XIX LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA
Interrogazione a risposta in Commissione:
BARBAGALLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
si legge sul quotidiano «La Sicilia» della nomina, con decreto del Presidente della Regione Siciliana nelle funzioni di Commissario di Governo per il dissesto idrogeologico del 13 novembre 2024, di Sergio Tumminello a soggetto attuatore per il contrasto al dissesto idrogeologico nella Regione Siciliana, ai sensi dell'articolo 10, comma 2-ter, del decreto-legge n. 91 del 2014;
la cosa che sorprende è che di recente pare siano stati conferiti all'ingegnere altri due incarichi, proprio dalla struttura che andrà a guidare;
il primo, con decreto del 20 gennaio 2024, direzione lavori e contabilità per consolidamento e sistemazione idraulica a salvaguardia del centro abitato zona castello Colonna Rocca sud. Il secondo, febbraio 2023, direzione lavori contabilità coordinamento della sicurezza per il consolidamento delle pendici di via Catania a Barrafranca;
due recenti pronunce dell'Anac, le delibere n. 550/2022 e n. 490/224, fissano un principio chiaro ossia: un professionista che nei due anni precedenti abbia già prestato la propria attività per una pubblica amministrazione non può essere nominato dalla stessa per ruoli dirigenziali;
pare che, nei due casi sopra citati, l'anticorruzione si sia pronunciata per l'inconferibilità degli incarichi;
quel che emerge ad oggi con certezza è che la struttura che dovrà gestire opere per quasi un miliardo di euro, sarà guidata dal sopra citato ingegnere accreditato all'albo dei professionisti tecnici e società dall'ufficio del commissario per il dissesto, che gli ha già conferito due incarichi tutt'ora in corso di svolgimento –:
se non ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione ad un potenziale conflitto d'interessi di cui in premessa, in relazione ai due incarichi e alla luce del parere espresso da Anac.
(5-03143)
Interrogazione a risposta scritta:
DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il 24 giugno 2020 Enac ha fatto istanza di pronuncia di compatibilità ambientale per il «Masterplan 2035» relativo all'aeroporto di Milano-Malpensa, un progetto di sviluppo aeroportuale da attuarsi interamente all'interno del sedime esistente, a eccezione di alcuni capannoni merci che verrebbero realizzati all'esterno, ampliando l'area cargo esistente di 44 ettari;
la commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas, con atto n. 443 del 21 aprile 2023, ha rilasciato parere di compatibilità ambientale, salvo l'ottemperanza ante-operam di 13 prescrizioni ambientali;
la prescrizione ambientale n. 1 ha escluso la realizzazione della nuova area cargo fuori dall'attuale sedime aeroportuale in quanto comprometterebbe un'area del parco lombardo della Valle del Ticino di grande interesse storico, scientifico e naturalistico, e che rappresenta l'ultimo lembo di brughiera planiziale del Sud-Europa. La prescrizione n. 2, punto g) ipotizza la possibilità di valutazione di una diversa distribuzione del trasporto cargo con altri aeroporti, quale quello di Brescia-Montichiari, nel rispetto del nuovo PNA che ancora non è stato realizzato;
con decreto n. 282 dell'8 giugno 2023 il Ministero dell'ambiente e il Ministero della cultura hanno espresso giudizio positivo sulla compatibilità ambientale, purché siano vengano preventivamente rispettate le condizioni ambientali indicate dalla Commissione tecnica;
l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 121 del 12 settembre 2023, convertito con modificazioni della legge n. 155 del 2023, ha riconosciuto l'intervento di implementazione dell'aeroporto di Malpensa come opera strategica di preminente interesse nazionale, disponendo che per il rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione dello stesso le amministrazioni competenti provvedano, entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione, a una nuova valutazione delle determinazioni precedentemente adottate, alla luce del nuovo carattere strategico e di preminente interesse nazionale del medesimo intervento;
il suddetto termine di trenta giorni è scaduto da undici mesi;
con nota n. 12314 del 19 agosto 2024 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha indetto una Conferenza di servizi decisoria su «Aeroporto di Milano Malpensa-Masterplan aeroportuale al 2035», al fine di conseguire le intese, i pareri, le autorizzazioni, i nulla osta e gli assensi, richiesti dalla normativa vigente ai fini del perfezionamento dell'intesa Stato-regione Lombardia, relativamente alle sole opere di ampliamento all'interno del sedime aeroportuale;
come appreso da fonti di stampa, alcune associazioni ambientaliste, hanno espresso la propria preoccupazione per il progetto d'ampliamento, ritenendo «fondamentale il completo rispetto del Decreto Via» e richiedendo altresì «l'indizione di una assemblea pubblica indetta dal Cuv, che aggiorni i cittadini rispetto al Masterplan e alla sperimentazione delle nuove rotte»;
il 29 ottobre 2024 il consiglio comunale di Cardano al Campo (VA) ha espresso parere non favorevole al Masterplan 2035, seguito dal comune di Samarate (VA) che ha espresso il medesimo parere, assumendo inoltre l'impegno scritto di trasmettere la decisione agli enti firmatari del precedente protocollo d'intesa;
con deliberazione di Giunta n. XI/7555 del 15 dicembre 2022 la regione Lombardia ha chiesto l'istituzione di un Osservatorio ambientale presso il Ministero dell'ambiente con lo scopo di sovraintendere alla corretta esecuzione delle attività di monitoraggio ambientale del progetto, al monitoraggio della corretta esecuzione delle prescrizioni e/o condizioni ambientali contenute nel provvedimento di Via, a garantire la trasparenza e la diffusione delle informazioni relative a tali attività;
le opere previste nel «Masterplan 2035» risultano ricomprese all'interno del Parco regionale della Valle del Ticino e quindi andrebbe abbandonato qualsiasi progetto di ampliamento del predetto aeroporto –:
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare affinché il «Masterplan 2035» dell'aeroporto di Milano-Malpensa non possa essere realizzato se non nel pieno adempimento di tutte le 13 prescrizioni previste dalla Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas, e con quali tempistiche il Ministro dell'ambiente intenda procedere all'istituzione dell'Osservatorio ambientale.
