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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 370 di martedì 22 ottobre 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO TRAVERSI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 ottobre 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative in ordine al problema del sovraffollamento carcerario, con particolare riferimento alla situazione del penitenziario «Nerio Fischioni» di Canton Mombello (Brescia) - n. 3-01503)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Girelli n. 3-01503 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha facoltà di rispondere.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'atto di sindacato ispettivo in oggetto solleva specifici quesiti in ordine alle criticità della Casa circondariale “Nerio Fischione” di Brescia Canton Mombello e al progetto di costruzione del nuovo istituto penitenziario di Brescia Verziano. Ancora una volta - direi correttamente - l'attenzione della Camera dei deputati è rivolta al sistema carcerario che, da sempre, rappresenta una priorità per questo Governo. La situazione carceraria è infatti - fatto notorio - gravata da problematiche di lontane origini, una eredità catastrofale ricevuta dal presente Governo. L'emanazione del cosiddetto decreto Carcere sicuro, n. 92 del 2024, è una delle risposte che questo Governo ha inteso dare sia in termini strutturali, sia in termini di assunzioni di Polizia penitenziaria, sia in termini di percorsi di comunità alternativi alla detenzione.

Qual è il tentativo di questo Governo? È quello di mantenere assolutamente la certezza della pena, coniugandola, però, con l'umanizzazione della stessa, perché la detenzione non diventi ulteriormente e gravemente lesiva per coloro che sono presi in custodia dallo Stato. Allora, sommariamente e velocemente, ricordo che nel decreto-legge Carcere sicuro, anche per rispondere a una delle criticità segnalate dall'onorevole interrogante, sono state previste altre mille extra-assunzioni di Polizia penitenziaria che, sommate alle mille extra-assunzioni della prima finanziaria del Governo Meloni, significano 2.000 extra-assunzioni, oltre alla garanzia, come vedremo nel prosieguo, delle assunzioni per il turnover in pensione assicurato al 100 per cento - ahimè - a differenza di quanto accaduto nel passato, che è uno dei motivi per cui oggi si riscontra una catastrofale carenza di Polizia penitenziaria all'interno degli istituti.

Sempre nel decreto-legge Carcere sicuro vi è l'indicazione della figura del Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, con il compito di realizzare nel più breve tempo possibile un piano di edilizia penitenziaria volto a recuperare quanto meno 7.000 dei 10.000 posti mancanti. Da prima che nascessi, anzi, da quando sono nato, esiste il problema del sovraffollamento, da quando sono nato mancano 10.000 posti detentivi in Italia, da quando sono nato le risposte sono sempre state provvedimenti svuota carceri. Sono arrivato nel mezzo del cammin di mia vita - almeno me lo auguro, perché festeggio oggi 48 anni - e ad oggi mancano 10.000 posti detentivi. Mi pare evidente che le strategie del passato fossero fallimentari e che sia necessario un piano di edilizia penitenziaria che tenga conto di quale sia il fabbisogno detentivo di questa Nazione da cinquant'anni a questa parte.

Ancora, all'interno del decreto-legge Carcere sicuro vi sono nuovi percorsi di comunità per detenuti sia con disagio psichico, sia tossicodipendenti, perché siamo fermamente convinti che la vera funzione rieducativa, ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione, soprattutto nei confronti di un detenuto tossicodipendente, detenuto per necessità di approvvigionamento economico legata alla sua condizione di tossicodipendenza, sia quella della disintossicazione, che può essere offerta in maniera più efficace dalle comunità, piuttosto che dagli istituti penitenziari.

Per quanto riguarda gli aspetti legati all'edilizia penitenziaria, giova ricordare che, in questi primi neanche 24 mesi del Governo Meloni, sono stati sbloccati 250 milioni di euro per l'edilizia penitenziaria: 166 milioni di euro dal comitato paritetico Giustizia/Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e 84 milioni di euro dal PNRR. Si tratta di uno sforzo davvero significativo, ma soprattutto - lo dico con serenità e con un po' di amarezza - è imbarazzante l'inerzia precedente alla luce della oggettivamente impietosa fotografia dello stato attuale degli istituti penitenziari, onesta, corretta, dell'onorevole interrogante. Tuttavia, questa fotografia cristallizza l'eredità che abbiamo ricevuto ed è evidente frutto del fatto che non vi siano mai stati investimenti di tale entità per l'edilizia penitenziaria.

Venendo nello specifico all'istituto di Canton Mombello, dai contributi informativi resi dal DAP appare evidente che, malgrado gli interventi manutentivi plurimi eseguiti nel corso degli anni, l'assetto complessivo risente di importanti carenze strutturali legate, da una parte, alla vetustà evidente dell'immobile, progettato alla fine dell'Ottocento, e, dall'altra, alla penuria degli spazi da destinare tanto alle cosiddette ore di socialità quanto agli aspetti trattamentali in favore della popolazione detenuta.

In ragione della necessità di assicurare il rispetto delle prescrizioni del regolamento sull'ordinamento penitenziario e di provvedere al rinnovamento completo degli impianti igienici, nonché di superare le gravi problematiche funzionali dovute alla capienza delle camere di pernottamento, è intendimento dell'amministrazione centrale avviare, già nell'anno in corso, un intervento complessivo di ristrutturazione delle sezioni detentive. Considerata l'esigenza di mantenere, nel frattempo, la funzionalità dell'istituto, seppur con capienza dimezzata, si prevede di dividere i lavori in due lotti funzionali: un primo lotto funzionale di 2,6 milioni, destinato al fabbricato detentivo, cosiddetto primo lotto, la cui ultimazione della progettazione definitiva secondo il MIT è prevista per ottobre 2024; la conclusione dell'affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dell'esecuzione dei lavori entro i primi mesi del 2025.

In relazione alla casa di reclusione Brescia Verziano, si rappresenta, in via preliminare, che, con decreto ministeriale Infrastrutture/Giustizia del 10 ottobre 2014, è stato assentito un finanziamento di 15,2 milioni per l'ampliamento dell'istituto stesso, mediante la realizzazione di un nuovo padiglione da 340 posti (2.014, mi consta che fossero 10 anni fa: è rimasto lettera morta; chiedere ai miei predecessori).

Il finanziamento, inizialmente approvato per la realizzazione dell'intera opera, è quindi risultato oggi, ahimè, clamorosamente insufficiente e, nelle more dell'individuazione di fondi aggiuntivi occorrenti per il completamento dell'opera (altri 38,8 milioni), è emersa la necessità di prevedere la realizzazione di un primo stralcio funzionale contemplante solo una parte dell'intervento ipotizzato nell'allora progetto di fattibilità, del 2014, rimasto, purtroppo, ancorché finanziato, lettera morta per questi 10 anni.

L'amministrazione centrale, valutate le possibili ripercussioni sulla capacità ricettiva e sull'operatività dell'istituto penitenziario, ha comunicato l'opportunità di dare priorità all'esecuzione del lotto funzionale concernente la realizzazione del nuovo padiglione detentivo, delle nuove centrali tecnologiche e dell'impianto di smaltimento delle acque reflue.

Per quanto concerne i fondi, mi preme dire che il 6 novembre 2023, il Comitato paritetico Giustizia - MIT, in sede di riprogrammazione di queste risorse finanziarie, appostate e poi mai spese, ha previsto l'intera copertura finanziaria dell'opera con previsione presuntiva di spesa complessiva stimata in 40,5 milioni di euro. Anche in questo caso, appare evidente lo sforzo del Governo per risolvere in concreto le esigenze degli istituti penitenziari di Brescia.

Per quanto riguarda l'ipotesi di una dismissione dell'istituto di Brescia Canton Mombello, ogni analisi e determinazione in merito fatalmente verrà posposta all'ultimazione dell'intervento di ampliamento previsto presso la casa di reclusione di Brescia Verziano, quando potranno essere più adeguatamente e correttamente valutate le possibilità che la struttura sarà in grado di offrire, unitamente alle contingenti esigenze detentive. Nel frattempo, da informazioni acquisite dal provveditorato regionale, è stata assegnata un'ulteriore somma di 291.000 euro per la corrente annualità all'istituto di Canton Mombello per la manutenzione generale della struttura.

Vengono poi indicate carenze del Corpo di polizia penitenziaria ed effettivamente tali carenze esistono. Nella casa circondariale di Canton Mombello, la forza presente è, allo stato, di 184 unità rispetto ad un organico previsto di 227, quindi inferiore di 43 unità rispetto a quello previsto, frutto avvelenato della stagione Madia, che aveva evidentemente impedito le assunzioni.

Risulta, invece, nella casa di reclusione di Brescia Verziano, che la forza presente è pari a 77 unità su un organico di 95, quindi inferiore di 18 unità rispetto a quella prevista. Anche in questo caso, si tratta del frutto avvelenato della stagione Madia.

Gli istituti penitenziari sono retti entrambi da un direttore e da un comandante. È stata una promessa di questo Governo - mantenuta - quella di dotare ogni istituto di un comandante e di un direttore. Abbiamo proclamato finita la stagione degli incarichi a scavalco, per il banale motivo che, se succede qualunque problema, da qualunque criticità a qualunque necessità di trattamento del detenuto, se debbo interloquire col direttore e il direttore è in un altro istituto, se debbo interloquire col comandante e il comandante è in un altro istituto, diventa evidentemente problematico. E quindi, essendo finita, col Governo Meloni, l'era dei direttori e dei comandanti a scavalco, per entrambi vi è un direttore e un titolare fisso.

Per quanto riguarda le assunzioni, mi pregio di poter dire che in questi primi 20 mesi di Governo sono state trovate le risorse per finanziare - fra assunzioni straordinarie e assunzioni ordinarie - oltre 7.500 agenti di polizia penitenziaria e nel dettaglio: 1.479 agenti del 181° corso; 244 agenti del 182° corso con scorrimento delle graduatorie; 1.870 agenti del 183° corso; 1.713 agenti del 184° corso - in corso - ed è già stato finanziato un futuro bando per 2.568 agenti.

Avessero proceduto così, ogni 20 mesi, ogni Ministero della Giustizia che mi ha preceduto, oggi non parleremmo certo di carenza di personale di Polizia penitenziaria.

Non tedio l'onorevole interrogante con i concorsi pubblici interni ed esterni, per quanto riguarda sia gli allievi commissari, sia gli allievi vice ispettori, poiché stiamo andando a saturare anche le piante organiche di queste funzioni.

All'esito di tutte le citate procedure, evidentemente, l'amministrazione centrale terrà conto dei fabbisogni e delle esigenze degli istituti di Brescia, così come delle esigenze degli istituti di tutta Italia.

Per quanto riguarda, invece, il comparto funzioni centrali, sono orgoglioso che il Governo Meloni abbia introdotto un'indennità specifica nel decreto-legge Carceri, proprio per il comparto funzioni centrali, con 200 euro in più mensili per l'area dei funzionari, con 150 euro in più mensili per l'area degli assistenti, con 100 euro in più mensili per l'area degli operatori, giacché il comparto funzioni centrali, all'interno del Ministero della Giustizia, era sempre pagato meno in qualunque altro Ministero e, ovviamente, fuggivano dal Ministero.

Dobbiamo trattenerli non solo perché hanno uno spassionato amore per l'universo carcerario e per quella umanità e quella sperimentazione delle proprie risorse di frontiera, che rappresentano l'universo penitenziario, ma anche perché hanno un decente, un equo compenso almeno equiparabile a quello degli altri Ministeri. Quindi, siamo particolarmente orgogliosi di aver iniziato a sanare questa problematicità con i 200 euro in più, con i 150 euro in più, con i 100 euro in più, a seconda delle funzioni, così come prima indicato.

Per quanto riguarda sempre l'area del comparto funzioni centrali, sono particolarmente orgoglioso di aver saturato, per la prima volta nella storia della Repubblica, la pianta organica dei funzionari giuridico-pedagogici, tradotto i cosiddetti “educatori”, perché, per quanto sia egualmente importante per tutti noi la funzione rieducativa della pena, ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione, c'è chi ne ha fatto dei gargarismi, c'è chi ha saturato le piante organiche degli educatori e, secondo me, vi è una bella differenza, perché il trattamento non lo facciamo noi, quando invochiamo la funzione rieducativa della pena, ma lo fanno gli educatori, se noi prima li abbiamo assunti e noi li abbiamo assunti.

Per quanto riguarda i funzionari contabili, altre figure che mancano all'interno del comparto funzioni centrali, abbiamo licenziato un bando per 107 posti, elevati a 170; purtroppo, vi sono solo 135 vincitori, evidentemente per il motivo, che già citavo prima, del disequilibrio economico di un contabile assunto dal Ministro della Giustizia rispetto a uno assunto presso il MEF, che stiamo iniziando a sanare con le indennità di cui sopra.

Per quanto riguarda la presenza dei detenuti, presso la casa circondariale di Brescia Canton Mombello, vi sono 374 detenuti, rispetto ad una capienza di 182, e, per quanto riguarda la casa di reclusione di Verziano, ci sono 116 detenuti rispetto ad una capienza regolamentare di 71.

In entrambi gli istituti, fortunatamente, per quanto si registri il sovraffollamento, quale male endemico ereditato dal passato, non si rilevano però violazioni dei parametri CEDU, poiché risulta che tutti i detenuti abbiano a disposizione spazi di vivibilità superiori ai tre metri quadrati.

L'emergenza è chiara e prioritaria tanto che, con iniziative di contrasto al sovraffollamento carcerario, la direzione generale dei detenuti ha proseguito l'opera di riequilibrio della popolazione detentiva sul territorio nazionale mediante l'emissione, per la sola Lombardia, di ulteriori 8 provvedimenti deflattivi per 141 detenuti.

Si confida chiaramente in un significativo abbattimento della percentuale riportata anche alla luce degli importanti interventi di edificazione e ristrutturazione, che qui ho illustrato, che consentiranno di recuperare, con gli oltre 250 milioni già finanziati, 7.000 dei 10.000 posti mancanti. Non si dimentichi anche l'intervento del Governo su altri fronti, quali il ricorso alle misure alternative alla detenzione, prevedendo la limitazione della carcerazione preventiva e il trasferimento dei tossicodipendenti nelle apposite comunità e ampliando e rafforzando le strutture residenziali idonee all'accoglimento al reinserimento sociale. Anche di questo vi è traccia nel DL Carceri: l'indicazione di una serie di comunità che possano fornire un domicilio idoneo, perché, se c'è una cosa che tutti insieme dobbiamo sanare, è che taluni detenuti non possono usufruire di misure alternative per una differenza di ceto economico, non avendo la disponibilità di un bene immobile ove scontare la pena alternativa. Lo abbiamo fatto perché crediamo che, di fronte al sistema penale, non vi siano distinzioni di censo, ma qui ci fermiamo perché non crediamo opportuno, invece, un generalizzato provvedimento svuota carceri che eroderebbe, per l'ennesima volta, la certezza della pena.

Quindi: misure alternative, laddove siano meritorie; grande intervento di edilizia penitenziaria; titanico sforzo per recuperare l'eredità catastrofale ricevuta in ordine alla carenza di Polizia penitenziaria; e, per la prima volta, saturazione delle piante organiche dei funzionari giuridico-pedagogici, quindi degli educatori. Sono questi i tre versanti su cui ci stiamo muovendo con velocità evidentemente differenti perché, come è noto ai più, è più facile concludere un corso per allievi agenti che edificare un nuovo istituto per le normali tempistiche a cui è sottoposto.

PRESIDENTE. Il deputato Girelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi permetterà di esprimere il mio parere su quanto ho ascoltato dividendo in due parti le mie considerazioni. Mi permetto pure io, avendolo fatto il Sottosegretario, di parlare in via generale, ricordando al Sottosegretario due aspetti: il primo è che, quando si governa, bisognerebbe avere l'abitudine di non usare sempre il passato come giustificazione rispetto a quello che viene fatto nel presente. Nel caso specifico per due motivi: primo, perché forse dovrebbe ricordare che, nel corso di questo passato, gran parte del Governo a cui appartiene ha governato, avendo anche la responsabilità del Ministero della Giustizia; e persino l'attuale Presidente del Consiglio ha fatto parte di Governi del passato, quindi perlomeno dobbiamo avere l'accortezza di evitare questo.

Vorrei inoltre ricordarle quanto la cultura politica a cui appartiene ha votato, proposto e sostenuto, nel corso della storia della Repubblica, riguardo al tema del carcere, il trattamento dei carcerati. Certo, pena sicura, ne sono convinto anch'io, magari anche il rispetto del lavoro della magistratura; laddove un Governo non va in piazza a difendere un Ministro nel momento in cui è sottoposto a giudizio, magari, però, si preoccupa di tutelare proprio chi, per censo, condizioni o mancanza di voce, vive situazioni davvero drammatiche all'interno delle carceri italiane. Non ho sentito un solo richiamo al tema dei suicidi che riguardano i carcerati - ma, ahimè, anche la Polizia penitenziaria - sui quali davvero credo dovremmo avere una tensione etica e un'attenzione non banale, ma davvero molto scomodante per le coscienze.

Nel corso del mandato, prima da consigliere regionale e ora da deputato, mi è capitato spesso di andare nelle carceri, per dovere, credo, civile, ma, forse, anche per rispetto della sesta opera di misericordia, se vogliamo fare un riferimento a radici spesso citate in quest'Aula e in questo Governo.

Nello specifico, anche a Canton Mombello, al di là della forma, del metro e del centimetro, ho trovato una situazione di grandissimo disagio che, è vero, dura da tempo e ha bisogno di risposte non formali, non burocratiche - lo sottolineo -, di rimando di termini in cui vengono terminate le progettazioni e iniziano le opere e quant'altro, ma di risposte vere e autentiche, a mio parere, ma anche a giudizio della realtà bresciana - quella che da tanto tempo si prende carico del disagio del carcere e che, attraverso parecchie associazioni di volontariato, agisce per cercare di sopperire ad una mancanza dello Stato -, circa la prevista chiusura di Canton Mombello. Infatti, è una realtà che non ha ragione di esistere per una serie di ragioni e che non può vedere in una manutenzione, più o meno straordinaria, un continuo rimando della questione, mentre nell'edificazione in prossimità di Verziano (l'altro carcere bresciano) vi può essere la definitiva soluzione, creando un padiglione che non sia, come è stato prospettato, all'interno dell'attuale sedime (il risultato sarebbe togliere gli spazi di recupero, di socialità, di attività varie che devono svolgersi all'interno del carcere), ma completamente al di fuori, in modo che possa accogliere tutta la realtà di chi vive la situazione del carcere a Brescia e quella che fa riferimento a Brescia come luogo di carcerazione.

Tutto questo va fatto con tempi diversi, certi, ben definiti, non rinviabili di volta in volta e di risposta in risposta. Non me ne vorrà il Sottosegretario, ma il Ministro, nella precedente risposta, diede tempi diversi. Comunque, avrò modo di leggere con la dovuta pazienza ed attenzione la risposta stessa.

Un'ultimissima considerazione. Riguardo a tale aspetto, abbiamo un dovere: se le sentenze vengono emesse in nome del popolo italiano e il popolo italiano ha il diritto di vedere in carcere chi commette reati, è altrettanto vero che, il momento dopo, è dovere di tutti noi garantire a quella persona il diritto al recupero e al rispetto, perché il carcere è una condizione esistenziale; un luogo per cui la persona che ha sbagliato (non indaghiamo sul perché, sul come, sui contesti sociali, che rimandiamo ad altri momenti) ha bisogno di essere recuperata al vivere assieme, al senso di appartenenza e di comunità.

In questo momento credo che lo non stiamo facendo con la sufficiente determinazione, ma, soprattutto, temo che non lo stiamo facendo a livello governativo con la sufficiente coscienza etica, con la consapevolezza di cosa sia la pena, di cosa sia la giustizia. C'è la tendenza a una cultura della colpa, del giudizio, del reo, che distingue tra persona e persona e che rende tutti noi fragili dal punto di vista del rispetto della Costituzione.

(Iniziative volte a impedire l'uso di locali impropri per la collocazione di archivi, biblioteche e musei, alla luce di quanto verificatosi in occasione di eventi alluvionali che hanno colpito la città di Forlì - n. 3-01243 e n. 3-01504)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Zanella n. 3-01243 e n. 3-01504, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per la Cultura, Gianmarco Mazzi, ha facoltà di rispondere.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Zanella per i molteplici quesiti, che forniscono l'occasione per chiarire le questioni poste.

In via preliminare, occorre specificare che l'intervento denominato “Nuova Biblioteca di Palazzo Romagnoli”, a Forlì, costituisce il singolo tassello di un progetto molto più ampio che riguarda numerosi altri edifici del centro storico e comprende il restauro di Palazzo del Merenda, con lo spostamento della biblioteca moderna ivi presente presso Palazzo Romagnoli e lo spostamento presso Palazzo Albertini della collezione Verzocchi, ora a Palazzo Romagnoli.

Tutti gli interventi previsti sui vari immobili sono tra loro interconnessi sia dal punto di vista funzionale che dal punto di vista logistico, tanto che la realizzazione di ciascuno di essi costituisce inevitabilmente presupposto per la realizzazione del successivo.

Alcuni stralci di questo complesso progetto sono finanziati con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e, pertanto, la soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini ha ritenuto opportuno, seguendo un approccio unitario nella formulazione delle valutazioni di carattere metodologico e tecnico-disciplinare, trasmettere i progetti alla soprintendenza speciale per il PNRR per il parere di competenza, la quale ha confermato le considerazioni e le prescrizioni formulate dalla soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Ravenna. Non vi è, dunque, alcun contrasto tra le autorizzazioni degli organi di tutela del Ministero in merito al progetto.

Veniamo ora al patrimonio librario appartenente alla biblioteca comunale “Aurelio Saffi”, sezione “Moderna e Ragazzi”, sita in Palazzo del Merenda, che il comune di Forlì, su autorizzazione della soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia-Romagna, ha trasferito in parte presso Palazzo Romagnoli e in parte presso l'ex asilo Santarelli. Il trasferimento ha interessato un patrimonio librario esclusivamente moderno e non raro, non di pregio e non in copia unica.

Su espressa richiesta della suddetta soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia-Romagna, inoltre, il comune di Forlì ha inviato una relazione tecnica sulle caratteristiche di sicurezza del deposito librario dell'ex asilo Santarelli, rassicurando tanto sulla capacità della rete fognaria di consentire lo smaltimento delle acque meteoriche quanto, soprattutto, sulla insussistenza di rischi sismici e idrogeologici derivanti da esondazioni del fiume Montone.

La biblioteca Saffi ha, inoltre, ritenuto opportuno lasciare libero il primo piano delle scaffalature prossimo alla pavimentazione e di non utilizzare gli scaffali privi di apposite ante di chiusura collocate nei corridoi. Non si sono registrate, né nel 2023 né nel 2024, tanto per Palazzo Romagnoli quanto per l'ex asilo Santarelli, problematiche derivanti dalle alluvioni che hanno interessato la provincia di Forlì.

Quanto al complesso monumentale di San Domenico, il progetto proposto prevede, tra i vari interventi, la creazione al piano interrato di un nuovo edificio che dovrebbe costituire la chiusura del secondo chiostro dell'ex complesso conventuale, da destinare a museo archeologico con annessi depositi, laboratori e spazi di servizio.

Si deve rilevare che, a seguito dell'avvio dello scavo archeologico nell'area del secondo chiostro del complesso del San Domenico, sono in corso costanti sopralluoghi di personale degli Uffici competenti per la verifica dello stato di avanzamento lavori, a seguito dei quali si è potuto accertare che anche gli eventi alluvionali avvenuti nei giorni 18 e 19 settembre e 3 e 4 ottobre 2024 non hanno comportato criticità né allo scavo in corso, né al deposito adibito a ricovero temporaneo di beni archeologici sito al piano terreno dell'edificio, né al vano interrato sotto la chiesa di San Giacomo.

In merito al nuovo museo archeologico previsto nel vano interrato di futura realizzazione, non sono ancora state richieste né rilasciate autorizzazioni ai depositi a fini espositivi o al trasporto di beni archeologici. Il comune si è impegnato ad avviare un percorso condiviso per la progettazione museologica e museografica con la nomina di un comitato tecnico-scientifico e, pertanto, non sono ancora presenti né un progetto scientifico né un progetto di allestimento.

Il Ministero della Cultura procederà a valutare, preliminarmente all'autorizzazione al deposito dei beni, sia la validità del progetto scientifico sia la sussistenza di tutte le condizioni di sicurezza della sede espositiva necessarie alla tutela dei beni, anche riguardanti il rischio alluvionale.

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle sue interrogazioni.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario. Qui non si tratta di essere soddisfatto o soddisfatta oppure non soddisfatto o non soddisfatta, qui si tratta, invece, di mettere a fuoco il problema che riguarda la città di Forlì ma non solo. È di questi giorni la grandissima preoccupazione - direi l'ansia - con cui si attendono di giorno in giorno eventi meteorologici inauditi, come quelli che hanno coinvolto pesantemente la provincia e la città di Bologna, ma che interessano, ovviamente, anche il resto della regione Emilia-Romagna.

Qui, si tratta di mettere a confronto le politiche culturali, comunali, nazionali, regionali e le politiche ambientali, che devono assolutamente intrecciarsi, confrontarsi e assolutamente innovarsi e rinnovarsi, perché le pianificazioni di bacino, i piani di assetto idrogeologico del prima sono assolutamente inadeguati, come anche i progetti che - adesso entriamo nel merito dell'interrogazione - il comune di Forlì ha predisposto, secondo anche le descrizioni che lei, Sottosegretario, ci ha porto or ora. Sono inadeguati e perché? Cosa è successo? È successo che gli eventi del maggio del 2023, poi, ce ne sono stati altri, non ultimi quelli del maggio del 2024, hanno dimostrato che aree della città che erano considerate non a rischio idrogeologico sono state sommerse da fango, da detriti, da acqua e un patrimonio prezioso, librario e anche di beni culturali, non soltanto inestimabili, ma anche irriproducibili, perché di questo si tratta, è andato al macero. Parlo di tonnellate di libri, che sono stati inceneriti perché irrecuperabili, anche libri rari e di grande preziosità.

Il fatto che da questa esperienza non sia stato raccolto anche il grande insegnamento è ciò che preoccupa Italia Nostra di Forlì, ma che preoccupa anche Alleanza Verdi e Sinistra, in quanto noi saremo sempre di più aggrediti da questi fenomeni meteorologici. Pensate che l'ex Santarelli, di cui si parlava prima e di cui si vogliono utilizzare gli interrati, sorge accanto ad un canale - storico, antico, Ravaldino si chiama - che è stato tombato. Di questo non c'è contezza, né preoccupazione nella sua risposta, signor Sottosegretario, e qui dovrebbero essere collocati volumi provenienti dalla biblioteca comunale. Ovviamente, la preziosità di questi volumi - lei dice - non è tale da mettere a rischio un patrimonio di beni culturali, cioè rari, preziosi, irriproducibili, ma io non sono d'accordo con lei, perché comunque sono beni pubblici, comunque i sotterranei degli stabili a rischio - e il Santarelli è sicuramente uno di questi - non sono luoghi adatti per conservarvi libri e per conservare, soprattutto, il museo archeologico che si pensa addirittura di allestire sempre in un piano interrato di uno degli edifici di cui abbiamo parlato.

Quindi, chiedo al Sottosegretario e al nuovo Ministro di prendere a cuore questa città, questo progetto comunale, e di controllare con le Soprintendenze; chiedo anche che vengano ritirate le autorizzazioni delle Soprintendenze che evidentemente non hanno avuto modo…

PRESIDENTE. Concluda.

LUANA ZANELLA (AVS). …di analizzare - e chiudo, Presidente - in maniera approfondita tutta la tematica e tutta la problematica, in modo tale da mettere in sicurezza il patrimonio dei beni culturali sito nella città di Forlì e in tutta la nostra preziosa Italia.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 14,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali (A.C. 2088​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1, Alfonso Colucci ed altri n. 2 e Zaratti ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A), riferite al disegno di legge n. 2088​: Conversione in legge del decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi non firmatari per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione, si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Il deputato Ciani ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonafe' ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi è all'esame dell'Aula la conversione in legge del decreto-legge n. 145 del 2024, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali, quello che comunemente chiamiamo decreto Flussi, che quest'anno, però, ha un contenuto apprezzabilmente più ampio in termini di temi toccati.

Mi lasci dire, Presidente, che ci troviamo a parlare di quello che dovrebbe essere un provvedimento molto importante - abbiamo sentito gli argomenti - su un fenomeno epocale come quello delle migrazioni, ma, purtroppo, ci ritroviamo a parlarne in un momento in cui l'argomento delle migrazioni è nuovamente trattato come cronaca quotidiana e, purtroppo, nel peggiore dei modi. Parlando di pregiudiziali di costituzionalità e pensando alla centralità della persona nella nostra Costituzione, Presidente, non posso non dirle tutta la mia tristezza, indignazione e vergogna per le parole del Vicepresidente del Consiglio sui migranti espresse in questi giorni. Pensare che una delle tre figure apicali del Governo definisca cani e porci degli esseri umani, dà tutta la misura di chi le pronuncia e, purtroppo, anche la misura di un indirizzo e di quanto poco serio e disumano sia l'approccio a questo fenomeno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per suo tramite, in maniera molto pacata ma anche molto seria, invito tutti, anche i nostri colleghi della maggioranza, a dissociarsi da questo linguaggio violento. Non c'è nessuna propaganda politica che giustifichi questo, non possiamo scandalizzarci o fingere di scandalizzarci di fronte alle violenze che vediamo ogni giorno e, poi, avallare e non dissociarci da un linguaggio violento che colpisce esseri umani.

Torniamo al provvedimento. È composto da 21 articoli, suddivisi in cinque capi, e introduce numerose norme piuttosto articolate, alcune delle quali sollevano serie preoccupazioni per la violazione di principi fondamentali garantiti dalla Costituzione. Particolarmente grave ci appare la norma all'articolo 12 del provvedimento in esame, che, dopo aver introdotto in capo ai richiedenti asilo e agli stranieri un obbligo di cooperazione ai fini dell'accertamento dell'identità e di esibire o produrre elementi in loro possesso relativi all'età, all'identità e alla cittadinanza, nonché ai Paesi in cui hanno soggiornato o sono transitati, consentendo, quando è necessario per acquisire i predetti elementi, l'accesso ai dispositivi o supporti elettronici o digitali in loro possesso, introduce al comma 2 un vero e proprio potere ispettivo da parte del questore che, in caso di inosservanza di quest'obbligo di cooperazione, può disporre che gli ufficiali o agenti di pubblica sicurezza procedano all'accesso immediato ai dati identificativi dei dispositivi elettronici e delle eventuali schede elettroniche o digitali in possesso dello straniero, nonché ai documenti, anche video o fotografici, contenuti nei medesimi dispositivi. Tale potere ispettivo appare innanzitutto sproporzionato, se si considera che l'accesso a un dispositivo elettronico costituisce una procedura estremamente invasiva.

Come sottolineato anche nella recente giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, infatti, dall'esame del contenuto di un telefonino, in particolare dei documenti video o fotografici, o anche solo dall'esame della cronologia di una navigazione in Internet, si possono desumere informazioni molto precise sulla vita privata dell'interessato e tali informazioni sono suscettibili di fornire indicazioni anche sulle sue convinzioni religiose, politiche e filosofiche, o possono rivelare l'origine razziale ed etnica dell'interessato. Ciò rischia di favorire un utilizzo improprio delle informazioni e potrebbe compromettere le valutazioni in merito alle domande dei richiedenti, configurandosi anche una possibile violazione dell'articolo 97 della Costituzione; né appare affatto sufficiente la prevista successiva convalida da parte del giudice, pena l'inutilizzabilità dei dati conseguiti, che interviene solo a valle della già avvenuta compressione di libertà fondamentali così significative. Quanto esposto appare ancora più grave se applicato nei confronti di un minore straniero, come il testo consente, non considerando che sia la normativa europea, sia la normativa italiana di recepimento prevedono numerose norme di garanzia rafforzate nei confronti dei minori, che si fondano proprio sul principio cardine del loro superiore interesse e sulla presunzione di minore età nei casi dubbi, la quale, dunque, avrebbe dovuto portare ad escludere tutti i casi in cui si intenda procedere alla perquisizione di un dispositivo elettronico appartenente ad un soggetto del quale non è stata accertata la minore o maggiore età.

L'articolo 12 del provvedimento in esame è, dunque, in evidente violazione dell'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; dell'articolo 117, comma 1, della Costituzione, che prevede che la potestà legislativa sia esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali, ma anche dell'articolo 2 della Carta costituzionale, che riconosce chiaramente il rispetto dei diritti fondamentali e inviolabili dell'uomo. La prima considerazione suggerita dalla lettura dell'articolo 2 è che al centro dell'attenzione sono collocati i diritti dell'uomo: diritti definiti inviolabili e, come tali, garantiti, ma ancor prima riconosciuti. Nessuna parola è casuale nella Costituzione: diritti riconosciuti, in quanto preesistono.

L'articolo 12 è, poi, sicuramente lesivo dell'articolo 15 della Costituzione in materia di tutela della riservatezza, né vale ad escludere tale violazione l'aver inserito nella norma in esame la previsione che sia in ogni caso vietato l'accesso alla corrispondenza e a qualunque altra forma di comunicazione. È sufficiente, infatti, pensare che lo screenshot della chat di un cellulare, che si presenta come materiale fotografico, rappresenta sicuramente una forma di comunicazione protetta dalla tutela offerta dall'articolo 15 della Costituzione. Sempre l'articolo 15 stabilisce che la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili: diritto fondamentale che si applica a tutti gli individui, a prescindere dalla cittadinanza. Appare, infatti, del tutto irricevibile e costituirebbe un grave precedente l'apertura di un doppio binario che vede l'applicazione nella sua interezza di una garanzia costituzionale così pregnante a favore dei soli cittadini, configurandosi per questo la potenziale violazione del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, in quanto discriminante nei confronti delle persone migranti.

Critico è poi anche l'articolo 11, che interviene sui tempi di impugnazione del provvedimento di fermo amministrativo delle navi che si occupano di salvataggio e soccorso in mare, portando da 60 a 10 giorni questi tempi.

Si tratta di un'ulteriore disposizione orientata a penalizzare e limitare l'azione delle ONG - così come quanto previsto in questo articolo sugli aeromobili che monitorano le navi in mare - che altro non fanno che rispettare quanto disposto dal diritto internazionale e stabilito all'interno della Convenzione di Montego Bay: l'obbligo di prestare soccorso in mare a chiunque si trovi in pericolo. Oltre a rispondere a una chiara intenzione politica e ideologica, questa disposizione comprime notevolmente il diritto di difesa, andando a minare l'articolo 24 della Costituzione, che prevede che tutti abbiano diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.

In conclusione, Presidente, noi abbiamo più volte provato a interloquire su questi argomenti in maniera molto seria e molto documentata; abbiamo provato, anche otto mesi fa, a parlare e a spiegare perché ci opponevamo a quello che avete definito il decreto Albania. Abbiamo visto in questi giorni perché ci opponevamo: basti pensare alle tante volte in cui abbiamo provato a far presente che queste misure sui migranti sono misure ideologiche, che non intervengono su un fenomeno su cui bisognerebbe lavorare in maniera unitaria dal punto di vista dell'interesse del Paese e, soprattutto, dal punto di vista dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, ecco l'ennesimo intervento del Governo Meloni in materia di immigrazione: un affastellarsi di misure che si sovrappongono tra di loro e che contrastano con primarie norme costituzionali ed europee. Il Governo ormai è in confusione totale, è incapace di elaborare e di presentare al Paese una visione organica della materia. Da qui l'urgenza di questo ulteriore decreto-legge: fare propaganda politica che nasconda l'incapacità del Governo, un'incapacità che produce enormi costi all'Italia e che fallisce l'obiettivo di politiche migratorie legali e regolari, fattore di inclusione ma anche di competitività e crescita per il Paese.

In questi due anni, il Governo Meloni - del quale oggi ricorre il compleanno - ha prodotto ben 72 decreti-legge, anzi 73, incluso il decreto-legge di ieri sera, che definisce i cosiddetti Paesi sicuri di provenienza dei migranti. Su quattro leggi approvate dal Parlamento, ben tre hanno matrice governativa e, di esse, circa il 41 per cento è costituito da conversioni in legge di decreti-legge: una torta di compleanno fatta di forzature al sistema legislativo, di esautoramento del Parlamento, di torsione dei princìpi costituzionali. Quale urgenza può mai esservi in norme che non si applicano immediatamente, ma solo a decorrere dal febbraio del 2025? Mi riferisco a molte disposizioni dell'articolo 1 e dell'articolo 2. Ecco qui la violazione dell'articolo 77 della nostra Costituzione.

Nel merito, denuncio subito la violazione degli articoli 15 e 68, terzo comma, della Costituzione. Mi riferisco alla possibilità data al questore - al questore, non al giudice! - di disporre l'ispezione dei dispositivi e dei supporti elettronici o digitali del migrante per la sua identificazione. Ma un documento, ad esempio, un video o una fotografia, quando sia contenuto all'interno di una comunicazione - sia essa un'e-mail, un WhatsApp, un sms o altro - ne diviene parte integrante e, quindi, è protetto dall'articolo 15 della nostra Costituzione, ossia dal principio di libertà e segretezza della corrispondenza: lo afferma la Corte costituzionale con la sentenza n. 170 del 2023 e lo dichiara la Carta di Nizza all'articolo 8.

Per non parlare, poi, delle modifiche alla disciplina dei flussi: davvero pensate che un imprenditore italiano possa assumere lavoratori che non conosce, così, a distanza? Come pensate di definire le quote, se prima non avete raccolto le offerte di lavoro? Ma non capite che il sistema del click day va del tutto superato? Noi abbiamo proposto di introdurre in via continuativa il permesso di soggiorno per ragioni di lavoro, una misura in linea con l'articolo 6 della direttiva europea Rimpatri, applicativa della Convenzione OIL n. 143 ratificata dall'Italia. Occorre prevedere la convertibilità dei permessi di soggiorno per ragioni di lavoro; in concreto, occorre consentire a chi abbia un permesso di soggiorno, ad esempio per mansioni di badante, di poter fare anche altri lavori, per far sì che non diventi irregolare una volta che sia cessato il suo rapporto di lavoro. Bisognerebbe ragionare sullo sponsor, e cioè sul rilascio del permesso di soggiorno tramite garante. Bisognerebbe costruire un meccanismo di regolarizzazione su base individuale, che consenta al datore di lavoro l'assunzione di un immigrato presente sul territorio italiano con permesso di soggiorno scaduto o in attesa di rilascio di permesso di soggiorno per asilo o per altro motivo. Questo tipo di regolarizzazione individuale da un lato favorisce l'incontro tra domanda e offerta di lavoro qualificata, dall'altro aiuta le organizzazioni datoriali ad accelerare i processi per l'assunzione di lavoratori dipendenti già specializzati.

