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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 28 aprile 2025

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 28 aprile 2025.

  Albano, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Bicchielli, Bignami, Bitonci, Boschi, Braga, Caiata, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Freni, Gava, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Gruppioni, Guerini, Gusmeroli, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nazario Pagano, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Scerra, Siracusano, Sportiello, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Vinci, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 24 aprile 2025 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa della deputata:

   MALAVASI: «Modifiche all'articolo 66 del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, in materia di indicazione obbligatoria del gruppo sanguigno nella carta d'identità elettronica, nonché disposizioni concernenti l'accesso al fascicolo sanitario elettronico in circostanze di emergenza» (2368).

  Sarà stampata e distribuita.

Annunzio di disegni di legge.

  In data 24 aprile 2025 sono stati presentati alla Presidenza i seguenti disegni di legge:

  dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale:

   «Disposizioni per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all'estero» (2369);

  dal Presidente del Consiglio dei ministri:

   «Modifica della legge 22 novembre 1988, n. 517, di approvazione dell'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e le Assemblee di Dio in Italia, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (2370).

  Saranno stampati e distribuiti.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sotto indicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):

  DORI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 29 luglio 2015, n. 123, concernenti il divieto di possesso, uso e vendita di articoli pirotecnici» (2167) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, X, XII e XIV.

   II Commissione (Giustizia):

  TENERINI ed altri: «Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, per la semplificazione delle procedure di adozione nazionale e internazionale di minori» (2289) Parere delle Commissioni I, III, V, VI, VII, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  RAVETTO ed altri: «Modifiche all'articolo 577 del codice penale in materia di circostanza aggravante nel caso di omicidio commesso contro la persona unita da una relazione affettiva, anche cessata, e di femminicidio» (2335) Parere della I Commissione.

   III Commissione (Affari esteri):

  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Città del Capo del 2012 sull'attuazione delle disposizioni del Protocollo del 1993 relativo alla Convenzione internazionale di Torremolinos del 1977 sulla sicurezza delle navi da pesca, con Annesso, fatto a Città del Capo l'11 ottobre 2012» (2345) Parere delle Commissioni I, V, VIII, IX e XIII.

   V Commissione (Bilancio e Tesoro):

  CASASCO e DE PALMA: «Modifiche all'articolo 1, commi 857 e 858, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, in materia di controllo della gestione e contenimento della spesa di taluni enti destinatari di contributi a carico dello Stato» (2272) Parere delle Commissioni I, VII e X.

   XI Commissione (Lavoro):

  LACARRA ed altri: «Modifiche al comma 55 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 247, concernenti il calcolo del trattamento di disoccupazione per gli operai agricoli» (2326) Parere delle Commissioni I, V e XIII.

   Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti):

  CAROTENUTO: «Modifiche alla legge 31 luglio 1997, n. 249, e al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, e altre disposizioni in materia di composizione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di organizzazione della società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo e di vigilanza sullo svolgimento del medesimo servizio» (1110) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XI e XIV.

Assegnazione di proposta di inchiesta parlamentare a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

   Commissione XII (Affari sociali):

  CHERCHI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno del randagismo e sulla gestione dei canili, dei gattili e dei servizi veterinari delle aziende sanitarie locali» (Doc. XXII, n. 44) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 22 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 42/2025 del 1°-18 aprile 2025, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente «Infrastrutture e digitalizzazione: Piano carceri».

  Questo documento è trasmesso alla II Commissione (Giustizia) e alla V Commissione (Bilancio).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 23 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (INAPP), per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 369).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 23 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della società Giubileo 2025 Spa, per l'esercizio 2023, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 370).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 23 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste – Area Science Park, per l'esercizio 2023, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 371).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 23 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi (ENS APS), per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 372).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 24 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF), per l'esercizio 2023, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 373).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal Ministro dell'interno.

  Il Ministro dell'interno, con lettera in data 16 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 109 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, la relazione sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia, riferita al primo e al secondo semestre 2024 (Doc. LXXIV, n. 5).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissione dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 18 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 66, comma 3, della legge 17 maggio 1999, n. 144, la relazione sulla formazione continua in Italia, riferita alle annualità 2023-2024 (Doc. XLII, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Annunzio di progetti
di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 23, 24 e 25 aprile 2025, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Relazione annuale sul regolamento (UE) 2022/1925 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a mercati equi e contendibili nel settore digitale e che modifica le direttive (UE) 2019/1937 e (UE) 2020/1828 (regolamento sui mercati digitali) (COM(2025) 166 final), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di comitato per l'agevolazione degli investimenti istituito dall'accordo sull'agevolazione degli investimenti sostenibili tra l'Unione europea e la Repubblica d'Angola per quanto concerne l'adozione del regolamento interno del comitato per l'agevolazione degli investimenti (COM(2025) 169 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 169 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Corte di giustizia dell'Unione europea, alla Banca centrale europea, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato europeo delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti sulla procedura di valutazione di base dell'attuazione da parte dell'Unione europea della convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istanbul) (COM(2025) 172 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);

   Proposta di decisione del Consiglio che modifica la decisione (UE) 2023/133 relativa alla nomina dei membri del comitato di selezione previsto all'articolo 14, paragrafo 3, del regolamento (UE) 2017/1939 (COM(2025) 174 final), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);

   Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio che modifica la decisione di esecuzione (UE) (ST 10156/21 INIT; ST 10156/21 ADD 1), del 13 luglio 2021, relativa all'approvazione della valutazione del piano per la ripresa e la resilienza della Slovacchia (COM(2025) 175 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 175 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma della direttiva 2009/42/CE concernente la rilevazione statistica dei trasporti di merci e di passeggeri via mare (COM(2025) 178 final), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Comitato misto SEE riguardo a una modifica del protocollo 31 dell'accordo SEE sulla cooperazione in settori specifici al di fuori delle quattro libertà (Linea di bilancio 07 20 03 01 – Sicurezza sociale) (COM(2025) 182 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 182 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di comitato per il commercio istituito dall'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e la Nuova Zelanda per quanto riguarda le modifiche di tale accordo concernenti i principi e i diritti fondamentali nel lavoro (COM(2025) 183 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 183 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 228/2013 per quanto riguarda l'assistenza integrativa e l'ulteriore flessibilità per le regioni ultraperiferiche colpite da gravi calamità naturali e nel contesto delle devastazioni provocate a Mayotte dal ciclone Chido (COM(2025) 190 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 25 aprile 2025.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 22 e 24 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la comunicazione del 24 aprile 2025, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Corte di giustizia dell'Unione europea, alla Banca centrale europea, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato europeo delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti sulla procedura di valutazione di base dell'attuazione da parte dell'Unione europea della convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istanbul) (COM(2025) 172 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento.

