XIX LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993, definisce la violenza contro le donne «Ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata»;
la violenza di genere si riscontra in ogni atto inserito nell'agire quotidiano che si basa e, a sua volta, determina differenze sociali ed economiche tra uomini e donne. Tale forma di violenza si differenzia dalla violenza domestica propriamente detta che è un concetto circoscritto all'ambito privato e che si inserisce nella quotidianità familiare; sin dalla loro fondazione, le Nazioni Unite hanno svolto un ruolo indispensabile per l'avanzamento e la difesa dei diritti delle donne. Sotto l'egida dell'Onu, viene fondata la Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, che si occupa di promuovere la parità di genere e della stesura sia della Dichiarazione universale dei diritti umani sia della Convenzione sui diritti politici delle donne: primo strumento giuridico riguardante i diritti della donna che enuncia il diritto a votare, ad essere elette e a poter svolgere qualsiasi impiego pubblico; punto di svolta per il mondo femminile è l'adozione della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne adottata dall'Assemblea Generale con la Risoluzione 2263 (XXII) del 7 novembre 1967 essa elenca i diritti che devono essere garantiti alle donne e le misure che gli Stati devono mettere in atto per eliminare ogni forma di discriminazione nei loro confronti; nell'ultimo decennio è stato compiuto un importante sforzo in termini di mutazione e innovazione del quadro normativo, così come nella pianificazione di interventi e strumenti più aderenti alle necessità emergenti;
con la legge 27 giugno 2013, n. 77, l'Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza; la Convenzione precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica sia nella sfera privata; la Convenzione interviene, inoltre, specificamente anche nell'ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini e anziani, ai quali si applicano le medesime norme di tutela;
il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito con modificazioni dalla legge n. 119 del 2013 recante misure contro la violenza di genere, ha per la prima volta definito con chiarezza la centralità e la peculiarità della violenza compiuta entro le mura domestiche da chi ha vincoli familiari o affettivi con la persona colpita; ha, inoltre, introdotto profonde modifiche processuali a tutela della vittima, con l'obiettivo, da un lato, di rafforzare gli strumenti repressivi, secondo un disegno che tenga conto delle caratteristiche delle violenze di genere, e dall'altro con l'intenzione di implementare gli strumenti volti a tutelare la vittima stessa. Ha poi introdotto misure di sostegno per le donne e i minori coinvolti nella fase processuale: modalità protette per le testimonianze, gratuito patrocinio, dovere del giudice di comunicare rispetto alle modifiche delle misure cautelari, processi più rapidi e l'estensione del permesso di soggiorno alle donne straniere vittime di violenza domestica slegato dal permesso del marito;
inoltre, la legge de qua ha previsto che: «Il Ministro delegato per le pari opportunità, anche avvalendosi del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità [...] elabora, con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza», e adotta un «Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere» [...] con l'obiettivo di garantire azioni omogenee nel territorio nazionale;
il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 in continuità con il Piano precedente 2017-2020, è articolato in 4 assi (Prevenzione, Protezione e sostegno, Perseguire e punire, assistenza e Promozione) in analogia alla Convenzione di Istanbul. Il Piano ha fatto proprie molte delle istanze avanzate dalla Commissione parlamentare sul femminicidio, nella Relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, approvata, il 14 luglio 2020, che segnalava come prioritario e urgente «1) implementare le risorse per l'intero sistema di prevenzione e contrasto alla violenza, semplificare e velocizzare il percorso dei finanziamenti, verificarne l'effettiva erogazione ai centri antiviolenza e alle case rifugio attraverso un sistema di monitoraggio più efficace e potenziare la governance centrale del sistema»;
come si evince dai dati, la violenza contro le donne in Italia è un fenomeno strutturale e diffuso e in allarmante crescita: dato che rappresenta uno dei maggiori ostacoli al conseguimento della parità di genere;
i perduranti e sistemici episodi di violenza sulle donne impediscono di potersi considerare raggiunta la piena emancipazione femminile e costituiscono il precipitato di una secolare tradizione di rapporti di forza disuguali fra donne e uomini, basata su concezioni patriarcali e su ruoli sociali stereotipati che, nel ventunesimo secolo, dovrebbero potersi considerare ormai più che superati;
la violenza degli uomini sulle donne, alla cui base sono radicati misoginia, discriminazione e un insostenibile divario di genere in termini sociali, lavorativi, salariali, culturali, rappresenta una tra le più gravi e profonde violazioni dei diritti umani a livello globale; questa particolare giornata fornisce un'occasione ai Governi, alle istituzioni nazionali, alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative sia per organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica, sia per individuare sempre migliori strategie finalizzate allo sradicamento di quella che non è neppure più definibile quale situazione emergenziale, bensì quale fenomeno endemico e strutturale;
la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, evidenzia come il legislatore «in costante raccordo con tutte le istituzioni e gli ordini professionali coinvolti, ha il dovere di rafforzare e mettere a sistema i modelli positivi emersi, come pure di implementare le misure normative vigenti al fine di garantire a tutti i soggetti coinvolti l'accesso agli strumenti processuali e la formazione necessaria per una corretta lettura e un efficace e tempestivo contrasto della violenza di genere e domestica»;
la cronaca quotidiana in Italia e nel mondo dimostra che non si può affrontare e sconfiggere la crescente ferocia degli uomini nei confronti di donne e bambine, in qualunque forma essa si manifesti, dalla violenza fisica a quella psicologica, dalla violenza domestica a quella economica, dall'odio in rete al revenge porn, dalla tratta allo sfruttamento, dallo stalking alle molestie e allo stupro, fino all'apice del femminicidio, senza correlarla al tema della parità di genere, della parità e delle pari opportunità, obiettivi purtroppo ancora mancati;
non a caso, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), a valere sul dispositivo Next Generation EU, rappresenta l'occasione anche per recuperare i ritardi che penalizzano storicamente il nostro Paese. Per essere efficace, strutturale e in linea con gli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali, la ripresa dell'Italia deve promuovere le pari opportunità, con particolare attenzione al mondo del lavoro: la mobilitazione delle energie femminili, così come dimostrato da numerosi studi internazionali, è fattore dirimente per una reale ripresa economica del Paese e, per questo motivo, occorre intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne al fine di liberarne tutto il potenziale inespresso;
molte sono le misure approvate nelle precedenti e anche in questa legislatura, da Governo e Parlamento, volte a promuovere con decisione politiche per garantire la parità di genere, incrementare l'occupazione femminile, sostenere l'indipendenza economica, l'autonomia e l'emancipazione delle donne;
per quanto riguarda la dotazione di strumenti «repressivi», occorre segnalare che, a partire dal 2009, anno della modifica delle norme in materia di stalking, si sono susseguite ben 26 iniziative legislative atte ad adeguare la legislazione penale: un impianto robusto e articolato;
la legge 9 dicembre 2023, n. 168, recante «Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza di genere», operando sul versante penalistico, ha ampliato i casi in cui il questore, anche in assenza di querela, può procedere all'ammonimento dell'accusato negli ambiti riconducibili alla violenza domestica, aumentato le pene previste per i delitti catalogo della violenza di genere. Il provvedimento ha potenziato il sistema delle misure di prevenzione, rafforzato lo strumento della custodia cautelare in carcere ed introdotto lo strumento della flagranza differita. Sotto altro versante, in ossequio agli impegni assunti con la ratifica della Convenzione di Istanbul, si è impegnato il Governo a predisporre apposite linee guida nazionali per una formazione «adeguata e omogenea» degli operatori che entrano a contatto con le donne vittime di violenza entro 12 mesi dall'entrata in vigore del testo di legge. Lo stesso articolo rafforza l'obbligo formativo inserendo iniziative formative in materia nelle linee programmatiche proposte annualmente dal Ministero della giustizia alla Scuola superiore della magistratura;
il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/01294-A/007, impegnandosi ad istituire presso il Dipartimento per le Pari Opportunità un tavolo inter-istituzionale, con la partecipazione di rappresentanti del Dipartimento per la trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, dell'Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni, del Garante della Privacy, dei Ministeri dell'interno, della difesa e delle imprese e made in Italy e con il coinvolgimento delle Associazioni di settore, per l'individuazione dei più appropriati strumenti tecnologici funzionali allo scopo e delle relative modalità operative. Ciò al fine di rafforzare la prevenzione dei fenomeni della violenza sulle donne, prevenzione che si deve tradurre anche in assistenza continua alla donna che ne ravvisi la necessità: fra questi strumenti allo studio del Governo possono individuarsi certamente quelli informatici, quali lo sviluppo di un'applicazione informatica e un servizio di assistenza e sostegno telefonici, messi a disposizione di chi ne abbia bisogno in forma gratuita;
sulla scorta della recrudescenza dei fenomeni di violenza contro le donne, il fil rouge che unisce le svariate disposizioni in materia di contrasto a tale fenomeno va ravvisato nel privilegiare la dimensione della punizione/perseguimento, dimensione certamente rilevante, una dimensione che necessita di un affiancamento a una più compiuta attuazione degli altri pilastri della convenzione di Istanbul: prevenzione, protezione e politiche integrate. Certamente, ciò non significa che gli strumenti repressivi siano inutili, bensì che gli stessi debbano interagire con un sostanziale mutamento culturale, con un solido radicamento di valori di rispetto e riconoscimento e valorizzazione delle differenze di genere al fine di prevenire i fenomeni di violenza contro le donne e, quindi, di arginarli;
le modifiche codicistiche sono certamente rilevanti e, in tal senso, pare importante incidere ulteriormente sulla conoscenza da parte della donna vittima di violenza dell'iter processuale a carico del suo persecutore, anche tramite la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari di cui all'articolo 415-bis del codice di rito;
altra misura necessaria è quella del gratuito patrocinio in favore delle donne vittime di violenza in sede civile indipendentemente dal reddito. Alla luce delle nuove norme introdotte a contrasto della violenza contro le donne e domestica deve necessariamente trovare spazio l'estensione del patrocinio a spese dello Stato, indipendentemente dal reddito, anche in sede civile, in ragione del fatto che ora l'azione di tutela delle vittime può essere svolta anche indipendentemente all'azione penale. Attualmente, l'esenzione è prevista unicamente agli orfani di femminicidio con la modifica dell'articolo 76, comma 4-quater del T.U. – spese di giustizia: deve pertanto essere introdotta, quale ulteriore legittimo strumento di tutela per le vittime di violenza, volto altresì ad uniformare la garanzia di legge in entrambi i procedimenti;
deve essere adeguatamente considerato, poi, il riconoscimento, anche a livello normativo, del ruolo svolto dalle Forze di polizia con riferimento al momento iniziale dell'acquisizione delle informazioni dalle parti offese e da quelle querelanti o denuncianti: l'estrema complessità del ruolo svolto dalle forze di polizia in tale delicato momento, impongono di valutare l'ormai improcrastinabile necessità di garantire personale adeguato in termini numerici e di formazione, nonché una presenza articolata sul territorio;
in ragione della peculiarità della tematica in questione, sembra fondamentale che le donne siano supportate nel difficile percorso di emancipazione dalla condizione di violenza mediante la denuncia da associazioni di categoria che possano assisterle e seguirle sino alla conclusione del processo in tutte le sue fasi e gradi;
parimenti esiziale è il tema della specializzazione sia della magistratura requirente, quanto di quella giudicante, al fine di garantire una risposta professionale adeguata alle specificità proprie tanto delle indagini, quanto dei processi nella delicatissima materia della violenza sulle donne;
non può non segnalarsi che gli interventi legislativi degli ultimi anni abbiano condotto ad un aumento esponenziale delle denunce da parte di donne che, anche grazie alle associazioni e ai gruppi di ascolto, vengono accolte e accompagnate nel processo di presa di coscienza che la violenza non è una condizione fisiologica e ordinaria, bensì un male da estirpare;
ciò nonostante, la denuncia costituisce solo un passo embrionale e di per sé non è risolutiva della problematica; invero, se l'aumento del numero di segnalazioni deve essere interpretato positivamente, non esclude il dovere irrinunciabile delle Istituzioni di proseguire nel garantire una protezione costante, effettiva ed efficace alle donne nei confronti di che le maltratta, offende, sevizia, violenta e tormenta, soprattutto nella fase successiva alla denuncia;
pertanto, è evidente che a mancare non sia tanto l'attenzione delle istituzioni al tema o le tutele legali sul piano strettamente formale, data la presenza di molteplici fonti nazionali e sovranazionali che, nei diversi ambiti di intervento, dispongono l'uguaglianza di genere, quanto piuttosto tutele operative, concrete e sostanziali, adottate sinergicamente in base ad un piano che operi sistematicamente e a più livelli, partendo dal territorio;
la violenza di genere costituisce, da alcuni anni, oggetto di misurazione statistica anche in Italia. L'Istat ha infatti elaborato due indagini, una nel 2006 e nel 2014. In base ai dati dell'ultima indagine sulla sicurezza delle donne (2014), nel corso della propria vita poco meno di 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788.000), quasi una su tre (31,5 per cento), riferiscono di aver subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale, dalle forme meno gravi (come la molestia) a quelle più gravi, come il tentativo di strangolamento o lo stupro. Gli autori delle violenze più gravi (violenza fisica o sessuale) sono prevalentemente i partner attuali o gli ex partner: due milioni e 800.000 donne ne sono state vittime. Il 10,6 per cento delle donne dichiara di aver subito una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni. Più di una donna su tre, tra le vittime della violenza del partner, ha riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (37,6 per cento). Circa il 20 per cento è stata ricoverata in ospedale a seguito delle ferite riportate. Più di un quinto di coloro che sono state ricoverate ha riportato danni permanenti;
la complessità del fenomeno, richiede una strategia integrata che si basi su un approccio multidimensionale, sistemico ed inter-istituzionale. Un'azione globale, che deve fondarsi su di una solida conoscenza delle problematiche e su un'approfondita analisi dei dati disponibili;
dapprima la pandemia da COVID-19 e le conseguenti misure di contenimento, poi la crisi economica che ha investito il nostro Paese a seguito del conflitto russo-ucraino, hanno ulteriormente evidenziato il tema della violenza contro le donne, enfatizzando le lacune tuttora esistenti per una efficace tutela;
con la circolare del 21 marzo 2020 della Ministra dell'interno in accordo con la Ministra per le pari opportunità che ha impegnato le prefetture a supportare i centri antiviolenza e le case rifugio individuando soluzioni abitative temporanee da utilizzare per la quarantena prima di fare il loro ingresso nelle strutture. Con una seconda circolare (20 aprile 2020) i prefetti hanno potuto individuare un «punto di contatto» cui rivolgersi;
il numero 1522, la cui operatività è stata resa strutturale dal decreto P.A., e l'App YouPol sono stati potenziati e le campagne di sensibilizzazione promosse dal Dipartimento per le pari opportunità sui canali televisivi e rilanciate sui «social» hanno rinforzato il messaggio dell'importanza della richiesta di aiuto per uscire dalla violenza;
il tema delle case rifugio è anche un altro dato importante, da celebrare nella Giornata contro la Violenza sulle donne: secondo i dati raccolti quest'anno dall'Istat dicono che queste strutture, nella maggior parte dei casi, hanno un vero effetto salvifico per le donne che riescono a sfuggire alla violenza domestica. Sono hub di benessere, di salvezza, un modo per fuggire alla prigione creata solitamente da un uomo violento: il lavoro delle case rifugio è fondamentale proprio per il valore che apportano non solo sulla vita delle assistite ma anche sulla società;
secondo un report dell'Istat, nel 2020 e cresciuta l'offerta di servizi sia dei centri antiviolenza (CAV) sia delle Case rifugio per le donne maltrattate. In particolare sono state aperte 12 nuove Case e 11 Centri antiviolenza. Persistono, tuttavia, forti differenze territoriali: tuttavia è al Nord che si concentra la quota maggiore di Case rifugio (70,2 per cento, 257 in valore assoluto) e il 41,7 per cento dei Centri antiviolenza (146). Sia le Case rifugio sia i Centri antiviolenza sono raggiungibili h24 nella gran parte dei casi: l'85,5 per cento delle Case rifugio (87,5 per cento nel 2019) e il 71,9 per cento dei Centri antiviolenza (come nel 2019). La maggioranza delle Case (83,5 per cento) e tutti i Centri hanno almeno un locale idoneo a garantire lo svolgimento delle attività nel rispetto della privacy delle utenti;
la distribuzione territoriale dei servizi per il contrasto della violenza di genere non è, dunque, omogenea. Al Nord si concentra il 70,2 per cento delle Case rifugio (257) e il 41,7 per cento dei Centri antiviolenza (146); a seguire il Sud dove sono attivi 104 CAV (29,7 per cento del totale nazionale). La presenza di questi servizi è minore nelle restanti aree geografiche, raggiungendo il valore minimo per entrambe le tipologie nelle Isole (19 Case rifugio e 35 Centri antiviolenza, pari rispettivamente al 5,2 per cento e al 10 per cento del totale delle unità-attive). Se si rapportano i servizi alla popolazione femminile cui potenzialmente sono rivolti, l'offerta delle Case rifugio è pari a 0,12 per 10 mila donne e quella dei Centri antiviolenza a 0,11 per 10 mila donne. Considerando esclusivamente le donne vittime di violenza, l'offerta dei servizi specializzati sul territorio sale a 1,6 ogni 10 mila vittime per le Case rifugio e a 1,5 ogni 10 mila vittime per i Centri antiviolenza;
è necessario potenziare tale sistema e renderlo omogeneo in tutte le aree del Paese, implementando le relative risorse, rese strutturali con la legge di bilancio per l'anno 2022, e individuando possibili modalità di riduzione della tempistica di erogazione delle relative risorse alle regioni, oltre che potenziare il sistema di monitoraggio, introdotto con il riparto del 2019 con l'obiettivo di disporre di un quadro informativo puntuale sull'effettivo utilizzo delle risorse da parte delle regioni;
non tutti i femminicidi sono prevedibili: molti si verificano non dove ci sono episodi di violenza fisica precedenti, ma dove c'è stata violenza psicologica. In questi casi è difficile prevenire con una migliore applicazione della legge e per questo si rende sempre più stringente l'esigenza di intervenire culturalmente con una sensibilizzazione a partire dalle nuove generazioni nelle scuole: una simile rivoluzione culturale passa per le parole, per il non ridere alle battute sessiste;
il sistema educativo assume significato nei diversi livelli e con modalità differenti nella lotta alla violenza sulle donne e alla violenza domestica; la scuola è un osservatorio privilegiato sulla vita delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, in cui figure di prossimità di grande importanza, come gli insegnanti, possono favorire l'emersione della violenza subita e assistita, riconoscendo i segnali di disagio e attivando segnalazioni e percorsi di sostegno e di aiuto. I dati forniti dall'Istat con la ricerca sulla violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia, mostrano che il 10 per cento delle donne vittime di violenze sessuali le ha subite prima dei 16 anni, quindi nella fascia d'età dell'obbligo scolastico; nel caso poi dei figli delle donne vittime di violenza, il 65 per cento ha assistito agli abusi subiti dalla madre e la violenza assistita si configura a tutti gli effetti come una violenza, con conseguenze anche molto gravi sullo sviluppo psicofisico del minore;
la scuola, senza sostituirsi alla famiglia, è chiamata a proporre e ad avviare le studentesse e gli studenti in modo adeguato all'età, a una riflessione sulla qualità dei rapporti tra uomo e donna, e deve impegnarsi nel realizzare una reale inclusione per valorizzare le singole individualità e coadiuvare le famiglie nell'educare le nuove generazioni al valore positivo della cultura del rispetto. La nascita di una dialettica tra identità e diversità consente la più compiuta affermazione dell'individuo;
l'esperienza della scuola segna tutto il periodo di crescita e di formazione dei minori: si parte dalla fase educativa dei nidi e delle scuole dell'infanzia per poi passare a quella delle scuole di ogni ordine e grado in cui ogni bambina e ogni bambino è accompagnato, anno dopo anno, nel lungo percorso di formazione della personalità, di cambiamento del corpo, di crescita intellettuale. In tale contesto la scuola si affianca ed è a sua volta affiancata dalle famiglie, un contesto articolato, quindi, nel quale la figura dello psicologo scolastico deve essere visto come una figura di collegamento tra tutti i soggetti che entrano in relazione tra loro, scuola e famiglia, scuola e servizi socio-sanitari, docenti e alunni, che sia in grado di riconoscere un disagio o potenziali patologie, che funga da supporto ad un sano sviluppo di interessi e stili cognitivi;
lo psicologo scolastico deve diventare un punto di riferimento stabile e costante per l'adolescente, non soltanto nei momenti di difficoltà, ma nel quotidiano confronto con le più varie forme di disagio e nel confronto con modelli sociali sempre più spesso distorsivi;
sarebbe altresì opportuno che le istituzioni scolastiche, anche promuovendo l'adozione di una strategia condivisa in collaborazione con le famiglie, le amministrazioni locali, i servizi socio-sanitari, gli altri soggetti del sistema di educazione e di formazione, inserissero la prospettiva all'educazione al rispetto nel piano di percorsi e di servizi che accompagnano l'uomo e la donna nelle diverse situazioni della vita e nello sviluppo del proprio progetto personale, educativo e professionale;
il problema, come riportato nella citata relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, è di entità tale da richiedere interventi che, in termini di costi e rispetto dei vincoli di bilancio pubblico, sono meno onerosi delle conseguenze derivanti dagli atti di violenza;