Tutte queste misure superano il sistema del click day nel segno di un'immigrazione legale e regolata di persone che lavorano e che si integrano nel tessuto economico e culturale dell'Italia. Questo è il vero modo di combattere il lavoro nero dei migranti, questo è il vero modo per debellare il caporalato e il lavoro nero. Signor Presidente, il nucleo di questo provvedimento è chiaro: il Governo, con un atteggiamento miope panpenalistico, spera di fermare e arginare il fenomeno migratorio creando al migrante un ambiente ostile, anche al costo di penalizzare i diritti della persona. È un po' la stessa logica che adotta Giorgia Meloni quando dichiara: pene più severe a chi non rispetta le regole, ad esempio in materia di sicurezza sul lavoro, come se bastasse aumentare le pene per salvare vite umane. Questo Governo non è in grado di elaborare politiche migratorie legali e ordinate che sappiano cogliere, al contempo, la correlazione tra debito pubblico e presenza sul territorio di lavoratori immigrati, sottolineo regolari. Ricordo che il Documento di economia e finanza del 2023 (DEF), che avete scritto voi di centrodestra, riporta che un aumento di circa il 30 per cento di ingressi di migranti porterebbe a una consistente riduzione del debito pubblico nei prossimi decenni, a fronte della costante denatalità in Italia, e su questo tema richiamo l'impietoso rapporto pubblicato da Istat proprio ieri.

In definitiva, ci troviamo di fronte a un provvedimento che, oltre a violare plurime norme della nostra Costituzione, è privo dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza che ne legittimerebbero l'adozione, ed è disomogeneo nel proprio contenuto, così confliggendo con il monolitico orientamento della Consulta; un provvedimento inidoneo e dannoso che disvela l'inefficacia delle politiche del Governo Meloni in tema di immigrazione; la sua funzione è esclusivamente propagandistica, è la medesima propaganda utilizzata con il Protocollo Italia-Albania. Voglio ricordare a tutti il trasporto di soli 16 migranti al costo di 250.000-290.000 euro; migranti che poi sono stati ritrasferiti in Italia perché fragili, vulnerabili o provenienti da Paesi non sicuri, quali l'Egitto e il Bangladesh, e tutto a spese degli italiani, e non dite che non ve lo avevamo detto. Proprio per questo ho personalmente presentato un esposto alla Corte dei conti per la verifica del danno erariale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Signor Presidente, i diritti umani, quali conclamati dalla nostra Costituzione e dalle sovraordinate norme europee, precedono e presiedono alla maggioranza di turno qualsiasi Governo, e finanche quello della Presidente Meloni deve rispettarli.

Non vi stupite, dunque, se i magistrati applicano le leggi e se continueranno a farlo, nonostante tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Queste norme incostituzionali sono destinate a cadere sotto la scure della magistratura libera e indipendente. Il quadro costituzionale e giuridico europeo non consente di convertire questo decreto-legge e, pertanto, invito l'Assemblea, in accoglimento della questione pregiudiziale che ho illustrato, a non procedere all'ulteriore esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Dori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Zaratti ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

DEVIS DORI (AVS). Sì, grazie, Presidente. Con questo provvedimento, l'ennesimo decreto-legge, prosegue lo spezzatino legislativo del Governo sul tema immigrazione. Il Governo, infatti, continua a intervenire, ritoccare, fare il lifting, tritare e ritritare provvedimenti parziali sul tema immigrazione perdendo, di fatto, la visione d'insieme e producendo così un vero e proprio tritacarne normativo nel quale finisce il senso di umanità che, invece, dovrebbe stare alla base di uno Stato di diritto. Scrivete norme senza immaginare quale sarà il loro effetto; andate per tentativi, a tentoni, poi se i giudici applicano le leggi - perché è il loro compito -, anche le vostre leggi, vi lamentate per quegli effetti prodotti che, invece, avreste dovuto prevedere; oppure, peggio ancora, sapete benissimo quale sarà l'effetto ma non importa, purché se ne parli; si può buttar lì qualsiasi cosa.

Avete inaugurato un perenne conflitto istituzionale, in particolare con i magistrati, ad alimentare una perenne campagna elettorale, sulle spalle dei migranti però. Peccato che non siamo all'interno di una telenovela, qui c'è vita reale, c'è sangue che scorre nelle vene, ci sono sogni di una nuova vita e ora c'è anche l'incubo di andare e tornare dall'Albania. C'è già abbastanza disperazione in giro, c'è già abbastanza sofferenza e ci sono le guerre, e se non c'è una guerra bisogna comunque inventarsi un nemico e il migrante corrisponde esattamente all'identikit del vostro nemico ideale. Anziché investire soldi per un solido sistema di accoglienza, come chiedono, tra l'altro, anche molti vostri sindaci, si sprecano soldi coast to coast Italia-Albania.

Quando la Premier Meloni afferma: “sui migranti decide il Governo”, sembra dimenticare che sopra a tutto non c'è il Governo, ma la legge, e ancor sopra la Costituzione; e se il Governo scrive norme che, nell'effetto pratico, vanno in direzione diversa da quella voluta dal Governo stesso, vuol dire che ha sbagliato candeggio. Ma tutto è funzionale al conflitto che avete aperto contro i magistrati e la magistratura con vari provvedimenti su vari piani.

Particolarmente preoccupanti in questo provvedimento, sotto il profilo costituzionale, sono le disposizioni contenute al capo III del decreto-legge in materia di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale; tra queste disposizioni l'articolo 12, che disciplina, ai fini dell'identificazione dei migranti, l'accesso ai dispositivi elettronici e digitali; l'ispezione è disposta dal questore - dal questore - senza autorizzazione della magistratura, e consiste nell'accesso immediato ai dati identificativi dei dispositivi elettronici e delle schede elettroniche o digitali in possesso dello straniero, anche minore non accompagnato o richiedenti la protezione internazionale, nonché ai documenti, anche video o fotografici, contenuti nei medesimi dispositivi o supporti elettronici o digitali. Tutto ciò in palese violazione della libertà e segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, sancito dalla nostra Costituzione, all'articolo 15, che aggiunge che la loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.

Con la sentenza n. 170 del 2023, la Corte costituzionale ha già affermato che lo scambio di messaggi elettronici - che siano e-mail, sms, messaggi WhatsApp o simili - rappresenta una forma di corrispondenza agli effetti proprio dell'articolo 15 della nostra Costituzione. La sentenza n. 170 richiama la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha ricondotto alla nozione di corrispondenza, contenuta nell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani, i messaggi di posta elettronica e la messaggistica istantanea inviata e ricevuta. Quindi, l'eventuale sequestro della corrispondenza deve avvenire solo su disposizione ovvero sotto controllo dell'autorità giudiziaria, in ossequio alle garanzie di cui all'articolo 15 della nostra Costituzione.

Oppure, passando all'articolo 14 del decreto-legge, nell'integrale sostituzione dell'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, esso amplia le ipotesi di ritiro implicito della domanda di protezione internazionale anche all'ipotesi di mancata presentazione del richiedente al colloquio davanti alla commissione territoriale, prevedendo che la commissione territoriale possa non solo sospendere l'esame della domanda, ma deciderne il rigetto. Si ricorda che, ai sensi dell'articolo 28 della direttiva 2013/32/UE, gli Stati membri sono in realtà tenuti a garantire al richiedente, che si ripresenta entro 9 mesi all'autorità competente, il diritto di chiedere la riapertura del suo caso o di presentare una nuova domanda.

Di fatto, quindi, l'unico effetto di questo decreto-legge sarà quello di incrementare - a nostro parere - ulteriormente gli irregolari: uomini, donne, bambini e bambine che finiranno per alimentare lo sfruttamento, il lavoro nero e il caporalato, chiaramente sfruttato anche, in particolare, dalle nostre organizzazioni criminali.

Avete già sfornato, poche ore fa, un nuovo decreto-legge, cosiddetto decreto Albania. Sostanzialmente non fa in tempo ad arrivare qui in Aula un decreto-legge che già subito a catena ne arriva un altro sulla stessa materia. L'obiettivo è evidentemente quello di creare una situazione di caos normativo. Praticamente i decreti-legge hanno la stessa durata - e direi anche la stessa credibilità - di un comunicato stampa o di un post su Facebook, perché arriverà a breve subito un nuovo altro provvedimento a superarlo.

Per questi motivi, noi voteremo a favore delle questioni pregiudiziali che sono state presentate, affinché non si proceda alla trattazione di questo decreto spezzatino che soprattutto viola l'articolo 2 della nostra Costituzione, laddove si afferma che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo”. Di fatto, però, purtroppo, con questo decreto-legge, la Costituzione non la si vede nemmeno con il binocolo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi voteremo a favore delle pregiudiziali. Intanto, non possiamo non sottolineare la poca organicità di questo decreto. Questa è la plastica rappresentazione di come sia facile esercitare il ruolo di opposizione, forzando anche a volte le posizioni senza un senso di responsabilità nel capire che, prima o poi, ci si può ritrovare al Governo e ci si contraddice quando invece dai banchi dell'opposizione si parla sempre di troppi decreti o di provvedimenti poco organici e poco strutturali.

Ovviamente, questo Governo sembra riuscire a fare diagnosi senza poi intercettare le giuste terapie. Lo ha fatto quando era all'opposizione e oggi, che è al Governo, questa maggioranza non riesce ad individuare le strade giuste per mettere mano, in maniera costruttiva ed efficace, a un problema, che è quello dei migranti.

Ci sono temi sui quali c'è la necessità di restituire al Parlamento un dibattito vero, al di là delle quote dei flussi: il discorso sui lavoratori stranieri, sul diritto di asilo, la disciplina in materia di espulsioni. Sono istituti, coinvolti dal decreto, così complessi e delicati che necessitano di una legislazione ordinaria e non di essere “lanciati” in un decreto.

Ci sono poi dei punti sui quali abbiamo delle grandi perplessità di legittimità costituzionale ed è questo il motivo per il quale voteremo “sì” alle pregiudiziali. Intanto, la compressione e la riduzione (da 60 a 10 giorni) del termine per l'impugnazione davanti al prefetto del fermo delle navi. Questa compressione del termine, sostanzialmente, comprime, di fatto, il diritto di difesa tutelato dalla nostra Costituzione ai sensi dell'articolo 24 della Carta costituzionale.

Poi, abbiamo il gravissimo problema dell'accesso ai dispositivi elettronici digitali senza autorizzazione dell'autorità giudiziaria, con un intervento dell'autorità giudiziaria solo postumo, solo successivo all'acquisizione e al sequestro di questi dati, anche se in possesso dei minori, ma sappiamo bene che anche gli screenshot e i messaggi telefonici oggi sono considerati corrispondenza, quindi, c'è un contrasto con gli articoli 15 e 68 della Costituzione.

In questo ci appelliamo e rivolgiamo lo sguardo ai garantisti della maggioranza. Oggi, noi esautoriamo il potere dell'autorità giudiziaria, che è precedente rispetto al discorso di andare ad acquisire quel materiale. Non lo possiamo subordinare all'esecuzione, sostanzialmente, dell'Esecutivo, con una ratifica successiva o con una valutazione successiva, che potrebbe non essere una ratifica. L'intervento dell'autorità giudiziaria - e lo diciamo da garantisti, noi sì - viene prima di questo tipo di invasività sulla privacy, sulla riservatezza, sulla corrispondenza e sui dati, che vengono acquisiti alla luce dei sequestri che vengono fatti dei telefonini dei migranti.

A parte ogni valutazione sul merito che ci riserviamo di fare nella sede propria, oggi noi votiamo, per queste ragioni, a favore della pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Dico subito che noi non siamo normalmente portati a decidere sulle pregiudiziali a prescindere, valutiamo di volta in volta e questa volta certamente e convintamente votiamo a favore delle pregiudiziali.

Siccome alcune considerazioni che voglio fare sono anche di carattere politico, voglio dire subito che gli articoli che vengono violati, come tutti i colleghi che mi hanno preceduto hanno messo in evidenza, sono l'articolo 24 della Costituzione, che riguarda il diritto di difesa, l'articolo 15, che riguarda il divieto di accesso alla corrispondenza salvo atto motivato della magistratura - e non del questore, signor Presidente - e, ovviamente, primo fra tutti, l'articolo 77 della Costituzione, quello che indica, nei criteri di necessità ed urgenza e nella omogeneità di materia, i presupposti perché siano legittimi dei provvedimenti che sono particolari e speciali perché sono provvedimenti di legge che non fa il Parlamento bensì il Governo. Vengono violati, in particolare, e questo lo voglio mettere in evidenza, perché viene fatto l'ennesimo decreto da parte del Governo. Vorrei dire a tutti i miei amici della maggioranza e dell'opposizione, con i quali abbiamo discusso delle riforme regolamentari e di tutto quello che è stato concesso alla maggioranza nei giorni scorsi, semmai si preveda all'orizzonte una qualunque limitazione, almeno dal punto di vista di un impegno politico, da parte della maggioranza, perché noi continuiamo a cedere alla maggioranza…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). No, non si preoccupi, Presidente. Noi giustamente continuiamo a cedere alla maggioranza dei nostri diritti e contemporaneamente non solo non portiamo a casa nulla, ma viene accentuata la messa in campo di decreti-legge. Peraltro - Presidente, lo dico, attraverso di lei, al collega Molteni, che io ho sempre rispettato molto anche perché lui distribuisce molto bene il silenzio sia nelle Aule sia fuori dalle Aule - se lui potesse fare un lavoro all'interno del Governo perché questa pratica fosse maggiormente diffusa, eviteremmo delle cose come la dichiarazione di oggi del Vice Ministro Sisto, che ha affermato che con il decreto-legge Albania si è superata un'incertezza.

Ora, sentendo una cosa del genere e sapendo com'era immaginato questo decreto e perché veniva fuori questo decreto, che è figlio di altre decisioni sul tema dell'immigrazione, sul quale il Governo ci spalma ogni 15 giorni un decreto, a sentire il Vice Ministro Sisto che dice che quello di ieri è il decreto che finalmente supera l'incertezza, viene da dire: il silenzio è d'oro o, come disse qualcun altro, un bel tacer non fu mai scritto.

Detto questo, vorrei invece entrare su considerazioni di carattere politico, ma legate anche alle questioni che riguardano la costituzionalità, facendo notare che, con l'inverno demografico che l'Italia affronterà nei prossimi anni, stiamo ancora discutendo di quote annuali di lavoratori in ingresso, quando già sul suolo italiano sono presenti migliaia di immigrati che andrebbero semplicemente regolarizzati e formati per lavorare nei settori che denunciano carenza di manodopera. Abbiamo bisogno di lavoratori e questo lo sappiamo da anni e lo sapete anche voi.

Il Governo dovrebbe invitare le opposizioni a collaborare per mettere in piedi un sistema strutturale di accoglienza e formazione delle risorse umane che sono presenti sul territorio e su come attrarne di nuove e più qualificate, e invece dimostra, come al solito, la sua assoluta miopia. A me dispiace per i colleghi della maggioranza, ma in questo decreto non sono previste misure che possano definirsi di programmazione e gestione del fenomeno migratorio, come invece ci saremmo aspettati da un Governo che sull'immigrazione ha acquisito buona parte del proprio consenso negli ultimi dieci anni…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole, ha un minuto.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). È l'ennesimo provvedimento d'urgenza con il quale il Governo affronta materie che andrebbero condivise con le opposizioni, in un dibattito più ampio e articolato, dando di nuovo prova dell'ormai ordinaria attività di normazione svolta da un Governo che ha esautorato il Parlamento. Ci troviamo nuovamente a parlare del fenomeno migratorio insieme alle questioni della sicurezza e dell'ordine pubblico, tanto care a questo Governo.

Concludo, signor Presidente, e parlo della sicurezza perché soltanto la settimana scorsa - o due settimane fa - abbiamo approvato il disegno di legge Sicurezza ed esattamente per quello, come per questo, come per quello che avete fatto adesso sull'Albania, c'è la dimostrazione plastica che a voi non ve ne frega assolutamente nulla di fare degli interventi legislativi cogenti, voi avete semplicemente bisogno di fare degli spot, sapendo perfettamente che arriverà poi qualcuno, in particolare la Corte costituzionale, che debellerà la stragrande maggioranza di norme incostituzionali che state mettendo in cantiere, ma voi quello che dovevate fare l'avete fatto, avete fatto lo spot.

Anzi, quando arriveranno le decisioni della Consulta, piuttosto che dei tribunali, sul merito delle cose sbagliate che fate, farete le vittime, direte che c'è il complotto e, in questo modo, avrete secondo voi risolto il vostro mal agire dal punto di vista legislativo e anche dell'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, Presidente. C'è una buona notizia ed è quella che da almeno quattro mesi, da quando cioè è stato brutalmente ucciso dal suo datore di lavoro Satnam Singh, bracciante agricolo di Latina, qui dentro, ma anche fuori, non si parla più di immigrazione soltanto come si faceva prima; abbiamo scardinato l'idea che ci sia chi è pro e chi è contro, che la politica, come la società, si divida tra buoni e cattivi, tra tolleranti e intolleranti. Discutiamo anche con toni alti - e ci sta - di Paesi sicuri, di centri di identificazione in Albania - un modello sperimentale che l'Unione europea segue con attenzione -, delle regole per la cittadinanza, ma anche - e lo facciamo con questo provvedimento - di come favorire l'immigrazione regolare dei lavoratori stranieri, come creare le condizioni per cui, chi viene nel nostro Paese, possa avere un lavoro e dunque una vita dignitosa.

Possiamo farlo perché il Governo ha seguito un approccio sistemico e multilivello, che interviene e riforma tutto il processo migratorio, dall'inizio, da dove inizia, cioè dai Paesi di provenienza, fino a dove si conclude, cioè all'integrazione dei soggetti più fragili. E così siamo arrivati a questo provvedimento, che avrebbe potuto essere a mio avviso condivisibile e condiviso da tutti. La filosofia del decreto Flussi, come ha sottolineato il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, è quella di rendere più efficaci i meccanismi che regolano l'immigrazione.

Solo efficientando il sistema e sradicando finalmente il fenomeno degli ingressi clandestini potremo rispondere alla domanda di lavoro delle aziende e di sicurezza dei cittadini. Il decreto che è all'ordine del giorno va soprattutto nella direzione di semplificare la precompilazione delle domande di nulla osta al lavoro, la conferma dell'assunzione da parte del datore di lavoro prima del visto, il limite massimo al numero di domande da parte del datore di lavoro in proporzione al fatturato e, ancora, la possibilità per gli stagionali di stipulare un nuovo contratto entro 60 giorni e la conversione del permesso stagionale in permesso a tempo indeterminato.

Non solo, a dispetto di chi fornisce o preferisce fornire una rappresentazione distorta del nostro Paese e dell'azione di questo Governo, aumentiamo i canali di ingresso speciali per i rifugiati e per gli apolidi e introduciamo un canale sperimentale per 10.000 donne e uomini per il solo 2025.

Queste donne e uomini che possono aiutarci per l'assistenza di anziani e disabili e vanno, dunque, a ingrossare le file di un esercito silenzioso, che ogni giorno dà un contributo importante per far andare avanti le nostre famiglie. Singh, che citavo all'inizio, non è morto invano, perché un altro dei punti fondamentali di questo provvedimento è rappresentato dal contrasto allo sfruttamento della manodopera e la lotta al caporalato. Come hanno denunciato diverse organizzazioni sindacali, ci sono migliaia di lavoratori costretti a lavorare anche per 14 ore al giorno. La lotta al caporalato non è né di destra né di sinistra, semplicemente è necessaria.

Abbiamo introdotto uno speciale permesso di soggiorno per chi denuncia casi di sfruttamento o collabora attivamente con le autorità per fare emergere casi di sfruttamento. Mi dispiace, quindi, per l'ECRI che dimostra di avere una conoscenza superficiale della realtà italiana. Qui non c'è razzismo e neanche la sua caricatura e le Forze dell'ordine svolgono egregiamente il loro lavoro rispettando le leggi e la Costituzione per cui tutti sono uguali e devono avere garantiti i loro diritti.

Le opposizioni hanno presentato pregiudiziali di costituzionalità, ma mai come questa volta è una richiesta che ha il sapore di un rito stanco, senza senso, perché sono vent'anni che l'immigrazione viene prima percepita e, di conseguenza, gestita come un'urgenza e perché proprio la settimana scorsa, come ieri, abbiamo letto di arresti a Milano, come a Crotone, per attività illecite connesse all'immigrazione illegale. Non c'è mai tempo da perdere quando decidiamo di donne e di uomini sfruttati, che rischiano la vita, per questa ragione il gruppo di Forza Italia voterà contro le pregiudiziali e rivendica la bontà di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Devo dire che intervengo dopo aver letto con la dovuta attenzione queste pregiudiziali, ma non ho rinvenuto rilievi costituzionali di particolare pregio e questo è accaduto perché non si tratta di pregiudiziali vere e proprie, quanto piuttosto di uno sforzo ideologico di mettere in campo quello che, da parte di certa politica, ha dato luogo a slogan come “porti aperti e pazienza se i lavoratori vengono sfruttati”.

Si reputa esagerato chiedere allo straniero richiedente asilo di collaborare e cooperare con le autorità competenti ai fini dell'accertamento della propria età, della propria identità, della cittadinanza, nonché dei Paesi in cui ha soggiornato o dai quali è transitato. A me pare, francamente, un'esagerazione. Si parla di diritti dei migranti, dei diritti alla inviolabilità della corrispondenza, ponendo addirittura quest'ultimo diritto quasi al di sopra di quello di uno Stato a difendere i propri confini o a porre in essere tutte le misure necessarie a regolare i flussi in entrata di persone che, fatalmente, potrebbero finire nella rete del caporalato, una piaga sociale, l'antitesi vera e propria alla tutela dei diritti umani.

Abbiamo detto tutti invariabilmente in quest'Aula che siamo contrari a questo fenomeno, che vogliamo contrastare questo fenomeno, io credo che questo decreto vada nella direzione giusta, ossia quella di evitare che tragici fatti, come quello citato poc'anzi dal collega che mi ha preceduto, abbiano a ripetersi. Questo decreto mette in protezione le vittime di sfruttamento che decidono di collaborare con la giustizia italiana rispetto all'ipotesi di punibilità del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Si prevede un percorso di accompagnamento all'inclusione sociale e lavorativa delle vittime di sfruttamento; attraverso una piattaforma di incrocio tra domanda e offerta, si prenderanno in carico queste persone e saranno accompagnate in un percorso di formazione e reinserimento sociale al lavoro, anche con una protezione di tipo economico. Questo significa, nel pieno rispetto dei diritti umani, volere e sapere gestire in modo concreto i flussi migratori. Questo provvedimento è assolutamente urgente, non viola alcuno degli articoli della nostra Costituzione e noi, quindi, voteremo convintamente contro queste pregiudiziali per respingerle e passare all'esame del provvedimento.

Credo che sia urgente e opportuno che fuori da ogni ideologia, fuori da ogni ipocrisia, quest'Aula si possa confrontare sul merito del provvedimento, e non sarà certamente lo strumento delle pregiudiziali, alle quali, purtroppo, troppo spesso in quest'Aula si comincia a fare ricorso, a impedirci di farlo. Concludo annunciando il voto contrario alle pregiudiziali da parte del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1, Alfonso Colucci ed altri n. 2 e Zaratti ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Colleghi, adesso abbiamo una serie di interventi sull'ordine dei lavori. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa…

PRESIDENTE. Interviene nel silenzio, però. Aspetti un attimo, per cortesia. Colleghi, per favore. Prego, presidente Braga.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo, nel silenzio, per chiedere un'informativa urgente della Presidente Meloni sul decreto licenziato ieri dal Consiglio dei ministri: un decreto fantasma se, come viene riportato dalla stampa, nemmeno i membri del Governo, che l'hanno approvato, lo hanno potuto prima visionare. Pensavamo di poter conoscere i contenuti di questo fantomatico decreto Albania nella conferenza stampa che era convocata questa mattina per illustrare la manovra di bilancio; invece no, perché la conferenza stampa non c'è stata forse perché non c'è ancora un testo scritto, a distanza di una settimana, di quella manovra e perché il Governo forse aveva qualche imbarazzo a rispondere alle domande su questo decreto, quello approvato ieri.

Allora chiediamo al Presidente di chiedere alla Presidente del Consiglio di venire qui, in Aula, a dirci in che cosa consiste non il modello Albania, ma il fallimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) del modello Albania.

Noi vorremmo capire cosa è scritto in quel decreto, cosa mai può aggiungere quel decreto alle direttive e al diritto europeo che sono già chiarissimi e che vi dicono che non potete trattenere e rimpatriare le persone in Paese sicuri, se non lo sono in tutte le loro parti, e che la magistratura agisce nel rispetto della direttiva europea e della sentenza europea, valutando i singoli casi e gli eventuali rischi della singola persona migrante.

Vorremmo sapere che cosa contiene quel decreto e perché state sprecando 800 milioni di euro di risorse pubbliche per due centri in Albania che sono chiusi e rimarranno chiusi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) e, quindi, ancora più inutilmente gravano sulle casse dello Stato. Ottocento milioni che potreste destinare alla sanità pubblica e alla riduzione delle liste d'attesa, invece di tagliare le detrazioni fiscali proprio per le spese mediche, come vi accingete a fare per migliaia di famiglie.

Allora, noi vorremmo che la Presidente Meloni venisse qui, in Aula, a dirci cosa sta scritto in quel decreto legge, così magari lo spiega anche i suoi Ministri e ai componenti della sua maggioranza, ma anche a rendere conto di questo spettacolo indecoroso e ridicolo in cui state trascinando il Paese, di cui voi - i vostri partiti - vi vergognate anche a parlare, come ieri nel Parlamento europeo. Vorremmo sapere fino a che punto siete disposti ad arrivare con la vostra demagogia, mentre alimentate uno scontro senza precedenti tra poteri dello Stato, attaccando la magistratura, e mentre violate il diritto internazionale e anche il diritto umano di chi fugge da guerra, miserie e devastazioni.

Venga qui a spiegarcelo, la Presidente Meloni: non con uno dei suoi soliti social, renda conto al Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, la deputata Francesca Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Noi presenteremo un question time domani al Ministro Piantedosi sul centro per migranti realizzato dal Governo in Albania. Intervengo però ora, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, per chiedere un'informativa urgente della Presidente Meloni sull'applicazione del Protocollo Italia-Albania, che coinvolge, nelle sue criticità, numerosi Ministri, dagli Affari esteri all'Interno, dalla Difesa, alla Giustizia, anche alla luce del decreto di ieri.

Dopo l'ispezione che abbiamo fatto con alcuni colleghi la scorsa settimana, tra giovedì e sabato, sono davvero numerose le criticità che sono emerse, dal momento dei soccorsi in mare sino all'arrivo al centro di Gjadër.

Quindi, vorremmo che la Presidente ci spiegasse cosa ha in mente di fare il Governo perché, avendo avuto dei confronti con i ragazzi trattenuti a Gjadër - con 12 di loro, poiché 4 erano già stati rimandati in Italia, visto che le selezioni avvengono, a quanto pare, in maniera aleatoria -, vorremmo capire se è vero che alcuni soccorsi non sono avvenuti in acque extraterritoriali, ma al largo di Lampedusa, come ci è stato raccontato, soprattutto dai trattenuti egiziani.

Vorremmo inoltre capire come avvengono le procedure di selezione, perché a noi è stato riferito che non sono state fatte delle visite mediche a bordo e che le selezioni sono avvenute sulla base di autodichiarazioni dei migranti, che dichiaravano di stare bene o male e di essere minori o meno, senza che nessuno verificasse realmente la loro situazione.

Perché il viaggio e il trasporto sono avvenuti su una nave militare, la Libra, per un costo - pare - di 250.000 euro, oltre 15.000 euro a migrante, e non su traghetti di linea, come era stato previsto?

Qual è stato il motivo che ha condotto a una accelerazione e non si è atteso l'espletamento delle procedure di gara? Poi, soprattutto, perché i migranti sono stati portati in fretta e furia in un centro che, di fatto, è un cantiere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Gli operatori lavorano in mezzo a betoniere e camion che vanno e vengono. Sono state realizzate meno della metà delle opere previste, meno della metà del centro di prima accoglienza: sono stati realizzati solo 350 posti sugli 880 previsti. Ugualmente nel CPR, dove sono stati realizzati 24 posti nelle celle a fronte dei 144 previsti, e perfino la struttura penitenziaria non è stata completata.

Per non parlare, poi, del polo ospedaliero: uno dei punti forti di questo accordo doveva essere il fatto che Gjadër fosse dotato di una struttura ospedaliera con pronto soccorso, sale operatorie, RX, per poter anche verificare l'età dei migranti. Di questo nulla è pronto. C'è un piccolo ambulatorio, con due lettini e una scrivania e, pare, un laboratorio di analisi, che noi non abbiamo potuto vedere. Quindi, se qualcuno dovesse stare male, anche dei poliziotti, sarebbe necessario portarlo a Tirana, a oltre un'ora dal centro. Noi vogliamo capire qual è la ragione per cui c'è stata questa accelerazione anche sulle procedure. Sapete quanto ci vuole ad ottenere il permesso di asilo per un migrante? Anche anni. In 24 ore c'è stato un diniego delle richieste di asilo dei 12 migranti trattenuti nel centro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), penso con l'ambizione, da un lato, di mostrare all'Europa l'efficienza dell'Italia, ma anche nella speranza che le sentenze fossero condizionate da questa scelta.

Per fortuna, i giudici si sono attenuti alla sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea che specifica chiaramente che i Paesi come l'Egitto e il Bangladesh non sono sicuri, ed è quindi impossibile rimpatriare i migranti nei loro territori di provenienza.

Noi vogliamo sapere i costi che lo Stato italiano ha sostenuto per realizzare il centro, per i trasferimenti dei migranti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), per la loro permanenza, per i rimpatri e anche per tutto il personale impiegato lì dalla questura di Roma e dalla prefettura, lasciando scoperti i nostri territori per una finzione di sicurezza, che è solo funzionale alla vostra narrazione, per spostare l'attenzione dei cittadini italiani dai problemi concreti che state creando nel nostro Paese, nascondendoli attraverso le narrazioni sui migranti che vengono ad invaderci (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Ripercorriamo un po' i fatti. Mi metto al seguito e, naturalmente, anche noi chiediamo l'intervento della Presidente del Consiglio, un'informativa urgente a quest'Aula. Una sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre ha stabilito che i Paesi, per essere considerati sicuri, devono essere sicuri nel loro intero territorio e per tutte le categorie di persone. Di conseguenza, al momento della convalida del provvedimento di trattenimento dei migranti in Albania, il giudice di Roma, con 12 provvedimenti, in applicazione della direttiva europea del 2013 e della sentenza della Corte di giustizia europea, non ha convalidato il provvedimento di fermo di questi 12 migranti che erano stati, intanto, portati nel centro in Albania.

Questo procedimento è correttissimo dal punto di vista costituzionale, perché è fatto obbligo al giudice italiano di disapplicare la normativa interna - in questo caso era un decreto interministeriale - qualora essa sia in contrasto con le sovraordinate norme europee, al cui rispetto l'Italia è vincolata in forza dell'articolo 11 e dell'articolo 117, primo comma, della nostra Costituzione, per cui sono norme vincolanti per il nostro ordinamento. Si è scatenato il finimondo contro questi magistrati che hanno cercato di esercitare la propria funzione giurisdizionale, l'esercizio della giurisdizione, con spirito di indipendenza e con spirito di terzietà, secondo il principio sancito dalla nostra Costituzione per il quale il magistrato è soggetto solo alla legge. Il magistrato è soggetto alla legge ed applica la legge: lo stato della legislazione attuale è esattamente questo.

Abbiamo notizia di questo decreto-legge che il Consiglio dei ministri avrebbe approvato ieri, con il quale il Governo Meloni ha pensato di alzare - sembrerebbe - il livello della fonte normativa da livello secondario - il decreto interministeriale, ricordiamo, è un atto amministrativo - a livello normativo di legge ordinaria. Ma i costituzionalisti ci insegnano che questo non cambia assolutamente lo stato delle cose, perché è parimenti fatto obbligo al giudice ordinario di disapplicare anche la legge ordinaria qualora essa si ponga in contrasto con l'ordinamento europeo e con la sentenza della Corte di giustizia europea che abbiamo citato, essendo essa precettiva e dispositiva anche per gli Stati membri.

E allora noi capiamo che qui c'è un atteggiamento di assoluta e gravissima incompetenza da parte del Governo, della maggioranza e dei consulenti del Governo stesso, perché queste sono norme fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che, Presidente, si insegnano al primo anno di giurisprudenza; viene da pensare che ci sia davvero una strumentalizzazione del Protocollo Albania esclusivamente con finalità, da un lato, propagandistiche e, dall'altro, di attacco gravissimo alla magistratura che svolge e ha svolto un ruolo essenziale nella vita democratica di questo Paese. Questo è gravissimo e noi abbiamo l'assoluta urgenza che di questo venga fatto un chiarimento nell'Aula parlamentare.

D'altra parte, signor Presidente, voglio ricordare - è assolutamente noto - che i costi di questo Protocollo Albania sono elevatissimi, perché si parla di 800 milioni di euro in 5 anni, cui devono sommarsi i costi di gestione; si rasenta e, probabilmente, si supera la cifra di un miliardo di euro per la gestione di questo centro. Basti pensare, signor Presidente, che la nave Libra, che è una nave militare di 80 metri, con ben 80 unità militari impiegate, per il trasbordo di questi 16 migranti ha, addirittura, prodotto un costo di 290.000 euro. Dobbiamo ricordare, signor Presidente, che attualmente ci sono 100 unità di Forze di Polizia impegnate in questi centri albanesi per vigilare praticamente “zero”, perché i centri sono chiusi e non solo sono risorse sottratte ai cittadini italiani per servizi che dovrebbero essere erogati a loro favore, ma sono anche unità di Polizia sottratte alla sicurezza dei cittadini italiani nel nostro territorio italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ci viene da pensare, signor Presidente, che la Presidente Meloni abbia disdetto la conferenza stampa che era stata convocata per questa mattina in occasione del compleanno di questo Governo proprio perché è in difficoltà nel rispondere a queste domande, ma confidiamo sia nel fatto che la Presidente verrà in Aula a chiarirci questi aspetti, sia nel fatto che la Corte dei conti, da me, da noi del MoVimento 5 Stelle interpellata per verificare l'esistenza di ipotesi di dolo o colpa grave, in relazione all'eventuale danno erariale, possa pronunciarsi, perché noi dobbiamo tutelare non solo i diritti dei migranti, ma anche i diritti dei cittadini italiani che pagano tutte queste enormi spese buttate al vento con i soldi delle proprie tasse, con i soldi dei propri servizi. Signor Presidente, è urgente che la Presidente Meloni venga in quest'Aula a riferire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi ricollego a quanto detto dalla collega Braga, supportando la richiesta, come +Europa, di un'informativa urgente del Primo Ministro Meloni, con la quale avevamo già discusso di questo tema. Avevamo detto, banalmente, le cose come stanno: che il centro in Albania è e sarà costoso oltre il ragionevole, che riguarderà comunque una percentuale irrisoria delle persone che arrivano e, soprattutto, che sarebbe stato fonte di infiniti contenziosi giudiziari.

Lo voglio dire ai colleghi spesso sensibili ai temi del garantismo, in particolare di Forza Italia, ma non solo: le camere penali, che certamente non sono un soggetto sospettabile di connivenza con la magistratura politicizzata, hanno preso carta e penna per scrivere un documento ufficiale in cui spiegano che le critiche al provvedimento della magistratura rispetto al tema di cui stiamo discutendo non hanno fondamento tecnico. Se si è garantisti, bisognerebbe fare uno “sforzino” di essere garantisti sempre. Gli avvocati italiani delle camere penali hanno spiegato che non c'è alcuna ragione di questionare la decisione dei magistrati che sono intervenuti perché le polemiche non hanno fondamento tecnico.

La magistratura ha fatto esattamente quello che bisognava fare. Avvisiamo l'onorevole Meloni e il Governo - per questo la vorremmo qui, prima o poi si materializzerà - che anche il decreto non supererà le obiezioni e non sarà un modo per uscire dal pantano del contenzioso giudiziario che voi volete aprire. Concludendo, la domanda che noi vorremmo fare, e faremo, alla Presidente del Consiglio quando si presenterà qui - premesso il fatto che alla propaganda, nella discussione pubblica della post-verità, non c'è limite e, quindi, va benissimo aprire i giornali ed i telegiornali con la propaganda contro la magistratura (totalmente infondata, come ci hanno spiegato i giudici terzi, in questo caso, delle Camere penali) - è la seguente: ma non è, Presidente Meloni, che in questo scontro si cela uno scontro ancora maggiore? Uno scontro, peraltro, già rivendicato in campagna elettorale da parte di questa maggioranza, volto a sovvertire il principio in forza del quale il diritto europeo, nelle materie di competenza, sia sovraordinato, come è normale, giusto e bene che sia, a quello nazionale? Perché il sospetto che ci veniva, a un certo punto, è questo. Peraltro, sulla pelle dei migranti, che comunque arriveranno, ci spiegano che è un fattore deterrente.

Signor Presidente, lei che è uomo di mondo, davvero crede che le persone, che per arrivare sanno di rischiare la schiavitù e le sevizie in Libia o in Tunisia oppure di morire, verranno dissuase dal venire perché c'è il rischio che facciano un passaggio - tutto sommato indolore, ancorché ingiusto - in Albania per poi venire rispedite a casa? E questo secondo voi e secondo lei, Presidente, sarebbe un fattore di dissuasione? Ma ovviamente no.

Quindi, tornando al punto, io non vorrei che su questo tema, con la propaganda a reti unificate, venga aperto un contenzioso molto pericoloso da parte del Governo italiano: il contenzioso contro il fatto che il diritto europeo, nelle materie di competenza, è e per noi deve restare sovraordinato a quello italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per unirmi alla richiesta dei colleghi dell'opposizione e per aggiungere una sola considerazione. In quest'Aula, durante tutti i passaggi che hanno visto la costruzione del Protocollo con l'Albania, abbiamo provato ad aprire un ragionamento e a farvi comprendere come quel tipo di risposta sarebbe stata un fallimento dal punto di vista economico, della procedura e della sua efficacia. Guardate, non è il conflitto istituzionale: 28 giorni per le procedure accelerate non saranno mai sufficienti. Ci sarà un continuo avanti e indietro, tra il nostro Paese e l'Albania, di trasporto di migranti.

Però, Presidente, è necessario che la Presidente del Consiglio venga in quest'Aula perché si è raggiunto un livello di scontro istituzionale inaccettabile: oggi il Consiglio d'Europa ha usato nei confronti del nostro Paese parole durissime; oggi si è spaccato il CSM su questa questione; è ormai motivo di imbarazzo per le più alte cariche di questo Stato. Io credo che la Presidente Meloni debba venire, non solo a fare chiarezza, ma a porre la parola “fine” a quella che è una procedura da assumere in toni e in termini fallimentari (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Credo che lei debba chiedere alla Premier Meloni di avere rispetto dell'attività legislativa, di quella che mette in campo il Governo e di quella che mette in campo il Parlamento, perché le leggi sono una cosa seria e non sono utilizzabili per esprimere stati d'animo. Se uno vuole esprimere uno stato d'animo scrive un editoriale, una canzone, un post su Facebook, una poesia, non una legge: perché quello che sta emergendo in questa legislatura è che, ormai, la Premier Meloni, quando vuole parlare con gli elettori, non lo fa attraverso strumenti di comunicazione, ma scrive leggi sapendo chiaramente che sono leggi non applicabili perché in contrasto, in questo caso, con una legge comunitaria.

