TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 110 di Lunedì 29 maggio 2023

 
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MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE VOLTE AL SUPERAMENTO DELLE CRITICITÀ RELATIVE AL FENOMENO DEL «CARO AFFITTI» PER GLI STUDENTI FUORI SEDE

   La Camera,

   premesso che:

    1) il diritto allo studio universitario, costituzionalmente garantito, tutela e promuove la possibilità di proseguire la formazione di studentesse e studenti dopo l'ottenimento del diploma di scuola secondaria superiore; a tal fine, dunque, è necessario rimuovere gli ostacoli, soprattutto quelli di natura socioeconomica, che potrebbero limitare l'accesso ai livelli più alti dell'istruzione in Italia;

    2) l'effettivo esercizio del diritto allo studio e l'accesso ai «gradi più alti degli studi» (articolo 34 Costituzione) è spesso ostacolato, in Italia, dai costi che le famiglie devono sostenere, non riuscendo, di fatto, a valorizzare le capacità e i meriti degli studenti;

    3) la disponibilità di risorse finanziare è, infatti, un fattore determinante nell'accesso all'istruzione superiore e universitaria: in Italia, soltanto il 20 per cento della popolazione tra i 25 e i 64 anni è in possesso di una laurea e soltanto il 62,7 per cento è in possesso di un diploma (in Europa, la media è, rispettivamente, del 33,4 per cento e del 79,3 per cento – dati Istat 2021). Il report sui livelli di istruzione dell'Istat segnala anche un forte divario territoriale nei livelli di istruzione:

     a) al Sud il 38,5 per cento degli adulti ha il diploma di scuola secondaria superiore e soltanto il 16,2 per cento ha conseguito una laurea;

     b) al Centro-Nord circa il 45 per cento è diplomato e oltre il 20 per cento è laureato (21,3 per cento al Nord e 24,2 per cento al Centro);

    4) l'Italia ha il tasso di laureati fra i 25 e i 34 anni fra il più basso d'Europa, intorno al 30 per cento nel 2020, contro una media europea del 45 per cento;

    5) gli obiettivi della Strategia Europa 2020, tra i quali l'innalzamento della quota di 30-34enni in possesso di una laurea, restano lontani; in Italia, per il secondo anno consecutivo, il dato si è stabilizzato al 27,8 per cento: un gap molto netto rispetto alla media europea che si attesta al 41 per cento e con gli altri grandi Paesi dell'Unione europea (in Francia si arriva al 48,8 per cento, in Spagna al 44,8 per cento e in Germania al 36,3 per cento);

    6) la rete Eurydice, nel suo report «National Student Fee and Support Systems in European Higher Education – 2020/21», ha analizzato e confrontato i dati di 38 Paesi europei, inclusi i 27 Stati membri dell'Unione europea. Emerge come la formazione universitaria pubblica in Italia abbia dei costi molto elevati (1.628 euro ogni anno di tasse, con le dovute differenze in base ai corsi di studio e all'Isee familiare), superiori alla media europea. Sono escluse dal conteggio le spese, ad esempio, per gli affitti, i pasti e i trasporti. Esistono le borse di studio, ma raramente sono strumenti efficaci: soltanto il 14 per cento circa degli studenti percepisce borse di studio e l'Italia si riconferma tra i Paesi che erogano meno borse di studio negli ultimi anni (tra il 2018 e il 2021, circa 7 mila studenti non hanno beneficiato dei sostegni economici pur risultando idonei);

    7) in Europa la situazione è diversa sia in termini di modalità di erogazione degli aiuti statali (borse di studio e prestiti scolastici), sia in termini di percentuali di borse di studio erogate (in media circa il 30 per cento, con le eccezioni, ad esempio, di Malta il 95 per cento, Danimarca il 92 per cento e Svezia l'88 per cento), inoltre esistono, programmi statali di sostegno alle famiglie per abbassare o azzerare i costi collaterali (affitti, trasporti, pasti). In Francia, ad esempio, la Caf (Caisse d'Allocation Familiale) è un organismo pubblico che permette di contenere i costi di affitto di una casa (si rivolge sia agli studenti – francesi e stranieri – sia a famiglie numerose, persone anziane o con disabilità);

    8) l'insieme dei supporti al diritto allo studio che viene fornito alle famiglie con un valore Isee basso per garantire a tutti l'accesso agli studi universitari è costituito prevalentemente dall'esenzione dalle tasse totale o parziale, dalle borse di studio in denaro, nonché dai posti letto in residenze universitarie (le vecchie case dello studente);

    9) con la legge di stabilità per il 2017 è stata introdotta la no tax area, che si applica per tutte le istituzioni universitarie e Afam statali e permette a chi ha un Isee basso di beneficiare di riduzioni delle tasse universitarie, con l'obiettivo di aumentare la platea di beneficiari del diritto allo studio;