in un'ottica di prevenzione dei fatti di violenza contro le donne, al fine di fornire a queste ultime strumenti psicologici e caratteriali, ma anche forza fisica, che consentano di respingere eventuali atti di violenza, anche verbale, è molto utile la pratica di sport di autodifesa che dovrebbero essere offerte in forma gratuita, anche in collegamento con i centri anti-violenza, le cui risorse finanziarie dovrebbero essere implementate;
al pari dei sopracitati ambiti di intervento, nell'impegno contro la violenza sulle donne, riveste un ruolo di primo piano l'investimento sul lavoro e sulla valorizzazione dell'esperienza femminile: il sostegno all'indipendenza economica, quindi, come leva per contrastare la violenza di genere e tutelare le vittime di questa piaga sociale;
sebbene nel confronto internazionale la posizione del nostro Paese sia per alcuni aspetti migliorata nell'ultimo decennio, l'Italia rimane tra i Paesi dell'Unione europea con il più ampio gender gap occupazionale. Nel 2019, il tasso di occupazione nella fascia di età (20-64) è pari al 54 per cento per le donne rispetto al 73 per cento per gli uomini. Tenendo conto del numero di ore lavorate, il tasso di occupazione delle donne è pari al 31 per cento rispetto al 51 per cento degli uomini (dati 2018). Il 33 per cento delle donne lavora a tempo parziale, rispetto al 8 per cento degli uomini (2019). Le donne occupate lavorano in media meno ore, guadagnano meno, accumulano minore anzianità;
una bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita anche la crescita economica di una nazione. Ridurre tale divario aiuta a diminuire i costi economici e sociali del Paese ed è un fattore rilevante per la crescita del Prodotto interno lordo, con un impatto positivo che secondo la Banca d'Italia, arriva fino a 7 punti percentuali che crea un sistema di trasparenza e garanzia per le lavoratrici con un sistema di certificazione che premia le aziende virtuose. Senza sfruttamento nel mercato del lavoro e contribuendo al benessere delle donne e della stessa comunità;
la sfida del raggiungimento della parità di genere, fondamentale per contrastare la sottocultura della violenza degli uomini contro le donne, passa per l'eliminazione di barriere e ostacoli quali, ad esempio, la situazione di inferiorità economica in cui si trovano endemicamente le donne nel nostro Paese, e che vede le lavoratrici italiane guadagnare in media il 31,2 per cento in meno dei loro colleghi maschi: proprio per affrontare il cosiddetto gender pay gap, e cioè il divario di genere in termini di guadagno a parità di mansioni fra uomini e donne, il Parlamento il 27 ottobre 2021 ha licenziato una legge che introduce controlli, sanzioni e anche premialità, nonché tutela contrattuale e flessibilità di forme di lavoro e orari; sulla base dell'ultimo rapporto sul gender gap del World Economic Forum, l'Italia si colloca ancora al 76° posto su 153 Paesi della classifica mondiale, con un tasso di occupazione femminile fermo al 48,9 per cento, agli ultimi posti in Europa;
viene previsto l'ampliamento dell'ambito soggettivo di applicazione dell'obbligo di redazione del rapporto sulla situazione del personale, prevedendo che lo stesso sia redatto dalle aziende (pubbliche e private) che impiegano più di 50 dipendenti (anziché più di 100, come attualmente previsto), nonché la previsione, tra l'altro, di incentivi alle assunzioni, di agevolazioni fiscali, di strumenti per favorire la conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, di un sistema di certificazione della parità di genere;
per la prima volta l'Italia si è dotata di una Strategia nazionale per la parità di genere, che riprende i princìpi già definiti dalla Strategia europea per la parità di genere 2020/2025 e che si concentra sui temi del lavoro, del welfare, dell'educazione e della promozione della leadership femminile, con un substrato di approccio culturale, di linguaggio, di rimozione degli stereotipi che è condizione necessaria di qualsiasi politica attiva sulla parità di genere;
nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sono previsti importanti specifici interventi, ma l'empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere sono perseguiti quali obiettivi trasversali nell'ambito di tutte le componenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza; la parità di genere è stata assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza si caratterizza per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso, economica e sociale, delle donne;
sono molteplici le politiche di incentivazione all'imprenditoria femminile, di decontribuzione per incoraggiare l'assunzione di lavoratrici, e di conciliazione tra lavoro e famiglia, messe in atto in favore dell'occupazione femminile, quali, a titolo esemplificativo, gli sgravi contributivi per chi assume donne, o il Fondo a sostegno dell'imprenditoria femminile con una dotazione di 40 milioni di euro (20 milioni per il 2021 e altrettanti per il 2022), ovvero il Fondo per l'assegno unico volto a riordinare e potenziare le misure di sostegno economico per i figli a carico e favorire la fruizione di servizi a sostegno della genitorialità;
la violenza economica è una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze in ambito familiare, soprattutto quando il partner detiene il potere economico, il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari; fondamentale è dunque il sostegno economico alle vittime per aiutarle a conseguire l'indipendenza finanziaria dal partner violento. In tal senso gli strumenti di welfare e di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne, rivestono un ruolo estremamente importante;
è in questa direzione che va l'istituzione del «reddito di libertà»: un aiuto economico mensile per favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà, la misura rientra tra quelle emergenziali adottate in risposta alla crisi economica dovuta alla pandemia e incrementa di 3 milioni di euro per l'anno 2020, il «Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità» ed è stato poi rifinanziato dalla legge 30 dicembre 2020, n. 178, che 2021 che destina risorse pari a 2 milioni di euro per il 2021 e 2 milioni di euro per il 2022. L'8 novembre 2021, l'Inps ha pubblicato sul suo sito la circolare relativa all'erogazione del reddito di libertà;
certamente, si tratta di una iniziativa importante, ma si può e si deve fare ancora di più: le drammatiche vicende di cronaca che si sentono, purtroppo, ormai ogni giorno reclamano interventi urgenti e incisivi. Occorre, oltre ad una maggiore sensibilizzazione al fenomeno, un cambiamento culturale che investa tutta la società per contrastare la cultura della violenza;
nel complesso, l'impegno e lo sforzo trasversale delle forze politiche hanno portato l'Italia ad avere un buon impianto normativo in tema di violenza maschile sulle donne. Da ultimo, nella XVIII legislatura, con l'approvazione della legge n. 69 del 2019 (cosiddetto codice rosso), e con le riforme del processo civile e del processo penale che contengono norme attente ai problemi della violenza di genere, anche in attuazione della Convenzione di Istanbul;
sul versante civile, la riforma Cartabia, grazie alle indicazioni e al lavoro svolto dalla Commissione sul femminicidio, ha ampliato il suo contenuto che attiene anche ai procedimenti relativi all'allontanamento dei minori dalla famiglia, alle controversie sull'esercizio della responsabilità genitoriale e all'affidamento familiare;
con specifico riferimento alle donne vittime di violenza, si dà pieno riconoscimento alle disposizioni della Convenzione di Istanbul. La riforma introduce, infatti, una novità importante: il pieno riconoscimento della violenza contro le donne anche nel processo civile, in primis nelle cause di separazione e divorzio. Attraverso le misure previste, si consentirà alla giustizia di difendere meglio donne e minori;
sempre la riforma, prevede che il consulente tecnico d'ufficio debba attenersi «ai protocolli e alle metodologie riconosciute dalla comunità scientifica». Inoltre, sempre nel medesimo disegno di legge, è prevista l'introduzione di specifici requisiti di competenza necessari per l'iscrizione dei professionisti in tale categoria. Interventi che mirano a rafforzare la base e la solidità scientifica delle perizie, quando vengono richieste dal giudice, sempre fatto salvo il suo obbligo di verificarne l'attendibilità;
si ricorda che la sindrome da alienazione parentale (Pas), non è riconosciuta dalla comunità scientifica e che la Corte di Cassazione ha ribadito più volte che non si possono adottare provvedimenti giudiziari basati su soluzioni prive del necessario conforto scientifico. Ma, nonostante ciò, è sempre più utilizzata, in sede giudiziale dalle consulenze tecniche d'ufficio (Ctu) quale causa per allontanare i minori principalmente dalle madri, definite alienanti, simbiotiche, malevole e manipolatrici, per il solo fatto di aver denunciato le violenze e dato avvio alla separazione dal partner violento;
la riforma prevede, inoltre, tra le altre cose, che i giudici debbano ascoltare e rispettare la volontà espressa da bambini e ragazzi che rifiutano di vedere un genitore. Potranno avvalersi, se necessario, di professionisti specializzati, ma non potranno delegare ad altri i colloqui, che saranno videoregistrati. Sarà dunque il giudice ad accertare le cause del rifiuto considerando eventuali episodi di violenza nella determinazione dell'affidamento dei figli. Si stabilisce inoltre, che l'uso della forza pubblica per i prelievi in casa, in attuazione delle sentenze, avvenga solo come extrema ratio, cioè se è a rischio la vita del bambino/ragazzo;
i dati e la cronaca continuano a dire con evidenza che gli sforzi fin qui attuati a livello legislativo e istituzionale non sono ancora riusciti ad arginare e a ridurre questo fenomeno. Pur in presenza di un quadro normativo avanzato, e di misure di protezione importanti, queste ultime spesso non vengono applicate o non vengono applicate in maniera abbastanza tempestiva. Serve dunque una maggiore capacità di valutazione del rischio e di lettura della pericolosità delle situazioni in cui si trovano le donne;
a monte, i mutamenti più significativi e incisivi investono la rappresentazione sociale delle violenze maschili contro le donne, la costruzione sociale e simbolica: in crescita è la comunicazione, interazione, consapevolezza e conoscenza sul tema, ormai entrato nelle agende e nel vocabolario collettivo. Anche e innanzitutto su questo occorre lavorare per fare prevenzione;
quella culturale è certamente la sfida più grande da vincere, come si evince anche dalla narrazione che i media fanno della violenza sulle donne che è ancora pervasa da stereotipi e sessismo. Spesso le notizie contengono elementi che giustificano gli uomini autori di violenza e il sensazionalismo mediatico accende i riflettori sul fenomeno ma non aiuta ad andare a fondo, a capire le radici strutturali del problema e quindi a risolverlo. La donna diventa così vittima due volte: del reato e del racconto che di quella violenza viene fatta pubblicamente;
con il decreto-legge «Infrastrutture e trasporti» n. 121 del 2021, approvato il 4 novembre 2021, si vietano affissioni e pubblicità sulle strade, ma anche su mezzi pubblici o privati, che abbiano i contenuti con «messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica, oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche»;
la violenza maschile contro le donne chiama in causa la relazione tra donne e uomini. L'educazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle capacità che aiuteranno i bambini e le bambine a creare rapporti sani, in particolare insegnando la parità di genere, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti, la violenza di genere, il rispetto della libertà delle donne;
è fondamentale anche lavorare sulla formazione per abbattere stereotipi e pregiudizi e favorire un cambiamento culturale anche di polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario, psicologi, periti e tutti coloro che vengono a contatto con la violenza sulle donne. Quando le donne trovano la forza di denunciare devono trovare dall'altra parte persone che credono a ciò che dicono e che conoscono il ciclo della violenza. Perché la violenza va letta correttamente e in tempo utile;
sul piano della sicurezza delle donne occorre poi porre l'attenzione sulle conseguenze economiche degli atti violenti: se è vero che le vittime di reati violenti hanno diritto a un indennizzo a carico dello Stato che, ammonta a 25.000 euro per la deformazione dell'aspetto mediante lesioni al volto, non va sottaciuto che la relativa domanda può essere proposta soltanto dopo il passaggio in giudicato della sentenza penale ovvero dall'ultimo atto del procedimento esecutivo: in altri termini anni. Una volta uscite dal circuito ospedaliero le donne non hanno le risorse finanziarie per riparare un danno che oltre che estetico è sovente anche funzionale. Lo Stato ha il dovere di non lasciare ulteriormente sole queste donne, garantendo loro la necessaria assistenza chirurgica;
l'evidenza che trattasi di un'emergenza irrisolta è confermata dai dati, seppur ancora parziali, in riferimento all'anno 2022: sono 125 le donne uccise nel 2022, il 95 per cento maggiorenni e il 78 per cento italiane. Sono stati 103 gli omicidi in ambito familiare, 61 per mano del partner o ex, 34 da un genitore o da un figlio. Nel 2023 ad oggi la tendenza non pare mutare: ad agosto sono 75 i femminicidi, una vera e propria strage di donne. A questi numeri vanno aggiunte le migliaia di segnalazioni e denunce di molestie e violenze e, ancor più degni di nota e attenzione, gli episodi di violenza sommersa;
troppo spesso, infatti, le donne rischiano ancora di subire fenomeni di vittimizzazione secondaria derivanti dal contatto insoddisfacente con il sistema di giustizia penale, vivendo così un ulteriore trauma psico-emotivo. È quindi importante favorire, attraverso strumenti normativi, buone prassi e formazione mirata, integrata e permanente di tutti gli operatori coinvolti (anche sui contenuti della Convenzione di Istanbul), e dunque una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima di genere. Un ulteriore elemento di vittimizzazione secondaria di cui occorre tenere conto, è l'esposizione della donna in sede dibattimentale alle videoregistrazioni previste dall'articolo 510 del codice di procedura penale: esse inibiscono la vittima e la intimidiscono, rendendo così la sua deposizione più fragile. A questo fenomeno si potrebbe far fronte tramite sistemi che rendano non visibili gli apparecchi di riproduzione audiovisiva alla parte offesa;
purtroppo, ancora oggi, nei mondi che vengono a contatto con la violenza sulle donne, sono presenti molti pregiudizi. Pregiudizi che, uniti all'assenza di stigma sociale verso chi commette violenza sulle donne, possono comportare una errata valutazione del rischio da parte degli operatori delle reti di protezione della donna vittima di violenza, con conseguente assenza di misure di protezione adeguate che possono avere come conseguenza il femminicidio;
il contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne, in ogni sua forma, si deve sostanziare in un'irrinunciabile, costante e continua attività di prevenzione dal punto di vista educativo, formativo e di concreto sostegno alle medesime che consenta loro una reale emancipazione e completa consapevolezza di sé e del proprio ruolo nella società. Tale azione deve, poi, essere seguita dal supporto reale alla scelta delle donne vittime di violenza di affidare il racconto della propria dolorosa storia alle autorità, alle quali si deve consentire di affrontare tali vicende con elevato grado di specializzazione e professionalità: la richiesta di aiuto è un punto di arrivo che segna il passaggio tra il passato e il futuro. Per queste ragioni, il rafforzamento della presenza e professionalizzazione dei diversi soggetti istituzionali che sono chiamati a interagire con le donne nella fase patologica della loro vicenda segna la differenza nel prosieguo del percorso di rinascita della vittima,
impegna il Governo:
1) a proseguire nelle politiche di contrasto alla violenza di genere e alla violenza domestica quali prioritarie nell'azione di Governo, coerentemente con le disposizioni nazionali, europee ed internazionali di riferimento al fine di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul;
2) ad adottare le iniziative necessarie a promuovere e a sostenere, con azioni sistematiche e con garanzia che il personale che entra nelle scuole abbia i requisiti adeguati, percorsi formativi all'educazione al rispetto della donna finalizzati a: educare tutti i cittadini, a prescindere dalla loro cultura o pratica religiosa, al rispetto della donna, intesa come persona titolare di diritti e doveri al pari dell'uomo; a sensibilizzare gli studenti su comportamenti e forme di comunicazione che esprimano sessismo ovvero una divisione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna, promuovendo altresì l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e nei corsi di studio universitari;
3) a valutare l'opportunità di adottare le iniziative normative di competenza, nel rispetto dell'autonomia scolastica, volte a istituire la figura professionale dello psicologo scolastico, al fine di contribuire alla sana formazione della personalità degli studenti, di prevenire i fattori di rischio o situazioni di disagio giovanile, di sostenere le famiglie e il personale scolastico nonché di favorire l'insegnamento dell'intelligenza emotiva per contrastare e prevenire l'acquisizione di modelli relazionali distorsivi;
4) ad adottare tutte le misure necessarie a mettere a sistema e rendere pienamente efficace ed operativo il complesso degli strumenti e di tutele di cui il nostro Paese si è dotato, con l'obiettivo di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul e di contrastare e prevenire la violenza sulle donne;
5) a proseguire e potenziare le iniziative per la formazione specifica e per il necessario aggiornamento del personale chiamato ad interagire con la vittima, polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario;
6) ad adottare opportune iniziative di competenza volte a garantire alle vittime di violenza di genere la conoscenza dello stato del procedimento penale a carico dell'autore, anche mediante la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari ex articolo 415 del codice di procedura penale;
7) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire che l'esame delle parti offese, nei casi di cui all'articolo 362, comma 1, del codice di procedura penale, possa essere documentato con mezzi di riproduzione audiovisiva non visibili dalle medesime parti;
8) a intraprendere iniziative normative volte a prevedere il gratuito patrocinio in favore delle donne vittime di violenza in sede civile indipendentemente dal reddito, al pari di quanto attualmente previsto per gli orfani di femminicidio con la modifica dell'articolo 76, comma 4-quater del Testo unico in materia di spese di giustizia;
9) a proseguire nella promozione di adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione sulla violenza contro le donne e sulla violenza domestica, che stimolino pubblici dibattiti e favoriscano lo sviluppo di adeguate politiche di prevenzione, anche attraverso il coinvolgimento dei mass media e della carta stampata;
10) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a istituire, anche in collaborazione con i centri antiviolenza, corsi di autodifesa personale destinati alle donne;
11) ad adottare le opportune iniziative volte a implementare e velocizzare l'erogazione dei fondi destinati alle case rifugio e strutture assimilate da parte delle regioni, garantendone una omogenea presenza sull'intero territorio nazionale;
12) a proseguire e implementare lo stanziamento di risorse da destinare alla formazione delle forze dell'ordine che si relazionano con le donne che hanno subito ogni tipo di violenza;
13) ad adottare le opportune iniziative finalizzate alla promozione di una cultura sociale e giudiziaria maggiormente orientata alla tutela della vittima, anche attraverso iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione nei luoghi di socialità, di svago, di cura e benessere delle donne, agevolando, altresì, l'emersione dei casi di violenza domestica;
14) a favorire la specializzazione del corpo magistratuale, sia nella carriera requirente che in quella giudicante, al fine di garantire un'adeguata professionalità inerente alle peculiarità insite nella delicatissima materia della violenza sulle donne;
15) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile, nonché l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;
16) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare il raccordo fra scuola, servizi territoriali e consultori familiari e per adolescenti per intervenire più efficacemente quanto alle politiche educative sull'uguaglianza e sul rispetto delle differenze;
17) a dare attuazione, per quanto di competenza, alle risultanze e alle raccomandazioni contenute nella relazione conclusiva dei lavori della «Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio» della XVIII legislatura, promuovendo iniziative normative, anche di carattere fiscale e amministrative volte ad accompagnare o orientare le donne vittime di violenza nel percorso di recupero della libertà e dell'integrità fisica, morale ed economica;
18) ad adottare iniziative di competenza per migliorare la circolazione di informazioni tra tribunale civile e penale, onde evitare situazioni paradossali di affidamento congiunto in caso di violenza intra-familiare, nonché per modificare il sistema attualmente vigente nel processo penale al fine di consentire l'ingresso nel procedimento al difensore della vittima nei termini più ampi possibili rispetto all'attuale disciplina;
19) a proseguire le iniziative del Ministero della giustizia sull'aggiornamento e pubblicazione dei dati del Rapporto sull'applicazione del «Codice Rosso»;
20) a promuovere la specializzazione del personale delle forze dell'ordine in relazione alla raccolta delle notizie di reato attinenti a delitti di violenza di genere;
21) a dare piena ed efficace attuazione al Piano nazionale antiviolenza per il triennio 2021-2023;
22) a dare piena attuazione alla Strategia nazionale per la parità di genere;
23) ad adottare iniziative per rafforzare le politiche e le risorse necessarie, volte ad implementare progetti e percorsi di educazione finanziaria, per le donne vittime di violenza, al fine di prevenire e contrastare la violenza economica, nonché di favorire l'autonomia, l'empowerment e l'integrazione lavorativa delle donne, nella fase di uscita dall'esperienza di violenza;
24) ad adottare iniziative volte a rendere strutturale il reddito di libertà, per favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà;
25) a potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli anche attraverso modalità il rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza;
26) a promuovere iniziative utili a incoraggiare le donne a denunciare, garantendo loro una rete di protezione che nasca e operi nell'ambito di una fattiva ed effettiva collaborazione inter-istituzionale;
27) ad adottare iniziative per prevedere adeguati stanziamenti e programmi volti alla formazione del personale coinvolto nel contrasto alla violenza di genere;
28) a rafforzare le politiche volte a garantire la piena parità di genere nel mondo del lavoro e a mettere in campo iniziative per incrementare l'occupazione femminile, obiettivi fondamentali per la liberazione delle donne dalla violenza;
29) a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza specifiche per eliminare la violenza on-line, comprese le molestie on-line e l'istigazione all'odio verso le donne;
30) a proseguire nella predisposizione di strumenti di prevenzione dei fenomeni di violenza di genere, anche mediante idonei impulsi all'attività del tavolo inter-istituzionale, per l'individuazione degli strumenti tecnologici funzionali allo scopo e delle relative modalità operative.
