturale dell'immobile in oggetto meriterebbe di essere tutelato adeguatamente prima che il tempo ne cancelli definitivamente la presenza –:

   se e quali iniziative per quanto di competenza il Ministro interrogato intenda attivare al fine di tutelare suddetto immobile eventualmente anche facendo in modo che attraverso una intesa istituzionale, promossa proprio dal Ministero l'attuale proprietà possa ristrutturarlo e cederlo al comune di Pisticci al fine di una sua valorizzazione storico-culturale nell'ambito della promozione cine-turistica del luogo.
(5-02931)


   GRIMALDI e PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 12 luglio 2024, le organizzazioni sindacali Filcams Cgil Firenze, Uiltucs Toscana ed Rsu Opera Laboratori Fiorentini, hanno comunicato che, tramite un provvedimento di Massimo Osanna, direttore generale Musei presso il Ministero della cultura, nonché direttore ad interim di Galleria dell'Accademia e Musei del Bargello, la concessione per i servizi di biglietteria, accoglienza a sorveglianza per il Museo del Bargello e della Galleria dell'Accademia risulta revocata e il sistema di bigliettazione passerà dal primo novembre 2024, per intero, sulla piattaforma «Ad Arte», e anche i servizi di controllo accessi e accoglienza non saranno più gestiti da Opera Laboratori Fiorentini;

   sono circa 300 i lavoratori in stato di agitazione per due vicende rilevanti: da un lato, il passaggio dei servizi aggiuntivi del complesso Accademia, Bargello, Orsanmichele, Cappelle medicee e afferenti alla società in house Ales s.p.a. che dovrebbe avvenire il primo novembre 2024 e su cui ancora non ci sono accordi scritti e definiti per garantire la sorte delle maestranze impegnate da oltre vent'anni in quelle delicate mansioni. Dall'altro, la vicenda della gara per la gestione dei servizi di Uffizi, Pitti e Boboli, dove la mobilitazione è in atto da più di un anno e su cui il nuovo direttore Verde non ha spiegato come intende far rispettare l'accordo sottoscritto dal suo predecessore Schmidt nel dicembre 2023;

   alle preoccupazioni di lavoratori e sindacati il direttore Osanna ha risposto che non ci saranno perdite di posti di lavoro alla Galleria dell'Accademia e ai Musei del Bargello, ma ancora non si è a conoscenza di alcun bando e/o modalità di selezione del personale;

   la situazione di stallo e totale incertezza ha spinto l'assessore di Firenze, Dario Danti, a scrivere al Ministro interrogato per superare ogni incertezza, a tutela della dignità al lavoro e delle lavoratrici e lavoratori della cultura;

   è davvero assurdo che a meno di un mese dall'avvio della nuova concessione di servizi, i lavoratori non siano stati informati o consultati sul proprio prossimo futuro –:

   se abbia aggiornamenti rispetto a quanto riportato in premessa e cosa accadrà ai lavoratori dei musei statali di Firenze dal 1° novembre 2024, considerata la professionalità maturata in questi decenni nei servizi aggiuntivi museali.
(5-02932)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che::

   da quanto si apprende da una denuncia della Cgil, la direttrice della Gnam, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, ha segnalato al Ministero della cultura alcuni dipendenti che avevano contestato la presentazione del libro di Italo Bocchino «Perché l'Italia è di destra – Contro le bugie della sinistra»;

   alcuni lavoratori e lavoratrici della Galleria a inizio ottobre 2024 avevano scritto una lettera indirizzata alla direttrice per chiedere l'annullamento della presentazione del libro di Italo Bocchino prevista per il 3 ottobre alla presenza dell'autore e del Presidente del Senato, negli spazi della Galleria;

   la direttrice, successivamente, ha inviato i nominativi delle persone che avevano espresso il proprio dissenso al Ministero della cultura e ad "autorità competenti" non meglio precisate;

   l'interrogante, condividendo quanto espresso dalla Cgil, ritiene l'iniziativa della direttrice una grave violazione della libertà di espressione, una decisione senza precedenti e pericolosa per un'istituzione pubblica che dovrebbe evitare in ogni modo che al proprio interno possa determinarsi un clima repressivo rispetto ad ogni forma di dissenso;

   l'evento contestato si è svolto comunque e ad uno di quei lavoratori che chiedevano la cancellazione dell'evento è stato impedito di prendere la parola alla fine dell'incontro, con un atto di censura altrettanto pericoloso;

   la Cgil, stigmatizzando il comportamento della direttrice che, anziché avviare un dialogo con i propri dipendenti e con le loro rappresentanze, ha ritenuto di segnalare i nomi dei lavoratori «dissidenti» ad autorità terze, sottolinea che lo statuto del Museo, all'articolo 2 specifica che mostre, convegni, eventi, iniziative, attività didattiche e divulgative, anche se svolte in collaborazione con soggetti terzi, devono riguardare i settori di competenza del Museo stesso e tra questi non c'è sicuramente la propaganda a sostegno di uno schieramento politico;

   un articolo online di Repubblica del 3 ottobre 2024 riporta infine che la direttrice della Gnam, aggirandosi per i corridoi del Museo, abbia continuato a chiedere ai lavoratori e alle lavoratrici il perché della decisione di firmare la citata lettera, assumendo un comportamento considerato intimidatorio dai dipendenti della Gnam –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato rispetto ai fatti esposti in premessa e se si intenda far conoscere il contenuto e la finalità della missiva con la quale la direttrice della Gnam ha segnalato i nominativi delle persone che avevano sottoscritto la lettera di cui in premessa;

   se intenda verificare la compatibilità della presentazione del libro svoltasi il 3 ottobre 2024 nei locali della Galleria Nazionale d'Arte Moderna con le finalità previste all'articolo 2 dello statuto del Museo;

   quali iniziative di competenza intenda assumere, pur nel rispetto dell'autonomia speciale di cui sono dotati gli istituti museali, affinché sia garantita la piena libertà di espressione all'interno della Galleria anche quando questa si manifesta con forme di dissenso rispetto ad iniziative assunte dall'attuale direzione del museo, richiamando l'attuale direttrice al rigoroso rispetto di quanto previsto dallo statuto, ad un maggior dialogo con i propri dipendenti e le loro rappresentanze, evitando atti che possano apparire intimidatori, ritorsivi e repressivi del dissenso come, a giudizio dell'interrogante, l'aver segnalato al Ministro interrogato i nominativi dei dipendenti che hanno chiesto, tramite lettera, la cancellazione di un evento presumibilmente in contrasto con le finalità della Galleria Nazionale d'Arte Moderna.
(4-03564)

DISABILITÀ

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per le disabilità, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   l'impatto delle politiche sociali del Governo Meloni rivolto ai diritti dei lavoratori disabili per favorire la loro piena inclusione e l'effettiva partecipazione sociale e l'autonomia, a giudizio dell'interpellante, sta producendo effetti importanti e condivisi in ambito nazionale, anche attraverso le misure già in vigore sulle mobilità e sull'accessibilità universale;

   al tal fine, l'interpellante rileva che dall'attuazione delle disposizioni in materia di semplificazione, digitalizzazione, accessibilità agli strumenti informatici e tecnologici (processi che devono essere pienamente fruibili da parte delle persone con disabilità, come previsto anche dal decreto legislativo sull'Accessibility act, che ha recepito la direttiva europea sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi) già introdotti dall'Esecutivo di centrodestra, si stanno determinando risultati efficaci ed inclusivi volti ad assicurare la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale, economica, culturale e politica del nostro Paese;

   in tale ambito, l'ausilio della tecnologia può facilitare, migliorando la comunicazione tra persone affette da autismo sui luoghi di lavoro, e al contempo determinare una reale inclusione delle persone con bisogni e capacità speciali;

   l'Istituto superiore di sanità segnala al riguardo che, ai soggetti autistici è attribuita particolare importanza attraverso l'attivazione di progetti che vadano ad incidere sul deficit comunicativo, come, ad esempio, la comunicazione aumentativa alternativa, che consiste in una qualunque forma di comunicazione, in grado di contribuire e aumentare l'emissione di linguaggio verbale;

   l'interpellante evidenzia a tal fine che attualmente esistono diversi strumenti di cui la comunicazione aumentativa alternativa può avvalersi, fra cui l'utilizzo di applicazioni mobili su dispositivi elettronici, quali, ad esempio: smartphone o tablet;

   in relazione alle esposte considerazioni, si ravvisa pertanto l'esigenza, a parere dell'interpellante, di prevedere misure specifiche d'incentivazione nei riguardi dei lavoratori affetti da disturbo dello spettro autistico (da affiancare a quelle già introdotte nella XIX legislatura) identificate con l'ausilio di strumenti tecnologici (telefoni cellulari, tablet, smartphone), in grado di coadiuvare i soggetti che presentano disturbi dello spettro autistico che sono inseriti all'interno del mondo lavorativo, sfruttando proprio l'approccio comunicazione aumentativa alternativa, nella prospettiva di favorire ulteriormente le politiche che il Governo Meloni sta svolgendo al fine di sostenere le persone con disabilità nel mondo del lavoro –:

   se e quali iniziative di competenza intendano assumere per favorire ulteriormente l'inclusione dei soggetti disabili durante l'attività lavorativa, tramite misure d'incentivazione in grado di sostenere ancora di più l'accessibilità agli strumenti informatici e tecnologici;

   quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere, nel corso della XIX legislatura, compatibilmente con le risorse disponibili e il quadro di finanza pubblica, al fine di fornire gratuitamente computer portatili per la comunicazione aumentativa alternativa, i cui strumenti elettronici, come riportato in premessa, sono considerati essenziali per comunicare e svolgere l'attività professionale da parte dei soggetti con disturbi dello spettro autistico inseriti nel contesto lavorativo.
(2-00451) «Ambrosi».

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI, MARI e GRIMALDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel decreto del Ministro della giustizia 9 novembre 2017, con riferimento alla figura del direttore vengono descritti numerosi contenuti professionali;

   tra i compiti dei direttori figurano attività a elevato contenuto specialistico nell'ambito delle procedure amministrative o giudiziarie al fine della realizzazione delle linee di indirizzo e degli obiettivi dell'ufficio definiti dal dirigente, direzione e/o coordinamento degli uffici di cancelleria o, nel loro ambito, di più reparti, quando la direzione dell'ufficio nel suo complesso sia riservata a professionalità appartenenti al ruolo dirigenziale, funzioni vicarie del dirigente, attività connesse alla formazione del personale;

   i direttori inoltre rappresentano l'amministrazione e ne curano gli interessi, svolgono compiti di studio e ricerca, partecipano all'elaborazione dei programmi dell'Amministrazione e ne curano la realizzazione nell'ambito della propria competenza, partecipano all'attività didattica dell'Amministrazione e svolgono, dietro incarico, attività ispettiva in settori specifici, fanno parte di organi collegiali, commissioni e comitati operanti in seno all'Amministrazione ovvero ne curano la segreteria con piena autonomia organizzativa;

   in conformità a quanto pattuito nel ccnl del personale del comparto funzioni centrali triennio 2019-2021 nel decreto del Ministero della giustizia 31 gennaio 2024 (Piao 2024-2026) è previsto l'avvio del confronto con le Oo.Ss di categoria per l'individuazione del nuovo istituto delle cosiddette «elevate professionalità», area ove inquadrare i lavoratori strutturalmente inseriti nei processi produttivi e nei sistemi di erogazione dei servizi che svolgono funzioni di elevato contenuto professionale e specialistico e/o coordinano e gestiscono processi articolati di significativa importanza e responsabilità, assicurando la qualità dei servizi e dei risultati;

   in sede di trattativa per il nuovo contratto collettivo nazionale integrativo il Ministero della giustizia ha sottoposto solo in data 22 luglio 2024 una bozza di nuovo ordinamento professionale con un nuovo sistema di classificazione del personale basato sulle cosiddette «famiglie professionali» che delinea da un lato la nuova area IV elevate professionalità e dall'altro fa confluire nell'area III dei funzionari il personale già inquadrato nell'area funzionale terza con il profilo professionale del direttore;

   in relazione alla citata bozza, allo stato non approvata dai sindacati e da alcuni di questi apertamente contestata, non sono stati resi noti dal Ministero né il numero delle unità che verranno inquadrate nella cosiddetta quarta area delle elevate professionalità, né i criteri con cui ciò avverrà, né tantomeno se il Ministero della giustizia, intende garantire ai direttori in servizio il passaggio da area III ad area IV vista l'assoluta sovrapponibilità delle prestazioni da essi da sempre svolte negli uffici giudiziari con quelle descritte per elevate responsabilità nel Ccnl e nel Piao;

   i direttori del Ministero della giustizia, segnatamente quelli in servizio (circa 1670) presso il dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria, si sono costituiti in un Coordinamento nazionale che ha organizzato, nel settembre scorso, una manifestazione a Roma e uno sciopero nazionale per richiedere la salvaguardia del proprio profilo professionale e l'ingresso di tutti i direttori nella cosiddetta area IV che ha raccolto oltre 80 note di sostegno da capi di uffici giudiziari oltre a quella da capi di uffici giudiziari oltre a quella della stessa Anm;

   nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, predisposto dal Mef, a proposito della riforma della giustizia si legge testualmente: «Le tre principali linee di intervento della riforma mirano a: i) completare il progetto dell'ufficio del processo; ii) rafforzare la capacità amministrativa mediante investimenti sul capitale umano; iii) potenziare le infrastrutture digitali» –:

   se il Ministro intenda rafforzare la capacità amministrativa del Ministero investendo anche nel capitale umano rappresentato dalla figura dei direttori della giustizia, riconoscendo a questi il giusto inquadramento professionale nell'area IV «Elevate professionalità» del Ccnl comparto funzioni centrali vigente con conseguente quantificazione delle risorse economiche necessarie per adeguarne le retribuzioni.
(4-03562)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16-octies del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, ha previsto l'istituzione dell'ufficio per il processo presso la Corte di cassazione, le corti d'appello e i tribunali ordinari;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha individuato nell'ufficio per il processo la struttura organizzativa deputata a «offrire un concreto ausilio alla giurisdizione così da poter determinare un rapido miglioramento della performance degli uffici giudiziari per sostenere il sistema nell'obiettivo dell'abbattimento dell'arretrato e ridurre la durata dei procedimenti civili e penali»;

   per dare attuazione al Pnrr è emersa la necessità di potenziare lo staff del magistrato con professionalità in grado di collaborare in tutte le attività connesse alla giurisdizione, quali la ricerca, lo studio, la gestione del ruolo e la preparazione di schede e bozze di provvedimenti. Tali figure professionali sono state individuate nei funzionari addetti all'ufficio per il processo;

   a seguito di concorsi pubblici per titoli ed esami, gli stessi sono stati reclutati e assunti dal Ministero della giustizia, a partire dal mese di febbraio 2022, a tempo determinato sino al 30 giugno 2026;

   con decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 151, si è definitivamente istituzionalizzato l'ufficio per il processo come struttura permanente, che dovrà quindi dotarsi di apposito personale a tempo indeterminato, tra cui funzionari addetti all'ufficio per il processo;

   con l'articolo 22 del decreto-legge n. 19 del 2024, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2024, n. 56 è stato introdotto l'articolo 16-bis del decreto-legge n. 80 del 2021, convertito, con modificazioni dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, il quale stabilisce che «dal 1° luglio 2026 il Ministero della giustizia è autorizzato a stabilizzare nei propri ruoli i dipendenti assunti a tempo determinato (...) che hanno lavorato per almeno ventiquattro mesi continuativi nella qualifica ricoperta e risultano in servizio alla data del 30 giugno 2026, previa selezione comparativa sulla base dei distretti territoriali e degli uffici centrali, nei limiti delle facoltà assunzionali maturate e disponibili a legislazione vigente e dei posti disponibili in organico, con possibilità di scorrimento fra i distretti.»;

   a oggi non è chiaro cosa si intenda con «selezione comparativa» e quale sia la concreta modalità con cui la stessa avvenga, ponendo il personale nelle condizioni di mettere in dubbio il reale ottenimento di un contratto a tempo indeterminato a partire dal 1° luglio 2026 e inducendo molti funzionari addetti all'ufficio per il processo a dimettersi per ricoprire ulteriori impieghi anche in situazioni, per loro, meno vantaggiose;

   si rende necessario evitare uno spreco di personale dotato di elevate professionalità e competenze giuridiche e tecniche, che lo stesso Ministero ha provveduto a formare dall'inizio, nonché un aggravio per le casse dello Stato qualora si dovesse ricorrere a una ulteriore procedura concorsuale (alla scadenza dei contratti a termine dei funzionari attualmente in servizio) per il reclutamento di nuovo personale da assegnare all'ufficio per il processo –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per addivenire alla stabilizzazione dei contratti degli addetti presso l'ufficio per il processo attualmente in servizio, al fine di valorizzare la loro professionalità acquisita e rendere il sistema giustizia più efficiente in termini quantitativi e qualitativi.
(4-03566)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la Fedrigoni S.p.A. è una società produttrice di carte speciali per imballaggio, grafica, editoria, belle arti, sicurezza, e dei materiali autoadesivi; attore globale nei materiali autoadesivi e leader europeo nelle carte speciali, con 6 mila dipendenti, 80 centri di produzione, taglio e distribuzione e più di 25 mila prodotti, a cui si aggiungono 10 mila carte realizzate in esclusiva per grandi marchi della moda e del lusso;

   la tradizione di Fedrigoni è radicata nella produzione e ha le sue origini nei maestri cartai di Verona sin dal 1888. Da allora, il gruppo si è dedicato alla trasformazione della carta, investendo in tecnologia e competenze;

   nel 2002 Fedrigoni ha acquistato dall'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato le Cartiere Miliani di Fabriano, nate alla fine del 1700 per iniziativa della famiglia Miliani;

   la carta Fabriano, con 760 anni di storia all'attivo, è parte del patrimonio culturale italiano, emblema del made in Italy, nei secoli è stata non solo commercializzata in tutto il mondo, ma ogni anno è scelta da milioni di studenti e artisti. Fabriano è la carta occidentale, dalle innovazioni dei suoi mastri Cartai è nata nel XIII secolo la carta per come la conosciamo. La filigrana di Fabriano è candidata a essere patrimonio immateriale Unesco;

   le cartiere di Fabriano hanno ricevuto la Medaglia d'onore all'Esposizione industriale di Londra del 1851, la Medaglia d'oro all'Esposizione universale di Parigi del 1889, il Grand prix all'Esposizione internazionale di San Francisco nel 1915 e la Medaglia d'oro alla Fiera Internazionale di Tripoli nel 1927. Fabriano vanta il primo archivio d'impresa in Italia (1964) e la raccolta di filigrane più importante al mondo. Dal 1984 Fabriano è sede del Museo della Carta e della Filigrana. Nel solco della storia della carta, la città di Fabriano è divenuta nel 2013 Città Creativa Unesco per Crafts and Folk art;

   dopo la cessione delle Cartiere Miliani a Fedrigoni, nel 2004 nacque Fabriano Securities sulla base di un investimento nella ditta Mantegazza, specializzata in sistemi di sicurezza e anti-contraffazione;

   specializzate nella carta di qualità, carte speciali e d'arte, carte valore e carta moneta, con l'acquisizione nel 2018 del gruppo Fedrigoni da parte di Bain Capital, fondo finanziario americano, si è proceduto alla dismissione della produzione di carte valori e carta moneta. Attraverso Fabriano Boutique, il gruppo Fedrigoni produce e commercializza tuttora prodotti di cartoleria fine venduti tramite 11 boutique monomarca di proprietà, in Italia e all'estero. Fabriano è il nome del Festival nazionale del disegno;

   nel luglio 2022 Bain Capital sigla un accordo con il fondo BC Partners per il controllo della proprietà di Fedrigoni Group e nel novembre dello stesso anno viene costituita la società Giano 1264 alla quale vengono assegnati lo stabilimento di Rocchetta a Fabriano e la produzione di carta per ufficio;

   nei giorni scorsi Fedrigoni Group, dopo alcune indiscrezioni di stampa comparse durante l'estate, ha annunciato di voler chiudere la società Giano 1264, operante a Fabriano e specializzata nella carta per ufficio: una decisione che comporterà l'esubero di 195 lavoratori attualmente impiegati negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta, ma che coinvolgerà anche un ampio indotto che comprende settori come il trasporto e la logistica;

   la chiusura è prevista al 31 dicembre 2024: dal primo gennaio 2015 andrà in liquidazione il ramo che, produce carta per ufficio e su cui i margini di profitto sono meno redditizzi;

   Fedrigoni Group, pur avendo ammesso di aver tentato invano la vendita degli stabilimenti marchigiani e quindi della società Giano 1264, ha da ultimo precisato di voler di rimanere operativa nelle Marche, consolidando le proprie attività orientate alla produzione di carta da disegno per uso scolastico e artistico, e si dice impegnata a mitigare l'impatto delle sue scelte in termini di esuberi, ma a oggi non vi è alcuna garanzia né sugli investimenti per consolidare la presenza sul territorio, né rispetto alle misure rivolte a chi perde il lavoro;

   tale decisione, tra l'altro, mette a repentaglio un marchio storico e dalla proiezione internazionale, che rischia di non essere più associato alla produzione sul territorio che gli ha dato origine e nome, mortifica uno dei bacini più validi del saper fare italiano, che ha insegnato il modo di produrre la carta al mondo, e non tiene in nessun conto le difficoltà che il fabrianese ha vissuto con la chiusura Antonio Merloni nel 2009 (oggetto della dichiarazione di Area di crisi complessa e di un programma di reindustrializzazione), il terremoto del 2016/2017, del cui cratere sismico la città di Fabriano fa parte, e le incertezze che riguardano il comparto degli elettrodomestici;

