ATTI DELL'UNIONE EUROPEA
Mercoledì 26 marzo 2025. — Presidenza del presidente della V Commissione, Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI.
La seduta comincia alle 13.35.
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – La strada verso il prossimo quadro finanziario pluriennale.
COM(2025) 46 final.
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).
Le Commissioni iniziano l'esame dell'atto in titolo.
Andrea TREMAGLIA (FDI), relatore per la V Commissione, fa presente che la comunicazione della Commissione di cui oggi le Commissioni V e XIV della Camera dei deputati avviano l'esame congiunto segna l'inizio del procedimento per la definizione del prossimo bilancio a lungo termine dell'Unione europea, quello post 2027. Ricorda che le proposte legislative saranno presentate nel mese di luglio, secondo quanto affermato dalla Commissione europea, al termine di un'attività consultiva finalizzata a raccogliere il contributo di portatori di interessi, cittadini e istituzioni e organi europei e nazionali.
Rileva che la Commissione europea deve, pertanto, concedere agli Stati membri un tempo adeguato a conseguire un accordo che permetta al nuovo bilancio di essere operativo dal 1° gennaio 2028. Segnala che i negoziati sul bilancio sono infatti tradizionalmente lunghi, tenuto conto delle divergenze che si registrano tra gli Stati membri e delle complessità procedurali.
Ricorda che, ai sensi dell'articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il regolamento sul quadro finanziario pluriennale è adottato secondo una procedura legislativa speciale, con il Consiglio dell'Unione europea che delibera all'unanimità, previa approvazione del Parlamento europeo, espressa a maggioranza assoluta. Per quanto riguarda la decisione sulle risorse proprie, a norma dell'articolo 311 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, è adottata, secondo una procedura legislativa speciale, dal Consiglio dell'Unione europea all'unanimità previa consultazione del Parlamento europeo. La decisione entra in vigore solo previa approvazionePag. 21 degli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali.
Sottolinea che il prossimo Quadro finanziario pluriennale rivestirà un ruolo strategico e decisivo: dovrà, infatti, assegnare all'Unione europea mezzi finanziari adeguati per dare attuazione alle sue politiche e rispondere alle grandi sfide globali. Dovrà, come affermato dal Presidente del Consiglio pochi giorni fa in occasione delle comunicazioni rese alla Camere in vista del Consiglio europeo, «indirizzare meglio le risorse, individuare modalità innovative e sempre più efficaci per finanziare le nuove priorità strategiche, difendere al meglio le voci riguardanti le politiche per la coesione e le politiche agricole».
Sebbene contenga soltanto orientamenti preliminari, osserva che la comunicazione in esame è molto importante in quanto preannuncia l'architettura sulla quale la Commissione europea intende progettare il prossimo bilancio comune. Si tratta di un'architettura che è bene valutare approfonditamente in tutti i suoi elementi principali, sui quali, peraltro, il Governo italiano sta già definendo la sua posizione, anche attraverso la predisposizione di un non-paper.
Prima di entrare nel merito del contenuto della comunicazione, rinviando per un'analisi più approfondita alla documentazione predisposta dagli uffici della Camera dei deputati, segnala che la sua relazione introduttiva intende fornire sintetiche informazioni sull'architettura del prossimo bilancio, così come definita dalla Commissione europea, lasciando al relatore per la XIV Commissione, i necessari approfondimenti, dando conto anche della posizione del Governo italiano sulle diverse questioni legate al prossimo Quadro finanziario pluriennale.
Venendo al contenuto della comunicazione, fa presente che la Commissione europea ritiene sussistano le condizioni per ripensare profondamente il bilancio dell'Unione europea al fine di renderlo più mirato, semplice, incisivo, flessibile e in grado di riflettere e realizzare le priorità strategiche dell'Unione europea. Gli insegnamenti del recente passato, su tutti pandemia e crisi energetica, e la portata delle sfide che l'Unione si trova ad affrontare, sul piano interno e nel contesto geopolitico globale, impongono un bilancio riformato e ambizioso, sia in termini di entità che di impostazione.
