TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 87 di Venerdì 14 aprile 2023

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   il 28 marzo 2023, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici, che è stato appena presentato all'esame del Parlamento;

   secondo un sondaggio commissionato da Good Food Institute Europe gli italiani sono tra i cittadini più ricettivi in Europa, con il 55 per cento degli intervistati interessati ad assaggiare la carne coltivata, percentuale che sale al 72 per cento nella fascia più giovane della popolazione;

   la carne coltivata è il risultato di un processo più sostenibile e meno inquinante rispetto agli attuali allevamenti intensivi;

   i risultati di uno studio svolto dall'European Commission's Joint Research Centre hanno mostrato che se tutta la carne prodotta nell'Ue fosse sostituita da carne coltivata, le emissioni di gas a effetto serra, l'uso del suolo e dell'acqua sarebbero ridotti di due ordini di grandezza rispetto alle attuali pratiche di produzione di carne: diminuirebbero rispettivamente del 98,8 per cento, 99,7 per cento e 94 per cento;

   la letteratura scientifica attuale non lascia dubbi sulla sicurezza per i consumatori della carne coltivata, essendo basata sul meccanismo della replicazione cellulare, ben noto e applicato da tempo;

   l'immissione sul mercato potrà avvenire solamente in seguito all'autorizzazione delle autorità europee, che richiede un'attenta valutazione di ogni potenziale rischio, come nel caso degli Stati Uniti e Singapore;

   dal punto di vista della salute pubblica la carne coltivata offre sostanziali vantaggi, perché porterebbe a un uso minimo, o pari a zero, di antibiotici, fondamentale per ridurre il grave problema dell'antibiotico-resistenza;

   l'ambiente sterile in cui viene prodotta la carne sintetica riduce la possibilità di esposizione ad agenti patogeni, oggi inevitabile con le carni derivanti da allevamento e macellazione degli animali;

   in Europa al parere scientifico sta lavorando l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con sede a Parma, a cui seguirà una decisione in ambito Ue;

   l'Unione europea ha finanziato, nell'ambito del programma quadro Horizon 2020, il progetto Meat4All, che mira a migliorare l'industria europea della carne migliorando la competitività e sviluppando l'elevato potenziale del mercato delle carni coltivate e nello stesso anno, ha finanziato anche il progetto CCMeat, con l'obiettivo di aiutare i produttori di carni coltivate a introdurre sul mercato i loro prodotti alternativi e a contribuire a ridurre le conseguenze negative della produzione di carne convenzionale;

   la libera circolazione delle merci è la prima delle quattro libertà fondamentali del mercato interno, garantita attraverso l'eliminazione dei dazi doganali e delle restrizioni quantitative e dal divieto di adottare misure di effetto equivalente;

   con gli eventuali pareri scientifici positivi da parte Efsa, con ogni probabilità questi prodotti potranno comunque entrare nel mercato italiano;

   con la produzione della carne coltivata si stima un giro d'affari di circa 450 miliardi di dollari nel 2040, che costituisce il 20 per cento della produzione mondiale della carne;

   l'articolo 2 della bozza di testo in visione del citato disegno di legge trova il proprio presupposto nel principio di precauzione previsto dal regolamento n. 178 del 2002, che al fine di garantire la salute umana consente di adottare «misure provvisorie di gestione del rischio», quali lo stop alla commercializzazione, in caso di effettiva incertezza sul piano scientifico circa la possibilità di effetti dannosi derivanti dall'utilizzo di alcuni prodotti;

   ai sensi dell'articolo 7 dello stesso regolamento n. 178 del 2002, le suddette misure provvisorie devono essere proporzionate e soprattutto temporanee, in quanto devono essere «riesaminate entro un periodo di tempo ragionevole a seconda della natura del rischio per la vita o per la salute individuato e del tipo di informazioni scientifiche necessarie per risolvere la situazione di incertezza scientifica e per realizzare una valutazione del rischio più esauriente» –:

   quali iniziative di competenza ritenga opportuno porre in essere qualora il parere scientifico sia positivo da parte dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), dato che la misura del Governo di fatto frena la ricerca e la competitività italiana in un nuovo settore, lasciando indietro il nostro Paese in mercati che in futuro avranno un'enorme rilevanza globale, anche per crescita economica e posti di lavoro;

   se si sia tenuto conto della priorità ontologica, non temporale, del diritto europeo su quello nazionale, in seguito ad una eventuale normativa specifica che introduca a livello uniforme la carne coltivata tra i nuovi cibi ammessi nel territorio dell'Unione europea.
(2-00123) «Evi, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