   Fabriano rappresenta una vertenza nazionale ed è necessario che il Ministero delle imprese e del made in Italy subentri nella vertenza, perché la chiusura di Giano 1264 rischia di provocare da qui a breve un effetto domino sugli altri stabilimenti di Pioraco e Castelraimondo in provincia di Macerata e di aggiungersi ad altre ventilate crisi territoriali –:

   se non ritengano adottare iniziative di competenza in merito alla vertenza riguardante la chiusura della società Giano 1264 per valutare soluzioni volte a mitigare l'impatto delle decisioni assunte sui lavoratori e l'indotto e a tutela della produzione e dei posti di lavoro e del territorio, se non attraverso soluzioni industriali finalizzate al mantenimento produttivo della linea, oggi a Giano o anche attraverso la sua riqualificazione, utile a scongiurare l'effetto domino su altri stabilimenti;

   se non ritengano di adottare iniziative di competenza volte a far sì che simili scelte siano rinviate per un tempo congruo alla presentazione da parte del gruppo di proposte di investimento nei settori a maggiore redditività e nelle nuove produzioni che Fedrigoni Group sta sviluppando (packaging e carte adesive) e su cui ha realizzato negli anni acquisizioni di imprese a livello globale, trascurando gli investimenti nei siti marchigiani e in particolare fabrianesi;

   se, data la rilevanza nazionale della vertenza che il distretto industriale fabrianese rappresenta, non ritengano adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte ad attivare strumenti di agevolazione che possano supportare il territorio, come in passato si è fatto per la crisi della Antonio Merloni e che ora potrebbe riguardare l'estensione della Zes unica a tutta l'area del cratere sismico del 2016/2017 o degli strumenti di decontribuzione previsti per il Mezzogiorno.
(2-00452) «Manzi, Curti, Boldrini, Mauri, Toni Ricciardi, Malavasi, Vaccari, Simiani, Ascani, Casu, Gribaudo, Laus, Marino, Fossi, Prestipino, Girelli, Scotto, Sarracino, D'Alfonso, Braga, Guerra».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   BARZOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   è in corso di realizzazione il lotto 1 del raddoppio della linea Codogno-Cremona-Mantova, mentre si è concluso nel giugno 2024 il procedimento di dibattito pubblico per la tratta Codogno-Cremona-Piadena;

   la nota del 23 dicembre 2020 con cui la Società Stradivaria s.p.a. inviava le proprie osservazioni al Ministero dell'ambiente nell'ambito del procedimento di V.I.A. sul progetto definitivo del raddoppio della tratta Piadena-Mantova, 1a fase funzionale del raddoppio della linea ferroviaria Codogno-Cremona-Mantova, e nella quale si faceva rilevare che la progettazione definitiva del raddoppio ferroviario in questione non teneva conto della progettazione preliminare dell'autostrada regionale Cremona-Mantova, e che pertanto si rendeva necessario adeguare detta progettazione al fine di compatibilizzare le due infrastrutture, riservandosi in caso contrario di richiedere la rivalsa per i maggiori costi sostenuti;

   in seguito a tale osservazione il Ministero dell'ambiente, ha chiesto a Rfi di integrare la progettazione dell'opera ferroviaria per tenere conto della presenza del suddetto progetto autostradale;

   l'impatto e il consumo di suolo di quest'opera ferroviaria, e le conseguenti problematiche emerse a livello locale, nella parte relativa alla ricucitura della viabilità, conseguente alla chiusura dei passaggi a livello, dipende in buona misura dal fatto che la progettazione, nel tratto da Cremona a Mantova, ha dovuto tener conto della presenza in adiacenza del progetto dell'autostrada regionale Cremona-Mantova;

   ciò ha condizionato pesantemente lo sviluppo del progetto di raddoppio ferroviario, allungandone i tempi, facendone lievitare i costi e costringendo a realizzare manufatti molto più impattanti per poter sovrappassare contemporaneamente entrambe le infrastrutture –:

   a quanto ammontino maggiori costi previsti nel progetto di raddoppio ferroviario della tratta Mantova-Cremona derivanti dalla presenza del progetto autostradale, e se questi costi verranno poi addebitati al concessionario privato in project financing dell'autostrada regionale Cremona-Mantova e, in subordine, a regione Lombardia in qualità di concedente della concessione autostradale.
(3-01482)

Interrogazione a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA, SANTILLO, L'ABBATE, MORFINO e ALFONSO COLUCCI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il progetto integrato denominato «Corridoio intermodale Roma-Latina e collegamento autostradale Cisterna-Valmontone» è costituito da un sistema autostradale, per una lunghezza di circa 100 chilometri, e dalle relative opere connesse di una lunghezza di circa 56 chilometri, suddiviso nelle seguenti opere principali: il collegamento autostradale Roma (Tor de' Cenci) – Latina nord (Borgo Piave); il collegamento autostradale Cisterna – Valmontone;

   il costo totale stimato dell'intervento è pari a 2.311,3 milioni di euro al 31 agosto 2023;

   per ciascuna opera il progetto definitivo del tratto è stato redatto dalla regione Lazio, mediante la società a partecipazione regionale Arcea Lazio spa e conferito ad Autostrade del Lazio spa a seguito della variazione del soggetto aggiudicatore, il progetto definitivo è stato approvato dal Cipe con delibera n. 88 del 18 novembre 2010 che autorizza a bandire, per ogni singola opera del tratto, una gara di concessione unica, previa approvazione da parte del Cipe;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 aprile 2021 e con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 giugno 2023, l'ing. Antonio Mallamo è stato nominato commissario straordinario rispettivamente per il collegamento autostradale della Cisterna-Valmontone e per il collegamento autostradale Roma-Latina. La progettazione definitiva è stata oggetto di project review redatta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e approvata dalla regione Lazio con decreto di Giunta regionale n. 988 dell'11 dicembre 2020 e allo stato è in fase di aggiornamento per tenere conto delle modifiche apportate dalla succitata project review e dall'intervenuta normativa (antisismica, paesaggistica, e altro) prima di poter procedere con l'affidamento dei lavori, come attestato peraltro dalla rilevazione dell'Anac sullo stato di attuazione delle opere commissariate, che si basa sui dati comunicati dal Rup al 30 aprile 2023. L'opera ha subito ritardi causa contenziosi con due sentenze del Consiglio di Stato, la n. 5374/2018 e la n. 8696/2019, che sono state impugnate con due distinti ricorsi dal consorzio stabile SIS per motivi inerenti alla giurisdizione ex articolo 111 della Costituzione dinanzi alle Sezioni unite civili della Corte di cassazione, le quali, in merito al primo dei due ricorsi, si sono pronunciate con l'ordinanza n. 6691/2020 del 9 marzo 2020, dichiarandolo inammissibile, nel frattempo il Cipe ha deliberato la proroga della pubblica utilità;

   dalla consultazione del portale delle valutazioni e autorizzazioni ambientali del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica risulta che:

    il progetto preliminare del «Corridoio Tirrenico Meridionale – Bretella Cisterna-Valmontone», approvato con delibera Cipe n. 50 del 29 settembre 2004 il cui Allegato I ricomprende le prescrizioni sull'impatto ambientale formulate dalla Commissione VIA e VAS con parere n. 54 del 18 maggio 2004;

   il progetto definitivo del «Corridoio Tirrenico Meridionale: collegamento autostradale tra A12 (Roma – Fiumicino) e Appia (Formia)» approvato con delibera Cipe n. 88 del 18 novembre 2010 il cui Allegato I ricomprende le prescrizioni sull'impatto ambientale formulate dalla Commissione VIA e VAS con parere n. 388 del 30 novembre 2009;

   destano non poche perplessità la vetustà del progetto definitivo, le mutate condizioni ambientali, territoriali e normative nel frattempo intervenute e l'assenza di un aggiornamento del relativo parere sulla compatibilità ambientale del progetto –:

   come siano state recepite e approvate le ulteriori varianti al progetto definitivo di cui alla delibera Cipe n. 88 del 18 novembre 2010, lo schema di sintesi del recepimento delle prescrizioni di cui alla succitata delibera Cipe con particolare riferimento a quelle di cui all'Allegato I, nonché l'aggiornamento del quadro economico, con l'indicazione delle risorse ancora da reperire per garantirne il completamento;

   se intendano fornire al Parlamento la rielaborazione del progetto complessivo e definitivo dell'intervento, il relativo cronoprogramma, nonché un aggiornamento dettagliato sullo stato degli espropri e dell'avanzamento dei lavori per entrambe le opere che compongono l'intervento.
(4-03563)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Fnsi, le Associazioni stampa di Puglia/Basilicata, il Cdr hanno firmato a gennaio 2024, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l'accordo per la Cig alla Gazzetta del Mezzogiorno, sospendendo il licenziamento di 46 giornalisti;

   la proprietà ha chiuso le redazioni provinciali, accentrando i giornalisti a Bari, eliminando la presenza in Basilicata, con una sola edizione in edicola limitando l'offerta informativa;

   i giornalisti superstiti sono stati decentrati nella redazione di Bari, sono stati inoltre attuati tagli, senza investimenti per il rilancio del quotidiano. Nulla si sa su quanto succederà dopo il 31 dicembre 2024, e sono a rischio la tenuta del quotidiano e i livelli occupazionali;

   è da perseguire il recupero al tempo pieno dei posti in Cig a zero ore e il pieno recupero di giornalisti ex articolo 36 del Ccnl;

   per quanto riguarda gli editori attuali e pregressi del quotidiano Repubblica Bari di venerdì 26 luglio 2024 riporta che già circa il 50 per cento degli appartamenti che saranno realizzati nel palazzo dove era posta la sede del quotidiano è stato acquistato con prezzi dai 3.700 ai 4mila euro a mq;

   la sede del quotidiano, il boccone più prelibato della proprietà fallita Edìsud spa, è stata oggetto della «pax editoriale» siglata dall'affittuario della Gazzetta, Ladisa srl e dagli assegnatari del giornale, Albanese ed Editrice del Mezzogiorno srl;

   la società che pubblica il quotidiano, «Editrice del Mezzogiorno srl», è controllata da «Cultura e Mezzogiorno srl», costituita nel gennaio 2023 e iscritta il 25 gennaio 2023 nel registro delle imprese della Camera di commercio di Bari, risulta «inattiva» e non ha depositato il primo bilancio;

   Cultura e Mezzogiorno società srl impresa sociale è destinataria di fondi pari a circa 2 milioni di euro l'anno per tre anni da parte del Dipartimento per l'informazione e l'editoria;

   l'articolo 15 del decreto legislativo n. 112 del 2017 attribuisce al Ministero del lavoro funzioni di controllo sulle imprese sociali essendo le funzioni ispettive sulle imprese sociali demandate all'Inl. L'attività di controllo può essere svolta mediante avvalimento, da parte del Mlps, di enti associativi riconosciuti, cui aderiscano almeno 1.000 imprese sociali iscritte nel Registro in cinque regioni o province autonome, e delle associazioni, di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 220 del 2002 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza intenda assumere per esercitare le funzioni ispettive nei confronti di Cultura e Mezzogiorno srl impresa sociale, vista la situazione dei giornalisti coinvolti nella vicenda della Gazzetta del Mezzogiorno.
(5-02936)


   TENERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 493 del 1999 (Norme per la tutela della salute nelle abitazioni e istituzione dell'assicurazione contro gli infortuni domestici), promuove iniziative dirette a tutelare la sicurezza e la salute attraverso la prevenzione delle cause di nocività e degli infortuni negli ambienti di civile abitazione e l'istituzione di una forma assicurativa contro il rischio infortunistico derivante in tale ambito;

   la norma ha istituito un'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni domestici, per tutelare le persone che svolgono attività di lavoro domestico e non sono iscritte ad altre forme obbligatorie di previdenza;

   tale assicurazione tutela il lavoro svolto in via non occasionale, gratuitamente e senza vincolo di subordinazione, finalizzato alle cure della propria famiglia e dell'ambiente in cui si dimora ed è equiparata alle altre forme di lavoro;

   sono tenuti al pagamento del premio tutti coloro (uomini e donne) che hanno un'età compresa tra i 18 e i 67 anni e svolgono in modo abituale, esclusivo e gratuito l'attività di cura della casa e del nucleo familiare;

   il premio dell'assicurazione ha un costo annuale di 24,00 euro, non frazionabile su base mensile ed è deducibile ai fini fiscali;

   tale premio è a carico dello Stato per le persone che possiedono un reddito personale complessivo lordo fino a 4.648,11 euro l'anno e fanno parte di un nucleo familiare il cui reddito complessivo lordo non supera i 9.296,22 euro l'anno;

   ad oggi sono pochissimi gli aventi diritto che si avvalgono di questa possibilità dal momento che ammontano allo 0,188 per cento per l'anno 2023 ed allo 0,183 per cento per l'anno 2024, presumibilmente perché la misura non è adeguatamente comunicata e, quindi conosciuta, dalla platea degli aventi diritto;

   la medesima legge, all'articolo 12, tuttavia, stanzia per tale scopo un importo che è attualmente pari a 12.541.253 annui e l'articolo 10, al comma 4, prevede che le eventuali eccedenze di gestione del fondo autonomo speciale istituito per l'assicurazione medesima possano essere destinate per la realizzazione, a cura dell'Inail, di campagne informative a livello nazionale finalizzate alla prevenzione degli infortuni negli ambienti di civile abitazione –:

   se e quali iniziative intenda porre in essere il Ministero interrogato al fine di consentire una migliore e più capillare diffusione di informazioni circa l'esistenza dello strumento dell'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni domestici gratuita per le famiglie meno abbienti.
(5-02937)


   SCOTTO, SARRACINO, FOSSI, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   una delle più note promesse elettorali di una delle principali forze che sostengono il Governo era quella di «cancellare la Fornero»;

   le due prime leggi di bilancio varate dal Governo Meloni, non solo non hanno dato corso a tale promessa, ma hanno addirittura di fatto peggiorato il quadro delle poche forme di uscita anticipata introdotte nel corso degli anni, pertanto operando tagli di spesa ai danni di lavoratrici e lavoratori;

   in questo quadro si segnalano i tagli operati su «opzione donna» che, con la legge di bilancio 2024, viene prorogata nella forma restrittiva del 2023, ma con l'incremento del requisito anagrafico a 61 anni, per le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2023 abbiano maturato un'anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni (ridotta di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni) e che assistono un parente disabile, o che hanno una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74 per cento o che sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi (in tale ultimo caso il requisito anagrafico è pari a 59 anni);

   dalla stessa relazione tecnica si evidenzia che la platea delle potenziali beneficiarie scende a 2.200 lavoratrici rispetto alle 2.900 del 2023 e alle 17.000 dell'ultima legge di bilancio del Governo Draghi, riducendo così anche i relativi oneri che passano dai 20,8 milioni di euro per il primo anno del 2023 e i 111,2 milioni di euro del 2022, ai 19,1 milioni di euro per il 2024;

   l'istituto di «opzione donna» fu introdotta dall'allora Ministro Maroni con l'articolo 1, comma 9, della legge n. 243 del 2004, ed è sempre stata prorogata da tutti i Governi che si sono succeduti sino all'insediamento del Governo Meloni, che lo ha, di fatto, reso residuale;

   il lavoro delle donne è spesso caratterizzato dalla discontinuità, pregiudicandone la possibilità di raggiungere i massimi contributivi previsti dalla cosiddetta riforma Fornero;

   le anticipazioni giornalistiche dei contenuti della prossima legge di bilancio evidenziano limitazioni finanziarie e la volontà di non invertire la rotta delle misure in materia previdenziale sin qui seguita dall'attuale Governo –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in materia di ripristino della disciplina dell'istituto di «opzione donna» nei termini previgenti alla legge di bilancio 2023.
(5-02938)


   AIELLO, CAROTENUTO, TUCCI e BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, ha abrogato l'istituto del reddito di cittadinanza (Rdc) e ha introdotto, a decorrere dal 1° gennaio 2024, l'Assegno di inclusione (Adi) che avrebbe dovuto essere, secondo le dichiarazioni della maggioranza, una misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all'esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro, le cui modalità attuative sono state definite con decreto ministeriale del 13 dicembre 2023;

   a settembre 2024 è stato pubblicato il XXIII rapporto annuale dell'Inps. Dai dati emerge chiaramente che 354.000 sono state le domande rigettate tra gennaio e aprile 2024. Il rapporto mette in particolare evidenza come degli oltre 860 mila nuclei percettori di reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza nel 2023 sia possibile delineare differenze sostanziali tra chi successivamente è divenuto beneficiario di assegni di inclusione e chi, invece, non è stato incluso nella misura;

   in sintesi tra i «non percettori di Adi» vi è una maggiore incidenza di minori, disabili, persone con almeno 60 anni di età. Molto rilevante è anche la differente distribuzione geografica: i nuclei che hanno perso il sostegno da parte dello Stato sono collocati proporzionalmente di più al Centro e soprattutto al Nord, mentre i nuclei che hanno mantenuto una misura di sostegno, sono residenti principalmente nelle regioni del Sud. Altra evidenza significativa riguarda quel 50 per cento di nuclei in affitto che hanno perso il sostegno;

   dal 1° gennaio 2024 sono stati dunque privati del sostegno oltre 330 mila famiglie che precedentemente percepivano il reddito di cittadinanza e ora sono escluse dall'assegno d'inclusione: il 40 per cento con all'interno del proprio nucleo un over 60, il 15 per cento con un diversamente abile e il 26 per cento con un minore;

   infine solo una minoranza degli escludi dall'Adi ha potuto accedere al supporto formazione lavoro (102.000 persone) misura da 350 euro al mese per la partecipazione attiva a corsi di formazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, con particolare riguardo all'elevato numero di esclusi dall'assegno di inclusione e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di sostenere coloro che hanno perso il sostegno rappresentato dal reddito di cittadinanza.
(5-02939)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Attilio Franzini, tecnico di 47 anni che lavorava per conto di una ditta appaltatrice esterna per conto di Rfi è morto dopo essere stato investito dall'Intercity Roma-Trieste lungo la linea Bologna-Venezia, a ridosso della stazione di San Giorgio di Piano, nel Bolognese, intorno alle 4.30 nella giornata del 4 ottobre 2024;

   il macchinista dell'Intercity avrebbe notato una persona di spalle con giubbotto catarifrangente e ha dato l'allarme ma non è riuscito ad arrestare il treno in tempo: il treno lo ha centrato sul primo binario e sbalzato sul secondo;

