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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 5 ottobre 2023
177.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO
Pag. 110

ALLEGATO 1

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VII Commissione Cultura, scienza e istruzione,

   esaminata, per le parti di competenza, la «Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati)»,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

Pag. 111

ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE PRESENTATA DAL GRUPPO PD-IDP

  La VII Commissione,

   esaminata, per gli aspetti di competenza, la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2024-2026 (Doc. LVII, n. 1-bis);

   evidenziato come i numeri della Nota di aggiornamento del DEF 2023 (NADEF) confermano quanto il Governo ha continuato a negare a lungo: nel 2023 l'economia italiana si è fermata e le prospettive per il 2024 sono peggiori rispetto alle previsioni del Governo di sei mesi fa;

   in questo quadro difficile la NADEF si pone in continuità con una politica economica debole e del tutto inadeguata;

   l'incertezza generata da fattori internazionali (inflazione persistente, rialzo dei tassi, tensioni geopolitiche), aggravata dall'improvvisazione e dalle scelte fallimentari del primo anno di Governo (i ritardi e le incertezze nell'attuazione del PNRR, l'assenza di una strategia per aiutare le famiglie a fronteggiare il carovita, quattordici condoni fiscali in meno di dodici mesi e la rinuncia a qualunque iniziativa seria di revisione della spesa), stanno minando la credibilità del Paese e alimentando una forte instabilità come è evidente dall'andamento dello spread, in forte crescita rispetto a pochi mesi fa, e dall'aumento della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico. Una situazione che rischia di esporre, tra l'altro, il Paese al rischio di attacchi speculativi e al possibile abbassamento del rating sui titoli del debito pubblico;

   la Nota di aggiornamento in relazione al quadro macroeconomico evidenzia per il 2023 un rallentamento in corso dell'economia superiore alle attese dei mesi scorsi e illustra un ottimistico miglioramento del livello della crescita nel 2024-2025 rispetto alle previsioni tendenziali e soprattutto rispetto a quelle dei principali previsori internazionali;

   le variazioni di crescita nel 2024 e 2025 sono per lo più dovute agli interventi che il Governo intende predisporre nella prossima legge di bilancio e il maggiore contributo è affidato esclusivamente alla ripresa della domanda interna che allo stato attuale non è suffragato da dati e segnali concreti;

   in relazione al quadro programmatico di finanza pubblica si prevede un forte peggioramento di tutti i principali indicatori sia rispetto alle previsioni tendenziali a legislazione vigente, sia rispetto alle previsioni programmatiche del DEF 2023;

   sul fronte delle entrate prosegue l'azione di erosione della base imponibile, iniziata con la legge di bilancio dello scorso anno, con l'estensione dell'applicazione della Flat tax, e di allargamento del divario tra i contribuenti che adempiono regolarmente agli obblighi tributari e coloro che al contrario hanno evaso tali obblighi, prevedendo nei confronti di questi ultimi ulteriori interventi quali la reiterazione di definizioni agevolate, sconti, concordati fiscali e altri interventi della medesima natura;

   sul fronte della spesa preoccupano i preannunciati tagli alle amministrazioni centrali e, soprattutto, alla spesa sanitaria che è prevista scendere dal 6,6 per cento del Pil del 2023, al 6,2 per cento nel 2024 e nel 2025 e al 6,1 per cento nel 2026;

   altrettanta preoccupazione destano gli annunci in merito all'intenzione di reperire Pag. 11220 miliardi di euro da non meglio specificate privatizzazioni di partecipate pubbliche;

   la NADEF manca di visione e prospettive per le politiche del welfare, di sostegno alle famiglie, a partire da quelle a basso reddito, e per le politiche di sviluppo economico del Paese nei prossimi anni di fronte alle importanti sfide della transizione ambientale e digitale e della conseguente riconversione industriale delle produzioni;

   in assenza di scelte politiche incisive – una legge sul salario minimo, iniziative per favorire il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti, interventi per contenere la dinamica degli affitti, dei carburanti e delle bollette – la pur necessaria proroga del taglio del cuneo fiscale non basterà a difendere il potere d'acquisto dei redditi;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza PNRR è fermo e, nonostante i reiterati annunci, rischia di rinviare o perdere del tutto il conseguimento delle rate spettanti al nostro Paese, a partire dalla 4° e 5° rata, mentre in conseguenza delle modifiche proposte al PNRR, sono stati sottratti agli enti locali interventi per circa 13 miliardi di euro;

   la politica industriale risulta da mesi assente e con effetti disastrosi per il Paese. Le vicende degli stabilimenti ex-Ilva, della Tim e di ITA/Alitalia, e da ultimo quello della Magneti Marelli, con la rinuncia alla salvaguardia di importanti imprese di interesse strategico nazionale determina la perdita di migliaia di posti lavoro e di qualificati centri di produzione e di ricerca;

   a fronte del rallentamento dell'economia servirebbero politiche efficaci e incisive, mentre quella che emerge dalla Nota è invece una manovra indefinita, di corto respiro, finanziata in gran parte a deficit, assolutamente non in grado di rilanciare gli investimenti e sostenere i consumi;

   ritenuto che, il Nadef mostra notevoli lacune e non prospetta alcun intervento adeguato a sostegno dei settori che investono il sapere nelle sue declinazioni quali scuola, università, ricerca, benché essi rappresentino il volano per un durevole sviluppo sociale ed economico;

   ritenuto impossibile valutare, dai dati riportati, se verranno tracciati interventi in grado di promuovere una crescita dell'economia e dell'occupazione;

   constatati i numeri, secondo i quali non ci sarà nessun recupero dei livelli occupazionali pregressi e nemmeno una sostituzione completa delle uscite, è sancito, di fatto, un blocco anche delle assunzioni che avranno una ricaduta negativa per il personale scolastico;

   la previsione indicata nel documento per il rinnovo contrattuale di soli 3,5 miliardi di euro preannuncia l'incremento di stipendio più basso rispetto alle ultime tornate contrattuali;

   gli aumenti stipendiali del personale scolastico continueranno ad essere irrisori rispetto al livello di inflazione, che seguita a diminuire il potere di acquisto di retribuzioni e pensioni;

