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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 393 di giovedì 5 dicembre 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 3 dicembre 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito la deputata Segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge:

Maura Di Giacomandrea, da San Giovanni Teatino (Chieti), chiede iniziative per la modifica del nome e della bandiera della Repubblica italiana (861) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Vito Nicola De Russis, da Roma, chiede che sia acquisito il parere della Corte costituzionale ai fini della promulgazione delle leggi rinviate dal Presidente della Repubblica e nuovamente approvate dalle Camere (862) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Angelo Massaro, da Imperia, chiede l'introduzione di un giorno di congedo lavorativo retribuito in caso di decesso del proprio animale domestico (863) - alla XI Commissione (Lavoro);

Marco Alteri, da Albano Laziale (Roma), chiede iniziative e interventi normativi per contrastare l'emergenza idrica dei laghi dell'area metropolitana di Roma (864) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede:

iniziative per informare le donne coniugate con matrimonio islamico non civilmente riconosciuto in ordine ai diritti loro riconosciuti dall'ordinamento italiano (865) - alla II Commissione (Giustizia);

l'introduzione del divieto di sciopero nel settore del trasporto pubblico (866) - alla XI Commissione (Lavoro);

l'introduzione della possibilità di versamento anticipato delle tasse su presunti futuri ricavi, con conseguente applicazione di agevolazioni fiscali (867) - alla VI Commissione (Finanze);

norme in materia di controlli sanitari, validità dei documenti e comunicazione di informazioni alle questure concernenti gli immigrati irregolari (868) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Francesco di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:

la nomina di un Commissario per le opere di bonifica e idrauliche e interventi per il completamento delle opere idriche e fognarie (869) - alla VIII Commissione (Ambiente);

l'istituzione della Giornata nazionale degli eroi, dei santi, dei martiri e della storia d'Italia (870) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'introduzione del divieto di circolare con monopattini e il rafforzamento dei controlli sul rispetto del codice della strada da parte dei conducenti di biciclette e motorini elettrici (871) - alla IX Commissione (Trasporti);

Massimo Torre, da Genova, chiede iniziative per l'individuazione e il recupero dei resti dell'aereo Macchi C. 200​ abbattuto il 26 luglio 1941 e del suo pilota Sergente Maggiore Ruggero Gallina, nonché per l'accertamento delle circostanze in cui fu abbattuto (872) - alla IV Commissione (Difesa);

Francesca Cornale, da Isorella (Brescia), chiede di introdurre un tetto massimo per i rimborsi destinati alle strutture che ospitano minori nonché iniziative per una nuova valutazione degli affidamenti di minori disposti per sindrome di alienazione parentale (873) - alla II Commissione (Giustizia);

Pierluigi Cappelli, da Vasto (Chieti), chiede di dotare gli agenti di polizia penitenziaria di adeguati strumenti di autodifesa, quali gli spray urticanti (874) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,13).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 ottobre 2024, n. 155, recante misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali (Approvato dal Senato) (A.C. 2150​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2150: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 ottobre 2024, n. 155, recante misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2150​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signori del Governo, onorevoli colleghi, abbiamo davanti a noi un DL definito “DL Fiscale”, ma la vera domanda è se ci siano contenuti tali da giustificare questo appellativo o se questa conversione di decreto non sia nient'altro che la cartina al tornasole per verificare lo stato di salute della maggioranza e il livello dei suoi conflitti interni.

Tutto questo perché il passaggio che ci ha preceduto al Senato ha evidentemente fatto parlare di questo provvedimento: non per i pochi - direi nulli - contenuti fiscali, ma per lo scontro che abbiamo visto, per quello che non c'è stato, per la bocciatura al Senato dell'emendamento sul canone Rai e per la controreplica che ha riguardato la vicenda sull'emendamento del caso Calabria.

Allora questo è il dilemma, signori del Governo, che vorrei affrontare: è un DL fiscale o è una prova di forza all'interno della maggioranza? Sicuramente non vediamo una strategia di tipo fiscale che serve al Paese, perimetrata con fermezza e con coerenza. Anzi, il DL si apre con un provvedimento di assorbimento. Che cosa vuol dire? Si tratta di una sorta di riconduzione di un altro decreto all'interno di un decreto: questo perché siamo intasati con i lavori e, quindi, si va a sopprimere un decreto per metterlo qui dentro. Insomma, un tecnicismo inutile.

O meglio: a volte si deve ricorrere a questi strumenti della politica, ma lo si fa per fare bene, per fare meglio. Vediamo se questo è il caso.

Qual è il decreto che viene frettolosamente ricondotto nel DL Fiscale? Quello concernente la riapertura dei termini del concordato preventivo biennale. Perché dobbiamo riaprire i termini? Perché, secondo tutti i commentatori, si è trattato di un fallimento e quindi bisogna correre ai ripari riaprendo i termini. Allora, ecco che questo pasticcio, che vede l'assorbimento di un decreto nel decreto in esame, non è per fare bene ma è per fare meno peggio. E già questo ci presenta nel modo migliore il decreto che abbiamo davanti a noi.

Ma perché dobbiamo fare meno peggio? Perché dobbiamo ricorrere a questi mezzucci? La risposta è semplice: soldi, soldi, soldi. Servono soldi dopo aver esaurito tutti i percorsi possibili per avere soldi attraverso nuove tasse, dopo aver tartassato i “super beneficiati” del superbonus in tutti i modi - super plusvalenza, aumento delle tasse dell'affitto - e dopo aver presentato una legge di bilancio in cui non andiamo più a eliminare le tasse nuove che arriveranno nel 2025. E poi le auto aziendali: nuove tasse. La web tax: estendiamola a tutti, anche a coloro che dovevano beneficiare dell'introduzione della web tax. Le aziende prendono soldi pubblici? Allora mandiamogli i sindaci, perché sicuramente dobbiamo far tornare indietro questi soldi. Soldi, maledetti soldi.

E poi le banche. “Le banche le ho minacciate più volte di essere tassate per gli extraprofitti, ma non l'ho fatto. E si permettono addirittura di mettere in campo delle OPS, come se fossero sul libero mercato? No, golden power. Ah, non si può fare? Ma allora vediamo di tassarle davvero. No, ma non le tassiamo”. Ecco: soldi, soldi, soldi che bisogna andare a raccattare in qualche modo. Questo è quello che di fatto ci viene presentato.

Vedete, su questa riapertura dei termini del concordato preventivo non è che vogliamo tanto insistere con riferimento a un aspetto che effettivamente è presente, ossia l'accusa che tale misura andrebbe a favorire gli evasori, nel momento in cui consente anche di andare a chiudere i conti con i cinque anni precedenti - per chi avesse intenzione di farlo - con una dichiarazione integrativa. Non è questo quello che ci preoccupa.

Quello che ci preoccupa è che questo messaggio di riapertura conferma un sospetto che a questo punto diventa una certezza, ossia alla ricerca di “soldi, soldi, soldi” voi state dicendo a quei contribuenti sicuramente onesti: “Ma li avete fatti bene i conti? Ma affrettatevi a fare questa dichiarazione dei redditi, vi diamo altri termini, perché vi conviene. Vi conviene darci subito pochi maledetti soldi perché, se fate i conti, avrete dei vantaggi”. Ma se questi contribuenti - come noi siamo convinti - avranno dei vantaggi, significa che oggi andiamo a contabilizzare e a raccogliere soldi che pagheranno nei prossimi bilanci le generazioni future.

Perché chi aderisce al concordato preventivo strutturato in questo modo? Ma ovviamente vi aderisce chi, conti alla mano - ed essendo arrivati alla fine dell'anno, i conti sono facili da fare -, ci guadagna.

Ci guadagna quest'anno, ci guadagnerà l'anno prossimo e ci guadagnerà fra 2 anni. Significa che tutte queste configurano minori entrate per il futuro, ma ciò non vi preoccupa perché l'importante è spostare la polvere sotto il tappeto, mandare avanti i problemi e, per il momento, raccogliere soldi, soldi, soldi. Guardate, proprio per venire in soccorso a questo striminzito provvedimento, voglio citare alcuni aspetti che sono contenuti e che sono stati decisamente surclassati dal dibattito sulla Rai e sulla Calabria e dalle vostre divisioni. Ad esempio, quello delle pensioni.

Dopo avere promesso le pensioni minime a 1.000 euro - ma in questi giorni i conti mostrano che in realtà si tratta di 1,80 euro al giorno - voi qui cercate di rifinanziare uno strumento, che noi condividiamo, che è quello dell'Ape sociale. Peccato che, proprio perché avete il problema dei soldi, soldi, soldi, lo fate tardi e lo fate male: 20 milioni di euro per il 2025, 30 milioni per il 2026, 50 milioni per il 2027, 10 milioni per il 2028.

Ma qual è il tema? Il tema è che anche sulle pensioni vi siete accartocciati. Siete partiti lancia in resta ancora una volta, dicendo che volevate demolire la Fornero per poi rendervi conto che, per tenere insieme i conti, quella riforma è stata necessaria, anzi oggi fate provvedimenti per trattenere al lavoro le persone oltre i termini che sarebbero previsti dalla Fornero stessa; e vi rendete conto che gli strumenti che noi avevamo messo sul tavolo per rendere più armonica questa riforma, come l'Ape sociale, sono meritevoli e vanno finanziati, tardi e male per l'appunto. Ma oltre a questo, riuscite a non risolvere la questione della ZES unica per il Sud. Ne abbiamo parlato nella discussione generale.

Le critiche sia sulla poca mancanza di soldi che sulla mancanza di coraggio nella loro destinazione direi che sono molto chiare e, allora, ecco che qui c'è il coup de théâtre: per coprire questo nulla cosmico, siccome si avvicina il Natale, i 100 euro per Natale. Però, all'inizio voi la configurate come una misura emblematica che deve andare a premiare la famiglia tradizionale; strada facendo vi rendete conto di avere un po' esagerato; sta di fatto che mettete sotto l'albero pochi bonus e che rimangono comunque configurati in maniera discriminatoria.

Ecco, tutto questo per dire che questo vostro nulla serve solo a mettere in evidenza le vostre divisioni, in un momento in cui il Paese è in difficoltà: è in difficoltà sulla sanità, c'è la crisi dell'industria, dell'automotive, della moda, i trasporti, l'emergenza salari bassi, la poca produttività.

Ci accingiamo ora a esaminare la legge di bilancio e vi aspettiamo al varco. Questi temi li abbiamo messi negli emendamenti, ma quello che vediamo è una scarsa capacità di incidere, affiancata a una scelta molto chiara della Presidente Meloni di insistere con i suoi messaggi mediatici, confortanti, cotonati, patinati che siamo certi arriveranno a proporre il panettone - state ben attenti che non sia un pandoro - agli italiani e a dire quest'anno: qualcuno di voi troverà i 100 euro, ma vedrete un altr'anno, sarà un anno meraviglioso. Ecco ci avviamo verso una maggioranza della narrazione favolosa della Premier che, però, non ha alcun riscontro nella realtà. Per questo motivo, Presidente, annuncio il nostro voto contrario al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, siamo al dunque. Dopo due mesi di litigate tra Salvini e Tajani, tra “paraculetti” e lealisti meloniani, chiudiamo di fatto in 24 ore il decreto Fiscale con una lettura, ahinoi, blindata alla Camera. Vorrei concentrarmi su tutto ciò che in questo decreto non c'è e avrebbe dovuto e potuto esserci. Misure per l'occupazione, per esempio, a partire da quella giovanile, come gli sgravi contributivi per l'assunzione di apprendisti, come la stabilizzazione del personale degli enti locali, a valere sulle risorse PNRR - lo chiedeva l'ANCI - per non disperdere quel patrimonio di competenze e abilità.

Mancano misure correttive sulla fiscalità, come la deducibilità dell'IRAP per il personale dipendente con contratto a tempo indeterminato per gli enti del Terzo settore, svantaggiati rispetto agli esercizi commerciali, e soprattutto l'esenzione IVA per le prestazioni mutuali, ossia tutte quelle attività delle associazioni di Terzo settore. Senza questa correzione la nuova disciplina IVA sarà insostenibile, soprattutto per le piccole associazioni che spesso sono gli unici presidi di aggregazione nei quartieri, nelle frazioni e nelle aree interne. Ci riproveremo, statene certi. Lo diciamo a tutto il Terzo settore, lo faremo in finanziaria tra poche ore.

Non molliamo perché dobbiamo salvare chi ogni giorno fa vivere in Italia la solidarietà, il protagonismo giovanile, lo sport di base e il mutualismo, l'aggregazione e la socialità. Mancano anche interventi che possano avere un reale impatto sociale, per esempio sulla crisi abitativa, come una modifica al regime fiscale dei redditi derivanti dai contratti di locazione breve. Sarebbe il momento, lo diciamo da tempo, di modificare le aliquote della cedolare secca sugli affitti brevi e prevedere una nuova aliquota del 30 per cento sulla terza e sulla quarta casa. In Italia abbiamo 7 milioni di immobili sfitti e situazioni drammatiche di emergenza abitativa, soprattutto nelle grandi città.

La cedolare secca come imposta sostitutiva all'aliquota unica, applicata anche sulle terze e quarte case, ha un effetto chiaramente sperequativo fra i piccoli e i grandi proprietari. Si tratta solo di mettere in primo piano il diritto all'abitare, senza toccare in alcun modo i piccoli proprietari. Avreste potuto permettere agli enti locali l'utilizzo in deroga degli avanzi vincolati per gli interventi di rilevanza sociale sulla scuola, sulla rigenerazione urbana, ma per il Governo sembra essere non rilevante che queste misure gravino sulle spalle di enti in disavanzo, per cui, se i servizi mancheranno, saranno colpite appunto le fasce più deboli.

Avreste potuto sostenere i comuni e gli altri enti locali nella realizzazione del PNRR; consentire a chi ha aderito alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale di rimodulare o riformulare il piano di riequilibrio; pensare a misure che dirigano il gettito verso i territori da cui provengono le tasse; eliminare il blocco dei trasferimenti per i servizi di rilevanza sociale, come i nidi, i servizi sociali, il trasporto scolastico di studenti con disabilità; creare, per esempio, un fondo straordinario per i piccoli comuni in dissesto non ripianabile per aiutarli a ridurre il disavanzo residuo o individuare gli enti in oggettiva difficoltà tramite un indice di vulnerabilità sociale e la loro capacità fiscale per dar loro un sostegno finanziario nel risanamento.

Noi con i nostri emendamenti abbiamo proposto tutto questo e altro ancora. Avete preferito fare diversamente. Avete preferito regalare ancora una proroga agli evasori che non hanno aderito al concordato preventivo biennale, una resa incondizionata dello Stato all'evasione.

L'avete giustificata dicendo che l'amministrazione non ha capacità operativa sufficiente per fare i controlli: un vero scandalo. Avete preferito fare un altro regalo alle partite IVA con ricavi entro i 170.000 euro: una proroga del versamento del secondo acconto delle imposte sui redditi.

Dipendenti e pensionati, invece, non credano di poter sgarrare. Questo è il messaggio. Tutto questo, nel quadro di una manovra che ha del tutto rimosso le condizioni materiali di vita e di lavoro delle persone. Quella realtà in cui il PIL cresce dello zero virgola, la produzione industriale crolla e la domanda interna ristagna, in cui la precarietà, il lavoro nero e sommerso colpiscono 6 milioni di lavoratori, mentre l'evasione fiscale contributiva ha toccato quota 82,4 miliardi di euro. Quella realtà in cui gli italiani a rischio di povertà assoluta sono un quarto della popolazione: oltre 4,5 milioni di italiani non si curano perché non possono permetterselo. Una manovra di austerity, infarcita di tagli al welfare universalistico, ma col solito sperpero di risorse, per esempio, per il ponte sullo Stretto. E soprattutto pervasa dal solito rifiuto di prendere le risorse là dove esistono in abbondanza - dai grandi patrimoni, dalle rendite, dagli extraprofitti - per restituirle una volta per tutte ai salari e alla salvezza della sanità pubblica.

Vorrei dare un dato: dal 1990 al 2020 in Italia si è perso il 2,9 per cento del potere d'acquisto. Invece, nella zona euro è aumentato in media del 22,6 per cento.

Com'è stato possibile? Sempre più quote di reddito si sono spostate dal lavoro ai profitti. L'Italia, infatti, è l'unico Paese europeo in cui i salari sono diminuiti rispetto al 1991, precisamente del 3,41 per cento, ossia di 1.089 euro. E siete ancora lì a prendervela con Prodi e l'euro. Guardate un po' in faccia cosa è stato tutto questo.

Nello stesso periodo, in Francia e in Germania sono cresciuti di più del 30 per cento; in Spagna del 9,15 per cento. Non solo siete contro la patrimoniale, ma siete contro ogni proposta di distribuzione e, ovviamente, anche, contro il salario minimo legale. Eppure l'Italia è l'unico Paese europeo in cui, dagli anni Novanta, i salari sono diminuiti, anziché crescere. Uno dei fattori che mantengono bassi i salari è proprio il ritardo dei rinnovi contrattuali. A settembre di quest'anno, restavano da rinnovare 29 contratti, che riguardano 6,9 milioni di lavoratori, più 3,5 milioni di lavoratori pubblici. Il tempo medio di attesa del rinnovo è pari a 18 mesi per i lavoratori con contratto scaduto e a 9,6 mesi per il totale, eppure, la vostra manovra non riesce nemmeno a garantire i rinnovi.

Ecco, lo stanziamento per i rinnovi del pubblico impiego copre un terzo di quanto perso con l'inflazione nell'ultimo biennio. Negli scorsi mesi, vi siete vantati di aver generato crescita occupazionale, ma vi siete accorti che, nel 2023, l'82,8 per cento dei contratti attivati era costituito da contratti precari? Vi siete accorti di come lo scorso anno l'Italia fosse all'ultimo posto per tasso di occupazione generale? L'altro giorno, il collega Damiani ha magnificato in televisione il tasso del 62 per cento, ma ci rendiamo conto? Lo sapete da cosa dipende quel numero imbarazzante? Dal 52,5 per cento di occupazione femminile. Insomma, in Italia, dilaga il lavoro povero, crescono i servizi a bassa qualificazione e si perdono posti di lavoro ad alta produttività. Le imprese non investono in tecnologie e produttività. Gli azionisti, negli ultimi quattro anni, hanno reinvestito nelle loro società solo il 20 per cento degli utili netti; l'80 per cento è stato distribuito in dividendi - basterebbe questo a fare scandalo, senza neanche arrivare alla buonuscita di Tavares -, quasi 52 miliardi nel biennio 2022-2023, ma a voi non viene in mente di ridurre la forbice tra profitti e salari. E ancora non ci avete detto come intendete impedire la morte dell'automotive in Italia. Il taglio dei 4,6 miliardi di euro è sempre lì, così come le fabbriche vuote e la cassa integrazione. La realtà è sempre lì. Quando smetterete - ve lo chiedo sinceramente - di ignorarla? Quando la guarderete in faccia? Non siamo tutti uguali e in Italia non è vero che la crisi è uguale per tutti.

Mi faccia finire, Presidente, proprio su questo: in Italia, ci sono 74 miliardari, sono in crescita. Sapevate che il nostro Paese è il quarto a livello mondiale ad aver fatto registrare la maggior crescita del numero di questi super Paperoni? Il potere economico, la sua estrema concentrazione e le rendite di posizione associate favoriscono l'accumulazione di enormi fortune nelle mani di pochi e generano ampi divari nella società. Il potere politico e l'uso che ne viene fatto costituiscono una leva potentissima per contrastare o, al contrario, per alimentare le disuguaglianze.

Insomma, Presidente, siamo davanti a un bivio, tra un'era di incontrollata supremazia oligarchica e un'era in cui il potere pubblico riacquista centralità, promuovendo società più eque e coese e un'economia più giusta e inclusiva.

Ho concluso. Se la ricchezza dei cinque miliardari più ricchi continuasse a crescere allo stesso ritmo osservato nel corso degli ultimi cinque anni, entro un decennio avremmo il primo “trilionario” nella storia dell'umanità. Il notevole aumento della ricchezza miliardaria e l'aumento del potere economico monopolistico delle imprese sono profondamente interconnessi. Il potere economico, la sua estrema concentrazione e le rendite di posizione associate favoriscono l'accumulazione di enormi fortune nelle mani di pochi e amplificano i divari economici.

Ecco perché - e ho finito - non sentirete parlare di loro in questo decreto. Non li volete tassare, perché sono loro a manovrare tutto, anche quello che non vedete. Noi, tra la lotta agli ultimi e la lotta ai primi, sappiamo dove stare. Siamo figli della foresta di Sherwood e, finché ne avremo la possibilità, continueremo a dire: tax the rich.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, lo anticipo subito: voteremo “no” a questa conversione e lo anticipo perché vorrei che il mio intervento non fosse semplicemente una vuota e retorica accusa all'azione del Governo, ma andasse ad argomentare il perché di questo “no”.

Ovviamente, abbiamo rinunciato al tentativo di dialogare con la maggioranza in quest'Aula, cercando di trovare punti di convergenza, di farvi cambiare idea, ma non rinunciamo a rendere ragione, non solo del perché della nostra contrarietà, ma della possibilità di governare il Paese con uno stile, un metodo, un contenuto e una visione non solo diversi, ma che almeno esistono e che, invece, sono del tutto assenti in questo provvedimento e nell'azione di un Governo che continua ad arrabattarsi, sovrapponendo misure su misure sconnesse, correttivi di misure passate, con un approccio disordinato e disarmonico. E questo decreto Fiscale ne è la più plastica testimonianza. Innanzitutto, perché si chiama decreto Fiscale e, di fiscale, bisogna andare a cercare col lanternino quanto ci sia all'interno di questo provvedimento, ma soprattutto perché le altre misure, che non sono propriamente riferibili alla materia fiscale, sono anch'esse di dimensione non ampia, non strutturale, sono disarticolate, non hanno una correlazione l'una con l'altra.

Allora, partire dall'osservazione sull'organicità della materia trattata da un decreto non è un esercizio accademico di estetica dell'arte legislativa, ma si riferisce alla capacità di fare di un provvedimento uno strumento in grado di incidere, di cambiare e di migliorare la vita del Paese. Infatti, solo attraverso un approccio che sia strutturale, multidimensionale e integrato si riesce ad incidere e ad agire in modo efficace e significativo, magari anche in direzioni che le parti non possono condividere, ma almeno in una direzione e non con questo continuo saltare da una parte all'altra, senza, di fatto, concludere nulla, come se fossimo nell'ambito di una politica impazzita che tutte le volte deve mettere le pezze ai nuovi buchi che si aprono. Ne è una prova, lo dico con grande chiarezza, il bonus Natale. Pensiamo che il bonus Natale sia una misura populistica, ne è proprio un esempio chiaro: c'è qualche fondo avanzato nei bilanci - sappiamo come funziona - di questa annualità e, allora, che cosa si può fare con questi soldi che sono avanzati? Bene, diamo un bonus di Natale a qualcuno, in maniera, così, estemporanea. Poi, il Governo definisce la platea del “qualcuno” e decide che devono essere le famiglie nelle quali il potenziale percettore di questo reddito ha i figli e il coniuge a carico. Qui si apre tutto un dibattito relativo al coniuge: solo se si è sposati? Se non si è conviventi. In qualche modo, quindi, la questione è se sia coerente o non è coerente: se non è coerente, lo si deve correggere, lo si fa, si fa un passo indietro, lo si riafferma. E in tutto questo disordine, in questo grande chiacchiericcio, non si osserva una cosa fondamentale che dall'inizio abbiamo detto: signore e signori, state continuando a premiare i contesti familiari nei quali c'è un coniuge a carico, cioè c'è una figura, per la maggioranza femminile, che non lavora, non ha reddito ed è a carico del marito. Quindi, a parità di reddito complessivo, premiamo le famiglie dove le donne non lavorano.

Allora, in un Paese che è all'ultimo posto in Europa per tasso di occupazione femminile, non è un modo intelligente di spendere il denaro pubblico. Ecco perché ve l'abbiamo detto più volte, perché diciamo: bene, che l'avete corretto. Allora, adesso va bene il bonus Natale? No che non va bene, perché, certo che darà 100 euro ad alcune famiglie, che saranno contente, ma a quelle famiglie non stiamo dando le risposte che servono, perché i redditi bassi del nostro Paese non si possono accontentare di misure una tantum, solo per piccole platee, misure che hanno di fatto un effetto discriminatorio e non universalistico. Questo approccio alla fiscalità, che state di nuovo portando, facendo passi indietro, a un approccio disordinato e discriminatorio per piccole categorie, non servirà a rendere il fisco una misura che invece garantisca equità, progressività e partecipazione dei cittadini all'azione pubblica, come prevede la nostra Costituzione, perché è anche un fisco che diventa complicato, che crea distorsioni, anche rispetto a quanto vi state apprestando a fare nella manovra di bilancio.

Vi invito a rileggere le audizioni di Banca d'Italia, di Corte dei conti, non della frangia estrema delle opposizioni a questo Governo. Vi stanno dicendo: state tornando a complicare la dimensione fiscale, moltiplicando le aliquote marginali, creando degli effetti distorsivi. Questo non aiuta, non aiuta né a contrastare l'evasione fiscale né a fare, invece, di questo strumento anche una leva, da un lato, di equità sociale, ma di possibilità di investimento e anche di maggiore capacità competitiva del nostro Paese sui settori strategici.

Accanto a questo - diciamocelo altrettanto chiaramente -, idee confuse di correzione sulla questione del PNRR, perché nel decreto fiscale, sì, di nuovo facciamo dei correttivi sul PNRR. Allora, al di là dei proclami sempre trionfalistici di cui il Governo si riempie, io stamattina ho fatto nuovamente l'esercizio di andare a vedere i dati pubblici, quelli della Commissione europea. L'Italia ha realizzato il 37 per cento dei target e milestone previsti dal piano. Quindi, noi, alla fine del 2024 - dunque, ben oltre l'avanzamento necessario della metà e, quindi, abbiamo davanti a noi due anni -, siamo al 37 per cento dei milestone e target realizzati. La BCE ha detto che abbiamo completato i progetti al 18 per cento rispetto a quelli che sarebbero previsti. Il Governo ci sta dicendo che, entro l'anno, prevede di arrivare a spendere 64 miliardi dei 122 miliardi ricevuti.

