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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 9 settembre 2025

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    l'economia del mare rappresenta un motore di sviluppo significativo per il nostro Paese. Con le sue circa 228 mila imprese e 914 mila occupati, l'industria marittima in Italia apporta un contributo diretto per 65 miliardi di euro che, se consideriamo il valore attivato nel resto dell'economia, raggiunge i 178,3 miliardi di euro, pari al 10,2 per cento del PIL nazionale. In questo contesto, la portualità svolge un ruolo prioritario, con un valore prodotto pari a 8,1 miliardi di euro, il 17,5 per cento del totale dell'economia del mare (Srm 2024);

    i porti, nel nostro Paese svolgono un ruolo fondamentale di supporto all'internazionalizzazione, considerato che in Italia circa il 40 per cento degli scambi di import-export avviene via mare per 377 miliardi di euro a fine 2022, con un aumento del 66 per cento nel decennio;

    l'infrastruttura principale dei porti e del comparto marittimo è costituita dal capitale umano, vale a dire la forza lavoro imbarcata a bordo nave, impiegata nei porti (sia come operativo che come amministrativo, nei terminal e nelle imprese), e nella governance portuale, da cui passa l'efficienza e la competitività del Paese;

    la portualità rappresenta un settore in profonda trasformazione. Per effetto delle sfide tecnologiche, logistiche e della sostenibilità, il comparto vede evolvere mansioni e competenze richieste al capitale umano. Oltre alle mansioni esistenti, si affacciano professioni del tutto nuove afferenti con i processi di digitalizzazione e sostenibilità ambientale;

    sebbene i porti nascano come ambiti di lavoro maschile, in un momento in cui la merce veniva imbarcata e sbarcata a mano, con l'ausilio della forza fisica, da molti anni, grazie ai cambiamenti introdotti dall'innovazione tecnologica sull'organizzazione e sui cicli di lavoro, il lavoro è profondamente cambiato e il settore è completamente accessibile alle donne;

    le donne nel settore portuale e marittimo continuano a essere sottorappresentate e in alcuni casi invisibili. I settori portuale e marittimo si caratterizzano ancora per una significativa segregazione professionale, sia orizzontale, per quanto riguarda l'accesso alle professioni, sia verticale, per quanto attiene ai percorsi di carriera;

    a trent'anni dal riordino della disciplina portuale attuato dalla legge n. 84 del 1994, le donne costituiscono a malapena il 6,3 per cento della forza lavoro complessiva nelle imprese portuali e sono del tutto assenti nei ruoli di governance portuale, dove negli ultimi trent'anni si sono succedute solo due Presidenti e sei segretari generali donne. Nel comparto marittimo, l'ultimo censimento realizzato dal Cnel e Inps nel 2019 ha fornito un numero ufficiale di personale marittimo pari a 35.983 unità. Tuttavia, il dato non è stato disaggregato per genere, quindi a oggi non abbiamo una statistica pubblica della presenza femminile in questo settore;

    la parità di genere è inserita fra gli obiettivi dell'Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile. L'obiettivo n. 5 mira a ottenere la parità di opportunità fra donne e uomini nello sviluppo economico, l'eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze e l'uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione;

    la parità di genere è una delle priorità trasversali, in termini di inclusione sociale, indicata nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che ha fra gli obiettivi il contrasto alle discriminazioni di genere e la promozione di una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro;

    il 27 gennaio 2020, Imo e Wista – la Women's international shipping and trading association – il cui scopo è attrarre e sostenere le donne nel settore marittimo, commerciale e logistico – hanno firmato un protocollo d'intesa, concordando di lavorare insieme per esplorare e, ove possibile, sviluppare aree specifiche di cooperazione in conformità con i loro obiettivi organizzativi e programmatici per promuovere la diversità e l'inclusione di genere come fattori vitali nel fornire un futuro sostenibile per l'industria marittima in tutto il mondo;

    nel 2021, il Ministro delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili in coerenza con gli obiettivi Onu, Unione europea e del PNRR, al fine di rendere il settore portuale più equo e inclusivo ha voluto redigere e promuovere un Patto per la parità di genere – Women in transport – sottoscritto, grazie all'impegno di Assoporti, dalle Autorità di sistema portuale italiane. Lo scopo del Patto è quello di migliorare le condizioni di lavoro femminile, di valorizzare le attività svolte dalla componente in questione e di definire politiche aziendali che coinvolgano tutti i livelli dell'organizzazione;

    il progetto «Il porto delle donne. Le donne nel settore portuale e marittimo, perché no?» realizzato dal comune di Livorno in collaborazione con l'Università di Pisa, l'Associazione internazionale per la collaborazione fra porti e città Rete e il Cnr-Iriss ha riunito il cluster portuale e marittimo a Livorno il 17 e 18 maggio 2023 al fine di comprendere gli ostacoli che ancora oggi limitano l'accesso delle donne nei settori e individuando le azioni necessarie a facilitare la presenza femminile nei comparti e redatto un Manifesto d'intenti condiviso,

impegna il Governo:

   a elaborare e a rendere pubblici dati statistici puntuali, dettagliati e aggiornati sulla presenza femminile nel comparto marittimo e portuale in Italia;

   ad assumere iniziative volte a individuare linee di finanziamento da attribuire ai porti per sopperire alle mancanze infrastrutturali, a partire dai bagni e dagli spogliatoi per le donne, che oggi limitano o in alcuni casi non permettono agli scali di avere personale femminile operativo, in maniera tale da rendere l'Italia il primo Paese in Unione europea che mette a disposizione un finanziamento per i porti finalizzato a eliminare tutte quelle barriere che oggi impediscono una piena partecipazione delle donne al lavoro nei porti;

   ad assumere iniziative affinché le Autorità di sistema portuali redigano il Piano dell'organico del porto, documento strategico di ricognizione e analisi dei fabbisogni lavorativi in porto, di cui all'articolo 8 comma 3 lettera s-bis della legge n. 84 del 1994, fornendo il dato disaggregato per genere del capitale umano impegnato nelle imprese, anche al fine dell'adozione dei Piani operativi di intervento per il lavoro portuale, previsti dal comma 3-bis della citata legge n. 84 del 1994;

   a promuovere iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per l'attivazione e l'ottenimento della certificazione della parità di genere nelle imprese portuali autorizzate dalla legge n. 84 del 1994 e nelle Autorità di sistema portuale italiane al fine di elevare il sistema portuale italiano agli standard europei;

   ad attivarsi affinché si favoriscano strumenti economici, fra cui borse di studio ad hoc che facilitino la formazione e l'inserimento professionale delle donne nel comparto marittimo e portuale;

   a patrocinare tutte quelle azioni che favoriscano la lotta alla segregazione orizzontale e verticale di genere favorendo la presenza delle donne nel comparto marittimo e portuale a tutti i livelli, dal mondo operativo a quello dirigenziale, associativo e di governance portuale.
(7-00325) «Ghio, Boldrini, Barbagallo, Bakkali, Casu, Morassut, Ferrari, Forattini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   recentemente sono stati resi noti a mezzo stampa preoccupanti episodi che legano il territorio siciliano, e in particolare le isole Pelagie e la base di Sigonella, al conflitto israelo-palestinese in corso;

   secondo quanto riportato dal portale di informazione «Lampedusa in 2 minuti» (articolo pubblicato il 7 settembre 2025), nelle acque di Lampedusa, in data 6 settembre 2025, è stato fortuitamente rinvenuto da un motopeschereccio lampedusano un relitto di probabile origine militare e di fabbricazione israeliana, che non risulta mai essere stato oggetto di una chiara comunicazione ufficiale da parte delle autorità italiane;

   sembrerebbe possa trattarsi del frammento di un satellite spia destinato al potenziamento delle capacità di sorveglianza di Israele su aree strategiche del Medio Oriente ovvero, secondo un'altra ipotesi, del residuo di un serbatoio supplementare di un aereo israeliano;

   il ritrovamento, avvenuto in un tratto di mare strategico per la sicurezza del Mediterraneo centrale, ha destato allarme sia per le possibili implicazioni belliche, sia per l'opacità istituzionale che lo ha accompagnato, anche in virtù del fatto che è stato proceduto, secondo alcune testimonianze, dall'avvistamento di alcuni bagliori seguiti da boati provenienti dal tratto di mare interessato;

   solo pochi giorni prima, in data 2 settembre 2025 tre aerei militari israeliani hanno sorvolato la Sicilia atterrando nella base militare di Sigonella. In particolare, un KC-130H è decollato dalla base aerea israeliana di Nevatim il 2 settembre 2025 ed è atterrato a Sigonella alle ore 18:40 della medesima giornata, per poi ripartire dopo circa tre ore e mezza di sosta;

   lo Stato maggiore della difesa, in una nota ufficiale, ha precisato che l'atterraggio del velivolo israeliano a Sigonella ha avuto natura meramente tecnica e logistica, limitata al rifornimento, con la presenza a bordo del solo personale tecnico-logistico e senza trasporto di materiali o armamenti;

   le tempistiche di tali accadimenti si trovano in stretta coincidenza con la partenza della Global Sumud Flotilla, impegnata in una missione umanitaria nel Mediterraneo volta superare il blocco navale israeliano e raggiungere Gaza per condurre aiuti umanitari alla popolazione stremata dal conflitto armato;

   da tali eventi emerge come la Sicilia, nel silenzio delle istituzioni locali e nazionali, appaia sempre più coinvolta, direttamente o indirettamente, nelle dinamiche militari legate al conflitto israelo-palestinese, con potenziali ricadute sulla sicurezza e sulla neutralità internazionale dell'Italia –:

   se e quali attività di verifica siano state disposte in ordine al relitto militare israeliano al fine di valutarne la natura, l'epoca e le circostanze di tale presenza;

   se si ritenga di fornire ulteriori e maggiori dettagli circa le motivazioni formali che hanno giustificato l'autorizzazione all'atterraggio dei velivoli israeliani presso la base di Sigonella, considerata la breve nota ufficiale dello Stato maggiore della difesa;

   se sia stato verificato con piena certezza che non vi sia stato alcun trasporto di materiale bellico o attività di intelligence legata ai movimenti della Global Sumud Flotilla;

   quali siano le condizioni e i limiti di utilizzo delle basi italiane da parte di forze armate straniere, in particolare in scenari di conflitto aperto che coinvolgono Stati terzi;

   quali iniziative intendano assumere per garantire la piena trasparenza e il rispetto del principio costituzionale di cui all'articolo 11 secondo cui l'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, impedendo che il territorio nazionale diventi strumento di complicità in operazioni militari contrarie al diritto internazionale.
(2-00672) «Carmina, Lomuti, Perantoni, Pellegrini, Baldino, Alfonso Colucci, Penza, Bruno, Cantone, Scerra, Caramiello, Cherchi, Fede, Iaria, Traversi, Raffa, Amato, Caso, Orrico, Donno».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa – Per sapere – premesso che:

   l'angosciante pallottoliere che registra giornalmente i morti nella striscia di Gaza non smette di fermarsi e a oggi registra circa 65.520 morti e come rivela l'indagine condotta da +972 Magazine, Local Call e The Guardian almeno l'83 per cento sono civili. Dati che contraddicono le dichiarazioni pubbliche dell'esercito israeliano e dei funzionari governativi, di un rapporto di 1:1 o 2:1 tra vittime civili e miliziani;

   secondo Save the Children sarebbero morti almeno 20.000 bambini: uno ogni 50 minuti;

   ieri VolkerTurk, alto commissario dell'Onu per i diritti umani, aprendo a Ginevra la 60a sessione del Consiglio Onu per i diritti umani invocando una risposta più decisa della comunità internazionale per mettere fine al massacro, ha affermato: «Sono inorridito dell'utilizzo di una retorica genocida e della vergognosa disumanizzazione dei palestinesi da parte di alti funzionari israeliani: oggi Gaza è un territorio ridotto a un cimitero»;

   inoltre, la situazione in Cisgiordania, compresa Gerusalemme-Est, si è notevolmente deteriorata. Mentre continuano le demolizioni di case e strade più di 32.000 persone sono state sfollate con la forza. Poco prima che l'Esecutivo approvasse il piano di rioccupazione totale della Striscia la Knesset, con l'obiettivo di seppellire definitivamente l'idea di uno Stato palestinese, ha approvato una risoluzione sull'annessione della Cisgiordania;

   il 16 giugno 2003 l'Italia ha firmato a Parigi il Memorandum d'intesa con lo Stato d'Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa, ratificato con legge n. 94 del 2005;

   la vigenza del Memorandum è stabilita in 5 anni, automaticamente prorogati salvo recesso di una Parte; oggi più che mai questa proroga non può essere una semplice formalità e richiederebbe una discussione parlamentare. Continuare questa cooperazione equivale a rendersi complici di bombardamenti su ospedali, scuole, campi profughi;

   nell'Unione europea esiste finalmente una forte maggioranza per la revisione del Memorandum, maggioranza di cui non fa parte l'Italia che ha approvato, nelle commissioni Difesa di Camera e Senato, l'acquisto di sistemi ad alta tecnologia prodotti dalla Elta-Systems Ltd, società controllata dalla Israel-aerospace-Industries;

   mentre il Governo, secondo gli interpellanti, a parole riafferma con fermezza il proprio impegno per la pace, la sicurezza e il rispetto del diritto internazionale, si continua sottotraccia a esportare armamenti e tecnologie militari verso Israele. È quanto emerge dall'analisi condotta incrociando dati ufficiali del Sipri, dell'Istat (portale Coeweb) e dalla Relazione governativa sull'export d'armamenti, che smentisce le dichiarazioni pubbliche del Governo sulla sospensione delle forniture dopo il 7 ottobre 2023;

   secondo Sipri, tra il 2019-2023, l'Italia aveva esportato verso Israele 26.7 milioni di dollari in sistemi d'arma comprendenti 12 elicotteri leggeri AW119-Koala e 4 cannoni navali Super-Rapid prodotti dalla Leonardo Spa. A questi sistemi s'aggiunge la cooperazione strutturale nel programma dei caccia F-35, con componenti italiane destinate ai velivoli israeliani;

   secondo il Coeweb nel 2024 l'Italia ha esportato in Israele «armi e munizioni» per circa 5.8 milioni, esportazioni che mostrano una cooperazione ancora più strutturata;

   particolarmente rilevante sono le tecnologie per «navigazione aerea e spaziale», che comprende aerei, droni, radar per circa 34 milioni di euro. Di questi, 31 milioni non sono inseriti in sottocategorie, rendendone difficile la tracciabilità. Rientra probabilmente anche la vendita del jet M346-Master, impiegato nell'addestramento militare avanzato;

   sempre, nel 2024, abbiamo esportato in Israele 2.7 milioni di euro in computer industriali, lettori ottici e dispositivi per l'inserimento e l'elaborazione codificata delle informazioni, strumenti fondamentali per le infrastrutture militari. Tecnologie che possono essere utilizzate per funzioni dual-use quali il controllo dei droni, il targeting automatizzato e il comando delle operazioni militari;

   nonostante il Governo continui a rivendicare la piena legalità delle esportazioni militari, la legge n. 185 del 1990 vieta l'invio di armamenti a Paesi coinvolti in conflitti armati, salvo accordi o motivi di sicurezza nazionale;

   inoltre, l'Italia, come riportano «Il Fatto Quotidiano», «Open», e «Sardegna 24» sembra essere un porto sicuro per i soldati dell'Idf mandati, questa volta, in Gallura a «decomprimere», cioè curare lo stress postraumatico della guerra, sindrome di cui soffrono almeno 3.770 soldati sui 130 mila impiegati. Sono tutti ragazzi e ragazze tra i 20 e 30 anni ospiti nel resort a 5stelle, il Mangia's Curio Collections. Alcuni sono stati accolti all'aeroporto di Olbia al grido di «killers not welcome», per dimostrare la contrarietà al «turismo del genocidio»;

   altra meta scelta per viaggi organizzati dall'Idf, per i soldati dopo le azioni di guerra sono state, nel 2024, le Marche, questo perché l'Italia è considerata un paese amico e sicuro. Altri governi, come quello spagnolo, hanno vietato l'ingresso di militari coinvolti nelle operazioni militari a Gaza;

   infine, un articolo del «Middle East Eye» rivela che Israele, da tempo, utilizza combattenti stranieri, ovvero cittadini con doppia cittadinanza e tra questi ci sarebbe una significativa componente italiana. Il ministro degli affari esteri e delle cooperazioni internazionali ha confermato che sono circa mille i cittadini israeliani con passaporto italiano che svolgono il servizio di leva in Israele –:

   quanti siano i cittadini con passaporto italiano che combattono in Israele, se e quanti di questi siano deceduti e/o feriti;

   quali siano le reali motivazioni che vedono impegnate le nostre forze dell'ordine a tutela dei militari israeliani in vacanza in Gallura;

   quanti siano gli aerei militari israeliani che sono atterrati e decollati dalle basi italiane dal 7 di ottobre 2023 e quale assistenza abbiano ricevuto;

   se non ritengano assumere iniziative di competenza volte a vietare alle persone coinvolte direttamente o indirettamente nelle operazioni militari a Gaza l'ingresso in Italia;

   se non ritengano di interrompere immediatamente tutte le attività economiche e militari con un governo, quello israeliano, che sta giornalmente violando il diritto internazionale con azioni riconosciute come crimini di guerra;

   come intendano garantire l'incolumità dei nostri cittadini presenti nelle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla diretta a Gaza, iniziativa di resistenza civile e non violenta che nasce come risposta collettiva alla drammatica condizione di isolamento e carestia che colpisce la Striscia di Gaza a causa del blocco imposto da Israele;

   quali siano le ragioni che impediscono di revocare il Memorandum d'intesa con lo Stato d'Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa, scaduto l'8 giugno 2025, con un governo che sta commettendo una vera e propria pulizia etnica del popolo palestinese.
(2-00673) «Bonelli, Zanella, Fratoianni, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il 7 ottobre 2024, il Dipartimento del Tesoro statunitense ha inserito Mohammed Hannoun nella lista dei soggetti sanzionati per aver materialmente assistito, sponsorizzato o fornito supporto finanziario, materiale o tecnologico, beni o servizi a sostegno di Hamas;

   come evidenzia Formiche, a indagare su Hannoun era stato, agli inizi degli anni Duemila, l'attuale procuratore di Genova. L'associazione da lui fondata, aveva scoperto la Digos, si occupava di mantenere economicamente gli orfani dei martiri di Hamas. Per l'accusa questo equivaleva a finanziare il terrorismo. Nel 2004 i pm avevano chiesto l'arresto di Hannoun, proprio perché si trattava di un finanziamento «postumo». L'inchiesta era stata archiviata anche a causa delle mancate risposte alle richieste di rogatorie internazionali per avere un quadro completo delle associazioni impegnate a supportare la popolazione di Gaza;

   già lo scorso 9 maggio 2024 Il Tempo documentava il mandato di cattura per costituzione e organizzazione di banda armata «a conclusione delle indagini relative all'attentato del 27 dicembre 1985 all'aeroporto di Fiumicino» nei confronti di Othman Jihad Mohamd Issa Mahmood Abid El Hali, dopo le manifestazioni a La Sapienza di Roma;

   come documentato da Il Tempo il 29 luglio 2025 nella sala stampa della Camera dei deputati si è tenuta la presentazione del rapporto della relatrice Onu Francesca Albanese, dal titolo «Da un'economia di occupazione a un'economia di genocidio», promossa dall'onorevole Stefania Ascari (Movimento 5 Stelle). Alla conferenza, riporta il quotidiano, erano presenti anche attivisti collegati a sigle filo-palestinesi. Tra i nomi citati: Suleiman Hijazi, figura già nota nel circuito associativo (Il Tempo, 31 luglio 2025) e Mohammed Hannoun, con cui Albanese scatta una foto;

   il 9 agosto, Il Tempo pubblica un articolo dal titolo «I compagni di Hamas» dove mette in evidenza i rapporti tra alcune associazioni italiane e i vertici di Hamas. Viene ricordato che il Dipartimento del Tesoro Usa (Ofac) ha sanzionato Mohammad Hannoun, presidente dell'Abspp di Genova, accusata di aver convogliato almeno 4 milioni di dollari verso Hamas in dieci anni;

   il 16 agosto, lo stesso quotidiano aggiunge un altro dettaglio: anche l'associazione Cupola d'oro (Golden dome charity association), attiva in Italia, è stata inserita dall'Ofac nella lista delle entità «linked to Hamas»;

   il 14 agosto, Il Tempo pubblica un articolo su Alessandro Di Battista, accusato di rapporti ambigui con figure collegate a Hannoun;

   Abu Nidal è stato uno dei nomi chiave del terrorismo di matrice palestinese nella seconda metà del Novecento, responsabile in Italia il 9 ottobre 1982 dell'attentato contro la Sinagoga di Roma, il 16 settembre 1985 dell'attentato contro il Cafè de Paris, il 27 dicembre 1985 dell'attentato a Fiumicino causando complessivamente 17 morti e 216 feriti;

   come indicato in un documento richiesto dall'interpellante per esigenze parlamentari (di seguito «Raccolte speciali / Direttiva Renzi (2014) / Presidenza del Consiglio dei ministri / Agenzia informazioni e sicurezza esterna – AISE / 2-53 Notizie concernenti atti terroristici / 175: “Roma Fiumicino 27/12/1985 Attentato terroristico” (1985-1986) / 9: (1986)» prodotto il 28 gennaio 1986 dal Servizio Informazioni e Sicurezza Militare relativo ad Abu Nibal «è sempre stato difficoltoso pervenire a un esatta valutazione degli effettivi di Abu Nibal, ma si ritiene che i suoi aderenti ammontino ad alcune centinaia. Sembra che il gruppo abbia una propria struttura organizzativa, ma anche a tal riguardo, è difficile stabilirne le linee strutturali. Finora sono note solo quelle riguardanti:

    il Segretario generale dell'organizzazione: Sabri Khalil Abdul Hamid Al Banna;

    il capo dei sotto-Comitati Reclutamento e Organizzazione: Ghassan Naji Al Ali, alias “dr. Ghassan”;

    il Comitato militare per le azioni all'estero: Mustafa Hassan Murad Ismail, alias Abu Nizzar;

    le Relazioni estere: Issam Afif Ibrahim Abdullah Odeh, alias Issam;

    il Comitato centrale d'informazione: Mohamed Wasfi Abdullah Mustafa Hannoun, alias Wasfi;

    il Responsabile dell'organizzazione in Siria: Abdul Rahman Kamel Mohammad Yassin Issa, alias Abou Samir;

    l'Istruzione militare Jamal Aboud;» –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare per chiarire se Mohammed Wasfi Abdullah Mustafa Hannoun, agente operativo del gruppo terroristico di Abu Nidal, come evidenziato dalle carte declassificate dalla direttiva Renzi e versate nell'Archivio di Stato (Raccolte speciali / Direttiva Renzi (2014) / Presidenza del Consiglio dei ministri / Agenzia informazioni e sicurezza esterna – AISE / 2-53 Notizie concernenti atti terroristici / 175: «Roma Fiumicino 27/12/1985 Attentato terroristico» (1985-1986) / 9: (1986) /) e Mohammed Hannoun, presidente dell'Associazione palestinesi d'Italia, siano omonimi o abbiano legami;

   se ritengano a questo fine necessaria e urgente la declassificazione degli atti relativi all'attentato della Sinagoga di Roma (124.3/663) e se non ritengano, qualora dovessero emergere evidenze, di dover adottare iniziative urgenti finalizzate all'espulsione dallo Stato italiano.
(2-00675) «Mollicone».

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARCHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 24 agosto 2025, il Fatto Quotidiano ha pubblicato un reportage firmato da Thomas Mackinson nel quale si dava conto di quanto accade alla frontiera tra Polonia e Bielorussia;

   in particolare, l'articolo descriveva le difficoltà create dalle autorità di frontiera polacche a tutti coloro che escono dalla Bielorussia, inclusi i cittadini europei occidentali che aspirano a divenire genitori adottivi di bambini bielorussi;

   al centro della vicenda riportata dal Fatto Quotidiano, quanto accaduto alla signora Paola Lombardi, cosentina, durante il viaggio di ritorno in Italia dopo aver festeggiato nell'orfanotrofio di Kobryn il quattordicesimo compleanno del piccolo Arsenji, che ricorreva il 18 agosto 2025;

   la signora Paola Lombardi e il marito avevano ospitato il piccolo Arsenji in Italia nel quadro delle misure di accoglienza temporanea istituite in favore dei bimbi esposti alle radiazioni della centrale nucleare di Chernobyl;

   stando a quanto dichiarato dalla signora Lombardi, ripartita il 21 agosto 2025 in pullman dalla città bielorussa di Brest con il marito, il mezzo sul quale viaggiava è stato bloccato assieme a molti altri sulla via che conduceva alla frontiera con la Polonia, rimanendovi per due notti ed oltre 40 ore;

   una difficoltà ulteriore rappresentata dalla signora Paola Lombardi è l'impossibilità attuale di adottare bambini bielorussi, circostanza che costringerebbe gli aspiranti genitori adottivi ad effettuare ogni anno numerosi viaggi in Bielorussia per non perdere il contatto con i bambini con i quali sono entrati in rapporto;

   le chiusure selettive dei valichi in uscita dalla Bielorussia non riguarderebbero solo la Polonia, ma investirebbero anche Lituania e Lettonia, che non permetterebbero l'attraversamento del confine su auto private, taxi e biciclette, consentendolo solo su pullman autorizzati, che sarebbero fatti oggetto di controlli sempre più lunghi e stringenti;

   i valichi agibili sono stati ridotti a tre, da una trentina che erano –:

   quali iniziative di competenza il Governo ritenga opportuno assumere per assicurare ai cittadini italiani che si recano in Bielorussia allo scopo di visitare i bambini locali già ospitati nel nostro Paese la possibilità di ottenere un percorso agevolato di uscita dal territorio bielorusso.
(4-05784)


   RICCARDO RICCIARDI, AURIEMMA, ILARIA FONTANA, ALIFANO, QUARTINI e SANTILLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi la Global Sumud Flotilla è partita dal porto di Barcellona con l'obiettivo di rompere il blocco navale predisposto dal governo israeliano volto ad impedire l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. L'operazione, con a bordo attivisti, artisti e civili impegnati per la causa della liberazione di Gaza, si configura come la più grande iniziativa indipendente umanitaria internazionale della storia e rappresenta una forte reazione dal basso contro l'orrore dell'indifferenza internazionale di fronte al genocidio di Gaza;

   come noto, la missione è composta da circa cinquanta imbarcazioni provenienti da quarantaquattro Paesi, compresa l'Italia, cariche di viveri, acqua e medicinali destinati alla popolazione di Gaza, vittima del genocidio in corso e della carestia che continua a mietere vittime innocenti;

   particolare preoccupazione destano le ultime dichiarazioni del Ministro della sicurezza nazionale del governo israeliano, Itamar Ben-Gvir, contro i volontari della Global Sumud Flotilla che ha presentato al governo di Netanyhau un piano per inasprire la risposta all'arrivo della flotta umanitaria, che comporta arresti nelle prigioni israeliane di Ketziot e Damon per gli attivisti a bordo, considerati alla stregua di «terroristi». Tali affermazioni non trovano fondamento nella natura prettamente umanitaria dell'operazione in atto che appare conforme al rispetto del diritto umanitario internazionale;

   in risposta a tali minacce israeliane, la società civile, così come diverse amministrazioni locali e molti sindaci, hanno espresso la propria indignazione attraverso azioni di solidarietà a sostegno della missione umanitaria, come quella annunciata dai movimenti studenteschi attraverso una giornata di mobilitazione prevista per il 4 settembre 2025 davanti al rettorato della Sapienza a Roma e in altri atenei italiani;

   ferma la risposta del Collettivo autonomo lavoratori portuali (Calp) di Genova, porto dal quale sono salpate alcune imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, che hanno minacciato di bloccare il traffico portuale europeo se dovessero essere interrotti i contatti con le imbarcazioni italiane anche per un breve lasso di tempo;

   a parere degli interroganti sarebbe urgente ed oltremodo opportuno una risposta ferma e condivisa, anche a livello europeo, di censura e condanna delle dichiarazioni del governo israeliano nei confronti degli attivisti impegnati nell'operazione anche attraverso azioni concrete di sostegno per garantire il successo della missione umanitaria –:

   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di assicurare la riuscita di quella che è stata definita la più grande missione umanitaria dal basso della storia, Global Sumud Flotilla, nonché garantire la sicurezza delle imbarcazioni italiane e dell'equipaggio multinazionale impegnati nell'operazione, considerate le dichiarazioni del governo israeliano di cui in premessa.
(4-05794)


   CARMINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso da fonti di stampa, a fine 2024 un gruppo di giovani militari israeliani avrebbe trascorso un periodo di «libera uscita» nella regione Marche, partecipando a tour turistici in località come Fermo, Porto San Giorgio, la Riviera del Conero e le Grotte di Frasassi;

   i militari sarebbero stati accompagnati da agenti della Digos per garantire la massima riservatezza e sicurezza, utilizzando nomi di fantasia durante le prenotazioni alberghiere e accedendo a siti naturalistici e culturali in via riservata;

   secondo alcune fonti, l'iniziativa sarebbe stata organizzata da un'agenzia marchigiana specializzata in «itinerari ebraici marchigiani», con l'obiettivo di offrire un periodo di decompressione a soldati israeliani presumibilmente affetti da stress post-traumatico a seguito delle operazioni militari a Gaza;

   la presenza di militari stranieri, seppur in libera uscita, accompagnati da scorta della Digos e con misure di riservatezza straordinarie, solleva interrogativi sulla trasparenza dell'iniziativa e sui potenziali rischi per la sicurezza e l'ordine pubblico;

   tale iniziativa potrebbe avere ripercussioni sui rapporti internazionali dell'Italia, in particolare con i Paesi del Medio Oriente e con le organizzazioni internazionali impegnate nella tutela dei diritti umani;

   in aggiunta, recenti fonti giornalistiche hanno riportato che, all'inizio del 2025, centinaia di militari israeliani dell'Idf sarebbero stati ospitati in Sardegna, a Santa Teresa di Gallura, in un resort a cinque stelle a Baia Santa Reparata, pur sempre nell'ambito di programmi di vacanza e decompressione dopo le operazioni a Gaza;

   tale presenza ha generato ampie polemiche sul piano sociale, non essendo tuttora chiaro se tali soggiorni siano il frutto di accordi bilaterali fra Italia e Israele e se sia previsto un coinvolgimento delle istituzioni nazionali o locali;

   secondo fonti citate dall'Ansa, i soldati israeliani in vacanza in Italia sarebbero considerati «obiettivi sensibili» e, pertanto, sottoposti a speciali misure di protezione da parte delle autorità italiane, anche in considerazione della guerra a Gaza e delle proteste pro-Palestina –:

   se il Governo fosse a conoscenza dell'iniziativa sopra descritta nelle Marche e, in caso affermativo, quali autorità abbiano autorizzato o facilitato l'ospitalità dei militari israeliani nella regione;

   se il Governo confermi la presenza in Sardegna, presso Santa Teresa di Gallura, di centinaia di militari dell'Idf e, in caso positivo, a quale titolo e con quali modalità sia stato consentito il loro soggiorno;

   quali siano state le motivazioni e le modalità operative che hanno giustificato l'impiego della Digos, o di altre articolazioni delle forze di polizia, per la scorta e la protezione dei militari israeliani durante i loro soggiorni in Italia;

   se siano state valutate le implicazioni per la sicurezza nazionale e per l'ordine pubblico derivanti dalla presenza di militari stranieri sul territorio italiano, anche in relazione al contesto geopolitico internazionale;

   se e in quale misura siano stati informati e coinvolti gli enti locali e le autorità regionali delle Marche e della Sardegna riguardo alle iniziative citate e quali misure siano state adottate per garantire la trasparenza e la sicurezza delle comunità locali;

   se siano stati stipulati accordi formali tra Italia e Israele per consentire o agevolare tali soggiorni e, in caso affermativo, quali siano i contenuti e le basi giuridiche di tali intese;

   se per l'organizzazione e la gestione delle iniziative sopra descritte siano stati sostenuti, direttamente o indirettamente, costi a qualsiasi titolo da parte dello Stato italiano, e, in caso affermativo, a quanto ammontino e da quali capitoli di bilancio siano stati coperti;

   quali siano le valutazioni del Governo in merito alle possibili ripercussioni internazionali di queste iniziative sui rapporti bilaterali dell'Italia con i Paesi del Medio Oriente e con le organizzazioni internazionali impegnate nella tutela dei diritti umani.
(4-05809)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   la relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha presentato il suo ultimo rapporto «From economy of occupation to economy of genocide» durante la 59a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, a seguito della quale il Segretario di Stato Marco Rubio aveva annunciato immediate sanzioni con l'accusa di aderire a una campagna politica ed economica in sfavore di Stati Uniti e Israele, in seguito applicate;

   il rapporto menzionato analizza l'evoluzione dell'occupazione israeliana in Palestina come progetto coloniale, con il fondamentale sostegno di una folta compagine economica-industriale, tanto da definirla «economia del genocidio». Secondo quanto riportato dalla relatrice, settori strategici, come l'industria militare, il settore tecnologico, il sistema finanziario e quello accademico, risultano integrati nell'occupazione, considerate le loro attività di sostegno e supporto che hanno favorito il barbaro e disumano uso della forza contro la popolazione civile palestinese;

   il 4 settembre 2025 la stessa Albanese in una conferenza stampa tenutasi presso il Senato della Repubblica ha spiegato i devastanti effetti delle sanzioni decretate contro di lei dall'Amministrazione statunitense: il blocco di tutti i suoi beni negli Stati Uniti, immobili e conti correnti, ed il divieto di ricevere donazioni, retribuzioni ed ogni trasferimento di denaro per qualsiasi causa;

   gli effetti di tali sanzioni hanno ripercussioni anche extraterritoriali, in quanto le viene impedito anche di aprire un conto corrente in qualsiasi banca europea, non le è consentito di possedere o usare carte di credito. Di fatto, le viene impedito di esercitare i propri diritti fondamentali necessari alla gestione della vita quotidiana. In concreto Francesca Albanese non può compiere nessuno scambio che abbia un valore economico, nemmeno con un privato che, se fosse cittadino americano, rischierebbe 20 anni di carcere e una multa miliardaria, come, ad esempio, la figlia della relatrice che ha la cittadinanza statunitense. Le conseguenze sono evidenti anche dal punto di vista umano, in quanto creano paure nelle persone che potrebbero relazionarsi con la Albanese;

   durante la conferenza stampa la Albanese ha dichiarato che quanto accaduto non è solo un attacco diretto nei suoi confronti, ma «è un attacco alle Nazioni Unite ed è per questo che servono i Governi». Ha inoltre dichiarato che le sono giunte dimostrazioni di solidarietà da Governi stranieri ma non da quello italiano e che «in un ordinamento costituzionale ci si aspetta che l'organo preposto a difendere la Costituzione si pronunci su un provvedimento senza precedenti come questo»;

   Domenico Gallo, ex magistrato della Corte di cassazione, ha poi spiegato il legame tra il provvedimento sanzionatorio e la volontà statunitense di impedire il funzionamento della Corte penale internazionale. Il 9 luglio 2025 il Segretario di Stato Usa Marco Rubio ha incluso Albanese nella lista dei soggetti colpiti dall'executive order 14023 firmato il 6 febbraio 2025 dal Presidente Trump e diretto contro la Corte penale internazionale, a seguito del mandato di arresto per Netanyahu. Il citato ordine vieta l'ingresso negli Stati Uniti ai funzionari e impiegati coinvolti nel lavoro investigativo della Cpi, oltre che ai loro familiari più stretti, e prevede anche il congelamento dei loro beni, inoltre, una clausola di quell'ordine consente al Segretario di includere successivamente chiunque ritenga potesse facilitare il lavoro della Cpi, come la relatrice speciale con le indagini da lei condotte;

   secondo l'ex magistrato l'executive order 14023, è un «atto eversivo che viola i diritti umani fondamentali, un colpo di Stato internazionale». Pertanto la linea difensiva di Francesca Albanese dovrebbe essere quella di far includere quell'ordine in un meccanismo di blocco della sua validità in Europa in quanto extraterritoriale –:

   se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative di competenza volte a sostenere e tutelare la relatrice speciale Francesca Albanese, a tal fine intervenendo, per quanto di competenza, con i Governi di Usa e Israele, rapportandosi all'Onu;

   se intenda, altresì, promuovere in sede europea o sostenere azioni volte a reagire agli effetti extraterritoriali delle sanzioni statunitensi.
(2-00674) «Riccardo Ricciardi, Auriemma, Ilaria Fontana, Alifano, Quartini, Santillo, Francesco Silvestri, Ascari, Cafiero De Raho, D'Orso, Giuliano, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, L'Abbate, Morfino».

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   numerosi studenti e studentesse palestinesi, vincitori e vincitrici di borse di studio e regolarmente ammessi ai corsi di laurea e post-laurea presso i nostri atenei per l'anno accademico 2025-2026, si trovano attualmente bloccati nella striscia di Gaza;

   la loro permanenza in zona di conflitto comporta un pericolo immediato e concreto per la vita e l'incolumità personale;

   senza un intervento attivo e tempestivo del Governo italiano, i suddetti studenti non potranno accedere materialmente ai percorsi di studio cui hanno pieno diritto;

   la normativa europea (Reg. CE 810/2009, Reg. UE 2016/399, Dir. 2001/55/CE) e la IV Convenzione di Ginevra del 1949 obbligano gli Stati membri a garantire protezione umanitaria e accesso sicuro a civili, con particolare riferimento a studenti e minori;

   il diritto allo studio è principio costituzionalmente garantito (articolo 34) e fondamento dell'identità della Repubblica;

   appare urgente l'attivazione di corridoi umanitari a fini educativi che consentano un trasporto sicuro per l'evacuazione degli studenti da Gaza, nonché il rilascio di visti di emergenza educativa;

   per la predetta missione è altresì necessario attivare il più efficace coordinamento con le rappresentanze diplomatiche e con i nostri atenei, al fine di garantire l'arrivo in Italia entro l'inizio del semestre accademico 2025-2026;

   è evidente che ogni ulteriore ritardo od omissione costituirebbe inadempimento gravissimo, traducendosi in una violazione dei diritti degli studenti e delle studentesse interessati;

   a riguardo, numerose università italiane hanno avanzato apposito appello, sollecitando con istanza inoltrata via Pec il Governo italiano ad attivarsi affinché gli studenti e le studentesse raggiungano il territorio italiano in tempo utile per l'inizio dell'anno accademico e, dunque, entro e non oltre il 15 settembre 2025;

   il TAR Lazio con due ordinanze del 5 giugno 2025 (RG 03110/2025 e 03111/2025), in relazione alla posizione di tre studentesse native e dimoranti nella striscia di Gaza e vincitrici di borsa di studio presso l'università di Siena, ha ritenuto possibile il rilascio del visto d'ingresso con procedura interamente telematica secondo modalità che andranno stabilite dalla sede diplomatica, in ragione dei principi sanciti dal codice dell'amministrazione digitale e quelli di leale collaborazione tra le pubbliche amministrazioni, nonché della normativa posta in deroga a quella ordinaria in virtù del regolamento recante le norme di attuazione del Testo unico dell'immigrazione e dell'articolo 6 del Codice dei visti Schengen su menzionato (Reg. CE 810/2009) in ordine all'acquisizione dei dati biometrici dei singoli studenti, nel rispetto della sicurezza nazionale –:

   se intendano, senza alcun ulteriore indugio, assumere iniziative di competenza volte a:

    a) attivare un trasporto sicuro per l'evacuazione degli studenti e delle studentesse da Gaza ammessi presso le università italiane entro e non oltre la suddetta data del 15 settembre 2025;

    b) rilasciare visti di emergenza educativa con procedura straordinaria;

    c) qualificare formalmente l'operazione come missione umanitaria a fini educativi;

    d) coordinare le azioni necessarie con le rappresentanze diplomatiche e con i nostri atenei, al fine di garantire l'arrivo in Italia entro l'inizio del semestre accademico 2025-2026;

    e) ampliare il numero delle borse di studio disponibili, prevedendo bandi straordinari con procedure semplificate, tenendo conto delle condizioni eccezionalmente gravi in cui versano gli studenti palestinesi che vivono sotto i bombardamenti, affinché non vengano esclusi per ostacoli burocratici insormontabili.
(2-00670) «Sportiello, Caso».