(1-00356) «Polidori, Battilocchio, Deborah Bergamini, Boscaini, Dalla Chiesa, De Monte, Patriarca, Rossello, Saccani Jotti, Tassinari, Tenerini».
La Camera,
premesso che:
dall'11 al 22 novembre 2024 si terrà a Baku la 29ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop29). Le priorità della Cop29 di Baku verteranno su specifici temi di finanza climatica, tra cui:
a) la definizione di nuovi obiettivi collettivi misurabili (New collective quantified goals) che identifichino in modo oggettivo i finanziamenti che i Paesi sviluppati dovranno stanziare a favore dei Paesi in via di sviluppo per la lotta contro i cambiamenti climatici, nonché le risorse destinate al Fondo per il ristoro delle perdite e dei danni causati in quei Paesi dai cambiamenti climatici;
b) la creazione di mercati del carbonio più efficaci capaci di indirizzare i finanziamenti verso progetti di energia a basse emissioni impedendo pratiche di greenwashing;
c) lo sviluppo e l'implementazione dei piani nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici già in atto;
dopo 28 anni di Conferenze tra le parti, da Cop1, che si tenne a Berlino nel 1995 con soli 84 Paesi partecipati, a Cop28, dove i Paesi sono stati 197, tutto si può dire tranne che esse siano state efficaci; limitandoci alle sole emissioni di CO2 da combustibili fossili e industria, oggi la quantità emessa nel mondo è circa il 60 per cento in più del 1995 e le emissioni cumulate negli ultimi 29 anni hanno praticamente raggiunto quelle cumulate dal 1850 al 1995;
si può argomentare che senza le 28 dichiarazioni finali faticosamente messe insieme alla fine di ogni Cop i risultati sarebbero stati peggiori, ma qualche ulteriore numero aiuta a farsi un'idea più precisa: l'Unione Europea, che sin dalla prima Cop si è autoassegnata il ruolo di apripista, di esempio per il resto del mondo e per questo ha varato in questi 28 anni una serie molto lunga di direttive e regolamenti per abbattere le emissioni, ha effettivamente ridotto quelle di CO2 da 3,6 a 2,8 miliardi di tonnellate/anno, 800 milioni di tonnellate/anno in meno; ma purtroppo non l'hanno seguita nemmeno gli altri Paesi sviluppati più virtuosi: meno 190 milioni di tonnellate/anno il Giappone, meno 40 milioni di tonnellate/anno gli Stati Uniti. Non parliamo poi di Cina e India, che da sole, oggi emettono 11 miliardi di tonnellate/anno in più rispetto al 1995;
così, mentre l'Unione europea faticosamente tagliava 800 milioni di tonnellate/anno, il resto del mondo le incrementava di ben 15 miliardi di tonnellate/anno, vanificando ogni sforzo europeo, con il risultato che oggi le emissioni di CO2 dell'Unione europea sono circa il 9 per cento del totale mondiale e quelle di tutti i gas serra appena il 6 per cento (quelle dell'Italia 0,9 e 0,65 per cento, rispettivamente);
i numeri sopra riportati impongono una profonda riflessione, soprattutto sulle scelte tecnologiche che l'Unione europea ha fatto in questi anni, volendo indicare la strada, che di fatto nessuno ha seguito veramente, evidentemente perché la «ricetta tecnologica» proposta dagli autoproclamati apripista semplicemente non funziona; e la ragione principale è che i Paesi in via di sviluppo fanno un uso smodato dei combustibili fossili peggiori, scelta dal loro punto di vista inevitabile, in ragione dei bassi costi;
nel 2023, l'82 per cento del fabbisogno energetico mondiale è stato coperto da combustibili fossili, una quota maggiore di quella dei Paesi Ocse (77 per cento) e ancor più dell'Unione europea (70 per cento). Ma le cose peggiorano ulteriormente se guardiamo quali combustibili: in India e Cina (insieme fanno il 36 per cento della popolazione mondiale) il 55 per cento del fabbisogno energetico è stato coperto da carbone (il peggior combustibile per emissioni di CO2), il doppio della media mondiale e il quadruplo della media dei Paesi Ocse e dell'Unione Europea (pur con qualche eccezione). In valore assoluto India e Cina usano oggi i due terzi del carbone che si consuma nel mondo; e lo usano, oltre che nell'industria pesante, soprattutto per generare energia elettrica (61 per cento in Cina, 75 per cento in India);
è certamente una buona notizia che da eolico e solare Cina e India generino rispettivamente il 13 e il 9 per cento dell'energia elettrica, ma pensare di sostituire simili quantità di carbone, una fonte continua e modulabile ancorché estremamente inquinante, solo con rinnovabili variabili (solare ed eolico) necessariamente associate a sistemi di accumulo di breve e lungo periodo, modello proposto dall'Unione europea per 28 anni, non è evidentemente una soluzione economicamente e socialmente sostenibile a livello globale. Tant'è vero che nel 2023, pur in presenza di ingenti livelli di nuova capacità solare ed eolica installate in India e Cina, l'incremento di generazione elettrica da fossili, rispetto il 2022 è stata quattro volte superiore all'incremento di generazione da rinnovabili;
al vettore elettrico bisogna riservare un occhio davvero di riguardo, dal momento che tutti gli scenari a zero emissioni implicano una forte elettrificazione degli usi finali, dai trasporti alla produzione di calore e l'ulteriore impiego di energia elettrica per la produzione di idrogeno da destinare agli usi difficilmente elettrificabili. E questo farà accrescerà enormemente la domanda elettrica;
in occasione della 28ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28) di Dubai, le parti hanno conseguito diversi risultati importanti e anche riconosciuto fallimenti altrettanto importanti:
a) dopo l'Accordo di Parigi, i progressi verso gli obiettivi indicati sono largamente inferiori alle traiettorie previste; evidenza che deve far riflettere sulle tecnologie e gli strumenti sostenuti e spinti nelle varie Conferenze tra le parti. Alla luce di questo, le Parti si sono impegnate ad aumentare gli sforzi per la riduzione dell'uso del carbone e dei fossili in generale, a triplicare la potenza rinnovabile installata e a raddoppiare gli incrementi di efficienza energetica su scala globale. E sin qui nulla di nuovo;
b) la vera novità è che per la prima volta le parti abbiano adottato in modo esplicito un approccio tecnologicamente neutro, laddove nelle conclusioni è scritto che le Parti si impegnano ad: «accelerare la diffusione di tecnologie low-carbon, incluse, tra l'altro, le rinnovabili, il nucleare, la cattura, riuso e/o sequestro della CO2 e la produzione di idrogeno low-carbon»;
spiace che l'Italia alla Cop28 non abbia sottoscritto la dichiarazione a favore del nucleare presentata da 22 Paesi: Stati Uniti, Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ghana, Ungheria, Giappone, Repubblica di Corea, Moldavia, Mongolia, Marocco, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, motivando la decisione con il fatto che oggi l'Italia non produce energia nucleare, dal momento che non ne producono nemmeno 5 dei Paesi firmatari,
impegna il Governo:
1) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte ad adempiere agli impegni sottoscritti, insieme agli altri Paesi sviluppati e in ottemperanza dell'Accordo di Parigi, aumentando i propri contributi finanziari all'Adaptation Fund;
2) a supportare l'azione diplomatica verso l'attivazione di contributi finanziari per l'azione climatica globale anche da parte delle cosiddette economie emergenti, in linea con l'evoluzione dei bisogni e delle proprie capacità;
3) a sostenere la creazione di un quadro regolatorio internazionale stabile per favorire gli investimenti privati in tutte le tecnologie idonee alla transizione energetica: rinnovabili, nucleare della migliore tecnologia disponibile e cattura, sequestro e riuso della CO2;
4) ad aderire a qualunque dichiarazione sottoscritta dalle parti, anche in modo non unanime, a sostegno di un approccio tecnologicamente neutro alla transizione che favorisca lo sviluppo globale dell'energia nucleare, l'unica in grado di sostituire in modo efficace ed efficiente l'uso del carbone nella generazione di energia elettrica, insieme con le fonti rinnovabili.
(1-00357) «Ruffino, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato».
La Camera,
premesso che:
la 29a Conferenza della Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop29), che si terrà a Baku (Azerbaigian) dall'11 al 22 novembre 2024, dovrà considerare l'avanzamento degli impegni derivanti dall'Accordo di Parigi siglato nel 2015 a seguito della 21a Conferenza delle Parti (Cop21) e ratificato dall'Italia con la legge n. 204 del 2016. L'Unione europea e i suoi Stati membri sono Parti della Convenzione, che conta in totale 198 aderenti (197 Paesi più l'Unione europea);
nell'Accordo di Parigi gli Stati sottoscrittori della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), si sono impegnati in un'azione collettiva globale per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 °C, rispetto ai livelli preindustriali, entro il 2100 e per indirizzare i flussi finanziari verso azioni coerenti con la riduzione delle emissioni di gas serra. Ulteriori azioni sono rivolte all'adattamento agli effetti del cambiamento climatico già esistenti;
la situazione emersa durante la Cop 28 è stata riportata nel documento finale (decision-/cma.5 Outcome of the first global stocktake), un primo «bilancio globale» in cui sono stati misurati i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi climatici stabiliti dall'Accordo di Parigi;
detto bilancio ha evidenziato che, nonostante i progressi compiuti, le Parti non sono ancora collettivamente in linea sulla realizzazione degli obiettivi dell'Accordo di Parigi (Outcome of the first global stocktake). Situazione corroborata dal dato che il 2023 è stato l'anno più caldo di sempre, con 1,40 gradi al di sopra della media preindustriale tra il 1850 e il 1900 (Dichiarazioni degli scienziati europei di Copernicus e dell'organizzazione meteorologica mondiale (Omm);
nell'accordo raggiunto nella COP 28 è stata richiamata la necessità, individuata dalla scienza, di raggiungere il picco delle emissioni globali di gas a effetto serra entro il 2025 e di lavorare per una loro riduzione del 43 per cento entro il 2030 e del 60 per cento entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019, raggiungendo l'azzeramento delle emissioni nette di biossido di carbonio entro il 2050;
con riferimento alla mitigazione climatica la Cop 28 ha richiamato i Paesi a porre in essere politiche di allontanamento dalle fonti fossili dei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l'azione in questa decade così da raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Le Parti si sono impegnate: a triplicare le fonti rinnovabili e raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030; a procedere nell'abbattimento delle emissioni e della cattura della CO2; a ridurre le emissioni di metano e del trasporto su strada; a procedere verso la graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili. Inoltre, sempre nella dichiarazione finale della Cop 28, per la prima volta si fa riferimento esplicito all'accelerazione e alla diffusione di tecnologie low-carbon, incluso il nucleare. Sempre con riferimento agli impegni di mitigazione, entro febbraio 2025 ogni Paese dovrà presentare il proprio impegno determinato a livello (Ndcs-nationally determined contributions), che copra un orizzonte temporale dal 2030 fino al 2035 o al 2040;
con riferimento all'adattamento climatico, entro il 2030 i Paesi sono chiamati a completare una propria valutazione sui rischi legati al clima, basata sugli impatti dei cambiamenti climatici, ad adottare piani di adattamento (national adaptation plans) chiari e trasparenti o altri strumenti di pianificazione che coprano un orizzonte temporale fino al 2035, nei quali si devono integrare ecosistemi, settori economici e comunità civili e realizzare progressi nell'attuazione dei processi di pianificazione nazionale, a stabilire un sistema di monitoraggio, valutazione e apprendimento (sotto obiettivi dimensionali dell'obiettivo globale di adattamento);
dopo l'approvazione del primo Global stocktake e in vista del prossimo round di Ndc, nella Cop 29 sarebbe particolarmente significativo riuscire a dare seguito a quanto deciso nel 2023 alla Cop 28 di Dubai. I temi correlati all'obiettivo di mitigazione dell'Accordo di Parigi, per i quali auspicabilmente potrebbe introdursi una discussione su un potenziale seguito del Global stocktake sono i seguenti:
a) programma di lavoro sulla mitigazione avviato alla Cop 27, con lo scopo di favorire lo scambio di idee e informazioni su temi strategici con la finalità di stimolare un aumento dell'ambizione delle politiche di mitigazione. Gli eventi di attuazione del programma di lavoro (Global dialogue e Investment focused event) nel 2024 hanno trattato il tema delle città e dei sistemi urbani;
b) programma di lavoro sulla transizione giusta, per favorire lo scambio di esperienze di implementazione della transizione giusta alle politiche nazionali. Il Global stocktake più volte richiama la transizione giusta, esigendo che tutti i programmi di lavoro debbano integrarne i risultati; per quanto riguarda i temi correlati all'adattamento, il quadro di riferimento sull'obiettivo globale di adattamento adottato alla Cop 28 è stato un importante passo avanti nello sviluppo di obiettivi tematici e dimensionali indirizzati a guidare il raggiungimento degli obiettivi globali. Occorre favorire uno slancio per consentire una maggiore azione sull'adattamento, promuovendo in modo significativo la cooperazione globale e il progresso verso un futuro più resiliente. È di estrema importanza far avanzare questo processo alla Cop 29. Nonostante i significativi progressi compiuti negli ultimi trent'anni, l'adattamento rimane secondario e sotto finanziato e si prevede che il divario tra le esigenze e il sostegno crescerà;
con riferimento all'adattamento il negoziato preparatorio della Cop 29 a livello tecnico ha riguardato i seguenti filoni:
a) Global goal on adaptation: il programma di lavoro biennale sugli indicatori adottato alla Cop 28 è indirizzato a misurare il progresso verso il raggiungimento degli obiettivi tematici e dimensionali e prevede la realizzazione di una compilazione degli indicatori esistenti e, se necessario, lo sviluppo di ulteriori identificati o di elementi quantitativi. Gli esiti prodotti potranno contribuire inoltre al miglioramento dei sistemi nazionali di monitoraggio, valutazione, apprendimento, rendicontazione e all'esame del progresso globale delle azioni di adattamento che informeranno i futuri Global stocktake, in linea col mandato dell'articolo 7.14 dell'Accordo di Parigi. Alla Cop 29 ci si attende la formulazione di raccomandazioni basate su questo lavoro tecnico;
b) National adaptation plans i piani di adattamento nazionali costituiscono strumenti importanti per il raggiungimento dell'obiettivo globale sull'adattamento (Gga). La valutazione dei piani nazionali di adattamento e i rapporti sullo stato di avanzamento del Comitato di adattamento permettono di fornire input rilevanti per i successivi Global stocktake,
c) di estrema importanza anche l'emanazione di rapporti e linee guida da parte del Comitato di adattamento, utili ai fini dell'attuazione del quadro per la resilienza climatica globale, destinati a supportare le Parti, in particolare i Paesi in via di sviluppo, nell'implementazione dei piani nazionali di adattamento, oltre a produrre costantemente dati aggiornati sul progresso delle azioni di adattamento, tramite la piattaforma interattiva contenente i profili dei Paesi (country profile);
per quanto riguarda il meccanismo di supporto ai Paesi in via di sviluppo per rispondere al Loss and damage (Perdite e danni), correlato agli effetti avversi dei cambiamenti climatici, è necessario ampliare i progressi raggiunti negli ultimi anni dalla Cop 27 e dalla Cop 28, che hanno stabilito le nuove modalità di interventi finanziari e implementato il Fondo per rispondere alle Perdite e danni (FrLd). A Dubai sono stati annunciati nuovi fondi, per un totale di 792 milioni di dollari, compresi 660 milioni di dollari circa al fondo, tra cui i 100 milioni di euro annunciati come contributo italiano, che rendono l'Italia il principale Paese donatore del fondo;
per quanto riguarda il mandato per un nuovo obiettivo finanziario si prevede che questo impegno sia collettivo e oggetto di uno «sforzo globale», ai sensi dell'articolo 9.3 dell'Accordo di Parigi. Al centro di questo dibattito deve porsi la questione delle responsabilità e delle capacità di contribuzione a tale sforzo, nel contesto delle rispettive capacità economiche;
a Dubai è emersa la constatazione che il sistema finanziario globale non è ancora adeguatamente impegnato nel sostegno alla transizione verso un sistema economico climaticamente neutro. Non sono sufficientemente coinvolte le banche multilaterali di sviluppo, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e la Banca europea per gli investimenti nel contribuire agli accordi di finanziamento per la transizione;
il Consiglio dell'Unione europea ha approvato nelle sedute dell'8 e del 17 ottobre 2024 le conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale dell'Unione europea per la 29a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 29). In tali atti il Consiglio sottolinea che l'unione europea e i suoi Stati membri sono impegnati a favore dell'attuale obiettivo dei Paesi sviluppati di mobilitare collettivamente finanziamenti per il clima pari a 100 miliardi di dollari all'anno fino al 2025. L'Unione europea e i suoi Stati membri sono il principale erogatore di fondi pubblici internazionali destinati alla lotta ai cambiamenti climatici e, dal 2013, hanno più che raddoppiato il loro contributo ai finanziamenti per il clima a sostegno dei Paesi in via di sviluppo. Nel 2022 hanno fornito risorse a questo scopo per 28,6 miliardi di euro e 7,2 miliardi di euro di finanza privata mobilitata dall'intervento pubblico;
