XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 366 di mercoledì 16 ottobre 2024
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO BATTISTONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 93, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,37).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Andrea Rossi.
ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente alla Ministra del Lavoro e delle politiche sociali in relazione alle ultime notizie che hanno riguardato le note vicende dibattute in questi anni su Bibbiano con l'indagine “Angeli e Demoni”, con particolare attenzione alle politiche dell'affido familiare nel nostro Paese. Prima di sedere in quest'Aula, come tanti di noi, ho avuto l'onore di servire come sindaco un piccolo comune in provincia di Reggio Emilia, vicino a Bibbiano; una comunità che, come molte altre in Emilia-Romagna, ha sempre fatto della solidarietà e del sistema di welfare un pilastro sul quale costruire la propria convivenza civile.
Conosco bene, dunque, il valore e la dedizione dei tanti attori protagonisti di quel sistema di welfare, che da sempre è un esempio riconosciuto e apprezzato anche e oltre i confini regionali; un sistema che ha cercato di prendersi cura dei bisogni di chi vive situazioni di disagio, di fragilità, con l'obiettivo di non lasciare indietro nessuno. Per anni questo monito è stata la nostra forza, la forza di amministratori emiliano-romagnoli che hanno sempre perseguito, ognuno con le sue diverse caratteristiche e le diversità del territorio che rappresentava, il bene comune e la diffusa equità che da sempre contraddistingue quella zona - lo sapete - dove, appunto, i divari sociali ed economici sono il più possibile ridotti rispetto ad altre zone d'Italia.
Eppure, tutti noi ricordiamo come, ad un certo punto, la narrazione pubblica attorno ai fatti di Bibbiano abbia seguito una piega perversa e negativa, un racconto che ha travolto persone, istituzioni e una comunità intera. Su questo punto vorrei essere molto chiaro: non mi aspetto in quest'Aula scuse da parte di nessuno, soprattutto da chi ha orchestrato quella campagna; non mi aspetto neppure una rettifica da chi ha riempito le prime pagine dei giornali con titoli atroci, che associavano un'intera città e il nome del suo sindaco, Andrea Carletti, a fatti orrendi, senza che alcuna sentenza e alcuna verità giudiziaria lo confermasse.
Per chi come noi ha fatto parte di quel sistema, di quella comunità, di quel sistema di relazioni, dal mio punto di vista, anche personali, quegli attacchi rimarranno un ricordo difficilmente sanabile; così come lo saranno le magliette esposte in quest'Aula con scritto “Parlateci di Bibbiano”, le foto sotto i cartelli: “Siamo stati i primi ad arrivare. Saremo gli ultimi ad andarcene” e l'associazione della nostra comunità politica, quella del Partito Democratico, al “partito di Bibbiano”. Una strumentalizzazione, soprattutto per le conseguenze che ha prodotto sulla rete dei servizi, che andò ben oltre la contesa e la disputa politica. Perché le conseguenze non sono state solo sulla vita di un amministratore come Andrea Carletti, la cui serenità è stata rovinata da anni di accuse e processi; non si tratta solo della vita di un mio coetaneo, che ha visto improvvisamente, come accade a molte persone che sono indagate per i reati più disparati, capovolgersi la propria vita, con la tempesta che arriva a lambire anche le famiglie e i propri figli, vittime di una campagna d'odio social inimmaginabile.
Le conseguenze si sono abbattute su un'intera comunità, su Bibbiano e dintorni: un paese che ha vissuto per anni immerso nella paura e nell'incertezza; una paura che ha fatto breccia nei rapporti umani e che ha incrinato la fiducia verso le istituzioni e i servizi sociali; conseguenze che si sono abbattute sui bambini, sui più piccoli, sui più deboli: quelli che le istituzioni dovrebbero proteggere. E sono, da quel che risulta, i numeri a testimoniare ciò. Registriamo, per esempio, un netto calo del ricorso all'istituto dell'affido, che dal 2019 ha visto quasi dimezzare i propri numeri a fronte di un aumento di reati sui minori del 34 per cento negli ultimi dieci anni: i maltrattamenti in famiglia, nello specifico, sono più che raddoppiati nello stesso lasso di tempo.
Le ricadute di questi fatti si sono fatte pesantemente sentire, tra l'altro, anche sui bilanci pubblici, perché all'affidamento in famiglia si è preferito l'affidamento in comunità, ben più costoso ma più rassicurante per gli amministratori terrorizzati. A titolo di esempio, il comune di Reggio Emilia ha visto incrementare i propri costi da 2.200.000 euro a 4.100.000 euro sul proprio bilancio comunale. È l'esempio perfetto della sconfitta di un sistema: meno qualità a fronte di maggiori costi, perché l'affido - giova ricordarlo - non è né un vezzo né una semplice scelta, è uno strumento fondamentale per proteggere i più deboli. Tutto questo è inaccettabile ed è il risultato di una narrazione politica e mediatica irresponsabile, che ha lucidamente scelto di fare della paura e del sospetto uno strumento di lotta politica e di guadagno elettorale. Sappiamo tutti noi che lo strumento dell'affido a tutela dei minori è complesso: esso è fatto di persone, di operatori sociali, di psicologi e di famiglie che si impegnano ogni giorno per proteggere chi è in difficoltà. Distruggere la fiducia in questo sistema significa minare la sicurezza dei più fragili, di coloro che dovremmo difendere con più forza. Un istituto come quello dell'affido è sicuramente migliore per l'individuo coinvolto rispetto ai percorsi in comunità.
Per questo oggi chiedo questa informativa, per portare in quest'Aula un dibattito pubblico sui seguenti temi: se e come si sono trasformate le politiche dell'affido in questi anni, quali sono i numeri e l'andamento e le ricadute, in termini di costi elevati, nei confronti degli enti locali. Chiudo, rinnovando in quest'Aula le mie felicitazioni personali e quelle di tutto il mio gruppo politico per l'assoluzione di Andrea Carletti che - vorrei ricordare - prima dell'abuso d'ufficio, era stato già assolto per altri capi di imputazione: un sindaco che ha servito la sua comunità con onore e che merita di vedere riconosciuta la propria innocenza, dopo anni di sofferenze e di accuse ingiuste. Oggi, chi posava sotto quel cartello con il famoso slogan “Siamo stati i primi ad arrivare. Saremo gli ultimi ad andarcene”, può smobilitare la tenda e spegnere la luce, per il bene di tutti noi e dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefano Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere un intervento su quello che sta accadendo nella Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi perché, sostanzialmente, mentre noi abbiamo detto con grande chiarezza dall'inizio che bisognava prima riformare una legge che è superata dal Freedom Act, la maggioranza, in modo arrogante e fregandosene assolutamente di quello che in realtà l'Europa ci dice, ha voluto forzare la mano e rifare il consiglio di amministrazione. Ora, però, siamo in una logica da “autosabotatore”, cioè, da sola la maggioranza non viene nella cosiddetta Vigilanza Rai perché divisa, non riesce a trovare la soluzione e i numeri per votare il presidente, perché è prevista la maggioranza dei due terzi per poter dare il parere sul presidente della Rai. Io penso che sia un atteggiamento molto grave, soprattutto perché a questa maggioranza non interessa né la qualità del servizio pubblico e, quindi, dell'informazione, né il pluralismo ma, soprattutto, non le interessano nemmeno i lavoratori della Rai. Cioè, a loro non interessa l'azienda e neanche quello che sta accadendo in alcuni programmi, i cui i disastri sono sotto gli occhi di tutti dal punto di vista dello share: questo fa ridurre la pubblicità e la possibilità, di fatto, di volare dell'azienda, cioè, di passare da broadcaster a digital media company.
Io penso che sia un atteggiamento davvero grave, dal punto di vista istituzionale, che una maggioranza in una Commissione di vigilanza, quindi in una Commissione di controllo, scelga di non esserci. È la seconda volta, anzi la terza: non era mai accaduta prima una cosa del genere. Quindi, c'è un precedente molto forte, soprattutto perché è una Commissione a guida delle opposizioni che viene, di fatto, bloccata perché c'è un'allergia da parte della maggioranza verso le regole e il controllo. Quindi, chiediamo alla Presidenza della Camera, ma anche a quella del Senato - ma lo faranno sicuramente i colleghi al Senato - di potersi adoperare per capire perché loro hanno un atteggiamento del genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10 con lo svolgimento della commemorazione di Francesco Merloni.
La seduta, sospesa alle 9,47, è ripresa alle 10,05.
Commemorazione dell'onorevole Francesco Merloni.
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'intera Assemblea rimanendo in piedi). Colleghe e colleghi, il 1° ottobre scorso si è spento nella sua casa di Fabriano, in provincia di Ancona, all'età di 99 anni, Francesco Merloni, senatore nella VI e XI legislatura, deputato dalla VII alla X legislatura e poi anche nella XIII, nonché Ministro dei Lavori pubblici nei Governi guidati da Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi.
Nato il 17 settembre 1925, si laureò in ingegneria industriale all'università di Pisa e nel 1953 mosse i primi passi nell'azienda di famiglia, fondata dal padre Aristide, sindaco di Fabriano e a sua volta senatore nelle legislature III, IV e V.
“Prima di aprire una fabbrica, pensate agli operai, al loro futuro”: questo era solito raccomandare Aristide Merloni ai figli Francesco, Antonio e Vittorio - quest'ultimo futuro presidente di Confindustria fra il 1980 e il 1984 - invitandoli ad adottare quale principio ispiratore il concetto di responsabilità sociale d'impresa, incentrato su uno sviluppo industriale e produttivo graduale e rispettoso dei valori e delle tradizioni, ma soprattutto della persona umana.
Questo approccio sarà la chiave di volta del modello adriatico di sviluppo, fatto di piccole e medie imprese in cui prestavano la propria attività i cosiddetti “metalmezzadri”, termine coniato dal sociologo Ulderico Bernardi per descrivere i contadini che la mattina lavoravano in fabbrica e il pomeriggio tornavano ai campi.
Siamo nell'alveo della dottrina sociale democristiana, il partito nelle cui fila Francesco Merloni sarà eletto per la prima volta in Parlamento nel 1972. Nelle sette legislature trascorse tra la Camera e il Senato svolse la sua attività politica soprattutto presso la Commissione per le attività produttive e la Commissione bicamerale per la ristrutturazione e riconversione industriale e per i programmi delle partecipazioni statali.
Il suo impegno governativo ebbe invece inizio 20 anni dopo rispetto al suo approdo al Senato, allorché - il 28 giugno 1992 - venne chiamato dal Presidente del Consiglio Giuliano Amato ad assumere il delicato incarico di Ministro dei Lavori pubblici. Il momento non era dei più propizi per il nostro Paese: solo da alcune settimane la mafia aveva prima vilmente ucciso Giovanni Falcone, la moglie e la sua scorta e, poco dopo, Paolo Borsellino e la sua scorta. Da qualche mese era iniziata una grande inchiesta sulla corruzione negli appalti pubblici e sul finanziamento illecito dei partiti che avrebbe coinvolto - a vario titolo - tutte le forze politiche dell'arco costituzionale dell'epoca, mettendo a dura prova la tenuta dell'intera comunità nazionale.
Una grave crisi politica, economica e morale che imporrà al Paese l'avvio di un credibile percorso di riforme, di cui Francesco Merloni sarà protagonista, promuovendo - quale Ministro anche del successivo Esecutivo guidato da Carlo Azeglio Ciampi - l'approvazione della legge 11 febbraio 1994, n. 109 in materia di lavori pubblici (conosciuta, appunto, come legge Merloni).
A fronte dell'emersione di un quadro di legalità fortemente compromesso, si poneva infatti la necessità di sostituire la legge fondamentale del 1865 che, fino a quel momento, aveva disciplinato la realizzazione dei lavori pubblici di competenza statale con una disciplina ispirata ad un più ordinato assetto dei compiti e delle responsabilità all'interno della pubblica amministrazione, in grado di delimitare con maggiore chiarezza i margini fruibili nell'ambito della discrezionalità amministrativa. Tutto ciò in un'ottica capace di valorizzare l'attività di programmazione e di progettazione delle opere, in aderenza alle norme comunitarie in materia di appalti, non disgiunta dall'esigenza di garantire la concorrenza e una migliore attività di vigilanza.
Un così complesso e radicale mutamento di paradigma non fu facile da metabolizzare ed oggi, a distanza di più di 40 anni dall'approvazione della legge n. 109, è giusto riconoscere che il suo iter di attuazione fu molto travagliato, richiedendo tre successivi interventi correttivi adottati dalle Camere nel 1995, nel 1998 e nel 2002 (che, mi piace ricordare, furono significativamente rubricati - per gli addetti ai lavori - come Merloni-bis, ter e quater).
Terminato l'impegno politico, Francesco Merloni ha proseguito la sua strada imprenditoriale, proseguendo a promuoverne l'espansione, l'internazionalizzazione e la diversificazione produttiva e solo nel 2011 ha lasciato l'azienda di famiglia per concentrare la sua attività nella fondazione che porta il nome di suo padre, un ente di ricerca di eccellenza nella promozione e nello sviluppo della cultura imprenditoriale territoriale.
Con la sua scomparsa viene a mancare non soltanto una personalità politica di primo piano, impegnata con competenza e passione nelle Aule parlamentari e nell'attività di Governo, ma soprattutto un protagonista dello sviluppo industriale italiano del secondo Novecento, molto amato dai suoi concittadini e dai dipendenti delle sue aziende, che ricorderanno sempre il suo tratto affabile, ma al contempo riservato, e soprattutto il suo volto aperto al sorriso, che esprimeva fiducia in un futuro competitivo e tecnologico, ma al centro del quale - lo ricordava in ogni occasione - dovevano essere sempre poste le persone e i loro bisogni.
Rivolgiamo un saluto affettuoso alla moglie Maria Cecilia e ai figli Francesca, Paolo, Claudia, ai nipoti, a tutti i familiari e agli amici di famiglia presenti in Aula.
Invito l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Letta. Ne ha facoltà.
ENRICO LETTA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie a lei e agli uffici di questo Parlamento per avere accolto questa nostra richiesta di fermarsi, nella solennità del luogo principe della democrazia e della sovranità popolare, qui, in Aula, per ricordare e riflettere - soprattutto riflettere - sulla personalità unica e straordinaria che è stato Francesco Merloni. Lei ne ha tratteggiato molto bene tutto il corso della sua vita e il suo impegno istituzionale. Per me, mi permetta, è un'emozione particolare, giacché questo mio intervento sarà l'ultimo in quest'Aula, ma Francesco Merloni merita questo e merita molto di più.
La politica tutta e le istituzioni del nostro Paese devono rendere un doveroso tributo, che si trasforma in ringraziamento e soprattutto in lezione di rispetto per le istituzioni e per la grandezza della politica. Sono state dette, colleghi, tante cose su Francesco Merloni nelle Marche, a livello nazionale e a livello internazionale in queste 2 settimane dalla scomparsa. Io stesso ne ho dette il 4 ottobre, il giorno di San Francesco, quando ho avuto il grande privilegio di prendere la parola nel duomo della sua Fabriano, davanti a tutti i suoi amici, a tutti i suoi dipendenti, alla famiglia, a Cecilia, a Francesca, a Claudia, a Paolo e ai suoi amati nipoti.
In questa stessa Aula c'è stato un primo dibattito e intervenne per il nostro gruppo l'onorevole Irene Manzi. Ma qui, nella solennità di quest'Aula, mi preme che rimangano alla nostra riflessione due fondamentali insegnamenti che ho appreso nei miei 30 anni di vicinanza quotidiana a Francesco Merloni e che hanno per me un senso particolare, in questo tempo soprattutto. Il rispetto sacro per le istituzioni e per la Costituzione è sempre stato parte integrante della vita, del pensiero e dell'opera di Francesco Merloni. Qualunque fosse stata la posizione che teneva, parlamentare di maggioranza, Ministro, parlamentare di opposizione, questa differenza non lo portava mai a parlare un linguaggio diverso.
La stessa saggezza, lo stesso parlare franco ma rispettoso, la stessa attenzione ai fatti e alla verità, lo stesso amore per l'Italia. Per lui, in quest'Aula risiedeva la sovranità popolare, che era molto di più della semplice somma aritmetica della sua persona e di quella degli altri membri di questo Parlamento: entrare in quest'Aula non era come entrare in una sala riunioni, era entrare nel luogo sacro della democrazia. La trasformazione di quest'Aula nel concetto costituzionale di sovranità popolare era parte fondante della forza della democrazia e della superiorità della democrazia rispetto a qualunque altra forma di organizzazione istituzionale della società.
Questa trasformazione di 945 persone ieri, 600 oggi, con i loro - con i nostri - pregi e difetti in sovranità popolare, un corpo unico, reso sacro dalla Costituzione e dal voto popolare, rappresentava una constatazione e un obiettivo: una constatazione perché voleva dire, Presidente, rispetto per tutti e per tutte le parti politiche e rispetto per le regole e le procedure, come per la sostanza; un obiettivo perché voleva dire un lavoro continuo, che Francesco Merloni svolgeva in continuazione, di formazione e costruzione di ponti, perché crescesse e si fortificasse il dialogo tra idee diverse. Aveva sempre vissuto con il medesimo rigore il rapporto tra maggioranza e opposizione, essendo stato, tra l'altro, nella sua lunga militanza politica sia parlamentare di maggioranza che di opposizione: non invocava da membro dell'opposizione atteggiamenti e regole che non avrebbe rispettato da membro della maggioranza e viceversa.
Il secondo insegnamento - e concludo, signor Presidente - che voglio consegnare al ricordo e alla riflessione di quest'Aula era l'idea, sempre presente nelle sue azioni, che se quest'Aula era il cuore della nostra democrazia, questo cuore pulsava solo se vi entrava la vita vera, quella che si svolge fuori da qui e che vive nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche - le sue amate fabbriche - e sui territori. La sua attenzione al mondo dell'impresa e del lavoro, alla competitività dell'economia italiana ed europea, ai valori di libertà e di solidarietà - lei ha già accennato alla sua attenzione al valore sociale del lavoro -, era l'ispirazione delle mille iniziative che portò avanti in tutti questi anni, a partire dalla Fondazione Merloni, da presidente dell'Arel, da animatore del Foro di Dialogo Italia-Spagna con la voglia di far crescere i giovani.
Concludo, tutto ciò lo vide impegnarsi con dedizione e generosità, con la voglia di far crescere i giovani - penso alle iniziative a favore dell'istruzione, portate avanti nelle sue Marche e alla scuola di politiche qui a Roma, intitolata al suo grande amico Beniamino Andreatta -, con un'attenzione straordinaria al territorio, che non ha mai fatto venire meno col crescere delle sue responsabilità e dei suoi ruoli nazionali ed europei; anzi quell'attenzione al territorio è forse cresciuta, come dimostra quell'applauso straordinario, due settimane fa, nella piazza di Fabriano.
L'Italia europea e l'Italia dei borghi appenninici insieme, cittadino di Fabriano, abitante del mondo. Francesco Meloni ci lascia insegnamenti che non devono rimanere parole retoriche che ci scambiamo in una formale seduta dell'Aula, devono essere vita vissuta per un impegno corale di rafforzamento di ciò che lui amava e che ci unisce tutti: l'amore per la democrazia, per la Costituzione repubblicana e per l'Italia (Applausi – I deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista si levano in piedi – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benvenuti Gostoli. Ne ha facoltà.
STEFANO MARIA BENVENUTI GOSTOLI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi. Oggi ricordiamo, con commozione e riconoscenza, Francesco Merloni, figura eminente del panorama italiano sia imprenditoriale che politico. La sua scomparsa, di appena due settimane fa, nella sua Fabriano, lascia un vuoto difficile da colmare, ma ci offre anche l'occasione di riflettere su un percorso di vita straordinario, durato quasi un secolo e fatto di impegno, di capacità e di visione.
Francesco Merloni è stato innanzitutto un imprenditore di successo - ha saputo trasformare l'azienda di famiglia in un leader internazionale, oggi conosciuto come gruppo Ariston -, ma il suo impegno non si è limitato al solo successo economico. Ha sempre creduto nel valore del lavoro come motore di sviluppo sociale e come opportunità di riscatto per i territori, in particolare quello delle Marche e del centro Italia. Merloni ha dimostrato - come giustamente lei ha sottolineato - come l'interesse di impresa possa convivere con l'impegno sociale, investendo non solo in innovazione e tecnologia, ma anche nel benessere dei lavoratori e delle comunità locali. La sua eredità, quindi, ci ricorda che lo sviluppo sostenibile non è un concetto astratto, ma può e deve essere una pratica concreta. Francesco Merloni non è stato solamente un imprenditore, ma anche un servitore dello Stato. Al di là di come la si pensi politicamente, come parlamentare e come il Ministro dei Lavori pubblici per molti anni ha contribuito a delineare le politiche fondamentali per il nostro Paese, con particolare attenzione alla Protezione civile e al sostegno alle aree colpite da calamità naturali. La sua dedizione alla politica era certamente il riflesso di un senso di responsabilità profonda verso l'Italia e verso il futuro delle generazioni che verranno. Oggi, mentre rendiamo omaggio in quest'Aula alla sua memoria, il miglior modo per onorare Francesco Merloni credo sia quello di cercare di seguire il suo esempio: impariamo, dunque, dalla sua capacità di coniugare successo ed etica, sviluppo e solidarietà, innovazione e rispetto per le persone. Concludo rivolgendo un sincero pensiero di vicinanza alla famiglia Merloni e a quanti hanno avuto l'opportunità di conoscerlo e di collaborare con lui. Che la sua storia possa essere non solo un capitolo del passato, ma soprattutto una fonte di ispirazione per il futuro (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Latini. Ne ha facoltà.
GIORGIA LATINI (LEGA). Grazie, Presidente. Per me è un onore ricordare, in quest'Aula, Francesco Merloni, scomparso lo scorso 1o ottobre all'età di 99 anni. Il mio abbraccio e la mia preghiera vanno alla sua famiglia: quindi, alla moglie Cecilia Lazzarini, ai figli Paolo, Francesca e Claudia; a loro le nostre più sentite condoglianze.
La storia di Francesco Merloni è la storia delle Marche e dell'Italia. Presidente onorario di Ariston Group e cavaliere del lavoro è stato uno dei protagonisti dell'industria del nostro Paese. Raccogliendo l'eredità di suo padre Aristide, fondatore dell'Ariston e delle industrie Merloni, Francesco ha dedicato la sua carriera allo sviluppo internazionale dell'azienda di famiglia, oggi multinazionale presente in ben 17 Nazioni.
Ma la sua è stata una vita fatta di tante vite: entra in Parlamento nel 1972 come senatore con la Democrazia Cristiana, poi viene rieletto anche in altre 6 legislature; nel 1992, con il I Governo di Giuliano Amato, viene nominato Ministro dei Lavori pubblici e poi confermato fino alla fine del Governo Ciampi; sua è la cosiddetta “legge Merloni”, che è stata una radicale riforma del sistema degli appalti pubblici.
Aveva un legame forte con le Marche, la sua e la mia terra d'origine. A Francesco Merloni mi legano tanti ricordi: era di Fabriano come me e ho avuto la grande fortuna di conoscerlo e stimarlo. È stato un uomo formidabile, generoso, altruista e, nonostante il suo ruolo, era rimasto umile, sempre pronto a fare del bene verso il prossimo. A giugno, proprio pochi mesi fa, Francesco Merloni aveva partecipato come relatore alla presentazione del libro che ricordava mio nonno Torello Latini, libro dal titolo Il maestro dell'eleganza di Gianluca Conti, e aveva raccontato, con calore e commozione, la grande amicizia che suo padre, Aristide, aveva con mio nonno, Torello. Aristide era anche padrino di mio padre, Sergio Latini, e ricordava che, al tempo, mio nonno era a capo della 2a azienda tessile più importante d'Italia e se non fosse stato ucciso dai nazisti, a pochi giorni dalla liberazione, sarebbe stato uno dei punti di riferimento italiani nel settore della moda. Le sue parole di affetto le porterò sempre nel mio cuore.
Tuttavia, la vita che più amava Francesco Merloni era quella con la sua famiglia e rivolgo, ancora, un abbraccio a loro, ai familiari. I funerali si sono svolti proprio il 4 ottobre, festa di san Francesco, patrono d'Italia, una festa che dovrebbe essere ripristinata come festa nazionale, visto che in questi anni celebriamo gli anniversari del Santo d'Assisi a 800 anni dalla sua morte. Concludo, quindi, questo mio intervento proprio con una frase di San Francesco d'Assisi per rendere omaggio alla vita lunga e avventurosa di Francesco Merloni: “I combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare”. Francesco Merloni, con il suo coraggio, ha vinto tutte le sue battaglie (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. A nome del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle sento, innanzitutto, il dovere di esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia di Francesco Merloni. Sicuramente è uno dei più importanti e decisivi imprenditori e politici del Novecento espressi dalla regione da cui provengo anche io, le Marche.
Francesco Merloni, nato nel 1925 e venuto a mancare il 1° ottobre scorso a Fabriano, è stata infatti una figura decisiva nello sviluppo industriale delle Marche e non solo. Esponente di una famiglia di imprenditori da un secolo impegnati nella produzione industriale, Francesco Merloni ha saputo continuare, nel solco del padre Aristide, la tradizione industriale familiare, aprendo le attività da lui condotte sempre più ai mercati esteri, ma senza dimenticare il legame con il proprio territorio di origine, nella convinzione che non ci potesse essere impresa senza responsabilità sociale dell'impresa.
Sempre come il padre Aristide, anche Francesco Merloni ha accompagnato la sua attività imprenditoriale con un'attività di politica nazionale di primo piano, essendo stato eletto quasi ininterrottamente per trent'anni in Parlamento (dal 1972 al 2001) e ricoprendo il delicato ruolo di Ministro dei Lavori pubblici, in un frangente molto delicato della nostra storia nazionale, tra il 1992 e il 1994, all'epoca della crisi della cosiddetta Prima Repubblica.
Imprenditore e politico di primo piano, nonché uomo profondamente sensibile alla cultura del suo territorio, ricordo una memorabile mostra da lui voluta e promossa dalla sua città natale sul pittore Gentile da Fabriano e l'Altro Rinascimento.
La figura di Francesco Merloni appare oggi, più che mai, da commemorare e ricordare; oggi che proprio la sua città natale, Fabriano, sta vivendo una crisi lavorativa e sociale che si sta aggravando sempre di più, con aziende che letteralmente dall'oggi al domani annunciano centinaia di possibili licenziamenti, mettendo in ginocchio intere famiglie.
È la logica delle multinazionali che oggi è prevalsa, sostituendosi a quella dell'imprenditoria sana che Merloni rappresenta. Ed oggi, più che mai, occorrerebbero imprenditori che sappiano coniugare e fare impresa con il necessario confronto con il proprio territorio e le più corrette interlocuzioni con le istituzioni pubbliche, perché essere imprenditori significa essere responsabili e capaci di restituire al contesto in cui si nasce e cresce quello che si è riusciti a realizzare proprio perché si è partiti da quel contesto e da quell'ambiente, come ha fatto Francesco Merloni nel corso della sua lunga vita.
Ed è per questo che noi lo ricordiamo, perché Merloni ha proprio rappresentato questa variazione dal borgo al mondo; ha reso Fabriano - città di cui era orgogliosamente cittadino - il centro di un'imprenditoria che, per le Marche, è stato insolito ed è stato un volano di sviluppo.
Oggi, purtroppo, l'evoluzione del mercato e della globalizzazione hanno fatto perdere questo rapporto, e noi auspichiamo che figure come Merloni possano tornare nello scenario della vita sociale e politica italiana (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battistoni. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BATTISTONI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Avere il privilegio di ricordare in quest'Aula parlamentare, per il gruppo di Forza Italia, la figura di Francesco Merloni è per me un onore.
Uomo di passione politica, ha sempre portato avanti con orgoglio la sua visione di cattolico progressista, desideroso di tenere insieme la dottrina sociale della Chiesa e il profitto delle aziende e in grado, nonostante le mille contraddizioni del nostro tempo, di cogliere appieno la forza del capitalismo, però dal volto umano.
L'ingegner Merloni è stato anche uno dei più grandi imprenditori italiani del dopoguerra e, per tutta la vita, ha rappresentato un punto di riferimento cui tendere. È stato uno degli artefici della ricostruzione etica e sociale dell'Italia e, all'indomani delle grandi distruzioni morali e materiali provocate dalla Seconda guerra mondiale, egli ha contribuito, con il suo ingegno e con i suoi valori solidaristici radicati nello sviluppo del bene comune, al nostro miracolo economico.
Lo ricordiamo come un imprenditore, come un capitano d'industria, come un politico e come un marchigiano DOC, ma egli è stato soprattutto un grande italiano. Nella sua vita, così come nel suo lavoro, ha fatto comprendere che non poteva esistere una società civile senza la consapevolezza del sé, e partendo da questo principio ha impresso una nuova cultura imprenditoriale; una cultura imprenditoriale che, per Merloni, non esisteva nella solitudine, ma solo nella comunità e per la comunità; ed è proprio dalla sua terra e dalla sua comunità che è partito, non l'ha mai abbandonata, mai rinnegata o svenduta, ma ha vissuto per essa.
Da Fabriano è partita una stagione di sviluppo sociale secondo i principi di giustizia, di dignità della persona umana e di realizzazione del bene comune, che erano, per Merloni, princìpi irrinunciabili della sua etica e del suo modo di fare politica. Guardando con gli occhi di oggi la lezione di Merloni ci verrebbe da dire: come è cambiato il mondo!
Il grande imprenditore e politico, come è stato Merloni, ha una visione generale del mondo, volge costantemente lo sguardo al lungo periodo e per il bene comune. Il principio moltiplicatore del bene comune, per Merloni, non doveva escludere nessuno, anzi tutti dovevano partecipare ai benefici dello sviluppo; è la creazione del valore condiviso il fondamento del pensiero di Francesco Merloni e della sua eredità morale e di imprenditore. Ed è stata la stessa dottrina, lo stesso approccio che ebbe quando divenne Ministro; se nel campo imprenditoriale fu uno dei protagonisti della ricostruzione dell'Italia del dopoguerra, come Ministro dei lavori pubblici, nei governi Amato e Ciampi, dovette affrontare stagioni di grande tensione nel Paese e nella politica; tensioni che seppe ascoltare e alle quali seppe dare risposte con la stessa ragionevolezza e visione che adoperò nel suo modo di fare impresa, offrendo alla politica di allora una possibilità di riscatto.
Della sua esperienza resta, tra i tanti spunti di riflessione, la legge Merloni, il primo atto legislativo che regolamentò e che diede un corpo normativo unico al settore dei lavori pubblici e che, di fatto, aprì la strada a quello che ora noi conosciamo tutti come il codice degli appalti.
La nostra responsabilità politica è raccogliere e portare avanti la sua grande eredità, il suo insegnamento e ciò che ha rappresentato. Fu attivo fino all'ultimo, e prova ne è il convegno di carattere internazionale organizzato a luglio scorso dalla Fondazione Aristide Merloni, dove con estrema lucidità e con una capacità di analisi lungimirante, tipica di chi sa guardare oltre, ribadì l'importanza di creare un'Europa delle nazioni, con uno sguardo verso le nuove generazioni, menti vivaci assetate di conoscenza sulle quali investire. Ha dimostrato anche in quel momento, ancora una volta, quanto fosse vicino ai giovani e come volesse contribuire, con il suo sapere, al processo di rinnovamento della società. E quel messaggio è per noi oggi una responsabilità; una responsabilità che abbiamo verso le giovani generazioni, che l'ingegner Meloni invitava sempre a investire in conoscenza, in studio, senza mai dimenticare le proprie origini, ma impegnandoci a difenderle e a creare una nuova cultura e sviluppo proprio in quei territori che ispirarono la sua vita e che non lasciò mai.
Caro ingegner Merloni, ci mancherai. Ci mancherà la tua saggezza, la tua lungimiranza e il tuo essere un punto di riferimento per le Marche e per l'Italia (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Il collega Enrico Letta ci invita a riflettere su cosa fa grande la politica e la vita activa, dico io. Mi sembra un approccio corretto, giusto, ricordando Francesco Merloni, che si laureò in ingegneria industriale all'Università di Pisa, nacque nel 1925, qualche anno dopo mio papà.
Francesco Merloni non si è solo distinto per lo sguardo lungimirante con cui ha saputo fare impresa, ereditando le attività del padre Aristide che, a sua volta, aveva iniziato un'attività in relazione a un altro grande del Novecento, Enrico Mattei, suo conterraneo. Egli seppe anche concretizzare l'aspirazione ad un'azione politica e l'impegno al servizio della comunità nel corso di tutta la sua vita. Dal 1972 - come è stato detto - eletto per 7 legislature al Senato e alla Camera dei deputati, sostenuto da tanti amici, a partire dal suo amico Gerardo Bianco - che nomino perché ho conosciuto bene anch'io, insigne latinista e alto esponente della Democrazia Cristiana -, Francesco Merloni ha preso parte ai lavori della Commissione per le attività produttive e della Commissione bicamerale per la riconversione industriale e le partecipazioni statali, fino alla nomina come Ministro dei Lavori pubblici nel giugno 1992 nei Governi Amato e Ciampi e in frangenti cruciali, molto duri per la nostra Repubblica.
A lui dobbiamo la legge che porta il suo nome, la legge Merloni, una radicale riforma del sistema degli appalti pubblici, passato sotto un controllo ben più efficace di quanto non fosse stato fino ad allora. Ha poi realizzato, tra l'altro, la trasformazione dell'ANAS in ente pubblico economico. Fu, dunque, parte essenziale di una stagione politica che tentò, con impegno autentico e competenza, un Governo di riforme del nostro Paese.
Le testimonianze di cordoglio dopo la sua scomparsa, alle quali si sono uniti molti dipendenti ed ex dipendenti dell'Ariston, decine di imprenditori, cittadini e cittadine comuni, esponenti istituzionali, dimostrano che Francesco Merloni, ingegnere con il sorriso, aveva saputo comunicare a vasti settori sociali la sua idea di impresa, di politica e la sua umanità. Fu protagonista del secolo dello sviluppo, i cui limiti e conseguenze negative noi di Alleanza Verdi e Sinistra conosciamo bene. Tuttavia, in quella fase, egli fu espressione di un capitalismo non predatorio e rapace, anzi, attento agli equilibri sociali, legato al proprio territorio, le Marche e Fabriano in particolare, ispirato alla miglior cultura del movimento cattolico, della dottrina sociale, rielaborata dal gruppo “sturziano”, che fu quello fondativo della Democrazia Cristiana.
Per il suo contributo di imprenditore e di politico, per l'attenzione costante e amorevole al bene della comunità, quella locale e quella più ampia del sistema Paese, Francesco Merloni è stato una delle personalità che hanno dato forma all'Italia del dopoguerra, parte di una classe dirigente che sapeva battersi e credeva nel cambiamento e che può ancora insegnare molto a noi oggi. Per questo, noi intendiamo onorarlo e ci stringiamo attorno ai suoi cari e a tutte e tutti coloro che più hanno apprezzato e hanno amato questa importante figura della nostra Repubblica (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie a lei per il ricordo che ne ha tracciato in quest'Aula. Mi consenta di portare, prima di tutto, a nome del mio gruppo le condoglianze alla famiglia, ai figli e a tutti coloro che gli hanno voluto bene, ai suoi collaboratori e alla sua famiglia politica, in particolare, il gruppo del Partito Democratico. È stato già ricordato come Francesco Merloni sia stato un grande rappresentante della politica in questo Paese, con la sua professionalità, con la sua capacità, con la sua intelligenza.
Io vorrei aggiungere che lui ha fatto politica come faceva impresa. Come ricordava bene Enrico Letta nel suo intervento, Francesco Merloni è stato un uomo di grandi principi morali, di grandi principi etici e di grande rispetto per le istituzioni. L'impegno che ha messo nella sua azienda e nella sua attività produttiva è quello di una generazione che ha saputo trasformare questo Paese, che ha preso aziende di famiglia e le ha trasformate in multinazionali, capaci di entrare in tutti i mercati, portando l'innovazione italiana, portando la capacità degli imprenditori di saper entrare su mercati stranieri, ma portando anche la capacità degli operai di costruire il meglio del made in Italy. Francesco Merloni è stato un protagonista di tutto questo.
Questa stessa capacità, questa stessa sua voglia di cambiare, voglia di rappresentare, l'ha portato in queste istituzioni, sedendo con grande onore nei banchi del Governo e nei banchi parlamentari, servendo il Paese, rappresentando la sua terra, rappresentando le Marche, che amava, e rappresentandole con la voglia e il senso di responsabilità di portare un contributo per quelli che rappresentava in questi luoghi, a cominciare dai cittadini della sua regione.
Io penso che con Francesco Merloni abbiamo perso un rappresentante di una generazione a cui dobbiamo grande gratitudine. Lo dobbiamo come Paese, come italiani, per quello che ha saputo fare nella vita, per l'esempio che ha lasciato nella sua famiglia, ma anche per l'esempio che ha lasciato a tutti noi che in queste istituzioni oggi siamo. La ringrazio (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Ha ragione l'onorevole Enrico Letta. Ascoltavo gli interventi degli altri colleghi e quello che qui stiamo facendo non è un rito formale, vuoto. Nel luogo sacro della politica, che sottolinea il valore e la grandezza delle istituzioni, la forma diventa sostanza. Il doveroso tributo che noi qui stiamo dando alla figura di un uomo, Francesco Merloni - un imprenditore, un politico e un Ministro, ma ancora di più, nell'essere imprenditore, politico e Ministro, un educatore, presidente della sua fondazione -, è proprio per l'aver dato un segno e una testimonianza per vivere l'oggi, ma anche per indicare e guardare al futuro.
Se c'è una parola che può legare tutta l'attività e la vita di Francesco Merloni, dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, è la parola realismo, proprio perché Francesco Merloni attinge dalla profonda cultura cattolica. Per questo, quella capacità di realismo e di mediazione ha portato, da imprenditore, Francesco Merloni a far crescere una realtà imprenditoriale in un territorio - lo ha sottolineato il Presidente -, la zona montana delle Marche, fuori da ogni inimmaginabile possibilità. Appunto, il realismo: capire che bisognava organizzare l'azienda non forzando il territorio, ma assecondandolo. Nasce così - lo ha detto lei, Presidente - la figura del metal-mezzadro, ma che cosa vuol dire? Che cosa ci insegna? Ci insegna che la mattina uno poteva lavorare in azienda, fino a un orario che permettesse, poi, di continuare il lavoro nei campi. Si tratta di un modello che permetteva di salvaguardare - a proposito dell'attualità di quella figura - l'ambiente e di mantenere un tenore di vita altrimenti difficile per i contadini di allora. È stata l'idea vincente, lo ricordiamo, e non dimentichiamoci il legame con quel territorio, che ha fatto diventare il fabrianese, per chi conosce quella zona, e in generale tutta la zona montana delle Marche maceratesi e anconetane, uno dei più importanti distretti industriali del Paese.
Con lo stesso realismo, Francesco Merloni si è impegnato in politica, nel valore dell'impegno integrale della persona, così come insegnato da Maritain, uno dei suoi punti di riferimento culturali. Come è stato detto, è stato senatore e deputato della Democrazia Cristiana per molte legislature e ho l'onore di ricordarlo come mio predecessore al Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, a cui dobbiamo una prima grande rivoluzione, dopo Tangentopoli, in quel settore, la famosa legge Merloni.
Il suo impegno imprenditoriale e politico non gli ha fatto mai abbandonare - e qui la terza sottolineatura - la passione per il suo territorio, in particolare per i giovani, che fino agli ultimi giorni ha accompagnato e seguito, attraverso la testimonianza della sua vita e la realizzazione della fondazione intitolata alla sua famiglia. Proprio negli ultimi anni, anch'io insieme ad Enrico Letta sono stato protagonista di incontri con la sua fondazione, l'ho visto visitare convegni, scuole, momenti di formazione per ragazzi. Nonostante l'età, sono stati proprio i giovani a conoscerlo meglio e a volergli bene, perché proprio con loro desiderava stare, raccontando la sua vita di imprenditore e di uomo politico.
Ci lascia la grande eredità di un uomo che ha speso la vita per gli ideali in cui credeva, nel solco della tradizione cattolica e moderata, e che pazientemente e testardamente ha saputo costruire, laddove sembrava impossibile. Un realista sognatore o, come diceva Giovanni Paolo II, San Giovanni Paolo II, di un altro grande uomo di questa storia, San Benedetto, ha testimoniato che ognuno di noi può testimoniare questo: “Era necessario che l'eroico diventasse normale, quotidiano, e che il normale, quotidiano diventasse eroico”. È la sfida di ogni giorno per ognuno di noi e Francesco Merloni ce l'ha testimoniato, nelle istituzioni, ma anche nella vita quotidiana (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. A 15 giorni dalla scomparsa di Francesco Merloni, celebriamo qui la sua figura: un uomo che ha vissuto una vita lunga, fatta di impegni e successi nel mondo dell'industria ma anche in quello della politica e delle istituzioni, come lei ha ricordato. Anch'io, Presidente, voglio ringraziarla, perché sicuramente le sue non sono state parole formali, come magari abbiamo visto in tante altre occasioni; a mio avviso, sono state parole capaci di ricostruire la complessità di una figura, come quella di Francesco Merloni. Noi, inevitabilmente, celebrandolo in quest'Aula, abbiamo privilegiato e privilegiamo la sua importante attività dal punto di vista istituzionale, sia come parlamentare che come Ministro della Repubblica. Oserei dire e mi permetterei di dire che, ascoltando anche le parole del collega, Enrico Letta, si capisce quanto appartenga a quelle figure che sono state in grado di produrre una classe dirigente (il collega Letta ha ricordato Beniamino Andreatta). Tuttavia, in quel filone c'è anche la capacità, oltre che di fare determinate cose, di creare una formazione politica, che poi, nel tempo, è andata avanti. Se posso permettermi, nel racconto che abbiamo fatto della sua vita, quella di imprenditore e quella di politico, è difficile, signor Presidente, individuare una linea di confine, se parliamo di passione e di rigore, nella quale ha prevalso il Francesco Merloni politico piuttosto che il Francesco Merloni imprenditore.
Come tutti, come molti hanno ricordato, ricordo anche io il suo impegno: pensiamo a quella è stata non solo una riforma, ma anche una rivoluzione, il codice degli appalti, anche rispetto al contesto storico nel quale essa si è realizzata, ma anche - come ricordava la collega Zanella - alla trasformazione dell'ANAS in ente pubblico. Si tratta di scelte che oggi ci appaiono assolutamente scontate, ma che, in quel contesto politico, non lo erano.
Penso sia giusto ricordare e soprattutto valorizzare Merloni anche dal punto di vista della sua vita imprenditoriale, che inizia negli anni Cinquanta all'interno dell'azienda di famiglia, le industrie Merloni, e poi con l'Ariston, che fu fondata nel 1960 e che, nei decenni, è cresciuta e ancora oggi rappresenta uno dei marchi italiani più prestigiosi e conosciuti nel mondo, azienda di cui fino agli ultimi giorni è stato presidente onorario.
Un uomo mite, Francesco Merloni, colto, che amava il suo mestiere e che era, a sua volta, tanto amato dai suoi dipendenti, che, all'indomani della morte, ne hanno raccontato il suo carattere di imprenditore visionario, capace di dare lezioni di vita e consigli a tutti. Un uomo che spendeva tutta la sua invidiabile energia per la cura degli stabilimenti e degli operai che vi lavoravano, tanto che, signor Presidente, nel 2022, dopo l'alluvione che colpì le Marche, si presentò nello stabilimento di Genga, uno di quelli a cui era più affezionato, a spalare il fango insieme agli altri, nonostante avesse subito un intervento chirurgico pochi giorni prima a causa di una precedente caduta. Chi era Francesco Merloni lo hanno testimoniato la grande folla accorsa alla camera ardente allestita nella fabbrica Ariston di Albacina e le centinaia di persone comuni presenti al suo funerale, a Fabriano, nella Cattedrale di San Venanzio, talmente piena - lo ricordava il collega Letta - da dover allestire un maxischermo all'esterno per dare la possibilità a tutti di seguire la funzione religiosa.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ha lasciato il segno Francesco Merloni, lo ha lasciato in quest'Aula, nelle istituzioni, nell'industria delle Marche, la sua regione, a cui è stato sempre legato, e all'Italia tutta. Pertanto, oggi abbiamo il dovere di ricordarlo con profonda stima e un grandissimo ringraziamento per quanto ha dato e lo facciamo, ovviamente, abbracciando i figli, la sua famiglia e la comunità di tutti coloro che hanno lavorato per lui e con lui in questi anni (Applausi).
PRESIDENTE. Nel salutare affettuosamente nuovamente la moglie Maria Cecilia, i figli Francesca, Paolo, Claudia, i nipoti, tutti i familiari e gli amici, abbiamo concluso la commemorazione di Francesco Merloni (Il Presidente e i deputati si levano in piedi e indirizzano applausi ai familiari di Francesco Merloni presenti nelle tribune).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Emiliano Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al Ministro dell'Agricoltura, onorevole Lollobrigida, di venire in Aula a riferire su quella che è stata una scelta politica da parte del Ministero di rigettare la richiesta della regione Sardegna di accedere al Fondo di solidarietà nazionale per i danni causati all'agricoltura dalla siccità, che, in Sardegna, stiamo vivendo e soffrendo da giugno del 2024, a causa delle mancate precipitazioni; ciò dura ormai da quasi un anno. Lo chiedo perché, anche oggi, sulla stampa sono apparsi tentativi comprensibili di giustificazione da parte di qualche collega della maggioranza dalla scelta del Governo di rigettare questa richiesta. Ma non si comprende - e su questo non sono i colleghi parlamentari che devono venire a spiegarci il motivo, ma deve venire il Ministro -, per quale motivo il Governo abbia deciso, con un decreto-legge e una delega, di concedere la stessa possibilità di accedere a questi fondi alla regione Sicilia e non alla regione Sardegna. Questo è un atto, una scelta politica ben precisa da parte del Governo. Non vorremmo che, dietro una giustificazione di carattere amministrativo, ci sia una vera e propria ritorsione nei confronti di una regione che, evidentemente, non ha un governo dello stesso colore politico. Quindi, chiedo che venga il Ministro Lollobrigida in Aula a spiegarci questo, perché non mi accontento dei tentativi di giustificazione da parte dei colleghi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Mi farò parte diligente presso il Presidente, ovviamente, per inoltrare la sua richiesta. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per associarmi alla richiesta del collega Fenu e chiedere un'informativa urgente al Ministro Lollobrigida rispetto alle decisioni del Governo di non consentire alla Sardegna di accedere al Fondo di solidarietà nazionale a differenza della Sicilia. Che il tema della siccità sulla nostra isola fosse stato sottovalutato da questo Governo è emerso in maniera abbastanza evidente da tempo. A me è capitato di fare interrogazioni nell'VIII Commissione e mi è sempre stato risposto che, nel momento in cui fosse arrivato l'autunno e le precipitazioni fossero riprese, le problematiche dell'agricoltura sarebbero state superate. Non è così. Uno studio dell'agenzia Laore certifica che, dal novembre 2023 al giugno 2024, l'assenza di precipitazioni ha creato gravi danni alle colture foraggere, cerealicole, olivicole, frutticole, orticole e alle viti e che per 544 aziende c'è stato un danno che consiste in oltre il 30 per cento del valore delle produzioni, che riguarda 18 ettari di terreni, con una quantificazione di 9,5 milioni di euro. Non è pensabile che il Ministero scarichi la responsabilità sulla regione e piuttosto che indirizzarla per condividere soluzioni, si limiti a rimandare al mittente la richiesta - come, purtroppo, fa spesso la pubblica amministrazione con i cittadini -, senza individuare insieme strategie di soluzioni. Sappiamo bene che il problema della siccità è un grave problema. Confidiamo che il Governo intervenga urgentemente, ma, soprattutto, che venga qui a spiegarci le ragioni per cui sono stati fatti figli e figliastri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Penso che il Ministro Lollobrigida non abbia problemi a venire a rispondere su quanto chiedono i colleghi. Basterebbero degli atti ispettivi, ma basterebbe anche leggere i quotidiani, dove si legge che non è una decisione politica, è una decisione tecnica del Ministero, e dove è spiegato che l'assessorato regionale della regione Sardegna ha sbagliato procedura. È una cosa molto semplice, perché ha sbagliato procedura e ha fatto una richiesta per dei danni che non sono coperti da quel Fondo, ma ha indicato quali sono i fondi da indicare.