Interrogazione a risposta immediata:


   FRATOIANNI, BONELLI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è di queste ore la notizia di un attacco ad un'imbarcazione della Global Sumud Flotilla mentre si trovava in acque territoriali tunisine;

   la responsabilità di Israele nell'attacco appare altamente probabile, in considerazione del fatto che il Ministro della sicurezza nazionale del Governo di Tel Aviv, Itamar Ben Gvir, ha dichiarato in diverse occasioni che gli attivisti della Global Sumud Flotilla sarebbero stati trattati alla stregua di terroristi;

   la Global Sumud Flotilla è la più grande iniziativa indipendente per portare aiuti umanitari ai civili nella Striscia di Gaza. Alcune delle barche sono già partite la scorsa settimana da Genova e da Barcellona e altre si uniranno partendo nei prossimi giorni da Sicilia e Tunisia;

   si tratta di una flotta di 70 imbarcazioni con a bordo oltre 800 persone provenienti da 44 Paesi per un'operazione umanitaria, internazionale, pacifica, senza precedenti. La coalizione riunisce non solo attivisti, ma anche medici, avvocati, artisti, ingegneri navali, politici, sindacalisti. A bordo ci saranno tanti italiani, tra cui quattro parlamentari. Dopo l'attacco alla nave Family Boat, è ancora più importante che il Governo italiano tuteli l'equipaggio della Flotilla;

   di fronte ad un Governo israeliano che arriva persino ad accusare di complicità con i terroristi la Corte suprema israeliana che ha stabilito che lo Stato non sta adempiendo ai suoi obblighi legali di nutrire adeguatamente i prigionieri di sicurezza palestinesi, sentenziando pertanto che si devono adottare le misure per fornire loro cibo sufficiente per garantire «un'esistenza di base», non bastano più parole di condanna;

   il Ministro degli esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha assicurato che la Global Sumud Flotilla avrà la protezione diplomatica e consolare dello Stato. Alleanza Verdi e Sinistra chiede che il Governo italiano faccia lo stesso –:

   se non ritenga opportuno, anche alla luce dell'attacco subito dalla nave Family Boat, garantire protezione diplomatica ai nostri concittadini impegnati in una straordinaria missione umanitaria che cerca di rompere il blocco degli aiuti umanitari ai palestinesi operato dal Governo Netanyahu, richiamando l'attenzione sulla necessità di adottare quelle sanzioni sempre più necessarie nei confronti di Israele, il cui Governo dichiara apertamente la sua intenzione di cancellare Gaza, annettere la Cisgiordania e deportare i palestinesi.
(3-02160)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BAKKALI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   grazie all'articolo di Linda Maggiori pubblicato su Il Manifesto del 2 settembre 2025 si apprende che un carico di munizioni esportato dalla Repubblica Ceca verso Israele è transitato lo scorso 30 giugno 2025 dal porto di Ravenna, a bordo della nave Zim New Zealand con destinazione Haifa;

   ai sensi dell'International maritime dangerous goods Code (Imdg Code), i materiali sopra ricordati sono identificati «classe 1.4S», e sono nella fattispecie esplosivi;

   l'articolo 1 comma 1 della legge 185 del 1990, prevede che anche il «transito» di materiale d'armamento deve essere conforme alla politica estera e di difesa dell'Italia. Il comma 2, dispone che anche esso sia soggetto ad autorizzazioni e controlli da parte dell'Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) autorità nazionale, incardinata presso il Ministero degli affari esteri;

   il regolamento di attuazione della legge, all'articolo 10 stabilisce che «Per la successiva esportazione verso destinatari situati in Stati terzi di materiali trasferiti dal territorio nazionale con autorizzazioni di trasferimento intracomunitario è richiesto il consenso dell'Autorità nazionale – UAMA.» ;

   Agenzia delle dogane di Ravenna ha comunicato che il carico sopra citato non ha avuto l'autorizzazione da parte dell'Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) organo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione incaricato di rilasciare, sospendere o revocare le autorizzazioni;

   Uama ha comunicato di non essere in possesso di informazioni sul carico citato e ha affermato che: «(...) dopo il 7 ottobre 2023 il Governo italiano ha sospeso qualsiasi nuova autorizzazione all'esportazione di materiali d'armamento verso Israele ai sensi della legge 185 del 1990, sospensione che prosegue tuttora»;

   secondo l'Agenzia per le dogane di Ravenna, a norma dell'articolo 10-bis comma 1 della legge 185 del 1990. non sarebbe necessaria alcuna autorizzazione se «il trasferimento è stato autorizzato da altro Stato membro dell'Unione europea»;

   si tratta di un'interpretazione che, a parere dell'interrogante, non può essere accolta in quanto il citato articolo dispone che «Il trasferimento di materiali d'armamento, ivi inclusi componenti e parti di ricambio, a destinatari stabiliti nella Comunità (...) è soggetto ad autorizzazione preventiva. Per l'ingresso nel territorio dello Stato, o per il suo attraversamento, di materiali d'armamento il cui trasferimento è stato autorizzato da altro Stato membro, non è richiesta altra autorizzazione, (...)»;

   dunque, tali materiali non richiedono ulteriori autorizzazioni solo se sono destinati a un Paese dell'Unione europea mentre per i Paesi terzi vale inderogabilmente il regime autorizzatorio e di controllo previsto dall'articolo 1, anche al fine della verifica di sussistenza dei divieti espressamente contemplati dai commi 5 e 6 della citata legge 185 del 1990 che vietano anche il transito di armamenti destinati a Paesi che stanno violando il diritto internazionale umanitario, commettendo crimini di guerra, crimini contro l'umanità e, come Israele secondo la Corte internazionale di giustizia, è plausibile stiano commettendo il crimine di genocidio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendano assumere, per quanto di rispettiva competenza, per evitare che situazioni come quella ricordata e che configura una violazione della legge inaccettabile si verifichino di nuovo.
(5-04369)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni, grazie ad un articolo de Il Manifesto, è stata resa pubblica la notizia che il 30 giugno 2025 dal porto di Ravenna è partito un carico di munizioni a bordo della nave Zim New Zealand. Il container era provvisto del simbolo «esplosivi» classe 1.4S ed era partito per Haifa. La segnalazione è arrivata da un portuale, raccolta da Weapon Watch, Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei;

   da quanto si apprende, la giornalista freelance Linda Maggiori, con accesso agli atti, ha chiesto alle autorità di confermare il carico di armi e se tali container fossero scortati da autorizzazione Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, nonché di conoscere ogni altro dettaglio utile a capire la quantità, la provenienza, e l'azienda alla quale è stato inviato;

   secondo quanto riportato nell'articolo, la Capitaneria di Porto ha risposto subito «confermando il transito nel porto di Ravenna e il successivo imbarco di merce classe 1.4S». L'Autorità nazionale Uama si è detta non a conoscenza di questi container precisando che: «come riferito più volte in sede parlamentare, dopo il 7 ottobre 2023 il Governo italiano ha sospeso qualsiasi nuova autorizzazione all'esportazione di materiali d'armamento verso Israele ai sensi della Legge 185/1990, sospensione che prosegue tuttora»;

   l'ufficio delle dogane di Ravenna ha confermato che il carico militare è partito per Israele senza autorizzazione Uama, e che «l'operazione di esportazione è stata effettuata nella Repubblica Ceca». Per motivare l'assenza di autorizzazione Uama, le dogane hanno citato l'articolo 10-bis comma 1 della legge n. 185 del 1990, specificando che «se il trasferimento è stato autorizzato da altro Stato membro, non è richiesta altra autorizzazione, fatta salva l'applicazione delle disposizioni necessarie a garantire la tutela della pubblica sicurezza o dell'ordine pubblico»;

   il controllo dell'esportazione ed importazione di materiali d'armamento è disciplinato dalla legge 9 luglio 1990, n. 185 «Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento». Nel 2012 è stata istituita l'Autorità nazionale Uama, chiamata a garantire l'applicazione della normativa italiana, integrata da quella europea ed internazionale;

   come sottolineato dall'avvocato Andrea Maestri nell'articolo citato, «l'art. 10-bis della legge 185/1990 disciplina i trasferimenti all'interno del territorio europeo e non verso Paesi terzi, quale è Israele». Quindi sembrerebbe essere stata violata la legge n. 185 del 1990 che prevede autorizzazioni Uama per transiti verso Paesi extra Ue;

   Amnesty International Cecoslovacchia ha lanciato un duro monito contro il Governo ceco per aumento dell'export di armi verso Israele, che nel 2024 ha esportato materiale militare a Israele per un valore superiore a 30 milioni di euro. L'associazione «Victims of Wars Aid» ha intrapreso una denuncia penale contro il Governo ceco per sostegno al genocidio nei confronti del popolo palestinese;

   con interrogazione 4-05745 l'interrogante ha già portato all'attenzione del Governo che la nave Zim Australia nel dicembre 2024 stava per caricare un container di forgiati ad uso bellico, diretto a Israele e il carico è stato sequestrato nel porto di Ravenna il 4 febbraio 2025;

   Benjamin Netanyahu è accusato dalla Cig di crimini contro l'umanità. A giudizio dell'interrogante il Governo italiano deve chiarire da che parte sta. Il nostro territorio nazionale non può essere crocevia di morte e complice di genocidio –:

   se non ritengano urgente chiarire come sia stato possibile questo transito, accertare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità e rafforzare i controlli per far sì che tali episodi non si ripetano;

   se non ritengano, alla luce della complicata situazione internazionale, di dover rendere pubblici i dati su export e transito di materiale bellico;

   se non ritengano di dover adottare iniziative di competenza per far sì che, come ripetutamente dichiarato dal Governo, cessi l'invio di materiale di armamento verso Israele, anche sotto forma di transito.
(4-05791)


   ONORI e ROSATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il politico moldavo Ion Ceban, sindaco di Chișinău, è stato dichiarato «persona non grata» in Romania e nell'intero spazio Schengen per un periodo di cinque anni, a partire dal 9 luglio 2025, per motivi legati alla sicurezza nazionale, come confermato dal Ministero degli affari esteri romeno;

   tale decisione è stata adottata in seguito a valutazioni delle autorità romene che hanno ritenuto Ceban un rischio per la sicurezza nazionale;

   Ceban è infatti il leader del Movimento per l'Alternativa Nazionale (MAN), un partito che, sebbene si presenti come filoeuropeo, è stato accusato da numerosi analisti di avere legami con il Cremlino e di rappresentare un ostacolo all'integrazione europea della Moldova;

   il 31 agosto 2025, Ion Ceban è arrivato a Roma presentando un passaporto di servizio in suo possesso dal 2021, al fine di partecipare, come si apprende da alcune fonti stampa, a una conferenza dedicata ai municipi, organizzata sotto l'egida dell'Unesco;

   per consentire la sua partecipazione all'evento, le autorità italiane gli avrebbero rilasciato un visto con validità limitata al territorio italiano fino al 3 settembre 2025;

   questa tipologia di visto viene rilasciata in via eccezionale quando lo Stato membro interessato lo ritiene necessario, per motivi umanitari, di interesse nazionale o in virtù di determinati obblighi internazionali;

   la concessione di tale tipologia di visto suscita preoccupazioni riguardo alla coerenza della politica italiana in relazione alle misure adottate da altri Stati membri dell'Unione europea, come la Romania, nei confronti di individui considerati una minaccia per la sicurezza nazionale –:

   se il Governo intenda giustificare le ragioni per cui uno Stato membro dell'area Schengen abbia autorizzato l'ingresso di un individuo già sottoposto a divieto per motivi di sicurezza nazionale da parte di un altro Membro dell'Unione europea;

   quali azioni il Governo intenda adottare per garantire che simili concessioni non compromettano la sicurezza nazionale o la credibilità dell'Italia in ambito europeo, e per coordinarsi con gli altri Stati membri dell'Unione europea in relazione a misure di sicurezza comuni.
(4-05798)


   GRIMALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   Aesha K.A. Balaha, Majd A. S. Abuhasanein, Shahd A.S. Abuhasanein, Zaina I.M.EI Helou, ammesse con borsa all'università di Siena dal novembre 2024 e Mohamed Timraz ammesso come tirocinante all'università di Parma dal maggio 2025, sono studentesse e studenti palestinesi, che vivono nella Striscia di Gaza e hanno formalizzato istanza di visto tramite la procedura agevolata adottata dal Consolato Generale d'Italia a Gerusalemme, a seguito di un ricorso al Tar del Lazio da parte dall'associazione Legal Aid, in collaborazione con il programma Yalla Study;

   questo gruppo di studenti è rappresentativo di una problematica che riguarda oltre un centinaio di studenti residenti nella striscia e con le medesime condizioni di ingresso in Italia che hanno presentato la richiesta di visto. La pre-istruttoria è ancora in corso e, all'esito della stessa, gli studenti dovranno recarsi presso l'Ambasciata d'Italia in Giordania, unica sede consolare materialmente raggiungibile per il rilascio del visto;

   il consolato ha più volte precisato che l'uscita da Gaza è subordinata al nulla osta di «autorità estere» e che in diverse interlocuzioni e in sede giudiziaria, ha specificato trattarsi nulla osta di sicurezza da parte di Israele e al parere favorevole delle autorità giordane circa l'ingresso degli studenti sul proprio territorio;

   il diritto allo studio non può essere subordinato a decisioni di altri Stati o ostacolato da silenzi e ritardi istituzionali;

   dall'inizio dell'offensiva israeliana su Gaza nell'ottobre 2023, i ragazzi e le ragazze della Striscia, seppure selezionati grazie ai loro meriti per divenire studenti in atenei esteri, si scontrano con l'impasse, impermeabile alle loro speranze e alle loro legittime aspettative, della burocrazia e del formalismo. Eppure l'articolo 2 del Protocollo addizionale alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (Cedu) afferma che «Nessuno può essere privato del diritto all'istruzione». Si tratta di un vincolo internazionale che impegna l'Italia, quale Stato parte, a garantire che l'accesso all'istruzione superiore non sia ostacolato da impedimenti arbitrari;

   già con interrogazione 4-05033 è stato attenzionato il Governo sui casi di Majd A.S. Abuhasanein, Shahd A.S. Abuhasanein, Zaina I.M.EI Helou, ma si richiedono risposte certe e veloci –:

   se non ritengano utile promuovere una interlocuzione diretta con le autorità consolari italiane a Gerusalemme al fine di verificare i vincoli segnalati all'ottenimento dei visti e, eventualmente, assumere iniziative per rimuoverli;

   se non intendano favorire, attraverso la rappresentanza diplomatica in Italia, un confronto istituzionale con il Console di Giordania per individuare una soluzione che consenta agli studenti di recarsi ad Amman e concludere l'iter di rilascio del visto;

   se non ritengano urgente adottare iniziative per salvaguardare il diritto allo studio degli interessati e, di conseguenza, operare per assicurare la certezza del procedimento.
(4-05834)

AFFARI EUROPEI, PNRR E POLITICHE DI COESIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCERRA, BRUNO e CANTONE. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lo strumento di azione per la sicurezza dell'Europa (Safe) costituisce il secondo dei cinque pilastri del Piano di riarmo europeo, la cui attivazione permetterebbe agli Stati membri di accedere a 150 miliardi di euro di prestiti, garantiti dal bilancio dell'Unione europea, per l'acquisto, tra l'altro, di sistemi di difesa aerea e missilistica, artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone, previa presentazione da parte degli Stati di una richiesta dettagliata del piano di investimenti nell'industria europea della difesa;

   nonostante le rassicurazioni del Governo sul mancato interesse nell'accesso ai fondi di cui sopra, con un blitz notturno, in assenza di confronto politico e parlamentare, il 29 luglio 2025 l'Esecutivo ha inviato alla Commissione europea – ultimo giorno utile – la richiesta di attivazione dei prestiti di Safe per 14 miliardi di euro, ammortizzabili in 45 anni, da spendere entro i prossimi cinque. L'accesso a tali risorse è subordinato alla valutazione della Commissione europea quanto al raggiungimento di obiettivi e target, secondo tempistiche predeterminate;

   la richiesta di attivazione di Safe e delle deroghe sui vincoli del Patto di stabilità, attraverso il ricorso alla clausola nazionale di salvaguardia, è già stata chiesta da 19 Paesi e avrà come diretta conseguenza un aumento delle spese negli investimenti della difesa – una misura finora mai adottata nel caso di altri settori come sanità, ricerca e istruzione – oggetto da anni di tagli significativi per rispettare i parametri stringenti del Psc;

   a parere degli interroganti, il ricorso a tale strumento comporterebbe, inoltre, un vantaggio a favore di quei Paesi con elevata capacità fiscale, intensificando ulteriormente le disuguaglianze sia tra gli Stati membri sia all'interno di essi e creando un progetto di investimento industriale disorganico, che potrebbe falsare la concorrenza interna, in luogo di una sana competizione intra-Ue;

   in aggiunta alle risorse garantite attraverso Safe, il piano di riarmo europeo troverà un sostegno finanziario anche nel nuovo bilancio europeo post 2027, che se confermato, vedrà quintuplicati i fondi per la difesa, a scapito di una parte rilevante dei fondi per la coesione che saranno destinati al riarmo e all'industria militare e in netta antitesi con i principi del mercato comune europeo –:

   per quanto di competenza, considerate le perplessità manifestate dallo stesso Ministro dell'economia e delle finanze in merito alla possibilità per il nostro Paese di accedere ai prestiti a valere sul fondo Safe, se non si ritenga di adoperarsi in ogni sede affinché si giunga ad una interruzione delle trattative avviate in sede unionale, subordinando qualsiasi ulteriore determinazione in merito ad un previo confronto ed esame parlamentare.
(5-04384)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI e FOSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il granchio blu (Callinectes sapidus), specie aliena originaria delle coste atlantiche americane, si è ormai stabilmente insediato nelle acque del mar Tirreno e in particolare nella laguna di Orbetello, causando gravi danni all'ecosistema locale, alla biodiversità e all'attività di pesca;

   come riportato da numerosi organi di stampa e dalle denunce delle cooperative locali, la proliferazione incontrollata di tale specie, favorita anche dalla moria di orate e spigole verificatasi nel 2024, sta compromettendo seriamente l'equilibrio ecologico della laguna, con conseguente rischio per la sopravvivenza delle attività economiche legate alla pesca e all'acquacoltura;

   ogni femmina di granchio blu può produrre fino a un milione e mezzo di uova per covata, con riproduzioni multiple all'anno, determinando un potenziale di diffusione esponenziale;

   sono già stati smaltiti circa 600 quintali di granchi, ma la capacità invasiva della specie rende tali interventi insufficienti;

   il fenomeno desta preoccupazioni anche per la sicurezza dei bagnanti, come dimostrano recenti episodi di ferimenti sulle coste maremmane;

   i pescatori e le cooperative del territorio hanno più volte chiesto la convocazione di un tavolo tecnico-scientifico e l'adozione di un piano straordinario, sottolineando la necessità di coinvolgere non solo esperti, ma anche operatori locali che conoscono profondamente le dinamiche della laguna;

   è previsto un incontro istituzionale il prossimo 2 settembre 2025 ad Orbetello con la partecipazione delle autorità regionali, del commissario straordinario per l'emergenza e delle rappresentanze locali, ma risulta necessario un impegno più forte e diretto del Governo nazionale;

   la proliferazione del granchio blu rappresenta una vera e propria emergenza ecologica ed economica, che rischia di compromettere la continuità produttiva delle cooperative e delle imprese della pesca;

   le risorse finora stanziate appaiono largamente insufficienti ad affrontare in maniera strutturale e duratura il problema;

   con l'ordinanza numero 1 del 15 aprile 2025 in materia di «Attuazione piano di intervento per contenere e contrastare il fenomeno della diffusione e della proliferazione della specie granchio blu (Callinectes sapidus)» della Presidenza del Consiglio dei ministri sono state varate le misure per contrastare tale invasione nella regione Veneto ed Emilia-Romagna;

   sono oggi necessarie misure urgenti e similari anche per Orbetello –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della gravità della situazione che interessa la laguna di Orbetello e più in generale i litorali tirrenici e quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere per sostenere le cooperative e i pescatori colpiti, garantendo anche indennizzi adeguati;

   se non ritengano necessario assumere iniziative volte a incrementare conseguentemente in modo significativo le risorse destinate al contrasto della diffusione del granchio blu, sia sul piano scientifico (ricerca, monitoraggio e piani di contenimento) sia sul piano operativo (attività di cattura e smaltimento, progetti di filiera alimentare sostenibile) prevedendo apposite misure e risorse anche per la laguna di Orbetello.
(5-04373)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACCONE. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 2024 è stato un nuovo anno da record per l'esportazione del vino italiano, con un valore superiore agli 8 miliardi di euro, pari a circa il 10 per cento dell'export agroalimentare nazionale. I dati Ismea sull'esportazione, aggiornati a marzo 2025, registrano un incremento rispetto al 2024 del 12,5 per cento in valore e del 3,8 per cento in volume, per un corrispettivo di oltre 513 milioni di euro e 89 miliardi di litri;

   il mondo del vino italiano, primo settore dell'agroalimentare per export negli Stati Uniti (con un fatturato di 1,9 miliardi su un totale di 7,8) vive con grande preoccupazione il nuovo assetto commerciale tra Europa e Usa con un dazio che dal 1° agosto 2025 è al 15 per cento;

   gli Stati Uniti sono il primo mercato per il vino italiano – per l'Italia strategico ed irrinunciabile –, con quasi 2 miliardi di euro, con una crescita del 9,2 per cento nel 2024; gli effetti sull'export del vino negli Stati Uniti potrebbero essere particolarmente pesanti con ricadute anche sull'occupazione nel settore vitivinicolo; secondo l'Osservatorio Unione Italiana Vini, il rischio è di trovarsi, a fine 2026, vicino ai valori espressi nel 2019;

   le imprese vitivinicole italiane si trovano quindi strette tra il calo produttivo, l'aumento dei costi di produzione (energia, fitofarmaci, trasporti), la contrazione della domanda interna e la crescente incertezza sui mercati esteri;

   a inizio anno una bottiglia italiana che usciva dalla cantina a 5 euro veniva venduta a 11,5 dollari; ora, tra dazio e svalutazione della moneta statunitense, il prezzo della stessa bottiglia sarebbe vicino ai 15 dollari. Con la conseguenza che, se prima il prezzo finale rispetto al valore all'origine aumentava del 123 per cento, da oggi lieviterà al 186 per cento;

   ben il 76 per cento (l'equivalente di 366 milioni di pezzi) delle 482 milioni di bottiglie italiane spedite lo scorso anno verso gli Stati Uniti si troverebbe in «zona rossa», con una esposizione sul totale delle spedizioni superiore al 20 per cento;

   lanciano un allarme i produttori dell'Asti Docg che vantano circa 40 milioni di bottiglie vendute sul mercato degli Stati Uniti; tra i vini più esportati ci sono il Barolo e il Barbaresco (Piemonte), vini considerati tra i più grandi rossi al mondo;

   con i dazi al 15 per cento si corre il rischio che questi possano mettere un ulteriore freno ad un'economia, come quella piemontese, che già è a rilento soprattutto nel campo delle esportazioni vitivinicole –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di tutelare e valorizzare un prodotto che è frutto della nostra cultura, della nostra identità, della nostra storia, anche mediante interventi finalizzati ad incentivare le esportazioni.
(4-05783)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   RUBANO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 16 agosto 2025, un vasto incendio ha colpito il sito di stoccaggio di Campania Energia in località Palmieri, a Teano (Caserta), distruggendo i 40.000 metri quadrati di un deposito di materiali plastici e gommosi. Un forte odore di combustione è stato seguito da esplosioni e fiamme altissime. Un'enorme nuvola di fumo nero ha interessato diversi comuni del casertano e dell'agro caleno;

   sul posto sono intervenute squadre operative dei vigili del fuoco da Piedimonte Matese, da Teano e da Afragola, sotto il coordinamento del comando di Napoli. A supporto, sono state mobilitate due autobotti provenienti dalla sede centrale di Caserta e dal distaccamento di Aversa. Solo il 30 agosto 2025 l'incendio è apparso del tutto domato;

   su richiesta dei sindaci dei comuni limitrofi l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Campania sta monitorando i parametri di inquinamento dell'aria e dei terreni. È stato attivato anche il nucleo (Nbcr) per la gestione del rischio chimico. Nel corso di una seduta presso la commissione ambiente della regione Campania i sindaci hanno richiesto, oltre a una maggiore tutela del territorio, indagini accurate per verificare i danni sui terreni e le colture agricole;

   i monitoraggi effettuati al momento dell'incendio hanno evidenziato la presenza nell'aria delle zone interessate dall'incendio e dalla ricaduta dei fumi di diossine, furani e policlorobifenili in percentuale superiori ai limiti di riferimento. Nei giorni successivi i valori sono rientrati nelle soglie ammesse. Tuttavia sono stati attivati ulteriori rilevatori in un ampio raggio attorno al sito dell'incendio;

   sulle cause dell'incendio viene mantenuto il massimo riserbo, anche se l'ipotesi che si sta accreditando in questi giorni appare quella dolosa. Appare alta la possibilità di sussistenza di illeciti amministrativi e responsabilità penali;

   dopo lunga battaglia il comune di Teano aveva visto riconosciute le proprie ragioni (Tar Campania, sentenza 21 aprile 2022 n. 2748) in merito all'incompatibilità del sito distrutto dalle fiamme con la propria pianificazione territoriale, ottenendo la sospensione dell'attività di recupero rifiuti, la demolizione delle opere abusive e il ripristino dello stato dei luoghi. Di conseguenza la regione aveva revocato l'autorizzazione precedentemente rilasciata a Campania energia;

   nella tarda primavera del 2025 il tribunale aveva sequestrato l'impianto e nominato il custode giudiziario nelle persone del sindaco di Teano e del presidente della provincia;

   il 28 agosto 2025 i cittadini residenti più prossimi alla «zona rossa» del rogo tossico del 16 agosto 2025 hanno inviato una Pec all'indirizzo degli organi competenti chiedendo provvedimenti urgenti per il controllo delle diossine, furani, policlorobifenilidiossina-simili e polveri sottili presenti nel sangue e/o e nei tessuti di suddetti residenti;

   Coldiretti ha manifestato la volontà di costituirsi parte civile nel caso in cui siano avviati procedimenti;

   la Campania e in particolare le aree del casertano sono da tempo al centro di una crisi ambientale senza precedenti: secondo i dati di Legambiente dal 2000 al 2023 la regione ha registrato oltre 23.000 illeciti ambientali con più di 24.000 persone denunciate e 11.000 sequestri;

   il rogo di Teano è avvenuto in concomitanza con altri eventi similari quali quelli delle ex discariche So.Ge.Ri., in località Bortolotto a Castelvolturno o quello di un'area di sversamento rifiuti posta sotto sequestro a Boscoreale, avvenuto nel corso degli incendi che hanno afflitto l'area vesuviana nell'agosto 2025. È opportuno domandarsi se tali incendi non siano coordinati tra loro nel quadro di una strategia volta a distruggere prove di attività illecite o più semplicemente a liberarsi degli oneri di bonifica –:

   quali iniziative di competenza intendano porre in essere i Ministri interrogati a tutela della qualità dell'aria, della salute e della produzione agricola dei cittadini e delle attività economiche coinvolti dagli effetti dell'incendio descritto in premessa.
(3-02151)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DARA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 26 novembre 2024 è stata avviata l'istruttoria di Valutazione d'impatto ambientale per il progetto di fattibilità tecnico economica: S.S. 12 «Adattamento a ponte stradale del ponte ferroviario sul Po ad Ostiglia», elaborato dall'Anas Spa, struttura territoriale Lombardia;

   il progetto riguarda l'adattamento a ponte stradale dell'attuale ponte ferroviario dismesso sul fiume Po, situato tra i comuni di Ostiglia e Borgo Mantovano (Mantova), lungo la strada statale n. 12 «dell'Abetone e del Brennero»;

   si tratta di un'opera fortemente voluta dal territorio che rappresenta una connessione strategica tra le due sponde del Po, con l'obiettivo di migliorare la mobilità e la sicurezza stradale nella zona, nonché potenziare la qualità della viabilità per il transito di veicoli pesanti e passeggeri;

   dal sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica risultano le osservazioni dei comuni di Ostiglia e di Borgo Mantovano, degli Enti Ats Val Padana e Parco del Mincio, presentate entro la data 8 febbraio 2025 fissata per la scadenza della presentazione delle osservazioni del pubblico, e una richiesta di integrazioni da parte della regione Lombardia, pubblicata in data 5 marzo 2025;

   sul sito del Ministero non risultano dati più recenti –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire notizie sullo stato dell'istruttoria Via ovvero sulle eventuali difficoltà riscontrate dalle strutture del Ministero che rallentano la conclusione del procedimento di Via e, pertanto, l'avvio della realizzazione dell'opera, alquanto strategica e attesa da anni dal territorio di Mantova.
(5-04386)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZINZI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto attuativo dell'8 agosto 2025, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 208 dell'8 settembre 2025, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ha stabilito i criteri per l'accesso agli incentivi statali per l'acquisto di veicoli elettrici e a basse emissioni, introducendo tra i requisiti preferenziali la residenza all'interno delle cosiddette Fua – Functional urban areas;

   le Fua secondo la definizione Eurostat-Oecd recepita anche dall'Istat, rappresentano aree funzionalmente integrate intorno ai principali poli urbani, ma la classificazione attualmente adottata si basa su dati censuari risalenti al 2011, risultando quindi ampiamente superata rispetto all'evoluzione demografica, urbanistica, ambientale e infrastrutturale degli ultimi quattordici anni;

   tale anacronismo comporta l'esclusione di numerosi centri urbani e territori che, pur non rientrando formalmente nella perimetrazione Fua, presentano oggi caratteristiche tipiche delle aree metropolitane: elevata densità abitativa, congestione del traffico, inquinamento atmosferico da PM10 e NO2, e un tasso crescente di elettrificazione dei consumi;

   tra i casi più evidenti di criticità si segnalano:

    la città di Benevento, capoluogo di provincia con oltre 55.000 abitanti, nonché centro direzionale, sanitario e scolastico per un vasto hinterland, inspiegabilmente esclusa dalla Fua nonostante le evidenti caratteristiche urbane e ambientali;

    diversi comuni della provincia di Caserta, in particolare Aversa, Marcianise, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe e Maddaloni che registrano densità abitative superiori alla media nazionale e livelli di emissioni critici, ma non risultano inseriti nella Fua di riferimento;

   tale impostazione rischia di compromettere l'efficacia ambientale e l'equità sociale della misura, creando una disparità di trattamento territoriale non giustificata da dati attuali e aggravando il divario tra aree centrali e periferiche;

   occorrerebbe aggiornare i criteri di assegnazione degli incentivi, poiché la definizione delle Fua che è utilizzata nel decreto attuativo 8 agosto 2025, è basata su dati obsoleti, dell'anno 2011, che non rifletterebbero più la realtà urbanistica, demografica e ambientale del Paese –:

   se il Ministro non ritenga urgente assumere iniziative volte ad aggiornare i criteri di classificazione delle aree urbane funzionali, integrando indicatori più recenti e multidimensionali, come livelli di emissioni, densità abitativa, accessibilità ai servizi, dati Arpa, eccetera;

   se non ritenga opportuno assumere iniziative volte a modificare il testo del decreto attuativo in modo da estendere l'accesso agli incentivi anche a territori esclusi dalla definizione formale di Fua, ma che rispondono a requisiti oggettivi di criticità ambientale e urbanizzazione;

   se siano allo studio interventi correttivi o integrativi per includere territori come Benevento e vari comuni dell'area casertana, garantendo un accesso equo alle misure di sostegno alla mobilità elettrica;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per assicurare che la transizione ecologica avvenga in modo territorialmente equilibrato, tecnicamente fondato e socialmente inclusivo, evitando che strumenti utili vengano vanificati da criteri di selezione inadeguati.
(4-05815)


   RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 31 luglio 2025, nell'ambito dei lavori svolti dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019, è stata svolta l'audizione di Federica Brancaccio, presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance);

   dall'intervento della presidente Brancaccio sono emersi dati allarmanti sul dissesto idrogeologico del territorio italiano: ammontano – secondo i calcoli ricavati dall'ultima legge di bilancio – a circa 6,5 miliardi di euro i tagli effettuati alla manutenzione del territorio per il periodo 2025-2034 e di questi 673 milioni di euro sono concentrati nel triennio 2025-2027. Su tali problematiche pesano, in particolar modo, l'incertezza per gli investimenti futuri e l'assetto della governance che dovrebbe programmare le attività di contrasto;

   i dati, elaborati dai costruttori, riguardano le opere dei comuni tra cui la messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici, quella delle strade e tutti i piccoli interventi comunque legati alla manutenzione del territorio. Anche se i numeri della Ragioneria generale dello Stato parlano di un trend di crescita nella spesa in conto capitale dei comuni per opere di sistemazione del suolo e infrastrutture idrauliche (+131,2 per cento tra il 2018 e il 2024), le prospettive future sono di grande incertezza. Si condividono pertanto gli auspici della presidente in merito ad un possibile e progressivo ripristino delle risorse distolte, così come avvenuto recentemente per i fondi destinati alla manutenzione della rete stradale provinciale;

   altro interrogativo importante riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza, i suoi investimenti e il suo futuro. Avendo quest'ultimo avuto un impatto significativo, viene sottolineato come ad oggi – secondo i dati aggiornati a marzo 2025 – risultano attivati 2.481 progetti, per un valore complessivo di 2,1 miliardi di euro, con pagamenti effettuati per 471 milioni di euro, interamente afferenti alla quota in capo alla Protezione civile;

   infine, congiuntamente al problema delle risorse, c'è quello della governance: archiviata, ormai da qualche anno, l'esperienza dell'unità di missione «Italia sicura», manca un coordinamento tra i molti livelli di governo coinvolti sulla messa in sicurezza. Per Brancaccio, allora, bisogna ricondurre «il coordinamento delle politiche di prevenzione del dissesto idrogeologico a un unico soggetto a livello centrale, in grado di gestire in modo integrato le attività di ministeri, regioni, autorità di bacino, comuni e altri enti coinvolti». Un primo passo è stato fatto con il «decreto Pnrr» e il dipartimento «Casa Italia», ma bisogna potenziare questo tipo di coordinamento;

   in tale contesto, le aree interne del territorio italiano sono poi ulteriormente penalizzate –:

   se, ed entro quali tempistiche, intenda adottare iniziative di competenza volte a ripristinare le risorse distolte per la messa in sicurezza di scuole ed edifici pubblici, delle strade e di tutti i piccoli interventi legati alla manutenzione del territorio;

   se intenda predisporre, per quanto di competenza, un sistema di governance in grado di gestire in modo integrato le attività di ministeri, regioni, autorità di bacino, comuni e altri enti coinvolti, che veda la presenza di un unico soggetto a livello centrale con la funzione di coordinare le politiche di prevenzione del dissesto idrogeologico;

   quali ulteriori misure intenda porre in essere al fine di ridurre al minimo le conseguenze per le aree interne.
(4-05819)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto «Interconnessione del sistema viabilistico pedemontano con il raccordo autostradale diretto Brescia-Milano (Ipb)» è un'infrastruttura autostradale regionale che dovrebbe collegare l'autostrada A35-Brebemi, attraverso la SP 11 di Treviglio, all'autostrada A36 Pedemontana lombarda e al casello A4 di Dalmine;

   concepito nei primi anni Duemila, il progetto ha ottenuto una prima approvazione nella conferenza dei servizi preliminare del 2012. Da allora, il tracciato è stato oggetto di numerose modifiche e, il 31 gennaio 2025, la società Autostrade Bergamasche ha presentato il progetto definitivo a Concessioni autostradali lombarde (Cal);

   le gallerie, da quattro presenti nel progetto originale, sono passate a otto, due delle quali attraverseranno l'area della Valle del Lupo a Treviglio, riconosciuta per l'elevato valore naturalistico, per cui il Comune aveva richiesto attenzione particolare;

   il tracciato interessa territori agricoli particolarmente fertili e coinvolgerà almeno 60 aziende agricole;

   il 23 maggio 2025, durante l'incontro tra Regione Lombardia, Provincia di Bergamo, Cal e i dodici comuni coinvolti, è stata evidenziata la necessità di presentare l'istanza di V.i.a. al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica per avviare l'iter approvativo;

   il 4 agosto 2025, nell'ambito della procedura V.i.a., è stato pubblicato lo studio di impatto ambientale (SIA) relativo alla biodiversità, che ha evidenziato criticità significative;

   la realizzazione dell'infrastruttura determinerebbe una forte frammentazione degli habitat e interferenze con le aree di trasmigrazione di diverse specie di anfibi;

   analoghi effetti di frammentazione interesserebbero gli habitat ecotonali, fondamentali per la biodiversità locale, mettendo a rischio la sopravvivenza di alcune specie di rettili;

   il progetto comporterebbe inoltre l'alterazione e la perdita di aree di vegetazione ripariale e di boschi planiziali, tra cui lembi di foresta riconducibili ai querceti Querco-carpinetum, presenti nel Parco Renova e nella Valle del Lupo. Si tratta di ecosistemi ricostituiti secondo criteri di «restoration ecology», oggi tra i pochi esempi rimasti di tali habitat nella pianura padana. A ciò si aggiunge il previsto abbattimento di oltre 700 alberature;

   lo studio segnala infine la presenza di specie ornitiche di interesse conservazionistico e rapaci stanziali, le cui aree di nidificazione e foraggiamento risulterebbero fortemente compromesse, anche i mammiferi terrestri sarebbero esposti a un aumento del rischio determinato dall'effetto barriera dell'infrastruttura, con impatti diretti;

   numerose sono state negli anni le proteste per la realizzazione di quest'opera: 8 dei 12 comuni coinvolti hanno espresso parere contrario all'infrastruttura e già nel 2013 erano state raccolte 10.000 firme di cittadini contrari al progetto;

   l'interrogante aveva già espresso le sue preoccupazioni sull'impatto ambientale dannoso dell'opera con interrogazione n. 4-05207 del 10 giugno 2025, sottolineandone anche gli aspetti altamente impattanti dal punto di vista economico in quanto, dal costo stimato dell'opera di circa 560 milioni di euro, 146 milioni proverrebbero da fondi pubblici;

   l'accordo di collaborazione stipulato tra Regione Lombardia e CAL S.p.A., con delibera di giunta Regionale n. XI/5484 dell'8 novembre 2021, che disciplina le funzioni di stazione appaltante e concedente per l'IPB, prevede la possibilità di recesso unilaterale della Regione, con obbligo di rimborsare a CAL le spese effettivamente sostenute fino a quel momento;

   progetti analoghi, come quello della Pedemontana Lombarda, prevedono forme di ristoro e indennizzo a favore del concessionario in caso di risoluzione anticipata o inadempimento da parte del concedente –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'eventuale esistenza di penali o oneri economici a carico della Regione Lombardia in caso di mancata realizzazione dell'opera e, in caso affermativo, quale ne sia l'ammontare, e se, alla luce delle risultanze dello studio di impatto ambientale sulla biodiversità, intendano esprimere parere negativo alla realizzazione dell'infrastruttura autostradale Treviglio-Dalmine, considerato l'impatto gravemente invasivo dell'opera sul territorio agricolo, sugli ecosistemi e sulla biodiversità.
(4-05833)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   MAZZETTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a Firenze, in area Unesco, laddove precedentemente si trovava il Teatro Comunale, edificio d'impronta ottocentesca per decenni sede del Maggio Musicale, svettano oggi tre torri cubiformi bianche e nere, destinate principalmente ad appartamenti di lusso, che appaiono, per lo stile architettonico la qualità dei materiali e i volumi, assolutamente incongrue;

   la nuova volumetria svetta sugli altri palazzi in zona corso Italia e lungarno Vespucci modificando lo skyline e togliendo visuale su città e colline agli edifici preesistenti. Non solo il bianco e nero, ma anche il metallo impiegato per la costruzione contrastano con la Firenze rinascimentale e con il quartiere ottocentesco dove si trova;