   Franzini – che abitava a Formia ed era dipendente della Salcef, impresa romana che ha in appalto da Rfi alcuni interventi di manutenzione sulle linee ferroviarie – era a fine turno, avrebbe staccato alle 5. Le prime ricostruzioni della Polfer confermerebbero che l'investimento ferroviario è stato un incidente, avvenuto mentre Franzini stava lavorando. Probabilmente non si è accorto dell'arrivo del treno;

   il dramma dei morti sul lavoro è una ferita aperta nel nostro Paese a cui si aggiunge la situazione disastrosa del sistema di trasporti oramai fuori controllo da anni;

   occorrerebbe un intervento sistemico e urgente per tutelare gli addetti ai lavori e garantire un servizio adeguato alle popolazioni –:

   se il Ministro interrogato non intenda intraprendere iniziative urgenti di competenza finalizzate a rivedere il sistema di controlli in materia di sicurezza sul lavoro, in particolare con riguardo ai lavori di manutenzioni, nel settore delle ferrovie, specie se realizzati in regime di appalto-subappalto, professionalizzando al contempo gli operatori del settore.
(5-02940)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARRACINO e AMENDOLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che da giorni si registra l'assenza del medico nella postazione del 118 di Grassano (provincia di Matera);

   a destare preoccupazione è la sempre più frequente assenza del medico sulla postazione «Mike 7», denominazione operativa del 118 di Grassano, in quanto «dirottato» presso i punti di primo intervento di Tinchi, Tricarico e Stigliano;

   in base alla legge regionale la distribuzione delle unità di intervento del 118 sul territorio viene distinta in «Mike» (con medico e infermiere a bordo) e India (con solo infermiere);

   la ratio sarebbe stata quella di coprire così tutto il territorio al fine di garantire la sicurezza e la salute dei cittadini creando condizioni di uguali dignità e pari diritti;

   secondo la ricostruzione giornalistica, in molte circostanze i turni di servizio su Grassano sono risultati non coperti;

   ciò ha creato disagi agli operatori, costretti a raggiungere la nuova destinazione dopo aver timbrato il proprio turno di lavoro a Grassano, e a ritornarvi per timbrare la fine del servizio;

   soprattutto crea problemi e disagi ai cittadini che in un'area interna come quella del comprensorio di Grassano, si vedono privati della presenza del medico sull'ambulanza;

   chi in queste settimane ha avuto bisogno di ricorrere al servizio di emergenza del 118 ha purtroppo riscontrato la non presenza del medico;

   in base alla mappa di distribuzione dei presidi di emergenza lungo l'asse Basentano, tra Matera e Potenza, l'unica unità medicalizzata, sarebbe proprio quella di Grassano –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza e in raccordo con la regione Basilicata, intenda attivarsi affinché siano verificate le ragioni di questo disservizio e in considerazione della necessità di ripristinare la presenza del medico presso la postazione in oggetto in relazione alla sua assoluta peculiarità territoriale, trattandosi di postazione al servizio di aree interne, a garanzia dei livelli essenziali di assistenza e tutela della salute dei cittadini.
(5-02942)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARAMIELLO, SERGIO COSTA e CHERCHI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto legislativo 7 dicembre 2023, n. 205, di adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio, del 24 settembre 2009, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento, ai sensi dell'articolo 18 della legge 4 agosto 2022, n. 127;

   tale decreto prevede l'introduzione del divieto di abbattimento dei pulcini maschi appena nati entro il 31 dicembre 2026, quindi con un «più che ragionevole» periodo di transizione;

   nell'ambito delle pratiche diffuse nell'industria per la produzione di uova è, infatti, consuetudine l'abbattimento, mediante triturazione o gassificazione, dei pulcini maschi, poiché improduttivi e quindi giudicati un onere finanziario superfluo da sostenere;

   tale pratica, diffusa e consolidata, dimostra concretamente l'importanza di promuovere alternative etiche e sostenibili che rispettino il benessere degli animali e promuovano forme di produzione alimentare più responsabili;

   l'articolo 3, comma 2, del menzionato decreto prevede deroghe al divieto di abbattimento in alcuni casi specifici: «1) quando non sia stato possibile rilevare in tempo utile il sesso; 2) in caso di identificazioni erronee del sesso legate alla sensibilità e alla percentuale di affidabilità della tecnologia impiegata ("errori di sessaggio"); 3) quando ricorre una situazione di emergenza; 4) nei casi in cui, nel piano di azione adottato dall'autorità competente responsabile ai sensi dell'articolo 18 del regolamento (CE) n. 1099/2009, è contemplato lo spopolamento; 5) quando l'abbattimento dei pulcini si rende necessario in osservanza della disciplina afferente alle malattie animali ovvero, in casi particolari, per motivi connessi alla protezione degli animali o della salute e sicurezza delle persone; 6) quando all'abbattimento si procede nel corso di esperimenti scientifici svolti sotto il controllo delle Autorità competenti»;

   l'articolo 5 del decreto prevede «Misure per implementare le tecnologie per il sessaggio», che consentono di riconoscere il sesso dell'embrione prima della schiusa dell'uovo, quindi la sistematica eliminazione delle uova contenenti futuri maschi e, quanto più l'identificazione del sesso è tempestiva, tanto più è possibile operare nell'arco temporale in cui l'embrione non è in grado di percepire il dolore;

   nello stesso articolo è specificato che «con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e con il Ministro delle imprese e del made in Italy, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono stabilite: a) linee guida per promuovere l'utilizzo dei macchinari in grado di determinare il sesso dell'embrione, secondo le più avanzate tecnologie, il prima possibile e comunque non oltre il quattordicesimo giorno dall'incubazione; b) linee guida per sostenere il sessaggio in ovo, attraverso la promozione del miglioramento tecnologico e il monitoraggio dei risultati, con particolare riguardo ai tempi di rilevazione del sesso dell'embrione e alla percentuale di errore di sessaggio»;

   il decreto, senza i relativi decreti attuativi, risulta incompleto in termini di specifiche cruciali, come evidenziato dall'articolo 5 «Misure per implementare le tecnologie per il sessaggio» e dall'articolo 6 «Disposizioni in materia di reinserimento o utilizzo dei pulcini maschi» –:

   se i Ministri interrogati intendano esporre in modo puntuale le modalità e le tempistiche con cui intendano attuare il decreto in oggetto, con particolare riferimento alle questioni legate all'etichettatura, alla ricollocazione dei pulcini, alle tecnologie di ovo sessaggio e all'adattamento degli incubatoi richiesti dalla norma.
(4-03560)


   CASTIGLIONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'assistenza domiciliare integrata (adi) comprende una vasta serie di interventi di natura sanitaria, sociale, psicologica che vengono erogati a domicilio ed è rivolta a persone in situazioni di fragilità;

   l'adi viene gestita da un'équipe multi-professionale che comprende anche la figura dello psicologo che garantisce un supporto psicologico al paziente, alla famiglia e all'équipe assistenziale;

   la normativa nazionale in materia prevede che le regioni disciplinano i criteri e le modalità mediante i quali comuni e aziende sanitarie garantiscono l'integrazione, su base distrettuale, delle prestazioni sociosanitarie di rispettiva competenza nell'ambito della programmazione degli interventi socio-sanitari sulla base delle linee di indirizzo nazionale definite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2001;

   l'atto di indirizzo e coordinamento prevede tempi, modalità e aree di attività per pervenire ad una effettiva integrazione a livello distrettuale dei servizi sanitari con quelli sociali al fine di assicurare livelli uniformi delle prestazioni socio-sanitarie ad alta integrazione sanitaria, anche in attuazione del Piano sanitario nazionale;

   l'erogazione delle prestazioni e dei servizi è organizzata di norma attraverso la valutazione multidisciplinare del bisogno, la definizione di un piano di lavoro integrato e personalizzato e la valutazione periodica dei risultati ottenuti;

   nella Regione Sicilia, con decreto 3 settembre 2021 (Gazzetta Ufficiale Regione Siciliana 24 settembre 2021, n. 41, suppl. ord. n. 2) sono stati definiti i requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici per l'autorizzazione all'esercizio e per l'accreditamento dei soggetti erogatori di cure domiciliari, che prevedono che per una efficace ed immediata presa in carico dei pazienti per cure domiciliari di I, II e III livello «l'organizzazione garantisce almeno una consulenza psicologica a settimana per i pazienti in CD di II e III livello», ma in assenza di definizione delle tariffe questi servizi non possono essere avviati;

   risulta all'interrogante che l'attuazione del decreto di definizione dei criteri per l'accreditamento delle società preposte ad erogare il servizio di assistenza domiciliare integrata sia stata ritardata per la mancata indicazione delle tariffe da rimborsare alle società accreditate per le singole figure professionali inviate al domicilio dei pazienti;

   in data 22 aprile 2022, sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana e Stato pubblicato il decreto 11 aprile 2022, n. 298, recante definizione del sistema di tariffazione per l'erogazione delle prestazioni di cure domiciliari ma in esso manca qualsiasi riferimento alla figura degli psicologi, così da non permettere il loro inquadramento contrattuale, nonostante nel decreto sia più volte previsto il supporto psicologico per il paziente, per la famiglia nonché per le équipe –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di verificare il rispetto della normativa nazionale in termini di livelli essenziali delle prestazioni assicurando anche ai pazienti della Regione Sicilia l'erogazione di un servizio fondamentale per i pazienti, per le famiglie e per le équipe sociosanitarie.
(4-03568)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ORFINI, IACONO e BERRUTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il parere espresso a luglio 2024 dalla CRUI sullo schema di decreto ministeriale relativo ai criteri di ripartizione del fondo di finanziamento ordinario per l'anno 2024 stigmatizza la presenza di una notevole contrazione rispetto al 2023;

   da un'attenta analisi, non risulta il finanziamento aggiuntivo, previsto dall'articolo 1, comma 297, lettera a), della legge 30 dicembre 2021, n. 234, la cui assenza rischia di rendere vano, di fatto, l'intero piano straordinario;

   in aggiunta, rispetto all'allarme di luglio 2024 di circa una riduzione del fondo di ben 513.264.188 euro, basata dalle bozze di decreto, in questi giorni, sempre la Crui, certifica dalle tabelle ministeriali una riduzione di ben 8-900 milioni di euro, derivata dall'avvio di piani straordinari, messi a carico delle stesse università, di ben 290 milioni per l'assunzione di giovani ricercatori e 50 milioni di euro per l'arruolamento del personale tecnico-amministrativo;

   oltre alla riduzione va calcolata, la mancata copertura agli atenei degli oltre 300 milioni di euro di maggiori oneri derivanti dall'adeguamento degli stipendi del personale docente strutturato, obbligo a carico del bilancio dei singoli atenei stabilito con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze;

   la quota premiale del fondo si riduce del 4 per cento, la quota base del 9,18 per cento, la quota storica crolla del 19,25 per cento e la quota perequativa si abbassa del 9,33 per cento (...) «Così non solo si arresta l'evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale (...)» denunciano i rettori «(...) ma si mette a rischio la sopravvivenza stessa dell'università statale»;

   fino all'anno 2023 il fondo perequativo prevedeva che nessun ateneo potesse avere una diminuzione superiore al 2 per cento e nessun incremento maggiore del 4 per cento;

   nel 2024 la forbice, da quanto denunciato dai rettori – sarebbe aumentata da meno 4 a più 8 per cento;

   continuando a diminuire i ricavi e ad aumentare i costi si rischia non solo di arrestare l'evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale, ma anche di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell'università statale italiana –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di reperire risorse adeguate volte a garantire agli atenei pubblici i fondi necessari per l'adeguamento stipendiale del personale, sostenere il piano straordinario di reclutamento programmato per il 2024 e la copertura dei costi essenziali e per la valorizzazione della qualità della ricerca e della didattica in una prospettiva di lungo termine.
(5-02933)


   CASO, AMATO e ORRICO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 settembre 2024 il Ministero dell'università e della ricerca ha reso pubblica la tabella del fondo di finanziamento ordinario di riparto delle risorse del 2024 tra i vari atenei in Italia;

   rispetto all'annualità precedente, nel 2024 il totale delle risorse stanziate è stato ridotto dal 9,2 a 9,03 miliardi, con una riduzione netta di 173 milioni. Invero, come riportato da Il Sole 24 Ore, dalle tabelle allegate al decreto ministeriale n. 1170 del 7 agosto 2024 risulta che per quest'anno nessuna istituzione accademica riceverà un euro in più della volta scorsa, mentre soltanto sei hanno visto immutato l'ammontare totale delle risorse ricevute (somma di quota base, premiale, interventi perequativi ed eventuali piani straordinari);

   gli atenei che ci rimetteranno di più sono l'università di Macerata (-3,21 per cento), lo Iuav di Venezia (-3,20 per cento) e Napoli L'Orientale insieme a Urbino Carlo Bo (-3,19 per cento), che in valori assoluti rappresentano un taglio che oscilla dai 978 mila euro dell'ateneo veneziano agli 1,9 milioni di euro per quello urbinate passando per gli 1,3 milioni di euro in meno delle realtà partenopea e maceratese;

   il fondo di finanziamento ordinario rappresenta il principale canale di finanziamento alle università statali per la copertura delle spese istituzionali e di funzionamento. Il riparto avviene sulla base di una quota base, legata parzialmente alla spesa storica dell'anno precedente e parzialmente al costo standard per studente, una quota premiale in relazione ai risultati della didattica e della ricerca e una quota perequativa a salvaguardia di situazione di particolare criticità;

   il taglio dei finanziamenti è destinato a contrarre l'offerta formativa degli atenei statali che rischiano di perdere ulteriormente competitività nei confronti degli atenei non statali e di quelli telematici –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza volte a investire maggiormente nel settore dell'università e della ricerca potenziando il fondo di finanziamento ordinario, introducendo criteri di riparto delle risorse che permettano di eliminare le divergenze tra territori e tra università, nonché attraverso canali straordinari di finanziamento agli atenei statali per consentire loro di proporre un'offerta formativa di qualità, competitiva e concorrenziale rispetto agli atenei non statali e telematici.
(5-02934)


   TASSINARI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la problematica del caro-affitti universitario ha assunto un rilievo centrale in tutto il territorio italiano, da Nord a Sud;

   gli interventi per potenziare l'edilizia universitaria rivestono un ruolo preminente e strategico per il sistema della formazione superiore, e in generale, per il nostro Paese, per la cui realizzazione si rende necessario un ingente investimento sia in termini di risorse economiche sia umane che strumentali;

   la residenzialità universitaria è stata oggetto di una specifica riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la realizzazione di alloggi universitari;

   la revisione del PNRR ha previsto, nell'ambito della Missione 4 Componente 1 – Riforma 1.7, quale target da conseguire, entro il 2026, la realizzazione di ulteriori 60.000 posti letto per studenti universitari;

   a tal fine, nel febbraio 2024 è stato pubblicato il bando ministeriale per i nuovi posti letto, che dovranno essere realizzati entro il 30 giugno 2026, con uno stanziamento previsto di 1,2 miliardi di euro, che assegna non meno del 30 per cento dei posti letto agli studenti meritevoli e provenienti da famiglie a basso reddito –:

   trascorsi sette mesi dalla pubblicazione dell'avviso, quale sia lo stato dell'arte e la strada che si intende percorrere per superare le eventuali criticità che si frappongono alla piena realizzazione di questo importantissimo target.
(5-02935)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Fede n. 2-00450, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Pavanelli.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale De Maria n. 3-01467, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Forattini.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Foti n. 3-01481, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Perissa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Mari n. 2-00426 del 7 agosto 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Caso n. 5-02911 del 3 ottobre 2024.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ASCARI e FERRARA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 5 ottobre 2021 un minore di 13 anni è stato sottoposto a prelevamento coatto per decreto del tribunale di Busto Arsizio;

   questo prelevamento è stato oggetto di un video diffuso pubblicamente, mostrando il minore asserragliato in auto e la madre che gridava di fermarsi;

   la madre, Teresa, ha denunciato la situazione alla stampa, il che avrebbe portato a provvedimenti del tribunale e un processo contro di lei per essersi opposta al prelevamento;

   nel marzo 2022 la Cassazione, con la sentenza n. 9691 del 24 marzo 2022 «Massaro», ha stabilito che provvedimenti simili, emessi in nome dell'alienazione parentale, sono contrari allo Stato di diritto;

   il minore, dopo essere stato in una casa famiglia, è stato collocato presso il padre, ma né la vecchia tutela dei minori né il nuovo ente affidatario avrebbero fornito informazioni chiare sul suo indirizzo di residenza alla madre o al suo legale; quest'ultimo, poi, non è in grado di dare un calendario degli incontri poiché ha il personale sottodimensionato e quello che c'è è in ferie;

   la madre avrebbe ricevuto risposte vaghe e insufficienti dalle istituzioni competenti riguardo agli incontri con il figlio e la sua situazione scolastica e personale;

   al minore non sarebbe permesso né di vedere, né di sentire la madre da oltre tre settimane, nonostante il decreto del tribunale dei minori preveda l'ampliamento degli incontri tra madre e figlio. Tale aspetto non sarebbe mai stato ottemperato da chi ne aveva la responsabilità;

   la situazione avrebbe causato un grave impatto psicologico sul minore, che ha manifestato paura e disagio emotivo a seguito del prelevamento e dei successivi trasferimenti;

   il minore avrebbe una passione per la musica, ma non avrebbe potuto frequentare una scuola ad indirizzo musicale, nonostante una richiesta in tal senso sia stata fatta presente alla vecchia tutela;

   ad oggi è pendente un procedimento innanzi al giudice tutelare;

   la madre sarebbe stata peraltro esclusa dalle decisioni riguardanti il figlio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per far sì che nei casi di prelevamento coatto di minori vengano rispettati i diritti fondamentali del minore e dei genitori e sia assicurato il rispetto di quanto previsto nella citata sentenza «Massaro» anche da parte dei tribunali di merito;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda prendere per garantire che le comunicazioni relative ai minori siano tempestive e trasparenti, evitando ritardi e omissioni che possano compromettere il benessere dei minori e dei genitori, come in questo caso pregiudicando i diritti della madre a sentire il figlio e viceversa, consentendo anche che i minori possano continuare a coltivare le loro passioni e interessi, anche quando si trovano in situazioni di affido o tutela;

   quali iniziative di competenza intenda adottare, valutando anche la sussistenza dei presupposti per l'eventuale invio di ispettori ministeriali con riguardo al caso del Tribunale di Busto Arsizio e del Tribunale di Varese, per assicurare che i diritti del minore e il principio di bigenitorialità siano rispettati in tutte le fasi del procedimento di affidamento e tutela e che in tale caso appaiono agli interroganti totalmente violati.
(4-03301)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante traendo spunto dall'episodio avvenuto il 5 ottobre 2021 durante il quale un minore è stato allontanato coattivamente dalla madre sulla base di un provvedimento del tribunale di Busto Arsizio ha formulato una serie di quesiti in ordine al rispetto ed alla tutela dei diritti dei minori ed ha chiesto al Ministro «quali iniziative di competenza intenda adottare, valutando anche la sussistenza dei presupposti per l'eventuale invio di ispettori ministeriali...».
  In relazione al contenuto dell'interrogazione il Ministero della giustizia ha acquisito le relazioni dalle autorità giudiziarie competenti, opportunamente interpellate dalla preposta direzione generale degli affari interni del dipartimento per gli affari di giustizia.
  Dalla relazione del Presidente del tribunale di Busto Arsizio del 22 agosto 2024, nei limiti di quanto ostensibile in ragione della delicatezza degli interessi coinvolti, emerge quanto segue.
  «...Occorre premettere che la richiesta di codesto Ufficio e la stessa interrogazione parlamentare, dai pochi elementi identificativi forniti, paiono riferirsi al procedimento civile n. ... r.v. promosso da T. T. davanti a questo Tribunale e ai provvedimenti emessi nel corso del medesimo.