il Consiglio ha chiesto agli Stati membri il massimo livello di ambizione nell'allineare le proprie politiche gli obiettivi stabiliti nei Ndcs in corso di redazione, basati sugli impegni formalmente adottati, e di rendere coerenti i piani nazionali con gli impegni dichiarati nelle Cop, evidenziando come «strategica» l'attuazione del pacchetto «Fit for 55»;
più in generale l'Unione europea ha manifestato alla Presidenza della Cop 29 la necessità di dare seguito al Global stocktake, impegnandosi a compiere ogni sforzo per conseguire un risultato al riguardo;
a livello nazionale, lo strumento per il raggiungimento degli obiettivi della Cop 28 è il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), la cui versione definitiva è stata trasmessa a giugno 2024 alla Commissione europea, e il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnac). Tali documenti sono strumenti la cui dettagliata e precisa redazione sarà di fondamentale efficacia nel guidare l'Italia verso la decarbonizzazione. Afferiscono alla realizzazione degli obiettivi dell'Accordo di Parigi anche le risorse del Fondo per il clima (dotato di 4 miliardi di euro) e il «Piano Mattei» (dotato di 1 miliardo di euro);
nelle relazioni con il Sud del mondo, l'Italia ha un ruolo di primo piano essendo uno dei principali attori economici in Africa. Oltre ai 100 milioni di euro per il nuovo fondo per rispondere al Loss and damage, l'Italia intende destinare una quota significativa del Fondo italiano per il clima verso il continente africano;
intervenendo in sede di Cop 28, il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha sostenuto una posizione in base alla quale, posto che non è in discussione la volontà di uscire dalle fonti fossili, quel che va discusso sono le modalità per raggiungere questo obiettivo. La sostenibilità climatica-ecologica deve camminare assieme alla sostenibilità sociale e alla sostenibilità economica. Su questo fronte è fondamentale lavorare molto di più sulla neutralità tecnologica;
il programma dell'Unione europea «Fit for 55» prevede un approccio multisettoriale che rafforzi i mercati e mitighi l'impatto della transizione sui cittadini dell'Unione. Questo comporta che, oltre allo sviluppo delle tecnologie energetiche rinnovabili, va posta attenzione anche ad altre fonti energetiche quali strumenti della transizione verde: al nucleare, rispetto al quale l'Italia può essere protagonista sia per la ricerca e realizzazione degli small modular reactor (smr), sia nel settore della «fusione», o nei settori nei quali il know how e le tecnologie italiane sono all'avanguardia: biocarburanti, biomasse e geotermia;
la Cop 29, oltre a costituire un momento essenziale per la verifica dei progressi realizzati in base alle determinazioni della Cop 28, rappresenta uno dei pochi contesti internazionali in cui il multilateralismo appare essere ancora efficace in una situazione in cui si assiste alla formazione di schieramenti contrapposti e a una crescente conflittualità internazionale, che peraltro non giova all'attuazione delle politiche ambientali. Gli esperti di Ghg accounting of war hanno monitorato i danni ambientali causati nei 1.000 giorni di guerra russo-ucraina, calcolandone gli effetti in oltre 250.000 tonnellate di sola CO2 supplementari immesse in atmosfera;
è opportuno promuovere interventi finalizzati al perseguimento dei principi e degli obiettivi di economia circolare al fine dell'uso efficiente delle risorse e della decarbonizzazione;
è opportuno promuovere la bioeconomia intesa come il segmento rinnovabile dell'economia circolare per produrre materiali ed energia da materie rinnovabili;
è fondamentale perseguire politiche di risparmio della risorsa idrica attraverso la riduzione della perdita di acqua potabile, la raccolta delle acque meteoriche e il riutilizzo delle acque depurate per usi urbani e agricoli;
è fondamentale massimizzare gli investimenti pubblici e la leva finanziaria, riducendo i rischi del capitale privato e lavorando a stretto contatto con la Banca europea per gli investimenti al fine di favorire gli investimenti privati;
va ribadita la necessità di una finanza per il clima, intesa quale destinazione di risorse per affrontare i cambiamenti climatici da parte di soggetti, pubblici e privati, inclusi i flussi finanziari internazionali ai Paesi in via di sviluppo, quale strumento per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
va valutata con attenzione l'ipotesi di individuare un obiettivo comune di installazione di fonti di energie rinnovabili entro il 2030 per i Paesi del Mediterraneo in un'ottica di integrazione e sinergia negli impegni di decarbonizzazione;
va evidenziato che i danni causati dagli effetti del cambiamento climatico richiedono, oltre a politiche di riduzione delle emissioni climalteranti, urgenti interventi di adattamento climatico al fine di evitare o ridurre tali danni,
impegna il Governo:
1) a promuovere il dialogo tra le Parti per innalzare l'ambizione globale sui contributi determinati a livello nazionale (Ndcs - nationally determined contributions), perseguendo gli obiettivi in materia di mitigazione e adattamento individuati dall'Unione europea, così come esposti in premessa, al fine di colmare il divario tra gli obiettivi di emissione di gas climalteranti dichiarati e lo stato dei fatti emerso dagli ultimi contributi scientifici, quale precondizione necessaria per raggiungere l'obiettivo di mantenere l'innalzamento della temperatura media globale entro 1,5 gradi;
2) a sostenere l'azione diplomatica volta rafforzare le nuove modalità finanziarie e il Fund for responding to loss and damage, istituito nell'ambito delle rispettive decisioni della Cop 27 e della Cop 28, per rispondere alle perdite e ai danni provocati dal cambiamento climatico a supporto dei Paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili;
3) a farsi promotore delle ulteriori iniziative che si rendano necessarie per raggiungere l'obiettivo dei Paesi sviluppati di mobilitare collettivamente finanziamenti per il clima pari a 100 miliardi di dollari fino al 2025 e per l'adozione di un nuovo obiettivo di finanziamento per il clima post 2025, anche nell'ottica di una riformulazione dell'architettura della finanza per il clima in linea con la promozione di uno sforzo globale, come previsto dall'articolo 9.3 dell'Accordo di Parigi;
4) in tale quadro a rafforzare l'impegno italiano nel rendere operativo il rifinanziamento del Fondo verde per il clima (Green climate fund) per il periodo 2024-2027, nonché in relazione all'Adaptation fund, nonché ad accelerare l'operatività del Fondo italiano per il clima, per il quale l'Italia si è impegnata a investire 840 milioni di euro l'anno dal 2022 al 2026;
5) ad adottare iniziative volte a rafforzare i contenuti del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima e il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, prevedendo dettagliate modalità di implementazione, anche finanziaria, delle misure, da definirsi sulla base delle nuove raccomandazioni della Cop 29, e ponendo maggiore enfasi sulla neutralità tecnologica, quale impostazione fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione;
6) a proseguire il percorso nazionale di graduale riduzione dei sussidi alle fonti fossili, costruendo il giusto mix energetico proveniente da fonti rinnovabili e da nucleare da realizzare secondo modalità compatibili con lo sviluppo economico e sociale del Paese, promuovendo inoltre la ricerca e l'utilizzo di tutte le fonti energetiche alternative, con particolare riferimento al rafforzamento delle filiere dei bio-combustibili e dell'idrogeno, che giocano un ruolo cruciale nella riduzione del riscaldamento globale, offrendo una fonte energetica sostenibile e a basse emissioni di carbonio e favorendo altresì l'utilizzo delle biomasse, in particolare nel settore termico;
7) ad adottare i principi e gli obiettivi dell'economia circolare al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti, il loro riuso, nonché il riciclo e recupero dei rifiuti, affinché tornino nella filiera del prodotto quali materie prime seconde, incentivandone il relativo mercato e contribuendo all'uso efficiente delle risorse e alla decarbonizzazione;
8) a promuovere la bioeconomia circolare attraverso la produzione di beni ed energia da materia rinnovabile quale strumento di sviluppo per contribuire a obiettivi di decarbonizzazione, efficienza nell'uso delle risorse, ripristino e salvaguardia del capitale naturale e degli ecosistemi;
9) a promuovere iniziative per la raccolta dell'acqua piovana, per il risparmio idrico e il riutilizzo dell'acqua, anche derivante da processi di depurazione, a valle di processi di trattamento, in usi urbani e in agricoltura;
10) a farsi promotore di iniziative nelle sedi internazionali, volte a indirizzare il sistema finanziario globale e le sue istituzioni a sostenere investimenti coerenti con gli obiettivi climatici o a introdurre clausole climatiche nei finanziamenti concessi – anche sulla scorta del principio di neutralità tecnologica e della salvaguardia della sostenibilità sociale ed economica – su cui introdurre un controllo di tracciabilità, anche con riferimento alle banche multilaterali di sviluppo;
11) adottare iniziative per finanziare la transizione ecologica ed energetica al fine della decarbonizzazione, individuando strumenti per attrarre investimenti privati, oltre che pubblici, anche attraverso il ruolo della Banca europea per gli investimenti, per far sì che il rischio di investimento nella transizione ecologica ed energetica per i grandi investitori sia minore, incentivando il ruolo dei privati, anche sui mercati;
12) a valutare la possibilità che le garanzie pubbliche agli investimenti privati all'estero siano allineate all'impegno della Cop 26 di Glasgow 2021 e, più in generale, contengano clausole climatiche;
13) con riferimento al ruolo dell'Italia nel Mediterraneo e nel continente africano:
a) a integrare la «dimensione clima» nelle azioni previste dal «Processo di Roma», avviato nel luglio 2023 con una Conferenza internazionale su migrazione e sviluppo, e nel «Piano Mattei per l'Africa» lanciato dall'Italia, in un quadro di transizione giusta e pulita che promuova un ciclo di crescita del Sud del mondo fondato sull'enorme potenziale del continente;
b) a rafforzare la cooperazione regionale e a promuovere accordi che rafforzino le interdipendenze tra i Paesi rivieraschi e i Paesi in via di sviluppo nell'ottica della transizione, utilizzando in forme sinergiche l'aiuto pubblico allo sviluppo e le nuove tecnologie a basso impatto per costruire nuovi modelli di collaborazione e favorire la crescita economica, sostenendo le iniziative per lo sviluppo dei consumi energetici dei Paesi africani sostenuto dalle fonti rinnovabili, come base per uno sviluppo locale sostenibile e di lungo periodo;
c) ad adottare iniziative per il raggiungimento dell'obiettivo di una quota pari allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo in aiuti allo sviluppo entro il 2030, destinando il 50 per cento di queste risorse alla lotta al cambiamento climatico;
14) a riaffermare gli impegni presi nell'ambito del Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal (Cop 15) e della Dichiarazione dei leader di Glasgow sulle foreste e sull'uso del suolo, favorendo la piena attuazione delle misure sui serbatoi di carbonio agroforestali, le incentivazioni per la sostenibilità del sistema agricolo e per lo sviluppo delle buone pratiche agronomiche, in modo da favorire il sequestro di carbonio, mitigare gli impatti della zootecnia e ridurre l'utilizzo della chimica nel suolo, come indicato dalla legge europea sul clima e dal Green new deal. In tale quadro a garantire la piena operatività del fondo mutualistico nazionale Agricat, al fine di aumentare la capacità di risposta delle aziende agricole ai cambiamenti climatici;
15) ad adottare le iniziative di competenza per incentivare le sperimentazioni volte all'abbattimento delle emissioni e allo stoccaggio a lungo termine dell'anidride carbonica (carbon capture utilization and Storage - ccus) per garantire l'effettivo sviluppo della filiera stessa e ridurre conseguentemente i livelli e la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera, anche attraverso ogni opportuna iniziativa volta al rilevamento e alla riparazione delle fuoriuscite di metano;
16) ad adottare le opportune iniziative per stimolare la partecipazione dei cittadini, soprattutto dei giovani, ai processi decisionali in ambito ambientale ed energetico, mediante l'adozione di modelli di informazione il più possibile oggettivi che forniscano tutti gli strumenti necessari alla formazione di una coscienza critica sui processi di transizione in corso, anche favorendo il confronto tra le diverse posizioni sul cambiamento climatico, coinvolgendo il sistema scolastico attraverso specifici momenti formativi e di confronto;
17) a fornire regolarmente ogni elemento utile sui progressi compiuti in relazione agli impegni assunti in vista della Cop 29, coinvolgendo attivamente il Parlamento e informando le parti sociali e la società civile sulla realizzazione degli impegni assunti;
18) a supportare il raggiungimento di un risultato concreto e pragmatico, in linea con gli indirizzi strategici del «Piano Mattei per l'Africa», per la definizione di un nuovo obiettivo di finanza per il clima che risponda in modo adeguato ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo e che sia allineato agli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
19) alla luce del rinnovato ruolo strategico dell'Italia nel Mediterraneo, a esercitare un ruolo di guida nell'ambito dell'iniziativa TeraMed, ovvero l'adozione di un obiettivo comune per i Paesi del Mediterraneo di un terawatt di capacità di energia rinnovabile installata entro il 2030;
20) alla luce dei crescenti impatti climatici che minano la sicurezza nazionale e internazionale, a rinnovare annualmente il contributo per Adaptation fund, provvedendo alle coperture finanziarie attraverso i proventi delle aste Ets generati nel 2024.
(1-00358) «Casasco, Mattia, Montemagni, Alessandro Colucci, Cortelazzo, Rotelli, Zinzi, Semenzato, Battistoni, Benvenuti Gostoli, Bof, Mazzetti, Foti, Benvenuto, Iaia, Pizzimenti, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi».
ATTI DI CONTROLLO
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
EVI e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il giorno 3 novembre 2024 alcuni media internazionali ed italiani hanno rilasciato la notizia dell'arresto di una studentessa iraniana che, per protestare contro l'obbligo del velo, si è spogliata dei vestiti rimanendo in biancheria intima nel cortile del dipartimento di Scienza e Ricerca dell'università Azad di Teheran;
la studentessa è stata identificata, il suo nome è Ahou Daryaei;
secondo fonti studentesche citate da Iran International, la studentessa di Teheran era stata inizialmente redarguita dalla sicurezza universitaria per aver indossato l'hijab in modo inappropriato. Come gesto di protesta, la ragazza si è tolta i vestiti. Successivamente Ahou Daryaei si è allontanata per strada a piedi, sempre senza vestiti, prima di essere affiancata da un'auto da dove sono usciti degli uomini che la hanno caricata a forza per portarla via;
Iran International riferisce che, secondo una nota newsletter di studenti su Telegram, la ragazza è stata trasferita in un ospedale psichiatrico su ordine dell'intelligence dei Guardiani della Rivoluzione, circostanza confermata dal giornale Farhikhtegan vicino all'Università di Azad, e dal direttore delle relazioni pubbliche dell'ateneo, Amir Mahjoub, secondo cui la studentessa soffrirebbe di un «grave disagio psicologico». I media statali hanno diffuso un video in cui un uomo, che si presenta come il marito, sostiene che la donna è madre di due figli e soffre di problemi di salute mentale. Tuttavia, si legge ancora sul sito del giornale Farhikhtegan, l'opinione pubblica iraniana denuncia online quella che viene definita una tattica del regime per delegittimare le manifestanti etichettandole come mentalmente instabili;
la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iran, Maio Sato, ha dichiarato su X di voler monitorare attentamente il caso di Ahou Daryaei compresa la risposta delle autorità;
della studentessa non si hanno al momento ulteriori notizie. «Temiamo per la sua incolumità. Se va bene la riempiranno di farmaci, se va male la potrebbero picchiare e torturare», scrivono le ong nel ricordare quanto già accaduto ad altre donne, Mahsa Amini, Nika Shakarami, Armita Garawand e tutte le altre ragazze che negli ultimi due anni sono state torturate, violentate e poi uccise perché hanno rifiutato le leggi della teocrazia, mettendo contro le ingiustizie degli ayatollah i loro corpi disarmati;
anche Amnesty International ha chiesto che la giovane venga rilasciata «immediatamente e senza condizioni», esortando le autorità a «proteggerla dalla tortura e da altri maltrattamenti e a garantire l'accesso alla famiglia e all'avvocato». L'organizzazione per i diritti umani ha inoltre evocato «accuse di percosse e violenza sessuale contro di lei durante l'arresto», sollecitando «indagini indipendenti e imparziali». Si teme che Ahou Daryaei possa essere stata destinata a uno dei cosiddetti «corsi di rieducazione» come quello cui venne destinata Mahsa Jina Amini nel settembre 2022 –:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa e se intenda, anche per il tramite delle rappresentanze diplomatiche, assumere le iniziative di competenza volte a interloquire con urgenza con le autorità iraniane al fine di garantire l'incolumità, la sicurezza e protezione legale alla studentessa Ahou Daryaei;
come intenda agire il Governo italiano, nelle sedi europee e internazionali, affinché il regime iraniano ponga fine alla persecuzione nei confronti della libertà delle donne e affinché vangano finalmente riconosciuti loro pari diritti e piena dignità sociale.