Credo, Presidente, che la Premier Meloni debba venire in quest'Aula, perché - lo abbiamo già detto in altre occasioni, anche alla sua presenza -, in merito al provvedimento sui centri di detenzione in Albania, sapevamo già da prima che fossero centri illegittimi, eppure lei è andata avanti comunque. Le è stato detto dai magistrati che sono centri illegittimi: ha scatenato un conflitto istituzionale, hanno parlato di separazione dei poteri. Ma, signor Presidente, il tema della separazione dei poteri a noi sta a cuore e siamo talmente convinti di questa tesi, che la separazione dei poteri sia indispensabile, che, quando i magistrati hanno scritto quella e-mail, famosa ormai, perché la Presidente Meloni l'ha resa pubblica, abbiamo contestato quella e-mail e i contenuti di quella e-mail.

Però, al tempo stesso, Presidente, ci deve spiegare perché è possibile che dei ministri e dei parlamentari vadano a protestare davanti a un palazzo di giustizia - come il palazzo di giustizia di Palermo - contestando un processo. Quindi, non dicendo o esprimendo un'opinione su quello che è un procedimento giudiziario, ma dicendo che un Ministro della Repubblica non può essere processato. Perché quella non è una modalità per calpestare la separazione dei poteri?

Per cui, Presidente, ci sono tanti argomenti per cui Meloni deve venire qui a dire quello che pensa. C'è il danno all'erario, perché è stato buttato nella pattumiera quasi un miliardo di euro. C'è il danno alle Forze dell'ordine, perché vengono spedite lì, non vengono pagati loro gli straordinari e non vengono pagati gli aumenti che sono dovuti da più di mille giorni. C'è il danno ai cittadini e c'è il danno rispetto a una Costituzione che non è stata minimamente rispettata e neanche letta, purtroppo. Per cui, signor Presidente, credo che sia il minimo che la Presidente del Consiglio venga qui e ci spieghi come intenda andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Antonio Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Andiamo su un altro tema per noi altrettanto importante. Chiediamo un'informativa urgente al Ministro Urso, affinché ci venga a spiegare un po' che cosa sta accadendo sul tema del contrasto alla pirateria e, in particolare, sui pasticci che sta portando avanti la piattaforma Piracy Shield. Voglio sottolineare, però, che mi trovo costretto a intervenire ora e a richiederla qui in quest'Aula perché, a più riprese, come MoVimento 5 Stelle, nelle Commissioni competenti, abbiamo chiesto di audire Agcom: ancor prima che si facessero le modifiche tramite il decreto omnibus, che ha peggiorato la situazione. Tuttavia siamo, come sempre, stati ignorati.

E ci ritroviamo a quello che è accaduto sabato scorso: un fatto imbarazzante che dovrebbe creare imbarazzo per tutti noi e per tutta la classe politica. Improvvisamente, tra i servizi che sono stati bloccati (e che nulla hanno a che fare con la pirateria) è finito anche il servizio che tutti conosciamo e che tutti, probabilmente, utilizziamo, cioè quello relativo a Google Drive. Per diverse ore, sabato è stato immotivatamente bloccato, con tutti i relativi disservizi, non solo, all'azienda - sia chiaro -, che penso che ricorrerà in qualche modo, ma a tutti gli utenti. Possiamo immaginare lo studente universitario che sta utilizzando Google Drive per scrivere la tesi, magari; oppure qualche azienda che ci stava lavorando.

Purtroppo, però, non è una novità, non è accaduto solo sabato scorso, è già accaduto altre volte con altri servizi. Una serie di errori costanti che vanno a confermare tutti i dubbi che noi avevamo sul sistema e che abbiamo espresso a tempo debito: dubbi che, fin dal principio, quando ne parlavamo nella prima versione in Commissione, abbiamo manifestato. Problemi che poi si sono verificati tutti. Ma a noi non importa stare qui a dire: “Avevamo ragione”; importa portare la serietà in questo dibattito, perché - sia chiaro - tutti, qui, indistintamente dal colore politico, vogliamo combattere la pirateria.

Ma bisogna trovare il giusto equilibrio, la giusta proporzione tra questa lotta e i diritti della persona, il diritto alla privacy e il diritto di fare impresa. Perché, per chiarirci, che cosa sta accadendo? Forse non tutti masticano l'argomento, che andrebbe affrontato, innanzitutto, con serietà e competenza, e invece tutto quello che stiamo vedendo dimostra pressappochismo, addirittura poca consapevolezza di come funzioni Internet stesso. E questo, oltre a fare danni di per sé, ridicolizza anche l'operato della classe politica, l'intera classe politica. Invito un po' tutti a vedere anche cosa dicono di noi tutti, della nostra incapacità di affrontare questi temi, le riviste di settore.

Come dicevo, però, i segnali erano chiari dall'inizio, li abbiamo fatti presenti, tutte le preoccupazioni esplicitate in Commissione si sono verificate. La principale era proprio questa, quella di coinvolgere nella lotta alla pirateria e di buttare giù - come si suol dire - anche tutta una serie di siti, di servizi che non ci azzeccano niente con la pirateria, che non diffondevano materiale piratato. Invece di evitare che questo accadesse ancora - lo ripeto, non è stato quello di sabato il primo episodio -, questa maggioranza che cosa ha deciso di fare? Di innestare, tramite una serie di emendamenti al decreto omnibus, un qualcosa che legittimasse questa operazione.

Va bene che tiriamo giù anche dei siti che non ci azzeccano niente con la pirateria, e questo lo si è andato a modificare, lo si è andato a fare, modificando un termine, su cui noi avevamo combattuto all'epoca in Commissione, ovvero si buttano giù solo quegli indirizzi IP che fanno riferimento alle attività che, univocamente, riguardano materiale piratato e diffusione di materiale coperto da copyright. Ora, questo “univocamente” è stato sostituito con “prevalentemente”, che significa che per legge diciamo che va bene buttare giù il sito dell'azienda X o dell'azienda Y: non fa niente, ci è finito dentro.

È l'equivalente di dire che, per fermare magari un rapinatore, una persona che sta rapinando un negozio, io vado lì e arresto tutti: il proprietario del negozio, le persone che si trovano lì di passaggio, arrestiamo tutti perché bisogna fermare la pirateria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È l'equivalente di dire che, magari, per fermare un terrorista, si va a buttare giù un intero palazzo, ignari del fatto che ci siano civili, donne e bambini.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANTONIO CASO (M5S). Questo, forse, da qualche parte purtroppo accade. Quindi, abbiamo dato l'ok, come politica, che va bene fermare centinaia di piccoli gestori di siti che non devono neanche essere avvisati, perché viene loro buttato giù il servizio. Se entro cinque giorni, da soli, non si rendono conto che le cose non vanno bene, automaticamente è come se si fossero dichiarati colpevoli. Assurdo, è assurdo!

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

ANTONIO CASO (M5S). Arrivo a conclusione, Presidente. Da un lato, uno può anche pensare che sia pressappochismo il modo di affrontare in modo amatoriale il tema, ma in realtà la verità è una: è che, pur di assecondare le pressioni terribili della Lega calcio di serie A, che in modo evidente sono fortemente rappresentate in questo Parlamento, allora, si va sopra qualsiasi cosa.

PRESIDENTE. Onorevole, deve veramente concludere.

ANTONIO CASO (M5S). Quindi, chiediamo che il Ministro venga qui a spiegarci in che modo voglia tutelare - combattendo sì la pirateria - il diritto di privacy e di impresa nel mondo di Internet (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo a chiederle un'informativa urgente al Ministro Urso su uno stabilimento molto conosciuto in Italia e anche sulla lotta che da anni si è scatenata attorno a questa vertenza, una delle vertenze più complicate e più dure della storia di questo Paese. Parliamo dei lavoratori, degli operai dell'ex GKN. Le racconto una storia, Presidente, se può ascoltarmi. Il 12 marzo - se lei guarda le informazioni di questo Paese - gli operai dell'ex GKN sono saliti su una torre, su una torre proprio nella stazione ferroviaria di Firenze, per denunciare l'ennesimo spostamento del tavolo che avrebbe coinvolto il MIMIT e l'azienda.

Tenga in considerazione questa data, il 12 marzo. Quell'appuntamento viene rinviato al 26. Sa che cosa succede il 12 marzo? Grazie a una visura camerale fatta dalle RSU e dai lavoratori di GKN, si è scoperto che quell'immobile il 12 marzo è stato venduto.

Allora, noi chiediamo al Ministro una cosa molto semplice: sapeva o non sapeva della vendita dello stabilimento dell'ex GKN, avvenuta proprio il 12 marzo, quando il Ministro stesso sposta il tavolo di lavoro? È possibile che un Ministro possa non conoscere i motivi per cui l'azienda chiede questo spostamento? E lei sa che quell'immobile è stato venduto da QF Spa, a due società del profilo immobiliare: si chiamano Tuscany Industry Srl e Sviluppo Immobiliare Toscana Srl. Si scopre, dalla dichiarazione, tra l'altro, del liquidatore, che queste potrebbero essere esplicitamente delle vendite infragruppo. Allora, lo chiediamo come lo chiederebbero i giornalisti d'inchiesta che hanno già aperto i riflettori su questa vicenda: di quale gruppo stiamo parlando? C'entra ancora Francesco Borgomeo? Sono gli stessi del fondo Melrose, che, dall'inizio, avevano in testa questa speculazione finanziaria e immobiliare? Ci sono altri operatori immobiliari dietro? È davvero possibile che questo fatto sia stato clamorosamente non riconosciuto dalle istituzioni, non conosciuto dal Ministro? Eppure, in questi mesi, l'assemblea permanente ha denunciato più volte il pericolo di operazioni speculari. Tutto era già previsto dall'ottobre del 2023, quindi, i casi sono due: o l'inganno non è stato solo verso i lavoratori, ma verso il territorio, le istituzioni di Campi Bisenzio, di Firenze, della Toscana o, addirittura, del MIMIT e del tribunale del lavoro, oppure, di fronte a un'operazione sin dall'inizio immobiliare il Ministero si è voltato dall'altra parte.

Sostiene, appunto, di avere avuto contatti con l'azienda, ma perché non le ha mai chiesto direttamente se era vero che volesse lo stabile per operazioni di natura immobiliare? Il Governo dice di non avere strumenti per una reindustrializzazione, eppure, Presidente, la regione Toscana sta provando a dotarsi di quegli strumenti. E come mai il 12 marzo, giorno stesso della vendita, il Ministro ha spostato quell'incontro? E perché il 26 marzo, quando quell'incontro c'è stato e non si è presentata l'azienda, non c'è stata neanche un'alzata di sopracciglia? Il Ministero si rende conto dell'impresa incredibile di un collettivo di operai che raccoglie 1.300.000 euro di azionariato popolare e potrebbe arrivare a 2 milioni, se solo ci fosse uno sforzo istituzionale volto alla reindustrializzazione? Non ci sono più scuse per pagare il dovuto e per un intervento pubblico che sottragga quell'area dalle logiche speculative. Abbiamo un altro dubbio: che tutta questa vendita, che di solito si fa per liquidare e per avere dei soldi, magari per pagare quei lavoratori, sia fatta proprio per non dare un euro a quei lavoratori, che da tempo chiedono un impegno del Governo. Anzi, abbiamo il legittimo dubbio che tutto sia fatto esattamente per svuotare l'unica possibilità che quel futuro industriale sia ancora lì, presente. E sa cosa fa questo Governo? L'unica cosa che fa è chiedere a quegli operai di uscire dall'illegalità. L'illegalità è presente a Campi Bisenzio ed è fatta da speculatori immobiliari che agiscono nell'ombra, nel silenzio delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Laura Boldrini).

PRESIDENTE. Prima di andare avanti, salutiamo la delegazione di studentesse, studenti e docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Angelo Omodeo” di Mortara, in provincia di Pavia, che partecipano oggi alla Giornata di formazione a Palazzo Montecitorio. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fossi. Ne ha facoltà.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Presidente, mi associo alla richiesta che ha fatto poco fa il collega Grimaldi. La vicenda che riguarda la ex GKN di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, è ormai una vicenda che dura dal 9 luglio del 2021, quando i più di 400 lavoratori e lavoratrici di quell'azienda ottennero la lettera di licenziamento e, quindi, la chiusura dello stabilimento dalla notte alla mattina, perché molti di loro avevano fatto il turno di notte, e quindi si svegliarono con questa bella, per modo di dire, notizia.

Da allora la storia è stata lunga. Oggi quel sito produttivo è impoverito e i lavoratori, che oggi sono ancora alle dipendenze dell'attuale QF, si sono ridotti di parecchie decine di unità, ma il tema è centrale e la domanda che faceva poco fa il collega Grimaldi è quella che facciamo anche noi, cioè perché in tutti questi mesi l'attuale Governo, a differenza del Governo precedente che, ricordo, con l'intervento dell'allora Ministro Orlando e dell'allora Vice Ministro Todde ha provato a mettere una pezza al tema non solo della ex GKN ma al grande tema delle delocalizzazioni anche all'interno del nostro Paese, producendo anche leggi conseguenti, non si è mai voluto di fatto occupare della vicenda della ex GKN e non si è mai voluto occupare seriamente del tema delle delocalizzazioni, cioè di come attuare politiche, scelte e leggi che disincentivino i processi di delocalizzazione.

Questo fatto, poi, è ancora più stridente da parte di un Governo che a parole si dichiara difensore degli interessi nazionali a parole, ma nei fatti no. Allora, la vicenda assume contorni inquietanti perché c'è una vendita, ci sono operai, lavoratori e lavoratrici che non prendono lo stipendio da mesi e ci sarebbe la possibilità di intervenire - ci sarebbe stata la possibilità di intervenire - anche per accompagnare quel lavoro che i lavoratori e le lavoratrici della ex GKN stanno facendo, anche producendo un piano industriale e raccogliendo risorse in questa direzione, per fare cosa?

Provando, per esempio, a fare quello che la regione Toscana sta facendo, cioè incardinando una proposta di legge, che attualmente è nella Commissione sviluppo economico del Consiglio regionale, che favorisce la creazione di consorzi pubblici che attuino la conversione industriale delle aziende in crisi, come, per esempio, la GKN, attraverso la costituzione di cooperative di lavoratori con il sostegno pubblico e con risorse pubbliche, in questo caso attraverso la produzione di cargo bike a pannelli solari di nuova generazione.

Questa roba qui noi l'abbiamo portata anche all'interno di queste Aule attraverso una proposta di legge il cui iter non è stato ancora avviato, attraverso emendamenti e ordini del giorno, anche nel collegato lavoro, che sono stati puntualmente respinti. Allora, il Ministero dello Sviluppo economico o il Ministero del Made in Italy, come viene chiamato ora, sapeva o non sapeva? E se non sapeva, mette in atto un'azione conseguente che si accompagna a quelle che stanno facendo le istituzioni locali della regione Toscana, del comune interessato e della città metropolitana di Firenze oppure no? Oppure è colpevolmente assente da tutta questa vicenda e da tutto il tema delle delocalizzazioni nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Iaria, colleghi, anche per un ordinato svolgimento dei lavori avviso che sull'ordine dei lavori siamo al decimo intervento. Se la Presidenza viene edotta prima di vari interventi, ovviamente organizziamo i lavori in maniera diversa, cioè li avremmo spalmati nel corso della seduta, evitando di concentrarli tutti in un unico momento. Quindi, per il prosieguo vi prego. Adesso questo lo facciamo, dopodiché, se c'è qualcun altro, lo rinviamo dopo il seguito del primo provvedimento. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente, e grazie anche per averci dato la parola, nonostante non ci siamo iscritti, però il tema è molto importante, perché sulla vicenda GKN purtroppo questo Governo non ha fatto nulla. La differenza è già stata detta rispetto a come ha agito l'altro Governo, il Governo giallorosso, che ha portato questa vertenza, ha portato anche delle soluzioni e ha fatto un dialogo con i lavoratori, cosa che qui non c'è stata. Qui è chiaro che il Governo attuale non ha nessuna intenzione di occuparsi di questi lavoratori e nicchia rispetto a una liquidazione in atto di questa fabbrica, che si sarebbe potuta salvare. Il piano di reindustrializzazione verde era una realtà, ma forse non vi piace la parola verde. Allora, cambiategli colore, non so cosa dirvi, però fate qualcosa per l'industria italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non lasciate passare tutto quello che sta succedendo nella nostra industria, facendola sparire dal nostro territorio.

Non possiamo fare economia soltanto portando i migranti in Albania e dando 800 “soldi” in Albania per far crescere questo Paese con questa schifezza che state facendo. Abbiamo un'industria italiana, abbiamo proposte, ci sono lavoratori italiani, patrioti italiani che aspettano risposte da voi, che non state dando, e a due anni dal vostro compleanno non avete fatto nulla per la nostra industria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1020 - Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvato dal Senato) (A.C. 2049​) (ore 15,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2049: Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.

Ricordo che nella seduta del 21 ottobre si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Ricordo, altresì, che, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, primo periodo, del Regolamento, la discussione in Assemblea del disegno di legge in oggetto dovrà concludersi entro mercoledì 23 ottobre 2024, cioè domani.

(Esame degli articoli - A.C. 2049​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2049​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

PATRIZIA MARROCCO, Relatrice per la III Commissione. Grazie, Presidente. Parere contrario.

PRESIDENTE. Parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1.

Il Governo?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Fratoianni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento a mia firma, che è soppressivo, e con questo intervento svolgo anche una dichiarazione di voto sulle proposte emendative che seguiranno. Voteremo a favore di emendamenti che, comunque, hanno un obiettivo migliorativo, ma siamo convinti che sia il provvedimento a non funzionare nel suo complesso.

Delle missioni e del modo con cui le affrontiamo discutiamo da molti anni. Ci sono stati negli anni anche interventi migliorativi e penso, per esempio, a quando siamo riusciti a far sì che sulle missioni si potesse votare singolarmente, ossia si potesse esprimere un giudizio su ogni singola missione e non su un pacchetto onnicomprensivo.

Tuttavia, da molti anni continuiamo a segnalare alcuni problemi che sono di sostanza e non di forma. Il primo tra tutti è il fatto che il decreto Missioni arriva in questo Parlamento, nelle Camere del Parlamento della Repubblica, alla metà dell'anno in corso. C'è stato, anche qui, un piccolo miglioramento, l'ho riconosciuto al Ministro Crosetto, perché quest'anno abbiamo votato a fine maggio invece che a fine luglio, ma converrete con me che votare dopo 6 mesi in cui le missioni sono già in corso significa ratificare scelte già prese invece che assumere responsabilmente una decisione nelle Aule del Parlamento della Repubblica.

Abbiamo più volte segnalato un'altra criticità molto significativa, cioè il fatto che, anno dopo anno, continuiamo a reiterare missioni che in alcuni casi vanno avanti da 10, 15 e anche più anni senza che avvenga mai in nessun luogo - non succede in Commissione né tanto meno nell'Aula del Parlamento - una discussione capace di affrontare nel merito l'andamento di quella singola missione, che cosa ha prodotto, quali risultati ha portato a casa, quali criticità sono emerse, la sua effettiva utilità. Non c'è questa discussione e semplicemente continuiamo, in modo perfino passivo, a portare avanti una discussione che, invece, ha implicazioni molto serie.

Ora che succede con questo intervento? Non si modifica alcuna di queste criticità che, invece, sarebbe urgente modificare. Si rende invece, se possibile, ancora più opaca la gestione di questo passaggio assai significativo, perché con questo decreto si consente in sostanza - e chiudo, Presidente - al Governo di poter modificare, successivamente al voto del Parlamento, in alcune aree, la disposizione degli uomini, delle risorse - delle truppe, in questo caso - e dei mezzi che sono stati destinati a una missione per essere spostati in un'altra missione, magari di un'area omogenea.

Faccio un esempio ancora più chiaro: può accadere che il Parlamento o una parte del Parlamento - e in questo caso penso al nostro gruppo, Alleanza Verdi e Sinistra - voti a favore di una missione, perché ne condivide gli obiettivi, perché ne condivide le ragioni, perché valuta che quella missione sia utile; e poi può succedere che chi ha fatto quella scelta e ha votato in quel modo per quelle ragioni scopra che, qualche mese dopo, quelle risorse e quegli uomini sono stati dirottati su un'altra missione, sulla quale invece aveva, politicamente, per ragioni politiche, espresso un voto negativo. Voi capite che questa cosa non sta né in cielo, né in terra.

In questo modo, invece di risolvere le criticità, che permangono (e che, ripeto, permangono non sulla singola missione, ma sull'impianto generale, sul modo con cui affrontiamo questa discussione), si rende ancora meno intellegibile e meno efficace il modo con cui ci approcciamo ad una materia, che, lo ripeto per l'ennesima volta, non possiamo continuare ad affrontare burocraticamente.

Ci sono altri grandi Paesi europei (penso alla Germania, uno tra questi) in cui, quando si discute delle missioni internazionali, lo si fa per tempo, cioè prima che cominci l'anno nuovo; lo si fa analizzando missione per missione, verificando cosa è successo, cosa è andato bene e cosa è andato male e, sulla base di questa seria discussione, il Parlamento è chiamato a deliberare.

Vorrei - per ragioni di efficacia, di rispetto e anche di buona funzionalità delle istituzioni - che una prassi come questa potesse finalmente arrivare anche nel Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.2 Pellegrini.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento si interviene su un punto della riforma che noi giudichiamo particolarmente pericoloso, almeno in astratto, in potenza. Noi sottolineiamo che, visto che il Governo, in questa riforma, può individuare forze di alta o altissima prontezza operativa da impiegare all'estero al verificarsi di crisi o situazioni di emergenza, questo tipo di intervento nonché la modalità della prontezza dell'intervento, quindi della velocità con cui il Governo può disporre il dispiegamento di nostre Forze all'estero, debbano trattarsi come fatti assolutamente eccezionali.

Questo emendamento vuole, dunque, circoscrivere questa eventualità solo a quelle situazioni di grave crisi internazionale, nelle quali l'Italia sia coinvolta in modo diretto o in quanto appartenente ad organizzazioni internazionali.

Presidente, riteniamo assolutamente indispensabile questa precisazione e il fatto di circoscrivere l'ambito di intervento dell'Italia, altrimenti correremmo il rischio - vista la deriva bellicista in corso in Europa e nel mondo, che questo Governo ha abbracciato con una convinzione che fa venire i brividi - di diventare lo sceriffo del mondo che interviene a caso in situazioni di crisi, senza che effettivamente l'Italia abbia un obbligo dal punto di vista dei trattati internazionali o sia direttamente coinvolta. Tra l'altro, questo nostro emendamento rispecchia e attua in maniera pedissequa le previsioni dell'articolo 11 della nostra Costituzione. Per questo motivo, voteremo favorevolmente a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Pellegrini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Riccardo Ricciardi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Lomuti con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Baldino con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.6 Pellegrini.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento ha l'obiettivo di rafforzare il controllo del Parlamento su tutta la materia, anche per quanto riguarda il riparto dei fondi che deve effettuare il MEF.

Siamo convinti che il Parlamento debba essere parte attiva anche nella fase del riparto dei fondi; lo riteniamo un passaggio fondamentale. Riteniamo altrettanto fondamentale che il Parlamento possa esprimersi preventivamente anche sugli schemi di decreto di cui stiamo parlando.

L'obiettivo è chiaro e dovrebbe essere condivisibile, sempre volendo rispettare l'articolo 11 della nostra Costituzione, ossia il Parlamento non può limitarsi a premere il tasto verde o il tasto rosso, a seconda delle considerazioni politiche che si fanno, ma dev'essere coinvolto in tutto il processo che riguarda le missioni internazionali, essendo, queste ultime, un aspetto importante della nostra politica estera, che non deve ridursi a una politica estera di interventismo nei Paesi extra Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Pellegrini con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2049​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2049​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/2049/1 Lomuti, il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le premesse e con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a riferire alle Camere (…)” e via discorrendo.

Sull'ordine del giorno n. 9/2049/2 Riccardo Ricciardi, il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le premesse e con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a continuare ad adottare (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2049/3 Pellegrini, il parere è favorevole, a condizione che siano espunte le premesse e con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di intraprendere, in stretto coordinamento con i principali partner, le opportune iniziative presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, volte a promuovere la costituzione di una missione internazionale di interposizione nella Striscia di Gaza, anche con il coinvolgimento diretto dei Paesi arabi, al fine di ricostruire l'area e fornire assistenza umanitaria alla popolazione locale, a condizione del raggiungimento di un cessate il fuoco”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2049/4 Baldino, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2049/5 Graziano, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2049/6 Soumahoro, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Cominciamo dall'ordine del giorno n. 9/2049/1 Lomuti: onorevole Lomuti, accetta la riformulazione? Non c'è? Se un delegato d'Aula - l'onorevole Pellegrini o qualcuno - ci dice se accettate o no… Non accettate. Chiede di intervenire o lo mettiamo in votazione? Prego, onorevole Pellegrini.

MARCO PELLEGRINI (M5S). No, non accettiamo la riformulazione e chiediamo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2049/1 Lomuti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2049/2 Riccardo Ricciardi, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Onorevole, accetta la riformulazione? No, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2049/2 Riccardo Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2049/3 Pellegrini, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Onorevole, accetta la riformulazione?

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione. Ringrazio dell'attenzione il Governo, ma non possiamo accettare la riformulazione. Tra l'altro, non possiamo accettare che siano eliminate le premesse, che, ancorché brevissime, spiegano esattamente che cosa sta succedendo, qual è il motivo per cui chiediamo al Governo di impegnarsi a intraprendere tutte le iniziative presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, volte a promuovere la costituzione di una missione internazionale di interposizione nella Striscia di Gaza, anche con il coinvolgimento diretto dei Paesi arabi, proprio al fine di ricostruire l'area e di fornire l'assistenza umanitaria alla popolazione locale.

Guardi Presidente, siamo di fronte a una vera e propria catastrofe. Abbiamo assistito, in questo anno, a uno sterminio, a un genocidio del popolo palestinese a Gaza e il numero delle vittime, donne e bambini, anche piccolissimi, è enorme; le vittime hanno superato, ormai, di gran lunga le 40.000 unità. Davvero, in concreto, nessun Paese europeo - né tantomeno l'Italia - ha mosso un dito per evitare il protrarsi di questo sterminio. Tutti i maggiori leader - compresa la nostra Presidente del Consiglio - si sono limitati, al massimo, a segnalare una preoccupazione. Poi, in più, la Presidente Meloni, oltre alla preoccupazione, si era anche detta preoccupata dell'isolamento di Israele. Anche noi siamo preoccupati - anzi preoccupatissimi - del crescente sentimento non positivo, in alcune parti del mondo, verso Israele; ma non verso il popolo di Israele, verso il Governo Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che è un Governo di criminali di guerra! Quello sono!

Allora noi ci aspettiamo e sollecitiamo interventi che abbiano una forza adeguata a quello che sta succedendo. Noi davvero stiamo assistendo in diretta televisiva a un genocidio quotidiano e nessuno sta facendo nulla per fermarlo! Anzi, segnalo che, da un anno a questa parte, tutti i mezzi di informazione parlano, praticamente tutti i giorni, di un imminente cessate il fuoco, probabilmente - almeno questa è la lettura che riesco a dare - per tener calma l'opinione pubblica. È da un anno che si parla di cessate il fuoco, ma non viene mai raggiunto. Tra l'altro, quando in consessi internazionali, come quello delle Nazioni Unite, sono proposte mozioni o risoluzioni proprio al fine di raggiungere il cessate il fuoco, come soluzione di questa gravissima crisi, il Governo italiano si astiene, perché gira la testa dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e si rifiuta di prendere in considerazione, per quella che è, la grave crisi a cui noi stiamo assistendo!

Guardi, Presidente - e concludo -, fra qualche anno, fra qualche decennio, la storia ci chiederà conto dell'inazione di questo Governo, che sta tradendo tutti i principi di pace che permeano la nostra Costituzione. Noi potremo dire, purtroppo, che abbiamo tentato in tutti i modi di far cambiare idea a questo Governo militarista e bellicista, ma, purtroppo, non ci siamo riusciti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2049/3 Pellegrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2049/4 Baldino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Sull'ordine del giorno n. 9/2049/5 Graziano il parere del Governo è favorevole. Onorevole Graziano, vuole che venga posto in votazione? D'accordo. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2049/5 Graziano, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2049/6 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2049​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Presidente, onorevoli colleghi, mi accingo a esprimere la dichiarazione di voto su un provvedimento di cruciale importanza per la nostra politica estera e per il ruolo che l'Italia intende ricoprire nello scenario geopolitico attuale. Le modifiche apportate alla legge n. 145 del 2016 in esame riguardano la nostra partecipazione a missioni internazionali e rafforzano il quadro normativo che regola l'autorizzazione e il finanziamento delle missioni all'estero. La sicurezza della Nazione, degli Stati e la salvaguardia dell'ordinamento da ingerenze esterne, tanto di natura militare quanto politica, sono alcune delle funzioni a cui lo Stato deve assolvere. Le modalità con le quali il Governo e il Parlamento autorizzano le nostre missioni internazionali in un quadro come quello geopolitico attuale, risultano, ora più che mai, di vitale importanza.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Noi già 8 anni fa abbiamo partecipato all'azione riformatrice di una misura di riordino. Per noi le questioni di politica estera, di difesa e di sicurezza del Paese sono di estrema importanza e devono essere trattate con serietà e chiarezza. Lo dobbiamo ai cittadini ma, soprattutto, lo dobbiamo ai nostri contingenti militari, che hanno bisogno di sentire il nostro supporto e, per nostro tramite, l'intera Nazione. La convergenza, quindi, tra maggioranza e opposizione su questi temi è la garanzia che sia possibile esercitare al meglio questa funzione, che non deve essere soggetta - a nostro avviso - a polemica interna.

In un contesto internazionale sempre più complesso, caratterizzato da conflitti che mettono a dura prova la stabilità globale, come la guerra in Ucraina e in Medio Oriente, è essenziale che l'Italia mantenga una posizione forte e coesa. La nostra Nazione ha un ruolo cruciale nelle diverse alleanze e organizzazioni internazionali, e questo provvedimento va nella direzione - che anche noi auspichiamo - di consolidare la nostra capacità di intervento, rendendo più efficiente il processo di autorizzazione e gestione delle missioni all'estero. Ma è fondamentale che il Governo italiano persegua questi obiettivi all'interno di un quadro europeo di difesa comune.

Nell'ottica della semplificazione normativa si muove l'eliminazione, dalla legge n. 145 del 21 luglio 2016, dell'ulteriore passaggio che richiedeva l'emanazione di nuovi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per il riparto dei fondi fra le missioni, quando invece, nelle delibere che prorogano e individuano nuove missioni sono già individuati i riparti di spesa. Anche le due innovazioni principali del provvedimento si muovono nella medesima direzione. La prima, relativa all'interoperabilità tra le diverse missioni, è necessitata alla luce degli scenari geopolitici attuali. Per fare un esempio concreto, quando gli Houthi hanno iniziato a bombardare le navi nel Canale di Suez, mettendo a rischio l'approvvigionamento energetico mondiale e il commercio internazionale, l'Italia è intervenuta lanciando la missione Aspides. Eravamo, però, già presenti nella zona con altre missioni. Ora, grazie alla nuova norma, in presenza di scenari simili, potremo spostare più facilmente i nostri contingenti, rendendo la risposta più rapida ed efficace.

La seconda novità, ossia quella di un canale preferenziale (5 giorni per poter deliberare una nuova missione internazionale in caso di emergenza e urgenza e di gravi crisi internazionali), richiede - a nostro avviso - una maggior cautela ed è da valutare con più delicatezza, anche per via della definizione di grave crisi internazionale. Sul punto, alzeremo la nostra soglia d'attenzione Presidente, e vigileremo sul fatto che il Governo rispetti l'obbligo di riferire alle Camere, entro 90 giorni dall'autorizzazione parlamentare, sull'effettivo stato delle crisi o emergenze che hanno giustificato l'impiego di forze. Bene che almeno su questo si rimetta il Parlamento al centro e gli si restituisca la giusta dignità, ma tale dignità dovrà essere reale - e qui mi rivolgo ai colleghi della maggioranza e di Governo - e non una mera concessione di facciata, come spesso accade, in una dialettica inesistente tra potere esecutivo e legislativo. Nonostante ciò, sarebbe stato auspicabile un maggior coinvolgimento delle minoranze per costruire una vera posizione bipartisan.

Alla luce dei venti che soffiano in direzione contraria alla pace, dobbiamo sforzarci di ristabilire un ruolo di mediazione diplomatica. Ciò è possibile solo attraverso percorsi condivisi, che facilitino e velocizzino la nostra capacità di risposta e non, come accade ora, quando il Parlamento è chiamato licenziare l'autorizzazione parlamentare delle missioni internazionali, quando va bene, in prossimità della pausa estiva, come già veniva richiamato. Serve coraggio nelle scelte da parte di chi è chiamato a governare e noi questo coraggio lo vogliamo dimostrare anche nel dialogo, come siamo soliti fare, volendo argomentare in modo costruttivo con il Governo.

Il conflitto in Ucraina ha scosso l'Europa, mostrando con chiarezza quanto la sicurezza nel nostro Continente sia fragile. Lo sconfinamento - o, meglio, l'invasione - delle Forze armate russe ha evidenziato il bisogno di un rafforzamento della NATO e l'Italia ha risposto con fermezza, partecipando a missioni fondamentali per il rafforzamento del fianco orientale dell'Alleanza.

Non possiamo dimenticare l'importanza delle missioni di sorveglianza dello spazio aereo e navale e dell'incremento della presenza militare nei Paesi baltici e nell'area del Mar Nero. I nostri militari - ricordiamolo - sono in Kosovo, in Bosnia, in Libano (e qui il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno al nostro contingente UNIFIL), nel Mar Rosso, a Gibuti, in Niger, nel Golfo di Guinea, in un pattugliamento costante nel Mar Mediterraneo, in Iraq, a riprova di quanto le nostre donne e i nostri uomini siano di supporto ai bisogni delle popolazioni civili dei Paesi martoriati da guerre e povertà.

In Medio Oriente la situazione è delicata, grave, preoccupante, angosciante. Le recenti escalation nella Striscia di Gaza e nel Libano continuano a generare instabilità e morte. In questi scenari, l'Italia deve mettere in campo ogni sforzo per unire all'azione militare quella diplomatica. Gli elementi di semplificazione e flessibilità, che si vogliono nella gestione delle missioni, prevedendo la possibilità di interoperabilità tra diverse missioni nella stessa area geografica e soprattutto la possibilità di disporre di contingenti a elevata prontezza operativa, da impiegare rapidamente in caso di crisi, sono un piccolo passo in avanti che ci permette di rispondere in modo celere alle crisi internazionali.

In questo senso si muove la proroga dal 31 dicembre al 31 gennaio, su cui abbiamo insistito anche con l'ordine del giorno così meritorio, del termine per la presentazione della relazione analitica sull'andamento delle missioni, ferma restando la consapevolezza che si debba discutere in termini più brevi per poter comunicare un chiaro indirizzo politico ai nostri militari all'estero. Detto questo, lo ripetiamo, il nostro Paese non è solo un partner militare, ma un promotore di pace e stabilità. Adeguare il nostro ordinamento alle necessità attuali, così da allineare i nostri tempi di intervento a quelli dei nostri partner strategici, è fondamentale. Basta che non si perda di vista l'obiettivo da perseguire: la mediazione per la pace. Concludo dicendo che sarà sempre più centrale che l'Italia continui a essere un attore chiave sia sul piano diplomatico sia su quello militare di peacekeeping, grazie a un quadro normativo più snello e coerente con le esigenze geopolitiche del nostro tempo. Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati su questo provvedimento, concreto e utile per il Paese e per i nostri ragazzi, e le chiedo di essere autorizzato a depositare il mio intervento, perché, come sente dalla voce, non riesco a farlo oralmente.

PRESIDENTE. Le sono molto vicino, ci mancherebbe altro. Aveva chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni, che pensava che lei, onorevole Bicchielli, dovesse parlare 10 minuti, e, quindi, è fuori. Nell'attesa che rientri…ecco che rientra. L'onorevole Bicchielli è afono, invece lei ha molta voce, e quindi la ascoltiamo. Prego, onorevole Fratoianni.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente e scusate per il ritardo non voluto, ma sarò brevissimo per la verità, perché considero il mio intervento sull'emendamento soppressivo una dichiarazione di voto, dunque eviterò ai colleghi e alle colleghe di dover ascoltare due volte le stesse argomentazioni. Ribadisco un punto, così la chiudo subito. Il nostro sarà un voto contrario per una ragione di fondo: noi pensiamo che su questi temi, su temi così rilevanti, che attengono alla nostra politica di difesa, alla nostra politica estera, alle relazioni internazionali, il controllo parlamentare debba aumentare, debba essere più preciso, più definito e più vincolante. Con questo provvedimento si va nella direzione opposta. Si indebolisce la capacità di controllo del Parlamento. Per questa ragione, per le ragioni che ho esposto intervenendo sul mio emendamento soppressivo, il voto di Alleanza Verdi e Sinistra sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi e colleghe, in quest'Aula oggi concludiamo i lavori su importanti modifiche che riguardano la legge che regola la partecipazione del nostro Paese alle missioni internazionali. È un provvedimento, per sua natura, strategico - come si dice in questi casi - visto che va a disciplinare un pezzo concreto di come si esprime la visione italiana in scenari di crisi all'estero.

Le modifiche proposte riguardano aspetti procedurali ma non per questo avranno un impatto meno concreto. Le modalità, infatti, di autorizzazione e finanziamento delle attività all'estero sono al cuore di tutto il processo e a quanto detto si aggiunge l'impatto sulla sicurezza dei nostri cittadini.

Oggi licenziamo un testo che determinerà in maniera significativa la capacità dell'Italia di rispondere in maniera tempestiva ai complessi scenari geopolitici globali. Nonostante il disegno di legge in esame non sia perfetto - ci tengo a sottolinearlo fin dall'inizio - e sicuramente poteva essere migliorato in alcune sue parti, una serie di motivi cruciali ci portano a guardare con favore, invece, il provvedimento nel suo complesso. Prima di andare nel dettaglio degli aspetti che stiamo trattando, una premessa: questo provvedimento avrà un impatto significativo sulla vita e sul lavoro delle donne e degli uomini che prestano il loro servizio al nostro Paese nelle missioni internazionali. In questo tipo di provvedimenti è sempre opportuno sfruttare l'occasione per ringraziare chi davvero mette a rischio, a repentaglio la sua vita non solo per la stabilità della regione in cui è chiamato ad operare, ma anche per la sicurezza di tutto il nostro Paese. Il mondo in cui viviamo sta cambiando rapidamente, le tensioni internazionali, le minacce ibride e i conflitti locali richiedono una capacità di risposta sempre più tempestiva e flessibile da parte del nostro Paese. Le missioni internazionali dell'Italia non sono solo uno strumento di proiezione della nostra politica estera, ma anche una garanzia per la sicurezza dei nostri cittadini.

