Camera dei deputati

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 12 novembre 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la sclerosi multipla è una patologia neurodegenerativa cronica che compromette il sistema nervoso centrale, causando un impatto su capacità cognitive, motorie, sensoriali e visive, variabile in intensità tra i pazienti;

    i sintomi della sclerosi multipla differiscono a seconda del soggetto e della localizzazione delle lesioni nel sistema nervoso. Tra i sintomi più comuni si riscontrano affaticamento, intorpidimento, difficoltà motorie e problemi visivi, oltre a cambiamenti dell'umore e difficoltà cognitive;

    secondo il Barometro della sclerosi multipla 2024, documento pubblicato annualmente dall'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), circa 2,8 milioni di persone convivono con la sclerosi multipla nel mondo, con oltre 1,2 milioni di casi in Europa e circa 140.000 in Italia, dove si verificano annualmente oltre 3.600 nuove diagnosi;

    in Italia, la prevalenza della sclerosi multipla si attesta a circa 221 casi ogni 100.000 abitanti, con una densità significativamente più alta in Sardegna, dove si stimano circa 410 casi per 100.000 abitanti;

    la malattia, in genere diagnosticata tra i 20 e i 40 anni, colpisce prevalentemente le donne con una frequenza doppia rispetto agli uomini nei casi prevalenti e un rapporto di 3 a 1 nei nuovi casi annui;

    questa malattia genera purtroppo una condizione cronica e imprevedibile, per la quale non esiste una cura risolutiva. Tuttavia, vi sono terapie in grado di rallentarne la progressione, ma i pazienti continuano a dover affrontare complesse sfide che impattano su salute, vita familiare, lavorativa e sociale;

    nel maggio 2022, in occasione della Giornata mondiale della sclerosi multipla, l'Aism ha presentato alla Camera dei deputati l'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025, che raccoglie i contributi ricevuti dai vari soggetti interessati al contrasto della patologia;

    nel maggio 2023, nella settimana dedicata alla sensibilizzazione sulla sclerosi multipla, l'Associazione ha presentato la mozione «1000 azioni oltre la SM 2023», articolata in trenta punti, che rimandano direttamente alle linee di missione e alle priorità definite nell'Agenda 2025;

    le persone con sclerosi multipla in Italia ad oggi lamentano un'assistenza non commisurata alle proprie necessità, nonché tempi troppo lunghi per controlli necessari – tra i quali la risonanza magnetica – spesso effettuati con macchinari obsoleti di cui molte strutture sono addirittura carenti;

    quasi un paziente su due, inoltre, segnala carenze nel percorso di presa in carico specialistica, alle quali si aggiungono restrizioni nell'accesso ai farmaci modificanti la malattia e alla riabilitazione che, in molti casi, non produce effetti benefici sui pazienti;

    la situazione economica dei pazienti di sclerosi multipla e delle loro famiglie è aggravata da una spesa media annua di circa 5.000 euro, che arrivano a 12.000 per chi ha una disabilità grave, fino a raggiungere i 25.000 euro per le situazioni maggiormente compromesse;

    la mozione Aism, nel descrivere i percorsi per la risoluzione delle criticità che colpiscono i pazienti, promuove l'utilizzo della telemedicina come strumento chiave, in quanto essa risulta essere particolarmente indicata per il monitoraggio della sclerosi multipla, specie in contesti dove l'offerta tradizionale di cure è carente;

    il miglioramento della qualità della vita delle persone affette da sclerosi multipla, nonché il contrasto più efficace alla patologia, passano anche dalla qualità del collegamento e coordinamento tra i vari setting assistenziali coinvolti nella cura della patologia: centri di riferimento per la cura e gli ospedali ad essi collegati, i distretti, l'ospedale di comunità, le altre residenze non ospedaliere, le case di comunità e il luogo di vita del paziente;

    le case di comunità potrebbero svolgere un ruolo cruciale in quest'ottica, orientandosi alla presa in carico dei pazienti con sclerosi multipla e in generale con altre patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative, con una formazione specifica per i professionisti ivi impiegati, coordinando l'interazione tra gli attori impegnati nell'assistenza, prevedendo altresì che gli ospedali di comunità si occupino della presa in carico temporanea della persona affetta da sclerosi multipla, in particolare in situazioni di particolare complessità e carico assistenziale, con un rapporto di e-health diretto con i centri di riferimento;

    l'assistenza domiciliare integrata (Adi) è un ulteriore strumento necessario per i pazienti con sclerosi multipla e, in generale per le persone con altre patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative. Si mostra necessario pertanto rafforzare l'assistenza domiciliare integrata con l'affiancamento alle famiglie di personale appositamente formato, adeguato a dare continuità agli interventi a contrasto delle malattie, in raccordo con i centri di riferimento;

    il sub-investimento 1.2.3 della Missione 6, Componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), vede come obiettivo la promozione e la diffusione nel Servizio sanitario nazionale delle prestazioni di telemedicina a supporto dei pazienti con malattie croniche;

    l'Agenas, soggetto attuatore del sub-investimento 1.2.3, ha redatto le «Linee guida per i Servizi di telemedicina – Requisiti funzionali e livelli di servizio», riportanti le «Indicazioni per la presentazione dei progetti regionali di telemedicina – Piano operativo regionale/provinciale» e le «Linee di indirizzo per i servizi di telemedicina», approvate con decreti del Ministro della salute in data 21 settembre 2022 e 30 settembre 2022;

    la stessa Agenas ha redatto il «PDTA per la sclerosi multipla: indicazioni per la creazione delle reti di assistenza», nel quale vengono delineate le possibili migliori pratiche nell'ambito del trattamento della sclerosi multipla. Il percorso diagnostico terapeutico assistenziale definisce, inoltre, la sclerosi multipla come una patologia particolarmente adatta all'applicazione della telemedicina;

    è chiara quindi la necessità di implementare la telemedicina e renderla strutturale, con duplice scopo di migliorare e rendere maggiormente efficiente i trattamenti offerti dal Servizio sanitario nazionale, nonché apportare miglioramenti nel trattamento di tali patologie, creando per i pazienti e le loro famiglie un contesto sanitario maggiormente funzionale alle necessità della persona, tutelandone la salute come diritto fondamentale,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni possibile iniziativa di competenza per l'attuazione dell'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025 e delle richieste riportate nella mozione «1000 azioni oltre la sclerosi multipla 2023» promosse da Aism;

2) a rendere strutturali nel Servizio sanitario nazionale i servizi e le prestazioni di telemedicina, con particolare riferimento alla teleriabilitazione e al supporto psicologico da remoto nei percorsi di cura dei pazienti con patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative come la sclerosi multipla, coerentemente con gli obiettivi fissati per l'implementazione del sub-investimento 1.2.3, della Missione 6, Componente 1, del PNRR;

3) a completare la codificazione e la tariffazione unitaria delle televisite nel quadro dei livelli essenziali di assistenza (Lea), individuandone le specifiche forme di finanziamento, al fine di assicurare certezza ed esigibilità delle prestazioni di telemedicina nei sistemi sanitari regionali, adottando i nuovi livelli essenziali di assistenza già a decorrere da gennaio 2025, destinandovi risorse adeguate;

4) ad adottare iniziative di competenza volte ad approvare formalmente il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per la sclerosi multipla proposto dall'Agenas, al fine di rendere uniforme l'integrazione della telemedicina nell'ambito dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali regionali;

5) a promuovere gli investimenti in formazione e aggiornamento a livello regionale al fine di rafforzare le competenze tecnologiche e digitali di tutti gli attori coinvolti nel contrasto della sclerosi multipla, includendo i pazienti e i caregiver familiari, con piena valorizzazione del ruolo della rete dei centri clinici e delle associazioni di pazienti;

6) a promuovere, d'intesa con le regioni, il riconoscimento e lo sviluppo della rete di patologia dedicata alla presa in carico delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate, valorizzando il ruolo delle case di comunità e degli ospedali di comunità nei termini richiamati in premessa, nonché attraverso l'inserimento dei centri clinici per la diagnosi e la cura della sclerosi multipla nei piani di riorganizzazione delle reti ospedaliere nazionali;

7) ad adottare iniziative di competenza utili ed efficaci per superare le criticità nei percorsi di diagnosi e di cura delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate, assicurando lo smaltimento delle liste di attesa, la disponibilità dei farmaci modificanti la malattia, la piena rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale dei farmaci sintomatici previsti dal piano di cura, nonché l'accesso a terapie riabilitative di qualità e specifiche;

8) a potenziare l'assistenza domiciliare integrata (Adi) per le persone con sclerosi multipla o con altre patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative, prevedendo l'apposita formazione di personale al fine di dare continuità agli interventi a contrasto delle malattie, in raccordo con i centri di riferimento;

9) ad adottare iniziative volte a garantire, d'intesa con le regioni, il sostegno psicologico alle persone con sclerosi multipla e patologie correlate e ai loro caregiver familiari, anche attraverso il supporto a distanza;

10) a promuovere iniziative di competenza volte a favorire il rapido iter di un progetto di legge statale che inquadri giuridicamente la figura del caregiver, anche sulla base delle proposte legislative depositate in Parlamento, stanziando già nel primo provvedimento utile risorse adeguate per riconoscerne il ruolo e il carattere fondamentale per la tutela della salute, anche con un eventuale apposito fondo dedicato all'attuazione concreta della cosiddetta legge sui caregiver;

11) a sostenere la ricerca scientifica nelle aree prioritarie dell'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025, favorendo il coordinamento dei progetti pubblici e privati, nazionali e internazionali, secondo il modello di governance della ricerca e innovazione responsabile partecipata, nonché garantire l'adeguata implementazione delle risorse stanziate per la ricerca, ivi compresa quella di base;

12) a promuovere una gestione dei dati sempre più integrata secondo principi, modelli, strumenti che assicurino effettiva interoperabilità tra i vari nodi della rete e una semplificazione e razionalizzazione dei processi e protocolli applicativi, rafforzando i sistemi di condivisione delle conoscenze specifiche dai centri di riferimento ai servizi territoriali, distrettuali e delle cure primarie, nonché alle istituzioni che hanno il compito di facilitare e permettere la vita del malato nei vari ambiti, assicurando comunque il pieno rispetto del diritto alla riservatezza nell'utilizzo dei dati ed evitandone lo sfruttamento economico;

13) a promuovere campagne di comunicazione e di sensibilizzazione per diffondere consapevolezza, competenze e informazione corretta sulla sclerosi multipla e le patologie correlate;

14) a favorire, mediante iniziative anche a carattere normativo, l'utilizzo di strumenti atti alla conciliazione delle esigenze lavorative con quelle di vita per i pazienti di sclerosi multipla e ogni altra malattia cronica, nonché per i caregiver, favorendo ove possibile il ricorso al lavoro agile, avuto particolare riguardo ai cosiddetti lavoratori «fragili»;

15) ad adottare iniziative per stanziare, già dal primo provvedimento utile, idonee risorse per estendere le tutele riconosciute ai lavoratori affetti da sclerosi multipla, e in generale da malattia croniche, invalidanti e rare, al fine di potenziare i permessi per visite, controlli ed esami, oltre che rafforzare e ampliare i congedi collegati ad esigenze di cura e terapie;

16) a inserire la sclerosi multipla e le patologie ad essa correlate tra quelle prioritarie nell'ottica del perseguimento degli obiettivi del Piano nazionale cronicità;

17) ad adottare iniziative volte a incrementare già dal primo provvedimento utile le risorse per la riabilitazione dei pazienti di sclerosi multipla e di altre malattie rare, prevedendo altresì:

   a) maggiore coordinamento e approccio interdisciplinare, coinvolgendo le necessarie figure professionali nell'attuazione degli interventi riabilitativi quali la fisioterapia, la terapia occupazionale, la logopedia, la riabilitazione dei disturbi sfinterici e cognitivi, il reinserimento sociale;

   b) piani riabilitativi individualizzati, adeguati, in termini quantitativi e qualitativi, alle esigenze specifiche di ogni paziente, che vengano aggiornati periodicamente in base all'evoluzione delle esigenze;

   c) erogazione delle terapie in setting diversi a seconda delle esigenze di vita delle persone, con particolare attenzione al servizio a domicilio;

18) ad adottare iniziative volte a prevedere nel primo provvedimento utile risorse adeguate ad assicurare l'abbattimento delle barriere architettoniche e più in generale la piena accessibilità secondo i principi della progettazione universale, sia in ambito pubblico che privato;

19) a prevedere misure atte all'abbattimento delle barriere organizzative e sociali, stanziando adeguate risorse sin dal primo provvedimento utile, al fine di garantire l'obiettivo della vita autonoma e una piena partecipazione alla vita sociale, avuto particolare riguardo alle esigenze di trasporto e allo svolgimento di attività quali, ad esempio, sport e turismo.
(1-00363) «Boschi, Faraone, Gadda, Del Barba, Bonifazi, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    la sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa e autoimmune che colpisce il sistema nervoso centrale, causando un ampio spettro di segni e sintomi e che può progredire fino alla completa disabilità fisica e cognitiva;

    secondo i dati relativi al 2024, questa malattia, che in Italia colpisce oltre 140 mila persone, vede circa 3.600 nuove diagnosi all'anno, ovvero 6 nuovi casi ogni 100.000 persone. Questo numero in Sardegna, a titolo esemplificativo, sale tragicamente a 12. La prevalenza è intorno ai 227 casi per 100.000 abitanti nell'Italia continentale, con eccezione, ancora, della Sardegna, dove si stimano circa 420 casi ogni 100.000 abitanti. Si tratta soprattutto di donne, tre per ogni uomo, diagnosticate in genere in età giovanile compresa tra i 20 e i 40 anni;

    l'Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), stima circa 2.000 persone in Italia con la malattia NMOSD (acronimo inglese Indicante i disturbi dello spettro della neuromielite ottica) e con la variante MOGAD, patologie rare molto simili alla sclerosi multipla che vengono seguite negli stessi centri clinici;

    in Italia, il costo sociale della sclerosi multipla e della NMOSD ammonta a circa 6,5 miliardi di euro l'anno. Il costo medio annuo per persona è di 45.800 euro e lo Stato si fa carico direttamente, attraverso servizi sanitari e sociali pubblici, di poco meno della metà (22.200 euro, pari al 48 per cento). Le famiglie si trovano, perciò, a dover affrontare il 12 per cento dei costi, mentre il restante 40 per cento è a carico della collettività, legato soprattutto alla perdita di produttività di pazienti e caregiver che si vedono costretti ad interrompere i propri rapporti di lavoro e quindi a generare ricchezza, a causa della patologia;

    i costi sociali aumentano all'aumentare della disabilità – dai 34.600 euro a persona per una disabilità lieve fino ad arrivare a 62.400 euro per una disabilità grave, ma la quota sostenuta dallo Stato rimane invariata. A sostenere i costi aggiuntivi per la disabilità più severa sono, infatti, il sistema economico del Paese e le famiglie, che arrivano a spendere autonomamente circa 14.000 euro annui nei casi gravi, in gran parte per assistenza a domicilio;

    sclerosi multipla e NMOSD generano però bisogni complessi, cui i servizi devono rispondere in modo tempestivo e coordinato. I problemi emergono soprattutto nei ritardi per accedere a risonanze magnetiche (36,2 per cento) e visite di controllo (24,7 per cento), e rimangono più spesso insoddisfatti i bisogni che richiedono servizi integrati: riabilitazione (46,9 per cento), trattamento psicologico (45,2 per cento), cure farmacologiche sintomatiche (39,3 per cento) e assistenza domiciliare (19,6 per cento): servizi che le persone hanno indicato di non aver ricevuto, o di aver ricevuto in quantità insufficiente rispetto al bisogno;

    inoltre, la crisi del personale che investe tutto il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) non risparmia i servizi per la sclerosi: secondo i dati del 2024, ogni neurologo dedicato segue 558 pazienti, un infermiere ne segue 477. Si tratta di valori molto superiori a quelli indicati dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), per cui il rapporto ideale sarebbe di 1 neurologo ogni 300/400 pazienti;

    la telemedicina, sebbene abbia potenziato la risposta a distanza, non è ancora pienamente integrata nel sistema sanitario, e anche l'implementazione delle cure digitali si scontra con la mancanza di personale;

    i vari sintomi presenti nella sclerosi multipla si possono associare tra di loro, traducendosi in una variabilità di quadri clinico-funzionali, che comportano la necessità di prevedere progetti riabilitativi mirati per ogni singolo individuo e circostanziati nel tempo. Per contrastare in modo ottimale la varietà di sintomi che si possono presentare durante il decorso della malattia, pertanto, si rende indispensabile un approccio interdisciplinare e olistico, che coinvolga più figure professionali ed interventi riabilitativi di diverso tipo;

    come riportato nel percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA), promosso da AGENAS e specificamente dedicato alle persone affette da sclerosi multipla, con l'obiettivo di porre il paziente al centro delle attività assistenziali attraverso un percorso organizzato che preveda l'accesso alle migliori competenze possibili e ai più avanzati servizi in campo diagnostico, terapeutico e riabilitativo, il processo di riabilitazione mira a massimizzare l'indipendenza funzionale attraverso la stabilizzazione della funzione, la riduzione della disabilità e la prevenzione di complicanze secondarie, attraverso un processo educativo che promuove l'indipendenza dell'individuo. Si tratta di un processo di cambiamento attivo attraverso il quale una persona disabile acquisisce e usa le conoscenze e le abilità necessarie per rendere ottimali le proprie funzioni fisiche, psicologiche e sociali;

    il percorso riabilitativo rientra, perciò, all'interno di un progetto condiviso che prevede come obiettivo finale il miglioramento e la salvaguardia della qualità di vita della persona con sclerosi multipla, malattia cronica evolutiva che genera bisogni che riguardano non solo l'ambito fisico, ma anche quello psicologico e sociale. Per questi motivi, la riabilitazione include anche interventi sanitari che, pur non riducendo la disabilità, possono migliorare la qualità di vita e interventi sociali, rivolti a garantire alla persona la massima partecipazione possibile alla vita sociale;

    in particolare, applicata alla sclerosi multipla, la riabilitazione si prefigge di proteggere la riserva neuronale del soggetto affetto da sclerosi multipla e di massimizzare le capacità di compensare i danni subiti dalla patologia. Questo approccio, in armonia con i principi del «brain health» promossi dalle World Federation of Neurology e dalla World Brain Alliance, rappresenta una delle linee di ricerca strategiche prioritarie della comunità europea sull'Healthy Living;

    tuttavia, a causa della struttura e dell'organizzazione del SSN, ad oggi l'accesso alla riabilitazione risulta ancora problematico per molti dei pazienti affetti da sclerosi multipla, con significative differenze tra i territori e una forte tendenza a concentrare gli interventi in pacchetti di sedute fisioterapiche, slegate da progetti riabilitativi individuali;

    i caregiver rivestono un ruolo cruciale nel supporto quotidiano alle persone che soffrono di questa grave malattia. Soprattutto le persone con disabilità moderata (47,2 per cento) e grave (78,6 per cento) hanno bisogno di aiuto e assistenza in casa, ma oltre il 20 per cento non riesce a riceverlo. Tra chi lo riceve, il 39,7 per cento ha un caregiver familiare, e più in generale il 55 per cento può contare solo sulle proprie risorse, e al tempo dedicato dal caregiver aggiunge quello di personale a pagamento, mentre si ferma al 17,1 per cento la quota di chi riceve aiuto solo dai servizi pubblici;

    inoltre, molte realtà del volontariato sono impegnate nella lotta alla malattia, spesso con proprie risorse e propri volontari, per offrire ai pazienti servizi socio-sanitari accessibili e dedicati, spesso senza alcun supporto pubblico, neppure a livello regionale;

    con il decreto ministeriale 29 aprile 2022, n. 71 – recante l'approvazione delle linee guida sull'assistenza territoriale – il Ministero della salute ha previsto, nell'ambito delle case di comunità, l'intervento delle associazioni nella gestione della sclerosi multipla, evidentemente riconoscendone il valore, l'importanza e, soprattutto, l'efficacia;

    l'implementazione di progetti innovativi sulla sclerosi multipla richiederebbe un impegno, anche di carattere economico, da parte delle istituzioni – non potendo bastare il solo impegno di realtà private – che favorisca l'associazionismo e integri l'approccio puramente assistenzialista con interventi orientati alla promozione della salute, anche mediante l'utilizzo di terapie riabilitative integrative;

    altro aspetto critico che caratterizza la vita di coloro che affrontano questa malattia risiede nel rischio importante di esclusione e discriminazione. AISM ha stimato che tale situazione riguarda ben il 75 per cento di chi ne soffre. Il mondo del lavoro è indicato come il contesto in cui più spesso si realizza la discriminazione, ma anche la burocrazia e quindi il rapporto con i servizi pubblici e i servizi finanziari sono menzionati grandemente;

    anche la tempestività della diagnosi riveste un ruolo fondamentale nella gestione della patologia: chi riceve la diagnosi nell'età scolare riporta impatti importanti, il 30 per cento di chi era all'università ha perso anni, e il 18 per cento ha lasciato gli studi. Lo svantaggio, quindi, si accumula nel tempo, e spesso le persone arrivano già vulnerabili nel mondo del lavoro. Tra chi oggi non lavora, quasi il 60 per cento ha smesso di farlo a causa della sclerosi multipla, e oltre la metà di questi (34 per cento) indica che il contesto di lavoro non si adattava alle sue necessità;

    l'accessibilità soprattutto degli spazi e dei trasporti pubblici rimane un problema molto frequente, e riguarda non solo il 95 per cento di chi ha disabilità moderata o grave, ma anche il 45 per cento delle persone con disabilità lieve. È uno dei segnali che nella società sclerosi multipla e NMOSD non sono conosciute: oltre il 90 per cento ritiene che la popolazione generale la conosca poco o per nulla, e quote molto simili si esprimono in questo senso a proposito dei giornalisti, del personale di uffici pubblici e privati, e il 51 per cento anche di quelli sanitari non specializzati. Lo confermano d'altra parte gli italiani stessi, secondo l'indagine DOXA 2023 il 64 per cento ritiene di sapere cos'è la sclerosi multipla, ma rimangono diffuse convinzioni scorrette: il 62 per cento ritiene erroneamente che tutte abbiano disabilità grave e il 41 per cento è convinto che non possano lavorare;

    le percentuali messe in luce dai paragrafi precedenti dipingono un quadro complessivo desolante. È necessario che Governo e Parlamento intervengano per cambiare, oltre a come l'intera collettività percepisce la malattia, soprattutto le condizioni di vita quotidiana e di cura di chi soffre e di chi sta loro accanto;

    occorrerebbe, per intervenire efficacemente, coniugare una serie di elementi, indispensabili e tra di loro coessenziali: nuova percezione della malattia, nuovo approccio alla cura della malattia, disponibilità di spazi attrezzati per l'attività fisica adattata, promozione di un nuovo stile di vita, accessibilità di spazi di confronto, ascolto e aggregazione;

    la risposta ai bisogni reali dei pazienti passa, inoltre e inevitabilmente, dall'erogazione di una serie di importantissimi servizi, tra cui figurano, a titolo esemplificativo: l'assistenza personale nella gestione delle attività familiari, il supporto psicologico, la riabilitazione, la consulenza legale e fiscale;

    attualmente, le risorse e le infrastrutture per la gestione della sclerosi multipla a livello territoriale sono spesso insufficienti o non adeguatamente distribuite, generando forti disuguaglianze nell'accesso alle cure;

    pertanto, un efficientamento dell'assistenza sanitaria territoriale, anche attraverso il ricorso alle opportunità offerte dalla digitalizzazione e dall'innovazione tecnologica in ambito sanitario, che arrivi a includere la diagnosi precoce, le cure, la riabilitazione, il supporto psicologico e i servizi domiciliari, risulta cruciale per migliorare il benessere dei pazienti e ridurre i costi sanitari associati alla progressione della malattia,

impegna il Governo:

1) a promuovere l'implementazione di progetti e interventi sulla sclerosi multipla che favoriscano un approccio interdisciplinare, nonché la configurazione di percorsi di terapia specifici per le esigenze di ciascun paziente e la diffusione dei servizi di riabilitazione fisica, neurologica, logopedica e cognitiva a livello territoriale, promuovendo l'accesso a équipe multidisciplinari, per garantire un'assistenza continuativa ai pazienti con sclerosi multipla e una gestione integrata e personalizzata della patologia, assegnando a tale scopo risorse dedicate;

2) a promuovere la presa in carico multidisciplinare del malato con sclerosi multipla promuovendo, da un lato, l'adozione di iniziative di confronto tra esperti nelle diverse discipline (neurologia, psicologia, fisioterapia, logopedia) finalizzate alla stesura di un disciplinare utile a coniugare gli elementi del Piano Riabilitativo Individuale (PRI) con Il Patient Support Program (PSP) e, dall'altro, in linea e ad integrazione con quanto previsto nel PDTA per la sclerosi multipla di Agenas, l'adozione «strutturale» di terapie integrative a sostegno della riabilitazione psico-fisica delle persone con sclerosi multipla (in primis supporto psicologico e Attività Fisica Adattata), sia attraverso la definizione di una strategia terapeutica multidisciplinare, pianificata e personalizzata che preveda il coinvolgimento attivo del malato e del caregiver, sia prevedendo l'inserimento dei servizi erogati dagli Enti del Terzo Settore (ETS) che collaborano con le Aziende ospedaliere e le Aziende Sanitarie Locali, nei piani di riorganizzazione delle reti ospedaliere nazionali;

3) a promuovere, d'intesa con le regioni, la definizione di un protocollo di collaborazione tra Aziende Ospedaliere, Aziende Sanitarie Locali ed ETS per la condivisione dei servizi di supporto psico-fisico, integrativi all'assistenza sanitaria, e il loro inserimento nel quadro dei livelli essenziali di assistenza, secondo criteri di efficacia delle terapie integrative sperimentate, anche attraverso un sistema di misurazione di specifici indicatori di qualità di vita della persona malata in rapporto al processo di presa in carico garantito, nonché l'individuazione di specifiche forme di finanziamento, al fine di assicurare certezza ed esigibilità delle terapie integrative nei sistemi sanitari regionali;

4) ad adottare iniziative di competenza volte ad approvare formalmente il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) per la sclerosi multipla pubblicato da Agenas, al fine di sostenere la qualificazione, la progettazione e l'implementazione di analoghi documenti a livello regionale, con la possibilità di integrare nell'ambito dei PDTA regionali i percorsi terapeutici integrativi sperimentati con esito positivo;

5) a promuovere, anche mediante iniziative di carattere normativo, l'istituzione di un Garante della comunicazione sulla disabilità, al quale il cittadino con sclerosi multipla e patologie correlate possa segnalare campagne di comunicazione e di sensibilizzazione che violano i propri diritti e che possa presidiare i contenuti delle campagne, e in generale delle comunicazioni rivolte ai malati, con particolare riguardo alla reale diffusione di consapevolezza e corretta informazione, all'eventuale abuso di stereotipi e alle violazioni della sensibilità sulla percezione del futuro della persona malata;

6) ad adottare iniziative volte a prevedere, in base al principio di sussidiarietà e per valorizzare il ruolo che svolgono gli ETS nell'ambito dei servizi di supporto psico-fisico alle persone con sclerosi multipla e loro caregivers, l'istituzione di un Fondo strutturale a sostegno degli ETS che collaborano stabilmente, attraverso Convenzioni, con le Regioni, la Sanità locale e le Università del territorio, affinché possano promuovere e realizzare i servizi in modo continuativo e garantire alle persone malate l'accesso a terapie riabilitative di qualità e specifiche, senza che questa attività sia subordinata alle erogazioni provenienti dai bandi;

7) ad adottare iniziative anche di carattere normativo volte a promuovere un obbligo formativo per le aziende pubbliche e private tenute all'assunzione di persone con disabilità (legge n. 104 del 1992), affinché i diritti dei lavoratori con disabilità, in particolare dovute a sclerosi multipla, siano pienamente tutelati, sia attraverso incentivi alle imprese che adottano programmi di Responsabilità Sociale in collaborazione con gli ETS, sia attraverso programmi, condivisi con le Regioni, finalizzati a consolidare la responsabilità sociale d'impresa (CSR) come leva per lo sviluppo sociale e sostenibile del territorio, oltre che obbligo normativo nell'ambito del Bilancio di Sostenibilità;

8) ad adottare iniziative volte a potenziare la rete di assistenza sanitaria territoriale per la sclerosi multipla, garantendo un coordinamento efficace tra servizi ospedalieri e territoriali, al fine di assicurare una continuità assistenziale su tutto il territorio nazionale e di ridurre qualsiasi disparità regionale;

9) ad adottare iniziative di competenza volte a facilitare la disponibilità di farmaci specifici presso le farmacie territoriali e a promuovere, dove possibile, l'adozione di terapie domiciliari per la sclerosi multipla che limitino la necessità di recarsi in strutture ospedaliere;

10) ad adottare ogni iniziativa utile affinché nei contesti scolastici e universitari sia garantita agli studenti e alle studentesse che hanno ricevuto una diagnosi di sclerosi multipla la possibilità di affrontare l'intero percorso formativo con il necessario supporto non solo nell'apprendimento ma anche nelle relazioni con gli altri;

11) a provvedere affinché insegnanti, dirigenti scolastici e docenti siano adeguatamente formati e sensibilizzati anche su questa patologia e al fine di costruire una comunità solidale e inclusiva;

12) a sostenere politiche di inclusione lavorativa per i pazienti con sclerosi multipla, incentivando programmi di orientamento professionale e riqualificazione per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro in posizioni compatibili con le condizioni di salute dei pazienti, promuovendo mediante iniziative anche di carattere normativo agevolazioni per il lavoro flessibile e da remoto, favorendo modalità come il part-time e l'orario modulare che consentano ai lavoratori di adattare i ritmi lavorativi ai propri bisogni di salute e ai cicli di trattamento;

13) ad adottare, per quanto di competenza, iniziative volte a sviluppare programmi di consulenza e supporto per le imprese, al fine di sensibilizzare i datori di lavoro sui benefici dell'inclusione di persone con disabilità cronica e a facilitarne l'adattamento, e a introdurre incentivi fiscali e contributivi per le aziende che assumono persone affette da sclerosi multipla e che adottano misure di accomodamento ragionevole, quali l'adeguamento delle postazioni di lavoro e l'accesso a servizi di supporto psicologico e sanitario continuativo, per garantire un ambiente inclusivo e sostenibile;

14) a garantire e promuovere l'accessibilità degli spazi e dei trasporti pubblici per le persone affette da sclerosi multipla e NMOSD, in linea con i princìpi di inclusione e non discriminazione, tenendo conto delle diverse esigenze di mobilità, attraverso la definizione di piano di adeguamento infrastrutturale che renda accessibile e fruibile in modo effettivo il trasporto pubblico, nonché gli spazi pubblici e le strutture aperte al pubblico di diretta pertinenza, attraverso l'eliminazione delle barriere architettoniche e il miglioramento delle informazioni per facilitare l'orientamento;

15) a promuovere e adottare iniziative di competenza per rendere strutturali nel Servizio sanitario nazionale i servizi e le prestazioni di telemedicina, inclusi la teleriabilitazione e il supporto psicologico da remoto, in particolare nei percorsi di cura dei pazienti con patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative come la sclerosi multipla, intesi ad integrazione e completamento degli interventi in presenza, in coerenza con gli obiettivi fissati per il sub investimento 1.2.3, della Missione 6, Componente 1, del PNRR, assicurando, attraverso specifiche forme di finanziamento, la certezza e l'esigibilità delle prestazioni in telemedicina uniformemente sul territorio nazionale.
(1-00364) «Ruffino, Richetti, Bonetti, Grippo, Pastorella, Benzoni, D'Alessio, Sottanelli, Onori, Rosato».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   PRESTIPINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Circolo degli esteri, istituito nel 1936 per iniziativa di Galeazzo Ciano, nasce come luogo di ritrovo e socializzazione destinato alle personalità del mondo diplomatico, con l'obiettivo di favorire consolidamento delle relazioni internazionali attraverso sia incontri istituzionali sia attività conviviali ed informali;

   come da statuto e da convenzione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, le finalità del circolo sono di concorrere alle attività istituzionali e di rappresentanza del Ministero. La convenzione prevede peraltro incontri periodici tra il presidente del circolo e il capo del cerimoniale diplomatico del Ministero per svolgere attività di monitoraggio dell'attuazione della convenzione;

   nel corso degli anni, ha assunto una rilevante posizione di prestigio, accogliendo ambasciatori, Ministri e personalità di rilievo e rappresentando, ancora oggi, un luogo dove convergono cultura, diplomazia e tradizione;

   recenti sono le notizie riguardanti la gestione del Circolo stesso da parte del presidente Giuseppe Scognamiglio;

   in particolare, l'ammissione di nuovi soci aggregati (esterni) in numero eccedente quanto stabilito dall'articolo 5 dello statuto;

   a seguito di proteste formali, istanze, denunciate violazioni di regolamenti e irregolarità di bilancio, nel mese di ottobre 2024 si sono verificate le dimissioni dei membri del collegio dei sindaci, dei supplenti e di quattro membri del consiglio direttivo, generando una situazione di crisi istituzionale interna;

   si apprende da notizie di stampa che quattro ambasciatori hanno presentato una denuncia alla procura della Repubblica, presso la quale il presidente Giuseppe Scognamiglio risulta indagato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e di quali elementi disponga in ordine all'attuazione della Convenzione stipulata tra il Circolo in questione e il Ministero.
(4-03773)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il complesso architettonico di corte Olmo Lungo, ubicato a Mantova in località Valdaro, è costituito da un palazzo con pianta a blocco lineare, adibito un tempo a signorile dimora di campagna, una chiesetta con aula a volta a botte dedicata a San Liborio, una torre colombaia, alcuni fabbricati rustici ed un'area agricola di oltre 150 ettari;

   la villa suburbana venne costruita da Annibale Chieppio, consigliere e segretario del duca Vincenzo I Gonzaga fra la fine del 1500 ed i primi anni del XII secolo, motivo per il quale in data 13 marzo 1958 il Ministero per i beni e le attività culturali ha emesso un decreto di vincolo sull'edificio e l'oratorio annesso (legge n. 1089 del 1939), estendendolo successivamente, con decreto del 23 novembre 1999, anche alla «torre, area di pertinenza e corte rustica»;

   come appreso da fonti di stampa il complesso è in stato di abbandono e presenta ingenti danni, conseguenti alle intemperie e al proliferare della vegetazione, tra i quali: il crollo in più punti di buona parte della muraglia di recinzione; la mancanza di infissi nel palazzo, e qualora presenti del tutto distrutti; una parte del tetto crollata;

   a dispetto dell'incuria sopravvivono ancora importanti porzioni di testimonianze architettoniche e pittoriche di notevole valore sia nel palazzo che nella torre;

   la Fondazione d'Arco, ereditaria dell'immobile e dell'intera proprietà agraria, in data 28 febbraio 2000 ha presentato un ricorso al Tar della Lombardia contro il Ministero della cultura, il Direttore generale dell'Ufficio centrale per i beni archeologici, artistici e storici e la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Brescia, per l'annullamento dell'estensione del vincolo alla vasta area circostante;

   con sentenza n. 03725/2010 reg. seg. N. 00314/2000 il Tar di Brescia accolse il ricorso e annullò parzialmente i vincoli consentendo così nel 2002 alla Soprintendenza di autorizzare la vendita delle aree rurali, confermando però, nel provvedimento autorizzativo, il vincolo monumentale su tutti i fabbricati, indicando una «destinazione d'uso delle aree agricole legata allo sviluppo di servizi per la ricettività, per l'ospitalità o di tipo sociale»;

   il complesso Olmo Lungo è inserito nell'attuale area produttiva «Valdaro», proprietà della società Bs Invest, urbanizzata negli anni da numerosi piani industriali, tra i quali rientra il recente piano «Olmo Lungo» così denominato perché parte delle aree della tenuta sono state vendute a due gruppi internazionali (Kuehne Nagel e Nestlé) per la realizzazione dei propri insediamenti di logistica;

   l'associazione Milieu, che si occupa della tutela del patrimonio storico e culturale mantovano, ha richiesto alla Soprintendenza per il patrimonio storico artistico demoetnoantropologico di Mantova, all'Assessore all'ambiente e alla pianificazione territoriale e all'Assessore ai lavori pubblici l'istituzione di un Tavolo che raggruppi tutti gli attori in campo, incluse le due multinazionali che devono insediarsi vicino alla corte monumentale, per proporre di mettere in sicurezza il bene adottando altresì una soluzione di recupero strutturale e funzionale dell'intero complesso;

   la tenuta ha un comprovato valore storico ed artistico pertanto la sua messa in sicurezza e restaurazione sono auspicabili, anche in un'ottica di apertura al pubblico o di redestinazione sociale, come indicato dalla stessa Soprintendenza –:

   se i Ministri interrogati intendano, per quanto di competenza, in raccordo con gli enti locali interessati, promuovere l'istituzione del tavolo di confronto e ad adottare iniziative al fine di stanziare con urgenza fondi per il recupero del complesso storico «Olmo Lungo», al fine di valorizzare uno stabile dall'elevato valore architettonico, rendendolo fruibile a cittadini, anche per finalità sociali, culturali o turistiche.
(4-03765)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e GRIPPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Bobbio Pellice (Torino), piccolo centro montano con una significativa vocazione turistica e un tessuto sociale composto in larga parte da residenti anziani e da numerosi turisti, è stato destinatario di un importante servizio bancario offerto dalla filiale di Intesa San Paolo, la cui presenza nella comunità ha rappresentato un punto di riferimento essenziale per l'accesso ai servizi bancari e per il sostegno alle attività economiche locali;

   da alcuni anni, il servizio della filiale è stato progressivamente ridimensionato, fino alla comunicazione, da parte dell'istituto bancario, di chiusura della stessa entro la fine del 2024 e di cessazione del servizio bancomat già da ottobre 2024, nonostante le reiterate richieste dell'amministrazione comunale e della cittadinanza di mantenere almeno questo servizio essenziale per la comunità;

   tale decisione, che comporterebbe la privazione di un servizio bancario fondamentale per la popolazione residente e per i turisti, rischia di aggravare ulteriormente le difficoltà delle aree interne e montane, già pesantemente colpite dal fenomeno dello spopolamento e dal depotenziamento dei servizi pubblici e privati, spesso essenziali e senza alternativa;

   di fatti, la mancanza di un presidio bancario in aree geografiche complesse come quelle montane riduce la possibilità per i cittadini di accedere a servizi finanziari di base, quali prelievi di contante, operazioni di pagamento e assistenza consulenziale;

   la presenza di filiali bancarie o almeno di sportelli bancomat nelle aree interne e montane rappresenta un elemento cruciale per la qualità della vita dei cittadini e per il mantenimento della coesione sociale e territoriale, in particolare nelle zone a rischio di spopolamento e con difficoltà di accesso ai servizi essenziali –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia garantito il mantenimento e il potenziamento dei servizi bancari nelle aree interne, con particolare riferimento alle zone montane, al fine di evitare ulteriori disagi e di contrastare il processo di marginalizzazione economica e sociale della popolazione locale, valutando, in tale contesto, la promozione, con il coinvolgimento dell'Associazione bancaria italiana-Abi, di un tavolo di confronto tra le istituzioni, gli enti locali e le principali realtà bancarie operanti sul territorio, con l'obiettivo di assicurare una copertura uniforme e continuativa sul territorio dei servizi bancari fruibili da tutti i cittadini.
(3-01549)


   DELLA VEDOVA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2021, all'articolo 3, comma 1, prevede che «il Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, attraverso il Servizio centrale per il PNRR, è responsabile del monitoraggio complessivo, costante e continuativo, dei dati di avanzamento fisico, procedurale e finanziario del Piano, rilevati a livello di pilastro, missione, componente e misura, della verifica del rispetto delle tempistiche attuative, nonché della puntuale rilevazione del conseguimento di milestone e target e delle altre informazioni di analisi degli interventi»;

   lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, all'articolo 9, comma 1, stabilisce che «il Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato rende accessibile in formato elaborabile e in formato navigabile dati sull'attuazione finanziaria, fisica e procedurale relativi a ciascun progetto, assieme ai costi programmati, ai milestone e target perseguiti»;

   la Fondazione Openpolis ha formulato istanze di accesso civico che non sono state mai completamente riscontrate;

   in riscontro all'istanza presentata in data 17 aprile 2024, la Ragioneria generale dello Stato – con nota del 17 maggio 2024 – precisava che «con riferimento all'avanzamento delle spese, il relativo dataset open sarà oggetto di prossima pubblicazione sul portale con l'aggiornamento dei dati entro il mese di luglio 2024»;

   in riscontro all'istanza presentata in data 9 settembre 2024, la Ragioneria generale dello Stato – con nota del 10 aprile 2024 – comunicava che «i dati relativi all'avanzamento finanziario degli interventi saranno resi disponibili sul portale “ItaliaDomani” (...) in esito al completamento del processo di verifica»;

   ad oggi il dataset dedicato all'avanzamento finanziario dei progetti, con il dettaglio dei pagamenti dei singoli progetti con relativo cronoprogramma, non è stato pubblicato e la divulgazione di informazioni da parte del Governo con riferimento al Piano nazionale di ripresa e resilienza e la sua attuazione è avvenuta sinora attraverso la pubblicazione di dati gravemente incompleti;

   dalle conclusioni della Corte dei conti, «Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza» e dalle indicazioni dell'osservatorio Recovery plan dell'Università di Tor Vergata, emerge come, fino ad oggi, occorra spendere ancora il 75 per cento circa dell'importo dell'intero Piano nazionale di ripresa e resilienza e come, avanzando la spesa alla stessa velocità, si giungerebbe a spendere solo il 50 per cento del budget stanziato –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere e con quali tempistiche per far sì che siano rese pubbliche, in ossequio alle norme sopra menzionate, le informazioni circa lo stato di avanzamento finanziario dei progetti, con particolare riferimento all'avanzamento dei pagamenti effettuati e il relativo cronoprogramma.
(3-01550)


   GUSMEROLI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   tra le principali misure adottate da questo Governo per semplificare ulteriormente gli adempimenti a carico dei contribuenti è stata introdotta, per il periodo d'imposta 2023, la proroga del versamento del secondo acconto sull'anno fiscale 2024, con contestuale possibilità di rateizzazione da gennaio a maggio dell'anno successivo;

   la novità agevolativa, prevista dall'articolo 4 del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145 (cosiddetto «decreto anticipi»), è stata accolta con grande interesse anche dagli intermediari e dai professionisti contabili, poiché permette di spalmare su più mensilità il pagamento del secondo acconto Irpef dovuto dai titolari di partita Iva, introducendo così una maggiore flessibilità per i contribuenti senza incidere sul bilancio pubblico, perché, in base alla risposta di apposito quesito del primo firmatario del presente atto a Eurostat tramite Istat, è stato attestato che la rateizzazione dell'acconto all'anno successivo va nel bilancio dello Stato per competenza all'anno precedente e, quindi, incide solo per cassa;

   per la prima volta in 50 anni, tante piccole attività economiche (artigiani, commercianti e liberi professionisti) hanno avuto la possibilità di pagare – a novembre – metà delle tasse dell'anno a consuntivo e non più in anticipo;

   questo percorso di razionalizzazione del sistema fiscale, nonché la rateizzazione a favore dei contribuenti, sono in linea con gli intendimenti governativi già espressi in sede parlamentare con l'approvazione del disegno di legge delega sulla riforma fiscale (legge 9 agosto 2023, n. 111; grazie all'approvazione di un emendamento presentato dal gruppo Lega-Salvini Premier, infatti, all'articolo 5, comma 1, lettera f), si prevede una revisione del sistema di calcolo, anche previsionale, del saldo e degli acconti, «realizzando (...) una migliore distribuzione del carico fiscale nel tempo, anche mediante la progressiva introduzione della periodicità mensile dei versamenti»;

   con un quadro economico in ripresa, ma ancora in via di definizione per via dello scenario internazionale in continua evoluzione, la pianificazione delle spese assume un ruolo sempre più cruciale per famiglie e imprese, che cercano di mantenere un equilibrio tra entrate e uscite –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per estendere anche al 30 novembre 2024 la rateizzazione del secondo acconto di novembre per il periodo d'imposta 2024, consentendo così ai contribuenti di beneficiare di una gestione più agevole dei propri obblighi fiscali, evitare di chiedere prestiti in banca e/o prendere sanzioni sull'eventuale mancato pagamento.
(3-01551)