(11 aprile 2023)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:

   all'indomani dell'invasione russa dell'Ucraina, la Commissione europea, in risposta alle conseguenti difficoltà e volatilità del mercato energetico mondiale, ha presentato il piano REPowerEU, un piano finalizzato a risparmiare energia, produrre energia pulita, diversificare il nostro approvvigionamento energetico;

   l'obiettivo è quello di rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030, secondo modalità che garantiscano la coerenza con il Green Deal europeo;

   tali riforme e investimenti connessi al settore dell'energia devono essere definiti introducendo nei Pnrr nazionali un apposito capitolo dedicato al piano REPowerEU ai sensi del nuovo regolamento (UE) 2023/435;

   sulla base delle nuove linee guida della Commissione del 1° febbraio 2023, per il finanziamento dei capitoli RePowerEU gli Stati avranno a disposizione ulteriori 20 miliardi in sovvenzioni (12 dal Fondo per l'innovazione e 8 dalle aste anticipate di quote ETS) e di questi l'Italia ne avrà 2,76 (il 13,8 per cento). Inoltre, gli Stati potranno trasferire fino al 7,5 per cento delle dotazioni del Fondo europeo di sviluppo regionale, dal Fondo sociale europeo Plus e dal Fondo di coesione, equivalenti per l'Italia a circa 2,1 miliardi. Infine, sono a disposizione anche i fondi non spesi della riserva di adeguamento alla Brexit (Italia 146,8 milioni);

   le riforme e gli investimenti nel capitolo dedicato al piano REPowerEU devono mirare a contribuire al conseguimento di almeno uno dei seguenti obiettivi:

    a) miglioramento delle infrastrutture e degli impianti energetici per rispondere alle esigenze immediate in termini di sicurezza dell'approvvigionamento di gas, incluso il gas naturale liquefatto, in particolare per consentire la diversificazione dell'approvvigionamento, nell'interesse dell'Unione nel suo complesso; le misure riguardanti le infrastrutture e gli impianti petroliferi necessari per rispondere alle esigenze immediate in termini di sicurezza dell'approvvigionamento possono essere inclusi nel capitolo dedicato al piano REPowerEU di uno Stato membro solo qualora tale Stato membro sia soggetto alla deroga temporanea eccezionale di cui all'articolo 3-quaterdecies, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 833/2014, a causa della sua dipendenza specifica dal petrolio greggio e della sua situazione geografica;

    b) promozione dell'efficienza energetica degli edifici e delle infrastrutture energetiche critiche, decarbonizzazione dell'industria, aumento della produzione e della diffusione del biometano sostenibile e dell'idrogeno rinnovabile o ottenuto senza combustibili fossili e aumento della quota e accelerazione della diffusione delle energie rinnovabili;

    c) contrasto della povertà energetica di famiglie e imprese, comprese le piccole e medie imprese;

    d) incentivazione della riduzione della domanda di energia;

    e) contrasto delle strozzature interne e transfrontaliere nella trasmissione e nella distribuzione di energia, sostegno dello stoccaggio di energia elettrica e accelerazione dell'integrazione delle fonti energetiche rinnovabili, nonché sostegno dei trasporti a zero emissioni e delle relative infrastrutture, comprese le ferrovie;

    f) sostegno degli obiettivi di cui alle lettere da a) a e), attraverso la riqualificazione accelerata della forza lavoro, grazie all'acquisizione di competenze verdi e delle relative competenze digitali, e attraverso il sostegno delle catene del valore relative alle materie prime e tecnologie critiche connesse alla transizione verde;

   le misure del Pnrr destinate alla transizione verde, compresa la biodiversità, devono rappresentare almeno il 37 per cento della dotazione totale e almeno il 37 per cento dei costi totali stimati delle misure incluse nel capitolo dedicato al piano REPowerEU;

   con il Pnrr e il capitolo dedicato al piano REPowerEU, gli Stati membri sono tenuti a conseguire gli obiettivi in materia di coesione economica, sociale e territoriale di cui all'articolo 174 del Tfue, al fine di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite, prestando particolare attenzione alle zone remote, periferiche e isolate e alle isole;

   il regolamento (UE) 2022/18541 introduce un contributo di solidarietà temporaneo per le imprese e le stabili organizzazioni dell'Unione che svolgono attività nei settori del petrolio greggio, del gas naturale, del carbone e della raffineria. Gli Stati membri sono invitati a utilizzare una parte di tali proventi per promuovere in modo coerente sinergie e complementarità con le riforme e gli investimenti nei rispettivi capitoli dedicati al piano REPowerEU, al fine di finanziare misure da attuare a livello nazionale conformemente agli obiettivi del piano REPowerEU;