Trasmissione di documenti connessi
ad atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 16 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, commi 3 e 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, relazioni predisposte dalla Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, riferite al periodo dal 1° al 15 aprile 2025.

  Questi documenti sono trasmessi alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) e alle Commissioni competenti per materia.

Trasmissione dal Difensore regionale della Lombardia.

  Il Difensore regionale della Lombardia, con lettera in data 16 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024 (Doc. CXXVIII, n. 13).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dalla Difensora civica della regione Valle d'Aosta.

  La Difensora civica della regione Valle d'Aosta, con lettera pervenuta in data 17 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024 (Doc. CXXVIII, n. 12).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

  La Difensora civica della regione Valle d'Aosta, con lettera pervenuta in data 17 aprile 2025, ha trasmesso la relazione sull'attività svolta in qualità di Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'anno 2024.

  Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).

  La Difensora civica della regione Valle d'Aosta, con lettera pervenuta in data 17 aprile 2025, ha trasmesso la relazione sull'attività svolta in qualità di Garante per i diritti delle persone con disabilità nell'anno 2024.

  Questa relazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).

  La Difensora civica della regione Valle d'Aosta, con lettera pervenuta in data 17 aprile 2025, ha trasmesso la relazione sull'attività svolta in qualità di Garante per l'infanzia e l'adolescenza nell'anno 2024.

  Questa relazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 18 aprile 2025, ha trasmesso la comunicazione concernente la revoca dell'incarico di livello dirigenziale generale di consulenza, studio e ricerca nell'ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, conferito al dottor Stefano Tomasini.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

  L'Avvocatura generale dello Stato, con lettera in data 22 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento, al dottor Giulio De Stefani, ai sensi dei commi 4 e 5-bis del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di dirigente della Direzione generale per le risorse umane, per la formazione e affari generali dell'Avvocatura generale dello Stato.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI BONAFÈ ED ALTRI N. 1-00403, PAVANELLI ED ALTRI N. 1-00435 E BOSCHI ED ALTRI N. 1-00437 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A FRONTEGGIARE LA CRISI DEL SETTORE DELLA MODA

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) il settore moda rappresenta un comparto rilevante del made in Italy, rivolto soprattutto all'esportazione in tutti i continenti;

    2) dopo gli anni della pandemia il settore ha inizialmente ripreso a produrre, ma l'incerto e conflittuale contesto internazionale, l'aumento dell'inflazione e la contrazione del potere d'acquisto, il cambiamento nei modelli di consumo hanno determinato una contrazione della domanda e pesanti ricadute sul fatturato delle imprese del comparto;

    3) il settore moda, tessile, abbigliamento, allargato a occhiali, gioielli e beauty, stando alle previsioni della Camera nazionale della moda, chiuderà il 2024 poco sotto i 96 miliardi di euro di fatturato, in calo del 5,3 per cento sul 2023. Più negativi i dati del comparto pelle, pelletteria e calzature: secondo la stima di Confindustria accessori moda, registrerà una flessione dell'8,1 per cento sul 2023;

    4) le associazioni di categoria hanno segnalato da oltre un anno queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, ma anche il calzaturiero e il tessile, evidenziando come la moda non abbia potuto usufruire di misure a sostegno o contributi specifici come quelli sviluppati per altri settori;

    5) la crisi non riguarda solo i grandi marchi, ma principalmente prodotti progettati e commissionati dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono successivamente realizzate da piccole e micro imprese, da artigiani di altissima specializzazione (aziende contoterziste);

    6) particolarmente colpito è il settore della moda in Toscana che impiega infatti circa 130 mila persone: la maggior parte nei segmenti produttivi (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, accessori, gioielleria), compresa la produzione di macchinari, un 10 per cento nel terziario (commercio all'ingrosso e intermediazione). Di fatto, quindi il 6-8 per cento di tutti gli occupati della regione lavora in tale comparto, il 40 per cento di tutto il manifatturiero, per un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro. Tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana;

    7) tali criticità interessano comunque anche altre regioni, come ad esempio l'Emilia-Romagna con 4.000 imprese in crisi e 30.000 addetti coinvolti. Tra i territori più colpiti, spicca il distretto di San Mauro Pascoli, dove la crisi avviatasi nel 2023 si è aggravata nel 2024 facendo sentire i suoi effetti tanto sulle piccole quanto sulle grandi aziende, con un rilevante aumento del ricorso alla cassa integrazione. In base ai dati di Assocalzaturifici, in Emilia-Romagna nei primi 9 mesi del 2024 il ricorso alla cassa integrazione guadagni è quadruplicato rispetto al rispettivo periodo 2023 (1.275.282 ore nel 2024 contro le 315.221 ore del 2023). Su circa 200 aziende produttrici di calzature 12 imprese hanno cessato l'attività nel corso del 2024;

    8) nelle riunioni istituzionali tenute in questi mesi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy sono state infatti evidenziate tali criticità, ma non sono state assunte misure efficaci per contrastare la crisi in atto;

    9) nel decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 199 del 2024, sono state soltanto predisposte tre settimane di cassa integrazione in deroga (attivate a dicembre 2024) per i dipendenti di imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia;

    10) dal medesimo decreto-legge sono stati peraltro esclusi numerosi lavoratori delle imprese della filiera, nonostante la segnalazione della XI Commissione della Conferenza delle regioni e delle province autonome al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che aveva tempestivamente inviato una lista di codici Ateco da integrare;

    11) soltanto grazie all'attività parlamentare delle opposizioni e, in particolare, del Partito democratico, nel corso della conversione in legge del suddetto decreto-legge convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2024, n. 199, le settimane di cassa integrazione straordinaria sono state prorogate almeno fino al 30 gennaio 2025, anche se non sono state inserite tra i beneficiari molte aziende della filiera, rispetto alla citata segnalazione della Conferenza delle regioni e delle province autonome;

    12) secondo le imprese il 2025 segnerà uno spartiacque: dagli ordini di abbigliamento, calzature e pelletteria per l'autunno inverno 2025-2026 e da quelli per tessuti e pellami per la primavera 2026, si capirà se la ripresa del settore potrà davvero attivarsi a fine 2025; oppure se si è di fronte a una crisi strutturale. Sono quindi necessarie misure a tutela dei livelli occupazionali e della liquidità delle imprese almeno per tutto l'anno 2025;

    13) le tre settimane di cassa integrazione attivate con il decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, per i dipendenti di imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia, sono scadute a fine gennaio 2025;