   la decisione di vendere, per motivi economici, il Teatro Comunale destinandolo a struttura residenziale-ricettivo è della giunta Renzi, nel 2013. L'edificio è stato venduto a Cassa depositi e prestiti e da questa alla società Blue Noble e Hines. Nel rendering del progetto finale i tre edifici appaiono come sono ora, tranne per il colore delle sommità che era bianco panna. Già nel 2024 sono spuntate le torri e la «specchiera» e a marzo, con lo smontaggio delle impalcature è comparsa la colorazione bianconera;

   con riferimento a questa tipologia di trasformazioni, sull'iter burocratico e sulla tutela del paesaggio è competente la regione, che delega il comune, il quale, attraverso la commissione competente, esprime un parere. A quel punto la Soprintendenza esprime parere di illegittimità nel caso in cui un progetto contrasti con il paesaggio;

   l'intero procedimento autorizzatorio è avvenuto in costanza di governo regionale, della città metropolitana e comunale del Partito democratico. Nel 2014 il comune ha approvato il nuovo regolamento urbanistico che oggi si rivela, a giudizio dell'interrogante, troppo blando. Gli esponenti locali di detta forza politica si trincerano dietro la correttezza dei procedimenti, mentre l'attuale sindaca Sara Funaro rifiuta di dare giudizi estetici in quanto «personali»;

   la Soprintendenza pur non avendo alcuno strumento per bloccare la distruzione del Teatro Comunale ha espresso più volte parere favorevole. Il Soprintendente pro tempore, noto per avere bloccato qualsiasi modifica, anche del tutto secondaria, nella Firenze storica, afferma di «non ricordare», come sia potuta finire la sua firma nei documenti autorizzatori. Tuttavia altri funzionari della Soprintendenza hanno dichiarato di avere subìto pressioni «insostenibili» e hanno affermato che «il progetto non poteva di fatto non essere autorizzato»;

   non a caso la Procura di Firenze ha aperto un'inchiesta per accertare se sussistano reati, un fascicolo cosiddetto «esplorativo», al momento senza indagati, proprio per accertare la sussistenza di uno o più fattispecie;

   l'amministrazione cittadina intende intitolare la piazza, risultante tra i nuovi edifici, a Maria Callas, la celebre cantante lirica che si esibì più volte, tra il 1948 e il 1953, nel Teatro Comunale oggi soppiantato dalla «rigenerazione urbana». I comitati cittadini di Firenze da tempo segnalano casi di eccessiva disinvoltura amministrativa in materia edilizia: non è l'innovazione a spaventare, ma l'assenza di rispetto di chi approva le scelte;

   correttamente è stato ricordato che si sono verificati casi in cui le città hanno perso la designazione come patrimonio mondiale Unesco a causa di una singola costruzione nuova, come accaduto a Dresda nel 2009 e a Liverpool, nel 2021 –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare la compatibilità della trasformazione urbana delineata in premessa, con le esigenze di tutela del patrimonio artistico e architettonico;

   se si ritenga necessaria l'adozione di misure preventive di competenza volte a garantire il mantenimento della qualifica di Sito Unesco al centro storico di Firenze.
(3-02165)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   presso il Museo d'arte moderna di Bologna (MAMbo) è stata esposta un'opera d'arte contemporanea consistente in un gatto morto, sottoposto a tassidermia e collocato su una fotocopiatrice accesa;

   la direzione del museo, in risposta a critiche ricevute da visitatori, ha dichiarato che l'animale utilizzato è stato rinvenuto già morto, precisando che la tassidermia rispetterebbe le normative vigenti;

   l'utilizzo di animali, anche se deceduti, a fini artistici pone rilevanti questioni di ordine normativo, etico e culturale, sia per quanto riguarda la tracciabilità e la certificazione della provenienza degli esemplari, sia per il rispetto della sensibilità dei visitatori, inclusi minori;

   l'esposizione di opere di tale natura, specie se realizzate con animali morti, può urtare profondamente la coscienza collettiva e la sensibilità di un'ampia parte dell'opinione pubblica;

   il museo MAMbo è una istituzione pubblica, sostenuta anche da risorse economiche provenienti da fondi statali e locali;

   appare quindi necessario verificare l'opportunità dell'impiego di fondi pubblici per sostenere opere che prevedono l'uso di animali morti, nonché la compatibilità con criteri educativi ed etici che dovrebbero orientare le scelte culturali di istituzioni museali aperte al grande pubblico;

   il Trattato di Lisbona (articolo 13 Tfue) riconosce gli animali come esseri senzienti e impegna gli Stati membri a tenere conto del benessere animale nelle politiche pubbliche;

   l'articolo 544-ter del Codice penale punisce il maltrattamento di animali, e l'utilizzo di animali morti in opere artistiche potrebbe configurare una «zona grigia» interpretativa che meriterebbe chiarimenti normativi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'opera esposta presso il MAMbo e dei relativi contenuti;

   se l'opera in questione rispetti integralmente le normative italiane ed europee in materia di trattamento, conservazione e utilizzo di animali morti, incluse quelle relative alla tassidermia e alla certificazione della provenienza degli esemplari;

   se esistano linee guida o regolamenti specifici per l'uso di animali morti in ambito artistico ed espositivo e se tali norme siano state rispettate;

   se siano stati utilizzati fondi pubblici per sostenere o finanziare la realizzazione e l'esposizione dell'opera in oggetto;

   se, alla luce del principio sancito dall'articolo 13 Tfue, non ritengano opportuno avviare un confronto per introdurre criteri etici più stringenti sull'utilizzo di animali – anche se deceduti – in ambito artistico, garantendo al contempo il rispetto della sensibilità collettiva;

   se, alla luce di quanto previsto dall'articolo 544-ter del Codice penale, intendano chiarire con iniziative normative i limiti di utilizzo di animali morti nelle opere artistiche, al fine di evitare possibili interpretazioni in contrasto con la tutela degli animali;

   quali iniziative intendano assumere affinché nei musei pubblici sia garantita la tutela della sensibilità dei visitatori, prevedendo avvertenze chiare e preventive per opere che possano risultare particolarmente scioccanti o disturbanti, in particolare per i minori.
(4-05807)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   lo stadio della squadra di calcio della città di Terni, costruito nel 1969 e intitolato al motociclista Libero Liberati, dal 1975 è contraddistinto dai murales realizzati dai giovani esuli cileni della Brigata Pablo Neruda, proprio allora in fuga dalla violenza del regime di Pinochet e ospiti della città;

   l'eventuale realizzazione del controverso progetto «Stadio-clinica», con l'abbattimento dell'attuale Liberati e la costruzione anche di un nuovo stadio, prevede la rimozione dei murales, la conservazione, nonché la collocazione degli stessi nella piazza che sorgerà nei pressi del nuovo stadio;

   le associazioni Arci Terni, Il Pettirosso Aps, Sentieri partigiani, Anpi Terni, Cgil Terni, Asd Gramsci Terni e i gruppi della curva Est dello Stadio Liberati, Vecchio stampo e Brigata Gagarin, hanno inviato – lo scorso 29 agosto 2025 – una segnalazione ufficiale alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria per chiedere la tutela, il recupero e un'adeguata conservazione dei quattro murales;

   nella loro comunicazione, le associazioni chiariscono che le opere in questione «non sono semplici decorazioni murarie, ma un lascito degli esuli cileni [...], testimonianza viva di lotta contro la dittatura, solidarietà e accoglienza». Aggiungendo, poi, che «la loro perdita o compromissione rappresenterebbe un danno irreparabile dal punto di vista storico, artistico e civile»;

   le associazioni sollecitano dunque la Sopraintendenza affinché verifichi l'interesse culturale dei murales; assuma un ruolo diretto di supervisione nelle operazioni di rimozione e restauro; sia garante che le opere siano conservate e ricollocate in sedi adeguate e accessibili alla cittadinanza; e promuova la documentazione storica e scientifica del processo;

   si è al contempo costituito un comitato, dal nome «Salviamo il Liberati», il quale ha formalmente chiesto al comune di Terni e alla Ternana Calcio di sospendere qualsiasi azione di rimozione dei murales presenti nelle curve Sud ed Est dello stadio. Sospensione richiesta in attesa di maggiori certezze sulla possibilità di realizzazione della nuova struttura sportiva, non essendo al momento neanche avviato l'iter per il progetto «Stadio-Clinica» –:

   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, affinché l'alto valore storico-artistico dei murales venga ufficialmente riconosciuto, affinché altresì i murales non vengano rimossi almeno sino a quando la realizzazione del nuovo stadio non venga confermata e affinché l'eventuale rimozione, nonché la conservazione e la ricollocazione degli stessi, vengano affidate alla Sopraintendenza archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria.
(4-05831)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la base aerea di Ghedi (Brescia) è una delle principali infrastrutture operative dell'Aeronautica Militare, classificata come Main operating base e sede del comando 6° Stormo, equipaggiato con velivoli Tornado e F-35A Lightning II;

   il 6° Stormo «Alfredo Fusco» è deputato a svolgere operazioni di attacco, ricognizione, difesa aerea e supporto in contesti nazionali e internazionali, e dal 14 giugno 2022 ha iniziato una nuova fase operativa detta «omniruolo» per rispondere agli scenari geopolitici complessi in evoluzione, nonché a un incremento record degli investimenti in armamenti a livello europeo;

   il comando ha reso noto che tra il 3 e il 12 settembre 2025 si terranno esercitazioni addestrative internazionali che coinvolgeranno Tornado, F-35, Eurofighter e altri velivoli provenienti da Paesi alleati, inclusi Stati Uniti e Regno Unito;

   durante le esercitazioni potranno verificarsi rumori significativi, percepibili anche nei comuni limitrofi, con l'impiego di armamento a salve e suoni simili a colpi d'arma da fuoco, anche al di fuori dell'area aeroportuale;

   la nota ufficiale non chiarisce però le motivazioni strategiche dell'esercitazione né eventuali misure per limitare l'impatto sui cittadini, mentre il contesto internazionale segnala un aumento preoccupante degli investimenti in armamenti e dei rischi di escalation militare –:

   se il Governo intenda chiarire quali siano i motivi concreti alla base delle esercitazioni internazionali previste, se esse siano strettamente legate a esigenze operative nazionali o contribuiscano a logiche di potenziale escalation militare, nonché se intenda rivalutare la necessità e la frequenza di tali esercitazioni in tempo di pace, privilegiando soluzioni di cooperazione e dialogo diplomatico piuttosto che manifestazioni di forza aerea.
(4-05800)


   GHIRRA. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   ha destato scalpore nell'opinione pubblica sarda e nazionale la notizia che centinaia di militari israeliani sarebbero giunti in Italia, in Sardegna e nelle Marche, per un periodo di cosiddetta «decompressione» dopo le attività militari svolte nel conflitto contro la Palestina. In particolare, circa un centinaio di essi sarebbero ospitati presso una prestigiosa struttura alberghiera a cinque stelle sita a Baia Santa Reparata, località turistica appartenente al comune di Santa Teresa Gallura e almeno altri trenta in una analoga struttura presso la riviera del Conero nelle Marche;

   sempre da notizie di stampa si apprende che la polizia sorveglierebbe gli accessi alle strutture alberghiere citate perché i militari sarebbero considerati soggetti sensibili;

   si apprende, altresì, che fonti di polizia avrebbero smentito la presenza di militari, ma avrebbero riferito di dipendenti della società Cellcom Israel che avrebbe anche postato le tappe del tour sardo di un viaggio aziendale. Ciononostante, sono numerose le notizie di stampa che riportano interviste ad alcuni di loro che ammettono di essere militari dell'Idf (Israel defense forces), quindi delle forze armate israeliane;

   nei giorni scorsi nel paese gallurese una rete di attivisti, estesa in Sardegna e collegata a realtà di altri territori, ha organizzato un presidio di protesta davanti alla struttura alberghiera, durato un paio d'ore: non si tratterebbe di semplici vacanzieri – hanno dichiarato gli attivisti di Lungoni per la Palestina – ma di militari che appartengono a un esercito accusato di crimini di guerra. «Consideriamo la loro presenza in Sardegna un'offesa alla nostra terra e alla coscienza civile»;

   secondo le informazioni diffuse dalla stampa, altri contingenti di soldati israeliani sarebbero attesi in Gallura a cadenza settimanale per tutto il mese di settembre 2025 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda in oggetto;

   se, per quanto di competenza, ritengano di confermare l'esistenza di accordi, a qualsiasi titolo, fra le istituzioni nazionali e quelle israeliane che consentano a militari israeliani impegnati nel genocidio a Gaza, presumibilmente responsabili di gravi crimini di guerra, di trascorrere periodi di decompressione in Italia, in strutture alberghiere aperte al pubblico;

   in caso affermativo, quando tali accordi siano stati siglati e da quali autorità; quali siano i contenuti degli accordi citati e quali gli eventuali costi per l'erario, anche in considerazione delle attività di sorveglianza poste in essere dalle forze di polizia italiane in prossimità delle strutture alberghiere ospitanti;

   se, in particolare, il Ministro dell'interno non ritenga che la presenza di militari israeliani sul territorio nazionale comporti criticità sotto il profilo della sicurezza nazionale e dell'ordine pubblico.
(4-05812)


   GIAGONI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   A quanto consta all'interrogante il sergente maggiore S. B. è stato vittima di un gravissimo incidente che ha causato una paralisi pressoché totale del corpo;

   Il sergente maggiore S.B. fa parte del 9o Reggimento d'assalto paracadutisti «Col Moschin», il reparto di incursori dell'Esercito Italiano, attivo dal 1954 e pioniere delle forze speciali italiane, parte del Comando delle forze speciali;

   a seguito del summenzionato incidente, il militare è stato sottoposto a un lungo ricovero, con innumerevoli cure e terapie, principalmente finalizzate a salvargli la vita e, successivamente, a consentirgli la ripresa, almeno in parte, di alcune funzioni motorie indispensabili;

   in attesa di poter usufruire dei supporti finanziari previsti dal Servizio sanitario nazionale, il ritorno a casa è stato molto difficile sia per lui che per i familiari, che devono garantire un'assistenza non semplice, soprattutto in assenza dei supporti necessari, come un letto antidecubito adeguato e una sedia a rotelle idonea alla sua condizione;

   per far fronte a queste immediate necessità sanitarie, colleghi e amici si sono mobilitati per avviare una raccolta fondi –:

   se non ritenga opportuno assumere iniziative di competenza per l'istituzione di un apposito fondo presso il Ministero, da cui attingere in caso di gravissimi incidenti sul lavoro, al fine di garantire un'assistenza e un supporto economico immediato e tempestivo, in attesa dell'espletamento delle pratiche burocratiche relative alla richiesta di supporto presso il Servizio sanitario nazionale.
(4-05821)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   ALIFANO, CAPPELLETTI, GUBITOSA e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in seguito al crac della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, migliaia di cittadini veneti hanno perso gran parte dei propri risparmi a causa di gravi irregolarità gestionali e per la mancata vigilanza da parte delle autorità e degli organi preposti al controllo, tra cui le società di revisione;

   attualmente, sono ancora in corso i contenziosi legali promossi dai risparmiatori nei confronti delle società di revisione coinvolte nel crac delle banche, tra le quali anche la Pricewaterhouse Coopers (PwC), imputata a Roma in un procedimento che potrebbe portare – secondo alcune stime dei difensori dei risparmiatori danneggiati – a risarcimenti potenziali tra i 40 e i 100 milioni di euro;

   sul caso, in seguito alle notizie riportate da numerosi organi di informazione sull'esistenza di una iniziativa politica volta a superare le responsabilità delle società di revisione, i comitati sorti in difesa dei cittadini truffati si sono organizzati per tutelarsi: tra le diverse azioni poste è stato presentato anche un esposto alla magistratura al fine di verificare che i diritti dei truffati non siano minati;

   i cittadini sono molto preoccupati che nel caso di Veneto Banca, il superamento delle responsabilità delle società di revisione, potrebbe intervenire sulle conclusioni del processo che si svolgerà a settembre alla società di revisione PwC, in un procedimento che riguarda il reato di ostacolo alla vigilanza, che ha visto la costituzione di oltre 10 mila parti civili;

   a parere degli interroganti, ciò che emerge dagli organi di informazione è molto grave. L'iniziativa che si vuole intraprendere andrebbe a salvaguardare le grandi società di revisione coinvolte nel crollo dei due istituti citati, nel quale sono stati bruciati i risparmi di oltre 200 mila risparmiatori. Appare evidente che non sarebbe mai potuto accadere, non certo in questi termini, se le società di revisione avessero fatto bene il loro lavoro. È noto anche che queste società hanno incassato rendite stellari, a fronte di opinabili dichiarazioni rassicuranti sullo stato dei conti, che hanno indotto in errore i risparmiatori –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti di competenza, anche di carattere normativo, intenda intraprendere affinché siano comunque garantiti e tutelati i diritti dei risparmiatori.
(5-04380)


   SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   durante la riunione del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2025 è stato approvato, con procedura d'urgenza, un disegno di legge che introduce disposizioni per il rilancio dell'economia nei territori delle regioni Marche e Umbria;

   nello specifico, si prevede l'ampliamento a queste ultime della zona economica speciale (Zes) unica per il Mezzogiorno, la quale arriverà a contare, in caso di approvazione definitiva, la metà delle regioni del Paese;

   il provvedimento dell'Agenzia delle entrate del 12 dicembre 2024 ha stabilito che le percentuali di credito d'imposta effettivamente fruibili dai beneficiari sono pari al 100 per cento degli importi richiesti, senza alcuna riduzione, sia per le richieste iniziali che per quelle integrative;

   nello specifico, la relativa istruttoria ha rilevato per il 2024 un importo complessivo di credito richiesto di 2.336.465.840 euro per i crediti ordinari, a fronte di una disponibilità, totale di 3.270 milioni di euro;

   pur nella consapevolezza che non si possano ancora conoscere i dati relativi alle comunicazioni integrative, le quali andranno inviate dagli operatori economici dal 18 novembre al 2 dicembre 2025, sarebbe quantomeno utile avere un'indicazione sulle richieste pervenute entro il 30 maggio 2025 e la percentuale di copertura dei fondi disponibili sugli importi richiesti dalle aziende;

   tutto ciò anche alla luce del fatto che nel comunicato stampa della richiamata riunione del 4 agosto 2025 non sono state date indicazioni chiare circa un eventuale aumento delle risorse destinate alla misura di agevolazione fiscale, pur prevedendo l'allargamento della Zes a due regioni dal peso economico certamente non indifferente come Marche e Umbria. Anzi, articoli di stampa hanno anche anticipato la presenza nel testo licenziato di una clausola di invarianza finanziaria –:

   quali siano i dati aggiornati sulle richieste pervenute entro il 30 maggio 2025 e, in tale ottica, come il Governo intenda conciliare il futuro ampliamento della Zes unica con un mancato aumento delle risorse finanziarie.
(5-04381)


   CENTEMERO, CANDIANI, CAVANDOLI, DE BERTOLDI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il «Fondo asilo migrazione e integrazione» (Fami) è uno strumento finanziario istituito con regolamento UE n. 516 del 2014 per promuovere una gestione integrata dei flussi migratori. In Italia è gestito dal Ministero dell'interno e per il periodo 2021-2027 la dotazione complessiva è di 1.101.243.482,00 euro:

   i beneficiari di progetti finanziati nell'ambito del Fami sono per lo più cooperative sociali e consorzi di cooperative sociali, operanti su tutto il territorio sottoposti a rigide procedure di rendicontazione e di controllo delle risorse assegnate, previste dai manuali ministeriali tempo per tempo vigenti;

   con interpello 375 del 2021, l'Agenzia delle entrate ha chiarito che le somme percepite per la realizzazione dei progetti finanziati dal Fami debbano ritenersi mere movimentazioni di denaro, come tali, escluse dall'ambito applicativo dell'Iva, ai sensi dell'articolo 2, terzo comma, lettera a), del cosiddetto decreto Iva. Legittimamente, quindi, i beneficiari dei progetti Fami non fatturano le somme incassate (trattandosi di somme fuori campo Iva), ma le rendicontano a costi reali, attenendosi ai manuali ministeriali;

   nell'ambito di un accertamento condotto su di un consorzio di cooperative sociali operante nel settore dell'accoglienza, l'Agenzia delle entrate di Catania contesta la detraibilità dell'Iva sugli acquisti di beni e servizi poi impiegati nelle operazioni Fami non fatturate (e non assoggettate a Iva) dal consorzio. I funzionari eccepiscono che la detrazione dell'Iva assolta sugli acquisti di beni e di servizi sia ammessa solo se il soggetto passivo utilizza detti acquisti per effettuare operazioni imponibili o a esse assimilate, in condizione di inerenza fra le operazioni compiute a monte (acquisti) operazioni compiute a valle (vendite/operazioni attive), soggette a Iva (articolo 19 commi 1 e 2 del decreto del Presidente della Repubblica 633 del 1972);

   tuttavia, lo stesso articolo 19 introduce, al comma 3, delle deroghe al principio generale di indetraibilità, tra cui (lettera c)) le operazioni di cui all'articolo 2 comma 3 lettera a), potendosi ritenere assimilate alle operazioni imponibili (che conferiscono il diritto alla detrazione). E gli stessi manuali ministeriali contemplano la possibilità di recuperare l'Iva, portandola in detrazione, e non rendicontandola al Fami –:

   se il Governo intenda fornire chiarimenti, confermando quanto già fatto proprio dall'autorità di gestione del Fami, ovvero che i soggetti beneficiari possano legittimamente optare per la detrazione dell'Iva, in virtù della deroga prevista dall'articolo 19, comma 3, lettera c) del decreto del Presidente della Repubblica 633 del 1972.
(5-04382)


   MEROLA e VACCARI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza n. 104 del 10 luglio 2025, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 7, comma 3-quater, del decreto Balduzzi del 2012, annullando il divieto di mettere a disposizione nei pubblici esercizi apparecchiature per l'accesso al gioco online e la relativa sanzione di ventimila euro;

   la disposizione vietava la messa a disposizione di apparecchiature che consentono l'accesso al gioco sia legale che illegale, ossia praticato al di fuori della rete dei concessionari o dei soggetti autorizzati interessando allo stesso modo sia la destinazione occasionale delle apparecchiature al gioco (come negli internet point), sia quella esclusiva e permanente;

   secondo quanto stabilito, tale misura pur perseguendo la legittima e meritevole finalità di contrastare la ludopatia, è viziata da irragionevolezza e difetto di proporzionalità che incide sulla libertà di esercizio d'impresa;

   si è così creato un vuoto normativo che il legislatore dovrà colmare con urgenza, come indicato dalla stessa Corte, invocando «l'adozione di ulteriori e idonee misure di contrasto della ludopatia» per evitare il paradosso che si sanzioni un esercente per aver offerto giochi tradizionali come il biliardino in assenza di autorizzazioni amministrative ma si consenta l'uso di terminali per il gioco online;

   nel contrasto alla ludopatia, va ricordato che è stato istituito nel 2019 il Registro unico degli autoesclusi (Rua). L'autoesclusione è valida per tutti i concessionari del gioco a distanza, ma non si applica ai punti di gioco fisici: un soggetto autoescluso può quindi ancora giocare nelle sale da gioco e nei casinò –:

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, per contrastare il gioco patologico ed i danni ad esso collegati per la salute, a tal fine anche prevedendo l'emanazione di provvedimenti dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per distinguere l'utilizzo ordinario dei terminali degli internet point rispetto all'utilizzo per l'accesso a piattaforme di scommesse o casinò digitali e per estendere l'efficacia dell'autoesclusione dal gioco prevista dal Rua anche ai punti fisici quali casinò e sala da gioco anche attraverso dispositivi che verificano in tempo reale la tessera sanitaria per impedire l'utilizzo degli apparecchi ai soggetti iscritti al Rua oltre che naturalmente agli utenti minorenni, nonché, al fine di analizzare più ampiamente il fenomeno, quali siano i dati relativi al contributo all'Erario 2023 e 2024 delle singole tipologie di gioco a distanza e fisico con particolare riferimento alla suddivisione fra apparecchi AWP e VLT.
(5-04383)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MALAVASI e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 maggio 2024, con delibera n. 495, il Comitato di gestione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) ha approvato modifiche al Regolamento di amministrazione dell'ente, funzionali alla riorganizzazione interna e territoriale degli uffici, con impatti diretti anche sull'ufficio Adm di Reggio Emilia;

   il 10 gennaio 2024, nel corso di una riunione dell'organismo paritetico per l'innovazione, il direttore dell'Adm ha illustrato le linee di indirizzo di tale piano, confermate successivamente il 4 marzo 2024, in cui si prevede il declassamento dell'ufficio Adm di Reggio Emilia, con conseguente accorpamento sotto la direzione dell'ufficio di Modena, convertendo Reggio Emilia in una sede priva di autonomia decisionale;

   questa decisione ha suscitato forte preoccupazione da parte di amministrazioni locali, rappresentanze sindacali e imprenditoriali, in quanto si tratta di un territorio con un tessuto economico tra i più dinamici del Paese, collocandosi all'11° posto tra le province italiane per valore dell'export e al 30° per import;

   secondo quanto riportato da Confindustria Reggio Emilia in un comunicato del 1° febbraio 2024, l'ufficio Adm reggiano ha generato nel solo 2023 introiti per l'erario superiori ai 131 milioni di euro, evidenziando quindi il ruolo strategico di tale presidio per il sistema economico locale;

   la stessa Confindustria ha sottolineato che la decisione di declassare l'ufficio Adm di Reggio Emilia rischia di creare un «forte rallentamento nelle operazioni di business» per le imprese locali poiché la sede perderebbe la possibilità di prendere decisioni autonome, trasformandosi in un mero ufficio operativo;

   si ritiene tale decisione inaccettabile e ingiustificata sotto il profilo tecnico e dannosa per il territorio: in tal senso, appare necessario un intervento urgente per il mantenimento della piena operatività e autonomia dell'ufficio di Reggio Emilia;

   a questo proposito, si ricorda che era già stato depositato un atto di sindacato ispettivo a firma degli interroganti che sollevava il medesimo problema, richiamando l'attenzione del Governo sul rischio che una riorganizzazione priva di fondamento penalizzasse ingiustamente il territorio reggiano;

   tuttavia, a oggi, non risulta pervenuta alcuna risposta in merito da parte del Ministero competente;

   tale silenzio a parere degli interroganti risulta grave e inaccettabile, considerando l'impatto economico e strategico della vicenda non solo per Reggio Emilia ma per l'intera area produttiva emiliana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta e delle conseguenze negative che deriverebbero dal declassamento e accorpamento dell'ufficio Adm di Reggio Emilia;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a sospendere, rivedere o revocare il provvedimento adottato dall'Adm, al fine di preservare la piena operatività e autonomia dell'ufficio reggiano;

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per garantire un confronto effettivo e immediato con le istituzioni locali, le organizzazioni sindacali e le associazioni d'impresa, al fine di giungere a una soluzione condivisa e funzionale agli interessi del territorio.
(4-05789)


   GIORGIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i prodotti alimentari per animali da compagnia non possono essere considerati beni di lusso, ma costituiscono ormai una componente essenziale della spesa quotidiana per milioni di famiglie italiane che accolgono al proprio interno un animale d'affezione;

   allo stato attuale, tali prodotti, insieme a molte prestazioni veterinarie, sono assoggettati all'aliquota (Iva ordinaria del 22 per cento, con un aggravio economico che incide in maniera significativa soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione, costrette spesso a compiere scelte dolorose; secondo gli ultimi dati Eurispes, la presenza di animali da compagnia nelle famiglie italiane è in costante crescita: nel 2025 il 40,5 per cento degli italiani dichiara di ospitare un animale (+3,2 rispetto al 2024), con una distribuzione equilibrata tra cani e gatti (37 per cento ciascuno);

   il budget complessivo di spesa mensile per oltre la metà dei proprietari si colloca tra i 31 e i 100 euro; confrontando i dati 2024 con quelli 2025, si registra un incremento di oltre 6,5 punti percentuali nella fascia di spesa compresa tra 101 e 200 euro, di oltre 2,5 punti nella fascia 201-300 euro e di 0,2 punti nella fascia oltre i 300 euro;

   in sede di approvazione della legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/2112-bis-A/53 presentato dall'on. Caretta, con cui si impegnava a valutare una riorganizzazione del regime impositivo Iva al fine di ridurre gli oneri sulle prestazioni veterinarie e sugli alimenti per animali da compagnia, valorizzando l'approccio integrato della One Health, che riconosce il legame tra salute animale, salute umana e tutela ambientale;

   una misura di riduzione dell'Iva in tale settore contribuirebbe anche a contrastare il fenomeno dell'abbandono degli animali, spesso determinato proprio dai costi elevati di mantenimento, e rispetto al quale l'Esecutivo ha recentemente introdotto norme più stringenti;

   l'adozione di un'aliquota ridotta per i prodotti e i servizi legati agli animali da compagnia rappresenterebbe, oltre che un sostegno concreto alle famiglie e alle associazioni di volontariato, anche un impulso all'economia nazionale, che oggi subisce il contraccolpo della crescente diffusione degli acquisti tramite piattaforme online estere operanti in regimi fiscali più favorevoli –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare l'inserimento degli alimenti per animali da compagnia e dei prodotti destinati al loro benessere nella tabella A, parte II, del decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972, n. 633;

   se non ritenga opportuno, altresì, estendere l'applicazione dell'aliquota ridotta anche alle prestazioni veterinarie, in considerazione del loro carattere essenziale e in coerenza con il principio della One Health, così da garantire un effettivo sostegno alle famiglie e favorire una più ampia tutela della salute animale e, conseguentemente, della salute pubblica.
(4-05806)


   BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, aveva previsto, inizialmente fino all'anno di imposta 2018, l'esenzione dall'imposta municipale propria (Imu) e dal tributo per i servizi indivisibili (Tasi) per i fabbricati ubicati nei comuni di Casamicciola Terme, di Forio e di Lacco Ameno, colpiti dagli eventi sismici verificatisi il 21 agosto 2017 nell'isola d'Ischia, purché distrutti od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero in quanto inagibili totalmente o parzialmente, e fino alla definitiva ricostruzione o agibilità dei fabbricati stessi;

   l'esenzione era stata prorogata con successivi interventi legislativi fino all'anno di imposta 2023;

   per l'anno di imposta 2024 l'esenzione dall'Imu e dalla Tasi per i fabbricati ubicati nei comuni di Casamicciola Terme, di Forio e di Lacco Ameno interessati dalle conseguenze dell'evento sismico del 2017 non è stata prorogata. Nonostante la ricostruzione proceda a rilento e molte famiglie vivano tra enormi difficoltà, le stesse si vedono oggi, anche, gravate dall'onere di corrispondere nuovamente l'Imu, misura che si configura come un aggravio particolarmente oneroso ed ingiusto;

   la mancata proroga dall'esenzione dell'Imu per questi fabbricati appare ancora più ingiusta e immotivata riferendosi a immobili ancora inagibili totalmente o parzialmente e non essendo ancora completati gli interventi post sisma, tanto che la gestione straordinaria commissariale è stata prorogata al 31 dicembre 2025;

   appare, inoltre, incomprensibile l'esclusione nei comuni dell'isola di Ischia dalla proroga dall'esenzione dell'Imu per l'anno di imposta 2024 per i fabbricati interessati dalle conseguenze dell'evento sismico del 2017, quando tale proroga è stata al contrario prevista nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpiti dagli eventi sismici a partire dal 24 agosto 2016 (cosiddetto cratere del Centro Italia)

   se il Ministro interrogato intenda porre in essere urgenti iniziative normative al fine di prorogare almeno per l'anno di imposta 2024 l'esenzione dall'imposta municipale propria (Imu) e dal tributo per i servizi indivisibili (Tasi) i fabbricati ancora inagibili totalmente o parzialmente ubicati nei comuni di Casamicciola Terme, di Forio e di Lacco Ameno, colpiti dagli eventi sismici verificatisi il 21 agosto 2017 nell'isola d'Ischia, così come previsto nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpiti dagli eventi sismici a partire dal 24 agosto 2016.
(4-05811)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dai quotidiani del mese di agosto 2025 risulta che nell'ambito della nota inchiesta condotta dalla procura di Milano sull'urbanistica, sono state depositate agli atti del tribunale del riesame numerose chat, acquisite dai cellulari sequestrati nell'ambito dell'indagine;

   tra le chat depositate ha avuto rilievo giornalistico quella intercorsa tra un soggetto indagato e un eurodeputato in carica;

   al di là del merito dei dialoghi, a parere dell'interrogante assolutamente privi di rilievo penale, va evidenziato che le chat WhatsApp rappresentano una forma di corrispondenza, e la corrispondenza di un parlamentare non può essere acquisita senza l'autorizzazione della Camera di appartenenza;

   la Corte costituzionale è stata chiarissima, nel caso venga sequestrato il cellulare di un terzo ed in questo siano presenti messaggi con un parlamentare: «nel momento, però, in cui riscontrano la presenza in esso di messaggi intercorsi con un parlamentare, debbono sospendere l'estrazione di tali messaggi dalla memoria del dispositivo (o dalla relativa copia) e chiedere l'autorizzazione della Camera di appartenenza del parlamentare, a norma dell'art. 4 della legge n. 140 del 2003, al fine di poterli coinvolgere nel sequestro»;

   pertanto non solo le chat non sono utilizzabili, ma non avrebbero neppure potuto essere estratte e vagliate;

   e per i parlamentari europei eletti in Italia si applicano le medesime garanzie dei parlamentari nazionali;

   se il soggetto è attualmente in carica, ai fini del sequestro è necessaria l'autorizzazione della Camera competente anche se la chat risale a un periodo in cui non era parlamentare;

   lo ha evidenziato in un paio di occasioni la Corte costituzionale (trattando in generale delle autorizzazioni ad acta di cui all'articolo 68 della Costituzione, 2° e 3° comma) facendo riferimento alla necessità di preservare l'autonomia e l'indipendenza delle Camere;

   non rileva il fatto che, ad avviso dell'interrogante, le conversazioni oggetto della chat depositata non assumono alcuna valenza penale, in quanto l'autorizzazione all'utilizzo è posta a garanzia della funzione e non del parlamentare persona fisica –:

   se non ritenga, avvalendosi dei suoi poteri ispettivi, di verificare quanto esposto in premessa e di valutare l'avvio di un procedimento disciplinare ove ne ricorrano le condizioni.
(3-02153)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione degli istituti penitenziari della Regione Siciliana desta crescente preoccupazione sotto il profilo della sicurezza, della tutela del personale di polizia penitenziaria e della tenuta complessiva del sistema carcerario;

   secondo recenti dichiarazioni rilasciate alla stampa da Gioacchino Veneziano, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria Sicilia, la Regione presenta un evidente squilibrio nella dotazione organica del personale di polizia penitenziaria rispetto ad altre regioni italiane con analoghe o inferiori necessità;

   in particolare, pur avendo più detenuti (6.438) e più istituti penitenziari (23) rispetto, ad esempio, alla Lombardia (che conta 6.148 detenuti distribuiti in 18 istituti), la Sicilia risulta sottodimensionata per quanto riguarda la presenza di ispettori, sovrintendenti e agenti di polizia penitenziaria;

   i dati riportati evidenziano che in Lombardia vi sono 404 ispettori, 588 sovrintendenti e 3.548 agenti, mentre in Sicilia le previsioni sono di sole 310 unità per gli ispettori (-94), 395 per i sovrintendenti (-193) e 3.522 per gli agenti (-26), a fronte di una popolazione carceraria superiore e più diffusa sul territorio;

   il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) avrebbe previsto un'integrazione di 306 unità in Sicilia, ma secondo le stime sindacali quasi 200 agenti andranno in pensione entro breve termine e altri 70 sono attualmente impiegati in servizi esterni come le scorte e i nuclei investigativi, rendendo di fatto l'integrazione inefficace;

   questa cronica carenza di organico comporta un grave sovraccarico di lavoro, espone gli agenti a condizioni lavorative insostenibili, riduce l'efficacia delle attività trattamentali e riabilitative e aggrava il rischio di eventi critici all'interno delle carceri siciliane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave carenza di organico della polizia penitenziaria negli istituti penitenziari della Regione Siciliana e quali iniziative urgenti intenda adottare per colmare tale squilibrio rispetto ad altre regioni;

   quali misure intenda mettere in campo per garantire condizioni di lavoro dignitose e sostenibili per il personale di polizia penitenziaria in Sicilia, partendo da una non più procrastinabile revisione in aumento delle piante organiche, anche alla luce dei prossimi pensionamenti e delle unità già impiegate in servizi esterni.
(5-04364)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARMINA e MORFINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la stampa locale ha dato notizia di una nuova aggressione verificatasi all'interno della casa circondariale «Petrusa» di Agrigento, in seguito alla quale tre agenti di polizia penitenziaria sono rimasti feriti e hanno dovuto ricorrere a cure mediche;

   tale episodio si inserisce in un quadro ormai ricorrente di violenze e tensioni che interessano il personale penitenziario, il quale è costretto ad operare in condizioni di lavoro sempre più gravose e stressanti;

   presso l'istituto penitenziario di Agrigento, come in molte altre strutture siciliane, si registra una cronica carenza di organico che determina la necessità di turni prolungati, in alcuni casi fino a 13 ore consecutive, senza adeguati periodi di recupero psico-fisico;

   tale situazione si pone in evidente contrasto con le disposizioni contenute negli accordi nazionali di lavoro, che stabiliscono tempi e modalità di turnazione volti a tutelare la salute e la sicurezza degli operatori;

   le organizzazioni sindacali di categoria hanno più volte denunciato la gravità della situazione, richiamando l'attenzione delle istituzioni sul rischio di compromissione della sicurezza interna ed esterna al carcere –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e di quale sia l'attuale situazione relativa all'organico di polizia penitenziaria presso la casa circondariale «Petrusa» di Agrigento;

   se siano allo studio iniziative di carattere straordinario per colmare le gravi carenze di organico negli istituti penitenziari siciliani e in particolare presso la casa circondariale di Agrigento, al fine di assicurare condizioni di lavoro dignitose e sicure per gli agenti;

   quali misure di carattere strutturale il Governo intenda adottare per prevenire ulteriori episodi di violenza, migliorare la sicurezza degli operatori penitenziari e ripristinare condizioni di legalità e vivibilità all'interno delle carceri.
(4-05822)


   GIAGONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Aldo Scardella, classe 1961, è il protagonista di un clamoroso errore giudiziario e successivo suicidio avvenuto nel carcere di Buoncammino il 2 luglio del 1986;

   il giovane studente cagliaritano venne arrestato la notte del 29 dicembre 1985 a seguito di una rapina avvenuta il 23 dicembre dello stesso anno quando due uomini con il volto coperto da un passamontagna nero fanno irruzione nel Bevimarket, aggrediscono il proprietario, lo costringono a vuotare la cassa poi gli sparano e lo ammazzano;

   mentre i colpevoli scappano via imboccano una strada che porta in direzione della via dove abita Aldo e, nel giardino condominiale accanto al suo palazzo, viene trovato uno dei passamontagna utilizzati durante la rapina;

   il ragazzo finisce tra gli indagati, viene interrogato, si dice innocente, ma viene incarcerato e trasferito in cella di isolamento. Dopo 185 giorni di prigionia, il 2 luglio 1986, Aldo si impicca nella sua cella;

   nel 1996, per i tragici fatti, a seguito di nuove indagini, furono inquisite, processate e alla fine condannate altre persone riconosciute colpevoli dell'omicidio del commerciante: la sentenza della Corte d'assise di Cagliari fu confermata dalla Corte di cassazione il 20 settembre 2002;

   a seguito del suicidio di Aldo furono condotte, ovviamente, varie inchieste, vi fu l'intervento del Csm e negli anni sono state depositate varie interrogazioni parlamentari aventi ad oggetto il clamoroso caso giudiziario;

   un caso riportato alla cronaca il 9 novembre 2023 quando il fratello della vittima, Cristiano Scardella, assistito dagli avvocati Silvia Marzot e Mauro Trogu ha richiesto un accesso agli atti alla procura in merito all'arresto, alla cattura, alle indagini e alla morte per suicidio avvenuta nel carcere di Buoncammino;

   una richiesta che viene autorizzata dal procuratore Rodolfo Maria Sabelli nel medesimo mese di novembre. A dicembre 2023 l'avv. Trogu estrae una prima parte del fascicolo n. 2160/1985 R.N.R., custodito presso la procura;

   a febbraio 2024 l'avv. Trogu richiede nuovamente accesso al fascicolo, nella risposta gli viene spiegato che il medesimo è stato spostato in archivio ed è dunque necessario recuperarlo prima della visione. A marzo 2024 i fascicoli vengono resi disponibili, ma sia l'avvocato che i funzionari della procura rilevano immediatamente la mancanza del faldone relativo al procedimento n. 2160/1985 a carico di Aldo Scardella, precedentemente visionato e parzialmente fotocopiato. Purtroppo ogni tentativo di reperire il materiale mancante è fallito;

   il 12 luglio 2024 i legali di Cristiano Scardella hanno chiesto al procuratore generale, dottor Sabelli, in via preliminare il compimento di ogni attività e accertamento utili a reperire il suddetto fascicolo smarrito e, in via subordinata, l'acquisizione, presso chi li detiene, delle copie autentiche in luogo degli originali degli atti smarriti;

   sul caso è stata presentata a luglio 2024 un'interrogazione parlamentare a cui il Ministro interrogato rispondeva a ottobre 2024 asserendo che i fatti erano oggetto di approfonditi accertamenti e che si sarebbero monitorati gli sviluppi della vicenda assumendo, qualora fosse il caso, le opportune iniziative nell'esercizio dei poteri riconosciuti dalla legge;

   da allora però sulla vicenda tutto tace e i familiari, a quasi quarant'anni dalla vicenda che ha portato anche a una revisione normativa dei procedimenti giudiziari, non hanno ancora ricevuto alcuna informazione a fronte di una ricerca di verità e giustizia doverosa e necessaria –:

   quali iniziative di competenza, in specie di carattere ispettivo, siano state intraprese per accertare le responsabilità di quanto accaduto;

   se gli atti processuali dispersi siano stati eventualmente ritrovati dandone immediata comunicazione ai richiedenti;

   se, in caso di mancato ritrovamento, sia stata avviata una ricostruzione degli atti stessi e a che punto sia tale ricostruzione dei fascicoli smarriti.
(4-05832)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 2 settembre 2025 il Gruppo LuxExperience ha formalizzato alle organizzazioni sindacali la comunicazione della procedura di licenziamento collettivo che coinvolgerebbe 211 dipendenti in Italia;

   questa procedura avrà una un impatto enorme sul territorio bolognese nel quale sono previsti 165 esuberi, 134 nella sede di Interporto e 31 in quella di Zola Predosa;

   durante gli incontri nel corso degli ultimi 24 mesi con le organizzazioni sindacali l'azienda aveva escluso che in quella fase avrebbe ridotto l'organico diretto, senza però entrare nel merito di piani industriali o di progetti di rilancio e di valorizzazione delle risorse umane;

   ora sono a rischio moltissimi posti di lavoro e si prospetta il ridimensionamento di un presidio produttivo di grande importanza –:

   se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, in ordine a quanto esposto in premessa.
(3-02152)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CECCHETTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dalle agenzie di stampa si apprende l'avvio dello stato di agitazione dei lavoratori della società LPE S.p.A.;

   la società LPE S.p.A., fondata nel 1972 e con sede a Baranzate (Milano), è leader nel settore della progettazione, produzione e vendita di strumenti avanzati di epitassia per applicazioni di alimentazione (strumenti di epitassia SiC dedicati alla produzione di dispositivi che si rivolgono al mercato dei veicoli elettrici);

   nello specifico, il posto di lavoro di circa 140 lavoratori sarebbe a rischio dopo l'annuncio di una grande riorganizzazione, del sito del milanese, da parte del colosso olandese dei microprocessori ASM International NV (con sede ad Almere e specializzata nella produzione di impianti per la lavorazione di semiconduttori), che da pochi anni ha acquisito la società LPE;

   nonostante che l'acquisizione, da parte dell'olandese ASM, fosse stata vista – negli scorsi anni – come occasione per accedere ad ulteriori risorse di ricerca e di sviluppo, oggi si apprende la notizia di una riorganizzazione che sta creando forti preoccupazioni nei lavoratori, infatti questa scelta aziendale potrebbe tradursi in una drastica riduzione del personale con una grave perdita di competitività della sede di Baranzate (anche a causa dei mancati investimenti di ASM, come denunciato dai sindacati);

   la società LPE S.p.A. ha un importante ruolo strategico a livello nazionale e internazionale e da tutti gli operatori del settore è apprezzata la sua attività e le professionalità dei lavoratori;

   occorre un intervento istituzionale per fare immediatamente chiarezza sul percorso di riorganizzazione affinché siano mantenuti gli attuali livelli occupazionali nonché sia garantita la stessa competitività internazionale della società, che rappresenta, come ricordato, un patrimonio strategico per il nostro Paese;

   appare necessario avviare, con urgenza, un tavolo istituzionale per fare chiarezza su quanto illustrato e ricevere dalla proprietà rassicurazioni precise anche a riguardo a possibili futuri investimenti per garantire lo sviluppo della società e i posti di lavoro oggi esistenti –:

   se i Ministri interrogati non intendano, ciascuno per quanto di competenza, avviare un confronto, anche con tavoli istituzionali, con la società ASM international NV per ricevere garanzie e rassicurazioni circa l'assenza di impatti negativi della riorganizzazione sui livelli occupazionali esistenti, confrontandosi anche sui possibili futuri investimenti sulla società al fine di mantenere l'attuale ruolo strategico anche in un'ottica di ulteriore sviluppo della società LPE S.p.A., salvaguardando gli attuali livelli occupazionali e tutelando tutte le professionalità coinvolte.
(4-05788)


   CECCHETTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i timori delle scorse settimane circa il rischio occupazionale – e quindi il futuro dei lavoratori – della storica società «Nerviano medical sciences Srl» (Nms) di Nerviano (Milano), società specializzata nel settore farmaceutico, sembrano tristemente concretizzarsi poiché l'azionista di maggioranza di Nms (il fondo cinese Pag) ha manifestato la volontà di non proseguire l'attività di ricerca del gruppo;

   nello specifico, è notizia di questi giorni che, nonostante un incontro effettuato ad Assolombarda a Milano tra la proprietà e i lavoratori accompagnati dai rappresentanti sindacali, la società procederà con i licenziamenti dei ricercatori (circa un'ottantina oltre i dipendenti della società di servizi BioPharma);

   addirittura, le lettere di licenziamento potrebbero essere già, purtroppo, pronte e questa situazione sarebbe aggravata anche dall'assenza di ammortizzatori sociali;

   è importante ribadire l'importanza del centro di Nerviano sia come eccellenza a livello nazionale in ambito oncologico sia sotto il profilo socio-economico nazionale e non solo del territorio direttamente coinvolto;

   pur ribadendo che risulta sempre necessario procedere ad ulteriori confronti con la proprietà per salvaguardare i posti di lavoro, serve contestualmente – nella denegata ipotesi dell'avvio dei tagli occupazionali annunciati – non solo prevedere e favorire, se necessario, un percorso di rilancio aziendale ma soprattutto attivare, con urgenza, politiche a favore delle famiglie coinvolte dai licenziamenti prevedendo percorsi di sostegno, azioni per favorire il reinserimento lavorativo dei dipendenti licenziati o prossimi ad esserlo, quindi politiche attive di ricollocazione e riqualificazione del personale eventualmente in eccedenza –:

   se i Ministri interrogati non intendano, ciascuno per quanto di competenza, adottare, ove necessario, misure di rilancio aziendale con particolare attenzione, in ogni caso, all'avvio di politiche a favore delle famiglie coinvolte dai tagli occupazionali prevedendo percorsi di sostegno, azioni per favorire il reinserimento lavorativo e specifici ammortizzatori sociali a tutela dei dipendenti coinvolti dal licenziamento annunciato dal gruppo Nms.
(4-05796)


   ROSATO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Trasnova è la società che si occupa totalmente ed esclusivamente della fornitura dei servizi logistici negli stabilimenti Stellantis di Pomigliano d'Arco, Mirafiori, Piedimonte San Germano e Melfi, operando spesso all'interno delle aree produttive di Stellantis e utilizzando, in forza di contratti di comodato d'uso, anche le sue attrezzature;

   come si evince, l'azienda è intrinsecamente connessa alle attività di Stellantis e seppur il rapporto in essere sia formalmente disciplinato da un contratto di appalto, Trasnova si trova ad operare quasi come un vero e proprio ramo d'azienda di Stellantis, integrato nel suo core business ed inserito nel suo processo produttivo;

   il riconoscimento di Trasnova quale ramo d'azienda di Stellantis è stata persino formalizzata in passato da Fiat Auto e in virtù di tale riconoscimento Fiat aveva fatto transitare alcuni propri dipendenti garantendo loro le prerogative previste dall'articolo 2112 del codice civile, conservando l'inquadramento nel contratto collettivo nazionale del lavoro metalmeccanico e i trattamenti economici e normativi previsti dagli accordi sindacali applicati presso Fiat, oggi Stellantis;

   tant'è che la maggior parte dei dipendenti di Trasnova è costituita da lavoratori che sono stati inizialmente assunti in Fiat Auto e poi migrati nella società concessionaria delle attività di logistica;

   nel corso del 2024, Stellantis aveva annunciato l'intenzione di rescindere il contratto di appalto con Transnova, salvo poi prorogare la collaborazione al 31 dicembre 2025;

   ad oggi non è ancora chiaro il futuro della società Trasnova e dei suoi dipendenti, in quanto Stellantis non ha fornito indicazioni sulla prosecuzione della collaborazione anche nel 2026 o su una reinternalizzazione delle attività di logistica;

   molti dei siti produttivi nei quali opera Trasnova si trovano in aree del Mezzogiorno che già soffrono di una disoccupazione superiore alla media nazionale e dove risulta più difficile per il personale eventualmente in esubero trovare una nuova occupazione, specialmente nel settore della logistica e dell'automotive in considerazione della posizione dominante esercitata da Stellantis nel settore dell'auto nel nostro Paese –:

   quali iniziative intenda adottare affinché si garantisca la continuità operativa ed occupazionale di Trasnova, anche in considerazione del peculiare rapporto di dipendenza di quest'azienda con Stellantis, che non può quindi configurarsi come mero appalto di servizi;

   quali iniziative intenda adottare affinché nel caso in cui Stellantis procedesse ad una reinternalizzazione delle attività di logistica, sia assicurato l'assorbimento del personale dipendente di Trasnova.
(4-05814)


   BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   la normativa europea in materia di sicurezza dei prodotti immessi sul mercato dell'Unione impone il rispetto di precisi obblighi a tutela dei consumatori e della concorrenza non sleale;

   in particolare, la direttiva 2001/95/CE sulla sicurezza generale dei prodotti, nonché altre disposizioni relative alla marcatura CE, stabiliscono – tra le varie norme – anche che ogni prodotto elettrico o elettromeccanico commercializzato sul mercato europeo debba riportare le dovute certificazioni di conformità, nonché essere corredato da manuali d'uso e istruzioni di sicurezza in lingua comprensibile nello Stato membro di commercializzazione;

   l'interrogante ha avuto modo di apprendere attraverso alcune segnalazioni – delle quali numerose rinvenibili on line – che la grande piattaforma di e-commerce Amazon consentirebbe la vendita e la distribuzione di prodotti di provenienza extra-Unione europea non conformi agli standard sopra richiamati, eludendo di fatto gli obblighi previsti dalle norme comunitarie;

   sono numerosi, ad esempio, i casi in cui gli acquirenti si vedono consegnare dispositivi elettronici o elettromeccanici privi di marcatura CE e corredati unicamente da manualistica in lingua cinese;

   fatto emblematico, inoltre, risiede nella procedura di restituzione offerta dalla citata piattaforma. Infatti, fra le diverse motivazioni predefinite è contemplata proprio la dicitura «manuali in cinese»: ciò confermerebbe una sistematicità e ricorrenza di tale fenomeno;

   simili pratiche configurano un potenziale aggiramento delle regole comunitarie e nazionali in materia di sicurezza dei prodotti, arrecando danno tanto ai consumatori quanto alle imprese italiane ed europee che operano nel rispetto degli obblighi di legge;

   appare pertanto necessario verificare quali strumenti di vigilanza e sanzione vengano oggi concretamente esercitati nei confronti dei grandi operatori digitali che, pur beneficiando di posizioni dominanti nel mercato, sembrano in grado di sottrarsi ai doveri che gravano su tutti gli altri soggetti economici –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare, nelle opportune sedi, per promuovere un'applicazione più stringente delle direttive comunitarie nei confronti dei grandi operatori digitali globali, al fine di tutelare i consumatori e garantire condizioni di leale concorrenza alle imprese nazionali ed europee.
(4-05820)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   TASSINARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   le indicazioni di uscita autostradali sono fondamentali per guidare i turisti e gli automobilisti verso le destinazioni desiderate. È consolidato, infatti, che un'adeguata segnaletica autostradale può avere un impatto positivo sul turismo, in quanto:

    aiuta i turisti a raggiungere facilmente le destinazioni turistiche, riducendo lo stress e la confusione;

    favorisce la scoperta di nuove destinazioni e attrazioni turistiche, grazie a indicazioni chiare e precise;

    migliora l'esperienza complessiva del viaggio, permettendo ai turisti di concentrarsi sulla scoperta della destinazione piuttosto che sulla navigazione;

   d'altra parte, una segnaletica inadeguata o insufficiente può avere un impatto negativo sul turismo, in quanto:

    può causare confusione e frustrazione nei turisti, scoraggiandoli dal visitare determinate destinazioni;

    può aumentare il rischio di incidenti stradali, se i conducenti sono distratti o confusi dalle indicazioni;

    può danneggiare l'immagine della destinazione turistica, se i turisti si sentono male serviti o non assistiti;

   in generale, quindi, le indicazioni di uscita autostradali sono un elemento importante per garantire un'esperienza turistica positiva e sicura;

   a quanto consta all'interrogante, a tutt'oggi, all'interno della cartellonista autostradale relativa alla indicazione di uscita a Sasso Marconi sulla tratta autostradale A1 è totalmente assente ogni riferimento alle località turistiche di Porretta Terme (centro termale di rilievo sovra-regionale) e del Parco regionale del Corno alle Scale, che è anche una stazione sciistica invernale;

   l'unica menzione del plesso termale di Porretta Terme è presente all'uscita autostradale di Pistoia sulla strada regionale di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno (Sgc Fi-Pi-Li) ;

   la regione Emilia-Romagna è da tempo impegnata con importanti investimenti nella pubblicizzazione dei propri presidi termali e delle località turistiche improntate allo sport (Sport Valley). Sarebbe opportuno sostenere questi sforzi anche a livello nazionale –:

   al fine di ottimizzare le indicazioni per il grande pubblico dei siti termali e naturalistici di interesse sovraregionale, presso Autostrade Spa, se intendano assumere iniziative di competenza al fine di prevedere l'inserimento all'interno della cartellonista autostradale relativa alla indicazione di uscita Sasso Marconi sulla tratta autostradale A1, la menzione delle località turistiche di Porretta Terme e del Parco regionale del Corno alle Scale.
(3-02164)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che Trenitalia avrebbe disposto, senza preventiva comunicazione alle istituzioni locali, la soppressione della fermata di Cecina del treno Frecciabianca n. 8606 Campiglia Marittima-Torino delle ore 9.20, a partire dal 25 agosto 2025, e del Frecciabianca n. 8623 Torino-Campiglia Marittima delle ore 19.48, a partire dal 7 settembre 2025;

   anche l'amministrazione comunale di Cecina non sarebbe stata consultata ed avrebbe appreso tale decisione solo attraverso la consultazione del sito ufficiale di Trenitalia, senza alcuna preventiva interlocuzione o informazione ufficiale;

   la stazione di Cecina rappresenta un nodo ferroviario baricentrico per un vasto territorio della costa toscana, utilizzato quotidianamente da numerosi pendolari, studenti, lavoratori e turisti;

   già nel 2017, in seguito ad analoghe soppressioni, la regione Toscana si era attivata ottenendo il ripristino delle fermate, riconoscendo l'importanza strategica dello scalo ferroviario;

   la stessa stazione di Cecina è stata recentemente oggetto di interventi di riqualificazione, anche con investimenti pubblici e comunali, finalizzati a favorirne l'accessibilità e a incentivare l'uso del trasporto ferroviario;

   la decisione di Trenitalia appare in evidente contrasto con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e mobilità integrata, oltre che con gli impegni di valorizzazione delle infrastrutture ferroviarie locali –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, relativi alla decisione unilaterale di Trenitalia di sopprimere le fermate Frecciabianca a Cecina, e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda intraprendere, attivandosi con urgenza presso Trenitalia, al fine di sospendere tale decisione e garantire la continuità del servizio.
(5-04360)


   ASCANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dopo innumerevoli atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante a causa degli intollerabili disagi subiti dai cittadini residenti nella regione umbra, avrebbe finalmente dichiarato che tutti i problemi saranno risolti «in pochi giorni» e che si confronterà con l'autorità di regolazione dei trasporti per chiedere una deroga all'utilizzo della linea direttissima per i treni umbri e scongiurare il grave danno denunciato da mesi da politici, comitato dei pendolari e cittadini;

   da mesi, infatti, la situazione dei pendolari umbri ha raggiunto livelli indecorosi e non più tollerabili, a causa dello spostamento di moltissimi treni sulla linea lenta, presumibilmente a causa dei lavori sulla linea direttissima, con un intollerabile allungamento dei tempi di percorrenza di questi treni e, soprattutto, per un periodo di tempo indefinito;

   la situazione è stata poi ulteriormente aggravata da lavori operati sui noti binari 1 e 2 est della stazione di Roma Termini, dai quali partono i treni regionali per l'Umbria;

   nonostante le numerose proteste di politici, cittadini e sindacati e gli innumerevoli atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante, ad oggi nessun miglioramento è stato sin qui messo in atto –:

   come e con quali interventi di competenza il Ministro interrogato intenda risolvere l'intollerabile situazione da mesi denunciata nonché quali iniziative urgenti intenda adottare per favorire comunque un adeguato ristoro per tutti i disagi fin qui subiti dai cittadini umbri.
(5-04362)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea ferroviaria Bari-Taranto è stata chiusa dal 1° luglio 2025 per consentire interventi propedeutici all'attivazione del sistema di controllo Ertms tra Bari Parco Nord e Gioia del Colle, per il miglioramento dell'accessibilità della stazione di Acquaviva delle Fonti e per il rinnovo dei binari tra Gioia del Colle e Grottalupara;

   dal 15 settembre al 13 dicembre 2025 sono previste ulteriori limitazioni, dovute alla realizzazione del sistema Ertms sulla tratta a binario unico tra Acquaviva e Gioia del Colle, con conseguenti modifiche alla circolazione dei treni regionali;

   inoltre, per rilevanti interventi infrastrutturali di velocizzazione e di adeguamento degli impianti di sicurezza sulla linea Battipaglia-Potenza-Taranto, dal 1° ottobre 2025 il collegamento Frecciarossa tra Taranto e Roma via Potenza sarà limitato a Salerno;

   a fronte di tali interruzioni, gli utenti avranno di fatto solo due alternative per raggiungere la Capitale: recarsi a Bari, Potenza o Napoli per usufruire di collegamenti diretti, oppure utilizzare il treno Intercity che impiega circa 6 ore e 40 minuti; in entrambi i casi si registra un significativo aumento dei tempi di percorrenza da e per il capoluogo jonico;

   dal 15 al 27 settembre 2025, inoltre, l'avvio di lavori di manutenzione straordinaria tra Caserta e Cervaro comporterà l'interruzione dei ulteriormente le difficoltà dei secondo notizie di stampa, la collegamenti con Roma da e per Lecce e Bari, aggravando ulteriormente le difficoltà dei viaggiatori pugliesi;

   secondo notizie di stampa, la sospensione del collegamento Frecciarossa sarebbe legata alla scadenza dell'accordo tra Trenitalia e regione Basilicata, in vigore fino a dicembre e contenente un contributo economico per il prolungamento a Potenza (e successivamente a Taranto) del treno ad alta velocità Salerno-Torino; cessato tale contributo, verrebbe meno anche il collegamento veloce;

   nella prossima estate Taranto ospiterà la XX edizione dei Giochi del Mediterraneo;

   il territorio jonico, già gravato da condizioni di oggettivo svantaggio economico e sociale, sconta da tempo un deficit strutturale nei collegamenti con il resto del Paese –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare le notizie riportate in premessa in merito alle limitazioni nei collegamenti ferroviari con Roma da e per Taranto e gli altri capoluoghi pugliesi;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per ripristinare collegamenti più rapidi ed efficaci tra Taranto e la Capitale;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per potenziare i collegamenti con Taranto in vista della XX edizione dei Giochi del Mediterraneo.
(4-05785)


   TENERINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea ferroviaria tirrenica, che corre lungo la costa toscana, rappresenta un asse strategico per i collegamenti tra la Toscana, il Lazio e il Nord Italia, ma da anni soffre di un grave arretramento infrastrutturale, non essendo mai stata completata l'alta velocità né potenziati in maniera adeguata i servizi a lunga percorrenza;

   risulta che a partire dal 25 agosto 2025 Trenitalia procederà alla soppressione delle fermate del treno Frecciabianca n. 8606 (Campiglia Marittima-Torino delle ore 9.20) e del treno Frecciabianca n. 8623 (Torino-Campiglia Marittima delle ore 19.48), attualmente previste presso la stazione ferroviaria di Cecina;

   tali collegamenti, seppur su treni non effettivamente ad alta velocità, hanno rappresentato negli anni una risorsa preziosa per il territorio, consentendo una connessione diretta e più rapida con Roma, Torino e le principali città del Nord, integrando un'offerta ferroviaria che altrimenti rimarrebbe ridotta a pochi Intercity e treni regionali;

   la stazione ferroviaria di Cecina costituisce un nodo baricentrico per l'intera area della bassa val di Cecina, servendo un bacino di utenza molto più ampio rispetto alla stazione di Campiglia Marittima, che è invece periferica, scarsamente accessibile e priva di adeguati servizi di interscambio;

   la soppressione delle fermate dei Frecciabianca a Cecina rischia di produrre gravi disagi ai cittadini, alle imprese e al turismo della costa toscana, già penalizzata da infrastrutture carenti, dall'assenza di un'autostrada costiera e da collegamenti ferroviari storicamente sottodimensionati;

   la trasformazione dei treni Frecciabianca in Frecciarossa, prevista nell'ambito del piano di rinnovo della flotta Trenitalia, non corrisponde a un reale aumento della velocità sulla tratta tirrenica, la cui linea non è predisposta per l'alta velocità, con il rischio che si traduca soltanto in un incremento tariffario a fronte di un servizio sostanzialmente identico a quello attuale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della decisione assunta da Trenitalia e quali valutazioni intenda esprimere circa l'impatto che essa comporta per l'utenza del territorio;

   se non ritenga necessario e urgente attivarsi, per quanto di competenza nei confronti di Trenitalia e di Rete ferroviaria italiana, per garantire il mantenimento delle fermate Frecciarossa (già Frecciabianca) presso la stazione di Cecina, almeno nelle due corse giornaliere oggi previste;

   quali iniziative urgenti intenda assumere per potenziare i collegamenti ferroviari lungo la costa tirrenica, in particolare nella tratta Pisa-Livorno-Grosseto, colmando un deficit infrastrutturale che da decenni penalizza cittadini, lavoratori e turisti, e assicurando che le nuove soluzioni di trasporto non gravino ingiustamente sui costi a carico degli utenti.
(4-05790)


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto «Marcello Arlotta» di Taranto-Grottaglie, inaugurato nel 1964 per il traffico commerciale, è stato chiuso ai voli civili nel 1969 per motivi di sicurezza. Da allora, ha attraversato fasi alterne di operatività e inattività. Attualmente, oltre a fornire supporto tecnico e logistico alle unità aeree ed elicotteristiche della Marina militare, svolge un ruolo centrale nel settore cargo-logistico e rappresenta un modello di rilevanza internazionale per l'integrazione tra il trasporto aereo e l'industria aerospaziale;

   a fine anni '90 sono stati completati l'ampliamento dei piazzali di sosta, l'installazione di un nuovo sistema di illuminazione e la realizzazione della taxiway. Tali interventi sono stati recentemente inclusi in un piano di ristrutturazione integrale dell'aerostazione. Nel 2001, inoltre, sono stati progettati il prolungamento della pista fino a circa 3.500 metri – rendendola così la sesta pista più lunga d'Europa e la prima del sud Italia – e la variazione del tracciato stradale San Giorgio-Grottaglie;

   da mesi sono in corso i lavori per il rifacimento del terminal passeggeri, un intervento da nove milioni di euro che dovrebbe facilitare il passaggio alla fase operativa dell'aeroporto stesso. Inoltre, recentemente, era stata accolta con favore dalle parti coinvolte (politiche e sociali) la notizia dell'adeguamento del codice antincendio, passato da ICAO 5 a ICAO 7 (elemento cruciale per l'attivazione dei voli commerciali). Si tratta di interventi capaci non solo di portare all'hub di Grottaglie la piena autonomia grazie a nuovi servizi e aree fruibili da turisti ed utenti, ma anche di essere reso operativo nell'arco di breve tempo;

   lo scorso 10 febbraio 2025, durante una visita istituzionale allo scalo jonico, il Viceministro Rixi ha espresso posizioni che lasciano intendere l'opposizione del Governo alla riapertura dell'aeroporto «Arlotta» al traffico civile;

   alla luce delle gravi condizioni di isolamento territoriale, dell'aumento dei flussi turistici degli ultimi anni, nonché dei recenti investimenti infrastrutturali, sorge invece l'esigenza di attivare tale scalo. In aggiunta, nel corso dell'estate 2026 si terrà a Taranto la XX edizione dei Giochi del Mediterraneo che, si prevede, porteranno almeno 20.000 utenti tra atleti, staff, media, tifosi, turisti;

   al fine di garantire un'analisi scientifica accurata sulla perifericità del territorio tarantino e sulla domanda di trasporto aereo potenziale, Aeroporti di Puglia s.p.a., d'intesa con la regione Puglia, ha commissionato uno studio al fine di richiedere gli oneri di servizio pubblico per la continuità territoriale, ai sensi del regolamento (CE) n. 1008/2008 (articolo 16) e dagli orientamenti interpretativi del Parlamento europeo e del Consiglio (2017/C194/01). Tale studio, da quanto si ha modo di apprendere, dovrebbe essere stato ultimato entro la fine dello scorso febbraio 2025 per poi essere trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la successiva prevista convocazione della conferenza di servizi;

   entro la fine dell'anno saranno terminati i lavori relativi al terminal passeggeri e va sottolineato come, nel corso dell'anno 2024, a quanto consta all'interrogante, sia stato registrato un andamento più che positivo del traffico degli altri aeroporti pugliesi (Bari +12,3 per cento; Brindisi +6,6 per cento; Foggia +28,1 per cento), a dimostrazione del fatto che potenziando l'offerta infrastrutturale dell'aeroporto Taranto-Grottaglie si potrà incrementare l'attrazione anche nei confronti di questo territorio con ricadute economiche rilevanti –:

   se, qualora fosse accertato il rispetto dei requisiti stabiliti dalla normativa vigente, intenda procedere con la convocazione della conferenza dei servizi per avviare, nel più breve tempo possibile, l'operatività dei voli civili presso lo scalo di Taranto-Grottaglie;

   se intenda assicurare l'effettiva attuazione della continuità territoriale a favore della provincia di Taranto, non solo comunicando le tempistiche ma anche provvedendo allo stanziamento delle necessarie risorse così come avvenuto in precedenza per altri aeroporti dell'area.
(4-05792)


   TRAVERSI, IARIA e FEDE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il primo hub crocieristico d'Europa, con 57 porti di rilevanza nazionale o internazionale, 16 Autorità di sistema portuale e una posizione geografica strategica;

   i porti italiani rappresentano ancora il primo hub crocieristico d'Europa, sono il biglietto da visita del nostro Paese con oltre 8.500 chilometri di coste: ben 57 scali di rilevanza nazionale o internazionale e 16 Autorità di sistema portuale;

   a parere dell'interrogante, la mancanza di pianificazione pluriennale data dal nuovo codice degli appalti non sostiene una visione strategica degli investimenti in infrastrutture; difatti limitare la pianificazione all'allegato infrastrutture al Def ogni anno non risponde alle necessità di medio lungo termine e denota carenza di visione strategica;

   gli investimenti del Pnrr sulla portualità sono circa 4 miliardi di euro Pnrr da spendere e rendicontare entro il 31 dicembre 2026, pena la perdita dei finanziamenti;

   tali scadenze sembrano non preoccupare l'esecutivo che persegue una azione poco incisiva sul settore, con particolare riguardo alle nomine nelle autorità di sistema portuale che in attesa della riforma annunciata vedono una lunghissima proroga dei vertici di queste;

   si registra un clima di incertezza e confusione nella governance del sistema portuale, dovuto a nomine contestate, ricorsi al TAR, e designazioni di figure prive di comprovata esperienza nel settore;

   controversa risulta la nomina di Annalisa Tardino a commissario straordinario per i porti della Sicilia orientale, decisione impugnata al TAR dal Presidente della Regione Siciliana, per assenza di concertazione con la Regione e mancanza di competenze specifiche della nominata;

   altre nomine in diversi porti nazionali (Genova, La Spezia, Napoli, Civitavecchia, Gioia Tauro, Venezia) sono state oggetto di critiche, in alcuni casi per possibili conflitti d'interesse, in altri per mancanza di requisiti professionali o per precedenti controversi;

   la procedura di selezione pubblica, avviata nel luglio 2024 per individuare nuovi presidenti delle Autorità di Sistema, dopo oltre un anno non ha ancora portato alla designazione di figure con comprovata esperienza nel settore della logistica e dei trasporti, come previsto dalla normativa vigente;

   il M5S ha richiesto una verifica da parte dell'Anac con riguardo alla nomina del dottor Cuccaro all'Asp del Mar Tirreno Centrale, avendo ricoperto, fino al 15 luglio 2025, gli incarichi di amministratore delegato di Alilauro S.p.A. e di amministratore della Navauro S.r.l., entrambe società operanti nel settore e con rapporti contrattuali in essere con l'Asp del Mar Tirreno Centrale. Condizione che configurerebbe un conflitto di interessi strutturale e non sanabile –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire che le nomine ai vertici delle Asp avvengano nel pieno rispetto delle normative vigenti, assicurando trasparenza, merito e competenza;

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno riconsiderare, per quanto di competenza, le nomine già effettuate, alla luce delle possibili incompatibilità o delle carenze nei requisiti professionali, anche alla luce dei ricorsi pendenti presso i tribunali amministrativi;

   come si intenda evitare il rischio di paralisi del sistema portuale, che potrebbe compromettere la rendicontazione dei fondi Pnrr e danneggiare l'immagine dell'Italia in occasione di eventi internazionali come il Global Summit del World Travel and Tourism Council previsto a Roma;

   se il Governo intenda presentare un piano strategico per il rilancio dei porti italiani, che includa la piena integrazione modale, la valorizzazione dei porti del Sud e la difesa degli asset portuali italiani da operazioni esterne che possano comprometterne la sovranità con particolare riferimento all'adozione di un piano pluriennale sulla portualità e la logistica prediligendo una visione strategica del settore;

   se sia intenzione del Governo coinvolgere maggiormente le regioni e gli attori economici locali nelle decisioni relative alla governance portuale, al fine di evitare ulteriori tensioni istituzionali e garantire una gestione efficace e condivisa.
(4-05803)


   RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il traforo autostradale del Monte Bianco – che collega Courmayeur, in Valle d'Aosta, a Chamonix, in Francia – rimarrà chiuso da lunedì 1° settembre 2025 a venerdì 12 dicembre 2025, per il rifacimento di due porzioni di volta. I lavori riguarderanno due tratti per un totale di 254 metri: costituiscono la prosecuzione di quelli cominciati nel settembre 2024, per cui il traforo era stato chiuso per più di 100 giorni. La chiusura comporterà una modifica nei percorsi autostradali: i mezzi pesanti passeranno perlopiù per il traforo del Frejus, mentre le auto tra il Gran San Bernardo, il Frejus e i colli alpini;

   tale chiusura rischia di provocare un collasso logistico di non poca rilevanza con imprese isolate, decine di migliaia di tir al mese dirottati al Frejus, inevitabili ingorghi lungo la tangenziale di Torino, accumulo di costi extra per i transitanti ma anche dei tempi e un considerevole aumento delle emissione di anidride carbonica;

   la continuità della circolazione transalpina tramite il traforo del Monte Bianco è essenziale per il sistema logistico nazionale, per il settore industriale piemontese e per la riduzione dell'impatto ambientale del trasporto merci. La mancata disponibilità di adeguate alternative infrastrutturali comporta rischi concreti di isolamento territoriale, rallentamenti produttivi e incremento del costo dei trasporti, con evidente impatto negativo sul tessuto economico regionale e nazionale –:

   quali iniziative, urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per mitigare gli effetti economici nonché ambientali derivanti dalla chiusura del traforo del Monte Bianco.
(4-05810)


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 2 settembre al 12 dicembre 2025 il traforo del Monte Bianco resterà chiuso per i cantieri di manutenzione straordinaria, nell'ambito di un programma che potrebbe prevedere analoghe interruzioni per tre mesi l'anno sino al 2050;

   tale chiusura comporta la deviazione di circa 30-40 mila mezzi pesanti al mese sulla direttrice del Frejus, con conseguenti ingorghi lungo la rete autostradale, incremento dei tempi di percorrenza, extracosti per le imprese italiane e in particolare piemontesi e un aumento delle emissioni inquinanti;

   il Monte Bianco rappresenta una delle principali vie di collegamento dell'Italia settentrionale con Francia, Svizzera e Germania, e la sua chiusura mette a rischio la competitività del sistema produttivo e la continuità degli scambi commerciali;

   dal mondo imprenditoriale e dalle associazioni di categoria è stata ribadita da più parti l'urgenza di procedere al raddoppio del traforo del Monte Bianco, sottolineando come un'infrastruttura «monocanna» non sia più sostenibile per un Paese industrializzato, per ragioni di sicurezza e di continuità dei traffici;

   a oggi, nonostante studi di fattibilità e annunci da parte delle autorità italiane e francesi, il raddoppio del tunnel non ha conosciuto alcun avanzamento concreto e i soli lavori programmati sono quelli di manutenzione;

   ulteriori criticità si registrano anche su altre tratte alpine strategiche per l'Italia: il traforo del Gran San Bernardo chiuderà in più notti sino a fine ottobre per i lavori di riparazione della galleria Les Toules, mentre la frana dell'agosto 2023 a Saint-Jean-de-Maurienne tiene ancora chiusa la galleria ferroviaria della linea Torino-Lione, bloccando l'Autostrada ferroviaria alpina da quasi due anni;

   al momento non si hanno notizie certe in merito alla riattivazione dell'Autostrada ferroviaria alpina tra Torino e Lione, quale alternativa sostenibile al traffico merci su gomma, considerando che nel mese di giugno era stata programmata la riapertura per la fine dell'estate;

   tale insieme di fattori espone l'intero sistema economico, nazionale ma in particolare del nord ovest, a un rischio concreto di isolamento infrastrutturale, con effetti negativi sulla logistica, sulla competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali e sulla sostenibilità ambientale dei trasporti;

   l'accessibilità transfrontaliera rappresenta un asset strategico per l'economia italiana, condizione indispensabile per la crescita del Pil, l'attrattività degli investimenti esteri e la tutela dell'occupazione nei settori manifatturiero e logistico;

   il sistema delle infrastrutture alpine italiane si dimostra strutturalmente fragile e soggetto a chiusure frequenti per manutenzioni, eventi climatici estremi e calamità naturali, senza un'adeguata pianificazione di alternative e ridondanze;

   l'Italia non può permettersi di subire una situazione che compromette la competitività delle proprie filiere industriali sui mercati internazionali;

   la mancanza di investimenti strutturali e di una programmazione di lungo termine rischia di aggravare il divario infrastrutturale dell'Italia rispetto ai principali competitor europei –:

   Se il Ministro non ritenga urgente e necessario:

    a) attivare immediatamente un tavolo tecnico-istituzionale permanente con le regioni interessate, Confindustria, le Camere di commercio, gli enti locali e gli operatori logistici per monitorare e gestire in maniera coordinata l'emergenza infrastrutturale che coinvolge i collegamenti transalpini;

    b) definire un cronoprogramma preciso per l'avvio dei lavori di raddoppio del traforo del Monte Bianco, individuando le risorse finanziarie necessarie e i meccanismi di cooperazione con le autorità francesi;

    c) accelerare i tempi per la riattivazione dell'Autostrada ferroviaria alpina Torino-Lione, fornendo tempistiche certe sulla riparazione della galleria danneggiata dalla frana;

    d) elaborare un piano straordinario di investimenti per la messa in sicurezza e il potenziamento dell'intera rete di collegamenti transalpini, nell'ottica di garantire resilienza e continuità ai traffici commerciali nazionali.
(4-05824)


   FURFARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° settembre 2025 è stato ufficialmente inaugurato, alla presenza del sindaco di Todi Antonino Ruggiano, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e vice premier Matteo Salvini, dell'assessore regionale Francesco De Rebotti, del presidente della provincia di Perugia Massimiliano Presciutti e delle autorità civili, religiose e militari, l'ascensore inclinato di Todi (PG), infrastruttura destinata a collegare il parcheggio di Porta Orvietana al centro storico della città, con l'obiettivo dichiarato di favorire la mobilità sostenibile e l'accessibilità per cittadini, pendolari e turisti;

   si tratta di una struttura moderna in vetro e acciaio finanziata con risorse pubbliche, anche regionali ed europee destinate alla mobilità sostenibile e presentata come una soluzione innovativa per superare le barriere architettoniche e agevolare l'accesso al centro urbano, situato su un colle a forte pendenza il cui sbarco è previsto all'altezza di via Termoli, dove da mesi è in costruzione, con i fondi del Pnrr, un secondo ascensore che salirà fino ai giardini pubblici, all'inizio di via Ciuffelli;

   le due cabine avranno una capienza di 15 persone l'una, con un tempo di salita/discesa inferiore ai 14 secondi e saranno in funzione 24 ore su 24, unendosi all'impianto di risalita esistente, che resterà comunque attivo;

   nella realtà, come evidenziato da associazioni per la tutela delle persone con disabilità, privati cittadini e organi di stampa locale, l'opera non consente l'accesso alle persone con disabilità motoria non essendoci rampe adeguate o percorsi pienamente accessibili alle carrozzine, una compensazione dei dislivelli all'ingresso e all'uscita dell'ascensore, una adeguata segnaletica tattile e visiva per persone con disabilità sensoriale né la presenza di personale di assistenza o sistemi automatizzati di supporto e lo stesso sindaco di Foligno in carrozzina, a quanto consta dall'interrogante, non è riuscito ad arrivare all'ascensore ed è stato spinto da due vigilesse presenti all'inaugurazione;

   la stessa segnalazione posta dal Comune indica, per le persone con disabilità e difficoltà motorie, il vecchio ascensore;

   tali criticità risultano ancor più gravi considerando che si tratta di un'infrastruttura nuova e quindi tenuta a rispettare le normative più recenti in materia di accessibilità, inclusa la legge n. 13 del 1989 e il decreto ministeriale n. 236 del 1989 che prevede criteri stringenti per l'abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici e spazi pubblici, inclusi i sistemi di trasporto urbano; il decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 66 oltre ai principi sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall'Italia con legge n. 18 del 2009 che impone agli Stati firmatari l'obbligo di garantire alle persone con disabilità la piena accessibilità agli spazi pubblici e ai servizi;

   lo stesso articolo 3 della Costituzione italiana che sancisce il principio di uguaglianza sostanziale, e impone alle istituzioni il dovere di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, in particolare quelli con disabilità;

   si tratta quindi di un'opera che non abbatte le barriere architettoniche, ma le crea e che esclude non solo le persone con disabilità o chi ha difficoltà motorie ma anche le famiglie con i passeggini –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle criticità segnalate in merito all'accessibilità dell'ascensore inclinato di Todi, inaugurato il 1° settembre 2025;

   quali verifiche siano state effettuate in fase di collaudo e messa in esercizio dell'impianto, in relazione al rispetto delle norme sull'accessibilità per le persone con disabilità;

   se il Governo intenda promuovere iniziative con urgenza, in accordo con gli enti territoriali competenti (comune di Todi, regione Umbria, uffici tecnici) affinché siano verificate e superate le eventuali inadempienze realizzati i necessari interventi.
(4-05827)