  (...omissis...).
  T. T. promuoveva davanti al Tribunale di Busto Arsizio, con ricorso depositato in data 13.2.2018, procedimento per la modifica delle condizioni di affidamento e la determinazione del contributo al mantenimento del figlio Minore G.
  (...
omissis...).
  Il procedimento è stato lungo e complesso, caratterizzato, in un contesto di elevata conflittualità tra i genitori del minore e di grave disagio e sofferenza di quest'ultimo, dall'intervento dei Servizi sociali territoriali, impegnati nell'attuazione di un percorso di visite protette del minore e dall'espletamento di C.t.u. volta ad individuare le migliori soluzioni di affidamento del minore.
  (...
omissis...).
  All'esito della complessa istruttoria il Tribunale di Busto Arsizio, con il citato decreto, confermava l'affido del minore al Comune di Somma Lombardo con collocazione in comunità per attuare il progetto esposto nella parte motiva, prevedendo la secretazione nei confronti della madre di detta comunità, come già disposto, indicando quale orizzonte temporale per il superamento dell'inserimento comunitario, la conclusione del ciclo scolastico della scuola elementare e prevedendo, in esito a tale percorso e previa graduale intensificazione dei rapporti padre/figlio, la collocazione preferenziale del minore presso il padre e la regolamentazione dei rapporti madre/figlio secondo un calendario che sarebbe stato definito dall'ente affidatario, sul piano delle modalità e della tempistica, tenendo conto delle prioritarie esigenze del figlio minore e del percorso fatto dalla ricorrente, attuando tutti gli interventi necessari per sostenere il minore e supportare la genitorialità. Con il medesimo decreto il Tribunale confermava gli incontri del minore con ciascuno dei genitori attraverso le video chiamate regolate dall'ente affidatario tenendo conto delle esigenze del minore e dello sviluppo dei rapporti, prevedendo, quanto alle videochiamate madre/figlio, oltre al divieto di scattare delle fotografie nei termini di cui in parte motiva, un monitoraggio rafforzato utile a decodificare i messaggi veicolati dalla ricorrente ed a fornire al minore i chiarimenti necessari per comprendere il dato di realtà, aiutandolo a maturare un proprio punto di vista autonomo. Il Tribunale, altresì, rigettava la domanda della T. di consentire incontri madre/figlio in presenza, prevedendo invece che questi avvenissero, secondo le modalità che indicherà l'ente affidatario tenendo conto non solo dello stato del minore, ma anche del percorso materno per superare l'approccio manipolatorio sia nelle videochiamate che nella strumentalizzazione fatta della vicenda in forma pubblica al di fuori del procedimento e confermava le prescrizioni adottate nei confronti della madre quanto al divieto di divulgazione di immagini del minore.
  (...
omissis...).
  Alla base di tali provvedimenti incidenti sulla relazione madre/figlio (...
omissis...) vi era l'accertamento del grave disagio psichico del minore, da ricondurre alla constatata e accentuata ostilità e condotta ostruzionistica della madre in ordine al regolare svolgimento degli incontri tra padre e figlio, in attuazione degli accordi in precedenza intervenuti, pur emergendo chiaramente la positività degli incontri medesimi e la loro piena rispondenza all'interesse del minore.
  (...
omissis...).
  Avverso detto decreto proponeva reclamo la T. e la Corte d'appello di Milano, con proprio decreto del 12.9.2022, rigettava sostanzialmente il reclamo medesimo modificando marginalmente il decreto impugnato e condannando la T. al pagamento delle spese anche del secondo grado di giudizio.
  (...
omissis...).
  Il decreto della Corte d'appello veniva fatto oggetto di ricorso per cassazione dalla T. ma la S.C. rigettava il ricorso.
  (...
omissis...).
  In particolare, la S.C. escludeva la sussistenza di violazioni processuali concernenti l'ascolto del minore, puntualmente effettuato nel corso del primo grado di giudizio svoltosi davanti al Tribunale di Busto Arsizio, nonché la regolamentazione, nel rispetto della normativa vigente, del regime di affidamento provvisorio eterofamiliare disposto. Si riporta, su tale punto, quanto statuito dalla S.C. la quale, richiamati i principi normativi valevoli con riguardo all'affido eterofamiliare, afferma: “nel caso di specie risultano rispettati i principi appena enunciati, tenuto conto che il giudice del reclamo ha riformato il provvedimento del Tribunale solo nella parte in cui ha aggiunto, anche per la madre, la previsione di incontri in presenza con il minore (peraltro, di fatto, già avviati) (...
omissis...)”.
  In ordine alla pretesa rilevanza assegnata dalle decisioni giurisdizionali criticate alla teoria della c.d. alienazione parentale, si riporta il seguente passaggio motivazionale della pronuncia della S.C.: “La ricorrente ha dedotto che il giudice del reclamo ha acriticamente recepito le conclusioni del consulente tecnico d'ufficio, dando rilievo alla non attendibile teoria della c.d. ‘sindrome da alienazione parentale’, prendendo in considerazione ulteriori elementi non significativi, mentre invece avrebbe dovuto tenere conto di aspetti diversi da quelli considerati, prestando attenzione alle osservazioni critiche della madre del minore e a quanto evidenziato dai servizi sociali nella relazione del 05/08/2022. ...il motivo è inammissibile, non avendo la ricorrente dimostrato di avere colto la ratio sottesa alla statuizione assunta, nella parte in cui ha fatto riferimento alla non affidabilità della teoria della sindrome di alienazione parentale, che non è stata affatto richiamata dalla Corte d'appello, la quale ha, invece, valutato comportamenti concreti, ritenendo che, alla luce delle risultanze in atti, il collocamento del minore in comunità fosse ancora l'unico rimedio in grado di preservare G. dalla situazione conflittuale tra i genitori e dalla condotta manipolatoria della madre, per lui altamente pregiudizievoli, come era confermato dai miglioramenti registrati da quando l'inserimento comunitario aveva avuto inizio”.
  In ordine alle modalità di attuazione coattiva del provvedimento del Tribunale di Busto Arsizio disponente l'affidamento del minore, pare opportuno riportare quanto riferito nel summenzionato decreto del Tribunale di Busto Arsizio: “Stupisce poi il fatto che la ricorrente, in tali contesti, stigmatizzi le modalità forzose, dolorose e pubbliche in cui è avvenuta l'attuazione del collocamento comunitario di G. ...sottacendo completamente il fatto che tutto è dipeso dalla mancata collaborazione della stessa al progetto di graduale inserimento nella comunità; che il minore non solo non è stato preparato dalla madre a questo passaggio ma anzi ha ricevuto dalla stessa informazioni distorte e allarmanti (tanto è vero che, all'atto dell'inserimento, è rimasto sorpreso, in melius, dalle condizioni di vita all'interno della comunità, con la quale ha mostrato da subito collaborazione); che la dimensione pubblica dell'evento è conseguente alla diffusione passo passo degli accadimenti sui social, che davano la possibilità di seguirli in tempo reale (ad es. sul gruppo Facebook MaternaMente con post e video relativi al minore) per di più con richiesta a chi fosse in contatto, di presentarsi per protestare e testimoniare... Nei fatti la ricorrente ha tenuto un comportamento esattamente contrario all'interesse del minore, drammatizzando la situazione sia nei riguardi di G. sia sui social, creando di fatto le condizioni perché l'intervento delle forze dell'ordine fosse il più possibile impressionate sul piano mediatico e venisse amplificato dal tam tam del gruppo di sostenitori”.
  (...
omissis...).
  Si segnala che dall'esame delle ultime relazioni disponibili risulta confermato l'esito estremamente positivo del percorso di crescita e consolidamento del minore (che frequenta ora un istituto scolastico con indirizzo musicale, come richiesto anche dalla madre) presso la comunità ospitante e l'assenza di segnalazioni difatti negativi».
  Dalla relazione del Presidente del tribunale di Varese del 19 agosto 2024 risulta che la vicenda che coinvolge il minore G. è attualmente all'esame del tribunale di Varese dinanzi al quale le parti, a seguito del ricorso presentato dalla T., saranno tenute a comparire personalmente il 18 settembre p.v.
  Sulla base di quanto in definitiva relazionato risulta che le questioni sollevate dall'onorevole interrogante sono state e sono tuttora oggetto di approfondita analisi da parte dell'autorità giudiziaria.
  Peraltro si riscontra l'assoluta linearità dell'operato dei magistrati in tutte le fasi processuali della vicenda che ha sinora visto coinvolto il minore G. ed in generale degli operatori interessati del caso.
  Risulta piuttosto che gli avvenimenti critici cui si allude nel testo dell'interrogazione scritta siano riconducibili ad atteggiamenti posti in essere dalla madre la quale ha opposto sempre una condotta volutamente non collaborativa rispetto all'attuazione dei provvedimenti dall'autorità giudiziaria determinando in alcuni casi il ricorso all'uso della forza pubblica.
  Sul piano più generale si segnala che nell'attuale impianto normativo il rispetto e la salvaguardia degli interessi e delle inclinazioni dei figli minori coinvolti nei conflitti familiari sono tematiche certamente poste al centro dell'attenzione.
  In questo senso si segnala la specifica prescrizione contenuta nell'articolo 473-
bis.4 del codice di procedura civile, rubricato proprio «Ascolto del minore», che prevede espressamente al primo comma che «il minore che ha compiuto gli anni dodici e anche di età inferiore ove capace di discernimento è ascoltato dal giudice nei procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti che lo riguardano. Le opinioni del minore devono essere tenute in considerazione avuto riguardo alla sua età e al suo grado di maturità».
  L'ascolto è invece escluso nei soli casi in cui si pone in contrasto con l'interesse del minore o risulti manifestamente superfluo, in caso di impossibilità fisica o psichica o se il minore manifesta la volontà di non essere ascoltato.
  In questi casi l'esclusione dell'ascolto del minore dovrà essere oggetto di provvedimento motivato del giudice.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Reggio Calabria «Arghillà» nasce nel luglio 2013 e viene configurata come casa circondariale per detenuti appartenenti al circuito media sicurezza. Dal 2016 è stata attivata la sezione protetti/riprovazione sociale. Recentemente il plesso Arghillà ha accorpato l'altro istituto penitenziario di Reggio Calabria «Panzera», con unica sede dirigenziale;

   a seguito di visita dell'interrogante nell'istituto penitenziario di Arghillà sono state evidenziate molteplici criticità concernenti tanto il corpo di polizia penitenziaria, quanto la popolazione detenuta: in primis si rileva l'assoluta inadeguatezza della pianta organica che, come da decreto del capo del dipartimento del 29 novembre 2017, è fissata in 182 unità di personale, con una percentuale di assenze, a vario titolo del 33 per cento e, dunque, con un organico amministrativo che conta 133 unità, delle quali 5 transitate in altri corpi di polizia, una unità in posizione di distacco permanente presso gli uffici della Procura ed una unità in prossimità del trattamento di quiescenza;

   a fronte di tale condizione di carenza d'organico, si registra una popolazione carceraria di circa 340/353 unità giornaliere a fronte di una capienza regolamentare di 294 unità;

   la condizione di sovraffollamento unitamente alla carenza di personale della polizia penitenziaria determinano, da un lato, una grave compressione dei diritti fondamentali dei detenuti che sono, di fatto, sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, dall'altro, una condizione di pericolo per la sicurezza del personale di polizia penitenziaria ivi operante: durante i turni di notte l'istituto dispone di 9 unità di polizia a fronte di camere di pernottamento con 8 detenuti ciascuna, con conseguente impossibilità di gestire eventi critici;

   risulta impossibile consentire ai detenuti la possibilità di essere ammessi a prestare la propria attività a titolo volontario e gratuito nell'ambito di progetti di pubblica utilità, così ulteriormente frustrando qualsiasi funzione rieducativa della pena;

   nell'istituto, caratterizzato da una cospicua presenza di ristretti stranieri provenienti dal Centro-Nord Africa ed Est Europa, manca altresì la figura del mediatore culturale, così come carente risulta l'area sanitaria;

   a tali criticità si deve sommare l'assenza di una caserma per gli agenti e quella insita nella stessa ubicazione dell'istituto che si trova in uno dei quartieri più problematici della città, raggiungibile con un collegamento stradale disastrato che pone gli agenti, i mezzi del corpo ed i detenuti, durante le traduzioni, a serio rischio –:

   se e quali misure intenda adottare per garantire il rispetto dei diritti umani nel carcere di Arghillà e la sicurezza del personale del Corpo di polizia penitenziaria e dell'istituto penitenziario stesso.
(4-03306)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si formulano specifici quesiti in ordine ad asseriti aspetti di criticità della Casa circondariale di Reggio Calabria Arghillà, con particolare riferimento al sovraffollamento e alle carenze organiche e strutturali.
  Partendo dai dati forniti dal Dap sulla popolazione carceraria, si rappresenta che alla data del 4 settembre 2024, presso la Casa circondariale di Reggio Calabria
Arghillà sono presenti un totale di n. 327 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi n. 294 posti disponibili, rilevandosi una percentuale di affollamento pari all'11,22 per cento, inferiore sia all'indice percentuale medio regionale, pari al 15,69 per cento, sia a quello nazionale, pari, invece, al 31,66 per cento.
  Rispetto al numero complessivo, n. 233 sono i detenuti di nazionalità italiana mentre i restanti n. 94 sono stranieri.
  Relativamente alla posizione giuridica, n. 70 sono in attesa di primo giudizio, n. 43 sono condannati in via non definitiva e n. 197 sono i definitivi.
  L'istituto in questione è articolato con una sezione di prima accoglienza, che consta di 10 posti disponibili, una sezione circondariale ordinaria, che consta di 42 posti disponibili, una sezione reclusione ordinaria, che consta di 65 posti regolamentari disponibili, una sezione reclusione a trattamento intensificato, che consta di 18 posti regolamentari disponibili e una sezione destinata ai detenuti protetti/riprovazione sociale, ove, alla data del 4 settembre 2024 sono presenti 37 detenuti, a fronte di 34 posti regolamentari disponibili.
  Vi sono, poi, quattro camere destinate all'isolamento e una sezione circondariale ordinaria
ex articolo 32 decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 (Reparto Demetra), ove, alla data del 4 settembre 2024, vi sono allocati quattro detenuti.
  Non si registrano violazioni dei parametri minimi stabiliti dalla Corte Edu, atteso che la quasi totalità dei detenuti risulta avere a disposizione uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadrati.
  Per arginare il cronico sovraffollamento, la direzione generale dei detenuti e del trattamento gestisce le procedure di riequilibrio su scala nazionale della popolazione detenuta, sia appartenente al circuito dell'alta sicurezza sia appartenente al circuito della media sicurezza, attraverso un puntuale e costante monitoraggio dei dati relativi alle presenze detentive a livello nazionale, distrettuale e di singolo istituto, degli indici di affollamento e della composizione della popolazione detenuta.
  Dall'inizio dell'anno al 13 agosto 2024 (data dell'ultima comunicazione ricevuta), il provveditorato regionale della Calabria ha adottato diversi provvedimenti deflattivi dalla Casa circondariale di Reggio Calabria
Arghillà verso altre sedi extra distretto.
  Al momento, presso la suindicata sede non ci sono detenuti impiegati in attività di pubblica utilità ai sensi dell'articolo 20-
ter ordinamento penitenziario. A tal riguardo, la direzione penitenziaria ha evidenziato, da un lato, la mancanza di detenuti idonei all'inserimento in programmi di pubblica utilità, dall'altro, la difficoltà nel trovare partners pubblici disposti alla stipula di nuove convenzioni.
  Rispetto all'organico del corpo di polizia penitenziaria presente della Casa circondariale di Reggio Calabria «Panzera» e della Casa circondariale di Reggio Calabria «Arghillà», si evidenzia che alla data dell'ultima rilevazione fornita, all'8 agosto 2024, nel primo istituto, rispetto all'organico previsto di 190 unità, la forza presente è pari a 154 unità, evidenziando, dunque, una carenza pari a 36 unità.
  Le carenze maggiori si registrano nei seguenti ruoli: ruolo degli ispettori (-3 unità), ruolo dei sovrintendenti (-10 unità) e ruolo degli agenti/assistenti (-10 unità).
  Nell'istituto penitenziario di
Arghillà, invece, rispetto all'organico previsto di 164 unità, la forza presente si attesta a 133 unità, evidenziando, dunque, una carenza pari a 31 unità.
  Le carenze maggiori si rilevano nei seguenti ruoli: ruolo dei funzionari (-1 unità), ruolo degli ispettori (-7 unità), ruolo dei sovrintendenti (-10 unità) e ruolo degli agenti/assistenti (-12 unità).
  Con riferimento al tema delle dotazioni organiche, si rammenta che molteplici sono le procedure di reclutamento in corso, attuate al fine di ridurre le carenze degli organici degli istituti penitenziari.
  Con riferimento al ruolo dei
funzionari del Corpo, per integrare il relativo organico, il Ministero ha dato avvio, il 18 dicembre ultimo scorso, al corso per 120 posti di allievo commissario della carriera dei funzionari del Corpo, elevato successivamente a 132 posti, al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
  Si rappresenta, inoltre, che, con provvedimento del direttore generale 6 settembre 2023, è stato indetto un concorso interno, per titoli di servizio ed esami, per la nomina di 60 vicecommissari.
  Con riferimento alla carenza del ruolo degli
ispettori, il 6 maggio scorso è stato avviato il corso di formazione per la qualifica iniziale di viceispettore per n. 411 posti relativo al concorso pubblico indetto con provvedimento del direttore generale 25 novembre 2021. Pertanto, all'esito del corso di formazione di dodici mesi, l'amministrazione terrà nella massima considerazione la situazione di relativa carenza di personale del ruolo, attraverso l'assegnazione di un adeguato numero di unità che assumeranno servizio entro il mese di giugno 2025.
  Relativamente al ruolo dei sovrintendenti, si rappresenta che, con provvedimento del direttore generale 17 giugno 2021, è stato indetto il concorso interno, per titoli, a complessivi n. 583 posti, relativi alle vacanze disponibili nel periodo compreso fra il 31 dicembre 2018 e 31 dicembre 2020, per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo maschile e femminile dei sovrintendenti del Corpo. A tal proposito, si informa che l'amministrazione ha assegnato agli istituti penitenziari in questione, altre unità di personale, ossia 2 unità femminili presso Casa circondariale di Reggio Calabria «Panzera» e 15 unità maschili e 1 femminile presso la Casa circondariale di Reggio Calabria «Arghillà».
  Si evidenzia, inoltre, che, con provvedimento del direttore generale 16 febbraio 2024, è stato bandito un ulteriore concorso interno, per titoli, per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente per complessive 293 unità, a copertura delle vacanze al 31 dicembre 2022.
  Per completezza, in ordine al ruolo
agenti/assistenti, si rappresenta che l'organico di Polizia penitenziaria della Casa circondariale di Reggio Calabria «Panzera» è stato incrementato, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 183° corso (giugno 2024), di 3 unità maschili e 3 unità femminili.
  Infine, si comunica che, il 22 luglio 2024, ha preso avvio il 184° corso di formazione allievi agenti, in esito al concorso pubblico, indetto con provvedimento del direttore generale 8 marzo 2023, della durata di sei mesi, per n. 1.386 unità. All'esito del predetto corso (presumibilmente previsto nel mese di febbraio 2025), si terrà conto delle citate carenze che interessano gli istituti in esame.
  Per il Comparto dirigenza, gli istituti penitenziari di Reggio Calabria «Panzera» e «Arghillà» sono sede di tre posti di funzione dirigenziale; il posto di funzione di direttore è, allo stato, vacante e la reggenza degli istituti è affidata continuativamente al direttore dell'ufficio I del provveditorato regionale per la Lombardia, a far data dal 1° agosto 2024 e fino a nuove determinazioni; sono, inoltre, coperti i posti di funzione da vicedirettore.
  Con riferimento all'area dei funzionari, profilo del
funzionario giuridico pedagogico, la pianta organica risulta più che soddisfatta, con la presenza di 9 unità rispetto alle 8 previste.
  Relativamente alla figura del
funzionario contabile, non si registrano carenze, con le 7 unità previste e presenti.
  Risulta presente, altresì, la figura del funzionario della mediazione culturale previsto in pianta organica.
  In relazione all'area degli assistenti, profilo di
assistente amministrativo e profilo di contabile, non si registrano scoperture.
  Relativamente alle criticità strutturali evidenziate, si premette che la realizzazione di una caserma agenti presso l'istituto di «Arghillà» era già prevista nell'ambito del cosiddetto «Piano carceri» a cura del commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie nominato con decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 2012. A seguito della cessazione anticipata delle funzioni del predetto commissario, con decreto interministeriale 10 ottobre 2014 con il quale sono state individuate e definite le misure necessarie per assicurare la continuità e il raccordo delle attività già svolte dal commissario straordinario e determinate le competenze demandate al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero della giustizia, la prosecuzione del relativo procedimento è stata demandata al Mit.
  Con nota 18 gennaio 2021, il provveditorato Opere Pubbliche per la Sicilia e la Calabria informava l'amministrazione penitenziaria del riavvio delle attività per la «Realizzazione delle Infrastrutture carcerarie – Lavori di ampliamento del nuovo istituto penitenziario di Reggio Calabria
Arghillà, ai sensi del decreto interministeriale giustizia/Mit 10 ottobre 2014».
  L'amministrazione penitenziaria, considerato il tempo intercorso dalla programmazione dell'intervento, con nota 11 maggio 2022, ha trasmesso allo stesso provveditorato interregionale Opere Pubbliche un aggiornamento al quadro esigenziale relativo all'istituto di «Arghillà».
  Al riguardo, il provveditorato interregionale Opere Pubbliche per la Sicilia e la Calabria, con nota 17 gennaio 2024, ha comunicato che è stata autorizzata a suo favore l'assegnazione di euro 643.866,04; somma, destinata alla progettazione e ai propedeutici servizi tecnici delle indagini e degli studi e allocata sulla base di un fabbisogno economico che, per gli interventi previsti, è stato stimato in complessivi euro 16.775.000,00.
  Il 6 febbraio 2024, si è tenuta una riunione congiunta presso l'istituto di Reggio Calabria «Arghillà», al fine di formalizzare il quadro esigenziale dell'amministrazione penitenziaria rispetto a quanto indicato nel verbale del 12 ottobre 2017, occorrente per eseguire la progettazione delle opere, per le quali è stata assegnata al suddetto provveditorato interregionale la somma complessiva di euro 643.866,04.
  Per quanto concerne la nuova caserma agenti, si evidenzia che «in considerazione sia dell'attuale pianta organica sia della previsione di aumento della stessa, atteso che è in programma a breve la costruzione di un nuovo padiglione detentivo da 80 posti, si è convenuto circa la necessità di prevedere la possibilità di poter disporre di n. 80 posti letto per il personale maschile e n. 20 posti letto per il personale femminile».
  Per quanto noto all'amministrazione penitenziaria, in occasione di un incontro tenutosi il 13 luglio 2024 presso la Casa circondariale «Arghillà», i rappresentati del Mit intervenuti, nell'illustrare lo stato di avanzamento del progetto di costruzione della nuova caserma, del fabbricato per alloggi demaniali e di quello per attività agricole, hanno evidenziando che, allo stato, si dispone solamente del finanziamento per l'affidamento dell'incarico di progettazione e che trattasi di una procedura sopra soglia di rilevanza europea, per la quale sono in fase di completamento tutti gli atti per il suo avvio.
  L'importo stimato per tali lavori, inoltre, ammonta a circa 16 milioni di euro e, qualora il Mit dovesse finanziarlo al termine della verifica e validazione del progetto esecutivo dei lavori, per l'espletamento delle procedure di affidamento dell'appalto per l'esecuzione dei lavori di costruzione dei fabbricati occorrerebbero almeno due anni.
  Premesso quanto sopra, al fine di cercare una soluzione più rapida alla problematica dell'assenza di adeguati locali da destinare ad alloggi temporanei di servizio per il personale, visti i tempi medio lunghi per la costruzione, ad opera del Mit, di un nuovo fabbricato da destinare a caserma, si rappresenta che nel luglio ultimo scorso è stata valutata e assentita, in seno all'amministrazione penitenziaria, la possibilità di ristrutturare e adattare all'uso «caserma» alcuni locali in origine destinati a colloqui magistrati. L'intervento consentirebbe di ricavare 22 posti letto, distribuiti in 10 camere con bagno. L'intervento, gestito direttamente dalla direzione dell'istituto come appalto di lavori, essendo di importo verosimilmente inferiore a euro 150.000,00, potrà essere effettuato mediante affidamento diretto ai sensi dell'articolo 50, comma 1, lettera
a), del decreto legislativo n. 36 del 2023. L'avvio del relativo procedimento è previsto entro l'anno in corso.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   D'ALESSIO e CARFAGNA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sin dal 2012, sul lungomare di Salerno e, più precisamente in Piazza Cavour, sono in corso i lavori di realizzazione di 236 stalli pubblici e 90 box privati su due livelli. Un progetto importante per l'urbanistica della città, che ha subìto nel tempo diverse battute d'arresto e sulla quale incombeva il problema dei binari ferroviari, che attraversano il tratto del lungomare, di proprietà di Rete ferroviaria italiana (RFI);

   con nota del 22 novembre 2023, a seguito di un'interlocuzione con il comune di Salerno, Rfi ha autorizzato la procedura di vendita delle volumetrie interessate dal progetto di realizzazione dei box, per le quali l'amministrazione comunale ha avanzato richiesta di acquisto;