(4-03733)
AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR
Interrogazione a risposta immediata:
FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
da organi di stampa si apprende che il Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbe subire nuove rimodulazioni – in sostanza, la seconda macrorevisione in meno di due anni – con tagli a progetti essenziali per il Paese. Si prevede di trasferire tra i 3 e 6 miliardi di euro dalle misure che risultano di difficile attuazione verso quelle di più facile realizzazione, compromettendo riforme e investimenti cruciali;
per il Ministero delle imprese e del made in Italy si prevedono tagli al piano «Transizione 5.0», per il Ministero dell'università e della ricerca la riduzione dei 60 mila nuovi posti letto per gli studenti universitari, per il Ministero della giustizia alcune riforme slitteranno a dicembre 2025. Anche il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in sostanza già ammonito dalla Corte dei conti per i notevoli ritardi e i problemi di copertura di taluni progetti relativi al potenziamento delle infrastrutture idriche, potrebbe subire tagli, tra cui quelli per la tratta ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, progetto essenziale per migliorare il servizio ferroviario nel Sud Italia;
i dati e le tempistiche di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza mostrano un evidente rallentamento nell'attuazione delle opere infrastrutturali previste, con significativi ritardi nei progetti di trasformazione digitale dovuti alla complessità di gestione e alla scarsa interoperabilità tra sistemi. Gli interventi per le infrastrutture, quali piste ciclabili e trasporto rapido e i progetti di riqualificazione urbana e ambientale avanzano molto lentamente;
molti obiettivi di spesa sono ancora lontani dall'essere raggiunti, con notevoli criticità nella gestione e nell'erogazione dei fondi, eccessiva complessità e burocrazia e carenza di strutture tecniche a supporto soprattutto dei comuni, con ciò minacciando la capacità di spesa locale e il pieno utilizzo dei fondi europei entro le scadenze;
risulta evidente come l'esecuzione e il completamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, soprattutto per la parte che riguarda gli investimenti, sia decisamente in ritardo e come essa rischi di essere pregiudicata dal nuovo intervento di revisione recentemente prospettato, che andrebbe peraltro ad aggravare il quadro macroeconomico e le prospettive di crescita alla luce dei tagli alla spesa pubblica operati dal Governo negli ultimi due anni, per un valore di circa 5,4 miliardi di euro, che riguardano principalmente spese in conto capitale e spese in conto esercizio che impattano direttamente sul sistema produttivo e infrastrutturale del Paese –:
quali misure urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per evitare che la nuova rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, se confermata, insieme ai predetti ritardi, comprometta inesorabilmente la realizzazione di progetti essenziali per il rilancio strutturale del Paese.
(3-01534)
CULTURA
Interrogazione a risposta scritta:
SCARPA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
a breve scadrà l'incarico dell'attuale Sovrintendente del «Teatro la Fenice» Fortunato Ortombina, che da mesi è già stato designato quale nuovo Sovrintendente del «Teatro alla Scala», mentre per il «Teatro La Fenice» non è stato ancora designato il successore;
nomine di questo livello devono essere fatte con largo anticipo, per consentire al nuovo Sovrintendente di poter programmare nei tempi richiesti le stagioni future e di conseguenza per consentire ai Teatri lirici di poter accedere alla contrattualizzazione dei migliori artisti a cachet adeguati;
le stagioni vengono programmate con una temporalità pluriennale, e questo risulta fondamentale sia per la possibilità di commercializzare gli spettacoli rispettando i tempi imposti dal mercato internazionale e sia per attrarre i finanziatori privati indispensabili per un'attività di qualità, con una programmazione già ampiamente costruita;
sul futuro del teatro risulta non essere stato coinvolto il Consiglio comunale con un dibattito aperto, vista l'importanza di questa prestigiosa Istituzione per la città di Venezia, e dal momento che il sindaco riveste il ruolo di presidente della Fondazione Teatro La Fenice;
si apprende a mezzo stampa che il Governo avrebbe già le idee chiare circa la nomina del Sovrintendente, e che il nome riportato sulla stampa figura tra gli indagati della Procura della Repubblica di Cagliari nell'ambito di una inchiesta per truffa, abuso d'ufficio e falso, con riferimento al «Teatro Lirico di Cagliari» –:
se sia al corrente dei ritardi nelle nomine;
se corrisponda al vero che il prossimo Sovrintendente del Teatro La Fenice sarà il maestro Nicola Colabianchi; se si ritenga che i risultati fin qui ottenuti dal maestro Colabianchi siano adeguati per aspirare a ricoprire un ruolo così prestigioso al Teatro La Fenice, tra i più conosciuti Teatri d'Opera al mondo e con uno standing internazionale ampiamente riconosciuto, considerato anche il passato politico ambiguo di Colabianchi, legato – secondo quanto emerge anche da fonti di stampa – alle organizzazioni neofasciste eversive negli anni '70;
se, oltre alle questioni di opportunità, sia stato tenuto presente come questa nomina potrebbe risultare totalmente avulsa dal contesto culturale veneziano e dalla storia della Fenice di questi ultimi anni.
(4-03735)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
PROVENZANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
sul sito del Sindacato Aeronautica Militare (SIAM) in data 26 ottobre 2024 è stato pubblicato un articolo dal titolo «Ancora problemi con la paga dei VFI: il SIAM interessa i vertici di Forza Armata»;
dal suddetto articolo emerge la grave situazione che stanno vivendo i frequentatori del 28° corso VFI, arruolati il 16 settembre 2024, attualmente in servizio presso la Scuola Volontari dell'Aeronautica Militare con sede a Taranto, circa il mancato pagamento delle mensilità di retribuzione prevista;
tale situazione genera un forte disagio e un comprensibile malcontento tra i giovani che hanno scelto di servire la Patria, contribuendo ad influire negativamente sull'immagine e sull'attrattiva degli arruolamenti nelle Forze Armate –:
se corrisponda al vero che i militari dell'Aeronautica appartenenti al 28° corso VFI non abbiano percepito alcun emolumento economico dalla data di arruolamento ad oggi e che, nella migliore della ipotesi, il primo stipendio potrà essere elargito a fine novembre 2024;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato nei confronti del Centro unico stipendiale interforze (Cusi) per risolvere immediatamente il problema e se abbia valutato anche azioni transitorie, peraltro previste, come l'anticipazione della paga presso il servizio amministrativo dell'ente in cui prestano attualmente servizio, volte ad evitare che ci sia chi per più mesi si trovi a lavorare senza percepire alcuna retribuzione.
(5-03066)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con riferimento alle richieste di ordinanze cautelari, l'articolo 291, comma 1-ter del codice di procedura penale, così come modificato dalla legge n. 114 del 2024 (cosiddetta legge Nordio) entrata in vigore il 25 agosto 2025, stabilisce che «Quando è necessario, nella richiesta sono riprodotti soltanto i brani essenziali delle comunicazioni e conversazioni intercettate, in ogni caso senza indicare i dati personali dei soggetti diversi dalle parti, salvo che ciò sia indispensabile per la compiuta esposizione»;
le cronache di stampa evidenziano, tuttavia, che spesso le ordinanze di custodia cautelare riportano comunque i dati personali dei soggetti diversi dalle parti, in spregio al disposto del novellato articolo 291 del codice di procedura penale;
la norma in questione non prevede sanzioni processuali conseguenti alla citata grave violazione di legge che, pur tuttavia, mantiene il proprio rilievo sotto il profilo disciplinare –:
se il Ministro interrogato non intenda avviare, per quanto di competenza, un'approfondita attività conoscitiva in ordine alla corretta applicazione dell'articolo 291, comma 1-ter del codice di procedura penale, riservandosi, ove ne ricorrano i presupposti, di avviare le conseguenti iniziative disciplinari.
(4-03738)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
l'Italia è nota, soprattutto in alcuni distretti, per la lavorazione e il montaggio di prodotti e accessori di abbigliamento in metallo pregiato, soprattutto oro. Arezzo (oltre a Milano, Napoli, Valenza e Vicenza) è fra questi. Per fornire a prezzi competitivi e in tempi brevi questi oggetti ai committenti, spesso grandi brand di moda, le aziende fornitrici – spesso gestite da cittadini stranieri – utilizzano, come si apprende da diverse fonti, manodopera reclutata all'origine in Paesi terzi utilizzando procedure (previste dal cosiddetto «decreto flussi» e analoghe misure), impiegate per costringere, sotto ricatto, i lavoratori a prestazioni al di fuori di ogni regolarità contrattuale e diritto umano;
lavoratori «a nero» – ma anche contrattualizzati – sono costretti a lavorare, di fatto, per oltre 13-14 ore al giorno, compresi i giorni festivi e le notti. Per poter rimanere in Italia, i loro datori pretendono il pagamento di cifre considerevoli (fino a quasi 5.000 euro a persona, volte a restituire i soldi per il viaggio dalla nazione di origine ai centri di accoglienza o in Italia, a seconda della tipologia di arrivo) e, ammesso che vengano ufficialmente regolarizzati, sono costretti e restituire in contanti, al loro datore di lavoro, cifre pari anche a un terzo dello stipendio percepito in busta paga;
molti dormono in fabbrica. Le donne sono impiegate nell'assemblaggio degli accessori con le medesime logiche di sfruttamento, anche se le loro prestazioni lavorative si svolgono in casa e non in fabbrica. Il sistema, che prevede punizioni anche fisiche per chiunque si ribelli o denunci, non è recente, ma risale ad almeno trenta anni fa;
in tutto questo tempo, i committenti, oltre a considerare il proprio lucro (basato sulla possibilità di pagare il meno possibile il lavoro) non hanno mai mostrato di conoscere, né di voler verificare, da dove possano derivare condizioni per loro così vantaggiose. In questo modo, a fianco degli illeciti perpetrati dai datori di lavoro, ad avviso degli interpellanti risultano infranti anche una serie di principi normativi ed etici, in un'epoca paradossalmente dominata dall'ufficializzazione della cosiddetta corporate social responsibility;
tutto ciò avviene in Italia e viene tollerato proprio in un settore che, per cultura e storia, dovrebbe porre innanzi tutto la morale del lavoro. La crisi dell'artigianato, e la necessità di dover abbassare i costi, hanno peraltro permesso l'entrata nella filiera di soggetti con ruoli sempre meno chiari, rendendo l'intero sistema impenetrabile e composto da prestanome, apparenti omissioni, soprattutto per quanto riguarda le fasi meno specializzate del lavoro. La semilavorazione, il montaggio, la saldatura e la pulitura dei gioielli sono compiute in modi, luoghi spesso non verificabili, e in tempi e con costi non compatibili con il rispetto del diritto del lavoro, dei diritti umani. Le fasi successive (saldatura, con l'utilizzo di fiamme a gas; la pulitura – che avviene dopo la sgrassatura del gioiello in macchinari di acqua, sapone o trucioli di legno e ceramica – che consiste nel passare gli oggetti, a mano, sotto macchinari con spazzole rigide a scorrimento veloce) costituiscono ulteriori passaggi, intermedi e pericolosi, sia per l'uso di macchinari obsoleti, che per l'inesperienza e la mancanza di protezioni e conoscenza da parte dei lavoratori. Il tutto, per approdare alle fasi conclusive, con la galvanica, che impone personale specializzato e macchine estremamente costose;
è evidente agli interpellanti che ciò che di irregolare ed illecito emerge dai controlli – spesso non coordinati – dei vari soggetti preposti al controllo, è solo un frammento del quadro, senza la possibilità di ricostruire gli schemi. A poco, quindi, servono le sanzioni e gli interventi, vanificando così l'impegno delle persone che, nei diversi settori pubblici, tentano di compiere il proprio dovere –:
come intendano intervenire in maniera coordinata per poter contribuire, per quanto di competenza, e chiarire le dinamiche del settore, le irregolarità e gli illeciti compiuti nelle varie fasi della filiera, affinché siano identificati e sanzionati con una visione globale i responsabili e facendo luce sulla conoscenza del fenomeno, che include l'utilizzo di lavoratori in nero, il loro sfruttamento, gli illeciti connessi, da parte dei brand committenti i prodotti.
(2-00471) «Quartini, Pavanelli».
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata:
MAZZETTI e BATTILOCCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la velocità con cui si sviluppano i processi di trasformazione sociale, economica e urbana trova le città italiane impreparate a svolgere il proprio ruolo nel rapporto tra l'uomo e l'abitare. Sono necessarie politiche edilizie e urbanistiche in grado di costruire il futuro delle città avendo una visione organica, coerente con gli obblighi di realizzare coesione sociale e sostenibilità ambientale, mediante piani di rigenerazione urbana in grado di ridisegnare le città per renderle più adeguate alle sopravvenute necessità;
per affrontare queste sfide non è più procrastinabile una riforma organica dell'attuale testo unico dell'edilizia, il decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, anche alla luce del recente decreto-legge n. 69 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 105 del 2024, più noto come «salva casa», e della crescente tendenza alla proliferazione normativa, fonte primaria di numerosi ostacoli che non favoriscono il settore edilizio;
il tema dell'edilizia popolare in Italia deve affrontare sfide legate alla necessità di garantire una disponibilità di alloggi accessibili, sicuri e dignitosi per le fasce della popolazione più a basso reddito;
questo stato di necessità è dimostrato dalle 650.000 famiglie nelle graduatorie per l'accesso ad una casa popolare, dalle 889 mila famiglie povere in affitto (il 45,3 per cento delle famiglie in stato di povertà) e dalle oltre 40.000 sentenze di sfratti emesse ogni anno, di cui buona parte per morosità incolpevole;
la stessa Federcasa ha evidenziato la necessità di elaborare un piano casa nazionale almeno di 250 mila alloggi di edilizia residenziale pubblica e edilizia residenziale sociale, anche mediante l'utilizzo di aree pubbliche dismesse assegnate gratuitamente ai comuni;
giace dal 2020 presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il testo di un disegno di legge sulla «Disciplina delle costruzioni» ai cui lavori presero parte, fin dal 2018, dietro iniziativa assunta dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, rappresentanti di vari Ministeri, enti regionali, Anci e categorie del settore. Altrettanto impellente è la necessità di intervenire per una riforma organica dell'urbanistica la cui disciplina nazionale è rimasta ancorata alla legge n. 1150 del 1942 –:
quali tempestive iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per sottoporre all'esame del Parlamento la nuova disciplina delle costruzioni, a superamento dell'attuale decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, nonché per avviare, contestualmente, la riforma della legge urbanistica, da ritenersi misura imprescindibile e inscindibile dal tema dell'edilizia e dal razionale utilizzo del suolo.
(3-01535)
SOTTANELLI, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e GRIPPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la tratta ferroviaria Pescara-Roma, a fronte di una lunghezza di circa 160 chilometri, conta tempistiche di percorrenza che mediamente ammontano a quattro ore;
è condivisibile, quindi, la pianificazione di interventi infrastrutturali che permettano la riduzione dei tempi, l'incremento della capacità della linea e un generale adeguamento e potenziamento tecnologico che aumenti la competitività del territorio abruzzese;
a tal fine, nell'aprile 2024, Rete ferroviaria italiana ha aggiudicato due bandi per un totale di circa 478 milioni di euro, riferiti al lotto 1 (Interporto d'Abruzzo-Manoppello, 142,7 milioni di euro) e al lotto 2 (Manoppello-Scafa, 334,9 milioni di euro);
questi progetti, però, comportano l'abbattimento di abitazioni di circa cento famiglie, di diverse aziende – con un totale di oltre cento dipendenti e che andrebbero rilocalizzate – e di altre attività;
la cittadinanza di Manoppello, che si vedrebbe sostanzialmente tagliata a metà dal progetto, ha manifestato in varie occasioni il proprio disappunto, non già per l'utilità del progetto in sé, ma per la miope scelta del tracciato;
da quanto emerge da organi di stampa locale, Rete ferroviaria italiana avrebbe disertato negli scorsi mesi svariate richieste di incontri e confronti per analizzare la possibilità di procedere con progetti alternativi, tra cui quello della cosiddetta «variante plus», la quale permetterebbe il compimento dell'opera senza i costi – economici, sociali e ambientali – dovuti alle espropriazioni previste dal progetto di Rete ferroviaria italiana;
alcune aziende, peraltro, denunciano il serio rischio di chiusura definitiva, non potendo evidentemente soddisfare la produzione nel caso di periodi di inattività legati ai lavori stessi e al trasferimento obbligato dell'attività;
le supposte criticità relative alla «variante plus», descritte nel luglio 2024 dal Sottosegretario Ferrante in risposta all'interrogazione 5-02502, sono di facile risoluzione, soprattutto per quanto riguarda la viabilità interportuale, che continuerebbe nella parte sottostante, e il passaggio nei pressi della frazione Mulino, distante un minimo di cento metri;
urge, necessariamente, interrompere l'esecuzione del progetto, procedendo, invece, con la «variante plus», contraddistinta da costi certi e di più facile e sicura realizzazione in quanto non impatterebbe con alcun edificio o fabbricato esistente, oltre a ricevere supporto e condivisione della cittadinanza –:
se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza al fine di scongiurare la realizzazione di un'opera distruttiva – a livello sociale ed economico – e sostenere, invece, il progetto della «variante plus».