Il provvedimento in esame modifica la legge n. 145 del 2016, che è una buona legge, e mira a rendere più agile e più veloce il processo decisionale relativo all'invio di contingenti militari in aree di crisi, pur mantenendo - questo ci tengo a sottolinearlo - a nostro avviso, quantomeno, il Parlamento come organo centrale per l'approvazione.

Ora, uno degli aspetti fondamentali di questa riforma è la semplificazione procedurale. Attualmente, il processo di autorizzazione per le missioni può risultare lento e complesso e spesso si può arrivare ad approvazioni tardive. La proposta in esame introduce, ad esempio, una procedura accelerata per l'impiego di forze ad alta prontezza operativa in situazioni di crisi, consentendo una maggiore reattività in caso di emergenze non prevedibili. Questa maggiore flessibilità operativa è essenziale per affrontare con prontezza crisi che potrebbero avere ripercussioni dirette non solo sui nostri alleati, ma anche sul nostro Paese. Dobbiamo poi riconoscere - il punto 2 riguarda il ruolo del Parlamento - che questa semplificazione, per quanto possa sollevare legittime, comprensibili quantomeno, preoccupazioni riguardo a un possibile eccessivo accentramento decisionale, non mina, a nostro avviso, il ruolo del Parlamento, che resta l'organo deputato a dare l'autorizzazione finale.

Il provvedimento, infatti, prevede che il Parlamento si esprima entro cinque giorni dall'eventuale richiesta del Governo, garantendo, così, una supervisione democratica anche in situazioni di urgenza. In un contesto internazionale sempre più imprevedibile, non possiamo permetterci di restare legati a procedure che rallentano la capacità di intervento e l'esperienza ci insegna che la tempestività può fare la differenza tra la prevenzione di un conflitto e la gestione delle sue conseguenze.

Terzo punto, l'interoperabilità tra le missioni. La proposta consente, infatti, di prevedere e gestire in anticipo la cooperazione tra diverse missioni già presenti nella stessa area geografica. Questo, oltre a semplificare le operazioni sul campo, permette di rispondere in modo più efficiente a situazioni che richiedono risorse o mezzi da più missioni, senza dover attendere lunghe delibere. Un esempio è sicuramente quello della crisi del Mediterraneo allargato, se pensiamo al Canale di Suez o allo Stretto di Hormuz, dove l'Italia ha già una presenza significativa e deve poter intervenire rapidamente in caso di necessità.

È comprensibile, ripeto, che alcuni possano essere preoccupati per il possibile ridimensionamento del controllo parlamentare. Tuttavia, è importante ribadire che la nuova normativa mantiene saldo il principio del controllo democratico, prevedendo che il Parlamento esamini e confermi le decisioni del Governo. Inoltre, ogni intervento sarà soggetto a revisione entro tre mesi, assicurando così una supervisione costante. Non si tratta, dunque, a nostro avviso, di cedere alla logica dell'uomo solo al comando, ma di dotarsi e di dotare il nostro Paese di strumenti più efficaci per garantire la sicurezza nazionale, in un mondo in costante mutamento. Aggiungo, come menzionavo fin dall'inizio, che il provvedimento non è esente da critiche e che alcune delle sue parti avrebbero potuto essere formulate in modo quantomeno più chiaro; ad esempio, la gestione dei fondi per le missioni internazionali potrebbe essere più trasparente e soggetta a controlli più stringenti, vero. Tuttavia, l'attuale quadro normativo prevede già strumenti di controllo a posteriori e non vi è alcun dubbio che il Parlamento continuerà a vigilare attentamente sull'utilizzo di queste risorse.

Inoltre, l'eliminazione di alcuni passaggi burocratici, come la necessità, ad esempio, di decreti del Presidente del Consiglio per la ripartizione delle risorse, contribuisce a rendere il sistema, a nostro avviso, più snello e meno dispersivo. In conclusione, riteniamo che, nonostante il permanere di alcune perplessità, il testo rappresenti un passo in avanti nella modernizzazione del nostro sistema di gestione delle missioni internazionali, rendendolo più adeguato alle sfide del mondo in cui viviamo. L'Italia deve continuare a essere un attore centrale della scena internazionale, non solo come forza militare, ma anche come promotore di pace e stabilità.

Questo disegno di legge ci consente di agire con maggiore rapidità e determinazione, senza compromettere i valori democratici che ci contraddistinguono. Per questo dichiaro il voto a favore del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, in un momento cruciale per la politica estera del nostro Paese, siamo qui oggi a discutere dell'approvazione del disegno di legge n. 2049​ riguardante la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Si tratta di una proposta che Forza Italia sostiene, ovviamente, con piena convinzione e con un senso profondo di dovere nei confronti dell'Italia e della comunità internazionale.

Forza Italia ha sempre creduto fermamente che l'Italia debba giocare un ruolo di primo piano nelle questioni globali e la partecipazione alle missioni internazionali, particolarmente numerosa, rappresenta un pilastro fondamentale della nostra politica estera, dimostrando il nostro impegno per la pace, la sicurezza e la stabilità in contesti di crisi.

Questo disegno di legge è un atto che rafforza la credibilità e l'autorevolezza dell'Italia sulla scena internazionale, un atto che viene approvato in un momento - ripeto - particolarmente delicato ed importante e, quindi, assume un valore del tutto particolare.

Le modifiche che con questo atto vengono fatte alla legge n. 145 del 2016 sono necessarie e tempestive. Esse mirano a rendere più efficace e coordinata la nostra partecipazione alle missioni internazionali, migliorando il quadro normativo e operativo all'interno del quale i nostri militari, operatori civili e diplomatici, si muovono quotidianamente. Qui non posso altro, quindi, che ringraziare, a nome di Forza Italia, tutti coloro i quali si sono impegnati e sono impegnati in queste missioni internazionali, molto spesso anche, purtroppo, rischiando la loro vita. Questo è essenziale non solo per la sicurezza del personale italiano impegnato in tali missioni, ma anche per garantire che il nostro contributo sia realmente incisivo e riconosciuto dai partner internazionali.

L'attuazione delle disposizioni di legge ci permetterà di rispondere con maggiore prontezza - questo è un fatto importante - e flessibilità alle richieste che provengono dalle organizzazioni internazionali, come l'ONU, la NATO, l'Unione europea di cui l'Italia è membro fondatore e di cui continuiamo ad essere un partner affidabile. Sostenere queste istituzioni significa sostenere il multilateralismo e il diritto internazionale, valori che Forza Italia considera inalienabili, su cui si fondano la nostra democrazia e la nostra sicurezza.

Il diritto internazionale in questi momenti, purtroppo, molto spesso è messo a repentaglio da comportamenti che assolutamente non dovrebbero verificarsi mai in un contesto internazionale che rispetti le regole del gioco.

Molte sono le novità che vogliamo sottolineare; alcune però riteniamo siano particolarmente importanti, soprattutto in un momento così delicato, ossia le procedure accelerate che vengono, in qualche modo, normate in maniera diversa rispetto alla precedente realtà. Sono procedure - questo è un fatto importante - che vengono accelerate perché, doverosamente, dovevano essere accelerate, ma non tolgono assolutamente al Parlamento il doveroso ruolo centrale che lo stesso ha sempre avuto e dovrà sempre avere.

Anche per quanto riguarda i fondi credo che abbiamo fatto un lavoro fatto bene, perché, anche in questo caso ovviamente, ad una maggiore velocità di azione si affianca anche uno strumento di controllo, qualche volta anche posteriore, ma sicuramente molto efficace.

L'attualizzazione delle disposizioni di legge ci permetterà di rispondere con maggiore prontezza, quindi, e flessibilità alle richieste che provengono dalle varie realtà. Non possiamo ignorare le nuove sfide che emergono nel contesto globale: conflitti locali, che minacciano la stabilità regionale; il terrorismo internazionale, che ancora incombe su molte aree del mondo; le crisi umanitarie, che richiedono risposte rapide e coordinate.

Di fronte a tutto questo l'Italia non può e non deve restare in disparte: la nostra partecipazione alle missioni internazionali deve essere all'altezza di queste sfide e con il disegno di legge n. 2049​ ci stiamo dotando degli strumenti necessari per farlo.

Prima di concludere vorrei sottolineare che non si tratta soltanto di un adeguamento normativo, ma di un passo decisivo per riaffermare il ruolo del nostro Paese come attore globale responsabile. Forza Italia è da sempre vicina alle Forze armate e impegnata a difendere i valori della libertà, della pace e della giustizia: quindi, ovviamente, voterà a favore con piena e totale convinzione nell'interesse del Paese e anche, se consentite, soprattutto della comunità internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi la Presidente del Consiglio e il Governo tutto festeggiano i 2 anni di Governo e la Presidente ha dichiarato che non si è mai risparmiata in questi 2 anni. Ci sarebbe da dire - visti i disastri a cui assistiamo, che ha combinato questo Esecutivo - che c'era davvero da augurarsi che la Presidente si impegnasse meno, perché, chissà, forse avrebbe fatto meno danni agli italiani.

Oggi parliamo di missioni internazionali e di missioni all'estero: le ultime ore ci restituiscono un quadro desolante, Presidente, di irrilevanza internazionale dell'Italia, visto che, per esempio, al summit tra Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania sullo spinosissimo tema dell'Ucraina il nostro Paese non è stato invitato, nemmeno per fare una foto (le famose photo opportunity), nemmeno tenendo conto della Presidenza di turno italiana del G7. Niente, nulla! Ignorati completamente, nonostante da 2 anni e mezzo mandiamo armi e aiuti umanitari all'Ucraina, così come mandiamo fondi dall'Italia. Trattano, quindi, il Governo Meloni come se non esistesse.

Sul fronte dei migranti è ancora peggio, se possibile: siamo passati dal fantomatico blocco navale - inattuato e inattuabile, perché si trattava di una vera e propria truffa elettorale - alla farsa, oggi, dei 16 migranti trasportati in Albania; salvo poi accorgersi che 4 di questi 16 non potevano rimanere lì in Albania, quindi dovevano tornare in Italia; salvo poi, dopo la pronuncia dei giudici italiani, accorgersi che nemmeno gli altri 12 potevano rimanere lì.

Risultato? Trecentomila euro, soldi dei contribuenti buttati, 100 agenti circa delle nostre Forze dell'ordine che sono lì a presidiare il nulla e una figuraccia internazionale che ha pochi precedenti nella storia del nostro Paese. Il tutto poi condito con attacchi eversivi alla magistratura, in piena continuità con il ventennio berlusconiano.

Quindi, questa maggioranza e questo Governo, per bocca dei più alti esponenti - ricordo soltanto il Presidente del Senato, La Russa - si sono dichiarati pronti a cambiare la Costituzione su questi temi.

Poi, aggiungo velocemente che la legge di bilancio naviga a vista, anzi non naviga proprio: vengono annullate le conferenze stampa; c'è un Paese che registra una crescita da prefisso telefonico, da zero virgola; siamo al diciannovesimo mese consecutivo di crollo della produzione industriale e non c'è una politica economica, una politica di investimenti, una politica di transizione ecologica, non c'è nulla di nulla, il Paese è fermo; si distribuiscono soltanto incarichi, da parte di questo Governo, agli amici.

Quindi, in questo quadro, che definisco senza ombra di dubbio catastrofico, Presidente, arriva all'esame della Camera il disegno di legge con cui questa maggioranza, di destra, vuole cambiare in modo profondo la legge quadro sulle missioni internazionali e lo fa perseguendo obiettivi che snaturano la postura italiana, che fin qui è stata tenuta.

Una delle modifiche proposte - una di quelle che noi riteniamo più pericolose - consente al Governo, per esempio di inviare nostri militari in scenari di crisi, anche in assenza di un coinvolgimento diretto dell'Italia o proveniente da obblighi internazionali derivati da trattati. Noi riteniamo che questa modifica sia gravissima, perché consente, in astratto, una partecipazione italiana a scenari di crisi sempre più ampia e indiscriminata: quindi in conflitti che potrebbero non riguardarci direttamente. Per capire la rilevanza di questa proposta e il suo sostanziale contrasto con l'articolo 11 della Costituzione basta fare l'esempio forse più eclatante e recente: quello della folle invasione di Putin ai danni dell'Ucraina. In quel caso, se fosse stato operante questo provvedimento che è oggi al nostro esame, il Governo avrebbe potuto decidere di mandare subito un nostro contingente con grandissima prontezza e, poi, il Parlamento avrebbe dovuto, entro i 5 giorni successivi, decidere se approvare o meno la partecipazione, tra l'altro nell'immediatezza degli eventi che si vogliono fronteggiare e con un carico emotivo che è facilmente immaginabile.

Quindi, è evidente che questo lasso di tempo, che è stato indicato in questa riforma, è assolutamente insufficiente a prendere una decisione ponderata, che sia capace di tutelare gli interessi nazionali, il diritto internazionale e la nostra storia. Appare poi anche chiarissimo l'obiettivo di questa maggioranza di voler imprimere una svolta interventista e militarista alla politica estera italiana, svolta, Presidente, che è in palese contrasto - lo voglio ripetere - con l'articolo 11 della Costituzione, in palese contrasto con la postura che la Repubblica ha tenuto dal secondo dopoguerra ad oggi e in palese contrasto con l'esaltazione dei valori umanitari e della diplomazia, che il nostro Paese ha eletto a vessillo della propria azione in ambito di politica estera. Siamo anche certi che questa svolta interventista sia contraria al sentire della maggioranza dei cittadini italiani e contraria agli interessi della Nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È una riforma, Presidente, che è contraddistinta da un minore controllo parlamentare e da una minore capacità di indirizzo delle Camere sulle decisioni di invio di militari all'estero e, quindi, le nuove disposizioni, come ho appena detto, permettono un intervento più libero e più flessibile da parte dell'Esecutivo: noi lo riteniamo sbagliato e pericolosissimo.

Questo rappresenta una vera e propria spoliazione delle prerogative del Parlamento e un grave attacco ai principi di democrazia parlamentare, perché - è evidente, davvero, lo capirebbe anche un bambino - le decisioni che concernono l'impiego dei nostri militari all'estero in scenari di crisi devono passare sempre da un ampio, sereno e coinvolgente dibattito in Parlamento, con tempi e modalità che assicurino il confronto chiaro e pubblico tra le varie forze politiche e sulle motivazioni che porterebbero a prendere quella decisione di inviare i nostri militari all'estero. Ovviamente non diciamo nulla di nuovo, da questo punto di vista, perché sono 2 anni che questa maggioranza riduce il Parlamento a mero esecutore di proprie volontà e, infatti, siamo arrivati al settantatreesimo decreto-legge.

Un altro aspetto da evidenziare è quello economico: ad oggi, il costo per l'Italia delle missioni internazionali è già molto alto, ma questo provvedimento prevede una gestione più flessibile dei fondi che possono far lievitare ancor di più i fondi che il nostro Paese deve mettere a disposizione delle missioni internazionali. Quindi si prevede - come avevamo detto anche nel corso dell'esame degli emendamenti - un controllo a posteriori da parte del Parlamento. Quindi, ancora una volta, si comprimono le possibilità di controllo di quest'Aula.

Voglio, altresì, ricordare che il Ministro della Difesa, tra l'altro, non molte settimane fa, sottolineò la necessità di fissare obiettivi chiari alle missioni internazionali e che fosse possibile verificare il raggiungimento o meno di questi obiettivi nel corso della missione, proprio perché il Parlamento potesse decidere se proseguire o meno con quelle missioni. Ebbene, il contenuto di questa riforma è sostanzialmente contrario all'auspicio del Ministro della Difesa, che noi, invece, condividevamo.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Riteniamo anche che l'Italia debba seguire una strada diversa da quella che è stata proposta da questo provvedimento: una strada non bellicista, non militarista, ma basata su una politica estera di dialogo, di cooperazione internazionale e di risoluzione pacifica dei conflitti - mi avvio a concludere - che veda l'Italia protagonista degli sforzi diplomatici e non protagonista dal punto di vista militare. Si dice spesso - e concludo davvero, Presidente - che un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi e tre indizi fanno una prova.

Oggi, il Governo chiede mano libera, sostanzialmente, sull'invio delle nostre Forze armate all'estero, limitando le prerogative del Parlamento. Lo stesso Governo, nella prossima manovra di bilancio, si appresta a tagliare le spese in tutti i settori, anche in sanità, tranne la spesa per gli armamenti, che già quest'anno, nel 2024, ha toccato il record di 9,3 miliardi di euro. Lo stesso Governo ha deciso di investire, nei prossimi anni, 7 miliardi di euro per comprare altri 25 cacciabombardieri F35. Lo stesso Governo ha aumentato la vendita di armi nel mondo…

PRESIDENTE. Concluda…

MARCO PELLEGRINI (M5S). Si è raggiunta la cifra - concludo davvero, Presidente - di 6,3 miliardi di euro; è un record, anche verso Paesi in guerra, come l'Ucraina e Israele del criminale di guerra Netanyahu. È lo stesso Governo - e chiudo - che ciancia di pace e di diritti umani, ma che, di fatto, obbedisce passivamente ai diktat degli Stati Uniti e del Regno Unito, e persegue sempre e solamente una via bellicista e militarista, e si rifiuta di seguire, invece, la strada diplomatica.

Quindi, Presidente, la ringrazio e ho concluso. E' evidente, per tutto quanto ho detto finora, che gli indizi sono ben superiori a tre, quindi ormai la prova è assolutamente raggiunta: questi sono gli obiettivi del Governo. Per tutti questi motivi, annuncio il voto contrario, fieramente contrario, del MoVimento 5 Stelle a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Il provvedimento che oggi ci accingiamo a votare è un primo intervento correttivo della legge Garofani, con la quale, nel 2016, la materia delle missioni militari all'estero ha ricevuto una prima disciplina organica. Fino ad allora, il meccanismo era alquanto complesso: prevedeva una consultazione tra Governo e Presidente della Repubblica e, quindi, proseguiva con l'accertamento informale, con un dibattito senza voto, nelle competenti Commissioni parlamentari, dell'esistenza di una maggioranza favorevole ai singoli nuovi interventi all'estero. Si provvedeva, poi, con un decreto-legge agli stanziamenti necessari.

Nel 2016, come dicevamo, con la legge Garofani, facendo tesoro dell'esperienza accumulata, si è fatto sicuramente un grosso passo in avanti rispetto alla prassi precedente. Ma, ad otto anni dall'approvazione della legge, con l'aumento dell'instabilità e il moltiplicarsi delle crisi improvvise e dei conflitti imprevisti, si è resa necessaria l'introduzione di meccanismi di maggiore flessibilità, permettendo così al Governo di modificare la postura delle nostre Forze all'estero in modo più rapido, senza per questo far venire meno gli essenziali poteri di indirizzo e controllo del nostro Parlamento.

Le prerogative di tutti gli organi costituzionali vengono rispettate anche con il nuovo iter che viene oggi delineato. Il Presidente della Repubblica continuerà ad essere consultato preventivamente come Capo delle Forze armate, garante della legittimità del loro impiego. Il Governo indicherà ex ante, ogni anno, le aree geografiche entro le quali saranno possibili movimenti delle nostre truppe da un teatro all'altro, ad esempio per rafforzare un dispositivo dislocato in prossimità, quando la situazione che si trovi a fronteggiare si deteriori improvvisamente. Pensiamo, per esempio, al Mar Rosso, teatro nel quale le navi devono poter passare da una missione all'altra grazie a disposizioni che ne dispongano l'impiego in aree dai confini spesso non ben definiti.

Ogni anno si individueranno, inoltre, in anticipo, le Forze ad alta e altissima prontezza operativa da impiegare all'estero al verificarsi di crisi e situazioni di emergenza, previa autorizzazione parlamentare, concessa o negata in tempi molto brevi, non superiori ai 5 giorni. Si prevede, però, che, entro 90 giorni dall'approvazione degli atti di indirizzo, il Governo riferisca alle Camere sul permanere delle situazioni di crisi o di emergenza che hanno determinato l'effettivo impiego delle Forze. Si potenzia anche in altri modi la funzione di controllo del Parlamento.

La relazione annuale sull'andamento delle missioni potrà essere presentata entro il 31 gennaio, anziché il 31 dicembre, per tenere conto del fatto che i dati non sono disponibili nel momento in cui finisce l'anno solare. Il documento dovrà anche dar conto dei risultati raggiunti dalle Forze ad alta e altissima prontezza operativa che siano impiegate nell'anno precedente.

Giustamente si è colta, inoltre, l'occasione di riconoscere la speciale indennità di missione anche al personale che si trovi ad operare in zone non soggette alla sovranità di alcuno Stato, come, per esempio, i marinai imbarcati su navi che incrocino in acque internazionali.

Quelli che ho appena descritto sono solo i primi passi, l'inizio di un percorso che, ne siamo certi, proseguirà, portando all'adozione di una normativa quadro più avanzata e moderna, adatta alle esigenze di uno Stato che non solo non intende farsi travolgere dalle crisi, ma che vuole, invece, svolgere un ruolo di più alto profilo nella loro gestione e nella loro soluzione. Non approvare questo provvedimento significherebbe restare immobili, ancorati a una visione delle nostre operazioni di mantenimento della pace che, ormai, non risponde più ad una realtà in continuo e veloce mutamento.

Voteremo convintamente a favore, ma mi lasci ancora una volta ringraziare quegli uomini e quelle donne, i nostri militari, che, ogni giorno, difendono la pace, gli interessi e i valori del nostro Paese nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame oggi apporta alcune mirate modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, come è stato qui ricordato la legge quadro che regola la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Tali modifiche sono state valutate e proposte con la primaria finalità di rendere il procedimento di autorizzazione e finanziamento delle missioni internazionali italiane più snello e più rispondente alle rapide evoluzioni del contesto geopolitico internazionale.

Resta e deve restare, comunque, confermato il ruolo centrale del Parlamento nel processo di autorizzazione e di verifica delle missioni internazionali, anche grazie ad un emendamento del PD, approvato al Senato, che, per le nuove disposizioni relative a casi di emergenza, di urgenza e di gravi crisi internazionali, prevede che, entro 90 giorni dall'autorizzazione parlamentare, il Governo riferisca alle Camere sul permanere delle situazioni di crisi o di emergenza che hanno determinato l'effettivo impiego delle Forze.

Già da tempo, anche nella fase finale della scorsa legislatura, si era posto il tema di una semplificazione delle procedure previste dalla legge quadro, anche con riferimento all'esigenza di disporre di Forze ad alta e altissima prontezza operativa. Va sottolineato che il provvedimento in esame non ha nulla a che fare con il documento annuale con il quale si autorizzano le singole missioni, atto che è stato approvato, per le missioni 2024, lo scorso maggio, mentre, per quelle relative all'anno 2025, non sarà sottoposto all'esame delle competenti Commissioni prima del prossimo gennaio. Deve essere chiaro che per noi la centralità del Parlamento nella definizione delle missioni di pace non può e non deve essere messa in discussione. È ragionevole prevedere alcune puntuali messe a punto normative, volte a rendere più efficaci e più realistiche le modalità e le tempistiche delle autorizzazioni e per questo, come al Senato, voteremo favorevolmente, ma deve essere chiaro che il Governo non deve utilizzare in alcun modo quello che oggi voteremo per forzare le competenze del Parlamento.

Per noi è molto importante essere uniti nel sostegno ai nostri militari impegnati in contesti spesso pericolosi e difficili o in missioni di pace e di prevenzione dei conflitti: un modo per rendere concreto il principio costituzionale del ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.

Permettetemi, in particolare oggi, di manifestare tutto il nostro sostegno alle donne e agli uomini in divisa impegnati nella missione UNIFIL in Libano, ribadendo la condanna più netta delle azioni militari che Israele ha intrapreso contro le sedi della missione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Voglio ricordare che, nel luglio 2016, con la legge n. 145 del Governo allora a guida PD, abbiamo dato una cornice, una legge quadro, alle missioni internazionali: ce n'era bisogno, perché ormai siamo all'estero da tanto tempo, con un numero di missioni che coprono praticamente tutti i continenti. Le donne e gli uomini della Difesa italiana avevano bisogno di un incardinamento delle proprie missioni che li coprisse dal punto di vista giuridico ed economico con procedure chiare e che chiamasse il Parlamento e gli organismi competenti a dare le linee di indirizzo politico. Era necessario un atto che desse una cornice a un pezzo della politica estera italiana, che si fa certo con le iniziative politico-diplomatiche e con la cooperazione allo sviluppo, ma anche con le missioni militari, come elemento che promuove la pace e sostiene azioni di contenimento dei conflitti.

Questa legge aveva bisogno oggettivamente di un tagliando, per capire come intervenire su alcuni aspetti procedurali. Nel confronto che si è sviluppato, alcune nostre proposte sono state accettate e altre no, ma registriamo un punto di avanzamento rispetto a esigenze di semplificazione di alcune procedure e di alcuni passaggi. Eravamo, peraltro, già intervenuti, successivamente alla legge del 2016, nel 2017, per far sì che le delibere, che, da una parte, confermavano e prorogavano missioni già in atto e, dall'altra, ne individuavano di nuove, avessero da subito piena copertura finanziaria, con indicazioni degli oneri, dei dispositivi, dei mezzi e del personale e con tabelle che individuavano il costo di ogni singolo intervento voce per voce.

È oggi, quindi, inevitabile che, all'interno di questo provvedimento, di quello che ho definito “un tagliando” alla legge n. 145 del 2016, ci siano una semplificazione normativa ed anche l'eliminazione di un passaggio che portava a nuovi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per il riparto dei fondi tra le missioni, quando invece c'è già tutto nelle delibere che prorogano o individuano nuove missioni.

Cosa diversa è il controllo che può esercitare il Parlamento in ogni fase per verificare se le risorse siano state spese bene per quanto riguarda l'impegno delle nostre missioni.

C'è un secondo aspetto: una norma che non prendeva atto della situazione sul campo, cioè, la possibilità di avere una relazione in tempi ragionevoli alla base delle decisioni che dovevano prendere e degli atti di indirizzo volti a correggere le finalità operative, politico-diplomatiche e militari delle singole missioni. Si diceva che, per poter prorogare le missioni, dovevamo ricevere una relazione entro il 31 dicembre. C'era, quindi, una sorta di discrasia, perché alcune missioni ancora si stavano svolgendo e non avevano fornito tutti i dati. Per questo, la data del 31 gennaio è più realistica, anche perché - se diciamo la verità - siamo sempre andati ad approvare le missioni intorno a giugno e luglio.

Penso che, da parte di tutti, ci sia la consapevolezza che si debba anticipare e discutere prima, rispetto a questa prassi che ho ricordato, in modo tale da non lasciare i nostri militari in missione senza una copertura dal punto di vista giuridico e amministrativo, ma, soprattutto, politico.

Il 31 gennaio, quindi, ci appare una data congrua: però, proprio per questo, dovrà essere rigidamente rispettata. Voglio essere ancora più chiaro: bene aver individuato una data più realistica; però quella dovrà poi essere davvero la data ultima per l'espressione del Parlamento. Per noi, infatti, è fondamentale rendere pienamente effettivo il ruolo centrale del Parlamento e a questo è stato dedicato l'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto, a prima firma dell'onorevole Graziano, che è stato approvato in Aula con il parere favorevole del Governo e il voto unanime dell'Aula.

Come ho ricordato, sono due le innovazioni principali rispetto alla normativa vigente fino ad oggi. La prima, l'interoperabilità tra le diverse missioni, ci ha trovato subito d'accordo. Abbiamo visto quanto è importante in un momento drammatico della vita del Medio Oriente, quando gli Houthi hanno iniziato a bombardare all'interno del Canale di Suez le imbarcazioni e le navi commerciali. Siamo intervenuti, come sapete, votando in tempi rapidi una nuova missione, l'operazione Aspides; tuttavia, eravamo già in quel teatro strategico con due missioni, due dispositivi nazionali nell'ambito di una cooperazione internazionale e avevamo, altresì, in campo un'altra operazione, di cui abbiamo avuto la guida in alcune fasi: l'operazione europea Eunavfor Atalanta. Ecco, con questa norma garantiamo la possibilità di scambiarsi dispositivi, mezzi navali e aerei militari tra un'operazione e l'altra, rendendo più flessibile la nostra presenza in quell'area strategica, senza cambiare assetti facendoli arrivare da Roma con varie complicazioni, ma potendoli scambiare sullo stesso teatro strategico.

L'altra innovazione è più delicata perché ha bisogno di pesi, contrappesi e anche di controlli adeguati dal punto di vista parlamentare: è quella di un canale preferenziale in caso di emergenza e urgenza e in caso di gravi crisi internazionali. Si prevede in questo caso, come sapete, una procedura specifica per poter deliberare casi di una nuova missione internazionale. Rimaniamo convinti che si potessero specificare meglio quelle “gravi crisi internazionali”, illustrando meglio le motivazioni e legando la decisione a quelle di organizzazioni internazionali; allo stesso tempo, crediamo che si sarebbe potuto inserire un passaggio nel Consiglio supremo di difesa anche per garantire meglio il ruolo del Capo dello Stato, che pure deve essere informato delle missioni che si mettono in campo.

Abbiamo apprezzato l'accoglimento al Senato del nostro emendamento che - come ho ricordato all'inizio dell'intervento - consente al Parlamento, entro 90 giorni, di verificare lo svolgimento di quelle missioni. Nonostante le perplessità e le criticità, che nell'intervento ho messo in evidenza e su cui vogliamo continuare a lavorare anche monitorando il modo in cui queste modifiche dei provvedimenti precedenti avranno concreta attuazione, pensiamo che questo provvedimento e le modifiche che approviamo rappresentino un passo avanti per dare certezza alle nostre Forze armate, agli uomini e alle donne del nostro Esercito impegnati nelle operazioni internazionali di pace. Voglio concludere questo intervento ribadendo il ringraziamento e la vicinanza del Partito Democratico alle donne e agli uomini che svolgono la loro attività in teatri sempre più complessi, rendendo onore al nostro Paese e ai valori della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ci sono i colleghi del MoVimento 5 Stelle… c'è corrente in Aula? Perché vi vedo coprirvi…C'è corrente? Avete freddo? C'è un problema di temperatura? No, perché se ci sono delle maglie sotto, come sapete, ci sono vari precedenti che proibiscono in Aula di esporre magliette. Quindi, se sentite freddo, è un conto; se avete delle magliette, casomai toglietele, altrimenti dovremo sospendere la seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, negli ultimi anni, il clima di pace e di eccezionalità diplomatica dell'Europa e della nostra Nazione ci hanno abituato all'idea che pace e stabilità fossero la norma. La pace è diventata il presupposto, il grande sottinteso della nostra storia e dello sviluppo della nostra politica. Di converso, il parlare dei temi della difesa, della guerra, di tattica e strategia è stato relegato ad anacronismo, a tratti anche fastidioso, bollando il tema come obsoleto. Tutto questo perché forse non è stato capito come la vera sfida non sia arrivare alla pace ma vincere la pace. Arrivare a condizioni di stabilità che permettano di costruire un equilibrio durevole e non precario. Questo è un risultato conseguibile esclusivamente da parte di quelle realtà che hanno compreso la necessità di affrontare con realismo i temi della difesa. Questi ultimi anni abbiamo assistito ad un ritorno della storia, con l'invasione russa dell'Ucraina, i recenti avvenimenti in Medio Oriente, la crisi che si è sviluppata nel Mar Rosso e con la minaccia cinese su Taiwan, solo per citare alcuni eventi. In tutto questo, dobbiamo tenere a mente una delle funzioni essenziali dello Stato: garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Quindi, è di assoluta importanza discutere delle modalità con cui questa funzione è garantita, come in questo caso, con le missioni internazionali.

Ritengo, inoltre, signor Presidente, che le questioni relative agli esteri, alla difesa ed alla sicurezza del nostro Paese e dei cittadini debbano essere il più possibile sottratte ad interpretazioni di tipo fazioso o propagandistico. L'appartenenza dell'Italia ad un sistema internazionale, di matrice occidentale che vede al suo centro la NATO e l'Unione europea è imprescindibile ed è un presupposto per la nostra sicurezza e la nostra stabilità. Chi vuole negare questa realtà, vuole un'Italia debole ed isolata sul quadro internazionale ed incapace di garantire proprio quella sicurezza che uno Stato deve fornire ai propri cittadini. E per questo, mi permetta, signor Presidente, di cogliere questa occasione per ringraziare tutte le donne e gli uomini in divisa delle nostre Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che in questo momento stanno operando in patria ed in tutto il mondo, per garantire la nostra sicurezza: migliaia di italiani che operano con dedizione e sacrificio per la patria, mettendo a repentaglio la propria vita, lontani dalle proprie famiglie e dai loro affetti.

La partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali è autorizzata dal Parlamento nel perimetro tracciato dalla legge n. 145 del 2016, legge quadro in materia, e vale esclusivamente in riferimento alla partecipazione a missioni internazionali pianificate nell'ambito delle organizzazioni internazionali a cui l'Italia partecipa. Il provvedimento in esame ha, quindi, lo scopo di agevolare l'iter di autorizzazione e finanziamento delle missioni internazionali, in modo da rispondere più prontamente alle esigenze ed evoluzioni del quadro politico mondiale, sempre più dinamico e spesso imprevedibile. Il principale elemento di novità è il fatto che nelle deliberazioni effettuate in sede parlamentare il Governo possa individuare dei contingenti ad altissima prontezza operativa, da impiegare all'estero nel caso di crisi o situazioni di emergenza improvvise, al di fuori delle missioni deliberate, dunque, in contesti non prevedibili al momento dell'adozione della delibera. L'approvazione ed avvio dell'operazione Aspides nel mar Rosso ha richiesto tre mesi a fronte di un attacco, quello delle milizie Houthi, che richiedeva tempi di intervento molto più rapidi. L'attuale evolversi dello scenario alla frontiera orientale o mediorientale ha reso chiaro che l'impianto normativo di cui disponiamo, datato 2016, è ormai profondamente inadeguato per l'assetto internazionale odierno.

Un altro importante elemento di novità è l'introduzione della logica di previsione anticipata di possibili interoperabilità tra missioni nella stessa area geografica, garantendo maggiore prontezza e capacità di intervento, soprattutto nelle aree di nostro interesse, come per l'appunto in Medio Oriente. Ciò a cui stiamo assistendo, colleghi, è il presentarsi di scenari fluidi ed instabili e non bisogna fare riferimento esclusivo alle aggressioni in Ucraina, perché in questo mosaico troviamo le crescenti tensioni nell'Indo- Pacifico, l'instabilità nell'area subsahariana ed uno scenario profondamente instabile in Medio Oriente. Come ha giustamente affermato il Ministro Crosetto in occasione del G7 Difesa di Napoli, questi conflitti sono direttamente collegati a noi, con dinamiche profonde e interconnesse.

In questo contesto, riconosciamo una matrice comune, uno scontro tra due visioni del mondo diverse e spesso forse incompatibili. Trovo necessario questo passaggio sul G7 Difesa perché, per la prima volta nella storia della riunione del gruppo dei 7, i temi della difesa e della sicurezza hanno trovato un incontro ministeriale dedicato. Per questo ringraziamo il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, con grande sensibilità, ha individuato nella Presidenza italiana del G7 il vettore giusto per coordinare gli sforzi delle più grandi democrazie del globo, riaffermando la centralità dell'Italia nello scenario diplomatico internazionale, una centralità riaffermata dalla reputazione del nostro personale militare all'estero, soldati che costruiscono la pace con infrastrutture, interventi medici, logistici e che, per questo, meritano da parte nostra la massima responsabilità e realismo, anche nella gestione delle missioni in cui sono impiegati.

Colleghi, oggi non siamo chiamati ad esprimerci su nuovi impegni militari ma a prendere atto che è necessario confrontarsi con uno scenario in continuo e rapido mutamento, che richiede strumenti adeguati ai tempi di risposta necessari. In questo scenario non possiamo farci trovare impreparati ed è pertanto necessario che le nostre missioni siano in grado di affrontare con adeguatezza le evoluzioni che si susseguono incessantemente. Ne è l'esempio la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, con regole d'ingaggio ed impiego sul territorio ormai desuete, figlie di un altro secolo e che non permettono di sostenere gli sforzi per la pace e la stabilità in modo adeguato. Su questo, il Ministro Crosetto è stato chiaro in audizione: occorre intervenire per rivedere le regole di ingaggio e permettere interventi efficaci e sicuri. L'Italia, anche grazie a questo provvedimento, si appresta ad ammodernare la propria capacità di risposta, è lo stesso spirito che auspichiamo di vedere nei consessi internazionali e delle Nazioni Unite.

Mi accingo a concludere, Presidente. L'atlantismo è il pilastro della nostra politica estera, la nostra partecipazione alla NATO è inevitabilmente la base per il mantenimento della nostra pace e della nostra sicurezza, ma questo richiede tempi e capacità di risposta all'altezza e noi non possiamo e non dobbiamo permetterci di tentennare davanti al richiamo della responsabilità. In questo scontro tra visioni del mondo contrapposte, tra una visione democratica ed una visione totalitaria, il nostro posto è con chi crede e sostiene i valori della democrazia, della libertà e della pace, e su questo fronte bisogna che ciascuno faccia la sua parte.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

MONICA CIABURRO (FDI). I nostri soldati sono i migliori del mondo, per professionalità, sensibilità e senso del dovere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono un modello di credibilità e a loro dobbiamo l'ottima reputazione di cui l'Italia gode nel campo della difesa e della diplomazia. L'Italia è loro grata per il servizio svolto nell'interesse della Nazione, e, per continuare a permettere ai nostri militari di portare avanti il loro lavoro, il loro sacrificio, con strumenti adeguati ai tempi che corrono, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2049​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2049​:

S. 1020 - "Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Il 22 ottobre del 2020 il Tribunale costituzionale della Polonia emanò una sentenza che ha reso impossibile in Polonia accedere all'aborto. Sulla carta c'è scritto che, in caso di pericolo per la salute della donna, l'aborto è concesso; in realtà, sappiamo che non è così, perché purtroppo molte donne sono morte in Polonia perché i medici non hanno effettuato un aborto nel momento in cui ce n'era bisogno. Sono più di 20 milioni le donne e le persone che in Europa - in Europa - non hanno accesso a un aborto sicuro, legale, libero.