   considerati, inoltre, gli interventi dell'ultima legge di bilancio, la prima dell'esecutivo, che ha destinato solo 150 milioni di euro per l'anno 2023 finalizzati alla valorizzazione del personale e all'orientamento e nulla invece al rinnovo contrattuale dei docenti, per il quale intervento erano attesi 300 milioni, già stanziati dal precedente governo nella legge di bilancio 2022, a decorre dall'anno 2023;

   stigmatizzato, già nel corso della discussione della scorsa legge di bilancio, l'introduzione, a decorrere dall'a.s. 2024/2025, della nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni, che determinerà, di fatto, un risparmio che impatterà negativamente su tutto il territorio, sugli alunni e le tante famiglie alle quali, a causa di un evidente dimensionamento delle strutture scolastiche, verrà negato il diritto allo studio;

   rilevato che, in seguito all'approvazione di tale norma sul dimensionamento Pag. 113molte regioni, tra cui alcune situate nel centro-sud del paese, hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale;

   considerato che, la norma porterà alla chiusura di quasi 700 scuole in due anni, con la conseguenza che molte scuole sottodimensionate e gestite con le reggenze dovranno essere chiuse;

   visto che non risultano interventi volti a correggere tali norme;

   visto che, il documento disattende, anche questa volta, l'opportunità, invece attesa, di un ulteriore adeguamento quantitativo delle risorse da destinare al comparto della scuola, indicando come obiettivo programmatico a lungo termine il raggiungimento del valore della media europea dell'indice di spesa per l'istruzione in rapporto al prodotto interno lordo;

   considerato che, il Governo dichiara di aver optato per misure che affrontino i problemi più impellenti del Paese e su queste priorità di politica di bilancio, nulla risulta a sostegno dei giovani, della dispersione scolastica, alla povertà educativa, al disagio giovanile e al diritto allo studio;

   considerato che, dal documento, non risultano allo studio, in previsione della prossima legge di bilancio, misure a sostegno del diritto allo studio universitario, e, in particolare, degli studenti universitari fuori sede volte a contrastare il caro-affitti e la mancanza di alloggi universitari;

   rilevato che, il provvedimento non fa alcun cenno ai diversi aspetti del settore culturale e che, inoltre, risultano assenti previsioni di sostegno allo spettacolo, al cinema, alla tutela dei beni culturali, alla promozione della lettura, all'arte e alla musica;

   constatato che, per quanto riguarda il settore dell'università e della ricerca, il governo non assume nessun impegno finanziario di programmazione per interventi di settore;

   stigmatizzata l'assenza nel documento di interventi, in previsione della prossima legge di bilancio, volti a considerare lo sport e la cultura del movimento come un bene essenziale e un investimento fondamentale, sotto il profilo sociale, della salute ed economico, per il futuro del nostro Paese;

  esprime

PARERE CONTRARIO.

Manzi, Berruto, Orfini, Zingaretti.

Pag. 114

ALLEGATO 3

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE PRESENTATA DAL GRUPPO M5S

  La VII Commissione,

   esaminato per i profili di competenza la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023

   premesso che:

    la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanze (NADEF) riflette una situazione economica e di finanza pubblica incerta e delicata;

    nel secondo trimestre la crescita dell'economia italiana ha subito una inversione di tendenza, risentendo dell'erosione del potere d'acquisto delle famiglie dovuto all'elevata inflazione, della permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina, della sostanziale stagnazione dell'economia europea e della contrazione del commercio mondiale;

    la modesta crescita dell'attività economica prefigurata delle stime per il secondo semestre, ha portato a rivedere al ribasso la previsione di crescita annuale del prodotto interno lordo (PIL) in termini reali del 2023 dall'1,0 per cento del DEF allo 0,8 per cento e la proiezione tendenziale a legislazione vigente per il 2024, dall'1,5 per cento all'1,0 per cento. Resta invece sostanzialmente invariata, rispetto al DEF, la proiezione tendenziale di crescita del PIL per il 2025, all'1,3 per cento, mentre sembrerebbe che quella per il 2026 migliori marginalmente;

    riguardo agli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL, il documento indica un deficit tendenziale a legislazione vigente del 5,2 per cento nel 2023, del 3,6 per cento nel 2024, del 3,4 nel 2025 e del 3,1 per cento nel 2026. Nello scenario programmatico il deficit è del 5,3 per cento nel 2023 e del 4,3 per cento nel 2024. Riguardo alle proiezioni per il 2025 e il 2026 il documento prevede rispettivamente il 3,6 per cento e il 2,9 per cento;

    in relazione al saldo primario a legislazione vigente la Nota di aggiornamento del DEF evidenzia un lieve miglioramento pari al –1,4 per cento del PIL nel 2023, dal –3,8 per cento del 2022; tuttavia nel 2024 il saldo primario torna in avanzo, collocandosi allo 0,6 per cento del PIL, un livello superiore rispetto allo 0,4 per cento previsto in aprile. L'avanzo primario si rafforzerebbe progressivamente, raggiungendo un livello pari allo 0,9 per cento del PIL nel 2025 e quindi l'1,4 per cento del PIL nel 2026 (a fronte di un obiettivo del 2,0 per cento atteso in aprile);

    per quanto di competenza della Commissione, si segnala, come l'incidenza percentuale della spesa pubblica in Istruzione in rapporta al Prodotto interno lordo già molto bassa rispetto agli altri Paesi europei tenderà ulteriormente e progressivamente a calare nei prossimi anni (3,8 nel 2025; 3,5 nel 2030; 3,3 nel 2035; 3,2 nel 2065);

    come mostrano i dati ISTAT, che certificano una spesa pubblica per istruzione di circa il 4,1 per cento del PIL, a fronte di una media europea del 4,9 per cento, con le percentuali più alte registrate rispettivamente per Svezia (6,7 per cento), Belgio (6,3 per cento) e Danimarca (6 per cento). Solo la Romania e l'Irlanda spendono di meno (3,2 per cento e 3 per cento rispettivamente). Il ritardo rispetto al resto dell'Unione Europea è evidente anche esaminando altri indicatori: come certificato da Eurostat, a fronte di una media UE del 20,7 per cento, la percentuale di adulti Pag. 115poco istruiti è del 37,3 per cento e la percentuale di giovani che hanno abbandonato precocemente gli studi è del 12,7 per cento, superiore a quella europea che si attesta al 9,7 per cento. Su entrambi gli indicatori, l'Italia si trova al terzultimo posto nella graduatoria dei Paesi UE;

   premesso ancora che:

    a completamento della manovra di bilancio 2024-2026, il Governo dichiara 32 Disegni di legge collegati alla decisione di bilancio; i provvedimenti che incidono sui sistemi della conoscenza sono i seguenti:

     Misure organiche per la promozione, la valorizzazione e la tutela del made in Italy (A.C. 1341);

     Semplificazioni in materia scolastica;

     Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale;

     Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (A.S. 615);

     Rafforzamento del sistema della formazione superiore e della ricerca;

     Delega al Governo in materia di politiche abitative per gli studenti universitari;

     Disposizioni in materia di sviluppo della carriera dirigenziale e della valutazione della performance del personale dirigenziale e non dirigenziale delle pubbliche amministrazioni;

     Interventi in materia di disciplina pensionistica;

     Codice in materia di disabilità;

     Misure di sostegno alla filiera dell'editoria libraria;

     Delega per la revisione della gestione dei diritti audiovisivi, connessi agli eventi e ai contenuti, e per lo sviluppo delle infrastrutture in ambito sportivo.

    Considerato che tra i primi obiettivi di questo governo rientra proprio quello di approvare il disegno di legge quadro sull'autonomia differenziata, all'esame al Senato; con l'autonomia differenziata singole Regioni potranno chiedere allo Stato il trasferimento delle funzioni e competenze definite dagli articoli 116 e 117 della Costituzione; dunque le regioni possono essere destinatarie di ulteriori condizioni e forme particolari di autonomia in diversi ambiti, compresa la scuola;

    l'attribuzione di funzioni è subordinata alla determinazione dei LEP Livelli Essenziali delle Prestazioni, ma in ambito scolastico, per la specificità del sistema di istruzione, risulta difficile ragionare di LEP, in quanto la scuola, non produce beni materiali o prestazioni facilmente misurabili e i bisogni variano da un contesto territoriale all'altro;

    per il sistema istruzione, più che di livelli essenziali, si dovrebbe parlare di livelli uniformi delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, al fine di sottolineare l'unità del sistema di istruzione e non una variazione regionale dei valori minimi dei LEP;

    pertanto, l'autonomia scolastica differenziata e il dimensionamento immaginato dalla nuova «riforma», presupposto o conseguenza l'uno dell'altro, porteranno all'eliminazione di centinaia di posti, di cattedre, di personale. E comunque, laddove non si proceda alla chiusura dei plessi, se ne modificano le «dimensioni», eliminando di fatto quelle «sedi sottodimensionate» in favore di sedi scolastiche più grandi, ma con personale ridotto;

    il piano di dimensionamento della rete scolastica e l'autonomia differenziata contribuiranno a diminuire la qualità del servizio scolastico, soprattutto nelle situazioni di maggiore disagio sociale e lavorativo;

    in una fase di accresciuta complessità dei compiti attribuiti alle scuole, a partire dall'attuazione delle riforme previste dal PNRR, la scelta di accorpare gli istituti scolastici, aumentando il numero complessivo degli alunni per istituto senza diminuire il numero degli alunni per classe, Pag. 116oppure attuare l'autonomia differenziate negando l'esercizio del diritto allo studio in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, non appaiono certamente la soluzione più indicata per dare centralità alla scuola, migliorare la qualità dei processi formativi e combattere la dispersione, ovvero il raggiungimento degli obiettivi del PNRR;

    investire nella Scuola e nel sistema d'istruzione significa investire in «futuro» e proprio il decremento demografico – invocato come causa-prima e ragione strutturale nelle esigenze di dimensionamento – poteva e doveva viceversa costituire l'occasione per sdoppiare le classi, affrontare finalmente il problema delle classi sovraffollate (c.d. «classi pollaio», riducendo il numero degli alunni per singola classe), e aumentare l'organico docente e Ata;

   considerato che:

    i settori della conoscenza rappresentano il volano per il progresso di una società e, di conseguenza, investire sulla scuola, università ricerca e Cultura, dovrebbe essere la priorità di ogni governo, tuttavia, in Italia ciò non accade e dal documento all'esame, rileva immediatamente che, in un quadro economico oltremodo preoccupante, i settori della conoscenza sono quasi del tutto ignorati;

    riguardo al rinnovo del contratto nazionale istruzione e ricerca 2022/24, indicato tra gli obiettivi di finanza pubblica, dalla lettura delle tabelle, appare evidente che le risorse necessarie non ci siano, o siano del tutto insufficienti;

    in un quadro di inflazione che sta determinando una gravissima perdita del potere di acquisto dei salari, appare urgente rispondere rinnovando il contratto collettivo nazionale in tempi rapidi e con le risorse adeguate e necessarie;

    in riferimento al personale scolastico, il problema del precariato non accenna ad essere risolto: oltre 200.000 docenti saranno i supplenti annuali anche quest'anno, 30mila sono invece i precari tra il personale Ata, oltre mille istituti sono senza dirigente scolastico e le procedure concorsuali volte al reclutamento di 30.216 docenti, di cui 21.101 su posto comune e 9.115 su posto di sostegno sono in evidente ritardo;

    il personale scolastico tutto lavora dunque tra mille difficoltà e con stipendi tra i più bassi in Europa; un dato su tutti registra che gli stipendi degli insegnanti delle medie di tutti i Paesi dell'Ocse, tranne sei, sono aumentati l'1 per cento all'anno dal 2015; in Italia sono addirittura diminuiti del 4 per cento;

    considerato inoltre che nonostante l'investimento in Istruzione, Università e ricerca rappresenti la leva più solida di cui un governo dispone per centrare i suoi obiettivi di coesione sociale e sviluppo economico e che la spesa pubblica in questi specifici ambiti è ancora sotto la media europea, con evidenti riflessi negativi sui risultati scolastici, la mobilità e la coesione sociale, si prevedono risorse del tutto insufficienti rispetto a quelle che sono le reali esigenze;