Io le porto anche la riprova, perché sarebbe anche il caso che il Ministro Lollobrigida raccontasse all'Aula perché la regione Sardegna non ha risposto all'invito del Ministero per il G7, che si è svolto in Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ed è stata l'unica regione che non ha partecipato con un proprio stand. Anzi, abbiamo più volte avvisato la regione Sardegna che l'assessorato non aveva mai risposto agli inviti del Ministero. Forse, allora, la giunta regionale, l'assessore regionale dovrebbe avere dei corretti rapporti con il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, quando c'è un invito del Ministero, invece di seguire e non avere la dignità neanche di chiedere le informazioni sulla procedura corretta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non è un episodio, ma sono più episodi dove l'assessorato dell'agricoltura ha mancato di rispetto anche al Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, non rispondendo agli inviti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare su un altro argomento la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ieri, è accaduto un fatto molto grave: è stato arrestato per corruzione il direttore generale di Sogei. Si tratta di una maxi-inchiesta (18 indagati) e c'è anche il referente di Elon Musk in Italia. Si tratta peraltro - lei lo sa, Presidente - di una società partecipata al 100 per cento dal MEF.
Allora, a questo punto, noi vogliamo chiedere, Presidente, intanto, una informativa urgente del Ministro Giorgetti, che venga a riferire sulla situazione legata a Sogei, sul fatto che questa società sia oggetto di una importante indagine, che vede l'intervento della procura di Roma su diversi indagati e anche su diverse società che riguarderebbero la vicenda legata alla corruzione. Tuttavia, Presidente, oltre all'informativa del Ministro Giorgetti, emergono, da questa indagine, anche dei fatti piuttosto inquietanti, che riguardano i Ministeri dell'Interno e della Difesa. Sembra, infatti, che siano stati dati degli atti di grande rilevanza, degli atti secretati riguardanti la Difesa, ad alcune di queste società. Sembra anche che vi siano, appunto, delle questioni che attengono ai due Ministeri di cui parlavo poc'anzi.
Su questo faremo sicuramente azioni ispettive e i colleghi presenteranno in Commissione delle interrogazioni, ma, Presidente, posta l'importanza e la centralità della società Sogei, il numero degli indagati, il numero delle società che sono coinvolte (più di 14) e trattandosi di una maxi-indagine del pool dei pubblici ministeri di Roma, che coinvolge una società partecipata al 100 per cento dal MEF, estremamente importante, che - voglio ricordarlo - detiene tutti i dati fiscali dei cittadini italiani, noi riteniamo che sia estremamente necessario e urgente che il Ministro Giorgetti venga in Aula a riferire su questa vicenda, per quanto a sua conoscenza, e anche rispetto alle iniziative che intende prendere circa la governance della società, posto che il direttore generale è stato arrestato.
Voglio anche ricordare, da ultimo, che è stato coinvolto il referente in Italia di Elon Musk, che più volte è stato in Italia, anche a Palazzo Chigi. Vorremmo capire, ad esempio, se l'appalto satellitare di Starlink, che riguarda proprio la società del tycoon statunitense, abbia avuto a che fare con qualcuno dei Ministeri italiani e magari anche sapere quale e per cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ovviamente, rispetto alla sua istanza, anche in questo caso, mi farò parte diligente rispetto al Presidente.
Prima di andare oltre, salutiamo le ragazze e i ragazzi dell'Istituto comprensivo Falcone e Borsellino, di Favara, in provincia di Agrigento, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui (Applausi).
Seguito della discussione del documento: Proposta di modificazione al Regolamento (Modifiche al Regolamento per la razionalizzazione di fasi e di tempi dei procedimenti e per l'aggiornamento del testo) (Doc. II, n. 9) (ore 11).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del documento: Proposta di modificazione al Regolamento (Modifiche al Regolamento per la razionalizzazione di fasi e di tempi dei procedimenti e per l'aggiornamento del testo) (Doc. II, n. 9).
Ricordo che nella seduta di ieri, martedì 15 ottobre, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
(Esame delle proposte di principi e criteri direttivi - Doc. II, n. 9)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame della proposta di modificazione al Regolamento (Modifiche al Regolamento per la razionalizzazione di fasi e di tempi dei procedimenti e per l'aggiornamento del testo).
Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 16, comma 3-bis, del Regolamento, due proposte di principi e criteri direttivi per la riformulazione del testo della Giunta.
Passiamo adesso all'esame di tali proposte.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Igor Iezzi, per illustrare l'orientamento espresso dalla Giunta sulle suddette proposte di principi e criteri direttivi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI, Relatore. Grazie, Presidente. Noi esprimiamo un invito al ritiro, con eventualmente un parere contrario su queste due proposte. Se possibile, vorrei prendermi un minuto per spiegare la ratio di questa decisione.
Innanzitutto, chiarisco che non è una contrarietà nel merito delle proposte emendative, ma nel metodo o, meglio - per spiegarmi con più esattezza -, nel tentativo di proseguire con un metodo. Noi, da gennaio dell'anno scorso, quindi è un anno e dieci mesi che lavoriamo su questa seconda fase della riforma del Regolamento, ci siamo dati l'obiettivo di cercare di aggregare la maggior condivisione possibile sui diversi provvedimenti e sui diversi articoli che andavamo a toccare. L'abbiamo fatto in diverse fasi. La prima fase è stata quella di decidere un perimetro, sempre col massimo della condivisione, con argomenti sui quali lavorare, quindi escludendone altri sui quali questa condivisione non c'era. Poi, abbiamo fatto un tavolo informale con i rappresentanti di tutti i gruppi politici per permettere a noi relatori di arrivare a un testo - definiamolo - base, sempre condiviso, sul quale iniziare a fare un lavoro di tipo emendativo. Tra l'altro, tutto questo grazie anche alla scelta del Presidente della Camera di nominare due relatori, uno rappresentante della maggioranza e l'altro rappresentante dell'opposizione. Poi abbiamo fatto un lavoro di condivisione sull'esame degli emendamenti, cercando di trovare il massimo del consenso ed esprimendoci in modo contrario soprattutto sugli emendamenti che erano fuori dal perimetro.
Quindi abbiamo sempre cercato di trovare un lavoro basato sulla condivisione. È un lavoro, un principio, che vogliamo portare anche in Aula ed è per questo che esprimiamo un invito al ritiro ai due presentatori degli emendamenti.
Questi temi saranno ovviamente fondamentali nel prosieguo dei lavori, perché il nostro lavoro di tentativo di riformare il Regolamento non è finito. Abbiamo fatto un primo passaggio, già approvato, che riguardava l'adeguamento numerico, successivamente al taglio dei parlamentari; abbiamo fatto - che è quello di oggi - un secondo tentativo, appunto, cercando il massimo della condivisione su argomenti ben precisi; poi, ci sarà una terza tappa che ci vedrà discutere di tutti gli altri nodi del Regolamento e quella sarà l'occasione per affrontare questi temi. Oggi, abbiamo tentato di lasciare da parte tutti gli argomenti che fossero divisivi, sui quali non ci fosse il massimo del consenso, proprio per arrivare a un'approvazione rapida del lavoro, che ha visto la gran parte del Parlamento, rappresentato ovviamente all'interno della Giunta, condividerlo.
Quindi, ci auguriamo che questo spirito possa proseguire nei prossimi minuti, con il nostro invito ai presentatori a ritirarlo. Il nostro sarà un parere contrario che - lo ripeto - non è nel merito, ma nel tentativo di proseguire con un metodo che ha visto tutto il Parlamento, rappresentato all'interno della Giunta per il Regolamento, condividerlo nel modo più ampio possibile.
PRESIDENTE. Passiamo alla proposta n. 2 D'Orso.
Chiedo alla parlamentare D'Orso se intende ritirare la propria proposta. Prego, onorevole.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Mantengo la proposta di emendamento, di principio direttivo. Perché la mantengo? Perché sono consapevole che è una proposta che va, in qualche modo, formalmente, tecnicamente, potremmo dire, fuori il perimetro che si era delineato. Ma in che senso? Nel senso che va a incidere su un articolo che non è toccato dalle proposte di modifica del testo base predisposto dei relatori.
Tuttavia, dobbiamo riferire a quest'Aula che questo emendamento, che consiste nell'aumento della quota di riserva delle proposte di legge d'iniziativa parlamentare nell'ambito della programmazione dei lavori dell'Assemblea, è stato presentato da me e dal gruppo informale ristretto che si era formato per portare avanti, nello spirito della massima convergenza possibile, questo primo pacchetto di modifiche al Regolamento, quale prima tappa di un percorso più ampio e più ambizioso, ma anche probabilmente più più faticoso, che ci vedrà impegnati. Questo emendamento fu già, a suo tempo, presentato come bilanciamento, come contrappeso, rispetto ad alcune proposte di modifica che - pur non essendo questo l'intento, lo riconosco, dei relatori, però lo dobbiamo ammettere - vanno, anche se con un impatto magari non troppo rilevante, comunque a ridurre alcuni spazi e strumenti del dibattito parlamentare. Noi ritenevamo di inserire, contestualmente all'entrata in vigore di quelle modifiche, questo primo ma significativo contrappeso. Mi rendo conto che sarebbe quasi una rivoluzione fortemente impattante, mi rendo conto che c'è chiaramente un effetto. Tuttavia, per noi è importante - come dicevo ieri in discussione generale - portare avanti sempre, in tutte le fasi, un bilanciamento, ossia coniugare l'esigenza, che condividiamo, di razionalizzazione e di maggiore efficienza del procedimento legislativo di questa Camera, con una garanzia del mantenimento della centralità, non solo del Parlamento, ma anche delle prerogative dei deputati stessi. Questo è il motivo per cui continuiamo a sottoporvi questa proposta di emendamento di modifica, su cui vorremmo che l'Aula si esprimesse, sapendo che c'è un impegno a raccogliere questa soluzione, o altre che abbiano un effetto analogo, in una fase successiva del percorso riformatore. Però, ripeto, era per noi importante anche la contestualità ed è questo il segnale che vogliamo dare.
PRESIDENTE. Visto che non è ritirata dalla collega, chiedo se qualcuno vuole intervenire rispetto alla proposta n. 2, D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. A me dispiace che la collega non abbia accolto l'invito al ritiro, ne abbiamo parlato anche ieri, in sede di Giunta per il Regolamento. Come ricordava anche questa mattina l'onorevole Iezzi e come abbiamo sottolineato ieri, durante la discussione generale, il tema non riguarda il merito di questi emendamenti, che stanno giungendo direttamente in Aula, ma il metodo, per cui, chiaramente, ogni collega ha la libertà di agire come meglio crede. Tuttavia, credo che sia importante il rispetto del metodo che ci siamo dati all'interno della Giunta per il Regolamento, che da mesi lavora alla definizione di questi correttivi formali all'interno del Regolamento, rimandando poi gli interventi sul merito e non sul piano strettamente procedurale alla seconda fase. Mi dispiace perché, pur condividendo la proposta che viene fatta, io sento di dover rispettare gli accordi che sono stati presi in sede di Giunta per il Regolamento e quindi il voto del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra non potrà che essere contrario in questa sede; ripeto, non perché non condividiamo il contenuto, ma perché ci siamo dati un metodo che credo che in questa fase debba prevalere, altrimenti, se dovessero saltare gli accordi che abbiamo preso, sarà poi difficile continuare a lavorare con la serenità e la condivisione che c'è stata finora e che credo sia stata apprezzata da tutti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta n. 2 D'Orso, con il parere contrario del relatore.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Passiamo alla proposta n. 1 Giachetti. Chiedo all'onorevole Giachetti se intende ritirarla o meno.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Non intendo ritirarla e vorrei anche, se possibile, nel breve tempo che ho a disposizione, motivarne le ragioni.
Preliminarmente, vorrei dire che concordo pienamente con il lavoro che è stato fatto dalla Giunta e con le decisioni che sono state prese dalla Giunta. Contemporaneamente, vorrei dirle, signor Presidente, che stiamo parlando di un dibattito che riguarda le regole interne della Camera dei deputati, con riferimento alle quali, fino a prova contraria, atteso che, peraltro, noi siamo eletti anche senza vincolo di mandato, su una materia come questa, pur condividendo quanto ha fatto la Giunta e pur ritenendo il lavoro fatto dal collega Del Barba assolutamente prezioso, come quello di tutti gli altri, penso di avere totalmente il diritto - anche nel metodo - di aggiungere qualcosa, perché il metodo, poi, non necessariamente divenga sostanza.
Riguardo a questa proposta che noi ci troviamo di fronte, mi viene spiegato che c'è un metodo. Io un giorno spero di riuscire a capire anche qual è il metodo, nel senso che il metodo, colleghi, soprattutto dell'opposizione, è che noi, in una prima fase, ci spogliamo di alcune prerogative, di cui a mio avviso facciamo bene a spogliarci, ma che sono sicuramente un arretramento rispetto al ruolo che può giocare l'opposizione, e, contemporaneamente, rimandiamo alla seconda fase il bilanciamento di questo passo indietro che fa l'opposizione. Io non ho votato contro l'emendamento del MoVimento 5 Stelle, perché, per lo meno, pur essendo parziale, individuava un contrappeso alla scelta di fare un passo indietro rispetto ai nostri diritti, piazzando qualcosa che, in qualche modo, pareggiasse. Noi, invece, ci ritroviamo con una situazione nella quale ci tiriamo indietro dalla discussione generale, i 10 minuti, il lodo Iotti, tutto quello che sappiamo, senza nell'immediato acquisire nulla. Mi si spiega: la ragione del mantenimento delle 24 ore è finalizzata proprio a fare in modo che poi, sullo statuto dell'opposizione, noi possiamo avere un'arma contrattuale. Se io fossi la maggioranza, una volta che mi sono portato a casa questa parte del Regolamento, terrei tranquillamente le 24 ore per i prossimi 15 anni, e mi conviene molto di più, piuttosto che cedere all'opposizione il famoso statuto dell'opposizione. Come in tutte le cose, signor Presidente, o c'è un impegno politico e c'è un rispetto tra le parti, per le quali si fa in due fasi, ma c'è un impegno - l'ho detto nella discussione generale altro giorno - anche da parte della maggioranza a garantire effettivamente un bilanciamento di quanto viene fatto in questo momento, oppure non saranno, secondo me, le 24 ore che risolvono il problema.
Ciascuno di noi, signor Presidente - lo dico a ciascun deputato, perché ciascuno di noi, che ha più di un'esperienza parlamentare rispetto alla presente, è stato sia in maggioranza, e quindi al Governo, sia all'opposizione -, in un senso o nell'altro, è stato vittima delle famose 24 ore.
Allora, apprendo che l'abolizione delle 24 ore non fa parte della prima cosa che unifica tutti, perché siamo tutti d'accordo che le 24 ore non hanno alcun senso (lo avevano allora, ma adesso non ce l'hanno); non hanno alcun senso, tant'è che, al Senato, non c'è, non limita i diritti dell'opposizione. Ormai, col taglio dei parlamentari, con le riforme che stiamo attuando, con la tagliola che abbiamo già previsto, l'ostruzionismo in questa Camera non si può più fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)!
Quindi, qualcuno mi deve spiegare qual è la ragione per la quale, prima di affrontare qualunque altra modifica regolamentare, non eliminiamo una norma senza senso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), che è un feticcio che ci portiamo appresso da trent'anni e non lo facciamo nel momento in cui affrontiamo modifiche regolamentari di una certa consistenza.
Mi si spiega che la ragione è che, siccome c'è il metodo, è necessario conservare questo feticcio, perché, così, si garantisce che c'è una concordia unanime sulla proposta presentata dalla Giunta. Presidente, a me non risulta - lo dico ai colleghi del Partito Democratico, di AVS eccetera eccetera - che ci sia una unanimità sulla proposta di riforma del Regolamento. Allora, a maggior ragione, se non c'è una unanimità sulla proposta di riforma del Regolamento, cioè nel voto finale non ci sarà un voto unanime, qualcuno mi spieghi perché dobbiamo votare contro un emendamento che toglie una norma sulla quale siamo tutti d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
Io, Presidente, francamente non ci arrivo, sono 23 anni che sto in quest'Aula - qualcuno potrà dire “anche troppi” -, però forse, ogni tanto, bisognerebbe porsi il problema che, oltre a fare le cose di utilità, si facciano anche le cose che abbiano una certa serietà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, solo per motivare il voto del gruppo di Azione, che voterà contro questo emendamento non nel merito, ma nel metodo, perché riteniamo che, effettivamente, molte delle questioni attenzionate dal collega Giachetti - che, sul tema, peraltro, ha una grandissima esperienza - siano corrette. Anche noi, anche nell'ambito della equilibrata proposta che ci arriva dalla Giunta, già vediamo alcune compressioni; si pensi solo ai numeri di maggioranza che saranno necessari per far passare un provvedimento in Commissione e a tante altre cose che, nel loro impianto, hanno, sì, la ratio dell'efficientamento dei lavori dell'Aula, ma, altresì, il rischio di una compressione dei diritti dell'opposizione e, soprattutto, della qualità del lavoro parlamentare.
Il motivo per cui voteremo contro è perché sappiamo che c'è stato un lavoro in Giunta che ha visto un bilanciamento, un ragionamento e che oggi ci viene presentato dai relatori di maggioranza e di opposizione. Pertanto, ci sembrerebbe sbagliato votare solo un altro degli aspetti che sono sul tavolo - e che pure nel merito, in parte, condividiamo - rispetto ai tanti che a brevissimo verranno analizzati. Tuttavia, riteniamo che il contenuto e la riflessione che il collega Giachetti ha portato in quest'Aula non debbano essere sottovalutati.
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire… Onorevole Giachetti, che tipo di intervento vorrebbe fare?
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Gielo dico. Volevo sapere Presidente - non so, perché su questo, francamente, non sono esperto -, se fosse possibile votare per parti separate, la prima parte, che riguarda l'articolo 41, e la seconda parte, che riguarda l'articolo 116.
PRESIDENTE. Sì, confermo.
È stata testé avanzata la richiesta di procedere alla votazione per parti separate della proposta di principi e criteri direttivi Giachetti n. 1, nel senso di votare distintamente i principi e i criteri direttivi riferiti all'articolo 41 del Regolamento da quelli riferiti all'articolo 116.
Tale richiesta può essere accolta, avendo ciascun principio e criterio direttivo una propria autonomia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui principi e criteri direttivi della proposta Giachetti n. 1, riferiti all'articolo 41 del Regolamento, con parere contrario del relatore.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui restanti principi e criteri direttivi della proposta Giachetti n. 1, riferiti all'articolo 116 del Regolamento, con parere contrario del relatore.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Prima di passare oltre, salutiamo le ragazze e i ragazzi del Liceo scientifico statale Enrico Fermi di Paternò, in provincia di Catania (Applausi). Grazie di essere qui (Applausi).
(Dichiarazioni di voto - Doc. II, n. 9)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul testo del Doc. II, n. 9, per la cui approvazione, rammento a tutti, è necessaria la maggioranza assoluta.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Mauro Del Barba.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Come per la discussione generale, desidero esordire, ringraziando i due relatori e tutti i componenti della Giunta per il Regolamento per il lavoro svolto in questi mesi, che abbiamo definito un lavoro in due fasi. Forse, più che un primo e un secondo tempo - lo dicevamo già ieri -, si è trattato di un riscaldamento e il voto di oggi, in qualche modo, sta lì a dimostrarlo; un riscaldamento che però non è stato inutile, come tutti i riscaldamenti, perché ha prodotto due risultati: un primo, piuttosto dovuto e scontato, è l'adeguamento numerico a seguito del taglio dei parlamentari e, quello odierno - che poi verrà ribadito nei prossimi passaggi -, che è un primo segnale di ammodernamento, di efficientamento dei nostri lavori.
Non si tratta, però, solo di una questione tecnica di efficienza, si tratta di un inizio, di un approccio, della volontà di risolvere o quantomeno di affrontare, per via regolamentare, un problema politico molto più grande - che il solo Regolamento non potrà mai risolvere -, che è il ruolo del Parlamento e, nel ruolo del Parlamento, il ruolo delle opposizioni.
È chiaro che non vi potrà mai essere una compiuta democrazia parlamentare laddove le opposizioni non avessero i loro spazi e, soprattutto, laddove il Parlamento fosse prevaricato - come, purtroppo, accade ed è sotto gli occhi di tutti - dal ruolo del Governo.
Ecco, chiaramente, il vulnus più importante risiede nelle modalità con cui il Governo, in maniera crescente, tutti i Governi in maniera crescente, sommergono il Parlamento con i decreti-legge, che, quindi, vanno sostanzialmente a saturare gli spazi del calendario.
Tuttavia, questo non è un tema che riguarda solo il Parlamento italiano, è un tema della modernità rispetto al quale una prima soluzione consiste sicuramente nell'efficientamento dei tempi, che non è solo una contrazione di diritti - come è stato fatto notare - ma è un patto tra gentiluomini, un patto politico che sostanzialmente pone la fiducia nella nostra capacità di andare al punto, nella nostra capacità di essere concreti, nella nostra capacità di stare ai tempi della modernità, anche come reazione ai pochi spazi che l'azione governativa ci lascia, ma anche come necessità di metterci in sintonia con la nuova vita democratica del nostro Paese. Ecco, sicuramente - come dicevamo - la parte più importante per affrontare questi obiettivi ambiziosi rimane davanti a noi.
Io credo - e con questo chiudo -, e mi rivolgo a tutta l'Aula ma, in particolar modo, ai componenti della Giunta per il Regolamento, che anche il dibattito così autorevole svolto in quest'Aula oggi - peraltro, il collega Giachetti, senza saperlo (o magari sapendolo), ha ripercorso il dibattito che io stesso posi nella fase iniziale del procedimento innanzi alla Giunta per il Regolamento - debba porre sul tavolo della Giunta per il Regolamento l'urgenza di questo intervento.
Sicuramente, ragionare con il velo di ignoranza, pensando che quanto andremo a fare riguarderà la prossima legislatura, potrebbe essere un metodo per facilitare entrambe a uscire dalle rispettive posizioni di maggioranza e opposizione; tuttavia, io credo che quanto è stato detto anche oggi ribadisca la necessità, per questo Parlamento, di fare subito e bene, cioè, di raggiungere questo obiettivo che il metodo ha demandato a una terza fase, in tempi più che rapidi e possibilmente con la volontà di renderlo operativo già in questa legislatura.
Comunque sarà, credo che il passaggio di oggi sia stato importante, perché dimostra la lealtà con cui le forze di maggioranza e di opposizione si accingono a quest'ultima terza fase e credo che sia di buon augurio affinché questi auspici possano essere realizzati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati ad esprimere il voto su alcune modifiche del Regolamento relative alla razionalizzazione di fasi e di tempi, e posso dire che siamo all'inizio di un percorso: quindi, sono le prime iniziative in questo ambito. Desidero ringraziare, anche per il clima che si è creato, i due relatori, l'onorevole Iezzi e l'onorevole Fornaro, perché i pilastri su cui abbiamo voluto lavorare sono la condivisione, la razionalizzazione e l'efficacia.
Credo, Presidente, che il Parlamento non debba essere una fabbrica di leggi e che non si misuri il lavoro del Parlamento rispetto alla quantità di norme che fa o alla velocità con cui le fa, ma che l'obiettivo debba essere quello della qualità della norma. E allora, partendo, rispetto ai tre pilastri - come annunciato - dal primo, quello della condivisione, ribadisco che noi crediamo che sia un valore importantissimo, perché le regole si scrivono assieme. E allora, l'approvazione a larghissima maggioranza nella Giunta per il Regolamento - e spero che la stessa cosa avvenga in Aula - è esattamente il sintomo di questa condivisione e, soprattutto, del lavoro che vogliamo portare avanti.
Si tratta, in questa prima fase, di un'iniziativa orientata a fluidificare i procedimenti parlamentari, senza quindi toccare dei nodi di divisione. Ma certamente, quello che iniziamo a fare oggi non può che essere un percorso assolutamente non esaustivo di quanto abbiamo bisogno nel Parlamento, soprattutto per garantire un aspetto che, nella parte della razionalizzazione, quale secondo pilastro, abbiamo voluto seguire con grande attenzione, cioè, quello di garantire il dibattito. La condivisione sulla modifica del Regolamento non è una condivisione sulla visione del fare politica o sulla visione della società: la condivisione è semplicemente sulle regole che permettono di governare il confronto politico nelle Commissioni e in Aula e che, quindi, garantiscono la democrazia e il confronto che deve permettere la realizzazione delle migliori norme possibili nell'interesse dei cittadini. Ed è esattamente qua il termine della “razionalizzazione”, perché crediamo che il dibattito e il confronto non possano che essere valori condivisi da parte di tutti i colleghi.
Quindi, con queste prime modifiche, si punta alla sostanza e alla concretezza, tagliando duplicazioni e inutili ripetizioni, senza ridurre lo spazio del confronto e, anzi, ampliandolo. Io credo, quindi, che il prodotto che deve dare il Parlamento non siano delle belle parole, ma siano delle buone leggi che servono agli italiani e che migliorano la qualità della vita e del lavoro, nonché la vita delle famiglie e delle imprese. E allora, con queste modifiche si va a restringere, per esempio, il tempo dedicato alla mera illustrazione di una proposta - si pensi ai cosiddetti ordini del giorno - e, viceversa, si dà maggiore spazio al dibattito politico sulla proposta politica.
Nei contenuti, ci sono alcuni passaggi che meritano di essere ricordati. Ad esempio, in discussione sulle linee generali, viene ridotto il limite generale di intervento da 30 minuti a 10 minuti: ci sembrava un percorso assolutamente, non solo condiviso, ma necessario. In caso di mancanza del numero legale, la sospensione passa da 60 minuti a 20 minuti: quante volte su questo abbiamo lamentato inutili lungaggini? Allo stesso modo, il preavviso per lo svolgimento delle votazioni passa da 20 minuti a 10 minuti.
Sulla discussione degli articoli di una proposta di legge, si rende generale lo schema seguito per i decreti-legge prevedendo, quindi, lo svolgimento di un'unica discussione complessiva per tutti gli articoli di un progetto di legge e per tutti gli emendamenti: può intervenire un solo deputato per gruppo per 10 minuti. Inoltre, sulla disciplina degli ordini del giorno si sono fatte tante iniziative (e ancora dovremmo farne): ad esempio, circa il termine di presentazione degli ordini del giorno dove il Presidente, insieme ai capigruppo, definisce quale deve essere il termine per la presentazione; così come circa il contenimento degli ordini del giorno: questi devono recare istruzioni o impegni al Governo in relazione a specifiche disposizioni della legge in esame.
O ancora, sempre su questo tema, vi è l'inserimento di una clausola che mira a conseguire l'obiettivo del contenimento della lungaggine degli ordini del giorno: sulla discussione degli stessi si elimina la fase dell'illustrazione, con la possibilità di dichiarare il voto con un unico intervento sul loro complesso. Poi, per quanto riguarda i pareri del Governo sugli ordini del giorno: può essere espresso parere favorevole eventualmente subordinando l'accettazione da parte del presentatore. E sempre rispetto al ruolo del Governo, si stabilisce che questi può accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione, ma in tal caso non si procede alla votazione. Sono tutti piccoli passaggi, piccoli meccanismi, che ci permettono però di accelerare l'attività che si svolge all'interno del Parlamento. Si elimina, infine, la possibilità che l'Assemblea sia chiamata a decidere sull'ammissibilità di un ordine del giorno che riproduca un emendamento respinto.
Poi, per quanto riguarda le mozioni, vi è un altro passaggio importante: si prevede espressamente il contenuto omogeneo e, nella parte motiva, una formulazione che miri al contenimento della lunghezza. Poi, per quanto riguarda sempre le mozioni, si stabilisce il principio per il quale si possono fare votazioni per parti separate solo se lo richiedano i presentatori, il Governo o un presidente di gruppo e, comunque, solo se lo consenta il primo firmatario. La stessa cosa, peraltro, avviene per le risoluzioni.
Ho voluto fare solo alcuni esempi, perché ciascuno di noi ha sempre avuto in mente le difficoltà rispetto a questi passaggi e la necessità di semplificarli, perché ci sia più spazio per il dibattito.
Aggiungo un altro elemento, che per Noi Moderati è molto importante: non c'è solo la qualità del tempo dedicato al confronto; per il parlamentare ci dev'essere anche la possibilità di non rimanere chiuso nelle sale delle Commissioni o in Aula per un tempo così lungo da impedirgli uno dei suoi esercizi parlamentari più importanti, ossia il contatto con la realtà, col territorio, con le amministrazioni locali, con chi tutela gli interessi legittimi degli imprenditori e dei lavoratori.
Quante volte si accusa il deputato di essere chiuso all'interno del Palazzo? Noi crediamo che la produttività di un parlamentare non sia legata a quanto tempo resta chiuso in Commissione o in Aula a schiacciare un pulsante per approvare una norma. Non siamo quelli che dicono che i deputati devono stare 7 giorni su 7 in Parlamento. Dev'essere svolta una necessaria attività legislativa nel luogo della democrazia e della rappresentanza degli italiani, che è esattamente il Parlamento, ma poi, per avere contezza della realtà e consapevolezza di quello che è necessario fare negli ambienti della democrazia, bisogna frequentare il territorio.
Quindi, il tempo che si rimane in Parlamento è dedicato al confronto e alla discussione, ma, superato quello, occorre dedicare il tempo a quel rapporto di rappresentatività che bisogna avere col popolo e con l'Italia, che è al di fuori di questo Palazzo. Questa è un'altra ragione per cui razionalizzare il tempo all'interno delle Aule parlamentari e delle Commissioni è fondamentale ed è la ragione per cui altre modifiche regolamentari sono necessarie, come, ad esempio, la proposta del collega Giachetti, che condividiamo e su cui abbiamo votato contro solo ed esclusivamente per il metodo che ci siamo dati sul perimetro di intervento nelle modifiche regolamentari, perché certamente le 24 ore che alla Camera sono previste quando viene posta la fiducia - lo dice la storia del Senato, il Regolamento del Senato - sono eccessive, sono inutili. Forse, nella fase successiva alle prossime modifiche regolamentari, interverremo su questo, come ad esempio - come succede al Senato - sull'assenza degli ordini del giorno in caso di posizione di fiducia.
Dunque, ci sono ancora tante cose, anche più sostanziali, su cui bisogna intervenire, ma è un bene che si sia iniziato questo lavoro di modifica con la condivisione e con la compattezza, cercando di seguire questa strada che, mi auguro, rimanga l'elemento fondamentale su cui continuare a fare le modifiche al Regolamento, di cui abbiamo bisogno per fare leggi di migliore qualità e in tempi adeguati per avere la giusta risposta che i cittadini si aspettano e per rendere la politica e le istituzioni credibili. Infatti, credo che questa sia la responsabilità affidata a ciascuno di noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Necessariamente, ripeterò alcune delle questioni che ho sottolineato durante l'intervento di ieri in discussione generale, perché credo che il lavoro che, in questo anno e oltre, è stato fatto dalla Giunta per il Regolamento sia da valorizzare per il metodo che è stato utilizzato e per le relazioni che si sono instaurate tra i gruppi di maggioranza e di opposizione. Credo che la lealtà e la collaborazione di questo lavoro siano certificate da quanto è accaduto oggi, come sottolineava il collega Giachetti.
Ognuno di noi qui dentro è libero e autonomo rispetto alle posizioni dei gruppi, ma gli accordi che sono stati presi, per il momento, erano quelli di approvare un pacchetto di emendamenti che andasse a fare una sorta di manutenzione sulla prassi di gestione dell'Aula, rimandando, poi, a una seconda fase un percorso riformatore. Questa scelta è nata proprio all'inizio dei lavori della Giunta, quando è stato costituito un gruppo di lavoro in cui erano emerse le differenze e le prospettive di modifica del Regolamento da parte dei gruppi e il tema delle 24 ore rispetto alla fiducia era sicuramente uno degli elementi più critici da dover affrontare.
Questo è stato il motivo per cui si è deciso di chiudere gli interventi di modifica alle proposte che oggi siamo chiamati ad approvare, rimandando queste scelte più determinanti a un secondo passaggio. Mi preme sottolineare qui, come già ho fatto ieri, la necessità di restituire centralità al Parlamento. Sappiamo bene che l'utilizzo dei decreti-legge sta diventando un vero e proprio abuso, perché normalmente gli atti che ci troviamo ad approvare non hanno carattere di necessità e urgenza e non sono omogenei. Questo mortifica assolutamente le prerogative dell'Aula e soprattutto comporta che siano poste questioni di fiducia, in cui viviamo la sospensione delle 24 ore con un eccesso che non dovrebbe far parte dei lavori parlamentari.
Detto questo, è evidente che, in questo scenario, tutti i gruppi hanno fatto alcune rinunce, soprattutto i gruppi piccoli, come quello a cui appartengo, che avevano presentato, in questa sede, proposte di modifica che consentivano ai parlamentari, ad esempio, di partecipare a più di una Commissione, visto che non riusciamo a coprirle tutte, o a regolamentare meglio anche i tempi di svolgimento dei lavori delle Commissioni, visto che tutti noi facciamo anche parte di Commissioni speciali e bicamerali e, non avendo il dono dell'ubiquità, spesso abbiamo difficoltà a partecipare e a seguire i lavori. Tuttavia, ci siamo lasciati con un accordo, in base al quale questi temi saranno successivamente affrontati e, quindi, chiaramente gli emendamenti sono stati ritirati.
Non ci siamo sottratti a un lavoro di sollecitazione dei relatori, perché ciò che andiamo a votare oggi è stato modificato durante i lavori attraverso un pregevole lavoro di mediazione e di accordo che è stato fatto con i relatori, che hanno cercato di accogliere, quando era possibile, i nostri suggerimenti e, comunque, di modificare le proposte iniziali in funzione delle esigenze che abbiamo rappresentato. Questo è avvenuto sia per quanto riguarda le tempistiche a disposizione dei parlamentari, dei deputati e delle deputate, durante la discussione dei progetti di legge e dei decreti-legge, facendo salvi i progetti di legge costituzionale e in materia elettorale, per i quali è stato consentito di mantenere un più ampio termine fissato in 10 minuti, sia rispetto alla strutturazione dei documenti di competenza dei deputati e delle deputate. Penso, ad esempio, agli ordini del giorno, per cui inizialmente era stato proposto un limite di parole, così come avviene per gli atti di sindacato ispettivo, ma poi ne è stata rinviata la definizione alla Giunta per il Regolamento, fissando, invece, concetti più ampi di concisione e sinteticità che, a nostro avviso, meglio rispettano le prerogative delle opposizioni, visto che, essendo soprattutto i decreti-legge all'ordine del giorno di quest'Aula, ormai gli ordini del giorno sono diventati la modalità con cui noi possiamo attivare un dibattito politico. Sicuramente, è una questione mortificante, ma tant'è.
Per quanto riguarda la fase di approvazione degli ordini del giorno, così come avviene, ad esempio, nei consigli comunali, questi non vengono più illustrati, ma è aumentato il tempo nel quale è possibile esprimere le proprie dichiarazioni di voto, con un tempo fissato in 8 minuti e non più in 5, e si potrà intervenire non più su due ordini del giorno, così come accadeva finora, ma su tre, come accadrà dal 1° gennaio 2025, visto che questa sarà la data di entrata in vigore delle modifiche che andremo ad approvare oggi.
Allo stesso modo, per le mozioni il contenimento della lunghezza - con concisione, essenzialità e chiarezza - è stato limitato alla parte delle premesse e non al dispositivo, lasciando, quindi, ai presentatori la facoltà di articolare i documenti in maniera compiuta. Ugualmente per le risoluzioni: sono state introdotte alcune modificazioni rispetto alla disposizione delle proposte. Inoltre, sono stati fatti alcuni accorgimenti rispetto, ad esempio, alle petizioni, che si potranno presentare anche in formato digitale.
Ritengo che questo lavoro sia stato portato avanti in maniera molto puntuale e ordinata, e sono contenta anche rispetto a quanto è accaduto oggi, con la presentazione di questi emendamenti “fuori sacco”, tra virgolette, rispetto al metodo che ci eravamo dati, cioè che la Camera sia stata coerente rispetto alle intese prese dai gruppi durante il lavoro di oltre un anno nella Giunta per il Regolamento. Confido che i lavori possano proseguire con la serenità e la condivisione che c'è stata in questi mesi e, quindi, ribadisco il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, cercherò di essere piuttosto rapido. Siamo tutti soddisfatti, credo, per aver messo mano a quello che è un problema dell'iter dei lavori della Camera, con la necessità di snellire le procedure e di non abituarci a veri e propri bizantinismi o, quantomeno, a procedure farraginose che ci fanno perdere del tempo: siamo tutti d'accordo, e bisognava pur metterci mano.
Per la verità questa è una cosa che impatta molto su chi entra in Parlamento: la prima immagine che si ha, dopo aver approvato l'emozione di una soddisfazione così grande, è quella della tempistica che non rispetta la necessaria velocità per l'esame dei provvedimenti e quant'altro. Sono entrato in Giunta per il Regolamento non dall'inizio della legislatura, ma in corsa, e ho trovato, devo dire, subito un clima molto sereno e molto costruttivo, e di questo voglio ringraziare i colleghi Fornaro e Iezzi. Però, è chiaro che ci si è dati un metodo, cioè quello di procedere all'unanimità in questa prima fase per poi affrontare quelle che possono essere delle criticità più ampie.
Su questo, anche con riferimento ai colleghi D'Orso e Giachetti, ribadiamo, ancora una volta, che il nostro “no”, il nostro voto contrario, così come quello, credo, di tutta l'Aula, non entrava nel merito, ma semplicemente voleva rispettare quella che era una metodologia che ci si era dati. Infatti, non c'erano solo quegli emendamenti, secondo noi importanti, da affrontare e da valutare, ma tanti altri rispetto ai quali la richiesta era stata quella di un invito al ritiro raccolto, che noi abbiamo ribattezzato invito al rinvio, più che invito al ritiro. Quindi, era veramente una distonia quella di andare ad affrontare nel merito degli emendamenti che entravano su vicende anche un po' non dico divisive, ma che postulano una certa riflessione.
Però, una cosa la voglio dire: secondo me un piccolo errore lo abbiamo già fatto, ossia, quando si mette mano a un Regolamento, a mio avviso, bisogna farlo sempre con riferimento alla legislatura successiva, non a quella in corso, anche se questi sono dei provvedimenti e degli accorgimenti su cui vi è l'unanimità e riguardo ai quali tutti auspichiamo fortemente l'entrata in vigore. La discussione, però, viene sempre condizionata dal fatto che chi lavora tecnicamente su un Regolamento oggi è o maggioranza o opposizione, o maggioranza o minoranza. E non c'è niente da fare: nelle valutazioni, nelle riflessioni, negli scambi di opinioni che abbiamo avuto nei corridoi, piuttosto che in Giunta, c'è sempre un condizionamento. Chi è in maggioranza cerca di salvaguardare, legittimamente, le prerogative della maggioranza e cerca di avere i tempi e i numeri che convengono alla maggioranza. Le opposizioni sono condizionate - io per primo - dalla necessità di creare e di ritrovare degli spazi quanto più ampi possibile per le opposizioni. Non che entrambe fossero delle esigenze rispettabili, ma se si fa un lavoro proiettato alla prossima legislatura, noi siamo più sereni nel valutare, tecnicamente, delle norme che non ci vedono oggi impegnati in un ruolo.
Se oggi ragioniamo per quella che sarà la prossima legislatura - ci sarò, non ci sarò, ci saremo, non ci saremo, ci saranno altri futuri colleghi per i quali dobbiamo andare a decidere per le legislature successive, valutando delle norme tecniche, una disciplina, una regolamentazione - non lo facciamo con il vestito dell'opposizione o della maggioranza e diventa, secondo me, un lavoro tecnicamente più sereno.
Quindi, i lavori e le riforme ai Regolamenti, a mio avviso, andrebbero sempre postdatati e rinviati a un'entrata in vigore successiva, proprio perché ognuno valuta la norma nel maggiore equilibrio possibile senza avere il condizionamento di essere, oggi, maggioranza od opposizione.
Non entro nel merito di nulla, perché stiamo approvando - ripeto - un pacchetto sostanzialmente all'unanimità, rinviando un lavoro che, secondo me, sarà ancora più significativo e importante, perché ci vedrà valutare degli aspetti un po' più pregnanti e che incidono in maniera, forse, ancora maggiore sull'iter dei lavori della Camera. Voglio solo fare riferimento al discorso degli ordini del giorno che, secondo noi, sono la vera piaga del lavoro di questa Camera dei deputati, nel senso che ci rendiamo conto di affrontare una mole di lavoro enorme e a volte non utile, diciamo la verità.
Noi vorremmo e lo riproporremo - rientra tra quegli emendamenti presentati e poi ritirati con la promessa del rinvio e di affrontarli successivamente - che, a fronte di un ordine del giorno approvato dalla maggioranza con il parere del Governo favorevole, ci sia poi la possibilità di chiedere al Governo, dopo un termine congruo, che può essere di 90 giorni, che cosa ha fatto, alla luce dell'accoglimento di quell'ordine del giorno. Ciò per evitare che gli ordini del giorno vadano a finire in polverosi cassetti senza delle risposte e senza la necessità che il Governo dia riscontro al suo stesso impegno, sul quale ha riferito in Aula.
Anche su questo, però, se noi oggi andassimo a chiedere una riforma - ed è prova provata di quello che dicevo prima, ossia che bisogna farlo per la prossima legislatura - per la quale il Governo è obbligato in un certo numero di giorni a dare riscontro a un giudizio favorevole su un ordine del giorno, probabilmente avremmo la maggioranza che, per difendere e per dare più agio al Governo, respingerebbe la proposta di un'opposizione che, invece, ha tutto l'interesse e l'intenzione di stringere il Governo su delle risposte agli ordini del giorno approvati.
Se, invece, facciamo questo ragionamento con riferimento alla prossima legislatura, compiamo un lavoro molto più interessante e utile, anche per le future legislature (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
NAZARIO PAGANO (FI-PPE). Presidente, colleghi. Mi pregio di prendere la parola in dichiarazione di voto per il gruppo di Forza Italia. Nella scorsa legislatura il Parlamento ha portato a compimento significative modifiche della nostra Carta costituzionale e, fra queste, quella che io valuto come una sciagurata riduzione del numero dei parlamentari, sulla quale il mio pensiero è noto, essendo stato anche presidente del comitato per il “no”; quello che poi è accaduto è noto a tutti.
La riduzione del numero dei parlamentari è stata, però, l'occasione per modifiche sostanziali dell'assetto dei due rami del Parlamento, anche di sistema, come dimostrano le modifiche regolamentari approvate dal Senato: hanno ridotto le Commissioni da 14 a 10, ma ciononostante le difficoltà del lavoro sono note a tutti, come la difficoltà di avere i numeri nelle Commissioni, oltre che in Aula.
Oggi, in Aula, discutiamo delle modifiche ascrivibili al cosiddetto secondo binario delle riforme del Regolamento della Camera dei deputati, che, come è emerso nella seduta della Giunta del 18 gennaio 2023, giungono a compimento di un percorso che abbraccia misure diverse rispetto a quelle più strettamente connesse alla riduzione dei parlamentari e che potremmo definire, volendo trovare un comune denominatore dell'impianto riformatore, di razionalizzazione dei tempi. Tra le più significative, ad esempio, ricordo: la riduzione dei tempi di attesa per il voto elettronico, che passano da 20 a 10 minuti; l'abrogazione della discussione generale sugli ordini del giorno, che, per ciò che attiene alla procedura della fiducia, rappresenta ancora oggi, purtroppo, la vera difficoltà procedurale di questo ramo del Parlamento rispetto all'altro, il Senato (che invece, come è noto a tutti noi, ha un Regolamento molto più snello e molto più veloce), con le 24 ore che devono intercorrere tra posizione della fiducia e il voto finale, che appaiono onestamente anacronistiche, come è già stato affermato oggi in Aula dal collega Giachetti e come è noto ormai a tutti i deputati.
Non erano però maturi i tempi per l'approvazione, oggi, di quella riforma; vedremo nel prossimo futuro.
Vengono quindi positivizzate alcune prassi e abrogate norme cadute in disuso; per le prassi ricordo, per quello che attiene, per esempio, la Commissione che presiedo, il consolidamento del parere obbligatorio della I Commissione sul riparto di competenze ex articolo 117 della Costituzione. Si tratta, pertanto, di un corpo di modifiche - sulle quali non mi dilungo, essendo state già illustrate da altri prima di me - che ancorché opportune non appaiono, però, ancora sufficienti ad incrementare la funzionalità del nostro ramo del Parlamento, della Camera, come tra l'altro è stato auspicato da tanti altri prima di me e dallo stesso Presidente della Camera Fontana.
I tempi, a mio giudizio e a giudizio del gruppo di Forza Italia, appaiono maturi per intraprendere modifiche innovative che traggano spunto non solo dall'esperienza dell'altro ramo del Parlamento, ma anche e soprattutto da esigenze pratiche, nonché seguendo le indicazioni della Corte costituzionale, ovvero guardando le migliori esperienze anche di altre democrazie europee che hanno, ovviamente, procedure molto più snelle e più attuali rispetto alla nostra; quella oggettivamente in vigenza qui alla Camera dei deputati è decisamente antiquata, superata dai tempi, superata da una serie di prassi che, ormai, fanno parte anche dell'altro ramo del Parlamento, cosa che ci mette, onestamente, in una condizione di subordinazione rispetto all'altro ramo del Parlamento e, purtroppo, anche in una sorta di sudditanza della Camera rispetto al Senato.
In particolar modo, come dicevo in premessa, è necessario - assolutamente necessario - nell'immediatezza, ossia subito dopo l'approvazione di questa proposta di modificazione al Regolamento, lavorare per superare la differenza di disciplina nell'approvazione delle leggi di conversione tramite la posizione di fiducia, in primo luogo, prevedendo la soppressione delle 24 ore di distanza che devono necessariamente intercorrere tra la posizione di fiducia e il voto (l'inizio delle votazioni), cosa che è stata ampiamente detta anche oggi; in secondo luogo, con l'introduzione della previsione secondo la quale l'approvazione della questione di fiducia concluda il procedimento di conversione senza necessità di passare alle fasi di esame degli ordini del giorno, delle dichiarazioni di voto e del voto finali, cosa che in Senato non accade; tutto ciò si svolge qui sottraendo spazi temporali importanti che potrebbero utilmente essere utilizzati - scusate il gioco di parole - per il lavoro delle Commissioni che, invece, viene compresso a causa di questo inutile lavoro dell'Aula.