    14) nel corso del tavolo ministeriale sulla crisi svolto il 24 gennaio 2025, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha reso noto testualmente: «dal monitoraggio dell'Inps rispetto alla cassa integrazione straordinaria per il 2024 e il 2025 per il settore della moda, su cui il Governo ha stanziato circa 110 milioni di euro (73,6 nel 2024 e 36,8 nel 2025), si evince che sono stati erogati allo stato attuale solo 2,9 milioni. Non c'è stato un particolare ricorso delle aziende della moda a questo strumento»;

    15) tali risorse non sarebbero state però utilizzate, non già perché non risulterebbero uno «strumento non utile», come traspare dalle affermazioni del ministero, ma perché (come si evince anche dalla stampa) le aziende interessate avrebbero dovuto anticipare la cassa integrazione straordinaria per poi avere un rimborso dall'Inps, mediamente dopo circa 6 mesi. Si tratta di imprese già in grave difficoltà finanziaria e senza quindi la liquidità necessaria per anticipare tali somme;

    16) questa norma, voluta dallo stesso Governo e come denunciato proprio dalle associazioni delle imprese e dai sindacati di categoria, ha addirittura peggiorato la situazione, costringendo molte piccole e medie imprese alla chiusura per non rischiare il fallimento. L'utilizzo di tali ammortizzatori sociali è infatti applicabile ed utile soltanto per i grandi gruppi industriali che dispongono delle risorse necessarie per anticipare la cassa integrazione guadagni;

    17) alla luce di quanto appena esposto appare ancor più evidente come le norme varate fino ad oggi per contrastare la crisi siano state, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, assolutamente insufficienti rispetto alle criticità ancora in atto;

    18) appare, altresì, eclatante come non bastino interventi spot di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti che non riflettono una prospettiva sistemica di ripresa, né una politica industriale seria;

    19) occorre, quindi, promuovere politiche rapide ed efficaci e stanziare risorse certe sia per contrastare la crisi (tutelando quindi occupazione ed imprese), sia per rilanciare la competitività del settore ed elevare la qualità dei prodotti nei mercati internazionali;

    20) in questi mesi sono stati presentati numerosi atti di controllo e di indirizzo per sollecitare il Governo ed i Ministri competenti ad intervenire sulla crisi del settore moda;

    21) sono stati, altresì presentati molteplici emendamenti, ai numerosi provvedimenti utili discussi dal Parlamento, finalizzati a produrre norme e stanziare risorse a sostegno delle imprese e dei lavoratori del settore;

    22) tali proposte emendative sono state focalizzate:

     a) per quanto riguarda i lavoratori:

      1) all'estensione della cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori per tutto l'anno 2025;

      2) all'ampliamento della cassa integrazione straordinaria anche per i lavoratori delle imprese facenti parte di tutti i codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla citata XI Commissione della Conferenza delle regioni e delle province autonome al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

     b) per quanto riguarda le imprese:

      1) all'erogazione di contributi a fondo perduto a favore delle imprese che hanno registrato un consistente calo di fatturato rispetto al 2023;

      2) all'introduzione di incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, sviluppo, innovazione, riqualificazione del personale, transizione ecologica e transizione digitale;

      3) alla sospensione dei versamenti delle imposte per tutto il 2025 senza applicazione di sanzioni e interessi;

      4) alla sospensione dei pagamenti delle rate dei mutui;

    23) nessuna delle suddette proposte emendative è stata approvata, nonostante le gravissime criticità ancora in atto e le continue richieste di tutte le associazioni sindacali, di tutte le associazioni di categoria e di tutti gli enti locali interessati;

    24) in data 4 dicembre 2024 la Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno n. 9/02150/006 che impegna Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro finanziario e i vincoli di bilancio, di introdurre misure di sostegno a favore di imprese e lavoratori del comparto moda;

    25) in data 11 dicembre 2024 la Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno n. 9/02119-A/022, che impegna il Governo a introdurre nel primo provvedimento utile le opportune disposizioni in favore del comparto moda, finalizzate a riconoscere la cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori anche per l'anno 2025, nonché ampliare la platea dei lavoratori cui riconoscere l'estensione della cassa integrazione straordinaria anche per i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla XI Commissione della Conferenza delle regioni e delle province autonome al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

    26) con l'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2014, è stato introdotto un credito d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo. Nel mese di luglio 2022 la risoluzione n. 41 dell'Agenzia delle entrate ha mutato l'approccio sul credito d'imposta in ricerca e sviluppo relativo al periodo 2015-2019, escludendo di fatto le imprese del settore moda, che avevano fatto investimenti come ad esempio sui campionari, tra i beneficiari della norma citata;

    27) tale indirizzo, che ha definito anche l'interpretazione retroattiva della norma, ha comportato quindi la richiesta di restituzione, da parte delle aziende, delle somme disposte tramite i crediti di imposta;

    28) appare evidente come oggi, con la crisi del settore, tale procedimento, oltre a mortificare la buona fede delle aziende, rischi di aggravare irrimediabilmente situazioni economiche già precarie,

impegna il Governo:

1) a definire in tempi certi e brevi una politica industriale complessiva che valorizzi e sostenga il settore moda, quale seconda manifattura italiana per numero di addetti, con l'adozione di interventi a sostegno della continuità produttiva delle imprese;

2) ad adottare iniziative normative urgenti per sostenere tutta la filiera produttiva del settore moda al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali, salvaguardare le professionalità acquisite e sostenere un comparto fondamentale per il made in Italy, dando concretamente seguito agli atti di indirizzo, citati in premessa, già approvati dal Parlamento;

3) ad adottare iniziative normative volte ad estendere la cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori (introdotta dal decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160) per tutto l'anno 2025, introducendo contestualmente previsioni che possano garantire a tutte le imprese beneficiarie di accedervi senza anticipare la liquidità necessaria;

4) ad ampliare la platea dei beneficiari cui riconoscere l'estensione della cassa integrazione straordinaria includendo anche i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla XI Commissione della Conferenza delle regioni e delle province autonome al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

5) ad adottare iniziative di competenza volte ad erogare contributi a fondo perduto a favore delle imprese che hanno registrato un consistente calo di fatturato rispetto agli anni 2023 e 2024;

6) ad adottare iniziative di competenza per introdurre incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, sviluppo, innovazione, riqualificazione del personale, transizione ecologica e transizione digitale;

7) a garantire, tramite apposite iniziative normative, la sospensione per le imprese dei versamenti delle imposte per tutto il 2025 senza applicazione di sanzioni e interessi;

8) ad adottare iniziative di competenza per assicurare la sospensione per le imprese dei pagamenti delle rate dei mutui;

