TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 111 di Martedì 30 maggio 2023

 
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INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

A) Interrogazione

   PADOVANI e ALMICI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   deve fare riflettere la storia di Tommaso, non vedente affetto dalla sindrome di Norrie, una rara patologia genetica caratterizzata da anomalie dello sviluppo retinico, associate a ritardo dello sviluppo, disabilità cognitiva e/o i disturbi comportamentali, e della sua famiglia;

   come denunciato dalla mamma Cecilia, quella che doveva essere una spensierata settimana bianca presso una struttura alberghiera in Trentino si è conclusa dopo soli tre giorni, perché «Volevano sistemarci in una sala isolata, con i vetri oscurati da un mosaico. Di fronte a una richiesta del genere abbiamo deciso di andarcene, ma voglio anche far sapere cos'è successo. Ci metto la faccia perché nessuno subisca più un'umiliazione così»;

   la donna ha spiegato di aver specificato alla struttura a quattro stelle la situazione del figlio: «Lunedì sera Tommaso si è seduto sul divanetto accanto a me, aveva il bavaglino al collo, ogni tanto lo aiutavo imboccandolo. Nulla di strano, per noi. La mattina successiva l'albergatrice mi ha preso in disparte. Mi ha detto che una famiglia la sera precedente si era lamentata per la presenza di Tommaso. Anzi, ha detto proprio così: per la presenza di un disabile a tavola. Quindi ci ha proposto una saletta lontana, solo per noi. Ero talmente scossa che sono riuscita solo ad abbozzare»;

   quella che doveva essere una spensierata vacanza sulla neve è stata interrotta tristemente solo dopo pochi giorni, seguita da una forte denuncia con la speranza che episodi simili non si ripetano mai più; ma è anche il campanello di allarme di una cultura purtroppo costellata di atti di discriminazione ed esclusione nei confronti di persone con disabilità;

   ancora oggi, le persone con disabilità, infatti, devono lottare per ottenere un posto a scuola, nei campi estivi, nello sport, sul posto di lavoro e nella vita sociale;

   contano poco tutti gli slogan per l'inclusività se poi nel 2023 c'è qualcuno che si «lamenta» per la presenza di una mamma che aiuta un figlio a mangiare e contano ancora di meno di fronte ad una struttura alberghiera che, pur di non avere «problemi», preferisce relegare in un angolo queste situazioni, esattamente come si faceva decine di anni fa; segno che un cambiamento vero in tal senso è ancora ben lontano da arrivare –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in materia di politiche di integrazione e inclusione delle persone con disabilità e di tutela delle loro famiglie, affinché casi come quello di Tommaso non si ripetano più.
(3-00437)

(29 maggio 2023)
(ex 4-00750 del 30 marzo 2023)

B) Interpellanza

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   da informazioni in possesso dell'interpellante, le società di gestione che operano nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni elettroniche, come la Inwit spa, stanno contattando, attraverso i rappresentanti legali, i locatari dei terreni e degli edifici con i quali hanno stipulato un contratto di locazione a lungo termine, per l'acquisto del diritto di superficie del sito oggetto di locazione ad un prezzo da loro determinato, stabilendo al contempo, che qualora le trattative non vadano a buon fine, sarà possibile esperire un'azione espropriativa del terreno, nei confronti degli stessi locatari;

   l'esplicazione di tale azione è consentita ai sensi del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, che, attraverso l'articolo 30-bis, ha modificato l'articolo 51, comma 3 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, stabilendo la possibilità di esproprio degli immobili necessari anche ove l'impianto o l'opera da realizzare siano già esistenti;

   la suesposta novella, a giudizio dell'interpellante, rappresenta una misura evidentemente pericolosa, in quanto di fatto riconosce la possibilità agli operatori delle telecomunicazioni elettroniche di ricorrere direttamente alla procedura espropriativa dei beni senza consultare i comuni territorialmente competenti ad effettuare la procedura espropriativa in loro favore, trasformandoli da beneficiari di un procedimento espropriativo operato dal comune in soggetti direttamente dotati di un potere espropriativo;

   al riguardo, evidenzia ancora l'interpellante, l'applicazione delle suesposte modifiche legislative, si configurano all'interno delle misure rientranti nel Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327, in particolare all'articolo 3, lettera b), che definisce come autorità espropriante, «l'autorità amministrativa titolare del potere di espropriare e che cura il relativo procedimento, ovvero il soggetto privato, al quale sia stato attribuito tale potere, in base ad una norma»;

   in base al principio di legalità dell'azione amministrativa in materia espropriativa, previsto dall'articolo 2 del suesposto decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, le recenti novelle introdotte al codice delle comunicazioni elettroniche fungono, pertanto, da una norma attributiva del potere espropriativo, in favore degli operatori delle telecomunicazioni;

   l'interpellante evidenzia inoltre, ulteriori criticità nei riguardi delle procedure espropriative, non solo per i beni immobili interessati dall'intervento di pubblica utilità, ma anche per i diritti reali che sorgono sugli stessi (in primis quelli di natura superficiaria, ad esempio servitù di sopraelevazioni); la previsione legislativa è tuttavia rafforzata dalla previsione generale del medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2021 che all'articolo 1, comma 1, riporta che oggetto della procedura espropriativa possono essere i beni immobili o i diritti relativi ad immobili; in tal caso la procedura espropriativa andrà rivolta non nei confronti del nudo proprietario catastale ma nei confronti del terzo acquirente di iura in re aliena;

   anche le modifiche apportate dal richiamato decreto-legge, n. 50 del 2022, che estendono anche agli impianti e alle opere già realizzate su beni immobili, detenuti dagli operatori in virtù di contratti privati, evidenziano, a parere dell'interpellante, gravi complessità, considerato che violano il diritto di proprietà, in quanto il servizio di pubblica utilità viene comunque garantito attraverso i contratti di locazione di lunga durata stipulati da anni con la società Telecom e successivamente con l'azienda Inwit;

   a parere dell'interpellante, le suesposte osservazioni configurano un quadro preoccupante nei riguardi dei locatari dei terreni, i quali a causa delle recenti modifiche normative previste dal decreto-legge n. 50 del 2022 (che ha apportato modifiche al codice delle comunicazioni elettroniche) rischiano di subire azioni di esproprio da operatori di telecomunicazioni elettroniche, come la Inwit, con evidenti ripercussioni economiche e finanziarie ai loro danni;

   risulta conseguentemente necessario, a giudizio dell'interpellante, avviare un'attività di monitoraggio da parte del Ministro interpellato, al fine di verificare quale sia attualmente l'impatto che le disposizioni indicate all'articolo 30-bis del richiamato decreto-legge n. 50 del 2022 hanno determinato sul tessuto socioeconomico nazionale ed intervenire in caso necessario, attraverso modifiche normative volte a riequilibrare il quadro legislativo in materia di telecomunicazioni, al fine di evitare il perpetuarsi di azioni esecutive e di violazione del diritto della proprietà, in grado di cagionare gravi effetti negativi e penalizzanti nei riguardi dei locatari dei terreni e degli edifici, con i quali le società di telecomunicazioni hanno stipulato contratti di locazione e il successivo acquisto del diritto di superficie –:

   quali valutazioni di competenza il Ministro interpellato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   in particolare, se condivida le criticità in precedenza richiamate e, in caso affermativo, quali iniziative di tipo normativo intenda conseguentemente intraprendere al fine di modificare il quadro normativo in materia di telecomunicazioni, nel senso di quanto riportato in premessa.
(2-00060) «De Bertoldi».

(27 gennaio 2023)

C) Interrogazione

   DE BERTOLDI e FOTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con una lettera inviata dal Sindacato nazionale degli agenti di assicurazione (Sna), Claudio Demozzi, al Ministero interrogato e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il presidente dello Sna ha chiesto il rinvio delle disposizioni contenute all'interno del regolamento Ivass, n. 51 del 21 giugno 2022, giudicate sproporzionate e contraddistinte da una serie di obblighi irragionevoli, nei confronti degli agenti di assicurazione;

   al riguardo, il rappresentante dello Sna ha evidenziato come le modifiche apportate al suesposto regolamento, da parte dello stesso Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, con il proprio chiarimento applicativo e gli annullamenti disposti dal Tar Lazio, che con la sentenza del 18 gennaio 2023, n. 896/897 ha annullato l'articolo 11, comma 1, lettera c) del medesimo regolamento, confermano che il Preventivass, (l'applicazione web nata per confrontare online le tariffe del contratto di assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile di autovetture, ciclomotori e motocicli ad uso privato) debba continuare a rappresentare uno strumento di carattere consultivo e meramente orientativo per utenti ed intermediari, senza che tuttavia possa configurarsi alcun obbligo per gli agenti assicurativi di raccogliere e conservare dichiarazioni da parte degli utenti, numeri di preventivazione o tracciamento degli stessi;

   gli agenti di assicurazione, ha rilevato altresì Demozzi, non si trovano attualmente nella concreta possibilità di adempiere agli obblighi informativi degli intermediari di cui all'articolo 132-bis del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 del Codice delle assicurazioni private (Cap) e del conseguente regolamento applicativo Ivass in precedenza richiamato, sollecitando pertanto il Ministero interrogato ad intervenire, affinché l'entrata in vigore delle disposizioni dell'articolo 11 siano differite, anche al fine di consentire agli operatori del mercato di ovviare alle criticità suesposte e con lo scopo peraltro di preservare l'integrità e l'equilibrio del mercato da possibili abusivi ricorsi alle azioni di nullità di cui al medesimo articolo 132-bis, comma 4, del Codice delle assicurazioni private;

   il rinvio dell'entrata in vigore delle misure contenute nel suesposto regolamento n. 51, a giudizio del sindacato nazionale degli agenti di assicurazione, consentirebbe l'auspicato intervento del legislatore, nel modificare i numerosi aspetti controversi contenuti nella norma primaria, in coerenza peraltro con il dettato del Tar Lazio, sezione II-ter di Roma, che con riferimento all'annullamento delle disposizioni in precedenza richiamate ha affermato il principio per cui «la definizione di dette formalità, per contro, è rimessa alla libera organizzazione delle imprese assicurative e degli agenti, che potranno individuare modalità più o meno dettagliate, salvo farsi carico, in caso di inidonea conservazione della documentazione attestante gli adempimenti di legge, del rischio dell'eventuale azione di nullità da parte degli assicurati», avvertendo inoltre la «sostanziale oscurità e irragionevolezza» dell'articolo 132-bis, comma 4, del codice delle assicurazioni private –:

   se condivida le criticità in precedenza richiamate da parte del sindacato nazionale agenti di assicurazione, in relazione alla necessità di rinviare l'effettiva introduzione delle misure contenute all'interno dell'articolo 11, comma 1, lettera c) del regolamento Ivass, n. 51 del 21 giugno 2022, giudicate irragionevoli da parte degli operatori del mercato assicurativo, la cui obbligatorietà rischia di penalizzare in maniera evidente gli agenti di assicurazione e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza di tipo normativo intenda intraprendere al fine di rivedere la disciplina del codice delle assicurazioni private, con particolare riferimento alle competenze di Ivass in materia di obblighi informativi degli intermediari.
(3-00436)

(29 maggio 2023)
(ex 5-00399 del 16 febbraio 2023)