    10) in base ai recenti dati disponibili su Open Data, il 26 per cento degli studenti iscritti a corsi di laurea e laurea magistrale è completamente esente dal pagamento delle tasse, l'11 per cento gode di una riduzione parziale, il restante 61 per cento dei ragazzi iscritti paga le tasse secondo scaglioni fissati sempre in base all'Isee. Per quanto riguarda il dottorato e i master, i primi sono per la maggior parte banditi con borsa di studio, cioè retribuiti, tuttavia, nel complesso il 17 per cento dei dottorati italiani sono pagati dai ragazzi, anzi il più delle volte dalle loro famiglie, di tasca propria, e i master universitari non sono quasi mai coperti da borse di studio (lo è il 10 per cento del totale dei posti);

    11) per quanto riguarda i posti messi a disposizione dalle regioni gratuitamente per i vincitori di borsa di studio, ci sono molte differenze da regione a regione; si passa da tassi di alloggiati di oltre 80 per 1000 iscritti a meno di 10 per 1000 iscritti; Campania, Lazio e Sicilia sono le regioni che garantiscono meno domande di posti letto accolte, con percentuali inferiori a una domanda accolta su cinque; più che per mancanza di requisiti una domanda non è accolta per assenza di possibilità di offrire un servizio;

    12) anche riguardo alle borse di studio, la percentuale di beneficiari effettivi varia sensibilmente da regione a regione, con picchi dell'85 per cento in piccole regioni come Basilicata, Valle d'Aosta e Liguria e il 57 per cento di Lazio e Friuli-Venezia Giulia e il 46 per cento del Veneto;

    13) si segnalano continuamente ritardi nell'erogazione delle borse di studio e sono migliaia gli studenti e le studentesse in grave difficoltà economica che, in tutta Italia, stanno attendendo da mesi;

    14) la piaga degli studenti idonei alla borsa che non possono accedere ai sostegni del diritto allo studio per carenza di risorse mette a rischio gli stessi percorsi universitari, dato che in questa situazione precaria gli studenti si trovano a doversi sostenere con mezzi propri o cercare un lavoro, dovendo anche conseguire i crediti necessari a rispettare i criteri di merito per il mantenimento della borsa di studio con il rischio di non farcela e finire così ad abbandonare gli studi;

    15) l'investimento 1.7-M4C1 del PNRR «Borse di studio per l'accesso all'università» ha la finalità di garantire la parità di accesso all'istruzione, agevolando la partecipazione a percorsi di istruzione terziaria per gli studenti in difficoltà socioeconomiche;

    16) in particolare, con la suddetta misura si stanziano 500 milioni di euro (250 milioni rispettivamente per il 2022 e per il 2023) con l'obiettivo di erogare 330.000 borse entro il 2023 e 336.000 entro il 2024, aumentandone gli importi medi;

    17) è evidente che in un sistema che cerca di essere inclusivo ci sono ancora moltissimi che restano indietro, soprattutto nelle periferie; come mostra il rapporto sul territorio 2020 di Istat: nell'ultimo decennio, l'aumento dei laureati è stato maggiore nelle grandi città e minimo nei centri rurali. Tra il 34 per cento dei 30-34enni residenti nelle grandi città è laureato, contro il 24 per cento di chi vive nelle cittadine e nei sobborghi e il 22,5 per cento di chi abita nelle aree rurali;

    18) a peggiorare il quadro sono i dati sulla povertà: secondo l'Istat la povertà è ai massimi storici, circa 5,6 milioni in povertà assoluta; nel 2021 sono in povertà assoluta 1,9 milioni di famiglie (7,5 per cento del totale da 7,7 per cento nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4 per cento come nel 2020). Pertanto la povertà assoluta conferma i massimi storici toccati nel 2020, anno d'inizio del COVID-19. 1,4 i minori in povertà, inoltre, con il consistente aumento dei prezzi registrato nell'ultimo anno, superiore al 6 per cento, questi numeri rischiano di aumentare sensibilmente;

    19) dunque, a limitare il numero di studenti è soprattutto la difficoltà economica nel sostenere un percorso di studio lungo e che prevede moltissime spese; i finanziamenti sono insufficienti a coprire il reale fabbisogno delle borse di studio, inoltre i costi per il materiale didattico da acquistare per i vari corsi di studio e, ancor più grave, la disomogeneità dei livelli di offerta dei servizi per il diritto allo studio tra le aree del Paese e, spesso, anche all'interno delle medesime regioni, mettono a rischio la garanzia del diritto allo studio;