Infine, mi riferisco anche all'introduzione del contingentamento dei tempi della discussione sulla questione di fiducia, in quanto l'articolo 77 della Costituzione perimetra in 60 giorni la vigenza dei decreti in pendenza di conversione, ed essendo tale termine improrogabile, come evidenziato da diverse sentenze della Consulta, ciò implica che anche la Camera si doti di tempi di conversione prevedibili. E questo lo dico perché, oggettivamente, per via di queste norme non introdotte all'interno del nostro Regolamento, siamo in una condizione differente rispetto all'altro ramo del Parlamento; siamo in una condizione diversa per cui, mentre in Senato è possibile prevedere i tempi, qui no, ed è una cosa che non possiamo più accettare per il prosieguo.
In merito all'interpretazione congiunta poi del Regolamento, indichiamo la nuova disposizione introdotta al Senato, con la quale si prevede che il Presidente del Senato, d'intesa con il Presidente della Camera dei deputati, possa disporre la convocazione della Giunta per il Regolamento in seduta congiunta con l'omologo organismo della Camera dei deputati, al fine di elaborare disposizioni comuni e prassi interpretative condivise e coordinate, volte a garantire il buon andamento dei lavori parlamentari. È assolutamente necessario che ciò avvenga e che i due rami del Parlamento si parlino fra di loro attraverso un organismo chiaro che disciplini una migliore organizzazione dei lavori.
Sarebbe opportuno prevedere la medesima disposizione anche presso questo ramo del Parlamento, evitando che l'iniziativa risieda unicamente presso il Senato, cioè una sorta - come dire - di complesso di inferiorità che sembra che la Camera dei deputati abbia nei confronti del Senato, che, a mio giudizio, è incomprensibile.
Sarà che ho avuto un'esperienza, nella passata legislatura, in Senato e pertanto non comprendo ancora oggi, dopo due anni in questo ramo del Parlamento, per quale ragione ci sia questa forma di “autogollismo”, come dire, questa sorta di godimento ad essere inferiori rispetto ai senatori; è una cosa per me assolutamente incomprensibile.
Queste rappresentano solo prime ipotesi, ma ve ne potrebbero essere altre che sicuramente avrebbero un impatto positivo sui tempi.
Alla luce di tutto quanto esposto, auspico, nel dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia a queste poche, condivise modifiche al Regolamento della Camera, che tutti quanti noi insieme comprendiamo che, a prescindere da chi oggi governa, a prescindere dall'essere oggi maggioranza piuttosto che opposizione, dobbiamo quantomeno parificarci ai nostri cugini del Senato, perché questo penalizza i nostri lavori e penalizza il ruolo della Camera anche rispetto alle scelte che il Governo esercita. Perché? Perché qui i tempi sono più lunghi, sono più artificiosi; si discute di ordini del giorno che, oggettivamente, non lasciano traccia, ne parlava poco fa anche il collega di Azione.
La verità è che bisogna fare un passo in avanti e rendere questo ramo del Parlamento più moderno, più efficiente e più efficace nella sua azione. Grazie e buon proseguimento di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Nel novembre 2022 quest'Aula ha licenziato un primo intervento di modifiche regolamentari potremmo dire chirurgiche, di mero adeguamento numerico rispetto alla riforma costituzionale del taglio del numero dei parlamentari. All'indomani, rispetto a quel primo intervento, si è aperto un percorso riformatore che vuole essere più ambizioso e innovativo e che prevede più tappe.
Oggi quest'Aula esamina il primo pacchetto di questo percorso riformatore che mira a snellire il procedimento legislativo per imprimere una maggiore efficienza a questo ramo del Parlamento. Tuttavia, ci siamo sempre detti - almeno noi del MoVimento 5 Stelle lo abbiamo sempre detto - fin dall'inizio che, accanto a questa finalità assolutamente condivisibile e condivisa, c'è anche un'altra esigenza che tutti dobbiamo avere come faro: restituire centralità a questo ramo del Parlamento e alle prerogative dei deputati. Ogni innovazione deve tenere conto di questo delicatissimo - e mi rendo conto - difficile bilanciamento tra queste due esigenze.
Il metodo proposto dai relatori di formare un gruppo di lavoro più ristretto, predisporre sin da subito un'ipotesi di lavoro circoscritta alla modifica di pochi articoli su cui creare la massima convergenza, spazzando via dal tavolo tutto ciò che potesse essere ritenuto divisivo, controverso o di difficile soluzione dal punto di vista della contrapposizione delle sensibilità dei vari gruppi parlamentari, ha aiutato di certo a superare, in questa fase, un altrimenti prevedibile impasse, e ha consentito di portare a casa un primo risultato.
Ma dobbiamo ammettere però una cosa: ossia che si tratta di un metodo che non consente di avere, in questo momento, una visione d'insieme su come sarà complessivamente ridisegnata la nuova architettura del Regolamento della Camera all'esito di tutto il percorso riformatore, un esito che è ancora imprevedibile e, potremmo dire, tutto da scrivere.
Ma entriamo sinteticamente nel merito di questo primo pacchetto di interventi di modifica, che possono essere sostanzialmente raggruppati in tre tipologie. Un primo gruppo di interventi mira al recepimento di prassi già consolidate. Faccio un esempio per tutti: la modifica all'articolo 16-bis, che adesso prevederà che il turno di presidenza del Comitato per la legislazione sia di 10 mesi e non di 6 mesi.
Noi sappiamo che questa è già una prassi in vigore da tempo, perché si è manifestata l'esigenza di dare maggiore continuità e stabilità al ruolo della Presidenza.
Un secondo tipo di interventi ubbidisce, senza ombra di dubbio, all'intento di razionalizzazione dei tempi, perché va in effetti ad eliminare quelli che potremmo definire dei tempi morti. In particolare, sicuramente quello che vede la riduzione da 20 a 10 minuti del tempo che deve intercorrere prima di aprire le fasi delle votazioni - questo era sicuramente un tempo morto -, così come anche un tempo morto è sicuramente quell'ora che oggi deve passare nel momento in cui si certifica la mancanza del numero legale.
Nelle modifiche proposte oggi prevediamo che il Presidente debba rinviare la seduta di almeno 20 minuti, ma, come vedete, quindi, sarà comunque un inciampo che non creerà più una disfunzione, un ritardo rispetto all'ulteriore prosecuzione dei lavori parlamentari.
Poi vi sono alcune novità positive che sono entrate in questa fase perché assolutamente condivisibili e condivise da tutti, come la possibilità di presentare petizioni in formato elettronico e la previsione di richiedere, ai fini della validità delle deliberazioni, la presenza della maggioranza dei componenti anche quando le Commissioni si esprimono in sede consultiva, ovvero quando pongono in votazione risoluzioni o in ogni altra sede in cui esprimono la volontà definitiva della Camera. Questa sarà una novità che incentiverà sicuramente la presenza nelle Commissioni, che è sicuramente un momento importante; il grosso del lavoro - lo sappiamo - si svolge nelle Commissioni di merito.
Poi abbiamo un terzo gruppo di interventi che, invece, riguarda sempre la riduzione dei tempi e viene presentato sempre in ottica di razionalizzazione delle tempistiche, che, però - dobbiamo dirlo -, incide sul tempo concesso ai parlamentari per il dibattito.
Mi riferisco, in primo luogo, alla riduzione del tempo concesso per la discussione generale al singolo deputato, che non avrà più a disposizione un massimo di 30 minuti, ma avrà, d'ora in poi, un massimo di 10 minuti, con l'unica eccezione di concedere 20 minuti al singolo deputato che sia l'unico iscritto del gruppo parlamentare. Abbiamo l'eliminazione della fase di intervento sul complesso degli emendamenti relativi ad ogni singolo articolo di un disegno di legge. È vero che questo è uno strumento che non viene frequentemente utilizzato, quantomeno in Aula, ma spesso viene utilizzato nelle Commissioni. Comunque, è una possibilità, uno strumento utile per intervenire, soprattutto innanzi a provvedimenti omnibus e in questa legislatura ne stiamo avendo tanti. Questo era uno strumento sino ad oggi nella disponibilità dei deputati, che verrà meno.
In ultimo, viene eliminata la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno. Sono consapevole del fatto che non frequentemente si adotta questo strumento, questa fase. Però è una possibilità anche questa, che oggi viene comunque data, concessa al singolo deputato. Non è sempre e solo uno strumento da utilizzare in termini ostruzionistici, ma serve ad evidenziare al Governo, prima che esprima il parere, la rilevanza del tema trattato, spiegare la ratio dell'impegno richiesto, sollecitando il Governo a una riflessione più approfondita.
Questi ultimi tre interventi che ho illustrato non possono essere derubricati a modifiche formali, di mera manutenzione o aggiornamento del Regolamento, perché sono interventi di sostanza, perché ogni singolo spazio, ogni singolo strumento con il quale il deputato può esercitare il suo mandato è sostanza. Conosco e riconosco che lo spirito dei relatori è autenticamente quello di eliminare strumenti il cui utilizzo è sempre più raro e di garantire una maggiore efficienza alle procedure parlamentari. Tuttavia, in questa valutazione, noi del MoVimento 5 Stelle riteniamo che non si possa prescindere dal contesto in cui queste modifiche maturano. Mi spiego. Noi siamo in una legislatura in cui sono stati emanati 74 decreti-legge in 22 mesi, ovverosia circa 4 decreti al mese, uno a settimana. Su questi 74 decreti-legge, 67 volte è stata posta la fiducia. Questo noi sappiamo che, conseguentemente, comporta una compressione del dibattito parlamentare. Veniamo da un mese di luglio in cui abbiamo affrontato 10 decreti-legge e 6 disegni di legge di matrice governativa, quindi 16 provvedimenti di iniziativa governativa, in cui la tempistica, gli argomenti e tutto quanto sono stati dettati da esigenze e priorità del Governo.
Allora, davanti a questo contesto e a modifiche che comunque, sia pure parzialmente, incidono sugli spazi di dibattito parlamentare, sin da subito, sin da quando eravamo ancora seduti nel gruppo di lavoro ristretto, informale, abbiamo proposto un emendamento che mira a rivedere le quote di iniziativa parlamentare, modificando da un quinto a un terzo la quota di riserva per l'iniziativa parlamentare nella programmazione dei lavori di quest'Aula, come contrappeso rispetto a questi interventi.
Nel contesto dato, riteniamo infatti che sarebbe stato importante e significativo introdurre, contestualmente all'entrata in vigore di questo primo pacchetto di modifiche, un contrappeso rispetto alla bulimia legislativa del Governo. Quindi, è vero, potremmo dire che formalmente era un emendamento fuori perimetro, perché modificava un articolo che effettivamente non viene toccato dal testo base dei relatori, però sostanzialmente, così come ve l'ho sempre presentato, ubbidiva e ubbidisce al proposito iniziale per cui ogni intervento di modifica deve tenere insieme quel bilanciamento delicato e faticoso tra efficienza e razionalizzazione e la irrinunciabile centralità del Parlamento. Ve lo dico sinceramente: il mio gruppo parlamentare, anche solo per questa ragione, per il mancato accoglimento del nostro emendamento, avrebbe votato contro alla proposta di modifiche. Tuttavia, prendiamo atto che la bocciatura dell'emendamento non è stata per il merito e per l'obiettivo dell'emendamento stesso. Prendiamo atto che c'è un impegno per la trattazione di questo tema, rinviato alla fase successiva. Prendiamo atto anche che coerentemente è stato bocciato anche l'altro emendamento. E allora oggi vogliamo dare fiducia e un'apertura di credito rispetto alla fase successiva, rispetto al percorso, ed esprimeremo un voto di astensione, ma soprattutto vogliamo che quella luce bianca che vedrete su un tabellone, che altrimenti sarebbe stato tutto verde, deve essere un segnale, deve essere un monito. Vuole ricordare a quest'Aula un impegno che oggi sta prendendo, quello di tenere in seria considerazione questa nostra proposta e altre che saranno tutte mirate a restituire dignità alla funzione legislativa, che quest'Assemblea, e solo questa Assemblea, dovrebbe esercitare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Allora, questa è la seconda fase del percorso che ci siamo dati per riformare il Regolamento della Camera. La prima fase ha riguardato un semplice adeguamento numerico rispetto alla nuova situazione, che si era creata all'inizio di questa legislatura dopo il taglio dei parlamentari. La seconda fase è questa che stiamo vivendo, che è caratterizzata dal principio della condivisione, cioè abbiamo portato avanti tutte quelle norme che erano largamente condivise dall'arco parlamentare. La terza fase è quella su cui dovremo iniziare a lavorare da domani per dare risposte più innovative alle tante esigenze che sono nate all'interno di questa discussione.
Sul tema della condivisione non mi soffermerò molto perché, nonostante sia forse il tema principale, sono intervenuto prima, in sede di espressione dei pareri. Però, voglio ricordare velocemente il percorso che abbiamo fatto e che è iniziato con la nomina da parte del Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, di due relatori, uno della maggioranza e uno della minoranza, proprio perché si cercasse di trovare dei compromessi e delle mediazioni, mi auguro alte e nobili. Un tavolo di lavoro composto dai rappresentanti di tutti i gruppi, più snello rispetto alla Giunta, proprio per poter permettere ai due relatori di arrivare in Giunta con un testo base che fosse largamente condiviso. In quella sede, molti dei pareri, permettetemi di chiamarli degli emendamenti, proposti da tutti i gruppi parlamentari, sono stati inseriti, laddove possibile, all'interno del testo.
Poi, c'è stato il momento - anche qua passatemi il termine - emendativo, all'interno della Giunta, dove abbiamo detto “no” agli emendamenti che erano extra-perimetro, un “no” tecnico quindi, non nel merito, e un “sì”, un via libera, invece, a tutte quelle proposte che erano largamente condivise, sulle quali cioè si è aggregato un consenso ampio.
Nel merito, il tentativo che noi abbiamo cercato di fare con questa riforma ha messo al primo posto una riduzione dei tempi delle varie fasi del dibattito, stando però sempre attenti a non ridurre l'azione e le prerogative dei parlamentari, che fossero di opposizione o di maggioranza. Parallelamente, abbiamo cercato di dare maggiore efficienza ai lavori dell'Aula e maggior compattezza alle varie fasi dell'iter legislativo. Questo è il lavoro che noi abbiamo cercato di fare dopo anni di esperienza all'interno di quest'Aula, che ci hanno visto spesso essere concordi sulle problematicità esistenti.
Ora dobbiamo fare, però, un passo ulteriore, nel caso in cui queste nostre proposte venissero approvate, perché, secondo me, i tempi sono maturi per fare uno sforzo importante, per avanzare delle proposte, magari più radicali, più complessive e, come è stato detto prima, anche più innovative. Io credo che il tema principale che è stato sollevato, da una proposta di un nostro collega, il collega Giachetti, è quello della fiducia. Giustamente, in sede di discussione generale, il collega Giachetti precisava che l'istituto delle 24 ore per la votazione della questione di fiducia, è ormai qualcosa di arcaico, si riferisce ai tempi in cui si veniva in quest'Aula con il cavallo, con il carretto, con la macchinina.
Oggi i mezzi di trasporto sono diversi e non c'è più la necessità di avere un arco temporale di questa durata, che ovviamente comprime poi tutte le altre fasi della discussione. Se siamo di fronte magari a un decreto-legge che va approvato in una data certa è evidente che sprecare, tra virgolette, un'intera giornata, che potrebbe essere di lavoro, per una pausa, in attesa del voto di fiducia, chiaramente non è funzionale ai lavori che dobbiamo fare e sulle tempistiche che siamo portati a rispettare.
C'è poi il tema degli ordini del giorno, sul quale noi siamo già intervenuti in questa fase. È una delle tante anomalie che ci sono in quest'Aula, perché oggettivamente lo sappiamo tutti qual è la reale portata degli ordini del giorno, qual è, in termini di concretezza, la reale importanza degli ordini del giorno.
Spesso si scatena un dibattito, a volte anche furioso, su una fase dell'iter legislativo che oggettivamente ha una ricaduta sulla gente poco importante, se non, in alcuni termini, anche nulla. Quindi, è necessario, secondo me riprendere in mano il tema degli ordini del giorno per avere una rimodulazione che tenga conto del valore originario degli ordini del giorno. Poi, c'è il tema delle dichiarazioni di voto nei decreti-legge; anche questo è un tema importante perché non è nostra intenzione, ovviamente, comprimere gli spazi di nessuno. Però, è anche vero che, in alcune fasi della vita di questo Parlamento, ci siamo resi conto che le dichiarazioni di voto, soprattutto per quanto riguarda i decreti-legge, diventavano un metodo surrettizio per fare ostruzionismo e questo non può essere legittimo, nel momento in cui abbiamo un provvedimento che ha una scadenza certa. Quindi, dobbiamo riuscire, nella terza fase del nostro lavoro, a trovare un equilibrio tra l'esigenza delle opposizioni di manifestare tutte le proprie obiezioni politiche e l'esigenza della maggioranza e del Governo di avere tempi certi per l'approvazione, in questo caso, del decreto-legge, ma il principio vale un po' per tutto.
Inoltre, sempre prendendo spunto dall'emendamento presentato dal collega Giachetti, ricordo anche una razionalizzazione delle richieste delle informative e delle comunicazioni del Governo, che ovviamente sono una parte importante - direi fondamentale - del lavoro che fanno i parlamentari, perché chiedere la presenza dei Ministri di fronte a problemi nuovi che emergono durante la nostra attività è di fondamentale importanza, per noi che acquistiamo informazioni dal Governo, per il Governo che può sentire un dibattito parlamentare e, quindi, avere degli spunti di intervento e per il Paese che viene messo a conoscenza delle questioni. Pensiamo, per esempio, all'informativa prevista domani del Ministro Crosetto, su quanto sta succedendo in Libano.
Quindi, sono sicuramente dei momenti importanti che però, anche qui, proprio perché sono importanti, proprio per dare dignità a questi momenti, la loro richiesta non può diventare il momento per perdere tempo, per creare ostruzionismo o per creare inutili polemiche, ancora prima che l'informativa sia fatta. Io credo che sia importante, come diceva prima anche il collega Pagano, di Forza Italia, rendere omogeneo il Regolamento della Camera con il Regolamento del Senato.
Ai tempi, il senatore Calderoli si era speso molto per quanto riguarda il Regolamento e aveva fatto un ottimo lavoro. Il lavoro del Senato, secondo me, riesce a orientare e a trovare un equilibrio importante tra i diritti del Governo di vedersi approvare o, quantomeno, di vedersi mettere al voto i propri provvedimenti in tempi certi, i diritti della maggioranza di portare avanti le proprie modifiche e i diritti delle opposizioni, anche qui, di avere delle risposte sui temi che decidono di mettere all'ordine del giorno. Ecco, questo è il lavoro che noi dovremmo fare da qui nel prosieguo.
Tra l'altro, abbiamo discusso anche di come procedere nei prossimi mesi. Per questo, abbiamo insistito affinché - nonostante l'approvazione di questo Regolamento entrerà in vigore il 1° gennaio - il lavoro sulla terza fase iniziasse da subito, proprio perché riteniamo che la necessità di arrivare a un Regolamento che sia funzionale e che permetta a tutti di lavorare al meglio sia utile per noi, ma soprattutto per il Paese, che ha la necessità di avere delle istituzioni che siano pronte e veloci a dare delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, oggi affrontiamo un tema importante: i Regolamenti sono il cuore pulsante di una democrazia parlamentare e sono anche qualcosa di più, come ci ricorda il professor Manzella. Le norme regolamentari concorrono a definire in concreto il diritto costituzionale vivente e, come tali, sono esse stesse materialmente costituzionali.
La stessa Corte costituzionale, nel 1996, ribadì come i Regolamenti siano fonti integrative del testo costituzionale. Quindi, credo che dobbiamo approcciare - mi permetto di sottolinearlo in questa sede - questo tema con il dovuto rispetto e nella consapevolezza che ci troviamo di fronte all'espressione più alta dell'autonomia delle Camere. Ecco perché è fondamentale, quando si parla delle regole del gioco, del gioco democratico, avere chiaro che l'obiettivo deve essere quello di una larga condivisione, quando si vanno a modificare i testi.
Di ciò vorrei ringraziare, per il suo tramite, Presidente, il Presidente della Camera Fontana che, nel suo ruolo anche di Presidente della Giunta per il Regolamento, ha operato e ha lavorato in questi mesi per raggiungere questo obiettivo, che spero verrà confermato dal voto che seguirà queste nostre dichiarazioni. Quale dovrebbe essere, a nostro giudizio, l'obiettivo, nel momento in cui si vanno a toccare i Regolamenti? Innanzitutto, trovare un equilibrio tra maggioranza e opposizione, nel rispetto dei ruoli democratici, nel rispetto del voto degli elettori; al tempo stesso, un corretto equilibrio tra potere esecutivo e potere legislativo, tra governabilità e rappresentanza, tra ruolo dei gruppi e dei partiti e quello del singolo deputato. Come vedete, sono obiettivi importanti, sono - come dicevo all'inizio - il cuore pulsante di una democrazia parlamentare, qual è la nostra.
E per queste ragioni, voglio dirlo con forza, insieme alla collega Madia, che ringrazio, abbiamo avuto fin dall'inizio di questo lavoro, avendo poi io avuto anche il ruolo di relatore - di questo ringrazio per la collaborazione il collega Iezzi - una postura riformatrice. Cioè siamo sempre stati convinti che fosse necessario lavorare per raggiungere quei quattro obiettivi che prima ho ricordato e che, quindi, occorresse cercare, innanzitutto, una larga condivisione.
Per queste ragioni, ci ha convinti, fin dall'inizio, l'idea del doppio binario: avere una prima fase di razionalizzazione dei tempi, che è quella che viene sottoposta al nostro giudizio oggi, una fase su cui provare a raccogliere la più larga condivisione, a cui deve seguire - sottolineo il “deve” - la fase degli interventi più strutturali, a cominciare anche dalla questione delle 24 ore, ma non solo. Crediamo che occorra, così come esiste anche in altri Parlamenti, elaborare uno statuto delle opposizioni, che consenta, quindi, di avere quell'equilibrio che prima ricordavo.
C'è molto da fare da questo punto di vista, c'è molto da fare per migliorare e per raggiungere un corretto rapporto tra maggioranza e opposizione. Sugli interventi che sono sottoposti alla nostra attenzione, vorrei sottolineare che non c'è stato - e su questo mi permetterà il collega Giachetti di avere un'opinione differente dalla sua - uno spostamento, un cedimento delle opposizioni. Abbiamo provato a dare un senso e un significato a una generale razionalizzazione dei tempi. È vero, non c'è più la possibilità di intervenire per un singolo deputato in discussione generale per 30 minuti, ma non viene tolto neppure un minuto a nessun gruppo dell'opposizione, perché rimane, ovviamente, la possibilità di avere più interventi nell'ambito dei 30 minuti e, qualora intervenga un solo collega per gruppo, il tempo viene ampliato a 20 minuti.
Così come è stata tolta una fase che, di fatto, non facevamo più, quella dell'illustrazione degli ordini del giorno e abbiamo, di converso, aumentato gli spazi per la dichiarazione di voto, che passano da 5 a 8 minuti, con la possibilità di intervenire su tre ordini del giorno e non più su due.
Quindi, in realtà, si è cercato di contenere i tempi, ma dando più spazio alle questioni che riguardano i singoli contenuti degli ordini del giorno. Sugli ordini del giorno - mi si permetta una parentesi - occorrerà lavorare anche nella seconda fase. Non è solo una questione di contenuti, è una questione che riguarda il significato e il rispetto del nostro lavoro. La battuta che circola da tempo, che un ordine del giorno non si nega a nessuno, la considero umiliante per il lavoro parlamentare, mentre dovremmo fare di più e meglio per la verifica successiva, di quello che succede dopo che il Governo si è impegnato e che quell'impegno è stato approvato da quest'Aula. Ci sono, per esempio, al Senato strumenti che possono aiutarci, da questo punto di vista. Insomma, noi lo consideriamo - lo ha detto la collega Madia in discussione generale - un buon compromesso, un lavoro onesto, che è stato fatto, che non stravolge i Regolamenti, ma che prova a dare delle risposte.
Concludo, signor Presidente. Lo dico pubblicamente, c'è qualcuno che ci ha sussurrato, anche fuori di qua: ma chi ve lo fa fare? Perché, in questo momento, voi che siete opposizione, aprite alla riforma dei Regolamenti? Questo in un clima oggettivamente impregnato di eccesso di decretazione d'urgenza, che ha finito per umiliare il Parlamento, in questo monocameralismo di fatto, alternato, per cui spesso ci troviamo ad approvare decreti in seconda lettura, senza poter modificare neppure una virgola. Ecco, io vorrei rispondere pubblicamente a questa obiezione, che ha una qualche rilevanza. Chi ce lo fa fare? Guardate, colleghi, l'amore per questa istituzione, che, come ha sottolineato Enrico Letta durante la commemorazione dell'onorevole Merloni, è il luogo della rappresentanza e della sovranità popolare. Per noi, questo luogo, questo edificio rimane il tempio della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ce lo fa fare la convinzione, che questo sia un modo per difendere la democrazia parlamentare, da tempo sotto attacco di populismi istituzionali e di nuove forme di autoritarismo.
Vorremmo difendere, attraverso i Regolamenti parlamentari, la democrazia parlamentare e la nostra Costituzione. Ce lo fa fare la convinzione che occorra ribadire, con forza, il ruolo di questa istituzione contro ricorrenti e risorgenti veleni antiparlamentari, che, in maniera carsica, hanno attraversato e attraversano la storia di questo Paese. Siamo convinti che, attraverso i Regolamenti, la Camera debba essere in grado di rispondere più e meglio ai bisogni di una società in profondo cambiamento, che chiede protezione, che chiede risposte ai problemi quotidiani.
Ebbene, lo dico in questa sede, se si vuole lavorare per una Camera moderna e, al tempo stesso, rispettosa della nostra Costituzione, della sua natura parlamentare, della natura parlamentare della nostra democrazia, noi ci siamo stati e ci saremo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
ANTONIO BALDELLI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando si parla di Regolamento, di modifiche del Regolamento della Camera e persino di Giunta per il Regolamento sembra si parli di argomenti tecnici e comunque secondari. Invece, così non è. Lo ha ricordato testé il collega Fornaro, con autorevole citazione. Queste regole sono, infatti, il propellente che imprime la spinta necessaria, con la velocità necessaria, al procedimento di formazione delle leggi. Dunque, quando si mette mano alle modifiche delle regole con cui deve funzionare un ramo del Parlamento, è chiaro che ci si debba accostare con religiosa attenzione e con il rispetto che merita la materia. Così la Giunta per il Regolamento ha fatto, perché il nostro Parlamento deve rispecchiare e rispettare tutti gli italiani, non le singole fazioni parlamentari. Per questo, non si deve nemmeno ragionare sull'ora, ma in prospettiva e guardando al futuro, agli interessi della Nazione. Così la Giunta per il Regolamento ha fatto. Questo che oggi presentiamo è il frutto di un lavoro lungo, complesso e condiviso da tutti i gruppi parlamentari, però, vedete, colleghi, in questa nostra opera di riforma, che continuerà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, dobbiamo sempre tenere conto che, mentre noi parliamo, il mondo si muove e si muove molto velocemente.
Mi scusi l'Aula, ma questa non è una provocazione, bensì una constatazione, perché è evidente che i tempi con cui si muove il mondo globalizzato sono diversi dai tempi che ci impongono regole che vanno assolutamente rinnovate. Questo lo dico perché nutro il massimo rispetto per questa istituzione e per i dibattiti che avvengono al suo interno. Essi sono il sale della democrazia, sono la garanzia che tutti i diritti siano riconosciuti, ma anche la garanzia che i diritti non camminino senza il rispetto dei doveri, la garanzia che la Nazione possa progredire.
Lo ripeto, sappiamo tutti bene che ci muoviamo in un contesto in cui il mondo corre veloce. Ce ne accorgiamo anche con la celerità con cui arrivano i decreti in Parlamento. Lo sappiamo, a volte ce ne lamentiamo persino, ma è il segnale che il Governo ha accettato la sfida di questa velocità, che è pronto ad affrontare le emergenze, quando esse si presentano - penso, ad esempio, ai decreti Alluvione - e che è pronto a reagire di fronte alle necessità degli italiani.
Noi non possiamo rimanere indietro, né possiamo pensare che il mondo si adegui a noi e ai nostri tempi, dettati magari anche da regole poco efficienti. Per questo, in Giunta abbiamo adottato una precisa metodologia, decidendo di dividere in due parti i lavori. Nella prima fase, quella che termina oggi, abbiamo lavorato su una serie di temi e di modifiche su cui c'era la consapevolezza di raggiungere la massima condivisione. Nella seconda fase, che sarà avviata nell'immediato, forse anche la prossima settimana, inizieremo ad affrontare i nodi più strutturali, su cui magari potremo avere anche divergenze, ma, anche in questo caso, sono sicuro che prevarrà il senso di responsabilità di ognuno di noi, di ogni gruppo parlamentare.
In questo primo step ci siamo anche confrontati con una fase emendativa complessa, ben 80 proposte di modifiche, molte delle quali sono andate fuori dal perimetro che ci eravamo prefissati. Ciò, però, non vuol dire che le proposte non rappresentassero argomenti di interesse, ma solo che saranno recuperate nella seconda fase.
Le modifiche su cui abbiamo trovato la quadra entreranno in vigore il 1° gennaio 2025. Sono stati rivisitati i tempi di intervento per i deputati, con una riduzione del limite, valido per tutti, compresi i relatori, a 10 minuti, rispetto ai 30 attuali. Sono stati ridotti i tempi di sospensione per la mancanza del numero legale. Ridotto da 20 a 10 minuti il preavviso per le votazioni. La discussione, su ogni articolo, sul complesso degli emendamenti è stata limitata a 10 minuti per deputato per gruppo.
Per gli ordini del giorno sono stati introdotti i princìpi della concisione, essenzialità e chiarezza degli atti. Inoltre, essi non potranno ripetere i contenuti degli emendamenti già respinti. L'illustrazione degli ordini del giorno è stata riformata con l'aumento dei tempi (da 5 a 8 minuti) e degli interventi (3 anziché 2) dei singoli deputati. Non ci sarà più il voto sul parere favorevole del Governo.
Per i testi di mozioni e risoluzioni sono stati introdotti i princìpi di concisione, essenzialità e chiarezza.
Mi perdoni, signor Presidente, magari un maggiore silenzio consentirebbe…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Colleghi…
ANTONIO BALDELLI (FDI). Sulle votazioni per parti separate il primo firmatario dell'atto potrà anche esprimere il suo dissenso. L'obiettivo di questa prima fase è stato, insomma, provare a razionalizzare i procedimenti e a renderli più snelli, con l'obiettivo non secondario di trovare anche più spazio per il Parlamento, perché, al netto delle riforme costituzionali in atto, dobbiamo restituire agli italiani un Parlamento dinamico e capace di affrontare le sfide del futuro con la velocità che la società ci chiede.
Come già detto, nella seconda fase, che ci aspetta a breve, ci sarà un confronto aperto e potremo ripescare anche gli emendamenti che in questa prima fase abbiamo definito extra perimetro, come quello presentato dal collega Giachetti, che chiede di modificare l'articolo 116 del Regolamento, cancellando le 24 ore di sospensione per la votazione della questione di fiducia. E allora lo voglio sottolineare con forza: l'abolizione delle 24 ore è diventata ormai una necessità, anche per uniformarci a quanto già avviene in Senato e per essere competitivi.
Ma voglio anche osservare che, a seguito di un gentlemen's agreement avvenuto all'interno della Giunta per il Regolamento, si è deciso di affrontare, nella seconda fase di modifiche, questo argomento, perché rappresenta una delle questioni più cruciali su cui potremmo anche avere delle divergenze. Fare diversamente avrebbe significato non rispettare la parola data, non rispettare le minoranze. Ma di fronte al comportamento esemplare di questa maggioranza, che sa onorare gli impegni presi, voglio anche evidenziare come, nel voto delle proposte D'Orso e Giachetti, solo la maggioranza abbia votato compatta, mantenendo la parola data. Chiedo alle opposizioni di non arroccarsi e di non fermare il secondo processo di riforme; riforme di cui ha bisogno questo Parlamento e alle quali dobbiamo approdare impiegando il minor tempo possibile.
Da ultimo, ma non per importanza, voglio ringraziare, per l'importante lavoro svolto, il Presidente della Camera, onorevole Lorenzo Fontana, per la diligenza, la sensibilità e financo la pazienza dimostrate durante le sessioni della Giunta per il Regolamento, così come i relatori, colleghi Igor Iezzi e Federico Fornaro, per la competenza e la passione, il Segretario generale della Camera, Fabrizio Castaldi, l'Ufficio di segreteria, i funzionari e tutte le professionalità che hanno contribuito a questo risultato. Oggi portiamo a termine la prima parte di un lavoro serio e costruttivo, di cui speriamo si possa giovare la Camera dei deputati, il Parlamento tutto e la Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO, Relatore. Credo che sia doveroso, anche a nome del collega Iezzi, ringraziare tutti i colleghi della Giunta per il Regolamento. Come hanno fatto quasi tutti gli interventi in dichiarazione di voto e il Presidente Fontana, ovviamente vogliamo ringraziare, per la straordinaria professionalità e competenza, i dirigenti e i funzionari che presidiano in maniera sacrale il Regolamento della Camera (Applausi).
PRESIDENTE. Prima di procedere alla votazione, rammento nuovamente che, per l'approvazione delle modificazioni al Regolamento, è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera, a norma dell'articolo 16, comma 4, del Regolamento.
(Coordinamento formale - Doc. II, n. 9)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - Doc. II, n. 9)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di modificazione al Regolamento: Modifiche al Regolamento per la razionalizzazione di fasi e di tempi dei procedimenti e per l'aggiornamento del testo (Doc. II, n. 9).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà. Sull'ordine dei lavori, immagino…
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, intervengo per un richiamo all'articolo 8, comma 2, del Regolamento, nella parte in cui affida al Presidente l'esigenza di specificare il senso del voto. Ovviamente, questo è relativo al momento prima del voto, ma penso che sia importante anche nel momento successivo, perché vorrei consegnare a lei e, soprattutto, al Presidente della Camera la seguente riflessione. Penso, infatti, che dobbiamo essere consapevoli anche della responsabilità che assumiamo nel momento in cui prendiamo determinate decisioni. Lo dico anche rispetto ai tanti interventi che ci sono stati sugli emendamenti presentati.
Noi abbiamo un principio giuridico, signor Presidente, in ragione del quale - è un concetto generale - non si può rimettere in votazione una decisione su cui l'Assemblea sovrana si è pronunciata. Ciò è stabilito addirittura nella previsione regolamentare in cui si dice che non possono essere presentati ordini del giorno che riprendono delle proposte emendative che sono state bocciate.
Divido il mio intervento sui due aspetti dell'emendamento che ho presentato. Il primo riguarda la questione dell'articolo 116 e delle 24 ore. Presidente, la prego di trasferire al Presidente della Camera e ai massimi vertici di questa istituzione il seguente tema: nel momento in cui, sovranamente, la Camera, con una votazione, stabilisce non un vago tema, ma un articolo del Regolamento nel quale si disciplina che si vota dopo 24 ore, io ritengo che sia quantomeno azzardato e degno di una riflessione il fatto che, magari, tra un mese, qualcuno si presenti e dica “adesso facciamo finta che il voto della Camera non c'è stato e aboliamo le 24 ore”.
Ma ancora di più, Presidente, la invito a una riflessione sulla prima parte dell'emendamento, ossia la disciplina dell'articolo 41. Il testo del mio emendamento non fa altro che riprendere una decisione interpretativa della Giunta per il Regolamento del 1996, non codificata nel Regolamento ma vigente in quanto disciplina della Giunta per il Regolamento, prevalente nell'interpretazione dell'attuale articolo 41, molto restrittiva rispetto all'utilizzo dei richiami al Regolamento, degli interventi sugli ordini dei lavori e via dicendo. Signor Presidente, noi siamo andati avanti, fino ad oggi, sulla base di un testo del Regolamento reinterpretato dalla Giunta nel 1996 - Presidente Luciano Violante - che restringeva i margini di utilizzo di quell'articolo.
Ovviamente, il parere della Giunta è del tutto subordinato alle decisioni dell'Assemblea. Nel momento in cui, oggi, l'Assemblea ha bocciato non una mia proposta, ma quella interpretazione della Giunta regolamentare, da oggi, fino a che non ci sarà un cambiamento - e temo che il cambiamento non possa essere restrittivo, perché abbiamo bocciato la restrizione -, fino a che non rimetterete mano al Regolamento, qualunque Presidente si siederà là, non potrà più evocare quel tipo di interpretazione della Giunta, signor Presidente, essendo stato sovranamente bocciato in quanto era il testo esatto dell'interpretazione della Giunta.
Quindi, da domani, l'articolo 41 non sarà più l'articolo 41 con l'interpretazione restrittiva del 1996, ma sarà esclusivamente quello previsto dal Regolamento. Poi, quando ci rimetterete mano, ci rimetterete mano; ma se accade che il voto sovrano dell'Assemblea viene, in qualche modo, penalizzato dal mantenimento di un'interpretazione della Giunta che è subordinata al voto dell'Assemblea, a mio avviso, visto che parliamo di riforme regolamentari e di certezza del diritto, state compiendo una cosa di una gravità inaudita.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, certamente mi farò latore del suo pensiero. Preciso che, proprio ieri, il Presidente Lorenzo Fontana, nella Giunta, ha definito che il tempo per poter ripresentare un'eventuale modifica del Regolamento non tiene conto dei 6 mesi, perché si applica solo ai progetti di legge e, quindi, si può anche fare con una tempistica diversa. Relativamente alle altre sue riflessioni, sicuramente le riporterò al Presidente Fontana direttamente nella giornata di oggi.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Grazie, Presidente. Affinché tutti i colleghi abbiano contezza di come si svilupperanno i lavori, anche ieri abbiamo avuto delle richieste di non trattazione di alcune mozioni perché erano assenti dei componenti che volevano intervenire. Non era il caso della maggioranza.
Oggi, abbiamo il caso di un collega della maggioranza. Allora, mi permetto solo di fare una riflessione. Decidiamo che ordine dare ai nostri lavori, anche perché, giustamente, il Governo sulle mozioni deve essere presente, ma non possiamo pensare di far venire il Governo, per poi mandarlo fuori e poi farlo ritornare. Se vogliamo la presenza del Governo, dato che in alcuni casi sono anche mozioni che hanno un interesse esterno, da parte di tutti, notevole, faccio l'esempio di quella su Stellantis o di quelle su Stellantis, ritengo che sia giusto stabilire in questa sede che ordine dare ai nostri lavori, sia per oggi che per domani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. C'è una proposta, a questo punto?
TOMMASO FOTI (FDI). La proposta poteva essere di passare alle 16,15 alle mozioni su Stellantis, se siamo d'accordo tutti.
PRESIDENTE. Che sarebbe il terzo punto all'ordine del giorno, per intenderci. Se c'è unanimità, possiamo procedere, altrimenti, ovviamente, si procede, come da Regolamento, con il voto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Nel senso che vuole parlare contro, quindi, per arrivare al voto?
CARMELA AURIEMMA (M5S). Intervengo su dei passaggi che ci sono stati con i delegati d'Aula. Noi abbiamo chiesto di capire tutto l'ordine dei lavori, sia di oggi sia di domani, e, quindi, vorremmo non votare soltanto sull'anticipazione delle mozioni su Stellantis, ma capire anche dopo che cosa si fa.
PRESIDENTE. D'accordo, però, nel frattempo, rispetto alla proposta? Perché, magari, dopo, si può sempre riprendere il tema, però, nel frattempo abbiamo una proposta per le ore 16,15.
Allora, scusate, vi faccio io una proposta, cinque minuti di sospensione, vi mettete d'accordo e…
No, non c'è unanimità sulla proposta. Se non c'è unanimità, uno parla contro, uno a favore e si va al voto. Non c'è unanimità sulla proposta, allora, andiamo da Regolamento: sulla richiesta di sospendere a questo punto i nostri lavori - colleghi, per favore - e passare poi alle ore 16,15 direttamente al punto n. 3 all'ordine del giorno, che reca il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per il rilancio produttivo e occupazionale degli stabilimenti italiani di Stellantis, potrà intervenire, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, un deputato contro e uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Chi è contro? C'è qualcuno che vuole intervenire contro?
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, lei ha anticipato una richiesta che, però, può essere anche messa ai voti, nel senso che, se non c'è l'unanimità, noi possiamo comunque chiedere una sospensione di cinque minuti e non per prendere ulteriore tempo, ma per fare quello che il presidente Foti ci ha detto nella scorsa Conferenza dei presidenti di Gruppo, cioè che in alcuni momenti c'è la possibilità di trovare una sintesi fra presidenti di gruppo e delegati in Aula - credo che siamo davvero vicini a una possibilità - che però non stravolga le decisioni della Conferenza dei presidenti di Gruppo.
Perché è a tutti chiaro il fatto che il Regolamento consentirebbe delle inversioni all'ordine dei lavori, ma è anche a tutti chiaro che, se facciamo una Conferenza dei presidenti di gruppo con un ordine, tutto si può fare, tranne che le opposizioni rinuncino ai propri provvedimenti per vedere sopravanzare dei provvedimenti, magari, che sono sollecitati dal Governo e dalla maggioranza.
Quindi, in questi pochissimi minuti di sospensione, chiederei ai delegati d'Aula e ai presidenti di gruppo di avvicinarsi a lei e di trovare una sintesi, che mi pare che sia alla portata di tutti, per non far saltare le mozioni, ma semplicemente calendarizzarle in ordine diverso in questi due giorni, senza far sopravanzare altri provvedimenti che sono molto più in là nel tempo. Quindi, se vuole, metterei ai voti questa proposta o, se c'è l'unanimità, sospenderei i lavori per far questo tipo di sospensione.
PRESIDENTE. Dunque, oltre alla proposta di Foti, c'è anche questa proposta di Grimaldi. Se voi siete tutti d'accordo, se i presidenti dei gruppi sono d'accordo, all'unanimità, sospendiamo cinque minuti, venite qui e definiamo un accordo. Bene, allora, cinque minuti di sospensione da questo momento e alle ore 12,55 riprendiamo.
La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 13,03.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, sulla base delle intese intercorse fra i gruppi, è stata definita la seguente articolazione dei lavori per la parte pomeridiana della seduta odierna e della parte antimeridiana della seduta di domani, giovedì 17 ottobre.
Mercoledì 16 ottobre, ore 16,15-20: seguito della discussione delle mozioni concernenti il rilancio degli stabilimenti italiani di Stellantis; seguito della discussione delle mozioni concernenti la prevenzione e la cura del tumore al seno.
Giovedì 17 ottobre, ore 9-13: seguito della discussione delle mozioni concernenti la parità di genere sui luoghi di lavoro; informativa urgente del Governo sugli attacchi alle sedi UNIFIL in Libano (a partire dalle ore 10,30); seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.
La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Interno, il Ministro della Salute e il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative di competenza volte a prevenire e contrastare il rischio di infiltrazioni criminali in relazione alla costruzione dei centri per i migranti in Albania - n. 3-01488)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Bonelli ed altri n. 3-01488 (Vedi l'allegato A). Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, come lei sa da pochi giorni sono operativi i centri di accoglienza in Albania, centri che sono costati allo Stato e alla collettività oltre 800 milioni di euro e che ospiteranno 3.000 migranti.
Ma io la interrogo perché, come lei sa, l'Albania è stata classificata, da organismi di controllo, come un Paese tra i più corrotti in Europa e dove è più forte il peso dei clan della criminalità organizzata nel controllo delle attività economiche. Vorremmo sapere, in relazione alle società che hanno realizzato i lavori, se lei è a conoscenza di penetrazioni della criminalità organizzata nei lavori che sono stati fatti in subaffidamento. Noi vorremmo avere notizie in merito e le chiedo se ce le può fornire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, le procedure di appalto per la realizzazione dei centri per i migranti in Albania sono regolate dalla legge di ratifica del relativo Protocollo. È quella legge che ha affidato al Genio militare la competenza per la progettazione e l'esecuzione dei lavori, nonché per l'acquisizione delle forniture necessarie per la realizzazione delle strutture, prevedendo la possibilità di svolgere procedure d'appalto in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale. Io sottolineo che in ogni caso è stato fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea.
Il Ministero della Difesa ha rappresentato che la direzione tecnica competente, in linea con le previsioni legislative, ha effettuato tutti i controlli coniugando l'inderogabilità delle disposizioni antimafia con la salvaguardia della celerità delle procedure. Lo stesso Dicastero ha anche precisato che vi è stato un unico operatore economico selezionato, a cui sono stati affidati i lavori relativi ad opere edili e agli impianti ordinari, che risulta avere la propria sede in Albania. Tale impresa è stata sottoposta alle verifiche e ai controlli tramite la banca dati nazionale antimafia e l'ambasciata d'Italia in Albania ha altresì interessato la polizia albanese e la struttura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata, le quali hanno riferito che nell'ambito delle attività da loro condotte non sono emerse criticità nei confronti dei soci e degli amministratori della predetta impresa. Gli altri operatori economici con sede in Italia sono stati sottoposti a verifica con esito negativo mediante la predetta banca dati nazionale antimafia o tramite le white list delle prefetture riportanti l'elenco dei fornitori prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa.
Infine, rappresento che tutti i contratti stipulati con gli operatori economici prevedono il divieto di subappalto e che nella fase esecutiva dei lavori non risultano essere state segnalate violazioni del divieto all'accesso in cantiere di personale diverso da quello delle imprese esecutrici autorizzate.
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei ci ha riferito in questo momento che avete fatto i controlli rispetto alla banca dati nazionale. Noi, però, ci riferiamo a una questione che è molto precisa, perché si tratta di società albanesi che non so fino a che punto l'albo nazionale italiano, dal punto di vista della certificazione antimafia, possa registrare.
La società la conosciamo: è la Everest Shpk che ha vinto. A noi, invece, risulta, differentemente da quello che lei ci ha comunicato, che ci siano stati dei subaffidamenti, ovvero che società collegate alla Everest Shpk abbiano lavorato in quel contesto. A questo punto dobbiamo sollecitare nuovamente il Governo a rendere pubbliche queste società, perché se i controlli non vengono fatti allora li faremo noi attraverso gli strumenti di cui possiamo disporre. Però, guardi che si tratta di una questione estremamente delicata: stiamo parlando di 60 milioni di euro dati in affidamento diretto. Attenzione, signor Ministro, non affrontate questa questione con leggerezza. Il peso dei clan albanesi nel controllo delle attività economiche è pressante. Avete il dovere di essere trasparenti da questo punto di vista. Società subaffidatarie ci sono state, differentemente da quello che lei ci ha comunicato, e questo è un fatto che, per quanto ci riguarda, è grave, ma lo è anche per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
(Ulteriori iniziative in materia di gestione dei flussi migratori, alla luce dell'avvio della fase operativa del Protocollo d'Intesa tra Italia e Albania - n. 3-01489)
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Emilio Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01489 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, il Protocollo d'Intesa tra Italia e Albania per la gestione dei flussi migratori è entrato nella fase operativa. Come previsto dagli accordi, entro 4 settimane dovranno essere vagliate le domande di asilo dei migranti, trasferendo in Italia gli aventi diritto e rimpatriando, invece, quelli che non hanno titolo a restare.