Pur affermando che il prossimo bilancio deve essere ambizioso «in termini di entità» e che per rimborsare il debito di Next Generation EU potrebbero essere necessari circa 25-30 miliardi di euro all'anno a partire dal 2028, la Commissione europea non fornisce indicazioni puntuali sulla dimensione complessiva del bilancio che ha intenzione di proporre, nemmeno in termini di percentuale in rapporto al Reddito nazionale lordo dell'Unione europea, e su come intende ripartirla tra le diverse politiche europee, in particolare tra finanziamento delle nuove priorità politiche dell'Unione, tra cui decarbonizzazione, competitività industriale, digitalizzazione, difesa, sicurezza e autonomia strategica, e finanziamento delle cosiddette politiche tradizionali, quali coesione e politica agricola comune.
Evidenzia come la Commissione europea sostenga, invece, la necessità di individuare preliminarmente gli ambiti e le sfide comuni cui la spesa europea può apportare il massimo valore aggiunto, e poi di ricercare un consenso sulle modalità di finanziamento. In relazione a ciò, la Commissione europea individua diverse sfide strategiche: competitività europea, minacce alla sicurezza, fenomeni migratori, disparità regionali, sicurezza alimentare e la protezione della natura, cambiamenti climatici, conflitti in corso e politica di allargamento.
In linea con quanto proposto dalla Commissione europea, ricorda che il Governo italiano ritiene corretto che in una prima fase si identifichino con precisione gli obiettivi e i criteri di allocazione delle risorse, mentre in una seconda fase si quantifichino gli stanziamenti necessari.
Fa presente, altresì, che la Commissione europea non si esprime neanche in merito alla durata del prossimo Quadro finanziario pluriennale, che probabilmente avrà una durata inferiore a quella tradizionale di sette anni. Ricorda, infatti, come la CommissionePag. 22 europea abbia osservato che «nell'attuale quadro finanziario la spesa è bloccata per un periodo di sette anni, che rappresenta un intervallo di tempo lungo tra il momento dell'elaborazione delle politiche e l'attuazione» e che «in aggiunta, le spese sono vincolate entro massimali globali annuali e massimali per settore principale di attività, rubriche e sottorubriche, che sono fissati all'inizio del periodo e limitano il trasferimento di risorse». Le Istituzioni dell'Unione europea devono tuttavia attenersi al dettato dell'articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, secondo cui il quadro finanziario pluriennale è istituito per un periodo di almeno cinque anni.
Sintetizza, quindi, l'approccio proposto dalla Commissione europea per il futuro bilancio dell'Unione europea. A questo proposito, rileva che esso deve essere basato sugli elementi seguenti: piani nazionali, con riforme e investimenti chiave, incentrati sulle priorità comuni, compresa la promozione della coesione economica, sociale e territoriale, e concepiti e attuati in partenariato con le autorità nazionali, regionali e locali; un Fondo europeo per la competitività che istituisca una capacità di investimento a sostegno di settori e tecnologie strategici critici per la competitività dell'Unione europea, tra cui la ricerca e l'innovazione, e di importanti progetti di comune interesse europeo; un finanziamento rinnovato per l'azione esterna che contribuisca anche a una politica estera nuova; solide garanzie a tutela dello Stato di diritto; entrate potenziate e modernizzate, in particolare tramite nuove risorse proprie, per garantire un finanziamento sufficiente e sostenibile per le priorità comuni, garantire il rimborso dei prestiti assunti per Next Generation EU e, al tempo stesso, contare su contributi finanziari nazionali stabili da parte degli Stati membri.
Ricorda, inoltre, che il Governo italiano si è già espresso in favore di un bilancio di dimensioni più ampie rispetto a quello corrente, nonché dell'esigenza di sviluppare, anche servendosi dell'esperienza di Next Generation EU, nuovi strumenti basati sul debito e mirati al finanziamento dei beni pubblici europei. È cauto, invece, riguardo a una possibile fusione di tutte le allocazioni nazionali in un unico piano, mentre è aperto a discutere di un uso più esteso di una modalità di erogazione basata sulle prestazioni, ma non sui fondi per la migrazione e sui pagamenti diretti della politica agricola comune.
Conclude ricordando che il Parlamento, in occasione delle citate comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista della riunione del Consiglio europeo del 20 marzo 2025, ha impegnato il Governo a «preparare il terreno per il negoziato sul prossimo bilancio europeo, opponendosi a eventuali proposte di tassazioni aggiuntive per cittadini e imprese europee e attivandosi per garantire risorse adeguate ad affrontare le sfide collegate agli obiettivi della politica di coesione e della politica agricola, ma anche al tema della sicurezza e della difesa e al rilancio della competitività europea».