   PASTORELLA e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 193 del Codice della Strada sancisce che tutti i veicoli a motore debbano essere coperti da un'assicurazione di responsabilità civile verso terzi (RCA) per poter essere posti in circolazione;

   secondo i dati diffusi da Ania nella pubblicazione «L'Assicurazione italiana 2024-2025», ottenuta a partire dai dati della Motorizzazione civile (che detiene quelli del Pra), mediante selezioni e incroci con le proprie basi informative, nel 2024 in Italia circa il 6,1 per cento dei veicoli circolanti risultava privo di copertura assicurativa, pari a 2,9 milioni di mezzi, rispetto al 6,0 per cento del 2023. Se in percentuale l'aumento può sembrare relativamente ridotto, in valore assoluto i veicoli non assicurati sono aumentati del 3,6 per cento, anche perché il parco assicurato è cresciuto del 2 per cento e, complessivamente, i veicoli circolanti sono aumentati. Infatti, dopo un periodo in cui si era registrato un numero dei veicoli non assicurati in diminuzione, nel 2022 c'è stata un'inversione di tendenza che è continuata poi negli anni successivi;

   permangono forti differenze territoriali: a fronte di una media nazionale del 6,1 per cento di veicoli non assicurati, l'incidenza arriva all'8,1 per cento nel Sud, al 6,3 per cento nel Centro e al 4,9 per cento nel Nord. Si rilevano, inoltre, significativi picchi locali, tra gli altri: Valle d'Aosta 11,3 per cento; Milano 7,2 per cento, Torino 6,7 per cento, Trento 6,5 per cento; Lazio 8,4 per cento e Roma 9,4 per cento; Calabria 10,5 per cento, Sicilia 8,8 per cento, Campania 10,6 per cento; a Napoli circa il 14 per cento. In termini assoluti, tuttavia, il fenomeno sembra peggiorare in particolare al Nord, dove in due anni si contano oltre 300 mila veicoli non assicurati in aggiunta ai 900 mila veicoli del 2022;

   nel confronto europeo, il tasso italiano del 6,1 per cento risulta tra i Paesi con più alta evasione dell'obbligo assicurativo, superiore alla media UE dell'1,8 per cento. Si segnalano esperienze estere efficaci come quella dell'Irlanda, dove l'introduzione del IMID - Irish Motor Insurance Database ha contribuito a quasi dimezzare l'incidenza dei veicoli non assicurati (dal 8,3 per cento nel 2022 a circa 4,2 per cento nel 2024), mentre in Paesi come Germania, Danimarca, Finlandia e Norvegia l'evasione è praticamente nulla;

   a fronte di questi dati preoccupanti, ad oggi non è ancora operativo il controllo da remoto dei veicoli privi di copertura, attuato tramite lettura delle targhe grazie a dispositivi telematici a distanza, previsto dal decreto-legge n. 1 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 2012 poiché mancano i provvedimenti attuativi che definiscono caratteristiche tecniche e modalità di utilizzo dei sistemi di rilevazione;

   la presenza su strada di veicoli non assicurati non solo aggrava i rischi per gli utenti, ma genera oneri sul Fondo di garanzia per le vittime della strada e incide sulla leale concorrenza tra assicurati e non assicurati –:

   quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare, e con quali tempistiche certe, per dare piena attuazione alle disposizioni previste dal decreto-legge n. 1 del 2012 in materia di accertamento da remoto della copertura assicurativa, provvedendo all'emanazione degli atti tecnici che definiscano le caratteristiche dei dispositivi, le modalità di omologazione, l'utilizzo, la conservazione dei dati nonché le garanzie per la tutela della privacy;

   quale sia la stima aggiornata dell'impatto dei veicoli non assicurati sul Fondo di garanzia per le vittime della strada e quali misure si intendano assumere per mitigarne gli oneri senza penalizzare gli assicurati in regola;

   quali ulteriori misure intendano adottare per ridurre il preoccupante numero di veicoli privi di assicurazione in circolazione, allineando l'Italia alla media UE, e con quali target misurabili (target annuali di riduzione dell'incidenza e del numero assoluto) per raggiungere l'obiettivo entro un orizzonte temporale ben definito.
(4-05828)


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea ferroviaria Prato-Bologna collega le regioni Emilia-Romagna e Toscana, permettendo a migliaia di lavoratori e studenti pendolari di raggiungere il proprio luogo di lavoro o di studio;

   Rete ferroviaria italiana (Rfi) ha programmato un nuovo lotto di lavori sulla suddetta linea ferroviaria, che avrà impatti significativi sugli spostamenti dei pendolari durante l'autunno 2025. Originariamente la quarta fase avrebbe dovuto svolgersi nella finestra estiva, in continuità con le tranche precedenti; tuttavia, l'esigenza sopravvenuta di avviare un intervento nell'area di Parma su un ponte ferroviario ha comportato il rinvio del cronoprogramma sulla linea Prato-Bologna;

   di conseguenza, da settembre i treni regionali provenienti da Prato termineranno la corsa a Vernio e quelli da Bologna a San Benedetto Val di Sambro, poiché la galleria compresa tra le due stazioni sarà chiusa. Il cronoprogramma circolato indica l'obiettivo di chiudere i lavori entro la prima settimana di dicembre 2025, pur restando indicata una finestra potenziale fino a gennaio 2026;

   per superare il tratto della galleria chiusa a causa dei lavori, è previsto l'impiego di pullman che collegheranno le stazioni di Prato Centrale e Bologna Centrale attraverso due possibili percorsi: l'autostrada A1 o la strada SR325. Tuttavia, è noto che in genere i servizi di bus sostitutivi non offrano la stessa qualità di servizio dei treni lungo la medesima tratta, anche perché soggetti al traffico, specialmente negli orari di punta. Inoltre, i comitati dei pendolari segnalano che già nelle precedenti interruzioni i bus sostitutivi spesso non hanno rispettato gli orari, le coincidenze non erano garantite e talvolta i veicoli non erano adeguati, mancando per esempio di climatizzazione;

   si consideri, inoltre, che i collegamenti stradali tra Prato e l'Emilia-Romagna risultano già gravemente compromessi: la viabilità della SR325 è da tempo condizionata dalla frana tra Camino e Le Coste la quale, il 1° marzo 2024, ha interrotto i collegamenti tra Prato e la Val di Bisenzio, nonché da ulteriori cantieri di manutenzione programmata, tra cui gli interventi di rettifica del tracciato all'altezza di Usella. Anche il tratto dell'autostrada Al Calenzano-Barberino è interessato da lavori di rigenerazione della carreggiata che, pur non prevedendo la chiusura in orario diurno, determinano code e rallentamenti, aggravati dall'inevitabile incremento del traffico privato qualora l'alternativa ferroviaria non sia disponibile;

   a maggior ragione, appare oggettivamente complesso garantire tempi di percorrenza certi e contenuti per i servizi sostitutivi su gomma lungo l'asse Prato-Bologna, alla luce delle criticità sopra descritte che interessano la rete viaria principale e secondaria;

   peraltro, pare che i bus sostitutivi proposti avranno lo stesso prezzo del treno ma con tempi di percorrenza più lunghi, il che li rende non solo una soluzione più complessa per la vita dei pendolari ma anche iniqua sotto il profilo tariffario e della qualità del servizio;

   pur nella consapevolezza della necessità di portare avanti i lavori di modernizzazione e adeguamento delle linee ferroviarie, non si può che rilevare l'ennesimo caso in cui i cittadini pendolari dovranno subire forti disagi dovuti alla pianificazione inadeguata dei cantieri –:

   quali iniziative intenda adottare, d'intesa con Rfi, Trenitalia, le regioni Toscana ed Emilia-Romagna e i vari comuni interessati, per ridurre i disagi ai pendolari durante la chiusura della tratta San Benedetto-Vernio, assicurando un piano sostitutivo affidabile con orari cadenzati, coincidenze garantite, tariffe ridotte e proporzionate al servizio offerto, mezzi idonei e corse frequenti nelle fasce di maggior afflusso.
(4-05830)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   GENTILE, CANNIZZARO, ARRUZZOLO, BELLOMO, CALDERONE, CASTIGLIONE, ENRICO COSTA, D'ATTIS, GATTA, MANGIALAVORI, PITTALIS, NAZARIO PAGANO, PAOLO EMILIO RUSSO e BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio del comune di Cetraro (Cosenza) si registra una preoccupante escalation di eventi delittuosi di particolare gravità, sia per l'efferatezza che per la sistematicità, tali da far ritenere la presenza radicata e operativa di organizzazioni criminali di tipo mafioso, riconducibili in particolare alla 'ndrangheta calabrese;

   tra i principali fatti delittuosi si segnalano:

    a) 22 giugno 2022: ferito gravemente a colpi di kalashnikov il 47enne Guido Pinto;

    b) 1° settembre 2023: denuncia del furto di 9 telecamere di videosorveglianza installate dal comune di Cetraro per il monitoraggio del territorio;

    c) 10 novembre 2023: omicidio di Alessandro Cataldo, ucciso con quattro colpi di pistola a Cetraro;

    d) 14 febbraio 2024: furto avvenuto presso la farmacia territoriale dell'ospedale «Iannelli» di Cetraro, con asportazione di farmaci oncologici per un valore stimato superiore a 200.000 euro;

    e) 30 gennaio 2024: ulteriore furto di 11 telecamere di videosorveglianza comunali;

    f) 7 giugno 2024: furto di altri 25 dispositivi di videosorveglianza;

    g) 10 settembre 2024: scomparsa improvvisa del signor Tullio Rossi, imprenditore locale incensurato e molto stimato, di cui ad oggi non si hanno notizie;

    h) 2 maggio 2025: omicidio di Giuseppe Corallo, raggiunto in pieno giorno da colpi di arma da fuoco;

   la reiterazione di atti criminali, con modalità tipiche delle organizzazioni mafiose, evidenzia una capacità organizzativa e logistica altamente strutturata, orientata a destabilizzare l'ordine pubblico e a intimidire la popolazione e le istituzioni locali;

   la gravità di tali eventi richiede un'attenzione prioritaria da parte dello Stato, anche attraverso un'implementazione e un rafforzamento del presidio territoriale delle forze dell'ordine;

   a tal fine è un segnale importante che sia in atto la procedura per l'apertura di una nuova caserma-tenenza dei carabinieri a Cetraro, grazie agli sforzi profusi dal Ministro interrogato –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato, alla luce di quanto sopra esposto, intenda porre in essere, al fine di rafforzare l'azione dello Stato nel comune di Cetraro e nel comprensorio limitrofo, anche attraverso l'invio di contingenti aggiuntivi delle forze dell'ordine, per il potenziamento delle attività di prevenzione e contrasto sul territorio, garantendo così la sicurezza dei cittadini, il ripristino della legalità e il pieno esercizio dei diritti democratici in un territorio sempre più condizionato da dinamiche criminali.
(3-02154)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i recenti fatti di cronaca con il decesso in circa ventiquattro ore di due persone hanno riportato al centro dell'attenzione pubblica il tema dell'utilizzo dei taser, armi ad impulsi elettrici volti a bloccare temporaneamente un soggetto attraverso incapacitazione neuromuscolare, da parte delle forze dell'ordine italiane;

   il taser, classificato come «arma propria», è in dotazione delle forze dell'ordine (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza) dal 2022, dopo una fase pilota iniziata nel 2018. Tale strumento è stato poi esteso anche ai corpi di polizia locale e in città come Venezia e Udine è già stata conclusa la sperimentazione;

   sebbene l'utilizzo del taser necessiti di una formazione specifica e del rispetto di protocolli stringenti, è evidente che si tratti di strumenti che rischiano di diventare pericolosi per l'incolumità dei cittadini e anche per le stesse forze dell'ordine, le quali, nonostante operino sempre con altissima professionalità, si espongono al rischio di togliere la vita inavvertitamente ad una persona;

   i pericoli di tale strumento sono stati evidenziati sia dall'ex Presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mario Palma, che ne ha sottolineato gli aspetti critici nelle sue relazioni al Parlamento, raccomandandone l'utilizzo solo come extrema ratio, sia da una Commissione Onu che nel 2007 ne aveva evidenziato le potenzialità come strumento di tortura;

   secondo le informazioni disponibili al momento, le forze dell'ordine avrebbero in dotazione il modello Taser X2 dell'azienda statunitense Axon, nel numero di circa cinquemila, che – a detta di esperti e osservatori – è potenzialmente inadeguato rispetto ai più recenti standard tecnologici;

   l'azienda Axon ha già sviluppato modelli più avanzati maggiormente affidabili, sicuri e precisi, tuttavia, a quanto si apprende, l'Italia non ha ancora adottato tali modelli e il processo di aggiornamento è al momento fermo;

   secondo quanto si apprende a mezzo stampa, in particolare all'interno di un articolo apparso su l'Espresso, il Ministero dell'interno ha già da più di un anno coscienza della pericolosità dello strumento in dotazione alle forze dell'ordine, in particolare vengono citati i test di gara d'appalto durante i quali alcuni dispositivi avrebbero mostrato dei malfunzionamenti portando il Ministero dell'interno successivamente a bloccare l'appalto per la fornitura di 4.780 nuovi taser –:

   quali azioni intenda assumere il Ministro interrogato al fine di tutelare cittadini e forze dell'ordine, nonché se non si reputi opportuno sospenderne l'utilizzo al fine di operare una valutazione sul grado di pericolosità di un tale strumento.
(3-02155)


   BOSCHI, GADDA, FARAONE, DEL BARBA, BONIFAZI e GIACHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le statistiche ufficiali mostrano che in Italia nel 2024 sono stati denunciati 2.388.716 reati, in aumento del 3,8 per cento rispetto al 2019 e del 2 per cento rispetto al 2023. Le rapine sono state 28.631: di queste, 16.510 rapine in pubblica via, cresciute del 24,1 per cento rispetto al 2019. I borseggi denunciati nel 2024 sono stati 140.690, in crescita del 2,6 per cento rispetto al 2019, mentre gli scippi sono stati 13.474, in aumento del 7,9 per cento rispetto al 2019 (rapporto Univ-Censis del 7 maggio 2025);

   il fenomeno si concentra in particolari aree urbane, con Roma e Milano in cima alla graduatoria, in particolare a Roma con +51,3 per cento di rapine e +68 per cento di borseggi negli ultimi 5 anni;

   anche le truffe informatiche sono aumentate significativamente secondo le stime: +10,3 per cento rispetto al 2022, +42 per cento rispetto al periodo pre-pandemia;

   continuano ad aumentare omicidi (+3,4 per cento) e femminicidi per mano di partner o ex partner (+15,1 per cento) e vi sono aumenti significativi di atti per stalking (+86 per cento) e violenza domestica (+63 per cento), con aumento degli ammonimenti del questore (+70,6 per cento);

   il 75,8 per cento degli italiani ritiene che negli ultimi 5 anni sia diventato più pericoloso girare per strada (tale percentuale sale all'81,8 per cento tra le donne) e il 38,1 per cento ha rinunciato almeno una volta ad uscire per timore di subire un'aggressione, quota che arriva al 52,1 per cento tra i giovani –:

   quali misure concrete intenda adottare per contenere il trend crescente dei reati, in particolare rapine, borseggi e truffe informatiche, con una puntuale attenzione anche alle aree urbane più colpite.
(3-02156)


   ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, BALDINO, PENZA e CAROTENUTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi della stampa si apprende che, nel 2024 e nel 2025, in modo costante, nutriti gruppi di soldati israeliani hanno trascorso periodi di licenza, «di decompressione» o comunque di interruzione temporanea dai combattimenti, in resort di rinomate località turistiche italiane;

   ad avviso degli interroganti desta profondo sconcerto – anche per la palese complicità con lo Stato di Israele che ne deriva, in netto contrasto con le recenti dichiarazioni del Governo sull'escalation contro Gaza – che il nostro Paese si offra quale luogo di svago di soldati attivi dell'esercito di un Paese verso il cui Premier è stato emesso un mandato di cattura dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità e, sempre ad avviso degli interroganti, che sta perpetrando una strage di civili e un vero e proprio genocidio nei confronti di un altro popolo;

   dagli organi della stampa – sono visionabili foto incontrovertibili – risulta, altresì, che i reparti della Digos siano stati, forse ancora siano, impegnati nei servizi di controllo, monitoraggio e scorta, giorno e notte, dei drappelli di soldati israeliani in vacanza, tutelati in ogni spostamento, anche nelle gite e nelle visite a siti e luoghi d'interesse, in quanto ritenuti «obiettivi sensibili»: ciò avrebbe già suscitato proteste da parte dei cittadini nelle zone di arrivo e permanenza dei soldati;

   gli interroganti stigmatizzano con forza la condotta del Governo per i servizi di accoglienza, sicurezza e ristoro consentiti e resi ai soldati dell'esercito israeliano, mentre cura nei nostri ospedali i bambini di Gaza, feriti, mutilati e resi orfani da quello stesso esercito –:

   se non intenda chiarire le notizie e i fatti esposti in premessa con riferimento ai canali di arrivo dei predetti soldati, nonché, per quanto di competenza, in ordine all'esistenza di eventuali accordi, formali e non, con omologhe autorità israeliane ai fini della predisposizione delle basi logistiche, dell'accoglienza e della sicurezza dei citati soldati.
(3-02157)


   FURGIUELE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sul territorio nazionale insistono diverse comunità rom che vivono spesso in condizioni di marginalità sociale, con criticità legate all'inclusione, alla legalità, alla sicurezza e alla tutela dei diritti fondamentali;

   in Calabria, nella località Scordovillo (Lamezia Terme), è situato il più grande campo rom del Sud Italia, caratterizzato da gravi condizioni di disagio sociale, mancanza di servizi essenziali e situazioni di degrado che coinvolgono l'intera comunità, sia residente all'interno del campo sia nelle aree circostanti;

   nella località Ciampa di Cavallo, area di edilizia popolare gestita da Aterp, si registrano da tempo gravi criticità dal punto di vista igienico-sanitario, con episodi di abbandono incontrollato di rifiuti, occupazioni abusive, scarsa frequenza scolastica dei minori e la presenza di fenomeni di illegalità che hanno reso necessario l'intervento della magistratura;

   in entrambe le località i campi rom sono interessati periodicamente da roghi degli accumuli di rifiuti di vario genere che finiscono col produrre in tutta l'area circostante una situazione di tossicità ambientale e pericolosità salutare per i tanti cittadini onesti residenti in quelle zone;

   nonostante gli sforzi del questore e del prefetto di Catanzaro, che hanno provveduto a potenziare la vigilanza nelle zone interessate, tali misure si sono rivelate insufficienti a garantire condizioni di sicurezza e rispetto della legalità;

   la legge di bilancio per il 2025 ha prorogato l'impiego di 6.000 unità di personale dell'operazione «Strade sicure» fino al 2027, al fine di garantire la prosecuzione del concorso delle Forze armate nella prevenzione della criminalità e nella tutela della sicurezza dei cittadini;

   sono stati, inoltre, avviati tavoli di incontro con rappresentanti delle istituzioni territoriali e del Governo per affrontare l'emergenza sicurezza in tali aree –:

   se non ritenga opportuno valutare l'attivazione di un'operazione di presidio straordinario, eventualmente ricorrendo all'impiego di una quota del contingente dell'operazione «Strade sicure» in attività di monitoraggio e sorveglianza in prossimità delle aree ospitanti comunità rom in Calabria e, in particolare, nelle località citate in premessa, al fine di garantire la sicurezza pubblica, la tutela della legalità e condizioni dignitose di convivenza civile per tutti i residenti.
(3-02158)


   BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, BENVENUTI GOSTOLI, BALDELLI, GIORDANO, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MAIORANO, MICHELOTTI, MURA, SBARDELLA, RAIMONDO e MASCARETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da fonti di stampa, nell'ambito della recente inchiesta denominata «Affidopoli», relativa al sistema di affidamenti diretti del comune di Pesaro, emergono elementi che coinvolgerebbero anche l'associazione Unbelpo (o Ungranbelpo), promossa dall'ex sindaco Matteo Ricci;

   l'associazione è stata costituita il 30 ottobre 2019 come prosecuzione dell'omonima lista civica di centro-sinistra presentata alle elezioni comunali del 2019 a sostegno di Ricci e aveva sede a Pesaro, in via Salvatori 17, presso la medesima sede provinciale del Partito democratico;

   lo scopo dichiarato dell'associazione era quello di non disperdere il lavoro svolto dalla coalizione politica e civica guidata da Ricci e valorizzarne le idee e le proposte attraverso l'organizzazione di eventi politici e culturali;

   in particolare, oltre ai meccanismi di gestione di fondi e forniture legate ad attività dell'associazione, un'anomalia, sulla quale la magistratura starebbe indagando, è la scelta di sciogliere Ungranbelpo il 10 giugno 2024, immediatamente prima dell'elezione di Ricci a parlamentare europeo, dopo essere stata utilizzata anche nel corso della campagna elettorale;

   l'associazione, pur formalmente registrata come ente privato, ha svolto un ruolo che ne denota la chiara natura politica, costituendo di fatto la continuazione di un movimento civico-elettorale;

   a giudizio degli interroganti, tale natura politica avrebbe comportato l'obbligo di presentare i bilanci e i rendiconti economici alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza dei partiti e movimenti politici e pubblicare i bilanci sul proprio sito internet, come previsto dalla legislazione vigente;

   ad oggi, non risultano reperibili i bilanci, né altre rendicontazioni pubbliche dell'associazione su nessuna piattaforma internet;

   ai sensi e per gli effetti delle disposizioni in materia di trasparenza e accesso alle informazioni relative al proprio assetto statutario, agli organi associativi, al funzionamento interno e ai bilanci, compresi i rendiconti dei partiti e movimenti politici di cui alla legge 6 luglio 2012, n. 96, e del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 13, sono equiparate le fondazioni, le associazioni e i comitati –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo e regolamentare, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire che associazioni con caratteristiche tipiche di movimenti politici non possano sottrarsi agli obblighi di pubblicità e trasparenza previsti dalla legislazione vigente.
(3-02159)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARINO, PANDOLFO, SERRACCHIANI, MALAVASI, ROMEO, QUARTAPELLE PROCOPIO, PORTA, FORATTINI, BERRUTO, DE MARIA, SIMIANI, ROGGIANI, FORNARO, DI BIASE, BOLDRINI, ANDREA ROSSI, LAI, FASSINO, GIANASSI, CUPERLO, STEFANAZZI, CIANI, GRIBAUDO, TONI RICCIARDI, MANZI, D'ALFONSO, DE LUCA, FILIPPIN, VACCARI, LAUS, PRESTIPINO, GRAZIANO, SCOTTO, FERRARA, STUMPO, IACONO, GHIO, FURFARO, EVI, BAKKALI e GUERRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con circolare numero 23156 del giugno 2025 il Ministero dell'interno ha deliberatamente modificato retroattivamente i criteri di rimborso delle spese sostenute dai comuni per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna), riducendo il rimborso al solo 35 per cento delle somme anticipate e ponendo a carico degli enti locali il restante 65 per cento;

   tale decisione unilaterale comporta un rilevante aggravio per i bilanci comunali, in particolare per quelli dei comuni medio-piccoli, già in forte sofferenza finanziaria per i tagli operati in questi anni dal Governo;

   secondo quanto denunciato dalle associazioni del terzo settore interessate questa misura rischia di interrompere percorsi di accoglienza strutturati, che includono alfabetizzazione, sostegno scolastico, équipe multidisciplinari e inserimenti lavorativi, con la conseguenza di lasciare centinaia di minori in strada, privi di assistenza e prospettive di integrazione;

   questa misura è stata criticata anche dalle organizzazioni sindacali che hanno definito tale provvedimento una «scelta miope e pericolosa», ricordando che i fondi destinati ai Mnsa non rappresentano spese superflue, bensì risorse indispensabili per garantire accoglienza, istruzione, assistenza sanitaria e percorsi di integrazione;

   una nota Anci ha recentemente denunciato una situazione insostenibile: «Si fa presente che a fronte di una presenza di 16.497 minori non accompagnati sul territorio nazionale sono poco più di 6.000 i posti del sistema di accoglienza e integrazione dedicati ai Msna». È dunque necessario, oltre a ristorare i comuni delle spese finora sostenute, ampliare in modo significativo, come ormai si prospetta da tempo ma senza passaggi conclusivi, la capienza del sistema di accoglienza e integrazione dedicato ai minori, così da consentire a tutti i Msna di essere presi in carico all'interno di un sistema che coniuga sostenibilità economica e buona integrazione –:

   se i Ministri interrogati confermino l'effettiva applicazione retroattiva della citata circolare numero 23156, con riduzione del rimborso delle spese per l'accoglienza dei Msna al 35 per cento delle somme anticipate dai comuni e quali siano le motivazioni che hanno portato a una scelta così drastica, con effetti immediati e potenzialmente devastanti per gli enti locali e per i minori accolti;

   se non ritengano opportuno attivare con urgenza un tavolo di confronto con Anci, regioni, comuni ed enti del terzo settore, finalizzato a garantire la sostenibilità finanziaria del sistema di accoglienza;

   se non intendano assumere iniziative per predisporre risorse aggiuntive o reintegrare integralmente i rimborsi per l'anno 2025, così da evitare il collasso dei servizi di accoglienza e la messa in strada di centinaia di minori stranieri non accompagnati.
(5-04359)


   BAKKALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalla stampa si apprende che il Governo ha indicato come luogo per lo sbarco di naufraghi salvati da una nave Ong il porto di Ravenna;

   si tratta dell'ennesima conferma di una linea che, a parere dell'interrogante, può essere definita disumana, dato che costringe persone che hanno subito violenze e che sono scampate per poco alla morte in mare, a prolungare in maniera ingiustificata la loro permanenza sulle navi che hanno operato il salvataggio, in contrasto con le convenzioni internazionali sulla sicurezza in mare che prevedono, tra l'altro, lo sbarco più rapido possibile nel luogo sicuro più prossimo;

   inoltre, questa linea di condotta del Governo rende anche più complessa l'organizzazione degli sbarchi nei porti designati, che si trovano spesso ad essere sovraccarichi;

   è proprio quanto avviene a Ravenna, il cui porto, come ricorda il sindaco Alessandro Barattoni, è chiamato ad accogliere la ventiquattresima nave in due anni;

   le città, come Ravenna, hanno sempre fatto la loro parte con responsabilità e umanità, collaborando con le istituzioni competenti per garantire accoglienza e sicurezza, ma ora rischiano di vedersi imporre una logica nella gestione degli sbarchi piegata a fini elettorali o propagandistici;

   sempre la stampa, infatti, ha riportato la notizia che il sindaco di Ancona, di centrodestra, abbia ottenuto che la città venga esentata d'ora in avanti dagli sbarchi. Non si tratta di mettere in contrapposizione le legittime esigenze delle varie città, ma di prendere atto che, se si decide di evitare l'arrivo delle navi in una città, si rischia di scaricare tutto il peso su altri territori, senza alcuna equità e senza una visione nazionale che, invece, è necessaria;

   il sindaco di Ravenna ha al riguardo richiesto legittimamente la convocazione nei tempi più rapidi possibili di un tavolo nazionale dei porti sicuri per mettere in atto una strategia condivisa, che metta al centro i diritti delle persone e la responsabilità delle istituzioni –:

   quali urgenti iniziative di propria competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per affrontare la situazione sopra esposta, in modo da evitare sperequazioni ingiustificate tra territori, magari per fini elettorali, nell'ottica dell'accoglienza condivisa.
(5-04368)


   ORFINI, MANZI, BOLDRINI, BERRUTO e IACONO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da quanto riportato dai maggiori organi di stampa, il 4 settembre 2025, al Lido di Venezia, durante la 82a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, la Street artist Laika avrebbe presentato l'opera We Are Coming, raffigurante una donna palestinese che indica una rotta con alle spalle una scia nei colori della bandiera palestinese, in segno di solidarietà alla Global Sumud Flotilla;

   a bordo dell'imbarcazione presente anche l'attrice Anna Foglietta, premiata durante il Festival, che ha definito l'arte «un'azione pacifica e non violenta di sostegno alla Flotilla»;

   l'iniziativa, del tutto pacifica e simbolica, sembrerebbe essere stata interrotta dalle forze dell'ordine, si legge dalla stampa, infatti, che: (...) tutti i presenti sono stati fatti scendere dalla barca, mentre l'opera e la bandiera palestinese sono state sequestrate;

   tale vicenda non può non sollevare interrogativi riguardo alla libertà di espressione e artistica, specie nel contesto di un evento culturale internazionale di rilievo come la Mostra del Cinema di Venezia e in considerazione dell'intento di esprimere vicinanza e solidarietà alla popolazione civile palestinese, e richiamare l'attenzione sull'operazione umanitaria della Global Sumud Flotilla a cui partecipano anche decine di volontarie e volontari, giornalisti e parlamentari italiani;

   la libertà di espressione costituisce un pilastro della democrazia, tutelata dall'articolo 21 della Costituzione, che garantisce a tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione culturale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra descritti relativi all'intervento delle forze dell'ordine e al sequestro dell'opera e della bandiera palestinese, in ogni caso, quali iniziative di competenza intendano assumere affinché l'espressione artistica e politica non sia oggetto di limitazioni arbitrarie, in particolare nell'ambito di eventi culturali pubblici e di risonanza internazionale.
(5-04370)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAIORANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   per quanto consta all'interrogante, la polizia ferroviaria (Polfer) di Taranto versa in una grave situazione di criticità dovuta alla cronica carenza di personale, che ne limita fortemente l'operatività;

   presso la stazione ferroviaria di Taranto, nodo nevralgico per la mobilità regionale e interregionale, si registrano frequenti episodi di microcriminalità, atti vandalici e situazioni di degrado che alimentano un diffuso senso di insicurezza tra i cittadini e i viaggiatori;

   la scarsità di organico comporta, tra l'altro, l'impossibilità di garantire la continuità di servizio, con particolare riferimento alla copertura dei turni, soprattutto nel fine settimana e nelle ore serali, quando maggiori sono i rischi di disagi per l'ordine pubblico e per la sicurezza delle persone;

   a breve diversi agenti attualmente in servizio presso la sezione Polfer di Taranto matureranno i requisiti per il pensionamento e se non verranno destinati nuovi rinforzi, vi è il concreto rischio che la sezione Polfer venga declassata a semplice posto di polizia, con una drastica riduzione dei servizi garantiti e conseguenze pesanti sulla sicurezza della stazione;

   tale situazione, segnalata da tempo anche dalle organizzazioni sindacali di categoria e dagli operatori del settore, rischia di compromettere la funzione stessa della Polfer quale presidio di legalità e sicurezza nelle stazioni ferroviarie, incidendo negativamente sull'immagine e sull'attrattiva della città di Taranto;

   la stazione ferroviaria di Taranto, inoltre, è attualmente oggetto di importanti lavori di riqualificazione e ammodernamento che comporteranno un inevitabile incremento del flusso di viaggiatori, rendendo ancora più improrogabile il rafforzamento del personale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di grave criticità in cui versa la Polfer di Taranto e quali iniziative di competenza intenda adottare per potenziare tempestivamente l'organico e garantire la piena operatività del presidio.
(4-05781)


   DORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'evoluzione della normativa italiana in materia di violenza sulle donne prende le mosse dalla ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica – legge n. 77 del 2013;

   successivamente, l'Italia ha compiuto una serie di interventi volti a istituire una strategia integrata per combattere la violenza nel solco tracciato dalla Convenzione, il provvedimento che più ha inciso nel contrasto alla violenza di genere è la 69 del 2019 – cosiddetto codice rosso –, che ha rafforzato le tutele processuali delle vittime di reati violenti, con particolare riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica, introducendo nuovi reati nel codice penale aumentandone le pene;

   un'accurata analisi dei delitti riconducibili al codice rosso viene svolta periodicamente dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno;

   gli omicidi con vittime donne, nell'ultimo triennio hanno registrato una costante diminuzione del dato, attestandosi intorno al 35 per cento rispetto al 39 per cento del 2022;

   i dati degli omicidi commessi in ambito familiare/affettivo dopo il picco di 106 omicidi raggiunto nel 2022, è tornato a scendere, attestandosi sotto quota 100. Tuttavia, in termini di incidenza, la percentuale di donne vittime continua ad essere largamente maggioritaria, arrivando a rappresentare oltre il 72 per cento del totale;

   più accentuato è il dato degli omicidi commessi da partner o ex partner, in cui vi è un'assoluta preponderanza delle vittime donne, con percentuali che oscillano tra l'86 per cento del 2024 e il 91 per cento del 2023;

   con riferimento ai reati introdotti dal codice rosso e ai cosiddetti reati-spia, ovvero quei delitti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, diretta contro una donna in quanto tale, gli indicatori di violenza di genere rilevano un notevole incremento nel 2023 e nel 2024 e nel semestre 2025, un trend crescente per il reato di maltrattamenti così come per i reati di violenza sessuale;

   inoltre, per le fattispecie introdotte dal codice rosso, l'incidenza delle vittime di sesso femminile rimane preponderante per i reati di costrizione o induzione al matrimonio (con un'oscillazione molto forte dal 57 per cento del 2020 al 96 per cento del 2021 e del 2023), diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (scesa dal 70 per cento del 2021 al 62 per cento del 2023) e violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento (sempre oltre l'80 per cento);

   l'articolo 5 del codice rosso disponeva che entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, la Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri e il Corpo di Polizia penitenziaria attivassero corsi di formazione specifici, con frequenza obbligatoria, destinati al personale che esercita funzioni di pubblica sicurezza, di polizia giudiziaria e penitenziaria in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di genere –:

   dall'entrata in vigore dell'articolo 5 della legge n. 69 del 2019, cosiddetto codice rosso, ad oggi quali e quanti corsi o attività formative siano state attivate e completate o siano in via di svolgimento, e quanto personale, che esercita funzioni di pubblica sicurezza, della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e del Corpo di Polizia penitenziaria, abbia partecipato o stia partecipando all'attività di formazione degli operatori di polizia così come previsto dall'articolo 5 della legge n. 69 del 2019;

   se i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, anche in virtù delle esperienze positive di altri Paesi, e dei dati registrati nel primo semestre 2025, non ritengano di dover implementare i mezzi, gli strumenti e la formazione del personale che esercita funzioni di pubblica sicurezza e di polizia penitenziaria volti a rafforzare e integrare la strategia per prevenire e combattere la violenza di genere nel solco tracciato dalla Convenzione di Istanbul.
(4-05787)


   VIETRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2025 un ordigno rudimentale è stato fatto esplodere dinanzi al portone principale della sede municipale di Castel San Giorgio (Salerno), provocando ingenti danni materiali e determinando grave allarme sociale nella comunità locale;

   le immagini di videosorveglianza hanno documentato l'azione di un soggetto, con volto coperto, giunto sul luogo a bordo di uno scooter e ritenuto responsabile del collocamento e dell'innesco dell'ordigno;

   le successive indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, hanno portato alla notifica di cinque avvisi di garanzia a carico di soggetti residenti tra Castel San Giorgio e Mercato San Severino, ipotizzando il reato di danneggiamento aggravato dal metodo mafioso. Uno degli indagati, già tratto in arresto in flagranza per detenzione di sostanze stupefacenti, risulta altresì accusato di detenzione abusiva di arma da fuoco;

   pochi mesi dopo lo stesso territorio è stato scosso da un ulteriore episodio di violenza: nei primi giorni di giugno 2025, a Mercato San Severino, si è verificato un agguato a colpi d'arma da fuoco nei confronti di alcuni soggetti ritenuti collegati all'inchiesta relativa all'attentato al comune di Castel San Giorgio, circostanza che lascia ipotizzare l'esistenza di un contesto di tensione criminale più ampio;

   le forze dell'ordine, su disposizione della magistratura, hanno inoltre sottoposto a sequestro una vettura – una Fiat Panda – ritenuta collegata agli episodi in questione, sottoponendola ad approfonditi rilievi dattiloscopici e biologici. Le indagini sono tuttora in corso, ma il quadro delineato appare già di estrema gravità, poiché evidenzia la possibile infiltrazione di logiche mafiose in azioni dirette a colpire le istituzioni locali e a minare la convivenza civile –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, in coordinamento con le Prefetture competenti, per il potenziamento di personale e mezzi delle forze dell'ordine impegnate nel controllo del territorio, al fine di ristabilire un clima di sicurezza e di fiducia tra i cittadini del territorio dell'Agro nocerino-sarnese.
(4-05793)


   ROSATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la sede lagunare dei Vigili del fuoco di Venezia presenta condizioni operative uniche e particolarmente gravose rispetto alle sedi terrestri;

   il personale deve raggiungere la caserma esclusivamente a piedi, con frequente rischio di acqua alta, non potendo accedere con auto, moto o biciclette;

   gli interventi vengono svolti con imbarcazioni speciali APL, completamente scoperte, che espongono gli operatori a condizioni meteo estreme tra cui forte vento, pioggia, mare mosso, gelo e caldo intenso senza adeguati dispositivi di protezione;

   gli interventi di soccorso risultano complessi e rischiosi a causa delle maree, delle secche, delle difficoltà di approdo e della particolare conformazione urbana, con lunghe percorrenze a piedi e trasporto manuale delle attrezzature e con l'assenza di autoscala e autogru che obbligano i vigili ad utilizzare la scala tradizionale e le attrezzature speleo alpino e fluviale;

   la sede lagunare soffre inoltre una cronica carenza di organico, con 15 unità per turno rispetto alle 20 previste, e una grave insufficienza di mezzi: su otto imbarcazioni, solo due risultano oggi pienamente operative;

   nonostante l'articolo 20, comma 5, decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, cosiddetto «Semplificazione» del 2020, convertito con modificazioni dalla legge n. 76 del 2020, abbia istituito specifiche indennità per il settore nautico e per il servizio antincendio lagunare, tali riconoscimenti non sono ancora stati pienamente attuati;

   in altre amministrazioni operanti in laguna come la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Penitenziaria, sono previste forme di compensazione economica per il maggiore disagio operativo –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per garantire la piena operatività della sede lagunare di Venezia, assicurando un organico adeguato e il ripristino delle imbarcazioni oggi ferme;

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario assumere iniziative di competenza volte a stanziare risorse straordinarie, aprendo un capitolo di spesa dedicato ai Vigili del fuoco lagunari, vista la unicità e fragilità del contesto veneziano;

   quali tempi siano previsti per l'applicazione effettiva delle indennità di rischio e disagio per il servizio antincendio lagunare, di cui all'articolo 20, comma 5 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, e se sia allo studio un'integrazione normativa che ne stabilisca l'importo e la stabilità nel tempo.
(4-05801)


   PENZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 26 agosto 2025, nel quartiere Fuorigrotta di Napoli, un ingegnere originario della città ma residente a Milano, dopo essere sceso dall'auto per prestare soccorso a un giovane caduto da uno scooter, è stato vittima di una violenta aggressione da parte di un gruppo di ragazzi, verosimilmente minorenni;

   l'uomo, sotto gli occhi dei propri figli minorenni e della madre anziana, è stato colpito con calci, pugni e caschi da più aggressori, riportando gravi fratture al naso, traumi al volto e sospetta compromissione della vista; è tuttora ricoverato presso l'ospedale Cardarelli di Napoli;

   l'episodio ha destato fortissima indignazione pubblica, poiché un gesto di civiltà e di aiuto si è trasformato in una brutale aggressione, evidenziando una spirale di violenza giovanile che mina la sicurezza dei cittadini;

   analoghi episodi si sono verificati in altre aree della provincia:

    a Quarto, il 27 agosto 2025, un quindicenne ha accoltellato un diciottenne al termine di un litigio, ferendolo gravemente con otto coltellate;

    a Caivano, il 25 luglio 2025, un invalido civile è stato aggredito nella villa comunale «Falcone e Borsellino» da un gruppo di minori, episodio già oggetto di segnalazione da parte dello scrivente deputato al comandante della polizia locale;

   tali episodi confermano che il fenomeno delle cosiddette «baby gang» non è sporadico ma strutturale, e si manifesta con crescente frequenza e gravità, mettendo a rischio la sicurezza collettiva e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni;

   l'aggressione di Fuorigrotta, per dinamica, gravità e contesto, rappresenta un campanello d'allarme di portata nazionale, mostrando come gruppi di giovanissimi possano trasformare un banale episodio di strada in violenza brutale;

   la diffusione delle baby gang, soprattutto in aree segnate da disagio sociale e carenza di presidi educativi, costituisce una minaccia crescente all'ordine pubblico e alla coesione sociale;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del gravissimo episodio di Fuorigrotta e quali aggiornamenti siano disponibili in merito all'identificazione dei responsabili –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per garantire maggiore sicurezza nei quartieri di Napoli e della sua area metropolitana, con particolare attenzione alle zone più esposte al fenomeno delle baby gang;

   se non ritenga necessario predisporre un piano straordinario di contrasto e prevenzione della violenza minorile, che includa: un rafforzamento immediato dei controlli di polizia nelle aree pubbliche più sensibili; attività investigative mirate per smantellare i gruppi giovanili violenti; programmi educativi e di recupero sociale per i minori coinvolti;

   se non si reputi opportuno istituire un tavolo interistituzionale permanente tra Ministero, prefetture, comuni, autorità scolastiche e realtà del terzo settore, al fine di elaborare strategie condivise per prevenire e contrastare la devianza minorile.
(4-05804)


   BENZONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo per i minori stranieri non accompagnati (Msna), istituito dall'articolo 1, comma 181, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, è gestito dal Ministero dell'interno e contribuisce a coprire le spese sostenute dagli enti locali per l'accoglienza dei minori, arrivati nel nostro Paese senza parenti, in strutture dedicate. Il metodo di erogazione consiste in un anticipo delle spese da parte degli enti locali e, solo successivamente, ricevono un rimborso dallo Stato;

   da alcuni mesi è emersa un'insufficienza di copertura delle spese affrontate dai comuni italiani relative all'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. La situazione che sta venendo a crearsi, e che non trova risposte rassicuranti, sta preoccupando fortemente i sindaci: la riduzione di tali fondi comporta, infatti, la creazione di buchi nei bilanci degli enti locali o tagli nei servizi per la cittadinanza e nel welfare, oltre a limitare i diritti di bambine e bambine. Anci, ha stimato, a esempio, un divario di 53 milioni solamente per il primo trimestre del 2025;

   la circolare n. 23156 del Ministero dell'interno dello scorso 28 maggio ha cambiato retroattivamente le regole del rimborso delle spese che i comuni hanno anticipato per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati: poiché le risorse non sono sufficienti, già dal primo trimestre 2025 ogni tranche trimestrale verrà distribuita fino a esaurimento delle risorse e in misura proporzionale alle richieste formulate;

   al 31 maggio 2025, sono 16.566 i minori stranieri non accompagnati in Italia. Si tratta soprattutto ragazzi tra i 16 e i 17 anni (71 per cento) ma ci sono anche più di 2 mila bambine e ragazze. Vengono soprattutto da Egitto, Ucraina, Gambia, e il 22 per cento è accolto in Sicilia, seguita da Lombardia e Campania;

   tra le situazioni più critiche vi è Trieste, con un buco di 10 milioni. La città di Bergamo, invece, dal 2023 ha speso 11,6 milioni di euro e se ne è visti rimborsare 3,3. Ma ci sono anche Genova (6 milioni), Napoli (2 milioni), Agrigento (2,2 milioni), L'Aquila (2 milioni), Novara (1,4 milioni) e molte altre città;

   è assolutamente necessario garantire la totale copertura dei contributi richiesti per gli anni 2023, 2024 e anche 2025 al fine di evitare non solo la compromissione della tenuta complessiva dei bilanci dei comuni e dei sistemi di welfare comunale, ma anche della tutela dei diritti dei minori giunti in Italia –:

   come intendano assicurare con la massima urgenza, e comunque nel primo provvedimento utile, tutte le risorse necessarie atte a garantire che il Fondo per i minori stranieri non accompagnati possa coprire integralmente i contributi richiesti dai comuni per l'espletamento dei progetti di accoglienza.
(4-05808)


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'inchiesta del quotidiano nazionale Il Tempo sull'integralismo religioso, il quotidiano stesso è stato oggetto di aspra critica di Brahim Baya;

   Brahim Baya risulterebbe essere un predicatore di origini marocchine, già noto nella città di Torino per aver occupato il Politecnico e averci organizzato la preghiera del venerdì, motivo per cui avrebbe ricevuto anche una diffida;

   lo stesso Baya, in particolare, avrebbe scritto un articolo sul sito La Luce in cui attaccherebbe il sopra menzionato quotidiano definendolo razzista, incitatore all'odio e islamofobico;

   in diversi video della pagina Instagram del personaggio si rimanda inoltre a imprecisate iniziative, con attacchi anche alla senatrice Segre, nonché a siti i quali espongono numeri di conti correnti per raccolte fondi;

   il soggetto in questione risulterebbe inoltre già conosciuto alle autorità per iniziative passate, in particolare presso l'Università di Torino;

   ritengono gli interroganti pericoloso legittimare attacchi a princìpi fondamentali della nostra società quali la libertà di stampa e di espressione di cui il quotidiano Il Tempo, con le proprie inchieste è espressione;

   le parole di Brahim Baya alimenterebbero inoltre ulteriori tensioni che si sono verificate proprio ai danni degli esponenti del quotidiano –:

   se il Ministro interrogato non intenda effettuare un approfondimento circa i rischi connessi al soggetto in questione e alla sua attività anche alla luce del proselitismo di stampa integralista nelle moschee torinesi e nella comunità islamica.
(4-05825)


   BORRELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 16 agosto 2025, a Teano in provincia di Caserta, è divampato un incendio presso il deposito di rifiuti dell'azienda «Campania Energia», le cui cause sono attualmente oggetto di un'indagine da parte della procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha aperto un fascicolo per incendio doloso contro ignoti;

   il rogo, che ha interessato circa 40.000 metri quadri di rifiuti plastici, gommosi, carta e cartone, accumulati in una piattaforma ecologica non più operativa da mesi e senza le autorizzazioni necessarie per lo stoccaggio dei rifiuti, è stato domato in quasi 15 giorni di lavoro ininterrotto da parte degli operatori del corpo dei vigili del fuoco;

   le rilevazioni dell'Arpa Campania hanno evidenziato preoccupanti concentrazioni di agenti inquinanti quali diossine, furani e policlorobifenili dispersi in atmosfera, soprattutto attorno all'area del rogo, con particolare riguardo circa i valori riscontrati delle diossine che risultano 2000 volte superiori rispetto ai riferimenti normativi. Tale dato rappresenta un rischio concreto per la salute dei cittadini e per la sicurezza ambientale dell'intera area, compromettendo, tra l'altro, le coltivazioni e le rispettive raccolte. A tal uopo il sindaco di Teano ha provveduto ad emanare un'ordinanza volta al divieto di raccolta di frutta e ortaggi;

   appare pertanto urgente, oltre che favorire una rapida bonifica dei luoghi e continuare a monitorare per un idoneo arco temporale i valori degli agenti inquinanti in tutte le matrici ambientali coinvolte (suolo, acque, vegetazione, colture e prodotti finali), istituire un tavolo tecnico urgente, anche di concerto con la regione, al fine di valutare i danni alle coltivazioni e predisporre adeguati ristori alle imprese agricole;

   l'incendio in oggetto, inoltre, non rappresenta un episodio isolato, in quanto, nel solo territorio campano, si sono recentemente verificati almeno altri due eventi analoghi presso impianti destinati al trattamento di rifiuti. Ne discende, pertanto, la necessità di predisporre con urgenza un'idonea strategia, accompagnata da una peculiare e costante attività di controllo, volta a prevenire il verificarsi di simili eventi e, di conseguenza, a garantire la tutela della salute pubblica nonché la salvaguardia dell'ambiente e della sua integrità –:

   quali urgenti iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di definire e attuare una strategia organica di prevenzione e controllo degli incendi negli impianti di stoccaggio dei rifiuti volta a garantire la tutela della salute pubblica e la salvaguardia dell'ambiente e dalla sua integrità;

   se non ritengano opportuno mettere in atto iniziative di competenza al fine di estendere l'attività di monitoraggio dei livelli di agenti inquinanti, attualmente limitata all'atmosfera, anche alle ulteriori matrici ambientali coinvolte quali suolo, falde acquifere, vegetazioni, colture e prodotti finali;

   se non intendano istituire, anche di concerto con la regione Campania, un tavolo tecnico finalizzato alla valutazione e alla quantificazione dei danni alle coltivazioni nonché alla conseguente adozione di adeguate forme di sostegno e ristoro a favore degli operatori della filiera agricola interessati.
(4-05826)


   ROSATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 19 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, stabilisce che, in caso di temporanea indisponibilità di centri di prima accoglienza o di centri di seconda accoglienza, l'assistenza e l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati sono assicurate dai comuni nei quali i minori si trovano;

   il meccanismo prevede, quindi, che i comuni provvedano a sostenere le spese per tale accoglienza e solo successivamente possano accedere al Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati per il rimborso delle stesse;

   in una nota dell'8 agosto, l'Anci ha denunciato come le risorse al momento stanziate sul Fondo dedicato per la presa in carico da parte dei comuni, che ammonta a 115 milioni di euro per l'anno in corso, non sono sufficienti a coprire le spese sostenute dai comuni fuori dai sistemi di accoglienza nazionale;

   per gli anni 2023 e 2024, i comuni avrebbero ricevuto solo parte dei rimborsi loro spettanti, con una differenza di circa 190 milioni di euro nel biennio;

   si fa presente che a fronte di oltre 16 mila minori non accompagnati sul territorio nazionale, solamente 7,5 mila circa sono accolti nel sistema Sai e Cas, questo testimonia il grande carico di lavoro che pesa sulle spella dei comuni che devono affrontare nell'immediato questa emergenza con risorse proprie;

   il mancato rimborso totale delle spese sostenute dai comuni per l'accoglienza dei minori non accompagnati rischia di compromettere gli equilibri finanziari di molte amministrazioni comunali costringendole a procedere a variazioni di bilancio con inevitabili tagli di risorse su altri importanti servizi comunali;

   in questi giorni il comune di Trieste, particolarmente interessato dalla rotta balcanica che vale il 10 per cento delle presenze totali di minori non accompagnati in Italia, ha denunciato un ammanco di 22 milioni di euro per le spese di accoglienza, e una denuncia simile è stata fatta anche dal comune di Gorizia, anch'esso interessato dai flussi migratori provenienti dai Balcani;

   appare evidente che la responsabilità di gestire i flussi migratori ed in particolare l'accoglienza dei minori non accompagnati non possa ricadere ordinariamente sui comuni soprattutto se poi le risorse del Fondo nazionale non sono sufficienti a rimborsare completamente le spese sostenute;

   la normativa prevede, infatti, l'intervento delle amministrazioni comunali solamente in forma temporanea e in seconda istanza, preferendo i sistemi di accoglienza Sai e Cas che offrono anche maggiori garanzie dell'accoglienza e di sicurezza –:

   a quanto ammontino complessivamente le spese sostenute dai comuni per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e se le risorse del Fondo nazionale risultino quindi sufficienti a soddisfare le richieste di rimborso da parte delle amministrazioni;

   quali iniziative intenda adottare per accelerare le procedure di rimborso e per assicurare la copertura di tutte le spese sostenute dai comuni, anche nel biennio 2023-2024;

   quali iniziative intenda adottare per aumentare i posti disponibili nei sistemi integrati di accoglienza di minori stranieri non accompagnati al fine di non scaricare sulle spalle dei comuni la gestione dei flussi migratori.
(4-05829)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta immediata:


   RUFFINO, GRIPPO, BENZONI, D'ALESSIO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   anche questo avvio di anno scolastico è coinciso con le ricorrenti problematiche relative alle immissioni in ruolo, alle cattedre ancora vacanti e alle chiamate degli insegnanti «last minute», con una carenza strutturale che riguarda soprattutto il sostegno. Ad esempio, secondo quanto riportato dall'ufficio scolastico regionale del Piemonte, il sostegno ha raggiunto appena il 75 per cento di copertura. Una parte rilevante dei docenti di sostegno saranno, quindi, supplenti, spesso con contratti a termine e competenze non specifiche;

   il Nord è il più colpito: oltre 5.700 posti vacanti nella scuola primaria sono concentrati in Lombardia, Veneto e Piemonte. Sul sostegno, il Piemonte registra ancora 1.297 posti scoperti, di cui 1.138 nella scuola primaria. Le fonti sindacali non escludono che i posti vacanti totali, tra tutti i gradi scolastici, possano sfiorare i 10.000;

   in Toscana, invece, secondo i dati ufficiali, gli studenti con disabilità sono passati dai 18.791 dello scorso anno ai 20.553 attuali. L'organico del sostegno conta 15.641 insegnanti, ma di questi solamente 6.273 di ruolo, segno di una precarietà cronica che pesa anche sulla qualità dell'offerta educativa e sulla continuità per alunni e famiglie;

   gli studenti con disabilità sono circa 337.000. I posti di sostegno autorizzati sono 222.000, ma oltre 90.000 cattedre risultano occupate da insegnanti senza specializzazione, spesso assunti con contratti a termine. La discontinuità rappresenta un problema grave: il 57 per cento degli alunni cambia docente ogni anno e per l'8 per cento la figura di riferimento varia addirittura durante il medesimo anno scolastico;

   l'attuale proposta di riforma prevede la trasformazione di questi docenti in «docenti per l'inclusione», non più dedicati esclusivamente agli studenti con disabilità certificata, ma anche agli alunni con bisogni educativi speciali (Bes), con una clausola di invarianza finanziaria che a parere degli interroganti lascia poche speranze per soluzioni realmente adeguate;

   oltretutto, il piano personalizzato per gli studenti con disabilità prevede da tre anni che si definisca l'ammontare di ore di sostegno e di assistente educativo culturale (Aec) per ognuno; tuttavia, il tavolo interministeriale che dovrebbe dare le relative linee guida presso il Ministero risulta fermo –:

   nell'ottica di garantire la piena copertura delle cattedre vacanti e di ridurre il fenomeno del turnover dei docenti di sostegno, quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire soluzioni strutturali alle croniche carenze dell'organico del sostegno e alla discontinuità didattica, nonché un avvio dell'imminente anno scolastico il più possibile equilibrato e agevole per insegnanti, alunni e famiglie.
(3-02161)


   MANZI, BERRUTO, IACONO, ORFINI, SPERANZA, GHIO, FERRARI, FORNARO e CASU. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   secondo le più recenti rilevazioni delle associazioni dei consumatori, rilanciate in questi giorni dalla stampa nazionale, le famiglie italiane si trovano ad affrontare un costo medio di oltre 1.300 euro, per ciascuno studente, per l'acquisto dei libri di testo, materiale scolastico e zaini in vista dell'avvio dell'anno scolastico 2025/2026;

   il costo dei soli libri di testo per la scuola secondaria di primo e secondo grado può superare i 300-400 euro a studente, con variazioni anche significative a seconda della scuola e del territorio;

   a questi si sommano i costi per diari, astucci, penne, quaderni, zaini, dizionari, calcolatrici, che negli ultimi anni hanno subito aumenti anche a doppia cifra percentuale, soprattutto a causa dell'inflazione e della scarsa regolamentazione dei prezzi in questo settore;

   una recente indagine sul settore dell'editoria scolastica, avviata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, evidenzia una concentrazione del mercato editoriale, frequenti edizioni rinnovate con modifiche minime e una scarsa offerta digitale accessibile;

   le attuali misure previste a livello statale o regionale sono spesso insufficienti, non strutturali, e limitate da soglie Isee troppo basse, non rispondendo alle esigenze di una platea più ampia di famiglie che si trovano in difficoltà;

   alle spese per l'acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico si aggiunge l'assenza di un sistema di welfare studentesco strutturato, che possa garantire l'accesso gratuito o agevolato a servizi essenziali, come la mensa, il trasporto e le gite scolastiche, aggravando ulteriormente il carico economico a carico delle famiglie –:

   quali misure il Governo intenda adottare per garantire un effettivo sostegno al diritto allo studio, anche attraverso un'omogeneizzazione, su tutto il territorio nazionale, delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo, anche attraverso un incremento delle risorse statali destinate alla progressiva gratuità per gli studenti delle scuole secondarie.
(3-02162)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo rapporto «Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2025-2029)», pubblicato da Unioncamere, stima che nei prossimi anni «tra il 37 per cento e il 39 per cento del fabbisogno occupazionale del quinquennio riguarderà professioni per cui è richiesta una formazione terziaria (laurea, diploma Its academy o Afam), il 4 per cento profili con un diploma liceale e il 45-46 per cento personale in possesso di una formazione secondaria di secondo grado tecnico-professionale»;

   gli ultimi dati diffusi da Eurostat mostrano che il numero di NEET negli Stati dell'Unione europea è diminuito di quasi 5 punti percentuali tra il 2014 e il 2024 e che, tra i membri dell'Unione, «la riduzione di gran lunga maggiore nei tassi di NEET (in termini di punti percentuali) tra il 2014 e il 2024 si è registrata in Grecia (-12,5), seguita da Bulgaria (-11,3), Croazia (-11,1), Italia (-11,0) e Irlanda (-10,2)»;

   nel mese di luglio del 2024, su iniziativa del Ministro interrogato, è stata introdotta una riforma per promuovere la filiera dell'istruzione tecnico-professionale, il cosiddetto «4+2». Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell'istruzione e del merito, ad oggi sono state coinvolte nella sperimentazione 280 istituzioni scolastiche, con 395 percorsi attivati, di cui 89 nell'istruzione professionale e 306 nell'istruzione tecnica;

   il Consiglio dei ministri di giovedì 4 settembre 2025 ha approvato un decreto-legge recante «Misure urgenti per la riforma dell'esame di Stato del secondo ciclo di istruzione e per il regolare avvio dell'anno scolastico 2025/2026», tra cui «l'inserimento della filiera tecnologico-professionale all'interno del sistema del secondo ciclo di istruzione», concludendo la fase di sperimentazione avviata nello scorso anno e rendendo strutturale il percorso di quattro anni;

   lunedì 8 settembre 2025 il Ministro interrogato ha inaugurato un nuovo istituto tecnico gestito da Fondazione Edutecne e ospitato all'interno del Gi Group training hub, nato per iniziativa di Cooperativa la Zolla, Fondazione Grossman e Fondazione Mandelli Rodari, Cooperativa sociale Aslam, Mr Digital e Beta 80, con un primo percorso dedicato a informatica e telecomunicazioni e un secondo percorso che si concentrerà su grafica e comunicazione –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere per consolidare il percorso verso una formazione tecnico-professionale di qualità, ridurre la dispersione scolastica e continuare a contrastare il fenomeno dei NEET.
(3-02163)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANZI, CASU, CIANI, DI BIASE, MADIA, MANCINI, MORASSUT e ORFINI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane si stanno moltiplicando le sentenze del Tribunale amministrativo regionale del Lazio che annullano la deliberazione della giunta regionale n. 1161 del 23 dicembre 2024, recante il Piano regionale di dimensionamento della rete scolastica per l'anno scolastico 2025/2026;

   a oggi si contano almeno sette sentenze di annullamento, riguardanti accorpamenti di istituti scolastici in diverse aree del Lazio, tra cui il Municipio IV di Roma Capitale, Viterbo, Grotte di Castro, Terracina, Monteflavio, Torricella in Sabina e Petrella Salto;

   le motivazioni delle sentenze appaiono sostanzialmente omogenee, fondate su evidenti vizi di motivazione e difetto di istruttoria del provvedimento regionale impugnato;

   ulteriori decisioni del TAR in merito a ricorsi simili sono attese nei prossimi giorni, e si presume che possano seguire l'orientamento già consolidato;

   secondo quanto riportato da diversi organi di stampa, la regione Lazio avrebbe deciso di proporre ricorso al Consiglio di Stato avverso alcune di queste sentenze, senza tuttavia fornire indicazioni chiare in merito alle misure transitorie da adottare;

   non risultano a oggi pubbliche né trasparenti le determinazioni dell'ufficio scolastico regionale per il Lazio rispetto all'applicazione delle suddette sentenze, che, come noto, sono immediatamente esecutive;

   l'intera vicenda sta generando profonda incertezza a ridosso dell'avvio dell'anno scolastico 2025/2026, previsto in molte regioni tra il 9 e il 16 settembre 2025, con numerose scuole che hanno deliberato l'inizio delle attività già nella settimana precedente alla data ufficiale;

   tale situazione rischia di compromettere gravemente il regolare funzionamento del sistema scolastico, coinvolgendo centinaia di studenti, famiglie, docenti, personale Ata e dirigenti scolastici;

   a parere dell'interrogante tali fatti imporrebbero una revisione complessiva dei criteri e delle modalità di attuazione del dimensionamento scolastico, affinché siano pienamente garantiti il diritto allo studio, la partecipazione delle comunità scolastiche e un'adeguata istruttoria tecnica nelle decisioni regionali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione in atto nella regione Lazio e delle sue possibili ricadute sull'avvio dell'anno scolastico;

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere, al fine di garantire l'immediata esecuzione delle sentenze del Tar Lazio, nel rispetto dei principi di legalità e certezza del diritto, per fornire al competente ufficio scolastico regionale tempestive e chiare indicazioni operative alle scuole coinvolte, affinché possano predisporre in modo ordinato l'avvio delle attività didattiche.
(5-04361)


   CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da mesi molti dottorandi e dottori di ricerca vincitori del concorso ordinario per docenti Pnrr1 stanno segnalando una situazione di grave incertezza professionale in quanto, pur avendo ottenuto il ruolo risultando vincitori di concorso, si trovano nell'impossibilità di usufruire della sospensione dei percorsi di formazione iniziale per l'abilitazione all'insegnamento, nonostante tale facoltà sia prevista dalla normativa vigente;

   infatti, l'articolo 4, comma 6, del decreto ministeriale n. 156 del 24 febbraio 2025 stabilisce che: «le istituzioni che erogano la formazione (...) possono consentire la sospensione del percorso di formazione iniziale e l'eventuale prosecuzione anche nell'anno accademico successivo (...) in caso di comprovate e documentate esigenze». Tale disposizione è in linea con le normative precedenti e trova conferma nel decreto ministeriale n. 137 dell'11 luglio 2025, che all'Allegato A, punto B.15.3, prevede la stipula di un contratto a tempo determinato per l'anno scolastico 2025/2026 per i docenti il cui percorso non si concluda entro il 31 agosto 2025;

   numerosi PhD e postdoc attualmente iscritti ai percorsi di formazione iniziale abilitanti all'insegnamento e vincitori del concorso Pnrr1 si sono trovati nella necessità di posticipare la frequenza del percorso abilitante, senza per questo rinunciare alla propria posizione a tempo indeterminato ottenuta tramite concorso, anche in ragione di periodi di mobilità internazionale o di impegni legati alla ricerca scientifica;

   nonostante il quadro normativo, molti atenei e uffici scolastici regionali stanno applicando una interpretazione restrittiva, riconoscendo la sospensione solo in casi di maternità ed escludendo arbitrariamente altre comprovate esigenze, come quelle legate allo svolgimento del dottorato di ricerca o alla ricerca post-dottorato;

   tale interpretazione espone i ricercatori a una ingiustificata penalizzazione, compromettendo la loro carriera e la stabilità del loro futuro professionale;

   l'Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia, (Adi) ha segnalato la situazione tramite due esposti agli uffici del Ministero dell'istruzione e del merito, l'uno del 10 luglio e l'altro del 3 settembre 2025 –:

   quali iniziative di competenza urgenti i Ministri interrogati intendano adottare affinché l'interpretazione del decreto ministeriale n. 156 del 2025 sia uniforme e coerente con lo spirito della norma, estendendo la possibilità di sospensione dei percorsi abilitanti anche a dottorandi e dottori di ricerca per comprovate esigenze legate alle loro attività scientifiche.
(5-04363)


   SIMIANI, MANZI, BRAGA, CURTI, EVI e FERRARI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo un dossier pubblicato da Tuttoscuola in data 1° settembre 2025, su circa 40.000 edifici scolastici statali, ben 36.000 risultano privi di tutte le cinque certificazioni obbligatorie in materia di sicurezza;

   ancora più grave, 3.588 istituti (pari al 9 per cento del totale) sarebbero completamente privi di certificazioni, con conseguente situazione di irregolarità in cui quotidianamente studiano e lavorano circa 700.000 persone tra studenti, docenti e personale scolastico;

   la normativa vigente prevede specifiche certificazioni, tra cui il collaudo statico, il progetto antisismico, il certificato di agibilità e quello di prevenzione incendi, nonché il documento di valutazione dei rischi e il piano di evacuazione;

   nel 2023-2024 solo il 37,2 per cento degli edifici scolastici disponeva del certificato di agibilità, mentre appena il 33,8 per cento risultava in possesso del certificato di prevenzione incendi; in Abruzzo, regione ad alto rischio sismico, solo il 10,8 per cento delle scuole aveva un collaudo statico;

   nelle aree meridionali e in quelle a maggiore pericolosità sismica la situazione appare particolarmente critica, nonostante i tragici precedenti della scuola di San Giuliano di Puglia (2002) e del crollo al liceo Darwin di Rivoli (2008), che hanno segnato profondamente l'opinione pubblica e la comunità scolastica;

   il Ministero dell'istruzione e del merito ha ricordato che, grazie al Pnrr e a fondi ministeriali, risultano finanziati oltre 10.000 interventi di edilizia scolastica, molti dei quali ancora in fase di realizzazione o di completamento, e quindi non ancora registrati nell'anagrafe dell'edilizia scolastica;

   ciononostante, l'Osservatorio di Cittadinanzattiva registra ogni anno tra i 60 e i 70 episodi di crolli, cedimenti o incidenti nelle scuole, con un trend in aumento –:

   se siano a conoscenza di criticità emerse in premessa e quali misure urgenti intendano conseguentemente adottare per garantire che ogni istituto scolastico disponga, in tempi certi e ravvicinati, delle certificazioni di sicurezza previste dalla normativa;

   se non si ritenga necessario attivare un monitoraggio straordinario, con procedure accelerate, almeno per gli edifici situati in aree a più alto rischio sismico e idrogeologico;

   quale sia l'attuale stato di avanzamento degli interventi di edilizia scolastica finanziati con il Pnrr e con i fondi ministeriali, con particolare riferimento alla messa in sicurezza antisismica e alla certificazione degli edifici;

   se il Governo non ritenga opportuno prevedere, fin dal prossimo disegno di legge di bilancio, ulteriori risorse e strumenti di supporto agli enti locali, responsabili della gestione e manutenzione degli edifici scolastici, affinché possano garantire piena sicurezza agli studenti e al personale.
(5-04371)


   MANZI e SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   alla scuola primaria «Duca d'Aosta» di Monfalcone (Gorizia) è stato recentemente deciso il taglio delle sezioni a tempo pieno, con la drastica riduzione dell'offerta scolastica per molte famiglie, soprattutto quelle appartenenti alla numerosa comunità bengalese residente nel territorio;

   la decisione è arrivata pochi giorni prima dell'inizio dell'anno scolastico, generando disorientamento e difficoltà organizzative per le famiglie e gli alunni coinvolti;

   secondo quanto riportato dalla stampa e da numerosi rappresentanti della comunità locale, la scelta sarebbe motivata da problematiche di morosità nei pagamenti della mensa scolastica e da una presunta necessità di riequilibrio tra alunni italiani e stranieri nelle scuole cittadine;

   tale provvedimento rischia di generare discriminazioni a danno delle fasce più fragili della popolazione scolastica, pregiudicando il diritto all'istruzione, alla socializzazione e al pieno sviluppo dei bambini;

   la riduzione del tempo pieno è stata adottata senza un reale coinvolgimento delle famiglie e senza un'adeguata concertazione con le istituzioni, tra cui anche la regione Friuli Venezia Giulia;

   con l'ultima legge di bilancio è stato approvato un emendamento per l'istituzione di un «Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola» per sostenere i nuclei familiari che per condizioni oggettive di impoverimento, nel corso dell'anno scolastico, non riescono a provvedere al pagamento delle rette previste per la mensa nella scuola primaria;

   la mensa è un'occasione di socialità per i bambini e la garanzia di un pasto equilibrato e sano al giorno, è un'opportunità anche per implementare il tempo pieno a scuola e un grande strumento di sostegno e di contrasto alla povertà alimentare e alla povertà educativa;

   la scuola rappresenta un pilastro della coesione sociale e un luogo privilegiato di integrazione e crescita culturale per tutti i bambini, a prescindere dalla provenienza etnica, linguistica o religiosa;

   in merito all'accaduto si è pronunciata la presidente della Commissione pari opportunità del Fvg Dusy Marcolin, indicando che «le insufficienti politiche di conciliazione impediscono la piena partecipazione, soprattutto delle donne, al mondo del lavoro e alla vita sociale» ed esprimendo «il monito che anche le amministrazioni pubbliche mettano in campo tutti gli strumenti per combattere questi divari ed è importante che ogni istituzione faccia la sua parte con l'ampliamento e non la riduzione di servizi a favore della conciliazione» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti su esposti – in ogni caso – quali valutazioni intenda fare in merito agli effetti sul diritto allo studio e sull'inclusione scolastica dei minori coinvolti;

   se intenda assumere iniziative di competenza volte a garantire il ripristino del tempo pieno o comunque assicurare soluzioni educative alternative che non penalizzino le famiglie più fragili;

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per evitare che, in futuro, scelte simili possano compromettere l'uguaglianza di accesso all'istruzione e alimentare tensioni sociali in genere e segnatamente in aree svantaggiate o in contesti ad alta presenza multiculturale.
(5-04385)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORFINO e CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   le graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) costituiscono lo strumento essenziale per l'assegnazione degli incarichi a tempo determinato e rappresentano, per molti docenti abilitati e specializzati, l'unica via di accesso al lavoro e al ruolo;

   con il decreto ministeriale n. 26 del 19 febbraio 2025 è stata avviata la procedura per la costituzione degli elenchi aggiuntivi alla prima fascia delle Gps;

   centinaia di docenti specializzati sul sostegno o abilitati all'insegnamento, dopo aver regolarmente sciolto la riserva e conseguito il titolo entro i termini, hanno seguito passo dopo passo le procedure indicate dal Ministero;

   numerose testimonianze documentano però gravi anomalie della piattaforma informatica, tra cui:

    l'assenza del tasto «inoltra» a procedura ultimata;

    domande inoltrate ma non registrate nei sistemi;

    messaggi fuorvianti che inducevano i candidati a ritenere completata la procedura;

    mancata generazione del Pdf di conferma, elemento indispensabile per validare l'iscrizione;

   a seguito di tali malfunzionamenti, i docenti interessati risultano esclusi dalle graduatorie, senza colpa alcuna, con conseguente perdita di un anno di lavoro, esclusione dalla mini call veloce 2025 e impossibilità di accedere al ruolo pur avendone pieno diritto;

   alcuni uffici scolastici provinciali, interpellati dai candidati, hanno imputato la responsabilità agli insegnanti stessi, senza considerare l'evidente origine tecnica del disservizio;

   nel 2023 si erano già verificati casi analoghi, ma la situazione del 2025 risulta ancora più estesa e grave, coinvolgendo centinaia di docenti in tutta Italia;

   diversi gruppi di insegnanti hanno avviato raccolta di documentazione e si stanno organizzando per un ricorso collettivo, a riprova della serietà e della portata del problema;

   l'esclusione di personale abilitato e specializzato, per mere anomalie informatiche, rischia di compromettere il diritto al lavoro degli interessati e di privare le scuole di risorse qualificate, in particolare nel settore del sostegno, dove il fabbisogno è cronico e strutturale;

   un sistema informatico ministeriale deve garantire trasparenza, accessibilità ed equità, evitando che malfunzionamenti si traducano in discriminazioni di fatto;

   la mini call veloce 2025 rappresenta un'ulteriore occasione persa per molti docenti ingiustamente esclusi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle anomalie segnalate e della portata del problema a livello nazionale;

   quali iniziative urgenti intenda assumere per accertare le cause tecniche che hanno determinato l'esclusione ingiustificata dei cuocenti dagli elenchi aggiuntivi delle Gps 2025;

   se non ritenga necessario adottare iniziative volte a predisporre una riapertura straordinaria dei termini o altra procedura correttiva che consenta a tutti i docenti in possesso del titolo, che abbiano dimostrato di aver tentato l'inoltro nei tempi previsti, di essere regolarmente inseriti;

   quali misure intenda adottare per evitare il ripetersi, in futuro, di simili criticità che ledono il diritto al lavoro dei docenti e compromettono il buon andamento della scuola pubblica, avendo in maniera tale dimostrato di aver tentato l'inoltro nei tempi previsti, di essere regolarmente inseriti.
(4-05782)


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da fonti giornalistiche locali, in particolare dai quotidiani «Il Crotonese» e «Calabria Oggi», vi sarebbero numerose segnalazioni relative a gravi incongruenze nella valutazione dei titoli nell'ambito del concorso PNRR 2 per l'assunzione di docenti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, con particolare riferimento alle classi di concorso AB24, AB25 (Inglese) e A022, A012, A011 (Italiano);

   nella regione Calabria, in particolare presso l'Ufficio scolastico regionale (Usr), sarebbero stati attribuiti erroneamente 12,5 punti a candidati che non ne avevano diritto, poiché non avevano superato un concorso precedente per lo «specifico posto» di appartenenza, come invece richiesto dal decreto ministeriale n. 255 del 2023 e dall'Allegato B del decreto ministeriale n. 205 del 2023;

   la normativa vigente infatti distingue chiaramente, ai fini della valutazione dei titoli, tra i docenti che hanno superato un concorso per lo specifico ruolo o grado e coloro che hanno superato concorsi in classi affini, ma non riferite allo stesso specifico posto, condizione che escluderebbe il diritto al punteggio aggiuntivo;

   le assegnazioni errate – non corrette dall'Usr competente come avvenuto in altre regioni – avrebbero alterato la graduatoria definitiva, provocando una disparità di trattamento tra i candidati regolarmente abilitati e in possesso dei titoli richiesti a favore di altri che non avrebbero maturato il diritto al punteggio extra;

   alcuni candidati avrebbero già presentato ricorsi al Tar e si preannunciano ulteriori azioni legali;

   la situazione in Calabria sembra non omogenea rispetto ad altre regioni italiane, dove gli Usr avrebbero adottato interpretazioni diverse o più aderenti alla normativa, causando così una disparità territoriale nella gestione delle graduatorie e dell'accesso ai ruoli scolastici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle irregolarità segnalate nella valutazione dei titoli nelle graduatorie del concorso PNRR per le classi di italiano e inglese in Calabria, in particolare dall'Ufficio scolastico regionale di Catanzaro;

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per verificare la correttezza delle graduatorie pubblicate, assicurare il rispetto delle disposizioni normative vigenti in materia di valutazione dei titoli e formazione delle graduatorie di merito, evitando disparità di trattamento tra i candidati e garantendo la regolarità dell'accesso ai ruoli scolastici;

   se non intenda fornire una interpretazione uniforme agli Uffici scolastici regionali per evitare che tali disparità territoriali generino irregolarità nell'accesso ai ruoli scolastici.
(4-05797)


   BORRELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   più di mille docenti campani, risultati idonei ma non vincitori al concorso bandito nel 2016, attendono ancora una risposta concreta circa la loro possibile immissione in ruolo. Una situazione che si trascina da troppo tempo e che nella regione Campania assume toni ancor più drammatici per via del consistente bacino di idonei e della cronica carenza di personale stabile nella scuola primaria e dell'infanzia;

   allo scadere della validità delle graduatorie del concorso per la scuola dell'infanzia e primaria, bandito nel 2016, infatti, tutti gli idonei sono stati inseriti in coda alle graduatorie del concorso straordinario del 2018. Tale concorso, riservato a docenti già abilitati, prevedeva una sola prova orale, il che ha comportato un elevato numero di candidati idonei;

   per l'anno scolastico 2024/2025, le nomine effettuate in Campania dalle graduatorie 2018 sono state: 57 per la scuola dell'infanzia, su 147 candidati; 51 per la scuola primaria, su 1.334 candidati. Sono, invece, 975 i candidati inseriti in coda per l'infanzia e 440 per la primaria, in base al decreto ministeriale del 2020;

   l'attesa degli idonei del concorso 2016 infanzia primaria in Campania non riguarda, dunque, una sparuta minoranza, ma una consistente platea di professionisti, molti dei quali hanno continuato in questi anni a garantire supplenze e funzionalità alle istituzioni scolastiche, spesso senza la minima prospettiva di una definitiva immissione in ruolo;

   questi docenti si sono visti sorpassare da coloro che sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e nelle graduatorie di merito dei concorsi successivi a quello a cui hanno partecipato, tra cui quello relativo al «PNRR 2024» –:

   se non intenda adottare iniziative per aprire una finestra temporale per aggiornare le graduatorie, ferme da dieci anni, in modo da dare la possibilità ai docenti di inserire titoli di specializzazione nel frattempo ottenuti e per poter essere assunti su altre classi di concorso, come per le graduatorie ad esaurimento;

   quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire un rapido scorrimento o un piano di stabilizzazione per i docenti idonei alle classi di concorso infanzia e primaria che attendono l'immissione in ruolo dal 2016.
(4-05816)


   RUFFINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'autorevole testata specializzata nel settore scolastico Tuttoscuola, nella giornata del 1° settembre 2025, ha pubblicato un dossier – redatto incrociando e rielaborando i dati resi noti il 14 luglio 2025 dal Ministero dell'istruzione e del merito nella sezione open data dell'Anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica e relativi all'anno 2023-2024 – concernente l'edilizia scolastica in Italia. Da questo documento sono emersi dati estremamente preoccupanti;

   in particolare, si sottolinea come nove edifici scolastici su dieci non dispongano di una o più certificazioni obbligatorie in tema di sicurezza. Dei 40 mila edifici scolastici statali, infatti, ben 36 mila non possono essere definiti a norma e 3.588 edifici, il 9 per cento del totale – nei quali, si calcola che studino e lavorino circa 700 mila tra studenti e personale della scuola – sono totalmente privi delle certificazioni obbligatorie, cioè risultano completamente irregolari dal punto di vista della normativa sulla sicurezza;

   i dati, inoltre, sono ancora più critici nelle zone ad alto rischio sismico, come in Abruzzo o nei Campi Flegrei, dove sono ancora più preoccupanti i numeri relativi al rischio sismico: nelle aree a più alta pericolosità meno della metà degli edifici (49 per cento) possiede il certificato di collaudo statico;

   in aggiunta, due terzi degli edifici privi di certificazione si trovano al Sud e nelle Isole, anche se ovviamente il problema attraversa l'intero Paese;

   i più di 36 mila edifici scolastici, privi di una o più certificazioni obbligatorie previste dalla normativa, dipingono una realtà composta o da una totale assenza o superamento dei collaudi oppure da una non elaborazione dei piani che valutano i rischi e stabiliscono le regole di evacuazione. Si tratta, pertanto, di edifici tecnicamente irregolari;

   questa condizione è frutto di una realtà che si è «stratificata» nei decenni: l'inadeguatezza può quindi certamente definirsi strutturale. L'edilizia scolastica ben rappresenta la cartina al tornasole dell'evoluzione storica del Paese, della mancanza di programmazione e della tendenza ad affrontare i problemi solo quando diventano emergenze –:

   quali interventi urgenti e strutturali di competenza intenda porre in essere al fine di garantire la regolarizzazione immediata degli edifici scolastici attualmente privi di una o più certificazioni di sicurezza, con particolare attenzione agli istituti totalmente irregolari e a quelli collocati in aree ad alto rischio sismico;

   se, alla luce dei dati esposti e nelle more dell'implementazione di un piano urgente di riqualificazione dell'edilizia scolastica, non intenda predisporre un programma di monitoraggio nazionale straordinario volto a verificare lo stato delle certificazioni mancanti e a programmare interventi prioritari sugli edifici più critici.
(4-05818)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SCOTTO, SARRACINO, GUERRA, GRIBAUDO, FOSSI e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come testimoniato da un documento articolo del Sole 24 ore su dati «Italia Domani», nella poco commendevole classifica dei Ministeri che risultano più in ritardo nella spesa e realizzazione dei progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, si evidenzia l'inerzia del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con un dato che a giugno 2025 vede una spesa di soli 990,6 milioni di euro, pari a solo l'11,8 per cento degli 8,4 miliardi di euro assegnati;

   tra le missioni che registrano un più basso tasso di realizzazione si trova la missione 5 (inclusione e coesione), con una spesa effettiva ferma al 24,5 per cento di budget, pari a 4,1 miliardi su un totale di 16,9;

   in tale desolante quadro, si segnalano le difficoltà nella' effettiva realizzazione del programma Garanzia occupabilità lavoratori (Gol);

   la gravità di tali ritardi è accentuata dalla costatazione che, sebbene anche nel mese di giugno 2025 si sia registrato un nuovo, lieve, incremento del numero di occupati (+13.000 persone) e su base annua risultino 218.000 individui che lavorano in più, tali incrementi siano determinati quasi esclusivamente, da diversi mesi, dalla fascia over 50, con un più di 408 mila occupati rispetto a luglio 2024, mentre la fascia centrale d'età, tra i 35 e i 49 anni, ha subito una netta flessione tendenziale, pari a -160 mila unità. Ovvero l'effetto delle ultime riforme delle pensioni, soprattutto la «Fornero», che in campagna elettorale si era promesso di voler cancellare, unita all'inaridimento, da parte di questo Governo, di tutti i canali di uscita anticipata precedentemente previsti;

   la quinta missione è volta a evitare che dalla crisi pandemica emergano nuove diseguaglianze e ad affrontare i profondi divari già in essere prima della pandemia, per proteggere il tessuto sociale del Paese e mantenerlo coeso, facilitando la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l'inclusione sociale;

   dopo tre anni di Governo delle destre il divario sociale si è ulteriormente acuito, segnando un'inaccettabile concentrazione della ricchezza nelle mani di una ristretta minoranza, con un sostanziale blocco dell'ascensore sociale e una sempre maggiore diffusione del fenomeno del lavoro povero;

   il termine per la realizzazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza è indicato per il prossimo 30 giugno 2026 –:

   quali siano le ragioni delle suddette inefficienze nella realizzazione dei progetti indicati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e come si intendano recuperare i ritardi sin qui accumulati.
(5-04374)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Yoox, il colosso dell'e-commerce fondato dall'imprenditore Federico Marchetti ed ora di proprietà di una società tedesca, ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede la riduzione del 20 per cento dei dipendenti del gruppo, attualmente circa 1.100 lavoratori;

   l'azienda ha comunicato di non voler ricorrere ad ammortizzatori sociali, né offrire incentivi all'esodo, qualificando gli esuberi come strutturali e definitivi. Viene, pertanto, smantellata una realtà industriale radicata nei territori di Milano e Bologna, con gravissime conseguenze sociali ed occupazionali;

   secondo le organizzazioni sindacali le ragioni della crisi sono riconducibili alla riorganizzazione imposta dalla nuova proprietà, che prevede un accentramento di funzioni, ora svolte da Yoox, nelle mani del gruppo tedesco;

   le organizzazioni sindacali chiedono il ritiro immediato della procedura e l'apertura di un tavolo di confronto, sottolineando come l'azienda non abbia adempiuto agli obblighi di legge in materia di comunicazioni preventive sullo stato di crisi, evidenziando inoltre la necessità che, per un processo di delocalizzazione di tale portata, si debba prevedere da subito il coinvolgimento delle istituzioni competenti, tra cui il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le regioni interessate;

   anche regione Emilia-Romagna è intervenuta, assicurando l'apertura di un tavolo di crisi per trovare soluzioni che evitino un impatto sociale e occupazionale troppo pesante –:

   se non ritenga di adottare urgenti iniziative di competenza per tutelare i dipendenti dell'azienda Yoox in termini occupazionali, prevedendo nel contempo in primo luogo la concessione degli ammortizzatori sociali in funzione di misure che possano evitare i licenziamenti.
(5-04375)


   AIELLO, MORFINO, CAROTENUTO, D'ORSO, CARMINA, SCERRA, CANTONE, RAFFA, BARZOTTI e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i centri per l'impiego (Cpi) svolgono un ruolo essenziale nell'attuazione delle politiche attive del lavoro, in particolare attraverso il profiling degli utenti e la sottoscrizione dei patti di servizio personalizzati; sono strutture pubbliche coordinate dalle regioni o dalle province autonome che favoriscono l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e promuovono interventi di politica attiva del lavoro; svolgono, inoltre, attività amministrative, come l'iscrizione alle liste di mobilità e agli elenchi delle categorie protette, le cessazioni dei rapporti di lavoro e il rilascio del certificato di disoccupazione;

   le predette attività sono generalmente svolte attraverso portali regionali informatizzati; il corretto funzionamento dei portali per la gestione dei flussi e delle procedure informatiche connesse alle prese in carico dei cittadini rappresenta dunque condizione imprescindibile per un'efficace attuazione delle politiche del lavoro;

   da tempo, operatori e utenti segnalano disservizi costanti dei diversi portali: rallentamenti, blocchi improvvisi e interruzioni frequenti che impediscono di completare le procedure necessarie; tali malfunzionamenti producono notevoli disagi agli utenti, costretti a ripetere le convocazioni o ad attendere oltre i tempi previsti, e incidono negativamente sull'efficienza dei centri per l'impiego;

   le criticità appaiono riconducibili ad un problema strutturale di capacità dei server centrali, insufficienti a gestire i flussi provenienti contemporaneamente da tutto il territorio nazionale –:

   a fronte dei disservizi di cui in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare per potenziare l'infrastruttura tecnologica al fine di garantire la continuità operativa del servizio e ripristinare condizioni di efficienza tali da assicurare ai cittadini il pieno accesso ai servizi dei centri per l'impiego, eventualmente anche attraverso l'attivazione di un tavolo tecnico tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, regioni e società informatica di gestione, per individuare soluzioni immediate ed efficaci.
(5-04376)

Interrogazione a risposta scritta:


   AIELLO, MORFINO, CAROTENUTO, D'ORSO, CARMINA, SCERRA, CANTONE, RAFFA, BARZOTTI e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i centri per l'impiego (Cpi) svolgono un ruolo essenziale nell'attuazione delle politiche attive del lavoro, in particolare attraverso il profiling degli utenti e la sottoscrizione dei patti di servizio personalizzati;

   il corretto funzionamento del portale nazionale per i servizi del lavoro, rappresenta condizione imprescindibile per la gestione dei flussi e delle procedure informatiche connesse alle prese in carico dei cittadini;

   da tempo, operatori e utenti segnalano disservizi costanti: rallentamenti, blocchi improvvisi e interruzioni frequenti che impediscono di completare le procedure necessarie;

   tali malfunzionamenti producono notevoli disagi agli utenti, costretti a ripetere le convocazioni o ad attendere oltre i tempi previsti, e incidono negativamente sull'efficienza dei Cpi;

   le criticità appaiono riconducibili ad un problema strutturale di capacità dei server centrali, insufficienti a gestire i flussi provenienti contemporaneamente da tutto il territorio nazionale –:

   se sia a conoscenza dei gravi disservizi del portale citato;

   quali azioni intenda adottare per potenziare l'infrastruttura tecnologica al fine di garantire la continuità operativa del servizio;

   se non ritenga opportuno attivare un tavolo tecnico urgente tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, regioni e società informatica di gestione, per individuare soluzioni immediate ed efficaci;

   entro quali tempi si intenda ripristinare condizioni di efficienza tali da assicurare ai cittadini il pieno accesso ai servizi dei Cpi.
(4-05805)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ALFONSO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di domenica 3 agosto 2025 il territorio comunale di Fossacesia è stato colpito da un evento meteorologico di straordinaria intensità, caratterizzato da una tromba d'aria marina, una pioggia torrenziale, un nubifragio e una forte grandinata;

   l'evento ha generato condizioni di emergenza tali da richiedere interventi straordinari non solo per il ripristino delle condizioni di sicurezza e viabilità, ma anche per sostenere le attività economiche messe in ginocchio da un fenomeno tanto violento quanto imprevedibile;

   l'evento atmosferico ha provocato ingenti danni al patrimonio pubblico e privato, alle attività commerciali e produttive interessando in particolare l'agricoltura nella piena attività di raccolta dei prodotti ortofrutticoli e nella coltivazione di vigneti ed oliveti, e gli stabilimenti balneari, danneggiando strutture, attrezzature, compromettendo il normale svolgimento delle attività turistiche in uno dei momenti più importanti della stagione, quando cioè Fossacesia raggiunge livelli di presenza molto elevati a seguito di un numero significativo di turisti e proprietari di seconde case;

   si sono verificati gravi danni anche alla segnaletica stradale, al manto stradale, all'illuminazione pubblica, nonché l'abbattimento di numerosi alberi, inclusi esemplari di proprietà comunale e provinciale, che hanno causato ulteriori disagi e pericoli alla circolazione e all'incolumità pubblica;

   sono state interessate in particolare 5 strade provinciali, la strada statale 16 «Adriatica», 11 strade comunali danneggiate con la caduta di alberi e detriti che hanno richiesto e continuano a richiedere urgenti interventi di rimozione, pulizia, lavori di ripristino della viabilità e messa in sicurezza del territorio che necessitano di ulteriori giornate di intervento, considerata l'eccezionalità e l'estensione dei danni rilevati;

   particolarmente colpita è risultata anche via Bonavia, una via già interessata da fenomeni di dissesto idrogeologico, dove si è verificato il cedimento di un muretto di contenimento e di un marciapiede;

   la provincia di Chieti per le strade provinciali e il comune di Fossacesia per la viabilità comunale sono intervenuti con proprie risorse per la riapertura dei collegamenti, ma il completo ritorno alla normalità richiederà tempi lunghi e il supporto di fondi straordinari;

   gli eventi hanno assunto caratteristiche di eccezionalità e non prevedibilità, tanto da rientrare, a giudizio dell'interrogante, nella casistica delle calamità naturali ai sensi della normativa vigente (decreto legislativo n. 102 del 29 marzo 2004 così come modificato dal decreto legislativo 18 aprile 2008, n. 82 Codice della protezione civile) e sono in corso da parte del servizio tecnico comunale le attività di ricognizione e di stima dei danni occorsi al patrimonio pubblico e privato delle località interessate;

   il comune di Fossacesia, con deliberazione di consiglio n. 42 del 5 agosto 2025, ha avviato per il tramite della regione Abruzzo l'iter per il riconoscimento dello stato di crisi per calamità naturale a seguito degli eventi meteorologici eccezionali al fine di ottenere lo stanziamento di risorse straordinarie per il ripristino dei danni subiti dalle imprese agricole, turistiche e commerciali e arrecati al patrimonio comunale e infrastrutturale –:

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per provvedere celermente al riconoscimento dell'eccezionalità dell'evento atmosferico verificatosi il 3 agosto 2025 nel territorio del comune di Fossacesia e al sollecito stanziamento di fondi straordinari per interventi di ripristino e sostegno al patrimonio pubblico, al tessuto sociale ed economico locale, con particolare attenzione ai comparti agricolo e turistico-balneare.
(4-05786)


   MORFINO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   le alte temperature registrate in Sicilia nel corso della stagione estiva, accompagnate dalla scarsità di piogge e dai frequenti incendi, hanno ulteriormente aggravato l'emergenza idrica in cui versa la regione, resa ancor più critica dall'assenza di rilevanti interventi strutturali e gestionali idonei a contrastare la drammatica riduzione di acqua disponibile per i diversi usi, con ricadute devastanti per la popolazione e per il sistema produttivo;

   numerosi comuni sono costretti a razionare l'acqua e in alcune zone dell'entroterra l'approvvigionamento idrico arriva solo una volta ogni tre giorni. Particolarmente colpito è il settore irriguo che, come emerge dal rapporto annuale della Banca d'Italia sull'economia della Regione Siciliana, ha già fortemente risentito della siccità del 2024;

   la recente indagine della Corte dei conti, di cui alla deliberazione n. 213/2025/GEST del 7 agosto 2025, sulla gestione dello stato di emergenza in relazione alla situazione di grave deficit idrico ed alla criticità delle infrastrutture nel territorio della Regione Siciliana evidenzia croniche difficoltà di realizzazione delle infrastrutture e di gestione di un sistema idrico efficace ed efficiente;

   secondo i dati riportati, la Sicilia vanta un potenziale di invasi pari a circa 1,1 miliardi di metri cubi, ma, a causa di manutenzioni carenti, impianti incompleti e collaudi mancanti, l'effettiva disponibilità scende a circa 757,2 milioni di metri cubi, ovvero il 67,1 per cento della capacità teorica. I principali invasi siciliani registrano livelli critici e molte dighe sono soggette a limitazioni operative: su 38 invasi attivi, solo 18 operano a pieno regime, mentre 20 sono ridotti per motivi di sicurezza o assenza di collaudo;

   anche la rete idrica presenta livelli di inefficienza e dispersione allarmanti. La relazione del Dipartimento della protezione civile del mese di marzo 2025 riporta un valore medio di perdite di rete percentuali del 52,36 per cento, con picchi del 68 per cento per l'Ato di Siracusa e per il gestore Sogit di Catania;

   tali dati confermano la necessità di una programmazione coerente e lungimirante degli interventi volta a superare le gravi inefficienze e criticità gestionali e organizzative che rappresentano un ostacolo all'impiego ottimale dei finanziamenti provenienti da diversi programmi operativi (Piano nazionale di ripresa e resilienza, Piano nazionale complementare e altri fondi);

   la medesima Corte dei conti ha evidenziato come nessuno dei progetti presentati dai consorzi di bonifica della Regione Siciliana nell'ambito dell'Investimento 4.3 della componente M2C4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, denominato «Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche», abbia superato il vaglio di ammissibilità, «per una richiesta totale di finanziamenti non conseguiti pari a 422.752.171,56 euro» –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere, per quanto di competenza, affinché siano colmate le gravi carenze strutturali e gestionali di cui in premessa, puntualmente rilevate dalla Corte dei conti, all'interno di un quadro di programmazione che consenta di superare l'approccio emergenziale e aumentare la disponibilità e la corretta gestione delle risorse idriche da destinare ai differenti usi;

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano fornire informazioni e chiarimenti sullo stato degli interventi finanziati, definanziati, revocati ed annullati in relazione alla progettazione, realizzazione, completamento, manutenzione delle infrastrutture idriche della Regione Siciliana e quali iniziative di competenza intendano adottare per garantire l'impiego ottimale delle risorse economiche programmate.
(4-05817)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   TENERINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha recentemente dichiarato che verranno adottate misure per dare seguito alla sentenza della Corte costituzionale n. 135 del 2025 che ha dichiarato costituzionalmente illegittimo il limite agli stipendi dei dirigenti pubblici fissato dall'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 66 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89 rilevando che la rigidità di detto limite contrasta con il necessario requisito della temporaneità della norma;

   il Ministro ha altresì precisato che occorrerà individuare un corretto equilibrio nell'individuare i nuovi limiti stipendiali, più elastico e basato sul ruolo e sulle responsabilità effettivamente svolti, anche con riferimento a quanto previsto in materia di limiti stipendiali per i manager delle società a partecipazione pubblica dal Testo unico in materia (Tusp - articolo 11 comma 6 del decreto legislativo n. 175 del 2016);

   l'articolo 1 comma 5 del Tusp medesimo prevede che le disposizioni in esso contenute non si applicano alle società a partecipazione pubblica quotate, cioè quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati, salvo che non sia espressamente previsto;

   dalla lettera delle norme (articolo 1, comma 5 e articolo 11, comma 6) appare chiaro che le limitazioni agli emolumenti non si applicano agli amministratori delle società a partecipazione pubblica quotate, anche al fine di non creare distorsioni che penalizzerebbero tali società rispetto ai concorrenti sui mercati finanziari –:

   se, in sede di complessiva revisione della materia, non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza volte alla corretta applicazione dall'articolo 11 comma 6 del Tusp, ribadendo che, in applicazione dell'articolo 1 comma 5 del Tusp medesimo, i compensi ricevuti da società a partecipazione pubblica quotate non sono cumulabili con i compensi percepiti dal medesimo soggetto da amministrazioni pubbliche e da società a controllo pubblico non quotate.
(4-05823)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   a livello mondiale il virus respiratorio sinciziale (Vrs), provoca ogni anno, tra i bambini di età inferiore a 5 anni, circa 33 milioni di casi di infezioni, in particolare bronchiolite, 3,6 milioni di ospedalizzazioni e la morte di oltre 100.000 bambini;

   nei neonati, la bronchiolite si verifica nel 15-20 per cento dei casi e nel 2-3 per cento dei casi è necessario il ricovero in ospedale. Questo aumenta il rischio di sviluppare l'asma infantile;

   a ottobre 2022 l'European medicine agency (Ema) ha autorizzato l'anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus, per la cura delle infezioni del Vrs in età pediatrica;

   il 18 luglio 2024, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag) ha dato parere positivo, con l'introduzione dei monoclonali per neonati nel calendario nazionale e con offerta attiva destinata a tutti i nuovi nati. L'immunizzazione avviene con una singola dose di anticorpo monoclonale ed è raccomandata per tutti i neonati durante la prima stagione di esposizione al Vrs;

   con la determina n. 9 di gennaio 2023 il Nirsevimab è stato approvato da Aifa in fascia C non rimborsabile, tuttavia, molte regioni italiane hanno avviato campagne di immunizzazione con il farmaco, acquistando autonomamente le dosi;

   il 17 ottobre 2024 il Ministero della salute ha sottoscritto l'intesa per l'accesso universale dei neonati all'immunizzazione passiva contro il Vrs, con uno stanziamento di 50 milioni di euro a valere sul Fondo sanitario nazionale;

   la campagna di immunizzazione con l'anticorpo monoclonale Nirsevimab condotta nei mesi scorsi dalla regione Lombardia ha dato risultati sorprendenti confermando l'efficacia dell'immunoprofilassi: si è passati da una media di circa 6000 accessi in pronto soccorso di neonati con bronchiolite nelle stagioni 2022/23 e 2023/24 ai 1500 tra settembre 2024 e gennaio 2025, e da 2350 ricoveri a meno di 600;

   un recentissimo studio multicentrico italiano pubblicato sulla rivista Journal of Infection, coordinato dal Meyer di Firenze e condotto in collaborazione con altri sei reparti pediatrici toscani, con il contributo dei pediatri di famiglia e dei neonatologi, ha dimostrato che l'efficacia della prevenzione del Vrs è risultata pari a circa il 90 per cento, con nessun bambino immunizzato, coinvolto nello studio, ricoverato in terapia intensiva;

   per la stagione 2025-2026 il dipartimento della prevenzione del Ministero della salute ha avviato le azioni necessarie per l'aggiornamento del calendario nazionale di immunizzazione, con l'obiettivo di prevedere, accanto all'anticorpo monoclonale per i neonati, anche il vaccino per le donne in gravidanza;

   la strategia di contrasto al Vrs non solo ha tutelato la salute dei più piccoli, ma ha anche alleggerito il carico sulle strutture sanitarie. Si dimostra ancora una volta quanto la prevenzione sia elemento fondamentale di un sistema sanitario efficiente;

   tuttavia è opportuno coordinare le azioni a livello nazionale al fine di garantire agli aventi diritto un accesso paritario ai Livelli essenziali di assistenza –:

   se non ritenga opportuno assumere iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a:

    garantire a tutti i neonati e lattanti alla loro prima stagione epidemica l'immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale (Vrs), valutando introdurre l'obbligo di immunizzazione;

    armonizzare i criteri di somministrazione a livello nazionale (oggi diversi per tutte le regioni), assicurando pari opportunità di prevenzione per tutti i bambini e favorendo un'organizzazione più efficace e capillare;

    adottare le misure necessarie per attuare la previsione di offrire anche alle donne in gravidanza tra la 32a e la 36a settimana, con parto previsto nella stagione epidemica, il vaccino proteico ricombinante bivalente anti Vrs per proteggere sé stesse e i propri neonati nei primi mesi della loro vita.
(2-00671) «Sorte, Battilocchio».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   MARIANNA RICCIARDI, PAVANELLI, QUARTINI, DI LAURO e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 7 del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95 convertito con modificazioni, dalla legge n. 118 del 2025, ha modificato la disciplina relativa al cosiddetto payback sanitario riducendo la quota di ripiano posta a carico delle aziende farmaceutiche per gli anni 2015-2018 dall'articolo 9-ter, del decreto-legge n. 78 del 2015, come in seguito modificata dall'articolo 8, comma 3, del decreto-legge n. 34 del 2023 e ritenendo assolti i relativi obblighi con il versamento, in favore delle regioni, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto-legge;

   in particolare, ai sensi del menzionato articolo 7, le aziende sono chiamate a versare una quota che, ancorché ulteriormente ridotta rispetto a quella prevista dall'articolo 8 del decreto-legge n. 34 del 2023, risulta pari al 25 per cento dell'importo originario, in valore assoluto pari a circa 520 milioni di euro; nonostante il passo avanti, la soluzione testé adottata non soddisfa pienamente le associazioni di categoria e le imprese del comparto che continuano a manifestare forti preoccupazioni;

   il meccanismo del payback sanitario sta, infatti, generando effetti negativi non solo sulle piccole imprese che, in ragione di una minore capitalizzazione e liquidità, si ritrovano maggiormente esposte al fallimento ma soprattutto sulla filiera della salute, all'interno degli ospedali, sull'intero servizio sanitario pubblico e sulla vita delle persone che, nel nostro Paese, utilizzano un presidio medico e, segnatamente, sui cittadini più vulnerabili che rischiano di subire le conseguenze più gravi;

   l'impossibilità delle imprese di garantire le forniture si ripercuote inevitabilmente sulla capacità del Servizio sanitario nazionale di assicurare la tutela della salute dei pazienti sotto il profilo della qualità e della disponibilità di dispositivi salvavita, anche innovativi, e di strumenti indispensabili per lo svolgimento delle attività chirurgiche, con evidenti riflessi negativi sulla possibilità di curare pazienti e cittadini e di ostacolare l'accesso alle cure e alla prevenzione di questi ultimi –:

   se non ritenga di adottare ogni iniziativa, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, volta a evitare che, a causa del meccanismo del payback sanitario di cui in premessa, i dispositivi medici a disposizione del Servizio sanitario nazionale rispondano a standard tecnologici qualitativamente inferiori a quelli odierni, con conseguenti danni per la salute dei cittadini.
(5-04377)


   FURFARO, MALAVASI, GIRELLI, CIANI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi la cronaca ha riportato la tragica notizia della morte presso l'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari di un bambino di 3 anni, residente a Taranto, per sospetta meningite;

   il bambino, secondo le prime informazioni, non risultava vaccinato contro i principali sierotipi del meningococco, previsti come raccomandazione nel calendario vaccinale nazionale;

   questo è solo l'ultimo drammatico caso riportato dalla cronaca di presunta morte per una sepsi meningococcica, infezione che può presentare un decorso estremamente rapido e letale, specie nei soggetti più vulnerabili come neonati, bambini e adolescenti;

   il Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv) 2023-2025 include tra le vaccinazioni raccomandate e offerte gratuitamente quelle contro il meningococco B, il meningococco C e l'ACWY, con indicazioni specifiche per età e rischio individuale;

   in particolare, il Calendario vaccinale approvato, insieme al Piano nazionale prevenzione vaccinale (Pnpv) 2023-2025, in Conferenza Stato-regioni con Intesa del 3 agosto 2023 prevede l'Antimeningococcica B: 2 dosi nel primo anno di vita e un richiamo nel secondo anno di vita e Antimeningococcica ACWY: 1a dose nel secondo anno di vita e richiamo al compimento del 12° anno di vita nonché la possibilità di inserire la vaccinazione contro il meningococco B nell'adolescente, in base alla situazione epidemiologica della singola regione/PA;

   nonostante ciò, in molte regioni si registrano ancora coperture vaccinali inferiori agli obiettivi minimi, in particolare per quanto riguarda il meningococco B, con forti disomogeneità territoriali e carenze nella comunicazione ai genitori;

   la vaccinazione rappresenta lo strumento più efficace di prevenzione contro la meningite batterica ed episodi tragici come quello sopra richiamato evidenziano l'urgenza di una maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica e il rafforzamento delle strategie di immunizzazione su scala nazionale;

   non è più possibile morire nel 2025 per una sepsi meningococcica che è prevenibile con due dosi di vaccino;

   è necessario, quando si parla di salute, schierarsi senza ambiguità dalla parte della scienza e dei vaccini –:

   se il Ministro interrogato in relazione alle attuali coperture vaccinali attualmente rilevate, a livello nazionale e regionale, per le vaccinazioni antimeningococciche non ritenga doveroso rafforzare le campagne informative rivolte alle famiglie, con particolare attenzione ai rischi della meningite e ai benefici della vaccinazione nonché inserire tali vaccinazioni tra quelle obbligatorie in età pediatrica.
(5-04378)


   PATRIARCA e BENIGNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il carcinoma gastrico rappresenta una delle neoplasie a prognosi più severa, caratterizzata da elevata incidenza e mortalità: nel nostro Paese si stimano circa 15.000 nuove diagnosi l'anno, con una prevalenza maggiore nel sesso maschile e un'età media di insorgenza superiore ai 65 anni;

   la sopravvivenza a cinque anni rimane inferiore al 35 per cento, principalmente a causa della diagnosi tardiva, che nella maggior parte dei casi avviene in fase localmente avanzata o metastatica, quando le opzioni terapeutiche con finalità curative risultano fortemente limitate;

   negli ultimi anni la ricerca clinica ha evidenziato la presenza di sottogruppi molecolari distintivi, aprendo prospettive importanti per le terapie mirate e la medicina personalizzata;

   in particolare, il sottotipo di carcinoma gastrico o della giunzione gastro-esofagea HER2-negativo CLDN18.2-positivo interessa una quota stimata di circa il 38 per cento dei pazienti con malattia avanzata ed è oggi oggetto di specifiche strategie terapeutiche innovative;

   la disponibilità di anticorpi monoclonali diretti contro la proteina Claudina 18.2 ha mostrato di migliorare significativamente gli esiti clinici rispetto alle terapie convenzionali, purché i pazienti siano correttamente selezionati;

   la selezione dei pazienti dipende dall'accesso a uno specifico test diagnostico (Claudina 18.2), che non risulta ancora incluso nei Livelli essenziali di assistenza in modo uniforme a carico del Servizio sanitario nazionale;

   tale situazione comporta disuguaglianze territoriali nella presa in carico dei pazienti e ritardi nell'avvio dei percorsi terapeutici, con impatti negativi sulla prognosi e sul diritto di accesso alle cure –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero della salute, di un apposito Fondo, finalizzato al finanziamento uniforme, sul territorio nazionale, dei test diagnostici necessari all'identificazione dei pazienti eleggibili per le terapie di cui in premessa.
(5-04379)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CURTI e MANZI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   notizie emerse da fonti giornalistiche, che hanno ottenuto grande eco presso l'opinione pubblica e suscitato viva impressione tra i cittadini, riferiscono episodi di particolare gravità che sarebbero occorsi all'interno di una struttura residenziale per anziani denominata «Casa del sorriso», situata a Porto sant'Elpidio e già nota con altre denominazioni nel corso degli anni;

   in data 13 agosto 2025, i carabinieri del Nas avrebbero effettuato un'ispezione presso l'istituto in oggetto, nel corso della quale una dipendente sarebbe stata tratta in arresto con l'accusa di maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione, provvedimento successivamente convalidato dall'autorità giudiziaria;

   inoltre, sarebbero state raccolte testimonianze circa episodi di maltrattamento e di comportamenti non rispettosi della dignità della persona, nonché segnalazioni – sottoposte a verifica da parte delle autorità competenti – relative alla presenza di ospiti non autosufficienti accolti in assenza dei necessari requisiti strutturali ed organizzativi, oltre a condizioni di degenza che apparirebbero inadeguate;

   pur a fronte delle criticità evidenziate, della misura cautelare adottata nei confronti della dipendente e dell'intervento dei Nas, la residenza risulterebbe tuttora operativa, senza che siano stati intrapresi immediati provvedimenti di sospensione dell'attività o di trasferimento degli ospiti, circostanza che ha destato ulteriore sconcerto tra le famiglie interessate e nella collettività locale;

   richiederebbero peraltro opportuno approfondimento le segnalazioni che riferiscono la presunta discrepanza tra la capienza dichiarata dalla struttura e il numero di ospiti effettivamente accolti. Circostanza quest'ultima che, se confermata, potrebbe indicare una riduzione critica degli spazi a disposizione e una possibile insufficienza del personale addetto all'assistenza;

   la tutela della salute, della sicurezza e della dignità delle persone anziane, in particolare se fragili o non autosufficienti, costituisce un principio fondamentale dell'ordinamento e un dovere imprescindibile delle istituzioni pubbliche;

   le strutture residenziali destinate all'accoglienza di anziani sono soggette, ai sensi delle normative nazionali e regionali, a precisi requisiti autorizzativi e a controlli periodici da parte delle competenti autorità locali e sanitarie. Le circostanze riportate dalle cronache rappresenterebbero, pertanto, una violazione non solo degli standard assistenziali, ma anche dei più elementari principi di umanità e di rispetto della persona –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra descritti con particolare riguardo agli accertamenti effettuati dai Nas presso la struttura denominata «Casa del sorriso» e se non si ritenga necessario attivare, di concerto con le autorità regionali e locali, ogni iniziativa di competenza utile a verificarne con urgenza le condizioni effettive, attuando qualora necessario i conseguenti provvedimenti.
(5-04367)


   FILIPPIN, MANZI e GIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la carenza di personale medico nelle corsie ospedaliere e nei servizi territoriali è un fenomeno molto grave che mette a serio rischio il diritto universale alla cura garantito dall'articolo 32 della Costituzione, e necessita di risposte rapide a livello nazionale per evitare che le sperequazioni già esistenti tra i vari territori si accentuino ancor di più;

   durante la pandemia di Covid-19, si è cercato giustamente, di intervenire anche in maniera emergenziale per garantire la tenuta del sistema, ma appare evidente che oggi questa situazione non può essere ancora prorogata non rispondendo a una crisi che si trascina da tempo;

   per questo non appaiono congrue risposte come quella che, a quanto riferisce la stampa, ha messo in atto la giunta regionale del Veneto a inizio di agosto, quando è stato approvato un provvedimento che autorizza «in via sperimentale e temporanea», l'assunzione di medici specialisti «con titolo conseguito dall'estero e non ancora riconosciuto in Italia»;

   si tratta di una scelta discutibile perché non appare garantita la sicurezza dei pazienti, la qualità delle cure e la stessa tenuta del servizio sanitario pubblico, che non considera che la libera circolazione dei medici all'interno della UE già esiste, ma quando vi sia il riconoscimento del titolo di studio-laurea-specializzazione omogenei come contenuti e programmi rispetto a quanto previsto per il nostro Paese;

   per quel che riguarda i medici che non appartengono alla UE, il necessario riconoscimento è dato dal Ministero della salute che provvede ad esaminare i titoli dei medici stessi;

   la situazione sopra esposta evidenzia, a parere dell'interrogante, la necessità di un intervento organico che, come detto, eviti soluzioni estemporanee e a macchia di leopardo sul nostro territorio nazionale, eliminando, a esempio, il tetto di spesa per il personale –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per rispondere in maniera rapida all'emergenza sopra evidenziata e che, come detto, riguarda l'intero Paese e richiede, quindi, una risposta a livello nazionale.
(5-04372)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAROTENUTO, QUARTINI, CARAMIELLO, CAPPELLETTI, BRUNO, AMATO, ORRICO, CASO, PELLEGRINI, AIELLO e ASCARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il progresso tecnologico e le dinamiche di mercato hanno moltiplicato l'impiego di sostanze chimiche sempre più complesse tra detergenti, cosmetici, solventi, biocidi, nanomateriali e sostanze contenenti interferenti endocrini la cui presenza e spesso subdola;

   queste sostanze possono comportare rischi cancerogeni, mutageni, irritanti o dannosi al sistema endocrino, riproduttivo e tanto altro;

   la Commissione europea disciplina tale settore tramite specifici regolamenti che sono costantemente aggiornati man mano che si hanno nuove evidenze scientifiche;

   in Italia la vigilanza è demandata al Piano nazionale emanato dal Ministero della salute che emette le soglie minime annuali dei controlli da fare, ma sono numeri ancora piccoli per un aspetto così importante; ciò perché gli ispettori cosiddetti «Reach» a cui è affidato tale settore strategico, sono in realtà dipendenti delle Asl/Ats che svolgono le funzioni richieste dal Ministero solo come attività accessoria è residuale a quella ordinaria, con tempi ridottissimi e privi di risorse; ci si affida alla buona volontà dei singoli; privi di dotazione informatica dedicata di specifici software, talvolta anche privi dei rimborsi spese, con personale costretto a utilizzare veicoli propri e attrezzature personali;

   a giudizio dell'interrogante tale disorganizzazione materiale riduce l'efficacia dei controlli, mettendo a rischio la tutela della salute pubblica, vanificando gli sforzi delle regioni più virtuose poiché circoleranno comunque prodotti pericolosi all'insaputa del consumatore;

   è necessario un organico regionale dedicato, già formato e certificato come esperto, occorre dotare l'organico di automezzi di servizio, strumentazione informatica aggiornata e fondi per formazione continua non solo nazionale ma anche regionale, con rimborsi spese e riconoscimenti economici specifici;

   occorre altresì assicurare controlli omogenei, efficaci, ed equi su tutto il territorio nazionale, tutelando la popolazione e salvaguardando la concorrenza leale tra le imprese –:

   se sia a conoscenza delle criticità sopra esposte, in particolare delle forti disparità regionali e della ridotta operatività dei nuclei ispettivi con numeri che dovrebbero essere molto più alti vista la delicatezza del settore;

   quali iniziative di coordinamento tra le autorità e standardizzazione dei controlli siano già state avviate a livello ministeriale e con quali risultati;

   se non ritenga urgente adottare iniziative di competenza volte a istituire nuclei ispettivi regionali permanenti, full-time, dedicati con fondi specifici oggi assenti.
(4-05795)


   BORRELLI, ZANELLA e DORI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a Giugliano un cane è stato trovato morto, legato con una corda di circa 90 centimetri a una cyclette nel cortile di casa. L'animale, rimasto così per ore, senza possibilità di ripararsi dal sole sarebbe morto a causa di un colpo di calore;

   dalle prime informazioni riportate da fonti di stampa la proprietaria, lontana dall'abitazione per trascorrere le ferie estive, avrebbe lasciato i suoi due cani nel cortile di casa affidandone la cura a una persona incaricata di portare acqua e cibo;

   le guardie zoofile dell'Organizzazione internazionale protezione animali, insieme alla polizia municipale, sono intervenute sul posto dopo le segnalazioni dei vicini. All'arrivo il cane era già deceduto con evidenti ferite provocate, presumibilmente, dai tentativi di liberarsi dal guinzaglio. Il secondo cane, invece, non legato, è stato messo in salvo;

   l'episodio in oggetto, tra l'altro, non costituisce un fatto isolato, bensì si colloca nell'alveo di un fenomeno reiterato di abbandono di animali d'affezione che si intensifica in concomitanza con la stagione estiva. Solamente nel mese di luglio 2025, infatti, sono stati registrati abbandoni in strada di 3.000 cani e 4.300 gatti, nonostante l'ultimo intervento normativo volto a inasprire pene e sanzioni;

   l'entità del fenomeno evidenzia l'insufficienza e l'inefficacia dell'intervento normativo se non accompagnato da un piano strutturato di sensibilizzazione culturale, incentrato sul riconoscimento della natura senziente degli animali, da avviare sin dalla prima infanzia con il coinvolgimento diretto delle istituzioni scolastiche;

   a tal proposito, a giudizio dell'interrogante, il Ministro interrogato non ha riservato alcuna attenzione al contrasto della problematica, omettendo, addirittura, la realizzazione della consueta campagna annuale di sensibilizzazione contro l'abbandono degli animali domestici nel periodo estivo;

   lo scarso impegno profuso da parte del Ministro interrogato verso la tematica del benessere degli animali, è confermato, inoltre, dall'omissione dell'aggiornamento del censimento dei cani ospitati nei canili comunali. Le regioni, infatti, hanno l'obbligo di trasmettere al Ministero i dati, il quale, però, non provvede ad aggiornarli né in tempo reale né con cadenza regolare. Infatti, risulta dalla sezione «Animali d'affezione», presente sul sito del Ministero, che l'ultimo aggiornamento sia stato effettuato il 3 gennaio 2025, a seguito di un periodo di inattività protrattosi per quasi tre anni, e che lo stesso presenti inesattezze macroscopiche nei dati riportati;

   tale negligenza appare, a parere dell'interrogante, alquanto grave poiché non permette di monitorare l'andamento degli ingressi dei cani nelle strutture e, soprattutto, le relative adozioni;

   il Ministero della salute, essendo l'ente deputato ad elaborare le linee guida volte ad assicurare le idonee condizioni di vita degli animali ospitati nelle strutture, dovrebbe garantire un costante aggiornamento dei dati provenienti dalle singole regioni circa gli ingressi e le adozioni. Tali informazioni sono essenziali per la promozione di campagne di sensibilizzazione e di adozione, da elaborare e sviluppare di concerto con gli enti locali, al fine di contrastare il fenomeno dell'abbandono e sostenere le strutture ospitanti che, spesso, contano principalmente sull'impegno profuso da parte degli operatori volontari –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di promuovere una campagna strutturata di sensibilizzazione culturale sulla natura senziente degli animali nonché di contrasto all'abbandono da sviluppare con la collaborazione delle istituzioni scolastiche;

   se non ritenga urgente adottare iniziative di competenza volte ad assicurare l'aggiornamento costante, nell'apposita sezione del sito del Ministero della salute, del censimento dei cani ospitati nei canili comunali, al fine di monitorare il fenomeno e promuovere apposite campagne di sensibilizzazione, di concerto con gli enti locali, sull'adozione.
(4-05799)


   MORFINO, CARMINA e D'ORSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dall'organo d'informazione Palermo Today e dall'agenzia Ansa del 26 agosto 2025, l'assessore regionale alla salute della Sicilia, ha dichiarato pubblicamente che il servizio di emergenza territoriale del 118 della Regione Siciliana vive un momento di grande difficoltà;

   anche i sindacati del settore (Fials e Federazione Medici Territoriali), come riportato da Ansa.it, denunciano che molte ambulanze operano con equipaggi ridotti e non conformi agli standard minimi previsti, talvolta con un solo sanitario e l'autista-soccorritore, compromettendo tempestività e qualità dell'intervento;

   secondo quanto denunciato su palermotoday.it: «In Sicilia il servizio 118 può contare su 252 ambulanze ogni giorno, di cui 108 con medico a bordo. Questo in base alle norme nazionali che prevedono un medico ogni 60 mila abitanti. In Sicilia sono di più perché si considerano anche le zone più difficili da servire. In questi ultimi anni, però, non si riescono ad avere i 4,5 medici per postazione. In Sicilia su 590 medici che dovrebbero essere impiegati nelle ambulanze ce ne sono circa 410 e ne mancano 180»;

   i bandi di reclutamento emanati dall'assessorato regionale vanno spesso deserti, perché il settore dell'emergenza territoriale non risulta attrattivo rispetto alla medicina di base o ad altre discipline;

   la carenza di medici e di equipaggi completi nelle ambulanze espone la popolazione a ritardi e disservizi gravi nell'assistenza sanitaria d'urgenza, con particolare impatto nelle aree più periferiche e nelle isole minori, dove il 118 rappresenta spesso l'unico presidio immediato di soccorso –:

   se sia a conoscenza delle criticità denunciate sul servizio 118 siciliano, quale sia la valutazione del Governo e se non ritenga necessario aprire un tavolo urgente con la Regione Siciliana per verificare i fabbisogni reali di personale e definire un piano straordinario di reclutamento e incentivi;

   se intenda promuovere, d'intesa con le regioni, interventi a livello nazionale per rendere più attrattiva la medicina d'urgenza territoriale, con misure economiche incentivanti, formative e di tutela del personale;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che in ogni ambulanza 118 sia presente un equipaggio conforme agli standard minimi di sicurezza, a tutela sia dei cittadini che degli operatori.
(4-05802)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ambito della missione 4, componente 1, riforma 1.7, così come rimodulato dal Governo, ha fissato l'obiettivo di creare 60.000 nuovi posti letto per studenti universitari fuori sede entro il 30 giugno 2026, con una dotazione complessiva di circa 1,2 miliardi di euro;

   le risorse stanziate non finanziano direttamente la costruzione o la ristrutturazione degli edifici, ma coprono i costi di gestione per i primi tre anni, al fine di ampliare rapidamente la disponibilità di alloggi accessibili;

   dalle informazioni disponibili emerge che i posti letto effettivamente attivati o resi disponibili risultano ad oggi molto inferiori rispetto al target prefissato, oscillando tra 11.000 e 23.000 unità, con un ritardo significativo che rischia di compromettere il conseguimento dell'obiettivo nei tempi stabiliti;

   tale ritardo non solo aggrava l'emergenza abitativa studentesca, già segnata dal caro affitti, ma espone il Paese al rischio concreto di perdere parte delle risorse europee assegnate attraverso il PNRR, con un grave danno per il sistema universitario nazionale –:

   quale sia lo stato di avanzamento dell'attuazione della misura relativa ai 60.000 posti letto, quanti posti siano stati effettivamente realizzati e resi disponibili agli studenti, quali ulteriori progetti risultino in corso di completamento e quali iniziative il Governo intenda adottare per recuperare i ritardi, scongiurare la perdita dei fondi europei e garantire il raggiungimento dell'obiettivo entro la scadenza del 30 giugno 2026.
(5-04365)


   GIRELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 418 del 30 maggio 2025, del Ministro dell'università e della ricerca reca la disciplina di attuazione delle nuove modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria, a.a. 2025-2026 (decreto legislativo n. 71 del 15 maggio 2025, in particolare articolo 4 comma 3 e articolo 5 comma 1);

   con il citato decreto viene, tra l'altro, soppresso il test di ammissione che era in precedenza necessario per essere ammessi ai corsi, e contestualmente istituito il cosiddetto «semestre filtro» al quale accedono tutti gli studenti iscritti e che sostengono esami su tre materie scientifiche di base (biologia; chimica e propedeutica biochimica; fisica). L'inizio delle lezioni è fissato per il 1° settembre 2025;

   la stampa riferisce che in questi giorni molte accademie che in precedenza preparavano gli studenti ai test di ammissione, si sarebbero, per così dire, «riconvertite» alle nuove modalità previste dal decreto ministeriale citato;

   sempre i media riportano che sarebbero apparsi numerosi messaggi con i quali dette accademie promettono risultati sicuramente positivi per gli studenti che si iscrivessero ai corsi propedeutici;

   se con il vecchio sistema questa promessa poteva avere un fondamento storico, nel senso che era possibile utilizzare i precedenti test come modello, ora, dato che si sarebbe alla prima applicazione del nuovo sistema, si potrebbe configurare a giudizio dell'interrogante una sorta di pubblicità ingannevole;

   al riguardo è certamente apprezzabile la decisione del Ministro interrogato di adire l'Autorità Antitrust ma questa iniziativa non appare sufficiente a tutelare i giovani aspiranti medici –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere, oltre a quella sopra ricordata, il Ministro interrogato per garantire che coloro che intendano iscriversi ai corsi preparatori al «semestre filtro» siano chiaramente a conoscenza delle reali possibilità che questi corsi consentono, e non siano indotti in errore da una pubblicità quantomeno discutibile e che garantisce, senza poterlo fare davvero, successo sicuro.
(5-04366)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Accademia nazionale di danza (And), con sede a Roma, è un istituto statale di alta formazione coreutica in Italia, operando sotto l'egida del Ministero dell'università e della ricerca, e riveste un ruolo centrale nella formazione artistica, nella ricerca accademica e nella produzione culturale nel campo della danza a livello nazionale;

   da anni l'Accademia segnala una condizione strutturale di grave carenza di spazi idonei allo svolgimento delle attività didattiche e performative previste dai piani di studio, una situazione che incide negativamente sull'efficacia e sulla qualità dell'offerta formativa;

   in data 8 novembre 2024 si è svolto presso il dipartimento valorizzazione del patrimonio e politiche abitative di Roma Capitale un incontro istituzionale tra rappresentanti dell'And e dell'amministrazione capitolina, nel corso del quale sono stati esaminati alcuni immobili comunali potenzialmente destinabili, in uso gratuito trentennale, all'Accademia, in base a quanto previsto dall'articolo 13 del regolamento approvato con delibera dell'assemblea capitolina n. 104 del 16 dicembre 2022;

   tra le strutture ipotizzate rientrano l'ex Mattatoio, l'ex deposito Atac di San Paolo, l'ex Fiera di Roma e altri edifici di grandi dimensioni, ma si è registrato particolare interesse per il recupero del Teatro Airone, sito in Via Lidia n. 44, edificio storico progettato da Adalberto Libera, chiuso dal 1978, di proprietà del comune di Roma e attualmente inutilizzato;

   il Teatro Airone, per caratteristiche architettoniche, volumetrie e rilevanza culturale (anche in ragione della presenza di un affresco di Giuseppe Capogrossi), appare idoneo ad accogliere le attività performative dell'And, integrando l'offerta artistica e contribuendo alla riqualificazione del quartiere;

   secondo quanto dichiarato dalla direzione dell'Accademia all'interrogante, il Ministero dell'università e della ricerca avrebbe già manifestato disponibilità ad attivarsi per il recupero della struttura, attraverso la copertura dei costi di restauro e riqualificazione funzionale, rendendola un presidio permanente di cultura e formazione coreutica. Tuttavia, ad oggi, non risultano avviati atti concreti per formalizzare la concessione del Teatro Airone o di altri spazi idonei all'Accademia, lasciando irrisolta una criticità che rischia di compromettere le prospettive di sviluppo di una realtà strategica per il sistema dell'alta formazione artistica nazionale –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di sostenere in maniera concreta il progetto di recupero e concessione del Teatro Airone all'Accademia nazionale di danza, anche promuovendo intese con il comune di Roma Capitale e attraverso stanziamenti mirati, affinché l'Accademia possa disporre di uno spazio stabile, adeguato e rappresentativo per lo svolgimento dell'attività didattica e performativa prevista dai propri percorsi formativi.
(4-05813)

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Riccardo Ricciardi n. 1-00481, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 518 del 25 luglio 2025.

   La Camera,

   premesso che:

    il recente vertice Nato, tenutosi a l'Aja il 24 e 25 giugno 2025, si è svolto in un contesto geopolitico drammatico: dal conflitto russo-ucraino, ai crimini a Gaza, fino all'escalation in Iran, le tensioni internazionali rischiano di sfociare in un conflitto di portata globale, allontanando sempre più, in assenza di iniziative concrete di dialogo e diplomazia, le prospettive di una pace duratura;

    il fallimento collettivo nel perseguire le soluzioni diplomatiche necessarie per rispondere alle tensioni internazionali e garantire la pace è racchiuso nella decisione assunta, nell'ambito del vertice dell'Alleanza, di innalzare al 5 per cento del prodotto interno lordo il contributo europeo per la difesa entro il 2035 (3,5 per cento da destinarsi alle cosiddette spese militari «tradizionali», mentre il restante 1,5 per cento da investire in sicurezza e cybersicurezza), con l'eccezione della Spagna che ha concordato un obiettivo di spesa decisamente più contenuto al 2,1 per cento del proprio prodotto interno lordo, subordinato al rispetto degli obiettivi tecnici e operativi stabiliti dall'Alleanza;

    oltre ad allontanare le prospettive di pace, il nuovo target del 5 per cento in dieci anni, concordato in sede Nato, avrà ripercussioni potenzialmente disastrose per il welfare italiano, con un incremento sulle spese in difesa stimato in termini assoluti di 100 miliardi di euro aggiuntivi fino al 2035, cioè oltre il triplo di oggi – circa 66 miliardi in più per la difesa e 33 in più per la sicurezza – né è chiaro quali investimenti il Governo intenda computare nel novero delle voci di spesa rientranti nella difesa, sacrificando spesa sanitaria, istruzione, welfare, ambiente, sostegno alle imprese, occupazione e diritti sociali, priorità che appaiono inconciliabili con un impegno finanziario pluriennale di questa portata;

    audito in Parlamento il 3 luglio 2025 sugli esiti del vertice Nato, il Ministro della difesa Crosetto ha affermato, in merito al prospettato raggiungimento del nuovo target per la difesa che «quanto all'1,5 per cento destinato alla sicurezza, questo comprende attività già presenti oggi, ieri, nel bilancio nazionale»: queste affermazioni confermerebbero l'intenzione del Governo di conteggiare la spesa per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina all'interno dell'aumento delle spese militari, facendo rientrare il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina nel Military mobility action plan e dunque nelle opere strategiche per la difesa nazionale, con ripercussioni inaccettabili e nessuna tutela ambientale dei siti coinvolti, come peraltro ampiamente confermato, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, dalle recenti modifiche normative introdotte con il decreto-legge 21 maggio 2025, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 luglio 2025, n. 105;

    a quanto esposto si aggiungono le perplessità in merito all'attuale metodo di calcolo del bilancio in chiave Nato. Alcuni recenti studi americani hanno sollevato dei dubbi rispetto all'adeguatezza del solo parametro finanziario per misurare il reale contributo di ogni alleato alla sicurezza collettiva, valutando la possibilità di inserire nuovi parametri che vadano oltre il mero input finanziario, misurando, invece, l'output capacitivo di ogni alleato;

    il prestigioso think tank californiano Rand Corporation ha elaborato nuovi sistemi di misura denominati Burdensharing Index e Burdensharing Ratio che tengono conto del livello quantitativo e qualitativo di truppe, dei mezzi e sistemi di difesa, di comando, comunicazione e intelligence, delle infrastrutture di mobilità, del livello di contribuzione alle missioni internazionali, delle perdite economiche legate alle sanzioni;

    applicando il metodo sopra descritto, l'Italia risulterebbe il primo alleato Nato, dopo Usa e Giappone, in termini di contribuzione assoluta con un Burdensharing Index di 4,75, superando in ambito Nato la Francia (4,61), il Regno Unito (3,54), la Germania (2,51) e l'Olanda (2,23) e il settimo alleato Nato in termini di contribuzione rapportata alla sua capacità di spesa con un Burdensharing Ratio di 1,12, posizionandosi in ambito Nato dopo Grecia (5,29), Lituania (4,19), Bulgaria (2,4), Slovacchia (1,86), Ungheria (1,46) e Olanda (1,35) e davanti a Turchia (1,11), Polonia (1,08), Francia (0,88), Estonia (0,8), Danimarca (0,76), Regno Unito (0,67), Belgio (0,65), Canada (0,39) e Germania (0,33). Se si applicasse questo sistema di calcolo, il nostro Paese non dovrebbe essere chiamato ad ulteriori aumenti della spesa per la difesa in chiave Nato, neanche alla luce del nuovo obiettivo del 5 per cento;

    il Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2025 ha d'altra parte certificato, nelle proprie conclusioni, la decisa svolta militarista e la corsa al riarmo dell'Europa: in particolare, l'invito rivolto agli Stati membri di continuare a incrementare considerevolmente la spesa per la sicurezza e la difesa, compresi gli impegni assunti in sede Nato, per gli Stati che ne sono parte, risuona come una resa politica dell'Unione europea, incapace di esprimere una propria strategia, se non quella fondata su un'economia di guerra sterile e non incentrata sulla reale identificazione e valutazione delle minacce alla sicurezza dei singoli Stati membri;

    l'intento politico di militarizzare l'economia europea è contenuto esplicitamente nel Piano di riarmo «Rearm Europe» sostenuto dal Governo Meloni: fondato su una logica prettamente nazionale che incoraggia i singoli Stati membri, Rearm si pone in netta antitesi con i principi del mercato comune europeo, consentendo anche l'utilizzo delle risorse residue dei fondi di Next generation EU e dei Fondi di coesione destinati a rinforzare il modello sociale europeo per investimenti militari, a vantaggio esclusivo di quei Paesi con elevata capacità fiscale e intensificando ulteriormente le disuguaglianze sia tra gli Stati membri sia all'interno di essi, creando un progetto di investimento industriale disorganico, che potrebbe falsare la concorrenza interna, in luogo di una sana e ordinata competizione intra-Unione europea;

    nonostante le rassicurazioni del Governo sul mancato interesse nell'accesso ai fondi, con un blitz notturno e in assenza di confronto politico, il 29 luglio 2025 l'Esecutivo ha inviato alla Commissione europea – l'ultimo giorno utile – la richiesta di attivazione dei prestiti a valere sul fondo Safe per 14 miliardi di euro ammortizzabili in 45 anni, da spendere entro i prossimi cinque; l'attivazione delle deroghe sui vincoli del Patto di stabilità, attraverso il ricorso alla clausola nazionale di salvaguardia, avrà come diretta conseguenza un aumento delle spese negli investimenti della difesa – una misura finora mai adottata nel caso di altri settori come sanità, ricerca e istruzione – oggetto da anni di tagli significativi per rispettare i parametri stringenti del Patto di stabilità e crescita;

    in aggiunta alle risorse garantite attraverso il ricorso allo strumento Safe, il piano di riarmo europeo troverà un sostegno finanziario anche nel nuovo bilancio europeo post 2027, in via di definizione: se la proposta per il Quadro finanziario pluriennale 2028-2035 formulata dalla Commissione europea il 16 luglio 2025 dovesse venire accolta dagli Stati membri, i fondi per la difesa verrebbero quintuplicati a scapito di una parte rilevante dei fondi per la coesione che sarà destinata al riarmo e all'industria militare, in linea con le nuove priorità strategiche dell'Unione europea, segnando, di fatto, la fine degli strumenti storici di sviluppo e coesione territoriale per le regioni del Mezzogiorno;

    il Piano di riarmo europeo è strettamente connesso al recente fallimentare accordo Unione europea-Stati Uniti sui dazi, che include, oltre ad impegni europei per maggiori acquisti di energia, anche l'acquisto di una quantità significativa – non meglio specificata – di attrezzature militari americane, come peraltro già previsto anche nel Piano d'azione per l'export italiano, quanto alla strategia con gli Stati Uniti;

    è di tutta evidenza come l'impegno di spesa assunto dagli Stati membri per il riarmo, anche attraverso il debito contratto con il ricorso ai prestiti a valere sullo strumento Safe, si tradurrà in acquisti di armamenti principalmente dagli Stati Uniti, ad evidente vantaggio della bilancia commerciale americana e in palese antitesi con la finalità di costruire una difesa comune europea e ad ulteriore conferma di una politica economica e militare europea di dipendenza nei confronti degli Usa;

    mentre a l'Aia era in corso il vertice Nato, nella stessa sede si è svolta parallelamente l'iniziativa trasversale promossa dal MoVimento 5 Stelle «No Rearm, No War» per denunciare il Piano di riarmo europeo, in totale contrasto con i principi e i valori comuni fondanti della stessa Unione, e costruire un'alternativa alla militarizzazione dell'Unione europea basata sulla promozione della sicurezza attraverso il dialogo e la pace fra i popoli e per difendere il futuro di tutti i cittadini europei;

    allarmante è, altresì, l'intenzione manifestata da alcuni Paesi europei, tutti membri dell'Alleanza atlantica – Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Finlandia – di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa, aprendo di fatto alla possibilità di utilizzo, produzione, stoccaggio e trasferimento di mine antiuomo, decisione che rischia di indebolire la protezione dei civili e di compromettere due decenni di un quadro normativo che ha permesso di salvare innumerevoli vite;

    negli scenari di guerra attualmente in corso il tema delle armi nucleari è drammaticamente tornato in auge. Durante il logorante conflitto russo-ucraino il Presidente Putin ha più volte minacciato l'uso delle armi nucleari e nel conflitto in Medio Oriente a giugno 2025 Israele ha sferrato un attacco a due siti nucleari iraniani e, in seguito, gli Stati Uniti hanno attaccato infrastrutture nucleari iraniane;

    ad aprile 2025 è stata trasmessa alle Camere la «Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (anno 2024)», dalla quale emerge un dato rilevante e, al contempo, inquietante con riferimento alle importazioni: nel 2024 Israele sale dalla settima alla seconda posizione come Paese di provenienza con 42 autorizzazioni per un valore di 154.937.788,90 euro, con un'incidenza del 20,83 per cento sul totale, quando nel 2023 era al 2,52 per cento con 31.545.932,82 euro;

    come riportato da fonti di stampa, i sistemi d'arma prodotti dalle aziende israeliane e vendute in Europa sono di fatto testate su Gaza e sui territori palestinesi martoriati dal conflitto in atto, dato peraltro riportato macabramente sulle brochure pubblicitarie delle armi. Preme ricordare i «Principi guida sulle imprese e i diritti umani» redatti dall'Onu, che raccomandano agli Stati di accertarsi prima della sottoscrizione di contratti con imprese di altri Paesi che le stesse rispettino i diritti umani e in questo caso appare decisamente evidente che pubblicizzare armi usate in un territorio come quello della Striscia di Gaza va decisamente oltre il mancato rispetto dei diritti umani;

    in tale fase storica contraddistinta da un'elevata instabilità dello scacchiere internazionale, la presenza di armi nucleari, la minaccia del loro utilizzo, nonché i rischi connessi ad incidenti o attacchi militari ai siti nucleari dovrebbe agevolare una seria riflessione circa la necessità di intraprendere un percorso in linea con il diritto internazionale umanitario volto alla non proliferazione e al disarmo totale;

    dal report pubblicato dalla International campaign to abolish nuclear weapons (Ican) sui costi degli arsenali nucleari nel 2024 emerge che le potenze nucleari sono intente a modernizzare i propri arsenali al fine di aumentare la capacità distruttiva delle atomiche, tanto che i nove Stati dotati di tali micidiali ordigni (Cina, Francia, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) hanno speso complessivamente oltre 100 miliardi di dollari, con un aumento di circa l'11 per cento rispetto all'anno precedente;

    il report sopra citato ha analizzato i costi sostenuti dai Paesi che ospitano le armi nucleari di altri Stati, tra cui l'Italia, dove sarebbero presenti testate nucleari statunitensi, per la quale è stato stimato un costo indiretto di circa 500 milioni di euro l'anno. Dato presunto e non certo, considerati il riserbo e l'opacità circa le informazioni inerenti a tali testate;

    l'Italia, dunque, è il Paese europeo con la presenza del maggior numero di ordigni nucleari statunitensi sul proprio territorio, nonché l'unico a disporre di due basi operative nell'ambito della condivisione dell'Alleanza. Secondo il rapporto Nuclear weapons ban monitor 2024, presentato a marzo 2025 a New York alla Conferenza degli Stati Parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, gli ordigni citati si troverebbero nelle basi di Aviano e Ghedi: nella prima base sarebbero stoccate tra le 20 e le 30 testate, mentre nella seconda tra le 10 e le 15, testate B61-12 facenti parte del programma di ammodernamento dell'arsenale nucleare statunitense;

    l'articolo VI del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), ratificato dall'Italia con la legge 24 aprile 1975, n. 131, stabilisce che «ciascuna Parte si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale» e in tal senso è ormai fondamentale che il nostro Paese proceda con l'adesione al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw);

    lo scenario descritto e la grave crisi geopolitica in corso hanno destabilizzato le economie mondiali con pesanti ripercussioni sui Paesi più svantaggiati. Il contesto internazionale attuale, segnato da logoranti conflitti, ha un impatto negativo diretto sui Paesi in via di sviluppo con forti conseguenze sulle politiche di cooperazione allo sviluppo, strumento fondamentale per i processi di pace, per la stabilità e la crescita,

impegna il Governo:

1) a scongiurare qualsiasi ipotesi di aumento della spesa in difesa e sicurezza in riferimento al raggiungimento dei nuovi target Nato, adottando contestualmente iniziative urgenti volte al progressivo aumento annuale delle risorse del Fondo sanitario nazionale fino al raggiungimento del completo reintegro delle medesime risorse sottratte alla sanità pubblica;

2) a manifestare, in tutte le sedi istituzionali, nazionali, europee ed internazionali, la ferma contrarietà del Governo italiano al piano di riarmo europeo «Rearm Europe», sostituendolo integralmente con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuova la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione europea, quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile;

3) a censurare nelle opportune sedi istituzionali l'accordo siglato dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e dal Presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump in materia di dazi commerciali, con particolare riferimento all'impegno europeo all'acquisto di armamenti americani;

4) a fronte delle proposte formulate all'esito del vertice Nato di giugno 2025, a sospendere qualsivoglia determinazione definitiva in merito all'aumento delle spese per la difesa, alla tipologia di spese rientranti in tale categoria, nonché all'attivazione della clausola di salvaguardia in deroga ai vincoli del Patto di stabilità e crescita per le spese della difesa, fintanto che non sia consentito al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo che indichi la posizione da mantenere nelle sedi internazionali ed europee;

5) ad intraprendere le opportune iniziative in ambito Nato volte a proporre il superamento del criterio meramente finanziario della spesa per la difesa in percentuale rispetto al prodotto interno lordo, a favore dell'adozione di un nuovo e più corretto indice di misura del contributo nazionale alla sicurezza collettiva sul modello del Burdensharing Index e Burdensharing Ratio, di cui in premessa;

6) a non adottare iniziative normative volte a derogare ai controlli preventivi di Corte dei conti e Ragioneria generale dello Stato previsti dal codice degli appalti della difesa di cui al decreto legislativo 15 novembre 2011, n. 208, dei contratti nel settore difesa, relativi alla produzione o al commercio di armi, munizioni e materiale bellico, nonché alla secretazione dei contratti citati;

7) ferma restando l'assoluta contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, a non procedere con la classificazione di tale opera tra le infrastrutture ad uso militare, evitando altresì di drenare ulteriori risorse da infrastrutture urgenti e necessarie per le regioni Sicilia e Calabria, quali quelle idriche, ferroviarie, stradali e ospedaliere, e in ogni caso a dare priorità alle infrastrutture utili per colmare i fabbisogni territoriali delle varie regioni italiane e non quelle strumentalmente riconducibili a scopi militaristi e bellicisti;

8) ad adottare le opportune iniziative volte alla adesione nonché alla ratifica del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw), al fine di intraprendere un percorso in linea con il diritto internazionale umanitario volto alla non proliferazione e al disarmo totale;

9) a interrompere in via immediata qualsiasi rapporto inerente all'import e all'export di materiali di armamento con Israele, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, cessando altresì il sostegno finanziario a un Governo che persevera nel commettere crimini orribili sulla Striscia di Gaza e nei territori palestinesi;

10) ad adottare con urgenza misure volte a vietare operazioni nei porti nazionali di carico, scarico, movimentazione e transito di materiale di armamenti e combustibili destinati ad Israele, nonché a stabilire il divieto di navigazione aerea sul territorio nazionale per gli aeromobili destinati ai medesimi fini;

11) a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell'Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024 dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;

12) ad avviare immediatamente il procedimento di denuncia formale dell'accordo, ai sensi dell'articolo 9, comma 3, del Memorandum d'intesa fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, di cui alla legge 17 maggio 2005, n. 94;

13) in luogo dell'aumento delle spese per la difesa, ad aumentare le risorse per le politiche di cooperazione allo sviluppo al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile globale in sintonia con l'Agenda 2030, con una particolare attenzione all'efficacia degli aiuti e dello sviluppo, alla massima integrazione delle politiche e degli strumenti e al coordinamento e collaborazione degli attori della cooperazione;

14) a censurare altresì, nelle medesime sedi, l'adozione di strumenti volti ad un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa dell'Europa, declinata esclusivamente nel senso di un rafforzamento della capacità militare, in assenza di un progetto di difesa comune europeo e contestando il ricorso all'articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea da parte della Commissione europea quale base giuridica per l'adozione del Piano, sostenendo – al contempo – la necessità di un pieno coinvolgimento delle Assemblee parlamentari – nazionali ed europee – in ogni passaggio del processo politico e decisionale, ispirato alla necessaria e costante interlocuzione con il Parlamento, nel rispetto delle sue prerogative sovrane, a tutela dei diritti di tutti i cittadini, al fine di scongiurare il rischio di grave pregiudizio per la stessa democraticità e rappresentanza dell'Unione;

15) ad intraprendere – in netta contrapposizione con l'assetto attuale dei sistemi di difesa frammentati degli Stati membri, che comporta una dispersione e una duplicazione di risorse e mezzi – le opportune iniziative nelle sedi unionali volte a sostenere un progetto di difesa comune europea, ispirata ai principi di razionalizzazione ed efficientamento della spesa militare, al fine di garantire il rafforzamento dell'autonomia strategica dell'Unione;

16) ad escludere la possibilità di utilizzare i fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf) a favore del riarmo e di nuove spese militari e a manifestare in tutte le sedi decisionali la ferma contrarietà del Governo italiano in relazione alla possibilità per gli altri Paesi membri dell'Unione europea di ricorrere all'utilizzo distorto di tali risorse destinate a rinforzare il modello sociale europeo, in netta antitesi con le finalità proprie del Next generation UE;

17) ad escludere altresì, in ogni caso, nell'ambito di Rearm Europe, il ricorso da parte del nostro Paese al dirottamento dei fondi di coesione per il finanziamento delle spese per la difesa, con inevitabili ricadute negative sui bilanci delle regioni destinatarie dei suddetti finanziamenti, assicurando altresì l'originario impiego e le finalità proprie dei fondi di coesione europei, destinati alle regioni italiane per rimuovere gli squilibri socio-economici e territoriali, escludendo in ogni caso il loro utilizzo per la difesa, anche con riferimento alla possibilità di ricorrervi per gli altri Stati membri, così da scongiurare effetti distorsivi nell'intreccio tra spesa degli armamenti e successivi riparti dei fondi per la coesione;

18) ad interrompere le trattative avviate in sede unionale quanto alla richiesta di attivazione dei prestiti a valere sul fondo Safe, subordinando qualsiasi ulteriore determinazione in merito ad un previo confronto ed esame parlamentare;

19) a scongiurare, altresì, il rischio che, nell'ambito delle interlocuzioni in corso sul riordino del quadro finanziario pluriennale dell'Unione, le risorse a valere su un futuro fondo unico europeo – al posto delle otto linee di finanziamento che compongono i Fondi di coesione, i Fondi strutturali e i fondi per la politica agricola comune – vengano distratte per altri flussi di spesa, in particolare relativi alla difesa, con grave pregiudizio per la politica agricola comune e la coesione territoriale;

20) ad intraprendere in tutte le opportune sedi istituzionali e consessi internazionali le necessarie iniziative volte a ribadire l'esigenza del pieno rispetto della Convenzione di Ottawa, accogliendo a tal fine le azioni a sostegno per l'attuazione della Convenzione sul divieto d'impiego, di stoccaggio, di produzione e di trasferimento delle mine antipersona e sulla loro distruzione, per rafforzare i valori di pace che quella Convenzione incarna.
(1-00481) (Nuova formulazione) «Riccardo Ricciardi, Lomuti, Francesco Silvestri, Scerra, Pellegrini, Bruno, Baldino, Cantone, Auriemma, Ilaria Fontana, Alifano, Quartini, Santillo, Perantoni, Carotenuto».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Richetti n. 1-00483, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 524 del 6 agosto 2025.

   La Camera,

   premesso che:

    dal Documento programmatico pluriennale della difesa per il triennio 2024-2026, trasmesso alle Camere il 12 settembre 2024, emerge che nel 2024 il rapporto tra le risorse stanziate per la difesa (29,18 miliardi di euro) e il prodotto interno lordo nominale (2.130,48 miliardi di euro) era pari all'1,37 per cento, con una proiezione in diminuzione all'1,31 per cento nel 2025 e all'1,26 per cento nel 2026, sulla base delle stime del prodotto interno lordo previste per quegli anni;

    il nuovo «Defence investment Plan» adottato al vertice Nato dell'Aja (25 giugno 2025) fissa l'obiettivo del 5 per cento del prodotto interno lordo per la difesa entro il 2035 (di cui 3,5 per cento per funzioni militari core, 1,5 per cento per resistenza e infrastrutture), sostituendo così il precedente impegno del 2 per cento e introducendo reporting annuali e una revisione intermedia nel 2029;

    secondo le stime della Nato, nel 2024 circa due terzi dei Paesi membri – ventitré su trentadue – hanno raggiunto l'obiettivo del 2 per cento del prodotto interno lordo destinato alla spesa per la difesa, anche se le spese (e quindi le percentuali) considerate dalla Nato, non coincidono pienamente con quelle approvate nei bilanci nazionali, dal momento che – come indicato nel Documento programmatico pluriennale della difesa per il triennio 2022-2024 – il cosiddetto «budget Nato» viene calcolato sulla base di parametri specifici che rendano comparabili i dati finali tra tutti i Paesi dell'Alleanza;

    dal marzo 2025 la «clausola di salvaguardia» del Patto di stabilità e crescita dell'Unione europea può essere attivata per escludere fino a 650 miliardi di euro complessivi di spese militari dagli obiettivi di deficit: quindici Paesi lo hanno già fatto, mentre l'Italia non ha ancora sciolto la riserva;

    il Governo italiano ha recentemente comunicato che intende utilizzare lo strumento «Safe» (Security action for Europe), operativo da maggio 2025, in considerazione del fatto che rappresenta una forma di debito più conveniente di quello nazionale per il finanziamento degli investimenti nel campo della difesa;

    le strategie «Readiness 2030» (Libro bianco dell'Unione europea, pacchetto da 800 miliardi di euro tra Safe, clausola del Patto di stabilità e crescita, European defence industrial strategy (Edis) e «ReArm Europe» (ora ridenominato Defence Readiness 2030) tracciano la roadmap per integrazione industriale e corsie rapide per procurement congiunto e supply chain pan-europea;

    nel quadro della ricostruzione, nell'ambito della Conferenza di Roma di luglio 2025 sono stati formalizzati 200 accordi industriali tra Italia e Ucraina, per un valore superiore a 10 miliardi di euro, con priorità su infrastrutture critiche e dual use (logistica, sistemi agricoli e idrici, sviluppo portuale di Odessa);

    la minaccia militare russa viene stimata in crescita, con diverse intelligence europee che valutano credibile una capacità di Mosca di proiettare attacchi verso Paesi Nato entro il 2028-2030, rafforzando il senso di urgenza su prontezza, deterrenza e capacità industriali;

    le recenti pause e riprese nell'invio di aiuti militari Usa all'Ucraina (luglio 2025) sottolineano la necessità di uno sforzo europeo strutturale e continuativo, senza più affidarsi all'ombrello statunitense in esclusiva,

impegna il Governo:

1) a promuovere nei consessi Unione europea e Nato meccanismi permanenti di equa condivisione degli oneri («burden sharing») e indicatori pubblici e trasparenti che distinguano la qualità e l'impatto operativo della spesa difensiva dei diversi Stati membri;

2) a rafforzare la cooperazione con i Paesi dell'Unione europea «volenterosi» e con il Regno Unito, favorendo relazioni politiche, industriali e militari sempre più strette e azioni coordinate per la tempestiva fornitura di munizioni, sistemi missilistici e capacità di difesa aerea (anche mediante procurement e produzione congiunta), integrando sistematicamente la partecipazione italiana ai nuovi strumenti finanziari europei per la difesa e contribuendo alla costruzione di un sistema difensivo europeo resiliente e autonomo, particolarmente solido di fronte a minacce crescenti e in un contesto che vede gli Usa sempre meno presenti;

3) ad assumere iniziative volte a prevedere una tabella di marcia realistica per l'incremento della spesa per la difesa, vincolando tale aumento a un effettivo potenziamento della capacità operativa delle forze armate, con l'obiettivo di raggiungere il 2 per cento del prodotto interno lordo già dal 2025 e il 3,5 per cento entro il 2035, secondo criteri conformi alle regole Nato («cash» e «capabilities»), rendendo pubblici annualmente i dati sulle spese effettive sostenute, attraverso il rafforzamento degli investimenti in difesa aerea, cybersicurezza, intelligence e tecnologie duali, un maggiore coinvolgimento dell'industria nazionale nei progetti europei e un riesame strategico degli strumenti finanziari europei cui aderire;

4) ad attivare con urgenza tutti gli strumenti finanziari dell'Unione europea disponibili (Safe, fondi della Banca europea per gli investimenti, clausola del Patto di stabilità e crescita) per la difesa, privilegiando investimenti di lungo termine e valutando periodicamente la convenienza rispetto a soluzioni di finanza nazionale e, in caso di indisponibilità dei suddetti strumenti, ad adottare con tempestività la clausola di salvaguardia europea per rendere sostenibile fiscalmente l'incremento della spesa;

5) a incrementare il coinvolgimento dell'industria nazionale nella ricostruzione ucraina e nella sicurezza, seguendo le linee guida della Recovery Conference di Roma, anche attraverso lo sviluppo e l'impiego di tecnologie e strumenti a duplice uso civile e militare;

6) ad assumere iniziative volte a prevedere, all'interno del Documento programmatico pluriennale della difesa, una sezione specifica dedicata all'avanzamento degli impegni assunti, con particolare riferimento agli investimenti effettuati, ai risultati conseguiti nelle negoziazioni europee e allo stato della sicurezza nazionale ed europea;

7) a rafforzare le capacità nazionali e comuni di cybersicurezza, promuovendo la cooperazione industriale e tecnologica europea e il pieno coinvolgimento dell'Italia nelle iniziative dell'Unione europea in materia, anche attraverso la partecipazione attiva al Centro europeo di competenza per la cybersicurezza industriale, tecnologica e di ricerca (Eccc), lo sviluppo di capacità autonome di difesa cibernetica e l'integrazione delle azioni previste dalla Strategia nazionale di cybersicurezza.
(1-00483) (Nuova formulazione) «Richetti, Marattin, Rosato, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Ruffino».

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Sasso n. 7-00309, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 498 del 24 giugno 2025.

   La VII Commissione,

   premesso che:

    dagli organi di informazione si viene a conoscenza di una moltitudine di visite, incontri e progetti sull'Islam che si svolgono nelle scuole o che dalle scuole sono organizzati;

    il Corriere della Sera del 19 maggio 2025 ha dato notizia di una visita «didattica» di alcune scuole elementari di Sesto San Giovanni ad un centro islamico, durante la quale ha preso la parola l'imam per una breve lezione caricata subito dopo sulla piattaforma social TikTok dallo stesso. I giovanissimi studenti sono stati accolti con le parole «Salam aleikum» che è stato chiesto loro di ripetere e nel video si ascolta distintamente l'imam spiegare che secondo il Corano i mussulmani devono difendersi, e lottare fino ad uccidere i propri nemici di fede diversa, giustificando così l'idea della guerra santa;

    grazie alla stampa, sempre a maggio, si è appreso di una lezione sull'Islam tenuta dal responsabile del centro islamico ovvero Imam della città alla quinta elementare della scuola di Santa Maria della Croce a Crema. Ne aveva dato per primo notizia Andrea Bergamaschini, capogruppo della Lega in consiglio comunale, apparentemente svolta nell'ambito di un progetto educativo finalizzato a promuovere il dialogo interculturale ma che ha scatenato un acceso confronto pubblico e politico, diventando un caso nazionale;

    ad aprile 2025 invece, alla ribalta delle cronache era arrivata l'iniziativa di Treviso: durante una visita nella moschea cittadina, alcuni bimbi di scuola dell'infanzia sono stati fatti inginocchiare per mimare la preghiera;

    a sentire i docenti promotori di questo tipo di iniziative, si tratterebbe di occasioni educative per favorire il rispetto e la conoscenza delle differenze, senza intenti di tipo confessionale o dogmatico, ma questi accadimenti lasciano paventare una strumentalizzazione politica degli spazi scolastici che si vuol celare dietro la libertà d'insegnamento;

    l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane è regolato dall'accordo tra la Santa Sede e lo Stato italiano, noto come «Accordo di Villa Madama» del 1984, che ha modificato il Concordato Lateranense del 1929, in base al quale lo Stato italiano riconosce la libertà di religione e garantisce l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, su base facoltativa;

    le famiglie degli studenti, all'inizio di ciascun anno scolastico possono scegliere di frequentare o meno il corso di religione cattolica impartito da insegnanti nominati dall'autorità ecclesiastica e approvati dallo Stato;

    l'articolo 8 della Costituzione che garantisce la libertà di culto e di manifestazione del proprio credo, dopo aver affermato che tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge e hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti purché non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano, stabilisce che i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. Ad oggi nessuna intesa è stata firmata e formalizzata tra lo Stato italiano e la religione islamica;

    la libertà di insegnamento è sancita dall'articolo 33 della Costituzione italiana, ma non può essere considerata assoluta in quanto devono essere rispettati alcuni limiti per garantire che l'insegnamento sia svolto in modo responsabile e rispettoso dei diritti e delle libertà altrui, in primis esso deve essere conforme alla Costituzione e alle leggi vigenti in Italia, non deve violare i diritti e le libertà altrui, come la libertà di religione, di pensiero e di espressione e non deve incitare all'odio e alla violenza contro persone o gruppi di persone; inoltre esso deve essere svolto in modo da rispettare la dignità e l'autonomia degli studenti, senza imporre loro idee o convinzioni ovvero deve essere svolto in modo imparziale e obiettivo, senza prendere posizione su questioni politiche o ideologiche giuste le disposizioni contenute agli articoli 3, 19 e 21 della Costituzione, all'articolo 1, commi 1 e 3 della legge 13 luglio 2015, n. 107, all'articolo 1 del decreto-legge n. 122 del 1993 convertito dalla legge 25 giugno 1993, n. 205 (Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa), e all'articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu);

    la Sharia, la legge islamica che in alcuni paesi a maggioranza islamica è considerata legge dello Stato, è totalmente in contrasto con le leggi italiane e con i principi di rispetto ed uguaglianza ad esse sempre sottesi;

    se è vero che lo spazio scolastico deve restare autonomo, è altresì indubbio che in esso debbano essere rappresentate tutte le opinioni presenti nel dibattito pubblico, nel pieno rispetto del principio del contraddittorio, senza cadere in eccessi demagogici di alcun tipo e che, laddove si organizzino attività rivolte agli studenti di scuola primaria e secondaria di primo grado si presti ancora più attenzione ai temi trattati e sia indispensabile acquisire preventivamente l'autorizzazione delle famiglie;

    diventa infatti urgente inserire disposizioni in materia di consenso informato preventivo delle famiglie in relazione ad attività scolastiche riguardanti un tema sensibile quale la religione, con particolare riferimento al Patto educativo di corresponsabilità tra scuola, famiglia e studenti, alle attività extracurricolari e alle attività relative all'ampliamento dell'offerta formativa previste dal Piano triennale dell'offerta formativa;

    intento comune deve essere quello di rafforzare l'alleanza scuola-famiglia, affinché, nel rispetto del primato educativo della famiglia, della libertà di insegnamento dei docenti e dell'autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche, tutte le componenti abbiano un ruolo strategico e siano parte attiva del processo formativo ed educativo;

    in mancanza di strumenti che agevolino l'assunzione di responsabilità e l'impegno di tutti i protagonisti della scuola, ciascuno secondo i propri ruoli e le proprie competenze, a condividere i contenuti e a rispettare i principi del patto educativo, a parere degli scriventi, la scuola resta al centro di un corposo tentativo di strumentalizzazione da parte di alcuni gruppi di pressione che vorrebbero superare il dibattito sociale, politico e istituzionale per indottrinare gli studenti con principi non riconosciuti dal nostro Stato, parlandone nelle aule e ottenendo così maggiore risonanza,

impegna il Governo

a intraprendere azioni affinché iniziative proposte nel senso indicato in premessa, dalle scuole non diventino occasione per propagandare ideologie in contrasto con il nostro ordinamento e per assicurare che tutte le attività proposte nelle scuole del Paese rispondano a criteri di oggettività e trasparenza, nonché che venga acquisita preliminarmente l'autorizzazione delle famiglie.
(7-00309) «Sasso».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Cappelletti n. 5-04236 del 10 luglio 2025;

   interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-04245 del 15 luglio 2025;

   interrogazione a risposta in Commissione Merola n. 5-04302 del 25 luglio 2025.