    20) gli affitti, come noto, hanno raggiunto oramai costi proibitivi compromettendo l'effettività del diritto allo studio e rendendo di fatto l'accesso all'istruzione universitaria sempre più un privilegio di classe anziché un diritto costituzionalmente garantito, rappresentando di fatto un fondamentale tassello della più generale emergenza abitativa;

    21) appare evidente che tutto il sistema a garanzia del diritto allo studio si rivela sostanzialmente incapace di garantire ai propri studenti l'accesso a condizioni minime per un percorso di studio proficuo e sereno;

    22) il «caro affitti» comporta infatti conseguenze non trascurabili sulla qualità della vita degli studenti, poiché si traduce in precarietà, rinuncia a determinate opportunità formative o ritardo nell'autonomia dalle famiglie, quelle che ancora possono permettersi di mandare i figli all'università;

    23) per una reale garanzia del diritto allo studio, in ogni suo ordine e grado, occorre sostegno concreto, reale, tanto agli studenti quanto alle famiglie sui quali gravano sempre più i costi per l'accesso agli studi;

    24) per tutte le problematiche evidenziate, negli ultimi giorni gli studenti universitari hanno avviato una mobilitazione nazionale per denunciare la crisi abitativa legata al caro affitti e chiedere risposte concrete al Governo;

    25) dopo la pandemia i costi degli alloggi sono stati notevolmente incrementati raggiungendo cifre mai toccate prima;

    26) l'incremento dei prezzi dell'energia, unitamente al forte rialzo dell'inflazione, ai tassi di interesse, nonché alla richiesta di alloggi notevolmente superiore alla disponibilità nella maggior parte delle città italiane, sta, da tempo, peggiorando lo squilibrio tra domanda e offerta al punto che l'accesso ad alloggi a prezzi accessibili è un problema sempre più urgente per gli studenti «fuori sede», legato all'aumento dei canoni di locazione e a una crisi abitativa senza precedenti, soprattutto nelle aree a forte vocazione universitaria e turistica;

    27) con particolare riferimento ai costi delle utenze, occorre altresì considerare che, nella maggior parte dei casi, gli alloggi affittati dagli studenti risultano essere seconde case e ciò determina, a parità di consumi, che la spesa per l'energia elettrica risulti anche del 30 per cento più alta rispetto a quella di un'utenza domestica residente, a causa di costi fissi più elevati;

    28) inoltre, è un dato acquisito che, oggi, i proprietari di case trovino più conveniente e meno rischioso optare per affitti a turisti, mediante piattaforme online, piuttosto che destinare i propri immobili agli studenti, anche in ragione di una normativa fiscale di favore per gli affitti brevi;

    29) secondo quanto emerso dal rapporto «Lo student housing tra PNRR e mercato », presentato nell'ambito del convegno «Il PNRR e l'investimento nello student housing» del 13 aprile 2023, allo stato attuale, la copertura dei posti letto offerti agli studenti universitari fuori sede, pari al 40 per cento degli iscritti, si attesta intorno al 10,5 per cento e deriva da enti specifici che però coprono solo l'8,1 per cento del totale. Considerando che il fabbisogno stimato dell'offerta strutturata di posti letto deve essere pari ad almeno il 20 per cento degli studenti fuori sede (tasso di copertura medio europeo), sarebbero necessari almeno 130 mila posti letto;

    30) il citato rapporto inoltre sottolinea come il numero di studenti universitari cosiddetti fuori sede, ovvero che risiedono in una provincia diversa da quella della sede universitaria e comunque a più di 100 chilometri di distanza dal luogo di studio, si è mantenuto in crescita nell'ultimo anno, sulla scia di un incremento che prosegue in modo costante dal 2015: nel 2022, infatti è aumentato di circa 2,5 punti percentuali rispetto al 2021 ed ammonta a oltre 660 mila ragazzi;

    31) tale incremento è alla base dell'alterazione della tipologia di offerta presente sul mercato immobiliare universitario: insieme ai turisti, infatti, il numero di studenti fuori sede che, annualmente, decidono di intraprendere un percorso didattico in una città diversa da quella di origine incide sulla domanda rilevante di alloggi che, inevitabilmente, genera pressione sui canoni di locazione. Basti considerare che, nelle città a forte vocazione universitaria e turistica, il canone delle stanze da affittare agli studenti ha registrato aumenti rilevanti rispetto ai 12 mesi precedenti: a Padova, ad esempio, si è registrata una crescita quasi del 20 per cento e a Bologna del 19,5 per cento in più;