Ricorda, infine, che nella giornata di domani, 27 marzo 2025, la V e la XIV Commissione incontreranno il Commissario europeo per la programmazione finanziaria e il bilancio Piotr Serafin, che sta effettuando un tour europeo per incontrare le autorità degli Stati membri, i portatori di interessi regionali e i beneficiari del bilancio e per promuovere consultazioni bilaterali. Sottolinea come l'audizione di domani sarà un'occasione importante per un primo scambio di vedute con il Commissario.
Alberto BAGNAI (LEGA), relatore per la XIV Commissione, data la natura introduttiva e descrittiva della comunicazione di cui oggi le Commissioni V e XIV avviano l'esame congiunto e considerando che sue finalità esplicite di tale documento sono quelle di dare avvio a un ampio dialogo sul prossimo Quadro finanziario pluriennale europeo, ritiene opportuno soffermarsi su alcuni nodi politici che emergono dalla comunicazione medesima, su cui reputa auspicabile che il dibattito si concentri nel prosieguo dell'esame.
Evidenzia, in primo luogo, come tra le sfide da affrontare il documento individui il rafforzamento della competitività europea. A tal proposito, ricorda che dal 2008 a oggi il tasso di cambio dell'euro rispetto Pag. 23al dollaro si è svalutato del 26 per cento, in presenza di un costante surplus di partite correnti che sfiora strutturalmente i 500 miliardi di euro.
Sottolinea come quella della competitività costituisca una parola d'ordine che conserva un certo fascino, ma che ad una analisi più approfondita può rivelarsi fuorviante e, anzi, suscettibile di apparire provocatoria ai partner commerciali dell'Unione europea, i quali considerano questa svalutazione in presenza di un surplus come una pratica commerciale sleale, tant'è che da dieci anni a questa parte la Germania e, occasionalmente, altri Stati membri vengono considerati Paesi manipolatori di valuta nella relazione semestrale sulle politiche macroeconomiche e valutarie dei principali partner commerciali prodotta dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.
Ritiene che il principale problema dell'Unione non risieda nella competitività, bensì nella produttività. Sul punto, rileva che, secondo il database AMECO, adottato da Eurostat, dal 1999 al 2024 la produttività media del lavoro nell'Eurozona è aumentata dell'11,3 per cento, mentre negli Stati Uniti del 43,9 per cento. Ritiene come questa valutazione dovrebbe essere condotta insieme a una analisi dei motivi che hanno spinto l'Eurozona ad adottare un modello di crescita sostenuto da una pesante svalutazione competitiva, ossia, paradossalmente, proprio da quel tipo di pratica che si riteneva che la moneta unica dovesse scongiurare da parte dei singoli Stati membri.
Osserva che una riflessione ispirata dalla migliore teoria economica dovrebbe prendere in considerazione quanto essa afferma sulle relazioni fra compressione dei salari e andamento della produttività. Sottolinea come il nodo da risolvere resti quello della compressione dei salari, che ha distrutto la domanda interna e compromesso il nostro modello sociale, come affermato dal Presidente Draghi nell'audizione svolta lo scorso 18 marzo dinanzi alle Commissioni riunite V, X e XIV della Camera dei deputati e 4a, 5a e 9a del Senato della Repubblica. Segnala, quindi, come nel documento di cui oggi si avvia l'esame il tema salariale venga citato solo in relazione al comparto primario.
Evidenzia come un'ulteriore sfida su cui richiamare l'attenzione sia quella dell'allargamento dell'Unione, definito come un imperativo geostrategico. Rileva, tuttavia, che i Paesi potenzialmente candidati sono caratterizzati da un reddito pro capite inferiore a quello medio europeo e, pertanto, si troverebbero ad essere beneficiari netti, con un ulteriore aggravio della posizione di contribuente netto dell'Italia, considerando anche il forte rischio che alcuni di essi possano intercettare una parte consistente delle risorse destinate dal Quadro finanziario pluriennale all'agricoltura. Auspica che su questo punto si sviluppi un ampio dibattito, sia in termini di opportunità geostrategica che di sostenibilità finanziaria.
