TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 299 di Venerdì 24 maggio 2024

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   con l'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013 è stato introdotto un credito d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo (R&S). Dal 2014 al 2019 tale strumento, di natura aggiuntiva rispetto alle spese classificate R&S già in essere, è stato utilizzato ampiamente dalle piccole e medie imprese, sulla base delle istruzioni disponibili;

   nel 2018 il Ministero dello sviluppo economico (Mise) ha precisato che le attività agevolabili dovevano ricondursi ai parametri dettati dal cosiddetto «Manuale di Frascati», un protocollo d'intesa a livello europeo, da utilizzare come documenti di prassi, al quale si rifanno gli Stati membri per stabilire i parametri per valutare quali progetti possano essere ricondotti ad attività di ricerca e sviluppo;

   a partire da quella data l'Agenzia delle entrate, applicando retroattivamente le indicazioni del manuale, ha iniziato ad inviare atti di recupero alle aziende, andando a disconoscere totalmente le spese da esse sostenute e applicando sanzioni per indebita compensazione dei crediti non spettanti o inesistenti;

   con il decreto-legge n. 146 del 2021, nell'ipotesi di indebita fruizione del credito d'imposta, si è stabilito che i soggetti che intendevano riversare il credito indebitamente utilizzato tra il 2014 e il 2019 e compensato fino al 22 ottobre 2021 potessero regolarizzarsi riversandolo senza l'applicazione delle sanzioni e degli interessi;

   in considerazione della crisi Covid in atto, i termini per il riversamento sono stati più volte spostati in avanti. Con il cosiddetto «decreto-Anticipi» (decreto-legge n. 145 del 2023), la nuova scadenza per la presentazione dell'istanza è stata fissata al 30 luglio 2024, mentre il relativo versamento va effettuato entro il 16 dicembre 2024 (unica soluzione o prima rata di tre). Da ultimo nel decreto-legge n. 39 del 2024, in fase di conversione, è stato previsto lo spostamento al 31 ottobre 2024 del termine per la presentazione dell'istanza;

   la procedura non può essere utilizzata per il riversamento dei crediti il cui utilizzo in compensazione sia già stato accertato con un atto di recupero crediti, ovvero con altri provvedimenti impositivi, divenuti definitivi alla data del 22 ottobre 2021;

   pur apprezzando l'impulso tecnico offerto dal Ministero del made in Italy, deve essere chiarita la controversa applicazione dei crediti di imposta R&S 2014-2019. Il cambiamento delle regole nel 2018 ha imposto alle aziende di dimostrare il superamento di incertezze scientifiche o tecnologiche non facilmente risolvibili;

   le piccole e medie imprese non sono istituti di ricerca. Pertanto a giudizio dell'interpellante è un controsenso stabilire che (come recita il decreto ministeriale del 26 maggio 2020) «ai fini dell'ammissibilità al credito d'imposta, assumono rilevanza le attività di ricerca e sviluppo che perseguono un progresso ... delle conoscenze e delle capacità generali in campo scientifico o tecnologico e non già il semplice progresso o avanzamento delle conoscenze o delle capacità proprie di una singola impresa». Una previsione siffatta contrasta anche concettualmente con la natura aggiuntiva della misura, che appariva invitare le imprese a proseguire con maggiore decisione per strade già intraprese;

   la questione ha un particolare rilievo nel settore moda: con la circolare 5/E/2016 del Mise, le attività di ricerca e sviluppo nel settore tessile e della moda erano incluse nel credito di imposta, che è stato investito in nuovi campionari e collezioni. Poi, con la risoluzione Ade 41/E del 26 luglio 2022, le regole sono cambiate, imponendo alle aziende di dimostrare miglioramenti scientifici o tecnologici. L'Agenzia delle entrate oggi chiede alle aziende di riversare in modo spontaneo quello che il Ministero aveva prima ritenuto ammissibile;

   l'albo dei certificatori, atteso dal settembre 2023, cui le aziende possono rivolgersi per far certificare i loro progetti ottenendone la validazione tecnica in termini di R&S, risulta pubblicato solo il 15 maggio 2024 con l'annuncio che entro fine maggio saranno emessi gli schemi di certificazione e le linee guida, con caricamento delle certificazioni possibile a partire dal 5 giugno 2024;

   ai sensi del comma 2 dell'articolo 23 del decreto-legge n. 73 del 2022, le imprese che abbiano effettuato o intendano effettuare investimenti in attività per il riconoscimento dei crediti d'imposta potranno rivolgersi ai certificatori per farsi validare progetti e sotto-progetti relativi a:

    a) ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, innovazione digitale 4.0 e transizione ecologica, design e innovazione estetica (articolo 1, commi 200-202, legge n. 160 del 2019), applicabili dal 2020 in avanti;

    b) ricerca e sviluppo (articolo 3, decreto-legge n. 145 del 2013), relativi al quinquennio 2015-2019, che viceversa in caso di incertezze possono essere oggetto di riversamento spontaneo;

   in questa fase economica e geopolitica complessa è opportuno che le aziende, in specie quelle appartenenti ai settori di punta del Made in Italy manifatturiero, non siano poste di fronte al dilemma di avviare la procedura di riversamento spontaneo o affrontare accertamenti dall'imponderabile esito fiscale e anche penale e, più in generale, esposte al rischio di incorrere sia in default aziendali sia nel moltiplicarsi di contenziosi con l'Agenzia delle entrate –:

   se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a:

    a) riconoscere alle aziende margini più ampi ed effettivi per usufruire degli strumenti resi disponibili per valutare l'aderenza al disposto di legge dell'investimento effettuato anche alla luce della riforma degli incentivi e delle sanzioni tributarie, nonché degli esiti dei procedimenti giudiziari in corso;

    b) prevedere una conseguente sospensione della emissione dei processi verbali di constatazione (Pvc) ivi compresi quelli in fase istruttoria, da parte dell'Agenzia delle entrate relativi alle spese per R&S del periodo 2014-2019, riducendo la pressione sulle aziende;

    c) implementare il numero di certificatori iscritti all'albo e prevedere tempi congrui per valutare i progetti da esaminare;

    d) valutare l'accesso a un'ipotesi di «saldo e stralcio» sull'importo del credito d'imposta, per consentire alle aziende in contestazione di rateizzare o di riversare solo una parte del credito usufruito senza rischiare crisi finanziarie;

    e) prevedere che per il settore tessile, moda, calzaturiero occhialeria oreficeria, mobile-arredo e ceramica non sia applicata la risoluzione Ade 41/E del 26 luglio 2022, ma solo la circolare Mise 5/E del 2016, di cui in premessa.
(2-00378) «Casasco, Nevi, Squeri, Battilocchio, De Palma».

(17 maggio 2024)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   a seguito della conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 (cosiddetto decreto-legge Pnrr), come noto, è stata introdotta nel nostro ordinamento una norma che autorizza le regioni ad organizzare le attività consultoriali anche con il coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità, consentendo di fatto anche alle associazioni antiabortiste di entrare nei consultori;

   i sostenitori della suddetta novella normativa, a difesa della norma approvata, sostengono che la legge 22 maggio 1978 n. 194 di fatto già consentiva alle associazioni antiabortiste di entrare nei consultori;

   in realtà, come emerso da numerose inchieste giornalistiche, l'ingresso di questo tipo di associazioni nei consultori o nelle strutture sanitarie dove si svolgono le interruzioni di gravidanza sembrerebbe già essere di fatto consentito in alcune realtà territoriali, attraverso discutibili forzature nell'applicazione della normativa vigente;

   ad esempio la testata online Skytg24, con un articolo del 9 maggio 2024, ha riportato che «I Cav, Centri di aiuto alla vita, sono presenti già in numerosi ospedali italiani: 4 in Piemonte, 1 in Sardegna, 1 in Friuli, 3 in Sicilia, 1 in Liguria. A Milano, oltre a quello del Buzzi, sono presenti al Policlinico nella Mangiagalli, uno degli ospedali dove nascono più bambini in Italia.»;

   un altro articolo sulla testata online Il Post, del 18 aprile 2024, riporta che «Nel 2020 si era parlato molto del caso del Piemonte, dove su iniziativa di un consigliere di Fratelli d'Italia e con il sostegno del presidente Alberto Cirio di Forza Italia, la regione aveva diramato una circolare, che citava esplicitamente l'articolo 2 della legge 22 maggio 1978 n. 194, che finanziava e rafforzava l'ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori e negli ospedali pubblici. Questo avveniva attraverso l'attivazione di “sportelli informativi” di ascolto e la delibera citava, a titolo esemplificativo delle associazioni che avrebbero potuto ricoprire questo ruolo, il Movimento per la vita e i Centri di aiuto alla vita (Cav) ad esso collegati. Altri casi di associazioni antiabortiste dentro ai consultori sono stati documentati in Campania e in Lombardia e proposte simili a quella del Piemonte sono state fatte nel Lazio e in Liguria.»;