D) Interrogazione

   CAPARVI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 38 del decreto-legge n. 144 del 2022 convertito, con modificazioni, dalla legge del 17 novembre 2022, n. 175, proroga al 31 ottobre 2023 i termini previsti per regolarizzare, senza addebito di sanzioni ed interessi, gli indebiti utilizzi in compensazione del credito d'imposta previsto per investimenti in attività di ricerca e sviluppo; inoltre, è ammessa la possibilità per le medesime imprese di richiedere la certificazione, già introdotta dal decreto-legge n. 73 del 2022, che ne attesti la qualificazione degli investimenti effettuati o da effettuare ai fini della loro classificazione;

   in particolare, la novella, dispone che la certificazione può essere richiesta solo se non siano state già constatate violazioni sull'utilizzo dei crediti d'imposta e comunque non siano iniziati accertamenti da parte dell'amministrazione finanziaria: ne consegue, che le tutte imprese (si confronti Il Sole 24 ORE, 19 novembre 2022) nei cui confronti sono giunte richieste di documentazione aggiuntive, o che si sono viste contestare violazioni, non potranno avvalersi della predetta certificazione;

   sebbene l'estensione della procedura di certificazione sia risultata necessaria in conseguenza delle incertezze interpretative che hanno caratterizzato l'utilizzo della misura agevolativa introdotta dalla precedentemente normativa, è altrettanto vero che il procedimento pone ancora alcune questioni operative;

   risulta agli interroganti che l'estensione della nuova certificazione agli investimenti precedenti al decreto-legge n. 144 del 2022 presenta incongruità nella classificazione, ovvero circa il requisito della «novità» in tema di ricerca; come dimostrano infatti numerose sentenze delle commissioni tributarie, non è univoca la tipizzazione del concetto di «novità» che è contestato sistematicamente dalle Ade nel corso dei controlli –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di chiarire le ambiguità applicative di cui in premessa, così da facilitare il rilascio delle certificazioni necessarie.
(3-00433)

(29 maggio 2023)
(ex 5-00068 del 25 novembre 2022)

E) Interrogazioni

   TESTA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 31 marzo 2023 scade il termine ultimo entro il quale deve essere definito il futuro di Eurovita, una delle più importanti compagnie assicurative specializzate nel ramo vita per l'elevata diversificazione in termini di canali distributivi e di prodotti offerti;

   l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) ha, infatti, avanzato al Ministro delle imprese e del made in Italy la richiesta di avviare l'istruttoria per ammettere la compagnia assicurativa all'amministrazione straordinaria, fase che avrà come primo effetto quello dello scioglimento del collegio sindacale e del consiglio di amministrazione del gruppo;

   l'eventuale passaggio alla gestione straordinaria, che durerà un anno con possibile proroga di ulteriori 365 giorni, è volto a trovare in tempi rapidi una soluzione per la società e i suoi assicurati, ma lo stesso determinerà, di fatto, un sostanziale cambiamento delle prospettive di questi ultimi;

   il 6 febbraio 2023 l'Ivass ha disposto, ai sensi dell'articolo 188, comma 3-bis, lettera b), del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, una sospensione temporanea della facoltà dei contraenti di esercitare i riscatti regolati dai contratti di assicurazione e di capitalizzazione stipulati con Eurovita;

   tale congelamento, che interessava i circa quattrocentomila clienti della società con venti miliardi di risparmi, compresi fondi pensione e fondi previdenziali, investiti, è stato previsto fino al termine del 31 marzo, sia al fine di creare una finestra di tempo più o meno ampia per mettere in sicurezza la società assicurativa sia per evitare una vera e propria corsa agli sportelli, che ne avrebbe drenato del tutto la liquidità;

   le esigenze di cassa sono particolarmente elevate: nonostante i cento milioni di euro apportati recentemente da Cinven, azionista di riferimento di Eurovita, mancherebbero all'appello almeno altri 250-300 milioni di euro; la recente ascesa dei tassi, inoltre, potrebbe innescare nel comparto-vita una corsa ai riscatti che per Eurovita potrebbe rivelarsi fatale;

   i rischi per i risparmiatori sono, dunque, molteplici e gli scenari sono diversi a seconda della tipologia di polizza sottoscritta: le polizze ramo I (anche dette a gestione separata), ad esempio, sono investimenti finanziari con veste assicurativa in cui il portafoglio ha una gestione separata dal capitale della compagnia stessa: in caso di fallimento il patrimonio delle gestioni separate non rientrerebbe nel fallimento medesimo, ma sarebbe liquidato ai prezzi di mercato dei titoli presenti in portafoglio e decadrebbe la garanzia della restituzione del 100 per cento del capitale versato; le polizze ramo III (le cosiddette multiramo), invece, sono formate sia da una gestione separata che da fondi assicurativi interni: per quanto concerne la prima componente, esse si comportano come le polizze ramo I; per la seconda componente, invece, non ci sarebbe alcun tipo di garanzia se non quella di una valutazione di mercato come per un normale fondo di investimento –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda adottare per tutelare gli interessi degli assicurati, al fine di fornire una adeguata protezione ai loro risparmi.
(3-00283)

(28 marzo 2023)

   ZANELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 29 marzo 2023, il Ministro delle imprese e del made in Italy ha disposto l'amministrazione straordinaria e lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo di Eurovita Holding s.p.a. e Eurovita s.p.a., compagnia assicurativa specializzata nel ramo vita, avendo riscontrato che la situazione patrimoniale e i parametri di solvibilità delle stesse non risponderebbero ai requisiti richiesti;

   nel solo mese di febbraio 2023 il margine di solvibilità previsto dalla direttiva «Solvency II» era sceso del 150 per cento sotto i livelli di guardia, prova che le società disponessero di meno fondi propri rispetto a quanto richiesto dalla normativa per coprire i rischi sottostanti al business sviluppato;

   contestualmente l'Ivass, con provvedimento n. 75800 del 30 marzo 2023, ha prorogato fino al 30 giugno 2023 la sospensione dei riscatti dei contratti di assicurazione e di capitalizzazione stipulati con Eurovita s.p.a., disposta con provvedimento n. 29903 del 6 febbraio 2023, fatta eccezione per alcuni casi come i fondi pensione;

   entrambe le suddette disposizioni sono finalizzate ad assicurare un ordinato svolgimento delle attività, ad accompagnare la definizione di una soluzione di mercato da parte degli organi dell'Amministrazione straordinaria ed a scongiurare una corsa agli sportelli che potrebbe ulteriormente compromettere i conti della società;

   per collocare i propri prodotti Eurovita si avvale di una fitta rete costituita da circa 6.500 promotori finanziari e oltre 1.000 sportelli bancari, mentre secondo la Federconsumatori i clienti coinvolti nel default che hanno investito anche somme considerevoli sarebbero 351.000;

   in vista dell'approssimarsi della data imposta dall'Ivass per la sospensione dei riscatti, anche al fine di mettere al sicuro le polizze sottoscritte dai risparmiatori, è allo studio un piano di salvataggio che prevede la divisione di Eurovita in cinque rami d'azienda, tutti della stessa dimensione, che verrebbero successivamente spartiti tra i cinque big assicurativi (Intesa Vita, Generali, Poste, Unipol e Allianz) che si aggiudicherebbero un pacchetto di premi da oltre 1 miliardo di euro ciascuno e si farebbero carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all'integrazione del ramo d'azienda, compreso l'assorbimento del personale ad esso correlato;

   la suddetta soluzione «di sistema» per quanto necessaria non è stata ben accolta dai sottoscrittori, desiderosi di recuperare quanto prima i capitali investiti. Infatti, in un contesto caratterizzato da estrema incertezza, stante anche la ristrettezza dei tempi e la circostanza che la sola migrazione delle polizze richiederebbe tempistiche ben più lunghe, appare improbabile che l'Authority possa procrastinare ulteriormente il blocco delle polizze se non per un limitato lasso di tempo utile ad ultimare i dettagli tecnici del riassetto, andandosi così a delineare all'orizzonte una situazione che rischia di far scivolare la società verso il fallimento;

   il fallimento della compagnia, per legge, fa venir meno l'obbligo da parte della stessa di restituire il 100 per cento del capitale: di conseguenza, viene rimborsato il controvalore della gestione che, anche in un portafoglio molto conservativo come quello delle polizze vita ramo I, può essere inferiore rispetto al capitale versato;

   a peggiorare lo scenario è intervenuta la recente decisione del Ministero dell'economia e delle finanze di aumentare la tassa sulle riserve matematiche assicurative, come previsto dall'articolo 44, comma 2, del decreto-legge n. 48 del 2023 –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere con urgenza al fine di tutelare tempestivamente i risparmiatori coinvolti nella vicenda riportata in premessa e mettere al sicuro le polizze sottoscritte dagli stessi con Eurovita s.p.a.
(3-00438)

(29 maggio 2023)
(ex 4-01039 del 22 maggio 2023)

F) Interrogazione

   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, in attuazione della legge delega 27 settembre 2021 n. 134, introduce nel nostro ordinamento una «disciplina organica» della giustizia riparativa;

   la giustizia riparativa rappresenta un modello di giustizia fondato sull'ascolto e sul riconoscimento dell'altro, introducendo una dialettica che mette al centro la vittima di reato;

   la vittima e l'autore del fatto penalmente rilevante, infatti, partecipano attivamente, se entrambi vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni provocate dal fatto mediante l'aiuto di un mediatore, terzo e imparziale;

   una disciplina organica della giustizia riparativa nel nostro ordinamento consente di adempiere alla direttiva 2012/29/UE;

   la disciplina contribuisce a individuare gli standard di formazione degli operatori di giustizia riparativa e di erogazione dei programmi di giustizia riparativa;

   nell'articolo 43 sono elencati i principi generali che governano la giustizia riparativa e gli obiettivi verso cui tende. Essi, tra gli altri, sono: la partecipazione attiva e volontaria; l'eguale considerazione dell'interesse della vittima e della persona indicata come autore dell'offesa; il coinvolgimento della comunità; il consenso alla partecipazione; la riservatezza che, da un lato, è la condizione indispensabile per assicurare la genuinità dei percorsi riparativi e, dall'altro, rende compatibile l'esperimento di un programma anche nella fase della cognizione, facendo salva in primo luogo la presunzione di innocenza che, unita alla inutilizzabilità, assicura la genuina acquisizione della prova sia nella fase delle indagini che nella fase del processo; l'indipendenza dei mediatori e la loro equiprossimità rispetto ai partecipanti;

   l'articolo 63 del predetto decreto legislativo prevede inoltre che «i Centri per la giustizia riparativa sono istituiti presso gli enti locali» e che «per ciascun distretto di Corte di appello è istituita la Conferenza locale per la giustizia riparativa» –:

   con quali tempistiche il Ministro interrogato ritenga, anche in virtù dell'importante «rivoluzione» introdotta dalla giustizia riparativa nel nostro sistema penale, predisporre urgentemente tutti gli atti e le procedure necessarie affinché le disposizioni di cui all'articolo 63 trovino al più presto completa e immediata attuazione.
(3-00434)

(29 maggio 2023)
(ex 5-00082 del 29 novembre 2022)