Allora, io capisco che voi dobbiate continuare a fare modifiche e contro modifiche perché non siete in grado di far marciare il piano come dovrebbe marciare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), ma o iniziate a fare ciò o l'Italia dovrà restituire i soldi che ha ricevuto dall'Europa e si troverà a dover gravare sulle finanze pubbliche, tagliando non si sa cosa, perché state tagliando veramente tutto ciò che può essere tagliato nella manovra finanziaria che ci stiamo di nuovo apprestando a discutere.

Dopodiché, è già stato detto, ahimè, di tutti questi contenuti nel merito di questo decreto non si sta dibattendo. Infatti, la politica e il Paese si sono fermati di fronte a una potenziale crisi di Governo, su che cosa? Sulla visione strategica, sul fisco, sul PNRR, sulle riforme costituzionali sulle quali, evidentemente, non siete d'accordo? No, sul capro espiatorio che avete scelto per discutere, spaccarvi e fare l'ennesima prova muscolare tra la Lega e Forza Italia, ossia il canone Rai. Questo, forse, è l'unico dato politico rilevante di questo provvedimento: la maggioranza è stata sconfitta da se stessa su un emendamento sul canone Rai, e poi, ancora, su un altro emendamento concernente la sanità della regione Calabria, una volta per il voto di Forza Italia e un'altra volta per il voto della Lega.

Bene, noi di questo cosa rileviamo? In primo luogo, che i vostri giochi di dibattiti interni conflittuali - di cui prima leggevamo solamente sui giornali: “bene l'azione di UniCredit”, dice Tajani; “male l'azione di UniCredit”, dice Salvini - entrano nelle aule parlamentari. Fa bene al Paese? No, non fa bene al Paese, aumenta solo un disordine che dice che non avete, per esempio, un'idea chiara su quello che debbano essere le tasse. Infatti, vi siete spaccati sulla riduzione del canone Rai, senza, tra l'altro, essere in grado di mettere in campo una riforma seria del servizio pubblico televisivo, avendo la vigilanza Rai completamente bloccata, quindi, in un gioco continuo di potere da Palazzo della più vecchia e becera politica, ma non avete, invece, una visione fiscale.

La Lega dice: “insomma, la riduzione di 20-30 euro all'anno è importante”; Forza Italia dice: “ma ci mancherebbe altro, non possiamo ridurre le tasse, diminuire i servizi sulla sanità”. Ah, sì? E cosa state facendo nella manovra di bilancio? L'aumento delle pensioni minime - che non è di 3 euro al mese ma pare di 1,87 euro al mese - è un'azione significativa che sta aiutando le categorie che ne hanno bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)? Nel contempo non mettiamo i soldi su scuola, università e per aumentare i salari più bassi.

Ecco, signore e signori, ormai siamo alla - come dire - evidenza dell'inadeguatezza di questo Governo e, quindi, noi confermiamo il nostro “no”, ormai nemmeno con la speranza che possiate cambiare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Quest'oggi siamo chiamati a esprimere il nostro voto sul decreto fiscale, che sappiamo essere uno strumento economico che precede la manovra di bilancio. È certamente un decreto che riporta tanti numeri, ma non è solo questo, perché poi, dietro quei numeri, dietro quelle indicazioni, il Governo e la maggioranza danno degli indirizzi di tipo politico molto precisi.

Proprio all'interno di questo decreto fiscale, si inseriscono molti interventi relativi agli investimenti, al lavoro, così come disposizioni fiscali e disposizioni in materia di enti territoriali. È incrementato molto, nell'iter di costruzione di questo decreto, anche l'importo che è stato stanziato: eravamo ben sotto i 2 miliardi e, oggi, il decreto fiscale, porta un valore economico di 2 miliardi e 340 milioni, superando una logica, quella dei sussidi a pioggia, ma puntando sugli investimenti.

Questo credo che sia l'elemento più interessante e importante che abbiamo iniziato a tenere in considerazione dall'inizio di questa legislatura, a cui il Governo si è molto dedicato, perché crediamo che dagli errori del passato, fatti da altri, bisogna imparare. Ogni risorsa deve essere valutata rispetto all'impatto futuro. Pensiamo al bonus 110 per cento: ad alcuni colleghi dà molto fastidio, in quest'Aula, in altri contesti, ricordare e parlare di quel tema, perché è una zavorra per il Paese; è una zavorra per i bilanci che ogni qualvolta dobbiamo affrontare, ma è un provvedimento votato nel passato. È un provvedimento che ha voluto il MoVimento 5 Stelle e che ha creato un appesantimento straordinario sul bilancio dello Stato che, purtroppo, pur essendo una decisione del passato, produce degli effetti. E ancora ad oggi abbiamo questa zavorra di 20 miliardi ogni volta che dobbiamo parlare di bilancio dello Stato.

Allora, con grande responsabilità, noi abbiamo deciso, come centrodestra, come maggioranza di Governo, di avere la serietà di considerare ogni spesa con i suoi riflessi verso il futuro e, soprattutto, considerare che la spesa pubblica deve essere una leva per il prodotto interno lordo. Credo che, non a caso, le previsioni verso il debito, il deficit di bilancio siano in assoluto miglioramento: dal 3,7 per cento del 2024 c'è una programmazione al 3,3 del 2025, al 2,8 del 2026, al 2,6 del 2027. Questo si rende necessario per l'alto debito pubblico che il nostro Paese ha e, soprattutto, per la procedura della Commissione sul deficit eccessivo.

Nonostante queste difficoltà, legate molto alle scelte del passato, noi abbiamo un giudizio della Commissione europea, abbiamo un placet della Commissione europea sul piano di bilancio del 2025, cosa che la Commissione europea non ha fatto per l'Olanda e la Germania.

Allora, noi dobbiamo inserire tutti i provvedimenti di tipo economico finanziario e fiscale all'interno di un contesto europeo, che vede i Paesi in grande difficoltà. Guardiamo cosa succede in Germania, cosa succede in Francia, la grande crisi economica che comporta, spesso, la caduta dei Governi. Nonostante questo contesto complesso, abbiamo la capacità di riuscire a lavorare sugli investimenti, sul dare forza all'economia. Proprio per questo, dobbiamo dare ancora più importanza al lavoro che stiamo facendo e guardarlo con una particolare soddisfazione, sapendo che c'è certamente molto da fare. Ma quello che stiamo facendo è sostenere la produzione, dare incentivo agli investimenti, sostenere il potere d'acquisto delle famiglie. Abbiamo, anche qui - credo sia un elemento di grande novità - superato il principio dell'assistenzialismo.

Cosa abbia prodotto il reddito di cittadinanza, in termini di danni economici e culturali, credo sia sotto gli occhi di tutti, ma, grazie alle scelte che abbiamo voluto fare nell'ambito dell'economia, incoraggiando le imprese, oggi abbiamo un PIL che ha la prospettiva di crescita dell'1,2 per cento nel 2025, dell'1,1 nel 2026 e dello 0,8 nel 2027, in un contesto europeo dove questi dati sono assolutamente in negativo.

Allora, abbiamo anche soggetti esterni che esprimono un giudizio attraverso le loro dichiarazioni o gli effetti numerici. Faccio un esempio relativo al mercato finanziario: lo spread ad agosto era arrivato a 140 punti, oggi si attesta fra i 115 e i 120. Ricordo anche i giudizi della Commissione europea, che elogia il taglio del cuneo fiscale. Ma vogliamo ammettere, in quest'Aula, tra di noi, che, per la prima volta nella storia di questo Paese, dopo decenni in cui si parla di taglio del costo del lavoro, questa maggioranza ha portato avanti questa politica? Non l'ha fatto solo nella scorsa legge di bilancio, prevedendo il taglio degli stipendi che raggiungevano 35.000 euro lordi, ma oggi stiamo aumentando la soglia di intervento a 40.000 euro annui, cercando di garantire, ogni mese, 100 euro netti in più in busta paga ai lavoratori che arrivano a 40.000 euro di reddito lordo.

Questi sono risultati concreti, che è difficile contraddire rispetto a qualsiasi considerazione e valutazione. Parliamo dei dati record sull'occupazione (ieri, in un question time, tramite la collega, onorevole Cavo, abbiamo affrontato il tema dei dati record sull'occupazione): siamo arrivati a 24 milioni di italiani occupati, che è un record straordinario e che, evidentemente, in assenza del reddito di cittadinanza, ha permesso ai giovani di impegnarsi nel mondo del lavoro, nelle imprese, che cercano i lavoratori; anzi, rispetto al dato dei 24 milioni di occupati in Italia, ci sono 500.000 posti di lavoro disponibili, grazie anche all'evoluzione che l'economia ha avuto da un punto di vista della sostenibilità del digitale; sono imprese che, nella stragrande maggioranza dei casi, richiedono competenza, proprio nella visione che l'uno non vale uno, a differenza di quello che alcuni colleghi dell'opposizione sostengono, in particolar modo del MoVimento 5 Stelle, perché la competenza è necessaria, soprattutto nel mondo del lavoro.

Allora, anche qui, come maggioranza e come Governo, abbiamo insistito per cercare di qualificare e indirizzare i giovani verso una professione richiesta dalle aziende, che, purtroppo, nel 92 per cento dei casi, non trovano professionalità e competenza, quando mettono a disposizione posti di lavoro.

Questo decreto, in conclusione, opera in alcuni aspetti in maniera puntuale e voglio richiamare alcuni esempi, quali il concordato preventivo, l'allargamento della platea del bonus Natale e il rinvio della seconda rata dell'acconto delle imposte sui redditi: sono tutte iniziative puntuali che però aiutano e alleggeriscono il mondo delle imprese e, in particolar modo, il mondo delle famiglie, ma, ancora di più, misure per gli straordinari delle Forze di Polizia, dei Vigili del fuoco, del personale militare. Quante volte abbiamo sentito annunci della politica per dare sostegno a chi, ogni giorno, si impegna per garantire la sicurezza del nostro Paese e mai nessuno ha messo un euro su questo? Noi abbiamo stanziato 120 milioni, che devono dare conforto per gli straordinari di questi comparti.

Poi c'è il tema delle semplificazioni nei pagamenti del PNRR: stiamo ottenendo risultati importanti a livello europeo, ma poi, se ci sono dei ritardi nei pagamenti, rischiamo di rallentare il sistema economico, quando non vengono pagate le imprese o non vengono pagati i loro fornitori o vengono pagati in ritardo per essere più puntuali e, se non vengono pagati i dipendenti, si creano crisi economiche all'interno delle famiglie. Inoltre, voglio ricordare: i 25 milioni per i Giochi del Mediterraneo, i 4 milioni per le Paralimpiadi del 2024 e 4 milioni per il Giubileo.

Insomma, per concludere, il focus di questo decreto è certamente quello di politiche economiche e di bilancio verso le famiglie, le imprese e le partite IVA. In questo, il gruppo Noi Moderati ha dato il suo contributo, creando un equilibrio all'interno - magari certe volte di tensioni - della maggioranza rispetto ai contenuti e agli obiettivi. Diamo, quindi, un parere favorevole su questo decreto, che è preparatorio a una manovra di bilancio che, in mezzo a queste difficoltà che ho descritto, certamente è di rilancio e di sostegno dei pilastri della famiglia e dell'impresa, che, secondo noi, sono i veri motori del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rubano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARIA RUBANO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto-legge, che, a breve, approveremo in via definitiva, costituisce la seconda gamba della manovra economica complessiva varata dal Governo e che vede nella legge di bilancio il pilastro fondamentale.

È opportuno, dunque, in questa occasione, non limitarsi esclusivamente al contenuto del decreto in esame, che pure è importante e che, al suo interno, contiene misure di rilievo sulle quali avrò modo di soffermarmi, ma ampliare l'orizzonte per avere uno sguardo complessivo sull'intera manovra economica per quanto riguarda i suoi tratti fondamentali.

In primo luogo, è doveroso sottolineare come questa abbia superato il vaglio previsto dalla Commissione europea - e potremmo aggiungere - a pieni voti. Mi riferisco al fatto che la manovra di finanza pubblica, proposta dal Governo, sia stata considerata pienamente coerente con i parametri del nuovo Patto di stabilità e con le raccomandazioni adottate in sede europea.

Come ha sottolineato, la scorsa settimana, l'ormai ex Commissario per l'economia, Paolo Gentiloni, che, da italiani, ringraziamo per il lavoro istituzionale svolto in questi anni, il parametro del contenimento della spesa è stato rispettato senza soffocare la crescita economica per i prossimi anni; un risultato per nulla scontato, visto che, nei confronti di Paesi, quali la Germania e l'Olanda, sono state mosse contestazioni sul livello di spesa eccessivo. Tale risultato rappresenta l'unico fatto tra un oceano di parole sollevato dalle quotidiane critiche mosse dalle opposizioni e da alcuni sindacati.

Quella disegnata da questo decreto, e dalla legge di bilancio, è una manovra economica che ha individuato chiaramente gli obiettivi da perseguire: sostegno ai redditi medio-bassi, famiglie e lavoro, destinando loro 18 miliardi dei 28 complessivi messi in campo.

Questo decreto, come detto, costituisce la seconda gamba della manovra economica complessiva e dispiega i suoi effetti sul 2024, anticipando una serie di spese grazie all'extragettito verificatosi per l'anno in corso, che altrimenti non sarebbe stato possibile effettuare, perché soggette ai nuovi parametri di contenimento della spesa media.

Per capire la portata dell'intervento, è opportuno fare riferimento ai numeri complessivi e questi ci mostrano uno stanziamento di circa 2 miliardi di nuove risorse sul 2024, ai quali si aggiungono 4,6 miliardi messi a disposizione da Industria 4.0, tramite uno spostamento di risorse dal patrimonio destinato di Cassa depositi e prestiti.

In materia fiscale, è stata prevista una proroga, al prossimo 12 dicembre, del termine per aderire al concordato preventivo biennale. Si tratta di una misura che Forza Italia aveva chiesto e che, dunque, condividiamo pienamente per due motivi. Il primo è di natura politica. Infatti, il concordato preventivo è uno dei pilastri della riforma del sistema fiscale, realizzata con l'approvazione della delega fiscale, e costituisce una delle basi del nuovo rapporto tra fisco e contribuente, che deve essere ispirato a un criterio di fiducia reciproca. Il secondo è di natura più contabile. Infatti, riteniamo che la riapertura dei termini consentirà di far affluire ulteriori risorse da destinare a interventi, che, al momento, non è stato possibile adottare, come, ad esempio, un ulteriore intervento sul grande lavoro, che già è stato fatto in materia di aliquote IRPEF.

Colleghi, sul fatto che la riforma delle 3 aliquote IRPEF venisse resa strutturale erano in pochi a crederci, finché non hanno letto la norma, nero su bianco, nella legge di bilancio. Si tratta di un grande risultato, del quale tutti siamo consapevoli e che dobbiamo rivendicare con orgoglio. Forza Italia ha lanciato una proposta politica, formalizzata in un emendamento alla legge di bilancio inserito tra i prioritari del nostro gruppo, che è quella di un ulteriore intervento sulla seconda aliquota IRPEF, un intervento che può avere anche diverse modulazioni, prevedendo l'abbassamento di 2 punti - dal 35 al 33 per cento - oppure un ampliamento dell'attuale platea, inserendo, nell'aliquota mediana, i redditi fino a 60.000 euro.

È un intervento che riguarda il ceto medio, che è la classe sociale che costituisce il motore di questo Paese e che negli ultimi anni è quella che è stata maggiormente penalizzata dalle congiunture economiche negative che si sono avvicendate nel corso degli ultimi anni. Ovviamente, siamo consapevoli che per operare in tal senso ci vogliono le risorse necessarie. In questo senso, la proroga del concordato biennale potrebbe essere d'aiuto ed è per questo che l'abbiamo sostenuta e che valutiamo positivamente la previsione di destinare tutte le sue entrate al Fondo per l'attuazione della delega fiscale e la loro finalizzazione prioritaria alla riduzione dell'aliquota Irpef.

Altre due misure che meritano di essere sottolineate riguardano l'incremento di 4,6 miliardi delle risorse per Transizione 4.0, nonché l'ampliamento del novero degli investimenti che possono accedere al credito d'imposta previsto per la ZES unica del Mezzogiorno. Si tratta di misure volte a sostenere le imprese e, quindi, la produttività del nostro sistema Paese, che da sempre Forza Italia sostiene.

Sempre in tema di imprese, è opportuno sottolineare due disposizioni che su di esse intervengono in via indiretta. Mi riferisco alle norme, contenute dagli articoli 6 e 6-sexies del provvedimento, che intervengono in materia di efficientamento dei tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione. Il ritardo dei tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione costituisce una criticità che potremmo definire “strutturale” e che in più di un caso ha creato non pochi problemi a imprese che attendevano di vedere saldate le proprie fatture. Non è un caso che un'intera missione del PNRR riguardi proprio l'efficientamento delle modalità e dei tempi di pagamento da parte dello Stato, inteso nel suo complesso.

Su questo tema cruciale, in questo provvedimento si compiono due ulteriori passi in avanti.

In materia sociale, è positivo che il Governo abbia ritenuto di ampliare la platea del cosiddetto bonus Natale anche alle famiglie monogenitoriali, che sono i soggetti che più hanno bisogno di sostegno al reddito, così come l'intervento che va a rifinanziare 110 milioni complessivi, il cosiddetto Ape sociale. L'anticipo pensionistico conosciuto come Ape sociale, com'è noto, si rivolge a determinate categorie di lavoratori ben precisi: chi ha perso il lavoro, chi deve assistere un congiunto, chi ha una capacità di lavoro fortemente ridotta a seguito di invalidità civile e i cosiddetti lavori gravosi. Tutte condizioni di difficoltà nelle quali poter lasciare anticipatamente il lavoro, al ricorrere dei requisiti previsti dalla legge, costituisce un aiuto importante. In questo senso, il rifinanziamento operato dall'articolo 2 del decreto ha la finalità di consentire a un maggior numero di aventi diritto di accedere a questo strumento.

Signor Presidente, concludo citando altre due norme contenute nel decreto-legge. La prima riguarda l'articolo 4-bis, introdotta grazie all'approvazione di un emendamento di Forza Italia, che stanzia 20 milioni di euro per il pagamento del lavoro straordinario svolto dal personale delle Forze armate. L'altra disposizione, che è quella del comma 6-ter dell'articolo 1, non è stata inserita con un emendamento di Forza Italia, ma proroga una norma che fu introdotta nella legge di bilancio del 2021, grazie all'approvazione di un emendamento di Forza Italia, presentato all'epoca dalla collega Bergamini e da Roberto Rosso, che oggi è senatore. Mi riferisco al cosiddetto bonus veicoli sicuri, e cioè un voucher che compensa l'importo dell'aumento previsto della tariffa per la revisione dei veicoli automobilistici.

Se, a distanza di quattro anni, si è ritenuto di prorogare per un ulteriore anno quella disposizione, vuol dire che si trattava di una norma pensata per essere davvero utile e che soprattutto è stata utile alla prova dei fatti ed è per questo che oggi riteniamo giusto rivendicarne, con un pizzico di orgoglio, la paternità; perché questo è il criterio con cui ha sempre lavorato in passato e continua a lavorare Forza Italia.

Concludendo, signor Presidente, con questo decreto-legge si approva il primo step della manovra economica messa in campo dal Governo e Forza Italia dichiara convintamente il suo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Membri del Governo, colleghe e colleghi, parto con dati statistici. Questo credo sia il 77° decreto-legge di questo Governo, che sta viaggiando a una media di 3,1 decreti-legge al mese, che è una media invidiabile, e la fiducia che abbiamo votato ieri credo sia la 64° in 25 mesi. Anche qui, 2,6 fiducie al mese, complimenti! Comunque, a parte i dati statistici, cominciamo a parlare dei punti salienti di questo provvedimento, che è di fatto un'anticipazione della legge di bilancio o, come la definisco io, la “legge di bilancio del Senato”. Credo che ormai anche i sassi sappiano che questo decreto è un fallimento concettuale, che ruota intorno a un osceno condono che avete agganciato al concordato preventivo biennale, anch'esso un meccanismo vecchio, osceno e non funzionante che avete introdotto per cercare - dite voi - di far fare pace ai contribuenti con il fisco, perché questo concordato preventivo biennale è una rivisitazione di un'idea fallimentare, di circa vent'anni fa, dell'allora Ministro Tremonti. Un concordato che avete introdotto a febbraio di quest'anno che non ha dato prova di essere apprezzato dai contribuenti e, quindi, non porta soldi all'erario e voi avete provato ad aumentare il tempo di adesione, inserendo un condono per i cinque anni precedenti, riaprendo fino al 12 dicembre la possibilità di aderire, con la speranza di raggiungere quei soldi necessari che vi serviranno per poter abbattere il livello di tassazione del ceto medio.

Ma questa è la cronaca di una morte annunciata, di questo strumento intendo, perché una ricognizione di concordato ha stabilito che, a ieri, c'era un tasso di adesione di circa 520.000 contribuenti, su una platea potenziale di 4,5 milioni di autonomi e partite IVA, praticamente il 12 per cento della platea, con gettito di soli 1,3 miliardi e ve ne servono molti più del doppio per abbassare quei due punti percentuali; non ce la fate.

Ora, dobbiamo attendere ancora qualche giorno fino al 12 dicembre ma, se i livelli di adesione continuano in questo modo, non avrete fatto altro che un altro passo verso la conferma di non essere capaci a gestire questo Paese. E però ricordiamoci che questo condono non viene mica gratis, costerà allo Stato circa 900 milioni di euro, senza contare che, con quest'altro condono - per alcuni il 20° della vostra legislatura, per altri il 17° - voi non avete fatto altro che instillare nella testa degli italiani che non serve pagare le tasse, perché tanto prima o poi arriverà un altro condono che permetterà di aiutarli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma cos'altro ci possiamo aspettare da un Governo la cui leader dice che le tasse sono un “pizzo di Stato”? Citazione di Giorgia Meloni, Catania, 26 maggio 2023, così, tanto per essere precisi; una leader che dimostra ancora una volta - qualora ce ne sia bisogno - di non capire o di non voler capire che le imposte servono per far fronte ai bisogni di servizi pubblici dei cittadini e che, piuttosto, bisogna essere in grado di spendere bene quei soldi ed evitare di regalarli o sprecarli, come state facendo da circa due anni. E mi riferisco - e faccio solo qualche esempio, fra i più famosi - alla costruzione e gestione dei centri in Albania, che alla fine ci costerà più di un miliardo, o all'ignobile regalo fatto alle banche l'anno scorso, quando avete evitato di richiedere i soldi degli extraprofitti, che cubavano circa 4 miliardi di euro, o ancora al Ponte sullo Stretto, con circa 14 miliardi; senza contare il miliardo in più dell'emendamento della Lega in questa legge di bilancio, fino ad arrivare al bonus Natale, che avete rivisitato in questo decreto fiscale con circa 100 euro.

Perché questo decreto fiscale, in realtà, è davvero intrecciato con la legge di bilancio, perché voi avete necessità di vendervi e fare immaginare ai cittadini che va tutto bene. Lo state sbandierando in ogni dove questo bonus, che poi tra l'altro avete dovuto aggiustare, perché lasciavate fuori troppe persone e l'avete aggiustato, in realtà, utilizzando quello che è stato un nostro emendamento al Senato, che voi non avete approvato, salvo poi intervenire con una vostra ripresentazione della nostra proposta, perché non sia mai che voi dobbiate lasciare alle opposizioni il buon senso di far passare un emendamento valido. Quindi, con questo decreto e con le poche misure che avete messo dentro, vi dovete vendere dicendo che state facendo qualcosa per il Paese, perché la legge di bilancio che andremo a valutare la settimana prossima, per il 60 per cento, cioè circa 17 miliardi, è solo per la riconferma di quel cuneo fiscale che è una mera riconferma di una misura che avevate fatto l'anno precedente, perché la grande capacità di questo Governo è di essere specialisti nelle misure ad obsolescenza programmata, che è proprio un modo di legiferare veramente assurdo.

Così avete fatto in precedenza con la ZES unica, dove avete messo 1,8 miliardi solo per il 2024 o come state cercando di fare in questo provvedimento, mettendo una pezza a colori per cercare di rimediare ai vostri errori di gestione su Transizione 4.0.

Presidente, nell'iter parlamentare al Senato - non certo alla Camera, dove abbiamo avuto la possibilità di vedere questo decreto per circa 24 ore, che è una cosa veramente ignobile per quanto riguarda la Commissione bilancio e il Parlamento - è passato un emendamento della maggioranza per cercare di recuperare più di 4 miliardi per finanziare il piano di incentivi all'impresa noto come Transizione 4.0. Ripeto bene: Transizione 4.0, quel Transizione 4.0 che è stato lanciato durante il Governo “Conte 2”, che voi avete di fatto smantellato, riducendolo ai minimi termini, tagliando tutti i crediti d'imposta. Quel Transizione 4.0 che voi avete fatto morire pian piano per sostituirlo con quel prodigioso piano Transizione 5.0.

Ma spieghiamo meglio la situazione. Transizione 5.0, sfornato con un ritardo micidiale dai Ministri Giorgetti e Urso, si è rivelato di fatto un piano inservibile: inserisce circa 8 nuovi passaggi burocratici per le imprese, non è cumulabile con le altre agevolazioni, è utilizzabile in un orizzonte temporale così ristretto da far scappare le imprese, tant'è vero che su un plafond di 6,3 miliardi di euro - peraltro presi da quel PNRR che ha portato, chi? Il “Conte 2” - i crediti di imposta finora attivati sono circa 150 milioni di euro ed è il niente nella situazione in cui siamo, di 20 mesi consecutivi di produzione industriale in calo.