   GUERRA, UBALDO PAGANO, MEROLA, LAI, MANCINI, ROGGIANI, D'ALFONSO, TONI RICCIARDI, STEFANAZZI, TABACCI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   secondo le dichiarazioni del Viceministro Leo, le prime stime delle entrate imputabili al concordato preventivo biennale, elaborate sulla base delle adesioni al 31 ottobre 2024, che avrebbe interessato più di 500 mila contribuenti, sarebbero pari a circa 1,3 miliardi di euro nel biennio (oltre 425 milioni per il 2024 e 865 milioni per il 2025);

   il gettito che risulta dalle adesioni al concordato preventivo biennale non dovrebbe essere considerato integralmente recupero di evasione perché una parte del gettito incassato, già scontata nell'andamento tendenziale delle entrate pubbliche, lo sarebbe stato comunque;

   in particolare, l'adesione da parte di contribuenti forfetari, tenuti a impegnarsi al versamento concordato per il solo 2024, e che presumibilmente al 31 ottobre 2024 sono stati in grado di effettuare un calcolo di convenienza molto preciso, può essersi tradotta in una perdita, anziché in un guadagno, per l'erario; inoltre la parte di reddito dichiarata in più dai contribuenti che aderiscono al concordato preventivo biennale, che non deriva da emersione dell'evasione, genera una perdita per l'erario, perché viene tassata con aliquote più basse di quelle ordinarie considerate nei conti tendenziali;

   l'adesione al concordato è stata associata alla possibilità di aderire a un ravvedimento operoso, forfetario, che permette di sanare l'evasione fiscale degli anni pregressi; il costo di questa operazione, valutata, cumulativamente in quasi un miliardo dal 2025 al 2029, ha trovato copertura nella riduzione del fondo a favore della riforma fiscale;

   l'articolo 40, comma 3, del decreto legislativo n. 13 del 2024 prospetta un utilizzo delle eventuali maggiori entrate derivanti dall'attuazione del concordato preventivo biennale per interventi sull'Irpef, solo dopo adeguato monitoraggio;

   la legge n. 178 del 2020, all'articolo 1, commi 3 e 4, ha stabilito le modalità per valutare come permanenti e quindi destinabili alla riduzione della pressione fiscale le entrate derivanti dal miglioramento dell'adempimento spontaneo;

   ignorare questa normativa significherebbe seguire una scorciatoia per ottenere consensi, riducendo le imposte senza adeguata copertura e creando le premesse per possibili ripercussioni future su capitoli di spesa rilevanti, quali sanità e istruzione, come avvenuto nella manovra di bilancio da ultimo presentata –:

   se e come, in considerazione delle osservazioni espresse in premessa, la valutazione di 1,3 miliardi di euro di maggior gettito si riferisca a effettivo recupero di evasione fiscale e in che misura esso possa essere destinato a interventi permanenti di revisione dell'Irpef nel rispetto della normativa in essere circa l'utilizzo delle entrate dal miglioramento dell'adempimento spontaneo.
(3-01552)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   la popolazione italiana residente è in decrescita ormai da diversi anni e, a fronte del calo demografico, è stimata in diminuzione a 58,1 milioni nel 2030, per arrivare poi a 54,4 milioni nel 2050;

   tra il 2013 e il 2023 il potere d'acquisto delle retribuzioni lorde in Italia è diminuito del 4,5 per cento, soprattutto per le giovani generazioni, non solo per effetto delle recenti dinamiche inflazionistiche;

   il persistere di condizioni macroeconomiche che stentano a rilanciare l'economia dei Paesi dell'Unione europea e dell'Italia non permette di argomentare probabili inversioni di tendenza con riguardo alle possibilità per i giovani di aumentare il proprio potere d'acquisto;

   la XIX legislatura ha previsto, sin dalla legge di bilancio per il triennio 2023-2025, importanti misure a sostegno della riduzione del costo del lavoro e delle politiche per la famiglia e la natalità;

   in occasione della presentazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine, il Ministro interrogato ha spiegato che le regole della nuova governance economica europea e l'ammontare del debito richiedono al nostro Paese una «politica fiscale prudente e responsabile»;

   il disegno di legge di bilancio per il triennio 2025-2027 approvato dal Governo prevede sforzi ulteriori e degni di nota nella direzione della riduzione del costo del lavoro, della pressione fiscale e del sostegno alla famiglia e alla natalità;

   nel corso della sua audizione alla Camera dei deputati con riguardo al disegno di legge di bilancio per il triennio 2025-2027, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Preme sottolineare, come già chiarito negli ultimi giorni, che le risorse derivanti dal concordato preventivo introdotto nel “decreto-legge fiscale” non sono state considerate, per ragioni prudenziali, nell'ambito delle coperture e solo una volta quantificate e iscrivibili in bilancio potranno essere destinate, come previsto già a legislazione vigente, al finanziamento di interventi di riduzione della pressione fiscale» –:

   quali iniziative intenda assumere per favorire il potere d'acquisto delle giovani generazioni, anche utilizzando eventuali risorse aggiuntive derivanti dal concordato preventivo.
(3-01553)


   MARI, GHIRRA, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'amministratore delegato della Leonardo s.p.a., Roberto Cingolani, nell'illustrare il 7 novembre 2024 la relazione trimestrale al 30 settembre 2024, con riferimento alla divisione «aerostrutture» ha prospettato lo scorporo di questa attività;

   la motivazione risiederebbe nel previsto raggiungimento del breakeven di queste attività nel 2028 o nel 2029, che non permetterebbe un atteggiamento conservativo, ma soluzioni che vedano il coinvolgimento di altri partner;

   questa intenzione smentisce quanto contenuto nel piano industriale 2024-2028, presentato a metà marzo 2024, in cui la Leonardo aveva indicato per la divisione «aerostrutture» una crescita di ordini e ricavi rispettivamente del 16 per cento e 17 per cento, «con il breakeven Ebitda entro la fine del 2025», e l'azienda si era mostrata, quindi, fiduciosa sulla ripresa degli ordini per i grandi produttori di aerei come Boeing e Airbus;

   Fiom, Fim e Uilm si sono dichiarate basite dalle dichiarazioni dell'amministratore delegato della Leonardo s.p.a. e hanno immediatamente proclamato uno sciopero che si è svolto l'11 novembre 2024;

   considerato che i siti della divisione «aerostrutture» sono nel Mezzogiorno (Pomigliano D'Arco, Nola, Foggia e Grottaglie), i sindacati accusano la Leonardo di voler spaccare il Paese, nonostante questa cresca per ordini e risultati;

   l'annuncio di voler emarginare oltre 4.000 lavoratori e tutta la filiera coinvolta contrasta pesantemente con le dichiarazioni fatte fino a qualche settimana fa durante il confronto sulle difficoltà del sito di Grottaglie determinate dalle difficoltà di Boeing, per la quale solo nel luglio 2024 era stato concluso un accordo;

   come sottolineano i sindacati, oltre alle scelte industriali e al futuro dell'aerospazio nel Sud del Paese, sono in gioco le regole, le corrette relazioni industriali e gli accordi conclusi;

   la Leonardo s.p.a. è tra le più rilevanti società a partecipazione pubblica, di cui il Ministero dell'economia e delle finanze detiene oltre il 30 per cento;

   ancora una volta il Governo e il Ministro interrogato appaiono ad avviso degli interroganti considerare le partecipazioni pubbliche solo come una fonte di ricavi rispetto ai dividendi o come possibili entrate rispetto alla cessione di quote di partecipazione e non come strumento di politiche di crescita economica e occupazionale dell'intero Paese –:

   quali siano gli orientamenti, per quanto di competenza, del Ministro interrogato rispetto allo scorporo della divisione «aerostrutture» della Leonardo s.p.a. prospettato dall'amministratore delegato della stessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire continuità al piano industriale 2024-2028 presentato dalla stessa Leonardo s.p.a., scongiurando ogni ridimensionamento della divisione «aerostrutture» nel Mezzogiorno e ogni ricaduta negativa occupazionale.
(3-01554)


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di bilancio per il 2024), all'articolo 1, commi 64-67, ha introdotto rilevanti modifiche fiscali per le cessioni di immobili oggetto di interventi che hanno beneficiato del superbonus, stabilendo che le plusvalenze generate da tali cessioni, se effettuate entro dieci anni dalla conclusione dei lavori, vengano considerate come «redditi diversi» ai sensi dell'articolo 67 del testo unico delle imposte sui redditi (decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917);

   in considerazione delle disposizioni di cui al decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020, articolo 119, comma 8-bis, che prevedono diverse misure percentuali dell'agevolazione negli anni e considerando il combinato con quanto disposto nel richiamato articolo 67, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, la nuova tassazione introdotta, soprattutto per chi possiede immobili da lungo tempo e ha fatto ricorso al superbonus, comporta il più delle volte un importo della plusvalenza di gran lunga superiore all'importo dell'agevolazione ricevuta;

   la normativa in questione introduce, peraltro, un nuovo presupposto fiscale con effetti potenzialmente retroattivi che graverebbe sui contribuenti per scelte effettuate prima della sua entrata in vigore, mettendo potenzialmente in crisi il principio del legittimo affidamento tra cittadini e amministrazione pubblica, poiché modifica condizioni che i contribuenti consideravano stabili e su cui avevano fondato le proprie decisioni di investimento;

   la Corte costituzionale ha affermato che il legislatore può modificare in senso sfavorevole i rapporti di durata purché tale retroattività sia ragionevole e non comprometta il legittimo affidamento dei cittadini (sentenze nn. 241 del 2019, 16 del 2017, 203 del 2016, 236 del 2009);

   detta normativa crea, inoltre, un rischio di disparità fiscale, poiché immobili simili per tipologia e ubicazione potrebbero essere tassati in modo diverso, penalizzando ingiustamente coloro che hanno investito in miglioramenti energetici e strutturali;

   le ripercussioni di questa misura sul mercato immobiliare potrebbero comportare un elevato rischio di contrazione delle compravendite, in quanto essa disincentiva, di fatto, la cessione di immobili ristrutturati con il superbonus, poiché i venditori rischiano di pagare plusvalenze più elevate rispetto al beneficio fiscale ricevuto, soprattutto in casi in cui il prezzo d'acquisto risale a tempi lontani –:

   se il Ministro interrogato abbia valutato l'impatto economico di tale normativa sul mercato immobiliare e se non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a rivedere le disposizioni in premessa, al fine di evitare effetti retroattivi lesivi del legittimo affidamento dei contribuenti e garantire maggiore equità fiscale tra immobili simili.
(3-01555)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO, SARRACINO, STEFANAZZI, SPERANZA, DE LUCA, GRAZIANO, TONI RICCIARDI, UBALDO PAGANO, FOSSI, GRIBAUDO, GUERRA e LAUS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle dichiarazioni rese dall'amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, dopo la presentazione dei dati economici relativi ai primi nove mesi del gruppo i sindacati hanno previsto per lunedì 11 novembre 2024 due ore di sciopero nei quattro siti industriali che fanno capo alla divisione aerostrutture di Leonardo: si tratta di Grottaglie e Foggia in Puglia e di Nola e Pomigliano D'Arco in Campania;

   Leonardo sta valutando la possibilità di scorporare aerostrutture; l'amministratore delegato Cingolani ha dichiarato che questa scelta è indotta dalla situazione di Boeing (Leonardo fornisce da Grottaglie due sezioni della fusoliera del 787 e da Foggia lo stabilizzatore di coda dello stesso aereo) e dalle prospettive dell'aviazione civile;

   secondo le parole dell'amministratore delegato si sarebbe deciso di elaborare una trasformazione industriale che include un riposizionamento della struttura dei costi, una riconfigurazione delle piattaforme, una ristrutturazione della supply chain e rianalisi delle opportunità di business;

   Leonardo, che cresce per ordini e risultati, sta ipotizzando di scorporare il business di aerostrutture che soffre per le difficoltà di Boeing, secondo i sindacati questa riorganizzazione emarginerebbe oltre 4.000 lavoratori;

   Boeing, intanto, ha confermato per la fine del 2024 e tutto il 2025 il minor ritiro di fusoliere per l'aereo 787 dallo stabilimento di Grottaglie (Taranto);

   rispetto alle previsioni, il taglio, soprattutto per il 2025, risulta essere un po' meno impattante. Sino ad alcuni giorni fa si ipotizzavano circa 20 ritiri in meno, invece il piano Z61 che Boeing ha trasmesso a Leonardo li riduce a 16;

   saranno quindi 81 e non più 97 le sezioni di fusoliera che da Grottaglie prenderanno la via di Charleston dove avviene l'assemblaggio del velivolo, mentre quest'anno da Grottaglie saranno ritirate 6 fusoliere in meno;

   già nell'ultimo incontro del 16 ottobre 2024 tra Leonardo e i sindacati a Roma, era emerso che, a fronte delle 45 coppie di fusoliere programmate, la compagnia americana ne avrebbe prese solo 38;

   nei primi 9 mesi dell'anno per il 787 sono state consegnate 37 sezioni di fusoliera e 25 stabilizzatori di coda contro 27 sezioni e 23 stabilizzatori del 2023;

   per quanto riguarda lo stabilimento di Grottaglie, i sindacati stanno valutando se far precedere una manifestazione all'esterno dello stabilimento da un'assemblea in fabbrica;

   a Leonardo, per la situazione Boeing, vige la cassa integrazione ordinaria da agosto per 931 unità come numero massimo e l'azienda ha già chiesto la proroga dal 18 novembre 2024 al 16 febbraio 2025;

   il prossimo 13 novembre 2024 è programmato un incontro con l'azienda a Roma –:

   quali iniziative – per quanto di competenza – intendono intraprendere per rassicurare lavoratori e organizzazioni sindacali e se non ritengano di dover convocare in tempi brevi un tavolo di confronto tra azienda e sindacato volto a chiarire le ricadute della riorganizzazione annunciata dall'amministratore delegato.
(5-03113)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   CALDERONE e MULÈ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge 116 del 2021 prevede una serie di misure per l'utilizzo dei defibrillatori, rende obbligatorie iniziative di formazione sull'uso dei defibrillatori e della disostruzione delle vie aeree;

   nonostante il precetto, in molti luoghi pubblici, quali le società sportive, anche dilettantistiche, non risultano installati i defibrillatori, con rischio di esito letale per gli eventuali malori occorsi agli sportivi, così come accaduto a diversi giovani che, se tempestivamente defibrillati, avrebbero potuto salvarsi e a Matteo Pietrosanti morto – a soli 14 anni – sul campo di calcio;

   sul decesso del giovane Pietrosanti, pende innanzi al Tribunale di Latina un procedimento penale per omicidio colposo: dopo la seconda richiesta di archiviazione, il difensore delle parti offese ha proposto opposizione, chiedendo un approfondimento istruttorio (marzo 2024): risulterebbe, ad oggi, non ancora fissata l'udienza ex articolo 409, comma 2 del codice di procedura penale;

   all'opposizione è stata allegata la decisione della FIGC che ha sanzionato la società A.S.D. Priverno A. Palluzzi e il suo Presidente, sig. Fabio Lamesi, con l'inibizione all'esercizio delle funzioni per due anni. Dalla decisione emerge: «Non è compito di questa Corte pronunciarsi sull'eventuale incidenza causale di un tale comportamento sulla morte sul campo del giovane Pietrosanti, ma tale evento di certo delinea la gravità delle omissioni verificate e con essa della violazione da parte del Lamesi dei principi di correttezza e probità garantiti dall'art. 4, comma 1 CGS, ove solo si consideri che il presidio indicato rientra tra quelli c.d. “salvavita”, come tale definito nelle stesse disposizioni del tutto ignorate dal deferito»;

   dall'allegata perizia del dott. Foti risulta: «(...) il profilo di colpa circa il mancato utilizzo del defibrillatore (...) va, senza alcun dubbio imputato al responsabile giuridico della ASD Priverno considerando che la percentuale di sopravvivenza dopo arresto cardiaco improvviso non trattato immediatamente (...) è solo del 2%, mentre il tempestivo utilizzo del DAE entro uno-tre minuti dall'evento consente una percentuale di successo della terapia elettrica che va dal 90% al 70%.»;

   l'ingiustificato ritardo nel compimento di atti processuali a giudizio degli interroganti si palesa di particolare gravità in relazione a casi drammatici, quali quelli di decessi evitabili con l'utilizzo del DAE –:

   se il Governo sia a conoscenza della vicenda descritta in premessa, e se non ravvisi la sussistenza dei presupposti per attivare i propri poteri ispettivi e le conseguenti azioni disciplinari.
(5-03102)


   CAFIERO DE RAHO, SCUTELLÀ, D'ORSO, ASCARI e GIULIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i decreti legislativi 7 settembre 2012, n. 155 e n. 156, di attuazione della legge delega 14 settembre 2011, n. 148, hanno riformato il sistema della geografia giudiziaria, in un'ottica di risparmio di spesa e incremento di efficienza, riducendo gli uffici giudiziari con la conseguente soppressione di molti tribunali e sedi distaccate, a favore dell'accentramento dell'amministrazione della giustizia;

   il Governo avrebbe dovuto tenere conto di «criteri oggettivi e omogenei» quali: l'estensione del territorio, numero degli abitanti, carichi di lavoro, indice delle sopravvenienze, specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale, presenza di criminalità organizzata; tra i criteri, inoltre, è stato evidenziato che, oltre al bacino di utenza servito, è altresì necessaria una valutazione sul numero di residenti nel comune oggetto di rideterminazione e la presenza di istituti penitenziari di alta sicurezza con la relativa residenza carceraria;

   in sede di risposta scritta, (pubblicata lunedì 13 febbraio 2023 nell'allegato B della seduta n. 50, ad interrogazione n. 4-00183), il Ministro interrogato, proprio con riferimento alla riforma sulla geografia giudiziaria nella presente sede evocata, ribadiva testualmente: «Personalmente, anche per la mia esperienza giudiziaria, ritengo che questa riforma non abbia dato gli esiti sperati»;

   il Ministro interrogato, dunque, condivideva le doglianze rappresentate nella interrogazione formulata che rappresentavano un quadro di obiettiva difficoltà, per l'aumento dei costi per i cittadini, per l'accentuata assenza dello Stato e la notevole concentrazione dei carichi giudiziari, oltre che per il mortificato diritto di accesso alla giustizia, quale diritto fondamentale di ogni individuo, insopprimibile in uno Stato democratico;

   tra i tribunali soppressi, figura quello di Rossano, che ha determinato un enorme pregiudizio ai cittadini ed all'amministrazione della giustizia, trovandosi nella condizione di rispettare pienamente i criteri menzionati, andando pesantemente ad incidere sull'attività giudiziaria del territorio con enormi ricadute sull'accorpante ufficio giudiziario del tribunale di Castrovillari;

   si consideri altresì che la distanza tra i due comuni è superiore a 100 chilometri, con ciò determinando un concreto disincentivo all'esercizio del diritto di accesso alla giustizia, costituzionalmente garantito –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato per porre rimedio alle criticità e problematicità evidenziate in premessa e, più in particolare, se intenda valutare la riapertura del soppresso tribunale di Rossano, ovvero l'istituzione di un nuovo tribunale nell'area territoriale del comune di Corigliano-Rossano, fornendo eventualmente tempistiche e modalità.
(5-03103)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi, gli istituti penali minorili in Italia stanno registrando un incremento senza precedenti del numero di detenuti;

   secondo una recente rilevazione, il numero di minori detenuti negli istituti penali minorili è cresciuto del 150 per cento in soli 2 anni (ottobre 2022-2024);

   in risposta all'interrogazione n. 4-03401 a firma dell'interrogante, il Ministero ha indicato – a suo parere – le principali cause del sovraffollamento negli istituti penali minorili ovvero: da un lato «l'enorme aumento dell'afflusso in Italia di minori stranieri non accompagnati» affermazione che, qualora fosse supportata da dati numerici oggettivi, palesa l'incapacità dello Stato, e quindi dell'Esecutivo, di prendersi cura delle criticità personali dei minori stranieri non accompagnati fin dal loro ingresso in Italia; dall'altro la cosiddetta «Legge Caivano» che, tra l'altro, «ha abbassato il limite edittale per richiedere la misura cautelare custodiale intra-muraria da 9 a 6 anni», confermando di aver così concausato il sovraffollamento e quindi il disagio personale dei detenuti negli istituti penali minorili, con un effetto negativo anche sulla recidiva in prospettiva futura;

   il Ministero ha invece ammesso correttamente la «cronica insufficienza di comunità socioeducative ad alta densità sanitaria su tutto il territorio nazionale»;

   le situazioni dei minori detenuti spesso si collocano in una zona grigia tra disagio sociale e disagio psichico, richiedono un approccio integrato che non si limiti alla detenzione ma che includa anche interventi di tipo sociale, sanitario e psicologico;

   nonostante nella risposta del Ministro leggasi la «necessità di varare un nuovo Regolamento per gli istituti penali minorili, rafforzando il coordinamento con la sanità pubblica» oggi negli istituti penali minorili il servizio di natura sanitaria è garantito solo per poche ore al giorno, costringendo tutte le figure professionali non sanitarie operanti negli istituti penali minorili a rivolgersi sempre al 118 durante la maggior parte della giornata, anche per piccoli malesseri, che spesso portano al trasporto in ospedale con lo svolgimento di svariati esami, occupando posti letto ospedalieri, con un grave dispendio di risorse pubbliche, situazione che potrebbe essere facilmente e velocemente gestibile prevedendo la presenza sanitaria fissa in istituti penali minorili h24;

   l'articolo 11 della legge ordinamento penitenziario n. 354 del 1975 anche con riferimento agli istituti penali minorili, «garantisce a ogni istituto un servizio sanitario rispondente alle esigenze profilattiche e di cura della salute dei detenuti e degli internati» –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi, per quanto di competenza e anche con iniziative di natura normativa, per garantire negli istituti penali minorili di tutta Italia un servizio sanitario h24 a prescindere dal numero dei detenuti nella struttura detentiva.
(5-03104)


   GIANASSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il sistema della giustizia italiana presenta numerose e perduranti criticità rispetto alla media europea soprattutto in termini di tempi processuali, come evidenzia l'ultima relazione della Commissione europea per l'efficacia della giustizia (CEPEJ). Evidenti carenze riguardano anche la condizioni delle carceri con sovraffollamento di detenuti, mancanza di servizi essenziali, carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria;

   per risolvere tali problematiche l'asse 2 della componente M1C1 del PNRR ha introdotto misure e stanziamenti volti a rendere il sistema giudiziario più efficiente riducendo la durata dei procedimenti e avvicinando l'Italia alla media dell'Unione europea;

   grazie alle prime risorse attivate dal PNRR si sono registrati inizialmente significativi progressi che hanno promosso concorsi per assumere magistrati, assunzioni a termine per l'ufficio del processo (per tre anni), la previsione di nuovi agenti di Polizia penitenziaria ed investimenti per informatizzare le procedure;

   questi passi avanti a parere dell'interrogante saranno però interrotti dai tagli imposti dalla legge di Bilancio 2025 nel comparto giustizia e in particolare sul sistema dell'esecuzione della pena. Le riduzioni ammontano a 85 milioni di euro per il 2025, 107 milioni di euro per il 2026 e 110 milioni di euro per il 2027;

   nell'ultima manovra di Bilancio, nel triennio 2025-2027, sono previste ulteriori riduzioni per la giustizia le cui risorse complessive passeranno dagli 11.477.913.806 del 2025 ai 10.916.335.584 del 2027;

   anche per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse stanziate dal PNRR per il settore giustizia i ritardi sono evidenti (come evidenziato anche dai media);

   per potenziare gli organici, a fronte di 2 miliardi e 268 milioni di euro, sono stati ad oggi spesi solo 816 milioni di euro (35 per cento del totale);

   per la digitalizzazione a fronte di 133 miliardi di euro sono stati spesi solo 19 milioni di euro (16 per cento del totale);

   è evidente come il Governo, a fronte di riforme a giudizio dell'interrogante ideologiche, come quella della Corte dei conti, la separazione delle carriere, l'abrogazione dell'abuso d'ufficio e della prescrizione, stia vanificando gli interventi del PNRR e togliendo le risorse necessarie per il corretto funzionamento della giustizia –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere, in relazione a quanto esposto in premessa, per recuperare gli evidenti ritardi relativi all'attuazione del PNRR, ridurre conseguentemente i tempi dei processi e risolvere le gravissime criticità del sistema penitenziario nazionale.
(5-03105)