(4-03838)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta scritta:
AMBROSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 56 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, in attuazione del federalismo fiscale, attribuisce alle province la facoltà di istituire l'imposta provinciale di trascrizione (Ipt), restando alla norma statale la definizione della base imponibile, dei soggetti passivi, dell'aliquota massima del tributo e dei soggetti esenti;
ai sensi del comma 1 del suesposto articolo l'Ipt si applica alle «formalità di trascrizione, iscrizione ed annotazione dei veicoli richieste al pubblico registro automobilistico, con destinazione del gettito dell'imposta alla provincia ove ha sede legale [...] il soggetto passivo, inteso come avente causa o intestatario del veicolo», mentre il successivo comma 2 dispone che l'imposta medesima è applicata sulla base di apposita tariffa determinata con il decreto ministeriale n. 435 del 27 novembre 1988, stabilendo che ciascuna amministrazione provinciale ha la facoltà di aumentare l'importo base fino ad un massimo del 30 per cento;
al riguardo si rileva che le province di Trento e di Bolzano non hanno deliberato alcun incremento rispetto alla soglia base prefissata;
in taluni casi alcuni operatori del comparto autoveicoli hanno trasferito la propria sede legale da una provincia ove l'importo base della tariffa è stato aumentato ad un'altra;
si evidenzia che alcune amministrazioni provinciali hanno peraltro contestato l'applicazione del suesposto articolo nei casi in cui il trasferimento giuridico nelle suindicate province della sede legale di operatori del settore non sia presumibilmente accompagnato dallo svolgimento in detto territorio di attività sociale, economica e amministrativa (cosiddetta «sostanza economica») ai sensi dell'articolo 10-bis della legge n. 212 del 2000;
la possibilità di applicare l'Ipt in misura fissa costituisce esplicazione della speciale autonomia normativa e finanziaria che la Costituzione riserva alle province autonome, in considerazione delle peculiari caratteristiche geografiche, storiche, sociali e anche linguistiche dei territori di confine;
l'articolo 56 del decreto legislativo n. 446 del 1997 letteralmente prevede, quale unico presupposto dell'imposta, la mera richiesta di «formalità di trascrizione, iscrizione ed annotazione dei veicoli» al Pra della «provincia ove ha sede legale ... il soggetto passivo»;
a giudizio dell'interrogante, in relazione a quanto suesposto, la sede legale a cui fa riferimento detta normativa fiscale appare identificarsi esclusivamente con la sede sociale indicata nell'atto costitutivo o nello statuto, riconducibile ad un elemento giuridico formale a prescindere dallo svolgimento nel territorio provinciale altresì di attività sociale, amministrativa o economica ovvero della ricorrenza, o meno, della cosiddetta «sostanza economica» di cui all'articolo 10-bis della legge n. 212 del 2000;
secondo questa interpretazione, la condotta di una società del settore automobilistico che avesse trasferito la propria sede legale nel territorio di tali province autonome (Trento e Bolzano) con conseguente richiesta delle formalità di trascrizione, iscrizione ed annotazione dei veicoli al Pra di tale provincia/regione, appare indiscutibilmente in linea non solo con la legge istitutiva dell'Ipt, ma anche e soprattutto con l'articolo 10-bis della legge n. 212 del 2000, nonché con le norme di rango costituzionale –:
quali orientamenti di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa, con particolare riguardo alla correttezza dell'interpretazione antiabusiva relativa all'articolo 56 del decreto legislativo n. 446 del 1997 in premessa riportata, nel caso di trasferimento della sede legale degli operatori del settore autoveicoli in territori nei quali l'importo base della tariffa stabilito dal decreto ministeriale non sia stato aumentato e il trasferimento non sia accompagnato dallo svolgimento di attività sociale, economica, amministrativa nel medesimo territorio;
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda infine prevedere al fine di rendere più univoca la normativa e consentire un'applicazione delle disposizioni in oggetto più efficaci, al fine di evitare che l'interpretazione antielusiva del trasferimento di sede legale finisca per impedire agli operatori del settore automobilistico di usufruire delle opportunità che vengono loro messe a disposizione loro messe a disposizione dallo stesso legislatore.
(4-03836)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
DI BIASE, GIANASSI, LACARRA, SERRACCHIANI, SCARPA, PROVENZANO, BARBAGALLO, IACONO e MARINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si apprende dagli organi di stampa che il giorno 20 novembre 2024 è stata eseguita un'operazione di polizia coordinata dalla procura della Repubblica di Trapani che ha portato all'arresto di 11 agenti della polizia penitenziaria operanti all'interno del carcere «Pietro Cirulli» e che altri 14 agenti sono stati sospesi dal pubblico servizio;
l'indagine, partita nel 2021, è scattata a seguito di denunce di alcuni detenuti della casa circondariale che avrebbero subito maltrattamenti. Sono complessivamente 46 gli indagati, nell'ambito di un'inchiesta su casi di tortura e abuso d'autorità;
come riferito dal procuratore Gabriele Paci «nel reparto blu, oggi chiuso per carenze igienico sanitarie, venivano portati i detenuti in isolamento, con problemi psichiatrici o psicologici, e subivano violenze e torture. Alcuni agenti agivano con violenza non episodica ma con una sorta di metodo per garantire l'ordine. A volte i detenuti venivano fatti spogliare, investiti da lanci d'acqua mista a urina e praticata violenza quasi di gruppo, gratuita e inconcepibile», ha sottolineato Paci. Circa venti i casi scoperti nel carcere di Trapani. Nel reparto dove avvenivano le violenze «fino a quel momento non vi erano telecamere – ha spiegato il procuratore Paci –. In questa sorta di girone dantesco sembra leggere parti dei Miserabili di Victor Hugo»;
il giudice per le indagini preliminari di Trapani Giancarlo Caruso ha qualificato la violenza come tortura, in alcuni di questi casi –:
se il Ministro interrogato non ritenga di dovere urgentemente fornire elementi in ordine ai gravissimi fatti avvenuti nel carcere «Pietro Cirulli» di Trapani;
se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare e ricostruire i fatti che, se venissero accertati, rappresenterebbero un gravissimo caso di violenza e trattamenti inumani riconducibili a tortura, nonché se intenda proseguire nell'intento più volte manifestato di cancellare, o di «superare» le fattispecie di reato di cui agli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale.
(3-01576)
Interrogazioni a risposta scritta:
ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la cosiddetta «alienazione parentale», nota in passato come Pas (sindrome da alienazione parentale), è stata disconosciuta dalla Corte di cassazione, in particolare con la sentenza n. 9691 del 2022 e dal Ministero della salute, che ha confermato la sua inesistenza rispondendo a un'interrogazione parlamentare nel 2020;
nonostante ciò, la dottrina dell'alienazione parentale continua ad essere citata in vari decreti emessi dai tribunali italiani, in particolare nelle perizie tecniche (Ctu) nei procedimenti che riguardano l'affidamento dei minori, spesso con conseguenze gravissime per le madri e i figli, che vengono separati in nome di una «manipolazione» non supportata da evidenze scientifiche riconosciute;
numerosi casi documentano che l'accusa di alienazione parentale venga prevalentemente utilizzata nei confronti delle madri, a cui vengono sottratti i figli, mentre un trattamento simile non viene riservato con altrettanta veemenza ai padri accusati di condotte analoghe;
si segnalano casi in cui non viene dato seguito ai provvedimenti adottati dai Tribunali per i minorenni, come evidenziato dal caso della signora Paola e suo figlio, in cui la denuncia di alienazione parentale a carico del padre non ha portato a una mobilitazione da parte dei servizi sociali e delle altre autorità amministrative competenti, a differenza di quanto accade in situazioni inverse;
questo fenomeno, come documentato dai dati Istat 2023, si inserisce in un contesto di maggiore vulnerabilità per le donne vittime di violenza domestica, le quali, in numerosi casi, subiscono decisioni giudiziarie che minimizzano o ignorano le denunce di abusi subiti, favorendo invece il genitore accusato di violenza nel suo ruolo di affidatario, senza un'adeguata protezione per i minori coinvolti;
la Corte di cassazione e il Ministero della salute hanno sancito la non validità scientifica della teoria dell'alienazione parentale e che l'adozione di questa dottrina può comportare gravi violazioni dei diritti dei minori e delle madri, in violazione della tutela dei diritti umani e dei princìpi di giustizia;
vi sono stati casi documentati, come quello della signora Paola, in cui le autorità amministrative competenti (Asl, tutori, servizi sociali e altre) non hanno dato seguito ai decreti del tribunale per i minorenni volti a favorire la riunificazione familiare tra madre e figlio –:
quali iniziative di carattere normativo intendano adottare i Ministri interrogati affinché la teoria dell'alienazione parentale non assuma più rilevanza, in particolare nell'ambito dei procedimenti di affido di minori, considerato che tale teoria è priva di validità scientifica, come affermato anche dalla Corte di cassazione, nonché affinché sia garantita la massima tutela per le madri e i minori vittime di violenza domestica;
se il Ministero della giustizia intenda promuovere iniziative di monitoraggio delle perizie tecniche (Ctu) nei procedimenti di separazione e affidamento per raccogliere dati circa l'utilizzo del concetto di alienazione parentale;
se non si ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere la formazione e l'aggiornamento professionale per giudici, avvocati, assistenti sociali e consulenti tecnici, affinché siano informati sulla non validità scientifica dell'alienazione parentale e sulle corrette prassi da adottare nei casi di conflitto familiare e violenza domestica.