    è evidente che il governo non si dimostra disponibile ad adottare politiche che concentrino risorse aggiuntive sul settore della conoscenza, individuando fonti di finanziamento reperibili nell'immediato, anche operando una selezione delle priorità e delle urgenze di sviluppo;

    è indiscutibile che l'investimento nella formazione delle nuove generazioni rappresenta un parametro vitale per qualunque Paese voglia elaborare un positivo progetto di crescita per il proprio futuro;

    per quanto concerne i beni culturali, in cui il nostro paese ha investito solo una esigua percentuale del PIL, un valore tanto basso da mettere a rischio la tutela anche del patrimonio culturale più prezioso e noto come l'area archeologica di Pompei, il Colosseo, l'archivio nazionale, inoltre appare fortemente compromessa la capacità dello Stato di assicurare la normale attività di tutela, affidando tale attività a interventi straordinari o al solo intervento del privato;

    il settore dello spettacolo non appare valorizzato, con evidente grave pregiudizioPag. 117 per tutti gli addetti del settore; stessa cosa dicasi per il settore del cinema e dell'audiovisivo;

    considerato infine che la strada maestra per ridare slancio ad un'economia in crisi, ad un modello di sviluppo sostenibile, ad una società che metta al centro il benessere dei cittadini e la loro qualità di vita passa non solo attraverso la previsione di adeguate risorse economiche al mondo della scuola italiana, dell'università, della ricerca e della cultura, ma anche e soprattutto attraverso una programmazione economica che preveda una valorizzazione complessiva del sistema;

    le riforme e gli investimenti del PNRR non solo dovranno attuarsi in modo complementare e sinergico con le azioni e gli obiettivi finanziati con le risorse della politica di coesione ma per portare a regime e garantire il potenziamento dei servizi sono comunque necessari investimenti aggiuntivi sul personale scolastico, universitario e degli enti di ricerca;

   appare dunque indispensabile che il Governo si impegni:

    a reperire adeguate risorse da destinare alla scuola pubblica e portare gli investimenti in istruzione, educazione e formazione al 5 per cento del PIL come il resto d'Europa, al fine di restituire peso e valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e organizzativa, nella consapevolezza che la scuola debba rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita del Paese, garantendo il diritto allo studio e la garanzia di accesso per tutti e a tutti i livelli di istruzione;

    ad intraprendere ogni iniziativa utile, in sede europea, finalizzata a modificare le regole vigenti in materia di disciplina di bilancio, prevedendo lo scorporo degli investimenti destinati all'istruzione dal calcolo del deficit;

    a rafforzare le misure volte a sostenere l'istruzione, l'università e la ricerca, anche garantendo l'adeguamento dei trattamenti degli insegnanti ai livelli europei, l'assunzione di più psicologi e pedagogisti per fornire sostegno agli studenti e a tutta la comunità scolastica, l'aumento dei fondi per Università e ricerca a favore di studenti, ricercatori e personale tecnico e amministrativo, l'accesso aperto ai risultati delle ricerche e la riduzione del numero chiuso per l'accesso all'Università;

    a reperire risorse adeguate a garantire il diritto all'istruzione per tutte le bambine e i bambini, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di colmare il divario tra Nord e Sud ed assicurare la costruzione di una scuola realmente inclusiva, che coinvolga tutti gli alunni con particolare attenzione agli alunni in situazioni di disagio socio-economico ovvero ai bambini con disabilità, introducendo strumenti di supporto indirizzati alle famiglie quali la garanzia del tempo pieno, l'implementazione dei servizi di mensa scolastica, la gratuità dei libri di testo e dei servizi di trasporto;

    a reperire le adeguate risorse necessarie per restituire peso e valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e organizzativa, nella consapevolezza che la scuola debba rappresentare uno dei più importanti fattori di crescita del Paese, garantendo il diritto allo studio e la garanzia di accesso per tutti e a tutti i livelli di istruzione;

    ad adottare iniziative volte a reperire le risorse necessarie per la piena attuazione del Piano nazionale per la promozione del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino a sei anni, dirette a garantire la gratuità dei servizi educativi 0-3 anni a favore dei nuclei familiari a basso Isee ed una scuola dell'infanzia (3-6 anni) ad accesso universale e gratuito;

    ad adottare iniziative volte a valorizzare economicamente tutto il personale scolastico, mediante iniziative volte a reperire risorse adeguate e ad innalzare le Pag. 118retribuzioni, portandole al livello europeo, e a definire una progressione di carriera del personale scolastico, cominciando ad incrementare i finanziamenti per il rinnovo del contratto di lavoro al personale di scuola università e ricerca;

    a destinare nuove risorse al comparto istruzione e ricerca, in modo da trasformare il problema della denatalità in una opportunità e non in una penalizzazione e riportare le classi a un massimo di 20 alunni per classe;

    ad intervenire, con azioni forti e immediate, per sostenere le famiglie, in estrema difficoltà per questo anno scolastico, nell'acquisto dei libri scolastici e garantire il diritto allo studio in modo uniforme su tutto il territorio nazionale;

    a rivedere la normativa approvata inerente al dimensionamento scolastico, in particolare ad adottare iniziative normative volte ad abrogare la disciplina introdotta, anche alla luce dei rischi e delle criticità che potrebbero derivare dalla controversa riforma dell'autonomia differenziata da riconsiderare integralmente, con particolare riguardo al sistema di istruzione, che deve mantenere i caratteri di uniformità ed eguaglianza su tutto il territorio nazionale;

    a predisporre misure per supportare il sistema dell'istruzione, di ogni ordine e grado, anche nell'ottica di una innovazione scolastica che preveda l'utilizzo delle nuove tecnologie e di strumenti avanzati di didattica, nonché per favorire tra gli studenti una coscienza civica capace di contrastare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo nella scuola, nella società e nel web;

    a utilizzare compiutamente e ottimizzare le risorse messe a disposizione dal PNRR per la creazione e la trasformazione delle istituzioni scolastiche in ambienti d'apprendimento innovativi, anche dal punto di vista dell'edilizia scolastica, della metodologia d'insegnamento e dei linguaggi, fornendo direttive e linee guida chiare ed efficaci e supportando gli enti locali e le istituzioni scolastiche nel processo di attuazione del Piano;