   le misure del capitolo Pnrr dedicato al piano REPowerEU devono essere o nuove riforme e investimenti, avviati a partire dal 1° febbraio 2022, o la parte rafforzata delle riforme e degli investimenti inclusi nella decisione di esecuzione del Consiglio già adottata per lo Stato membro interessato;

   recenti dichiarazioni alla stampa del capogruppo leghista alla Camera dei deputati, Riccardo Molinari, riportano la volontà di arrivare a valutare di rinunciare a una parte dei fondi a debito; così pure il deputato Alberto Bagnai, in un intervento alla Camera del 4 aprile 2023, ha dichiarato che: «Nel merito, (...), fin dall'inizio, noi ci siamo posti il tema di quanto le priorità scelte in Europa, che il Pnrr incorporava, fossero effettivamente compatibili con le esigenze del tessuto produttivo del nostro Paese»;

   il Pnrr, modificato con il capitolo REPowerEU, deve essere presentato alla Commissione entro il 30 aprile 2023 –:

   se il Governo sia in grado di rispettare la scadenza del 30 aprile 2023 per presentare il capitolo dedicato al piano REPowerEU;

   quali siano i progetti ricompresi nel capitolo del Pnrr dedicato al REPowerEU e in particolare come e se ciascuno di questi progetti contribuiscano al conseguimento degli obiettivi del REPowerEU con particolare riferimento a:

    a) contrasto alla povertà energetica;

    b) distribuzione territoriale in conformità al rispetto degli obiettivi in materia di coesione economica, sociale e territoriale e alla «clausola del 40 per cento»;

    c) rispetto della percentuale di almeno il 37 per cento dei costi totali stimati delle misure per contribuire efficacemente alla transizione verde, compresa la biodiversità;

    d) contributo alla diffusione delle energie rinnovabili, miglioramento dell'efficienza energetica e riduzione della dipendenza dai combustibili fossili;

    e) riqualificazione della forza lavoro per acquisire competenze verdi;

   se i progetti REPowerEU siano stati oggetto di consultazione con le autorità locali e regionali, parti sociali, organizzazioni della società civile, organizzazioni giovanili e altri portatori di interesse e come le relative istanze siano state recepite nella loro definizione.
(2-00124) «De Luca, Peluffo, Stefanazzi, Laus, Roggiani, Bonafè, Quartapelle Procopio, Malavasi, Graziano, Sarracino, Manzi, Ascani, Forattini, Cuperlo, Bakkali, Girelli, Scotto, D'Alfonso, Simiani, Gianassi, Casu, Barbagallo, Vaccari, Lai, Toni Ricciardi, Porta, De Maria, Ubaldo Pagano, Carè, Ghio, Zan, Ferrari, Marino, Di Biase, Serracchiani, Curti, Madia, Fassino, Di Sanzo, Gribaudo».

(11 aprile 2023)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il signor Bertini, funzionario della Banca d'Italia, scoprì e segnalò alla trasmissione Report una potenziale truffa che riguardava alcune importanti banche e la loro attività di intermediazione;

   le stesse sono state sanzionate dall'Agcm per il comportamento scorretto per l'attività di vendita dei diamanti, decisioni confermate anche in ultimo grado dal Consiglio di Stato (sez. VI), per aver proposto come investimento ai risparmiatori diamanti, a un prezzo di molto maggiore rispetto a quello di mercato. La truffa avrebbe riguardato circa 71.000 risparmiatori e le banche coinvolte hanno rimborsato circa 1,2 miliardi di euro. A dispetto del servizio reso, dei rischi sofferti a fronte della segnalazione di illeciti tanto gravi e della sussistenza di un interesse pubblico generale alla conoscenza dei fatti, il Bertini venne sottoposto a procedimento disciplinare dalla Banca d'Italia e conseguentemente dapprima sospeso e successivamente destituito. Il provvedimento è stato, impugnato dal Bertini al Tar, il ricorso ha trovato accoglimento in data 28 marzo 2023 annullando i provvedimenti impugnati in ragione del mancato rispetto del diritto di difesa del Bertini nell'ambito del procedimento disciplinare. Nonostante tale annullamento, Banca d'Italia ha deciso di procedere con un'ulteriore attività disciplinare nei confronti del lavoratore, come esplicitato, in data 4 aprile 2023, in una nota sottoscritta dalla segreteria generale che precisava, tra l'altro, che il Tribunale si sarebbe espresso solo su un vizio procedurale e non anche nel merito;

   la vicenda appare paradossale e ingiusta anche in relazione allo svolgimento dei rapporti di lavoro che la Banca d'Italia intrattiene con i suoi dipendenti;