Come ha detto il Ministro Giorgetti in audizione il 7 novembre: non è certo il Governo che si deve occupare di fare le politiche industriali, le devono fare gli imprenditori. Forse, considerando lo sfacelo dal punto di vista organizzativo, operativo ed economico di questo Governo, non è una cattiva idea, perché gli imprenditori non possono fare certo peggio di così.

Tornando al decreto Fiscale e a Transizione 4.0, con quell'emendamento presentato dalla maggioranza e approvato, voi avete di fatto riconosciuto che Transizione 4.0 era una misura valida (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tra l'altro, l'avete rifinanziata attingendo al cosiddetto patrimonio destinato di Cassa depositi e prestiti, che - guarda caso - era lo strumento finanziario lanciato, da chi? Dal Governo “Conte 2”, proprio per far fronte ai problemi del COVID durante la pandemia.

Ieri l'OCSE ha tagliato la crescita dell'Italia, del PIL, allo 0,5 per cento (a settembre l'aveva stabilita allo 0,8 per cento) e senza il PNRR, che impatta per una grande quantità su quella crescita, come hanno detto tutti gli auditi in legge di bilancio, ora saremmo praticamente a crescita zero. Un PNRR, tra l'altro, che voi ora state glorificando, dopo averlo modificato, spostando in avanti una serie di progetti e cancellandone altri perché non riuscivate a spendere i soldi. State festeggiando per aver ricevuto la tranche di soldi dall'Unione europea, ma dei 44 miliardi del 2024 siete riusciti a spenderne solo circa 10 (un quarto). Quindi, non siete in grado di portare avanti quel progetto.

Noi siamo a un passo dal baratro, solo che voi, come maggioranza, non ve ne rendete conto e, anzi, con i vostri comportamenti da dilettanti allo sbaraglio, state condannando questo Paese al disastro economico. La cosa sconvolgente è che siete invece sicuri di far bene, ma non c'è uno straccio di prova o di numero che possa supportare queste vostre dichiarazioni.

Come abbiamo detto prima, 20 mesi consecutivi di calo della produzione industriale e voi governate da 25 mesi; una domanda interna stagnante, che non si può risollevare con questo decreto Fiscale né con la legge di bilancio, come ha detto il Ministro Giorgetti. Come la volete risollevare? Con il bonus statale o con gli 1,6 euro in più al mese che state andando a dare ai pensionati? Salari minimi che voi non volete innalzare; il lavoro nero che aumenterà con le detrazioni ridotte previste dalla legge di bilancio; una visione fiscale e contributiva che voi non state combattendo, anzi; e, per ultimo, questa voglia matta di spingere verso una moderazione salariale e l'avete scritto già nella legge di bilancio del 2022. E anche per l'avanzo primario avete scritto anche questo, che andrebbe bene, se non fosse che stiamo in una crescita dello “zero virgola” a cui state condannando l'Italia. Le previsioni per il 2025 non sono rosee. Sempre l'OCSE la stabilisce allo 0,9 per cento e poco importa che siamo penultimi rispetto alla Germania e alla pari con la Francia.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Il Presidente del Consiglio Meloni potrà continuare a raccontare il Paese delle meraviglie, dei balocchi, della cuccagna, delle agenzie di rating festanti e a dipingere lo spread come il bello addormentato nel bosco. Purtroppo, se apriamo gli occhi e proviamo a leggere i numeri e ad ascoltare le persone, come anche le persone di Trasnova, che perderanno a giorni il lavoro, ci rendiamo conto che questa meraviglia non c'è, ma c'è un Paese in cui i salari reali sono calati del 10 per cento con il picco dell'inflazione, dove l'industria ormai è alla deriva, dove c'è il record di persone e minori in povertà assoluta, dove c'è il boom di cassa integrazione, dove si sta abbattendo una delle manovre più austere, micidiali e povere che la storia economica del Paese ricordi. E con questo dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, con questo collegato Fiscale mi sento, come Lega, di ringraziare il Ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, perché è stato possibile, grazie a un emendamento della Lega, per la seconda volta in 50 anni, rateizzare l'acconto di novembre e non pagarlo in un colpo solo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Parliamo del 50 per cento delle tasse, rateizzabili da gennaio a maggio.

Perché lo ringrazio? Perché non è stata cosa da poco e non è stata cosa scontata. L'unico emendamento di questa natura è stato proprio della Lega. Quindi, meraviglia, per certi aspetti, la lontananza anche delle opposizioni rispetto al bisogno dei cittadini, che non è quello di pagare il 50 per cento delle tasse in un colpo solo facendo prestiti in banca, prendendo sanzioni se non si riesce a pagare e se non si ottengono prestiti in banca, ma è quello di poter pagare le imposte, in un Paese tra i più complicati al mondo e tra i più esosi al mondo, in modo rateizzato.

Peraltro, un provvedimento che è stato inserito con un emendamento della Lega nella riforma Fiscale e che è prodromico all'abbattimento, riduzione o abolizione della ritenuta d'acconto. Non si può scrivere sulla riforma fiscale che riduciamo la ritenuta d'acconto ai liberi professionisti (un milione di attività economiche) se non rateizziamo l'acconto. Quindi, questo decreto andrebbe votato solo ed esclusivamente per questa ragione da tutti, perché parliamo di piccoli artigiani, commercianti, liberi professionisti. È una platea molto ridotta, in questo momento - l'anno scorso erano 276.000 attività economiche, quindi non poca cosa, ma, visto che l'emendamento è diventato legge 5 giorni prima della scadenza, non ci aspettiamo una platea enorme di persone -, ma l'obiettivo, che dobbiamo avere tutti e che deve unire tutti, è che questa platea sia ampliata a tutti, a tutte le attività economiche, a tutti i dipendenti e pensionati con altri redditi, perché non ci possono essere cittadini di serie A e cittadini di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quindi, ringraziamento, rateizzazione, rottamazione. Noi abbiamo presentato un emendamento, che abbiamo ritirato perché consci che bisogna vedere, intanto, come finisce la questione del concordato preventivo, sulla rottamazione. E qui, quando sento le critiche per cui “la rottamazione è un condono”, bisogna fare molta attenzione all'utilizzo delle parole. Perché? Perché la prima rottamazione è stata fatta dal Governo Renzi (PD), la seconda rottamazione è stata fatta dal Governo Gentiloni (PD), la terza rottamazione l'abbiamo fatta come Governo “Conte 1” (Lega-MoVimento 5 Stelle), la quarta rottamazione come Governo Meloni.

Dunque, se è un condono l'hanno votato tutti, assolutamente tutti, ma invece non è un condono perché non può essere una colpa dichiarare le imposte e non riuscire a pagarle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non possiamo colpevolizzare milioni di italiani perché, nell'arco di una vita, hanno avuto un problema economico, hanno dichiarato regolarmente le imposte e non sono riusciti a pagarle. Non possiamo colpevolizzare milioni di italiani che durante il COVID non sono riusciti a lavorare ma hanno dovuto dichiarare l'imposta e non sono riusciti a pagarla. Allora, la rottamazione è un'altra cosa che deve essere fatta in modo unitario da tutti, ma deve essere una rottamazione che permetta al cittadino di tornare in bonis. Deve permettere al cittadino di chiudere col passato e guardare serenamente al futuro, perché, se quell'azienda fallisce, se quella piccola attività fallisce, è un fallimento di tutti noi e della politica.

La rottamazione che abbiamo proposto è una rottamazione a 10 anni, con 120 rate mensili tutte uguali. Daremo gettito alle finanze dello Stato, che ha 1.200 miliardi di euro non incassati e che ogni anno non incassa circa 40-50 miliardi. Vogliamo prenderne atto? Vogliamo aiutare milioni di cittadini rispetto al passato, con quello che hanno indietro di imposte, di contributi e di altre tasse? Io credo che lo dobbiamo ai cittadini, ai nostri italiani.

Torno a dire: non parliamo di togliergli le imposte da pagare ma di rateizzarle e in questa proposta abbiamo stabilito che non è che se non paghi una rata o la ritardi di uno o due giorni perdi la rottamazione, com'è avvenuto nelle quattro rottamazioni. Perché? Perché l'errore, il problema o la momentanea difficoltà di liquidità non possono far perdere il beneficio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per questo la nostra proposta parla di otto rate ritardate o non pagate.

Terza “R”. Oggi ho sentito dire: voi non fate ridistribuzione e non aiutate le fasce deboli della popolazione. Ma che cos'è tagliare il cuneo fiscale, stabilizzarlo, tagliare da quattro a tre aliquote Irpef e stabilizzarle, inserire gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato per tre anni e, quindi, dare stabilità agli incentivi che riguardano i giovani fino a trent'anni, le lavoratrici madri, i diversamente abili e gli ex percettori del reddito di cittadinanza? Che cos'è, se quei soldi li prendi dal taglio delle detrazioni di chi guadagna oltre 100.000 euro, se non ridistribuzione? Allora, stupiscono gli scioperi in piazza quando si aiutano le fasce più deboli della popolazione attingendo da chi ha di più. Questa è ridistribuzione.

La Lega in questo è attentissima al cittadino. Il Ministro dell'Economia ha varato una manovra che tiene tranquilli i mercati - e lo vediamo con lo spread -, ha ottenuto il “sì” dell'Europa e non ha fatto restrizioni che incidono sull'economia, spingendo la crescita per sostenere il debito pubblico.

Un'operazione difficilissima, molto difficile, ma questa operazione oggi è riuscita e darà frutti nel 2025 e negli anni seguenti. È un'operazione strutturale e il taglio del cuneo fiscale è il taglio più forte mai fatto e stabilizzato dopo un anno e mezzo.

Chiudo con un ultimo provvedimento. Rateizzazione dell'acconto a favore di milioni di cittadini, rottamazione a favore di milioni di cittadini, che non è un condono, redistribuzione e nel decreto Concorrenza, passata quasi inosservata, una riduzione - una potenziale riduzione - delle bollette della luce per milioni di cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) over 75, diversamente abili e fragili economici.

PRESIDENTE. Concluda.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Questa è la Lega dalla parte della gente. Voteremo convintamente a favore di questo provvedimento e ringraziamo il Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maria Cecilia Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accidenti, credevo che il Black Friday fosse finito, ma sentendo questi interventi vedo che non è così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Il decreto di cui parliamo per la sua insipienza dovrebbe essere chiamato “misurette” e non misure in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali. Di solito un decreto di questo tipo si fa in questo momento dell'anno per anticipare di un anno, al 2024, spese che riguardano il 2025, sfruttando un po' di economie. Si definanziano misure che hanno avuto un tiraggio basso per finanziarne altre. Succede tutti gli anni, ma quest'anno la questione è differente. C'era un'attesa che definirei messianica, l'attesa delle entrate che dovevano derivare dal concordato preventivo biennale, con i diversi partiti della maggioranza pronti a sbranarsi per sapere come impiegarle, e dico “sbranarsi” perché faccio riferimento alla scena che abbiamo visto al Senato nel passaggio sul canone Rai.

L'attesa messianica delle entrate del concordato si è però via via trasformata in un'attesa angosciosa. Il messaggio arrivava da subito forte e chiaro: l'adesione sarebbe stata bassa, bassissima.

Si è allora dipanata un'assurda telenovela di interventi e correzioni, una telenovela finalizzata a rendere più appetibile un concordato che nessuno voleva. Non si sono fatti persuadere e, allora, per cercare di convincerli sono stati attuati tanti interventi al ribasso e con sempre più favori: l'allargamento della platea agli infedeli, cioè a quelli che hanno un voto basso quanto a fedeltà fiscale; l'abbassamento della quota da pagare al 50 per cento il primo anno, a proposito di saldi di stagione o fuori stagione; imposte sostitutive molto basse; tolleranza per sotto-dichiarazioni del reddito effettivo; affiancamento al concordato di un mega-condono per cinque anni, ancora passibili di accertamento.

I favori sono diventati così tanti che, con tutta probabilità, invece che aumentare le entrate dello Stato, col concordato, probabilmente diminuiranno e aderiranno solo quelli a cui conviene, coloro, cioè, che, non aderendo, avrebbero pagato di più.

Con questo decreto si è messo in scena un ulteriore tentativo disperato, cioè quello di allargare la platea anche a chi ISA non è, riaprire i termini e allargare le maglie del condono, un condono pudicamente chiamato “ravvedimento operoso” in cui non paghi su quanto hai davvero evaso ma su un importo definito in modo forfetario, che favorisce, quindi, chi ha evaso di più. Paghi aliquote basse, dal 10 al 15 per cento, e naturalmente niente sanzioni e niente interessi, nonostante riguardi anche anni prima della grande inflazione. Uno strano cortocircuito: la società, noi tutti paghiamo - e in effetti è stata prevista una cifra di 900 milioni circa a carico dell'erario - per far pagare qualcun altro. È una raffinatissima strategia dagli esiti alquanto modesti, se non negativi.

Però, mentre arrivano notizie sempre più allarmanti sulla nostra economia, con cassa integrazione crescente del 23 per cento e settori in fortissima difficoltà, come la moda e gli elettrodomestici e con l'automotive in ginocchio, abbiamo visto e vediamo tutta la maggioranza in spasmodica attesa di qualche euro in più non per migliorare il sostegno ai lavoratori, che restano senza lavoro, ma per distribuire qualche euro in meno di tasse per un solo anno.

Tutto ciò per mettere un altro tassello a una riforma fiscale che doveva tagliare le tasse al ceto medio ma, per ora, ha sortito l'effetto di assoggettare i redditi fra i 35.000 e i 50.000 euro - quelli del ceto medio, appunto - ad aliquote marginali superiori al 56 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vuol dire che, se hai un aumento contrattuale di 100 euro al mese, 56 se li tiene lo Stato. Bella riforma.

L'abitudine di fare misure pensate male - direi tecnicamente imbarazzanti - non riguarda, però, solo il fisco. In questo stesso decreto va in scena la revisione di un altro intervento, il bonus Natale. Doveva essere detassazione delle tredicesime, poi bonus Befana e ora, appunto, bonus Natale, deciso, però, in tempo per fare una promessa elettorale da spendersi nella campagna per le europee.

La nostra Presidente Meloni si scaglia ogni giorno contro i bonus; eppure, elargisce ora un nuovo bonus, 100 euro. Per chi? Una distribuzione di soldi a caso, senza alcun criterio ragionevole. Chi ottiene questi 100 euro potrà, a ragione, ritenersi fortunato vincitore di una lotteria. Anche in questo caso, il decreto che oggi discutiamo interviene a riscrivere una norma da subito scritta malissimo, aggiustando alcune storture, come quella di riconoscerlo solo a chi aveva il coniuge a carico. Ma la norma resta scritta malissimo, resta il problema che dicevo: perché questo bonus

PRESIDENTE. Scusi onorevole Guerra, scusi un attimo. Colleghi, state disturbando. Prego.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Dicevo che è una norma scritta malissimo. Resta il problema: perché questo bonus? Per chi? Per chi ha figli? È un bonus per chi ha figli? No! Ad esempio, se sei un lavoratore autonomo e hai dei figli non ce l'hai, eppure noi abbiamo, anche con il voto unanime di questo Parlamento, costruito un assegno universale per i figli anche per superare l'esclusione dei lavoratori autonomi dai precedenti assegni familiari. È un bonus per chi è povero? No! Perché se sei povero ma non sei lavoratore dipendente non ce l'hai; perché se sei un lavoratore dipendente sei molto povero, hai un reddito, ad esempio, inferiore agli 8.500 euro, non ce l'hai. Però, ce l'hanno tutte le famiglie in cui, è vero, magari, un genitore è un lavoratore dipendente, ha un reddito sotto i 28.000 euro, ma l'altro ha un reddito alto, altissimo, e a questa famiglia, in cui c'è uno dei due coniugi, uno dei due genitori che ha un reddito altissimo, i 100 euro gli vengono dati. Se vi sembra una cosa che ha senso, ditemelo! Votatela, anzi.

Persino il vostro assegno di inclusione, che ha peggiorato moltissimo il reddito di cittadinanza, fa meglio, perché almeno valuta la povertà con riferimento alla condizione economica di tutto il nucleo familiare. Invece, paradossalmente, è proprio dall'assegno di inclusione che prendete i 200 milioni che servono per finanziare, allargandola, questa misura senza alcun significato. Un bonus di 100 euro che, però, ricordiamolo, non è di 100 euro per tutti, neppure per tutti i lavoratori dipendenti, neppure quelli con reddito fra 8.500 e 28.000 euro, perché, se sei un lavoratore precario e non lavori tutto l'anno, non prendi 100 euro; se tu lavori solo 9 mesi il tuo bonus è di 75 euro; se hai potuto lavorare solo 6 mesi ne prendi 50: il danno, oltre la beffa. Potrei continuare, ma sono già stanca, perché, veramente, di fronte a queste cose fatte con questo grado di insipienza, si resta senza parole.

In conclusione, signor Presidente, questo decreto è vuoto di contenuti, e si caratterizza per misure pasticciate e ingiuste, che consumano soldi pubblici che dovrebbero essere spesi meglio in una situazione difficile per il Paese. Difficile. Sento toni trionfalistici che non hanno alcuna motivazione, perché lo sappiamo come sta andando l'economia, con la produzione industriale in continuo calo.

Ma com'è possibile non vedere queste cose e prendere 800 milioni per un condono: si chiama condono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), abbiate almeno il pudore di chiamarlo con il vostro nome. Promettiamo rottamazioni per cartelle che devono ancora arrivare, ma siamo matti? Ma cosa pensiamo che sia il sistema fiscale? E facciamo anche la finta di dire che lo faremo anche per i lavoratori dipendenti?

Va bene, allora se volete essere conseguenti facciamo lo sbraco totale: togliamo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati il sostituto d'imposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); e voglio vedere chi la finanzia la baracca, perché, se c'è ancora un po' di sanità, se c'è ancora un po' di istruzione è perché c'è qualcuno che le tasse le paga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), anche fra i lavoratori autonomi; 10 anni di rateizzazione che arrivano non quando tu vai dal fisco e gli dici: guarda, non posso pagare e allora ci sto anch'io, gliene dò anche 20 di anni di rateizzazioni; ma no, non ci vai quando sei accertato, ci vai quando abbiamo speso tutti i soldi per trovare il fatto che hai evaso, è una cosa diversa. La rateizzazione dopo che l'evasione è stata scoperta è diversa rispetto alla rateizzazione quando tu sai che devi pagare, dici che devi pagare e chiedi che ti si venga incontro perché sei in difficoltà.

Su questa seconda proposta, noi ci siamo; su quell'altra che divide il popolo in categorie dicendo: voi siete buoni e voi siete cattivi, voi pagate e voi no, noi non ci saremo mai. Anche per questo, esprimiamo parere contrario a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'ultimo intervento prima del voto - vi avverto, perché poi procederemo immediatamente al voto, quindi chi deve entrare entri - è dell'onorevole Andrea Tremaglia, che ha facoltà di intervenire.

ANDREA TREMAGLIA (FDI). Grazie, Presidente. Inizio ringraziando il Sottosegretario Albano, che ha seguito i lavori anche in Commissione e, ovviamente, il Ministro Giorgetti e il Vice Ministro Leo, ma uno dei primi ringraziamenti, per entrare subito anche nel merito di questo provvedimento, è il ringraziamento che anche concretamente, con questo provvedimento, vogliamo far arrivare alle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È una necessità quella rispetto alla quale troviamo risposta in questo provvedimento, con 100 milioni di euro per gli straordinari, ma è una necessità, quella della presenza e del supporto alle nostre Forze dell'ordine, ancora più impellente oggi, dove per il nostro Paese girano loschi figuri che rivendicano e invocano la lotta sociale, rendendo ancora più delicato, ancora più importante il lavoro delle nostre Forze dell'ordine nelle piazze e nelle città italiane.

Devo dire, anche dagli interventi che mi hanno preceduto da parte dell'opposizione, non voglio richiamarmi a un'incompatibilità o a un'incomunicabilità necessaria, però è evidente che stiamo guardando, probabilmente, trasmissioni diverse; stiamo guardando Nazioni diverse, stiamo guardando situazioni molto diverse. E ne abbiamo una prova; ne abbiamo avuta, in realtà, pochi giorni fa, perché è capitato, tra le tante cose strane, strambe che abbiamo visto accadere, che alcuni sindacati - non tutti - invocassero lo sciopero generale contro il record di occupazione; perché è testimoniato dai dati Istat (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) di poche ore fa, di pochi giorni fa, il fatto che abbiamo raggiunto il record storico di occupazione in Italia, ma c'è lo sciopero generale contro il record storico di occupazione, c'è lo sciopero generale contro il record storico di occupati a tempo indeterminato. Dopo la retorica, che qualcuno ha utilizzato, della precarietà, aumentano, per fortuna, i lavoratori a tempo indeterminato e si fa lo sciopero contro i lavoratori a tempo indeterminato. Abbiamo il record storico più basso del tasso di disoccupazione, più basso di sempre, ma si fa lo sciopero generale, probabilmente, contro il record storico minimo di disoccupazione. Si fa anche lo sciopero contro il minimo di disoccupazione femminile, toccato anche questo nelle ultime settimane.

Quindi, insomma, è un mondo veramente strano, un mondo veramente particolare, in cui, da una parte, c'è chi specula sulle piazze violente, dall'altra parte c'è chi investe, anche con la manovra che stiamo per approvare, 18 miliardi di tagli delle tasse per gli italiani. Noi sappiamo qual è la parte giusta, noi sappiamo da quale parte stare e siamo convinti che anche gli italiani sappiano bene qual è la parte giusta e da quale parte stare.

È stato ricordato - anche questo negli interventi che mi hanno preceduto - come questo provvedimento, poi, riguardi e raccolga interventi fondamentali proprio per quel nuovo rapporto con il fisco che, malgrado tutte le lamentele, malgrado tutta la falsa informazione che è arrivata negli ultimi mesi, sta effettivamente creando una nuova concezione, da parte dei cittadini, del rapporto con il fisco, che non viene più visto come un nemico, ma viene visto come deve essere, come un alleato. La legge, ovviamente, deve essere rispettata, le leggi vanno rispettate, ma questo non significa che non si possa lavorare come stiamo lavorando per creare un rapporto, una sinergia nuova, e questo ha portato, ad esempio, alla crescita del gettito spontaneo negli ultimi mesi.

Abbiamo di nuovo, poco fa, sentito che, in qualche modo, questo sarebbe il Governo degli evasori, la maggioranza amica degli evasori, però, contemporaneamente, abbiamo raggiunto di nuovo un record storico l'anno scorso, e siamo sulla buona strada anche quest'anno, di recupero di soldi dall'evasione fiscale. Quindi siamo veramente in una situazione surreale quanto al descrivere quello che succede.

E quindi vediamo che in questo decreto rinnoviamo il concordato preventivo; la prima edizione della prima fase del concordato preventivo ha visto l'adesione di mezzo milione di italiani con 1 miliardo e 300 milioni di euro già recuperati. Vediamo bene - è stato ricordato anche questo - l'importanza, anche dal punto di vista simbolico, oltre che concreto, del rinvio per 700 milioni dell'acconto dell'Irpef; è essenziale. Ci sono centinaia di milioni sulle infrastrutture, ci sono 4 miliardi e 700 milioni su Transizione 4.0. Abbiamo provveduto a un rifinanziamento dell'Ape sociale. E abbiamo il bonus Natale, che è stato criticato ancora pochi minuti fa; capisco, soprattutto da parte di chi era vicino al bonus da 80 euro di Renzi, che forse ci sia un po' di invidia per i 100 euro per milioni di italiani, ma è un dato di fatto che sia un aiuto concreto che viene dato ai redditi più esposti e più fragili in questa congiuntura difficile che stiamo vivendo.

In queste settimane - non riapro l'argomento, perché diventerebbe stucchevole - ci siamo confrontati anche aspramente sul tema della sanità. Questo provvedimento libera le risorse non spese dalle regioni per il COVID per aiutarle a smaltire le liste d'attesa: è un altro intervento che va nella direzione del decreto che già abbiamo fatto e approvato per lo smaltimento delle liste d'attesa. Ora, in tutto questo, ripeto, diventa difficile rispondere a un'opposizione che, in molti casi, deve inventarsi qualcosa pur di parlare e criticare il Governo.

Concludo con una nota puramente politica: soprattutto nella fase di esame di questo provvedimento al Senato, ci è stato raccontato dall'attuale opposizione che questo provvedimento vedeva una forte spaccatura nella maggioranza. È sempre curioso sentirsi dire dal campo largo - che, in parte, mi sembra di aver capito sia diventato un camposanto - che la maggioranza, che il centrodestra sia diviso. Abbiamo verificato e stiamo continuando a verificare, nelle votazioni in Aula, una forte divisione certamente, ma nel centrosinistra, non nel centrodestra.

Credo che, se si aspettano una maggioranza divisa, dovranno continuare ad aspettare ancora qualche settimana o qualche mese. Detto tutto questo, il fatto che il centrosinistra variamente inteso sia ferocemente contrario a questo provvedimento non fa altro che rassicurarci. Voteremo, quindi, convintamente a favore di questo provvedimento e ringrazio ancora il Governo e i colleghi che hanno lavorato in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2150​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2150​:

S. 1274 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 ottobre 2024, n. 155, recante misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, il preavviso è stato dato alle 9,13 quando il sole era alto a Tokyo e stava per sorgere a New York. Che adesso, alle ore 10,44, entrate e uscite come se fosse un fulmine a ciel sereno, è ben strano. Il sole era alto a Tokyo e stava per sorgere a New York. …No, l'appello non è stato colto, per niente.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Intervengo per chiedere che il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, venga al più presto in Aula per riferire su ciò che oggi occupa buona parte dei giornali di questo Paese, ossia lo smantellamento di un gruppo neonazista che avrebbe pianificato attentati nei confronti della Premier Giorgia Meloni, con lo scopo di sovvertire le istituzioni repubblicane. Mi faccia dire in premessa…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fratoianni. Colleghi, dovremmo fare silenzio, perché, altrimenti, anche io ho difficoltà a sentire l'onorevole Fratoianni. Quindi, dovendo poi rendere conto a qualcuno, non riesco a farlo se non mi aiutate, per favore. Prego, onorevole Fratoianni.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Mi faccia dire in premessa, signor Presidente, che vogliamo ringraziare, a nome di Alleanza Verdi e Sinistra, le Forze dell'intelligence e le Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) che hanno smantellato questa organizzazione. E vogliamo, altresì, esprimere la nostra piena solidarietà alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vittima designata di possibili attentati terroristici.

