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Resoconti delle Giunte e Commissioni

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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 ottobre 2024
388.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
ALLEGATO
Pag. 189

ALLEGATO 1

5-02991 Grimaldi: Rapporto tra il contributo alla manovra di finanza pubblica delle misure a carico di banche e assicurazioni e l'incremento del livello di finanziamento del Fondo sanitario nazionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli colleghi,

  in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti, si conferma che gli interventi oggetto dell'interrogazione riguardano misure inserite nel disegno di legge di bilancio dello Stato 2025-2027 che è in corso di presentazione al Parlamento.
  Nel ricordare il principio di unità del bilancio e che la copertura finanziaria del disegno di legge di bilancio è rappresentata da un ammontare complessivo di risorse (maggiori entrate e di minori spese) da destinare ai diversi interventi, si ricorda che nello specifico è previsto il rifinanziamento del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato di per un importo di 1.302 milioni di euro per l'anno 2025, 5.078 milioni di euro per l'anno 2026, 5.780 milioni di euro per l'anno 2027, 6.663 milioni di euro per l'anno 2028, 7.725 milioni di euro per l'anno 2029 e 8.898 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2030.
  Inoltre, viene rifinanziato il programma pluriennale straordinario di edilizia sanitaria e di ammodernamento tecnologico, di cui all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, per un importo complessivo di 1.266 milioni nel periodo 2027-2036.
  Il disegno di legge di bilancio prevede, altresì, la revisione della disciplina sulla deduzione delle quote delle svalutazioni e perdite su crediti e dell'avviamento correlate alle DTA con conseguenti effetti di recupero di gettito pari complessivamente a circa 3.370 milioni nel biennio 2025-2026.

Pag. 190

ALLEGATO 2

5-02992 Torto: Metodo di calcolo del PIL potenziale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli colleghi,