   le diverse inchieste giornalistiche della nota trasmissione televisiva Piazza pulita hanno documentato come sia quasi impossibile abortire in alcuni territori del nostro Paese; l'ultima di tali inchieste ha documentato come la regione Piemonte, che vieta la distribuzione della pillola Ru486 per l'aborto farmacologico (e non chirurgico) nei consultori, in contraddizione con le linee guida nazionali, stia anche predisponendo, all'ospedale Sant'Anna di Torino, la cosiddetta «stanza dell'ascolto», dove le associazioni pro-vita potranno avvicinare le donne che vogliono abortire per esercitare pressioni nei loro confronti, associazioni che, in Piemonte, hanno ricevuto negli ultimi tre anni circa due milioni di euro di fondi pubblici;

   l'utilizzo dell'acronimo Cav (Centri aiuto per la vita) crea una gravissima confusione con i Centri antiviolenza, denominati «Cav», erogano servizi di prevenzione e accoglienza alle donne vittime di violenza maschile o che si trovino esposte a tale rischio, e tale confusione rischia di mettere in pericolo le donne e le famiglie che intendono rivolgersi ai centri antiviolenza;

   i Centri di aiuto alla vita (Cav) sono invece associazioni di volontari che fanno parte del Movimento per la vita, finalizzate a contrastare la libera scelta di abortire per motivazioni ideologiche; secondo quanto si apprende dal Movimento per la vita sul territorio italiano dovrebbero esserci circa 315 centri di aiuto alla vita e la maggior parte sono Onlus (organizzazioni non lucrative di utilità sociale), e alcuni di loro sono convenzionati con le aziende sanitarie e con i servizi sociali territoriali;

   la denominazione usata in realtà non è sempre la stessa e talvolta tale tipologia di organizzazione non è riconducibile al Movimento per la vita ma ad analoghe organizzazioni comunque ideologicamente contrarie alla libera scelta di abortire –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e possa fornire puntuali elementi su:

    a) quali regioni o province autonome abbiano attivato forme di collaborazione, attualmente in vigore ovvero avviate in passato e poi concluse, con i centri aiuto per la vita o con analoghe associazioni in riferimento alle attività dei consultori familiari o delle strutture sanitarie riconducibili all'interruzione volontaria di gravidanza e se abbiano anche destinato specifiche risorse per tali collaborazioni;

    b) quali consultori familiari o strutture sanitarie all'interno di ciascuna regione abbiano attivato forme di collaborazione, attualmente in vigore ovvero avviate in passato e poi concluse, con i centri aiuto per la vita o con analoghe associazioni in riferimento alle attività dei consultori familiari o delle strutture sanitarie riconducibili all'interruzione volontaria di gravidanza e se abbiano anche destinato specifiche risorse per tali collaborazioni;

    c) quale sia la quantificazione delle risorse destinate in ciascuna regione o realtà territoriale alle collaborazioni di cui alle lettere a) e b).
(2-00379) «Sportiello, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Francesco Silvestri».

(21 maggio 2024)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   con la precedente interpellanza del 18 ottobre 2023, gli interpellanti hanno già posto all'attenzione dei Ministri interpellati le vicende del fondo pensione per il personale dell'ex Banca di Roma (di seguito «Fondo»);

   il Fondo ha circa 18.362 iscritti al 31 dicembre 2023, di cui circa 3.000 in servizio nel gruppo UniCredit, 1.000 esodati, 1.000 differiti e oltre 15.000 pensionati, a suo tempo dipendenti delle aziende confluite nell'ex Banca di Roma, poi Capitalia e oggi UniCredit;

   si ricorda che la finalità del Fondo era quella di assicurare una pensione integrativa, correlata alla retribuzione, da godere all'atto del pensionamento e da adeguare annualmente;

   sennonché, a seguito delle modifiche statutarie introdotte nel 2015 dalle fonti istitutive (UniCredit e sindacati), con le quali è stato sostituito l'adeguamento annuale di perequazione Inps con una rivalutazione in funzione del rendimento conseguito dal Fondo, l'assegno è diminuito di circa il 75 per cento;

   il rendimento annuo del Fondo, infatti, è stato quasi sempre inferiore ai valori di mercato, soprattutto in conseguenza di discutibili operazioni di investimento;

   a parte le operazioni in prodotti finanziari derivati per le quali la commissione di vigilanza sui fondi pensione ha sanzionato amministratori, sindaci e direttore per circa 500.000 euro (sempre a carico della gestione del Fondo), sono state realizzate diverse operazioni immobiliari dal rendimento negativo;

   la gestione immobiliare è stata resa peraltro ancor più complessa a seguito delle richieste della commissione di vigilanza sui fondi pensione che ha imposto di ridurre il valore degli investimenti in strumenti illiquidi entro il limite del 30 per cento;

   la gestione controversa degli investimenti immobiliari da parte del Fondo è venuta nuovamente alla luce a seguito dei recenti sviluppi relativi alla vendita del patrimonio immobiliare di cui al Fondo Aurora, veicolo contenente gli investimenti immobiliari del Fondo;

   l'operazione è ampiamente descritta nella relazione al bilancio 2023;

   in sostanza, UniCredit ha acquistato tutte le quote del Fondo Aurora;