Come lei ha ricordato, Ministro, al G7 dell'Interno, in molti Paesi europei c'è grande interesse nei confronti della soluzione individuata dall'Italia con il modello Albania. Quindici Stati hanno sottoscritto una richiesta formale alla Commissione europea finalizzata a guardare con attenzione a tale modello. Il Governo italiano sta operando con successo nella direzione di fermare l'immigrazione illegale e riportare sotto controllo un fenomeno inevitabile che l'Italia finalmente governa e non subisce più passivamente, come è capitato talvolta nel passato. La corretta gestione dei flussi migratori, consentendo l'immigrazione ai lavoratori regolari, riconoscendo asilo agli aventi diritto e respingendo, tramite rimpatri celeri, gli irregolari è di fondamentale importanza non solo per l'Italia ma anche per l'intera Europa. Quindi, le chiediamo, signor Ministro, di essere aggiornati su quali ulteriori iniziative intenda assumere il Governo per proseguire questa strada intrapresa in materia di immigrazione, nel pieno rispetto dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. La linea del Governo in materia di politiche migratorie si muove, sin dal suo insediamento, su un doppio binario: da un lato, la lotta al vergognoso traffico dei migranti e all'immigrazione illegale; dall'altro, la promozione di canali di immigrazione legale con regole certe, semplici e chiare, ragione per cui abbiamo favorito una migliore programmazione degli ingressi regolari con numeri di gran lunga superiori a quelli del passato e con modalità più rispondenti alle esigenze del nostro sistema produttivo. A questa linea si ispira anche il decreto-legge n. 145, approvato dal Consiglio dei Ministri il 2 ottobre. Siamo intervenuti in materia di ingresso regolare in Italia dei lavoratori stranieri per correggere le storture esistenti ed evitare il rischio di elusione delle norme, mettendo a punto un'articolata serie di misure di semplificazione e di accelerazione delle procedure e rendendole nel contempo più sicure.
Quanto alla gestione dei flussi migratori irregolari, una particolare attenzione è stata rivolta all'esigenza di conferire maggiore rigore alla disciplina del soccorso navale dei migranti e alla necessità di perfezionare ulteriormente le procedure di frontiera e dei respingimenti in chiave di prevenzione e di contrasto all'immigrazione illegale. Alla medesima logica risponde il Protocollo sottoscritto con l'Albania, rispetto al quale l'attenzione riservata al progetto da 15 Paesi europei e dalla stessa Unione europea è la maggiore riprova del valore sperimentale e innovativo di un'iniziativa che si prefigge di contrastare l'immigrazione illegale senza incidere sulle garanzie dei diritti fondamentali delle persone e la lettera della Presidente von der Leyen, indirizzata ai Capi di Stato e di Governo in vista del Consiglio europeo, ne costituisce un'ulteriore conferma.
Il forte calo del numero degli arrivi via mare dei migranti - meno 62 per cento rispetto all'anno scorso e meno 30 per cento rispetto al 2022 - è frutto dell'efficacia degli interventi del Governo e della sua capacità di creare convergenze a livello internazionale sulle proprie linee di azione. Prova ne è il sostegno che l'Europa ha garantito a molte delle nostre proposte, come il memorandum con la Tunisia e con l'Egitto. Ancora, nel corso del recente G7 dei Ministri dell'Interno, come ricordava lei, esponenti di Governi che esprimono orientamenti politici diversificati hanno firmato un piano di azione che ha visto una convergenza totale sulla necessità di contrastare un'immigrazione incontrollata che, di fatto, è organizzata dal business dei trafficanti di uomini, un piano, tra l'altro, che mira al rafforzamento della capacità investigativa delle Forze di Polizia e a una più stretta cooperazione internazionale, anche con riferimento alla condivisione di indagini finanziarie sul business dei trafficanti.
Saremo sempre attenti e proattivi anche sul piano operativo affinché la strategia delineata possa produrre al più presto risultati concreti, contribuendo a ricondurre i flussi migratori entro una cornice di piena legalità e sostenibilità ed evitando che un'immigrazione incontrollata diventi un fattore di insicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Emilio Russo ha facoltà di replicare, per due minuti.
PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Siamo molto soddisfatti per la sua risposta come per il lavoro serio, prezioso e innovativo che il Governo guidato da Giorgia Meloni sta facendo proprio su questo tema, sul tema dell'immigrazione. La gestione dei flussi e la necessità di riportare la legalità, che è sinonimo di sicurezza per chi viene e per chi qui vive, è un tema che divide da almeno un ventennio le principali società dell'Occidente. Né il lassismo e la retorica delle frontiere aperte a tutti senza controllo né il cattivismo e i paraocchi di chi non vuol sapere cosa capita a qualche decina di chilometri da dove vive hanno portato, negli anni, i risultati sperati.
Lo dimostrano, ancora, gli esiti delle elezioni: successo talvolta atteso, talvolta no, di formazioni xenofobe di estrema destra in Paesi anche a noi confinanti; da noi non è accaduto. Sessanta per cento di sbarchi in meno rispetto al 2023, 30 per cento rispetto al 2022, i dati che citava poc'anzi. Questo Esecutivo, che ha avuto un mandato forte per scrivere delle politiche securitarie, ha messo in campo un approccio integrato: i cosiddetti decreti Sicurezza, con i quali abbiamo fornito maggiori strumenti a magistratura e Forze dell'ordine, ma anche, appunto, i centri di identificazione attivati in Albania. Voltare pagina ed esplorare strade nuove, per utilizzare le parole di Ursula von der Leyen, e gli interessi non di una parte, ma di tutti, di tutta l'Italia, come di tutta l'Europa.
Che errore è stato, dunque, parlare di deportazioni, limitarsi alla critica o, peggio, sperare che intervenga una corte a fermare tutto per un cavillo, vanificando uno sforzo finanziariamente ingente. Noi continueremo a perseguire l'interesse del Paese, di chi vuole sentirsi sicuro, ma anche di chi scappa veramente da una guerra - ce ne sono, purtroppo, tante, troppe, sempre peggio - o decide di rimboccarsi le maniche e di ricominciare, nella legalità, in una società nuova, rispettando le regole e dando alla nostra Italia un diverso e, speriamo, migliore futuro.
Siamo certi, come le abbiamo chiesto e lei ha garantito poco fa, che potremo riaffermare, anche in questo caso, il principio per cui ciascuna persona debba avere rispettati i propri diritti; sarà così nei centri in Albania, che sono sotto la giurisdizione italiana, come purtroppo non è stato talvolta sul suolo patrio nei decenni scorsi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Iniziative di competenza per destinare ad altre finalità le risorse finanziarie previste per l'attuazione dell'accordo tra Italia e Albania in materia di immigrazione, con particolare riferimento all'incremento dei presidi a tutela della sicurezza sul territorio nazionale - n. 3-01490)
PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01490 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, proprio questa mattina è sbarcata nel porto di Shengjin, in Albania, la nave militare italiana Libra, che portava, pensi un po', ben 16 migranti, 10 dall'Egitto e 6 dal Bangladesh. Qualche sera prima, a Lampedusa, ne erano sbarcati in una sola sera mille. Il costo di questo trasporto è stato di circa 250.000-290.000 euro per la nave militare e circa 18.000 euro a migrante. Questi migranti, in virtù di una sentenza della Corte di giustizia europea, provenendo da Paesi che non sono stati definiti sicuri, sono vulnerabili e dovranno dal Governo italiano essere riportati in Italia.
Le chiedo, signor Ministro: spenderà ulteriori 18.000 euro a testa e 250.000-290.000 euro per la nave? Come intende restituire questo sperpero di denaro pubblico a favore dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Onorevole Colucci, essere vicini alle Forze di Polizia non può in alcun modo essere posto in alternativa o, addirittura, in contrapposizione con il Protocollo con l'Albania, un Protocollo che risponde ad esigenze di prevenzione e contrasto dei flussi migratori irregolari e potrà svolgere un'importante funzione di deterrenza rispetto al traffico illecito dei migranti, che quei flussi alimenta, e con ciò determinando, in prospettiva, benefici che si rifletteranno anche sul lavoro e i compiti delle Forze di Polizia.
Lo stanziamento previsto, che, a seconda della variabilità del funzionamento delle strutture legata all'andamento dei flussi migratori, potrà anche rivelarsi superiore ai costi effettivi, è riferito all'arco di 5 anni e consiste in 134 milioni di euro all'anno. È uno stanziamento che sicuramente tiene conto della collocazione geografica delle strutture, ma va peraltro considerato che riguarda un impianto polifunzionale, un unicum, che assolverà a una quadruplice funzione: hotspot di sbarco, luogo di trattenimento per procedure accelerate, CPR e struttura carceraria.
Si tratta di un investimento che sul lungo periodo dovrà consentire di abbattere le spese di gestione di prima accoglienza straordinaria, che sono oggi pari a circa 1.700.000.000 di euro all'anno, che il Governo in carica ha ereditato da epoche precedenti di rassegnazione e assenza di ogni qualsivoglia reazione agli arrivi massicci ed incontrollati. Sul progetto Albania, come ho già detto, registriamo il forte interesse di 15 Paesi europei e delle stesse istituzioni dell'Unione europea. Invito a leggere quanto scrive la Presidente von der Leyen ai Capi di Stato e di Governo, in vista del Consiglio europeo, circa la necessità di, virgolette: “continuare ad esplorare possibili strade da percorrere per quanto riguarda l'idea di sviluppare hub di rimpatrio fuori dell'Unione europea, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sul rimpatrio. Con l'avvio delle operazioni previste dal Protocollo Italia-Albania” - prosegue Ursula von der Leyen - “potremo anche trarre lezioni da questa esperienza pratica”.
Sono le esatte parole della Presidente della Commissione europea, che evidenziano anche la rinnovata attenzione in Europa per l'avanzamento verso un approccio comune e una maggiore efficacia in materia di rimpatri. Ciò posto, questo Governo ha sempre avuto come priorità le esigenze delle Forze di Polizia, mantenendone efficiente, con ogni iniziativa, il complesso e articolato apparato, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini dopo anni e Governi precedenti che hanno considerato il sistema sicurezza un fattore di costo e non di investimento, scelta sbagliata e non priva di effetti, che ancora adesso fatichiamo ad invertire.
Questo Governo, invece, ha dedicato importanti risorse a tutto il comparto, a cominciare dal Fondo per le assunzioni, che consentirà di ringiovanire e potenziare gli organici, e, ancora, agli importanti stanziamenti per il rinnovo contrattuale e agli investimenti destinati al rafforzamento e all'ammodernamento di mezzi e strutture. È nostra intenzione proseguire nel percorso di valorizzazione del settore della sicurezza con lo stanziamento di ulteriori risorse, a partire dai provvedimenti approvati nel Consiglio dei ministri di ieri.
PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di replicare, per due minuti.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Ministro, lei purtroppo non è informato, perché è notizia di questi minuti dello stallo del Consiglio europeo, in UE, proprio per le politiche dei migranti. Lei vive fuori dal mondo, signor Ministro, e, se fosse vero che siete interessati alla politica della sicurezza (Commenti del Ministro Piantedosi), signor Ministro, dovrebbe spiegare a quest'Aula perché attualmente mancano ben 20.000 unità alle Forze di Polizia, perché i reati predatori sono aumentati, con la sua gestione, del 23 per cento - parliamo delle rapine rispetto al 2019, Governo Conte -, e perché nella sola città di Roma abbiamo avuto il 16,5 per cento in più di reati dal 2019.
Signor Ministro, 800.000 euro è il costo di queste strutture e, se sommiamo i costi di gestione, arriviamo e superiamo il miliardo di euro, che, signor Ministro, è il costo dell'aumento del gasolio per effetto dell'aumento delle accise che pagheranno i trasportatori, i coltivatori diretti e i cittadini con l'aumento del costo dei prodotti sulle loro tavole e la conseguente spirale inflattiva. Signor Ministro, 6,2 per cento è il rapporto che voi stanziate, rispetto al PIL, per la sanità in Italia, e ciò vuol dire che portate la sanità al collasso nei prossimi 7 anni.
I cittadini italiani, signor Ministro, se vorranno curarsi, dovranno pagare oppure rifiutarsi e non curarsi più, e già 4,5 milioni di italiani oggi non si curano più in Italia. Signor Ministro, questi sono soldi degli italiani, questi sono soldi che voi sottraete agli italiani e sperperate. Avremmo dovuto oggi sapere come il Governo intenda restituire questi soldi agli italiani in servizi in sanità, in trasporti, in istruzione e in sicurezza, per quanto di sua competenza, ma lei non ha risposto su questo tema. Allora vi dico: smettete di mettere le vostre mani nelle tasche degli italiani per pagare la propaganda del Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative volte ad accelerare le procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno - n. 3-01491)
PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Benzoni ed altri n. 3-01491 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, oggi le chiediamo conto della gravissima violazione del diritto di tanti cittadini stranieri in Italia. Parliamo di tempistiche e modalità di erogazione e di rinnovo del permesso di soggiorno, che sono state denunciate sia a mezzo stampa che da centinaia di segnalazioni individuali. Code che cominciano in piena notte, cedolini erogati senza valore legale, necessità di ricorrere a costosi avvocati, addirittura tempistiche bibliche che portano alla paradossale situazione che, quando il permesso si ottiene, è già praticamente scaduto.
Questa situazione è indegna di un Paese civile. Le ragioni addotte per questo disservizio sono la carenza cronica di organico nelle questure, e la toppa messa, le assunzioni interinali, non ha assolutamente rimediato.
Le domandiamo quindi, Ministro, cosa intenda fare per assicurare l'erogazione dei permessi di soggiorno - non diciamo in tempi celeri, ma almeno in tempi congrui -, perché è paradossale che chi urla sempre che gli stranieri devono lavorare e integrarsi, poi neghi loro lo strumento principe per farlo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. L'attività di rilascio dei permessi di soggiorno è sicuramente impegnativa, anche per l'elevato carico di lavoro connesso alla presenza e all'ingresso di stranieri sul territorio nazionale. Basti pensare che il numero dei permessi di soggiorno in corso di validità alla data dell'11 ottobre di quest'anno ammonta complessivamente a più di 4.330.000. Per questo motivo, sono state intraprese misure di carattere organizzativo volte ad accrescere l'efficacia della gestione delle procedure da parte degli uffici immigrazione delle questure, anche facendo ricorso all'assunzione di lavoratori interinali. E, in effetti, dalla data di assunzione di tale personale aggiuntivo è stato registrato un incremento del numero delle istanze trattate, che dal 1° marzo al 31 agosto di quest'anno sono state più di 1.040.000, con un aumento pari al 13 per cento rispetto al semestre precedente. Analogo trend in crescita è stato rilevato sul numero dei permessi di soggiorno rilasciati, pari a circa 1.089.000, con un aumento del 12 per cento.
Il potenziamento della forza effettiva del personale in servizio presso gli uffici immigrazione delle questure rimane pertanto, sicuramente, una delle priorità per il Ministero dell'Interno, in considerazione della rilevanza strategica delle funzioni esercitate da tali uffici ai fini dell'attuazione delle politiche migratorie, nazionali e dell'Unione europea. A tale riguardo, è in fase di definizione uno specifico e consistente invio di personale da destinare a tali uffici, in occasione della mobilità ordinaria dei ruoli degli ispettori e degli agenti ed assistenti programmata per il prossimo mese di dicembre.
Nella stessa direzione si collocano le recenti iniziative normative contenute nel decreto-legge n. 145 approvato il 2 ottobre scorso, con il quale è stata disposta la proroga dell'utilizzo di lavoratori interinali fino al 10 aprile 2025, per complessive 1.120 unità, di cui 570 nelle prefetture e 550 nelle questure, proprio al fine di garantire una continuità del lavoro finora svolto. Inoltre, con lo stesso provvedimento d'urgenza, è stata prevista l'assunzione straordinaria di 200 assistenti amministrativi a tempo indeterminato e con corrispondente ampliamento delle dotazioni organiche.
Si tratta di un insieme di misure che potranno senz'altro consentire anche un ulteriore aumento del numero dei titoli di soggiorno rilasciati. Sotto questo profilo potrà essere anche messa a frutto la positiva esperienza organizzativa che ha consentito di conseguire importanti risultati sulle consegne dei passaporti, in linea con le legittime aspettative dei cittadini.
Quanto allo specifico problema sollevato dal gruppo interrogante, evidenzio che la ricevuta attestante l'avvenuta presentazione della richiesta di rilascio o di rinnovo del permesso di soggiorno consente comunque allo straniero, per espressa previsione di legge, di soggiornare regolarmente e di svolgere temporaneamente attività lavorativa, con effetti assolutamente equivalenti, nelle more del rilascio, a quelli del titolo richiesto.
PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di replicare, per due minuti.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, non possiamo essere soddisfatti, perché questa sembra una risposta fotocopia alla prima interrogazione di due anni fa rispetto al tema dei passaporti: difficoltà organizzative, mancanza di personale, mancanza di organizzazione, numero in crescita - ci diceva già allora - e per due anni, nulla.
Noi dobbiamo riconoscerle che lei quel tema l'ha affrontato e oggi, fortunatamente, risolto attraverso il nuovo portale, attraverso la possibilità di prenotare il passaporto con urgenza, attraverso l'immissione di nuovo personale; ma non vorremmo fare altri due anni a interrogarla, ogni tre mesi, su un tema che riguarda - l'ha detto lei - milioni di persone nel nostro Paese. E guardi, non basta assumere 200 persone in Italia, nel territorio nazionale, per 4 milioni di richieste.
C'è un tema vero, quello di favorire chi arriva in Italia per lavorare, per integrarsi, per fare famiglia, per fare investimenti, per costruire nel nostro Paese la propria vita; e oggi l'unico strumento che ha è quello del permesso di soggiorno; lo è per accedere alla sanità, lo è per accedere alla banca, lo è per accedere a un contratto di affitto e a un lavoro. Ed è vero sì che, forse, quel famoso cedolino ha un valore legale, quello che in gergo queste persone chiamano la striscia, ma è vero anche che non trovano poi il valore legale quando vanno a fare un contratto di affitto senza avere il permesso di soggiorno, ma semplicemente con un appuntamento. È vero che possono lavorare, ma i nostri imprenditori non si fidano di quel cedolino per assumerli, e quindi, oggi, questo è un problema reale, e guardi che noi su questo non molleremo e siamo pronti a fare un'interrogazione ogni tre mesi per vedere quali sono i miglioramenti rispetto alla possibilità, per un cittadino, di avere garantiti i suoi diritti, cioè quello di avere un permesso di soggiorno in tempi adeguati e non spesso con un tempo irrisorio, che è meno di quanto è quello passato senza averlo avuto.
(Iniziative di competenza per la prevenzione e il contrasto delle attività di proselitismo e di radicalizzazione riconducibili all'estremismo e al terrorismo di matrice religiosa - n. 3-01492)
PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01492 (Vedi l'allegato A).
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nei giorni scorsi, da quanto si è appreso dalla stampa, lei ha firmato un decreto di allontanamento dal territorio nazionale, per ragioni di sicurezza pubblica, nei confronti di Zulfiqar Khan, presidente dell'Associazione culturale islamica Iqraa e Imam di una moschea nella periferia di Bologna. Zulfiqar Khan, di nazionalità pachistana e in Italia dal 1995; era noto per i suoi sermoni contro l'Occidente e Israele, contro l'omosessualità e il ruolo della donna, fino a inneggiare ad Hamas dopo l'attacco del 7 ottobre.
L'Imam di Bologna non è un caso isolato. Purtroppo sono numerosi, sul nostro territorio, individui che in vari contesti, anche durante funzioni religiose, hanno espresso posizioni estremiste dopo i tragici fatti del 7 ottobre. Appare evidente come il pericolo legato all'estremismo di matrice islamica sia una minaccia concreta per la sicurezza del nostro Paese.
Le chiediamo quindi quali iniziative di competenza si intendano assumere per la prevenzione e il contrasto delle attività di proselitismo e di radicalizzazione riconducibili all'estremismo e al terrorismo di matrice islamica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Le Forze di polizia sono stabilmente impegnate nell'attività di prevenzione e contrasto dell'estremismo e del terrorismo di matrice internazionale. La capillare attività informativa e investigativa, condotta e finalizzata alla continua ricerca di elementi che possono essere sintomatici di un rischio per la sicurezza dello Stato, è stata ulteriormente incrementata a seguito degli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023. In tale contesto, si inseriscono gli approfondimenti condotti sul conto del cittadino pachistano Zulfiqar Khan, a cui fa riferimento l'interrogante, che è presidente di un'associazione islamica a Bologna e noto per il suo fanatismo religioso e per le sue posizioni connotate da forte risentimento antioccidentale e antisemita. Lo stesso, nel suo ruolo di guida religiosa, avendo più volte manifestato una visione integralista della Jihad ed esaltato gli attentati compiuti da Hamas, poteva favorire allarmanti processi di radicalizzazione e di estremismo ma, soprattutto, di infiltrazione di soggetti o organizzazioni pericolose per la sicurezza nazionale. Per tali elementi, il soggetto è anche indagato dalla procura della Repubblica di Bologna per istigazione a delinquere per reati di terrorismo. Ho pertanto disposto, dopo attenta istruttoria, la sua espulsione, successivamente convalidata dal giudice ed eseguita lo scorso 10 ottobre. Tale espulsione costituisce ulteriore prova della costante attività di prevenzione operata dalle Forze di polizia.
In questa direzione, massimo impulso è stato impresso all'azione finalizzata a inibire o depotenziare possibili minacce per la sicurezza dello Stato, anche mediante una strategia tesa ad anticipare la soglia di intervento rispetto a processi suscettibili di condurre alla radicalizzazione violenta e alla messa in pericolo di beni giuridici primari. Una particolare attenzione è naturalmente rivolta ai rischi collegati all'evoluzione dell'attuale scenario internazionale, che sono periodicamente approfonditi nel Comitato analisi strategica antiterrorismo, in cui siedono i vertici delle Forze di polizia e del sistema di intelligence, per valutare proprio il livello di minaccia terroristica interna e internazionale.
Per fornire dati circa l'attività operativa svolta, ricordo che, da gennaio 2024 all'agosto scorso, sono state complessivamente arrestate o denunciate 187 persone per il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa e si è proceduto all'allontanamento dal territorio nazionale di 146 persone, di cui 77 nel 2023 e 69 nell'anno in corso, riconducibili proprio alla minaccia di estremismo religioso.
Io assicuro, pertanto, che ogni situazione o profilo di rischio è - e continuerà a essere - oggetto di costante e attenta valutazione da parte mia e da parte delle Forze di polizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di replicare, per due minuti.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta, ma la ringrazio soprattutto per l'impegno che lei, il suo Ministero e tutte le Forze di polizia stanno mettendo in atto per tutte le azioni di cui lei ci ha parlato, dimostrando che monitorare e allontanare i soggetti che rappresentano una minaccia per la nostra sicurezza nazionale, come nel caso di Zulfiqar Khan, è essenziale. Sono azioni necessarie per garantire la tutela del nostro Paese di fronte ai rischi legati all'estremismo di matrice islamica.
Mi permetta, però, Ministro, anche di evidenziare un aspetto riguardo al caso di Zulfiqar Khan, di mettere in luce un aspetto su cui dobbiamo riflettere con attenzione. Si tratta di una persona che risiedeva in Italia dal 1995, da quasi trent'anni. Una figura nota, ben radicata nella comunità, al punto che avrebbe potuto chiedere la cittadinanza italiana qualora ne avesse avuto i requisiti. Quindi, questo ci spinge anche a una riflessione più ampia anche sul sistema delle cittadinanze e sui criteri che ne regolano il rilascio.
Quindi, in sintesi, espellere chi rappresenta un pericolo immediato è senza dubbio fondamentale, ma dobbiamo anche rivedere i meccanismi legati alla permanenza a lungo termine e alla concessione della cittadinanza, per garantire, signor Ministro, una protezione ancora più efficace della nostra sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Iniziative di competenza volte ad assicurare il diritto alla salute e alle prestazioni sanitarie ai cittadini della Liguria – n. 3-01493)
PRESIDENTE. La deputata Malavasi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ghio e altri n. 3-01493 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, la situazione della sanità ligure è drammatica. È tra le regioni peggiori del Centro e Nord Italia per i LEA, passando dall'ottavo posto del 2019 al tredicesimo del 2022, ed è tra le regioni che registrano il maggior numero di partenze tra i malati, con il 13,7 per cento dei cittadini che si rivolge fuori regione per le prestazioni sanitarie, con un dato di costo a carico della regione che è passato dai 51 milioni di euro del 2020 ai 115 milioni di euro del 2023. Due liguri su tre scelgono di operarsi fuori regione, soprattutto a causa di lunghe liste di attesa che a volte arrivano a superare i 12 mesi. Ed è la regione peggiore per spesa pro capite a carico delle famiglie, per costo sulla sanità privata, con un aumento dieci volte superiore alla media nazionale.
Credo che la sanità in Liguria con il Governo di centrodestra sia decisamente peggiorata, con privatizzazioni selvagge, mancati investimenti sulla sanità pubblica, nessun ospedale realizzato, nonostante le promesse e interi reparti gestiti solo con personale a gettone. Le chiediamo, dunque, quali misure urgenti di sua competenza intenda adottare affinché sia garantito il diritto alla salute e alle prestazioni sanitarie, così come sancito dall'articolo 32 della Costituzione, ai cittadini che risiedono in Liguria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Per fornire riscontro ai quesiti degli onorevoli interroganti, ho provveduto ad acquisire gli indispensabili elementi di contributo dalla regione Liguria. In particolare, con riferimento alle criticità segnalate sulle liste d'attesa, la regione Liguria ha rappresentato prioritariamente che i progressi e le innovazioni tecnologiche intervenuti nel campo della medicina hanno contribuito nel tempo ad aumentare in modo esponenziale la domanda di prestazioni.
Ciò considerato, la regione sta intervenendo sia sulla domanda, lavorando sull'appropriatezza, anche tramite strumenti informatici e algoritmi, sia sull'offerta di prestazioni, che deve essere, oltre che coerente con una domanda appropriata, massimizzata, ricorrendo anche al privato accreditato senza oneri per il cittadino. Ritengo, in tale ambito, doveroso rammentare che, con il decreto-legge n. 73 del 2024, questo Governo ha provveduto ad adottare una serie di misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d'attesa delle prestazioni sanitarie per assicurare una risposta più efficace del sistema sanitario alle esigenze dei cittadini.
Dall'esito del monitoraggio sul recupero delle liste d'attesa condotto dal Ministero, prendo atto che la regione Liguria risulta aver recuperato sia tutte le prestazioni arretrate riferite al periodo COVID 2020-2021, sia le code generatesi nel corso del 2022. Per quanto concerne il ricorso al settore privato, la regione Liguria ritiene necessario segnalare che, come emerge dagli studi di settore, si ricava una percentuale di spesa del servizio sanitario regionale per l'assistenza privata accreditata pari al 10,6 per cento, inferiore al dato di altre regioni. In particolare, per la produzione ambulatoriale, la regione Liguria è terzultima, con una componente privata pari ad un quinto rispetto alla media nazionale.
In merito al problema del ricorso delle strutture sanitarie all'utilizzo del personale a gettone, devo ricordare che questo Governo ha individuato, con l'articolo 10 del decreto-legge n. 34 del 30 marzo 2023, la possibilità per le aziende e gli enti del sistema sanitario nazionale di procedere all'esternalizzazione dei servizi erogati nei soli casi di necessità e urgenza, in un'unica occasione e senza possibilità di proroga, laddove non sia possibile ovviare diversamente alle carenze del personale sanitario. A tal riguardo, colgo l'occasione per informare che, in data 8 ottobre 2024, è stato registrato dalla Corte dei conti ed è quindi oggi in corso di pubblicazione il documento recante apposite linee guida per ricondurre e contenere i suddetti affidamenti entro limiti precisi. La regione Liguria, poi, dichiara di supportare la formazione specialistica dei medici con finanziamento di borse regionali per specializzandi e ha realizzato, con un progetto europeo, la formazione dell'infermiere di comunità.
Infine, sul tema dell'erogazione dei servizi, la regione conferma la priorità della presa in carico del cittadino e ha raggiunto l'obiettivo individuato dal PNRR riguardo l'assistenza domiciliare integrata, con lo scopo di ridurre le disparità territoriali nell'erogazione dei servizi attualmente esistenti. Comunica poi di avere in corso di attuazione un programma di complessivo ammodernamento dei presidi ospedalieri, che interessa l'intero territorio ligure.
PRESIDENTE. La deputata Ghio ha facoltà di replicare, per due minuti.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Purtroppo, il Ministro con questa risposta ha dimostrato che il Governo ha abbandonato definitivamente la Liguria, parlando di un decreto Liste d'attesa che, peraltro, non è finanziato, e quindi senza una risposta concreta a quei 150.000 liguri che, pur in una regione piccola come la nostra, rinunciano alle cure per l'inadeguatezza del sistema. Peraltro, anche i numeri dati in questi giorni sulla manovra di bilancio dimostrano chiaramente le mistificazioni portate avanti in queste settimane e sono stati ridimensionati con chiarezza oggi dal Ministro Giorgetti, che smentisce i 3,5 miliardi di euro, ma parla di soli 880 milioni di euro per il prossimo anno. Si tratta di una cifra largamente insufficiente, che non incrementa il rapporto della spesa sanitaria sul PIL e che in Liguria vuole dire solo briciole, proprio dove - è notizia di questi giorni - anche la spesa sanitaria è ben oltre quella delle altre regioni. A questo punto, è ben evidente che l'articolo 32 della Costituzione non è rispettato e non è stato rispettato in questi nove anni.
Dati di questi giorni: otto mesi per una colonscopia urgente, dieci mesi per un ecodoppler. Questo è solo un minimo spaccato dei numeri che evidenziano il tracollo della sanità pubblica ligure. Si tratta di numeri che non sono soltanto freddi dati, ma che incidono sulla carne viva delle persone, soprattutto sugli anziani soli che perdono fiducia nella cura. Le risposte che sono state date in Liguria nel tardivo tentativo di rimediare al disastro sono state deboli e sbagliate, con l'unica scelta della privatizzazione selvaggia. Signor Ministro, anche oggi, ancora oggi, avete certificato l'ennesima promessa vana. Avete certificato che preferite buttare il denaro pubblico in 800 milioni di euro di soldi pubblici, appunto, per deportare i migranti in Albania, anziché sostenere la salute dei cittadini, la sanità pubblica, abbandonando al proprio destino la parte più debole della popolazione, in particolare in quelle regioni, come la Liguria, dove il disastro della gestione sanitaria di questi anni lascia, di fronte alla malattia, i propri cittadini soli e senza adeguato portafoglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Iniziative in materia di sicurezza e trattamento economico del personale sanitario, con particolare riferimento al personale impegnato in attività di pronto soccorso – n. 3-01494)
PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01494 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il problema della sicurezza e della disparità di trattamento economico, in particolare dei pronto soccorso, è il principale elemento causa dell'allontanamento dei giovani dalle specializzazioni emergenziali. Do qualche dato: quest'anno su 718 posti disponibili per la chirurgia generale ne sono stati coperti soltanto 278; delle 898 borse per la scuola di emergenza-urgenza ne sono state coperte soltanto 225; per l'anestesia e la rianimazione, su 1.567 borse, 753 sono stati i posti coperti. Uno specializzando, indipendentemente dalla strada che voglia fare, ha un compenso di circa 1.700 euro. Noi abbiamo chiesto al Governo di rafforzare la dotazione finanziaria della sanità e abbiamo chiesto un impegno per assunzioni straordinarie di medici e infermieri. Abbiamo chiesto, inoltre, che ci sia la possibilità di coprire, attraverso uno sforzo economico, queste aree mediche che sono disertate dai giovani, perché preferiscono andare nel privato o all'estero. Chiediamo, signor Ministro, quale sia la sua intenzione.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti per i quesiti posti. Posso, quindi, aggiornare quanto già illustrato in quest'Aula riguardo alle misure adottate per contrastare la problematica dell'allontanamento dei giovani dalle specializzazioni emergenziali, dovuta alla poca attrattività della professione. I dati sono già stati riportati correttamente dall'interrogante per quanto concerne la chirurgia generale, l'emergenza urgenza, l'anestesia e la rianimazione. Tengo, però, a sottolineare che ci sono anche altre specialità, quali la medicina di comunità e cure primarie, la radioterapia, la farmacologia e tossicologia, che hanno scarsa attrattività, con una percentuale di posti coperti rispetto agli assegnati non superiore al 15 per cento.
Come è noto, la vera criticità non è tanto rappresentata dalla carenza dei contratti di formazione finanziati, quanto dalla scarsa attrattività di alcuni di questi, legati alle condizioni di lavoro che si manifestano nella scelta del percorso post lauream. Al riguardo, rappresento che il Ministero della Salute sta lavorando assiduamente per risolvere il problema, con particolare riferimento alla scarsa attrattività delle scuole di cui abbiamo parlato, attraverso proposte normative che consentono un'adeguata remunerazione, compatibile con le risorse finanziarie che saranno messe a disposizione dal Ministero dell'Economia e delle finanze in questa legge di bilancio.
In particolare, abbiamo proposto di incrementare l'importo della parte fissa del contratto di formazione medico-specialistica nella medesima misura per tutte le specializzazioni e l'importo della parte variabile per le specializzazioni caratterizzate da minore attrattività. Per incentivare l'attrattività della professione è stata poi avanzata un'ulteriore proposta di ridurre l'aliquota fiscale Irpef applicabile all'indennità di specificità medica. Per la problematica relativa all'aumento degli accessi al pronto soccorso, dobbiamo rappresentare che è in fase di attuazione la riorganizzazione della medicina territoriale con i fondi del PNRR, che ha previsto un forte investimento volto a rafforzare le prestazioni erogate sul territorio con il rafforzamento dell'assistenza domiciliare e lo sviluppo della telemedicina.
Per quanto concerne, infine, le misure volte a contrastare i reiterati episodi di aggressività nei confronti del personale sanitario, ricordo che nell'attuale ordinamento giuridico sono già in vigore numerosi strumenti atti a fronteggiare il fenomeno. In particolare, da ultimo, il recente decreto-legge del 1° ottobre 2024 ha rafforzato il sistema sanzionatorio, ha previsto un aggravio di pena con la reclusione da uno a cinque anni, ma soprattutto c'è una rilevante novità che riguarda l'introduzione dell'arresto in flagranza differita nei casi in cui, a seguito di aggressione nei confronti di personale sanitario, non è stato possibile procedere immediatamente all'arresto.
PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di replicare.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Ministro. La sua risposta ci conforta perché sappiamo di andare per la giusta strada. Tra le altre cose, è notizia di questa mattina che, nel Consiglio dei ministri, avete approvato l'aumento del Fondo della sanità e che è in programma un'assunzione straordinaria di 30.000 medici e infermieri, con quell'aumento a cui abbiamo fatto riferimento, per quanto riguarda alcuni comparti, da 200 a 400 euro. È ovvio che bisogna fare di più, ma tutto adesso non si può fare perché sappiamo perfettamente che un giovane che lascia l'Italia dopo essersi laureato significa donare a una nazione straniera una Ferrari.
Tanto vale (220.000 euro) il percorso di studi, quando poi, invece, queste risorse e queste intelligenze vengono utilizzate altrove. Noi saremo a sostegno di una riforma sanitaria vera, di una riforma che possa consentire ai 4.500.000 di italiani che rinunciano a curarsi di farlo in Italia e di farlo al meglio. Su queste iniziative saremo al fianco del Governo e al suo fianco.
(Iniziative di competenza in relazione alla crisi idrica in Sicilia – n. 3-01495)
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Faraone ed altri n. 3-01495 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Musumeci, lei nel 2020 era presidente della regione Sicilia e aveva elaborato un piano regionale per la lotta alla siccità, in una regione che disperde milioni di metri cubi d'acqua, e quel piano regionale conteneva degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della rete del sistema di captazione. Per il gruppo di Italia Viva, le chiedo che fine ha fatto quel piano del 2020, anche perché, nel frattempo, sono intervenute le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e oggi noi vediamo le immagini, ho dovuto chiedere spiegazioni al collega Faraone su che cosa fosse la turnazione dell'acqua, sul perché in questo momento ci siano 12 silos dell'acqua nella città di Caltanissetta.
Che ne è stato di quel piano? Perché oggi sono in ginocchio l'agricoltura, il turismo, le attività produttive e la vita quotidiana delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere.
NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signora Presidente. La grave siccità della Sicilia sconta un ritardo nella programmazione e nella manutenzione delle infrastrutture e degli interventi certamente pluridecennale. Basti pensare che l'Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia è stata istituita solo dopo un trentennio, nel 2018, con la legge regionale 8 maggio 2018, n. 8.
Venendo all'interrogazione degli onorevoli parlamentari, va subito detto che il Consiglio dei ministri, nella seduta del 6 maggio scorso, ha deliberato, per la durata di 12 mesi, la dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale in relazione alla situazione di grave deficit idrico in atto nel territorio siciliano, stanziando 20 milioni di euro per l'attuazione dei primi interventi, nelle more dell'effettivo impatto dell'evento. Di conseguenza, il 19 maggio scorso il presidente della regione è stato nominato commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti finalizzati alla gestione della crisi in corso.
Al commissario delegato è stata, altresì, demandata la predisposizione, sulla base dei fabbisogni trasmessi dalla regione siciliana e nel limite delle risorse stanziate, di un piano degli interventi e delle misure più urgenti da adottare. Il 25 maggio il commissario delegato ha trasmesso il piano degli interventi e il 30 maggio, nella riunione appositamente tenutasi, gli uffici del Dipartimento della Protezione Civile hanno approvato il piano degli interventi urgenti. Il piano prevede, in sintesi, 52 interventi infrastrutturali - lavorazione, rifunzionalizzazione e trivellazione dei nuovi pozzi, utilizzo di nuove sorgenti, realizzazione di nuove condotte e reti di acquedotti, per complessivi 19.124.000 euro -, oltre a 86 interventi per la manutenzione e l'acquisizione di autobotti, per i quali è previsto un costo di 760.000 euro. Il piano comprende, per la spesa residua, lavori straordinari della struttura commissariale.
Il 30 settembre, il Dipartimento nazionale ha svolto due riunioni con il dirigente, nel corso delle quali è stata esaminata, nel confronto con la Sicilia, la bozza di un piano contenente ulteriori misure per le quali la regione siciliana intende chiedere il finanziamento a carico di risorse economiche di provenienza statale. A margine dell'ultima riunione, si è provveduto ad inviare per le vie brevi il predetto piano, da acquisire per l'espletamento in tempi brevi della relativa istruttoria. Al momento, il piano non risulta restituito formalmente da parte del commissario delegato.
Si riferisce, inoltre, che il 9 ottobre scorso è pervenuta al Dipartimento nazionale, da parte del dirigente regionale della Protezione Civile, un riepilogo delle diverse azioni sinora intraprese nella gestione dell'emergenza, e ha segnalato, a fronte di un possibile aggravamento della situazione, talune misure prioritarie di mitigazione di cui si ravviserebbe la necessità di attivazione.
Precisato il quadro degli interventi correlato all'emergenza, occorre rappresentare - e chiedo clemenza alla signora Presidente - che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha provveduto, nel corso degli ultimi 5 anni, al finanziamento nella regione siciliana di 149 interventi nel settore idrico, con congrui finanziamenti da parte del MIT. Deve, altresì, segnalarsi che nel PNRR importanti investimenti interessano le dighe di Pozzillo, nella provincia di Enna, e di Pietrarossa, nella provincia di Catania, i cui cantieri per la realizzazione degli interventi sono già in corso. In materia assume…
PRESIDENTE. Ministro, con tutta la clemenza, ma devo chiederle di concludere.
NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Mi riservo, signora Presidente, allora di fornire alla Presidenza il testo integrale.
PRESIDENTE. No, dovrebbe riuscire a sintetizzare questa sua conclusione, perché, purtroppo, per il question time non è previsto il deposito.
NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Abuserei troppo della mia capacità di sintesi.
Vorrei soltanto dire che occorre segnalare che la cabina di regia della crisi idrica, nella seduta del 12 settembre, al Commissario straordinario per gli interventi urgenti, ha segnalato il fenomeno della scarsità, prospettando interventi concreti ed immediati.
PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di replicare, per due minuti.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, il Ministro Musumeci sembra che non sia siciliano, perché ha dato una risposta in cui sostanzialmente c'è, in prospettiva. Il dramma, Presidente, signor Ministro, è che in queste ore ci sono cittadini siciliani che non hanno acqua da luglio, in alcuni casi. Quando va bene, hanno turnazioni ad 8 giorni, a 6 giorni. Ricordo Caltanissetta o Agrigento. Lei è catanese e sa bene che c'è stato un dimezzamento della produzione delle arance del 50 per cento e, nel trapanese, dell'uva del 50 per cento. Questo vuol dire che c'è un intero settore economico, oltre che naturalmente una qualità della vita dei cittadini siciliani, che è profondamente in crisi.
Il dramma qual è, signor Ministro? Che noi ci saremmo aspettati qualcosa di diverso dal presidente della regione, non a maggio, a giugno o a luglio di quest'anno, ma un anno fa, quando era già chiaro che bisognasse prevenire l'emergenza che sarebbe esplosa in estate. Invece, non si è fatto nulla per un anno e, quando è esplosa l'emergenza, il presidente della regione ha cominciato a requisire i pozzi, a comprare le autobotti, a fare gli interventi che avrebbero dovuto essere stati programmati per tempo, compresi quelli per i dissalatori. Ora noi, probabilmente, non vivremmo questa condizione di emergenza, in cui la notte la gente si sveglia per lavare i panni e utilizzare l'acqua diretta, perché non può utilizzare quella che c'è nelle cisterne, perché altrimenti poi non la può utilizzare per gli 8 giorni in cui dovrà utilizzarla, visto che poi l'acqua arriverà dopo 8 giorni.
Tutto questo è causa di una classe dirigente che ha sbagliato i tempi e chi sbaglia paga. Il problema è che voi quello che ha sbagliato lo avete nominato pure Commissario, il presidente della regione. Non bastando che fosse Commissario dell'emergenza idrica, ora è pure Commissario per la realizzazione dei termovalorizzatori. Io, signora Presidente, sono insoddisfatto della risposta, perché non c'è, nella risposta, la tensione dell'emergenza. È una risposta in cui si dice: programmeremo. L'emergenza, però, è adesso. Su questo, io, signor Ministro, signora Presidente, non posso che ritenermi insoddisfatto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
(Elementi in merito all'utilizzo dei fondi statali per il contrasto al rischio idrogeologico in Emilia-Romagna – n. 3-01496)
PRESIDENTE. Il deputato Benvenuti Gostoli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01496 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
STEFANO MARIA BENVENUTI GOSTOLI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in Emilia-Romagna continuano a ripetersi eventi atmosferici estremi. Dai primi eventi del 2023 ad oggi, il Governo ha stanziato 4,7 miliardi di euro (2,8 per la ricostruzione pubblica e 1,9 per quella privata). Il Governo ha garantito, dal settembre 2023, la copertura finanziaria di tutte le richieste di finanziamento degli enti locali e degli altri soggetti attuatori, ma, dei circa 1,6 miliardi di euro erogati in favore degli enti attuatori regionali, risultano rendicontati solo 250 milioni di euro. L'Emilia-Romagna è tra le regioni più cementificate d'Italia e, secondo la Corte dei conti, ha utilizzato solo un terzo delle risorse stanziate per il rischio idrogeologico e ha costruito parzialmente solo 12 casse di espansione delle 23 necessarie.
Il Governo ha stanziato 230 milioni di euro per la messa in sicurezza idraulica, dei quali solo 49 milioni di euro sono stati spesi, mentre, a fronte dei 750 milioni di euro destinati dal Governo alla messa in sicurezza viaria, gli enti regionali attuatori ne hanno spesi meno del 20 per cento. Dei 40 milioni di euro stanziati per il comune e la provincia di Ravenna, addirittura, non è stato speso nulla.
Dal 2013 al 2023 l'Emilia-Romagna ha ricevuto 600 milioni di euro per il contrasto al dissesto idrogeologico, ma non risulta alcuna documentazione circa le somme effettivamente spese, come anche non è stata ancora prodotta alcuna documentazione sullo stato dei fiumi prima dell'alluvione del 2023.
Ebbene, si chiede quindi di sapere quale sia l'entità dei fondi stanziati per la regione Emilia-Romagna per il contrasto al dissesto idrogeologico, prima e dopo il maggio 2023, e quanti di questi siano stati stanziati e spesi dalla regione nello stesso periodo e se la regione abbia risposto alla richiesta di inoltro dei documenti rappresentanti lo stato idrografico esistente prima del maggio 2023 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signora Presidente. Cercherò davvero di rispettare i tempi. A conferma della fragilità del territorio dell'Emilia-Romagna basti citare un dato, correlato all'importo delle risorse stanziate per circa 30 stati di emergenza dichiarati dal Governo nazionale dal 2013 ad oggi. Si tratta di circa 715 milioni di euro che il Governo nazionale e il Dipartimento di Protezione civile hanno erogato alla regione nella fase della emergenza. Nello scorso anno, fra i fondi del PNRR, sono stati assegnati alla regione Emilia-Romagna 61.136.179 euro per la messa in sicurezza del territorio.
Ciò premesso, si rileva che dalla ricognizione degli interventi destinati al dissesto idrogeologico nella regione Emilia-Romagna, censiti nel sistema ReNDiS, emerge un totale di risorse stanziate pari a 1.113.000.000 di euro, per 1.631 interventi relativamente al periodo dal 2010 al 2024. Si rappresenta che, in generale, la durata media complessiva degli interventi per la mitigazione del rischio di dissesto idrogeologico, comprensiva di tutte le fasi, è di circa 5 anni.
Con specifico riferimento alla regione Emilia-Romagna, dal 2010 al 2023 risultano programmate risorse del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica per 385 interventi, pari a complessivi 308.917.000 euro. In relazione alle risorse programmate, il 14 per cento si riferisce a interventi ultimati, mentre il 28 per cento riguarda interventi da considerarsi chiusi contabilmente. Le ulteriori risorse si riferiscono a interventi in corso di progettazione (il 21 per cento), a procedure di aggiudicazione avviate (3 per cento), a lavori aggiudicati (il 2 per cento), in esecuzione (il 30 per cento). Infine, per la programmazione del piano stralcio 2024, il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica ha messo a disposizione della regione Emilia-Romagna risorse di bilancio pari a circa 75 milioni di euro.
Sullo schema di decreto che approva l'elenco degli interventi ammessi a finanziamento è stata chiesta la formale intesa del presidente della regione e si è in attesa di riscontro.
L'ultimo dato, signora Presidente: quanto al Commissario straordinario per la ricostruzione competente sugli eventi alluvionali di maggio 2023, il Governo, per la sola ricostruzione pubblica, ha destinato 2.800.000.000 di euro. In particolare, attraverso il Commissario straordinario, con 4 distinte ordinanze, il Governo ha stanziato circa 540 milioni di euro per la messa in sicurezza idraulica, dei quali solo 4,3 milioni di euro sono stati spesi, mentre, a fronte di 1.150.000.000 di euro destinati alla messa in sicurezza viaria, non tutti i soggetti attuatori hanno inviato la richiesta di erogazione finanziamenti alla struttura di supporto al Commissario straordinario. Infatti, meno del 2 per cento dell'importo totale è stato finora erogato. Inoltre, dei 40 milioni di euro stanziati per la messa in sicurezza viaria del comune e della provincia di Ravenna, non è stato ancora speso nulla.
PRESIDENTE. La deputata Buonguerrieri ha facoltà di replicare, per due minuti.
ALICE BUONGUERRIERI (FDI). Grazie, Ministro. Da romagnola, prima ancora che da parlamentare di Fratelli d'Italia, esprimo piena soddisfazione per l'attenzione che il Governo ha riservato ai cittadini alluvionati. A distanza di poco più di un anno dall'alluvione, il Governo ha rimborsato il 100 per cento delle somme urgenze, ha stanziato le risorse necessarie per la ricostruzione pubblica e privata e ha già liquidato oltre il 50 per cento delle domande di risarcimento pervenute dai privati, mentre le restanti sono già in fase di istruttoria.