Il quadro che emerge dalle ricostruzioni giornalistiche non racconta di un gruppo di improvvisati burloni. Racconta la scena di un'organizzazione neonazista, con rapporti con altre organizzazioni neofasciste e neonaziste, a cominciare da Forza Nuova. Racconta la scena e la trama di un'organizzazione ben definita e strutturata, con ruoli precisi, alla ricerca di armi, in grado di discutere concretamente la pianificazione di un attentato nei confronti della Presidente del Consiglio, qui, a pochi passi dalla Camera dei deputati, e di atti violenti nei confronti dei parlamentari e delle parlamentari della Repubblica. Racconta, cioè, di una scena molto inquietante.

E allora credo, signor Presidente, che sia opportuno che il Ministro venga qui a riferire e che ci sia un dibattito in quest'Aula, anche alla luce di un'altra questione che francamente un poco ci preoccupa. In queste settimane - e non è la prima volta, per la verità, che accade - abbiamo assistito nel Paese a un dibattito che si è a lungo concentrato sul rischio eversivo che proviene dalle piazze degli studenti o persino dalle mobilitazioni del sindacato.

Abbiamo ascoltato esponenti della destra di questo Paese dire in televisione che le scelte e le parole del segretario della più grande organizzazione sindacale di questo Paese, Maurizio Landini, rischiano di produrre conseguenze assai pericolose, persino di portare al morto. Abbiamo sentito indicare gli studenti come pericolosi e sovversivi: quindicenni in piazza senza armi come potenziali sovvertitori dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Io penso che tutto questo imponga, di fronte alle notizie che abbiamo davanti, una discussione e anche una maggior cura delle parole.

Sono molti anni che avvertiamo questa Camera, le istituzioni di questo Paese e l'opinione pubblica del rischio legato al proliferare di organizzazioni e ideologie legate al neonazismo e al neofascismo, e di quanto questa proliferazione sia foriera di rischi molto seri per la tenuta della democrazia. Allora credo sia opportuna un'informativa, credo sia opportuna una discussione.

Anche alla luce delle notizie di oggi, che segnalano come la prima vittima designata fosse in questo caso la Presidente del Consiglio, credo che sia necessario non mettere più tempo tra noi e la decisione di intervenire per sciogliere, finalmente, tutte le organizzazioni che in questo Paese si richiamano al neonazismo e al neofascismo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi, come gruppo del Partito Democratico, chiediamo un'informativa al Ministro dell'Interno rispetto a queste notizie così inquietanti che riguardano un gruppo eversivo di estrema destra che, peraltro, aveva il suo centro a Bologna e che intendeva preparare una serie di attentati.

Anche io voglio qui esprimere tutta la mia solidarietà alla Presidente del Consiglio Meloni, che era la prima vittima designata di questo gruppo terroristico. Oltre a lei, peraltro, il gruppo stava preparando azioni proprio contro i parlamentari, contro noi stessi che stiamo in quest'Aula. Voglio inoltre ringraziare la magistratura e le Forze dell'ordine per l'azione investigativa preziosa che ha portato a smantellare questa cellula terroristica prima che potesse agire.

Penso anch'io che noi non possiamo sottovalutare i rischi di un estremismo di destra che assume anche tratti esplicitamente eversivi - in questo caso di un'organizzazione terroristica - e che comunque si caratterizza per derive violente e per l'attacco alle nostre istituzioni democratiche. Credo che dobbiamo riflettere sulla legislazione che contrasta questo tipo di organizzazione: in particolare, la legislazione che applica la previsione costituzionale che vieta la ricostituzione del partito fascista. Io ho presentato anche su questo una proposta di legge per rendere più efficace l'azione di contrasto a questo tipo di pericoli per la democrazia. Poi, credo che si debbano rendere effettive quelle mozioni parlamentari che a suo tempo, dopo l'assalto alla sede della CGIL, votammo tutti in quest'Aula, le quali chiedevano di sciogliere le organizzazioni eversive, neofasciste, che sono una minaccia per la nostra democrazia.

Certamente le notizie che abbiamo letto oggi sono davvero inquietanti. È importante che le Forze dell'ordine e la magistratura abbiano agito. Credo sia importante che il Ministro dell'Interno, in Aula, racconti quello che è stato fatto e delinei anche qui un quadro completo di quest'azione investigativa, di quello che è stato accertato e delle altre iniziative che si intendono assumere, anche come occasione per ragionare tutti insieme su come rendere più efficaci gli strumenti che abbiamo per difendere la nostra democrazia da questi rischi di eversione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Brevemente, per portare anche da parte nostra la solidarietà alla Presidente Meloni, naturalmente, per quello che è emerso in queste prime fasi di indagini. Sono avvertimenti e minacce che non devono lasciare indifferenti nessuno. L'attività della magistratura e di chi ha investigato è stata profonda ed efficace: pertanto, dobbiamo dare riconoscenza ai nostri uomini sul campo e ai magistrati che hanno operato in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Penso che da questo avvertimento debba nascere una consapevolezza trasversale da parte di tutte le forze politiche, che riguarda indubbiamente le organizzazioni neonaziste che in questo Paese continuano a esserci: ci sono da sempre e continuano in silenzio, da molto tempo, ad organizzarsi. Quanto detto non riguarda solo le organizzazioni neofasciste perché, purtroppo, la violenza non ha un colore politico: abbiamo visto che la violenza e la minaccia, in questo Paese, hanno molte colorazioni.

In più relazioni, naturalmente in quelle pubbliche, il Ministro dell'Interno e l'intelligence hanno segnalato la pericolosità che esiste nel nostro Paese: io credo che a questa pericolosità debba corrispondere un grande senso di responsabilità da parte delle forze politiche tutte, nel mostrarsi sempre unite - come anche stamattina sta accadendo - rispetto a questi allarmi, che non sono mai da sottovalutare.

È bene che ci sia un confronto parlamentare con il Ministro Piantedosi qui in quest'Aula e che la sua capacità di mostrare l'efficacia delle forze di repressione e delle forze di prevenzione rispetto a questi fenomeni sia enfatizzata, perché abbiamo tutto l'interesse - tutti - a dimostrare che vi è un Paese unito contro qualsiasi forma di violenza e contro qualsiasi forma di terrorismo interno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche noi ci uniamo, preliminarmente, per esprimere la nostra totale solidarietà alla Presidente del Consiglio che, come abbiamo letto, era la principale vittima di questo disegno. Io non so in che termini potrà esserci un'informativa da parte del Ministro dell'Interno, atteso che, ovviamente, siamo in una fase iniziale delle indagini, ma anche in questo caso non possiamo che ringraziare chi ha lavorato per portare alla luce questo disegno, a partire dai magistrati e dalle Forze dell'ordine. Certamente, sarebbe molto utile avviare una discussione; se lo strumento giusto è quello dell'informativa, tuttavia, non lo so.

In ogni caso, sarebbe utile una discussione su quello che è il clima che da un certo periodo si sta creando nel nostro Paese, non soltanto legato alle iniziative che arrivano dall'estrema destra, ma più in generale anche in ragione dei linguaggi che vengono utilizzati sui social o anche dei linguaggi che le stesse istituzioni utilizzano: abbiamo qui presente il collega Delmastro che ne sa qualcosa.

Penso che occorra una discussione seria su quali siano gli elementi di rischio per una democrazia come la nostra, di fronte agli aspetti che emergono in questo senso, che non sono minimamente da sottovalutare. Sarà la Presidenza, saranno le forze politiche, sarà il Governo a capire qual è lo strumento perché questo dibattito si faccia. È un dibattito necessario ed è un dibattito che magari deve far fare a tutti un passo in avanti rispetto a come ci collochiamo innanzi alle cose che accadono (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amorese. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghi. Intanto, ringrazio, a nome del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, tutti i gruppi, perché è evidente che questa indagine, questi primi provvedimenti, chiariscono che, per l'ennesima volta, il Presidente del Consiglio è sotto il mirino di gruppi estremisti.

Il gruppo di Fratelli d'Italia sa che Giorgia Meloni è anche il presidente di Fratelli d'Italia e, quindi, noi ringraziamo per la solidarietà tutti i gruppi. Una solidarietà non scontata ma importante, emblematica e paradigmatica di quando la politica sa unirsi.

Quello che diceva il collega Giachetti mi sembra essenziale e fondamentale e lo ringrazio per le sue considerazioni. Vedete, se ci sono già dei provvedimenti e c'è già un'inchiesta, evidentemente il Ministero dell'Interno si è già attivato su questo: pertanto, lo ringraziamo. È un clima grave a 360 gradi e ne abbiamo parlato anche in quest'Aula recentemente con i fatti de La Sapienza, ma c'è una cosa con cui vorrei concludere: noi non ci facciamo intimidire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Giorgia Meloni, in primis, per la sua vita politica e per la sua vita umana e familiare, non si fa intimidire. Lo dice la sua storia, lo dice la nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Prendo atto delle vostre richieste di informative urgenti. Riferiremo attraverso la Presidenza.

Seguito della discussione del disegno di legge: Modifiche alla disciplina della magistratura onoraria (A.C. 1950-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1950-A​: Modifiche alla disciplina della magistratura onoraria.

Ricordo che nella seduta di lunedì 2 dicembre si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori dalla seduta, l'emendamento D'Orso 1.4 è stato ritirato dalla presentatrice.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio reca tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea (e - ove ripresentati - non sono pubblicati).

Inoltre, colleghi, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili: gli emendamenti già presentati presso la Commissione ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore; i nuovi emendamenti non previamente presentati presso la Commissione riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente. Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) nella riunione odierna, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le proposte emendative 1.2, 1.9, 1.13 e 1.14 Gianassi.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice, l'onorevole Varchi, e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prego, onorevole Varchi.

MARIA CAROLINA VARCHI , Relatrice. Grazie, Presidente. Il parere sugli emendamenti all'articolo 1 è di invito al ritiro o parere contrario, eccezione fatta naturalmente per gli emendamenti che sono il frutto delle condizioni poste ai sensi dell'articolo 81 dalla Commissione bilancio, più in particolare gli emendamenti 1.100 e 1.101 per i quali il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 D'Orso. Ha chiesto di intervenire l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, questo è un emendamento che potremmo affermare essere una soluzione abbastanza radicale, mi rendo conto, quasi provocatoria. Ma l'ho presentato per svegliare Governo e maggioranza da un evidente torpore su una situazione disastrosa che abbiamo davanti e che sta per diventare oltremodo disastrosa, se, e ripeto, se verrà confermato quanto previsto agli articoli 27 e 28 del decreto legislativo n. 116 del 2017, che prevede un ampliamento delle competenze del giudice di pace. Perché dico che andremo ad aumentare un disastro già nei fatti in corso? Perché questi due articoli, che qui provocatoriamente intendo sopprimere, vanno ad estendere le competenze dei giudici di pace in molte materie e anche ad aumentare la competenza per valore. Parliamo di diritti reali, ad esempio, parliamo di condominio, comunione dei beni, di usucapione di beni immobili, di riordinamento della proprietà rurale, di materia di accessione, superficie, tutta l'espropriazione forzata di cose mobili sarà, appunto, attribuita ai giudici di pace.

Peccato, però, che, come ci dice non il MoVimento 5 Stelle o Valentina D'Orso, ma l'organismo congressuale forense, gli uffici del giudice di pace su tutto il territorio nazionale sono al collasso. Perché? Perché 191 uffici del giudice di pace registrano una significativa carenza di personale, sia giudicante sia amministrativo; registrano difetti e interruzioni di servizio nella piattaforma telematica, nonché carenze nella connessione Internet, quindi ritardi nella gestione delle cause civili di oltre quattro mesi e depositi di sentenze che, a causa appunto di questi disservizi, vanno in cronico ritardo.

Diamo qualche numero che è una fotografia di quello che avviene nel Paese reale, che voi non conoscete evidentemente. Sempre l'organismo congressuale forense ci dice che la macchina della giustizia è sul punto di fermarsi perché solamente il 37 per cento dei giudici che sarebbero previsti dalle piante organiche è in attività. Al Nord sono 252 e dovrebbero essere 690. Al Centro sono in servizio 122, peccato che dovrebbero essere 357; 166 sono in servizio al Sud, ma dovrebbero essere 406; 128 sono in servizio nelle isole, ma dovrebbero essere 317. Faccio un esempio per tutti: a Torino sono 7 su 139. Ma forse vale la pena fare anche qualche altro esempio. A Palermo, la mia città, sono 18 su 99 in pianta organica. Ecco che, per quanto riguarda le nuove competenze, ci sarebbe stato bisogno di un ampliamento della pianta organica dei giudici di pace.

Qui siamo, invece, a un problema addirittura ulteriore, ossia c'è una scopertura così rilevante di tutti gli uffici del giudice di pace. Noi non comprendiamo come sia possibile, quindi, quantomeno porsi il problema di questo ampliamento di competenze, quando c'è una situazione del genere. Non vogliamo abrogare l'ampliamento di competenze? Quantomeno occupiamoci di differire l'entrata in vigore di questa estensione di competenze. Occupiamoci nelle more di bandire procedure concorsuali per assumere nuovi giudici di pace, ma vediamo che il Governo non si occupa di niente di tutto ciò. Perché c'è un decreto Giustizia che ci aveva illuso, perché nei comunicati stampa si parlava pure di qualche intervento sui giudici di pace, ma se andiamo a vedere, non c'è l'intervento che ci saremmo aspettati. Nulla di tutto questo, per cui invito a votare a questo punto - sì, è una soluzione radicale ma non c'è altrimenti altro da fare - l'abrogazione dell'ampliamento delle competenze perché già i giudici di pace non riescono ad affrontare quello che è il carico attuale che gli compete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. La collega D'Orso ha posto un tema che è oggettivo e indiscutibile: la difficoltà e l'affanno che i giudici di pace stanno affrontando ogni giorno nelle aule giudiziarie. Si legge sui giornali che le prime udienze vengono fissate al 2030 e, complessivamente, la situazione di scopertura d'organico è molto impattante. Noi abbiamo presentato un'interrogazione urgente al Governo per avere risposta e oggi abbiamo presentato un ordine del giorno, a prima firma della collega Serracchiani, proprio sul tema che riguarda i giudici di pace.

In relazione a questo emendamento, noi voteremo contro perché, come ha detto la collega D'Orso, è una provocazione; di fronte alla gravità della situazione, l'emendamento propone di cancellare le competenze attribuite al giudice di pace. Il tema, però, esiste. Di fronte all'aumento di competenze che subentrerà nei prossimi mesi, oggi c'è un'impossibilità a garantire e ad assicurare una corretta ed efficace gestione della giustizia.

Questi sono temi di fondamentale importanza che riguardano la vita dei cittadini e delle imprese. Sono i temi sui quali, in campo di giustizia, il Governo dovrebbe impegnarsi. Invece è in tutt'altre faccende affaccendato, ripropone battaglie ideologiche e divisive e scappa dalla sfida degli investimenti. Anzi, laddove vi sono, come in materia di PNRR, introduce novità normative come l'aggravio delle competenze delle corti di appello in materia di immigrazione che rischiano di sacrificare i risultati del PNRR, dai quali dipendono 3 miliardi di euro dell'Unione europea concessi al comparto giustizia italiano.

Di fronte alla sfida che riguarda anche la magistratura onoraria e i giudici di pace, siamo al punto zero. Nei prossimi mesi la situazione, che è già esplosiva, sarà incontenibile. Allora, l'emendamento è provocatorio e propone di rispondere a un problema di fatto cancellando le competenze. Non è questa la strada, ma certamente una riflessione sull'eventuale tempistica di entrata in vigore delle nuove norme deve essere fatta e, soprattutto, non c'è più tempo da perdere nell'effettuare massicci investimenti nell'ambito dei giudici di pace perché le scoperture rendono impossibile garantire una giustizia giusta e puntuale oggi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anche come AVS voteremo contro questo emendamento perché chiaramente non riteniamo che questa sia la soluzione, quella di ridurre le competenze dei giudici di pace tant'è vero che opportunamente la collega d'Orso, giustamente, ha precisato che è più una provocazione rispetto alla maggioranza perché la soluzione, invece, sarebbe quella di forti investimenti, considerate le gravi scoperture che ci sono. Quindi, a nostro parere, il tema non è quello delle competenze, ma quello degli investimenti per andare a compensare quelle scoperture che oggettivamente oggi sono molto gravi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche noi voteremo contro questo emendamento che sicuramente coglie un tema, coglie un punto, è una provocazione giusta da parte della collega, ma noi non riteniamo si possa risolvere togliendo funzioni ai magistrati onorari.

Semmai si deve porre un tema molto serio e speriamo che questo Governo lo faccia in sede di legge di bilancio perché vanno fatte le assunzioni, va riorganizzato il carico di lavoro e, quindi, appunto noi voteremo contro per queste motivazioni, pur condividendo le argomentazioni molto serie che ha fatto la collega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.3 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento vuole sottolineare due aspetti fondamentali e, innanzitutto, quello che riguarda l'impegno richiesto ai magistrati onorari. Quindi, andiamo un po' all'orario di lavoro che non potrebbe mai essere determinato al di fuori di quello che è l'impegno effettivo, che non è solo l'udienza, ma è anche la preparazione dell'udienza, l'acquisizione di documenti, l'esame, tutto ciò che prepara all'udienza.

Pertanto, anche nella valutazione e nell'interpretazione dell'impegno certamente è necessario estendere enormemente l'indicazione che attualmente è contenuta nella norma. Tuttavia, quel che, invece, riteniamo fondamentale è che, laddove si parla del programma che viene definito dal presidente del tribunale o dal procuratore della Repubblica con riferimento ai giudici, naturalmente, e ai viceprocuratori onorari, non vi è alcun accenno ai carichi esigibili. Cosa sono i carichi esigibili? Sono quel carico di processi o procedimenti civili e penali che ciascuna sezione o ciascun magistrato può sopportare.

E guardate che non è una questione secondaria quella di cui stiamo parlando e perciò vorrei richiamare l'attenzione anche della maggioranza in questo momento, che non mi sembra per la verità molto attenta, mentre è importante questo tema, perché i carichi esigibili sono previsti per i giudici ordinari, perché il loro lavoro va misurato in relazione a quel che è possibile che ciascun magistrato affronti nel corso dell'anno. Tutto ciò viene definito dal Consiglio superiore della magistratura per i giudici ordinari e, poi, da due anni a questa parte, anche per i procuratori della Repubblica e per i loro sostituti, mentre nulla è previsto per i magistrati onorari e immaginate che le loro assegnazioni sono aumentate di anno in anno. Pensi, Presidente, che addirittura i giudici onorari hanno il 40 per cento della giurisdizione civile di tutto il Paese, il 40 per cento, e sa quanti sono i giudici onorari? Sono 3.900 circa nell'organico, mentre sono 890 in realtà; effettivamente, sono presenti 890 magistrati.

È veramente impossibile pensare che, di fronte a un carico così eccessivo, i magistrati onorari possano affrontare quei carichi; ecco, perché è necessario che venga inserita nella norma l'indicazione dei carichi esigibili. Bisogna che quei programmi che vengono definiti dai presidenti dei tribunali tengano conto dei carichi effettivamente sopportabili da quella magistratura e che tutto venga misurato e valutato con riferimento ai carichi esigibili.

Mentre i carichi esigibili, Presidente, sono misurati dal Consiglio superiore della magistratura in relazione ai magistrati professionali (ma io continuo a dire magistrati ordinari, perché non esiste una discriminazione tra i magistrati professionali e i non professionali, ma esiste una distinzione fra i magistrati onorari e i magistrati ordinari), mentre per i magistrati ordinari il Consiglio superiore della magistratura individua i carichi esigibili - e lo fa attraverso lo studio dei dati di tutti i tribunali, di tutte le corti d'appello che poi vengono approfonditi, comparati, così vengono poi definiti i carichi esigibili e si dice: tu, magistrato, non puoi avere un carico superiore a questo; tu, sezione, non puoi avere un carico superiore a questo -, per il magistrato onorario ciò non è previsto; perché nella norma non è detto e il Consiglio superiore della magistratura, che si muove attualmente sulla base del decreto-legge n. 98 del 2011, e poi della norma che estende ai magistrati del pubblico ministero questa stessa disposizione, non ha una indicazione legislativa che è invece fondamentale, da un lato, per tutelare quei giudici e, dall'altro, per individuare effettivamente quali sono i carichi. Pensate che quando nell'ottobre 2025…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Mi avvio alla conclusione, Presidente. Volevo solo sottolineare questo dato: quando dall'ottobre 2025 i giudici onorari avranno l'allargamento, l'ampliamento delle competenze arriverà un milione di procedimenti in più, con 890 magistrati. E, allora, è ancor più necessario che ci siano carichi esigibili ben definiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.6 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Un punto critico e problematico di questo disegno di legge attiene alla previsione relativa al giudizio di idoneità, che ogni quattro anni deve riguardare il magistrato onorario. La formulazione del testo induce a mettere in discussione il principio di stabilizzazione che si è già realizzato nel 2021 con la manovra di bilancio, perché, per l'appunto, ogni quattro anni non avviene la valutazione professionale, ma la valutazione sul diritto alla prosecuzione dell'attività. Noi, quindi, riteniamo che sarebbe stato più corretto - e suggeriamo al Governo di procedere a una modifica, se non in questa sede, nei lavori che poi seguiranno al Senato - espungere dal testo il giudizio di idoneità sulla prosecuzione e trasformarlo in un giudizio di valutazione professionale.

In ogni caso, non è prevista la progressione economica che invece normalmente consegue al giudizio positivo sulla valutazione professionale e, dunque, con questo emendamento noi proponiamo di modificare il testo, introducendo il principio del passaggio economico a un livello retributivo superiore in caso di giudizio di idoneità positivo che, per l'appunto, ogni quattro anni è previsto dalla norma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Presidente, chiedo innanzitutto di sottoscriverlo e poi voglio sottolineare un aspetto. Come vedete la dizione è una valutazione di idoneità ai fini della permanenza; sembra quasi che, in assenza di questa valutazione o qualora la valutazione non venga superata, il magistrato onorario non prosegua nella propria attività.

Guardate come è discriminatoria anche la formulazione di questo tipo, perché, mentre per il magistrato professionale o ordinario la indicazione è valutazione di professionalità e, quindi, abbiamo la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta, la sesta e la settima - sono valutazioni che si fanno per il magistrato professionale ogni quattro anni -, oltre la settima non esistono altre valutazioni, quindi, si permane in quel livello; per il magistrato professionale, invece, ogni anno si viene sottoposti a una valutazione di professionalità che non è semplicemente di professionalità ma è di idoneità alla permanenza. Guardate come è discriminatoria già la formulazione. In realtà, quella è una semplice valutazione di professionalità, perché non si può pensare che esista una sorta di esame, di analisi, per il magistrato onorario diversamente dal magistrato ordinario. Ogni anno si viene sottoposti a valutazione, ma a quale fine? Quando hai svolto la tua attività per anni, ma perché devi essere sottoposto a una valutazione di idoneità? È una semplice valutazione di professionalità e la valutazione di professionalità intanto ha senso in quanto sia anche finalizzata a una sorta di progressione economica. Una progressione valutativa nell'ambito dell'attività svolta, al tempo stesso una progressione economica, questo dovrebbe essere stato il senso della norma. In questo modo, i magistrati onorari vengono riconosciuti nella loro attività svolta e, ancora una volta, ci tengo a sottolineare che essi sostengono il carico del 40 per cento del carico civile, su tutto quanto il territorio nazionale, in soli 900 magistrati. Hanno un carico straordinario e, dall'ottobre del 2025, la competenza aumenterà e avranno un milione di procedimenti, che sarà veramente un qualcosa di straordinariamente pesante. Perché, allora, sottoporre dei magistrati, che sono professionalmente preparati, che quotidianamente affrontano le esigenze di giustizia, perché sottoporli anche a una formula di questo tipo, a una valutazione di idoneità? Anche qui bisognerebbe correggere quella valutazione in valutazione di professionalità e quella valutazione andrebbe accompagnata a una progressione economica, così come è per i magistrati, non ogni anno ma ogni quattro anni almeno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.7 Dori. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 1.8 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento, come altri che avevamo presentato, ma che sono stati dichiarati inammissibili, riguarda il trattamento dei magistrati onorari non esclusivisti. Con il disegno di legge, che oggi è in approvazione alla Camera, era stata avanzata una proposta per un trattamento pari a 20.000 euro lordi l'anno, nel lavoro in Commissione è stato aumentato a 25.000 euro lordi. Tuttavia, oggi, i magistrati onorari che sono in carica da molti anni percepiscono un'indennità che varia sulla base di tre fasce di anzianità: circa 33.000 euro, circa 31.000 euro e circa 30.000 euro. Quindi, con questo disegno di legge, stiamo approvando, la maggioranza sta approvando una penalizzazione del trattamento indennitario dei magistrati onorari non esclusivisti. L'emendamento che è stato ammesso, l'1.8, prevede di mantenere l'attuale modello retributivo. Non sono i 39.000 euro avanzati nella precedente legislatura con il lavoro svolto dal Ministero a guida della Ministra Cartabia, ma sono comunque equivalenti a quanto hanno percepito negli anni e percepiscono ora, senza un incremento, che era stato ipotizzato nella precedente legislatura, anche a titolo di indennizzo rispetto alle violazioni del diritto nazionale rispetto al diritto dell'Unione, che sono state oggetto e sono oggetto della seconda procedura di infrazione attualmente aperta.