   con tale spiegazione, sembrava essere chiarito il rallentamento burocratico che ha tenuto per lungo tempo fermo il cantiere – creando peraltro notevoli disagi ai cittadini. A seguito di quanto comunicato, avrebbe dovuto essere in corso il rilascio dei certificati di destinazione urbanistica delle aree interessate dai lavori e l'avvio di quanto necessario per la stipula dell'atto notarile di vendita dei binari che si inseriscono nell'area di cantiere;

   l'amministrazione comunale, pochi giorni fa ha affermato di aver ritenuto che non vi fosse più la necessità di creare nuovi posti, decidendo così di risolvere la convenzione con la società concessionaria dei lavori Parking Cavour s.r.l. e di adire le vie legali per ragioni motivate – sempre secondo l'amministrazione – dall'inadempienza del concessionario;

   la citata società, in risposta a quanto dichiarato dal comune, avrebbe reso noto come il problema sia stato il mancato acquisto del binario morto, tutt'ora di proprietà di Rfi. A nulla sarebbero valse, a suo modo di vedere, le numerose osservazioni formulate agli uffici comunali preposti con cui si evidenziava la mancata consegna delle aree riferibili ai binari di proprietà della società Rfi;

   inoltre, la stessa società avrebbe comunicato l'avvenuta risoluzione della convenzione e la conseguente posizione debitoria del comune per una cifra pari a oltre 3 milioni di euro, che dovrà pagare entro i 15 giorni previsti dalla legge in virtù di un decreto ingiuntivo emesso dal tribunale, configurando quindi anche un grave danno erariale –:

   quale sia l'effettivo stato della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in essere per risolvere le problematiche esposte in premessa e porre fine agli enormi disagi arrecati nei confronti dei cittadini salernitani da un cantiere aperto dodici anni fa in una zona centralissima della città di Salerno.
(4-02375)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Nel 2010 il comune di Salerno ha acquistato il diritto di superficie trentennale della linea dismessa Salerno-Salerno porto, per un importo di euro 400.000,00 interamente versati alla sottoscrizione dell'atto di cessione.
  Successivamente, nel 2019, il comune ha avviato le procedure per ottenere il finanziamento per la realizzazione di una pista ciclabile lungo tutto il percorso della linea e l'esecuzione dei parcheggi interrati di piazza Cavour, tramite forme di partenariato pubblico-privato.
  Su tale progetto, RFI ha espresso il proprio parere di massima favorevole, condizionando l'esecuzione dei lavori alla vendita dell'intero tratto oggetto di intervento, valutato euro 610.000,00 in base ad una stima effettuata dalla società Ferservizi e dalla società Praxi, secondo i valori del primo trimestre 2020.
  A tal proposito, è stato avviato una trattativa tra RFI e il comune di Salerno, nel corso della quale il comune ha proposto a RFI una permuta con compensazione dei debiti e dei crediti, tra cui rientrava l'acquisto della linea oggetto di lavori da parte del comune e il contestuale acquisto da parte di RFI dei fabbricati viaggiatori della linea metropolitana di Salerno. In tale accordo è stato previsto lo scorporo del diritto di superficie non goduto e già versato nell'atto dell'aprile 2010 dal valore di vendita della linea dismessa.
  Il 14 febbraio 2023, il comune ha proposto a RFI di scindere le partite precedentemente accorpate con la permuta, presentando formale richiesta di acquisto delle particelle della linea dismessa Salerno-Salerno porto. Di conseguenza, RFI ha avviato l'
iter tecnico-amministrativo finalizzato alla vendita al comune di Salerno dell'intero tracciato della linea dismessa.
  Il 7 novembre 2023 RFI ha informato il comune dell'approvazione della vendita da parte della società Ferservizi che opera per conto di RFI nella predisposizione degli atti propedeutici alla vendita e alla successiva sottoscrizione dell'atto notarile. Il successivo 18 dicembre, la società ha comunicato formalmente l'importo della transazione, pari a euro 730.000,00, reiterando il precedente accordo secondo cui dalla cifra in parola dovrà essere scorporato l'importo del diritto di superficie non goduto dall'amministrazione comunale.
  Inoltre, il 3 gennaio 2024 la Soprintendenza dei beni architettonici, paesaggistici e beni culturali di Salerno ha comunicato l'insussistenza dell'interesse culturale sulla tratta in oggetto.
  In conclusione, si conferma che RFI risulta proprietaria delle aree oggetto di lavori da parte del comune di Salerno per la realizzazione dei box interrati in piazza Cavour e che la stessa, con il supporto di Ferservizi, sta proseguendo l'
iter tecnico-amministrativo per la vendita dell'intera linea dismessa Salerno-Salerno porto al comune di Salerno.
  In particolare, RFI ha rappresentato di aver inviato l'invito al rogito all'amministrazione comunale nel mese di giugno del corrente anno e di essere attualmente in attesa di risposta da parte dell'ente.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   FURFARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   intorno alle 19 di sera di sabato 27 luglio 2024 nel carcere di Prato nel reparto di media sicurezza è stato trovato in fin di vita un giovane detenuto di 27 anni, in seguito deceduto dopo l'arrivo all'ospedale;

   sabato sera, mentre si trovava da solo, si è impiccato nella sua cella e tutti i tentativi di soccorso non sono serviti a salvargli la vita;

   la morte nel carcere della Dogaia del ragazzo di 27 anni, italiano di origini sinti proveniente da Viareggio che lascia moglie e figli e che avrebbe finito di scontare la sua pena nel 2032 è una tragedia annunciata;

   si tratta del sessantesimo suicidio di un detenuto nel corso dell'anno in Italia e il terzo suicidio alla Dogaia in meno di un anno. Secondo l'associazione Antigone ogni anno nella casa circondariale di Prato si registrano 200 casi di autolesionismo. Sono numeri allarmanti che non possono lasciarci indifferenti ma devono spingerci ad agire con forza per dare piena attuazione all'articolo 27 della nostra Costituzione;

   tre suicidi dal dicembre 2023 e rivolte ormai frequenti, come quella andata in scena poche ore prima che avvenisse il suicidio, dove una ventina di detenuti nella notte tra venerdì e sabato hanno creato il caos nella prima sezione, senza considerare le carenze di organico, rendono la Dogaia, come del resto, molte altre carceri italiane, delle polveriere pronte ad esplodere in qualsiasi momento;

   ad aggravare la situazione de la Dogaia rispetto alle altre case circondariali della Toscana oltre al sovraffollamento e alla carenza endemica di personale (Sollicciano ha il doppio degli agenti, degli ispettori e meno detenuti di Prato; Pistoia ha un organico coperto al 100 per cento su tutti i ruoli) vi è anche la mancanza di un direttore titolare e di un comandante titolare;

   nelle carceri italiane sono 14.500 i detenuti in più rispetto ai posti disponibili e, nel solo 2023, sono stati ben 4.731 i reclusi nei confronti dei quali la magistratura di sorveglianza ha dovuto riconoscere rimedi risarcitori per trattamento inumano e degradante;

   anche in carcere devono essere garantiti standard di civiltà che il sovraffollamento per forza di cose ostacola;

   nel reparto di media sicurezza, dove è avvenuto l'ultimo suicidio gli ultimi dati di maggio parlano di un sovraffollamento del reparto del 130 per cento ovverosia del 30 per cento in più di detenuti rispetto ai posti che sarebbero previsti per quel reparto, senza considerare il fatto che vi sono anche detenuti con problemi psichiatrici che andrebbero curati e non inseriti in contesti già di per sé difficili;

   investire nelle risorse umane all'interno del carcere, potenziando il numero di professionisti specializzati in ambito sociale, psicologico e sanitario, è fondamentale per migliorare la qualità dell'assistenza fornita ai detenuti ma anche le condizioni di lavoro di chi opera all'interno della struttura il carcere, come ha ricordato pochi giorni fa il Presidente Mattarella, non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale –:

   anche alla luce dell'ultima tragedia, quali misure urgenti intenda adottare, non solo nella casa circondariale Dogaia di Prato, ma in tutte le case circondariali, volte a garantire una detenzione più umana, orientata alla riabilitazione con riduzione del rischio di recidiva e una maggiore integrazione sociale dei detenuti una volta rilasciati, nonché il rispetto dei diritti del personale che ci lavora e dei detenuti;

   per quali motivi la casa circondariale di Prato «Dogaia» sia a tutt'oggi senza la nomina di un direttore e di un comandante titolare e quali siano i tempi per tali nomine.
(4-03247)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, con il quale il deputato interrogante, muovendo da un suicidio di un detenuto occorso alla fine di luglio scorso presso la Casa circondariale di Prato e dalla successiva rivolta, solleva specifici quesiti in ordine ad asseriti aspetti di criticità dell'istituto medesimo, con particolare riguardo al sovraffollamento e alle carenze organiche, si rappresenta quanto segue.
  Sull'evento critico di cui all'interrogazione, dalla documentazione pervenuta dalla direzione della Casa circondariale di Prato, opportunamente interpellata dal Dap, risulta che esso ha riguardato il detenuto L.I., in espiazione di un provvedimento di cumulo della procura della Repubblica presso il tribunale di Lucca con fine pena al 6 dicembre 2032, che aveva fatto ingresso presso la Casa circondariale di Prato «Dogaia» il 17 luglio 2024, a seguito di trasferimento dalla Casa di reclusione di Massa, disposto dal Provveditorato regionale di Firenze per motivi di sicurezza.
  In particolare, il 27 luglio 2024, alle ore 19:05 circa, l'agente addetto alla vigilanza della prima sezione, all'atto della chiusura dei detenuti al termine della socialità, ha chiamato più volte il detenuto L.I., senza ottenere risposta.
  Non avendo una visuale completa della camera di pernottamento del detenuto, l'agente vi ha fatto ingresso e ha rilevato che il detenuto aveva messo in atto un gesto anticonservativo, mediante impiccamento tramite un lenzuolo annodato all'inferriata della finestra. L'agente, dato immediatamente l'allarme, aiutato da alcuni detenuti, ha provveduto a liberare il detenuto dal cappio e a trasportarlo nell'atrio del piano, per poi adagiarlo nello spazio antistante l'infermeria ove sono state praticate le prime manovre di rianimazione da parte del personale sanitario.
  Alle ore 19:30 è giunto sul posto il personale del 118, che ha preso in carico il detenuto; alle ore 20:02 circa, il detenuto è stato trasportato a bordo di ambulanza medicalizzata presso il pronto soccorso dell'ospedale di Prato, ove ne è stato constatato il decesso.
  Del decesso è stata data notizia alla madre del detenuto e al difensore di fiducia; è stato informato, altresì, il pubblico ministero di turno presso la procura della Repubblica di Prato, il quale ha disposto il rilascio della salma ai familiari, senza esecuzione di esame autoptico, nonché la chiusura della stanza per l'esecuzione dei primi rilievi da cui non sono emersi elementi idonei a comprendere le motivazioni che avevano determinato il gesto del detenuto.
  Quanto alla successiva «rivolta» citata dall'interrogante, essa in realtà risulta essere stata registrata come «Manifestazione di protesta collettiva — Atto turbativo dell'ordine e della sicurezza», occorsa il successivo 26 luglio ultimo scorso.

  Per piena contezza, si partecipa di seguito il contenuto, così come registrato nell'apposito applicativo «Eventi critici», in uso alla sala situazioni del Dap.
  Evento del 26 luglio 2024, n. 1296562 e n. 1296565 – Partecipanti: 13 utenti – descrizione: Parte 1°: «Verso le ore 19:00, ovvero al termine della cosiddetta socialità serale a celle chiuse, un nutrito gruppo di detenuti appartenente alla 1° sezione media sicurezza si rifiutava di fare rientro nelle rispettive camere di pernottamento, permanendo nel corridoio della sezione principalmente nelle adiacenze del cancello di sbarramento. Il personale ivi di servizio richiedeva l'intervento dei preposti che, impegnati su altre criticità, giungevano
in loco verso le ore 19:30. Entrati all'interno della sezione si scontravano immediatamente con la refrattarietà dei soggetti nel fare rientro ed in particolare con il detenuto L., il quale ha immediatamente cercato uno scontro fisico mediante un tentativo di aggressione nei confronti di un preposto, scongiurato da altro personale e da alcuni detenuti. Il L. nell'occasione ha ripetutamente minacciato di attentare all'incolumità dei presenti con l'uso di una lametta ed in particolare minacciava la figura del medico di guardia, reo a suo dire di non essersi presentato a seguito di una sua richiesta di intervento e in un crescendo d'ira si autolesionava alla piega cubitale del braccio sx recidendo una vena ed ottenendo una copiosa fuoriuscita di sangue. Poco dopo con grande maestria bloccava la fuoriuscita del liquido ematico e si prodigava a mettere fuori uso le telecamere della sezione, dapprima girandole e successivamente colpendole con un bastone. Alle ore 20:40 interveniva sul piano il sanitario, che dalla distanza, unitamente al Sovrintendente Coordinatore della Sorveglianza Generale, cercava di instaurare un dialogo con il soggetto, anche al fine di valutarne le condizioni di salute, ma al reiterarsi delle minacce proferite dal L., veniva invitato ad allontanarsi per ovvie ragioni di sicurezza. Alle ore 20:48, i detenuti Z. ed E.H. manomettono la serratura del cancello di ingresso, infilando un bastone nella toppa della chiave e spezzandolo all'interno. A tale operazione partecipava in ultimo anche il detenuto S. Alle ore 20:50, B. e L. posizionavano la prima branda sul cancello di ingresso della sezione e nella circostanza il L. si avvaleva del lancio di bombolette di gas per non permettere al personale di avvicinarsi. Nel mentre il prefato Sovrintendente si prodigava nel contattare il Direttore dell'istituto e altro personale libero dal servizio, i restanti detenuti segnalati nel presente inserimento provvedevano ad ammassare brande ed arredi innanzi al cancello, ottenendo un totale barricamento del punto di accesso principale».
  Descrizione: Parte 2°: «in continuazione del codice evento 1296562: Altresì, provvedevano a barricare il secondo punto di accesso alla sezione, ovvero le scale di accesso ai cortili passeggi e a far saltare l'intera illuminazione della sezione. L'Autorità Dirigente provvedeva all'attivazione del piano di emergenza prefettizio, nonché alla richiesta di intervento del POR, di stanza presso il PRAP Toscana Umbria e nel contempo autorizzava l'uso dei dispositivi antisommossa. Veniva informato dell'evento in atto anche il Comandante di Reparto che, nonostante nella tarda serata aveva raggiunto la Capitale, si rimetteva in viaggio per rientrare in sede. Verso le ore 22:30, il Direttore cercava di intavolare un dialogo con i ristretti, ma vano risultava ogni tentativo di convincimento. Alle 22:50, veniva appiccato il fuoco sul barricamento e con l'uso dell'idrante si provvedeva a spegnere le fiamme. Dall'interno della sezione sopraggiungevano forti rumori, di certo causati dall'opera distruttiva dei detenuti che, di a poco, si avvalevano dell'uso dell'idrante, prova inconfutabile della distruzione dei presidi antincendio. Alle ore 23:45, si procedeva con un tentativo di avvicinamento all'ingresso della sezione, avvalendosi della protezione degli scudi e dell'idrante, ma la citata manomissione della serratura e il contemporaneo uso dell'idrante da parte dei rivoltosi impediva al personale di portare a compimento l'azione intrapresa. Giunto in sede il Coordinatore del POR, a seguito di un
briefing con l'A.D. si decideva di programmare un nuovo intervento per le ore 04:00, non resosi necessario, in quanto molto probabilmente la costante e nutrita presenza di personale in assetto antisommossa ha destabilizzato il morale dei ristretti che, verso le ore 01:20 hanno lanciato i primi segnali di resa affacciandosi dalla barricata per cercare la figura del Sost. Com. Coo. S. F. ed instaurare un dialogo. Tolto il barricamento il personale accedeva alla sezione e procedeva alla chiusura dei ristretti nelle rispettive stanze. A seguito dell'evento la sezione è stata fortemente danneggiata, la stipula dei danni e la conseguenziale valutazione inerente all'agibilità sarà eseguita nella giornata odierna. In ultimo si segnala che, al momento non risultano ferimenti tra il personale di Polizia Penitenziaria né tantomeno tra i detenuti e che per tutta la durata dell'evento il perimetro esterno dell'istituto è stato presidiato dalle forze di Polizia operanti sul territorio».
  Infine, quanto agli eventi critici verificatisi presso la Casa circondariale di Prato nel corso dell'ultimo biennio alla data di rilevazione del 3 settembre 2024, si riassumono nella seguente tabella:

   Prato C.C. anno 2023: 2 Suicidi, 91 Atti di autolesionismo, 0 Rivolta.

   Prato C.C. anno 2024: 3 Suicidi, 70 Atti di autolesionismo, 1 Rivolta.