G) Interrogazione

   CERRETO e CANGIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con una pianta organica dimezzata e la mancata informatizzazione, gli uffici del giudice di pace del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere rischiano il collasso;

   l'allarme è stato lanciato dal presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati, Angela Del Vecchio, che ha sottolineato l'impossibilità dell'organico di assicurare risposte efficienti ed efficaci all'utenza, a fronte di un flusso degli affari registrato nel suddetto ufficio di 10.645 procedimenti civili e 397 penali nel primo semestre del 2022;

   in una nota indirizzata alle istituzioni competenti, il presidente Del Vecchio ha rappresentato la grave condizione in cui versa l'ufficio del giudice di pace, stigmatizzando, in particolare, il persistere delle criticità «che rallentano il funzionamento dell'ufficio di cui riporto quelle che necessitano di un immediato intervento:

    a) l'arretrato accumulatosi nella pubblicazione delle sentenze, pur rilevando l'impegno posto in essere dal personale addetto (un solo dipendente), che, nell'ultimo periodo, ha evaso oltre 4500 sentenze, con un arretrato, ad oggi, di altri 3.700 provvedimenti, cui si aggiunge la “produzione” mensile di circa 900 sentenze;

    b) la giacenza dei fascicoli per i quali occorre procedere alla pubblicazione delle sentenze determina una problematica di spazi, essendo l'archivio completamente occupato;

    c) la carenza di personale, tenuto conto che la pianta organica prevede 17 dipendenti ed invece ne operano meno della metà, vale a dire otto, evidenzia una particolare criticità;

    d) le difficoltà del personale di cancelleria nell'interloquire e ricevere assistenza dagli uffici del Cisia di Napoli, competente nel fornire supporto per i servizi informatici. Tale problematica, con il processo di informatizzazione in corso, unitamente alle novità introdotte dalla riforma “Cartabia”, costituisce un ulteriore fattore che rischia di portare l'ufficio al collasso»;

   il persistere delle segnalate criticità non può che determinare un notevole pregiudizio per le istanze di giustizia che vengono proposte dinanzi al Giudice di pace del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere –:

   accertata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire la regolare funzionalità degli uffici del giudice di pace del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
(3-00435)

(29 maggio 2023)
(ex 5-00647 del 3 aprile 2023)

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE AL SUPERAMENTO DELLE CRITICITÀ RELATIVE AL FENOMENO DEL «CARO AFFITTI» PER GLI STUDENTI FUORI SEDE

   La Camera,

   premesso che:

    1) il diritto allo studio universitario, costituzionalmente garantito, tutela e promuove la possibilità di proseguire la formazione di studentesse e studenti dopo l'ottenimento del diploma di scuola secondaria superiore; a tal fine, dunque, è necessario rimuovere gli ostacoli, soprattutto quelli di natura socioeconomica, che potrebbero limitare l'accesso ai livelli più alti dell'istruzione in Italia;

    2) l'effettivo esercizio del diritto allo studio e l'accesso ai «gradi più alti degli studi» (articolo 34 Costituzione) è spesso ostacolato, in Italia, dai costi che le famiglie devono sostenere, non riuscendo, di fatto, a valorizzare le capacità e i meriti degli studenti;

    3) la disponibilità di risorse finanziare è, infatti, un fattore determinante nell'accesso all'istruzione superiore e universitaria: in Italia, soltanto il 20 per cento della popolazione tra i 25 e i 64 anni è in possesso di una laurea e soltanto il 62,7 per cento è in possesso di un diploma (in Europa, la media è, rispettivamente, del 33,4 per cento e del 79,3 per cento – dati Istat 2021). Il report sui livelli di istruzione dell'Istat segnala anche un forte divario territoriale nei livelli di istruzione:

     a) al Sud il 38,5 per cento degli adulti ha il diploma di scuola secondaria superiore e soltanto il 16,2 per cento ha conseguito una laurea;

     b) al Centro-Nord circa il 45 per cento è diplomato e oltre il 20 per cento è laureato (21,3 per cento al Nord e 24,2 per cento al Centro);

    4) l'Italia ha il tasso di laureati fra i 25 e i 34 anni fra il più basso d'Europa, intorno al 30 per cento nel 2020, contro una media europea del 45 per cento;

    5) gli obiettivi della Strategia Europa 2020, tra i quali l'innalzamento della quota di 30-34enni in possesso di una laurea, restano lontani; in Italia, per il secondo anno consecutivo, il dato si è stabilizzato al 27,8 per cento: un gap molto netto rispetto alla media europea che si attesta al 41 per cento e con gli altri grandi Paesi dell'Unione europea (in Francia si arriva al 48,8 per cento, in Spagna al 44,8 per cento e in Germania al 36,3 per cento);

    6) la rete Eurydice, nel suo report «National Student Fee and Support Systems in European Higher Education – 2020/21», ha analizzato e confrontato i dati di 38 Paesi europei, inclusi i 27 Stati membri dell'Unione europea. Emerge come la formazione universitaria pubblica in Italia abbia dei costi molto elevati (1.628 euro ogni anno di tasse, con le dovute differenze in base ai corsi di studio e all'Isee familiare), superiori alla media europea. Sono escluse dal conteggio le spese, ad esempio, per gli affitti, i pasti e i trasporti. Esistono le borse di studio, ma raramente sono strumenti efficaci: soltanto il 14 per cento circa degli studenti percepisce borse di studio e l'Italia si riconferma tra i Paesi che erogano meno borse di studio negli ultimi anni (tra il 2018 e il 2021, circa 7 mila studenti non hanno beneficiato dei sostegni economici pur risultando idonei);

    7) in Europa la situazione è diversa sia in termini di modalità di erogazione degli aiuti statali (borse di studio e prestiti scolastici), sia in termini di percentuali di borse di studio erogate (in media circa il 30 per cento, con le eccezioni, ad esempio, di Malta il 95 per cento, Danimarca il 92 per cento e Svezia l'88 per cento), inoltre esistono, programmi statali di sostegno alle famiglie per abbassare o azzerare i costi collaterali (affitti, trasporti, pasti). In Francia, ad esempio, la Caf (Caisse d'Allocation Familiale) è un organismo pubblico che permette di contenere i costi di affitto di una casa (si rivolge sia agli studenti – francesi e stranieri – sia a famiglie numerose, persone anziane o con disabilità);

    8) l'insieme dei supporti al diritto allo studio che viene fornito alle famiglie con un valore Isee basso per garantire a tutti l'accesso agli studi universitari è costituito prevalentemente dall'esenzione dalle tasse totale o parziale, dalle borse di studio in denaro, nonché dai posti letto in residenze universitarie (le vecchie case dello studente);

    9) con la legge di stabilità per il 2017 è stata introdotta la no tax area, che si applica per tutte le istituzioni universitarie e Afam statali e permette a chi ha un Isee basso di beneficiare di riduzioni delle tasse universitarie, con l'obiettivo di aumentare la platea di beneficiari del diritto allo studio;

    10) in base ai recenti dati disponibili su Open Data, il 26 per cento degli studenti iscritti a corsi di laurea e laurea magistrale è completamente esente dal pagamento delle tasse, l'11 per cento gode di una riduzione parziale, il restante 61 per cento dei ragazzi iscritti paga le tasse secondo scaglioni fissati sempre in base all'Isee. Per quanto riguarda il dottorato e i master, i primi sono per la maggior parte banditi con borsa di studio, cioè retribuiti, tuttavia, nel complesso il 17 per cento dei dottorati italiani sono pagati dai ragazzi, anzi il più delle volte dalle loro famiglie, di tasca propria, e i master universitari non sono quasi mai coperti da borse di studio (lo è il 10 per cento del totale dei posti);

    11) per quanto riguarda i posti messi a disposizione dalle regioni gratuitamente per i vincitori di borsa di studio, ci sono molte differenze da regione a regione; si passa da tassi di alloggiati di oltre 80 per 1000 iscritti a meno di 10 per 1000 iscritti; Campania, Lazio e Sicilia sono le regioni che garantiscono meno domande di posti letto accolte, con percentuali inferiori a una domanda accolta su cinque; più che per mancanza di requisiti una domanda non è accolta per assenza di possibilità di offrire un servizio;

    12) anche riguardo alle borse di studio, la percentuale di beneficiari effettivi varia sensibilmente da regione a regione, con picchi dell'85 per cento in piccole regioni come Basilicata, Valle d'Aosta e Liguria e il 57 per cento di Lazio e Friuli-Venezia Giulia e il 46 per cento del Veneto;

    13) si segnalano continuamente ritardi nell'erogazione delle borse di studio e sono migliaia gli studenti e le studentesse in grave difficoltà economica che, in tutta Italia, stanno attendendo da mesi;

    14) la piaga degli studenti idonei alla borsa che non possono accedere ai sostegni del diritto allo studio per carenza di risorse mette a rischio gli stessi percorsi universitari, dato che in questa situazione precaria gli studenti si trovano a doversi sostenere con mezzi propri o cercare un lavoro, dovendo anche conseguire i crediti necessari a rispettare i criteri di merito per il mantenimento della borsa di studio con il rischio di non farcela e finire così ad abbandonare gli studi;

    15) l'investimento 1.7-M4C1 del PNRR «Borse di studio per l'accesso all'università» ha la finalità di garantire la parità di accesso all'istruzione, agevolando la partecipazione a percorsi di istruzione terziaria per gli studenti in difficoltà socioeconomiche;

    16) in particolare, con la suddetta misura si stanziano 500 milioni di euro (250 milioni rispettivamente per il 2022 e per il 2023) con l'obiettivo di erogare 330.000 borse entro il 2023 e 336.000 entro il 2024, aumentandone gli importi medi;

    17) è evidente che in un sistema che cerca di essere inclusivo ci sono ancora moltissimi che restano indietro, soprattutto nelle periferie; come mostra il rapporto sul territorio 2020 di Istat: nell'ultimo decennio, l'aumento dei laureati è stato maggiore nelle grandi città e minimo nei centri rurali. Tra il 34 per cento dei 30-34enni residenti nelle grandi città è laureato, contro il 24 per cento di chi vive nelle cittadine e nei sobborghi e il 22,5 per cento di chi abita nelle aree rurali;

    18) a peggiorare il quadro sono i dati sulla povertà: secondo l'Istat la povertà è ai massimi storici, circa 5,6 milioni in povertà assoluta; nel 2021 sono in povertà assoluta 1,9 milioni di famiglie (7,5 per cento del totale da 7,7 per cento nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4 per cento come nel 2020). Pertanto la povertà assoluta conferma i massimi storici toccati nel 2020, anno d'inizio del COVID-19. 1,4 i minori in povertà, inoltre, con il consistente aumento dei prezzi registrato nell'ultimo anno, superiore al 6 per cento, questi numeri rischiano di aumentare sensibilmente;

    19) dunque, a limitare il numero di studenti è soprattutto la difficoltà economica nel sostenere un percorso di studio lungo e che prevede moltissime spese; i finanziamenti sono insufficienti a coprire il reale fabbisogno delle borse di studio, inoltre i costi per il materiale didattico da acquistare per i vari corsi di studio e, ancor più grave, la disomogeneità dei livelli di offerta dei servizi per il diritto allo studio tra le aree del Paese e, spesso, anche all'interno delle medesime regioni, mettono a rischio la garanzia del diritto allo studio;

    20) gli affitti, come noto, hanno raggiunto oramai costi proibitivi compromettendo l'effettività del diritto allo studio e rendendo di fatto l'accesso all'istruzione universitaria sempre più un privilegio di classe anziché un diritto costituzionalmente garantito, rappresentando di fatto un fondamentale tassello della più generale emergenza abitativa;

    21) appare evidente che tutto il sistema a garanzia del diritto allo studio si rivela sostanzialmente incapace di garantire ai propri studenti l'accesso a condizioni minime per un percorso di studio proficuo e sereno;

    22) il «caro affitti» comporta infatti conseguenze non trascurabili sulla qualità della vita degli studenti, poiché si traduce in precarietà, rinuncia a determinate opportunità formative o ritardo nell'autonomia dalle famiglie, quelle che ancora possono permettersi di mandare i figli all'università;

    23) per una reale garanzia del diritto allo studio, in ogni suo ordine e grado, occorre sostegno concreto, reale, tanto agli studenti quanto alle famiglie sui quali gravano sempre più i costi per l'accesso agli studi;