Il Governo, quindi, ha fatto e sta facendo la sua parte, ma altrettanto non può dirsi per la regione Emilia-Romagna e questo lo ha confermato anche lei oggi, Ministro. La regione, anzitutto, non ha messo in sicurezza un territorio fragile, così come lo definiva anche la stessa Elly Schlein, ai tempi - lo ricordiamo - vicepresidente della regione Emilia-Romagna con delega al Patto sul clima, che ha sacrificato la sicurezza dei cittadini sull'altare di un ambientalismo di sinistra, per il quale la natura dovrebbe governarsi da sola, con le conseguenze, Ministro, che sono sotto gli occhi di tutti: comunità finite sott'acqua per ben tre volte in 16 mesi, per l'esondazione degli stessi fiumi esondati nel 2024, nel 2023, nel 2019, nel 2015 e potrei proseguire a lungo.
Allora, perché, Ministro, la regione non consegna i documenti sullo stato del reticolo idrografico precedente all'alluvione del maggio del 2023, richiesti da lei e richiesti anche dal nostro Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni?
E glielo dico io, Ministro, perché quei documenti confermerebbero, ancora una volta, le responsabilità della regione, che non è intervenuta a manutenere, a sistemare quei fiumi o quelle frane quando doveva farlo, anche a fronte di segnalazioni che pervenivano dagli stessi cittadini o dagli stessi amministratori. Perché la regione, Ministro, ancora non comunica quanto ha speso per il contrasto del rischio idrogeologico? Evidentemente, perché questi dati cristallizzerebbero, ancora una volta, le responsabilità di una regione che ha dirottato quelle risorse altrove, anziché pulire e mettere in sicurezza quei fiumi che, ancora oggi, hanno travolto nuovamente intere comunità.
E allora, Ministro, noi ci auguriamo che le indagini della procura facciano il loro corso, perché i nostri cittadini chiedono, ancor prima degli aiuti, verità su quanto accaduto e di poter rientrare nelle proprie case e nelle proprie imprese in sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,20.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Chiedo se sia possibile effettuare una sospensione di dieci minuti per un approfondimento del testo e anche per avviare le migliori interlocuzioni con i gruppi d'opposizione.
PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, a questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,35. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16,23, è ripresa alle 16,40.
Seguito della discussione delle mozioni Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 e Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335 concernenti iniziative per il rilancio produttivo e occupazionale degli stabilimenti italiani di Stellantis.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione) e Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335 concernenti iniziative per il rilancio produttivo e occupazionale degli stabilimenti italiani di Stellantis (Vedi l'allegato A).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 23 settembre 2024, sono state presentate la mozione Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335 e una nuova formulazione della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, infine, che, in data odierna, è stata presentata la mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo, altresì, il parere sulle mozioni presentate. Ministro Urso, mi dà lei il parere? Ministro…
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Posso darlo io!
PRESIDENTE. Ministro, mi deve dare il parere sulle mozioni, a meno che non me lo dia il Sottosegretario. Ho visto che c'era un'interlocuzione in corso. Prego, Ministro.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Per quanto riguarda la mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), ho chiesto la riformulazione di diverse parti, sia nelle premesse che nel dispositivo. Ove non fosse accolta la riformulazione, per quanto riguarda il dispositivo, chiederemo, comunque, una votazione per parti separate, perché alcune parti del dispositivo...
PRESIDENTE. No, Ministro, aspetti. Lei mi deve dare solo le riformulazioni, poi la richiesta di votazione per parti separate mi arriverà dai gruppi.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Avete il testo della riformulazione?
PRESIDENTE. Sì. Lei deve leggere la riformulazione che propone.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Allora, la riformulazione che propongo è la seguente: nelle premesse, nella prima pagina, dove si parla di “mobilità elettrica”, inserire la parola “sostenibile” al posto di “elettrica”, perché questo termine comprende anche altre tecnologie, per esempio i biocombustibili...
PRESIDENTE. Mi scusi, Ministro, ma se non ci dice il capoverso, non riusciamo a prendere nota.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sì. Allora, è molto lunga la questione. La riformulazione riguarda il terzo capoverso delle premesse, cioè quello che recita: “è indispensabile che, sia in ambito nazionale sia in ambito di Unione europea (...)”; quando si fa riferimento al “passaggio alla mobilità elettrica”, proporrei la seguente riformulazione: “sostenibile”.
Al capoverso 9), sempre della premessa, propongo la seguente riformulazione: “l'industria automotive in Italia rappresenta (…)”, eliminando “la componentistica”. Inoltre, toglierei l'ultima riga, dove si dice: “con un contributo al gettito fiscale per oltre 76 miliardi”. È una sottigliezza.
Passiamo adesso molto oltre, al punto della premessa che riguarda la golden power...
PRESIDENTE. Ministro, deve dirci il numero del capoverso, altrimenti non riusciamo a prendere nota.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Capoverso 34). Nel frattempo, abbiamo preso la decisione. Qui dice: “risulta che il Governo italiano non eserciterà il veto sull'acquisizione”. Si parla di Comau. Invece, abbiamo esercitato la golden power. Quindi, prendendo atto di quello che invece abbiamo fatto, questo capoverso 34) potrebbe essere così riscritto: “il Governo italiano ha esercitato la golden power con alcune prescrizioni in merito all'acquisizione del 51 per cento”. In realtà, quando avete presentato la mozione vi siete avvalsi di quello che qualche giornale ha pubblicato, che poi non è corrisposto al vero. Quindi, è soltanto per aggiornare rispetto a quello che poi è realmente accaduto, perché, la golden power, l'abbiamo esercitata.
Passiamo all'ultimo capoverso: il capoverso 60). Per il resto, non chiediamo modifiche. Dunque, per quanto riguarda il capoverso 60), che recita: “a fronte delle sfide ambientali e tecnologiche che si prospettano per il settore (...)”, chiediamo di sopprimere la parte successiva, dove c'è un giudizio sul Governo, per riprendere, tre righe dopo: “sarebbe necessario farsi promotori (...)”. Quindi, l'inciso che riguarda il Governo, ovviamente se si vuole l'accoglimento o, comunque, il parere favorevole alla mozione, dovrebbe essere tolto. Quindi, sulle premesse, ci sono solo queste modifiche e integrazioni chieste.
PRESIDENTE. Quindi, sul resto delle premesse, il parere si intende favorevole. Per quanto riguarda il dispositivo, invece?
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Per quanto riguarda il dispositivo, sull'impegno n. 1), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a sostenere la transizione”; anche in questo caso, al posto dell'elettrico, noi suggeriamo: “verso veicoli a basse emissioni di anidride carbonica”.
Sull'impegno n. 2), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: nello specifico, anche qui, al posto delle parole “mobilità elettrica”, inserire: “mobilità sostenibile”.
Sull'impegno n. 3), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: nello specifico, per avere il nostro consenso, suggeriamo di togliere, dopo le parole: “a mettere in atto una seria ed efficace politica industriale”, l'inciso: “finora assente nell'azione del Governo”.
Sull'impegno n. 4), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: non “verso l'elettrico”, ma “verso forme di mobilità sostenibile”.
Sull'impegno n. 5), il parere è favorevole con seguente riformulazione: invece “di predisporre un pacchetto”, chiediamo di inserire: “a valutare la predisposizione di un pacchetto di iniziative a supporto (…)”. Inoltre, si propone di eliminare l'ultimo periodo dopo la virgola: “l'accesso semplificato per Transizione 5.0, la possibilità di garantire cash flow per investimenti”.
Sull'impegno n. 6), il parere è sostanzialmente favorevole. Qui, infatti, il problema è soltanto lessicale: bisognerebbe inserire “in” al posto di “su”. Forse, c'era un errore nella mozione. Dunque: “programmati in Serbia, Polonia e Marocco”.
L'impegno n. 7) sarebbe assorbito, di fatto, da un impegno successivo rimodulato al punto 14).
PRESIDENTE. Deve, comunque, esprimere il parere.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Chiediamo di sopprimere il capoverso n. 7), perché abbiamo proposto una formulazione successiva.
Sull'impegno n. 8), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a varare un piano aziendale pluriennale stabile” - è un problema lessicale - “per il rinnovo del parco circolante”. Noi chiediamo di sopprimere questa frase, ma si potrebbe anche lasciare.
PRESIDENTE. Deve dirmi se vuole sopprimerla o lasciarla.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. No, possiamo lasciarla. Per quanto riguarda la previsione della lettera a), ovviamente, come immaginate, è impossibile da ottenere in sede europea. Noi, in linea di principio, siamo pure favorevoli, però non è realistico ottenerlo.
Sugli impegni n. 9) e n. 10), il parere è favorevole. Sull'impegno n. 11), il parere è favorevole con riformulazione: nello specifico, a condizione che le parole “la transizione all'elettrico” siano sostituite con le parole: “la transizione a forme di mobilità sostenibile”.
Sull'impegno n. 12), il parere è favorevole.
Per quanto riguarda l'impegno n. 13), invece, ne chiediamo la soppressione, perché, a nostro avviso, è assorbito dall'impegno n. 8).
Sull'impegno 14) chiediamo una modifica e andrebbe così poi eventualmente riscritto: “ad adottare, a fronte di un piano di investimenti occupazionali che prevede tempistiche e impegni precisi da parte di Stellantis, le necessarie iniziative volte a tutelare il lavoro nell'attuale fase di transizione per soluzioni a basse emissioni, adottando, nel rispetto dei vincoli di bilancio (…)”. Il concetto è che ci devono presentare un piano, altrimenti diamo senza avere la certezza che quello che diamo serva poi effettivamente al rilancio industriale, e quindi alla salvaguardia occupazionale. Quindi, è una condizione in più che chiediamo a Stellantis, altrimenti ci impegneremmo a fare una serie di cose senza avere la certezza che loro le utilizzino per realizzare un piano industriale sostenibile con livelli occupazionali soddisfacenti.
Quindi, la formulazione andrebbe così fatta: “ad adottare, a fronte di un piano di investimenti occupazionali che prevede tempistiche e impegni precisi da parte di Stellantis, le necessarie iniziative volte a tutelare il lavoro nell'attuale fase di transizione per soluzioni a bassa emissione, adottando”, aggiungeremmo, “nel rispetto dei vincoli di bilancio, le opportune iniziative per la proroga degli ammortizzatori sociali nel settore dell'automotive” e toglieremmo: “allo scopo di impedire licenziamenti di massa”, e questo mi sembra ovvio, “nonché iniziative volte a prevedere forme (…)” e il resto rimane così com'è. La lettera b) rimane così com'è.
Sull'impegno 15) c'è la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a prevedere la concessione di incentivi vincolanti e impegni che preservino le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti, nonché le reti di fornitura nazionali”, togliendo il concetto, che era stato già espresso in precedenza, “che le produzioni negli ultimi due anni sono state trasferite all'estero, in particolare tra l'Europa (…)”. Credo che in questo modo sia ancora più chiaro l'impegno che noi chiediamo a Stellantis.
Gli impegni 16), 17), 18) e 19) resterebbero così come sono stati presentati. Sul punto 20) vi chiederemmo questa riformulazione, che a noi appare più realistica e impegnativa: “a concludere, entro dicembre 2024, i lavori del tavolo Stellantis, costituito presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, cui partecipano le parti sociali, i rappresentanti delle regioni, le associazioni di categoria, le case produttrici e le istituzioni, con una seduta conclusiva a Palazzo Chigi che impegni l'azienda a un piano industriale focalizzato sulla produzione e l'occupazione in Italia, perseguendo gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale”.
Cioè, cosa chiederemmo? Lo chiederò poi anche alla maggioranza. Che si impegni il Governo a chiudere entro quest'anno il tavolo Stellantis, che già coinvolge tutte le parti sociali, produttive, sindacali e le regioni, con una seduta conclusiva a Palazzo Chigi in cui l'azienda si impegna in maniera formale a un piano industriale focalizzato sulla produzione e l'occupazione in Italia, perseguendo gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, piano che è stato concordato nel tavolo Stellantis e che a quel punto si conclude a Palazzo Chigi, ovviamente se l'impresa poi ci fornirà un piano industriale che sia convincente, perché, ove ciò non accadesse, dovremmo prenderne atto tutti, mentre il punto 21) è di fatto assorbito dalla nuova formulazione del punto 20).
PRESIDENTE. Quindi, sarebbe la soppressione. Il suo parere è contrario.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Soppressione perché di fatto è già assorbito nella nuova formulazione del punto 20).
PRESIDENTE. È chiaro. Passiamo ora alla mozione Caramanna ed altri n. 1-00335.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. C'è un punto che riguardava anche la mozione Caramanna ed altri n. 1-00335, che ora guardo…
PRESIDENTE. Ministro, noi non la sentiamo. Immagino fosse…
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sì, solo un attimo. Comunque, i pareri sono favorevoli sull'impegno; c'era un passaggio, che ora troveremo, della mozione Caramanna ed altri n. 1-00335 che riguardava anch'esso Palazzo Chigi, e crediamo che a questo punto…
PRESIDENTE. La pagina della mozione è la n. 39, numero romano, la trova nel fascicolo. Se cerca gli impegni della mozione Caramanna n. 1-00335, la pagina è la n. 39. Se, invece, cerca la premessa, la trova da pagina 34 (Commenti del deputato Giachetti)…
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. No, è che abbiamo cercato di trovare una formulazione che sia identica a quella che prima ho sottoposto a voi per quanto riguarda il punto 20): “a rendere permanente il tavolo automotive già costituito presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy e a spostarlo presso la Presidenza del Consiglio, allo scopo di (…)”. Su questo punto 20) chiederei una riformulazione, anche perché il tavolo automotive è permanente. È cominciato all'inizio della legislatura…
PRESIDENTE. Scusi, Ministro, mi perdoni, sta parlando delle premesse?
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Sto parlando degli impegni.
PRESIDENTE. L'impegno 20) non c'è, perché la mozione arriva a 9 impegni.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Va bene così.
PRESIDENTE. Ministro, forse è l'impegno 6), che è l'unico punto dove vedo che si parla di tavoli.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. No.
PRESIDENTE. Allora non so aiutarla.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Va bene così. Lasciamo così e do il parere favorevole alla mozione di maggioranza.
PRESIDENTE. Su premesse e impegni.
A questo punto passiamo alla mozione Faraone ed altri n. 1-00347.
ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere favorevole.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi abbiamo cercato di improntare la nostra mozione ispirandoci alle parole che espresse Sergio Marchionne: “Ne ho già sentiti troppi che hanno puntato tutto su un cavallo decidendo troppo presto che quella sarebbe stata la soluzione vincente. Sicuramente dobbiamo in questo momento introdurre i motori elettrici in Europa per rispettare le norme sulle emissioni che saranno introdotte nel 2020, ma, se mi chiede se sono convinto che i motori elettrici siano la soluzione definitiva per il comparto, allora la mia risposta è no. Con l'avvento del solare, dell'energia eolica, qualsiasi cosa che permetta di convertire l'acqua nelle stazioni di ricarica in idrogeno, è troppo presto per determinare quale sarà la tecnologia standard”.
Signor Ministro, queste parole furono assolutamente profetiche e, d'altra parte, a giudicare la situazione attuale, l'Europa è stata troppo precipitosa nello scegliere il cavallo vincente e nel puntare tutte le sue fiches sull'elettrico. Nel momento in cui è cresciuta la sensibilità ambientale, la scelta dell'elettrico quale tecnologia standard per i successivi decenni è stata, quindi, operata dalla politica europea, e non, come auspicava Marchionne, come abitualmente avviene, dal confronto e dalla competizione tra tecnologie alternative. L'auto elettrica - e questo è un concetto che va espresso con forza - quale tecnologia dominante per il futuro è stata imposta dalla politica europea e le conseguenze le vediamo con grande chiarezza. In più l'irrazionale decisione dell'Europa equivale allo stop alle vendite dei veicoli a motore termico nel 2035, siano essi alimentati con la benzina o siano essi alimentati con il diesel, un'altra forzatura.
Queste scelte sono state un regalo alla Cina, che negli ultimi decenni, mentre noi facevamo altro, si è preoccupata di acquisire le concessioni minerarie di nichel, cobalto e litio, e ha raggiunto la leadership tecnologica mondiale nella produzione delle batterie. Naturalmente, si sta muovendo rapidamente verso le batterie al sodio, che sono considerate addirittura meno costose e inquinanti, mentre noi ancora guardiamo come allinearci.
Ha sviluppato un'importante rete di ricarica; ha affrontato per prima il problema del riciclo delle batterie e naturalmente a costi di produzione dell'energia largamente inferiori all'Europa; ciò consente un costo delle auto elettriche cinesi largamente inferiore rispetto ai competitori europei. Naturalmente le conseguenze, almeno a oggi, sono sotto gli occhi di tutti: è di questi giorni la richiesta, fatta dai concessionari d'auto europei, di spostare in avanti le date fissate per la riduzione dei limiti sulle emissioni di auto. Ciò per una semplicissima ragione: le auto elettriche così non si vendono; questa è la realtà, signor Ministro, su cui bisogna riuscire, partendo da un'analisi di fatto, a trovare soluzioni.
A settembre si è registrato, in Italia, un crollo del 43,9 per cento delle vendite di veicoli elettrici. Le linee di produzione dello stabilimento di Mirafiori, dove Stellantis realizza le 500 elettriche, sono quasi costantemente ferme, con un continuo ricorso alla cassa integrazione. Anche in Germania - quindi il fatto e il tema non riguarda soltanto il nostro Paese - non appena il Governo federale ha interrotto gli incentivi, le vendite sono crollate del 69 per cento, nel mese di agosto, signor Ministro. La spiegazione è semplice, lo abbiamo detto e lo ribadisco: il costo, ancora eccessivamente elevato, soprattutto in confronto alla concorrenza cinese. Solo una continua e imponente politica di incentivi da parte dei Governi riesce a rendere appetibile il prodotto, questa è l'unica strada che si avrebbe. Io credo che i due concetti espressi, uno dal Governo e dalla politica in Italia - un milione di auto prodotte in Italia, questo è l'obiettivo - e l'altro, che invece ha espresso Tavares - un milione di clienti che comprino auto prodotte in Italia - sono notevolmente distinti, non sovrapponibili. La prima frase riproduce l'obiettivo di tutti noi, per primo io, anch'io vorrei un milione di auto prodotte in Italia, ma c'è anche addirittura chi pensa che bisogna produrle a prescindere, cioè che intanto le produciamo, le mettiamo nell'autoparco, poi se si vendono e tutta un'altra roba. La seconda frase traduce l'obiettivo di Tavares, che è un obiettivo freddo naturalmente, da manager di una multinazionale che opera nel settore dell'automobile: produco se vendo; produco dove trovo le condizioni migliori in termini di costo del lavoro, di costo dell'energia, di eventuali incentivi offerti dallo Stato disponibile a ospitarmi. È abbastanza naturale che una multinazionale esprima questo concetto, a maggior ragione quando è una multinazionale italo-franco-americana con sede in Olanda. Sono due scuole, dicevo, completamente diverse, quella del milione di auto prodotte e quella del milione di auto da vendere, che non sono sovrapponibili. Tavares, per combattere una concorrenza sempre più agguerrita e con costi di produzione significativamente più bassi, localizza i suoi stabilimenti, soprattutto per i modelli con minori margini di guadagno, in funzione di costi di produzione e incentivi offerti dallo Stato ospitante. Non a caso, la 600 elettrica è prodotta in Polonia e la nuova Panda elettrica sarà prodotta in Serbia, signor Ministro, a parte l'eterna e salvifica Panda, nella versione tradizionale, che è prodotta a Pomigliano. Nel settore delle piccole, Stellantis ha mantenuto a Mirafiori la produzione del modello simbolo, la 500 elettrica, potenzialmente fiore all'occhiello e ambasciatrice del made in Italy nel mondo, a condizione, naturalmente, che si venda. L'insieme di tutti questi fattori porta a una riduzione del 31,7 per cento sul numero di automobili prodotte da Stellantis in Italia a fine settembre. È la realtà: la politica e certi sindacati possono fingere di non vedere questi numeri e andare contro la realtà, ma purtroppo questi numeri la realtà ce li sbatte in faccia; proiettando il dato, a fine anno, è ragionevole immaginare una produzione complessiva intorno al mezzo milione di autovetture, non il famoso milione.
Da una parte, ci sono, sicuramente, responsabilità di Stellantis, che non possono essere sottaciute: sceglie di puntare in Italia su una produzione ad alto valore aggiunto, facendo forza sulla tradizione del made in Italy, ma richiede progettazione e realizzazione di una gamma di modelli di altissimo pregio in un settore in cui vi è una grossa competizione, e su questo Stellantis ha mancato. Dall'altra, esclusa, per ovvie ragioni economiche, la possibilità di produrre nuovi modelli di piccole vetture con tecnologia tradizionale in Italia, Stellantis ha giocato tutte le sue fiches in Italia, sulla 500 elettrica. Anche qui, è una scelta che potenzialmente è corretta, puntando sempre sul made in Italy, ma che oggi paga la crisi del mercato dell'auto elettrica, per le ragioni che ho detto poco fa. Tornare indietro e chiudo, signor Ministro, è pressoché impossibile, per l'entità degli investimenti realizzati, ma la transizione dal motore termico all'elettrico può e deve essere rallentata, per proteggere impianti e posti di lavoro. Su questo è incomprensibile l'irrigidimento emerso da quello che ha detto Tavares, nei giorni passati. In quest'ottica va sostenuta l'ipotesi di spostare a Mirafiori la produzione della 500 ibrida, poi vanno tagliati i costi dell'energia, ancora troppo alti in questo Paese rispetto agli altri Paesi del mondo e gli altri Paesi europei, il divario è enorme. Bisogna, però, innanzitutto procedere a una radicale revisione del Green Deal europeo: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, cioè pretendere posti lavoro e alta produzione mantenendo, al tempo stesso, il Green Deal per com'è. Bisogna poi ragionare da Europa unità, non da sovranisti, da grande player mondiale. Anche la politica degli incentivi va vista su scala europea. Bisogna superare la competizione tra le diverse case e puntare a un vero campione europeo per la produzione delle batterie dei veicoli, alzando, in altri termini, la scala del problema, per ottenerne economie, gestendo unitariamente le catene di approvvigionamento delle materie prime. Occorre, infine, promuovere ricerca e sviluppo per migliorare il rendimento delle batterie, ripensare il sistema di ricarica, studiare le migliori tecnologie di riciclo delle batterie esauste. Anche qui, dalla competizione, in Europa, bisogna passare alla cooperazione in chiave europea. È ciò che abbiamo scritto nella nostra mozione e siamo convinti che sia l'unico modo per aumentare la produzione, i posti di lavoro e salvaguardare l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, diciamo subito che il gruppo di Noi Moderati voterà convintamente la mozione di maggioranza e seguirà, ovviamente, le indicazioni del Governo riguardo alle mozioni presentate dalle opposizioni. Questo sarebbe il tipico tema su cui maggioranza e opposizione, ma innanzitutto il Parlamento, dovrebbero convergere su una linea unitaria. I temi sono due: uno che è diventato di straordinaria attualità, anche dopo l'inopinata - ma ci arriveremo dopo - audizione dell'amministratore delegato di Stellantis in questo Parlamento; l'altro, ancora più strategico e fondamentale, che è quello di come governare la transizione ecologica, il passaggio al cosiddetto Green Deal. Ne abbiamo parlato a lungo anche ieri, nella relazione del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo: il Piano strategico dell'Europa nei prossimi 5 anni; la possibilità e il dovere - tra l'altro in questo momento richiesto da tutti i produttori non solo italiani, ma europei - di rivedere gli obiettivi al 2035 riguardo all'eliminazione del motore endotermico e al motore elettrico. Ecco, io credo che sono due i temi che questa occasione di dibattito ci dà la possibilità di approfondire. Il primo è che abbiamo imparato, almeno dalla storia, da quello che è accaduto in questi anni, che l'approccio ideologico non funziona; non funziona mai, perché l'ideologia è quella verità impazzita, cioè una verità, un pezzo di verità. Sempre di più abbiamo compreso, in questi anni, tanti anni, che la qualità dell'ambiente, la qualità del nostro clima e la qualità del nostro Pianeta vanno difese e sostenute, ma proprio perché sviluppo e sostenibilità possano e debbano andare di pari passo. Rendere ideologica questa constatazione, questa affermazione vuol dire esasperarla e c'è un tipico esempio - anche se nella vita non si usano termini inglesi - ma sliding doors non esistono, signora Presidente, nel senso che quello che è accaduto nel passato resta, non si può tornare indietro; le porte girevoli esistono solo in un meraviglioso film. Quantomeno, però, si può imparare dagli errori fatti e uno degli errori che si sono fatti in Europa è esattamente quello di pensare che non si dovesse gestire una transizione, ma che il Green Deal, cioè l'obiettivo della sostenibilità ambientale, dovesse, da un giorno all'altro, imporsi, quasi come fosse una bandiera ideologica.
Ieri il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha esposto un passaggio importante nella sua relazione: “Non c'è nulla di verde in un deserto e nessuna transizione verde è possibile con un'economia in ginocchio”. La storia, la storia dell'Occidente, la storia del nostro mondo dicono esattamente questo: qualsiasi transizione va gestita, perché il protagonista della transizione è sempre la persona; se alla persona, alle famiglie, ai nostri cittadini manca il pane, possiamo spiegargli qualsiasi educazione al rispetto dell'ambiente, alla transizione, ma non lo capiranno mai. Se saremo in grado di aiutare e di spiegare come quella sia un'opportunità per migliorare il benessere, per migliorare la qualità della vita, per migliorare la dignità di ogni singolo cittadino, allora noi riusciremo a vincere insieme quella sfida.
La storia dell'Occidente, in tutti questi secoli, ha fatto comprendere questo. La paura del cambiamento va governata, ma la persona va messa sempre al centro. In un deserto non c'è più niente, e allora torniamo indietro? Non possiamo tornare indietro, ma possiamo gestire in maniera diversa questa transizione; l'abbiamo chiamata “transizione”.
Per questo, nella nostra mozione, ma anche nella discussione fatta ieri, abbiamo detto che questa nuova legislatura europea deve assolutamente vedere anticipare la possibilità di rivedere gli obiettivi al 2035 e deve introdurre un elemento fondamentale. È stato sottolineato sia ieri che oggi, anche da alcuni interventi dell'opposizione: l'obiettivo è il Green Deal? L'obiettivo è la sostenibilità ambientale? Non è il motore elettrico, l'obiettivo, ma è introdurre in Europa la possibilità che la ricerca e lo sviluppo tecnologico possano, anche nel settore dell'automotive, contribuire a una sostenibilità ambientale.
Quindi, il vero tema, come abbiamo sempre sostenuto, è la neutralità tecnologica, cioè qualunque sistema, qualunque tecnologia, a condizione che difenda l'ambiente, aiuti il clima, aiuti a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti.
Possiamo far finta di nulla, in Italia come in Europa, sulle ricerche che stanno avanzando sui biocarburanti? Eppure gli stessi biocarburanti possono dare un contributo di altissima qualità alla difesa dell'ambiente, con lo sviluppo tecnologico. E, allora, questo è il primo punto.
Ma, purtroppo, l'attualità ha superato questo primo punto, perché devo dire che qui, signor Ministro, è evidente per il nostro gruppo, ma anche per un parlamentare esperto come me e giovane come me, il ruolo diverso tra Parlamento e Governo. Io credo che il Governo - lei ha avuto diversi incontri con il gruppo Stellantis - faccia assolutamente bene e debba assolutamente continuare a dialogare con il gruppo Stellantis. Il Parlamento e noi come forze politiche non possiamo, però, non dare un giudizio netto e chiaro su quello che abbiamo ascoltato. Io pensavo di ricevere, da un amministratore delegato di una grande multinazionale che crede nel mercato, una lezione di libero mercato. Ho scoperto che per l'amministratore delegato di Stellantis il libero mercato è andare in un Paese e chiedere l'assistenzialismo di Stato; e se quel Paese dice di stare sul mercato (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), io ti licenzio i lavoratori. Ma che libero mercato è questo? Ma quali scelte si possono fare? Ho scoperto che l'amministratore delegato di un gruppo di cui l'Italia, o l'impresa italiana, fa anche parte viene a dirci che l'eccellenza delle eccellenze - da sempre, non negli ultimi anni, ma negli ultimi cinquant'anni - di questa filiera industriale che è l'automotive, è più cara del 40 per cento, e che quindi bisogna scegliere il fornitore turco piuttosto che il fornitore di qualsiasi altro Paese, perché così si vendono le auto a miglior prezzo. Forse, chi ha studiato leggermente economia, sa che non c'è solo la variabile prezzo, ma c'è anche la variabile qualità, il che vuol dire che qualche cosa si può guardare nel mondo se la nostra filiera produttiva e le nostre imprese dell'automotive sono l'eccellenza non in Italia, ma in Europa e nel mondo.
Noi lo dobbiamo rivendicare con orgoglio, con orgoglio, dal momento che la storia dell'automotive ha insegnato che, quando i produttori di automobili si sono rivolti solo a coloro che producevano la componentistica al minor prezzo, hanno dovuto rapidamente tornare indietro, perché si restituivano le macchine, perché i freni non funzionavano, perché i bulloni non tenevano.
Ci sarà una ragione per cui la qualità è uno degli elementi di competitività in un Paese. Non si tratta solo di vendere un milione di auto a un milione di clienti; si tratta di fare un prodotto che raggiunga il mercato e che abbia come punto fondamentale la qualità.
Noi crediamo al libero mercato, ci crediamo fino in fondo, crediamo che ci sia un'economia sociale di mercato, libero mercato ed equità sociale; equità sociale non vuol dire chiedere soldi a uno Stato e se quello Stato non te li dà, allora vado da un'altra parte; meglio andare sul mercato senza chiedere, è più dignitoso non chiedere, senza neanche venire a discutere di queste cose.
Detto questo, fa bene il Governo, ovviamente, ad aprire e a tenere aperto il dialogo con Stellantis e con un'impresa importante come questa multinazionale.
Ultima osservazione. Dovremmo porci una domanda - ma anche qui è pura retorica - sulla Francia, come sempre, in un momento di fusione: parlo del 2021, e qui il Ministro Urso aveva un ruolo diverso da quello che ha oggi. In quella fase ricordo - la mia memoria me lo fa ricordare - che ci fu un campanello d'allarme dato dall'allora Presidente del Copasir, piuttosto che da una serie di sintomi che vedevano, ovviamente, quella fusione come una fusione che penalizzava l'Italia e che faceva venir meno un'industria strategica del nostro Paese. Perché non fu esercitata la golden power in quel momento? Perché non si governò quel passaggio e quella transizione? Sono tutte domande a cui ognuno potrà dare risposta.
Adesso la vera sfida che abbiamo di fronte è, innanzitutto, quella di andare in Europa uniti: l'Italia unita, maggioranza e opposizione, cosicché l'Europa unita veda e riveda gli obiettivi, anticipi la revisione degli obiettivi al 2025, porti avanti la neutralità tecnologica e il Governo spinga la libera impresa - in questo caso Stellantis - a comprendere come il mercato italiano, come la filiera industriale italiana sia una filiera importante che va difesa, tutelata e sostenuta (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, Ministro Urso, sono nato in una grande città operaia, una delle grandi capitali mondiali dell'automobile. Sono nato nel 1980, quindi da tutta la vita faccio i conti - facciamo i conti - con un processo di deindustrializzazione, per intenderci, con una grande fuga; una fuga che, meglio tardi che mai, ormai tutti vedono nei suoi drammatici effetti sociali.
Eppure, non ci rassegniamo, glielo diciamo così; non ci rassegniamo a una “Penisola dei famosi” fatta di Airbnb economy, evasione e lavoretti.
Sono state due lunghe ore quelle di audizione dell'amministratore delegato di Stellantis in Parlamento; due lunghe ore in cui non ha utilizzato neanche un minuto del suo tempo per parlare di progetti o per darci risposte, ma per dare la colpa a tutti, tranne che a sé stesso e all'azienda che amministra. Ha parlato di darwinismo: chi è più forte, chi è migliore si adatta e sopravvive, gli altri soccombono, a meno che non ci sia un po' di doping. Sa qual è? È il doping dei liberisti del profitto, cioè soldi, mentre sono socialisti solo per le loro perdite e i loro debiti.
Ha parlato di mobilità sicura, pulita e conveniente, sembrava una pubblicità di ENI, un po' in salsa greenwashing, con un “ma” che è emerso molto presto: produrre auto elettriche costa il 40 per cento in più, e siamo in ritardo; e, se la Cina è in vantaggio, è un surplus di offerta che viene esportata, e per competere servono incentivi pubblici rivolti alla domanda.
Ecco, come al solito, il succo del discorso è sempre lo stesso: soldi, tantissimi soldi. Ma attenzione: non chiediamo soldi per noi, li chiediamo per i cittadini. Ma certamente, signor Tavares, come no. E il milione di auto che dice lei, Ministro Urso? Sa cosa ci ha detto Tavares? Che ha capito male; prima servono un milione di clienti, cioè noi dobbiamo generargli un milione di clienti.
Guardate, che il Governo stia frenando, anziché sostenere la transizione energetica, è certamente un fatto. Eppure, c'è un errore - lo diciamo al Ministro Urso - nella narrazione di Tavares, un errore proprio di sistema.
È un racconto che sarebbe credibile, se non fosse che l'automotive in Italia vive un'agonia da ben prima, ovviamente, dell'arrivo dell'elettrico e anche degli effetti della crisi tedesca, nonostante un ampio sostegno - possiamo dirlo? - di soldi pubblici, stra-pubblici, dati proprio a Stellantis.
Negli ultimi 17 anni la produzione di auto si è ridotta di quasi il 70 per cento, la cassa integrazione è attiva da 20 anni, mentre Stellantis macina profitti. Non siamo tutti uguali, non siamo tutti in crisi. Miliardi di euro pubblici di cassa integrazione per una società che solo nel 2023 ha realizzato un utile netto di 18,6 miliardi di euro, una finanziaria praticamente, in crescita dell'11 per cento rispetto all'anno precedente. Questo ha a che fare con le scelte industriali della società, non con la competitività della Cina. Nel 2024, con questo andamento produttivo, la produzione annuale di Stellantis chiuderà, se va bene, a 500.000 auto. È un calo di oltre il 33 per cento rispetto al 2023, metà dell'obiettivo che si sono dati con lei, Ministro. Un milione che i nostri siti produttivi potrebbero produrre, ma che Stellantis ha deciso di produrre altrove.
Insomma, continuano a chiedere incentivi, minacciando di andarsene, ma questa è una lunga fuga, anzi - posso dire? - la fuga più datata nella storia, un lungo addio. Né le garanzie ottenute nel corso del 2020, né i 950 milioni di euro di incentivo all'acquisto stanziati nel 2024 l'hanno fermata. Le produzioni continuano a volare, a volare via. Le vorrei ripetere tutte insieme: la 500 è diventata algerina, la Grande Panda è diventata serba, la Topolino - prodotta col marchio Italia, che verrà rimosso, perché lede il made in Italy - è prodotta in Marocco, la 600 e l'Alfa Romeo Junior sono realizzate in Polonia. Ecco, noi lo diciamo così e vorremmo vedervi d'accordo, lo diciamo a tutti i patrioti di questo emiciclo: non un euro pubblico se non c'è il reshoring di tutti i marchi FIAT con il logo Italia nei siti produttivi italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
In Francia, proprio negli scorsi mesi, sono stati aperti nuovi stabilimenti e assunti dipendenti. Si fanno 15 modelli e si produce un milione di auto. Se il deserto non vi fa paura, consiglio a tutti di fare un bel giro nei nostri deserti industriali. Dai due milioni di metri quadri di Mirafiori, passando per Termoli, la fabbrica che doveva essere - lo ricordo -, con questo Governo, una delle capitali delle gigafactory: futuro avvolto nella nebbia. Poi si va a Cassino: operai a casa per 47 giorni e produzione con il 40 per cento di calo nel primo trimestre. Si arriva a Pomigliano: la cassa dura da 15 anni e si è conclusa solo all'inizio del 2024, senza alcuna certezza visto che lì c'è la Panda, quella endotermica, quella a fine ciclo. Infine, Melfi, dove i volumi hanno subito un dimezzamento e Atessa, dove il calo produttivo ha portato a circa 800 veicoli, cassa integrazione parziale e, poi, fermata per il turno pomeridiano. Vi ho già portato e vi ho già parlato della Lear Corporation, della Delgrosso, della GKN, tutto l'indotto che sta per essere spazzato via. Non è il caos, non è l'ira di Zeus, è una strategia di disinvestimento nel nostro Paese.
Tuttavia, Tavares nega, si offende e dice pure falsità: siamo i leader del mercato italiano. Peccato che negli anni Novanta l'Italia concorreva con tutti e, oggi, siamo l'ottavo produttore, dopo la Repubblica Ceca. Certo, negli altri Paesi non c'è un solo produttore e questa è storia antica, di nuovo, che parla di FIAT e di Stellantis. Non si può - lo dico al presidente Elkann - esportare o importare la Cina a chilometri zero, magari con la Leapmotor che ha proprio un accordo con Stellantis.
Tavares si è ben guardato dall'ammettere che quest'anno l'Italia non produrrà più di mezzo milione di auto e dice che è il mercato che comanda. Ci dice: vi sento arrabbiati, ha detto, anche un po' con i denti stretti. Glielo dico così, Presidente: non sa quanto. Siamo arrabbiatissimi e lo vedrà proprio quando tutte le tute blu scenderanno in piazza unite per chiedere risposte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non un modello, non un impegno, non un piano. Siamo all'eutanasia della produzione di auto in Italia. Tavares è venuto davanti a noi a fare la vittima e questo in pieno stile governativo. Peccato che la crisi la paghino i lavoratori.
Tavares, dopo l'audizione, è riuscito addirittura a dire che dovrà pensare a dei licenziamenti, anzi li ha minacciati e ha continuato ad additare tutto come il caos. Ha detto: non sono mica un mago. Eppure, lo vediamo fare pozioni magiche solo per le stock option e per i suoi stipendi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Noi non vogliamo la magia, ci basta la verità. La verità gliela diciamo così, come nella nostra mozione: Stellantis è pronta a presentare un progetto industriale che indichi e quantifichi gli investimenti, i modelli e le garanzie sotto il profilo produttivo e occupazionale? Accetterebbe mai gli incentivi, ma vincolati all'impegno che le produzioni nei prossimi anni vengano riportate in Italia? In che condizione può confermare l'investimento nella gigafactory di Termoli? È d'accordo a tutelare e a finire con il lavoro somministrato in tutti i siti produttivi? È pronto a portare in Italia la progettazione di modelli mass market?
Se a queste domande Tavares non ci risponderà, chiediamo, come hanno fatto i nostri segretari di partito, di chiedere a John Elkann, azionista e presidente del gruppo, di venire qui in Parlamento. Venga il presidente ad aggiornare sui motivi dei ritardi e delle scelte compiute in questi anni, scelte che hanno portato alla più grande deindustrializzazione del Paese, ma non pensi che questo Governo possa stare in panchina. Un Governo che, a parte togliere quelle scadenze e chiedere la fine del phase-out, l'unica cosa su cui insiste è su questi biofuel. È riuscito a metterli pure nel Piano Mattei per togliere le terre agli africani, non capendo che quelli non c'entrano nulla con la transizione ecologica e sono parte del problema che dobbiamo combattere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Di chi è il compito, se non del Governo, di elaborare una volta per tutte le politiche industriali, sviluppare ecosistemi per la filiera dell'industria automobilistica, sostenere la ricerca e lo sviluppo di prodotti? Di chi è compito di supportare la riqualificazione professionale degli addetti, aumentare le infrastrutture per una mobilità sostenibile?
Se l'Italia sconta la presenza di un unico produttore arrogante e irresponsabile è il momento di attrarre altri produttori. Il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori venerdì scende in piazza. Noi saremo con loro, con dei piani, con un progetto che ci ha visti uniti. Le tute blu scendono in piazza per il loro futuro e lo fanno anche per il futuro dell'Italia. Noi, come loro, non ci rassegniamo, perché il piazzale davanti a Mirafiori è stato per anni un avamposto della democrazia, il simbolo di un'offensiva per il cambiamento del mondo. Chiediamo al Paese di fare lo stesso. Si diceva - ho concluso -: ciò che va bene per FIAT, va bene anche per l'Italia. Sa qual è il problema? Era falso. Ciò restituisce dignità alla classe operaia italiana, che è l'unica che può salvare ancora il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Come sa, Azione ha fortemente voluto l'arrivo di queste mozioni su un tema importante, quello del settore automotive, quello di Stellantis, l'unico produttore presente in Italia, quello dell'indotto che occupa centinaia di migliaia di posti di lavoro nel nostro Paese. Lo abbiamo voluto perché volevamo che il Parlamento si esprimesse, sia nel voto sia in una discussione, su un tema così importante. Tutto ciò assume ancora più rilevanza dopo l'audizione, voluta e richiesta, dell'amministratore delegato di Stellantis, Tavares, la settimana scorsa alle Commissioni di Camera e Senato. Un'audizione a cui siamo arrivati preoccupati e da cui siamo usciti tanto sconcertati, quanto spaventati. Spaventati dall'assenza di visione che l'amministratore delegato ci ha mostrato, dall'assenza di strategia, dall'assenza di capacità di stare sul mercato, da nessun attaccamento al nostro Paese, ai nostri lavoratori, alla storia dell'industria italiana, dei lavoratori, degli stabilimenti, dei marchi italiani, a nessun vero impegno nei confronti del nostro Paese e dei nostri lavoratori e del futuro dell'automotive in Italia.
Allora, insieme alle altre opposizioni, abbiamo fatto un grande lavoro per una mozione, che è quella che oggi portiamo, che non è una mozione di indirizzo semplice, non si prende degli impegni… la solidarietà ai dipendenti e via dicendo … è una vera proposta di piano industriale per punti per salvare l'automotive in questo Paese, il suo indotto e i lavoratori. Lo vogliamo fare offrendo al Governo la possibilità, la volontà di accettare alcuni di questi punti come possibile risoluzione, perché, nonostante l'audizione di Tavares, abbiamo ancora la speranza che il sistema automotive in questo Paese possa tornare a funzionare.
Non ho tempo di elencare tutti i punti, ma alcuni, i principali, sì. C'è il tema energetico, che è quello, forse l'unico, su cui Tavares ha ragione.
C'è una forte anticoncorrenzialità del sistema europeo dal momento che il costo dell'energia in Italia è molto rilevante e su questo chiediamo al Governo degli impegni: quello di far rientrare l'intera filiera dell'automotive nel settore energivoro, quello di poter ammettere all'utilizzo dell'interconnector, quello di un accesso semplificato alla transizione 5.0.
C'è poi il tema delle scadenze sull'elettrico: chiediamo al Governo di mettere in campo tutte le misure possibili per dare incentivi alle aziende per la riconversione industriale delle filiere, per andare verso quella direzione e per essere pronti a questa sfida, insieme a un piano di investimenti sulle colonnine, che oggi non è capillare; è una rete che è ancora molto indietro rispetto al resto dell'Europa.
Ma vi è un punto principale: chiediamo al Governo l'impegno di battere i pugni in Europa rispetto al concetto di local content, ossia vincolare i bonus, i vantaggi, i benefici, tutti gli aiuti che andranno a stimolare il mercato e la domanda a una percentuale minima di componentistica prodotta in Europa o in Italia. Questo è il dato principale. E so che è complicato perché il Ministro Urso l'ha già detto, ma vi volevamo dare la forza, con un voto condiviso, di andare in Europa a chiedere questo contenuto che, peraltro, altri Paesi europei hanno già fatto, come la Francia.
C'è, altresì, il tema della ricerca e dello sviluppo. L'audizione è stata drammaticamente allarmante nella consapevolezza che un'intera filiera, un know-how, quello ingegneristico italiano, è stato quasi smantellato a favore di quello francese: dieci volte i brevetti in Francia rispetto all'Italia; uffici vuoti, tutta la parte di ricerca e sviluppo italiana è stata completamente dimenticata.
C'è poi un tema vero, quello della cassa integrazione del 2025, perché già i livelli occupazionali sono scesi (e abbiamo visto di quanto negli ultimi anni), ma, se non confermiamo la cassa per i prossimi anni, rischiamo un'ecatombe di abbandoni nel mondo del lavoro, di licenziamenti e di altro. Solo a Melfi rischiano 25.000 persone.
Vi sono poi tutti gli strumenti per incentivare davvero la domanda, quella sì, attraverso lo svecchiamento del parco circolante sia delle vetture sia dei veicoli commerciali. E come ultimo punto vi è quello che prevede di mettere a fuoco tutti gli incentivi per attrarre investimenti di ulteriori produttori nel nostro Paese.
Tuttavia, tutte queste misure - lo ripeto - tutte queste misure sono vincolate a una cosa: non un euro a Stellantis fino a quando non vedremo un piano industriale vero in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); fino a quando non ci sarà un impegno vero per il completamento della Gigafactory di Termoli, che sono fondi PNRR, con riferimento al quale anche nell'audizione Tavares non ha dato risposte; fino a quando Stellantis non si impegnerà a interrompere la vergognosa politica di delocalizzazione, anche dell'indotto e dei fornitori; fino a quando nel piano industriale vero non vedremo investimenti, collocazione dei dipendenti, modelli.
Quelle due slide che ci ha fatto vedere non sono un piano industriale, peraltro nemmeno ce le ha lasciate. E peraltro, volevamo dirlo a Tavares: ha detto che lo aveva già proposto ai sindacati; peccato che è stato smentito pochi minuti dopo dai sindacati che dicono di non avere mai visto quel piano industriale. Non ci facciamo prendere per i fondelli in quest'Aula e in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). E poi un piano industriale che ci dica quali modelli, dove, come e con quali investimenti. Ad oggi, alle parole non sono mai corrisposti i fatti e anche la fiducia rispetto alle parole di quell'audizione non c'è più.
Poi l'ultimo impegno: riportare in Italia le produzioni delle vetture italiane - la 500 dall'Algeria, la Panda dalla Serbia, la Topolino dal Marocco, la Junior dalla Polonia. Elkann parlava di eticità del mercato e poi produce le auto fuori dall'Europa.
L'ultimo tema è quello dell'indotto di cui parliamo davvero molto poco. Le centinaia di piccole e medie imprese che lavorano al servizio dell'automotive e al servizio di Stellantis sono in condizioni disperate, spesso schiavizzate, con ordini non continuativi che arrivano all'ultimo minuto. Indotto che spesso è sostituito dalla filiera francese sulla base della scelta dei pianali francesi e, di conseguenza, di un'intera filiera, che è quella francese; con pagamenti che non sono sempre regolari e con la vendita di aziende che sono il fiore all'occhiello dell'indotto nazionale solo per fare cassa per casa madre Stellantis.
Non credo sia un caso che oggi, stamattina, sia avvenuta, in quest'Aula, la commemorazione del Cavalier Merloni e tutti gli interventi che si sono ripetuti hanno raccontato come il Cavalier Merloni metteva al centro della sua idea di industria l'operaio, al centro la persona, al centro la comunità, che intorno agli stabilimenti veniva creata. Bene, è quel concetto olivettiano che tanti imprenditori ancora portano, di etica morale nel fare impresa.
Dovete spiegarci cosa c'è di etico nel distribuire 4 miliardi di utile e pochi giorni dopo nel comunicare cassa integrazione, licenziamento e fornitori strozzati (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Non c'è nulla di etico in questo e qualcuno oggi si rivolterebbe. Ma, chiudo, Presidente, per evidenziare le contraddizioni di Stellantis anche in quell'audizione.