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, diversi sono i nomi di eccellenza, tra i quali storici capimafia vicini a Messina Denaro, tornati liberi, per decorrenza dei termini massimi, per la concessione di permessi premio o in attesa di sentenze definitive mai arrivate a distanza di anni dagli arresti: personaggi la cui appartenenza a Cosa Nostra è stata definitivamente accertata, altri con gravissime condanne in secondo grado, altri ancora che gli stessi associati mafiosi intercettati considerano personaggi chiave per l'intera organizzazione;

   preoccupante è la notizia della scarcerazione, su decisione della Corte di appello di Palermo, di nove boss trapanesi fedelissimi di Messina Denaro: Accardo, Tilotta, Paolo Bongiorno, Guarino, La Cascia, Raffaele Urso, Andrea Valenti, Filippo Dell'Acqua, Triolo, alcuni dei quali detenuti al 41-bis;

   anche un altro pericoloso boss mafioso, Giuseppe Corona, detenuto dal 2018 al 41-bis, ha trovato la libertà perché non è stata depositata nei tempi la sentenza di condanna a 15 anni e 2 mesi in appello, pronunciata il 27 marzo 2024;

   di Paolo Alfano, il fidato autista del gruppo di fuoco di Totò Riina, che ha ottenuto nell'agosto di quest'anno la semilibertà, scrivevano i giudici Falcone e Borsellino: «È risultato essere uno dei killer più fidati e spietati della famiglia di corso dei Mille, capeggiata da Filippo Marchese»;

   insieme ad Alfano sarebbero tornati liberi anche Giuseppe Giuliano e Giovanni Asciutto, Gaetano Savoca, Cosimo Lo Nigro e Nino Sacco;

   anche Salvo Riina, il terzogenito del boss mafioso Totò Riina, per anni considerato il capo indiscusso della mafia, dopo aver scontato una condanna a 8 anni e 10 mesi di carcere per associazione mafiosa, è tornato a Corleone;

   la storia ci ha insegnato che «da Cosa nostra si esce solo in due modi, o con la morte, o collaborando con la giustizia», una regola più volte ribadita dal pentito Buscetta; ed è sempre la storia che ci insegna a non sottovalutare le scarcerazioni di nomi di spessore che figuravano nei clan più pericolosi, come Cosa nostra;

   sulle orme delle battaglie dei giudici siciliani, uno dei primi provvedimenti del Governo Meloni ha messo in salvo lo strumento dell'ergastolo ostativo dalla scure dell'incostituzionalità –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda assumere per arginare il fenomeno delle scarcerazioni, alla luce di quanto segnalato in premessa, al fine di non mettere a repentaglio i risultati faticosamente raggiunti dallo Stato nella dura lotta contro la mafia.
(5-03106)


   LUPI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il nostro ordinamento si fonda sul principio costituzionale della presunzione di innocenza per il quale le persone indagate sono da ritenersi non colpevoli fino al definitivo accertamento di responsabilità con sentenza irrevocabile;

   l'articolo 21 della Costituzione italiana recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;

   ad ottobre del 2024 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata ha formalmente chiuso le indagini nei confronti di Vittorio Sgarbi riguardante la vicenda legata all'opera raffigurante «La cattura di San Pietro», di Rutilio Manetti;

   il 27 ottobre la trasmissione televisiva «Report» ha ripercorso ad avviso dell'interrogante in modo parziale ed in totale assenza di contraddittorio, la vicenda;

   venerdì 8 novembre 2024 il «Fatto quotidiano» riporta due nuovi presunti casi che coinvolgerebbero anch'essi, a loro dire, la persona di Vittorio Sgarbi: il primo caso riguarderebbe una Copia del «Compianto sul Cristo Morto» di Ortolano, il secondo, la scultura «Madre e figlio» ad opera di Consortini di cui venne denunciato il trafugamento nel 1997;

   Vittorio Sgarbi acquista da un privato una di queste copie, nel 2022. La fa restaurare e decide di inserirla, d'accordo con il cocuratore, come «Copia da Ortolano» nel percorso scientifico della mostra «Il Cinquecento a Ferrara – Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso»;

   il giorno dell'accrochage i carabinieri chiedono notizia di questa tela; ai richiedenti del nucleo tutela viene offerta massima collaborazione, fornendo copia della documentazione di acquisto del quadro, indicante la attuale collocazione del quadro, presso Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dove era in corso l'allestimento;

   una testata giornalistica, nei giorni seguenti, sembra che abbia inoltre pubblicato la foto a disposizione del dipinto, che ad avviso dell'interrogante potrebbe essere quella scattata dal nucleo tutela dei Carabinieri al momento del sequestro del quadro dalla mostra; se tale sequestro, come riportato dalla trasmissione Report, sia a fronte di una indagine avviata, si potrebbe essere di fronte ad una violazione del segreto istruttorio;

   non si è conoscenza dell'esistenza o meno di una indagine avviata, ma qualora così fosse ci si domanda se non vi sia stata una fuga di notizie;

   rimane inoltre poco chiaro, ad avviso dell'interrogante, da dove siano arrivate le informazioni relative al sequestro operato –:

   se sia a conoscenza di tali vicende descritte in premessa e se non ravvisi i presupposti per attivare i propri poteri ispettivi e ogni iniziativa di sua competenza, anche di carattere normativo, al fine di tutelare la doverosa segretezza degli atti di una eventuale indagine.
(5-03107)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   lo stabilimento Beko di Cassinetta di Biandronno, sito di rilevanza strategica per l'industria degli elettrodomestici in Italia e in Europa, impiega oltre 2.200 lavoratori diretti e diverse migliaia nell'indotto, risultando essenziale per il tessuto produttivo e sociale della provincia di Varese; nel Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023, su proposta del Ministro interpellato, il Governo ha autorizzato l'esercizio dei poteri speciali (Golden power), ponendo specifiche prescrizioni a salvaguardia del patrimonio tecnologico, della produzione e dei livelli occupazionali di tutti gli stabilimenti coinvolti in seguito all'acquisizione di Whirlpool EMEA da parte della multinazionale turca Arçelik;

   da aprile 2024, il sito di Cassinetta è integrato nella nuova entità Beko Europe, che ha già proceduto alla chiusura di impianti in Gran Bretagna e Polonia con il licenziamento di circa 1.800 lavoratori;

   nell'incontro svoltosi il 19 aprile 2024 presso il Ministero interpellato, Beko Europe aveva manifestato l'intenzione di riesaminare tutti gli aspetti dell'attività europea, condividendo quanto prima con il Ministero delle imprese e del made in Italy il piano industriale e avviando un confronto con le parti sociali;

   tuttavia nell'incontro successivo, tenutosi il 7 novembre 2024, l'azienda anziché presentare il Piano industriale per i siti italiani – piano che dovrà essere in sintonia con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023 con cui il Governo ha utilizzato il Golden Power – si è limitata ad illustrare un'analisi preliminare sulla struttura industriale e operativa esistente, unitamente a una valutazione congiunturale del contesto economico e del settore nel suo complesso, con tanto di conferma per le rappresentanze sindacali dei timori già emersi circa il forte rischio di licenziamenti e chiusure unilaterali;

   in particolare, i risultati della citata analisi preliminare hanno evidenziato, secondo quanto affermato dalla stessa Beko, un «netto rallentamento della domanda in Europa, una maggiore concorrenza da parte di produttori provenienti dal mercato asiatico, risultati aziendali negativi nonostante massicci investimenti e una sovraccapacità strutturale in Italia». Da ciò i comparti del lavaggio e della refrigerazione (nel quale rientra lo stabilimento di Cassinetta di Biandronno) saranno valutati per evitare altre perdite di cassa;

   nonostante le reiterate richieste sindacali, ad oggi non sono state fornite risposte concrete e chiare da parte di Beko Europe riguardo i contenuti del predetto piano industriale per i siti italiani, continuando a persistere una crescente incertezza tra i lavoratori e le loro famiglie sul futuro degli stabilimenti e, in particolare, di quello di Cassinetta di Biandronno –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interpellato intenda intraprendere per garantire, in linea con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023 di cui in premessa, che le attività produttive di Beko in Italia non subiscano ridimensionamenti a vantaggio di altri siti europei;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire che il piano industriale della Beko Europe rispetti rigorosamente le prescrizioni poste nell'ambito dell'esercizio del Golden Power e quindi sia effettivamente volto a rafforzare, sotto il profilo industriale-produttivo, gli stabilimenti italiani, a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi degli stessi nonché a soddisfare l'interesse nazionale per il settore degli elettrodomestici, asset strategico del made in Italy.
(2-00475) «Ferrara, Appendino, Cappelletti, Pavanelli, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Fenu, Gubitosa, Raffa, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   AMICH. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il settore delle revisioni periodiche dei veicoli pesanti (>35q) e leggeri (<35q) da tempo attende l'emanazione di un decreto interministeriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze noto come «decreto tariffe»;

   già l'articolo 19 del decreto ministeriale del 15 novembre 2021 menziona la successiva emanazione di questo decreto, per introdurre una nuova tariffa ministeriale per i veicoli pesanti ed un adeguamento per i veicoli leggeri in base all'arretrato Istat del periodo 2021-24;

   durante il convegno di Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa, tenutosi in Roma il 21 marzo 2024, l'ing. Pasquale D'Anzi, Direttore Generale della Motorizzazione Civile annunciò l'emanazione del decreto in questione;

   infine, il 27 giugno 2024, presso la Direzione generale Mctc, durante un periodico incontro con le associazioni di categoria, l'ing. D'Anzi ha dichiarato che, chiuso l'iter del disegno di legge S. 1086, sarebbero stati maturi i tempi per l'avvio del «decreto tariffe», con la trasmissione del documento dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al Ministero dell'economia e delle finanze, per l'approvazione e la successiva pubblicazione –:

   quali siano i tempi per l'emanazione del citato «decreto tariffe».
(5-03093)


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Italia Trasporto Aereo S.p.A., ITA Airways, è, ad oggi, una società partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze. Nonostante sia compagnia di bandiera italiana per il trasporto aereo è stata coinvolta nell'aumento sproporzionato dei costi dei biglietti;

   in linea di massima, la distanza del volo e la domanda sono i principali fattori che determinano i prezzi dei biglietti aerei ma questi criteri non paiono valere per la nostra compagnia di bandiera che propone tariffe fuori mercato. Ci si domanda, pertanto, quale sia l'algoritmo che guida la definizione dei prezzi dei biglietti aerei e quale sia la strategia commerciale di ITA Airways;

   la compagnia, che pubblicizza sulla homepage del sito di voli andata e ritorno in Europa da 96 euro o, addirittura, da 446 euro per andata e ritorno per New York, presenta sul proprio sito tariffe nazionali ingiustificabili e inaccettabili. Un esempio è la tratta Roma-Genova (1 ora e 5 minuti di volo): la ricerca condotta nella giornata del 6 novembre 2024 ha dato come primo risultato utile un viaggio dalla capitale al capoluogo ligure per l'8 novembre 2024, due giorni dopo, a 502,72 euro per un volo di sola andata;

   appare evidente all'interrogante che tali prezzi non sono ammissibili in generale ma specialmente per una compagnia di bandiera e la situazione mette a rischio il diritto alla mobilità dei cittadini sullo stesso territorio nazionale, senza tener conto che la tratta portata ad esempio soffre anche di una mancanza di collegamenti su ferro ad alta velocità. Il problema delle tariffe sproporzionate denunciato da tempo e mai risolto coinvolge gravemente tutto il territorio peninsulare –:

   quali iniziative correttive o altre iniziative di competenza ritenute opportune intenda adottare al fine di giungere a una tempestiva soluzione delle problematicità esposte in premessa allo scopo di assicurare la giusta mobilità dei cittadini con servizi aerei di linea continui, regolari e a ridotta tariffazione, valutando la possibilità di istituire un tavolo di confronto per la sottoposizione delle tariffe al cosiddetto «tetto massimo» di spesa.
(5-03094)


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da anni in Italia si riscontra una palese inadeguatezza del servizio di trasporto pubblico non di linea, con una grave carenza di offerta sia nel settore dei taxi che in quello del noleggio con conducente (Ncc). Le lunghe file negli aeroporti e nelle stazioni, così come le attese per ottenere un veicolo tramite centralino, sono sintomi evidenti di questa situazione. A conferma di ciò, a titolo esemplificativo, si evidenzia che nella città di Roma sono operativi 7.800 taxi e circa 1.000 Ncc, mentre il numero ammonta a circa 5.800 taxi e 1.000 Ncc per l'intera Lombardia. A confronto, Parigi conta circa 40.000 Ncc e 20.000 taxi, mentre a Madrid operano circa 16.000 taxi e 9.000 Ncc;

   anche la Corte costituzionale, con la sentenza n. 137 del 2024, ha evidenziato la carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea, dichiarando costituzionalmente illegittimo il divieto di concedere nuove autorizzazioni per il servizio Ncc fino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e autorizzazione Ncc, poiché tale divieto rappresenta fattivamente un ostacolo per l'ingresso di nuovi operatori nel settore;

   in attuazione dell'articolo 11, comma 4, della legge n. 21 del 1992, che stabilisce, per il servizio di noleggio con conducente, l'obbligo di compilazione e tenuta da parte del conducente di un foglio di servizio in formato elettronico, il decreto interministeriale n. 226 del 16 ottobre 2024 ha introdotto un obbligo di sosta di 20 minuti per gli Ncc tra un servizio e l'altro;

   a giudizio dell'interrogante, questa misura rappresenta un ingente penalizzazione per la categoria degli Ncc e per gli stessi utenti, riducendo ulteriormente la già insufficiente offerta di trasporto pubblico non di linea. Inoltre, tale obbligo, assente in qualsiasi altro Paese dell'Unione europea, risulta in contrasto con le raccomandazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) e dell'Autorità di regolazione dei trasporti (Art), che hanno evidenziato le criticità di questo settore e suggerito l'introduzione di misure più orientate alla liberalizzazione –:

   quali siano le motivazioni che hanno portato il Ministro interrogato ad introdurre l'obbligo di sosta di 20 minuti per i servizi Ncc e se non ritenga opportuno, in alternativa, adottare iniziative normative sul trasporto pubblico non di linea al fine di sostituire la legge quadro risalente a oltre trent'anni fa rispondendo ai cambiamenti tecnologici e sociali intervenuti nell'ottica di garantire servizi più efficaci e competitivi agli utenti.
(5-03095)


   BARBAGALLO, IACONO, MARINO e PROVENZANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la nuova linea di Alta capacità Palermo-Catania-Messina, parte integrante del Corridoio Scandinavia-Mediterraneo, ha un valore complessivo di oltre 11 miliardi di euro. L'intervento, realizzato per conto di Rfi, beneficia anche di risorse provenienti dal PNRR;

   la tratta Taormina-Fiumefreddo rientra nel progetto di raddoppio, velocizzazione e potenziamento tecnologico della Giampilieri-Fiumefreddo, tra i più impegnativi dell'itinerario della Catania-Messina, che prevede la realizzazione di 43 chilometri di un nuovo doppio binario, di cui circa 37 chilometri sotterranea e in variante rispetto all'attuale linea;

   i fenomeni siccitosi, oltre a mettere in difficoltà città e campagne, rischiano di pregiudicare la realizzazione di questa infrastruttura strategica per l'isola;

   infatti, per scavare le gallerie della linea ad alta velocità Palermo-Catania, finanziata dal PNRR si stanno utilizzando «talpe», enormi macchinari le cui frese vanno raffreddate in fase di scavo con sei litri d'acqua al secondo;

   all'epoca del progetto, fra il 2021 e il 2022, Siciliacque si era impegnata a fornire l'acqua necessaria ai vari cantieri ubicati nella Sicilia centrale. Ma quest'anno la società ha dovuto comunicare l'impossibilità di rispettare quegli impegni;

   la «talpa» a Enna è già arrivata, la Regione ha disposto che Rfi e Webuild a proprie spese sfanghino il fondale e costruiscano una condotta lunga 40 chilometri per trasportare acqua da Villarosa fino al cantiere, e ciò per il tempo necessario a scavare la galleria. Il problema, adesso, è che la burocrazia non perda tempo ad autorizzare queste opere non previste, per non provocare ritardi nel completamento della linea che, come è noto, va terminata a giugno 2026;

   altro problema non previsto sulla Palermo-Catania si è verificato per la seconda «talpa» in arrivo che dovrà scavare una galleria più vicino a Fiumetorto. Qui, in base alle decisioni della task force e in accordo con il comune di Termini Imerese, la Regione, Siciliacque, Genio civile e l'autorità d'ambito, per l'acqua di raffreddamento si farà ricorso a quella trattata dal depuratore di Termini Imerese. Rfi e Webuild, a proprie spese, dovranno costruire un «terzo stadio» del depuratore, così come stabilisce la norma regionale, per affinare la risorsa, e una condotta per trasportare l'acqua fino al cantiere –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire che i lavori per la realizzazione del raddoppio ferroviario ad alta capacità dell'anello Palermo-Messina-Catania procedano speditamente superando le difficoltà connesse alla carenza di acqua.
(5-03096)


   MACCANTI, DARA, FURGIUELE, PRETTO e MARCHETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le endemiche difficoltà della motorizzazione civile, tra cui, in particolare, la carenza di organico del personale delle strutture periferiche degli uffici del Dipartimento trasporti, rappresentano da tempo un disagio serio e complesso in termini dei servizi resi agli utenti, anche in relazione al costante incremento dei carichi di lavoro straordinario che gli operatori del settore, con forte impegno, stanno portando avanti nello svolgimento della propria attività professionale, mettendo spesso a rischio l'operatività ordinaria;

   oltre a queste evidenti problematiche, organi di stampa riportano la notizia di alcuni casi patologici che coinvolgono alcune sedi territoriali, con vere e proprie associazioni criminali che trovano terreno fertile in questa situazione di difficoltà strutturale;

   è il caso di Torino, dove i militari del primo nucleo metropolitano della Guardia di finanza hanno concluso, a inizio novembre 2024, un'articolata indagine nei confronti di un sodalizio criminoso, all'interno del quale spicca la figura di un funzionario della Motorizzazione civile del capoluogo piemontese. Quest'ultimo, in ipotesi d'accusa, sarebbe stato la figura centrale nella commissione di vari illeciti, tra i quali truccare gli esami per il conseguimento della patente B;

   è emerso, in particolare, che ad alcuni candidati agli esami teorici, dotati di un sistema di collegamento composto da un telefono cellulare e micro-auricolari occultati all'interno di un capo di vestiario, veniva suggerita la risposta corretta dall'interno di un furgone parcheggiato nelle adiacenze dell'edificio;

   tali esaminandi, da quanto emerge dall'indagine, non venivano sottoposti ad alcun tipo di controllo da parte del personale di vigilanza, che ne conosceva l'identità avendone previamente ricevuto l'elenco nominativo;

   oltre agli esami truccati, dalle indagini emerge anche un sistema di revisioni ottenute illecitamente, tra le quali figura anche quella per un autobus;

   sono di competenza della motorizzazione civile innumerevoli procedimenti fondamentali per la vita economica e sociale del Paese –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per dotare le motorizzazioni civili di tutta Italia di sistemi di sicurezza e prevenzione di situazioni patologiche e criminali nell'erogazione di patenti e revisioni, al fine di evitare il ripetersi di quanto successo nella sede di Torino.
(5-03097)


   IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è stato reso noto che la Società Stretto di Messina e Cinea (Climate, Infrastructure and Environment Executive Agency della Commissione Europea) hanno firmato il Grant Agreement per il cofinanziamento europeo dei costi di progettazione esecutiva del ponte sullo Stretto di Messina. Si tratta di un contributo a fondo perduto di circa 25 milioni di euro che copre il 50 per cento dei costi di progettazione esecutiva dell'opera, per la parte imputabile all'infrastruttura ferroviaria;

   la proposta presentata dalla Stretto di Messina a gennaio 2024, attraverso l'adesione al bando Connecting Europe Facility for Transport (CEF-T 2023), citata tra le ipotesi per ridurre gli oneri a carico dello Stato rappresenta lo 0,2 per cento del costo totale dell'opera;

   la partecipazione al Bando Cef è stata coordinata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che, tramite la propria Struttura tecnica di missione, svolgerebbe il ruolo di Associated Partner della Stretto di Messina;

   recentemente, tramite dichiarazioni sulla stampa, il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, (Ingv) Carlo Doglioni, smentisce le notizie circa qualsiasi «studio approfondito» fatto dall'Istituto sul rischio terremoti nell'area del Ponte e definisce anche insufficienti gli esami fatti per certificare la pericolosità della faglia di Cannitello sulla quale dovrebbe poggiare un pilone dell'infrastruttura e lanciano l'allarme sui coefficienti di «vibrazione» in caso di sisma utilizzati nella progettazione;

   la società, invece, per tramite dell'amministratore delegato Ciucci assicura: «Per la faglia di Cannitello si ribadisce che non è in grado di produrre movimento del suolo». E, ancora, l'amministratore delegato della S.p.a. pubblica replica alle critiche del presidente Ingv sui coefficienti utilizzati: «Il Ponte è stato progettato per resistere al più forte sisma attendibile nell'area. Sarà una delle strutture più sicure in Italia e nel mondo»;

   le dichiarazioni contrastanti mostrano una vicenda ancora lontana dall'essere conclusa. D'altra parte 25 milioni di euro a fondo perduto rappresenterebbero per FS una fonte di finanziamento sicura e spendibile in azioni prioritarie tra cui la sicurezza ferroviaria ovvero per rinnovare flotte, bus, treni e navi per proseguire nell'efficientamento del traghettamento sullo stretto di Messina che ad oggi – e almeno fino al 2030 – rappresenta l'unico modo per garantire ai cittadini l'attraversamento dello Stretto –:

   se il Ministro interrogato abbia valutato, alla luce delle evidenze scientifiche, di riprogrammare, in accordo con l'Unione europea, l'utilizzo dei fondi citati in premessa per garantire la sicurezza e l'efficientamento dei sistemi di trasporto per l'attraversamento dinamico dello Stretto di Messina.
(5-03098)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU, BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa informano che venerdì 8 novembre 2024 il treno Frecciarossa 8556, che sarebbe dovuto partire da Roma Termini in direzione Genova alle 16.20, ha invece anticipato il suo orario di partenza alle 15.30. Al riguardo molti viaggiatori affermano di non essere stati tempestivamente informati del cambiamento di orario, mentre Trenitalia sostiene di aver inviato delle comunicazioni;

   sui media si legge anche che il personale di Trenitalia avrebbe informato gli utenti dopo la partenza del treno, decisa per evitare che il treno stesso accumulasse ritardo durante il viaggio, non potendo, infatti, percorrere per lavori la tratta Alta Velocità Roma-Firenze;

   se confermata questa decisione sarebbe inaccettabile, anche tenendo conto del fatto che i ritardi dei treni Alta velocità non possono ormai essere considerati eventi eccezionali ma strutturali e sistematici;

   al riguardo, infatti, un dossier intitolato «Altra velocità. Tutti i numeri del tracollo di Trenitalia», ripreso dalla stampa nei giorni scorsi, ha evidenziato che nel mese di ottobre su 7.931 treni veloci solo 1.772 sarebbero arrivati a destinazione in orario, accumulando un ritardo di 1.881 ore;

   nel medesimo rapporto si legge anche che «L'analisi del mese di ottobre evidenzia un quadro critico, in cui la maggior parte dei treni AV soffre di ritardi cronici che appaiono ormai come la norma piuttosto che l'eccezione. Con il 78 per cento dei convogli in ritardo e fasce orarie in cui le attese superano regolarmente i 15 minuti, emerge una situazione che va ben oltre l'imprevedibilità dei singoli episodi»;

   i ritardi ormai cronici generano numerosi costi per i conti dell'azienda chiamata a rimborsare gli utenti danneggiati. Se a questi si dovessero aggiungere anche quelli causati da treni partiti in anticipo, senza avvisare i viaggiatori del cambiamento di orario, la situazione diverrebbe, a parere dell'interrogante, molto preoccupante per i conti dell'azienda stessa –:

   se il Ministro interrogato possa confermare se quanto sopra esposto corrisponda al vero, e in caso positivo se possa spiegare quali ne siano state le ragioni;

   se possa indicare, per quanto di competenza, quali iniziative Trenitalia intenda assumere per evitare che tale evento possa di nuovo verificarsi;

   se possa indicare quali misure siano state previste per rimborsare i passeggeri, non solo per i costi sostenuti, ma anche per i disagi e i danni causati da questa partenza anticipata del treno;

   se il Ministro interrogato possa chiarire con quali strumenti sia stata data comunicazione dell'anticipo della partenza, anche considerando che i passeggeri presenti in stazione riferiscono di non essersi accorti di tali comunicazioni e, anzi, affermino che nei tabelloni e nelle paline non fosse evidenziato in maniera chiara l'anticipo della partenza del treno.
(5-03116)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FURFARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel tratto autostradale dell'A11 tra Monsummano e Serravalle Pistoiese si verifica da tempo una situazione di disagio enorme, soprattutto per le abitazioni limitrofe all'autostrada. Da quello che si apprende dalla stampa locale nemmeno nel 2024 la società Autostrade per l'Italia provvederà all'installazione di pannelli fonoassorbenti nel tratto in questione. Un'ennesima promessa non mantenuta a danno delle cittadine e dei cittadini del territorio. In aggiunta alla realizzazione dell'opera sembrava possibile anche l'istallazione di pannelli fotovoltaici nella struttura della barriera antirumore, idea che avrebbe trovato il consenso di cittadini e associazioni del territorio. La relazione tecnica pubblicata da Autostrade per l'Italia nel maggio 2024 sembra invece andare in direzione contraria e di fatto non dà ulteriori elementi di certezza rispetto all'intervento. Suddetta opera garantirebbe un sollievo e un positivo miglioramento della qualità della vita per la popolazione che vive in prossimità dell'autostrada A11 nel tratto Monsummano Terme-Serravalle Pistoiese. Nelle comunicazioni inviate da Autostrade per l'Italia però si comunica che il piano di risanamento acustico sarà realizzato nei macro interventi 198 e 199. I progetti in questione sono stati approvati nel 2022 dalla Conferenza dei servizi, tra cui i comuni di Montecatini e Serravalle, per la conformità urbanistica. La procedura per la progettazione esecutiva risulta ancora in fase di affidamento, sarà sviluppata attraverso le linee guida della Conferenza dei servizi e dovrà essere approvata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. È ormai evidente che l'intervento non avverrà nel corso del 2024 come invece assicurato negli anni alla popolazione. Le barriere antirumore sono strutture progettate per ridurre il livello di rumore e proteggere dall'inquinamento acustico prodotto dal traffico stradale e dovrebbero essere un intervento prioritario e di fondamentale importanza a tutela della popolazione residente, dei luoghi sensibili che affacciano sul percorso, ma anche di impatto sullo sviluppo economico e commerciale della zona –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopraesposta e se ritenga, per quanto di competenza, di adottare ogni iniziativa utile al fine di garantire alla popolazione un intervento sulla qualità della vita soprattutto di anziani e bambini.
(4-03771)


   GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 586 della Val d'Aveto in provincia di Genova è un collegamento fondamentale tra i 9 comuni della Val d'Aveto, della Valle Sturla e di alcuni comuni della Val Trebbia con la costa, e rappresenta quindi la principale via di transito per le persone che ogni giorno si spostano per motivi di lavoro, studio o altro;

   questa strada, da molti anni, è soggetta a fenomeni di dissesto idrogeologico significativi, che hanno comportato chiusure totali, cantierizzazioni e semaforizzazioni, determinando tempi di percorrenza notevolmente superiori rispetto alla norma;

   problematiche simili si riscontrano da anni anche sulla strada statale 654 della Val Nure, che collega la Val d'Aveto alle province di Parma e Piacenza;

   nel caso della statale 654, queste problematiche hanno portato a cantieri di lunga durata, superiori agli otto anni, come per il tratto compreso tra il chilometro 74,310 e il chilometro 77,100 all'altezza del bivio per Gavadi, nel territorio comunale di Santo Stefano d'Aveto;

   queste arterie viarie costituiscono un collegamento essenziale per una zona come la Val d'Aveto, che si trova in una posizione geografica poco collegata dal sistema dei trasporti e distante dai grandi centri, e che necessita quindi di particolare attenzione per il mantenimento di presidi territoriali strategici e fondamentali per la cura del territorio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'esistenza di un piano di monitoraggio del dissesto per queste strade, realizzato da Anas, e, eventualmente, quali siano le tempistiche e gli interventi previsti da tale piano;

   quali siano le ragioni per cui il cantiere della strada statale 654, in prossimità del bivio per Gavadi, rimanga aperto da otto anni;

   se siano previsti interventi di ammodernamento del tracciato della strada statale 586 a partire dalla rettifica di alcuni tratti caratterizzati da curve senza soluzione di continuità.
(4-03772)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   sono numerosi gli atti di sindacato ispettivo che, nel corso della presente legislatura, hanno portato all'attenzione del Governo, con particolare riguardo ai Ministeri interpellati, la grave e decennale situazione provocata nell'ambito dei piani integrati di zona concessi per la costruzione di alloggi di edilizia economica e popolare agevolata destinati alle forze dell'ordine ex articolo 18 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1991, a Roma, incaricati di pubblico servizio nella gestione di alloggi pubblici finanziati dal Ministero delle infrastrutture;

   gli immobili di cui ai programmi straordinari di edilizia residenziale sono stati concessi in locazione ai dipendenti dello Stato, civili e militari, impegnati o coinvolti nella lotta alla criminalità organizzata;

   la prefettura di Roma ha assegnato in locazione gli alloggi di edilizia agevolata ai dipendenti della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Finanza, della Polizia penitenziaria, nonché ai dipendenti del Ministero della giustizia e personale dell'amministrazione civile dell'interno o personale di altre amministrazioni comunque impegnati o coinvolti nella lotta alla criminalità organizzata che prestano servizio su Roma;

   per la realizzazione dell'intervento edilizio, in data 21 gennaio 2004 è stata stipulata con il comune di Roma apposita concessione del diritto di superficie sui comparti in località Mazzalupo-Boccea; dal 2005 risultano 54 famiglie di dipendenti delle forze dell'ordine assegnatarie dell'alloggio sociale;

   attualmente sono in corso procedure di sfratti esecutivi da parte della società concessionaria nonché impresa immobiliare esecutrice e titolare dei finanziamenti pubblici per la costruzione degli alloggi sociali;

   dal gennaio 2023 la società costruttrice, beneficiaria dei fondi pubblici concessi dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la realizzazione del programma edilizio ricadente sui terreni del comune di Roma, una volta giunta la scadenza indicata su detta convenzione, con cui è stato concesso il diritto di superficie alla società, in mancanza di indicazione da parte della prefettura, ha disposto di assegnare in locazione gli immobili a soggetti terzi estranei alle forze dell'ordine, o comunque in violazione dei requisiti personali e patrimoniali previsti dalla legge di finanziamento nonché in contrasto con le finalità pubblicistiche della realizzazione degli interventi edilizi;

   è noto agli interpellanti che la regione Lazio, a seguito del tavolo tecnico richiesto dal competente provveditorato, ha fornito chiarimenti sul fatto che gli alloggi realizzati con il programma non potranno essere «liberamente utilizzati» dal soggetto attuatore, stante la finalità pubblicistica imposta dalla legge di finanziamento (come disposto dall'articolo 5 comma 2, della legge n. 21 del 2001);

   da articoli di stampa recentemente pubblicati emergerebbe che alcuni dei nuovi assegnatari non sarebbero in possesso dei requisiti personali e patrimoniali previsti dalla normativa vigente;

   il comune di Roma avrebbe inoltre rilevato tre elementi che avrebbero potuto portare alla decadenza della convenzione suddetta. Il primo, il fatto che le tabelle dei prezzi massimi di cessione degli immobili, non siano mai stati comunicati dalla società. Secondo punto, l'Imu non pagata per diverse centinaia di migliaia di euro. Infine, la pratica per il rilascio dell'agibilità che si è conclusa negativamente per l'assenza di documenti dirimenti;

   eppure, nonostante siano trascorsi mesi dalle rassicurazioni da parte del Ministro Salvini, nessun provvedimento è stato finora intrapreso a tutela delle numerose famiglie dei servitori dello Stato, mentre prosegue l'attività di esecuzione degli sfratti esecutivi per mezzo della forza pubblica;

   il soggetto attuatore disattenderebbe, da ultimo, le norme dello Stato, nella fattispecie il decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132, convertito, con modificazioni dalla legge 27 novembre 2023, n. 170, che all'articolo 1-bis prevede che i contratti di locazione o di assegnazione in godimento aventi ad oggetto unità immobiliari a uso abitativo in regime di edilizia agevolata rientranti nel programma straordinario di cui all'articolo 18 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, in scadenza entro il 31 dicembre 2024 sono prorogati fino a tale data ai medesimi termini e condizioni;

   la società avrebbe inoltre palesato, tramite i suoi legali, di voler procedere all'affrancazione del terreno, con chiari intenti di aggirare il vincolo del prezzo massimo di cessione, essendo alloggi sociali pubblici;

   alla luce di quella che a giudizio degli interpellanti è una manifesta violazione di legge e dell'inerzia della prefettura, va osservato che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti inoltre non dichiara l'emergenza abitativa per le numerose famiglie coinvolte nella procedura di rilascio degli alloggi, e non tutela le disabilità di componenti delle famiglie delle forze di polizia, che prevede una riserva di legge ex articolo 31 della legge n. 104 del 1992 –:

   alla luce degli sfratti in corso di esecuzione, quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interpellati intendano porre in essere affinché, in applicazione dell'articolo 1-bis del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132, convertito con modificazioni dalla legge 27 novembre 2023, n. 170, sia riconosciuta la proroga e vengano garantiti i diritti delle famiglie ingiustamente coinvolte;

   se non ritengano, alla luce dei fatti emersi nel corso delle recenti inchieste giornalistiche, di verificare, per quanto di competenza e in raccordo con il comune di Roma, i presupposti personali e giuridici dei nuovi assegnatari, al fine di tutelare la trasparenza e il buon andamento dell'azione amministrativa e l'azione delle istituzioni coinvolte a vario titolo nei fatti esposti in premessa.
(2-00474) «Francesco Silvestri, D'Orso, Ascari, Giuliano, Baldino, Lomuti, Pellegrini, Amato, Caso, Orrico, Cantone, Fede, Iaria, Traversi, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Bruno, Scerra, Scutellà».

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   una consigliera del Municipio Bassa Val Bisagno (Genova), Cinzia Massa, avrebbe prima pubblicato e poi rimosso alcune frasi pubblicate su Facebook particolarmente ingiuriose e discriminatorie;

   a spiegare l'accaduto è una interrogazione presentata in Municipio dai consiglieri di opposizione del Partito Democratico (Fabrizio Ivaldi, Marco Del Gatto, Giorgio Di Lisciandro, Alessandra Leonardo e Luca Mastropietro), della Lista Noi con Massimo Ferrante (Maria Teresa Ruzza e Maria Carlucci), Genova Civica (Enrico Sergio Davico), Lista RossoVerde (Gabriele Ruocco) e Movimento 5 Stelle (Alfonso Nalbone) dove si legge: «Nei giorni scorsi sul suo profilo Facebook la consigliera Cinzia Massa del gruppo Fratelli d'Italia ha scritto testuali parole: “La sinistra sarebbe disposta a candidare in Liguria e in Italia tutta l'Africa giusto per fare un dispetto, ma in realtà si fanno un dispetto da soli. Non vi basta un africano in parlamento, con tutte le accuse a carico dei suoi familiari? Ne volete uno anche in consiglio regionale?”. La persona a cui è rivolto questo post è Simohamed Kaabour, consigliere comunale del Partito Democratico a Genova, e candidato con la Lista civica Liguri a testa alta per Andrea Orlando presidente. Kaabour viene citato chiaramente in uno dei commenti sotto il post stesso. A un contatto che chiede alla consigliera a cosa si riferisca, lei risponde “Si chiama Si Mohamed detto Simo Kaabour”»;

   il primo post era corredato da una fotografia dell'interrogante;

   «Come membri dei gruppi di opposizione – continua l'interrogazione – manifestiamo la nostra solidarietà al collega Kaabour. Altresì esprimiamo tutto il nostro sdegno per le parole della consigliera Massa che denotano una visione miope della comunità multietnica in cui viviamo. Violano la dichiarazione universale dei diritti umani (1948) che afferma che “siamo tutti liberi e uguali” e che non bisogna discriminare le persone senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Le espressioni citate dalla consigliera Massa – prosegue l'interrogazione – sono segno inequivocabile di mancanza di rispetto nei confronti delle Istituzioni e dei suoi rappresentanti. Considerato che la consigliera Massa ricopre in Municipio anche il ruolo di presidente della terza Commissione, le sue dichiarazioni contraddicono palesemente l'incarico assegnatole» –:

   se non intenda il Ministro interrogato stigmatizzare quanto esposto in premessa e se non ritenga di dover intraprendere iniziative urgenti, per quanto di competenza, affinché non si ripetano in futuro episodi discriminatori e razzisti come quello esposto in premessa, in particolare tramite l'utilizzo della rete, da parte di rappresentanti delle istituzioni.
(3-01558)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GUERRA e BONAFÈ. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 145 del 2024, e la circolare interministeriale n. 9032 del 2024, sembrano escludere gli istituti di patronato dal novero dei soggetti abilitati all'invio delle richieste d'ingresso dei lavoratori stranieri e di nulla osta al lavoro;

   a quanto si apprende dai comunicati rilasciati da tali istituti, l'esclusione risulterebbe essere stata confermata dai Ministeri dell'interno e del lavoro con una apposita nota tecnica;

   la decisione si porrebbe in contrasto con quanto previsto dal protocollo firmato nel 2007 tra i Ministeri dell'interno e quello della solidarietà sociale, da una parte, e gli istituti di patronato dall'altra, non essendo mai stato notificato nessun preavviso di disdetta, come sarebbe invece previsto dall'articolo 5 del Protocollo medesimo;

   resterebbero quindi fra i soggetti abilitati alla presentazione della domanda solo le agenzie per il lavoro, i professionisti (avvocati, commercialisti, contabili, consulenti del lavoro) e le associazioni datoriali;

   con questa scelta si porrebbe fine all'attività di assistenza gratuita che gli istituti di patronato hanno garantito per 16 anni, in modo corretto, e con soddisfazione da parte dell'utenza;

   verrebbe inoltre ridotto in tal modo l'insieme di soggetti a cui ci si può rivolgere per le richieste in questione, per le quali i tempi di presentazione sono già molto compressi, con il rischio di ostacolare significativamente, e quindi limitare, il ricorso ai flussi migratori regolari, e dunque indirettamente favorire l'immigrazione irregolare e il lavoro irregolare –:

   quali siano i motivi che avrebbero giustificato l'esclusione degli istituti di patronato dall'insieme dei soggetti abilitati all'invio delle richieste d'ingresso dei lavoratori stranieri e di nulla osta al lavoro, e quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere per superare quella che appare agli interroganti una discriminazione, che si tradurrà in un aggravio ingiustificato di costi e di tempi per i mandatari di quegli istituti, e in un rischio per l'ordinato ed efficace svolgimento delle procedure indicate nel decreto-legge n. 145 del 2024.
(5-03114)


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il Protocollo d'Intesa firmato a novembre 2023 tra Roma e Tirana è stato stabilito il trasferimento di migranti in strutture di accoglienza situate a Shengjin e Gjader in Albania, con l'intento di ridurre la pressione sui centri di accoglienza italiani. Verranno vagliate, sul suolo albanese ma sotto giurisdizione italiana ed europea, le richieste di asilo delle persone migranti, e trattenute le persone in attesa di espulsione e rimpatrio, con un'applicazione extraterritoriale della detenzione amministrativa;

   il costo complessivo dell'operazione, ad oggi, a fronte di maggiori costi operativi e costi di implementazione è stimato in circa 700 milioni di euro;

   il 16 ottobre 2024, la nave Libra della Marina Militare italiana ha effettuato un trasferimento di 16 migranti, selezionati tra 80 migranti intercettati in acque internazionali. La Libra, con un equipaggio di circa 70 persone, ha raggiunto il porto di Schengjin in Albania, con un costo stimato di 320.000 euro per trasportare 16 migranti, di cui 2 minorenni e 2 con problemi di salute, non rientranti nell'accordo Italia-Albania, e quindi riportati in Italia con una nave della Marina. Gli altri 12 migranti sono stati trattenuti all'interno del Cpr di Gjader in Albania;

   il 18 ottobre 2024, la 18a Sezione del tribunale civile di Roma per i diritti della Persona e dell'immigrazione ha emesso una pronuncia secondo cui i migranti trasferiti nei centri in Albania dovranno rientrare in Italia, a causa dell'impossibilità di riconoscere come «Paesi sicuri» gli Stati di provenienza delle persone trattenute, dal che deriva l'impossibilità di applicare la procedura accelerata d'esame domanda di protezione internazionale attivata;

   i 12 migranti egiziani e bengalesi sono rientrati in Italia a bordo di un mezzo della Guardia costiera italiana, determinando ulteriori costi operativi;

   tali operazioni hanno ridotto la Marina Militare e la Guardia costiera al ruolo di «taxi del mare» per pochi migranti, con costi stimati di 400 mila euro per 3 viaggi in una settimana;

   emerge a giudizio dell'interrogante una evidente sproporzione tra il numero di migranti trasferiti e le ingenti risorse impiegate. L'aumento senza controllo dei costi, la gestione inefficace dei rimpatri e la mancanza di trasparenza nell'uso dei fondi pubblici sollevano seri dubbi sull'efficienza economica del progetto e sulla gestione oculata delle risorse dello Stato –:

   se esista un piano dettagliato che indichi la frequenza dei viaggi, il costo stimato per ciascun viaggio di andata e di ritorno, il costo per singolo migrante, i mezzi di trasporto e gli operatori impiegati e il numero medio di migranti da trasferire per ciascun viaggio e inoltre quanti trasporti di migranti verso l'Albania siano previsti su base annua.
(5-03115)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un 33enne originario della Guinea, ospite del Cara di Bari (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) è morto martedì 5 novembre 2024 in ospedale dopo aver ingerito 11 pile come gesto di autolesionismo;

   l'uomo era ospite del Cara a Bari. Secondo quanto riportato da alcuni testimoni, l'uomo è stato portato in ospedale «dopo tre giorni che lamentava dolori alla pancia, ma gli veniva dato solo del paracetamolo». La notizia ha fatto scoppiare una rivolta tra i migranti del centro, alcuni dei quali hanno occupato la struttura, allontanato gli operatori e chiuso i cancelli per bloccare gli ingressi. Sul posto sono intervenute le forze dell'ordine;

   la mattina successiva, numerosi ospiti del Cara hanno sfilato in protesta contro la morte del compagno e per denunciare i maltrattamenti e le condizioni di vita disumane all'interno della struttura, dove si dorme «stipati nei container». Una delegazione di migranti è stata ricevuta dal prefetto di Bari Francesco Russo;

   «Dobbiamo proseguire con il dialogo per il miglioramento delle condizioni di vita» ha detto Afana Docteur, portavoce dell'utenza del Cara. «Il modo in cui siamo costretti a vivere è sgradevole, dentro un container ci sono dieci persone, quando ce ne dovrebbero essere quattro. Molte di loro devono stare in campagna, nel circondario tra Bitonto, Palo, Bitritto dalle 5 e 30 del mattino. Dal Cara si può uscire solo dalle 7. Cosa dovrebbero fare? Devono scavalcare muri di sei metri con filo spinato? C'è gente che si è fratturata le braccia per farlo». E ancora: «Se si torna dal lavoro dopo le 21 non puoi più entrare e dormire fuori. La prigione si chiude alle 20.30. Pensate sia un piacere scavalcare? Uscire così d'inverno, sotto la pioggia? Il prefetto e la politica sanno tutto questo, li tengono in prigione, in una zona militare protetta. Non possono entrare e uscire liberamente, come banditi e mafiosi. Questa è la prima cosa che bisogna cambiare, è un bunker»;

   si tratta di una struttura di prima accoglienza tesa a ospitare i richiedenti asilo nella fase immediatamente successiva al loro ingresso sul territorio italiano, fino alla registrazione della domanda di asilo, entro trenta giorni. La permanenza nel centro, quindi, dovrebbe essere di natura transitoria. Ma la realtà è diversa. Ubicato all'interno di una base militare, circondato da un'alta recinzione in filo spinato controllata h24, e totalmente sconnesso (e distante) dal tessuto cittadino, il Cara di Bari, inaugurato nel 2008 con una capienza ufficiale di 744 posti e una tollerabile di oltre mille (attualmente presenti nella struttura), è l'ennesimo ghetto «informale» che fa da sfondo alle campagne pugliesi. Al suo interno vivono donne, bambini, intere famiglie;

   le condizioni igienico sanitarie sono pietose: solo negli ultimi mesi, in rapida successione, i ratti avevano morso e infettato un utente ed erano state rinvenute delle blatte nei piatti sigillati del servizio mensa –:

   quali iniziative urgenti voglia intraprendere il Ministro interrogato al fine di superare le gravi problematicità riportate in premessa che riguardano il Cara di Bari.
(4-03766)


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 novembre 2024 una manifestazione della formazione neofascista Casapound, Rete dei Patrioti, ha attraversato le vie del centro di Bologna, che si sarebbe dovuta concludere in piazza XX Settembre, a pochi passi dalla stazione centrale;

   questa ultima circostanza ha fatto mobilitare la rete antifascista bolognese, che ha definito come una provocazione la manifestazione di gruppi dichiaratamente neofascisti vicino alla stazione dove c'è stata la strage del 2 agosto 1980, attuata dal terrorismo fascista;

   la manifestazione fascista è stata ripetutamente oggetto di insulti e liquidi lanciati dalle finestre delle vie che stava attraversando. Ma si è fermata dietro al cordone di polizia in tenuta antisommossa all'ingresso della piazza antistante la stazione ferroviaria dove, nel frattempo, si erano radunate molte persone che stavano cantando Bella ciao e lanciavano insulti verso il corteo;

   dal centro è partito anche il corteo dei collettivi studenteschi che, quando ha tentato di avvicinarsi per entrare in contatto con i manifestanti di estrema destra, si è scontrato con la polizia. Tre poliziotti sono rimasti lievemente feriti;

   «Io credo che sia grave – ha sottolineato il sindaco di Bologna Lepore – che chi ha la responsabilità di gestire l'ordine pubblico abbia permesso a 300 persone vestite con la camicia nera di entrare nella nostra città e di sfilare di fronte alla stazione», dove ci fu la strage del 2 agosto. «Noi – ricorda ancora il sindaco di Bologna – eravamo contrari ed avevamo chiesto che questa cosa non si facesse anche perché avrebbe creato problemi di ordine pubblico e avrebbe messo a rischio l'incolumità di tante persone. E come si è visto ieri, purtroppo, questo è accaduto. Penso che qualcuno debba assumersi questa responsabilità. Nel Comitato per l'ordine pubblico, parlandone con il prefetto e il vicequestore e con tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine, c'era contrarietà a svolgere questa manifestazione in piazza XX Settembre. Poi evidentemente – conclude Lepore – qualcuno da Roma ha chiamato e le cose sono cambiate»;

   addirittura, in un video diffuso da diverse testate giornalistiche, si vede un militante di estrema destra intimare al dirigente di polizia, dopo qualche momento di tensione creato dai gruppi neofascisti: «Gli faccia abbassare gli scudi», pochi secondi e i poliziotti in assetto anti-sommossa seguono le indicazioni abbassando le protezioni –:

   se il Ministro interrogato non ritenga grave la scelta di autorizzare la manifestazione dell'organizzazione neofascista a Bologna del 9 novembre 2024;

   come mai sia stata autorizzata la manifestazione nonostante l'indicazione di concedere una diversa piazza emersa nel Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
(4-03767)