    24) per tutte le problematiche evidenziate, negli ultimi giorni gli studenti universitari hanno avviato una mobilitazione nazionale per denunciare la crisi abitativa legata al caro affitti e chiedere risposte concrete al Governo;

    25) dopo la pandemia i costi degli alloggi sono stati notevolmente incrementati raggiungendo cifre mai toccate prima;

    26) l'incremento dei prezzi dell'energia, unitamente al forte rialzo dell'inflazione, ai tassi di interesse, nonché alla richiesta di alloggi notevolmente superiore alla disponibilità nella maggior parte delle città italiane, sta, da tempo, peggiorando lo squilibrio tra domanda e offerta al punto che l'accesso ad alloggi a prezzi accessibili è un problema sempre più urgente per gli studenti «fuori sede», legato all'aumento dei canoni di locazione e a una crisi abitativa senza precedenti, soprattutto nelle aree a forte vocazione universitaria e turistica;

    27) con particolare riferimento ai costi delle utenze, occorre altresì considerare che, nella maggior parte dei casi, gli alloggi affittati dagli studenti risultano essere seconde case e ciò determina, a parità di consumi, che la spesa per l'energia elettrica risulti anche del 30 per cento più alta rispetto a quella di un'utenza domestica residente, a causa di costi fissi più elevati;

    28) inoltre, è un dato acquisito che, oggi, i proprietari di case trovino più conveniente e meno rischioso optare per affitti a turisti, mediante piattaforme online, piuttosto che destinare i propri immobili agli studenti, anche in ragione di una normativa fiscale di favore per gli affitti brevi;

    29) secondo quanto emerso dal rapporto «Lo student housing tra PNRR e mercato», presentato nell'ambito del convegno «Il PNRR e l'investimento nello student housing» del 13 aprile 2023, allo stato attuale, la copertura dei posti letto offerti agli studenti universitari fuori sede, pari al 40 per cento degli iscritti, si attesta intorno al 10,5 per cento e deriva da enti specifici che però coprono solo l'8,1 per cento del totale. Considerando che il fabbisogno stimato dell'offerta strutturata di posti letto deve essere pari ad almeno il 20 per cento degli studenti fuori sede (tasso di copertura medio europeo), sarebbero necessari almeno 130 mila posti letto;

    30) il citato rapporto inoltre sottolinea come il numero di studenti universitari cosiddetti fuori sede, ovvero che risiedono in una provincia diversa da quella della sede universitaria e comunque a più di 100 chilometri di distanza dal luogo di studio, si è mantenuto in crescita nell'ultimo anno, sulla scia di un incremento che prosegue in modo costante dal 2015: nel 2022, infatti è aumentato di circa 2,5 punti percentuali rispetto al 2021 ed ammonta a oltre 660 mila ragazzi;

    31) tale incremento è alla base dell'alterazione della tipologia di offerta presente sul mercato immobiliare universitario: insieme ai turisti, infatti, il numero di studenti fuori sede che, annualmente, decidono di intraprendere un percorso didattico in una città diversa da quella di origine incide sulla domanda rilevante di alloggi che, inevitabilmente, genera pressione sui canoni di locazione. Basti considerare che, nelle città a forte vocazione universitaria e turistica, il canone delle stanze da affittare agli studenti ha registrato aumenti rilevanti rispetto ai 12 mesi precedenti: a Padova, ad esempio, si è registrata una crescita quasi del 20 per cento e a Bologna del 19,5 per cento in più;

    32) i dati Istat, inoltre, evidenziano come i prezzi delle camere singole risultino aumentati di ben 11 punti percentuali rispetto al 2021, e di 13 punti rispetto al 2022, fino a raggiungere un costo medio mensile di 539 euro e annuale di 6.468,00 euro con picchi massimi nelle grandi città come Milano, Padova, Roma, Firenze e Bologna, che hanno toccato affitti mensili anche di 700 euro al mese; città dove peraltro si concentra circa un quarto del totale dei «fuori sede» italiani. A tali costi si devono aggiungere le spese accessorie – condominio, tassa sui rifiuti e utenze varie – che hanno subito anch'esse forti rincari;

    33) la situazione è ancor più penalizzante per gli studenti residenti nei comuni delle aree interne, fortemente svantaggiati nel raggiungimento delle sedi universitarie. Nei principali centri urbani, a possedere un titolo di studio universitario è un residente su tre, quota che scende al 20 per cento, dunque un residente su cinque, nei comuni periferici, rendendo evidente la correlazione tra perifericità del territorio e ridotto numero di persone con istruzione universitaria;

    34) nell'attuale contesto normativo, la realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari avviene in regime di cofinanziamento da parte dello Stato ai sensi della legge 14 novembre 2000, n. 338, recante «Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari», da ultimo incrementato nella quota massima del 75 per cento dal decreto-legge governance del PNRR (decreto-legge n. 77 del 2021);

    35) il potenziamento dell'offerta abitativa nazionale e la programmazione integrata della disponibilità di alloggi pubblici e privati per studenti si basa, secondo quanto disposto dall'articolo 13 del decreto legislativo del 29 marzo 2012, n. 68, sulla collaborazione fra i soggetti che offrono servizi per il diritto allo studio, anche mediante specifici accordi con le parti sociali e i collegi universitari legalmente riconosciuti e ad essi equiparati;

    36) il decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 (legge n. 79 del 2022) ha previsto la possibilità di destinare le risorse del PNRR all'incremento di posti letto per studenti universitari, ovvero al finanziamento di interventi di adeguamento delle residenze universitarie agli standard europei. In particolare, l'articolo 14, comma 6-viciesquater, prevede che con bando del Ministero dell'università e della ricerca, le risorse del PNRR indicate nell'ambito dei bandi adottati in applicazione della legge n. 338 del 2000, che siano in essere alla data di entrata in vigore della disposizione, possono essere destinate ai suddetti interventi;

    37) per integrare e perfezionare le disposizioni di attuazione della citata riforma 1.7 della Missione 4, Componente 1, del PNRR («Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per studenti»), è intervenuto il decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115 (legge n. 142 del 2022) con l'obiettivo di favorire ulteriormente la disponibilità di nuovi alloggi e residenze per studenti universitari, prevedendo semplificazioni procedimentali aggiuntive per consentire l'effettivo impiego delle risorse europee, al fine di conseguire gli obiettivi temporali connessi al raggiungimento dei target M4-C1 del PNRR (articolo 39);

    38) l'obiettivo della riforma del PNRR, per il quale sono stati stanziati 960 milioni di euro, è volto a finanziare la realizzazione di nuovi alloggi e ad incrementare a oltre centomila entro il 2026 il numero dei posti letto per gli studenti fuori sede su tutto il territorio nazionale;

    39) da ultimo, il cosiddetto «decreto aiuti-ter» (decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, articolo 25), con una novella alla disciplina dell'housing universitario di cui alla citata legge n. 338 del 2000, ha destinato la parte residua delle risorse stanziate con la citata riforma del PNRR, per un importo pari a 660 milioni di euro, all'acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore;

    40) nonostante gli ultimi dati pubblicati dall'Istat sulla povertà in Italia mostrino un quadro allarmante, né la legge di bilancio per il 2023, né i provvedimenti successivi, hanno previsto alcun rifinanziamento del fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli e del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, di cui all'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, incrementato di 160 milioni di euro per l'anno 2020 dall'articolo 29 del decreto-legge n. 34 del 2020 – con una quota a favore delle locazioni di immobili abitativi per gli studenti fuori sede –, di ulteriori 160 milioni per l'anno 2021 (articolo 11, legge di bilancio 2021, legge n. 178 del 2020) e, da ultimo, dall'articolo 37 del cosiddetto «decreto aiuti» (decreto-legge n. 50 del 2022) che ha assegnato al fondo una dotazione di 100 milioni di euro per il 2022;

    41) come noto si tratta di strumenti fondamentali per alleviare il disagio abitativo, soprattutto alla luce dell'attuale congiuntura economica caratterizzata da una forte contrazione dell'offerta di credito;

    42) la legge di bilancio 2023 è intervenuta sulla dotazione del fondo affitti degli studenti universitari fuori sede, prevedendo uno stanziamento di soli 4 milioni di euro per il 2023 e di 6 milioni di euro per il 2024, rispetto ai 15 milioni di euro previsti dalla legge di bilancio 2021;

    43) l'attuale situazione, denunciata dagli studenti universitari negli ultimi giorni, rende evidente l'esigenza di rafforzare forme di sostegno abitativo, indirizzando, in primis, in modo corretto ed efficace i fondi del PNRR e consolidando le forme di cofinanziamento a favore dei comuni per l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi, a partire dal patrimonio invenduto degli enti previdenziali, gli edifici pubblici non utilizzati e i beni immobili confiscati alla mafia,

impegna il Governo:

1) ad adottare urgentemente iniziative di competenza che vadano nella direzione di un blocco dei rincari degli affitti, di investimenti negli alloggi, dell'incremento dei fondi a sostegno degli studenti fuori sede;

2) ad intraprendere, con urgenza, iniziative per assicurare il conseguimento dei target del PNRR e per renderne strutturali i risultati, colmando così definitivamente i divari con gli altri Paesi dell'Unione europea e, dunque, reperire le necessarie ulteriori risorse per incrementare adeguatamente il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, al fine di soddisfare le legittime aspettative degli idonei nonché per scongiurare il rischio della perdita delle risorse previste dal PNRR;

3) al fine di garantire il diritto allo studio in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, ad adottare iniziative affinché siano rivisti i bandi per il diritto allo studio per una maggiore tutela delle studentesse e degli studenti fuori sede, definendone l'importo e tenendo conto altresì della spesa per l'affitto e relative spese accessorie, in relazione ai canoni di locazione mediamente praticati sul mercato nei diversi comuni sede dei corsi di studio;

4) a rivedere e rendere più inclusivi i criteri per la definizione dello status di «fuori sede», cui corrispondere un importo maggiore di borsa di studio, anche al fine di superare le attuali diseguaglianze territoriali al riguardo;

5) ad incrementare la disponibilità di alloggi e residenze per studenti fuori sede, anche mediante interventi di recupero e ristrutturazione degli edifici esistenti, all'esito di una complessiva ricognizione del patrimonio immobiliare in disuso o dismesso appartenente a enti e istituzioni pubbliche, al fine di migliorare l'offerta di edilizia universitaria destinata ad esigenze abitative temporanee per ragioni di studio;

6) ad individuare, nel prossimo provvedimento utile, risorse adeguate per incrementare la dotazione finanziaria del fondo affitti degli studenti universitari fuori sede introdotto dalla legge n. 178 del 2020;

7) ad attuare programmi di rigenerazione urbana, con il coinvolgimento degli istituti universitari nella co-progettazione degli spazi pubblici e degli edifici, al fine di individuare soluzioni progettuali innovative, realizzare contesti urbani inclusivi e infrastrutture materiali e digitali flessibili in grado di rispondere alle effettive esigenze dei cittadini e degli studenti, in linea con il paradigma della smart city;

8) a rafforzare strutture, infrastrutture e servizi al Sud e nelle aree interne del Paese, dove i giovani continuano a vedere carenza di servizi e di opportunità professionali, al fine non solo di favorire la crescita del territorio, ma di elevare la qualità del tessuto sociale, anche per consentire agli studenti di non essere obbligati, ma a scegliere di essere «fuori sede»;

9) ad adottare misure strutturali di contenimento del canone di locazione di mercato, valutando l'applicazione di indici alternativi all'aggiornamento dell'indice di inflazione Foi;