Segnala, altresì, come un elemento di preoccupazione sia legato al fatto che il documento dia per comprovate crescenti minacce alla sicurezza, rilevando come si tratti di un'affermazione controintuitiva, dato l'attuale contesto in cui i negoziati di pace avviati dall'amministrazione americana stanno conseguendo i primi risultati. Osserva che, più che una minaccia alla sicurezza, in questo momento l'Unione europea fronteggia una minaccia reputazionale, non avendo sufficiente autorevolezza per essere l'iniziatrice di questo processo virtuoso di pace.
Fa presente che, sebbene vada accolta positivamente l'esortazione a una semplificazione delle procedure burocratiche, che può comportare l'accorpamento dei vari strumenti che si sono stratificati all'interno del bilancio europeo, dall'altro lato suscita preoccupazione la richiesta di maggiore condizionalità, in particolare legate al rispetto dei principi dello Stato di diritto, sulla cui applicazione da parte delle istituzioni europee occorrerebbe un confronto franco e aperto, come pure la necessità espressa di collegare i pagamenti al raggiungimento degli obiettivi piuttosto che a modelli basati sul rimborso, sul modello del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sotto il profilo amministrativo, ritiene non possa essere considerato particolarmente virtuoso e non abbia contribuito a Pag. 24semplificare le procedure. Osserva altresì come in merito alla Politica agricola comune vada scongiurata qualsiasi ipotesi di diminuzione del livello delle risorse, ribadendo che per loro natura, i pagamenti diretti dovrebbero essere esclusi da un modello basato sulle prestazioni.
Evidenzia che un punto particolarmente delicato riguarda il finanziamento del bilancio unionale. Ricorda che, in assenza di interventi sulle risorse proprie, nel prossimo Quadro finanziario pluriennale il 20 per cento delle risorse sarà destinato al rimborso dei contributi a fondo perduto e al pagamento degli interessi riferiti al debito contratto per il programma Next Generation EU.
Ritiene apprezzabile che venga finalmente rivelata la realtà dietro l'allocazione delle risorse a fondo perduto, e che una fonte di indiscussa autorevolezza ribadisca con fermezza che tali risorse provengono dal mercato e ad esso devono essere restituiti. Evidenzia come resti il fatto che le dimensioni sull'errore di valutazione fatto nella pianificazione finanziaria del Next Generation EU, che non ha tenuto conto del pur prevedibile shock inflazionistico da offerta causato dalla pandemia, accendano un faro sul rischio finanziario che strumenti di debito comune concepiti e gestiti in modo ragionieristico rischiano di accollare agli Stati membri.
Quanto al meccanismo delle risorse proprie, che prevedono una revisione del meccanismo di scambio delle quote di emissione, un meccanismo di adeguamento del carbone alle frontiere, un'imposta legata agli utili delle imprese, la risoluzione 6-00164, approvata dalla Camera il 19 marzo 2025, ha recentemente ribadito la contrarietà a proposte di tassazione aggiuntive per cittadini e imprese europee.
Segnala come anche la richiesta di maggiore flessibilità vada valutata con attenzione. Rileva che l'esperienza storica dimostra che a fronte di sfide impreviste si è sempre saputo trovare soluzioni condivise. Ritiene tuttavia preoccupante la prospettiva di un bilancio che possa essere riorientato con eccessiva flessibilità verso obiettivi estemporanei e non pienamente condivisi.
In conclusione, d'intesa con il relatore per la V Commissione, propone di svolgere un breve ciclo di audizioni, che coinvolga il Governo e altri interlocutori qualificati, finalizzato a valutare approfonditamente tutti gli elementi e tutte le eventuali implicazioni politiche ed economiche della comunicazione in esame, nonché per effettuare una prima analisi dell'impatto che il bilancio dell'Unione europea riformato potrebbe avere per l'Italia.
Piero DE LUCA (PD-IDP) esprime apprezzamento per l'avvio di un lavoro delle Commissioni riunite, sottolineando che le sfide relative al quadro finanziario pluriennale non solo toccano aspetti economici e finanziari, ma implicano anche importanti priorità politiche. Ritiene, pertanto, che sia necessario rafforzare la dotazione finanziaria del predetto quadro finanziario, che attualmente giudica insufficiente, poiché l'1 per cento del PIL non è più adeguato a far fronte agli impegni e alle sfide che l'Unione europea si trova ad affrontare. In tal senso, ricorda che il Parlamento sarà chiamato a esprimere un indirizzo chiaro al Governo, affinché le proposte che confluiranno nel prossimo bilancio europeo siano coerenti con le necessità del contesto europeo.