9) ad adottare iniziative di competenza per individuare risorse e strumenti atti a superare l'attuale limite dimensionale delle Pmi del settore, favorendo la creazione di consorzi, accordi di rete, fusioni societarie;

10) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per superare l'interpretazione retroattiva dell'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013, al fine di evitare che le aziende del comparto moda interessate debbano restituire le somme legittimamente fruite derivanti dall'applicazione dei crediti di imposta ricerca e sviluppo 2015-2019;

11) ad attivare un tavolo permanente presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, coinvolgendo tutti gli attori e le istituzioni competenti della filiera ed in particolare i sindaci degli enti locali interessati, al fine di monitorare periodicamente le criticità del settore moda e verificare l'efficacia degli interventi predisposti.
(1-00403) «Bonafè, Peluffo, Ciani, De Luca, De Maria, Di Sanzo, Fornaro, Fossi, Furfaro, Gianassi, Ghio, Manzi, Merola, Toni Ricciardi, Scotto, Simiani, Vaccari, Braga».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il settore della moda, fiore all'occhiello del made in Italy, ha subito negli ultimi anni diversi shock esogeni che vanno dalla chiusura del mercato globale a causa dell'emergenza epidemiologica da Sars-Cov-2, al rialzo dei prezzi dell'energia e delle materie prime fino alla forte diminuzione degli scambi internazionali determinati dall'instabilità geopolitica e dal basso profilo della domanda di alcuni tra i maggiori mercati dei prodotti della moda, quali Germania e Giappone;

    2) nel 2024 il settore della moda ha registrato la performance peggiore del made in Italy, con una produzione del tessile, abbigliamento e pelli che ha segnato un calo dell'8,8 per cento su base annua, con una grave accentuazione (-9,3 per cento) nel mese di marzo, pari ad una perdita di ricavi pari di 15 milioni di euro al giorno rispetto al 2023;

    3) la filiera della moda nazionale è estesa e articolata, caratterizzata da una fase produttiva in cui prevalgono le piccole e medie imprese e una fase finale post-produzione operata in prevalenza da grandi marchi;

    4) la crisi colpisce in modo particolare il sistema della piccola impresa e dell'artigianato. Nel settore sono attive 49.593 micro e piccole imprese con 279.000 addetti, il 61,5 per cento del totale del settore. Le 34.000 imprese artigiane attive danno lavoro a 139.000 addetti, pari al 30,6 per cento dell'occupazione della moda;

    5) a partire dall'inizio degli anni '90 alcune parti della filiera, quelle a più basso valore aggiunto e ad alta intensità di lavoro, sono passate nelle mani di imprenditori stranieri o sono state delocalizzate in paesi con un minor costo del lavoro. L'industria nazionale della moda ha però mantenuto in Italia le produzioni relative alle prime linee, ossia quelle che riguardano i prototipi e i campioni, le produzioni di nicchia e quelle posizionate sulla fascia alta del mercato, per le quali il made in Italy rappresenta un valore apprezzato dal consumatore, soprattutto straniero. Ed è proprio alle produzioni relative alle prime linee che le imprese finali medio-grandi con marchi a elevata visibilità e riconoscibilità si affidano per le loro forniture;

    6) aver mantenuto all'interno dei confini gran parte del processo produttivo e delle competenze di qualità ha garantito al sistema moda italiano un vantaggio competitivo indiscutibile che si registra anche in termini di capacità innovativa: l'innovazione caratterizza da sempre il sistema e contribuisce a renderlo particolarmente resiliente di fronte alle crisi;

    7) anche la filiera della moda, specie nelle fasi di ricerca delle materie prime, fabbricazione e distribuzione, potrebbe essere resa più efficiente e trasparente con l'introduzione di nuovi metodi digitali. In particolare, la digitalizzazione può essere intesa – altresì – anche come driver della stessa sostenibilità permettendo di costruire una catena di fornitura più veloce e flessibile, in modo da ridurre gli sprechi e rendere l'industria fashion meno inquinante;

    8) in molte regioni d'Italia il comparto tessile ha una rilevanza cruciale sotto il profilo economico, sociale e occupazionale, in alcuni casi, come nel distretto umbro, le aziende del settore sono presenti con produzioni di elevata qualità, in grado di coprire tutte le fasi del processo produttivo, dalla filatura al confezionamento. In particolare, il tessile-abbigliamento è uno dei settori di riferimento per la realizzazione di capi di molte griffe francesi, grazie alla presenza di diversi laboratori artigianali al servizio di imprese e brand di lusso nazionali e internazionali;

    9) la «Strategia dell'Unione europea per prodotti tessili sostenibili e circolari», adottata dalla Commissione europea con una Comunicazione del 30 marzo 2022, evidenzia un crescente aumento della produzione e del consumo di prodotti nella filiera del tessile. Secondo quanto riportato dalla Commissione europea, a livello globale, la produzione di prodotti tessili è passata da 58 milioni di tonnellate del 2000 a 109 milioni di tonnellate nel 2020 e si stima possa arrivare a 145 milioni di tonnellate entro il 2030;

    10) secondo i dati forniti dall'Agenzia europea dell'ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nell'Unione europea, nel 2020, hanno generato circa 270 chili di emissioni di CO2 per persona, pari a complessive 121 milioni di tonnellate;

    11) il 5 luglio 2023 la Commissione europea ha pubblicato una proposta di revisione della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/EC), rivolta in particolare ai comparti dei rifiuti alimentari e tessili, che rappresentano settori ad alta intensità di risorse, che presentano significativi impatti in termini economico-finanziari ed ambientali, e nei quali si rilevano molteplici ostacoli nella transizione verso un'economia circolare e una decarbonizzazione. In particolare, la proposta di direttiva introduce norme volte a rendere i produttori responsabili dell'intero ciclo di vita dei prodotti tessili e a sostenere la gestione sostenibile dei relativi rifiuti in tutta l'Unione europea, attraverso sistemi di responsabilità estesa del produttore (Epr), anche al fine di contrastare la fast fashion e di prevedere nuovi strumenti per la gestione del post consumo, che privilegino la prevenzione dei rifiuti e il riutilizzo e riciclaggio dei prodotti, nel rispetto dei principi di circolarità;

    12) l'innovazione tecnologica e, segnatamente lo sviluppo di sistemi basati sull'intelligenza artificiale generativa, si sta imponendo anche nel settore moda e da questo discende direttamente la necessità di procedere con tempestività e determinazione verso l'upskilling e reskilling degli occupati, adottando e rendendo operative azioni condivise per sostenere processi di innovazione nel campo della formazione e del trasferimento delle competenze, in favore dei lavoratori e delle imprese del settore, volte a migliorare la capacità produttiva delle aziende;