10) ad implementare il campo di indagine dell'Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca) di cui all'articolo 12 della legge n. 431 del 1998, al fine di consentire alle istituzioni e alle parti sociali di acquisire informazioni e dati statistici dettagliati e aggiornati per sviluppare adeguate strategie volte a favorire la mobilità nel settore della locazione e il reperimento di alloggi da destinare all'emergenza abitativa e agli studenti fuori sede, nonché il monitoraggio dell'andamento delle locazioni;

11) a istituire un tavolo interministeriale presso il Ministero dell'università e della ricerca che affronti il tema dell'emergenza abitativa anche per gli studenti fuori sede, composto da rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, dell'Anci, del Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu), del Consiglio universitario nazionale (Cun) e Consiglio rettori universitari italiani (Crui), e con la partecipazione delle principali associazioni studentesche nazionali;

12) ad applicare alle utenze per uso domestico non residente degli immobili affittati dagli studenti fuori sede la medesima struttura delle componenti tariffarie relative alla copertura degli oneri generali di sistema prevista per i clienti dei servizi elettrici per uso domestico residente, nonché a ridurre l'Iva applicata ai contratti, purché lo studente dimostri di essere l'intestatario dell'utenza, di aver stipulato un contratto di affitto della durata di almeno sei mesi, regolarmente registrato, e sia in regola con il percorso di studi;

13) ad adottare le iniziative di competenza volte a potenziare la leva fiscale allo scopo di incentivare la disponibilità di immobili o alloggi per studenti e il contenimento delle spese connesse al relativo godimento, e a tal fine:

   a) migliorare l'offerta qualitativa e quantitativa di immobili e alloggi per studenti esentando integralmente dal pagamento dell'Imu dovuta sugli immobili, o a parte di essi, destinati ad alloggio o residenza per studenti, garantendo comunque che il vantaggio fiscale venga trasferito allo studente affittuario in forma di riduzione del canone di locazione o dei costi accessori;

   b) ridurre l'aliquota della cedolare secca applicata ai redditi conseguiti dalla locazione di immobili destinati ad alloggio o residenza per studenti, a partire dai comuni con maggiore densità di studenti e carenza abitativa, sempre a condizione che il vantaggio fiscale venga trasferito allo studente affittuario in forma di riduzione del canone di locazione o dei costi accessori;

   c) esentare dall'imposta di registro e di bollo i contratti di locazione stipulati da studenti;

   d) sostenere i costi connessi al godimento di immobili e alloggi per studenti incrementando il limite di spesa massima ammessa a detrazione e la percentuale di detrazione riconosciuta in relazione al pagamento di canoni di locazione o canoni relativi a contratti di ospitalità da parte di studenti fuori sede, estendendo altresì l'ambito applicativo dell'incentivo anche al deposito cauzionale, alle spese condominiali e alle spese comunque connesse al godimento dell'immobile (ad esempio utenze);

   e) introdurre un contributo, in forma di detrazione o credito d'imposta, anche attraverso la previsione di rimborso diretto (cash back), ai compensi, comunque denominati, pagati a soggetti di intermediazione immobiliare in dipendenza della stipula di contratti di locazione per studenti;

   f) introdurre un contributo, in forma di detrazione o credito d'imposta, anche attraverso la previsione di rimborso diretto (cash back) ove sostenute dallo studente, in relazione alle spese per la ristrutturazione, a partire dalle spese per l'eliminazione delle barriere architettoniche, o l'acquisto di mobili destinati ad immobili adibiti ad alloggi per studenti.
(1-00139) «Caso, Orrico, Amato, Cherchi, Ilaria Fontana, Sergio Costa, L'Abbate, Morfino, Santillo, Appendino, Fenu, Lovecchio, Raffa, Alifano, Auriemma, Carotenuto, Barzotti, Torto, Carmina, Pavanelli, Scutellà, Aiello, Caramiello, Giuliano, Donno, Marianna Ricciardi, Quartini, D'Orso, Dell'Olio, Ascari, Penza, Di Lauro, Bruno, Francesco Silvestri, Baldino».

(17 maggio 2023)

   La Camera,

   premesso che:

    1) le proteste degli studenti davanti alle università delle ultime settimane hanno fatto emergere, a partire dall'elevato importo degli affitti (cosiddetto caro affitti), l'enorme problema del costo degli studi e della necessità di implementare gli strumenti di welfare e i fondi per il diritto allo studio;

    2) il problema del caro affitti e della mancanza di alloggi per gli studenti rappresenta una vera e propria emergenza che «discrimina» una parte significativa della popolazione giovanile, impossibilitata per ragioni economiche a mantenersi agli studi, in palese contrasto con quanto previsto dalla Costituzione;

    3) l'articolo 34 della Costituzione stabilisce che «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»;

    4) prima, la pandemia ha costretto gli studenti a rimanere in casa per due anni. Ora, con la ripresa delle attività, si trovano di fronte a un altro ostacolo: l'elevato costo delle tasse universitarie e degli affitti. Se studiare diventa un lusso che solo pochi possono permettersi, si sta negando un diritto fondamentale e creando un futuro meno promettente per tutti;

    5) l'articolo 1, commi 252-266, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017), ha introdotto per le istituzioni universitarie e dell'alta formazione la disciplina della no tax area, diretta a consentire a quanti sono in possesso di un reddito Isee di entità prefissata di beneficiare dell'esonero dal pagamento delle tasse universitarie;

    6) dalla sua effettiva operatività, nell'annualità 2017/2018, tale misura, finalizzata ad ampliare l'accesso all'istruzione terziaria degli studenti in condizioni disagiate, ha prodotto un significativo incremento degli studenti totalmente esonerati dalle tasse universitarie su base Isee (passati dal 10,2 per cento del 2016/2017 al 29,3 per cento nel 2020/2021) e l'aumento di quasi il 39 per cento degli aventi diritto alla borsa;

    7) il recente rapporto pubblicato da Federconsumatori sui costi della vita da universitario rivela che un fuori sede in terza fascia, con 40 mila euro di reddito familiare lordo, spende in media 9.211 euro annui affittando una stanza singola (+9 per cento rispetto al 2010) e 8.101 euro annui affittando una stanza doppia (+12 per cento rispetto al 2010). Di poco inferiore la spesa per gli studenti in seconda fascia, con un reddito lordo inferiore ai 20 mila euro, per i quali le spese di alloggio fanno registrare un tasso di aumento analogo alla terza fascia;

    8) l'alloggio rappresenta sicuramente il bisogno più importante per tutti gli studenti che studiano in una sede universitaria diversa dalla propria città di residenza;

    9) dall'analisi svolta dalle associazioni studentesche e rese note dal Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari), nell'ultimo rapporto sulla condizione studentesca, il dato che emerge in modo prorompente è lo squilibrio esistente rispetto agli alloggi studenteschi tra copertura del servizio pubblico e copertura delle locazioni private;

    10) i posti alloggio forniti dagli enti regionali per il diritto allo studio non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno di una sistemazione per studenti e studentesse;

    11) una carenza aggravata dall'aumento esponenziale del numero degli studenti che negli ultimi anni hanno cambiato città per affrontare il percorso universitario: se nel 2006 i fuori sede erano 350 mila, nel 2010 sono saliti a 750 mila, mentre nel 2019 hanno raggiunto quota 830 mila, a fronte di una disponibilità di circa 40 mila alloggi universitari;

    12) non potendo accedere agli alloggi pubblici e alle case dello studente, molti fuori sede sono costretti a prendere in affitto, spesso «in nero», abitazioni private i cui canoni di locazione mensile in alcune città difficilmente scendono sotto i 700 euro. Ma anche ricorrendo al mercato degli alloggi privati non è facile trovare una sistemazione: secondo l'Associazione nazionale degli studenti fuori sede esiste solo un alloggio disponibile ogni 15 studenti;

    13) secondo l'Unione piccoli proprietari (Uppi), che ha incrociato i dati Istat e quelli del Ministero, resi pubblici nel 2021/2022, sono almeno 64 mila gli studenti fuori sede che non possono assolutamente permettersi un affitto di mercato;

    14) al netto di chi beneficia, in base a criteri di reddito e merito, di alloggi gratuiti o a prezzo calmierato negli studentati, la popolazione interessata ad un intervento immediato è pari ad almeno 80.000 studenti nelle città a maggiore «tensione abitativa studentesca», dei quali circa il 20 per cento può integrare con i redditi familiari o con occupazioni saltuarie;

    15) da numerose analisi effettuate a livello nazionale, sommando i posti gestiti direttamente dagli organismi regionali per il diritto allo studio, a quelli in capo agli atenei e a quelli dei collegi non statali legalmente riconosciuti, si arrivano a sfiorare 51 mila posti alloggio a fronte di una richiesta potenziale di circa 764 mila sistemazioni, meno di un terzo dell'offerta residenziale di Francia e Germania;

    16) parte di questo fenomeno è anche la tendenza al pendolarismo, confermata dall'ultima indagine di Eurostat sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani. Il rapporto rivela che il 50,6 per cento per abbattere i costi dell'affitto e per la difficoltà di reperire un alloggio sceglie di fare il pendolare, rinunciando di fatto a vivere pienamente l'esperienza degli studi universitari;

    17) l'esiguo numero dei posti letto nelle residenze universitarie consente a poco meno del 5 per cento degli studenti fuori sede di usufruirne. A ciò si aggiunge il ritardo nei tempi di pubblicazione dei bandi e delle relative graduatorie, nonché dell'assegnazione dei posti letto che, spesso, vengono messi a disposizione degli studenti quando l'anno accademico è già cominciato;

    18) negli ultimi anni si è registrato un costante intervento finalizzato ad aumentare le risorse del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, al fine di ridurre il numero degli studenti cosiddetti «idonei non beneficiari», ossia di studenti che, per mere ragioni legate all'insufficienza dei fondi, non si vedono riconosciuti i benefici, pur rientrando pienamente in tutti i requisiti di eleggibilità per l'accesso agli stessi. La legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 519) ha incrementato il fondo di 70 milioni di euro annui dal 2021. La legge di bilancio per il 2023 (L. 29 dicembre 2022, n. 197, art. 1, comma 556) ha incrementato il predetto fondo di 250 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Ad oggi, il fondo, allocato sul capitolo 1710 dello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca, è passato da uno stanziamento di 149,2 milioni di euro per il 2013 a uno stanziamento di 307,8 milioni di euro per il 2022, con un incremento percentuale del 106,3 per cento, a cui andranno ad aggiungersi gli ulteriori stanziamenti della legge di bilancio per il 2023, al momento presenti sono per le annualità 2024 e 2025 e non stabilizzati;

    19) fino al 2014/2015 il gap tra aventi diritto e borsisti era piuttosto ampio: in media quasi un quarto degli idonei non beneficiava di borsa. A partire dal 2017/2018 quasi il 98 per cento degli idonei è beneficiario di borsa, per effetto combinato dell'aumento delle risorse finanziarie e della revisione dei criteri di riparto del fondo integrativo statale avvenuta nel 2017. Nel nuovo meccanismo di riparto, infatti, è stabilita una corresponsabilità precisa di Stato e regioni nel finanziamento delle borse e impegni economici proporzionati all'entità del fondo integrativo statale ricevuto a carico delle regioni (non inferiore al 40 per cento);

    20) nonostante tali previsioni, ancora nel 2020/2021 circa 3.000 studenti aventi diritto sono rimasti esclusi dal beneficio;