(4-03835)
SOUMAHORO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
sedici ambienti 2 metri per 4 con una finestrella a 25 centimetri dal tetto e poi mura scrostate, il wc a vista. La cella numero 5 la chiamavano la «stanza liscia», era quella senza suppellettili, destinata a chi si temeva potesse compiere gesti autolesionisti. È la «zona blu», la sezione isolamento del carcere di Trapani, dove gli occhi delle telecamere di sorveglianza non sempre arrivano: è lì che per anni, secondo la Procura, un gruppo di agenti penitenziari ha torturato, umiliato, picchiato i detenuti più problematici, persone con problemi psichici, extracomunitari;
gli inquirenti, che parlano di «trattamento inumano e contrario alla dignità delle persone», hanno chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per 11 agenti della polizia penitenziaria e la misura interdittiva per altre 14;
la «zona blu», in realtà, era già al centro delle denunce delle associazioni che si occupano di detenuti da parecchio tempo. Veniva definita come un inferno;
denunce generiche fino a quando, il 17 settembre 2012, un carcerato fa un esposto, raccontando di essere stato punito, dopo una protesta, portate, nella sezione isolamento e aggredito a calci, pugni e sputi. È sempre lui a riferire di aver sentito un altro detenuto, nella cella accanto, urlare. Comincia così l'indagine coordinata dalla Procura di Trapani, che ha svelato aggressioni, umiliazioni, perquisizioni illegali che per anni hanno visto protagoniste un gruppo di poliziotti penitenziari e vittime i detenuti;
detenuti costretti a denudarsi e a camminare senza vestiti lungo i corridoi, sbeffeggiati con commenti sui genitali, percosse, lanci di acqua e urina nelle celle. Un racconto drammatico quello venuto fuori dall'inchiesta. Per anni le videocamere piazzate dai Pm hanno ripreso gli abusi;
«l'avrei massacrato compà, come ho fatto con gli altri» dice uno degli agenti arrestati intercettato dopo l'aggressione a un collega da parte di un detenuto. «Le secchiate d'acqua...fa caldo, un piacere gli facciamo», commenta un altro;
tra le immagini più dure quella di un extracomunitario nudo nei corridoi e di un altro carcerato perquisito con le braccia bloccate dietro la schiena. A una delle vittime sarebbe stata data anche, una sigaretta con del calmante. Ovviamente nelle relazioni di servizio delle violenze non c'era una riga: perché gli agenti fornivano ai superiori versioni false, del tutto autoassolutorie in cui si sottolineavano solo le condotte violente dei carcerati. Gli agenti ce l'avevano anche con i medici della casa circondariale;
«Se si mettono in mezzo (...) pure i dottori», dicevano, irritati perché i sanitari si occupavano della salute dei detenuti. Uno degli arrestati, poi, proponeva la creazione di una «squadretta» di 6 persone. «Appena succede qualcosa saliamo nel reparto». «Ci butto un secchio d'acqua? È pisciazza immischiata con acqua», spiegava uno degli agenti. L'urina veniva lanciata nelle celle dopo aver tolto la corrente per cogliere di sorpresa i carcerati. Le vittime hanno confermato tutto. E gli inquirenti le hanno ritenute credibili. «Le persone offese manifestano un atteggiamento di apprezzabile equilibrio e non hanno risentimenti», si legge nell'ordinanza di custodia cautelare: come già accaduto in altri casi, l'indagine è stata condotta dal nucleo investigativo della polizia penitenziaria, nel caso specifico quello regionale di Palermo, coordinato dal nucleo investigativo centrale;
«Il reato di tortura ha rotto il muro di omertà». Così ha commentato gli arresti degli agenti penitenziari a Trapani il presidente dell'associazione Antigone, Patrizio Gonnella –:
quali iniziative urgenti di competenza voglia intraprendere il Ministro interrogato affinché i fatti riportati in premessa, oramai sempre più frequenti, non si ripetano più in nessun altro istituto penitenziario.