  in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti appare opportuno, preliminarmente, ricordare che le nuove regole di bilancio si basano su un approccio pluriennale, che si spinge fino ai dieci anni successivi alla fine del periodo di aggiustamento.
  Nel nuovo sistema di regole, la stima del prodotto potenziale continua a essere basata sulla metodologia concordata a livello europeo nell'ambito del gruppo di lavoro del Comitato di Politica Economica denominato Potential Output Working Group (POWG).
  Tale metodologia consente di elaborare le proiezioni di crescita del prodotto potenziale nel medio periodo (T+10), ovvero fino al 2033. A partire da tale anno e fino all'ultimo anno di proiezione considerato nell'Analisi di Sostenibilità del debito (DSA), il 2041 nel caso di un aggiustamento di bilancio settennale come nel caso dell'Italia, si utilizzano le assunzioni di lungo periodo dell'Ageing Working Group (AWG).
  Per i primi Piani strutturali di bilancio, il nuovo regolamento sul braccio preventivo1 ha riconosciuto un certo grado di flessibilità per la stima della crescita potenziale, che la Commissione europea – invero con interpretazione piuttosto conservativa – ha escluso possa arrivare al punto di consentire di rivedere il metodo di calcolo del PIL potenziale.
  Secondo l'interpretazione proposta dalla Commissione, la flessibilità non deve essere intesa come possibilità di calcolare le proiezioni di crescita potenziale con una metodologia diversa da quella comune, ma con la possibilità di utilizzare il tasso di crescita medio nel periodo di proiezione 2025-2041 a parità di metodologia comune.
  Tale facoltà, tuttavia, non è stata utilizzata dal Governo italiano in quanto non avrebbe consentito di avere un profilo di crescita del prodotto potenziale economicamente più significativo.
  Appare, inoltre, opportuno ricordare in questa sede che la metodologia europea usata per stimare la «disoccupazione non inflazionistica», misurata dal Nawru (non-accelerating wage inflation rate of unemployment), è stata notevolmente affinata negli ultimi anni, rendendo più stabile e meno pro-ciclica la stima del Nawru per la maggior parte dei Paesi europei.
  È stato previsto, tra l'altro, che nel medio periodo (2033) il Nawru converga a un valore detto àncora, il quale rappresenta la sola componente legata a fattori strutturali della disoccupazione.
  Il modello del Nawru continuerà ad essere aggiornato dal gruppo di lavoro europeo anche in considerazione della rivisitazione della metodologia di stima del prodotto potenziale volta a estenderla all'intero periodo di proiezione considerato nella DSA.
  Ciò posto, con riferimento alla possibilità di sovrastima del Nawru e agli effetti distorsivi sulle politiche economiche è importante notare che le stime del tasso di crescita potenziale contenute nel Piano dell'Italia risultano superiori rispetto ad aprile, per effetto delle marcate revisioni al rialzo dei dati macroeconomici di preconsuntivo, in particolare del livello del PIL.
  Negli anni di 2025-2029 la crescita media del prodotto potenziale si colloca intorno all'1 per cento del PIL.
  Inoltre, diversamente da quanto avveniva nei documenti di programmazione precedentiPag. 191 in cui la crescita potenziale era sistematicamente inferiore a quella del PIL reale, i tassi di crescita annuali del prodotto potenziale si collocano sistematicamente al di sopra di quelli del PIL reale fino al 2029.
  Le stime di crescita potenziale risentono delle assunzioni sul Nawru utilizzate nella metodologia europea, soprattutto negli anni prossimi al medio periodo.
  In base alle stime poste a fondamento del Piano, la crescita potenziale sale dapprima dall'1,1 per cento nel 2023 all'1,4 per cento nell'anno in corso e quindi si riduce all'1,3 per cento del 2025, fino allo 0,7 per cento nel 2029, e poi allo 0,2 per cento nel 2033. Tale dinamica discendente è essenzialmente dovuta al forte calo del contributo del fattore lavoro, non sufficientemente controbilanciato dagli apporti positivi del fattore capitale e della produttività totale dei fattori (PTF).
  Il calo del contributo del fattore lavoro è spiegato, a sua volta, dall'assunzione sul tasso di disoccupazione strutturale (l'àncora del Nawru), che è attualmente stimato al 9,99 per cento.
  A partire dal 2033, il profilo di crescita potenziale utilizzata nella DSA torna, tuttavia, a salire fino a raggiungere un tasso dell'1,4 per cento negli anni 2040 e 2041.
  Tale ripresa deriva dall'utilizzo delle ipotesi di convergenza utilizzate nell'Ageing Working Group comuni a tutti i Paesi europei. Negli anni successivi all'orizzonte di medio termine si prevede una discesa lineare del Nawru verso un parametro di convergenza di lungo periodo comune a livello europeo della disoccupazione strutturale che è sensibilmente inferiore a quello di medio periodo e pari a 6,6 per cento, ovvero alla mediana dei parametri àncora stimati per gli Stati membri.
  In sintesi, se si considera l'intero periodo di proiezione 2025-2041 alla base della DSA, la crescita potenziale media del nostro Paese è stimata pari a circa 0,8 per cento, un valore che appare prudente.
  In sede di predisposizione del Piano si è ritenuto opportuno non discostarsi dalla metodologia di calcolo europea, evitando ulteriori innalzamenti della crescita potenziale rispetto a quelli evidenziati sopra, conseguenti alla revisione dei dati ISTAT.
  In conclusione, ricordo che la metodologia DSA alla base delle nuove regole sarà oggetto di valutazione da parte degli stati Membri nell'ambito dei lavori già avviati all'interno di nuovo gruppo di lavoro, il DSAWG (Debt Sustainabiliy Analysis Working Group), istituito in seno al Comitato Economico Finanziario.
  L'obiettivo del gruppo è verificare possibili miglioramenti delle attuali ipotesi macrofiscali sottostanti la DSA, illustrate nel Debt Sustainability Monitor 2023.

  1 Regolamento UE 2024/1263 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2024 relativo al coordinamento efficace delle politiche economiche e alla sorveglianza di bilancio multilaterale e che abroga il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio.

Pag. 192

ALLEGATO 3

5-02993 Ubaldo Pagano: Utilizzo delle risorse dei Fondi strutturali europei per la politica di coesione 2021-2027.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, onorevoli colleghi,