Allora, oggi noi chiediamo, in quest'Aula, un'informativa del Governo, alla Presidente Meloni, che detiene tra l'altro la presidenza del G7, e lo chiediamo perché i diritti non sono totalmente acquisiti. Infatti, siamo preoccupati non solo per quanto accade in Europa, ma anche per quanto sta accadendo nel nostro Paese, perché tutte le politiche restrittive, tutti gli ostacoli che si incontrano quando si vuole interrompere una gravidanza, di fatto, non tutelano né la salute, né la libertà di scelta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Parliamo di un diritto fondamentale: per questo chiediamo che il Governo venga a riferire per farci sapere in che modo intenda tutelare la salute delle persone con utero e delle donne, in che modo il diritto all'aborto possa essere tutelato in Europa, facendo la nostra parte, e per sostenere quella che è l'iniziativa dei cittadini e delle cittadine europee che chiedono a gran voce che in tutta Europa l'aborto possa essere sicuro, accessibile e legale davvero, non solo su carta. Per questo sosteniamo l'iniziativa “My Voice, My Choice” dei cittadini e delle cittadine europee (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle indossano magliette recanti la scritta: “MY VOICE, MY CHOICE”).

PRESIDENTE. Sapete che questo tipo di esposizione non è consentita. A questo punto, per darvi il tempo di tornare in abiti da Camera dei deputati, sospendiamo la seduta per cinque minuti e ricominciamo alle ore 17,05.

La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 17,05.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento oggetto della richiesta di informativa avanzata prima della sospensione, la deputata Francesca Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). (Indossando sotto la giacca una maglietta recante la scritta: “MY VOICE, MY CHOICE”). Grazie, Presidente. Ci associamo alla richiesta…

PRESIDENTE. No, onorevole Ghirra, allora siamo in abiti da Camera e niente abbiamo fatto. Abbiamo sospeso apposta. Se lei ricomincia così (Commenti)

FRANCESCA GHIRRA (AVS). In che senso? (Commenti)

PRESIDENTE. È un problema di abiti, presidente Braga.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Sono una maglietta e una giacca, non è…

PRESIDENTE. Si chiuda la giacca. Bravissima! Prego.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra per associarmi alla richiesta della collega Sportiello. Richiediamo un'informativa urgente alla Presidente Meloni perché oggi ricorre il secondo anniversario della decisione con cui il tribunale costituzionale della Polonia ha reso impossibile l'accesso all'aborto in tutte le circostanze.

Noi chiediamo alla Presidente Meloni di venire qui in Aula a dirci come intenda garantire l'accesso a un aborto libero e sicuro nel nostro Paese, ma soprattutto cosa intenda fare rispetto alla Commissione europea perché vengano stanziati fondi e portate avanti misure concrete per l'accesso sicuro all'interruzione volontaria di gravidanza. Questo è quello che noi chiediamo e questo è quello che promuove la campagna My Voice, My Choice a cui aderiamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra - Il deputato Grimaldi mostra una maglietta recante la scritta: “MY VOICE MY CHOICE”).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la Presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi vorremmo associarci alla richiesta di informativa che la collega Sportiello ha fatto in quest'Aula e devo dire che mi ha anche emozionato il richiamo che la collega ha fatto a quei giorni in cui in Polonia le donne scendevano in piazza per far valere i propri diritti.

Noi deputate di diversi Paesi europei andammo in Polonia, Presidente, a unire le forze con le donne polacche. Andammo a protestare davanti a quel tribunale costituzionale che aveva deciso di cancellare quel diritto per le donne polacche, anche quando c'era una grave malformazione del feto e, dunque, se c'era da scegliere era la madre che doveva morire rispetto al feto. Una dimensione agghiacciante, direi. Allora, ci sono degli obblighi quando c'è una legge e l'obbligo che riguarda la legge n. 194 del 1978 prevede una relazione davanti al Parlamento. Quando si fa questa relazione? Si dovrebbe fare - uso il condizionale - a febbraio. In quale mese siamo, Presidente? A ottobre, giusto? Qui, non si è visto nessuno, da parte del Governo, venire a riferire sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978. Nove mesi sono trascorsi da febbraio e ancora nessuna relazione. Però, sappiamo che ci sono regioni nel nostro Paese dove l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza è pressoché impossibile, Presidente - non vi si può accedere per l'obiezione di coscienza da parte del personale medico e paramedico -, così come anche l'accesso ai consultori per la RU486.

Allora, lei mi spiega che cosa deve fare una donna italiana per accedere a un suo diritto previsto per legge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Me lo spieghi lei, Presidente, perché io non so più che cosa deve fare una donna; deve iniziare a peregrinare tra consultori e consultori, andare spesso in altre regioni perché dove governa la destra quel diritto viene calpestato. Dalle Marche, la mia regione, bisogna andare in Toscana o in Emilia, perché nelle Marche non si può fare interruzione di gravidanza.

Dunque, è indispensabile che il Governo venga qui, come da impegni di legge, a relazionare e a farci capire come intende rendere fruibile un diritto previsto da una legge dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Bicchielli ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019 (Doc. XXII, n. 31-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 31-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi Calendario).

Ricordo che nella seduta del 23 settembre si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di inchiesta parlamentare e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che, poiché a tale articolo sono riferiti unicamente emendamenti interamente soppressivi, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento - ripeto, il mantenimento - dell'articolo 1.

Preciso sin d'ora che, in caso di reiezione dell'articolo 1, che prevede l'istituzione della Commissione di inchiesta, il provvedimento risulterebbe respinto nel suo complesso. È tutto chiaro?

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli identici emendamenti soppressivi 1.1 Simiani e 1.2 Ilaria Fontana.

MARTINA SEMENZATO , Relatrice. Grazie, Presidente. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Confermando la posizione che il Ministro Musumeci ha già espresso durante la seduta della VIII Commissione del 15 maggio scorso, per la natura del provvedimento in esame, il Governo si rimette all'Aula su tutte le proposte emendative che sono in discussione.

PRESIDENTE. Adesso siamo sull'articolo 1, poi, Sottosegretaria, man mano, daremo i pareri con riferimento agli altri articoli.

Passiamo agli identici emendamenti 1.1 Simiani e 1.2 Ilaria Fontana.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io voglio intervenire sul complesso degli emendamenti e sulla proposta che viene fatta…

PRESIDENTE. No, onorevole Simiani, non è un intervento sul complesso, ma una dichiarazione di voto sul mantenimento dell'articolo 1.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Dell'articolo 1?

PRESIDENTE. Sì, è il primo articolo. Vuole intervenire sul mantenimento dell'articolo 1?

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Sì, ma non sul mantenimento, sul fatto di votare contrario all'articolo 1. Posso intervenire su questo o no?

PRESIDENTE. Certo, lei può interviene sul suo emendamento.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Perché il mio emendamento è soppressivo. La ringrazio, Presidente. Noi abbiamo presentato, con riferimento all'articolo 1 e agli altri articoli, degli emendamenti soppressivi.

Come abbiamo detto anche in Commissione, noi pensiamo che la questione del dissesto idrogeologico nel nostro Paese sia una cosa seria e per questo ha bisogno di avere - anche nell'ambito delle osservazioni, nell'elaborazione e soprattutto nella verifica politica da parte delle varie Commissioni del Parlamento - un atteggiamento serio nell'ambito di questo percorso. Io non dico che la proposta Semenzato non sia seria. Dico, però, che oggi, in questo tempo presente, bisognerebbe occuparsi di altre cose, piuttosto che istituire una Commissione d'inchiesta, perché oggi il Paese ha bisogno di avere una proposta politica nell'ambito del dissesto idrogeologico.

Noi abbiamo detto in tutte le maniere di lavorare su due aspetti: in primo luogo, sui fondi del cambiamento climatico e su tutte le azioni che dobbiamo fare in merito al cambiamento climatico, ma soprattutto sull'utilizzare risorse già dalla prossima legge di bilancio per poter attuare un piano speciale che possa determinare, in questo Paese, un cambio di passo. In questi anni io non ho visto, anche da parte dei passati Governi, sui fondi del PNRR, una grande capacità di vedere nel futuro la possibilità di modificare e dare risposte complete al territorio. Ho visto il contrario. Ho visto il contrario perché, sia nella gestione del PNRR, dove ci sono stati 1.250.000.000 di euro in meno, ma soprattutto nelle leggi di bilancio, c'è stato un atteggiamento assolutamente modificato rispetto a quello del passato, cioè meno risorse, sia per quanto riguarda i fondi del cambiamento climatico, sia per quanto riguarda il dissesto idrogeologico. Ora, da questi banchi il Ministro Pichetto Fratin, il 25 settembre, ha detto chiaramente una cosa: ha chiesto 2,5 miliardi di euro in più, come dotazione da proporre per la prossima legge di bilancio, per il dissesto idrogeologico.

Ora, spero che questa proposta venga assolutamente accolta. Se c'è questa mole importante di risorse in più, dal punto di vista del Governo, sul dissesto idrogeologico, noi saremmo contenti. Io non so se questa sia la posizione del Governo - mi piacerebbe saperlo - anche in questo dibattito.

Infatti, con questa Commissione d'inchiesta, andiamo a discutere del lavoro dei sindaci e, soprattutto, dei governatori che, ogni giorno, si mettono in discussione su un tema così complesso, in cui le risorse sono sempre meno. E se questa legge ha lo scopo politico di dare oggi una risposta contraria o, comunque, di essere utilizzata come una clava contro i sindaci e i governatori, credo che ciò sia sbagliato, perché non è corretto. Andare oggi a indagare su quello che è successo in Emilia-Romagna dal 2019 in poi, a mio avviso, è un fatto molto sbagliato. Oggi le azioni dovrebbero essere altre. In questo momento, l'unico strumento che abbiamo per verificare lo stato dell'arte dei lavori per quanto riguarda il dissesto idrogeologico è il ReNDiS. Lo sapete da quanto non viene aggiornato il ReNDiS? Dal 2021! Doveva essere aggiornato nel 2023 e non è stato fatto!

Credo che oggi ci sia l'obiettivo di guardare ai problemi del Paese e di stabilire quali siano le priorità. E la priorità non è quella di istituire un'ulteriore Commissione d'inchiesta. Occorre guardare esattamente alle priorità, cercando di ragionare con i governatori e di stabilire quali risorse mettere all'interno della prossima legge di bilancio in merito al dissesto idrogeologico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io vorrei fare una dichiarazione di stupore, più che una dichiarazione di voto, nel senso che la vita ci riserva sempre cose straordinariamente appassionanti. Io sto qui da parecchio tempo e credo che sia la prima volta che mi capita che il Governo si rimetta all'Aula su un intero provvedimento, un provvedimento fatto di 5 articoli. Io capisco che ci si possa rimettere all'Aula sui compiti della Commissione, posso capire che si decida di rimettersi all'Aula sulla composizione della Commissione, posso capire che ci si rimetta all'Aula sui poteri e i limiti della Commissione, posso capire tutto, ma se il Governo, che presumo abbia una maggioranza, si rimette all'Aula sull'istituzione di una Commissione, a che punto siamo arrivati? Significa che al Governo, che ci sia o no la Commissione, non gliene frega assolutamente nulla. Questo deduco, se si rimette all'Aula. Qualcuno ci spieghi a chi - oltre al solerte deputato che l'ha presentata - frega qualcosa di questa proposta di legge, se il Governo si rimette all'Aula! Almeno sull'articolo 1 dica “sì, la voglio” oppure “non la voglio”! Ma che senso ha una cosa del genere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Tramite lei, mi verrebbe da aggiungere a quanto dice il collega Giachetti che non solo il Governo si rimette all'Aula, ma non è neanche presente davanti a questa Commissione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi abbiamo un Ministro Musumeci che è stato totalmente assente su questi temi.

Detto ciò, siamo contrari proprio allo strumento, lo abbiamo detto in Commissione e lo ribadiamo adesso in Aula, perché per noi, quello della Commissione d'inchiesta, è uno strumento totalmente errato. Tra l'altro, non è idoneo, anche perché - ci viene da pensare - qual è la priorità di questo Governo e di questa maggioranza? La prevenzione? Io non penso sia la prevenzione, visto che sempre il Ministro Musumeci - che, adesso, purtroppo, non vediamo in Aula -, all'inizio di settembre, ha ribadito che, per la prevenzione, voleva tassare le cittadine e i cittadini italiani con una nuova tassa: l'assicurazione sulla casa per danni da eventi calamitosi. Ha messo talmente tanto in imbarazzo la maggioranza che di questa proposta non si è più visto il seguito. Ma poi, soprattutto, ha creato dissapori, perché, purtroppo, il Ministro Musumeci ci ha abituato a uscite infelici e totalmente fuori luogo in tante occasioni e, anche oggi, l'assenza è una risposta; quindi diciamo che, purtroppo, non potevamo aspettarci altro.

Quando poi pensiamo alle priorità di questa maggioranza, ok non è la prevenzione. Sono le risorse che vogliono mettere sulla prevenzione? Ma neanche quelle, probabilmente. Perché qual è l'obiettivo, poi, di questa Commissione d'inchiesta? È una totale caccia alle streghe - questo è -, che si chiamano sindaci, si chiameranno tecnici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) … si chiamerà anche, che ne so, il generale Figliuolo? Oppure vogliamo dare la colpa alle nutrie, non lo so? Al clima? Alla pioggia che cade? Perché poi di questo si parla, obiettivamente.

Quando si parla delle finalità, dobbiamo anche dire, per fare ordine, che di questo testo non è arrivata solo una prima stesura, ma ne sono arrivate tre e, ogni volta, si ricominciava da capo: all'inizio erano eventi dal 2009 in poi; poi il testo della Commissione dal 2019, ma con tante altre sostituzioni e tanti altri accorgimenti, sicuramente di dinamiche di maggioranza.

Ecco, appare evidente, quindi, che la finalità principale, che si vorrebbe attribuire a questa Commissione e che dovrebbe, tra l'altro, indirizzarne l'operato, è proprio quella di trovare alcune responsabilità. Quando però si parla di responsabilità, non è chiaro neanche in che termini si intenda circostanziare il concetto di responsabilità, che è proprio previsto, tra l'altro, dalla disposizione, appunto, a carico dei tecnici e degli amministratori; soprattutto, poi, con quali conseguenze si hanno queste responsabilità rispetto al complessivo giudizio di responsabilità previsto - e noi lo sappiamo bene -, tra l'altro, da un soggetto che si chiama Corte dei conti.

Quindi, questa Commissione d'inchiesta creerà anche dei problemi e delle criticità, perché poi un altro problema che si è posto, ma fino a un certo punto, riguarda il fatto che, in qualche modo, l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta ha l'intento di coprire la mancanza - è ovvio - di strategia e di visione che hanno questo Governo e questa maggioranza, perché non sanno dove mettere le mani. Quindi, cosa fare? Diamo la colpa ai tecnici, ai sindaci, agli amministratori e a … non lo so se al generale Figliuolo, che, poi, alla fine, è stato nominato da voi.

Un tema - e concludo, Presidente, per adesso, su questo - è anche che si parla di cambiamento climatico, si parla di clima. Ecco, la Commissione d'inchiesta non fa alcun cenno - se non minimo, ma veramente superficiale - proprio sul clima. Quindi, non si vogliono tappare gli occhi per quanto riguarda il cambiamento climatico, però poi si vuole dare uno strumento per dare la colpa a quei tecnici e a quegli amministratori che, quando sono in prima linea, il Ministro Musumeci si permette di dire: lo Stato non è un bancomat.

Questo è. Quindi è per questo che è uno strumento totalmente non idoneo ed errato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto intervenire la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Sì, grazie Presidente. Su questo provvedimento è chiaro che il parere sull'articolo 1 è conforme alla relatrice, ma (Commenti del deputato Giachetti)

PRESIDENTE. No, no, no, no. Onorevole Giachetti…

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. …L'onorevole Giachetti dovrebbe sapere…

PRESIDENTE. Scusi, Sottosegretaria. Siccome in sede di dichiarazione lei ha dichiarato che si rimetteva all'Aula, cambia il parere, non si rimette all'Aula ed esprime parere conforme al relatore?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Il parere è conforme al relatore.

PRESIDENTE. Perfetto.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Però vorrei anche chiarire come è prassi consolidata che, quando ci sono le istituzioni delle Commissioni d'inchiesta, il Governo si rimetta all'Aula per valorizzare e garantire le prerogative del Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Va bene colleghi, intanto prendiamo atto che il parere è cambiato. Quindi, non è più rimesso all'Aula, ma è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Non ho capito se sia conforme o si rimetta all'Aula.

PRESIDENTE. No, no, è conforme, è conforme, onorevole.

ANGELO BONELLI (AVS). Sì, ma dopo tre secondi ha detto esattamente il contrario di quello che aveva detto precedentemente. Però, al di là di questo, signor Presidente, con tutta la franchezza che è dovuta su un tema che è estremamente rilevante, anche perché mentre stiamo parlando di cittadini che lottano nel fango, non solo in Emilia Romagna, ma anche in Calabria e in Sicilia; ci sono case che sono state portate via dalle frane.

Il tema è estremamente rilevante da questo punto di vista, però noi stiamo assistendo a una proliferazione di Commissioni d'inchiesta in questo Parlamento, e non vorrei fare un po' il populista perché è un vestito che non mi piace avere, ma il rischio è che avremo più Commissioni d'inchiesta che parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), abbiate pazienza, perché questa non è una modalità. E lo dice una persona che ha molto a cuore il tema del dissesto idrogeologico nel nostro Paese, ma poi, se le Commissioni d'inchiesta devono essere istituite, ad esempio, per farne un uso strumentale dal punto di vista politico - noi facciamo politica, quindi la parola “politica” non mi disdegna assolutamente -, come si sta facendo, ad esempio, con la Commissione COVID-19, dove la scienza è stata messa da parte per far fare una sfilata a coloro i quali, invece, parlano di tutt'altro che della scienza, guardate che questo è un punto delicato che solleva l'attenzione del Parlamento intero.

Noi oggi non possiamo pensare di mettere da parte il ruolo della scienza in questo Paese, e questo vale anche per il dissesto idrogeologico. E vengo a un punto che è passato inosservato, ma che intendo porre con forza, e che attiene anche al ruolo del sistema radiotelevisivo pubblico in questo Paese, perché ieri un comizio a Rai News 24, da parte del Ministro Musumeci, ha portato a dire quanto segue (faccio la sintesi, ma il video è disponibile per chiunque lo voglia vedere): la responsabilità dell'alluvione è dovuta a chi, invece di tutelare gli argini, tutela gli insetti; a chi, invece di potenziare gli argini, tutela i nidi degli uccelli; a chi pensa, invece, che c'è un ambientalismo integralista.

E pensi un po', signor Presidente, che tra gli ambientalisti integralisti citati dal Ministro Musumeci c'è l'ISPRA (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che è un organismo scientifico che dipende dal Ministero dell'Ambiente. Ritengo che questo sia un atteggiamento inaccettabile, tra l'altro da parte di un Ministro che non è un marziano sceso sulla terra, è colui che ha amministrato la regione Sicilia, che ha un problema serio di dissesto idrogeologico, che ha un problema serio di abusivismo edilizio e che ha avuto un problema serio nella gestione dei fondi comunitari legati proprio alle questioni ambientali.

Vi prego, vi prego veramente, abbiamo di fronte una situazione che è drammatica dal punto di vista dell'andamento della crisi climatica nel nostro Paese. Pensando di derubricare questa questione in una vulgata, sempre di grande rispetto, di chi si incontra in mezzo alla strada e si trasforma in un allenatore di quello o di quell'altro, noi stiamo portando questo Paese a non affrontare con serietà i problemi e la sfida che abbiamo di fronte a noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Noi non lo accettiamo, non siamo contrari al fatto che si parli di dissesto idrogeologico, ma siamo contrari a questo uso strumentale per dare, magari, la presidenza di Commissione a qualcuno, invece di occuparci, con maggiore nettezza e risolutezza, dei problemi che attengono il futuro del nostro Paese, e non in una maniera così superficiale, propagandistica e francamente - me lo lasci dire, signor Presidente - da veri e propri ignoranti, perché, quando si parla in questa maniera, vuol dire che non si conoscono i veri problemi che attengono alla questione della crisi climatica legata alla cementificazione del territorio e al dissesto idrogeologico del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà per un minuto.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Sì, grazie Presidente, a titolo molto personale. Come lei sa bene, l'articolo 82 della Costituzione regola la costituzione delle Commissioni parlamentari d'inchiesta e aggiunge “con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria”. La tradizione, in questo Parlamento, è di essere molto attenti ed equilibrati, nelle passate legislature se ne sono fatte ben poche. In particolare, la Commissione che ha avuto più forza e anche più logica è quella sull'antimafia. Nelle ultime legislature c'è stata una visione molto diversa, in particolare degenerata in questa legislatura.

Devo ricordare che nella passata legislatura furono costituite poche Commissioni d'inchiesta, 4 alla Camera e 3 al Senato, e mi capitò di far parte di una di queste, sul sistema bancario e finanziario, dopo avere votato contro la sua istituzione, perché bastava un'indagine conoscitiva, non c'era bisogno di fare una Commissione d'inchiesta con dei poteri speciali. Aggiungo che sul dissesto idrogeologico basterebbe che la Commissione ambiente dia vita ad un'indagine conoscitiva ad hoc. Non c'è bisogno di avere i poteri della magistratura, che senso ha?

Allora, poiché mi è già capitato in questa legislatura di dire che non lo avrei votato, anticipo questo giudizio e dico che in questa legislatura, a marzo dello scorso anno, i colleghi avevano già presentato richieste di 64 Commissioni d'inchiesta, che penso siano molte più di 100 e comunque non ne sono state costituite più di qualche decina. È una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non emerge un Parlamento che ha un'attenzione molto forte sul lavoro della programmazione del Paese, sulle cose che devono essere discusse. No.

Cosa c'è? Spero che non sia legato al fatto che c'è da collocare qualche collega. Ma vergogniamoci di questo, altro che storie. Dopo avere ridotto il numero dei parlamentari, avere ridotto le giornate di presenza, avere ridotto la dimensione dell'impegno complessivo, bisogna aumentare le Commissioni di inchiesta. Bene, buon lavoro, colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Comprendo e comprendiamo lo sbigottimento dell'Aula in questo momento davvero particolare. C'è da dire che anche durante i lavori in Commissione è stato difficile, per le minoranze, trovare una linea univoca da parte delle componenti di maggioranza. Quindi, vediamo un film già andato in onda.

Prevale fortemente una mancanza di regia da parte del Governo sulla prevenzione e penso anche che si mortifichino in qualche modo, con questa Commissione d'inchiesta che fatica a nascere, tutte quelle famiglie che in questi giorni e nei giorni passati hanno vissuto momenti di grande difficoltà.

Che cosa dobbiamo andare a cercare? Dobbiamo andare a cercare un Governo che non crede nella prevenzione e quindi spende molto di più per gli interventi di risistemazione? Dobbiamo andare a cercare le colpe dei sindaci, che spesso lavorano a mani nude nel fango per intervenire sui loro territori?

Questa Commissione d'inchiesta non ha senso in nessun modo e per nessun motivo, e tutto il tempo che è stato perso nel lavorare sulla Commissione d'inchiesta doveva essere utilizzato per cercare di capire, almeno a livello di Governo, se si pensa che ci sia un cambiamento climatico, e su questo si debba agire, o se il Governo ancora rimane profondamente convinto che questo cambiamento non c'è, e quindi continuerà a non investire e gli italiani continueranno ad annaspare e ad avere il terrore di piogge e di ogni altro evento climatico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Colleghi, in base all'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo 1.

Avverto che chi intende sopprimere l'articolo 1 deve votare contro il mantenimento, chi invece intende mantenerlo deve votare a favore. Vi ricordo che i pareri della Commissione e del Governo sono contrari.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 2 - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARTINA SEMENZATO , Relatrice. Grazie, Presidente. Per tutti gli emendamenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Sentito il Ministro Musumeci, il parere è conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Mi scusi perché non ho sentito. Com'è il parere?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Conforme.

PRESIDENTE. Conforme.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, ma non aveva detto che si rimetteva su tutti?

PRESIDENTE. È cambiato, onorevole Giachetti. Allora, passiamo agli emendamenti identici 2.1 Simiani e 2.5 L'Abbate. Onorevole Braga, onorevole Fornaro, chi interviene? Onorevole Fornaro, prego. Si cambia: onorevole Braga, prego.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non avevo avvisato il delegato d'Aula. C'è stato questo piccolo incidente.

PRESIDENTE. Capita nelle migliori famiglie, anche di politica. Prego.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Guardi Presidente, questo emendamento soppressivo dei contenuti dell'articolo 2, cioè l'articolo che individua le funzioni e i compiti della Commissione, se solo i colleghi, anche della maggioranza, avessero la bontà e il desiderio di leggerlo, si renderebbero conto che le considerazioni che hanno fatto prima di me i colleghi che sono intervenuti sull'articolo 1 trovano sostanza e conferma anche nel merito di questa Commissione.

Questa Commissione ha un elenco abbastanza lungo e articolato di compiti, tutti i quali iniziano con le parole “valutare”, “verificare”, “individuare”. Lei mi dirà: è una Commissione d'inchiesta e questo fa una Commissione d'inchiesta. Ma basta andare avanti di qualche parola per rendersi conto che quello che si chiede di fare a questa Commissione è di ricostruire un quadro di conoscenza sul tema del dissesto idrogeologico, che - mi viene da dire - è l'unica cosa di cui questo Paese non ha bisogno, perché noi abbiamo studi, indagini, rapporti di organismi scientifici che ogni anno, puntualmente e ciclicamente, ci ricordano come questo sia un Paese esposto al rischio idrogeologico, segnato da una dinamica del consumo di suolo che aggrava la fragilità del territorio. Quindi, abbiamo un panorama di elementi di conoscenza che non ha bisogno certamente di una Commissione d'inchiesta e, dal mio punto di vista, forte anche del fatto che di questi temi mi occupo in questo Parlamento da anni, tutto ha bisogno fuorché di un di più di approfondimento e di conoscenza.

Mi viene da dire che il caso ci fa discutere dell'istituzione di questa Commissione d'inchiesta mentre mezzo Paese, se non di più, è alle prese con gli effetti della crisi climatica, del dissesto idrogeologico e dello stravolgimento della vita nelle città e nei territori, per una condizione strutturale del nostro Paese. In questo momento, soprattutto, lo spettacolo - lasciatemi dire - che sta dando il Parlamento è uno spettacolo mortificante. Ma davvero la risposta che il Parlamento sa dare a questo tema è quella di istituirsi una propria Commissione d'inchiesta, che serve solo a piazzare la presidenza di qualche piccolo partito di maggioranza, che magari è un po' a credito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Ma davvero, in queste ore, mentre abbiamo le persone che sono sott'acqua, che hanno le case danneggiate, le imprese che non possono lavorare, i sindaci e le persone che lavorano nel sistema dei soccorsi della Protezione civile, noi approviamo una legge che costituisce una Commissione d'inchiesta? Ma un limite, anche di decenza, rispetto a quello che facciamo e al momento in cui lo facciamo avrebbe previsto che oggi qui non ci fosse la Sottosegretaria - che ovviamente rispetto e ringrazio per la sua presenza - ma ci fosse il Ministro Musumeci, che ha questa responsabilità e che dovrebbe venire a dirci come vogliono affrontarlo il problema del dissesto idrogeologico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi abbiamo assistito, da un lato, alla strumentalizzazione e allo sciacallaggio politico, anche in queste ore, dall'altro, alle promesse che non si traducono in niente da parte del Governo.

Il Ministro Musumeci è venuto a dire che avrebbe fatto un Piano straordinario per il dissesto idrogeologico. Dov'è? È venuto qui a dire che la colpa era del Ministero dell'Ambiente. Anzi, no, l'ha detto in conferenza stampa, mentre in Emilia-Romagna ancora spalavano il fango, qualche settimana fa. Il problema era che il Piano era fermo nei cassetti del Ministero dell'Ambiente e il Ministero dell'Ambiente ha detto che quella non è una cosa che si può considerare un Piano.

Mentre c'è il Paese in questa condizione, vogliamo fermarci un attimo ed evitare di dare questa pessima impressione alle persone che sono in difficoltà? Vogliamo davvero approvare una Commissione d'inchiesta che non servirà a niente se non a dare un posticino a qualcuno e magari una clava in mano a qualcun altro, che pensa di usarla per qualche ragione elettorale, di consenso oppure di rivalsa sui propri avversari politici sul territorio?

Mi appello anche alla maggioranza, alle forze che hanno avanzato questo provvedimento: evitiamo di scrivere questa pagina davvero disdicevole - mai come in questo momento - e proviamo a dare un segnale di responsabilità di quello che è il nostro compito nei confronti del Governo, a cui non diciamo “non preoccupatevi, facciamo una Commissione d'inchiesta”, ma chiediamo di fare quello che dovrebbero fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.1 Simiani e 2.5 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 2.6 Morfino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Colleghi, ritorno sulle questioni di metodo sollevate - e non è la prima volta, bisogna dargliene atto - dal collega Tabacci, e, se mi è consentito, vorrei fare un minimo di excursus storico sulle Commissioni d'inchiesta, che è vero che sono previste dalla Costituzione, ma proprio per questo andrebbero trattate con una delicatezza maggiore, proprio per comprendere il significato e il perché questo strumento è stato inserito in Costituzione.

Nella I legislatura vennero approvate ed operarono due Commissioni d'inchiesta: sulla disoccupazione e sulla miseria in Italia. Ancora oggi, chi si occupa di miseria in Italia lavora sul testo della relazione finale di quella Commissione. Nella II legislatura si ebbe una sola Commissione d'inchiesta bicamerale sulle condizioni dei lavoratori in Italia; nella III legislatura quella sul fenomeno della mafia, sulla cosiddetta “anonima banchieri”, sulla costruzione dell'aeroporto di Fiumicino e una monocamerale sui limiti posti alla concorrenza in campo economico e potrei andare avanti. Da alcune legislature c'è in atto un'ipertrofia, che credo svilisca il Parlamento e lo strumento della Commissione d'inchiesta. È stato già detto poc'anzi dalla nostra capogruppo nel merito di questa Commissione, ma, più in generale, abbiamo una proliferazione di Commissioni d'inchiesta: il numero di proposte ormai si classifica a decine. Io invito la maggioranza, invito tutti i colleghi, in particolare chi ha maggiori responsabilità, e mi permetto di segnalare questo, per il suo tramite, al Presidente della Camera: occorre fermarsi, occorre fermarsi per la dignità di questa istituzione, prima ancora per la dignità di uno strumento previsto dalla Costituzione. Questa è la questione che noi poniamo e non la poniamo - ripeto - da oggi. È veramente inaccettabile quello che sta capitando, è umiliante e credo che, da questo punto di vista, non si possa non essere d'accordo.

Credo che, se potessimo tutti noi interloquire e votare - come si sarebbe detto una volta - secondo coscienza, questa Commissione non sarebbe approvata; viene approvata perché ci sono logiche di maggioranza che vanno rispettate - per l'amor di Dio, questo può anche starci - ma poi sotto sotto c'è - e vorrei chiudere su questo - un'idea distorta della Commissione d'inchiesta - che noi abbiamo già denunciato in occasione della Commissione COVID - che in qualche modo aleggia anche in questo testo, ossia l'idea che qui l'obiettivo non sia provare a ragionare insieme come prevenire il dissesto, come riuscire a trovare strumenti che risolvano una questione centrale, ma sia, alla fine, quello di utilizzare queste Commissioni come armi di propaganda in occasione di elezioni regionali o nazionali, stravolgendo completamente l'idea stessa, la natura stessa delle Commissioni d'inchiesta come sono state pensate all'epoca dai nostri costituenti.

Davvero, l'invito è a fermarsi, a fermarsi a riflettere, perché su questa strada noi avremo una continua rincorsa alle Commissioni di inchiesta, snaturando completamente il nostro lavoro. Ciò, all'esterno, appare, ovviamente, come un tentativo di eludere quello che è il nostro lavoro.

Guardate che - e chiudo - se rileggiamo bene l'articolo 2, con le materie, i compiti e le funzioni, ritroveremo una sovrapposizione su molti punti, in molti punti, con l'attività ordinaria della Commissione ambiente; ma allora che bisogno c'è di costituire una Commissione d'inchiesta? Ci sono altri strumenti, ci sono le Commissioni di indagine per esempio, che possono essere attivate. Hanno un difetto, però, signor Presidente: non producono emolumenti e indennità per i presidenti e tutto quello che ci sta attorno, anche in termini di spesa.

Io credo che, da questo punto di vista e davvero mi rivolgo per il suo tramite al Presidente della Camera, occorra mettere un deciso stop (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. L'istituzione della Commissione d'inchiesta sul dissesto idrogeologico non è altro che l'intenzione di questo Governo di nascondere la mancanza di strategia, una mancanza di visione sulle emergenze, questo è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ieri, il Ministro Musumeci ha detto che serve una legge per limitare il consumo di suolo, bene, buongiorno Ministro, siamo contenti che si sia svegliato, siamo contenti dovunque lei sia e non in quest'Aula, peccato però che lei è in ritardo ed è in ritardo di parecchio su questa affermazione, perché, Presidente, è da due anni che noi diciamo che il contrasto al dissesto idrogeologico deve essere messo in cima all'agenda di questo Governo e sono già due manovre che questo Governo taglia i fondi per questi interventi.

In Sicilia, ad esempio, siamo passati in sole 24 ore dall'emergenza siccità all'emergenza maltempo e alluvioni e mi chiedo se il Ministro si sia accorto di questo cambio di emergenza. Come dicevo prima, sabato scorso, la Sicilia ha affrontato una dura prova. Le forti piogge hanno provocato allagamenti, esondazioni e grandi difficoltà per molti cittadini siciliani. Le città di Licata, Catania, Enna e Siracusa sono state tra le aree più colpite e i danni continuano ad aumentare anche oggi e noi, invece, dobbiamo assistere ancora al teatrino che è andato in scena la scorsa settimana alla Camera, tra il Ministro Musumeci e il presidente della regione Schifani, l'ennesimo triste capitolo della nostra politica nazionale e anche regionale, in questo caso. Vorrei ricordare al Ministro Musumeci, invece di impegnarsi in sterili diatribe, in sterili botte e risposte e rimpalli di responsabilità, che i cittadini siciliani passano dall'affrontare una crisi idrica senza precedenti ad una crisi maltempo e il territorio è duramente provato. Quindi, ci si impegnasse di più a lavorare da questo punto di vista.

Invece oggi, qui, di che cosa si parla? Di fare una Commissione d'inchiesta sul dissesto idrogeologico. Noi oggi ci chiediamo il perché; forse, per scaricare le vostre responsabilità sugli amministratori locali che devono affrontare queste emergenze, perché non me lo spiego diversamente. Allora direi al caro Ministro Musumeci, invece di fare dichiarazioni fuori tempo, di mettersi a lavorare subito, perché occorrono fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei intervenire sottolineando, più che il merito, il metodo e soprattutto il mostro organizzativo che stiamo creando all'interno del Parlamento. Mi sembra sentimento diffuso che ci sia stata una lamentela, fin dall'inizio, sia dai membri della maggioranza sia da quelli della minoranza, sul fatto che, ad esempio, noi, pur avendo avuto una riduzione notevole di parlamentari rispetto alla legislatura precedente, abbiamo mantenuto lo stesso numero di Commissioni e questo crea un problema nell'organizzazione dei lavori. Però, a questo noi abbiamo sommato una ipertrofia di Commissioni speciali, tra l'altro, creando una situazione anomala: se veramente tutte le Commissioni speciali che stiamo mettendo in campo dovessero lavorare in modo spedito e costante sarebbe impossibile farlo.

A questo devo aggiungere che ho la sensazione, molto forte, che si stiano creando altre due situazioni e la prima è che è un metodo antiscientifico, per cui la Commissione sembra che debba superare la scienza per confutare notizie scientifiche di ogni tipo, il che, dal mio punto di vista, crea un precedente molto pericoloso: la scienza, la tecnica, l'università hanno detto qualcosa e noi non lo condividiamo? Creiamo una Commissione ad hoc per confutare quello che dice la scienza. Io questo lo trovo particolarmente pericoloso, mi riferisco ad esempio ad alcuni aspetti della Commissione sul COVID.

Io ero consigliere regionale e durante l'emergenza COVID facevo parte della commissione Sanità. È evidente che ci possono essere stati degli errori e delle situazioni, ma chiunque abbia letto un libro sulla storia delle pandemie all'interno dell'umanità sa benissimo che, in un momento di emergenza, ovviamente, ci possono essere varie situazioni che, purtroppo, spettano al Parlamento, al Governo e ai governi del territorio. Mi riferisco, ad esempio, al fatto che si porta avanti una battaglia costante e continua di fronte a persone che hanno titoli di studio e che hanno passato la vita a studiare. Certo, ci sono sempre le mele marce, persone che possono scegliere di vendersi, ma il dato di fatto è che la scienza e l'università dovrebbero essere dei punti forti e dei nostri fari nell'azione politica, anche perché non si può immaginare che non esistano più figure terze e che noi dobbiamo piegare la scienza al volere politico. Questo sta facendo il Ministro Musumeci, cioè lui vuole piegare la scienza, addirittura l'ISPRA, alle sue visioni che sono, sostanzialmente, dalle cose che abbiamo visto sulla Rai e che ha segnalato il collega Bonelli, delle posizioni antiscientifiche, anzi anche peggio, oserei dire ascientifiche.

Lui addirittura pensa che - non i cambiamenti climatici, non quello che ha fatto molto spesso l'uomo, che ha battuto e devastato l'ambiente - la colpa principale di tutto quello che è successo è che ci sono stati e ci sono degli ambientalisti che - mi ricordo ancora, lo disse all'inizio della legislatura - hanno difeso la nutria e, quindi, loro sono i veri colpevoli: se noi stiamo vivendo questa fase è perché ci sono questi personaggi che sono dei pazzi, mentre, invece, tutto filerebbe bene se facessimo un bel ponte sullo Stretto, una bella cementificazione selvaggia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), anzi nuove industrie che emettano CO2, in modo tale da permettere ancora di più la devastazione e, poiché la scienza non asseconda i voleri del Ministro, costruiamo una Commissione.

Ecco, io vi dico che ritengo - lo feci, all'epoca, in consiglio regionale e lo dico oggi in Parlamento - che il modello antiscientifico di piegare la scienza ai propri voleri politici e la bulimia o l'ipertrofia di costruire Commissioni su Commissioni, che poi non produrranno granché, sono un errore e sono un precedente sbagliato, non solo dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista metodologico, perché noi 400 parlamentari siamo e se continuiamo a realizzare Commissioni, che poi alla fine non produrranno granché o nelle quali non riusciremo neanche a riunirci, non serviremo come dobbiamo il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io volevo dare il mio contributo rispetto a questa discussione. Confesso, colleghi d'opposizione, che sono un po' sorpreso dalle vostre argomentazioni e, principalmente, da questa critica di mancanza di serietà: io penso che una Commissione d'inchiesta, all'interno della quale ci sono autorevoli colleghi parlamentari, sia seria per definizione.