   STEFANAZZI, CUPERLO, FASSINO, LACARRA, MARINO, PORTA, MALAVASI, FORATTINI, ROGGIANI, VACCARI, LAI, BERRUTO, GIRELLI, SIMIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, CIANI, TONI RICCIARDI, LAUS, SCOTTO, IACONO, ORFINI, D'ALFONSO, EVI, PRESTIPINO, GHIO, STUMPO, FERRARI, FORNARO, GUERRA, TABACCI, CASU, MAURI, SCARPA, DE LUCA, MANZI, UBALDO PAGANO, DI BIASE, CURTI, CARÈ, SARRACINO, GIANASSI, BOLDRINI, ROMEO, BAKKALI e DE MICHELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 novembre 2023 è stato annunciato un accordo tra Italia e Albania per il trasferimento di migliaia di persone migranti sul territorio albanese in due centri gestiti dalle autorità italiane per la valutazione della domanda di asilo;

   il 14 ottobre 2024 la nave della Marina Militare «Libra» ha trasportato a Shengjinm in Albania, 16 migranti;

   in seguito alle operazioni di screening, quattro persone, di cui due vulnerabili e due minorenni sono state portate in Italia, mentre le restanti dodici sono state successivamente trasferite sul territorio nazionale in seguito a una sentenza della sezione immigrazione del tribunale di Roma;

   l'8 novembre 2024 altri otto migranti sono partiti per l'Albania ma, ancora una volta, uno di loro è stato trasferito in Italia perché risultato vulnerabile per gravi problemi di natura psicologica emersi solo durante l'esame medico svolto al suo arrivo;

   da ciò che apprende l'interrogante, tale persona sarebbe stata portata al Cara di Brindisi, struttura evidentemente non idonea per rispondere alle sue esigenze di cura –:

   se intenda spiegare i motivi per cui il migrante di cui in premessa, inviato nel centro albanese e immediatamente portato in Italia perché giudicato fragile dal punto di vista psicologico, sia stato trasferito in un Cara e non in una struttura idonea alle sue esigenze di salute;

   se sia stata effettuata idonea comunicazione del caso al servizio centrale del sistema di accoglienza nazionale;

   nel caso in cui tale segnalazione sia avvenuta, se intenda chiarire se e quando il suddetto migrante potrà essere inserito in un progetto di cura idoneo alla sua situazione.
(4-03769)


   FRATOIANNI e GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un articolo del quotidiano la Repubblica dell'11 novembre 2024 solleva un quesito legittimo sul perché non sia stato individuato un luogo fuori dal centro di Bologna per fare svolgere la manifestazione promossa da soggetti di estrema destra come Casapound e la cosiddetta Rete dei Patrioti nonostante la prefettura avesse disposto, in una riunione tenutasi quattro giorni prima dell'evento, di trasferirla in una zona più periferica della città proprio per evitare possibili disordini;

   ad oggi, infatti, non è chiaro cosa abbia spinto la prefettura di Bologna a rivedere la decisione assunta il martedì precedente, confermando per il sabato l'originario percorso scelto dagli organizzatori, a pochi metri dalla stazione ferroviaria che fu teatro della strage neofascista del 1980, circostanza vissuta dai bolognesi come una insopportabile provocazione;

   l'articolo di Repubblica anticipa un verbale del Comitato provinciale per l'ordine pubblico e la sicurezza, presieduto dal prefetto, a cui partecipano la questura, i rappresentanti delle forze dell'ordine e dei vigili urbani, oltre al sindaco, datato 5 novembre 2024;

   secondo quanto riportato da Repubblica nel suddetto verbale si legge: «Dall'attività informativa è emersa la concreta possibilità di attriti tra i manifestanti facenti capo a correnti socio-politiche contrapposte» e, di conseguenza, il prefetto, quel giorno avrebbe disposto di variare la sede della manifestazione incaricando la questura, attraverso i funzionari della Digos, di assumere «opportuni contatti con il cosiddetto movimento dei patrioti al fine di addivenire ad una opportuna modifica del luogo di svolgimento della manifestazione, che dovrebbe avvenire al di fuori del centro storico»;

   nel comunicato diffuso dalla prefettura di Bologna nelle ore successive alla manifestazione di sabato 9 novembre 2024 non vi è traccia di questa decisione che sarebbe stata assunta il 5 novembre 2024 e, anzi, nella nota si fa riferimento alla «insussistenza di motivazioni» per vietare la manifestazione e nel passaggio in cui si accenna al tentativo di trasferirla tutto viene ridimensionato all'impatto che la manifestazione avrebbe potuto avere con il consueto affollamento in città durante il week-end;

   la prefettura di Bologna, dunque, ad avviso degli interroganti, non ha ancora chiarito per quale motivo sia stata prevista soltanto la riduzione del percorso e della durata della manifestazione quando, quattro giorni prima, era stata ordinata la variazione della piazza per evitare tensioni che, infatti, poi si sono verificate;

   hanno destato poi scalpore le immagini circolate nei minuti successivi alla fine della manifestazione che mostrano uno dei leader dei movimenti neofascisti interloquire con tono perentorio con i funzionari responsabili dell'ordine pubblico ottenendo che gli agenti abbassassero gli scudi di protezione;

   il sindacato nazionale di polizia Silp Cgil ha giudicato tali immagini inaccettabili, parlando di fatto gravissimo e da stigmatizzare, perché si è data l'idea che le forze dell'ordine obbedissero agli ordini comandati, dai leader della manifestazione, cedendo ad indebite pressioni esterne;

   ad avviso degli interroganti chi ha deciso di consentire la manifestazione neofascista della Rete dei Patrioti, per di più nei pressi della stazione di Bologna, non ha tenuto debitamente conto del contesto e del luogo delicato in cui quella manifestazione si sarebbe svolta, ponendo i presupposti per l'intensificarsi di scontri e tensioni –:

   se risponda al vero che dalla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza tenutosi a Bologna il 5 novembre 2024 fosse emersa la concreta possibilità che la manifestazione della cosiddetta Rete dei Patrioti avrebbe potuto provocare attriti tra i manifestanti facenti capo a correnti «socio-politiche contrapposte» tanto da disporre, tramite la Digos, opportuni contatti con gli organizzatori al fine di addivenire ad una opportuna modifica del luogo di svolgimento della manifestazione, fuori dal centro storico, e per quali motivi ciò non sia poi avvenuto.
(4-03770)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta immediata:


   CASO, ASCARI, AMATO e ORRICO. – Al Ministro dell'istruzione e del merito. – Per sapere – premesso che:

   ad un anno dall'uccisione di Giulia Cecchettin, avvenuto l'11 novembre 2023, i dati forniti dal Ministero dell'interno in merito ai femminicidi mostrano numeri sostanzialmente identici: 113 donne, una ogni tre giorni, sono morte uccise in famiglia o tra gli affetti e 62 di queste da ex, mariti o fidanzati;

   l'ultima si chiamava Aurora Tila ed aveva tredici anni quando la mattina del 25 ottobre 2024 viene scaraventata giù dal settimo piano di un palazzo a Piacenza, sulla base di testimonianze riportate dalla stampa, dal suo ex fidanzato;

   nella sede del numero nazionale contro la violenza e lo stalking, il 1522, di Roma, le telefonate sono aumentate del 70 per cento, come raccontato da Elisa Ercoli, presidente di «Differenza donna» che gestisce il servizio, affermando che: «le operatrici rispondono a 200 chiamate al giorno, una su quattro arriva da una donna che chiede aiuto», quindi dalla morte violenta di Giulia Cecchettin: «si è infranto l'isolamento delle vittime, il tabù che induceva chi stava intorno a loro a restare in silenzio anche quando intuiva il pericolo»;

   nonostante ciò, i dati sui femminicidi dimostrano che la strada è ancora lunga e il supporto delle istituzioni si rivela fondamentale per proteggere le donne vittime di violenza, ma, come spiega Simona Ammerata dello sportello antiviolenza di Lucha y siesta, «se la strage non si ferma è perché gli strumenti e la visione con i quali le istituzioni fronteggiano la violenza di genere, tentando solo di ridurre il danno senza affrontarla come fenomeno strutturale, sono fallimentari»;

   undici giorni dopo il femminicidio Cecchettin erano stati annunciati provvedimenti per prevenire la violenza maschile sulle donne: il più importante era il progetto del Ministro interrogato, un criticato abbozzo di «educazione alle relazioni» nelle scuole d'Italia, che sola con altri quattro Paesi in Europa non prevede l'insegnamento dell'educazione sessuale e affettiva per legge, rimasto, però, lettera morta;

   infatti, come denunciato dall'Agedo nazionale, «Il Fonags, forum delle associazioni di genitori che avrebbe dovuto coordinare il progetto, non è stato mai convocato, nonostante i nostri solleciti» e nonostante sia cresciuto il bisogno di parlarne sia tra i ragazzi sia tra i docenti –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare ogni iniziativa necessaria affinché il progetto «Educare alle relazioni» venga effettivamente attivato all'interno delle scuole, al fine di rispondere all'esigenza non più rinviabile di educare i più giovani all'affettività e alle differenze.
(3-01548)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il PNRR si sviluppa lungo 16 componenti, raggruppate in sei missioni a cui sono destinati complessivamente 191,5 miliardi di euro, di cui 70 in sovvenzioni a fondo perduto e 121 in prestiti;

   alla Missione 4 del PNRR, istruzione e ricerca, è destinato il 16,13 per cento dello stanziamento economico totale, al fine di poter implementare una strategia basata su miglioramento, ampliamento, rafforzamento e potenziamento degli istituti scolastici e di ricerca;

   l'iter del PNRR è iniziato il 30 aprile 2021, con un primo pre-finanziamento da 24,9 miliardi il 3 luglio 2021, consegnati poi ad agosto 2021, prevedendo successive rate semestrali di ugual importo;

   nel novembre del 2023 la Commissione dell'Unione europea ha approvato la rimodulazione di parte del PNRR portandolo da 191,5 a 194,4 miliardi;

   nel maggio del 2024 il presidente dell'Associazione nazionale presidi ha richiesto con urgenza la convocazione del Tavolo tecnico in quanto ben 460 scuole, pur avendo sostenuto, rendicontato inoltrato la richiesta di pagamento delle spese sostenute all'Unità di missione del PNRR, non avevano ricevuto alcun riscontro dalla stessa, nonostante l'approssimarsi della scadenza del 30 giugno 2024 quale data conclusiva delle attività connesse al Piano scuola 4.0;

   alla scadenza del termine i fondi non sono stati erogati agli istituti scolastici, ponendo la dirigenza nell'impossibilità di adempiere a tutti gli obblighi assunti con gli operatori economici, se non attingendo, laddove possibile, alle disponibilità finanziare proprie dell'istituto;

   come appreso da fonti di stampa ad ottobre 2024 Anquap (Associazione nazionale quadri delle amministrazioni pubbliche) ha espresso forte preoccupazione «per la grave situazione finanziaria che coinvolge molte istituzioni scolastiche italiane, costrette a operare in un contesto di estrema difficoltà a causa dei ritardi nell'erogazione dei fondi previsti dal (PNRR), Misura Scuola 4.0»;

   la stessa associazione, in collaborazione col movimento nazionale Direttori Sga, ha poi proclamato e svolto uno sciopero nazionale dei Direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) delle scuole italiane per l'11 novembre 2024, nonché l'astensione dal lavoro straordinario per tutto il restante mese di novembre;

   la maggior parte degli istituti scolastici coinvolti non dispone della capienza economica necessaria per coprire gli obblighi finanziari assunti, determinando così insormontabili difficoltà gestionali poiché, se da una parte gli operatori economici esigono il pagamento delle fatture emesse e, in mancanza dello stesso, paventano il ricorso alle vie giudiziali, dall'altra i revisori dei conti richiamano i dirigenti al rispetto della normativa sulla riduzione dei tempi di pagamento della P.A., incisa fortemente proprio dalle riforme del PNRR;

   ad oggi i suddetti istituti si ritrovano quindi impossibilitati al saldo dei lavori già compiuti dagli operatori economici, con conseguenti azioni legali a loro carico e ritardi nel completamento delle opere, rendendo la situazione insostenibile –:

   se i Ministri interrogati intendano rendere noti i motivi per i quali non siano ancora state completate le erogazioni economiche per i progetti dell'ambito PNRR svolti sino ad oggi da centinaia di istituti scolastici, e se intendano predisporre al più presto tali erogazioni, per porre fine alla situazione di estrema difficoltà in cui si trovano gli stessi.
(4-03768)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo rapporto Cnel 2024 sul mercato del lavoro italiano ha evidenziato come le dinamiche occupazionali penalizzino ancora le componenti più fragili del nostro Paese – donne, giovani e sud – e come vi siano ancora barriere che di fatto non consentono uno sviluppo coerente del mercato del lavoro;

   in ragione delle predette criticità, tra le priorità trasversali del PNRR sono state individuate proprio: la parità di genere, quella generazionale e l'abbattimento dei divari territoriali;

   l'articolo 47 del decreto-legge n. 77 del 2021 ha disposto le quote di assunzione su giovani e donne prevedendo che almeno il 30 per cento delle assunzioni connesse agli appalti finanziati dal PNRR deve essere destinato a giovani sotto i 36 anni e un altro 30 per cento alle donne;

   prima Openpolis.it poi anche l'Anac hanno certificato come quasi il 70 per cento degli appalti è stato avviato in deroga alla clausola sulle assunzioni di giovani e donne;

   in occasione della settima edizione del Forum on Well-Being organizzato da Ocse, in collaborazione con Istat e Ministero dell'economia e delle finanze è stata diffusa una pubblicazione «Benessere e diseguaglianza in Italia» che offre uno sguardo sulle disuguaglianze tra uomini e donne, tra generazioni, tra territori e tra gruppi di popolazione; dal report emerge una rilevante differenziazione territoriale;

   questi divari di genere, generazionali e territoriali si collocano in un contesto del mercato del lavoro che non promette nulla di buono: secondo i dati Istat, a settembre 2024 il numero di occupati scende di 63 mila unità a quota 23 milioni 983 mila e su base mensile, il tasso di occupazione scende al 62,1 per cento rispetto al 62,3 per cento di agosto; il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-0,9 per cento, pari a 14 mila unità) tra gli uomini e tra chi ha 35 anni o più, mentre aumenta tra le donne e gli under 35;

   sulla base dello scenario ipotizzato da Unioncamere e Ministero del lavoro e delle politiche sociali, secondo quanto riferito da alcuni organi di informazione, a novembre 2024 è previsto un nuovo stop al mercato del lavoro, con meno assunzioni e maggiore precarietà –:

   quali iniziative intenda adottare, con la necessaria urgenza, per riequilibrare il mercato del lavoro in ordine ai perduranti divari di genere, generazionali e territoriali, perseguendo la qualità e stabilità occupazionale e per contrastare le condizioni di difficoltà e disuguaglianza che vivono i giovani, le donne e i territori più fragili.
(5-03092)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCOTTO, FORATTINI, BARBAGALLO, STEFANAZZI, UBALDO PAGANO, FOSSI, SARRACINO, GRIBAUDO, LAUS e GUERRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 24 ottobre 2024 si sono incontrate le segreterie nazionali di Filctem, Femca e Uiltec congiuntamente al coordinamento ed Eni Versalis per la presentazione del nuovo piano industriale;

   l'azienda è partita con l'illustrare le condizioni che hanno generato le perdite di bilancio per circa 4 miliardi negli ultimi 5 anni, giustificati dal costo dell'energia troppo elevato e dalla grande disponibilità di mercato per quanto riguarda etilene e polietilene, in un rapporto di costo di uno a quattro con i Paesi del Medio Oriente e asiatici non più sostenibile per Eni Versalis, se non ridisegnando il suo assetto industriale;

   partendo da queste considerazioni Eni Versalis ha maturato l'idea di una nuova chimica, superando di fatto la chimica di base, adottando scelte radicali e irreversibili attraverso una razionalizzazione delle produzioni a partire dalla chiusura del cracking di Brindisi e di Priolo alle quali chiusure andranno affiancati nuovi business;

   a Priolo prevedono una nuova bioraffineria e il riciclo chimico delle plastiche, a Brindisi una gigafactory attraverso una joint venture già annunciata con un player del settore, per la costruzione di accumuli stazionari elettrici, di cui si prevede una forte crescita della domanda nei prossimi anni;

   a Ragusa è stata preannunciata la chiusura del sito industriale con la sua trasformazione potenziale in sedi ufficio, a Porto Torres un impianto di riciclo meccanico e la ricerca di nuove idee industriali condizionate dalle scelte che la regione Sardegna farà sul tema energetico, per quanto riguarda gli altri siti ci sarebbero interventi mirati di efficientamento;

   le organizzazioni sindacali hanno espresso la loro preoccupazione rispetto ad un piano dove sono previste chiusure di siti e investimenti, dei quali ancora non si conoscono i particolari e che dovranno prevedere tutte le garanzie industriali e sociali necessarie;

   le azioni proposte non rappresentano a giudizio dell'interrogante una strategia industriale che meglio risponda alla necessità di tutelare gli interessi non solo delle migliaia di lavoratori coinvolti ma anche dell'intera filiera chimica del Paese;

   allo stesso tempo il coordinamento nazionale ha indicato come indispensabile che qualunque processo di rivisitazione degli impianti chimici di Eni Versalis debba essere avallato in sede governativa;

   per questo i sindacati, il 30 ottobre 2024, hanno chiesto con urgenza un incontro a Palazzo Chigi, per discutere del piano industriale che riscriverà i limiti dell'intera filiera chimica nazionale, che, potrebbe condannare il Paese a un'ulteriore dipendenza;

   a sostegno della vertenza, per rappresentare la preoccupazione e determinazione dei lavoratori, le sigle sindacali hanno deciso di dichiarare lo stato di agitazione nazionale di tutto il gruppo;

   inoltre, è stato proclamato un pacchetto di 8 ore di sciopero articolato a livello territoriale anche alla luce dei rischi per una ricaduta enorme, in termini di perdita di posti di lavoro dell'indotto, dell'ordine di migliaia di unità;

   i sindacati stimano che solo a Priolo, si rischiano circa 5.000 posti di lavoro e più in generale il rischio occupazionale complessivo è stimato intorno a 15.000 persone;

   inoltre la chiusura dello stabilimento di Priolo avrà delle certe ripercussioni sullo stabilimento di Mantova, in quanto questi due stabilimenti risultano essere strettamente interconnessi, infatti la produzione di Piolo viene utilizzata per la produzione di polistirolo dello stabilimento Mantovano;

   a risentire rispetto ai livelli di produzione dello stabilimento mantovano potrebbe essere il vicino centro di ricerca che occupa 300 addetti –:

   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati – per quanto di competenza – per tutelare i livelli occupazionali e preservare un settore strategico nazionale, che evidentemente non può dipendere solo e unicamente dalle dinamiche aziendali e se non ritenga prioritario rispondere alle richieste di incontro delle organizzazioni sindacali.
(5-03108)


   BARBAGALLO e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'8 ottobre 2024, presso la prefettura di Catania, si è tenuta una riunione, richiesta dalle segreterie territoriali di Cgil e Cisl, inerente alla problematica del personale dipendente della Kalat impianti s.r.l.;

   la società, di proprietà della Kalat Ambiente SRR, si occupa del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata nel territorio del Calatino, costituito da quindici comuni a norma e rappresenta, in Sicilia, l'unica forma di gestione interamente pubblica del trattamento e smaltimento dei rifiuti;

   all'incontro hanno partecipato alcuni dei sindaci del territorio interessato, rappresentanti dell'assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro e dell'assessorato dell'energia e dei servizi di pubblica utilità, le organizzazioni sindacali, il presidente della citata società di regolamentazione dei rifiuti e delegati della Kalat impianti s.r.l.;

   a seguito di un incendio verificatosi nel luglio del 2021, l'impianto di selezione della frazione secca dei rifiuti è stato interamente distrutto e, da allora, non è più attivo;

   conseguentemente, i trentasei lavoratori impiegati nello stabilimento – nelle more dell'iter per l'avvio dei lavori di ricostruzione dell'impianto – sono stati collocati in cassa integrazione, già prorogata, la cui prossima scadenza è prevista per il 31 dicembre 2024, termine non più differibile a norma dell'articolo 22-ter del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148;

   nel corso dell'incontro, è emerso che l'assessorato regionale dell'energia e dei servizi di pubblica utilità ha già provveduto all'accertamento delle somme necessarie al ripristino della piena funzionalità della parte di stabilimento rimasto distrutto dall'incendio del 2021 e che le stesse sono in corso di liquidazione;

   la Kalat Ambiente SRR, dal canto suo, ha già espletato le procedure di gara per l'individuazione dell'impresa cui affidare i lavori, i cui tempi di realizzazione sono, tuttavia, stimati in circa 22 mesi;

   forte è la preoccupazione in ordine al futuro occupazionale dei trentasei lavoratori addetti, attesa l'impossibilità di prorogare ulteriormente la cassa integrazione e in considerazione dei tempi previsti per il riavvio integrale dell'impianto, nuovamente interessato, nella nottata del 7 ottobre 2024, da un altro incendio, la cui natura è in corso di accertamento;

   a legislazione vigente non sembrerebbero configurabili ulteriori e/o diverse forme di ammortizzatori sociali a beneficio dei lavoratori in parola, né si rinvengono possibili forme di reimpiego, sia pur temporaneo, degli stessi negli enti locali o in altre aziende del territorio Calatino –:

   quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere il Ministro interrogato in considerazione di quanto sopra esposto e se non ritenga di dover intraprendere un'iniziativa ad hoc, anche di carattere normativo per permettere di tutelare i livelli reddituali e occupazionali dei lavoratori coinvolti fino alla definitiva risoluzione della vicenda.
(5-03109)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in provincia di Lecce nell'ultimo anno sono morte sul lavoro 13 persone. L'ultimo in ordine di tempo un ingegnere di 72 anni, Antonio Greco, che ha perso la vita in un cantiere edile nel centro della città di Lecce;

   il lavoratore era impiegato in alcune misurazioni quando ha perso l'equilibrio ed è precipitato al suolo;

   appare ormai urgente e necessario un intervento deciso e coordinato di tutte le istituzioni per garantire la sicurezza nei cantieri edili e in tutti i luoghi di lavoro oggetto di una quotidiana strage;

   occorre attivare tutte le procedure necessarie a intensificare i controlli e a garantire il pieno rispetto delle normative sulla sicurezza poiché non si possono più tollerare queste continue morti sul lavoro;