Nel medesimo spirito, auspica che non si ripetano le divisioni interne alla maggioranza, di recente emerse in occasione della discussione sul Rapporto Draghi, che, contrariamente a quanto accade di consueto, non hanno consentito la presentazione di un atto di indirizzo unanime da parte della maggioranza per via di divergenze sulle prospettive future dell'Unione europea. Sottolinea che la strada da percorrere per il rafforzamento dell'Unione sia quella di consolidare l'autonomia strategica dell'Unione europea, puntando sugli investimenti, sulla competitività, sulle politiche industriali e sulle catene del valore, nonché sul rafforzamento degli investimenti tramite un debito comune.
Esprime inoltre perplessità riguardo all'approccio con cui le relazioni introduttive svolte dai relatori hanno trattato il Piano nazionale di ripresa e resilienza, indicandoloPag. 25 quasi come un fardello, senza tuttavia affrontare l'idea di rendere strutturali tanto il Next Generation EU quanto il programma SURE, strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione durante le emergenze. Evidenzia altresì come le suddette relazioni non trattino adeguatamente i pilastri sanitario e sociale, rilevando la necessità di un'integrazione più completa, accompagnata da investimenti nella sicurezza comune.
Ribadisce la necessità di riprendere lo slancio per proseguire nel processo di rafforzamento dell'Unione europea e auspica che la maggioranza condivida la volontà di potenziare il processo di integrazione in tutti i settori, un percorso che, ad oggi, non è ancora stato completato.
Ritiene, infine, che durante l'audizione del Presidente Draghi al Senato siano emersi forti attacchi da parte della maggioranza, i quali, uniti alle divisioni interne tra le diverse forze che sostengono il Governo, destano preoccupazione in merito all'idea di Europa maturata dalla maggioranza stessa. Sottolinea che l'Unione europea deve essere rafforzata e che va incrementato il sostegno ai fondi dell'Unione e alle politiche europee. Ritiene in tal senso inevitabile la cessione di piccole porzioni di sovranità nazionale in favore dell'Unione europea, con l'obiettivo di tutelare gli interessi dei cittadini, delle imprese, delle famiglie e dei lavoratori, consentendo così all'Unione stessa di giocare un ruolo di primo piano a livello internazionale. Fa notare, infine, che i relatori nei propri interventi introduttivi non abbiano fatto riferimento ai dazi, tema che, a suo avviso, dovrà essere oggetto di discussione nelle prossime settimane in relazione alla comunicazione attualmente in esame.
Ylenja LUCASELLI (FDI), replicando a talune specifiche considerazioni contenute nell'intervento in precedenza svolto dal deputato De Luca, tiene a precisare che, in riferimento ai temi oggetto della Comunicazione oggi in esame e, più in generale, alle questioni concernenti le politiche dell'Unione europea, non vi è mai stata alcuna divisione o spaccatura interna all'attuale compagine di Governo e alle forze politiche che la sostengono in Parlamento, come sistematicamente testimoniato dall'indirizzo unitario registrato in occasione delle deliberazioni di volta in volta assunte.
Osserva, peraltro, che anche le riflessioni critiche o talune semplici perplessità manifestate da rappresentanti di gruppi di maggioranza parlamentare in occasione della recente audizione, tenutasi lo scorso 18 marzo presso il Senato della Repubblica, del professor Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea, non possano in alcun modo essere interpretate alla stregua di una polemica sterile o di un attacco nei confronti dell'Unione europea in quanto tale. Tali riflessioni devono, piuttosto, essere ricondotte al fisiologico esercizio di quella libertà di pensiero e di espressione tutelata dal nostro ordinamento democratico a favore di ogni singolo cittadino e, a maggior ragione, dei membri del Parlamento nell'esercizio delle loro funzioni.
In tale quadro, intende altresì rassicurare il deputato De Luca circa il fatto che tanto il Governo Meloni quanto la maggioranza parlamentare che lo sostiene hanno ben chiari gli obiettivi da perseguire nell'ambito delle istituzioni e delle politiche europee, mentre ritiene che non si possa affermare altrettanto per le forze politiche dell'opposizione, che pure, nel corso degli ultimi venti anni, hanno ripetutamente ricoperto ruoli di primaria responsabilità nell'ambito dell'Unione europea, ove solo si consideri la loro sostanziale sudditanza rispetto alle decisioni assunte dal binomio franco-tedesco, che, a suo giudizio, non hanno certamente favorito il formarsi di un'unità di intenti rispetto alla costruzione dell'Unione europea e delle politiche da adottare per perseguirne le finalità.