Però, io mi domando e vi domando: ma voi pensate davvero che ci sia piena conoscenza del rischio idrogeologico in tutti i nostri territori? Ma voi davvero pensate che tutte le norme che attualmente ci sono, siano davvero messe in campo? Non vi ricordate che noi abbiamo corso dietro agli eventi, come quando è crollato quell'asilo e poi, dopo, abbiamo chiesto una ricognizione sui territori per vedere se gli asili erano a norma o avevano la verifica semestrale, annuale o biennale, come avviene oggi?

Io credo che una Commissione d'inchiesta, che faccia la ricognizione su temi come questi e ovviamente la faccia in maniera seria, sia qualcosa che serve alla nostra Nazione. E aggiungo, Presidente, che altrimenti non si spiegherebbe, all'indomani dei disastri - anche e soprattutto dei disastri a seguito di eventi sismici - l'apertura di fascicoli. Noi abbiamo le procure piene di fascicoli a carico di amministratori e di tecnici, perché quando avviene un sisma, lo stesso non colpisce mai allo stesso modo: ci sarà un motivo perché se arriva su un comune e su un dato territorio fa decine e decine di morti, mentre su un altro non lo fa. Ma non sarà che lì dove ci sono i morti non si è ricostruito bene e non si sono applicate quelle norme in maniera corretta, mentre invece lì dove c'è stata devastazione ma non c'è stato un morto, sì?

Faccio un esempio: il terremoto di Norcia, di magnitudo 6.5, il più grande terremoto dell'ultimo secolo, 30 volte la potenza del terremoto di Amatrice, non ha fatto un morto, non ha fatto un ferito, perché evidentemente le ricostruzioni che erano state messe in campo nei decenni precedenti erano state fatte in regola e a norma, probabilmente altrove no. Quindi, voglio dire che non credo che stiamo parlando di un argomento poco serio. Io penso che parliamo di un argomento molto serio, al quale certamente va accompagnato tutto quello che serve nell'ordinario, non è che questo cancella l'altro.

Penso anche che, pur non essendo onnipotenti, noi non ci dobbiamo precludere la nostra attività: noi possiamo fare una ricognizione sui territori, possiamo fare una ricognizione sull'attuazione di queste norme e, contemporaneamente, facciamo e dobbiamo pensare a tutto quello che avviene, oggi come oggi, sui territori che sono colpiti dalle devastazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato l'intervento del collega Trancassini e, avendolo ascoltato, ho una conferma sulla non congruità della decisione che vogliamo qui assumere. Infatti, se il problema è avere una conoscenza adeguata e approfondita dei problemi che attengono all'assetto idrogeologico del Paese, le ragioni per cui si producono certi eventi, questo - come è già stato detto - si realizza attraverso una Commissione d'indagine e non di inchiesta; una Commissione d'indagine che può benissimo svolgere la Commissione ambiente. La nostra capogruppo, l'onorevole Braga, ha ricordato tutte le prerogative di questa Commissione e queste consentono alla Commissione ambiente, da domani mattina, di attivare una Commissione d'indagine per affrontare i problemi che qui sono detti. Però, poi, l'onorevole Trancassini, dopo aver detto che servirebbe a questo, ci ha spiegato che, invece, questa Commissione d'indagine dovrebbe andare a indagare sulle questioni su cui stanno indagando delle procure della Repubblica. Allora, io dico che il Parlamento (Commenti del deputato Trancassini)… Questo hai detto, come no? C'è un verbale…

PRESIDENTE. Onorevole Fassino, concluda…

PIERO FASSINO (PD-IDP). …e tu hai detto: ci sono le procure piene di fascicoli, vogliamo andare a vedere perché e come? Questo hai detto e, quindi, io sto riferendo questo.

Dopodiché, il compito del Parlamento non è quello di fare indagini giudiziarie. Il compito del Parlamento non è quello di trasformarsi in un tribunale. Noi non abbiamo né gli strumenti né le competenze per condurre delle indagini di carattere giudiziario da cui debbano derivare delle responsabilità civili o penali di singoli, questa è una materia che attiene ai tribunali e al sistema giudiziario del nostro Paese. A noi attiene fare delle valutazioni di ordine politico e di merito su fenomeni e problemi che interessano la vita del Paese. E, se vogliamo approfondire le questioni relative all'assetto idrogeologico, ripeto, con una Commissione di indagine della Commissione ambiente, questa finalità può essere assolta benissimo e in tempi anche tempestivi, con una Commissione di inchiesta no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, molto velocemente. Il 1° ottobre del 2009, a Giampilieri, 37 persone morirono a causa di una terribile alluvione legata anche al dissesto idrogeologico.

Onorevole Semenzato, lei ha presentato una proposta di inchiesta parlamentare che prevedeva un'inchiesta che partiva dal 2009; la Commissione, invece, l'ha corretta introducendo l'anno 2019. Qui è tutto l'elemento della vostra strumentalità politica: voi intendete fare un'operazione politica sulla questione del dissesto idrogeologico. Questo per me si chiama sciacallaggio ed è inaccettabile che si possa fare una cosa di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se vogliamo analizzare la questione del dissesto idrogeologico, va analizzata nella sua complessità, ma, francamente, io la inviterei, onorevole Semenzato, conosco la sua onestà intellettuale…

PRESIDENTE. No, non indichi…

ANGELO BONELLI (AVS). …a ritirare questa proposta di inchiesta parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Non indichi.

ANGELO BONELLI (AVS). Chiedo scusa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. I colleghi della maggioranza dicono che è necessaria una Commissione di inchiesta perché si verificano disastri: a volte si verificano in un posto piuttosto che in un altro e, quindi, bisogna indagare. Ammesso che sia necessario indagare, vorrei dire che, innanzitutto, abbiamo le Commissioni ordinarie. Infatti, alla fine, con questo proliferare di Commissioni di inchiesta, le Commissioni ordinarie che devono fare? Possono fare indagini conoscitive su quello che vogliono.

Una seconda cosa, cari colleghi della maggioranza. Se voi avete questi dubbi, servono gli strumenti del Governo per verificare perché le case crollano in alcune zone piuttosto che in altre, perché le cose che si dovevano fare non si sono fatte. Chi più del Governo? Chi più del Ministro può essere in grado di capire cosa è necessario fare e perché non si è fatto? La verità è che le Commissioni di inchiesta servono a creare qualche piccola soddisfazione per qualche vostro collega e, contemporaneamente, a fare un ragionamento politico su una materia che voi non volete affrontare e non siete neanche in grado di affrontare, che è quella del disastro ecologico che c'è intorno al dissesto.

Non mettete in atto manovre, non mettete in campo fondi e non fate in modo che, effettivamente, gli enti locali - che potrebbero lavorare - possano essere operativi su questo fronte. Vi assumete una grande responsabilità politica nei confronti del Paese e nei confronti delle cittadine e dei cittadini che, spesso, sono vittime di questi vostri disastri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà, per un minuto.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale. Che questa maggioranza voglia entrare a gamba tesa dove ci sono attività in corso da parte della procura - è uscito un po' dalla voce del collega Trancassini, a cui mi rivolgo tramite lei - è reso palese dal fatto che in Commissione ambiente è depositata la proposta di legge “Salva Milano”, in cui non si fa nient'altro che sanare e condonare delle procedure autorizzative urbanistiche con riferimento alle quali ci sono indagini in corso da parte della procura di Milano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La questione è una, Presidente: questa maggioranza e questo Governo sono ossessionati dalla magistratura. Il problema è che voi non volevate fare i politici, voi volevate fare i magistrati. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bof. Ne ha facoltà.

GIANANGELO BOF (LEGA). Grazie, Presidente. Per suo tramite, sentiti i tanti interventi sull'argomento, vorrei chiarire qualcosa a me stesso. Siccome più volte mi è capitato di avere a che fare con eventi calamitosi, con stati di calamità naturale, generalmente avviene questo: si verifica una calamità in un determinato territorio, ma non è per il fatto che essa avvenga che viene decretato lo stato di calamità. I territori colpiti chiedono alla regione l'istituzione dello stato di calamità naturale; la regione, a sua volta, la chiede alla Presidenza del Consiglio dei ministri; il Consiglio dei ministri valuta le documentazioni che vengono prodotte e decreta lo stato di calamità, stanzia i fondi necessari o i fondi che sono a disposizione e, poi, si premura di nominare un commissario, che, a volte, può coincidere con il presidente della regione o può coincidere anche con un commissario indicato dal Governo, che deve verificare che i soldi stanziati vengano effettivamente spesi per le opere che sono state richieste e che, poi, devono essere rendicontate.

Se non ricordo male, questo è l'iter che ho sempre dovuto seguire da amministratore. Non vorrei fosse cambiato qualcosa, non voglio chiarire nulla a nessuno, volevo semplicemente chiarire a me stesso, per suo tramite, che questo è quello che accade normalmente quando c'è uno stato di calamità naturale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Va bene, ha chiarito a se stesso per mio tramite.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Devo dire che l'intervento del collega, onorevole Bof, ha chiarito le idee anche a me, perché ha parlato…

PRESIDENTE. Mi fate confondere.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). …di calamità naturale, ha parlato di fondi, di commissario e ci ha detto che è già tutto perfetto; tutto quello che serve per gestire i vari iter rispetto alla calamità o a una calamità naturale oggi c'è, esiste ed è in atto. Devo dire che, forse, quelli che hanno meno problemi a gestire una calamità naturale di ogni genere sono i nostri sindaci, per un motivo molto banale: conoscono benissimo i loro territori. Quindi, ci stiamo rigirando in una situazione che, tutto sommato, è assolutamente paradossale: stiamo dicendo che ci sono gli strumenti, ma, dall'altro lato, stiamo parlando di una Commissione di inchiesta.

Voglio soltanto ricordare che, qualche anno fa, era stata promossa dal Ministero dell'Istruzione un'indagine sull'edilizia scolastica nazionale. Non è mai stata conclusa, quindi immaginiamo cosa potrà succedere a questa Commissione di inchiesta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Colleghi, è stata avanzata dai presidenti dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra la richiesta di votazione a scrutinio segreto dell'emendamento 2.6 Morfino.

La Presidenza accoglie tale richiesta alla luce di quanto previsto dall'articolo 49, comma 1, del Regolamento, il quale prevede che le votazioni in Assemblea relative all'istituzione di Commissioni di inchiesta siano svolte a scrutinio segreto quando ne facciano richiesta, nelle forme dovute, venti deputati o uno o più presidenti di gruppi che, separatamente o congiuntamente, risultino di corrispondente consistenza numerica. Verificata questa circostanza, la Presidenza accoglie la richiesta.

Avverto, dunque, che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'emendamento 2.200 Onori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Presidente, membri del Governo, colleghi, ferme restando tutte le criticità sollevate finora da tutti i colleghi riguardo all'opportunità di questa Commissione di inchiesta, riguardo all'evidente utilizzo politico che la maggioranza intende farne, nel senso di uno strumento che vada a concorrere ad ottenere una rivalsa su avversari politici, probabilmente anche in vista di importanti appuntamenti elettorali regionali, abbiamo provato, comunque, a fare il nostro lavoro di opposizione, ovvero a migliorare un testo che, comunque, non ci piace.

Abbiamo provato a farlo sollevando il tema della gestione psicologica delle situazioni di stress post-traumatico derivanti da eventi calamitosi. Le calamità naturali comportano evidentemente una serie di problematiche. Infatti, oltre a causare devastazioni e danni diretti come morti, distruzione di case e infrastrutture, portano con sé anche conseguenze spesso sottovalutate, se non quasi totalmente ignorate: parliamo, ad esempio, di post-traumi sia a livello individuale sia a livello collettivo.

Con questo emendamento chiediamo che questa Commissione d'inchiesta quantomeno provi ad analizzare la vigente disciplina legislativa e regolamentare, nazionale e sovranazionale, in materia di gestione psicologica delle situazioni di stress post-traumatico derivanti da eventi calamitosi, anche in ambito di attività di soccorso, nel contesto valutando l'opportunità di inserire la tecnica EMDR nella prassi della gestione di tali traumi sociali e psicologici, e tenendo conto chiaramente delle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità sulle metodologie adeguate per limitare i traumi psichici.

È importante, secondo noi, che questa nascente Commissione abbia uno spazio approfondito di studi e analisi della legislazione vigente in ambito di gestione psicologica delle situazioni di stress post-traumatico, incluso l'ambito delle attività di soccorso. Infatti, il discorso della gestione psicologica delle conseguenze delle calamità naturali deve necessariamente ricomprendere l'aspetto degli operatori che prestano soccorso, ovvero persone che si trovano ad affrontare situazioni spesso al limite e che nel tempo possono manifestare sintomi di disagio, se non veri e propri disturbi.

Chiediamo, quindi, la cooperazione delle forze di opposizione e di maggioranza nel votare a favore di questo emendamento, che vuole promuovere un'attenzione particolare, all'interno della nostra normativa, riguardo a questo importante problema (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per il suo tramite, volevo interloquire con il collega Trancassini per ringraziarlo, perché riuscire ad avere anche una posizione da parte dei colleghi della maggioranza e poter confrontarci credo che sia utile e faccia bene a quest'Aula. Quindi, volevo, per il suo tramite, interloquire con il collega Trancassini per ribadire un passaggio. Quello che lui ha evidenziato ha una sua ragionevolezza: nessuno di noi, perlomeno da questa parte dell'emiciclo, ha voluto sminuire il tema del dissesto idrogeologico. Ci mancherebbe, è una delle questioni nazionali.

Il problema è una differente valutazione sullo strumento, cioè continuiamo a essere convinti, come diceva prima il collega Tabacci, che lo strumento non sia la Commissione d'inchiesta, ma lo strumento poteva essere e può ancora essere - lo sottolineo - la commissione d'indagine. Ci sono stati eccellenti lavori da questo punto di vista, anche perché, come ha sottolineato la collega Braga, non ci troviamo di fronte a un tema o ad un argomento su cui non ci sono documentazioni, ricerche o analisi.

Forse, mi sia consentita la battuta, ce ne sono anche troppe, nel senso che spesso a queste analisi non sono seguiti gli interventi. Quindi, per questa ragione, ritenendo il tema assolutamente centrale, riteniamo questo in ordine alla Commissione d'inchiesta. L'altro tema - e lei ha centrato l'altra questione - è che la Commissione d'inchiesta, così come è stata pensata dai costituenti, nel momento in cui può avere anche i poteri dell'autorità giudiziaria, evidentemente deve essere riservata a poche e significative questioni, perché altrimenti il rischio è quello che lei in qualche modo ha preconizzato, cioè quello che alla fine ci si sarebbe scontrati, e ci si scontrerà, con inchieste in corso, con il rischio quindi di una sorta di invasione di campo. E credo che da questo punto di vista, e mai come in questo momento, di tutto abbiamo bisogno fuorché di ulteriori elementi di contrasto e di ulteriori elementi di invasione di campo della politica nei confronti del potere giudiziario.

Noi abbiamo un altro compito: è un compito che possiamo svolgere come legislatori, che possiamo svolgere nelle Commissioni competenti e che possiamo svolgere anche con una Commissione di indagine. Quindi, in realtà, l'intervento del collega Trancassini non fa che riconfermare - ahinoi - i nostri dubbi, le nostre riserve e la nostra contrarietà su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'emendamento 2.24 Santillo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei tornare sulla questione dello strumento utilizzato per la conoscenza del rischio idrogeologico e del rischio sismico in Italia. È da quando siamo nati che sappiamo che abitiamo in un Paese a rischio idrogeologico e a rischio sismico. Mi ricordo le parole del collega precedente quando ha detto: “Pensiamo di avere la piena conoscenza del rischio idrogeologico”. È appunto per questo che noi in Commissione abbiamo chiesto di rifarci allo strumento dell'indagine conoscitiva: piena conoscenza; ci vuole la conoscenza; indagine conoscitiva. Però, questa maggioranza... Presidente, se può silenziare un po' l'Aula, per piacere.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi della Lega, per favore. Prosegua, onorevole.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Questa maggioranza ha preferito utilizzare uno strumento del tutto inappropriato, perché questo strumento scoprirà che l'acqua è calda, che l'acqua è troppa o e troppo poca o che l'Italia è a rischio sismico; dovrebbe, invece, capire che quello che c'è da fare è dare i soldi agli enti che fanno pianificazione, programmazione e prevenzione. Allora, la domanda è questa, colleghi della maggioranza: perché non iniziate con il finanziare la carta geologica del Paese, visto che quello è il primo strumento di conoscenza che noi abbiamo del nostro territorio? Vi voglio dare un'idea per una bella Commissione d'inchiesta che non deve scoprire l'acqua calda. Se proprio vogliamo istituire una Commissione d'inchiesta, ricordiamoci che qualche giorno fa c'è stato il blocco del sistema ferroviario: è andato in tilt il nodo ferroviario della Capitale e il Ministro Salvini ci ha detto che è stata colpa di un chiodo. Poi dopo un po' c'è stato il blocco del nodo del Nord, attorno a Milano. Qualche giorno fa c'è stato il caos aeroportuale a Milano Linate per colpa di un radar e fra un po' il Ministro Salvini ci dirà che è stata colpa di una punessa, che stava vicino al quel radar e il magnete è andato da un'altra parte. La preoccupazione nostra è: se si va avanti così fino al 2027, noi ci troveremo a spostarci con i cavalli e con i calessi, con un Ministro così. Perché non fate una bella Commissione d'inchiesta per capire il disastro che succede alle infrastrutture che dovrebbero garantire i servizi ai nostri pendolari, ai nostri studenti e ai nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Lì, sì, che ci trovereste favorevoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io voglio intervenire su questo emendamento concernente il comma 2 dell'articolo 2.

Quello che pone l'onorevole Santillo è un tema vero di riflessione politica, nell'ambito proprio di tutte le attività geologiche, soprattutto quelle legate ai sismi. Il nostro Paese, il nostro territorio, lo sappiamo benissimo, ha sofferto molto per i sismi che si sono succeduti negli anni.

Quello che non capisco è come mai la Commissione inizierà ad indagare a partire dal 2019 e non prima. A questa domanda mi piacerebbe avere una risposta anche dalla relatrice, posto che anche nel dibattito svolto in Commissione non è emerso chiaramente il motivo. Perché non vogliamo indagare prima? Qual è la motivazione vera di partire dal 2019?

Il tema è veramente particolare perché noi pensiamo che la questione delle indagini sul rischio idrogeologico e, soprattutto, sui sismi che si sono succeduti in Italia, sia solamente quella dal 2019 in poi. Come mai non prima? Qual è la motivazione? È una cosa interessante da capire, magari mi sfugge qualcosa, magari noi non sappiamo effettivamente la reale motivazione.

Su questo tema, soprattutto sul problema dei terremoti nel nostro Paese, si dovrebbe, invece, fare ricerca e finanziare la ricerca per comprendere. Sicché, non c'è da indagare, c'è da investire nella ricerca sui vari terremoti che ci sono stati o su quelli che potranno esserci, che speriamo non ci siano, tenuto conto anche dell'attività di ricerca svolta dagli istituti che oggi seguono questo problema.

La contraddizione che c'è in questo provvedimento è che più si va avanti e sempre di più si evidenziano le difficoltà, soprattutto non si capisce esattamente perché si va a indagare su un tema così complesso e così particolare, quando invece l'obiettivo dovrebbe essere un altro.

Qui non si va ad aiutare a capire, come diceva l'onorevole Trancassini, quali possono essere le norme che non vanno, no, qui si va a verificare solamente quello che è successo nei vari comuni, nelle singole realtà dove è successo un evento catastrofale. L'indagine viene utilizzata politicamente, sicché si fa un uso politico di questa Commissione per andare in qualche luogo dell'Italia, dove magari c'è una campagna elettorale, ed accendere un faro dove non c'è: questa è la motivazione, è questa la motivazione. Ecco perché vi chiedo di tornare indietro, l'istituzione di questa Commissione è sbagliata e non ha nessun senso.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.24 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 3 - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARTINA SEMENZATO , Relatrice. Grazie, Presidente. I pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Cominciamo dagli identici emendamenti 3.1 Simiani e 3.2 Ilaria Fontana. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi fate finta di mettere al centro dell'azione politica il dissesto idrogeologico, quando è evidente a tutti che l'interesse è quello di assegnare una poltrona in più come presidente di Commissione. Questo Governo si sta rivelando un poltronificio, ovviamente a spese dei cittadini, questo è il motivo centrale. Infatti, se si volesse davvero intervenire sul dissesto idrogeologico, probabilmente si direbbe al Ministro per la Protezione civile, quando c'è un disastro in corso, di recarsi sul posto e non di fare conferenze stampa dove si fa sciacallaggio, mentre ci sono i disastri in contemporanea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si direbbe al Ministro per la Protezione civile di non risolvere il tema dei risarcimenti dicendo ai cittadini e alle imprese: fatevi un'assicurazione, andate ad ingrassare le compagnie assicurative, non interveniamo noi come Stato ma fatevi un'assicurazione.

Se si volesse intervenire, si direbbe alla Presidente del Consiglio, che in tempi di COVID voleva risarcire tutti di mille euro con un click, le si ricorderebbe che in Emilia-Romagna, su 3,5 miliardi di euro richiesti, sono arrivati, al momento, circa 25 milioni, dopo un anno e mezzo, di risarcimenti in Emilia-Romagna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); quella Presidente del Consiglio che diceva: “mille euro con un click a tutti”. Voi volete usare le Commissioni d'inchiesta come una clava politica, e vorrei che si alzasse un esponente della maggioranza e mi spiegasse il motivo per cui, per questa Commissione d'inchiesta, si inseriscono nell'ambito delle indagini le regioni, mentre per la Commissione d'inchiesta sul COVID le regioni vengono escluse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vorrei sapere per quale logica onesta e trasparente succede questa cosa, perché è assolutamente incomprensibile. Commissioni d'inchiesta come clava, come questa, come quella sul COVID, dove noi, però, ci mettiamo la faccia e ci veniamo ad affrontare le vostre menzogne, ci veniamo con il Presidente che è venuto in prima persona e che voi volete escludere da quella Commissione d'inchiesta. Così come - una delle cose più indegne che si sono sentite in queste settimane, in questi mesi - si vorrebbero escludere dalla Commissione antimafia due persone che hanno dato la vita nella lotta alla mafia come Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si levano in piedi). Questo volete fare nelle Commissioni d'inchiesta e questo è vergognoso e scandaloso, ma noi verremo anche in questa e non arretreremo di un millimetro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.1 Simiani e 3.2 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 4 - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARTINA SEMENZATO , Relatrice. Grazie, Presidente, sono tutti con parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente, il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 4.1 Simiani e 4.2 L'Abbate.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.1 Simiani e 4.2 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.7 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Lei non riusciva a votare onorevole Francesco Silvestri? C'era l'onorevole Cappelletti che mi impediva l'orizzonte. Prego, onorevole Silvestri.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Nulla. Semplicemente non riuscivo a votare.

PRESIDENTE. È troppo grande l'onorevole Cappelletti, che l'ha coperta. Non si vedeva neanche l'unghia del suo dito medio.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). La grandezza di Cappelletti è un impedimento democratico per me.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Silvestri. Prendiamo atto che ha espresso il voto a voce.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.9 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.10 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo alla votazione dell'articolo 4.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Qui, logicamente, noi votiamo i poteri della Commissione di inchiesta ed effettivamente, se voi guardate e leggete esattamente le varie azioni che questa Commissione dovrà fare, soprattutto nell'ambito della propria attività, una delle cose che emerge chiaramente sono le difficoltà che, secondo me, questa Commissione avrà, anche e soprattutto nella gestione del rapporto con la magistratura, perché, quando succede un evento catastrofale, una delle cose automatiche che avviene in qualsiasi cosa è che qui la magistratura subito mette un faro su quello che è successo, su un ponte che cede o su un argine che, comunque, non tiene, o così via, anche sulla staticità dei vari immobili, soprattutto quelli pubblici.

Per questo credo che i limiti che questa Commissione può avere sono tantissimi, anche nella contrapposizione stessa che oggi questa Commissione può avere non solo con la magistratura, ma anche nell'ambito delle varie inchieste e anche rispetto alle altre Commissioni, perché noi sappiamo benissimo che le altre Commissioni - per esempio, faccio parte della Commissione di inchiesta sulle ecomafie - in questo caso rischiano di avere anche alcune contrapposizioni sui materiali che vengono utilizzati su qualsiasi tipo di immobile o per qualsiasi tipo di intervento su un'infrastruttura idraulica o di altro tipo. Per questo noi crediamo proprio che questo articolo faccia capire esattamente i limiti di questa Commissione e del rischio che c'è nell'ambito del rapporto con la magistratura.

Molti di voi hanno fatto gli amministratori e sapete benissimo cosa vuol dire essere sindaco o assessore di un comune, oppure essere assessore regionale o addirittura presidente di regione, perché qualcuno nel passato di voi ha ricoperto queste cariche. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che è una cosa brutta quando effettivamente succede un evento catastrofale, soprattutto per chi fa politica, perché la maggior parte di chi fa politica - questo penso che sia uno degli aspetti fondamentali - compie un servizio e si mette al servizio di una comunità locale per attivare tutte quelle forme anche di solidarietà nell'ambito di quel momento così difficile.

Non solo c'è la magistratura che giustamente fa il suo corso, ma noi le mettiamo un carico da 90 sopra perché vogliamo indagare su cosa è stato fatto esattamente. Io penso che sia una cosa allucinante e cinica, anche dal punto di vista dei rapporti e delle relazioni.

Perciò io vi chiedo di aspettare e di ragionare bene su quello che state facendo, perché questa Commissione rischia veramente di creare un corto circuito. L'avete visto in questi giorni cosa voglia dire oggi anche nel rapporto fra i decreti che vengono fatti e quelli che vengono poi deliberati dal Parlamento o dal Governo, quando poi ci sono difficoltà reali nell'interpretazione delle leggi e nei vari rapporti. Voi immaginatevi la confusione che ci sarà quando ci sarà un evento catastrofale in cui si andrà a indagare e scatterà subito da parte vostra l'indagine, soprattutto se magari è anche una regione o un comune di centrosinistra. Ecco perché credo che sia sbagliato politicamente e anche dal punto di vista istituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

(Esame dell'articolo 5 - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARTINA SEMENZATO , Relatrice. Grazie, Presidente. Il parere è contrario sugli identici emendamenti soppressivi 5.1 Simiani e 5.2 Morfino.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Colleghi, così come successo in precedenza, in questo caso voteremo il mantenimento dell'articolo 5.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 5.

Chi vuole mantenere l'articolo vota “verde”, mentre chi non vuole mantenerlo vota “rosso”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

(Esame dell'articolo 6 - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARTINA SEMENZATO , Relatrice. Grazie, Presidente. I pareri contrari sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.1 Simiani e 6.2 Santillo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.4 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.5 Morfino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.7 Santillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.8 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

(Esame degli ordini del giorno - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/1 Simiani il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/2 Braga il parere è favorevole con riformulazione nel senso di espungere il 4°, il 5° e il 6° capoverso della premessa e riformulare l'impegno nel modo seguente: “impegna il Governo ad adottare, parallelamente all'attività della Commissione d'inchiesta e per quanto di competenza, tenuto conto delle risorse già previste dal Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico e degli strumenti di pianificazione esistenti, le misure attuative del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, prevedendo specifici finanziamenti, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

Sull'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/3 Ruffino il parere è favorevole con riformulazione nel senso di espungere gli ultimi due capoversi della premessa e riformulare l'impegno nel modo seguente: “a proseguire con gli interventi di programmazione e di finanziamento degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico avviati dal Governo, prevedendo ulteriori risorse, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica nel quadro degli strumenti di pianificazione vigenti”.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/1 Simiani su cui c'è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

La avverto che il suo gruppo ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento, ma, poiché ne è stata fatta richiesta, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato. Prego.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi dispiace effettivamente di questo parere contrario, perché era un tentativo di aprire un dibattito sul tema della governance per quanto riguarda il rischio idrogeologico. Come sapete benissimo, noi abbiamo oggi una situazione complicata anche nell'ambito degli ultimi eventi che si sono succeduti nelle varie regioni italiane. Oggi, il 94 per cento dei comuni italiani è esposto al rischio idrogeologico e abbiamo 7,5 milioni di persone che vivono in luoghi in cui questo rischio potrebbe verificarsi ogni giorno: il 94 per cento del territorio, è tantissimo!

Io credo che questo implichi di attivare tutte le riflessioni del caso, soprattutto nell'ambito della governance. Noi sappiamo benissimo che oggi ci sono risorse sul campo. Sappiamo benissimo che oggi le regioni svolgono un ruolo importante. Sappiamo benissimo che, però, esistono anche delle vere priorità nell'ambito degli interventi stessi, soprattutto nel gestire i rapporti e i controlli con le regioni da parte del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, che ha difficoltà immani.

Oggi, su molte delle opere pubbliche comunque anche legate ai progetti ambientali, non solo nell'ambito delle energie rinnovabili, ma anche della gestione del territorio, noi abbiamo un Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica che non riesce a governare i processi o, comunque, a decidere su alcuni aspetti legati alla valutazione di impatto ambientale, eccetera eccetera. Ecco perché noi dobbiamo attivare un sistema di governance diverso, che possa attivare un rapporto con le regioni, ma soprattutto mettere in campo criteri e azioni per determinare, nei vari territori, soluzioni che possano da subito diventare operative. Per questo motivo noi pensiamo che si possa adottare, in questo Paese, un'Agenzia per la mitigazione del rischio del territorio, un'autorità che possa governare tutto il sistema idrogeologico del nostro Paese. Pensateci. Pensateci perché, effettivamente, questa nostra proposta potrebbe effettivamente determinare un rapporto di decantazione, che possa stabilire effettivamente, anche nelle varie regioni, quali possano essere veramente le priorità e le risorse che devono essere gestite. Noi oggi abbiamo un ReNDiS che è fermo al 2021, come ho detto prima. Abbiamo una situazione in cui le varie somme che si sono succedute nei vari Governi non ci fanno capire bene quali possano essere le vere risorse da mettere in campo. E poi, soprattutto, la programmazione… Presidente, però, diventa complicato in questo clima…

PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi, per favore.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). …lo dico sinceramente. Possiamo portare qualche cappuccino, qualche caffè? Magari si allietano…

PRESIDENTE. Vuole un cappuccino?

MARCO SIMIANI (PD-IDP). No, io no.

PRESIDENTE. Ah, per gli altri.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Lo chiedo ai colleghi, se ne hanno bisogno…

PRESIDENTE. Le costa troppo. Colleghi, facciamo silenzio, per favore. Prego, onorevole Simiani.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Anche perché poi mi piacerebbe, da parte del Governo, ma anche dei colleghi, magari dibattere su questo tema, visto che c'è stato un parere contrario e che, comunque, da parte dei colleghi non c'è attenzione soprattutto su un tema, quello del dissesto idrogeologico, che oggi sta mettendo veramente in ginocchio il nostro Paese. Mi sembra veramente assurdo che ci sia un chiacchiericcio su un tema così complesso, quando ci sono delle persone che ancora spalano in Emilia-Romagna e in altre zone dell'Italia.

Ecco perché chiedo attenzione su un tema del genere. Non stiamo discutendo di un aperitivo, stiamo discutendo effettivamente di una cosa seria, che va approfondita, perché la nostra proposta, che noi mettiamo sul tavolo, può essere anche non corretta, o comunque può essere modificata, ma è il dibattito che serve, e voi, in questo momento, il dibattito non lo state facendo, state mettendo in discussione ogni volta i temi mettendoli sul banco, senza dargli nessuna attenzione. Ecco perché chiedo al Governo di rivedere questa posizione e, soprattutto, chiedo a questo Parlamento di votare questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/1 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/2 Braga, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Onorevole Braga, accetta la riformulazione?

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Presidente, chiedo cortesemente alla Sottosegretaria non di rileggermi tutta la riformulazione, ma solo…

PRESIDENTE. L'impegno.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). …per favore, il pezzettino dell'impegno.

PRESIDENTE. L'impegno, per favore.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). …perché non ho proprio sentito.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretaria.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. “Impegna il Governo ad adottare, parallelamente all'attività della Commissione d'inchiesta e per quanto di competenza, tenuto conto delle risorse già previste dal Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico e degli strumenti di pianificazione esistenti, le misure attuative del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, prevedendo specifici finanziamenti, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. Onorevole Braga?

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardi, uso un secondo, meno di un minuto, per dire che non accetto la riformulazione, e la trovo emblematica della confusione che ha in testa questo Governo, perché ho chiesto di approvare un Piano di prevenzione e difesa del suolo e voi mi riformulate l'ordine del giorno per dare attuazione al Piano di adattamento al cambiamento climatico? Ma sapete di cosa state parlando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Cioè, almeno sapete di che cosa si parla?

Perché qui facciamo una Commissione d'inchiesta e il Governo viene con questa riformulazione offensiva dell'intelligenza persino di chi la fa e la legge. Allora questa è la prova che a voi di costruire delle risposte non interessa nulla. State facendo, come abbiamo denunciato, una Commissione d'inchiesta che risponde a tutt'altre finalità, ma almeno evitate di dire cose di cui dovreste vergognarvi con mezzo Paese sott'acqua (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/2 Braga, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/3 Ruffino, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Onorevole Ruffino, accetta la riformulazione?

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Ho letto, ho ascoltato anche il Governo rispetto al parere su questo ordine del giorno. Credo si possa formulare il parere del Governo in questo modo: non tanto “compatibilmente con i vincoli di bilancio”, ma, piuttosto, con la volontà del Governo, perché questo è un ordine del giorno a cui non si può dire di “no”, semplicemente perché si chiede la priorità e la messa in sicurezza dei territori maggiormente fragili dal punto di vista idrogeologico. Come si può non farlo, se c'è una mappa, piuttosto che a partire dalla prossima legge di bilancio. Quindi vi stiamo chiedendo di stanziare delle risorse.

Poi abbiamo chiesto una cosa ragionevole, ossia una aliquota IVA agevolata applicabile ai corrispettivi relativi alle opere di ristrutturazione dei corsi d'acqua. Sono assolutamente fondamentali e sui corsi d'acqua occorre intervenire, interventi per stabilizzare pendici e montagne. In Piemonte, nel mio comune in particolare, non ha più avuto granché, però ci sono state delle frane ed è stata sgomberata una famiglia. Quindi, vuol dire che anche in questo caso, anche laddove non ci siano piogge fortissime, oramai il terreno non regge più.

Chiediamo attività di rimboschimento, che sono fondamentali per il consolidamento dei terreni, la realizzazione di pavimenti drenanti e ogni altro intervento diretto a fronteggiare, mitigare o eliminare lo stato di pericolosità, ergo limitare, eliminare assolutamente lo stato di pericolosità causato da fenomeni di dissesto idrogeologico. Questo è quello che oggi, uscendo, se andiamo nelle regioni dove piove, ci ritroviamo. Quindi, chiedo un atto di coraggio al Governo. Questo ordine del giorno l'ho formulato veramente con l'intenzione di proporre qualcosa che venisse accolto.

Se non viene accolto, è perché non c'è la minima volontà di fare qualcosa in questo senso, perché sono cose che dovrete fare per forza nella prossima legge di bilancio. Quindi è inaccettabile il parere contrario. Chiedo al Governo un ripensamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Sul primo impegno e sull'ultimo il parere è conforme rispetto alla riformulazione che chiedeva l'onorevole. Sul secondo punto il parere rimane contrario.

PRESIDENTE. No, mi scusi, no. No, aspetti, facciamo le cose con ordine. Deve leggermi la riformulazione (Commenti del deputato Fornaro). La deve dire il Governo.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. “A proseguire con gli interventi di programmazione e di finanziamento degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico avviati dal Governo, prevedendo ulteriori risorse, compatibilmente con la volontà del Governo, nel quadro degli strumenti di pianificazione vigenti”. L'ultima parte non ce l'ho.

PRESIDENTE. Invece la deve avere.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Bisogna riformularla.

PRESIDENTE. Lei mi deve dare una riformulazione che devo mettere in votazione. Allora, questa è la sua riformulazione. Onorevole Ruffino, accetta questa riformulazione che ha sentito?

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, ma soltanto per un motivo, perché tutti questi ordini del giorno, signor Presidente e Governo, li utilizzeremo nei momenti in cui andremo in Commissione e in Aula a vedere che cosa avete stanziato su questi temi.

PRESIDENTE. La ringrazio.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Peraltro, è una riformulazione che non ho capito, ma non è un grosso problema.

PRESIDENTE. Insomma, più o meno. Comunque andiamo avanti. Onorevole Borrelli, l'ordine del giorno non è in votazione, quindi non c'è dibattito. In questo senso, ha accettato chi ha presentato l'ordine del giorno. Si legge il resoconto e si capisce, ma non è oggetto di dibattito. Lei ha accettato, è finita qua.

Passiamo al voto finale (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Chiedo il voto!

PRESIDENTE. Chiede il voto. Allora passiamo ai voti.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Vorremmo conoscere la riformulazione. Non posso votarla, se non la so.

PRESIDENTE. Ma l'ha letta adesso. Quante volte la dobbiamo leggere, onorevole Borrelli?

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Si può risentire? Perché io non ho capito!

PRESIDENTE. Però, onorevole Borrelli, abbia pazienza. Non facciamo confusione (Commenti del deputato Borrelli). Ho capito, ma non è che sono sordo! Non è che se lei mi urla è diverso! Ho capito che lei non ha capito. Vediamo di farle capire ciò che non ha capito.

Sottosegretaria, può, per cortesia, rileggere la riformulazione a beneficio dei colleghi? Prego.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. “A proseguire con gli interventi di programmazione e di finanziamento degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico avviati dal Governo, prevedendo ulteriori risorse (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)”…

PRESIDENTE. Allora, sforzatevi. Ci sforziamo tutti che è tardi. Quindi, adesso c'è un po' di stanchezza.

Sottosegretaria Castiello, se lei lo legge piano piano. Prego.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. “A proseguire con gli interventi di programmazione e di finanziamento degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico avviati dal Governo, prevedendo ulteriori risorse, con lo stanziamento, già a partire dalla prossima legge di bilancio, di maggiori risorse destinate alla manutenzione ordinaria del territorio, in connessione ad un piano più ampio di prevenzione del rischio”. Questo è quello che è scritto nell'ordine del giorno che è stato proposto dall'onorevole Ruffino (Commenti di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/Doc. XXII, n. 31-A/3 Ruffino, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Chiara Gadda (Commenti).

Però, colleghi, facciamo silenzio, non abusate della mia pazienza...Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Solo per capire se ci sono accordi di qualche tipo, perché normalmente le dichiarazioni di voto durano un'ora e mezza. Vuol dire che sforiamo le 20,00 e arriviamo alle 20,30 oppure alcuni gruppi riducono il loro intervento? Solo per capire.

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, è già successo, come sa, che si sforino le 20,00 però l'intenzione di diversi gruppi è quella di contenere i loro interventi e fare in modo di finire per le 20,00.