    13) un'ulteriore preoccupazione per il futuro del settore tessile, abbigliamento e pelli – da tutti riconosciuto come strategico per il made in Italy – discende dall'impatto della mancanza del ricambio generazionale che in questo settore, caratterizzato dal trasferimento delle conoscenze tra il lavoratore più esperto e il giovane neoassunto, può facilitare la dispersione di competenze essenziali lungo tutta la filiera produttiva;

    14) gli interventi finora messi a punto appaiono insufficienti, per durata e requisiti dimensionali, e non inclusivi di tutti i settori che compongono la filiera; in particolare, i sindacati hanno evidenziato come il ricorso agli ammortizzatori sociali rischia di risultare inutile se non esteso e rafforzato, nonché accompagnato da politiche industriali mirate, investimenti specifici sulla filiera e sui distretti che favoriscano anche l'aggregazione di impresa, progetti di valorizzazione energetica e interventi di contrasto all'illegalità, al lavoro nero, al dumping contrattuale, ai fenomeni di sfruttamento e alla gravissima piaga della contraffazione a favore della buona e piena occupazione, a partire dalla salute e sicurezza sul lavoro,

impegna il Governo:

1) nel quadro di una complessiva strategia di sostegno e di potenziamento dell'operatività del settore della moda, ad intraprendere tempestive iniziative, anche normative, finalizzate:

  a) ad elaborare interventi di politica industriale di lungo periodo a sostegno del comparto della moda e del relativo indotto, anche attraverso un percorso virtuoso che ristabilisca equilibrio e competitività, a beneficio dei marchi ancora a capitale italiano e dell'intera filiera tessile, moda e accessori, anche preservando le prospettive di ripresa della domanda in un'ottica di medio termine, a garanzia degli attuali livelli occupazionali;

  b) a porre in essere, al fine della tutela del mercato unico e dell'economia europea, tutte le necessarie, tempestive iniziative di competenza affinché l'Europa dia una risposta efficace e proporzionata all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, esplorando al contempo l'apertura dell'Italia a nuovi mercati per il settore della moda in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali;

  c) a supportare, attraverso un programma mirato di incentivi di carattere finanziario e fiscale, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a potenziare le specifiche competenze e professionalità richieste e a favorire la nascita di nuove imprese, anche attraverso accordi di collaborazione tra enti locali, camere di commercio, associazioni di categoria delle micro-piccole e medie imprese, università e istituti tecnici secondari;

  d) a potenziare le misure di tutela della competitività delle aziende titolari dei marchi storici attraverso strumenti di rafforzamento patrimoniale e di sostegno all'internazionalizzazione, nonché a definire agevolazioni di natura fiscale e finanziaria per l'acquisizione da parte di imprese nazionali di aziende titolari di marchi storici in crisi, al fine di tutelarne la proprietà industriale;

  e) a promuovere, anche in ambito europeo, un'azione coordinata e un approccio comune degli Stati membri nella gestione sostenibile dei prodotti tessili, a cominciare dal regime di responsabilità estesa del produttore (Epr), al fine di superare la frammentazione normativa e le conseguenti difficoltà applicative derivanti dalla mancanza di definizioni armonizzate che consentano di individuare soluzioni efficaci a supporto delle piccole e medie imprese, anche nella definizione degli incentivi alla progettazione sostenibile dei prodotti tessili e dei mercati delle materie prime secondarie;

  f) in ossequio al principio di responsabilità estesa del produttore (Epr), ad introdurre una ecotassa da applicare ai prodotti del fast fashion, attraverso la previsione di un sovrapprezzo iniziale per ogni capo prodotto e importato in Italia, al fine di utilizzare i proventi derivanti dalla medesima per finanziare politiche volte a premiare realtà locali che producono capi più durevoli, riciclabili e sostenibili, così disincentivando la vendita e l'acquisto di abbigliamento a basso costo non soggetto agli stessi standard sociali e ambientali vigenti nell'Unione europea;

  g) a qualificare le imprese virtuose anticipando l'introduzione del passaporto digitale di prodotto di cui al regolamento Ue 2024/1781 al fine di rendere accessibili per i consumatori informazioni complete sull'intero ciclo di vita dei prodotti tessili, nonché di migliorare la trasparenza, la tracciabilità end to end e la sostenibilità lungo l'intera filiera produttiva nonché rafforzare la tutela dei diritti di proprietà intellettuale;

  h) a incentivare investimenti in tecnologie e impianti in grado di recuperare materia dagli scarti di lavorazione della frazione tessile e ridurre le emissioni di CO2 con riguardo all'intera filiera, e a definire una strategia nazionale volta a prevenire la produzione di rifiuti tessili in modo strutturale e uniforme sull'intero territorio nazionale;

  i) ad adottare iniziative volte a promuovere la coltivazione della canapa, incrementando la capacità produttiva nazionale, per la realizzazione di tessuti 100 per cento made in Italy nonché a sostenere gli investimenti, la ricerca, la sperimentazione ed innovazione sul territorio nazionale riguardanti i processi relativi alla lavorazione e alla semi-lavorazione a scopo industriale della canapa e delle fibre di canapa, quali prodotti tessili di origine naturale o provenienti da processi di riciclo connotati da una elevata sostenibilità;

  l) a promuovere la ricerca e l'innovazione di nuovi filati di provenienza organica e di nuove tecnologie digitali volte alla riparazione e all'upcycling dei prodotti, anche prevedendo misure di supporto e contributi economici a copertura dei costi di registrazione e protezione della proprietà intellettuale;

  m) a supportare e considerare strategico il settore merceologico dei tessuti per arredamento che comprende produttori di materassi e divani, attraverso un programma mirato di incentivi e norme specifiche per prodotti multimateriali e di grandi volumi che necessitano di un'attenzione particolare nella creazione dei sistemi di responsabilità estesa del produttore (Epr), sistemi di raccolta e trattamento per il riciclo delle materie prime seconde e la creazione di un mercato secondario delle stesse;

  n) a reperire nel primo provvedimento utile di natura finanziaria ulteriori risorse che consentano di prorogare il riconoscimento dell'integrazione salariale a favore dei lavoratori del comparto, estendendone altresì la platea dei beneficiari, ricomprendendo anche i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con il settore della moda e rimasti esclusi dal beneficio, in un'ottica di valorizzazione e aggregazione di impresa, nonché ad attivare una politica industriale volta a favorire la buona e piena occupazione e a valorizzare l'intero settore, a partire dalla garanzia della salute e della sicurezza sul lavoro;

  o) a prevedere misure agevolative, con particolare riferimento all'abbattimento degli oneri contributivi e alla formazione nelle tecnologie innovative, in favore dei giovani tra i 18 e i 35 anni che vogliano avviare in forma autonoma l'attività di sartoria.
(1-00435) «Pavanelli, Ilaria Fontana, Barzotti, L'Abbate, Cappelletti, Morfino, Appendino, Santillo, Ferrara, Aiello, Carotenuto, Tucci, D'Orso».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'Italia è il primo Paese dell'unione europea per occupazione dei settori del tessile, abbigliamento e pelletteria;