(4-03839)
IMPRESE E MADE IN ITALY
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:
ad aprile 2024, dopo mesi di attesa, è stato formalmente definito l'accordo di conferimento tra Beko BV, marchio turco di elettrodomestici afferente il gruppo Arçelik e Whirlpool Emea Holdings LLC, controllata di Whirlpool Corporation. Tale operazione ha dato avvio a una nuova entità, Beko Europe, per il 75 per cento di proprietà di Beko BV e per il restante 25 per cento posseduta da Whirlpool Corporation;
l'operazione ha visto Arçelik conferire alla nuova società due stabilimenti romeni mentre Whirlpool ha contestualmente trasferito il business dei grandi elettrodomestici, gestito attraverso 7 siti produttivi in Europa e una forza lavoro complessiva pari a 14.000 dipendenti;
in Italia, l'iniziativa ha coinvolto i 5 insediamenti di Siena, Comunanza (Ascoli Piceno), Fabriano (Ancona), Cassinetta (Varese) e Carinaro (Caserta) che occupano un totale di circa 5.000 dipendenti. Per quel che concerne gli stabilimenti marchigiani, in particolare, occorre rilevare come essi si insedino in un contesto socio-economico fragile, presso due aree interne fortemente penalizzate dal sisma del 2016;
i 5 siti produttivi, nel 2014, erano già stati oggetto di un cambio di proprietà, intervenuto a seguito dell'avvenuta acquisizione delle quote Indesit in capo a Fineldo e Famiglia Merloni da parte di Whirlpool. A seguito dell'operazione, tuttavia, i medesimi stabilimenti hanno purtroppo sperimentato un decennio di drammatiche incertezze. Ciò, non soltanto a causa dei tagli di personale o dei piani di razionalizzazione attuati dal nuovo assetto ma, allo stesso tempo, in relazione alla totale mancanza di trasparenza circa le direttrici strategiche e il futuro degli insediamenti;
l'avvento di Arçelik, non ha però fornito l'auspicabile significativo contributo in termini di certezze. Al contrario, per molti mesi, il gruppo ha palesato totale indeterminatezza sui contenuti del piano industriale. Un atteggiamento ad avviso degli interpellanti ondivago e assolutamente non conclusivo che è stato confermato alla riunione plenaria, fissata presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy nella giornata del 6 novembre 2024, alla presenza dei rappresentanti Beko Europe, del Ministro Urso, dei sindacati e dei rappresentanti istituzionali dei territori in cui si insediano gli stabilimenti del gruppo;
in tale occasione l'azienda si era limitata a rappresentare un quadro di sostanziale difficoltà, in particolare per quel che concerne i settori della refrigerazione e del lavaggio che, tuttavia, in assenza del piano industriale non è stato possibile contestualizzare. In ogni caso il tenore dei dati esposti, la mancanza di informazioni chiare sui programmi e il fatto di aver anticipato la necessità di aprire una «trattativa», hanno alimentato fin da subito il timore che l'azienda nutrisse il proposito di avviare pesanti ridimensionamenti e drammatiche dismissioni. Gli stabilimenti di Comunanza (Ascoli Piceno), Siena e Cassinetta (Varese), in particolare, apparivano a fortissimo rischio chiusura, in quanto impegnati in produzioni i cui mercati di riferimento erano stati dichiarati da Beko decisamente in difficoltà;
nella giornata di mercoledì 20 novembre 2024, si è svolto presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, un nuovo tavolo al quale hanno preso parte i rappresentanti italiani di Beko Europe, la Sottosegretaria Avv. Fausta Bergamotto e i sindacati, al fine di prendere conoscenza del Piano Industriale;
purtroppo, confermando i timori della vigilia, il gruppo ha tracciato uno scenario tragico che contempla chiusure e licenziamenti. La multinazionale turca ha difatti sostanzialmente ufficializzato la chiusura degli stabilimenti di Comunanza e Siena, il ridimensionamento dell'insediamento di Cassinetta, la chiusura della divisione ricerca e sviluppo di Fabriano e più in generale tagli in tutti i siti e gli uffici italiani per un totale di 1.935 esuberi su 4.440 occupati;
più in particolare, il piano di Beko prevede le chiusure, entro fine 2025, della fabbrica di congelatori di Siena e di quella di lavatrici di Comunanza, con la progressiva cessazione delle produzioni. A Cassinetta è previsto il mantenimento di sole 3 linee produttive di frigoriferi, rispetto alle attuali 5: un ridimensionamento che determina 541 esuberi. A Melano gli esuberi ammonterebbero a 66, a Siena 290, a Comunanza 320, a Carinaro 40, inoltre 198 si collocano nella ricerca e sviluppo, 98 nel commerciale Italia, 19 nel commerciale Medio Oriente e Africa, 363 nelle funzioni regionali;
il quadro tracciato autorizza a definire, quella prefigurata da Beko, come una delle peggiori crisi industriali degli ultimi decenni. Tale considerazione appare opportuna in relazione alla necessità, da parte delle istituzioni, di adottare misure altrettanto eccezionali e strumenti normativi adeguati quali il «golden power»;
in merito al golden power i sindacati rilevano come il Governo, negli ultimi mesi, abbia confermato l'avvenuto esercizio dell'istituto, a protezione dei lavoratori, nella fase di cessione di Whirlpool Emea a Beko. I medesimi sindacati hanno pertanto sollecitato le Istituzioni, affinché fosse reso noto il contenuto di questo strumento che, nel contesto delle trattative, dovrebbe rappresentare un fattore determinante al fine di orientare le scelte dell'azienda in senso più favorevole al mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi –:
quali iniziative anche normative, intenda assumere, per quanto di competenza, il Ministro interpellato al fine di scongiurare le chiusure e i ridimensionamenti ventilati da Beko Europe presso gli stabilimenti italiani;
quali specifiche garanzie si intendano richiedere circa il mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi;
quale seguito si intenda dare alla richiesta dei sindacati circa l'esercizio del golden power, nonché in merito alla condivisione del suo contenuto.
(2-00479) «Curti, Manzi, Simiani, Braga, Gianassi, Amendola, Peluffo, Orfini, Bonafè, Lai, Guerra, Laus, Lacarra, Morassut, Roggiani, Scotto, Ciani, Ubaldo Pagano, Boldrini, Furfaro, Fossi, Mauri, D'Alfonso, Provenzano, Speranza, Gnassi, Sarracino».
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
SIMIANI, BRAGA, FOSSI, BONAFÈ, BOLDRINI, DI SANZO, SCOTTO, GIANASSI, FURFARO, CURTI, FERRARI, EVI e BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 26, del decreto-legge numero 50 del 2022 convertito con modificazioni della legge n. 91 del 2022 è finalizzato a fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione, nonché dei carburanti e dei prodotti energetici, in relazione agli appalti pubblici di lavori, ivi compresi quelli affidati a contraente generale, aggiudicati sulla base di offerte con termine finale di presentazione entro il 31 dicembre 2021;
la legge di bilancio per il 2023 e successivamente la legge di bilancio per il 2024 hanno prorogato fino al 31 dicembre 2024 «il meccanismo previsto dall'articolo 26 del decreto-legge n. 50 del 2022 ai lavori eseguiti o contabilizzati dal direttore dei lavori ovvero annotati, sotto la responsabilità dello stesso, nel libretto»;
il decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 26 settembre 2024 sottolinea come le «somme disponibili nel Fondo delle opere pubbliche sono pari a 0 euro (competenza) ed euro 146.229.130,44 (cassa) per l'annualità 2023, nonché a euro 742.593.809,83 (competenza) ed euro 95,34 (cassa) per l'annualità corrente»;
il decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 26 settembre 2024 evidenzia che «le previsioni di spesa relative al fondo con nota prot. 23219 del 16 maggio 2024 è stato chiesto l'incremento di cassa per un importo totale pari a euro 700.000.000,00 il cui seguito non ha dato esito positivo» e soprattutto che attualmente «le risorse in cassa non sono sufficienti a coprire le previsioni di spesa del fondo per l'anno 2023 e 2024 e che pertanto a oggi non sarebbe possibile rispettare i tempi di erogazione previsti, con nota del 24 settembre 2024 prot. Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 38811 è stata rinnovata la richiesta di incremento di cassa per euro 1.181.750.199,12 ne consegue che i relativi pagamenti potranno essere effettuati solo ed esclusivamente alla definitiva assegnazione dell'incremento di cassa richiesto»; .
il decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 26 settembre 2024 sancisce, all'articolo 5, che la «liquidazione delle somme relative alle istanze approvate si provvederà con successivi decreti di impegno e pagamento subordinato alla definitiva assegnazione d'incremento di cassa richiesto»;
le medesime indicazioni sono state ribadite essenzialmente dal decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 28 ottobre 2024 che ha ribadito come sussistano le medesime problematiche di mancanza di risorse erogabili e (all'articolo 6) che «alla liquidazione delle somme relative alle istanze approvate si provvederà con successivi decreti di impegno e pagamento subordinato alla effettiva assegnazione dell'incremento di cassa richiesto»;
appare evidente che è a rischio il completamento di centinaia di opere pubbliche in tutta Italia –:
quali iniziative urgenti anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di assicurare le risorse necessarie per completare tutte le opere pubbliche con termine finale di presentazione entro il 31 dicembre 2021 garantendo altresì la possibilità di affrontare gli aumenti dei costi anche per il 2025.