    21) il legislatore è, inoltre, intervenuto con il decreto-legge n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020 (articolo 236, comma 3) e con la legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 518), consentendo di ampliare progressivamente le previsioni originariamente recate dalla legge di bilancio per il 2017 relative all'esonero totale dal pagamento del contributo onnicomprensivo annuale per l'iscrizione universitaria (cosiddetta no tax area) e, al contempo, sono state modificate alcune di quelle relative all'esonero parziale, allo scopo comune di ampliare il numero degli studenti beneficiari;

    22) tuttavia, dai dati Ocse (2020), i relativi Paesi investono mediamente nell'istruzione il 4,9 per cento del prodotto interno lordo, di cui circa l'1,5 per cento in quella terziaria, mentre l'Italia si attesta al di sotto di tale livello, laddove la spesa complessiva è pari al 3,9 per cento, di cui solo lo 0,9 per cento è destinato all'istruzione terziaria;

    23) in un recente articolo, il quotidiano la Repubblica riportava puntualmente come «dopo cinque anni di continua salita e dopo due anni di pandemia, il numero delle immatricolazioni all'università sia sceso del 3 per cento. Il ritorno delle lezioni in presenza e l'aumento severo del prezzo degli affitti, delle bollette e dei trasporti, ha indotto migliaia di giovani a rinunciare ad iscriversi. Troppo poche e troppo basse sono le borse di studio, assolutamente insufficienti (appena 40.000) i posti negli studentati pubblici che dovrebbero salire a 100.000 nel 2026 grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza»;

    24) il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha, infatti, previsto specifici interventi a sostegno dell'università al fine di favorire uno sviluppo significativo di un'economia della conoscenza, proposta dall'Agenda di Lisbona del 2000 nella quale università e ricerca svolgono un ruolo fondamentale;

    25) la missione 4 «Istruzione e ricerca» del Piano nazionale di ripresa e resilienza si propone, quindi, di colmare i ritardi e le carenze accumulate dal Paese nei settori della scuola e dell'università, prevedendo specifici investimenti (1.7 e 1.8) diretti, rispettivamente, ad incentivare la realizzazione di nuove strutture di edilizia universitaria e a finanziare l'aumento delle borse per il diritto allo studio a favore degli studenti meritevoli e bisognosi, aumentandone l'importo di 700 euro in media, arrivando così ad un importo di 4.000 euro per studente e ampliando, al contempo, la platea dei beneficiari;

    26) nell'ambito della riforma 1.7, con un finanziamento pari a 960 milioni di euro, è previsto- quale target da conseguire entro il mese di dicembre 2026 – la realizzazione di 60.000 posti letto aggiuntivi, «portandoli da 40.000 a oltre 100.000»;

    27) un primo obiettivo parziale di 7.500 nuovi posti letto risulta conseguito, attraverso lo stanziamento di 300 milioni di euro, entro la scadenza del dicembre 2022, quello successivo – consistente nella realizzazione di almeno altri 52.500 nuovi posti letto entro il settembre 2026 – risulta ancora da avviare, con il rischio concreto di non centrare l'obiettivo entro la scadenza prevista;

    28) ad oggi risultano stanziati 300 milioni di euro per realizzare i primi 7.500 posti letto;

    29) il decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144 («aiuti ter»), all'articolo 25, ha stanziato la parte residua delle risorse disponibili – pari a 660 milioni di euro – per l'acquisizione di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore;

    30) le risorse saranno ripartite tra imprese ed operatori economici, anche in convenzione o in partenariato con le università, con le istituzioni Afam o con gli enti regionali per il diritto allo studio, tramite bando, e avranno la finalità di coprire in tutto o in parte, per i primi tre anni, il costo di gestione dei posti letto da destinare a studenti borsisti fuori sede con contestuale previsione, a favore degli operatori, di un regime di tassazione agevolato;

    31) la misura introdotta non contiene, però, previsioni riguardo a cosa accadrà al termine del triennio quando i costi ricadranno interamente sull'operatore immobiliare privato, con possibili ripercussioni significative sull'entità della tariffa da applicare agli studenti;

    32) la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), ha previsto uno stanziamento di 4 milioni di euro per il 2023 e 6 milioni di euro per il 2024 per il rifinanziamento del fondo affitti studenti fuori sede, decisamente inferiore rispetto allo stanziamento previsto nella legge di bilancio per il 2021 (15 milioni di euro) ed insufficiente, quindi, rispetto alle effettive necessità della popolazione studentesca;

    33) gli alloggi per studenti sono soggetti al rispetto di standard molto rigidi a tutela della qualità della vita e della sicurezza dei propri studenti. Tali standard non sono previsti per gli affitti presso le abitazioni private, nell'ambito delle quali si verificano in molti casi episodi di degrado e sfruttamento degli studenti;

    34) la condizione degli studenti si riflette, più in generale, nella situazione del disagio abitativo nel nostro Paese;

    35) nella XVIII legislatura con la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022), sono stati stanziati, a favore del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, 230 milioni di euro per l'anno 2022, poi aumentato di ulteriori 100 milioni per l'anno 2022 dall'articolo 37 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, per un totale di 330 milioni di euro, mentre la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), non ha previsto alcun rifinanziamento del suddetto fondo;

    36) il mancato rifinanziamento del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e il fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, strumenti fondamentali per l'attuazione delle politiche di sostegno al diritto alla casa, non consente alle amministrazioni locali di intervenire per affrontare la precarietà abitativa, il caro affitti e gli sfratti per morosità che, come noto, sono ripresi a partire dal 1° gennaio 2022, dopo il blocco stabilito durante il periodo pandemico, determinando così un aumento drammatico delle persone senza casa, e ciò costituisce una vera e propria emergenza nel Paese;

    37) recenti rilevazioni dell'Istat evidenziano un forte incremento dei canoni di locazione nel corso degli ultimi mesi, che secondo le stime dell'istituto registrano un aumento del 7,4 per cento su base annua e del 14,2 per cento su base biennale, in gran parte a causa dall'aumento dell'inflazione;

    38) le recenti preoccupazioni espresse da numerosi sindaci, che si trovano in prima fila ad affrontare un problema che investe un numero crescente di residenti e, da ultimo, le proteste degli studenti universitari a fronte del caro affitti, giunti ormai a livelli insostenibili, sono la cartina di tornasole della situazione del disagio abitativo nel nostro Paese;

    39) occorrono, quindi, interventi definiti attraverso una programmazione effettiva degli investimenti per l'edilizia residenziale pubblica, da considerare una componente essenziale per un nuovo welfare in grado di diminuire precarietà e povertà, e investimenti mirati al diritto allo studio e al welfare studentesco, che dovrebbero rappresentare la priorità per il Paese e per il suo futuro,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative urgenti a sostegno degli studenti fuori sede, finalizzate a contrastare il caro affitti e la mancanza di alloggi universitari;

2) a garantire che le risorse previste dalla riforma 1.7 della missione 4, componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, così come previsto dal decreto ministeriale 27 dicembre 2022, n. 1437, del Ministero dell'università e della ricerca, vengano utilizzate per il finanziamento di progetti delle università pubbliche per acquisire, costruire e ristrutturare, entro il 2026, studentati universitari pubblici;

3) ad adottare iniziative volte a garantire e monitorare l'obiettivo che almeno il 50 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate a soggetti privati venga investita in nuovi alloggi per studenti coperti dal diritto allo studio;

4) ad incrementare, nel primo provvedimento utile, le risorse del fondo di cui all'articolo 1, comma 526, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, di almeno 60 milioni di euro, finalizzato a corrispondere un contributo per le spese di locazione abitativa per gli studenti fuori sede;

5) a prevedere, nel primo provvedimento utile, un incremento e una stabilizzazione – a decorrere dall'annualità successiva a quella individuata nella legge di bilancio per il 2023 – del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, e altresì a promuovere il superamento delle disparità territoriali e l'omogeneità dei tempi e delle caratteristiche dei bandi relativi alle borse di studio dei diversi atenei pubblici italiani;

6) ad adottare iniziative volte a superare la condizione dei cosiddetti studenti idonei alla borsa ma non beneficiari, ovvero di coloro che, pur avendo, ai sensi della disciplina vigente, titolo alla borsa di studio, non ne possono usufruire in ragione dell'insufficienza complessiva delle risorse stanziate;

7) a istituire un tavolo permanente per la questione abitativa coordinato dal Ministero dell'università e della ricerca e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, che coinvolga le associazioni studentesche, i sindacati, le parti sociali e i soggetti di rappresentanza del mondo universitario quali Cnsu, Cun, Crui;

8) a garantire, in attuazione della legge 14 novembre 2000, n. 338 – che prevede il cofinanziamento da parte dello Stato per interventi rivolti alla realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari – adeguate risorse per concludere la graduatoria ed emanare quanto prima gli attesi bandi ministeriali (IV-V) e i relativi decreti di piano;

9) a mettere in atto azioni informative capillari dirette alle scuole secondarie superiori sul funzionamento e sulle opportunità garantite dalla disciplina della no tax area, al fine di favorire la transizione scuola-università, consentendo così agli studenti di essere consapevoli della possibilità di essere esentati dalla contribuzione studentesca.
(1-00147) «Manzi, Zingaretti, Ascani, Furfaro, Orfini, Fornaro, Berruto, Toni Ricciardi, Casu».

(29 maggio 2023)

   La Camera,

   premesso che:

    1) il diritto allo studio universitario si manifesta nel nostro sistema giuridico come una delle declinazioni del principio generale di uguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3, comma 2, della Costituzione, che impone alla Repubblica di rimuovere tutti quegli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono agli individui di sviluppare ed esprimere pienamente la propria personalità nella società civile. Questo principio trova, inoltre, il suo esplicito fondamento negli ultimi due commi del successivo articolo 34, laddove si afferma che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi economici, hanno il diritto di accedere ai gradi più alti dell'istruzione e della formazione e che la Repubblica deve garantirne l'esigibilità attraverso l'attribuzione, per concorso, di borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze;

    2) la riforma del titolo V della Costituzione del 2001 prevedeva l'identificazione dei livelli essenziali delle prestazioni, tra le altre materie, anche per l'istruzione. Questo per garantire un diritto universale come il diritto allo studio, ma anche, da un lato, per permettere agli enti territoriali di adottare iniziative utili a proteggere il percorso formativo dei giovani, soprattutto i più fragili e bisognosi, e, dall'altro, adeguare la proposta formativa alle esigenze della società e del mercato del lavoro. Ma la riforma costituzionale rimase perlopiù lettera morta, nonostante l'introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni potesse rappresentare un passo in avanti importante verso la definizione di nuovi e migliori criteri per l'assegnazione delle borse di studio e la determinazione dei servizi agli studenti;

    3) nel contesto europeo, l'Italia è uno dei Paesi con il minor tasso di giovani laureati o di persone che comunque dispongono di un titolo di studio assimilato di livello terziario. Infatti, secondo i dati Eurostat dell'aprile 2022, a fronte di una media del 41,2 per cento di giovani europei con un titolo di studio di livello terziario, che comprende percorsi come quello universitario o in istituti tecnici superiori, nel nostro Paese la quota si attesta al 28,3 per cento. Si tratta del secondo dato peggiore dopo quello della Romania (23,3 per cento);

    4) in Italia è laureato poco più di un lavoratore su cinque. Restringendo la ricerca a chi ha tra i 25 e i 34 anni, l'Italia risulta ancora in penultima posizione. Nel 2022 solo il 29,2 per cento in questa fascia di età aveva completato un ciclo di studio terziario, ancora una volta davanti solo alla Romania. Tra i giovani spagnoli più della metà può vantare una laurea, in Francia il 49 per cento, in Germania il 37 per cento;