    32) i dati Istat, inoltre, evidenziano come i prezzi delle camere singole risultino aumentati di ben 11 punti percentuali rispetto al 2021, e di 13 punti rispetto al 2022, fino a raggiungere un costo medio mensile di 539 euro e annuale di 6.468,00 euro con picchi massimi nelle grandi città come Milano, Padova, Roma, Firenze e Bologna, che hanno toccato affitti mensili anche di 700 euro al mese; città dove peraltro si concentra circa un quarto del totale dei «fuori sede» italiani. A tali costi si devono aggiungere le spese accessorie – condominio, tassa sui rifiuti e utenze varie – che hanno subito anch'esse forti rincari;

    33) la situazione è ancor più penalizzante per gli studenti residenti nei comuni delle aree interne, fortemente svantaggiati nel raggiungimento delle sedi universitarie. Nei principali centri urbani, a possedere un titolo di studio universitario è un residente su tre, quota che scende al 20 per cento, dunque un residente su cinque, nei comuni periferici, rendendo evidente la correlazione tra perifericità del territorio e ridotto numero di persone con istruzione universitaria;

    34) nell'attuale contesto normativo, la realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari avviene in regime di cofinanziamento da parte dello Stato ai sensi della legge 14 novembre 2000, n. 338, recante «Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari», da ultimo incrementato nella quota massima del 75 per cento dal decreto-legge governance del PNRR (decreto-legge n. 77 del 2021);

    35) il potenziamento dell'offerta abitativa nazionale e la programmazione integrata della disponibilità di alloggi pubblici e privati per studenti si basa, secondo quanto disposto dall'articolo 13 del decreto legislativo del 29 marzo 2012, n. 68, sulla collaborazione fra i soggetti che offrono servizi per il diritto allo studio, anche mediante specifici accordi con le parti sociali e i collegi universitari legalmente riconosciuti e ad essi equiparati;

    36) il decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 (legge n. 79 del 2022) ha previsto la possibilità di destinare le risorse del PNRR all'incremento di posti letto per studenti universitari, ovvero al finanziamento di interventi di adeguamento delle residenze universitarie agli standard europei. In particolare, l'articolo 14, comma 6-viciesquater, prevede che con bando del Ministero dell'università e della ricerca, le risorse del PNRR indicate nell'ambito dei bandi adottati in applicazione della legge n. 338 del 2000, che siano in essere alla data di entrata in vigore della disposizione, possono essere destinate ai suddetti interventi;

    37) per integrare e perfezionare le disposizioni di attuazione della citata riforma 1.7 della Missione 4, Componente 1, del PNRR («Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per studenti»), è intervenuto il decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115 (legge n. 142 del 2022) con l'obiettivo di favorire ulteriormente la disponibilità di nuovi alloggi e residenze per studenti universitari, prevedendo semplificazioni procedimentali aggiuntive per consentire l'effettivo impiego delle risorse europee, al fine di conseguire gli obiettivi temporali connessi al raggiungimento dei target M4-C1 del PNRR (articolo 39);

    38) l'obiettivo della riforma del PNRR, per il quale sono stati stanziati 960 milioni di euro, è volto a finanziare la realizzazione di nuovi alloggi e ad incrementare a oltre centomila entro il 2026 il numero dei posti letto per gli studenti fuori sede su tutto il territorio nazionale;

    39) da ultimo, il cosiddetto «decreto aiuti-ter» (decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, articolo 25), con una novella alla disciplina dell'housing universitario di cui alla citata legge n. 338 del 2000, ha destinato la parte residua delle risorse stanziate con la citata riforma del PNRR, per un importo pari a 660 milioni di euro, all'acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore;

    40) nonostante gli ultimi dati pubblicati dall'Istat sulla povertà in Italia mostrino un quadro allarmante, né la legge di bilancio per il 2023, né i provvedimenti successivi, hanno previsto alcun rifinanziamento del fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli e del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, di cui all'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, incrementato di 160 milioni di euro per l'anno 2020 dall'articolo 29 del decreto-legge n. 34 del 2020 – con una quota a favore delle locazioni di immobili abitativi per gli studenti fuori sede –, di ulteriori 160 milioni per l'anno 2021 (articolo 11, legge di bilancio 2021, legge n. 178 del 2020) e, da ultimo, dall'articolo 37 del cosiddetto «decreto aiuti» (decreto-legge n. 50 del 2022) che ha assegnato al fondo una dotazione di 100 milioni di euro per il 2022;

    41) come noto si tratta di strumenti fondamentali per alleviare il disagio abitativo, soprattutto alla luce dell'attuale congiuntura economica caratterizzata da una forte contrazione dell'offerta di credito;

    42) la legge di bilancio 2023 è intervenuta sulla dotazione del fondo affitti degli studenti universitari fuori sede, prevedendo uno stanziamento di soli 4 milioni di euro per il 2023 e di 6 milioni di euro per il 2024, rispetto ai 15 milioni di euro previsti dalla legge di bilancio 2021;