    2) la moda costituisce uno dei comparti produttivi più iconici del made in Italy nel mondo, nonostante sia uno dei settori maggiormente colpito dagli effetti della recessione e della crisi pandemica;

    3) la filiera tessile-abbigliamento rappresenta un settore fortemente produttivo in grado di generare un fatturato, nell'anno 2019, di 98 miliardi di euro, con un saldo commerciale fortemente attivo (32 miliardi di euro il consuntivo 2019). Prima della pandemia ben 68 miliardi di euro erano generati dall'export, l'8 per cento delle esportazioni annuali del manifatturiero italiano (novembre 2019- ottobre 2020), confermando il respiro internazionale del settore e la capacità di soddisfare tanto la domanda dei mercati tradizionali europei e Nord americani, quanto quella delle nuove realtà dell'estremo oriente;

    4) il sistema moda occupa quasi 500.000 addetti (pari al 12,5 per cento dell'occupazione del comparto) di cui circa 312.000 (il 66,6 per cento) impiegati in circa 55.000 micro-piccole imprese del tessile, abbigliamento e pelle: il nostro, infatti, è il primo Paese europeo per numero di occupati nelle micro e piccole imprese del settore. Nel sistema moda operano, altresì, 36 mila imprese artigiane che danno lavoro a 158 mila addetti, un terzo (34,8 per cento) dell'occupazione del settore;

    5) nelle sole cinque regioni che trainano il settore (Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia) sono occupate 227 mila persone nelle micro e piccole imprese, valore che supera del 25,6 per cento l'occupazione delle omologhe imprese di Spagna, Germania e Francia messe insieme;

    6) pur essendo necessario incentivare la crescita dimensionale delle imprese interessate, la ridotta dimensione media delle aziende rispetto a quella degli altri Paesi dell'Unione europea risulta bilanciata da una forte interrelazione tra le imprese, che comporta un'elevata capacità di innovazione e consente una maggiore flessibilità e un elevato grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera della moda, caratterizzata da una distribuzione commerciale di circa 100.000 imprese;

    7) le esportazioni di questo settore sono cresciute notevolmente dai 20 miliardi di euro degli anni novanta ai 68 del 2019 e nell'arco degli anni 2012-2019 l'industria della moda italiana nel suo complesso è cresciuta più del prodotto interno lordo raggiungendo circa il 2 per cento del prodotto interno lordo;

    8) la moda italiana, se si considerano i tredici mesi della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, ha subito una perdita di fatturato rispetto ai 13 mesi precedenti di circa 20,6 miliardi di euro;

    9) il periodo di lockdown ha determinato il blocco di tutte le attività commerciali dei negozi di abbigliamento accessori e l'e-commerce ha rappresentato allora uno dei principali fattori di resilienza, garantendo la sussistenza di un giro d'affari minimo per le imprese attive nelle vendite online. Allo stesso tempo, la migrazione verso soluzioni full digital è uno dei fattori che oggi rappresenta un rischio per l'occupazione nel settore: l'attuazione diffusa della dematerializzazione dell'attività di vendita infatti comporta un cambiamento dell'assetto organizzativo delle imprese, nelle competenze future-proof del settore e, di conseguenza, nei profili professionali, rendendo più deboli alcune tipologie di lavoratori, soprattutto quelli a più bassa qualifica come gli addetti alle vendite al dettaglio;

    10) il comparto moda nazionale era parso risollevarsi nella prima metà del 2021 e nel secondo trimestre era stato possibile registrare un forte rimbalzo del 63,9 per cento, ma comunque insufficiente a riportare il giro d'affari della moda fashion made in Italy ai livelli pre-Covid;

    11) dopo la pandemia da Covid-19, i consumatori hanno accumulato risparmi grazie a sussidi governativi e alla riduzione delle opportunità di spesa. Con la riapertura, si è registrato un aumento significativo dei consumi nei settori della moda, del lusso e del turismo, spingendo i brand del lusso a rivedere i propri modelli di pricing. Come sottolineato da Andrea Guerra, Ceo del gruppo Prada, immediatamente dopo il Covid, «è stato fatto un errore gigante sui prezzi. Si è sbagliato ad aumentarli tanto solo perché era facile». Questa strategia ha contribuito a far percepire ai consumatori che il valore dei prodotti non fosse in linea con i prezzi richiesti, erodendo la loro fiducia nel tempo e inducendo loro a ridurre drasticamente i consumi;

    12) a partire dall'estate 2023, il settore moda ha iniziato a registrare un calo drastico dei consumi, con una riduzione della produzione stimata tra il 50 per cento e il 60 per cento in Italia. Questo crollo è stato determinato da un mix di cause interconnesse:

     a) aumento del costo della vita; l'inflazione crescente e l'aumento dei costi energetici legati anche all'impatto a livello globale del conflitto russo-ucraino hanno ridotto il potere d'acquisto delle famiglie;

     b) saturazione del mercato post-pandemia: dopo il boom dei consumi, il mercato ha raggiunto un punto di saturazione;

     c) calo della domanda cinese: la Cina, uno dei principali mercati per la moda italiana, ha registrato una contrazione dei consumi dovuta al rallentamento economico, alle politiche «zero Covid» e alla crescente concorrenza dei brand locali;

     d) aumento dei tassi d'interesse: il rialzo dei tassi da parte della Bce ha reso più costoso il debito, sia per i consumatori che per le aziende;

     e) cambiamenti nei comportamenti di spesa: i consumatori stanno privilegiando esperienze e beni di prima necessità rispetto all'abbigliamento;

     f) impatti climatici: le alterazioni stagionali hanno influito negativamente sulla domanda di capi stagionali, creando difficoltà di programmazione produttiva;

    13) a questa situazione, già fortemente compromessa, si sono aggiunte di recente le conseguenze generate dall'applicazione da parte del Presidente Trump di dazi e dall'annuncio di ulteriori dazi da parte degli Usa, dando avvio di fatto ad una guerra commerciale che ha generato un clima di profonda incertezza per le imprese e di generale sfiducia, a cui si connette sempre una drastica riduzione dei consumi;