Suggerisco, poiché non ha costi aggiuntivi, questo emendamento, in quanto salvaguarda il trattamento indennitario già attualmente presente ed ha ricevuto un vaglio positivo anche della Commissione bilancio, che invece ha dichiarato inammissibili altri emendamenti sul tema dell'indennità. Chiedo al Governo, alla relatrice e alla maggioranza, di modificare l'orientamento negativo e dare un parere favorevole, per garantire, quantomeno, il medesimo trattamento attuale in favore dei magistrati onorari non esclusivisti ed evitare che essi subiscano un'ulteriore penalizzazione, che si aggancia a una seconda, molto costosa, che è quella in tema di previdenza, di cui parleremo dopo e che il Governo ha introdotto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Stanno assistendo ai nostri lavori i giovanissimi studenti dell'Istituto “Santa Teresa del Bambino Gesù” di Polla, provincia di Salerno, che conferiscono all'Aula uno sprizzo di gioia e di luce benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi). Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Voteremo, come AVS, a favore di questo emendamento perché di fatto nel capoverso 31-ter si compie una vera e propria discriminazione tra i magistrati onorari esclusivisti e non esclusivisti, con una riduzione addirittura rispetto alla situazione attuale. Diciamo che in parte questa riduzione è stata ridimensionata nei lavori in Commissione: in origine era previsto un compenso di 20.000 euro, è diventato 25.000 euro, ma è comunque inferiore rispetto alla situazione, al trattamento attuale. Quindi, giustamente, anche l'Associazione magistrati non esclusivisti ha rilevato la discriminazione che si va poi a creare rispetto ai colleghi. Da questo punto di vista, auspico, se non in questo provvedimento, perché ormai l'orientamento del Governo è sufficientemente chiaro, che almeno nei prossimi provvedimenti, a partire dalla legge di bilancio, si possa compensare e fare il passo giusto, almeno mantenere i compensi attualmente previsti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, colleghi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 1.10 D'Orso. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Il disegno di legge in esame opera una drastica riduzione del compenso per i magistrati onorari confermati, quei magistrati onorari che operino in regime di non esclusività. Tale riduzione appare ingiustificata, irragionevole e illegittima, atteso che la copertura finanziaria dell'intervento è stata determinata sul presupposto che tutti i magistrati onorari in servizio optino per il regime esclusivo, che si sono già esaurite due delle tre procedure valutative previste dalla cosiddetta riforma Cartabia - con conseguente erogazione dei compensi più favorevoli dalla stessa previsti - e che la notevole riduzione del compenso farebbe venir meno del tutto la componente risarcitoria dello stesso, determinando la reviviscenza delle pregresse pretese risarcitorie, oltre che nuovi contenziosi. Ecco perché noi chiediamo che si riconoscano almeno quei compensi che erano già stati riconosciuti e che, attualmente, sono riconosciuti.

Per queste ragioni, sembra opportuno riformulare l'articolo 31-ter in tema di compenso per i magistrati onorari confermati, che esercitano le funzioni in via non esclusiva, prevedendo che ad essi sia corrisposto un compenso annuo al netto degli oneri riflessi a carico dello Stato, erogato in 12 mensilità, almeno di euro 33.426,24, che è il compenso attuale per i magistrati onorari di cui all'articolo 29, comma 3, lettera a) vigente.

Vedete, oggi c'è un grande dibattito in tema di giudici di pace: il 13 dicembre 2024, vi sarà una grande manifestazione di protesta del consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli contro la paralisi della giustizia, proclamando, per quella data, una giornata di astensione da tutte le udienze. Perché quell'astensione? Perché le scoperture delle piante organiche degli uffici del giudice di pace del circondario e del personale amministrativo, che risente anche dell'inadeguatezza della stessa pianta organica, che non consente di far fronte al carico di lavoro e alle persistenti disfunzioni nei sistemi operativi del processo civile telematico, su cui incide l'inadeguatezza strutturale dei citati uffici, non sono affrontate dal Ministero della Giustizia, Presidente.

Non si interviene su quest'organico e, quindi, vi è l'impossibilità assoluta di affrontare i carichi che prima - dicevo - erano esigibili, ma che oggi diventano non esigibili.

Ecco, quando a questo si accompagna una riduzione del compenso, vi è la più grande sfiducia nel nostro Paese, che non riconosce ai suoi lavoratori i diritti quesiti, quei diritti che già gli sono stati riconosciuti. Per questo, modificare l'articolo 31-ter e riconoscere quei 33.000 e dispari euro all'anno ai magistrati onorari che non hanno effettuato questa scelta in via esclusiva è doveroso da parte del nostro Paese. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 1.11 Dori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. In realtà mi riporto integralmente a quanto ho già detto in merito all'emendamento 1.9. Ribadisco il fatto che qui, sostanzialmente, c'è una riforma peggiorativa rispetto ai magistrati onorari non esclusivisti. Di fatto, vengono aumentate anche le loro competenze e, quindi, i carichi, a partire soprattutto dall'ottobre 2025, ma paradossalmente il compenso viene ridotto. Quindi, che messaggio mandiamo ai magistrati onorari, sui quali di fatto si regge tutto un sistema e una percentuale elevatissima di carichi pendenti con un organico oltretutto così ridotto e con delle scoperture notevoli? Spero che questo davvero porti successivamente in altri provvedimenti, a partire dalla legge di bilancio, a una presa d'atto del Governo e che si possa rimediare a quello che, a tutti gli effetti, secondo noi, è un errore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 1.12 D'Orso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento siamo sempre sul tema dei compensi per i magistrati cosiddetti non esclusivisti, quindi quelli che hanno aderito al regime non esclusivo, che hanno visto falcidiato il compenso rispetto a quanto era previsto nella precedente disciplina introdotta durante l'epoca Cartabia.

Ora, io desidererei conoscere qual è stato il criterio applicato - e qui abbiamo il Sottosegretario Delmastro, che magari in questo ci può illuminare - per dare un contentino in sede emendativa in Commissione. Infatti, il testo originario di questo disegno di legge prevedeva addirittura un compenso di 20.000 euro, a fronte - abbiamo detto - di quello previsto originariamente dalla riforma Cartabia di ben oltre 33.400 euro di compenso annuo.

Ora, durante la fase emendativa, chiaramente, dinnanzi alle pressioni, alle proteste e agli emendamenti delle opposizioni, ma anche alle sollecitazioni che venivano dall'esterno, soprattutto dalle associazioni dei magistrati non esclusivisti, il Governo ha detto: va bene, da 20.000 si passi a 25.000 euro come compenso annuo. Io ripeto, tuttavia, che desidererei conoscere il criterio che è stato applicato. Infatti, se facciamo una semplice proporzione (sulla base di reminiscenze scolastiche), partendo dal compenso orario che possiamo ricavare basandoci sul compenso annuale dei magistrati esclusivisti, vedremo che il compenso annuo dei magistrati non esclusivisti con riferimento alle ore lavorate (ricordiamo che gli esclusivisti lavorano 36 ore, mentre i non esclusivisti 16 ore) sarebbe di 26.150 euro. Ciò partendo da un medesimo dato di fatto oggettivo, cioè che le ore lavorate di un magistrato esclusivista valgono tanto quanto le ore lavorate di un magistrato non esclusivista.

Ma, ripeto, voi neanche questo avete avuto il buonsenso e l'intelligenza di fare e avete mercanteggiato. Per dare un contentino, avete detto: da 20.000 facciamo 25.000; così, senza applicazione di alcun parametro oggettivo, mercanteggiando come si può mercanteggiare sul prezzo in un mercatino rionale.

Ecco, siccome noi non riteniamo che questo sia un metodo degno e decoroso per il legislatore - e noi qua facciamo i legislatori e dobbiamo dare risposte non solo ragionevoli, ma anche corrette, giuste ed eque -, non possiamo essere complici neanche di questo contentino elargito quasi fosse una concessione giusto per tacitare le legittime istanze e aspettative di questi magistrati.

Tra l'altro, avete avuto un'altra finalità evidentemente nell'agire così: in qualche modo, avete diviso la categoria tra magistrati esclusivisti e magistrati non esclusivisti, andando ad alimentare una disparità di trattamento - ripeto e ribadisco - assolutamente ingiustificata. E non ci stupirà se la Corte costituzionale, correttamente, arriverà a cassare una norma del genere, perché ci sono, a mio avviso, anche dei profili di forte incostituzionalità, dato che non avete neanche applicato un criterio oggettivo che, in qualche modo, avesse una sua ragionevolezza, ma avete elargito una sorta di mancetta.

Ecco, su questo noi non possiamo assolutamente seguirvi. Su questo emendamento insistiamo e, anzi, chiederei un supplemento di riflessione e un accantonamento, perché si parla di un emendamento in ottica di riduzione del danno per tentare di rendere giusto un po' meno iniquo quello che voi avete previsto. Quindi, faccio una richiesta formale di accantonamento dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole relatrice Varchi, c'è una richiesta di accantonamento, sulla quale c'è una procedura da seguire. Prego.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice. Sì, Presidente. Parere contrario all'accantonamento.

PRESIDENTE. Onorevole D'Orso, insiste sulla sua richiesta di accantonamento? Insiste. Quindi, dovremo sentire un oratore a favore e uno contro. Chi parla a favore? Nessuno. Chi vuole parlare contro? Nessuno.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 1.12 D'Orso.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 38 voti di differenza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 1.101, che è la condizione della Commissione bilancio, sul quale c'è il parere favorevole di Commissione e Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Colleghi, c'è qualcuno che intende intervenire in dichiarazione di voto sull'articolo 1? No, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice. Sull'emendamento 3.100, che perviene dalla V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Delmastro?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Si doveva alzare, ma facciamo finta, va bene, non c'è problema.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sugli ordini del giorno n. 9/1950-A/1 Ascari, n. 9/1950-A/2 D'Orso, n. 9/1950-A/3 Francesco Silvestri, n. 9/1950-A/4 Giuliano, n. 9/1950-A/5 Cafiero De Raho e n. 9/1950-A/6 Stefanazzi il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/7 Di Biase, vi sarebbe la possibilità di una riformulazione, previa esclusione, evidentemente, delle premesse, e l'impegno sarebbe: “a valutare l'opportunità di riconoscere una progressione, anche economica, in presenza di valutazioni positive”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1950-A/8 Gianassi, n. 9/1950-A/9 Lacarra, n. 9/1950-A/10 Scarpa, n. 9/1950-A/11 Ubaldo Pagano, n. 9/1950-A/12 Simiani, n. 9/1950-A/13 Serracchiani, n. 9/1950-A/14 Dori, n. 9/1950-A/15 Zanella e n. 9/1950-A/16 Sarracino il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/1 Ascari.

Se nessuno intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/1 Ascari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/2 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno fa il paio con l'emendamento con cui, provocatoriamente, intendevo abrogare l'ampliamento delle competenze. Si parla di ampliamento delle competenze dei giudici di pace, quindi non togliere qualcosa che oggi è già nelle competenze dei giudici di pace, ma evitare che vengano inondati di nuovi procedimenti, stando così le cose, i giudici di pace in servizio, che, come abbiamo detto prima, sono solo il 37 per cento quelli in servizio rispetto alla pianta organica attualmente vigente.

Ribadita questa doverosa premessa, cosa vi dicevo io in quest'ordine del giorno? Non vogliamo spingerci all'abrogazione dell'estensione delle competenze, quantomeno però poniamoci il problema e andiamo a differire l'entrata in vigore dell'ampliamento delle competenze dei giudici di pace, quel tanto che basta. Dal 31 ottobre 2025 - questo ci aspetta - ci sarà questa improvvisa inondazione negli uffici dei giudici di pace di nuovi procedimenti che si vanno a incardinare. E cosa proponevamo noi?

Di differire al 2027, un tempo utile per fare che cosa? Le procedure concorsuali e assumere i giudici di pace per colmare le carenze - ormai strutturali, croniche e a peggiorare andiamo, perché ci sono pure i pensionamenti previsti -, quei vuoti di organico, se non addirittura ampliare la pianta organica e assumere in ragione di una nuova pianta organica più adeguata rispetto alle nuove competenze, così da poter attrezzare gli uffici del giudice di pace per affrontare questo nuovo carico di lavoro.

L'ordine del giorno era semplice, un differimento di quel tanto che basti per attrezzarsi, ma voi niente, sordi. E allora io penso una cosa, che voi volete portare in modo assolutamente determinato, quindi con dolo, il sistema della giustizia di prossimità al collasso, una finalità che state perseguendo in modo deliberato e consapevole. Questo ve lo stiamo dicendo non solo noi, ma anche l'Organismo congressuale forense, gli avvocati che scendono in piazza e fanno le astensioni, gli scioperi per evidenziare questa situazione. La giustizia di prossimità in Italia era un fiore all'occhiello fino a qualche anno fa, perché davvero era quella che garantiva una celerità nei procedimenti civili. Noi avevamo decreti ingiuntivi che, entro il mese, venivano emanati; adesso passano mesi e, in qualche luogo, anche anni, per un decreto ingiuntivo. Ciò vuol dire paralizzare imprese e cittadini dalla possibilità di riscuotere dei crediti a cui hanno diritto. Ma voi, probabilmente, non sapete neanche che cosa si faccia nelle aule dei tribunali, nelle aule e negli uffici del giudice di pace.

Avevamo dei giudizi che si completavano anche in un anno, rinvii di udienza che avvenivano veramente di mese in mese. Il rinvio di udienza diciamo tipico dell'ufficio del giudice di pace era ad un mese, a due mesi se si trattava di dovere fare magari la convocazione dei testi. No, voi pur prendendo atto che oggi come oggi il rinvio negli uffici del giudice di pace sono a un anno - perché di questo si tratta - voi non volete far nulla davanti a tutto questo. Va bene, ne prendiamo atto e allora dite ai cittadini che volete che non si rivolgano più all'autorità giudiziaria, che voi volete portare al collasso la giustizia di prossimità, questo dovete dire: è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi, è presente in Aula una delegazione della Shura Council del Qatar in visita alla Camera dei deputati nell'ambito degli incontri bilaterali organizzati dal gruppo italiano dell'Unione interparlamentare (Applausi). Grazie e benvenuti alla Camera dei deputati.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/2 D'Orso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/3 Francesco Silvestri. Si dà atto che il MoVimento 5 Stelle sottoscrive l'ordine del giorno in esame. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, solo perché il caso dell'ufficio del giudice di pace di Roma è emblematico, presentando una scopertura di organico non più accettabile e tollerabile. C'è già la paralisi della giustizia di prossimità a Roma, l'Ordine degli avvocati di Roma ha da tempo lanciato questo allarme, ma non mi stranisce il parere contrario del Governo, perché, avendo dato un parere contrario all'ordine del giorno precedente non fa altro che confermare la volontà di portare al collasso la giustizia di prossimità e di dire ai cittadini che non si devono più rivolgere all'autorità giudiziaria per vedere tutelati i propri diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/3 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/4 Giuliano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Il parere contrario dato a quest'ordine del giorno lo ritengo davvero grave. Vado a leggere quello che era l'impegno dell'ordine del giorno e poi spiego quanto sia importante. Quest'ordine del giorno chiedeva di monitorare gli effetti e la novella riguardo al sistema previdenziale per i magistrati onorari non esclusivisti.

Tanto è miope questo Governo rispetto a una riforma, che riguarda un comparto della giustizia fondamentale e che avrebbe potuto vedere anche il nostro apporto favorevole e assolutamente collaborativo, che addirittura non vuole neanche accogliere un ordine del giorno che chiede di monitorare l'aspetto problematico di questa novella e intervenire eventualmente per colmare e correggere quella che è una distonia assolutamente assurda.

Spiego perché è assurda questa distonia. Parliamo del regime previdenziale previsto per i magistrati onorari non esclusivisti, quei magistrati ai quali già questo Governo, con questo provvedimento, ha drasticamente ridotto il compenso, da circa 33.500 a 25.000 euro. Proprio non volete in nessun modo tutelare i diritti, le aspettative e il lavoro dei magistrati non esclusivisti.

Che cosa avete fatto con questa novella? Avete previsto l'obbligo per i magistrati onorari non esclusivisti, che generalmente svolgono anche la funzione di avvocato o un'altra attività, che si debbano per forza, per obbligo, iscrivere alla gestione separata INPS. Ma non basta, avete previsto che l'aliquota contributiva, che anche loro dovranno versare e a cui sono soggetti, sia quella intera, prevista per i lavoratori parasubordinati, e non quella ridotta prevista per chi si iscrive alla gestione separata INPS.

Qual è il problema di fondo? Il problema di fondo è articolato su due aspetti: i magistrati onorari, a seguito della procedura di infrazione europea e dei diversi interventi normativi, hanno avuto un trattamento via via migliore, che riconosce il loro lavoro, ma sono dei magistrati che hanno acquisito un'esperienza e che hanno anche un'età abbastanza avanzata, non sono generalmente giovanissimi. Il fatto di costringerli a iscriversi alla gestione separata INPS vorrà dire costringerli a frammentare la loro contribuzione e, conseguentemente, il loro trattamento previdenziale.

Generalmente, i magistrati onorari non esclusivisti esercitano anche la professione di avvocato e, quindi, si troveranno con dei contributi sulla gestione separata INPS, che non saranno evidentemente sufficienti a garantire loro una pensione dignitosa, e con dei contributi versati, in quanto avvocati, che esercitano la professione, iscritti alla Cassa forense, e anche lì, siccome l'iscrizione alla gestione separata INPS non è compatibile, probabilmente avranno anni di iscrizione e versamento di contributi alla Cassa forense che non saranno sufficienti per assicurare loro un trattamento pensionistico adeguato per quanto riguarda la loro professione di avvocati.

State davvero penalizzando in maniera assolutamente illegittima e ingiustificata non solo il trattamento economico, ma anche il trattamento previdenziale dei magistrati non esclusivisti, ai quali, perlomeno, potevate dare un piccolo segnale di attenzione - cosa che non avete - accogliendo quest'ordine del giorno così importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/4 Giuliano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/5 Cafiero De Raho, che chiede di intervenire. Prego.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Il nuovo articolo 31-bis, come si è detto, prevede che il compenso non sia più parametrato a quello previsto per il personale amministrativo giudiziario di area III, ma definito in via autonoma. Ai magistrati onorari confermati, che esercitano le funzioni in via esclusiva, è riconosciuto un compenso annuo, al netto degli oneri riflessi a carico dello Stato, erogato in 13 mensilità, di euro 58.840, oltre a un trattamento di fine rapporto, determinato secondo le modalità disciplinate dall'articolo 2120 del codice civile.

Il nuovo articolo 31-ter determina invece il compenso per i magistrati onorari confermati che esercitano funzioni in via non esclusiva. Ad essi è corrisposto un compenso, al netto degli oneri riflessi a carico dello Stato, erogato in 12 mensilità, di euro 25.000, oltre a un trattamento di fine rapporto determinato secondo le modalità disciplinate dall'articolo 2120 del codice civile. Cosa avviene, quindi? Avviene che, per i magistrati onorari confermati, in via non esclusiva, il trattamento che verrà ad essi riservato sarà di gran lunga inferiore a quello che è attualmente riconosciuto, perché attualmente ad essi è riconosciuto un trattamento di 33.426,24 euro, il che appare inammissibile, irragionevole e addirittura incostituzionale. Che un trattamento possa essere ridotto non appare conforme alle regole. In realtà, questi magistrati hanno già anche superato la procedura valutativa e, quindi, sono all'interno di quella categoria che aiuta a portare avanti la giurisdizione civile e ad evadere un carico di lavoro enorme. Come ho già detto precedentemente, intervenendo ben due volte, il carico della giurisdizione civile dei magistrati onorari è il 40 per cento del carico complessivo civile per i magistrati ordinari. Quindi, è un carico enorme. Su questo, interviene, in modo particolarmente rilevante, proprio il magistrato onorario che ha fatto una scelta di non esclusività. Ebbene, questo magistrato, nel momento stesso in cui dovesse venire a mancare, determinerebbe un'ulteriore riduzione dell'organico effettivo, il che contribuisce ad aggravare ulteriormente la paralisi. Soprattutto, non riconoscere quanto gli è stato fino ad oggi riconosciuto appare veramente irragionevole. Cosa è stato chiesto? È stato chiesto che si possa almeno valutare che in futuro questo compenso venga riconosciuto e si possa dare ai magistrati onorari, che hanno fatto una scelta in via non esclusiva, un trattamento che sia almeno pari a quello attuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/5 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/6 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/7 Di Biase. Onorevole Di Biase, accetta la riformulazione? L'accetta e chiede che sia posto in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/7 Di Biase, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/8 Gianassi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Abbiamo presentato tre atti relativi al trattamento previdenziale. La proposta che oggi viene approvata impone il pregiudizio rispetto ai diritti previdenziali pregressi. Infatti, c'è l'obbligo della rinuncia, pur non accompagnata da un indennizzo per il periodo antecedente.

Con il primo di questi atti chiediamo di fare salvi i diritti previdenziali già maturati dai magistrati onorari. Avevamo presentato anche un emendamento, che non è stato ammesso alla discussione di stamani.

Con il secondo chiediamo che venga cancellato l'obbligo di iscrizione per i magistrati non esclusivisti alla gestione separata dell'INPS.

È una novità che hanno voluto introdurre il Governo e la maggioranza rispetto alla proposta, che deriva dalla scorsa legislatura, con la quale era stata prospettata la libertà di scelta del magistrato onorario, ossia se mantenere l'iscrizione presso la cassa forense, qualora svolga attività legali, o se iscriversi alla gestione separata dell'INPS. Ovviamente, questa scelta non è neutra, anche in termini di costi, perché l'imposizione dell'iscrizione del magistrato onorario alla gestione separata dell'INPS, con cancellazione dell'iscrizione dalla cassa forense, comporta costi notevoli.

Con il terzo atto, per l'appunto, proponiamo di prevedere il ricongiungimento senza costo dei diritti previdenziali maturati presso istituzioni diverse. Anche questa proposta era contenuta nell'iniziativa legislativa dello scorso mandato ed è stata superata, invece, dall'iniziativa parlamentare e governativa che oggi è in votazione. Pensiamo che, rispetto ai magistrati non esclusivisti, questo provvedimento sia un errore, in quanto riduce il trattamento indennitario e aumenta i costi previdenziali, rischiando, di fatto, di rendere insostenibile la prosecuzione.

È un errore e con questo atto chiediamo al Governo di porvi rimedio con la prossima iniziativa che è quella, appunto, che attenderà il provvedimento al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/8 Gianassi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/9 Lacarra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/10 Scarpa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/11 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/12 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/13 Serracchiani.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono piuttosto sorpresa della contrarietà secca su quest'ordine del giorno, Presidente. Di solito, quando magari c'è qualcosa che non va nelle premesse, si chiede di espungerle e si lavora sull'impegno. Noi qui abbiamo fatto semplicemente una riflessione sulle mancanze nell'organico dei giudici di pace, in particolare, in quanto giudici onorari, l'abbiamo detto, riportando un'indagine effettuata dall'organismo congressuale forense (cito solo alcuni di questi numeri): nel Nord Italia, nei tribunali monitorati, sono previsti 690 giudici, ma ce ne sono solo 252; nel Centro, ne sono previsti 357, ma ne operano soltanto 122; nel Sud, 166 soltanto sui 406 previsti e, nelle Isole, rispetto ai 317 necessari, ce ne sono solo 128. Quindi, soltanto il 37 per cento dei giudici che dovrebbero essere in organico è effettivamente in servizio.

Fatte queste premesse, dove riportiamo semplicemente i numeri, abbiamo chiesto al Governo quali iniziative urgenti intendesse prendere per risolvere queste criticità.

Presidente, siamo di fronte a una contrarietà secca su un ordine del giorno; lo ripeto: si tratta di un ordine del giorno e non di un emendamento. E mi rifaccio, per suo tramite, Presidente, anche alla collega Varchi, che ha sollevato la questione della magistratura dei giudici di pace. Non riesco a capire il perché di questa contrarietà. Presidente, non è indifferente come e dove si mettono le risorse per affrontare i problemi del sistema giustizia, che non riteniamo che funzioni in tutto e per tutto, anzi riteniamo che ci siano la necessità e l'urgenza di intervenire, ma per ora stiamo assistendo semplicemente a riforme che non hanno alcuna efficacia, né effetto positivo sul sistema della giustizia; penso alla prescrizione, alla separazione delle carriere, al tema delle intercettazioni e a tutto quello che si sta facendo, che non serve alla giustizia, mentre per quello che serve, cioè più giudici, più agenti di Polizia penitenziaria e una formazione diversa - e non a caso, lo dico alla presenza del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove - non si fa niente.

Non è indifferente dove e come si usano le risorse. Abbiamo appreso, ad esempio, che verrà costituito il gruppo di intervento operativo, che è un gruppo della Polizia penitenziaria che ha bisogno di altro: ha bisogno di avere più persone, più formazione, di un aiuto e anche un incentivo economico. Invece, pensiamo di usare risorse per il Corpo di polizia penitenziaria che andrà a costituire il gruppo operativo. Ma perché il gruppo operativo? Per intervenire nel caso di sommosse, dove “l'attività dell'agente di Polizia penitenziaria” - cito testualmente - “deve miscelare quotidianamente l'uso legittimo della forza nel minor gradiente possibile con il supporto al trattamento e al reinserimento del detenuto”. Non abbiamo capito molto cosa significhi, ma invitiamo il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove a ripensarci e a usare meglio quelle risorse, anche perché la giustizia giusta è un patrimonio comune di tutti. Gli interventi fatti solo per una bandierina e gli interventi sbagliati rendono la giustizia ingiusta.

Me lo consenta, Presidente: so che è irrituale, ma mi faccia mandare da qui un grande abbraccio, da parte del gruppo del Partito Democratico, al senatore Esposito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/13 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1950-A/14 Dori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Considerato che il Governo evidentemente non ha letto l'ordine del giorno, altrimenti non avrebbe potuto dare un parere contrario, lo leggo qui, soprattutto per utilità della maggioranza, in modo da avere piena consapevolezza su cosa il Governo sta costringendo la maggioranza a votare, perché chiedo al Governo di effettuare un monitoraggio completo su tutte le carenze di organico degli uffici dei giudici di pace - monitoraggio che, comunque, il Ministero fa già per prassi -, ma con la finalità - chiaramente, con la massima urgenza, a meno che il problema sia la massima urgenza - di effettuare tutte le procedure necessarie per ottemperare alle carenze di organico. Sostanzialmente chiediamo di riuscire a riempire tutte quelle posizioni di carenze di organico nel numero dei magistrati onorari, dei giudici di pace.