Stellantis è venuta a piangere, dicendo che è tutta colpa delle scadenze europee; è colpa del Green Deal, è colpa delle imposizioni. Peccato che Stellantis sia contraria oggi a rivedere ogni cosa di quel Green Deal: è una bella contraddizione questa! Esattamente come quando teme la concorrenza cinese, ma è contraria ai dazi sulla Cina perché è in conflitto di interessi, investendo in Cina e producendo anche là.
L'ultima contraddizione è quella del piano industriale. Il piano industriale che ci ha mostrato, al di là della supponenza con cui mostrava due slide - come se non sapessimo cos'è un piano industriale - si è rivelato, solo poche ore dopo, una fintaggine. Ci ha detto che ci sono investimenti pronti, chiari negli stabilimenti italiani, con quali modelli e dove. Bene, è andato via dall'Italia, è andato al Salone di Parigi dove ha comunicato nuovi licenziamenti in Italia. Mentre stiamo parlando, peraltro, comunica anche la chiusura di alcuni impianti per molti giorni.
Ecco, la nostra mozione, Presidente, era una grande occasione per la maggioranza. Era un'occasione di cogliere tanti punti, un segnale politico e anche di dar forza a questo Governo, con riferimento al quale non siamo d'accordo su tante cose, ma avremmo voluto insieme lavorare per riportare l'automotive in Italia. Avete, purtroppo, perso anche questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Squeri. Ne ha facoltà.
LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Oggi stiamo parlando di quello che sta succedendo nell'automotive, nella filiera industriale italiana rispetto al tema più ampio della transizione energetica. Dobbiamo chiederci perché vediamo queste conseguenze. Vediamo queste conseguenze perché, di fatto, l'Europa - poi farò anche un passaggio per quello che riguarda il nostro ambito nazionale - ha di fatto tradito i criteri condivisi per una transizione energetica sostenibile per i quali, in termini di sostenibilità, bisogna tener conto non solo della sostenibilità ambientale, ma anche di quella economica e sociale.
Questo si può fare al meglio utilizzando un criterio, che è quello della neutralità tecnologica. Criterio che a parole tutti condividono, ma nei fatti - e questo è un esempio eclatante - è stato tradito. Addirittura in Europa, rispetto a questo concetto di neutralità tecnologica, si è deciso che dal 2035 vale solamente una tecnologia: la macchina elettrica. Noi guardiamo al 2035; ma, in realtà, le scadenze che hanno determinato questa situazione hanno una scadenza molto antecedente, cioè quella del 2025, perché le case produttrici che non rispetteranno certi parametri di impronta di CO2 pagheranno miliardi di multe. Perciò, ecco che tutte le filiere industriali europee sono state costrette a organizzarsi per mettere nelle proprie filiere produttive - e, dunque, il 2035, in realtà, è già oggi - l'auto elettrica in primis.
E ne vediamo le conseguenze perché non si sono fatti i conti con il mercato, con i consumatori. Consumatore che non è stupido, consumatore che finora ha utilizzato l'auto al proprio servizio e non vuole che diventi lui al servizio dell'auto; tra l'altro in un contesto di incertezza vediamo il mercato delle vendite di nuove macchine crollare, i cittadini e i consumatori hanno mille perplessità, per cui stanno alimentando il mercato dell'usato, senza fare i conti con quello che il mercato deve dare come indice.
Noi abbiamo dimenticato, evidentemente non ci ricordiamo più gli effetti delle politiche industriali economiche dell'Unione Sovietica. In Europa abbiamo fatto lo stesso: abbiamo imposto che il mercato dovesse piegarsi a una scelta univoca, cioè quella della elettrificazione dell'automotive, tra l'altro tradendo quello che è il fine della transizione energetica, che non è l'elettrificazione totale, ma è la decarbonizzazione. Quando abbiamo tecnologie - fatemi dire - alla pari dell'energia elettrica, che possono concorrere a questa decarbonizzazione, le escludiamo per legge dalla possibilità di competere, e ne stiamo pagando le conseguenze.
A livello italiano - lo ripeto spesso - noi abbiamo una domanda di consumo energetico che vede tre caratteristiche principali: il termico, la mobilità e la corrente elettrica, l'energia elettrica. Il termico vale il 50 per cento; la mobilità il 25 per cento; l'energia elettrica il 25 per cento, di cui solamente il 30-35 per cento è prodotto con fonte rinnovabile. Perciò, noi, invece di concentrarci su come colmare questo gap del 65-70 per cento di fonte fossile sulla energia elettrica, vogliamo andare ad aggredire i due comparti che dovrebbero essere gli ultimi a cui dedicare questa attenzione, cioè il termico e la mobilità.
Dunque, adesso ci troviamo in difficoltà perché questo tradimento ha portato a conseguenze che il mercato non accetta.
Abbiamo ascoltato in audizione, con estremo interesse, Tavares dire la sua. Negli impegni che abbiamo inserito nella nostra mozione vi è quello di chiedere al Governo di far sì che Stellantis dia risposte rispetto agli impegni presi. Però, su una cosa Tavares ha ragione, ossia quando ci ha detto e ha ripetuto più volte: guardate che l'industria ha fatto questa scelta perché voi avete messo regole che hanno imposto questa scelta; voi - dove ovviamente per “voi” intende la politica in generale - avete obbligato l'industria a concentrarsi, già adesso, per cambiare la propria politica industriale.
Devo dire che, a mio avviso, quanto di meno condivisibile abbia affermato Tavares non ce l'ha detto durante l'audizione, ma in un'altra sede. Infatti, al di là di questa indicazione di colpevolezza - che è vera perché è la politica che ha imposto questa univocità di tecnologia da rispettare - in altra sede ha aggiunto: comunque sarebbe surreale cambiare le regole europee sulle emissioni di CO2; ora tutti conoscono le regole da molto tempo, tutti hanno avuto il tempo di prepararsi e, quindi, adesso si corre.
No, caro Tavares, su questo noi non siamo d'accordo. Devo dire che, alla mia domanda in audizione, se fosse disposto, cambiando le regole, a far sì che Stellantis aprisse a una flessibilità di produzione industriale, la risposta di Tavares è stata affermativa. Perciò è sacrosanto chiedere al Governo - e non c'è bisogno di convincerlo perché negli ultimi tempi le indicazioni date vanno in tal senso - di cambiare queste regole in sede europea. Certo, non è facile, ma bisogna fare di tutto per cambiarle.
Cosa chiediamo noi negli impegni? Oltre a chiedere a Stellantis di rispettare gli impegni presi, oltre a chiedere di tener conto degli interventi economici necessari per sostenere questa transizione in termini anche di automotive, noi chiediamo un cambio di regole, per l'appunto. Chiediamo, al punto 1), di avanzare proposte in sede europea per rivedere da subito il percorso del Green Deal, nella sua interezza. Altro impegno è quello di anticipare la verifica, che adesso è prevista al 2026, per fare un check e dunque reintrodurre nel mix energetico per l'automotive non solo l'elettrico, ma anche i biocarburanti, gli e-fuel, l'idrogeno.
È sacrosanto chiedere che quel meccanismo impositivo delle multe che le case produttrici dovranno pagare venga rivisto e posticipato, perché altrimenti qualcuno - vedi Tavares - magari riterrà di essere in vantaggio rispetto alle altre realtà industriali, pensando di avvantaggiarsi di queste penalizzazioni.
A noi non interessa, nell'ambito della concorrenza tra industrie, chi ha la meglio: da questo punto di vista, vinca chi riesce a fare offerte migliori. Ma noi chiediamo che questo percorso sbagliato, questa traiettoria sbagliata della transizione energetica vada rivista proprio dalle radici.
Questo obbligo di scegliere una sola tecnologia energetica è un obbrobrio. Purtroppo, siamo stati vittime in Europa di un ricatto - fatemelo dire - della politica pseudo-ambientalista della sinistra. Con la nuova legislatura, chiediamo che queste regole vengano cambiate e noi siamo ottimisti, appunto perché non c'è da convincere il Governo.
Questa mozione evidenzia solamente i punti che ormai, da inizio legislatura, questo Governo sull'argomento indica e siamo qui a chiedere che, nella maniera più efficace e più convinta, l'Italia possa riunire attorno a sé alleati per cambiare queste regole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Vede, sono mesi - mesi - che lavoratori esasperati dalla cassa integrazione, imprese piccole e medie che subiscono tagli e ancora recentemente vengono intimate a tagliare del 40 per cento i propri costi, sindacati alle prese con contratti di solidarietà, tutti insieme (sindacati insieme alle imprese, una cosa forse mai vista) chiedono certezze e impegni a Stellantis. Dopo mesi di silenzio, cosa succede? Grazie anche al lavoro di quest'Aula, dobbiamo dirlo, finalmente arriva l'amministratore delegato Tavares in Commissione.
Bene, verrebbe da dire: arriverà qualche certezza, arriverà qualche garanzia, anche perché - ricordiamolo anche a chi ci guarda da casa - noi siamo di fronte ad un amministratore delegato che parla a nome dell'azienda, non a un passante così per caso. È un amministratore delegato che si è riempito la bocca di promesse che non ha mai mantenuto. Penso, ad esempio, al milione di macchine che doveva produrre e, forse, ci andrà bene se arriveremo alla metà. Penso alla piena occupazione degli stabilimenti, che si è trasformata in cosa? In una lettera in cui chiede ai dipendenti di andare a lavorare in Polonia.
Penso - e lo dico da torinese - a quello che è successo nel mio stabilimento della mia città (non mio di proprietà), Mirafiori, che l'amministratore delegato continua a definire “importantissimo” a parole, ma che sta facendo morire, come sta facendo con tutti gli altri stabilimenti. Infatti, senza la produzione di nuovi modelli di massa e assunzioni, Mirafiori, ad esempio, tra 10 anni non esisterà più, perché sarà semplicemente vuoto, come tanti altri stabilimenti in questo Paese.
Non è che lo faccia gratis. Parliamo di un amministratore delegato - lo voglio ricordare - che guadagna più di 1.000 volte lo stipendio di un operaio e già questo dovrebbe suscitare almeno un minimo di vergogna.
Però, andiamo a quello che accade: finalmente prende la parola qui alla Camera, in Commissione, quindi davanti a tutti gli italiani, e cosa fa? Arriva con una gigantesca e offensiva supercazzola, perché di questo si tratta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non dà una rassicurazione, non una, sui posti di lavoro e, del resto, come dicevo prima, a forza di uscite anticipate e di non sostituzione di chi esce e va in pensione, è un po'difficile che negli stabilimenti si possa fare qualcosa. Peggio, il giorno dopo - il giorno dopo - dice che potrebbero esserci ulteriori tagli. Ma cosa vogliono tagliare ancora? Non c'è più nulla praticamente. Ma cosa e dove vogliono tagliare?
Non solo. Tavares ha il coraggio di sostenere - e questo lo ha detto in Commissione, convinto, lui, forse, delle menzogne che dice, non lo so - che l'azienda è costretta a produrre all'estero perché gli italiani non comprano abbastanza macchine elettriche. Ma veramente vogliono farci credere - lo dico a lei e al Ministro - che in Serbia, in Polonia e in Marocco il mercato dell'elettrico vada meglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Veramente vogliono dirci e spiegarci che produci in base a dove vendi? Ma per favore! Ma per favore, anche perché - lo sappiamo bene, benissimo - Stellantis ha iniziato a disinvestire ben prima della transizione ecologica. Un numero: a Torino, nel 2007, venivano fabbricate 218.000 auto (2007, quindi non c'era l'Europa brutta e cattiva). Nel 2019 siamo arrivati a 21.000. Allora, forse, un problema c'è e c'era già prima.
Sapete cosa mi ricorda questo cercare il nemico brutto e colpevole? Un po' quello che fa questo Governo su tutto. La verità è solo una e dovremmo dirla: Stellantis sta dismettendo e massacrando l'industria dell'automotive italiana! E manda avanti chi? Manda avanti Tavares, che, però, è solo l'esecutore materiale. E, quindi, lo ribadisco qui, come ha fatto anche il nostro presidente Conte in Commissione: non ci accontentiamo delle cose che dice Tavares, delle menzogne che dice Tavares, delle offese di Tavares. Noi vogliamo la proprietà! Noi vogliamo che si presenti l'ingegner Elkann e ci dica cosa vuole fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Anche perché a me pare che stiamo parlando di un'azienda - e su questo credo che siamo tutti d'accordo - che, dal nostro territorio e dalle nostre tasche - ha ricevuto non tanto, ma tantissimo.
E, allora, mi sento di chiedere: cosa bisognerebbe fare? Cosa avreste dovuto fare in questi due anni? Quello che c'è, in parte, in questa mozione (non elencherò tutti i punti): chiediamo di redigere un accordo quadro sul settore dell'automotive che coinvolga anche la filiera e tuteli l'occupazione (quindi con tutta la filiera, che è importante, ossia le piccole e medie imprese); chiediamo di rendere permanente il tavolo automotive e spostarlo - Ministro, dovrebbe essere d'accordo con noi - alla Presidenza del Consiglio, perché, evidentemente, il lavoro del Ministero non è bastato, non è sufficiente; chiediamo di condizionare i finanziamenti pubblici alla tutela dei posti di lavoro stabili, al ritorno delle produzioni in Italia e di varare urgentemente nuovi ammortizzatori sociali.
E poi, permettetemi, Presidente, tramite lei, mi rivolgo ai colleghi e alle colleghe di maggioranza: sì, servirebbe un impegno unitario della politica, tutta, che dovrebbe mostrarsi compatta, ad esempio, alla manifestazione di venerdì, indetta dai sindacati. Noi ci saremo, il MoVimento 5 Stelle ci sarà, sarà a fianco di quei lavoratori e quelle lavoratrici. Però, purtroppo, sa chi è che mancherà, Presidente? Sono proprio i colleghi della maggioranza. Qualcuno, magari, sarà a casa e un po' saranno a manifestare per strumentalizzare il processo al Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma, allora, se volete dare un segnale vero, scendete in piazza in difesa degli operai e degli imprenditori con l'acqua alla gola! A me sembra che, in questo Paese, i Ministri, di tutele, ne abbiano già abbastanza. Scegliete la piazza giusta, venite qua, a Roma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Per fare questo, ci vuole un po' di coraggio.
Ma come possiamo essere ottimisti, quando abbiamo un Ministro - gliel'ho già detto e lo ribadisco, a me ha lasciato basita - che ci dice, in modo evidente - e la ringrazio per la sua onestà e anche per la sua presenza oggi qui in Aula - di avere condotto una battaglia in Europa, per quanto riguarda il tema dei sussidi e del diesel, su richiesta di Tavares, quindi di Stellantis? Le chiesi allora: in cambio di cosa? Più investimenti? Più posti di lavoro? L'avvio di nuove produzioni? La risposta fu il nulla, forse una pacca sulla spalla. Allora, non sono tanto ottimista da questo punto di vista.
Così come non posso essere ottimista, quando, a proposito della discussione di ieri, penso alla Presidente del Consiglio: ma a lei pare normale, Ministro, che è andata in Aula, al Senato, ha parlato di automotive e non ha avuto il coraggio di citare una volta Stellantis? Non ha avuto il coraggio di citare una volta l'ingegnere Elkann (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Una volta! Una! Cioè, all'opposizione ruggiva come una leonessa e adesso scappa come un coniglio. Di questo stiamo parlando? Allora, forse ho capito. Quando la Presidente Meloni diceva, in quest'Aula, durante il suo primo grande discorso di insediamento, che il motto era “non disturbare chi vuole fare”, ho capito cosa intendeva, a distanza ormai di qualche mese. Significava: non disturbare chi è potente. Perché di questo si tratta, visto che non ha detto una parola, ieri, quando ha avuto l'occasione di farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Presidente, vado a chiudere. Noi ormai non ci stupiamo, perché, il coraggio, o ce l'hai, o non ce l'hai, ed è evidente che questo Governo il coraggio non ce l'ha. Infatti, a proposito di ieri, è stato codardo sottoscrivere, senza battere ciglio, un Patto di stabilità da 13 miliardi di tagli all'anno, mettendo un cappio al collo all'Italia, senza dire una parola. È stato codardo ed è codardo sentire una Presidente del Consiglio che parla di coraggio sul tassare le banche, quando non avete tassato le banche, ma avete fatto loro un prestito! Questa è una menzogna, questa è una truffa elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E lo fate sulla pelle di chi non si può curare: 4.500.000 persone in questo Paese.
È codardo eseguire i Diktat di Washington in politica estera: state abbracciando un'escalation militare che ci sta portando dritti verso un conflitto nucleare e mondiale. È codardo non dire una parola sui 42.000 morti a Gaza e aprire bocca solo quando Netanyahu arriva ad attaccare le basi dell'ONU con i militari italiani dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non so se questa volta riuscirete a smentirci, o meglio, se riuscirete a dimostrare quel coraggio che io, francamente, in questi mesi di Governo, non ho mai visto.
Ma alzate la testa! Alzate la testa, fate i patrioti, fate i sovranisti, difendete gli interessi degli italiani, della filiera dell'automotive, di quei lavoratori e di quella che fu la FIAT, perché la FIAT non c'è più. Quelle persone - non noi! - meritano il rispetto: il rispetto vostro e il vostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barabotti. Ne ha facoltà.
ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la scorsa settimana, Camera e Senato hanno avuto il piacere di interloquire con l'amministratore delegato di Stellantis, Tavares. L'Assemblea legislativa di questo Paese - l'Assemblea rappresentativa, un'Assemblea che rappresenta oltre 60 milioni di cittadini -, che è la settima potenza industriale del globo, ha impiegato due mesi per ottenere la disponibilità dell'amministratore delegato Tavares a conferire con noi. Parto da questo aspetto formale, perché la forma è sostanza: se questa è la sensibilità dimostrata dal gruppo Stellantis rispetto a un'intera Nazione che chiede chiarimenti e prospettive, figuriamoci quale sarà la sensibilità davanti ai posti di lavoro, ai lavoratori, alle aziende dell'indotto e a chi rischia il proprio benessere e il proprio posto di lavoro. Dopo l'audizione, certi dubbi sono diventati una certezza.
Ma andiamo con ordine, entriamo nella sostanza e, per sommi capi, partiamo dalle considerazioni che ha svolto con noi uno dei CEO più pagati al mondo. La prima considerazione è che la strategia decisa dalla Commissione europea è sbagliata, che è stata assunta senza un reale e approfondito studio degli impatti, che Stellantis, suo malgrado, si trova costretta a dare attuazione a questa strategia, che produrre un'auto elettrica costa il 40 per cento in più che produrre la stessa auto con un motore a combustione, che quindi le logiche di mercato dicono che produrre e vendere auto elettriche è assolutamente insostenibile e che, per di più, è particolarmente difficile farlo nel mercato europeo, dove i costi per produrre un'auto elettrica sono il 33 per cento in più rispetto alla Cina.
Fin qua, Tavares ci ha detto cose che, da leghista, non mi sorprendono affatto. Era il 2019 quando Matteo Salvini, nella colpevole disattenzione di molti politici, faceva queste stesse considerazioni e dipingeva gli scenari che puntualmente si sono avverati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Eppure, passando dalle considerazioni vere alle conclusioni, Tavares ci ha lasciato l'amaro in bocca. Ci ha detto che a Stellantis servono incentivi per vendere auto, altrimenti calano i livelli di produzione e i lavoratori semplicemente vanno a casa. Ci ha detto che imporre dazi commerciali alla Cina - non sia mai! - è una politica sbagliatissima. Ci ha detto che Stellantis, al contrario di tutti gli altri gruppi industriali del settore a livello europeo, non chiederà alla Commissione di fare retromarcia sulla sua strategia folle e dannosa.
Tavares, per buona parte della sua audizione, la prima, ha utilizzato una fredda logica aziendale, basata su regole e numeri, con cui ha giustificato le proprie scelte, mettendo anche una certa parte politica, quella degli amici della von der Leyen, davanti alle proprie responsabilità. Ma poi, guardando alla parte finale del suo intervento, quando è arrivato alle conclusioni, ecco che la logica aziendale è parsa scomparire. Ma in questo spazio grigio e contraddittorio, in cui Tavares abbandona la logica aziendale per abbracciare un'altra logica, che cosa ci sta? Perché, questo, Tavares non ce l'ha detto.
Il ragionamento è semplice: se Stellantis è convinta che la rotta tracciata dalla Commissione europea sia sbagliata, come noi riteniamo che sia, allora dovrebbe avere il coraggio di alzare il ditino e chiedere, insieme a noi, insieme all'Italia, insieme agli altri gruppi industriali, di abbandonare questa strategia.
E invece no: Tavares, davanti alle insistenze del sottoscritto e degli altri colleghi commissari, assicura che l'azienda potrebbe, sì, sostenere un cambio di strategia per abbandonare il Green Deal, ma non lo chiederà. E sapete perché non lo chiederà il freddo aziendalista manager Tavares? Non lo chiederà perché per lui è una questione etica, perché lui pensa ai suoi figli, pensa ai suoi nipoti: bravo, Tavares, pensa ai suoi figli e ai suoi nipoti.
Il signor Tavares - che ci sembrava tanto freddo, tanto analitico, tanto distaccato - invece, come noi, ha sangue nelle vene; è umano pure lui. Ma come abbiamo fatto a non capirlo? A non capire che i signori Elkann, Tavares, Ursula von der Leyen, molti politici progressisti che siedono in questo Parlamento, che tanti potenti sindacalisti che vanno a braccetto con Greta Thunberg non fanno scelte interessate? No, pensano al contesto e al futuro in cui vivranno i propri figli. Bravi, che anime belle, facciamo un applauso? Facciamo un applauso a queste anime belle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
È un vero peccato che, prendendo queste scelte folli e irreversibili, mettano, invece, a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro in tutta Europa. Pensano ai loro figli, non pensano ai figli dell'operaio di Mirafiori, di Cassino, di Melfi o di Pomigliano. È un vero peccato che non pensino ai figli della signora Maria, impiegata nel concessionario di Firenze, o ai nipoti del benzinaio di Reggio Calabria, no quelli sono figli di un'Italia di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Poco fa ricordavo Matteo Salvini che già nel 2019 parlava di questa transizione verso l'elettrico come un suicidio collettivo. Qualcuno fu colpevolmente disattento mentre l'Europa ci svendeva alla Cina, qualcun altro, invece, fu particolarmente attento affinché questo processo arrivasse a compimento; e se penso ai borsoni pieni di contanti che in Europa sono arrivati dal Qatar allora nessuno mi toglie dalla testa l'idea che questa transizione sbagliata e illogica sia stata ben oliata; forse, qualche borsone in Parlamento europeo è arrivato dal Qatar ma è arrivato anche dal Sol Levante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non si spiega altrimenti questa eutanasia programmata a cui stiamo andando incontro e allo stesso modo, se vogliamo capire i motivi che spingono Stellantis a chiedere di non alzare i dazi verso la Cina e a non contestare il Green Deal europeo, dobbiamo guardare non in casa nostra, ma agli accordi che Stellantis ha già sottoscritto con la Cina.
Il gruppo, nel 2023, ha investito oltre un miliardo e mezzo di euro per entrare nel capitale di Leapmotor, diventandone azionista strategico e, nel 2024, ha dato il via a una joint venture attraverso cui Stellantis commercializzerà, in Italia e in Europa, macchine cinesi con un marchio europeo, diciamola così. E così, mentre in Italia gli operai vanno in cassa integrazione, mentre nella migliore tradizione FIAT Tavares usa il ricatto occupazionale per chiedere ancora quattrini al nostro Paese, Stellantis divide miliardi di utili fra i suoi azionisti e investe miliardi di euro in Cina e in Africa.
Ecco perché l'iniziativa che Matteo Salvini ha promosso nei confronti del gruppo multinazionale è la strada giusta da percorrere: perché, oltre agli impegni sacrosanti contenuti nella mozione - e quindi il cambio di strategia europeo, quindi l'affermazione del principio della neutralità energetica - noi esigiamo di sapere se i soldi che lo Stato italiano ha messo per salvare uno dei nostri settori manifatturieri di eccellenza serviranno a questa missione oppure sono stati impiegati da Stellantis per prepararsi la fuga verso l'estero.
Secondo alcune stime, FIAT prima, FCA poi e Stellantis hanno avuto dallo Stato italiano oltre 220 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Penso che sull'impiego di tutti questi soldi gli italiani debbano avere risposte serie che da Tavares non sono arrivate.
Nessun piano industriale, nessuna prospettiva per l'Italia, nessuna vera rassicurazione per i lavoratori: solo scaricabarile, parole contraddittorie e menzogne.
Ecco perché, Presidente - e mi avvio a concludere - noi, come Lega, voteremo nella sua interezza questa mozione di maggioranza, perché la transizione verde, propagandata dalla Commissione europea e sostenuta a spada tratta dalla Sinistra, dal MoVimento 5 Stelle, dal Partito Democratico, è incompatibile con la tutela del lavoro e del benessere delle nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quello della maggioranza è l'unico testo che affronta pragmaticamente i nodi veri della crisi del settore, avendo il coraggio di dire che il Green Deal imposto dalla Commissione europea è assolutamente incompatibile con il mercato, con il lavoro e consegna interi settori della nostra economia alla Cina, primo fra tutti, appunto, il gruppo Stellantis, che - ascoltate bene queste parole - della Cina si prepara a essere, in Europa, il cavallo di Troia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi deputati, per la seconda volta, nel giro di pochi mesi, quest'Aula si occupa del comparto dell'automotive su iniziativa delle opposizioni, che hanno portato la discussione di mozioni. In questi mesi, sono stati tanti gli atti di sindacato ispettivo, interrogazioni e interpellanze; nel frattempo la preoccupazione per i destini di questo comparto è diventata allarme e, dopo l'audizione parlamentare di Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, non si può rimanere fermi, come ha fatto finora il Governo.
Stiamo parlando di un'intera filiera che rappresenta un settore strategico per l'economia nazionale; parliamo di un milione e 200.000 addetti, con un fatturato con un'incidenza percentuale sul PIL a due cifre, includendo anche i servizi.
Il settore dell'automotive sta attraversando un periodo difficile, gli ordini di auto nuove sono in calo in tutta Europa. Nel 2023, le vendite di veicoli sono state meno di 13 milioni, mentre nel 2019 erano 16 milioni. Il mondo della produzione automobilistica è cambiato. Se nel 2008 si produceva in Europa quasi un terzo del totale mondiale dei veicoli e in Cina solo il 4 per cento, nel 2023 l'Europa ha prodotto solo il 17 per cento di veicoli, mentre la Cina è arrivata al 32 per cento.
In questo quadro, l'Italia risulta molto penalizzata: da un lato, perché risente della crisi tedesca, dall'altro lato, per le scelte industriali di Stellantis.
E' questo il dato con cui dobbiamo fare i conti, perché, nonostante gli aiuti di cui continua a beneficiare sotto forma di incentivi al settore delle auto e di cassa integrazione per i dipendenti, la società sta continuando a ridurre il numero dei veicoli prodotti negli stabilimenti italiani. All'inizio dell'anno, Stellantis si era impegnata ad aumentare la produzione con l'obiettivo di arrivare a un milione di veicoli all'anno, ma si tratta ormai di un obiettivo irrealistico, visto che nel 2023 aveva prodotto 752.000 veicoli, di cui 521.000 auto, mentre, secondo le stime, nel 2024 la produzione calerà almeno del 30 per cento.
È una crisi che viene da lontano. Negli ultimi 17 anni, la produzione di auto in Italia di FIAT, FC Auto, Stellantis si è ridotta di quasi il 70 per cento, da 911.000 alle 300.000 stimate quest'anno. Nell'audizione di venerdì scorso, Tavares ha ribadito più volte che Stellantis è pronta a corrispondere agli impegni definiti dal regolatore europeo, non ne ha chiesto la modifica; si è soffermato sul differenziale di costo nel passaggio alla motorizzazione elettrica, quantificato nel 40 per cento di costi in più, ha insistito sulla capacità dei concorrenti cinesi di offrire prodotti a costi ridotti del 30 per cento in meno; ha concluso chiedendo incentivi duraturi e significativi all'acquisto.
Ma, per i siti produttivi italiani di Stellantis il problema è precedente alla contrazione di mercato dell'anno in corso ed è un problema innanzitutto di disimpegno e di disinvestimento. L'utilizzo degli ammortizzatori sociali è cresciuto ovunque e sta coinvolgendo anche gli stabilimenti che negli anni precedenti non erano stati coinvolti in situazioni di crisi. Prosegue la strategia di riduzione del numero di dipendenti attraverso lo strumento degli incentivi all'esodo e il contestuale blocco di nuove assunzioni, determinando così un progressivo svuotamento degli stabilimenti. A Mirafiori gli addetti alla linea dell'assemblaggio hanno lavorato 5 giorni a luglio e 5 giorni a settembre; lo stabilimento di Melfi ha più che dimezzato i volumi nell'arco di un anno; a Cassino, il primo semestre dell'anno ha fatto segnare il peggiore risultato di sempre per la fabbrica, dove da gennaio si lavora su un turno unico.
E in queste ore Stellantis ha comunicato lo stop a novembre anche a Pomigliano, Termoli e Pratola Serra. A questo si aggiunge il depotenziamento dei centri di progettazione e di ricerca e il blocco dello sviluppo della gigafactory di Termoli. Il problema di Stellantis è, innanzitutto, di competitività. L'azienda ascolti i sindacati che lo dicono da tempo e che sciopereranno unitariamente dopodomani, con una piattaforma che condividiamo nelle sue richieste. Stellantis deve ancora dire quali investimenti intende realizzare per i siti produttivi italiani e quali nuovi modelli e quali garanzie intende offrire sotto il profilo produttivo e occupazionale. A tutto questo non ha risposto durante l'audizione.
Presidente, sono rimasto colpito dall'assenza di interlocuzione. Faccio solo un riferimento puntuale perché, se la questione su cui ha insistito Tavares è il maggior costo delle auto elettriche, questo riguarda soprattutto quelle di piccole dimensioni, che hanno sempre rappresentato una quota così significativa del mercato dell'auto nel nostro Paese. Su questo terreno c'è bisogno di uno scatto, di un salto di qualità progettuale e di visione. C'è chi ha proposto una collaborazione delle piattaforme, una sorta di consorzio sul modello Airbus, un progetto europeo per essere competitivi con l'offerta a basso costo, nel segmento mass market, dei concorrenti cinesi. Neanche su questo c'è stata una risposta.
E allora, a questo punto, venga in Parlamento il presidente John Elkann, che guida il CdA di una società certamente giovane, perché nata da fusione nel 2021, ma che ha radici antiche nel tessuto economico e produttivo del nostro Paese. Elkann può compiutamente rispondere di tutti gli incentivi ricevuti, della montagna di ore di cassa integrazione e, soprattutto, degli impegni presi e non mantenuti: perché è evidente che il problema degli stabilimenti Stellantis in Italia deriva dalle scelte industriale fatte, particolarmente d'impatto sull'intero settore perché il gruppo rappresenta l'unico produttore in questo Paese.
Tutta l'industria automobilistica europea sta affrontando la transizione verso l'elettrico e sono necessarie scelte strategiche, risorse per sostenere i cambiamenti tecnologici, investimenti in ricerca e lungo tutta la filiera, garanzie per l'occupazione e azioni per la formazione. A fronte di questa sfida epocale, l'iniziativa del Governo è stata la richiesta di un rinvio delle scadenze previste dall'Europa per gli autoveicoli in termini di emissioni di CO2.
Ma non è certo un mero rinvio che può restituire competitività a una filiera. È un settore produttivo - quello dell'automotive - in ritardo che, in assenza di scelte di politica industriale da parte dell'Esecutivo e di scelte di investimento da parte di Stellantis, necessita di scelte strategiche in ambito europeo, di politiche industriali efficaci da parte del Governo e di impegni, all'interno di un piano industriale, da parte di Stellantis.
Il Governo, allora, convochi con massima urgenza il tavolo automotive a Palazzo Chigi con tutti gli attori - dall'azienda ai sindacati - perché Stellantis mantenga in Italia non solo la produzione, ma anche i settori della progettazione e della ricerca. Il Governo condizioni le misure finanziarie e regolatorie all'assunzione e al rispetto, da parte della società, di precisi impegni in termini produttivi e occupazionali. Il Governo, Presidente, non punti alle proroghe e dismetta i toni della crociata contro i mulini a vento.
E, Ministro Urso, novello Don Chisciotte, indirizzi la sua lancia al bersaglio giusto: non contro le politiche di decarbonizzazione, ma a favore di politiche industriali a sostegno della trasformazione dell'industria automobilistica, a partire dalla digitalizzazione fino al cambio delle motorizzazioni, allo sviluppo delle nuove tecnologie, alle attività di ricerca e sviluppo, al trasferimento tecnologico, alla nascita di nuove imprese innovative e allo sviluppo di modelli di base (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non è troppo tardi, ma è necessario agire adesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caramanna. Ne ha facoltà.
GIANLUCA CARAMANNA (FDI). Grazie, Presidente. Oggi, finalmente, parliamo della mozione su Stellantis. Poniamo l'attenzione su uno dei problemi più grandi della nostra Nazione. Stellantis, come è noto, è proprietaria di numerosi marchi. In questo momento il gruppo sta attraversando, purtroppo, come tutti noi sappiamo, una grave crisi: soprattutto nel 2024, abbiamo già visto come, rispetto al 2023, ci sia stato un calo del 30 per cento della produzione. La scorsa settimana abbiamo audito l'amministratore delegato, l'ingegner Tavares, che - lo dico sinceramente - in modo poco convincente e senza alcuna visione strategica ha provato a scaricare le colpe e le responsabilità di questi risultati negativi sulla politica e sulle sue scelte.
Ci è toccato anche ascoltare la lezioncina a scatola chiusa dell'onorevole Schlein e dell'onorevole Conte, che dimenticano di aver dato incentivi per la transizione energetica nel 2021. E non solo: nessun piano di innovazione è stato varato negli anni al fine di poter porre Stellantis all'avanguardia, almeno nelle tecnologie. Prima, Presidente, la collega Appendino parlava di coraggio; forse quel coraggio che non è mancato al Presidente Conte quando nel 2021- forse lo ha dimenticato - dava il via libera senza obiezioni alla fusione di FCA con Peugeot, pur consapevole che il baricentro si sarebbe spostato in Francia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Per far fronte alla situazione sono stati annunciati, purtroppo, tagli di posti di lavoro e la riorganizzazione di alcune attività. La crisi potrebbe portare a una perdita di quote di mercato a favore di concorrenti più agili e reattivi, come sappiamo. Inoltre, i risultati finanziari negativi potrebbero anche danneggiare la reputazione del gruppo, portando sia le banche sia gli investitori ad atteggiamenti molto più cauti nel finanziare i progetti di Stellantis, se non addirittura ad allontanarsene definitivamente. Anche in Italia, il momento è difficile, la situazione dura da tempo, lo sappiamo, e l'amministratore delegato di Stellantis non ha fornito alcuna risposta sui numeri delle auto da produrre, quando si auspicava la produzione di almeno un milione di auto, al contrario di quanto testimoniano i dati che, solo nel 2024, registrano un calo della produzione pari al 30 per cento. E allora: zero garanzie dal punto di vista occupazionale nonché sulle possibilità di mantenimento dell'organico che, negli ultimi tre anni, si è visto già ridotto di 12.000 unità, trasformando un ammortizzatore sociale come la cassa integrazione, da utilizzare solo in casi di necessità, in un ordinario strumento per organizzare il lavoro.
Ebbene, proprio in questi giorni - sappiamo che tra qualche giorno ci sarà la manifestazione del 18 che ricordava una collega - cade il 44° anniversario della marcia dei quarantamila: impiegati e quadri della FIAT sfilarono in segno di protesta contro i picchettaggi. Forse, bisognerebbe ripartire da quel clima, che ha portato benefici condivisi, per riportare un clima sereno anche all'interno dell'azienda. Anche per questo, dunque, anche noi chiediamo di poter audire John Elkann, perché è vero che è venuto l'amministratore delegato ma, forse, le sue risposte sono state molto insufficienti.
Quindi, siamo molto preoccupati anche per i posti di lavoro dell'indotto, perché sappiamo come vi siano 2.200 aziende per più di 160.000 occupati, per tutta la filiera della componentistica, che è a grande rischio anch'essa. Il Ministero delle Imprese e del made in Italy ha realizzato per il 2024 un piano di incentivi alla domanda da un miliardo di euro, che ha raggiunto tre dei quattro obiettivi che si era proposto: il supporto alla transizione energetica, il rinnovo del parco auto circolante e il supporto alle persone con minori capacità d'acquisto.
Non è stato invece raggiunto, nonostante gli incentivi, l'obiettivo di aumentare la produzione in Italia. La quota di mercato italiano di Stellantis, nei primi 8 mesi del 2024, si è addirittura ridotta, passando al 31,2 per cento dal 33,2 per cento dello stesso periodo del 2023. Mi unisco anche all'appello di alcuni colleghi: occorre fare chiarezza rispetto ad ACC, cioè all'Automotive Cells Company, che sappiamo avere ritrattato il proprio impegno in quel di Termoli in Molise, adducendo la motivazione che i costi di produzione non sarebbero stati competitivi con quelli extraeuropei e che il mercato delle auto elettriche non aveva i ritmi di crescita che erano stati previsti. Presidente, sa qual è la verità? È che le priorità strategiche di Stellantis sembrano essere altre, bisogna essere sinceri, ovvero, concentrarsi su altri mercati e su altri modelli di veicoli, a discapito degli stabilimenti italiani.
Certo, tutti noi ci saremmo aspettati un valore aggiunto da un grande manager che guadagna 36 milioni di euro all'anno, che sono 4.000 euro all'ora, con il grande coraggio di essersi anche aumentato lo stipendio del 50 per cento rispetto al 2022. Ebbene, questi sono dati che vanno fatti conoscere anche agli operai e ai nostri concittadini. Il calo della produzione porterebbe a ulteriori tagli di personale - questo lo sappiamo - e a una riduzione dell'occupazione nel settore automobilistico italiano. Se la situazione non migliora, purtroppo l'Italia potrebbe perdere la sua storica vocazione industriale nel settore dell'automotive.
Dunque, ridurre i costi di produzione, migliorare l'efficienza operativa e semplificare la struttura organizzativa, cercando in questo modo di ripristinare la fiducia degli investitori, in primis attraverso una comunicazione che possa essere trasparente e una gestione efficace. Il problema, oltretutto, è che ad avviso del manager portoghese l'extracosto della produzione, che lamenta, dovrebbe accollarselo lo Stato. Mai ha fatto autocritica - mai! - per la pessima strategia messa in campo sul full electric che sta portando l'azienda al fallimento. Nemmeno un'ombra di ripensamento rispetto alla volontà di proseguire nel solco degli impegni green presi in Europa.
Altro aspetto importante è la necessità di sviluppare nuove tecnologie e servizi per rispondere alle esigenze dei consumatori in evoluzione. In più occasioni, durante il suo intervento, non ha fatto altro che ribadire come l'unica soluzione sia quella di chiedere ulteriori incentivi dal Governo per coprire il 40 per cento dei costi dovuti al passaggio all'auto elettrica, incentivi, colleghi, che - come sappiamo bene - sono destinati ai cittadini per agevolare l'acquisto delle auto elettriche e che la sinistra già nel 2021, con il Governo Conte bis, non ha fatto altro che difendere, applaudendo al diktat green dell'Unione europea sullo stop ai motori a diesel e a benzina; bisogna essere chiari anche su questo.
Sicuramente un dato che emerge è la totale mancanza di visione - la cosa che più ci preoccupa - e di prospettiva per salvare i livelli occupazionali, evitando che migliaia di lavoratori perdano il posto di lavoro. Perché non vendiamo auto elettriche in Italia? Perché costano troppo, ci ha risposto il signor Tavares, che ha bisogno di incentivi e di sussidi, quindi di chiedere altri soldi, che è l'unica strategia che sa mettere in campo. Sempre nel corso della sua audizione Tavares ha, infatti, chiesto alla Commissione una nuova tornata di aiuti statali per superare la profonda crisi dell'automobile che si presenta, in Italia, con aspetti ancora più marcati rispetto al resto d'Europa.
Nel nostro Paese gli impianti sono attivi solo per un quinto della capacità produttiva e le vendite languono, soprattutto per le nuove elettriche, mentre è ripartito il mercato dell'usato, in particolare in virtù dei prezzi più bassi. Tavares ha sottolineato che per sostenere la domanda in Italia servono notevoli iniezioni di incentivi: altrimenti non ce la facciamo. Alla freddezza della Commissione di fronte alla richiesta di nuovi incentivi statali, il manager ha così risposto: “Non chiediamo soldi per noi; chiediamo aiuto per i vostri cittadini, perché possano permettersi di comprare questi veicoli”.
Questa è stata la sua risposta. Non ci ha detto, Presidente, quanto ha speso Stellantis per l'innovazione e ancora quanto quest'ultima abbia interessato solo il mercato dell'auto di lusso o abbia guardato al piccolo consumo. In conclusione, noi chiediamo: di avanzare una proposta in sede europea per rivedere da subito il percorso del Green Deal anche alla luce del rapporto Draghi sulla competitività, che conferma quello che il Governo italiano ha sempre evidenziato; di promuovere, anche in sede europea, percorsi di transizione della filiera italiana dell'automotive non solo verso l'elettrico, ma anche verso soluzioni tecnologicamente ecologiche che utilizzano carburanti di nuova generazione come gli e-fuel, biocarburanti e idrogeno, potenziando le misure di incentivazione delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, nonché gli investimenti in beni strumentali; di proporre, in sede di Unione europea, l'elaborazione e l'approvazione di un piano che preveda la costituzione di un fondo con risorse comuni, finalizzato a supportare la transizione all'elettrico dell'intera filiera; di monitorare il nuovo progetto di ACC, sollecitando Stellantis a mantenere gli impegni presi.
Concludo, Presidente. Noi crediamo che il tempo dei rinvii e degli “scaricabarile” sia finito. Siamo disponibili a supportare la nostra intera filiera industriale dell'auto, ma pretendiamo da Stellantis e dalla sua proprietà impegni precisi, che finora non abbiamo né sentito né ricevuto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione) hanno accettato unicamente le riformulazioni relative al 6° e all'8° capoverso del dispositivo.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i singoli capoversi del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi della premessa su cui il parere del Governo è contrario; infine, i restanti capoversi della premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 1° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 2° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 3° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 4° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 5° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 6° capoverso del dispositivo, come riformulato. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 7° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente all'8° capoverso del dispositivo, come riformulato. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 9° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 10° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente all'11° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione), limitatamente al 12° capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 13° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 16° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 20).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 17° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 18° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 19° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 20° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 21° capoverso del dispositivo della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 3°, 9°, 34° e 60° della premessa della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui restanti capoversi della premessa della mozione Richetti, Schlein, Conte, Bonelli ed altri n. 1-00316 (Nuova formulazione). Il parere è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 27).
Passiamo alla votazione della mozione Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335.
Avverto che sono state avanzate richieste di votazioni per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi 1°, 2°, 3° e 9° del dispositivo; a seguire, il 6° capoverso del dispositivo; quindi, congiuntamente i capoversi 4°, 5°, 7° e 8° del dispositivo; in fine, la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 2°, 3° e 9° del dispositivo della mozione Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della mozione Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 4°, 5°, 7° e 8° del dispositivo della mozione Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 30).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Caramanna, Barabotti, Squeri, Cavo ed altri n. 1-00335. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31).
Passiamo alla votazione della mozione Faraone ed altri n. 1-00347.
Avverto che ne è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i singoli capoversi del dispositivo; a seguire, la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00347, per quanto non assorbito. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 32).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 33).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 34).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 35).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 36).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 37).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 38).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 39).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Faraone ed altri n. 1-00347. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 40).
Seguito della discussione delle mozioni Polidori, Vietri, Loizzo, Semenzato ed altri n. 1-00204, Di Biase ed altri 1-00209, Sportiello ed altri n. 1-00214, Zanella ed altri n. 1-00337, Bonetti ed altri n. 1-00343 e Boschi ed altri n. 1-00344 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura del tumore al seno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Polidori, Vietri, Loizzo, Semenzato ed altri n. 1-00204 (Ulteriore nuova formulazione), Di Biase ed altri 1-00209 (Nuova formulazione), Sportiello ed altri n. 1-00214, Zanella ed altri n. 1-00337, Bonetti ed altri n. 1-00343 e Boschi ed altri n. 1-00344 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura del tumore al seno (Vedi l'allegato A).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di venerdì 27 ottobre 2023, sono state presentate le mozioni Sportiello ed altri n. 1-00214, Zanella ed altri n. 1-00337, Bonetti ed altri n. 1-00343 e Boschi ed altri n. 1-00344, un'ulteriore nuova formulazione della mozione Polidori Vietri, Loizzo, Semenzato ed altri n. 1-00204 e una nuova formulazione della mozione Di Biase ed altri n. 1-00209, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sulla mozione Polidori, Vietri, Loizzo, Semenzato ed altri n. 1-00204 (Ulteriore nuova formulazione) il parere è favorevole sia sulle premesse che sugli impegni.
Sulla mozione Di Biase ed altri 1-00209 (Nuova formulazione) il parere è favorevole sia sulle premesse che sull'impegno n. 1.
Sull'impegno n. 2 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a promuovere, nell'ambito dell'autonomia scolastica, misure di sensibilizzazione nelle scuole volte ad adottare stili di vita salutari e a valorizzare l'importanza della prevenzione”.
Sull'impegno n. 3 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare, nell'ambito delle risorse disponibili, l'opportunità di adottare” seguito dal testo dell'impegno.
Sull'impegno n. 4 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare, nell'ambito delle risorse disponibili, l'opportunità di prevedere e garantire lo screening” eccetera.
Sull'impegno n. 5 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere, di concerto con le regioni, un nuovo modello di avviso e informazione per gli screening mammari, seguendo gli obiettivi della transizione digitale e inviando le comunicazioni alla categoria di donne interessate non più attraverso il sistema postale, ma con fascicolo sanitario elettronico o altra tecnologia digitale, al fine di garantire una informazione più puntuale e una risposta tempestiva, o con un sms per le donne che abbiano già aderito alla campagna e che si siano già sottoposte allo screening negli anni precedenti laddove, in tale occasione, abbiano volontariamente comunicato il loro dato di contatto (cellulare o e-mail) per poter ricevere le successive lettere di invito”.
Sull'impegno n. 6 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare, nell'ambito delle risorse disponibili, l'opportunità di adottare” seguito dal testo dell'impegno.
Sull'impegno n. 7 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
Sull'impegno n. 8 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di monitorare”.
Sull'impegno n. 9 vi è un parere favorevole secco.
Sull'impegno n. 10 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire, in collaborazione con l'INPS, nelle azioni svolte ad assicurare rapidità all'iter di richiesta di invalidità civile nei casi di donne afflitte da tumori al seno metastatico”.
Sull'impegno n. 11 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a favorire l'accesso all'innovazione farmacologica con equa distribuzione fra le regioni per tutte le donne con carcinoma mammario”.
Sull'impegno n. 12 il parere è favorevole.
Sull'impegno n. 13 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare un programma di screening e di sorveglianza di soggetti a rischio eredo-familiare di tumore della mammella, che includa la ricerca delle varianti patogenetiche dei geni con significativo valore predittivo”.
Sull'impegno n. 14 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai pareri sulla mozione Sportiello ed altri n. 1-00214.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Allora, per quanto riguarda la mozione Sportiello ed altri n. 1-00214, sulle premesse il parere è favorevole. Chiedo, però, l'espunzione delle premesse n. 27, 28, 29, 30 e 31. Se vuole, Presidente, dico il perché.