   UniCredit sarebbe intervenuta proprio a causa delle difficoltà nella ricerca di un acquirente e per soddisfare le richieste dei pensionati, che domandano da tempo di ricevere in una sola soluzione l'assegno integrativo;

   dalla relazione al bilancio si legge che, per quanto riguarda la Parte D) della sezione a prestazione (derivante dall'ex Fondo ex Banca di Roma), l'attività degli organi di governo del Fondo è stata assorbita da un percorso di ricerca di una soluzione che consentisse di ripristinare la liquidabilità del patrimonio di pertinenza, cercando di valorizzarne in particolar modo la componente immobiliare;

   al fine di conseguire tale risultato, il Fondo si sarebbe avvalso della collaborazione di Lazard & Co. S.r.l., advisor internazionale – per la gestione di una procedura competitiva per la vendita integrale delle quote del fondo Aurora, e che ha condotto un processo di selezione, protrattosi per oltre sei mesi, con il coinvolgimento di 78 investitori internazionali, nessuno dei quali, tuttavia, ha inteso avanzare proposte di acquisto in linea con i valori ed i parametri economici e finanziari attesi;

   le difficoltà nel liquidare il patrimonio immobiliare sono state giustificate – si legge nella relazione – in conseguenza del «diretto effetto negativo del contesto macroeconomico caratterizzato da inflazione e tassi di interesse elevati, che hanno concorso a determinare una significativa riduzione del volume delle transazioni immobiliari, in tutte le classi di investimenti e geografie»;

   per le ragioni suddette, UniCredit ha avanzato la proposta di acquisto della totalità delle quote del citato fondo Aurora, che è stata accolta dal Fondo;

   la vendita è stata perfezionata il 2 gennaio 2024 con un valore di cessione pari a centosedici milioni di euro;

   in sostanza, emerge come vi sia stata una forte svalutazione del patrimonio immobiliare come si evince dai bilanci pubblicati dal Fondo;

   di tale svalutazione se ne dà atto anche nel bilancio 2023 ove, nella parte riferita alla gestione della Parte D) della sezione a prestazione (derivante dall'ex Fondo ex Banca di Roma), si rileva sia il saldo negativo della gestione previdenziale (ovvero la differenza tra contributi e prestazioni pagate), pari ad euro 25.267.618, sia la ulteriore svalutazione delle quote del fondo immobiliare Aurora pari ad euro 48.719.162 (rispetto al 2022), generando pertanto il risultato negativo dell'esercizio del 2023 per euro 40,6 milioni, con una riduzione del 53,23 per cento rispetto a quello sempre negativo registrato nel 2022 e pari ad euro 87 milioni circa;

   la svalutazione del patrimonio immobiliare la gestione negativa del Fondo inciderà inevitabilmente sulle legittime aspettative dei pensionati, che da tempo chiedono una soluzione della vicenda attraverso la liquidazione definitiva di quanto spettante;

   nel rispondere alla precedente interpellanza, il Ministero ha rinnovato l'impegno, nei limiti della propria competenza, affinché siano tutelate tutte le posizioni, nel rispetto delle prerogative delle parti e del ruolo che difatti svolge la commissione di vigilanza sui fondi pensione –:

   alla luce dell'impegno assunto in risposta alla precedente interpellanza del 18 ottobre 2023, quali iniziative siano state poste in essere per tutelare i pensionati e gli iscritti al Fondo pensioni per il personale ex Banca di Roma, attualmente UniCredit;

   se, alla luce dei nuovi fatti sopra esposti, i Ministri interpellati ritengano opportuno avviare un tavolo di confronto tra i Ministeri, UniCredit, i pensionati e le organizzazioni sindacali, ai fini dell'individuazione di una soluzione che soddisfi le legittime aspettative degli iscritti al fondo pensioni;

   se, alla luce della conclamata svalutazione immobiliare ai danni delle pretese dei pensionati, non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza atte a tutelare il risparmio degli iscritti.
(2-00380) «Francesco Silvestri, Fenu, Gubitosa, Lovecchio, Raffa, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Aiello, Carotenuto, Tucci, Amato, Appendino, Cantone, Cappelletti, Caso, Lomuti, Orrico, Pavanelli».

(21 maggio 2024)

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