Se non si può nemmeno fare questo, nemmeno prendersi l'impegno, e lasciare la situazione attuale, che è più o meno del 35-40 per cento - dipende poi dai tribunali -, non so davvero. Quindi, lo dico proprio perché sia consapevole la maggioranza che, dando un parere contrario, si lancia il messaggio per cui non c'è l'interesse ad andare a riempire quelle carenze di organico dei giudici di pace che, oggi, oggettivamente ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/14

Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/15 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1950-A/16 Sarracino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, la deputata Gadda. Onorevole Gadda, ci siamo capiti prima di cominciare. Colleghi, mi aiutate perché, peraltro, abbiamo anche la seduta comune, quindi abbiamo i tempi davvero stretti. Vi prego di uscire in silenzio, colleghi. Onorevole Gadda, prego.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati a discutere di un provvedimento che, nelle intenzioni, ambisce a regolamentare in modo organico il regime giuridico, economico e previdenziale della magistratura onoraria, con l'obiettivo dichiarato di uniformarsi agli standard europei e di superare le criticità evidenziate dalla procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia.

Ma qui c'è un primo punto. Questo è un provvedimento che, come abbiamo avuto modo di discutere questa mattina, nulla fa, ad esempio, rispetto ai problemi di organico e nulla fa rispetto ai carichi di lavoro. Effettivamente - lo abbiamo detto, è stato detto in quest'Aula - sono presenti sul posto di lavoro 890 magistrati ordinari rispetto a una serie di questioni che riguardano anche l'efficienza, il rapporto tra la giustizia, il cittadino e le imprese. Nulla c'è in questo provvedimento rispetto al potenziamento delle piattaforme informatiche e delle dotazioni informatiche.

Se vogliamo una pubblica amministrazione, a partire dalla giustizia, più efficiente, forse anche qualche pensiero rispetto a questo dovrebbe essere fatto. Quindi, abbiamo una giustizia di prossimità, la chiamiamo così, quella che riguarda, appunto, il rapporto con cittadini e imprese, che è, sostanzialmente, paralizzata. Per quanto riguarda i contenuti di questo provvedimento, non possiamo esimerci dal rilevare numerose criticità che sollevano dubbi di illegittimità e di coerenza con i principi di equità e di efficienza del sistema giudiziario.

Tra i punti di maggiore interesse della disciplina salta all'occhio il vostro tentativo maldestro di offrire una maggiore regolamentazione al rapporto di lavoro dei magistrati onorari. Se la creazione del ruolo ad esaurimento per i magistrati onorari in servizio garantisce una stabilizzazione di lungo periodo per coloro che superano la procedura valutativa, rappresentando un segnale di riconoscimento necessario per il loro contributo al sistema giudiziario, tuttavia dobbiamo rimarcare che le modalità di applicazione di tale ruolo appaiono ancora troppo rigide, come il vincolo di esclusività per accedere a determinate tutele e retribuzioni, limitando così la libertà del magistrato onorario di scegliere un regime compatibile anche con le proprie esigenze professionali e personali.

Un altro punto che vogliamo porre all'attenzione di quest'Aula, ma anche dei magistrati onorari che ci stanno ascoltando, riguarda il regime retributivo, previdenziale e fiscale. L'assimilazione dei compensi dei magistrati onorari ai redditi da lavoro dipendente, con l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro comparto Funzioni Centrali, per quanto riguarda permessi, assenze e congedi, rappresenta sicuramente un passo avanti in termini di tutela fiscale e previdenziale, in particolare, però, per coloro che optano per il regime di esclusività.

Presidente, vado avanti, però segnalo, comunque, la maleducazione di colleghi che, immancabilmente, ogni volta, parlano (Applausi dei deputati Deidda e Marchetto Aliprandi) di fianco a chi sta facendo la dichiarazione di voto, e che pretendono, però, lo stesso rispetto per quanto riguarda i loro interventi. Comunque, proseguiamo, per una volta…

PRESIDENTE. Lei ha ragione.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). …ho un foglio scritto, e quindi non mi stanno distraendo…

PRESIDENTE. Onorevole Gadda, lei ha ragione, ma è un problema antico.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). …però è inaccettabile questo atteggiamento del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Io, più di richiamare, che devo fare? Da qui non mi posso muovere, altrimenti fisicamente scenderei anch'io, ma non posso, anche perché incorrerei nelle sanzioni, che non mi posso autodeterminare.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Diciamo che, per una volta, ero preparata, mi sono preparata il testo scritto, così almeno non si perde il filo. Comunque, dicevo…

PRESIDENTE. La prego. Colleghi, per favore. Prego.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). …tuttavia, per i magistrati in regime non esclusivo viene applicato il meno favorevole regime della gestione separata, con tutti gli annessi corollari. Inoltre, la differenza retributiva tra i due regimi, con una drastica riduzione delle indennità per chi non opta per l'esclusività, appare iniqua e potenzialmente discriminatoria.

A ben guardare, però, il testo non è esente da ulteriori criticità, che non possono essere ignorate. In primo luogo, la previsione di un limite orario per i magistrati onorari non tiene conto della peculiarità delle funzioni svolte. Sebbene tale limite venga presentato come misura di tutela, va ribadito che, per la natura dell'attività giudiziaria, non è ipotizzabile una predeterminazione rigida del tempo di lavoro, se proprio vogliamo andare nella direzione di un migliore rapporto con i cittadini e con le imprese.

Sarebbe stato, invece, opportuno prevedere un limite massimo di presenza in ufficio, come già avviene per i magistrati professionali - anche su questo chiamiamoli, come è stato detto in quest'Aula, magistrati ordinari, perché, altrimenti, è come se ci fosse un presupposto di mancanza di professionalità per quanto riguarda i magistrati onorari -, valorizzando i programmi annuali e i risultati attesi nella gestione degli uffici giudiziari, così da basare l'organizzazione del lavoro su indicazioni programmatiche approvate dal Consiglio superiore della magistratura, come avviene per i magistrati professionali, valorizzando i risultati attesi.

Un'altra criticità riguarda la fruizione delle ferie. La rigidità attuale potrebbe innescare, come sarà, contenziosi, perché non garantisce ai magistrati onorari il diritto di godere parte delle ferie in un periodo da loro scelto. Questo sembrerebbe un elemento di normalità, e invece non lo è. Riteniamo fondamentale prevedere la possibilità di usufruire di giorni di riposo in periodi anche diversi da quelli tradizionali di sospensione delle attività giudiziarie, poi, chiaramente, con l'ottica del buon senso, nel rispetto delle esigenze organizzative dell'ufficio, previa autorizzazione del capo dell'ufficio, così da non rendere secondarie le esigenze personali e familiari.

Sul tema della verifica dell'idoneità professionale appare contraddittorio sottoporre a ulteriori valutazioni chi ha già superato una procedura di stabilizzazione che certifica tale idoneità. Sarebbe stato più coerente prevedere una valutazione della professionalità connessa alla qualità e alla correttezza nello svolgimento delle funzioni, senza mettere in discussione un'idoneità già accertata. Relativamente alla disparità retributiva tra i regimi - questo credo sia il tema principale oggetto della discussione ed è anche uno tra i motivi che ci porterà ad astenerci rispetto a questo provvedimento -, la drastica riduzione della retribuzione per i magistrati che non optano per il regime di esclusività costituisce un'ingiustizia che penalizza una parte importante della magistratura onoraria.

Non è accettabile che chi opera comunque a favore del sistema giudiziario con serietà e impegno venga remunerato in modo così sproporzionato, così distante dai colleghi in regime esclusivo, e, soprattutto, con una riduzione retributiva che non segue lo stesso parametro della riduzione oraria. C'erano anche degli emendamenti in tal senso che voi, come al solito, avete rifiutato. Non è accettabile che vengano penalizzati i lavoratori che, pur non aderendo al regime esclusivo, continuano a garantire un apporto essenziale attraverso il loro lavoro e attraverso la loro professionalità.

Un altro aspetto, l'ultimo, problematico, riguarda il sistema disciplinare. Nonostante il provvedimento includa sanzioni intermedie tra l'ammonimento e la sospensione, resta carente un passaggio necessario: la censura. Quest'ultima rappresenta una misura equilibrata per le infrazioni meno gravi, allineandosi ai modelli sanzionatori già adottati per la magistratura ordinaria. Inoltre, se i magistrati stabilizzati svolgono le medesime funzioni giurisdizionali dei professionali, è imprescindibile che il loro regime disciplinare sia omogeneo, perché il bene tutelato, la correttezza e l'efficienza del servizio giustizia, è identico, quindi questa disparità non si comprende.

Per queste ragioni, il gruppo Italia Viva esprimerà un voto di astensione, auspicando una revisione che garantisca maggiore equità, tutele adeguate e un sistema che valorizzi il lavoro dei magistrati onorari senza discriminazioni. Speriamo che questo dibattito possa essere più corposo al Senato, ma soprattutto speriamo che ci possano essere impegni anche in legge di bilancio, perché, alla luce delle carenze che osservavo all'inizio, da quella di organico a quella sulle dotazioni, credo che un generale ripensamento sulla modalità con cui i carichi di lavoro vengono assegnati debba essere la nostra priorità, perché ad essere penalizzati sono i magistrati onorari, ma lo sono poi, anche e soprattutto, i cittadini e le imprese, che hanno bisogno di una giustizia che funzioni e che non volti la faccia dall'altra parte, perché questo un Governo, su tante questioni che riguardano la giustizia, ha parlato molto, ha promesso molto, ma poi, alla fine, non ha portato nulla in Aula. Quindi, ribadisco il voto di astensione e speriamo in un ravvedimento nelle prossime ore e nelle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Questo disegno di legge è finalizzato alla revisione del regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari, regolando il rapporto di lavoro sia di coloro che optano per l'esercizio esclusivo della funzione onoraria - quindi i cosiddetti esclusivisti -, sia di quelli che, invece, non hanno esercitato tale opzione, quindi i non esclusivisti.

Alle spalle, avevamo una decisione della Commissione europea, con una procedura di infrazione per violazione dei diritti dei lavoratori. Quindi, nel corso degli anni, il Parlamento è intervenuto e, a partire dal 1999, abbiamo avuto “interventi spezzatino”, davvero molto scoordinati tra di loro.

Noi sappiamo che l'inquadramento della magistratura onoraria nel nostro ordinamento discende direttamente dalla Costituzione, all'articolo 106, però viene individuata come una figura eccezionale, marginale rispetto al complesso dell'ordinamento giurisdizionale. Di fatto, però, abbiamo visto un uso molto importante della magistratura onoraria, anche con tutte le varie riforme. Quindi, aumentano - e lo vedremo anche in prospettiva - le materie, le controversie e le competenze in ambito sia civilistico, che penalistico. Ormai da molto tempo, ci troviamo di fronte alla piena consapevolezza dell'importanza della magistratura onoraria nell'ambito generale della giurisdizione.

Ciò detto, oltre al fatto che fosse necessario, alla luce del diritto dell'Unione europea, chiudere alcune questioni che erano rimaste aperte, in realtà, con questo disegno di legge rimangono aperti tanti altri temi. Quello che abbiamo cercato di evidenziare nei lavori in Commissione e anche oggi, qui, in Aula, con emendamenti però immancabilmente bocciati, era soprattutto il tema dell'indennità per i cosiddetti non esclusivisti. Con questo disegno di legge, avranno un compenso lordo di 25.000 euro, mentre sappiamo che, attualmente, era superiore ai 33.000 euro lordi. Quindi, di fatto, si crea una discriminazione, un diverso trattamento indennitario, tra coloro che, invece, hanno fatto la scelta di svolgere tale incarico in via esclusiva. Pertanto, se compariamo il valore stabilito, di fatto, ci rendiamo conto che il valore retributivo orario è decisamente inferiore per coloro che sono non esclusivisti. Per queste ragioni, riteniamo che il Governo avrebbe potuto fare un ulteriore sforzo e speriamo che lo possa fare a partire dalla legge di bilancio.

Altro tema che rimane aperto - a dire il vero non è stato creato da questo disegno di legge, ma questo disegno di legge non chiude e non risolve il problema - è la questione di natura previdenziale sempre per i non esclusivisti, i quali sono obbligati, per norma di legge, a iscriversi alla gestione separata INPS. Invece, la richiesta che viene soprattutto per coloro che sono già iscritti ad altre Casse previdenziali, come ad esempio la Cassa forense, è di lasciare la possibilità di scegliere a quale regime e a quale gestione previdenziale aderire; e soprattutto, altro problema che rimane aperto, è quello del ricongiungimento pensionistico, da questo punto di vista, con la norma attuale.

Dobbiamo ricordare, però, che il vero problema legato alla magistratura onoraria, oltre allo status del magistrato onorario, è, in generale, la collocazione del magistrato onorario nell'insieme della giurisdizione italiana. Già il primo presidente della Corte di cassazione, nell'ultima relazione che aveva fatto all'inizio dell'anno, aveva ricordato come ormai la metà delle sentenze, in Italia, soprattutto nell'ambito civile, ma non solo, gravi sulle spalle della magistratura onoraria: pensiamo che è addirittura il 90 per cento delle udienze penali monocratiche e la quasi totalità delle tutele delle interdizioni e delle inabilitazioni. Già questi dati ci fanno capire l'importanza della magistratura onoraria e, quindi, la necessità - anche da un punto di vista indennitario - di dare il giusto riconoscimento.

La magistratura onoraria, infatti, affronta ormai, il 40 per cento della giurisdizione civile e tutti i reati di minore rilievo. A fronte di questo, però, abbiamo gravissime scoperture delle piante organiche degli uffici dei giudici di pace: rispetto al numero, che sarebbe previsto e necessario, in servizio c'è solo 1 magistrato, 1 giudice di pace, su 3. Basta questo dato per rendersi conto di come ciò crei un effetto di intasamento all'interno dei nostri uffici giudiziari. Oltretutto, da ottobre 2025, ci sarà anche un aumento delle competenze per valore e l'attribuzione per materia in via esclusiva di ulteriori campi che sono anche particolarmente complessi, quindi togliendoli al tribunale ordinario. Quindi, rischiamo di arrivare a una vera e propria paralisi.

Questo disegno di legge, che anche dal punto di vista della finalità può essere condivisibile, non risolve il vero problema e si occupa soltanto dello status del magistrato onorario, con le criticità che, però, ho evidenziato prima soprattutto rispetto ai non esclusivisti. Rimane del tutto aperto il vero tema dell'organico: i vuoti, le presenze, le risorse umane del personale amministrativo del ruolo tecnico e le infrastrutture stesse. Chiaramente, senza queste - ad esempio il personale amministrativo - pensiamo che supporto possiamo dare ai nostri magistrati onorari.

Da questo punto di vista, nulla c'è in questo provvedimento. Forse, non c'era neanche questo obiettivo, con questo disegno di legge, però almeno si sarebbero potuti accettare gli impegni, come quelli che avevamo inserito negli ordini del giorno, o almeno provarci e andare nella direzione di provvedere a riempire tutte quelle scoperture di organico. Pensiamo che in Italia abbiamo meno di 1.000 unità, a fronte delle circa 3.500 unità che invece sarebbero previste. Quindi, un organico davvero sottodimensionato rispetto alle effettive necessità. A maggior ragione, da ottobre 2025, ci saranno ulteriori competenze per valore e per materia. Il problema, alla fine, lo pagano, come sempre, purtroppo, i cittadini, perché è lì che ricadono i rallentamenti e la giustizia con le sue carenze. Infatti, i cittadini si aspetterebbero una giustizia efficiente e, quindi, rapida. Nel momento in cui, invece, abbiamo queste scoperture di organico, immancabilmente e necessariamente la giustizia rallenterà.

Da questo punto di vista, non faccio altro che ribadire nuovamente il problema che questo provvedimento ha aperto, perché ci aspettiamo sempre che le riforme possano migliorare la situazione attuale. Invece, dal punto di vista delle indennità per i magistrati onorari non esclusivisti, abbiamo addirittura un peggioramento. Rispetto ai compensi all'indennità attuale, c'è un arretramento, una riforma peggiorativa.

Per fortuna c'è stato almeno un correttivo nei lavori in Commissione, che, in parte, ha rimediato a questo problema, ma in realtà, di fatto, si passa dagli attuali circa 33.000 euro lordi annui a 25.000 euro. Quindi, di fatto, si crea anche una vera e propria discriminazione all'interno della magistratura onoraria stessa. Quindi, Presidente, per tutti questi motivi che abbiamo esposto, pur condividendo la necessità di giungere a un riordino dello status della magistratura onoraria, di fatto, rimangono aperte tutte le principali questioni annose e le criticità. Da questo punto di vista, il Governo avrebbe potuto fare qualcosa in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico per geometri “Michele Amari” di Ciampino, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti alla Camera dei deputati.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi esprimeremo un voto di astensione perché, se da un lato questo era un provvedimento che avremmo votato con piacere favorevolmente, contestualmente siamo costretti a registrare che stiamo approvando una riforma assolutamente lacunosa, e per questo del tutto insoddisfacente rispetto agli obiettivi. La nostra, come sempre, si sforza di essere un'opposizione senza pregiudizi e, del resto, proprio sui temi della giustizia, condividiamo molto spesso le posizioni di questo Governo.

Doveva essere, questa, l'occasione per coniugare più esigenze, ed invece è un'opportunità persa. La prima esigenza era quella di riscontrare le richieste dell'Unione europea, che costringiamo ad incalzarci con molte procedure di infrazione. Quindi, sotto questo profilo, emergeva la necessità di un doveroso provvedimento su questo tema, esigenza davanti alla quale non potevamo sottrarci. Doveva, però, anche essere l'occasione per rendere più efficiente e produttivo il sistema giustizia e, contemporaneamente, per garantire un inquadramento complessivo e sistematico dei magistrati onorari, soprattutto per quanto riguarda il regime giuridico, economico e previdenziale.

E c'è da fare un'ulteriore considerazione. La magistratura onoraria oggi è un pilastro necessario, anzi, fondamentale del nostro sistema giustizia; su questo ci sono i numeri che parlano chiaro, senza possibilità di essere smentiti. I procedimenti assegnati ai magistrati onorari ed i provvedimenti da essi emessi costituiscono oggi una componente importante rispetto alle risposte che vengono date alle domande di giustizia nel nostro Paese. Quindi, questo è un provvedimento importante, relativamente al quale, però, occorreva un approccio diverso, al fine di costruire risposte più convincenti.

Infatti, le problematiche della magistratura onoraria vanno affrontate e risolte con la consapevolezza che, senza di essa, oggi, il nostro sistema giustizia, che è già in difficoltà, scivolerebbe in una difficoltà ancora maggiore. E ciò al netto anche della doverosa attenzione che bisogna riservare alle donne e agli uomini che prestano il loro contributo, ogni giorno importante e di qualità, per il funzionamento della giustizia stessa. Invece, il Governo, per l'ennesima volta, decide di non dedicare risorse sufficienti a questo settore, il quale non solo necessita di investimenti per migliorare le cose, ma soprattutto di risorse.

Ci si può arrovellare al fine di individuare dei correttivi organizzativi, ma farlo senza le risorse adeguate determina l'improduttività di ogni sforzo. Quello della giustizia non può essere considerato come un ambito in cui lo Stato non debba investire a sufficienza le risorse solo perché, probabilmente, non c'è un ritorno economico immediato all'investimento stesso.

Anzitutto, è fin troppo banale ribadire che uno Stato civile si regge su una giustizia che funziona, sia nel settore penale che in quello civile; ma per di più, dai dati statistici e dalle indagini di settore, è emerso in tutta la sua inconfutabilità che, tra le cause che frenano gli operatori stranieri ad investire nel nostro Paese, c'è anche quella derivante dal fatto che abbiamo una giustizia che spesso non funziona come dovrebbe o che è lenta nelle risposte.

Gli investitori, soprattutto stranieri, sono consapevoli, ad esempio, che le truffe troppo spesso non vengono punite con velocità, che se i pagamenti non vengono onorati non c'è un sistema di giustizia che corre veloce, che non ci sono tempi ragionevoli e certi per la celebrazione delle udienze e per la chiusura dei provvedimenti. Tutto ciò diventa uno degli elementi che tiene lontani gli investitori dal nostro Paese. E allora alla giustizia bisogna dedicare risorse, se si vuole migliorare l'efficienza e l'efficacia della stessa. Torno al merito del provvedimento.

I magistrati onorari sono davanti ad un'opzione: possono scegliere tra il regime di magistrato onorario esclusivista e quello di magistrato onorario non esclusivista. Con riferimento a questi ultimi, la retribuzione che viene loro destinata è fortemente penalizzante rispetto a quella che dovrebbe essere e alla parametrizzazione che era stata già fatta in passato. Se la normativa offre una possibilità di scelta, deve essere però equilibrata e proporzionata anche nella retribuzione, cosa che non è. Così come si sarebbe potuto prevedere un'attenzione sul tema del ricongiungimento pensionistico, stabilendo di non accollare sui magistrati onorari le relative spese.

Ed ancora, il condizionare il prosieguo dell'incarico alla rinuncia dei diritti pregressi è una forzatura, se non viene previsto un indennizzo, anche se non importante, che bilanci quella rinuncia stessa. Inoltre, se prevediamo un vaglio periodico sull'attività del magistrato onorario, sarebbe stata logica conseguenza prevedere anche una progressione economica, ma il Governo non ha inteso dedicare a questo risorse adeguate.

La predisposizione di questo provvedimento, dunque, avrebbe dovuto tenere conto del fatto - lo ripetiamo - che la magistratura onoraria, sia essa esclusivista che non, è pilastro fondamentale per il mondo della giustizia. La mancanza di gratificazioni economiche congrue, innanzitutto, mortifica l'opera, l'attività e il servizio di quegli uomini e di quelle donne impegnate in quel settore, ma poi diventa anche disincentivante rispetto a quello che era l'obiettivo. Il che è grave, alla luce del fatto che la magistratura togata è in grande difficoltà per l'enorme mole di lavoro, che dovrebbe essere smaltita con più velocità. Occorrerebbe motivare adeguatamente l'impegno dei giudici onorari, esclusivisti e non.

La giustizia - lo sappiamo - è a rischio paralisi, e non cogliere questa occasione per riorganizzare in maniera efficiente il settore della magistratura onoraria è un gravissimo errore che stiamo commettendo in questo provvedimento. Noi lo ribadiamo, non è mai una posizione preconcetta e ideologica. Continuiamo a dimostrare che, soprattutto in questo settore come in altri, siamo inclini alla collaborazione e ad assumere atteggiamenti di proposta e di eventuale condivisione, ma non possiamo non dire che c'è delusione per un provvedimento che poteva essere una grande occasione di rilancio e di riorganizzazione del settore giustizia, e che, invece, ha in larga misura disatteso le aspettative. Questo non può che far propendere la scelta del nostro gruppo verso un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Delmastro, anticipo senza indugi la dichiarazione di voto favorevole del gruppo di Noi Moderati al provvedimento oggi in esame. Abbiamo più volte posto al Governo il tema del trattamento inaccettabile riservato ai magistrati onorari: sono 5.000 servitori dello Stato che con il loro quotidiano lavoro danno un contributo determinante per tenere in piedi la giustizia nel nostro Paese e che ora vedono finalmente in questo testo una risposta organica alle loro esigenze.

Una risposta, mi sia consentito di dire, dovuta, e non solo per la procedura di infrazione europea avviata proprio a causa del riscontro di un trattamento estremamente sfavorevole per i magistrati onorari. In base ai principi europei, infatti, non si devono verificare condizioni lavorative meno favorevoli di quelle che riguardano situazioni analoghe di natura interna, che la stessa Unione europea ha individuato nel magistrato professionale di tribunale.

In particolare, veniva contestato all'Italia il mancato riconoscimento ai magistrati onorari dello status di lavoratori, in quanto per il diritto italiano essi sono considerati, anzi, erano considerati prestatori di servizi a titolo onorario. Difatti, se la riforma del 2017 voleva definire la figura dei magistrati onorari come figura non incardinata nel sistema, ciò non ha trovato poi corrispondenza con la realtà che si è venuta a creare nel corso degli anni.

L'importanza del contributo offerto dalla magistratura onoraria nella definizione delle pendenze, in specie quelle più risalenti e complesse, è andata sempre aumentando, tanto da essere rilevata pubblicamente dal primo presidente della Suprema Corte di cassazione nella sua relazione del 26 gennaio 2023. Signor Presidente, il ruolo della magistratura onoraria ha perso le connotazioni di occasionalità e mera sussidiarietà, ma ha assunto rilievo come ordinaria risorsa di amministrazione della giustizia.

Sui magistrati onorari grava il 50 per cento delle sentenze italiane, il 90 per cento delle udienze penali monocratiche e la quasi totalità delle tutele, delle interdizioni e delle inabilitazioni. Essi esercitano le stesse funzioni dei giudici togati, ossia i giudici di carriera, come le funzioni monocratiche penali, e vengono inseriti nei collegi. È grazie al loro contributo che possiamo raggiungere gli obiettivi di efficienza della giustizia che ci permettono di superare le procedure di infrazione che ci arrivano dall'Europa.

Il punto dirimente è l'esercizio dei diritti conferiti dall'ordinamento giuridico dell'Unione europea: diritti inviolabili quali ferie, malattia, maternità, trattamento fiscale e trattamento previdenziale, che, secondo l'Unione europea, non possono e non devono subire differenziazioni, men che meno discriminazioni rispetto a soggetti lavorativamente omologhi.