    43) l'attuale situazione, denunciata dagli studenti universitari negli ultimi giorni, rende evidente l'esigenza di rafforzare forme di sostegno abitativo, indirizzando, in primis, in modo corretto ed efficace i fondi del PNRR e consolidando le forme di cofinanziamento a favore dei comuni per l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi, a partire dal patrimonio invenduto degli enti previdenziali, gli edifici pubblici non utilizzati e i beni immobili confiscati alla mafia,

impegna il Governo:

1) ad adottare urgentemente iniziative di competenza che vadano nella direzione di un blocco dei rincari degli affitti, di investimenti negli alloggi, dell'incremento dei fondi a sostegno degli studenti fuori sede;

2) ad intraprendere, con urgenza, iniziative per assicurare il conseguimento dei target del PNRR e per renderne strutturali i risultati, colmando così definitivamente i divari con gli altri Paesi dell'Unione europea e, dunque, reperire le necessarie ulteriori risorse per incrementare adeguatamente il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, al fine soddisfare le legittime aspettative degli idonei nonché per scongiurare il rischio della perdita delle risorse previste dal PNRR;

3) al fine di garantire il diritto allo studio in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, ad adottare iniziative affinché siano rivisti i bandi per il diritto allo studio per una maggiore tutela delle studentesse e degli studenti fuori sede, definendone l'importo e tenendo conto altresì della spesa per l'affitto e relative spese accessorie, in relazione ai canoni di locazione mediamente praticati sul mercato nei diversi comuni sede dei corsi di studio;

4) a rivedere e rendere più inclusivi i criteri per la definizione dello status di «fuori sede», cui corrispondere un importo maggiore di borsa di studio, anche al fine di superare le attuali diseguaglianze territoriali al riguardo;

5) ad incrementare la disponibilità di alloggi e residenze per studenti fuori sede, anche mediante interventi di recupero e ristrutturazione degli edifici esistenti, all'esito di una complessiva ricognizione del patrimonio immobiliare in disuso o dismesso appartenente a enti e istituzioni pubbliche, al fine di migliorare l'offerta di edilizia universitaria destinata ad esigenze abitative temporanee per ragioni di studio;

6) ad individuare, nel prossimo provvedimento utile, risorse adeguate per incrementare la dotazione finanziaria del fondo affitti degli studenti universitari fuori sede introdotto dalla legge n. 178 del 2020;

7) ad attuare programmi di rigenerazione urbana, con il coinvolgimento degli istituti universitari nella co-progettazione degli spazi pubblici e degli edifici, al fine di individuare soluzioni progettuali innovative, realizzare contesti urbani inclusivi e infrastrutture materiali e digitali flessibili in grado di rispondere alle effettive esigenze dei cittadini e degli studenti, in linea con il paradigma della smart city;

8) a rafforzare strutture, infrastrutture e servizi al Sud e nelle aree interne del Paese, dove i giovani continuano a vedere carenza di servizi e di opportunità professionali, al fine non solo di favorire la crescita del territorio, ma di elevare la qualità del tessuto sociale, anche per consentire agli studenti di non essere obbligati, ma a scegliere di essere «fuori sede»;

9) ad adottare misure strutturali di contenimento del canone di locazione di mercato, valutando l'applicazione di indici alternativi all'aggiornamento dell'indice di inflazione Foi;

10) ad implementare il campo di indagine dell'Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca) di cui all'articolo 12 della legge n. 431 del 1998, al fine di consentire alle istituzioni e alle parti sociali di acquisire informazioni e dati statistici dettagliati e aggiornati per sviluppare adeguate strategie volte a favorire la mobilità nel settore della locazione e il reperimento di alloggi da destinare all'emergenza abitativa e agli studenti fuori sede, nonché il monitoraggio dell'andamento delle locazioni;

11) a istituire un tavolo interministeriale presso il Ministero dell'università e della ricerca che affronti il tema dell'emergenza abitativa anche per gli studenti fuori sede, composto da rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, dell'Anci, del Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu), del Consiglio universitario nazionale (Cun) e Consiglio rettori universitari italiani (Crui), e con la partecipazione delle principali associazioni studentesche nazionali;

12) ad applicare alle utenze per uso domestico non residente degli immobili affittati dagli studenti fuori sede la medesima struttura delle componenti tariffarie relative alla copertura degli oneri generali di sistema prevista per i clienti dei servizi elettrici per uso domestico residente, nonché a ridurre l'Iva applicata ai contratti, purché lo studente dimostri di essere l'intestatario dell'utenza, di aver stipulato un contratto di affitto della durata di almeno sei mesi, regolarmente registrato, e sia in regola con il percorso di studi;