(3-01536)
MACCANTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
i portabici sono definiti strutture leggere e amovibili che non modificano in modo significativo la massa a vuoto del veicolo e possono, quindi, essere montati sia tramite appositi punti di aggancio previsti dal costruttore del veicolo, sia sul gancio di traino a sfera;
al fine di migliorare la sicurezza sulle strade, la circolare n. 25981 del 6 settembre 2023 e la successiva circolare di chiarimento n. 30187 del 12 ottobre 2023 hanno stabilito dei parametri e dimensioni molto stringenti sui portabici montati a sbalzo, quelli montati sulla parte posteriore della vettura, agganciati al portellone o al gancio traino;
tali circolari, adottate in adeguamento dell'articolo 164 del codice della strada, rendono pressoché impossibile l'uso del portabici su molti modelli di veicoli, tenuto conto della larghezza degli stessi e della lunghezza di molte biciclette;
inoltre, in caso di ostruzione dei dispositivi di illuminazione e di segnalazione visiva, le circolari hanno disposto l'obbligo di installazione di dispositivi supplementari, l'aggiornamento del documento unico di circolazione del veicolo con l'annotazione del tipo di portabici utilizzato e l'obbligo di visita e prova da parte degli uffici della motorizzazione civile, sovraccaricandone ulteriormente l'attività;
tale disciplina, ben più restrittiva di quella adottata in altri Stati europei, ad avviso degli interroganti introduce un'irragionevole disparità di trattamento dei cittadini italiani rispetto a cittadini di altri Paesi anche vicini al nostro;
il gruppo degli interroganti ha, per primo, posto la questione all'ordine del giorno del dibattito politico, presentando gli atti di sindacato ispettivo n. 5-01946 e 5-02741 –:
se e quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare al fine di fornire una risposta efficace alle problematiche della disciplina citata in premessa.
(3-01537)
PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da decenni a Genova si discute sulla necessità di trasferimento di due grossi depositi petrolchimici – gestiti da Superba e Carmagnani – che si trovano a Multedo alle spalle del Porto petroli. Abitanti, istituzioni e aziende concordano sul fatto che i depositi dovrebbero essere spostati al più presto, senza che, tuttavia, sia individuata una soluzione ottimale;
infatti, nonostante tutte le risultanze documentali contrarie, si continua a discutere del progetto di trasferimento dei depositi al bacino portuale di Genova Sampierdarena, presso ponte Somalia. Che la procedura avanzi preoccupa sia gli abitanti del territorio interessato sia gli operatori portuali: è del 15 ottobre 2024 il comunicato stampa congiunto di Officine Sampierdanesi, Culmv, Filt-Cgil e Uil trasporti Liguria insieme al presidente del municipio II centro-ovest che dichiarano il loro sconcerto;
il 10 ottobre 2024 la capitaneria di porto ha apportato una modifica alla precedente ordinanza vigente, n. 32 del 2001, che di fatto potrebbe portare all'immissione degli infiammabili, fino ad ora vietati, all'interno del bacino. Pertanto, anche le aziende che ad oggi stoccano esclusivamente prodotti combustibili potranno fare richiesta per stoccare anche infiammabili, snaturando quella parte di porto a vocazione commerciale con gli annessi rischi in termini di sicurezza e di traffici;
inoltre, il progetto attuale disattende quanto prescritto dal comitato di gestione dell'autorità di sistema portuale nel dicembre 2021 in merito alle quantità, agli accosti nonché alla necessità e urgenza di localizzare in toto i depositi costieri in area portuale;
inoltre, il comitato si riferiva sia ai depositi Superba sia ai depositi Carmagnani; tuttavia, Superba ha affermato che «non sono pertinenti e necessari atti di formale adesione di altre società come Carmagnani»; pertanto, il rischio è quello di una duplicazione dei depositi costieri in ambito comunale e in ambito portuale, con un finanziamento di fondi pubblici per un'opera sostanzialmente privata;
infine, si ricorda che è aperto un fascicolo della procura della Repubblica di Genova in merito alla formazione del provvedimento di nulla osta di fattibilità adottato dal comitato tecnico regionale –:
se, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative in ogni sede opportuna al fine di pervenire ad un giudizio negativo al progetto di trasferimento dei depositi chimici nel bacino portuale di Genova Sampierdarena alla luce delle criticità esposte in premessa, relative alla sicurezza nonché alla finalità dell'area portuale interessata, e delle legittime preoccupazioni degli operatori portuali.
(3-01538)
LUPI, BICCHIELLI, ALESSANDRO COLUCCI, BRAMBILLA, CAVO, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in Italia, ogni giorno, circa 5 milioni e mezzo di persone utilizzano il treno per spostarsi tra le città e le regioni, tra cui anche minori e turisti;
il 4 novembre 2024 Rosario Ventura, capotreno in servizio sul treno regionale veloce 12042, tratta Genova Brignole-Busalla, è stato accoltellato con l'unica colpa di aver svolto il suo lavoro e aver chiesto a due passeggeri, sprovvisti di titolo di viaggio, il biglietto;
dalla ricostruzione dei fatti si è appreso che dopo essere scesi dal treno i soggetti, poi individuati e fermati, abbiano iniziato ad inveire contro il capotreno con violenze verbali e fisiche, per poi accoltellare il capotreno;
nel corso del 2022, Ferrovie dello Stato ha registrato 32 episodi di violenza contro il personale;
in un'intervista rilasciata in data 5 novembre 2024 al quotidiano la Repubblica da Laura Andrei, capotreno in servizio sui regionali da oltre 10 anni, si evidenzia come la situazione, soprattutto sui regionali, sia divenuta insostenibile, al punto tale da consigliare ai nuovi colleghi di «praticare l'autotutela: si capisce chi è pericoloso e non si chiede il biglietto»;
a gennaio 2023 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per far fronte a questa situazione, aveva preventivato un piano di assunzioni di 300 persone ogni anno per 3 anni dal 2022 al 2025, fino a raggiungere un organico di 1.500 persone, al fine di garantire maggiore sicurezza nelle stazioni e sui treni;
le statistiche redatte dal gruppo Ferrovie dello Stato evidenziano come negli anni dal 2018 al 2022 vi siano stati oltre 5.000 furti nelle principali stazioni;
il Paese si appresta a ospitare appuntamenti importanti, tra cui il Giubileo del 2025, e ad affrontare le festività natalizie, che prevedono un aumento dell'utenza di treni e stazioni –:
quali ulteriori iniziative intenda intraprendere al fine di garantire la sicurezza di passeggeri e personale a bordo dei treni, in particolare sui treni regionali.
(3-01539)
Interrogazione a risposta orale:
AMENDOLA e SARRACINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
dagli organi di informazione si apprende che all'inizio del 2025 le tratte ferroviarie di Trenitalia che insistono sul territorio di Basilicata, quali la Potenza-Melfi, la Battipaglia-Potenza-Taranto e il tratto Jonico della Taranto-Sibari-Reggio Calabria, saranno interessate da lavori;
Trenitalia ha fatto sapere che vi sarà nei prossimi giorni una conferenza stampa per illustrare il dettaglio degli interventi e che comunque «da giugno 2025 l'operatività dei treni sarà del tutto ripristinata» e che «ai passeggeri, nel periodo dei lavori, saranno garantiti servizi sostitutivi»;
sono note le difficoltà che interessano la mobilità ferroviaria in Basilicata;
questi lavori rischiano di aggravare ulteriormente per un periodo non inferiore ai sei mesi le condizioni di mobilità della utenza da e per la Basilicata;
è auspicabile anche in vista dell'orario invernale del trasporto ferroviario che siano rafforzati i collegamenti con il terminale dell'alta velocità di Salerno anche attraverso nuove corse del Freccialink che fermino anche a Ferrandina per non isolare Matera;
c'è da chiarire anche il cronoprogramma per i lavori della Ferrandina-Matera che sono enormemente in ritardo rispetto agli annunci –:
quali opportune e tempestive iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere affinché Trenitalia operi nel pieno rispetto della utenza lucana, per garantire il potenziamento dei collegamenti anche in considerazione degli annunciati lavori e quale sia il reale cronoprogramma della Ferrandina-Matera, scongiurando criticità che si riverbererebbero negativamente non solo sul diritto alla mobilità ma anche in termini economici per il turismo.
(3-01544)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
AMENDOLA e SARRACINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nelle ultime settimane in provincia di Matera ed in particolare nell'area della collina e del metapontino si sono registrati una serie di furti;
sistematicamente si verificano ondate di furti effettuate da bande che prendono di mira attività commerciali, imprese e abitazioni;
questo crea molta preoccupazione tra i cittadini e gli operatori economici;
nonostante gli annunci di un potenziamento delle forze dell'ordine ad oggi gli organici di polizia di Stato, dell'arma dei carabinieri e della Guardia di finanza risultano sottodimensionati e gli stessi impianti di videosorveglianza non coprono adeguatamente il territorio in oggetto;
già in precedenza con altro atto di sindacato ispettivo si è sollevata la questione relativa alle carenze di organico del commissariato di Pisticci, delle compagnie dei Carabinieri di Pisticci e Tricarico, della necessità di aprire la caserma dei carabinieri a Scanzano Jonico –:
in relazione alla preoccupazione delle citate comunità, quali opportune e tempestive iniziative il Governo intenda assumere con la massima urgenza per potenziare gli organici delle forze dell'ordine e i mezzi a loro disposizione in provincia di Matera.
(3-01545)
Interrogazione a risposta scritta:
GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Cpr di Torino è chiuso dal 5 marzo 2023 e da allora sono in corso lavori di ristrutturazione;
nel corso degli anni si sono susseguite molteplici violazioni di diritti all'interno della struttura con effetti devastanti sulle persone trattenute come il suicidio del giovane Moussa Balde avvenuto nel maggio 2021;
nonostante la chiusura temporanea e l'opposizione alla sua riapertura della società civile nonché la contrarietà del consiglio comunale di Torino, che si è espresso a tale riguardo con un ordine del giorno approvato il 13 marzo 2023, e da ultimo anche del consiglio della Circoscrizione 3, in cui è ubicato il centro, sono stati avviati i lavori di ristrutturazione del centro;
gli ordini del giorno approvati dal comune di Torino e dalla Circoscrizione 3 chiedevano infatti che le risorse destinate al Cpr di Torino venissero investite in politiche di accoglienza e inclusione;
nel luglio 2024 è stata indetta dalla Prefettura una nuova gara per la gestione del centro, per una capienza di settanta posti, con apertura prevista per il primo novembre 2024, a oggi disattesa;
il bando scadeva il 19 agosto 2024 e potevano partecipare realtà con un fatturato di almeno tre milioni di euro e con precedenti affidamenti analoghi;
il valore della gara d'appalto è di 8 milioni e mezzo di euro, il bando dura 24 mesi, prorogabile per un terzo anno;
come risulta dal sito della prefettura di Torino, sono due le realtà preselezionate, la Cooperativa Sociale Sanitalia ed Ekene coop. Sociale Onlus, quest'ultima gestisce tra gli altri anche il Cpr di Macomer in Sardegna, di cui è emerso recentemente – come riportato da un articolo del Domani del 24 ottobre 2024 – un grave problema di abuso di psicofarmaci a danno delle persone trattenute e anche di violenze fisiche;
a oggi non vi sono notizie della avvenuta assegnazione per la gestione del Cpr e, in generale, tutta la procedura di ristrutturazione e ora di assegnazione della gestione è stata contraddistinta a giudizio dell'interrogante da una notevole reticenza nella condivisione delle informazioni, sia con gli operatori dell'informazione che con gli altri livelli istituzionali, quali regione Piemonte e comune di Torino;
a mero titolo di esempio, non è mai stata data conferma della riapertura o meno delle strutture di isolamento denominate «ospedaletti»;
ad avviso dell'interrogante la detenzione amministrativa ai fini del rimpatrio, che con le ultime previsioni normative è stata estesa fino a 18 mesi di durata, e che non prevede idonee tutele giurisdizionali, è in palese contrasto con le norme costituzionali che consentono la privazione della libertà personale;
le basse percentuali di rimpatrio delle persone recluse nei Cpr dimostrano altresì l'inefficacia dello strumento, anche a fronte degli elevati costi complessivi di gestione;
secondo ActionAid, il Cpr di Torino è costato alla collettività circa 3,5 milioni di euro nel 2023, nonostante la sua provvisoria chiusura, un investimento che poteva essere utilizzato per promuovere e sostenere politiche dell'accoglienza più umane ed efficaci;
nel 2022, delle 879 persone transitate al Cpr di Torino solo 279, vale a dire una su quattro, sono state rimpatriate –:
se il Ministro interrogato non intenda fornire i dovuti chiarimenti circa i tempi di aggiudicazione e dell'eventuale riapertura del Cpr di Torino e se l'affidamento avverrà nell'ambito delle cooperative già preselezionate nonostante le criticità emerse, in relazione alla gestione del Cpr di Macomer, nei confronti di uno dei due operatori economici ammessi;
se non intenda riconsiderare la scelta di procedere con la riapertura del suddetto Cpr, prevedendo, al contrario, il superamento di tali strutture, che, a parere dell'interrogante, si confermano sempre più luoghi di segregazione e discriminazione dove la sfera dei diritti dei migranti reclusi viene illegittimamente compressa.
(4-03734)
ISTRUZIONE E MERITO
Interrogazione a risposta immediata:
ZANELLA, PICCOLOTTI, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
Sara, uccisa a 18 anni dal coetaneo vicino di casa; Aurora, 13 anni, spinta giù dal balcone dal «fidanzatino» di 15 anni. Due femminicidi di giovanissime da parte di coetanei;
secondo l'ultimo report su giovani e violenza di genere del Servizio analisi della direzione centrale polizia criminale, presentato nel maggio 2024, sono le giovani under 35 a subire due violenze sessuali su tre, la stessa percentuale di violenze di gruppo e la diffusione di immagini sessualmente esplicite. Inoltre, si evidenzia l'aumento di violenze di gruppo ai danni di bambine sotto i 13 anni, balzate negli ultimi cinque anni dal 4 al 10 per cento;
a commettere questi reati sono per lo più giovani: uno su quattro è addirittura minorenne;
«la violenza di genere – è l'analisi della polizia criminale – non può essere superficialmente liquidata come un retaggio del passato che si va a superare con un ricambio generazionale. C'è dunque una necessità di porre attenzione alle nuove generazioni»;
Carla Garlatti, Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, in una memoria inviata alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, evidenzia la necessità di interventi educativi per decostruire stereotipi di genere e riconoscere le varie forme di violenza;
dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin, il Ministro interrogato ha presentato il progetto sperimentale «Educazione alle relazioni» rivolto alle scuole secondarie di secondo grado. Il progetto, di cui non si hanno notizie sulle adesioni delle scuole, si sviluppa in percorsi educativi extra-curriculari, con un impegno di 30 ore annue, a partecipazione facoltativa, ogni istituto aderisce su base volontaria, previo consenso dei genitori;
l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza durante la sua relazione annuale al Parlamento ha dichiarato che «bisogna investire sulla cultura dell'educazione all'affettività, alla parità di genere e al rispetto dell'altro.». Nel sottolineare che il piano «Educazione alle relazioni» non avrà gran successo perché «30 ore fuori dall'orario scolastico su base volontaria non sono sufficienti», afferma che «si tratta di una materia che andrebbe introdotta nelle scuole fin da piccoli. Perché è fin da piccoli che si deve imparare il rispetto e l'educazione per l'altro» –:
se non ritenga di dover convenire sulla necessità di introdurre nei corsi scolastici del primo e del secondo ciclo di istruzione, con orario aggiuntivo, l'insegnamento dell'educazione sessuale e affettiva finalizzato alla crescita educativa, culturale ed emotiva, per contrastare stereotipi, anche quelli omofobici, e favorire relazioni più consapevoli e rispettose tra ragazze e ragazzi.
(3-01540)
SALUTE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
la legge 22 maggio 1978, n. 194, recante «Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza» prevede, all'articolo 16, che: «Entro il mese di febbraio, a partire dall'anno successivo a quello dell'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della sanità presenta al Parlamento una relazione sull'attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento al problema della prevenzione. Le regioni sono tenute a fornire le informazioni necessarie entro il mese di gennaio di ciascun anno, sulla base di questionari predisposti dal Ministro. Analoga relazione presenta il Ministro di grazia e giustizia per quanto riguarda le questioni di specifica competenza del suo Dicastero»;
l'ultima relazione trasmessa al Parlamento risale al 12 settembre 2023 e contiene i dati relativi all'anno 2021, ed è dal 1978 che non si registra un ritardo simile;
la pubblicazione del 2023 dunque fa riferimento ai due anni precedenti, con un ritardo che non consente di avere un quadro aggiornato della situazione relativa all'attuazione della legge n. 194 del 1978; il ritardo nella pubblicazione non consente anche di avere un quadro esaustivo sulla situazione dei consultori la cui progressiva riduzione del numero e dell'operatività sta di fatto sottraendo l'unico e fondamentale presidio che consente alle persone di accedere all'interruzione volontaria di gravidanza;
la riduzione dei consultori limita fortemente anche la possibilità di ricorrere all'interruzione di gravidanza farmacologica e alla contraccezione d'emergenza, riduzione che, unita all'altissimo tasso dell'obiezione di coscienza del personale sanitario nel nostro Paese, di fatto, frappone ostacoli rilevanti all'accesso sicuro all'interruzione volontaria di gravidanza;
i numeri dell'obiezione di coscienza comportano, infatti, in alcune regioni e in alcuni territori, un'obiezione di struttura, in aperta violazione dell'articolo 9 della legge n. 194 che invece imporrebbe alle strutture sanitarie comunque di garantire l'esecuzione dell'interruzione volontaria di gravidanza con personale non obiettore;
i dati evidenziano, a giudizio degli interpellanti, un'insopportabile sperequazione regionale ed anche una difficoltà ulteriore nell'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza per le persone con background migratorio;
secondo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, la carenza di informazioni adeguate è un ostacolo all'esercizio del diritto di aborto libero, sicuro, gratuito; per accesso alle informazioni si intende sia la raccolta e la diffusione di dati da parte delle istituzioni preposte al rilevamento dei servizi, sia la disponibilità di strumenti di orientamento ai servizi;
si ritiene dunque fondamentale avere dati aggiornati e aperti che consentano di rilevare anche i dati all'interno delle singole regioni e dei singoli territori, distinguendo opportunamente le tipologie di interruzione volontaria di gravidanza effettuate –:
quando abbia intenzione di presentare al Parlamento, senza alcun ulteriore ritardo, le relazioni obbligatorie prescritte dalla legge n. 194 del 1978 con i dati del 2022 e del 2023;
se ritenga di dover adottare le necessarie iniziative volte a rendere disponibili i dati sull'interruzione di gravidanza in formato aperto, realizzando un sito Internet del Ministero della salute esplicitamente dedicato ai servizi per l'interruzione volontaria di gravidanza e contraccezione, con informazioni e mappe dei servizi chiare e aggiornate in tempo reale, in più lingue e con un numero verde per le richieste di interruzione volontaria di gravidanza che risponda almeno 12 ore al giorno per orientare chi con urgenza cerca una interruzione volontaria di gravidanza.
(2-00470) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Francesco Silvestri».