Pur considerando le relazioni svolte dagli onorevoli Tremaglia e Bagnai, che ritiene già compiutamente dettagliate e approfondite dal punto di vista della descrizione e analisi dei principali contenuti della Comunicazione della Commissione europea ora all'esame delle Commissioni riunite V e XIV, dichiara tuttavia la piena disponibilità del proprio gruppo a valutare con spirito costruttivo ogni ulteriore suggerimentoPag. 26 o spunto di riflessione che dovesse emergere nel corso della discussione.
Stefano CANDIANI (LEGA) segnala che le relazioni illustrative svolte dai deputati Tremaglia e Bagnai partono dal presupposto che non si possa adottare un approccio fideistico nei confronti dell'Unione europea.
In particolare, evidenzia come i fattori di debolezza dell'Unione europea debbano innanzitutto ricondursi alle scelte assunte dalle maggioranze politiche che si sono succedute negli ultimi vent'anni. Sottolinea, infatti, che il paradosso a cui stiamo assistendo risiede nel fatto che all'interno dell'Unione europea non si è verificato un dissolvimento dei confini nazionali ma, piuttosto, un assorbimento di funzioni, con alcuni Paesi che ne hanno tratto vantaggio. Precisa di non riferirsi esclusivamente alla Germania, ma anche al sistema fiscale nel suo complesso che, seppur fondamentale, è profondamente diverso tra gli Stati membri. Pertanto, afferma che non è possibile parlare di Unione europea in modo univoco, in quanto, come nel caso della politica fiscale, non si è mai tracciato un percorso comune su molte questioni.
Ribadisce pertanto che le proposte contenute nelle relazioni illustrative mirano a un approccio pragmatico, piuttosto che fideistico, nell'affrontare le sfide dell'Unione.
Elena BONETTI (AZ-PER-RE), riservandosi di intervenire nel seguito dell'esame sulle specifiche questioni di merito oggetto della Comunicazione della Commissione europea di cui le Commissioni riunite V e XIV hanno oggi avviato la discussione, avverte tuttavia il dovere di intervenire già nella presente seduta di avvio del predetto esame al fine di replicare a talune valutazioni in precedenza svolte dai deputati Bagnai e Candiani e manifestare, al riguardo, la propria personale solidarietà politica nei confronti dei membri del gruppo parlamentare di Forza Italia, la cui sensibilità rispetto ai temi connessi allo sviluppo dell'integrazione europea – testimoniata, tra l'altro, dal fatto che tale soggetto politico costituisce una componente numericamente rilevante del Partito popolare europeo, che esprime l'attuale Presidente della Commissione europea – appare messa in seria difficoltà dalle prese di posizione assunte da altre forze politiche della maggioranza rispetto ai temi della partecipazione del nostro Paese all'Unione europea e delle azioni da intraprendere ai fini del suo rafforzamento.
Nel rilevare, infatti, che gli argomenti trattati dalla Comunicazione in esame costituiscono elementi strategici per il futuro dell'Unione europea, ritiene che il sostanziale disconoscimento, da parte di talune forze politiche della maggioranza, del lavoro svolto dalle stesse Istituzioni europee su questi fronti sia destinato a ripercuotersi sullo scenario politico nazionale, dando luogo a un vulnus che potrebbe riflettersi negativamente anche sul ruolo storicamente esercitato dall'Italia nella costruzione del progetto unitario europeo.
Cristina ROSSELLO (FI-PPE), nel ringraziare la deputata Bonetti per la premura e la preoccupazione espresse nella fase introduttiva dell'esame sulla presente comunicazione, sottolinea che il proprio gruppo darà prova anche in questa circostanza del fatto che il proprio ruolo non è subordinato a quello delle altre forze di maggioranza, ma anzi positivo, e contribuirà attivamente al dibattito.
Rileva, tuttavia, che tale apporto potrebbe non risultare particolarmente visibile all'esterno, poiché è opportuno sacrificare la vanità elettorale a favore dello spirito di servizio che ha sempre contraddistinto l'operato del proprio gruppo.
Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.05.