    5) inoltre, così come riportato da un recente report del Ministero dell'istruzione e del merito, nell'anno accademico 2021/2022 si è avuto il record di abbandoni nel primo anno di iscrizioni, considerando gli ultimi dieci anni. Si tratta, in particolare, del 7,3 per cento degli iscritti: il precedente dato peggiore era pari al 6,3 per cento e si riferiva all'anno accademico 2011/2012. A lasciare l'università sono stati in modo indifferente sia maschi che femmine, con il 7,4 per cento tra le donne e il 7,2 per cento tra gli uomini, una differenza di 23 mila e 600 ragazze in più rispetto agli uomini. Nel 2020/2021 la percentuale di abbandoni è stata del 7,1 per cento: un dato, quindi, costante e in crescita. Tra le motivazioni principali legate alla scelta di interrompere presto il percorso di studi accademico, sono emerse le difficoltà economiche, legate ad affitti sempre più cari soprattutto nelle città più grandi, ma anche ragioni personali legate all'eccesso di competitività;

    6) l'Italia presenta forti differenze territoriali in termini di accesso ai percorsi di istruzione, dai primi anni di vita del bambino per proseguire in tutti i livelli successivi. Lungo tutto il percorso di studi, il ritardo del Mezzogiorno è spesso un elemento ricorrente. Nelle regioni meridionali è generalmente più bassa l'offerta di posti nido e del tempo pieno, nonché di strutture scolastiche come mense e palestre. Mentre sono più frequenti la dispersione scolastica e i bassi apprendimenti;

    7) non fanno eccezione gli indicatori sull'istruzione terziaria. Nell'Italia meridionale, dove già sono di meno i ragazzi che raggiungono il diploma, meno della metà dei neodiplomati si iscrive all'università. Nel 2019 sono stati il 47,5 per cento del totale sia nel Sud continentale che nelle Isole. Una quota inferiore rispetto alla media nazionale (51,4 per cento), nonché al dato del Nord (53,5 per cento) e del Centro Italia (55 per cento). A livello regionale, escluso il Trentino-Alto Adige – il cui dato non tiene conto delle migliaia di giovani iscritti nelle università austriache – agli ultimi posti compaiono Sicilia (46,6 per cento) e Campania (43 per cento);

    8) l'università non è più in grado di assolvere al suo compito centrale, ovvero quello che si diede con il progetto dell'università di massa: livellare le disuguaglianze e garantire a tutte e tutti, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali di provenienza, la possibilità di studiare e di accedere ad una mobilità sociale che garantisse il miglioramento delle condizioni collettive e un benessere sociale diffuso;

    9) servono risposte concrete da parte di Stato e regioni, in grado di garantire il diritto allo studio a tutte e tutti e un sistema di istruzione universitaria che sia realmente pubblico e realmente gratuito, aumentando considerevolmente le politiche di sostegno e le agevolazioni in tal senso, investendo in un settore che è alla base di uno Stato;

    10) il costo medio annuo per chi frequenta l'università è variabile a seconda del fatto che si studi con lo status di «in sede», abitante in provincia o fuori provincia. Il fattore comune, indipendentemente dallo status e dall'università frequentata, è l'insostenibilità del costo: secondo dati dell'Unione degli universitari, mediamente l'università costa annualmente alle famiglie circa 5.000 euro annui per frequentanti in sede, 5.500 euro per frequentanti abitanti in provincia e 11.000 euro per gli abitanti fuori provincia che affittano una stanza singola. I fattori principalmente considerati sono: tassazione, materiale didattico, pasti, trasporto (urbano ed extraurbano), affitto e costo di rientro presso la propria residenza;

    11) dal rapporto Ocse «Education at glance», le tasse universitarie in Italia hanno un costo medio equivalente di circa 1.953 dollari l'anno, ossia di circa 1.790 euro, il che colloca l'Italia al tredicesimo posto tra i ventisette Paesi analizzati, un risultato che non può in alcun modo ritenersi soddisfacente sia sotto il punto di vista dell'accesso allo studio da parte delle studentesse e degli studenti meno abbienti, sia a seguito di un confronto con gli altri Paesi europei. Sempre secondo le rilevazioni Ocse, le tasse universitarie sono aumentate del 60 per cento nel corso degli ultimi dieci anni, raggiungendo il terzo posto in Europa per incremento del dato medio, dopo Olanda e Regno Unito. Un dato decisamente allarmante, la cui motivazione può essere rappresentata dalla minor spesa da parte dell'Italia in istruzione (4,1 per cento contro il 5 per cento della media Ocse), ma non solo. Infatti, effettuando un raffronto con la spesa media per studente universitario, si può notare come in Italia per uno studente universitario vengono spesi circa 12.305 dollari, mentre in media nei Paesi Ocse vengono spesi approssimativamente 17 mila euro, paragone al quale va considerata anche la quantità di tasse richieste nei vari Stati;

    12) nel corso degli ultimi anni ci sono stati vari interventi in materia di ampliamento della no tax area: dapprima con il decreto ministeriale n. 234 del 2020, il quale ha previsto l'incremento della no tax area a 20 mila euro Isee per studenti in corso rispettanti i requisiti di cui alla legge n. 232 del 2016 e un calmieramento degli importi fino a 30 mila euro Isee, successivamente con il decreto ministeriale n. 1014 del 2021 l'ampliamento della medesima no tax area a 22 mila euro Isee con un ulteriore calmieramento fino a 30 mila euro Isee. Va sottolineato come lo stesso strumento di valutazione della ricchezza (ovvero il valore Isee) sia un indicatore non idoneo a identificare le difficoltà economiche di uno studente, a maggior ragione a seguito delle modifiche normative introdotte nel 2020. Il fatto stesso che i redditi percepiti e i patrimoni posseduti considerati siano quelli di due anni prima rispetto alla data di calcolo del valore evidenzia la sua inefficienza;

    13) l'Italia risulta essere l'unico Paese dell'area Ocse con la figura degli studenti idonei ma non beneficiari di borse di studio (circa 5.500 a livello nazionale secondo il Cnsu), ovvero che possiedono tutti i requisiti per poter accedere alla borsa di studio, ma non la ricevono per mancanza di risorse. Sarebbe necessario aumentare il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, prevedendo, altresì, il superamento delle disparità territoriali e l'omogeneità dei tempi e delle caratteristiche dei bandi relativi alle borse di studio dei diversi atenei pubblici italiani;

    14) sussiste la necessità di garantire un servizio di trasporto pubblico locale efficace in collegamento con i poli universitari, promuovendo e investendo ulteriormente su forme di trasporto ecologicamente sostenibili, tra cui rientrano certamente le varie offerte di trasporto pubblico locale;

    15) il 18 maggio 2023 l'Udu presentava a Roma un rapporto dal significativo titolo «Diritto al profitto. Come sperperare i fondi del PNRR»;

    16) il 19 maggio 2023 il Consiglio nazionale degli studenti universitari inviava ai Ministri dell'università e della ricerca, delle infrastrutture e dei trasporti, dell'economia e delle finanze, nonché al Presidente dell'Anci, della Conferenza delle regioni e al Presidente della Conferenza dei rettori universitari italiani, un corposo documento di richieste relative al rincaro degli affitti;

    17) una vasta platea di studenti universitari fuori sede, per limiti di natura legislativa, non accede ad alcuna agevolazione per le spese derivanti dall'affitto dell'abitazione, né tantomeno alle misure di residenzialità pubblica;

    18) nel documento presentato dall'Udu il 18 maggio 2023 si evidenzia che i posti letto destinati al diritto allo studio universitario hanno toccato il picco numerico nel 2018, momento dal quale il numero ha subito una drastica diminuzione continua fino al 2022. Si passa da 43.136 posti letto nel 2018 a 40.069 nel 2022. Dal 2000 la legge n. 338 del 2000 ha portato alla realizzazione di nuovi posti pari a 14.423 secondo l'ultima relazione annuale 2021, mentre ne sono stati messi a norma 24.065 nell'ultima relazione annuale;

    19) dal 2000 sono stati realizzati soltanto 15 mila posti letto, ma il numero complessivo dei posti letto per il diritto allo studio non è cresciuto contestualmente della stessa cifra, perché svariate residenze pubbliche sono state chiuse a causa di mancanza di investimenti in termini di manutenzione;

    20) un report di Cassa depositi e prestiti afferma che ammonta a 830 mila unità la popolazione studentesca universitaria che è costretta o sceglie di studiare in un ateneo fuori dal luogo di residenza, ma sono solo circa 40 mila i posti letto in residenze pubbliche: un numero ovviamente irrisorio che evidentemente non colma minimamente il fabbisogno richiesto;

    21) il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato in via definitiva dal Consiglio dell'Unione europea in data 13 luglio 2021, prevedeva uno stanziamento complessivo di 960 milioni di euro, con l'obiettivo di creare oltre 100 mila posti letto entro il 2026;

    22) la riforma 1.7, denominata «Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per studenti», ha previsto la realizzazione, da parte dei soggetti privati, di nuove strutture di edilizia universitaria attraverso la copertura anticipata, da parte del Ministero dell'università e della ricerca, degli oneri corrispondenti ai primi tre anni di gestione delle strutture stesse, consentendo a questi risorse esentasse e l'utilizzo flessibile degli alloggi nei periodi in cui non è programmata la didattica;

    23) con l'articolo 25 del decreto-legge «aiuti ter» (decreto-legge n. 144 del 2022) si sono fatti confluire 660 milioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza su un nuovo fondo per l'housing universitario. Il decreto-legge ha modificato la legge 14 novembre 2000, n. 338, che ha caratterizzato la realizzazione di residenze universitarie negli ultimi 20 anni, prevedendo una nuova via per ottenere i finanziamenti, riprendendo e inasprendo gli elementi peggiori con cui sono stati assegnati i primi 287 milioni di euro. Gli elementi caratterizzanti della modifica sono i seguenti:

     a) si punta ad una generica «acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore ». La realizzazione e la riqualificazione di immobili passa in secondo piano, spingendo piuttosto i maggiori player del mercato ad acquisire immobili più o meno pronti (addirittura immobili già destinati alla residenzialità studentesca), non avendo interesse a lunghe e complicate opere edilizie;

     b) le risorse «sono assegnate anche in convenzione ovvero in partenariato con o soggetti pubblici». Non vi è perciò alcun obbligo di convenzione. Il privato può fare da sé, in autonomia;

     c) possono usufruire delle risorse tutti gli «operatori economici» secondo la definizione contenuta nel codice degli appalti, ossia i soggetti che possono partecipare alle gare pubbliche. In sostanza, si spalancano definitivamente le porte ai soggetti privati, oltre agli altri soggetti privati elencati dall'articolo 1 della legge n. 338 del 2000. Una norma costruita proprio per escludere totalmente i soggetti pubblici: gli atenei, le regioni e gli enti per il diritto allo studio, che in teoria potrebbero essere considerati operatori economici; difficilmente si può sostenere che questi offrano servizi sul mercato, quali la realizzazione o la gestione di studentati;

     d) i soggetti aggiudicatari «assicurano la destinazione d'uso prevalente degli immobili utilizzati per le finalità del presente articolo ad alloggio o residenza per studenti con possibilità di destinazione ad altra finalità, anche a titolo oneroso, delle parti della struttura eventualmente non utilizzate, ovvero degli stessi alloggi o residenze in relazione ai periodi non correlati allo svolgimento delle attività didattiche». Invece, i posti letto ottenuti «sono destinati agli studenti fuori sede individuati sulla base delle graduatorie del diritto allo studio, ovvero di quelle di merito» – scompare perciò anche la «priorità» contenuta nella precedente formulazione, che a sua volta aveva sostituito la percentuale minima del 20 per cento. Invece, il decreto ministeriale n. 469 del 12 maggio 2023 ha inaspettatamente reinserito la clausola del «prioritariamente»;

     e) il risultato è evidente: ai privati viene data non solo l'esclusività di accesso alle risorse, ma anche una libertà d'azione senza precedenti. Potranno infatti destinare, su base facoltativa, una piccola parte dei posti letto al diritto allo studio, comunque in periodi parziali dell'anno. Il criterio prevalente per entrare nelle residenze rischia, perciò, il merito e la capacità di pagare. Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza rischiano, quindi, di essere utilizzate per favorire ulteriormente le disuguaglianze e il profitto;