    ad adottare iniziative concrete per modernizzare le università italiane, nella consapevolezza che l'università debba essere un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita;

    a introdurre misure volte a garantire il diritto allo studio in tutto il sistema dell'alta formazione predisponendo un numero adeguato e crescente di borse di studio per i meritevoli meno abbienti provenienti da famiglie particolarmente colpite dalla carenza di lavoro e dalle difficoltà sociali;

    a reperire risorse necessarie volte ad incrementare adeguatamente il FIS, fondo integrativo statale per le borse di studio, al fine di aumentare la percentuale dei percettori delle borse di studio degli studenti universitari adeguandoli alla media europea, come da obiettivo iniziale del PNRR, eliminando così il fenomeno degli idonei non beneficiari;

    ad intervenire affinché il problema della carenza degli alloggi universitari si possa risolvere prevalentemente e in modo strutturale implementando le residenze universitarie pubbliche al fine di garantire pienamente ed efficacemente il diritto allo studio universitario;

    a potenziare il sistema di accreditamento dei corsi di laurea valorizzando i corsi di laurea esistenti e scongiurando la chiusura di molti corsi di studio causati dalla mancanza di risorse e da criteri di accreditamento troppo restrittivi;

    ad adottare iniziative urgenti finalizzate al reale raggiungimento degli obiettivi per la ricerca finalizzati al rafforzamento della ricerca, la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata, il supporto ai centri per l'innovazione, il trasferimento tecnologico, il potenziamento delle infrastrutture di ricerca del capitale e delle competenze di supporto all'innovazione;

    a stanziare risorse necessarie al fine di favorire e di non penalizzare il comparto della ricerca, con l'obiettivo di creare una nuova leva di giovani ricercatori e di investirePag. 119 su di essi come risorsa per modernizzare tanto il funzionamento delle istituzioni di ricerca quanto l'università, rendendola un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita;

    ad intraprendere ogni iniziativa utile finalizzata ad adottare piani straordinari di assunzione e stabilizzazione di ricercatori negli Enti Pubblici di Ricerca e nelle Università impegnati in progetti di ricerca legati al PNRR;

    a implementare gli interventi a sostegno del patrimonio culturale in considerazione della peculiarità del patrimonio culturale italiano, unico rispetto agli altri Paesi;

    a porre particolare attenzione ai temi della cultura, effettuando investimenti nell'intero settore culturale, con strategie di lungo periodo non solo per quanto riguarda il patrimonio dei beni culturali, ma anche il mondo dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo, prevedendo misure di supporto e ristoro per tutti i lavoratori di questo comparto, incluso il settore della lirica, della prosa, delle orchestre, della danza, dei circhi e spettacoli viaggianti, della formazione artistica e delle imprese culturali;

    introdurre meccanismi virtuosi di reperimento e distribuzione delle risorse nel settore dello spettacolo;

    a rendere strutturali gli incrementi di risorse finanziarie disposti nel corso dell'emergenza pandemica a favore dei settori della cultura, dello spettacolo, dell'istruzione, dell'università, della ricerca scientifica, dell'editoria e dello sport, per lo sviluppo economico e sociale del Paese, con l'obiettivo di tendere progressivamente verso l'allineamento della spesa statale in questi settori alla spesa media dei Paesi europei;

    valutato infine che la nota di aggiornamento al DEF, a fronte degli obiettivi che si pone, ovvero dei ritardi accusati dal nostro Paese per una loro concreta realizzazione, non prevede lo stanziamento di risorse aggiuntive adeguate, inoltre da essa evince la totale assenza di una programmazione chiara e univoca;

    dalla Nadef ci si sarebbe aspettato una più responsabile azione volta davvero a promuovere gli investimenti nell'istruzione, nella formazione, nella ricerca, nella tutela e valorizzazione dei beni culturali, nello sport e nell'editoria,

   per le ragioni illustrate in premessa, esprime

PARERE CONTRARIO.

Caso, Orrico, Amato, Cherchi.

Pag. 120

ALLEGATO 4

7-00127 Mollicone: Sulla tutela delle mura delle città bastionate.

RISOLUZIONE APPROVATA

   La VII Commissione,

   premesso che:

    il sistema fortificatorio di Treviso è costituito da elementi di significativo interesse sia storico che architettonico che ambientale, rappresentando ancora allo stato attuale una cornice di rilevante contesto ambientale che contorna e definisce il nucleo urbano della città;

    vista la particolare importanza degli elementi di unicità che contraddistinguono in maniera esclusiva la cerchia muraria rinascimentale della città di Treviso, congiuntamente al grande valore di questo monumento dal punto di vista storico, architettonico e ambientale, risulta particolarmente lacunosa l'assenza di un vincolo diretto su tutto il Sistema Bastionato, la quale, unita alla mancanza di una mentalità conservativa da parte delle istituzioni locali che si sono succedute, ha finora contribuito in maniera decisiva al degrado dei luoghi, attualmente caratterizzati da diverse criticità;

   considerato inoltre il reale pericolo di realizzazione di parcheggi sotterranei che andrebbero a impattare notevolmente sulla tenuta delle Mura e sulla Treviso sotterranea, un mondo ipogeo che si articola nel cuore del centro storico della città e che storicamente univa Porte e torri per via sotterranea, collegandole alle sedi delle guarnigioni e ai palazzi dei nobili;

    al fine di tutelare il Sistema Bastionato di Treviso dalla realizzazione di opere che compromettano in modo irreversibile e definitivo l'integrità dei vari elementi che meglio lo caratterizzano, in supporto all'importate attività di salvaguardia messa in campo dalle Associazioni che compongono «l'alleanza per il sistema bastionato», si ravvisa la necessità di intervento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo circa l'avvio del procedimento per la verifica di interesse culturale, ai sensi dell'articolo 12 della parte seconda del decreto legislativo n. 42 del 2004 delle proprietà pubbliche e di avvio del procedimento di dichiarazione dell'interesse culturale ai sensi dell'articolo 13 della parte seconda del decreto legislativo n. 42 del 2004 per le proprietà private che insistono sull'area del sistema Bastionato, costituito da terrapieno, mura, fossato e muro di controscarpa, a oggi sottoposte a sola tutela ipso iure ai sensi del combinato disposto dell'articolo 10, comma 1, e dell'articolo 12 del sopracitato decreto legislativo;