   è altresì fondamentale ampliare gli sforzi nella diffusione della cultura della prevenzione;

   le indagini sono attualmente in corso, coordinate dalla procura della Repubblica di Lecce, per accertare le dinamiche esatte dell'incidente –:

   se non intenda, il Ministro interrogato, intraprendere urgenti iniziative, anche di carattere normativo, per contrastare questa continua strage di morti sul lavoro e in particolare se non intenda intervenire con urgenza, per quanto di competenza, rivedendo gli ultimi strumenti messi in campo per contrastare gli infortuni sul lavoro, che evidentemente non sono sufficienti, intensificando i controlli.
(5-03110)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il colosso del delivery Just Eat ha deciso di licenziare un quarto dei dipendenti della sede di Milano per trovare «costi di produzione più bassi e flessibilità oraria maggiormente aderente al modello di business»;

   i sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs scrivono in una nota: «Con una scarna comunicazione, Just Eat, multinazionale leader nel settore della consegna di cibo a domicilio, ha annunciato il drastico ridimensionamento del comparto di assistenza al cliente in Italia, con il conseguente licenziamento di circa 50 lavoratrici e lavoratori attualmente impiegati nella sede milanese»;

   «Nulla di nuovo in un settore – proseguono i sindacati – che vede un costante susseguirsi di crisi aziendali con migliaia di lavoratrici e lavoratori espulsi senza possibilità di reimpiego. Ancora una volta, le scelte di business ricadono sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori. In questo caso l'aggravante è l'esplicitazione, senza nessuna remora etica, che la riorganizzazione aziendale avverrà avvalendosi di lavoratrici e lavoratori impiegati in altri paesi, con costi di produzione più bassi e flessibilità oraria maggiormente aderente al modello di business»;

   una delocalizzazione «inaccettabile che sfrutterà retribuzioni più basse e meno diritti, creando un grave dumping tra lavoratrici e lavoratori», l'accusa del sindacato. A tal fine, promettono congiuntamente Filcams, Fisascat e Uiltucs, nelle prossime ore «verranno messe in campo tutte le azioni possibili in tutte le sedi che si riterranno opportune»;

   in una nota Just Eat fa sapere che si trova «di fronte a una revisione aziendale» che «coinvolge diversi mercati». Per la precisione: in Italia «abbiamo informato le organizzazioni sindacali circa la nostra intenzione di esternalizzare le funzioni di servizio clienti. Poiché ci troviamo in una fase di consultazione, in questo momento non possiamo fornire ulteriori dettagli» –:

   quali iniziative urgenti di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati al fine di salvaguardare i posti di lavoro e scongiurare la delocalizzazione del servizio clienti Just Eat all'estero.
(5-03111)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un operaio è stato preso a bastonate sul volto e sulle braccia perché si è rivolto al sindacato;

   Tahla, 22enne, operaio pakistano della Vot International, un'azienda a conduzione cinese di Quarrata, in provincia di Pistoia, dove si producono divani, si era rivolto al sindacato insieme ad altri colleghi, denunciando turni di 12-14 ore al giorno, lavoro nero ed «abusi di ogni tipo da parte dell'azienda e del caporale che gestisce la forza lavoro in fabbrica»;

   la denuncia arriva dal sindacato Sudd Cobas che a inizio mese aveva già denunciato l'aggressione ad un picchetto di lavoratori e sindacalisti a Seano. Il sindacato, attraverso la campagna «Shame in Italy» (vergogna in Italia) sta cercando di sindacalizzare le ditte «insindacalizzabili», ovvero le fabbriche più piccole dove i lavoratori vengono trattati come schiavi, privi di tutele e orari;

   Quarrata si trova ai confini occidentali del «distretto parallelo» del settore del pronto moda, del tessile e delle confezioni, perlopiù a conduzione cinese, che si è via via allargato in tutta la Piana fiorentina, pratese e pistoiese dove avvengono episodi di grave sfruttamento;

   il sindacato di base ricorda che l'azienda di Quarrata «è stata oggetto recentemente di controllo da parte dell'ispettorato del lavoro, che aveva avuto modo di riscontrare diverse irregolarità. Ma lo sfruttamento in fabbrica è proseguito già dal giorno dopo il controllo, proprio come avveniva prima»; «L'azienda – proseguono – ha tre unità produttive a Pistoia mascherate da un sistema di scatole cinesi»;

   Tahla è stato ricoverato al pronto soccorso di Prato con una prognosi di 7 giorni, tuttavia secondo quanto racconta Luca Toscano, coordinatore locale dei Sudd Cobas, «Mentre insieme a un collega andavamo a trovarlo siamo stati fermati dai Carabinieri. I nostri corpi e la nostra auto sono stati perquisiti alla “ricerca di armi ed esplosivi”». Sarebbe accaduto un'ora prima dello sciopero. «Il soggetto – si legge nel verbale – al momento del controllo assumeva un atteggiamento sospetto e visti i suoi precedenti di polizia si procedeva con la perquisizione». Secondo Toscano: «Invece di individuare e punire immediatamente i caporali responsabili della gravissima aggressione a colpi di bastoni di oggi, i carabinieri provano ad intimidire i sindacalisti» –:

   se non intendano i Ministri interrogati intraprendere iniziative urgenti di competenza al fine di contrastare il grave sfruttamento in atto nelle fabbriche del cosiddetto «distretto parallelo» e se non intendano in particolare avviare controlli mirati per evitare il ripetersi di episodi come quelli riportati in premessa.
(5-03112)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   PAOLO EMILIO RUSSO, BARELLI e NAZARIO PAGANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la formazione rappresenta una leva strategica per la modernizzazione e il rinnovamento della pubblica amministrazione;

   come dichiarato dal Ministro interrogato, «avere personale costantemente aggiornato significa essere in grado di rispondere in maniera efficace ai cambiamenti dettati dalle evoluzioni normative, dall'innovazione tecnologica e dalle esigenze di offrire servizi evolutivi in continua trasformazione a cittadini ed imprese»;

   la direttiva del Ministro interrogato in merito alla pianificazione della formazione e allo sviluppo delle competenze fornisce, in particolare, indicazioni metodologiche e operative per la pianificazione, la gestione e la valutazione delle attività formative –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito alle iniziative intraprese al fine di promuovere lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze del personale pubblico.
(3-01556)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   è stato recentemente pubblicato il primo report semestrale previsto dalla milestone M1C1-59 bis del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finalizzato al monitoraggio della riforma della pubblica amministrazione volta all'implementazione di un modello di gestione strategica delle risorse umane, innovativo per il settore pubblico, basato sulla centralità delle competenze e orientato al rafforzamento della capacità amministrativa di enti e istituzioni dei vari comparti;

   il report offre le risultanze di 27 indicatori chiave di monitoraggio dell'azione di riforma, relativi a 6 dimensioni rilevanti per una gestione strategica delle risorse umane monitorate su un primo panel di amministrazioni che partecipano ai progetti del dipartimento, ovvero la rilevazione e classificazione di professioni e competenze (il sistema professionale, la programmazione del fabbisogno di personale, il reclutamento, lo sviluppo professionale e di carriera e la capacità amministrativa intesa come abilità organizzativa);

   il report – corredato da una nota metodologica che descrive il contesto e i principi utilizzati per identificare e valorizzare gli indicatori individuati che, a tendere, potranno fornire un quadro dell'impatto delle trasformazioni e delle evoluzioni dei modelli di gestione del capitale umano all'interno della pubblica amministrazione – è stato definito nel giugno 2024, in ottemperanza con il termine previsto per il conseguimento della milestone M1C1-59 bis, con il presidio scientifico dell'unità operativa centrale istituita presso il dipartimento della funzione pubblica, al fine di indirizzare e monitorare l'attuazione della riforma e, negli ultimi mesi, è stato oggetto di puntuale assessment da parte della Commissione europea che ne ha validato l'impianto e confermata la pubblicazione semestrale;

   già a partire dal prossimo report, la cui pubblicazione è prevista entro il 31 dicembre 2024, saranno valutati il progressivo ampliamento del set di indicatori e del panel di amministrazioni coinvolte, al fine di consolidare la valenza informativa del monitoraggio e di intercettare i driver più efficaci per promuovere l'adozione di un modello di gestione del capitale umano innovativo, condiviso tra tutte le pubbliche amministrazioni e basato sulla centralità delle competenze –:

   quali saranno le iniziative che il Governo, per quanto di competenza, intenderà adottare dopo la pubblicazione del prossimo report al fine di perfezionare l'opera di monitoraggio della riforma della pubblica amministrazione e di giungere ad un'efficace implementazione di un modello di gestione strategica delle risorse umane, che si basi sulle competenze e che si orienti al potenziamento della capacità amministrativa di enti ed istituzioni.
(3-01557)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

   la legge 14 febbraio 1974, n. 37, in materia di gratuità del trasporto dei cani guida dei ciechi sui mezzi di trasporto pubblico, dispone che le persone non vedenti abbiano diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei viaggi, su ogni mezzo di trasporto pubblico, senza dover pagare per l'animale alcun biglietto o sovrattassa;

   al non vedente è riconosciuto altresì il diritto di accedere agli esercizi aperti al pubblico con il proprio cane guida;

   nel corso del tempo, il ruolo dei cani nella vita delle persone è diventato sempre più importante, fino a divenire centrale nel caso, ad esempio, delle persone con disabilità, psichica o fisica, dei bambini affetti da spettro autistico, ma anche di persone affette da malattie quali diabete, narcolessia, epilessia, morbo di Addison, allergia alimentare grave, tubercolosi, sindrome da tachicardia o ortostatica posturale;

   molti cani vengono addestrati da professionisti ad essere cani da assistenza o da allerta medica;

   esistono cani da assistenza motoria, quelli addestrati ad allertare il paziente-assistito in caso di diabete riconoscendo sintomi di ipo e iperglicemia, cani per crisi di epilessia e Alzheimer, fino ad arrivare al cane in grado di aiutare in casi di sordità e ipoacusia;

   vi sono cani che operano nel campo della giustizia e sono utilizzati per assistere persone vittime di crimini, testimoni e altre persone durante le inchieste e il perseguimento dei crimini o altri processi legali, cani utilizzati in centri educativi e impiegati da insegnanti di educazione speciale per facilitare l'interazione con gli studenti, cani utilizzati in centri di salute che spesso affiancano terapisti, psicologi e altri professionisti del settore medico per facilitare il recupero e la gestione dei sintomi dei pazienti, la cosiddetta pet therapy, sempre più diffusa;

   il valore economico di un cane d'assistenza oscilla da un minimo di 12.000 euro fino a 30.000 euro, ed è quindi evidente quanto possa pesare sul bilancio di una famiglia che ne necessita;

   ad oggi, in tale ambito, esiste un vuoto normativo nella legislazione nazionale, in quanto la legge n. 37 del 1974 non contempla il riconoscimento dei cani da assistenza che non possono godere quindi degli stessi diritti dei cani guida ovvero non possono entrare in tutti i luoghi pubblici o privati, obbligando anche il loro accompagnatore a rinunciarvi poiché non tutelato nella salute dalla presenza del proprio cane;

   nonostante l'Accordo Stato-regioni del 25 marzo 2015 abbia di fatto stabilito l'equiparazione dei cani d'assistenza ai cani guida, non esiste ancora una legge italiana specifica che disciplini l'intero settore dei cani d'assistenza, diversamente da quanto invece avviene in alcuni Paesi d'Europa in cui esistono requisiti standardizzati, sistemi di valutazione e una procedura per il riconoscimento del binomio cane-disabile;

   riconoscere l'importantissimo ruolo che questi animali svolgono per assicurare l'autonomia di persone con disabilità e aiutarle ad inserirsi più agevolmente nel contesto sociale, anche attraverso un riordino normativo, è quindi fondamentale per garantire la tutela dei diritti dei disabili e il benessere dei cani che li assistono –:

   se i Ministri interpellati abbiano intenzione di assumere iniziative normative volte ad implementare la legge 14 febbraio 1974, n. 37, al fine di garantire gli stessi diritti previsti per chi si serve di cani guida anche ai soggetti accompagnati dai cani d'assistenza o d'allerta medicale e agli amministratori di sostegno o prestatori di cura di costoro;

   se ritengano prioritario adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte ad istituire un fondo annuale presso il Ministero dell'economia e delle finanze, ripartito con un decreto del Ministero della salute di concerto con il Ministero dell'economia e finanze, affinché il costo dell'acquisto, dell'addestramento e delle spese veterinarie dei cani non ricada sulle famiglie dei soggetti interessati;

   se intendano adottare iniziative di competenza anche di carattere normativo al fine di aumentare l'importo delle sanzioni pecuniarie previste per chi ostacoli l'esercizio dei diritti di trasporto e gli accessi pubblici ai cani in oggetto e ai soggetti da essi accompagnati;

   se abbiano intenzione di promuovere, attraverso le autorità statali competenti e in collaborazione con le regioni, percorsi multidisciplinari che coinvolgano figure professionali provenienti dalla medicina umana e veterinaria, dal settore socio-sanitario e cinofilo al fine di costruire in Italia una vera e propria filiera del cane d'assistenza.
(2-00476) «Cherchi, Francesco Silvestri».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   ZANELLA e BORRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia circa 5 milioni di persone seguono terapie basate su anticoagulanti orali; tra i farmaci anticoagulanti, Warfarin e Sintrom sono quelli maggiormente prescritti;

   per monitorare la terapia anticoagulante, viene generalmente adoperato l'indice di coagulazione normalizzato Inr;

   il mantenimento di valori di Inr al di fuori di un range prefissato espone i pazienti a seri pericoli e ciò comporta la necessità di controllare l'Inr quasi quotidianamente; al contrario per quanto a conoscenza degli interroganti i pazienti si sottopongono a un prelievo sanguigno ogni 7-10 giorni, con gravi rischi per la loro sopravvivenza, subendo inoltre il danneggiamento dei vasi sanguigni;

   si stima che l'1,3 per cento dei pazienti che assumono il Warfarin muoia ogni anno;

   i sistemi sanitari di Paesi europei, tra questi la Germania, il Regno Unito, la Spagna e la Grecia forniscono ai pazienti in terapia anticoagulante un misuratore, certificato e molto preciso, che funziona come quelli che vengono adoperati per misurare la glicemia;

   i pazienti italiani, invece, sono costretti ad acquistare apparecchio e strisce reattive a caro prezzo da farmacie online, e ogni scatola da 48 strisce costa circa 200 euro, mentre il costo dell'apparecchio si aggira intorno agli 800 euro;

   pazienti hanno comunicato agli interroganti che il Servizio sanitario nazionale non fornisce alcun ausilio ai pazienti in terapia anticoagulante, anche a fronte di un rischio enorme e immediato alla loro salute e alla loro vita, questo mentre il Servizio sanitario nazionale, giustamente, fornisce ai diabetici dispositivi analoghi a quelli necessari ai pazienti in terapia anticoagulante –:

   se non ritenga necessario e urgente assumere iniziative al fine di prevedere che il Servizio sanitario nazionale eroghi gratuitamente ai pazienti in terapia anticoagulante strumenti per il controllo dell'indice di coagulazione normalizzato Inr.
(5-03099)


   QUARTINI, MARIANNA RICCIARDI, SPORTIELLO e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il report di Ats Città metropolita sui flussi nei pronto soccorso della città di Milano ha messo in evidenza, qualche tempo fa, una differenza sostanziale tra pazienti trasportati dal 118, pari al 30 per cento nei privati e al 22 per cento del pubblico, e gli accessi autonomi dove invece il rapporto si inverte; altro elemento significativo è la percentuale di ricoveri: il 49 per cento nei presidi pubblici contro il 26 per cento di quelli accreditati del privato;

   a causa delle lunghe file di attesa e del sovraffollamento anche nei pronto soccorso, a cominciare dal nord del Paese, si stanno moltiplicando i pronto soccorso privati accreditati. Anche in Sicilia sembra si sia raggiunto un accordo secondo cui sarà possibile abbattere le liste d'attesa anche consentendo il trasferimento dai pronto soccorso del sistema pubblico ad una struttura privata;

   i pronto soccorso privati, pur non convenzionati e non inseriti nella rete dell'emergenza regionale, si stanno diffondendo soprattutto nelle grandi città come soluzione per le lunghe attese ai pronto soccorso pubblici;

   tuttavia, si tratta spesso di strutture inadeguate a gestire l'emergenza-urgenza e le prestazioni erogate a pagamento concernono una selezione sulla base della minore complessità e maggiore remuneratività;

   la netta distinzione tra pronto soccorsi privati convenzionati e pronto soccorso privati solo accreditati si sta facendo sempre più opaca e spesso si ritiene che le due tipologie di strutture siano equivalenti, senza tenere in considerazione che la qualificazione di una struttura come pronto soccorso richiede rigorosi requisiti di conformità agli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera declinati nel regolamento di cui al decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70;

   i diversi provvedimenti del Governo vanno tutti nella direzione di finanziare il privato, anche semplicemente accreditato, per sopperire alle difficoltà in cui il nostro Sistema sanitario nazionale pubblico si trova proprio a causa del contestuale definanziamento operato dal Governo stesso, con il rischio sempre più reale di creare una sanità per i ricchi, selettiva e a pagamento, e una sanità per i poveri definanziata e abbandonata a sé stessa, con tutti i rischi conseguenti all'inappropriatezza delle cure –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda porre in essere per circoscrivere questo fenomeno di privatizzazione dei pronto soccorso che rischia di creare contesti inappropriati quanto alle cure oltre che una sanità privata selettiva e a pagamento e una sanità per i poveri sempre più definanziata.
(5-03100)


   FURFARO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le cronache locali spesso denunciano difficoltà di accesso ai servizi sanitari territoriali e ospedalieri con lunghi tempi di attesa per gli esami diagnostici, per le visite specialistiche o per le prestazioni sanitarie generiche costringendo sempre più spesso i cittadini a ricorrere alla sanità privata, ed in alcuni casi anche a rinunciare alle cure a causa degli alti costi;

   la gestione della sanità della regione Umbria e in particolare della Media Valle del Tevere è in grave difficoltà e non riesce a garantire risposte adeguate ai bisogni assistenziali dei cittadini;

   in particolare l'Ospedale della Media Valle del Tevere (Pantalla) è stato già in passato oggetto di un precedente riordino della rete ospedaliera regionale, con la contestuale chiusura di altri due ospedali (Marsciano e Todi) e la sua classificazione a ospedale di «base» ai sensi del decreto ministeriale del Ministero della salute n. 70 del 2015, per poi diventare, successivamente, durante la pandemia un presidio Covid;

   a seguito della deliberazione n. 216 del 26 gennaio 2022 dell'Assemblea legislativa della regione Umbria il presidio ospedaliero di Pantalla assieme a quello di Castiglione del Lago e di Assisi avrebbero dovuto essere integrati funzionalmente con l'Azienda ospedaliera di Perugia (dipartimento di emergenza e accettazione II livello);

   tuttavia la giunta regionale, con la deliberazione n. 1339 del 28 dicembre 2023 avrebbe adottato una programmazione della rete ospedaliera regionale che disattende gli impegni e, ad oggi, sono poche le specialità attive previste a Pantalla (medicina generale, chirurgia generale programmata, ortopedia e traumatologia, ostetricia e ginecologia) e rimanendo come strutture complesse solo medicina generale e pronto soccorso;

   per gli abitanti della Media Valle del Tevere le scelte della regione sono la certificazione di un definitivo depauperamento dell'ospedale di Pantalla che perde la propria autonomia –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa quali iniziative urgenti, per quanto di competenza e nel rispetto delle prerogative regionali in materia di sanità e di organizzazione delle strutture sanitarie, intenda adottare affinché l'Ospedale della Media Valle del Tevere venga adeguato agli standard di un Ospedale dipartimento di emergenza e accettazione I livello con funzioni integrate in modo da garantire l'attivazione di discipline medico-chirurgiche che oggi obbligano i pazienti a lunghi spostamenti e degenze lontano dalla propria residenza.
(5-03101)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Loizzo e altri n. 1-00231, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Palma.

  La mozione Mantovani e altri n. 1-00360, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pella.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Loizzo n. 1-00231, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 223 del 10 gennaio 2024.