  Ciò posto, sul piano più generale, il dato drammatico dei suicidi all'interno del mondo carcerario obbliga chi porta responsabilità di Governo a interrogarsi, ogni volta, sulle cause più profonde di tale gesto e ad adoperarsi per prevenire il ripetersi di eventi tragici, che rappresentano al contempo un dolore privato e un fallimento pubblico.
  Per tale ragione, uno dei fronti su cui il Ministero della giustizia è maggiormente impegnato è quello del potenziamento della rete di assistenza psicologica con progetti di monitoraggio in corso da tempo. Prosegue inoltre l'opera di reclutamento di adeguato personale specializzato per rispondere alle crescenti esigenze riscontrate tra la popolazione carceraria.
  Per la prima volta, si rileva con soddisfazione, è stata integralmente coperta la pianta organica dei funzionari giuridico-pedagogici, di circa 1.100 unità.
  Per psicologi e psichiatri, il trasferimento della medicina penitenziaria al Servizio sanitario nazionale richiede ora la collaborazione con gli organi sanitari regionali e territoriali per l'erogazione dell'assistenza sanitaria presso gli istituti di pena. È in questo contesto che il Ministero sta costantemente interloquendo con la conferenza Stato-regioni, proprio per assicurare un tempestivo confronto sui temi dell'assistenza sanitaria, finalizzato all'attuazione di tutte le iniziative possibili a beneficio della popolazione carceraria.
  Anche sulla dotazione di risorse finanziarie, il Ministero è intervenuto con determinazione: per il 2024 le risorse a bilancio per i servizi di assistenza psicologica saranno di circa 14 milioni di euro, quasi il triplo dell'anno scorso.
  Parallelamente all'attenzione mostrata dall'amministrazione penitenziaria per il potenziamento del servizio psicologico prestato da professionalità esperte, in aderenza alle linee programmatiche per l'anno in corso, altrettanta priorità è stata data al lavoro.
  A tal riguardo, si segnalano le continue e costanti interlocuzioni istituzionali volte a realizzare progettualità di sviluppo e potenziamento di tale ambito.
  In particolare, l'avvio del Pn 2021-2027, ovvero il piano di utilizzo dei finanziamenti in attuazione della convenzione stipulata il 31 maggio 2024 tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Ministero della giustizia, volto a favorire l'inclusione socio-lavorativa delle persone sottoposte a misura penale, anche tramite la riqualificazione degli spazi da adibire a laboratori produttivi e di formazione professionale.
  Sono, inoltre, in corso ulteriori iniziative interistituzionali volte ad attuare gli accordi e i protocolli d'intesa siglati con grandi gruppi industriali, al fine di realizzare percorsi formativi specifici volti all'inserimento lavorativo esterno.
  L'obiettivo primario che si intende perseguire è l'incremento del numero di detenuti occupati e l'acquisizione di competenze professionali che possano migliorare la gestione del tempo detentivo e favorire il reinserimento sociale.
  Sul piano delle infrastrutture presso cui si svolge la vita in carcere, che accomuna tristemente popolazione detenuta e personale della polizia penitenziaria, la scelta del Governo è stata netta e strategica: la figura di un commissario straordinario, appena introdotta, avrà il compito di attuare in tempi rapidissimi il piano nazionale di interventi per l'aumento del numero dei posti detentivi e per realizzare i nuovi alloggi destinati al personale di polizia penitenziaria.
  Il programma edilizio sarà imponente e andrà realizzato speditamente.
  Per contrastare l'emergenza del sovraffollamento, connesso pur esso al fenomeno dei suicidi, il Governo Meloni, con il provvedimento di recente approvazione, ha favorito il ricorso alle misure alternative alla detenzione, prevedendo la limitazione della carcerazione preventiva, il trasferimento di minori e tossicodipendenti in comunità, l'istituzione di un elenco delle strutture residenziali idonee all'accoglienza e al reinserimento sociale di coloro non sono in possesso di un domicilio idoneo, la semplificazione della procedura per la concessione della liberazione anticipata, la possibilità di comunicare in termini più elastici e maggiori con le famiglie.
  È stato previsto, infine, un incremento del personale del Corpo di polizia penitenziaria attraverso mille extra-assunzioni, che si aggiungono ad altre mille già disposte lo scorso anno.
  Con particolare riferimento alla Casa circondariale di Prato «Dogaia», alla data del 3 settembre 2024, sono presenti un totale di n. 584 detenuti (di cui n. 102 AS3 e 27 collaboratori), a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi n. 589 posti, di cui n. 10, allo stato, non disponibili a vario titolo: non emerge, dunque, una situazione di sovraffollamento, soprattutto se paragonata agli indici percentuali di altri istituti dello stesso distretto, comunque maggiori.
  Presso la prima sezione circondariale
ex articolo 32 decreto del Presidente della Repubblica 230 del 2000, dove era allocato il detenuto L.I., sono presenti alla medesima data, 35 detenuti a fronte di 47 posti, non registrandosi, dunque, una situazione di sovraffollamento.
  Non si registrano, pertanto, neppure violazioni dei parametri minimi stabiliti dalla Corte Edu, atteso che la quasi totalità dei detenuti risulta avere a disposizione uno spazio di vivibilità superiore ai 4 metri quadrati (20 detenuti su 584 risultano allocati in spazi compresi tra i 3 e i 4 metri quadrati).
  Quanto alla dotazione organica, il personale attualmente in servizio presso la Casa circondariale di Prato ammonta a 248 unità, registrando, dunque, una carenza di n. 67 unità – suddivise tra i vari ruoli – rispetto alle previsioni organiche.
  Le carenze maggiori si rilevano nei ruoli dei funzionari (-3 unità), degli ispettori (-17 unità), dei sovrintendenti (-25 unità) e degli agenti/assistenti (-2 unità).
  L'incarico di Comandante di Reparto è stato conferito a un primo dirigente di polizia penitenziaria con incarico triennale, a far data dal 3 giugno 2024. Tuttavia, attesa l'attuale indisponibilità di quest'ultimo, il comando, allo stato, è assicurato da un dirigente di polizia penitenziaria facente funzione.
  Con riferimento alla carenza di personale della carriera dei
funzionari del Corpo, si rappresenta che, per integrare l'organico del predetto ruolo, il 18 dicembre 2023 è stato avviato il VII corso per il conseguimento della qualifica di commissario, relativo al concorso pubblico per 120 posti di allievo commissario della carriera dei funzionari del Corpo, elevato successivamente a 132 posti, al cui esito (maggio 2025) si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste. Si rappresenta, inoltre, che con provvedimento del direttore generale 6 settembre 2023 è stato indetto un concorso interno, per titoli di servizio ed esami, per la nomina di 60 vice commissari della carriera dei funzionari del Corpo di polizia penitenziaria.
  Con riferimento alla carenza del ruolo degli
ispettori, si rappresenta che il 5 maggio 2024 ha preso avvio il corso di formazione per la qualifica iniziale di vice ispettore, relativo al concorso pubblico, indetto con provvedimento del direttore generale 25 novembre 2021, per n. 411 posti (378 uomini e 33 donne). Pertanto, all'esito del citato corso di formazione (giugno 2025), l'amministrazione terrà nella massima considerazione la situazione di relativa carenza di personale che connota il penitenziario di cui trattasi, attraverso l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.
  Con riferimento al ruolo dei
sovrintendenti, si rappresenta che, in esito al concorso interno di cui al provvedimento del direttore generale 17 giugno 2021, per complessivi n. 583 posti (n. 515 uomini e n. 68 donne), relativi alle vacanze disponibili nel periodo compreso fra il 31 dicembre 2018 e 31 dicembre 2020, per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo maschile e femminile, questa amministrazione ha assegnato al reparto di polizia penitenziaria della Casa circondariale di Prato S.M.M. n. 3 unità maschili. Si evidenzia, inoltre, che con provvedimento del direttore generale 16 febbraio 2024 è stato bandito un ulteriore concorso interno, per titoli, per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente, per complessive 293 unità, a copertura delle vacanze al 31 dicembre 2022. All'esito della citata procedura concorsuale, l'amministrazione terrà conto della carenza nel ruolo sofferta dall'istituto di cui trattasi con l'assegnazione di un idoneo numero di unità del ruolo.
  In ordine al ruolo
agenti e assistenti, si comunica che l'organico del reparto di Polizia penitenziaria dell'istituto in esame è stato incrementato di n. 14 unità (n. 10 unità del ruolo maschile e n. 4 unità del ruolo femminile) in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 183° corso (giugno 2024).
  Si comunica, infine, che il 22 luglio 2024 ha preso avvio il 184° corso di formazione allievi agenti, in esito al concorso pubblico indetto con provvedimento del direttore generale 8 marzo 2023, della durata di sei mesi, per n. 1.386 unità (958 uomini e 428 donne), vincitori del concorso pubblico per 1.713 (1.285 uomini e 428 donne), indetto con provvedimento del direttore generale 8 marzo 2023. All'esito del predetto corso (febbraio 2025), si terrà conto delle sopra citate carenze che connotano il penitenziario
de quo.
  Infine, si rappresenta che, con provvedimento del direttore generale 6 marzo 2024, è stato indetto il concorso pubblico per l'assunzione di n. 2.568 (1.926 uomini e 642 donne) allievi agenti. Sono pervenute circa 21.000 domande e la prima prova d'esame si svolgerà dal 16 al 27 settembre 2024.
  Ciò al netto delle ulteriori assunzioni previste dagli articoli 1 e 3 del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, rispettivamente di funzionari e ispettori — mediante scorrimento della graduatoria degli idonei non vincitori del concorso per allievi commissari e per allievi viceispettori – e di n. 1.000 agenti di polizia penitenziaria (500 per l'anno 2025 e 500 per l'anno 2026), che si si aggiungono a quelle già autorizzate in precedenza dall'articolo 1, comma 864, legge 29 dicembre 2022, n. 197, recante «Bilancio di previsione dello Stato per Vanno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025», che ha previsto l'assunzione straordinaria dal 2023 al 2026 di n. 250 agenti per anno, per un totale di n. 1.000 unità.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIACCONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie de «La Stampa» del 4 luglio 2024, si apprende del quadro delineato dai sindacati della polizia penitenziaria, nell'allarme lanciato dopo una serie di episodi, avvenuti di recente nel carcere di Quarto. La casa di reclusione astigiana prevede il regime di alta sicurezza, e ad oggi ospita circa 300 persone, per lo più affiliati a organizzazioni malavitose, cosa nostra, camorra, 'ndrangheta;

   si apprende di una situazione ingestibile con detenuti che «spadroneggiano» e «vogliono autogestirsi» facendosi beffa delle regole. «Da mesi – scrivono i sindacati – alcuni detenuti non rientrano nelle rispettive celle di appartenenza». In particolare i delegati sollevano un caso: un uomo «che si rifiuta di rientrare da tempo immemore, con azioni di protesta e pretese, sbattendo con una bomboletta contro i cancelli 24 ore su 24, tenendo sotto “scacco” tutto il personale del carcere». E aggiungono: «Questo comportamento mette a rischio l'ordine e la sicurezza interna dell'istituto, suscitando anche lamentele di altri reclusi per gli schiamazzi reiterati»;

   un ammutinamento che durerebbe da sei mesi, aggravato dall'arrivo di un altro recluso, che si è unito alla protesta. A denunciare la situazione, definita apertamente «fuori controllo» sono i rappresentanti del comparto sicurezza: Sappe, Sinappe, Osapp, Uil pa, Uspp, Fns Cisl e Cgil;

   tra le criticità sollevate, anche la gestione della struttura, sotto accusa la carenza di guida da parte dei vertici. «Gli agenti sono completamente abbandonati a se stessi, senza direttive, tanto che sono assenti il comandante titolare e il vice comandante che, da come appreso, sembrerebbe non abbiano adottato provvedimenti concreti tali da evitare o alleviare una tale ed assurda condizione, lasciando il grosso problema al personale rimasto». E aggiungono: «li comando attuale è stato lasciato a un vice ispettore rimasto solo e senza potere decisionale, con l'inspiegabile assenza di commissari e altre figure: una mancanza nella linea di comando assolutamente non giustificabile». In più, sostengono i sindacati, anche le funzioni del direttore titolare sarebbero svolte «dal nuovo direttore, a distanza, spesso via telefono»;

   nonostante le ripetute richieste di trasferimento dei detenuti promotori dell'autogestione, ad oggi nessun segnale è giunto dagli uffici dell'amministrazione penitenziaria del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria;

   il personale è in difficoltà, sottoposto a uno stress psicofisico mai registrato prima d'ora, tale da mettere a rischio la salute nonché i diritti soggettivi: ferie e riposi settimanali. Sono in forte aumento le assenze per malattia –:

   con quali modalità e tempistiche il Ministro interrogato intenda adoperarsi, per quanto di competenza, per l'adozione di provvedimenti concreti e urgenti in relazione a quanto esposto in premessa.
(4-03091)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli interroganti sollevano specifici quesiti in ordine all'asserita ingovernabilità della casa di reclusione di Asti, determinata anche dalla carenza di guida da parte dei vertici del corpo di Polizia penitenziaria. A tal riguardo, si evidenzia quanto segue.
  Partendo dai dati relativi alle presenze detentive, risulta che, alla data del 21 luglio 2024, presso la casa di reclusione di Asti, sono presenti un totale di 268 detenuti, di cui 26 appartenenti al circuito della media sicurezza e 242 al circuito alta sicurezza, a fronte di una capienza regolamentare pari a 205 posti complessivi, rilevandosi un indice di affollamento pari, dunque, al 32,37 per cento.
  I detenuti condannati in via definitiva sono 239, di cui 41 condannati alla pena dell'ergastolo.
  Come evidenziato nell'atto di sindacato, i detenuti AS3 ivi presenti sono appartenenti alle maggiori organizzazioni criminali.
  Ricostruendo in breve la storia della casa circondariale di Asti, va ricordato che l'istituto, con decreto ministeriale 30 aprile 2015, fu trasformato da casa circondariale in casa di reclusione, con annessa sezione circondariale, sulla base di valutazioni condivise da tutte le competenti articolazioni centrali e territoriali dell'amministrazione, considerata la sua idoneità dal punto di vista logistico.
  Peraltro, già a quel tempo, l'istituto era destinato a ospitare detenuti ascritti all'alta sicurezza (con capienza regolamentare di soli 50 posti).
  Allo stato, invece, i reparti destinati all'alta sicurezza sono complessivamente 7, comprensivi di un reparto isolamento e sono tutti a custodia ordinaria, per un totale di 156 posti regolamentari.
  In merito alle circostanze specifiche contenute nell'interrogazione parlamentare, si evidenzia che in uno dei reparti destinata all'alta sicurezza, precisamente presso il reparto isolamento, il detenuto Tammaro Tito, ivi allocato in virtù di pregressi comportamenti contrari alle regole di vita intramuraria, metteva in atto l'ennesima condotta destabilizzante per l'ordine e la sicurezza interni.
  Si precisa che il detenuto in esame, sin dall'ingresso in istituto, ha sempre posto in essere condotte non conformi alle regole di vita intramuraria, intraprendendo svariate volte forme diversificate di protesta, rifiutando ogni forma di dialogo e persino il colloquio con lo psicologo dell'istituto. Nel tempo, la sua condotta è divenuta sempre più ostica e reattiva nei confronti del personale di Polizia penitenziaria, rendendosi inviso persino alla restante popolazione detenuta.
  Nella fattispecie, il 29 giugno 2024, il ristretto sbatteva ininterrottamente e con forza la bomboletta di gas in dotazione sulla porta d'ingresso del reparto isolamento.
  Alle ore 21:00, in forma di protesta, anche i restanti detenuti del reparto isolamento effettuavano la battitura delle inferriate, manifestando il proprio dissenso per la situazione venutasi a creare.
  Il personale comandato di sorveglianza generale interveniva sul posto al fine di calmare gli animi e la protesta rientrava.
  In virtù di tali condotte, la direzione penitenziaria ne richiedeva l'immediato allontanamento.
  La direzione generale dei detenuti e del trattamento, il 20 giugno 2024, disponeva alla direzione penitenziaria di attivare la procedura per la sottoposizione del detenuto Tammaro al regime di sorveglianza particolare ex articolo 14-
bis ordinamento penitenziario; applicato, di fatto, il 9 luglio 2024, con decreto a firma del vice Capo del dipartimento, per la durata di mesi due.
  Con successivo provvedimento 16 luglio 2024, il ristretto è stato trasferito per motivi di sicurezza presso la casa di reclusione di Milano
Opera, dove ha fatto ingresso il 17 luglio.
  Con decreto 2024/22703, il magistrato di sorveglianza di Milano ha disposto la sottoposizione al visto di censura di tutta la corrispondenza del Tammaro, per la durata di sei mesi.
  Per completezza, si evidenzia che, dalla consultazione degli applicativi in uso, dal 1° gennaio al 19 luglio 2024, il competente ufficio della direzione generale dei detenuti e del trattamento ha disposto, per motivi di sicurezza, l'allontanamento di altri detenuti AS3 dalla casa di reclusione di Asti verso altre sedi extra-distretto, proprio nell'ottica di salvaguardare l'ordine interno della struttura e in ossequio alle circolari vigenti.
  In relazione al quadro di allarme delineato da alcune sigle sindacali in merito agli episodi verificatisi presso l'istituto di Asti, si rappresenta che l'8 febbraio 2024 è pervenuta segnalazione da parte dell'organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, con cui si evidenziavano gravi criticità afferenti alla casa di reclusione di Asti, in particolare derivanti da condizioni di incertezza organizzativo-gestionale, aggravata dalla predominanza di detenuti facinorosi e indolenti alle regole.
  In riscontro alle criticità segnalate, con nota 27 marzo 2024, il competente ufficio della direzione generale del personale riferiva all'organizzazione sindacale circa l'incontro del 31 gennaio 2024, tenutosi tra il provveditore regionale di Torino, il direttore dell'Unione sindacale territoriale del Provveditorato e l'aliquota di supporto inviata presso l'istituto penitenziario di Asti, ai fini della riapplicazione delle direttive dipartimentali di circuito AS3.
  Nel corso dell'incontro, si è preso atto dei primi interventi realizzati presso la casa di reclusione di Asti, finalizzati ad aumentare gli
standard di sicurezza tipici di un istituto caratterizzato dalla presenza di soli detenuti del circuito AS3 nonché ad avviare un processo di miglioramento delle condizioni della vita detentiva e lavorativa del personale.
  A fine febbraio, si è riscontrata un'applicazione ancora più rigorosa e tempestiva delle disposizioni impartite e una quasi assenza di eventi critici.
  Il provveditore regionale di Torino ha assicurato il costante controllo sull'attuazione delle direttive impartite alla direzione di Asti, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi sopra citati.
  Ciò precisato, passando alla situazione riguardante l'organico della casa di reclusione di Asti, si evince una carenza di personale impiegato comune a quella risentita da tutti gli istituti penitenziari del Paese.
  Infatti, dagli ultimi rilevamenti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il personale attualmente in servizio ammonta a 165 unità, con una carenza di 27 unità rispetto a quello previsto.
  L'analisi approfondita dei dati rivela le seguenti carenze: ruolo dei funzionari – 2 unità, ruolo degli ispettori – 12 unità, ruolo dei sovrintendenti – 10 unità. Di contro, il ruolo degli agenti/assistenti risulta in esubero di 2 unità.
  Con riferimento alla specifica circostanza della carenza del ruolo dei funzionari e alla segnalata mancanza della figura del titolare del comando, si rappresenta che con provvedimento 2 luglio 2024 è stata indetta una ricognizione di disponibilità a ricoprire l'incarico di comandante di reparto di istituti penitenziari di I livello, tra cui, appunto, la casa di reclusione di Asti. Pertanto, acquisite le manifestazioni di volontà a ricoprire il citato incarico, la casa di reclusione di Asti avrà a breve una figura titolare di comando. Laddove, non dovesse pervenire alcuna manifestazione di disponibilità, si procederà, comunque, all'affidamento dell'incarico in questione d'ufficio, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del provvedimento del capo del dipartimento 8 marzo 2023.
  Nelle more della definizione della procedura sopra indicata, l'amministrazione, con provvedimento 27 giugno 2024, ha comunque disposto il rientro presso la casa di reclusione di Asti di un commissario del ruolo direttivo ad esaurimento in distacco presso il provveditorato regionale di Torino, al quale è stato conferito l'incarico di comandante di reparto
pro tempore.
  In aggiunta ai provvedimenti già adottati, per integrare l'organico del predetto ruolo, è stato avviato il VII corso per il conseguimento della qualifica di commissario del ruolo dei funzionari, relativo al concorso pubblico per 120 posti, al cui esito si provvedere alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
  Si rappresenta, inoltre, che, il 6 settembre 2023, è stato indetto un concorso interno, per la nomina di 60 vice commissari della carriera dei funzionari del corpo di polizia penitenziaria.
  Quanto alla dotazione organica degli
ispettori, nel mese di novembre 2023 si è concluso il corso VII bis per la nomina alla qualifica di vice ispettore e che alla casa di reclusione di Asti è stata assegnata n. 1 unità maschile.
  Anche per il ruolo ispettori, il 5 maggio 2024 è stato avviato il corso di formazione, relativo al concorso pubblico indetto il 25 novembre 2021 per 411 posti.
  Con riferimento ai
sovrintendenti, si rappresenta che, in esito al concorso interno del 17 giugno 2021, per complessivi n. 583 posti, l'amministrazione ha assegnato al reparto di Polizia penitenziaria della casa di reclusione di Asti n. 3 unità maschili.
  Per quanto riguarda il ruolo
agenti/assistenti, va segnalato che l'organico del reparto di Polizia penitenziaria dell'istituto in esame è stato incrementato di 11 unità, in occasione della mobilità ordinaria.
  Analizzando, poi, il profilo dirigenza e comparto funzioni centrali, l'istituto astigiano è sede di un posto di funzione dirigenziale; la direzione è coperta dal 3 marzo 2023, per anni tre.
  In relazione all'area dei funzionari, in particolare, al profilo di
funzionario giuridico pedagogico, a fronte di una previsione organica di 7 unità, i presenti effettivi sono 6, mentre con riferimento al funzionario contabile, risultano presenti 2 unità rispetto alle 3 previste.
  Per quanto concerne l'area degli
assistenti amministrativi, infine, sono presenti 3 unità a fronte delle 5 previste.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto reso pubblico dal dossier «Morire di carcere» curato da Ristretti Orizzonti, dal 1° gennaio all'8 aprile 2024, 29 detenuti si sono suicidati negli istituti penitenziari italiani;

   per contenere il rischio suicidano è molto importante il contatto che il detenuto è autorizzato ad avere con i propri congiunti;

   a questo proposito ed a seguito di una campagna nonviolenta che impegnò Don David Riboldi e l'ex deputata Rita Bernardini, il 26 settembre del 2022, l'allora Capo del DAP Carlo Renoldi emanò una circolare rivolta ai direttori affinché continuassero ad usare – come nel periodo della pandemia Covid – la più ampia discrezionalità nel concedere ai detenuti la possibilità di comunicare con i propri familiari attraverso telefonate e video-chiamate; dall'inizio dell'anno e fino all'emanazione della citata circolare, si erano già verificati 64 suicidi, un numero senza precedenti che portò a registrare il record annuo di persone detenute che in carcere si erano tolte la vita: ben 84;

   nella predetta circolare si sottolineava la funzione fondamentale che i colloqui e le telefonate assumono sul piano trattamentale, quale modalità di conservazione delle relazioni sociali e affettive nel corso dell'esecuzione penale e quale strumento indispensabile per garantire il benessere psicologico delle persone detenute e internate, al fine di attenuare quel senso di lontananza dalla famiglia e dal mondo delle relazioni affettive che è alla base delle manifestazioni più acute di disagio psichico, spesso difficilmente gestibili personale degli istituti e che non di rado possono sfociare in eventi drammatici;

   se si mantenesse la drammatica tendenza dei primi 99 giorni del 2022, al 31 dicembre prossimo si rischierebbe di superare il record del 2022, superando i 100 suicidi in un anno;

   il Sole 24 ore del 19 agosto 2023, in un articolo a firma di Giovanni Negri, riportava l'annuncio del Ministro interrogato che si dichiarava pronto a presentare in Consiglio dei ministri il provvedimento che aumentava il numero delle telefonate, passando da quattro a sei al mese, con la possibilità per i direttori degli istituti di aumentarne il numero in casi motivati; ciò avveniva – come segnalato nel citato articolo – a seguito del suicidio di due donne detenute a Torino;

   in tutte le carceri del nord e in diversi istituti del centro Italia i detenuti hanno la possibilità di inviare e-mail utilizzando la posta elettronica come accade da oltre trent'anni nella società esterna. In nessun istituto dell'Italia del sud e delle isole è invece possibile usare questo strumento di comunicazione che ha ormai quasi soppiantato l'invio di posta tramite lettera e francobollo –:

   quando si intende dar seguito agli intendimenti manifestati il 19 agosto 2023, aumentando il numero delle telefonate a disposizione dei detenuti;