(5-03144)
Interrogazione a risposta scritta:
VIETRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
preoccupa la grave situazione di pericolosità in cui versa la strada Castiglione-Ravello (ex Sr 363) dove, l'8 maggio 2023, perse la vita il giovane conducente di autobus Nicola Fusco;
in una lettera inviata dalle organizzazioni sindacali alle istituzioni competenti, si legge: «A distanza di un anno dall'incidente mortale [...] segnaliamo con preoccupazione che questa mattina solo la prontezza e la professionalità del conducente, unite a un pizzico di fortuna, hanno evitato un altro grave incidente nello stesso punto. Un autobus carico di studenti ha rischiato di perdere il controllo a causa delle pessime condizioni dell'asfalto. Alla luce di questa situazione critica, chiediamo interventi immediati e definitivi per il rifacimento del manto stradale, al fine di garantire la sicurezza di tutti gli utenti»;
nonostante il profondo lutto dello scorso anno, nulla è stato fatto per mettere in sicurezza l'arteria, tristemente ribattezzata «la strada della vergogna», le cui condizioni rimangono inaccettabili, presentandosi ancora con buche, avvallamenti e superfici instabili, aggravate dal maltempo invernale, che potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione;
dopo la bocciatura da parte della Soprintendenza di Salerno (agosto 2022) del progetto di adeguamento del tratto centrale della ex Sr 363, non è stata intrapresa alcuna soluzione alternativa da parte degli enti interessati e responsabili;
sul tema è intervenuto anche il Coordinamento di Fratelli d'Italia – Costiera Amalfitana, denunciando come «Nonostante sopralluoghi, promesse e tavoli tecnici, percorrere quel tratto di strada equivale a sfidare quotidianamente la sorte» e ribadendo con fermezza la necessità di interventi immediati e concreti da parte delle amministrazioni competenti, con particolare riguardo alla necessità dell'avvio immediato dei lavori di messa in sicurezza del tratto stradale e la celere ripresa dell'iter progettuale per l'adeguamento e l'allargamento della strada Castiglione-Ravello;
a parere dell'interrogante, la mancanza di interventi concreti e tempestivi appare come un segnale di grave disattenzione da parte delle autorità competenti, di fronte alla quale non si può rimanere inermi –:
di quali informazioni disponga il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sullo stato di manutenzione della strada Castiglione-Ravello (ex Sr 363) e sulla sussistenza di eventuali inadempienze da parte della provincia di Salerno e del comune di Ravello, con particolare riguardo alla mancata esecuzione dei lavori lungo il tratto stradale in questione e alla ripresa dell'iter progettuale per l'adeguamento e l'allargamento dell'intera strada Castiglione-Ravello;
quali urgenti iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere al fine di garantire la messa in sicurezza dell'arteria in premessa, a tutela dell'incolumità di residenti e turisti.
(4-03834)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
SCOTTO, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS, SARRACINO, GUERRA e SPERANZA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il 18 novembre 2024, nel comune di Ercolano, in provincia di Napoli si è verificata una tremenda esplosione all'interno di un immobile sito in contrada Patacca;
a seguito di questa esplosione ci sono state 3 vittime: le gemelle Esposito, Sara e Aurora di 26 anni e il 18enne Samuel Tafciu;
da quanto si apprende dai quotidiani nazionali, l'immobile in questione sarebbe registrato come abitazione e non come insediamento industriale e che l'intestataria pare sia una bambina di soli 13 anni;
non era stata presentata nessuna dichiarazione di inizio lavori e il comune di Ercolano aveva inviato i vigili a fare un'ispezione a gennaio 2024 ma senza successo in quanto nessuno fece entrare i vigili tanto che il comune di Ercolano richiese alla Procura un decreto di ispezione che non è mai arrivato;
da quanto si apprendere dalle prime ricostruzioni dei magistrati, a fronte di una forte richiesta di razzi chiamati «Cobra» si sarebbe deciso di allestire una fabbrica del tutto abusiva come avviene spesso anche in altri contesti borderline;
i tre ragazzi erano stati reclutati e «assunti» per poche decine di euro a settimana, lavorando molte ore al giorno per la cifra di circa 20/25 euro senza alcun contratto, copertura assicurativa, formazione, dispositivo di protezione e altro;
stando a quanto emerso fino a questo momento, presso la fabbrica abusiva vi sarebbe stato una sorta di «corso di formazione accelerato» utile solo ed unicamente a incentivare la produzione dei missili di capodanno;
tale «corso» pare si sia ridotto sostanzialmente alla dimostrazione di un paio d'ore da parte di un pirotecnico di come si sarebbero dovuti produrre i botti, per poi affidare la produzione al giovane 18enne;
dalle prime ricostruzioni si fa largo l'ipotesi che l'esplosione della «mistura» sia stata innescata dal surriscaldamento del telefono cellulare e che l'esplosione sia stata così devastante che il corpo del giovane ragazzo è stato sbalzato per una decina di metri mentre le fiamme hanno divorato il corpo delle due gemelle;
questa vicenda fa il paio con un fatto accaduto a inizio novembre 2024 a Quarto, sempre in provincia di Napoli dove ancora una volta l'imperizia nel maneggiare la mistura da posizionare al centro del cobra ha generato un incidente simile;
non si può escludere che in questo periodo stia circolando polvere pirica di scarsa qualità a basso costo per abbattere i costi di un mercato interamente controllato dalla camorra e che alimentano le bancarelle di fuochi illegali che si trovano a ridosso di capodanno nel territorio della provincia di Napoli –:
quali iniziative – per quanto di competenza – intendano intraprendere per evitare che si verifichino altri episodi del genere e se non ritengano necessario intensificare i controlli del territorio e incrementare le risorse destinate ai comuni utili a far sì che i sindaci abbiano gli strumenti idonei per poter combattere questo fenomeno criminale.