13) ad adottare le iniziative di competenza volte a potenziare la leva fiscale allo scopo di incentivare la disponibilità di immobili o alloggi per studenti e il contenimento delle spese connesse al relativo godimento, e a tal fine:

   a) migliorare l'offerta qualitativa e quantitativa di immobili e alloggi per studenti esentando integralmente dal pagamento dell'Imu dovuta sugli immobili, o a parte di essi, destinati ad alloggio o residenza per studenti, garantendo comunque che il vantaggio fiscale venga trasferito allo studente affittuario in forma di riduzione del canone di locazione o dei costi accessori;

   b) ridurre l'aliquota della cedolare secca applicata ai redditi conseguiti dalla locazione di immobili destinati ad alloggio o residenza per studenti, a partire dai comuni con maggiore densità di studenti e carenza abitativa, sempre a condizione che il vantaggio fiscale venga trasferito allo studente affittuario in forma di riduzione del canone di locazione o dei costi accessori;

   c) esentare dall'imposta di registro e di bollo i contratti di locazione stipulati da studenti;

   d) sostenere i costi connessi al godimento di immobili e alloggi per studenti incrementando il limite di spesa massima ammessa a detrazione e la percentuale di detrazione riconosciuta in relazione al pagamento di canoni di locazione o canoni relativi a contratti di ospitalità da parte di studenti fuori sede, estendendo altresì l'ambito applicativo dell'incentivo anche al deposito cauzionale, alle spese condominiali e alle spese comunque connesse al godimento dell'immobile (ad esempio utenze);

   e) introdurre un contributo, in forma di detrazione o credito d'imposta, anche attraverso la previsione di rimborso diretto (cash back), ai compensi, comunque denominati, pagati a soggetti di intermediazione immobiliare in dipendenza della stipula di contratti di locazione per studenti;

   f) introdurre un contributo, in forma di detrazione o credito d'imposta, anche attraverso la previsione di rimborso diretto (cash back) ove sostenute dallo studente, in relazione alle spese per la ristrutturazione, a partire dalle spese per l'eliminazione delle barriere architettoniche, o l'acquisto di mobili destinati ad immobili adibiti ad alloggi per studenti.
(1-00139) «Caso, Orrico, Amato, Cherchi, Ilaria Fontana, Sergio Costa, L'Abbate, Morfino, Santillo, Appendino, Fenu, Lovecchio, Raffa, Alifano, Auriemma, Carotenuto, Barzotti, Torto, Carmina, Pavanelli, Scutellà, Aiello, Caramiello, Giuliano, Donno, Marianna Ricciardi, Quartini, D'Orso, Dell'Olio, Ascari, Penza, Di Lauro, Bruno, Francesco Silvestri, Baldino».

(17 maggio 2023)

MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE IN MATERIA DI ATTUAZIONE DEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA

   La Camera,

   premesso che,

    1) la piena attuazione del PNRR rappresenta una prova fondamentale per la credibilità e l'affidabilità dell'Italia nel contesto internazionale. La rinuncia, anche parziale, come recentemente prefigurato dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Fitto, e da altri esponenti del Governo, al conseguimento degli obiettivi e delle riforme del PNRR avrebbe ricadute negative per il nostro Paese, a partire dalle trattative in corso nelle sedi istituzionali dell'Unione europea relativamente al nuovo Patto di stabilità, sulle previsioni programmatiche relative al prodotto interno lordo e alle altre variabili macroeconomiche e di finanza pubblica come descritte nel Documento di economia e finanza 2023, nonché sui mercati finanziari internazionali per la collocazione dei titoli del debito pubblico;

    2) al nostro Paese sono stati riconosciuti oltre 191 miliardi di euro per l'attuazione del PNRR, di cui 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti. La sua attuazione prevede un percorso serrato fino al 30 giugno 2026, con scadenze concordate con la Commissione europea a cui sono legate le 10 rate di erogazione di risorse fondamentali per il raggiungimento di tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi (milestones e target) obbligatori del PNRR, irrinunciabile occasione per dare slancio alla nostra economia già a partire dal corrente anno;

    3) le prime due Relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi e le riforme concordate entro i termini previsti. Conseguentemente, sono state erogate le due rate del PNRR, per un ammontare complessivo di 42 miliardi di euro;

    4) le incertezze del Governo in carica sull'attuazione del PNRR hanno determinato nel breve volgere di pochi mesi una situazione di stallo che potrebbe compromettere il raggiungimento degli obiettivi previsti per l'anno in corso e il conseguente ottenimento della terza e della quarta rata spettante all'Italia per complessivi 35 miliardi di euro;