    Il sistema difensivo di Porto Ercole era integrato da una serie di torri e casematte disseminate lungo tutta la costa. Una di queste è Forte Stella, costruito alla fine del XVI secolo sulle rovine di Sant'Ippolito edificato dallo Strozzi nel 1555. Come suggerisce il nome, ha la forma di una stella a sei punte posizionata sopra un quadrilatero con angoli bastionati;

    all'interno sono custoditi due stemmi nobiliari, uno appartenente a un governatore iberico, l'altro proprio a Filippo II, e reca la corona, il Toson d'oro e gli stemmi di tutte le nazioni al tempo assoggettate dalla Spagna. Sulla costruzione di questa fortezza aleggia un velo di mistero: sembra che il disegno della stella sia stato tracciato da Agostino Chigi in persona. Alla sua morte però, nel 1520, i lavori non erano ancora terminati e prima i Senesi, poi gli Spagnoli, ristrutturano l'edificio dandogli la forma attuale;

    oltre a questo forte si susseguono le torri di avvistamento, mai a più di due miglia di distanza l'una dall'altra. La loro funzione principale era di avvisare in caso Pag. 121di pericolo e fare segnalazioni di vario tipo (torri dell'Avoltore, della Ciana, di Capo d'Omo e della Maddalena), ma potevano servire anche come batterie per le artiglierie (Torre delle Cannelle). Di norma hanno forma cilindrica o troncoconica, sono alte circa 15 metri e possiedono feritoie a cielo aperto per i cannoni. In molti casi una cinta di mura alta due o tre metri ne protegge l'ingresso, sito sul lato opposto al mare. A queste postazioni erano assegnati i soldati mutilati o invalidi poiché, una volta avvistate le navi nemiche, il loro compito era di salire a cavallo e dare l'allarme. Vista la distanza dall'abitato, questi avamposti godevano di una certa autosufficienza e, di solito, erano dotati di cisterne, magazzini, stalle e addirittura cappelle. Il terreno circostante le torri veniva coltivato, ma anche i frutti di mare raccolti dagli scogli costituivano un alimento base di queste guarnigioni. Nel 1890 quasi tutte le torri sono state vendute dal demanio a privati cittadini, e infine, in seguito, col tempo, trasformate in lussuose abitazioni,

impegna il Governo

a istituire un vincolo di carattere monumentale con lo scopo di tutelare al massimo le Antiche Mura delle città bastionate, di limitare al massimo gli interventi di edilizia urbana, che con un impatto negativo e irreversibile rischierebbero di soffocare la bellezza artistica e armonica delle mura, e a valorizzare l'identità culturale delle dimore storiche fortificate e dei Castelli tramite azioni di tutela.
(8-00026) «Mollicone, Amorese».

Pag. 122

ALLEGATO 5

Introduzione dell'insegnamento, nelle scuole secondarie di secondo grado, del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro. C. 630 Rizzetto e C. 373 Barzotti.

PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

ART. 1.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 1.
(Finalità e oggetto)

  1. La presente legge persegue la finalità di garantire la diffusione nelle istituzioni scolastiche delle conoscenze di base del diritto del lavoro e in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche attraverso le testimonianze di vittime di infortuni sul lavoro, per contribuire a formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele del lavoratore.
  2. Per i fini di cui al comma 1, la presente legge introduce le conoscenze di base in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro nell'ambito delle linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica.
1.1. Rizzetto, Mollicone, Amorese, Cangiano, Di Maggio, Matteoni, Messina, Perissa, Roscani, Dalla Chiesa, Mulè, Tassinari.

  Al comma 1, dopo le parole: della sicurezza nei luoghi di lavoro inserire le seguenti: della cultura dei diritti e dei doveri nelle relazioni di lavoro e del ruolo delle organizzazioni di rappresentanza.
1.2. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le seguenti parole: , anche al fine di rafforzare la consapevolezza che un lavoro in forma continuata senza regolare contratto determina una condizione illegale di lavoro nero nella quale il datore di lavoro non paga, in parte o totalmente, le tasse previste dalla legge e al lavoratore non viene riconosciuta alcuna copertura previdenziale, né le garanzie e le tutele previste dalla legge.
1.3. Piccolotti.

  Al comma 2, sopprimere le parole: del diritto del lavoro e e sostituire le parole da: assicurare fino alla fine del comma, con le seguenti: rendere consapevoli gli studenti delle diverse fasce di età dei potenziali rischi conseguenti a comportamenti errati nei luoghi di lavoro e nella vita domestica e scolastica, nonché a fornire loro la competenza adeguata a riconoscere situazioni di pericolo.
1.4. Barzotti, Caso, Amato, Cherchi, Orrico.

ART. 2.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 2.
(Introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro nell'ambito delle linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica)

  1. All'articolo 3, comma 1, della legge 20 agosto 2019, n. 92, dopo la lettera h) è aggiunta la seguente:

   «h-bis) conoscenze di base in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro».

Pag. 123

  Conseguentemente, sopprimere gli articoli 3 e 4.
2.4. Rizzetto, Mollicone, Amorese, Cangiano, Di Maggio, Matteoni, Messina, Perissa, Roscani, Dalla Chiesa, Mulè, Tassinari.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 2.
(Introduzione dell'insegnamento della cultura della sicurezza)

  1. A decorrere dall'anno scolastico successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto, introduce l'insegnamento trasversale della cultura della sicurezza nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, stabilendo:

   a) il monte ore dell'insegnamento della cultura della sicurezza, pari a un'ora settimanale, individuata nell'ambito dell'orario settimanale scolastico fissato ai sensi delle disposizioni vigenti;

   b) l'inserimento della conoscenza della cultura della sicurezza all'interno di ciascuna disciplina.