(5-03142)
Interrogazione a risposta scritta:
DORI e ZARATTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 20 ottobre 2024 Moussa Diarra, ragazzo ventiseienne originario del Mali, è stato ucciso da un colpo al cuore sparato dalla pistola di un agente della polizia ferroviaria all'entrata della stazione dei treni, di Porta Nuova a Verona;
quando è stato ucciso, Moussa Diarra mostrava uno stato di forte disagio psichico, vagando da ore senza meta in zone limitrofe e stazione, sembra sfogando la propria frustrazione verso la biglietteria e la tabaccheria;
in quelle ore sarebbe stato intercettato più volte dalla polizia di Stato e dalla polizia locale che non hanno chiamato alcuna ambulanza;
nelle ricostruzioni giornalistiche che citano le immagini delle numerose telecamere situate ad ogni angolo della stazione, pare che Moussa Diarra stesse per aggredire con un coltello l'agente della Polfer che poi gli ha sparato, ma questa circostanza deve essere accertata dai periti balistici;
a quasi un mese dall'uccisione, le immagini delle telecamere che controllano l'area ferroviaria sono state visionate soltanto dall'autorità giudiziaria;
nonostante siano state richieste dalla famiglia, autorità del Mali, amici, avvocati e dalle 5000 persone che hanno manifestato a Verona per chiedere «Verità e giustizia per Moussa», le riprese delle telecamere della stazione, che potrebbero far luce sull'uccisione di Moussa Diarra non sono ancora state consegnate ai legali della famiglia, al medico legale e ai periti di parte che le chiedono per ricostruire l'esatta dinamica dei fatti;
in data 12 novembre 2024, è stata indetta una conferenza stampa davanti alla stazione dei treni Porta Nuova Verona, con l'avvocato della famiglia di Moussa Diarra, Paola Malavolta, il Comitato Verità e Giustizia per Moussa, l'Associazione Faso Yeredon di Verona, il console Gianfranco Rondello, del consolato onorario della Repubblica del Mali, Mahamoud Idrissa Bouné presidente dell'Alto consiglio dei Maliani in Italia per chiedere «Verità e giustizia per Moussa» e per richiedere accesso alle riprese delle telecamere in modo da garantire trasparenza nell'accertamento della verità dei fatti;
il 13 novembre 2024, il quotidiano «Il Gazzettino» ha pubblicato un articolo in cui sostiene «la telecamera centrale orientata verso il piazzale (della stazione) non era in funzione a causa di un'anomalia su cui ora sono in corso accertamenti» e continua dicendo che «non sarebbe dunque disponibile un video ravvicinato dei fatali istanti in cui sono stati esplosi i tre colpi di pistola da parte del poliziotto» e che questo fatto è ora al vaglio degli inquirenti;
tuttavia, nelle scorse settimane l'esistenza di questi video era stata confermata da un comunicato congiunto inviato il 20 ottobre 2024 da procura e questura e nel quale viene citata la tesi della legittima difesa, proprio in virtù dei video delle telecamere. Nel comunicato si sostiene infatti che sono al vaglio della procura «tutte le immagini registrate dalle numerose telecamere presenti della zona» e che «l'indagine potrà avvalersi di riscontri oggettivi che saranno fondamentali per una ricostruzione completa ed imparziale di quanto accaduto» –:
quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati al fine di contribuire a fare luce sulla vicenda anche in considerazione delle esigenze di tutela efficace e immediata della sicurezza pubblica.
(4-03841)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Fatmir Isufi è morto a Torino sul lavoro mentre lavorava in un cantiere all'interno dell'impianto di potabilizzazione delle acque della Smat di corso Unità d'Italia a Torino;
in particolare intorno alle 19,30 di lunedì 18 novembre 2024, il braccio della gru del cantiere avrebbe ceduto, travolgendo Isufi. L'operaio, 51 anni di Arcore (Monza-Brianza), lavorava per la ditta Palingeo da diversi anni. In quel momento, insieme a lui, era in servizio anche suo figlio, oltre ad almeno un altro operaio ed entrambi sono rimasti illesi;
nel giro di pochi minuti, sono arrivati in corso Unità d'Italia i sanitari con numerose ambulanze, i vigili del fuoco dei distaccamenti Centrale e Lingotto, i carabinieri e gli ispettori del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro. I soccorsi sono stati vani: il cuore della vittima aveva già smesso di battere e non c'era più niente da fare. Adesso l'area del cantiere è sotto sequestro, in attesa di fare chiarezza sulle eventuali responsabilità –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per fermare la strage di morti sul lavoro in atto nel nostro Paese.
(5-03145)
SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Beko, multinazionale turca di elettrodomestici, di proprietà del gruppo Arçelik, ha presentato mercoledì 20 novembre 2024 al Ministero delle imprese e del made in Italy il nuovo piano industriale che prevede, tra le altre cose, 1935 esuberi;
come conseguenza dell'annuncio, in tutti gli stabilimenti è stata proclamata l'agitazione, con forme di mobilitazione da decidersi a livello territoriale. Il tavolo presso il ministero è stato riconvocato martedì 10 dicembre alle ore 14;
si prevede la chiusura delle fabbriche di Comunanza (Ascoli Piceno) e Siena, ridimensionamento di quella di Cassinetta (Varese), dismissione del reparto di ricerca e sviluppo di Fabriano (Ancona) e, più in generale, tagli in tutti i siti e gli uffici italiani, per un totale di 1.935 esuberi (su 4.440 occupati);
in particolare, entro la fine del 2025 chiuderanno la fabbrica di congelatori di Siena e quella di lavatrici di Comunanza, con la progressiva cessazione delle produzioni. A Cassinetta il piano prevede solo tre linee produttive di frigoriferi sulle attuali 5, con 541 esuberi. A Melano gli esuberi sarebbero 66, a Siena 290, a Comunanza 320, a Carinaro (Caserta) 40, cui si aggiungono 198 in ricerca e sviluppo, 98 nel commerciale Italia, 19 nel commerciale Medio Oriente e Africa, 363 nelle funzioni regionali;
secondo i sindacati Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Uglm: «Di fronte a ciò il Governo deve esercitare subito quella golden power che nei mesi scorsi si è vantato di avere inserito a protezione dei lavoratori nella fase di cessione di Whirlpool Emea a Beko e che non si comprende bene che funzione abbia in termini di deterrenza contro i licenziamenti» che poi proseguono, «ora è il momento di passare ai fatti, per scongiurare un piano socialmente brutale e il tentativo di saccheggio industriale operato da Beko. Come sindacato dichiariamo immediatamente lo stato di mobilitazione in tutti gli stabilimenti» –:
quali iniziative di competenza vogliano intraprendere i Ministri interrogati affinché Beko ritiri i licenziamenti e prosegua le trattative con i sindacati;
se non intendano attivare il golden power al fine di salvaguardare il lavoro e gli investimenti industriali di Beko nel nostro Paese.