Interrogazioni a risposta immediata:
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, VIETRI, CIANCITTO, CIOCCHETTI, COLOSIMO, LANCELLOTTA, MACCARI, MORGANTE, ROSSO e SCHIFONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il tema delle liste d'attesa rappresenta una delle maggiori criticità del Servizio sanitario nazionale, con significative ripercussioni sull'effettivo accesso alle cure da parte dei cittadini e sulla tutela del diritto fondamentale alla salute;
il Ministro della salute, in una recente comunicazione alla Conferenza delle regioni, ha annunciato l'imminente completamento dei decreti attuativi per l'applicazione del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, specificamente dedicato alla gestione delle liste d'attesa e risultato di un lungo e articolato confronto con ordini professionali, tecnici, associazioni di categoria e rappresentanti delle regioni;
nella medesima comunicazione sono state rilevate diverse criticità persistenti nel sistema sanitario nazionale, dalla presenza di liste d'attesa illegalmente chiuse in numerose realtà territoriali, alla mancata consegna delle agende da parte di alcuni operatori sanitari, fino alla diffusa disattenzione agli obblighi istituzionali a favore dell'attività libero-professionale, nonché all'inefficace utilizzo, da parte di diverse regioni, dei fondi specificamente destinati all'abbattimento delle liste d'attesa;
il Ministero della salute ha, inoltre, annunciato l'attivazione, entro la fine del 2024, di una piattaforma nazionale dedicata al monitoraggio delle liste d'attesa;
occorrerebbero specifiche misure di controllo e sanzione nei confronti delle strutture sanitarie che mantengono illegittimamente chiuse le liste d'attesa o non ottemperano agli obblighi di trasparenza nella gestione delle agende –:
quale sia lo stato di avanzamento dei decreti attuativi in materia di liste d'attesa e quale il livello di collaborazione delle regioni nell'implementazione delle nuove misure, con particolare riferimento a quelle che presentano criticità nella spesa dei fondi dedicati.
(3-01541)
BRAGA, FURFARO, MALAVASI, CIANI, GIRELLI, STUMPO, BONAFÈ, GHIO, TONI RICCIARDI, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, CASU, FORNARO e DE MARIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la crescita del Fondo sanitario nazionale per il 2025 e gli anni seguenti risulta nettamente insufficiente rispetto alle difficoltà della sanità pubblica di garantire in maniera equa il diritto universale alla salute;
la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese dimostra che il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale e la tutela della salute non sono una priorità per l'attuale Governo. Infatti, in termini di percentuale di prodotto interno lordo, il Fondo sanitario nazionale scende dal 6,12 per cento del 2024 al minimo storico del 5,9 per cento nel 2027, per poi scendere ancora negli anni seguenti;
gli impegni di spesa che il disegno di legge di bilancio mette in carico al Fondo sanitario nazionale e alle regioni assorbono molto di più delle risorse stanziate per le misure previste per il periodo 2025-2030, lasciando scoperti 19 miliardi di euro, che si tradurranno in tagli ai servizi o in nuove tasse ai cittadini;
nel disegno di legge di bilancio non c'è traccia del piano straordinario di assunzione per medici e infermieri, dell'abolizione del tetto di spesa per il personale, nonché di risorse adeguate per restituire attrattività al Servizio sanitario nazionale;
a fronte di questa drammatica situazione, mentre il Servizio sanitario nazionale cade a pezzi, la spesa sanitaria privata aumenta, con 4,5 milioni di italiani che non riescono a curarsi, in attesa ancora dei decreti attuativi del «decreto liste d'attesa», il Sottosegretario Gemmato, che – viste le sue competenze istituzionali – dovrebbe occuparsi di far funzionare il servizio sanitario pubblico, detiene una quota pari al 10 per cento della società Therapia s.r.l.;
Therapia s.r.l. opera nella sanità privata e gestisce tre poliambulatori a Bitonto e Bari che offrono visite specialistiche, fisioterapia, esami diagnostici, con l'impegno di «non dover attendere i lunghi tempi del servizio sanitario pubblico»;
una pubblicità quella della Therapia s.r.l. che reclamizza, quindi, accertamenti diagnostici rapidi al contrario di quelli offerti dal Servizio sanitario nazionale; affermazione questa ancor più grave visto che proviene da chi quel sistema lo rappresenta istituzionalmente –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per riportare la spesa sanitaria rispetto al prodotto interno lordo a valori in linea con gli altri Paesi europei e per garantire il diritto universale alla salute dei cittadini difendendo il Servizio sanitario nazionale, anche in relazione al fatto che un Sottosegretario detiene quote di una società privata che opera nel medesimo settore in aperto conflitto di interessi.
(3-01542)
QUARTINI, DONNO, PELLEGRINI, DELL'OLIO, GIULIANO, L'ABBATE, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto segnalato da alcuni organi di informazione e secondo quanto, invero, già documentato nella situazione patrimoniale presente sul sito istituzionale della Camera dei deputati, il Sottosegretario alla salute, onorevole Marcello Gemmato, è socio di minoranza, al 10 per cento, di Therapia s.r.l., una società pugliese che gestisce tre poliambulatori a Bitonto in provincia di Bari;
secondo quanto riferito dagli organi di informazione, la società si propone di offrire in tempi ragionevoli visite, esami diagnostici, fisioterapia, «senza i lunghi tempi del servizio pubblico», quei tempi che la compagine governativa in carica, di cui fa parte anche l'onorevole Gemmato in qualità di Sottosegretario alla salute, ha il dovere di ridurre e sui quali in diversi provvedimenti, come, ad esempio, il «decreto liste di attesa» del 7 giugno 2024, il Governo in carica ha fornito diverse soluzioni, tra le quali principalmente si evince proprio l'incremento delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale può acquistare da privati;
non è un caso, in effetti, che proprio come conseguenza delle predette soluzioni, gli erogatori sanitari privati si sono trovati ad incrementare notevolmente il loro fatturato e, secondo quanto riferito dagli organi di informazione, anche la società Therapia s.r.l. avrebbe visto crescere il proprio fatturato;
il Sottosegretario alla salute, si ricorda, ha una delega sulle farmacie ed è egli stesso un farmacista, ex titolare di farmacia ora ceduta, nella gestione, a suoi familiari; a riguardo, a parere degli interroganti non si può ignorare come la remunerazione del farmaco o i benefìci delle cosiddette farmacie dei servizi siano una costante delle misure finanziarie di questo Governo, che ha trasferito, ad esempio, alcuni medicinali dalla distribuzione diretta tramite azienda sanitaria locale alla distribuzione tramite le farmacie del territorio;
a giudizio degli interroganti è evidente come la posizione del Sottosegretario alla salute, onorevole Gemmato, sia significativamente caratterizzata da un imbarazzante conflitto d'interesse che, al di là delle questioni societarie e gestionali che lo tutelerebbero in punto di diritto, di fatto pone una macroscopica questione di opportunità politica e istituzionale, con riguardo sia alla questione dei benefìci degli erogatori privati del Servizio sanitario nazionale, sia al tema delle farmacie –:
quali iniziative urgenti di competenza intenda porre in essere, a partire dalla riconsiderazione delle deleghe, in relazione alla necessità di rimuovere, sotto il profilo oggettivo e soggettivo, il potenziale conflitto di interessi in capo al Sottosegretario di Stato, al fine di scongiurare qualsiasi opacità politica e istituzionale che rischia di compromettere ulteriormente la fiducia dei cittadini nei confronti della politica, oltre che del Servizio sanitario pubblico e universalistico.
(3-01543)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la cronicità è l'irreversibilità di uno stato morboso caratterizzato da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche e che presenta sintomi che non si risolvono nel tempo né giungono a miglioramento. Una malattia cronica richiede un'assistenza a lungo termine;
si tratta di problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo che varia da pochi anni a decenni, con un impatto importante sulla qualità e sull'attesa di vita della popolazione;
le condizioni croniche affliggono 24 milioni di persone in Italia, e i segmenti di popolazione più frequentemente colpiti sono gli anziani;
soffre di malattie croniche oltre l'85 per cento degli ultra 75enni e le donne, in particolare, dopo i 55 anni. Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5 per cento del totale secondo lo scenario mediano;
una significativa crescita è attesa anche per la popolazione di 85 anni e più, quella all'interno della quale si concentrerà una maggiore quota di individui fragili, dal 3,8 per cento nel 2023 al 7,2 per cento nel 2050;
la struttura del Piano nazionale cronicità aggiornato dal Ministero della salute parte dall'esigenza di armonizzare a livello nazionale l'attività in questo campo che, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, è chiamato a promuovere interventi basati sull'unitarietà dell'approccio, centrato sulla persona ed orientato ad una migliore organizzazione dei servizi;
la cronicità è un'area in progressiva crescita che comporta un notevole impegno di risorse, richiedendo continuità di assistenza per periodi di lunga durata e una forte integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali e necessitando di servizi residenziali e territoriali a giudizio dell'interrogante finora insufficientemente disegnati e sviluppati nel Paese;
nel nuovo Piano nazionale cronicità non sono previsti finanziamenti, condizione che fa dubitare fortemente della sua realizzazione; infatti nel Piano si prevede che «si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»;
tenuto conto che la presa in carico e la gestione delle malattie croniche assorbe circa l'80 per cento dei costi sanitari e che la problematica della valutazione dei costi connessi è sempre più rilevante, se non ritenga doveroso adottare iniziative per individuare adeguate risorse necessarie all'attuazione effettiva ed efficace del nuovo Piano nazionale cronicità.
(4-03736)
DORI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:
il 16 ottobre 2024 l'organizzazione «Essere Animali» ha divulgato, sul proprio sito web e sui social media, filmati provenienti da 11 allevamenti che riforniscono il macello Mec Carni di Levoni di Marcaria (MN), di cui dieci situati in Lombardia, tra le province di Mantova e Brescia, e uno in Veneto in provincia di Verona;
l'inchiesta è parte del progetto «Aziende sotto osservazione», condotto da Essere Animali su 8 aziende italiane della produzione alimentare (Casa Modena, Citterio, Fiorani, Fratelli Beretta, Fumagalli, Levoni, Negroni, Rovagnati), con lo scopo di fornire ai consumatori informazioni sull'impegno di ciascuna azienda nell'eliminare le principali problematiche relative al benessere animale dalle proprie filiere;
i filmati mostrerebbero maiali con ernie addominali non curate, in alcuni casi talmente grandi da sfregare sul pavimento, causando gravi lesioni e potenziali infezioni; scheletri e resti di animali morti, abbandonati nei corridoi degli allevamenti; la testa di un suinetto mozzata, probabilmente cannibalizzata dalla madre; animali con lesioni e ulcere alle zampe, uno con un pezzo di piede amputato proprio a causa delle ferite; un maiale con una grossa massa tra il collo e una gamba anteriore, probabilmente un'infezione o un ascesso; diversi suini con le orecchie morsicate da altri animali e uno che cerca di mordere la coda di un altro; infestazioni di vermi e scarafaggi a stretto contatto con gli animali e vicino alle mangiatoie; scrofe confinate in gabbia durante il parto e l'allattamento, e suinetti appena nati morti e abbandonati da tempo nel recinto con gli altri suinetti vivi;
le immagini, risalenti al periodo settembre 2023-maggio 2024 e relative ad aree non colpite dalla peste suina africana, evidenziano l'uso di pratiche incompatibili con la direttiva del Consiglio Europeo 2008/120/CE, come il taglio routinario della coda, l'assenza di materiali manipolabili appropriati per i suini, la mancanza di pavimentazioni che garantiscano comfort agli animali e di un recinto infermeria con lettiera a pavimento. Inoltre gli animali che presentano infezioni o malattie gravi richiederebbero l'isolamento e un trattamento immediato da parte del veterinario oppure, in assenza di alternative, l'eutanasia;
con il decreto legislativo n. 122 del 2011 e il decreto legislativo n. 146 del 2001 l'Italia ha adottato norme minime per la protezione dei suini confinati in azienda per l'allevamento e l'ingrasso, imponendo ai detentori degli animali «l'obbligo di adottare misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili»;
secondo i più recenti dati del Ministero della salute circa il 70 per cento degli allevamenti italiani continua a praticare il taglio della coda sulla maggior parte o sulla totalità dei suini;
secondo quanto riportato da Essere Animali, «Levoni è tra le aziende italiane a fare peggio secondo la nostra analisi serve un impegno immediato da parte di una delle aziende leader nella produzione di salumi per mettere fine alle sofferenze di scrofe e suini nella loro filiera»;
tutti gli allevamenti dei filmati sono stati segnalati ai NAS di Padova e Cremona;
la sera del 29 ottobre 2024 alcune attiviste di Animal Rebellion si sono recate davanti alla sede di Levoni a Castellucchio (MN) con cartelli di denuncia delle pratiche portate avanti dall'azienda e le stesse sarebbero state querelate per «dichiarazioni diffamatorie» –:
se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti esposti in premessa e se il Ministro della salute, intenda promuovere con urgenza un intervento da parte del Nucleo antisofisticazioni e sanità (Nas) a fronte delle condizioni individuate negli allevamenti, nonché porre in atto iniziative, anche di natura normativa, per l'adeguamento immediato degli allevamenti italiani alla direttiva UE 2008/120/CE e la transizione a sistemi di allevamento senza gabbie.
(4-03737)
TURISMO
Interrogazione a risposta scritta:
DEBORAH BERGAMINI. — Al Ministro del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
notizie di cronaca recenti riportano la notizia della presenza al «Festival dei popoli» di Firenze, prevista per il 4 novembre 2024, dell'ex brigatista Pasquale Abatangelo, in occasione della presentazione del film «Pensando ad Angela», a lui dedicato e che narra le vicende personali di uno dei protagonisti di spicco degli anni '70, i cosiddetti «anni di piombo», che rappresentano il periodo più buio del nostro Paese;
Abatangelo ha avuto un'ascesa criminale fulminea, dapprima come fondatore dei Nuclei armati proletari (Nap) e poi come esponente delle Brigate Rosse (fu uno dei tredici detenuti politici di cui le Br chiesero la scarcerazione in cambio del rilascio del leader della Dc Aldo Moro, rapito nel 1978) e ha scontato vent'anni di detenzione, sei di semilibertà e quattro di libertà vigilata;
nel 2023, sempre a Firenze, Abatangelo avevo partecipato alla presentazione di un libro al Cpa Firenze Sud, un centro sociale tristemente noto poiché ogni anno il 10 febbraio, giornata in cui l'Italia rende omaggio agli esuli istriani e dalmati, espone con arroganza la bandiera dell'ex Jugoslavia del maresciallo Tito;
la 64esima edizione del Festival dei popoli è stata, come si legge anche sul portale dedicato, realizzata con il sostegno, tra gli altri, dell'Ue, del Ministero del turismo e della regione Toscana e del comune di Firenze, per cui sono state utilizzate risorse pubbliche;
appare del tutto fuori luogo l'invito a partecipare e la presenza dell'ex brigatista Pasquale Abatangelo a una kermesse culturale, finanziata peraltro con denaro pubblico, poiché ci si trova di fronte a un personaggio che non si è mai né pentito né dissociato, fermo nelle sue ragioni e nella convinzione che la lotta armata fosse un passaggio doloroso ma necessario –:
quali iniziative per quanto di competenza, alla luce di quanto descritto in premessa, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di fare chiarezza sulla vicenda ed evitare il sostegno, mediante la destinazione di risorse pubbliche, a iniziative analoghe, anche considerati gli eventuali profili di ordine pubblico
(4-03732)
Apposizione di firme ad una mozione.
La mozione Sarracino e altri n. 1-00354, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 novembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Amendola, Ascani, Casu, De Luca, Di Sanzo, Ferrari, Forattini, Furfaro, Ghio, Girelli, Gribaudo, Guerra, Iacono, Malavasi, Manzi, Marino, Morassut, Roggiani, Romeo.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Braga n. 1-00352, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 375 del 4 novembre 2024.