(Dichiarazioni di voto finale - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Chiara Gadda.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Gli ultimi dati dell'ISPRA e di tanti enti di ricerca che esistono nel nostro Paese ci consegnano un quadro allarmante, ma altrettanto chiaro: il 90 per cento dei comuni italiani è a rischio di frane, alluvioni, erosione costiera e il 12 per cento è a rischio di dissesto idrogeologico; il che significa che otto milioni di cittadini sono di fatto seduti su una bomba ad orologeria che aspetta di esplodere, di fronte agli eventi drammatici a cui abbiamo assistito anche in questo fine settimana.

È difficile fare l'elenco delle regioni che sono letteralmente rimaste sott'acqua nelle ultime ore, probabilmente anche nel momento in cui sto parlando - nel disinteresse di quest'Aula, Presidente, faccio fatica a sentire addirittura la mia voce - c'è mezza Italia che è sotto l'acqua, c'è mezza Italia che sta spalando nel fango, c'è mezza Italia che si vede i sacrifici di una vita completamente distrutti.

Insieme a questo, insieme a questi numeri sono catalogati, quindi non abbiamo bisogno…

PRESIDENTE. Perdoni onorevole Gadda, perdoni. Colleghi, dovete fare silenzio e non lo voglio più ripetere, dovete fare silenzio, altrimenti si esce dall'Aula. Prego, onorevole Gadda.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie Presidente per la sua attenzione. Dicevo, rispetto a questi numeri, che sono molto chiari, molto evidenti, scritti nero su bianco, accompagnati dalle immagini che abbiamo visto in queste ore, in Emilia-Romagna, in Liguria, in Sicilia, in Calabria, in Veneto e Lombardia, è anche difficile fare un elenco di chi è stato più sfortunato in queste ore e ciascuno di noi auspica che non continui a piovere, che non continui ad aumentare l'emergenza. Dicevo, oltre a questi numeri ce ne sono anche degli altri, che gli studi e le analisi ci hanno fornito, 14 milioni di strutture: edifici in aree soggette a rischio medio, elevato e alto.

Questo è un quadro molto chiaro, così come è molto chiara la contabilità rispetto al fatto di non aver posto in essere investimenti di prevenzione adeguati in questi anni. Dal 1945 ad oggi l'Italia paga per ripristini e risarcimenti, non per prevenzione, 8 miliardi di euro all'anno e noi sappiamo però, dall'altro lato (è ovviamente un tema che tutti noi ripetiamo durante i convegni, le iniziative pubbliche, persino in quest'Aula) che ogni euro investito in prevenzione ne fa risparmiare 100, appunto, in indennizzi, in ripristini e in riparazioni che non saranno mai comunque esaustive; perché quando c'è un evento drammatico, quando c'è un cataclisma, quando c'è una frana, quando c'è un'alluvione, quando c'è un terremoto si perde tanto di più: vi sono vittime, si perdono persone, si perdono attività produttive, si perde la competitività del Paese.

Noi questi dati, però, dobbiamo leggerli insieme ad altri, perché il nostro è un Paese meraviglioso, un Paese bellissimo, che ha il 75 per cento di territorio montuoso e collinare; un territorio che ha un ricchissimo patrimonio idrografico di fiumi e di torrenti. Abbiamo quindi dati presenti, fissi e messi nero su bianco, che non sono oggi messi a sistema e non lo sono tanto meno nella discussione che ci porta, questa sera, a decidere se approvare o meno l'istituzione di una Commissione d'inchiesta.

Allo stesso tempo, do un altro dato: noi ci mangiamo 19 ettari di territorio al giorno perché, nonostante sia chiaro il dibattito rispetto alla permeabilità che nel nostro Paese si è aggravata nel corso del tempo, si continua a costruire e, talvolta, a costruire male. Questo Parlamento, che oggi appunto voterà sull'istituzione di una Commissione d'inchiesta, non è stato in grado, in questi anni e nemmeno in questa legislatura, ad oggi, di fare una legge legata al consumo di suolo rispetto a una programmazione del territorio che contempli gli usi civili, abitativi, le attività produttive, quelle agricole e quelle ambientali: insomma la capacità di programmare spesso non è di quest'Aula.

Io credo che si debba provare un po' di imbarazzo, oggi, ad approvare una proposta di legge che istituisce una Commissione d'inchiesta, mentre le persone sono sotto l'acqua e hanno preoccupazioni per la loro vita quotidiana, perché i numeri e le analisi esistono già: l'ISPRA ce li dà continuamente e possiamo consultarli, anche attraverso i tanti dossier che questo Parlamento ha fatto e tuttora continua a fare nelle Commissioni preposte.

Una Commissione d'inchiesta a cosa serve? Serve probabilmente - è stato detto nel dibattito di questi minuti, di queste ore - a dare una poltrona a qualcuno. Io credo che in questa legislatura si debba avere un atto di responsabilità della maggioranza così come dell'opposizione, perché questo non è l'unico caso di proliferazione di Commissioni d'inchiesta che servono per dare poltrone a qualcuno e lo diciamo mentre le poltrone dei cittadini sono allagate, distrutte e rovinate.

È una Commissione d'inchiesta che costerà 50.000 euro all'anno, diremo poco rispetto al bilancio di questa Camera, ma che cosa dovrà fare questa Commissione d'inchiesta? Perché se si osservano gli ambiti di indagine di questa proposta, ci si può chiedere: andrà ad analizzare il quadro normativo in cui si trovano ad operare regioni, comuni, enti territoriali? No, perché questi dati sono stati espunti nel dibattito parlamentare. Andrà a monitorare e chiarire il quadro delle responsabilità e delle competenze dei diversi livelli istituzionali, tra Consorzi di bonifica, chi si deve occupare delle manutenzioni e quant'altro? No, perché è stata espunta questa parte.

Si fa una Commissione d'inchiesta per dare una poltrona e per mettere sul tavolo degli imputati gli enti locali e gli amministratori locali che si trovano molto spesso a confrontarsi con la burocrazia dei timbri e dei tempi lunghi, di quei tempi che non sono più compatibili con l'aggravarsi degli eventi atmosferici.

Per capire e valutare cosa avrei potuto votare rispetto a questo provvedimento ho provato a chiamare qualche sindaco e amministratore locale del mio territorio. Guardi, Presidente, ho ricevuto in cambio un documento della Gazzetta Ufficiale: un comune, per fare un piccolo intervento, aspetta talvolta 14 mesi per ricevere una PEC; quando parliamo di eventi straordinari, 23-24 mesi, a seguito di eventi per cui è stato dichiarato lo stato di emergenza, per capire di poter avviare il cantiere. Se si guarda la Gazzetta Ufficiale ci sono tre colonne e tre pagine piene di deroghe rispetto alle normative attuali, perché altrimenti con le normative attuali nell'emergenza non si riesce ad operare.

Noi istituiamo una Commissione d'inchiesta espungendo questa parte e, allora, io mi chiedo a cosa serva questa Commissione d'inchiesta. Cerchiamo però tutti di non essere ipocriti: Italia Viva voterà contro l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta non perché non riteniamo che questo tema sia importante, strategico e fondamentale, ma perché riteniamo che l'ipocrisia non debba più far parte dell'agenda di questo Parlamento, maggioranza e opposizione.

In questa legislatura i piccoli gruppi spesso presentano delle proposte di inchiesta parlamentare, come quella sulla crisi demografica e, oggi, quella sugli eventi catastrofali, Commissioni di inchiesta che non servono a nessuno, se non per dare dei ruoli. Poi, abbiamo dei gruppi - penso al MoVimento 5 Stelle - che oggi hanno pontificato per due ore rispetto alla necessità di prevenire. Questo Paese, un pensiero sulla prevenzione, su norme chiare, su risorse chiare, su regole di trasparenza, lo ha avuto e lo ha avuto durante il Governo Renzi, quando è stata istituita l'unità di missione “Italia sicura”.

Quell'unità di missione non era composta da fratelli, cugini, fidanzate, fidanzati, era composta - anche per onore della verità - da 16 esperti, tra le massime personalità che abbiamo nel nostro Paese, nella pubblica amministrazione, nella Protezione Civile, che erano competenti di appalti, che avevano sbloccato, in quattro anni di attività, centinaia di cantieri, di quelle piccole opere che i piccoli comuni, soprattutto, che non hanno spesso neanche le risorse dell'ufficio tecnico a disposizione, non sono in grado di sbloccare. In quella cabina di regia, istituita presso Palazzo Chigi, c'erano anche i presidenti di regione. Cosa è successo? Durante il Governo Conte, qualcuno ha schiacciato un bottone e ha cancellato un'unità di missione che ha lasciato appesi 11.000 progetti, che potevano essere cantierati, 8,4 miliardi e, soprattutto, un progetto per l'Italia su cui avevano lavorato tanti sindaci. Quindi, qualcuno deve mettersi la cenere sul capo, perché, degli 8,4 miliardi, soltanto una parte è entrata nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Quindi, meno ipocrisia, più concretezza e, soprattutto, no a proposte che puntano a dare delle poltrone. Cerchiamo di dare dignità al nostro ruolo, facendo noi quello che può essere fatto nelle Commissioni e nel dibattito parlamentare rispetto a una pulizia delle norme, regole chiare per tutti e trasparenza per tutti, ma, soprattutto, risorse, perché ciò che i cittadini non vedono è l'efficacia delle misure che si mettono in campo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Mi rifaccio al mio intervento in discussione generale, in cui abbiamo affrontato il tema molto approfonditamente. L'importanza di questa Commissione è legata anche a un tema, quello del dissesto idrogeologico, che vede il 95 per cento dei comuni a rischio. Purtroppo, le condizioni della voce non mi consentono di svolgere tutto l'intervento, quindi chiedo, annunciando il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati, di poter depositare il mio intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Vorremmo essere qui, in Aula, a discutere di un nuovo piano per l'adattamento climatico. Già, perché continuiamo a parlare di cambiamenti climatici come se fossero all'orizzonte, come se fossero parte del nostro futuro imminente, eppure i cambiamenti climatici sono già qui, hanno accelerato qualsiasi fragilità e dimensione ancora più difficile di un Paese come il nostro, in cui, di certo, l'antropizzazione, la mancata pianificazione, il consumo di suolo hanno peggiorato la situazione negli ultimi decenni. Ma i cambiamenti climatici hanno reso questo Paese, in particolare tutte le aree mediterranee, ma anche le Alpi, alcuni territori della Pianura padana, un vero hotspot dei cambiamenti climatici. E non è un caso che questo Governo, nel prevedere l'ennesimo Commissario per la siccità, ha, poi, dovuto gestire, qualche settimana dopo, alcune alluvioni drammatiche che si sono alternate, soprattutto, in Emilia-Romagna. La siccità e le alluvioni; per quanto alcuni senatori e deputati “clima-freghisti”, se dopo un lungo periodo di siccità, magari per qualche giorno piove, continuino a dire: “vedete, poi la pioggia torna”. Certo, la pioggia e l'acqua tornano sempre e non ci vuole nessuno studio internazionale, non c'è neanche da citare la comunità scientifica.

Il punto è che qualsiasi persona, anche una persona non scolarizzata (e non parlo di quei deputati o quei senatori che magari, invece, hanno anche una laurea in tasca), sa benissimo che il vapore sale e l'acqua prima o poi scende. Non si sa in quanto tempo e non si sa dove. Ed è quello che sta succedendo in queste ore nel nostro territorio fragile, perché quelle che vengono chiamate “bombe d'acqua” non sono altro che una nuova normalità, fatta di cambiamenti climatici e non ammissione dei nostri limiti.

Già, anche su questo si sa molto: l'uomo c'entra, c'entrano le nostre emissioni e c'entra il cambiamento del clima, legato all'innalzamento delle temperature. Ecco, la cosa che ci fa rabbia è che non si discute di come porre un argine. Noi, per esempio, nella nostra prima legislatura, l'abbiamo detto: la nostra priorità sarebbe intanto definire tutte le risorse necessarie per concludere quella mappatura, la famosa carta geologica del Paese che non è ancora finita. A noi piacerebbe discutere con voi - non solo durante la manovra, ma tutto l'anno - di quello che potremmo fare per i nostri sindaci e per le nostre regioni: un vero piano di sicurezza, anzi, la più grande opera necessaria del nostro territorio, che non è l'alta velocità che congiunge Torino a Lione e non è certo il ponte sullo Stretto di Messina, ma sono esattamente quelle tantissime opere che mettono in contraddizione, per esempio, l'impossibilità di presidenti di regione e di sindaci di unire, per esempio, i bacini. Bisogna fare una grande discussione circa cosa ha voluto dire per tanti anni non occuparci, per esempio, degli invasi, dell'agricoltura, di quanta acqua consumiamo o di quanta acqua, per esempio, non risparmiamo. E l'impermeabilizzazione dei nostri territori ci parla di questo.

Ma fatemi concludere, perché di tutto questo non parliamo qui, oggi. Parliamo di un'ennesima Commissione d'inchiesta che vuole puntare il dito sulle responsabilità degli amministratori, senza assumerci le responsabilità dell'oggi; senza dirci che in questi due anni di Governo Meloni siete andati a tutto gas contro il clima, fregandovene di quella che è la situazione italiana e mondiale, continuando a dare responsabilità ad altri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): ad esempio, indiani e cinesi, se parliamo di macchine e riscaldamento. Se parliamo di riscaldamento, c'è sempre qualcun altro che fa più danni di noi.

Invece, basterebbe guardare la situazione dell'Occidente per capire che siamo i maggiori responsabili anche di quello che succederà in futuro. E proprio in queste settimane, in cui continuiamo a parlare di immigrazione come se fosse un fenomeno straordinario, non ci rendiamo conto che i milioni di persone che si mettono in marcia in questo momento, soprattutto in Africa, lo fanno anche per i cambiamenti climatici. Altro che Piano Mattei; altro che cambiamento di destinazione d'uso o magari di destinazione di campi agricoli per fare i biofuels, magari per ritardare ancora di un anno la transizione ecologica e il phase out. Ecco, non serve questa Commissione d'inchiesta, perché non serve mettere alla sbarra né i presidenti di regione né i sindaci: c'è già la magistratura, quella che ogni giorno continuate a insultare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

C'è già la magistratura che fa questo compito, noi dovremmo fare altro: porre un freno al nostro consumo di suolo; cambiare drasticamente le nostre leggi, anche sulle energie rinnovabili; smetterla con questa idea che le speculazioni siano dovunque sulle rinnovabili. Certo che si possono utilizzare le rinnovabili e non consumare il suolo; certo, si può fare l'eolico offshore e non cambiare l'immagine del nostro Mediterraneo. Ma in tutto ci può essere programmazione e ci può essere progettazione. Altro che nucleare: e chi lo pagherebbe il nucleare del futuro? Con che soldi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

Ma se non siamo neanche riusciti a fare un tratto di strada così, a proposito di eredità nucleare, non siamo neanche riusciti a trovare un unico luogo dove mettere tutta la nostra eredità. È ancora lì, in un triangolo d'acqua. Sapete dov'è? A Trino e a Saluggia, in un triangolo d'acqua. Se c'è un'alluvione, tutta la nostra eredità nucleare distruggerà tutta la pianura padana. Per questo vi chiedo di fermarvi.

Per questo non ha senso fare questa Commissione d'inchiesta, perché servirebbe invece dirci che si può fare tanto per questo Paese. Si può fare un piano di adattamento climatico e cambiare in fretta tutto quello che stiamo facendo: miliardi e miliardi del PNRR per fare le stesse politiche che ci hanno mandato a sbattere, questa sì è un'impronta indelebile e non c'entra nulla con la criminalizzazione del dissenso e con quello che avete fatto contro i movimenti ecologisti. Quelle sì, sono indelebili, non la vernice che è andata sui muri del Senato, quella sì è indelebile, così come la nostra eredità fossile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Governo e colleghi, è già stato ripetuto da qualche collega il tema che per ogni miliardo speso se ne risparmiano 4, forse anche di più, per interventi post alluvione. Tuttavia, abbiamo capito che si preferisce la politica dell'emergenza, a volte è più facile mettere una toppa piuttosto che costruire dei progetti calibrati. Così, alluvioni e siccità possono essere attribuiti all'innominabile cambiamento climatico. Il Ministro Musumeci afferma che quello che sta accadendo sia una nuova normalità. Viene difficile capire in che cosa consista questa nuova normalità. Una cosa è certa, che le opere idrauliche devono essere riviste, perché quanto è accaduto al canale tombato di Bologna, è un segnale, è un ennesimo nuovo segnale e non potrà essere messo da parte e non preso in considerazione, perché? Perché le strutture idrauliche sono state progettate quando i regimi delle piogge erano diversi, ora sono dirompenti. È proprio alla luce dei cambiamenti climatici che andrebbe riprogettato questo aspetto, soprattutto quello dei canali e dei canali tombati.

Devo dire che oramai siamo abituati nel vedere regioni piuttosto che sindaci richiedere lo stato di emergenza, è quotidianità, è emergenza praticamente ogni giorno. E così si evacua, i volontari sono all'opera, si fanno le ordinanze, purtroppo ci sono episodi di morte e mi riferisco alla morte di Simone Farinelli di vent'anni: una vittima che, certamente, aveva molta voglia di vivere.

Sempre rimanendo in Emilia-Romagna, sì, ci sono i progetti, però i progetti dovrebbero essere finanziati. C'è il tema della cementificazione e dell'abusivismo: sono letali e devono essere contenuti, però manca un quadro normativo nazionale sul consumo del suolo.

Oggi la istituzione della Commissione d'inchiesta ci lascia perplessi, ci dà la sensazione di un capro espiatorio certo, ma perché? Per quanto vi è scritto, la Commissione d'inchiesta ha il compito di approfondire i fatti e i fenomeni connessi alle alluvioni, alle inondazioni, agli eventi sismici nel periodo successivo al 2019, allo stato della ricostruzione e alle implicazioni economiche e sociali e demografiche delle suddette calamità, nonché alla prevenzione di danni sismici e idrogeologici. Bene, quale può essere il capro espiatorio certo? Sono i nostri sindaci, sono quelli che intervengono immediatamente, ma sono anche quelli che, forse per scelta, forse per dimenticanza, lavorano con grandi difficoltà. Ad esempio, per gestire un'emergenza, ci deve essere il personale, però c'è un problema: la pianta organica dei comuni è perennemente in sofferenza, ci sono vincoli sulle assunzioni da anni, vincoli che si protrarranno a tutto il 2025. I cosiddetti comuni virtuosi vedranno applicata la possibilità di incrementare la propria spesa di personale e, quindi, potranno effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato solo a partire da fine 2025, rimane però fermo il divieto per queste amministrazioni - e questo è un ennesimo nuovo problema - di superare la soglia di virtuosità nel rapporto tra spese ed entrate correnti.

Poi ci sono le figure cardine che intervengono in caso di calamità e sono prevalentemente i profili tecnici, l'ingegnere e l'architetto, ma i piccoli comuni ne sono privi. Io dico qualcosa che moltissimi colleghi conoscono, perché molti colleghi sono amministratori locali. È anche bene ricordare che essere un dipendente pubblico oggi non è più un privilegio e che, quindi, le figure citate si trovano difficilmente. Poi, c'è il problema delle risorse a disposizione. Gli incassi che venivano utilizzati per fare questi interventi col tempo si sono assottigliati. I sindaci potevano avere delle sacche di disponibilità, ma oggi non è più così. I bandi sono pochi, i bandi regionali piuttosto che quelli emessi dai vari Ministeri. Allora, mi chiedo come possiamo oggi dire a un sindaco che dovremo verificare le eventuali inefficienze piuttosto che le inadempienze.

Poi vogliamo parlare della penuria dei segretari comunali, uno ogni 15-16 comuni? E chi predispone nei comuni la somma urgenza, chi trova le immediate risorse nel bilancio comunale per intervenire su una frana oppure sugli argini di un torrente, chi fa le ordinanze di sgombero? È questa la fotografia di larga parte dei comuni italiani. Potrebbe certamente essere una fotografia a colori se ci fosse la volontà di lavorare su un progetto di manutenzione straordinaria anticipato da una programmazione puntuale sulle priorità. I dati dell'ISPRA sono già stati citati e direi che sono molto chiari e anche preoccupanti. Poi c'è ancora un aspetto: i comuni dovrebbero condurre un'attività di ricerca e sviluppo per la gestione dei rischi e credo che non molti comuni possano fare questo; dovrebbero predisporre i piani di emergenza; dovrebbero attivarsi per le azioni di sensibilizzazione sociale sul tema del rischio e sulla promozione della consapevolezza informata; non da ultimo, il PAI deve essere redatto: è costoso ma è uno strumento indispensabile per lavorare su tutto l'assetto idrogeologico. Ancora, è fondamentale per ogni amministrazione avere un piano di Protezione civile e, citando questo, ho parlato di tempi, di costi, di atti amministrativi. Sappiamo che il territorio nazionale in larga parte - il 16,6 per cento - rientra nelle maggiori pericolosità e parliamo di tantissimi abitanti. C'è, poi, la soluzione, che è la più efficace per ridurre il dissesto idrogeologico: ad esempio, la possibilità di fare riforestazione delle aree boschive deforestate, il controllo dello sviluppo urbano nel rispetto del ciclo idrogeologico e la manutenzione dei corsi d'acqua, di cui ho parlato nel mio ordine del giorno. Dal 2010 a oggi la spesa per i danni da dissesto idrogeologico in Italia è triplicata: abbiamo superato i 3 miliardi e mezzo.

Riteniamo che per tutti questi motivi che abbiamo esplicitato, intervenendo sugli emendamenti e per quello che chiaramente abbiamo detto, il gruppo di Azione-PER non possa esprimere un voto favorevole e ne siamo tremendamente spiaciuti, perché abbiamo una grande sensibilità su questi temi. Perché? Perché siamo vicini ai sindaci, agli amministratori locali, agli assessori, ai consiglieri comunali e perché, come dicevo in apertura, questa sarebbe una condanna preventiva. C'è, però, una possibilità che il Governo può percorrere ed è quella di invertire la tendenza, darsi delle priorità, programmare e permettere ai 7.904 comuni italiani, di cui il 70 per cento sotto i 5.000 abitanti, di mettere in sicurezza il loro territorio. Allora certamente vedremo lavorare questa Commissione d'inchiesta. Vien da dire che non sapremo dove andrà a parare e come intercetterà vittime che non siano i sindaci, ma una mala programmazione e un'assoluta mancanza di volontà di affrontare questo problema che forse dà poca visibilità, ma dà visibilità a chi va sui luoghi dell'alluvione, a chi va a stringere mani, ma non è quello che ricercano gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Presidente, Sottosegretario, colleghi, io ridurrò molto il mio intervento, benché ci sarebbe tanto da dire, soprattutto in seguito a quello che ho sentito in questi ultimi interventi da parte dei colleghi di minoranza, i quali in buona parte hanno governato tanti anni in questo Paese, hanno fatto anche i sindaci delle proprie città e oggi mi vengono a dire di avere tutte le ricette e le soluzioni per risolvere questo drammatico problema che colpisce il nostro Paese ormai da diversi anni.

Oggi, sono proprio due anni dall'insediamento di questo Governo di centrodestra. In questi due anni abbiamo dovuto sopperire a tantissime situazioni drammatiche dal punto di vista idrogeologico, sismico e meteorologico, dalle alluvioni alla siccità e a tante altre situazioni. E credo che il Governo di centrodestra abbia agito in modo immediato nel cercare di risolvere quelle situazioni che non si possono sicuramente risolvere in due anni, e nemmeno nei prossimi due anni magari, ma che si possono contrastare facendo un lavoro importante a livello nazionale, perché il Governo del territorio, come tutti sapete dalla Costituzione, è di competenza nazionale, benché poi sia diventato materia concorrenziale in alcune parti; e proprio adesso dobbiamo andare a definire i livelli essenziali delle prestazioni - secondo il mio punto di vista - anche per il governo del territorio, perché non ci possono essere distinzioni su questo tema. Ed è uno dei temi che affrontiamo.

Forza Italia voterà favorevolmente all'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico, perché crediamo che ciò sia importante proprio in questo momento particolare: ci sono situazioni drammatiche, persone sofferenti, imprenditori disperati che non sanno come riaprire la propria azienda, e noi oggi dobbiamo sentire queste becere chiacchiere, qui, in questo Parlamento. Noi non vogliamo fare una caccia alle streghe, non vogliamo colpire un sindaco o un presidente di regione, perché non è il nostro intento. Il nostro intento è quello di conoscere le situazioni, capire come mai non siano stati utilizzati i tanti fondi stanziati dall'Europa e dal Governo centrale; e non lo dico io che sono in maggioranza, non lo dice il Sottosegretario, né il Presidente della Camera, ma è proprio la Corte dei conti che, qualche giorno fa, ha dichiarato che nella regione Emilia-Romagna è stato usato solo il 10 per cento dei soldi stanziati. Queste situazioni non devono più accadere. Credo che sia palese a tutti voi. Noi vogliamo soltanto fare una ricognizione e capire come agire per il futuro, ma non per incolpare o giudicare qualcuno, quello non spetta a noi, ci saranno i magistrati e chi di dovere, ma per fare un monitoraggio e capire come agire.

Fra l'altro, ho sentito parlare anche del Piano nazionale di adattamento. Cari colleghi, vi do una notizia: dopo sei anni di lavoro, il Ministro Pichetto Fratin è riuscito ad approvare questo Piano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), per cui abbiamo una base su cui lavorare. E la base parte proprio da qui. Abbiamo tante notizie, ma ne dobbiamo avere altre.

Voglio concludere il mio intervento chiedendo veramente a tutti - perché lo ritengo fondamentale - di leggere bene gli impegni di questa proposta di Commissione d'inchiesta e di lavorare tutti insieme affinché, non oggi, forse domani, ma piano piano, si riesca a trovare la linea giusta per questo drammatico problema che colpisce il nostro Paese, che naturalmente ha delle peculiarità particolari, per cui noi dobbiamo almeno trovare quei rimedi, dal punto di vista burocratico e amministrativo, che allevino queste situazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, componenti del Governo, che avete la possibilità di rimanere qui con noi, inizio subito col dire che siamo contrari a questo provvedimento e siamo contrari - come abbiamo già detto all'interno dei nostri interventi sugli emendamenti - allo strumento della Commissione di inchiesta. Anche perché, chi vogliate che creda che per risolvere il problema del rischio idrogeologico nel nostro Paese ci voglia una Commissione d'inchiesta? Ma stiamo scherzando? A questo punto facciamo una Commissione di inchiesta anche sulla desertificazione o, ancora, non so, sul rischio vulcanico, insomma, come capita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Perché alla fine, che il nostro sia un Paese idrogeologicamente esposto, idrogeologicamente fragile e a rischio sismico, ce lo dicono i dati. Ricordiamone qualcuno: oltre 1.300.000 abitanti, quasi 548.000 famiglie, vivono in zone a rischio frane, mentre sono quasi 7 milioni gli italiani che vivono in aree a rischio alluvione. Abbiamo 220.000 addetti che sono esposti al rischio.

I cambiamenti climatici, che voi negate, espongono al rischio cittadini italiani, imprese, lavoratori, opere pubbliche, beni culturali, e voi vorreste risolvere tutto questo con una Commissione di inchiesta sul rischio idrogeologico? Allora vedete, colleghi, questa Commissione d'inchiesta è una farsa; è una farsa in quanto, altrimenti, perché non istituire una Commissione d'inchiesta per fare luce su tutti i Commissari che sono attualmente in funzione in tutto il Paese? Una Commissione d'inchiesta, per esempio, sul malfunzionamento dei depuratori? Paghiamo, strapaghiamo un Commissario - che voi adesso avete nominato - che non riesce a far fronte alle infrazioni che paghiamo con l'Europa. Una bella Commissione d'inchiesta sui Campi Flegrei, sulla solfatara, per spiegarci come mai ci sono gli smottamenti a Pozzuoli. E invece no. Io vi ho dato un'indicazione nel corso dei miei emendamenti. Voi dovreste istituire una Commissione d'inchiesta sul perché gli italiani devono avere un Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che parla di tutto tranne che di infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che è Salvini, il quale parla dei migranti e delle politiche estere, però sta alle infrastrutture. Io ve l'ho detto, nel 2027 noi veramente ci sposteremo con i cavalli.

Ma poi, la Commissione sul COVID che cosa farà? Scoprirà che lì dietro c'era, come colpevole, un virus invisibile. E la Commissione sul dissesto idrogeologico cosa vorrete mai che potrà scoprire, se non che è colpa dell'acqua e del cambiamento climatico? Però, come ricordavamo prima, avete pensato bene di inserire, tra le inchieste, chi? Le regioni, perché il vostro vero scopo è quello di andare a indagare le regioni. Allora sapete qual è il dubbio che mi viene? Mi viene il dubbio che la vostra ossessione per la magistratura - che tra l'altro mostra una vostra costante e irriguardosa cultura istituzionale, perché voi andate in maniera molto pesante ad avversare, ad attaccare e a violare il principio di separazione dei poteri -, sia quasi dovuta ad una vostra volontà di emulare la magistratura. Infatti, che cosa state facendo? Con Open Arms possiamo assistere ad un'accusa, a una colpevolizzazione della magistratura da parte di esponenti di questo Governo; per non parlare, poi, Presidente, di quanto sta accadendo entrando con lo strumento legislativo durante le indagini in corso della procura di Milano con il Salva Milano. Come ho ricordato prima, autorizzazioni semplificate hanno dato la possibilità a dei box alti 10 o 11 metri di essere abbattuti e ricostruiti come condomini. E poi qui che cosa fate? Una Commissione d'inchiesta.

Voi dovreste governare il Paese, invece mi sembra che vogliate fare i magistrati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). No, questa è una Commissione di inquisizione, vi serve per inquisire gli enti locali, i sindaci, i presidenti di regione; i presidenti di regione che avete lasciato da soli, come in Emilia-Romagna, quando l'avete lasciata da sola a fronteggiare l'alluvione, o come, ancora, la Sicilia, quando l'avete lasciata da sola a fronteggiare la siccità. Qui, c'è un problema di fondo; questo problema di fondo è la cultura ambientale di questo Governo, che è inesistente. Fin quando voi continuerete ad affrontare queste problematiche del cambiamento climatico come se fossero emergenziali, qui non se ne verrà a capo, anche perché è evidente che è il cambiamento climatico il problema, ma se voi lo negate come potrete mai venirne a capo?

Allora, io vi voglio ricordare che, nel dicembre del 2022, appena insediati, cosa avete fatto per contrastare il rischio idrogeologico? Avete tolto 350.000.000 di euro dal Fondo. Non contenti, nel maggio 2023, dopo le alluvioni in Emilia-Romagna, cosa avete fatto per dare delle prime risposte in Emilia-Romagna? Vi siete riuniti: una mancetta di 20 milioni di euro. E che cosa avete fatto poi, da quel maggio 2023 in poi? Avete dato una visione alla risposta del problema del rischio idrogeologico? Assolutamente no, perché per voi è soltanto una questione di mancette da elargire ai vari sindaci, così che poi, quando ci saranno le elezioni, ci sarà praticamente uno scambio di voti.

Ma noi vi avevamo avvisati: non continuate su quella strada perché riaccadrà, ed ecco che, qualche giorno fa, abbiamo pianto un altro morto e nuovamente abbiamo territori alluvionati in Emilia-Romagna e a Bologna; in Calabria abbiamo delle strade che sono groviera, sono delle strade sgangherate. Insomma, voi probabilmente vi accorgerete del problema quando tutta l'Italia sarà allagata; è veramente sconcertante. E così siamo costretti, poi, ad assistere alle vostre dichiarazioni pubbliche. Allora, il Ministro Giorgetti, il 20 settembre scorso ha detto: i fenomeni meteo avversi costano troppo. Ci voleva una laurea in economia e commercio e la guida di un Ministero dell'Economia e delle finanze per scoprire che i fenomeni meteo avversi costano troppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Vogliamo parlare del Ministro Musumeci, che per lui il rischio idrogeologico se lo possono pagare anche gli italiani da soli con una bella polizza assicurativa anticalamità; pagheranno loro tutto ciò che deriva dal rischio idrogeologico.

Ancora, Lollobrigida che discetta di crisi idrica, sostenendo che ci sono troppe opere incompiute. Siamo dinanzi al Governo da babbo morto, che - come si dice dalle mie parti - promette certo per venire meno sicuro. Voi, nel 2023, avete promesso un Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico entro l'inizio del 2024, dopodiché, il Ministro Musumeci ha detto: che fine ha fatto questo Piano e come mai non esce fuori? Ha detto: no, è bloccato al Ministero dell'Ambiente. Allora, abbiamo rivolto un quesito al Ministero dell'Ambiente, che qui ci ha detto che questo Piano non solo non esiste e non è mai esistito, ma non esisterà, perché è semplicemente la pianificazione delle autorità di bacino attraverso le regioni. Il Ministro Musumeci, però, è veramente il Ministro per tutte le stagioni, perché, lui, che cosa è arrivato a dire? È arrivato a dire che occorre intervenire con una legge sul consumo di suolo, nientedimeno che una legge sul consumo di suolo. Il provvedimento sul consumo di suolo è incardinato in Commissione ambiente, al Senato, proprio sulla rigenerazione urbana e voi contemporaneamente qui cosa state facendo, perché molti colleghi ancora non l'hanno capito? State portando avanti una proposta di legge Salva Milano per coprire, per salvare gli interessi degli speculatori edilizi. Ma voi veramente non vi vergognate nel dire queste cose agli italiani? Oggi, Musumeci arriva e ci viene a dire che la colpa della siccità in Sicilia è perché sono inattuate da decenni le opere sulle infrastrutture idriche. Caro Ministro Musumeci, ma dal 2017 al 2022, chi era il presidente della regione Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Cari colleghi, noi, appena insediati, a questo Paese abbiamo dato una visione, una pianificazione, una programmazione su scala di bacino. Vi abbiamo trovato anche delle risorse. Grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono 15 i miliardi stanziati per la tutela del territorio e della risorsa idrica, di quei 15 miliardi, 2 miliardi e mezzo sono risorse destinate alla gestione del rischio alluvioni e alla riduzione del rischio idrogeologico. Voi, di quei soldi, quanto avete speso? Ce lo venite a dire? Quasi niente. Partite da quei soldi, utilizzateli per dare delle risposte concrete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Cari colleghi, nessuno crede a questa farsa della Commissione d'inchiesta, che non è nient'altro che una caccia alle streghe, perché in questo Paese anche i bambini sanno che la colpa o è della troppa acqua o è della troppa poca acqua e che l'Italia è un Paese a rischio sismico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzimenti. Ne ha facoltà.

GRAZIANO PIZZIMENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci apprestiamo - come ho sentito più volte - a votare l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta su vari aspetti, in particolare sul rischio idrogeologico e sismico, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e ricostruzione. Purtroppo, negli ultimi anni, si sono moltiplicati gli eventi calamitosi ed è proprio di questi fenomeni verificatisi che si dovrà occupare questa Commissione. Peraltro, in molti comuni, sono presenti contestualmente il rischio sismico, il rischio di frana e il rischio di alluvione. Secondo gli ultimi dati ISPRA, è soggetto al rischio di alluvione l'11,5 per cento della popolazione nazionale (quasi 7 milioni di cittadini italiani), l'11,8 per cento delle famiglie, il 13,4 per cento delle industrie e dei servizi, il 16,5 per cento dei beni culturali e il 10,7 per cento degli edifici pubblici o residenziali. Sono 1,3 milioni gli individui che sono esposti al rischio di frane. Il 18,4 per cento della superficie nazionale è censito nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni, mentre 841 chilometri di litorale sono soggetti a rischio erosione (circa il 18 per cento delle coste basse). Se sommiamo il rischio di frane, il rischio pericolo alluvioni e l'erosione delle coste, ben il 93,9 per cento dei comuni italiani è catalogato nelle aree esposte a rischio.

I lavori della Commissione, quindi, dovranno proprio partire da questi numeri e i membri dovranno verificare l'attuazione e l'efficacia delle norme nazionali e regionali, individuare eventuali carenze e ostacoli, accertare il livello di controllo e definire proposte e soluzioni per migliorare l'impianto regolatorio. Per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Curti. Ne ha facoltà.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Membri del Governo, colleghe e colleghi, voglio fare una premessa in questa mia dichiarazione di voto, che potrebbe anche sembrare una cosa scontata, ma in realtà stiamo vedendo che non lo è affatto, ovvero che la problematica del dissesto idrogeologico è una questione seria e voglio ribadire questa parola, “seria”, perché non riesco a trovare parole più semplici, anche più dolci; ma meno seria, invece, vediamo la proposta che oggi ci chiedete di votare in quest'Aula. Dico questo anche per diversi motivi, lo dico perché la proposta di una Commissione d'inchiesta sul rischio idrogeologico è ora più che mai semplicemente inaccettabile. E guardate non è solo inutile, come abbiamo detto già più volte durante gli interventi, ma è anche offensiva; è offensiva nei confronti delle comunità dell'Emilia-Romagna, delle comunità di parte delle Marche e delle altre regioni d'Italia che stanno, in questo momento, affrontando un'altra devastante alluvione. E la maggioranza che fa? Ci porta in Parlamento questo provvedimento, che, come abbiamo già ripetuto più volte, è fuori luogo sia nei tempi, sia nei contenuti perché - siamo onesti - oggi ci saremmo aspettati più un provvedimento da parte del Governo per poter dare delle risposte concrete a chi, in queste ore, sta provando a togliere del fango dalla propria abitazione e, invece, ci tenete qui a parlare di una Commissione d'inchiesta.

Ma, Presidente, è anche evidente come questa maggioranza, pressata da problemi irrisolti, cerchi di spostare l'attenzione con un diversivo per placare quello che è il malcontento popolare; ed è altrettanto paradossale che proprio la destra, che si dimostra assolutamente allergica ai procedimenti giudiziari, specialmente poi quelli che coinvolgono i loro massimi rappresentanti, abbia deciso qui di mettere in scena un vero e proprio processo, perché cari colleghi di questo si tratta. Purtroppo, come è scritto nella proposta, saranno i sindaci e gli amministratori locali le vittime sacrificali di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ma mi viene da dire anche “nulla di nuovo”, perché ciò che stiamo discutendo riafferma, in realtà, un vizio cronico di questa maggioranza, un vizio presente fin dal suo insediamento, ovvero che, di fronte all'incapacità di trovare soluzioni ai problemi, preferisce prendere la strada più semplice e qual è la strada più semplice questa volta? È quella di scaricare le colpe su altri, quella di trovare un capro espiatorio, ma lo abbiamo già visto in altre occasioni. Penso, in maniera imbarazzante, quando, a seguito dell'aumento del prezzo della benzina, dovuto alla vostra decisione di aumentare le accise, avete provato a scaricare la colpa su quei poveri benzinai. Ma questa volta lasciatemi dire, cari colleghi, che avete superato voi stessi, perché questa volta volete infatti scaricare la vostra incapacità su chi, invece, ha avuto l'onere di gestire momenti anche tragici della storia del nostro Paese. Oggi volete scaricare la vostra incapacità sui sindaci, su quegli stessi sindaci che, quando si verificano gli eventi tragici e sotto i riflettori delle televisioni, andate a trovare per primi, mettendo loro una mano sulla spalla e promettendo che farete tutto ciò che serve, ma che poi, quando tornate qui in quest'Aula, in Parlamento, siete pronti a mettere invece sotto processo, perché oggi voi mettete sotto processo quegli stessi sindaci - sempre più spesso chiamati ad erigere gli argini contro la furia delle acque - che da mesi lanciano inascoltati grida di allarme sull'inconsistenza delle politiche di sostegno che avete messo in atto a favore delle comunità colpite da disastri negli ultimi tempi; oggi mettete sotto processo quegli stessi sindaci che si trovano ad affrontare con voi l'ennesima contraddizione, perché da una parte chiedete a quest'Aula di votare un provvedimento che punta il dito contro di loro, dimostrando che non vi fidate di loro, e, dall'altra, la prossima settimana o forse nelle prossime ore, farete votare in questa stessa Aula il Codice della ricostruzione, un provvedimento in cui la destra ha voluto scaricare sui sindaci maggiori responsabilità, senza mettere a disposizione ulteriori e mezzi per affrontare le emergenze. Tutto questo è inaccettabile, guardate noi non siamo qui oggi per difendere i nostri sindaci.