  2. Gli organi collegiali delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, individuati dal testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, nell'esercizio delle proprie funzioni di progettazione delle attività educative, stabiliscono le modalità di inserimento dell'insegnamento della cultura della sicurezza nel monte ore scolastico, eventualmente prevedendo il suo svolgimento anche nella fascia pomeridiana, al fine di garantire un'adeguata valorizzazione della disciplina nonché l'utilizzo della migliore tecnologia disponibile, anche al fine di attivare modalità di insegnamento immersive e interattive.
  3. L'insegnamento della cultura della sicurezza è affidato ai docenti delle discipline scientifiche, i quali possono avvalersi dell'ausilio di esperti in possesso di laurea in tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro o di adeguati requisiti tecnico-professionali in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, attestati da un'idonea documentazione, scelti nelle forme e nei modi previsti da apposite deliberazioni degli organi collegiali degli istituti scolastici. A tale fine i medesimi istituti stipulano contratti di diritto privato con i citati esperti.
2.1. Barzotti, Caso, Amato, Cherchi, Orrico.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 2.
(Modifiche alla legge 20 agosto 2019, n. 92)

  1. Alla legge 20 agosto 2019, n. 92, sono apportate le seguenti modificazioni:

   a) all'articolo 1, comma 2, aggiungere in fine le seguenti parole: «, cultura della sicurezza e della legalità nel mondo del lavoro.»;

   b) all'articolo 2, comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: «Esclusivamente nelle scuole secondarie di secondo grado, 1/5 delle ore previste per l'insegnamento dell'educazione civica deve essere dedicato al diritto del lavoro e alla cultura della sicurezza e della legalità nel mondo del lavoro.»;

   c) all'articolo 3, comma 1, lettera d), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «e alla cultura della sicurezza e della legalità nel mondo del lavoro;»;

   d) dopo l'articolo 5, aggiungere il seguente:

«Art. 5-bis.
(Diritto del lavoro e cultura della sicurezza e della legalità nel mondo del lavoro)

Pag. 124

   1. Nell'ambito dell'insegnamento trasversale dell'educazione civica, di cui all'articolo 2, è previsto il diritto del lavoro e della cultura della sicurezza e della legalità nel mondo del lavoro, al fine di far acquisire le conoscenze dei diritti costituzionali e delle principali normative che regolano il lavoro, anche con particolare riferimento al diritto del lavoratore ad avere un lavoro sicuro sotto i profili della salute, dell'igiene e del benessere nell'ambiente di lavoro, nella prospettiva della prevenzione e della gestione integrata dei rischi professionali.
   2. Attraverso un protocollo d'intesa tra il Ministero dell'istruzione e del merito e i sindacati maggiormente rappresentativi si prevede la realizzazione di un sussidio didattico da utilizzare come supporto nelle lezioni al fine di formare gli studenti ad una idea di lavoro giusto, rispettato e dignitoso».

  Conseguentemente, nel titolo, e ovunque ricorrano, sostituire le parole: della sicurezza nei luoghi di lavoro con le seguenti: della cultura della sicurezza e della legalità nel mondo del lavoro.
2.5. Piccolotti.

  Al comma 1, dopo le parole: Nelle scuole secondarie di inserire le seguenti: primo e di.
2.6. Barzotti, Caso, Amato, Cherchi, Orrico.

  Al comma 2, sostituire le parole: il relativo orario, che non può essere inferiore a 33 ore annuali, da svolgere nell'ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti con le seguenti: anche individuando, nel rispetto dell'autonomia scolastica, il relativo orario, da svolgere anche attraverso momenti di approfondimento realizzati con esperti e associazioni specialistiche di settore, tra i cui L'Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro (ANMIL). Gli organi collegiali delle scuole, individuati nel testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materiale di istruzione di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994 n. 297, nell'esercizio delle proprie funzioni di progettazione delle attività educative, stabiliscono le modalità di inserimento dell'insegnamento trasversale in oggetto nel monte ore scolastico.
2.9. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.

  Al comma 2, sostituire le parole da: a 33 ore annuali fino alla fine del comma, con le seguenti: a 1/5 delle ore di educazione civica, così come previste dall'articolo 2, comma 3, della legge 20 agosto 2019, n. 92.
2.10. Piccolotti.

  Al comma 2, sostituire le parole da: del monte orario fino alla fine del comma con le seguenti: del tempo prolungato pomeridiano di cui all'articolo 2-bis.

  Conseguentemente, dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:

Art. 2-bis.
(Istituzione del tempo prolungato pomeridiano)

  1. È istituito il tempo prolungato pomeridiano nelle scuole secondarie di secondo grado, basato sull'istituzione di cattedre orario comprensive delle ore d'insegnamento e del tempo mensa, per almeno tre giorni alla settimana nei periodi di attività didattica; si intende obbligatoria la frequenza di detto tempo prolungato per gli alunni del I biennio della scuola secondaria di II grado; si intende volontaria e a richiesta individuale la frequenza del tempo prolungato per gli alunni del triennio della scuola secondaria di II grado. La programmazione delle attività pomeridiane è affidata ai Collegi dei docenti, che la elaboreranno sulla base di un «Progetto formativo» condiviso con le famiglie e con le rappresentanze in carica degli studenti. Detto progetto deve essere formalizzato entro la fine dell'anno scolastico precedente e deve essere finalizzato, per almeno il 60 per cento delle ore, all'insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di Pag. 125lavoro nonché ad attività di recupero, assistenza e motivazione allo studio, attività laboratoriali di ricerca e approfondimento, per le quali deve essere garantita una percentuale aggiuntiva dell'organico docente e ATA non inferiore al 20 per cento dell'organico della singola scuola. Per il 40 per cento del tempo restante, è facoltà dei soggetti che partecipano al «Progetto formativo» prevedere attività di natura culturale, formativa e di socialità, in concorso con realtà esterne alla scuola e coerenti con il medesimo «Progetto formativo».
  2. Per l'attuazione di quanto previsto al comma 1, è autorizzata la spesa nel limite di 15 milioni di euro a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, mediante corrispondente incremento delle risorse iscritte nel fondo per il miglioramento dell'offerta formativa.

  Conseguentemente, sopprimere l'articolo 5.
2.11. Piccolotti.