Oggi diamo finalmente una risposta concreta a dei lavoratori e dei servitori dello Stato che profondono ogni giorno il loro impegno in uno dei settori più delicati, quale l'amministrazione della giustizia. Una risposta doverosa, lo ripeto, che chiude una pagina poco onorevole del rapporto fra Stato e coloro che svolgono funzioni primarie al suo funzionamento. Riconosciamo il lavoro, l'impegno, le competenze, la funzione primaria di questa categoria, ne rispettiamo i diritti e concediamo loro finalmente condizioni lavorative adeguate in linea con i principi europei. Ho già avuto modo in più di un'occasione in quest'Aula di ripercorrere le tappe di un percorso avviato in questa legislatura, al fine di correggere il trattamento inaccettabile riservato ai magistrati onorari. Insieme al nostro presidente Lupi, abbiamo dall'inizio della legislatura sottoposto la questione con interpellanze, con question time. E ringrazio ancora una volta il Sottosegretario Delmastro che ha iniziato questa battaglia che gli viene riconosciuta non solo dalla politica, ma soprattutto dai magistrati onorari. Dalla scorsa legislatura abbiamo preso un impegno, l'abbiamo preso come Noi Moderati, lo abbiamo preso come tutto il centrodestra e ancora una volta dimostriamo che quando noi prendiamo un impegno, lo manteniamo e portiamo a casa i risultati perché quando si prendono i voti e si prendono i voti su delle promesse, quelle promesse vanno mantenute. Non solo sostengo oggi, signor Presidente, l'approvazione, a nome di tutto il gruppo di Noi Moderati, ma auspico il più ampio coinvolgimento dell'emiciclo nell'approvazione di una riforma volta a ridare dignità soprattutto a dei lavoratori, ma lasciatemelo dire, ancora una volta a degli eroi del nostro Paese. Ribadisco, dunque, il pieno sostegno al provvedimento legislativo e il voto favorevole di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Salutiamo le studentesse, gli studenti e i professori dell'Istituto comprensivo “Leonardo da Vinci” di Villa Literno, provincia di Caserta. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tommaso Antonino Calderone. Ne ha facoltà.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, signori colleghi, chi è abituato a frequentare le aule di giustizia sa, percepisce e comprende quanto è importante il provvedimento che oggi ci apprestiamo a votare. Per tanto tempo, per troppo tempo aggiungo, questa categoria di lavoratori, che ha contribuito negli ultimi lustri e non solo a gestire e scrivere giustizia, è stata non sottovalutata e relegata in un angolo, ma è stata veramente in taluni passaggi umiliata. Presidente e signori colleghi, l'approvazione di questo provvedimento è auspicato da tanto tempo.

Al riguardo è necessario fare, signor Sottosegretario, una chiosa di carattere politico: ci ha pensato questo Governo, ci ha pensato il Governo Meloni, il Governo di centrodestra a risolvere questo problema, che è un problema atavico. C'era aperta una procedura di infrazione. Ricordo a me stesso e ai numerosi colleghi e giuristi che fanno parte di questo Parlamento che una procedura di infrazione prevede degli atti prodromici. Perché non ci hanno pensato gli altri Governi, magari di centrosinistra, a risolvere questo problema? Arriva il Governo di centrodestra, mette mano ad un problema atavico, come ho testé evidenziato, e oggi ci apprestiamo, finalmente, colleghi, ad approvare un provvedimento che dà dignità per la prima volta a coloro che, come hanno detto anche i colleghi di opposizione, tutti i giorni amministrano e scrivono giustizia. Nell'interesse di chi? Nell'interesse soprattutto dei cittadini italiani. La riforma introduce un regime giuridico prima inesistente - ed è bene dirlo - con particolare riferimento all'aspetto economico e previdenziale. Finalmente si esce dal limbo.

Questi magistrati vengono considerati non soltanto quasi dei prestatori occasionali di lavoro, ma, con l'approvazione dell'apparato normativo odierno, dei veri e propri lavoratori con un contratto dignitoso. Certo, c'è un sottodimensionamento di organico, mancano dei magistrati onorari, ma questo è un problema che va risolto in altra maniera e con altri provvedimenti. Qua stiamo a discutere dell'ovvio. Qua era necessario istituire, disciplinare, contemplare e prevedere un regime giuridico. Stiamo discutendo di questo. È inutile strumentalizzare su tutto e per tutto. Quando ci sono provvedimenti che risolvono i problemi dei cittadini italiani, dovrebbe esserci un atteggiamento molto - e questo lo dico a me stesso, magari sono pure io spigoloso e talune volte intransigente - più di condivisione. Finalmente, questi magistrati onorari potranno avere un trattamento economico dignitoso. Si è fatta una grande polemica tra esclusivisti e non esclusivisti. Per gli esclusivisti è previsto un determinato trattamento economico, per i non esclusivisti è previsto un altro trattamento economico.

Vedete ad ogni norma sottende una ratio. I non esclusivisti fanno anche un altro mestiere, i non esclusivisti sono - chi pratica giustizia e le aule di giustizia lo sa - quasi tutti avvocati che esercitano la professione. Parificare chi magari ha appeso la toga al chiodo, dal punto di vista dell'attività forense, a chi ancora esercita, guadagna e percepisce emolumenti, era o poteva essere chiaramente un esercizio assolutamente inopportuno, se non addirittura stolto.

Era pertanto necessario, fondamentale, imprescindibile operare un trattamento economico diverso tra esclusivisti e non esclusivisti. Ora, è previsto, per esempio, il trasferimento - parliamone, sia pure per le vie brevi - fuori circondario. Ottimo prevedere per la prima volta la graduazione delle sanzioni disciplinari. Questa è una buona, una bella innovazione, non soltanto la decadenza ma oggi - appunto perché è un principio di diritto generale: ad ogni comportamento non legittimo bisogna tenere conto dell'entità della violazione, e questo è un fatto assolutamente naturale che chi ha studiato diritto ma anche chi non l'ha studiato, certamente sa - sono previsti l'ammonimento e la sospensione. Ed è un'altra innovazione.

La legge regola il trattamento economico e giuridico, prevedendo 13 mensilità (58.840 euro per gli esclusivisti, 25.000 circa per i non esclusivisti), l'assicurazione sugli infortuni sul lavoro e malattie professionali, l'iscrizione al fondo pensioni. Ed è importante finalmente dire che - e questo, secondo me, è un aspetto molto importante - esiste un rapporto di lavoro con l'applicazione di un contratto nel comparto funzioni centrali.

Sono state estese anche le competenze nel civile e nel penale perché, ovviamente, non sono più considerati giudici di serie B. Non me ne vogliano i colleghi e i magistrati onorari che esercitano questa nobile funzione perché, vedete, hanno veramente dato un contributo straordinario. E lo hanno detto i colleghi di opposizione - mi pare poco fa, credo, il collega Dori - che senza questi magistrati la giustizia andava a chiudere. Quindi, è veramente una buona legge.

Chiaramente, ci sono poi tutti gli aspetti tecnici sui quali io non mi soffermo, anche visto il tempo che mi è stato assegnato. Sono state estese le incompatibilità, e questo è un fatto importantissimo, addirittura per gli esclusivisti è possibile applicare l'ordinamento giudiziario, in particolare gli articoli 18 e 19. Sono state estese anche per il coniuge, per i parenti e per gli affini le incompatibilità.

Signor Sottosegretario, è un apparato normativo veramente di grande spessore. Poi, chiaramente, questo è un invito, ma sono certo e persuaso che non sia necessaria la mia sollecitazione. Ovviamente, va incrementato l'organico, ma parliamo di due argomenti diversi.

Quindi, Forza Italia, che ha sempre avuto a cuore questo tema, ha contribuito in maniera importante, con i colleghi della Commissione giustizia Pittalis, Patriarca e Costa, a questo emendamento, anche con il nostro Vice Ministro Sisto e con tutto il Governo, perché qui non mettiamo bandierine, come spesse volte ci viene rimproverato. Siamo qui per risolvere i problemi dei cittadini italiani e in ogni campo, in ogni settore, da quello economico al welfare, al campo prettamente nostro, che è quello della giustizia, il centrodestra sta parlando con i risultati. Su questo credo che non ci siano dubbi.

Quindi, Forza Italia, signor Presidente, voterà favorevolmente su questo apparato normativo, perché lo condivide in pieno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, il provvedimento oggi all'esame si pone nel solco della complessiva riforma della magistratura onoraria, intrapresa già nel 2017 con il decreto legislativo n. 116, continuata in occasione dell'intervento nella legge di bilancio per il 2022, e che sostanzialmente prendeva le mosse dalla procedura di infrazione contestata all'Italia nel 2016 da parte dell'Unione europea, a causa del trattamento iniquo riservato per decenni ai magistrati onorari.

Oggi, con questo testo, si tenta di colmare alcuni vuoti normativi ancora presenti. Non a caso utilizzo il termine “tentativo”, sì, perché non possiamo affermare che questo testo dica una parola chiara, definitiva e risolutiva sul ruolo dei magistrati onorari e sul loro regime giuridico, economico e previdenziale. Si lasciano ancora questioni in sospeso, il che vuol dire lasciare le vite in sospeso. Non si valorizzano adeguatamente queste preziose risorse che si sobbarcano, come è già stato detto dai miei colleghi in precedenza, il 40 per cento del contenzioso, ma, in alcuni casi, che poi illustreremo, queste risorse si penalizzano.

Insomma, è un'occasione mancata, l'ennesima, del Governo Meloni. Eppure sarebbe stato semplice: bastava approvare i nostri emendamenti per licenziare un provvedimento chiaro, serio, più completo e, soprattutto, giusto per tutti e vediamo perché.

Il nuovo articolo 29-bis, introdotto con il presente testo, stabilisce la durata dell'orario di lavoro in misura pari a 36 ore a settimana per i magistrati onorari in regime esclusivo e a 16 ore a settimana per i magistrati onorari in regime non esclusivo. Ebbene, a parte il fatto che, a nostro avviso, sarebbe stato più corretto e più dignitoso parlare di impegno orario e non di durata dell'orario di lavoro, e lo avevamo anche suggerito, con un nostro emendamento, che è stato respinto dalla maggioranza anche oggi in quest'Aula, volevamo inserire un concetto fondamentale, ovvero che i programmi di lavoro degli uffici stabiliti dal presidente del tribunale per i giudicanti e dal procuratore della Repubblica per i viceprocuratori onorari devono individuare i carichi esigibili. Non è una precisazione banale, non è una stupida impuntatura. Si trattava di prevedere per i magistrati onorari quanto è giustamente previsto per i magistrati ordinari. Non c'è alcuna ragione, a nostro avviso, di disciplinare in modo diverso il magistrato onorario dal magistrato ordinario. L'uno e l'altro esercitano la medesima attività giurisdizionale ed è giusto applicare all'uno e all'altro i medesimi parametri, tanto più che, come sappiamo bene, questo può avere ricadute in termini di produttività, e, infine, in termini di valutazione della permanenza dell'idoneità professionale.

Ancora. Con riferimento alla nuova disciplina della destinazione in supplenza, che prevede la destinazione, nei casi di assenza o impedimento temporaneo dei magistrati professionali o ove sussistano eccezionali esigenze di servizio, dei giudici onorari presso sedi diverse da quelle di assegnazione, senza riconoscimento di alcun trattamento economico aggiuntivo o di missione, il MoVimento 5 Stelle prevedeva un correttivo di buonsenso: la trasferta, per così dire, può essere a costo zero per l'amministrazione, quindi, senza riconoscimento di alcunché, solo se la sede in supplenza disti entro 50 chilometri dalla sede di assegnazione o, comunque, sia raggiungibile nel limite temporale massimo di 60 minuti con mezzi di trasporto pubblici. Questo perché conosciamo bene la conformazione di certi territori, l'assenza di infrastrutture stradali - e non solo stradali - adeguate in certi territori e non ci pare equo non riconoscere alcunché a chi viene destinato presso sedi difficili da raggiungere. Ad esempio, c'è una bella differenza tra lavorare a Termini Imerese e raggiungere invece Montemaggiore Belsito o Lercara Friddi (i colleghi siciliani mi capiranno). Peccato che questo emendamento sia stato, incredibilmente, dichiarato inammissibile, perché oneroso. Sì, perché siamo alle solite: il Governo Meloni vuole fare riforme, spacciandole per epocali, senza mai cacciare un euro. Questo, fate.

Ancora, con un nostro emendamento intendevamo correggere un palese disallineamento presente nel testo. Mentre, infatti, i magistrati che esercitano le funzioni di giudice di pace possono essere, a domanda, trasferiti ad altra sede, purché la sede richiesta presenti una scopertura, non è prevista questa condizione quando a richiedere il trasferimento siano i magistrati che esercitano le funzioni di magistrato onorario di tribunale o di viceprocuratore onorario. Francamente, fatichiamo a comprendere perché questa disparità di trattamento, ma, ahimè, siamo abituati a vedere scelte del tutto irrazionali e disancorate dalla realtà, da parte di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Siamo, invece, soddisfatti che sia stato accolto un altro nostro emendamento sul punto, ovvero quello volto ad eliminare la previsione secondo cui sarebbero stati consentiti solo i trasferimenti all'interno del medesimo distretto di corte d'appello. Anche questa era una limitazione del tutto priva di ragionevolezza. Così come siamo soddisfatti che sia stato accolto un nostro fondamentale emendamento volto ad eliminare dal novero delle materie precluse ai magistrati onorari nel settore civile i procedimenti in materia di previdenza e assistenza obbligatoria. Abbiamo, infatti, spiegato in Commissione, che una tale preclusione avrebbe portato immediatamente al collasso di tutte le sezioni lavoro d'Italia, visto l'imprescindibile contributo che oggi i magistrati onorari danno con la loro professionalità a queste sezioni. Si tratta, peraltro, di un contenzioso dai numeri elevatissimi, con caratteri di serialità per quanto riguarda le problematiche affrontate e sarebbe stato del tutto irragionevole sottrarre, senza alcuna motivazione plausibile sopravvenuta, alle sezioni Lavoro preziose risorse umane.

Sarebbe stata una scelta scellerata, così come è scellerata una scelta su cui, nonostante gli emendamenti correttivi nostri e di tutte le opposizioni, il Governo si è impuntato. Mi riferisco alla scelta del tutto arbitraria del Governo Meloni di ridurre in modo considerevole l'entità dei compensi ai magistrati onorari non esclusivisti, ovvero coloro che prestano servizio in modo non esclusivo e che continueranno ad esercitare anche altre attività lavorative, perché la legge glielo consente. Ecco, avete ridotto considerevolmente quel compenso senza alcuna ragione. Il compenso della riforma Cartabia, infatti, prevedeva un ammontare pari a 33.426,24 euro. Ebbene, il disegno di legge presentato dal Governo Meloni abbatteva quella somma fino a 20.000 euro: questo avete presentato in Commissione, una scelta scellerata, una vera e propria ingiustizia di cui noi non volevamo e non vogliamo in alcun modo renderci complici.

Ora, solo grazie alla pressione delle opposizioni in Commissione, nel testo attuale è stato aumentato questo importo a 25.000 euro, ma non basta. Anche qui, in Aula, poco fa, abbiamo insistito con i nostri emendamenti per riportare all'importo originario il compenso, quel compenso sul quale i magistrati onorari hanno fatto affidamento e tenendo in considerazione il quale hanno preso la decisione sul regime cui aderire, hanno sviluppato una progettualità di vita. Permettetemi una metafora: non si possono mutare le regole del gioco, quando si è già in partita e non ci sarà da stupirsi se questa disposizione verrà spazzata via dalla Corte costituzionale per incostituzionalità, perché fate norme con i piedi e, poi, vi lamentate e vi stupite se c'è qualcuno che smaschera la vostra incompetenza.

Tuttavia, c'è un'altra caratteristica di questo Governo che emerge in questa vicenda: l'arroganza di chi tratta con sufficienza e concede un contentino in modo arbitrario senza alcun criterio, perché mi dovete spiegare - ve l'ho chiesto anche poco fa, rimanendo però senza risposta - secondo quale criterio si è scelto a quel punto di riconoscere un compenso di 25.000 euro, invece, ad esempio, del compenso pari a 26.150 euro che quantomeno è frutto di un calcolo matematico: è la cifra che viene fuori con una semplice proporzione, tenendo conto del compenso orario calcolato per il compenso riconosciuto ai magistrati in regime esclusivo. Perlomeno, questa scelta, che noi, per limitare i danni, abbiamo pure suggerito con un nostro emendamento, respinto dalla maggioranza, avrebbe avuto un senso e un criterio ed invece avete mercanteggiato, come si mercanteggia sui prezzi in un mercatino rionale, mantenendo un'ingiustificata disparità di trattamento all'interno della medesima categoria dei magistrati onorari.

Questo modo di fare non è serio, squalifica il ruolo del legislatore e mortifica le legittime istanze e aspettative di una vasta platea di magistrati onorari che hanno la sola colpa, secondo voi, di avere scelto - ma perché la legge lo consente - di continuare a svolgere, ad esempio, la professione di avvocato, perché magari amano anche quella professione. Ritenete che questo sia un buon motivo per penalizzare queste persone? Noi no, noi la pensiamo diversamente.

Infine, non possiamo non evidenziare tutto quello che in questo provvedimento manca e che, invece, era estremamente necessario: le risorse per bandire concorsi e assumere nuovi giudici di pace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, non so se vi siete accorti che la giustizia di prossimità è al collasso, non so se vi siete accorti che nel 2025 le competenze dei giudici di pace verranno considerevolmente estese, ma non si è pensato di ampliare la pianta organica o, quantomeno, di colmare prima ancora le gravissime scoperture che ci sono a pianta vigente.

Non so se vi siete accorti che il processo telematico presso il giudice di pace non decolla e che la piattaforma informatica è affetta da continui disservizi, che rendono la vita impossibile a tutti gli operatori del diritto. Questo provvedimento, ribadisco, è un'occasione mancata e, per tutte queste ragioni, a nome del MoVimento 5 Stelle esprimo un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie Sottosegretario Delmastro e onorevoli colleghi. Intendo in primo luogo ringraziare quei professionisti, oggi in tutto 4.268 magistrati onorari del contingente cosiddetto ad esaurimento…

PRESIDENTE. Onorevole, mi scusi, anche quel microfono ha problemi. Se, per cortesia, può spostarsi affianco, grazie.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie Presidente e grazie Sottosegretario Delmastro, che si è occupato della questione, grazie onorevoli colleghi. Intendo in primo luogo ringraziare tutti quei professionisti, in tutto 4.268 magistrati onorari del contingente cosiddetto ad esaurimento, che da lungo tempo adempiono a funzioni giudicanti e requirenti in un'attività impegnativa e soprattutto indispensabile, senza la quale l'amministrazione della giustizia in Italia si troverebbe in una situazione di sofferenza ancora maggiore. Come testimonia il provvedimento che andiamo ad approvare, l'attuale Governo ha mostrato un'attenzione massima rispetto ai precedenti nei confronti dei problemi che, da anni, vengono sollevati dalla categoria, a fronte dell'imponente mole di lavoro svolto quotidianamente, in modo ormai organico e insostituibile.

Auspichiamo, quindi, che questo testo di riforma complessiva non solo soddisfi le legittime aspettative dei giudici onorari, ma risponda in modo esaustivo anche alle criticità espresse dalla Commissione europea e tese ad evidenziare che la normativa italiana pertinente al rapporto di lavoro delle tipologie di magistrati onorari soggetti al decreto legislativo Orlando n. 116 del 2017, ovvero giudici onorari di pace, viceprocuratori onorari, giudici onorari di tribunale, va in contrasto con diverse direttive dell'Unione europea, in particolare in materia di diritto del lavoro.

La categoria, dalla cosiddetta riforma Orlando del 2017 in poi, ha denunciato l'inadeguatezza di quel provvedimento a rispondere alle proprie legittime richieste e la totale assenza di tutele economiche, previdenziali e assistenziali, previste anche dalla nostra Carta costituzionale. Parliamo, per esempio, del diritto alle ferie, alla malattia, alla maternità, a un trattamento economico equivalente a lavoratori che svolgono analoghe funzioni. Neppure la successiva riforma Cartabia, che pure non può definirsi una riforma vera e propria, è servita a dissipare le perplessità denunciate dalla categoria.

Né la Commissione europea ha ritenuto soddisfatti i rilievi già sollevati, considerando la permanenza di violazioni di direttive comunitarie. Questo, nonostante lo stesso Ministro Cartabia avesse costituito un'apposita commissione, che, con ogni evidenza, non ha sortito gli effetti risolutivi per quella situazione che la stessa Cartabia considerava complessa e bisognosa, auspicabilmente, di soluzioni durature, così come affermò il 19 maggio 2021, rispondendo in Aula proprio a un'interrogazione a mia firma.

A questo punto è lecito evidenziare che la Lega non ha mai cessato di battersi in questi anni per dare risposte a questa categoria di professionisti, che ha tenuto in piedi il sistema giustizia, pur in una situazione di oggettiva precarietà, senza le tutele economiche, previdenziali e assistenziali costituzionalmente riconosciute, utili a superare le disparità di trattamento rispetto a lavoratori che svolgono funzioni analoghe all'interno degli uffici giudiziari del nostro Paese.

Non si è mai trattato di prevedere concessioni di privilegio, ma di riconoscere diritti già contemplati dalle norme, a maggior ragione se atti a tutelare lavoratori indispensabili alla tenuta del sistema giurisdizionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Di qui l'indicazione di redigere una vera riforma della magistratura onoraria fra i temi prioritari espressi dalla Lega in tema di giustizia. A testimonianza di quanto affermo, ricordo che, nei mesi tra il settembre 2018 e il maggio 2019, si lavorò alacremente al Ministero della Giustizia, insieme alle sigle sindacali della categoria, per elaborare una proposta di modifica della riforma Orlando, che aveva provocato un profondo scontento nella magistratura onoraria e, come poi si è visto, la bocciatura degli organismi europei per la violazione di normative comunitarie.

Fui io stesso, nel mio ruolo di Sottosegretario, a chiedere e a presiedere un apposito tavolo tecnico per la riforma della magistratura onoraria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che venne istituito con decreto ministeriale del 21 settembre 2018, composto dai rappresentanti di tutte le associazioni della magistratura onoraria, oltre al Consiglio nazionale forense, all'Associazione nazionale magistrati, alla Cassa forense, all'Organismo congressuale forense e all'INPS, e che, come esito, il 20 maggio successivo, licenziò una bozza di proposta di riforma, condivisa dall'80 per cento delle associazioni.

Infatti, 17 sigle su 19 firmarono quel quell'accordo, considerato, quindi, un buon punto di partenza per la formulazione, in tempi congrui, di una proposta di riforma definitiva. Purtroppo, per i 18 mesi successivi, cambiata la compagine di Governo, calò il sipario e tutta questa attività andò nei fatti perduta, probabilmente per il perdurare di una visione miope e pregiudiziale nei confronti di questa categoria di lavoratori, di cui, addirittura, durante l'emergenza sanitaria, con la sospensione delle attività giudiziarie non urgenti, fu messo a rischio il diritto alla sopravvivenza, vista la retribuzione a cottimo, a seguito dell'espletamento di attività d'udienza.

Fu questa palese ingiustizia e l'inerzia del Ministero a spingermi a più riprese, nel marzo 2020, a chiedere di individuare misure di sostegno al reddito, riconoscendo l'indispensabile funzione e i legittimi diritti della categoria. Temporeggiare e rimandare fu comunque la tattica di quel Governo, che non diede segnali neppure in seguito alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea sullo stato giuridico dei giudici di pace, che sanciva la necessità, ormai inderogabile, di procedere con una vera riforma. Evidente la resistenza dell'allora maggioranza di prendere atto delle giuste istanze presentate dalla magistratura onoraria.

Dopo la caduta di quel Governo, fu il momento del Ministro Cartabia, di cui ho già detto, a cui io stesso, durante un'audizione in Commissione giustizia, sollecitai tre temi prioritari da affrontare con urgenza, e, fra questi temi, c'era la magistratura onoraria. Abbiamo visto come sono andate le cose, ho tenuto a fare questo brevissimo excursus per ricordare che non stiamo parlando di fatti accaduti in un lontano passato, con attori ormai scomparsi, ma di eventi che caratterizzano un arco temporale relativamente breve, poco più di 6 anni; eventi che avrebbero potuto trovare soluzioni sollecite, se non fosse stato per resistenze e inadempienze che non solo hanno ritardato questa ineludibile riforma, ma hanno causato un nocumento al Paese, che ha dovuto subire, come già accennato, i rilievi della Commissione europea e l'apertura di una procedura di infrazione.

C'è di che meravigliarsi se pensiamo che gli stessi che si battono a voce per i diritti dei lavoratori, che sanciscono la priorità di lavoro e salari, hanno alzato per anni un muro di fronte a un vero e proprio precariato, a lavoratori indispensabili al sistema giustizia pagati addirittura a cottimo, senza le minime garanzie previdenziali, considerate un diritto per ogni lavoratore. Non ci sembra che ci siano state manifestazioni di piazza a tutela di questi lavoratori, né prese di posizioni chiare e inequivocabili per le violazioni normative sul diritto del lavoro dell'Unione europea, se non dalle forze di centrodestra.

Ha avuto ragione il Ministro Nordio quando, rispondendo a un question time della collega Simonetta Matone, il 15 maggio di quest'anno, che chiedeva gli intendimenti del Governo in merito all'annunciata riforma, ha appellato i magistrati onorari come una sorta di figli di un dio minore nell'ambito dell'amministrazione della giustizia. Finalmente questo Governo ha sgombrato il campo da inutili misure preventive, per dare certezze.

Ne cito solo alcune per brevità di tempo: il DL n. 75 del 22 giugno 2023, all'articolo 15-bis, per superare le precedenti lacune normative sul regime fiscale, assicurativo e previdenziale, e con questa riforma complessiva e condivisa, che, come noto, introduce finalmente disposizioni organiche per la revisione del regime giuridico, economico e previdenziale dei magistrati onorari del contingente cosiddetto ad esaurimento, ovvero coloro già in servizio alla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 116 del 2017, regolandone il rapporto di lavoro sia in regime di esclusività che di non esclusività, ponendo fine alle tante, troppe dilazioni, agli anni di discussioni, di trattative, di attese, di sentenze a sostegno delle richieste della categoria.