(5-03146)
Interrogazione a risposta scritta:
CARAMIELLO e PAVANELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
in data 18 novembre 2024 s'è verificato un tragico incidente presso il comune di Ercolano (Napoli), dove tre giovani sono morti nello scoppio di una fabbrica di fuochi artificiali, presumibilmente abusiva;
l'evento non rappresenta semplicemente un fatto di cronaca, ma evidenzia problematiche strutturali legate all'occupazione e alla sicurezza in provincia di Napoli dove, nell'area vesuviana, si annida una diffusa presenza di opifici illegali e clandestini, nei quali si sfrutta manodopera in nero;
secondo le stime delle forze dell'ordine, e secondo quanto riportato dal giornalista Daniele Gentile in un articolo pubblicato su Il Mattino in data 19 novembre 2024, si registrano circa 700 di queste strutture, le quali generano un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro;
tale situazione non solo compromette la sicurezza dei lavoratori, ma alimenta anche un'economia sommersa che mina la legalità e il benessere sociale. Pertanto, è fondamentale che tutti gli organi preposti intervengano in modo risoluto per contrastare l'operatività di queste fabbriche abusive;
le chiusure di tali strutture, spesso gestite da stranieri, dimostrano la necessità di un'azione coordinata e di un rafforzamento dei controlli ed è fondamentale che vengano accertate le responsabilità e che siano applicate sanzioni adeguate a chi opera al di fuori delle normative vigenti;
nonostante le numerose segnalazioni e le richieste di intervento a giudizio dell'interrogante la maggioranza di Governo sembra non aver intrapreso azioni concrete per affrontare questa emergenza: le chiusure di strutture abusive avvengono in modo sporadico e senza un piano organico di intervento, dimostrando una totale mancanza di strategia e di visione;
l'interrogante ritiene evidente che le misere finora adottate siano insufficienti e che il Governo non stia facendo nulla di significativo per garantire un ambiente di lavoro sicuro e legale;
ciò considerato, l'interrogante ritiene urgente garantire l'accesso a un'occupazione lecita e sicura, fermando la migrazione forzata di giovani verso l'estero: solo attraverso un impegno coordinato e una rinnovata attenzione alle condizioni lavorative si potrà promuovere un ambiente lavorativo più giusto e dignitoso per le future generazioni –:
quali misure concrete intendano adottare per combattere il lavoro nero e chiudere definitivamente gli opifici abusivi nel Paese e, in particolare, nell'area vesuviana;
e si ritenga incrementare l'utilizzo delle forze dell'ordine nell'area vesuviana al fine di affrontare le criticità esposte;
come si preveda di rafforzare i controlli e le ispezioni per garantire la sicurezza dei lavoratori e il rispetto delle normative vigenti e quali politiche di promozione dell'occupazione regolare saranno implementate per offrire ai giovani opportunità di lavoro dignitose e sicure;
in che modo il Governo intenda rafforzare la vigilanza e il monitoraggio delle attività lavorative nell'area vesuviana e quali strategie si intendano mettere in campo per incrementare i fondi per le ispezioni lavorative e per la formazione degli ispettori in materia di sicurezza sul lavoro.
(4-03837)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
FURFARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la pertosse è una malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa, soprattutto nei primi mesi di vita e nei neonati che hanno un maggior rischio di complicanze e di decesso, causata dal batterio Bordetella pertussis;
essa viene annoverata fra le malattie infantili, come la rosolia, il morbillo, la varicella e la parotite, e colpisce prevalentemente bambini sotto i 5 anni attaccando le vie respiratorie con una tosse violenta e prolungata, che può durare settimane o addirittura mesi;
in Italia, tra gennaio a maggio 2024 è stato registrato un aumento dei ricoveri per pertosse pari all'800 per cento. Nello specifico, sono stati segnalati ben 110 ricoveri, dei quali oltre 15 lattanti sono stati ricoverati in terapia intensiva e 3 neonati sono deceduti;
il 95 per cento delle madri di questi bambini non era vaccinata e – cosa forse ancora più grave – l'80 per cento non aveva ricevuto alcuna informazione sulla disponibilità di una vaccinazione prenatale;
i dati di questo preoccupante scenario, tuttavia, potrebbero essere sottostimati;
in Italia la vaccinazione contro la pertosse, miglior difesa per il nostro futuro, è obbligatoria e viene somministrata nei bambini a partire dal compimento dell'ottava settimana di vita. A causa della perdita di immunità nel tempo, sono necessari più richiami: la prima dose, la seconda e la terza vengono fatte a 6-8 settimane di distanza, a cui si aggiunge un'ultima dose di richiamo verso i 2 anni. Per le donne in gravidanza è invece solo raccomandata tra la 27a la 36a settimana di gestazione al fine di consentire alla gestante la produzione di anticorpi sufficienti e il conseguente passaggio transplacentare degli stessi, che andranno così ad esplicare la loro azione protettiva sul nascituro –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di promuovere e rafforzare le campagne di vaccinazione contro la pertosse, in particolare per quanto riguarda le donne in gravidanza, perché è inaccettabile che nel 2024 si possa morire a causa di malattie infettive per le quali esistono vaccini efficaci e sicuri.
(4-03832)
MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), con la risoluzione (WHA 67.9), ha definito la psoriasi come una malattia della pelle cronica, invalidante e con un considerevole impatto psicosociale;
si tratta di una patologia che, in Italia, colpisce 1,8 milioni di persone, di cui 250 mila in forma severa e dalla quale non si guarisce. Questa patologia, oltre a non avere una cura definitiva, è spesso associata a comorbidità gravi, tra cui disturbi infiammatori cronici intestinali, malattie metaboliche (come diabete e obesità), malattie cardiovascolari (inclusa l'ipertensione) e disturbi dell'umore, quale la depressione, frequentemente legata alla gravità della condizione e alla localizzazione delle lesioni cutanee (ad esempio: volto, mani, zone intime e altre zone sensibili). È stato evidenziato che un trattamento adeguato della psoriasi può ridurre il rischio di infarto e ictus;
le statistiche mostrano che il 26 per cento dei pazienti psoriasici presenta una comorbidità associata, il 24 per cento due comorbidità e il 19 per cento tre o più. In quanto infiammatoria, se non controllata, può comportare anche dei danni cumulativi come, per esempio, l'artrite psoriasica che compare nel 30 per cento dei pazienti che presentano inizialmente la psoriasi solo a livello cutaneo;
un'indagine del Censis ha rilevato che il 70 per cento dei pazienti ha dovuto consultare più specialisti prima di ricevere una diagnosi corretta e il 50 per cento ha visitato in media quattro centri differenti o specialisti. Attualmente, i pazienti affetti da psoriasi non dispongono di Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta) specifici per malati cronici e non esiste una programmazione nazionale che stabilisca criteri per la loro gestione, mentre la spesa sanitaria per i soli farmaci è destinata ad aumentare;
come risulta da notizie di stampa, nel luglio 2024 la Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso alla Conferenza delle regioni e delle province autonome una proposta di aggiornamento 2024 del Piano nazionale cronicità (Pnc). Nella seconda parte sono state individuate e aggiunte tre patologie croniche, e tra queste non rientra la psoriasi;
i criteri utilizzati per la selezione delle malattie croniche da inserire nel Piano cronicità comprendono «la rilevanza epidemiologica, la gravità, l'invalidità, il peso assistenziale ed economico, la difficoltà di diagnosi e di accesso alle cure» e la psoriasi risponde a tutti questi requisiti;
l'inserimento della psoriasi nel Piano nazionale cronicità non comporterebbe un incremento di spesa a carico della finanza pubblica, anche perché ad oggi nella bozza del Piano non sono state stanziate risorse ad hoc, ma rappresenterebbe un passo fondamentale per riconoscere la dignità di una patologia sottovalutata, allineandola a tutte le altre malattie croniche già presenti nel Piano, inoltre l'inclusione della psoriasi nel Pnc potrebbe favorire l'accesso a percorsi di presa in carico dei pazienti cronici già in atto in alcune regioni –:
quali siano stati i criteri adottati per l'aggiornamento del Piano nazionale cronicità e per quali motivazioni la psoriasi non sia stata inserita in detto aggiornamento.