   è fuori discussione l'importanza della denuncia del signor Bertini che ha portato ad un'attività istruttoria dell'Agcm nella quale sono state confermate le condotte degli istituti di credito contestate e le evidenti ricadute sui risparmiatori: ci si chiede a questo proposito fino a che punto l'esigenza di riservatezza delle informazioni ricevute dalla Banca d'Italia non debba cedere all'interesse pubblico relativo al corretto svolgimento dell'attività degli istituti di credito. Soprattutto, non possono non destare preoccupazione le modalità comportamentali con cui Banca d'Italia sta gestendo il rapporto con il proprio lavoratore;

   traspare, ad avviso degli interpellanti, nel comportamento del datore di lavoro un atteggiamento di accanimento ritorsivo nei confronti del lavoratore. È da sottolineare al riguardo sia la reiterazione dei provvedimenti emanati da Banca d'Italia, che ancora continuano pur nella crescente lontananza temporale (essendo i fatti imputati anteriori al 2020), sia la ripetizione dell'affermazione della Autorità medesima di ritenere comunque – e a priori – fondati gli addebiti già mossi al Bertini, sia pure l'enormità della sanzione erogata a quest'ultimo nella destituzione del servizio, a scapito del rispetto del principio di proporzionalità;

   è chiaro dunque che, l'apertura di un ulteriore fase procedimentale si pone in palese contrasto (se non altro) con le regole di buona fede e correttezza nel rapporto contrattuale, nonché con principi fondanti il diritto del lavoro come quello dell'immediatezza sostanziale delle contestazioni disciplinari –:

   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda richiamata in premessa e quali eventuali iniziative normative intenda assumere il Governo ai fini della più ampia tutela del lavoratore in casi analoghi.
(2-00125) «Barzotti, Aiello, Carotenuto, Tucci, Auriemma, Cappelletti».

(11 aprile 2023)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro della salute – per sapere – premesso che:

   il lupo è una specie rigorosamente protetta dalla normativa internazionale (Direttiva «Habitat» CEE 1992/43, Convenzione di Berna) e nazionale (legge n. 157 del 1992; decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997);

   su incarico del Ministero dell'ambiente l'Ispra ha realizzato un progetto di monitoraggio del lupo su scala nazionale i cui dati pubblicati a maggio del 2022, hanno confermato che negli ultimi decenni la specie si è espansa naturalmente in gran parte dell'Italia;

   scopo del monitoraggio, svolto tra ottobre 2020 ed aprile 2021, era quello di fornire, attraverso i dati raccolti e la rete creata, un supporto a enti locali e parchi nazionali per una corretta conservazione del lupo e per mitigare i conflitti di questo predatore con le attività dell'uomo;

   nella campagna di campionamento, svolta da una rete di 3000 persone, opportunamente formate e appartenenti a 20 parchi nazionali e regionali, 19 regioni e provincie autonome, 10 università e musei, 5 associazioni nazionali (Aigae, Cai, Legambiente, Lipu, Wwf Italia), 34 associazioni locali, 504 reparti del Comando le unità forestali ambientali e agroalimentari dell'Arma dei carabinieri, sono stati raccolti 24.490 segni di presenza della specie;

   sulla base del monitoraggio Ispra è emerso che un numero stimato intorno ai 950 esemplari di lupi si muove nelle regioni alpine, mentre sono quasi 2400 quelli distribuiti lungo il resto della penisola. Complessivamente in Italia si stima la presenza di circa 3300 lupi;

   dalle analisi genetiche condotte sui campioni raccolti nell'area peninsulare sono stati identificati geneticamente 513 individui di lupo. Il 72,7 per cento non ha mostrato ai marcatori molecolari analizzati alcun segno genetico di ibridazione recente o antica con il cane domestico, l'11,7 per cento mostrava segni di ibridazione recente con il cane domestico, il 15,6 per cento hanno mostrato segni di più antica ibridazione;

   in Italia, inoltre, si stimano, fonte Ministero della salute, tra i 500-700 mila cani randagi. Un dato destinato a salire visto l'aumento esponenziale dei cani catturati e rinchiusi in strutture ad hoc;