    5) il 30 dicembre 2022 il Governo ha comunicato di aver raggiunto i 55 traguardi-obiettivi del PNRR per il secondo semestre 2022 e ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della terza rata del valore di 19 miliardi di euro. Allo stato attuale, tuttavia, in conseguenza dell'incerta gestione del PNRR da parte dell'Esecutivo in carica, sono tuttora in corso le valutazioni della Commissione europea, che si stanno lungamente protraendo. La quarta rata in scadenza a giugno 2023, legata al raggiungimento di ulteriori 27 obiettivi, e alla conseguente assegnazione di 16 miliardi di euro, per stessa ammissione dell'Esecutivo, è a fortissimo rischio;

    6) in pochi mesi la positiva dote, anche reputazionale, lasciata dal Governo Draghi è stata dilapidata attraverso vaghi annunci circa la «impossibilità» di raggiungere gli obiettivi entro il 2026, «spostamenti» di opere sulle altre fonti di finanziamento e «smantellamenti» cui non è seguito nessun atto ufficiale;

    7) l'evidenza di tale cambiamento è emersa con chiarezza il 28 marzo 2023, quando le sezioni unite in sede di controllo della Corte dei conti hanno presentato al Parlamento la terza relazione semestrale sullo stato di attuazione del PNRR. Tale relazione ha evidenziato numerose criticità che, qualora non opportunamente e tempestivamente affrontate, avrebbero messo a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi europei e nazionali connessi al piano. In particolare, relativamente ai profili di attuazione del Piano, rispetto agli obiettivi europei, che risultano tutti conseguiti alla scadenza del secondo semestre del 2022, per gli obiettivi nazionali risulta un conseguimento pari solo al 62 per cento, nella misura in cui «le attività inerenti a 7 target risultavano solo avviate, 5 target figuravano ancora in via di definizione, mentre per ulteriori 8 obiettivi emergevano ritardi rispetto alla scadenza programmata». Per quanto concerne l'attuazione finanziaria, la Corte dei conti ha sottolineato come oltre la metà delle misure interessate dai flussi sulle specifiche contabilità di tesoreria e da quelli del bilancio mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti, e in particolare l'avanzamento dei pagamenti nelle missioni legate alle politiche agricole, all'istruzione scolastica e agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni stia procedendo a rilento;

    8) con l'avanzare del cronoprogramma, la relazione della Corte dei conti ha evidenziato un atteso aumento del peso relativo dei target rispetto alle milestone, a cui dovrebbe associarsi un maggiore impegno del Governo, delle strutture preposte alla governance e dei diversi livelli istituzionali coinvolti;

    9) anziché monitorare costantemente l'avanzamento dell'attuazione del Piano da parte delle amministrazioni pubbliche e velocizzare le procedure, anche riconsiderando pochi e limitati obiettivi con il concorso di tutte le forze politiche alla luce del mutato quadro internazionale, il Governo ha scelto la strada della discontinuità politica e amministrativa rispetto al passato perseguita, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, attraverso infantili ricerche di responsabilità pregresse e intempestivi e dannosi cambiamenti nella governance che stanno generando, come previsto, ulteriori rallentamenti;

    10) a seguito dell'approvazione del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, la nuova governance prevista dall'Esecutivo è ancora in fase di avvio, con conseguenti ricadute sull'intero processo di attuazione degli interventi già previsti e da attuare e, in relazione agli evidenti ritardi che si stanno accumulando, l'Esecutivo sta ripetutamente tentando di addossare le responsabilità sui precedenti Governi;

    11) fatto ancora più grave è che risultano assolutamente insufficienti le attività di relazione e confronto con le istituzioni europee, come chiaramente indicato nella recente nota informativa del Parlamento europeo sullo stato di avanzamento dell'attuazione dei PNRR nazionali. Nonostante la Commissione europea abbia reso chiaro che la revisione dei piani nazionali sia possibile, purché all'interno dei binari tracciati dai regolamenti dell'Unione europea, ad oggi risulta che dal Governo non è giunta alle sedi istituzionali dell'Unione europea alcuna formale richiesta di revisione del PNRR, e ciò in netto ritardo rispetto a quanto già fatto da altri Stati membri;

    12) in tale contesto di grave incertezza e ritardo, risulta assolutamente necessario che il Governo ponga in essere, con urgenza, un costruttivo dialogo anche con le Camere, garantendo corretta informazione, fornendo relazioni e schede-progetto che rendano chiare le prospettive del Piano;

    13) il Parlamento sinora non è stato coinvolto in alcun modo né sulle modifiche che il Governo intenderebbe apportare al PNRR né tantomeno sull'inserimento, ai sensi del nuovo regolamento (UE) 2023/435, di un apposito capitolo dedicato al piano REPowerEU, adottato a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina e che ha come obiettivo quello di rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima dell'anno 2030;