    14) il settore moda, tessile, abbigliamento, allargato a occhiali, gioielli e beauty stando alle previsioni della Camera nazionale della moda, chiuderà il 2024 poco sotto i 96 miliardi di euro di fatturato, in calo del 5,3 per cento sul 2023. Maggiormente negativi i dati del comparto pelle, pelletteria e calzature: secondo la stima di Confindustria accessori moda, registrerà una flessione dell'8,1 per cento sul 2023;

    15) le associazioni di categoria hanno segnalato da tempo queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, ma anche il calzaturiero e il tessile, con una crisi che non riguarda solo i grandi marchi ma anche il tessuto delle piccole e medie imprese e che trascina l'intero indotto (dal packaging alla logistica), come più volte segnalato anche da Italia Viva al Governo;

    16) solo grazie all'impegno delle opposizioni, le settimane di cassa integrazione straordinaria sono state prorogate fino al 30 gennaio 2025, per le imprese anche artigiane con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia, ma non sono state inserite tra i beneficiari molte aziende della filiera, nonostante le richieste delle opposizioni e la segnalazione della Conferenza Stato-Regioni. Tuttavia, la maggior parte delle risorse non sarebbero state però utilizzate, non già perché risulterebbero uno «strumento non utile», ma perché le aziende interessate – già in crisi di liquidità – avrebbero dovuto anticipare la cassa integrazione straordinaria per poi avere un rimborso dall'Inps, mediamente dopo circa 6 mesi. L'impostazione del Governo (come denunciato dalle associazioni delle imprese e dai sindacati di categoria) ha addirittura peggiorato la situazione, costringendo molte piccole e medie imprese alla chiusura per non rischiare il fallimento;

    17) l'industria risulta ormai proiettata alla transizione ecologica ponendo le condotte di tutela ambientale al centro delle proprie scelte: in tale quadro, le imprese sono chiamate ad uno sforzo ulteriore che consenta di coniugare innovazione, sviluppo, produzione e sostenibilità ambientale;

    18) le diverse stime sulle emissioni globali di gas serra del settore moda variano dal 3 al 10 per cento. Considerato l'elevato impiego di energia e l'utilizzo di una vasta quantità di acqua, sia per la coltivazione di cotone e altre fibre tessili sia nella fase di produzione. Il maggior impatto ambientale è riconducibile al crescente utilizzo di fibre a base di combustibili fossili (il 64 per cento dei tessuti prodotti è realizzato in materiali sintetici, compresi poliestere, nylon, acrilico e poliammide), ma anche alle abitudini di consumo e alla catena di approvvigionamento. In risposta a tali criticità il nuovo Piano d'azione europeo 2020 sull'economia circolare (COM/2020/98) individua il tessile tra i settori strategici per il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti e l'incremento sostanziale del riciclaggio dei rifiuti urbani e dei rifiuti d'imballaggio;

    19) il mondo della moda da sempre ha cercato di unire queste due sfere (produzione e sostenibilità), cercando un difficile equilibrio tra i diversi interessi. L'industria italiana della moda sta facendo fronte, con convinzione, anche alla sfida della transizione energetica, attuando le buone pratiche per una moda circolare che guardi a una produzione e un consumo sostenibile, in cui i materiali e i prodotti vengano recuperati, riciclati e riutilizzati, riducendo sprechi ed emissioni e preferendo al fast fashion un modello di produzione che conservi qualità e ambiente nel medesimo piano di priorità;

    20) la sostenibilità è richiesta dai consumatori e le aziende e i marchi ne chiedono certificazione, tramite etichette intelligenti o tramite l'utilizzo di blockchain;

    21) alla luce degli attuali e preoccupanti scenari economico-politici, non è più immaginabile che le imprese operino una transizione ecologica in assenza di un intervento collettivo che fornisca gli adeguati strumenti normativi. Permettere lo sviluppo dell'economia circolare e una produzione «green» del comparto moda significa investire nel settore e predisporre azioni politiche e legislative adeguate a consentire all'ecosistema tessile di realizzare una realtà ecosostenibile lungo tutte le fasi del processo produttivo. Per il settore sarà, dunque, di fondamentale importanza affrontare temi, quali digitalizzazione e sostenibilità;

    22) l'innovazione tecnologica avanza prepotentemente nel settore moda e da questo discende direttamente la necessità di procedere con tempestività e determinazione verso l'upskilling e reskilling degli occupati: da subito occorre impostare e rendere operative azioni condivise per sostenere processi di innovazione nel campo della formazione e del trasferimento delle competenze, in favore delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese del settore della moda, volte a migliorare la capacità produttiva;

    23) un'ulteriore preoccupazione per il futuro del settore tessile, abbigliamento e pelletteria – da tutti riconosciuto come strategico per il made in Italy – discende dall'impatto della mancanza del ricambio generazionale che in questo settore, caratterizzato dal trasferimento delle conoscenze tra il lavoratore più esperto e il giovane neoassunto, può facilitare la dispersione di competenze essenziali lungo tutta la filiera produttiva. Particolare importanza deve essere dedicata al tema dei giovani, a come costruire un percorso che porti al mondo del lavoro attraverso una più stretta correlazione e integrazione tra scuola e lavoro, tra mondo dell'istruzione e formazione e imprese: si deve preparare nuovi tecnici, preparati nell'utilizzo delle nuove tecnologie, ma salvaguardare anche le professionalità tradizionali;

    24) appare indispensabile affrontare il tema della formazione di un artigianato di grande qualità, cioè delle professionalità che fanno della moda italiana il prodotto ricercato in tutto il mondo;

    25) l'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013 ha introdotto un credito d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo. Nel mese di luglio 2022 la risoluzione n. 41 dell'Agenzia delle Entrate ha mutato l'approccio sul credito d'imposta in ricerca e sviluppo relativo al periodo 2015-2019, escludendo di fatto le imprese del settore moda, che avevano fatto investimenti tra i beneficiari; l'interpretazione retroattiva della norma ha comportato, quindi, la richiesta di restituzione da parte delle aziende delle somme disposte tramite i crediti di imposta, con l'evidente difficoltà – in un quadro segnato già da una profonda crisi – di far fronte a tali obblighi;

    26) in tale contesto, una recente sentenza della Corte di giustizia Tributaria di secondo grado della Lombardia (n. 2660/11/24) ha ribadito che il credito d'imposta, come previsto dall'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013, è applicabile a tutte le imprese, indipendentemente dal settore economico di appartenenza, chiarendo, inoltre, che, in caso di contestazioni sul carattere innovativo delle attività di ricerca e sviluppo, l'Agenzia delle entrate è tenuta ad acquisire un parere tecnico preliminare dal Ministero delle imprese e del made in Italy, poiché essa non dispone delle competenze tecniche necessarie per valutare autonomamente la natura innovativa di un progetto, specie in ambiti altamente specializzati;