Non siamo qui per difendere i sindaci del Partito Democratico; noi oggi siamo qui anche per difendere i vostri sindaci, che state mettendo sotto processo per aver fatto il massimo con i pochi mezzi che avete fornito loro, ma soprattutto voi oggi state mettendo sotto processo, con questa Commissione, quei sindaci che, a causa della vostra latitanza, vi hanno sostituito con grande responsabilità nei momenti più drammatici.

La verità, Presidente, è che le problematiche complesse richiedono soluzioni complesse e questa maggioranza non è in grado di trovarle, perché quello del dissesto idrogeologico, così come le politiche ambientali sono questioni serie e complesse. Questa iniziativa dimostra come la maggioranza, incapace di trovare soluzioni, eviti di affrontare il vero problema, cioè quello del cambiamento climatico, la vera causa del dissesto idrogeologico.

Secondo ISPRA il 94 per cento del territorio italiano è vulnerabile a frane e alluvioni e gli eventi meteorologici estremi sono in aumento: solo nel 2022 ci sono stati più di 310 eventi anomali. Allora creare una Commissione d'inchiesta per cercare colpe tra chi gestisce le emergenze è semplicemente ingannevole: il Parlamento, oggi, ha tutti gli strumenti per valutare e migliorare le politiche ambientali e le problematiche del dissesto idrogeologico, ma è il momento di agire, non di perdere tempo in inutili discussioni come questa.

Il cambiamento climatico è una delle principali minacce globali e investire in prevenzione è fondamentale; continuare ad ignorarlo, come state facendo voi, o minimizzarne gli effetti condanna il nostro Paese a subire danni sempre più gravi sia economici che umani.

È tempo, cari colleghi di maggioranza, di assumersi la responsabilità, ascoltando la comunità scientifica e le realtà locali per affrontare in modo serio la lotta contro il cambiamento climatico: solo con un'azione coordinata e lungimirante possiamo sperare di proteggere il nostro territorio e garantire un futuro sostenibile per le nostre prossime generazioni. Per queste ragioni, Presidente, voteremo convintamente contro l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta, che punta il dito contro i sindaci e inganna tutti noi e le prossime generazioni, non affrontando la problematica del dissesto idrogeologico in modo serio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaia. Ne ha facoltà.

DARIO IAIA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghi. Cercherò di ridurre al minimo il mio intervento, anche se non sarà semplice alla luce della serietà dell'argomento di cui ci stiamo occupando. Durante l'ultimo intervento del collega del PD cercavo all'interno del testo la norma o il comma che conterrebbe l'individuazione delle responsabilità in capo ai sindaci, avendo svolto questo ruolo “indegnamente” per appena 10 anni. Non mi pare di aver trovato una norma all'interno di questo testo che preveda l'individuazione delle responsabilità dei sindaci in merito al dissesto idrogeologico. In realtà, il fine della norma, il fine dell'istituzione di questa Commissione è assolutamente un altro e credo sia agevole individuarlo leggendo il testo delle funzioni della stessa Commissione, che si occuperà sicuramente del rischio idrogeologico e sismico, ma anche e soprattutto dell'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e degli interventi di emergenza e di ricostruzione, quindi anche un atteggiamento positivo in capo a questa Commissione che stiamo istituendo.

Ma, al di là di questo, Presidente, ritengo fondamentale questa sera rappresentare la vicinanza e la solidarietà da parte di questa Camera nei confronti di tutte quelle popolazioni italiane che, in queste ore, stanno combattendo con difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) contro le calamità naturali che si sono abbattute sul nostro territorio. Un ringraziamento particolare come Fratelli d'Italia - ma credo che lo possiamo estendere a tutta la Camera -, lo dobbiamo dare anche a tutti coloro i quali operano in queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) di difficoltà, come quelle di questi giorni, vale a dire gli operatori della Protezione civile nazionale e regionale, l'apparato statale, i prefetti con tutta l'organizzazione, gli operatori sanitari, le Forze dell'ordine, le Forze armate, e, soprattutto, le associazioni di volontariato e di cittadini che tanto si impegnano.

Chiudo, signor Presidente, con una considerazione: dobbiamo ricordare che la competenza in materia di protezione civile è una competenza concorrente tra il Governo e le regioni, perché dagli interventi che abbiamo ascoltato questa sera mi è parso di intendere che si tratterebbe di una competenza esclusiva dello Stato. In realtà, è una competenza concorrente, in cui le regioni hanno il ruolo e la responsabilità della prevenzione infrastrutturale e strutturale. Quindi, probabilmente, se ci fosse stata più attenzione rispetto alla predisposizione del piano relativo ai cambiamenti climatici, che nessuno nega perché presenti anche all'interno di questo provvedimento - quindi, se lo si fosse letto, lo avrebbero anche individuato -, se avessimo messo in campo più interventi dal punto di vista della prevenzione, se avessimo fatto più gare, se avessimo realizzato più opere dal punto di vista idraulico, se avessimo tombato meno fiumi, se avessimo fatto interventi in questo senso, probabilmente, oggi non ci troveremmo in questa situazione. Certamente noi riteniamo, come Fratelli d'Italia, che si tratti di un provvedimento assolutamente positivo e che l'istituzione di una Commissione di inchiesta su questo tema non impedisca di realizzare tutto il resto. Per questa ragione, il voto di Fratelli d'Italia sarà un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Doc. XXII, n. 31-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 31-A:

"Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta di domani le votazioni termineranno entro le ore 13,30 e, nella giornata di giovedì 24 ottobre, l'Assemblea non terrà seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ovviamente adesso ci sarà trambusto, voi mi aiuterete a non farlo e a farlo cessare.

Onorevole Boldrini, nel frattempo si prepara, poiché è la prima ad intervenire, mentre l'Aula fa un po' di silenzio. Colleghi, per favore, non abbiamo finito. Presidente Boldrini, intanto cominciamo. Colleghi, velocemente fuori dall'Aula, altrimenti chi è qui deve stare in silenzio. Aiutatemi anche dai banchi del Partito Democratico, per favore, a far silenzio. Prego, onorevole Boldrini.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Signor Presidente, guardavo i miei colleghi e le mie colleghe, se mi consentono di fare questo intervento. Signor Presidente, noi abbiamo letto con molta attenzione le notizie sul viaggio del Ministro Tajani in Israele e in Palestina e lo abbiamo fatto alla ricerca di quella postura che si addice a un Paese come l'Italia, che ha avuto in passato un ruolo diplomatico in Medio Oriente, un ruolo importante di interlocuzione e di mediazione tra le parti. Ebbene, Presidente, è stata una ricerca vana, purtroppo.

Ottenute le rassicurazioni sulla sicurezza di UNIFIL da parte di Benjamin Netanyahu - per quello che valgono, considerato che, poche ore prima, l'IDF aveva compiuto l'ennesimo attacco al contingente ONU, abbattendo addirittura una torre di osservazione -, il Ministro degli Esteri avrebbe dovuto, forse, chiedere rassicurazione anche sulla fine dello sterminio del popolo palestinese, degli attacchi in altri Paesi della regione e della colonizzazione della Cisgiordania. Questo, immagino, avrebbe dovuto chiedere un Ministro che vuole svolgere un ruolo ed avere una sua collocazione nello scacchiere locale. Perché vede, Presidente, è giusto preoccuparsi dei caschi blu - ci mancherebbe altro, ci sono anche quelli italiani che sono in Libano - ma le 42.000 persone uccise a Gaza, le centinaia di persone cacciate dalle case in Cisgiordania e i civili uccisi in Libano non sono carne da macello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non sono carne da macello, non sono vittime collaterali, non sono un male necessario.

Presidente, dopo aver detto al Primo Ministro palestinese Mustafa che l'Italia è amica anche della Palestina e lavora per la soluzione “due popoli e due Stati”, il Ministro Tajani forse avrebbe dovuto annunciare che Roma riconoscerà lo Stato della Palestina, come hanno fatto altri 147 Stati e ultimamente, negli ultimi mesi, anche diversi Stati europei. Inoltre, avrebbe anche dovuto annunciare che chiederà la sospensione dell'Accordo di associazione Israele-Unione Europea e magari anche le sanzioni per Netanyahu e i Ministri che seminano odio.

Ecco, questo fa uno Stato amico della Palestina e questo fa, Presidente, uno Stato amico di Israele: si pone l'obiettivo di fermare la catastrofe in Medio Oriente, fermando il principale attore di tutto questo, Benjamin Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per informare l'Aula dell'ennesimo atto brutale avvenuto in un pronto soccorso. Io avrò fatto almeno 15 informative da quando sono deputato sulle aggressioni avvenute nei pronto soccorso e negli ospedali del nostro Paese: bruti e violenti, brute e violente, che hanno assaltato medici.

Ma adesso abbiamo fatto un salto di qualità, Presidente. L'altro giorno hanno assaltato il Dipartimento della Facoltà di veterinaria della Federico II perché è morto un cane: nello specifico, hanno assaltato il pronto soccorso per animali domestici che è attivo sul territorio del napoletano H24, gestito dai professori universitari e dai tirocinanti, cioè tutte persone dell'università.

Questo cane, che era stato ricoverato precedentemente - e lo dico da amico degli animali - in una struttura privata, è stato portato poi in una struttura pubblica. Ebbene, questo animale che aveva 15 anni, purtroppo, non ce l'ha fatta. Cosa hanno organizzato? Dopo che è morto questo animale, hanno fatto passare 24 ore e poi hanno organizzato un raid punitivo nei confronti del personale veterinario, dei professori universitari e degli studenti. Adesso, stiamo scoprendo dalla stampa chi erano questi soggetti: uno di loro è organizzatore di una piazza di spaccio; uno di loro era agli arresti domiciliari.

Pensate che, dopo questa vicenda, gli studenti della Facoltà di veterinaria della Federico II hanno dovuto togliere le shirt e le felpe che indossano generalmente con il simbolo della Federico II e con la scritta “studenti di veterinaria”: le hanno dovute levare perché il sistema criminale attorno alla facoltà ha deciso che i professori e gli studenti della facoltà di veterinaria non devono più operare. Ebbene, sono andati là in dieci facendo una diretta su Facebook: cioè, sono andati in diretta e hanno picchiato in diretta tre docenti universitari e quattro tirocinanti. Quattro persone sono state immediatamente identificate; quattro di loro sono state messe agli arresti domiciliari; uno di loro stava già agli arresti domiciliari: è uscito dagli arresti domiciliari.

Presidente, ovviamente io questo lo racconto per segnalare - e concludo - una cosa: al di là della presenza delle Forze dell'ordine (sono stato il primo ad intervenire al riguardo), al di là delle condanne più dure e delle modifiche legislative, io credo che un tema che bisogna porsi è quello di un cambiamento sociale del nostro Paese. È successo a Napoli, ma poteva succedere in qualsiasi altra parte del nostro territorio. C'è una parte sempre più consistente che ritiene la violenza, la sopraffazione e l'aggressione nei confronti di persone che svolgono attività pubblica un fatto lecito, giustificato e addirittura da fare in pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il 12 settembre, abbiamo presentato, a mia prima firma, un'interrogazione scritta, la n. 4-03390, al Ministro Valditara, in cui ho chiesto come intendesse procedere alla luce del fatto che in Sicilia risultano solo 60 posti per l'immissione in ruolo nella classe di concorso ADSS, cioè il sostegno psicofisico, a fronte dei 153 del precedente anno scolastico.

Il Ministro, anziché procedere con assunzioni da graduatorie provinciali delle supplenze che, come da normativa, risultano essere una procedura straordinaria, che non può assolutamente fare, dovrebbe procedere nelle graduatorie di merito degli idonei 2020, che al momento è l'unica graduatoria esistente in Sicilia, ed è l'unica idonea a sopperire alle carenze del personale docente che investono e preoccupano gli istituti scolastici che già attraversano molte difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Il 23 febbraio scorso, di quest'anno, un gruppo di manifestanti in via Curtatone e Montanara - che rappresenta una delle vie di accesso a una delle piazze più importanti e più belle del mondo e che rappresenta un vanto per il nostro Paese, perché contiene la Scuola Normale Superiore di Pisa, un polo di eccellenza dal punto di vista scientifico, da un punto di vista umanistico e da un punto di vista anche di pensiero in generale e di insegnamenti -, questo gruppo di manifestanti ha cercato di travolgere, con violenza, con sputi, con spinte e con impeto, un presidio statico, fisso, fermo, immobile delle Forze di polizia.

Di fronte a questo tentativo di travolgimento, cosa è successo? Le Forze di polizia hanno reagito, utilizzando i propri dispositivi… scusate, colleghi, però sto parlando di solidarietà alle Forze di polizia, un minimo di sensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole Ziello…

EDOARDO ZIELLO (LEGA). …un minimo di sensibilità, scusate.

PRESIDENTE. Onorevole Ziello, ci penso io, ci penso io.

Onorevoli, per cortesia. Prego.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Ricapitolando, quel 23 febbraio di quest'anno, un gruppo di manifestanti violenti ha cercato di travolgere un presidio immobile, statico, della Polizia di Stato, utilizzando metodi violenti, descrivibili con semplici espressioni, del tipo sputi, calci e spinte.

Di fronte a questo, gli agenti hanno reagito utilizzando i propri dispositivi di protezione individuali, ovvero lo scudo e la propria mazzetta distanziatrice. Di fronte a questo, è una notizia che abbiamo appreso oggi, sono state recapitate esattamente 13 richieste di condanna a 13 poliziotti, con due capi di accusa gravissimi per ognuno di loro: eccesso colposo di legittima difesa e lesioni lievi colpose.

Ecco, di fronte a questo, io non mi nascondo, dico che queste indagini sono una vergogna per il nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti del deputato Donno). Infatti, anziché andare ad indagare, anziché andare a processare quelle persone che si sono avventate con una forza intimidatoria nei confronti della Polizia, che sono non persone normali o studenti, come dice la sinistra, ma sono rappresentanti dei centri sociali che inneggiano ad Hamas e alla Palestina, e di fronte a questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Collega…

EDOARDO ZIELLO (LEGA). E di fronte a questo, la magistratura avvia un'attività inquisitoria di questo tipo: è gravissimo (Commenti del deputato Donno)

PRESIDENTE. Onorevole Donno! Per favore, onorevole Donno!

EDOARDO ZIELLO (LEGA). È gravissimo che il MoVimento 5 Stelle provi ad impedire ad un deputato di quest'Aula l'esercizio del proprio diritto democratico a colpi di risate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), mentre sta effettuando un intervento a sostegno delle Forze di polizia. Ancora una volta il MoVimento 5 Stelle si toglie la maschera e si dimostra per quello che è: una forza contro la Polizia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E, ritornando all'intervento di fine seduta, signor Presidente - e concludo -, di fronte a questo tentativo di ribaltamento dei principi del buon senso, secondo cui chi doveva farsi travolgere, chi doveva farsi umiliare, chi doveva farsi picchiare, dovevano essere quegli agenti che quotidianamente mettono a repentaglio la propria vita per garantire la nostra incolumità, anche quella dei rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, noi staremo sempre dalla parte di questi ultimi.

Non staremo mai dalla parte di chi vorrebbe creare disordine nelle nostre città e nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), utilizzando la tecnica del cavallo di Troia degli studenti ma quando, in realtà, in quel cavallo di Troia ci sono soltanto dei rappresentanti violenti di centri sociali, i cui centri andrebbero chiusi assolutamente anche per legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Esprimo anch'io la solidarietà mia e della Lega alle nostre Forze dell'ordine per un motivo diverso rispetto a quello espresso dal collega Ziello. Solidarietà alle ragazze e ai ragazzi che indossano una divisa e che rischiano la propria vita ogni giorno per difendere la sicurezza dei cittadini, per difendere le nostre leggi e la nostra democrazia. Non bastava per i nostri poliziotti, i nostri carabinieri e i nostri finanzieri tollerare gli attacchi di certa politica, non bastava tollerare gli insulti, gli sputi, le pietre, le botte quando i ragazzi e le ragazze in divisa fanno, ad esempio, ordine pubblico, proprio come nel caso di Pisa. Da oggi la nostra Polizia, i nostri carabinieri e la nostra Guardia di finanza dovranno anche subire lo stigma del razzismo, perché un organo del Consiglio d'Europa, l'ECRI, Commissione contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa, ha stabilito che la Polizia italiana è razzista. Queste parole sono inaccettabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e io da quest'Aula, Presidente, rivendico che qualcuno dovrebbe chiedere scusa alla nostra Polizia di Stato, ai nostri carabinieri e ai nostri finanzieri e che a Strasburgo qualcuno si sciacqui la bocca prima di parlare dei nostri poliziotti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Bene ha fatto il Presidente Mattarella a stigmatizzare l'episodio, a mostrare stupore e, ovviamente, dissenso e anche il Presidente Mattarella ha dato solidarietà ai nostri poliziotti. Però, Presidente, una considerazione politica va fatta, perché sarà un caso ma le accuse di razzismo arrivano il giorno dopo rispetto a quanto accaduto a Verona, dove un poliziotto ha sparato e ha ucciso un immigrato, evitando che lo stesso, armato di coltello, potesse ammazzare qualcun altro e per primo lo stesso poliziotto, agente che oggi è indagato per eccesso colposo di legittima difesa. Atto dovuto si dirà, ma io vorrei, Presidente, che come atto dovuto una volta tanto ai nostri poliziotti la Repubblica e lo Stato destinassero subito una medaglia per quello che hanno fatto, perché quel poliziotto ha salvato vite umane come, purtroppo, non è avvenuto in altre circostanze, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quanti Kabobo, quanti Moussa Sangare, quanti Innocent Oseghale hanno brandito coltelli e ucciso passanti così per caso, per vedere l'effetto che faceva? Quante ragazzine, quante Sharon, quante Iris, quante Pamela, quante Desiree avremmo potuto salvare se in quel particolare momento fosse passato un poliziotto, un carabiniere o un finanziere? Il poliziotto di Verona non deve essere processato; deve avere una medaglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E quanto a questo organismo, questo ECRI, questa Commissione contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa, più che fare un rapporto sul razzismo della Polizia facesse un bel rapporto su tutti i crimini commessi dagli immigrati nei confronti degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quello sì che è razzismo, quella sì che è intolleranza, quella sì che è violenza ma contro gli italiani. Solidarietà alle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 23 ottobre 2024 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia. (C. 976-A​)

Relatrice: BORDONALI.

2. Seguito della discussione del testo unificato dei disegni di legge:

Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946. (C. 1168​-1318​-1371​-1452​-1572-A​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

3. Seguito della discussione delle mozioni Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309, Zaratti ed altri n. 1-00339, Sarracino ed altri n. 1-00340 e Richetti ed altri n. 1-00350 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata, con particolare riguardo alla prioritaria definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche al fine di ridurre il divario tra le diverse aree del Paese .

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

Legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità. (C. 1632-A​)

e delle abbinate proposte di legge: TRANCASSINI ed altri; BRAGA ed altri. (C. 589​-647​)

Relatore: TRANCASSINI.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

CENTEMERO ed altri: Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 107-B​)

Relatore: CENTEMERO.

(ore 15)

6. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,10.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PINO BICCHIELLI (A.C. 2049​)

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 2049​). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, poco meno di una settimana fa, proprio in quest'Aula, in occasione dell'informativa del Ministro Crosetto sulla situazione in Libano a seguito degli attacchi dell'IDF alle forze di pace della missione delle Nazioni Unite, UNIFIL, abbiamo avuto modo di considerare come prendere parte ad una missione internazionale sia un atto politico rilevantissimo.

In quella sede il ministro ha ribadito la partecipazione italiana, con ciò volendo determinare non solo la presenza di un contingente importante fra le forze di interposizione, non solo la determinazione a proseguire nelle attività di supporto all'esercito regionale libanese, non solo l'impegno a portare avanti le operazioni di peace-keeping, ma l'importanza e il rilievo della missione stessa.

Il messaggio più importante che deriva dalla decisione del governo italiano è di riaffermare con forza la credibilità e l'autorevolezza delle Nazioni Unite.

Il Ministro Crosetto ha chiesto “rispetto” per la missione UNIFIL, un rispetto che non può essere solo di facciata, ma che contempla l'obbligo di garantire la sicurezza dei caschi blu impegnati sul terreno, ma ancor di più richiede la condivisione di modalità diplomatiche multilaterali per la risoluzione delle controversie.

Si può fare diplomazia anche attraverso lo strumento militare se non viene utilizzato come mezzo di minaccia, aggressione, occupazione.

È coraggioso riaffermare con forza la volontà di ricercare la pace attraverso le relazioni diplomatiche all'interno delle organizzazioni internazionali.

Lo è in un contesto in cui la guerra è rientrata prepotentemente nella cronaca. 24 febbraio 2022, 7 ottobre 2023: sono due date che hanno cambiato lo scenario internazionale in maniera radicale.

L'anno delle due guerre, potremmo drammaticamente definire cosi il periodo storico che stiamo vivendo.

Un periodo in cui il conteggio delle vittime cresce, così come la distruzione e la devastazione di interi territori.

Un tempo in cui alle armi si aggiungono fame e malattia.

Un tempo in cui intere generazioni stanno perdendo la speranza e forse anche il futuro.

Tutto questo rischia anche di diventare l'annus horribilis delle organizzazioni internazionali se lasciamo che passi il concetto che le controversie si risolvono sul campo militare misurando la forza fra i due contendenti.

Siamo obbligati a contraddire con forza questa deriva, essenzialmente per due motivi, uno di ordine culturale e l'altro di ordine valoriale: ciò che sta accadendo a Gaza non ci può lasciare indifferenti tanto quanto ciò che è accaduto il 7 ottobre 2023.

Una comunità internazionale deve intervenire dinanzi a una crisi umanitaria di tali proporzioni.

Il secondo aspetto riguarda più prosaicamente gli interessi nazionali.

I risvolti in termini di sicurezza, stabilità, e anche di impatto economico dei conflitti non restano circoscritti fra i confini degli Stati belligeranti.

Anzi, abbiamo subìto una crisi energetica all'indomani dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, continuiamo a subire rallentamenti e difficoltà nelle catene di approvvigionamento globali di merci anche a causa delle tensioni che si sono riverberate sul Mar Rosso.

Insomma, signor Presidente, è evidente che “siamo coinvolti”, che il nostro coinvolgimento è determinato dagli eventi e che diventa essenziale quale ruolo intendiamo svolgere.

Fare finta di nulla significherebbe rinunciare ad un percorso che può e deve essere indirizzato verso la pacificazione.

In questo frangente, infatti, l'Italia non opera nei contesti internazionali solo con la propria voce, lo fa in qualità di presidente di turno del G7.

Una carica non simbolica se la si riempie di contenuto, se la si sostanzia con una politica volta a rafforzare il dialogo multilaterale e a riportare le controversie nelle sedi diplomatiche in cui tutte le parti in causa, comprese quelle indirettamente coinvolte dalle tensioni regionali, diventino parti effettive della risoluzione.

È un obiettivo coraggioso oggigiorno, lo dicevo prima, ma quel coraggio non ci manca perché trova le sue basi nella determinazione e nella convinzione dei principi che ci muovono.

È in quest'ottica che siamo chiamati a valutare il provvedimento all'esame di quest'Aula.

Un provvedimento che apporta alcune mirate modifiche alla legge quadro che regola la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, con la primaria finalità di rendere il procedimento di autorizzazione e finanziamento delle missioni internazionali italiane più snello e più rispondente alle rapide evoluzioni del contesto geo-politico internazionale.

Abbiamo visto la rapidità e l'imprevedibilità con cui cambia lo scenario.

Resta comunque confermato il ruolo centrale del Parlamento nel processo di autorizzazione e di verifica delle missioni internazionali, e questo è un aspetto essenziale.

Ma si introduce un elemento di flessibilità nelle deliberazioni con cui il Governo chiede al Parlamento l'autorizzazione per la partecipazione a una missione internazionale, prevedendo in anticipo le possibili “interoperabilità” tra missioni nella stessa area.

Inoltre si prevede che, nelle deliberazioni con le quali chiede al Parlamento l'autorizzazione alla partecipazione alle diverse missioni internazionali, il Governo possa individuare dei contingenti di forze ad alta e altissima prontezza operativa da impiegare all'estero - previa specifica autorizzazione parlamentare - al verificarsi di crisi o situazioni d'emergenza (quindi al di fuori delle missioni deliberate).

Senza entrare nello specifico delle procedure di finanziamento delle missioni, riteniamo le modifiche proposte utili non solo alla semplificazione dei processi autorizzativi, ma soprattutto essenziali all'efficientamento dell'utilizzo dello strumento militare, strumento essenziale di sicurezza nazionale, ma anche parte integrante del complesso di attività di politica estera di una potenza del G7 come la nostra.

Nel corso degli anni il nostro esercito, uno dei primi a diventare professionale, si è costantemente evoluto, riuscendo a operare nei più diversi e critici contesti, dai conflitti asimmetrici all'universo cyber.

Signor Presidente, oggi non ci pronunciamo sulla partecipazione dell'Italia ad una particolare missione internazionale, ma consentiamo al nostro Paese di dotarsi di un sistema procedurale efficiente per utilizzare prontamente uno strumento militare altamente qualificato.

Vorrei cogliere l'occasione di poter parlare in quest'aula a nome del gruppo parlamentale Noi Moderati per esprimere orgoglio e gratitudine nei confronti di tutte quelle donne e uomini che ci rappresentano nei contesti più difficili, che difendono ogni giorno la nostra libertà, la nostra democrazia, queste istituzioni.

Alla dedizione, allo spirito di sacrificio con cui essi svolgono la missione più alta, noi, dai banchi di quest'Aula, non possiamo che rispondere con la concretezza che contraddistingue questo provvedimento di legge.

È per questi motivi che condividiamo i contenuti del testo in esame e pertanto dichiaro il voto favorevole di Noi Moderati.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PINO BICCHIELLI (DOC. XXII, N. 31-A)

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto finale – Doc. XXII, n. 31-A). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, nella discussione generale, tenuta alcune settimane fa, avevo ricordato che la discussione della proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano arrivava proprio nei giorni successivi a nuovi eventi alluvionali e franosi verificatasi nelle stesse zone colpite a partire dal 1° maggio 2023, ovvero nelle regioni Emilia-Romagna, Marche e Toscana. Oggi in dichiarazione di voto abbiamo davanti a noi le immagini degli ultimi eventi alluvionali in Liguria ed Emilia-Romagna.

E questa potrebbe apparire a tutti gli effetti una coincidenza.

Tuttavia, ho riflettuto su questo.

E sono ulteriormente persuaso sul fatto che si tratta sì di una coincidenza ma che, come ogni evento della vita, rivela una verità più profonda.

Se dopo più di un anno siamo qui a parlare nuovamente di eventi alluvionali che hanno provocato danni nelle stesse zone, è evidente che non siamo più di fronte ad una casualità.

In Emilia-Romagna siamo addirittura alla quarta alluvione in diciotto mesi.

È un fenomeno che sta assumendo una configurazione sempre meno straordinaria e va affrontato con la massima urgenza.

Proprio per questo dobbiamo lavorare per sistematizzare un processo che porti ad una effettiva messa in sicurezza di tutte le zone che potrebbero essere interessate.

Penso ad Ischia, penso a Mirandola, a Faenza e a tutti territori colpiti.

Eventi che all'epoca portarono a far maturare la consapevolezza che, come parlamentari, ci dovessimo assumere l'onere di verificare l'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza, gli interventi di emergenza e di ricostruzione realmente effettuati, a seguito degli interventi calamitosi del 2019.

Oggi, a maggior ragione di fronte a quanto accaduto, ritengo quanto mai urgente che la Commissione inizi a lavorare.

Servono risposte e atti concreti, servono cantieri e non burocrazia.

Non nascondiamoci dietro le polemiche e le accuse incrociate: questo è il male dell'Italia.

Se vogliamo davvero che non ci sia una nuova Faenza, una nuova Prato, una nuova Ischia, dobbiamo lavorare assieme per comprendere cosa non funziona.

Sul concetto di rischio idrogeologico c'è da fare chiarezza.

Non è un “rischio”, qualcosa che può o non accadere.

È una certezza.

Se si verificano eventi climatici eccezionali, i danni sono certi.

E possono riguardare edifici, attività produttive, infrastrutture, persone.

In quest'ultima ondata di maltempo, ancora una volta molte persone hanno visto portare via dall'acqua gran parte di ciò che avevamo costruito nel corso della propria vita: l'azienda di famiglia, la terra coltivata, la casa, i ricordi, gli animali d'affezione e d'allevamento.

Faccio un elenco disordinato di ciò che accomuna ogni essere umano per far comprendere che non basta agire dopo, è importante ma ormai non più sufficiente.

È necessario prevenire ma anche “regolare” la macchina dello Stato.

Dovremmo parlare piuttosto di “fragilità” idrogeologica e dotarci di tutti i sistemi per prevenire, contrastare e reagire.

Dobbiamo metterci nelle condizioni in cui se e quando sarà necessario di nuovo avviare la macchina dello Stato, questa sarà efficiente e pronta.

Vorrei specificare anche un altro aspetto, proprio all'indomani delle polemiche di questi giorni per il ripetersi esatto delle conseguenze a eventi climatici infausti.

Non si tratta di porre in essere un'attività «inquisitoria», men che meno di produrre speculazioni politiche su temi delicati e drammatici come quelli delle calamità naturali, ma al contrario di stimolare uno spirito di coesione e un'attitudine costruttiva in grado di puntare all'obiettivo comune della ricerca di strumenti efficaci di prevenzione, nonché di soluzioni adeguate ai bisogni delle popolazioni colpite da eventi catastrofici.

Si tratta, in buona sostanza, di contribuire all'approfondimento e alla comprensione di fenomeni complessi e interconnessi, di individuare in base a parametri oggettivi pratiche e norme rivelatesi efficaci o, al contrario, inadeguate rispetto alla gestione dell'emergenza, alla prevenzione idrogeologica e alla ricostruzione post-sismica, di inquadrare i singoli accadimenti nell'ambito di un contesto più ampio e multidisciplinare.

Vorrei ricordare anche in questa sede alcuni dati, credo utili al fine di avere un quadro più completo.

Su molti degli oltre ottomila comuni italiani grava contestualmente il rischio sismico, il rischio di frana, il rischio di alluvione e un'elevata impermeabilizzazione dei suoli. Secondo gli ultimi dati dell'ISPRA è soggetto al rischio di alluvioni l'11,5 per cento della popolazione nazionale, quasi 7 milioni di cittadini italiani e il 12 per cento delle famiglie, oltre il 13 per cento delle industrie e dei servizi, il 17 per cento dei beni culturali, quasi l'11 per cento degli edifici, pubblici o residenziali.

Sono quasi un milione e mezzo, invece, i cittadini che vivono in aree esposte al rischio di frane. Il 19 per cento della superficie nazionale è censito nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni, mentre 841 chilometri di litorale sono soggetti al rischio di erosione, circa il 18 per cento delle coste basse.

Se sommiamo il rischio di frane, il pericolo di alluvioni e l'erosione delle coste, ben il 93,9 per cento dei comuni italiani è catalogato nelle aree esposte a rischio.

Nei comuni classificati a rischio naturale alto o medio-alto risiedono oltre 20 milioni di persone, delle quali ben 5 milioni e mezzo in Campania e 4 milioni in Sicilia.

In queste regioni il pericolo di frana interessa rispettivamente 189.000 e 12.500 persone, il pericolo di alluvione riguarda 60.000 persone in Campania e 20.800 in Sicilia.

Nel Lazio e in Calabria la popolazione residente nei comuni classificati a rischio alto o medio-alto ammonta a circa due milioni di persone.

In particolare, in Calabria 12.500 persone sono in aree soggette a pericolo di frana elevata e 20.800 persone nelle aree soggette a pericolo di alluvione, nel Lazio 13.500 persone sono in aree esposte a pericolo di frana e 11.200 persone in aree esposte a pericolo di alluvione.

Tra le situazioni più problematiche è da segnalare, come stiamo vedendo, quella dell'Emilia-Romagna per l'esposizione al rischio di alluvione, con oltre 170.000 persone esposte a questo problema e altre 35.000 persone che vivono nelle aree di pericolo di frana, a cui si aggiunge la recente scoperta, a seguito degli eventi tellurici del 2012, della contemporanea presenza del rischio sismico.

Le regioni con il 100 per cento di comuni a rischio idrogeologico sono nove: Valle d'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria; a queste si aggiungono l'Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la provincia autonoma di Trento, con percentuali tra il 90 per cento e il 100 per cento.

Per ciò che riguarda il patrimonio culturale, i dati dell'ISPRA individuano nelle aree franabili quasi 38.000 beni, dei quali oltre 11.000 ubicati in zone ad elevata e molto elevata pericolosità da frana.

Tutto ciò appare ancor più preoccupante se si considera che molte delle aree precedentemente elencate come aree a rischio medio-alto si trovano anche all'interno della cesura longitudinale che attraversa il territorio nazionale, ossia la faglia che corre lungo la dorsale appenninica e che sempre più sta isolando le aree interne.

Insomma, signor Presidente, il materiale d'indagine non manca.

L'urgenza, purtroppo, nemmeno.

Non vorrei tornare in questa sede sui contenuti e gli obiettivi della Commissione, che mi sembrano chiari ed evidenti a tutti.

Vorrei piuttosto augurare il prima possibile buon lavoro ai commissari che ne faranno parte.

Certo che il voto di oggi vedrà il più ampio consenso possibile.

Con questo, ovviamente, annuncio il voto favorevole di Noi Moderati.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 16 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 17 le deputate Marrocco e Rossello hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 36 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 48 il deputato Decorato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2088 - QUEST PREG 1, 2 E 3 258 256 2 129 110 146 77 Resp.
2 Nominale DDL 2049 - EM 1.1 258 258 0 130 50 208 75 Resp.
3 Nominale EM 1.2 261 259 2 130 103 156 75 Resp.
4 Nominale EM 1.3 261 259 2 130 98 161 75 Resp.
5 Nominale EM 1.4 260 259 1 130 99 160 75 Resp.
6 Nominale EM 1.5 259 258 1 130 100 158 75 Resp.
7 Nominale EM 1.6 261 252 9 127 99 153 75 Resp.
8 Nominale ARTICOLO 1 259 259 0 130 209 50 75 Appr.
9 Nominale ARTICOLO 2 261 261 0 131 210 51 75 Appr.
10 Nominale ODG 9/2049/1 261 246 15 124 103 143 75 Resp.
11 Nominale ODG 9/2049/2 261 246 15 124 101 145 75 Resp.
12 Nominale ODG 9/2049/3 265 249 16 125 101 148 75 Resp.
13 Nominale ODG 9/2049/4 264 213 51 107 49 164 75 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/2049/5 265 264 1 133 264 0 75 Appr.
15 Nominale ODG 9/2049/6 266 198 68 100 55 143 75 Resp.
16 Nominale DDL 2049 - VOTO FINALE 249 249 0 125 201 48 74 Appr.
17 Nominale DOC XXII, N 31-A MANTENIMENTO ART 1 259 253 6 127 139 114 74 Appr.
18 Nominale EM 2.1, 2.5 262 257 5 129 114 143 74 Resp.
19 Segreta EM 2.6 278 276 2 139 128 148 66 Resp.
20 Nominale EM 2.200 274 268 6 135 114 154 66 Resp.
21 Nominale EM 2.24 272 266 6 134 115 151 65 Resp.
22 Nominale ARTICOLO 2 272 267 5 134 152 115 65 Appr.
23 Nominale EM 3.1, 3.2 272 267 5 134 117 150 65 Resp.
24 Nominale EM 3.3 266 261 5 131 115 146 65 Resp.
25 Nominale EM 3.4 265 260 5 131 112 148 65 Resp.
26 Nominale EM 3.5 263 258 5 130 111 147 65 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 3.6 272 267 5 134 115 152 65 Resp.
28 Nominale ARTICOLO 3 274 269 5 135 153 116 65 Appr.
29 Nominale EM 4.1, 4.2 274 269 5 135 117 152 65 Resp.
30 Nominale EM 4.3 275 270 5 136 115 155 65 Resp.
31 Nominale EM 4.4 278 273 5 137 116 157 65 Resp.
32 Nominale EM 4.5 274 269 5 135 114 155 65 Resp.
33 Nominale EM 4.6 273 268 5 135 110 158 65 Resp.
34 Nominale EM 4.7 275 270 5 136 113 157 65 Resp.
35 Nominale EM 4.8 270 265 5 133 113 152 65 Resp.
36 Nominale EM 4.9 274 268 6 135 115 153 65 Resp.
37 Nominale EM 4.10 274 268 6 135 115 153 65 Resp.
38 Nominale ARTICOLO 4 268 263 5 132 152 111 65 Appr.
39 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 5 270 264 6 133 151 113 65 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 50)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 6.1, 6.2 270 263 7 132 111 152 65 Resp.
41 Nominale EM 6.3 266 259 7 130 109 150 65 Resp.
42 Nominale EM 6.4 272 266 6 134 113 153 65 Resp.
43 Nominale EM 6.5 266 260 6 131 112 148 66 Resp.
44 Nominale EM 6.7 270 263 7 132 110 153 65 Resp.
45 Nominale EM 6.8 272 265 7 133 113 152 65 Resp.
46 Nominale ARTICOLO 6 273 267 6 134 153 114 65 Appr.
47 Nominale DOC XXII, N 31-A - ODG N 1 259 220 39 111 72 148 66 Resp.
48 Nominale ODG 9/DOC XXII, N 31-A/2 260 219 41 110 69 150 66 Resp.
49 Nominale ODG 9/DOC XXII, N 31-A/3 RIF 266 251 15 126 249 2 65 Appr.
50 Nominale DOC XXII, N 31-A - VOTO FINALE 219 217 2 109 136 81 65 Appr.