    14) l'inserimento di tale capitolo consentirà all'Italia di avere a disposizione ulteriori risorse, pari a 2,76 miliardi di euro, derivanti dal trasferimento delle risorse Ets, oltre alla possibilità di trasferire fino al 7,5 per cento delle dotazioni dei fondi relativi alla programmazione 2021-2027 della politica di coesione, e di ricevere ulteriori disponibilità finanziarie;

    15) come indicato nella comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, gli Stati membri sono stati fortemente invitati a presentare i PNRR modificati con il capitolo REPowerEU entro il 30 aprile 2023, e cioè prima del termine legale del 31 agosto 2023, al fine di consentirne la verifica e la valutazione da parte della Commissione stessa senza ritardi;

    16) ciononostante, il Governo a metà aprile 2023 comunicava di non essere ancora in grado di fornire nemmeno un'indicazione dei progetti che dovrebbero essere inclusi nel nuovo capitolo REPowerEU e, al contempo, rendeva noto di avere intenzione di rivedere alcuni investimenti del PNRR, per mutate condizioni ed esigenze o per difficoltà di realizzazione nei tempi previsti;

    17) nella raccomandazione specifica per il nostro Paese – COM(2023) 612 del 24 maggio 2023 – presentata nel quadro del pacchetto di primavera del semestre europeo, la Commissione europea afferma che l'Italia dovrebbe finalizzare rapidamente il capitolo REPowerEU del suo PNRR al fine di avviarne l'attuazione,

impegna il Governo:

1) ad adempiere con urgenza, al fine di salvaguardare la credibilità e l'affidabilità del nostro Paese nel contesto internazionale, nonché la stabilità dei fondamentali economici e di finanza pubblica, all'attuazione di tutti gli impegni previsti dal PNRR e concordati con le istituzioni europee;

2) in merito alla terza tranche di risorse del PNRR, a garantire la piena e totale collaborazione con la Commissione europea attraverso uno scambio costruttivo e continuo ed un'informazione efficace e completa, che permetta di dare soluzione al ritardo nel pagamento della terza rata in tempi rapidi e utili per il Paese;

3) ad adottare iniziative volte a garantire il conseguimento, entro il 30 giugno 2023, dei traguardi e degli obiettivi – 27 interventi tra riforme e investimenti – necessari all'ottenimento, senza ritardi, dell'erogazione della quarta rata del PNRR;

4) ad improntare le proprie relazioni con le istituzioni europee, soprattutto in vista della prospettata revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla massima trasparenza, alla massima condivisione e alla chiarezza di proposte e prospettive di cambiamento del PNRR;

5) a mantenere costantemente informato il Parlamento circa lo stato di attuazione del PNRR, e a dar conto dell'utilizzo delle risorse e dei risultati raggiunti e delle eventuali misure necessarie per accelerare l'avanzamento dei progetti o per una migliore efficacia degli stessi rispetto agli obiettivi, garantendo, per quanto di competenza, altresì il pieno coinvolgimento del Parlamento sulle modifiche da apportare al PNRR, comunque rimanendo nel solco tracciato dal Next Generation Eu e dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza, individuandole in maniera puntuale e dettagliata, fornendo un'informazione piena e tempestiva, mediante le relative schede-progetto, sulle ragioni di tali cambiamenti e sugli effetti che questi determinerebbero sull'utilizzo delle risorse e sulla crescita complessiva del Paese;

6) a mettere al centro della prospettata revisione del PNRR gli interventi sul fronte del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo che, come dimostrano i recenti accadimenti nelle Marche e in Emilia Romagna, necessitano di un ulteriore rafforzamento e di una rapida esecuzione;

7) a garantire la centralità degli interventi per la transizione green e digitale, quali elementi strutturali del processo di ammodernamento del Paese e precondizione per la sua crescita;

8) ad adottare iniziative volte a garantire la realizzazione degli obiettivi inerenti alle priorità trasversali e, in particolare, a rispettare la riserva d'impiego del 40 per cento delle risorse del PNRR allocabili territorialmente per le regioni del Mezzogiorno;

9) a procedere tempestivamente alla presentazione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR, come raccomandato dalla Commissione europea, comunque garantendo, per quanto di competenza, il coinvolgimento del Parlamento sulla definizione dei programmi ivi ricompresi e sull'utilizzo delle relative risorse, anche al fine di assicurare la coerenza con gli obiettivi fissati dal PNRR e la piena sostenibilità economico-sociale, territoriale e ambientale.
(1-00143) «Braga, Amendola, De Luca, Ubaldo Pagano, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Bonafè, Carè, Casu, Ciani, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Ferrari, Forattini, Fornaro, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Guerini, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Morassut, Orfini, Orlando, Peluffo, Porta, Provenzano, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Schlein, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Zingaretti».

(26 maggio 2023)

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