    27) alla luce di quanto esposto, è evidente che la crisi del settore moda richiede interventi rapidi e mirati per sostenere un comparto cruciale per l'economia italiana. Gli aiuti devono essere vincolati all'effettivo sostegno delle piccole e medie imprese della filiera, evitando che i fondi vengano monopolizzati dai grandi brand. Al contempo, la compliance Esg rappresenta un'opportunità per rafforzare il posizionamento del made in Italy, rendendo il sistema moda un esempio di sostenibilità e innovazione. Affrontare questa sfida significa non solo preservare il passato, ma costruire il futuro di uno dei settori più rappresentativi dell'identità economica e culturale italiana;

    28) è necessario mettere in campo un piano straordinario e strategico di supporto alle imprese del sistema moda italiano che, oltre a far fronte alle esigenze immediate generate dalla crisi, si sviluppi su tre principali direttrici: lo sviluppo della filiera, incentivi alla transizione ecologica e il supporto ai giovani,

impegna il Governo:

1) a riconoscere la filiera della moda come settore strategico per l'Italia, analogamente a quanto fatto per l'industria dell'acciaio al fine di adottare iniziative normative specifiche a suo sostegno, proteggendo le piccole e medie imprese e la produzione nazionale;

2) ad istituire in modo permanente il «tavolo della moda» presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, attraverso il coinvolgimento di tutte le realtà interessate, finalizzato ad affrontare la gestione della crisi del settore ma anche progettare il futuro;

3) ad adottare iniziative di competenza, anche a carattere normativo, volte a prevedere una diminuzione del costo energetico mediante defiscalizzazione e/o sostegni economici volti a compensare l'aumento dei costi del settore anche attraverso la riduzione degli oneri in bolletta;

4) ad attuare interventi mirati a sostenere l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese del settore in nuovi mercati, anche attraverso finanziamenti agevolati che favoriscano l'ingresso nelle imprese di competenze nuove e adeguate alle sfide del mercato internazionale, rafforzando le misure del Piano di promozione straordinaria del made in Italy, previsto dall'articolo 30 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, per la partecipazione delle imprese del Sistema Moda Italia alle manifestazioni nazionali e internazionali di settore;

5) ad adottare iniziative normative per prevedere, nel primo provvedimento utile, ulteriori risorse che consentano di prorogare il riconoscimento dell'integrazione salariale a favore dei lavoratori del comparto, estendendone altresì la platea dei beneficiari, ricomprendendo anche i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con il settore della moda e rimasti esclusi dal beneficio;

6) ad adottare iniziative di competenza per introdurre moratorie sui debiti delle imprese della filiera, anche valutando la possibilità di deroghe alle normative Bce;

7) ad adottare iniziative per istituire un fondo pubblico-privato dedicato alle piccole e medie imprese della filiera moda, vincolato al sostegno delle attività produttive con tassi agevolati per ridurre il peso del debito e promuovere altresì partnership pubblico-private per la creazione di prodotti finanziari dedicati, come, ad esempio, finanziamenti rotativi vincolati al pagamento dei fornitori;

8) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per superare l'interpretazione retroattiva data dall'Agenzia delle entrate dell'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013, al fine di evitare che le aziende del comparto moda interessate debbano restituire le somme legittimamente fruite derivanti dall'applicazione dei crediti di imposta ricerca e sviluppo 2015-2019, in coerenza con i principi affermati dalla recente sentenza della Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia (n. 2660/11/24), che riconosce l'applicabilità del beneficio a tutte le imprese indipendentemente dal settore economico;

9) ad incentivare iniziative volte a favorire il reperimento di materie prime anche al di fuori delle tradizionali linee di approvvigionamento, promuovendo l'accesso delle imprese italiane del comparto ai nuovi mercati e approntando un framework tecnico-normativo idoneo ad accompagnare le iniziative di reshoring, anche al fine di premiare la scelta degli operatori di puntare su mercati che garantiscono più alti livelli di tutela dei diritti dei lavoratori;

10) ad adottare iniziative volte a supportare, attraverso un programma mirato di incentivi di carattere finanziario e fiscale, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a favorire – anche attraverso il potenziamento della collaborazione tra enti locali, camere di commercio ed associazioni di categoria delle micro-piccole e medie imprese della filiera moda – la nascita di nuove imprese, nonché il passaggio dalla micro attività artigianale locale a realtà imprenditoriali di maggiori dimensioni, nella prospettiva di un'evoluzione di tali ecosistemi in veri e propri distretti produttivi della moda;

11) ad adottare iniziative a sostegno delle politiche di transizione ecologica, permettendo alle filiere produttive del tessile abbigliamento, pelletteria, cuoio, calzature e occhialeria di attuare una più efficace politica di tutela ambientale, attraverso il sostegno alle imprese verso modelli produttivi sostenibili;

12) ad adottare iniziative volte ad incentivare investimenti in tecnologie e impianti in grado di recuperare materia dagli scarti della lavorazione tessile, definendo una strategia nazionale che prevenga la produzione di rifiuto tessile e incrementi la raccolta differenziata, anche attraverso la previsione di un marchio di sostenibilità con cui qualificare le imprese che raggiungano determinati target energetici e ambientali;

13) ad adottare iniziative volte a incentivare la crescita e la tutela del tessuto commerciale delle città italiane attraverso modelli di sostenibilità che valorizzino il punto vendita come luogo di interazione ed esperienziale in grado di reggere la concorrenza con l'e-commerce, favorendo e implementando l'e-commerce come strumento di supporto e sostegno alla vendita diretta specialmente sul mercato internazionale;

14) a prevedere strumenti agevolativi per chi investe in tecnologie innovative e sostenibili al livello sociale ed ambientale per il comparto del tessile, della calzatura, della conceria e della pelletteria, al fine di garantire ulteriormente il processo di tracciabilità, trasparenza e transizione ecologica del comparto e in conformità agli standard Esg;

15) ad adottare iniziative per istituire appositi programmi di studio e formazione, valorizzando il know-how delle imprese e degli enti del comparto all'interno di tali programmi, favorendo la partecipazione delle imprese del settore in sinergia con proposte formative già sviluppate dagli Its e dagli istituti di formazione tecnica superiore, nonché sostenendo la proficua collaborazione tra le università e la filiera dell'artigianato della moda, favorendo, mediante il sostegno pubblico, l'accesso gratuito ai giovani talenti.
(1-00437) «Boschi, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Gadda, Giachetti, Gruppioni».