    24) gli studenti con l'iniziativa delle tende hanno reso evidente la mancanza assoluta di politiche abitative pubbliche che affrontino strutturalmente il fabbisogno abitativo, ad esempio per le circa 900.000 famiglie in affitto con redditi da povertà assoluta, per le 650.000 famiglie nelle graduatorie per l'accesso ad una casa popolare a canone sociale, per le circa 40.000 famiglie che ogni anno subiscono una sentenza di sfratto per morosità incolpevole, frutto del caro affitti denunciato dagli studenti che lamentano l'abbandono di realizzazione di residenze studentesche pubbliche a costi bassi;

    25) del resto la volontà del Governo è evidente: da una parte, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in sostanza si regalano 660 milioni di euro, esentasse, a privati per un'offerta di residenze a tempo determinato e per i soli periodi di didattica, dall'altra si azzerano i 330 milioni di euro di contributi affitto e i 50 milioni di euro del fondo morosità incolpevole e si toglie a migliaia di persone il reddito di cittadinanza e l'allegato contributo affitto;

    26) il diritto all'alloggio investe con tutta evidenza anche le locazioni private e non si esaurisce nell'offerta di residenze studentesche, perché in particolare in queste si evidenziano il caro affitti, la presenza di contratti irregolari, la non attuazione di quanto previsto dalla legislazione vigente in materia di locazioni;

    27) la legge n. 311 del 2004, all'articolo 1, comma 346, al fine di contrastare il fenomeno degli affitti in nero, ha stabilito la nullità di tutti i contratti di locazione non registrati entro il termine di legge, che è di 30 giorni dalla stipula;

    28) la riforma delle locazioni – articolo 5 della legge n. 431 del 1998 – ha stabilito che per i contratti di affitto transitori e per studenti fuorisede i valori devono essere stabiliti all'interno degli accordi locali per il canale agevolato (o concordato), definendo anche il tipo di contratto che non può essere modificato;

    29) il decreto interministeriale del 16 marzo 2017 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha stabilito che gli accordi locali tra sindacati inquilini e associazioni dei proprietari, di cui alla legge n. 431 del 1998, definiscono le modalità per la stipula di contratti di locazione anche per porzioni di unità immobiliare (camera e parti comuni);

    30) la risoluzione del 20 aprile 2018 dell'Agenzia delle entrate ha stabilito che tutti i contratti agevolati «non assistiti», anche quelli transitori e per studenti fuori sede, devono essere asseverati da un sindacato degli inquilini o da un'associazione dei proprietari firmatari dell'accordo locale prima della registrazione del contratto, sulla base di un documento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – direzione generale per la condizione abitativa, che, con nota del 6 febbraio 2018, n. 1380, ha affermato che «(...) per quanto concerne i profili fiscali va considerato che l'obbligatorietà dell'attestazione fonda i suoi presupposti sulla necessità di documentare alla pubblica amministrazione, sia a livello centrale che comunale, la sussistenza di tutti gli elementi utili ad accertare sia i contenuti dell'accordo locale che i presupposti per accedere alle agevolazioni fiscali, sia statali che comunali. Ne consegue l'obbligo per i contraenti di acquisire l'attestazione in argomento anche per poter dimostrare all'Agenzia, in caso di verifica fiscale, la correttezza delle deduzioni utilizzate»;

    31) il rapporto immobiliare 2023 dell'Agenzia delle entrate, pubblicato il 18 maggio 2023 in relazione ai contratti transitori per studenti fuori sede, nelle 8 città principali città prese a riferimento, ha rilevato che questi tipi di contratto sono stati: 5.627 a Roma; 771 a Milano; 673 a Napoli; 3.224 a Torino; 604 a Palermo; 1.197 a Genova; 351 a Bologna; 1.277 a Firenze. Questi dati con tutta evidenza fanno risaltare la differenza tra il numero di studenti fuori sede e i contratti effettivamente stipulati e fanno prevedere che in realtà gli studenti fuori sede sono preda di altre tipologie di offerte abitative irregolari,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a prevedere, nel prossimo disegno di legge di bilancio, un incremento di 300 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2024 e 2025, del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, promuovendo, altresì, il superamento delle disparità territoriali e l'omogeneità dei tempi e delle caratteristiche dei bandi relativi alle borse di studio dei diversi atenei pubblici italiani;

2) a prevedere l'istituzione di un welfare studentesco nazionale che garantisca l'effettiva rimozione degli ostacoli di natura economica per gli studenti capaci e meritevoli, consentendo loro di accedere e completare i corsi di studio universitario;

3) a definire i livelli essenziali delle prestazioni connessi al diritto allo studio, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, per individuare uno standard adeguato di prestazioni e servizi che deve essere garantito su tutto il territorio nazionale, al fine di abbattere le attuali disuguaglianze sociali e disomogeneità territoriali;

4) ad intervenire, in sede di legge di bilancio, per rendere detraibili le spese per i libri di testo per gli esami universitari;

5) ad adottare iniziative normative volte a prevedere una modifica al comma 2 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 144 del 2022, che stabilisca che i 660 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza indicati siano prioritariamente utilizzati per nuove residenze studentesche pubbliche strutturali realizzate in sinergia tra università, comuni, regioni, demanio civile e militare, attraverso il riuso e il recupero di immobili inutilizzati, a partire da quelli pubblici;

6) al fine di favorire una più ampia disponibilità di alloggi per studenti fuori sede, ad adottare iniziative di competenza per la definizione di una disciplina volta a normare e limitare i cosiddetti affitti brevi e turistici, escludendo la possibilità per questi dell'applicazione della cedolare secca, attuando un meccanismo di licenze limitate, come avviene in altri paesi europei, e di giorni da destinare a b&b, garantendo che alla definizione della stessa possano partecipare le organizzazioni degli studenti e le organizzazioni sindacali degli inquilini;

7) ad assicurare, per quanto di competenza, che ai tavoli per la definizione degli accordi locali, ai sensi della legge n. 431 del 1998, per i valori dei contratti agevolati anche per contratti transitori e per studenti tra sindacati inquilini e associazioni dei proprietari partecipino anche le organizzazioni degli studenti e le università, come previsto dall'articolo 5, comma 3, della citata legge di riforma delle locazioni;

8) a specificare che i posti letto realizzati con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza devono essere ulteriori e aggiuntivi rispetto al censimento attuale;

9) a determinare ex ante che vi dev'essere una congrua quota minima di posti letto destinati al diritto allo studio, da stabilire d'intesa con le università e le organizzazioni degli studenti, prevedendo che non possano costare più della trattenuta della borsa di studio;

10) a prevedere un monitoraggio costante e trasparente di come le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per gli studenti vengono spese, verificando la quota di posti letto destinati al diritto allo studio, inviando semestralmente alle competenti Commissioni parlamentari e pubblicando sul sito del Ministero dell'università e ricerca e sui siti delle università i dati in maniera completa almeno sul numero posti totali, quanti e per quanto occupato da studenti, quali le tariffe applicate, quanti sono i posti al diritto allo studio;

11) a stabilire obbligatoriamente che il soggetto privato debba sottoscrivere una convenzione con obbligo di rinnovo con il soggetto pubblico territoriale, fatta salva una verifica dei costi e benefici;

12) ad adottare iniziative normative al fine di incrementare il numero di alloggi a disposizione degli studenti delle università italiane, strutture universitarie quali aule e laboratori, sedi di associazioni studentesche, anche mediante l'impiego di beni sottratti alla criminalità organizzata o di beni del demanio civile e militari dismessi, ubicati in prossimità degli atenei;

13) a favorire, per quanto di competenza, la stesura di protocolli di intesa tra la guardia di finanza e gli atenei, coinvolgendo i sindacati inquilini e le rappresentanze studentesche per creare dei presidi, sportelli o punti informativi all'interno dell'università per garantire un'informazione adeguata sulla stipula dei contratti di locazione per studenti fuori sede e su come contrastare il fenomeno degli affitti in nero, prevedendo, al contempo, un incremento dei controlli da parte dell'Agenzia delle entrate relativamente all'esercizio dei contratti in nero, con l'obiettivo di contrastare efficacemente questa pratica illegale;

14) a definire presso il Ministero dell'università e della ricerca linee guida che siano utili agli studenti e alle studentesse relativamente ai diritti e ai doveri discendenti da un contratto di locazione, anche prevedendo un rapporto annuale che restituisca informazioni molto più dettagliate e relative a tutte le città ad alta tensione abitativa e a quelle sedi di università, a disposizione per la redazione e per l'aggiornamento degli accordi territoriali per la definizione degli accordi locali, con particolare attenzione ai contratti di cui all'articolo 5 della legge n. 431 del 1998, collaborando con comuni, sindacati inquilini e rappresentanze degli studenti;

15) a prevedere la graduale soppressione della cedolare secca sul canone libero mercato, concentrando i maggiori introiti derivanti da tale intervento in ulteriori agevolazioni fiscali sul canale agevolato della legge n. 431 del 1998, di cui all'articolo 2, comma 3, e articolo 5, commi 1 e 2, al fine di sviluppare, diffondere e rinforzare questo canale contrattuale;

16) ad adottare iniziative normative volte a modificare il testo unico delle imposte sui redditi, portando l'agevolazione fiscale al 50 per cento degli affitti a studenti fuori sede, elevando l'importo massimo detraibile per i canoni di locazione per studenti fuori sede da 2.633 euro a 3.500 euro e inoltre prevedendo che il requisito di distanza per avere diritto alla detrazione passi da 100 chilometri a 50, mantenendo i restanti requisiti invariati;

17) a prevedere iniziative specifiche e campagne informative per sviluppare e supportare la stipula di contratti a canone concordato, coinvolgendo i livelli territoriali, le associazioni e le rappresentanze, anche studentesche, necessari a tale pratica, sviluppando politiche di supporto ai locatori e ai locatari;

18) a sostenere, per quanto di competenza, in sinergia con l'Anci, le amministrazioni delle principali città universitarie italiane ad aprire tavoli di confronto con le principali associazioni studentesche degli atenei, per favorire il potenziamento dei servizi di mobilità in favore degli studenti fuori sede e pendolari;

19) a favorire accordi con le aziende di trasporto pubblico locale per la stipula di abbonamenti a tariffazione agevolata per gli studenti universitari indipendentemente dall'età degli stessi, prevedendo la parificazione della tariffazione degli abbonamenti studenteschi extraurbani a quelli urbani per coloro i quali risultino iscritti a corsi di laurea che svolgono la propria attività didattica o laboratoriale in plessi esterni alla fascia urbana, individuando risorse per la copertura degli eventuali costi di differenze economiche richieste dalle aziende di trasporto pubblico locale.
(1-00148) «Piccolotti, Zanella, Ghirra, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Zaratti».

(29 maggio 2023)

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