PRESIDENTE. Come vuole.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Probabilmente, questa mozione è stata presentata dalla collega Sportiello e dai colleghi del MoVimento 5 Stelle nel momento in cui i farmaci antitumorali - dei quali loro chiedono, sostanzialmente, il passaggio dalla fascia C (quindi a totale pagamento del paziente) alla fascia A, o comunque della mutuabilità, quindi del pagamento da parte del sistema sanitario nazionale -, in verità, non erano stati ancora approvati. Oggi sono in fascia H, quindi ospedaliera, quindi a totale carico dello Stato e gratuiti per i pazienti che loro richiamano. Quindi mi sembra intelligente e opportuno, ovviamente, espungere questi punti perché ciò che loro dicono, evidentemente, è stato superato dall'attività dell'AIFA che ha approvato questi farmaci rendendoli gratuiti per i pazienti, purtroppo, affetti da patologie tumorali al seno.
PRESIDENTE. Sugli impegni?
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sull'impegno n. 1 il parere è favorevole.
Sull'impegno n. 2 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a garantire uniformità territoriale dello screening mammografico per le diagnosi preococi del carcinoma mammario, valutando l'opportunità di adottare iniziative di competenza” e poi ci agganciamo all'impegno.
Sull'impegno n. 3 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di estendere gli screening”.
Sull'impegno n. 4 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di aggiornare il sistema di realizzazione dello screening mammario, usufruendo delle possibilità oggi consentite dalla tecnologia e dalla comunicazione digitale, prevedendo che l'informazione e l'avviso per l'effettuazione dello screening possano avvenire tramite sms per le donne che abbiano già aderito alla campagna e che si siano già sottoposte allo screening negli anni precedenti laddove, in tale occasione, abbiano volontariamente comunicato il loro dato di contatto (cellulare o e-mail) per poter ricevere le successive lettere di invito”.
Sull'impegno n. 5 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare, nell'ambito delle risorse disponibili, l'opportunità di adottare”.
Sull'impegno n. 6 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare, nell'ambito delle risorse disponibili, l'opportunità di adottare iniziative”.
Sull'impegno n. 7 il parere è favorevole.
Sull'impegno n. 8 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare ogni iniziativa di competenza volta a favorire la presenza, in tutte le strutture sanitarie oncologiche, di figure professionali per il supporto psicologico delle donne che si sottopongono al complesso e doloroso percorso di cura conseguente al tumore al seno, promuovendo anche l'istituzione, in ogni unità complessa di oncologia, di un servizio di psicologia riservato ai pazienti e ai familiari”.
Sull'impegno n. 9 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire, in collaborazione con l'INPS, nelle azioni svolte ad assicurare rapidità dell'iter di richiesta di invalidità civile nei casi di donne afflitte da tumore al seno metastatico”.
Sull'impegno n. 10 vi è un parere favorevole secco.
Sull'impegno n. 11 il parere è contrario. Qui, magari, dopo se, volete, vi do la spiegazione, che è tutta tecnica.
Sugli impegni n. 12 e 13 il parere è favorevole.
Sull'impegno n. 14 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di garantire, nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili, che nel territorio nazionale siano presenti” e mi aggancio all'impegno.
Sugli impegni n. 15 e 16 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai pareri sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00337.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Relativamente alla mozione Zanella ed altri n. 1-00337, per quanto riguarda le premesse i pareri sono tutti favorevoli.
Sugli impegni n. 1, 2, 3, 4 e 5 il parere è favorevole.
Sull'impegno n. 6 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte a promuovere, sulla base di indirizzi stabiliti dalla Commissione nazionale per la formazione continua in medicina, in sinergia con le regioni” e poi ci agganciamo all'impegno.
Sull'impegno n. 7 il parere è favorevole.
Sull'impegno n. 8 il parere è favorevole con la seguente riformulazione, e sostanzialmente lo riportiamo all'impegno n. 2 dell'onorevole Polidori: “ad adottare iniziative volte a prevedere la dotazione, presso tutte le strutture ospedaliere, di strumentazione di ultima generazione come quella digitale, al fine di poter sviluppare una migliore capacità diagnostica in grado di individuare, con sufficiente anticipo, anche piccolissime anomalie, così da intervenire con diagnosi precoci e, ove possibile, evitare ulteriori esami che esporrebbero le pazienti a quantità di radiazioni nocive proprie dei macchinari più antiquati e analogici”.
Sull'impegno n. 9 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
PRESIDENTE. Passiamo ai pareri sulla mozione Bonetti ed altri n. 1-00343.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Relativamente alla mozione Bonetti ed altri n. 1-00343, per quanto riguarda le premesse, i pareri sono tutti favorevoli.
Per quanto riguarda gli impegni, l'impegno n. 1) si articola in diverse lettere: sulla lettera a), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di assicurare”; per quanto riguarda la lettera b), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a prevedere e garantire, nei limiti delle risorse disponibili, lo screening mammografico per le donne ad alto rischio per ragioni di familiarità o di mutazioni genetiche, garantendo altresì ad esse l'accesso prioritario a eventuali ulteriori indagini specialistiche”; sull'impegno d), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di implementare”; sulla lettera e), il parere è favorevole; sulla lettera f), il parere è favorevole; sulla lettera g), il parere favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai pareri sulla mozione Boschi ed altri 1-00344.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere favorevole sulle premesse, però sull'impegno n. 7) chiediamo una riformulazione...
PRESIDENTE. No, aspetti, gli impegni della mozione Boschi ed altri 1-00344 sono cinque. Ah, la premessa n. 7), scusi, colpa mia.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Ho sbagliato io, forse, ho detto impegno.
Per quanto riguarda la premessa n. 7), la riformulazione è la seguente: “secondo l'European guidelines on breast cancer screening and diagnosis la mammografia, con una cadenza biennale o triennale, ha una raccomandazione condizionata nelle donne di età compresa fra i 45 e i 49 anni, mentre sussiste una raccomandazione forte per lo screening mammografico biennale nelle donne tra i 50 e i 69 anni, e una raccomandazione condizionata per uno screening mammografico triennale nelle donne di età tra i 70 e i 74 anni di età”. Invece, per quanto riguarda la premessa n. 13), chiediamo l'espunzione.
Ora passiamo agli impegni. Sull'impegno n. 1), il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare”; sull'impegno n. 2), il parere è favorevole; sull'impegno n. 3), il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di includere specifici interventi volti a rafforzare e promuovere l'adesione ai programmi di screening per il tumore alla mammella nell'ambito del piano d'azione, contenente, tra le aree di intervento, il rafforzamento dei punti per gli screening oncologici a valere sul Programma nazionale equità della salute 2021-2027”; sull'impegno n. 4), il parere è favorevole con riformulazione: “ad adottare iniziative volte a prevedere la dotazione presso tutte le strutture ospedaliere di strumentazione di ultima generazione, come quella digitale, al fine di poter sviluppare una migliore capacità diagnostica, in grado di individuare con sufficiente anticipo anche piccolissime anomalie, così da intervenire con diagnosi precoci e, ove possibile, evitare ulteriori esami che esporrebbero le pazienti a quantità di radiazioni nocive proprie dei macchinari più antiquati ed analogici; sull'impegno n. 5), il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare, senza maggiori oneri, iniziative di sostegno”.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario Gemmato, nel mese di ottobre, nel mondo, si usa una parola importante: prevenzione. È una parola che spesso non fa parte della nostra pratica quotidiana, anche parlamentare. La parola prevenzione ci permette di prevenire tanto dolore e tanta sofferenza, ma anche tanti costi per lo Stato e per le istituzioni, costi diretti e indiretti.
Oggi, lo facciamo indossando tutti noi una spilla per ricordare che è importante e fondamentale fare prevenzione rispetto a una delle neoplasie più frequenti nelle donne, quella del tumore alla mammella, che, peraltro, sta colpendo, anche nel nostro Paese, ragazze, giovani donne, sempre più di minore età.
Quindi, è importante ricordare che, durante questo mese, nel nostro Paese e in tutto il mondo, sono impegnati sullo stesso fronte, sul fronte della prevenzione, non soltanto le istituzioni, ma anche sanitari, ricercatori, istituzioni, scuola e Terzo settore, tutti quei soggetti che, nella loro quotidianità, sono impegnati non soltanto nella fase di prevenzione, ma anche in quella successiva della presa in carico, delle cure. Scusate, chiedo, se sia possibile…
PRESIDENTE. Certo, onorevole Gadda, ha ragione, mi perdoni.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Oltre alla prevenzione, occorre ricordare, in questa nostra attività, nelle mozioni che il gruppo di Italia Viva voterà favorevolmente, mozioni condivisibili di maggioranza e opposizione, l'importanza di effettuare uno screening precoce, perché uno screening precoce consente di prevenire sofferenza, così come è importante effettuare, anche nelle nostre scuole, campagne di sensibilizzazione con i ragazzi, rispetto anche all'autodiagnosi e campagne di sensibilizzazione presso gli adulti, le donne, rispetto ai corretti stili di vita. Questo perché ci sono neoplasie di carattere ereditario, legate alla propria condizione personale, ma anche stili di vita scorretti, il fumo, la scorretta alimentazione, l'uso eccessivo di alcol sono, comunque, fattori aggravanti rispetto a questo.
Io, però, in quest'Aula, oggi mi trovo in una situazione di imbarazzo, perché oggi faremo i nostri dieci minuti di dichiarazione di voto, indossando la nostra spilletta, ma credo che il Paese si aspetti da noi, da questo Parlamento, impegni concreti, non soltanto osservazioni, impegni generali. Questo perché, Sottosegretario, ci aspettiamo - è la parte che ha espunto dalle premesse della nostra mozione - che le liste d'attesa di questo Paese non siano di due anni per una mammografia, altrimenti la prevenzione, l'aspettativa delle persone, di queste donne, si scontra con una realtà quotidiana che, peraltro, vede sul territorio nazionale una grandissima disomogeneità. Quindi, il nostro impegno deve essere fattivo ed è per questo che il nostro gruppo non accetterà le riformulazioni “a valutare l'opportunità di”, non accetteremo le riformulazioni che, ad esempio, per quanto riguarda il Terzo settore, si trovano a invarianza di risorse.
Molte volte, in molte aree del nostro Paese, tanti servizi vengono svolti a corredo delle cure: penso al supporto psicologico, al supporto materiale, perché quando si incorre in una malattia grave, come il tumore al seno, ci sono anche costi diretti per la vita quotidiana di queste donne, di queste persone. Si rischia di perdere il lavoro, entra meno reddito in famiglia e si trovano situazioni per cui la vita quotidiana, insieme alla malattia, diventa più complicata. Allora lì entra il Terzo settore. Non possiamo pensare che questa attività non sia sussidiaria, perché la sussidiarietà è un valore costituzionale e non può essere sicuramente il disimpegno da parte delle istituzioni, non può essere una disomogeneità regionale che è legata, per esempio, alle regioni che sono in piano di rientro. Questo perché, se è vero che la prevenzione è importante per tutti, se è vero che i costi diretti e indiretti della malattia pesano anche sulle casse dello Stato, non possiamo pensare che le inefficienze regionali pesino sulle spalle di cittadini che vivono in regioni in piano di rientro. Abbiamo visto già questa pagina rispetto ai vaccini e alla pagina triste che aveva visto la regione Sicilia negarsi i vaccini per i neonati, che il Governo ha parzialmente risolto. Non possiamo vedere la stessa cosa rispetto alla prevenzione.
Lo ripeto, le liste d'attesa per una mammografia sono di due anni, quindi noi possiamo anche mettere all'interno di una mozione di estendere la fascia d'età in cui effettuare lo screening, in cui effettuare la prevenzione, però poi dobbiamo rendere questo diritto effettivamente reale; così come dobbiamo consentire che in tutte le regioni, in un'ottica anche di regionalismo non differenziato ma sensato, ci sia l'accesso alla strumentazione di ultima generazione.
Ho visto che anche nelle riformulazioni che ha dato alla nostra mozione sono state espunte le parole: “intelligenza artificiale”. La ricerca in questi anni ha consentito di arrivare a dei risultati importanti perché sono cresciuti i numeri di donne che sopravvivono al tumore - e questo è giusto dirlo in quest'Aula - ma, allo stesso modo, noi, insieme alla ricerca scientifica, dobbiamo ampliare lo sguardo attraverso le opportunità che anche l'intelligenza artificiale può portare alla medicina. Quindi, io credo che anche questo Parlamento debba guardare all'innovazione con un occhio più attento, anche rispetto a quello che avviene in altre parti del mondo. Ci sono tante emozioni che, per esempio, inseriscono la necessità di avere un adeguato supporto psicologico perché, mentre si fanno le cure, sono tante le rinunce, sono tante le sofferenze e, se parliamo di questo capitolo, il tema del supporto psicologico nel nostro Paese, è un eufemismo dire che è assolutamente carente e, in alcune regioni, totalmente assente.
Poi, ci sono tanti altri punti condivisibili delle mozioni di maggioranza e opposizione che riguardano la nostra capacità, come legislatori e come Governo, di rendere più semplici alcuni percorsi, alcuni processi. Penso alla rapidità con cui le istituzioni concedono l'ottenimento, l'iter delle invalidità. Anche su questo serve un ragionamento più serio e più articolato, perché chi sta in uno stato di malattia non può attendere la lentezza della burocrazia. Allo stesso modo, noi dobbiamo consentire, su tutto il territorio nazionale, che vi sia un accesso all'innovazione farmacologica perché, ripeto, queste disomogeneità che, ad oggi, sussistono tra regione e regione non possono più essere accettabili.
Io ho iniziato il mio intervento con la parola “prevenzione”, ma pochi giorni fa, nei lavori preparatori al G7, è emerso, dai numeri e dalle ricerche che anche questo Governo ha condiviso, che il nostro Paese in sanità spende il 5 per cento del Fondo sanitario nazionale in prevenzione. Quindi, alla luce delle tante parole che spesso in quest'Aula spendiamo, rispetto alla necessità di prevenire anziché curare, credo che serva una seria analisi di come il nostro sistema sanitario pubblico è impostato perché tante sono le carenze, tanto è il disallineamento, tante sono le carenze anche di personale. Quindi, noi non possiamo pensare che tutti gli impegni assunti in queste mozioni possano essere fatti a invarianza di risorse, senza fare un serio ragionamento sul personale e, appunto, credo che questa priorità debba essere data, a maggior ragione, a quelle persone che sono in uno stato di vulnerabilità. Le stesse che molte volte non sono nemmeno raggiunte dalle campagne di prevenzione, che alcune regioni fanno più di altre, perché c'è una difficoltà, anche sociale, nel raggiungere proprio quelle persone che si trovano in uno stato di bisogno. Quindi, oggi, usciamo da queste considerazioni con degli impegni che siano veri e che, soprattutto, possano essere concretizzati in un'analisi seria, anche di revisione e di aggiornamento della spesa sanitaria e di risorse vere nella prossima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tirelli. Ne ha facoltà.
FRANCO TIRELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la mozione in discussione affronta con concretezza e senso di responsabilità una delle tematiche più rilevanti per la salute delle donne: la prevenzione del cancro al seno e la promozione delle diagnosi precoce. Solo in Italia il tumore al seno colpisce ogni anno circa 60.000 donne, rappresentando il 30 per cento delle neoplasie femminili. Grazie alla ricerca e alla maggiore consapevolezza, l'85 per cento delle donne oggi fortunatamente riesce a intervenire tempestivamente e a guarire. Tuttavia, la prevenzione resta la chiave per migliorare ulteriormente questi numeri, perché diagnosticare la malattia in fase precoce significa poter intervenire con terapie meno invasive e più efficaci, oltre che meno costose. Come diceva una famosa pubblicità, prevenire è meglio che curare e lo è in primis per il cittadino, che guadagna in salute, ma lo è anche nel lungo periodo per le finanze pubbliche, cosa di cui la politica deve necessariamente tenere conto. Quindi, le risorse investite nello screening convengono a tutti.
Il mese di ottobre, dedicato alla sensibilizzazione su questa malattia, è un momento per riflettere non solo sui progressi che la scienza ha compiuto, ma anche sulle sfide che restano da affrontare. Esso rappresenta un'occasione fondamentale per sensibilizzare le donne sull'importanza della prevenzione, informarle sui rischi e promuovere una cultura della salute che metta al centro la diagnosi precoce, come strumento essenziale per la guarigione. Ogni anno, in molte città d'Italia, i monumenti si illuminano di rosa per celebrare il mese della prevenzione, spesso in associazione a iniziative di grande valore simbolico e pratico, volte a sensibilizzare la popolazione e a ricordare l'importanza di sottoporsi agli screening mammografici.
A Venezia, ad esempio, vengono organizzati incontri informativi e consulti medici gratuiti, grazie al lavoro di associazioni di volontariato come LILT, che in collaborazione con il comune e l'Azienda sanitaria locale ULLS3 Serenissima offrono la possibilità alle donne di effettuare controlli preventivi e di ricevere informazioni cruciali sulla diagnosi precoce. Tra le iniziative più originali e convergenti, permettetemi di citare il vaporetto rosa e l'autobus rosa. Il vaporetto rosa solca le acque della laguna, offrendo a bordo la possibilità di ottenere consulti medici gratuiti, materiale informativo e consigli di esperti, creando così un ambiente di dialogo aperto e consapevolezza, mentre si attraversano le vie d'acqua della città. L'autobus rosa segue lo stesso principio, portando la prevenzione direttamente nella terraferma in tutta l'area metropolitana. Questi mezzi, vestiti del colore simbolo della lotta contro il cancro al seno, rappresentano un modo tangibile per avvicinare la prevenzione alla quotidianità delle persone, rendendola accessibile a tutte le donne, ovunque si trovino. Queste iniziative non devono restare isolate. È essenziale garantire a tutte le donne italiane, da Nord a Sud, pari opportunità nell'accesso agli screening che devono essere estesi e resi uniformi sul territorio nazionale, con una fascia di età più ampia e controlli più frequenti. Non possiamo accettare che le disparità regionali, in un settore così sensibile, mettano a rischio la vita delle donne.
Il testo della mozione va nella direzione giusta, proponendo interventi concreti volti a garantire l'uniformità territoriale dello screening, che deve essere esteso dai 40 ai 75 anni con cadenza annuale, e a potenziare le strutture sanitarie con tecnologie all'avanguardia, come la diagnostica digitale e l'intelligenza artificiale, che possono migliorare la precisione delle diagnosi, riducendo al minimo l'esposizione alle radiazioni. Sosteniamo con forza l'idea di potenziare le nostre strutture sanitarie con tecnologie moderne per garantire diagnosi più rapide e precise. Altrettanto importante è l'accesso a test diagnostici molecolari per offrire terapie personalizzate alle pazienti, ottimizzando così l'uso delle risorse del nostro Servizio sanitario.
Non possiamo, però, fermarci qui. La prevenzione deve partire dalle scuole. Educare le giovani generazioni all'importanza degli stili di vita sani e della prevenzione è fondamentale, perché il cancro al seno colpisce sempre più donne giovani, spesso con forme più aggressive. È nostro dovere sensibilizzare le ragazze sull'importanza dei controlli, anche attraverso pratiche semplici come l'autoesame, per permettere diagnosi tempestive.
La prevenzione del tumore al seno deve essere una priorità nell'agenda politica sanitaria del nostro Paese. Per queste ragioni, a nome del gruppo Noi Moderati-MAIE, annuncio il voto favorevole alla mozione di maggioranza, che costituisce un vero e proprio impegno per tutte le donne italiane, affinché possano affrontare il futuro con maggiore serenità e con la consapevolezza di poter contare su un sistema sanitario equo, moderno e capace di rispondere alle loro esigenze (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Com'è stato già detto, ottobre è il mese dedicato a livello internazionale alla prevenzione del carcinoma mammario, un mese durante il quale la salute delle donne diventa centrale, prioritaria.
L'obiettivo è la sensibilizzazione della popolazione femminile sui rischi del cancro alla mammella e sull'importanza della prevenzione. Il carcinoma mammario è il tumore femminile più frequente. Rappresenta circa il 30 per cento di tutti i tumori che aggrediscono le donne. Si stima che nei prossimi due decenni il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche riguardanti questo tipo di carcinoma aumenterà dello 0,2 per cento per ogni anno. Per questo, è urgente che il Servizio sanitario nazionale operi per garantire lo screening mammografico, organizzato alla platea più vasta possibile di donne. Infatti, benché l'invito a sottoporsi a screening raggiunga ben l'85,6 per cento delle interessate, a fronte di tale estensione, si osserva purtroppo un'adesione molto inferiore, circa il 56,2 per cento, con differenze ancora, ahinoi, molto significative tra Nord e Sud. Nelle regioni settentrionali l'adesione arriva al 64 per cento e oltre, al Sud e nelle isole scende al 41,3 per cento. Il carcinoma mammario, nella classifica dei tumori per i quali la mortalità è calata, si colloca al terzo posto, dopo il cancro allo stomaco e al colon retto. Si stima che ogni anno siano 53.000 i nuovi casi di carcinoma mammario. Di questi, circa 10.000 riguardano donne con età inferiore…
PRESIDENTE. Colleghi… Scusi, collega Zanella.
LUANA ZANELLA (AVS). No, no, niente. Io proseguo.
PRESIDENTE. Colleghi. Colleghi, magari evito di fare i nomi, però... Prego, collega Zanella.
LUANA ZANELLA (AVS). Magari, quando si parla e si affrontano temi così seri, varrebbe la pena di non dare l'impressione di essere al mercato (Applausi).
Si stima che ogni anno - ripeto - siano 53.000 i nuovi casi di carcinoma mammario. Di questi, circa 10.000 riguardano donne con età inferiore ai 50 anni. Quindicimila colpiscono donne tra i 50 e i 70 e altri 12.000 si riferiscono all'età più avanzata. Le più colpite sono le donne sopra i 64 anni (circa il 40 per cento dei casi). Alla fascia tra 50 e 64 anni si riferisce oltre il 30 per cento di casi, mentre il 20-30 per cento dei casi riguarda donne under 50, di cui circa il 5-7 per cento sono under 40. Si tratta - vorrei sottolineare - di un'incidenza tra le più alte in Europa.
Oltre all'aumento della partecipazione agli screening preventivi, sono stati sicuramente decisivi i progressi ottenuti dalla ricerca, dalle nuove tecnologie e strategie diagnostiche, che hanno condotto a diagnosi più precise, terapie più efficaci e maggiormente mirate. Se ne è parlato anche prima: la mammografia digitale in tomosintesi rappresenta la tecnica più avanzata per la diagnosi senologica, essenziale per la prevenzione e diagnosi precoce del tumore mammario. L'aumento della sensibilità del test mammografico incrementa in maniera significativa la capacità di identificare tumori, anche in fase pre-clinica. Allo stesso tempo, la tomosintesi, riducendo il numero delle lesioni dubbie e degli approfondimenti diagnostici conseguenti, garantisce una maggiore specificità.
Studi condotti negli Stati Uniti hanno inoltre evidenziato che, grazie agli algoritmi di deep learning su cui si basa l'intelligenza artificiale, è possibile ottenere una riduzione assoluta del 5,7 per cento dei falsi positivi e del 9,4 per cento di quelli negativi.
Sono oltre 20.000 - pensate - le variabili, nella pratica clinica, per rendere le diagnosi di tumore della mammella più corrette e poter così assumere decisioni su misura sul trattamento di precisione. Tutti obiettivi non raggiungibili con gli strumenti tradizionali.
Gli algoritmi dell'intelligenza artificiale possono analizzare immagini mammografiche ed ecografiche, fornire approfondimenti diagnostici, superando le attuali difficoltà e criticità. Va da sé che la formazione e il confronto, che già avvengono all'interno della comunità scientifica e tra coloro che operano concretamente sul campo, sono fondamentali.
È necessario, comunque, avviare e promuovere campagne nazionali rivolte alle donne, in particolare dai 20 anni in su, per favorire corretti stili di vita, a tutte le età, con l'obiettivo di ridurre l'incidenza e la mortalità del carcinoma mammario. Campagne indirizzate alla popolazione femminile con tutti i mezzi a disposizione.
Gli stili di vita sani possono ridurre del 27 per cento il rischio di sviluppare il tumore del seno. In Italia, però, il 36,9 per cento delle donne è sedentario; il 26,8 per cento in sovrappeso; l'11,1 per cento obeso; il 15,3 fuma; l'8,7 consuma alcol in quantità a rischio per la salute. Quasi un quarto dei casi di cancro della mammella è causato da fattori di rischio evitabili. Anche l'esposizione al sole può aumentare il rischio del cancro al seno. Poi, l'ambiente di lavoro deve essere sano: lavorare in ambienti con sostanze chimiche e fisiche pericolose può aumentare il fattore di rischio. Monitorare, quindi, gli ambienti, anche di lavoro domestico. L'inquinamento indoor è fonte di rischi per la salute: l'ambiente domestico somma agli inquinanti presenti nell'aria esterna (polveri sottili, particolato, biossido d'azoto) gli inquinanti interni (come pesticidi, solventi ed altri ancora che non sto qui a elencare). È importante, quindi, che si usino e si utilizzino prodotti biodegradabili e sicuri.
Qualche giorno fa, l'Agenzia europea dell'ambiente ha lanciato un allarme sul bisfenolo A, un additivo utilizzato nella produzione di imballaggi in plastica e resina, che si trova praticamente ovunque, dai contenitori alimentari in plastica e metallo, alle bottiglie d'acqua, fino ai tubi dell'acqua potabile. Secondo l'ente, la sostanza è presente ben al di sopra dei livelli accettabili di sicurezza sanitaria e rappresenta un importante rischio per la salute di milioni di persone.
Bene, secondo una nuova recente ricerca, condotta dai ricercatori delle università di San Francisco, della California del Sud e del Michigan, l'esposizione a molte sostanze aumenterebbe il rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro, soprattutto nelle donne, come quello alle ovaie, all'utero, alla pelle e al seno. Si tratta di prodotti chimici che, purtroppo, sono molto presenti. Parlo, in questo caso, dei PFAS.
Bene, quindi, lo ribadiamo, impegniamo il Governo sperando che questa cosa arrivi veramente a tradursi in progetti anche dal punto di vista del bilancio…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LUANA ZANELLA (AVS). Sì, Presidente, chiudo…in modo tale che questi nostri interventi, nel corso del mese di ottobre, raggiungano lo scopo prefisso; e quindi che si cerchi - mi riferisco soprattutto al Governo - di trovare ed incrementare i finanziamenti mirati alla ricerca sui farmaci innovativi, come ha spiegato bene anche lei, per la cura del tumore al seno; e soprattutto che si modifichi il ritmo con cui si innova, a livello di strumenti, di mammografi, perché sono troppo pochi quelli di nuova generazione. E noi sappiamo che i mammografi che hanno già dieci anni di vita non sono precisi, irradiano troppo e colpiscono, quindi, ancora una volta, la salute delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signora Presidente. Governo e colleghi, mi rifaccio alle ultime parole dette dalla collega Zanella rispetto ai mammografi obsoleti. Si trovano negli ospedali abbandonati, nei punti meno visibili, e hanno ben oltre dieci anni. Ritengo che questo sia un fatto gravissimo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 19,20)
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Dobbiamo ricordare che cosa succedeva negli anni passati, quando le persone si ammalavano di tumore. Venivano chiamate “pazienti” per il resto della loro vita, spesso il tumore era definito un male incurabile, gli individui vivi a oltre cinque anni dalla diagnosi venivano definiti “lungosopravviventi” oncologici ed erano, allora, oltre la metà dei pazienti; 15 anni dopo, nel 2006, era raddoppiato il numero di persone vive dopo un tumore e nel 2010 eravamo ad una percentuale ancora più alta.
Come dicevo prima, sono stati fatti dei passi, c'è un valore sociale che la prevenzione e la cura del tumore al seno hanno portato. Questo valore sociale è dato dai tanti volontari, soprattutto donne malate che sono state curate e che hanno deciso di spendersi per chi è malato. Sono state tante le ore di volontariato, sono tante le attività costruite, ad esempio, per la socializzazione, elemento importantissimo per le donne malate di tumore al seno. Queste donne e questi volontari hanno fatto una cosa ancora più bella, se vogliamo: hanno raccolto fondi per acquistare le attrezzature di cui parlava prima la deputata Zanella e di cui ho parlato io.
Purtroppo, le attrezzature sono poche e insufficienti, le liste di attesa sono corpose e quindi i volontari e i malati si sono uniti per portare avanti questo grande progetto. L'età media dei volontari è all'incirca sui 54 anni e, come vi dicevo prima, in 8 casi su 10 il volontario è una donna che è stata ex paziente e che, quindi, conosce molto bene le dinamiche e anche le difficoltà che ci sono oggi per essere curate. I tempi di attesa sono lunghissimi, questo è già stato detto, ma credo sia bene ripeterlo all'infinito, sino a che qualcosa non cambierà.
Un passo che segnalo in quest'Aula e che è positivo è il Registro nazionale dei tumori: il 70 per cento della popolazione è registrato.
C'è poi stata un'intesa importante nel 2014, quella siglata dall'intesa Stato-regioni, che ha stabilito l'istituzione dei centri di senologia. Secondo l'intesa, ogni regione deve dotarsi di un centro di senologia multidisciplinare ogni 250.000 abitanti e ogni centro deve trattare almeno 150 nuovi casi. Sono, purtroppo, molti di più i casi che accedono ai centri. Ma c'è un altro elemento importante: ogni centro deve avere un radiologo, un chirurgo, un patologo, un oncologo, un radioterapista e un data manager. È difficile trovare i centri con tutte queste professioni rappresentate.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 19,24)
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). C'è poi il tema dei percorsi dedicati e interdisciplinari, quello del supporto psico-oncologico, della rapidità di richiesta di invalidità civile (questo è un altro elemento importantissimo), dell'accesso all'innovazione farmacologica con un'equa distribuzione tra regioni e, io aggiungo, tra territori; e poi l'accesso alle informazioni dei trial clinici. Penso di poter affermare che, forse, l'elemento che raccoglie maggiormente la nostra attenzione è l'uniformità territoriale. Vi è poi la cadenza annuale dello screening mammografico, soprattutto per le donne tra i 40 e i 75 anni, ma è difficile raggiungere questi risultati. Parlavo prima delle liste d'attesa, ma anche dell'informazione: è difficile per le donne riuscire ad avere un'informazione adeguata.
Io penso che questa informazione possa essere data nei luoghi che raggiungiamo ogni giorno, dalle farmacie, al medico di base, alle associazioni, ad esempio nei consultori familiari.
Ed è proprio sui consultori familiari che ho piacere di soffermarmi, ne abbiamo parlato la scorsa settimana in Aula. Questa è una carenza che deve essere evidenziata. Pensate che a Torino - io arrivo da lì - abbiamo 9 consultori (dovrebbero essere 40) e ogni sportello assiste 94.000 cittadini. Io credo sia praticamente impossibile essere seguiti - signora Presidente e, per suo tramite, al Governo presente - con numeri del genere. Sono numeri verificabilissimi, perché la scorsa settimana, proprio sulla stampa, c'è stato un articolo che spiegava molto bene questa situazione. Ed io penso allora alle circoscrizioni, ai piccoli comuni, ai territori più disagiati, dove accedere ad un consultorio è decisamente complicato e difficile. Ancora, vi è necessità di intervenire anche sull'informazione e sui tempi di erogazione delle prestazioni: questo per rendere, ovviamente, efficiente la prevenzione.
Io ho letto con attenzione tutte le mozioni che sono state presentate e devo dire che, per quanto riguarda il parere di Azione, avranno tutte il nostro voto favorevole, ma per un motivo molto semplice: perché è un'unità di intenti che dovrebbe unire Governo, Aula e i gruppi che fanno parte di quest'Aula. Non possiamo immaginare di “valutare l'opportunità di” o di aspettare e attendere tempi che sono troppo lunghi: quando si è malati, si deve essere curati.
Allora questo fiocco rosa e tutte le iniziative che vengono fatte in questo periodo hanno un senso, se c'è la ferma volontà di cambiare passo, di avere strutture e figure mediche adeguate, di avere psicologi presenti, servizi efficienti e, soprattutto, una strumentazione adeguata.
C'è, poi, il tema delle donne straniere che difficilmente riescono ad avere le informazioni. Questo è un problema che ci dobbiamo assolutamente porre - signora Presidente e, ancora, in questo caso, per suo tramite, al Governo - perché non conoscono la lingua italiana, non sanno accedere ai servizi e, quindi, per loro arrivare alla prevenzione è sicuramente ancora più complesso.
Io e il gruppo di Azione vogliamo essere fiduciosi e ottimisti. Se oggi abbiamo scelto di portare queste mozioni in quest'Aula, di discuterle e di ascoltare il parere del Governo, devo dire in verità abbastanza severo, questo ha un significato e qualcosa deve cambiare, a partire dall'accessibilità dei consultori, dalle strutture accoglienti e sparse sul territorio, fino, ovviamente, a macchine di ultima generazione in grado di offrire le prestazioni più efficienti (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Polidori. Ne ha facoltà.
CATIA POLIDORI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, grazie. Vorrei ringraziare il presidente Barelli e i funzionari del mio gruppo per il supporto che ci hanno dato, che ha consentito di raggiungere un testo condiviso tra le forze di maggioranza, prova questa dell'impegno concreto del centrodestra nei confronti delle pazienti e delle loro famiglie, che ogni giorno combattono per sconfiggere la forma tumorale più frequente delle donne; solo in Italia rappresenta il 30 per cento dei tumori femminili, con circa 60.000 nuovi casi l'anno e non sono esenti nemmeno gli uomini, ahimè.
I numeri sono drammatici, il tumore al seno è la prima causa di morte nelle diverse età della vita, rappresentando il 28 per cento delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21 per cento tra i 50 e i 69 anni e il 14 per cento dopo i 70 anni. Tuttavia, la buona notizia è che la mortalità superiore ai 12.000 decessi l'anno si sta riducendo per tutte le classi di età, soprattutto nelle donne con meno di 50 anni. La guaribilità raggiunta è pari all'85 per cento ed è attribuibile sicuramente alla ricerca, alla miglior conoscenza della biologia della stessa patologia, alla maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce. Il benessere delle donne lungo tutto l'arco della vita è un presupposto irrinunciabile per la piena realizzazione del diritto alla salute garantito dalla Carta costituzionale.
Animati da questo intendimento, abbiamo chiesto ed ottenuto che la mozione fosse calendarizzata ad ottobre, mese internazionale dedicato alla prevenzione e alla diagnosi precoce. Quello odierno è un voto concreto, ma anche simbolico. Con esso l'Aula di Montecitorio ed il Governo sanciscono la propria fattiva partecipazione alla lotta al tumore mammario, impegnandosi a potenziare ulteriormente le misure di prevenzione, assistenza e cura. Un bell'atto simbolico ci sarà tra poco, perché verrà illuminato di rosa il nostro Palazzo di Montecitorio. Anche per questo, mi pregio di intervenire in qualità di prima firmataria per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, con l'orgoglio di aver proposto al Governo uno strumento di indirizzo frutto del confronto assiduo con le associazioni a vario titolo impiegate in tutti i fronti della lotta alla malattia e della promozione, specie tra le giovani, della cultura della prevenzione.
Prevenire è vivere. È stimato che, con la prevenzione primaria, si potrebbe evitare l'insorgenza di circa un terzo dei 2,3 milioni di nuovi casi che ogni anno si registrano nel mondo, 57.000 - lo ripeto - 57.000 dei quali in Italia.
Con la diagnosi precoce, è possibile attivare cure in grado di incrementare le percentuali di guarigione, che possono superare addirittura il 90 per cento. Con la prevenzione terziaria si può limitare il pericolo di recidiva. Come già ricordato, attraverso periodici e regolari screening, come visite specialistiche ed esami diagnostici, è possibile individuare segni di insorgenza della malattia, consentendo interventi tempestivi e cure personalizzate e non solo. L'aumento della consapevolezza, supportato da campagne di comunicazione, da iniziative organizzate nell'arco dell'intero anno, unite all'alleanza tra paziente, famiglie, operatori sanitari, associazioni ed istituzioni di tutto il mondo, ha già consentito di conseguire ottimi risultati nel ridurre l'insorgenza della patologia e, quindi, nel diminuire il tasso di mortalità.
Dobbiamo proseguire su questo sentiero tracciato. Anche il fiocchetto rosa che Forza Italia indossa è un simbolo di interesse, di impegno comune a tutti i Paesi (ci è stato donato dai colleghi del Partito popolare europeo).
A livello europeo, il tumore al seno è quello più comunemente diagnosticato nelle donne ed è la principale causa di morte correlata al cancro, con circa 530.000 nuovi casi e 140.000 decessi all'anno. La situazione varia notevolmente da un Paese all'altro. L'Europa settentrionale e occidentale presenta un tasso di incidenza più elevato rispetto all'Europa meridionale e orientale, ma la situazione si capovolge per quanto riguarda la mortalità, che è inferiore nell'Europa settentrionale ed occidentale.
Secondo il Global Cancer Observatory, se non si adottano interventi specifici entro il 2040, il numero di nuovi casi di cancro al seno a livello mondiale aumenterà ogni anno, passando da circa 530.000 a 570.000. Sono numeri allarmanti. Nello specifico europeo si prevede che l'incidenza e la mortalità del cancro al seno diminuiranno nelle donne di età inferiore a settant'anni, ma, se non verranno adottate misure specifiche, l'incidenza e la mortalità aumenteranno nelle donne di età superiore a 70 anni.
Le over 50, infatti, hanno un maggior rischio di sviluppare un tumore mammario, in quanto l'età è uno dei fattori non modificabili, anche se oggi le diagnosi riguardano donne sempre più giovani, il che comporta la necessità di sensibilizzare le ragazze ad eseguire controlli non invasivi, come l'ecografia mammaria, per individuare, già a partire dai 25 anni, eventuali anomalie. Una raccomandazione a cui tengo moltissimo: occorre che tra le buone pratiche suggerite dai medici alle donne in gravidanza sia inserita l'ecografia mammaria, dati i numerosi casi diagnosticati durante la gestazione.
Negli anziani, invece, il tumore al seno viene individuato quando, purtroppo, la malattia ha raggiunto stadi già più difficili da curare. In questa fascia di età, il tumore si presenta con modalità diverse. In un contesto fisico di sistema immunitario più debole, spesso i tumori sono più grandi e coinvolgono i linfonodi ascellari, comportando un maggior rischio di mortalità. A ciò si aggiunge la convinzione errata che il cancro al seno nelle anziane non sia pericoloso, tutt'altro.
Nelle donne con meno di quarant'anni, secondo l'American Cancer Society, il tasso di carcinoma mammario è aumentato del 3 per cento ogni anno, dal 2000 al 2019. Le giovani donne colpite dal tumore al seno hanno, inoltre, maggiori probabilità di ammalarsi di forme tumorali aggressive e in fase avanzata, un maggior rischio di recidiva e tutto ciò si accompagna spesso ad un disagio emotivo maggiore rispetto alle più anziane, con forti ripercussioni su lavoro e famiglia e possibili conseguenze sulla fertilità derivanti da alcune terapie. Per quanto riguarda i fattori di rischio, ve ne sono di ereditari e familiari ed altri legati allo stile di vita sul quale è possibile intervenire. Tra questi, di certo ci sono l'abuso di alcol, il fumo e l'inattività fisica. Accanto a questi fattori, si pongono le sostanze inquinanti e le cattive abitudini alimentari. Ho osservato come in Francia, in qualsiasi trasmissione si stia guardando, c'è un sottotitolo che raccomanda l'assunzione di 5 porzioni di frutta al giorno e il movimento fisico; potremmo ad esempio copiarlo.
L'atto chirurgico assume un'importanza fondamentale e costituisce l'atto terapeutico determinante, cui si affiancano terapie mediche sistemiche, finalizzate ad aumentare le chance di sopravvivenza e guarigione ed una migliore qualità della vita.
I costi socioeconomici del tumore rischiano di esplodere, se non si potenzia la prevenzione e non si organizza la spesa, investendo sul bisogno di diagnosi precoce, non ancora soddisfatto. Quello del cancro al seno è un problema che incide fortemente sulla sanità pubblica, considerando che l'aspettativa di vita aumenterà nei prossimi decenni e, quindi, è fondamentale prevedere misure specifiche. La prevenzione, sia primaria, sia secondaria, deve diventare prioritaria nell'agenda politica sanitaria per contenere l'insorgere della malattia e ridurre il tasso di mortalità. Assumono rilevanza, in tal senso, anche le campagne di sensibilizzazione per modificare abitudini di vita errate e iniziative per promuovere una corretta educazione alimentare. È fondamentale anche sostenere e promuovere gli screening di senologia diagnostica.
La mammografia in Italia è raccomandata ed offerta gratuitamente alle donne nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni, con frequenza biennale. In alcune regioni, su indicazione del Ministero della Salute, stanno estendendo lo screening alle donne tra i 45 e 49 anni, con un intervallo annuale, ed alle donne tra i 70 e i 74 anni, con un intervallo biennale. Si consideri anche l'importanza dell'assistenza e del sostegno alle donne nel corso della malattia, a partire dal periodo del follow-up.
Il miglioramento della qualità della vita della donna operata al seno è un fine che bisogna perseguire, anche mediante l'utilizzo di protesi, oggi meno invasive. Il gruppo Women@PACE, di cui faccio parte, costituito dal Segretario Generale dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, in occasione della Giornata internazionale della donna, ha organizzato, nell'ambito della campagna di sensibilizzazione sul cancro al seno, un dibattito in merito agli ostacoli nell'individuazione e nel trattamento della malattia. È stato distribuito materiale divulgativo, volto, da un lato, a ridurre i fattori di rischio e, dall'altro, a fornire un'adeguata informazione, affinché ogni donna possa acquisire un minimo di conoscenza per effettuare un corretto autoesame mensile, una pratica fondamentale per conoscere meglio il proprio corpo e riconoscere il carcinoma della mammella nella sua fase iniziale.
Tale esame deve poi essere seguito da controlli clinici, diagnostici, strumentali, indispensabili visto che la possibilità di guarigione per tumori inferiore al centimetro è di oltre il 90 per cento. Per tutte queste ragioni e non ultimo, in segno d'affetto per le persone care che purtroppo ci sono state portate via dalla malattia, Forza Italia ha presentato questa mozione che propone il rafforzamento delle già valide misure di cui il nostro Paese dispone, sotto il profilo sia sanitario, sia culturale. Ci proponiamo di: assicurare l'uniformità territoriale dello screening dai 40 ai 75 anni con cadenza annuale; adottare iniziative volte a prevedere la dotazione presso tutte le strutture ospedaliere di strumentazione di ultima generazione in grado di individuare anche piccolissime anomalie; incentivare la diffusione e l'accesso ai test diagnostici molecolari, al fine di usufruire di terapie personalizzate, utilizzando in modo appropriato le risorse del servizio sanitario, distribuendole omogeneamente sul territorio nazionale; implementare le campagne mirate a migliorare l'adesione ai programmi di screening esistenti, al fine di ridurre le differenze regionali e a migliorare l'aderenza delle terapie adiuvanti per ridurre le recidive.
Promuovere misure di sensibilizzazione nelle scuole volte ad adottare stili di vita salutari e a valorizzare la prevenzione; implementare iniziative per garantire l'accesso alle migliori tecniche di ricostruzione mammaria.
Concludo, Presidente. Confido che tali impegni possano unirci e che la salute delle donne prevalga sulle ragioni partitiche, perché la salute è tra i beni più preziosi. In particolare, la salute delle donne ha a che fare di certo con la collettività e, come sosteneva il Nobel per l'economia Amartya Sen, “quando le donne stanno bene, tutto il mondo sta meglio”. Aiutiamo, dunque, le donne a stare meglio: contribuiremo al benessere della Nazione intera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, il carcinoma mammario è, purtroppo, il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne. È una patologia complessa, influenzata da molteplici fattori: l'età, fattori riproduttivi e ormonali, quelli dietetici e metabolici, lo stile di vita. A ciò si aggiungono la familiarità e la ereditarietà: elementi che spesso determinano una predisposizione genetica.
Secondo i dati più aggiornati, riferiti all'anno 2023, sono state circa 55.900 le nuove diagnosi di carcinoma mammario in Italia: un numero impressionante che conferma il costante aumento di questa malattia considerando che, nel 2022, le diagnosi erano state 55.700. Le previsioni indicano un incremento dello 0,2 per cento all'anno nei prossimi vent'anni e questo ci pone dinnanzi alla necessità di rafforzare tutti gli strumenti di prevenzione e cura che abbiamo a disposizione.
Prevenzione e cura: queste devono essere le parole chiave della nostra azione. Negli ultimi anni, grazie ai progressi della ricerca scientifica, sono stati compiuti importanti passi in avanti: le terapie oggi disponibili sono sempre più mirate e personalizzate, e possiamo contare su nuovi farmaci biologici che migliorano significativamente la qualità della vita e la sopravvivenza delle pazienti.
Tuttavia, il vero successo del percorso di cura si raggiunge con una prevenzione efficace e qui entra in gioco il ruolo fondamentale degli screening oncologici. Le campagne di screening, infatti, non solo permettono una diagnosi precoce, ma sono anche il segnale della capacità di un sistema sanitario di prendersi cura, in modo capillare e uniforme, della propria popolazione.
Ma possiamo davvero dire che in Italia questo avviene in modo uniforme? Purtroppo, no. Esistono ancora profonde disuguaglianze territoriali che rendono il percorso di prevenzione e cura più difficile, specialmente per le donne che vivono nelle regioni del Sud e nelle isole. Al Nord, la copertura dello screening mammografico si attesta intorno al 60 per cento; al Centro al 50; mentre al Sud precipita a poco più del 20. Non possiamo accettare che queste differenze geografiche continuino a penalizzare una parte così consistente delle nostre cittadine. Se i dati del 2022 mostrano alcuni miglioramenti, la disparità resta una ferita aperta nel nostro sistema sanitario.
A tutto questo si è aggiunta la crisi pandemica che ha accentuato ulteriormente le difficoltà: molte donne, soprattutto nelle aree più fragili, hanno rinunciato a sottoporsi agli screening per paura del contagio o a causa del sovraccarico delle strutture sanitarie. Questi ritardi nelle diagnosi hanno spesso conseguenze gravissime poiché permettono al tumore di svilupparsi indisturbato, rendendo le cure più complesse e meno efficaci. Ogni donna ha diritto alla stessa attenzione ed alla stessa possibilità di diagnosi precoce, ovunque si trovi in Italia.
Il 12 marzo 2019, il Parlamento, su proposta del MoVimento 5 Stelle, ha approvato all'unanimità la legge che istituisce e disciplina la Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione.
Questa legge importantissima prevedeva, tra l'altro, anche la possibilità di stipulare accordi di collaborazione con università, con centri di ricerca pubblici e privati, e con enti e associazioni scientifiche. Era prevista anche l'istituzione del referto epidemiologico, al fine di consentire un controllo permanente dello stato di salute della popolazione, anche nell'ambito dei sistemi di sorveglianza, dei registri di mortalità dei tumori e di altre patologie.
A distanza di oltre cinque anni, una parte significativa di questa legge è, purtroppo, ancora lettera morta.
Accanto alle suddette problematiche di accesso e prevenzione, un aspetto altrettanto cruciale è il supporto psicologico che deve essere sempre garantito. Una diagnosi di tumore non sconvolge solo il corpo ma anche l'anima e la mente. Il momento in cui si riceve la diagnosi segna l'inizio di un percorso che può essere estremamente faticoso, non solo fisicamente ma anche emotivamente. Il tumore crea una rottura improvvisa nella vita di una persona: le certezze si sgretolano, la paura prende il sopravvento. È qui che il supporto psicologico diventa un elemento fondamentale della cura. Numerosi studi dimostrano, infatti, che l'assistenza psicologica non solo aiuta le pazienti a gestire lo stress, l'ansia e la depressione, ma contribuisce anche a migliorare l'efficacia delle terapie mediche.