  Sostituire il comma 3 con il seguente: 3. L'insegnamento della cultura della sicurezza è affidato ai docenti delle discipline scientifiche, i quali possono avvalersi dell'ausilio di esperti in possesso di laurea in tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro o di adeguati requisiti tecnico-professionali in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, attestati da un'idonea documentazione, scelti nelle forme e nei modi previsti da apposite deliberazioni degli organi collegiali degli istituti scolastici. A tale fine i medesimi istituti stipulano contratti di diritto privato con i citati esperti.
2.12. Barzotti, Caso, Amato, Cherchi, Orrico.

  Al comma 3, aggiungere, in fine, le seguenti parole: e ove disponibili nell'ambito dell'organico dell'autonomia.
2.13. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.

  Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

  3-bis. I docenti di cui a comma 2, possono essere, nella fase formativa e informativa degli studenti, affiancati da un testimonial o formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
2.14. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.

ART. 3.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 3.
(Linee guida)

  1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, stabilisce le linee guida per l'insegnamento della cultura della sicurezza che individuano, ove non già previsti, specifici traguardi per lo sviluppo delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con le indicazioni nazionali e con le linee guida vigenti.
  2. Le linee guida di cui al comma 1 prevedono, tra l'altro, la trattazione teorica e pratica della disciplina e l'uso di modelli didattici di tipo esperienziale, basati sulla partecipazione emotiva ed empatica degli studenti, anche ricorrendo alle più avanzate tecnologie, comprese le esperienze immersive, al fine di promuovere negli stessi una cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e nella vita domestica e scolastica.
3.1. Barzotti, Caso, Amato, Cherchi, Orrico.

  Al comma 1, dopo le parole: di Bolzano inserire le seguenti: e previa consultazione Pag. 126delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative
3.3. Piccolotti.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le seguenti parole: , anche attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle associazioni maggiormente rappresentative che si occupano di sicurezza sul lavoro.
3.4. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.

ART. 4.

  Al comma 1, sostituire le parole: dei docenti cui è affidato l'insegnamento di cui all'articolo 2 e le competenze minime dei medesimi docenti con le seguenti: professionale dei docenti di cui all'articolo 2 destinati a fornire loro le conoscenze teoriche e tecniche necessarie per l'insegnamento della cultura della sicurezza.
4.2. Barzotti, Caso, Amato, Cherchi, Orrico.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

  1-bis. È in ogni caso possibile, per le scuole, nell'ambito dell'autonomia, sviluppare protocolli d'intesa con i sindacati maggiormente rappresentativi, per definire concordemente un progetto formativo sull'insegnamento del diritto del lavoro e della cultura della sicurezza, e della legalità nel mondo del lavoro.
4.1. Piccolotti.

  Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

Art. 4-bis.
(Testimonial o Formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro)

  1. Al fine di dare concreta attuazione alle finalità di cui all'articolo 1, gli istituti scolastici, universitari e della formazione professionale inseriscono in ogni attività scolastica ed universitaria, nelle istituzioni dell'alta formazione artistica e coreutica e nei percorsi di istruzione e formazione professionale, percorsi formativi interdisciplinari alle diverse materie scolastiche, che prevedono la presenza di un Testimonial/Formatore in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tali attività sono svolte tramite il finanziamento da parte del Ministero dell'istruzione e del merito, previo trasferimento delle necessarie risorse da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  Conseguentemente, sostituire l'articolo 5, con il seguente:

Art. 5.
(Copertura finanziaria)

  1. Agli oneri derivanti dall'articolo 4-bis, quantificati in euro 10.000.000 annui a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
4.01. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.

  Dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

Art. 4-bis.
(Modifiche alla legge 3 luglio 2023, n. 85)

  1. Per le finalità della presente legge, al decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, sono apportate le seguenti modificazioni:

   a) all'articolo 17, comma 1, le parole: «di 2 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2024» sono sostituite dalle seguenti: «di 10 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2024»;

   b) all'articolo 18, comma 3, sostituire le parole: «30,4 milioni di euro per l'anno 2024 e 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2025» con le seguenti: «30,4 milioni di euro a decorrere dall'anno 2024».

Pag. 127

  Conseguentemente, sostituire l'articolo 5 con il seguente:

Art. 5.
(Copertura finanziaria)

  1. Agli oneri derivanti dall'articolo 4-bis, quantificati in 40 milioni di euro a decorrere dall'anno 2024, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
4.02. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.

ART. 5.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 5.
(Copertura finanziaria)

  1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in 25 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2023-2025 nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2023, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
  2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
5.1. Barzotti, Caso, Amato, Cherchi, Orrico.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 5.
(Copertura finanziaria)

  1. Al fine sostenere la formazione dei docenti e dare concreta attuazione alle finalità di cui all'articolo 4, il fondo «La buona scuola» di cui all'articolo 1, comma 4 della legge 23 dicembre 2014, n. 190 è incrementato di 5 milioni di euro a decorre dall'anno 2024.
5.2. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.

Pag. 128

ALLEGATO 6

Introduzione dell'insegnamento, nelle scuole secondarie di secondo grado, del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro. C. 630 Rizzetto e C. 373 Barzotti.

PROPOSTE EMENDATIVE APPROVATE

ART. 1.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 1.
(Finalità e oggetto)

  1. La presente legge persegue la finalità di garantire la diffusione nelle istituzioni scolastiche delle conoscenze di base del diritto del lavoro e in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, anche attraverso le testimonianze di vittime di infortuni sul lavoro, per contribuire a formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele del lavoratore.
  2. Per i fini di cui al comma 1, la presente legge introduce le conoscenze di base in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro nell'ambito delle linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica.
1.1. Rizzetto, Mollicone, Amorese, Cangiano, Di Maggio, Matteoni, Messina, Perissa, Roscani, Dalla Chiesa, Mulè, Tassinari.

ART. 2.

  Sostituirlo con il seguente:

Art. 2.
(Introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro nell'ambito delle linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica)

  1. All'articolo 3, comma 1, della legge 20 agosto 2019, n. 92, dopo la lettera h) è aggiunta la seguente:

   «h-bis) conoscenze di base in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro».

  Conseguentemente, sopprimere gli articoli 3 e 4.
2.4. Rizzetto, Mollicone, Amorese, Cangiano, Di Maggio, Matteoni, Messina, Perissa, Roscani, Dalla Chiesa, Mulè, Tassinari.