   quando il servizio e-mail sarà esteso a tutto il territorio nazionale evitando discriminazioni fra i detenuti.
(4-02627)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante solleva specifici quesiti in ordine alla possibilità di aumentare il numero delle telefonate a disposizione dei detenuti, nonché di estendere il servizio e-mail a tutti gli istituti del Paese.
  Come noto, l'attività dei colloqui e della corrispondenza telefonica costituisce elemento significativo del trattamento penitenziario e trova fondamento nel diritto del soggetto recluso alla vita familiare e al mantenimento di relazioni con i più stretti congiunti, riconosciuto dagli articoli 15 e 18 della legge 26 luglio 1975, n. 354.
  Al termine dell'efficacia delle disposizioni emanate durante l'emergenza pandemica che prevedeva oggettivi ampliamenti in tema di colloqui telefonici tra detenuti e famigliari, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con nota 22 dicembre 2022, ha ritenuto opportuno che il ripristino degli ordinari dettami legislativi, in materia di colloqui e telefonate, avvenisse in maniera graduale, al fine di scongiurare eventuali ripercussioni sulla regolare vita all'interno degli istituti.
  In tema di telefonate, l'articolo 39 del regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario (decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230) prevede una telefonata con i congiunti o conviventi, ovvero, qualora ricorrano ragionevoli e verificati motivi, con persone diverse, una volta alla settimana per la durata di dieci minuti.
  Tale limite potrà superarsi ove ricorrano motivi di urgenza o di particolare rilevanza, nonché in caso di trasferimenti, come stabilito con circolare DAP del 26 settembre 2022.
  In particolare, ai detenuti non ristretti per taluno dei delitti previsti dal primo periodo del comma 1 dell'articolo 4-
bis ordinamento penitenziario, può essere concessa una telefonata a settimana più una al giorno, solo se quest'ultima è effettuata con figli minori, figli maggiorenni portatori di una disabilità grave, nonché coniuge, altra parte di unione civile, persona stabilmente convivente o legata all'internato da relazione stabilmente affettiva, padre, madre, fratello o la sorella del condannato, qualora gli stessi siano ricoverati presso strutture ospedaliere, qualora l'organizzazione interna dell'istituto lo consenta. Alla stessa tipologia di detenuti, possono essere concesse telefonate oltre il limite della singola telefonata settimanale, ove ricorrano motivi di urgenza o di particolare rilevanza, nonché in caso di trasferimenti.
  Di converso, ai detenuti ristretti per taluno dei delitti previsti dal primo periodo del comma 1 dell'articolo 4-
bis ordinamento penitenziario, possono essere concesse due telefonate al mese più una telefonata a settimana, qualora ricorrano i presupposti suindicati e, ove ricorrano motivi di urgenza o di particolare rilevanza, nonché in caso di trasferimenti, possono essere concesse telefonate oltre il limite di due al mese per un massimo di una a settimana.
  Non di meno, la circolare 26 settembre 2022 attribuisce «...alle Direzioni di istituto, nei casi in cui viene in rilievo la loro competenza, un'ampia discrezionalità nell'autorizzare le indicate forme di comunicazione tra persone detenute o internate e i loro riferimenti socio-familiari».
  Le particolari circostanze caratterizzate da situazioni eccezionali impongono una dettagliata e motivata richiesta del beneficio da parte del detenuto o internato e, dopo attenta valutazione, altrettanto ponderata e circostanziata autorizzazione o diniego da parte del direttore.
  Ad ogni buon conto, al fine di garantire la prosecuzione dei rapporti personali e familiari dei detenuti, con la legge 8 agosto 2024, n. 112, di conversione del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, recante «
Misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia», si è intervenuti, al comma 1 dell'articolo 6, per modificare la disciplina del regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario in materia di corrispondenza telefonica, incrementando il numero dei colloqui telefonici settimanali e mensili di cui all'articolo 39 del predetto regolamento, equiparando la relativa disciplina a quella dettata dall'articolo 37 in tema di colloqui visivi.
  Inoltre, proprio in considerazione dell'urgenza di intervenire con strumenti volti ad attenuare la tensione negli istituti di pena, il comma 2, prevede di rendere immediatamente operativi gli effetti del previsto incremento, in maniera analoga a quanto disposto dalla legislazione emergenziale intervenuta nel corso della pandemia da COVID-19.
  Per quanto concerne, invece, il ricorso alla corrispondenza
e-mail da parte della popolazione detenuta si evidenzia che, negli ultimi anni, sono state avviate all'interno degli istituti penitenziari sperimentazioni del servizio di invio/ricezione mail, con la finalità di estendere anche alla popolazione detenuta la fruizione dei servizi di comunicazione digitalizzata di uso comune nella società libera.
  Il particolare periodo di emergenza sanitaria dovuta al COVID-19 ha determinato l'estensione del ricorso alla posta elettronica per la corrispondenza con la conseguenza che ogni Direzione, qualora in grado di assicurarne l'efficacia, ha organizzato tale servizio.
  Con la citata circolare 26 settembre 2022, infatti, il Capo del dipartimento ha contemplato, fra le modalità che consentono alla popolazione detenuta di mantenere contatti con l'ambiente esterno, oltre ai colloqui visivi e alle conversazione telefoniche, anche la corrispondenza epistolare che, grazie al progresso tecnologico, si realizza non solo in forma cartacea ma anche con «... il ricorso allo strumento dell'
e-mail, allo stato fruibile dalle persone detenute unicamente attraverso il servizio prestato, dietro corrispettivo, da cooperative ed enti di patronato...».
  Nelle more dell'individuazione di linee di indirizzo generali, anche mediante la predisposizione di una apposita circolare dipartimentale, al fine di regolamentare in modo omogeneo i servizi di invio/ricezione
mail in favore dei soggetti ristretti, sono stati individuati e comunicati, dal competente ufficio della direzione generale dei detenuti e del trattamento ai provveditorati e alle direzioni interessate all'attivazione del servizio, una serie di criteri organizzativi, diretti a facilitare ai detenuti l'accesso al servizio, comunque limitato ai detenuti media sicurezza AS3 e non sottoposti a visto di controllo sulla corrispondenza.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un editoriale a firma di Francesca Sabella pubblicato sul quotidiano Il Riformista venerdì 7 giugno 2024 si riporta un episodio relativo all'interrogatorio, svoltosi mercoledì 5 giugno 2024, dell'ex generale dei carabinieri Mario Mori di fronte ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Firenze;

   il generale ex capo del Ros e del Sisde già indagato e assolto in passato per l'inchiesta sulle stragi del 1993, meglio conosciuta come «Trattativa Stato-Mafia», fu assolto dalla Corte di cassazione il 27 aprile 2023 per «non aver commesso il fatto»;

   il 16 maggio 2024, nel giorno del suo compleanno, il generale è stato nuovamente indagato per non avere impedito le stragi del 1993 e, secondo quanto riportato nell'articolo sopracitato de Il Riformista, per i «reati di strage, associazione mafiosa, associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell'ordine democratico» e invitato a presentarsi in Procura per un interrogatorio;

   il procuratore ha ribadito al termine dell'atto istruttorio la segretezza e obbligato i presenti a non divulgare assolutamente contenuti relativi alla deposizione;

   all'interrogatorio erano presenti, come riporta il quotidiano La Nazione il 6 giugno 2024, il generale accompagnato dal suo legale Basilio Milio e i tre magistrati titolari dell'inchiesta sui mandanti esterni a Cosa nostra che avrebbero beneficiato degli effetti degli attentati, Luca Tescaroli, Luca Turco e Lorenzo Gestri, più il capo dell'ufficio, Filippo Spiezia;

   nonostante la segretezza dell'atto, sul quotidiano La Repubblica – Edizione Firenze il 6 giugno 2024 viene pubblicato un articolo a firma di Luca Serranò con ampi riferimenti all'interrogatorio del 5 giugno 2024 e a uno precedente che doveva restare coperto da segreto investigativo, pertanto entrambi atti istruttori non divulgabili –:

   considerata la gravità dell'episodio, che purtroppo non è un caso isolato, se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se ritenga di dover valutare di esercitare i propri poteri ispettivi per far luce su quanto accaduto e su come siano state divulgate informazioni che dovevano restare segrete.
(4-02935)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, riferito alla pubblicazione da parte di alcune testate giornalistiche nazionali di «ampi riferimenti» all'interrogatorio cui è stato sottoposto il generale dei carabinieri Mario Mori nell'ambito delle nuove indagini avviate con riferimento alle stragi del 1993, l'interrogante, lamentando l'indebita divulgazione di informazioni coperte da segreto investigativo, chiede al Ministro «se ritenga di dover valutare di esercitare i propri poteri ispettivi».
  Con nota del 17 giugno 2024, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, opportunamente interpellato dall'ispettorato generale di questo Ministero, ha trasmesso la relazione che, per completezza di esposizione, si riporta integralmente di seguito.
  «[...] in data 5 giugno 2024 questo Ufficio ha proceduto all'interrogatorio di Mario Mori quale persona indagata nell'ambito del procedimento penale n. [...] R.G.N.R. Noti. L'indagato, si avvaleva della facoltà di non rispondere allegando memoria difensiva.
  Nella fase introduttiva dell'interrogatorio, questo Ufficio contestava alla persona sottoposta alle indagini, in forma chiara e precisa, il fatto attribuito rendendo altresì noti gli elementi di prova esistenti ed anche le relative fonti, ai sensi dell'articolo 65 comma 1 del codice di procedura penale.
  Questo Procuratore della Repubblica, all'esito dell'interrogatorio, apponeva l'obbligo del segreto ai sensi dell'articolo 329 comma 3 del codice di procedura penale, al fine di assicurare la riservatezza necessaria del relativo verbale e delle fonti di prova in esso elencate, dal momento che le indagini sono ancora in corso e potendo la conoscenza dell'atto pregiudicare le medesime.
  Per completezza, si precisa che le stesse esigenze di riservatezza dell'atto venivano assicurate predisponendo affinché l'indagato potesse raggiungere l'Ufficio ove era stato predisposto l'interrogatorio (5° piano del Palazzo di Giustizia, ufficio del Procuratore Aggiunto dr. Luca Tescaroli), attraverso entrata secondaria e riservata, al riparo da ogni presenza di giornalisti.
  [...] si comunica che all'interrogatorio hanno assistito: i Pubblici Ministeri procedenti [...], i difensori di fiducia [...]. Peraltro, il Pubblico Ministero ha proceduto in proprio alle operazioni di video registrazione dell'interrogatorio senza avvalersi di ausiliari.
  [...] non è stata rilasciata alcuna copia dell'atto al difensore, riservandosi di provvedere al relativo deposito in segreteria all'esito della cessazione dell'esigenza di segretezza.
  Si segnala ulteriormente che, durante il compimento dell'atto, i difensori hanno preso appunti e hanno, a più riprese, chiesto, durante l'illustrazione degli elementi che hanno indotto a formulare l'ipotesi d'accusa, conferme sulle date degli atti compiuti. Uno dei due legali [...], al termine dell'atto, ha comunicato che avrebbe riferito all'esterno che l'indagato si era avvalso della facoltà di non rispondere e che aveva presentato una memoria.
  Si precisa altresì che l'indagato – prima di rendere l'interrogatorio alla data fissata – aveva diffuso alla stampa la notizia di aver ricevuto un invito a rendere interrogatorio per concorso in strage, evidenziando persino la data in cui l'incombente si sarebbe svolto e i contenuti dell'imputazione [...]
  L'articolo oggetto di doglianza si basa in larga misura su dati conosciuti, oggetto di precedenti pubblicazioni [...]. Può inoltre affermarsi che l'autore, con certezza, non disponeva del verbale, come appare agevole stabilire attraverso il raffronto tra lo stesso e il contenuto dell'articolo, che evidenzia un chiaro disallineamento di impostazione. Vi sono, tuttavia, due dati che sono aderenti a quanto esposto nel corso dell'interrogatorio del 5 giugno 2024, [...] vale al dire la circostanza di:

   un nuovo esposto presentato da Michele Riccio [...], senza richiamare le dichiarazioni dallo stesso rese e riportate in stralcio durante l'enunciazione delle risultanze di prova;

   la data delle dichiarazioni rese da Mario Mori a Firenze il 17 maggio 2023. Si segnala che viene riportato il contenuto delle dichiarazioni rese da Mori nella circostanza: “Avevo altro da fare in quel periodo”, che non è stata riportata nella parte relativa all'enunciazione delle risultanze contestate durante l'interrogatorio dell'indagato.

  Tanto si comunica, rilevando che per ogni altra circostanza sussistono esigenze di segreto investigativo.».
  Dall'istruttoria sino ad ora svolta risulta, dunque, che l'autorità giudiziaria procedente ha adottato le cautele funzionali alla salvaguardia del segreto investigativo; nondimeno, la vicenda continuerà ad essere adeguatamente monitorata e, laddove dovessero emergere condotte di rilievo disciplinare imputabili a magistrati, saranno esercitate le prerogative istituzionali riconosciute dalla legge.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende la mattina del 13 giugno 2024 al Politecnico di Torino si sono verificati degli scontri tra gli studenti universitari e le forze dell'ordine, a cui hanno partecipato anche addetti alla società di sicurezza incaricata dal Politecnico;

   si sono verificate delle cariche da parte delle forze dell'ordine nei confronti degli studenti alcuni dei quali sono rimasti feriti, un addetto alla security ha stretto una mano al collo di uno studente, alcune ragazze sono state spintonate a terra e, persino, un altro addetto alla sicurezza presso il Politecnico ha esibito il saluto romano davanti agli studenti, come risulta dai filmati diffusi sui media, contribuendo così ad aumentare la tensione;

   gli studenti, durante la giornata, avevano manifestato davanti ai cancelli di uno degli ingressi del Politecnico e, successivamente, davanti al Rettorato, per chiedere al Rettore un confronto e delle risposte alle loro richieste, essendo trascorso un mese dall'inizio dell'occupazione al Politecnico in solidarietà al popolo palestinese e al genocidio in corso a Gaza e per chiedere che le università italiane si facciano parte attiva, con tutti gli strumenti di pressione a loro disposizione, affinché si giunga ad un immediato cessate il fuoco;

   ancora una volta, purtroppo, si è assistito ad interventi delle forze dell'ordine, all'interno delle sedi universitarie, a parere dell'interrogante violente e sproporzionate nei confronti degli studenti e ciò non è più tollerabile;

   preferire la repressione alla capacità di ascolto e alla ricerca del dialogo con chi denuncia e manifesta, dalla crisi climatica al genocidio in corso in Palestina, non fa altro che esasperare gli animi e moltiplicare la violenza;

   ad avviso dell'interrogante, ripristinare il perimetro della legalità – come invocato dal Rettore – non può prescindere dall'apertura di un dialogo e di un confronto con gli studenti in stato di agitazione, che chiedono innanzitutto ascolto e tutto ciò deve avvenire prima e in alternativa all'intervento delle forze dell'ordine all'interno degli atenei;

   alzare muri tra le istituzioni universitarie e gli studenti, a parere dell'interrogante, genererà soltanto altra rabbia, mentre le università dovrebbero essere il luogo in cui ogni pensiero può essere espresso e discusso, il luogo in cui non sono benvenute allusioni a regimi e dittature che hanno insanguinato il mondo come il saluto romano provocatoriamente ostentato davanti ai ragazzi e alle ragazze da un addetto alla sicurezza al Politecnico;

   a tal proposito, ad avviso dell'interrogante, visto il comportamento e gli atti di violenza compiuti dagli addetti alla sicurezza interna del Politecnico, sarebbe opportuno invitare tutti i rettori delle università italiane a non avvalersi di società di sicurezza private all'interno degli atenei specialmente in occasioni che più hanno a che fare con l'ordine pubblico che con compiti di vigilanza –:

   quali iniziative intendano assumere, ciascuno per quanto di competenza, affinché venga favorito il dialogo e il confronto all'interno delle università tra l'istituzione universitaria e gli studenti evitando, come più volte accaduto in questi mesi, che le manifestazioni e le mobilitazioni degli studenti siano oggetto di interventi sproporzionati e violenti da parte delle forze di polizia;

   se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, in raccordo con i rettori delle università, affinché non siano utilizzate società private di sicurezza all'interno degli atenei specialmente in occasioni che più hanno a che fare con l'ordine pubblico che con compiti di vigilanza.
(4-02985)

  Risposta. — Con riguardo al quesito posto dall'interrogante, si precisa che il Ministero dell'università e della ricerca ha provveduto a richiedere al Politecnico di Torino elementi utili in merito alla questione rappresentata.
  Nella nota di riscontro, il Politecnico ha evidenziato che dal 16 maggio 2024 alcuni studenti hanno reso indisponibili alla comunità politecnica le due sale utilizzate per eventi di ateneo, ossia l'aula magna e la sala Emma Strada, nonché una sala del dipartimento di elettronica e Telecomunicazioni, causando un notevole disagio alle attività accademiche e culturali dell'ateneo. L'aula magna e la sala Emma Strada sono state liberate solo lo scorso 6 luglio.
  In questo periodo, il servizio degli addetti alla sicurezza del Politecnico ha contribuito ad evitare che il Rettorato dell'ateneo, con le sue sale destinate ad ospitare gli organi di Governo oltre gli uffici del Rettore e dei membri della Giunta, fosse oggetto di occupazione, nonché per consentire a tutto il personale tecnico e amministrativo di poter svolgere la loro attività lavorativa.
  In merito ai fatti accaduti lo scorso 13 giugno 2024, citati dall'interrogante, l'ateneo ha precisato che, in seguito alla protesta di alcuni «occupanti incatenati alle inferriate», l'ingresso principale del Politecnico è stato deliberatamente bloccato, impedendo l'accesso alle studentesse e agli studenti, al corpo docente e al personale tecnico-amministrativo presso i locali dell'ateneo. Un vicerettore che voleva entrare presso il Rettorato – e che ha successivamente sporto denuncia per violenza privata – è stato accerchiato dagli occupanti, che ne hanno limitato la facoltà di muoversi liberamente, come documentato dai filmati della Digos; i manifestanti hanno, inoltre, interrotto una lezione universitaria del medesimo vicerettore, impedendogli di proseguirla.
  Nel pomeriggio la pressione fisica generata dagli occupanti, che volevano entrare nel Rettorato, nei confronti degli addetti alla sicurezza, che, al contrario, ne impedivano l'ingresso, ha generato una tensione crescente, fino al contatto fisico tra le parti. Vista la situazione, sentito il personale presente in Rettorato, che evidenziava, con forza, come fossero ormai assenti le garanzie di sicurezza fondamentali per la tutela delle persone e delle strutture, il Rettore, in missione fuori sede durante la suddetta giornata, nel rispetto delle proprie facoltà, ha richiesto l'intervento delle forze dell'ordine che sono intervenute dando supporto agli addetti alla sicurezza, posizionandosi (come chiaramente documentato) dietro agli addetti stessi, così da evitare la condizione di contatto diretto tra forze dell'ordine e i manifestanti. Grazie a questa azione, è stato quindi possibile consentire la chiusura dell'ingresso principale, evitando ulteriori scontri.
  Come riferito dalla Prefettura di Torino in relazione agli episodi di violenza descritti, le attività di indagine hanno portato al deferimento all'autorità giudiziaria di sette manifestanti, tra militanti del centro sociale «Askatasuna» ed altri collettivi, per resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata.
  Con riferimento al grave gesto rivolto da parte di un addetto alla sicurezza ai manifestanti, il Rettore del Politecnico di Torino ha immediatamente diramato, il 14 giugno 2024, un comunicato stampa per condannare l'episodio. È stato, inoltre, immediatamente richiesto alla società che fornisce il servizio di sicurezza di procedere con le necessarie azioni di verifica. L'ateneo si è dissociato «completamente da questo fatto, che lede nel profondo i principi che ispirano la nostra istituzione e quelli democratici della Costituzione italiana».
  Nella medesima giornata, il Senato accademico del Politecnico di Torino, si è reso disponibile ad aprire un canale di ascolto e dialogo, anche con gli occupanti, attraverso i gruppi di lavoro già istituiti all'interno dell'organo, per portare ulteriori elementi di riflessione utili per lo sviluppo delle azioni «per la Pace». Il successivo 4 luglio 2024, è stata convocata una seduta straordinaria del Senato accademico che ha approvato una mozione che condanna l'attacco allo Stato di Israele dello scorso 7 ottobre e il massacro di civili che da quella data è stato perpetrato nella Striscia di Gaza. Inoltre, il Senato accademico ha richiesto l'immediato ripristino della legalità e sicurezza all'interno dell'ateneo e che: «tutti gli spazi attualmente occupati vengano immediatamente liberati e ritornino alla piena fruibilità dell'intera comunità politecnica per l'esercizio delle loro funzioni».
  Posto quanto evidenziato, questo Ministero ritiene che tutte le opinioni siano legittime e che il dibattito, all'interno degli Atenei, debba essere sempre promosso perché l'università apre le porte a tutti e non le chiude.
  Al contrario, ogni atto di violenza, sia fisica che verbale, deve essere stigmatizzato e considerato come un reato in qualsiasi luogo si manifesti. Pertanto, non si possono tollerare, episodi che mettano in pericolo le studentesse e gli studenti, i docenti e tutto il personale universitario, perché gli atenei non sono zone franche che garantiscono l'impunità a chi commette reati.
  In tale direzione è rivolto l'impegno costante del Ministero dell'università e della ricerca.

Il Ministro dell'università e della ricerca: Anna Maria Bernini.