Se all'inizio ho ringraziato la magistratura onoraria per l'indispensabile attività svolta nel tempo, mi preme ringraziare, in chiusura, i colleghi della Commissione giustizia Bisa, Bellomo, Matone e Sudano per l'analitico e approfondito lavoro in Commissione, che ha portato alla presentazione di alcuni emendamenti migliorativi, di cui tre accolti, uno dei quali accolto senza riformulazione, di cui sono primo firmatario, insieme ai colleghi.

Si avvertono dunque, anche con l'approvazione di questo provvedimento tanto atteso, un cambio di passo, una nuova sensibilità e una nuova visione del sistema giustizia nella sua complessità. Una giustizia che deve essere percepita come più giusta, più equa e più rapida, che garantisca la massima imparzialità e la massima indipendenza dei suoi attori, che assicuri la certezza della pena, che sappia ben distinguere tra innocenti fino a prova contraria e colpevoli a condanna definitiva e che sia chiamata a pagare quando sbaglia. Il voto del gruppo Lega è convintamente positivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, è la nostra Costituzione, all'articolo 106, a riconoscere ai magistrati onorari un ruolo nell'ordinamento giudiziario. Tale ruolo è cresciuto nel corso dei decenni, acquisendo competenze molto rilevanti sia in ambito civilistico che in quello penalistico. Infatti, oggi i magistrati onorari sono chiamati a occuparsi di quasi la metà delle cause civili e dell'intero insieme dei reati di minore rilievo. Insomma, la magistratura onoraria ha svolto e continua a svolgere una funzione essenziale per rispondere alla domanda di giustizia degli italiani.

Il disegno di legge, che è all'attenzione dell'Aula, non è il primo che affronta la disciplina della magistratura onoraria e, anzi, negli ultimi anni sono stati diversi i provvedimenti che ne hanno modificato differenti aspetti. Si tratta, infatti, di una questione annosa e dipesa da una procedura di infrazione comunitaria, la n. 4081 del 2016, che ha sollevato dubbi concreti sulla compatibilità tra la regolazione nazionale e il diritto dell'Unione. Sono dubbi concernenti l'inquadramento del ruolo e tutta una serie di diritti riconosciuti ai lavoratori. A titolo di esempio: l'orario di lavoro, il riposo settimanale, la malattia, il diritto alle ferie, il congedo di maternità; una molteplicità di ambiti, insomma, in cui i magistrati onorari hanno scontato un deficit di diritti essenziali, perché formalmente assimilati a prestatori di servizio a titolo onorario e, dunque, esclusi dalle tutele spettanti allo status dei lavoratori dipendenti.

La procedura di infrazione del 2016 riprende i rilievi formulati già in precedenza dalle istituzioni europee che la riforma del 2017, in attuazione della legge n. 57 del 2016, non è riuscita integralmente a superare. Con la legge di bilancio per l'anno 2022 si sono fatti alcuni passi avanti, modificando in più punti la riforma del 2017: ad esempio, riconoscendo un'indennità a titolo di ristoro delle perdite subite per l'illegittima reiterazione del rapporto onorario in favore dei magistrati onorari che avessero deciso di non partecipare alla procedura valutativa di conferma in servizio oppure che non l'avessero superata.

Appena più tardi, col decreto-legge n. 75 del 2023, si è intervenuti nuovamente disponendo l'assimilazione dei compensi percepiti dai magistrati onorari ai redditi da lavoro dipendente e l'iscrizione dei magistrati onorari all'assicurazione generale obbligatoria dell'INPS o alla gestione separata, a seconda che svolgano le funzioni in via esclusiva o in via non esclusiva.

In ultimo, col decreto Infrazioni, convertito in legge appena due settimane fa, siamo tornati sulle questioni relative al trattamento previdenziale dei magistrati onorari.

Ecco, il disegno di legge che è all'ordine del giorno rappresenta un nuovo intervento sul tema, un intervento senza dubbio positivo per taluni aspetti, ma che, purtroppo, non ci aiuta a risolvere integralmente tutti i punti problematici della procedura di infrazione pendente. Criticità, peraltro, che, da un lato, non soddisfano le richieste legittime dei magistrati onorari e, dall'altro, lasciano il fianco scoperto a giuste iniziative di rivalsa per i diritti negati per tanti anni.

Nell'esame in Commissione giustizia, che ha accompagnato questo provvedimento, abbiamo sollevato delle questioni e dei temi ed uno di questi è quello previdenziale: abbiamo presentato un emendamento, con l'obiettivo di assicurare il riconoscimento dei diritti previdenziali maturati senza sollevare problematiche sotto il profilo della copertura finanziaria, perché il tema non muore con questa legge, ma resta vivo e vegeto. Ci sono diritti che per un lungo periodo di tempo non sono stati rispettati: se il provvedimento che si pone l'obiettivo di chiudere la procedura di infrazione non prevede una qualche forma di indennizzo, allora i magistrati onorari fanno bene a non rinunciare ai diritti pregressi, come invece il Parlamento sta chiedendo di fare con questa legge.

Sempre in fatto di previdenza, non possiamo dimenticare un altro nervo scoperto di questo provvedimento, quello dell'obbligo di gestione separata INPS per i non esclusivisti e i costi del ricongiungimento pensionistico. Con i nostri emendamenti abbiamo provato a modificare il testo sul punto, sia chiedendo di lasciare al magistrato la facoltà di scelta, sia per far sì che il ricongiungimento previdenziale possa essere gratuito, perché altrimenti la nuova normativa sarebbe doppiamente svantaggiosa per queste figure: non soltanto finora hanno dovuto sopportare decenni di regole incerte, ma ora li obblighiamo anche a pagare di tasca loro l'ottenimento della continuità previdenziale che, com'è ampiamente noto, comporta dei costi più che ragguardevoli.

Un'altra questione spinosa riguarda l'indennità stabilita, non tanto per i magistrati esclusivisti, quanto per quelli non esclusivisti, visto che con le modifiche introdotte andranno a percepire meno di quanto percepiscono oggi. L'indennità, che era determinata in 20.000 euro nel disegno di legge depositato dal Governo, è stata incrementata a 25.000 euro, ma evidentemente in maniera insufficiente rispetto ai 30.000-32.000 euro percepiti attualmente.

Peraltro, nel momento in cui compariamo le indennità delle due categorie, esclusivisti e non, i valori attribuiti alla retribuzione oraria sono gravemente sproporzionati in danno dei non esclusivisti. Per questo vi abbiamo chiesto più e più volte di rivedere questa norma per incrementare le indennità previste per i non esclusivisti e, quantomeno, renderle coerenti con i valori orari stabiliti per i magistrati esclusivisti.

Sempre sotto il profilo delle indennità, sarebbe necessario affrontare un altro tema: se noi imponiamo a questi magistrati una valutazione quadriennale per la conferma di idoneità, allora dovremmo anche prevedere un meccanismo di progressione economica in caso di giudizi positivi. Anche perché - diciamocelo - è arrivato il tempo di riconoscere davvero e pienamente l'enorme contributo che la magistratura onoraria dà al sistema della giustizia italiana e se, per tante ragioni, non è possibile operare un'equiparazione totale con la magistratura ordinaria, almeno dovremmo avere il buonsenso di riconoscere gli sforzi e le competenze messe in campo quotidianamente per garantire un corretto funzionamento della macchina giudiziaria.

Insomma, signor Presidente, concludo riprendendo il punto di partenza. Questa legge è utile sotto certi profili, è incompleta sotto altri ed è per questa ragione che oggi il Partito Democratico si asterrà, perché riteniamo che si potesse fare di più, molto di più, sia per chiudere con incontestabile certezza le procedure d'infrazione promosse dall'Unione europea – che, invece, restano per taluni aspetti pendenti - sia soprattutto per costruire una disciplina completa e idonea a regolare la professione, i diritti e le attività dei magistrati onorari.

Ad oggi, sul territorio nazionale c'è una gravissima carenza di giudici onorari, che dovrebbero essere quasi 3.500 e invece sono poco meno di 1.000. Con le ultime riforme della giustizia, come se non bastasse, abbiamo ritenuto di allargare l'ambito di competenza dei giudici di pace. Nel frattempo, però, molte promesse fatte dal Governo in termini di investimento nel sistema della giustizia sono rimaste tali e nei prossimi anni rischiamo seriamente una paralisi dell'apparato. Se non diamo risorse alla giustizia, se non riconosciamo esperienze e competenze di giudici, funzionari e di tutte quelle professionalità che partecipano attivamente all'ordinamento giudiziario, il risultato potrà essere uno e uno soltanto: domande di giustizia che non troveranno alcuna risposta da parte dello Stato.

Questa eventualità, in un Paese civile come pretendiamo di essere, non può e non deve essere nemmeno un'opzione, perché in gioco non c'è soltanto la credibilità di un Governo, ma i diritti veri, concreti, attuali di milioni di cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per la dichiarazione di voto, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, su questo provvedimento che ha il grande pregio di porre fine, unitamente alla procedura d'urgenza contenuta nell'articolo 2 del decreto-legge n. 131 del 2024 (vi è appunto il combinato disposto di queste due norme), ad una situazione che si protraeva da troppi anni. Una situazione che io senza esitazione - l'ho fatto ripetutamente in pubblico ogni qualvolta sono intervenuta alle assemblee, alle iniziative dei magistrati onorari - ho definito “surreale”.

Infatti, abbiamo avuto sinora moltissimi operatori del diritto, moltissimi vice procuratori onorari che esercitavano le funzioni proprie dell'ufficio notoriamente impersonale della procura della Repubblica, spesso affrontando interminabili sedute di udienza, consentendo ai procuratori ordinari dell'ordine giudiziario di svolgere attività di indagine, garantendo quindi una migliore funzionalità della Giustizia.

Abbiamo avuto magistrati, GOT, giudici di pace, che hanno emesso sentenze nel nome del popolo italiano alla stregua dei loro colleghi ordinari. Eppure, per moltissimi anni, le loro prerogative di lavoratori non sono state riconosciute.

Negli ultimi anni la situazione si è acuita, probabilmente anche a causa di una dimostrazione plastica di come questi lavoratori non avessero - e mi riferisco al periodo dell'emergenza pandemica - alcuna forma di garanzia, a dispetto di tantissimi altri lavoratori statali.

Quindi, questo provvedimento, in maniera organica, ha il pregio di mettere a segno una serie di obiettivi. Questo Governo, fin dall'inizio del suo insediamento - e lo dimostra l'incessante attività condotta dal Sottosegretario Delmastro Delle Vedove che ha seguito anche i lavori in Assemblea non certo per un criterio tabellare di ripartizione del carico di lavoro tra Sottosegretari, ma poiché è stato colui che più di tutti gli altri si è impegnato per la risoluzione di questo problema - fin dall'inizio della legislatura, ha tenuto molti tavoli, molti incontri con le principali rappresentanze. Lo ha fatto per contemperare tutte le esigenze in campo e arrivare al migliore testo possibile, alla migliore sintesi possibile.

Abbiamo, in Commissione, arricchito e perfezionato ulteriormente il testo con i contributi delle opposizioni, con i contributi delle forze di maggioranza, che hanno partecipato con autentico spirito costruttivo al perfezionamento, alla limatura di ciò che ancora si poteva perfezionare.

Ho ascoltato, nel corso degli interventi che mi hanno preceduto, molte preoccupazioni in ordine alla presunta disparità di trattamento tra esclusivisti e non esclusivisti. Faccio mie, anche per confortare i colleghi che dovranno esprimere il loro voto, le parole della Commissione europea, in persona del Capo unità del diritto del lavoro, che è intervenuto, opportunamente interpellato e delegato dai commissari europei, dicendo: il fatto che i nuovi magistrati onorari assunti a tempo determinato e parziale possano essere trattati in modo più favorevole rispetto agli onorari confermati, che hanno scelto di lavorare su base non esclusiva, non può, in quanto tale, dar luogo a una non conformità alle prescrizioni del diritto del lavoro dell'Unione europea. Ha messo quindi fine ad ogni tentativo di speculazione su questo fronte.

Noi non cambiamo le regole del gioco, semplicemente abbiamo inquadrato il dato complessivo, inserendo opportunamente una moratoria - chiamiamola così -, dando ancora la possibilità a chi non lo avesse fatto di optare in un periodo successivo all'entrata in vigore di questa riforma.

Ho ascoltato le contestazioni mosse in sede di dichiarazione di voto dai colleghi delle opposizioni. Prendo atto ovviamente che non c'è stato e non ci sarà alcun voto contrario e, Presidente, senza alcuna polemica, mi permetto di rilevare che c'è chi parla e c'è chi fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi siamo arrivati al Governo e abbiamo risolto questo problema.

Chi aveva le migliori ricette del mondo, chi ha avuto prestigiosi incarichi in magistratura - e, quindi, avrebbe conosciuto meglio la macchina - appartiene a un gruppo parlamentare che, quando ha governato, non ha ritenuto di fare alcuna riforma in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Prima di avviarmi alle conclusioni, Presidente, col suo permesso, per la destra questo è un momento molto triste, perché qualche ora fa è venuto a mancare l'onorevole avvocato Enzo Trantino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi), principe del foro catanese, re dell'eloquenza forense, avvocato rispettato da giudici e colleghi, avvocato che ha goduto, da parlamentare, di ampio rispetto da parte di tutti gli avversari politici e da parte di chi ha scelto di militare nella destra dopo di lui, che - ricordo - ha trascorso ben nove legislature in quest'Aula. Ha suscitato l'ammirazione per aver scelto di fare politica al servizio di un'idea, dimostrando che per l'idea si può rimanere cinquant'anni all'opposizione senza mai cambiare pelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ai figli, Enrico, attualmente sindaco della città di Catania, e Maria Novella, ai nipoti, alla famiglia tutta e, mi consenta, alla comunità della destra siciliana, della quale anch'io mi onoro di far parte, le condoglianze del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Concludo, Presidente, rinnovando i miei ringraziamenti, non di forma ma di sostanza, al Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove e al Presidente Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con la quale, nel corso della passata legislatura, abbiamo in tutta Italia, con il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove e con il presidente Maschio della Commissione giustizia, incontrato molte delegazioni, alle quali abbiamo cercato di garantire, oltre al risultato che stiamo raggiungendo, il nostro impegno.

Per questo, Presidente, così come avevo fatto durante la relazione anche oggi, durante la dichiarazione di voto, è presente sul mio banco una rosa rossa, che i magistrati onorari hanno scelto come simbolo delle proteste che portarono avanti in tutte le piazze d'Italia qualche anno fa. A loro voglio dire che queste rose, che loro hanno portato in giro per l'Italia, oggi sono arrivate in Parlamento con questa legge, che finalmente vede la luce per dare le risposte che a lungo hanno atteso, con il voto convintamente, ampiamente e unanimemente favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Mi consenta, onorevole Varchi, in questa fase, di unirmi al cordoglio che lei ha espresso per la scomparsa dell'onorevole Trantino, che, come ricordava, è stato parlamentare per nove legislature ed era, oltre che un principe del foro, davvero un gran signore.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1950-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1950-A​: "Modifiche alla disciplina della magistratura onoraria".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

Saluto gli studenti e i docenti del liceo scientifico tecnico commerciale “Genovesi - Da Vinci” di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ricordo che alle ore 14 è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale (undicesimo scrutinio) e per l'elezione di altri tre giudici della Corte costituzionale (secondo scrutinio). La chiama avrà inizio dai senatori.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):

S. 1272. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 ottobre 2024, n. 153, recante disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell'economia circolare, l'attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico» (approvato dal Senato) (2164) – Parere delle Commissioni I, IV, V, IX, X, XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da venerdì 6 dicembre 2024, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo sono conseguentemente adeguati.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Silenzio! Prego, onorevole Pellicini.

ANDREA PELLICINI (FDI). Sì, grazie, Presidente. Circa un mese fa, in quest'Aula, abbiamo approvato il decreto-legge n. 137 del 2024 che introduce strumenti per il contrasto alla violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari. Il provvedimento ha introdotto strumenti molto importanti sia ai fini della repressione di questi odiosi reati, sia ai fini della prevenzione. Da un lato, sono state rese più gravi e più severe le pene nei confronti di chi reca violenza al personale sanitario e anche nei confronti di coloro che danneggiano i beni mobili e immobili in forza al Servizio sanitario nazionale, ad esempio chi distrugge tutto nei pronto soccorso. Da questo punto di vista, c'è tolleranza zero.

Ma lo strumento, secondo me, più importante è quello che ha introdotto, anche per questi reati, la possibilità dell'arresto in flagranza differita. Questo è molto importante, perché questo strumento è stato ripreso nel nostro ordinamento da quello che è previsto anche per i reati del codice rosso.

Ebbene, in provincia di Varese, il questore di Varese e i direttori delle aziende ospedaliere di Busto Arsizio e Gallarate la settimana scorsa hanno sottoscritto un protocollo d'intesa in base al quale è prevista l'attivazione, nei pronto soccorso della provincia di Varese, di video allarme per segnalare casi di violenza nei confronti degli operatori sanitari, ma anche per la condivisione delle immagini raccolte dalle telecamere nei pronto soccorso. Questo è molto importante perché, in caso di pericolo, le Forze di polizia possono immediatamente intervenire nei nostri pronto soccorso e le immagini possono essere utilizzate sia ai fini processuali…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA PELLICINI (FDI). …sia ai fini dell'arresto in flagranza di reato. Quindi, i miei complimenti vanno al questore di Varese Carlo Mazza e ai direttori delle aziende ospedaliere di Varese, Giuseppe Micale, e di Busto Arsizio, Daniela Bianchi (Applausi), per il lavoro svolto a protezione dei nostri operatori sanitari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Urzì. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO URZI' (FDI). Grazie, Presidente. Domenica prossima, 8 dicembre, si svolgerà a San Paolo di Appiano, presso Bolzano, sulle tombe di alcuni terroristi - quando erano in vita - un raduno dichiaratamente commemorativo della stagione di tentata sovversione secessionista, che ebbe il suo culmine in Alto Adige fra gli anni ‘60 e ‘70; manifestazione promossa da Südtiroler Heimatbund, organizzazione dichiaratamente secessionista, e Schützenbund. È previsto addirittura lo svolgimento, Presidente, di un intervento, e non è noto, francamente, in quale modalità, da parte di Erhard Hartung, condannato all'ergastolo per la strage di Cima Vallona (quattro vittime), riparato all'estero senza avere mai scontato un giorno solo di reclusione, e ad oggi latitante.

Nonostante questo, terrà il suo sermone e ci sarà chi lo ascolterà, e spero anche che non vorrà ispirarvisi. Mentre vi parlo, Presidente, l'Alto Adige è tappezzato di manifesti che ritraggono Sepp Kerschbaumer, fondatore e attivista di spicco del Befreiungsausschuss Südtirol (BAS), organizzazione terroristica separatista con all'attivo centinaia di attentati, molti mortali.

I manifesti - voglio descriverli - recano la scritta: grazie per la tua missione, in tedesco. Capito? Grazie per la tua missione, il tuo impegno, sostanzialmente, nel fabbricare e collocare cariche esplosive. Sullo sfondo sono ritratti, infatti, tralicci dell'alta tensione, che si piegano sotto i colpi delle cariche esplosive e del tritolo, un inno al terrorismo praticato, non solo celebrato.

Ecco, lo ricordino, lo ricordino alla prima vittima del terrorismo secessionista, lo stradino dell'ANAS Giovanni Postal, dilaniato da un ordigno che tentava di disinnescare. Presidente, io dico: non meritiamo tutto questo, e nemmeno lo meritano i nostri fratelli di lingua tedesca, per la gran parte ormai distanti da queste oscene nostalgie. Siamo uniti nei valori della libertà e anche dell'autonomia. Sono intervenuto, Presidente, dalla più alta sedia in cui risiedono i valori della democrazia, come altoatesino, per mostrare la mia indignazione e il mio disgusto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ce lo chiedono tutte le vittime innocenti di quella stagione, oggi doppiamente sfregiate. E posso garantire che non ci fermeremo qui per tutelarne la memoria e la dignità. Posso, anzi possiamo, prometterlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ieri si è tolto la vita un ventunenne nel carcere di Marassi. È l'ottantacinquesimo dall'inizio dell'anno, si è impiccato nel reparto SAI, che è il servizio assistenza integrata. Era lì perché aveva tentato il suicidio varie volte negli ultimi giorni. Ottantacinque non è un numero a caso, è ben più dei suicidi dell'anno scorso ed è ormai uguale al record di suicidi che si sono toccati nel 2022. Lo faccio ogni settimana, ma in questa, toccando il record di sempre di suicidi in carcere, possiamo dirlo: il decreto Carcere non ha risolto nulla. Nel carcere di Marassi ci sono 535 posti e al momento 696 reclusi, ci sono 330 agenti di Polizia penitenziaria e ce ne dovrebbero essere 551. Siamo di fronte a una silenziosa strage di Stato, di cui siamo anche noi complici nel silenzio globale (Applausi del deputato Amendola).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.

ANTONIO FERRARA (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, in Aula, si è parlato dell'arresto di una cellula di neonazisti e della necessità di indagare e verificare in generale i gruppi che si rifanno a questa ideologia. Ho ascoltato con attenzione e la risposta di maggioranza è stata: “non ci faremo intimidire”. Davvero interessante, ma mi chiedo esattamente chi è che sta cercando di intimidire questo Governo. Certamente non i gruppi neonazisti, che sembrano godere di una libertà senza precedenti. Forse il Ministro Piantedosi è troppo impegnato a preoccuparsi di chi manifesta per il clima e per i diritti sociali, mentre questi gruppi estremisti possono agire indisturbati.

Nella mia provincia, a Varese, abbiamo avuto scritte di svastiche e fasci littori firmati dal gruppo DoRa, proprio fuori dal monumento dei caduti di Cuveglio. Sì, quel monumento che ricorda uno dei primi episodi della Resistenza, avvenuto 81 anni fa, nel novembre del 1943. E sapete qual è la reazione del Governo? Un silenzio assordante, un'indifferenza che equivale a un lasciapassare. E così eccoci qui, in un Paese dove, se sei neonazista o neofascista, puoi fare quello che vuoi e dire quello che vuoi, puoi esibire i simboli che dovrebbero essere relegati ai libri di storia, nessuna legge radicale e nessun intervento deciso per fermarli. Ma attenzione: “non ci faremo intimidire”. Ironico, vero? Forse, prima di preoccuparsi di non essere intimiditi, sarebbe il caso di ricordarsi che difendere i valori della nostra Costituzione richiede coraggio, ma, evidentemente, questo coraggio manca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 6 dicembre 2024 - Ore 10:

(ore 10, con votazioni non prima delle ore 12)

1. Discussione del disegno di legge:

S. 1272 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 ottobre 2024, n. 153, recante disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell'economia circolare, l'attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico (Approvato dal Senato). (C. 2164​)

Relatore: LAMPIS.

La seduta termina alle 13,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Urzi' ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 17 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 4 il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 il deputato Tremaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 il deputato Rubano ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 12 la deputata Ciaburro ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 13 il deputato Maullu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 18 il deputato Fede ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 28 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 33 il deputato Dell'Olio ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 34 la deputata Evi ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2150 - VOTO FINALE 266 262 4 132 151 111 71 Appr.
2 Nominale DDL 1950-A - EM 1.1 268 267 1 134 39 228 67 Resp.
3 Nominale EM 1.3 274 271 3 136 113 158 67 Resp.
4 Nominale EM 1.5 266 263 3 132 110 153 67 Resp.
5 Nominale EM 1.6 271 267 4 134 113 154 66 Resp.
6 Nominale EM 1.7 269 266 3 134 111 155 66 Resp.
7 Nominale EM 1.100 274 156 118 79 155 1 66 Appr.
8 Nominale EM 1.8 268 264 4 133 114 150 66 Resp.
9 Nominale EM 1.10 266 262 4 132 109 153 66 Resp.
10 Nominale EM 1.11 268 264 4 133 111 153 66 Resp.
11 Nominale EM 1.12 272 270 2 136 114 156 66 Resp.
12 Nominale EM 1.101 271 156 115 79 153 3 66 Appr.
13 Nominale ARTICOLO 1 271 155 116 78 155 0 66 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ARTICOLO 2 272 156 116 79 156 0 66 Appr.
15 Nominale EM 3.100 274 158 116 80 158 0 66 Appr.
16 Nominale ARTICOLO 3 266 155 111 78 155 0 66 Appr.
17 Nominale ARTICOLO 4 269 155 114 78 155 0 66 Appr.
18 Nominale ODG 9/1950-A/1 248 245 3 123 99 146 66 Resp.
19 Nominale ODG 9/1950-A/2 262 200 62 101 46 154 66 Resp.
20 Nominale ODG 9/1950-A/3 260 255 5 128 104 151 66 Resp.
21 Nominale ODG 9/1950-A/4 261 257 4 129 103 154 66 Resp.
22 Nominale ODG 9/1950-A/5 258 255 3 128 103 152 66 Resp.
23 Nominale ODG 9/1950-A/6 260 256 4 129 103 153 66 Resp.
24 Nominale ODG 9/1950-A/7 RIF 256 253 3 127 248 5 66 Appr.
25 Nominale ODG 9/1950-A/8 255 251 4 126 98 153 66 Resp.
26 Nominale ODG 9/1950-A/9 254 250 4 126 98 152 66 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/1950-A/10 252 249 3 125 97 152 66 Resp.
28 Nominale ODG 9/1950-A/11 247 244 3 123 94 150 66 Resp.
29 Nominale ODG 9/1950-A/12 254 251 3 126 97 154 66 Resp.
30 Nominale ODG 9/1950-A/13 252 248 4 125 99 149 66 Resp.
31 Nominale ODG 9/1950-A/14 248 245 3 123 99 146 66 Resp.
32 Nominale ODG 9/1950-A/15 246 243 3 122 97 146 66 Resp.
33 Nominale ODG 9/1950-A/16 247 214 33 108 71 143 66 Resp.
34 Nominale DDL 1950-A - VOTO FINALE 231 145 86 73 145 0 65 Appr.