La Camera,
premesso che:
l'ultimo rapporto dell'Unep (Un Environment Programme) «Emissione gap report 2024» lancia l'ennesimo allarme:
a) è ancora tecnicamente possibile raggiungere l'obiettivo di rimanere al di sotto della soglia critica di aumento delle temperature medie globali di 1,5°C entro la fine del secolo, ma solo a fronte di una massiccia mobilitazione globale guidata dai Paesi del G20 per ridurre tutte le emissioni di gas serra, a partire da oggi;
b) continuare con le attuali politiche porterà ad un aumento catastrofico della temperatura fino a 3,1°C;
c) gli attuali impegni per il 2030 non sono rispettati e, anche se lo fossero, sono insufficienti e l'aumento della temperatura sarebbe limitato solo a 2,6-2,8°C;
bisogna quindi agire e, soprattutto, agire in fretta. Il cambiamento climatico è una minaccia per l'umanità, gli ecosistemi e la biodiversità, così pure per la pace, la sicurezza e le economie. Ne sono testimonianza l'incremento esponenziale in intensità e frequenza di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, come le ondate di calore, gli incendi, la siccità e le alluvioni;
è quindi molto importante il risultato raggiunto dall'Europa con l'approvazione della legge sul ripristino della natura che punta a ripristinare almeno il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell'Unione europea entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050;
ogni anno la conferenza delle parti (Cop) della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United nations framework convention on climate change) si riunisce per determinare ambizioni e responsabilità in materia di clima, nonché per individuare e valutare le misure in materia di clima;
nella precedente Cop28 tenutasi a Dubai nel 2023 è stato raggiunto lo storico accordo del transitioning away – o uscita progressiva – dalle fonti fossili già a partire da questo decennio;
si è di fronte quindi ad un periodo storico cruciale per affrontare con determinazione la transizione verde dell'economia globale, che dovrà essere in linea con gli obiettivi dell'1,5°C e, contestualmente, giusta e inclusiva. Non agire significherebbe avere dei costi di gran lunga superiori rispetto ad una transizione giusta e ordinata;
l'attuale situazione internazionale, con la presenza di conflitti armati in molte parti del mondo, oltre a causare immensa sofferenza, mina la fiducia reciproca tra le nazioni e ostacola anche la cooperazione globale necessaria per affrontare efficacemente la crisi climatica, rischiando di compromettere la possibilità di raggiungere accordi significativi e di attuare soluzioni condivise concrete al problema;
la prossima Cop29 di Baku (Azerbaijan) avrà come obiettivo principale di finanza per il clima quello di negoziare un nuovo obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) dopo il 2025 e rafforzare l'ambizione, facendo in modo che tutte le parti si impegnino a favore di piani nazionali ambiziosi e della trasparenza, anche attraverso la finalizzazione del primo quadro di riferimento rafforzato per la trasparenza;
in sintesi, Cop29 si propone di essere un punto di svolta nelle politiche climatiche globali, con l'obiettivo di accelerare l'azione climatica attraverso ambiziosi piani nazionali, l'eliminazione del carbone, la promozione delle energie rinnovabili e il rafforzamento delle strategie di adattamento;
un ruolo importante sull'agenda climatica della Cop29, come sempre, lo avrà l'Unione europea, il cui approccio è caratterizzato da un impegno per un'ambiziosa azione per il clima, solidarietà finanziaria e solida cooperazione internazionale;
per tale motivo va sostenuto e rafforzato il Green deal che rappresenta una sfida dell'oggi che guarda al futuro, senza lasciare indietro nessuno;
in vista della preparazione della Cop29 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale dell'Unione europea, in cui si evidenziano le opportunità che un'azione ambiziosa per il clima offre per il pianeta, l'economia globale e le persone e l'importanza di garantire una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno, verso economie e società sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici e climaticamente neutre;
in particolare, il Consiglio chiede di conseguire un risultato ambizioso ed equilibrato alla Cop29 in modo da: mantenere raggiungibile l'obiettivo relativo alla temperatura di 1,5°C, alla luce delle migliori conoscenze scientifiche disponibili; progredire tutti verso una resilienza a lungo termine; concordare un nuovo obiettivo collettivo quantificato che sia efficace, realizzabile e ambizioso;
in particolare, il Consiglio:
a) sottolinea l'importanza di concordare un nuovo obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) in materia di finanziamenti per il clima che sia realizzabile e adatto allo scopo, sottolineando che i finanziamenti pubblici non possono garantire da soli i livelli di finanziamento necessari per conseguire un'economia globale climaticamente neutra e resiliente e che gli investimenti privati dovranno fornire la maggior parte dei necessari investimenti nella transizione verde;
b) sottolinea che il prossimo ciclo di contributi determinati a livello nazionale da presentare nel 2025 deve riflettere la progressione e il massimo livello di ambizione possibile, in linea con gli esiti del bilancio globale della Cop del 2023 e che tali contributi dovrebbero includere obiettivi di riduzione assoluti in tutti i settori dell'economia per tutte le emissioni di gas a effetto serra;
c) sottolinea l'importanza di aumentare con urgenza l'ambizione e l'attuazione in materia di mitigazione in questo decennio critico. Invita inoltre tutte le parti a compiere maggiori sforzi per integrare e includere l'adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza agli stessi nelle politiche pertinenti esistenti. Ribadisce l'invito ad abbandonare gradualmente i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l'azione in questo decennio critico, così da conseguire l'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050, d'accordo con i dati scientifici;
il 21 ottobre 2024 la Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi) del Parlamento europeo, ha approvato una risoluzione con gli impegni richiesti in vista della Cop29;
nel testo si chiede che i Paesi coinvolti lavorino in particolare su due punti: un nuovo obiettivo collettivo sui finanziamenti climatici post-2025, che sia equo, basato sul principio «chi inquina paga» e finanziato attraverso risorse pubbliche, private e innovative; l'eliminazione graduale dei combustibili fossili e dei relativi sussidi, con la redistribuzione delle risorse verso azioni per il clima, in linea con gli impegni presi alla Cop28, sottolineando come l'eliminazione graduale dei combustibili fossili non sia solo necessaria, ma anche tecnologicamente fattibile. Un altro obiettivo chiave della risoluzione riguarda l'adozione di meccanismi di tariffazione del carbonio a livello globale. A tal proposito la risoluzione sottolinea che la copertura attuale, pari solo al 24 per cento delle emissioni globali, è insufficiente per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e, per questo motivo, il Parlamento esorta la Commissione europea a promuovere l'adozione o il miglioramento di tali meccanismi in altri Paesi, ispirandosi a iniziative europee come il sistema di scambio di quote di emissioni e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere;
la risoluzione sarà sottoposta al voto della plenaria del Parlamento europeo durante la sessione del 13-14 novembre 2024;
gli impatti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici sulla salute umana sono sempre più evidenti. In tale contesto, le aree urbane sono particolarmente a rischio, a causa della densità di popolazione e della loro specificità in termini di infrastrutture, attività e distribuzione geografica. Se si considera che più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e si stima che questa percentuale aumenterà fino a oltre il 60 per cento entro il 2050, è evidente che le città rappresentano i luoghi simbolo delle sfide di mitigazione, adattamento e protezione delle fragilità. Occorrono quindi strategie di adattamento al fine di anticipare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e prevenire o ridurre al minimo i danni;
la transizione energetica è indispensabile per permettere all'Italia di rispettare gli impegni europei ed internazionali in materia di riduzione delle emissioni di gas climalteranti e dipende essenzialmente dalla nostra capacità di decarbonizzare e di ridurre i nostri consumi energetici. La decarbonizzazione della nostra economia, a sua volta, passa necessariamente attraverso lo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili che, assieme all'efficienza energetica, sono uno dei pilastri su cui si basa la strategia europea 2050;
le tecnologie per le fonti rinnovabili attualmente dipendono in larga parte dall'utilizzo di materie prime che l'Unione europea classifica come critiche, ovvero dall'elevata importanza economica e la cui produzione è concentrata in un numero limitato di Paesi, da cui essenzialmente dipende il commercio mondiale di questi elementi;
l'Unione europea dipende quasi esclusivamente dalle importazioni e risulta, quindi, esposta ad elevati rischi della catena di approvvigionamento connesso alle materie prime critiche;
la Cina è di gran lunga il principale produttore al mondo di terre rare, con il 60 per cento del totale, seguita dagli Stati Uniti, che hanno circa il 12 per cento, ma ciò di cui bisogna tenere conto quando si parla di geografia delle materie prime non è soltanto la localizzazione dei giacimenti e delle miniere, ma anche la proprietà di queste miniere o comunque i diritti di sfruttamento, nonché ovviamente il luogo in cui questo materiale viene poi trasformato per essere utilizzato dall'industria;
occorrerebbe che le relazioni fra i Paesi produttori e i Paesi di estrazione di questi minerali rientrassero in un modello di cooperazione equa, attenta al rispetto delle norme ambientali e del diritto del lavoro;
l'Italia e l'Europa dovrebbero farsi promotrici di una politica di investimenti esteri in estrazione e raffinazione, capace di distaccarsi dai modelli predatori che hanno tradizionalmente caratterizzato le relazioni tra Nord e Sud globali facendosi portatori attivi dei propri valori fondanti e rifiutando il paradigma estrattivista tipico dei secoli scorsi;
nel 2023 è diventato obbligatorio per i delegati accreditati alla Cop28 dichiarare chi rappresentano. Questo dato, ottenuto grazie alle pressioni della società civile e in particolare alla campagna «Kick big polluters out», ha rivelato la presenza di molti lobbisti dei combustibili fossili «in incognito». Prima di questo obbligo si stimava la presenza di 503 lobbisti (alla Cop26) e di 636 (alla Cop27). Alla Cop28 a Dubai i lobbisti dei combustibili fossili registrati sono stati 2.456, superando in numero quasi tutte le singole delegazioni nazionali;
la Cop29 rappresenta una fondamentale opportunità per affrontare le sfide globali legate al cambiamento climatico e promuovere la cooperazione internazionale, ma deve anche essere un'occasione per ribadire e riaffermare, quali necessari presupposti, i principi del rispetto dei diritti umani da parte di tutti gli attori coinvolti;
numerosi prigionieri politici, tra cui giornalisti, attivisti e accademici, come, tra gli altri, Gubad Ibadoghlu, accademico della London school of economics, sono attualmente detenuti in Azerbaigian per motivi politici, spesso sottoposti a torture e a trattamenti inumani;
al fine di garantire che l'esito della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Baku (Cop29) faccia avanzare in modo sostanziale l'agenda in termini di attenuazione, adattamento, finanziamento, perdite e danni,
impegna il Governo:
1) a sostenere la definizione di un nuovo ambizioso obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) sui finanziamenti per il clima, allineato all'obiettivo dell'1,5°C, con la finalità di mobilitare risorse sostanziali per sostenere i Paesi in via di sviluppo (Pvs), ipotizzando lo stanziamento fino a mille miliardi di dollari statunitensi all'anno, e che preveda una parte significativa di sovvenzioni e finanziamenti agevolati per la mitigazione, l'adattamento e le perdite e i danni;
2) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire l'operatività dell'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, riguardante i mercati internazionali del carbonio, al fine di creare meccanismi efficaci di scambio del carbonio e mobilitare maggiori investimenti per la mitigazione del clima;
3) in linea con i risultati del Global Stocktake condotto alla Cop28 di Dubai, a svolgere una valutazione critica dei progressi fatti e quelli ancora da fare, stabilendo nuovi percorsi per incrementare i contributi determinati a livello nazionale (nationally determined contributions, Ndc) al fine di allinearli all'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C;
4) ad adottare iniziative di competenza volte a confermare l'impegno a contribuire al secondo periodo di rifinanziamento del Fondo verde per il clima (Green Climate Fund) raddoppiando il precedente contributo pari a 600 milioni di euro;
5) a promuovere iniziative per rendere operativo il fondo di perdite e danni, istituito durante la Cop27, garantendo la trasparenza e il coinvolgimento delle varie parti, e per stabilire altresì meccanismi atti ad assicurare il reperimento di risorse per l'alimentazione del fondo che siano nuove e aggiuntive rispetto ai finanziamenti per il clima e lo sviluppo già esistenti;
6) a sostenere l'obiettivo di triplicare a livello globale la capacità di energia rinnovabile installata e raddoppiare il taglio dei consumi attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica;
7) ad adottare iniziative di competenza volte a fornire un chiaro mandato alle società partecipate controllate dallo Stato ad allineare i propri piani di sviluppo all'obiettivo dell'1,5°C in linea con le raccomandazioni sviluppate dal Gruppo di esperti di alto livello nel rapporto «Integrity Matters: Net Zero commitments by Businesses, Financial Institutions, Cities and Regions» su mandato del Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, presentate alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto;
8) ad adottare iniziative volte a costruire una chiara strategia, coerente con gli accordi sottoscritti con la Cop28 di Dubai, per porre fine ai sussidi e ai finanziamenti per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione e per i lavoratori e le comunità colpite. Promuovere tale percorso anche a livello internazionale attraverso l'implementazione dell'obiettivo dell'articolo 2.1, lettera c) dell'Accordo di Parigi;
9) a promuovere un approccio inclusivo verso la neutralità climatica, garantendo il coinvolgimento della società civile e la trasparenza nelle politiche ambientali, poiché è necessario un impegno condiviso per la riduzione delle emissioni e per l'adozione di pratiche sostenibili;
10) a sostenere iniziative finalizzate a garantire che i finanziamenti per l'adattamento ai cambiamenti climatici siano equamente distribuiti, con particolare riguardo verso i Paesi in via di sviluppo e a garantire, inoltre, che i negoziati internazionali si traducano in impegni finanziari solidi e in iniziative concrete per sostenere l'adattamento globale;
11) ad adottare ogni iniziativa utile affinché gli impegni siano tradotti in azioni e politiche concrete per proseguire nell'attuazione del transitioning away dai combustibili fossili, garantendo che la loro eliminazione graduale sia effettuata attraverso transizioni giuste incentrate sulle persone. In tal senso si ritiene importante promuovere lo sviluppo di un approccio sistemico ai piani di transizione, che integri i piani pubblici nazionali con quelli dei settori privati (inclusi il settore finanziario e le imprese) e delle istituzioni pubbliche come le banche centrali, in piena applicazione dell'obiettivo 17 degli SDG's dell'Agenda 2030;
12) a promuovere l'adozione di un approccio trasversale in relazione alla trattazione dei vari temi specifici che affronti non solo le questioni ambientali, ma anche quelle sociali ed economiche al fine di promuovere una giusta transizione (just transition), volta a garantire che la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio sia equa, inclusiva e sostenibile per tutti i segmenti della società al fine di aumentare l'accettabilità delle politiche climatiche, facilitando l'adozione di misure più ambiziose per la mitigazione e l'adattamento, e promuovere la coesione sociale, riducendo il rischio di conflitti e resistenze che potrebbero ostacolare gli sforzi climatici;
13) ad adottare iniziative volte a sostenere l'adozione di un modello multilaterale di governance del settore minerario che, in un'ottica di equità, garantisca la sicurezza degli approvvigionamenti di materiali critici mediante la sostenibilità non solo economica, ma anche ambientale e sociale delle regioni di estrazione e di lavorazione dei minerali;
14) a invitare l'Unfccc (United nations framework convention on climate change) e le autorità della Repubblica dell'Azerbaigian a garantire la piena e libera partecipazione alla Cop29 dei cittadini e delle organizzazioni della società civile e ad assicurare che il processo decisionale sia protetto dall'ingerenza di interessi contrari e opposti agli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
15) in questo quadro, e quale presupposto per assicurare le condizioni più idonee di dialogo e di libera partecipazione, a sostenere nelle sedi bilaterali con il Governo azero, nonché con gli altri partner europei e internazionali, ogni iniziativa volta a pervenire all'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici, sindacalisti e attivisti della società civile e garantire per loro le prerogative del giusto processo e della detenzione in linea con i principi del diritto internazionale e dei diritti umani;
16) a promuovere l'adozione di politiche concrete per affrontare la crisi del debito e favorire la sostenibilità debitoria nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, sostenendo, tra le altre, iniziative per l'introduzione di sospensioni temporanee dei pagamenti del servizio del debito per i Paesi in via di sviluppo che ne fanno richiesta, di procedure più trasparenti, rapide e prevedibili e di criteri di eleggibilità per il credito più flessibili;
17) ad adottare iniziative volte ad accelerare l'operatività del Fondo italiano per il clima incrementandone le risorse e stabilendo altresì criteri trasparenti e verificabili per l'assegnazione dei relativi finanziamenti, al fine di garantire l'efficacia nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi e una ripartizione equilibrata dei finanziamenti del Fondo tra le attività di mitigazione e adattamento. Si ritiene importante, inoltre, aumentare la quota di sovvenzioni nell'ambito del Fondo italiano per il clima, finalizzate a facilitare gli interventi in contesti fragili o in conflitto che sono particolarmente vulnerabili agli shock e agli impatti climatici;
18) ad adottare iniziative volte ad aumentare la quota di Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) dallo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2022 allo 0,5 per cento nel 2025, per arrivare all'obiettivo dello 0,7 per cento entro il 2030, allineando le azioni della cooperazione allo sviluppo;
19) a sostenere iniziative finalizzate a garantire una risposta concreta alle sfide interconnesse del degrado e consumo del suolo, dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, attraverso il protagonismo attivo delle imprese agricole di qualità e multifunzionali, decisive per garantire un presidio del territorio soprattutto nelle aree interne e marginali;
20) a promuovere politiche di contrasto alla desertificazione, e alla siccità, attraverso interventi proattivi di rinaturazione, di promozione della biodiversità e della resilienza degli ecosistemi, nonché attraverso il potenziamento e la nuova realizzazione di sistemi per la raccolta e la distribuzione dell'acqua nelle aree agricole mediante piccoli e medi invasi, privilegiando le «nature based solutions», potenziando gli investimenti sui sistemi di risparmio irriguo e sulla ricerca di colture meno idroesigenti e resilienti;
21) ad adottare iniziative di competenza volte a dare piena attuazione alla legge sul ripristino della natura (regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul ripristino della natura e che modifica il regolamento (UE) 2022/869), individuando nel dettaglio strumenti adeguati, inclusi quelli finanziari, per raggiungere gli obiettivi;
22) a sostenere la ricerca e l'innovazione per ridurre l'impatto ambientale delle aziende zootecniche garantendone la sostenibilità economica e sociale, valorizzando lo sviluppo degli allevamenti bradi e semibradi, salvaguardando le produzioni e la sicurezza alimentare dei cittadini;
23) a promuovere iniziative di competenza che prevedano politiche di conservazione e la creazione di aree protette, il ripristino degli ecosistemi e la loro protezione sia a livello nazionale, sia internazionale; agli obiettivi climatici;
24) ad adottare iniziative volte ad allineare il Piano nazionale energia e clima (Pniec) con i risultati del Global Stocktake e al rinnovato contributo nazionale determinato (Ndc) dell'Unione europea in corso di elaborazione affinché entrambi consentano all'Italia e all'Unione europea di conseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90 per cento al 2040 rispetto al 1990 come da comunicazione della Commissione Europea del febbraio 2024;
25) a rafforzare la cooperazione regionale nel Mediterraneo e promuovere accordi che siano in grado di ridisegnare gli equilibri reciproci e le interdipendenze tra i relativi Paesi nell'ottica della transizione;
26) ad adottare iniziative normative volte a prevedere la riduzione, in tempi rapidi e certi, fino alla progressiva eliminazione, dei sussidi per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione per i lavoratori e le comunità colpite;
27) ad adottare iniziative volte a perseguire l'obiettivo di una riduzione del 75 per cento delle emissioni globali di metano da combustibili fossili come da impegno G7, in primis, riducendo l'intensità delle emissioni di metano delle operazioni petrolifere e del gas entro il 2030, attraverso lo sviluppo di una metodologia solida e l'uso di dati di misura, e la collaborazione con i Paesi produttori di petrolio e gas;
28) ad adottare iniziative volte a integrare la dimensione del clima nella strategia per la promozione di pace, sicurezza e stabilità nella regione del Mediterraneo;
29) ad adottare iniziative, nell'ambito del Piano Mattei, volte a garantire valutazioni indipendenti sull'impatto climatico dei progetti, anche attraverso l'elaborazione di criteri di valutazione comparativi per investimenti in progetti alternativi, a sostenere iniziative e investimenti nello sviluppo di fonti energetiche rinnovabili nei Paesi africani e nell'elettrificazione dei consumi energetici come base per uno sviluppo locale sostenibile e di lungo periodo e a prevedere per ogni progetto una valutazione di impatto ex ante ed ex post, nonché una chiara richiesta di impegno per le imprese italiane che parteciperanno al rigoroso rispetto della direttiva dell'Unione europea sulla due diligence (Csddd) in riferimento all'impatto sociale e ambientale delle iniziative da esse poste in essere. Si ritiene fondamentale, in tal senso, assicurare che le garanzie pubbliche agli investimenti privati all'estero siano allineate all'obiettivo dell'1,5 °C, esprimendo un chiaro mandato a Sace, Cdp e Invitalia affinché allineino le proprie politiche di esclusione all'impegno di Glasgow firmato dal Governo italiano nel 2021;
30) a sostenere iniziative concrete di adattamento ai cambiamenti climatici nelle città, che rendano le relative infrastrutture più resilienti, che intervengano per promuovere la mobilità sostenibile e che investano nelle aree verdi, utili non soltanto a gestire le inondazioni, ma anche per ridurre l'effetto delle cosiddette isole di calore urbane;
31) a promuovere percorsi di formazione delle nuove generazioni in grado di costruire consapevolezza sulla complessità dei cambiamenti climatici, sull'interpretazione dei dati e sulla necessità di costruire e realizzare possibili scenari risolutivi;
32) ad adottare iniziative di competenza volte a monitorare e riferire regolarmente sulle iniziative intraprese e i progressi compiuti in relazione agli impegni assunti in vista della Cop29 e a garantire che i futuri aggiornamenti normativi siano in linea con gli impegni e le strategie delineate, assicurando la coerenza delle azioni climatiche a livello nazionale e internazionale;
33) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a coinvolgere attivamente il Parlamento, le autorità locali, le parti sociali, il settore privato e la società civile nel processo decisionale e nella realizzazione degli impegni assunti.
(1-00352) (Nuova formulazione) «Braga, Simiani, Vaccari, Curti, Evi, Ferrari, Morassut, Forattini, Quartapelle Procopio».
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Donno n. 2-00469 del 4 novembre 2024.