   La Camera,

   premesso che:

    la sclerosi multipla è una malattia cronica neurodegenerativa che, attaccando il sistema nervoso centrale, altera le funzionalità delle aree cognitive, emotive, motorie, sensoriali e visive delle persone che ne vengono colpite;

    la sclerosi multipla può manifestarsi con sintomi anche molto diversi tra loro, variabili da persona a persona, a seconda dell'entità e della sede della lesione nel sistema nervoso centrale;

    i sintomi più comuni della sclerosi multipla comprendono, tra gli altri, il senso di stanchezza e di fatica, il senso di intorpidimento, i disturbi motori e della coordinazione, i disturbi visivi e della sensibilità, i disturbi vescicali e intestinali, i disturbi cognitivi, i disturbi sessuali, i cambiamenti dell'umore e la depressione. A queste manifestazioni possono accompagnarsi ulteriori sintomi come disturbi nel linguaggio, problemi di udito e tremori;

    il «Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate 2023» (di seguito denominato Barometro 2023), frutto del lavoro dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e del confronto continuo con i pazienti, le istituzioni e la rete degli operatori, offre una fotografia della sclerosi multipla e della sua realtà in Italia;

    secondo il Barometro 2023, le persone con sclerosi multipla nel mondo sono circa 2,8 milioni, di cui 1,2 milioni in Europa e circa 137.000 in Italia, dove si verificano oltre 3.600 nuovi casi all'anno. Nel nostro Paese si registrano 221 persone con sclerosi multipla ogni 100.000 abitanti, con eccezione della Sardegna, nella quale la stima sale a circa 410 casi per 100.000 abitanti;

    la sclerosi multipla può esordire a ogni età della vita, ma è più comunemente diagnosticata nel giovane adulto tra i 20 e i 40 anni. Le donne sono colpite in misura superiore agli uomini, con un rapporto circa doppio nei casi prevalenti, mentre tra i casi incidenti (nuovi casi anno) si registra in media un rapporto di 3 donne ogni uomo colpito dalla malattia (sempre secondo il Barometro 2023);

    la sclerosi multipla è una malattia complessa ed eterogenea e rientra tra le patologie croniche, dal momento che non esiste una cura definitiva, ma sono disponibili terapie che modificano il suo andamento, rallentandone la progressione. Le sue manifestazioni cliniche, come detto, possono essere molto differenti e le conseguenze investono gli ambiti della salute, del lavoro, familiari e sociali;

    fattori come la cronicità, l'insorgenza giovanile e l'imprevedibilità del decorso della malattia incidono sulla qualità di vita e spesso coinvolgono l'intero nucleo familiare della persona colpita. Un sostanziale miglioramento della qualità di vita della persona con sclerosi multipla può essere ricercato attraverso una gestione della malattia che parta da un approccio interdisciplinare integrato, una diffusione di protocolli per la diagnosi tempestiva e un miglioramento nel percorso assistenziale dei pazienti e delle famiglie;

    il 30 maggio 2022, in occasione della Giornata mondiale della sclerosi multipla, l'Aism ha presentato alla Camera dei deputati l'«Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025» (di seguito denominata Agenda 2025);

    l'Agenda 2025 – che dà seguito alla prima Agenda presentata da Aism nel 2015 – raccoglie i contributi ricevuti da un'ampia varietà di soggetti, ciascuno portatore di una prospettiva e di una esperienza specifica, a partire dai contributi delle persone con sclerosi multipla e delle loro famiglie, dei medici e dei professionisti sanitari (neurologi, ricercatori e altri operatori), nonché i contributi dei volontari, delle aziende attive nella realtà della sclerosi multipla e dei rappresentati delle istituzioni nazionali e locali;

    l'Agenda 2025 è strutturata in linee di missione, priorità e azioni ed è fondata sui diritti affermati nella «Carta dei diritti delle persone con SM e patologie correlate» di Aism, già sottoscritta da oltre 60.000 persone: salute, ricerca, autodeterminazione, inclusione, lavoro, educazione e formazione, semplificazione, innovazione, informazione e comunicazione, partecipazione attiva;

    il 31 maggio 2023, nella settimana dedicata alla sensibilizzazione sulla sclerosi multipla, Aism ha presentato la mozione «1000 azioni oltre la SM 2023», articolata in trenta punti, che rimandano direttamente alle linee di missione e alle priorità dell'Agenda 2025;

    a oggi quasi una persona con sclerosi multipla su due riceve meno assistenza di quanto avrebbe bisogno, una persona con sclerosi multipla su tre lamenta tempi di attesa molto lunghi per la risonanza magnetica. Il 40 per cento dei pazienti, inoltre, segnala carenze nel percorso di presa in carico specialistica, alle quali si aggiungono restrizioni nell'accesso ai farmaci modificanti la malattia. Anche la riabilitazione, nonostante qualche eccezione, rimane uno dei punti deboli del sistema, con il 42 per cento dei pazienti che non è riuscito ad accedervi o ne ha comunque tratto minimo beneficio;

    la sclerosi multipla pesa sui pazienti e sulle loro famiglie anche dal punto di vista economico: prestazioni diagnostiche, assistenza domiciliare, certificazioni, farmaci sintomatici, riabilitazione e supporto psicologico costituiscono una spesa media annua di circa 5.000 euro, che arrivano a 12.000 per chi ha disabilità grave e possono raggiungere i 25.000 euro per le famiglie costrette a spendere di più;

    per contribuire al superamento delle descritte criticità, in coerenza con le linee di missione dell'Agenda 2025, la mozione Aism sottolinea – tra l'altro – l'importanza della promozione della telemedicina, dell'accesso all'e-health e ai nuovi strumenti digitali;

    in questo ambito, la telemedicina può svolgere un ruolo fondamentale per il miglioramento dell'accesso ai servizi e alle prestazioni, per il monitoraggio delle condizioni del paziente con sclerosi multipla, per verificare l'appropriatezza e l'aderenza alle cure, per il rapido intervento in situazioni di emergenza, nonché per l'orientamento e l'indirizzo alla rete dei servizi. La telemedicina e, in particolare, la televisita si configura come uno strumento di integrazione dell'offerta di cura tradizionale che può migliorare quelli che da sempre sono considerati i principali indicatori di qualità dell'assistenza: efficacia, efficienza e appropriatezza;

    la telemedicina non deve ridursi ad un prodotto tecnologico e/o ad una attività autonoma e scollegata rispetto alle attività in presenza, ma deve costituire una risorsa aggiuntiva, complementare alle attività tradizionali, in grado di fornire un valore aggiunto al paziente e al sistema e praticabile qualora le condizioni del paziente stesso lo richiedano e lo consentano. La telemedicina gioca un ruolo fondamentale nel garantire maggiore equità di accesso alle cure, così come evidenziato nell'Agenda 2025, ma anche la sostenibilità organizzativa ed economica del sistema sanitario;

    il documento «PDTA per la sclerosi multipla: indicazioni per la creazione delle reti di assistenza», promosso dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e redatto grazie alla collaborazione di un gruppo di lavoro formato da esperti di alta qualificazione, offre indicazioni e suggerimenti per rendere i servizi per la sclerosi multipla più equi, relativamente alle condizioni di accesso, nonché per incrementare la qualità sotto il profilo dell'appropriatezza clinica e organizzativa;

    il documento per il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) citato definisce la sclerosi multipla una patologia «particolarmente adatta all'applicazione della Telemedicina», nonché un potenziale modello per altre patologie neurologiche e croniche, in ragione della sua eterogeneità clinica e dei diversi bisogni e percorsi terapeutici che ne derivano;

    lo stato dell'arte, i processi di adozione e l'impatto della telemedicina nella gestione delle persone con sclerosi multipla in Italia sono stati analizzati nell'ambito del progetto EcoSM – Ecosistema digitale di assistenza e monitoraggio del paziente con sclerosi multipla, realizzato grazie alla collaborazione tra la Società italiana di neurologia (Sin) e l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism);

    la survey ha coinvolto 66 centri italiani che gestiscono il trattamento di circa il 50 per cento delle persone con sclerosi multipla in Italia, e ha focalizzato l'analisi sull'uso della «televisita» evidenziandone applicabilità, condizioni operative, barriere all'utilizzo e strategie implementative con lo scopo di dare una rappresentazione dello stato di diffusione del paradigma innovativo della telemedicina nel nostro Paese rispetto a una patologia complessa, di grande impatto e, purtroppo, con un trend in ascesa;

    più del 45 per cento dei 66 centri di sclerosi multipla rispondenti alla survey pratica attualmente la televisita. Emerge, dunque, una significativa prontezza della comunità dei clinici e dei pazienti nell'adozione stabile dell'innovazione per andare verso forme di multicanalità, e anche un buon livello di soddisfazione (67 per cento);

    secondo l'opinione dei rispondenti, tutte le attività di cura e follow-up della sclerosi multipla possono essere erogate da remoto (visite di follow-up, visite anamnestiche, valutazione di analisi di laboratorio o strumentali, monitoraggio post terapie e visite di supporto psicologico), con l'unica eccezione della diagnosi. L'aggravamento delle condizioni del paziente (grado di Edss – scala di disabilità) non modifica l'atteggiamento dei medici, che hanno già cominciato a sperimentare l'utilità delle televisite anche per i casi più gravi, soprattutto nelle attività di follow-up e monitoraggio nel tempo;

    la pandemia da COVID-19 ha definitivamente reso la telemedicina una modalità accettata e diffusa per l'erogazione di servizi sanitari come complemento delle attività in presenza. I ricercatori dell'Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell'Università del Sacro Cuore, nel documento «Analisi dei modelli organizzativi di risposta al COVID-19 in Italia – Instant Report ALTEMS #2020-2022», hanno sottolineato l'importanza di «mettere a sistema» quanto realizzato sotto la spinta dell'emergenza, per integrare le soluzioni all'interno dei processi clinico-assistenziali e capitalizzare i risultati raggiunti utilizzandoli anche come base per i successivi passi di evoluzione digitale del sistema sanitario, nell'ottica della continuità del percorso di cura del paziente, sia all'interno dei singoli centri che nella collaborazione ospedale-territorio;

    l'assenza di adeguate condizioni operative, di forme di finanziamento specifiche, di competenze diffuse e di un'adeguata dotazione tecnologica rappresentano le barriere principali a un utilizzo più ampio e uniforme dei nuovi strumenti digitali;

    nell'ambito della Missione 6, Componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il sub-investimento 1.2.3 ha l'obiettivo di promuovere e rendere strutturali nel Servizio sanitario nazionale le prestazioni di telemedicina a supporto dei pazienti con malattie croniche;

    la rimodulazione della Missione 6 del PNRR approvata dalla Commissione europea ha permesso di incrementare i fondi destinati all'assistenza domiciliare e alla telemedicina. In particolare, le risorse destinate alla telemedicina sono aumentate di 500 milioni di euro, con un incremento del target finale di 100.000 persone per un totale di 300.000 assistiti con servizi di telemedicina entro il termine del 2025;

    Agenas, in qualità di Agenzia nazionale per la sanità digitale e di soggetto attuatore del citato sub-investimento 1.2.3, ha diramato le «Linee guida per i Servizi di telemedicina – Requisiti funzionali e livelli di servizio», le «Indicazioni per la presentazione dei progetti regionali di telemedicina – Piano operativo regionale/provinciale» e le «Linee di indirizzo per i servizi di telemedicina», approvate con decreti del Ministro della salute in data 21 settembre 2022 e 30 settembre 2022;

    le linee di indirizzo di cui al citato decreto del Ministro della salute 30 settembre 2022 hanno lo scopo di supportare le regioni e le province autonome nella definizione delle iniziative progettuali di telemedicina finanziabili con risorse PNRR. Nel fornire tali indirizzi, il documento conferma che «le malattie neurodegenerative, tra queste la sclerosi multipla e le altre malattie infiammatorie del Sistema nervoso centrale [...], configurano nella loro evoluzione clinica, setting assistenziali complessi, variabili nel tempo e particolarmente costosi per il Sistema sanitario nazionale. Il telemonitoraggio può essere quindi uno strumento digitale di grande supporto nella gestione dei pazienti neurologici»;

    la digitalizzazione rappresenta la vera sfida per la trasformazione del nostro servizio sanitario, con un enorme potenziale, in particolare nei percorsi di cura dei pazienti con patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative come la sclerosi multipla,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a favorire, per quanto di competenza, l'attuazione delle linee di missione, delle priorità strategiche e delle azioni declinate nell'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025 e nella mozione «1000 azioni oltre la sclerosi multipla 2023» promosse da Aism e citate in premessa;

2) a promuovere e adottare iniziative di competenza per rendere strutturali nel Servizio sanitario nazionale i servizi e le prestazioni di telemedicina, inclusi la teleriabilitazione e il supporto psicologico da remoto, in particolare nei percorsi di cura dei pazienti con patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative come la sclerosi multipla, ad integrazione e completamento degli interventi in presenza, in coerenza con gli obiettivi fissati per il sub-investimento 1.2.3, della Missione 6, Componente 1, del PNRR;

3) a promuovere la definizione di una codificazione e di una tariffazione unitaria delle televisite nel quadro dei livelli essenziali di assistenza, secondo criteri di valorizzazione del tempo e dell'impegno dello specialista, nonché l'individuazione di specifiche forme di finanziamento, al fine di assicurare certezza ed esigibilità delle prestazioni di telemedicina nei sistemi sanitari regionali;

4) ad adottare iniziative di competenza volte ad approvare formalmente il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per la sclerosi multipla pubblicato da Agenas, al fine di sostenere la qualificazione, la progettazione e l'implementazione di analoghi documenti a livello regionale, nonché di rendere uniforme l'integrazione della telemedicina nell'ambito dei percorsi diagnostico terapeutico assistenziali regionali;

5) ad adottare le iniziative volte a promuovere, nell'ambito degli indirizzi definiti dalla commissione nazionale per la formazione continua in medicina, gli investimenti regionali in formazione e aggiornamento che mirano a rafforzare le competenze tecnologiche e digitali dei professionisti;

6) a promuovere, d'intesa con le regioni, il riconoscimento e lo sviluppo della rete di patologia dedicata alla presa in carico delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate, anche attraverso l'inserimento dei centri clinici per la diagnosi e la cura della sclerosi multipla nei piani di riorganizzazione delle reti ospedaliere nazionali;

7) ad adottare iniziative utili al superamento delle criticità riscontrate nei percorsi di diagnosi e di cura delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate, assicurando lo smaltimento delle liste di attesa, la disponibilità dei farmaci modificanti la malattia, la piena rimborsabilità dei farmaci sintomatici previsti dal piano di cura, nonché l'accesso a terapie riabilitative di qualità e specifiche;

8) ad adottare iniziative volte a garantire, d'intesa con le regioni, il sostegno psicologico alle persone con sclerosi multipla e patologie correlate e ai loro caregiver familiari, anche attraverso il supporto a distanza;

9) a proseguire il coordinamento dei lavori del «Tavolo tecnico per l'analisi e la definizione di elementi utili per una legge statale sui caregiver familiari», al fine di individuare le aree di intervento e le maggiori esigenze cui dare risposta, anche attraverso la formulazione di proposte funzionali all'elaborazione di un disegno di legge;

10) a sostenere la ricerca scientifica nelle aree prioritarie dell'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025, favorendo il coordinamento dei progetti pubblici e privati, nazionali e internazionali, secondo il modello di governance della ricerca e innovazione responsabile partecipata;

11) a promuovere una gestione dei dati sempre più integrata secondo principi, modelli, strumenti che assicurino effettiva interoperabilità tra i vari nodi della rete e una semplificazione e razionalizzazione dei processi e protocolli applicativi;

12) a promuovere campagne di comunicazione e di sensibilizzazione per diffondere consapevolezza, competenze e informazione corretta sulla sclerosi multipla e le patologie correlate.
(1-00231) (Nuova formulazione) «Loizzo, Vietri, Cappellacci, Brambilla, Lazzarini, Ciancitto, Benigni, Semenzato, Matone, Ciocchetti, Patriarca, Panizzut, Colosimo, Cattoi, Lancellotta, Cavandoli, Maccari, Andreuzza, Morgante, Comaroli, Rosso, Molinari, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cecchetti, Centemero, Coin, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Maccanti, Marchetti, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili, Schifone».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Manes n. 1-00361, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 379 dell'11 novembre 2024.

   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 44 della Costituzione impone al legislatore il rispetto di due obiettivi principali quali il conseguimento di un uso razionale del suolo e la realizzazione di rapporti sociali equi e condivisi; sostanzialmente, quindi, realizza a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo una «protezione costituzionale» all'introduzione di politiche agricole e di governance del territorio volte a recepire quelle norme del diritto internazionale, adeguate al territorio e tessuto sociale ed economico nazionale, che promuovono uno sviluppo «sostenibile», rispettoso delle peculiarità territoriali;

    inoltre, il medesimo articolo prevede, anche, che «la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane». La salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane riveste, dunque, carattere di preminente interesse nazionale e, in generale, a tale scopo concorrono lo Stato, le regioni, le province autonome e gli enti locali;

    per le zone montane è intervenuta la legge 31 gennaio 1994, n. 97, recante «Nuove disposizioni per le zone montane»: di fatto, però, un disposto normativo che non ha trovato piena efficacia e attuazione;

    nel 2014, al fine di contrastare il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, creare nuove possibilità di reddito e assicurare accessibilità ai servizi essenziali, il Programma nazionale di riforma (Pnr) ha previsto una specifica politica place-based: la Strategia nazionale aree interne (Snai) ha attivato, a partire dal 2014 sino ai primi anni del 2020, oltre 70 «aree progetto» in più di 1.000 comuni, coinvolgendo circa 2 milioni di abitanti che vivono su circa 51.000 chilometri quadrati di territorio;

    con la legge 6 ottobre 2017, n. 158, recante «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni», si è cercato di contrastare i fenomeni di «desertificazione antropica, territoriale e sociale», con risultati però in chiaro e scuro, che hanno evidenziato ulteriormente i divari tra specifici ambiti territoriali e l'incapacità di attrattività territoriale di alcune aree del nostro Paese;

    dopo anni, quindi, di strategie nazionali in questi ambiti territoriali in cui vivono 13,5 milioni di abitanti (oltre il 20 per cento della popolazione) e che rappresentano, complessivamente, il 53 per cento dei comuni italiani, bisogna affermare che in parte le azioni programmate e realizzate hanno impattato limitatamente sull'effettivo contrasto all'abbandono di questi territori, non risolvendo in toto i problemi degli enti locali, soprattutto di quelli più piccoli situati in aree interne anche di montagna che continuano ad avere «handicap» rilevanti, con riferimento, nello specifico, alla distanza dai principali centri di offerta di servizi di cittadinanza, penalizzati dalla tendenza alta concentrazione della parte più rilevante degli investimenti pubblici e privati in porzioni di territorio sempre più ristrette e concentrate nelle aree conurbate delle città italiane;

    entro il 2027 la Strategia nazionale per le aree interne, di cui è iniziato il secondo ciclo di programmazione, interesserà 124 aree di progetto, 1.904 comuni (di cui 35 nelle isole minori), con 4.570.731 abitanti;

    per le aree interne il Piano nazionale di ripresa e resilienza destinava 725 milioni di euro e, a seguito della revisione dello stesso, ulteriori risorse sono state dedicate per il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali e alla persona, per migliorare l'accessibilità ai territori e per il contrasto ai fenomeni di dissesto idrogeologico;

    i percorsi normativi adeguati e soprattutto tarati agli attuali scenari socio-economici post Covid e post attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresentano elementi da considerare in questa nuova fase legislativa. A tal proposito appare di grande rilevanza lo sforzo fatto per addivenire ad un testo normativo che vada a disciplinare le disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (approvato al Senato della Repubblica e di prossima trattazione alla Camera dei deputati). Un atto questo di importanza rilevante, tenuto conto che i territori di montagna rappresentano una buona parte delle aree interne del nostro Paese. Un percorso che, però, dovrebbe sancire la necessità di considerare le politiche della montagna all'interno di una specifica strategia nazionale dedicata, al di fuori del contesto delle aree interne, al fine di focalizzarne con azioni puntuali e mirate le fenomenologie derivanti dall'abbandono di queste aree;

    desertificazione antropica, sociale ed economica, che determina fenomeni fisici quali l'abbandono dei borghi e villaggi, l'abbandono del territorio agro-silvo-pastorale e la scomparsa del tessuto economico e produttivo di nicchia, tessuto questo in cui si concentrano le eccellenze italiane artistiche, storico eno-gastronomiche, soprattutto nei piccoli centri, nei nostri piccoli comuni: desertificazione antropica che causerà nel settore dell'istruzione la probabile chiusura nei prossimi anni di un migliaio di sedi scolastiche, assoluti presidi territoriali;

    si tratta di desertificazione antropica e territoriale che determina il crollo delle piccole attività commerciali, soprattutto nei comuni sotto i 15 mila abitanti. Con una percentuale elevata di comuni sotto i 5.000 abitanti, che oramai non hanno più nemmeno un esercizio di vicinato come alimentari, edicole, macellerie, ferramenta, distributori di carburante e bar. Senza contare che il presidio di questi territori da parte degli istituti bancari risulta oramai pressoché assente;

    al fine di contrastare lo spopolamento delle aree interne, appare sempre più necessario rafforzare politiche centrali, che accompagnino in maniera complementare la Strategia nazionale delle aree interne in settori strategici come i servizi alla persona, le reti infrastrutturali, con la finalità di garantire gli stessi diritti e le medesime opportunità ai cittadini su tutto il territorio nazionale, contrastando l'emigrazione di migliaia di giovani che ogni anno sono costretti ad abbandonare i luoghi in cui nascono, alla ricerca di lavoro e opportunità altrove;

    il futuro programma di coesione europea previsto per il settennio 2028-2034 sembra prevedere circa 1.200 miliardi di euro per sostenere almeno 530 programmi in tutta Europa, come, ad esempio, i programmi per lo sviluppo regionale, sociale, agricolo e lo sviluppo territoriale e rurale. Programma di coesione, fondamentale anche per il nostro Paese, che però rischia di essere concentrato e centralizzato su un piano europeo e dei singoli Stati, facendo venire meno alcuni degli obiettivi di coesione del programma stesso, quali la centralità delle istituzioni periferiche come le regioni e gli enti locali nella gestione di queste risorse;

    è necessario, quindi, assumere ulteriori specifiche iniziative dirette ad arrestare la desertificazione demografica ed economica dei territori delle aree interne, tra le quali anche quelle montane, cercando di valorizzarne le specificità e le potenzialità attraverso progetti e misure organiche dirette allo sviluppo locale, al mantenimento dei servizi essenziali, al miglioramento dell'accessibilità territoriale e digitale e all'implementamento della capacità di valorizzazione del territorio e del patrimonio storico edilizio esistente, agevolando i giovani all'avvio di attività economiche locali,

impegna il Governo:

nel rispetto delle competenze delle regioni e delle province autonome:

1) a procedere velocemente e con efficacia ad un nuovo e aggiornato Piano strategico nazionale delle aree interne, valutando la possibilità di definire in maniera puntuale, compatibilmente con le risorse di finanza pubblica, un Piano strategico nazionale per le aree montane disgiunto da quello delle aree interne;

2) a ottimizzare le risorse nazionali ed europee destinate alle aree interne, prevedendo, compatibilmente con i vincoli normativi europei, forme di semplificazione e sburocratizzazione delle procedure attuative;

3) ad adottare iniziative di competenza volte a sostenere che nella prossima programmazione di coesione europea, con riferimento al futuro programma in fase di definizione, le risorse spettanti al nostro Paese possano essere salvaguardate e utilizzate direttamente dalle regioni e dagli enti locali, garantendo i principi attuali di coesione europea, per facilitare adeguate politiche di sviluppo delle aree interne e montane del nostro Paese;

4) a costruire una strategia nazionale integrata di intervento nelle aree interne, nelle aree rurali e nelle zone montane, valorizzando l'applicazione completa del futuro testo normativo sulle aree montane, immaginando di valorizzare anche la federazione dei progetti e delle comunità delle aree interne, come luogo di «condivisione e messa in comune delle esperienze», in modo da avere un continuo scambio tra i soggetti portatori di interessi e le politiche elaborate a livello europeo, nazionale e locale;

5) in tale contesto, a valutare di adottare tutte le iniziative di competenza per incentivare lo sviluppo dei piccoli comuni, implementando, compatibilmente con la finanza pubblica, quanto già previsto con la legge n. 158 del 2017;

6) ad adottare iniziative volte a favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente abbandonato o sotto utilizzato all'interno delle aree interne, rurali e montane, al fine di contrastare, in qualsiasi modo, la desertificazione dei borghi e villaggi, soprattutto dei piccoli comuni, prevedendo misure incentivanti (finanziamenti bancari a tassi agevolati e garantiti dallo Stato) per i giovani, al fine di agevolare il recupero del patrimonio edilizio, ai fini residenziali, per l'accoglienza turistica e l'insediamento delle piccole attività artigianali e commerciali per favorire il ripopolamento dei territori più marginali;

7) a valutare di individuare, compatibilmente con le disponibilità di finanza pubblica, un piano di azione per una differenziazione dei sistemi fiscali delle aree interne, delle aree rurali e delle zone montane del Paese, al fine di favorire investimenti pubblici e privati, nonché la residenzialità, la nascita di nuove imprese, il contrasto alla desertificazione commerciale e all'abbandono di servizi pubblici;

8) a promuovere azioni e investimenti coordinati per il contrasto al dissesto idrogeologico, per la manutenzione idraulico-forestale, per la pulizia di alvei e canali, per la lotta agli incendi e la messa in produzione della risorsa forestale nelle aree interne;

9) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere misure puntuali per promuovere il mantenimento, l'implementazione e la qualità dei servizi alla persona, con particolare riferimento alla sanità di prossimità, all'accessibilità ai servizi digitali, ai servizi di prossimità quali i centri postali e bancari;

10) a prevedere e assicurare una particolare e rinnovata attenzione verso le aree interne, agevolando, con progetti mirati e continui nel tempo, la presenza dei piccoli esercizi di vicinato multifunzioni, garantendo anche il mantenimento di quei servizi destinati alla famiglia, come, ad esempio, l'ambito educativo, assistenziale e formativo.
(1-00361) (Nuova formulazione) «Manes, Gebhard, Schullian, Steger, Gallo».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Furfaro n. 4-03072 del 3 luglio 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Borrelli n. 5-02902 del 1° ottobre 2024;

   interrogazione a risposta scritta Ruffino n. 4-03536 del 3 ottobre 2024;

   interrogazione a risposta scritta Della Vedova n. 4-03621 del 17 ottobre 2024.