(4-03833)
BOSCAINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il sistema informativo ospedaliero (o sistema informativo sanitario) è costituito dall'insieme delle applicazioni tecnologiche utilizzate dagli operatori sanitari per gestire sia l'organizzazione del lavoro che il rapporto con i pazienti: liste d'attesa, cartelle cliniche, informazioni, prenotazioni. Il Sio, infatti, dovrebbe contribuire alla gestione delle informazioni utili ai processi clinici e gestionali dell'azienda ospedaliera nell'ottica di ottimizzare le risorse impiegate al conseguimento degli obiettivi aziendali, nonché semplificare i processi dell'attività medica ed organizzativa;
i sistemi informativi sanitari permettono agli operatori sanitari di reperire macrodati e di migliorare la qualità delle cure, i risultati medici e la qualità di vita complessiva, riducendo al contempo gli errori medici, i decessi e i costi;
se il sistema informativo ospedaliero è efficace ed efficiente permette un migliore accesso ai servizi da parte dei cittadini, favorisce la continuità assistenziale e semplifica i processi di recupero dei dati agevolando, in tal modo, un miglior funzionamento del sistema sanitario che oggi presenta concrete e rilevanti criticità;
alla base dei progetti di Sio c'è l'istituzione del nuovo Sistema informativo sanitario (NSIS) che opera secondo un approccio olistico fra i suoi attori (Stato, regioni, Asl, aziende ospedaliere e altro) di cui all'Accordo quadro siglato dalla Conferenza Stato-regioni il 22 febbraio 2001;
il sistema informatico adottato come sperimentazione a livello regionale nell'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (Aoui) – costato 122 milioni di euro – ad avviso dell'interrogante si è rivelato del tutto inadeguato ed inefficiente rispetto alle aspettative con conseguenti enormi problemi gestionali, aggravando il carico di lavoro del personale medico e sanitario, aumentando il rischio clinico per i pazienti e rischiando di compromettere seriamente la qualità dei servizi sanitari offerti;
a distanza di un anno e mezzo e nonostante gli sforzi di tutto il personale, sia dirigenziale, che medico, che amministrativo, le carenze del sistema continuano a causare gravi disagi: i professionisti sanitari, pur subendo un forte carico di stress, cercano comunque di tamponare i disservizi e limitare i danni a pazienti e cittadini;
queste evidenti criticità non solo minano la professionalità del personale medico in un momento di fuga dal Servizio sanitario nazionale del personale degli ospedali pubblici, ma rendono sempre più difficile per i cittadini accedere alle prestazioni sanitarie a cui hanno diritto –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del verificarsi di analoghe situazioni di criticità in altre aziende ospedaliere del territorio nazionale e, per quanto di competenza, se intenda approfondire gli aspetti tecnici della vicenda e verificare che le criticità evidenziate in premessa non ostacolino il rispetto dell'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza e il regolare accesso dei cittadini alle prestazioni sanitarie.
(4-03840)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta scritta:
CARMINA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
dai dati resi noti dal Ministero interrogato, nell'ultimo anno, quasi un neodiplomato su quattro (24,14 per cento) ha deciso di lasciare la Sicilia per formarsi in atenei del Centro-Nord;
non si tratta di un trend recente, ma di un fenomeno che negli anni è in continuo e preoccupante aumento: tra il 2000 e il 2024 gli atenei del Mezzogiorno hanno registrato un calo nelle immatricolazioni del 6 per cento (a fronte del +32 per cento degli atenei del Centro-Nord);
se si prende in considerazione il passaggio tra corso di studi triennale e laurea specialistica il dato è ancor più drammatico: secondo il recente rapporto Svimez, uno studente siciliano su due sceglie di svolgere la laurea magistrale nelle università del Nord-Est;
tali numeri certificano la progressiva e inesorabile desertificazione delle università siciliane, costituendo la prima causa del generale spopolamento del Mezzogiorno che inevitabilmente ne frena la ripresa economica e culturale;
la descritta situazione pone a rischio il futuro degli atenei regionali che, a causa della riduzione del numero dei propri iscritti, subiranno un decremento dei fondi a essi destinati e, dunque, anche del numero dei docenti, con conseguente contrazione dell'offerta formativa sul piano quantitativo e qualitativo;
è noto che il medesimo fenomeno, ancorché in termini meno impattanti, investe le regioni settentrionali rispetto alla progressiva migrazione degli studenti verso l'estero, che, in tale caso, viene però compensata proprio dalle nuove iscrizioni provenienti dalle università del Mezzogiorno. Quest'ultimo, invece, in assenza di detta naturale compensazione, è destinato a restare gravemente penalizzato dal dato relativo alla fuga dei cervelli riguardante l'intero Paese;
a ottobre 2024, il Ministro interrogato ha annunciato il Piano d'Azione Ricerca Sud, un'iniziativa che si pone come obiettivo quello di «trasformare le regioni meridionali in hub accademici di eccellenza per la ricerca e l'innovazione»:
la Missione n. 4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, prevede uno stanziamento di oltre 30 miliardi di euro destinati a «rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del sistema di istruzione, formazione e ricerca», con la maggior parte delle citate risorse destinata al Mezzogiorno –:
attraverso quali iniziative siano stati finora utilizzati i fondi del Pnrr in ambito di università e ricerca, in particolare per il potenziamento dell'offerta formativa delle università siciliane e del sud Italia e se si ritenga che le stesse possano contenere la problematica espressa in premessa;
come intenda invertire il sempre crescente trend che vede gli studenti siciliani preferire gli atenei del Centro-Nord rispetto a quelli della propria regione;
quali siano le politiche di sviluppo economico e sociale già poste in essere e quali quelle in fase di attuazione che puntano a rendere il Sud Italia maggiormente competitivo e attrattivo per i giovani sul piano formativo;
quali siano le concrete modalità di attuazione del Piano d'Azione Ricerca Sud annunciato dal Ministro interrogato nel mese di ottobre 2024.
(4-03831)
ERRATA CORRIGE
Interrogazione a risposta orale Scarpa n. 3-01571 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 383 del 19 novembre 2024. Alla pagina 10948, seconda colonna, dalla riga ventiquattresima alla riga ventottesima, deve leggersi: «tale società gestisce a Venezia il department store ubicato all'interno del Fondaco dei Tedeschi, immobile di grande valenza storica per la città,», e non come stampato.