  in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti, occorre ricordare, preliminarmente, che l'Accordo di Partenariato 2021-2027, approvato con decisione di esecuzione della Commissione C(2022) 4787 del 15 luglio 2022, prevede 48 Programmi nazionali e regionali cofinanziati dal FESR, FSE + e dal JTF, di cui 10 programmi nazionali (PN) e 38 programmi regionali (PR) più il Programma Nazionale finanziato dal Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura 2021-2027 (FEAMPA).
  La dotazione complessiva di tali programmi è pari a circa 75 miliardi di euro (esclusa dotazione dell'Obiettivo cooperazione territoriale europea), di cui circa 42,7 miliardi di euro di cofinanziamento UE.
  In tale quadro occorre chiarire che a fronte di 75 miliardi di euro programmati per il periodo 2021-2027 solo 26,5 miliardi afferiscono ai programmi nazionali, mentre le restanti risorse sono programmate direttamente dalle regioni.
  Il Governo, per agevolare l'avvio dei programmi, ha inoltre assicurato, oltre al cofinanziamento nazionale, anche la possibilità di coprire il cofinanziamento regionale, mediante il ricorso alle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione.
  Al 31 agosto 2024, secondo i dati rilevati dal Sistema nazionale di monitoraggio della politica di coesione gestito dal Ministero dell'economia e delle finanze, l'importo impegnato a valere sulle risorse dei programmi dell'Accordo di partenariato è pari a circa 9 miliardi di euro, corrispondente al 12 per cento della dotazione finanziaria mentre i pagamenti sono pari a circa 2,1 miliardi di euro, corrispondente al 2,9 per cento della dotazione finanziaria dei medesimi programmi.
  Mentre gli interventi selezionati dalle amministrazioni centrali e regionali titolari dei programmi, sempre alla data del 31 agosto 2024, così come risultante dal sistema di monitoraggio della Commissione europea, ammontano a 12,3 miliardi di euro, corrispondente al 16,7 per cento della dotazione finanziaria dei programmi.
  Il livello di attuazione finanziaria dei programmi operativi, pertanto, è in linea con il precedente ciclo di programmazione 2014-2020.
  Con specifico riguardo allo stato di attuazione dei programmi, va considerato che la maggior parte di essi sono stati approvati alla fine del 2022 e che il loro avvio è stato condizionato dalla crisi pandemica (prima) e dalla crisi Ucraina (poi) che hanno inciso, peraltro, sulla definizione dello stesso pacchetto legislativo europeo relativo alla programmazione 2021-2027. Oltre a ciò, occorre considerare la concomitanza con le attività di chiusura del ciclo di programmazione 2014-2020 e la gestione delle risorse aggiuntive REACT-EU.
  L'attuazione dei programmi è, inoltre, condizionata dagli impegni assunti dai medesimi soggetti attuatori nella realizzazione degli interventi finanziati dal PNRR, che per molti ambiti e settori di intervento erano sovrapposti a quelli programmati nel 2022 dall'Accordo di partenariato adottato a luglio 2022.
  In termini assoluti, le regioni, i comuni e i singoli soggetti attuatori del Mezzogiorno risultano beneficiari di una dotazione finanziaria assegnata direttamente dei fondi PNRR quasi uguale alla dotazione dei programmi cofinanziati dai fondi europei.Pag. 193
  Quanto alla cosiddetta regola del «disimpegno automatico» (conosciuta anche come regola «N+3») dei fondi europei, la cui prima scadenza è fissata al 31 dicembre 2025 per un importo pari a circa 5 miliardi di euro, si osserva che sulla base dell'andamento delle domande di pagamento presentate alla Commissione europea nei precedenti cicli di programmazione, tali domande di rimborso tendono a concentrarsi in corrispondenza delle scadenze regolamentari previste per la sua applicazione.
  A fronte di tale contesto programmatorio e di necessaria integrazione tra fondi europei e PNRR, il Governo ha assunto una serie di iniziative finalizzate ad accelerare e migliorare l'impiego delle risorse della politica di coesione a partire da quelli dei programmi nazionali.
  In sede di revisione del PNRR il Governo ha adottato un nuova riforma, tradottasi nel decreto-legge n. 60 del 2024, che impone un approccio focalizzato sull'effettivo conseguimento dei risultati e che prevede la selezione da parte delle amministrazioni centrali e regionali di interventi prioritari in sei settori strategici: risorse idriche; infrastrutture per il rischio idrogeologico e il rischio idraulico e per la protezione dell'ambiente; rifiuti; trasporti e mobilità sostenibile; energia; sostegno allo sviluppo sostenibile e all'attrattività delle imprese, anche per le transizioni digitale e verde.
  Ad oggi sono stati presentati 188 progetti per un costo totale di interventi di oltre 1,6 miliardi di euro (di cui 120 già ammessi a finanziamento nell'ambito dei programmi e 68 in fase di pianificazione).
  Il citato decreto-legge n. 60 del 2024 ha previsto, inoltre, una serie di ulteriori misure volte a rafforzare l'efficacia e la trasparenza dei programmi nazionali.
  A ciò si aggiunge l'adesione da parte dell'Italia all'iniziativa europea per l'attuazione della Piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP), che, oltre a determinare un'incisiva azione di rafforzamento della competività del Paese, consentirà di imprimere un'ulteriore accelerazione all'attuazione dei fondi della politica di coesione europea, grazie alle flessibilità previste dal cosiddetto regolamento STEP per l'esecuzione dei programmi, che, per quanto riguarda l'Italia, incidono sull'impiego complessivo di circa 3 miliardi di euro.
  Infine, si ricordano le iniziative dirette al rafforzamento della capacità amministrativa delle Amministrazioni impegnate nell'attuazione dei citati programmi e finanziate dal Programma Nazionale di Assistenza Tecnica Capacità per la Coesione 2021-2027, con una dotazione complessiva di circa 1,27 miliardi di euro, tra cui l'attivazione del Centro Servizi di assistenza e consulenza specialistica e la pubblicazione lo scorso 8 ottobre del bando pubblico per l'assunzione – per la prima volta – a tempo indeterminato di 2.200 funzionari.