   in Europa, la potenziale ibridazione con il cane (Canis lupus familiaris) rappresenta una tra le principali minacce per la conservazione del lupo. L'ibridazione lupo x cane determina l'introduzione di geni non adattativi nella popolazione selvatica e può modificare l'identità genetica e, conseguentemente, l'ecologia, la morfologia, il comportamento, gli adattamenti, mettendo in pericolo il patrimonio genetico evoluto nel corso dei millenni e che ha permesso al lupo di sopravvivere e di adattarsi al mutamento delle condizioni ambientali;

   la presenza di cani inselvatichiti e di ibridi in molte realtà rurali sta diventando insostenibile anche in virtù del fatto che l'eventuale predazione di bestiame non viene risarcita poiché non può essere accertato con sicurezza che sia avvenuto per responsabilità del lupo. Gli stessi veterinari che vengono interpellati in caso di danno non riescono a distinguere la causa della morte degli animali in quanto non si è in grado di distinguere se l'aggressione sia imputabile al lupo od al cane inselvatichito;

   in totale, in riferimento al periodo 2015-2019, secondo Ispra, sono stati raccolti dati relativi a 17.989 eventi di predazione accertati, per una media di circa 3.597 eventi ogni anno. L'andamento temporale degli eventi di predazione a livello nazionale ha mostrato una generale tendenza all'aumento con un numero di eventi di predazione accertati del +23,5 per cento;

   a seguito dei 17.989 eventi di predazione totali, sempre secondo Ispra, sono stati registrati come predati un totale di 43.714 capi di bestiame, per una media di circa 8.742 capi ogni anno;

   le somme concesse a titolo di indennizzo durante il periodo 2015-2019 sono risultate in totale pari a euro 9.006.997 per una media di euro 1.801.367 annui. Gli importi erogati a titolo di indennizzo si riferiscono al 77 per cento degli eventi di predazione, poiché nel restante 23 per cento nessun'informazione era disponibile riguardo ad eventuali compensazioni economiche del danno;

   non sempre tutti gli allevatori colpiti dal danno fanno richiesta di indennizzo. Ciò può essere dovuto al fatto che alcune regioni legano l'erogazione dell'indennizzo alla presenza di misure di prevenzione, ma anche ai lunghi tempi di attesa per l'erogazione degli indennizzi con grandi differenze tra le diverse regioni;

   i risultati, secondo Ispra, indicano però una chiara scala di priorità nel mettere in atto azioni necessarie a ridurre l'impatto del lupo sul comparto zootecnico soprattutto nelle aziende con danni ingenti e cronici, al fine di migliorare le condizioni di lavoro degli allevatori più a rischio, ridurre le spese per indennizzi a carico delle amministrazioni, e prevenire il conflitto tra le conservazione del lupo e la zootecnia;

   a preoccupare gli allevatori sarebbero proprio le conseguenze che le predazioni di lupi hanno sulla filiera casearia: gli animali aggrediti riducono la produzione di latte, che solitamente viene trasformato in formaggio, provocando grosse perdite economiche e mettendo a rischio le realtà occupazionali dell'area;

   l'incremento della frequenza di attacchi da parte di lupi e cani inselvatichiti agli allevamenti, in molte regioni del nostro Paese, sta causando un inasprimento della tensione sociale, soprattutto tra le imprese e gli addetti interessati. Tale fenomeno assume quindi i connotati di una vera e propria emergenza, che sollecita l'avvio urgente di iniziative da parte dello Stato e delle istituzioni pubbliche, volte a prevedere misure di prevenzione e di contrasto –:

   quali iniziative urgenti intendano intraprendere i Ministri interpellati, anche di concerto con gli enti locali e le regioni coinvolte, al fine di introdurre, sulla base del monitoraggio dell'Ispra, gli strumenti più idonei a garantire un giusto equilibrio tra la presenza del lupo e quella degli allevatori, per salvaguardare al tempo stesso le attività di reddito per le comunità locali e la conservazione e la valorizzazione delle peculiarità faunistiche ed ambientali del territorio;

   quali iniziative urgenti, sempre in relazione a quanto esposto in premessa, stiano promuovendo i Ministri interpellati per prevenire e contrastare il fenomeno dell'ibridazione lupo-cane, quali siano stati fino ad oggi i risultati ottenuti e quali misure si intenda adottare per arrivare all'eradicazione dei cani inselvatichiti.
(2-00121) «Braga, Vaccari, Simiani, Amendola, Curti, Di Sanzo, Forattini, Fossi, Lai, Marino, Andrea Rossi, Stumpo, Zingaretti, Ferrari, Ghio».

(5 aprile 2023)

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