Pazienti che ricevono un sostegno psicologico adeguato affrontano meglio le cure e in molti casi rispondono meglio ai trattamenti. Dare ascolto, offrire comprensione e sostegno emotivo non è solo un atto di umanità, ma un vero e proprio intervento terapeutico. È quindi nostro dovere garantire che in ogni struttura oncologica siano presenti figure professionali specializzate nel supporto psicologico, capaci di accompagnare le pazienti e i loro familiari in questo difficile cammino.
Nella nostra società troppo spesso si sottovaluta l'importanza di un approccio multidisciplinare alla cura del tumore. Non si tratta solo di intervenire sulla malattia fisicamente, ma di affrontare un percorso che coinvolge - come dicevamo - anche l'aspetto mentale ed emotivo. In assenza di un supporto adeguato, il rischio è che le pazienti, già gravate dalla malattia, sviluppino ulteriori problemi di natura psicologica, con un conseguente aggravio, non solo per il sistema sanitario, ma anche per la loro qualità di vita.
Nessuna donna dovrebbe essere lasciata sola. Mai.
Parallelamente, è importante parlare dei nuovi progressi in ambito medico. Il carcinoma mammario, soprattutto nelle sue forme più aggressive, si presenta già in fase metastatica, nel 6-7 per cento dei casi, al momento della diagnosi. Tuttavia, grazie alla disponibilità di nuove terapie, oggi siamo in grado di migliorare in modo significativo la sopravvivenza di queste pazienti. Attualmente in Italia ci sono circa 37.000 donne che convivono con una diagnosi di carcinoma mammario metastatico: questo numero che potrebbe spaventare deve, invece, rappresentare uno stimolo per continuare a investire nella ricerca. Le nuove terapie, tra cui i farmaci biologici e le terapie mirate, stanno già mostrando risultati straordinari, permettendo a molte donne di vivere più a lungo e con una migliore qualità della vita.
È nostro compito garantire che tutte le donne abbiano accesso a questi trattamenti innovativi, indipendentemente da dove vivono. L'uniformità nell'accesso alle cure deve diventare una realtà su tutto il territorio nazionale. Ogni donna ha diritto alle stesse opportunità di cura, inclusa la possibilità di accedere ai nuovi farmaci biologici, al supporto in ambito sanitario dell'intelligenza artificiale e alla ricostruzione mammaria post intervento, che rappresenta un aspetto fondamentale per il recupero dell'integrità fisica e psicologica.
Questo Governo ha una grande responsabilità: potenziare il sistema di screening, eliminare le disparità territoriali e garantire un accesso uniforme alle cure in tutto il Paese. L'autonomia differenziata, voluta da questa maggioranza, rischia di minare proprio questi diritti. La nostra preoccupazione in tal senso è tanta.
È notizia recente che per gli italiani la sanità è diventata la prima emergenza. La preoccupazione per la difficoltà nell'accesso alle cure, agli esami diagnostici e in generale per la qualità del Servizio sanitario nazionale, supera perfino quella legata all'economia e alle guerre. È urgente, urgentissimo, ristabilire la fiducia dei cittadini nel Sistema sanitario nazionale: fiducia, oggi, gravemente e comprensibilmente minata da molteplici fattori.
In conclusione, crediamo tutti che approvare queste mozioni oggi sia un dovere imprescindibile e tutti noi dovremmo superare - così come è stato detto anche dai colleghi - le eventuali divisioni partitiche e mettere al centro la salute delle donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Loizzo. Ne ha facoltà.
SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. Sessantamila nuovi casi all'anno di tumore al seno, il 30 per cento di tutti i tumori femminili, il 28 per cento delle cause di morte sotto i 50 anni, il 21 per cento tra i 50 e i 70, il 14 per cento dopo i 70: un vero nemico per noi donne. Ma noi non siamo qui per dire, oggi, nel mese della prevenzione del tumore al seno, che questo è un nemico invincibile, ma che può diventarlo quando non si attuano le strategie giuste. L'Organizzazione mondiale della sanità segnala che entro il 2040 la mortalità aumenterà nelle over 50 se non mettiamo in campo ogni correttivo possibile. Il tumore al seno colpisce anche le giovani donne, il cui rischio di recidiva è maggiore, com'è nelle giovani donne il rischio di ammalarsi nella mente rispetto al vedersi e al sentirsi diverse. Il tumore al seno cambia la vita dell'universo femminile: la cambia nella fisicità e nei rapporti affettivi; la cambia nella prospettiva di affrontare una maternità, di essere madre, nella capacità lavorativa e occupazionale, che già nelle donne è inferiore rispetto agli uomini.
Ma non siamo qui per dire che di tumore al seno si muore; siamo qui per dire che di tumore al seno si vive e che l'85 per cento delle donne guarisce o può guarire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo qui per dire che la prevenzione è fondamentale e che noi ci impegniamo a far diventare lo screening valido anche per le donne più giovani che attualmente non sono ricomprese, che ci impegniamo a renderlo omogeneo in tutte le regioni d'Italia e che non si può più utilizzare solo il richiamo via posta per effettuarlo. Vanno garantiti altri modi: da remoto, attraverso lo SPID, attraverso l'anagrafe elettronica o il contatto telefonico. Siamo qui per dire che ci impegniamo - e la Lega lo ha già fatto - con una proposta di legge a ricomprendere nei livelli essenziali di assistenza l'intervento chirurgico in un solo tempo, mastectomia e protesi, ma anche protesi al capezzolo, garanzia di tatuaggio dell'areola, rifacimento del seno controlaterale, supporto psicologico con la psico-oncologia, che è sempre stata, grazie a una legge a prima firma Cattoi, di supporto psicologico e che deve diventare rimborsabile.
Siamo qui per dire che noi vogliamo che sia rimborsabile il supporto estetico, con formule di rimborso delle parrucche, di trattamenti olistici che pensino alla pelle delle radio trattate, del supporto al linfodrenaggio per chi ha avuto lo svuotamento del cavo ascellare, di promozione delle attività sportive, perché sport e prevenzione vanno di pari passo e sono garanzia per il futuro e per la vita di chi si ammala di cancro.
Vogliamo garanzia - e l'impegno del Governo è questo - per i test genetici predittivi e il facile accesso a studi dedicati a chi ha genetica positiva e familiarità positiva. Ma noi penseremo anche alle donne anziane, che oggi si ammalano di tumore al seno e non vengono curate per mancanza di oncologi di precisione che sappiano modulare le terapie chemioterapiche alle patologie croniche cardiovascolari, endocrine e diabetiche. Segnali di allarme arrivano da tutto il mondo per questo campione di donne, che viene spesso e con troppa facilità escluso dalle cure innovative. Come Lega abbiamo fatto battaglie per i farmaci innovativi nel tumore al seno ultima spiaggia metastatico non rispondente alle terapie convenzionali. L'abbiamo fatto con Enhertu e lo stiamo facendo con Trodelvy, ma soprattutto ci stiamo battendo, insieme al Governo, ad Aifa e ai rappresentati dalle aziende farmaceutiche, per il fast track.
Ma noi non ci fermiamo qui. Pensiamo e vogliamo che le associazioni dei pazienti siano più coinvolte nei processi decisionali e anche nei percorsi di cura ed è per questo che la Lega ha già presentato due proposte di legge sulla valutazione degli esiti di cura riferiti dai pazienti.
Con questa mozione vogliamo soprattutto dire alle donne giovani e non più giovani di curarsi, di dedicarsi tempo e di dedicare tempo alla prevenzione. Alle donne ammalate vogliamo dire che il tumore al seno non è una condanna a morte, ma che il tumore al seno può cronicizzarsi e si può vivere bene tra un controllo e l'altro, aspettando l'apertura di nuove frontiere farmacologiche e che questo Governo e noi del gruppo Lega ci siamo e staremo loro accanto in ogni modo.
Voglio concludere con Oriana Fallaci che disse: dopo l'operazione volli vederlo; sembrava grazioso, una pallina di marmo bianco; poi capii di cosa era capace, capii che avevo un nemico dentro di me e allora passai ad avere un rapporto di guerra con lui; lui vuole ammazzarmi, io voglio ammazzare lui. Noi della Lega vogliamo ammazzare il tumore al seno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Presidente, Sottosegretario, colleghe e colleghi, per il Partito Democratico, unendoci alle altre colleghe, è molto importante oggi presentare e discutere questa mozione, che è il frutto del lavoro e del tempo che abbiamo dedicato all'ascolto e al confronto con medici, con associazioni e con pazienti che quotidianamente si battono per la prevenzione e contro il tumore al seno, ma anche con le tante donne che in questi anni abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di ascoltare e di incontrare per comprendere l'impatto psicologico, fisico, sociale e familiare che il tumore al seno ha avuto su molti aspetti della loro vita.
È assai complesso - come credo ognuno di voi possa immaginare - gestire dapprima una scoperta, con tutto il carico emotivo, e poi un'operazione, con tutto quello che significa per una donna: un'operazione spesso così invasiva con conseguenze anche psicologiche rilevanti e il carico di cure successive all'operazione. Una diagnosi e un percorso che generano un sentimento, spesso, di smarrimento, di rabbia e di paura delle terapie e anche delle loro possibili conseguenze con una condizione di fragilità che può essere anche un ostacolo al ritorno alla normalità ed è una condizione molto diffusa se guardiamo, purtroppo, ai numeri.
Il mese di ottobre - lo hanno ricordato le colleghe che mi hanno preceduto - è il mese dedicato alla prevenzione contro questa forma di tumore e di tutta la prevenzione che riguarda la vita di moltissime donne e uomini del nostro Paese. Questa, però, è una malattia delle donne, così come possiamo definirle, e sinceramente vorrei dedicare un pensiero affettuoso, da parte di questo Parlamento, a tutte le donne che hanno affrontato questa battaglia (Applausi), alle donne che l'hanno persa, alle donne che l'hanno vinta e a chi lo sta facendo con coraggio e con dignità. A tutte loro vada il nostro pensiero, ma anche il nostro impegno per migliorare gli investimenti in prevenzione, ampliare gli screening e finanziare la ricerca. A tutte queste donne, come abbiamo appena fatto, dedicherei ovviamente il nostro applauso. Dico questo perché, se è vero che il carcinoma mammario colpisce anche gli uomini, è altrettanto vero che l'incidenza non è certamente paragonabile: di tumore al seno in Italia si ammala 1 donna ogni 8; la media maschile, invece, è di 1 uomo ogni 620.
Il report di tumori “I numeri del cancro in Italia 2023”, curato da AIOM, conferma che il carcinoma mammario è il tumore femminile più frequente, rappresentando il 30 per cento di tutti i tumori nelle donne. Nel 2023 sono stati diagnosticati quasi 56.000 nuovi tumori alla mammella, un numero sul quale è necessario aprire una riflessione urgente - in ragione dei risultati ottenuti in questi anni insieme, con ancora maggiore forza - su ciò che può essere migliorato ed implementato, tenendo a mente sempre una questione fondamentale: l'Italia è un Paese dove, grazie al sistema sanitario nazionale, ogni individuo può curarsi gratuitamente, anche affrontando malattie complesse che richiedono cure molto costose, che poche persone si potrebbero permettere. È per questo motivo che difendiamo sempre, con molta forza e determinazione, il nostro sistema sanitario pubblico. Dovrebbe essere una battaglia che ci unisce tutti, perché ne va della garanzia di equità, di universalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e anche della nostra democrazia.
Ricorderei, come hanno fatto le colleghe, che su questo tema è molto importante parlare di prevenzione, lo è parlando di prevenzione primaria, di prevenzione secondaria, visto che dalla fine degli anni Novanta si osserva una continua tendenza alla diminuzione della mortalità per carcinoma mammario, attribuibile ad una maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce e anche dei progressi terapeutici. Dal tumore al seno, finalmente - come ricordava la collega Loizzo -, si guarisce. Merito dell'avanzamento della ricerca, sicuramente, ma anche dalla diagnosi precoce.
Grazie allo screening e alla maggiore consapevolezza delle donne, la maggior parte dei tumori maligni mammari è diagnosticata in fase iniziale, quando il trattamento chirurgico può essere più spesso conservativo e la terapia adottata più efficace, permettendo di sopravvivere a 5 anni con dati molto elevati di età. Tuttavia, nonostante il miglioramento sui dati della mortalità, il tumore al seno rimane la prima causa di morte nelle diverse fasce di età, rappresentando il 28 per cento di cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21 per cento tra i 50 e i 69 anni, il 14 per cento dopo i 70 anni.
Ed è da questi numeri, che sono storie di donne, di vite e di volti che hanno lottato contro questa terribile malattia, che nasce l'esigenza di questa mozione, che impegni e rafforzi tutte le misure di prevenzione e di assistenza per il contrasto al carcinoma mammario. In Italia aumenta il numero delle giovani donne colpite dal tumore al seno, e il 20 per cento ha meno di 40 anni. È una percentuale importante, equivale a quasi 12.000 donne l'anno e riguarda persone nel pieno della loro attività lavorativa, familiare e sociale, determinando enormi problemi dal punto di vista sociosanitario e una drammatica ricaduta psicologica, oltre ai danni e ai costi indiretti che gravano su tutto il nostro sistema Paese.
Allo stesso tempo, si registra anche un incremento di diagnosi fra le donne con più di 74 anni, che sono ormai escluse dai programmi di screening. Ecco perché, tra i primi impegni che chiediamo al Governo, c'è quello di rivedere i limiti di accesso agli screening gratuiti, estendendoli su tutto il territorio nazionale almeno dai 40 ai 74 anni. Oggi sono solo poche le regioni in Italia che provano a farlo, ma serve con urgenza rendere strutturale questa nuova soglia, garantendo accesso alla prevenzione a tutte le donne e, soprattutto, garantendo uniformità territoriale.
Non ci stancheremo mai di dirlo, ma ci chiediamo ogni giorno: quanto è civile un Paese che garantisce cure innovative in una determinata area del Paese, ma non è in grado di farlo in un'altra? Parliamo di insopportabili discriminazioni nell'accesso e nell'equità delle cure, alle quali è necessario ed urgente porre rimedio. È anche necessario migliorare l'accessibilità al tempo stesso, che deve essere assicurata alle donne con alto rischio per familiarità, mutazione e seno denso. Sull'importanza degli screening mi pare ci sia un ampio consenso nell'opinione pubblica, ma c'è un punto su cui dobbiamo insistere. Serve alimentare più cultura della prevenzione come impegno civico, come dovere civico, l'unico che può garantire conoscenze e sviluppare responsabilità, anche partendo dalle scuole.
Inoltre, è importante investire sullo screening, quindi sulla prevenzione secondaria, come abbiamo detto, per superare quel gradiente Nord-Sud, che oggi è così rilevante, fino a 20 punti percentuali, con campagne di informazione e di sensibilizzazione che possono utilizzare tutti gli attori presenti sul territorio, dai nostri consultori ai medici di medicina generale, agli specialisti, ai farmacisti e alle case di comunità, proprio perché non possiamo arrenderci davanti a niente. Ed occorre investire anche per migliorare i modelli di avviso e di informazione per gli screening mammari, utilizzando gli obiettivi della transizione digitale, provando ad utilizzare per le comunicazioni a tutte le donne, anche accogliendo le riformulazioni che il Sottosegretario ha proposto, gli sms, il fascicolo sanitario ed altra tecnologia digitale, al fine di garantire un'informazione più puntuale e una risposta tempestiva.
C'è un altro punto, secondo me, centrale che condivido: il sostegno psicologico a chi affronta questi percorsi, che scuotono violentemente le vite di chi ne è colpito e delle persone vicine. Chiediamo un impegno preciso per garantire, di concerto con le regioni, il necessario supporto psico-oncologico per le donne colpite da tumore al seno, determinante per permettere alle pazienti di affrontare un iter terapeutico lungo e spesso doloroso. Parlavo, infatti, poco fa di senso di smarrimento e di rabbia, e di fronte a questi sentimenti, che scaturiscono da un evento traumatico, si rende necessario un intervento psicologico e di supporto per accompagnare la donna nel processo di accettazione di un percorso di cura spesso difficile.
Sullo psico-oncologo siamo disponibili a lavorare in Commissione per analizzare le proposte che le colleghe hanno già depositato per riconoscere la figura dello psico-oncologo, che va previsto nelle Breast Unit e nei team multidisciplinari di presa in carico.
Sarebbero tantissime le cose da dire, ma ci tengo a dire una cosa in particolare. Questo tema non riguarda solamente le donne. La salute delle donne non riguarda solamente la salute delle donne. Come dice l'Organizzazione mondiale della sanità, dal benessere della donna dipende il benessere della nostra collettività. È la cartina di tornasole per capire come sta una società, come sta il nostro Paese. La promozione della salute delle donne promuove, infatti, la salute della popolazione, è misura della qualità e dell'equità del sistema sanitario pubblico e universalistico, è il paradigma del livello di civiltà di un Paese. La salute delle donne incrocia piani complessi, che riguardano le politiche sanitarie, ma anche quelle non sanitarie, che attraversa le sfide inedite e straordinarie dello sviluppo tecnologico e scientifico, ma anche il modo di vivere le relazioni fra le persone. È un grande tema, quindi, per la politica e per le istituzioni, ma anche per la società.
Mi auguro che la politica sappia cogliere questa sfida, che tutti noi siamo in grado di coglierla, garantendo, in modo unitario, tutti gli impegni per assicurare alle donne prevenzione e assistenza. Un Servizio sanitario all'altezza - e chiudo, Presidente - può fare la differenza: per tutte noi e per questo Parlamento deve essere la principale battaglia di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marchetto Aliprandi. Ne ha facoltà.
MARINA MARCHETTO ALIPRANDI (FDI). Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, siamo nel cuore dell'Ottobre Rosa, un intero mese dedicato alla prevenzione femminile del tumore al seno. Un'iniziativa che da oltre 30 anni rappresenta un vero e proprio faro puntato sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce del cancro alla mammella. Colgo l'occasione, quindi, per ringraziare tutti gli operatori sanitari e le associazioni che con costanza, serietà e dedizione sono impegnati in questo preziosissimo operato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non solo nel mese di ottobre ad esso dedicato, ma senza resa e senza pause, come ogni missione che si rispetti. Perché, Presidente, indirizzare le persone verso un percorso di screening non è mai semplice. Invitare a prendersi cura di sé stessi significa prendersi cura dell'intera comunità, e chi è impegnato in prima linea per questo ha sicuramente grandi meriti.
Mi permetta, Presidente, di sfruttare questa occasione per menzionare l'Associazione Amiche per la Pelle, di cui con orgoglio faccio parte, che con il progetto “Coccole e bellezza” di cosmesi oncologica, così come tantissime altre realtà analoghe, affianca le donne in un percorso di terapia antitumorale per ritrovare la propria immagine senza dover rinunciare alla femminilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dati sempre più significativi suggeriscono come la percentuale di sopravvivenza dopo una lunga malattia oncologica sia strettamente correlata, oltre che alle terapie mediche, anche all'atteggiamento psicologico con cui la persona si pone nei confronti della patologia.
Cresce considerevolmente il successo che sta riscuotendo l'estetica oncologica grazie alla preziosa collaborazione fra le professioni mediche e ai progressi della ricerca estetico-scientifica. Purtroppo, anche quest'anno il cancro al seno si conferma essere la neoplasia più diagnosticata con frequenza, rappresentando oltre il 30 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne, con i circa 60.000 nuovi casi, facendo salire così ad oltre 900.000 le donne che avranno personalmente vissuto l'esperienza del cancro al seno, delle quali circa 40.000 in fase avanzata.
Un dato allarmante, che ci pone, però, di fronte ad una sfida epocale: portare il dato della mortalità a tendere sempre più verso lo zero. Non si tratta di un'utopia, ma di un traguardo auspicabile verso la guaribilità, che attualmente raggiunge l'85 per cento, e l'ampio ventaglio di disponibilità delle nuove tecnologie diagnostiche, dei trattamenti terapeutici efficacemente intelligenti, della possibilità di predire questa patologia e della maggiore acquisita sensibilità delle donne.
La prevenzione resta la cura più efficace per combattere l'insorgenza del cancro. Quindi, è su questo che dobbiamo investire risorse umane e diagnostiche, con la consapevolezza che lo screening senologico porta a una riduzione della mortalità per cancro al seno fino al 40 per cento. Nonostante il calo della mortalità riscontrabile grazie ai progressi della ricerca scientifica e alle migliori conoscenze della biologia dei tumori al seno, che permettono maggiore velocità e precisione delle diagnosi, oltre alla maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce, i dati statistici ci pongono di fronte ad una dolorosa realtà.
Il cancro al seno è la prima causa di morte nelle diverse età della vita, rappresentando il 28 per cento delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21 per cento tra i 50 e i 69, il 14 per cento dopo i settant'anni. La mortalità, che supera i 12.000 decessi l'anno, si sta riducendo per tutte le classi di età, soprattutto nelle donne con meno di 50 anni. Le donne sopra i cinquant'anni di età hanno un maggior rischio di sviluppare un tumore mammario, in quanto l'età è uno dei fattori di rischio non modificabili. Purtroppo, però, oggi le diagnosi di cancro al seno riguardano donne sempre più giovani; mentre, nelle donne anziane, il tumore al seno viene diagnosticato in una fase successiva in cui la malattia ha raggiunto stadi già più difficili da curare.
I fattori di rischio sono molteplici, alcuni modificabili, altri no. I fattori di rischio sui quali si può intervenire, proponendo un corretto stile di vita, sono diversi: la terapia ormonale sostitutiva - i farmaci a base di estrogeni e progesterone assunti dopo la menopausa per alleviare i disturbi possono lievemente aumentare il rischio di sviluppare il tumore al seno, il rischio comunque è proporzionale alla durata del trattamento -; l'obesità che, con la menopausa, aumenta una condizione di sovrappeso; la scarsa attività fisica, perché il regolare esercizio fisico riduce il rischio di sviluppare un tumore al seno, aiutando a mantenere il peso corporeo e riducendo la massa adiposa; un limitato consumo di frutta e verdura, una dieta ad alto apporto calorico, ricca di grassi e di zuccheri raffinati e con uno smisurato consumo di carni rosse aumenta il rischio di poter sviluppare il tumore al seno, così come, però, altre patologie; l'alcol, proporzionalmente al quantitativo, e il fumo aumentano il rischio.
Limitare, quindi, le abitudini di vita errate può sensibilmente contribuire in positivo a questa battaglia. Occorre incentivare le iniziative per promuovere una corretta educazione alimentare, oltre che la pratica dello sport, che è entrato al trentatreesimo articolo della nostra Costituzione, come anche lo sport dall'età scolare. Sono questi elementi che possono avere ricadute concrete per la prevenzione dei tumori e per la salute in generale, con risultati di considerevole portata. Modificare gli stili di vita significa eliminare quei fattori di rischio, da cui dipende oltre il 20 per cento dei tumori al seno. Per tale ragione, il mondo scientifico considera il controllo dello stile di vita uno strumento valido per la prevenzione del carcinoma mammario e di altri tumori.
Quella del cancro alla mammella è ormai una problematica sociosanitaria che richiede nuove strategie operative e che necessita di interventi correttivi fondamentali al fine di garantire l'accesso alla diagnosi precoce ad uno spettro sempre più ampio di donne. Le criticità, anche sul piano della prevenzione, sono molteplici e adeguare il sistema dell'offerta alla profilassi è prioritario per ridurre il rischio di gravità e, di conseguenza, di mortalità di cui è causa il cancro al seno. In Italia, infatti, la mammografia, importantissima arma per intervenire nelle fasi iniziali della malattia, è raccomandata e offerta gratuitamente alle donne nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni con frequenza biennale. Alcune regioni della Penisola, su indicazione del Ministero della Salute, stanno estendendo lo screening alle donne tra i 45 e i 49 anni con intervallo annuale e alle donne tra i 70 e i 74 con intervallo biennale.
Incentivare la medicina di precisione e l'accesso ai test diagnostici nelle persone affette da tumore alla mammella con mutazioni di geni BRCA1 e BRCA2 potrebbe rappresentare un passo avanti nella diagnosi precoce, così come ho avuto modo di appurare tempo fa a Padova al tavolo di lavoro di cui ho fatto parte.
Allora, Presidente, Sottosegretario, sosteniamo l'impegno al Governo ad assicurare l'uniformità territoriale dello screening a partire dai 40 ai 75 anni di età, con cadenza annuale; ad adottare iniziative volte a prevedere la dotazione presso tutte le strutture ospedaliere di strumentazioni di ultima generazione, come quella digitale, al fine di poter sviluppare una migliore capacità diagnostica in grado di individuare con sufficiente anticipo anche piccolissime anomalie, così da intervenire con diagnosi precoci, e, dove è possibile, evitare ulteriori esami che esporrebbero le pazienti a quantità di radiazioni nocive proprie di macchinari più antiquati e analogici; a incentivare poi la diffusione e l'accesso ai test diagnostici molecolari al fine di permettere l'accesso a terapie target personalizzate, utilizzando in modo appropriato le risorse del Servizio sanitario nazionale e distribuendole omogeneamente sul territorio nazionale; a implementare campagne mirate a migliorare l'adesione ai programmi di screening mammario già esistenti, al fine di ridurre le differenze regionali e a migliorare l'aderenza alle terapie per ridurre i rischi di recidiva e/o metastasi e, di conseguenza, il tasso di mortalità per questo tipo di tumore; ad avviare, di concerto con il Ministero dell'Istruzione e del merito progetti di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, finalizzati ad educare le giovani donne all'adozione di stili di vita salutari e all'importanza della prevenzione, anche attraverso la pratica dell'autoesame; a implementare iniziative di competenza per garantire l'accesso alle migliori tecniche di ricostruzione mammaria immediata e del complesso areola-capezzolo, nonché agli interventi di adeguamento sulla mammella sana controlaterale, in modo da offrire alla paziente un trattamento chirurgico personalizzato e mirato, riducendo i traumi dell'intervento.
È un vero e proprio atto determinante, da compiere per il futuro di intere generazioni di donne - donne custodi dell'essere umano - e per celebrare degnamente un mese che, tingendosi di rosa, illumina l'intero anno di lavoro ed impegno, affinché sempre più donne possano arrivare in tempo per cambiare il corso della loro storia oncologica.
Per ogni mamma, figlia, sorella, moglie, amica, Fratelli d'Italia voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polidori, Vietri, Loizzo, Semenzato ed altri n. 1-00204 (Ulteriore nuova formulazione), con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 41).
Passiamo alla votazione della mozione Di Biase ed altri 1-00209 (Nuova formulazione).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Biase ed altri 1-00209 (Nuova formulazione), come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 42).
Passiamo alla votazione della mozione Sportiello ed altri n. 1-00214.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sportiello ed altri n. 1-00214, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 43).
Passiamo alla mozione Zanella ed altri n. 1-00337.
Avverto che, in virtù dell'accoglimento da parte dei presentatori delle riformulazioni proposte dal Governo e a seguito dell'approvazione del 2° capoverso del dispositivo della mozione Polidori, Vietri, Loizzo, Semenzato ed altri n. 1-00204, l'8° capoverso del dispositivo risulta assorbito.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00337, come riformulata e per le parti non assorbite, con il parere favorevole del Governo
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 44).
Passiamo alla votazione della mozione Bonetti ed altri n. 1-00343.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonetti ed altri n. 1-00343, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 45).
Passiamo alla mozione Boschi ed altri n. 1-00344.
Avverto che i presentatori hanno accettato unicamente la riformulazione relativa al 7° capoverso della premessa e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente i singoli capoversi del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa, ad eccezione del 13° capoverso; infine - sempre ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - il 13° capoverso della premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00344, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00344, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 47).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00344. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00344. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00344. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa, come riformulata, ad eccezione del 13° capoverso, della mozione Boschi ed altri n. 1-00344. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 51).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 13° capoverso della premessa della mozione Boschi ed altri n. 1-00344. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 20,20)
Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, la II Commissione (Giustizia) ha proceduto all'elezione della deputata Michela Di Biase a Segretaria, in sostituzione del deputato Alessandro Zan, cessato per dimissioni dal mandato parlamentare.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge.
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di giovedì 17 ottobre 2024 l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la sotto indicata Commissione, cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla VIII Commissione (Ambiente):
SIMIANI: "Istituzione del Consorzio per la gestione e la salvaguardia della laguna di Orbetello" (400);
BATTISTONI ed altri: "Istituzione dell'Autorità per le lagune e le zone umide e disposizioni per la salvaguardia della laguna di Orbetello" (1080);
FABRIZIO ROSSI ed altri: "Istituzione del Consorzio per la gestione e la salvaguardia della laguna di Orbetello" (1202);
ILARIA FONTANA ed altri: "Istituzione del Consorzio per la salvaguardia, la gestione e la valorizzazione delle risorse ambientali della laguna di Orbetello" (1286).
(La Commissione ha elaborato un testo unificato).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ricordo che, secondo le intese intercorse fra i gruppi nella giornata odierna, all'ordine del giorno della seduta di domani, a partire dalle ore 9, sarà iscritto il seguito della discussione delle mozioni in materia di parità di genere. Seguiranno, a partire dalle ore 10,30, l'informativa urgente del Governo sugli attacchi alle sedi UNIFIL in Libano, il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano e l'assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge concernenti la salvaguardia della laguna di Orbetello.
Conseguentemente, il seguito della discussione degli argomenti non conclusi nella giornata di domani, nonché degli ulteriori argomenti previsti dal vigente calendario dei lavori per la corrente settimana, sarà rinviato alla prossima settimana.
Avverto che, con distinte lettere rispettivamente in data 15 e 16 ottobre, i presidenti delle Commissioni ambiente e lavoro hanno rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto gli Uffici di Presidenza integrati dai rappresentanti di gruppo delle suddette Commissioni - di posticipare al prossimo calendario dei lavori: l'avvio dell'esame in Assemblea della proposta di legge n. 1987, recante disposizioni in materia di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e di interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana, attualmente previsto per la seduta di lunedì 21 ottobre; la ripresa dell'esame in Assemblea del testo unificato delle proposte di legge in materia di conservazione del posto di lavoro e di permessi di lavoro retribuiti in favore di lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche, già rinviato nelle Commissioni e attualmente previsto a partire dalla seduta di martedì 29 ottobre.
Conseguentemente, sulla base delle intese intercorse fra i gruppi, l'esame di tali proposte di legge non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea previste nella restante parte del mese di ottobre.
Avverto inoltre che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge n. 2049 recante modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, concernente la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Collegato alla manovra di finanza pubblica).
Avverto infine che, nella giornata di lunedì 21 ottobre, la seduta avrà inizio alle ore 14.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo adesso agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Siamo, purtroppo, al 76° suicidio nelle carceri italiane da inizio anno. Era un quarantaquattrenne di origini pugliesi, era in carcere per presunti reati correlati agli stupefacenti, un fine pena previsto fissato al 2027. Si è strozzato utilizzando i lacci delle scarpe nel suo letto, in una cella della casa circondariale di Milano San Vittore, ed è stato ritrovato esamine verso le 5,30 della mattina; a nulla sono valsi gli immediati tentativi di soccorso della Polizia penitenziaria e dei sanitari. Si tratta del 76° recluso che si toglie la vita dall'inizio dell'anno, in una strage continua e che non trova argine da parte del Governo.
Vorrei ricordare che a San Vittore sono stipati 1.022 detenuti, a fronte di soli 447 posti disponibili, con un sovraffollamento di oltre il 229 per cento, sorvegliati da 580 appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria, distribuiti su più turni e comprendendo anche gli addetti degli uffici e dei servizi vari, rispetto a un fabbisogno di almeno 700.
E allora siamo alle prese anche con un altro tentato suicidio a Genova Marassi e il segretario della UILPA - prendo le sue parole - ha dichiarato: “Siamo alle prese con l'ennesimo gesto di protesta estremo di un detenuto nelle nostre prigioni, che, da un lato, è indice del disagio in cui versa l'utenza, specie quella affetta da patologie psichiatriche e che rimane pressoché abbandonata a se stessa, dall'altro, conclama la vulnerabilità del nostro sistema penitenziario, le cui sorti si reggono, per quel che è possibile, esclusivamente sul diuturno sacrificio degli operatori”.
E chiudo solo con le parole di Letizia Lo Giudice su Il manifesto di qualche giorno fa. “Il carcere ha tradito la sua vocazione di extrema ratio, trasformandosi in una pattumiera entro cui gettare i bisognosi, i poveri e quelli che il welfare state non hanno saputo sostenere. Laddove fallisce il sistema assistenziale ecco che gli istituti di pena si sovraffollano fino a farlo degradare” (Applausi del deputato Rosato).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà.
GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo su una materia che, diciamo, riguarda l'intera regione Puglia per le determinazioni che ha assunto il governo della città capoluogo. È stato nominato assessore al comune di Bari il professor Nicola Grasso, un costituzionalista, un professore, un docente dell'Università del Salento, ma il dato non è questo, perché il professor Nicola Grasso si è reso protagonista, insieme al MoVimento 5 Stelle, di una delle concause legate alla devastazione denominata come Xylella, questo batterio di cui il professor Grasso e molti negavano l'esistenza. Dico questo perché? Perché la Xylella ha raggiunto la città di Bari, ha raggiunto l'intera provincia di Bari e, secondo l'Osservatorio fitosanitario della regione Puglia, il batterio si è esteso anche in Basilicata.
Il professor Nicola Grasso è stato nominato anche assessore, tra le varie deleghe, al patrimonio e alle aziende, cioè al tessuto imprenditoriale, e quindi, anche agroindustriale della città capoluogo della regione Puglia, che vorrei ricordare che a febbraio 2024 segnava quasi il 60 per cento della produzione olivicola nazionale.
Il professor Grasso sosteneva - cito testualmente un articolo de Il Foglio del settembre 2022 - che lui non intende negare l'esistenza della Xylella né degli alberi secchi: “Si cerca di capire se tutti gli alberi secchi hanno la Xylella e se è colpa di Xylella”. Ma poi sosteneva ancora che tutto quanto fosse dovuto alla “realizzazione di un disegno concepito circa vent'anni fa da alcuni ricercatori che, nel definire improduttiva l'olivicoltura del Salento, ne auspicavano la riconversione al superintensivo, pur constatando che tale progetto sarebbe stato impossibile da realizzare in presenza di normative che tutelano gli alberi di ulivo e ne impediscono l'espianto”.
In quell'occasione, il professor Grasso sosteneva che bisognava aspettare alcuni anni. Ora, sono 15 anni di Xylella. È stato nominato assessore alle aziende della città di Bari - e, quindi, di un tessuto imprenditoriale quale quello della città di Bari, tra i più importanti della regione Puglia - un negazionista, uno dei promotori delle teorie complottiste che hanno visto il MoVimento 5 Stelle protagonista. Salvo che il Sindaco Leccese. Ma non voglio entrare nelle decisioni di una giunta che già ha avuto parecchie difficoltà nel completare il governo della città.
Non entro nel merito, ma ritengo che sia opportuno che quest'Aula ponga in essere una riflessione su questa nomina, perché questa nomina significa porre al governo della città capoluogo della regione Puglia uno dei complottisti, uno dei teorici del complottismo e del negazionismo della Xylella, che ha devastato la regione Puglia.
Credo che una riflessione vada fatta e mi auguro che questa riflessione la facciano anche il sindaco Leccese e gli stessi deputati del MoVimento 5 Stelle che oggi qualche ammissione di responsabilità è il caso che la facciano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ancorché la giornata sia stata molto pesante, io penso che non possiamo chiudere questa giornata parlamentare senza ricordare che oggi è il 16 ottobre.
Il 16 ottobre del 1943 si perpetrò a Roma, al Portico di Ottavia nel ghetto, uno degli episodi più drammatici e più efferati della persecuzione nazista nei confronti degli ebrei. In quella mattinata, 1.259 cittadini ebrei romani vennero razziati e arrestati e 1.007 di loro, nel giro di 24 ore, vennero avviati in vagoni piombati ai campi di concentramento e, in particolare, ad Auschwitz: nelle prime 24 ore dal loro arrivo ad Auschwitz, 820 vennero uccisi nelle camere a gas; gli altri sopravvissuti in quel momento, perirono nel corso dei mesi successivi. Soltanto 16 cittadini romani dei 1.007 razziati - quindici uomini e una donna - tornarono da quel tormento.
Io credo che tutto questo vada ricordato per sapere che cosa è stato il dramma dell'oppressione nazista in Europa e in Italia e che cosa è stata l'oppressione che hanno subito le comunità ebraiche, prima con le leggi razziali e poi con le persecuzioni, le razzie e l'avvio ai campi di concentramento; senza dimenticare che, in quella via crucis di dolore, vi furono anche campi di concentramento in Italia, come Fossoli e come la Risiera di San Sabba, dove conobbero il dramma della persecuzione e della morte molti cittadini ebrei.
È giusto ricordare tutto questo perché non accada mai più, ma è tanto più giusto ricordarlo in queste settimane e in questi giorni in cui vediamo che anche nel nostro Paese, come in altri luoghi dell'Europa e del mondo, risorgono i fantasmi dell'antisemitismo, dell'odio antiebraico e della maledizione nei confronti di un popolo che ha la sola colpa di voler preservare la propria identità e che, nel corso dei secoli, sottoposto a ogni tipo di oppressione e persecuzione, ha continuato a battersi per questo.
Quindi, ricordare oggi il Portico di Ottavia significa rendere omaggio alle vittime innocenti di quel dramma, ribadire il nostro impegno a far sì che mai più si ripetano orrori di quel tipo, ma anche il nostro impegno oggi a lottare contro ogni forma di antisemitismo e di odio antiebraico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, è veramente incredibile il doppiopesismo con cui si affrontano le questioni in quest'Aula. Ad esempio, ieri abbiamo assistito all'ennesima prova di viltà di Giorgia Meloni nei confronti del popolo palestinese, che sta vivendo l'inferno in terra a causa di crimini reiterati da parte del Governo Netanyahu. È stata francamente imbarazzante la tesi esposta dal Presidente Meloni, che si dice preoccupata dall'isolamento di Israele, come se esso fosse causato da chi inorridisce di fronte alla devastazione di Gaza e non fosse causa delle politiche del Governo israeliano.
Allora, forse sarà utile dire che essere amici di Israele oggi significa voler fermare in ogni modo possibile Netanyahu. Sarà utile ricordare a quest'Aula che la Corte internazionale di giustizia dell'Aja ritiene plausibile l'accusa di genocidio che pende su Israele e che questa sentenza applica degli obblighi anche nei confronti del nostro Paese.
Sempre la Corte dell'Aja ha dichiarato illegale l'occupazione della Cisgiordania e di Gerusalemme Est e prescritto agli Stati terzi, Italia compresa, di porre fine agli accordi commerciali di qualsiasi genere con Israele, per evitare di sostenere economicamente l'occupazione illegale.
Se tutto ciò non bastasse, i procuratori della Corte penale internazionale hanno richiesto di poter spiccare un mandato d'arresto per Benjamin Netanyahu e il suo Ministro della Difesa Gallant per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, perché - e forse le do una notizia - far morire donne, uomini e bambini di fame, di stenti e di malattie è un crimine anche se viene perpetrato a danno di milioni di palestinesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Dunque, a fronte di tutto questo, ma soprattutto della recente invasione del Libano e, in particolare, degli attacchi alle basi UNIFIL sotto egida italiana, vorremmo davvero sapere quale sia la linea rossa che Netanyahu debba passare affinché il Governo Meloni chiuda ogni rapporto commerciale e diplomatico tra Israele e Italia; e questo perché Israele sta cancellando le regole di convivenza fra Paesi e rischiamo di trovarci, alla fine di questo conflitto, in un mondo dominato dalla legge della giungla. Allora, non vorremmo che dietro questo atteggiamento vigliacco ci sia la scelta, di nuovo, di stare con il più forte e che la storia non abbia insegnato niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 17 ottobre 2024 - Ore 9:
1. Seguito della discussione delle mozioni Ghirra, Gribaudo, Quartini, Bonetti, Boschi ed altri n. 1-00326 e Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341 concernenti iniziative in materia di parità di genere, con particolare riguardo alle condizioni lavorative, economiche e sociali delle donne .
(ore 10,30)
2. Informativa urgente del Governo sugli attacchi alle sedi UNIFIL in Libano.
3. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:
BICCHIELLI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019. (Doc. XXII, n. 31-A)
Relatrice: SEMENZATO.
4. Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 400, 1080, 1202 e 1286 .
La seduta termina alle 20,40.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni nn. 2 e 3 i deputati Dell'Olio e Frassini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 4 il deputato Sottanelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 9 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 25 alla n. 37 la deputata Miele ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni dalla n. 38 alla n. 40 il deputato D'Alfonso ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 40 il deputato Schiano Di Visconti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DOC II N 9 - PROPOSTA N 2 | 267 | 267 | 0 | 134 | 36 | 231 | 78 | Resp. |
2 | Nominale | DOC II N 9 - PROPOSTA N 1 PARTE 1 | 274 | 274 | 0 | 138 | 7 | 267 | 74 | Resp. |
3 | Nominale | DOC II N 9 - PROPOSTA N 1 PARTE 2 | 274 | 274 | 0 | 138 | 6 | 268 | 74 | Resp. |
4 | Nominale | DOC II N 9 - VOTO FINALE | 274 | 237 | 37 | 201 | 235 | 2 | 72 | Appr. |
5 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 1 DISP | 282 | 274 | 8 | 138 | 109 | 165 | 74 | Resp. |
6 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 2 DISP | 282 | 280 | 2 | 141 | 115 | 165 | 73 | Resp. |
7 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 3 DISP | 279 | 276 | 3 | 139 | 115 | 161 | 73 | Resp. |
8 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 4 DISP | 280 | 274 | 6 | 138 | 114 | 160 | 73 | Resp. |
9 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 5 DISP | 282 | 281 | 1 | 141 | 119 | 162 | 73 | Resp. |
10 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 6 RIF DISP | 283 | 279 | 4 | 140 | 279 | 0 | 72 | Appr. |
11 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 7 DISP | 286 | 278 | 8 | 140 | 117 | 161 | 71 | Resp. |
12 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 8 RIF DISP | 284 | 280 | 4 | 141 | 279 | 1 | 71 | Appr. |
13 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 9 DISP | 284 | 280 | 4 | 141 | 280 | 0 | 71 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 10 DISP | 285 | 285 | 0 | 143 | 285 | 0 | 71 | Appr. |
15 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 11 DISP | 285 | 284 | 1 | 143 | 122 | 162 | 71 | Resp. |
16 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 12 DISP | 284 | 284 | 0 | 143 | 283 | 1 | 71 | Appr. |
17 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 13 DISP | 285 | 280 | 5 | 141 | 113 | 167 | 71 | Resp. |
18 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 14 DISP | 283 | 277 | 6 | 139 | 116 | 161 | 71 | Resp. |
19 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 15 DISP | 286 | 286 | 0 | 144 | 111 | 175 | 71 | Resp. |
20 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 16 DISP | 283 | 280 | 3 | 141 | 270 | 10 | 71 | Appr. |
21 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 17 DISP | 285 | 285 | 0 | 143 | 285 | 0 | 71 | Appr. |
22 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 18 DISP | 282 | 282 | 0 | 142 | 282 | 0 | 71 | Appr. |
23 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 19 DISP | 286 | 286 | 0 | 144 | 286 | 0 | 71 | Appr. |
24 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 20 DISP | 283 | 279 | 4 | 140 | 115 | 164 | 71 | Resp. |
25 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 21 DISP | 284 | 280 | 4 | 141 | 117 | 163 | 71 | Resp. |
26 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV 3,9,34 E 60 PREMES | 285 | 274 | 11 | 138 | 111 | 163 | 71 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | MOZ 1-316 NF CPV RESTANTI PREMESSA | 282 | 282 | 0 | 142 | 280 | 2 | 71 | Appr. |
28 | Nominale | MOZ 1-335 CPV 1, 2, 3 E 9 DISP | 283 | 277 | 6 | 139 | 172 | 105 | 71 | Appr. |
29 | Nominale | MOZ 1-335 CPV 6 DISP | 282 | 222 | 60 | 112 | 219 | 3 | 71 | Appr. |
30 | Nominale | MOZ 1-335 CPV 4, 5, 7 E 8 DISP | 283 | 225 | 58 | 113 | 225 | 0 | 71 | Appr. |
31 | Nominale | MOZ 1-335 PREMESSA | 285 | 275 | 10 | 138 | 166 | 109 | 71 | Appr. |
32 | Nominale | MOZ 1-347 CPV 1 DISP | 283 | 276 | 7 | 139 | 175 | 101 | 71 | Appr. |
33 | Nominale | MOZ 1-347 CPV 2 DISP | 285 | 218 | 67 | 110 | 216 | 2 | 71 | Appr. |
34 | Nominale | MOZ 1-347 CPV 3 DISP | 283 | 215 | 68 | 108 | 173 | 42 | 71 | Appr. |
35 | Nominale | MOZ 1-347 CPV 4 DISP | 285 | 216 | 69 | 109 | 215 | 1 | 71 | Appr. |
36 | Nominale | MOZ 1-347 CPV 5 DISP | 282 | 172 | 110 | 87 | 172 | 0 | 71 | Appr. |
37 | Nominale | MOZ 1-347 CPV 6 DISP | 286 | 227 | 59 | 114 | 227 | 0 | 71 | Appr. |
38 | Nominale | MOZ 1-347 CPV 7 DISP | 284 | 214 | 70 | 108 | 214 | 0 | 71 | Appr. |
39 | Nominale | MOZ 1-347 CPV 8 DISP | 283 | 223 | 60 | 112 | 215 | 8 | 71 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | MOZ 1-347 PREMESSA | 284 | 173 | 111 | 87 | 173 | 0 | 71 | Appr. |
41 | Nominale | MOZ 1-204 UNF | 238 | 238 | 0 | 120 | 238 | 0 | 70 | Appr. |
42 | Nominale | MOZ 1-209 NF RIF | 237 | 237 | 0 | 119 | 237 | 0 | 70 | Appr. |
43 | Nominale | MOZ 1-214 RIF | 235 | 235 | 0 | 118 | 235 | 0 | 70 | Appr. |
44 | Nominale | MOZ 1-337 RIF | 239 | 239 | 0 | 120 | 239 | 0 | 70 | Appr. |
45 | Nominale | MOZ 1-343 RIF | 237 | 237 | 0 | 119 | 237 | 0 | 70 | Appr. |
46 | Nominale | MOZ 1-344 CPV 1 DISP | 236 | 236 | 0 | 119 | 96 | 140 | 70 | Resp. |
47 | Nominale | MOZ 1-344 CPV 2 DISP | 234 | 234 | 0 | 118 | 233 | 1 | 70 | Appr. |
48 | Nominale | MOZ 1-344 CPV 3 DISP | 235 | 235 | 0 | 118 | 95 | 140 | 70 | Resp. |
49 | Nominale | MOZ 1-344 CPV 4 DISP | 232 | 232 | 0 | 117 | 92 | 140 | 70 | Resp. |
50 | Nominale | MOZ 1-344 CPV 5 DISP | 234 | 234 | 0 | 118 | 93 | 141 | 70 | Resp. |
51 | Nominale | MOZ 1-344 PREMESSA RIF, NO CPV 13 | 235 | 235 | 0 | 118 | 235 | 0 | 70 | Appr. |
52 | Nominale | MOZ 1-344 CPV 13 PREMESSA | 237 | 237 | 0 | 119 | 96 | 141 | 70 | Resp. |