   IACONO, PROVENZANO, MARINO e PORTA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in data 12 luglio 2024, con provvedimento protocollo n. 354, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Sicilia disponeva le operazioni di attribuzione degli incarichi dei dirigenti scolastici con decorrenza 1° settembre 2024;

   con provvedimento citato veniva assegnato al dirigente scolastico dottor Giusto Catania la sede PAPC09000Q L.C. «Umberto I»;

   a seguito di tale designazione venivano registrati diversi episodi di insofferenza relativi alle nomine stesse, in particolare da parte delle organizzazioni giovanili riconducibili alla forza politica Fratelli d'Italia e da parte di alcuni autorevoli esponenti della medesima formazione politica;

   in particolare modo, si evidenziava come l'esposizione politica dello stesso Catania fosse alla base degli episodi di insofferenza esternati in contrasto alla nomina dello stesso Catania alla direzione scolastica del liceo Umberto I;

   in data 16 luglio 2024 lo stesso ufficio scolastico per la Sicilia procedeva ad atto di revoca delle assegnazioni già predisposte e, in particolare, a quella relativa al dirigente scolastico Catania;

   nel breve lasso di tempo tra la nomina e la revoca si è assistito, sui social e non solo, ad un vero e proprio fuoco di fila di interventi a giudizio dell'interrogante scomposti da parte di esponenti e associazioni legate a Fratelli d'Italia;

   tali circostanze sono certamente ad avviso dell'interrogante elemento di forte preoccupazione, se si pensa che settori della politica possano intervenire a gamba tesa sulle scelte degli apparati amministrativi dell'istituzione scolastica –:

   quali elementi possa fornire il Ministro interrogato in merito al processo di individuazione del dirigente scolastico Catania per la direzione scolastica del liceo Umberto I di Palermo e alla revoca dello stesso dall'incarico.
(4-03194)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'ufficio scolastico regionale per la Sicilia ha comunicato quanto di seguito si illustra.
  Nell'ambito delle operazioni di mobilità annuale del personale dirigenziale, il conferimento degli incarichi viene effettuato dal direttore scolastico regionale nell'ambito della dotazione dei rispettivi ruoli regionali della dirigenza.
  Tale conferimento avviene secondo l'ordine previsto dall'articolo 11, comma 5, del Ccnl 11 aprile 2006 – ex area V dirigenza scolastica che, in relazione alla condizione contrattuale di ciascun dirigente, prevede sei fasi distinte:
a) conferme degli incarichi in scadenza (dirigenti in scadenza che non hanno presentato domanda di mutamento); b) assegnazione di nuovo incarico ai dirigenti coinvolti in operazione di riorganizzazione o ristrutturazione dell'ufficio dirigenziale, con precedenza per i dirigenti risultanti perdenti posto; c) dirigenti in scadenza che hanno presentato istanza di mutamento di incarico e dirigenti che rientrano da fuori ruolo o altro incarico extra istituzionale; d) istanze presentate da dirigenti in pendenza di contratto; e) istanze di mutamento di incarico pendente presentate per motivi eccezionali da parte di dirigenti aventi vincolo su sede; f) mobilità interregionale.
  Inoltre, secondo le previsioni dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001, ai fini del conferimento di ciascun incarico di funzione dirigenziale, il direttore generale tiene conto, in relazione alla natura e alle caratteristiche degli obiettivi prefissati ed alla complessità della struttura interessata, delle attitudini e delle capacità professionali del singolo dirigente, dei risultati conseguiti in precedenza nell'amministrazione di appartenenza e della relativa valutazione, nonché delle specifiche competenze organizzative possedute.
  Le citate fonti sono richiamate nella circolare ministeriale n. 86611 del 14 giugno 2024, così come in quella dell'Usr per la Sicilia – relativa alle operazioni di mobilità – ove si precisa che «Allo scopo di assicurare l'efficienza e il buon andamento del servizio scolastico, nonché la tutela dell'interesse pubblico, il Direttore generale potrà riservarsi l'esercizio del potere discrezionale per l'attribuzione degli incarichi nelle forme previste dalla normativa vigente».
  Tanto premesso, secondo quanto riferito dall'Usr per la Sicilia, le operazioni di mobilità per l'anno scolastico 2024/2025 ed i relativi conferimenti di incarico sono stati effettuati secondo i già menzionati criteri, contemperando le esigenze pubbliche con quelle dei singoli istanti, fatti salvi eventuali titoli di precedenza, riconoscibili nell'ambito di ciascuna delle fasi sopra richiamate.
  Laddove il direttore generale ha ritenuto di avvalersi del proprio potere di valutazione, nel provvedimento protocollo n. 354 del 12 luglio scorso – con il quale veniva assegnato al dirigente scolastico Catania l'istituto «Umberto I» – , lo stesso ha espressamente specificato con la dicitura «esigenze dell'amministrazione».
  Alla pubblicazione del suddetto provvedimento, hanno tuttavia fatto seguito alcuni reclami, taluni proposti da dirigenti aventi ottenuto la mobilità interregionale in entrata che lamentavano l'assegnazione di sedi eccessivamente distanti dalla propria residenza ed altri proposti da dirigenti che si trovavano in fase antecedente (fase B) – perdenti posto), che hanno contestato di non avere avuto assegnata la sede espressamente richiesta come preferenza o come preferenza migliore, sulla quale vantavano quindi una legittima aspettativa di assegnazione prioritaria.
  Valutate tali motivazioni, il direttore generale ha ritenuto di accogliere entrambi i reclami, considerando fondata la doglianza secondo cui l'appartenenza alla fase B) – perdenti posto, attribuisce una legittima aspettativa a vedersi assegnata la sede in via prioritaria rispetto ai dirigenti scolastici appartenenti ad altre fasi.
  Pertanto, il direttore generale, alla luce delle considerazioni svolte dai reclamanti, ha proceduto in autotutela ad una nuova valutazione e ponderazione degli interessi coinvolti, ritenendo che il soddisfacimento delle aspirazioni professionali dei dirigenti perdenti posto debba ritenersi meritevole di considerazione e di tutela, anche nell'ottica di prevenire eventuali contenziosi con l'amministrazione.
  Il direttore generale ha così proceduto, con il provvedimento di rettifica del 16 luglio 2024, alla revoca dell'incarico del dirigente scolastico oggetto della presente interrogazione, che si trovava in fase D) – pendenza di contratto, assegnando l'istituto «Umberto I» al dirigente scolastico che si trovava nella fase B) – perdente posto.
  In conclusione, secondo quanto riferito dal direttore generale dell'Usr Sicilia, si è trattato, pertanto, di ordinaria gestione dell'attività connessa alle operazioni di mobilità, in relazione alle quali annualmente si verifica la necessità di operare rettifiche e integrazioni, alla luce dei legittimi rilievi e reclami degli aventi interesse, che pervengono successivamente alla pubblicazione del provvedimento.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   MORRONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il quadruplicamento della tratta Bologna-Castelbolognese-Riolo Terme rappresenta la prima fase prioritaria del potenziamento della direttrice adriatica, asse funzionale di collegamento tra il Nord e il Sud del Paese, nonché elemento strategico per la connettività dello spazio unico europeo. L'intervento, infatti, si inserisce nel corridoio della rete centrale Scandinavo-Mediterraneo, che negli impianti di Castelbolognese e Faenza, si interseca con il corridoio Baltico-Adriatico;

   l'opera offrirà una soluzione alla problematica del trasporto passeggeri, aumentando i convogli e riducendo le attese, e porterà benefici evidenti anche per il trasporto merci, fornendo un sostegno fondamentale al porto di Ravenna;

   l'intervento è inserito nell'aggiornamento del contratto di programma 2022-2026 parte Investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rfi alla voce «Velocizzazione e potenziamento linea ferroviaria Adriatica 1a fase» ed è stato finanziato con le risorse di cui all'articolo 1, comma 394 della legge di bilancio per il 2022, nonché con la rimodulazione prevista successivamente dalla legge di bilancio per il 2024;

   dal sito della società Rfi si apprende che il documento di fattibilità sulle alternative progettuali della tratta, oggetto di dibattito pubblico, si è concluso nel 2023 e i relativi esiti sono stati condivisi, oltre che con la struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, anche con la regione Emilia-Romagna;

   lo stesso assessore regionale competente, sia con dichiarazioni per mezzo stampa, sia con note ufficiali, ha sempre ribadito l'importanza dell'opera e lo stesso piano regionale integrato dei trasporti del 2021 della regione Emilia-Romagna segnala l'importanza dell'incremento di capacità della tratta Bologna-CastelBolognese per risolvere i limiti attuali per i servizi ferroviari, passeggeri e merci, che transitano su di essa;

   la regione, pertanto, risulta pienamente al corrente dell'esito progettuale della tratta, tenuto conto anche delle varie interlocuzioni intercorse con Rfi –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerare l'iter di realizzazione dell'opera citata in premessa, fondamentale per rilanciare non solo i territori interessati, ma l'intera dorsale adriatica.
(4-03025)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Il potenziamento della direttrice ferroviaria Adriatica rientra tra gli obiettivi strategici del Piano degli investimenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, come rappresentato negli allegati infrastrutture al Documento di economia e finanza che, ogni anno, aggiornano il quadro strategico di sviluppo infrastrutturale nazionale. Gli investimenti sono finalizzati alla velocizzazione ed al potenziamento della linea, nonché al miglioramento dell'accessibilità, dell'intermodalità e dei servizi di gran parte delle stazioni presenti, con una riduzione dei tempi di percorrenza.
  Il quadruplicamento della tratta «Bologna-Castel Bolognese Riolo Terme» costituisce la prima fase del potenziamento della suddetta direttrice con caratteristiche di alta velocità e alta Capacità (AV/AC), il cui sviluppo rientra anche nel quadro pianificatorio europeo, in quanto parte integrante dei corridoi TEN-T Baltico-Adriatico e Scandinavia-Mediterraneo.
  Il progetto, che prevede la realizzazione di due nuovi binari che si andranno ad aggiungere a quelli già esistenti della linea storica, consentirà l'incremento della capacità disponibile per i treni di lunga percorrenza diretti verso sud, in quanto la nuova linea AV/AC sarà dedicata ai servizi alta velocità e trasporto merci, mentre la linea storica rimarrà dedicata ai servizi regionali e intercity.
  Gli esiti del documento di fattibilità delle alternative progettuali dell'intervento sono stati condivisi nel mese di settembre 2023 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Emilia-Romagna.
  Lo scorso 8 maggio ha preso avvio il dibattito pubblico, all'esito del quale RFI provvederà a completare il progetto di fattibilità tecnica ed economica, dando avvio all'
iter autorizzativo per l'approvazione del progetto con contestuale dichiarazione di pubblica utilità e successiva procedura negoziale, il cui avvio è previsto nel secondo semestre del 2025.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Matteo Salvini.


   ORLANDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie giornalistiche che Renzo Lovato, titolare della cooperativa agricola «Agrilovato», padre di Antonello Lovato, l'uomo accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso per la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano morto mercoledì pomeriggio all'ospedale San Camillo di Roma, due giorni dopo aver perso un braccio in un gravissimo incidente sul lavoro e «dipendente» della Agrilovato, è indagato dalla Procura di Latina sin dal 2019 per reati di caporalato, di cui alla legge n. 199 del 2016 recante «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo», che, tra le altre misure di contrasto al fenomeno del caporalato, ha novellato l'articolo 603-bis del codice penale, rubricato «Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro»;

   Lovato padre al Tg1 aveva dichiarato di aver avvisato Satnam Singh di tenersi lontano dal macchinario che gli ha strappato il braccio, ma che lui «ha fatto di testa sua», compiendo a suo dire «una leggerezza costata cara a tutti»;

   per i magistrati sarebbe stato proprio il figlio Antonello ad aver lasciato il bracciante, quasi agonizzante, davanti casa invece di portarlo in ospedale e ora anche Renzo Lovato rischia il coinvolgimento nell'indagine per omicidio colposo nei confronti del figlio Antonello Lovato, proprio a causa di quelle parole, che lascerebbero presupporre un suo ruolo attivo anche nell'organizzazione del lavoro dell'azienda intestata al figlio;

   l'indagine da parte della Procura di Latina nei confronti di Renzo Lovato per caporalato sarebbe iniziata, in modo incidentale poiché partita da un altro filone di indagine, nel 2019, e riguarderebbe reati commessi tra il 2019 e il 2020. Secondo le accuse, quale legale rappresentante della Cooperativa Agrilovato, Renzo Lovato con altri «assumevano e, comunque, impiegavano manodopera mediante attività di intermediazione, sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno, con paghe bassissime, orari superiori a quelli previsti dal Contratto nazionale e lavorando in condizioni degradanti, violando le norme di sicurezza; oltre alla mancanza di vigilanza e formazione, mancavano anche i bagni per il personale, che veniva alloggiato in baracche per le quali pagavano affitti da 100-110 euro al mese»;

   ad oggi, però, a cinque anni di distanza dall'inizio delle indagini, ancora non è stato emesso il decreto di conclusione delle indagini, che sarebbe fermo da circa un anno, dopo che per due anni la Procura ha accertato ipotesi di reato e che per altri due ha lavorato alla conclusione dell'indagine; pare infatti che il Gip attualmente titolare delle indagini nel 2023 abbia rigettato le richieste di arresto perché sarebbe «trascorso troppo tempo» e le esigenze cautelari, così come prospettate dai pubblici ministeri, sarebbero venute meno; ad agosto 2023 la Procura ha chiuso le indagini, ma, pare a causa di problemi tecnici, le notifiche sarebbero andate a buon fine solo il 26 maggio 2024;

   nel frattempo si apprende che la cooperativa che raccoglie tutte le ditte riconducibili alla famiglia Lovato abbia ottenuto circa 131 mila euro di fondi europei negli ultimi anni, finanziamenti possibili perché i titolari sono solo sottoposti ad indagine e non rinviati a giudizio o sottoposti a misure cautelari;

   inoltre, secondo il registro nazionale degli aiuti di Stato, l'azienda avrebbe goduto per anni del sostegno dello Stato a vario titolo –:

   se il Ministro interrogato non intenda, dunque, valutare di esercitare il potere ispettivo che gli assegna la legislazione vigente al fine di fare chiarezza sulla gravissima vicenda esposta.
(4-03059)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, traendo spunto dal caso di cronaca relativo alla morte del bracciante Satnam Singh in una cooperativa agricola di Latina, chiede se il Ministro «non intenda valutare di esercitare il potere ispettivo» rispetto ad un ulteriore procedimento penale, che, per quanto è dato apprendere dalle notizie di stampa, sarebbe iscritto innanzi la Procura della Repubblica di Latina nei confronti del titolare della medesima azienda agricola per il delitto di caporalato, da anni pendente e ancora in fase di indagini preliminari e nell'ambito del quale non sarebbe stata adottata alcuna misura cautelare.
  La rilevanza dei valori coinvolti nella vicenda giudiziaria oggetto dell'interrogazione impone preliminarmente di sottolineare il larghissimo impegno che questo Governo sta dedicando ad un'emergenza, quale quella delle morti sul lavoro e del lavoro sommerso, intollerabile in uno stato civile e alla cui evidenza non ci si può, di certo, rassegnare.
  Abbiamo chiara la finalità di voler fornire contributi concreti per individuare, in varie direzioni, le soluzioni per una tutela uniforme e per garantire il rispetto dei livelli essenziali di sicurezza e, quindi, dei diritti civili e sociali dei lavoratori.
  I numeri e i dati restano ancora drammatici, perché ogni numero rappresenta un nome e le statistiche sugli incidenti sul lavoro raccontano dati e percentuali, ma dietro ci sono le storie dei singoli.
  Il Governo è costantemente al lavoro, su svariati fronti, per garantire il diritto al lavoro e una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro attraverso un percorso iniziato da tempo che ricomprende, già nel bilancio di previsione 2024, lo stanziamento di 1,55 miliardi di euro per la prevenzione e la formazione (il doppio rispetto al 2023 e tenendo conto degli equilibri della finanza pubblica), la centralità data al tema anche all'interno del PNRR, l'aumento delle ispezioni sui luoghi di lavoro, nel 2024, da 70.000 a 100.000 e l'ingresso, in organico, di 850 nuovi ispettori tecnici Inail e Carabinieri in forze al nucleo tutela del lavoro.
  L'impegno costante si è rinnovato reintroducendo, con la legge 29 aprile 2024, n. 56, di conversione del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, il reato di somministrazione illecita di manodopera, depenalizzato nel 2016, e contrastando, altresì, il fenomeno del cosiddetto caporalato attraverso la legge 12 luglio 2024, n. 101, di conversione del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, che prevede, oltre il riallineamento retributivo, l'istituzione del Sistema informativo per la lotta al caporalato in un settore, quale quello agricolo, particolarmente sensibile al fenomeno dello sfruttamento.
  In questa ottica e con lo scopo di non lasciare intentata alcuna strada di riforma, potenziamento ed evoluzione normativa in merito alla problematica della sicurezza e della tutela dei lavoratori, è stata istituita presso il Ministero della giustizia, la «Commissione di studio per la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro», insediatasi il 26 aprile 2024, cui è affidato il compito di analizzare l'attuale quadro normativo, verificarne eventuali limiti, criticità e prospettive, in modo da formulare proposte di intervento trasversali che offrano, entro tempi ristretti, risposte concrete in grado di garantire una tutela effettiva non solo dopo la verificazione di un evento tragico, ma privilegiando l'aspetto della prevenzione anche attraverso il coinvolgimento sinergico di tutte le parti contrattuali, in termini di formazione e di incentivazione agli investimenti idonei a garantire la sicurezza dei lavoratori.
  Insomma, l'impegno del Governo è volto a impedire che accadano nuovamente fatti gravi come quello di Latina e questo può succedere solo se abbiamo la consapevolezza del nostro ruolo, funzione e obiettivi.
  Ciò posto, in ordine alla vicenda giudiziaria oggetto dell'interrogazione le competenti articolazioni ministeriali hanno opportunamente interpellato il Procuratore generale della Corte d'appello di Roma, il quale ha trasmesso la relazione che, per completezza di esposizione, si riporta di seguito.
  «A.L. è stato tratto in arresto, in data 2 luglio 2024, in esecuzione di ordinanza di applicazione di custodia cautelare del GIP presso il Tribunale di Latina, emessa a seguito di richiesta formulata da questa Procura il precedente 25 giugno. [...]
  Con riferimento al procedimento iscritto a carico di R.L. ed altri nel 2019 per il delitto di caporalato, e tuttora pendente, riporto, di seguito, la relazione predisposta dai colleghi titolari, [...] nella quale sono evidenziati l'operato di questo ufficio e le ragioni del ritardo nella definizione, [...]
  Riportandomi alla relazione, devo unicamente premettere che l'azienda [...], nell'ambito della quale è avvenuto l'infortunio, è diversa da quella [...], oggetto del p.p. 5536/19 tuttora pendente. [...]
  Nella citata relazione, i PPMM titolari del p.p. 5536/19 mod. 21, precisano che: “l'indagine sviluppata nell'ambito del p.p. 5536.19 Rgnr mod.21 rappresenta un filone investigativo nato nell'ambito di un più ampio procedimento penale [...], a seguito del tentativo di incendio alla sede dell'Ente Parco Nazionale del Circeo e delle minacce formulate nei confronti dell'allora Comandante della Stazione Carabinieri Forestali Parco Sabaudia.
  La suddetta indagine consentiva di attenzionare due soggetti, titolari di aziende agricole, quali autori del tentativo incendiario.
  Gli indizi raccolti nell'ambito del p.p. [...] rgnr mod.21, circa una possibile attività di impiego di braccianti agricoli, sottoposti a condizioni di sfruttamento, avvalendosi dell'intermediazione illecita di altri soggetti stranieri, portava a iscrivere nel registro delle notizie di reato ex articolo 335 c.p.p. a far data dal 3.9.2019 ventidue indagati.[...]
  Il 16.11.2021 veniva depositata presso la Procura della Repubblica l'informativa conclusiva redatta dal Comando provinciale dei Carabinieri di Latina e dal Nucleo ispettorato del Lavoro di Latina.
  Il 25.3.2022 veniva formulata richiesta di applicazione di misura cautelare custodiale nei confronti di undici persone e la richiesta di giudiziale sequestro nei confronti di cinque aziende agricole, depositata il 1.04.2022.
  La suddetta richiesta di misura cautelare confluiva nel ruolo assegnato al Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Latina, dott.ssa [...], la quale il 20 aprile 2023 veniva tratta in arresto e sospesa dall'esercizio delle funzioni. [...]
  In data 6.6.2023 il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Latina, [...], emetteva ordinanza di rigetto di applicazione di misura cautelare. [...]
  In data 19.6.2023 veniva emesso avviso di conclusione indagini che veniva inoltrato per la notifica nella medesima data. [...].”
  [...] Da ultimo, significo che nulla consta a questo ufficio circa l'ottenimento, da parte delle aziende dei L., di fondi europei o di aiuti di Stato.».
  Sulla scorta di quanto relazionato, in ragione delle scansioni procedimentali indicate nelle relazioni dei magistrati della Procura e idoneamente riscontrate dagli atti ad esse allegati, non paiono ravvisabili condotte inerti e/o omissive nel compimento degli atti relativi all'esercizio delle funzioni a costoro ascrivibili, ancor più in considerazione della complessità del procedimento per la delicatezza dei temi trattati e per il numero delle aziende attenzionate e degli indagati.
  Tanto anche con riferimento alle motivazioni poste a fondamento del rigetto della misura cautelare, posto che i sostituti procuratori titolari del procedimento hanno tempestivamente fatto richiesta al giudice per le indagini preliminari, il 25 marzo 2022, di applicazione di misure cautelari, a seguito del deposito dell'informativa conclusiva redatta dai Carabinieri e dal nucleo dell'ispettorato del lavoro.
  Diversamente è a ritenersi quanto alla condotta serbata dal primo giudice per le indagini preliminari, assegnatario del procedimento e, dunque, anche della richiesta di misura cautelare presentata dall'ufficio requirente. Questi, infatti, risulta aver ingiustificatamente omesso di provvedere per oltre un anno, finché non è subentrato nella titolarità del procedimento un nuovo magistrato che ha prontamente evaso la richiesta rigettandola proprio a causa del lasso temporale trascorso, in quanto ostativo all'attualità delle esigenze cautelari rappresentate dall'ufficio requirente.
  Pertanto, considerati gli esiti degli accertamenti già condotti, sarà cura di questo Dicastero compiere le opportune valutazioni in funzione dell'eventuale attivazione delle prerogative che la legge attribuisce al Ministro della giustizia.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.